Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 25 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni III e XIII,

   premesso che:

    il 6 maggio 2021 il motopeschereccio Aliseo è stato colpito da alcuni proiettili sparati da imbarcazioni della Guardia costiera libica, a circa 35 miglia nautiche dalla costa libica, a nord della città di Al Khums, situata in Tripolitania a 120 chilometri a est di Tripoli;

    la stessa imbarcazione, insieme ad altri due motopescherecci, era stata oggetto, tre giorni prima, di un tentativo di sequestro nella autoproclamata Zona di protezione di pesca (Zpp) libica corrispondente alla Cirenaica, fallito solo grazie al tempestivo intervento della Marina militare italiana;

    il 1° settembre 2020, inoltre, il peschereccio Anna Madre era scampato a un tentativo di sequestro da parte delle autorità libiche, mentre era invece riuscita alle forze facenti capo al generale Khalifa Haftar la cattura dell'Antartide, del Medinea e dei relativi equipaggi, poi trattenuti in Cirenaica per ben 108 giorni;

    ancora prima, il 6 ottobre 2018, era stata la volta dell'Afrodite Pesca e del Matteo Mazarino, sequestrati da motovedette libiche che avevano aperto il fuoco contro di loro e quindi tratto a terra i rispettivi equipaggi, liberati sei giorni dopo in seguito ad intensa attività diplomatica;

    questi incidenti hanno confermato la pericolosità della zona prospiciente le coste della Libia, definita non casualmente «ad alto rischio» per tutte le imbarcazioni già nel maggio 2019 dal Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti;

    i motopescherecci italiani si spingono nel tratto di mare in questione, alla ricerca del pregiato gambero rosso, diffuso soprattutto nelle acque a sud di Mazara del Vallo, ma presente anche in quelle libiche;

    la Libia ha firmato, ma non ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare (Unclos) e si attiene, pertanto, al diritto internazionale consuetudinario che regola la materia;

    nel 2005 la Libia ha unilateralmente autoproclamato una Zona di protezione di pesca (Zpp), a partire dalla contestata linea di chiusura del Golfo di Sirte e per una profondità di 74 miglia nautiche dalle linee di base, senza oltrepassare la linea mediana tra Italia e Libia, ma riservandosi in esclusiva lo sfruttamento delle risorse ittiche locali ed il diritto di concedere eventuali licenze alle imbarcazioni di paesi terzi;

    alla decisione libica aveva fatto immediatamente seguito la protesta dell'Unione europea, che aveva contestato l'estensione della Zona di protezione di pesca, nella parte che si proietta a partire dalla linea di chiusura del Golfo della Sirte;

    nel 2009, la Libia ha altresì dichiarato unilateralmente una Zona economica esclusiva (Zee), autoattribuendosi il diritto allo sfruttamento esclusivo delle risorse naturali ivi presenti, oltre a quelle ittiche, «sino ai limiti permessi dal diritto internazionale»;

    né l'Italia, né l'Unione europea hanno mai assunto misure politicamente significative contro la decisione libica di trasformare in mare territoriale l'intero Golfo della Sirte;

    la questione di una ridefinizione dei termini della Zpp non è stata affrontata neppure in sede di negoziato sul trattato Italia-Libia del 2008, ma il testo dell'accordo che ne è scaturito, all'articolo 17, contempla la pesca tra le materie su cui sviluppare una collaborazione tra Italia e Libia;

    la delimitazione dei confini marittimi è materia di competenza degli Stati, anche se membri dell'Unione europea;

    la stipula di accordi di pesca ricade, invece, sotto la competenza dell'Unione europea;

    in assenza di accordi si può procedere ad intese di carattere privato, come quella siglata il 12 marzo 2019 – e in seguito sospesa – tra Federpesca e la Libyan Military Investment and Public Works Authority di Bengasi (emanazione economica della Lna dei generale Haftar), volta a consentire, a un certo numero di pescherecci di Mazara del Vallo, di operare in acque libiche;

    analoga intesa è quella siglata il 13 gennaio 2018 tra il Distretto della Pesca e Crescita Blu – Cosvap di Mazara del Vallo e l'Autorità generale dell'ambiente marino libico;

    i pescatori italiani, nonostante la Marina e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale lo sconsiglino, e a dispetto dell'imprevedibilità delle conseguenze cui espongono sé stessi, continuano ad entrare in acque contese;

    la direzione generale della pesca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha raccomandato alle associazioni di categoria di sensibilizzare gli associati «perché rispettino appieno la legislazione libica, si tengano con i loro battelli a notevole distanza dalle coste libiche, ivi compresa la Zona di protezione, al fine di non incorrere in spiacevoli situazioni che potrebbero, tra l'altro, ripercuotersi sui rapporti bilaterali dei due Paesi»;

    il comparto della pesca di Mazara del Vallo ha un volume superiore a 200 milioni di euro e circa 10 mila addetti, considerando anche l'ampio indotto;

    la spinta alla territorializzazione del mare è sempre più forte nel Mediterraneo ed anche l'Italia si accinge a delimitare la propria Zee, dopo aver subito le conseguenze delle iniziative assunte nella stessa direzione da altri Paesi rivieraschi;

    proprio la circostanza che l'Italia provvederà presto a delimitare la propria Zee permette di aprire dei negoziati con i Paesi che lo hanno già fatto ed in particolare con la Libia, che ha un nuovo Governo unitario;

    sarà quindi possibile trattare con le controparti mediterranee i termini di altrettanti accordi che consentano di determinare in modo equo i confini delle rispettive Zee, permettendo altresì di dare continuità alla partecipazione italiana allo sfruttamento delle risorse ittiche presenti nelle Zpp frequentate storicamente dai nostri motopescherecci, eventualmente considerando qualche forma di garanzia dello Stato alle intese bilaterali stipulate su basi privatistiche dalle società dei pescatori con le autorità rivierasche;

   può contribuire ad assicurare un futuro a questa importante attività un serio programma di cooperazione con i Paesi nord africani che sia finalizzato all'adozione di piani di gestione degli stock che prevedano un prelievo razionale e sostenibile delle risorse, nonché adeguate aree di ripopolamento e protezione;

   un ruolo in questa direzione può svolgerlo anche l'Unione europea, cui spetta il compito di definire la politica della pesca in ambito comunitario e dispone di una propria autonoma capacità diplomatica,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per sollevare, in sede bilaterale e multilaterale, la questione della legittimità delle proclamazioni unilaterali della Zee e della Zpp libiche, in particolare sotto il profilo della completa territorializzazione del Golfo della Sirte, anche al fine di attivare un processo negoziale sulla materia, ora che la legge consente anche all'Italia di proclamare la propria Zee;

   a promuovere la costituzione di un tavolo di crisi, con la partecipazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, per la predisposizione di strumenti straordinari di sostegno e di messa in sicurezza dei pescherecci italiani operanti in acque rivendicate dalla Libia, nelle more della definizione di un nuovo quadro di intese tra Italia e Libia;

   ad adottare iniziative volte a promuovere, da parte libica, la riattivazione ed attuazione dell'accordo Italia-Libia del 2008, con specifico riferimento all'articolo 17 concernente la cooperazione bilaterale in materia di pesca;

   ad adottare iniziative volte a facilitare e garantire, nel frattempo, eventuali intese di natura privatistica finalizzate all'ottenimento di licenze di pesca, in conformità con la legge libica e compatibilmente con l'ordinamento giuridico dell'Unione europea, volti a consentire ai pescherecci italiani di operare in acque libiche;

   ad assicurare la continuità della presenza militare marittima italiana nel Canale di Sicilia in funzione di sorveglianza preventiva, anche a protezione del rispetto degli eventuali accordi privatistici che consentano ai pescherecci italiani di agire nella Zpp libica;

   ad adoperarsi in sede di Unione europea per la definizione di un accordo di partenariato nel settore della pesca con la Libia, che permetta ai pescatori europei di accedere, legalmente e in sicurezza, alla zona di pesca sotto giurisdizione libica e favorire al contempo iniziative di cooperazione tra i pescatori europei e quelli libici;

   ad adoperarsi affinché le autorità libiche ratifichino la convenzione Unclos;

   ad adottare iniziative, anche di tipo normativo, per sostenere economicamente le famiglie danneggiate dall'interruzione delle attività di pesca connessa alla mancata risoluzione della controversia sulla Zona di pesca protetta libica;

   ad adottare iniziative volte a prevedere forme di accantonamento di risorse di tipo indennitario per gli armatori a cui ingiustamente sia stata sequestrata l'imbarcazione.
(7-00690) «Formentini, Viviani, Billi, Bubisutti, Cecchetti, Coin, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Picchi, Ribolla, Snider, Tarantino, Zoffili».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BENEDETTI e SARLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la «discarica tattica regionale del Veneto per rifiuti urbani, assimilati e speciali non pericolosi» di Sant'Urbano è gestita da Gea Srl e geograficamente si trova nel comune di Sant'Urbano (Padova), confina con il comune di Vighizzolo d'Este e dista pochi chilometri da altri sette comuni tra Padova e Rovigo;

   la suddetta discarica, attiva dal 1990, aveva un fine vita previsto per il 2022 e, già al 2010, un volume residuo per 769.014 metri cubi di rifiuti. Nonostante ciò, la regione Veneto, con decreto del direttore della direzione ambiente n. 378 del 10 aprile 2020, ha stabilito la compatibilità ambientale per il progetto presentato dalla società Gea s.r.l., ossia l'autorizzazione a conferire 995.000 metri cubi di rifiuti, l'innalzamento di oltre 3 metri della copertura finale, il rinvio del fine vita della discarica dal 2022 al 2029. In aggiunta la regione Veneto ha reputato compatibile ambientalmente la realizzazione di un impianto ad osmosi inversa per il trattamento del percolato in cui sono state purtroppo rilevate delle sostanze PFAS (perfluoroalchiliche);

   a seguito di questo ingiustificato progetto di ampliamento e diversificazione di esercizio della discarica, il Comitato «Lasciateci Respirare» Onlus di Lendinara, in rappresentanza di tutte le realtà associative del territorio, ha impugnato il suddetto provvedimento di valutazione di impatto ambientale innanzi al Tar del Veneto;

   il Tar del Veneto, in data 22 aprile 2021, con la sentenza 532 ha dichiarato inammissibile il ricorso del comitato con la motivazione che un comitato spontaneo che impugni atti amministrativi in materia ambientale deve godere di rappresentatività degli interessi del territorio di appartenenza e il collegamento territoriale con le aree oggetto dell'intervento contestato;

   secondo il Tar il Comitato «Lasciateci Respirare» di Lendinara non avrebbe un numero sufficiente di iscritti per essere rappresentativo (rilievo espresso dal Tar anche in merito ad un ricorso del 2015 presentato dallo stesso comitato), nonché, avendo sede legale a Lendinara, non sarebbe direttamente interessato dall'ampliamento della discarica;

   oltre che arbitraria, sembra anche incomprensibile la posizione espressa dal Tar, dal momento che nelle diverse domande di procedura di valutazione d'impatto ambientale ai sensi dell'articolo 10 della legge regionale n. 10 del 1999, la stessa Gea Srl individua come comune di localizzazione il comune di Sant'Urbano (Padova) e come comuni interessati Vighizzolo d'Este (Padova), Piacenza d'Adige (Padova), Badia Polesine (Rovigo), Lendinara (Rovigo), Lusia (Rovigo);

   alla luce di quanto accaduto, sarebbe opportuna, ad avviso dell'interrogante, un'iniziativa del Governo volta a rivedere la disciplina vigente in modo da favorire la possibilità da parte di associazioni e comitati di tutelare in giudizio beni di rilevante interesse ambientale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per assicurare la più ampia facoltà di enti, associazioni e comitati, come quello citato in premessa, di agire in giudizio per la tutela di interessi collettivi in materia ambientale.
(3-02361)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha depositato l'interpellanza n. 2-01130 annunciata nella seduta n. 467 dell'11 marzo 2021, in cui svolgevano numerosi rilievi critici sulla gestione del conservatorio S. Cecilia di Roma, cui peraltro il Governo non ha mai risposto;

   rispondendo ad altro atto ispettivo, nella seduta dell'Assemblea della Camera dei deputati del 18 giugno 2021, il Governo – per il tramite del viceministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, onorevole Morelli, in sostituzione della Ministra Cristina Messa – ha qualificato la situazione del Conservatorio come connotata da numerose criticità, da disfunzioni gestionali e da disordine amministrativo, con compromissione del buon andamento dell'ente;

   si tratta di giudizi per l'interrogante assai pesanti, che hanno indotto il Ministero dell'università e della ricerca a chiedere un parere all'Avvocatura dello Stato, in ordine alla possibilità del commissariamento del Conservatorio, peraltro invocato ripetutamente in diverse sedi, anche dall'interrogante. Risulta, in particolare, che il Ministero competente abbia domandato all'Avvocatura dello Stato se il commissariamento possa considerarsi compreso implicitamente nei poteri di vigilanza, che pacificamente gli spettano. In sostanza, nella carenza (per vero, solo asserita) di una norma espressa, il Ministero ha domandato all'Avvocatura dello Stato se la dottrina dei cosiddetti poteri impliciti possa porsi a base del commissariamento, che il Ministero medesimo appare essersi risolto a disporre;

   ferma l'indipendenza dell'Avvocatura dello Stato e delle sue valutazioni anche in sede consultiva, risulta all'interrogante che la giurisprudenza amministrativa sia largamente consolidata nel senso della sussistenza dei poteri impliciti in capo agli organi vigilanti sui soggetti sottoposti a vigilanza (si vedano, per esempio, Consiglio destato, sezione VI, 20 marzo 2015, n. 1532; Consiglio, di Stato, sezione VI, 4 febbraio 2020, n. 879; Tar Puglia (BA), sezione I, 9 luglio 2009, n. 1803 e Tar Veneto (VE), sezione III, 16 ottobre 2013, n. 1183, oltre che Tar Lazio (RM), sezione III, 6 marzo 2003, n. 1778);

   nelle sentenze del Tar del Lazio e della Puglia, in particolare, si stabilisce che il commissariamento è ben possibile in casi di grave e comprovata mala gestio dell'ente vigilato. D'altronde, se mancasse il commissariamento quale potere, quantomeno implicito nei compiti di vigilanza, tutti gli atti espressione di poteri di regolazione e controllo degli enti vigilanti rimarrebbero privi di efficacia e deterrenza –:

   se sia stato espresso il parere richiesto dal Ministero dell'università e della ricerca all'Avvocatura dello Stato; in caso affermativo, quali ne siano i contenuti e quale orientamento sia maturato da parte del Governo.
(5-06318)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 marzo 2021, la Commissione, Europea emana la comunicazione COM(129)2021 e la proposta di regolamento COM(130)2021, per la disciplina del Digital Green Pass, ovvero un certificato da usare in modo facoltativo dai Paesi membri, interoperabile e di reciproco riconoscimento, per agevolare la revoca graduale delle restrizioni alla libera circolazione poste in essere dagli Stati membri, in conformità del diritto dell'Unione, per limitare la diffusione del Sars-CoV-2 in modo coordinato;

   la proposta COM(130)2021 diventa il regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021, pubblicato nella gazzetta ufficiale europea 211 del 15 giugno 2021;

   il Governo, durante l'iter di approvazione del regolamento, decide di intervenire approvando il decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, che disciplinava le Certificazioni verdi COVID-19, collegandolo al Digital Green Pass, alla lettera e) del comma 1 dell'articolo 9;

   il decreto-legge n. 52 del 2021 viene convertito con la legge n. 87 del 2021 del 17 giugno 2021, 2 giorni dopo la pubblicazione del regolamento (UE) 2021/953. Trattandosi di regolamento, questo entra di diritto nell'ordinamento italiano, rendendo obsoleta tutta la normativa che disciplina nel medesimo ambito, nelle parti assorbite dal regolamento stesso;

   all'articolo 9 comma 10, è previsto che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri venissero individuate le specifiche tecniche. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stato emanato il 17 giugno 2021;

   lo scopo del Digital Green Pass europeo è quello «di agevolare l'esercizio del diritto di libera circolazione durante la pandemia di COVID-19 da parte dei loro titolari», senza compromettere la stessa libertà di circolazione. Il regolamento non lo rende obbligatorio ai fini della libertà di circolazione sul territorio europeo; infatti, l'articolo 3, paragrafo 6, del regolamento prevede che: «Il possesso dei certificati di cui al paragrafo 1 non costituisce una condizione preliminare per l'esercizio del diritto di libera circolazione»;

   il Ministro della salute con ordinanza del 18 giugno 2021, ad avviso dell'interrogante, in contrasto con il suddetto articolo, dispone l'obbligatorietà della presentazione del certificato verde COVID-19, per tutti coloro che fanno ingresso nel Paese;

   inoltre, gli scopi di utilizzo del certificato verde introdotto dal decreto-legge n. 52 del 2021 elencati all'articolo 9, comma 10-bis, vanno oltre l'agevolazione degli spostamenti (Articolo 2 comma 1) prevedendo anche l'obbligo ad averlo per la permanenza di accompagnatori nelle sale di attesa (Articolo 2-bis comma 1), per consentire le uscite dei residenti delle Rsa (Art. 2-quater) e per far frequentare eventi, fiere e congressi, centri culturali, centri sociali e ricreativi, feste e cerimonie (Articolo 5 comma 4, Articolo 7, comma 2 e Articolo 8-bis, comma 2);

   a parere dell'interrogante, tali scopi sono palesemente discriminatori verso chi non possiede un certificato verde e sono discriminatori anche nei confronti di chi non possiede un particolare certificato, ovvero quello più semplice e meno ostacolante, che è quello comprovante l'avvenuta vaccinazione, in contrasto con la previsione del considerando 20 del regolamento europeo che afferma che: «Il rilascio di certificati a norma del presente regolamento non dovrebbe dar luogo a una discriminazione sulla base del possesso di una categoria specifica di certificato»;

   inoltre l'utilizzo previsto dalla normativa italiana è in contrasto anche con la previsione del considerando 36 del regolamento che, nella versione inglese ma non in quella italiana, riporta che è necessario prevenire la discriminazione diretta o indiretta nei confronti delle persone che hanno scelto di non farsi vaccinare –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per abrogare il decreto-legge n. 52 del 2021, nelle parti contrastanti con il regolamento europeo;

   se non si ritenga di revocare l'ordinanza del Ministro della salute di cui in premessa;

   di quali elementi disponga il Governo circa le ragioni della discrepanza tra il testo in italiano e quello in inglese del regolamento europeo di cui in premessa e comunque quali iniziative intenda assumere per garantire la libertà di scelta per chi non vuole vaccinarsi.
(4-09632)


   SODANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2021, dieci articoli della legge finanziaria regionale siciliana sono stati impugnati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri su proposta del Ministero per gli affari regionali e le autonomie a seguito dei rilievi dei Ministeri dell'economia e delle finanze, della salute e della pubblica amministrazione;

   tra questi, l'articolo 57 sulla «cannabis terapeutica», norma che consentiva l'avvio di progetti per la fornitura di cannabis terapeutica, mediante enti dell'assessorato all'agricoltura, come l'Esa, per sopperire alle richieste derivanti dal fabbisogno accertato dalle autorità sanitarie nazionali di produzione della Cannabis terapeutica;

   il 22 aprile 2021, invero, l'Assemblea regionale siciliana aveva approvato una mozione che impegnava la giunta regionale del presidente Musumeci a porre in essere tutte le iniziative utili, dinanzi alle autorità istituzionali competenti, volte a modificare la normativa sulla coltivazione in forma domestica e per uso personale della cannabis, per tutelare la salute e il diritto a condurre una vita dignitosa di tutti i cittadini italiani che quotidianamente convivono con la sofferenza e il dolore attualmente vissuti da Walter De Benedetto;

   nella mozione si chiedeva di escludere «dalla fattispecie di reato la coltura delle sostanze stupefacenti allorquando ne sia prevista l'assunzione per fini terapeutici a fronte dell'esistenza di patologie invalidanti e degenerative indicate nel decreto ministeriale» e tenuto conto dell'ufficiale e recente riconoscimento del valore terapeutico della cannabis da parte dell'Onu;

   la mozione aveva ridato speranza a migliaia di persone che utilizzano la cannabis terapeutica acquistata in farmacia con tanto di ricetta medica per alleviare diverse patologie, compreso il comitato «Comitato Pazienti Cannabis Medica», una nota associazione di pazienti, di cui è vicepresidente Santa Sarta che da anni si batte perché vi sia una produzione di cannabis terapeutica sufficiente per i pazienti; la mozione è stata accolta favorevolmente anche dall'associazione «Cannabis cura Sicilia»;

   a fine maggio 2021 è stato siglato un piano per il triennio 2021-2023 per la collaborazione nel campo della salute e delle scienze mediche tra la Repubblica di San Marino e il Ministero della salute italiano per l'avvio di un tavolo tecnico sulla collaborazione ai fini della coltivazione e produzione farmaceutica di medicinali di origine vegetale a base di cannabis;

   non si comprendono le ragioni per cui sia consentito coltivare la cannabis terapeutica fuori dai confini dello Stato italiano, mentre al suo interno se ne intralci così tanto la fattività –:

   per quali ragioni il Governo abbia preso una simile decisione e quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire l'avvio dei progetti per la fornitura di cannabis terapeutica e sopperire alle richieste derivanti dal fabbisogno accertato dalle autorità sanitarie nazionali di produzione.
(4-09634)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da articoli pubblicati sul sito «retekurdistan.it» si apprende che, nell'ambito della campagna internazionale «Difendiamo il Kurdistan contro l'occupazione turca», una delegazione composta da oltre 150 persone, tra cui giornalisti, sindacalisti, attivisti per la pace, ambientalisti e femministe provenienti da 14 Paesi europei differenti, si è recata nel Kurdistan iracheno (nord Iraq) per raccogliere impressioni dirette sulla situazione locale, adottare una posizione per favorire la fine della guerra e della distruzione, instaurare un dialogo con i parlamentari di tutti i partiti, visitare le organizzazioni non governative e contribuire al dialogo tra i diversi soggetti politici curdi;

   lo scopo del viaggio di questa delegazione era anche quello di ottenere maggiori informazioni circa le azioni militari, in corso da settimane, compiute dalla Turchia nella parte meridionale del Kurdistan e per richiamare l'attenzione su tali attacchi che all'interrogante appaiono illegali secondo il diritto internazionale;

   dal mese di aprile 2021 la Turchia ha avviato una nuova campagna militare ad ampio raggio nel Kurdistan meridionale, nelle regioni di Metina, Zap e Avashin;

   in queste regioni continuano i pesanti scontri tra l'esercito turco e le forze della guerriglia curda che si oppongono a tale invasione;

   queste operazioni militari hanno avuto gravissime conseguenze sui civili: stupro sistematico e riduzione in schiavitù delle donne, sfollamento di massa della grande parte della popolazione curda e di altre popolazioni civili;

   allo stesso tempo, la Turchia sta conducendo una guerra, con l'utilizzo di droni contro il campo profughi di Maxmur, compiendo anche in questo caso, a parere dell'interrogante, una grave violazione del diritto internazionale;

   il Governo regionale del Kurdistan ha impedito alla delegazione internazionale di entrare in contatto con i principali soggetti politici nel Kurdistan del sud;

   le organizzazioni con curvano stati programmati gli incontri sono state oggetto di intimidazioni e costrette a cancellare gli incontri; inoltre, una parte consistente della delegazione non è potuta giungere in Kurdistan; circa 50 persone provenienti da Germania, Francia, Slovenia, Spagna, Svezia, Finlandia, Svizzera, Italia ed altri Paesi sono state bloccate all'aeroporto di Erbil per essere espulse. Quattro italiani sono stati già rimpatriati contro la propria volontà e altri 3 italiani sono stati rimandati indietro dall'aeroporto di Istanbul in cui avevano fatto scalo;

   parallelamente all'iniziativa del Governo regionale del Kurdistan (Krg), anche la Germania avrebbe impedito a 27 membri della delegazione di partire dall'aeroporto di Düsseldorf e dopo essere stati sottoposti ad interrogatorio, ad alcuni partecipanti sarebbe stato vietato di recarsi in Iraq per un mese;

   a parere dell'interrogante occorre un intervento deciso delle autorità internazionali affinché la Turchia ponga fine a tale aggressione ai danni delle regioni curde e delle popolazioni locali e interrompa l'occupazione militare del Kurdistan iracheno, regione nella quale ha stabilito 47 basi militari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché i cittadini italiani rimpatriati contro la loro volontà e/o espulsi possano riunirsi arresto della delegazione che si è recata nel Kurdistan iracheno;

   quali iniziative di competenza intenda assumere presso ogni sede europea e internazionale e nei confronti dello stesso Governo turco affinché si giunga ad una soluzione pacifica e cessino immediatamente le azioni militari dell'esercito turco nella regione del Kurdistan iracheno.
(4-09625)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   i beni archivistici sono componente dello sterminato patrimonio culturale italiano meno evidente e nota al grande pubblico;

   l'archivio di Stato di Genova è a livello scientifico uno dei più importanti al mondo; Genova rappresenta, nel panorama del patrimonio storico-archivistico italiano, quello che Pompei rappresenta per quello archeologico o gli Uffizi per quello storico artistico;

   il fondo notarile che si conserva nell'Archivio di Stato di Genova è uno dei più estesi e antichi che esista. L'archivio del Banco di San Giorgio documenta le origini della finanza internazionale insieme a molti altri primati della documentazione genovese;

   all'interno della struttura operano 14 addetti contro i 27 previsti di cui due fragili ai sensi della normativa COVID-19, due prossimi alla pensione, uno in aspettativa. Le principali criticità riguardano l'assenza di un funzionario amministrativo che si ripercuote sulla gestione contrattuale e contabile dell'istituto, mentre il numero di addetti ad accoglienza e vigilanza (4 su 10 previsti) mette a rischio la tenuta del servizio al pubblico;

   la ormai insostenibile carenza di personale addetto alla sala di studio, come pure di personale amministrativo, continua a limitare orari di apertura e numero di unità di archivistiche consultabili nonostante gli sforzi degli archivisti e del personale in servizio;

   il danno che laureandi, dottorandi e archivisti liberi professionisti subiscono è già molto pesante; se non si porrà un argine sarà sempre più probabile la chiusura al pubblico dell'Archivio di Stato di Genova, arrecando un danno irreversibile alla cultura nazionale e internazionale –:

   quali iniziative intenda il Governo assumere in relazione alla problematica descritta, per fronteggiare la carenza di personale non più sostenibile in una struttura che custodisce alcune tra le più importanti testimonianze storiche e culturali visto che l'Archivio di Stato di Genova non risulta un archivio grande, ma è considerato dalla comunità scientifica nazionale e internazionale un grande archivio.
(4-09629)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   è crescente la polemica sulla difficoltà dei contribuenti a riportare, nella dichiarazione dei redditi per il 2020, i sostegni e i crediti d'imposta ricevuti per affrontare la pandemia da COVID-19;

   nel rispondere ad interrogazioni in proposito, il 23 giugno 2021, il Ministero dell'economia e delle finanze ha precisato che l'indicazione degli importi dei contributi a fondo perduto nelle dichiarazioni dei redditi dei beneficiari, con appositi codici illustrati nelle istruzioni per la compilazione, è finalizzata a garantire la non concorrenza alla determinazione del reddito dei predetti contributi;

   quanto al prospetto degli aiuti di Stato, contenuto nel quadro RS delle dichiarazioni dei redditi, le informazioni richieste – secondo il Ministero dell'economia e delle finanze «sono necessarie all'iscrizione nel Registro nazionale degli aiuti di Stato (RIMA) – e non sono tutte nella disponibilità dell'Agenzia, perché le definizioni previste dalle norme comunitarie in materia di aiuti di Stato non coincidono con quelle nazionali»;

   i contributi in esame sono stati qualificati aiuti fiscali automatici da registrare a posteriori nel Registro nazionale degli Aiuti di Stato (Rna) ai sensi dell'articolo 10 del decreto ministeriale 31 maggio 2017, n. 115 (regolamento istitutivo del Registro nazionale degli aiuti di Stato). Nel quale si prevede che tali aiuti «si intendono concessi e sono registrati nel Registro nazionale aiuti, ai fini del presente decreto, nell'esercizio finanziario successivo a quello di presentazione della dichiarazione fiscale nella quale sono dichiarati». Pertanto, proprio in virtù della qualificazione dei contributi in parola quali aiuti di Stato ex articolo 10, si è reso necessario prevederne l'evidenziazione nelle dichiarazioni fiscali;

   la mancata indicazione dell'importo dei contributi percepiti, non arreca alcun pregiudizio all'esercizio delle azioni di controllo dell'Agenzia delle entrate perché non incide sulla determinazione della base imponibile e quindi non ha alcuna conseguenza fiscale per i beneficiari degli stessi (neppure di tipo sanzionatorio). Tuttavia, la mancata registrazione degli aiuti implica le conseguenze previste dall'articolo 17 del citato regolamento, il quale prevede che «l'inadempimento degli obblighi di registrazione previsti dal presente regolamento... determina l'illegittimità della fruizione dell'aiuto individuale»;

   come riportato da organi di stampa «sono ben 45 gli aiuti di Stato ai quali sono stati attribuiti i relativi codici numerici con abbinato il riferimento della norma che li ha singolarmente istituiti»;

   il comma 125-bis dell'articolo 1 della legge n. 124 del 2017 dispone che i soggetti che esercitino attività commerciale di cui all'articolo 2195 c.c. debbano pubblicare nella nota integrativa del bilancio d'esercizio gli stessi importi dei contributi o aiuti, agli stessi erogati dalle pubbliche amministrazioni e impongono a tutte le altre imprese di assolvere a tale obbligo procedendo ad una pubblicazione entro il 30 giugno di ogni anno sui propri siti o sui portali digitali delle associazioni di categoria;

   la mancata indicazione nella nota integrativa o pubblicità sul sito internet o su quello delle associazioni di categoria, entro il 30 giugno dell'anno successivo, per i soggetti che non redigono il bilancio o non sono tenuti alla predisposizione della nota integrativa, espone ad una sanzione amministrativa pari all'1 per cento degli importi ricevuti con un minimo di euro 2.000, nonché alla sanzione accessoria dell'adempimento degli obblighi di pubblicazione e, decorsi 90 giorni dalla contestazione, se il trasgressore non avrà dato seguito agli obblighi di pubblicazione, si applicherà la sanzione della restituzione integrale del beneficio ai soggetti eroganti;

   le istruzioni per la compilazione del quadro RS destano perplessità in quanto complesse e, a giudizio dei tecnici di settore, in taluni casi fuorvianti. Oltre a richiedere informazioni già in possesso dell'amministrazione, che non potrebbero essere richieste ai sensi dell'articolo 6, comma 4 della legge n. 212 del 2000, in materia di statuto del contribuente;

   l'alto numero degli interventi e di singole tipologie di agevolazioni determina un quadro assolutamente complesso con obblighi e impegni operativi eccessivamente gravosi, oltre che non dovuti;

   nonostante la stampa specializzata e le categorie professionali abbiano portato all'attenzione delle istituzioni e della pubblica opinione la situazione creatasi e nonostante l'avvicinarsi della scadenza del 30 giugno, non si rilevano interventi da parte di autorità competenti per la proroga di tali adempimenti –:

   quali iniziative si intendano adottare in merito alla questione esposta in premessa e in particolare se non ritenga opportuno adottare iniziative normative per:

    a) posticipare la data di pubblicazione dei dati relativi ai citati aiuti di Stato;

    b) semplificare gli adempimenti.
(2-01264) «Cattaneo, Giacometto, Porchietto».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, nei primi mesi dell'anno 2020, sono state messe in campo risorse senza precedenti per affrontare la dura crisi economica prodotta dalla pandemia;

   in particolare, con i decreti «Cura Italia», «Liquidità», «Rilancio» e «Agosto» sono stati adottati interventi di vasta portata su sanità, lavoro, liquidità, fisco, famiglie e imprese; un'azione che è proseguita con i successivi provvedimenti «Ristori», destinati alle categorie più colpite dalle restrizioni e da ultimo con i due decreti «Sostegni» nel 2021;

   per assicurarne la tenuta nel periodo dell'emergenza e favorirne il rilancio nel momento della ripresa sono stati previsti interventi straordinari a sostegno dei lavoratori, delle imprese e dei professionisti, attraverso indennizzi e contributi a fondo perduto;

   i contributi sono stati erogati dall'Agenzia delle entrate attraverso procedure telematiche automatizzate, dal momento della presentazione dell'istanza al momento dell'erogazione sul conto corrente, che hanno permesso una consistente riduzione dei tempi e una semplificazione delle procedure;

   da ultimo il decreto-legge n. 73 del 2021, cosiddetto decreto «Sostegni-bis» ha previsto per tutti i titolari di partita Iva al 26 maggio 2021, il pagamento, a partire dal 16 giugno 2021 dei contributi automatici senza necessità di presentare un'ulteriore istanza, alle imprese e ai professionisti che hanno richiesto entro lo scorso 28 maggio ed ottenuto il contributo del primo «decreto Sostegni» (decreto-legge n. 41 del 2021); successivamente è prevista l'erogazione del contributo a fondo perduto alternativo le cui domande per il riconoscimento potranno essere inoltrate dal 23 giugno, con i primi pagamenti ai primi di luglio e, infine, è previsto un contributo perequativo, per i successivi mesi –:

   quale sia l'entità dei contributi a fondo perduto, con indicazione dei tempi per l'accredito in conto corrente, erogati automaticamente nel 2021 dall'Agenzia delle entrate a seguito dell'emanazione dei due decreti «Sostegni», suddivisi per dimensione aziendale, settore economico e regione di domicilio fiscale di appartenenza delle imprese che ne hanno fatto richiesta, nonché l'ammontare dell'erogazione complessiva dall'anno 2020 a oggi, in relazione ai settori economici di appartenenza.
(5-06315)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   entro il prossimo 30 giugno 2021 andrà presentata ai comuni la dichiarazione Imu relativamente a determinate situazioni in cui il possesso degli immobili ha avuto inizio o sono intervenute variazioni rilevanti ai fini della determinazione dell'imposta nel corso dell'anno 2020 (quali, per esempio, i casi di esenzione dal pagamento dell'Imu a causa dell'emergenza da COVID-19). Tale dichiarazione ha effetto anche per gli anni successivi, sempre che non si verifichino modificazioni dei dati e degli elementi dichiarati cui consegua un diverso ammontare dell'imposta dovuta;

   non è stata fatta chiarezza sull'esistenza – o meno – dell'obbligo di presentazione della dichiarazione per gli immobili per i quali è stato stipulato un contratto di comodato a favore di un familiare e per le abitazioni locate a canone concordato di cui alla legge n. 431 del 1998, casi in cui è consentito al possessore di pagare rispettivamente il 50 per cento o il 75 per cento dell'imposta annua;

   il decreto-legge n. 34 del 2019 (cosiddetto decreto «Crescita») aveva previsto, per entrambe le fattispecie anzidette, l'esonero dall'obbligo di presentazione della dichiarazione Imu. Successivamente, però, la normativa vigente è stata sostituita dalla nuova disciplina Imu, che non ha recepito le semplificazioni anzidette (valevoli, quindi, solo per le situazioni sorte nel corso del 2019), limitandosi a rimandare a un apposito decreto del Ministero dell'economia e delle finanze il compito di disciplinare, tra l'altro, i casi in cui deve essere presentata la dichiarazione Imu –:

   se il Ministro interrogato intenda provvedere, con l'urgenza che il caso conclama, all'emanazione del decreto anzidetto.
(4-09621)


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 10 marzo 2021 la Leonardo – BU Automation, nel corso di un incontro con le Rsu e le organizzazioni sindacali interne, ha confermato di aver avviato un percorso di ricerca di un partner industriale per la Business Unit, azienda che impiega circa 400 dipendenti a Genova e circa 60 tra Roma e Fiumicino;

   l'annuncio ha creato allarme e comprensibili preoccupazioni tra i lavoratori, considerato il momento di difficoltà che attraversano le aziende del settore, considerati anche gli effetti della pandemia sul traffico dei bagagli aeroportuali, parzialmente compensati dall'esplosione del E-Commerce;

   la decisione di vendere la società sembra inoltre enfatizzare alcuni aspetti di crisi congiunturale e provvisoria determinata dal Covid-19, ignorando totalmente i riconoscimenti che, anche di recente, hanno testimoniato la qualità del servizio reso dalla società, in particolare il premio Best Airport conseguito dall'aeroporto di Fiumicino per quattro anni consecutivi, dal 2017 al 2020, anche per l'efficienza del servizio bagagli, oggetto di una specifica valutazione;

   anche le prospettive che si sono aperte sul mercato spagnolo, con l'acquisizione di 70 milioni di euro per impianti da installare negli aeroporti sembra confermare tutte le potenzialità della BU Automation nel medio periodo;

   in assenza di credibili assicurazioni sul mantenimento dell'attuale livello occupazionale e di adeguati piani aziendali, in grado di guardare oltre l'emergenza pandemica e di proiettare l'azienda in una solida prospettiva di crescita a medio termine, è naturale che si moltiplichino indiscrezioni su una possibile ristrutturazione, con conseguenti tagli di personale, su cui si starebbe lavorando per favorirne la cessione;

   più in generale, al di là di alcune dichiarazioni sulla stampa, non è chiaro come il dottor Profumo, amministratore delegato di Leonardo, concili la consapevolezza delle grandi prospettive del mercato della logistica per il futuro del gruppo con la cessione della società di punta nel settore, alla luce delle considerazioni sopra richiamate;

   il Ministro Giorgetti, rispondendo alla Camera all'interrogazione a risposta immediata n. 3-02241, nel mese di maggio 2021, ha confermato che «Leonardo ha riferito di aver avviato un percorso per individuare un interlocutore capace di valorizzarne le competenze e favorirne lo sviluppo»;

   ad oggi, ancora nulla è emerso riguardo l'identità di questo interlocutore e sugli assetti societari che dovrebbero derivare da un'eventuale nuova partnership;

   in questa situazione di incertezza, permangono legittimi dubbi sulle garanzie relative ai futuri livelli occupazionali –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda assumere, nella sua qualità di azionista pubblico di Leonardo, per evitare una cessione, francamente inspiegabile, e per tutelare i livelli occupazionali nella BU Automation.
(4-09627)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 3 ottobre 2020, dopo la nottata di maltempo straordinario che si è abbattuta sul Piemonte e, in particolare, nelle province di Cuneo, Biella, Vercelli, Novara e Verbania, alle ore 13,40, crollava il ponte di Romagnano Sesia;

   l'infrastruttura collegava le 3 province del nord Piemonte, con un traffico superiore ai 20 mila passaggi al giorno e solo per un puro caso non ci sono state vittime;

   il crollo del ponte è stato il simbolo plastico del dramma dell'alluvione piemontese dell'ottobre 2020;

   solo grazie all'intervento urgente della provincia di Novara, competente pro tempore sul tratto stradale, si è intervenuti per il ripristino e la messa in sicurezza dell'alveo del fiume per evitare nuovi rischi anche per la popolazione;

   solo dietro la continua sollecitazione dal territorio, Anas e Ministero sono arrivati al perfezionamento delle documentazioni necessarie per la costruzione e la progettazione esecutiva dell'opera in tempi molto rapidi;

   a fine marzo 2021 sono partiti i lavori che si comporranno di due momenti distinti, ossia la realizzazione del ponte provvisorio, i cui tempi previsti e comunicati da Anas dovevano essere di 140 giorni, e la realizzazione del ponte definitivo per il quale ci vorranno quasi tre anni;

   i lavori per il ponte provvisorio si sono completamente bloccati per quasi tre mesi e che già dal mese di maggio regione, sindaci del territorio, le due province di Vercelli e Novara e Confindustria Novara-Vercelli-Valsesia denunciavano come non vi fossero tangibili progressi e l'area fosse rimasta desolatamente abbandonata da ogni attività e solo cintata con le reti da cantiere;

   anche il Codacons è intervenuto sul caso del ponte di Romagnano, evidenziando il danno enorme per il territorio piemontese per ogni giorno di ritardo e presentando un esposto alla Corte dei conti per fare chiarezza sulla vicenda e affinché si accertino eventuali responsabilità;

   dietro le tante sollecitazioni delle autonomie locali e dei cittadini, nella seconda metà del mese di giugno 2021 sono finalmente ripresi i lavori di realizzazione del ponte provvisorio e Anas, in un comunicato del 18 giugno, dichiarava che era pervenuto il collaudo del Genio militare in esito alla bonifica di ordigni bellici sulla sponda di Romagnano e le squadre dell'impresa esecutrice CO.GE. FA s.p.a. hanno potuto riavviare gli interventi di movimento terra, quelli di deviazione temporanea del percorso del fiume per consentire l'avanzamento della bonifica bellica sulla sponda di Gattinara e quelli di realizzazione delle opere di fondazione della spalla e della pila lato Romagnano su cui poggerà ponte provvisorio;

   nel medesimo comunicato, Anas ammette che le criticità emerse prima di Pasqua hanno determinato la necessità di rimodulare il cronoprogramma dei lavori e che il completamento dei lavori del ponte provvisorio è «fissato per il mese di ottobre» e che «saranno studiate con l'impresa esecutrice modalità di cantiere per contrarre le attività»;

   occorre porre rimedio con assoluta urgenza al ritardo accumulato e intervenire sulle nuove tempistiche, assolutamente inaccettabili –:

   cosa intenda fare il Governo per recuperare il tempo perso e quali iniziative intenda assumere per contrarre le nuove tempistiche del piano.
(3-02359)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nella tarda mattinata del 22 giugno 2021 è stato chiuso il tratto di A1 tra Fiorenzuola d'Arda e Piacenza Sud, in entrambe le direzioni, a seguito di un incidente, all'altezza del chilometro 66+700, che ha coinvolto un'autocisterna, un tir e un'autovettura. Secondo una prima ricostruzione, un camion ha tamponato violentemente la cisterna ferma in coda insieme ad altri veicoli; in seguito all'urto i due mezzi si sono incendiati, provocando la morte degli autisti dei due mezzi pesanti;

   all'incirca alle 9.30 del 23 giugno 2021, a seguito di un tamponamento avvenuto al chilometro 68 in direzione nord tra Fiorenzuola d'Arda e Piacenza, all'altezza di Cadeo, ha perso la vita un camionista. Detto luttuoso incidente è avvenuto – dunque – a poche ore dalla riapertura del tratto autostradale in questione, dopo i lavori di ripristino e messa in sicurezza dell'asfalto in seguito al maxi incendio del giorno precedente;

   il tratto di autostrada in questione è sede di diversi incidenti tant'è che da più parti viene chiesta l'adozione di iniziative sia infrastrutturali sia volte ad elevare gli standard di sicurezza (introduzione dell'obbligo della cosiddetta frenata assistita sugli autoarticolati);

   giusto lo schema di convenzione sottoscritto il 12 ottobre 2007 tra Aspi (Autostrade per l'Italia) e il concedente Anas (ora: Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili), il concessionario ha sviluppato la progettazione preliminare degli interventi di potenziamento di alcune tratte autostradali, tra cui l'ampliamento alla quarta corsia dell'A1 tra Modena nord e Piacenza sud. Il concedente, approvati i progetti il 3 febbraio 2011, ha successivamente richiesto ad Aspi di sviluppare anche la progettazione definitiva e lo studio di impatto ambientale;

   l'Anas – tuttavia – ha stabilito un ordine di priorità per la realizzazione degli interventi in relazione a valutazioni sull'efficacia trasportistica e sulla fattibilità tecnica: la tratta A1 Modena nord-Piacenza sud non è stata inserita nel primo gruppo di priorità, su cui invece Aspi ha iniziato a sviluppare i progetti definitivi e gli studi di impatto ambientale;

   dalle analisi richieste dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ad Aspi, sarebbe emerso che il tratto dell'A1 in questione presenterebbe livelli di servizio – allo stato attuale – adeguati;

   nei fatti, il tratto dell'autostrada A1 compreso tra Piacenza sud e lo svincolo in direzione dell'A15 (Parma-La Spezia) registra un carico di traffico quotidiano oramai al limite della sopportabilità, attestato anche dall'elevato numero di incidenti stradali che si registrano sullo stesso, con ripetute e oramai quotidiane situazioni di gravissimo disagio per gli utenti –:

   se risulti essere stata avviata quanto meno la progettazione definitiva per la realizzazione della quarta corsia nel tratto autostradale Modena Nord-Piacenza sud (A1 Milano-Napoli) o, in sub ordine, quanto meno nel tratto tra Piacenza Sud e lo svincolo dell'A15;

   quale sia l'orientamento del Governo in ordine all'introduzione dell'obbligo del sistema cosiddetto di «frenata assistita» (brake assistant system) per i grandi mezzi di trasporto.
(5-06316)


   GRIPPA, VILLANI e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è opportuno incrementare i collegamenti della rete ferroviaria nazionale con porti, interporti, terminali e piattaforme logistiche e sviluppare servizi intermodali funzionali e affidabili, che generino un beneficio strutturale per il sistema logistico del Paese;

   lo sviluppo regionale dei prossimi anni non può prescindere dalla connessione di ultimo miglio del porto di Ancona, inserito nel corridoio europeo Scandinavo-Mediterraneo e, dal 2021, anche in quello Baltico-Adriatico. Si ricorda che, per tale intervento, il progetto di fattibilità tecnico-economica è stato approvato a giugno 2020 ed è in fase di avvio la «progettazione definitiva»;

   le opere portuali strategiche per lo sviluppo infrastrutturale regionale non sembrerebbero menzionate nell'ambito del «Piano nazionale di ripresa e resilienza. Next Generation Italia», mentre, a parere dell'interrogante, sarebbero da intendere come prioritari in tema di infrastrutture e trasporti in quanto da ritenersi come interventi di carattere infrastrutturale – ampliamento, incremento della capacità, intermodalità – dei porti dell'intero territorio nazionale ovvero di quelli dei porti di competenza dell'Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centrale;

   rispetto alla mission dedicata alle infrastrutture e all'intermodalità, l'attuale Pnrr non presenta, secondo l'interrogante, novità significative rispetto agli aspetti particolarmente rilevanti già definiti nel Piano elaborato dal precedente Governo Conte. Un dato che in realtà non sorprende visto che il bacino di interventi infrastrutturali sufficientemente maturi da essere realizzati entro il 2026 non è certo infinito;

   investire in tali opere non può essere considerato un costo, ma il modo per rendere stabili nel tempo i risultati raggiunti. Il last mile è uno dei punti più critici della Supply Chain reso ancora più complesso dall'ascesa dell'e-Commerce. La complessità delle catene di approvvigionamento e il dinamismo dell'ecosistema logistico di oggi impongono alle aziende una gestione dell'ultimo miglio competitiva ed efficace –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di promuovere una visione unitaria rispetto agli interventi esposti in premessa, anche in riferimento alle fonti di investimento, e per far fronte alla necessità di reperire risorse a causa dell'aumento dei costi delle opere ed ai contenziosi in fase di aggiudicazione ed esecuzione dei lavori;

   in che modo ritenga superabili i rapporti conflittuali con gli enti territoriali oggi caratterizzati da confronti che non raggiungono positive definizioni di progettazioni «ultimo miglio» e che di fatto lasciano scoperti nodi cruciali per lo sviluppo delle economie di molti ambiti produttivi nazionali.
(5-06321)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LAPIA, FRAILIS, DEIDDA, MURA, CORDA, DE MARTINI, VALLASCAS e PITTALIS. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   dopo mesi di incertezze, proroghe dell'ultim'ora, corse saltate senza alcun preavviso e bandi andati deserti, la compagnia Tirrenia ha comunicato che dal 1° luglio 2021 non sarà più possibile, nella tratta da Civitavecchia e Genova, sbarcare nel porto di Arbatax;

   la notizia ha suscitato notevole preoccupazione per un territorio che conta sull'imminente stagione turistica per risollevare le proprie sorti dopo un periodo drammatico di chiusure e restrizioni;

   l'Ogliastra, che tanto ha da offrire a turisti e visitatori, sconta una pluridecennale carenza nel sistema viario e del trasporto pubblico, che – in qualche misura – i collegamenti da e verso il porto di Arbatax riuscivano a colmare;

   è palese la limitazione della mobilità subita dalla popolazione ivi residente, con gravi ripercussioni sulla vita quotidiana dei cittadini dell'Ogliastra e sulle attività economiche;

   i disagi descritti consentono di constatare quanto risiedere in un simile territorio dell'isola, distante due ore da Cagliari e altrettante da Olbia, diventi altamente discriminatorio rispetto a tutte le altre parti d'Italia;

   il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha, da poco tempo, varato una soluzione «ponte» per assicurare il collegamento Cagliari-Arbatax-Civitavecchia per i prossimi sei mesi, dal 1° luglio al 31 dicembre 2021, nelle more dell'espletamento di un nuovo bando, scongiurando così la drammatica ipotesi della disoccupazione per i tanti cittadini che lavorano nel comparto turistico;

   tale soluzione, tuttavia, non appare percorribile, in quanto non vi è disponibilità da parte degli armatori, tanto che l'ultimo bando è ancora una volta andato deserto, esattamente come i precedenti;

   anche qualora vi fossero novità sulla soluzione «ponte» – che, ad oggi, non esistono – resterebbe appunto temporanea e permarrebbero i rischi di rivivere gli stessi disagi a partire dal gennaio 2022;

   il consigliere regionale onorevole Salvatore Corrias, ha comunicato per iscritto, il 24 maggio 2021 – al Ministro interrogato le preoccupazioni per lo scenario incerto;

   si tratta di una comunicazione che ha in parte riprodotto il contenuto di una missiva di qualche mese precedente, indirizzata all'allora titolare del dicastero, onorevole Paola De Micheli –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Ministro interrogato al fine di adoperarsi perché venga individuato, con soluzione definitiva, un percorso certo e idoneo ad assicurare senza scadenze e a tutta la popolazione sarda, le stesse opportunità e gli stessi diritti alla mobilità di tutti i cittadini italiani.
(4-09635)


   LICATINI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sei anni fa, il 10 aprile 2015, una frana ha distrutto un tratto di circa 250 metri della strada provinciale 24 Caltavuturo-Scillato, distante quasi 8 chilometri dal comune di Caltavuturo, e ha investito le pile del viadotto Imera sull'autostrada A19 Palermo-Catania;

   il fenomeno franoso, in realtà, aveva avuto origine già agli inizi del mese di marzo 2015, per poi aggravarsi ulteriormente fino a provocare i suddetti danneggiamenti e la conseguente compromissione della viabilità provinciale nel mese di aprile;

   in alternativa a tale percorso, nel mese di luglio dello stesso anno, la regia trazzera di contrada Prestanfuso è stata convertita in bretella di collegamento tra l'autostrada A19 e il versante opposto, grazie al contributo economico e alle risorse messe a disposizione dal Movimento 5 Stelle;

   anche questa strada, a causa del frequente utilizzo e dei fenomeni meteorici intensi, richiede interventi di manutenzione che garantiscano sicurezza ai cittadini;

   il ritardo dei lavori per la strada provinciale 24 e la superficialità rivolta alla manutenzione della trazzera, che finora ha rappresentato l'unica via percorribile, non fa che confermare ai cittadini la farraginosità delle procedure burocratiche e la scarsa, se non inesistente attenzione alle infrastrutture di viabilità siciliane;

   infatti, la trazzera Prestanfuso è un'arteria stradale di primaria importanza, soprattutto per i cittadini di Caltavuturo e di Sclafani Bagni, oltre che per tutti coloro che vogliono o devono raggiungere questo territorio;

   inoltre, a maggio 2021 è stata pubblicata la gara d'appalto per i lavori di ricostruzione di un tratto della strada provinciale 24 Caltavuturo-Scillato dal dipartimento della protezione civile della Regione Siciliana, competente per commissariamento su tale strada, e il termine per presentare le offerte risale al 9 giugno 2021; si ribadisce che sono trascorsi ben sei anni dalla frana che ha interessato quest'area e, contrariamente a quanto previsto, la procedura non si è dimostrata affatto spedita e puntuale;

   in Sicilia, oltre alle problematiche legate alle strade, si riscontrano ulteriori criticità riguardanti gallerie, ponti, viadotti, cavalcavia e 17.530 chilometri di ferrovie statali e regionali: purtroppo, si conoscono in maniera esaustiva soltanto le condizioni di meno del 10 per cento di queste opere;

   è opportuno effettuare una valutazione dei rischi e delle condizioni di sicurezza di ogni infrastruttura e della rete stradale sia regionale sia statale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale problematica e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire, nel più breve tempo possibile, la piena funzionalità e la sicurezza delle richiamate infrastrutture in Sicilia, con particolare riferimento a quelle stradali.
(4-09638)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   purtroppo una serie di furti sta colpendo la provincia di Como, in particolare la zona dell'erbese, dove hanno avuto notevole risalto mediatico e aumentato nella popolazione il senso di preoccupazione e insicurezza le recenti rapine con scasso ai danni di due storiche associazioni, avvenute a poche ore di distanza tra loro come riportato da numerosi organi di stampa locali, sia cartacei che online;

   visto in particolare quanto avvenuto nella notte tra venerdì 11 e sabato 12 giugno 2021 a Erba (Como), quando è stata sradicata dal muro la cassaforte dell'associazione «Noivoiloro» che si occupa di giovani, assistenza ai disabili e famiglie in difficoltà, devastando gli uffici e causando un danno economico di alcune migliaia di euro a cui si somma il contenuto della cassaforte, stimato in circa 4.000 euro frutto delle raccolte fondi delle ultime settimane;

   va rilevato, inoltre, che nella medesima notte è avvenuto un episodio analogo nel vicino comune di Ponte Lambro (Como), dove, nella sede dell'associazione sportiva Pontelambrese, e nel contiguo bar sono state sottratte attrezzature elettroniche e sportive, oltre a un furgone, mettendo a soqquadro gli uffici e che anche in questo caso il danno è stimabile in diverse migliaia di euro;

   va stigmatizzato il fatto che, ad essere colpite, in questi due episodi specifici, oltre a un esercizio commerciale, siano state due associazioni che si occupano di volontariato e di sport, che da anni danno un fondamentale contributo alle famiglie del territorio, ma senza dimenticare le centinaia di furti in appartamento che ogni anno colpiscono la provincia di Como, in particolare nel periodo estivo;

   nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 giugno 2021 sono stati scassinati due box a Rovellasca (Como), da ognuno dei quali sono state sottratte due biciclette; nella serata di venerdì 18 giugno 2021 a Merone (Como) un appartamento è stato visitato dai ladri, e giovedì 22 nello stesso comune una mamma, mentre stava mettendo a letto il figlio, si è trovata faccia a faccia con un ladro; inoltre, nei giorni scorsi, sono stati messi a segno altri due furti negli appartamenti di una palazzina di Cantù (Como), solo per citare gli episodi dei quali ha dato conto la stampa locale;

   sull'argomento sono state già presentate le interrogazioni n. 4-07518 del 17 novembre 2020, n. 4-06344 del 15 luglio 2020, n. 4-08803 del 6 aprile 2021 e n. 4-07418 del 6 novembre 2020 e altri atti di sindacato ispettivo che riguardano Erba e la provincia di Como, in attesa di risposta –:

   se i Ministri interrogati intendano valutare l'ipotesi di adottare iniziative per incrementare la dotazione di mezzi e uomini a disposizione delle forze dell'ordine sul territorio comasco, in particolare nella zona dell'erbese, adeguandola alle situazioni che periodicamente si manifestano, coinvolgendo se necessario anche i militari dell'operazione «strade sicure» dell'Esercito Italiano, presenza fondamentale per contenere e fermare questi pericolosi e incresciosi episodi e che devono essere impiegati anche in provincia e non solo nel capoluogo.
(3-02362)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE, RAMPELLI, BUTTI e DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è recentemente emerso nel dibattito pubblico lo stato di insicurezza della stazione Termini di Roma e del vicino Rione Esquilino;

   sabato scorso gli agenti della PolFer hanno bloccato un immigrato ghanese che, in evidente stato di alterazione, brandiva un coltello in Via Marsala, una delle uscite della stazione Termini, minacciando i passanti;

   compiendo il proprio dovere, uno dei poliziotti ha neutralizzato la minaccia del ghanese colpendolo in un punto non vitale, così da poterlo immobilizzare;

   colpevolizzare il poliziotto, che ha compiuto solo il proprio dovere seguendo il protocollo di ingaggio, appare, quindi all'interrogante inopportuno;

   lo stato di insicurezza e degrado dei portici e delle vie limitrofe alla stazione Termini è noto e visibile quotidianamente, con numerosi senzatetto, spesso soggetti a problemi psichici, e un altissimo tasso di microcriminalità;

   a quanto consta all'interrogante i comitati di quartiere avrebbero richiesto, in un incontro con il prefetto di Roma, un piano per la sicurezza per la stazione Termini e il rione Esquilino dopo, in particolare, le notizie relative ai tentativi di stupro e aggressioni avvenute –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza dei cittadini e il contrasto al degrado alla stazione Termini e nel Rione Esquilino, anche adottando un piano per la sicurezza per l'area, così come richiamato in premessa.
(5-06323)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il superamento dell'emergenza e la concomitante riapertura della stagione estiva, gli aeroporti tornano ancora una volta ad essere gli snodi fondamentali per gli spostamenti delle merci e delle persone;

   all'aeroporto di Lampedusa vengono effettuati numerosi e regolari voli extra-Schengen, tra cui quelli da e per la Francia, il Marocco, l'Olanda, Malta e la Grecia;

   la particolare posizione geografica dell'isola la porta a venire individuata da migranti e scafisti quale più agevole punto d'ingresso nel nostro continente;

   all'interno dell'aeroporto internazionale è già previsto un efficiente distaccamento dei carabinieri, che per quanto sopra riportato sarebbe però opportuno integrare con le specifiche professionalità di un ufficio della polizia di frontiera: il peculiare addestramento degli agenti e la loro capacità di muoversi e di conoscere i sistemi di scambio di dati tra le polizie di frontiera europee sono essenziali per consentire il tracciamento e la prevenzione di attività criminali transfrontaliere e per l'identificazione di eventuali criminali stranieri; tali specifiche conoscenze, professionalità e strumentazioni costituirebbero un ausilio importante per gli agenti impegnati a garantire la sicurezza del traffico internazionale a Lampedusa;

   la particolare posizione geografica dell'isola la porta a venire individuata da migranti e scafisti quale più agevole punto d'ingresso nel nostro continente –:

   se il Ministro interrogato intenda considerare l'ipotesi di adottare iniziative per dotare l'aeroporto di Lampedusa anche di un ufficio di polizia di frontiera.
(4-09622)


   COLLA e TOCCALINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 15 maggio 2021, in via Breda, a Sesto San Giovanni, passate le 22 gli agenti della polizia locale di Sesto San Giovanni sono stati attivati per sedare una lite tra un uomo e una donna;

   come riportato dalla stampa, alla vista dei poliziotti, l'uomo, uno straniero visibilmente ubriaco, ha spaccato una bottiglia di vetro in terra rifiutandosi di fornire i documenti. In supporto è arrivato anche il cognato, connazionale, anche lui visibilmente ubriaco;

   entrambi gli uomini sono stati fermati e fatti salire a bordo di due pattuglie per essere portati in Comando per i controlli di routine e le verifiche del caso, anche perché oltre a essere ubriachi, erano anche in violazione del coprifuoco;

   è stato proprio a bordo del mezzo della polizia locale che è scattata la violenta aggressione. Uno dei due uomini, il 38enne, infatti, ha aggredito l'agente che si trovava seduto al suo fianco per scortarlo in comando. Lo ha prima colpito con un pugno alla testa, quindi gli ha bloccato il polso provocandogli una distorsione. Il collega alla guida della vettura ha subito accostato ed è sceso per dare manforte all'aggredito. Anche la seconda pattuglia non è rimasta inerme, permettendo di fermare l'aggressore che è stato quindi ammanettato. Dovrà ora rispondere di resistenza e violenza a pubblico ufficiale;

   si apprende altresì dalla stampa che l'uomo sia irregolare e con diversi precedenti penali;

   quanto accaduto a Sesto San Giovanni è di assoluta gravità, ma ancor più grave è il fatto che l'immigrato, nonostante i suoi precedenti penali, anziché essere già stato rimpatriato fosse libero di circolare e di delinquere –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, per assicurare l'immediata espulsione e l'effettivo rimpatrio dell'immigrato irregolare autore della violenza avvenuta a Sesto San Giovanni ai danni delle nostre forze dell'ordine.
(4-09628)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 28 giugno 2021 il sindacato Siulp ha lanciato una raccolta firme nella regione Piemonte per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sul tema della sicurezza degli operatori delle forze di polizia nei contesti operativi;

   la richiesta di maggiori tutele per le forze dell'ordine avviene a seguito dell'iscrizione nel registro degli indagati dell'agente della polizia ferroviaria che, sabato 19 giugno 2021, ha aperto il fuoco per colpire a una gamba un cittadino ghanese di 44 anni che minacciava e attaccava poliziotti e passanti, brandendo un lungo coltello davanti alla stazione Termini di Roma;

   l'agente è accusato di eccesso colposo nell'uso legittimo di armi. Gli inquirenti hanno parlato di atto dovuto;

   il ghanese è irregolare sul territorio italiano ed è tristemente noto alle forze dell'ordine per i numerosi precedenti. Ha devastato più chiese nel centro di Roma, preso di mira ogni simbolo religioso, tentato di entrare con la forza in piazza San Pietro, assalito perfino un centro islamico ferendo l'imam che era lì a pregare;

   il ghanese risulta essere radicalizzato e quando è stato in carcere, da cui è rapidamente sempre uscito, ha cercato di indottrinare altri in cella con lui, inneggiando alla Jihad;

   il Siulp, con la sua raccolta firme, intende chiedere regole d'ingaggio chiare, uniformi e precise affinché vengano disciplinate le modalità operative e le regole d'ingaggio applicabili in tali situazioni di uso lecito della forza;

   occorre ricordare che le forze dell'ordine non «scelgono di aggredire» l'altro, ma sono obbligate ad intervenire ed agire per tutelare il bene pubblico sicurezza;

   appare necessario, quindi, un intervento del Governo affinché i poliziotti garantiscano la sicurezza di tutti senza mettere in pericolo la propria;

   a giudizio dell'interrogante, appare necessario interrompere la «retorica dell'atto dovuto» con riferimento al poliziotto coinvolto, vera vittima di quanto accaduto. L'unico atto dovuto era quello di disarmare un delinquente ghanese. Non è possibile continuare ad assistere impotenti a situazioni come quella descritta, a danno di uomini in divisa che mettono a repentaglio la loro vita per tutelare l'incolumità dei cittadini;

   tutto questo è dovuto anche al folle ritardo che dal 2018 caratterizza «la saga» della gara per l'acquisto dei taser da fornire in dotazione alle forze di polizia che, stando a quanto dichiarato dal Ministro interrogato, dovrebbe concludersi definitivamente entro ottobre 2021 –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito a quanto indicato in premessa e rappresentato dal sindacato Siulp.
(4-09639)


   FRATOIANNI e FASSINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati sul quotidiano on line «estense.com» si apprende che la consigliera comunale del Comune di Ferrara Rossella Arquà sarebbe stata indotta a dimettersi dall'incarico ricoperto attraverso indebite pressioni e con modalità che, a quanto risulta all'interrogante, apparirebbero in contrasto con quanto previsto dall'articolo 88 Testo unico enti locali;

   secondo quanto ricostruito dalla stessa consigliera Arquà, una volta appresa la notizia di un'indagine in corso a carico della stessa per il presunto invio di lettere anonime, sia i vertici locali del partito al quale Arquà aderiva, la Lega, che il presidente del consiglio comunale di Ferrara, anche lui esponente della Lega, si sarebbero adoperati per ottenere «perentoriamente» le dimissioni della stessa dal consiglio comunale;

   dopo aver rifiutato l'invito del presidente del consiglio comunale di recarsi in comune per firmare le dimissioni, lo stesso, «con fare insistente», l'avrebbe raggiunta per strada, riuscendo a farsi firmare – in quel momento e in tutta fretta – un foglio di dimissioni già predisposto;

   la consigliera Arquà afferma di non aver avuto nemmeno il modo e il tempo di leggere compiutamente quanto firmato e ritiene che la firma sia avvenuta in un momento di assenza di lucidità e in uno stato di profonda ed evidente prostrazione e disorientamento emotivo, a fronte della perquisizione domiciliare da poco subita e dalla preannunciata falsa e martellante campagna di stampa che, a detta dei vertici locali del suo partito, sarebbe cominciata già dall'indomani nei suoi confronti;

   alla consigliera non sarebbe stata rilasciata copia dell'atto firmato e, da quanto riportato, in assenza di delega della consigliera, lo stesso atto sarebbe stato presentato all'ufficio protocollo del comune dallo stesso presidente del consiglio comunale;

   l'articolo 38 del Testo unico degli enti locali prevede che le dimissioni siano presentate personalmente e assunte immediatamente al protocollo del comune. In alternativa possono essere autenticate e inoltrate da un delegato con atto autentico;

   le dimissioni dovrebbero essere espressione di una volontà responsabile e ponderata;

   la circolare del Ministero dell'interno 7 giugno 2004, prot. n. 25000/3038/20040149 ha chiarito che si ritengono nulle e prive di efficacia le dimissioni presentate con modalità diverse da quelle previste dalla legge, così come la consolidata giurisprudenza amministrativa ha sancito l'improcedibilità e la mancanza di efficacia delle dimissioni presentate per interposta persona, o inoltrate per posta o con altri mezzi;

   gli atti che non corrispondono ai requisiti sopra richiamati sono da considerarsi, a parere dell'interrogante, nulli e privi di efficacia;

   dal momento che la consigliera Arquà ha diffidato il comune di Ferrara da considerare efficaci le sue dimissioni e dal procedere con la surroga conseguente, sostenendo che le stesse siano state carpite in un momento di debolezza e con modalità non conformi a quanto previsto dalle norme;

   secondo l'interrogante le modalità con cui sono state acquisite le suddette dimissioni, se corrispondenti al vero, costituirebbero anche una violazione delle regole democratiche che attengono al corretto funzionamento degli organi istituzionali;

   tra le funzioni del Ministero dell'interno rientra quella di assicurare la garanzia della regolare costituzione degli organi elettivi degli enti locali e del loro funzionamento –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, valutando in particolare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui all'articolo 142 del decreto legislativo n. 267 del 2000, recante testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, al fine di garantire la tutela della piena libertà di esercizio delle funzioni di consigliere comunale che, nel caso specifico, verrebbe impedito attraverso dimissioni raccolte irritualmente.
(4-09640)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   DE LORENZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di alcuni articoli di giornale l'interrogante ha appreso che, da oltre due anni, l'unità operativa di ginecologia dell'ospedale Santa Chiara di Trento avrebbe registrato la fuga di ben 19 medici dal reparto per presunte condotte vessatorie, acclarate da dichiarazioni rilasciate dai lavoratori del reparto suddetto alla trasmissione televisiva «Chi l'ha visto». Dalle stesse emergerebbero condotte generative di uno stato di forte stress lavorativo, causato da un ipotizzato mobbing, che avrebbe coinvolto anche una giovane ginecologa, Sara Pedri, scomparsa dal 4 marzo 2021 dopo aver rassegnato le dimissioni. Le cause della scomparsa sarebbero riconducibili a gravi problemi sul lavoro dove la professionista sarebbe stata offesa verbalmente, svilita e umiliata;

   nel corso della puntata della trasmissione televisiva andata in onda il 9 giugno 2021 è stata denunciata una situazione molto difficile all'interno del nosocomio trentino. Secondo parenti e colleghi di lavoro e dall'ascolto degli audio della giovane ginecologa, le umiliazioni subite nel reparto avrebbero spinto quest'ultima prima a presentare le dimissioni e poi ad allontanarsi senza dare più notizie di sé;

   sul fatto che l'ambiente lavorativo del nosocomio trentino non fosse conforme alla normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro ci sono dubbi dal gennaio 2019, quando furono presentate interrogazioni al consiglio provinciale di Trento in cui si segnalava che «la fuga dei medici dell'U.O. di ginecologia ed ostetricia (del Santa Chiara ndr) sarebbe una realtà da considerare con molta attenzione visto che avrebbe come ovvia conseguenza un continuo turn-over. Negli anni recenti sarebbero stati addirittura 19 medici ad aver lasciato il reparto»;

   l'azienda sanitaria di Trento ha deciso di aprire un'indagine interna per verificare le condizioni di lavoro e le modalità di gestione del reparto di ginecologia e ostetricia dell'ospedale Santa Chiara di Trento;

   i gravi fatti segnalati se accertati sono in palese contrasto con il generale principio del neminem laedere a tutela del diritto all'integrità psicofisica, che spetta al lavoratore indipendentemente dal rapporto di lavoro, nonché con l'obbligo contrattuale, stabilito dall'articolo 2087 del codice civile a carico dell'imprenditore, di adottare le misure necessarie a tutelare l'integrità fisica del proprio dipendente;

   il più generale diritto costituzionale alla salute viene compromesso da condotte vessatorie integranti il mobbing qualificato dalla giurisprudenza come un'insieme di atti vessatori caratterizzati dall'intento persecutorio che li unifica. Pur in mancanza di una disciplina legislativa specifica sul mobbing –:

   se vi siano dati aggiornati e puntuali sulle discriminazioni nei luoghi di lavoro con lo scopo e l'effetto di violare la dignità della persona creando un clima ostile degradante e offensivo;

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare, nelle more dell'approvazione di un testo legislativo per la prevenzione e il contrasto delle molestie morali e delle violenze psicologiche in ambito lavorativo, al fine di garantire il puntuale rispetto dell'inderogabile obbligo di redazione del Dvr (documento di valutazione dei rischi), posto a carico del datore di lavoro, come stabilito dal Testo unico sulla sicurezza decreto legislativo n. 81 del 2008.
(4-09630)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della produzione vitivinicola esiste, a livello europeo, una situazione di concorrenza sleale determinata dal fenomeno del cosiddetto zuccheraggio, procedimento enologico che consente di aumentare il grado alcolico del mosto grazie all'aggiunta di zucchero o di altri saccarosi; senza l'aggiunta di saccarosio molti vini stranieri con gradazione alcolica compresa fra 7 e 8 gradi non potrebbero entrare nei mercati europei ove la gradazione minima richiesta è di 8,5;

   lo zuccheraggio è una pratica vietata in Italia, in quanto considerata una modalità di sofisticazione del prodotto vitivinicolo; è, invece, ammessa in molti Paesi europei come la Germania, la Francia, il Belgio e l'Olanda;

   ai produttori italiani è consentito l'utilizzo del cosiddetto mosto concentrato rettificato (Mcr) direttamente ricavato dall'uva: in quanto non derivato da altre colture, il M.c.r. non costituisce sofisticazione del prodotto vinicolo;

   la spesa per l'acquisto dello zucchero è notevolmente inferiore rispetto a quella del mosto; ciò comporta un aggravio dei costi a carico dei produttori italiani di vino che incide sul prodotto finale e, quindi, sul consumatore;

   al fine di superare tale grave disparità all'interno del comparto agricolo, per un lungo periodo e fino alla metà del 2012, ai viticoltori italiani che facevano uso del M.c.r. veniva garantito un contributo a titolo di sovvenzione che, a partire dal 31 luglio 2012, come previsto dal Regolamento (CE) n. 1234 del 2007, è stato sospeso;

   gli agricoltori italiani produttori di vino, molti dei quali in Sicilia, sostengono da anni enormi costi di produzione: l'abolizione delle sovvenzioni per l'utilizzo del M.c.r. ha reso la produzione molto più onerosa rispetto a quella dei diretti competitors stranieri;

   circostanza aggravante della già complessa situazione è rappresentata dall'assenza di una norma che imponga ai produttori stranieri di inserire in etichetta l'indicazione della presenza di zucchero: attualmente al consumatore non è dato sapere cosa c'è nel prodotto finale che beve;

   il procedimento che utilizza il M.c.r., oltre ad agire nel rispetto delle qualità organolettiche del prodotto, garantisce l'elevata qualità finale di milioni di ettolitri di vino, scongiurando, al contempo, ogni eventuale problema di giacenze della produzione vinicola;

   è urgente l'intervento delle istituzioni europee per una regolamentazione uniforme del procedimento di produzione vitivinicola che vieti procedimenti adulterativi dei prodotti come lo zuccheraggio o garantisca un contributo a titolo di sovvenzione per i produttori, come quelli italiani che utilizzano il M.c.r., molto più costosi rispetto allo zucchero; ciò per tutelare non soltanto i produttori, mettendoli in condizione di concorrere ad armi pari con quelli stranieri, ma anche i consumatori, garantendogli un prodotto di qualità e un'adeguata informazione sulle reali proprietà del prodotto vinicolo acquistato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda porre in essere per ridefinire le linee guida nell'ambito della prossima programmazione europea, affinché si applichino in Europa regole uniformi nella produzione vitivinicola, vietando procedimenti adulterativi e imponendo l'utilizzo del M.c.r. come unico sistema di arricchimento dei vini in tutti gli Stati membri della Comunità;

   se il Ministro interrogato intenda intervenire presso l'Unione europea per stabilire che i produttori di vino abbiano l'obbligo di fornire nell'etichettatura l'indicazione dei prodotti aggiunti al vino;

   nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi sopradetti, quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per ripristinare l'erogazione del contributo sospeso nel 2012 che consentirebbe ai produttori di sostenere i maggiori oneri derivanti dalla produzione del vino in Italia, mettendoli in condizione di concorrere con i produttori stranieri.
(3-02360)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SPORTIELLO e DEL SESTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione Nps Italia onlus – Network Persone Sieropositive, e, a quanto consta all'interrogante, anche l'associazione Antinoo Arcigay Napoli sono tornate a denunciare una grave situazione che si sta verificando presso le strutture ospedaliere in regione Campania, ormai dall'inizio della pandemia di Sars-COVID-19, a danno di persone affette da Hiv;

   sono state segnalate criticità assistenziali nella fase di diagnostica; si tratta di ritardi che aggraverebbero il già consolidato ritardo che interessa regolarmente, purtroppo, anche in fase pre COVID-19, un grosso numero di diagnosi tardive su Hiv e Ist;

   sono state evidenziate, inoltre, anche gravissime criticità dovute alla completa chiusura dei reparti necessari ai ricoveri per persone affette da Hiv, con Aids conclamato o per Ist, reparti utilizzati, poi, tutti per ricoveri da COVID-19;

   la legge 5 giugno 1990, n. 135 «Programma di interventi urgenti per la prevenzione e la lotta contro l'AIDS» all'articolo 1, comma 1, lettera b), prevede la costruzione e ristrutturazione dei reparti di ricovero per malattie infettive, comprese le attrezzature e gli arredi, la realizzazione di spazi per attività di ospedale diurno e l'istituzione o il potenziamento dei laboratori di virologia, microbiologia e immunologia negli ospedali, in relazione alle previsioni epidemiologiche e alle conseguenti esigenze assistenziali;

   il decreto 17 marzo 2021 del Ministero della salute «Misure urgenti per l'offerta anonima e gratuita di test rapidi HIV e per altre IST in ambito non sanitario alla popolazione durante l'emergenza COVID-19», prevede, all'articolo 1, allo scopo di mantenere e diversificare il livello di offerta di test rapidi Hiv e per altre Ist sul territorio nazionale, si dispone che, in contesti con comprovata esperienza Cbvct di enti del terzo settore o organizzazioni della società civile, l'esecuzione e la comunicazione dell'esito preliminare dei test rapidi salivari e su sangue da prelievo capillare possa essere effettuata anche da operatori non appartenenti alle professioni sanitarie (Community Health Worker) opportunamente formati –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza, anche in raccordo con la regione Campania, per verificare quali siano i livelli di assistenza e cura per le persone affette da Hiv di questa regione e se siano garantiti, e con quali modalità, i ricoveri necessari alle persone affette da Hiv;

   se sia a conoscenza dell'eventuale chiusura di reparti di ricovero Hiv o della loro totale riconversione in Covid Hospital, in tutta Italia, nel corso della pandemia e, in tal caso, quali iniziative di competenza intenda adottare per la riapertura di tali reparti;

   se sia a conoscenza dei dati, nel corso del 2020 e 2021, riguardanti l'aspettativa di vita delle persone affette da Hiv dal momento del loro ricovero ospedaliero e se abbia ricevuto eventuali segnalazioni d'incrementi di mortalità per Aids in regione Campania e nel resto d'Italia;

   quali siano i dati relativi al 2020 e al 2021, sul numero di test Hiv e per Ist eseguiti in Campania e nel resto del Paese;

   se non ritenga, anche in presenza della pandemia da COVID-19, di adottare tutte le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, affinché sia assicurata l'offerta anonima e gratuita di test rapidi Hiv e per altre Ist da parte del Servizio sanitario nazionale, anche valutando la possibilità di avvalersi a tal fine di enti del terzo settore od organizzazioni della società civile, con comprovata esperienza Cbvct;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per favorire la riapertura dei centri di ricovero per persone affette da Hiv e Hcv momentaneamente chiusi o riconvertiti a Covid Hospital.
(5-06317)


   MARTINCIGLIO, DEL SESTO e D'ORSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 giugno 2021 sono state definite le modalità di rilascio delle Certificazioni verdi digitali COVID-19 che faciliteranno la partecipazione ad eventi pubblici, l'accesso alle strutture sanitarie assistenziali (Rsa) e gli spostamenti sul territorio nazionale;

   l'adozione del decreto realizza le condizioni per l'operatività del regolamento (Ue) 2021/953 sul cosiddetto «Green Pass» che a partire dal 1° luglio 2021 garantirà la piena interoperabilità delle certificazioni digitali di tutti i Paesi dell'Unione europea, assicurando la piena libertà di movimento sul territorio dell'Unione a tutti coloro che avranno un certificato nazionale valido;

   secondo le leggi in vigore, l'ottenimento del Green Pass è al momento assicurato a chi abbia contratto il COVID-19 e sia guarito, come documentato da un tampone nasofaringeo (test molecolare), ovvero si sia sottoposto al ciclo di vaccinazione completo;

   molti cittadini italiani, tuttavia, si trovano nella condizione di possedere – e, dunque, poter documentare – l'esito di test sierologici che rivelano inequivocabilmente la presenza nel sangue di anticorpi prodotti dall'infezione COVID-19, a volte anche in misura maggiore rispetto a quella che risulta dopo la somministrazione della seconda dose del vaccino, ma di non avere la disponibilità di un tampone molecolare che accerti di aver contratto l'infezione;

   è, infatti, di diretta conoscenza dell'interrogante il caso di un cittadino siciliano che, nell'autunno 2020, è stato ricoverato in ospedale per una polmonite interstiziale bilaterale documentata da esame radiografico, curata come da protocollo COVID-19 ma i cui tamponi antigenici hanno sempre avuto esito negativo a fronte, invece, di test sierologici che hanno rivelato una risposta immunitaria al COVID-19, giustificata sicuramente dall'aver precedentemente contratto l'infezione;

   risulta, inoltre, all'interrogante che casi analoghi a quello descritto si siano verificati anche in altre regioni del Paese, fra cui Piemonte e Veneto;

   la probabile spiegazione medica all'esito negativo dei tamponi molecolari in tali pazienti potrebbe essere rinvenuta nel fatto che detti strumenti, al momento in cui sono stati eseguiti, non fossero ancora in grado di rilevare le varianti del virus – presumibilmente contratte dai soggetti de quibus – per come oggi sono conosciute e che, verosimilmente, erano già in circolazione nel Paese;

   diversamente, non si spiegherebbe la ragione per cui l'esame sierologico accerti inequivocabilmente nei soggetti menzionati l'immunità al virus data dalla presenza nel sangue di anticorpi COVID-19 in misura elevata, addirittura a volte maggiore rispetto a quella prodotta in un soggetto che ha ricevuto entrambe le dosi di vaccino;

   la tassatività dei casi in presenza dei quali è generato il Green Pass impedisce ai cittadini che versano nella situazione appena descritta – salvo che gli stessi si sottopongano (ogni volta che occorra loro) a tampone molecolare o al vaccino – di ottenere la certificazione digitale de qua, impedimento, questo che ne limita fortemente la libertà di circolazione e di partecipazione alla vita pubblica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e quali iniziative di competenza anche normative, intenda assumere per garantire l'ottenimento del cosiddetto Green Pass anche ai soggetti che versano nella condizione di cui in premessa;

   se, in particolare, ritenga opportuno, adottare iniziative per integrare la normativa vigente introducendo tra i requisiti per il rilascio della menzionata certificazione digitale anche l'esito del test sierologico che riveli inequivocabilmente la presenza nel sangue di anticorpi prodotti dal virus COVID-19.
(5-06320)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel settembre 2017 l'allora direttore della prevenzione generale del Ministero della salute Ranieri Guerra consegnò un appunto al Ministro della salute pro tempore Lorenzin, nel quale rilevava l'esigenza di procedere ad un aggiornamento del piano pandemico anti influenzale. Tale nota era controfirmata dal dottor Francesco Maraglino, titolare dell'Ufficio V del Ministero della salute;

   analogamente nell'agosto 2018, il direttore della prevenzione generale del Ministero della salute Claudio D'Amario evidenziò, in una nota al Ministro della salute pro tempore Lorenzin, l'esigenza di procedere ad un aggiornamento del piano pandemico anti influenzale. Anche tale nota era controfirmata dal dottor Francesco Maraglino sempre nella sua veste di titolare dell'Ufficio V del Ministero;

   lo stesso dottor Francesco Maraglino, come si evince dai resoconti della seduta della task force istituita dal Ministero della salute per fronteggiare le esigenze di contrasto alla diffusione del Covid-19 evidenziò l'esigenza, per due volte, a febbraio del 2021, di procedere a detto aggiornamento del piano, dimostrando, tra l'altro che il piano in questione, contrariamente a quanto più volte detto dal Ministro Speranza, costituiva uno strumento di risposta al nuovo coronavirus;

   tuttavia, questo aggiornamento non è mai stato attuato e, ciò nonostante, negli anni, il dottor Maraglino ha ottenuto rilevanti premi retributivi frutto del seguente accordo (http://www.salute.gov.it) per 13.481 euro; e per circa 18.000 euro, mentre non risulta ancora concluso l'iter per il 2019;

   ad avviso dell'interrogante il riconoscimento di premialità in casi come quello sopra descritto andrebbe stigmatizzato –:

   come si giustifichi che un dirigente ottenga tali premialità benché abbia per sua stessa ammissione mancato all'adozione di atti fondamentali rientranti nelle sue competenze;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a non concludere l'iter premiale per il 2019 con riferimento al dirigente di cui in premessa;

   se ritenga di procedere al recupero delle somme.
(4-09623)


   TIRAMANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di febbraio 2021, il Ministero dello sviluppo economico, Invitalia e la società ReiThera S.r.l. hanno sottoscritto un accordo finalizzato allo sviluppo e alla validazione di un vaccino anti Sars-CoV-2;

   la fase di sperimentazione in doppio cieco ha visto l'adesione di circa 900 volontari – compreso l'interrogante – ai quali sono stati somministrati, alternativamente, il vaccino o il placebo a seconda della coorte di appartenenza;

   con deliberazione in data 11 maggio 2021, la Corte dei conti ha ricusato il visto sul decreto di approvazione dell'accordo di sviluppo sopracitato, bloccando – almeno per il momento – la registrazione del decreto stesso e l'erogazione dei finanziamenti programmati;

   lo stop imposto dalla Corte dei conti rischia di allungare i tempi di approvazione del vaccino in esame;

   tale situazione è fonte di grave incertezza per i soggetti che hanno preso parte, volontariamente, alla sperimentazione del vaccino ReiThera, sacrificando tempo e affrontando disagi per dare il loro contributo alla ricerca italiana e ai medici che l'hanno promossa;

   per questi volontari, infatti, non è previsto, allo stato, il rilascio della certificazione verde di cui al decreto-legge n. 52 del 2021, che assumerà la valenza di «EU digital COVID certificate» a partire dal 1° luglio 2021 e che in Italia può essere utilizzata, tra l'altro, per partecipare a cerimonie, eventi pubblici e per accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture;

   per ovviare a tale problematica, sarebbe opportuno integrare le fattispecie attualmente previste dalla normativa per il rilascio dell'anzidetta certificazione verde, inserendo, nell'ambito di esse, anche l'effettuazione di test sierologico con risultato idoneo ad attestare l'immunizzazione contro il virus Sars-CoV-2. Si potrebbe, in tal modo, tutelare la posizione dei volontari vaccinati nell'ambito della sperimentazione italiana, scongiurando al contempo distinzioni prive di fondamento tra soggetti che hanno sviluppato una risposta immunitaria adeguata contro il Covid-19, per i quali la sottoposizione a test antigenico o molecolare risulta ingiustificata, come già evidenziato dal gruppo Lega-Salvini Premier nel corso dell'esame parlamentare per la conversione del decreto-legge n. 52 del 2021;

   in tale ottica, del resto, lo stesso regolamento (UE) 2021/953 del Parlamento europeo e del Consiglio del 14 giugno 2021, ha conferito alla Commissione europea il potere di «adottare atti delegati [...] per consentire il rilascio del certificato di guarigione sulla base di un risultato positivo ottenuto mediante ... un test anticorpale, compreso un test sierologico per la ricerca di anticorpi contro il Sars-CoV-2, o qualsiasi altro metodo convalidato a livello scientifico» (cfr. l'articolo 7 del regolamento citato) –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per tutelare adeguatamente la posizione dei volontari vaccinati nell'ambito della sperimentazione del vaccino ReiThera, anche per quello che concerne il rilascio nei loro confronti della certificazione verde Covid-19, di cui al decreto-legge n. 52 del 2021.
(4-09624)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 76 del 2021 è stato convertito il decreto-legge n. 44 del 2021, al cui articolo 4 disciplina «Disposizioni urgenti in materia di prevenzione del contagio da SARS-CoV-2 mediante previsione di obblighi vaccinali per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario»;

   al comma 2 è previsto che «Solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale, la vaccinazione di cui al comma 1 non è obbligatoria e può essere omessa o differita». La legge affida l'attestazione della documentazione clinica al solo medico di medicina generale. L'attestazione di un fatto è la garanzia che il fatto sussista;

   con la lettera della direzione generale per la cura della persona, salute e welfare della regione Emilia-Romagna, firmata dalla direttrice Kyriakoula Petropulacos, si integrano le previsioni della nota prot. 10 maggio 2021 0443863.U, con le misure di cui al decreto-legge n. 44 del 2021, articolo 4. L'oggetto della missiva sono «ulteriori indicazioni»;

   nella lettera vengono elencati 3 casi. Nel primo si prende in esame la possibilità che la certificazione medica «riporti solo una generica controindicazione alla vaccinazione di cui non viene fornita adeguata documentazione». Nel secondo caso, si fa riferimento alla circostanza che la certificazione medica rilasciata dal medico di medicina generale attesti chiaramente un accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate. Mentre nell'ultimo caso si considera l'ipotesi che la certificazione medica rilasciata dal medico di medicina generale riporti specifiche condizioni cliniche per le quali è richiesto un approfondimento di valutazione;

   secondo quanto previsto dalla procedura introdotta, ad avviso della direttrice, soltanto il secondo caso rientrerebbe nell'ambito di applicazione del comma 2 dell'articolo 4. Nel caso, invece, di certificati generici o richiedenti ulteriori approfondimenti, la direttrice, comunica procedure di accertamento, al fine di addivenire o meno alla vaccinazione del professionista;

   a parere dell'interrogante, la Asl non ha potere di chiedere al professionista alcuna documentazione ulteriore o aggiuntiva al certificato di omissione o differimento. La legge non conferisce alla Asl, o ad altro organo, alcuna possibilità di indagine successiva al parere del medico di medicina generale. La legge, inoltre, non attribuisce al medico vaccinatore alcun potere in merito all'omissione o al differimento della vaccinazione. Il comma 5 dell'articolo 4 del decreto, infatti, prevede che la documentazione, così come rilasciata dal medico di medicina generale sia consegnata, e presa agli atti dalla Asl. La legge attribuisce alla Asl solo il ruolo di accertare la presenza della documentazione prevista dal comma 2 e l'eventuale seguente potere sanzionatorio verso chi omette di presentarla;

   a parere dell'interrogante la legge non conferisce alla Asl alcun potete ispettivo, nemmeno qualora il medico di medicina generale attestasse la necessità di ulteriori approfondimenti. L'accertamento delle condizioni cliniche, che potrebbe prevedere un «ulteriore approfondimento di valutazione» rientra anch'esso nelle funzioni attribuite dalla legge al medico di medicina generale al comma 2 del suddetto articolo 4. Pertanto, l'interrogante ritiene che le procedure messe in atto dalla direttrice Kyriakoula Petropulacos, laddove si pone il professionista in una situazione asimmetrica e senza tutela, nella quale, di fronte ad un provvedimento di obbligo, che reputasse illegittimo o ingiustificato, non avrebbe modo di controbattere, dovendo pertanto accettare la successiva sospensione da parte dell'Ordine di appartenenza. Nemmeno in sede di ordine professionale, il professionista potrebbe contestarla, in quanto, come specificato dal Ministro interrogato nella risposta prot. 0032479-P 17 giugno 2021, a una richiesta di parere della federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, la sospensione opera ex-lege –:

   se non ritengano i Ministri interrogati di adottare iniziative normative per chiarire le modalità applicative delle disposizioni recate dal decreto-legge n. 44 del 2021, in modo da ovviare alle criticità sopra richiamate e tutelare i diritti degli operatori sanitari.
(4-09631)


   FIORAMONTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dagli organi di stampa e dalla letteratura scientifica disponibile ad oggi che l'utilizzo di alcuni farmaci nelle terapie domiciliari per contrastare il COVID-19 ha contribuito ad apportare notevoli miglioramenti nelle condizioni di salute dei pazienti;

   in particolare, come riportato dal sito https://ivmmeta.com, 60 studi clinici su quasi 19.000 pazienti (31 dei quali randomizzati controllati, o «Randomized controlled trial» (Rct) dimostrano l'efficacia dell'Ivermectina nel trattamento del COVID-19 (Ivermectin for COVID-19: real-time meta analysis of 60 studies), evidenziando miglioramenti:

   dell'85 per cento nella profilassi della COVID-19 (dell'83 per cento nei Rct), in soggetti esposti a contatti stretti potenzialmente infettanti;

   del 76 per cento nei trattamenti in fase precoce (del 69 per cento nei Rct);

   del 46 per cento nei trattamenti in fase avanzata (del 40 per cento nei Rct);

   del 70 per cento nella riduzione della mortalità;

   rispetto alla riduzione di mortalità, i risultati sono coerenti anche in altre 9 metanalisi (meno aggiornate), curate da differenti gruppi di ricerca, compresi ricercatori dell'Oms: Kory (mortalità -69 per cento), Hill (-75 per cento), Bryant (-62 per cento e -72 per cento nel Rct «excluding high-risk of bias studies»), Lawrie (-82 per cento), Nardelli (-79 per cento), Hariyanto (-69 per cento) WHO (-81 per cento);

   la terapia domiciliare del COVID-19 è effettuata in una situazione in continuo cambiamento sia del contesto epidemiologico, sia delle prove di efficacia di farmaci, vitamine, integratori o altri interventi non farmacologici;

   in tale quadro, i medici sul territorio hanno un ruolo fondamentale nella possibilità di evitare l'ospedalizzazione attraverso interventi che – considerando le prove scientifiche disponibili, la plausibilità biologica e la situazione particolare del paziente – si ritengano utili, in scienza e coscienza, ad alleviare le sofferenze e scongiurare le conseguenze potenzialmente gravi della malattia –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare l'adozione di iniziative di competenza per la definizione di ulteriori protocolli di cura oltre a quelli attualmente vigenti, come parte integrante della strategia di contenimento dell'epidemia, anche facendo in modo che le esperienze terapeutiche in ambito domiciliare divengano oggetto di studi di alta validità.
(4-09633)


   CONTE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il presidio ospedaliero Landolfi di Solofra (AV) era classificato quale sede di pronto soccorso, con utenza di circa 90 mila abitanti per 25 comuni tra le valli del Sabato e dell'Irno;

   anche il piano regionale di programmazione della Rete ospedaliera (decreto n. 33 del 2016) nell'ambito della Rete dell'emergenza-urgenza della Macro-area della provincia Avellino-Benevento, ha individuato il presidio Landolfi quale ospedale sede di pronto soccorso;

   tale individuazione ha trovato conferma anche nel Dca n. 103 del 2018;

   il presidio ospedaliero Landolfi, con Dca n. 29 del 2018, è stato annesso all'azienda ospedaliera S.G. Moscati di Avellino (Dea di II Livello);

   il richiamato Dca, al fine di assicurare la corretta presa in carico dei cittadini nell'ambito della rete dell'emergenza sul territorio provinciale, ha subordinato l'annessione al «mantenimento del Pronto Soccorso» presso Solofra;

   nel marzo 2020, la direzione strategica del Moscati di Avellino, per ottimizzare l'assistenza sanitaria nella fase di «Emergenza Covid», con l'atto di servizio n. 1641 del 2020, ha eseguito una riorganizzazione delle attività, disponendo la disattivazione del Pronto soccorso-medico-chirurgico del «Landolfi»;

   successivamente, con provvedimento n. 20704 del 20 ottobre 2020, l'azienda Moscati ha individuato il presidio Landolfi quale plesso destinato al ricovero dei pazienti Covid;

   tenuto conto dell'impossibilità di realizzare la gestione percorsi separati (Covid e No Covid), l'azienda ha trasferito presso il Moscati i reparti di ortopedia, ginecologia, ostetricia, pediatria, chirurgia generale, medicina generale, con mantenimento in loco dell'unità di radiodiagnostica, di laboratorio analisi dialisi, questi ultimi accessibili da percorsi separati o esterni;

   i reparti trasferiti presso l'azienda Moscati, ad oggi, non sono stati ancora ripristinati presso il presidio Landolfi di Solofra; inoltre, gran parte del personale medico ed infermieristico è stato definitivamente trasferito presso il medesimo Dea II livello di Avellino;

   la delibera della giunta regionale della Campania n. 201 del 19 maggio 2021, a parziale modifica del piano regionale di programmazione della Rete ospedaliera Dca n. 103 del 2018, approvato ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2015, ha previsto «l'istituzione di un Punto di Primo Intervento presso il Landolfi di Solofra», in sostituzione dell'unità di pronto soccorso, ad oggi, ancora chiusa;

   l'unità operativa del pronto soccorso dell'ospedale «Landolfi» di Solofra è struttura strategica nella rete di assistenza della provincia di Avellino perché serve l'intero comprensorio dei comuni di Solofra, Montoro e Serino, nonché gran parte dell'ampio bacino della Valle del Sabato e dell'Irno, con circa 20 mila accessi all'anno (dati del 2019);

   la chiusura del pronto soccorso di Solofra, dunque, mette a rischio l'assistenza e l'emergenza su tale vasto territorio;

   poco significa il fatto che l'80 per cento degli accessi presso il pronto soccorso di Solofra siano a bassa complessità (codici bianchi o verdi), in quanto la funzione dei presidi ospedalieri di pronto soccorso è propria quella di decongestionare l'attività e i flussi che altrimenti andrebbero ad intasare, come nel caso in esame, l'azienda ospedaliera;

   la sospensione del pronto soccorso di Solofra ha oberato e obera gravemente, per di più, il funzionamento del pronto soccorso dell'A.o.r.n. S.g. Moscati di Avellino, il quale è costretto a gestire contemporaneamente gli accessi dovuti all'emergenza Covid e gli accessi relativi ad altre emergenze;

   la ineludibile conservazione del pronto soccorso, inoltre, esige anche la perdurante operatività degli altri reparti del plesso ospedaliero, quali chirurgia generale, medicina generale, ortopedia e traumatologia, oltre a radiologia e al laboratorio di analisi –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per quanto di competenza e ferme restando le competenze regionali, per implementare e stabilizzare i servizi di prevenzione e contrasto alle pandemie e di assistenza post pandemiche e, nel contempo per salvaguardare la funzionalità del presidio ospedaliero Landolfi di Solofra, con particolare riguardo al pronto soccorso.
(4-09636)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MICELI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel biennio 2015-2016, a seguito di un accordo siglato presso il Ministero dello sviluppo economico, lo stabilimento AnsaldoBreda (Leonardo) di Carini (Palermo) è passato al Gruppo Ferrovie dello Stato (Fsi) e, nello specifico, alla società Rete ferroviaria italiana (Rfi), e, per mezzo dello stesso accordo, i lavoratori in possesso dei requisiti di idoneità previsti per gli operatori specializzati manutenzione (Osm) sono stati assunti dal gruppo Fsi e distribuiti in altre società controllate tra cui Trenitalia e Rfi;

   sessantaquattro lavoratori assunti da Rfi hanno continuato a svolgere servizio presso lo stabilimento di Carini, sotto la nuova denominazione di Officina nazionale attività industriali (Onai) e, ad aprile 2019, a seguito di un accordo tra la regione Sicilia e Rfi, sono confluiti nello stabilimento Onai i lavoratori del bacino ex Keller di Palermo, incrementando l'organico al numero attuale di 142 unità;

   secondo i piani industriali elaborati di concerto con le sigle sindacali, i lavoratori dell'Onai di Carini si sarebbero dovuti specializzare nel cosiddetto revamping – ossia nella costruzione e nella revisione – delle autoscale, tale da prevedere un processo chiuso con la possibilità di incrementare il lavoro con altri mezzi d'opera o treni diagnostici di Rete ferroviaria italiana e, per tali ragioni, i lavoratori hanno effettuato un semestre di formazione presso le Officine nazionali dei mezzi d'opera (Onmo) di Catanzaro;

   gli stessi piani industriali avrebbero previsto investimenti infrastrutturali per il miglioramento dello stabilimento di Carini, tra cui la costruzione del capannone verniciatura e del tornio in fossa, il raccordo ferroviario tra il sito e la tratta Palermo-Trapani per permettere l'ingresso diretto su binari dei carri e delle autoscale, la piena autonomia energetica, mediante pannelli fotovoltaici; va rilevato che, ad oggi, a quanto consta all'interrogante non si sarebbe dato seguito a nessuna di queste opere infrastrutturali;

   secondo i lavoratori, nel febbraio 2021 sarebbe stato presentato un piano industriale tale da non valorizzare appieno le maestranze presenti presso lo stabilimento di Carini spesso chiamate a svolgere attività ad alto valore qualitativo che richiedono specifiche competenze;

   simili circostanze, unite al grave ritardo nella realizzazione delle opere infrastrutturali, all'incertezza legata alla mutevolezza delle attività da svolgere, all'elevata età media delle maestranze, all'assenza di previsioni di ricambio generazionale e di acquisizione di professionalità mancanti, vengono percepite dai lavoratori come un tentativo di «galleggiamento» del sito finalizzato ad accompagnare verso la pensione le maestranze presenti senza nessuna possibilità di crescita professionale e di sviluppo in grado di consentire all'Onai di Carini di competere con altri stabilimenti di Rfi;

   ad avviso dell'interrogante, sono preminenti tanto l'interesse ad assicurare la crescita professionale e la specializzazione dei lavoratori dello stabilimento siciliano, quanto la necessità di incrementare la competitività sul piano economico ed infrastrutturale di un polo industriale strategico come quello di Carini nel panorama nazionale –:

   di quali elementi dispongano i Ministri interrogati in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere nell'immediato al fine di dare effettività ai piani industriali e valorizzare il sito siciliano e le attività dei lavoratori.
(5-06319)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi «La Provincia di Como», e successivamente altri organi di stampa, ha riportato la notizia secondo la quale un pentito di 'ndrangheta avrebbe rivelato l'esistenza di discariche di rifiuti tossici e inquinanti sotto i cavalcavia della Pedemontana in località «la guzza», Como;

   non sembra essere la prima volta che la malavita organizzata sotterri in prossimità di cantieri importanti del territorio comasco, quantità notevoli di rifiuti tossici di varia qualità;

   l'inquinamento del sottosuolo, probabilmente meno visibile rispetto a quello atmosferico, comporta conseguenze ancor più tragiche se si considera la permeabilità del terreno e la successiva dispersione delle sostanze tossico-nocive in prossimità di falde e centri abitati –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto emerso a mezzo stampa e quale sia il suo orientamento, per quanto di competenza, ai fini della messa in sicurezza dell'area;

   quali siano le iniziative, per quanto di competenza, che intenda assumere per «sistematizzare» i controlli sul territorio per prevenire l'accumulo illecito di rifiuti nel sottosuolo;

   se non ritenga di dover adottare iniziative normative volte ad inasprire le sanzioni per i responsabili di qualsiasi tipo di inquinamento, nel caso di specie del sottosuolo;

   se siano stati svolti controlli da parte delle competenti strutture ministeriali, se siano emerse al riguardo inefficienze nei suddetti controlli e se e quali ulteriori iniziative di competenza si intendano assumere per riparare al danno ambientale.
(5-06322)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FICARA e VILLANI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 135 del 2018, convertito con modificazioni dalla legge n. 12 del 2019, all'articolo 11-ter prevede l'approvazione del Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee (Pitesai), al fine di individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale, volto a valorizzare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle stesse;

   al comma 4 lo stesso decreto prevede che, nelle more dell'adozione del Pitesai, ai fini della salvaguardia e del miglioramento della sostenibilità ambientale e sociale, i procedimenti amministrativi, ivi inclusi quelli di valutazione di impatto ambientale, relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi sono sospesi;

   il comma 5 prevede che la sospensione di cui al comma 4 non si applichi ai procedimenti relativi al conferimento di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi pendenti alla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto;

   il comma 6 prevede che «a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto e fino all'adozione del Pitesai i permessi di prospezione o di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in essere, sia per aree in terraferma che in mare, sono sospesi, con conseguente interazione di tutte le attività di prospezione e ricerca in corso di esecuzione...»;

   in data 24 marzo 2021 il Ministro della transizione ecologica firmava, di concerto con il Ministro della cultura il decreto con il quale esprimeva giudizio positivo di compatibilità ambientale sul progetto di perforazione del pozzo esplorativo Lince 1, impianto dell'Eni per l'attività di esplorazione per la ricerca di idrocarburi, lungo un tratto del Canale di Sicilia, tra Gela, Licata e la costa ragusana;

   al di là delle finalità cui è volto il Pitesai come strumento di pianificazione generale delle attività minerarie sul territorio nazionale, con lo scopo di individuare le aree dove sarà possibile svolgere o continuare a svolgere le attività di ricerca, prospezione e coltivazione degli idrocarburi in modo sostenibile, il Piano, per quanto riguarda le aree marine, deve principalmente considerare i possibili effetti sull'ecosistema, nonché tenere conto, tra le altre cose, della pescosità delle aree;

   lo stretto di Sicilia rappresenta una delle principali aree di pesca della flotta peschereccia nazionale e, con il miglioramento della tecnica nel tempo, è stato possibile anche lo sfruttamento di zone di pesca ancora inesplorate;

   l'emanazione del decreto de quo, a parere dell'interrogante è in contraddizione con gli obiettivi di sostenibilità europei, rappresentando un passo indietro verso una fonte di energia non rinnovabile, quale è quella fossile;

   lo stesso decreto non fa alcun riferimento, nelle premesse, al decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, non specificando se e per quali motivi si tratti di un procedimento che non rientra tra quelli sospesi nelle more dell'adozione del Pitesai di cui al decreto stesso;

   la problematica de qua è stata evidenziata in questi termini anche in più articoli di stampa on line, di cui, ad esempio, si citano il manifesto.it del 23 maggio 2021 o lasicilia.it del 9 aprile 2021 –:

   se non ritenga opportuno chiarire i termini e le motivazioni che hanno portato all'adozione del decreto di giudizio positivo di compatibilità ambientale sul progetto di perforazione del pozzo esplorativo Lince 1 e se, alla luce di quanto sopra premesso, se non ritenga opportuno riconsiderare la questione e sospendere il provvedimento adottato, alla luce delle competenze del Ministro interrogato, che dovrebbe orientarsi verso il progressivo abbandono di fonti energetiche non rinnovabili in favore di quelle rinnovabili.
(4-09626)


   LOMBARDO, FUSACCHIA, FIORAMONTI e CECCONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di marzo 2021, al termine di una importante operazione di tutela ambientale, la polizia municipale di Marsala ha scoperto un'enorme discarica a cielo aperto all'interno della quale sono stati rinvenuti ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi e amianto, anche interrati;

   gli agenti procedevano immediatamente al sequestro dell'intera area che si estende per oltre 20.000 metri quadrati tra la zona artigianale di Amabilina e via Colajanni, nel centro urbano di Marsala;

   il terreno era stato utilizzato come discarica per lo smaltimento illecito di rifiuti di ogni tipo (elettrodomestici, materiale di scarto dell'edilizia, plastica e materassi), anche pericolosi come l'amianto; molti di questi con una ruspa venivano miscelati al terreno e sotterrati: tale modalità illecita di smaltimento nel sottosuolo comporta un altissimo rischio di inquinamento delle vicine falde acquifere e dello stesso sottosuolo;

   strani movimenti all'interno dell'area destavano da tempo non poco sospetto: gli agenti della Polizia, allarmati dal continuo via vai di ruspe, hanno individuato un operaio colto nell'atto di sversare e sotterrare tonnellate di rifiuti pericolosi; l'operazione ha consentito di accertare l'abbandono incontrollato di rifiuti di ogni tipo e, per questo, procedere immediatamente sia al sequestro dell'area, sia alla denuncia del proprietario del terreno e dell'operaio;

   nel corso delle indagini è stata delimitata l'area della «bomba ecologica» che, per anni, è stata utilizzata per lo sversamento illegale di rifiuti che, talvolta, sono stati anche bruciati: all'interno dell'area sono stati individuate diverse cave dismesse, anche queste utilizzate negli anni per occultare rifiuti;

   nei giorni scorsi la polizia municipale, i vigili del fuoco e l'Arpa hanno effettuato le analisi sul terreno per verificarne la qualità e la presenza di elementi nocivi e/o radioattivi, nonché con l'uso di un escavatore si è proceduto al prelievo di diversi campioni dal sottosuolo per comprendere la reale portata del disastro ambientale -:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa i fatti esposti in premessa; se ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di concerto con gli enti territoriali, al fine di assicurare, nel minor tempo possibile, la messa in sicurezza dell'intera area marsalese, considerata la gravità dell'inquinamento ambientale sopra descritto.
(4-09637)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Suriano e Martinciglio n. 5-05387, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ascari.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Fragomeli n. 5-06290 del 22 giugno 2021.