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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 luglio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende la Gkn di Campi Bisenzio, di proprietà di un fondo di investimento estero, ha aperto la procedura di licenziamento collettivo per tutti i propri 422 lavoratrici e lavoratori;

   si è di fronte ad un'altra azienda che decide, da un giorno all'altro, dopo la mancata proroga del blocco dei licenziamenti, di chiudere ogni attività comunicando le proprie intenzioni ai dipendenti attraverso una mail, lasciandoli senza un lavoro dal venerdì al lunedì;

   la Gkn è un'azienda storica e importante del territorio metropolitano di Firenze, attiva nel settore della componentistica per auto;

   a parere dell'interrogante il comportamento della multinazionale Gkn è intollerabile, soprattutto alla luce dell'avviso comune firmato il 29 giugno 2021 dal Governo e dalle parti sociali che impegna le imprese ad utilizzare tutti gli strumenti alternativi al licenziamento, a partire dall'utilizzo di 13 settimane di cassa integrazione gratuita;

   quello che appare ancora più grave all'interrogante è che la Gkn, associata a Confindustria, abbia ignorato il predetto accordo che la stessa Confindustria ha sottoscritto, e abbia deciso di licenziare indiscriminatamente senza usare nessun ammortizzatore sociale alternativo;

   la decisione di chiudere definitivamente l'attività e licenziare la totalità dei dipendenti creerà un enorme danno sociale, oltre che economico, con conseguenze nefaste per tutto l'indotto e per tutto il tessuto economico e produttivo fiorentino;

   lo sblocco dei licenziamenti rischia, come in questo caso, di scaricare sui lavoratori e le lavoratrici il prezzo della crisi, acuita con gli effetti della pandemia, permettendo alle imprese di capitalizzare i profitti della «ripartenza» e nonostante le rassicurazioni del Governo sulle aziende che «non avrebbero licenziato», questo non è l'unico caso di un'azienda presente in Italia e associata a Confindustria che avvia una procedura di licenziamento collettivo per cessazione dell'attività –:

   quali iniziative intendano assumere, a partire dalla immediata convocazione di un tavolo di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico che coinvolga le parti sociali e gli enti locali, affinché l'azienda ritiri immediatamente la procedura di licenziamento e venga scongiurata la chiusura definitiva del sito;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere affinché le aziende, Confindustria e tutte le organizzazioni datoriali rispettino i contenuti dell'avviso comune siglato dal Governo e dalle parti sociali il 29 giugno 2021;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere nel caso in cui nei prossimi giorni un numero ancora più consistente di aderenti ad associazioni datoriali non rispetti l'intesa sul lavoro tra Governo e parti sociali poc'anzi richiamata.
(4-09971)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Repubblica di San Marino, per la sua campagna vaccinale, ha usato i vaccini Sputnik V e Pfizer, con un'alta percentuale di somministrazione del primo, a seguito di un importante accordo tra San Marino e le autorità russe;

   nei giorni scorsi le autorità locali hanno potuto affermare che è stata raggiunta l'immunità di gregge, con il 70 per cento dei sammarinesi che ha completato il ciclo vaccinale, costituendo, di fatto un esempio per l'efficacia con cui è stata perseguita la protezione vaccinale;

   tuttavia, a seguito dell'approvazione del decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021, coloro che si sono sottoposti a vaccinazione con Sputnik non possono ottenere il rilascio del Green pass valido sul territorio nazionale, in quanto non ancora approvato dall'Agenzia europea per medicinali benché larga parte della comunità scientifica ne abbia riconosciuto l'efficacia, come ad esempio la prestigiosa rivista «Lancet» che ha stimato l'indice di protezione di Sputnik superiore al 90 per cento;

   è del tutto evidente che questa situazione arrecherà, dal 6 agosto 2021, un grave disagio ai cittadini italiani e sammarinesi che, quotidianamente, si trovano a operare tra le due realtà territoriali, a cui si aggiungono le migliaia di turisti russi che, annualmente, arrivano in Italia e costituiscono un segmento significativo per il settore in Romagna e non solo;

   come noto, nella Repubblica del Titano operano e lavorano, migliaia di cittadini italiani (sono circa 15.000 gli italiani residenti a San Marino), a cui si aggiungono circa 6.000 transfrontalieri. Da qui il grido d'allarme lanciato qualche giorno fa dal vicepresidente del Comites San Marino (Comitato dei cittadini italiani residenti a San Marino) Alessandro Amadei che ha rivolto un appello al Governo italiano, affinché riconosca quanto prima ai sammarinesi ed ai cittadini italiani residenti sul Titano la possibilità di ottenere il lasciapassare sanitario;

   proprio per fronteggiare situazioni del tutto identiche a quella sopra descritta, Stati membri dell'Unione europea, come Grecia, Slovenia e Croazia, hanno superato gli ostacoli burocratici imposti dalla politica, riconoscendo come vaccinato ogni visitatore che esibisca un certificato di vaccinazione anti COVID-19 proveniente da Paesi terzi;

   l'Italia potrebbe pertanto procedere in senso analogo, attivando la clausola straordinaria del regolamento (UE) 2021/953 sul Green Pass entrato in vigore dal 1° luglio 2021 che prevede il riconoscimento dei vaccini contenuti nella lista di emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, tra cui Sputnik –:

   se il Governo intenda porre rimedio a questa surreale situazione adottando iniziative per procedere all'attivazione della clausola straordinaria del regolamento (UE) 2021/953, al fine di riconoscere la validità del vaccino Sputnik superando la situazione sopra descritta;

   se intenda comunque risolvere, entro il 6 agosto 2021, la situazione sopra descritta e in che modo intenda garantire la posizione delle migliaia di cittadini italiani residenti a San Marino, così come quella degli abitanti della piccola Repubblica.
(4-09973)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Tunisia sono in corso disordini per effetto della decisione del Presidente della Repubblica Kais Saied di sospendere l'attività parlamentare per un mese e rimuovere dal proprio incarico il Premier, Hichem Mechichi, espressione del partito Ennahda, d'ispirazione islamista e vicino alla Fratellanza Musulmana;

   contestualmente è stato imposto il coprifuoco dalle 19 alle 6 in tutta la Tunisia ed ordinato ai dipendenti pubblici di rimanere a casa per due giorni;

   una parte della popolazione tunisina avrebbe accolto con favore gli sviluppi appena descritti, ma si segnalano anche incidenti tra i seguaci del Presidente Saied e i simpatizzanti del partito Ennahda;

   in Tunisia vivono e lavorano numerosi cittadini italiani, la cui situazione potrebbe risentire del deterioramento della situazione politica locale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire l'incolumità dei nostri connazionali in Tunisia e, contestualmente, contribuire alla stabilizzazione del Paese in questo momento difficile della sua storia.
(4-09953)


   TASSO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in vista delle elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es che si terranno il 3 dicembre 2021, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha lanciato una campagna informativa istituzionale su ruolo e funzioni dei comitati elettivi che rappresentano i connazionali all'estero;

   la campagna permetterà ai cittadini italiani di prendere coscienza delle principali caratteristiche dei Comites: significato, estensione, ripartizione geografica, attività e competenze, composizione;

   istituiti nel 1985, i Comites sono organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila connazionali iscritti nell'elenco;

   a questo importante appuntamento elettorale potranno partecipare gli elettori, in possesso dei requisiti di legge per l'elettorato attivo, residenti e iscritti all'Aire;

   ai sensi del comma 3 dell'articolo 15 della legge n. 286 del 2003, «entro trenta giorni successivi alla indizione delle elezioni possono essere presentate le liste dei candidati, sottoscritte da cittadini italiani...», autenticate da un pubblico ufficiale che attesta che la sottoscrizione è stata apposta in sua presenza, previo accertamento dell'identità del dichiarante, indicando le modalità di identificazione, la data e il luogo di identificazione, il proprio nome, cognome e la qualifica rivestita apponendo la propria firma e il timbro dell'ufficio;

   il voto si svolge per corrispondenza, ma – a differenza delle elezioni politiche e dei referendum – il plico elettorale viene spedito soltanto agli elettori che abbiano presentato espressa richiesta di iscrizione nell'elenco elettorale, almeno trenta giorni prima della data stabilita per le votazioni;

   i cittadini italiani residenti all'estero e iscritti Aire possono iscriversi, sin da ora, nell'elenco elettorale attraverso il portale dei servizi consolari;

   l'articolo 14, comma 1, della legge 21 marzo 1990, n. 53, prevede che i membri del Parlamento possano effettuare le autenticazioni delle sottoscrizioni, previste dalla normativa vigente ai fini della presentazione delle liste per le consultazioni elettorali –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire se, alla luce della normativa sopra citata, i membri del Parlamento, muniti di apposito timbro rilasciato per l'autenticazione delle sottoscrizioni per la presentazione delle liste elettorali e dei quesiti referendari, possano autenticare anche le firme per la presentazione delle liste dei candidati per il rinnovo dei Comites che si terranno il 3 dicembre 2021.
(4-09974)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Colletorto è un comune italiano di circa 1.800 abitanti della provincia di Campobasso, in Molise, facente parte del distretto turistico Molise orientale, al confine con la Regione Puglia;

   il paese dista circa 45 chilometri da Campobasso, capoluogo regionale, e circa 40 chilometri da Termoli (CB), città sulla costa adriatica dove si trova il porto;

   è un comune ricco di storia, con i suoi monumenti e suoi palazzi storici che rappresentano un importante attrattiva turistica che si unisce alla vocazione agricola, in special modo quella olivicola. Il comune aderisce all'associazione città dell'olio ed ha una propria cultivar;

   oltre all'economia agricola, è sede di diverse attività artigianali e commerciali avviate;

   la caserma dei carabinieri è oramai datata negli anni; infatti, l'attuale caserma dei carabinieri di Colletorto fu costruita ex novo nel 1986 con fondi comunali;

   successivamente, negli anni 2006-2008, è stata ristrutturata con fondi regionali per circa 220 mila euro. In questo periodo inoltre l'amministrazione comunale ha richiesto ulteriori fondi regionali per opere di ristrutturazione;

   la struttura, perfettamente funzionale, rispetta tutte le norme antisismiche ed è perfino dotata di 2 alloggi di servizio agibili per comandante e vice-comandante, oltre che alloggi per militari accasermati;

   inoltre, a far data dal 29 novembre 2004 l'amministrazione comunale provvedeva ad approvare con deliberazione del consiglio comunale n. 25 un progetto definitivo per la realizzazione di una nuova caserma dei carabinieri, per la quale il provveditorato alle opere pubbliche di Campobasso ha espletato tutte le procedure di appalto per l'affidamento dei lavori, impegnando a tal fine un importante finanziamento;

   nonostante vari intoppi burocratici, tecnici e di varia natura, l'amministrazione comunale ha compiuto tutti i passi necessari per superarli e conservare la presenza indispensabile dell'Arma dei carabinieri nel proprio comune. Si è sempre detta disponibile ad intervenire sullo stabile che attualmente ospita la caserma;

   ad oggi nessuna comunicazione o interlocuzione ufficiale è avvenuta con l'amministrazione comunale;

   da varie indiscrezioni comparse sui mass media locali viene indicata che la stessa Arma dei carabinieri potrebbe spostare la propria presenza in un comune, San Giuliano di Puglia, chiudendo quindi la caserma di Colletorto;

   se confermata, questa decisione ad avviso dell'interrogante, non solo sarebbe ingiustificata dal punto di vista della sicurezza, ma vanificherebbe il lavoro di anni e di varie amministrazioni, tra cui quella attuale, la cui volontà e decisione è stata più volte manifestata pubblicamente dal sindaco;

   sarebbero inoltre persi i finanziamenti per la realizzazione della nuova caserma; inoltre, ovviamente, bisognerebbe giustificare quanto già speso sino ad oggi –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano adottare al fine di far permanere l'Arma dei carabinieri nel comune di Colletorto, con la costruzione della nuova caserma.
(5-06543)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge «Sostegni-bis» dispone misure di sostegno alla liquidità delle imprese: l'articolo 16 proroga al 31 dicembre 2021 la moratoria di cui all'articolo 56 del decreto-legge n. 18 del 2020 alle micro piccole e medie imprese in temporanea carenza di liquidità, per i finanziamenti in essere, limitatamente alla sola quota capitale; l'articolo 13, prevede che la Garanzia Italia Sace, anche quella per imprese cosiddette mid-cap, sia prorogata al 31 dicembre 2021; estende da 6 a 10 anni, la durata dei finanziamenti già coperti dalla «Garanzia Italia», anche quelli per imprese «mid-cap»; proroga, infine, al 31 dicembre 2021 l'intervento straordinario del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

   il decreto-legge n. 73 del 2021 e la circolare del Ministero dello sviluppo economico dell'8 giugno 2021 prevedono la proroga solo per le imprese che abbiano già richiesto e ottenuto la moratoria dei finanziamenti, presentando istanza entro il 15 giugno, termine da prorogare, ad avviso dell'interrogante, almeno sino alla fine di luglio;

   associazioni di categoria dei settori più colpiti – tra queste, in particolare, la Federalberghi – hanno segnalato che numerosi istituti di credito destinatari delle domande hanno tempestivamente risposto a coloro che richiedevano l'applicazione delle misure del decreto-legge n. 73, prospettando, a seguito dell'istanza, l'immediata classificazione del credito come «incagliato» e il rientro di tutti i finanziamenti alla fine della moratoria, secondo quando prescritto dall'Unione europea (senza, peraltro, indicare la norma europea che impone alla banche un simile rapporto con la clientela);

   la Banca d'Italia, con comunicazione dell'11 giugno 2021, ha precisato che, ai fini della segnalazione in Centrale dei rischi, le misure di cui al decreto-legge «Sostegni-bis» si applicano senza soluzione di continuità alle posizioni debitorie delle imprese che presentino istanza di proroga di cui all'articolo 16; in particolare, nella medesima comunicazione la Banca d'Italia ha ribadito altresì che il soggetto finanziato che ha richiesto la proroga non potrà essere classificato in sofferenza per tutto il periodo di efficacia del beneficio concesso e che l'eventuale classificazione dell'esposizione come oggetto di concessione (forborne) non ha riflessi sulle segnalazioni in Centrale dei rischi –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire piena e corretta applicazione delle disposizioni di cui al decreto-legge n. 73 del 2021 di cui in premessa, anche mediante proroga del termine di presentazione dell'istanza di moratoria.
(5-06544)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   già nei mesi scorsi è stato segnalato al Ministero dell'economia e delle finanze il disservizio provocato dalla chiusura degli uffici dell'Agenzia delle entrate con sede a Borgo Val di Taro (Pr);

   non essendosi ad oggi trovata soluzione alcuna i cittadini sono tuttora invitati a recarsi presso gli uffici di Parma;

   al riguardo, si ribadisce che sono tanti i cittadini, come pure i professionisti di vari settori, che sistematicamente evidenziano il pesante disservizio –:

   se e quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di porre fine ad una situazione non più ulteriormente tollerabile e, conseguentemente, ripristinare il pieno organico dell'ufficio territoriale di Borgotaro, nonché dare continuità ad un servizio importantissimo per il vasto territorio delle Valli del Taro e del Ceno, per il quale, a suo tempo, anche l'amministrazione comunale di Borgotaro, mettendo a disposizione la sede, aveva saputo dare il suo concreto sostegno.
(4-09950)


   BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale n. 257/Ric. del 30 maggio 2012 — e successivo decreto di rettifica, decreto direttoriale n. 414/Ric. del 12 luglio 2012 — il Ministero dell'istruzione e dell'università e della ricerca ha pubblicato l'«Avviso per lo sviluppo e potenziamento di Cluster tecnologici nazionali», finalizzato alla nascita e allo sviluppo di Cluster tecnologici nazionali da identificare come propulsori della crescita economica sostenibile dei territori dell'intero sistema economico nazionale;

   con decreto direttoriale n. 117 del 16 gennaio 2014 (reg. CdC n. 834/2014), rettificato con decreto direttoriale n. 887 del 28 aprile 2015 (reg. CdC n. 2889/2015) e con decreto direttoriale n. 1020 del 27 maggio 2019, è stato ammesso a finanziamento il progetto di ricerca industriale, sviluppo sperimentale e formazione, di cui alla domanda di agevolazione contrassegnata dal codice identificativo CTN01_00034_23154, dal titolo «Social Museum e Smart Tourism»;

   con contratto siglato nel febbraio 2021 tra l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo (Invitalia) e una serie di soggetti imprenditoriali, tre università pubbliche e la Rai (beneficiari), e stata formalizzata la concessione, ai soggetti finanziati, del finanziamento di cui al relativo decreto di ammissione sotto forma di credito agevolato e contributo nella spesa a valere su Fondi europei, per il citato progetto di ricerca e formazione;

   successivamente alla stipula alcuni dei soggetti beneficiari a quanto consta all'interrogante, si sarebbero ritirati e le attività sarebbero state riassegnate a quelli rimasti –:

   se i Ministri interrogati dispongano di informazioni al riguardo e se non ritengano opportuno avviare una interlocuzione con Invitalia al fine di comprendere i motivi del ritardo della stipula del contratto aggiornato, relativo al progetto individuato in premessa.
(4-09960)


   TIMBRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a causa del protrarsi dell'aumento considerevole del numero di positivi al COVID-19, il presidente della regione siciliana con propria ordinanza n. 74 del 1° luglio 2021 emanata su richiesta dell'Asp provinciale di Caltanissetta e sentito il sindaco del comune di Mazzarino (CL), ha imposto sull'intero territorio di quest'ultimo l'applicazione, dal 3 luglio 2021 fino al 14 luglio 2021 compreso, delle disposizioni per la cosiddetta «zona rossa», ossia quelle adottabili a fronte di uno scenario di massima gravità ed alto livello di rischio;

   con successiva ordinanza del Presidente della regione siciliana n. 77 del 14 luglio 2021, le suddette misure restrittive sono state prorogate fino al 21 luglio 2021;

   in regime di «zona rossa» sono previste importanti limitazioni agli spostamenti e verso diverse attività economiche e sociali, con conseguenti ricadute negative di carattere economico anche per le poche attività che rimangono consentite, come le attività di vendita di generi alimentari o di prima necessità;

   l'intervallo temporale di vigore delle suddette due ordinanze non consente a molti dei titolari di attività esercitate nel comune di Mazzarino di accedere alle vigenti misure ristorative (ristori, bonus e contributi a fondo perduto) volte ad assicurare un tempestivo sostegno economico in favore delle categorie più colpite dalle restrizioni. Invero, qualora non si fosse; precedentemente presentata istanza di contributi ex articolo 1 del decreto-legge n. 41 del 2021 (cosiddetto decreto Sostegni) o, in caso di un suo rigetto, non se ne fosse presentata un'ulteriore entro il termine ultimo del 28 maggio 2021, per poter accedere alle risorse del «Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse», di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 73 del 2021 decreto Sostegni-bis) è necessario che la propria attività sia stata sospesa per un periodo minimo di cento giorni ricadenti tra il 1° gennaio 2021 e la oramai prossima entrata in vigore della legge di conversione del medesimo decreto –:

   se non ritenga urgente adottare le iniziative di competenza atte a rimuovere le cause di discriminazione riportate in premessa e consentire, anche attraverso una riduzione del suddetto requisito temporale di chiusura delle attività, di accedere alle richiamate risorse ristorative anche a coloro che sono stati sottoposti alle misure restrittive connesse alla cosiddetta «zona rossa» in data successiva a quella dell'emanazione del riportato decreto-legge n. 73 del 2021.
(4-09969)


   MURONI e FIORAMONTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un editoriale a firma di Alfredo Faietta «Vietato parlare di Eni»: «ora dateci 100mila euro entro dieci giorni», pubblicato il 29 luglio 2021 dal quotidiano «Domani», si apprende che gli avvocati dell'Eni, controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, avrebbero chiesto il pagamento per presunti danni reputazionali;

   sempre secondo l'editoriale, questa richiesta dovrebbe essere assolta anche in assenza di una querela. «Se non pagate vi denunciamo». La richiesta dell'Eni deriverebbe da un articolo dedicato al procuratore generale di Milano Francesca Nanni, pubblicato dal quotidiano «Domani» martedì 27 luglio 2021;

   a tal proposito, si evidenzia che l'Eni avrebbe deciso di chiarire la sua posizione in una lettera inviata al direttore del «Domani» nella quale si dissentiva per un breve passaggio dell'articolo che riguardava la società;

   il giornale ha pubblicato la lettera di doglianze dell'azienda e provveduto a rispondere nel merito sui temi sollevati, puntualizzando, a sua volta, le questioni che riteneva importanti. Si tratta di normale dialettica tra oggetto e soggetto dell'attività giornalistica;

   l'Eni, oltre alla richiesta di uno spazio per ribattere all'articolo, però, ha inviato una lettera di diffida al quotidiano, attraverso lo studio di avvocati Dentons, che assiste la società per una serie di questioni legali. La missiva, piuttosto stringata, dopo aver affermato che Eni sarebbe vittima da tempo di una campagna di stampa diffamatoria di «Domani», si chiudeva con una richiesta. Ovvero quella di pagare 100mila euro a Eni «entro dieci giorni dal ricevimento della lettera» a titolo di risarcimento del danno che avrebbe patito;

   si tratta, secondo l'interrogante, di un atteggiamento decisamente pragmatico e sbrigativo. Anche perché, senza pagamento immediato, il colosso petrolifero aggiunge – come ha ovviamente diritto di fare – che adirà a vie legali. La richiesta dei 100mila euro da evadere con bonifico nel giro di una settimana e poco più, non avrebbe però esaurito le pretese dell'azienda, dicono gli avvocati nella diffida. Perché Eni si è riservata comunque il diritto di un'ulteriore quantificazione dei danni subiti. In altre parole, subito un acconto sulla fiducia e il resto a saldo, eventualmente, dopo una mediazione o chissà quale altro rimedio;

   bisogna evidenziare, come si legge nell'editoriale, che l'Eni, in questa missiva, non avrebbe speso troppe parole per descrivere le prove della presunta campagna, limitandosi a riportate qualche titolo di articolo «esemplificativo»;

   la vicenda in questione riguarda Eni-Nigeria che è al centro di altri filoni d'inchiesta aperti a Milano. Inoltre il quotidiano ricorda «...collegio che spiega che “anche volendo ritenere che 466 milioni in contanti siano effettivamente pervenuti ai pubblici ufficiali così come contestato, appare evidente che si è trattato non di spontanea adesione ad un accordo corruttivo, bensì di una indebita dazione, frutto delle ingiuste minacce rivolte dal pubblico ufficiale Adoke al principale azionista di Malabu, Dan Etete”. In quella sentenza vi sono passaggi che, a una lettura storica dei fatti, possono lasciare domande ancora inevase su quella stagione nigeriana dell'Eni (e della sodale anglo olandese Shell)...»;

   si tratta di dubbi e domande che devono poter trovare legittimamente spazio sulla stampa, tanto più che Eni è una società a controllo pubblico –:

   se il Ministro interrogato, considerato che il Ministero dell'economia e delle finanze è azionista di Eni, sia a conoscenza delle scelte del management dell'azienda su quanto esposto in premessa e se ritenga di adottare iniziative di competenza su una vicenda che sembrerebbe ledere il diritto di cronaca e il diritto costituzionale della libertà di stampa nel nostro Paese.
(4-09976)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura del Tribunale di Sala Consilina (oggi soppresso dalle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012) ha ingenerato grande disagio a chi, da anni, ha saputo esercitare, con impegno e con onore, professioni altamente importanti. Ci si riferisce a magistrati solerti ed attenti; ad avvocati che hanno sempre ben saputo gestire processi impegnativi; ai cittadini del Vallo di Diano e delle zone limitrofe; ai testimoni, ai periti, ai consulenti... tutti costretti a spostarsi fuori regione e presso il tribunale di Lagonegro (Potenza). Si tratta di una scelta non affatto felice, che ridimensiona il valore del tema: sopprimere un tribunale insediato, da anni e anni, nel Vallo del Diano, non è cosa da poco. Non è un tribunale che vien meno... è la storia che se ne va... portando via con sé le voci e i ricordi di avvocati e magistrati (e del pubblico) che hanno ascoltato e «imparato il mestiere» ascoltando le arringhe di Alfredo De Marsico, nato, e non è un caso, proprio a Sala Consilina. L'interrogante non ritiene pertanto sia una grande idea sopprimere il tribunale del luogo in cui è nato uno degli avvocati più noti d'Italia;

   la nomina della commissione interministeriale per la giustizia del Mezzogiorno, istituita il 14 maggio 2021 dalla Ministra Cartabia, di concerto con la Ministra Carfagna, ha finalmente dato impulso ad una rivisitazione dell'attuale geografia giudiziaria e del sistema giustizia nel suo complesso, nell'ottica di renderlo più efficace ed efficiente e di ricostituire le condizioni di legalità e la sicurezza necessarie al miglior sviluppo del Paese, e, delle aree del Mezzogiorno, che richiedono di crescere –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, se i Ministri interrogati non ritengano utile adottare iniziative per una rapida riapertura del tribunale di Sala Consilina.
(4-09958)


   GAGLIARDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il mancato funzionamento dei procedimenti esecutivi, ed in particolare di quelli immobiliari, pregiudica non solo l'affidabilità di uno Stato nei mercati internazionali ma anche il diritto del creditore ad essere soddisfatto entro un termine ragionevole;

   nel tentativo di porre rimedio alle criticità nella procedura di recupero del credito, il Legislatore italiano ha adottato negli ultimi anni numerosi interventi che hanno positivamente inciso sull'efficienza e sulla qualità del procedimento esecutivo, come risulta dai dati statistici pubblicati dal 2017 al 2019;

   la riforma più incisiva è stata quella che ha previsto il necessario coinvolgimento nei procedimenti esecutivi di professionisti di cui il giudice dell'esecuzione avrebbe dovuto necessariamente avvalersi per le incombenze inerenti alle operazioni di vendita del bene staggito, analiticamente indicate nel noto articolo 591-bis del codice di procedura civile;

   per effetto della riforma, all'iniziale facoltà da parte del giudice di disporre la delega, subentrava l'obbligo di avvalersi di un professionista (notaio, avvocato o commercialista) iscritto nell'apposito elenco di cui all'articolo 179-ter disp. att. del codice di procedura civile, formato presso ciascun tribunale e messo a disposizione dei giudici delle esecuzioni immobiliari;

   la stessa norma prevedeva che sarebbero stati iscritti nell'elenco i professionisti che dimostrino «di avere assolto gli obblighi di prima formazione, stabiliti con decreto avente natura non regolamentare del Ministro della Giustizia»;

   una effettiva preparazione del delegato è stata correttamente ritenuta dal Legislatore lo strumento essenziale per l'iscrizione nell'elenco dei professionisti delegabili. Alla data odierna, tuttavia, manca ancora il decreto attuativo indicato nella norma, che rimane disapplicata generando confusione e prassi non uniformi sul territorio nazionale nei criteri di formazione delle liste e di nomina dei professionisti delegati;

   il decreto ministeriale deve essere rapidamente introdotto nell'interesse ed a garanzia di tutte le parti. Occorre anche tenere presente che la ripresa della crisi economica ed il termine della sospensione delle esecuzioni immobiliari hanno causato una massiva ripresa dei procedimenti e la accertata competenza dei professionisti, incaricati di gestire la procedura sarà l'unico modo per evitare la paralisi dei tribunali delle esecuzioni –:

   se il Ministro interrogato intenda procedere all'emanazione del decreto attuativo dell'articolo 179-ter disp. att. del codice di procedura civile volto alla disciplina dell'elenco dei professionisti delegati ex articolo 591-bis del codice di procedura civile e quali siano i tempi stimati per la sua adozione.
(4-09959)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'avvocato Enrico Ricciuto difende innanzi al tribunale di Torre Annunziata il lavoratore Pietro Pinto nella procedura esecutiva immobiliare RG.Es.225/2017, promossa contro il datore di lavoro per crediti accertati con sentenza definitiva;

   avverso il provvedimento del giudice dell'esecuzione Michele Di Martino, che aveva recepito le (seppur) gravissime criticità della perizia valutativa dell'immobile pignorato, il suddetto difensore proponeva opposizione agli atti esecutivi;

   il medesimo giudice dell'esecuzione stabiliva che la trattazione del giudizio, fissato per il 23 febbraio 2021, dovesse avvenire a distanza, mediante deposito di note di trattazione scritta;

   il difensore, nei termini previsti dall'articolo 221 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 che detta la disciplina del contenzioso giudiziario nel periodo pandemico, avanzava richiesta di trattazione del giudizio in presenza, alle ore 9.00, stante la documentata necessità di essere presente (alle ore 12.30 del medesimo giorno), innanzi al giudice del lavoro del tribunale di Napoli Nord, Presidente dottor Gennaro Iacone per concomitante altro procedimento;

   il dottor Di Martino rigettava la richiesta (formulata tempestivamente) in quanto non motivata;

   l'avvocato formulava tempestivamente nuova istanza di trattazione in presenza, adeguandola alla necessità di motivazione disposta dal giudice, indicando la natura delicata e cautelare del giudizio, nonché la necessità di argomentare su giurisprudenza indicata recentemente e mai esaminata prima, adeguandosi all'orientamento del giudice, nonostante la norma non preveda la necessità di motivazione per l'istanza di trattazione in presenza;

   il giudice dell'esecuzione rigettava la nuova richiesta, esprimendo nel provvedimento la seguente inaspettata statuizione: «Riserva all'esito della predetta udienza l'adozione di ogni provvedimento, anche ai sensi dell'articolo 96 del codice di procedura civile. Manda alla cancelleria, per la comunicazione alle parti e agli organi ausiliari del presente decreto»;

   tale statuizione costituisce, secondo l'interrogante, un'innegabile violazione del diritto costituzionale ad agire in giudizio in quanto si prospetta la «sanzione» di cui all'articolo 96 del codice di procedura civile (prevista per la «difesa temeraria»), soltanto per aver impugnato la decisione del magistrato e per aver chiesto la trattazione della causa in presenza. Ciò per l'interrogante è lesivo del diritto-dovere dell'avvocato di esercitare al meglio la tutela del proprio assistito, come condiviso dal Consiglio dell'ordine degli avvocati di Napoli nella seduta del 7 aprile 2021 dove si afferma che il comportamento del magistrato suscita «Non poca preoccupazione soprattutto per ciò che attiene al diritto del difensore di svolgere la propria assistenza professionale in piena libertà e nel rispetto della dialettica processuale ... Ciò che desta maggiore perplessità è il paventato ricorso, del Giudice a rimedi sanzionatori, peraltro assolutamente inesistenti nel nostro Ordinamento, volti a dissuadere il difensore ad insistere nella legittima istanza ... con argomenti lesivi della indipendenza ed autonomia del difensore e del diritto costituzionale ad esercitare pienamente la difesa»;

   inoltre, l'aver comunicato alla controparte (non costituita in giudizio) la volontà di «sanzionare» con l'articolo 96 del codice di procedura civile Pietro Pinto, costituisce inaccettabile anticipazione della decisione, in palese violazione dei più elementari principi logico-giuridici;

   in seguito, il dottor Di Martino, sebbene sollecitato con apposita istanza, non si è astenuto dal decidere sulla vicenda, nonostante l'esposto presentato agli organi deputati al controllo dell'esercizio delle funzioni giurisdizionali dei Magistrati;

   qualora si dovesse consentire ad un magistrato di emettere tali provvedimenti, i diritti dei cittadini-lavoratori (e dei loro difensori) sarebbero sicuramente calpestati e vilipesi e potrebbero costituire dei precedenti idonei a diventare pericolose prassi all'interno degli uffici giudiziari;

   sarebbe auspicabile l'intervento del Ministro interrogato attraverso i controlli di propria competenza, anche al fine di evitare che le eccezionali condizioni di pandemia determinino illegittime, incostituzionali limitazioni dei diritti –:

   se ed eventualmente quali iniziative di competenza intenda adottare rispetto al caso concreto, e in generale se intenda adottare iniziative normative per consentire adeguata tutela del diritto alla difesa.
(4-09972)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il porto industriale di Cagliari ha attraversato una gravissima crisi regressiva, sfociata nel 2019 nell'abbandono dell'infrastruttura da parte del concessionario e nel licenziamento di 207 unità lavorative, a cui si aggiungerebbe un indotto che si aggirerebbe attorno alle 700 unità;

   questa situazione si sarebbe determinata a causa di elementi negativi che avrebbero ridotto la competitività del porto, come ad esempio l'inadeguatezza o i mancati investimenti in infrastrutture portuali, la mancata attivazione degli istituti giuridici di vantaggio, come la zona economica speciale e il completamento della zona franca doganale integrata, e una generale assenza di visione strategica sul ruolo del porto quale volano di sviluppo per l'economia dell'isola e, in particolare, di un distretto industriale;

   l'assenza di una visione strategica, non solo, potrebbe metterne a repentaglio la ripartenza, ma potrebbe rendere vulnerabile l'infrastruttura rispetto alle dinamiche mondiali del settore dei trasporti e della logistica;

   nazioni come la Cina, ad esempio, stanno acquisendo posizioni di controllo delle infrastrutture portuali in Europa soprattutto per utilizzarle come porte d'ingresso dei prodotti nel mercato europeo, con il rischio, paventato da molti osservatori, che possano essere aggirate le normative in materia di certificazione e tracciabilità delle merci;

   da alcuni anni, si registra una crescente presenza cinese nei principali porti europei, quali Trieste, Genova, Rotterdam, Valencia, Bilbao, Zeebrugge;

   secondo i dati del 2019, del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, la Cina è leader mondiale del trasporto su nave, con una quota del 35 per cento sul traffico container;

   a giugno 2021, l'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna ha comunicato che la «società Qterminals, operatore portuale internazionale con base nel Qatar» ha manifestato interesse «verso il terminal container del Porto Canale di Cagliari»;

   in particolare, «una delegazione qatariota ha compiuto una visita tecnica e incontrato i vertici dell'Autorità portuale del Mare di Sardegna»;

   «Le interlocuzioni fra AdSP e Qterminals» sarebbero iniziate lo scorso autunno e sarebbero «costantemente supportate dall'Agenzia Governativa Invitalia in coordinamento con il Ministero dello sviluppo economico, con il coinvolgimento dell'Ambasciata italiana in Qatar, supportata da Ice, e dell'ambasciata del Qatar in Italia»;

   per le dinamiche internazionali del settore del trasporto marittimo, l'attività di rilancio del terminal di Cagliari e la stessa attività di scouting per individuare il nuovo terminalista dovrebbero essere sostenute da una chiara strategia nazionale e adeguati finanziamenti, sia per garantire un rilancio del porto sia per evitare che l'infrastruttura possa destare l'interesse di nuovi gestori unicamente per le potenzialità come «porta» d'ingresso nell'Unione europea per merci provenienti da Paesi terzi, con il rischio di aggirare le normative in materia di tracciabilità e certificazione d'origine dei prodotti;

   le organizzazioni sindacali, in attesa di individuare un nuovo soggetto gestore, avrebbero sollecitato, sul modello dei porti di Taranto e Gioia Tauro, l'istituzione di un'agenzia dei lavoratori del porto, soluzione che sarebbe al vaglio dei Ministeri competenti –:

   se siano a conoscenza di elementi e informazioni in merito all'interessamento da parte della società del Qatar nei confronti del porto industriale di Cagliari;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per promuovere il rilancio del porto industriale di Cagliari, nell'ambito di una strategia di sviluppo del sistema nazionale dei trasporti via mare, e per evitare che l'infrastruttura portuale sia utilizzata unicamente come ingresso in Unione europea delle merci di Paese terzi, con il rischio che vi sia il tentativo di aggirare le normative comunitarie in materia di tracciabilità e certificazione d'origine dei prodotti.
(3-02440)

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI, BIANCOFIORE, NAPOLI, BALDINI, RIZZONE, RIPANI, SILLI, DE GIROLAMO e ROSPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo bilaterale sulla sicurezza nell'aviazione, sottoscritto tra Italia e l'attuale Federazione Russa nel 1989, ha – com'è noto – consentito, a partire dal 2007 di avviare il programma per la cooperazione industriale nel settore denominato SSJ100, in particolare attraverso l'importazione di aero veicoli passeggeri da 100 posti della Scac-Sukoi da parte della società italiana SJI (Superjet International spa);

   grazie a tale trentennale cooperazione, che prevede la riconversione in termini di sostenibilità degli aeromobili, resi idonei al mercato dell'occidente, hanno trovato qualificato impiego circa 200 lavoratori direttamente addetti e altrettanti nell'indotto: la Superjet, infatti, gestisce le delicate fasi di commercializzazione, manutenzione, assistenza, ma anche istruzione professionale;

   con l'emanazione del Regolamento (UE)2018/1139, istitutivo, tra l'altro dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea, risulterebbero sopravvenuti problemi di compatibilità tra gli accordi bilaterali e la nuova normativa euro-unitaria, tenuto peraltro conto che l'accordo bilaterale ha scadenza il 12 settembre 2021;

   è del tutto evidente che i pochi giorni che mancano a tale data devono essere impiegati per scongiurare la tragica conseguenza della chiusura della Superjet International;

   Venezia, il Veneto e l'Italia intera non possono permettersi la perdita di quattrocento posti di lavoro assai qualificati, insieme al detrimento dell'immagine e del prestigio del Paese sul piano internazionale, in un settore primariamente strategico e per il quale, appena qualche mese fa il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, insieme al Ministro dell'industria russo hanno inteso riproporre formali prospettive di concreti sviluppi industriali;

   in questa necessaria, secondo gli interroganti obbligata, direzione svolge un ruolo essenziale Enac il quale non potrà sottrarsi dal rendere concretamente applicabile sul piano tecnico amministrativo la qualificazione certificata della società Superjet, che oltre ad essere una realtà produttiva nazionale, ha anche sede legale nel nostro Paese;

   è indispensabile, inoltre, in ragione dell'inesorabile corso del tempo, ottenere dalla Commissione europea la condizione minima di posticipare l'effettività della scadenza degli effetti dell'accordo bilaterale Basa –:

   quali iniziative, concretamente finalizzate, i Ministri interrogati intendano urgentemente adottare per scongiurare la chiusura della realtà produttiva Superjet, eccellenza del territorio veneziano.
(4-09948)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   PAOLIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto è emerso dalla stampa locale di Treviso, giovedì 22 luglio una rappresentanza di un sindacato di polizia ha espresso alla Prefetto Maria Rosaria Laganà grande preoccupazione per la riduzione di organici della Polizia di Stato di ben 97 unità in 10 anni, passando dalle 338 unità del 2011 alle attuali 241 per il 2021. A questo dato, già di per sé preoccupante, il sindacato ha prospettato che, entro 6 anni andranno in quiescenza altri 144;

   se i dati sopra esposti saranno confermati, nel 2027 la provincia di Treviso passerà da un poliziotto ogni 1.990 abitanti, a uno ogni 2.954 abitanti, una situazione che, come si può ben capire, né i sindaci della provincia di Treviso, né tanto meno i cittadini possono supinamente subire, a fronte anche del rischio di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata. Ci si riferisce anche alle sconcertanti notizie emerse durante il processo che si sta svolgendo nell'aula bunker di Mestre al presunto clan dei Casalesi che aveva sua base ad Eraclea e al collegamento degli stessi con il mancato rapimento del 2015 che doveva avvenire in una villa nel comune di Castelcucco (in provincia di Treviso), di un facoltoso imprenditore, rapimento che fu sventato dalla polizia di Stato grazie a delle intercettazioni telefoniche;

   il report del 5 maggio 2021 dell'«Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell'economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso» ha delineato (confrontando il periodo marzo 2019-febbraio 2020 e l'analogo periodo 2020/2021) dei rischi potenziali, individuando i settori economici da sempre d'interesse delle mafie (settore immobiliare, del commercio all'ingrosso e il settore della ristorazione) e le nuove aree connesse alle filiere produttive o ai servizi legati alla pandemia (cosiddetta covid economy). Per questo motivo sono state prese in considerazione alcune categorie di variazioni societarie che maggiormente incidono sulla gestione aziendale e che, comunque, potrebbero essere «sintomatiche» di un condizionamento criminale, quali ad esempio: turn-over delle cariche, turn-over di partecipazioni, trasferimenti di quote, trasferimenti di aziende, trasferimenti di sede, variazioni di natura giuridica e/o del capitale sociale, con cui anche il tessuto socio-economico veneto deve fare i conti –:

   come sia stato possibile che, nell'arco di 10 anni, la questura di Treviso ed il commissariato di Conegliano abbiano visto ridotto complessivamente il proprio organico di ben 97 unità;

   se vi sia l'intenzione di inviare a Treviso, entro la fine dell'anno 2021, degli adeguati rinforzi affinché il rapporto tra abitanti e polizia di Stato rientri nella media nazionale, sperando che questo sia l'inizio, affinché il personale dei servizi pubblici presenti in provincia di Treviso sia adeguato alla media nazionale;

   se nell'ambito dei rinforzi richiesti, si intenda potenziare pesantemente il settore investigativo al fine di contrastare al meglio le pericolose infiltrazioni della criminalità organizzata, cui purtroppo la provincia di Treviso non è immune;

   a che punto sia il piano d'incremento delle forze dell'ordine voluto dall'ex Ministro dell'interno Matteo Salvini nel 2019 che aveva come obiettivo, entro il 2023, l'assunzione in servizio di ben 8.793 donne e uomini in divisa, piano che già per la fine del 2020 prevedeva l'assunzione complessiva di ben 4.503 agenti.
(4-09965)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da diversi articoli di stampa si apprende che durante le manifestazioni di piazza contro il green pass, la categoria dei giornalisti e degli operatori radio-tv è stata particolarmente presa di mira dai manifestanti che in diversi casi hanno anche aggredito non solo verbalmente ma anche fisicamente alcuni giornalisti presenti in piazza per svolgere la propria professione;

   ciò che emerge dalle ultime manifestazioni del cosiddetto popolo dei No vax è che spesso, ad animare le piazze, si ritrovano personaggi della destra più estrema ed esponenti di organizzazioni neofasciste, a partire da Forza Nuova, che stanno fomentando una nuova ondata di odio e violenza contro giornalisti e mezzi di informazione;

   le aggressioni ad un giornalista di Fanpage durante la manifestazione di Firenze, la «marcia» verso la sede della Rai improvvisata durante la manifestazione di Roma di qualche giorno fa e lo sconsiderato accostamento tra il passaporto vaccinale e la stella gialla del periodo nazista, sono episodi emblematici rispetto al clima creato ad arte da alcuni settori della destra di questo Paese;

   ai giornalisti presenti in piazza viene intimato di non avvicinarsi e non riprendere con la telecamera, subiscono insulti e aggressioni fisiche;

   a parere dell'interrogante tali aggressioni e ripetute minacce rivolte a giornalisti di Fanpage, ma anche di altre testate, non dovrebbero mai accadere. Si è di fronte a un susseguirsi inaccettabile di azioni contro la libertà di stampa e in uno Stato diritto i responsabili dovrebbero essere individuati e perseguiti senza indugio –:

   se sia a conoscenza di quali iniziative abbiano assunto o intendano assumere i prefetti e i questori delle città dove si sono verificati gli episodi esposti in premessa, con particolare riferimento all'individuazione dei responsabili delle aggressioni verbali e fisiche contro i giornalisti e gli operatori radio-tv e comunque quali iniziative di competenza intenda assumere per tutelare il diritto di cronaca e informazione.
(4-09966)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato da Avvenire del 27 luglio 2021 si apprende che circa 115.000 cittadini stranieri che hanno fatto ricorso alla magistratura ordinaria dopo aver ricevuto dalle commissioni del Ministero dell'interno una risposta negativa alla richiesta di protezione internazionale, sono ancora in attesa di giudizio definitivo;

   la gravità della situazione in cui si trovano tali profughi, giunti in Italia quasi sempre dopo essere fuggiti da persecuzioni, guerre o calamità, dipende dal fatto che, trovandosi sospesi in questo limbo giudiziario per anni, sono costretti a vivere in una situazione di estrema precarietà anche sul piano dei più elementari diritti civili, come quello sanitario;

   in media, per ottenere una risposta da parte dei giudici alla richiesta di protezione internazionale occorrono quattro anni, un periodo di tempo enorme determinato sia da alcune norme di legge introdotte tra il 2017 e il 2018, sia dalla carenza di magistrati e, in generale, del personale che opera nei 26 Tribunali distrettuali dedicati;

   la durata media di questo tipo di procedimenti giudiziari è pari a 1.200 giorni, a fronte dei 120 giorni fissati dalla legge in attuazione delle previsioni contenute nel sistema comune europeo dell'asilo;

   il combinato disposto tra l'abolizione del secondo grado di giudizio per le cause riguardanti le richieste di asilo nell'ambito della magistratura ordinaria per cui attualmente esistono soltanto due gradi di giudizio (primo grado e Cassazione) e l'abrogazione della protezione umanitaria previsto dal primo dei due cosiddetti «decreti sicurezza», ha prodotto un considerevole aumento dei rigetti delle istanze dei profughi alle commissioni territoriali dell'interno, provocando un picco di richieste alla magistratura ordinaria divenute ormai ingestibili;

   i tempi per emettere le sentenze sono diventati assolutamente irragionevoli e contrari a qualsiasi garanzia circa la ragionevole durata dei processi;

   a parere dell'interrogante, il Governo ha il dovere di intervenire per trovare una soluzione che metta in grado gli uffici giudiziari e le sezioni immigrazione di recuperare efficienza;

   i disagi coinvolgono anche la Corte di Cassazione e non solo i tribunali distrettuali. Secondo le stime, nel 2017, presso la Corte di Cassazione le pendenze in materia di protezione internazionale erano 310 e già nel 2018 si era giunti a 4.191. Oggi, in Corte di Cassazione giace una mole di cause pendenti di richiedenti asilo che si aggira tra i 12 mila e i 15 mila procedimenti –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere per affrontare quella che all'interrogante appare una vera e propria emergenza che evidenzia la necessità di garantire la stessa ragionevole durata dei processi nei procedimenti di valutazione delle richieste di protezione internazionale rafforzando le strutture giudiziarie al fine di permettere agli stranieri ancora in attesa di una pronuncia definitiva sui propri ricorsi giurisdizionali di porre fine a questo stato di precarietà permanente.
(4-09967)


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un recente articolo del quotidiano Avvenire ha fotografato la gravità della situazione dei profughi che hanno fatto richiesta di protezione internazionale, in particolare di coloro che, avendo ricevuto una risposta negativa dalle commissioni del Ministero dell'interno, hanno fatto ricorso alla magistratura ordinaria;

   sono infatti 115.000 i cittadini stranieri che sopravvivono in Italia sospesi in una sorta di limbo giudiziario e la media per avere una risposta dei giudici alla richiesta di protezione internazionale è di quattro anni. Un dato enorme dovuto alla carenza di magistrati e, in generale, di personale nei 26 tribunali distrettuali dedicati, con una durata media dei procedimenti giudiziari di 1200 giorni, a fronte dei 120 giorni fissati dalla legge in attuazione delle previsioni contenute nel sistema comune europeo dell'asilo;

   attualmente, per le richieste di asilo nell'ambito della magistratura ordinaria vi sono soltanto due gradi di giudizio (primo grado e Cassazione) e proprio l'abolizione di un grado di appello per le richieste di protezione internazionale assieme all'abrogazione della protezione umanitaria, in seguito al primo dei cosiddetti «decreti sicurezza» che ha prodotto un aumento dei rigetti delle istanze dei profughi alle commissioni territoriali dell'interno, hanno provocato il picco di richieste alla magistratura ordinaria; i tempi per emettere le sentenze sono diventati assolutamente irragionevoli; questa situazione determina che oltre centomila cittadini stranieri, giunti in Italia quasi sempre dopo essere fuggiti da persecuzioni, guerre o calamità, rimangano anni in attesa di una sentenza, vivendo in una situazione di estrema precarietà anche sul piano dei più elementari diritti civili, come quello sanitario;

   a parere dell'interrogante il Governo ha il dovere di intervenire e fornire una risposta celere, completa e adeguata per garantire la ragionevole durata dei processi;

   i disagi non riguardano solo i tribunali distrettuali, ma coinvolgono anche la Corte di Cassazione dove infatti, secondo le stime, nel 2017 le pendenze in materia di protezione internazionale erano 310 e già l'anno successivo si è giunti a 4.191. Oggi, presso la Corte giace una mole di cause pendenti di richiedenti asilo che si aggira tra i 12mila e i 15mila procedimenti e il flusso è considerevolmente aumentato proprio a causa del combinato disposto che si è determinato tra l'abolizione del secondo grado di giudizio per le cause riguardanti le richieste di asilo e l'abrogazione della protezione umanitaria –:

   come i ministri interrogati intendano affrontare quella che ormai all'interrogante appare come una vera e propria emergenza che evidenzia la necessità di rafforzare le strutture giudiziarie e riguarda la stessa ragionevole durata dei processi nei procedimenti di valutazione delle richieste di protezione internazionale, al fine di consentire agli stranieri ancora in attesa di una pronuncia definitiva sui propri ricorsi giurisdizionali di porre fine a questo stato di precarietà permanente.
(4-09968)


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2021 nel comune di Nettuno, nel locale parco della Rimembranza, è stata inaugurata, con l'autorizzazione dell'amministrazione comunale, un'ara ai caduti e ai Martiri delle foibe;

   l'iniziativa, realizzata dal Circolo Barbarigo e dal Circolo CasaPound di Anzio-Nettuno, si è svolta alla presenza di un assessore e di un consigliere comunale così a sottolineare il sostegno dell'amministrazione comunale all'iniziativa;

   nel corso della cerimonia, significativamente svolta in occasione del 98esimo anniversario dell'attribuzione di quelle terre all'Italia, in seguito alla fine del 1° conflitto mondiale, tra i labari della X MAS, si sono ripetuti slogan nazionalistici ed è stata apposta una targa dove, oltre a una non pertinente citazione dantesca, si ripropone la rivendicazione di quei territori oggi appartenenti alle Repubbliche di Slovenia e di Croazia;

   si tratta, evidentemente, di una iniziativa estranea ai valori di pace e integrazione europea che stanno a fondamento della nostra Costituzione e dell'azione del nostro Paese nell'ambito delle relazioni internazionali;

   a rappresentare ulteriormente il modo singolare con cui vengono trattati i più elementari principi democratici dall'amministrazione comunale di Nettuno si segnala un grave fatto accaduto nel consiglio comunale del 23 luglio 2021: durante la seduta relativa all'approvazione del bilancio di previsione 2021, seduta tenutasi in seconda convocazione, in quanto la prima convocazione era andata deserta per la mancanza di numero legale, dovuta all'assenza di ben sette consiglieri di maggioranza, ha preso la parola il consigliere di maggioranza, Luca Ranucci, eletto nella Lista del sindaco Alessandro Coppola, il quale ha comunicato a tutta l'assise che, nei giorni precedenti il consiglio comunale, ci sarebbero stati pesanti condizionamenti «esterni e interni» al fine di assicurare la presenza dei consiglieri di maggioranza in consiglio e di avere il loro voto;

   il consigliere Ranucci ha posto concreti interrogativi circa controlli effettuati su alcune attività commerciali e/o attività in concessione a terzi, ma riconducibili ai consiglieri stessi;

   da quanto affermato non si comprende se tali attività siano state oggetto di controlli amministrativi al fine di indurre alcuni consiglieri ad essere presenti e votare il bilancio o se codeste attività non sarebbero state oggetto di verifiche amministrative in quanto collegate agli stessi consiglieri;

   in ogni caso si configurerebbe una grave lesione al regolare svolgimento dell'attività dell'organo consiliare, in particolare al libero esercizio del voto in aula di alcuni consiglieri;

   i fatti sopra descritti, corredati dalla registrazione audio e video dell'intervento consigliere Ranucci sono stati allegati alla nota che i consiglieri di opposizione Simona Sanetti e Daniele Mancini hanno inviato al prefetto –:

   se la Ministra interrogata sia a conoscenza di ciò che è accaduto nel comune di Nettuno e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere a fronte dei comportamenti e delle situazioni sopra esposte, che qualora accertate, costituirebbero gravi violazioni alle norme che presiedono il regolare e il libero svolgimento dell'attività politica e amministrativa.
(4-09970)


   IEZZI, BORDONALI, DI MURO, FOGLIANI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di qualche giorno fa che la nave della organizzazione non governativa «SOS Méditerranée» ha ripreso il largo dal porto di Augusta in cerca di migranti da traghettare sulle coste italiane; la «Ocean Viking» – questo il nome dell'imbarcazione – si era già resa famosa, o meglio è famigerata, per alcune ambigue operazioni di «salvataggio» dei migranti in mare, a ridosso delle coste libiche e tunisine; l'«efficienza» con cui l'Ocean Viking riesce ad intercettare e a recuperare i clandestini nelle acque del nord Africa, la spregiudicatezza delle sue operazioni di soccorso e di entrata nei porti, la portata dello scafo (che riesce a ospitare fino a 200 persone) rendono la Ocean Viking un problema per il contrasto dell'immigrazione illegale nel Mediterraneo. La sua presenza è così invisa nell'area che Malta ha vietato più volte alla nave la possibilità di attraccare e rifornirsi nei suoi porti; la prossima (e unica) destinazione della nave sarà così certamente l'Italia;

   la Convenzione di Vienna prevede che l'imbarcazione coordini il posto di sbarco con lo Stato competente nell'area Search and Rescue (Sar). In caso negativo, l'imbarcazione dovrebbe, a tutti gli effetti, essere impossibilitata a sbarcare il proprio carico; così non è stato nel passato con riferimento alla Ocean Viking; il Governo italiano, in particolare, alla luce del perdurare dello stato di emergenza epidemiologica, non può più permettere tali deroghe –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per rafforzare i controlli sulle attività, che secondo l'interrogante violano il diritto internazionale, poste in essere tramite le imbarcazioni di cui in premessa, con particolare riferimento alla Ocean Viking, monitorandone da vicino la situazione, se del caso ricorrendo ai poteri di cui al comma 7 dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 286 del 1998, recante Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulle condizioni dello straniero;

   se abbia già avviato o intenda avviare contatti con il Governo Norvegese per appurare se e quali iniziative la Norvegia abbia assunto o intenda assumere in merito ad imbarcazioni – come quella di cui in premessa – che battono bandiera del suddetto Stato, portando avanti eventuali attività non conformi alle norme internazionali e che incoraggiano l'immigrazione illegale.
(4-09975)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la graduatoria di circolo e di istituto di III fascia del personale amministrativo, tecnico e ausiliario ai sensi del decreto ministeriale n. 50 del 3 marzo 2021, il cui termine di partecipazione è scaduto nel maggio 2021, è stata viziata da un errore di sistema informatico nella ricezione delle domande;

   si rileva, infatti, l'errore di mancato recepimento in domanda delle sedi scolastiche di preferenza scelte in sede di compilazione della stessa domanda online (che quest'anno è stata la modalità utilizzata a causa del noto stato di emergenza);

   le suddette sedi vanno indicate nel numero di trenta e sono obbligatoriamente da indicare nel numero massimo durante la compilazione e, qualora fosse inserito un numero di sedi inferiore, comparirebbe un banner che segnala la mancata completezza delle opzioni a disposizione chiedendo all'utente di fare attenzione;

   in Italia molte domande compilate da chi aveva già fatto la domanda negli anni precedenti e che quindi doveva solo riconfermare (aggiornare), hanno subito una cancellazione di queste sedi, lasciando solo la scuola capofila a cui consegnare (online) la domanda;

   in tal modo, invece di avere trenta scuole da cui poter esser chiamati, migliaia di lavoratori ora ne avranno una sola vedendosi di fatto annullate le possibilità di una chiamata per i prossimi tre anni; la carenza è imputabile ad un errore del sistema informatico non alla disattenzione degli istanti, tanto che il problema tecnico si è replicato in moltissimi casi in tutta Italia;

   per ovviare alla falla del sistema basterebbe riaprire il bando da parte del Ministero dell'istruzione in modo da rettificare la propria posizione immettendo le scuole già inserite in precedenza, ovvero, laddove ciò non fosse possibile per questioni relative a potenziali ricorsi dei contro interessati, si potrebbero acquisire in automatico le scuole inserite nella domanda effettuata nel triennio precedente, tanto più che questa «acquisizione» delle sedi precedentemente scelte doveva essere compiuta in automatico dal sistema;

   essendosi verificato tale errore in tutta Italia in migliaia di casi contemporaneamente scioglie ogni dubbio sul fatto che la mancanza possa esser meramente un errore umano e occorre ricordare che la graduatoria Ata nasce per giudicare i titoli, assegnare un punteggio e offrire la stessa possibilità a tutti di lavorare nelle scuole che, anche il prossimo anno, avranno bisogno di personale aggiuntivo per contrastare l'emergenza sanitaria in corso;

   i soggetti che si sono visti escludere le scuole scelte sono persone che in molti casi hanno già lavorato a scuola e hanno già accumulato esperienza e mensilità utili per giungere al contratto indeterminato e l'esclusione nuocerebbe loro non solo da un punto di vista economico e lavorativo, ma anche di punteggio, dato che non potrebbero accumulare ulteriori punti per i prossimi tre anni e si troverebbero scavalcati dai colleghi con punteggi inferiori;

   in una nota del 23 luglio 2021, indirizzata agli uffici scolastici regionali e provinciali del direttore generale per il personale scolastico del Ministero dell'istruzione, dottor Filippo Serra, relativa ad un aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del personale Ata per il triennio 2021/2024, «si rimette alle Istituzioni scolastiche competenti la valutazione sulla presenza dei presupposti che consentono di emendare quelle inesattezze delle quali possa ragionevolmente consentirsi la regolarizzazione» –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di porre rimedio alla situazione descritta in premessa consentendo la riapertura del bando.
(5-06541)

Interrogazione a risposta scritta:


   BUOMPANE e NAPPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro dell'istruzione 3 marzo 2021, n. 50, ha disposto le procedure di aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto di terza fascia del personale Ata;

   tali graduatorie avranno validità triennale;

   successivamente, con la nota 18 marzo 2021, n. 9256, il direttore generale del Ministero dell'istruzione ha diramato una serie di chiarimenti sulla procedura concorsuale;

   il testo del bando è stato successivamente trasmesso agli uffici scolastici regionali, insieme alla nota ministeriale ed è pubblicato sui portali web degli uffici scolastici regionali, degli ambiti territoriali e delle istituzioni scolastiche;

   il concorso Ata terza fascia è una selezione pubblica per soli titoli che permette di entrare nella graduatoria del personale ATA terza fascia per lavorare come supplenti. Rappresenta il primo passo per ottenere un impiego nelle scuole italiane, svolgendo ruoli ausiliari, tecnici e amministrativi, in quanto possono accedere anche persone che non hanno mai lavorato nella scuola;

   il nuovo bando Ata III fascia ha introdotto sostanziali modifiche rispetto alle precedenti procedure concorsuali;

   infatti, le modalità di presentazione della domanda è stata completamente digitalizzata, sia per l'inserimento sia per conferma, aggiornamento e depennamento;

   per presentare la domanda on line si doveva disporre delle credenziali Spid, oppure di un'utenza valida per l'accesso ai servizi presenti nell'area riservata del Ministero dell'istruzione;

   la scelta delle 30 scuole, ai fini dell'inclusione nelle graduatorie di circolo e d'istituto di terza fascia, veniva fatta direttamente al momento della compilazione on line della domanda;

   gli aspiranti hanno così presentato domanda dalle ore 9 del 22 marzo 2021 alle ore 23:59 del 26 aprile 2021 sul portale «Istanze Online»;

   la valutazione dei titoli è avvenuta dopo la chiusura dell'istanza;

   tuttavia, si sono riscontrate difficoltà da parte di molti aspiranti nel comprendere a pieno l'utilizzo del sistema e il relativo inserimento dei titoli, fondamentali per la piena valutazione e la successiva graduatoria;

   secondo quanto risulta all'interrogante, gli aspiranti, una volta caricati i titoli conseguiti nel triennio precedente, flaggavano «conferma», anziché «aggiorna la domanda»;

   in questo modo il sistema non procedeva nell'effettivo caricamento dei titoli suddetti, precludendo per molti aspiranti la possibilità di essere effettivamente inseriti in graduatoria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti, nonché se intenda porre in essere iniziative volte a procedere ad una correzione generalizzata al fine di una corretta valutazione dei titoli dei candidati.
(4-09964)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2018 ha introdotto una nuova deroga per agevolare il pensionamento di 15 tipologie di lavoratori dipendenti con mansioni «particolarmente faticose e pesanti», per i quali i requisiti di pensionamento sono esclusi dall'incremento dovuto all'aumento dell'aspettativa di vita programmato per il 2019;

   tra le 15 categorie ulteriori figura «il personale sanitario infermieristico e ostetrico con lavoro organizzato in turni, addetti all'assistenza ai non autosufficienti», ma non la differente categoria degli operatori socio-assistenziali, identificati con codice Istat 5.3.1.1.0;

   a oggi le professioni dell'operatore socio-assistenziale (oss) e dell'infermiere non rientrano nelle categoria dei lavori usuranti, ma rientrano nelle categorie dei lavori gravosi;

   l'impegno e le competenze richiesti all'operatore socio-assistenziale sono sempre più rilevanti;

   soprattutto nell'anno segnato dall'emergenza da COVID-19 è emersa l'importanza di questa figura, indispensabile nella gestione dei reparti ospedalieri e in modo ancora più evidente nelle residenze sanitarie assistenziali, domiciliari e nelle scuole –:

   se non intenda assumere iniziative di carattere normativo al fine di aggiornare la lista delle categorie delle professioni con mansioni «particolarmente faticose e pesanti», ricomprendendovi anche gli operatori socio-sanitari (oss).
(5-06546)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI, CENNI, AVOSSA, CAPPELLANI, CRITELLI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi diverse regioni italiane sono state duramente colpite da eventi climatici straordinari che hanno causato ingenti danni alla produzione agricola, stimati nei casi più gravi tra il 50 e il 75 per cento;

   grandinate, tempeste di vento e piogge torrenziali colpiscono le produzioni agricole e si ripetono ormai con cadenza periodica, provocando pesanti ricadute sulla redditività di numerose aziende agricole e sulle finanze pubbliche in ragione degli interventi di ristoro necessari alla ripresa delle attività colpite;

   al fine di favorire la piena copertura assicurativa dai rischi climatici lo Stato, tramite il fondo di solidarietà nazionale (Fsn), concede agli imprenditori agricoli contributi sui premi assicurativi e sulle quote di adesione a fondi di mutualizzazione;

   lo Stato ha destinato, nel periodo 2015-2020, risorse pari a complessivi 1,3 miliardi di euro, cui si aggiungono ulteriori stanziamenti previsti per il biennio 2021-2022, per la concessione di contributi sui premi assicurativi, al fine di prevenire le pesanti perdite di reddito da parte delle imprese agricole e zootecniche in caso di calamità naturali. Nonostante gli strumenti e le risorse a disposizione il mercato assicurativo agevolato riguarda circa il 10 per cento della superficie agricola utilizzata (Sau);

   le ragioni della scarsa diffusione delle coperture assicurative sui rischi delle catastrofi in agricoltura risultano fortemente condizionate da due fattori: a) la difficoltà delle compagnie di assicurazione a piazzare tali rischi presso le compagnie di riassicurazione internazionali; b) l'esistenza di importanti distretti produttivi, in particolare nel Centro-Sud, che non fanno ricorso alle assicurazioni agricole agevolate;

   la diffusa mancata copertura assicurativa da rischi da catastrofi nel settore agricolo costringe, di volta in volta, il Governo a periodici stanziamenti di risorse aggiuntive del Fsn per far fronte, in deroga alla normativa vigente, ai danni subiti dalle aziende agricole non assicurate;

   un maggiore coinvolgimento delle aziende agricole nella stipula delle polizze assicurative o nell'impegno in fondi mutualistici rappresenta, pertanto, un obiettivo fondamentale per il Paese, necessario a garantire la capacità dell'intero settore di reagire alle condizioni avverse e a godere in pieno dei benefici previsti dalla normativa vigente;

   nella futura Politica agricola comune 2021-2027 la nuova gestione del rischio prevederà obbligatoriamente la contribuzione da parte degli agricoltori a un Fondo di mutualità nazionale per i rischi catastrofali tramite il primo pilastro della Pac. A questo fondo, per la parte privata, contribuirebbero con un 3 per cento di prelievo degli aiuti tutti gli agricoltori che ricevono sostegni economici tramite il primo pilastro. Si tratta di un circuito virtuoso che potrà spingere gli agricoltori ad assicurarsi abbassando di fatto i premi e rendere più ampia la possibilità per gli agricoltori di affrontare drammi legati ai cambiamenti climatici –:

   quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di incrementare progressivamente in tutto il territorio nazionale la superficie e il numero delle imprese agricole che si avvalgono di polizze assicurative agevolate o di fondi mutualistici a copertura dei rischi da catastrofi in agricoltura;

   se non ritenga necessario, al fine di sostenere il settore agricolo, adottare iniziative per innalzare almeno fino all'80 per cento il contributo pubblico a copertura della spesa sostenuta delle imprese agricole per la stipula di polizze assicurative contro i rischi da calamità naturali e incrementare lo stanziamento di risorse del Fsn, utilizzando anche le risorse della Politica agricola comune (Pac) relative al periodo 2021-2027;

   se non ritenga urgente, per far fronte ai danni alle produzioni agricole dovuti agli eventi meteorologici avversi, adottare iniziative per prevedere in ogni caso un adeguato stanziamento di risorse in favore delle aziende che hanno subìto danni alle produzioni, includendo negli aiuti anche le aziende non assicurate.
(5-06540)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TARANTINO, VIVIANI, MAGGIONI, LIUNI, GASTALDI, BUBISUTTI, GERMANÀ e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Popillia japonica Newman (Coleoptera Rutelidae) è una specie originaria del Giappone, presente anche in altri continenti, quali gli Stati Uniti e l'Europa nella quale ha fatto la sua comparsa prima in Portogallo e poi dal 2014 ha invaso il Nord Italia, infestando fino ad oggi 7.500 chilometri quadrati;

   l'invasione è iniziata dapprima nella zona settentrionale della Valle del Ticino, compresa tra le regioni Lombardia e Piemonte, ma sta progressivamente assumendo dimensioni nazionali, in considerazione della velocità di propagazione del contagio; ogni anno, infatti si stima un avanzamento del fronte di infestazione di diversi chilometri, data la buona capacità di volo dell'insetto, con consistenti danni per l'agricoltura;

   l'insetto incluso nella normativa fitosanitaria europea è definito un organismo da quarantena e dal 2019 la Commissione europea, con il regolamento (UE) 2019/1702, lo ha inserito nella lista degli organismi nocivi prioritari stabilendo che le regioni devono monitorarne la diffusione e gli spostamenti;

   si tratta di un'avversità particolarmente pericolosa e considerata la sua elevata polifagia potrebbe rivelarsi la nuova minaccia alla agricoltura del nostro Paese causando danni inestimabili alle produzioni agricole; la Popillia japonica ha infatti un'alta capacità infestante: può attaccare oltre 300 piante tra erbacee, arbustive ed arboree, spontanee (come alcune essenze forestali) o coltivate (ad esempio alcune pomacee, drupacee, microfrutti, vite), colpendo sia le radici (preferibilmente di graminacee), sia la parte aerea (fiori, foglie e frutti), di cui si nutrono rispettivamente le larve e gli adulti. Le conseguenze sono devastanti con danni nei prati polifiti perenni (prati composti da più specie foraggere coltivate), in termini di perdita di produzione di fieno. Inoltre, alla riduzione della fruttificazione e della qualità della frutta, si aggiunge una defogliazione reiterata sulla stessa pianta, in grado di provocare, a lungo andare, il deperimento della stessa pianta colpita, esponendola a rischi di ulteriori attacchi da parte di altri parassiti;

   il monitoraggio rappresenta un aspetto fondamentale per conoscere la reale diffusione dell'insetto e i suoi comportamenti. Oltre ai controlli visivi, vengono utilizzate apposite trappole con attrattivi specifici nonché misure fitosanitarie obbligatorie; i servizi fitosanitari regionali hanno istituito, secondo le disposizioni del decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 22 gennaio 2018, delle zone delimitate, costituite da una «zona infestata», che comprende tutto il territorio dei comuni in cui la presenza di Popillia japonica è stata confermata, e una «zona cuscinetto» che ha una larghezza di almeno 10 chilometri intorno alla zona infestata;

   sono sempre di più frequenti i casi di elementi patogeni, di insetti provenienti da Paesi tropicali o, comunque, non autoctoni del nostro Paese che danneggiano, in maniera profonda e immediata, le nostre culture di pregio, le nostre foreste e le nostre piante per la persistenza e per l'aggressività che questi hanno; sarebbe necessario, oltre che affrontare il problema contingente allo specifico caso, fare un'attività di vera e propria prevenzione;

   è fondamentale mettere in campo tutte le necessarie iniziative per gestire la diffusione e il contrasto alla Popillia japonica che, stante il potenziale di crescita manifestato, l'estrema adattabilità dell'insetto agli ambienti infestati e l'elevato numero di specie vegetali attaccabili, provoca ormai gravi danni alle produzioni agricole ed alle attività vivaistiche; la sua diffusione inoltre compromette la piccola agricoltura domestica di orti e giardini, problematica largamente percepita dalla popolazione –:

   quali iniziative specifiche intenda assumere, anche prevedendo un adeguato sostegno finanziario per risarcire i danni alle imprese agricole e vivaistiche, per contrastare la Popillia japonica, considerando le conseguenti ripercussioni sulle colture, al fine di contenere la popolazione dell'insetto nelle «zone infestate» e impedire che il batterio si possa ulteriormente propagare anche in altre aree del nostro Paese.
(4-09949)


   VARCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa e lascia attoniti la notizia dell'esclusione dell'ippodromo della Favorita di Palermo dai finanziamenti nazionali;

   proprio qualche mese fa, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali aveva assegnato all'impianto sportivo le prime giornate di corse per il 2021, dopo un lungo stop di oltre tre anni e mezzo per l'interdittiva antimafia emessa dalla prefettura nei confronti della Ires, società che ha gestito l'ippodromo per decenni;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, l'ippodromo ha avuto un ridimensionamento delle giornate di gara e non riceverà i sussidi da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali perché ritenuto inspiegabilmente struttura di nuova apertura, nonostante da quelle piste siano state scritte indimenticabili pagine dell'ippica, come ha ricordato lo stesso presidente della Regione, Nello Musumeci: «una struttura sportiva come l'ippodromo della Favorita non può essere valutata dimenticando che dal 1953 su quell'ovale di sabbia sono state scritte tante bellissime pagine dell'ippica nazionale e internazionale»;

   l'attuale società Sipet, che ha vinto il bando del Comune aggiudicandosi la concessione, ha, peraltro, ereditato una struttura con un carico di criticità non indifferente, aggravate dall'abbandono e dalle razzie compiute durante la chiusura;

   contro la decisione ministeriale è intervenuto anche il sindaco Orlando «L'ippodromo di Palermo è un luogo che appartiene a tutta la cittadinanza e non può rimanere ostaggio di incertezze e di ritardi che ne rallentano il processo di riqualificazione dopo quasi quattro anni di chiusura a seguito di un'interdittiva antimafia»;

   come denunciato da Musumeci, «confondere le vicende societarie con la storia dell'impianto, tra i più rinomati del Mediterraneo escludendo così la struttura dai finanziamenti nazionali, è un grave errore che mortifica gli sforzi fatti sin qui per il suo rilancio», in primis dalla società toscana Ires impegnata nella riqualificazione dell'impianto, e avvilisce le aspettative dei tanti appassionati e dei cittadini palermitani –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo per riconoscere i richiesti finanziamenti pubblici all'ippodromo della Favorita di Palermo, al fine di garantire il rilancio dell'impianto sportivo, affinché torni a splendere e ad essere punto di riferimento per gli amanti dell'ippica e i cittadini.
(4-09954)


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LOSS e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Regolamento (Ue)2021/90 stabilisce, per il 2021, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero. Sono regole che impongono l'adozione di misure di conservazione, tenendo conto delle relazioni del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (Cstep), conformemente agli obiettivi della politica comune della pesca (Pcp). Le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascun stock o ciascun tipo di pesca;

   la nuova disposizione prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore;

   con una nota del 28 luglio 2021 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato alle associazioni di categoria della pesca professionale e all'autorità marittime che «da una verifica dei dati relativi allo sforzo di pesca alla data odierna, è risultato che la quota di sforzo disponibile per le attività di pesca di cui ai segmenti di sforzo EFF1/MED2_TR2 (unità con 12<L.F.T. <=18 metri) e EFF1/MED2_TR3 (unità con <18 L.F.T. <=24 metri) che effettuano la pesca dei gamberi di profondità ARA e ARS nelle GSA 9,10, e 11 è stata già utilizzata per oltre l'80 per cento in entrambi i segmenti»;

   a seguito del raggiungimento di questo livello e al fine di tutelare la risorsa ittica e non incorrere in violazioni che possano comportare il superare della quota totale nazionale, il Ministero comunica, altresì, che è in corso la predisposizione di un provvedimento che comporterà la chiusura delle suddette attività;

   a seguito di questa chiusura alle imbarcazioni che effettuano tale tipo di attività non sarà più consentito effettuare l'attività di pesca, nelle Gsa indicate, né procedere alle conseguenti operazioni di sbarco e commercializzazione;

   già con una nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 14 giugno 2021 veniva comunicato che a partire dalla mezzanotte dello stesso 14 giugno, per le attività di pesca delle unità con L.F.T. superiore a 24 metri, si sarebbe proceduto alla chiusura immediata delle suddette attività di pesca nelle Gsa 9,10 e 11;

   negli anni, in conseguenza dei regolamenti dell'Unione europea, la pesca ha dovuto subire una progressiva riduzione dello sforzo di pesca, in particolare per le risorse demersali ed i piccoli pelagici, che inevitabilmente renderanno ancora più pesante e difficile la sostenibilità della redditività delle imprese di pesca e porteranno all'estinzione delle imprese ittiche italiane e alla scomparsa della professione di pescatore;

   inoltre, per giornata s'intende il periodo di 24 ore (dalle 0:00 alle 24:00) che, però, non corrisponde alla prassi di pesca di molti pescatori, mentre il regolamento dell'Unione europea fa corrispondere lo sforzo di pesca alla giornata di pesca; è fondamentale rivedere questo sistema di calcolo –:

   quali siano i dati, allo stato attuale, che hanno fatto raggiungere la quota dell'80 per cento che ha portato all'emanazione della suddetta nota del 28 luglio 2021;

   quali iniziative intenda adottare, nelle opportune sedi europee, per evitare che le imbarcazioni che operano nelle GSA 9,10, e 11 subiscano ulteriori sospensioni dell'attività di pesca nonché per ribadire la situazione in cui versano le marinerie italiane, in quanto riduzioni costanti dello sforzo di pesca possono essere insostenibili per la redditività delle singole imprese;

   se intenda adottare iniziative nelle opportune sedi europee per rivedere il calcolo delle giornate di pesca al fine di limitare lo sforzo di pesca.
(4-09963)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CECCANTI, SIANI, CIAMPI e PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Centro studi sulla libertà di religione credo e coscienza (Lirec) segnala che alcune categorie di persone sarebbero ancora escluse dalle prenotazioni per la vaccinazione anti COVID-19. In particolare, si tratterebbe di cittadini comunitari in condizione di irregolarità amministrativa, di richiedenti asilo che ancora non hanno potuto accedere al servizio pubblico, di soggetti apolidi, nonché di soggetti socialmente fragili, di senza dimora, di coloro che vivono in insediamenti informali o comunque di chi non ha un medico di base o ha difficoltà di accesso al servizio sanitario nazionale. A queste categorie si aggiungono le persone che hanno intrapreso il procedimento di regolarizzazione, tra cui caregiver di persone fragili, che, nonostante la circolare del Ministero della salute del 14 luglio 2020 chiarisca senza ombra di dubbio il loro diritto/dovere di iscrizione al servizio sanitario nazionale, non riescono di fatto ad iscriversi e dunque ad accedere alla registrazione telematica per il vaccino, poiché il codice fiscale provvisorio rilasciato dall'Inps, non essendo alfanumerico, non viene riconosciuto dal sistema informatico;

   in particolare, il Lirec segnala la sua preoccupazione per l'ordinanza n. 7/2021 del commissario straordinario per l'emergenza COVID-19, che all'articolo 1 fornisce disposizioni riguardo alla «Somministrazione dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da Sars-CoV-2 a individui non iscritti al servizio sanitario nazionale», e, nell'elencare le categorie di soggetti non iscritti al servizio sanitario nazionale ammessi alla somministrazione del vaccino anti Sars-CoV-2, non fa riferimento ad alcuna delle categorie sopra menzionate;

   ciò rappresenta un pericolo non solo per le categorie escluse ma anche per la comunità nel suo complesso ai fini di una lotta efficace contro la diffusione della pandemia –:

   se i fatti riportati in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative intenda adottare, anche con il diretto coinvolgimento delle comunità di immigrati e di mediatori culturali, per superare tali difficoltà e consentire effettivamente la vaccinazione a tutti coloro che si trovano sul territorio nazionale, pur non avendo documenti quali tessera sanitaria, documento di identità o codice fiscale, anche valutando l'opportunità di adottare iniziative normative che possano consentire, ai portali telematici in uso nelle diverse regioni, la prenotazione telematica per tali soggetti, al fine di evitare che farragini burocratiche vanifichino la necessità di dare urgente risposta a un'istanza di salute pubblica globale e comunitaria.
(5-06542)


   VERSACE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il tumore al seno è, a livello mondiale, la principale causa di morte per cancro della popolazione femminile;

   in Italia, nel 2020, si sono registrati oltre 53.000 casi di tumore al seno;

   al fine di contrastare tale patologia, il Parlamento europeo nel 2003 e nel 2006 ha emanato due risoluzioni che impegnano ogni Stato membro ad assicurare entro il 2016 la costituzione di centri multidisciplinari di senologia specializzati allo scopo di trattare specificamente tale malattia per incrementare la sopravvivenza e la qualità della vita delle donne europee;

   la Conferenza Stato-regioni, tramite l'intesa n. 185/CSR del 18 dicembre 2014 ha approvato le «Linee di indirizzo sulle modalità organizzative e assistenziali della rete dei Centri di senologia»;

   sul tema è successivamente intervenuto il decreto del Ministro della salute del 2 aprile 2015, n. 70, prevedendo di «sollecitare specifici percorsi di integrazione terapeutici assistenziali quali ad esempio quelli relativi alla presa in carico multidisciplinare delle pazienti affette da neoplasia mammaria attraverso le unità mammarie interdisciplinari (Breast Unit)»;

   la richiamata intesa, al fine di coordinare e monitorare i centri di senologia, ha previsto, al punto 2, l'istituzione di un Tavolo di coordinamento presso il Ministero della salute, con la partecipazione di esperti dello stesso Ministero, dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) e delle regioni e delle province autonome di Trento e Bolzano;

   tuttavia, ad oggi, il Tavolo di coordinamento nazionale non ha esercitato compiutamente le proprie funzioni, visto che, nonostante gli impegni presi anche dalle regioni, si continuano a rilevare difformità territoriali e regionali nell'attuazione delle Breast Unit;

   un'azione di monitoraggio effettiva da parte del Tavolo di coordinamento è richiesta a gran voce dalle associazioni impegnate su queste tematiche, in particolare da «Europa Donna Italia», movimento a tutela del diritto alla prevenzione e cura del tumore al seno;

   come evidenziato dai risultati di uno studio pubblicato nel 2012 dal British Medical Journal, l'introduzione di team multidisciplinari aumenta la sopravvivenza del 18 per cento a cinque anni dalla diagnosi e le donne in trattamento presso le Breast Unit, rispetto a quelle che si rivolgono a strutture non specializzate, hanno anche una migliore qualità di vita –:

   quale sia l'effettivo stato di attuazione e diffusione delle Breast Unit sul territorio italiano e quale sia lo stato dell'arte circa l'operatività e le attività di competenza del Tavolo di coordinamento dei Centri di senologia e di ogni altro presidio di monitoraggio.
(5-06545)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già in precedenti interrogazioni, nn. 4-06864, 4-08451 e 4-08094, l'interrogante ha posto la questione del fenomeno dell'Ade, ovvero il potenziamento da anticorpo-dipendente;

   lo studio «La potenziale minaccia della sindrome infiammatoria multisistemica nei bambini durante la pandemia di COVID-19» del gennaio 2021, e lo studio «Fenotipo, suscettibilità, autoimmunità e immunoterapia tra la malattia di Kawasaki e la sindrome infiammatoria multisistemica associata alla malattia di coronavirus-19 nei bambini» del 26 febbraio 2021, hanno preso in esame il potenziale ruolo del potenziamento anticorpo-dipendente (ADE) come spiegazione per la progressione verso una grave malattia, per cui gli anticorpi specifici Sars-Cov-2 possono promuovere la patologia;

   lo studio «Due diversi rischi di potenziamento dipendente dall'anticorpo (ADE) per gli anticipi Sars-CoV-2» del 24 febbraio 2021, ha osservato che il potenziamento anticorpo-dipendente (Ade) può essere coinvolto nell'osservazione clinica di una maggiore gravità dei sintomi associati a livelli precoci di anticorpi Sars-CoV-2 nei pazienti e che il rischio è indipendente dalla tecnologia del vaccino o dalla strategia di targeting selezionata a causa delle previste infezioni delle cellule immunitarie fagocitarie dopo l'assorbimento dell'anticorpo. Lo studio conclude affermando che «i dati passati su più tentativi di vaccini Sars-CoV-1 e Mers-CoV sono falliti a causa dell'ADE in modelli animali» ed «è ragionevole ipotizzare un rischio di ADE simile per gli anticorpi e i vaccini Sars-CoV-2»;

   lo studio «L'impatto delle campagne di vaccinazione COVID-19 che rappresentano il potenziamento dipendente dagli anticorpi anti» del 22 aprile 2021, ha sottolineato che l'Ade è stato osservato anche in Sars-CoV e Mers-CoV sia in vitro che in vivo e nella Sars-CoV-2, si verifica molto probabilmente tramite una maggiore attivazione immunitaria. Qui, gli anticorpi subottimali formano complessi immunitari con il virus che si depositano nei tessuti delle vie aeree e attivano le citochine e le vie del complemento. Con questo meccanismo, i vaccini potrebbero potenzialmente provocare sintomi più gravi in caso di infezione da Sars-CoV-2. Tra gli individui suscettibili ci sono anche i già vaccinati, ma con l'esito della vaccinazione ancora in attesa, quelli parzialmente immunizzati o che la vaccinazione non è riuscita a immunizzare completamente. L'insorgenza di Ade e l'efficacia del vaccino non sono indipendenti, vale a dire, l'Ade si verifica solo se il vaccino non riesce a immunizzare correttamente ovvero l'efficienza è bassa. L'interrogante ha già preso in esame la reale bassa efficacia dei vaccini con l'interrogazione n. 4-09365;

   la malattia potenziata associata al vaccino (Vaed) può insorgere quando sono presenti più sierotipi di virus circolarizzati, o quando il virus utilizza anticorpi per il trofismo espanso della cellula ospite delle cellule immunitarie fagocitiche. L'interrogante ha posto la questione delle varianti correlate alle vaccinazioni, con l'interrogazione n. 4-09910;

   la stessa AstraZeneca nel «Piano di gestione del rischio» del suo vaccino ha evidenziato preoccupazione teorica del rischio di Vaed/Vaerd e che non c'è modo di prevederli;

   dai reclutamenti dei trial clinici del vaccino risultano esclusi coloro che avevano o anamnesi di COVID-19 o conferma di positività;

   il Ministero della salute ha emanato la circolare 32884-21/07/2021 nella quale si considera possibile la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti-Sars-CoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da Sars-CoV-2;

   lo studio «La protezione della precedente infezione da Sars-CoV-2 è simile a quella della protezione del vaccino BNT162b2: un'esperienza nazionale di tre mesi da Israele» ha dimostrato come l'immunità naturale acquisita sia equiparabile a quella vaccinale –:

   se il Ministro interrogato non intenda ritirare la suddetta circolare in ragione delle considerazioni di cui in premessa e proteggere da eventuali rischi da Ade le persone guarite naturalmente.
(4-09951)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Journal of Medical – Clinical Research & Reviews è una rivista internazionale, ad accesso aperto, che dà particolare importanza alla pubblicazione di ricerche e recensioni nei campi della ricerca medica generale e scientifica e della pratica clinica. Pubblica anche preziosi studi in malattie infettive e sostiene fortemente l'iniziativa Open Access. Gli articoli pubblicati sono disponibili gratuitamente per tutti subito dopo la pubblicazione;

   l'8 febbraio 2021, è stato pubblicato sulla rivista Journal of Medical – Clinical Research & Reviews, Issn: 2639-9458, lo studio dal titolo «Vaccini a base di RNA COVID-19 e rischio di malattie da prioni»;

   nello studio si prendono in considerazione gli attuali vaccini Sars-CoV-2 a base di RNA approvati in fase emergenziale. Nello specifico in questo documento il vaccino Pfizer Covid-19 è stato valutato per il potenziale di indurre la malattia da prioni nei soggetti vaccinati. Secondo l'autore la sequenza dell'RNA del vaccino e l'interazione del bersaglio della proteina Spike hanno il potenziale di convertire le proteine leganti l'RNA intracellulare TAR DNA binding protein (TDP-43) e Fused in Sarcoma (FUS) nelle loro conformazioni patologiche del prione. I risultati indicano che l'RNA del vaccino ha sequenze specifiche che possono indurre TDP-43 e FUS a ripiegarsi nelle loro conferme patologiche di prioni. Nell'analisi sono state identificate un totale di sedici ripetizioni in tandem UG (ΨGΨG) e sono state identificate ulteriori sequenze ricche di UG (ΨG). Sono state trovate due sequenze GGΨA. Sempre secondo l'autore la proteina Spike, creata dalla traduzione dell'RNA del vaccino, lega l'enzima di conversione dell'angiotensina 2 (ACE2), un enzima contenente zinco. Questa interazione ha il potenziale per aumentare lo zinco intracellulare. È stato dimostrato che gli ioni di zinco causano la trasformazione di TDP-43 nella sua configurazione patologica del prione. È noto che il ripiegamento di TDP-43 e FUS nelle loro conferme patologiche di prioni causa Sla, degenerazione lombare temporale anteriore, morbo di Alzheimer e altre malattie degenerative neurologiche;

   il 18 luglio 2021, è stato pubblicato sulla rivista Journal of Medical – Clinical Research & Reviews, Issn: 2639-944X, lo studio dal titolo «Malattia di Parkinson associata al vaccino COVID-19, un segnale di malattia da prioni nel database degli eventi avversi del cartellino giallo del Regno Unito»;

   nello studio si analizza il database Yellow Card del Regno Unito delle segnalazioni di eventi avversi del vaccino Covid-19 alla ricerca di segnali coerenti con un'epidemia in corso di malattia da prioni indotta dal vaccino Covid-19. I tassi di reazioni avverse del vaccino di AstraZeneca sono stati confrontati con i tassi di eventi avversi dei vaccini Covid-19 di Pfizer. L'analisi ha mostrato un aumento altamente statisticamente significativo e clinicamente rilevante (2,6 volte) della malattia di Parkinson, una malattia da prioni, nelle segnalazioni di reazioni avverse di AstraZeneca rispetto alle segnalazioni di reazioni avverse del vaccino Pfizer (p= 0,000024);

   la scoperta di febbraio e le conferme di giugno 2021, nonché i potenziali rischi aggiuntivi, portano l'autore a ritenere che l'approvazione normativa dei vaccini a base di RNA per Sars-CoV-2 fosse prematura e che il vaccino possa causare molti più danni che benefici. L'autore suggerisce che l'uso diffuso dovrebbe essere interrotto fino al completamento degli studi di sicurezza a lungo termine che valutano la tossicità da prioni;

   l'interrogante ha più volte preso in esame le criticità legate ai vaccini di Pfizer e AstraZeneca in più atti di sindacato ispettivo che qui si richiamano: nn. 4-07842, 4-07990, 4-08055, 4-08162, 4-08670, 4-06461, 4-06462, 4-06864, 4-08368, 4-08451 e 4-08626 –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per sospendere la vaccinazione di massa in attesa di nuove e ulteriori indagini sulle conseguenze da malattie prioniche e vaccini Covid-19.
(4-09952)


   DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 luglio 2021 la Residenza socio assistenziale per anziani non autosufficienti (Rass1) «San Giuseppe» di Tursi (MT) ha inviato alle famiglie degli ospiti della struttura una lettera con cui si comunicava che a partire dal 1° ottobre 2021 la retta giornaliera di ricovero sarebbe stata adeguata alla cifra di 100 euro al giorno, a causa degli elevati costi di gestione e che, in caso di non adesione a tale richiesta, l'ospite sarebbe stato dimesso dalla struttura;

   in particolare, l'amministratore della Rass1 «San Giuseppe» ha evidenziato la necessità di aumentare le rette sia a causa della crisi dovuta dalla pandemia da COVID-19, che ha ridotto il numero degli ospiti attraverso il blocco di nuovi ingressi, ha incrementato le spese per le sanificazioni, per l'adozione di nuovi dispositivi di protezione e per l'adeguamento dei locali, sia per il fatto che le rette sanitarie non sono state ancora adeguate, così come previsto dall'articolo 13 della legge regionale n. 41 del 2020;

   inoltre, nella lettera si specifica come, a tutt'oggi, manchi ancora una definizione del riparto degli oneri tra sanità e sociale, una chiara definizione della quota a carico degli utenti e un sistema di priorità di accesso in base alla valutazione multidimensionale pubblica del bisogno che coinvolga anche i comuni nell'integrazione della retta di ricovero, così come stabilito dall'articolo 6, comma 4, della legge n. 328 del 2000, nonché a causa del basso valore delle rette giornaliere attuali di ricovero rispetto all'aumentato costo della vita, nonché per la necessità di rispettare i requisiti strutturali ed organizzativi previsti dalla vigente Dgr Basilicata n. 194 del 2017; con ciò è specificato che diventa difficile per la struttura proteggere gli ospiti, aiutare le loro famiglie e nel contempo salvaguardare i posti di lavoro;

   al di là del caso specifico della Residenza socio assistenziale per anziani non autosufficienti (Rass1) «San Giuseppe» di Tursi di Matera, la situazione d'emergenza è pressoché la stessa in tutta la Basilicata e, verosimilmente si tratta di un fenomeno che riguarda altre aree del Paese, e vede coinvolta in prima linea l'associazione regionale strutture socio assistenziali della Basilicata (Arssab) la quale, in data 11 giugno 2021, tramite lettera, a nome e per conto delle Case di riposo, residenze socio assistenziali per anziani e residenze socio assistenziali per anziani non autosufficienti presenti sul territorio lucano comunicava che, entro 30 giorni, avrebbe provveduto a chiedere un adeguamento della retta giornaliera di ricovero direttamente ai 1.250 anziani ospiti delle stesse strutture (60 euro pro die per gli anziani ospiti delle case di cura, 80 euro per gli anziani nelle residenze socio assistenziali per anziani e 100 euro per quelli ospitati nelle residenze socio assistenziali per anziani non autosufficienti) con dimissioni, previo preavviso, dell'ospite se la richiesta non fosse stata accettata;

   le questioni economico-burocratiche tra la regione Basilicata e l'Arssab non devono ricadere sugli ospiti delle strutture e sui loro familiari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative urgenti, di competenza, intenda adottare al fine di garantire il rispetto dei livelli essenziali di assistenza nell'erogazione delle prestazioni residenziali e semiresidenziali per gli ospiti delle strutture socio-assistenziali per anziani non autosufficienti come quella di cui in premessa, evitando l'innalzamento dei costi, con tutte le conseguenze che ne possono derivare per gli ospiti delle strutture in questione e per le loro famiglie.
(4-09956)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il sottosegretario Pierpaolo Sileri, fino alla sua elezione senatore, avvenuta nel marzo 2018, prestava servizio come medico presso il Policlinico di Tor Vergata;

   avvalendosi delle prerogative che gli sono riconosciute dalla legge, il dottor Sileri si è quindi messo in aspettativa, subito dopo la sua elezione;

   la sera dell'11 maggio 2021 la testata televisiva «Le iene» ha mandato in onda un servizio nel quale, riprendendo e sviluppando alcune interrogazioni presentate in regione Lazio dal consigliere di fratelli d'Italia Antonello Aurigemma, sono state messe in evidenza alcune circostanze che, ove fossero confermate, denuncerebbero una clamorosa violazione dei doveri contrattuali da parte del dottor Sileri;

   in particolare secondo gli autori dell'inchiesta, il dottor Sileri avrebbe svolto dal marzo 2018 al gennaio 2019 delle prestazioni a pagamento presso la clinica privata romana convenzionata, Nuova Villa Claudia, in via Flaminia 280, prima e dopo essere entrato in aspettativa non retribuita;

   questa attività sarebbe addirittura stata pubblicizzata dallo stesso Sileri nel corso di una trasmissione radiofonica di un'emittente locale, Radio Sei, la cui registrazione è stata mandata in onda dagli autori del servizio;

   rispondendo ad alcune interrogazioni, nel 2019, l'assessore alla sanità della regione Lazio, Alessio d'Amato, aveva sostenuto che in effetti il dottor Sileri avrebbe svolto solo attività di docenza e di didattica presso Nuova Villa Claudia, previste da un protocollo sottoscritto dalla clinica privata con il Policlinico di Tor Vergata, senza quindi violare il divieto contrattuale che impedisce ad un medico dipendente da un'azienda sanitaria pubblica di svolgere prestazioni a pagamento presso una struttura privata concorrente;

   sulla base del servigio delle Iene, che, al contrario, sembra aver evidenziato, con tanto di prezzario, che il dottor Sileri avrebbe prima e dopo la sua elezione svolto attività libero professionali a pagamento presso quella struttura, l'assessore Alessio D'Amato ha annunciato di aver aperto un'indagine amministrativa volta ad accertare cosa sia realmente accaduto;

   in risposta a un'interrogazione depositata in data 14 maggio 2021 dal consigliere Aurigemma, la direzione salute e integrazione sociosanitaria della regione Lazio ha concluso che «Trattandosi, pertanto, di attività non svolta presso l'amministrazione di appartenenza per il mantenimento delle competenze, né (di insegnamento e tutoraggio) a titolo gratuito, come prescritto dall'articolo 1, comma 130, legge 662 del 1996, la presente verrà trasmessa all'Ordine dei Medici di Roma, all'Università Tor Vergata per quanto di competenza ratione temporis» –:

   se non si intenda, con la dovuta tempestività, adottare le iniziative di competenza volte a valutare l'opportunità della permanenza in carica del Sottosegretario Pierpaolo Sileri, anche in considerazione dei comportamenti che gli sono attribuiti dalle inchieste giornalistiche richiamate, che sembrerebbero sostanzialmente confermati dall'iniziativa della competente direzione della regione Lazio riportata in premessa.
(4-09961)


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   buona parte della rete sanitaria sarda si trova da troppo tempo in gravissima difficoltà con il reclutamento di personale anestesista;

   la struttura di Olbia, ad oggi dotata solo di 3 rianimatori e 4 anestesisti, rischia la chiusura totale dei servizi, ed è costretta, ogni volta che si presenta un'emergenza, a dirottare altrove i pazienti chiamati a subire interventi chirurgici;

   l'ospedale di Nuoro, il cui fabbisogno totale sarebbe di circa 40 anestesisti, presenta attualmente circa 30 professionisti tra anestesisti e rianimatori, i quali svolgono ogni prestazione con grande sacrificio, che diviene ancor più gravoso nei mesi in cui la diffusione del COVID-19 è maggiore, e durante la stagione estiva, quando si registra la presenza di migliaia di turisti in tutta la provincia;

   il presidio di Tempio Pausania, presso cui operano 4 anestesisti, si vede costretto a svolgere gli interventi di urgenza solo grazie all'aiuto del personale della struttura di Nuoro; le carenze di organico ad Oristano – che conta solo su 14 anestesisti – hanno provocato lunghe liste di attesa relative a interventi programmati su pazienti con gravi patologie, tra cui quelle oncologiche, e la compromissione dei servizi di due strutture; quella di Bosa, in zona disagiata, presso la quale il servizio di pronto soccorso può contare solo su un'unità, e quella di Ghilarza, totalmente sprovvista, dove è compromesso anche il servizio di primo intervento;

   a Sorgono la chirurgia non è attualmente in servizio a causa dell'assenza totale di anestesisti, e presso il pronto soccorso è soltanto attivo il servizio di pronto intervento, mentre il presidio di Isili, è ancora in attesa del ripristino dei servizi essenziali di assistenza;

   l'ospedale di Muravera, che serve in estate un bacino di utenza di oltre un milione e trecentomila turisti, può contare soltanto su un anestesista, operativo nella fascia oraria diurna, e di un secondo operatore, attivo soltanto nella fascia notturna del lunedì e nella giornata di martedì, senza alcuna copertura notturna su reparti quali la radiologia e senza alcuna figura presso il reparto di chirurgia;

   inoltre, a seguito dell'assenza di personale anestesista, in molte aree del territorio sardo – ad esempio a Siniscola – si stanno interrompendo le terapie antiblastiche e infusionali oncologiche;

   l'ospedale di Sassari dispone attualmente di ben 94 unità, un numero abnorme rispetto al reale fabbisogno della struttura, anche a seguito della recente selezione unificata di altri 16 medici anestesisti, indetta dall'Azienda ospedaliero-universitaria, laureati in medicina e chirurgia e specializzandi negli ultimi due anni presso la scuola in anestesia e rianimazione: di questi 16, soltanto 2 sono destinati a Olbia, 2 a Nuoro, nessuno a Oristano, a fronte dei 10 che opereranno a Sassari;

  oltre a ciò, i laureati assegnati a Sassari sono tutti specializzandi all'ultimo anno, prossimi alla specializzazione, mentre agli ospedali periferici sono stati destinati specializzandi al quarto anno, che dovranno completare il training per lavorare in sicurezza, dunque non operativi al 100 per cento;

  le strutture di Cagliari, come l'ospedale di Brotzu, vantano la ragguardevole quantità di circa 100 medici anestesisti;

  risulta palese la concentrazione di specialisti nei territori di Sassari e Cagliari, ed evidente lo squilibrio relativo alla quantità di personale medico a danno degli altri presìdi sardi, anomalia che contrasta con i princìpi di buon andamento e di ragionevolezza ai sensi dell'articolo 97 della Costituzione –:

  quali iniziative, per quanto di competenza e di intesa con Regione Sardegna, intenda assumere il Ministro interrogato, al fine di assicurare la piena operatività di tutti i presìdi citati, attraverso un'adeguata e omogenea distribuzione dei medici anestesisti su tutto il territorio sardo, sulla base dei relativi fabbisogni dei singoli ospedali e distretti, rivalutando il personale con criteri standard e uniformando la valutazione delle attività svolte, quali ad esempio il servizio di pronto soccorso, di ambulatorio, di diagnostica, di chirurgia.
(4-09962)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI, PENNA e NAPPI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77 sono contenute numerose novelle al decreto legislativo n. 152 del 2006 in materia di gestione dei rifiuti;

   all'articolo 35 viene affrontato il tema dei rifiuti trasformati in combustibili solidi secondari (Css) consentendo con autorizzazioni semplificate a impianti autorizzati al recupero dei rifiuti (R1) e a impianti di combustione a ciclo combinato di combustibili fossili di intraprendere la combustione di Css;

   secondo il catasto nazionale rifiuti, gli impianti autorizzati R1 sono 441, di cui 117 non bruciano Css oggi; gli impianti a ciclo combinato sono 55: in Italia 172 impianti potrebbero iniziare a bruciare rifiuti con autorizzazione semplificata, cioè senza prescrizioni e controllo dell'adempimento alle stesse, senza valutare per esempio gli aspetti legati alla qualità dell'aria del territorio (aspetto preso in considerazione in fase di autorizzazione costruttiva e quindi si potrebbe configurare un vizio procedurale), senza valutare aspetti gestionali come per esempio la percentuale di raccolta differenziata (RD) o di riciclo, rischiando di rallentare il processo virtuoso in Italia: dal 2017 al 2019 in Italia la raccolta differenziata è passata dal 55 al 61 per cento, l'incenerimento di rifiuti è passato da 9,9 milioni di tonnellate (rifiuti urbani e speciali) a 9,45 secondo i report Ispra dal 2017 al 2019, il numero degli impianti che bruciano rifiuti in Italia è sceso dell'11 per cento in 2 anni (da 437 a 385), anche in conseguenza dello stop agli incentivi alla produzione energetica da fine 2018;

   rimane come clausola di salvaguardia la possibilità per l'autorità competente di bloccare la richiesta di autorizzazione semplificata, avviando il percorso dell'autorizzazione ordinaria;

   la capacità residua dei 350 inceneritori e coinceneritori esistenti è di circa 5 milioni di tonnellate nel 2020, secondo i dati Ispra; 450 mila tonnellate per i soli cementifici (secondo i dati di settore) che potrebbero già bruciare in più questa quota di Css. Con il percorso verso la tariffa puntuale (si è ottenuta riduzione del 10 per cento della raccolta utenze domestiche (Rur) dove è stata già applicata) e con i livelli minimi tecnici e contrattuali di gestione ambientale appena impostati da Arera e al piano nazionale di gestione rifiuti che potrà, per esempio, dividere l'Italia nelle 5 circoscrizioni elettorali europee e chiudere il ciclo dei rifiuti all'interno di un'area, con decreti ministeriali Eow apparentemente non c'è necessità di costruire nuovi impianti complessi, senza far viaggiare i rifiuti per 1 miliardo e 200 milioni di tonnellate di rifiuti lungo lo stivale come/avviene oggi secondo Ecocerved;

   nel noto articolo di Genon G. e altri «Perspectives and limits for cement kilns as a destination for RDF. Waste Manag» (2008) si legge come il fattore di trasferimento del Mercurio (Hg) da Css a emissioni gassose è pari al 5 per cento quando questo viene utilizzato negli inceneritori, mentre è del 49 per cento nel caso di utilizzo nei cementifici;

   fattori di trasferimento maggiori per i cementifici sono anche evidenti nel caso del cadmio (emissioni percentuali 3,7 volte maggiori nel caso dei cementifici) e del piombo (fattore di trasferimento percentuale 203 volte maggiore nei cementifici). Gli NOx aumentano di 4-6 volte rispetto a un «normale» inceneritore, aumentano anche le diossine, anche per il cloro ammesso nelle emissioni –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza per limitare le autorizzazioni semplificate alla combustione dei rifiuti in base alla qualità dell'aria di un territorio o a procedure d'infrazione ambientali in atto, all'esistenza di dati epidemiologici preoccupanti o alla scarsa percentuale di raccolta differenziata, temporalmente alla presenza di «emergenza rifiuti»;

   se intenda adottare iniziative per costituire uno specifico servizio di supporto per le autorità competenti che dovranno valutare le richieste di autorizzazione semplificata alla combustione di Css e per valutare eventuali situazioni di degrado ambientale e sanitario possibilmente legate a tali autorizzazioni.
(5-06547)


   MURONI. CECCONI, FIORAMONTI, FUSACCHIA e LOMBARDO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il documento «Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee» – redatto ai sensi della legge 11 febbraio 2019 n. 12 – Valutazione ambientale strategica, Allegati e appendice alla proposta di Piano, messo in consultazione pubblica dal Ministero della transizione ecologica, il 16 luglio 2021 a pagina 29, riporta testualmente quanto segue: «Dal 2 luglio 2020 è disponibile sul sito web della ex DGS-UNMIG lo studio effettuato dalla start-up SEALINE che ha portato all'ideazione di un hub di ricerca per la sperimentazione di un sistema integrato di produzione di energia basato sul riutilizzo di una piattaforma offshore in dismissione nel mar Adriatico (...). In particolare, il lavoro ha impostato lo studio di fattibilità tecnico-economica della riconversione della piattaforma Azalea A, in dismissione nel Mar Adriatico, di un laboratorio di ricerca con lo scopo di testare l'integrazione di sistemi di produzione di energia da fonti rinnovabili, la conversione in idrogeno e lo stoccaggio nelle sealines connesse alla piattaforma»;

   mentre il «Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee — redatto ai sensi dell'articolo 11-ter del decreto-legge n. 135 del 2018, convertito dalla legge 11 febbraio 2019 n. 72 – Valutazione ambientale strategica. Proposta di Piano», da pagina 111 a 113 riporta testualmente quanto segue: «2.1.6. Il possibile riutilizzo delle infrastrutture minerarie. Un giacimento di idrocarburi, raggiunta la fine vita di tutti o alcuni livelli, e/o parte delle infrastrutture realizzate per la relativa produzione, può essere convertito ad altro uso. Nel caso di gas naturale, fin dagli anni 70, verificate le condizioni tecnico-economiche, alcuni giacimenti esauriti in terraferma sono stati utilizzati come siti di stoccaggio di gas naturale (in Italia sono in operazione e produttive circa una decina di concessioni di stoccaggio). Altri possibili utilizzi, qualora sussistano i caratteri entalpici che ne giustifichino l'economicità, sono la produzione di energia geotermica o i sistemi di teleriscaldamento basati sulla geotermia. Altresì, negli ultimi anni, sono in sperimentazione, sistemi di stoccaggio in sotterraneo di CO2 o di idrogeno (..) Sempre nella Componente 2, particolare rilievo è dato alle filiere produttive. L'obiettivo è quello di sviluppare una leadership internazionale industriale e di conoscenza nelle principali filiere della transizione, promuovendo lo sviluppo in Italia di supply chain competitive nei settori a maggior crescita, che consentano di ridurre la dipendenza da importazioni di tecnologie e rafforzando la ricerca e lo sviluppo nelle aree più innovative (fotovoltaico, idrolizzatori, batterie per il settore dei trasporti e per il settore elettrico, mezzi di trasporto). In particolare, nell'ambito della componente 2 (C.2.3. PNRR) sono previste specifiche misure ed interventi di incentivazione per promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell'idrogeno incluso anche lo stoccaggio, utilizzando per la produzione aree/siti industriali dismessi, tra cui è possibile considerare i siti delle ex concessioni di coltivazione di idrocarburi a fine vita in dismissione...»;

   dalla lettura di questi passaggi potrebbe sembrare che secondo il Ministero della transizione ecologica l'impianto di stoccaggio di CO2 di Eni, da realizzarsi presumibilmente sulla piattaforma Azalea A, potrebbe anche essere finanziato con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e in particolare, nell'ambito della componente 2 –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare quanto riportato in premessa ossia che il Ministro della transizione ecologica sembrerebbe essere orientato verso un tipo di soluzione che secondo gli interroganti non dà garanzie di fattibilità tecnica di lungo periodo, oltre che di fattibilità economica e non è nemmeno in linea con gli interventi necessari per fermare la crisi climatica, che ha invece come priorità la produzione di energia pulita e non di investire in grandi quantità di energia nel confinamento della CO2 senza intervenire efficacemente sulla riconversione del settore Oil&Gas e la tutela dei posti di lavoro.
(5-06548)


   FRAILIS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge quadro sulle Aree Protette n. 394 del 1991, con decreto del Presidente della Repubblica del 3 ottobre 2002, e stato istituito il «Parco nazionale dell'Asinara» ed è stata individuata l'«Area Marina Protetta» denominata «isola dell'Asinara» con decreto ministeriale 13 agosto 2002;

   al centro del sistema organizzativo della legge n. 394 del 1991 (legge quadro sulle aree protette), viene individuata una specifica autorità di governo, che ha il compito di perseguire i fini stabiliti dalla legge e garantire la tutela integrale del patrimonio naturale presente nel territorio dell'area protetta. Questa autorità è l'Ente Parco, che ha personalità di diritto pubblico, sede legale e amministrativa nel territorio del parco ed è sottoposto alla vigilanza del Ministro della transizione ecologica;

   con delibera della giunta regionale n. 13/10 del 30 marzo 2010 è stato approvato il «Piano del Parco Nazionale dell'Asinara» che ha come obiettivo la tutela dei valori ambientali e naturali, rappresenta un quadro di riferimento per l'orientamento, la gestione delle azioni dei soggetti e degli enti che operano sul territorio del parco;

   ad oggi, sono stati raggiunti molti obiettivi legati alla salvaguardia del parco e dell'area marina protetta, anche attraverso la promozione di attività di ricerca scientifica e di educazione ambientale;

   risultano, invece, totalmente disattesi quelli rivolti ad una valorizzazione sostenibile del patrimonio immobiliare esistente e delle infrastrutture pubbliche legate alla viabilità e all'accesso all'isola, il cui mantenimento, fino ad oggi, a quanto consta all'interrogante, sarebbe stato curato dall'Ente Parco, in maniera autonoma, nonostante non siano materie di propria competenza;

   la regione Sardegna risulterebbe proprietaria di oltre il 90 per cento del patrimonio pubblico edilizio interno al parco, e, in tal senso, anche responsabile diretto delle condizioni di sviluppo necessarie a valorizzarne il corretto utilizzo;

   dal 29 febbraio 2020 è cessato l'incarico del vecchio consiglio direttivo i cui membri, per metà, ai sensi dell'articolo 25 dello statuto, devono essere indicati dalla comunità del parco;

   l'assenza di un consiglio direttivo regolarmente costituito in tutte le sue componenti non consente lo svolgimento di ogni necessario adempimento organizzativo, ivi compreso quello della nomina della giunta esecutiva che, ai sensi dell'articolo 18 dello statuto, viene eletta anche nell'ambito dei consiglieri in carica;

   questa situazione di stallo degli organi direttivi incide negativamente nell'attività di indirizzo e programmazione necessaria al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del piano del parco;

   inoltre, non risulta sottoscritto il Protocollo d'intesa tra la regione, il Parco nazionale dell'Asinara, la provincia di Sassari e il comune di Porto Torres, soggetti cui è affidato il coordinamento politico-amministrativo degli interventi di valorizzazione del potenziale ambientale, turistico ed agricolo dell'isola, così come previsto anche dalla deliberazione n. 6/62 del 5 febbraio 2019 regione Sarda;

   il Parco dell'Asinara rappresenta un'importante realtà, significativa sul piano dello sviluppo eco-sostenibile non solo della città di Porto Torres, ma anche per tutti i comuni che si affacciano sul Golfo e per l'intero Nord-Sardegna; per queste ragioni è necessario procedere alla formazione del consiglio direttivo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se non ritenga doveroso e urgente, dopo quasi un anno e mezzo, adottare iniziative di competenza affinché si proceda alla nomina del consiglio direttivo del Parco dell'Asinara, nonché per promuovere la definizione e la sottoscrizione del Protocollo d'Intesa tra il parco, la regione Sarda, la provincia di Sassari e il comune di Porto Torres, soggetti ai quali è affidato il coordinamento politico-amministrativo degli interventi di valorizzazione del potenziale ambientale ed economico dell'isola.
(5-06549)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni è aumentato significativamente l'interesse per le tecnologie connesse alla produzione, al trasporto e allo stoccaggio dell'idrogeno verde in ragione delle potenzialità di questo vettore energetico come anello chiave nella costruzione di sistemi energetici sostenibili, efficienti, funzionali e a zero emissioni di CO2;

   questo orientamento viene confermato sia nelle linee d'indirizzo intraprese a livello europeo, tra cui l'Italia, nell'ambito della più ampia agenda ambientale dell'Unione europea per la completa decarbonizzazione nel 2050, sia nelle indicazione della Commissione sulle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, in merito ai progetti e alle iniziative di riforma della Commissione europea per l'erogazione dei sussidi previsti (fra le quali rientrano i progetti per la diffusione dell'uso delle energie rinnovabili ed, in particolare, dell'idrogeno verde);

   è il caso di osservare che l'Italia possiede quelle caratteristiche indispensabili per candidarsi al ruolo di «abilitatore» di una strategia europea dell'idrogeno verde, grazie alla presenza nel nostro territorio del maggior numero, tra i Paesi europei, di piccole e medie imprese manifatturiere e alle stesse peculiarità del tessuto economico-industriale che racchiude alcune delle competenze distintive nella produzione di tecnologie applicate lungo la filiera: ad esempio, le tecnologie termiche potenzialmente applicabili all'idrogeno, in grado di avviare un processo di riconversione produttiva, verso un'economia ambientale sostenibile;

   coerentemente con questo contesto, il Mezzogiorno d'Italia presenta condizioni geografiche, climatiche e, in parte, infrastrutturali, che lo candidano a svolgere un ruolo di punta per lo sviluppo dell'idrogeno verde nei diversi ambiti dello sviluppo industriale, delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile, ferroviaria, su gomma e marittima;

   in questo ambito, è opportuno sostenere le iniziative e i progetti delle imprese della filiera dell'idrogeno verde, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese, che intendono investire nelle aree del Meridione, in tecnologie pulite, in grado di contribuire in modo significativo sia allo sviluppo di processi industriali improntati alla sostenibilità sia alla realizzazione di una mobilità a zero emissioni, il tutto contribuendo alla riduzione delle emissioni generate dal riscaldamento domestico –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di natura normativa, per sostenere, anche con agevolazioni fiscali, i progetti e gli investimenti delle piccole e medie imprese e delle start up della filiera dell'idrogeno verde nelle regioni del Mezzogiorno, ed in particolare nelle Zone economiche speciali (Zes).
(4-09955)


   BERTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento della multinazionale chimica belga Solvay di Rosignano Marittimo genera esternalità ambientali negative che riguardano gli scarichi in mare, le emissioni inquinanti e l'ingente consumo della risorsa idrica e, così come riportato da Arpa Toscana nella relazione del 7 giugno 2017, il sito Solvay presenta una contaminazione dei terreni, nonché delle acque sotterranee da arsenico, mercurio, composti organoclorurati e Pcb;

   il sito di Rosignano è stato inserito dalle Nazioni Unite, mediante il rapporto Unep/Who del 1999, tra i 130 siti più inquinati del Mediterraneo e tra i primi 15 luoghi costieri più contaminati d'Italia e secondo stime del Cnr di Pisa e Legambiente sarebbero state scaricate sulle spiagge di Rosignano 337 tonnellate di metalli pesanti e rilasciate in mare 500 tonnellate di mercurio;

   secondo dichiarazioni rese da Solvay, nel corso dell'assemblea degli azionisti tenutasi ad Amsterdam in data 11 maggio 2021, nel solo 2020 sono state scaricate in mare 218.000 tonnellate di solidi sospesi, i quali contenevano 1.470 chilogrammi di arsenico, 27,5 chilogrammi di mercurio, 15.387 chilogrammi di zinco 4.101 chilogrammi di piombo;

   nell'ottobre 2020 il fondo di investimento «Bluebell Capital Partners» ha avviato un'azione per chiedere alla Solvay di eliminare gli scarichi in mare. Bluebell afferma, in una lettera inviata all'allora Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in data 22 ottobre 2020, che, secondo la multinazionale, la decisione di sversare in mare era l'opzione preferita dalle autorità italiane, al fine di mitigare il fenomeno dell'erosione costiera;

   secondo quanto dichiarato da Ilham Kadri, ceo di Solvay, così come riportata nell'allegato al verbale dell'assemblea degli azionisti dell'11 maggio, sono state le autorità di regolamentazione italiane e la Commissione istruttoria per l'autorizzazione ambientale integrata (Ippc) a stabilire che la tecnica migliore per la località di Rosignano fosse lo scarico in mare dei materiali;

   Solvay è stata condannata dalla Corte di cassazione il 7 maggio 2020 (sentenza n. 13843/2020) per disastro ambientale colposo in conseguenza della contaminazione, con sostanze quali nichel, cromo e idrocarburi, delle falde acquifere di Spinetta Marengo (Alessandria) causata dalle perdite provenienti dall'impianto e dai rifiuti tossici ivi interrati;

   in data 18 giugno 2021, con sentenza di primo grado emessa dal Tribunale del lavoro di Livorno (N. R.G. 873/2015), Solvay è stata condannata a risarcire gli eredi di Romano Posarelli, operaio presso lo stabilimento di Rosignano Marittimo dal 1974 al 1993, deceduto nel 2010 a causa di patologie riconducibili, nella ricostruzione del giudice, all'inalazione di fibre di amianto sul luogo di lavoro in assenza di dispositivi di protezione;

   in data 24 febbraio 2021, la multinazionale belga ha annunciato di stare prendendo provvedimenti per organizzare la sua attività della Soda e derivati in una struttura legale separata, decisione ribadita nel corso dell'assemblea dei soci dell'11 maggio 2021, e che ha creato preoccupazione presso gli impiegati nello stabilimento –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in merito a quanto riportato in premessa;

   se corrisponda al vero quanto ha dichiarato la Solvay, ossia che gli scarichi a mare fossero l'opzione preferita dalle autorità italiane;

   se l'accumulo localizzato di solidi sospesi e la diluizione delle sostanze pericolose sversate in mare da Solvay siano compatibili con le previsioni dell'autorizzazione integrale ambientale rilasciata alla società;

   se e quali iniziative di competenza il Ministero della transizione ecologica intenda intraprendere per assicurare il rispetto delle normative ambientali da parte di Solvay e per accelerare le opere di bonifica del tratto costiero inquinato.
(4-09957)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ciampi n. 5-06517, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ceccanti.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Barelli e altri n. 5-06530, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nevi.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Rospi n. 7-00692, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 533 del 30 giugno 2021.

   La IX Commissione,

   premesso che:

    le reti Trans-europee di trasporto (in acronimo Ten-T, dall'inglese Trans - European Network - Transport) rientrano nelle reti europee dei settori delle infrastrutture e dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni (TENs), previste dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (articolo 170) e mirano a favorire l'interconnessione delle reti infrastrutturali nazionali e la loro interoperabilità, tenendo conto in particolare della necessità di collegare le regioni centrali dell'Unione europea, prive di sbocchi al mare, con le regioni periferiche e quelle insulari;

    le reti Ten-T sono un insieme di infrastrutture lineari (ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello comunitario. Al loro interno viene individuata la core Network (rete centrale) che è costituita dai nodi urbani a maggiore densità abitativa, dai nodi intermodali di maggiore rilevanza e dalle relative connessioni;

    oggi la priorità a livello europeo è quella di assicurare la continuità dei corridoi, realizzando i collegamenti mancanti, assicurando collegamenti tra le differenti modalità di trasporto ed eliminando i colli di bottiglia esistenti;

    la rete centrale è articolata in 9 corridoi principali di cui 2 corridoi nord-sud, 3 corridoi est-ovest e 4 corridoi diagonali;

    quattro dei nove Corridoi Ten-T interessano l'Italia e sono: Baltico-Adriatico; Mediterraneo; scandinavo-mediterraneo; Reno-Alpi. Questi comprendono 9 nodi urbani (Roma, Bologna, Cagliari, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia e Palermo), 11 aeroporti della rete centrale (Milano Linate, Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Bergamo-Orio al Serio, Bologna-Borgo Panigale, Cagliari-Elmas, Genova-Sestri, Napoli-Capodichino, Palermo-Punta Raisi, Torino-Caselle e Venezia-Tessera), 14 porti marittimi della rete centrale (Ancona, Augusta, Bari, Cagliari, Genova, Gioia Tauro, La Spezia, Livorno, Napoli, Palermo, Ravenna, Taranto, Trieste e Venezia), 5 porti fluviali (Cremona, Mantova, Ravenna, Trieste e Venezia) e 15 interporti: Jesi (Ancona), Marcianise (Napoli), Nola, Bologna, Cervignano, Pomezia nodo di Roma, Vado (Genova), Milano Smistamento, Novara, Orbassano (Torino), Bari, Prato (Firenze), Guasticce (Livorno), Padova, Verona;

    il corridoio Baltico-Adriatico nello specifico attraversa la Polonia meridionale (Slesia superiore), Vienna, Bratislava, la regione delle Alpi orientali e l'Italia settentrionale. Il tratto italiano inizia al valico del Tarvisio e si conclude a Ravenna e comprende i collegamenti ferroviari Vienna - Udine - Venezia - Ravenna e Trieste - Venezia - Ravenna;

    il corridoio Mediterraneo collega la Penisola iberica con il confine ungaro-ucraino costeggiando il litorale mediterraneo della Spagna e della Francia, attraversando le Alpi e toccando la costa adriatica in Slovenia e Croazia. I principali progetti ferroviari lungo il corridoio sono i collegamenti Lione - Torino e la sezione Venezia - Lubiana. Il tratto italiano comprende i collegamenti ferroviari Milano - Brescia, Brescia - Venezia - Trieste, Milano - Mantova - Venezia - Trieste e Trieste - Divača;

    il corridoio scandinavo-mediterraneo (Helsinki - La Valletta) attraversa il Mar Baltico, la Germania, le Alpi e l'Italia. I progetti più importanti sono il collegamento fisso del Fehmarnbelt e la Galleria di base del Brennero, con le rispettive vie di accesso. Il corridoio attraversa l'Italia dal confine con l'Austria fino a Palermo; oltre al tunnel di base del Brennero, prevede i collegamenti ferroviari Fortezza - Verona, Napoli - Bari, Napoli - Reggio Calabria, Messina - Palermo e Palermo - La Valletta;

    il corridoio Reno-Alpi (Rotterdam - Genova) attraversa la Svizzera, la Ruhr renana, le regioni del Reno-Meno-Neckar e l'agglomerato di Milano. I principali progetti del corridoio sono le gallerie di base del Gottardo e del Sempione. Il tratto italiano del corridoio comprende i collegamenti ferroviari Genova-Milano-Novara, tra cui il «terzo valico alpino dei Giovi» della linea Av/Ac Milano-Genova, oltre ad una serie di interventi collegati alla realizzazione del nuovo tunnel di base del Gottardo situato interamente in territorio svizzero;

    secondo le stime elaborate della Commissione europea, per il periodo 2010- 2030 sono necessari 1.500 miliardi di euro di investimenti nei trasporti europei per affrontare l'aumento previsto della domanda. La Commissione stima inoltre che il fabbisogno di investimenti per la realizzazione dei soli corridoi della rete centrale nel periodo 2014-2030 sia pari a più di 700 miliardi di euro per circa 2.500 progetti nel settore delle infrastrutture di trasporto sia nei territori sia attraverso le frontiere degli Stati membri stessi (progetti transfrontalieri);

    ai fondi già stanziati direttamente dall'Unione europea per gli investimenti infrastrutturali, in questi anni per le regioni del sud Italia quali Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sono stati previsti ulteriori risorse derivanti dal Programma operativo nazionale (Pon) Infrastrutture e Reti 2014-2020, dai finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo di rotazione nazionale, con lo scopo di investire in 3 settori strategici: infrastrutture ferroviarie, infrastrutture portuali e sistemi di trasporto intelligenti con la finalità di sostenere la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale con investimenti nella Ten-T;

    il rilancio del Mezzogiorno deve passare anche attraverso l'attuazione di un concreto e organico piano infrastrutturale e della logistica che preveda oltre al completamento delle reti Ten-T e dei corridoi trans-europei esistenti, anche la realizzazione di ulteriori reti Ten-T, che possano implementare lo sviluppo dell'area mediterranea e accelerare la ripartenza economica post-pandemica;

    Rete ferroviaria italiana ha previsto nel contratto di programma con lo Stato un piano di investimento per circa 40 miliardi di euro al fine di sviluppare e ammodernare la rete nelle regioni del sud Italia, in modo da innalzare la capacità e le prestazioni delle infrastrutture ferroviarie del mezzogiorno e migliorarne la connettività con l'intero Paese e l'Europa;

    sulla direttrice adriatica sono già previsti alcuni interventi infrastrutturali e tecnologici finalizzati alla velocizzazione della linea, prioritariamente sulle tratte Bologna - Ancona, Pescara - Bari, Foggia - Bari e Brindisi - Lecce. Oltre agli interventi di velocizzazione sono programmati anche gli interventi di raddoppio della tratta Termoli-Lesina (in corso le attività negoziali per la realizzazione del raddoppio della sub tratta Ripalta-Lesina; in corso l'iter autorizzativo per la tratta Termoli-Ripalta) e l'upgrading prestazionale merci per il transito di container high-cubes e autostrada viaggiante, con interventi più significativi sulle gallerie del tratto tra Pescara e Ortona (interventi in fase di realizzazione);

    oltre agli interventi infrastrutturali della dorsale adriatica sono previsti o in fase di progettazione ulteriori interventi per il rilancio infrastrutturale e della logistica del mezzogiorno, tra i quali il potenziamento della rete ferroviaria dell'alta velocità tra Napoli - Bari, Salerno - Reggio Calabria, Messina - Palermo - Catania e Cagliari - Sassari - Olbia. Inoltre, sono previsti nuovi collegamenti tra Battipaglia - Potenza - Metaponto e il potenziamento Taranto - Metaponto - Sibari - Paola e Sibari - Catanzaro - Reggio Calabria tutti inseriti tra le priorità per il potenziamento della rete ferroviaria;

    a quanto già previsto per la rete ferroviaria si aggiungono gli interventi volti alla manutenzione, all'aumento della capacità e della sostenibilità ambientale per i porti del sud Italia, dai quali transita il 46 per cento dei traffici totali;

    ad oggi risulta quindi fondamentale portare a termine il lavoro di modernizzazione della rete ferroviaria soprattutto nel sud Italia e il completamento dei corridoi trans-europei. Inoltre, si rende necessario aggiornare alcune tratte già previste nelle reti Ten-T al fine di collegare in maniera più veloce l'Europa centrale con i porti del sud Italia;

    a partire dal 2009 è stato avviato dalla Commissione europea un ampio processo di revisione della rete Ten-T che ha condotto all'attuale configurazione della rete, con l'obiettivo di realizzare un'effettiva integrazione dei sistemi di trasporto nazionali in un sistema di trasporto europeo e quindi di favorire, attraverso la libera circolazione di persone e merci, il raggiungimento del mercato unico quale presupposto per la crescita economica e per la competitività dell'Europa;

    la revisione ha portato ad un nuovo quadro legislativo, che definisce lo sviluppo della politica dei trasporti fino al 2030/2050, attraverso l'emanazione di due nuovi regolamenti; regolamento (UE) n. 1315/2013, nuovamente in fase di revisione, regolamento (UE) n. 1316/2013;

    i nuovi orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti prospettano la creazione di una rete Ten-T articolata in due livelli: una rete globale (da realizzarsi entro il 2050) che mira a garantire la piena copertura del territorio dell'Unione europea e l'accessibilità a tutte le regioni e una rete centrale a livello di Unione europea (da realizzarsi entro il 2030) basata su un «approccio per corridoi»;

    il regolamento (UE) n. 1315-2013, che definisce una serie di orientamenti per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (Ten-T), disciplinando la politica dell'Unione europea in materia di infrastrutture logistiche, è nuovamente soggetto a revisione;

    appare inoltre importante accelerare gli interventi relativi al corridoio plurimodale Tirreno-Brennero (Ti.Bre) che potrà consentire la piena integrazione modale, con specifico riferimento al trasporto delle merci rappresentando un ulteriore strumento di adduzione razionale di traffico merci in connessione con l'esigenza di potenziamento del trasporto merci attraverso i valichi alpini e in particolare verso il Brennero. Il Ti.Bre. rappresenta, infatti, un importante collegamento interregionale facente parte del corridoio tirrenico della rete europea Ten-T connettendo 5 regioni: Liguria e Toscana come terminali portuali del corridoio tirrenico, Emilia-Romagna (interporto di Parma), Lombardia e Veneto;

    con riferimento al completamento del Corridoio Mediterraneo risulta importante l'accelerazione della realizzazione, della tratta italiana, del collegamento transfrontaliero tra Torino e Lione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere, in sede di revisione europea del regolamento (UE) n. 1315-2013, la possibilità di completare il corridoio Adriatico della rete Ten-T, attraverso lo sviluppo infrastrutturale della dorsale adriatica, che oggi si interrompe ad Ancona e riprende a Foggia, nella direttrice Napoli - Bari, posto che la realizzazione di un nuovo collegamento Ten-T Ancona - Foggia - Lecce avrebbe come obiettivo quello di completare il collegamento ad alta velocità tra Ancona e Lecce, utile per rilanciare il sud Italia e consentire lo sviluppo del porto di Taranto e dei porti dell'Adriatico, garantendo un collegamento più rapido e diretto tra l'Europa e il Mediterraneo;

   ad adottare iniziative per accelerare i lavori di realizzazione del tratto tirrenico del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, da Salerno a Palermo, passando per Catanzaro, Reggio Calabria e Messina, e ad avviare le opportune iniziative volte alla realizzazione, nel rispetto della tutela dell'ambiente, di un collegamento rapido tra la Calabria e la Sicilia, anche attraverso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al fine di completare il corridoio Helsinki - La Valetta, che taglia l'Europa da nord a sud;

   ad adottare iniziative per l'accelerazione dei lavori dell'alta velocità - alta capacità Napoli - Bari, rientrante nel corridoio ferroviario europeo Tent Scandinavia-Mediterraneo, che collega il nord Europa con il sud Italia tenendo conto che la linea ferroviaria Napoli-Bari è un asse strategico per lo sviluppo della mobilità sostenibile nel Sud Italia, con tempi di percorrenza quasi dimezzati tra Napoli e Bari, collegate in sole due ore, e che permetterà di avvicinare Nord e Sud, con la previsione di un viaggio da Milano a Bari in sei ore;

   ad adottare iniziative per prevedere il potenziamento dell'alta velocità/alta capacità della direttrice ferroviaria Taranto - Metaponto - Potenza - Battipaglia, già inserita quale intervento infrastrutturale nell'accordo di programma tra Rfi e il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e fondamentale per il collegamento tra la costa ionica e la dorsale tirrenica rientrante nel Corridoio Scandinavo-Mediterraneo delle reti Ten-T;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di potenziare la linea ferroviaria Roma - Torino, corridoio tirrenico, portando l'alta velocità - alta capacità nel tratto ferroviario in questione, con passaggio da Grosseto, in modo da congiungere il corridoio Scandinavo-Mediterraneo con il corridoio Mediterraneo;

   ad avviare le opportune iniziative volte allo sviluppo, nel rispetto dell'ambiente, della retroportualità dei porti di Gioia Tauro, Taranto, Brindisi e Bari, al fine di realizzare la piattaforma logistica del Sud Europa, nel Sud Italia, con lo scopo di intercettare la gran parte delle merci che transitano nel mediterraneo, soprattutto provenienti dal canale di Suez, considerato che in questo modo l'Italia intera potrebbe lavorare come la più grande piattaforma logistica del sud Europa di import/export grazie alla capacità dei porti del Nord, in primis Genova e Trieste e quelli del sud, in primis Taranto e Gioia Tauro;

   ad adottare iniziative per prevedere l'implementazione del collegamento tra la città di Venezia e l'aeroporto Mestre-Venezia al fine di migliorare e velocizzare i collegamenti infrastrutturali;

   ad avviare le opportune iniziative al fine di migliorare il collegamento tra la città e il porto di Genova e il porto di Rotterdam, già inserito nel corridoio Ten-T Reno-Alpi, anche attraverso il rifacimento della galleria del Sempione;

   ad assumere le necessarie iniziative per l'accelerazione degli interventi relativi al corridoio plurimodale Tirreno-Brennero, nel quadro del complesso di interventi volti a potenziare le infrastrutture ferroviarie sull'asse trasversale Torino-Milano-Venezia-Trieste e in coerenza con le nuove connessioni ferroviarie verso il Brennero;

   ad assumere le opportune iniziative per accelerare la realizzazione degli interventi relativi alla tratta italiana del collegamento transfrontaliero tra Torino e Lione, anche ponendo in essere quanto necessario per il completamento dell'integrazione di tale tratta con restante parte della linea ferroviaria Av-Ac Torino-Milano-Venezia-Trieste, facente parte del medesimo corridoio europeo.
(7-00692) «Rospi, Paita, Sozzani, De Girolamo, Pettarin».