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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 16 luglio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della cultura, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   nel comune di Crotone, in località Capo Colonna, sorge un'importante area archeologica, distante poco più di 10 chilometri dal centro cittadino. L'area, nota come «Antica Kroton» comprende 30 ettari di terreno adibito a scavi e 20 ettari di bosco e macchia mediterranea. Sul promontorio di Capo Colonna sorgeva una tra le aree sacre più importanti dell'intero bacino Mediterraneo, il santuario dedicato a Hera Lacinia, moglie e sorella di Zeus;

   l'intera area e i resti che vi si trovano sono legati alla storia della colonia greca, fondata alla fine dell'VIII secolo dalla quale è successivamente sorta l'odierna Crotone;

   con delibera Cipe n. 62 del 2011 sono stati assegnati alla regione Calabria le risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2007/2013 (Fsc), finalizzati, tra l'altro, al recupero dell'area. Ai fini dell'attuazione degli interventi, si è ricorsi allo strumento dell'Accordo di programma quadro (Apq);

   come previsto dalla delibera Cipe il 6 agosto 2013 è stato stipulato tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, unitamente al Ministero dello sviluppo economico, al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ed alla regione Calabria, concernente il «Recupero e la valorizzazione dell'area archeologica Antica-Kroton» per un importo pari a 65 milioni di euro a valere sulle risorse FSC 2007/2013, risorse successivamente in parte erose da delibere regionali, fino a ridurre la somma a 61,7 milioni di euro a valere sul Piano di azione coesione;

   ulteriori risorse erano state espressamente finalizzate dall'articolo 4-ter, comma 1, del decreto-legge n. 145 del 2013 per la bonifica e riparazione del danno ambientale nel Sin (sito di interesse nazionale) di Crotone. La norma riprendeva il contenuto dell'articolo 1 del decreto-legge n. 126 del 2013, non convertito, nel quale si evidenziava la necessità che nell'ambito della bonifica del Sito contaminato di Crotone, fosse prevista una priorità per l'area archeologica Kroton, in esso parzialmente ricompresa;

   il 19 marzo 2018 è stato firmato un nuovo atto politico strategico: il Protocollo d'intesa tra regione Calabria, Segretariato regionale del Ministero della cultura per la Calabria e comune di Crotone, volto riavviare le azioni su Antica Kroton e sul sistema turistico, culturale e ambientale dell'area di Capo Colonna;

   il 22 aprile 2021 si è riunito a Catanzaro, in presenza del Residente della regione, il tavolo tecnico su «Antica Kroton» tra regione, comune di Crotone e Ministero della cultura per rimodulare il progetto e finalmente farlo partire. Dalla riunione è emersa una sorta di conditio sine qua non: occorre risolvere il problema della bonifica ambientale, senza la quale non si può procedere al completo recupero dell'area archeologica;

   tuttavia l'area inquinata comprende solo in parte il sito archeologico, come individuata dal protocollo del 19 marzo 2018 e cioè l'area archeologica «Antica Kroton» (ex zona industriale); tutte le aree urbane non registrano presenza alcuna di sostanze inquinanti, come certificato dall'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Calabria. Nel progetto «Antica Kroton» una parte delle risorse può essere intanto utilizzata per l'acquisizione di aree private per indennizzo dei proprietari, Possono inoltre essere avviate l'area della promozione e del marketing, della comunicazione e della fruizione, della formazione e dei laboratori culturali e l'area dell'archeologia marina con la realizzazione del parco marino e degli itinerari subacquei;

   la bonifica dell'area archeologica «Antica Kroton» è una risorsa economica e culturale importante per la città di Crotone. Si tratta di un progetto secondo solo al progetto di Pompei;

   una veloce attuazione del recupero dell'area archeologica di Kroton, oltre a consentire il recupero dei beni archeologici celati nel sito dell'«Antica Kroton», determinerebbe positive ricadute occupazionali, impiegando manodopera specializzata nei lavori di recupero del patrimonio archeologico, e la creazione di una nuova offerta turistica per la fruizione dei beni archeologici recuperati;

   è necessario superare la paralizzante correlazione tra «Antica Kroton» è bonifica del SIN –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per nominare un commissario straordinario per la definitiva messa a cantiere del progetto «Antica Kroton», per le aree al di fuori del Sito di interesse nazionale che possono essere avviate, come descritte in premessa, in considerazione della disponibilità di risorse e di una progettualità avanzata, nonché della urgente necessità di rilanciare l'occupazione e il turismo nell'area crotonese.
(2-01281) «Torromino».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è ormai disponibile anche in Italia il certificato verde Covid-19, il documento digitale che renderà più semplice l'accesso ad eventi, pubblici e privati, o strutture, come le residenze sanitarie assistenziali, e faciliterà dal 1° luglio 2021 gli spostamenti in Europa;

   per ottenere tutte le informazioni è attivo il numero verde 800.91.24.91, che, oltre alla lingua italiana, riporta persino l'opzione in lingua tedesca per gli altoatesini, che, come è stato riferito all'interrogante, rifiutano di parlare la lingua nazionale;

   le minoranze linguistiche sono tutelate nei territori a statuto speciali attraverso il riconoscimento del bilinguismo, tutelato dalla nostra stessa Costituzione, a parere dell'interrogante, con effetti talmente penalizzanti che l'italiano in alcune aree è diventato seconda lingua o viene addirittura cancellato dalle scritte dei circuiti montani;

   non è chiaro, peraltro, come mai sia riportata solo l'opzione in tedesco, posto che in Italia esistono 12 minoranze linguistiche, come il francese parlato dai valdostani, il ladino o l'albanese parlato dall'enclave del Molise;

   tale paradossale situazione si inquadra perfettamente in un contesto generale di anglicizzazione del nostro idioma su cui istituti scientifici hanno già avvisato del rischio che l'italiano diventi una lingua tecnicamente morta entro il 2050 –:

   di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza sulla vicenda di cui in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda assumere per cambiare la procedura pubblica attivata per avere informazioni, sul green pass o su qualsiasi altro servizio pubblico, in doppia lingua italiano o tedesco, alla luce dei rilievi esposti in premessa.
(4-09822)


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il Paratriathlon è la variante per atleti con disabilità del triathlon, disciplina inserita nel programma delle Paralimpiadi e che, in Italia, è gestita dalla Fitri - Federazione italiana Triathlon;

   nel 2019, la Federazione Italiana Triathlon vinceva il bando che permetteva l'organizzazione dei Campionati del mondo di Paratriathlon per il 2020, all'idroscalo di Milano, nella città metropolitana di Milano;

   l'emergenza sanitaria dettata dal COVID-19 ha imposto la sospensione della gara;

   la Fitri ha riproposto la candidatura per il 2021, ottenendo nuovamente l'assegnazione dell'evento in programma per il 9 maggio 2021;

   il 14 marzo 2021, le elezioni interne della Fitri decretavano Riccardo Giubilei nuovo presidente federale e veniva anche nominato un nuovo Consiglio federale;

   immediatamente dopo la nomina, il presidente Giubilei comunicava al World Triathlon — la federazione sportiva internazionale riconosciuta dal Comitato olimpico internazionale che governa lo sport olimpico del triathlon — l'intenzione di posticipare ai primi di ottobre l'organizzazione del Campionato del mondo a Milano;

   il 19 maggio il Consiglio federale della Fitri deliberava l'annullamento del Campionato senza addurre alcun tipo di motivazione e in data 1o giugno 2021 veniva comunicata al World Triathlon la rinuncia all'evento:

   la rinuncia ad organizzare un campionato del mondo a pochi mesi dall'evento non può che danneggiare gli atleti e l'intero movimento paralimpico, oltre che recare non pochi danni all'intero sistema sportivo italiano, tacciandolo di inaffidabilità ed incoerenza –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo al fine di sostenere l'evento Campionati del Mondo di Paratriathlon Milano 2021 e in particolare adoperandosi affinché sia definita una nuova programmazione dell'evento.
(4-09827)

CULTURA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   la stagione turistica per agenzie di viaggio, tour operator e guide sembra essere già compromessa con il turismo straniero che tarderà a tornare ai ritmi precedenti, e con le restrizioni nei musei e nei ristoranti è impossibile organizzare gli itinerari;

   è drammatica la situazione degli operatori della cultura, per i quali alla pandemia si sommano problemi endemici irrisolti, dall'abusivismo della professione, allo strapotere delle concessionarie dei musei, dove Spa e cooperative hanno i tre poteri: la gestione del sito, della biglietteria, dei turni e dei servizi, configurando un regime di monopolio, come denunciato da numerosi rappresentanti del movimento turistico e culturale;

   caso emblematico è il parco archeologico del Colosseo, la cui gestione è ancora affidata a Coopculture, nonostante la concessione scaduta dal 2010. Con la pandemia, tutti i biglietti sono stati trasformati in voucher lasciando le aziende senza liquidità e costringendole a chiedere finanziamenti per sopravvivere; si tratta delle aziende di tour operator che acquistano i biglietti per rivenderli nei pacchetti viaggio ma, a causa dei lavori annunciati all'interno dell'anfiteatro, in buona parte non saranno utilizzabili e, dopo 24 mesi, dovranno essere rimborsati, ma solo per il Colosseo si parla di 20 milioni di euro di biglietti, a fronte di un fondo di garanzia di soli 5 milioni di euro;

   ancora una volta, Coopculture ha gestito il servizio come fosse proprietario del bene e ad aggravare la situazione è intervenuto l'annullamento da parte del Consiglio di Stato della gara che Consip aveva bandito di fatto per assegnare di nuovo a Coopculture la gestione dei servizi all'utenza e la bigliettazione, visto che la gara non aveva dato preminenza all'obiettivo di valorizzazione dei beni culturali (sentenza n. 02259 del 2021);

   alla medesima conclusione erano pervenuti i giudici nel 2020, annullando la gara di assegnazione sempre a Coopculture della gestione dei medesimi servizi presso il sito di Paestum (sentenza n. 04311 del 2020), osservando come: «In tale contesto è difficilmente sostenibile la legittimità di una concessione integrata avente ad oggetto, [...] quale prestazione principale, il servizio di biglietteria ed i servizi di assistenza alla visita e quale prestazione secondaria il servizio di bookshop»;

   intanto, le concessioni dei servizi si prorogano di anno in anno con la «complicità» delle istituzioni, non intervenute per arginare una situazione di «mai fine» sulle gare per affidare i servizi dei siti culturali, come nel caso del Colosseo, dove la gestione si rinnova tacitamente da oltre 20 anni;

   a godere i frutti dell'immenso patrimonio culturale non è chi lo possiede, lo Stato, e nemmeno chi lo gestisce, i comuni, ma i pochi privati che lo hanno in concessione: Electa, CoopCulture, società che si sono sostituite allo Stato nella gestione di biglietterie, servizi di prenotazione, ristorazione, audioguide, cataloghi, e altro, con percentuali sugli incassi estremamente vantaggiose, oltre l'85 per cento sui servizi aggiuntivi, il 30 per cento sulla biglietteria, il 100 per cento sulla prevendita;

   il risultato è che i nostri musei affogano in sabbie mobili di interessi privati, nel completo disinteresse di chi dovrebbe garantire l'interesse pubblico e le regole antitrust;

   su tale opaca gestione si è più volte pronunciata anche la Corte dei Conti: la sezione regionale del Lazio ha esaminato l'accordo siglato dalla soprintendenza dei beni archeologici di Roma con i gestori privati per l'aumento del biglietto di accesso a Colosseo, Palatino e Foro Romano, certificando una ripartizione degli introiti nettamente sbilanciata a favore del gestore privato (70 per cento per il privato contro il 30 per cento riservato al pubblico). Non si tratta di beni culturali periferici o secondari, tali da giustificare uno sbilanciamento degli incassi in favore dei privati, ma di monumenti di attrazione universale, oggetto di attenzione a prescindere dalla capacità di gestione;

   nella deliberazione n. 278 del 2013 la Corte non solo ha contestato il metodo scelto per la divisione degli incassi, ma ha osservato: «dalla documentazione trasmessa si evince che alla data del 2001 la Mondadori Electa godeva già di un rinnovo di quattro anni della concessione “per i servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico” sui beni culturali dell'Area archeologica centrale di Roma, di cui attualmente continua ad occuparsi [...], grazie ad una serie continua di rinnovi e proroghe, in evidente violazione, almeno per quanto acquisito in atti e comunicato dall'Amministrazione dei principi comunitari in materia di libera concorrenza, nel settore»;

   per il Colosseo, dopo un bando tentato e ritirato nel 2010, sussiste una perenne proroga di fatto della gestione dell'area archeologica, sulla base di una circolare che avrebbe dovuto valere il tempo necessario per consentire di indire un nuovo bando su base europea; ma il provvisorio si è trasformato in definitivo e una circolare è diventata lo strumento per rinnovare un appalto pubblico, aggirare le norme sulla libera concorrenza e garantire il monopolio al Raggruppamento temporaneo di imprese capitanato da Mondadori Electa;

   stando all'unica convenzione risalente al 1997 e inspiegabilmente ancora in vigore, l'incasso avrebbe dovuto essere ripartito per il 30,2 per cento del fatturato alla Soprintendenza, il resto ai concessionari; ma secondo i dati disponibili, allo Stato, non sarebbe andato nemmeno quel 30,2 per cento ma l'11,9 per cento, in base ad accordi su cui non si riesce a fare chiarezza;

   i siti culturali hanno bisogno di una gestione efficiente e trasparente, sia per rendere i luoghi «sicuri», sia per incentivare la ripresa della crescita dei visitatori e contestualmente alleviare le difficoltà economiche di tutti gli operatori del settore –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fare chiarezza sulla gestione del nostro patrimonio culturale, tutelando le legittime aspettative di guide turistiche e tour operator, modificando il rapporto tra pubblico e privato, al fine di garantire una gestione trasparente e concorrenziale, rispettosa delle attività libero professionali ed evitando che si agisca in regime di monopolio;

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza, anche normative per garantire che allo Stato e, in particolare, ai comuni che devono provvedere al costo dei servizi essenziali di pertinenza, confluisca la parte maggioritaria degli introiti;

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza per il superamento di una gestione illegittima, come richiamato in premessa, come quella del Colosseo, affidata dal 1997 a privati senza atti formali, neanche di proroga, a eccezione di una circolare che doveva essere provvisoria e al fine di restituire all'amministrazione pubblica la gestione del bene fino alla conclusione della nuova gara.
(2-01280) «Rampelli, Lollobrigida, Mollicone, Bellucci».

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con diverse interrogazioni l'onorevole Catalano nella 17a legislatura, si è occupato della situazione in cui versava la struttura Atta Sud 1 di Poste Italiane Spa gestita dall'allora dirigente Salvatore Malerba, nominato con ordine di servizio n. 20/06, del 26 maggio 2006;

   l'onorevole Catalano denunciò numerosi casi in relazione al discutibile operato di tale dirigente e, più in generale, alla sua gestione, ad avviso dell'allora interrogante poco efficiente, funzionale e trasparente della sopra indicata struttura di Poste italiane;

   a titolo esemplificativo si cita il caso trattato nell'interrogazione n. 4-03655, in cui si riporta una grave circostanza che sarebbe occorsa presso la citata struttura ispettiva nel 2009, quando uno stretto collaboratore del dottor Malerba si sarebbe addirittura appropriato di documenti contraffatti riportanti il sigillo dell'Arma dei carabinieri;

   con l'interrogazione n. 4/02333 del 30 ottobre 2013 si denunciò come perfino il prefetto di Palermo, dovette inviare missiva al dirigente Malerba, per chiedere di adottare tutte quelle misure idonee ad impedire il ciclico ripetersi di episodi violenti che costituiscono una sostanziale minaccia per la serenità dei lavoratori;

   con l'interrogazione n. 4-04991 venne denunciato altresì il problema delle assunzioni avvenute nell'ambito territoriale di competenza dell'Atta sud 1, noto a Salvatore Malerba, e di come fossero stati messi in essere accertamenti interni, per il possibile coinvolgimento di dipendenti postali nell'attività illecita;

   a seguito delle numerose interrogazioni, con la risposta all'atto n. 4-03096, il Governo fece sapere che Poste Italiane Spa aveva reso noto che il direttore è stato sensibilizzato dal responsabile territoriale in ordine all'esigenza di garantire un clima sereno all'interno dell'ufficio e, la filiale competente ha assicurato un continuo presidio gestionale dello stesso ufficio, al fine di seguirne l'evoluzione delle dinamiche relazionali interpersonali;

   l'interrogante, inoltre, richiama anche l'interrogazione del 13 maggio 2015, n. 4-09166, inerente al progetto Lamnecor, affidato all'allora dirigente Malerba, di cui l'allora Governo non diede alcun riscontro;

   ad inizio 2016 la Cisl Messina denunciava come la spinta all'esodo incentivato, ovvero una somma economica da distribuire in tutto il territorio nazionale come accompagnamento alla pensione, aveva prodotto almeno una decina di pensionamenti anticipati nel settore. A febbraio 2016, la stessa Cisl Slp denunciava come si stesse sperimentando una nuova riorganizzazione del personale a Catania e Palermo, a partire dal mese di aprile;

   in data 12 aprile 2016, la Cgil Slc di Brescia denunciava come, negli ultimi anni, Poste Italiane ha affrontato la questione del personale in esubero, utilizzando lo strumento degli incentivi all'esodo. Il sindacato denuncia un uso non trasparente ed unilaterale dei fondi aziendali propri della società per finanziare questi esodi, concessi anche in modo discriminatorio;

   la legge prevede questa modalità, ponendo come unico vincolo l'adesione scritta del dipendente alla proposta formulata dall'azienda. Normalmente pare sia di prassi inserire in questi accordi anche clausole per la rinuncia all'impugnativa del recesso contrattuale per il lavoratore;

   non è noto all'interrogante se dal dicembre 2016 il dirigente Malerba abbia ancora un rapporto di lavoro con poste italiane;

   il 31 dicembre 2016 Salvatore Malerba viene nominato direttore generale dell'Ente provincia di Foggia, dal 1° gennaio 2017 e fino al termine del mandato presidenziale. Pare un incarico a costo zero e di natura fiduciaria per via dell'amicizia con Michele Emiliano. Nel suo mandato vi è la gestione dei fondi del Patto per la Puglia –:

   di quali elementi disponga il Governo circa i fatti citati in premessa;

   se corrisponda al vero che Poste Italiane utilizzi fondi aziendali per finanziare l'incentivo all'esodo e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere il Governo per promuovere un maggiore controllo da parte di Poste Italiane al fine di evitare l'erogazione di incentivi in situazioni come quelle di cui in premessa.
(4-09829)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il tribunale di Monza, in Lombardia, si colloca al 6° posto, su 140, tribunali totali, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di Magistrati; a fronte di una tale carenza del personale giudicante, quella del personale amministrativo assume connotati e conseguenze ancora più preoccupanti dal momento che, a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 sono effettivamente operative e, di queste, 10 sono in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque;

   a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri tribunali e mancate conferme di applicazione presso il tribunale di Monza, entro la fine di quest'anno, tali numeri andranno a ridursi ulteriormente e in maniera drastica;

   tale situazione, è evidente, rallenta drammaticamente l'attività ordinaria e rende di fatto impossibile assicurare una «risposta» ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai cittadini ed alle aziende che si rivolgono al tribunale di Monza; ciò rappresenta, pertanto, non solo una lesione del diritto degli avvocati a svolgere dignitosamente e proficuamente la loro professione, ma ancor più e prima, una gravissima compromissione di quell'inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni cittadino;

   a titolo esemplificativo, attualmente, occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l'udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi; gli avvocati sono, di fatto, nell'impossibilità di accedere alle cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; i tempi per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l'accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice, sono estremamente dilatati; le richieste via pec non ancora visionate o inevase sono al momento centinaia e sino a poco tempo fa, era necessario attendere tre mesi per ottenere l'autorizzazione alla cremazione di una salma;

   è evidente come condizioni di lavoro del genere risulterebbero inaccettabili ovunque e per qualunque organismo giurisdizionale e, a maggior ragione, per il sesto tribunale d'Italia, a servizio di un territorio, non solo tra i più popolosi d'Italia, ma tra i più strategici ed essenziali per il tessuto economico nazionale ed europeo;

   le innumerevoli istanze inviate, nel corso degli anni e per i canali ufficiali, da parte dell'ordine degli avvocati di Monza a tutte le Istituzioni apicali sono rimaste, purtroppo, prive, sino ad oggi, di qualsivoglia concreto riscontro –:

   se il ministro interrogato non intenda valutare l'opportunità ai mettere in atto iniziative di competenza tali da porre finalmente termine alla non più tollerabile cronica mancanza di personale del tribunale di Monza e ripristinare, in tal modo, i diritti di tutti quei cittadini che, rivolgendosi attualmente a tale tribunale, godono loro malgrado di una tutela monca e tardiva.
(5-06446)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRANO, GIULIODORI e SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   su ordine del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Latina, nell'ambito di un procedimento relativo a due concorsi banditi dall'Asl di Latina, il 1° luglio 2021 è stato messo ai domiciliari, con l'accusa di corruzione, l'ex senatore e segretario provinciale del Pd di Latina, Claudio Moscardelli;

   in cinque mesi, gli investigatori della squadra mobile e del nucleo provinciale di polizia tributaria della guardia di finanza hanno ricostruito un sistema che, secondo gli inquirenti, era caratterizzato da ignobili favoritismi di candidati vicini a una certa parte politica;

   per la procura della Repubblica di Latina l'ex senatore Moscardelli, approfittando del suo ruolo, faceva accordare sui temi oggetto d'esame alcuni candidati e il presidente della commissione esaminatrice, Claudio Rainone, anche lui arrestato;

   gli inquirenti hanno specificato che altre indagini sono in corso, ritenendo che lo stesso Moscardelli abbia commesso ulteriori illeciti a favore di medici, infermieri e candidati ai concorsi, costruendosi una rete clientelare;

   si rileva con favore la celerità con cui gli investigatori sono riusciti a ricostruire l'accaduto e a ottenere delle misure cautelari;

   quanto si è verificato nell'Asl di Latina, per come sta emergendo dall'inchiesta e a prescindere dagli esiti processuali, mostra come pezzi di politica favoriscano le nomine di determinati manager della sanità in cambio di indebiti vantaggi per persone a loro vicine;

   un procedimento che conferma l'urgenza di una riforma nella scelta dei manager delle Asl, da basare sul merito;

   allo stesso tempo si nota un'inaccettabile differenza con quanto accaduto con un'inchiesta portata avanti dalla procura di Roma, relativa a un ampio sistema corruttivo relativo alla regione Lazio, all'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, relativa ai Porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta e al comune di Formia, che, dopo anni e dopo che larga parte delle ipotesi di reato erano ormai coperte da prescrizione, ha portato nel 2020 al solo invio di avvisi di garanzia a nove indagati tra imprenditori, dirigenti regionali, comunali e dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, e un politico, tra cui l'attuale consigliere regionale del Lazio ed ex consigliere comunale di Formia, Giuseppe Simeone, per ipotesi ugualmente prossime alla prescrizione;

   in base a quanto riportato dalla stampa, l'inchiesta sarebbe stata chiusa dai carabinieri del comando provinciale di Latina già nel 2014; gli indagati inizialmente sarebbero stati 40, ma molte ipotesi di reato si sono già prescritte, e non vi sarebbe, tra l'altro, mai stata risposta da parte del giudice per le indagini preliminari alle misure cautelari chieste dalla procura di Roma;

   in base a quanto appurato dalla stessa procura di Roma, i funzionari pubblici coinvolti sarebbero stati soliti chiedere e accettare denaro e altre utilità per favorire alcuni imprenditori, realizzando anche delle varianti ad hoc;

   la vicenda è stata già oggetto di un precedente atto di sindacato ispettivo, l'interrogazione n. 4/06633, rimasta senza risposta –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se intendano adottare iniziative di competenza, in specie normative, per evitare che si verifichino ingerenze politiche indebite nella gestione della sanità e far sì che i manager delle Asl vengano scelti in maniera trasparente, in base al merito e non a logiche politiche;

   se non ritengano opportuno adottare iniziative di competenza, anche normative, per far sì che le indagini relative ai reati contro la pubblica amministrazione, su cui incombe sempre la prescrizione, possano svolgersi nella maniera più celere possibile, come avvenuto nel caso di Latina;

   se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive presso il Tribunale di Roma, in relazione alle criticità sopra evidenziate.
(4-09830)


   ASCARI e NAPPI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un articolo di giornale su ilriformista.it le interroganti hanno appreso della storia della detenuta Natascia Savio, militante anarchica, che sta facendo lo sciopero della fame dal 17 giugno 2021 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, oggi al centro delle cronache per i pestaggi e le torture ai danni dei detenuti dove l'inchiesta della magistratura ha portato all'emissione di 52 misure cautelari per agenti e funzionari penitenziari;

   da quanto si legge, Natascia Savio protesta contro le condizioni detentive che le impediscono di avere rapporti con i familiari e soprattutto con il suo avvocato Claudio Novaro con cui è in pratica impossibilitata a preparare le udienze. Natascia Savio è detenuta dal marzo di due anni fa e dal marzo scorso proprio nell'imminenza dei due processi è stata trasferita nella prigione di Santa Maria Capua Vetere che dista circa mille chilometri dal luogo di residenza della famiglia e dallo studio del suo legale;

   l'avvocato Claudio Novaro, si legge, ha scritto al Garante dei detenuti il quale ha risposto spiegando di aver avviato un'interlocuzione con il Ministero della giustizia. Risulta da fonti di stampa che il legale abbia inviato plurime istanze al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria nella speranza di ottenere un trasferimento in un carcere vicino ai luoghi di celebrazione dei due processi e attrezzato al fine di consentire la consultazione degli atti. Il tutto finora senza esito alcuno. Risulta dalla stampa che la presidente della Corte d'assise di Torino alla quale era stata mandata per conoscenza la richiesta di trasferimento per Natascia Savio, aveva espresso avviso favorevole spiegando che il procedimento prevedibilmente impegnerà diverse udienze con cadenza di almeno una per settimana. Dice l'avvocato Novaro che i continui trasferimenti tra un carcere e l'altro hanno visto la detenuta sempre in quarantena sanitaria, con a disposizione soldi per la spesa interna e i propri vestiti;

   sempre da quanto si legge, secondo il difensore la donna è reclusa 24 ore al giorno senza la possibilità di fare l'ora d'aria. Inoltre, sarebbe sparita la vecchia cartella clinica e ne è stata predisposta una nuova. I parametri vitali vengono rilevati da un infermiere «che la pesa non tutti i giorni e le misura la pressione. La glicemia è stata rilevata in una sola occasione»;

   l'avvocato ricorda che la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere non prevederebbe la possibilità di video-chiamate a distanza tra i detenuti e i loro difensori. Nei giorni scorsi il legale ha parlato con la sua assistita per una decina di minuti per telefono e sino al prossimo mese non avrà più diritto di comunicare per discutere della linea di difesa;

   tali fatti sopra rappresentati non possono non attirare l'attenzione delle massime istituzioni per far luce e chiarezza su quello che effettivamente sta avvenendo ai danni della detenuta, ed accertare laddove opportuno le eventuali responsabilità che hanno portato a ciò;

   l'ordinamento penitenziario, nel rispetto dei principi e dei diritti costituzionalmente garantiti, assegna grande rilevanza al mantenimento delle relazioni dei detenuti con i familiari. La famiglia è presente nell'ordinamento penitenziario soprattutto come «soggetto verso cui il detenuto ha diritto di rapportarsi», e in questo senso è considerata come risorsa nel percorso di reinserimento sociale del reo, tanto che i rapporti con la famiglia sono uno degli elementi del trattamento individuati dall'articolo 15 dell'Ordinamento penitenziario. Ciò viene ribadito anche da diverse raccomandazioni del Consiglio d'Europa;

   il detenuto ha diritto a essere messo nelle condizioni di poter avere delle interlocuzioni con il proprio difensore in attuazione del diritto alla difesa di cui all'articolo 24 della Costituzione;

   lo status di detenuto non può portare all'annullamento dei diritti inalienabili, ma deve preservare il diritto all'identità e all'integrità psicofisica, il diritto alla salute, il diritto allo studio e il diritto a svolgere un'attività lavorativa e, per quanto compatibile con lo stato di reclusione, il diritto alla riservatezza, alle relazioni personali e affettive;

   la tutela della dignità umana si può ottenere solo attraverso il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali, intesi come insieme di libertà e di diritti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per far sì che alla detenuta vengano assicurate, al più presto, condizioni detentive dignitose e rispettose dei diritti umani ai sensi del combinato disposto di cui all'articolo 27 della Costituzione e all'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) che vieta la tortura e le pene che consistano in trattamenti inumani e degradanti, anche valutando eventuali iniziative ispettive al riguardo.
(4-09834)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   MURA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel rispetto delle normative sanitarie anti-Covid, già nell'estate 2020 gli autotrasportatori che percorrono le tratte da e verso la Sardegna hanno dovuto fare i conti con la carenza di posti letto sui traghetti diretti verso l'isola;

   nel 2020 si è data loro la possibilità di ottenere cabine a uso esclusivo dietro pagamento di sovrapprezzo;

   da qualche mese, come riportato sul sito «Uomini e Trasporti» (https://www.uominietrasporti.it), questa possibilità risulterebbe negata agli autotrasportatori, che si troverebbero pertanto costretti a viaggiare anche in quattro in cabine di 16 metri quadri senza la possibilità di mantenere la distanza di sicurezza prevista dalla legge e da ordinanze specifiche –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo affinché le compagnie di navigazione rispettino le misure di distanziamento sociale previste, anche attraverso l'assegnazione di cabine individuali, doppie ovvero a uso esclusivo per le categoria dei lavoratori sopra richiamata.
(4-09825)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   nel 2020 l'Italia ha effettuato 1.301 riammissioni attive in Slovenia in applicazione dell'accordo bilaterale fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Slovenia sulla riammissione delle persone alla frontiera del 3 settembre 1996, applicandolo anche nei confronti di cittadini stranieri che intendevano chiedere protezione internazionale in Italia, come da risposta del sottosegretario di Stato per l'interno pro tempore del 24 luglio 2020 all'interpellanza urgente n. 2-00861 presentata dall'interrogante;

   nei dati ufficiali forniti dalla Slovenia risulta che nel 2020 le persone oggetto di riammissione dall'Italia in attuazione del citato accordo sono state 1.116, ovvero ben 185 persone in meno di quanto indicato dalle autorità italiane;

   il 13 gennaio 2021, rispondendo all'interrogazione presentata dall'onorevole Palazzotto, la Ministra Lamorgese ha evidenziato come i richiedenti protezione internazionale non sono destinatari di misure di riammissione, trovando applicazione in materia le specifiche disposizioni di diritto della UE;

   con ordinanza cautelare il 18 gennaio 2021 il tribunale di Roma censurava sotto plurimi profili l'illegittimità della prassi delle riammissioni dei richiedenti protezione evidenziando come le autorità italiane non potevano ignorare il fatto, ampiamente documentato da autorevoli rapporti internazionali, che le persone riammesse in Slovenia erano poi soggette ad una successiva riammissione verso la Croazia e da qui, spesso dopo inaudite violenze perpetrate dalle autorità di polizia, erano ulteriormente riammesse in Serbia o in Bosnia, in condizioni di abbandono morale e materiale;

   in sede di reclamo, il medesimo tribunale ha accolto la tesi del Ministero dell'interno ritenendo che non sia stata fornita la piena prova dell'effettivo respingimento informale verso la Slovenia, senza tuttavia smentire la ricostruzione del giudice di prime cure sui profili di illegittimità delle procedure di riammissione;

   ogni misura della pubblica amministrazione che incida sull'esercizio di diritti fondamentali, in primis la libertà personale, e quindi anche l'eventuale riammissione effettuata ai sensi dell'articolo 6, comma 3, della direttiva 115/2008/CE non può che consistere in un provvedimento motivato e notificato all'interessato;

   il prefetto di Trieste Valerio Valenti in sede di audizione presso il Comitato parlamentare Schengen il 26 maggio 2021, hanno sostenuto «l'accordo bilaterale tra Italia e Slovenia è stato ritenuto dal Ministero non solo valido ma applicabile e coerente con la legislazione europea, in particolare con il regolamento di Dublino, nella misura in cui la Slovenia è un paese che garantisce l'esercizio degli stessi diritti da parte dei migranti e (la possibilità) di rivendicare la protezione internazionale così come in Italia»;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio ha altresì annunciato la ripresa delle attività di pattugliamento della fascia confinaria italo-slovena da parte di forze di polizia miste;

   l'impiego di personale con funzioni di polizia all'estero non può che avvenire nell'ambito di un preciso mandato nella cui definizione il Parlamento deve essere pienamente coinvolto, ed è soggetto al rispetto degli obblighi derivanti dall'ordinamento giuridico italiano, tra i quali il tassativo divieto di attuare o collaborare in qualsiasi forma ad operazioni di respingimento, anche indiretto o a catena, di cittadini stranieri verso Paesi terzi nei quali v'è un concreto rischio di subire torture o trattamenti inumani e degradanti;

   in base ai dati ufficiali forniti dalla Slovenia, nel 2020 sono state riammesse in Croazia ben 9.950 persone e, considerando le nazionalità prevalenti, appare evidente che, tra i riammessi, non possono non esservi cittadini di Paesi terzi che intendevano chiedere protezione internazionale ma che non hanno potuto farlo –:

   se il Governo non ritenga di chiarire la sua posizione sulla questione adottando iniziative affinché nessuna misura di riammissione prevista dal citato Accordo bilaterale fra l'Italia e la Slovenia, nonché di ogni altro accordo firmato dall'Italia con altri Paesi in materia di riammissione dei cittadini stranieri fermati in posizione irregolare alle frontiere terrestri, marittime ed aeree, o rintracciati subito dopo, possa più trovare applicazione nei confronti degli stranieri che manifestano intenzione di chiedere protezione internazionale;

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza, anche normative affinché ogni eventuale misura di riammissione che si ritiene di potere attuare ai sensi del citato o di analoghi accordi avvenga in ogni caso, senza esclusione, attraverso l'adozione di un provvedimento motivato in fatto e in diritto e notificato allo straniero, nel quale siano altresì indicate le modalità di impugnazione e che, trattandosi di materia che investe la libertà personale, detto provvedimento sia comunque sottoposto a convalida giurisdizionale;

   se intenda chiarire, anche alla luce del quadro delle violazioni del diritto d'asilo poste in essere dalla Slovenia, quali siano l'esatto mandato, i compiti e le funzioni delle pattuglie di polizia italo-slovene e quali iniziative si intendano adottare per evitare che le forze di polizia italiane collaborino, anche indirettamente, ad operazioni che integrano violazioni del diritto internazionale e della Unione europea in materia di asilo e di rispetto dei diritti fondamentali, tenuto conto anche delle precise limitazioni derivanti dal codice Frontiere Schengen rispetto ai controlli di polizia in prossimità delle frontiere interne;

   quali siano le ragioni della discrasia tra i dati forniti dalle autorità italiane e quelli forniti dalle autorità slovene sulle riammissioni attive effettuate nel 2020, e dunque sulla sorte delle 185 persone di cui non si riviene traccia, documentale, e se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per avviare un'approfondita verifica e rendere noti gli esiti della stessa.
(2-01283) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   FURGIUELE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un incendio nei pressi del campo rom di Scordavillo, in Lamezia Terme (CZ), è divampato il 14 luglio 2021;

   a ridosso dell'ospedale della città, tra sterpaglie e arbusti, da quasi mezzo secolo è allocata la bidonville, dove vivono circa mille persone;

   a bruciare non vi sono state solo erbacce, ma anche e soprattutto ingenti quantitativi di rifiuti e tanti copertoni; la combustione dei diversi materiali ha reso irrespirabile l'aria, con gravissimi disagi per la comunità;

   la nube tossica, infatti, ha invaso non solo l'intera area ospedaliera, ma, levandosi dal luogo del rogo, si è pian piano propagata per l'intera città di Lamezia Terme, colpendo anche i comuni limitrofi, con intere famiglie costrette a rintanarsi dentro casa, nonostante le calde temperature, per non respirare l'odore acre e tossico;

   l'episodio, purtroppo, non rappresenta un caso isolato; trattasi, piuttosto, dell'ennesimo ed incivile rogo che pone a serio rischio l'incolumità pubblica e la salute dei cittadini; l'autorità giudiziaria, infatti, ha più volte riferito di «una penetrazione profonda nei terreni anche di metalli pesanti» e «del riscontro di diossina nel terreno»;

   è giacente da tempo, senza alcun seguito, un'ordinanza di sgombero da parte della procura della Repubblica –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per addivenire allo sgombero dell'area di Scordavillo e porre fine ad una perdurante ed annosa situazione di illegalità;

   se il Ministro della salute non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per approfondire, le conseguenze di siffatto rogo per l'area ospedaliera e, più in generale, per la salute pubblica dell'intera città.
(3-02407)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COLLA e TOCCALINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da notizie di stampa, sembrerebbe che nella città di Melegnano si registrino continui e sistematici atti di violenza e di microcriminalità, situazioni di disagio sociale e di degrado dei quartieri che configurano una chiara emergenza sicurezza;

   atti di violenza e microcriminalità sarebbero da ascriversi alla presenza di numerosi soggetti non sempre identificabili, di immigrati di nazionalità diverse senza regolari permessi di soggiorno. Queste persone sono la causa quotidiana di spaccio di stupefacenti, di violente risse e di degrado dei quartieri a seguito di continui atti di vandalismo alle strutture presenti;

   nell'ultimo lockdown, circa una trentina di ragazzi, nella piazza del castello, hanno inveito contro una pattuglia dei carabinieri intervenuta verosimilmente per accertare il rispetto del coprifuoco. Poi i giovani sono scappati giù dalla scarpata che conduce nel fossato del castello, ma gli schiamazzi si sono protratti sino a tarda notte;

   ad aggravare la circostanza c'è il contesto dovuto alla pandemia da Covid-19 e il fatto che, dai video e dalle immagini che sono state diffuse con riguardo ai diversi episodi, la maggior parte dei ragazzi che partecipavano non indossavano la mascherina oppure la portavano abbassata;

   sempre a Melegnano, c'è stato un altro episodio accaduto il 1° luglio 2021 dove un giovane, palesemente in stato di alterazione, vagava in piazza Vittoria con un coltello in mano, come hanno confermato alcuni testimoni presenti all'ombra del castello mediceo;

   tutto questo ha naturalmente gettato nel panico quanti si trovavano in centro città, dove sono presenti diversi bar e locali pubblici: sempre secondo il racconto di alcuni testimoni, le tensioni in piazza Vittoria hanno coinvolto nei disordini anche una decina di ragazzi, e nel frattempo è scattato l'allarme alle forze dell'ordine;

   i cittadini devono poter vivere la città in sicurezza e lo stesso deve valere per i commercianti che di sera lavorano –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato affinché sia possibile affrontare l'emergenza sicurezza evidenziatasi nella città di Melegnano, potenziando gli organici delle forze dell'ordine e gli strumenti a loro disposizione, nonché adottando iniziative normative al fine di consentire un'azione più efficace di contrasto alla criminalità ed estendendo la rete dei sistemi di sicurezza e di video sorveglianza.
(4-09823)


   ZANICHELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 novembre 2019 il consiglio comunale di Bagnolo in Piano approvò un atto che impegnava sindaco, giunta e consiglio a «contrastare qualsiasi forma di organizzazione, di propaganda, di attività fascista e razzista sul territorio bagnolese, in particolare attraverso il conseguente adeguamento delle norme comunali, in modo da escludere chi volesse farsene promotore dalla concessione di spazi, strumenti, patrocini e benefici pubblici»;

   all'esito di un conseguente iter il 30 gennaio 2021 la competente commissione consiliare proponeva una formula ad hoc da inserirsi nel regolamento comunale di pertinenza;

   di fronte a rilievi meramente tecnici da parte degli uffici essa veniva successivamente più volte attenuata in vista del voto in consiglio comunale, ma conclusivamente, nella relativa proposta di delibera depositata il 23 aprile 2021, gli uffici riportavano che: «sono emerse sulla proposta citata diverse problematiche riguardanti la regolarità e la correttezza dell'azione amministrativa e di legittimità»;

   non prospettandosi da parte degli uffici formulazioni alternative, veniva pertanto depositata da un consigliere comunale la seguente proposta di formulazione ulteriormente attenuata per la discussione nell'adunanza di Consiglio comunale del successivo 28 aprile allo scopo di dare attuazione all'atto approvato il 7 novembre 2019: «Nel caso di iniziativa di natura politica, dichiarazione semplice che nell'evento saranno rispettati i valori antifascisti sanciti dalla Costituzione e non saranno praticati comportamenti fascisti, razzisti, discriminatori di genere e verso ogni orientamento sessuale nonché ogni, altra attività che manifestamente pure persegua finalità di esaltazione della minaccia o dell'uso della violenza quale metodo di lotta politica o propugni la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione»;

   essendo stata trattata tale proposta come «emendamento», il quale necessita pertanto di atto istruttorio, veniva così ribadito dagli uffici il parere negativo anche in questo caso, motivando a sostegno esclusivamente la sentenza 1241/2021 del Tar Sicilia-Palermo del 15 aprile 2021 in materia analoga;

   nessuna sentenza in argomento risulterebbe dal Tar Emilia-Romagna, mentre di pari livello e di orientamento contrario a quello del Tar Sicilia constano: sentenza Tar Piemonte 447/2019, sentenza Tar Lombardia 166/2020 e ordinanza 68/2018 di rigetto dell'istanza cautelare;

   tale disomogeneità conduce inevitabilmente a interpretazioni e scelte diverse riguardo a valutazioni relative a temi di ambito nazionale come il contrasto alla propaganda razzista e fascista –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative sulla materia, oggetto di disciplina restrittiva da parte di numerosi comuni sul territorio nazionale, posto che il ritenere problematica «la regolarità e la correttezza dell'azione amministrativa e di legittimità» indirettamente colpisce le citate norme con pari pregiudizio con impredicibili effetti sulla credibilità e sull'autorevolezza delle amministrazioni locali che le adottarono.
(4-09832)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPARVI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si è tenuto il 14 luglio 2021 l'incontro in video conferenza tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, le organizzazioni sindacali di Ancona e Perugia e la curatela, convocato nell'ambito della vertenza Indelfab in fallimento (ex Jp Industries);

   in tale circostanza, le organizzazioni sindacali hanno ribadito con forza la necessità di usufruire degli ammortizzatori conservativi per la tenuta sociale nei territori e per accompagnare progetti di reindustrializzazione, anche a sostegno di eventuali interessamenti da parte di terzi, in una fase come questa in cui le regioni ed il Governo stanno mettendo a disposizione una serie di fondi per il rilancio del Paese e dei singoli territori;

   in vista, dunque, della possibilità di ulteriori sei mesi di cassa integrazione, al momento è stata scongiurata l'ecatombe occupazionale per i 537 lavoratori del fabrianese (275 a Fabriano, stabilimento di Santa Maria, e 262 in Umbria, stabilimento di Gaifana), che già stanno usufruendo della cassa integrazione per cessazione attività, in scadenza il 15 novembre 2021;

   dal canto suo il Ministero dello sviluppo economico, presente al tavolo, data la complessità della vertenza, ha manifestato disponibilità a proseguire l'attività di scouting, nell'ottica di individuare investitori italiani ed esteri interessati ad un progetto di reindustrializzazione del sito industriale Indelfab, al fine di salvaguardare i livelli occupazionali del territorio ed il patrimonio di competenze dei lavoratori medesimi;

   sarebbe auspicabile che una quota parte di risorse del primo pacchetto di aiuti post COVID-19 pari a 25 miliardi di euro sui 191,5 attesi, come annunciato dal Ministro dell'economia e delle finanze al termine dell'Ecofin, possa essere finalizzata a progetti di reindustrializzazione nelle aree-colpite da crisi industriale, come – appunto – quella umbra-marchigiana –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo, intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa.
(5-06447)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO, FIORINI e GOLINELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 4 del 2019 ha istituito il reddito di cittadinanza, un istituto che, sulla base della normativa approvata, avrebbe dovuto offrire a persone e nuclei familiari rientranti in determinati parametri un sussidio in denaro per il tempo necessario a trovare una nuova occupazione a seguito della stipula del così detto patto per il lavoro;

   le risorse stanziate dallo Stato per finanziare tale misura sono tutt'altro che esigue e si calcola che ammontino a circa 26 miliardi di euro per il triennio 2020-2022;

   i controlli dei requisiti di residenza, soggiorno e composizione del nucleo familiare spettano al comune di residenza indicato dal richiedente al momento di presentazione della domanda;

   agli interroganti risulta che, in alcuni comuni, tra i quali quello di Pievepelago, in provincia di Modena, il comune avrebbe omesso di comunicare i dati relativi ai percettori il reddito di cittadinanza e se il comune fosse in regola con gli adempimenti sui controlli previsti dalla normativa di riferimento;

   ai percettori del sussidio dovrebbero essere affidati lavori socialmente utili per un determinato numero di ore settimanali, a favore dei corrispondenti comuni. Aspetto, quest'ultimo, completamente ignorato dall'unione dei comuni del frignano e scaricato colpevolmente alle competenze dei servizi sociali, che a quanto consta agli interroganti non avrebbero predisposto dopo ben due anni dalla data di elargizione di detto sussidio alcun programma;

   dalle indagini finora condotte sembrerebbe che ingannare l'Inps, l'ente preposto all'erogazione del reddito di cittadinanza, non sia poi così complesso purtroppo, stante il meccanismo dell'autocertificazione che rimanda alla dichiarazione sostitutiva unica, in cui viene calcolato il reddito e l'Isee. È in questa fase che vengono forniti dati falsi o, molto più spesso, che vengono omessi degli elementi che, se segnalati, farebbero crescere la disponibilità economica dei richiedenti e venir meno il diritto al sussidio;

   è per questo che, ad oggi, accade che molti percettori del reddito ne stiano beneficiando abusivamente, in danno alla spesa pubblica, dichiarando dati falsi o omettendo informazioni necessarie, pur di incassare il sussidio;

   il problema, dunque, sembrerebbe anche dovuto al controllo «a valle», invece che «a monte», ovvero quando ormai il sussidio è già stato speso da chi ha dichiarato il falso per ottenerlo, con la conseguenza anche della difficoltà a recuperare la somma indebitamente percepita –:

   se e quali iniziative tempestive, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per porre fine alle storture e alle criticità connesse all'istituto del reddito di cittadinanza, inclusa la possibilità di strumenti di controllo preventivo che assicurino l'erogazione del reddito di cittadinanza solo ed esclusivamente agli aventi diritto.
(4-09826)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GERMANÀ, ALESSANDRO PAGANO, MINARDO, VIVIANI, GASTALDI, GOLINELLI, LOLINI, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 30-40 per cento del reddito degli imprenditori agricoli, soprattutto di quelli operanti nel settore zootecnico, proviene dagli aiuti della Pac (politica agricola comune);

   i regolamenti dell'Unione europea che impartiscono le regole e le disposizioni agli Stati membri per l'erogazione di tali aiuti al reddito, dispongono tra l'altro tempi precisi sulla loro erogazione: il 15 ottobre dell'anno di riferimento per erogare l'anticipo del 70 per cento e il 30 giugno dell'anno successivo per erogare il saldo;

   a causa degli innumerevoli controlli, incroci e verifiche varie, ai quali sono sottoposte le aziende zootecniche, queste ultime si trovano ad essere penalizzate, in quanto tali aiuti non vengono erogati nei suddetti tempi previsti;

   le verifiche consistono nell'accertare il rapporto del carico di 0,2 uba/ettaro, del periodo di pascolamento minimo indispensabile effettuato sui pascoli georeferenziati dal codice pascolo rispetto al codice aziendale sede dell'azienda;

   si evidenzia, inoltre, che quando un'azienda zootecnica non riesce a rispettare, per motivi sanitari, il periodo minimo di pascolamento in determinate località, in quanto oggetto di divieto di movimentazione imposto dai servizi veterinari locali, in tale occasione Agea riconosce la «causa di forza maggiore», in quanto non imputabile alla volontà dell'azienda e dimostrabile documentalmente, ma purtroppo non lo accerta in tempi ragionevolmente celeri per ottenere gli aiuti comunitari, il che comporta ritardi, anche di più anni, prima che l'anomalia venga rimossa, causando così grave disagio alle aziende nel proseguire la loro attività economico imprenditoriali;

   i ritardi nell'erogazione degli aiuti ormai vanno anche oltre i due o addirittura tre anni, nonostante le innumerevoli sollecitazioni da parte degli allevatori, che in alcuni casi si sono visti costretti a ricorrere anche alle vie legali;

   ad allungare i tempi di erogazione degli aiuti concorre anche il mancato dialogo, nei tempi previsti, tra le due banche dati: quella del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) e quella della Banca dati nazionale dell'anagrafe zootecnica (Bdn), quest'ultima titolare della gestione dell'anagrafe zootecnica;

   risulta all'interrogante che gli allevatori riscontrano delle difficoltà ad interloquire direttamente con Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), per avere delucidazioni in merito alle motivazioni circa i ritardati pagamenti; preme sottolineare come questi ritardi riguardino le 12 regioni (Friuli Venezia Giulia, Liguria, Valle d'Aosta, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia) che non hanno un organismo pagatore regionale –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo e se non ravvisi l'esigenza di promuovere misure finalizzate a erogare gli aiuti in tempi certi e nei termini previsti.
(4-09828)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   DIENI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997 stabiliva che i segretari comunali e provinciali, per poter mantenere la natura di dipendente statale, potevano volontariamente chiedere all'Agenzia autonoma per la gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali – istituita con legge n. 127 del 1997 – l'iscrizione ad apposita sezione speciale e transitare in mobilità presso pubbliche amministrazioni secondo graduatorie regionali gestite dal Dipartimento della funzione pubblica;

   il contratto collettivo nazionale di categoria 1998/2001, del 16 maggio 2001, riconosceva all'articolo 32, in caso di mobilità, l'inquadramento nel ruolo dirigenziale, facendo partire tale riconoscimento dal 2002 con conseguente disparità di trattamento per i segretari comunali transitati in mobilità prima del 2002, nonostante requisiti giuridici e di carriera identici;

   la legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria 2005) all'articolo 1, comma 49, sembrava eliminare tale iniquità, disponendo che un ex segretario comunale, transitato in mobilità ai sensi del suddetto decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997, veniva inquadrato dirigente di 11a fascia della Presidenza del Consiglio dei ministri;

   gli altri segretari comunali mobilitati a seguito del diniego delle Amministrazioni presso le quali erano transitati in mobilità ai sensi della medesima disposizione di legge, erano costretti a ricorrere dinanzi alla giurisdizione del lavoro;

   dopo anni di contenzioso, circa ottanta sentenze favorevoli di merito ed il successivo inquadramento nei ruoli dirigenziali delle Amministrazioni dove prestavano servizio, la questione veniva esaminata dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite;

   questa, con sentenza n. 784/2016, escludeva l'applicabilità della suddetta norma alle procedure di mobilità già concluse al 1° gennaio 2005, data di entrata in vigore della legge n. 311 del 2004, consigliando, tuttavia, per mancanza di chiarezza della disposizione, di procedere a «chiarimenti e interpretazioni autentiche della normativa che regola il caso in esame»;

   ad oggi la situazione non è risolta. I segretari comunali che erano stati inquadrati a seguito di sentenza di merito favorevole sono stati retrocessi al rango di funzionari, nonostante l'aver esercitato per anni le funzioni dirigenziali nelle diverse Amministrazioni dello Stato;

   inoltre, si sono verificate talune circostanze che hanno permesso solo ad alcuni segretari comunali mobilitati di «consolidare» la propria posizione di dirigenti, mentre per altri ciò non è avvenuto, pur essendo in possesso degli stessi requisiti professionali e di carriera ed essendo transitati presso altre Amministrazioni (ai sensi dell'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997);

   nel caso del Ministero della giustizia, a quanto consta all'interrogante si è ritenuto, nello stesso arco temporale, di impugnare in Cassazione soltanto alcune sentenze favorevoli a segretari comunali mobilitati; in altri casi, invece, non è stata proposta impugnazione e, a seguito del passaggio in giudicato del provvedimento di secondo grado, i funzionari in questione sono stati inquadrati definitivamente come dirigenti;

   di recente, per tracciare un percorso risolutivo della questione che eliminasse le varie situazioni di disparità di trattamento, nella sottoscrizione del Contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale dirigenziale dell'Area funzioni centrali, si addiveniva alla seguente dichiarazione congiunta n. 9: «Le parti concordano sulla necessità di approfondire la problematica dell'inquadramento nella dirigenza dei segretari comunali e provinciali già transitati nei ruoli dei Ministeri, sulla base di disposizioni di legge, al fine di valutare possibili soluzioni, sul piano normativo»;

   da ultimo, nell'agosto 2020, è stato anche accolto come raccomandazione l'ordine del giorno del Senato n. G/1883/33/1 e 8 al disegno di legge n. 1883 del 2020 («Decreto semplificazioni»), volto a rinvenire una soluzione alla problematica in questione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per addivenire, come suggerito dalla Corte di Cassazione a Sezioni Unite a «chiarimenti e interpretazioni autentiche della normativa che regola il caso in esame», al fine di fornire positiva e univoca soluzione ai differenti inquadramenti operati nei confronti dei segretari comunali mobilitati in applicazione delle stesse disposizioni.
(4-09833)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIBOLLA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 24 maggio 2021, chiunque faccia ingresso in Italia per una qualsiasi durata di tempo da Stati e territori esteri, di cui agli allegati B, C, D, ed E, dell'allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, a bordo di qualunque mezzo di trasporto, prima del proprio ingresso nel territorio nazionale è tenuto a compilare il Passenger Locator Form, collegandosi al sito https://app.euplf.eu/#/;

   è quindi necessario compilare il modulo online presente in questa pagina web in funzione del Paese di provenienza, allegando il Passenger Locator Form;

   negli aeroporti, tuttavia, a causa degli scarsi mezzi a disposizione per i controlli elettronici, si sono creati code e disagi per l'ingresso in territorio italiano, poiché ai passeggeri viene richiesto di compilare nuovamente il modulo in formato cartaceo –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative per mettere a disposizione degli addetti ai controlli dei Passenger Locator Form uno strumento come il lettore ottico, al fine di leggere immediatamente il codice qr e accelerare le procedure di verifica.
(4-09824)


   MATURI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel gennaio 2021 i Carabinieri forestali di Ancona, su ordine della procura della Repubblica, hanno posto sotto sequestro l'allevamento Itshow nel comune di Trecastelli, nel quale erano presenti circa 859 cani, di cui 271 custoditi all'interno di civili abitazioni e molti dei quali affetti da Brucella canis, una zoonosi finora mai apparsa nell'area dell'Unione europea;

   nel 2018 l'allevamento era stato sottoposto a sequestro amministrativo dai Carabinieri del Nas e i cani allora presenti erano 550 (contro i 61 per i quali la struttura era autorizzata), che diventarono 773 nel novembre 2020 e superarono gli 800 nel 2021;

   dal settembre 2018 all'aprile 2021 sono state emesse sulla conduzione della struttura ben 14 ordinanze sindacali che, però, sono rimaste inattuate;

   nel marzo 2020 una piccola parte dei cani, risultata negativa al primo test per rilevare la presenza di Brucella canis, è stata trasferita in un secondo canile per la quarantena con la prospettiva, in caso di confermata negatività, di destinare gli animali all'adozione; le adozioni sono state nell'ordine di qualche decina;

   in realtà, la maggior parte dei cani è comunque risultata positiva e quindi è certo, fin da ora, considerata la tipologia di zoonosi (presumibilmente importata con cani provenienti da Paesi dell'Est europeo), che questi animali dovranno essere gestiti per un periodo lunghissimo, probabilmente per tutta la durata della loro vita;

   a ciò si aggiunga che, a partire da evidenze del 4 luglio 2021 nelle citate strutture si è sviluppata un'epidemia di parvovirus, una malattia altamente contagiosa e mortale soprattutto per i cuccioli. I cani deceduti sarebbero oltre ottanta, nonostante l'aiuto prestato dalle associazioni animaliste a titolo volontario che, pur non avendo più accesso alla struttura, hanno consegnato materiali per la pulizia della stessa e cibo umido anche medicato per gli animali;

   nel mese di ottobre 2020, su 684 cani, sono risultati positivi alle prove sierologiche 241 esemplari e in 68 di essi è stato isolato il batterio; nel frattempo, si è recentemente provveduto a vaccinare i cani;

   nonostante la gravità della problematica, con potenziali effetti sanitari estremamente pericolosi, sia su scala nazionale, che internazionale, la custodia giudiziaria risulterebbe essere stata affidata al comune di Trecastelli, un piccolo comune che rischia di non essere sufficientemente organizzato per affrontare nel lungo periodo la situazione, mentre l'azienda sanitaria locale sta gestendo la profilassi interloquendo col Ministero della salute anche alla luce delle problematiche di procedura dovute al fatto che la patologia in questione non risulterebbe censita, né a livello nazionale, né a dall'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare ulteriori e specifiche iniziative di competenza per affrontare più efficacemente l'emergenza parvovirosi e le criticità di cui in premessa;

   se intenda adottare iniziative di competenza finalizzate a introdurre controlli più stringenti in relazione alla diffusione del parvovirus e delle zoonosi come quelle di cui in premessa;

   se risulti come si intenda procedere nel raccordo con gli enti di competenza e con il loro supporto per la gestione sanitaria degli animali in questione.
(4-09835)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'interpellanza 2-00944 Zolezzi presentata nel settembre 2020 poneva l'attenzione sulle procedure per definire le modifiche alla depurazione civile nel bacino idrografico del Sarca-Garda-Mincio che contiene il 40 per cento delle riserve idriche nazionali;

   l'ultimo studio ecologico su questo bacino, Alplakes, nel 2006 ha studiato i fattori di pressione antropica: il carico eutrofico civile (17,8 per cento) e agrozootecnico (80 per cento);

   lo studio preliminare «Analisi di siti alternativi per l'ubicazione dell'impianto di depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda», commissionato dal gestore Acque Bresciane (AB) a febbraio 2018 e realizzato dall'università di Brescia (professor Giorgio Bertanza), ha portato Acque Bresciane (AB), a settembre 2018, a presentare istanza all'Ato per la modifica della pianificazione: un nuovo impianto di depurazione per l'alto Garda a Muscoline (o Gavardo) da 100.000 A.E. (abitanti equivalenti) ed uno schema per il basso lago con ampliamento fino a 140.000 A.E., del depuratore di Montichiari, entrambi sul bacino del Chiese; lo studio dell'università ha utilizzato una valutazione integrata elaborata dal team di universitari, ed applicata per la prima volta, basata sull'attribuzione di punteggi, con un criterio soggettivo, che, lascia spazio a scelte ampiamente discrezionali; come strumento di verifica non sarebbe stato utilizzato, a quanto risulta all'interpellante, nessun metodo alternativo consolidato in letteratura e nella prassi: analisi costi/benefici e altro;

   il solo utilizzo di LIM (parametro inquinanti depuratore) e non di indicatori sulla qualità delle acque in termini biologici potrebbe limitare la bontà dell'analisi degli impatti ambientali limitati al solo corpo recettore;

   i dati di costi di investimento per A.E. e di gestione, ripresi da progetto preliminare, non si comprende come siano stati stimati;

   presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si era attivato dal febbraio 2020 un tavolo di confronto sulla depurazione del Garda: in data 2 settembre 2020, è emerso che la scelta di costruire depuratori a Gavardo e Montichiari (G-M) per i reflui della sponda Gardesana bresciana può essere accettabile perché il Chiese (con prescrizioni pesanti) può essere idoneo corpo recettore;

   le associazioni ambientaliste, i comitati e i comuni interessati e altri hanno preparato un dossier ambientale che la valutazione universitaria non ha considerato;

   il corso del Chiese è asciutto nella stagione estiva e subisce pressioni ambientali eccezionali per le molteplici pressioni antropiche che hanno visto l'epidemia di legionella del settembre 2018 con il germe nelle acque fluviali e adesso anche la questione fanghi/gessi;

   una svolta nel processo decisionale sul territorio è avvenuta il 30 novembre 2020 perché approvando la «Mozione Sarnico», il Consiglio provinciale di Brescia indica come criterio di individuazione dei siti di realizzazione dei depuratori il criterio che le infrastrutture di depurazione siano localizzate «nelle aree territoriali dei Comuni afferenti all'impianto stesso»;

   il 17 dicembre 2020 ATO trasmette ad Acque Bresciane (AB) la richiesta di identificare nuove ipotesi di localizzazione per il sistema di depurazione, conformi con gli indirizzi espressi dalla Provincia e con i regolamenti regionali.

   Acque Bresciane (AB) individua il sito in Lonato del Garda (L) e ha da allora eseguito incontri con i portatori d'interesse che con una ampia convergenza territoriale bresciana hanno confermato la scelta di L;

   Acque Bresciane (AB), il gestore, presenta, attraverso Ato, questa scelta alla cabina di regia ministeriale che chiede alcuni approfondimenti;

   Acque Bresciane (AB) a breve avrebbe pubblicato con le conclusioni della procedura;

   in data 17 maggio 2021 la presidente della comunità del Garda e Ministro per gli affari regionali Gelmini, in conflitto d'interessi sulla questione della collettazione gardesana, ha scritto al Ministro Cingolani citando alcuni dati approssimativi e addirittura non presenti in alcun atto ufficiale e insinuando apertamente la mancanza di equità ed efficacia delle istituzioni locali (provincia e altro) nell'individuazione della «soluzione» gardesana e, su queste basi chiede l'intervento del Ministro per commissariare, non l'intera opera, ma solo la parte bresciana la cui soluzione non è gradita;

   in data 17 giugno 2021 si è appreso dalla stampa del commissariamento della depurazione del Garda inserito nel decreto-legge n. 92 del 2021, affidando il compito al prefetto di Brescia Visconti;

   nei dati prodotti da Acque Bresciane (AB) risultano costi inferiori per la soluzione Lonato (L) rispetto a Gavardo-Montichiari (G-M) (108 milioni di euro L, 114 G-M), lunghezza delle tubazioni minore per la soluzione L, minor consumo di suolo per la scelta di I, miglior qualità del refluo (L rispetto a G-M) e minori costi sociali vista l'opposizione al progetto G-M mentre la proposta L non ha di fatto prodotto opposizione nei territori interessati proprio perché percepita come «dovuta e necessaria», considerando anche che i tempi di esecuzione sono del tutto sovrapponibili, soprattutto pensando alla doppia Via che dovrebbe essere eseguita nel caso della soluzione G-M e che consentirebbe in ogni caso la dismissione delle condotte sublacuali in entrambi i casi (2026 G-M, 2028 L ma ancora riducibili) entro la vita utile (che con gli interventi già eseguiti e lo scarso progresso del decadimento dovrebbe essere, a quanto risulta all'interpellante, fino al 2035 come indicato dallo stesso ente gestore;

   l'unicità del bacino sarebbe garantita nel caso di L a differenza di G-M. La soluzione L, seppure scaricando eventualmente nel Chiese, garantirebbe per legge parametri molto più stringenti essendo un depuratore più grande –:

   se il Ministro della transizione ecologica intenda promuovere, per quanto di competenza, uno studio sulle fonti di pressione eutrofiche del Lago di Garda e in che modo intenda supportare il Commissario straordinario per la progettazione, l'affidamento e l'esecuzione delle nuove opere per il collettamento e la depurazione della sponda bresciana del Lago di Garda, nella valutazione delle soluzioni che non possono, per la loro complessità, basarsi solo su un unico parametro che è la tempistica, dato che non esistono, per gli enti preposti sul territorio, emergenze ambientali ed ecologiche tali da portare ad anticipare la dismissione della condotta sub lacuale;

   se intenda adottare iniziative di competenza per promuovere una rivalutazione dell'affidabilità dello studio dell'università di Brescia e per valutare altre soluzioni più economiche ed efficaci, tenendo conto che l'esistente depuratore di Peschiera del Garda in apparenza potrebbe supportare tutto il carico depurativo del bacino bresciano e veronese con sole modifiche innovative e senza interferire con l'iter del progetto veronese che è più avanzato di quello bresciano;

   se il Governo intenda adottare iniziative per supportare il suddetto Commissario e in che modo, concedendo la possibilità di utilizzare ulteriori elementi di valutazione introducendo almeno il cosiddetto principio di afferenza, in base al quale le infrastrutture devono essere localizzate sul territorio che ne beneficia.
(2-01282) «Zolezzi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DAGA, FLATI e BELLA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   quello che oggi è il «Parco delle Energie», all'interno del quale si trova un lago naturale, nasce attorno ai ruderi di un'ex industria tessile, poi conosciuta come Snia dismessa da metà '900. Il lago è nato casualmente nel 1992, durante i lavori per la costruzione di un parcheggio sotterraneo, per la rottura di una falda acquifera. Da allora sono stati molteplici i tentativi di costruire edifici nel perimetro dell'area e di limitare il lago;

   oggi alla zona è riconosciuta una grande valenza naturalistica, quale «corridoio ecologico tra la Riserva naturale Valle dell'Aniene e il Parco dell'Appia antica» e un punto di incontro per gli abitanti del quartiere. Sono 300 le specie botaniche censite, 62 le specie di uccelli presenti e 3 gli habitat prioritari per l'Unione europea;

   l'area del Lago Bullicante è «Monumento naturale» dal giugno 2020. Ma solo da inizio maggio 2021 la regione ha autorizzato l'ampliamento dell'area protetta anche alla zona privata della fabbrica, per tutelarne conservazione, integrità e sicurezza;

   al comune di Roma è in discussione una delibera che si pone l'obiettivo di porre un vincolo monumentale statale ai manufatti di archeologia industriale, e con cui si chiede a tutti i soggetti istituzionali di lavorare in maniera congiunta all'interno del tavolo tecnico e che interessa i vari dipendenti capitolini e le varie istituzioni coinvolte, già attivo da qualche mese; nella delibera si chiede anche di attivarsi presso l'Agenzia del demanio per l'acquisizione dell'area in quanto demaniale e permetterne l'inserimento a patrimonio pubblico;

   a seguito del disboscamento, non autorizzato, realizzato dal proprietario privato di parte dell'area, iniziato nel mese di marzo 2021, la sindaca, tramite il prefetto, ha coinvolto anche il Ministero della transizione ecologica per verificare tramite Ispra l'entità del danno ambientale creato dalla proprietà privata negli ultimi 3 mesi –:

   se il Ministro della transizione ecologica, nell'ambito dei compiti spettanti allo Stato in materia di tutela, prevenzione e riparazione dei danni all'ambiente, possa indicare le tempistiche con cui tramite l'Ispra e il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente preveda di adottare le iniziative di competenza per verificare l'entità del danno ambientale conseguente all'intervento di disboscamento messo in atto dalla proprietà dell'area adiacente al Lago Bullicante;

   quali ulteriori possibili iniziative intenda mettere in atto il Governo, per quanto di competenza, anche avvalendosi del nucleo operativo ecologico dei carabinieri, per tutelare l'area e prevenire ulteriori condotte illecite.
(5-06448)


   TERZONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2021 si è tenuta l'udienza preliminare del procedimento penale relativo a sversamenti in mare di reflui non adeguatamente trattati lungo la costa marchigiana, tra Falconara e Ancona;

   la vicenda riguarda la fuoriuscita di liquami fognari da quattro collettori della spiaggia tra Palombina Nuova (Ancona) e Falconara;

   tra il maggio 2016 e aprile 2017 ben 65 di questi sversamenti avrebbero comportato 230 giorni di divieto di balneazione per l'inquinamento dell'acqua del tratto di mare interessato;

   secondo la procura, le autorizzazioni agli scarichi non sarebbero state regolari e la manutenzione e il controllo degli impianti esistenti non sarebbe stata sempre eseguita correttamente;

   oltre a notevoli superamenti dei limiti di legge per il parametro escherichia coli, sono stati rilevati oltre le soglie anche metalli, come ferro e alluminio;

   la procura ha contestato a 11 funzionari di Arpam, provincia di Ancona e Multiservizi Spa, a vario titolo, i reati di inquinamento ambientale, rifiuto di atti d'ufficio e falsità ideologica;

   la cittadinanza attiva è stata fondamentale, in quanto l'inchiesta è partita nell'autunno del 2015 grazie ai tempestivi e documentati esposti del Movimento 5 Stelle e di diverse associazioni ambientaliste come Ondaverde, Italia nostra e Mezzavalle libera. Di conseguenza, vi è molta attesa da parte della popolazione affinché siano accertate le responsabilità di questa situazione;

   oltre all'impatto sull'ambiente e potenzialmente sulla salute, i cittadini vengono anche beffati in quanto pagano nella tariffa anche la quota della depurazione che, nei fatti, a volte non è stata assicurata dalla società di gestione Multiservizi Spa;

   l'Italia è sotto plurime procedure d'infrazione comunitarie a causa dell'inadeguatezza della gestione dei reflui, rischiando ulteriori sanzioni e mettendo a rischio la salubrità dell'ambiente, con potenziali conseguenze sulla salute e, in generale, un effetto negativo sull'economia turistica;

   la prossima udienza nella quale è possibile costituirsi parte civile è stata fissata per ottobre 2021 –:

   se il Governo intenda valutare di costituirsi parte civile nel procedimento penale in corso, come sarebbe auspicabile anche in considerazione della grande attenzione che i cittadini hanno dimostrato per difendere diritti quali la tutela dell'ambiente e della salute.
(5-06449)

Interrogazione a risposta scritta:


   FARO, GIULIANO e LOVECCHIO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con la circolare recante prot. n. 0100640 del 2 dicembre 2020 inviata ai Parchi nazionali e alle riserve naturali statali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare chiedeva l'invio, entro il mese di gennaio 2021, del nuovo Piano antincendi boschivi pluriennale riferito al periodo 2021/2025, nonché la Relazione annuale 2021 del Piano antincendi boschivi vigente. Con la medesima circolare il Ministero richiedeva, altresì l'aggiornamento delle rispettive cartografie antincendi boschivi secondo gli schemi vigenti del 2018, per avere una uniformità di tutti i piani nazionali a livello nazionale;

   sul punto, va segnalato che, sul sito istituzionale del Parco nazionale del Gargano, l'ultimo piano antincendi boschivi reperibile risale al 2014 ed è ormai scaduto, inoltre nella sezione «Amministrazione Trasparente» non vi è alcuna traccia, né del nuovo Piano antincendi boschivi, né della relazione richiesta dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare nel dicembre 2020 a mezzo della citata circolare;

   a seguito di informazioni richieste alla Protezione civile regione Puglia, il Piano antincendi boschivi regionale contiene la pianificazione delle attività di prevenzione incendi boschivi per l'intero territorio regionale, ma nel contempo, è integrato mediante l'adozione dei rispettivi Piani Aib redatti dai Parchi nazionali presenti sul territorio regionale, ovvero il Parco nazionale del Gargano e il Parco nazionale dell'Alta Murgia e ciò, per far fronte alle eventuali peculiarità del territorio tali da rendere necessaria la pianificazione di attività di prevenzione o di intervento diverse da quelle previste in via generale per l'intera regione. Attualmente, risulta che soltanto il Piano Aib aggiornato del Parco nazionale dell'Alta Murgia è stato adottato ad integrazione del Piano Aib regionale in Puglia, mentre quello del Parco nazionale del Gargano resta fermo al 2014;

   nel Gargano non sono rari gli incendi boschivi, talvolta anche pericolosi per l'incolumità dei residenti e dei turisti che si verificano principalmente in occasione della stagione estiva. È il caso di segnalare l'incendio che il 13 luglio 2021 ha interessato il Parco nazionale del Gargano e, in particolare, l'area circostante il comune di Vico del Gargano. Nonostante la paura degli abitanti del posto, costretti ad abbandonare velocemente le proprie case, degli agricoltori che hanno rischiato di perdere il proprio bestiame e dei turisti presenti in zona, l'incendio non ha procurato danni a persone, ma per far fronte alle fiamme, si sono resi necessari oltre ai Canadair e ai mezzi di soccorso dei Forestali, dei volontari e dell'Arif, anche l'intervento dei residenti con l'impiego di autobotti e mezzi di fortuna. Tale evento ha reso ancor più urgente l'aggiornamento da parte del Parco nazionale del Gargano del proprio Piano Aib che al momento non viene aggiornato dal 2014 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se sia pervenuto al Ministro della transizione ecologica il Piano Aib aggiornato del Parco nazionale del Gargano;

   ove risultasse un'inadempienza nella predisposizione del suddetto piano, sulla base di quanto richiesto dal Ministero con la circolare prot. 0100640 del 2 dicembre 2020, da parte del presidente del Parco nazionale del Gargano, professor Pasquale Pazienza, se il Ministro interrogato intenda valutare la sussistenza dei presupposti per un commissariamento dell'ente Parco nazionale.
(4-09831)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Alemanno e altri n. 7-00697, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Pezzopane.