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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 14 luglio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALIZIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   al fine di consentire alle emittenti radiotelevisive locali, durante l'anno pandemico, di continuare a svolgere il servizio di interesse generale informativo sui propri territori di riferimento, attraverso la quotidiana produzione e trasmissione di approfondita informazione locale a beneficio dei cittadini, è stato stanziato con decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», all'articolo 195, l'importo di 50 milioni di euro, per l'anno 2020, per l'istituzione del «Fondo emergenze emittenti locali», che ha costituito tetto di spesa, per l'erogazione di un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19. Il contributo è stato erogato secondo i criteri previsti con decreti del Ministro dello sviluppo economico, contenenti le modalità di verifica dell'effettivo adempimento degli oneri informativi, in base alle graduatorie per l'anno 2019, approvate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146 recante «Regolamento concernente i criteri di riparto tra i soggetti beneficiari e le procedure di erogazione delle risorse del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali»;

   il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017, nello specifico, disciplina i criteri di riparto e le procedure di erogazione delle risorse finanziarie del Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione assegnate al Ministero dello sviluppo economico per la concessione dei contributi di sostegno alle emittenze locale;

   il predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 è stato oggetto di una segnalazione adottata il 6 maggio 2020 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm), ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 2873. In tale occasione, è stata valutata favorevolmente la circostanza che il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017 abbia concentrato l'erogazione dei contributi di cui alla legge n. 208 del 2015 a vantaggio di emittenti che garantiscono obiettivi di efficienza, anche in termini di organizzazione d'impresa, e che investono nell'attività editoriale di qualità, introducendo, tra i criteri di ammissione, requisiti ulteriori e più stringenti rispetto a quelli previsti dal sistema previgente, che appaiono orientati a disegnare un più selettivo sistema di distribuzione delle risorse statali;

   in un contesto di maggiore selettività, l'Autorità ha ritenuto opportuno evidenziare che i criteri di valutazione delle domande che determinano la distribuzione delle risorse tra le emittenti siano orientati al principio della tutela della concorrenza e del pluralismo dell'informazione. L'Autorità ha rilevato che presenta criticità sotto il profilo concorrenziale la previsione secondo cui il 95 per cento delle risorse disponibili è assegnato alle prime cento emittenti televisive in graduatoria, mentre il restante 5 per cento è ripartito tra quelle che si collocano dal centunesimo posto in poi. Ciò potrebbe avere implicazioni distorsive della concorrenza nella misura in cui due o più delle emittenti sulle quali impatta la discontinuità introdotta dalla specificazione appena richiamata si trovano a operare nel medesimo ambito locale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per modificare il decreto del Presidente della Repubblica n. 146 del 2017, al fine di eliminare tale ingiustificata disparità di trattamento, promuovendo un intervento finalizzato ad assicurare le corrette dinamiche concorrenziali, garantendo al contempo una più efficace tutela del pluralismo dell'informazione che la legge n. 208 del 2015 espressamente richiama tra gli obiettivi di pubblico interesse da perseguire nella ripartizione delle risorse complessive del Fondo emergenze emittenti locali;

   se il Governo intenda altresì adottare, nelle more di un intervento normativo ad hoc, iniziative urgenti finalizzate all'erogazione di un ulteriore contributo a favore delle emittenze locali che sono risultate escluse, per i motivi sopra illustrati, da precedenti sostegni economici, sebbene tali emittenti abbiano continuato a svolgere e offrire i propri servizi informativi.
(4-09805)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo comparso il 12 luglio 2020 sulla testata «Domani» e intitolato «Gli affari di Letta», vengono riportati una serie incarichi ricoperti dall'attuale segretario del Partito Democratico Enrico Letta, ritenuti politicamente sensibili, e vengono ricostruite una serie di relazioni dello stesso a cavallo tra politica e affari;

   secondo la ricostruzione data dal giornale, Enrico Letta avrebbe ricoperto incarichi in società ed enti che hanno avuto commesse da territori altamente attenzionati dai Governi europei, come l'Arabia Saudita e la Cina;

   inoltre, queste esperienze sarebbero state condivise con una serie di ex personalità di primo livello della politica internazionale, che attualmente sembrerebbero svolgere attività retribuita di rappresentanza degli interessi, e che sembrano raccordarsi nell'ambito della società francese di mediazioni Equanim, fondata anche da Letta;

   in merito all'Arabia Saudita viene riportato il coinvolgimento di alcune società, in cui Letta ha ricoperto incarichi, nella gestione e nella promozione dell'immagine internazionale del Governo Saudita;

   particolarmente preoccupante è quanto riportato sulla società cinese Tojoy, della quale Letta è stato co-vice presidente Western Europe. Tojoy sembrerebbe riunire 750 aziende cinesi e l'articolo riporta come il punto di contatto tra la Tojoy e la rete italiana è l'ex presidente belga Leterme;

   il fondatore della Tojoy, Lu Junqing, è considerato uno degli imprenditori e delle personalità più influenti in Cina e ha lavorato per 10 anni per il Governo cinese;

   la Tojoy è una società di investimenti cinese che supporta pubblicamente la Nuova Via della Seta, sulla quale in Governo italiano oscilla tra i proclami europeisti e atlantisti del Presidente del Consiglio Mario Draghi e le posizioni dialoganti filo-cinesi del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio e del Movimento 5 Stelle;

   secondo quanto riportato dal quotidiano, Leterme affiancherebbe Letta anche nella Equanim e viene riportato come un grande sostenitore della bontà e della gentilezza dei membri del partito comunista cinese;

   Leterme è stato descritto in Belgio come un mediatore tra politica e affari;

   a giudizio dell'interrogante il tessuto economico e produttivo italiano, fortemente piegato dalla crisi, potrebbe essere oggetto di acquisizioni predatorie da parte di investitori cinesi di alto profilo, la cui natura tra pubblico e privato rimane altamente ambigua, e la cui presenza in Italia potrebbe comportare l'esercizio di un soft power cinese favorevole alle attività della Nuova Via della Seta;

   dati i rapporti ricostruiti tra la Tojoy e il segretario di uno dei principali partiti di maggioranza, a maggior ragione, occorre fare chiarezza su eventuali influenze estere nella linea politica del Governo nei confronti della Cina, che è già ampiamente sponsorizzata nel Governo da un altro partito della maggioranza –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri disponga di elementi in ordine agli incarichi e alle relazioni ricostruite nell'articolo di stampa citato in premessa e se non intenda chiarire se e quali effetti o ricadute vi siano stati o vi possano essere sulle politiche del Governo in carica;

   se il Governo abbia informazioni sufficienti in merito agli investimenti della cinese Tojoy in Italia al fine di valutare il possibile utilizzo degli strumenti di «golden power» a difesa del tessuto produttivo nazionale dalle acquisizioni predatorie.
(4-09806)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto, in conseguenza all'emergenza pandemica da COVID-19 e dalla derivante riduzione dell'attività antropica all'aperto, il numero di cinghiali sul territorio nazionale è fortemente incrementato sino a oltre 2 milioni di unità i cinghiali in assenza di forte forme di contenimento e controllo, scorrazzano per città e campagne, causando un incidente ogni 48 ore;

   come riportato dalle associazioni di categoria più rappresentative del mondo agricolo, oltre un italiano adulto su quattro, il 26 per cento della popolazione, ha incontrato dei cinghiali al di fuori dei loro tipici habitat, quindi anche in contesti urbani, e il proliferare di queste specie sul territorio, oltre a costituire un danno per le produzioni agricole, gli allevamenti e l'ordine pubblico, rischia di incrementare la diffusione di malattie, quali la peste suina africana (Psa), eventualità peraltro segnalata anche dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa);

   il pericolo derivante dalla diffusione delle malattie, ormai arcinoto, è stato anche evidenziato nello stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per l'anno 2021;

   nel solo Piemonte, da gennaio a maggio 2021, le richieste di indennizzo per i danni agli agricoltori causati dalla fauna selvatica sono aumentate del 63 per cento senza considerare che qualunque indennizzo non potrà mai essere commisurato alla qualità di una buona prevenzione, visto che i danni inflitti a raccolti ed allevamenti raramente possono essere compensati con misure una tantum di esigua entità;

   le segnalazioni di tali episodi si sono moltiplicate negli ultimi due anni, eppure la governance della fauna selvatica non pare essere stata minimamente messa in discussione, nonostante le numerose richieste da parte di regioni, amministratori locali e agricoltori stessi –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda predisporre per:

    a) mettere a disposizione del mondo agricolo, ai fini di tutela delle coltivazioni e degli allevamenti, nonché dell'incolumità delle aree rurali medesime, forze dell'ordine e personale, anche in collaborazione con il mondo della caccia ai fini del contenimento dei danni derivanti dalla fauna selvatica, considerando anche un'espansione delle competenze regionali in materia;

    b) attuare vere attività di prevenzione, prevedendo il controllo delle specie di fauna selvatica dannose invasive anche nelle zone vietate alla caccia nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto;

   c) rimodulare gli indennizzi e i risarcimenti per i danni provocati dalla fauna selvatica, incrementandone l'entità anche sulla base del mancato guadagno futuro provocato dai danni medesimi.
(4-09807)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 9 luglio 2021 si è appreso dalla stampa che in Honduras, un cittadino italiano Giorgio Scanu, residente nel Paese, è stato ucciso, come recitano le testate giornalistiche, da una folla inferocita che ha anche dato fuoco alla sua casa e alla sua auto;

   il fatto è avvenuto nel villaggio di Santa Ana de Yusguare, a circa 80 chilometri a sud di Tegucigalpa. L'uomo è arrivato vivo in ospedale dove i medici non sono riusciti a salvarlo a causa delle gravi ferite riportate;

   dalle notizie che vengono riferite delle autorità honduregne, l'italiano sarebbe stato aggredito e ucciso con l'accusa di aver ucciso un vicino di 74 anni, Juan de Dios Flores, colpevole di aver tagliato un albero del suo giardino;

   la polizia ha aperto un'indagine per individuare i responsabili, ma, secondo quanto riporta El Heraldo, il linciaggio sarebbe avvenuto proprio sotto gli occhi degli agenti di polizia;

   il linciaggio non può trovare giustificazione neanche nelle accuse che i quotidiani o fonti della polizia lasciano filtrare ai danni del nostro connazionale che, nonostante fosse a piede libero, oggi, secondo le ricostruzioni, avrebbe a suo carico oltre l'omicidio, altre aggressioni;

   occorre far sì che le autorità dell'Honduras facciano chiarezza, senza alcune omissione o reticenza e comunque individuino i responsabili di tale efferato delitto –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché sia fatta chiarezza, verità e giustizia per l'efferato linciaggio e uccisione del nostro connazionale.
(3-02404)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BARBUTO, NAPPI, NAPPI e GRIPPA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, nel luglio 2018, ha bandito il concorso «Ripam MAECI», per l'assunzione a tempo indeterminato di 44 funzionari da inquadrare nel profilo di funzionario dell'area della promozione culturale;

   a seguito della pubblicazione della graduatoria di vincitori e idonei, avvenuta nel dicembre 2019, in 99 sono risultati idonei e i 44 candidati risultati vincitori sono stati assunti nel giugno 2020;

   la legge di bilancio n. 178 del 2020, all'articolo 1, comma 923, ha autorizzato il Ministero a reclutare per l'anno 2021, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste e nel limite delle proprie dotazione organiche, 50 dipendenti della terza area, posizione economica F1, mediante il bando di nuovi concorsi, l'ampliamento dei posti messi a concorso e lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi già banditi;

   esiste, pertanto, una graduatoria composta da 55 idonei non vincitori, da cui attingere per l'assunzione nell'anno 2021 per il rafforzamento della dotazione organica Apc;

   tuttavia, oltre alle 10 unità rese disponibili dal turn over, sembra che il Ministero, anziché attingere dalla graduatoria del suddetto concorso esterno, avrebbe convocato ulteriori 5 unità attingendo dallo scorrimento di una graduatoria di un concorso interno bandito nel 2019 per la progressione verticale dalla seconda alla terza area, nonostante i partecipanti avessero sottoscritto una dichiarazione nella quale riconoscevano di non essere assimilabili agli idonei dei concorsi ordinari; se tutto ciò fosse vero, preme sottolineare che detta convocazione è non solo in netto contrasto con l'orientamento del Dipartimento della funzione pubblica, che considera gli idonei di un concorso interno non assimilabili agli idonei di un concorso esterno, ma anche con le recenti pronunce giurisprudenziali in tal senso (Tar Lazio sentenza n. 3131/2018 - Consiglio di Stato sentenza n. 5029/25015 - Corte dei conti Toscana delibera n. 34/2021 e delibera n. 35/2021) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra evidenziato;

   se non ritenga necessario ed indispensabile verificare l'operato dell'amministrazione e quali iniziative intenda adottare per procedere alla corretta assunzione sui posti attualmente disponibili mediante lo scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso «Ripam MAECI»;

   se non ritenga, anche alla luce di quanto previsto dall'articolo 1, comma 923, della legge n. 178 del 2020 di ampliare le dotazioni organiche degli Apc, così da provvedere all'assunzione degli idonei inclusi nella graduatoria di merito del dicembre 2019.
(4-09795)


   RAMPELLI e MOLLICONE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   all'indomani della vittoria a Wembley della squadra italiana alla finale degli europei di calcio 2020, si apprende da fonti di stampa dei concitati momenti dopo la partita Italia-Inghilterra, con gruppi di hooligans inglesi che avrebbero atteso i tifosi azzurri per picchiarli selvaggiamente e, mentre qualcuno è riuscito a scappare e a evitare il linciaggio, altri hanno incassato pugni e calci;

   del resto, stanno facendo il giro del mondo le immagini dell'atteggiamento antisportivo che si è tenuto anche durante la finale di calcio, con i primi segnali arrivati con i fischi dei tifosi inglesi all'inno tricolore e, circostanza che lascia increduli, i calciatori inglesi che, appena ricevuta la medaglia del secondo posto, se la sono sfilata in tutta fretta, con buona pace del protocollo e del rispetto verso gli avversari, le istituzioni dell'Uefa e lo sport;

   quello ripreso domenica nella capitale inglese è un episodio di violenza da condannare fermamente, su cui la polizia inglese sta indagando, ma non isolato e sicuramente prevedibile se si pensa che solo pochi giorni prima, dopo la partita Inghilterra-Danimarca, un padre era stato picchiato di fronte alla moglie e al figlio di nove anni, sempre a Wembley, la patria del fair play, dove la famiglia si era recata per sostenere la nazionale danese nella semifinale degli Europei contro l'Inghilterra;

   nemmeno la vittoria della squadra di casa, in quel caso, ha placato l'indole violenta di alcuni tifosi inglesi, i quali, dopo aver intravisto le maglie della Danimarca che avevano ancora addosso i genitori e il bambino, non hanno esitato a bloccare il bus a bordo del quale la famiglia stava viaggiando verso casa;

   proprio in quella occasione la stessa moglie dell'aggredito aveva rivolto un appello affinché la polizia inglese proteggesse i tifosi italiani in trasferta a Londra per sostenere la propria squadra;

   il dovere dell'ospitalità, secondo l'interrogante, è stato violato gravemente in una manifestazione internazionale che avrebbe dovuto garantire il diritto all'incolumità fisica di qualunque sostenitore di qualunque squadra europea –:

   di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza sui fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo.
(4-09796)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto una preoccupante segnalazione da parte del Ctim – Comitato tricolore per gli italiani nel mondo che denuncia la disparità di trattamento a cui sono sottoposti i cittadini italiani residenti in Thailandia;

   secondo quanto indicato dalla nota del Ctim, in Thailandia la pandemia è in fase di recrudescenza e la campagna vaccinale, al momento in grave ritardo, si basa sul siero cinese Sinopharm;

   Bangkok e cinque province limitrofe sono tornate sotto pesanti restrizioni nel tentativo di limitare la diffusione della variante Delta del COVID-19;

   il nuovo semi-lockdown prevede un coprifuoco dalle 21 alle 4, la chiusura dei centri commerciali e di altre tipologie commerciali come centri massaggi e centri sportivi, e l'obbligo ai ristoranti di operare solo per asporto;

   data la scarsità di dosi, attualmente non è prevista una vaccinazione a tappeto per la popolazione straniera ivi residente, ma, stando a quanto comparso sul sito dell'ambasciata italiana il 24 giugno 2021, il Governo thailandese ha assicurato l'inclusione degli stranieri nella campagna vaccinale, con tempistiche che variano a seconda della provincia dove si è domiciliati e delle categorie di appartenenza;

   l'ambasciata ha anche ricordato la possibilità per gli iscritti all'Aire di prenotare un vaccino e di recarsi in Italia per la somministrazione;

   stando a quanto riportato dal Ctim, l'ambasciatore Galanti si sarebbe sottoposto a vaccinazione in Italia, mentre i membri della delegazione italiana e i rispettivi familiari sarebbero stati vaccinati in loco;

   diversa sarebbe la strategia adottata da nazioni come Francia, Cina e Svizzera, le quali sembrerebbero aver esportato le dosi in eccesso per consentire la vaccinazione dei propri cittadini all'estero;

   ad oggi in Thailandia vivono circa 10.000 italiani e, data la lentezza della campagna vaccinale locale e la chiusura delle attività economiche locali, appare necessario un intervento urgente del Governo italiano a tutela dei nostri connazionali all'estero –:

   cosa intenda fare il Governo per aiutare gli italiani residenti in Thailandia.
(4-09797)


   ZOFFILI, BILLI, CECCHETTI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e SNIDER. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   un italiano di origine sarda, Giorgio Scanu, residente in Honduras, è stato barbaramente ucciso in un villaggio del sud del paese, Yusguare, situato a circa 80 chilometri da Tegucigalpa, da una folla inferocita che ha dato fuoco anche alla sua casa, accusandolo di aver ucciso un suo vicino, tal Juan de Dios Flores, un 74enne affetto da demenza senile;

   la notizia è stata diffusa il 9 luglio 2021 dalla stampa honduregna e quindi rilanciata da quella italiana;

   stando ad alcune ricostruzioni, la polizia non sarebbe riuscita a fermare le circa 600 persone che hanno preso d'assalto la casa di Scanu, armate di bastoni, pietre e machete, decise a farsi giustizia da sé;

   immagini video in possesso del quotidiano El Heraldo di Tegucigalpa mostrerebbero le fasi del sanguinoso attacco e i tentativi di Scanu di sfuggire alla morte, implorando pietà ai suoi assalitori;

   la polizia honduregna avrebbe già provveduto ad arrestare cinque persone coinvolte nell'assassinio di Scanu, ma sono programmate manifestazioni locali per ottenerne il rilascio –:

   di quali informazioni il Governo disponga relativamente a quanto accaduto;

   quali iniziative di competenza il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale intenda assumere tanto rispetto a questa dolorosa vicenda quanto, più in generale, per tutelare maggiormente l'incolumità dei cittadini italiani che vivono in Honduras.
(4-09801)


   CUNIAL. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 10 luglio 2021, sulle cronache dei quotidiani internazionali appare la notizia che a Malta c'è stato un balzo dei contagi anche a causa dei focolai scoppiati nelle scuole di lingua, riaperte agli stranieri. Risulta che cinquanta italiani – tra ragazzi e guide – siano risultati positivi al coronavirus, ma che sarebbero tra 120 e 130, compresi i negativi, gli studenti italiani minorenni e accompagnatori, trattenuti in quarantena presso strutture dedicate. Le prime dichiarazioni della Farnesina sono state che: «Per il momento la normativa maltese rimane confermata e non consente il ritorno nel nostro Paese, né per le persone positive né per i contatti stretti negativi, per 14 giorni»;

   lo stesso giorno, l'avvocato presso la Corte penale internazionale, Giulio Marini, avvisava prontamente l'ambasciata italiana a Malta e la Rappresentanza della Commissione europea Malta, che secondo le Linee Guida del 20 gennaio 2021 dell'OMS, laddove i risultati del test non corrispondano alla presentazione clinica, ovvero gli asintomatici, è necessario prelevare un nuovo campione e ritentarlo utilizzando la stessa tecnologia Nat o una diversa, suggerendo alle autorità italiane di contattare immediatamente le autorità maltesi, per avere riscontro formale che le diagnosi dei casi asintomatici siano state rese in ossequio alle predette linee guida e che in caso di mancata esecuzione del test, nel rispetto di dette regole, le persone sarebbero da considerare illegalmente confinate;

   in data 12 luglio 2021, l'avvocato Marini, trasmette all'Ufficio del procuratore generale di Malta, documentazione inerente alle Linee guida sopraindicate meditante un documento ufficiale frutto di un colloquio con l'OMS;

   lo stesso giorno Malta ha deciso di tenere aperte le frontiere solo per i vaccinati e di chiudere le scuole di lingua fino a data da destinarsi e che il sarà obbligatorio avere un EU digital COVID certificate (Digital Green Pass) valido per l'ingresso;

   si ricorda che Malta è Paese membro dell'Unione europea dal 1° maggio 2004 e membro dello spazio Schengen dal 21 dicembre 2007 ed è quindi soggetta agli stessi regolamenti europei e direttive a cui è soggetta anche l'Italia e che, pertanto, la libera circolazione non può essere negata ai cittadini membri dei Paesi europei, anche se non vaccinati, e che non si può discriminare in funzione del tipo di Digital Green Pass in possesso del cittadino;

   a tal proposito si richiama l'interrogazione n. 4-09632 nella quale si fanno le medesime obiezioni al Ministro Speranza in merito alla sua ordinanza che obbliga la dotazione del Digital Green Pass per entrare ed uscire dal Paese;

   a parere dell'interrogante trattenere minori presso il territorio maltese è un atto in violazione del diritto internazionale –:

   di quali elementi disponga il Governo in merito alla vicenda, se ritenga che, alla luce di quanto descritto in premessa, non siano rispettati i diritti dei cittadini italiani presenti a Malta e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, nei confronti del Governo di Malta per il rilascio immediato dei minori e dei loro accompagnatori trattenuti presso le strutture maltesi.
(4-09811)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 25 marzo 2021, è stato siglato l'accordo di collaborazione tra la Marina militare e l'Azienda sociosanitaria ligure 5 (Asl 5) per lo svolgimento di attività finalizzate allo sviluppo delle competenze professionali del personale sanitario della Marina militare, in materia di gestione delle emergenze-urgenze mediche e chirurgiche e del politrauma;

   in particolare, l'accordo suindicato prevede che il personale sanitario, medici ed infermieri, della Marina militare svolga la propria attività anche presso i presidi ospedalieri del Levante Ligure, consentendo il consolidamento e lo sviluppo delle rispettive competenze professionali specialistiche, oltre che l'incremento delle capacità di gestione e trattamento delle emergenze mediche e chirurgiche e del politrauma, sia in eventuali contesti operativi, che in favore della popolazione in occasione di situazioni di emergenza sanitaria;

   l'isola di La Maddalena – com'è noto, isola nell'isola, per la quale è necessario individuare specifici programmi di carattere sanitario – conta circa 12.000 residenti e, nel periodo estivo, la popolazione effettivamente presente nell'isola raggiunge finanche le 60.000 unità: condizione, quest'ultima, per effetto della quale l'isola di La Maddalena ha potuto storicamente disporre di un presidio ospedaliero, il «Paolo Merlo», che ha consentito di soddisfare le principali esigenze sanitarie della comunità residente, nonché dei turisti, sopperendo, altresì, alle difficoltà nei trasporti, anche di carattere sanitario, spesso connessi alle non favorevoli condizioni meteorologiche;

   il presidio ospedaliero di La Maddalena, accorpato funzionalmente a quello di Olbia, presenta le caratteristiche proprie degli ospedali di piccole dimensioni ed è organizzato in un unico dipartimento, con posti letto multidisciplinari, efficacemente integrato e collegato a tutte le altre strutture ospedaliere dell'Azienda sanitaria; l'emergenza epidemiologica in atto, pure a fronte di un impegno straordinario da parte del personale assegnato al medesimo presidio, ha anche acuito le criticità del sistema sanitario dell'Isola, in particolare avuto riguardo all'esiguo numero degli operatori assegnati, tanto da mettere a rischio il mantenimento del servizio offerto;

   l'insularità, nonché la forte valenza turistica dell'isola, impongono il mantenimento delle funzioni di emergenza-urgenza, di ricovero ordinario e day-hospital, anche al fine di garantire l'assistenza sanitaria di base e i livelli minimi dei servizi essenziali e, come pure recentemente rappresentato dagli amministratori comunali di La Maddalena, anche a seguito della positiva collaborazione in occasione della campagna vaccinale, appare opportuna, come già avvenuto in Liguria, la sottoscrizione di accordi di collaborazione affinché la Marina militare, già presenta nell'Isola, con i suoi medici e il suo personale sanitario, possa collaborare assiduamente con il presidio ospedaliero in esame, al fine di garantire il mantenimento dei citati livelli minimi di servizio –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra e quali opportune iniziative di competenza intendano adottare al fine di garantire il mantenimento dei livelli minimi dei servizi essenziali presso il presidio ospedaliero Paolo Merlo di La Maddalena, se del caso, mediante la stipula di accordi e convenzioni con la Marina militare, sul modello La Spezia, nonché con la proroga dell'attuale ferma annuale degli operatori sanitari militari arruolati negli ultimi tempi, al fine di fronteggiare l'emergenza sanitaria in atto.
(5-06413)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   VILLAROSA e SANGREGORIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 493 a 507, della legge n. 145 del 2018, istituisce presso il Ministero dell'economia e delle finanze il Fondo indennizzo risparmiatori (Fir), allo scopo di indennizzare tutti i soggetti, in possesso di azioni e/o di obbligazioni subordinate che hanno subito un pregiudizio ingiusto da parte di banche e loro controllate, poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1o gennaio 2018, in ragione delle violazioni massive degli obblighi di informazione, diligenza, e altro, con una dotazione finanziaria di 525 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019-2021;

   affinché si potesse provvedere all'erogazione degli indennizzi previsti dal fondo si istituiva una Commissione tecnica presso Consap spa di nove componenti, competente per l'esame e l'ammissione delle domande d'indennizzo;

   al 14 giugno 2021, sul totale di 144.245 domande pervenute, sono state valutate dalla Commissione n. 75.719 domande, ossia il 52 per cento delle istanze complessive e il 60 per cento di quelle afferenti al regime forfettario (125.085), per un totale di 378.517 milioni di euro di indennizzi liquidati;

   il 15 giugno 2021, in Commissione parlamentari d'inchiesta sulle banche e sul sistema finanziario, veniva audito il dottor Servello, presidente della Commissione, che segnalava come diverse problematiche rallentino o peggio complichino la regolare attività della commissione;

   con l'articolo 1-quater del decreto-legge 22 marzo 2021 n. 41, veniva portato fino a 14 il numero dei membri della Commissione e questo, secondo il Presidente è «un esempio di sleale collaborazione: nessuno ha chiesto alla commissione alcuna valutazione, e bastava chiedere. Come si fa ad avere una maggioranza in una commissione di 14 senza il voto doppio al presidente? Come si fa a formare due sottocommissioni di tre membri se sono cinque membri?»;

   a oggi, non è stata ancora implementata dall'Agenzia delle entrate un'analisi dei risparmiatori che presentano richiesta d'indennizzo affinché si possano verificare i requisiti patrimoniali previsti dalla legge;

   pare che, a oggi, non siano state ancora previste né erogate ai vari commissari le somme, a titolo di compenso e/o di rimborso per l'attività esterna espletata;

   a parere degli interroganti le problematiche analizzate rischiano di compromettere la regolare funzionalità della Commissione con conseguente ritardo nell'erogazione degli indennizzi ai risparmiatori truffati dalle banche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche sopra menzionate e quali iniziative intenda porre in essere per una rapida risoluzione delle stesse.
(5-06431)


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione dei perduranti effetti che l'emergenza pandemica da COVID-19 ha avuto anche quest'anno sull'operatività dei contribuenti di minori dimensioni e dei loro intermediari, il 28 giugno 2021 è stato adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che prevede una proroga del termine di versamento del saldo 2020 e del primo acconto 2021 ai fini delle imposte sui redditi e dell'Iva ovvero per i contribuenti interessati dall'applicazione degli Indici sintetici di affidabilità (Isa), compresi quelli aderenti al regime forfetario;

   in particolare, «i soggetti che esercitano attività economiche per le quali sono stati approvati gli indici sintetici di affidabilità fiscale e che dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore al limite stabilito, per ciascun indice, dal relativo decreto di approvazione del Ministro dell'economia e delle finanze, tenuti entro il 30 giugno 2022 ai versamenti risultanti dalle dichiarazioni dei redditi e da quelle in materia di imposta regionale sulle attività produttive e dell'imposta sul valore aggiunto, effettuano i predetti versamenti entro il 20 luglio 2021 senza maggiorazione»;

   come riportato su «Il Sole 24 Ore» del 13 luglio 2021, è prevista – grazie anche all'iniziativa emendativa del Gruppo Lega – un'ulteriore proroga ai 15 settembre 2021 per i pagamenti da parte dei contribuenti Isa e collegati; restano fermi, per gli altri, gli ordinari termini del 30 giugno senza maggiorazioni, ovvero entro il 30 luglio 2021 con lo 0,4 per cento in più;

   la norma di rinvio, diversamente dalle precedenti proroghe, lascia inalterato il piano di rateazione scelto dal contribuente, sia se ha deciso di pagare la prima rata entro il 30 giugno 2021 o dal 1° luglio al 30 luglio 2021 –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare con riguardo alla criticità di cui in premessa, al fine di non penalizzare i contribuenti che, nelle more dell'intervento di proroga, abbiano optato per un pagamento rateale e garantire, così, la concreta applicazione del principio dell'uniformità dell'imposta.
(5-06432)


   FRAGOMELI, CENNI e SANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in base all'accordo in sede europea, il Ministero, azionista di controllo della Banca Monte dei Paschi di Siena, con una quota di circa il 64 per cento, uscirà entro l'anno dall'azionariato dell'istituto, con la conseguente necessità di trovare quanto prima un partner industriale;

   per rientrare in linea con i parametri comunitari e sanare un deficit di circa 2,5 miliardi di euro, che la vigilanza dell'Eba certificherà ufficialmente il 31 luglio 2021, Mps si è impegnata con la Bce, qualora non si arrivi ad una «soluzione strutturale», con un partner industriale, a sostenere un capital plan in due fasi che prevede l'emissione di un bond da circa 500 milioni di euro e un aumento di capitale da almeno 1,5 miliardi di euro;

   le regole comunitarie su patrimonializzazione e liquidità come elementi di solidità del sistema, introdotti dopo il 2008, hanno relegato la redditività ad un ruolo residuale e nonostante il miglior risultato operativo lordo (283 milioni di euro) e netto (203 milioni di euro) degli ultimi tre anni e un utile di 119 milioni di euro nel 2020, ad aprile, Mps è stata inserita dalla Consob nella lista dei titoli sotto monitoraggio;

   nonostante significativi segnali di ripresa, il futuro di Mps appare incerto sia per il contenzioso ancora aperto tra banca e Fondazione (ex Mps), sia per un eventuale cambio di proprietà che comporterebbe l'esercizio di una opzione di vendita a beneficio di Axa (attuale azionista) che gli analisti stimano in circa 1 miliardo di euro e che ricadrebbe sul bilancio dello Stato o sul compratore dell'istituto;

   la futura operazione di privatizzazione potrebbe comportare il rischio di una completa delocalizzazione, con conseguenti riflessi negativi sul territorio senese e toscano (si tenga presente che il gruppo Monte dei Paschi rappresenta la prima fonte di lavoro dipendente in provincia di Siena ed in Toscana, con più di 5.000 addetti oltre alle società partecipate e all'attività dell'indotto);

   il Consiglio regionale della Toscana ha approvato nelle scorse settimane una mozione a sostegno dell'autonomia e del rilancio di Mps quale «presidio economico e occupazionale strategico per il territorio senese e toscano, all'interno di un progetto dal respiro nazionale ed europeo» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il rilancio della Banca, salvaguardando lavoratori e correntisti, nonché per assicurare la tutela del marchio e la permanenza della direzione generale della banca a Siena.
(5-06433)


   MARTINCIGLIO, SUT, TERZONI, FRACCARO, FEDERICO e ALEMANNO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2020 (decreto-legge «Rilancio») ha introdotto, all'articolo 119, una detrazione pari al 110 per cento delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica e di misure antisismiche sugli edifici; l'articolo 121 del medesimo decreto prevede la possibilità, per le spese sostenute negli anni dal 2020 al 2022, di optare, in luogo della detrazione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori dei beni o servizi (cosiddetto sconto in fattura) o, in alternativa, per la cessione del credito corrispondente alla detrazione;

   la legge di bilancio 2021 ha prorogato il Superbonus al 30 giugno 2022 e, per determinate fattispecie, al 31 dicembre 2022 al 30 giugno 2023, introducendo ulteriori rilevanti modifiche alla disciplina che regola l'agevolazione;

   l'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n. 59 del 2021, proroga di sei mesi (al 30 giugno 2023) il termine per avvalersi della misura del Superbonus per gli istituti autonomi case popolari (Iacp) comunque denominati, nonché per gli enti aventi le stesse finalità sociali; prevede inoltre la detrazione del 110 per cento per interventi effettuati dai condomini per spese sostenute entro il 31 dicembre 2022 indipendentemente dallo stato di avanzamento dei lavori;

   da ultimo, il decreto-legge n. 77 del 2021, all'articolo 33, ha disposto semplificazioni nella disciplina del Superbonus, estendendo il novero degli interventi ammissibili e migliorando in misura significativa l'accessibilità del beneficio;

   l'articolo 1, comma 74, della legge di bilancio 2021 dispone che: «l'efficacia delle proroghe di cui ai commi da 66 a 72 resta subordinata alla definitiva approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea»;

   la Commissione europea con la proposta di decisione di esecuzione del Consiglio dell'Unione europea del 22 giugno 2021 ha espresso una valutazione positiva sul Pnrr dell'Italia; il Consiglio ha dato il via libera al prefinanziamento, pari al 13 per cento dell'importo totale –:

   quale sia l'effettiva tempistica per la definitiva approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea delle misure recanti le proroghe in materia di «Superbonus 110 per cento» citate in premessa.
(5-06434)


   CATTANEO e MARTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Regolamento di amministrazione dell'Agenzia delle entrate (Ade) (articolo 5) prevede che: «L'organizzazione interna degli uffici periferici si basa sull'integrazione delle attività per processi, sullo sviluppo della polivalenza professionale (...) e sulla promozione del lavoro in team»; nell'ambito delle Agenzie fiscali le «posizioni organizzative» hanno ricoperto una funzione centrale nell'organizzazione del lavoro, in quanto poste a capo della cellula primaria delle strutture che è appunto il reparto o «team»;

   il previgente Contratto collettivo nazionale integrativo (Ccni) Entrate 2002-2005 (articolo 18) istituiva una «Posizioni Organizzativa di capo Team» finalizzata alla «(...) valorizzazione di particolari competenze professionali nell'ambito della terza area funzionale, attraverso nuove modalità di gestione e remunerazione»;

   l'Agenzia delle entrate e le organizzazioni sindacali (accordo 22 dicembre 2010), in ossequio alla previsione contrattuale del Ccni del 18 febbraio 2006, stabilivano l'istituzione delle «posizioni organizzative e professionali e di incarichi di responsabilità per lo svolgimento di compiti di alta professionalità e per l'esercizio di funzioni di direzione tecnica e gestione manageriale»;

   il pregresso assetto contrattuale-regolamentare è entrato in crisi con l'articolo n. 54 del decreto legislativo n. 150 del 2009, che ha «affievolito» il rapporto tra il cosiddetto «cofinanziamento» delle indennità delle «posizioni organizzative» e le regole negoziali riguardanti i criteri, i titoli e gli emolumenti accessori (indennità);

   dopo dieci anni di sospensione contrattuale di cui al decreto-legge n. 78 del 2010, articolo 9, la tornata negoziale 2016-2018 non ha fornito adeguate risposte sulle citate «posizioni organizzative». Sono in corso presso l'Aran trattative per il rinnovo del contratto collettivo nazionale delle funzioni centrali che ricomprende anche le Agenzie fiscali;

   l'Agenzia delle entrate ha ottenuto nel 2020 un finanziamento di 6 milioni di euro annui, finalizzato al potenziamento della figura delle «posizioni organizzative» decreto-legge n. 162 del 2019, articolo 40-bis) in aggiunta alle risorse complessivamente già destinate e utilizzate a tale scopo, per un totale di circa 20 milioni di euro;

   l'Agenzia delle entrate e le organizzazioni sindacali non si sono accordate sul tema e con atti unilaterali del 25 maggio 2021, l'Agenzia delle entrate ha previsto la riduzione del numero di posizioni organizzative (da n. 3.000 a ti. 1.850 circa) nonché della complessiva somma da utilizzare –:

   quali siano i motivi della riduzione delle «posizioni organizzative» presso l'Agenzia delle entrate e per quali motivi essa non sia stata in grado di accordarsi per l'utilizzo delle somme disponibili, in particolare delle somme di cui all'articolo 40-bis del decreto-legge n. 162 del 2019.
(5-06435)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con i decreti legislativi 7 settembre 2012, n. 155 e n. 156, ai sensi della legge n. 48 del 2011, è stata attuata una riforma della geografia giudiziaria con tagli di sedi di tribunale e sedi distaccate e un accentramento dell'amministrazione della giustizia;

   il taglio ha riguardato 31 sedi di tribunale, 220 sedi distaccate e 667 uffici di giudici di pace;

   il taglio ha determinato problemi sui territori, soprattutto per i carichi di lavoro e, in molte circostanze, per distanze tra uffici accorpati, con situazioni di difficoltà per la percorribilità dei tragitti in termini di reti viarie e collegamenti pubblici, tali da evidenziare disagi sia per il personale, sia per gli operatori della giustizia, sia per gli stessi cittadini, con il paradosso che una riforma nata per risparmiare si è tradotta in aumento di costi per l'utenza e gli operatori e una minore efficienza del servizio;

   la Commissione europea per l'efficienza della giustizia (Cepej) ha sottolineato, con vari pronunciamenti, che gli interventi sulla geografia giudiziaria non devono limitare l'accesso dei cittadini a un sistema efficiente e di prossimità;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza contiene misure per il sistema giudiziario volte ad accelerare lo svolgimento dei processi, e specifici stanziamenti per infrastrutture materiali e immateriali;

   per la giustizia, il Pnrr stanzia, nella sola Missione 1 circa 2 miliardi e 300 milioni di euro;

   uno dei campi su cui intervenire per migliorare efficienza e qualità nel servizio è proprio quello di una nuova riorganizzazione della giustizia territoriale, che riparta dall'idea di prossimità, che consideri le specificità territoriali, i bacini di utenza, e determini una mappa di sedi, che, interconnesse con il digitale, possa offrire, in presenza e da remoto, un servizio giustizia più vicino ai territori e alla comunità che li abitano;

   in questo senso, andrebbe valutata l'istituzione, sulla scorta di quanto fatto per Napoli Nord, di un nuovo tribunale, il tribunale Salerno Sud, articolato su tre sedi, quella di Eboli, che va riattivata, quella di Vallo della Lucania, che va rafforzata, e quella di Sala Consilina, che va restituita alla sua utenza, in modo da amministrare la giustizia su un territorio molto vasto e complesso dal punto di vista geografico in maniera più efficiente e prossima ai bisogni dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato non intenda valutare di adottare iniziative per una riorganizzazione della geografia giudiziaria, alla luce degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e di quanto proposto in premessa.
(5-06424)


   COLLETTI e COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 24 della Costituzione garantisce l'accesso alla giustizia ai meno abbienti con appositi mezzi disciplinati dal Testo unico — decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 — in materia di spese di giustizia;

   la procedura dei pagamenti, patrocinio a spese dello Stato, presenta gravi criticità, in particolare: a) complessità della procedura burocratico-amministrativa; b) carenza di personale negli uffici giudiziari; c) cronici ritardi delle liquidazioni agli avvocati da parte delle Corti d'appello;

   a 5 anni dall'operatività della riforma della compensazione, è mancato il conseguimento dell'obiettivo prefissato, ovvero una liquidazione celere: la farraginosità della procedura prevista grava solo sull'avvocato, con dilatazione dei tempi dei pagamenti;

   dall'emissione del decreto di liquidazione del giudice al pagamento da parte della corte d'appello decorrono, in media, due anni e mezzo: il legale è obbligato, intanto, a emettere fattura elettronica, anticipando il pagamento delle tasse ancor prima di ricevere il compenso;

   nonostante la semplificazione tramite affidamento diretto della procedura al giudice, le corri d'appello non hanno ancora smaltito le migliaia di fatture elettroniche arretrate provenienti dal distretto di competenza;

   è comunque ancora necessario snellire anche la procedura burocratica interna al Ministero, agevolando il finanziamento delle corti d'appello velocizzando l'arrivo dei fondi;

   i tempi di accredito dei compensi liquidati dalle corti d'appello sono costantemente soggetti a rinvii, aumentando il corposo arretrato già esistente;

   la situazione è sempre più drammatica, sia per gli avvocati che per i cittadini, vittime della riduzione del numero degli avvocati disponibili, costretti di fatto, ad autofinanziare, per anni, il costo di un servizio erogato dagli avvocati medesimi alla società civile: il tutto si traduce in una denegata giustizia, in aperta violazione degli articoli 3 e 24 della Costituzione;

   anche se con l'ultima legge di bilancio utili sforzi finanziari sono stati compiuti per soddisfare le aspettative di compenso dei difensori di soggetti ammessi al gratuito patrocinio, tuttavia, non risultano sufficienti a sbloccare il peso delle liquidazioni pregresse –:

   se le somme effettivamente previste fossero corrisposte senza accumulare ulteriori e inaccettabili ritardi, verrebbe «tamponata» una parte significativa della carenza di liquidità che sta travolgendo l'avvocatura, senza peraltro la necessità di ulteriori provvedimenti;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle descritte criticità e quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere le problematiche esposte al fine di rendere più celeri le liquidazioni e i pagamenti dei compensi per il patrocinio a spese dello Stato.
(5-06425)


   SIRACUSANO e ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 27 settembre 1998, per un nubifragio, il torrente Annunziata, ubicato a nord di Messina, si trasformò in una valanga di fango e detriti, provocando quattro vittime: padre, madre e figlia della famiglia Carità e un giovane, Simone Fernando;

   nel processo penale, durato tredici anni, con tre gradi di giudizio e una sentenza irrevocabile di condanna della Suprema Corte, furono condannati i responsabili del fatto, individuati nel comune di Messina e della regione siciliana: sebbene la quantità di pioggia che i rovesci temporaleschi scaricano non sia un elemento prevedibile, la tragedia si sarebbe, forse, evitata se si fosse provveduto alla messa in sicurezza del torrente;

   dopo il giudicato penale, i familiari delle vittime hanno agito civilmente per il risarcimento dei danni;

   il procedimento, iscritto a ruolo nel 2013, si protrae da otto anni, dopo continui rinvii e l'avvicendamento di sette giudici. Nell'ultima udienza, del dicembre 2020, il giudice onorario del Tribunale, in sostituzione del giudice titolare, ha rinviato, ex articolo 281-sexies del codice di procedura civile, per la discussione orale della causa e contestuale decisione, all'udienza del 10 febbraio 2022;

   tale dilazione parrebbe dovuta all'inadeguatezza delle piante organiche del tribunale di Messina rispetto ai carichi pendenti che, nonostante l'applicazione del criterio cronologico – che privilegia lo smaltimento dei procedimenti ultraquinquennali e ultradecennali – il tribunale non riesce a smaltire;

   si rileva che nelle sezioni civili del tribunale messinese, sono attualmente impiegati 13,5 giudici e 2 presidenti con una media di 1.072 cause pro-giudice, a fronte delle 300 cause pro-giudice degli altri Tribunali;

   con la nota 4276 del 29 novembre 2011, sottoscritta dal presidente e da tutti i magistrati del tribunale di Messina, tali criticità sono state sottoposte all'attenzione del C.s.m. chiedendo la revoca/o modifica della delibera 24 novembre 2001, recante «Individuazione delle sedi da assegnare ai Magistrati nominati con decreto ministeriale 5 agosto 2010» nella parte relativa all'individuazione dei posti assegnati all'ufficio;

   nonostante la risoluzione adottata in risposta dal C.s.m., nella quale si legge che la carenza di organico «rende insostenibile il lavoro dei giudici», per il tribunale di Messina, ad oggi, nulla è cambiato –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per risolvere le carenze dell'organico del tribunale di Messina che ostacolano la definizione di vecchi contenziosi e la richiesta di giustizia, come nel caso della famiglia Carità, provvedendo all'adeguamento delle relative piante organiche.
(5-06426)


   SARTI, SAITTA, ASCARI, BONAFEDE, CATALDI, DI SARNO, D'ORSO, FERRARESI, GIULIANO, SALAFIA e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Rosario Pio Cattafi è stato arrestato dall'autorità giudiziaria di Messina il 24 luglio 2012 per l'accusa di associazione mafiosa aggravata per la direzione della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto;

   è stato ristretto in regime di 41-bis fino al 4 dicembre 2015;

   nel dicembre 2013 è stato condannato in primo grado per tutte le imputazioni a suo carico. Nel 2015 la sentenza d'appello ha confermato la condanna per associazione mafiosa commessa fino al 2000, eliminando l'aggravante della direzione della cosca;

   il 1° marzo 2017 la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza, rinviando alla Corte d'appello di Reggio Calabria il giudizio per gli anni compresi tra il 1993 e il 2000 e stabilendo, con un cosiddetto «giudicato interno», la partecipazione di Cattafi all'associazione mafiosa dagli anni '70 fino al 1993 e la estraneità per gli anni successivi al 2000;

   la sua fedina penale conta condanne passate in giudicato per i reati di lesioni, porto e detenzione abusivi di arma e calunnia. È stato indagato o imputato in procedimenti per reati gravissimi, quali sequestro di persona, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio, traffico internazionale di armamenti, concorso nella strage di Capaci e di Via D'Amelio, associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico;

   dopo il rinvio disposto dalla Cassazione, il processo per associazione mafiosa ha atteso più di due anni per la fissazione della prima udienza dalla corte d'appello di Reggio Calabria, nonostante il reato fosse a rischio prescrizione. In aggiunta a questo increscioso ritardo, l'udienza programmata per il 17 aprile 2019, fu rinviata per ben sei volte; tre per difetti di notifica, una per assenza di un giudice, una per COVID-19, l'ultima su richiesta degli avvocati dell'imputato nonostante l'udienza non fosse a trattazione orale. Nel gennaio 2021 la procura generale di Reggio Calabria ha chiesto alla corte d'appello di dichiarare prescritto il reato di associazione mafiosa;

   se dovesse essere riconosciuta la prescrizione, non sarebbe possibile emettere una sentenza di condanna neanche per il periodo compreso tra gli anni '70 e il 1993, per il quale era già stata ritenuta provata la sua intraneità all'associazione mafiosa –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che il gravissimo ritardo nella trattazione del procedimento a carico di Cattafi meriti attenzione e accertamenti, mediante l'avvio di iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
(5-06427)


   MORRONE, TURRI, BISA, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI, TATEO e TOMASI. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:

   Cesare Battisti, detenuto nel carcere di Rossano, secondo quanto pubblicato dalla stampa, era in sciopero della fame da 18 giorni, prima di essere trasferito in quello di Ferrara. Alcune associazioni e parlamentari sono intervenuti a sostegno di Battisti, evidenziando una precaria condizione detentiva dello stesso che, però, non trova conferma in nessun atto. Infatti, a quanto consta agli interroganti, è stato riferito che lo stesso pare avesse chiesto addirittura di tenere corsi di alfabetizzazione per detenuti stranieri;

   a quanto risulta agli interroganti il Dipartimento aveva disposto la traduzione del detenuto Cesare Battisti già dal 23 giugno 2021, come da disponibilità della struttura ricevente (casa circondariale di Ferrara);

   la traduzione doveva svolgersi con mezzo aereo, per ragioni di sicurezza ed economicità;

   il 25 giugno 2021 l'onorevole Bruno Bossio si è recata in visita al carcere di Rossano, per incontrare Cesare Battisti e sostenere il suo immediato trasferimento in altra struttura, come ampiamente documentato dal quotidiano la Verità il 30 giugno 2021;

   il 26 giugno 2021, è stato imposto alle due strutture (Rossano e Ferrara, sede cedente e ricevente) l'immediato trasferimento di Cesare Battisti, la cui traduzione si è svolta su strada, diversamente da quanto precedentemente disposto, con conseguenti maggiori rischi, per il personale di polizia penitenziaria, e dispendio di risorse, per lo Stato;

   nel carcere di Rossano, in quello stesso periodo, c'erano due detenuti con problemi psichiatrici che si erano resi anche responsabili di violente aggressioni al personale di polizia penitenziaria e per i quali era stato emesso, da marzo 2021, un provvedimento di trasferimento in altra struttura con sezione dedicata a tali soggetti, ma mai eseguito –:

   quali siano state le ragioni che hanno determinato l'immediato trasferimento di Battisti, avvenuto con due giorni di anticipo rispetto a quanto programmato, e quanto sia costato in termini di maggiori risorse economiche e di personale aver effettuato la traduzione con mezzo blindato su strada, piuttosto che in aereo.
(5-06428)


   VARCHI, MASCHIO e VINCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   diversamente dall'attenzione riservata alla riforma del processo penale e del Csm, la riforma, oggi più che mai necessaria, della magistratura onoraria ha subito una consistente battuta di arresto;

   il 16 agosto 2021 entrerà in vigore il regime transitorio delineato dalla cosiddetta «legge Orlando» che, contrariamente a quanto sollecitato dalle istituzioni europee, rischia di cristallizzare la precarizzazione della categoria, prevedendo, tra gli altri, la riduzione dell'attività giurisdizionale del singolo magistrato onorario a tempo parziale, con conseguente drastica riduzione degli emolumenti percepiti oggi a cottimo;

   da anni i giudici onorari denunciano la totale assenza di tutele economiche, previdenziali e assistenziali previste in Costituzione: diritto alle ferie, alla malattia, al Tfr, ad un trattamento economico corrispondente a quello previsto per lavoratori che svolgono funzioni analoghe;

   il nostro appare un sistema drammaticamente bipolare, che, da un lato, si serve, perché non può farne a meno, della magistratura onoraria per far funzionare la macchina della giustizia, ma, dall'altro, non è disposto a riconoscere ai giudici onorari i diritti spettanti;

   il 16 luglio 2021 la Corte di giustizia europea ha riconosciuto ai magistrati onorari lo status di giudici europei e di lavoratori subordinati a tempo determinato, con tutto ciò che ne consegue, ma, nonostante ciò, il Ministro interrogato ha demandato gli interventi di riforma alla cosiddetta «Commissione Castelli», che, stando alle rassicurazioni del Ministro, avrebbe dovuto concludere i lavori il 25 giugno 2021.

   la presidente della commissione petizioni del Parlamento europeo, Wikstrom (nota D304831/2017) aveva già concesso un termine, ampiamente scaduto, al. Ministero per approvare una riforma che garantisse diritti, tutele ed equa retribuzione alla magistratura onoraria, posto che «le sentenze emesse dai giudici di pace seguono le stesse norme di diritto sostanziale e processuale e quindi hanno la stessa esecutorietà di quelle emesse dai Tribunali ordinari italiani. Essi assolvono i propri compiti come giudici di primo grado competenti per materia, per valore e funzionali: in tale veste il Giudice di pace definisce il 50 per cento del contenzioso civile con un iter giudiziario mediamente inferiore ad un anno. A tali oneri di lavoro e rapidità di svolgimento delle funzioni non corrisponde un adeguato trattamento, non solo giuridico ma anche economico e previdenziale» –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito a una urgente riforma organica della magistratura onoraria che vada nel senso di una definitiva stabilizzazione dei relativi professionisti come lavoratori subordinati, con riconoscimento di emolumenti dignitosi e tutele coerenti con la funzione esercitata.
(5-06429)


   ANNIBALI e D'ALESSANDRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il problema della casa circondariale di Lanciano è noto da tempo e riguarda in maniera particolare la situazione della presenza di polizia penitenziaria gravemente insufficiente;

   la pianta organica del penitenziario infatti prevede la presenza di 157 unità che risultano assolutamente inadeguate a gestire un istituto complesso come quello in questione;

   il penitenziario, infatti, è composto da 3 sezioni di detenuti Alta Sicurezza, mediamente 150 detenuti, 2 sezioni per detenuti «Z» con una presenza media di 70 detenuti (max 100), ovvero congiunti di collaboratori di giustizia (parenti dei collaboratori che hanno fatto arrestare i detenuti Alta Sicurezza presenti nelle altre sezioni) e n. 2 sezioni per detenuti comuni con una presenza media di 80 detenuti (capienza totale a pieno regime circa 400 detenuti), una situazione complessa che prevede la gestione di 3 tipologie di detenuti che tra loro non possono incontrarsi;

   la situazione di sotto organico ha avuto come conseguenza per il personale penitenziario attualmente in servizio, un monte ore annuo aumentato fino a superare le 40.000 ore e un residuo di ferie da fruire che nel 2021 supera i 18.000 giorni, a fronte di un organico presente di circa 130 agenti;

   una situazione davvero insostenibile che si è aggravata con l'inizio della pandemia e per la necessità di organizzare le situazioni di isolamento per i detenuti risultati positivi, con un aggravio delle mansioni per il personale in servizio;

   ad oggi, il carcere è allo stremo: il personale diminuisce progressivamente per il raggiungimento dell'età pensionabile, senza essere sostituito, e la situazione di stress da lavoro favorisce il prematuro abbandono dei lavoratori che, per motivi di salute, vengono posti in quiescenza anticipatamente –:

   se sia a conoscenza della situazione critica dell'istituto penitenziario di Lanciano e quali urgenti iniziative intenda adottare per sopperire alla carenza di organico ivi presente.
(5-06430)

Interrogazione a risposta scritta:


   TERZONI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il «Sacramentario di Frontale» è un antichissimo messale risalente all'anno 950/1000, composto da 126 fogli di carta pergamena, con copertina in argento dorata e inserzioni in avorio. Realizzato a Ravenna fu donato da San Pierre Damiani a San Domenico Loricato in occasione della sua investitura a Priore (1049) dell'eremo benedettino intitolato alla Santissima Trinità nella frazione Frontale oggi del comune di Apiro (MC);

   il prezioso messale, dal 1060 al 1925, fu conservato nell'urna ove erano esposte alla pubblica fede le spoglie del Santo;

   nel febbraio del 1925 il messale fu rubato. Del furto, mesi dopo, fu data notizia ai Reali Carabinieri di Ficano (comune del maceratese non più esistente); oltraggio che è tuttora ben vivo nella popolazione, con le amministrazioni locali che non si sono mai rassegnate alla perdita di questo prezioso e venerato oggetto;

   nel 1931 il messale ricompare in una collezione di Zurigo; poi in una preziosa collezione di manoscritti miniati di William S. Glazier in America e, acquistato nel 1953 dalla Galleria William H. Schab di New York. Dal 12 novembre 1957 al 12 gennaio 1958 il Sacramentario veniva esposto presso il Museum of Art di Baltimora (Maryland). In seguito viene notato a New York in un'abitazione privata;

   dal 1963, il prezioso oggetto si trova presso la Pierpont Morgan Library di New York catalogato con l'identificativo MS G.21;

   in data 31 ottobre 2017 il giudice delle esecuzioni di Macerata emana un'ordinanza di confisca del «sacramentale o messale di san Domenico Loricato della chiesa di Apiro», confermata dalla Corte di cassazione, con sentenza del 10 dicembre 2019, depositata il 2 aprile 2020;

   risulta che la procura di Macerata abbia inviato una richiesta al ministero della giustizia italiano affinché attivasse la procedura di rogatoria internazionale inoltrando al Dipartimento di giustizia americano l'ordine di confisca del messaletto;

   a quanto risulta all'interrogante il Ministero della giustizia avrebbe inoltrato alla procura della Repubblica presso il tribunale di Macerata una comunicazione con la quale il Dipartimento di giustizia statunitense avrebbe formulato alla predetta procura alcune domande in chiarimento della rogatoria per la confisca del messale;

   a oggi non si è a conoscenza dell'avvenuta risposta da parte della procura;

   tale risposta da inoltrare al Dipartimento di giustizia statunitense è fondamentale per ottenere il rimpatrio del messale e la sua corretta formulazione è fondamentale in quanto la Giustizia statunitense si basa sui così detti «precedenti» di fatto; pertanto, questo documento potrebbe diventare esso stesso un precedente –:

   se risulti sia stata data la risposta di cui in premessa al Dipartimento di giustizia statunitense e in quali termini;

   quali ulteriori iniziative, anche di carattere diplomatico, si intendano mettere in campo per assicurare il ritorno del messale in tempi rapidi e la sua conservazione nel luogo di origine prima del furto, nella maniera più opportuna.
(4-09794)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 aprile 2010 la circolazione della linea ferroviaria Cavallermaggiore, Bra, Alba, Asti, Alessandria, ad unico binario a trazione diesel, con 28 treni/giorno e oltre 2.000 viaggiatori/giorno, veniva temporaneamente sospesa e divisa in due tronconi ferroviari eserciti con orario minimo e 5 treni/giorno, per poi essere nel giugno 2012, dopo 2 anni di disservizio, sospesa e sostituita con servizio automobilistico; ciò a seguito dell'individuazione di problematiche durante lo svolgimento delle attività di manutenzione e monitoraggio da parte di Rfi, nelle gallerie Ghersi, Neive, Rabajà, Como, Raineri situate nel tratto di linea ferroviaria Alba-Castagnole delle Lanze;

   tale importante infrastruttura ferroviaria è sospesa alla circolazione da ormai troppo tempo;

   la giunta comunale di Alba in data 31 maggio 2017 affidava l'incarico di studio di fattibilità per la riqualificazione del tratto di linea Alba-Asti e il 25 ottobre 2017 si procedeva a firmare un protocollo di intesa tra regione Piemonte, Rfi s.p.a. e i comuni interessati dalla tratta ferroviaria, per il riavvio del servizio al completamento dei lavori di manutenzione e messa in sicurezza dell'infrastruttura;

   è stato sviluppato dalla stessa Rfi s.p.a., al livello definitivo, il progetto di ripristino dal costo di circa 51,4 milioni di euro per un cronoprogramma di circa 26 mesi per la realizzazione, evidenziando quindi la fase avanzata che si era raggiunto per ripristinare questa importante infrastruttura nel territorio Unesco delle Langhe;

   la stessa Agenzia della mobilità piemontese aveva già studiato un programma di esercizio evidenziando i possibili costi, che ammonterebbero a circa 3 milioni di euro/anno per un servizio completamente cadenzato ogni giorno, festivi compresi, e 30 treni/giorno, così da sopperire al bacino di utenza dell'area che supera i 20.000 spostamenti giornalieri;

   da parte dei sindaci dei territori interessati, ad aprile 2021, a quanto consta all'interrogante, è stata inviata una lettera al Ministro interrogato per richiedere, nell'ottica dell'obiettivo strategico della mobilità sostenibile previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che il tracciato dell'infrastruttura tra Alba, Bra, Cavallermaggiore, Asti, Alessandria, così come gli altri tracciati ferroviari dismessi del Piemonte, sia oggetto di investimenti a valere sui fondi Next Generation UE, a tutela della fondamentale importanza e strategicità di questa linea per lo sviluppo dei territori attraversati –:

   quale sia l'orientamento del Ministro, per quanto di competenza, sulle potenzialità del ripristino della tratta ferroviaria Alba, Bra, Cavallermaggiore, Asti, Alessandria;

   se si ritenga utile il rapido ritorno del servizio sull'infrastruttura;

   se si ritenga coerente con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza adottare iniziative per il finanziamento dei lavori di ripristino tramite i fondi Next Generation EU, o se sia possibile individuare le idonee somme nel bilancio dello Stato.
(4-09808)


   D'ATTIS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2016 l'Anas ha annunciato lo stanziamento di 7 milioni di euro per l'ammodernamento della strada statale 16 nel tratto Maglie-Otranto, finalizzato al completamento dei lavori avviati nel 2010. Detto ammodernamento, tra il chilometro 985+000 e il chilometro 999+100 prevedeva l'ampliamento da 2 a 4 corsie con carreggiate separate, la realizzazione di una viabilità di servizio (complanari), la ricucitura (con la realizzazione di nuovi sottovia e cavalcavia) e la sistemazione di molti tratti della viabilità secondaria esistente per migliorare l'accessibilità nell'entroterra salentino dagli svincoli dislocati lungo l'asse principale. Il 5 agosto 2016 è stato aperto al traffico l'asse principale della strada statale 16 e successivamente sono stati completati i restanti lavori;

   il progetto definitivo di ammodernamento della statale, approvato in conferenza di servizi nel 2006, non prevedeva la realizzazione di uno svincolo diretto sulla strada provinciale 59 Palmariggi-Minervino di Lecce;

   nel progetto approvato in conferenza di servizi era invece prevista una complanare, a destra rispetto alla direzione Maglie-Otranto, che avrebbe consentito il raggiungimento della provinciale per Minervino di Lecce, complanare poi di fatto stralciata dalla Regione Puglia;

   all'esito delle richieste dei sindaci del territorio, si svolgeva il 27 aprile 2016 un'audizione presso la V Commissione consiliare della regione Puglia, nel corso della quale Anas illustrava l'unica soluzione che permetteva di accogliere le richieste avanzate dai comuni di Palmariggi, Minervino di Lecce e Uggiano la Chiesa, condivise peraltro, dalla commissione consiliare regionale, dall'assessore regionale all'assetto del territorio e dal sindaco di Minervino;

   in quella sede Anas precisava che per la realizzazione dell'uscita diretta per Minervino sarebbe stato necessario avviare l'iter approvativo previsto dalla normativa vigente e che il progetto avrebbe avuto adeguata copertura finanziaria dai ribassi d'asta rivenienti dall'appalto di alcune opere di completamento previsti nel quadro economico dei lavori principali;

   nessun seguito hanno avuto gli impegni assunti il 27 aprile 2016 e confermati dal Governo con la risposta a un'interrogazione pubblicata nell'allegato B al resoconto della seduta n. 819 del 22 giugno 2017: da allora la vicenda, in ben quattro anni, non ha conosciuto alcuna novità. Alcuna notizia è mai pervenuta in ordine alla progettazione del nuovo svincolo, alcun elaborato è mai pervenuto, alcun atto di gara consta sia stato predisposto ed alcun lavoro avviato;

   le condizioni attuali permangono di estrema difficoltà nella viabilità, con gravi rischi per la sicurezza e l'incolumità degli utenti della strada in questione, obbligati a transitare nel comune di Palmariggi per recarsi a Minervino di Lecce. Gli effetti negativi e penalizzanti del mancato completamento dello svincolo si ripercuotono sull'economia locale, soprattutto quella turistica –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa;

   se sia a conoscenza dei ritardi esistenti per la realizzazione di quanto confermato nella risposta del Governo pro tempore all'interrogazione di cui in premessa e delle relative ragioni;

   quali iniziative urgenti e necessarie intenda assumere affinché l'ente gestore della rete stradale velocizzi la conclusione dei lavori stradali nel tratto esposto in premessa evitando la prosecuzione delle difficoltà e degli ostacoli per le comunità locali interessate che attualmente sono escluse dalla fruizione della strada statale n. 16 Maglie-Otranto, con evidenti ripercussioni negative per le attività commerciali e turistiche locali.
(4-09810)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2021 gli abitanti del rione Esquilino in Roma hanno denunciato lo stato di grave degrado e insicurezza della zona per la presenza stabile di numerosi senza fissa dimora, soggetti visibilmente ubriachi e persone dedite allo spaccio di stupefacenti, nonché per i frequenti episodi di criminalità;

   con il medesimo atto gli abitanti hanno diffidato il prefetto e le autorità locali competenti ad agire sinergicamente tra di loro al fine di attuare il sistema unitario e integrato di sicurezza, previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 14 del 2017, per il benessere della comunità, ponendo in essere ogni azione possibile finalizzata a ripristinare l'ordine, il decoro, la vivibilità, la pulizia dei rioni Esquilino, Monti e Castro Pretorio, allontanando tutti coloro che solitamente ivi stazionano e bivaccano e collocando in strutture adeguate i senza fissa dimora;

   nel successivo mese di febbraio i residenti e gli operatori economici del turismo del perimetro compreso tra via Giolitti, via Amendola, via Gioberti, via Turati, piazza Fanti, via Marsala, via Volturno, piazza Indipendenza, piazza della Repubblica, via del Monte Oppio hanno presentato un esposto per segnalare la situazione di grave insicurezza urbana e di degrado che affligge la zona;

   ciononostante, i residenti continuano a subire situazioni intollerabili. Nei citati rioni si assiste ad attività di spaccio e consumo di stupefacenti a qualunque ora del giorno e della notte, prostituzione tramite adescamento (anche in strada o nei portoni dei palazzi umbertini intorno alla stazione Termini), anche con la complicità di attività ricettive, locazioni abusive in monolocali di immigrati irregolari, vendita e somministrazione illegale di bevande alcoliche con conseguenti risse e schiamazzi, scippi, borseggi, atti vandalici a danno di auto ed esercizi commerciali, aggressioni fisiche e verbali, assembramenti non consentiti dalle norme anti COVID-19;

   negli ultimi anni, nel tessuto della città, e in particolare nei citati rioni, si sono diffusi a macchia d'olio numerosi mini market gestiti per la maggioranza da cittadini bengalesi, dediti soprattutto alla vendita di bevande alcoliche ben oltre l'orario previsto dal regolamento di polizia urbana o dalle ordinanze sindacali;

   si è osservato, inoltre, un incremento di migranti e persone senza fissa dimora che bivaccano, in particolare, nel triangolo costituito da Termini, Colle Oppio e Porta Maggiore nel quale si concentrano tre mense, servizi di assistenza sociale e monitoraggio: si tratta, nella maggioranza dei casi, di alcolisti e tossicodipendenti, molti con precedenti penali, o di persone dedite allo spaccio di stupefacenti, alla prostituzione o alla ricettazione di merce rubata, che stazionano davanti ai portoni dei condomini o degli esercizi commerciali, determinando numerosi disagi;

   a maggio 2021, residenti e operatori del settore turistico si sono costituiti nel «Comitato per la Rinascita dell'Esquilino», che ha inviato un ulteriore esposto al sindaco, al presidente del I Municipio e al prefetto;

   desta seria preoccupazione lo stato di degrado e illegalità, incompatibile con gli standard minimi di qualità della vita, in cui versano da tempo gli storici rioni della Capitale che fanno parte del centro storico, dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità;

   i residenti, gli albergatori ed i commercianti, sconfortati dal grave peggioramento della situazione, intendono addirittura procedere giudizialmente per chiedere il risarcimento all'amministrazione pubblica per i forti disagi patiti e per il crollo del fatturato registrato dagli esercenti commerciali, dovuto – oltre che al COVID-19 – a incuria, degrado, illegalità e criminalità;

   nonostante gli sforzi delle forze dell'ordine, in perenne stato di difficoltà per organici e armamenti, ogni grido di allarme sembra cadere nel vuoto; né convince il modo con il quale lo Stato protegge e valorizza i siti Unesco ricadenti sul proprio territorio: il parco archeologico del Colle Oppio, che tutto il mondo ci invidia, è abbandonato a sé stesso e nelle immediate vicinanze della mensa della Caritas insistono anche accampamenti con tende, come a Porta Maggiore, di recente oggetto di atti vandalici da parte di persone che ne avevano fatto la propria dimora abituale e che ha comportato l'intervento delle forze dell'ordine per il momentaneo sgombero;

   incontestabile è il diritto dei cittadini dei rioni in questione di vivere e lavorare in condizioni di serenità e normalità, al pari degli altri cittadini romani, così come il diritto di turisti e uomini d'affari che si trovano a transitare alla stazione Termini, di operare senza timore per la propria incolumità;

   preoccupa, inoltre, il tentativo dell'amministrazione capitolina di risolvere i contratti di locazione degli alloggi pubblici in via Giolitti, adducendo inesistenti morosità ed elevando i canoni di locazione a cifre stellari, con il probabile intento di trasformare l'area in uso uffici –:

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per ripristinare la legalità e l'ordine pubblico nei rioni Esquilino, Castro Pretorio e Monti, al fine di salvaguardare la sicurezza dei cittadini, il diritto delle attività commerciali a svilupparsi secondo le legittime aspettative e il decoro di una zona centralissima della città, ricca di significati culturali e simbolici, tutelata dall'Unesco quale patrimonio dell'umanità.
(2-01278) «Rampelli, Mollicone».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAVANDOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del combinato disposto degli articoli 7 e 27 della legge 25 maggio 1970, n. 352, successivamente alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'annuncio di referendum, devono essere presentati a cura dei promotori, o di qualsiasi elettore, alle segreterie comunali o alle cancellerie degli uffici giudiziari i fogli per la raccolta delle firme; il funzionario preposto agli uffici suddetti è chiamato ad apporre sui suddetti fogli il bollo dell'ufficio, la data e la propria firma e li restituisce ai presentatori entro due giorni dalla presentazione;

   dalla lettera della norma, tuttavia, non si ricava con un grado sufficiente di certezza se tali fogli, una volta vidimati dai rispettivi uffici amministrativi o giudiziari, debbono essere utilizzati per la raccolta firme solo all'interno dell'ambito territoriale di competenza (comune, circoscrizione o regione) o se, invece, possono essere utilizzati sull'intero territorio nazionale;

   a parere dell'interrogante, se il fine della vidimazione è semplicemente quello di validare il modulo di raccolta delle firme e di accertare la data di inizio della loro raccolta, la seconda opzione sembra più coerente con lo spirito della norma –:

   se intenda adottare iniziative per chiarire quali siano e da dove si traggano i criteri che individuano l'ambito territoriale di utilizzo dei moduli vidimati per la raccolta di firme ai fini referendari.
(5-06414)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il posto fisso di Polizia di Palau costituisce, sin dalla sua istituzione, un insostituibile punto di riferimento per i residenti, i cittadini dei paesi limitrofi e gli stessi turisti;

   la presenza degli agenti è garanzia di tranquillità per ogni cittadino che ritrova in loro assoluta disposizione per ogni questione e per ogni problematica attinente alla sicurezza;

   l'esistenza combinata di uno scalo portuale, che svolge un incessante collegamento con l'arcipelago di La Maddalena, attraverso le navi che trasportano persone e mezzi, e di una stazione marittima, mette ancor più in evidenza la necessita della presenza fissa di organi preposti al controllo e alla vigilanza di eventuali illeciti;

   la paventata chiusura del posto fisso di Polizia di Palau sembra sia legata all'esigenza dell'amministrazione comunale di Palau di riappropriarsi dell'immobile che attualmente ospita gli uffici;

   la soluzione a tale problema non può essere la soppressione definitiva dell'ufficio ma la ricerca di un immobile alternativo idoneo a una definitiva sistemazione che possa consentire il mantenimento degli attuali standard di sicurezza per la collettività;

   indubbiamente la chiusura del posto fisso di Polizia di Stato di Palau, oltre a disperdere le grandi professionalità, frutto di anni di formazione e specializzazione del personale ivi operante, finirebbe con l'incidere negativamente e pesantemente sulla sicurezza dei cittadini e dell'intero tessuto sociale, economico e produttivo –:

   se e quali iniziative di competenza intenda tempestivamente adottare al fine di scongiurare la chiusura definitiva del posto fisso di Polizia di Stato, ivi inclusa la ricerca e l'individuazione di una sede alternativa.
(4-09799)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel gennaio 2021 nel plesso di Castagnetola dell'istituto comprensivo «Alfieri Bertagnini» di Massa era prevista l'attivazione della classe prima della scuola primaria;

   a fine gennaio risultavano 9 iscrizioni alla classe prime, successivamente salite a 13 tra cui una bambina diversamente abile;

   l'8 aprile 2021 l'ufficio scolastico regionale per la Toscana, comunicava ufficialmente alle famiglie che la classe non poteva essere costituita, perché, secondo la legge, il numero minimo degli iscritti di una classe primaria deve essere di 15;

   nel maggio 2020 il medesimo ufficio, con comunicazione ufficiale, aveva derogato alla normativa istituendo una classe primaria nel plesso di Santa Lucia, nonostante i soli 10 iscritti, per la presenza di un alunno disabile;

   tutti i soggetti istituzionali coinvolti hanno sempre sostenuto l'importanza di mantenere attiva una classe prima a Castagnetola, al fine di garantire un punto di erogazione di istruzione e cultura nella piccola frazione, altrimenti destinata all'abbandono sociale e culturale;

   l'importanza di tale intervento è fortemente sentita anche dai cittadini di Castagnetola, i quali hanno provveduto a una raccolta di quattrocento firme richiamando, in tal modo, al rispetto dei diritti all'istruzione e all'inclusione, prevalenti sugli obiettivi di risparmio economico perseguiti dal Ministero, e alla necessità di una scuola che vada incontro, in maniera prioritaria, alle necessità di alunni, famiglie e territorio a discapito degli istituti con alti numeri di iscritti al solo fine di mantenere l'autonomia;

   nonostante le istituzioni interessate abbiano riconosciuto l'importanza sociale e culturale che assumerebbe l'attivazione della suddetta prima classe, nonostante le deroghe ai requisiti di legge concesse in questi anni in vari comuni della provincia di Massa Carrara, al momento non si comprende perché non si ritenga necessario istituire una classe prima con 13 alunni di cui una diversamente abile –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e, in caso affermativo, quali iniziative intenda intraprendere per mantenere l'impegno di una scuola a misura di alunno, evitando le classi «pollaio» e il sovraffollamento degli iscritti negli istituti scolastici.
(5-06423)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIZZINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia di COVID-19 il sistema scuola si è trovato ad affrontare situazioni inaspettate, dovendo ricorrere a tutte le misure necessarie al fine di evitare il propagarsi dei contagi e la diffusione del virus, mostrando un'ottima capacità di impegno nell'affrontare l'emergenza;

   l'esperienza dell'anno scolastico ormai concluso dimostra come ancora ci sia da lavorare per permettere agli studenti, agli insegnanti e a tutto il personale scolastico una ripresa quanto più normale e in presenza, garantendo altresì il rispetto delle misure sanitarie;

   in vista proprio dell'inizio del nuovo anno scolastico, a settembre 2021, è necessario far comprendere agli alunni, ai genitori, ai professori e a tutto il personale scolastico che il sistema si attrezzerà, attraverso le risorse necessarie, per garantire la sicurezza e la qualità dell'insegnamento in presenza;

   in queste settimane si fa sempre più forte la richiesta da parte degli «addetti ai lavori» di un impegno del Ministero dell'istruzione e del Governo per un ritorno alla didattica in presenza, in virtù della disponibilità di spazi ampi all'interno e all'esterno degli edifici e della riduzione del numero di alunni per classe che scongiuri le cosiddette «classi pollaio», ovvero classi composte da 25 a 30 alunni;

   a tal fine, Antonio Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, in un'intervista rilasciata in questi giorni, ha sottolineato come sia sempre mancata negli anni una adeguata programmazione, anche edilizia, della scuola. Il dottor Giannelli contesta il fatto che manchino le strutture necessarie e le aule per evitare le «classi pollaio»;

   un minor numero di alunni per classe eviterebbe il pericolo di diffusione del virus e consentirebbe allo stesso tempo una qualità maggiore dell'insegnamento e dell'apprendimento degli studenti e delle studentesse;

   è necessario pertanto che il Ministro interrogato, nonostante le numerose dichiarazioni di impegno, affronti quanto prima la questione con la dovuta e necessaria serietà, superando i limiti organizzativi e logistici che si sono dovuti affrontare quest'anno –:

   se, e attraverso quali iniziative normative di competenza, il Ministro interrogato intenda prevedere misure volte a ridurre il numero di alunni per classe, sanando in tal modo l'evidente problema delle «classi pollaio»;

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al fine di migliorare il nostro sistema scolastico in vista dell'imminente inizio del nuovo anno scolastico.
(4-09809)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI, CAVANDOLI e LOLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, come si apprende dagli organi di stampa locale, la procura di Massa Carrara avrebbe chiesto undici rinvii a giudizio per la vicenda «Serinper», una cooperativa che gestisce case di accoglienza per minori e per madri con figli piccoli nella regione Toscana. I reati ipotizzati, al momento, sarebbero quelli di corruzione, traffico di influenze illecite e maltrattamenti;

   la vicenda di Serinper, cooperativa apuana con sede a Marina di Carrara, scuote l'intera Toscana dal mese di dicembre 2020, quando è scoppiato lo scandalo legato all'esistenza di un possibile intreccio tra la cooperativa stessa, che trae il suo profitto «integralmente dal pagamento di rette da parte di Enti pubblici» e chi è chiamato a controllare la gestione di quei soldi pubblici, destinati ad aiutare gli ultimi, le persone emarginate e in stato di bisogno;

   stando a quanto emerso dalla stampa, gli indagati si sarebbero arricchiti «gestendo numerose strutture per l'accoglienza di minori e famiglie in difficoltà, assumendo parenti e amici di funzionari pubblici, che poi chiudevano un occhio sulle pratiche dei permessi, omettevano controlli e facilitavano l'apertura delle case-famiglia». Altre questioni aperte, riguarderebbero, inoltre, «il cibo di scarsa qualità e in quantità insufficiente, le pessime condizioni igienico-sanitarie, con i minori costretti a dormire in giacigli di fortuna, vessati con continue minacce e sui quali nessuno vigilava»;

   il «metodo» sopra illustrato spiegherebbe, secondo gli stessi articoli di stampa, l'incredibile «ascesa economica» della cooperativa, il cui fatturato è aumentato di quasi 13 volte nel giro di pochi anni, passando da 215 mila euro circa nel 2011 a oltre 2,7 milioni di euro nel 2017 –:

   se sia a conoscenza della vicenda sopra descritta e se, alla luce delle gravi criticità evidenziate, non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di istituire una task force per attuare un monitoraggio sull'intero territorio nazionale circa il funzionamento del sistema di accoglienza dei minori e di accreditamento delle strutture a tal fine istituite, nonché circa le modalità con le quali è garantita la tutela dei soggetti fragili ospitati nelle strutture accreditate sul territorio.
(4-09802)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANNA LISA BARONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   un violento temporale, con bombe d'acqua e grandine fitta, ha colpito nel pomeriggio del 13 luglio 2021 l'Alto mantovano. Il maltempo ha sradicato alberi, allagato cantine, danneggiato auto e, soprattutto, ha danneggiato le colture di mais, soia, pomodori e vigneti colpiti pesantemente;

   i vigili del fuoco sono stati costretti a decine di interventi per rimuovere rami e tronchi dalle strade e liberare le cantine dall'acqua;

   fortunatamente non ci sono stati danni alle persone;

   la zona più colpita è quella tra Castiglione delle Stiviere, Castel Goffredo e Medole, dove si è abbattuta una violenta grandinata con chicchi grossi come albicocche che, in breve, ha dato un aspetto invernale a strade e parchi;

   si sono registrati temporali e vento forte anche nel basso mantovano, anche se i danni sono stati più contenuti rispetto alle altre zone citate;

   tra Castiglione delle Stiviere e Castel Goffredo sono stati colpiti 1.200 ettari coltivati. Da oggi si avrà una stima dei danni che comunque già si prevede non saranno inferiori ai 2 milioni di euro;

   l'entità effettiva dei danni alle aziende, ai produttori, ai lavoratori impiegati nel settore primario, sarà direttamente proporzionale alle perdite subite da colture ad alto valore aggiunto come vigneti e pomodoro, che contribuiscono in modo importante all'economia della zona –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover assumere le iniziative urgenti di competenza, al fine di salvaguardare l'agricoltura, l'economia, le aziende e i lavoratori del settore primario delle zone interessate dall'eccezionale bufera che ha provocato danni ingentissimi, stanziando risorse adeguate per dare il necessario soccorso a chi i medesimi danni ha subito.
(5-06412)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2018 e nel marzo 2019 sono stati presentati il «Documento in materia di governance farmaceutica» e il «Documento in materia di governance dei dispositivi medici», entrambi redatti dai gruppi di lavoro tecnico-scientifico congiunti tra Ministero della salute e regioni;

   il secondo, in particolare, aveva tra i suoi obiettivi quello di «sottoporre alla valutazione del Ministro della salute gli indirizzi per una nuova governance dei dispositivi medici, che mira all'efficiente allocazione delle risorse del SSN, alla sostenibilità dell'innovazione, al potenziamento della vigilanza e alla messa in trasparenza delle azioni e relazioni inerenti l'approvvigionamento e l'utilizzo dei dispositivi medici»;

   il 26 maggio 2021 è divenuto operativo il nuovo regolamento europeo sui dispositivi medici (regolamento (UE)2017/745), normativa che mira a garantire anche per queste tecnologie un livello elevato di protezione della salute di tracciabilità e sicurezza;

   il 14 giugno 2021 è stato emanato un decreto del Capo di Gabinetto del Ministro della salute recante l'istituzione di un tavolo tecnico per l'approfondimento delle tematiche relative alla ricerca, alla formazione, alla governance e al trasferimento tecnologico nell'ambito dei dispositivi medici;

   il Tavolo dovrebbe poter avere un contributo multiprofessionale a partire dalle società scientifiche sanitarie, da esperti di Hta come Agenas, dalle regioni, da rappresentanze di imprese di settore sia dei Paesi europei che di altri Paesi per avere una visione complessiva;

   investire su innovazione e salute attraverso governance efficienti, come dimostrato dalle criticità sollevate dalla pandemia da COVID-19, è senz'altro la strada maestra per migliorare tutto il Servizio sanitario nazionale;

   in quest'ottica si richiama il Piano nazionale di ripresa e resilienza che prevede, alla missione 6 Salute, una componente dedicata, oltre che alla ricerca e alla digitalizzazione, anche all'innovazione del Servizio sanitario nazionale –:

   quale sia l'indirizzo del Ministro interrogato in tema di governance dei dispositivi medici, anche alla luce della missione salute prevista nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, dei documenti citati in premessa e della normativa europea che devono essere declinati nella realtà nazionale grazie anche al supporto del Tavolo tecnico che sia rappresentativo di tutti gli esperti di settore.
(5-06415)


   LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le malattie da accumulo lisosomiale Lsd rappresentano una famiglia di circa 50 patologie, causate da diversi tipi di difetti genetici, che condividono la caratteristica di determinare un accumulo di metaboliti (o sostanze nei lisosomi) con conseguente perdita di funzionalità cellulare nei soggetti colpiti;

   queste patologie interessano il sistema nervoso centrale, lo scheletro, la pelle, il cuore e altri organi. Alcune di esse si manifestano già durante la prima infanzia, altre invece in età adulta. Pertanto, l'identificazione precoce di una di queste patologie potrebbe dare spazio ad un intervento terapeutico tempestivo;

   gli interventi terapeutici attuali hanno a disposizione numerose opzioni che possono mitigare la sintomatologia e migliorare la prognosi: si tratta di terapie che sono disponibili su tutto il territorio nazionale e che non richiedono, nella maggior parte dei casi, alcun ricovero, potendo essere eseguite in regime ambulatoriale o di day-hospital;

   secondo l'Osservatorio delle malattie rare, ad oggi il ritardo nella diagnosi di queste patologie si colloca in un intervallo di tempo che va dai 10 ai 14 anni: i numeri ufficiali, inoltre, parlano di un caso ogni 7.700 nascite ogni anno, ma secondo gli specialisti si tratterebbe solamente della punta dell'iceberg, poiché queste gravi patologie risultano essere molto più diffuse di quanto dicano le cifre delle diagnosi cliniche accertate;

   in Italia, tra il 2015 ed il 2017, grazie ad un progetto della regione Veneto e al Programma screening neonatale allargato per le malattie metaboliche ereditarie, sono stati sottoposti a screening oltre 44 mila neonati: su 40 neonati, risultati positivi allo screening, è stato eseguito un test di conferma, da cui è emersa, per 10 di loro, la diagnosi di una patologia lisosomiale;

   un altro importante risultato è stato quello ottenuto tramite un progetto delle regioni Toscana e Umbria, grazie al quale sono stati sottoposti a test di screening neonatale per la malattia di Fabry 61 mila neonati, Il test ha messo in evidenza un numero di casi della malattia più alto dei previsto;

   la legge di bilancio 2019 (articolo 1, comma 544) ha modificato la legge n. 167 del 2016, estendendo lo screening neonatale (Sne) anche alle malattie neuromuscolari genetiche, alle immunodeficienze congenite severe e, per l'appunto, anche alle malattie da accumulo lisosomiale: tuttavia, per queste ultime, al momento vi è ancora un incomprensibile ritardo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rendere effettivo, all'interno dello Screening neonatale esteso, l'inserimento delle patologie lisosomiali.
(5-06416)


   BAGNASCO, CASSINELLI, VERSACE, NOVELLI, BOND e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i medicinali plasmaderivati hanno lo scopo di trattare malattie rare, croniche, gravi, spesso genetiche e potenzialmente pericolose per la vita, per le quali spesso rappresentano le uniche terapie senza alternativa terapeutica, come nel caso delle immunoglobuline riconosciute dall'Organizzazione mondiale della sanità come farmaci essenziali;

   la richiesta di medicinali plasmaderivati continua a crescere ogni anno, come tuttavia i costi di produzione e di raccolta a livello mondiale;

   il Piano sangue italiano copre il 75 per cento del fabbisogno nazionale di Ig per uso endovenoso nel 2018 e il 5,6 per cento di quelle per uso sottocutaneo (dati Istisan dell'Istituto superiore di sanità), rendendo necessario un approvvigionamento di prodotti commerciali, soggetti a logiche competitive a livello globale, tramite accordi/gare con le aziende;

   la sostenibilità del settore è ulteriormente minacciata dal COVID-19 che ha determinato globalmente un calo nelle donazioni, anche in Usa – maggior rifornitore di plasma, da cui dipende anche il completamento del Piano sangue italiano;

   tale situazione fa sì che già oggi diversi prodotti a base di immunoglobuline risultino essere carenti sul territorio nazionale;

   a novembre 2020 si è insediato il gruppo di lavoro sulle immunoglobuline partecipato da rappresentanti del Ministero della salute, dell'Aifa, del Centro nazionale sangue, delle regioni e di Farmindustria/aziende per garantire ai pazienti la disponibilità dei farmaci e la continuità terapeutica;

   in Italia, con la legge di bilancio 2019 è stato adottato un nuovo sistema di calcolo del payback farmaceutico per gli acquisti diretti, che equipara i plasmaderivati a tutte le altre categorie di prodotti non tenendo conto delle specificità del settore;

   lo Stato ha già riconosciuto la peculiarità dei plasmaderivati, escludendo però solo quelli di produzione regionale dal payback per il ripiano della spesa farmaceutica (articolo 15, comma 5, decreto-legge n. 95 del 2012);

   tale disparità di trattamento manifesta evidenti criticità e incongruenze, promuovendo un sistema difficilmente sostenibile: l'azienda titolare di autorizzazione all'immissione in commercio è infatti obbligata a fornire il farmaco per garantire la continuità terapeutica e supplire alla carenza di plasmaderivati di origine regionale;

   diversi Paesi europei hanno già attuato misure economiche per rendere più attrattiva la fornitura di plasmaderivati –:

   se non si intendano adottare iniziative volte ad escludere i farmaci plasmaderivati di origine commerciale dal payback per il ripiano della spesa farmaceutica, al fine di dotare il Paese di una effettiva competitività strategica nel settore dell'approvvigionamento di prodotti salvavita e garantire la sostenibilità del settore e l'accesso alle cure per i pazienti.
(5-06417)


   CARNEVALI, DE FILIPPO, SIANI, PINI e RIZZO NERVO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 35 del 2019 («decreto Calabria») ha previsto, all'articolo 12, comma 2, lettera c), la possibilità per le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale di procedere fino al 31 dicembre 2022 all'assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, con orario a tempo parziale, dei medici specializzandi a partire dal terzo anno di corso;

   tali assunzioni avvengono sulla base di accordi tra le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e le università interessate, in relazione all'accordo quadro (non ancora approvato) adottato con decreto del Ministero dell'università di concerto con il Ministro della salute, previa intesa in sede di Conferenza permanente, che definisce le modalità di svolgimento della formazione specialistica a tempo parziale e delle attività formative teoriche e pratiche previste dagli ordinamenti e regolamenti didattici della scuola di specializzazione universitaria;

   la Conferenza delle regioni, in data 20 febbraio 2020, con il documento prot. 20/20/CR6b/C7, ha predisposto i contenuti minimi atti a dare uniformità al testo di accordo regione/provincia autonoma e università per l'assunzione di specializzandi medici previsto dall'articolo 1, comma 548-bis, della legge 145 del 2018;

   tra tali contenuti si prevede anche, nei casi in cui la struttura operativa non sia inserita nella rete formativa della sede della scuola di specializzazione cui è iscritto il medico in formazione, che siano applicate le disposizioni di cui all'allegato 1 al decreto ministeriale n. 402 del 2017, per un periodo non superiore a 18 mesi. In tal caso, si redige a cura del consiglio della scuola stessa un progetto formativo individuale, da allegare al contratto di lavoro attestante anche il grado di autonomia raggiunto dallo specializzando ai fini dello svolgimento dell'attività lavorativa;

   il 18 febbraio 2020, la regione Lombardia, con delibera, n. X1/2851, ha adottato lo specifico accordo tra regione e università lombarde necessario a individuare le modalità di svolgimento della formazione specialistica a tempo parziale e delle attività formative teoriche e pratiche previste dagli ordinamenti e regolamenti didattici della scuola di specializzazione universitaria –:

   alla luce dei fatti di cui in premessa, quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, a cominciare dall'approvazione dell'accordo-quadro di cui in premessa, affinché sia effettivamente applicata la normativa che consente agli specializzandi a partire dal terzo anno di corso di essere assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato e con orario a tempo parziale.
(5-06418)


   NOJA e UNGARO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza del 18 giugno 2021, il Ministero della salute ha introdotto una quarantena obbligatoria per chi arriva in Italia dal Regno Unito, a causa dell'alto numero di contagi dovuti dalla variante Delta;

   all'articolo 5 della sopracitata ordinanza, entrata in vigore 21 giugno 2021, si prevede che tutti coloro che hanno soggiornato o transitato nei quattordici giorni antecedenti all'ingresso in Italia nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, hanno l'obbligo di sottoporsi a un periodo di cinque giorni di isolamento fiduciario e di effettuare un ulteriore test molecolare o antigenico;

   secondo i primi studi scientifici effettuati, la doppia dose di vaccino sembra essere efficace per proteggere gli individui dalla sopracitata variante Covid-19, nonostante si stia rivelando molto contagiosa –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per consentire ai cittadini che provengono dal Regno Unito di esimersi dall'obbligo dei cinque giorni di quarantena una volta dimostrato, tramite un certificato riconosciuto, di aver completato il ciclo vaccinale.
(5-06419)


   BOLDI, PANIZZUT, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro ordinamento, l'ammissione alla rimborsabilità dei medicinali da parte del Servizio sanitario nazionale presuppone la positiva conclusione della procedura di negoziazione delle relative condizioni di prezzo e rimborso disciplinata dal decreto del Ministro della salute 2 agosto 2019;

   per i medicinali orfani e per i farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale, l'articolo 12, comma 5-bis, del decreto-legge n. 158 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 189 del 2012, contempla una procedura di negoziazione accelerata, da concludersi nel termine ridotto di «cento giorni», con valutazione «in via prioritaria» anche attraverso «la fissazione di sedute straordinarie» da parte delle competenti Commissioni dell'Aifa;

   tuttavia, secondo il rapporto Ossfor, realizzato dai ricercatori di Crea Sanità e dell'Osservatorio malattie rare, solamente il 15 per cento dei farmaci in analisi rispetterebbe il termine di cento giorni previsto dalla norma citata per la conclusione della procedura di negoziazione. Il dato medio – prosegue il rapporto – si attesta sui 204 giorni (più dei doppio rispetto al termine di legge) e risulta, peraltro, sottostimato in quanto non tiene conto dei tempi tecnici necessari per la convocazione della prima riunione della Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa, per la validazione dell'accordo finale, per la preparazione della determinazione di ammissione alla rimborsabilità, nonché per la pubblicazione della stessa in Gazzetta ufficiale;

   il mancato rispetto della procedura dei cento giorni ritarda in maniera ingiustificata l'ammissione alla rimborsabilità e, quindi, l'effettiva accessibilità di farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica, come le terapie geniche, alla base di prodotti rivoluzionari in grado di trasformare completamente la storia clinica dei pazienti affetti da malattie rare;

   è il caso, ad esempio, della terapia genica indicata per il trattamento della beta talassemia trasfusione-dipendente (Tdt), la quale, a fronte di un'unica somministrazione, ha il potenziale di liberare i pazienti dalle trasfusioni in via definitiva. Per la terapia in questione, si attende ancora oggi l'ammissione alla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale sebbene siano decorsi più di due anni dal rilascio dell'autorizzazione condizionata da parte dell'Ema, risalente al 29 maggio 2019 –:

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza affinché venga garantito il rispetto dei termini previsti dalla normativa vigente al fine di assicurare il tempestivo accesso ai farmaci orfani e agli altri farmaci di eccezionale rilevanza terapeutica e sociale.
(5-06420)


   SPORTIELLO, D'ARRANDO, FEDERICO, IANARO, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la carenza dei medici di famiglia (Mmg) in tutta Italia è ormai drammatica e ha alla base molteplici cause a partire dal fatto che le borse di studio per la medicina generale non soddisfano il fabbisogno di Mmg di cui i territori in tutta Italia richiedono:

   la programmazione universitaria dei posti per formare i Mmg non è stata rapportata alla «gobba pensionistica» che arriva ora al suo culmine, mentre avrebbe dovuto prevedere una programmazione di almeno dieci anni;

   in questo preoccupante scenario, come riportato in diversi organi d'informazione, numerose regioni sono in affanno e presentano scenari preoccupanti, poiché rischiano di non garantire l'assistenza sanitaria di base a tutti i cittadini;

   nella regione Lombardia, ad esempio, nei prossimi 5 anni andranno in pensione 4 mila medici di base e in tal maniera si collocherebbe in cima alle regioni ove le perduranti criticità della sanità territoriale sono maggiormente accentuate dai numerosi pensionamenti;

   stessa condizione si sta verificando in Toscana dove a causa del pensionamento di undici medici di famiglia di Carrara rimarrebbero senza assistenza primaria 9.500 cittadini;

   anche in Campania emerge un'analoga deficienza e solo a Napoli nei mesi scorsi sono mancati all'appello oltre 120 Mmg. Nel capoluogo partenopeo, i medici di famiglia in servizio sono poco più di 500, mentre dovrebbero essere almeno 640 per poter garantire assistenza a 839 mila cittadini;

   situazione analoga si sta verificando in Piemonte in cui mancherebbero 700 medici di base per i prossimi dieci anni dal 2020 al 2031;

   nell'audizione del 26 gennaio 2021 presso questa Commissione, in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza, la FNOMCeO affermava che è il momento di un grande investimento pubblico sulla medicina del territorio per migliorare la qualità delle cure;

   se fino a qualche anno fa la carenza Mmg era denunciata come fatto prossimo, oggi appare invece sempre di più come un fatto attuale tanto che, come denunciato anche dalla Fimmg, numerosi cittadini si sono trovati improvvisamente senza assistenza primaria e si sono dovuti rivolgere al servizio di continuità assistenziale diurna;

   come risoluzione immediata, in primis, le regioni dovrebbero pubblicare con solerzia le graduatorie necessarie, assicurando le assegnazioni delle carenze di medici di assistenza primaria e degli incarichi vacanti di continuità assistenziale, utilizzando tutti gli strumenti che la normativa vigente consente –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, sia con carattere di urgenza sia sul piano della programmazione, al fine di garantire la continuità dell'assistenza medica territoriale.
(5-06421)


   BELLUCCI e GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. 998/2020, l'Aifa ha eliminato l'obbligo della prescrizione medica per dispensare anche alle minorenni l'ulipistral acetatodato (EllaOne), la pillola dei «5 giorni dopo» utilizzata per la contraccezione di emergenza fino a cinque giorni dopo il rapporto;

   erroneamente spacciata per anticoncezionale d'emergenza, EllaOne sarà un nuovo rimedio per impedire una gravidanza indesiderata entro 120 ore da un rapporto sessuale potenzialmente fertile;

   la linea di demarcazione tra farmaco anticoncezionale e abortivo non è solo terminologica, ma di natura morale, etica e culturale, come denunciato dal professor Noia, responsabile dell'Hospice perinatale del Gemelli: «Questa decisione dell'Aifa continua in maniera imperterrita a rilanciare un messaggio di futilità e di irresponsabilità, proponendo un tipo di soluzione al possibile concepimento che non può essere definito contraccettivo, ma è abortivo, perché i dati scientifici ci dicono che 5 giorni dopo il concepimento è già embrione di 7-10 cellule. È una banalizzazione della sessualità e della fecondità, pensando che ciò che è piccolo non ha nessuna percezione. Ma sempre di aborto si tratta»;

   dure anche le parole del professor Spagnolo, docente di bioetica dell'università del Sacro Cuore: «Nella delibera dell'Aifa c'è scritto che all'atto della vendita del farmaco ci saranno anche le istruzioni per spiegare il significato della contraccezione informata ed efficace ed evitare un uso inappropriato: ma chi aiuterà le adolescenti a capire quale è l'uso appropriato e se sarà efficace? [...] come per l'Ru486 c'è l'orientamento da parte della società di lasciare sole le donne in momenti molto delicati come quelli che possono seguire ad un rapporto sessuale magari occasionale»;

   la decisione di eliminare l'obbligo di ricetta si pone, ad avviso degli interroganti, nel solco di una deriva etica e sociale, insieme alle recenti linee guida sull'aborto del Ministero che ha abolito il ricovero obbligatorio per l'assunzione della RU486, contestate anche da alcune regioni;

   si è, di fatto, di fronte alla scelta di una società che abbandona le nuove generazioni ad assumere responsabilità enormi in momenti di estrema vulnerabilità, senza la possibilità di un percorso educativo agli effetti e alla vita di relazione e senza un confronto con la famiglia –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative affinché sia rivalutata la scelta dell'Aifa di rendere commerciabile senza prescrizione anche a ragazze minorenni un medicinale che potrebbe comportare rischi ed effetti collaterali sulla salute.
(5-06422)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 20 della legge 11 marzo 1988, n. 67, autorizza l'esecuzione di un programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico;

   l'articolo 1, comma 442, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), incrementa di 2 miliardi di euro lo stanziamento per l'esecuzione del suddetto programma, con rideterminazione a 32 miliardi di euro dell'ammontare fissato dall'articolo 20 della legge n. 67 del 1988, fermo restando, per la sottoscrizione di accordi di programma con le regioni, il limite annualmente definito in base alle effettive disponibilità del bilancio statale;

   l'articolo 1, comma 444, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, al fine di salvaguardare i livelli di assistenza, impegna le regioni a destinare una quota pari allo 0,5 per cento dello stanziamento complessivo del programma di investimenti in edilizia sanitaria, di cui al precedente comma 442, alla telemedicina, più precisamente all'acquisto, da parte delle strutture sanitarie pubbliche e private accreditate, di dispositivi e applicativi informatici che consentano di effettuare refertazione a distanza, consulto tra specialisti e assistenza domiciliare da remoto –:

   quale sia lo stato di attuazione del comma 444 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021.
(5-06409)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1-bis del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, convertito dalla legge 28 maggio 2021, n. 76, ha stabilito il ripristino dell'accesso «su tutto il territorio nazionale, di familiari e visitatori muniti delle certificazioni verdi COVID-19 di cui all'articolo 9 del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, a strutture di ospitalità e di lungodegenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, anche non autosufficienti, e comunque in tutte le strutture residenziali di cui all'articolo 44 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017» e in quelle «socio-assistenziali, secondo le linee guida definite con l'ordinanza del Ministro della salute 8 maggio 2021», cui le direzioni sanitarie delle predette strutture «si conformano immediatamente, adottando le misure necessarie alla prevenzione del contagio da COVID-19»;

   il decreto-legge n. 52 del 2021, convertito dalla legge n. 87 del 2021, ha inoltre stabilito che le persone, autosufficienti e non, ospitate presso le predette strutture possano altresì effettuare uscite temporanee, purché le stesse siano munite di certificazione verde COVID-19 (articolo 2-quater);

   ciò nonostante, il recente rapporto del Comitato Orsan – relativo al monitoraggio della situazione nelle Rsa italiane fino al 25 giugno 2021 – attesta come continui ad essere negato agli ospiti di molte strutture il fondamentale diritto di visita e di mantenimento delle relazioni affettive in presenza con parenti e familiari, in aperta violazione delle norme di legge richiamate;

   in particolare, risulta che, nella maggior parte dei casi, le visite vengono consentite soltanto una volta a settimana, a discrezione della struttura interessata, mai nel fine settimana (unica finestra temporale idonea per molte famiglie), nonché per breve tempo, ossia per una durata massima compresa tra i 15 e i 25 minuti;

   inoltre, secondo il predetto report, il settanta per cento delle Rsa non concede alcuna uscita temporanea, neppure agli ospiti autosufficienti e muniti di certificazione verde COVID-19, in aperta violazione del sopra citato articolo 2-quater, oppure – laddove ciò venga consentito – gli ospiti, al ritorno in struttura, vengono costretti e confinati a cinque giorni di quarantena in isolamento –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché sia garantito il pieno rispetto delle norme di legge citate in premessa volte ad assicurare agli ospiti delle Rsa il fondamentale diritto di visita.
(5-06410)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2021, il Governo ha aggiornato le Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19 relative al Piano strategico nazionale, includendo tra le categorie prioritarie i soggetti con elevata fragilità ovvero persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave per i quali è indicata la somministrazione di vaccini anti COVID-19 a m-RNA;

   tra le categorie prioritarie di categoria 1 previste dalle Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19 relative al Piano strategico nazionale vi sono anche le malattie autoimmunitarie e da immunodeficienza primitiva, senza però che se ne riporti una definizione esaustiva;

   peraltro, vi sono pazienti con malattie croniche infiammatorie e autoimmuni, tra cui quelle di natura reumatologica, che non sono considerati rientrare nella predetta categoria 1 e che pure sono particolarmente fragili in quanto già in trattamento con farmaci potenzialmente in grado di interferire con la risposta immunitaria;

   in ragione di tale condizione, per tali pazienti spesso sono indicati solo alcune tipologie di vaccini a prescindere dall'età;

   da numerose segnalazioni ricevute da associazioni di pazienti, risulta che i soggetti con tali patologie non hanno la possibilità, in sede di prenotazione, di indicare la propria patologia;

   conseguentemente, spesso tali pazienti, recatisi presso i centri vaccinali, non hanno potuto ricevere la somministrazione del vaccino a causa della indisponibilità del vaccino prescritto stante la patologia coinvolta, ovvero in ragione dell'assenza di personale sanitario dedicato, con la conseguenza che questi soggetti si sono trovati costretti a calendarizzare nuovamente l'appuntamento o cambiare centro vaccinale, con ritardi nel completamento della copertura vaccinale –:

   se il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, iniziative per consentire ai soggetti con patologie che comportino una condizione di particolare fragilità di indicare la presenza di tali condizioni già all'atto della prenotazione del vaccino tramite portale internet, così da assicurare un loro più preciso indirizzamento presso strutture di somministrazione dei vaccini idonee e nelle date più indicate.
(5-06411)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ARRANDO, SUT e DE CARLO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da un articolo de La Repubblica del 26 maggio 2021, e ripreso anche da L'Espresso il 20 giugno 2021, che cinque ex direttori dei dipartimenti di salute mentale della regione Friuli Venezia Giulia hanno scritto una lettera aperta contenente una denuncia relativa alle graduatorie di due concorsi, a Pordenone e a Trieste, per posti vacanti di primario nei servizi territoriali di salute mentale;

   gli autori di tale lettera ritengono che tutti i candidati formatisi sugli insegnamenti e sui metodi di Franco Basaglia sono stati penalizzati o esclusi, nonostante le numerose esperienze nei servizi territoriali e pur vantando titoli superiori e maggiori pubblicazioni, a vantaggio di altri candidati provenienti anche da fuori regione;

   la prova orale dei predetti concorsi si è svolta a porte chiuse, nonostante varie sentenze della magistratura e del Consiglio di Stato (sentenza n. 572/2014) abbiano negli anni ribadito la necessità nelle selezioni pubbliche di garantire la pubblicità della seduta, e i verbali della prova risultano particolarmente sintetici e ripetitivi;

   si evince dalla predetta lettera aperta che i vincitori dei concorsi e la stessa commissione giudicante presentano profili professionali con formazioni ed esperienze che includono metodi di contenzione, in antitesi con le disposizioni contenute nella legge n. 180 del 1978 e, in alcuni casi, non hanno mai lavorato in servizi analoghi a quelli per cui sono risultati adatti;

   nonostante l'Organizzazione mondiale della sanità reputi la legge «Basaglia» la normativa più rispettosa al mondo dei diritti delle persone con disturbo mentale, e indichi il sistema triestino come esempio mondiale di una rete integrata di servizi per la comunità, il governo regionale del Friuli Venezia Giulia, guidato da Massimiliano Fedriga, sembra voler modificare l'assetto dei servizi di salute mentale, rendendo difficoltosa la realizzazione degli obiettivi di miglioramento stabiliti dal piano regionale per la salute mentale nel 2018;

   si apprende dall'articolo, inoltre, che l'assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi prospetti accorpamenti, riduzione di orari d'apertura, discontinuità nella dirigenza a scapito del funzionamento dei Centri di salute mentale aperti 24 ore, che sono il fiore all'occhiello della regione, poiché in grado di dare risposte in tempo reale ai pazienti, svolgendo un lavoro di cura che agisce contro le cause sociali della sofferenza e non solo contro i suoi sintomi –:

   se il Governo, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, volte a verificare il rispetto delle procedure concorsuali nei casi citati in premessa;

   se non ritenga opportuno, anche alla luce di quanto recentemente dichiarato in merito all'importanza dello schema di accordo volto a superare definitivamente l'uso della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale, adottare le iniziative di competenza volte alla tutela e al supporto delle persone affette da disagio mentale, che hanno diritto a trattamenti umani e di cura all'interno della vita cittadina, e tese ad evitare un triste ritorno a metodi coercitivi e violenti.
(4-09803)


   CONTE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2013, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è stata istituita a Salerno, l'azienda universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona-Scuola medica salernitana, a riconoscimento di una tradizionale locale ultra secolare, nella quale spiccano eccellenze, come Trotula De Ruggiero, la prima donna medico (XI secolo) e figure note e meno note di grande valore scientifico;

   la gestione del rapporto tra il mondo accademico e quello della cura non si è adeguatamente integrato negli anni, come era nelle attese, per problemi di varia natura, di ordine burocratico e politico, che riguardano tutte le discipline, mediche e chirurgiche;

   l'Aou San Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona si trova oggi ad affrontare un momento complesso eppure allo stesso tempo fecondo, dal momento che erano e sono in atto: la definizione dei rapporti tra università, opportunità unica per l'azienda, e ospedale; la riscrittura dell'atto aziendale, architrave su cui si poggia tutto il sistema assistenza-didattica; la corretta e coerente individuazione dell'articolato, ma fondamentale, sistema di strutture complesse e non, con la conseguente definizione delle procedure per individuarne i responsabili, da cui dipende il futuro dell'azienda;

   l'azione aziendale sembra essere purtroppo inadeguata ad affrontare un compito così gravoso per ingerenze burocratiche e politiche esterne che riguardano gran parte delle discipline mediche e chirurgiche, con risultati negativi particolarmente evidenti nelle discipline cardiologiche, fiore all'occhiello dell'azienda stessa per la solida dimensione internazionale raggiunta dalla cardiochirurgia d'urgenza e per l'efficacia e l'eccellenza cardiologica stessa nelle sue varie branche;

   l'Aou, con deliberazione n. 211 del 17 marzo 2017 ha adottato un codice di comportamento che, all'articolo 12, comma 2, lettera c), prevede che il dipendente «non diffonde informazioni e non fa commenti, anche attraverso il web e i social network» che possano ledere l'immagine e l'onorabilità di colleghi, di superiori gerarchici, di amministratori; in ragione di tale codice, risulterebbe quindi necessaria, a quanto consta all'interrogante, una autorizzazione della direzione generale anche solo per rilasciare interviste;

   analogamente, sempre nell'ambito della sanità territoriale, con la disposizione prot. n. 227780 del 13 novembre 2020, l'Asl di Salerno ha imposto ai dipendenti che... «tutte le attività inerenti l'informazione, la comunicazione, i rapporti con la stampa, la pubblicazione di eventi a qualsiasi livello vanno portate preventivamente a conoscenza della direzione aziendale, a cura della direzione sanitaria della struttura interessata» e che... «eventuali diversi comportamenti saranno valutati per procedere alle azioni consequenziali»;

   queste disposizioni secondo l'interrogante si pongono in contrasto con l'articolo 21 della Costituzione e lo statuto dei lavoratori e sono rappresentative di un clima generale che sembra prestarsi a forme di vassallaggio politico delle carriere, delle promozioni e delle nomine, che mortificano il merito e la dignità dei lavoratori, più volte denunziate anche dai sindacati di categoria e dalla stampa;

   per far decollare la facoltà di medicina, in cui didattica, ricerca e cura convivano in simbiosi, occorre garantire condizioni di buona gestione, imparziale e indipendente –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritengano, nel rispetto delle competenze regionali, di valutare se sussistano i presupposti per promuovere una verifica, per quanto di competenza, anche ai sensi dell'articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, in ordine al buon andamento, imparziale e corretto, delle attività, presso le strutture sanitarie sopracitate.
(4-09804)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Gkn Driveline è una multinazionale leader nella produzione di semiassi ed elementi di trasmissione per il settore automotive. È nata sul finire dell'ottocento come produttore di viti e bulloni e poi si è sviluppata nei decenni, fino a contare 51 stabilimenti produttivi in 20 paesi per un totale di 27.500 dipendenti. Dal 2018 è stata acquistata da un fondo di investimento finanziario, Melrose Industries. In Italia ha due stabilimenti, uno a Brunico e uno a Campi Bisenzio;

   da quanto si apprende da fonti di stampa, i 422 dipendenti della Gkn Driveline di Campi Bisenzio sarebbero stati licenziati via pec il 9 luglio 2021, dopo aver fatto regolarmente il loro turno fino alla notte precedente. Alla notizia, i lavoratori si sono riversati davanti ai cancelli dell'azienda, dando il via a un presidio permanente;

   i 41 sindaci della provincia di Firenze stanno partecipando a turno al presidio: la chiusura dello stabilimento di Campi Bisenzio produrrebbe un enorme danno sociale ed economico, con conseguenze nefaste per tutto l'indotto e per il territorio fiorentino;

   da parte sua l'azienda ha motivato la decisione drastica, chiusura dello stabilimento senza il ricorso agli ammortizzatori sociali, con il crollo del fatturato atteso nel 2025 a fronte della crisi del settore automotive enfatizzata dalla pandemia;

   quello dello stabilimento Gkn di Campi Bisenzio è il secondo caso di chiusura di un'azienda al termine del blocco dei licenziamenti. Anche nel caso della Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto i lavoratori sono stati avvisati dall'azienda attraverso una mail. Una modalità che, ovviamente, lascia senza parole lavoratori, sindacati e istituzioni locali;

   il tavolo del Ministero per lo sviluppo economico sulla vertenza della Gkn di Campi Bisenzio si terrà giovedì 15 luglio 2021 presso la prefettura di Firenze. È importante che già in quella sede la proprietà chiarisca quali sono le reali intenzioni sullo stabilimento e dia chiarimenti sulle motivazioni che hanno portato al licenziamento collettivo nonché sulla discutibile modalità con cui sono stati avvisati i lavoratori -:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto affinché la Gkn Driveline assicuri il mantenimento degli impegni sottoscritti da Governo, organizzazioni sindacali e associazioni delle imprese attraverso la firma dell'avviso comune del 30 giugno 2021, utilizzando strumenti alternativi ai licenziamenti, per trovare ogni forma di soluzione volta a dare continuità all'attività del sito produttivo e per salvaguardare il perimetro occupazionale.
(4-09798)


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Abb s.p.a. è una multinazionale svizzero-svedese con sede legale a Zurigo, operante nella robotica, nell'energia e nell'automazione, che in Italia vanta 18 stabilimenti con oltre 4.500 dipendenti. Ad ottobre 2020 ha dichiarato la cessazione dell'attività produttiva del sito di Marostica (Vi) che occupa 100 dipendenti. Da fonti di stampa si apprende l'intenzione dell'azienda di esternalizzare la produzione al fine di ottenere maggior profitto;

   come riportato da vari quotidiani locali, negli ultimi mesi alcune realtà imprenditoriali, anche del territorio marosticense, hanno manifestato interesse concreto a rilevare l'attività salvaguardando l'occupazione, ma i rappresentanti della società hanno rigettato qualsivoglia proposta senza nessuna spiegazione in merito dichiarando l'indisponibilità a partecipare ad altri tavoli istituzionali, ivi compreso quello del Ministero dello sviluppo economico con la regione e i rappresentanti dei lavoratori -:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di contributi nazionali erogati recentemente ad Abb s.p.a. e in caso di risposta affermativa, se esistano condizioni specifiche per l'utilizzo di tali fondi;

   se i Ministri interrogati intendano convocare un tavolo di crisi alla presenza dei vertici di Abb Italia, delle rappresentanze sindacali e delle istituzioni locali, al fine di garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali del territorio e la continuità produttiva del sito di Marostica.
(4-09800)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'analisi di Coldiretti sui dati del Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) relativi ai primi cinque mesi dell'anno, il 2021 risulta – fino ad ora – all'ottavo posto tra gli anni più caldi mai registrati nel pianeta, con la temperatura sulla superficie della terra e degli oceani addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo;

   la siccità rappresenta l'evento climatico avverso più rilevante per l'agricoltura italiana, con danni stimati in media in un miliardo di euro all'anno – soprattutto per la quantità e la qualità dei raccolti – negli ultimi dieci anni;

   i cambiamenti climatici e i maggiori utilizzi di acqua hanno modificato negli anni – dal 1990 ad oggi – la disponibilità della risorsa presente nel bacino del Trebbia, causando criticità per l'irrigazione delle colture agricole della Valle nel territorio piacentino;

   la concessione dell'invaso del Brugneto include l'impegno a lasciare defluire in alveo 2,5 milioni di metri cubi di acqua nel periodo dal 16 maggio al 15 settembre di ogni anno. Il disciplinare di concessione, e in particolare il disciplinare suppletivo, approvato con decreto interministeriale del 15 ottobre 1990, in ragione delle riconosciute ricadute della diga del Brugneto sull'andamento delle portate del fiume Trebbia, di cui il torrente Brugneto è affluente, impone infatti condizioni di esercizio della diga per la tutela dei diritti pregressi delle utenze irrigue piacentine;

   la concessione di derivazione andrà a scadere nel 2024;

   la convenzione stipulata il 12 luglio 2013 tra la regione Emilia-Romagna, la regione Liguria e la società Mediterranea delle Acque Spa relativamente al maggiore rilascio di acqua dall'invaso del Brugneto nel periodo estivo, prevedeva all'articolo 3, che – per un triennio – nel periodo 16 maggio-15 settembre fosse possibile prevedere una maggiorazione del deflusso di acqua dall'invaso del Brugneto al fiume Trebbia (da aggiungersi alla quantità che deve normalmente essere già rilasciata ogni anno in base al citato Disciplinare, pari a 2,5 milioni di metri cubi) per un volume «sino» a metri cubi 1,5 milioni;

   il recente accordo sottoscritto dai presidenti delle regioni Emilia-Romagna e Liguria, che conferma la maggiorazione del deflusso di acqua dall'invaso del Brugneto al fiume Trebbia nei limiti di cui sopra, appare – in costanza dell'attuale andamento climatico – del tutto insufficiente, atteso che il bacino del Trebbia esprime una domanda di circa 6 milioni di metri cubi di acqua. Ne segue che, se anche nei prossimi giorni non dovessero verificarsi significative precipitazioni, il mondo agricolo piacentino si troverà – per l'ennesima volta – di fronte ad una gravissima emergenza;

   appare essenziale che, con riferimento al caso che qui interessa, siano previsti rilasci supplementari, aumentando il quantitativo di acqua a disposizione dell'agricoltura della zona -:

   se i fatti di cui in premessa siano noti ai Ministri interrogati e se e quali iniziative, per quanto di competenza, e in raccordo con le regioni interessate, si intendano assumere al riguardo, al fine di pervenire ad una positiva soluzione che eviti situazioni di emergenza sul piano ambientale ed agricolo.
(5-06436)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Alemanno e altri n. 7-00697, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Palmisano.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Bellucci n. 4-07341 del 30 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Varchi n. 5-05176 del 17 dicembre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Sarti n. 4-09609 del 22 giugno 2021.