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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 22 luglio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 20 luglio 2021 il giornale «il Fatto Quotidiano» pubblica un articolo dal titolo inequivocabile «Al Pd mezzo milione da un misterioso finanziatore Usa», dove si rende noto che il principale finanziatore del Centro-sinistra risulta essere un'azienda americana, si chiama «Social Changes Inc.» ed è basata a Santa Monica (California). Diretta da persone molto vicine ai Democratici, già nel 2019 era entrata nel giro dei finanziamenti alla politica in Italia;

   nell'articolo sopracitato de «il Fatto Quotidiano» viene fatto nel dettaglio un elenco di candidati con nomi e cognomi che alle scorse elezioni regionali della Toscana del settembre 2020, avrebbero ricevuto finanziamenti secondo importi differenti da persona a persona;

   risultano inoltre finanziati oltre al caso Toscana, anche candidati sempre del Pd, ma di altre regioni quali Emilia-Romagna, Veneto e Liguria, molti dei quali poi sono risultati eletti;

   tale suddetta società nel 2019 aveva iniziato a investire in Italia già su due candidati alle elezioni europee sempre del Partito Democratico come annunciato da «il Fatto Quotidiano»;

   in data 15 ottobre 2020 il giornale «Il Foglio» aveva anch'esso scritto a chiare note «Il Pd e altri hanno potuto beneficiare del contributo di Social Changes, organizzazione diretta dal filmmaker della Casa Bianca ai tempi di Obama, che ha finalità politiche precise: battere la destra, finanziando candidati con profili progressisti»;

   sempre nell'articolo sopramenzionato de «Il Foglio» si scriveva ancora: «Con i partiti sempre più poveri, senza finanziamento pubblico, le campagne elettorali sono state – comprensibilmente – contaminate dall'esterno. Ognuno, insomma, s'attrezza come può. Alle ultime elezioni regionali, il Pd (e non solo) in giro per l'Italia ha potuto beneficiare del contributo di Social Changes, organizzazione diretta da Arun Chaudhary.»;

   in questo modo sono state finanziate le campagne elettorali dei singoli candidati ai vari consigli regionali, che hanno prodotto risultati sorprendenti;

   gli americani di Social Changes, come rende noto il quotidiano «Il Foglio», hanno finalità politiche precise: battere la destra, finanziando candidati che hanno profili progressisti e la loro piattaforma è calibrata su contenuti eminentemente progressisti come appare chiaro sul web all'indirizzo www.social-changes.com;

   nella squadra di Social Changes, annuncia «il Foglio», fa parte fra gli altri Jessica Shearer, che ha lavorato alla campagna elettorale di Obama;

   il fenomeno dei finanziamenti provenienti dall'estero rappresenta a parere degli interroganti un pericolo per la politica italiana, che rischia di assumere anche la valenza di una comoda alternativa all'assenza di un finanziamento pubblico ai partiti abolito recentemente dal Parlamento –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative volte a limitare in maniera stringente l'afflusso di finanziamenti esteri a candidati in competizioni elettorali o a partiti politici, rivalutando altresì le scelte legislative intervenute in ordine al finanziamento pubblico dei partiti.
(4-09884)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da alcune notizie di stampa si apprende che il 18 luglio 2021 a Cologno Monzese, durante la commemorazione della strage di via d'Amelio e in memoria del giudice antimafia Paolo Borsellino e della sua scorta, organizzata dalla sezione dell'Anpi locale, alcuni carabinieri in servizio di ordine pubblico presenti avrebbero chiesto ad un manifestante di riporre un cartello con la scritta: «Non c'è antimafia senza antifascismo» perché non «autorizzato» e, al termine della manifestazione avrebbero identificato lo stesso manifestante;

   alla richiesta di spiegazioni da parte del manifestante sul perché lo stessero identificando i carabinieri avrebbero risposto che stavano obbedendo agli ordini e che è facoltà dei pubblici ufficiali procedere con le identificazioni;

   dal momento che non risulta all'interrogante che siano necessarie specifiche autorizzazioni per esporre cartelli durante le manifestazioni per esprimere liberamente le proprie idee e il proprio pensiero, a parere dello stesso, chi di competenza avrebbe il dovere di verificare quanto di grave e surreale è accaduto a Cologno Monzese e, contemporaneamente, i rappresentanti dell'Arma dovrebbero porgere prontamente le proprie scuse all'attivista di Cologno, prendendo i dovuti provvedimenti nei confronti dei responsabili di questa azione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di eventuali iniziative assunte dalla prefettura e/o dai rappresentanti dell'Arma dei carabinieri per chiarire se risponda al vero che un attivista sia stato identificato al termine della manifestazione sopra richiamata perché esponeva un cartello con la scritta «Non c'è antimafia senza antifascismo» e, qualora tale circostanza rispondesse al vero, se siano a conoscenza di quali iniziative abbiano assunto o intenderanno assumere la prefettura e i rappresentanti dell'Arma dei carabinieri nei confronti dei responsabili di quella che all'interrogante appare un'azione ingiustificata.
(4-09878)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   è dei giorni scorsi la notizia che vede l'ex consigliere del Csm Piercamiilo Davigo, ex pm del pool Mani Pulite e giudice di Cassazione, indagato a Brescia per rivelazione del segreto d'ufficio;

   la notizia è stata diffusa dal Corriere della Sera, che riporta la ricostruzione secondo la quale a Davigo nell'aprile 2020 il pm Paolo Storari consegnò verbali segreti che da dicembre 2019 a gennaio 2020 il plurindagato Piero Amara, ex avvocato esterno dell'Eni, aveva reso su un'asserita associazione segreta, denominata «Ungheria» e condizionante toghe e alti burocrati dello Stato: controverse dichiarazioni che per Storari andavano chiarite rapidamente, anziché a suo avviso relegate «in un limbo di immobilismo investigativo dai vertici della Procura»;

   lo stesso Piercamiilo Davigo, l'11 maggio 2021 in tv a Di Martedì, spiegò che Storari gli aveva «segnalato una situazione critica e dato il materiale necessario per farmi un'opinione, dopo essersi accertato che fosse lecito. Io spiegai che il segreto investigativo, per espressa circolare del Csm, non è opponibile al Csm»;

   circa l'impasse in procura a Milano, per Davigo il problema era «che, quando uno ha dichiarazioni che riguardano persone in posti istituzionali importanti, se sono vere è grave, ma se sono false è gravissimo: quindi, in un caso e nell'altro, quelle cose richiedevano indagini tempestive. Mi sembrava incomprensibile la mancata iscrizione»;

   si tratta di accuse gravi che coinvolgono una figura che, in passato, ha anche avuto modo di affermare, anche con toni massimalistici, se non intolleranti, che: «Non esistono innocenti, esistono solo colpevoli non ancora scoperti» o «che l'hanno fatta franca»; parole, a giudizio dell'interpellante, gravissime, che mettono in discussione il principio di presunzione di innocenza, che trova il suo fondamento nella Costituzione, in particolare nell'articolo 27, secondo comma, in forza del quale «L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva»;

   pertanto, parole tanto gravi pronunciate da un alto funzionario dello Stato, che dei princìpi di legalità contenuti in Costituzione dovrebbe nutrire se stesso è il lavoro che svolge o ha svolto, sono, a parere dell'interpellante (anche considerata la caratura pubblico mediatica del propalante) sintomo di mi evidente «disturbo giuridico» che non riconosce princìpi cardine garantiti dalla nostra Costituzione;

   è dovere dell'ordinamento e delle amministrazioni dello Stato, in particolare dell'amministrazione della giustizia, adoperarsi per fare in modo di garantire sempre e comunque il principio di presunzione di innocenza –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione ai fatti esposti in premessa, anche valutando l'avvio di iniziative ispettive presso la competente procura in relazione alla divulgazione di verbali coperti da segreto;

   se non si intendano adottare iniziative normative volte a predisporre le massime garanzie per la piena realizzazione di uno dei princìpi cardine dell'ordinamento, dato dalla presunzione di innocenza, sancito dall'articolo 27 della Costituzione.
(2-01286) «Ruggieri».

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la regione Toscana e Rfi, hanno sottoscritto in data 1° aprile 2016 l'accordo quadro, approvato con D.g.r. 172/2016, per il completamento del raddoppio ferroviario della tratta fra Pistoia a Montecatini e successivamente dell'intero percorso ferroviario Pistoia-Lucca con conseguente aumento della capacità del servizio di trasporto pubblico su ferro. Si apprende dalla cronaca locale che i lavori all'altezza della galleria di Serravalle, opera necessaria per il raddoppio della linea ferroviaria, hanno evidenziato importanti criticità, con la sospensione anche dell'autorizzazione ai fini del vincolo idrogeologico, dovute a cedimenti che hanno interessato il versante dello scavo della galleria; in particolare, i lavori per la realizzazione dei nuovi binari incidono pesantemente sulla vita dei cittadini e sul sistema di viabilità secondario;

   nello specifico, in via Quattro Querce, nella località Masotti, nel comune di Serravalle Pistoiese, la realizzazione del nuovo binario avviene vicino alle abitazioni e incide sull'ampiezza della carreggiata stradale restringendola, andando a impedire così la possibilità di manovra di inversione agli automezzi – tra cui quelli della nettezza urbana per la raccolta porta a porta – e ai mezzi di soccorso – compreso un mezzo della Misericordia quotidianamente utilizzato da un anziano residente nella detta località – con i rischi che ne conseguono per la sicurezza degli abitanti del luogo. Inoltre, tra i cittadini della citata frazione di Masotti l'installazione di barriere anti rumore desta gravi preoccupazioni per le possibili ripercussioni sulla mancanza di luce e aria nelle proprie abitazioni –:

   se sia a conoscenza delle criticità evidenziate;

   quali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo;

   se non intenda promuovere, per quanto di competenza, presso Rfi la possibilità di migliorare il progetto esecutivo nello specifico nella località Masotti e prevedere barriere anti rumore di materiale diverso da quello preventivato.
(3-02421)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZARDINI, GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, PIZZETTI, DEL BASSO DE CARO, ANDREA ROMANO e CANTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con l'approvazione del cosiddetto decreto-legge Semplificazione n. 76 del 2020 sono state modificate diverse disposizioni previste dal codice della strada. In particolare, è stato novellato anche l'articolo 180, comma 4, al fine di estendere ai mezzi con facoltà di acquisto in leasing, la possibilità che la carta di circolazione sia sostituita da fotocopia autenticata dallo stesso proprietario con sottoscrizione del medesimo;

   come noto, le disposizioni originarie dell'articolo 180 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, (cosiddetto codice della strada) prevedono che durante la circolazione dei veicoli a motore e dei rimorchi, i documenti di circolazione, la patente di guida e quelli comprovanti la copertura assicurativa del mezzo, devono sempre trovarsi a bordo in originale;

   la recente modifica normativa, ottenuta con l'intento di agevolare e tutelare anche le società di leasing nella custodia del documento unico che certifica la proprietà, sta rischiando tuttavia una disapplicazione sin dalla nascita, nella misura in cui la norma letteralmente indica il proprietario quale unico soggetto legittimato all'autenticazione della fotocopia del documento di circolazione;

   le società di leasing, quali persone giuridiche nonché quali intermediari finanziari, non dispongono materialmente né del veicolo né del documento di circolazione originale che deve obbligatoriamente trovarsi a bordo del veicolo, essendo nella disponibilità materiale del locatario per tutta la durata del rapporto contrattuale, dalla immatricolazione sino al riscatto o cessione a terzi;

   il documento unico di circolazione (Duc) include in sé «circolazione e proprietà» e pertanto è necessario che l'originale, al pari di quanto avvenuto storicamente per i certificati di proprietà dei veicoli in leasing, sia custodito dalla società di leasing proprietaria –:

   se il Governo sia a conoscenza della menzionata fattispecie;

   se, nella prima iniziativa normativa utile, il Governo intenda prevedere che, oltre alla carta di circolazione, anche il nuovo documento unico possa essere sostituito da fotocopia autenticata e, soprattutto, prevedendo l'estensione di tale facoltà anche al locatario in leasing oltre al proprietario.
(5-06490)

Interrogazione a risposta scritta:


   SODANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Agrigento sconta un'atavica situazione di isolamento infrastrutturale che ne determina stagnazione economica e ostacoli alla crescita e allo sviluppo;

   manca un'apposita infrastruttura aeroportuale, si pensi che gli aeroporti più vicini sono quelli di Palermo, distante 105.8 chilometri, e quello di Catania 132.8 chilometri;

   a distanza di anni, sembra rimettersi in discussione l'ipotesi di un nuovo aeroporto in Sicilia nella zona Agrigento-Caltanissetta;

   già negli anni scorsi era stato avviato un progetto, munito anche di tutte le autorizzazioni VAS, VIA, Enac, Enav, Business Plan della KPMG, per la realizzazione di un aeroporto;

   il progetto, già promosso dall'ex provincia regionale di Agrigento, poi naufragato con la soppressione dell'Ente, sarebbe costato all'incirca 45 milioni di euro;

   la costruzione di un aeroporto tra Agrigento e Caltanissetta può rappresentare uno straordinario vettore di valorizzazione economica ed imprenditoriale del territorio e rafforzare gli asset strategici del territorio che corrispondono all'agricoltura, che vedrebbe una più facile via per l'export dei prodotti del territorio e turismo;

   Agrigento detiene una fascia costiera di circa 150 chilometri, ricca di straordinari patrimoni naturali, e dei più importanti siti archeologici della nazione, a partire dal sito Unesco della Valle dei Templi;

   la provincia di Agrigento raccoglie più di 450 mila abitanti costituendo la 42esima provincia più popolosa d'Italia;

   l'aeroporto, in prossimità di Agrigento, sarebbe di fondamentale importanza non solo per incrementare il flusso turistico, ma anche per migliorare l'accessibilità delle province, integrare il sistema degli scali aeroportuali isolani e favorire aree attualmente non servite da collegamenti stradali e ferroviari;

   la Regione Siciliana si è mostrata pronta a supportare questa iniziativa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, anche alla luce delle possibilità di investimento derivanti dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per la realizzazione del progetto di stazione aeroportuale in provincia di Agrigento.
(4-09879)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   martedì 20 luglio 2021, il gazebo della Lega – Salvini Premier in piazza Garibaldi a Cagliari è stato oggetto di un'aggressione da parte di un nutrito gruppo di esponenti dei centri sociali; i soggetti anarchici e antagonisti in questione hanno assaltato e distrutto il gazebo, minacciando fisicamente i militanti del partito;

   dalle immagini, riprese anche dalle edizioni online di molti quotidiani locali, si vede chiaramente che questi malintenzionati affrontano fisicamente i volontari leghisti, spingendoli e malmenandoli; un attivista del movimento ha riportato anche ferite, seppure lievi, ed è stato medicato da un'unità sanitaria accorsa sul posto;

   non si tratta del primo episodio del genere. Già qualche settimana fa, a Nuoro, un altro banchetto della Lega era stato rovesciato da alcuni esponenti dei centri sociali e numerosi episodi di intolleranza violenta riconducibili a loro sono documentati in questi anni in ogni provincia della Sardegna;

   si tratta di azioni intollerabili che incidono sulla libertà di manifestazione del pensiero e di associazione politica dei cittadini;

   in una prospettiva più ampia, queste violenze devono essere inquadrate nell'ostilità che i centri sociali nutrono per il movimento della Lega, da quando questa ha portato avanti ferme posizioni di contrasto all'illegalità e al degrado che si sperimentano quotidianamente in questi luoghi; più volte, infatti, nel corso di questi ultimi anni, la Lega sarda ha portato avanti battaglie sia a livello locale che regionale per chiudere definitivamente i centri sociali abusivi e violenti e altresì per arginare le loro attività eversive –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare per contrastare in maniera, efficace e sistematica, le violenze e le intimidazioni che provengono regolarmente da centri sociali e gruppi di anarchici.
(3-02422)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NAVARRA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Ragusa sconta da anni un'insufficiente dotazione di uomini e mezzi delle forze dell'ordine, probabilmente dovuta anche alla marginalità geografica del territorio e alla carenza cronica di organico propria di questa provincia;

   parte delle unità di polizia sono peraltro destinate a occuparsi dei fenomeni migratori che impegnano le spiagge e il porto di Pozzallo in particolare;

   parte del personale è poi sovraccaricato da oneri di gestione, identificazione, e autorizzazioni relative ai continui sbarchi, provenienti in particolare con barchini dalla Tunisia;

   il territorio soffre di episodi ripetuti di microcriminalità, in particolare nelle campagne, e recentemente è stato oggetto anche di attacchi da parte della mafia organizzata cui sono stati inferti colpi importanti ma non ancora definitivi;

   in questo contesto, l'attuale dotazione delle forze dell'ordine lungo la fascia costiera che va da Scoglitti, a Marina di Ragusa, a Donnalucata e oltre, sia con riferimento ai carabinieri che alla polizia, è a parere dell'interrogante assolutamente risibile, anche alla luce dell'immane lavoro delle unità in campo;

   gli episodi di microcriminalità diffusa notturna e diurna, infatti, si susseguono senza la possibilità di vedere intervenire nessuno, mentre le chiamate di emergenza finiscono per rimanere in gran parte inevase;

   a fronte di questo quadro, a quanto consta all'interrogante, si sono verificati, purtroppo, tentativi spontanei di cittadini che si vogliono organizzare per resistere a malversazioni e minacce crescenti sia in orari notturni che diurni –:

   se non si ritenga opportuno rivedere quanto prima le dotazioni organiche destinate al controllo del territorio in questa provincia e se non si ritenga opportuno intervenire anche con unita aggiuntive mobili assegnate da Scoglitti a Marina di Ispica lungo la costa per restituire serenità e sicurezza a cittadini, aziende e operatori di questo territorio.
(5-06486)


   GEMMATO e LUCASELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa recenti, sembrerebbe che la Federazione sindacale di polizia, tramite un comunicato, abbia segnalato ancora una volta gravi carenze strutturali relative all'hotspot di Taranto che determinano difficoltà oggettive nella gestione e nell'ospitalità dei migranti nonché gravi problematiche di salute dovute alla rilevazione di soggetti positivi al COVID-19;

   in particolare, secondo quanto si evince dalle parole del segretario generale della Polizia, pare che siano stati accertati di recente 26 soggetti positivi al COVID-19 dei quali un caso risultato positivo alla variante Delta. Inoltre, 19 dei soggetti positivi al COVID-19 sarebbero stati trasferiti in una struttura dedicata e posti sotto il controllo degli agenti delle forze di polizia;

   il segretario generale della Fsp Polizia, tenuto conto del costante contatto degli agenti di polizia con i migranti nell'hotspot, ha evidenziato la necessità di uno screening volto alla rilevazione di soggetti positivi tra gli agenti impiegati nei servizi di ordine pubblico e di controllo del territorio;

   inoltre, la Fsp ha rilevato l'urgenza di porre in essere misure volte alla risoluzione delle problematiche derivanti dalle carenze strutturali dell'hotspot di Taranto che, di fatto, consentono troppo spesso fughe di immigrati anche positivi al COVID-19;

   secondo quanto evidenziato dal segretario generale della Fsp Polizia, infatti, la recinzione sul perimetro dell'hotspot è decisamente troppo bassa e quindi insufficiente ad impedire queste fughe. Per sopperire quotidianamente a questa carenza pare che si impieghi un numero rilevante di agenti delle Forze di polizia che, schierati anche in questi giorni sotto il sole a più di 40°, sostituiscono di fatto la recinzione lungo il perimetro della struttura;

   il segretario generale del sindacato, inoltre, riferendosi alla situazione generale appena descritta e in particolare al costante contatto tra agenti di polizia ed immigrati potenzialmente positivi al COVID-19 e alla conseguente e costante possibilità di contagio, al pericolo costante di fughe degli immigrati anche positivi, e quindi di probabili possibilità di contagi ai danni di altri cittadini, avrebbe segnalato la mancanza di protocolli di intervento adeguati, che limitino il pericolo per gli agenti di polizia e per le proprie famiglie e per la popolazione;

   infine, la Fsp evidenzia che l'hotspot di Taranto sarebbe stato trasformato da centro di prima accoglienza per non più di 72 ore in una struttura per l'ospitalità di cittadini extracomunitari, anche positivi al COVID-19 e anche per necessità di quarantena, per tempi superiori e non determinati –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo:

    a) se l'hotspot di Taranto sia effettivamente in condizioni strutturali e organizzative tali da poter trattenere gli immigrati per più di 72 ore garantendo loro condizioni sanitarie e di vivibilità adeguate;

    b) se il Governo intenda porre in essere iniziative di competenza volte alla elaborazione di protocolli di intervento che gli agenti di Polizia possano adottare nei casi descritti in premessa ovvero di necessario contatto con immigrati anche positivi al COVID-19 e di necessarie e prolungate ospitalità degli stessi anche superiori alle 72 ore;

    c) se il Governo intenda porre in essere iniziative urgenti di competenza volte alla realizzazione di una protezione perimetrale dell'hotspot di Taranto che possa impedire fughe di immigrati ospitati soprattutto se risultati positivi al COVID-19;

    d) se si intenda provvedere allo screening sanitario quotidiano mediante tamponi degli agenti di polizia impiegati presso l'hotspot di Taranto.
(5-06491)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Gkn è una multinazionale inglese che produce pezzi di ricambio per le industrie automobilistiche;

   Gkn ha uno stabilimento a Campi Bisenzio con più di 400 operai;

   Gkn venerdì 9 luglio 2021 ha comunicato la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio e quindi il licenziamento dei 422 operai;

   la chiusura dello stabilimento avviene per dislocare dall'Italia e non per fallimento –:

   se sia a conoscenza della vicenda e cosa intenda fare;

   se sia vero che negli ultimi 5 anni Gkn abbia beneficiato di fondi pubblici e, in caso affermativo, di quanti;

   se lo Stato abbia stanziato aiuti all'azienda in che forma e in che quantità;

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per richiedere la restituzione dei finanziamenti erogati, essendo i bilanci dell'azienda in salute.
(3-02423)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i distretti del cibo, istituiti con la legge n. 205 del 27 dicembre 2017, costituiscono un nuovo modello di sviluppo per l'agroalimentare italiano. Nascono, infatti, per fornire a livello nazionale ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso;

   si tratta, si legge nel sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, «di uno strumento strategico mirato a favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l'inclusione sociale, favorendo l'integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale. I Distretti hanno come obiettivo anche la sicurezza alimentare, la diminuzione dell'impatto ambientale delle produzioni e la riduzione dello spreco alimentare. Altro scopo fondamentale è la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari»;

   sono attualmente attivi nel nostro Paese, secondo il censimento dello stesso Ministero, 107 distretti del cibo suddivisi in 14 regioni;

   tre anni dopo la loro istituzione il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha promosso il primo bando pilota per finanziare i distretti: il lockdown ha rallentato le procedure, ma i progetti presentati e successivamente accolti dalla preposta commissione ministeriale sono 20, per un totale complessivo di 315 milioni di euro così come disposto dall'avviso protocollare n. 10898 del 17 febbraio 2020 (da finanziarsi in egual misura con fondi pubblici e privati);

   il bando del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali aveva però stanziato soltanto 18 milioni di euro complessivi per finanziare i progetti presentati: si tratta di risorse per le quali è possibile realizzare soltanto 10 dei 20 distretti del cibo vincitori;

   a seguito di tale incongruenza tra le somme destinate ai progetti vincitori e quelli stanziati, alcuni distretti del cibo interessati hanno inviato una lettera al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali al fine di sospendere i termini di accettazione delle proposte di contratto relative al bando con l'obiettivo prioritario di incrementare le risorse: proponendo di utilizzare ad integrazione il Fondo per lo sviluppo e la coesione o, come si evince anche da articoli di stampa, il Fondo complementare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) attribuisce ai «Contratti di filiera e distrettuali per i settori agroalimentare, pesca, silvicoltura e vivaismo» e che prevede in particolare una quota di 200 milioni di euro che va spesa entro il 2021;

   conseguentemente nella seduta del 10 giugno 2021 la Commissione politiche agricole della Conferenza delle regioni ha scritto una lettera al Ministro interrogato, riconoscendo il ruolo dei distretti del cibo quali «strumenti efficaci per promuovere lo sviluppo territoriale e favorire la coesione e l'inclusione sociale» e sollecitando l'attivazione di tutti i programmi presentati incrementando quindi le risorse stanziate (anche «al fine di evitare lo svilimento dell'iniziativa e la perdita di questo importante strumento di sviluppo per l'inconsistente sostegno»);

   «il finanziamento dei Contratti di distretto – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino – è un segnale concreto di ripartenza per tutto il Paese e di attenzione verso il settore agricolo e agroalimentare. Inoltre, è un'opportunità per rispettare il cronoprogramma che il Governo si è dato per il 2021, visto che i progetti sono già stati valutati positivamente dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e sono immediatamente cantierabili. Sarebbe inspiegabile rinunciare o ridurre i programmi di investimento per carenza di fondi. Ricordiamo, infatti che nelle linee programmatiche presentate dal Ministro Patuanelli e inserite nel Pnrr, i Contratti di filiera e di distretto sono indicati come strategici per lo sviluppo del settore agroalimentare e destinatari di risorse finanziarie adeguate» –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato, in relazione a quanto espresso in premessa e rispetto alla corretta erogazione dei finanziamenti per tutti i progetti vincitori del bando pilota per i distretti del cibo, così come disposto dall'avviso protocollare n. 10898 del 17 febbraio 2020.
(5-06487)

Interrogazione a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Popillia japonica è un insetto originario del Giappone, arrivato ormai dal 2014 anche in Europa continentale, con i primi esemplari trovati nella Valle del Ticino, sulla sponda lombarda e quella piemontese. Per gli ingenti danni economici che può provocare è considerata dalla normativa fitosanitaria un organismo nocivo da quarantena, come indicato anche dal regolamento delegato (Ue) 2019/1702 che integra il regolamento (Ue) 2016/2031. Le zone attualmente più colpite sono le province di Varese, Como, Lecco, Monza e Brianza, Milano, Lodi e Pavia;

   le attività di lotta interesseranno l'area in cui è stata rilevata la presenza dell'insetto. È previsto un piano di controllo con due tipologie di trappole, una con funzione attract and kill e l'altra per la cattura massale. I tecnici di Ersaf stanno collocando 200 trappole di diverso tipo, anche per lo studio della dinamica della popolazione. Inoltre, va considerata la possibilità dell'impiego di nuove tipologie di strumenti, quali il bacillo thuringensis, già usato negli Usa;

   le misure di lotta a Popillia japonica sono state estese a tutto il territorio nazionale con il decreto ministeriale del 17 marzo 2016 «Misure d'emergenza per impedire la diffusione di Popillia japonica Newman nel territorio della Repubblica italiana». In seguito, le misure sono state aggiornate con il decreto ministeriale 22 gennaio 2018, che ha abrogato il precedente decreto ministeriale 17 marzo 2016. È istituito poi il tavolo tecnico scientifico nazionale e previsto l'obbligo di implementare misure fitosanitarie di eradicazione e contenimento;

   tuttavia, è evidente che in alcune aree il problema persiste e pare insufficiente quanto indicato dalle norme vigenti per tutelarsi dal problema –:

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Ministro interrogato per tutelare i territori interessati, considerando che le aree colpite aumentano di anno in anno.
(4-09880)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i test Ngs (Next generation sequencing) sono test genomici avanzati che individuano le mutazioni genetiche alla base della formazione dei tumori e rappresentano un importantissimo strumento di prevenzione e tutela della salute dei cittadini, nella misura in cui consentono di impostare cure oncologiche localizzate non più sulla sola neoplasia, bensì sulle mutazioni geniche dalle quali origina la patologia;

   l'effettuazione di questi test è un presupposto imprescindibile per la cura: infatti, è dalla capacità di profilare i tumori e di identificare le alterazioni sottostanti che dipende la possibilità di impostare terapie oncologiche di precisione, già approvate in Europa;

   l'articolo 19-octies del decreto-legge n. 137 del 2020 (cosiddetto decreto Ristori) convertito, con modificazioni, dalla legge n. 176 del 2020 ha autorizzato per l'anno 2021 la spesa di 5 milioni di euro da destinare per il potenziamento dei test Ngs di profilazione genomica dei tumori;

   il comma 2 del medesimo articolo impegna il Ministero della salute ad adottare, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, un decreto attuativo, con riguardo alla destinazione e alla distribuzione delle risorse allocate;

   il comma 2 prevede l'adozione del predetto decreto ministeriale entro sessanta giorni dall'entrata in vigore della norma;

   scaduti i sessanta giorni, tale decreto non risulta ancora adottato –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché sia garantito il pieno rispetto delle norme di legge citate in premessa, volte ad assicurare la pronta ed efficace erogazione delle risorse destinate al potenziamento dei test Ngs.
(5-06483)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultimo rapporto MonitoRare 2021, elaborato dall'associazione Uniamo, il numero complessivo di persone affette da malattie rare in Italia sarebbe compreso fra i 2,1 e i 3,5 milioni di persone, un dato di gran lunga superiore a quello delle sole persone con malattia rara esente, che sono circa 600 mila;

   le terapie geniche sono medicinali biologici che permettono di regolare, riparare, sostituire, aggiungere o eliminare una sequenza genetica, offrendo nuove prospettive di guarigione ai pazienti affetti da patologie che, sino ad ora, erano prive di una valida soluzione terapeutica, intervenendo in modo diretto sulle cause della malattia;

   le terapie geniche sono sottoposte ad una valutazione accelerata da parte di Ema (l'ente regolatore europeo) per l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata, poiché destinate a combattere malattie per cui non esistono trattamenti disponibili;

   nel caso di farmaci orfani destinati alla cura delle malattie rare, per i farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica e farmaci ospedalieri viene avviata con Aifa la procedura di prezzo e rimborso accelerata detta «procedura di 100 giorni», ai sensi dell'articolo 12, comma 5-bis del decreto-legge n. 158 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 189 del 2012 (cosiddetto decreto Balduzzi), entro i quali Aifa dovrebbe concludere l'iter di approvazione, garantendo così ai pazienti, che non hanno una valida alternativa terapeutica, un tempestivo accesso a tali terapie innovative;

   secondo il III rapporto Ossfor, tuttavia, il dato più recente parla di un ritardo di 139 giorni, più del doppio rispetto a quanto previsto (che si è ulteriormente incrementato durante il Covid). Solo per il 44 per cento dei farmaci analizzati il regime di prezzo e rimborso viene definito entro il primo anno dall'approvazione europea, per il 77 per cento entro i 2 anni e per il 90 per cento entro 3 anni dalla autorizzazione Ema –:

   quali strumenti il Ministro interrogato intenda introdurre, per quanto di competenza, affinché venga garantito il rispetto dei tempi fissati dal cosiddetto decreto Balduzzi con la «Procedura dei 100 giorni» (di cui all'articolo 12, comma 5-bis, del decreto-legge n. 158 del 2012) che porti ad un tempestivo accesso alle cure altamente innovative e già autorizzate da Ema in modo da evitare ai pazienti italiani, che non hanno una valida alternativa terapeutica, i lunghi ed inopportuni tempi d'attesa per accedere a terapie curative o trasformative della storia clinica degli stessi.
(5-06484)


   NOJA e ROSATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021 ha istituito il cosiddetto green pass, stabilendo al comma 2 che lo stesso attesti tra le altre condizioni – la «avvenuta vaccinazione anti-SARS-CoV-2, al termine del prescritto ciclo» e la «avvenuta guarigione da COVID-19, con contestuale cessazione dell'isolamento prescritto in seguito ad infezione da SARS-CoV-2, disposta in ottemperanza ai criteri stabiliti con le circolari del Ministero della salute»;

   al comma 3, inoltre, si specifica che la certificazione «ha una validità di nove mesi a far data dal completamento del ciclo vaccinale ed è rilasciata automaticamente all'interessato (...), anche contestualmente alla somministrazione della prima dose di vaccino e ha validità dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione fino alla data prevista per il completamento del ciclo vaccinale, la quale deve essere indicata nella certificazione all'atto del rilascio»;

   con circolare del Ministero della salute n. 8284 del 3 marzo 2021, si è precisato che, con riferimento ai soggetti che abbiano già avuto un'infezione da SARS-CoV-2, il «termine del prescritto ciclo» potrà coincidere con la somministrazione di una sola dose di vaccino;

   in particolare, sulla base dei pareri di Aifa del 23 febbraio 2021 e del Consiglio superiore di sanità del 3 marzo 2021, è stato stabilito che, in considerazione delle evidenze cliniche e della elevata presenza di anticorpi, «è possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti-SARSCoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa»;

   ciò nonostante, dalle cronache di stampa emergono sempre più casi di cittadini che non riescono in alcun modo ad ottenere il proprio green pass, nonostante abbiano già sperimentato l'infezione da SARS-CoV-2, siano dalla stessa guariti, si siano sottoposti alla somministrazione di una dose di vaccino nei termini sopra riportati e – su indicazione del proprio medico – abbiano già completato il ciclo con l'inoculazione di quell'unica dose;

   in altre parole, si tratta di persone che, da un lato, non possono sottoporsi per ragioni mediche alla seconda dose, dall'altro lato, non vengono riconosciute dal sistema, ai fini del rilascio del green pass –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo affinché ai cittadini che versano nelle condizioni descritte in premessa sia garantito il rilascio della certificazione verde COVID-19, di cui all'articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021.
(5-06485)


   TERZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a gennaio i carabinieri-forestali del nucleo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale del gruppo carabinieri forestale di Ancona, insieme alle guardie zoofile del Wwf e di Legambiente e in collaborazione con l'associazione Amici Animali di Osimo, hanno proceduto, su ordine della procura della Repubblica di Ancona, a sequestrare un grande allevamento di cani nel comune di Trecastelli, molti dei quali affetti da Brucella canis;

   si tratta dell'unico focolaio di tale zoonosi in Europa l'interrogante ha evidenziato nei due precedenti atti di sindacato ispettivo (interpellanza n. 2-01195 e interrogazione n. 4-08173) in cui ha riepilogato tutte le criticità che ancora stavano contraddistinguendo la vicenda;

   dopo queste sollecitazioni il Ministero della salute ha svolto lo scorso maggio un'ispezione della Dgsaf che, da quanto emerge indirettamente dalla lettura delle note dell'Asur, avrebbe riscontrato numerose e gravi carenze nella gestione della grave emergenza da parte dei servizi veterinari regionali, con ripercussioni anche sull'operato degli altri soggetti coinvolti, dal comune di Trecastelli, un piccolo comune che ben difficilmente ha le risorse per assicurare la risoluzione delle problematiche di un canile con centinaia di cani malati, alla cooperativa chiamata a collaborare nella gestione quotidiana del canile ancora sotto sequestro;

   dalle notizie di stampa si apprende che successivamente all'ispezione si è sviluppata un'ulteriore problematica sanitaria, quella della diffusione tra i cani della parvovirosi, che ha comportato la morte di almeno 120 cani;

   quanto accaduto la dice lunga sulle gravissime responsabilità di chi è rimasto inerte rispetto a criticità del tutto note, nonostante siano passati mesi dal sequestro e dalle interrogazioni sopra ricordate;

   anche diverse associazioni animaliste con una nota del 6 luglio 2021 hanno duramente stigmatizzato l'operato degli enti coinvolti, con particolare riferimento all'Asur Marche che non aveva neanche predisposto un presidio veterinario fisso nel canile nonostante le palesi criticità note da mesi se non da anni, anche prima del sequestro;

   da notizie apprese recentemente dalla stampa, attraverso una dichiarazione dell'assessore regionale Saltamartini, è stata annunciata la possibilità di dare in adozione a semplici cittadini tali cani, benché sussista l'elevato rischio che siano positivi alla Brucella canis nonostante questa malattia sia trasmissibile agli umani comportando anche gravissimi rischi per la salute, da aborti spontanei alla meningite, come rilevato da un rapporto dell'Izs di Teramo –:

   se il Ministro concordi e, nel caso, secondo quale presupposto scientifico e con quali certezze rispetto alla gestione di tali animali per anni da parte di semplici cittadini, sull'ipotesi di dare in adozione cani con una patologia cronica non curabile che può essere trasmessa all'uomo;

   se intenda fornire elementi sul rapporto d'ispezione nonché sulla corrispondenza tra il Ministero, le strutture della Regione Marche, Asur compresa, il comune e gli altri soggetti a vario titolo coinvolti;

   in che data saranno trasferiti in idonee strutture i cani attualmente stabulati in condizioni non dignitose;

   se non intenda adottare le iniziative di competenza per procedere secondo quanto suggerito nelle precedenti interrogazioni, circa l'attuazione di un programma di ricerca scientifica a lungo termine tale da coniugare il mantenimento dei cani in una condizione di benessere e la gestione al massimo lavello del focolaio, senza rischi di ulteriore diffusione della malattia.
(5-06489)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo le accorate denunce di cittadini e rappresentanti istituzionali si apprende da fonti di stampa che l'Asl di Salerno in Campania ha comunicato la sospensione improvvisa dei presidi di continuità assistenziale in numerosi comuni, della provincia, molti dei quali rientranti nell'alveo delle aree interne;

   gli abitanti di questi piccoli comuni dell'entroterra, già fortemente discriminati, dovranno rivolgersi al presidio più vicino della Guardia medica per far fronte ad eventuali casi di soccorso con ulteriori disagi. Sempre da fonti di stampa si apprende che l'Asl salernitana giustifichi la scelta con «la gravissima carenza di medici che rende impossibile il regolare svolgimento del servizio quindi inevitabile una temporanea riorganizzazione»;

   in Italia l'attività di servizio sanitario nelle ore notturne viene svolta mediante il servizio di continuità assistenziale di guardia medica che interviene nella fascia oraria in cui gli studi dei medici di medicina generale sono chiusi e non risultano disponibili i medici di famiglia e lo stesso Ministero della salute, nel documento di adesione alla Strategia nazionale aree interne, tramite precise linee guida, ha confermato la criticità dell'assistenza nelle aree interne dove «si declina in modo particolare il tema dell'equilibrio dell'offerta e dell'integrazione delle funzioni assistenziali ospedaliere, territoriali, domiciliari, coerentemente con i criteri di utilizzo efficiente e appropriato delle risorse del SSN, reso ancora più cogente in ragione della distanza dai servizi e dalle peculiarità orografiche demografiche e socioeconomiche di tali aree» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per ripristinare i livelli minimi di assistenza sanitaria a favorire dei cittadini della provincia di Salerno, quale diritto costituzionalmente garantito.
(4-09877)


   CAVANDOLI, MATURI e TOMBOLATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   presso la struttura municipale di Parma per cani e felini «Lilli e il Vagabondo» si è recentemente diffusa un'epidemia di parvovirosi, detta altrimenti panleucopenia virale felina, una malattia infettiva estremamente contagiosa che colpisce cani e soprattutto i gatti nelle prime 12 settimane;

   tale patologia può raggiungere elevati livelli di gravità, fino ad implicare danni neurologici e la morte; inoltre, dall'autopsia dei gatti deceduti sono stati riconosciuti casi di pasteurellosi;

   su indicazione del dipartimento sanità pubblica dell'Ausl di Parma, il Comune ha disposto il blocco degli ingressi di nuovi esemplari felini per il tempo di igienizzazione degli ambienti e di isolamento degli animali infetti;

   il servizio veterinario che il Comune deve assicurare al canile e gattile è attualmente vacante in quanto nel giugno 2021 il Comune ha deciso di rivolgersi all'agenzia interinale Adecco per reperire personale con qualifica di veterinario, per un monte ore complessivo di 54 ore settimanali e un corrispettivo di 35.000 euro più Iva per il periodo luglio-dicembre 2021 (27 settimane);

   il 1° luglio 2021 ha preso servizio il veterinario individuato dalla Adecco che ha però rassegnato le proprie dimissioni il successivo 6 luglio dopo la morte di alcuni gattini;

   l'ultimo contratto stipulato dal Comune di Parma in esito alla gara d'appalto bandita per la gestione degli aspetti sanitari della struttura è giunto a scadenza il 30 novembre 2019;

   successivamente la gara indetta il 28 dicembre 2020 con scadenza per la presentazione delle domande prevista per il 5 febbraio 2021 e avvio del servizio a partire dal primo aprile 2021 è andata deserta;

   nelle more della preparazione della gara, poi dell'espletamento della stessa e infine dopo la mancata presentazione di proposte, il Comune ha proceduto con reiterati affidi diretti che sono scaduti il 30 giugno 2021 proprio per il contratto stipulato con la agenzia interinale;

   alcune associazioni hanno lamentato, come riportato anche dalla stampa, che le condizioni di impiego del veterinario, dal monte ore ridotto rispetto alle reali esigenze della struttura fino alla mancata implementazione di un periodo di affiancamento con i veterinari precedenti, abbiano condotto alle dimissioni della figura impiegata;

   la struttura risulta adesso sprovvista di direzione sanitaria e con l'ispezione eseguita dall'Ausl il 9 luglio il Comune è stato dichiarato inadempiente per il «Lilli e Vagabondo», mentre nell'Oasi felina comunale di Vicofertile, a quanto consta agli interroganti, si sono aggravate le patologie, perché manca il veterinario da oltre 20 giorni;

   il Comune si serve degli interventi di tre strutture veterinarie convenzionate, ma questo non garantisce la presenza interna alla struttura comunale di personale sanitario e affida de facto a personale non qualificato la responsabilità di discernere i casi in cui occorra rivolgersi alle figure professionali competenti;

   stante l'epidemia di parvovirosi, l'esigenza di personale sanitario all'interno della struttura si presenta ancora più stringente, tanto per la sopravvivenza e la cura degli esemplari infetti quanto per evitare nuovi contagi e permettere l'ingresso di nuovi felini –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in accordo con i competenti enti locali, si intendano assumere a fronte di una situazione che potrebbe portare ad un'ulteriore diffusione dell'epidemia di parvovirosi e comunque al fine di assicurare adeguate cure agli animali coinvolti.
(4-09882)


   SPENA, BAGNASCO e VALENTINI. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri firmato il 17 giugno 2021 stabilisce che i cittadini italiani immunizzati all'estero con vaccini riconosciuti dall'Unione europea hanno diritto alla certificazione verde COVID-19 a patto che si facciano convalidare i documenti relativi alla vaccinazione dalle autorità nazionali di frontiera o presso le ambasciate e i consolati in Italia del Paese dove è avvenuta la somministrazione;

   dal 1° luglio 2021 la certificazione verde COVID-19 è valida come EU digital COVID certificate – il cosiddetto green pass europeo – che permette di circolare liberamente da e per tutti i Paesi dell'Unione europea e dell'area Schengen;

   si segnalano numerosi casi di italiani, non iscritti all'Aire ma immunizzati in Paesi extra-europei con uno dei quattro vaccini autorizzati dall'Ema, che non riescono ad ottenere il rilascio della certificazione verde COVID-19 una volta tornati in Italia, pur avendone diritto come sancito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per sanare la grave situazione esposta in premessa, procedendo a definire le modalità con cui si può validare la documentazione relativa a immunizzazioni avvenute in Paesi extra-Unione europea ed ottenere conseguentemente il rilascio del cosiddetto green pass;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza del numero esatto di cittadini italiani che si ritrovano nella situazione sopra esposta;

   quali regole debbano seguire quei cittadini italiani non iscritti all'Aire ma che hanno ricevuto la prima dose di vaccino in Paesi extra-europei e che, una volta tornati, intendano completare il ciclo vaccinale in Italia.
(4-09883)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, MAGLIONE e PARENTELA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la direttiva (UE) 2018/2001, cosiddetta «Red II» fissa per tutti gli Stati membri obiettivi vincolanti per il settore trasporti in termini di riduzione delle emissioni e di quote di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030;

   il più recente Green Deal europeo (COM/2019/640) mira a raggiungere la carbon neutrality nel territorio dell'Unione europea entro il 2050 e contestualmente indica la necessità di innalzare l'obiettivo di riduzione delle emissioni fissato dalla Red II. In tale contesto la Commissione europea ha al momento in studio il pacchetto di iniziative Fit for 55 che intende fissare al 55 per cento la riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti entro il 2030;

   le emissioni legate al settore trasporti incidono per oltre il 25 per cento del totale registrato e sono in continuo aumento, contrariamente a quanto succede in altri settori, come l'industria e l'agricoltura, nei quali si registrano cali costanti a partire dagli anni '90 ad oggi (Fonte Ispra);

   il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec), pubblicato a gennaio 2020 ed approvato dalla Commissione europea, fissa, allo scopo di ridurre le emissioni, per le energie rinnovabili impiegate nei trasporti obiettivi vincolanti al 2030, per il raggiungimento dei quali il Pniec fissa, a partire dal 1° gennaio 2023, le quote minime di biocarburanti da utilizzare in miscela con i carburanti fossili e precisa che tali quote minime dovranno essere distinte tra benzina e gasolio;

   è quindi necessario fissare – tra gli altri – un obiettivo di quote crescenti di biocarburanti da miscelare con la benzina a partire dal 1° gennaio 2023;

   ad oggi il solo biocarburante sostenibile, disponibile e miscelabile con la benzina è il bioetanolo, un alcol etilico prodotto da materie prime di origine agricola, utilizzato in tutto il mondo come biocarburante per ridurre le emissioni di gas ad effetto-serra nel settore trasporti;

   in Europa il bioetanolo è largamente utilizzato grazie alla capacità di ridurre le emissioni di C02 equivalenti di oltre il 75 per cento in media rispetto alla benzina;

   anche in Italia viene ricavato il bioetanolo da materie prime di origine agricola ed è certificato sostenibile lungo tutta la filiera da enti accreditati e secondo schemi di certificazione approvati dalla Commissione europea che garantiscono non solo la sostenibilità ambientale del prodotto ma anche l'assenza di qualunque impatto ambientale indiretto negativo;

   il bioetanolo può essere prodotto anche a partire da scarti agricoli o agroindustriali ed in tal caso prende il nome di bioetanolo avanzato;

   il bioetanolo in miscela con la benzina fino al 10 per cento in volume (il cosiddetto standard E10, comunemente diffuso in tutta Europa) non necessita di alcun adattamento o modifica dei motori del parco auto circolante attualmente ovvero di nuove infrastrutture e, dunque, può essere impiegato da subito;

   i dati di mercato delle vendite delle auto negli ultimi anni testimoniano come la quota di auto a benzina (anche in versione ibrida) sia di gran lunga maggioritaria con oltre 6 auto su 10 vendute negli ultimi 2 anni ed è quindi su questo segmento che si deve intervenire per ridurre da subito le emissioni;

   nonostante il bioetanolo sia già disponibile nel nostro Paese e non necessiti di alcuna modifica del parco veicoli circolante, si rende necessario organizzare tempestivamente la rete distributiva per permettere di utilizzare miscele benzina-bioetanolo dal 1° gennaio 2023 come prevede il Pniec –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative attuative per quanto di competenza, per definire tempestivamente le quote crescenti obbligatorie di immissione in consumo di bioetanolo convenzionale ed avanzato da miscelare con la benzina dal 1° gennaio 2023 e fino al 2030;

   se intenda adottare iniziative tese a rendere obbligatorio in Italia lo standard E10 a partire dal 1° gennaio 2023.
(5-06488)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   in un comunicato stampa del Conai del 19 luglio 2021, in relazione ai risultati ottenuti dal Consorzio nel 2020, è riportato fra virgolette il seguente intervento del capo dipartimento transizione ecologica e investimenti del Ministero della transizione ecologica: «Nel riciclo degli imballaggi l'Italia conferma la sua leadership traguardando in anticipo di quattro anni gli obiettivi comunitari; il Sud cresce quasi quanto il Nord e verrà ulteriormente supportato con gli investimenti previsti nel PNRR; il raggiungimento degli obiettivi consente di corrispondere ai comuni contributi che vanno a ridurre le tariffe, a vantaggio dei cittadini. Questo traguardo ci dice anche che il sistema CONAI è un modello vincente: ringrazio il presidente Ruini per la competenza, l'alto senso istituzionale e la dedizione che hanno consentito di raggiungere questo obiettivo»;

   ciò che non appare chiaro all'interrogante è se gli obiettivi della citata direttiva comunitaria, che si dichiarano essere stati raggiunti con largo anticipo, si riferiscano ai rifiuti riciclati o ai rifiuti avviati al riciclo;

   in virtù di un accordo Anci-Conai i comuni ricevono un contributo ambientale sul riciclo degli imballaggi e delle plastiche e da quanto si apprende, sembrerebbe che, soprattutto sulle plastiche, la maggior parte del contributo ambientale non venga conferito totalmente e direttamente ai comuni e pertanto non determini un risparmio di spesa per i cittadini, mentre nel comunicato stampa diffuso da Conai il 19 luglio 2021 si lascia intendere che sia l'intera somma stanziata ad essere trasferita dal consorzio ai comuni italiani;

   a tal proposito, infatti, dal resoconto stenografico dell'audizione svolta in VIII Commissione alla Camera dei deputati del 5 febbraio 2019 di rappresentanti del Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui rapporti convenzionali tra il Consorzio nazionale imballaggi (Conai) e l'Anci, alla luce della nuova normativa in materia di raccolta e gestione dei rifiuti da imballaggio si apprende, da Antonello Ciotti, presidente del Corepla, che la percentuale dei fondi stanziati che torna direttamente ai comuni è pari al 15 per cento mentre l'altro 85 per cento va alle multiutility o ad altri soggetti delegati;

   infine, all'interrogante non è nota la tempistica di adozione, da parte del Ministero della transizione ecologica, dell'end of waste sui rifiuti plastici, mentre allo stesso interrogante risulta che vi siano fortissime rimostranze da parte degli imprenditori del riciclo relativamente ad un paventato regime di Favore giuridico per chi voglia investire sul riciclo chimico, che, come è noto, non è qualificato dall'Unione Europea come un obiettivo di riciclo –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire se gli obiettivi della citata direttiva comunitaria, che si dichiarano essere stati raggiunti con largo anticipo, sono riferiti ai rifiuti riciclati o ai rifiuti avviati al riciclo, atteso che i dati forniti sono quelli dell'avvio al riciclo;

   se il Ministro sia a conoscenza della percentuale di contributo economico che viene corrisposta dal Conai direttamente ai comuni, in virtù dell'accordo Anci-Conai, e quando lo stesso venga corrisposto ai cosiddetti soggetti delegati e se determini effettivamente un risparmio di spesa per i cittadini;

   quali siano gli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza finalizzati a favorire il riciclo meccanico della frazione secca dei rifiuti urbani e quali siano i beneficiari di queste azioni;

   se il Ministro non intenda chiarire quale sia la tempistica di adozione dell'end of waste sui rifiuti plastici e se consti al Ministro che vi siano fortissime rimostranze da parte degli imprenditori del riciclo relativamente ad un paventato regime di favore giuridico per chi voglia investire sul riciclo chimico, che come è noto non è qualificato dall'Unione europea come un obiettivo di riciclo.
(4-09876)


   D'IPPOLITO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un articolo de «Il Corriere della Calabria» del 20 luglio 2021 ricostruisce l'operazione Archimede «coordinata dalla Procura di Paola guidata da Pierpaolo Bruni ed eseguita dai militari della Compagnia Carabinieri di Scalea, guidati dal capitano Andrea Massari» riguardante «la gestione della depurazione nell'Alto Tirreno cosentino», che ha portato a «dieci misure cautelari (4 domiciliari, 5 interdittive e un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) emesse dal gip del Tribunale di Paola, Rosa Maria Misiti. Sono coinvolti nell'inchiesta, il sindaco di San Nicola Arcella, Barbara Mele per cui è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e l'assessore del comune di Belvedere Marittimo, Vincenzo Cristofaro»;

   ivi si precisa che si perpetrava lo «sversamento del refluo fognario in un collettore nascosto, l'immissione nelle acque di sostanze chimiche per occultare la carica batterica prima dei previsti controlli che avvenivano con la complicità di un tecnico dell'Arpacal (l'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente della Calabria) che concordava direttamente con i gestori degli impianti di depurazione le modalità di esecuzione dei controlli, oltre alla scelta del serbatoio da sottoporre a verifica»;

   come sostenuto in conferenza stampa dal procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni – è ivi riportato – «a differenza di altre investigazioni, grazie al tempestivo intervento dei carabinieri di Scalea è stato possibile intervenire nella fase iniziale dell'attività di inquinamento del territorio e delle acque»; egli ha ancora aggiunto – come ancora riportato – che «i militari erano pronti ad intervenire per evitare che questo tipo di reato potesse produrre ulteriori conseguenze dannose sia per l'ambiente che per la salute pubblica»;

   nella stessa conferenza stampa, Pietro Sutera, comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza, ha spiegato che sarebbero state documentate – come ancora riportato nel citato articolo – «condotte illecite attribuibili ad amministratori locali e ai danni della pubblica amministrazione da parte delle ditte vincitrici degli appalti» con «il ricorso a procedure negoziate con affidamenti diretti sottosoglia in più comuni del Tirreno cosentino, si tratta di procedure con condotte collusive e fraudolente per avvantaggiare uno o più operatori economici»;

   Sutera – ivi si legge – afferma che sarebbero state riscontrate «ben 91 determine con cadenza mensile o trimestrale per prorogare la gestione di un servizio con affidamento diretto»;

   le condotte illecite riscontrate sarebbero – figura nell'articolo – «lo smaltimento dei fanghi senza trattamento, le discariche autorizzate con interramento in aree nella disponibilità degli indagati, l'utilizzo di un acido per la depurazione delle acque adottato senza alcun dosaggio e con il solo obiettivo di occultare la carica batterica delle acque, (...), la diluizione dei reflui con acqua potabile per mascherare la colorazione della risorsa idrica»;

   «per eludere i controlli e farla franca, i responsabili – è ivi riportato – avrebbero fatto affidamento su un tecnico dell'Arpacal che “d'intesa con i gestori concordava o annunciava i controlli, i serbatoi da verificare per alterare la genuinità delle analisi effettuate e falsificare i valori previsti”» –:

   di quali notizie disponga su quanto riportato in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere perché sia garantita l'attendibilità dei controlli sulla depurazione delle acque nel territorio della regione Calabria.
(4-09881)