Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 30 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    gli ultimi decreti-legge convertiti o in fase di conversione da parte di questo Parlamento presentano un pacchetto complessivo di interventi di circa 221,5 miliardi di euro;

    tanto il Piano nazionale di ripresa e resilienza quanto il Fondo complementare, infatti, sono volti soprattutto a sostenere economicamente gli enti pubblici, le imprese e il mondo del lavoro e a rendere possibili ingenti investimenti infrastrutturali; intercettare una tale immissione di liquidità sarà, con ogni probabilità, il prossimo e primo obiettivo della criminalità organizzata, in particolare quella di stampo mafioso;

    le vicende giudiziarie degli ultimi anni, infatti, hanno ben mostrato come l'economia mafiosa si sia indirizzata verso lo sfruttamento dei contributi e dei fondi di solidarietà di derivazione nazionale ed europea; per questa ragione, a fronte dell'imminente attuazione dei progetti inclusi nel piano nazionale di ripresa e resilienza, risulta ancora più importante procedere ad una supervisione più stringente sull'assegnazione e sulla gestione dei suoi fondi;

    fin dall'emanazione del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, adottato sulla base delle deleghe contenute nella legge 13 agosto 2010, n. 136, la disciplina normativa in materia di lotta alla mafia ha beneficiato di un quadro organico e coerente; la regolamentazione abbraccia, in particolare, tanto le misure di prevenzione, personali e patrimoniali, in senso stretto, quanto gli aspetti legati alla documentazione, quanto, infine, le attività investigative nella lotta contro la criminalità mafiosa;

    il sistema italiano della prevenzione antimafia, per articolazione delle norme e complessità degli istituti, è pacificamente considerato come la forma di legislazione più avanzata ed efficace per il contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso; il duplice obiettivo dell'impianto di prevenzione consiste nella volontà di trovare un corretto bilanciamento tra due interessi: da una parte, la necessità di ostacolare in modo efficace e inesorabile ogni infiltrazione della criminalità mafiosa nel tessuto economico-produttivo nazionale anche per il nocumento che ciò produrrebbe ai danni delle imprese sane e del libero mercato; dall'altro, il bisogno di salvaguardare il processo di rapida esecuzione dell'opera pubblica o dell'iniziativa economica privata;

    tuttavia, un insieme così complesso di risorse richiede un costante controllo e coordinamento e un significativo stanziamento di risorse economiche a loro supporto;

    ciò vale, in particolare, per gli uffici della direzione investigativa antimafia (Dia) e delle varie direzioni distrettuali, le quali, anche grazie alla complessa attività di monitoraggio sugli appalti, assicurano un presidio di prevenzione insostituibile; la centralità della Dia nel sistema di prevenzione e contrasto delle infiltrazioni criminali nel delicato settore dei pubblici appalti è stata più volte ribadita da molti documenti: i decreti ministeriali del 20 novembre 2018 (Disposizioni urgenti per la città di Genova. Misure amministrative di semplificazione in materia antimafia) e del 15 luglio 2019 (Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici) hanno recentemente rimarcato la rilevanza della Dia in relazione agli accertamenti preliminari antimafia; l'esperienza maturata ha permesso così agli uffici e alle sezioni antimafia di enucleare le varie e complesse modalità d'infiltrazione praticate dall'impresa mafiosa per aggiudicarsi gli appalti;

    secondo recenti statistiche elaborate proprio dalla stessa Dia, durante il 2020 si è registrato un incremento del 31,3 per cento delle istruttorie per mafia chiuse con esito positivo rispetto al 2019, a dimostrazione dei più intensi tentativi di infiltrazione mafiosa in una economia in seria difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria;

    oltre agli aspetti preventivi e repressivi, risulta di estrema rilevanza preservare e implementare il procedimento di follow up: si pensi all'utilizzo dei patrimoni immobiliari e aziendali sottratti ai mafiosi, portato avanti dall'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, al contrasto al caporalato assicurato dal personale specializzato che opera presso l'ispettorato del lavoro, al sostegno economico e alla protezione per gli imprenditori che denunciano il racket e l'usura; tutti questi strumenti rappresentano modi concreti per indebolire il potere delle cosche e il loro consenso sociale sui territori, rafforzando l'immagine e la credibilità dello Stato;

    oltre a tali fondamentali presìdi, un approccio autenticamente sistematico richiederebbe poi un investimento di risorse anche in campo formativo, informativo e culturale che coinvolga la società civile quale attore attivo nella lotta alla mafia; l'educazione alla legalità dovrebbe passare anche dalla capacità di permettere alle persone, in particolare al Centro-nord, di conoscere i segnali di presenza mafiosa sui territori e nell'economia e così di agire in modo preventivo, fornendo un adeguato e coordinato supporto alle forze di polizia,

impegna il Governo:

1) a valutare l'opportunità di assumere le iniziative di competenza, anche normative, per potenziare l'attività d'indagine di contrasto e delle infiltrazioni mafiose nell'esecuzione dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e, a tal fine, ad adottare iniziative per utilizzare eventuali avanzi dei fondi stanziati, ovvero altre eventuali risorse per un importo pari a 2 miliardi di euro, in particolare:

   a) rafforzando la dotazione, in termini di mezzi e di personale, della Direzione investigativa antimafia, delle direzioni distrettuali antimafia, dell'ispettorato del lavoro e dell'Ufficio del Commissario di Governo per le attività antiracket e antiusura;

   b) incrementando i fondi per rendere possibile la gestione di beni sia a livello sociale che istituzionale da parte dell'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati;

   c) rafforzando gli appositi fondi stanziati a livello statale in favore degli imprenditori che denunciano il racket e l'usura;

   d) prevedendo forme di compensazione economica per quelle imprese nei confronti delle quali l'informazione interdittiva antimafia sia stata revocata per assoluta mancanza dei presupposti;

   e) investendo nella formazione di pool investigativi specializzati, composti non solo da appartenenti alle forze di polizia, ma anche da tecnici dotati di diverse competenze, tra cui quelle economico-finanziarie, statistiche, informatiche e di gestione aziendale;

   f) potenziando le banche-dati esistenti creando un programma nazionale di condivisione dei dati in esse contenute, al fine di migliorare sensibilmente la qualità dell'attività investigativa e, conseguentemente, repressiva;

   g) finanziando corsi di formazione per amministratori locali, personale della pubblica amministrazione e della polizia locale per mettere in grado le relative strutture, in particolare al Centro-nord, di conoscere i segnali di presenza mafiosa sui territori e nell'economia;

   h) finanziando programmi, master universitari e corsi di alta formazione che formino persone in grado di attuare progetti antimafia e anticorruzione, sia nel settore pubblico che in quello privato;

   i) finanziando campagne informative, in televisione o su internet, a livello nazionale, che raccontino come operano le mafie sui territori e cosa viene fatto o può essere fatto per prevenire e contrastare il fenomeno.
(1-00498) «Cantalamessa, Molinari, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

Risoluzioni in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    in occasione dell'esame dello schema di decreto ministeriale concernente il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero della difesa per l'anno 2021, relativo a contributi ad associazioni combattentistiche, d'arma e di categoria, sono state espresse riserve in merito ai criteri seguiti nell'assegnazione delle risorse;

    nell'assegnazione dei contributi per il 2021 è stata impiegata la medesima metodologia utilizzata per la determinazione degli importi da attribuire a ciascun sodalizio negli anni precedenti, basata sulla selezione dei progetti di attività assistenziali, promozionali e divulgative presentati da ciascuna associazione con la garanzia, comunque, di un contributo fisso calcolato in relazione al numero degli iscritti ai singoli sodalizi nonché sul raggruppamento in fasce per numero di soci effettivi;

    nella circostanza, il Governo aveva altresì fornito al Parlamento gli elenchi dei progetti approvati e di quelli non approvati sia per le associazioni d'arma e di categoria, sia per le associazioni combattentistiche, l'elenco del numero dei soci iscritti nel 2021 e, in aderenza a quanto previsto dal comma 42 dell'articolo 1 della legge n. 549 del 1995, anche i rendiconti dell'attività svolta nell'anno 2019 da 33 sodalizi, riservandosi di trasmettere i rimanenti non appena disponibili;

   già nel parere favorevole espresso il 5 giugno 2019 sullo schema che recava il riparto dello stanziamento per quell'anno, la IV Commissione permanente della Camera aveva formulato una condizione volta ad ottenere l'adozione, a partire dal successivo schema di decreto, di un criterio di ripartizione del contributo fisso che consentisse l'assegnazione di importi omogenei fra tutte le associazioni proporzionalmente al numero degli iscritti nonché di una modalità di allocazione della parte variabile che legasse l'attribuzione del contributo alla validità dei progetti presentati;

   tra le osservazioni emerse nel dibattito svolto nella IV Commissione permanente della Camera tra il 12 ed il 25 maggio 2021, in riferimento all'Atto del Governo n. 255, alcune hanno riguardato la mancanza di informazioni tempestive su una serie di dati critici ai fini della valutazione della congruità dei contributi assegnati ai singoli sodalizi, sia in rapporto alle finalità perseguite da ciascuno che in relazione all'effettiva consistenza della realtà associativa finanziata;

   si è quindi avvertita un'esigenza condivisa di ancorare la ripartizione dei contributi alle associazioni combattentistiche, d'arma e di categoria ad una diversa miscela di dati oggettivi e considerazioni meritocratiche, per premiare i sodalizi più radicati nel territorio e quelli che si siano distinti per la validità dei loro progetti;

   in esito al dibattito, la IV Commissione permanente della Camera ha infine approvato il 25 maggio 2021 un parere favorevole contenente un'osservazione che rinviava alla valutazione del Governo l'opportunità «di prevedere l'adozione di un regolamento, auspicabilmente già a partire dal 2022, ispirato alla trasparenza dei criteri di riparto, al numero degli iscritti e alla coerenza delle attività svolte con le finalità istitutive del fondo», contenente le risorse da destinare alle associazioni combattentistiche, d'arma e di categoria,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rivedere i criteri di ripartizione dei contributi allocati alle associazioni combattentistiche, d'arma e di categoria, adottando una gestione effettivamente unica del contributo appositamente iscritto nello stato di previsione del Ministero della difesa ed eliminando la bipartizione che attualmente di fatto separa i sodalizi combattentistici da quelli d'arma e categoria;

   a distribuire gli stanziamenti tenendo conto del numero degli iscritti effettivi e certificati di ciascun sodalizio;

   a privilegiare il finanziamento di progetti di effettiva finalità sociale che facciano crescere il senso di attaccamento nelle varie specialità e corpi delle Forze armate, in aderenza agli scopi statutari delle singole associazioni, storicamente comprovati, escludendo quelli suscettibili di ledere in qualsiasi modo l'onore e la reputazione delle Forze armate stesse.
(7-00691) «Boniardi, Ferrari, Fantuz, Gobbato, Pretto, Piccolo, Lorenzo Fontana, Castiello, Zicchieri».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    le reti Trans-europee di trasporto (in acronimo Ten-T, dall'inglese Trans European Network – Transport) rientrano nelle reti europee dei settori delle infrastrutture e dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni (TENs), previste dal Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (articolo 170) e mirano a favorire l'interconnessione delle reti infrastrutturali nazionali e la loro interoperabilità, tenendo conto in particolare della necessità di collegare le regioni centrali dell'Unione europea, prive di sbocchi al mare, con le regioni periferiche e quelle insulari;

    le reti Ten-T sono un insieme di infrastrutture lineari (ferroviarie, stradali e fluviali) e puntuali (nodi urbani, porti, interporti e aeroporti) considerate rilevanti a livello comunitario. Al loro interno viene individuata la Core Network (rete centrale) che è costituita dai nodi urbani a maggiore densità abitativa, dai nodi intermodali di maggiore rilevanza e dalle relative connessioni;

    oggi la priorità a livello europeo è quella di assicurare la continuità dei Corridoi, realizzando i collegamenti mancanti, assicurando collegamenti tra le differenti modalità di trasporto ed eliminando i colli di bottiglia esistenti;

    la rete centrale è articolata in 9 corridoi principali, di cui 2 corridoi nord-sud, 3 corridoi est-ovest e 4 corridoi diagonali;

    quattro dei nove corridoi Ten-T interessano l'Italia e sono: Baltico-Adriatico; Mediterraneo; Scandinavo-Mediterraneo; Reno-Alpi. Questi comprendono 9 nodi urbani (Roma, Bologna, Cagliari, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia e Palermo), 11 aeroporti della rete centrale (Milano Linate, Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Bergamo-Orio al serio, Bologna-Borgo Panigale, Cagliari-Elmas, Genova-Sestri, Napoli-Capodichino, Palermo-Punta Raisi, Torino-Caselle e Venezia-Tessera), 14 porti marittimi della rete centrale (Ancona, Augusta, Bari, Cagliari, Genova, Gioia Tauro, La Spezia, Livorno, Napoli, Palermo, Ravenna, Taranto, Trieste e Venezia), 5 porti fluviali (Cremona, Mantova, Ravenna, Trieste e Venezia) e 15 interporti: Jesi (Ancona), Marcianise (Napoli), Nola, Bologna, Cervignano, Pomezia nodo di Roma, Vado (Genova), Milano Smistamento, Novara, Orbassano (Torino), Bari, Prato (Firenze), Guasticce (Livorno), Padova, Verona;

    il corridoio Baltico-Adriatico, nello specifico, attraversa la Polonia meridionale (Slesia superiore), Vienna, Bratislava, la Regione delle Alpi orientali e l'Italia settentrionale. Il tratto italiano inizia al valico del Tarvisio e si conclude a Ravenna e comprende i collegamenti ferroviari Vienna-Udine-Venezia-Ravenna e Trieste-Venezia-Ravenna;

    il corridoio Mediterraneo collega la Penisola iberica con il confine ungaro-ucraino, costeggiando il litorale mediterraneo della Spagna e della Francia, attraversando le Alpi e toccando la costa adriatica in Slovenia e Croazia. I principali progetti ferroviari lungo il corridoio sono i collegamenti Lione-Torino e la sezione Venezia-Lubiana. Il tratto italiano comprende i collegamenti ferroviari Milano-Brescia, Brescia-Venezia-Trieste, Milano-Mantova-Venezia-Trieste e Trieste-Divača;

    il corridoio scandinavo-mediterraneo (Helsinki-La Valletta) attraversa il Mar Baltico, la Germania, le Alpi e l'Italia. I progetti più importanti sono il collegamento fisso del Fehmarnbelt e la galleria di base del Brennero, con le rispettive vie di accesso. Il corridoio attraversa l'Italia dal confine con l'Austria fino a Palermo; oltre al tunnel di base del Brennero, prevede i collegamenti ferroviari Fortezza-Verona, Napoli-Bari, Napoli-Reggio Calabria, Messina-Palermo e Palermo-La Valletta;

    il corridoio Reno-Alpi (Rotterdam-Genova) attraversa la Svizzera, la Ruhr renana, le regioni del Reno-Meno-Neckar e l'agglomerato di Milano. I principali progetti del corridoio sono le gallerie di base del Gottardo e del Sempione. Il tratto italiano del corridoio comprende i collegamenti ferroviari Genova-Milano-Novara, tra cui il «terzo valico alpino dei Giovi» della linea AV/AC Milano-Genova, oltre ad una serie di interventi collegati alla realizzazione del nuovo tunnel di base del Gottardo situato interamente in territorio svizzero;

    secondo le stime elaborate della Commissione europea, per il periodo 2010-2030, sono necessari 1.500 miliardi di euro di investimenti nei trasporti europei per affrontare l'aumento previsto della domanda. La Commissione stima inoltre che il fabbisogno di investimenti per la realizzazione dei soli corridoi della rete centrale nel periodo 2014-2030 sia pari a più di 700 miliardi di euro per circa 2.500 progetti nel settore delle infrastrutture di trasporto sia nei territori, sia attraverso le frontiere degli Stati membri stessi (progetti transfrontalieri);

    ai fondi già stanziati direttamente dall'Unione europea per gli investimenti infrastrutturali, in questi anni, per le regioni del sud Italia quali Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, sono stati previsti ulteriori risorse derivanti dal Programma operativo nazionale (Pon) infrastrutture e reti 2014-2020, dai finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) e dal Fondo di rotazione nazionale, con lo scopo di investire in 3 settori strategici: infrastrutture ferroviarie, infrastrutture portuali e sistemi di trasporto intelligenti, con la finalità di sostenere la creazione di uno spazio unico europeo dei trasporti multimodale con investimenti nella Ten-T;

    il rilancio del Mezzogiorno deve passare anche attraverso l'attuazione di un concreto e organico piano infrastrutturale e della logistica che preveda, oltre al completamento delle reti Ten-T e dei corridoi trans-europei esistenti, anche la realizzazione di ulteriori reti Ten-T, che possano implementare lo sviluppo dell'area mediterranea e accelerare la ripartenza economica post-pandemica;

    Rete ferroviaria italiana ha previsto, nel contratto di programma con lo Stato, un piano di investimento per circa 40 miliardi di euro al fine di sviluppare e ammodernare la rete nelle regioni del sud Italia in modo da innalzare la capacità e le prestazioni delle infrastrutture ferroviarie del Mezzogiorno e migliorarne la connettività con l'intero Paese e l'Europa;

    sulla direttrice adriatica sono già previsti alcuni interventi infrastrutturali e tecnologici finalizzati alla velocizzazione della linea, prioritariamente sulle tratte Bologna-Ancona, Pescara-Bari, Foggia-Bari e Brindisi-Lecce. Oltre agli interventi di velocizzazione, sono programmati anche gli interventi di raddoppio della tratta Termoli-Lesina (in corso le attività negoziali per la realizzazione del raddoppio della sub tratta Ripalta-Lesina; in corso l'iter autorizzativo per la tratta Termoli-Ripalta) e l'upgrading prestazionale merci per il transito di container high-cubes e autostrada viaggiante, con interventi più significativi sulle gallerie del tratto tra Pescara e Ortona (interventi in fase di realizzazione);

    oltre agli interventi infrastrutturali della dorsale adriatica, sono previsti o in fase di progettazione ulteriori interventi per il rilancio infrastrutturale e della logistica del Mezzogiorno, tra i quali il potenziamento della rete ferroviaria dell'Alta Velocità tra Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria, Messina-Palermo-Catania e Cagliari-Sassari-Olbia. Inoltre, sono previsti nuovi collegamenti tra Battipaglia-Potenza-Metaponto e il potenziamento Taranto-Metaponto-Sibari-Paola e Sibari-Catanzaro-Reggio Calabria, tutti inseriti tra le priorità per il potenziamento della rete ferroviaria;

    è importante rilevare che la realizzazione di un nuovo collegamento Ten-T Ancona-Foggia-Lecce, avrebbe come obiettivo quello di completare il collegamento ad alta velocità tra Ancona e Lecce, utile per rilanciare il sud Italia e consentire lo sviluppo del porto di Taranto e dei porti dell'Adriatico, garantendo un collegamento più rapido e diretto tra l'Europa e il Mediterraneo;

    è altresì da considerare che la linea ferroviaria Napoli-Bari è un asse strategico per lo sviluppo della mobilità sostenibile nel sud Italia, con tempi di percorrenza quasi dimezzati tra Napoli e Bari, collegate in sole due ore, e che permetterà di avvicinare Nord e Sud, con la previsione di un viaggio da Milano a Bari in sei ore;

    a quanto già previsto per la rete ferroviaria, si aggiungono gli interventi volti alla manutenzione, all'aumento della capacità e della sostenibilità ambientale per i porti del sud Italia, dai quali transita il 46 per cento dei traffici totali;

    ad oggi, risulta quindi fondamentale portare a termine il lavoro di modernizzazione della rete ferroviaria soprattutto nel sud Italia e il completamento dei corridoi trans-europei. Inoltre, si rende necessario aggiornare alcune tratte già previste nelle reti Ten-T al fine di collegare in maniera più veloce l'Europa centrale con i porti del sud Italia;

    a partire dal 2009 è stato avviato dalla Commissione europea un ampio processo di revisione della rete Ten-T che ha condotto all'attuale configurazione della rete, con l'obiettivo di realizzare un'effettiva integrazione dei sistemi di trasporto nazionali in un sistema di trasporto europeo e quindi di favorire, attraverso la libera circolazione di persone e merci, il raggiungimento del mercato unico quale presupposto per la crescita economica e per la competitività dell'Europa;

    la revisione ha portato ad un nuovo quadro legislativo, che definisce lo sviluppo della politica dei trasporti fino al 2030/2050, attraverso l'emanazione di due nuovi regolamenti: regolamento (UE) n. 1315/2013 e regolamento (UE) n. 1316/2013;

    i nuovi orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti prospettano la creazione di una rete Ten-T articolata in due livelli: una rete globale (da realizzarsi entro il 2050) che mira a garantire la piena copertura del territorio dell'Unione europea e l'accessibilità a tutte le regioni e una rete centrale a livello dell'Unione europea (da realizzarsi entro il 2030) basata su un «approccio per corridoi»;

    il regolamento (UE) n. 1315/2013, che definisce una serie di orientamenti per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (Ten-T), disciplinando la politica dell'Unione europea in materia di infrastrutture logistiche, è nuovamente soggetto a revisione,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a prevedere, in sede di revisione europea del regolamento (UE) 1315/2013, la possibilità di completare il corridoio Adriatico della rete Ten-T, attraverso lo sviluppo infrastrutturale della dorsale adriatica, che oggi si interrompe ad Ancona e riprende a Foggia, nella direttrice Napoli-Bari;

   ad adottare iniziative per accelerare i lavori di realizzazione del tratto tirrenico del corridoio Scandinavo-Mediterraneo, da Salerno a Palermo, passando per Catanzaro, Reggio Calabria e Messina, e ad avviare le opportune iniziative volte alla realizzazione, nel rispetto della tutela dell'ambiente, di un collegamento rapido tra la Calabria e la Sicilia, anche attraverso la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina, al fine di completare il corridoio Helsinki-La Valletta, che taglia l'Europa da nord a sud;

   ad adottare iniziative per prevedere l'accelerazione dei lavori dell'alta velocità/alta capacità Napoli-Bari, rientrante nel corridoio ferroviario europeo Ten-T Scandinavia-Mediterraneo, che collega il nord Europa con il sud Italia;

   ad adottare iniziative per prevedere il potenziamento dell'alta velocità/alta capacità della direttrice ferroviaria Taranto-Metaponto-Potenza-Battipaglia, già inserita quale intervento infrastrutturale nell'accordo di programma tra Rfi e il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e fondamentale per il collegamento tra la costa ionica e la dorsale tirrenica rientrante nel Corridoio Scandinavo-Mediterraneo delle reti Ten-T;

   ad adottare iniziative per prevedere la possibilità di potenziare la linea ferroviaria Roma-Torino, corridoio tirrenico, portando l'alta velocità/alta capacità nel tratto ferroviario in questione, con passaggio da Grosseto, in modo da congiungere il corridoio Scandinavo-Mediterraneo con il corridoio Mediterraneo;

   ad avviare le opportune iniziative volte allo sviluppo, nel rispetto dell'ambiente, della retroportualità dei porti di Gioia Tauro, Taranto, Brindisi e Bari, al fine di realizzare la piattaforma logistica del Sud Europa, nel Sud Italia, con lo scopo di intercettare la gran parte delle merci che transitano nel Mediterraneo, soprattutto provenienti dal canale di Suez, posto che in questo modo, l'Italia intera potrebbe lavorare come la più grande piattaforma logistica del sud Europa di import/export, grazie alla capacità dei porti del Nord, in primis Genova e Trieste e quelli del sud, in primis Taranto e Gioia Tauro;

   ad adottare iniziative per prevedere l'implementazione del collegamento tra la città di Venezia e l'aeroporto Mestre-Venezia al fine di migliorare e velocizzare i collegamenti infrastrutturali e nel contempo ottimizzare i collegamenti soprattutto ferroviari con Trieste e la sua realtà complessa portuale;

   ad avviare le opportune iniziative al fine di migliorare il collegamento tra la città e il porto di Genova e il porto di Rotterdam, già inserito nel corridoio Ten-T Reno-Alpi, anche attraverso il rifacimento della galleria del Sempione.
(7-00692) «Rospi, Pettarin, De Girolamo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo compreso dal 9 al 19 maggio 2020 e dal 3 all'11 giugno 2020, i comuni di Baldissero Torinese, di Castiglione e di San Mauro Torinese, nella provincia di Torino, sono stati interessati da eventi meteorologici di eccezionale intensità che hanno provocato ingenti danni ad edifici pubblici e privati, alle attività produttive ed alle infrastrutture, con particolari fenomeni di allagamento cantine, box auto e cortili nonché situazioni di grave pericolo per l'incolumità pubblica della popolazione ivi residente;

   nello specifico, specie nel comune di San Mauro Torinese che risulta essere il territorio maggiormente colpito, oltre alle ingenti piogge si sono verificati movimenti franosi ed esondazioni di corsi d'acqua che hanno costretto numerose famiglie ad abbandonare le proprie abitazioni;

   la regione Piemonte, dopo aver raccolto i dati inerenti alle devastazioni provocate dal fenomeno in parola, ha presentato, al Governo la richiesta di deliberazione dello stato di emergenza;

   nei giorni 25 e 26 agosto 2020 alcuni tecnici del Dipartimento della protezione civile presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, unitamente ai tecnici della regione Piemonte, hanno effettuato sopralluoghi nei territori interessati dagli eventi calamitosi per la quantificazione dei danni;

   il Consiglio dei ministri, con delibera del 22 ottobre 2020 avente ad oggetto «Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza degli eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 9 al 19 maggio e nei giorni dal 3 all'11 giugno 2020 nel territorio dei Comuni di Baldissero Torinese, di Castiglione Torinese e di San Mauro Torinese ricadenti nella Città metropolitana di Torino» ha dichiarato, nei territori dei comuni interessati e per dodici mesi, lo stato di emergenza in conseguenza degli eventi meteorologici in questione e, contestualmente, per l'attuazione degli interventi di messa in sicurezza e per il risarcimento, seppur parziale, dei danni prodotti, sono stati stanziati, attingendo dal Fondo per le emergenze nazionali, euro 530.000;

   con successiva deliberazione del Consiglio dei ministri del 20 maggio 2021 avente ad oggetto «Ulteriore stanziamento per la realizzazione degli interventi in conseguenza degli eventi meteorologici verificatisi nei giorni dal 9 al 19 maggio e nei giorni dal 3 all'11 giugno 2020 nel territorio dei Comuni di Baldissero Torinese, di Castiglione Torinese e di San Mauro Torinese ricadenti nella Città metropolitana di Torino» le risorse per fronteggiare l'emergenza sono state integrate con ulteriori euro 314.034,33;

   con ordinanza del capo del dipartimento di protezione civile della Presidenza del Consiglio dei ministri n. 743 del 16 febbraio 2021, gli interventi di cui sopra venivano dichiarati urgenti, indifferibili e di pubblica utilità –:

   per quali motivi, ad oltre un anno dal verificarsi degli eventi calamitosi ed oltre otto mesi dalla deliberazione dello stato di emergenza, i territori e i soggetti danneggiati non abbiano ancora ricevuto alcuna forma di risarcimento;

   quando i territori e i soggetti danneggiati verranno risarciti per quanto da essi subito.
(3-02375)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Vesuvio, famoso vulcano al mondo, per la vicinanza alla costa, la semplice accessibilità, la spettacolare attività e la storia eruttiva largamente documentata, rappresenta una meta turistica unica oltre che un sito oggetto di studi internazionali;

   il Parco nazionale del Vesuvio nasce ufficialmente il 5 giugno 1995 per conservare le specie animali e vegetali, le associazioni vegetali e forestali, le singolarità geologiche, le formazioni paleontologiche, le comunità biologiche, i biotopi, i valori scenici e panoramici, i processi naturali, gli equilibri idraulici e idrogeologici e gli equilibri ecologici del territorio vesuviano; costituisce un concentrato di ricchezze naturalistiche, storia della vulcanologia, paesaggi mozzafiato, coltivazioni secolari e tradizioni, anche nel mondo letterario, che rendono l'area vesuviana uno dei luoghi più affascinanti e tra i più visitati al mondo;

   il servizio guida di accompagnamento per la salvaguardia dell'incolumità di turisti e visitatori al Gran Cono del Vesuvio è affidato al Presidio permanente vulcano Vesuvio in ottemperanza dell'articolo 15 della legge regionale n. 11 del 1986 e degli articoli 2 e 23 alla legge n. 6 del 1989, cui spettano il compito di effettuare sopralluoghi per evitare qualsiasi inconveniente per i turisti, la responsabilità di effettuare un servizio di accompagnamento a tutela dell'incolumità del turista e del suo benessere, l'organizzazione dei sentieri e la formazione dei gruppi ai quali le guide dovranno fornire tutte le avvertenze necessarie, ed informare i visitatori anche sulle norme a tutela dell'ambiente;

   spetta sempre al Presidio ogni decisione circa la valutazione della chiusura dell'accesso ai sentieri del Gran Cono per lo stato di pericolosità degli stessi o altro tipo di condizioni avverse come quelle atmosferiche, mentre il servizio di biglietteria è espletato dall'Ente Parco, che a sua volta, lo affida a società in convenzione;

   da alcuni giorni le principali sigle di rappresentanza degli operatori del turismo campano, sono in agitazione per lo stato di assoluto degrado in cui versa il Parco nazionale del Vesuvio e per l'inerzia da parte dell'Ente Parco e delle autorità preposte ai disagi riscontrati;

   il Presidio denuncia, in particolar modo, la completa assenza di servizi igienici, inclusi quelli chimici, e l'insufficiente pulizia e manutenzione delle vie d'accesso al cratere, con rifiuti abbandonati lungo il ciglio della strada e tra la vegetazione incolta; inoltre, lamentano l'assenza di una biglietteria fisica, al momento sostituita da un accesso internet con una connessione wi-fi troppo spesso inesistente, senza possibilità di pagare in contanti, con conseguenti e inevitabili disagi per i visitatori;

   agenzie di viaggi, tour operator e compagnie crocieristiche sono tutti impossibilitati ad acquistare i biglietti per gruppi;

   anche il contingentamento del numero dei turisti, dettato dalle norme anti-Covid, è ritenuto dagli operatori inconcepibile, tenendo conto che le escursioni sono all'aria aperta e consentono il distanziamento sociale prescritto;

   tali criticità stanno ripercuotendosi negativamente sul prestigio del Parco nazionale del Vesuvio e di tutta la regione Campania per quello che dovrebbe essere un sito turistico di eccellenza e che nel 2019 è stato visitato da 800 mila turisti;

   sono tantissime le sigle che stanno aderendo alle manifestazioni di protesta: il Presidio permanente vulcano Vesuvio, il Collegio guide alpine Campania, Fiavet Campania e Basilicata, Adv unite, Aidit-Federturismo, Confartigianato NCC Napoli, Associazione Campana noleggio con conducente, Federnoleggio, Figav Campania, Assobus Italia, Associazione guide turistiche Campania, Uil-Tucs, Campania Guide e accompagnatori turistici, Federagit Campania, Assoviaggi, Salpi Fe.Na.L.T., Vesuvio express, Flaica cub, Agat Sorrento, Abbac Campania –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Governo intenda assumere riguardo alle criticità di gestione del Parco nazionale del Vesuvio, anche al fine di dare una risposta ai cittadini interessati e non penalizzare ulteriormente il turismo.
(4-09672)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha evidenziato, con diverse interrogazioni, nn. 4-08626 (del 19 marzo 2021) e 4-08670 (del 22 marzo 2021), i risultati della farmacovigilanza nel mondo sulle reazioni avverse dei principali vaccini per il COVID-19 in somministrazione, riscontrandone numeri elevati;

   con l'interrogazione n. 4-08453 (dell'8 marzo 2021) l'interrogante ha documentato al Governo come le principali varianti del Sars-Covid-2 fossero correlate alla vaccinazione anti COVID-19;

   con l'interrogazione n. 4-08640 (del 19 marzo 2021) l'interrogante ha posto la questione della cure domiciliari negate, dopo aver presentato le interrogazioni nn. 4-06548 (del 3 agosto 2020), 4-07886 (del 22 dicembre 2020) e 4-08056 (del 18 gennaio 2021), che trattavano della prevenzione mediante vitamina C e D, melatonina, idrossiclorochina e adenosina, e, nello specifico, con l'interrogazione del 17 febbraio 2021 n. 4-08295 aveva già chiesto al Governo di aggiornare la circolare sulle cure, allineandosi alla letteratura scientifica, per integrare l'assunzione di vitamina D tra le cure preventive e protettive per le persone a rischio;

   con l'interrogazione n. 4-09365 (del 25 maggio 2021) l'interrogante ha trattato l'argomento della riduzione assoluta del rischio di contrarre il COVID-19 a seguito della vaccinazione, la quale si attesterebbe a: 1,3 per cento per AstraZeneca – Oxford, 1,2 per cento per Moderna – NIH, 1,2 per cento per J&J, 0,93 per cento per il Gamaleya e 0,84 per cento per i vaccini Pfizer – BioNTech, avendo già discusso di una sovrastimata riduzione del rischio relativo nell'interrogazione n. 4-08190 (del 17 febbraio 2021);

   con l'interrogazione n. 4-09649 (del 28 giugno 2021) l'interrogante ha posto quesiti in merito alla responsabilità civile e penale dell'inoculazione del vaccino anti COVID-19, date le diverse normative europee e nazionali concorrenti in materia e la non punibilità, ai sensi del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, all'articolo 3 e 3-bis, per i fatti di cui agli articoli 589 e 590 del codice penale verificatisi, sotto emergenza e a causa della somministrazione di un vaccino anti COVID-19, per gli esercenti la professione sanitaria;

   con l'interrogazione n. 4-09631 (del 25 giugno 2021) l'interrogante ha denunciato il «pressing» che viene fatto sulla categoria degli operatori sanitari, costretti alla vaccinazione, pena il demansionamento o la perdita dell'abilitazione professionale, con l'ingerenza di alcune Asl territoriali;

   con l'articolo scientifico dal titolo: «La sicurezza delle vaccinazioni COVID-19: dovremmo ripensare alla politica» pubblicato il 24 giugno 2021 su Vaccines 2021, 9(7), 693, gli autori hanno calcolato il numero necessario di persone da vaccinare per prevenire un decesso (Nntv), accedendo ai dati di un ampio studio sul campo israeliano, e li hanno confrontati con i dati del database delle reazioni avverse ai farmaci (Adr) dell'Agenzia europea per i medicinali e del registro nazionale olandese (lareb.nl) per estrarre il numero di casi che riportano effetti collaterali gravi e il numero di casi con effetti collaterali fatali. In conclusione hanno appurato che ogni tre morti evitate da Covid-19, mediante la vaccinazione, se ne devono accettare due inflitte dalla vaccinazione stessa;

   la differenza è che, mentre la morte da COVID-19 è naturale, salvo che non sia da implicare all'uomo la realizzazione e la diffusione del Sars-Cov-2 e la gestione della cosiddetta relativa emergenza, quelle da vaccino lo sono per mano dell'uomo, e più precisamente per mano dell'istituzione che ha raccomandato o obbligato la vaccinazione –:

   se il Governo non ritenga di interrompere subito la campagna vaccinale per non rischiare di esporre ad inutili rischi i cittadini italiani e per favorire una più capillare strategia di prevenzione e di cura domiciliare;

   se il Governo non ritenga di evitare per il futuro, il ricorso a politiche di lockdown e di distanziamento sociale.
(4-09677)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Emilia-Romagna è una delle mete di maggior interesse per i russi, sia in ambito turistico che lavorativo: nel 2019, si sono registrate circa 730.000 presenze di turisti russi nelle strutture alberghiere e extra-alberghiere della regione, a livello nazionale oltre un milione e 300 mila russi hanno visitato l'Italia nel corso del medesimo anno;

   a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e delle norme emanate per prevenire la diffusione del virus, le autorità italiane possono rilasciare visti di ingresso per l'Italia per motivi di turismo solo in casi specifici, legati a vincoli e necessità familiari, nonché per i cittadini stranieri che dimostrino la necessità e l'urgenza di recarsi in Italia;

   la popolazione russa è stata vaccinata con il vaccino anti-Covid Sputnik V, che non è però riconosciuto dalle agenzie sanitarie EMA e AIFA. Per questo motivo i cittadini russi, vaccinati, non possono recarsi in Italia per motivi di turismo;

   a oggi, in base alle disposizioni vigenti, i cittadini russi, che notoriamente hanno una forte inclinazione verso il territorio e la cultura italiana, non sono nelle condizioni di programmare le proprie vacanze in Italia e ciò reca un notevole danno al settore turistico in tutti i suoi aspetti; sono ben note a apprezzate dall'interrogante le posizioni del Governo in carica nei confronti della Russia e dei metodi di governo del presidente Putin, con particolare riferimento alla tutela dei diritti umani; ma le questioni sacrosante di carattere politico e strategico hanno una valenza differente dai rapporti economico-commerciali, soprattutto per settori come quello turistico che non impattano sugli equilibri geopolitici come avviene — per esempio — per le questioni del comparto energetico, informatico o della difesa –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per consentire lo sblocco delle procedure di rilascio dei visti ai cittadini russi e, in tal modo, dare loro la possibilità di programmare i propri soggiorni in Emilia-Romagna e in Italia.
(5-06347)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, BERLINGHIERI e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa, parrebbe che ad alcuni cittadini turchi attualmente in Italia, che fanno p parte di Hizmet, il movimento che fa capo a Fethullah Gülen, il predicatore islamico considerato da, Ankara l'ideatore del colpo di Stato fallito il 15 luglio 2016, siano stati cancellati all'improvviso i passaporti e revocati i titoli di studio;

   Hizmet per la Turchia è il Fethullahçi Terör Örgütü (FETÖ), ovvero il Gruppo terroristico dei seguaci di Fetullah. Chiunque ne faccia parte è automaticamente un nemico dello Stato. La «comunità gulenista» in Italia conta poche centinaia di persone che vivono una situazione difficile. Ci sono 4 associazioni interculturali nel nostro Paese che si ispirano ai principi dell'Hizmet a Milano, Roma, Modena e Venezia;

   alcune persone di queste associazioni hanno raccontato di non aver potuto registrare la neonata al consolato turco in Italia, seppur con tutti i documenti in regola, poiché i funzionari si sono rifiutati di registrarla, senza alcuna giustificazione; altri hanno invece riferito che, al momento della registrazione del neonato, sono stati cacciati perché risultavano essere stati denunciati in Turchia, altri ancora che si sono visti annullare la propria laurea;

   dall'ambasciata turca a Roma, parrebbe che abbiano riferito che «le procedure di registrazione all'anagrafe dei figli dei nostri cittadini vengono eseguite senza alcuna restrizione», a meno che i documenti siano incompleti. Cosa che però non sarebbe applicabile ai casi citati;

   se tali vicende fossero vere, sarebbe molto spiacevole che sul nostro territorio possano accadere queste cose senza che vengano fornite chiare risposte agli utenti –:

   quali notizie abbia il Governo in merito ai fatti riportati in premessa e qualora corrispondessero al vero, quali iniziative intenda intraprendere nei confronti della Turchia per favorire il ripristino dei diritti di tali cittadini turchi in Italia.
(5-06348)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TIMBRO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dal quotidiano L'Avvenire, nel centro di detenzione ufficiale di Shar al-Zawyah, prigione nella quale vengono collocati i migranti catturati in mare dalla guardia costiera libica in attesa del loro trasferimento in uno degli altri 28 campi di prigionia riconducibili al Governo di Tripoli, sono rimaste oramai solo cinque ragazze;

   le ragazze, tutte somale e minorenni, hanno subito violenze inaudite da parte degli agenti libici preposti alla vigilanza del centro; come riportato dal predetto quotidiano, infatti, circa un mese fa due di queste ragazze poco più che bambine, dopo gli ennesimi abusi ad opera degli agenti, hanno provato a togliersi la vita; successivamente, sono state ricoverate in ospedale a Tripoli e visitate da personale di Medici senza frontiere, che ne ha chiesto l'immediato rilascio. Tuttavia, nonostante la richiesta di rilascio, le giovani sono state nuovamente recluse nel campo di prigionia ed esposte ad ulteriori abusi e violenze;

   come rivelato all'Associated Press da una fonte anonima, le ragazze subiscono lo stupro come indicibile pegno ad ogni richiesta da loro formulata, dall'andare in bagno, al mangiare o al poter chiamare la famiglia. Violenze continue che si aggiungono alle violenze già subite nei centri di detenzione illegali;

   il Governo libico non ha voluto commentare le notizie emerse; Suki Nagra, rappresentante in Libia dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, ha, invece, confermato: «Le armi tacciono, c'è un cessate il fuoco, ma le violazioni dei diritti umani continuano senza sosta». L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha affermato che si tratta di «violenza sessuale inconcepibile contro donne e ragazze migranti nel centro di detenzione Shar al-Zawyah di Tripoli: tentativi di suicidio per disperazione e fame. Chiediamo il loro rilascio e protezione immediati. La Libia non è un porto di ritorno sicuro per i migranti»;

   come denunciato da Vincent Cochetel, inviato dell'Alto commissariato per i rifugiati nel Mediterraneo Centrale: «La maggior parte delle donne rifugiate evacuate dai centri di detenzione dove erano state trattenute per più di 9 mesi avevano figli o erano incinte a causa degli stupri subiti da parte delle guardie». Ciononostante, anche nei casi ampiamente documentati i presunti colpevoli vengono arrestati, ma spesso vengono rapidamente rilasciati per mancanza di testi disposti a testimoniare per paura di rappresaglie;

   secondo i dati resi noti da Unhcr-Acnur, alla data del 10 giugno 2021 un totale di 10.454 rifugiati e migranti sono stati intercettati dai guardacoste libici nel 2021 e portati nei centri di detenzione dove, come ormai tristemente noto, sono sottoposti a torture e violenze indicibili;

   a riprova di quanto detto si pensi che il 19 maggio 2021 la procura internazionale dell'Aja ha reso note come negli ultimi sei mesi, l'Ufficio del procuratore abbia continuamente ricevuto e raccolto informazioni credibili e prove sostanziali su gravi crimini che si presume siano stati commessi nei centri di detenzione ufficiali e non ufficiali in Libia –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti in premessa, non ritenga necessario e urgente adoperarsi presso le opportune sedi per ottenere l'immediato rilascio delle ragazze detenute nel centro di Shar al-Zawyah;

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario e urgente adoperarsi altresì, attraverso le opportune interlocuzioni con il nuovo Primo Ministro del Governo di unità nazionale della Libia, Abdelhamid Dabaiba, al fine di ottenere la rapida chiusura dei centri di detenzione, dove, come ripetutamente riportato e documentato da diverse organizzazioni umanitarie, sono quotidianamente calpestati tutti i diritti umani.
(4-09674)


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo di Repubblica del 29 giugno 2021, a firma Alessandra Ziniti, riporta che decine di migliaia di italiani vaccinati all'estero rischiano di rimanere senza il Green Pass a causa della mancanza della circolare che stabilisce chi e come deve validare la certificazione. Secondo l'articolo, il decreto che prevedeva la competenza delle autorità diplomatiche o dell'Usmaf per la validazione è stato modificato all'ultimo momento con un generico riferimento ad un futuro provvedimento attuativo che ancora non c'è;

   all'articolo 5, comma 5, lettera d), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 si prevede che il Servizio per la raccolta e gestione delle informazioni necessarie per la generazione delle certificazioni verdi di avvenuta vaccinazione contro il COVID-19 mette a disposizione la possibilità di validare le richieste ai fini del rilascio della certificazione verde COVID-19, secondo le modalità stabilite con circolare congiunta del Ministero della salute e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   al momento non è previsto nulla, i consolati e le ambasciate italiane in tutto il mondo sono sotto pressione a causa delle richieste dei nostri connazionali che rivendicano un diritto sancito dallo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che non prevede a chi, come e quando tocchi inserire la relativa certificazione nella piattaforma del Ministero della salute per generare il Green Pass –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se non intendano, per quanto di competenza, adottare iniziative per permettere ai cittadini che possono dimostrare di aver completato il ciclo vaccinale all'estero di ottenere un documento equivalente al passaporto vaccinale «Green Pass».
(4-09676)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da diversi articoli di stampa, domenica 27 giugno 2021, la mattina, un gruppo di ragazze e ragazzi sarebbero stati picchiati da personale appartenente all'Arma dei Carabinieri in una zona, centrale di Milano, per motivi ancora non chiari;

   alcuni video realizzati e pubblicati sui social dagli stessi giovani coinvolti testimonierebbero le violenze dei carabinieri nei loro confronti;

   tutto ha avuto inizio intorno alle 6 di mattina, fuori dal ristorante McDonald's in zona Navigli. Secondo una ragazza che era presente e ha girato alcuni video poi diventati virali sui social network, un gruppo di ragazze e ragazzi, in maggioranza di origine straniera, stava facendo colazione quando uno di loro ha iniziato a suonare il campanello di un monopattino, per scherzo. A quel punto è arrivata una volante della polizia che, prima ha minacciato il ragazzo, poi ha chiamato come rinforzi altre volanti e due camionette dei carabinieri, da cui sono scesi alcuni militari in tenuta antisommossa;

   i militari avrebbero iniziato spintonare i ragazzi, uno dei quali avrebbe reagito con una frase provocatoria verso un carabiniere. I carabinieri avrebbero reagito picchiando il ragazzo e manganellando una ragazza che cercava di difenderlo;

   dopo la prima aggressione, sempre secondo la giovane che ha denunciato le violenze sui social, i carabinieri hanno inseguito e picchiato altri ragazzi, che nel frattempo si erano armati con delle bottiglie di vetro. La giovane ha aggiunto che, nelle fasi finali delle violenze, i carabinieri hanno rivolto alcuni insulti razzisti, per esempio suggerendo a una ragazza che non aveva con sé un documento di identità di tornare al proprio Paese d'origine;

   la versione ufficiale dei carabinieri, invece, racconta che gli stessi siano arrivati sul posto a seguito della segnalazione di una rissa in corso e che i militari hanno constatato la presenza di un gruppo di giovani, in prevalenza stranieri, che si sono rivolti ai carabinieri con atteggiamenti provocatori, ed erano assembrati nei pressi del locale bevendo alcolici e ascoltando musica ad alto volume;

   i carabinieri avrebbero fatto allontanare i presenti e, a quel punto, alcuni ragazzi avrebbero lanciato bottiglie di vetro verso i militari, che li avrebbero poi dispersi dopo una breve azione di contenimento;

   12 persone sono state identificate e multate per violazione delle restrizioni per la pandemia da coronavirus, mentre un ragazzo italiano di 19 anni è stato arrestato per resistenza a pubblico ufficiale;

   nella nota ufficiale, infine, si rileva che una 20enne originaria del Burkina Faso, a seguito di una leggera contusione alla testa, è stata trasportata all'Ospedale Fatebenefratelli, ma non si menziona circostanza che la ferita era stata provocata dall'intervento dei carabinieri;

   non risultano all'interrogante iniziative volte all'avvio di indagini interne al fine di chiarire le modalità di intervento dei carabinieri e l'utilizzo, a parere dell'interrogante, di una forza e una violenza sproporzionata rispetto alla circostanza; negli ultimi anni, a Milano, diverse persone che appartengono a minoranze etniche hanno raccontato di avere ricevuto insulti razzisti o di essere state vittime di atteggiamenti inutilmente aggressivi da parte di polizia o carabinieri –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere, compreso l'avvio di una indagine interna, al fine di appurare se, nell'episodio descritto, i carabinieri siano intervenuti con una violenza sproporzionata e ingiustificata nei confronti dei ragazzi e se la circostanza che gli stessi fossero in prevalenza di origine straniera abbia influito su tale comportamento, a parere dell'interrogante, ingiustificabile;

   quali iniziative conseguenti intendano intraprendere a seguito dei racconti di diverse persone che appartengono a minoranze etniche le quali, negli ultimi anni, hanno denunciato insulti razzisti e atteggiamenti inutilmente aggressivi ricevuti da parte di operatori di polizia o carabinieri.
(4-09670)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   VIANELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la proposta di decisione adottata dalla Commissione europea il 22 giugno 2021 relativa al Piano per la ripresa e la resilienza, cui seguirà l'approvazione del Consiglio, consentirà all'Italia l'erogazione di 191,5 miliardi di euro di finanziamento; il suindicato piano ha previsto 23,78 miliardi di euro per la misura relativa a «Energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile» nell'ambito d'intervento «3. Promuovere la produzione, la distribuzione e gli usi finali dell'idrogeno», a cui sono dedicati 3,19 miliardi di euro e più specificamente per l'investimento «3.2: Utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate» del valore complessivo di 2 miliardi di euro;

   il sito siderurgico tarantino ex Ilva - secondo quanto stabilito dal Piano ambientale determinato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2017 - fino alla scadenza dell'autorizzazione integrata ambientale prevista nell'agosto 2023, deve realizzare una produzione non superiore a 6 milioni di tonnellate all'anno, trattandosi di una produzione a ciclo integrato attraverso un'area a caldo che impiega, tra l'altro, ingenti quantitativi di carbone;

   da fonti stampa del 22 dicembre 2020 della rivista on-line StartMagazine si evince che i nuovi investimenti, attraverso l'utilizzo di Afo5, Afo 4 e di un forno elettrico, realizzeranno 8 milioni di produzione di acciaio;

   sul punto la Commissione europea ha invece evidenziato, nel testo di proposta adottato, che la misura «Investimento 3.2 - Utilizzo dell'idrogeno in settori hard-to-abate» riguardante l'introduzione dell'idrogeno per de-carbonizzare il processo produttivo dell'acciaio, dovrà sostenere la produzione di idrogeno elettrolitico a partire da fonti di energia rinnovabile (direttiva europea - 2018/2021) o dall'energia elettrica di rete;

   infatti, almeno quattrocento milioni di euro devono essere destinati a sostenere sviluppi industriali che consentano di sostituire il 90 per cento dell'uso di metano e combustibili fossili in un processo industriale con idrogeno elettrolitico prodotto a partire da fonti di energia rinnovabile ai sensi della direttiva europea 2018/2001 0 dall'energia elettrica di rete;

   a differenza delle previsioni del Governo italiano, nessun fondo europeo sarà destinato per altiforni a carbone o forni elettrici o Dri alimentati a metano; ne deriverebbe, pertanto, che i finanziamenti previsti per i settori hard-to-abate risultano ridimensionati ad almeno 400 milioni di euro, anziché i 2 miliardi previsti;

   va considerato altresì il grave impatto sanitario causato dalle emissioni provocate dalla produzione dello stabilimento siderurgico di Taranto, anche dalle previste 6 milioni di tonnellate annue di acciaio, certificato dal «Rapporto di valutazione di danno sanitario ai sensi del decreto direttoriale n. 188 del 27 maggio 2019» realizzato da Arpa Puglia, Asl Taranto e Agenzia regionale Aress nel maggio 2021, ed elaborato sulla base dei criteri metodologici previsti dalla legge della regione Puglia n. 24 del 2012, in sede di riesame dell'Aia –:

   se quanto esposto corrisponda al vero;

   se i Ministri interrogati per quanto di competenza, intendano fornire informazioni sui fondi stralciati dalla Commissione dal Pnrr in merito al settori hard-to-abate e soprattutto in relazione all'ex Ilva e, più in generale, se intendano fornire informazioni su tutti gli interventi economici previsti dal Governo e da Invitalia (o dirette controllate) per l'ex Ilva e chiarire se, in base a quanto emerso dal rapporto di valutazione di danno sanitario di maggio 2021, sia opportuno chiudere l'area a caldo, al fine di salvaguardare la salute e l'ambiente.
(4-09673)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è diventato un caso, la notizia diffusa su Instagram da alcuni candidati bresciani all'esame per l'abilitazione da avvocato, esaminati da commissari di Lecce;

   dopo una lunga fase preparatoria per definire le nuove regole imposte dall'emergenza COVID, a fine maggio 2021 è infatti, iniziato l'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato: i 22.786 candidati sono stati convocati, secondo i calendari elaborati dalle singole sottocommissioni, per il primo dei due orali;

   secondo quanto riportato da uno dei diretti interessati, alla quarantina di candidati bresciani (in tutto sono 475) che erano collegati sulla piattaforma Teams per sostenere da remoto la prima delle due prove, un commissario avrebbe lasciato per errore il microfono acceso, durante la discussione sul giudizio da assegnare al candidato appena esaminato: «Quanti ne avete promossi fino ad ora? Non possiamo promuoverli tutti, stiamo bassi»;

   poco prima, lo stesso magistrato che esortava gli altri commissari a non promuovere troppo, avrebbe sottolineato: «io una domanda insidiosa posso farla» (in realtà no, stando alle linee guida, perché l'esposizione dovrebbe essere un «monologo» del candidato); e ancora: «Se promuoviamo tutti quelli che arrivano alla fine poi dobbiamo bocciare»;

   sentire con le proprie orecchie che dietro alla valutazione che potrebbe cambiare il corso della propria vita, si celerebbero meccanismi che nulla hanno a che fare con la preparazione e il merito, è una vicenda che merita chiarezza;

   tale circostanza, se confermata, avvalora, purtroppo, la tesi di quanti, come l'interrogante, avevano paventato il rischio che l'emanazione di Linee guida generali per la formulazione dei quesiti da porre nella prima prova orale non fosse sufficiente per garantire omogeneità e coerenza dei criteri di esame scelti, chiedendo di predisporre, invece, un ventaglio di quesiti per ciascuna materia di prova orale identici per tutti i candidati, al fine di circoscrivere al massimo la discrezionalità delle commissioni esaminatrici;

   in diverse occasioni, anche in sede di esame del provvedimento in materia (disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 31 del 2021) presso la Commissione giustizia della Camera dei deputati, anche sulla base dell’audizione dei Giovani Avvocati, sono state presentate proposte emendative da parte dell'interrogante e di altri deputati, volte all'elaborazione di una piattaforma di 500 quesiti ai quali attingere, così da uniformare l’esame a livello nazionale –:

   accertata la fondatezza e la gravità dei fatti di cui in premessa, di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza sulla vicenda descritta e se e quali iniziative di competenza intenda assumere a riguardo, qualora sussista anche solo il dubbio che qualche candidato sia stato bocciato per mere logiche statistiche.
(5-06346)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è ancora allarme nelle carceri siciliane, dove il personale di polizia penitenziaria, nell'attività di controllo e verifica del perimetro interno ed esterno della casa circondariale di Messina per contrastare l'illecita introduzione di telefonini e sostanze stupefacenti all'interno dell'Istituto, ha rinvenuto un tubo contenente 3 smartphone e due micro telefonini con sei caricabatterie, 3 auricolari e 14 lame di seghetto, che avrebbero potuto essere utilizzate per segare le inferriate, secondo la denuncia del Sappe (Sindacato autonomo polizia penitenziaria), «Quanto verificatosi nella giornata odierna, in attesa di notizie ancora più precise, non fa altro che confermare quanto da tempo ormai sosteniamo, cioè l'urgente necessità di potenziamento di uomini e mezzi in tutta la Sicilia. [...] Proprio tre giorni fa abbiamo avuto un incontro con il Capo del Dipartimento ed il Direttore Generale del Personale dell'Amministrazione Penitenziaria nel corso del quale abbiamo esternato la nostra seria preoccupazione per la grave carenza di uomini in tutta la Sicilia, che si aggira intorno a mille unità», arrivando a proporre addirittura «la chiusura di quegli istituti dove le criticità sono sotto gli occhi di tutti»;

   a distanza di pochi giorni dalla maxi operazione, sempre nello stesso istituto sono stati ritrovati ulteriori tre telefoni cellulari;

   tale emergenza, si somma ai numerosi e irrisolti problemi che soffocano le carceri italiane, dal cronico sovraffollamento, allo stato di degrado in cui versa l'edilizia penitenziaria, dalla grave carenza di organico che costringe gli agenti a turni di lavoro massacranti, ai numerosi e gravi episodi di violenza ai danni del personale carcerario, solo per citarne alcuni –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire la sicurezza all'interno degli istituti penitenziari, a tutela della comunità intera, schermando le carceri italiane rispetto all'uso di telefoni cellulari e qualsiasi altro apparato tecnologico che possa consentire a detenuti, anche in regime di «41-bis», di comunicare con l'esterno.
(4-09667)


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le associazioni forensi palermitane, unitamente al consiglio dell'Ordine degli avvocati di Palermo, hanno proclamato lo stato di agitazione per scongiurare il trasferimento degli uffici giudiziari dalla cittadella giudiziaria al plesso di via Orsini;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, l'ex Palazzo Eas, dove oggi sono ubicati gli uffici giudiziari, fino al 2024 sarà interessato da lavori di restauro e messa in sicurezza;

   sono preoccupanti le ricadute del trasloco degli uffici su cittadini e avvocati: circa tremila persone quotidianamente saranno costrette a fare la spola tra cittadella giudiziaria e il nuovo plesso dislocato al lato opposto della città, con conseguente prevedibile congestione della città e ritardi nello svolgimento delle udienze e, quindi, disagi per gli avvocati, gli utenti e tutti gli operatori coinvolti;

   il consiglio dell'Ordine avrebbe già pensato a proposte alternative che mirano alla ottimizzazione degli spazi disponibili nella cittadella, limitando il trasferimento in via Orsini esclusivamente agli uffici che non prevedono la fruizione del pubblico, anche in considerazione della lamentata assenza di idonee aree adibite a parcheggio nella zona interessata dal trasferimento –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Governo intenda assumere per individuare una immediata e definitiva soluzione della vicenda esposta, rispettosa della attività professionale degli avvocati, dell'effettiva tutela dei diritti dei propri assistiti e, in generale, della efficienza del sistema giustizia.
(4-09668)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-bis del cosiddetto decreto semplificazioni decreto-legge n. 76 del 2020, convertito dalla legge n. 120 del 2020 ha introdotto modifiche all'articolo 14 della legge n. 53 del 1990 estendendo ad altre figure, tra cui gli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza, la competenza ad autenticare le sottoscrizioni previste dalla legge, inclusi i referendum e le proposte di legge di iniziativa popolare;

   da quando è entrata in vigore la suddetta legge non risulta all'interrogante che i 245.000 avvocati italiani abbiano mai ricevuto alcun tipo di comunicazione ufficiale sulla possibilità di attivarsi a fornire tale servizio pubblico finalizzato a rendere effettivo un diritto costituzionale;

   l'Italia è stata condannata in sede di Consiglio Onu per i diritti umani proprio perché viola il diritto dei cittadini a partecipare alla vita politica del Paese attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare, essendo la raccolta firme particolarmente complessa per l'obbligo di far autenticare le firme da un pubblico ufficiale presente al momento della sottoscrizione; dunque una disponibilità effettiva e diffusa di avvocati a prestare il servizio pubblico di autentica delle firme avrebbe anche l'effetto di contribuire al rientro nella legalità internazionale del nostro Paese;

   l'articolo 35, comma 1, lett. p) della legge 31 dicembre 2012, n. 247, sulla nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense prevede fra le funzioni istituzionali che il Consiglio nazionale forense «cura, mediante pubblicazioni, l'informazione sulla propria attività e sugli argomenti d'interesse dell'avvocatura»;

   infine, dai dati a disposizione del Comitato promotore referendum per l'Eutanasia legale risulta che su 245.000 avvocati soltanto 645 – cioè meno del tre per mille – abbiano effettuato la comunicazione all'ordine, senza che siano reperibili dati ufficiali su questo tema –:

   quali iniziative di competenza intenda mettere in campo affinché gli ordini professionali si attivino per comunicare tale nuova funzione pubblica degli avvocati per garantire il pieno rispetto della legge n. 120 del 2020, nonché l'effettivo esercizio dello strumento previsto dell'articolo 75 della Costituzione.
(4-09671)


   CAPITANIO, CAVANDOLI, CENTEMERO, ANDREA CRIPPA, GRIMOLDI e CECCHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'ordine professionale degli avvocati di Monza in una lettera pubblicata sulle pagine di MbNews e del Corriere della Sera del 21 giugno 2021, ai più alti vertici istituzionali, al Presidente del Consiglio dei ministri e alla Ministra della giustizia, ha denunciato la grave situazione del tribunale di Monza, sesto per importanza tra quelli nazionali, e a servizio di un territorio non solo tra i più popolosi, ma tra i più strategici ed essenziali per il tessuto economico italiano ed europeo;

   nella lettera si legge «il grido di allarme, ma anche e soprattutto il monito, rivolto ai Cittadini tutti, affinché siano consapevoli che i loro diritti al riconoscimento avanti al Tribunale di Monza varranno meno e godranno di una tutela monca e tardiva. Si esprime pertanto l'ennesima e non più procrastinabile richiesta di aiuto e sollecito intervento, posto che le innumerevoli analoghe istanze inviate, per i canali ufficiali, a tutte le Istituzioni apicali sono rimaste, purtroppo, prive, sino ad oggi, di qualsivoglia concreto riscontro»;

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, il tribunale di Monza si colloca al 6° posto, su 140, per bacino di utenza e per affari trattati, ma solo al 21° posto come organico di magistrati. A fronte di una tale carenza del personale giudicante, resa ancor più evidente dalla recente diaspora nel settore penale, quella del personale amministrativo assume connotati e conseguenze ben più gravi, posto che, a fronte di un organico di 152 unità, solo 86 sono effettivamente operative e, di queste, 10 in condizioni di fragilità, con previsione di lavoro agile 5 giorni su cinque. Con l'ulteriore prospettiva che, a seguito di pensionamenti, applicazioni temporanee presso altri tribunali, mancate conferme di applicazioni presso il tribunale di Monza, entro la fine dell'anno tali numeri andranno ulteriormente a ridursi in maniera drastica;

   questa situazione, ripetutamente segnalata da parte del presidente del tribunale e dal consiglio dell'ordine degli avvocati, rende di fatto impossibile, per tutti quanti operano nel campo della giustizia, assicurare una «risposta» ragionevolmente accettabile, in termini di tempo, ai cittadini ed alle aziende che si rivolgono a tale tribunale;

   dai dati citati nella lettera, risulta che occorrono almeno 8 mesi per poter prenotare la prima udienza in un procedimento di sfratto e altrettanti per poter prenotare l'udienza di un procedimento di pignoramento presso terzi; gli avvocati sono, di fatto, nell'impossibilità di accedere alle cancellerie per svolgere le attività necessarie alla tutela degli interessi dei clienti; tempi estremamente dilatati per il rilascio di copie autentiche e/o di copie esecutive di decreti o sentenze, per l'accettazione degli atti e per la pubblicazione di provvedimenti emessi dal giudice; centinaia di richieste via pec non aperte o inevase;

  con riferimento al funzionamento della Volontaria Giurisdizione, su cui grava la tutela dei diritti delle persone più fragili, si rileva che nonostante i lodevoli sforzi profusi dai giudici onorari, sino a poco tempo fa era necessario attendere tre mesi per ottenere l'autorizzazione alla cremazione di una salma; circostanza che ha indotto il consiglio dell'ordine a farsi carico del costo di una risorsa, da distaccare presso la suddetta cancelleria; occorre specificare che sulla situazione che si descrive, l'emergenza dovuta alla pandemia da COVID-19 ha certamente inciso, ma non può essere considerata la causa determinante –:

   quali urgenti iniziative di competenza si intendano adottare per risolvere le gravissime criticità esposte nelle premesse che rappresentano una gravissima compromissione di quell'inviolabile protezione giuridica che la nostra Costituzione riserva ad ogni cittadino.
(4-09679)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MORANI, MORGONI e PRESTIPINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è purtroppo tragico il bilancio degli incidenti sul tratto di autostrada nelle Marche che va da San Benedetto del Tronto a Grottammare;

   è del 28 giugno 2021 la notizia di un terribile incidente nel quale hanno perso la vita due persone, Carlo Bartolomeoli e Mario Miani;

   alle ore 12:30 sull'autostrada A14 Bologna-Taranto è stato chiuso il tratto compreso tra San Benedetto del Tronto e Grottammare in direzione Ancona per un incidente avvenuto all'altezza del chilometro 303, in coda ad un cantiere segnalato: sulla corsia nord dell'Autostrada A14 a meno di un chilometro e mezzo dal casello di Grottammare, un autoarticolato carico di rotoballe di carta è andato a fuoco; sono stati inutili purtroppo i soccorsi portati dal personale del 118 di San Benedetto e dell'eliambulanza di Ancona che ha fatto scendere col verricello sul luogo della tragedia il rianimatore e l'infermiere, con due difficilissimi interventi dall'alto, non potendo scendere sul piano stradale, poiché la carreggiata opposta era aperta al transito;

   residenti della zona raccontano d'aver udito una violenta esplosione e poi la colonna di fumo alzarsi tra la vegetazione che costeggia l'autostrada in quel punto; l'autista jesino, del secondo camion, anche lui trasportava rotoballe di carta, è morto carbonizzato all'interno della cabina, il conducente del terzo camion è deceduto sulla barella a spinale dei soccorritori, che non hanno potuto fare nulla per salvarlo;

   è rimasto illeso il primo autotrenista che ha subìto il tamponamento e che è riuscito a sganciare la motrice per salvarla dal rogo;

   la viabilità verso nord è stata subito chiusa con uscite nei caselli di Val Vibrata e San Benedetto e rientro in A14 al casello di Grottammare;

   nella zona del tamponamento erano in atto rallentamenti a seguito di un cantiere segnalato, e, dopo l'autorizzazione della procura per il recupero delle vittime, sono iniziati i lavori di messa in sicurezza dei tre camion coinvolti e la successiva rimozione per consentire la pulizia della carreggiata;

   centinaia di automobilisti e autotrasportatori sono rimasti bloccati tra il casello di San Benedetto e il punto in cui è accaduto l'incidente, sotto il sole per ore, fino alle 16,30 circa, aspettando una bottiglietta di acqua fresca distribuita dalla protezione civile di Mosciano Sant'Angelo;

   i mezzi bloccati sono stati fatti rigirare per tornare indietro al casello di San Benedetto, ma giunti nella piazzola in direzione del porto, sono stati bloccati e fatti tornare indietro per poi uscire al casello di Grottammare, perché sulla Nazionale, nel frattempo, c'era stato un altro incidente tra un tir e un pullman che aveva paralizzato la viabilità –:

   se il Ministro non ritenga di dover immediatamente attivare tutte le iniziative necessarie al fine di garantire la sicurezza della viabilità e la fruibilità di questo tratto autostradale, sul quale da mesi insistono contemporaneamente lavori di diverso tipo che ottengono il risultato contrario a quello cercato in termini di sicurezza della circolazione.
(5-06334)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con apposita nota della Direzione generale territoriale nord-est del Ministero delle infrastrutture, competente, tra le altre, per la motorizzazione civile di Forlì-Cesena, è stata disposta la chiusura dell'ufficio motorizzazione civile di Forlì a partire dal 29 dicembre 2022 e il conseguente trasferimento presso la sede di Cesena di proprietà demaniale;

   la sede di Forlì è il punto in cui convergono tutti i servizi e le prestazioni principali, nonché un migliaio di interventi, come collaudi e revisioni che, a seguito della chiusura, andrebbero a gravare sulla sede di Cesena. È indubbio che concentrare numerose attività, attualmente erogate a Forlì, in un'unica sede avrebbe come conseguenza una serie di disagi logistici, economici e non solo;

   inoltre, la chiusura comporterebbe un risparmio, rappresentato dal taglio del costo del canone di locazione, poco rilevante rispetto ai maggiori spostamenti e costi e richiederebbe una diversa organizzazione per tutto l'indotto che si relaziona attualmente con la motorizzazione;

   la scelta risulta, quindi, ad avviso dell'interrogante, priva di logica se si misura al costo indiretto che questa avrebbe se venisse operata e che ricadrebbe sulle imprese, sui professionisti e sulla collettività –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione illustrata in premessa e, nel caso, quali iniziative intenda intraprendere per evitare la chiusura della sede di Forlì, che comporterebbe inevitabilmente un aggravio in termini di carico lavorativo in capo alla sede di Cesena e disagi ai cittadini.
(5-06335)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEGNAIOLI e MACCANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   ormai da molto tempo le infrastrutture ferroviarie del nostro Paese necessiterebbero di un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria che migliori l'accessibilità e che consenta l'abbattimento di barriere architettoniche che creano disagio a molti cittadini;

   il 17 giugno 2021, un cittadino in sedia a rotelle, dopo aver eseguito correttamente tutte le procedure, già di per sé gravose, previste per predisporre l'assistenza per la salita e la discesa dal treno e aver prenotato il biglietto nei tempi previsti, giunto da Bari alla stazione di Pontedera, è rimasto bloccato al binario 3 della stazione in questione, in quanto gli ascensori erano fuori servizio e non vi era, per lui, alcun modo alternativo di raggiungere l'uscita della stazione ferroviaria;

   dopo un'ora e mezza di attesa per il cittadino e per tutti gli altri passeggeri del treno in questione, il capotreno ha deciso di far ripartire il convoglio per Cascina (Pisa) per poi tornare indietro e fermarsi grazie a una manovra di scambio, sul binario 1 della stazione di Pontedera in modo da permettere all'uomo di scendere e uscire dallo scalo ferroviario senza dover affrontare scalini o altre barriere;

   la vicenda, com'è ovvio, ha provocato disagio sia nei confronti del cittadino, che aveva eseguito correttamente tutte le procedure prescritte in questi casi, sia nei confronti degli altri passeggeri del treno che hanno visto allungarsi ulteriormente la loro percorrenza;

   la stazione in questione era stata inaugurata soltanto nel giugno 2018, in seguito a un intervento di riqualificazione, realizzato da Rete ferroviaria italiana con un investimento di 5 milioni di euro, che ha riguardato le banchine, la pensilina, il sistema di illuminazione e i tre marciapiedi di servizio dei binari, nonché la realizzazione di ascensori e scale nuove –:

   in attesa che venga fatta luce su questa vicenda e che vengano accertate le responsabilità, quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché si predisponga finalmente un vero piano di manutenzione che migliori l'accessibilità in tutte le strutture ferroviarie italiane, in modo da consentire a tutti di spostarsi autonomamente a prescindere dalla propria condizione fisica, sensoriale o anagrafica, ed evitare che questi disservizi provochino anche in futuro simili situazioni di disagio per tutti gli utenti.
(4-09669)


   LOVECCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza del 1° agosto 2020, del Ministro della salute, sarebbero state introdotte misure relative al distanziamento nei mezzi di trasporto; con tale intervento anche i collegamenti di Trenitalia, definiti «Frecce», sarebbero rientrate nella riduzione dei posti al 50 per cento degli stessi da occupare a scacchiera mettendo in grandi difficoltà il rientro a casa soprattutto dei pendolari;

   la tratta ferroviaria Caserta-Roma, presa d'assalto quotidianamente dalle migliaia di pendolari, da quanto si evince dal sito ufficiale di Trenitalia, sarebbe supportata da tre collegamenti diretti al mattino con treni «Freccia Argento» con orari di partenza 6.32, 8.56 e 10.20 e quattro nel pomeriggio con partenza da Roma Termini nelle seguenti ore: 15.10, 16.45, 18.05, 19.05;

   in vista della riapertura delle scuole, a partire dal 26 aprile 2021, al fine di agevolare gli studenti, il gruppo Fs italiane avrebbe annunciato un +10 per cento di posti sui convogli regionali e l'uso di 300 mezzi su gomma per integrare l'offerta. Ma tale misura non avrebbe in alcun modo coinvolto i collegamenti ad alta velocità;

   da quanto si apprenderebbe dalle testate giornalistiche e in parte direttamente riscontrato dall'interrogante a bordo di un treno Roma-Caserta nelle scorse settimane, in questi mesi sarebbero continuati i disagi per i pendolari costretti a servirsi della suddetta tratta ferroviaria. Infatti, a causa dell'emergenza COVID-19 le postazioni ridotte non consentirebbero la presenza di tutti i lavoratori provenienti da Caserta per questioni lavorative e, di conseguenza, impossibilitati a rientrare, il tutto provocando negli orari di punta, una corsa al posto che provocherebbe gravi disagi sopratutto per quanti, pur avendo pagato l'abbonamento, di fatto non sarebbero riusciti ad accedere al convoglio;

   d'altro canto, così come disposto da Trenitalia, i titolari di abbonamento non avrebbero diritto al posto certo, ritrovandosi nel paradosso di trovare posti occupati nonostante l'acquisto del titolo di viaggio –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per promuovere un migliore e maggiore collegamento con riguardo alle tratte particolarmente impegnate da utenti pendolari, come la stessa Caserta-Roma.
(4-09682)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 marzo 2021, con la sentenza n. 33, la Corte costituzionale ha affermato che l'interesse superiore del minore a veder riconosciuto il legame di filiazione anche con il genitore non biologico, deve essere bilanciato con lo scopo legittimo dell'ordinamento a disincentivare il ricorso alla pratica della maternità surrogata, penalmente sanzionata;

   nello specifico, una coppia omosessuale di nazionalità italiana, a seguito di maternità surrogata praticata in Canada, ha richiesto il riconoscimento in Italia del provvedimento canadese con cui entrambi (genitore biologico e «genitore d'intenzione») venivano dichiarati genitori del neonato;

   la Consulta, nel confermare un precedente orientamento delle Sezioni Unite della Corte di cassazione circa la contrarietà all'ordine pubblico della maternità surrogata e nel ribadire che tale pratica «offende in modo intollerabile la dignità della donna e mina nel profondo le relazioni umane», pone un principio di tutela del minore concepito con l'illegittima pratica della maternità surrogata;

   tuttavia, ad avviso dell'interrogante, il riconoscimento della sentenza straniera di filiazione non può costituire l'esclusiva modalità con cui soddisfare tale principio di tutela;

   la Corte ha invitato il Parlamento a legiferare in materia;

   recentemente, anche la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) nella sentenza Valdìs e altri v. Islanda, ha confermato la legittimità operativa delle autorità islandesi che non hanno riconosciuto, ad una coppia omosessuale, la genitorialità su un minore nato all'estero a seguito di maternità surrogata senza alcun legame genetico con la coppia;

   secondo la Cedu il suddetto rifiuto di trascrizione non è lesivo né del diritto alla vita famigliare del minore, né di quello della coppia ricorrente, poiché non soltanto nel caso di specie è stato comunque garantito dalle autorità islandesi il diritto di cittadinanza al minore, con tutte le conseguenti tutele socio-giuridiche che da ciò discendono, ma perché il divieto di maternità surrogata vigente nell'ordinamento islandese non può essere aggirato;

   per la Cedu il divieto di trascrizione e di maternità surrogata non viola l'articolo 8 della Convenzione ed il diritto alla vita privata e famigliare. Peraltro tale divieto risponderebbe alla necessità di proteggere donne che potrebbero subire violenze psicologiche per la surrogazione e quello dei minori a conoscere i genitori biologici;

   ciò nonostante, ancora oggi, alcuni comuni procedono alla trascrizione dell'atto di nascita di figli delle coppie omogenitoriali –:

   se intenda adottare con urgenza ogni iniziativa di competenza per escludere la trascrizione del rapporto di filiazione tra minore e «genitore d'intenzione» riconosciuto all'estero.
(3-02374)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco di Cattolica attualmente dispongono di una sede la cui struttura si trova in cattivo stato di manutenzione;

   la crisi sanitaria da COVID-19 e le misure adottate per prevenire il contagio e la diffusione del virus hanno ulteriormente ridotto la vivibilità della stessa. Il personale può, di fatti, usufruire di spazi limitati in cui si svolge la normale attività quotidiana: sala briefing, sala operativa, sala pranzo e sala riposo sono concentrate in sole due stanze;

   con apposito accordo firmato dagli enti interessati il 15 maggio 2018, si prevedeva l'avvio dei lavori per la realizzazione di una nuova sede operativa. Questo, però, risulta ostacolato da lungaggini burocratiche che non consentono di registrare alcuno sviluppo in merito, pur a seguito di numerosi incontri con gli uffici della prefettura a cui hanno partecipato tutti gli attori interessati alla realizzazione della Cittadella del soccorso;

   piuttosto, gli sforzi dei soggetti coinvolti si concentrano sull'individuazione del comune capofila dei lavori col ruolo di centrale unica di committenza;

   dopo una serie di interlocuzioni, si è appresso che il Ministero, con comunicazione recapitata a mezzo di posta elettronica certificata al comune di Firenze al posto del comune di Rimini, ha stabilito che la funzione di stazione appaltante non verrà svolta da alcun comune interessato alla sede, ma sarà assegnata al provveditorato interregionale per le opere pubbliche Lombardia-Emilia Romagna;

   preso atto delle procedure appena esposte, è stata indetta dagli operatori una giornata di sciopero con sit-in di protesta per esprimere il disaccordo delle donne e degli uomini del comando dei vigili del fuoco rispetto alla fallimentare gestione della situazione da parte dei soggetti istituzionali coinvolti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda adottare per consentire l'avvio dei lavori per la realizzazione della Cittadella del soccorso, in modo da garantire ai vigili del fuoco la possibilità di usufruire di una sede che offra un ambiente di lavoro idoneo alle loro esigenze logistiche e operative.
(5-06336)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale del 6 marzo 1998, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4a serie speciale – n. 24 del 27 marzo 1998, veniva indetto un concorso pubblico per l'assegnazione di n. 184 posti mediante assunzione a tempo indeterminato nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   la graduatoria finale veniva approvata con decreto ministeriale n. 2355/500 del 5 maggio 2000, ma i partecipanti al concorso classificati come idonei non risultano, ad oggi, assunti dall'amministrazione;

   come si evince dalle note del Ministero dell'interno prot. n. 2920 del 30 ottobre 2009 e prot. n. 2479 del 5 novembre 2009, l'amministrazione procedeva per l'anno 2009 all'assunzione di vigili del fuoco non già attingendo alla sopracitata graduatoria, a quel tempo ancora valida in quanto prorogata, in virtù di quanto previsto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 207 del 2008, al 31 dicembre 2010, ma provvedendo allo scorrimento di graduatorie derivanti dai concorsi, per titoli ed esami, riservati ai vigili volontari ausiliari congedati negli anni 2004-2005;

   con decreto n. 454/2013, l'amministrazione disponeva l'assunzione di nuove unità mediante lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi indetti negli anni 2007-2008;

   ai sensi del comma 100 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, «i termini di validità delle graduatorie per le assunzioni di personale presso le amministrazioni che per gli anni 2005, 2006 e 2007 sono soggette a limitazioni delle assunzioni sono prorogate di un triennio»;

   al comma 546 del medesimo articolo si prevede che la dotazione organica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco venga incrementata fino ad un massimo di 500 unità. Con decreto del Ministro dell'interno, si provvede alla distribuzione delle unità portate in aumento per qualifiche dirigenziali e per profili professionali e successivamente per sedi di servizio: alla copertura dei posti derivanti dall'incremento di organico si provvede nella misura del 50 per cento mediante l'assunzione degli idonei alla graduatoria del concorso pubblico a 184 posti di vigile del fuoco indetto con decreto direttoriale il 6 marzo 1998 e per il restante 50 per cento con l'assunzione degli idonei della graduatoria del concorso per titoli a 173 posti di vigile del fuoco indetto con decreto direttoriale il 5 novembre 2001;

   entrambe le graduatorie sarebbero rimaste valide fino al 31 dicembre 2006, termine prorogato con decreto-legge 28 dicembre 2006, n. 300, fino al 31 dicembre 2007 e differito con decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, di ulteriori dodici mesi –:

   quali siano stati i motivi ostativi che hanno impedito lo scorrimento della graduatoria relativa al concorso indetto nel 1998, non consentendo l'assunzione a tempo indeterminato dei partecipanti risultati idonei al concorso pubblico per l'assegnazione di n. 184 posti nel ruolo di vigile del fuoco;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per sanare la situazione di coloro che hanno partecipato, risultando idonei, al citato concorso pubblico a 184 posti di vigile del fuoco del 1998.
(4-09678)


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione l'escalation di eventi delittuosi che si sta registrando a Palermo in questo periodo;

   l'ultimo episodio risale a pochi giorni fa, quando tre cittadini spagnoli, in città per motivi di studio, hanno raccontato di essere stati accerchiati e picchiati vicino Piazza Sant'Anna;

   solo poche settimane fa, alcuni poliziotti sono stati aggrediti da un gruppo di persone in supporto di un venditore ambulante, sempre nel cuore della movida palermitana secondo il questore: «il discorso della cosiddetta malamovida è un problema che si sta verificando e si verifica da anni in tutte le piazze italiane ed è uno di quei problemi su cui tutti parlano, chi sta sul pezzo sono le forze di polizia, bisogna comprendere come sia veramente difficile e pericoloso spesso intervenire in contesti dove si assembrano migliaia di persone»;

   sono ancora in corso le indagini sull'efferato omicidio alla Vucciria del giovane Emanuele Burgio, ucciso a colpi di arma da fuoco da tre componenti della famiglia Romano; il movente indicato finora resta quello di una lite degenerata dopo un banale incidente stradale, ma un'altra ipotesi al vaglio degli inquirenti sarebbe un regolamento di conti per affari di droga;

   e ancora, il 23 marzo 2021, nel quartiere Zen, è andata in scena una vera e propria caccia all'uomo, con decine di colpi di pistola indirizzati a tre palermitani, padre e figli, scampati miracolosamente all'agguato;

   condivisibile l'appello del segretario generale Usip Palermo: «Ancora una volta assistiamo ad atteggiamenti criminali che non possono e non devono essere tollerati. Le istituzioni tutte profondano il massimo sforzo al fine di tutelare le donne e gli uomini in divisa, in un periodo storico complicato, caratterizzato da alta tensione sociale ed in cui i poliziotti sono sempre in prima linea»; l'articolo 35-quater del decreto-legge n. 113 del 2018 aveva previsto l'istituzione di un apposito fondo per il potenziamento delle iniziative in materia di sicurezza urbana da parte dei comuni, anche mediante assunzioni a tempo determinato di personale di polizia locale; il successivo articolo 35-quinquies, peraltro, aveva autorizzato un'ulteriore spesa di 90 milioni di euro per gli anni 2019-2022 destinati all'installazione, da parte dei comuni, di sistemi di videosorveglianza;

   a conferma della preoccupante situazione di Palermo, la legge bilancio 2020 (n. 160 del 2019) aveva previsto lo stanziamento di specifiche somme nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per «particolari e straordinarie esigenze, anche di ordine pubblico, della città di Palermo»;

   nonostante l'impegno instancabile di tutte le Forze dell'ordine per garantire la sicurezza dei cittadini, occorre un intervento massiccio e tempestivo per riportare la legalità a Palermo, particolarmente importante in un momento di ripresa del tessuto economico delle città italiane dopo oltre un anno di misure di contenimento dei contagi da COVID-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire un maggiore dispiegamento di personale delle forze dell'ordine teso a contrastare il dilagante fenomeno criminale e, in generale, per il potenziamento delle misure in materia di sicurezza urbana;

   se non si ritenga di ricorrere all'impiego di contingenti di personale militare delle Forze armate per far fronte alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto della criminalità;

   se e quali stanziamenti siano stati destinati alla città di Palermo, ai sensi degli articoli 35-quater e 35-quinquies del citato «decreto-sicurezza»;

   se e come siano stati spesi gli stanziamenti previsti già nella legge di bilancio 2020 proprio per far fronte alle straordinarie esigenze di ordine pubblico della città di Palermo.
(4-09681)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della salute, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la circolare 0008284-03/03/2021-DGPRE-DGPRE-P del Ministero della salute, avente per oggetto «Vaccinazione dei soggetti che hanno avuto un'infezione da SARS-CoV-2», rappresenta che «è possibile considerare la somministrazione di un'unica dose di vaccino anti-SARS-CoV-2/COVID-19 nei soggetti con pregressa infezione da SARS-CoV-2 (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa»;

   sulla base del contenuto della sopra richiamata circolare, il ciclo di vaccinazione per i soggetti che hanno avuto un'infezione da SARS-CoV-2, nei limiti temporali anzidetti, si intende completato con la somministrazione di una sola dose di vaccino;

   il certificato COVID digitale dell'Unione europea (cosiddetto «Green Pass») indica, per il soggetto titolare, il numero delle dosi somministrate, ed il numero totale delle dosi previste per il completamento del ciclo vaccinale;

   per i soggetti che abbiano avuto un'infezione da SARS-CoV-2 ed abbiano ricevuto una dose di vaccino (diversa dal vaccino Janssen, per il quale è prescritta una sola dose), benché la sopra richiamata circolare preveda il completamento del ciclo vaccinale a fronte di una sola dose, il Green Pass indica una dose somministrata su un totale di due dosi previste;

   alcuni Stati membri dell'Unione europea consentono l'ingresso esclusivamente a chi abbia completato il ciclo vaccinale, non ritenendo sufficiente una sola dose, quando ne siano previste due;

   in questo quadro, i soggetti guariti da un'infezione da SARS-CoV-2 a cui sia stata somministrata una dose di vaccino, pur avendo completato il ciclo vaccinale, non potrebbero fare ingresso in alcuni Stati membri dell'Unione europea in ragione dell'errata informazione riportata nel Green Pass in merito al numero totale delle dosi previste –:

   quali iniziative intenda il Governo assumere affinché il Green Pass rilasciato ai soggetti guariti da SARS-CoV-2 a cui sia stata somministrata una dose di vaccino dia atto del completamento del ciclo vaccinale, come prescritto dalla circolare sopra richiamata del Ministero della salute.
(4-09666)


   GRILLO, DEL SESTO, ELISA TRIPODI e MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la cannabis medica è una sostanza ormai riconosciuta dalla comunità scientifica per le sue proprietà mediche ed è prescritta dai medici sotto forma di capsule, pastiglie, tinture, cerotti, spray orali e dermici e altro;

   attualmente gli utilizzi riconosciuti dal decreto ministeriale per la prescrizione gratuita a carico del Servizio sanitario regionale sono: sclerosi multipla, dolore oncologico e cronico, cachessia (in anoressia, Hiv chemioterapia), vomito e inappetenza da chemioterapici, glaucoma, sindrome di Tourette;

   sul sito quotidianosanita.it è riportata la lettera a firma del dottor Marco Ce resa, medico operante in cure palliative e terapia del dolore, in cui si legge «scrivo questa volta semplicemente per evidenziare problematiche concrete nella fornitura della Cannabis medica, in particolare proprio di quella maggiormente usata, avente contenuto equilibrato di THC e CBD (FM2 e Bediol). Essa risulta infatti introvabile ormai da tempo, dopo essere stata sempre più rara negli ultimi mesi, sino al momento attuale in cui ormai le scorte sono esaurite, almeno nella maggior parte delle farmacie lombarde, senza che alcuno sappia effettivamente quando arriverà la nuova fornitura (le promesse di arrivo sono disattese di settimana in settimana ormai da tempo)»;

   uno dei maggiori problemi che ancora oggi affligge i pazienti italiani è quello della carenza di cannabis, che da anni si ripresenta periodicamente mettendo a rischio i piani terapeutici dei pazienti, che spesso si vedono costretti ad interrompere questo tipo di cure;

   nonostante in Italia sia stato avviato nel 2014 un progetto di coltivazione di cannabis medica presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, la produzione non riesce ancora oggi a soddisfare il fabbisogno dei pazienti italiani, e nemmeno le importazioni dall'estero riescono ad ovviare al problema. Il fabbisogno per i pazienti italiani è stato stimato in 1 tonnellata di cannabis l'anno, ma è in rapida crescita, visto che le previsioni per il 2022 e 2025 parlano di un fabbisogno di 3 e 4 tonnellate;

   in una lettera pubblicata dal «Comitato pazienti cannabis medica» del 4 giugno si legge che le «quantità di cannabis sono insufficienti. Attraverso il progetto di Firenze, il ministero della Salute aveva previsto una produzione, per il 2020, di 500 chilogrammi di infiorescenze di cannabis. Dallo stabilimento di Firenze sono usciti solo 150 chilogrammi di cui 50 FM2 e 100 di importazione. (...) Ci sono aziende sanitarie, le cui forniture previste, comunicate a fine 2020, non sono state rispettate e, ad oggi, non sono definiti tempi di consegna per la cannabis medica. Per esempio, ci sono aziende sanitarie che da sei mesi non ricevono la varietà FM2»;

   nella stessa il comitato dichiara che ad oggi non si è riusciti:

    a soddisfare il fabbisogno nazionale di cannabis per uso medico;

    ad assicurare la continuità terapeutica;

    non sono state rilasciate nuove autorizzazioni alle importazioni a nuove aziende per la cannabis medica;

    non sono state rilasciate altre autorizzazioni per la coltivazione di cannabis medica e l'unica autorizzazione di cui si è avuto notizia tramite i giornali riguarda la produzione di cannabis per Cbd, senza Thc;

    non vengono rilasciate autorizzazioni per l'importazione, né per la produzione interna di altre varietà di cannabis medica di grado farmaceutico;

   risulta ormai necessario lavorare per aumentare la produzione di cannabis terapeutica per i pazienti italiani –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa difficile situazione, per i pazienti italiani che vogliono curarsi con cannabis terapeutica, dovuta alla carenza del farmaco;

   se si intenda attuare una politica di aumento di produzione di cannabis terapeutica vista la risposta dei pazienti affetti da determinate patologie;

   se ritenga necessario avviare una partnership pubblico/privata per aumentare la produzione di cannabis in Italia.
(4-09680)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   POLIDORI, BARELLI, SQUERI, TORROMINO, PORCHIETTO e SPENA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo una recentissima inchiesta del Sole 24 Ore, complice la crisi nella quale si dibatte il settore del commercio in particolare nelle città d'arte, il «saccheggio dei centri storici avanza inesorabile...». A Venezia centinaia di botteghe storiche sono diventate improbabili negozi «made in Italy» gestiti da cinesi o loro prestanome;

   nella trasmissione «Fuori dal coro» del 12 gennaio su Rete4, l'assessore al commercio del comune di Venezia ha parlato di «assalto alla diligenza» asserendo che i «cinesi sono proprio in cerca di alberghetti e piccoli negozi»;

   la conquista di Venezia è diventata l'inizio di una investigazione ad ampio raggio della Guardia di finanza. Prima in Veneto dove: «(...) un terzo delle imprese cinesi non presenta nessuna dichiarazione fiscale, un terzo reddito pari a zero, la metà del rimanente redditi inferiori a 6 mila euro (...)»;

   poi in Toscana, dove si ritrovano stessi indicatori: penetrazione cinese nel commercio al dettaglio, nella ristorazione, nell'alberghiero; nel tessile e nell'abbigliamento a Prato, nella pelletteria a Osmannoro, zona di Sesto Fiorentino;

   la traccia dei traffici dalla Cina per l'Italia passa per i porti internazionali, nei quali la strategia è quella di acquisire il controllo o almeno una presenza significativa nella gestione degli scali dove approdano le merci. Al Pireo la proprietà è cinese al 67 per cento, a Rotterdam al 35 per cento, ad Anversa al 25 per cento, a Marsiglia al 49 per cento. A Vado Ligure al 49,9 per cento. Le merci, una volta sdoganate, giungono in Italia con i traghetti in direzione Brindisi e Ancona, oppure via terra dal porto sloveno di Capodistria oppure da Rotterdam o Amburgo;

   le merci sono importate da società ungheresi, greche, tedesche. Poi sono rivendute a società con sede in Italia. Apparentemente sono tutti movimenti intracomunitari;

   è evidente una penetrazione commerciale con ampi risvolti di illegalità. La geografia delle rotte di merci contraffatte mostra una strategia più complessa e invasiva;

   lo scenario illustrato non deve far torto alle aziende sane e ai numerosi investimenti cinesi in Italia in piena regola. Le imprese italiane partecipate da gruppi cinesi sono 760 con una occupazione di circa 43.700 unità e un giro d'affari di oltre 25,2 miliardi di euro –:

   quali ulteriori iniziative si intendano adottare riguardo a una penetrazione commerciale basata sul commercio di prodotti contraffatti e sulla evasione fiscale e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per rafforzare gli strumenti che consentono alle regioni e ai comuni di difendere le caratteristiche commerciali specifiche e tradizionali dei centri storici.
(5-06340)


   CARABETTA, SUT, ALEMANNO, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (CE) n. 561/2006, stabilisce quali veicoli sono tenuti ad avere fra le dotazioni di bordo il tachigrafo digitale, un dispositivo che visualizza e registra la velocità del veicolo, la distanza percorsa e i tempi di guida dell'autista;

   nella segnalazione AS1681, riportata nel Bollettino n. 28 del 13 luglio 2020, l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agem) riferisce che, «all'esito dell'esame di una segnalazione relativa a problematiche concorrenziali nel mercato della produzione e vendita di apparecchiature di intervento tecnico (taratura, controllo periodico, riparazione, trasferimento dati) sui tachigrafi (o cronotachigrafi) digitali, ha rilevato l'esistenza di distorsioni nel corretto funzionamento del suddetto mercato, non giustificate da esigenze di interesse generale, derivanti dalle disposizioni del decreto ministeriale 10 agosto 2007 del Ministero dello sviluppo economico», che disciplina i requisiti e le dotazioni per la concessione delle autorizzazioni ai centri tecnici a effettuare interventi tecnici sui tachigrafi digitali;

   in particolare, l'Agcm osserva che «i fabbricanti di cronotachigrafi (e le loro officine\concessionarie), diversamente dai produttori di sole apparecchiature tecniche, possono essere autorizzati ad operare quali Centri Tecnici»; «di conseguenza, un Centro Tecnico costituito da un produttore di tachigrafi acquisterà le relative apparecchiature di controllo e taratura al proprio interno». Ma soprattutto, «il riconoscimento ai soli produttori di tachigrafi — e non anche ai produttori di sole strumentazioni tecniche — della possibilità di attestare la sussistenza dei requisiti di conoscenza tecnica del personale dei Centri Tecnici (articolo 7, comma 5, del decreto) risulta produrre effetti distorsivi della concorrenza, peraltro resi ancora più forti laddove si consideri che i canali di attestazione alternativi al produttore di tachigrafi (le Camere di Commercio e gli altri eventuali Organismi all'uopo autorizzati dal Mise) sono, di fatto, inattivi. Le officine che hanno bisogno di ottenere la prevista attestazione da un produttore di tachigrafi, difatti, risulteranno fortemente indotte ad acquistare le relative apparecchiature tecniche da tale produttore, ove quest'ultimo sia verticalmente integrato nella loro produzione. Da questo punto di vista, dunque, l'articolo 7, comma 5, del decreto andrebbe emendato nel senso di includere tra i soggetti attestatori non solo i “fabbricanti dei tachigrafi digitali” ma anche i “fabbricanti di mezzi e apparecchiature di intervento tecnico”» –:

   quali iniziative normative di competenza il Ministro abbia assunto o intenda assumere per risolvere le criticità segnalate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato e ovviare alle prassi amministrative che sono d'ostacolo alla concorrenza nel settore.
(5-06341)


   BENAMATI, FASSINO, LORENZIN, PINI, ROSSI, BONOMO, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   opera in Finale Emilia dal 2016 la società Unifer Navale, industria del settore impiantistico navale con qualificata tecnologia, alta capacità produttiva e maestranze di riconosciuta professionalità;

   Fincantieri, attraverso Seaf, società partecipata al 100 per cento, possiede il 20 per cento delle quote di Unifer Navale, società realizzata per fornire le tubazioni delle navi mercantili del committente Fincantieri;

   peraltro, Fincantieri è anche committente unico di Unifer Navale in virtù di un contratto di fornitura venuto a scadere il 31 dicembre 2020;

   nelle settimane scorse Fincantieri ha comunicato a Unifer Navale di non voler rinnovare i contratti di fornitura, adducendo ragioni di convenienza economica riscontrate con altri fornitori operanti in Paesi low cost;

   a fronte di ciò Unifer Navale ha avanzato a Fincantieri proposta di un piano che potesse soddisfare la sopravvivenza dell'azienda e gradualmente le esigenze di minore costo delle forniture;

   la regione Emilia-Romagna, per dichiarazioni del presidente Bonaccini e dell'assessore al lavoro Colla, ha manifestato la propria concreta disponibilità ad attivare misure che favoriscano la continuità dei rapporti tra Unifer Navale e Fincantieri;

   nonostante ciò, Fincantieri non ha fin qui revocato le proprie decisioni, pur sapendo che da esse non poteva che derivare l'impossibilità di garantire la continuità produttiva e aziendale di Unifer Navale;

   in conseguenza, Unifer Navale, venendo a mancare il suo committente unico, si è vista obbligata ad avviare «senza indugio» le procedure di liquidazione;

   la cessazione dell'attività comporta gravi conseguenze occupazionali con la perdita del lavoro di 90 addetti diretti e 30 di attività in appalto, senza contare il forte impatto sull'indotto –:

   se si ritenga accettabile che un'azienda a partecipazione pubblica decida l'interruzione dei rapporti di fornitura con una società di cui detiene una quota di proprietà e di cui è stata ed è tuttora committente unico, determinando così l'impossibilità di garantire la continuità produttiva e aziendale, se si ritenga di attivare un tavolo di confronto con Fincantieri, Unifer Navale, le organizzazioni sindacali e la giunta regionale dell'Emilia-Romagna per individuare le soluzioni utili a garantire il prosieguo dell'attività di Unifer Navale e a salvaguardare i livelli di occupazione.
(5-06342)


   MORETTO e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da anni la storica azienda San Marco Industnal, operante in Val di Sangro in Abruzzo per la realizzazione di cassoni e componenti per il furgone Ducato prodotto negli stabilimenti di Atessa, vive in una condizione di permanente crisi; nonostante passaggi societari e piani industriali, a oggi si contano 80 lavoratori in cassa integrazione a rischio di esubero a fronte di 64 lavoratori dipendenti attivi;

   il 30 giugno 2021 era il termine ultimo da parte dell'azienda per attivare la cassa integrazione straordinaria ancora disponibile pari a 9 settimane;

   non è dato conoscere a oggi le intenzioni presenti e future della proprietà stante il mancato rispetto del piano industriale e a nulla è valso il recente incontro tenuto in regione Abruzzo –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per evitare che la situazione precipiti con particolare riferimento alle intenzioni della proprietà e alla verifica del piano industriale, anche attraverso l'apertura ufficiale di un tavolo di crisi presso il Ministero visto il fallimento dei tentativi di confronto tenuti a livello regionale.
(5-06343)


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   associazioni di categoria di diversi settori produttivi hanno denunciato, a partire dalla fine del 2020, un eccessivo aumento dei prezzi di alcune materie prime e di alcuni semilavorati;

   secondo Ance, il prezzo dell'acciaio, tra novembre 2020 e maggio 2021, ha subito un aumento pari a +150 per cento; aumenti analoghi hanno avuto altri materiali di primaria importanza per l'edilizia come i polietileni (+ 110 per cento), il rame (+29,8 per cento) e il petrolio (+ 45,3 per cento);

   la Cna che ha svolto un'indagine su un paniere di 28 materie prime e beni intermedi, nei primi cinque mesi del 2021, ha rilevato un aumento dei metalli e nei segmenti del legname e delle plastiche;

   si sarebbero allungati anche i tempi di consegna: mediamente 25 giorni in più, con punte nella componentistica elettronica (40 giorni), polipropilene e poliuretano (33 giorni), laminati e reti metalliche 31 giorni;

   il rincaro dei prezzi interessa molti settori, dall'edilizia, alla chimica, alla meccanica, all'elettronica, all'elettromeccanica, e desta preoccupazione perché colpisce maggiormente le micro, le piccole e le medie imprese che rappresentano la maggioranza del tessuto produttivo del Paese e che risultano meno attrezzate ad affrontare l'aumento dei prezzi e la scarsità delle materie prime;

   l'aumento dei prezzi sarebbe causato dalla ripartenza anticipata, rispetto ai competitor internazionali, delle economie cinese e statunitense dopo il blocco di produzioni e forniture a livello mondiale a causa del COVID-19, circostanza che ha determinato un aumento considerevole dell'approvvigionamento di materie prime verso queste economie;

   questa motivazione sarebbe un'ulteriore conferma che la mancanza in Italia di un'adeguata politica industriale possa rappresentare un grave rischio, soprattutto poiché l'Italia è il secondo Paese manifatturiero d'Europa con una forte dipendenza dall'estero per l'approvvigionamento di materie prime;

   questa situazione colpisce un tessuto produttivo già fortemente indebolito: nel 2020 la pandemia ha fatto registrare in Italia un calo della produzione industriale dell'11,4 per cento, il maggior calo dalla crisi del 2009;

   sarebbe necessario intervenire anche a livello europeo modificando la normativa in tema di aiuti di Stato e rivedendo la politica dei dazi che impedisce alle imprese di approvvigionarsi di materie prime a costi bassi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per favorire lo sviluppo della politica industriale italiana, implementando soprattutto il settore manifatturiero.
(5-06344)


   ZUCCONI, DE TOMA e CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 giugno 2021 è stata depositata la sentenza del Consiglio di Stato che ha annullato l'ordinanza del sindaco di Taranto che imponeva la chiusura dell'area a caldo degli impianti siderurgici di Taranto attualmente gestita dalla società ibrida, pubblico-privata, di Acciaierie d'Italia;

   a poche ore dal deposito della succitata sentenza, in una nota Acciaierie d'Italia ha annunciato di essere «pronta a presentare (...) insieme con i suoi partner industriali Fincantieri e Paul Wurth, la propria proposta di piano per la transizione ecologica dell'intera area a caldo dello Stabilimento di Taranto»;

   stando a quando riportato dai media il Governo potrebbe già inviare il piano annunciato da Acciaierie d'Italia Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa che vigila sull'esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) come riscontro all'accertamento dell'inadempienza dell'Italia rispetto alla sentenza della Cedu, che aveva condannato l'Italia per i mancati interventi a tutela dell'ambiente nell'area di Taranto;

   pertanto, sembrerebbe da intendersi «preferenziale» il piano annunciato da Acciaierie d'Italia, malgrado siano molteplici i progetti in campo per la riconversione dell'impianto di Taranto e malgrado l'attesa di un bando per l'affidamento dei lavori di decarbonizzazione: si evidenzia al riguardo che nel mese di febbraio è stato siglato anche un accordo quadro tra Danieli, Leonardo e Saipem veicolante un progetto di riconversione sostenibile degli impianti primary energy intensive nel settore siderurgico e che rappresenta un'eccellenza totalmente italiana;

   quanto verificatosi a poche ore dalla pubblicazione della sentenza del Consiglio di Stato solleva molteplici dubbi circa la trasparenza delle progettualità e delle decisioni, in primis in ragione della non ancora definita governance di Acciaierie d'Italia e la conseguente preminenza decisionale della componente privata della società, l'assenza di un chiaro piano operativo per il futuro di Taranto e di una procedura di evidenza pubblica per i progetti di riconversione e di produzione di «acciaio verde» e per il potenziale conflitto d'interesse di ArcelorMittalItalia, che sarebbe allo stesso tempo socio di Acciaierie Italia e fruitore del piano riconversione. Tutto ciò alimenta la criticità dello scenario, in termini economico-produttivi, sindacali e sociali ed acuisce il senso di abbandono del territorio –:

   se non ritenga prioritario fare chiarezza sulle intenzioni del Governo in merito al futuro dell'impianto di Taranto, anche alla luce della valutazione effettuata sul Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano da Bruxelles, e quale sia la posizione del Governo rispetto al progetto annunciata da Acciaierie d'Italia e verosimilmente presentato al Consiglio d'Europa, in assenza di una procedura ad evidenza pubblica.
(5-06345)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Sanac spa è una società attiva dal 1939 nel settore della progettazione e della produzione di materiali refrattari per l'industria siderurgica e per applicazioni generali. Con 4 unità produttive, Gattinara (VC), Grogastu (CA), Massa (MS), Vado Ligure (SV) e 350 dipendenti, Sanac è una realtà consolidata nel panorama internazionale e leader in Italia nel proprio settore di riferimento, con circa il 35 per cento del mercato nazionale;

   in particolare, lo stabilimento di Massa, che occupa ad oggi circa 120 operai, è attivo nella produzione e nell'assistenza tecnica di refrattari per il sistema di spillaggio denominato «a cassetto» per siviera (sistema brevettato e progettato nello stesso stabilimento);

   gran parte delle commesse di Sanac derivano dalla società Ilva spa, di cui la stessa Sanac faceva parte fin dal 1995;

   le recenti e perduranti note difficoltà giudiziarie e di gestione dell'acciaieria di Taranto, principale cliente di Sanac, stanno causando da anni un calo drastico degli ordini con una conseguente diminuzione di produzione, fatturato e personale;

   nei mesi scorsi, a dicembre 2020, Invitalia (società controllata dallo Stato tramite il Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'economia e delle finanze) è entrata nel capitale sociale di Ilva (con il 38 per cento ma con diritto di voto pari al 50 per cento). Si è trattato inizialmente di un risultato apprezzato anche dalle associazioni sindacali, che da tempo caldeggiavano un ingresso del settore pubblico nella compagine societaria;

   nonostante ciò, dopo mesi, i problemi per Sanac non sono stati risolti e gli stessi sindacati hanno denunciato che dopo il mese di luglio 2021 potrebbero non esserci le risorse per pagare i dipendenti e le materie prime per garantire la continuità produttiva della fabbrica di Massa;

   i risultati sperati non sono infatti arrivati: «Pensavamo – scrivono le segreterie provinciali e le Rsu di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – che con l'ingresso di Invitalia le cose per Sanac potessero cambiare, invece ci troviamo di fronte al solito balletto sui pagamenti che mette a rischio l'operatività dell'azienda e gli stipendi. Ad oggi Sanac vanta nei confronti di Acciaierie Italia crediti nell'ordine di 37 milioni di euro, si tratta di materiale spedito, fatturato, ma non ancora pagato. A maggio ricordiamo che si è garantito un po' di respiro all'azienda solo grazie al recupero di vecchi crediti con altri clienti, queste risorse garantiranno l'operatività dello stabilimento e il pagamento degli stipendi fino a luglio. E questo in un contesto in cui la domanda di acciaio sta crescendo e le richieste di materiale refrattario sono in continuo aumento. Questa situazione è inaccettabile ed aggravata dal fatto che a rendersi complice di questo atteggiamento non è solo un soggetto privato, bensì un soggetto partecipato dal pubblico»;

   appare anche incomprensibile il continuo silenzio su tale vicenda del Ministero dello sviluppo economico anche in relazione all'ennesima scadenza fideiussoria del 30 giugno 2021;

   è quindi necessario, anche in virtù dell'asset strategico per il Paese rappresentato da tale settore produttivo, che il Governo si faccia garante del pagamento dei crediti che Sanac vanta nei confronti di Acciaierie Italia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire la puntuale erogazione degli stipendi ai dipendenti, anche dopo il mese di luglio 2021, e la continuità occupazionale e produttiva dello stabilimento Sanac di Massa.
(5-06337)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nonostante la Toscana sia ormai diventata zona bianca e tutte le attività siano state riaperte, si apprende dalla stampa che Poste italiane ha annunciato la chiusura estiva degli uffici postali di Pisa e provincia;

   il sindacato Failp Cisal di Pisa, ha reso pubblico il calendario di chiusure estive degli uffici postali. Nei documenti in allegato, forniti dal sindacato, è possibile vedere la riduzione programmata del servizio nei mesi estivi nei vari uffici postali;

   tale iniziativa si somma al perdurare delle chiusure, ormai ingiustificabili, per l'emergenza COVID-19, di numerosi uffici postali del territorio, con conseguenze deleterie sui cittadini; ancora una volta occorre ricordare che gli uffici postali rappresentano preziosi presidi del territorio e svolgono, da sempre, prestazioni di servizio pubblico universale stante la loro vocazione «di servizio alla collettività»;

   i servizi di consegna della posta, i servizi allo sportello e la presenza sul territorio degli uffici postali costituiscono un aspetto fondamentale per la comunità locale;

   la chiusura di queste sedi comporta, inevitabilmente, pesanti disagi, in particolare, alle persone anziane che si recano alle Poste per riscuotere la pensione e per pagare le utenze che si vedrebbero costrette a dover affrontare spostamenti in alcuni casi gravosi;

   peraltro, i suddetti disagi alla popolazione con aumento degli assembramenti e delle code agli ingressi degli uffici postali aperti, comportano in diversi casi problematiche sanitarie, in particolare per la popolazione più anziana legate al rischio da COVID-19, causando altresì diversi ritardi nei pagamenti di imposte dovute proprio alle code interminabili, davanti agli uffici postali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano necessario promuovere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, affinché siano eliminati i disservizi illustrati, di cui subiscono le conseguenze i cittadini, al fine di ripristinare sul territorio un servizio d'interesse generale, ricordando che Poste Italiane spa annovera tra i propri compiti l'erogazione di un servizio a vocazione universale e quindi anche di rilevanza pubblica.
(4-09675)


   CIPRINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Evotape packaging srl, società che opera nel campo della produzione di nastri adesivi, con sede operativa nel comune di Santi Cosma e Damiano (Latina), fu dichiarata fallita dal tribunale di Latina con sentenza n. 24 del 2012;

   in data 4 giugno 2012, 52 ex dipendenti della Evotape davano vita alla Mancoop società cooperativa a r.l., con lo scopo di «rilanciare» l'attività produttiva di nastri adesivi e, allo stesso tempo, di salvaguardare l'utilizzo dello stabilimento e la ricollocazione dei lavoratori, hanno presentato un progetto di affitto di ramo d'azienda, costituito da un business plan con la garanzia di una fideiussione bancaria e delle commesse da parte delle società Manuli e Vibacleaders nel settore dei nastri adesivi;

   il progetto veniva approvato dal giudice delegato del fallimento e regione Lazio e Ministero concessero 6 mesi di cassa integrazione in deroga necessari alla Mancoop per avviare la startup;

   dopo quattro anni, superate le difficoltà iniziali e, grazie al sacrificio dei soci che hanno investito in 6 anni nella cooperativa circa 3 milioni di euro, la Mancoop oggi è una realtà produttiva affermata ed è divenuta non solo forza trainante e polo di aggregazione per altre 35 aziende che insieme alla stessa occupano circa 300 unità, ma anche motore di una riqualificazione dell'intero sito produttivo, dello stabilimento e dei macchinari della ex Evotape con sicuro vantaggio anche per la curatela fallimentare e per i creditori della fallita Evotape;

   con bando del 22 febbraio 2021 il curatore della procedura fallimentare ha stabilito la vendita della proprietà del complesso industriale situato in comune di Santi Cosma e Damiano, utilizzato sin dal marzo 2013 dalla Mancoop in forza di contratti di locazione immobiliare triennale rinnovati (l'ultimo dei quali con scadenza al 28 febbraio 2022) con l'espressa previsione contrattuale di risoluzione automatica in caso di vendita, in forza della quale l'aggiudicatario acquisterà l'immobile come libero;

   la prospettata vendita del complesso industriale è fonte di forti preoccupazioni per la Mancoop, per tutti i lavoratori occupati e l'intero indotto del comprensorio, poiché con la messa in vendita del sito c'è il concreto rischio che venga cancellata una realtà imprenditoriale unica quale quella della cooperativa Mancoop, nata e costruita con i sacrifici e gli investimenti dei soci lavoratori, fonte di occupazione e che rappresenta un modello di sviluppo, di nuova occupazione e di opportunità imprenditoriali in un territorio del Lazio, dove è già difficile avviare iniziative imprenditoriali: la cooperativa, infatti, per rilevare il sito, avrebbe pianificato di accantonare e utilizzare le entrate derivanti dalla lavorazione per la produzione dei nastri adesivi per conto terzi, produzione che è venuta a mancare con l'inizio della pandemia da COVID-19;

   quali iniziative il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza c in accordo con la regione Lazio, al fine di agevolare l'individuazione di una soluzione che – in caso di vendita del complesso industriale – salvaguardi la continuità del sito produttivo della società Mancoop e il mantenimento dei livelli occupazionali, così da rassicurare l'azienda e i lavoratori in merito al proprio futuro lavorativo.
(4-09685)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIANA, D'IPPOLITO, TERZONI e VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   sulla scorta della spinta globale verso la decarbonizzazione, le politiche nazionali stanno fortemente incentivando il ricorso alle energie rinnovabili per uso domestico e professionale. In particolare, l'installazione di impianti fotovoltaici ex novo e la sostituzione di moduli vecchi con pannelli più efficienti stanno vivendo un momento di grande vigore. Si stima che i moduli fotovoltaici giunti a fine vita siano in Italia circa 80 milioni, una mole notevolissima di questa tipologia di Raee che deve essere gestita con particolare accortezza. Come evidenzia, infatti, la costante attività del Nucleo operativo ecologico dell'Arma dei carabinieri, i pannelli fotovoltaici sfuggono troppo spesso al controllo della filiera legale;

   per mettere fine a questo circolo vizioso, il Governo – a seguito dell'approvazione dell'articolo 14 della legge di delegazione europea 2018 – ha emanato il decreto legislativo n. 118 del 2020 che ha apportato alcune modifiche al decreto legislativo n. 49 del 2014, introducendo l'articolo 24-bis. L'articolo prevede, per la gestione dei Raee derivanti da Aee di fotovoltaico incentivate dal cosiddetto conto energia ed installate precedentemente al 27 settembre 2020 (data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 118 del 2020), per i quali è previsto il trattenimento delle quote a garanzia secondo le previsioni di cui al citato decreto legislativo n. 49 del 2014, la possibilità per i soggetti responsabili degli impianti fotovoltaici di prestare una garanzia finanziaria, tra cui: a) quella prevista dal Gestore dei servizi energetici (Gse) nel disciplinare tecnico; b) ovvero quella relativa ad un trust di uno dei sistemi collettivi riconosciuti;

   il Gse ha aggiornato le relative istruzioni operative contenenti le modalità tecniche e amministrative di applicazione dello stesso decreto legislativo, stabilendo che, nel caso in cui il soggetto responsabile non opti per una delle forme di garanzie descritte nell'articolo 24-bis richiamato, il Gse, a seconda della data di entrata in esercizio dell'impianto fotovoltaico incentivato, continuerà o inizierà a trattenere le quote a garanzia del corretto smaltimento dei pannelli fotovoltaici, ad eccezione delle fattispecie impiantistiche descritte nel paragrafo 5.1.3, ossia «nel caso in cui il Soggetto Responsabile abbia provveduto, in un periodo antecedente all'inizio del trattenimento delle quote, alla sostituzione totale dei moduli fotovoltaici relativi allo specifico impianto e i nuovi pannelli risultino già garantiti ai sensi del decreto legislativo n. 49 del 2014 e della legge 28 dicembre 2015, n. 221», ma a condizione che il soggetto responsabile «dimostri il corretto smaltimento dei moduli sostituiti e di aver ottemperato alle previsioni per la gestione dei Raee dei nuovi pannelli», con la inevitabile conseguenza che la metà dei moduli giunti a fine vita potranno essere dismessi senza alcun vincolo di legge, confidando solo nell'onestà dei soggetti responsabili;

   il trattenimento dai meccanismi incentivanti negli ultimi dieci anni di diritto all'incentivo della quota finalizzata a garantire la copertura dei costi di gestione dei Raee, secondo la normativa richiamata, non appare escludere da tale trattenimento le fattispecie impiantistiche indicate specificatamente nel paragrafo 5.1.3 delle istruzioni del Gse;

   i pannelli fotovoltaici che potrebbero essere oggetto di sostituzione totale sono circa 73 milioni, il 50 per cento dei moduli incentivati che giungeranno a brevissimo a fine vita –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al fine di verificare la rispondenza delle istruzioni operative di cui in premessa al decreto legislativo n. 49 del 2014 e al decreto legislativo n. 118 del 2020, nonché al fine di apportare gli eventuali correttivi a dette istruzioni, assicurando la corretta applicazione della legge e prevedendo strumenti operativi da parte del Gse più efficaci volti a provare e certificare il corretto smaltimento dei pannelli fotovoltaici incentivati secondo i principi e la ratio sottesi alla normativa di riferimento.
(5-06338)


   RIZZETTO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Lega Anti Vivisezione (Lav) segnala la necessità di adottare iniziative affinché la cattura o l'abbattimento di grandi carnivori, come gli orsi, non avvenga contro legge;

   gli orsi sono inseriti nell'allegato II della Convenzione di Berna ratificata dall'Italia con la legge n. 503 del 1981, per la quale ne è proibita la cattura e l'uccisione;

   l'orso è tutelato dalla direttiva 92/43/CEE, che richiede una protezione rigorosa, vietandone l'uccisione e cattura. Solo per tassativi motivi, è possibile una deroga a questa previsione; la cattura di un orso deve rispettare le previsioni normative, altrimenti si configura il reato di furto venatorio ai sensi e per gli effetti degli articoli 624, 625, comma 1, n. 7 del codice penale, in relazione alla teoria giurisprudenziale della sussistenza del reato di furto aggravato ai danni dello Stato in caso di illecita apprensione di fauna selvatica, nonché il reato di maltrattamento ex articolo 544-ter del codice penale;

   il Piano di sezione interregionale per al conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace) prevede la possibilità di catturare orsi solo in specifici casi che prevedono accessi a strutture danni persistenti al patrimonio agricolo o in caso di orso che attacca con contatto fisico;

   il Centro del Casteller, a Trento, che detiene al momento due orsi catturati dalla provincia autonoma, è oggetto di una indagine penale per maltrattamento e pare non essere in grado di ospitare ulteriori animali, garantendo il rispetto delle loro caratteristiche etologiche come richiesto dalla normativa in materia;

   per l'applicazione di deroghe al regime di protezione speciale che condannano tali animali alla detenzione, in centri peraltro di dubbia idoneità a tale scopo, se non addirittura al loro abbattimento, le dinamiche dei fatti devono essere accertate con univoci strumenti scientifici di medicina forense veterinaria e non ci si può limitare alle mere dichiarazioni dei soggetti che hanno avuto le interazioni con gli animali, riportate in verbali, come di fatto accade ad oggi o in assenza di specifici accertamenti tecnici sugli animali che risulterebbero predati dall'orso;

   si pensi al caso dell'ordinanza di cattura dell'orsa JJ4, conclusasi con un suo annullamento dopo l'intervento del Ministero dell'ambiente che l'ha impugnata assieme alle associazioni, vincendo sull'ordinanza, vista la carenza di dati sull'incidente. In tale vicenda al parere Ispra è stato presentato un parere del Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria che ha rilevato l'insussistenza di prove della dinamica dei fatti che avrebbero dovuto giustificare la cattura;

   alla luce di tale parere tecnico-scientifico, il Consiglio di Stato nel sospendere l'ordinanza rilevava l'insufficiente istruttoria che aveva portato all'ordinanza di cattura dell'orsa il presidente della provincia autonoma di Trento in base ad un giudizio di pericolosità dell'orsa e che ha determinato, per motivi di sicurezza pubblica, l'ordine di catturare l'orsa (e non i suoi tre cuccioli) e di custodirla in modo definitivo nel recinto di Casteller –:

   se non sia necessario ed urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, per stabilire che le interazioni con grandi carnivori o i presunti danni da loro cagionati, che ai sensi del Pacobace comportino la possibilità di cattura o di abbattimento degli animali, siano accertati in maniera univoca e scientifica mediante strumenti di medicina forense;

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza volte a disporre l'urgente elaborazione di un protocollo generale di medicina veterinaria forense, da,affidare al Centro di referenza nazionale per la medicina forense veterinaria dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana;

   se non ritenga che tale protocollo debba essere acquisito come documento di indirizzo vincolante per tutte le amministrazioni coinvolte nella gestione dei grandi carnivori, per le modalità con cui accertare eventuali incidenti con orsi o danni all'agricoltura che comportino come conseguenza la loro cattura o l'abbattimento;

   se non ritenga che tale protocollo debba essere annesso al capitolo III del Pacobace che dispone la gestione degli orsi.
(5-06339)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LICATINI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il referendum abrogativo del 18 aprile 1993, fu tolta alle Usl la competenza sui controlli ambientali e con legge 21 gennaio 1994 n. 61 si istituivano le agenzie regionali o provinciali per la protezione ambientale;

   tuttavia, la separazione delle competenze sanitarie da quelle ambientali ha contribuito a ridurre la prevenzione primaria in campo ambientale, lasciando la salute dei cittadini relativamente scoperta rispetto all'impatto di attività lecite o illecite, soprattutto negli anni ‘80-’90 in cui si assistette ad un incremento del crimine ambientale, legate al traffico dei rifiuti;

   nonostante l'emergenza ambientale e la criminalità in aumento, continuano i conflitti di competenza tra gli organi statali e regionali; si inserisce in questa situazione di incertezza, ad esempio, la scelta nel 2011 dell'Arpa della regione Lombardia di revocare l'attribuzione della qualifica di ufficiali di polizia giudiziaria ai tecnici della prevenzione;

   la mancanza di tale qualifica inficerebbe la natura stessa dell'attività ispettiva di iniziativa e di competenza delle agenzie regionali di protezione ambientale, in quanto rischierebbe di provocare ritardi nell'impedire danni all'ambiente e alla salute dovuti agli effetti della condotta antigiuridica, o nella migliore delle ipotesi, provocare imprecisioni nella definizione dei reati qualora gli stessi fossero riferiti alla autorità giudiziaria da personale meno preparato tecnicamente e giuridicamente;

   la Cassazione del 3 novembre 2016 sancisce che il tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro in servizio presso l'Arpa è, nei limiti delle proprie attribuzioni, ufficiale di polizia giudiziaria, richiamando lo stesso articolo 57 comma 3 del codice di procedura penale secondo cui «sono altresì ufficiali e agenti di polizia giudiziaria, nei limiti del servizio cui sono destinate e secondo le rispettive attribuzioni, le persone alle quali le leggi e i regolamenti attribuiscono le funzioni previste dall'articolo 55»; da individuarsi, queste ultime, nel «prendere notizia dei reati, impedire che vengano portati a conseguenze ulteriori, ricercarne gli autori, compiere gli atti necessari per assicurare le fonti di prova e raccogliere quant'altro possa servire per l'applicazione della legge penale», nonché nello svolgere «ogni indagine e attività disposta o delegata dall'autorità giudiziaria»;

   si menziona altresì, l'articolo 21, recante «Organizzazione dei servizi di prevenzione» della legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, in base al quale «(...) spetta al prefetto stabilire, su proposta del presidente della regione, quali addetti ai servizi di ciascuna unità sanitaria locale, nonché ai presidi e servizi di cui al successivo articolo 22 assumano ai sensi delle leggi vigenti la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria, in relazione alle funzioni ispettive e di controllo da essi esercitate relativamente all'applicazione della legislazione sulla sicurezza del lavoro (...)»;

   inoltre, come ribadito, è lo stesso decreto del Ministero della salute n. 58 del 197 ossia il «Regolamento concernente la individuazione della figura e relativo profilo professionale del tecnico della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro» che, all'articolo 1, comma 2, afferma che il tecnico operante nei servizi con compiti ispettivi e di vigilanza è, nei limiti delle proprie attribuzioni, ufficiale di polizia giudiziaria; svolge attività istruttoria, finalizzata al rilascio di autorizzazioni o di nulla osta tecnico sanitari per attività soggette a controllo –:

   alla luce dei motivi esposti, se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per chiarire, come il passaggio di competenze e di funzioni dal Servizio sanitario nazionale al diverso contesto regionale abbia potuto comportare una certa discrezionalità nel riconoscimento o meno della qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria ai tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, ai quali tale qualifica spetterebbe già in virtù di un decreto ministeriale, per lo svolgimento delle indagini ambientali.
(4-09683)


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 aprile 2021, n. 53, recante «Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020», ha recepito, tra le altre cose, la direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio del 5 giugno 2019 sulla riduzione dell'incidenza di determinati prodotti di plastica sull'ambiente;

   in particolare, la direttiva promuove approcci circolari che privilegiano prodotti e sistemi riutilizzabili sostenibili e non tossici, con forti limitazioni alla diffusione e commercializzazione dei prodotti monouso al fine di ridurre l'impatto e la pressione di questi prodotti su risorse preziose e sull'ambiente e, in particolare, la produzione di rifiuti marini riconosciuto come problema mondiale di dimensioni sempre più vaste;

   a questo proposito, anche per sollecitare e accelerare tra gli Stati membri l'adozione di politiche ambientali di contrasto alla produzione di rifiuti marini, all'articolo 17, comma 1, la direttiva (UE) 2019/904 stabilisce che: «Gli Stati membri mettono in vigore le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla presente direttiva entro il 3 luglio 2021»;

   nel dettaglio, la difettiva stabilisce che «Entro il 3 luglio 2021 gli Stati membri preparano una descrizione delle misure adottate [...], la notificano alla Commissione e la rendono pubblica. Gli Stati membri integrano le misure descritte nei piani o nei programmi [...] in occasione del primo aggiornamento successivo di tali piani o programmi, conformemente ai pertinenti atti legislativi dell'Unione che disciplinano tali piani o programmi, o in qualsiasi altro programma specificamente elaborato a tal fine»;

   come hanno rilevato alcuni organi di stampa, in assenza del decreto legislativo attuativo, di cui all'articolo 1, comma 1, della legge 22 aprile, n. 53, che dovrebbe armonizzare la normativa italiana e definire misure e piani, a partire dal 3 luglio 2021 i prodotti monouso (posate, cannucce, bastoncini cotonati, agitatori per bevande, aste per i palloncini e contenitori per alimenti) che producono la maggiore quantità di rifiuti marini, non potranno più essere realizzati in plastica, anche se plastica biodegradabile;

   alla base di questa situazione controversa, che l'atteso decreto legislativo dovrebbe dirimere, è la confusione che sussisterebbe, a livello europeo e a livello nazionale, tra bioplastiche e prodotti biodegradabili e compostabili; si tratta di una circostanza che, in assenza di un chiarimento, rischia di compromettere le politiche avviate nel nostro Paese, nonché gli sforzi e gli investimenti sostenuti dalle imprese, per promuovere la produzione e la commercializzazione di materiali biodegradabili e compostabili;

   è il caso di osservare che in Italia si è innescato un processo virtuoso, in anticipo rispetto ai partner europei, tanto che oggi il nostro Paese, con il 66 per cento di plastica biodegradabile prodotta in Europa, 280 aziende in attività, 2.780 addetti, e un fatturato annuo di 815 milioni di euro, è leader del settore nell'Unione europea;

   l'entrata in vigore, il 3 luglio 2021, della direttiva europea potrebbe rappresentare un gravissimo danno per il tessuto produttivo del Paese e compromettere la filiera del riuso e del compostaggio delle plastiche biodegradabili che, con numerose difficoltà, sta dando prova di grande competenza ed efficienza-:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per accelerare il processo per il pieno recepimento della direttiva (UE) 2019/904 del Parlamento europeo e del Consiglio e, in particolare, per la definizione delle misure da adottare al fine di valorizzare il settore delle plastiche biodegradabili e compostabili e per rinviare la scadenza per l'adozione della misura di cui in premessa, attualmente prevista per il 3 luglio 2021.
(4-09684)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Polverini e altri n. 3-02372, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato D'Attis.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Fassino n. 3-02172 del 7 aprile 2021.