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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 2 luglio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEL BASSO DE CARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 5 del 2021, convertito con legge n. 43 del 24 marzo 2021 è stata definita l'organizzazione e il funzionamento del Comitato olimpico nazionale italiano (CONI);

   in particolare l'articolo 2, comma 4 e allegato A del provvedimento in parola ha previsto il trasferimento al CONI di impianti sportivi e fabbricati specificamente individuati. Si tratta degli impianti Centro di preparazione olimpica (Cpo) di Formia e di Tirrenia, dell'immobile Villetta di Roma Parco del Foro Italiano, dell'impianto Giulio Onesti di Roma;

   da alcuni anni, presso il Cpo di Formia, per quanto risulta all'interrogante emergerebbero anomalie nella gestione del centro che, se riscontrate, dovrebbero condurre alla rimozione dell'attuale responsabile i cui comportamenti sono assimilabili ad una conduzione assolutamente «privatistica» e, dunque, intollerabile per la destinazione pubblica dell'importante compendio immobiliare;

   per quanto consta all'interrogante, sarebbero state segnalate: l'interdizione all'accesso interno per i tesserati di svariate Federazioni sportive; il costante stazionamento di imbarcazioni personali alle spalle delle tribune; l'utilizzazione di dipendenti per il lavaggio della macchina privata del direttore e delle attrezzature utilizzate per le gite in barca di familiari ed amici;

   l'eliminazione di oleandri piantati a fianco della pista di atletica leggera; gli atteggiamenti «padronali» assunti nei confronti di dipendenti e degli addetti alla guardiania –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di acquisire ogni utile elemento, presso il CONI, proprietario del prestigioso immobile, affinché sia fatta chiarezza sulla situazione e si prevenga ad una gestione più adeguata dei beni in questione.
(5-06355)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   a 23 anni di distanza la Salernitana calcio, dopo aver vinto il campionato di serie B, è stata promossa in serie A, torneo da cui mancava dalla stagione 1998-1999;

   un evento accolto dai tifosi salernitani e dalla città con grande entusiasmo e gioia, che purtroppo potrebbe essere compromesso nelle prossime ore a causa della nota questione che vieta la multiproprietà e cioè il controllo di due club da parte dello stesso soggetto;

   secondo le attuali normative federali, infatti, un soggetto non può ritrovarsi in Serie A con due club che facciano capo direttamente alla sua persona oppure ai suoi familiari entro il quarto grado e nel caso della Salernitana, Claudio Lotito gestisce la Lazio da presidente, mentre il figlio, attraverso la società Omnia Service e il cognato Mezzaroma, attraverso la società Morgenstern, gestivano la Salernitana;

   in virtù della normativa sopra esposta, dunque, il 25 giugno 2021 la proprietà della Salernitana è stata trasferita ad un trust denominato «Salernitana 2021», soggetto terzo e indipendente, che amministrerà la società e ne gestirà la cessione da concludere entro sei mesi per evitare commistioni con la Lazio;

   la Federazione italiana giuoco calcio (Figc) ha valutato i requisiti del trasferimento ed ha rigettato la proposta presentata dalle società proprietarie del club campano, ritenendo che tale soluzione non garantisce l'indipendenza economica del trust rispetto alle società disponenti, conferendo tuttavia un termine per integrazioni e chiarimenti;

   tale vicenda rischia di mortificare le legittime aspettative della Salernitana e di moltissimi tifosi che hanno atteso anni nella speranza di rivedere la propria squadra disputare il campionato nella più alta categoria e un eventuale esito negativo potrebbe comportare l'esclusione della Salernitana dal campionato di serie A, con gravi ricadute anche economiche per il territorio della provincia di Salerno;

   la partecipazione della Salernitana al campionato di Serie A eleverebbe il ruolo di tutta la città nello scenario calcistico contribuendo alla ripresa e al potenziamento delle attività produttive e turistiche della zona;

   sarebbe, pertanto, auspicabile un percorso condiviso al fine di individuare una soluzione che, da un lato, garantisca la serietà del sistema calcistico italiano e, dall'altro, tuteli la permanenza della società salernitana in serie A;

   si tratta a parere dell'interrogante di un caso emblematico che sembra manifestare criticità di carattere generale con riferimento alla disciplina relativa all'assetto proprietario delle società di calcio e agli effetti che ne possono derivare, anche sotto il profilo di rilevanti ricadute sul piano economico ed occupazionale –:

   se il Governo non intenda valutare l'adozione di iniziative normative inerenti alla disciplina dell'assetto proprietario delle società di calcio, anche al fine di evitare situazioni quali quella segnalata in premessa.
(4-09699)


   PRETTO e PANIZZUT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli esuli istriani, giuliani e dalmati che furono costretti ad abbandonare le loro terre in seguito agli accadimenti che caratterizzarono la fine della Seconda guerra mondiale, a causa della cessione di questi territori ad altri Stati ai sensi del Trattato di pace stipulato con le potenze alleate, sono nati in territori oggi appartenenti alle Repubbliche di Slovenia e Croazia (ex Jugoslavia) ma che in precedenza facevano parte dello Stato italiano;

   tutto ciò ha spesso creato problemi nell'inserimento dei dati anagrafici degli esuli presso gli uffici demografici comunali del nostro Paese, in quanto non sembra esserci la possibilità di indicare correttamente i luoghi di nascita che all'epoca appartenevano allo Stato italiano, ma che erroneamente vengono assegnati alla ex Jugoslavia;

   gli errori di inserimento dei dati generano errori sistemici ogniqualvolta queste persone devono effettuare, ad esempio, iscrizioni o prenotazioni on line;

   per ovviare a questi gravi inconvenienti che si riverberano sui documenti ufficiali, è stata emanata la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 luglio 2012, avente ad oggetto «Applicazione della legge 15 febbraio 1989, n. 54, recante norme sulla compilazione di documenti rilasciati a cittadini italiani nati in Comuni ceduti dall'Italia ad altri Stati in base al Trattato di pace» – Gazzetta Ufficiale n. 220 del 2012;

   tale direttiva sancisce che tutte le amministrazioni statali «nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere, a cittadini italiani nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati, ai sensi del Trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il luogo di nascita dell'interessato, hanno l'obbligo di riportare unicamente il nome italiano del comune, senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene»;

   finora, però, questo principio non ha trovato piena applicazione a causa delle carenze riscontrate nei sistemi informativi in uso presso gli uffici pubblici e privati, che non sono in grado di riconoscere come già italiani comuni appartenenti ad altri Stati per effetto dei Trattati di pace siglati alla fine della guerra e nonostante gli elenchi contenuti nel testo della direttiva in cui sono stati riportati tutti i comuni appartenenti ai territori ceduti con l'indicazione delle province di riferimento e dei relativi codici Istat e catastali –:

   quali iniziative si ritenga di adottare per la risoluzione di questa condizione di incertezza che affligge diverse migliaia di cittadini italiani, i quali sono già provati da un passato personale e familiare che l'Italia ha l'obbligo morale di non dimenticare.
(4-09702)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati forniti dall'Aire (Anagrafe dei residenti italiani all'estero), al 31 dicembre 2019 erano iscritti al registro 152.982 cittadini italiani emigrati in Australia, per un totale di 90.741 famiglie;

   a causa del Coronavirus, per il momento l'Australia non permette ai viaggiatori di fare ingresso nel Paese. Vi sono solo tre eccezioni. La prima riguarda i residenti australiani, ovvero coloro che sono in possesso della cittadinanza australiana o di un visto permanente per l'Australia (i residenti permanenti). La seconda riguarda i familiari stretti dei cittadini australiani o dei residenti permanenti in Australia (titolari di un visto permanente). La terza eccezione riguarda le persone di nazionalità neozelandese che risiedono in Australia e le persone che sono state in Nuova Zelanda per almeno 14 giorni prima di recarsi in Australia. I viaggiatori che non rientrano in queste eccezioni ma che hanno un motivo urgente per recarsi in Australia o che sono familiari diretti di cittadini australiani o residenti in Australia possono richiedere un'eccezione al divieto d'ingresso presso il Department of Home Affairs australiano. Hanno bisogno di un permesso speciale dal Dipartimento per l'immigrazione, oltre a un visto valido;

   dal 1° luglio sarà attivo il Green pass europeo che renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell'Unione europea e dell'area Schengen. Viene rilasciato a chi è stato vaccinato contro il COVID-19 o ha ottenuto un risultato negativo al test molecolare/antigenico o è guarito dal COVID-19. Il Green pass contiene un QR Code per verificarne autenticità e validità;

   va tenuto conto dell'innovazione del Green pass europeo, nato proprio per garantire una maggiore protezione nei viaggi da e per i Paesi europei e dell'elevato numero di genitori di italiani emigrati in Australia che hanno già maturato i requisiti per il Green pass –:

   se il Ministro interrogato non intenda avviare una mediazione con il Governo australiano per consentire a genitori di italiani emigrati, che abbiano i requisiti sanitari del Green pass, di ottenere il permesso speciale dal Dipartimento per l'immigrazione in maniera più rapida e automatica, per raggiungere al più presto possibile i propri cari con obbligo di quarantena presso la residenza dei propri figli in Australia.
(5-06351)

Interrogazioni a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

  l'accordo di Recesso del Regno Unito dall'Unione europea ha riconosciuto una specifica tutela ai cittadini britannici e ai loro familiari che abbiano esercitato il diritto di libera circolazione nello Stato italiano alla data del 31 dicembre 2020. Nonostante ciò, vi sono degli oggettivi ed evidenti limiti per la libertà di circolazione e movimento dei cittadini britannici residenti in Italia, non essendo in vigore un reciproco riconoscimento della patente di guida dei rispettivi Paesi;

  dal 1° gennaio 2021 non è più consentita la conversione delle patenti britanniche in permessi di guida italiani a seguito del termine del periodo di transizione che consentiva ai cittadini britannici e delle loro famiglie, dal referendum sulla Brexit del 2016, di applicare ancora la normativa comunitaria ai documenti britannici;

  ad oggi questa situazione sta provocando non pochi disagi alla comunità dei cittadini britannici residenti in Italia, composta da oltre 60mila unità: vengono citati casi in cui l'esame teorico per conseguire la patente di guida si può sostenere esclusivamente in lingua italiana o francese ma non in lingua inglese, oppure, si riportano casi di problemi legati al limite di tempo, eccessivamente stringente, per la proroga della validità della patente inglese in Italia –:

  quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per la stipula di un accordo bilaterale per ripristinare il reciproco riconoscimento delle patenti di guida, ai fini della conversione, tra l'Italia e il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, come nel caso di altri Paesi extracomunitari.
(4-09695)


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in questi ultimi mesi i consolati italiani nel mondo, a causa della crisi pandemica da COVID-19, hanno dovuto ridurre la loro capacità operativa riuscendo a gestire solamente un numero limitato di richieste rispetto al passato;

   con la ripresa dei viaggi internazionali e la progressiva diminuzione delle restrizioni alla mobilità, l'attività dei consolati torna a essere centrale e fondamentale per le comunità italiane nel mondo. Tuttavia, la ridotta operatività e il forte aumento delle richieste hanno creato disagi per i cittadini italiani residenti all'estero;

   sono giunte all'interrogante diverse segnalazioni da parte di connazionali residenti nei Paesi europei in merito all'impossibilità di ottenere in tempi ragionevoli l'accesso a servizi pubblici essenziali come il rinnovo del passaporto o l'emissione della carta d'identità elettronica presso il consolato di riferimento, come per esempio i consolati di Barcellona, Londra, Dublino e Stoccarda –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti iniziative intenda adottare per potenziare l'operatività degli uffici consolari italiani in modo da smaltire gli arretrati generati dalla crisi pandemica e assicurare un servizio pubblico celere ed efficace per i nostri connazionali all'estero.
(4-09706)


   CECCANTI, CRITELLI, QUARTAPELLE PROCOPIO, BERLINGHIERI e FASSINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 giugno 2021 ha avuto luogo in Perù il secondo turno delle elezioni presidenziali, che a giudizio di tutti i principali osservatori internazionali si è svolto in modo assolutamente trasparente e regolare;

   da qualche settimana è terminato da parte dell'autorità competente Onpe (Oficina Nacional de Processo Eletorales) il conteggio nazionale dei voti assegnando il primato al candidato Pedro Castillo;

   la candidata risultata perdente Keiko Fujimori ha fatto presentare vari ricorsi che in questi giorni sono stati sistematicamente bocciati dall'organismo di giustizia elettorale competente JNE (Jurado Nacional de Elecciones);

   in ultimo, nei giorni scorsi si sono aggiunte a varie altre prese di posizione in senso analogo, quelle dell'arcivescovo cattolico di Lima mons. Carlos Castillo, che si è mantenuto scrupolosamente al di sopra delle parti durante tutto il processo elettorale, e sono emerse preoccupazioni per i ritardi con cui si sta procedendo a concludere le operazioni e timori su possibili interventi di manipolazione di informazioni e di violazione della legalità, analoghi a quelli che si sono manifestati nelle recenti elezioni presidenziali americane –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, sia bilaterali sia concertate con gli altri Paesi dell'Unione europea, perché sia favorita una rapida proclamazione del Presidente eletto e siano rispettate le successive scadenze costituzionali, prevenendo i rischi di esiti violenti e illegali.
(4-09710)


   POTENTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 12 agosto 2017 Niccolò Ciatti veniva ucciso in una discoteca della località spagnola Lloret de Mar, dopo essere stato aggredito barbaramente da tre ventenni di origine cecena;

   a Niccolò, che morì dopo un giorno di agonia in ospedale, fu fatale un colpo violentissimo sferrato da Rassoul Bissoultanov e ripreso dalle immagini di uno smartphone;

   per Bissoultanov, all'epoca 24enne e già con precedenti penali per violenza, ancora non è stato deciso il rinvio a giudizio entro agosto 2021 e dal momento che il processo dovrebbe iniziare tra ottobre e novembre, sta per scattare la decorrenza dei termini di carcerazione preventiva che gli consentirà di tornare libero a quattro anni dall'omicidio;

   il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio ha dichiarato di aver dato «istruzioni alla nostra Ambasciata a Madrid perché intervenga presso le autorità spagnole sollecitando una rapida conclusione del procedimento penale», ricordando che l'ex Ministro Bonafede aveva indirizzato una lettera analoga al suo ex omologo spagnolo –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per adoperarsi presso il Governo spagnolo affinché si pervenga ad una rapida conclusione del procedimento penale di cui in premessa, e vengano adottate tutte le misure necessarie affinché i responsabili della morte di Niccolò Ciatti non possano far perdere le loro tracce, considerati i ritardi della giustizia iberica;

   quali risposte siano state fornite dagli omologhi spagnoli alle richieste del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e al Ministro della giustizia pro tempore Bonafede di cui in premessa, evidenziate in una dichiarazione dall'attuale titolare della Farnesina.
(4-09712)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della cultura, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 22 del 2021 di riordino delle attribuzioni dei Ministeri, approvato dal Consiglio dei ministri il 26 febbraio 2021, è stata ufficializzata la ridenominazione del Mibact (Ministero per beni e le attività culturali e per il turismo) e la sua trasformazione nel nuovo Ministero della cultura;

   il Ministero ha cambiato struttura a causa dello scorporo del turismo dalle sue competenze. Il Ministro del turismo è preposto a un autonomo dicastero con portafoglio, con compiti di programmazione, coordinamento e promozione delle politiche turistiche nazionali, rapporti con le regioni e progetti di sviluppo del settore turistico (oltre alle relazioni con l'Unione europea e gli altri Paesi del mondo sempre su questi temi). Responsabile del nuovo Ministero è Massimo Garavaglia, mentre al Ministero della cultura è stato riconfermato Dario Franceschini;

   lo scorporo delle materie ha anche comportato la divisione dell'apparato burocratico-amministrativo;

   da notizie che si apprendono in questi giorni dalla stampa, una funzionaria ha chiesto espressamente e formalmente di continuare a lavorare con il Ministro Franceschini. Nulla da rilevare su questa richiesta, se non fosse che la dirigente avesse, in base alla precedente direzione unitaria delle materie, la competenza a gestire i pagamenti dei ristori dei lavoratori del settore del turismo;

   inoltre, si apprende che la funzionaria da oltre un mese e mezzo risulta irreperibile, bloccando di fatto l'erogazione dei sussidi, in quanto senza le password in suo possesso è impossibile procedere con i pagamenti ai soggetti interessati;

   non si comprendono i motivi di tale comportamento –:

   se non ritenga opportuno verificare la fondatezza dei fatti riportati dalla stampa e, nel caso corrispondano a verità, se risultino avviate iniziative di carattere disciplinare nei riguardi della funzionaria.
(4-09700)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA e MARZANA. — Al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel settembre 2014 è stato perfezionato un accordo tra il Ministro della difesa e il Ministro della salute, seguito dall'emanazione di un decreto dal Ministero della salute il 9 novembre 2015, che regolamenta la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis nell'esclusivo interesse della collettività nazionale per la cura di patologie gravi e altamente invalidanti – come la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, il glaucoma, le malattie neoplastiche – tutte patologie nelle quali i preparati a base di cannabis sembrano essere molto efficaci e con un rapporto rischio-beneficio nettamente a favore di quest'ultimo;

   il decreto dispone un progetto pilota di ventiquattro mesi durante la quale è prevista una produzione fino a 100 chilogrammi di infiorescenze, da svolgere presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, in relazione alle richieste di regioni e province autonome;

   alla fine del 2016, conclusosi positivamente il progetto pilota, si è passati ad una produzione su scala industriale di preparazioni a base di cannabis a cura di istituzioni sanitarie e farmacie private, nell'intento di soddisfare la sempre più crescente domanda di tale prodotto;

   attualmente le potenzialità dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze dovrebbero arrivare approssimativamente a 300 chilogrammi, volume che risulta ancora insufficiente a soddisfare il fabbisogno nazionale;

   ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 l'Ufficio centrale stupefacenti (Ucs) autorizza, altresì, le officine farmaceutiche all'approvvigionamento di materiale vegetale di partenza dalle aziende, secondo quanto stabilito nell'accordo di conferimento; le richieste di autorizzazione alla coltivazione e la richiesta di autorizzazione alla fabbricazione costituiscono due parti dello stesso procedimento e devono pervenire contestualmente all'Ucs;

   il decreto-legge n. 148 del 2017, articolo 18-quater, comma 3, statuisce che «Qualora risulti necessaria la coltivazione di ulteriori quote di cannabis oltre quelle coltivate dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze» possono essere autorizzati «uno o più enti o imprese» –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per favorire la collaborazione tra lo Stabilimento e gli enti e le imprese volta all'aumento di produzione nazionale di canapa terapeutica, al fine di dare attuazione a quanto previsto dalla legge di bilancio su citata.
(5-06350)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI e VINCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 25 giugno 2021, a soli 5 giorni dalla scadenza del termine di versamento delle imposte da dichiarazione per le persone fisiche, l'Agenzia delle entrate ha emanato la circolare n. 7/E, recante «Raccolta dei principali documenti di prassi relativi alle spese che danno diritto a deduzioni dal reddito, detrazioni d'imposta, crediti d'imposta e altri elementi rilevanti per la compilazione della dichiarazione dei redditi delle persone fisiche e per l'apposizione del visto di conformità per l'anno d'imposta 2020»;

   come si deduce dalla lettura dell'oggetto, la citata circolare fornisce indicazioni in relazione alle deduzioni, detrazioni e crediti d'imposta rilevanti per la dichiarazione dei redditi delle persone fisiche; un «chiarimento» che consta di ben 539 pagine, riepilogativa dei numerosi documenti di prassi in materia;

   l'emanazione di una circolare esplicativa a distanza di pochi giorni dal termine di versamento delle imposte mette in difficoltà gli operatori del settore, oberati da numerose scadenze e incombenze burocratiche, e, in particolare, stride con la ratio della tanto attesa riforma del sistema tributario allo studio del Governo, che dovrebbe fondarsi, secondo i proclami politici, su un più equo equilibrio del rapporto fisco-contribuente –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di dover adottare iniziative volte a rimodulare anche il lavoro dell'Agenzia delle entrate, alla luce del principio uniformatore della riforma del sistema tributario di maggior equilibrio del rapporto tra fisco e contribuente.
(4-09690)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel gennaio 2015, con una decisione repentina, è stata chiusa la casa circondariale di Iglesias, asseritamente interessata da un mal funzionamento dell'impianto di riscaldamento e/o al sistema fognario;

   la costruzione in esame è stata realizzata negli anni '80, mentre l'attività carceraria è stata avviata nel 1994, con prevalenza di detenuti protetti: condizione, quest'ultima, che determina l'indispensabilità della stessa struttura e l'inopportunità della sua chiusura;

   l'istituto in esame garantiva ai detenuti adeguate condizioni di vivibilità, consone al rispetto dell'essere umano secondo quanto previsto Consiglio d'Europa: è ciò, nonostante le diverse disfunzioni agli impianti che, seppure registrare, risultavano di facile superamento;

   desta enorme preoccupazione la situazione delle carceri italiane, le quali, dopo il calo della popolazione carceraria intervenuto nel 2020, allo stato, registra un allarmante sovraffollamento, così come anche evidenziato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale in occasione della Relazione al Parlamento intervenuta nel corso del 2021;

   attualmente, nelle carceri italiane risultano recluse 53.661 persone, a fronte di una capienza massima di 47.445: numeri che, però, preoccupano anche in ragione dei drammatici accadimenti intervenuti nel corso della pandemia. In particolare, nella prima metà del 2020, il 65,3 per cento dei detenuti in Sardegna era distribuito in 4 istituti sardi su 10, vale a dire: a) Cagliari-Uta con 598 unità, per un massimo di 561; b) Oristano-Massama con 285 unità a fronte di numero massimo pari a 265; c) Sassari-Bancali con 473 detenuti nonostante il limite di 454; d) Alghero con 159 unità a fronte di una capienza di 156;

   la chiusura della casa circondariale di Iglesias suscitò diverse manifestazioni di protesta, in particolare per il tramite dell'associazione «Familiari dei detenuti della casa circondariale di Iglesias» o anche della stessa Caritas, operante nella stessa struttura;

   il problema del sovraffollamento delle carceri può essere compiutamente affrontato a valere sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, mediante la costruzione di nuovi istituti detentivi o il recupero di quelli esistenti, come la casa circondariale di Iglesias, la cui costruzione, infatti, è costata diversi miliardi di lire, rendendo ancora più assurda la sua chiusura e la permanenza in uno stato di abbandono, con grave danno per l'erario;

   l'eventuale riapertura sarebbe condizionata da dei lavori di ristrutturazione e messa a norma di diversi milioni di euro;

   non è chiaro quale ente abbia attualmente la gestione del suddetto stabile –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di salvaguardare dal degrado, lo stabile costruito e adibito in passato a casa circondariale nel comune di Iglesias, se del caso, ipotizzandone la riapertura o un eventuale altro utilizzo.
(3-02378)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il Tribunale di Monza si colloca al 6° posto, su 140, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di magistrati;

   permane una situazione di carenza del personale giudicante, resa ancor più evidente dalla recente diaspora nel settore penale, e del personale amministrativo, per il quale a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 unità sono effettivamente operative e di queste 10 sono in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque,

   a fine anno tali numeri andranno ulteriormente a ridursi in maniera drastica a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri tribunali, mancate conferme di applicazioni presso il tribunale di Monza;

   questa situazione è stata ripetutamente segnalata da parte sia del Presidente del Tribunale sia dal Consiglio dell'Ordine e che la stessa rende di fatto impossibile, per tutti quanti operano nel campo della giustizia, assicurare una «risposta» ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai cittadini ed alle aziende che si rivolgono al Tribunale di Monza;

   occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l'udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi;

   gli avvocati sono, di fatto, nell'impossibilità di accedere alle cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; restano tempi estremamente dilatati per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l'accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice; giacciono centinaia di richieste via pec non aperte o inevase;

   anche il funzionamento della volontaria giurisdizione, su cui grava la tutela dei diritti delle persone più fragili, nonostante i lodevoli sforzi profusi dai giudici onorari, ha sensibili ritardi: tre mesi di attesa per ottenere l'autorizzazione alla cremazione di una salma; circostanza che ha indotto il Consiglio dell'Ordine di Monza a farsi carico del costo di una risorsa, da distaccare presso la suddetta cancelleria;

   l'attuale situazione non rappresenta solo una lesione del diritto degli avvocati a svolgere dignitosamente e proficuamente la loro professione, ma ancor più e prima, una gravissima compromissione di quell'inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni cittadino –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per far fronte a questa situazione e, nello specifico, quali siano le tempistiche per l'impiego delle risorse del Recovery Fund e per le iniziative di riforma procedurale finalizzate a ridurre i tempi della giustizia, e se si stimi un impatto risolutivo per il tribunale di Monza.
(4-09689)


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   giungono da diverse parti le accorate richieste per un rafforzamento del personale destinato al tribunale siciliano di Gela, che ormai da tempo è sotto costante sforzo, perché mancano amministrativi e operatori giudiziari;

   anche gli altri ordini professionali della città e gli avvocati dell'Aiga avevano da tempo manifestato tutta la loro preoccupazione: «Il nostro presidio giudiziario, ormai da anni, soffre di gravi criticità che ne ostacolano il corretto funzionamento. Una delle più avverse riguarda certamente l'inadeguatezza numerica della pianta organica operante presso gli uffici giudiziari locali, nonostante il contenzioso, sia in ambito civile che penale, risulti essere, anche per la qualità dei procedimenti trattati, superiore rispetto ad altri palazzi di giustizia che godono di un ben più nutrito numero di operatori. Queste problematiche, ovviamente, riguardano anche gli uffici del Giudice di pace, da sempre caratterizzati da atavici disservizi causati soprattutto da un ridotto numero di personale di cancelleria, assolutamente inadeguato rispetto al carico di ruolo»;

   tra gli aspetti di disagio, non meno importante è la circostanza che da ormai due anni il tribunale di Gela resta ancora senza presidente, sostituito, ad interim, dal capo della sezione penale, Miriam D'Amore, e il Consiglio superiore della magistratura, ad avviso dell'interrogante, continua inspiegabilmente a prendere tempo per la nomina, nonostante Gela resti uno dei territori a più alta densità criminale con tre cosche mafiose attive: «cosa nostra», «stidda» e «clan Alferi»;

   nel mese di marzo 2021 la stessa Commissione antimafia regionale aveva trasmesso una nota al vice presidente del Csm, David Ermini, e al Ministro interrogato per chiedere un intervento risolutivo in tempi brevi, evidenziando, in particolare, «come tale situazione di disagio si sommi alle già note criticità legate alle carenze della dotazione organica che da tempo affliggono il tribunale gelese»;

   la situazione del Tribunale di Gela, non certamente unica nel panorama della geografia giudiziaria italiana, rischia di non essere allineata ai bisogni di giustizia di un territorio già tristemente noto per gli episodi di criminalità descritti dalle cronache giudiziarie e per la costante presenza di fenomeni di criminalità organizzata –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per dare seguito alle richieste più volte avanzate dal Consiglio dell'ordine degli avvocati di Gela e dagli altri ordini professionali della città.
(4-09692)


   MOSCHIONI, BUBISUTTI e PANIZZUT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 24 e 25 giugno 2021, a seguito di una segnalazione dell'U.s.p.p. (Unione sindacati di polizia penitenziaria), il primo firmatario del presente atto si è recato presso gli istituti penitenziari di Gorizia e Tolmezzo per verificare le condizioni di vita all'interno delle strutture;

   nell'istituto penitenziario di Gorizia si evince un'insufficienza organica. Ne consegue che il personale è costretto a turni di almeno 8 ore, su 3 quadranti ricorrendo così al servizio di lavoro straordinario che mediamente si aggira intorno alle 40 ore mensili nel quale un singolo agente è costretto a coprire da solo di fatto sei posti di servizio; inoltre, si segnala il mancato pagamento, negli ultimi due anni, dei rimborsi pasto, delle liquidazioni delle diarie delle missioni e dei servizi esterni alla struttura che il personale deve affrontare di tasca propria;

   il servizio mensa del personale di polizia penitenziaria consta di pasti precotti confezionati che giungono in istituto una sola volta al giorno e, di conseguenza, il personale è costretto ad alimentarsi con un pasto cucinato molte ore prima;

   analoga situazione la si trova nell'istituto di Tolmezzo dove, oltre alla carenza di organico, manca addirittura il comandante di reparto titolare e il Dap ha assegnato provvisoriamente un appartenente al Corpo con la qualifica di commissario del ruolo ad esaurimento che non avrebbe titolo a rivestire il delicato incarico ricoperto;

   la cosa che più colpisce sono le diverse condizioni di vita all'interno delle due strutture a cui sono sottoposti la popolazione detenuta e il personale di polizia penitenziaria;

   a Gorizia i reparti detentivi sono in perfette condizioni strutturali, ivi compreso un nuovissimo ambulatorio odontoiatrico per i detenuti. Per converso, la caserma degli agenti versa in condizioni di fatiscenza, ai limiti della vivibilità, della salubrità e della sicurezza dei luoghi di lavoro. Lo spogliatoio delle donne del Corpo è privo di bagno. Lo spogliatoio degli uomini in uniforme si caratterizza per la presenza di un indecoroso e pericoloso bagno in comune, privo di vasi, senza acqua dello scarico, per cui gli agenti sono costretti a riempire un secchio di plastica per supplire a quella funzione;

   anche a Tolmezzo le aree detentive in perfette condizioni strutturali e igienico-sanitarie, provviste di spazi destinati alle numerose attività trattamentali, ma quelle degli agenti lasciano a desiderare per gli aspetti legati alla loro destinazione d'uso. Il massimo si raggiunge nei locali adibiti a palestra per lo svolgimento dell'attività fisica. La palestra dei detenuti si presenta in eccellenti condizioni, completa di numerose attrezzature e oggetti per la pesistica prodotti dalla migliore azienda sul mercato internazionale del settore. La palestra del personale di polizia penitenziaria, invece, si costituisce di un enorme e sporco locale, dove i pochissimi attrezzi presenti non sono funzionanti e da mesi sono accatastati tutti in un angolo del locale;

   ci si interroga sulle motivazioni per le quali si sia arrivati a questa situazione che presenta caratteristiche diametralmente opposte e che, a giudizio degli interroganti, non trovano giustificazione alcuna se non nella mancata considerazione di chi deve assicurare la legalità in carcere rispetto a chi deve scontare la sua pena a seguito di una sentenza di condanna per un reato che ha commesso –:

   quali iniziative intenda assumere al riguardo e se non ritenga che interventi strutturali ad hoc debbano essere programmati e realizzati in tempi brevi presso i due istituti penitenziari di Gorizia e Tolmezzo in relazione agli spazi di cui fruisce il personale di polizia penitenziaria.
(4-09697)


   TIMBRO e PALAZZOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 giugno 2021 sono state eseguite 52 misure cautelari nei confronti di funzionari e agenti di polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere, indagati con l'accusa di tortura nei confronti dei detenuti a seguito di una serie di pestaggi posti in essere il 6 aprile 2020 nel reparto Nilo dell'istituto di pena;

   il quotidiano Domani ha pubblicato sul proprio sito web i video, agli atti della magistratura, registrati dalle telecamere di sorveglianza interne al carcere dai quali si vedono chiaramente le torture e le violenze inflitte ai detenuti, violenze inaudite che spingono il gip a parlare nella sua ordinanza di una «orribile mattanza indegna di un paese civile»;

   tali episodi sembrano essere avvenuti in seguito ad una manifestazione di protesta dei detenuti volta a rivendicare il diritto di avere a disposizione presidi sanitari anti COVID-19 nel periodo di maggiore preoccupazione e diffusione della pandemia, cosiddetto primo lockdown;

   il verificarsi di episodi del genere appare palesemente in contrasto con l'esistenza dello Stato di diritto che deve tendere alla salvaguardia e al rispetto dei diritti e delle libertà di ogni essere umano;

   le immagini raccolte e i fatti così come ricostruiti, anche attraverso la lettura delle chat interne della polizia penitenziaria, lasciano emergere il verificarsi di episodi di violenza che contrastano palesemente con l'articolo 27 della nostra Costituzione che prevede che «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;

   non è tollerabile né accettabile che chi sia consegnato nelle mani dello Stato per ragioni di giustizia possa essere vittima di episodi del genere né che dentro gli istituti carcerari possano tenersi condotte che di fatto sospendono l'esistenza dello Stato di diritto –:

   quali iniziative abbia attivato o intenda attivare, per quanto di competenza, al fine di accertare le responsabilità e la catena di comando che ha portato ai fatti accaduti e se il predetto fatto fosse episodico o si fosse verificato altre volte e se la direzione e/o i funzionari della struttura detentiva fossero in qualche modo venuti a conoscenza dei fatti accaduti senza riferirne;

   quali iniziative abbia attivato o intenda attivare – anche attraverso le opportune interlocuzioni con le altre autorità competenti e il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale – per avviare ogni iniziativa utile e necessaria a verificare la sussistenza di condizioni di vivibilità nelle strutture carcerarie italiane, oltre che il rispetto dei principali diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti ad ogni essere umano.
(4-09711)


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'edizione del Quotidiano Cronache di Caserta del 29 giugno 2021, riportava, in prima pagina, la notizia delle indagini a carico di decine di agenti e graduati della polizia penitenziaria indagati per presunti gravi fatti commessi a carico di detenuti, dopo le rivolte avvenute nello scorso anno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere;

   la prima pagina del quotidiano riporta le fotografie, nomi e cognomi e ruolo delle persone degli agenti sottoposti alle indagini ed, inoltre, nelle ore successive, alcune testate giornalistiche iniziavano a diffondere i video, divenuti virali, delle presunte violenze commesse a carico dei detenuti da parte di agenti di polizia penitenziaria;

   questo episodio segue di poco la inopportuna divulgazione delle immagini della tragedia di Stresa presso Mottarone, video nel quale sono ripresi gli ultimi istanti di vita delle vittime della caduta della omonima funivia –:

   se e di quali informazioni sia in possesso il Ministro interrogato circa i fatti segnalati;

   se e quali iniziative di competenza, anche normative intenda assumere per evitare il rischio di una spettacolarizzazione delle attività di indagine.
(4-09713)


   TRANO, SAPIA, CORDA, SPESSOTTO, CABRAS, LEDA VOLPI e GIULIODORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che, dopo la scarcerazione del boss Giovanni Brusca il 1° giugno 2021, nel carcere di Opera, la polizia penitenziaria ha ascoltato Gregorio Bellocco, esponente di primo piano della 'ndrangheta ed ex capo della cosca di Rosarno, dire a un altro detenuto: «Anche il giudice Di Matteo lo ammazzano. Gli hanno già dato la sentenza»; nelle inchieste e nei processi sulle stragi di mafia, molti sono già gli elementi di contatto emersi tra la criminalità organizzata siciliana e quella calabrese;

   le parole del boss Bellocco sono particolarmente inquietanti, dirette a un magistrato da sempre in prima linea contro Cosa Nostra, già oggetto di pesanti minacce e attuale membro del Consiglio superiore della magistratura; la stessa Associazione nazionale magistrati ha espresso forte preoccupazione e ha lanciato l'allarme su una serie di movimenti particolari nelle carceri;

   su tale vicenda il Governo non ha speso neppure una parola e, come è tristemente noto, quando alle mafie si lascia intendere che un uomo dello Stato è solo quell'uomo diventa un bersaglio più facile –:

   se siano state predisposte delle misure supplementari per garantire l'incolumità del dottor Di Matteo ed eventualmente quali siano;

   se siano in corso approfondimenti, per quanto di competenza, su quanto affermato dal boss Bellocco;

   quali iniziative si stiano portando avanti per evitare che dalle carceri vengano inviati messaggi pericolosi all'esterno;

   quali ragioni abbiano portato il Governo a non esprimere neppure solidarietà al dottor Di Matteo.
(4-09714)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 28 giugno 2021 sulla A14, all'altezza di Grottammare, in prossimità di uno dei tanti cantieri disseminati su questo tratto autostradale, si è verificato un tragico incidente stradale che ha causato 2 vittime e un ferito;

   come conseguenza dell'incidente, nel tratto dell'autostrada Adriatica si è sviluppata una coda di 14 chilometri che ha costretto migliaia di persone sotto il sole per ore;

   code e rallentamenti si sono registrati sull'A14 fino a Pescara per i vari cantieri aperti;

   sul tema dei cantieri dell'A14 e delle ripercussioni negative sulla viabilità e sull'inquinamento l'interrogante ha già presentato in passato diversi atti di sindacato ispettivo, ma la situazione continua a restare grave –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare per una più incisiva azione volta a garantire la sicurezza della viabilità e la fruibilità del tratto autostradale citato in premessa, da anni interessato da cantieri e lavori.
(5-06354)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Trasversale di Pianura è una strada provinciale che attraversa la pianura a Nord di Bologna;

   l'ultimo rilevante intervento strutturale effettuato sulla strada risale al 2017 con la realizzazione del tratto Granarolo-Budrio, mentre a tutt'oggi, nonostante siano passati 40 anni dall'avvio dei lavori, non è ancora stato ultimato il tratto tra Budrio a Villa Fontana (Via Olmo), di circa 5 chilometri;

   da anni la scarsa ed inefficiente manutenzione della strada provinciale è causa di innumerevoli problematiche sia per quanto riguarda la viabilità che la sicurezza;

   anche in questi giorni, come riportato anche dai quotidiani locali, si sono formate code interminabili, creando gravissimo disagio agli automobilisti e agli autotrasportatori costretti a lunghe attese per percorre un breve tragitto, nel tratto stradale compreso fra Budrio e Medicina a causa dei due impianti semaforici presenti nel raggio di appena un chilometro: uno installato per regolare il passaggio dei mezzi su un ponte da tempo fortemente ammalorato, l'altro per via di un recente incidente stradale che ha causato il temporaneo restringimento della carreggiata;

   dal 7 aprile 2021 la gestione della strada (ex SP3/II, ora NSA 606), è passata dalla città metropolitana di Bologna ad Anas che, interpellata sulla questione, avrebbe garantito la risoluzione in tempi brevi del problema una volta ottenuta la perizia dell'ingegnere strutturista incaricato di esaminare le criticità riscontrate in vari punti del tratto stradale prima di procedere al ripristino della strada e alla rimozione dell'impianto semaforico per il senso unico alternato;

   da quanto pubblicato sul sito del comune di Medicina Anas avrebbe già stanziato circa 8,7 milioni di fondi per i lavori di messa in sicurezza dei tre ponti che attraversano i torrenti Gaiana, Fossatone e Quaderna che da tempo necessitano di importanti interventi strutturali –:

   se sia a conoscenza delle problematiche sopra evidenziate e se intenda adottare iniziative di competenza al fine di verificare che Anas provveda urgentemente al completamento della Trasversale di Pianura, atteso da oltre 40 anni, e realizzi in tempi rapidi i lavori necessari al ripristino del tratto stradale compreso tra Budrio e Medicina, al fine di garantire adeguati servizi ed una doverosa sicurezza agli utenti.
(4-09688)


   MANTOVANI, GALANTINO, SILVESTRONI, VINCI e CIABURRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   lo sviluppo del concetto di «integrazione» nel settore logistico ferroviario delle merci è in linea con l'attuale approccio ai temi della mobilità sostenibile dell'Europa che fissa come obiettivo modale per il settore ferroviario il 30 per cento del mercato totale del trasporto merci entro il 2030;

   nel dicembre 2020 la Commissione europea ha adottato la «Sustainable and Smart Mobility Strategy», che delinea il percorso verso una mobilità più sostenibile, intelligente e resiliente. Questa strategia include obiettivi ambiziosi che coinvolgono le ferrovie, tra cui quello di raddoppiare il trasporto merci su rotaia;

   il decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti prevede al suo interno disposizioni specifiche per il sostegno del settore ferroviario sia esso merci che passeggeri;

   il citato provvedimento prevede all'articolo 1, comma 2, lettera c), numero 4, il rinnovo del materiale rotabile e infrastrutture per il trasporto ferroviario delle merci: 60 milioni di euro per l'anno 2021, 50 milioni di euro per l'anno 2022, 40 milioni di euro per l'anno 2023, 30 milioni di euro per l'anno 2024 e 20 milioni di euro per l'anno 2025;

   lo sviluppo del concetto di «integrazione» nel settore logistico ferroviario delle merci è in linea con l'attuale approccio ai temi della mobilità sostenibile dell'Europa che fissa come obiettivo modale per il settore ferroviario il 30 per cento del mercato totale del trasporto merci entro il 2030;

   quello del trasporto merci su rotaia è un settore cosiddetto capital intensive che sottopone gli operatori del settore a oneri ingenti e di lunga ammortizzazione a causa dei costi elevati del materiale di trazione e dei carri adibiti al trasporto merci;

   la domanda di trasporto merci su rotaia impone alle aziende del settore, in particolar modo se di recente fondazione e quindi patrimonialmente più fragili, di modulare la propria offerta in base alla domanda avvalendosi di aziende che si occupano di noleggiare il materiale rotabile, al fine di rispondere alle esigenze commerciali senza incidere sul patrimonio con immobilizzazioni insostenibili;

   il noleggio di locomotive di manovra e di linea nonché di carri merci per un determinato lasso di tempo rappresenta una risorsa per le aziende del comparto, le quali possono quindi rendere sostenibili i costi d'avvio –:

   se intenda adottare iniziative volte a chiarire se la disposizione citata in premessa includa, nel suo ambito di applicazione, anche le aziende che si occupano di noleggio carri e locomotori e che non svolgono servizio di trasporto merci come attività principale.
(4-09701)


   FASSINA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2021 riprenderanno le esecuzioni degli sfratti relativamente alle sentenze per morosità precedenti al 29 febbraio 2020; dal 1° ottobre 2021 riprenderanno le azioni di rilascio relative alle sentenze emesse per morosità tra il 1° marzo 2020 e il 30 settembre 2020, mentre le azioni di rilascio per le sentenze per morosità emesse tra il 1° ottobre 2020 e il 30 giugno 2021, andranno in esecuzione dal 1° gennaio 2022;

   secondo dati forniti dall'Unione Inquilini e da altri sindacati dal 1° luglio saranno circa 80.000 le sentenze che andranno in esecuzione; a Roma il prefetto ha dichiarato che dal 1° luglio saranno 4500 gli sfratti che andranno in esecuzione;

   la ripresa delle esecuzioni degli sfratti avviene senza che negli ultimi 16 mesi si siano adottate misure in grado di affrontare lo «tsunami sociale» della ripresa degli sfratti, in un contesto di rapporti tra inquilini e proprietari incancrenito dal fatto che in tutto il 2020, nonostante lo stanziamento di centinaia di miliardi di euro in ristori, nulla è stato destinato in termini di ristori per proprietari con immobili soggetti a proroga;

   i comuni non sono in grado di affrontare la ripresa degli sfratti in quanto non hanno nella loro disponibilità un numero sufficiente di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, unica possibilità per garantire il passaggio da casa a casa alle famiglie con sfratto;

   è da segnalare come le risorse stanziate nel corso del 2020 destinate ai fondi contributo affitto e morosità incolpevole in larga parte non sono state utilizzate addirittura i complessivi 260 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio per 2021 ad oggi non sono neanche stati ripartiti alle regioni;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, nonostante la necessità di realizzare quella che è a tutti gli effetti una infrastruttura sociale strategica quale è l'edilizia residenziale pubblica a canone sociale, tenuto conto in particolare delle 650.000 famiglie nelle graduatorie comunali, non si riscontra alcun intervento in questa direzione, né i programmi di efficientamento energetico e di social housing possono essere scambiati per un aumento della dotazione di case popolari –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, anche con il coinvolgimento delle regioni, dell'Anci e delle organizzazioni sindacali degli inquilini, per aumentare ulteriormente la disponibilità di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale e garantire il passaggio da casa a casa per sfrattati e il diritto ad una casa popolare alle famiglie nelle graduatorie.
(4-09707)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nonostante il consiglio comunale di Massa fosse stato convocato il 30 giugno 2021 in presenza dopo circa 15 mesi di sedute effettuate da remoto, nei giorni scorsi è sopraggiunta la nuova comunicazione del presidente del consiglio comunale Stefano Benedetti che ha annunciato che la riunione «si svolgerà ancora in modalità online, per sopraggiunti problemi di sicurezza»;

   è inoltre emerso che si terranno sedute online del consiglio comunale di Massa almeno per tutto il mese di luglio 2021;

   secondo quanto riporta la stampa, lo stesso presidente del consiglio comunale avrebbe giustificato tale passo indietro con segnalazione «da parte dei tecnici venuti da Roma a sistemare i condizionatori»;

   è dal 2 aprile 2020 che le modalità di svolgimento delle sedute del consiglio comunale e delle sedute consiliari viene effettuata in teleconferenza a seguito dell'emergenza Covid;

   Massa è oggi forse l'unico capoluogo di provincia in cui attualmente le sedute consiliari non vengono tenute in presenza, nonostante tutta Italia sia in zona bianca e sussistano ovunque protocolli efficaci di sicurezza per consentire tali incontri in presenza;

   da tempo i gruppi consiliari di minoranza criticano tale modalità, indicando alcune criticità relative allo svolgimento online delle sedute e sottolineando come siano presenti spazi all'interno dell'amministrazione pubblica capaci, qualora fossero allestiti, di consentire le sedute del consiglio comunale in presenza;

   i consiglieri comunali di minoranza hanno già inviato lettere al prefetto di Massa, in cui denunciano come le attuali assise svolte a distanza presentino evidenti criticità tecniche e di connessione che impediscono agli eletti di esercitare pienamente le loro funzioni. In particolare denunciando come «le modalità di svolgimento delle votazioni presentino seri dubbi di legittimità, in quanto il programma scelto dalla presidenza del Consiglio non permette il voto telematico, ma obbliga il segretario generale ad effettuare ogni volta una votazione a chiamata nominale con frequenti problematiche nei collegamenti dei singoli consiglieri che rendono, appunto, dubbi e passibili di impugnazione gli esiti dei diversi scrutini»;

   su questo tema era già stata presentata una interrogazione a risposta in Commissione (n. 5-04537) nel mese di agosto 2020 a cui non è pervenuta ancora alcuna risposta. Le motivazioni comprovate riportate 11 mesi fa assumono oggi maggiore rilevanza in relazione alla diminuzione di contagi dovuti soprattutto all'attuazione del piano vaccinale ed alla definizione dei nuovi protocolli in vigore maggiormente efficaci –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario assumere iniziative urgenti di competenza, in specie di carattere normativo, al fine di favorire il ritorno a modalità ordinarie di svolgimento delle sedute dei consigli comunali, in maniera tale da permettere agli eletti, ed in particolare delle forze politiche di minoranza, di esercitare pienamente le loro funzioni.
(5-06353)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a fine marzo 2021 si è appreso dalla stampa sarda che in un centro per richiedenti asilo presente nel comune di Villanovaforru fin dal 2015, una donna avrebbe tentato il suicidio, buttandosi dal primo piano della palazzina ove il medesimo centro avrebbe la sede e che tale tentativo risulterebbe l'ultimo di una cospicua serie;

   in tale occasione, un carabiniere della stazione di Lunamatrona, intervenuto prontamente per salvarla, avrebbe riportato alcune contusioni;

   il direttore del Centro, nella medesima occasione, ha raccontato di alcuni, strani comportamenti avuti dalla persona, la quale era peraltro libera di spostarsi, al punto da viaggiare quotidianamente dal comune di Villanovaforru fino a Cagliari, per una distanza di circa 60 chilometri;

   le suindicate affermazioni destano particolare preoccupazione, anche perché appaiono connesse ad un'altra seria problematica, pure più volte denunciata, vale a dire il coinvolgimento delle donne immigrate, costrette a partecipare a traffici illeciti e criminali, quali riti vodoo, prostituzione e traffico di droga;

   già in passato, sempre a Villanovaforru, sono stati registrati seri momenti di tensione tra gli ospiti e i richiedenti asilo e nella giornata del 1° luglio 2021, un 31enne di nazionalità tunisina, ospite del centro, richiedente protezione internazionale, è stato trovato in possesso di quantitativi di marijuana, mentre un 24enne del Mali, anch'egli ospite della stessa struttura, è andato in escandescenze per non meglio precisati motivi, tanto che due pattuglie dei carabinieri della compagnia di Sanluri lo hanno dovuto tenere sotto custodia, sino a quando, stamattina, il sindaco del comune non ha disposto un trattamento sanitario obbligatorio nei suoi confronti;

   nonostante la meritevole azione dei carabinieri di Sanluri e Lunamatrona, intervenuti prontamente in tutte le occasioni – e grazie ai quali è stata salvata la vita della giovane donna, per cui sarebbe anche auspicabile un riconoscimento tangibile – appare necessario l'avvio di seri controlli sulle condizioni dei centri in esame, compreso quello di Villanovaforru –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda assumere per avviare un serio programma di controllo sulle condizioni dei centri che ospitano immigrati, in particolare in quello di Villanovaforru, al fine di verificare le condizioni di sicurezza dei medesimi centri, nonché impedire e/o far cessare eventuali infiltrazioni della criminalità.
(4-09704)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi un giornalista di Verona è stato oggetto di un raid vandalico, con la propria autovettura imbrattata e coperta poi di spazzatura;

   la vittima, Andrea Tornago è un giornalista che in questi anni ha firmato diversi reportage, scomodi e coraggiosi, sui movimenti neofascisti locali;

   recentemente, inoltre, ha condotto un'inchiesta su vicende che coinvolgono anche il sindaco della città veneta, il quale ha definito il lavoro del giornalista «spazzatura giornalistica»;

   Andrea Tornago, da anni collaboratore dell'Espresso, è l'ennesimo giornalista che viene minacciato nel nostro Paese perché colpevole di svolgere il proprio lavoro con serietà, professionalità e schiena dritta;

   la macchina era parcheggiata in una via secondaria della città, con pochissimo traffico, frequentata solo da chi ci abita, vicino alla casa dove il giornalista vive con la famiglia e, tra una lunga fila di vetture, l'ignoto vandalo ha preso di mira solo l'auto di Tornago;

   Tornago era appena tornato a Verona dopo alcuni giorni di trasferta per lavoro, ha parcheggiato l'auto attorno alle 22 e ha scoperto l'accaduto il mattino dopo;

   tali circostanze lasciano intendere che si sia trattato proprio di un'azione mirata e punitiva e probabilmente riconducibile alla sua attività di giornalista;

   la libertà di stampa e di espressione, il libero esercizio del diritto di cronaca e di inchiesta, sono valori fondamentali, tutelati dalla legge e che è necessario difendere da intimidazioni, minacce e ritorsioni;

   alla luce di quanto accaduto, pur nell'assenza di qualsiasi riscontro oggettivo, le parole del sindaco pronunciate in consiglio comunale contro i giornalisti risultano ancora più irresponsabili, perché vi è sempre il rischio che si trovino emulatori disposti a passare dalle parole ai fatti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire maggior tutela e «agibilità» professionale e culturale a tutti quei cronisti italiani che coraggiosamente, da anni, conducono inchieste giornalistiche sui movimenti neofascisti ritenuti evidentemente scomodi da alcuni, per consentire loro di lavorare senza dover subire alcuna forma di pressione, minaccia, intimidazione o insulto;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche attraverso precise indicazioni alle prefetture, per monitorare attentamente situazioni che comportino rischi per l'incolumità personale e per l'ordine pubblico come quelle esposte in premessa;

   se il Ministro sia a conoscenza di eventuali iniziative assunte dalla prefettura e/o dalla questura di Verona al fine di prevenire il ripetersi di episodi simili a danno del giornalista citato in premessa.
(4-09708)


   FASSINA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° luglio 2021 sono riprese (o riprenderanno) le esecuzioni degli sfratti relativamente alle sentenze per morosità precedenti al 29 febbraio 2020; dal 1° ottobre 2021 riprenderanno le azioni di rilascio relative alle sentenze emesse per morosità tra il 1° marzo 2020 e il 30 settembre 2020, mentre le azioni di rilascio per le sentenze per morosità emesse tra il 1° ottobre 2020 e il 30 giugno 2021, andranno in esecuzione dal 1° gennaio 2022;

   secondo dati forniti dall'Unione inquilini e da altri sindacati dal 1° luglio saranno circa 80.000 le sentenze che andranno in esecuzione; a Roma il prefetto ha dichiarato che dal 1° luglio saranno 4.500 gli sfratti che andranno in esecuzione;

   la ripresa delle esecuzioni degli sfratti avviene senza che negli ultimi 16 mesi si siano adottate misure in grado di affrontare lo «tsunami sociale» della ripresa degli sfratti, in un contesto di rapporti tra inquilini e proprietari incancrenito dal fatto che in tutto il 2020, nonostante lo stanziamento di centinaia di miliardi di euro in ristori, nulla è stato destinato in termini di ristori per proprietari con immobili soggetti a proroga;

   i comuni non sono in grado di affrontare la ripresa degli sfratti, in quanto non hanno nella loro disponibilità un numero sufficiente di alloggi di edilizia residenziale pubblica a canone sociale, unica possibilità per garantire il passaggio da casa a casa alle famiglie con sfratto;

   è da segnalare come le risorse stanziate nel corso del 2020, destinate ai fondi contributo affitto e morosità incolpevole, in larga parte non sono state utilizzate e addirittura i complessivi 260 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio per 2021 ad oggi non sono neanche stati ripartiti alle regioni;

   a livello locale, le prefetture saranno chiamate a gestire una situazione difficile vista la mole di richieste di uso della forza pubblica che si riverserà sui commissariati ed è del tutto evidente la necessità di evitare che la ripresa delle azioni di rilascio diventi una questione di ordine pubblico; è necessario, quindi, prevedere l'attivazione presso le prefetture di percorsi di gradualità per le esecuzioni degli sfratti –:

   quali iniziative si intendano assumere per evitare situazioni di inutile e grave tensione sociale e, in tale contesto, se non si ritenga necessario fornire indicazioni alle prefetture affinché vengano attivati, tavoli di crisi per sostenere percorsi di gradualità nel rilascio degli immobili già previsti dalla normativa vigente e individuati o da individuare in specifici protocolli.
(4-09709)


   SPENA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 5 maggio 2021 i carabinieri di Novellara si sono recati nei pressi dell'abitazione della famiglia Abbas, originaria del Pakistan, ma residente nel comune reggiano in via Colombo, con un mandato di perquisizione, a seguito di una denuncia presentata il 22 aprile 2021 da Saman Abbas contro i suoi genitori, accusati di non volerle restituire i documenti rimasti in casa dopo il suo allontanamento in una struttura protetta disposto nel novembre del 2020; i militari sono stati accolti in casa dallo zio e dal fratello di Saman, che hanno riferito dell'assenza dei genitori della ragazza, ritornati in Pakistan, ed hanno testimoniato di aver visto la suddetta per l'ultima volta il 30 aprile 2021, prima che andasse via – secondo due versioni contrastanti – o alle ore 17 o alle ore 22; mentre continuavano le ricerche della ragazza, è emerso un video registrato il 29 aprile 2021 dalle telecamere di sicurezza adiacenti al magazzino dell'azienda agricola dove lavorava la famiglia Abbas, nel quale si vedevano tre uomini – lo zio e i cugini di Saman – recarsi nei campi con due vanghe, un piede di porco e un secchio con un sacco di plastica e ritornarvi dopo un paio di ore;

   la procura di Reggio Emilia ha cambiato il fascicolo d'indagine dal sequestro di persona a omicidio con occultamento di cadavere, iscrivendo nel registro degli indagati i genitori, lo zio e due cugini di Saman; Saman Abbas, all'epoca minorenne, dopo aver chiesto aiuto ai servizi sociali di Novellara, aveva denunciato nel novembre 2020 i genitori con l'accusa di volerla costringere a sposare un suo cugino in Pakistan e di averle impedito di frequentare le scuole superiori, facendo così scattare un provvedimento urgente di allontanamento dalla casa di famiglia su disposizione del tribunale dei minori competente;

   dopo l'intervento dell'area minori dei servizi sociali locali, la giovane era stata trasferita in una comunità educativa protetta della provincia di Bologna, dove era rimasta fino al compimento dei diciotto anni di età, salvo poi allontanarsi in quattro occasioni e definitivamente l'11 aprile 2021 per far ritorno nella casa di famiglia con l'intenzione di riprendere i documenti rimasti in possesso dei genitori;

   il 22 aprile 2021, Saman si è rivolta di nuovo ai carabinieri per denunciare i genitori per sottrazione di documenti ma, in quell'occasione, sembrerebbe aver rifiutato di tornare in comunità, sebbene da articoli di stampa, pubblicati il 1° giugno 2021, su Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno, si legga che un maresciallo della stazione di Novellara «percepisce il pericolo e la convince: entrerà in un nuovo progetto di protezione»; secondo alcuni documenti, riportati dal quotidiano La Repubblica, nell'edizione del 9 giugno 2021, si sostiene che i servizi sociali abbiano «da subito e ripetutamente spiegato alla ragazza i rischi legati alla sua condizione e quelli che poteva correre allontanandosi volontariamente senza comunicazioni e senza accordo con i referenti socio-assistenziali»;

   alle ore 23.30 del 30 aprile 2021, Saman ha inviato un messaggio audio dal telefono della madre, dicendo poi al suo fidanzato – che lo ha poi riferito agli inquirenti – di recarsi dai carabinieri se non avesse avuto notizie della ragazza entro 48 ore, cosa che poi il destinatario dell'allarme non farà –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non si ritenga doveroso adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione ad eventuali omissioni o negligenze da parte delle autorità coinvolte nella vicenda;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative normative per rafforzare le modalità di tutela dei soggetti denuncianti – specie se minorenni – reati di costrizione o induzione al matrimonio ai danni della propria persona;

   se risponda a verità che, come riportato dagli articoli di stampa citati in premessa, Saman Abbas avesse dato, in data 22 aprile 2021, il suo assenso ad entrare in un nuovo progetto di protezione, a seguito di un'ulteriore denuncia formalizzata per sottrazione di documenti a carico dei suoi genitori.
(4-09715)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da diversi articoli di stampa si apprende che anche il prossimo anno scolastico le scuole riapriranno senza che sia stato affrontato e risolto l'annoso problema delle «classi pollaio», ovvero di classi composte da 25 ad oltre 30 alunni, nate a seguito dei tagli all'istruzione pubblica effettuati dall'allora Ministra Gelmini e non ancora abolite;

   a parere dell'interrogante le «classi pollaio» sono un espediente antididattico e antieducativo ed è indispensabile intervenire su una consistente diminuzione del numero degli alunni per classe se si vuol rendere proficua l'attività didattica, aumentando gli organici e gli spazi dove svolgere le lezioni;

   un minor numero di alunni per classe consentirebbe all'insegnante di ottenere un apprendimento cooperativo e una migliore gestione delle carenze degli studenti e delle studentesse e di lavorare meglio per l'innalzamento dei livelli di formazione;

   nonostante i ripetuti appelli del Ministro interrogato contro le «classi pollaio», il timore dell'interrogante è che senza precise indicazioni, gli uffici scolastici regionali possano continuare a prevedere classi da 25 ad oltre 30 alunni;

   appare quindi necessario all'interrogante che il Ministro interrogato predisponga una nota da inviare ai dirigenti degli uffici scolastici regionali, per chiarire l'importanza di giungere alla formazione di classi con un numero di alunni decisamente inferiore rispetto ai 25-30 per classe e, contestualmente, si provveda ad assumere un maggior numero di insegnanti, per garantire, il prossimo settembre, una ripartenza dell'anno scolastico in condizioni migliori;

   a parere dell'interrogante l'adozione di tali misure rappresentano un'urgenza assoluta per migliorare il nostro sistema scolastico e formativo, a prescindere dal persistere della pandemia da Covid-19 che purtroppo non è ancora terminata e che occorrerà saper affrontare al meglio, provando a superare tutti i limiti organizzativi e logistici riscontrati durante l'anno scolastico appena concluso –:

   se il Ministro interrogato non intenda, alla luce di quanto esposto in premessa, adottare le iniziative di competenza, nelle forme e con i mezzi che riterrà più opportuni affinché i direttori degli uffici scolastici regionali si attivino per giungere alla formazione di classi con un numero contenuto di alunni, così da evitare la composizione di «classi pollaio»;

   quali ulteriori iniziative intenda assumere al fine di aumentare gli organici degli insegnanti a disposizione in vista dell'avvio del prossimo anno scolastico.
(4-09686)


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 567 del 1996, come successivamente modificato e integrato, reca il regolamento che disciplina le iniziative complementari e le attività integrative nelle istituzioni scolastiche come previste dalla direttiva n. 133 del 3 aprile 1996 del Ministro della pubblica istruzione, in risposta alla domanda degli studenti di un loro più incisivo protagonismo nella vita scolastica;

   nascono così le consulte provinciali degli studenti, organismi istituzionali su base provinciale, composti da due studenti per ogni istituto secondario superiore della provincia, eletti direttamente dai loro compagni di scuola, con l'obiettivo di assicurare il più ampio confronto fra gli studenti di tutte le scuole superiori, ottimizzare ed integrare in rete le attività extracurricolari, formulare proposte che superino la dimensione del singolo istituto, stipulare accordi con gli enti locali, la regione, le associazioni e le organizzazioni del mondo del lavoro, formulare proposte ed esprimere pareri agli ambiti territoriali, agli enti locali competenti e agli organi collegiali territoriali;

   le consulte danno vita a momenti di coordinamento e rappresentanza a livello regionale le cui istanze si concretizzano e si realizzano all'interno di un momento di coordinamento e di rappresentanza a livello nazionale, attraverso il consiglio nazionale, dove hanno l'opportunità di scambiarsi informazioni, ideare progetti integrati, discutere dei problemi comuni e confrontarsi con il Ministero dell'istruzione formulando pareri e proposte;

   la scuola, dall'inizio dell'emergenza pandemica a marzo 2020 ad oggi, ha subito limitazioni fortissime e ha dovuto, suo malgrado, sperimentare una rivoluzione con l'introduzione della didattica a distanza e della presenza a scuola degli studenti parcellizzata e proprio in una circostanza così complessa il ruolo delle consulte provinciali degli studenti doveva essere valorizzato al fine ultimo di restituire agli studenti la necessaria centralità in delicati processi decisionali che li coinvolgono;

   si apprende, dalla stampa che purtroppo la Consulta provinciale di Brescia, coordinata dalla professoressa Antonella Greco su nomina dell'ufficio scolastico territoriale, si è riunita soltanto 3 volte negli ultimi 18 mesi e ha promosso un unico evento fortemente voluto dalla docente durante il quale la stessa avrebbe preso la parola per appoggiare un candidato alla presidenza della consulta più vicino alle proprie convinzioni politiche. Del resto, la docente, ha anche partecipato ad incontri pubblici della sezione giovanile di un partito politico non celando una determinata appartenenza politica;

   l'immobilismo della consulta, a fronte della necessità degli studenti di avere un momento di scambio in un momento così delicato, e il clima di tensione che si genera nelle poche occasioni di incontro dei delegati hanno spinto alcuni ragazzi a scrivere una lettera al Ministro interrogato per vedere garantita piena funzionalità all'organo e un confronto democratico –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la piena funzionalità della consulta provinciale bresciana;

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere per assicurare un confronto democratico e apartitico all'interno delle consulte studentesche.
(4-09705)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO e BALDINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   all'interno della sfera dei diritti delle persone con disabilità vi è anche il concetto di collocamento dei disabili, in base al quale hanno diritto al collocamento mirato tutte le persone con disabilità che abbiano una percentuale di invalidità uguale o superiore al 46 per cento;

   è fatto obbligo di assunzione di persone con disabilità per i datori pubblici e privati che abbiano alle proprie dipendenze un minimo di 15 persone, secondo le modalità indicate dalla legge n. 68 del 1999 e dal decreto legislativo n. 469 del 1997;

   la situazione attuale dovuta alla pandemia da COVID-19 ha visto una sospensione delle assunzioni delle persone facenti parte delle categorie protette;

   il decreto-legge n. 52 del 2021 prevedeva lo «stato di emergenza» fino al 31 luglio 2021 e l'obbligo di assunzione delle persone con disabilità risulta sospeso, come da circolare del Ministero del lavoro e delle politiche sociali n. 19 del 21 dicembre 2020, «per tutta la durata degli interventi di integrazione salariale per emergenza COVID-19, in proporzione all'attività lavorativa effettivamente sospesa e al numero delle ore integrate per il singolo ambito provinciale sul quale insiste l'unità produttiva interessata in caso di Cig straordinaria e in deroga o alla quantità di orario ridotto in proporzione. L'obbligo a carico del datore di lavoro di presentare la richiesta di avviamento ai servizi per collocamento mirato territorialmente competenti, si ritiene ripristinato al venir meno della situazione di crisi assistita dagli strumenti integrativi dettati per l'emergenza COVID-19» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative al fine di riprendere quanto prima l'assunzione delle persone con disabilità, pur garantendo la Cassa integrazione guadagni (Cig).
(3-02376)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRASSINETTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali gestisce il «Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro», istituito nel 2007 con la legge n. 296 del 2006 (finanziaria 2007), con lo scopo di fornire un tempestivo supporto ai familiari dei lavoratori, assicurati e non, vittime di gravi infortuni;

   le prestazioni vengono erogate esclusivamente per infortuni avvenuti successivamente al 1° gennaio 2007 e che abbiano comportato il decesso del lavoratore. Le risorse destinate dal Ministero a questo fondo vengono erogate ai soggetti beneficiari in forma di sussidio una tantum e aggiuntivo della somma erogata dall'Inail, come rendita ai superstiti, già prevista dal decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965;

   la prestazione a carico del Fondo è, come detto, «una tantum» e l'importo è determinato dal numero dei componenti del nucleo superstite, dalle risorse disponibili del Fondo e dall'andamento del fenomeno infortunistico;

   l'importo è fissato annualmente, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sulla base delle stime redatte dalla «Consulenza statistico-attuariale dell'Inail», elaborate tenendo conto delle serie storiche, nonché dello stanziamento attribuito dalla legge di bilancio per ciascun esercizio finanziario;

   l'importo per gli anni 2010, 2011, 2012, 2013, 2014, 2015, 2016, 2017 e 2018 è stato fissato con la legge n. 296 del 2006, l'importo per l'anno 2019 è stato fissato con decreto ministeriale n. 51 del 15 maggio 2019 e l'importo per l'anno 2020 è stato fissato con decreto ministeriale n. 65 dell'11 giugno 2020;

   ad oggi gli importi per l'anno 2021 non sono ancora noti –:

   quale sia la tempistica per l'adozione del decreto ministeriale che fissa gli importi per l'anno 2021;

   quali siano le motivazioni che hanno causato il ritardo nella definizione degli importi e nel rispetto della normativa relativamente al rifinanziamento del «Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro», il cui principale e fondamentale scopo è di fornire un tempestivo supporto ai familiari dei lavoratori, assicurati e non, vittime di gravi infortuni.
(5-06349)


   CAFFARATTO, CAPARVI, GIACCONE, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, PAROLO e SNIDER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Caffarel fa parte della storia imprenditoriale del Piemonte ed è nota, soprattutto, perché nel suo primo laboratorio è nato il gianduiotto, un cioccolatino a forma di barca rovesciata conosciuto e apprezzato in Italia ed esportato in molti Paesi del mondo;

   è un'azienda importante anche per altri motivi: si trova a Luserna San Giovanni, un comune di settemila abitanti nella val Pellice, una delle tre valli valdesi, a un'ora di auto da Torino, e con i suoi 328 dipendenti è una delle più grandi della zona. La maggioranza delle persone che lavorano nei reparti è rappresentata da donne, di cui molte con più di 40 anni e con una notevole esperienza, essenziale per mantenere l'elevata qualità dei prodotti;

   nel 1998 Caffarel è stata comprata dalla multinazionale Lindt & Sprüngli, che grazie all'azienda piemontese ha acquisito nuove competenze nell'utilizzo della nocciola per la preparazione di alcuni dei suoi cioccolatini. Negli ultimi dieci anni la situazione economica di Caffarel è sempre stata precaria: le perdite sono aumentate costantemente, sempre ripianate dal gruppo Lindt;

   nel 2020, gli effetti dell'epidemia hanno causato un significativo peggioramento dei conti: secondo il report annuale diffuso da Lindt, in Italia le vendite sono calate del 24,3 per cento per effetto delle misure restrittive. Questo calo generale delle vendite dell'intero gruppo ha interessato in modo particolare i prodotti Caffarel, che per scelta di mercato propone i suoi cioccolatini soprattutto ai bar, chiusi per molti mesi nel 2020. Inoltre, il lockdown introdotto in primavera e le chiusure nel periodo del Natale hanno compromesso le campagne di vendita durante le festività che sono i periodi più redditizi dell'anno;

   si apprende dalla stampa che l'azienda ha annunciato 90 esuberi su 328 dipendenti e un anno di cassa integrazione straordinaria per tutti i lavoratori, a rotazione;

   il 1° giugno nella sede dell'Unione industriale di Torino si è tenuto il primo incontro tra i rappresentanti dell'azienda e i sindacati, che hanno chiesto all'azienda di escludere il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e di provare a gestire la crisi con un contratto di solidarietà per avviare un piano di riqualificazione professionale;

   nell'incontro che si è tenuto venerdì 25 giugno 2021, al termine di una trattativa, è stato trovato un accordo che prevede un anno di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale: coinvolgerà tutti i dipendenti a rotazione;

   le conseguenze di un numero così alto di esuberi sarebbero pesanti per i lavoratori e anche per l'economia del territorio –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare in merito a quanto esposto in premessa al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e scongiurare i licenziamenti.
(5-06352)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO e DEL SESTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia il numero di infortuni sul luogo di lavoro, in particolare di quelli che hanno esiti mortali, è inaccettabilmente alto; nell'ultimo quadrimestre del 2021, i morti sono aumentati, lo dice il bilancio dell'Inail tra gennaio e aprile di quest'anno: le denunce di infortunio sono state 171.870 (-0,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2020), 306 delle quali però con esito mortale (+9,3 per cento) tenuto conto che gli open data pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, ma i numeri dicono che sono in aumento anche le patologie di origine professionale, 18.629 (+26,1 per cento); inoltre, la ripresa delle attività economiche potrà comportare una ulteriore recrudescenza degli infortuni;

   il lavoro è un diritto che guarda alla persona, una consapevolezza che rende ancora più crudele la morte di chi cade vittima svolgendo un compito che viene affidato nell'ambito lavorativo; durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19, i lavoratori hanno messo a repentaglio la loro vita affinché i servizi essenziali non venissero meno, e molti hanno contratto il virus, fino alle estreme conseguenze; ora la ripresa più intensa delle attività economiche e produttive, rimette in evidenza una situazione di infortuni e morti sul lavoro, purtroppo ripetuta;

   oltre ai dati pubblicati dall'Inail, è necessario considerare anche i numerosi infortuni che non emergono, poiché coinvolgono quei lavoratori impiegati in nero, con rapporti di lavoro irregolari e dunque invisibili; il tema della sicurezza non può più essere disgiunto da quello della regolare costituzione dei rapporti di lavoro, che rappresenta la precondizione necessaria di un lavoro;

   grazie al costante recepimento di strumenti europei ed internazionali, è stato costruito negli anni, un quadro normativo avanzato e completo per rendere sicuri e salubri gli ambienti di lavoro; tuttavia, un assetto normativo, per quanto evoluto, da solo non basta, poiché, a parere dell'interrogante, la gravità dell'aumento di infortuni e morti sul lavoro, necessita di azioni mirate e tempestive e i primi interventi del Governo sono andati in questa direzione, poiché l'articolo 50 del decreto-legge n. 73 del 2021, ha infatti previsto la possibilità per le regioni e le province autonome, di reclutare personale medico e tecnici della prevenzione per potenziare le attività di verifica per la sicurezza dei luoghi di lavoro;

   occorre garantire il potenziamento delle politiche pubbliche, con particolare attenzione al rafforzamento delle competenze professionali delle strutture del Servizio sanitario nazionale e quelle dell'Ispettorato nazionale del lavoro, competenze diverse tra loro ma che assolvono alle attività ispettive, in quanto la sicurezza, la salute, la regolarità dei rapporti di lavoro sono temi strettamente legati;

   il problema delle morti bianche esiste in tutto il mondo e ovunque si sta cercando di affrontarlo anche attraverso l'innovazione tecnologica; in Italia, i dati dimostrano che i risultati non sono ancora soddisfacenti e pertanto sarà necessario intervenire sia sul potenziamento delle attività di controllo in materia di vigilanza, sia sul rafforzamento delle politiche innovative di prevenzione e formazione, affinché si possa progressivamente diminuire il numero di incidenti ed evitare il drammatico ripetersi di episodi mortali sui luoghi di lavoro –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative di competenza al fine di potenziare le misure e gli investimenti in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali non ritenga opportuno, anche avvalendosi delle risorse stanziate con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), adottare iniziative volte ad incentivare l'uso di sistemi tecnologici predittivi nel campo della sicurezza sul lavoro, così come avviene già in ambiti lavorativi in molti Paesi europei, soluzioni tecnologiche in grado di analizzare e valutare anticipatamente il manifestarsi di incidenti o eventi di rischio per i lavoratori.
(4-09687)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GALLINELLA, ALBERTO MANCA, MAGLIONE e MARZANA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro del turismo, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Unesco ha tra i suoi obiettivi prioritari l'attuazione di misure atte a favorire la trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni; per questo nel 2003 ha adottato la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall'Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per l'identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale;

   il patrimonio culturale non è costituito solo da monumenti e collezioni di oggetti ma anche da tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l'universo, artigianato tradizionale;

   tra i 14 elementi italiani iscritti nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale ne risultano alcuni di particolare importanza e prestigio per il settore agricolo ed agroalimentare, quali la Dieta mediterranea, elemento «transnazionale» (comprendente oltre all'Italia anche Cipro Croazia, Grecia, Marocco, Spagna e Portogallo) – 2013; la Vite ad alberello di Pantelleria – 2014; l'Arte del «pizzaiuolo» napoletano – 2017; la Transumanza elemento transnazionale (comprendente Italia, Austria e Grecia) – 2019;

   nell'ottica di una migliore e più efficace promozione di questo eccezionale patrimonio, sarebbe importante, a parere degli interroganti, che venissero realizzati dei progetti promozionali, anche attraverso nuove tecnologie e programmi di realtà aumentata, al fine di diffondere nel mondo ed in maniera accattivante tali ricchezze –:

   se, nell'ambito delle proprie competenze, il Governo intenda investire nella promozione del patrimonio immateriale legato al mondo agricolo ed agroalimentare, anche attraverso alcune delle tecniche promozionali esposte in premessa, al fine di potenziare la diffusione nel mondo di tali elementi.
(4-09694)


   SPENA, NEVI, ANNA LISA BARONI e BOND. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'alternanza di forti temporali, seguiti da periodi di siccità, con ondate di caldo anomalo e improvvise grandinate ha causato gravi danni economici ai lavoratori e alle imprese del settore primario. Il territorio del Paese è duramente provato dal caldo e dalla siccità che inaridiscono la terra, rovinano la frutta e la verdura nei campi, provocano stress negli animali nelle stalle con il crollo della produzione di latte fino al 15 per cento;

   l'assenza di precipitazioni e le alte temperature hanno posto in sofferenza molte varietà di ortaggi e frutta, solo per fare alcuni esempi dal mais alla soia, dal pomodoro ai cereali, in tutta Italia. L'ondata di caldo anomalo è stata accompagnata a macchia di leopardo da violenti temporali e forti grandinate, mettendo a rischio anche la raccolta nei vigneti, perché gli acini sono stati spappolati e i grappoli distrutti causando danni ingenti;

   gli agricoltori italiani attendono aiuti per combattere la siccità nelle campagne, nella speranza che possano arrivare dalla natura delle soluzioni benefiche, ovvero piogge lievi e costanti, in grado di dare sollievo, cadendo in maniera tostante e non troppo intensa;

   purtroppo, si verificano quasi esclusivamente forti temporali, caratterizzati da precipitazioni violente che invece di portare benefici provocano danni, poiché i terreni non riescono ad assorbire l'acqua che cade e che tende ad allontanarsi per scorrimento, provocando frane e smottamenti;

   nel soli primi mesi dell'anno, lungo la nostra Penisola ci sono state numerose bufere, ben 233 in sei mesi, più di una al giorno, distinte tra bombe d'acqua, trombe d'aria, tempeste di fulmini e violente grandinate, tutti eventi estremi che hanno causato danni sia nelle città che nelle campagne;

   l'effetto dei cambiamenti climatici, con l'alternarsi di siccità e alluvioni, non impatta solo sul turismo, poiché ha fatto perdere al settore primario oltre 14 miliardi di euro in un decennio, a causa dei cali della produzione agricola nazionale e dei danni arrecati alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne in seguito ad allagamenti, frane e smottamenti –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sostenere i lavoratori e gli imprenditori del settore primario danneggiati dall'alternanza repentina delle condizioni climatiche.
(4-09696)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Le sottoscritte chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   sono molte le segnalazioni secondo cui in più centri vaccinali alcuni medici si sono rifiutati di somministrare il vaccino alle donne che dichiarino di allattare, che, in altri casi, ad alcune donne è stato richiesto un documento del pediatra e del medico curante, oppure è stato chiesto loro di dover smettere di allattare il giorno stesso in conseguenza all'inoculazione del vaccino;

   come riportato anche dall'Istituto superiore di sanità (Iss), non ci sono dati di sicurezza ed efficacia dei vaccini contro il COVID-19 per questo target di popolazione e il tema è oggetto di dibattito a livello nazionale e internazionale. Diversi Paesi prevedono che l'offerta vaccinale per queste donne sia subordinata a una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio, facilitata da un colloquio informativo con i professionisti sanitari. Inoltre, le linee guida dell'Iss secondo le indicazioni ad interim al 31 gennaio 2021, dispongono che «le donne che allattano possono essere incluse nell'offerta vaccinale senza necessità di interrompere l'allattamento»;

   la società italiana di ginecologia e ostetricia il 6 maggio 2021 ha adottato un documento unitario in cui si afferma che il vaccino anti-covid deve essere offerto a tutte le donne in gravidanza, specificando, inoltre, che «anche le donne che pianificano la gravidanza, nell'immediato postpartum o che allattano possono essere vaccinate a seconda della loro età e del gruppo di rischio clinico. Non sembrano esserci limitazioni in termini di tipologia di vaccino per quest'ultima categoria»;

   in molti casi l'offerta di un colloquio informativo è molto carente e talvolta si limita a distogliere la donna dal ricevere il vaccino o la si induce ad interrompere l'allattamento una volta avvenuta la somministrazione. Inoltre, alcuni centri vaccinali richiedono una certificazione del medico di base o del pediatra, con la quale questi ultimi si assumono la responsabilità della somministrazione e che non tutti i medici sono disposti a rilasciare tale certificazione. La disinformazione e poca chiarezza su questo tema così delicato contribuisce a creare uno stato diffuso di confusione ed ansia, rendendo molto complessa la valutazione sul ricevere il vaccino o meno da parte della donna stessa –:

   quando e in che modo il Ministro interpellato intenda intervenire per fare chiarezza sulla somministrazione del vaccino anti-Covid alle donne in allattamento così da evitare un ampio margine di discrezionalità del medico vaccinatore da cui derivano trattamenti differenziati nei singoli centri vaccinali e in maniera tale da permettere una scelta informata alle donne.
(2-01272) «Quartapelle Procopio, Lorenzin, Carnevali».

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un articolo della testata on line «Il Corriere della Calabria» del 30 gennaio 2020 riporta: «Manca la certezza sull'apertura del reparto di medicina nucleare all'ospedale di Crotone e i pazienti raccolgono le firme. Promotrice dell'iniziativa Sandra Crucitti, paziente oncologica, che è riuscita a coinvolgere un gruppo di malati che utilizzavano le strutture sanitarie di Crotone e insieme, nel giro di qualche settimana, hanno raccolto oltre 1.750 firme per chiedere l'immediata riapertura del reparto»;

   «Il reparto è stato chiuso – come ivi si precisa – lo scorso mese di giugno per questioni di sicurezza. Nella conferenza stampa l'allora direttore generale facente funzioni dell'Asp pitagorica. Maria Bernardi, ha detto che il reparto si fermava temporaneamente perché era pericoloso per la salute di chi lo frequentava. Pericoloso soprattutto per gli operatori, che venivano a contatto con i pazienti a cui veniva iniettato il liquido radioattivo per effettuare la scintigrafia. Nel reparto la sala “calda” e quella “fredda” coincidevano e, quindi, i pazienti trattati con le sostanze radioattive diventavano potenzialmente pericolosi per gli altri frequentatori della struttura»;

   «Da quando è chiuso il reparto, molti malati che presentano patologie oncologiche, cardiache, renali e altro – prosegue l'articolo – devono fare riferimento alle strutture che operano negli ospedali di Catanzaro e Cosenza oppure devono rivolgersi alle strutture private non convenzionate. Crucitti ci tiene a evidenziare che “non tutti i pazienti hanno i soldi per viaggiare o rivolgersi alle strutture private a pagamento”. A Crotone, secondo i dati in possesso della Crucitti, vi sono circa 1.000 accessi all'anno al solo reparto di oncologia. Chi ha la possibilità, quindi, si reca presso le strutture pubbliche di Catanzaro o Cosenza e alcune volte succede che anche presso queste strutture le macchine vanno in tilt»;

   ivi si aggiunge: «La chiusura del reparto di medicina nucleare all'ospedale pitagorico doveva durare poco, ma così non è stato. Il progetto definitivo è stato approvato e quello esecutivo è fermo perché non è arrivato il via libera da parte di una apposita commissione che opera all'Asp di Catanzaro. Era stato garantito che la commissione si sarebbe espressa entro la fine di questo mese, ma nessuno sa come stanno le cose. Quando la commissione darà l'ok bisognerà redigere il progetto definitivo e ultimato quest'ultimo si potrà procedere con la gara di appalto»;

   un articolo della testata on line «LaC News24» del 4 febbraio 2021, riporta un incontro, tenutosi nella stessa giornata tra il sindaco Vincenzo Voce e il commissario straordinario dell'Asp pitagorica Domenico Spirlì, svoltosi alla presenza del vicesindaco Rossella Parise e dell'assessore alla tutela della salute Carla Cortese;

   ivi si precisa «l'iter per la riapertura di Medicina Nucleare dell'ospedale di Crotone è quasi concluso»;

   si aggiunge: «Spirlì ha fornito rassicurazioni circa l'attenzione e l'impegno dell'Azienda. In particolare sul reparto di Medicina Nucleare (...) sottolineando l'importanza dello stesso per il territorio crotonese» –:

   di quali informazioni disponga riguardo all'effettivo stato di attuazione dei lavori per la riapertura del reparto di medicina nucleare del presidio ospedaliero di Crotone.
(4-09693)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   NEVI e D'ATTIS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 14 luglio 2021 la Commissione pubblicherà la proposta di regolamento che istituisce il Meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera (Carbon Border Adjustment Mechanism – Cbam) meglio conosciuta come carbon border tax. Si tratta di uno dei pilastri fondanti del Green Deal e ha lo scopo di proteggere le imprese che sostengono dei costi per raggiungere l'obiettivo della riduzione delle emissioni, salvaguardandole dalla concorrenza straniera ed evitando che le imprese dell'Unione europea si trasferiscano oltre i confini dell'Unione, verso Stati meno rigidi nei riguardi delle emissioni climalteranti;

   sebbene l'Unione europea abbia notevolmente ridotto le sue emissioni interne di gas a effetto serra (Ges), le emissioni di Ges incorporate nelle importazioni verso l'Unione europea hanno registrato un costante aumento: alle importazioni nette di beni e servizi nell'Unione europea è riconducibile oltre il 20 per cento delle emissioni interne di CO2 dell'Unione;

   il Cbam intende coniugare esigenze climatiche e obiettivi industriali tra cui il rientro delle attività economiche e delle supply chain sul territorio europeo. Tuttavia, esso deve essere compatibile con le norme dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc-Wto) e con gli accordi di libero scambio dell'Unione europea, non deve essere discriminatorio e non deve costituire una restrizione dissimulata del commercio internazionale;

   il Cbam dovrebbe applicarsi a tutte le importazioni di prodotti e materie prime coperti dal sistema Eu Ets, anche se integrati in prodotti intermedi o finali. In una fase iniziale (già entro il 2023) e previa una valutazione d'impatto, il meccanismo dovrebbe applicarsi al settore energetico e ai settori industriali ad alta intensità energetica, come quelli del cemento, dell'acciaio, dell'alluminio, della raffinazione del petrolio, della carta, del vetro, dei prodotti chimici e dei fertilizzanti, che continuano a beneficiare di consistenti quote gratuite e rappresentano tuttora il 94 per cento delle emissioni industriali dell'Unione europea;

   attualmente, l'Unione europea fornisce a queste tipologie di industrie una quota di crediti di carbonio gratuiti nell'ambito del suo sistema di scambio di quote di emissioni (Ets). In questo modo, consente alle imprese di produrre gratuitamente una determinata quantità di emissioni, la consultazione sulla carbon border tax ha riguardato anche la possibilità di sostituire con l'imposta alla frontiera le misure di sostegno esistenti;

   l'industria europea dell'acciaio e dell'alluminio ha sottolineato come sia necessario, a fronte della complessità del tracciamento del carbonio nelle catene globali del valore e dei rischi di oneri significativi per i consumatori, mantenere l'assegnazione gratuita di quote di emissioni nell'ambito dell'Eu Ets fino al 2030, perché una tassa di frontiera non potrebbe affrontare completamente i costi del settore rispetto alle emissioni, derivanti da diversi fattori, quale ad esempio le grandi quantità di elettricità necessarie per tali attività;

   entrando nel dettaglio dei prodotti siderurgici che dovranno sottostare al Cbam, esclusi dall'applicazione del regolamento gli acciai inox e speciali –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative in sede di Unione europea, nell'ambito della fase ascendente relativa all'implementazione del Cbam, al fine mantenere l'attuale livello di quote gratuite Ets e assicurare uno sconto sull'export;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative in sede di Unione europea, affinché gli acciai inox e speciali siano ricompresi nel meccanismo;

   quali strumenti intenda mettere in campo il Governo per valorizzare il settore strategico dell'acciaio già colpito dalle politiche aggressive della Cina e dall'incremento del prezzo delle materie prime.
(3-02377)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO, DEL SESTO, MARTINCIGLIO, D'ORSO e SEGNERI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, commi 97-106) ha istituito, presso il Ministero dello sviluppo economico, il «Fondo a sostegno dell'impresa femminile» al fine di promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria femminile, la diffusione dei valori di imprenditorialità e lavoro tra la popolazione femminile e massimizzare il contributo, quantitativo e qualitativo, delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese;

   il Fondo è dotato di 20 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021 e 2022 e sostiene:

    a) l'avvio dell'attività, gli investimenti e il rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese femminili, con specifica attenzione ai settori dell'alta tecnologia;

    b) programmi ed iniziative per la diffusione di cultura imprenditoriale tra la popolazione femminile;

    c) programmi di formazione e orientamento verso materie e professioni in cui la presenza femminile va adeguata alle indicazioni di livello europeo e nazionale, con iniziative per promuovere il valore dell'impresa femminile nelle scuole e nelle università e per la diffusione di cultura imprenditoriale tra le donne;

   il comma 103 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021 prevede che, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, sono determinati la ripartizione della dotazione finanziaria del Fondo tra i diversi interventi, le modalità di attuazione, i criteri e i termini per la fruizione delle agevolazioni previste;

   ad oggi, trascorso il termine sopra richiamato, sembrerebbe che il Ministero dello sviluppo economico non abbia ancora adottato il relativo decreto attuativo finalizzato ad individuare i criteri di ripartizione delle risorse stanziate;

   si tratta di un intervento volto ad intervenire sulla più ampia questione del lavoro femminile in Italia;

   con il sopravvenire della crisi sanitaria ed economica innescata dalla pandemia da COVID-19, le imprese femminili hanno pagato un conto salato. Infatti, a fine 2020, le imprese femminili risultavano un milione e 336mila, quasi 4 mila attività in meno rispetto al 2019;

   ad avviso dell'interrogante, lo sblocco delle risorse del Fondo tramite l'adozione del decreto è ad oggi quanto mai urgente e necessario al fine di attivare tutti quegli interventi di supporto previsti dalla legge di bilancio 2021, come i contributi a fondo perduto per avviare imprese femminili, finanziamenti a tasso zero, incentivi per rafforzare le imprese femminili, azioni di comunicazione per la promozione del sistema imprenditoriale femminile italiano –:

   se i Ministri interrogati non ritengano indispensabile adottare le iniziative di competenza per sbloccare la situazione predisponendo il decreto necessario per dare attuazione concreta al Fondo a sostegno dell'impresa femminile e consentire l'accesso alle risorse disponibili, al fine di attivare i progetti e le attività ad oggi bloccate.
(4-09691)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   TESTAMENTO e SAPIA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il capacity market è uno schema del mercato elettrico che assegna un premio/incentivo agli operatori che riescono a garantire fonti di energia elettrica (capacity) pronte a intervenire in caso di necessità. Si tratta, quindi, di un sistema concepito per condurre il Paese verso una produzione elettrica a emissioni zero e quindi, di fatto, aperto alle energie rinnovabili. Tuttavia, nelle aste di Terna per il 2022-2023 su un totale di 84 Gigawatt di capacità solo 2,3 Gigawatt sono stati assegnati alle rinnovabili;

   a differenza delle finalità per le quali è stato creato, col capacity market sono già state autorizzate 5 centrali termoelettriche a ciclo combinato alimentate a gas naturale: Marghera, Fusina, Tavazzano, La Spezia e Presenzano. Per alcune di esse, come Presenzano, risulta all'interrogante che vi sia una netta contraddizione tra il funzionamento previsto nell'autorizzazione (continuo e a pieno carico) e la loro ammissione al capacity market, per il quale è richiesto che «la capacità sia sempre disponibile ma utilizzata solo quando necessario», quindi con frequenti avviamenti e spegnimenti;

   proprio le emissioni di CO legate ai continui avviamenti e spegnimenti degli impianti costituiscono – a parere dell'interrogante – una criticità ambientale e sanitaria non ignorabile, soprattutto perché in molti casi risultano non regolamentate nelle autorizzazioni integrate ambientali (Aia). Negli ultimi anni, al contrario di quanto accadeva in passato, grazie al maggior ricorso alle fonti di energia rinnovabili (Fer) il parco degli impianti termoelettrici viene utilizzato non più del 30 per cento, proprio perché il loro funzionamento è caratterizzato da frequenti avvii e arresti. A tal proposito, i rapporti Emas evidenziano che annualmente nel nostro Paese si verificano circa 9.000 avviamenti e arresti. Inoltre, dalla medesima fonte si evince che dal 2014 le emissioni di CO dagli impianti a ciclo combinato installati in Italia, proprio a causa dei continui «transitori», superano sistematicamente la concentrazione massima giornaliera prescritta nelle Aia per questi impianti, cioè 30 mg/mc, arrivando a più del doppio;

   di fatto, quindi, le violazioni dei limiti di emissione causate dai «transitori» non vengono sottoposte ad alcun controllo. A tal proposito, nelle varie autorizzazioni integrate ambientali riguardanti gli impianti a ciclo combinato, compreso quello di Presenzano, si specifica che sono soggette a controllo solo le emissioni che avvengono al di sopra del minimo tecnico, come definito dall'articolo 268 del decreto legislativo n. 152 del 2006, mentre per quanto riguarda l'utilizzo degli impianti in regime transitorio e a carichi inferiori al minimo tecnico il controllo non avviene mai, nonostante venga richiesta la registrazione di tali «fenomeni transitori», evento per evento e in modalità separata, nonché la trasmissione di appositi rapporti per l'Ispra e il sistema Emas;

   appare opportuno sostituire l'odierna definizione di «minimo tecnico» prevista nel codice dell'ambiente con quella più funzionale di «minimo ambientale», inteso come «carico al di sotto del quale non è possibile garantire i livelli di emissione prescritti» –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente adottare iniziative, per quanto di competenza per procedere a una valutazione indipendente di tutte le emissioni che negli ultimi 5 anni sono derivate da funzionamenti degli impianti al di sotto del carico minimo;

   se intenda adottare iniziative normative che prevedano la fissazione a livello ministeriale dei limiti emissivi dei funzionamenti transitori, nonché garantiscano la trasmissione da parte dei gestori degli impianti termoelettrici dei report relativi alle emissioni prodotte durante i funzionamenti al di sotto del minimo tecnico;

   se non ritenga opportuno procedere, per quanto di competenza, a una puntuale verifica delle concentrazioni di CO nel suolo prodotte dai funzionamenti transitori degli impianti a ciclo combinato aventi camini inferiori ai 100 metri di altezza.
(4-09698)


   CIABURRO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la direzione regionale della Calabria dell'Agenzia delle entrate, con risposta a interpello 919-173/2021, è intervenuta sulla fruibilità del «Superbonus 110 per cento» in presenza di unità abitativa adibita promiscuamente ad abitazione e a studio professionale;

   sul tema, la direzione centrale dell'Agenzia si è già espressa con risposte 570/2020, 65/2021 e 198/2021, con le quali ha chiarito che, in relazione agli immobili adibiti ad uso promiscuo (ex circolare 19/E/2020), per gli interventi realizzati la detrazione spettante deve essere ridotta al 50 per cento e che, quindi, la stessa è calcolata sul 50 per cento delle spese totali sostenute;

   predetto principio è stato reso applicabile anche qualora sull'unità immobiliare residenziale adibita promiscuamente anche all'esercizio di attività professionali siano realizzati interventi antisismici, con la conseguenza che, qualora siano realizzati interventi di riqualificazione energetica ammessi al «Superbonus» su immobili residenziali adibiti promiscuamente all'esercizio dell'arte e professione o all'attività commerciale, la detrazione maggiorata spettante deve essere ridotta al 50 per cento;

   la ratio del «Superbonus», istituito con decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, è di dotare l'intero Paese di un patrimonio edilizio meno energivoro, a vantaggio della sostenibilità ambientale, ma anche economica, a tutela dei cittadini;

   in tal senso, considerando gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e del programma Next Generation EU (Ngeu), non si ravvisa, a giudizio dell'interrogante, la razionalità delle interpretazioni del «Superbonus» ulteriormente restrittive rispetto a quanto già disposto dalla legge, in quanto queste impediscono, nel periodo critico di applicazione da considerarsi almeno fino al 2023, di eseguire gli interventi legati al «Superbonus» sulla più ampia platea di edifici in tutta la nazione, conculcando la ratio dell'incentivo medesimo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano predisporre per permettere la piena applicabilità del «Superbonus 110 per cento» anche alla fattispecie di cui in premessa, limitando l'emanazione di normative di dettaglio ulteriormente restrittive rispetto alle disposizioni di legge.
(4-09703)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   NARDI. — Al Ministro del turismo, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 98 a 108, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, come modificato dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, e dall'articolo 1, comma 319, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha istituito lo strumento del «Credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno» rivolto alle imprese di qualsiasi dimensione operanti in quasi tutti i settori produttivi, ivi compreso il settore ricettivo (alberghiero ed extralberghiero);

   dal 2016 al 2019, lo strumento ha avuto una dotazione finanziaria media annua di oltre 600 milioni di euro, che risultano interamente erogati;

   la misura, allo stato attuale, agevola l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature varie, destinati a strutture produttive nuove o già esistenti, a condizione che i beni acquisiti abbiano il requisito della strumentalità rispetto all'attività esercitata dall'impresa e quindi siano impiegati come strumenti di produzione all'interno del processo produttivo;

   come segnalato dal settore, a quanto consta all'interrogante, risulterebbe che, per un limite di mera classificazione contabile, vengano esclusi dalla norma agevolativa gli acquisti di arredi, mobili e dotazioni simili effettuati dalle imprese turistiche, in quanto gli stessi sarebbero classificati quali «Altro», categoria non ricompresa tra quelle invece agevolabili;

   va considerato che, per lo svolgimento dell'attività turistico-ricettiva, gli arredi e i mobili costituiscono il cuore insostituibile del ciclo produttivo aziendale, in virtù della piena strumentalità degli stessi beni, atti a completare inequivocabilmente la capacità funzionale di impianti e macchinari, per l'erogazione dei servizi minimi essenziali di tipo ricettivo;

   il turismo è tra i settori maggiormente colpiti dalla diffusione del Coronavirus e dai provvedimenti adottati per contenere il contagio;

   nel settore turistico, malgrado alcuni segnali di ripresa nei mesi estivi, si sono registrati circa 51 milioni di turisti in meno –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per estendere l'agevolazione di cui in premessa agli acquisti di arredi, mobili e dotazioni simili effettuati dalle imprese turistiche.
(4-09716)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  La interrogazione a risposta scritta Ziello n. 4-09675, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Legnaioli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore:

   interpellanza Quartapelle Procopio n. 2-01251 del 15 giugno 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta in Commissione Nardi n. 5-06214 del 14 giugno 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09716.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-09442 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 518 del 4 giugno 2021. Alla pagina 20167, prima colonna, alla riga quarantaquattresima, deve leggersi: «Mimmo D'I, morto il 27 aprile 2017 nel», e non come stampato.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   ALEMANNO, DEL SESTO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 138 del codice delle assicurazioni private, di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, così come modificato dall'articolo 1, comma 17, delle legge 4 agosto 2017, n. 124 (legge annuale per mercato e la concorrenza) prevede, al fine di garantire il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento del danno subito, la predisposizione di una specifica tabella unica su tutto il territorio nazionale, riguardante i danni biologici subiti al fine di poter calcolare, in maniera omogenea, i danni provocati da un sinistro e di razionalizzare i costi gravanti sul sistema assicurativo e sui consumatori;

   il citato articolo 138 dispone, in particolare, che la tabella debba contenere: a) le menomazioni all'integrità psico-fisica comprese tra dieci e cento punti; b) il valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità comprensivo dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso;

   lo stesso articolo 138 dispone inoltre che gli importi stabiliti nella tabella unica nazionale siano aggiornati annualmente, con decreto del Ministro dello sviluppo economico, in misura corrispondente alla variazione dell'indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati accertata dall'Istat. Nella realtà sono 15 anni che detta tabella non viene aggiornata;

   da quanto si apprende a mezzo stampa, in un articolo de Il Sole 24 Ore del 15 gennaio 2021, il 13 gennaio 2021 il Ministero dello sviluppo economico ha avviato la pubblica consultazione sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica e la relazione che definisce i valori economici dei danni non patrimoniali derivanti da macrolesioni;

   il citato schema di decreto del Presidente della Repubblica persegue dunque, dopo ben 15 anni di attesa, l'ambizioso obiettivo di uniformare e di conferire certezza alla vigente normativa in materia di risarcimento del danno non patrimoniale delle lesioni derivanti da sinistri conseguenti alla circolazione dei veicoli a motore e dei natanti, nonché del danno conseguente all'attività dell'esercente la professione sanitaria e del danno conseguente all'attività della struttura sanitaria o sociosanitaria, pubblica e privata –:

   se il Ministro interrogato confermi i fatti esposti e quale sia la tempistica per l'adozione degli atti di cui in premessa, posto che attraverso l'aggiornamento della citata tabella unica nazionale, si ridurrebbero notevolmente i margini di discrezionalità e, di conseguenza, l'incertezza sui valori dei risarcimenti in un'ottica di piena tutela del consumatore.
(4-08220)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita a riguardo la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Con l'interrogazione in parola si riferisce che l'articolo 138 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209 (in prosieguo, Codice delle assicurazioni private o CAP), così come modificato dall'articolo 1, comma 17, della legge 4 agosto 2017, n. 124 (cosiddetta Legge annuale per il mercato e la concorrenza), al fine di garantire il diritto delle vittime dei sinistri a un pieno risarcimento del danno subito, prevede la predisposizione di una tabella unica nazionale riguardante i danni biologici subiti.
  Gli interroganti, lamentando che la richiamata «Tabella Unica Nazionale» non sia stata aggiornata da diversi anni e avendo appreso – a mezzo stampa – che il 13 gennaio 2021 il Ministero dello sviluppo economico ha avviato «la pubblica consultazione sullo schema di decreto del Presidente della Repubblica e la relazione che definisce i valori economici dei danni non patrimoniali derivanti da macro-lesioni», chiedono di sapere se quanto detto corrisponda al vero e quale sia l'effettiva tempistica.
  In via preliminare, si vuole evidenziare che la tabella unica nazionale di cui all'articolo 138 del CAP – come novellato dall'articolo 1, comma 17, della Legge annuale per il mercato e la concorrenza – è finalizzata, per espressa previsione normativa, a garantire il diritto delle vittime dei sinistri al pieno risarcimento del danno non patrimoniale effettivamente subìto e a razionalizzare i costi gravanti sul sistema assicurativo e sui consumatori, tenuto conto dei criteri di valutazione del danno non patrimoniale ritenuti congrui dalla consolidata giurisprudenza di legittimità.
  Appare opportuno precisare che lo schema di decreto del Presidente della Repubblica succitato si articola in due macro-aree di intervento normativo: la prima costituita dalla tabella delle menomazioni all'integrità psico-fisica comprese tra 10 e 100 punti di invalidità e le relative note introduttive sui criteri applicativi, il cui contenuto è stato aggiornato al 12 luglio 2018 dal gruppo tecnico istituito presso il Ministero della salute, con decreto direttoriale 13 marzo 2018; la seconda, costituita dalla tabella dei valori economici per macroinvalidità, il cui contenuto è stato definito dalle strutture tecniche del Ministero dello sviluppo economico con il supporto dell'IVASS.
  In merito allo dell'
iter di adozione del provvedimento si segnala che in data 13 gennaio 2021, così come riferito dagli stessi interroganti, sono state avviate le necessarie consultazioni, trasmettendo lo schema di decreto del Presidente della Repubblica ai rappresentanti del mondo assicurativo, sanitario e consumeristico, il cui apporto si è ritenuto necessario alla luce della delicatezza dell'intervento proposto, atteso da svariati anni. Si è reputato opportuno estendere le consultazioni anche alle rappresentanze delle strutture sanitarie, in considerazione dell'applicazione della tabella unica nazionale anche nel settore sanitario, ai sensi dell'articolo 7 della legge n. 24 del 2017 (cosiddetta legge Gelli).
  Il 28 gennaio 2021 è scaduto il termine per la presentazione delle osservazioni da parte degli
stakeholder: in tale frangente, appare opportuno evidenziare che alcune associazioni, sia rappresentative delle istituzioni sanitarie ambulatoriali private che delle aziende sanitarie e ospedaliere, hanno espresso apprezzamento circa la proposta normativa auspicando una rapida approvazione del provvedimento in parola. D'altro canto, le associazioni rappresentative del comparto assicurativo e consumeristico hanno avanzato talune istanze di modifica che riflettono le principali criticità sottese al provvedimento in parola, riconducibili in buona sostanza al corretto bilanciamento tra: il diritto delle vittime al risarcimento pieno, gli orientamenti giurisprudenziali della Corte di cassazione nonché delle tabelle elaborate dalla Corte d'appello di Milano (cosiddette tabelle milanesi) e l'obiettivo di razionalizzazione dei costi gravanti sul sistema assicurativo e sui consumatori.
  La direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, con il supporto tecnico dell'Istituto di vigilanza, sta ultimando la valutazione delle osservazioni pervenute dagli
stakeholder, in particolare, accogliendo alcune proposte e adeguando il testo della relazione illustrativa del testo, al fine di chiarire taluni passaggi argomentativi in riscontro alle richieste associative.
  La fase di consultazione ha permesso, infatti, un attento vaglio delle considerazioni di tutti i soggetti coinvolti, anche mediante l'emergere dei differenti punti di vista, utili ad ampliare la tutela degli interessi in discussione, caratterizzati da peculiari profili di sensibilità economica, sociale e politica.
  L'intera documentazione istruttoria è stata poi condivisa (in data 21 aprile 2021) con gli altri Ministeri concertanti (ossia con il Ministero della salute, il Ministero della giustizia ed il Ministero del lavoro e delle politiche sociali), per gli aspetti di interesse e competenza allo scopo di predisporre una tabella che si ponga quale sintesi complessiva di tutte le istanze del settore. Al Ministero della salute sono state altresì sottoposte le osservazioni e le raccomandazioni formulate dal settore sanitario, avuto riguardo – in particolare – alla determinazione della tabella delle menomazioni alla integrità psicofisica (aggiornata nel 2018 dal Ministero concertante).
  Successivamente, lo schema di decreto seguirà l'
iter previsto dalla legge 23 agosto 1988, n. 400, ossia dovrà essere reso sul decreto il parere obbligatorio del Consiglio di Stato dopo l'approvazione preliminare in Consiglio dei ministri e infine vi sarà la conclusiva adozione.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   AMITRANO, SEGNERI, MARTINCIGLIO, ALEMANNO, VILLANI, SAITTA, DEL SESTO, CASA e PERANTONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto degli eventi, del wedding, dei meeting e dei congressi in Italia dà occupazione a circa un milione di lavoratori, di cui 800 mila stagionali, la cui unica fonte di sostentamento è il lavoro in questo settore che è stato gravemente danneggiato dalla pandemia da COVID-19;

   nel 2020 in Italia, erano stati programmati 219.405 matrimoni di cui 210.258 italiani e 9.147 stranieri, con un fatturato diretto complessivo di 10 miliardi di euro, fatturato totalmente bloccato a causa del lockdown che ha causato un default economico per le mancate vendite di articoli da regalo, bomboniere, confetti, abiti da cerimonia;

   secondo i dati di una ricerca diffusa recentemente a mezzo stampa, prima della pandemia l'industria legata al comparto dei matrimoni aveva registrato 486 milioni di euro di fatturato da oltre 9 mila matrimoni di stranieri in Italia, con un milione e 783 mila presenze sul territorio tra invitati e partecipanti;

   negli ultimi 5 anni, in particolare 5 regioni italiane sono diventate tra le mete più ambite dagli stranieri per celebrare i loro matrimoni, con grande guadagno non solo per il comparto specifico ma per tutto il settore della promozione dei prodotti made in Italy;

   il comparto ha perso l'80 per cento del fatturato, pari a ben 29 miliardi di euro per il 2020, mentre il 100 per cento da gennaio a marzo 2021;

   le chiusure derivanti dalla seconda ondata della pandemia nel mese di ottobre 2020, hanno vanificato ogni speranza di ripresa per il comparto, il medesimo settore peraltro non ha uno specifico codice Ateco che classifichi in modo preciso l'attività economica svolta dalle imprese del wedding, tanto più che nei primi quattro provvedimenti di ristoro si è più volte verificato il problema di includere negli allegati i codici Ateco delle singole categorie del settore; inoltre, il fondo previsto dal recente decreto «Sostegni» di fatto non considera la specificità del settore e pertanto occorrerebbe prevederne uno esclusivo per i professionisti del settore, gli unici che di fatto per ora non possono tornare a lavorare;

   nel decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, sono state previste le riaperture di numerose attività economiche, anche attività come gli eventi fieristici o gli sport da contatto che implicano la prossimità fisica delle persone o anche il loro assembramento, mentre il settore dei matrimoni ed eventi privati è stato completamente escluso dalle riaperture, nonostante le associazioni rappresentative del settore avessero proposto al Governo un protocollo per la riapertura in sicurezza, protocollo che prevedeva limitazioni molto più restrittive rispetto a quelle previste per qualsiasi altro settore toccato dalle riaperture, come l'obbligo di indossare la mascherina Ffp2, il distanziamento di 2 metri tra i tavoli, la presenza di un Covid manager per ogni 50 persone, il censimento dei partecipanti per garantire il tracciamento, un numero di invitati limitato in base alla superficie della struttura, il divieto di ballo;

   da più parti si denuncia che il settore sia ormai al collasso e che più di 5.000 imprese del comparto non riprenderanno più l'attività con effetti devastanti sull'economia e sull'occupazione –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per scongiurare il perdurare della crisi del settore.
(4-09142)

  Risposta. — Si concorda con la considerazione, effettuata con l'atto in esame, nel considerare il valore strategico del settore del wedding, il quale coinvolge numerose categorie di professionisti, tra le quali – a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo – oltre quelli operanti nella ristorazione (banqueting e catering) e nella sartoria (e dunque il tessile e la moda), i fiorai, i musicisti, i fotografi e molte altre.
  Al fine di salvaguardare il settore in parola, preme evidenziare che in seno al decreto «Riaperture bis» (decreto-legge 18 maggio 2021, n. 65) è stato consentita, a far data dal 15 giugno 2021, la possibilità di dar luogo a feste conseguenti alle cerimonie civili o religiose, anche al chiuso, nel rispetto di protocolli e linee guida appositamente stabiliti dalle autorità preposte, al fine di garantire una ripresa in sicurezza del settore.
  Tale misura specifica del decreto Riaperture bis, si inserisce invero in un generale allentamento delle restrizioni anche in zona gialla e bianca. A tal fine, è stata infatti prevista la possibilità di consumare cibi e bevande all'interno dei locali; l'apertura degli esercizi presenti nei mercati, centri commerciali, gallerie e parchi commerciali anche nei giorni festivi e prefestivi; la riapertura al pubblico di parchi tematici e di divertimento, nonché delle attività dei centri culturali, centri sociali e centri ricreativi (sempre nel rispetto dei rispettivi protocolli e linee guida).
  A fronte della situazione descritta dagli interroganti, il Governo – oltre ad allentare le misure restrittive sinora in corso – è intervenuto inoltre con misure di sostegno economico per le imprese danneggiate a seguito del lungo protrarsi dell'emergenza sanitaria.
  In particolare, oltre all'accesso a contributi a fondo perduto nonché alle indennità per i lavoratori autonomi (anche nel settore in parola), si ricorda che l'articolo 26 del decreto Sostegni (decreto-legge n. 41 del 2021), ha altresì istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo di 220 milioni di euro da destinare al sostegno delle categorie economiche particolarmente colpite dall'emergenza da COVID-19, ivi incluse le imprese operanti nel settore dei matrimoni e degli eventi privati. Tale fondo è stato poi ulteriormente incrementato di 120 milioni di euro con il decreto Sostegni-bis (decreto-legge n. 73 del 2021, attualmente in fase di conversione).
  In tale direzione, il decreto Sostegni-bis prevede inoltre specifiche «Misure urgenti per il settore tessile e della moda, nonché per altre attività economiche particolarmente colpite dall'emergenza epidemiologica» grazie alle quali si dispone anche la proroga, al 31 dicembre 2021, del periodo di fruizione del «credito d'imposta per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore tessile, della moda e degli accessori» e l'innalzamento del relativo limite di spesa a 95 milioni di euro per l'anno 2021 e a 150 milioni di euro per l'anno 2022 (articolo 8, comma 1, lettera a).
  Tra le misure richieste a sostegno del settore del
wedding, il Ministero dell'economia e delle finanze, sentito a riguardo, ha riferito inoltre che, al fine di contrastare gli effetti socio-economici negativi derivanti dal perdurare dell'emergenza epidemiologica sono state altresì previste ulteriori misure in materia fiscale. A titolo esemplificativo e non esaustivo, si ricordano: il differimento del periodo di sospensione dei termini di versamento, derivanti da cartelle di pagamento, nonché dagli avvisi esecutivi previsti dalla legge (relativi alle entrate tributarie e non); la rimodulazione del pagamento dei debiti; l'annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 5.000 euro, risultanti dai singoli carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010, ancorché ricompresi in precedenti definizioni agevolate, se relativi a persone fisiche o giuridiche che hanno percepito, nell'anno d'imposta 2019 ovvero nel periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2019, un reddito imponibile fino a 30.000 euro.
  In conclusione, dunque, si rappresenta che questo Governo continuerà a porre in essere ogni iniziativa utile a sostenere le imprese italiane duramente colpite dall'emergenza epidemiologica.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   ASCARI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la società Fonderie Cooperative nasce a Modena nel 1950 per volontà di un gruppo di lavoratori di fonderia e svolge attività di seconda fusione di metalli ferrosi per la produzione di getti in ghisa ed è oggi leader nel segmento della produzione di applicazioni industriali e trasmissioni;

   l'attuale dislocazione dello stabilimento industriale, in prossimità del quartiere residenziale della Madonnina di Modena, è da molti anni motivo di proteste di alcuni residenti, che paventano problematiche di compatibilità ambientale legati agli odori emessi durante i processi produttivi;

   in relazione alle proprie prospettive di sviluppo e di riorganizzazione produttiva, la società Fonderie Cooperative di Modena ha dichiarato che delocalizzerà il proprio stabilimento produttivo altrove;

   la prossima delocalizzazione comporterà la necessità di bonifica e riconversione dell'attuale stabilimento produttivo nonché l'individuazione di un nuovo luogo dove destinare le attività;

   a ciò si aggiunge il problema relativo al mantenimento dei livelli occupazionali che rischiano di venire compromessi in caso di delocalizzazione al di fuori del Modenese o in caso di accorpamento e fusione con altri stabilimenti e società;

   sembrerebbe, infatti, che la parte più impattante della produzione verrà trasferita nel Veneto, in particolare nel padovano, a oltre 150 chilometri di distanza dall'attuale ubicazione, mentre una parte, più modesta, relativa a processi secondari e/o amministrativa rimarrà in città ma in un'altra struttura;

   i residenti, nonostante la situazione sopra descritta rimangono scettici sull'effettiva volontà di delocalizzare lo stabilimento produttivo, in quanto anche in passato erano state fatte promesse di tale portata che non si sono mai concretizzate;

   a prescindere dall'individuazione del nuovo sito produttivo, è dunque importante una riconversione dello stabilimento tramite nuove tecnologie meno inquinanti e meno impattanti sull'ambiente circostante, che possano garantire contestualmente un impatto zero sulla salute della popolazione;

   a livello europeo è stato proposto il Green Deal europeo che prevede una tabella di marcia con azioni volte a promuovere l'uso efficiente delle risorse passando a un'economia pulita e circolare e a ripristinare la biodiversità e ridurre l'inquinamento –:

   se il Governo disponga di informazioni in relazione all'attività sopra esposta, in particolare in relazione alle criticità ambientali;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di concerto con l'Arpa dell'Emilia Romagna, per procedere a verifiche e valutazioni dell'impatto ambientale e sulla salute dei cittadini, dell'attività della società Fonderie Cooperative di Modena, tenuto conto dei problemi riscontrati dai residenti;

   se non intenda attivarsi, per quanto di competenza, al fine di predisporre idonei strumenti o impiegare quelli già previsti dalla normativa vigente, anche nel solco del Green Deal europeo, volti a favorire la delocalizzazione degli stabilimenti produttivi della Fonderie Cooperative di Modena in zone non residenziali, anche tramite forme di incentivazione fiscale e contributiva, e contestualmente per assicurare, per quanto di competenza, i processi di messa in sicurezza e riconversione delle aree che verranno dismesse;

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di assicurare il mantenimento dei livelli occupazionali della società Fonderie Cooperative di Modena Soc.Coop, attesa la grande importanza storica dell'attività svolta dalla medesima nel modenese e considerati i rischi collegati ad una delocalizzazione che si prospetta a svariate decine di chilometri dall'attuale sito produttivo;

   se intenda valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza volte a caratterizzare, una volta dismesso, l'attuale sito produttivo della Fonderie Cooperative di Modena Soc.Coop come Sito di interesse nazionale ai fini di una sua pronta bonifica.
(4-07958)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  Come è noto ai sensi dell'articolo 252 del decreto legislativo n. 152 del 2006, i siti di bonifica di interesse nazionale sono individuati in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante in termine di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali e ambientali.
  Si provvede alla loro individuazione tramite decreto del Ministro della transizione ecologica d'intesa con le regioni interessate, secondo una serie di princìpi e criteri riassunti nel comma 2 del citato articolo 252.
  Ai fini della bonifica, in ogni caso, sono individuati quali siti di interesse nazionale, i siti interessati da attività produttive ed estrattive di amianto.
  Per quanto concerne la perimetrazione del sito sono sentiti i comuni, le province, le regioni e gli altri enti locali, assicurando la partecipazione dei responsabili nonché dei proprietari delle aree da bonificare, se diversi dai soggetti responsabili.
  L'eventuale individuazione dell'area della Società Fonderie Cooperative a Modena quale sito di bonifica di interesse nazionale non potrà pertanto prescindere dalle condizioni richiamate. Ad oggi non risultano proposte da parte della regione o di altri enti finalizzate all'istituzione di un nuovo sito di bonifica di interesse nazionale nell'area in questione.
  Giova, ad ogni modo, ricordare che la normativa vigente, in caso di riscontrata contaminazione di un'area, impone comunque una procedura tesa alla sua bonifica o messa in sicurezza anche per i siti non di competenza nazionale.
  A tal proposito, sulla base delle informazioni ottenute dal comune di Modena e dall'Arpa, relativamente all'area in oggetto, si fa presente che, sebbene le concentrazioni di inquinanti emessi dai camini debbano necessariamente rientrare entro i limiti fissati dalla vigente legislazione, l'evoluzione urbanistica della città ha comportato un progressivo avvicinamento di nuove residenze all'area del Villaggio Artigiano e di conseguenza allo stabilimento di Fonderie Cooperative. Tale fattore, a causa della natura intrinseca dell'attività in parola, ha originato problematiche di tipo ambientale legate soprattutto alla generazione di esalazioni maleodoranti.
  L'Amministrazione comunale, al fine di valutare e individuare le più idonee soluzioni che permettano la mitigazione di tali problematiche ha istituito, fin dall'aprile 2017, un apposito tavolo tecnico, con una frequenza di incontri pari a 2/3 all'anno, al quale partecipano, oltre a rappresentanti dell'azienda stessa, gli enti Arpae e Ausl.
  In merito alle esalazioni maleodoranti, nonostante tali emissioni non abbiano nella regione Emilia Romagna un riscontro legislativo in merito al rispetto di uno specifico limite di concentrazione e nemmeno siano state evidenziate specifiche criticità dal punto di vista sanitario sulle emissioni di odori da parte di fonderie analoghe a quella in parola, l'Arpa ha fatto presente che, nel luglio del 2014, è stato realizzato uno studio sulle emissioni odorigene provenienti dallo stabilimento ed impattanti sulle zone residenziali limitrofe.
  L'esito di tale indagine ha permesso di individuare il significativo contributo delle emissioni diffuse e di focalizzare gli interventi di mitigazione a questa tipologia di sorgenti. Inoltre, il comune, di concerto con gli Enti preposti, nell'ambito del tavolo tecnico, ha fatto avviare da parte della ditta la sperimentazione di un sistema di abbattimento delle emissioni odorigene basato sulla tecnica di insufflazione di carbone attivo nelle condotte di aspirazione a monte dei filtri installati su due camini di emissioni in atmosfera denominati E26 ed E27. La sperimentazione è stata regolarmente autorizzata da Arpae-Sac nell'ambito dell'AIA vigente.
  I risultati delle analisi effettuate sui prelievi di sacche d'aria fatti prima e dopo il punto di trattamento con carbone attivo hanno evidenziato una buona efficacia per l'abbattimento dei composti organici volatili aromatici e alifatici e anche per l'abbattimento delle emissioni odorigene contenute nei fumi espulsi in atmosfera.
  Il tavolo tecnico ha inoltre prescritto all'azienda di intervenire strutturalmente sui fabbricati al fine di garantire ulteriori effetti significativi sia sul contenimento degli odori trasportati nelle emissioni diffuse durante le diverse fasi dell'attività di fusione che sul contenimento delle polveri disperse in ambiente esterno. Sempre nell'ambito di tali incontri tecnici è stato deciso sia di aumentare la frequenza degli autocontrolli del gestore sia di intensificare i controlli in azienda, ai sensi dell'AIA, da parte di Arpae Modena.
  Per quanto riguarda il monitoraggio delle ricadute di inquinanti in ambiente esterno Arpae Modena, in accordo con l'amministrazione comunale, ha inoltre proceduto ad effettuare diversi monitoraggi della qualità dell'aria, utilizzando unità strumentali mobili posizionate in prossimità delle abitazioni prospicienti il Villaggio Artigiano.
  In particolare, sono state svolte da Arpae due campagne di monitoraggio nel 2017, una nel 2018, due nel 2019 e ancora due nel 2020. Sempre secondo quanto riferito dagli enti competenti, i monitoraggi effettuati non hanno evidenziato criticità in quanto le concentrazioni di inquinanti in ambiente monitorate in prossimità del Villaggio Artigiano sono sempre risultate entro i limiti previsti e dello stesso ordine di grandezza di quelle rilevate presso le centraline fisse della rete di monitoraggio atmosferico regionale collocate in città sia in prossimità di grandi infrastrutture stradali che all'interno di un grande parco cittadino.
  Unica criticità rilevata riguarda il valore della concentrazione delle polveri PM10 che nel periodo autunno-inverno supera il valore limite giornaliero di 50 µg/m3, valore che tuttavia risulta essere superato in tutte le stazioni di monitoraggio collocate in città.
  Con riferimento al benzene, l'Arpa ha fatto presente che nella primavera 2017, a seguito dell'attività di controllo, è stata riscontrata la presenza nelle emissioni convogliate in atmosfera di idrocarburi aromatici tra i quali il benzene. Conseguentemente, l'autorizzazione ha definito limiti più restrittivi e previsti interventi di contenimento delle emissioni di questi inquinanti.
  I dati raccolti successivamente hanno evidenziato che le concentrazioni presenti presso le abitazioni prospicienti l'azienda sono in linea con quelli misurati in altre zone della città. I valori di benzene nell'area urbana si sono attestati negli ultimi anni a valori pari a circa 1,0 - 1,5 microgrammi per metro cubo, valori ampiamente al di sotto del limite per la protezione della salute umana. Alla luce degli esiti di tali rilievi, Arpae ha ritenuto che non vi sia un rischio di esposizione a concentrazioni di benzene pregiudizievoli per la salute.
  Sempre secondo quanto riferito dall'Arpa allo stato attuale, non si hanno evidenze di contaminazioni di suolo sottosuolo o acque sotterranee nell'area in oggetto; quando il sito sarà dismesso verranno applicate le procedure necessarie per lasciare in sicurezza l'area.
  Il comune di Modena ha, inoltre, rappresentato di aver stipulato un Protocollo di intesa con le Fonderie Cooperative in data 25 marzo 2019 che, tra i vari impegni a carico della società, prevede anche: la chiusura definitiva dello stabilimento in via Zarlati non oltre il 31 gennaio 2022, ricollocando le attività di maggior impatto ambientale, presso altre fonderie; sviluppo di un nuovo piano aziendale, mantenendo un adeguato livello occupazionale; bonifica ambientale dell'area di via Zarlati, effettuando le indagini anche per la caratterizzazione dei suoli; presentazione di una proposta di accordo operativo per la riqualificazione dell'area.
  Per quanto concerne la cessazione delle attività di fusione presso lo stabilimento in parola, prevista per la fine di gennaio 2022, data di scadenza dell'AIA vigente, l'azienda dovrebbe evolvere verso differenti tipologie di attività a ridotto impatto ambientale che solo in parte riguarderanno ancora il settore metalmeccanico mentre un ulteriore ramo di azienda si occuperà di attività di consulenza presso altre realtà proprio in materia ambientale.
  Per quanto attiene, nello specifico, il tema occupazionale, il comune ha fatto presente che l'apposito tavolo di salvaguardia occupazionale, nell'ultimo incontro del 24 febbraio del 2020, ha preso atto che il piano industriale dell'azienda prevede il mantenimento dell'occupazione con il trasferimento della attività di fonderia presso il sito in provincia di Padova ed il mantenimento di attività complementari a Modena e Codigoro.
  L'azienda ha inoltre dichiarato di investire in attività di ricerca ed innovazione in particolare nel settore dei sistemi di abbattimento delle emissioni da impianti di fonderia. Per queste ragioni, si è convenuto di mettere in contatto la proprietà con i funzionari di ART-ER per incrociare le esigenze dell'azienda con le opportunità regionali.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   BENAMATI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di realizzazione della variante di Valico, un'opera strategica per il Paese, hanno comportato, ed ancora stanno comportando, infiniti disagi per i territori e i cittadini coinvolti;

   per compensare parzialmente tali disagi, a suo tempo furono concordate con le amministrazioni locali una serie di opere (cosiddette appunto Prevam);

   si tratta di oltre 30 milioni di euro di opere per i Prevam, lotti 6-7 e 8-10-11, interessanti due comuni, Castiglione dei Pepoli e San Benedetto Val di Sambro, nella città metropolitana di Bologna e ricadenti in un territorio appenninico di circa 10 mila abitanti: opere strategiche sulle quali è stato pianificato il futuro del territorio e che consistono:

   per il comune di Castiglione dei Pepoli, nella nuova viabilità denominata VS19 Badia Nuova – Sparvo, con interventi di stabilizzazione puntuale della strada comunale Prediera – Sparvo, realizzazione di un'area di parcheggio in località Badia Nuova, nell'asseguamento dei ponti Malpasso, Cipolli e Ca' di Landino, la realizzazione del nuovo ponte sul Gambellato in località Roncobilaccio, nuova strada che collega Roncobilaccio a Bruscoli (Cerdello), realizzazione di marciapiedi VS 18C (via del casello);

   e per il Comune di San Benedetto Val di Sambro, nella nuova viabilità denominata VS8 Cà Nova - Serrucce, nuova viabilità denominata VS8 Cà Nova - Cà Brusori; la sistemazione di due movimenti franosi denominati rispettivamente MF4 e MF6; la realizzazione di marciapiedi in località Pian del Voglio e realizzazione di un'area di parcheggio e di un'area a parco in località Montefredente;

   la mancata esecuzione di tali opere – che va ricordato in molti casi doveva essere propedeutica all'avvio dei lavori di costruzione della Variante, in altri addirittura mitigarne gli effetti – ha prodotto e sta tuttora producendo un danno ai comuni che sono e saranno costretti a sopportare ancora enormi costi gestionali per la manutenzione e la cura delle infrastrutture e delle aree ricadenti negli ambiti di intervento (o meglio non intervento), costi necessari per la costante ed onerosa necessità di interventi manutentivi che non si sarebbero più dovuti sostenere e che invece continueranno a gravare pesantemente ed ingiustamente sui bilanci comunali e dunque sulla cittadinanza ancora per anni;

   la realizzazione della variante di Valico ha, nel tempo, fatto emergere anche altre ed ulteriori criticità, ossia le problematiche legate al rumore provocato dall'utilizzo dell'infrastruttura e dei conseguenti disagi, la necessità del prolungamento del monitoraggio del movimento franoso della frazione di Ripoli, il problema dello svincolo di Barberino di Mugello che sta creando enormi disagi e problemi economici, sociali e turistici per queste aree montane già in difficoltà –:

   quali siano i tempi di approvazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dei progetti inviati da Autostrade per i lotti Prevam 6-7 e 9-10-11;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per:

    a) risolvere i problemi legati al rumore in seguito alla messa in esercizio del viadotto;

    b) prolungare il monitoraggio del movimento franoso della frazione di Ripoli;

    c) valutare e proporre una soluzione per il problema legato allo svincolo di Barberino di Mugello in direzione nord.
(4-08658)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame l'interrogante chiede di conoscere lo stato dei lavori per la realizzazione della variante di Valico.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni della direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali, si rappresenta quanto segue.
  Con riferimento ai lotti Prevam (Progetti di restauro e valorizzazione ambientale) 6-7 e 9-10-11, questi sono stati approvati dagli uffici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili rispettivamente con decreto direttoriale n. 28336 del 10 novembre 2020 e con decreto direttoriale n. 30384 del 1° dicembre 2020. I relativi lavori sono in corso di affidamento.
  Quanto agli aspetti inerenti il risanamento acustico, preciso che il 31 marzo 2018 si è concluso il monitoraggio
post operam della variante di Valico e, con specifico riferimento alla componente ambientale rumore, sui 30 ricettori monitorati in regione Emilia Romagna il monitoraggio ha evidenziato complessivamente 6 casi di esubero notturno dei limiti normativi di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 142 del 2004.
  A maggior tutela dei cittadini presenti sul territorio della variante di Valico, l'osservatorio ambientale ha ritenuto opportuno ripetere per tre volte le misure vicine al limite normativo, che non è stato mai superato.
  Gli studi acustici di dettaglio sui ricettori interessati dai suddetti esuberi notturni, finalizzati a verificare la possibilità di potenziare le mitigazioni acustiche, sono stati quindi esaminati da detto osservatorio e, successivamente, dal tavolo tecnico istituito presso la regione Emilia Romagna e che ha visto la partecipazione anche di una società terza, la Enser srl, per l'esame degli esiti degli approfondimenti forniti dalla società concessionaria Autostrade per l'Italia (Aspi).
  Detto tavolo tecnico ha sostanzialmente validato le risultanze degli approfondimenti eseguiti, escludendo la possibilità di procedere ad un potenziamento delle barriere già realizzate, alla luce della sproporzione dei costi di potenziamento rispetto a quelli derivanti dall'effettuazione di un intervento passivo sugli edifici con sostituzione degli infissi e della ventilazione, nonché della forte interferenza sul traffico che detto approccio comporterebbe in considerazione degli importanti interventi di cantierizzazione da effettuare.
  La società concessionaria si è, conseguentemente, resa disponibile a testare ulteriori soluzioni per ridurre la rumorosità dei giunti e per l'adozione di asfalto con maggiori prestazioni acustiche, per poi procedere, in caso di risultati soddisfacenti, ad un'applicazione estensiva di dette soluzioni alternative.
  In particolare:

   è stato sostituito il giunto in spalla del viadotto Badia Nuova lato Firenze con un dispositivo di tipologia differente che, dalle prime evidenze strumentali, mostra la capacità di contribuire a una notevole riduzione del picco di rumore associato al passaggio del mezzo pesante sul giunto. Analoga sostituzione è in corso con riguardo al giunto in spalla del viadotto Lagaro lato Firenze. Tale intervento, già eseguito per la carreggiata sud, sarà completato in carreggiata nord nella primavera di quest'anno. È inoltre programmata l'effettuazione, al termine dell'emergenza sanitaria in atto e in concomitanza della ripresa del traffico a livelli rappresentativi, l'effettuazione di specifiche misurazioni fonometriche finalizzate a verificare l'efficacia acustica dell'intervento sui ricettori limitrofi;

   in data 22 ottobre 2020 è stata completata la stesa di una pavimentazione ipodrenante con l'aggiunta di polverino di gomma su una tratta sperimentale di circa 400 metri del viadotto Lagaro. Contestualmente, è stato realizzato un tratto di 200 metri con pavimentazione standard; in caso di esito positivo della sperimentazione, si procederà alla stesa dell'asfalto sperimentale in corrispondenza degli ulteriori ricettori per i quali è stato rilevato il superamento dei limiti normativi, cioè fra i 2 ed i 3 chilometri del tracciato oggetto di osservazione.

  Per quanto riguarda il monitoraggio del versante ricadente nella frazione di Ripoli, il protocollo operativo siglato in prefettura nel novembre 2011 con gli enti territoriali si è concluso a dicembre 2019, essendo stata accertata una situazione di stabilizzazione.
  La società concessionaria ha provveduto alla sistemazione idraulica del Rio Piazza ed alla realizzazione di pozzi profondi di drenaggio, con interventi risultati efficaci anche ai fini della stabilizzazione superficiale del versante.
  Tutte le letture degli strumenti sul versante continuano ad essere eseguite e messe a disposizione degli enti istituzionali competenti.
  La società concessionaria ha mantenuto attivo il monitoraggio per tutto il 2020 e continuerà a farlo nel corrente anno.
  Infine, quanto ai disagi legati alla viabilità dello svincolo di Barberino di Mugello – direzione nord, la società concessionaria ha comunicato di avere commissionato uno specifico studio diretto proprio ad eliminare tale criticità, eventualmente anche con la realizzazione di una porta dedicata.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Leonardo Da Vinci, nel comune di Sasso Marconi (Bologna) è stato chiuso al traffico con ordinanza della città metropolitana, il 10 febbraio 2021 «a causa del repentino aggravarsi dello stato di deterioramento dell'infrastruttura». È stata infatti disposta la chiusura al transito, ad eccezione dei mezzi di soccorso, del tratto compreso tra il chilometro 0+000 e il chilometro 0+170, fino al ripristino delle condizioni di sicurezza;

   il ponte di Sasso Marconi è una infrastruttura strategica per la viabilità della zona ed è assolutamente necessario che i lavori procedano nel più breve tempo possibile. Peraltro, il diffuso stato di ammaloramento era noto da tempo, tant'è che il ponte era sottoposto a costanti ispezioni. L'intervento di messa in sicurezza risulta nella programmazione pluriennale dei lavori in base ai finanziamenti previsti dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per il quinquennio 2018-2023;

   la città metropolitana di Bologna ha fatto sapere che i lavori termineranno il 13 marzo 2021. Successivamente, è previsto il passaggio della struttura ad Anas con la quale si valuterà la riapertura almeno parziale della struttura –:

   di quali informazioni disponga, per quanto di competenza, in merito alle condizioni del ponte di cui in premessa e in relazione al cronoprogramma per la sua messa in sicurezza definitiva;

   a quanto ammontino i finanziamenti per la suddetta opera e quali siano le tempistiche per l'ultimazione dei lavori.
(4-08243)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame l'interrogante chiede informazioni sui lavori di messa in sicurezza del ponte Leonardo Da Vinci nel comune di Sasso Marconi (Bologna).
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla Direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e dalla società Anas si rappresenta quanto segue.
  In previsione del passaggio della SP 325, su cui insiste il ponte Leonardo Da Vinci, alla società ANAS da parte della regione Emilia-Romagna, lo scorso mese di marzo la medesima società ha effettuato un'ispezione principale dell'infrastruttura che ha rilevato un incremento dello stato fessurativo in corrispondenza della pila P15 e dello scivolamento dell'impalcato, lato arco, poggiante sul medesimo elemento verticale.
  Considerato lo stato di ammaloramento dell'infrastruttura, la città metropolitana di Bologna ne ha disposto la chiusura al traffico, con interdizione dell'accesso anche ai mezzi di soccorso e ai pedoni.
  In esecuzione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2019 relativo al piano di rientro strade in gestione Anas, il 7 aprile scorso è stato sottoscritto da tutti gli enti competenti il verbale di consegna di 872 km di strade da parte della regione Emilia-Romagna, compresa la strada provinciale 325. Occorre precisare che il passaggio ad Anas della gestione del ponte Leonardo da Vinci si perfezionerà al termine delle attività di cantierizzazione da parte della città metropolitana di Bologna sulla pila n. 15, che si concluderanno entro il corrente mese.
  Quanto ai fondi per la messa in sicurezza dell'opera, nel piano di finanziamenti relativo alle strade di rientro Anas ha programmato l'intervento di manutenzione del ponte Leonardo da Vinci, dal chilometro 0+075 al chilometro 0+300, che ne prevede il risanamento strutturate complessivo, per un investimento di oltre 6 milioni di euro; le relative attività di progettazione e di realizzazione dei lavori saranno affidate mediante accordo quadro già appaltato.
  L'ultimazione della fase di progettazione esecutiva è prevista entro la fine del corrente anno, alla quale seguirà l'avvio dei lavori di risanamento.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 56 del 2014 recante: «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni dei comuni» detta le disposizioni per gli enti anzi citati, al fine di adeguare il loro ordinamento ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza;

   l'articolo 1, comma 137, della legge sopracitata norma quanto segue: «Nelle giunte dei Comuni superiori ai 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico»;

   il comune di Gattatico ha una popolazione di 5.707 abitanti nella provincia di Reggio Emilia;

   attualmente la giunta comunale risulta composta così come segue: oltre al sindaco Luca Ronzoni vi sono gli assessori Di Pietro Carmelo, Gandolfi Matteo, Paterlini Daniele, Costi Federica e la consigliera delegata Gatti Giulia. La composizione parrebbe pertanto non conforme alle norme in tema di quote di genere;

   il tema veniva posto all'attenzione del sindaco con una interrogazione dei gruppi consiglieri Gattatico Terra Viva e Centrodestra Gattatico:

    a seguito di analoga segnalazione alla prefettura di Reggio Emilia i consiglieri di minoranza ricevevano dalla prefettura la risposta, avente ad oggetto «Comune di Gattatico (RE) – Esposto in data 23 gennaio 2021 a firma dei Consiglieri di minoranza circa il mancato rispetto della legge 56/2014 in merito alla parità di genere nella Giunta comunale», con la quale la prefettura medesima informava di aver sottoposto la questione al Ministero dell'interno per un autorevole parere in merito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere per superare le criticità di cui in premessa, promuovendo il rispetto della normativa in materia di quote di genere anche a livello di organi di governo degli enti territoriali, considerato in particolare il caso segnalato in premessa.
(4-08516)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si rappresenta quanto segue.
  In data 17 luglio 2019 i consiglieri comunali del comune di Gattatico eletti nella lista «Gattatico Terra Viva» hanno presentato un esposto alla prefettura di Reggio Emilia, per segnalare il mancato rispetto dell'articolo 1, comma 137, della legge 7 aprile 2014, n. 56. Tale norma, a garanzia della parità di genere, prescrive che «nelle giunte dei comuni con popolazione superiore a 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico».
  Il Sindaco di Gattatico, appositamente interessato dalla citata prefettura, con nota del 7 novembre 2019, corredata da un appunto redatto dal Segretario comunale, ha precisato di aver contattato tutte le figure femminili presenti nella sua lista e di aver ricevuto una sola disponibilità.
  I predetti consiglieri, pur informati di quanto sopra, hanno lamentato il persistere delle irregolarità segnalate e, con lettera del 23 gennaio 2021, hanno sollecitato il prefetto a intervenire sull'argomento. Quest'ultimo ha ritenuto quindi di dover sottoporre la questione all'attenzione del Ministero dell'Interno.
  Successivamente, con nota del 17 febbraio 2021, la prefettura di Reggio Emilia ha informato il Sindaco di Gattatico del parere fornito dal Ministero dell'interno il 5 febbraio 2021, sulle soluzioni da intraprendere per l'effettiva applicazione della normativa in materia di parità di genere nella giunta comunale.
  Con tale parere è stata, tra l'altro, richiamata la giurisprudenza in materia, che ha affermato la necessità, per il sindaco, di motivare adeguatamente la mancata applicazione del principio delle pari opportunità, dimostrando di aver provveduto a esperire un'idonea istruttoria volta ad acquisire la disponibilità allo svolgimento delle funzioni assessorili da parte di persone di entrambi i generi, sia tra le consigliere elette, sia tra le cittadine non facenti parte del consiglio.
  Con nota del 24 marzo 2021, il Sindaco di Gattatico – nel prendere atto di quanto esposto dal Ministero dell'interno, riferendo altresì che i relativi contenuti sarebbero stati esaminati nella seduta del Consiglio comunale programmata per il successivo giorno 29 – ha fornito ulteriori dettagli e confermato «l'effettiva Impossibilità di assicurare nella composizione della Giunta comunale la presenza dei due generi nella misura stabilita dalla legge».
  Nel corso del Consiglio comunale del 29 marzo, il Sindaco ha dato lettura del parere espresso dal Ministero, mentre i gruppi di minoranza hanno replicato manifestando l'intenzione di sospendere la partecipazione attiva alle sedute consiliari in assenza di «una risposta dirimente in merito alla questione». Tale dichiarazione è stata seguita anche da una manifestazione all'esterno della sala consiliare.
  Anche se il vigente ordinamento non prevede in capo a questa Amministrazione poteri di controllo di legittimità sugli atti degli enti locali, la prefettura di Reggio Emilia ha sollecitato nuovamente il sindaco a valutare ogni iniziativa volta a risolvere la situazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   BIGNAMI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 8 marzo 2021 la procura della Repubblica presso il tribunale di Bergamo ha inoltrato al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale richiesta di assistenza giudiziaria in materia penale nei confronti dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   tale richiesta attiene alle verifiche condotte dagli inquirenti al fine di valutare eventuali responsabilità penali relative alla gestione dell'emergenza, conseguente alla diffusione nel territorio nazionale del virus denominato COVID-19;

   la richiesta di assistenza si rende necessaria in quanto come riferito dal Ministero stesso in sede di risposta all'interrogazione n. 4-07758, pubblica in data 26 gennaio 2021, la disciplina dell'immunità del personale dell'ufficio regionale per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità è regolamentata dalla Convenzione in materia del 21 novembre 1947;

   pertanto è stato necessario l'intervento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale al fine di dare riscontro positivo e concreto alla richiesta della procura;

   la regolamentazione sanitaria internazionale, come noto, riferisce l'esigenza di connotare l'azione di contrasto ad una pandemia proprio alla massima trasparenza e collaborazione, derivandone che sarebbe a dir poco sorprendente se l'Organizzazione mondiale della sanità negasse tale collaborazione, smentendo nei fatti se stessa e la disciplina in materia, con evidente e rilevante danno reputazionale dell'Organizzazione mondiale della sanità –:

   quale esito abbia avuto la procedura avviata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale presso l'Oms al fine di acquisire quanto richiesto dalla procura di Bergamo;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione all'esigenza e all'importanza di una piena ed effettiva collaborazione complessiva dell'Organizzazione nella vicenda.
(4-08936)

  Risposta. — Onorevole, Deputato Bignami rispondo alla Sua interrogazione n. 4-08936.Come Lei stesso ricorda, la procura della Repubblica presso il tribunale di Bergamo ha avanzato, in data 8 marzo 2021, una richiesta di assistenza giudiziaria internazionale in materia penale all'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). La rogatoria della procura di Bergamo è stata indirizzata al Ministero della giustizia che, con nota inviata il 19 marzo 2021, l'ha trasmessa al competente ufficio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per il successivo inoltro all'Oms avvenuto in pari data attraverso la rappresentanza permanente d'Italia a Ginevra. Il procedimento di assistenza giudiziaria risulta attualmente in corso, così come le indagini.
  Per quanto riguarda le iniziative da assumere nei confronti dell'Oms per ottenere una piena ed effettiva collaborazione, il Ministero degli affari esteri continuerà ad assicurare, come fatto sin dall'inizio, che tutte le richieste della procura di Bergamo vengano portate immediatamente all'attenzione dell'organizzazione, sollecitando ove necessario tempestive risposte, che saranno a loro volta inoltrate senza indugio alla procura.
  Più in generale, la Farnesina continuerà a collaborare con i vari organismi internazionali nel settore della salute globale, a cominciare proprio dall'Oms, per far luce sull'origine del virus e affinché possa essere assicurata un'adeguata risposta alla persistente crisi sanitaria e sia favorito, in un'ottica futura, il rafforzamento della prevenzione e preparazione pandemica.
  L'Italia è inoltre attivamente impegnata nel processo di riforma dell'Oms al fine di migliorare gli attuali meccanismi di risposta e aumentare le capacità dell'Organizzazione di far fronte a crisi sanitarie di natura globale come quella che stiamo vivendo. Il nostro Paese guarda altresì con favore al lancio di una conferenza intergovernativa per la negoziazione di una convenzione quadro Oms sulla preparazione e risposta pandemica (cosiddetto Trattato Pandemico), che dovrebbe avvenire a seguito dell'approvazione di una Decisione specifica nel contesto della 74ma sessione dell'Assemblea Mondiale della Salute, prevista dal 24 maggio al 1o giugno prossimi.
  L'Italia si è sempre espressa chiaramente in tutte le sedi (Oms, G7 e G20) in favore della collaborazione solidale e coordinata nella lotta al COVID-19 e della trasparente condivisione delle relative informazioni scientifiche. Crediamo in questo approccio collaborativo con gli altri partner, fondato sul multilateralismo, e siamo impegnati a promuoverlo. Del resto anche in futuro, come sottolineato dalla stessa Organizzazione Mondiale della sanità, sarà fondamentale assicurare un
reporting accurato e tempestivo per poter continuare ad avere una corretta cognizione dell'andamento della pandemia a livello globale e per accelerarne la risposta in termini sanitari.
  A testimonianza del nostro impegno a tutto campo su questi temi, nella veste di presidenza G20, l'Italia ha convocato insieme alla Commissione europea un vertice sulla salute globale il 21 maggio, il cui principale risultato consiste nell'adozione di una dichiarazione di principi (la «Dichiarazione di Roma») in materia di prevenzione, preparazione e risposta pandemica.
  Si colloca in quest'ottica anche il nostro convinto sostegno allo strumento «
Access to Covid-19 Tools Accelerator» (ACT-A), il meccanismo multilaterale di risposta sanitaria messo in piedi un anno fa anche con il determinante contributo italiano, con l'obiettivo di accelerare sviluppo, produzione e accesso equo ai test diagnostici, trattamenti e vaccini contro il Covid-19, rafforzando al contempo i sistemi sanitari a livello globale.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   BRAGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane Spa è una società per azioni a partecipazione pubblica, controllata dallo Stato. Il 65 per cento delle sue azioni è ripartito tra il Ministero dell'economia e delle finanze (29,26 per cento) e Cassa depositi e prestiti (35 per cento);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane Spa fino al 30 aprile 2026 e soggetto a verifiche quinquennali da parte del Ministero dello sviluppo economico, sulla base del contratto di programma 2020-2024 che regola i rapporti tra lo Stato e Poste Italiane Spa;

   nei giorni scorsi rappresentanti sindacali lombardi della Slc-Cgil hanno segnalato, a mezzo stampa, la «situazione di collasso che gli Uffici Postali della Lombardia stanno subendo a causa della carenza strutturale e cronica di personale», condizione che si protrae da anni e che rischia di diventare insostenibile, andando ad incidere profondamente sia sulle condizioni di lavoro e di sicurezza dei dipendenti in organico, che sull'efficienza e la qualità dei servizi offerti ai cittadini;

   in Lombardia, in meno di tre anni, si sono persi, e questo al netto delle politiche attive, più di duemila addetti a causa delle uscite pensionistiche; con tale insufficienza di organico le disfunzioni organizzative e le condizioni di stress lavorativo stanno costantemente aumentando e sono destinate a peggiorare ulteriormente a seguito delle continue pressioni commerciali dovute anche all'incremento dell'offerta dei servizi di Poste Italiane (Rc Auto, Spid, prenotazione vaccinale, offerte commerciali multiple, e altro), stante il piano industriale appena varato, cui non corrisponde un adeguato numero di addetti;

   la carenza di personale, le sofferenze organizzative e di sicurezza sono tutte scaricate sui lavoratori di Poste Italiane. Continuo è il ricorso dello strumento del «distacco» dei dipendenti di Poste da un ufficio all'altro, anche in situazione di crisi pandemica da COVID-19, per tamponare un'emergenza d'organico divenuta ormai strutturale, così come frequente è il ricorso allo strumento dei contratti a tempo determinato o in somministrazione, soprattutto nel settore della logistica e del recapito –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad avviare un reale potenziamento delle politiche attive del lavoro in modo da sopperire alla carenza cronica di personale, alle sofferenze organizzative e di sicurezza dei dipendenti degli uffici di Poste Italiane della Lombardia, favorendo anche azioni di ricambio generazionale programmate e di progressiva stabilizzazione del personale temporaneo o in somministrazione.
(4-09041)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentite la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico nonché Poste italiane s.p.a., si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante lamenta la circostanza che la società Poste italiane stia attuando una gestione del personale tale da incidere sul servizio universale.
  Al riguardo, si segnala che Poste italiane ha informato che la medesima mette in campo ogni anno un volume importante di azioni di politiche attive del lavoro, dopo un'ampia condivisione con le parti sociali, al fine di garantire il riequilibrio dell'organico a seguito delle fisiologiche dinamiche di
turn-over e, infatti, il personale applicato nella regione Lombardia nelle attività di recapito e negli uffici postali risulta complessivamente coerente con il fabbisogno dalla stessa rilevato.
  In particolare, la stessa società ha evidenziato che il 18 giugno 2018 è stato raggiunto in Poste italiane un importante accordo sulle politiche attive del lavoro, sottoscritto da tutte le sigle sindacali che compongono il sistema di relazioni industriali dell'azienda (CGIL, CISL, UIL, CISAL-FAILP, CONFSAL, UGL). Detto accordo, in applicazione del nuovo piano industriale ed in attuazione dei precedenti accordi in materia di politiche attive del lavoro sottoscritti in sede di rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, definisce con le organizzazioni sindacali le modalità ed i criteri di gestione delle dinamiche degli organici per il triennio 2018-2020.
  Poste rileva, altresì, che nel triennio di riferimento sono state poste in essere le scelte gestionali ed organizzative necessarie per far fronte alla copertura dei fabbisogni aziendali, prestando anche attenzione alle esigenze di stabilità e di conciliazione vita-lavoro dei lavoratori interessati.
  Sempre nel periodo di riferimento, nella regione Lombardia, per quanto riguarda le attività di recapito, si informa che sono state effettuate 1.910 assunzioni a tempo indeterminato (stabilizzazione di personale ex contratto a tempo determinato) e 254 conversioni da
part time a full-time di personale in servizio; mentre, per la rete degli uffici postali, sono state effettuate 545 nuove assunzioni a tempo indeterminato e 101 conversioni da part time di full-time di personale in servizio.
  In relazione, inoltre, alla variabilità dei volumi ed alla necessità di sostituire i lavoratori assenti, ad esempio per malattia, si è fatto ricorso a contratti a tempo determinato o di somministrazione nel rispetto delle percentuali massime definite nel contratto collettivo.
  Con riferimento al tema delle presunte pressioni commerciali nei confronti dei dipendenti dedicati ad attività di consulenza, Poste italiane s.p.a. rende noto che, al fine di garantire un efficace e tempestivo presidio dell'azione commerciale, vengono costantemente messe in campo azioni di sensibilizzazione nei confronti del personale che ricopre posizioni di responsabilità organizzativa e/o ruoli a diretto contatto con il
business.
  Inoltre, in tale direzione è stato costituito un osservatorio dedicato alle problematiche sulle proposizioni commerciali, cui il dipendente può segnalare – attraverso una casella di posta elettronica a ciò destinata – eventuali comportamenti che si discostino dai principi di etica aziendali.
  Preme sottolineare che, come riportato nel nuovo piano industriale 2024
Sustain & Innovate, l'incremento dell'offerta del Gruppo Poste italiane, con l'ingresso in nuovi comparti assicurativi, ha permesso di offrire un portafoglio di prodotti/servizi allineato all'evoluzione dei bisogni espressi dalla propria clientela che, anche in conseguenza della forte accelerazione del processo di digitalizzazione registrata a partire dall'inizio della pandemia, sono sempre più orientati verso la componente relazionale rispetto a quella transazionale.
  In virtù di questo cambio di paradigma, inoltre, la società ha informato che sta effettuando importanti investimenti anche in termini di sviluppo formativo e professionale delle risorse di sportello.
  L'azienda segnala, inoltre, che anche al fine di limitare gli spostamenti del personale sul territorio (in particolare, in termini di distanza media), sta implementando un progetto denominato
Hub&Spoke, che ha l'obiettivo di rendere autonomi i bacini degli uffici postali minori in termini di gestione del personale.
  Pertanto, in base a quanto riferito, sono in corso progetti e azioni di razionalizzazione organizzativa, innovazione tecnologica ed ammodernamento dei servizi, volti ad adeguare i livelli di servizio alle mutate esigenze degli utenti nonché a garantire un servizio postale maggiormente efficiente.
  In conclusione, il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito delle proprie competenze, continuerà a monitorare le modalità di erogazione del servizio postale, al fine di assicurare un servizio efficiente, e ad avviare – ove possibile – le dovute iniziative per risolvere eventuali criticità in tale ambito.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza alluvionale di inizio ottobre 2020 ha colpito moltissimi comuni in Liguria e Piemonte, colpendo numerosissime aree e costringendo gli amministratori a scendere in prima linea;

   in molti casi si tratta di sindaci di piccoli comuni, i quali, oltre a svolgere l'attività amministrativa, ove applicabile, continuano a svolgere anche la propria attività lavorativa in altri contesti;

   ne consegue che, in molti casi, i sindaci dei piccoli comuni non dispongono degli strumenti normativi più idonei a far collimare la propria attività lavorativa con quella amministrativa, in quanto, all'emergere di crisi quali l'emergenza alluvionale sopra richiamata non corrisponde un'automatica messa in distaccamento dell'amministratore, atta a tutelarlo da eventuali ripercussioni sul posto di lavoro conseguenti ad eventuali mancate prestazioni lavorative;

   si configura, quindi, una discrasia al verificarsi di gravi emergenze di carattere straordinario nei territori amministrati, quali ad esempio l'emergenza alluvionale di cui sopra, in quanto le uniche modalità formali per poter gestire l'assenza dal posto di lavoro a seguito del sopravvenuto carico di lavoro amministrativo sono dei permessi di ferie sul posto di lavoro o la messa in aspettativa per esercizio di carica elettiva, che non risponde alle esigenze di flessibilità quali quelle di cui necessitano i sindaci dei piccoli comuni –:

   se il Governo intenda intraprendere iniziative normative per:

    a) permettere la messa automatica in distaccamento per i sindaci dei comuni colpiti da gravi emergenze in modo da agevolarne l'operato;

    b) fornire ai sindaci strumenti maggiormente flessibili della messa in aspettativa per tutta la durata del mandato in modo da far collimare – ove possibile – il lavoro amministrativo con quello preesistente all'assunzione della carica elettiva.
(4-07148)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame si fa riferimento alla situazione di grave difficoltà in cui sono venuti a trovarsi i sindaci dei piccoli comuni in Liguria e Piemonte nel gestire l'emergenza alluvionale dello scorso ottobre 2020. Infatti, a seguito del sopraggiunto carico straordinario di lavoro amministrativo hanno avuto difficoltà a gestire formalmente l'assenza dal posto di lavoro preesistente alla carica elettiva.
  Al riguardo si fa presente che oltre agli istituti menzionati nell'atto di sindacato ispettivo e disciplinati dalla normativa vigente (aspettativa e permessi), l'articolo 79, comma 4 del T.U.O.E.L. prevede un monte ore retribuite sino ad un massimo di 48 ore lavorative a disposizione dei sindaci, nonché degli altri titolari delle cariche elettive ivi indicati, da fruire per lo svolgimento di compiti attinenti al proprio mandato.
  A seguito dell'emergenza pandemica da COVID 19, il legislatore è intervenuto in materia con il decreto-legge n. 18 del 2020 cosiddetto Cura Italia, che all'articolo 25 comma 6, ha stabilito per i sindaci, fino alla data di cessazione dello stato di emergenza nel territorio regionale, una rideterminazione in 72 ore dei permessi previsti dal citato articolo 79.
  Quanto, infine, alla richiesta di interventi normativi in materia, si evidenzia che ogni possibile valutazione in merito alle criticità evidenziate nell'atto di sindacato ispettivo, non può che essere inquadrata nell'ambito di una complessiva e sistematica revisione dell'ordinamento degli enti locali e dei relativi istituti giuridici che investe attribuzioni di plurimi soggetti istituzionali.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   CIABURRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   come lamentato in più sedi da diversi anni, i piccoli comuni hanno notevoli difficoltà nella gestione del servizio di segreteria comunale a causa della carenza di segretari comunali, con evidenti ripercussioni sulla capacità degli enti stessi di erogare servizi ai cittadini;

   il decreto del Ministro dell'interno 21 ottobre 2020, recante modalità e disciplina di dettaglio per l'applicazione dei nuovi criteri di classificazione relativi alle convenzioni per l'ufficio di segretario comunale e provinciale, all'articolo 2, in merito alla classificazione delle convenzioni per l'ufficio di segreteria, ha disposto testualmente che: «Possono partecipare ad una medesima convenzione fino a cinque enti»;

   tale norma, introducendo il numero massimo di cinque Comuni per le convenzioni di segreteria, ha aggravato le complessità tecniche già incombenti sulle amministrazioni dei piccoli comuni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per disporre una deroga al limite di cui in premessa per i comuni sotto i 5.000 abitanti.
(4-07869)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, nel quale si segnalano le difficoltà derivanti dalla carenza di segretari comunali nei comuni entro i cinquemila abitanti, si rappresenta quanto segue.
  Il decreto del Ministro dell'interno del 21 ottobre 2020 – citato nell'interrogazione – riguarda la nuova disciplina delle convenzioni per l'ufficio di segretario comunale e provinciale ed è stato adottato ai sensi dell'articolo 16-
ter, comma 12, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito nella legge 28 febbraio 2020, n. 8.
  Il provvedimento mira a favorire il processo associativo degli enti locali nell'esercizio delle funzioni dei segretari comunali, proprio nell'ottica di ottimizzare l'uso delle risorse disponibili, tenendo conto dell'attuale carenza di segretari nei comuni di minori dimensioni.
  La nuova disciplina intende assicurare, inoltre, che lo svolgimento in forma associata delle funzioni di segretario comunale avvenga con modalità tali da garantire il rispetto del principio costituzionale del buon andamento dell'azione amministrativa, evitando che un numero eccessivo di enti convenzionati possa in qualche misura compromettere lo svolgimento dei compiti del segretario stesso.
  In tale prospettiva – come ricordato nell'interrogazione – l'articolo 2 del decreto stabilisce espressamente che a una medesima convenzione possono partecipare al massimo cinque enti.
  Tale numero è stato ritenuto, infatti, il limite massimo oltre il quale il segretario non sarebbe più in grado di svolgere le proprie mansioni con le tempistiche adeguate, immaginando che egli si rechi presso la sede di servizio di ciascun ente convenzionato almeno un giorno alla settimana.
  Il limite quantitativo di cui sopra riguarda le convenzioni di segreteria stipulate a decorrere dalla data di entrata in vigore del predetto decreto ministeriale, ovvero il 1° dicembre 2020.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la nostra Nazione sta soffrendo la tragica scomparsa dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, assassinati in un vile agguato nel Nord Est del Congo il 22 febbraio 2021;

   secondo le prime testimonianze, l'ambasciatore e il militare viaggiavano a bordo di una autovettura della Monusco – missione dell'organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Paese africano – che sarebbe stata assaltata da un gruppo armato con l'intento di sequestrare personale Onu;

   il luogo dell'attentato è ricompreso in un'area denominata «Zona delle tre antenne» considerata – a livello internazionale, europeo e dalla Farnesina – ad alto rischio per la sicurezza a causa della presenza di diversi guerriglieri che si contendono il controllo del territorio;

   il 10 gennaio 2021, nella stessa zona, sono stati assassinati sei rangers congolesi;

   a distanza di una settimana e nonostante un team del nucleo speciale dei Ros sia giunto in Congo per le opportune investigazioni, la ricostruzione della tragedia presenta ancora interrogativi;

   testate giornalistiche italiane e internazionali hanno riportato diverse dichiarazioni in cui si assiste, tristemente, a «rimbalzi» di responsabilità tra chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell'ambasciatore;

   si sta profilando una ricerca spasmodica di un responsabile, tra le Nazioni Unite, titolare della missione Monusco, il Dipartimento di sicurezza e protezione (Undss) responsabile per il Programma alimentare mondiale (PAM) e le autorità locali congolesi, trascurando colpe e negligenze che sarebbero da addebitare in primis al Governo italiano;

   a morire sul campo, vittime di una sicurezza internazionale debole, sono nostri connazionali che dovevano essere protetti per il solo fatto di prestare servizio – coraggiosamente – in una regione pericolosa, prescindendo dall'organizzazione e dalla titolarità della singola missione;

   il Ministro Luigi Di Maio, durante l'informativa urgente del 24 febbraio 2021, avrebbe esonerato da responsabilità il Governo italiano, affermando la presenza in Congo di un contingente di quattro militari a difesa dell'ambasciata e dell'ambasciatore Attanasio, la dotazione di due auto blindate, la piena autonomia del diplomatico di muoversi all'interno del Paese e l'imputabilità dell'organizzazione e della relativa sicurezza al Pam;

   sono state spese parole, forse anche scontate, sull'impegno dell'Italia nella cooperazione internazionale e nelle missioni di pace, senza mai soffermarsi sul sistema della sicurezza estera e consolare della nostra Nazione;

   quanto accaduto avrebbe dovuto richiamare l'attenzione del Governo sulle misure di sicurezza estera, sulle funzioni svolte dall'Aise e sulla necessità di maggiori investimenti nell'attività di intelligence;

   è legittimo domandarsi per quale ragione i servizi dell'intelligence italiana non dispongano di una rete di informazione adeguata per percepire la pericolosità di una determinata area, nel caso di specie del Congo, e utile per consentire, quindi, che il viaggio di Attanasio, se si doveva fare, si svolgesse nell'idonea cornice di sicurezza;

   in tale fumosa vicenda l'unica certezza è che un rappresentante italiano e un milite dei carabinieri stessero viaggiando su un'autovettura non blindata e senza scorta, in un territorio assolutamente insicuro; circostanze che hanno contribuito a rendere maggiormente sensibile l'obiettivo degli assalitori;

   quanto accaduto è la conseguenza di labili politiche in tema di sicurezza internazionale, di riduzione dei fondi stanziati per la difesa, di assenza di una rete di servizi segreti adeguata ad assicurare attività di intelligence nei Paesi a rischio di carenza di personale militare preposto alla sicurezza delle ambasciate italiane e l'assenza e/o scarna conoscenza dei territori esteri in cui si svolgono le missioni –:

   se il Governo fosse a conoscenza del viaggio che l'ambasciatore Attanasio avrebbe intrapreso e se fosse stato autorizzato;

   se sia vero che l'ambasciatore avesse richiesto, in precedenza, in dotazione un'ulteriore autovettura blindata;

   se fosse a conoscenza del fatto che l'ambasciatore avrebbe viaggiato privo di un'auto blindata e di scorta, e, in caso affermativo, a quale autorità italiana ciò sarebbe stato riferito;

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere per garantire la massima sicurezza degli operatori, diplomatici e militari, impegnati in missioni internazionali e rafforzare la rete dell'intelligence italiana, incrementare il personale e gli strumenti utili per la difesa.
(4-08522)

  Risposta. — La sicurezza dei funzionari pubblici in servizio all'estero è in primo luogo di competenza dello Stato di accreditamento. La sicurezza delle sedi, ed in particolare la difesa della struttura della sede diplomatica nonché la tutela dell'Ambasciatore, sono affidate nella maggior parte dei casi all'Arma dei Carabinieri.
  Per quando riguarda le misure di protezione per la persona dell'Ambasciatore nella Repubblica democratica del Congo, la sede dispone di due auto blindate di livello B6 (la seconda, di riserva, in via di sostituzione al momento del tragico episodio), di due carabinieri in funzione di tutela e due carabinieri destinati alla sicurezza della sede, anch'essi abilitati alla tutela. Il personale dell'Arma dispone delle pistole d'ordinanza e la sede ha sei giubbetti antiproiettile in dotazione.
  Il Ministero svolge regolarmente valutazioni sui livelli di rischio nei vari paesi e può formulare raccomandazioni sulle misure di sicurezza da adottare. Frequentemente, questo avviene su richiesta della sede.
  Nel caso in questione la missione si svolgeva nel quadro organizzativo del programma alimentare mondiale e la sede non aveva chiesto una valutazione al Ministero. Il capo missione ha piena facoltà di decidere come e dove muoversi all'interno del Paese, senza necessità di fare richiesta di apposita autorizzazione.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la notizia secondo la quale una trentina di cittadini europei, tra cui anche italiani, sarebbero stati fermati e detenuti dalle autorità britanniche nei centri per immigrati e poi rimpatriati nei loro Paesi d'origine per aver cercato di introdursi nel Regno Unito per motivi di lavoro ma sprovvisti del visto necessario;

   il quotidiano britannico «The Guardian» bolla la vicenda come una «drammatica e umiliante esperienza subìta negli ultimi mesi da altri cittadini europei»;

   più precisamente, i cittadini europei, per lo più giovani donne, giunti all'aeroporto di Gatwick, prima di essere espulsi sarebbero stati incarcerati ed una parte di loro sarebbe stata finanche mandata nella prigione Yarl's Wood Immigration Removal Centre, in Bedfordshire un penitenziario che dista circa due ore di auto dal prefato scalo ed al cui interno sarebbero stati riscontrati anche dei casi di positività al COVID-19;

   per rendere la misura esatta del trattamento subito dagli europei alle frontiere britanniche è balzata alle cronache la storia di una giovane spagnola di nome Maria, la quale, secondo quanto dalla stessa riferito, dopo essere stata fermata e nonostante la sua dichiarata disponibilità a fare ritorno in patria a proprie spese, veniva condotta e ristretta nel centro di detenzione Yarl's Wood;

   episodi similari sono stati descritti anche dal quotidiano «La Repubblica», che ha riportato l'esperienza vissuta da due giovani italiane, Marta ed Eugenia, alle quali sarebbe stato sequestrato tutto fino al momento dell'espulsione in particolare il cellulare, al fine di impedire che venissero fotografate le carceri;

   gli episodi in parola andrebbero avanti da mesi; la vicenda della connazionale Marta, come spiega sempre La Repubblica, sarebbe avvenuta il 17 aprile 2021; la giovane voleva andare a Londra a fare la ragazza alla pari in casa di suo cugino, tuttavia è stata ritenuta alla stregua di una migrante illegale «senza visto lavorativo» e portata in un carcere vicino all'aeroporto di Heathrow;

   è assolutamente inaccettabile il trattamento subito dai nostri connazionali ristretti inspiegabilmente anche per giorni senza alcuna possibilità di comunicare con i propri familiari e trattati alla stregua di criminali;

   è necessario un intervento diretto della Farnesina presso le autorità britanniche affinché l'ambasciata italiana possa essere informata repentinamente laddove vengano fermati e detenuti cittadini italiani al fine di garantire loro adeguata assistenza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare al fine di tutelare i cittadini italiani che, giunti nel Regno Unito, vengono incarcerati e successivamente espulsi al loro arrivo.
(4-09304)

  Risposta. — Come è noto, dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha cessato di far parte dell'Unione europea. Dal. 1o gennaio 2021, terminato il periodo di transizione, non si applicano più nel Paese le norme europee sulla libera circolazione delle persone. I cittadini dell'Unione devono pertanto ottenere il visto, prima di fare ingresso nel Regno Unito, per motivi di studio e lavoro e per soggiorni superiori a 180 giorni.
  Recentemente si sono verificati circa 30 casi di cittadini, europei, non solo italiani, cui le autorità di frontiera britanniche hanno negato l'ingresso per mancanza del visto. Gli interessati sono stati trattenuti, in appositi centri in attesa del rimpatrio, che in alcuni casi, è avvenuto dopo alcuni giorni a causa della scarsità di voli, con conseguente preoccupazione dei familiari verso cui va tutta la mia comprensione. Tra questi casi 12 hanno riguardato nostri connazionali. Tutti sono stati, prontamente assistiti dal Consolato generale d'Italia a Londra, che ha interloquito con gli interessati, le loro famiglie e con le autorità di frontiera britanniche per accertare, caso per caso, la corretta valutazione della situazione.
  Anche nel caso di Marta, citata dall'interrogante, il Consolato generale si è subito attivato, su segnalazione sabato 17 aprile dello zio, che l'aveva invitata nel Paese con una sua lettera. La sede ha mantenuto un costante contatto con la famiglia fino al momento del rimpatrio, avvenuto nel pomeriggio di domenica 18 aprile.
  La nostra Ambasciata a Londra è intervenuta formalmente, con nota verbale e con contatti, diretti con il Ministero dell'interno britannico, per chiedere chiarimenti, ed esprimere preoccupazione per il trattamento sproporzionato riservato ai nostri connazionali. Abbiamo anche rappresentato alle Autorità britanniche l'opportunità di rafforzare le campagne informative sulla normativa migratoria in vigore dal 1° gennaio 2021 .
  Ho sollevato la questione nel corso di un mio incontro alla Farnesina con l'ambasciatrice del Regno Unito e mi recherò a Londra la prossima settimana per affrontare il tema con il Sottosegretario all'interno, responsabile per l'immigrazione.
  La delegazione dell'Unione europea a Londra, anche su nostro impulso, è intervenuta presso le autorità britanniche per richiedere un più stretto raccordo fra i cittadini europei interessati, e i rispettivi uffici consolari, limitare i tempi di trattenimento e garantire un trattamento adeguato ai fermati. Le autorità britanniche si sono impegnate a facilitare l'esercizio dell'assistenza consolare a favore dei cittadini europei fermati alla frontiera senza visto e a considerare la possibilità che, in futuri casi analoghi, possano entrare su cauzione in territorio britannico fino all'orario del volo di rimpatrio.
  Il 20 maggio l'ambasciatrice del Regno Unito in Italia, Jill Morris, nel corso della sua audizione presso la Commissione esteri della Camera dei deputati sulle priorità della Presidenza italiana del G20, ha annunciato che non si verificheranno più casi del genere. Le Autorità britanniche hanno comunicato alle rappresentanze dei Paesi dell'Unione europea che i cittadini europei che dovessero incorrere in provvedimenti di respingimento in frontiera a causa del mancato possesso dei requisiti per l'ingresso sul territorio britannico potrebbero comunque essere autorizzati, su cauzione (
bail), all'ingresso nel Paese fino al momento del rimpatrio. La decisione di accordare l'ingresso su cauzione può essere assunta caso per caso dagli ufficiali di frontiera che, mantenendo limitazioni alla libertà di residenza o lavoro, possono stabilire se imporre condizioni finanziarie per autorizzare temporaneamente l'ingresso dei cittadini oggetto di provvedimento di respingimento e l'ammontare delle stesse.
  La rete diplomatico-consolare italiana nel Regno Unito è impegnata da tempo in una capillare campagna di informazione sulla nuova normativa per l'ingresso nel Paese dopo la Brexit, anche attraverso il sito www.viaggiaresicuri.it. La campagna è stata recentemente intensificata e rilanciata sui
social media, in vista della possibile ripresa dei viaggi internazionali a seguito dell'alleggerimento delle restrizioni agli spostamenti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   COSTANZO e MANIERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 2021 si è avviato con la crisi del mercato dell'auto e l'aumento generalizzato del ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle aziende leader nel settore automotive;

   il mercato europeo dell'auto sta affrontando una crisi profonda determinata anche dalla pandemia e nel nostro Paese era già in atto una crisi sistemica, con la mancanza di investimenti per l'innovazione del prodotto e l'assenza di una politica industriale pubblica;

   Stellantis ha prorogato la cassa integrazione fino al 2 maggio 2021 per i dipendenti dello stabilimento di Melfi;

   come esposto in una nota dalla Fiom di Stellantis del 18 marzo 2021, in questo scenario la comunicazione aziendale sul costo industriale alto degli stabilimenti italiani, la riduzione dei servizi e di ulteriore taglio dei costi sta generando una situazione di estrema incertezza e preoccupazione nelle lavoratrici e nei lavoratori del gruppo e in quelli delle aziende di fornitura;

   nelle scorse settimane le organizzazioni sindacali hanno richiesto un incontro all'azienda per discutere della situazione produttiva di tutti gli stabilimenti Stellantis, e dei costi industriali;

   in una nota della segreteria generale CGIL Basilicata del 12 marzo 2021, si denuncia come «i primi atti formali della Stellantis sono tutti nel solco della riduzione dei costi. I tagli ai servizi comunicati alla Iscot per i servizi di pulizia industriale e civile all'interno dello stabilimento che produrranno 44 licenziamenti e cassa integrazione al 50 per cento per i lavoratori restanti, la riduzione del 15 per cento ai trasferimenti verso la Atlas che gestisce il servizio mensa, tracciano l'intenzione di peggiorare complessivamente la condizione dei lavoratori diretti e indiretti, con scelte che determineranno un pericoloso abbassamento della qualità del lavoro e della sicurezza all'interno dello stabilimento, paradossalmente proprio nella fase in cui l'attenzione verso i livelli di sicurezza dovrebbe essere massima. Il prestito da 6.3 mld garantito dallo Stato e che FCA ha ottenuto aveva come precondizione il rilancio della filiera di fornitura. Questo significa ampliare la filiera in Italia e non continuare ad agire con la competizione sfrenata sulla riduzione dei costi e far pagare ai lavoratori l'assenza di strategie industriali e di investimenti che pongano al centro l'innovazione e l'eco-sostenibilità»;

   la Fiom ha sollecitato, unitariamente a Fim e Uilm, il Governo ad aprire un tavolo specifico di settore;

   come appreso da fonti di stampa il 15 aprile 2021 il gruppo Stellantis pare abbia convocato le segreterie nazionali dei sindacati che potrebbe essere una prima occasione per avere risposte alle tante domande;

   è indispensabile un confronto sul piano industriale di Stellantis in Italia e sulla filiera di fornitura, oltre a un piano per l'occupazione;

   particolare attenzione deve essere posta sull'impatto che le nuove tecnologie avranno sulle produzioni tradizionali a partire dalla componentistica e la produzione di motori endotermici, in particolare diesel –:

   se non si intenda convocare con urgenza un tavolo specifico di confronto con Fca Stellantis sul piano industriale e di occupazione;

   se si intenda sostenere l'intera filiera ed essere garante degli impegni assunti da Fca nel momento della richiesta del prestito di oltre 6 miliardi di euro.
(4-09233)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la Direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Gli Onorevoli interroganti fanno riferimento alla situazione degli stabilimenti Stellantis presenti in Italia, con particolare attenzione allo stabilimento di Melfi, in Basilicata, rappresentando la necessità di convocare un tavolo di confronto in merito.
  A riguardo, rappresento quanto già comunicato in altre sedi istituzionali. Lo stabilimento Stellantis di Melfi rappresenta, come giustamente ricordano gli interroganti una delle principali realtà produttive dell'intero Mezzogiorno e il Governo ha investito sul sito produttivo proprio in considerazione della rilevanza che esso riveste.
  Per questo, è necessario monitorare costantemente le scelte del gruppo Stellantis — sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo specifico dello stabilimento di Melfi e del suo ruolo negli
asset del gruppo — e richiamare il gruppo stesso agli impegni assunti.
  A tal riguardo, si rappresenta che nel corso del 2020 è stata concessa una garanzia di SACE per oltre 5,6 miliardi di euro, corrispondenti a una copertura dell'80 per cento del finanziamento richiesto dal Gruppo FCA, ai sensi dell'articolo 1, commi 7 e 8, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito con modificazioni dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 (anche detto «decreto Liquidità»). Il sopra citato finanziamento è finalizzato alle seguenti esigenze sopravvenute a seguito della crisi da Sars-CoV-2:
  

    costi del personale impiegato su stabilimenti italiani;
    

    capitale circolante destinato al fabbisogno della produzione di stabilimenti italiani ivi compreso il pagamento della filiera italiana;
    

    spese per investimenti destinati a centri e a laboratori di ricerca e sviluppo in Italia.
    

    La garanzia è stata concessa subordinatamente al rispetto di specifici impegni e condizioni in capo all'impresa beneficiaria. In particolare, tra gli impegni è previsto:
    

    il proseguimento nell'attuazione dei progetti industriali annunciati a dicembre 2019 (per un ammontare pari a 5 miliardi);
    

    l'avvio di investimenti ulteriori per 200 milioni di euro;
    

    l'impegno a non delocalizzare la produzione dei modelli di veicoli oggetto di industrializzazione nell'ambito del piano;
    

    il raggiungimento della piena occupazione entro il 2023, intesa come effettivo impegno nell'attività di tutti i dipendenti senza ricorso ad ammortizzatori sociali.
    

   I citati impegni aggiuntivi, assunti a giugno 2020, restano in vigore anche a seguito della fusione tra FCA e il gruppo automobilistico francese Peugeot S.A. (PSA) ed il Governo, alla luce di quanto sopra richiamato, monitora con attenzione che vengano rispettati.
   Con riferimento alla citata realtà produttiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito a riguardo, ha informato che è stata autorizzata altresì la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla società a responsabilità limitata FCA Melfi, per i quali era stato stipulato un contratto di solidarietà che stabiliva la riduzione massima dell'orario di lavoro previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
   Più in generale, è l'intero settore
automotive a rivestire rilevanza strategica per l'economia italiana e a meritare particolare attenzione da parte del Governo.
   È necessario un monitoraggio costante del settore, un approccio proattivo e un ripensamento della politica industriale sull'
automotive, che preveda al contempo il supporto alla domanda e all'offerta. Un adeguato supporto al sistema industriale rappresenta la premessa per evitare operazioni di delocalizzazione o acquisizione di imprese nazionali. Ed è proprio in questa direzione che, in data 22 aprile 2021, è stata annunciata l'istituzione del tavolo permanente sull'automotive.
   Alla luce di quanto sopra esposto, dunque, ribadisco l'impegno del Governo a proseguire con gli incontri del tavolo sull'
automotive nonché a monitorare con attenzione il rispetto degli impegni assunti dal gruppo Stellantis, al fine di garantirne la continuità produttiva e tutelarne i livelli occupazionali.
La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   CUNIAL. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 dicembre 2020, Israele dà il via alla campagna vaccinale contro il Covid-19 con il vaccino Pfizer;

   il 9 febbraio 2021, si apprende, da greekcitytimes.com che Grecia e Israele concordano un «passaporto verde» per il turismo;

   il 18 febbraio 2021 sul quotidiano israelnationalnews.com, con l'articolo «Vaccinazioni in Israele: cifre impegnative sulla mortalità?» è stata pubblicata l'analisi del dottor Hervé Seligmann e dell'ingegnere Haim Yativ della facoltà di medicina delle malattie infettive e tropicali emergenti dell'Università di Aix-Marsiglia, che afferma che l'iniezione di Pfizer causa «una mortalità centinaia di volte maggiore nei giovani rispetto alla mortalità per coronavirus senza vaccino», mentre negli anziani causa maggiore mortalità per infarto e ictus. Gli autori affermano che «le vaccinazioni hanno causato più morti di quanto il coronavirus avrebbe causato nello stesso periodo» e che le pressioni delle autorità per vaccinarsi stanno causando «un nuovo Olocausto»;

   al 18 febbraio 2021 oltre 4,1 milioni di israeliani avevano ricevuto la loro prima dose del vaccino contro, mentre 2,8 milioni la seconda dose. Il Ministro della salute ha dichiarato che non ci saranno né obbligo né sanzioni contro coloro che non si vaccinano;

   il 19 febbraio 2021, su un articolo di ynetnews.com dal titolo «I bambini sono sempre più vittime di COVID», viene riportato il dato che mostra come a novembre 2020 si siano verificati 400 casi di coronavirus in bambini israeliani di età inferiore ai due anni ed, a febbraio 2021, quel numero era salito a 5.800;

   il 28 febbraio 2021, il Ministero della salute Yuli Edelstein ha lanciato ufficialmente il programma di «passaporto verde». Solo le persone che sono state vaccinate o si sono riprese dal coronavirus avranno diritto a uno di questi passaporti che sarà valido per sei mesi a partire da una settimana dopo la seconda dose. Il Ministro ha dichiarato che saranno riservate alcune aree aperte a tutti, ai non vaccinati;

   il 1° marzo 2021, Reuters afferma che gli sforzi vaccinali di Netanyahu sono una vetrina della sua campagna in vista delle elezioni nazionali del 23 marzo. Inoltre, si viene a sapere che Austria e Danimarca vanno verso l'alleanza con Israele per la produzione di vaccini di nuova generazione, e sono in attesa di vedere da vicino il rapido lancio del vaccino israeliano;

   sempre il 1° marzo 2021 76 medici di ogni ceto sociale in Israele, pubblicando una lettera, denunciano che le misure del Governo sono una pressione significativa sui cittadini affinché si vaccinino contro Covid-19;

   il 5 marzo 2021, gli avvocati di «People of Truth» hanno presentato una denuncia al Tribunale de L'Aja, la quale pare la stia esaminando, contro Israele, sugli esperimenti illegali sui cittadini israeliani, attraverso la Pfizer;

   il 7 marzo 2021 il JerusalemPost ha dato la notizia il Ceo di Pfizer non è potuto entrare in Israele perché non vaccinato. Già il 15 dicembre 2020 aveva dichiarato di non volersi vaccinare vendendo anche le proprie azioni della società come riportato nell'interrogazione n. 4-07541;

   l'8 marzo 2021, la stampa italiana riporta la notizia del passaporto di Israele come una vittoria per la riapertura delle attività economiche e viene annunciato il progetto del passaporto vaccinale per entrare in Sardegna;

   l'11 marzo 2021, l'attivista politica e artista, Dea, ha denunciato su ByoBlu che la strategia israeliana ha generato un apartheid vaccinale;

   a parere dell'interrogante, la politica israeliana è in palese violazione dei diritti umani ed occorre interrompere ogni relazione verso Israele fino al ripristino degli stessi –:

   ove quanto esposto in premessa risulti confermato, quali iniziative politico-diplomatiche il Governo intenda assumere al riguardo.
(4-08645)

  Risposta. — Con quasi 5,4 milioni di persone vaccinate su una popolazione totale di circa 9 milioni di persone, Israele è ormai prossimo all'obiettivo della vaccinazione di tutta la popolazione adulta (i minori di 16 anni sono infatti circa 3 milioni). Grazie a un'efficace campagna vaccinale (e a una convinta partecipazione dei cittadini) nonché a stringenti misure di contenimento per evitare la diffusione dei contagi (quali la chiusura temporanea dell'aeroporto di Tel Aviv), Israele è il primo Paese al mondo per numero di vaccinati in relazione al numero di abitanti. Le autorità israeliane hanno inoltre avviato la vaccinazione di circa 200.000 palestinesi trans frontalieri che lavorano e si recano quotidianamente in Israele.
  In quest'ottica, gli israeliani auspicano di poter presto arrivare ad un riconoscimento internazionale dei certificati vaccinali e di guarigione, oltre che di «
green pass» per permettere alle persone vaccinate e guarite di spostarsi. Ciò anche per consentire una ripresa graduale e controllata dei voli da e per Israele in vista della stagione estiva.
  Con riguardo all'Italia, sin dall'inizio della pandemia la cooperazione con Israele si è notevolmente intensificata attraverso l'istituzione di un tavolo bilaterale tra i rispettivi Ministeri degli esteri e della salute, per la condivisione di dati, informazioni e strategie sulla gestione della pandemia, collaborazione che si è rilevata estremamente utile andando ad approfondire la già eccellente cooperazione scientifica bilaterale. Ai sensi della vigente normativa italiana, il Paese è inserito nella lista C, per cui, dal 16 maggio e fino al 30 luglio 2021, a chi viaggia da Israele ed entra in Italia non è richiesto di sottoporsi a quarantena ove presenti un test Covid-19 molecolare o antigenico negativo effettuato entro 48 ore dall'ingresso.
  Con riguardo ai vaccini, le autorità israeliane hanno smentito categoricamente qualsiasi correlazione diretta, salvo circostanze eccezionali, tra inoculazione delle dosi e mortalità mentre sul ricorso alla Corte dell'Aja da parte del gruppo no-vax israeliano «
Anshei Emet» (People of Truth) non risultano al momento sviluppi giuridici.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   DEIDDA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico ha pubblicato il nuovo bando «Macchinari innovativi», finalizzato a sostenere, nei territori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, la realizzazione di programmi di investimento diretti a consentire la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese partecipanti ovvero a favorire la transizione del settore manifatturiero verso il paradigma dell'economia circolare;

   in particolare, la misura in questione intende sostenere gli investimenti innovativi che, attraverso la trasformazione tecnologica suindicata, siano in grado di aumentare il livello di efficienza e di flessibilità dell'impresa nello svolgimento della propria attività economica, se del caso, mediante l'acquisto di macchinari, impianti e attrezzature strettamente funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento, nonché programmi informatici e licenze correlati all'utilizzo dei predetti beni materiali;

   considerato che il bando in questione è finanziato con 132,5 milioni di euro – vale a dire, con una cifra pari a quella già messa a disposizione lo scorso anno dal medesimo Ministero con l'apertura del primo sportello del bando – a valere sul Programma operativo nazionale «Imprese e competitività» 2014-2020 FESR e che potranno beneficiare dell'agevolazione le micro, piccole e medie imprese (PMI);

   dal bando in questione l'unica regione del Sud esclusa risulta essere la Sardegna è che tale esclusione segue altre già intervenute nell'ambito di simili importanti occasioni di sviluppo e ammodernamento;

   tale esclusione rappresenti un'evidente discriminazione a danno delle imprese aventi sede in Sardegna, come anche sottolineato dalle rappresentanze regionali di Confindustria e Confapi, le quali hanno chiesto un tempestivo intervento risolutivo al fine di superare tale esclusione –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto, nonché delle motivazioni che hanno determinato l'esclusione della regione Sardegna dal bando in esame, e quali iniziative intenda assumere al fine di includere la regione Sardegna tra quelle destinatarie del bando in questione, ovvero quali diverse e ulteriori misure intenda adottare per soddisfare le giuste aspettative delle imprese aventi sede nel territorio sardo.
(4-08857)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante chiede di sapere perché la regione Sardegna è stata esclusa dall'ambito di applicazione della misura di aiuto investimenti innovativi di cui al decreto ministeriale 30 ottobre 2019, nonché quali iniziative di sviluppo siano state previste per l'area geografica interessata.
  Ebbene, come correttamente ricorda l'interrogante, la misura di sostegno in argomento, rivolta alle regioni del Mezzogiorno, è finanziata attraverso le risorse del Programma operativo nazionale «Imprese e competitività» (PON IC) 2014-2020, sulla base delle specifiche allocazioni previste per ciascuna regione.
  Nell'ambito del ciclo di programmazione 2014-2020, le regioni Sardegna Abruzzo e Molise, come stabilito già dall'accordo di partenariato approvato con decisione della Commissione europea C (2014) 8021 final del 29 ottobre 2014, sono state ricomprese nelle cosiddette «Regioni in transizione», ai sensi dell'articolo 90, comma 2, lettera
b), del Regolamento (UE) n. 1303/2013. Diversamente, le altre regioni del Mezzogiorno – Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – sono state ricomprese nelle cosiddette «Regioni meno sviluppate», ai sensi dell'articolo 90, comma 2, lettera a), del medesimo Regolamento.
  La ripartizione della dotazione finanziaria del richiamato programma operativo tra categorie di regioni meno sviluppate, regioni in transizione ed anche regioni più sviluppate che rappresentano il resto del territorio nazionale – è stata definita a valle di un intenso percorso di concertazione tra amministrazioni centrali, regionali, e amministrazioni nazionali di coordinamento della Politica di coesione. L'allocazione finanziaria prevista per le regioni in transizione, originariamente quantificata in circa 251 milioni di euro, è stata utilizzata per il finanziamento di interventi di sostegno previsti nell'ambito del PON IC diversi dalla misura Investimenti Innovativi, quali: progetti di ricerca, sviluppo e innovazione coerenti con le aree tematiche della strategia nazionale di specializzazione intelligente; grandi investimenti produttivi; supporto alle attività di internazionalizzazione delle PMI; sostegno alla nascita e allo sviluppo delle
start up innovative; digitalizzazione delle PMI; facilitazione dell'accesso al credito attraverso una specifica Riserva PON del Fondo Centrale di garanzia.
  Sebbene la regione Sardegna, successivamente alle modifiche della Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale per il periodo 2017-2020, approvata con decisione della Commissione europea C (2016) 5938 final del 23 settembre 2016, sia stata inquadrata tra le Regioni ammissibili agli aiuti a norma dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera
a), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), la stessa ha beneficiato nell'ambito del PON IC delle allocazioni ab origine previste dall'Accordo di partenariato per le regioni in transizione, non essendo prevista, a seguito della revisione della richiamata Carta, una diversa distribuzione delle risorse precedentemente assegnate a ciascun territorio.
  Alla data di adozione del decreto ministeriale 30 ottobre 2019, la dotazione destinata alle regioni in transizione era stata completamente assorbita a fronte di atti amministrativi (bandi/decreti) adottati dal Ministero dello sviluppo economico e già tradottisi, in buona parte, in risorse effettivamente trasferite ai territori. Alla luce di tale circostanza, il nuovo bando investimenti innovativi ha trovato capienza a valere sulle sole risorse originariamente destinate alle regioni meno sviluppate e, conseguentemente, è intervenuto nelle sole regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
  Per il futuro, vista anche l'inclusione della regione Sardegna tra le regioni meno sviluppate nell'ambito della programmazione 2021-2027, sarà senz'altro possibile, nelle prossime edizioni dell'intervento, includere anche le imprese operanti nel territorio sardo tra le beneficiarie delle agevolazioni. Nel mentre, il Ministero dello sviluppo economico è senz'altro disponibile a verificare fin da subito, nel quadro di un accordo di cofinanziamento con la regione Sardegna, la possibilità di un'estensione della misura al suo territorio.
  In ogni caso, si segnala la misura beni strumentali («Nuova Sabatini») quale una delle misure per il sostegno agli investimenti in beni strumentali gestite dal Ministero dello sviluppo economico che determinano un innalzamento del livello tecnologico dei macchinari impiegati, in particolare, nelle imprese manifatturiere e che si rivolgono a tutto il territorio nazionale. Questa misura prevede l'erogazione di agevolazioni con l'obiettivo di facilitare l'accesso al credito delle imprese e accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese; essa sostiene infatti gli investimenti delle PMI per acquistare o acquisire in
leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali. Si tratta di uno strumento ormai consolidato, che fornisce un ampio supporto agli investimenti in beni strumentali del Paese. Tra gli ultimi mesi del 2020 e i primi del 2021, l'utilizzo della misura ha visto una dinamica fortemente crescente, segnale di un accenno di ripresa degli investimenti: da ultimo, nel solo mese di aprile sono stati prenotati contributi per 113 milioni di euro, corrispondenti a investimenti per circa 1,2 miliardi.
  In merito alla suddetta misura «Nuova Sabatini» si segnala che il Ministero dello sviluppo economico ne ha recentemente proposto il rifinanziamento.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la risoluzione della crisi industriale della Embraco sembrava essere ad un punto di svolta, ma il consumarsi della crisi di Governo ha lasciato nell'incertezza più assoluta circa 700 persone a rischio licenziamento, in particolare i 406 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri la cui cassa integrazione finirà a luglio 2021;

   la curatela fallimentare di Ventures Production (ex Embraco) ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per 398 lavoratori su 406 dello stabilimento torinese;

   l'assessore della regione Piemonte, Elena Chiorino, ha chiesto a più riprese la convocazione di un tavolo urgentissimo al Ministro Giorgetti al fine di superare i problemi di liquidità che rischiano di far naufragare l'operazione;

   in particolare, si tratterebbe di autorizzare una garanzia pubblica al 90 per cento da parte di Sace su un finanziamento di circa 15 milioni di euro per la quale la partecipata di Cassa Depositi e Prestiti ha già dato la propria disponibilità a stanziare le risorse;

   l'assessore Chiorino ha dichiarato che «Ora che la Curatela ha avviato il licenziamento collettivo e che la CIGS è in scadenza nel luglio prossimo, la sorte dei quasi 700 lavoratori distribuiti tra Piemonte e Veneto è direttamente proporzionale alla velocità con cui i neo Ministri Giancarlo Giorgetti e Andrea Orlando, a cui ho scritto una lettera questo pomeriggio, definiranno i parametri per dare risposte chiare. È evidente che i lavoratori non possono essere più ostaggio di tali situazioni e che le Istituzioni romane non possono restare a guardare»;

   il Commissario straordinario di Acc Wanbao, Maurizio Castro, ha ribadito con forza la validità e la sostenibilità del progetto industriale Italcomp, che prevede la nascita del polo italiano dei compressori;

   Maurizio Castro ha dichiarato che «Manca solo il “go” di Giorgetti» perché, prima la crisi di Governo, poi il passaggio tra l'esecutivo Conte e quello Draghi, hanno fermato al rush finale l'operazione –:

   se il Governo intenda dare seguito alla richiesta avanzata dall'assessore della regione Piemonte Elena Chiorino e convocare ad horas un tavolo di confronto sulla vicenda Embraco con le regioni Piemonte e Veneto, con il commissario straordinario di ACC e con le organizzazioni sindacali;

   se il Governo intenda adottare iniziative per autorizzare Sace all'erogazione della garanzia indicata in premessa.
(4-08481)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la competente frattura del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Le problematiche esposte e sottese alla nota vicenda dell'ex Embraco di Riva Chieri sono all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico da diverso tempo, soprattutto dopo la decisione del tribunale di Torino di dichiarare il fallimento dell'azienda.
  In proposito, si rappresenta che il 28 luglio 2020, il Ministero dello sviluppo economico ha reso noto che si è dato seguito alle interlocuzioni con tutte le parti interessate per individuare un percorso volto a tutelare tutti i lavoratori e re-industrializzare lo stabilimento di Riva di Chieri.
  Nel corso dei diversi incontri del tavolo, è stato illustrato un progetto integrato di politica industriale (denominato «ItalComp») con l'obiettivo di dare soluzione a due crisi aziendali: Ventures S.r.l. in fallimento e ACC Wanbao in Amministrazione Straordinaria a Borgo Val Belluna (BL);
  Come noto, nel progetto di reindustrializzazione il sito di Riva di Chieri diventerebbe il centro di eccellenza per la produzione di motori, mentre il sito di Mel si specializzerebbe nell'assemblaggio dei compressori, e inoltre sarebbe la sede dell'amministrazione, della progettazione e della commercializzazione.
  Il 3 agosto 2020 il Ministero dello sviluppo economico ha presentato alla Commissione europea, per conto di ACC Wanbao in AS, un'istanza di autorizzazione per il rilascio della garanzia dello Stato, al fine di ottenere, da parte di alcuni istituti di credito, un finanziamento pari a circa 12,5 milioni di euro, utile a far fronte alle necessità di cassa correnti.
  Con riferimento alla richiesta di un tavolo di confronto con la nuova compagine governativa, si rappresenta che il 15 aprile scorso il Ministro dello sviluppo economico, Giorgetti, ha incontrato, da remoto, i presidenti della regione Veneto Luca Zaia e della regione Piemonte Alberto Cirio, nonché l'assessore al lavoro Elena Donazzan e l'assessore Elena Chiorino.
  In quella occasione è stato dichiarato che un investimento privato e pubblico nel capitale è l'unico consentito dall'Unione europea, ed è il solo applicabile anche per la crisi che vede coinvolte l'ACC di Belluno e l'ex Embraco di Riva di Chieri.
  Il passo successivo, anche per ACC-Embraco, sarà dunque quello di individuare uno o più imprenditori che abbiano fiducia nel progetto industriale e accettino la scommessa di salvare e rilanciare queste due grandi realtà italiane, accanto ad un socio pubblico.
  Per quanto riguarda il profilo occupazionale, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito a riguardo, ha informato che a corredo dell'istanza di ammissione al trattamento di CIGS per cessazione di attività (e che scadrà a luglio 2021) le parti hanno reso noto che sono addivenute:

   i) alla sottoscrizione dell'accordo di ricollocazione;

   ii) allo specifico accordo con la regione Piemonte avente ad oggetto l'attivazione di una serie di politiche attive e di misure a favore dei lavoratori coinvolti.

  L'ultimo incontro del tavolo di monitoraggio presso il Ministero dello sviluppo economico si è avuto il 23 aprile 2021, nel corso del quale è stata analizzato, fra le possibili misure, anche il ricorso a strumenti di salvaguardia dell'occupazione nell'ambito del periodo emergenziale, di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  In conclusione, si informa che prosegue da parte del Ministero dello sviluppo economico, delle regioni coinvolte e dell'azienda l'individuazione della soluzione più idonea per salvaguardare tutti i lavoratori coinvolti.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 5 marzo, l'ambasciatore d'Italia in Ghana ha partecipato allo Stakeholders Forum on Media and Migration;

   l'evento è stato organizzato nell'ambito del progetto «Empowering Young People in Africa through Media and Communication», promosso dal Dipartimento di studi sulla comunicazione dell'Università del Ghana;

   il progetto è stato finanziato dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo e implementato in Ghana dalla branca locale dell'Unesco;

   dalla pagina Facebook dell'ambasciata italiana si legge che il progetto ha lo scopo di fornire informazioni di qualità sulle migrazioni, che si inserisce nella risposta delle Nazioni Unite per il Paese e che completa le attività poste in essere dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni;

   sulla locandina dell'evento si legge della possibilità di ascoltare informazioni da parte di persone ritornate dopo un periodo di migrazione e la possibilità di sapere come migrare in sicurezza;

   dato che tra le politiche delle Nazioni Unite rientra anche il Global Compact for Migration, che rivendica un vero e proprio diritto della persona a emigrare attraverso la sostanziale cancellazione della distinzione tra migrazione regolare e migrazione irregolare, minando alla base la possibilità per gli Stati sovrani di difendere i propri confini dall'immigrazione irregolare, occorre fare chiarezza su quanto segue –:

   quanto abbia contribuito l'Italia, in termini finanziari diretti e indiretti all'evento;

   quali siano stati i temi trattati nell'evento;

   se il Governo non intenda, nel quadro degli obiettivi di politica estera e della gestione di flussi migratori, adottare iniziative, anche tramite occasioni quali quella di cui in premessa, per favorire la diffusione delle testimonianze di chi, a seguito di un periodo all'estero, è ritornato nel proprio Paese per creare nella propria patria quelle condizioni di lavoro e di sviluppo che non rendono più necessario intraprendere lunghi e pericolosi viaggi, anche irregolari, verso l'Europa.
(4-08482)

  Risposta. — L'evento «Stakeholders Forum on Media and Migration» svoltosi presso l'Università del Ghana il 5 marzo 2021 è stato organizzato nell'ambito del progetto regionale «Empowering Young People in Africa through media and communication».
  UNESCO ha realizzato questo progetto in Camerun, Costa d'Avorio, Ghana, Guinea Conakry, Mali, Niger, Nigeria e Senegal e l'Italia ha contribuito con un importo di 3 milioni di euro, approvato dal Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo con Delibera n. 33 del 5 febbraio 2018, a valere sulle risorse del cosiddetto «Fondo per l'Africa». Il fondo è uno strumento finanziario volto a sostenere interventi per rilanciare il dialogo e la cooperazione tra l'Italia e i Paesi africani considerati prioritari per l'azione di contrasto ai flussi migratori irregolari. I fondi relativi a questo progetto sono gestiti dall'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS).
  Da parte italiana non sono stati sostenuti costi diretti per l'organizzazione del forum. Ciò nonostante l'organizzazione di eventi di sensibilizzazione come il forum costituisce una delle attività previste dal progetto, che mira ad affrontare le cause profonde delle migrazioni migliorando l'accesso alle informazioni e sviluppando la consapevolezza, la conoscenza e la comprensione dei rischi migratori nei Paesi africani cui è diretta l'iniziativa, anche attraverso la formazione dei professionisti dei
media locali. Si segnala a tal proposito che un forum analogo si era già svolto a Dakar il 17-18 novembre 2020.
  Tema centrale del forum di Accra è stato il ruolo dei
media nella riduzione del fenomeno delle migrazioni irregolari, grazie alla diffusione di informazioni corrette sulla questione migratoria e al rafforzamento delle capacità dei media locali.
  In apertura, il Ministro dell'informazione designato del Ghana, Kojo Oppong Nkrumah, ha sottolineato come la migrazione irregolare sia divenuta una questione politica «cruciale» che necessita di una risposta coordinata da parte di Governo, società civile e mondo accademico. Ha ricordato il buon esito degli interventi governativi messi in campo per ridurre l'emigrazione ghanese attraverso il deserto verso il Mediterraneo – passata da 5.756 persone nel 2016 a 497 nel 2018 – con azioni dirette a migliorare le condizioni di vita locali, l'educazione dei giovani e la creazione di posti di lavoro.
  Nel suo intervento, l'ambasciatrice Daniela D'Orlandi ha sottolineato come la migrazione irregolare rappresenti un fenomeno complesso e strutturale, che richiede di andare oltre l'approccio emergenziale e che necessita di soluzioni condivise. In questo contesto la comunicazione svolge un ruolo chiave nel fornire informazioni di qualità dirette specialmente ai giovani, in quanto la capacità dei
media è cruciale per il contrasto alla disinformazione e può avere un forte impatto sulle rotte migratorie. Proprio in quest'ottica, è stato sottolineato che iniziative di sensibilizzazione quali il progetto UNESCO «Empowering Young People in Africa through media and communication» possono rappresentare utili strumenti di consapevolezza, soprattutto per i più giovani.
  Concetti analoghi sono stati espressi dal rappresentante dell'UNESCO in Ghana, Abdourahamane Diallo, e dal Rappresentante dell'OIM in Ghana, Abibatou Wane, valorizzando l'apporto del progetto in termini di formazione di un giornalismo indipendente e d'inchiesta sui temi migratori, con particolare attenzione alla dimensione di genere. A tale proposito è opportuno ricordare che oltre 40 giornalisti ghanesi sono stati formati nel quadro del progetto in parola.
  Il forum ha infine ospitato le testimonianze di ex migranti irregolari rientrati in Ghana, tra cui quella dell'ex calciatore Pius Israel Esuboteng, il quale ha condiviso la propria traumatica esperienza nel deserto. Ha raccontato come abbia subìto un'amputazione in Libia, dopo avere camminato su una mina, e affermato pubblicamente che, se fosse stato informato delle prospettive cui sarebbe potuto andare incontro, non sarebbe partito.
  La cooperazione italiana è ben consapevole della rilevanza del fenomeno delle migrazioni irregolari nei Paesi africani. A tal fine, nell'ambito delle iniziative intraprese in tali Paesi per affrontare le cause della migrazione, la cooperazione pone l'accento non solo sulla realizzazione di interventi di sviluppo sociale ed economico e di lotta alla povertà, ma anche sul rafforzamento delle capacità di gestione dei flussi migratori e di contrasto alle migrazioni irregolari e alla tratta di esseri umani, anche attraverso campagne di sensibilizzazione dirette alle popolazioni maggiormente esposte al fenomeno. Questo per favorire, in collaborazione con le principali Organizzazioni Internazionali che operano in questo settore, una corretta informazione sui rischi di tratta, riduzione in schiavitù e violenza cui sono esposti i migranti irregolari durante il percorso.
  Appare utile ricordare, fra i progetti attivati in questo ambito e attualmente in corso nel continente africano con risultati incoraggianti, il «Programma Itinerante di Educazione, Informazione e Sensibilizzazione sulle Tematiche Migratorie in sei Paesi Africani - CinemArena». Si tratta di una campagna informativa capillare che è riuscita a raggiungere anche piccoli villaggi dei Paesi beneficiari facendo leva, attraverso lo strumento cinematografico e la condivisione di esperienze personali, su attività fondamentali di informazione sociale e divulgazione rivolte alle popolazioni più emarginate e maggiormente colpite dai flussi migratori. Lo scopo è proprio quello di rendere edotta la popolazione dei gravi rischi in cui si può incorrere (riduzione in schiavitù, tratta, violenze) e delle insidie di attraversare il deserto e il Mediterraneo.
  Il Ministero dell'interno, tramite il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, in collaborazione con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), dal 2016 finanzia la campagna informativa «Aware migrants», a sostegno degli sforzi del Governo italiano nell'affrontare il fenomeno della migrazione irregolare lungo le principali rotte migratorie dall'Africa occidentale/orientale che passano per il deserto e il mar Mediterraneo.
  Fra gli obiettivi specifici della campagna, realizzata in diversi paesi, tra cui Costa d'Avorio, Egitto, Ghana, Niger, Nigeria, Senegal e Tunisia, vi è quello di informare i potenziali migranti dei reali pericoli del viaggio e di come i trafficanti siano totalmente indifferenti alle condizioni di sicurezza; di informare correttamente l'opinione pubblica nei Paesi di origine e di transito sulle drammatiche condizioni di viaggio dei migranti; di sostenere iniziative di stabilizzazione delle comunità nei Paesi di origine e promuovere l'informazione su possibili alternative alla migrazione irregolare.
  Negli anni, la campagna ha contribuito a migliorare la consapevolezza sui rischi della migrazione irregolare, sui canali di migrazione regolare e sulle opportunità di sviluppo in tutti i Paesi
target. Tra i punti di forza del progetto rientrano l'adattabilità ai diversi contesti e il coinvolgimento delle comunità locali, riconoscendo un ruolo significativo ai molteplici attori locali nella decisione di migrare. Numerose sono state le attività di sensibilizzazione messe in atto: concerti, workshops, spettacoli, conferenze, proiezioni di film, partecipazione a festival, attività di networking tra giornalisti africani e italiani, registrazione e diffusione di video-testimonianze. Intensa è stata inoltre la collaborazione con attori locali, tra cui i professionisti dei media, artisti e influencer quali Kofi Kinaata (Ghana), Slam O' Féminin, Orchestre Jigeen Ni, Big Makhou, Sister LB e Coumba Gawlo (Senegal), Rokia Traoré (Mali), Julius Aghahowa (Nigeria) e ONG italiane che realizzano progetti di cooperazione e sviluppo nelle regioni interessate dalla campagna.
  Le attività si sono focalizzate in particolare sulla raccolta e diffusione delle testimonianze di migranti di ritorno, che hanno condiviso e trasmesso le loro storie alle comunità di appartenenza, raccontando i pericoli e le sfide affrontate durante il viaggio. Risorse inestimabili per la campagna, i migranti di ritorno, attraverso le loro voci, sono riusciti a veicolare in modo credibile molteplici messaggi sulla migrazione nel corso degli eventi di sensibilizzazione, degli incontri con i giovani e sui canali dei
media (radio FM, social media mirati e altro) raggiungendo, in modo capillare, le diverse aree soggette al fenomeno migratorio nei Paesi di origine.
La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 14 maggio 2020, con interrogazione n. 4-05678, l'interrogante segnalava il caso del cittadino italo-venezuelano Hugo Marino, scomparso misteriosamente in data 20 aprile 2019 in Venezuela;

   la famiglia di Hugo Marino ha sempre dichiarato che la sparizione di Hugo Marino fosse legata al controspionaggio militare (Dgcim) del regime del dittatore comunista Maduro;

   nella predetta interrogazione, il sottoscritto chiedeva quali fossero le informazioni in possesso del Governo in ordine alla sparizione di Hugo Marino e se intendesse convocare l'incaricato di affari del Venezuela in Italia per chiedere delucidazioni;

   con risposta del 4 agosto 2020 il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri pro tempore precisava che, in data 30 ottobre 2019, Hugo Marino non risultava «nel registro dei detenuti presso i penitenziari venezuelani – ad esclusione di quelli amministrati dal Dgcim – né nelle liste dei deceduti» e prometteva costante impegno per ottenere notizie;

   con successiva interrogazione n. 4-08682 del 23 marzo 2021 l'interrogante nuovamente chiedeva al Ministero degli esteri se vi fossero sviluppi nelle interlocuzioni con il regime di Maduro in ordine alla sparizione di Hugo Marino;

   coiti risposta inviata dall'interrogante il 28 aprile 2021 il Sottosegretario Benedetto Della Vedova precisava che «da ultimo, lo scorso 22 febbraio l'ambasciatore a Caracas ha personalmente evocato la vicenda del signor Marino con il nuovo Ministro dell'interno venezuelano Carmen Melendez, chiedendo parimenti di poter quanto prima ricevere informazioni riguardo lo stato psico-fisico del connazionale e al luogo di sua detenzione. Il Ministro ha assicurato il proprio personale impegno per far luce sulla situazione del cittadino italo-venezuelano»;

   la risposta conduce inequivocabilmente a ritenere che il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sia, quanto meno, a conoscenza dello stato di detenzione del cittadino italo-venezuelano;

   tale risposta apre uno squarcio inquietante sulla precedente risposta che potrebbe assumere un carattere omissivo nella sua burocratica formulazione per la malaugurata ipotesi che il Governo fosse già a conoscenza dello stato di detenzione di Hugo Marino;

   la predetta risposta alimenta più di un dubbio sulla incisività della linea diplomatica italiana intrattenuta sino ad oggi con il Venezuela in ordine alla sparizione di Hugo Marino;

   il fatto che sia ormai certo lo stato di detenzione rende del tutto inaccettabile che non sia comunicato il luogo di detenzione, le formali accuse a carico di Hugo Marino e l'autorità che lo ha in detenzione; quelle appare all'interrogante indigeribile politica di prudenza del Governo italiano nella condanna del regime di Maduro rispetto alle meno «cerchiobottiste» prese di posizione della comunità internazionale e le varie visite ufficiali di influenti politici pentastellati poi entrati nella compagine governativa dovrebbero quantomeno agevolare le comunicazioni da parte del Venezuela;

   la mancanza di ogni comunicazione è la dimostrazione, non solo dello spregio di ogni e più elementare diritto nel regime di Maduro, ma anche del fallimento della non condivisa politica di prudenza assunta sino ad oggi nei confronti del regime dittatoriale di Maduro, testimoniando ancora una volta che i rapporti con i dittatori non sono mai un pranzo di gala con scambi di reciproche cortesie –:

   quando il Governo in particolare il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale abbiano avuto contezza della detenzione del signor Hugo Marino e per quali vie;

   quali iniziative siano state poste in essere per sapere immediatamente per quali motivi formalmente sia detenuto Hugo Marino e in quale luogo di detenzione si trovi e quali siano le sue condizioni;

   appurata la conoscenza dello stato di detenzione di Hugo Marino ed in mancanza di ulteriori, precise, immediate risposte in ordine a modalità e motivi di detenzioni se il Governo non intenda intervenire immediatamente, per quanto di competenza, a tutela della incolumità psico-fisica del detenuto per chiederne immediatamente la liberazione, ovunque sia detenuto.
(4-09211)

  Risposta. — Come già indicato in più occasioni, la vicenda del connazionale Hugo Marino è stata seguita dalla Farnesina, per il tramite dell'Ambasciata a Caracas, con la massima attenzione sin dalla notizia della sua scomparsa.
  La nostra sede non ha mai avuto formale conferma della detenzione del signor Marino nelle carceri venezuelane. Come già rappresentato nella mia risposta del 28 aprile 2021 alla sua interrogazione n. 4-08682 e nel precedente riscontro fornito il 29 maggio 2020 dall'allora sottosegretario Merlo all'atto n. 4-05678, gli interventi svolti a più riprese presso le competenti autorità locali sono stati finalizzati innanzitutto a ottenere una localizzazione certa del signor Marino.
  Considerando verosimile l'eventualità che il medesimo fosse in stato di detenzione, i passi effettuati si sono poi concentrati sulla richiesta di elementi riguardo alle condizioni psico-fisiche del connazionale, da poter verificare anche attraverso una visita consolare.
  Il Governo continuerà ad adoperarsi per ottenere tutte le informazioni possibili sulla vicenda del signor Marino, sulla sua ubicazione e sulle sue condizioni di salute.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   EHM, SURIANO, TESTAMENTO, SARLI e SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, ratificata dalla Turchia il 14 marzo 2012 ed entrata in vigore il 1° agosto 2014, così come sancito dal Consiglio d'Europa è uno strumento riconosciuto come «il più ambizioso, volto a prevenire e combattere la violenza nei confronti delle donne, la violenza domestica quali violazioni dei diritti umani»;

   la Convenzione, firmata da 45 Paesi, ricorda agli Stati membri che tali violazioni rientrano a tutti gli effetti nei casi di violazione dei diritti umani e nella fattispecie delle violenze di genere. Ratificando tale accordo, gli Stati firmatari, hanno l'obbligo di prevenire e combattere la violenza sulle donne adattando le leggi nazionali e introducendo norme volte a punire specificatamente tali violazioni. Tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa, la Turchia fu uno dei primi Paesi firmatari;

   tenuto conto delle forti repressioni come pure evidenziato nel rapporto 2019- 2020 pubblicato da Amnesty International, si evince chiaramente che, negli ultimi anni, in Turchia sono stati fortemente limitati alcuni tra i diritti fondamentali: diritti alla libertà d'espressione, riunione pacifica e di manifestazione, con torture e sparizioni di soggetti ritenuti scomodi;

   a rendere ancora più preoccupante il quadro politico del Paese, governato da più di 10 anni dal Presidente Recep Tayyp Erdogan, il 20 marzo 2021, lo stesso Presidente ha annunciato l'uscita della Turchia dalla Convenzione di Istanbul;

   tale provvedimento ha provocato manifestazioni di piazza e duri attacchi internazionali, tra cui l'iniziativa del Consiglio d'Europa che ha dichiarato, tramite la sua segretaria generale, Marija Pejcinovic Buriana che la decisione della Turchia di ritirarsi dalla Convenzione d'Istanbul «è un enorme passo indietro che compromette la protezione delle donne in Turchia, in Europa e anche oltre»;

   nel 2021, secondo l'associazione «Open» oltre 300 donne turche sarebbero state vittime di femminicidio e altre 171 sarebbero state uccise in circostanze sospette e secondo le stime dell'Organizzazione mondiale della sanità il 38 per cento delle donne turche è stata vittima di violenze da parte del partner almeno una volta nella vita –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché l'impegno assunto dalla Turchia continui ad essere onorato.
(4-08706)

  Risposta. — L'Italia attribuisce grande importanza alla convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica. Firmata 10 anni fa proprio a Istanbul, questa convenzione rappresenta il primo strumento internazionale vincolante volto a creare un quadro giuridico completo in materia di prevenzione, protezione e persecuzione di ogni forma di violenza, di genere. A oggi, la convenzione è stata firmata da 45 dei 47 Paesi membri del Consiglio d'Europa (esclusi Russia e Azerbaijan) e ratificata da 34 inclusa la Turchia. L'Italia è stata tra i primi Paesi a ratificarla. La Turchia il primo.
  La decisione di Ankara di denunciare la convenzione rappresenta un
vulnus per il Consiglio d'Europa e per i valori che esso incarna, confermando un preoccupante processo di arretramento della Turchia sui diritti umani e sulle libertà fondamentali. Un grave «passo indietro», come ha detto il 24 marzo 2021 il Presidente del Consiglio presso l'Aula della Camera dei deputati, Il Presidente Draghi, il Ministro Di Maio e la Ministra per le pari opportunità e la famiglia Bonetti hanno espresso pubblicamente rammarico e preoccupazione per la decisione di Ankara, La vicenda, rientra nel più generale tema del rispetto dello stato di diritto, dei diritti e delle libertà fondamentali in Turchia, oggetto di menzione in occasione dei frequenti incontri e contatti ad alto livello che l'Ambasciata d'Italia ad Ankara intrattiene con le Autorità locali.
  Analoghe le reazioni, al più alto livello, da parte dell'Unione europea e del Consiglio d'Europa. La situazione in materia di diritti umani è stata, sollevata dal Presidente Draghi anche nel suo colloquio telefonico con il Presidente turco Erdogan martedì 23 marzo 2021.
  Il tema del rispetto della democrazia, dello stato di diritto e delle libertà fondamentali in Turchia ha influenzato negli ultimi anni l'andamento dei rapporti, con l'Unione europea. Occorre sviluppare con Ankara un'agenda positiva e favorire una dinamica costruttiva in chiave di stabilità regionale, ma ribadendo con fermezza l'esigenza di rispettare i diritti umani. La cooperazione con la Turchia su dossier per noi strategici quali migrazione, lotta al terrorismo e Libia è essenziale, ma noi non possiamo fare passi indietro sui diritti umani.
  L'impegno italiano a questo riguardo in seno all'Unione europea è sempre stato forte e deciso, per promuovere il rispetto dei principi dell'
acquis comunitario da parte della Turchia. La protezione delle donne dalla violenza e, in generale, la difesa universale dei diritti umani sono un valore europeo fondamentale e identitario. E rappresentano linee direttrici dell'azione di politica estera italiana anche in ambito multilaterale.
  Quali membri attivi del Consiglio diritti umani delle Nazioni unite per il periodo 2019-2021, seguiamo con attenzione la situazione dei diritti umani in Turchia, come in molti altri Paesi. 26 Stati membri dell'Ue — tra cui l'Italia e con la sola eccezione dell'Ungheria — hanno menzionato la Turchia nel corso della sessione del Consiglio diritti umani del 12 marzo 2021 dedicata alle situazioni più gravi. In tali interventi è stata ribadita la forte preoccupazione per i continui sviluppi negativi per quanto riguarda lo stato di diritto, i diritti umani e la magistratura, in Turchia, anche con riferimento alla libertà di espressione, di riunione e di associazione, di religione o credo e alle violenze contro donne e ragazze. Ricordo che il 22 febbraio 2021 il Consiglio dell'Unione europea, nelle sue conclusioni sulle priorità nei fori multilaterali in materia di diritti umani, aveva inserito la Turchia tra i Paesi a cui l'Unione europea guarda con preoccupazione per quanto riguarda il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto.
  Posso assicurare che il Governo italiano continuerà a seguire con la massima attenzione l'evoluzione della situazione in Turchia, in coerenza con la nostra tradizionale azione a tutela dei diritti fondamentali e con gli impegni assunti con la risoluzione 6-00177 approvata il 24 marzo 2021 dall'Assemblea del Senato in esito alle comunicazioni rese dal Presidente del Consiglio Draghi in vista del Consiglio europeo del 25-26 marzo 2021.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella seconda metà del 2014, Alitalia Cai, avviò le procedure di licenziamento per 2.250 lavoratori;

   tali licenziamenti erano funzionali a favorire il 1o gennaio 2015 il decollo di Alitalia Sai, partecipata al 49 per cento da Etihad e al 51 per cento da Alitalia Cai;

   molti lavoratori che prima del passaggio delle attività ad Alitalia Sai sono stati espulsi dalla produzione da Alitalia Cai, tra la fine del 2014 e inizi del 2015, hanno impugnato il licenziamento davanti al tribunale del lavoro per richiedere l'annullamento del licenziamento e la conseguente reintegra in servizio nella nuova Alitalia Sai stessa;

   le prime ordinanze emesse dai tribunali del lavoro sono state emesse agli inizi del 2016, prima dell'avvio dell'amministrazione straordinaria di Alitalia Sai e tuttora in corso. Solo alcuni ricorsi sono giunti ormai in Cassazione;

   gran parte dei pronunciamenti dei giudici hanno definito l'illegittimità dei licenziamenti, mentre diverse sono le sentenze di reintegra emesse, sia durante l'esercizio in bonis delle attività della compagnia Alitalia Sai sia dopo l'avvio delle procedure concorsuali;

   non tutte le sentenze di reintegra sono state ottemperate sia da Alitalia Sai, sia da Alitalia Sai in amministrazione straordinaria;

   sono diversi i casi in cui le sentenze di reintegra emesse hanno determinato, solo una «reintegra amministrativa», senza prevedere il rientro in servizio del lavoratore destinatario del pronunciamento del Tribunale del lavoro e/o della Corte di appello e/o della Corte di cassazione;

   esistono casi di lavoratori che, pur appartenendo ad un settore che al momento della sentenza di reintegrare in sott'organico, non sono stati riammessi in servizio ma lasciati a casa;

   anche lavoratori con disabilità non sono stati riammessi in servizio nonostante Alitalia Sai fosse in profonda scopertura rispetto al numero dei lavoratori disabili in forza, come previsti dalla legge n. 68 del 1999; analogamente a quanto successo a lavoratori appartenenti alle categorie protette, nonostante, anche in questo caso, Alitalia Sai non avesse in organico il numero previsto dalla norma di lavoratori ex articolo 18 della legge n. 68 del 1999;

   a quanto consta agli interroganti, Alitalia Sai, per i lavoratori reintegrati, invece di ripristinare l'anzianità di servizio maturata dalla effettiva assunzione, ha stabilito una anzianità inferiore, calcolandola a partire dalla data della sentenza di reintegra, a fronte di licenziamenti collettivi o altra circostanza in cui si tiene conto l'anzianità di servizio maturata;

   molti dei lavoratori reintegrati sono stati esclusi dai benefit aziendali e sarebbe stato negato l'accesso alla rete intranet e la partecipazione ai «Job Posting», pregiudicando la possibilità ai reintegrati di partecipare ai concorsi interni;

   per molti reintegrati non è stato ripristinato lo stipendio percepito prima del licenziamento e non è stato disposto alcun adeguamento delle spettanze previste, penalizzando i livelli retributivi spettanti ai reintegrati;

   a seguito di sentenza pronunciata prima dell'avvio dell'amministrazione straordinaria, si è determinato un errato calcolo delle prestazioni erogate da Inps, a titolo di Cassa integrazione guadagni e integrazione del fondo di solidarietà;

   i lavoratori reintegrati, e non fatti rientrare in servizio, sono stati sospesi in Cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore dall'amministrazione straordinaria;

   l'integrazione del fondo di solidarietà calcolato sugli stipendi percepiti prima della sospensione stessa essendo più bassi del dovuto ha penalizzato i reintegrati penalizzandoli negli ammortizzatori sociali. Tale profilo, a giudizio degli interroganti, potrebbe configurare un reato da parte dell'amministrazione straordinaria –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle discriminazioni operate da Alitalia Sai;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire ai lavoratori interessati:

    a) la reintegra nelle mansioni e nello stipendio comprensivo del riconoscimento dell'anzianità di servizio e degli arretrati;

    b) l'applicazione delle disposizioni vigenti ai sensi della legge n. 68 del 1999;

    c) l'accesso ai benefit per il personale dipendente e l'accesso alla rete intranet per consentire in caso si prevedesse di nuovo, l'accesso ai cosiddetti «Job Posting»;

   se intendano adottare le iniziative di competenza affinché l'azienda comunichi all'Inps l'importo esatto delle retribuzioni spettanti prima della sospensione, in modo da calcolare il corretto importo della prestazione di Cassa integrazione guadagni e del fondo di solidarietà del trasporto aereo, nonché per permettere che l'Inps ed il fondo versino le differenze maturate dal 2 maggio 2017 ad oggi.
(4-08559)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame si rappresenta quanto segue.
  Per quanto riguarda la questione segnalata dagli interroganti sulla mancata ottemperanza dei provvedimenti di reintegra di lavoratori precedentemente licenziati, ovvero la reintegra meramente «amministrativa» di alcuni di essi, occorre far presente che la mancata reintegrazione ovvero la reintegrazione senza riammissione in servizio vanno ricondotte nell'ambito dei rispettivi giudizi attivati a seguito delle impugnazioni dei licenziamenti;
  Come è noto, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali non può intervenire direttamente nelle situazioni giuridiche soggettive. Giova invece ricordare che — a seguito della pronuncia con la quale viene dichiarata l'illegittimità del licenziamento e ordinata la reintegra — sorge in capo al datore di lavoro l'obbligo di reinserire effettivamente il lavoratore nell'azienda e non solo di provvedere al pagamento delle relative retribuzioni. L'inottemperanza a tale obbligo — che non è suscettibile di esecuzione in forma specifica, trattandosi di una prestazione di
facere di natura infungibile — determina in capo al lavoratore la facoltà di richiedere il risarcimento dell'ulteriore danno per demansionamento nei confronti del datore di lavoro il quale, non reinserendolo effettivamente, abbia leso la sua professionalità e le sue legittime aspettative. Può, inoltre, dar luogo a una responsabilità penale a carico del datore di lavoro, ai sensi dell'articolo 650 del codice penale (inosservanza di provvedimento dell'autorità giudiziaria), come espressamente previsto dall'articolo 28 della legge n. 300 del 1970 per i casi di condotta antisindacale.
  In ordine a tale specifica questione, Alitalia — consultata sulla questione in oggetto dal Ministero dello sviluppo economico — ha affermato di aver avviato le procedure di licenziamento collettivo, per circa 1.500 risorse. Di queste 1.500 risorse, 500 lavoratori hanno avviato un giudizio nei confronti della società e circa 300 hanno sottoscritto una transazione giudiziale o, in sede protetta, a definizione in via amichevole e definitiva della controversia. Alitalia ha reso noto, altresì, che delle 200 risorse che hanno continuato il percorso giudiziale, 62 lavoratori sono stati reintegrati in azienda a seguito di provvedimenti giudiziali loro favorevoli; di cui 15 prima della procedura di amministrazione straordinaria e 47 a seguito della stessa. Delle 15 risorse reintegrate prima dell'amministrazione straordinaria, 7 sono state ricollocate in CIGS a zero ore, 7 (di cui 2 con disabilità) sono in servizio e 1 ha risolto il rapporto di lavoro. Per quanto riguarda invece le 47 risorse integrate a seguito dell'amministrazione straordinaria, 12 sono attualmente collocate in CIGS a zero ore (in linea con i livelli di CIGS attualmente applicati a livello generale dalla Società), 31 sono in servizio, mentre le restanti 4 hanno risolto il rapporto di lavoro.
  È stato precisato dalla società che, con particolare riferimento ai lavoratori reintegrati a seguito dell'amministrazione straordinaria, è stato garantito un colloquio dalla gestione di appartenenza per la migliore e più funzionale collocazione interna, mentre la collocazione a zero ore è seguita a colloqui non andati a buon fine, oppure per mancanza di posizioni in linea con il profilo professionale del lavoratore.
  Alitalia afferma altresì di aver rispettato le procedure previste relativamente anche alle altre questioni poste in rilevo dagli interroganti.
  In particolare, per quanto riguarda l'ottemperanza agli obblighi di legge contenuti nella legge n. 68 del 1999 per l'inserimento dei lavoratori con disabilità, la società Alitalia SAI — secondo quanto espressamente riportato nella nota della società trasmessa dal Ministero dello sviluppo economico — fin dalla propria costituzione e avvio dell'operatività ha immediatamente preso contatti con i servizi territorialmente competenti per il collocamento mirato. A tal fine, seguendo le linee guida dettate dalla regione Lazio, è stata sottoscritta tra le parti interessate una convenzione, ai sensi dell'articolo 11 della citata legge n. 68 del 1999, con il programma di inserimento dei soggetti con disabilità di cui la società risultava carente, che dovrà terminare entro il 31 dicembre 2021.
  Per quanto concerne il tema relativo agli adeguamenti retributivi non corrisposti dal datore di lavoro a copertura della posizione dei lavoratori reintegrati precedente al licenziamento e alla misura del connesso trattamento di integrazione salariale, occorre evidenziare preliminarmente — per i profili di competenza — che la prestazione integrativa della CIGS erogata dal Fondo trasporto aereo (FFA) deve essere tale da garantire che il trattamento complessivo attribuito sia pari all'80 per cento della retribuzione lorda di riferimento.
  Le componenti retributive per il calcolo della retribuzione lorda di riferimento, inerente ciascun lavoratore interessato dal trattamento integrativo del Fondo, rientrano nella esclusiva disponibilità dell'azienda che gestisce i dati retributivi connessi e che, su tale base, ne quantifica l'importo.
  Pertanto, al momento dell'invio della domanda di accesso alle prestazioni integrative del Fondo trasporto aereo, la retribuzione lorda di riferimento è comunicata dall'azienda all'Inps, il quale, all'esito dell'istruttoria positiva delle domande e a seguito di apposita deliberazione di accoglimento da parte del comitato amministratore del Fondo, provvede al pagamento dei trattamenti integrativi richiesti.
  Ciò premesso, in caso di eventuali modificazioni o integrazioni delle voci retributive risultanti dalle buste paga, che incidono sulla retribuzione lorda di riferimento, l'Inps non può attivarsi su semplice richiesta o segnalazione del lavoratore, ma è onere del datore di lavoro che amministra il dato retributivo comunicare all'Istituto stesso le variazioni/errori, al fine di consentire il ricalcolo della prestazione integrativa del Fondo e, nell'ipotesi in cui detto ricalcolo determini l'impegno di maggiori risorse del Fondo, l'adozione della conseguente delibera da parte del comitato amministratore.
  Al riguardo — secondo quanto risulta al Ministero dello sviluppo economico, espressamente interpellato — Alitalia ha dichiarato che la data di assunzione esposta in busta paga rappresenta la data di decorrenza della reintegra, dalla quale decorrono le retribuzioni correnti e gli adempimenti mensili ordinari. Ai fini retributivi ed amministrativi, quindi la Società — sempre secondo quanto affermato nella nota inviata al Ministero dello sviluppo economico — sta riconoscendo l'anzianità di servizio come da definizione della sentenza, e dunque, sin dal momento della prima instaurazione del rapporto di lavoro.
  In relazione agli adeguamenti retributivi spettanti a copertura della posizione precedente al licenziamento, Alitalia in amministrazione straordinaria afferma altresì di aver provveduto alla riprotezione per tutti i lavoratori reintegrati. In alcuni casi, seppur le azioni di intervento hanno necessitato di una maggiore tempistica a fronte di verifiche più approfondite, si è garantita comunque la retroattività della riprotezione stessa fino alla data di commissariamento. Ad oggi risulterebbero solo 3 le posizioni ancora in fase di verifica ai fini dell'eventuale successivo adeguamento.
  Sul tema, si sottolinea che l'Inps, d'intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha ritenuto opportuno continuare a erogare le indennità integrative al personale di Alitalia, sulla base delle retribuzioni dichiarate dall'azienda per la mensilità di novembre 2020 (prima mensilità del nuovo intervento deliberato dal Fondo di solidarietà del trasporto aereo), in attesa che siano completati gli approfondimenti in atto con l'azienda stessa.
  In conclusione, si assicura la massima attenzione e vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla vicenda esposta, trattandosi di un tema di estrema delicatezza che attiene ai diritti dei lavoratori.
  Si segnala, altresì, che il Governo, nel considerare con molta attenzione la situazione di prolungata emergenza economica e le particolari condizioni del settore del trasporto aereo, ha già avviato un confronto tra i Ministri competenti, al fine di affrontare con determinazione e risolvere le questioni irrisolte, con particolare riferimento ad Alitalia.
  Si ribadisce, infine, la volontà e l'impegno del Governo e, in particolare, del Ministro del lavoro, a individuare e adottare le soluzioni più idonee ed efficaci per la difesa dell'occupazione e per il sostegno al reddito dei lavoratori di Alitalia.

La Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Tiziana Nisini.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Acc Italia di Mel-Borgo Valbelluna nata negli anni '70, produce compressori per frigoriferi domestici;

   Acc vende il suo prodotto alla maggioranza dei produttori di frigoriferi domestici quali Elettrolux, Bosch e altro;

   durante la gestione di Acc da parte dell'Amministratore delegato incaricato ingegnere Ramella, lo sviluppo del nuovo compressore fu di fatto dirottato verso l'azienda consorella, in Austria, lasciando lo stabilimento italiano in stato di insolvenza finanziaria;

   dopo un periodo di commissariamento ai sensi della legge «Prodi-Bis» da parte del commissario straordinario dottor Maurizio Castro, le trattative condotte con i maggiori competitor mondiali del settore elettrodomestici hanno portato alla vendita dello stabilimento di Borgo Valbelluna al gruppo cinese WanBao;

   pur avendo inizialmente rispettato gli impegni assunti presso il Ministero dello sviluppo economico, WanBao non ha sviluppato il compressore a velocità variabile, prodotto essenziale per aggredire il mercato e collaborare con i partner europei e per garantire marginalità economica e un futuro al sito produttivo bellunese;

   a metà 2019 la WanBao ha lasciato chiaramente intendere di voler dismettere lo stabilimento una volta esaurito il capitale stanziato;

   a fine 2019 i proprietari di WanBao avviarono le procedure dello stato di insolvenza, riconsegnando nuovamente lo stabilimento alla direzione del commissario straordinario;

   i primi mesi di amministrazione straordinaria hanno visto crescere le commesse di circa il 30 per cento e parallelamente la fiducia dei clienti;

   diversi soggetti si sono attivati immaginando un nuovo progetto di salvataggio dell'azienda che coniugasse le potenzialità di sviluppo del nuovo compressore a velocità variabile con la ripartenza delle attività nello stabilimento di Riva di Chieri in Piemonte, chiuso dopo la gestione Embraco;

   tale nuovo progetto, dal nome «Italcomp» prevede la fusione delle realtà di Borgo Valbelluna e Chieri e verrebbe costituito con capitale iniziale pubblico;

   tale progetto rappresenterebbe un esperimento innovativo di riposizionamento in Italia, con forte valenza europea, di una filiera integrata dell'elettrodomestico, in lotta con i maggiori competitor per la realizzazione di un frigorifero di alta qualità dedicato al mercato esclusivo europeo;

   per procedere con tale progetto occorre nel frattempo garantire il finanziamento della ripartenza di Acc durante l'amministrazione straordinaria;

   per far fronte agli importanti costi di gestione ed al notevole incremento delle attività e con la liquidità residua che si sta estinguendo si è fatto ricorso ad un articolo della legge «Prodi Bis», che prevede l'anticipazione da un fondo pubblicò a rotazione di circa 12 milioni di euro, per i quali è necessario il benestare della Commissione europea sul finanziamento dello Stato verso l'impresa;

   la Commissione europea ha avanzato ben due richieste di nuova documentazione e l'allungamento dei tempi sta creando problemi di liquidità alla Acc Italia: a fine marzo 2021 si rischia di non poter far fronte agli stipendi correnti dei 330 dipendenti;

   tale mancanza di risorse farebbe naufragare qualsiasi progetto di salvataggio o di costituzione di una nuova società;

   il sistema bancario al momento rifiuta qualsiasi sostegno poiché non rassicurato dalle indiscrezioni sulle risposte che vengono dalla Commissione europea;

   a parere dell'interrogante occorre intervenire urgentemente per affrontare le problematiche relative al futuro dello stabilimento sciogliendo i dubbi avanzati dalla Commissione europea nelle richiesta di ulteriore documentazione, così da poter indurre il sistema bancario ad anticipare il necessario «prestito ponte» garantito dal Governo oppure avviando il progetto Italcomp attraverso l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza con un finanziamento diretto dello Stato per la ripartenza di una filiera corta (europea o italiana) del «Bianco» –:

   se il Ministro interrogato non intenda convocare urgentemente le parti sociali, i rappresentanti delle regioni Piemonte e Veneto e il commissario Castro per valutare quali siano le soluzioni migliori per garantire un futuro industriale e occupazionale alla Acc.
(4-08566)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  La problematiche esposte e sottese alla nota vicenda dell'ex Embraco di Riva Chieri sono all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico da diverso tempo, soprattutto dopo la decisione del tribunale di Torino di dichiarare il fallimento dell'azienda.
  In proposito, si rappresenta che il 28 luglio 2020, il Ministero dello sviluppo economico ha reso noto che si è dato seguito alle interlocuzioni con tutte le parti interessate per individuare un percorso volto a tutelare tutti i lavoratori e re-industrializzare lo stabilimento di Riva di Chieri.
  Nel corso dei diversi incontri del tavolo, è stato illustrato un progetto integrato di politica industriale (denominato «ItalComp») con l'obiettivo di dare soluzione a due crisi aziendali:
Ventures S.r.l. in fallimento e ACC Wanbao in amministrazione straordinaria a Borgo Val Belluna (BL).
  Come noto, nel progetto di re-industrializzazione il sito di Riva di Chieri diventerebbe il centro di eccellenza per la produzione di motori, mentre il sito di Mel si specializzerebbe nell'assemblaggio dei compressori, e inoltre sarebbe la sede dell'amministrazione, della progettazione e della commercializzazione.
  Il 3 agosto 2020 il Ministero dello sviluppo economico ha presentato alla Commissione europea, per conto di ACC Wanbao in amministrazione straordinaria, un'istanza di autorizzazione per il rilascio della garanzia dello Stato, al fine di ottenere, da parte di alcuni istituti di credito, un finanziamento pari a circa 12,5 milioni di euro, utile a far fronte alle necessità di cassa correnti.
  Si rappresenta che il 15 aprite 2021 il Ministro dello sviluppo economico, onorevole. Giorgetti, ha incontrato, da remoto, i presidenti della regione Veneto, Luca Zaia, e della regione Piemonte, Alberto Cirio, nonché l'assessore al lavoro Elena Donazzan e l'assessore Elena Chiorino.
  In quella occasione è stato dichiarato che un investimento privato e pubblico nel capitale è l'unico consentito dall'Unione europea, ed è il solo applicabile anche per la crisi che vede coinvolte l'ACC di Belluno e l'ex Embraco di Riva di Chieri.
  Il passo successivo, anche per ACC-Embraco, sarà dunque quello di individuare uno o più imprenditori che abbiano fiducia nel progetto industriale e accettino la scommessa di salvare e rilanciare queste due grandi realtà italiane, accanto ad un socio pubblico.
  Per quanto riguarda il profilo occupazionale, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito a riguardo, ha informato che a corredo dell'istanza di ammissione al trattamento di cassa integrazione guadagni straordinaria per cessazione di attività (e che scadrà a luglio 2021) le Parti hanno reso noto che sono addivenute:

   i) alla sottoscrizione dell'accordo di ricollocazione;

   ii) allo specifico accordo con la regione Piemonte avente ad oggetto l'attivazione di una serie di politiche attive e di misure a favore dei lavoratori coinvolti.

  L'ultimo incontro del tavolo di monitoraggio presso il Ministero dello sviluppo economico si è avuto il 23 aprile 2021, nel corso del quale è stata analizzato, fra le possibili misure, anche il ricorso a strumenti di salvaguardia dell'occupazione nell'ambito del periodo emergenziale, di competenza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
  In conclusione, si informa che prosegue da parte del Ministero dello sviluppo economico, delle regioni coinvolte e dell'azienda l'individuazione della soluzione più idonea per salvaguardare tutti i lavoratori coinvolti.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per il nostro Paese la vicenda Stellantis – la fusione tra Fca-Chrysler e Psa – non rappresenta soltanto un accordo tra privati o un affare che riguarda solamente i due gruppi industriali che lo hanno concluso;

   ancora oggi permangono forti perplessità circa il futuro degli stabilimenti presenti in Italia sia in termini di produttività degli insediamenti industriali, che di tenuta dei livelli occupazionali;

   ad Fca, nel 2020, sulla base del cosiddetto Liquidità (decreto-legge n. 23 del 2020) è stato concesso un prestito con garanzia statale di oltre 5,6 miliardi di euro al fine di garantire la produttività degli stabilimenti italiani e alla luce della contingente situazione di crisi che sta attraversando il mercato automobilistico;

   la crisi economica provocata dalla pandemia rischia di produrre i suoi effetti più drammatici nel Mezzogiorno la cui tenuta dei territori è sempre più compromessa; in questo quadro si inserisce l'aggravarsi della situazione dello stabilimento Stellantis di Melfi che occupa più di 7.000 lavoratori, non considerando l'indotto;

   alla luce del continuo ricorso agli ammortizzatori sociali, della mancata partenza del terzo turno sulla linea Compass/Ibride e delle voci di interventi strutturali sulla riduzione della capacità installata nello stabilimento Stellantis di Melfi, a parere dell'interrogante è necessario che Stellantis fornisca garanzie certe affinché si giunga alla piena occupazione degli addetti dell'area visti i pesanti costi sostenuti fin qui dai lavoratori e delle lavoratrici della Basilicata;

   quella di Melfi è l'area industriale più avanzata del Mezzogiorno e per renderla realmente competitiva è indispensabile che Stellantis preveda investimenti e produzioni per saturare lo stabilimento con nuovi modelli ecologici e sostenibili;

   secondo le organizzazioni sindacali, dalle assemblee tenute in Stellantis e nelle aziende dell'indotto e della logistica, è emersa grande preoccupazione da parte delle lavoratrici e dei lavoratori rispetto ad ipotesi di riorganizzazione dello stabilimento che pare stia avvenendo fuori da un piano industriale complessivo, la cui presentazione sembra addirittura ritardata;

   a parere dell'interrogante continuare a scaricare i costi aziendali sulle lavoratrici e sui lavoratori, come sta facendo Stellantis, peggiorando le loro condizioni di lavoro, è inaccettabile;

   il Governo dovrà pretendere da Stellantis precise garanzie e appositi impegni rispetto allo stabilimento di Melfi, scongiurando qualsiasi ipotesi di ridimensionamento o riorganizzazione strutturale dello stabilimento che avrebbero ripercussioni negative non solo sui livelli occupazionali interni all'azienda, ma sull'intero sistema economico della Basilicata;

   a parere dell'interrogante, dal modo in cui il Governo saprà difendere gli stabilimenti Stellantis presenti in Italia, dipenderà un pezzo importante della manifattura italiana e del settore automotive in particolare;

   il Recovery Fund deve essere l'occasione per sostenere e rilanciare il settore manifatturiero in Italia, condizionandolo a produzioni sostenibili e innovative orientate alla mobilità collettiva e a nuove motorizzazioni e combustibili;

   occorrono politiche industriali credibili e una seria riflessione sulle migliori strategie da attuare per il settore automotive che passano dalla trasformazione della viabilità nel Paese, alle produzioni ecosostenibili, dall'innovazione e ricerca al blocco dei licenziamenti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo affinché Stellantis faccia chiarezza sulle prospettive industriali e avvii un percorso condiviso con il Governo, le organizzazioni sindacali e gli enti locali, sulle scelte del piano industriale che dovrà puntare alla piena saturazione degli stabilimenti con nuovi modelli e tecnologie utili ad affrontare la transizione ecologica della mobilità e della tutela occupazionale;

   se il Governo non intenda acquisire gli elementi utili a comprendere se Stellantis intenda confermare anche per il futuro, la centralità dello stabilimento di Melfi e di tutto il sistema di fornitura e logistica, scongiurando qualsiasi ipotesi di ridimensionamento o riorganizzazione strutturale dello stabilimento che avrebbero ripercussioni negative non solo sui livelli occupazionali interni all'azienda, ma sull'intero sistema economico della Basilicata.
(4-08931)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento alla situazione degli stabilimenti Stellantis presenti in Italia, con particolare attenzione allo stabilimento di Melfi, in Basilicata, rappresentando l'esigenza di scongiurare qualsiasi ipotesi di ridimensionamento o riorganizzazione strutturale dello stabilimento, che potrebbe avere ripercussioni negative non solo sui livelli occupazionali interni all'azienda, ma sull'intero sistema economico della Basilicata.
  A riguardo, rappresento quanto già comunicato in altre sedi istituzionali. Lo stabilimento Stellantis di Melfi rappresenta, come giustamente ricorda l'interrogante, una delle principali realtà produttive dell'intero Mezzogiorno e il Governo ha investito sul sito produttivo proprio in considerazione della rilevanza che esso riveste.
  Per questo, è necessario monitorare costantemente le scelte del gruppo Stellantis — sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo specifico dello stabilimento di Melfi e del suo ruolo negli
asset del gruppo — e richiamare il gruppo stesso agli impegni assunti.
  A tal riguardo, si rappresenta che nel corso del 2020 è stata concessa una garanzia di SACE per oltre 5,6 miliardi di euro, corrispondenti a una copertura dell'80 per cento del finanziamento richiesto dal Gruppo FCA, ai sensi dell'articolo 1, commi 7 e 8, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito con modificazioni dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 (anche detto «decreto Liquidità»). Il sopra citato finanziamento è finalizzato alle seguenti esigenze sopravvenute a seguito della crisi da Sars-CoV-2:
  

    costi del personale impiegato su stabilimenti italiani;

    capitale circolante destinato al fabbisogno della produzione di stabilimenti italiani ivi compreso il pagamento della filiera italiana;
    

    spese per investimenti destinati a centri e a laboratori di ricerca e sviluppo in Italia.
    

   La garanzia è stata concessa subordinatamente al rispetto di specifici impegni e condizioni in capo all'impresa beneficiaria. In particolare, tra gli impegni è previsto:
   

    il proseguimento nell'attuazione dei progetti industriali annunciati a dicembre 2019 (per un ammontare pari a 5 miliardi);
    

    l'avvio di investimenti ulteriori per 200 milioni di euro;
    

    l'impegno a non delocalizzare la produzione dei modelli di veicoli oggetto di industrializzazione nell'ambito del piano;
    

    il raggiungimento della piena occupazione entro il 2023, intesa come effettivo impegno nell'attività di tutti i dipendenti senza ricorso ad ammortizzatori sociali.
    

   I citati impegni aggiuntivi, assunti a giugno 2020, restano in vigore anche a seguito della fusione tra FCA e il gruppo automobilistico francese Peugeot S.A. (PSA) e il Governo, alla luce di quanto sopra richiamato, monitora con attenzione che vengano rispettati.
   Con riferimento alla citata realtà produttiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito a riguardo, ha informato che è stata autorizzata altresì la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla Società a responsabilità limitata Fca Melfi, per i quali era stato stipulato un contratto di solidarietà che stabiliva la riduzione massima dell'orario di lavoro previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl).
   Più in generale, è l'intero settore
automotive a rivestire rilevanza strategica per l'economia italiana e a meritare particolare attenzione da parte del Governo.
   È necessario un monitoraggio costante del settore, un approccio proattivo e un ripensamento della politica industriale sull'
automotive, che preveda al contempo il supporto alla domanda e all'offerta. Un adeguato supporto al sistema industriale rappresenta la premessa per evitare operazioni di delocalizzazione o acquisizione di imprese nazionali. Ed è proprio in questa direzione che, in data 22 aprile 2021, è stata annunciata l'istituzione del tavolo permanente sull'automotive.
   Alla luce di quanto sopra esposto, dunque, ribadisco l'impegno del Governo a proseguire con gli incontri del tavolo sull'
automotive nonché a monitorare con attenzione il rispetto degli impegni assunti dal gruppo Stellantis, al fine di garantirne la continuità produttiva e tutelarne i livelli occupazionali.
La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   PALLINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lo stabilimento motoristico di Pratola Serra (AV), oggi Stellantis nato negli anni Novanta, ha come mission l'assemblaggio di otto tipi di motore in 74 possibili versioni prevalentemente ad alimentazione diesel;

   nel 2008 si è aperta per lo stabilimento una grave crisi produttiva che non è ancora stata realmente risolta. I dati sono preoccupanti: 1.500 giornate tra Cassa integrazione guadagni ordinaria e Cassa integrazione guadagni straordinaria e contratti di solidarietà per ogni lavoratore, con una perdita salariale di 50.000 euro di media pro capite; circa 400 posti di lavoro in meno tra addetti alle aziende terziarizzate e Fca;

   le ragioni di questi numeri sono da rintracciarsi soprattutto nella crisi di mercato del motore diesel, motore che rappresenta il 99,5 per cento di produzione dello stabilimento di Pratola Serra. Entro il 2025 tutto il parco auto di Stellantis dovrebbe essere elettrico;

   oggi il numero degli addetti in Stellantis è di 1780 e la forza lavoro è giovane con media di 45 anni ed una prospettiva media di vita lavorativa di altri 20-25 anni;

   al momento lo stabilimento Stellantis si occupa anche della produzione di mascherine chirurgiche;

   ad avviso della interrogante è necessario avviare una riflessione sul futuro di Stellantis al fine di definire un serio progetto industriale di riconversione produttiva, valorizzando il capitale umano, garantendo l'occupazione e rilanciando la produzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di individuare strategie volte ad assicurare il pieno utilizzo dello stabilimento in questione e a predisporre un progetto di riconversione produttiva verso i sistemi di mobilità elettrica.
(4-08627)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento alla situazione degli stabilimenti Stellantis presenti in Italia, con particolare attenzione allo stabilimento motoristico di Pratola Serra (AV).
  A riguardo, rappresento quanto già comunicato in altre sedi istituzionali. Lo stabilimento Stellantis rappresenta una delle principali realtà produttive dell'intero Mezzogiorno e il Governo ha investito sul sito produttivo proprio in considerazione della rilevanza che esso riveste.
  Per questo, è necessario monitorare costantemente le scelte del gruppo Stellantis – sia sotto il profilo del piano industriale, sia sotto il profilo specifico dello stabilimento di Melfi e del suo ruolo negli
asset del gruppo – e richiamare il gruppo stesso agli impegni assunti.
  A tal riguardo, si rappresenta che nel corso del 2020 è stata concessa una garanzia di SACE per oltre 5,6 miliardi di euro, corrispondenti a una copertura dell'80 per cento del finanziamento richiesto dal Gruppo FCA, ai sensi dell'articolo 1, commi 7 e 8, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40 (anche detto «decreto Liquidità»). Il sopra citato finanziamento è finalizzato alle seguenti esigenze sopravvenute a seguito della crisi da SARS-CoV-2:

   costi del personale impiegato su stabilimenti italiani;

   capitale circolante destinato al fabbisogno della produzione di stabilimenti italiani ivi compreso il pagamento della filiera italiana;

   spese per investimenti destinati a centri e a laboratori di ricerca e sviluppo in Italia.

  La garanzia è stata concessa subordinatamente al rispetto di specifici impegni e condizioni in capo all'impresa beneficiaria. In particolare, tra gli impegni è previsto:

   il proseguimento nell'attuazione dei progetti industriali annunciati a dicembre 2019 (per un ammontare pari a 5 miliardi);

   l'avvio di investimenti ulteriori per 200 milioni di euro;

   l'impegno a non delocalizzare la produzione dei modelli di veicoli oggetto di industrializzazione nell'ambito del piano;

   il raggiungimento della piena occupazione entro il 2023, intesa come effettivo impegno nell'attività di tutti i dipendenti senza ricorso ad ammortizzatori sociali.

  I citati impegni aggiuntivi, assunti a giugno 2020, restano in vigore anche a seguito della fusione tra FCA e il gruppo automobilistico francese Peugeot S.A. (PSA) ed il Governo, alla luce di quanto sopra richiamato, monitora con attenzione che vengano rispettati.
  Con riferimento alla citata realtà produttiva, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sentito a riguardo, ha informato che è stata autorizzata altresì la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in favore dei lavoratori dipendenti dalla società a responsabilità limitata FCA Melfi, per i quali era stato stipulato un contratto di solidarietà che stabiliva la riduzione massima dell'orario di lavoro previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl).
  Per quanto riguarda specificamente lo stabilimento Stellantis a Pratola Serra (AV), com'è noto, dall'assemblea degli azionisti tenutasi il 15 aprile scorso a Torino sembrerebbero confermati gli impegni sul piano industriale per il rilancio dello stabilimento in questione.
  Più in generale, è l'intero settore
automotive a rivestire rilevanza strategica per l'economia italiana e a meritare particolare attenzione da parte del Governo.
  È necessario un monitoraggio costante del settore, un approccio proattivo e un ripensamento della politica industriale sull'
automotive, che preveda al contempo il supporto alla domanda e all'offerta. Un adeguato supporto al sistema industriale rappresenta la premessa per evitare operazioni di delocalizzazione o acquisizione di imprese nazionali. Ed è proprio in questa direzione che, in data 22 aprile 2021, è stata annunciata l'istituzione del tavolo permanente sull'automotive.
  Alla luce di quanto sopra esposto, dunque, ribadisco l'impegno del Governo a proseguire con gli incontri del tavolo sull'
automotive nonché a monitorare con attenzione il rispetto degli impegni assunti dal gruppo Stellantis, al fine di garantirne la continuità produttiva e tutelarne i livelli occupazionali.
La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   PATELLI, GAVA, MOLINARI, TIRAMANI, LIUNI, BOLDI, GUSMEROLI, GIGLIO VIGNA, PETTAZZI, GASTALDI, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, PAROLO, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dopo quattro giorni di sforamento dei limiti di guardia delle polveri nell'aria, è scattato il semaforo arancione, frutto dell'accordo del bacino padano per la qualità dell'aria; si sono bloccate 800 mila auto, nonostante la pandemia, il lockdown e l'utilizzo o meno delle autovetture;

   dal 17 novembre 2020 e fino al giovedì successivo, quando ci sarà la nuova valutazione, è scattato il semaforo arancione con blocco del traffico per i diesel più inquinanti nel capoluogo del Piemonte e in altri 26 comuni piemontesi;

   tale misura straordinaria, che scatta dopo quattro giorni di superamento del valore di Pm10 (polveri sottili), fissato a 50 microgrammi per metro cubo, riguarda, per la provincia di Torino, oltre al capoluogo, i comuni di Beinasco, Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro Torinese, Settimo Torinese, Venaria, Caselle Torinese, Chivasso, Leini, Mappano, Pianezza, Volpiano e Chieri. Semaforo arancione anche per Alessandria e, in provincia, Casale Monferrato, Novi Ligure e Tortona. Misura straordinaria da domani anche per Asti, Novara, Trecate (No) e Vercelli;

   si prevede lo stop per tutti i giorni, festivi compresi, dalle 8.30 alle 18.30, degli autoveicoli per trasporto persone, fino ad Euro 5 diesel (e veicoli a benzina Euro 1, solo per i comuni della città metropolitana di Torino, come stabilito dalle rispettive ordinanze) e per tutti i veicoli adibiti al trasporto merci, fino ad euro 4 diesel;

   la giunta regionale del Piemonte, attraverso l'assessore all'ambiente Matteo Marnati, ha sostenuto che tali blocchi non siano una soluzione: «hanno sbagliato tutto. Chi non ci credeva ora lo vede con i suoi occhi. A Torino la circolazione ha subito una contrazione di quasi il 50 per cento, eppure le concentrazioni di Pm10 continuano a salire. Ora sappiamo che le polveri sottili non dipendono dal traffico veicolare. Sono legate in parte al riscaldamento, all'agricoltura e fattori climatici esterni»;

   l'Assessore Marnati ha indicato che la giunta sta studiando una soluzione diversa da proporre al bacino padano e al Ministro interrogato in quanto il blocco delle auto e una soluzione anacronistica, e occorre misurare le concentrazioni di NOx e non le Pm10;

   anche il direttore di Arpa Piemonte ha dichiarato che l'inquinamento è determinato da molti fattori e che è in corso, con regione Piemonte, la valutazione dell'idea di incrementare i dati da prendere in considerazione per la misurazione dello smog;

   anche il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha evidenziato che da un mese, insieme alle altre regioni del Bacino Padano, si sollecita il Governo con urgenza di acquisire un'intesa sulla possibilità di derogare alle misure minime ritenendo assurdo un blocco del traffico in mezzo ad un lockdown, che impone ai cittadini, non potendo usare la macchina per andare a lavorare, di sovraccaricare i mezzi pubblici che sono tra i luoghi più a rischio di contagio. Si tratta di un ulteriore disagio in una situazione già difficile per tutti;

   nell'attuale situazione sociale del Piemonte – una delle prime zone rosse, con già forti limiti agli spostamenti – il blocco dei mezzi di trasporto privati, rappresenta un ulteriore provvedimento penalizzante per le attività industriali e lavorative dei cittadini piemontesi –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative urgenti di competenza dirette a rinviare al 1° gennaio 2021 almeno lo stop ai diesel Euro 4, evitando la stretta per il 2021-2021, come proposto dall'assessore all'ambiente del Piemonte, ritenendo intempestivo l'utilizzo del semaforo ambientale in piena pandemia e fortemente penalizzate per cittadini e imprese piemontesi già esausti dalle restrizioni per Covid-19, e se ritenga che la misurazione delle PM10 sia ancora un indicatore utile per misurare il grado di inquinamento delle città della Pianura Padana o se non riscontri la possibilità di inserire anche altri indicatori.
(4-07565)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta quanto segue.
  1. La regione Piemonte ha riferito che le misure previste dal protocollo operativo per l'attuazione delle misure urgenti antismog di cui alla determina dirigenziale n. 467, del 24 settembre 2019, «Aggiornamento del protocollo operativo per l'attivazione delle misure temporanee omogenee, di cui alla D.D. 353 del 28 settembre 2018, relativa all'attuazione delle misure temporanee e dei provvedimenti stabili, di cui alla D.G.R. 42-5805 del 20 ottobre 2017» sono, per quanto riguarda le misure temporanee, entrate in funzione il giorno 20 novembre 2020.
  Con la deliberazione della Giunta regionale n. 42-5805 del 20 ottobre 2017 si era data attuazione agli impegni previsti dal «Nuovo accordo di programma per l'adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell'aria nel bacino padano».
  Con la deliberazione della Giunta regionale n. 14-1996 del 25 settembre 2020 avente ad oggetto «Deliberazione di Giunta regionale n. 22-5139 del 5 giugno 2017 Accordo di Programma per l'adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell'aria nel Bacino Padano. Aggiornamento dello schema di ordinanza sindacale tipo e dell'elenco dei comuni interessati, di cui alla deliberazione della Giunta regionale 9 agosto 2019, n. 8-199, per l'applicazione delle misure di limitazione delle emissioni a partire dalla stagione invernale 2020/2021», la regione ha implementato i provvedimenti contenuti nell'accordo padano e aggiornato la deliberazione della Giunta regionale del 2017 indicando uno schema di ordinanza tipo aggiornato.
  La stessa regione, a metà novembre 2020, ha prospettato al Governo la possibilità di derogare alle misure minime definite all'interno dell'accordo del bacino padano, intervenendo in particolare in merito alla sospensione dell'applicazione delle misure temporanee di limitazione delle emissioni, di cui alla citata deliberazione della Giunta regionale n. 14-1996 del 25 settembre 2020, con riferimento alla misura 2.1.1. riportata nello schema di ordinanza sindacale tipo contenuta nella stessa.
  In data 19 novembre 2020 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare oggi Ministero della transizione ecologica ha convenuto con la regione Piemonte che, sebbene la problematica della qualità dell'aria si sia aggravata anche per effetto della recente sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea, che ha condannato l'Italia per i superamenti dei limiti di emissione di Pm10 in atmosfera, in questa fase così critica, al fine di contemperare tutti gli interessi coinvolti, si possa procedere ad uno slittamento dei termini di entrata in vigore delle misure emergenziali di restrizione sulla circolazione.
  La regione, con l'ordinanza n. 130 del 19 novembre 2020, «Disposizioni attuative per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. Ordinanza ai sensi dell'articolo 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833 in materia di igiene e sanità pubblica. Sospensione delle misure emergenziali di restrizione della circolazione», stante l'applicabilità delle misure di cui agli articolo 2 e 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, previste quando la regione è collocata nello «scenario di tipo 3», o nello «scenario di tipo 4», ha sospeso su tutto il territorio regionale, dal 20 novembre 2020, le misure temporanee di limitazione delle emissioni di cui ai seguenti punti dell'allegato 1 alla deliberazione della Giunta regionale n. 14-1996 del 25 settembre 2020, relative al settore mobilità privata:

   divieto di circolazione veicolare dalle ore 8:30 alle 18:30 dei veicoli adibiti al trasporto di persone aventi al massimo 8 posti a sedere oltre il conducente (categoria M1) dotati di motore diesel con omologazione uguale ad EURO 3, 4 e 5;

   divieto di circolazione veicolare dalle ore 8:30 alle 18:30 dal lunedì al venerdì, dei vicoli adibiti al trasporto merci (categorie N1, N2, N3), dotati di motore diesel con omologazione uguale ad EURO 4, sino all'entrata in vigore del blocco strutturale a partire dal 1° gennaio 2021;

   divieto di circolazione veicolare, dalle ore 8:30 alle 12:30, il sabato e nei giorni festivi, dei veicoli adibiti al trasporto merci (categorie N1, N2, N3), dotati di motore diesel con omologazione uguale a EURO 3 ed EURO 4;

   divieto di circolazione veicolare dei veicoli commerciali (categorie N1, N2, N3), con omologazione uguale a EURO 1, 2, 3 e 4 diesel, dalle ore 8:30 alle ore 18:30, il sabato e nei giorni festivi;

   divieto di circolazione veicolare dei veicoli commerciali (categorie N1, N2, N3), con omologazione uguale ad EURO 5 diesel, dalle ore 8:30 alle ore 12:30, tutti i giorni.

  L'attivazione delle soglie di allerta e delle conseguenti misure temporanee di limitazione delle emissioni è operativa nella sola stagione invernale dal 1° ottobre 2020 al 31 marzo 2021.
  2. L'Arpa Piemonte, considerata la complessità della tematica e, soprattutto, il momento di estrema criticità correlato alla questione COVID, ha anch'essa reso una dettagliata esposizione sulla questione.
  Il 9 giugno 2017 a Bologna, la regione Piemonte, insieme alle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, hanno firmato l'accordo di programma per l'adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell'aria nel bacino padano, ai sensi della legge n. 88 del 2009.
  L'Accordo è stato presentato alla Commissione europea a dicembre 2017, nell'ambito della discussione sulle due procedure di infrazione avviate per quanto riguarda il superamento dei limiti per le polveri sottili (PM10) e per il biossido di azoto (NO2).
  Lo schema di accordo, adottato in Piemonte con la citata deliberazione della Giunta regionale n. 22-5139 del 5 giugno 2017, prevede progressive limitazioni per quanto riguarda i comparti emissivi maggiormente responsabili dell'inquinamento, ovvero i trasporti, il riscaldamento civile, l'agricoltura e prevede, altresì, l'adozione di un protocollo di intervento contenente misure temporanee per affrontare le situazioni di accumulo di PM10 legate a condizioni meteo sfavorevoli.
  Attraverso l'accordo, considerata la specificità meteoclimatica e orografica del bacino padano, sono stati condivisi e adottati una serie di interventi comuni da porre in essere, in concorso con quelli previsti dalle norme e dai piani della qualità dell'aria vigenti, nel quadro di un'azione coordinata e congiunta nei settori maggiormente responsabili di emissioni inquinanti.
  Le 3 linee di azione che concorrono al raggiungimento dei risultati posti in tema di qualità dell'aria sono essenzialmente:

   la mobilità e i trasporti;

   il riscaldamento domestico;

   l'agricoltura.

  Analisi di contesto.

  Nella regione, nel corso dell'ultimo decennio, i valori massimi di concentrazione media giornaliera di PM10 sono progressivamente diminuiti nella maggior parte delle stazioni, raggiungendo negli ultimi anni valori prossimi al valore limite.
  Nonostante ciò, il valore limite giornaliero ed annuale per il PM10 in varie zone e agglomerati non sono ancora rispettati. Anche nel 2020, nonostante i provvedimenti di
lockdown, che hanno determinato una significativa riduzione delle emissioni di ossidi di azoto e PM primario, non sono stati rispettati i limiti di legge per il PM10.
  L'esperienza del
lockdown ha dimostrato che un fermo quasi totale dei trasporti e di moltissime attività commerciali ha determinato un crollo della concentrazione in aria di NOX (legato direttamente alle emissioni dei motori a combustione), mentre le PM10 sono calate molto meno e vi sono stati addirittura superamenti dei valori limite.
  I valori alti di polveri sottili in questo periodo sono dovuti alla combinazione di condizioni meteorologiche sfavorevoli ed al contributo emissivo del riscaldamento domestico, soprattutto di biomasse, per la permanenza in casa di gran parte della popolazione e per le attività agricole che hanno continuato a immettere in atmosfera ammoniaca in grado di produrre, assieme a ossidi di azoto e solfati, PM secondario.

  Valutazioni tecniche.

  Alla stregua di quanto esposto e tenuto conto che le misure previste dal piano regionale di risanamento della qualità dell'aria risulteranno efficaci in un arco di tempo lungo (la piena efficacia è prevista nel 2030), Arpa Piemonte ritiene utile prevedere la valutazione tecnica di un'evoluzione delle misure emergenziali del protocollo padano anche attraverso alcune linee di azione che tengano in considerazione in modo combinato i dati di PM10 e i valori/trend di NO2 in quanto, come osservato e misurato, tale inquinante costituisce la variabile maggiormente correlata al contributo del comparto trasporti.
  Tali valutazioni sono naturalmente oggetto di un confronto con le altre parti dell'accordo del 2017, al fine di addivenire a una strategia unitaria.
  3. Il Ministero della transizione ecologica, per quanto di propria competenza circa l'ipotesi di assumere iniziative urgenti dirette a rinviare lo stop ai diesel Euro 4, conferma di aver acconsentito ad un primo slittamento al 1° gennaio 2021 delle misure dei blocchi strutturali della circolazione in questa fase di emergenza da COVID-19 ed a una successiva richiesta di rinvio – entrambe proposte dagli assessori all'ambiente delle regioni del bacino padano.
  Con riferimento all'idoneità del materiale particolato PM10 a fungere da indicatore dell'inquinamento atmosferico nelle città della Pianura padana, il Ministero evidenzia come la normativa europea (
rectius la direttiva 2008/50/CE) e, conseguentemente, quella italiana (rectius decreto legislativo n. 155 del 2010), prevedono dei valori limite con riferimento a tale inquinante e il divieto per gli Stati membri di superare tali valori limite per più di 35 giorni all'anno.
  A tal proposito, è del 10 novembre 2020 la sentenza con la quale la Corte di giustizia dell'Unione europea ha accertato che l'Italia «ha violato il diritto dell'Unione sulla qualità dell'aria ambiente» superando, «in maniera sistematica e continuata tra il 2008 e il 2017», i valori limite applicabili alle concentrazioni del materiale particolato PM10.
  Circa l'ipotesi di prevedere dei meccanismi alternativi in deroga alle misure dei blocchi strutturali della circolazione, giova rammentare che responsabili dell'inquinamento atmosferico sono vari settori (agricoltura, riscaldamento domestico, traffico e altro), tra i quali spicca quello del traffico.
  Nell'ambito di tale settore, in particolare, si producono emissioni di biossido di azoto NO2, per i cui superamenti è attualmente pendente a carico dell'Italia una procedura di infrazione che, con ogni probabilità, al pari di quella per i superamenti del materiale particolato PM10, si concluderà con una sentenza di accertamento della violazione.
  Non è dunque condivisibile, allo stato, la proposta di prevedere deroghe alle predette misure che, seppur attuate sul territorio con tempistiche diverse da quelle originariamente prescritte, a motivo dell'attuale emergenza epidemiologica da COVID-19, sono assolutamente necessarie per il perseguimento degli obiettivi di qualità dell'aria e per la limitazione degli effetti negativi derivanti dalle procedure di infrazione concluse e in atto.

Il Ministro della transizione ecologica: Roberto Cingolani.


   PITTALIS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   mediante un decreto direttoriale, emanato in data 26 marzo 2021, il Ministero dello sviluppo economico ha definito i termini di apertura del secondo dei due sportelli agevolativi previsti dall'articolo 3, comma 2, del decreto ministeriale 30 ottobre 2019 per la presentazione delle domande di agevolazione di cui al nuovo bando «Macchinari innovativi», a fronte di uno stanziamento di risorse pari a 132,5 milioni di euro;

   tale bando sostiene la realizzazione di programmi di investimento nei territori delle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia volti a consentire la trasformazione tecnologica e digitale delle imprese, ovvero a favorire la transizione del settore manifatturiero verso il paradigma dell'economia circolare;

   l'intervento agevolativo – del quale possono beneficiare anche le micro, piccole e medie imprese (PMI) – è stato definito nell'ambito del Programma operativo nazionale «Imprese e competitività» 2014-2020 FESR;

   tuttavia, il nuovo bando «Macchinari innovativi» esclude la Sardegna dal novero dei beneficiari degli incentivi previsti, non tenendo conto dei mutamenti micro e macro economici medio tempore intervenuti;

   infatti, la crisi economica e finanziaria che sta vivendo il nostro Paese ha colpito in particolar modo il sistema economico del Mezzogiorno, già strutturalmente fragile e tanto più in quelle aree geografiche, come la Sardegna, dove le condizioni iniziali di partenza erano già di grave deficit; posta l'improcrastinabile necessità di una politica industriale centrata sull'innovazione finalizzata alla riconversione e transizione verso la trasformazione digitale e sostenibile, è opportuno adottare un programma di supporto strategico all'evoluzione dell'intero sistema produttivo Meridionale, inserendo, dunque, anche la Sardegna tra le Regioni che possono accedere al bando «Macchinari innovativi» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per estendere anche alle imprese ubicate nella regione Sardegna la possibilità di beneficiare dei fondi stanziati dal bando menzionato in premessa.
(4-08858)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante chiede di estendere anche alle imprese ubicate nella regione Sardegna la possibilità di beneficiare dei fondi stanziati in seno alla misura di aiuto investimenti innovativi di cui al decreto ministeriale 30 ottobre 2019.
  Ebbene, come correttamente ricorda l'interrogante, la misura di sostegno in argomento, rivolta alle regioni del Mezzogiorno, è finanziata attraverso le risorse del Programma operativo nazionale «Imprese e competitività» (PON IC) 2014-2020, sulla base delle specifiche allocazioni previste per ciascuna regione.
  Nell'ambito del ciclo di programmazione 2014-2020, le regioni Sardegna Abruzzo e Molise, come stabilito già dall'accordo di partenariato approvato con decisione della Commissione europea C (2014) 8021 final del 29 ottobre 2014, sono state ricomprese nelle cosiddette «Regioni in transizione», ai sensi dell'articolo 90, comma 2, lettera
b), del Regolamento (UE) n. 1303/2013. Diversamente, le altre regioni del Mezzogiorno – Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – sono state ricomprese nelle cosiddette «Regioni meno sviluppate», ai sensi dell'articolo 90, comma 2, lettera a), del medesimo Regolamento.
  La ripartizione della dotazione finanziaria del richiamato Programma operativo tra categorie di regioni meno sviluppate, regioni in transizione ed anche regioni più sviluppate che rappresentano il resto del territorio nazionale – è stata definita a valle di un intenso percorso di concertazione tra amministrazioni centrali, regionali, e – amministrazioni nazionali di coordinamento della politica di coesione. L'allocazione finanziaria prevista per le regioni in transizione, originariamente quantificata in circa 251 milioni di euro, è stata utilizzata per il finanziamento di interventi di sostegno previsti nell'ambito del PON IC diversi dalla misura investimenti innovativi, quali: progetti di ricerca, sviluppo e innovazione coerenti con le aree tematiche della strategia nazionale di specializzazione intelligente; grandi investimenti produttivi; supporto alle attività di internazionalizzazione delle PMI; sostegno alla nascita e allo sviluppo delle
start up innovative; digitalizzazione delle PMI; facilitazione dell'accesso al credito attraverso una specifica riserva PON del Fondo centrale di garanzia.
  Sebbene la regione Sardegna, successivamente alle modifiche della Carta degli aiuti di Stato a finalità regionale per il periodo 2017-2020, approvata con decisione della Commissione europea C (2016) 5938 final del 23 settembre 2016, sia stata inquadrata tra le regioni ammissibili agli aiuti a norma dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera
a), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), la stessa ha beneficiato nell'ambito del PON IC delle allocazioni ab origine previste dall'Accordo di partenariato per le regioni in transizione, non essendo prevista, a seguito della revisione della richiamata Carta, una diversa distribuzione delle risorse precedentemente assegnate a ciascun territorio.
  Alla data di adozione del decreto ministeriale 30 ottobre 2019, la dotazione destinata alle regioni in transizione era stata completamente assorbita a fronte di atti amministrativi (bandi/decreti) adottati dal Ministero dello sviluppo economico e già tradottisi, in buona parte, in risorse effettivamente trasferite ai territori. Alla luce di tale circostanza, il nuovo bando investimenti innovativi ha trovato capienza a valere sulle sole risorse originariamente destinate alle regioni meno sviluppate e, conseguentemente, è intervenuto nelle sole regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
  Per il futuro, vista anche l'inclusione della regione Sardegna tra le regioni meno sviluppate nell'ambito della Programmazione 2021-2027, sarà senz'altro possibile, nelle prossime edizioni dell'intervento, includere anche le imprese operanti nel territorio sardo tra le beneficiarie delle agevolazioni. Nel mentre, il Ministero dello sviluppo economico è senz'altro disponibile a verificare fin da subito, nel quadro di un accordo di cofinanziamento con la regione Sardegna, la possibilità di un'estensione della misura al suo territorio.
  In ogni caso, si segnala la misura Beni strumentali («
Nuova Sabatini») quale una delle misure per il sostegno agli investimenti in beni strumentali gestite dal Ministero dello sviluppo economico che determinano un innalzamento del livello tecnologico dei macchinari impiegati, in particolare, nelle imprese manifatturiere e che si rivolgono a tutto il territorio nazionale. Questa misura prevede l'erogazione di agevolazioni con l'obiettivo di facilitare l'accesso al credito delle imprese e accrescere la competitività del sistema produttivo del Paese; essa sostiene infatti gli investimenti delle PMI per acquistare o acquisire in leasing macchinari, attrezzature, impianti, beni strumentali ad uso produttivo e hardware, nonché software e tecnologie digitali. Si tratta di uno strumento ormai consolidato, che fornisce un ampio supporto agli investimenti in beni strumentali del Paese. Tra gli ultimi mesi del 2020 e i primi del 2021, l'utilizzo della misura ha visto una dinamica fortemente crescente, segnale di un accenno di ripresa degli investimenti: da ultimo, nel solo mese di aprile sono stati prenotati contributi per 113 milioni di euro, corrispondenti a investimenti per circa 1,2 miliardi.
  In merito alla suddetta misura «
Nuova Sabatini» si segnala che il Ministero dello sviluppo economico ne ha recentemente proposto il rifinanziamento.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza pandemica da Sars-Cov2 continua ad avere importanti ripercussioni sul piano sanitario, sociale ed economico. Tra le misure straordinarie messe in atto dal Governo figura il blocco dei licenziamenti, unicum nel panorama europeo la cui efficacia decadrà – salvo nuove auspicate azioni legislative – il 31 marzo 2021;

   attualmente, sono 99 i tavoli aperti al Ministero dello sviluppo economico, tra essi figurano crisi aziendali strettamente connesse con emergenza coronavirus;

   l'interrogante desidera segnalare il caso del gruppo tedesco Douglas GmbH che, nel 2017, rilevava le catene di profumerie italiane Limoni e La Gardenia, aprendo 128 profumerie Douglas attraverso la controllata Profumerie Douglas Spa;

   Douglas GmbH ha annunciato l'intenzione di chiudere entro giugno 2022 128 negozi presenti in Italia, 77 entro il 31 marzo 2021. In Friuli Venezia Giulia ha chiuso il 14 febbraio 2021 il negozio di Martignacco; entro fine anno chiuderanno altri 4 negozi in regione a Cervignano (15 maggio 2021) Gemona (16 agosto 2021), Trieste (26 giugno 2021) Udine (16 dicembre 2021);

   le cinque dipendenti di Martignacco hanno ricevuto comunicazione aziendale soltanto pochi giorni prima l'effettiva chiusura e le organizzazioni sindacali confermano di non essere mai state convocate o informate relativamente alle intenzioni aziendali di procedere con un severo piano di ristrutturazione che ad oggi consisterebbe nella mera chiusura di tutti i negozi presenti in Italia, con conseguente pesante perdita di posti di lavoro e difficili possibilità di ricollocamento. Infatti, vi sono casi di personale in forze da decenni, come una lavoratrice del negozio di Trieste, nel settore da 34 anni, e non ancora in età pensionabile. Per queste figure la perdita del lavoro rappresenterebbe un grave problema stante l'età e la difficile ricollocazione in altro settore;

   da fonti stampa italiana risulta che le motivazioni Douglas GmbH sarebbero dovute a mere valutazioni di fatturato (calcolato nell'arco temporale 2020-2019), senza considerare gli sforzi che il personale ha profuso durante la fase emergenziale per supportare l'azienda e contenere le spese di gestione come pulizie e turni di lavoro che le lavoratrici svolgevano spesso da sole;

   a fine gennaio 2021 Douglas GmbH annuncia che «le vendite sono stabili a 3 miliardi di euro nonostante COVID-19 con profitti scesi del 16,2 per cento». Il gruppo – prosegue il comunicato – ha in programma la chiusura di 500 dei 2.400 negozi e l'intenzione di investire maggiormente nell'e-commerce che nel 2020 ha registrato un record di vendite. Da queste chiusure Douglas conta di «ottimizzare la propria base costo, il cui impatto EBITDA rettificato risultante dovrebbe essere di 120 milioni di euro/anno da raggiungere dal prossimo esercizio fiscale. Questo approccio mirato mette Douglas in posizione ideale per accelerare crescita lungo-termine e diventare piattaforma leader settore bellezza»;

   di questi 500 negozi in chiusura, 60 sono in Germania, dove sarebbe già in corso accordo tra azienda e la German Federal Employment Agency per supportare e riorientare 600 lavoratori oltre a indennità licenziamento superiori alla norma del settore. Le restanti chiusure riguarderanno il sud dell'Europa con motivazioni correlate «con il duro impatto che la pandemia ha avuto e l'obiettivo di ottimizzare la base costo della rimanente rete di negozi». Come sopra evidenziato, Douglas ha però annunciato la chiusura di gran parte della rete vendita in Italia –:

   se il Ministro dello sviluppo economico sia a conoscenza della situazione del gruppo Douglas GmbH, se abbia ricevuto il piano industriale e se sia già prevista la convocazione dei vertici del ramo italiano delle Profumerie Douglas Spa e della capogruppo tedesca alla presenza di rappresentanze sindacali;

   se il Governo ritenga corretto che una società tedesca – che fino alla data odierna ha usufruito di tutti gli strumenti pubblici straordinari attivati dal Governo italiano quali la Cassa integrazione guadagni straordinaria – decida unilateralmente di chiudere tutti i negozi presenti sul territorio italiano per motivi di fatturato, nonostante presenti un bilancio dell'intero gruppo più che positivo, e in caso di risposta affermativa, quali iniziative vorrà porre in essere al fine di frenare l'ingente perdita posti di lavoro soprattutto femminili.
(4-08327)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento al caso del gruppo tedesco Douglas GmbH, il quale ha annunciato l'intenzione di riorganizzare il
retail in Italia, con conseguente chiusura di alcuni punti vendita. In particolare, in proposito si chiede di conoscere se il Ministro dello sviluppo economico sia a conoscenza della situazione del gruppo Douglas GmbH, se abbia ricevuto il piano industriale e se sia già prevista la convocazione dei vertici del ramo italiano delle Profumerie Douglas spa e della capogruppo tedesca alla presenza di rappresentanze sindacali; nonché di conoscere quali iniziative il Governo vorrà porre in essere al fine di frenare l'ingente perdita posti di lavoro connessi alla riorganizzazione.
  In proposito, si rappresenta che la questione è stata già oggetto di diversi incontri tra la proprietà e le rappresentanze sindacali nei mesi di febbraio e marzo 2021, durante i quali la proprietà ha esposto il piano di riorganizzazione della catena di profumerie, che prevede la chiusura, entro il 2022, di 128 negozi (pari al 25 per cento dei punti vendita presenti sul territorio italiano), nei quali sono occupati 346 lavoratori. La decisione della chiusura sarebbe stata argomentata con la necessità di una maggiore liquidità per favorire l'
e-commerce e ottimizzare la base costo della rete dei negozi, anche in considerazione della crisi dovuta alla pandemia in corso e dell'impatto dei canoni di locazione.
  Sul punto, è stato sentito il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il quale conferma che, per il periodo che va dal 12 marzo al 10 maggio 2020, è stata autorizzata la corresponsione del trattamento di integrazione salariale in deroga in favore dei lavoratori dipendenti dalla Profumerie Douglas s.p.a., ai sensi dell'articolo 22 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 (anche noto come decreto Cura Italia). Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali aggiunge che allo stato attuale non risultano presentate istanze recenti di CIGS.
  Sulla base di quanto esposto, le segreterie nazionali di Filcams-CGIL, Fisascat-CISL e UILTuCS hanno chiesto alla proprietà un piano industriale di ristrutturazione che contempli soluzioni per il mantenimento occupazionale dei lavoratori interessati. Inoltre, le stesse, in data 11 febbraio 2021, hanno inviato al Ministero dello sviluppo economico richiesta di convocazione di un tavolo di confronto con le parti interessate. La richiesta di convocazione è finalizzata alla presentazione da parte dell'azienda del piano industriale da sottoporre a discussione, con l'obiettivo di salvaguardare l'occupazione.
  L'interrogante si sofferma anche, in generale, sulla necessità di porre in essere iniziative al fine di frenare l'ingente perdita posti di lavoro soprattutto femminili.
  Sul punto, si rende nota la grande attenzione del Governo sulla problematica esposta. A tal proposito, si ricorda che recentemente è stato adottato il decreto 4 dicembre 2020 del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 21 del 27 gennaio 2021, diretto a sostenere in tutto il territorio nazionale la creazione di micro e piccole imprese a prevalente o totale partecipazione giovanile ovvero femminile, nonché a sostenerne lo sviluppo attraverso migliori condizioni per l'accesso al credito e la concessione di un contributo a fondo perduto.
  Inoltre, si ricorda l'istituzione del «Fondo a sostegno dell'impresa femminile», ad opera dell'articolo 1, comma 97, della legge n. 178 del 30 dicembre 2020 (legge di bilancio per il 2021), al fine di promuovere e sostenere l'avvio e il rafforzamento dell'imprenditoria femminile, la diffusione dei valori dell'imprenditorialità e del lavoro tra la popolazione femminile e di massimizzare il contributo quantitativo e qualitativo delle donne allo sviluppo economico e sociale del Paese.
  L'iniziativa legislativa trae origine dalla consapevole necessità di un efficace intervento in materia di partecipazione delle donne al mercato del lavoro e di rispetto del principio costituzionale della parità di genere nelle retribuzioni e assume notevole rilevanza nel contesto di crisi indotta dall'emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 che, avendo colpito in modo particolare i settori del commercio, della ricezione e della ristorazione in cui è maggiormente presente l'imprenditoria femminile, sta avendo un impatto negativo sull'occupazione delle donne.
  In conclusione, si conferma l'attenzione del Governo alla tematica dell'occupazione femminile, con particolare riguardo alla necessità di contrastare la perdita di posti di lavoro e incentivare le iniziative imprenditoriali femminili e con riferimento al Gruppo Douglas GmbH, si porranno in essere tutte le iniziative di competenza volte a scongiurare il rischio della perdita posti di lavoro connessi alla riorganizzazione del ramo italiano.

La Viceministra dello sviluppo economico: Alessandra Todde.


   TORROMINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la crisi innescata dal COVID-19 ha coinvolto negativamente in maniera deflagrante il tessuto economico, produttivo e sociale del nostro Paese, e a subire gli effetti moltiplicatori della stessa sono le aree più deboli;

   in questo contesto di forte incertezza economica, sono soprattutto le piccole e medie imprese a pagare il prezzo più alto, che si trovano in crisi di liquidità ed appesantite dalle complesse pratiche burocratiche che comunque devono assolvere. Si inserisce tra queste, la procedura di cancellazione dei protesti su titoli di credito (assegni bancari e postali);

   le norme che disciplinano tale procedura, legge 77 del 1955, legge 235 del 2000, articolo 45 della legge n. 273 del 2002 ed il decreto ministeriale n. 316 del 2000, distinguono in modo netto la cancellazione di un protesto cambiale da quella relativa al protesto su titoli di credito (assegni bancari e postali). Nel primo caso, si ha la cancellazione immediata dopo il pagamento del titolo, senza l'intervento del tribunale, ed avviene in tempo reale tramite le camere di commercio. Mentre nel secondo caso la procedura è più lunga e complessa, in quanto dopo il pagamento del titolo, bisogna attendere un anno e l'autorizzazione del presidente del Tribunale per poter procedere alla cancellazione definitiva dello stesso dal registro dei protesti delle camere di commercio. Lungaggini che potrebbero causare la morte delle piccole e medie imprese soprattutto in questo particolare periodo. Tanto che, sulla stessa linea, Unioncamere nazionale nell'agosto 2020 aveva già sottoposto al Parlamento tra le altre proposte, anche quella relativa alla procedura della riabilitazione dei protesti, attualmente affidata ai Tribunali, chiedendo di spostarla presso le camere di commercio. Ciò consentirebbe di far diventare le camere di commercio l'unico ente di riferimento per il protestato, il quale non dovrebbe più presentare due domande in due enti diversi – non più anche al tribunale – per cancellarsi definitivamente dal registro informatico dei protesti con duplicazione di tempo e doppie spese da sostenere;

   sarebbe, pertanto, opportuno rivedere la norma per snellire tali processi troppo articolati, equiparando le due procedure col procedimento di cancellazione del protesto cambiale;

   si dovrebbe, infine, rivedere, ferme restando tutte le garanzie del debito e le possibilità di avviare azioni giudiziarie per il recupero dello stesso, anche la normativa per coloro che non sono in grado di pagare il titolo che risulta iscritto nel registro protesti, prevedendo la prescrizione e di conseguenza la cancellazione automatica dopo un anno e non dopo 5 anni, che, per la vita di un'impresa, potrebbe significare la morte –:

   quali iniziative si intendano adottare per semplificare tali procedure, al fine di aiutare la stabilità delle piccole e medie imprese, soprattutto quelle localizzate nelle aree più fragili, e preservare in tal modo la solidità del tessuto imprenditoriale nazionale.
(4-09593)

  Risposta. — Con l'atto in esame si richiedono iniziative per semplificare le procedure inerenti alla cancellazione dei protesti, al fine di contribuire alla stabilità delle piccole e medie imprese, soprattutto quelle localizzate nelle aree più fragili, e preservare in tal modo la solidità del tessuto imprenditoriale nazionale.
  Al riguardo, sentita anche la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Il protesto è l'atto con cui un pubblico ufficiale autorizzato – l'ufficiale levatore – constata la mancata accettazione di una cambiale tratta o il mancato pagamento di una cambiale, di un vaglia cambiario, di un assegno bancario o postale. Alla fine di ogni mese, gli ufficiali levatori trasmettono l'elenco dei protesti verbalizzati alla Camera di commercio competente per territorio. Ai sensi della legge n. 480 del 1995, alla pubblicazione ufficiale dell'elenco dei protesti cambiari, si provvede mediante il registro informatico dei protesti, tenuto dalle Camere di commercio, in modo da assicurare completezza, organicità e tempestività dell'informazione su tutto il territorio nazionale. Il protesto è oggetto di pubblicità allo scopo di tutelare chiunque abbia rapporti economici con il protestato.
  Com'è noto, attualmente la notizia di ciascun protesto levato è conservata nel registro per cinque anni dalla sua pubblicazione, oppure fino alla sua eventuale cancellazione (a seguito di presentazione della relativa istanza, ad esempio per intervenuto pagamento). È opportuno evidenziare che, con la cancellazione definitiva dal registro, il protesto si considera a tutti gli effetti come non avvenuto.
  La legge di bilancio 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 207), in proposito, ha disposto che i termini di scadenza relativi a vaglia cambiari, cambiali e altri titoli di credito e ogni altro atto avente efficacia esecutiva, che ricadono o decorrono nel periodo dal 1° settembre 2020 al 31 gennaio 2021, venissero sospesi fino al 31 gennaio 2021 e che i protesti o le constatazioni equivalenti già levati nello stesso periodo fossero cancellati d'ufficio.
  La società InfoCamere (che cura la digitalizzazione delle CCIAA) ha reso inoltre disponibile un servizio per la cancellazione massiva dei protesti che sono stati pubblicati nel periodo intercorrente dal 9 marzo 2020 al 31 gennaio 2021.
  Guardando proprio i dati sui pagamenti delle imprese, è possibile notare come tra il primo e il secondo trimestre 2020 il valore delle fatture non pagate abbia raggiunto in Italia un picco (17,7 per cento in rapporto al totale fatture), per poi iniziare a scendere lentamente (13,6 per cento). Ciò a dimostrazione del fatto che dal valore massimo registrato durante il
lockdown dello scorso anno, i pagamenti delle imprese al 31 dicembre 2020 sono tornati su livelli normali pre-Covid.
  Inoltre, a salvaguardia del tessuto produttivo italiano, il Governo è intervenuto con successive misure, ivi comprese misure in tema di liquidità e di moratoria dei debiti. Il tema della «ripartenza» occupa, infatti, una posizione centrale nelle recenti azioni messe in campo dal Governo che, con il recente Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), cerca di andare incontro alle richieste delle imprese di un ritorno alla normalità.
  L'interrogante chiede altresì di unificare le procedure relative al protesto cambiario e al protesto su titoli di credito (assegni bancari e postali) in modo da spostare anche la procedura della riabilitazione dei protesti sui titoli di credito, attualmente affidata ai tribunali, presso le Camere di commercio. Infatti, le norme che disciplinano tale procedura distinguono in modo netto la cancellazione di un protesto cambiario da quella del protesto sui titoli di credito: nel primo caso si ha la cancellazione immediata dopo il pagamento del titolo tramite le Camere di commercio; mentre nel secondo caso, dopo il pagamento del titolo, è necessaria l'autorizzazione del presidente del tribunale per procedere alla cancellazione definitiva dal registro dei protesti.
  Si ritiene che la proposta di affidare alle Camere di commercio anche la seconda tipologia di cancellazione, da un punto di vista tecnico-operativo, possa costituire un importante passo in avanti verso la semplificazione e lo snellimento dei procedimenti a carico delle imprese, con la conseguenza che le Camere di commercio diventerebbero l'unico ente di riferimento per il soggetto protestato. Sulla materia, quindi, si intende prendere l'impegno di affrontare le tematiche evidenziate, in relazione a quella più generale dell'ampliamento delle funzioni attribuite alle Camere di commercio, anche in coordinamento con le altre istituzioni competenti sulla materia.
  In conclusione, alla luce delle considerazioni formulate, si informa che la priorità dell'attuale Governo è senz'altro quella di sostenere le imprese italiane (soprattutto in un momento di difficoltà qual è quello che si sta vivendo a causa dell'emergenza sanitaria), e che sono allo studio tutte le possibili iniziative, anche di carattere normativo, per realizzare tale obiettivo, anche garantendo una maggiore semplificazione e lo snellimento dei procedimenti a carico delle imprese.

Il Viceministro dello sviluppo economico: Gilberto Pichetto Fratin.


   UNGARO e MIGLIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dall'articolo della giornalista Cristina Gallardo di Politico.eu del 6 maggio 2021, il Governo del Regno Unito ha deciso di fermare alla frontiera 30 cittadini europei, tra cui vari cittadini italiani, trattenendoli fino a 7 giorni in centri di detenzione prima di rimpatriarli nei loro Paesi d'origine. I cittadini erano stati probabilmente fermati per aver tentato di entrare nel Regno Unito per lavorare sprovvisti del visto necessario o dello status di residenza previsto dall'Eu Settlement Scheme. A seguito della Brexit i cittadini europei possono entrare nel Regno Unito sprovvisti di visto fino a sei mesi esclusivamente per turismo;

   la detenzione da parte delle autorità britanniche di cittadini italiani denota una situazione incresciosa e una reazione del tutto sproporzionata. Anche se oggi, per il Regno Unito, sono cittadini di un Paese terzo, sarebbe opportuno accordare ai cittadini europei il tempo necessario e la giusta flessibilità per adeguarsi alle nuove regole, esattamente come l'Unione europea ha fatto con il Regno Unito, concedendo tempi aggiuntivi oltre le scadenze stabilite per concludere gli accordi di recesso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative affinché possa ottenere dal Governo del Regno Unito chiarimenti sulle circostanze dell'accaduto e affinché si assicuri che i cittadini italiani siano adeguatamente informati di tutte le nuove regole in tema di visti e di accesso al Regno Unito con opportune campagne informative.
(4-09265)

  Risposta. — Come è noto, dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha cessato di far parte dell'Unione europea. Dal 1° gennaio 2021, terminato il periodo di transizione, non si applicano più nel Paese le norme europee sulla libera circolazione delle persone. I cittadini dell'Unione devono pertanto ottenere il visto, prima di fare ingresso nel Regno Unito, per motivi di studio e lavoro e per soggiorni superiori a 180 giorni.
  Recentemente si sono verificati circa 30 casi di cittadini europei, non solo italiani, cui le autorità di frontiera britanniche hanno negato l'ingresso per mancanza del visto. Gli interessati sono stati trattenuti in appositi centri in attesa del rimpatrio, che in alcuni casi è avvenuto dopo alcuni giorni a causa della scarsità di voli, con conseguente preoccupazione dei familiari verso cui va tutta la mia comprensione. Tra questi casi, 12 hanno riguardato nostri connazionali. Tutti sono stati prontamente assistiti dal Consolato generale d'Italia a Londra, che ha interloquito con gli interessati, le loro famiglie e con le Autorità di frontiera britanniche per accertare, caso per caso, la corretta valutazione della situazione.
  Ho sollevato la questione nel corso di un mio incontro alla Farnesina con l'ambasciatrice del Regno Unito e mi recherò a Londra la prossima settimana per affrontare il tema con il Sottosegretario all'interno, responsabile per l'immigrazione.
  La delegazione dell'Unione europea a Londra, anche su nostro impulso, è intervenuta presso le autorità britanniche per richiedere un più stretto raccordo fra i cittadini europei interessati e i rispettivi Uffici consolari, limitare i tempi di trattenimento e garantire un trattamento adeguato ai fermati. Le autorità britanniche si sono impegnate a facilitare l'esercizio dell'assistenza consolare a favore dei cittadini europei fermati alla frontiera senza visto e a considerare la possibilità che, in futuri casi analoghi, possano entrare su cauzione in territorio britannico fino all'orario del volo di rimpatrio.
  Il 20 maggio l'ambasciatrice del Regno Unito in Italia, Jill Morris, nel corso della sua audizione presso la Commissione esteri della Camera dei deputati sulle priorità della Presidenza italiana del G20, ha annunciato che non si verificheranno più casi del genere. Le autorità britanniche hanno comunicato alle rappresentanze dei Paesi dell'Unione europea che i cittadini europei che dovessero incorrere in provvedimenti di respingimento in frontiera a causa del mancato possesso dei requisiti per l'ingresso sul territorio britannico potrebbero comunque essere autorizzati, su cauzione («
bail»), all'ingresso nel Paese fino al momento del rimpatrio. La decisione di accordare l'ingresso su cauzione può essere assunta caso per caso dagli ufficiali di frontiera che, mantenendo limitazioni alla libertà di residenza o lavoro, possono stabilire sé imporre condizioni finanziarie per autorizzare temporaneamente l'ingresso dei cittadini oggetto di provvedimento di respingimento e l'ammontare delle stesse.
  La rete diplomatico-consolare italiana nel Regno Unito è impegnata da tempo in una capillare campagna di informazione sulla nuova normativa per l'ingresso nel Paese dopo la Brexit anche attraverso il sito
www.viaggiaresicuri.it. La campagna è stata recentemente intensificata e rilanciata sui social media, in vista della possibile ripresa dei viaggi internazionali a seguito dell'alleggerimento delle restrizioni agli spostamenti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   ZOFFILI, CAVANDOLI, IEZZI, MAGGIONI, BORDONALI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 novembre 2020 diverse testate giornalistiche, tra le quali Il Giornale di Brescia e La Gazzetta di Parma, hanno dato notizia di lunghe file di cittadini moldavi che attendevano di poter esprimere il loro voto in occasione del secondo turno delle elezioni presidenziali in corso nel loro Paese;

   risultano in effetti essere stati costituiti vari seggi nel nostro territorio nazionale al di fuori delle sedi diplomatiche e consolari della Repubblica di Moldova;

   nei casi documentati dalla stampa locale che ne ha parlato, pubblicando anche delle foto, non pare siano state rispettate le norme di distanziamento imposte per contrastare la propagazione del Sars-Cov-2, né che autorità italiane di pubblica sicurezza ne abbiano potuto effettivamente garantire l'osservanza;

   la circostanza merita di essere valutata anche alla luce del fatto che molte cittadine moldave lavorano a contatto con anziani, ospiti di Rsa o Cra o nelle famiglie che le assumono come badanti;

   al momento dello svolgimento di queste operazioni elettorali, l'Emilia-Romagna era al primo giorno di «zona arancione», mentre la Lombardia era addirittura classificata come «zona rossa» –:

   sulla base di quali ragioni sia stato concesso ai cittadini moldavi di assembrarsi, senza effettivo rispetto delle norme di distanziamento anti-Covid-19;

   se siano intercorsi contatti bilaterali tra il Governo italiano e quello moldavo a proposito dell'esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini della Repubblica di Moldova residenti nel nostro Paese e cosa sia stato eventualmente stabilito;

   se gli assembramenti degli elettori moldavi siano stati previsti, e conseguentemente tollerati, o se abbiano rappresentato una sorpresa;

   quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di ridurre il rischio di contagio da SARS-CoV-2 nel caso si verifichino ulteriori elezioni che coinvolgano cittadini stranieri residenti in Italia.
(4-07700)

  Risposta. — Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo indicato in esame si rappresenta quanto segue.
  Il 1° e il 15 novembre 2020 si sono svolte, presso le città di Brescia e Parma, le consultazioni elettorali ed il relativo ballottaggio per le elezioni presidenziali della Repubblica della Moldova che hanno coinvolto i cittadini moldavi presenti in Italia.
  Secondo quanto riferito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l'Italia ha permesso, su base di reciprocità, ai cittadini moldovi, di esercitare il diritto di voto nel nostro Paese. In particolare, secondo le prassi consuetudinarie in atto, e in seguito ad uno scambio di note verbali tra la rappresentanza Moldava e la Farnesina, quest'ultima ha rilasciato il nulla osta finale allo svolgimento delle operazioni di voto dopo aver interessato il Ministero dell'interno, competente per i profili di pubblica sicurezza e vigilanza.
  In tale contesto sono state fornite le raccomandazioni del Ministero della salute alla rappresentanza diplomatica circa l'applicazione del protocollo sanitario, relativo all'attuale pandemia in atto, per lo svolgimento delle consultazioni elettorali.
  Più nello specifico, in entrambi i comuni di Parma e di Brescia, le questure hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire l'ordinato svolgimento della tornata elettorale, predisponendo servizi di controllo volti ad assicurare il rispetto delle misure di distanziamento sociale anti Covid e il controllo del corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale da parte delle persone in coda all'esterno del seggio.
  Nel corso del primo turno di tornata elettorale le operazioni di voto si sono svolte senza alcuna criticità in ordine all'eventuale formazione di assembramenti non consentiti.
  Parimenti, nel secondo turno delle consultazioni elettorali tenutesi a Parma, non è sorta alcuna problematica e tutto si è svolto nel pieno rispetto delle misure anti Covid, nonostante la coda di elettori formatasi per lo svolgimento delle operazioni elettorali.
  Per lo svolgimento del secondo turno delle consultazioni elettorali svoltesi a Brescia, al fine di prevenire eventuali assembramenti, è stato predisposto uno specifico servizio di ordine pubblico che è stato ulteriormente rafforzato non appena la questura, nella prima mattinata, ha verificato la presenza di una considerevole quantità di elettori presenti nel seggio elettorale e all'interno del parco dove è ubicato il Gran Teatro Morato, luogo adibito a seggio elettorale.
  In seguito a tale intervento gli operatori hanno rilevato che gli elettori presenti erano stati ordinatamente disposti in maniera tale da garantire il distanziamento interpersonale e non riscontravano la presenza di soggetti che non indossassero le mascherine.
  Le Forze di polizia intervenute hanno, in ogni caso, sensibilizzato il personale addetto ai seggi a collaborare per garantire il rispetto delle norme anti Covid e prevenire assembramenti in prossimità dell'ingresso ai seggi.
  Va anche rilevato che nel corso del pomeriggio si è riscontrato un nuovo consistente afflusso di elettori a seguito del quale la questura ha prontamente inviato sul posto ulteriore personale delle Forze di polizia e della Polizia locale, in ausilio di quello già presente in loco che, nell'invitare i presenti al rigoroso rispetto delle norme di distanziamento, ha riscontrato una condotta assolutamente collaborativa da parte degli elettori ivi presenti.
  Successivamente, pure in assenza di criticità ulteriori e a titolo puramente precauzionale, il personale della locale questura, affiancato da quello già comandato sul posto, ha continuato a presidiare il seggio fino all'inizio delle operazioni di scrutinio onde evitare e prevenire qualsiasi forma di assembramento nel pieno rispetto delle normative legate all'emergenza epidemiologica in atto.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.