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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 giugno 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 2021/241 prescrive che le misure previste nei piani per la ripresa e la resilienza, riflettendo il Green Deal europeo quale strategia di crescita dell'Europa, dovrebbero contribuire alla transizione verde, compresa la biodiversità, o alle sfide che ne derivano, e dovrebbero sostenere attività che rispettino pienamente le norme e le priorità dell'Unione, segnatamente il principio di «non arrecare un danno significativo», ai sensi dell'articolo 17 del regolamento (UE) 2020/852 (principio «non arrecare un danno significativo»);

   appaiono fondamentali, per il raggiungimento di tali scopi, gli apporti che, in favore della redazione e realizzazione dei progetti di ripresa, può offrire il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (Snpa), attraverso la sua vocazione nazionale e relazione territoriale, potendo costituire uno dei sostegni di carattere tecnico-scientifico alla corretta implementazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), con team multidisciplinari che possono fare riferimento a modalità agili e innovative di collaborazione tra competenze diverse, particolarmente rilevanti per velocizzare la gestione delle procedure complesse (ambiente, urbanistica, paesaggio, appalti e altro);

   il Snpa è oggi l'unico riferimento tecnico-scientifico per il potenziamento omogeneo a livello nazionale della filiera dei controlli ambientali, informati e tecnologicamente avanzati, gli unici in grado di accompagnare la transizione ecologica in un percorso di miglioramento continuo delle performance ambientali delle attività produttive anche alla luce dei controlli ambientali opportunamente ridefiniti da Pnrr;

   la versione attuale del Pnrr ed i decreti-legge per la sua attuazione decreto-legge n. 77 e decreto-legge n. 80 del 2021 – non prevedono misure per il potenziamento e l'affiancamento delle fondamentali funzioni del controllo pubblico in materia ambientale nella programmazione e nell'esecuzione dei progetti, né previsioni volte alla valorizzazione del Snpa;

   le norme appena emanate sembrano invece prevedere un quadro di riforme che rischia di sovrapporsi alle funzioni del Snpa anziché puntare alla definizione di un rapporto integrato, sinergico e collaborativo tra i sistemi vigenti per garantire un quadro coordinato di tutela dell'ambiente e della salute nelle strategie di contrasto al cambiamento climatico;

   il Snpa dovrebbe rappresentare, dal punto di vista della tutela e della conservazione dell'ambiente, nell'ambito della realizzazione e della verifica del Pnrr, uno degli strumenti tecnico-scientifico di riferimento anche per assicurare un sistema di controlli informato e intelligente, che garantisca terzietà e qualità –:

   se e quali iniziative si intenda assumere, anche di carattere normativo, affinché sia data una specifica competenza in campo ambientale al Snpa, valorizzandone le possibilità di coordinamento sinergico con l'istituendo Sistema nazionale di previsione salute, ambiente e clima (Snps) e assicurando al predetto Snpa canali di finanziamento necessari per il finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali (Lepta);

   se si intenda chiarire quali siano i criteri di devoluzione degli introiti derivanti dall'applicazione delle sanzioni previste dalla Parte VI-bis del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, vincolandone la destinazione al finanziamento delle attività di controllo ambientale effettuate dal Snpa;

   se, attesa l'urgenza, si intenda adottare iniziative per provvedere a dare piena attuazione alla legge n. 132 del 2016 e ciò grazie anche all'approvazione dei decreti previsti, con particolare riferimento al decreto del Presidente della Repubblica di approvazione del cosiddetto «Regolamento ispettori» (indispensabile per il fondamentale tema della certezza dei controlli ambientali) e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sui Lepta (per l'individuazione dei servizi minimi omogenei da assicurare sul territorio nazionale).
(5-06275)

Interrogazione a risposta scritta:


   SGARBI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel 2014 la direzione distrettuale antimafia della procura di Reggio Calabria, in relazione all'indagine che mirava a individuare eventuali favoreggiatori della latitanza di Amedeo Matacena, nonché eventuali fiancheggiatori in Libano di Marcello Dell'Utri, ha sottoposto a indagine, con metodi e modalità che risulteranno illegali, Vincenzo Speziali, cittadino italiano con passaporto libanese, dal 2004 residente a Beirut coniugato con la cittadina libanese Joumana Raymond Rizk;

   l'indagine ipotizzava a carico di Speziali un fumoso e generico reato di «interferenza di potestà di uno Stato Sovrano», – il Libano – si basava principalmente su dichiarazioni, secondo Speziali, infondate di un colonnello della Guardia di finanza, Paolo Costantini, all'epoca capocentro dei servizi italiani di stanza all'ambasciata italiana degli Emirati Arabi ad Abu Dhabi;

   la vera «interferenza di potestà di uno Stato sovrano», alla luce degli atti dell'indagine, è risultata quella della Dda di Reggio Calabria, ed in particolare del titolare dell'indagine che, a giudizio dell'interrogante, in spregio alle più elementari regole del diritto internazionale, in palese violazione delle leggi italiane e libanesi, ha disposto indagini sul territorio di uno Stato sovrano, senza averne alcun potere, in maniera che sarebbe clamorosamente abusiva e dunque illegale, sottoponendo tra l'altro ad intercettazioni telefoniche abusive, le utenze di Speziali e della consorte Rizk;

   le autorità inquirenti libanesi, sulla scorta di specifici riscontri sollecitati dagli avvocati dell'indagato, hanno sempre escluso qualsiasi coinvolgimento di Speziali in particolare con riguardo alla permanenza in Libano di Dell'Utri, con il quale non ha intrattenuto alcun tipo di comunicazioni. Circostanze tutte certificate dalla procura presso la Suprema Corte Libanese;

   nonostante la completa estraneità ai fatti contestati, la Dda di Reggio Calabria, per il tramite del titolare dell'indagine, il Pm Lombardo – che si è sempre rifiutato d'interrogare Speziali, nonostante ripetute richieste dei suoi legali – piuttosto che procedere all'archiviazione, ha tenuto «sospeso» l'indagato, senza alcuna ragione, per ben 4 anni, sostanzialmente costringendolo – per ritornare in Italia – a patteggiare una pena per un reato inesistente, oltre che mai commesso;

   tutti gli atti di questa assurda indagine sono depositati presso la Corte di cassazione, il Csm e la procura della Repubblica di Roma, con un dettagliato esposto depositato il 30 luglio del 2018;

   il sostituto procuratore Lombardo avrebbe disposto e autorizzato accertamenti tecnici investigativi sul territorio di uno Stato straniero, con l'utilizzo di strumenti tecnici in violazione della segretezza delle conversazioni di cittadini stranieri, ponendo in essere, in sostanza, atti illegittimi e vessatori nei confronti di Speziali, come per esempio non aver proceduto all'archiviazione, stante l'assoluta mancanza di prove solo per costringerlo a un patteggiamento;

   in ragione delle gravi violazioni commesse ai danni della cittadina straniera Rizk, consorte di Speziali, è stato presentato formale esposto alle autorità giudiziarie libanesi, contro Lombardo e Francesco Curcio, sostituto procuratore nazionale antimafia, per il reato di «intercettazioni e divulgazione di telefonate in violazione del disposto degli articoli 1, 2, 3 e 17 legge 140/99» –:

   se il Ministro della giustizia non ritenga opportuno disporre una ispezione presso la direzione distrettuale antimafia della procura di Reggio Calabria;

   quali iniziative siano state adottate nei confronti dell'ex Capocentro dei servizi italiani negli Emirati Arabi, il Colonnello Costantini, quali incarichi lo stesso ricopra attualmente e se, alla luce delle dichiarazioni contro Speziali, che, secondo il medesimo, risulterebbero infondate, ritengano compatibile la sua permanenza all'interno di una struttura delicata quali sono i Servizi italiani.
(4-09610)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° febbraio 2021 in Myanmar il bilancio dei morti accertati dall'inizio delle proteste ha superato le 800 vittime, come riporta l'Associazione per l'assistenza ai prigionieri politici;

   l'11 giugno 2021 presidente e i vescovi della Conferenza episcopale del Myanmar hanno firmato un appello urgente nel rispetto della dignità umana per la cessazione degli attacchi militari contro i luoghi di culto, divenuti luoghi di rifugio, e la realizzazione di corridoi umanitari per la sopravvivenza degli sfollati;

   il 18 giugno 2021 una risoluzione delle Nazioni Unite ha condannato il colpo di Stato militare in Myanmar, esortando la giunta militare al potere a ripristinare la transizione democratica del Paese;

   va tenuto conto che, negli ultimi giorni, anche molte chiese sono state distrutte o interessate da violenze e raid militari per aver dato accoglienza a migliaia di sfollati che cercavano asilo, come è accaduto nello Stato birmano di Kayah nel Myanmar orientale, dove infuria il conflitto tra esercito birmano e forze di difesa popolari, che si oppongono alla giunta militare;

   va inoltre considerata la recente risoluzione n. 8-00098, approvata in sede di III Commissione, il 2 marzo 2021 –:

   quali iniziative di competenza intenda mettere in atto il Governo nelle competenti sedi internazionali alla luce delle responsabilità e del ruolo svolto dal nostro Paese per il rispetto della dignità umana e dei luoghi di culto.
(5-06299)


   NAPOLI, RUFFINO e BIANCOFIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19, tra le innumerevoli conseguenze negative, ha comportato altresì l'interruzione dei progetti e programmi di accoglienza ed ospitalità dei bambini provenienti dalla Bielorussia e dall'Ucraina, con particolare riferimento all'area coinvolta dal noto disastro di Chernobyl;

   tali progetti sono condotti da diverse associazioni, che, da molti anni, ormai si occupano di mettere in atto tutte le attività necessarie a realizzare le importanti finalità sottese all'accoglienza;

   sono 4 i periodi di soggiorno ad oggi «mancati»: primavera, estate ed inverno 2020 e primavera 2021;

   la problematica riguarda altresì numerose pratiche di adozione internazionale, sospese ad un passo dalla conclusione del complesso procedimento;

   dal febbraio 2020 i Paesi di provenienza hanno unilateralmente bloccato gli espatri e i visti turistici a causa dell'emergenza COVID-19;

   il 18 maggio 2021, con la finalità di riprendere gli scambi, il Cts ha finalmente approvato il protocollo sanitario per l'ingresso in sicurezza dei piccoli ospiti;

   tuttavia, un nuovo ostacolo, questa volta di carattere politico internazionale, si frappone alla ripresa dei progetti: in seguito al caso Lukashenko ed al recente dirottamento di un volo fra i cui passeggeri si trovava uno degli oppositori al suo Governo, l'Unione europea ha interrotto i collegamenti da e per la Bielorussia;

   di tale ultima situazione, tuttavia, non possono fare le spese i bambini ed i ragazzi bielorussi e ucraini che trascorrono periodi terapeutici di soggiorno nel nostro Paese al fine di limitare l'esposizione alle radiazioni;

   tra le soluzioni prospettate dalle associazioni, vi è la definizione di un corridoio umanitario dedicato a questi bambini e ragazzi –:

   se, con quali tempistiche e come, Ministro interrogato intenda intervenire, per quanto di competenza, al fine di consentire la ripresa dei progetti di accoglienza dei bambini e ragazzi bielorussi ed ucraini e, in particolare, se ritenga di operare al fine di consentire l'attivazione di un corridoio umanitario.
(5-06300)


   OLGIATI e DI STASIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Nicaragua è uno Stato dell'America centrale ed è abitato da circa 6 milioni e 300 mila persone. Il Presidente della Repubblica è Daniel Ortega, in carica dal 2007 e precedentemente anche dal 1985 al 1990. Le prossime elezioni sono previste per il 7 novembre 2021;

   come riportato dalla stampa indipendente e internazionale, il Nicaragua sta vivendo una svolta autoritaria, iniziata a seguito dalla rivolta dell'aprile del 2018, in cui morirono circa 300 persone, e focalizzata per consentire la permanenza al potere del Presidente in carica;

   soltanto nelle prime due settimane di giugno 2021, Ortega avrebbe direttamente ordinato la perquisizione e l'arresto di 13 membri dell'opposizione, inclusi diversi suoi ex compagni di partito del Flsn;

   a seguito della grave crisi politica propagatasi in seguito alle rivolte popolari, Ortega, che aveva inizialmente provato a coinvolgere le opposizioni e la società civile, ha preso iniziative liberticide e repressive;

   Ortega avrebbe spinto per l'approvazione nel dicembre 2020 di una legge che vieta a un oppositore considerato traditore della patria di correre per un incarico pubblico elettivo e tale è considerato chi promuove l'ingerenza straniera negli affari interni e si organizzi con fondi di potenze straniere al fine di destabilizzare il Paese;

   nell'ottobre 2020, era stata approvata una legge che blocca il finanziamento internazionale alle Ong, ai media e agli oppositori, obbligandoli a registrarsi come agenti stranieri;

   considerando che esponenti del Governo nicaraguense sono tuttora oggetto di sanzioni da parte del Congresso americano, le nuove leggi sono state usate in realtà contro il vasto e composito schieramento che si oppone al Presidente in carica;

   il 7 maggio 2021 il Parlamento ha approvato la riforma elettorale e lo stesso giorno ha nominato nel Consiglio supremo elettorale solo personalità vicine al Presidente. Rapidamente, diversi partiti hanno perso la personalità giuridica e sono stati perquisiti ed arrestati politici e giornalisti vicini alle forze di opposizione;

   sono stati quindi arrestati 4 candidati alla presidenza: Cristiana Chamorro, secondo i sondaggi favorita alle prossime elezioni, Arturo Cruz, economista ed ex ambasciatore negli Usa, il politologo Félix Maradiaga e Juan Sebastián Chamorro. Tutti i candidati sono accusati di aver promosso azioni a danno della sovranità del Paese, per cui gli è impedito di candidarsi alle prossime elezioni –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per rafforzare i diritti umani e civili in Nicaragua e in particolare affinché si possano svolgere elezioni libere e democratiche.
(5-06301)


   BOLDRINI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2021 la Corte Costituzionale turca ha accolto la richiesta della procura generale della Cassazione di aprire un procedimento per la messa al bando del Partito democratico dei popoli (HDP), la principale forza di opposizione in Parlamento. L'accusa è quella di minacciare «l'integrità indivisibile dello Stato e della Nazione» attraverso legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk);

   il partito Hdp, nato nel 2013, che con la guida di Selahattin Demirtaş, aveva raggiunto il 12,7 per cento dei voti nelle elezioni dei giugno del 2015, entrando per la prima volta in Parlamento, e ha sempre negato di essere «l'ala politica» del Pkk;

   nel 2016, durante una vasta operazione di polizia, avvenuta la notte del 4 novembre, dodici parlamentari dell'Hdp, e numerosi amministratori locali dello stesso partito, venivano arrestati in Turchia con l'accusa di essere legati al Pkk. Tra gli arrestati, anche il leader dell'Hdp, Selahattin Demirtaş, tuttora in carcere, nonostante la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia già emesso due sentenze vincolanti a favore del suo rilascio – una nel 2018 e una nel dicembre del 2020 – perché giudicato arbitrariamente arrestato «per ragioni politiche»;

   dopo il fallito colpo di stato dei 16 luglio 2016, Erdogan ha dato inizio a una enorme opera di repressione, che ha visto anche il licenziamento e l'arresto di 110 mila funzionari pubblici, con l'accusa di essere fegati a una presunta rete terroristica guidata dall'imam Fethullah Gülen;

   nella campagna volta a mettere a tacere ogni espressione di dissenso, rientra anche la recente messa sotto inchiesta del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu, uno dei principali rivali del presidente Recep Tayyip Erdogan, fra i pochi in grado di competere con lui per prestigio e consenso, con l'accusa di aver mancato di rispetto alla memoria del sultano Maometto II, durante una visita al suo mausoleo e, secondo fonti dell'opposizione, anche per contatti con il partito Hdp –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia, Paese membro della Nato e del Consiglio d'Europa, così come in quelli internazionali ed europei, affinché venga assicurato il pluralismo politico, l'indipendenza della magistratura, il rispetto dei diritti umani e delle prerogative parlamentari e il riconoscimento delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo da parte delle autorità turche.
(5-06302)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 21 giugno 2021, il Ministro interrogato ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo cinese, Wang Yi;

   i dettagli del colloquio sono passati sotto traccia sui media nazionali mentre ne sono stati riportati alcuni importanti passaggi dai media cinesi;

   mentre sulla striminzita didascalia pubblicata sul sito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si parla di diritti umani nell'agenda, sull'agenzia cinese Xinhua si legge che la Cina è disposta a lavorare con l'Italia «per intensificare la comunicazione strategica, consolidare la fiducia reciproca strategica e liberarsi di tutte le distrazioni»;

   inoltre, si legge che Wang Yi avrebbe affermato che Pechino è disposta a condurre scambi più stretti ad alto livello, facilitare gli scambi di personale e promuovere la costruzione congiunta di «Belt and Road», la cosiddetta nuova via della seta, con l'Italia;

   a tal proposito, Wanga avrebbe chiesto con urgenza un rafforzamento delle cooperazioni in materia scientifica e tecnologica, indicando settori di vitale importanza come aerospazio e telecomunicazioni;

   infine, Wang ha auspicato che l'Europa «aderisca all'autonomia strategica, pratichi un vero multilateralismo e promuova la stabilità e lo sviluppo a lungo termine» delle relazioni con la Cina, esortando l'Italia a lavorare per giungere a queste posizioni a livello europeo;

   il colloquio telefonico è avvenuto pochi giorni dopo la visita del Garante del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, presso l'ambasciata Cinese;

   il Ministro interrogato è un autorevole esponente del Movimento 5 Stelle;

   la scorsa settimana il sito Formiche.net ha reso noto un documento del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in preparazione di un prossimo vertice Italia-Cina, che pone nuovi interrogativi sulla posizione di Roma rispetto alla Via della Seta, oggetto di specifica interrogazione da parte dell'interrogante;

   nel documento si sancirebbe la prosecuzione della collaborazione Italia-Cina, in una direzione che il presidente Draghi sembrava voler evitare, stando a quanto dichiarato al G7 e al vertice Nato dei giorni scorsi;

   a giudizio dell'interrogante, i rapporti dei Movimento 5 Stelle con la Cina sono poco chiari e trasparenti e una politica apertamente filo-cinese appare essere in aperto contrasto con gli indirizzi atlantisti ed europeisti dati dal Presidente del Consiglio dei ministri –:

   quali siano stati gli argomenti affrontati nel bilaterale con il Ministro degli affari esteri cinese e se intenda chiarire la conformità di eventuali esiti con la linea politica europeista e atlantista tracciata dal Presidente del Consiglio dei ministri.
(5-06303)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'articolo 1, comma 741, della legge n. 160 del 2019, con riguardo all'Imu, «Per abitazione principale si intende l'immobile, iscritto o iscrivibile nel catasto edilizio urbano come unica unità immobiliare, nel quale il possessore e il suo nucleo familiare dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Nel caso in cui i componenti del nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi situati nel territorio comunale, le agevolazioni per l'abitazione principale e per le relative pertinenze in relazione al nucleo familiare si applicano per un solo immobile»;

   numerosi comuni escludono, però, l'interpretazione del Ministero dell'economia e delle finanze sull'agevolazione Imu per coniugi con residenze in comuni diversi o con due immobili nello stesso comune. In pratica, se un coniuge si sposta di città o paese per lavoro, lasciando moglie e figli nell'abitazione principale, perde l'agevolazione. Se un coniuge tarda a cambiare residenza per motivi logistici, per tutto il tempo del ritardo, viene meno l'agevolazione. Stessa sorte accade se si verifica la fattispecie di due coniugi con residenze disgiunte nello stesso comune –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per dare un'interpretazione univoca circa l'esenzione dell'Imu prima casa, specie per i nuclei familiari disgiunti aventi due immobili nello stesso comune o in comuni diversi.
(5-06286)


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'evasione fiscale è un problema atavico dell'Italia, come evidenziano i dati esaminati dal Centro studi Unimpresa: le mancate entrate per le casse statali ammontano a 1.068 miliardi di euro tra il 2000 e il 2021, di cui 930 miliardi per tasse e multe mai pagate; in questo periodo il fisco italiano ha incassato solo il 13 per cento del «carico» tributario, equivalente a 139 miliardi di euro;

   l'ultimo quadro fornito dal direttore dell'Agenzia delle entrate e presidente dell'Agenzia delle entrate – Riscossione presenta un «magazzino» di 987 miliardi, di cui il 15 per cento relativo a soggetti falliti, il 13 per cento a persone o aziende morte, il 13 per cento a nullatenenti, il 45 per cento a soggetti su cui sono state già avviate senza successo azioni esecutive; quindi, su circa mille miliardi quello che si può realisticamente sperare di riscuotere è poco più del 7 per cento del totale, cioè 74 miliardi di euro;

   uno dei principali problemi è la durata dei vari contenziosi, di cui la maggior parte non va a buon fine, inseguendo crediti minori, invece di aggredire prioritariamente gli importi più grossi;

   l'inefficacia dei processi di riscossione è evidente: ogni anno 5.600 enti differenti affidano alla riscossione 29 milioni di singoli ma diversi crediti che sono relativi a più di 8 milioni di contribuenti; gli interventi sono indistinti per tutte le tipologie di credito iscritte a ruolo e questo determina, di fatto, l'impossibilità di rimodulare l'azione di recupero secondo princìpi di «efficienza ed efficacia»; il totale incassato nel 2000 era il 28 per cento, nel 2018 il 6,6 per cento, nel 2019 il 4,3 per cento fino allo 0,4 per cento del 2020, l'anno della crisi da COVID-19;

   riformare il sistema della riscossione appare pertanto necessario ed urgente, con meccanismi meno farraginosi, tassazioni più comprensibili e soprattutto più sopportabili; per creare un rapporto tra amministrazione finanziaria e contribuente leale e trasparente è essenziale favorire una rapida ed efficiente compensazione tra crediti/debiti tributari –:

   se non ritenga opportuno assumere iniziative, anche di natura normativa, per riformare il sistema di riscossione anche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-06287)


   GIACOMETTO, MARTINO, CATTANEO, GIACOMONI e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da uno studio di Sos Tariffe.it in pubblicazione, che ha comparato 26 istituti e analizzato i fogli informativi delle carte di debito e di credito emerge che la diffusione del denaro digitale fa crescere i costi del contante, anche perché i punti Atm sul territorio si riducono;

   gli sportelli «bancomat» censiti dalla Banca d'Italia a fine 2020 erano 38,836, dai 39.506 del 2019. E la tendenza è destinata ad accentuarsi, perché la pandemia ha moltiplicato pagamenti elettronici e l'e-commerce, mentre le chiusure di filiali non sono finite;

   una recente indagine della Fondazione Sussidiarietà su dati Banca d'Italia ha rivelato come negli ultimi 10 anni in Italia siano «spariti» quasi 10.000 sportelli bancari: da 34.038 a inizio 2010 a 24.312 all'inizio del 2020, circa il 30 per cento in meno. Ogni 100.000 abitanti adulti ci sono ora 39 filiali, rispetto alte 56 di inizio decennio;

   l'effetto scarsità del contante porta, quindi, disagi e maggiori commissioni per chi preleva, specie nelle banche «tradizionali», dove prendersi i propri fondi può costare in alcuni casi fino al 273 per cento in più rispetto ai clienti delle banche online e avere una carta di credito ha costi doppi;

   per i titolari di carta di debito il prelievo dalla propria banca è sempre gratis, negli istituti tradizionali oppure on-line. Ma già prelevando con carta di credito il discorso cambia: i clienti di banche tradizionali pagano una commissione media del 4 per cento rispetto al 3,8 per cento richiesto ai correntisti delle banche online;

   quanto ai costi annuali, per la carta di credito, il costo è ormai salito, per i clienti delle banche tradizionali, a 45 euro medi, cifra quasi doppia rispetto ai 23,33 euro delle banche prevalentemente online;

   la Bce ha da tempo chiarito che qualunque disincentivo o limitazione nazionale, in via diretta o indiretta, ai pagamenti in contanti deve rispettare i requisiti relativi al corso legale delle banconote in euro –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per ridurre i costi di gestione e di prelievo delle carte di credito e debito tramite i quali i cittadini utilizzano il proprio denaro, nonché per favorire il mantenimento di un adeguato numero di punti Atm sul territorio nazionale.
(5-06288)


   ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per il periodo d'imposta 2020 si pone il tema del mancato superamento dei parametri di operatività ai fini dell'applicazione della normativa sulle società di comodo (articolo 30 della legge n. 724 del 1994) e su quelle in perdita sistematica (articolo 2, comma 36-decies e 36-undecies, del decreto-legge n. 138 del 2011);

   i periodi d'imposta 2020 e 2021 sono stati caratterizzati da condizioni straordinarie di svolgimento dell'attività economica causa misure governative di contenimento dell'emergenza da COVID-19 e si ritiene pertanto imprescindibile, per tali periodi, la non applicazione delle disposizioni di cui alle società di comodo ed in perdita sistematica;

   va considerato che non esiste, ad oggi, una norma di disapplicazione della sopracitata normativa connessa all'emergenza da COVID-19 e che l'applicabilità della causa di esclusione prevista nel provvedimento dell'Agenzia delle entrate prot. 87956/2012, in cui disapplicano il regime «le società per le quali gli adempimenti e i versamenti tributari sono stati sospesi o differiti da disposizioni normative adottate in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225», appare dubbia e non automatica;

   si sottolinea che nel maxi-emendamento al decreto-legge n. 18 del 2020, presentato originariamente dal Governo, l'articolo 71-quater recitava: «Per il periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2020, in considerazione delle condizioni straordinarie di svolgimento dell'attività economica (...), non si applicano le seguenti disposizioni in materia di: a) società di comodo, di cui all'articolo 30 della legge 23 dicembre 1994, n. 724; b) società in perdita sistematica, di cui all'articolo 2, commi 36-decies e 36-undecies del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148»; tale disposizione non veniva inserita in sede di conversione del decreto a seguito della nota n. 47767/2020 della Ragioneria generale dello Stato, che rilevava, per tale disapplicazione, un onere di 23,2 milioni di euro per l'anno 2021, privo di copertura finanziaria –:

   se, alla luce delle disposizioni attualmente in vigore, sia possibile ritenere operante la disapplicazione automatica e generalizzata della citata normativa per società non operative ed in perdita sistematica, in conseguenza dell'emergenza da COVID-19, ovvero se intenda chiarire, anche in considerazione dell'urgenza rappresentata dalle imminenti scadenze di bilanci e dichiarazioni dei redditi, la posizione del Governo in merito alla questione indicata.
(5-06289)


   FRAGOMELI, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dall'inizio dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, nei primi mesi dell'anno 2020, sono state messe in campo risorse senza precedenti per affrontare la dura crisi economica prodotta dalla pandemia;

   in particolare, con i decreti «Cura Italia», «Liquidità», «Rilancio» e «Agosto» sono stati adottati interventi di vasta portata su sanità, lavoro, liquidità, fisco, famiglie e imprese; un'azione che è proseguita con i successivi provvedimenti «Ristori», destinati alle categorie più colpite dalle restrizioni e da ultimo con i due decreti «Sostegni» nel 2021;

   per assicurarne la tenuta nel periodo dell'emergenza e favorirne il rilancio nel momento della ripresa sono stati previsti interventi straordinari a sostegno dei lavoratori, delle imprese e dei professionisti, attraverso indennizzi e contributi a fondo perduto;

   i contributi sono stati erogati dall'Agenzia delle entrate attraverso procedure telematiche automatizzate, dal momento della presentazione dell'istanza al momento dell'erogazione sul conto corrente, che hanno permesso una consistente riduzione dei tempi e una semplificazione delle procedure;

   da ultimo il decreto-legge n. 73 del 2021, cosiddetto decreto «Sostegni-bis» ha previsto per tutti i titolari di partita Iva al 26 maggio 2021, il pagamento, a partire dal 16 giugno 2021 dei contributi automatici senza necessità di presentare un'ulteriore istanza, alle imprese e ai professionisti che hanno richiesto entro lo scorso 28 maggio ed ottenuto il contributo del primo «decreto Sostegni» (decreto-legge n. 41 del 2021); successivamente è prevista l'erogazione del contributo a fondo perduto alternativo le cui domande per il riconoscimento potranno essere inoltrate dal 23 giugno, con i primi pagamenti ai primi di luglio e, infine, è previsto un contributo perequativo, per i successivi mesi –:

   quale sia l'entità dei contributi a fondo perduto, con indicazione dei tempi per l'accredito in conto corrente, erogati automaticamente nel 2021 dall'Agenzia delle entrate a seguito dell'emanazione dei due decreti «Sostegni», suddivisi per dimensione aziendale, settore economico e regione di domicilio fiscale di appartenenza delle imprese che ne hanno fatto richiesta, nonché l'ammontare dell'erogazione complessiva dall'anno 2020 a oggi, in relazione ai settori economici di appartenenza.
(5-06290)


   SANGREGORIO e COLLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno sollevato dubbi circa la genuinità e la trasparenza delle nomine e degli incarichi di vertice della Sose s.p.a., partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze (88 per cento) e dalla Banca d'Italia (12 per cento);

   invero, nel dicembre del 2018, l'allora Ministro dell'economia e delle finanze – Giovanni Tria – scelse quale nuovo amministratore delegato il collega di cattedra dell'ateneo di Tor Vergata, ossia il professor Vincenzo Atella;

   costituitosi il consiglio di amministrazione, con il dottor Antonio Dorrello – presidente, il professor Vincenzo Atella – amministratore delegato e la dottoressa Laura Serlenga – consigliere, si passò alla nomina del direttore generale;

   il consiglio, nel febbraio 2019, verbalizzò di voler affidare sempre al professor Atella l'incarico di direttore generale; nomina che si cumulava a quella di amministratore delegato, anche se manchevole dei connessi emolumenti. Come sovente accade i compensi del direttore generale vengono decisi dallo stesso consiglio; dunque l'idea che la rinunzia ai compensi non sia di natura etica e che potrebbe paventarsi un potenziale conflitto di interessi non apparrebbe peregrina, visto che controllore e controllato si fondono nella stessa persona;

   peraltro, pare che la funzione apicale che il professor Atella è chiamato a rivestire, oltre che essere sine die, si atteggi a vera e propria assunzione all'interno di una società interamente a capitale pubblico, con i vantaggi che il pubblico impiego riserva e con una remunerazione da centonovantamila euro annui;

   le eccentricità non si esauriscono con il professor Atella;

   si narra di consulenze da seicentocinquanta euro al giorno affidate a un ex dipendente della pubblica amministrazione – il dottor Pier Luigi Semiani – oggi in pensione, nonostante le preclusioni della legge cosiddetta Severino ovvero dell'incarico a membro del consiglio di amministrazione della dottoressa Laura Serlenga – responsabile della corruzione e della trasparenza – docente presso l'università degli studi di Bari, autorizzata dall'ateneo a svolgere un incarico extra istituzionale della durata di tre anni con un compenso di ottocento euro l'ora;

   di tutto ciò sembra che non si siano avveduti il presidente o il consigliere ovvero il collegio sindacale, composto da Claudio Lenoci (già deputato e sottosegretario), Marco Cuccagna (beneficiario di molteplici nomine in società pubbliche) e Concetta Lo Porto;

   va considerata la natura esclusivamente pubblica della società in questione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda adottare iniziative di competenza per attuare le opportune verifiche finalizzate a chiarire la reale trasparenza delle nomine e degli incarichi.
(5-06291)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della riforma del diritto societario di cui al decreto legislativo n. 6 del 2003, è stata introdotta nell'ordinamento giuridico italiano la nozione di «società aperte» di cui all'articolo 2325-bis del codice civile, intendendosi con tale termine quelle società che fanno ricorso al mercato del capitale di rischio, includendovi non solo le società con azioni quotate in mercati regolamentati, ma anche le società con azioni non quotate, bensì diffuse tra il pubblico in misura rilevante;

   le sopramenzionate società con azioni diffuse sono definite – con regolamento Consob adottato con delibera n. 11971/1999 e successive modificazioni – in base alla presenza di azionisti diversi dai soci di controllo, in numero superiore a cinquecento che detengano complessivamente una percentuale di capitale sociale almeno pari al 5 per cento e all'impossibilità di redigere il bilancio in forma abbreviata;

   risulterebbe esclusa dalla disciplina sopradescritta – che, peraltro, non trova riscontro negli altri Paesi europei e nella disciplina comunitaria – la quasi totalità delle società negoziate sul mercato AIM (Alternative Investment Market) Italia, non essendo emittenti titoli diffusi: si tratta di 127 società su un totale di 140 attualmente quotate sul citato mercato Aim Italia;

   ne deriverebbe un'ambiguità giuridica che si manifesta nel processo di quotazione: una società, infatti, che si quota sul mercato Aim e non realizza una diffusione dei titoli presso oltre cinquecento azionisti, poiché al momento della quotazione il collocamento è realizzato presso un numero relativamente limitato di investitori professionali, sarà – sul piano normativo – assoggettata soltanto alla disciplina generale delle società per azioni, la medesima cui sono assoggettate le società non quotate su alcuna piattaforma; tuttavia, se, in un momento successivo, per effetto delle negoziazioni sul mercato, la diffusione si sarà realizzata, dall'esercizio successivo troverà applicazione la disciplina delle società cosiddette «aperte»;

   si evidenzia, pertanto, l'esigenza di determinare con chiarezza gli assetti di trasparenza e governance delle società Aim al momento della quotazione, implementando il floor previsto dal regolamento e gli eventuali ulteriori presidi richiesti dagli investitori come condizione per investire in tali società: tali assetti non dovrebbero mutare per il fatto della sopravvenuta diffusione dei titoli maturata successivamente –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, in particolare di carattere normativo, il Governo intenda adottare al fine di chiarire l'ambiguità della disciplina descritta in premessa, nonché di razionalizzare il sistema mediante la previsione di esclusione dall'ambito di applicazione del regime delle società aperte delle società con azioni quotate in strutture «Multilateral Trading Facility» (Mtf) in modo da evitare che esse vi ricadano per effetto della semplice diffusione dei titoli.
(5-06280)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSTAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   in Italia è ancora troppo esiguo il numero di donne ai vertici di aziende private e istituzioni pubbliche, anche a tal fine la legge 12 luglio 2011, n. 120 e il decreto del Presidente della Repubblica 30 novembre 2012, n. 251 hanno introdotto obblighi di equilibrio di genere nelle posizioni decisionali e negli organi di amministrazione e controllo;

   per quanto riguarda le società a controllo pubblico, non quotate, è intervenuto il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 175 recante «Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica», poi modificato dal decreto legislativo 16 giugno 2017, n. 100; esso ha previsto, per quanto riguarda la disciplina sull'equilibrio di genere, una quota di genere che le pubbliche amministrazioni sono tenute a rispettare, individuata nella misura di almeno un terzo, nella scelta degli amministratori delle società controllate;

   il tema della parità di genere è all'attenzione anche della Banca d'Italia, che nel 2014 ha adottato le nuove Disposizioni di vigilanza in materia di organizzazione e governo societario delle banche (circolare n. 285, in attuazione della direttiva 2013/36/UE cosiddetta CRD IV), stabilendo che la composizione degli organi con funzioni di supervisione strategica e con funzione di gestione delle banche sia adeguatamente diversificata, in termini di età, competenze, genere e provenienza geografica;

   nel mese di maggio 2021 si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche dell'Organismo per la gestione degli elenchi degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi (Oam) per un totale di 10 figure;

   l'Organismo è sottoposto alla vigilanza della Banca d'Italia, ma al Ministro dell'economia e delle finanze competono importanti poteri, come quelli riferiti all'approvazione dello statuto e dei regolamenti interni, nonché allo scioglimento degli organi di gestione e controllo qualora risultino gravi irregolarità nell'amministrazione, ovvero gravi violazioni delle disposizioni che regolano l'attività dello stesso Organismo;

   il regolamento elettorale prevede la costituzione di liste di candidati e successivamente un primo voto dall'elettorato attivo (iscritti negli elenchi tenuti dall'Oam) e un secondo turno con il voto degli appartenenti al consiglio dei partecipanti, che devono scegliere tra i candidati risultati eletti nella prima votazione;

   il consiglio dei partecipanti è composto dalle associazioni e federazioni rappresentative a livello nazionale delle categorie di soggetti operanti nel settore sul territorio italiano;

   nella elezione di maggio 2021 sono state presentate due liste di candidati in cui era presente una sola candidata donna per il comitato di gestione;

   la candidata donna, classe 1982, è risultata eletta unitamente ad altri 5 candidati uomini rispettivamente alla classe 1949, 1943, 1956, 1951, sulla base dei voti ricevuti dall'elettorato attivo;

   tra questi cinque eletti, il consiglio dei partecipanti, al secondo turno, doveva votare i 4 membri di gestione e ha scelto tutti gli uomini over 65 anni, lasciando fuori l'unica eletta al primo turno;

   il risultato totale delle elezioni ha visto 10 uomini e nessuna presenza femminile nelle posizioni di vertice dell'Oam;

   quanto riportato è emblematico delle difficoltà connesse al pieno e sostanziale rispetto della disciplina vigente in materia di parità di genere, anche con riferimento ad organismi, come quello sopra richiamato, che esercitano funzioni di controllo e vigilanza in tema di attività finanziaria e creditizia –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto esposto in premessa e se non ritenga di valutare la sussistenza dei presupposti per adottare le iniziative di competenza, anche di carattere normativo, finalizzate ad addivenire al pieno conseguimento degli obiettivi di parità di genere e anagrafica.
(4-09605)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   desta enorme preoccupazione la situazione delle carceri italiane, che dopo il calo nel 2020, torna a registrare un allarmante sovraffollamento, così come evidenziato dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale in sede di Relazione al Parlamento 2021;

   attualmente nelle carceri italiane sono recluse 53.661 persone, a fronte di una capienza di 47.445, fatto che pone il nostro sistema penitenziario in una preoccupante situazione di allerta, anche considerati i drammatici fatti vissuti durante la pandemia;

   i frequenti episodi di violenza che si verificano nelle carceri di tutta Italia sono espressione di quanto queste siano diventate luoghi pericolosi per i detenuti stessi e per chi ci lavora, a partire dagli agenti della polizia penitenziaria;

   al sovraffollamento, soprattutto in questo periodo emergenziale, si è sommata la catastrofica assenza delle misure promesse ma mai realizzate a tutela degli operatori penitenziari, penalizzati a causa di organici insufficienti a far fronte alla numerosità dei detenuti;

   è di tutta evidenza la necessità e l'improrogabilità di potenziare le dotazioni organiche degli agenti;

   inoltre, più volte Fratelli d'Italia ha evidenziato la necessità di assumere le opportune iniziative in ambito internazionale per l'esecuzione penale nello Stato di provenienza, in un'ottica di diminuzione della popolazione carceraria e di impiego ottimale delle risorse;

   occorre anche evidenziare il fatto che, in questo momento, il problema del sovraffollamento delle carceri può essere compiutamente affrontato a valere sulle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza mediante la costruzione di nuovi istituti detentivi –:

   quali urgenti concrete iniziative intenda assumere al fine di porre rimedio al problema del sovraffollamento delle carceri anche attraverso l'impiego di parte delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-02351)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SARTI, ASCARI, FERRARESI, SAITTA, D'ORSO e SALAFIA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Rosario Pio Cattafi è stato arrestato dall'autorità giudiziaria di Messina il 24 luglio 2012 per l'accusa di associazione mafiosa aggravata dalla direzione della cosca di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), reato commesso tra gli anni '70 e il giorno del suo arresto. Cattafi viene ristretto in regime di 41-bis dell'ordinamento penitenziario, fino al 4 dicembre 2015, quando venne rimesso in libertà. Nel dicembre 2013 Cattafi è stato condannato in primo grado per tutte le imputazioni a suo carico, mentre nel 2015 la sentenza di appello ha confermato la condanna per associazione mafiosa commessa fino al 2000, eliminando l'aggravante della direzione della cosca. Il 1° marzo 2017 la Corte di cassazione ha annullato la sentenza rinviando alla Corte d'appello di Reggio Calabria il giudizio per gli anni compresi tra il 1993 e il 2000, stabilendo quindi, con un cosiddetto «giudicato interno», la partecipazione di Cattafi all'associazione mafiosa dagli anni ‘70 fino al 1993 e la non intraneità per gli anni successivi al 2000;

   la fedina penale di Cattafi conta detenzioni in carcere per custodia cautelare e condanne passate in giudicato per i reati di lesioni (in concorso con Pietro Rampulla, il mafioso che sarà l'artificiere della strage di Capaci), porto e detenzione abusivi di arma e calunnia. Inoltre, è stato indagato o imputato in procedimenti (conclusisi con archiviazioni, proscioglimenti o assoluzioni) per reati gravissimi, quali sequestro di persona dell'imprenditore Giuseppe Agrati, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, traffico internazionale di armamenti, concorso nella strage di Capaci, associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico assieme a personaggi del calibro di Salvatore Riina, Benedetto Santapaola, Giuseppe e Filippo Graviano, Licio Gelli e Stefano Delle Chiaie. Cattafi è stato testimone di nozze del capomafia di Barcellona Pozzo di Gotto, Giuseppe Gullotti;

   il processo a carico di Cattafi per il reato di associazione mafiosa, dopo il rinvio disposto dalla Corte di cassazione, ha atteso più di due anni prima di vedere fissata dalla Corte d'appello di Reggio Calabria la prima udienza, nonostante il reato fosse a rischio di prescrizione. In aggiunta a questo increscioso ritardo, l'udienza programmata per il 17 aprile 2019, fu rinviata di sei mesi per un difetto di notifica poi nuovamente rinviata altre tre volte, per un totale di otto mesi, a causa di ulteriori difetti di notifica agli avvocati o per l'assenza di un giudice. Pochi giorni prima dell'udienza, fissata per il 20 gennaio 2021, la procura generale di Reggio Calabria ha chiesto alla Corte d'appello di dichiarare, prescritto il reato di associazione mafiosa a carico di Rosario Cattafi;

   se dovesse essere riconosciuta la prescrizione, non sarebbe possibile emettere una sentenza di condanna a carico di Cattafi neanche per il periodo compreso tra gli anni '70 e il 1993, per il quale già stata ritenuta provata la sua intraneità all'associazione mafiosa;

   appare allarmante che un soggetto già sottoposto a regime di 41-bis rischi di evitare la condanna per prescrizione –:

   se il Ministro non ritenga che il gravissimo ritardo nella trattazione del procedimento a carico di Rosario Cattafi meriti attenzione e accertamenti, mediante l'avvio di iniziative ispettive ai fini dell'eventuale esercizio dell'azione disciplinare.
(4-09609)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da diversi media nazionali, in particolare da un articolo di Nicola Mirenzi, pubblicato sul sito Huffington Post, e secondo quanto dichiarato in una lettera-appello indirizzata a diversi organi istituzionali dalla presidente dell'Associazione Yairaiha Onlus, Cesare Battisti, detenuto presso la casa di reclusione di Corigliano-Rossano a partire dal 2 giugno 2021 ha iniziato lo sciopero della fame e delle terapie per protestare contro l'illegittimo e immotivato protrarsi della sua collocazione nel circuito «Alta sorveglianza 2» che, nel caso specifico dell'istituto calabrese, è destinato a detenuti afferenti al cosiddetto «terrorismo islamico», e contro il mancato rispetto dell'ordinanza n. 3/19 Reg. Ord emessa a suo carico dalla corte d'assise d'appello di Milano;

   Battisti è stato condannato all'ergastolo nel 1993 dalla corte d'assise d'appello di Milano e, dopo un lungo periodo di latitanza, all'inizio del 2019, è stato riportato in Italia; il suo avvocato aveva chiesto che la sua pena venisse commutata a trent'anni di carcere, ma il tribunale di Milano ha rigettato l'istanza, stabilendo nell'ordinanza sopra richiamata che dovrà essere la magistratura di sorveglianza a valutare se e quando Cesare Battisti (a cui non risulta applicabile il regime ostativo di cui all'articolo 4-bis, Ord. Penit., stante la disposizione transitoria di cui all'articolo 4-bis della legge n. 279 del 2002) potrà godere dei benefici penitenziari, in virtù di una progressione trattamentale, che è diretta attuazione del canone costituzionale della funzione rieducativa della pena anche per i condannati all'ergastolo, primo fra tutti il beneficio della liberazione anticipata ai fini del calcolo del termine per poter chiedere permessi premio e misure alternative alla detenzione, avendo riguardo anche ai periodi di custodia cautelare espiata all'estero;

   secondo quanto disposto dal tribunale di Milano, il detenuto Battisti avrebbe dovuto scontare sei mesi di isolamento e, a decorrere dal 14 giugno 2019, doveva essere detenuto in regime ordinario;

   tuttavia, fino al settembre del 2020, Battisti è stato detenuto a Oristano, in regime di alta sorveglianza, in un carcere in cui non c'erano altri detenuti classificati come lui, dunque, di fatto, in isolamento, perché quel regime impedisce il contatto con detenuti diversamente classificati;

   pertanto Battisti, come sostiene il suo legale, sarebbe stato detenuto per più di un anno in palese violazione di quanto stabilito dal giudice e dalle leggi italiane;

   in seguito a svariate proteste, Battisti è stato trasferito nel carcere di Rossano Calabro (in cui si trova attualmente) e collocato nella sezione AS2, riservata agli accusati di «terrorismo islamico»; in tale sezione «speciale», la presenza di soli detenuti di fede integralista islamica, di fatto, pone Battisti ancora una volta in una condizione di isolamento; inoltre, l'avvocato dichiara che la cella in cui Battisti è rinchiuso è «minuscola» e «priva di luce solare» e che «risulta privato della possibilità di svolgere attività alcuna, compresa l'ora d'aria per camminare»;

   suscita nell'interrogante molta perplessità la decisione di classificare Cesare Battisti nel regime di «Alta sorveglianza 2», dal momento che i reati per cui è stato condannato risalgono a più di quarant'anni fa e sono avvenuti in un particolare contesto politico e sociale;

   dall'inizio della protesta, Battisti, che ha 66 anni ed è affetto da diverse patologie, ha perso quasi 10 chilogrammi di peso e con il prolungarsi dello sciopero della fame è stato segnalato anche un episodio di svenimento –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad acquisire ulteriori elementi in riferimento alla vicenda in esame ed eventualmente ad attivare i propri poteri ispettivi al fine di verificare eventuali irregolarità o anomalie rispetto alla gestione del detenuto Battisti.
(4-09612)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata:


   CASSINELLI e BAGNASCO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   vi sono opere urgenti ed essenziali per l'infrastrutturazione organica del Paese, che, nonostante ciò, sono da troppo tempo bloccate per lentezze o questioni procedurali. Opere che sono coerenti con quello che l'Unione europea chiede all'Italia e ubicate sul Programma delle reti Trans European network (Ten–T). Tra queste il raddoppio dell'autostrada A10 nel tratto di attraversamento di Genova (Gronda di Genova), di cui si parla dal 2002;

   la realizzazione della Gronda, quale opera infrastrutturale strategica per Genova, la Liguria e il Nord-Ovest del Paese, è necessaria per garantire la continuità territoriale dell'intero sistema viario ligure e della sua proiezione verso il Nord del Paese e del Continente;

   si parla di un'infrastruttura che, insieme al Terzo Valico, è decisiva per l'economia del Nord-Ovest, per lo sviluppo di Genova, dei suoi traffici portuali e per l'attività turistica di tutta la Liguria;

   il progetto della Gronda è volto in primo luogo ad alleggerire il tratto di A10 più interconnesso con la città di Genova, cioè quello dal casello di Genova ovest (porto di Genova) sino all'abitato di Voltri, trasferendo il traffico passante sulla nuova infrastruttura;

   da troppo tempo il progetto esecutivo continua a rimanere fermo al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, in attesa della sua approvazione, nonostante la disponibilità delle risorse e nonostante siano stati effettuati gli espropri. È un'opera che, per la sua realizzazione in tempi congrui, avrebbe davvero necessità che venisse individuato un commissario straordinario di Governo, così come è stato fatto per accelerare la realizzazione di molte infrastrutture prioritarie;

   la stessa Viceministra alle infrastrutture e alla mobilità sostenibili, Teresa Bellanova, il 21 maggio 2021, in occasione di una visita al porto di Genova, aveva dichiarato che «la Gronda autostradale di Genova si deve fare e si deve stare al tracciato individuato» –:

   se non ritenga ormai non più rinviabile l'approvazione del progetto esecutivo e l'avvio dei cantieri per la «Gronda di Genova», anche valutando la possibilità della nomina di un commissario straordinario al fine di garantire l'avvio e la conclusione dei lavori in tempi congrui e certi.
(3-02354)


   PELLICANI, GARIGLIO, PEZZOPANE, BRUNO BOSSIO, CANTINI, DEL BASSO DE CARO, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, ROTTA, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi quasi dieci anni dal «decreto Clini-Passera» del 2012, che aveva previsto l'estromissione dal bacino di San Marco delle navi con stazza superiore alle 40 mila tonnellate. Ma a tutt'oggi le «grandi navi» continuano a transitare;

   nel mese di maggio 2021 il Parlamento ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 45, recante misure urgenti in materia di trasporti e per la disciplina del traffico crocieristico e del trasporto marittimo delle merci nella Laguna di Venezia;

   con la legge è stato dato il via a un concorso di idee per una soluzione che faccia attraccare le navi da crociera fuori dalla Laguna in un porto off-shore per la crocieristica e per le navi commerciali transoceaniche;

   l'Unesco ha rinnovato, solo qualche giorno fa, l'ultimatum ad allontanare le «grandi navi» dal bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca, per non iscrivere Venezia nella «lista del Patrimonio in pericolo»;

   è auspicabile che in prospettiva sia concesso il transito esclusivamente a una crocieristica a «misura di Venezia»;

   da notizie stampa di pochi giorni fa sembra che il Governo stia lavorando a un decreto che gestisca la fase di transizione, rilanciando l'ipotesi, già individuata dall'ultimo «Comitatone» del dicembre 2020, di realizzare entro la stagione 2022 approdi provvisori a Porto Marghera, lungo il Canale Nord e in terminal Tiv e Vecom, prevedendo anche dei ristori per gli addetti alla crocieristica;

   sempre dagli articoli di stampa emerge, inoltre, l'ipotesi di individuare un commissario per velocizzare i tempi: si tratterebbe dell'ennesimo commissario per la città, senza però che i problemi vengano risolti –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere e in quali tempi per allontanare le «grandi navi» dal bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca, in attesa del porto off-shore di cui in premessa.
(3-02355)


   CONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la missione 3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza indica, alla voce «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», «l'obiettivo di rafforzare ed estendere l'alta velocità ferroviaria nazionale»;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza dettaglia l'investimento con queste intenzioni progettuali: estendere l'alta velocità al Sud, con la conclusione della direttrice Napoli-Bari, l'avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina e la realizzazione dei primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia;

   con decreto-legge n. 34 del 2020, Rete ferroviaria italiana è stata autorizzata alla redazione del progetto di fattibilità tecnico-economica degli interventi di potenziamento, con caratteristiche di alta velocità, della direttrice ferroviaria Salerno-Reggio Calabria;

   il progetto individua, per il corridoio infrastrutturale tra Salerno e Reggio Calabria, diverse alternative di tracciato;

   il progetto, al punto 7.1, individua quello che viene denominato lotto «0» per la tratta Salerno-Battipaglia; esso prevede uno sviluppo di circa 44 chilometri con inizio al chilometro 34+009 e termine in prossimità della stazione di Battipaglia; tale tratto da Sarno arriverebbe a ridosso di Baronissi, dove si realizzerebbe il nuovo hub di Salerno-Baronissi, sul modello Napoli-Afragola, che interesserebbe tutta la Valle dell'Irno e da qui proseguirebbe fino a Battipaglia-Eboli, nella zona industriale;

   la soluzione garantirebbe alta velocità e alta capacità ferroviaria su tutto il tracciato, da Napoli a Salerno e a Battipaglia, per poi andare verso Reggio Calabria, senza soluzione di continuità;

   secondo quanto pubblicato da alcuni organi di stampa esisterebbero non meglio precisate «manovre» politiche e comunque pressioni per stralciare dal progetto il sopra menzionato lotto «0» a causa di paventati «interessi dei proprietari delle aree a valle del Vesuvio e fino a Baronissi»;

   la cancellazione dal progetto del lotto «0» determinerebbe un grave depotenziamento dell'infrastruttura; da Napoli a Salerno e a Battipaglia si viaggerebbe sostanzialmente senza alta velocità con una durata di tempi di percorrenza di molto superiori alla media nazionale;

   con la realizzazione del lotto «0», una volta sgravata dalla percorrenza nazionale, la vecchia linea ferroviaria che va da Napoli a Sapri potrebbe essere riconvertita in funzione di metropolitana regionale, sulla quale realizzare prolungamenti verso il campus universitario di Fisciano e l'aeroporto di Pontecagnano-Costa d'Amalfi, oltre a linee di collegamento per interconnettere i territori attraversati con la rete alta velocità e alta capacità –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per confermare e garantire la realizzazione anche del lotto «0» per la tratta Salerno-Battipaglia dell'alta velocità/capacità ferroviaria di cui in premessa.
(3-02356)


   RIXI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il raccordo autostradale della Valtrompia è un'opera strategica per l'intero territorio nazionale e assolutamente prioritaria per la mobilità su gomma dell'intero comparto produttivo bresciano;

   l'opera è stata ideata negli anni '70, ma soltanto nel 2018 Anas ha firmato il contratto con il raggruppamento temporaneo di imprese Salc s.p.a./Carena s.p.a. per la realizzazione del primo lotto consistente nel tracciato di 6,7 chilometri tra i comuni di Concesio e Sarezzo, compreso lo svincolo di Concesio, nell'ambito del raccordo autostradale A4-Valtrompia;

   la realizzazione della bretella autostradale in questione porterebbe notevoli benefici, consentendo di allontanare il traffico dai centri abitati, in particolare quello dei mezzi pesanti, e favorendo la circolazione di merci e persone in uno dei territori più produttivi del Paese;

   il raccordo autostradale suddetto, anche su sollecitazione delle autorità e delle aziende locali, era stato inserito nell'ultima bozza dell'elenco di nuove opere da commissariare ex articolo 4 del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, e, all'ultimo momento, è stato espunto dalla lista su valutazione dei tecnici del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   è di qualche giorno fa la notizia dell'avvenuta consegna formale dei cantieri da parte di Anas alla società appaltatrice, ma la storia pluridecennale dell'opera in questione è ricca di annunci, passi falsi, «stop and go», che hanno lasciato privo di opere infrastrutturali necessarie un distretto altamente industrializzato, che negli ultimi anni ha sofferto la mancanza di collegamenti adeguati con il resto della regione;

   da inizio 2021 il prezzo delle materie prime, in particolare dei prodotti siderurgici, ha subìto un rincaro del 60 per cento; ciò potrebbe causare un ulteriore rallentamento nella realizzazione dell'opera, non essendo prevista nel codice degli appalti alcuna soluzione per questa problematica –:

   considerata la scelta di escludere il commissariamento dell'opera, quali altre iniziative di competenza intenda adottare per portare a compimento la bretella autostradale in questione nel più breve tempo possibile.
(3-02357)


   PAITA, NOBILI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   una buona parte del Paese sconta la fragilità e l'inadeguatezza del suo sistema infrastrutturale. Questa fragilità è emersa, in particolare, in Liguria con la tragedia umana del crollo del Ponte Morandi in cui il 14 agosto 2018 hanno perso la vita 43 persone;

   sul tema autostrade dopo 3 anni di retorica sulla revoca, che evidentemente non era possibile, si è chiuso l'accordo con il gruppo Benetton che ha visto l'entrata dello Stato con Cassa depositi e prestiti che detiene la maggioranza del gruppo Aspi con il 51 per cento. La maggiore concessionaria del gruppo autostradale torna così sotto il controllo pubblico;

   il piano economico-finanziario 2020-2038 di Aspi da 21,5 miliardi di euro contiene importanti investimenti per il Paese;

   il cambio di gestore non assicura, però, di per sé, la svolta di cui la rete autostradale ligure ha bisogno: la scelta dell'azionariato appare ad oggi un fatto solo finanziario e non affronta, ad avviso degli interroganti, i nodi essenziali del problema della sicurezza della rete e della congruità ed adeguatezza degli interventi del concessionario e dei controlli dello Stato sullo stesso;

   infatti, nonostante il cambio dell'azionariato, non appaiono, ad oggi, ancora chiari i nuovi contenuti industriali del progetto, le modalità con le quali sarà concretamente gestita la rete e da chi, quali investimenti saranno predisposti e con quali professionalità;

   il semplice cambio della compagine azionaria non implica, peraltro, nemmeno un maggiore e più efficace controllo dello Stato: appare indispensabile, a questo scopo, da un lato qualificare con chiarezza i compiti delle diverse istituzioni che devono svolgere tali attività, precisando in particolare il ruolo del Ministero e di Ansfisa, sia, dall'altro, definire efficacemente il rapporto tra il ruolo del concedente e il ruolo del concessionario che, anche alla luce di quanto appena ricordato, al momento non sembra chiaro;

   particolare, inoltre, la situazione della Liguria in cui i pesanti disagi che vivono gli autotrasportatori, i cittadini che si spostano per lavoro, per motivi sanitari o di studio, i turisti dovrebbero indurre ad una temporanea e parziale revisione delle tariffe autostradali da parte del gestore –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, e in quali tempi, per definire meglio i contenuti industriali e operativi della nuova gestione delle autostrade, anche attivando forme di controllo e di monitoraggio sugli investimenti contenuti nel piano economico e finanziario e avvalendosi per il tema dei controlli sulle manutenzioni del ruolo di Ansfisa.
(3-02358)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   circa 1 anno fa, l'8 aprile 2020, crollava il ponte di Appiano Magra sul fiume Magra che collega la Toscana con la Liguria. Le conseguenze sul traffico locale e tra le due regioni sono tuttora elevate;

   in questo contesto i sindaci di Bolano, Aulla, Calice al Cornoviglio, Follo, Podenzana, Vezzano Ligure, con lettera, hanno più volte scritto al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, all'Anas e alla Società ligure Salt, per richiedere che, nell'occasione della imminente (fine lavori previsto entro il mese di giugno) apertura delle «rampe di accesso/uscita su Autostrada A12» nel comune di Bolano si conceda la gratuità del pedaggio autostradale nel tratto casello Albiano/Ceparana fino ai caselli di Santo Stefano Magra e di Aulla, ai residenti dei comuni scriventi nonché a quanti lavorano nei comuni stessi, secondo modalità ritenute più idonee;

   tale richiesta è motivata dal disagio causato dal crollo del ponte di Albiano Magra ai residenti, ai titolari di attività economiche e ai lavoratori delle stesse attività; si richiede anche il mantenimento della misura agevolativa almeno fino al termine dei lavori di ricostruzione del ponte di Albiano Magra, in corso di realizzazione, e la susseguente riapertura al traffico della strada statale n. 330 di collegamento tra la regione Liguria e la regione Toscana –:

   se sia a conoscenza delle richieste avanzate dai sindaci dei comuni di cui in premessa;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per soddisfare le richieste circa la gratuità dei passaggi autostradali descritti in favore dei cittadini residenti e dei lavoratori dei comuni interessati dai disagi.
(4-09608)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   nella risposta fornita il 17 giugno 2021 all'atto di sindacato ispettivo n. 5-06238 del primo firmatario del presente atto, il Governo ha comunicato che, nei confronti degli enti locali che non hanno inviato la relazione sui proventi delle sanzioni per infrazioni al codice della strada per l'anno 2019 e nei confronti di quelli che hanno inviato una relazione irregolare, sono stati riaperti i termini per sanare la propria posizione, coinvolgendo le rispettive prefetture;

   nella medesima risposta il Governo ha altresì comunicato che la pubblicazione del contenuto delle relazioni inviate non potrà avvenire finché non saranno conclusi i riscontri da parte di ciascuna prefettura presso i comuni inadempienti o che hanno inviato una relazione non regolare sui proventi dell'anno 2019, mentre il 3 novembre 2020, sempre in risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante, aveva assicurato che erano in corso di predisposizione le occorrenti attività amministrative per rendere accessibile al pubblico il contenuto delle relazioni inviate;

   il 31 maggio 2021 era fissato il termine per l'invio delle relazioni relative all'anno 2020 –:

   quali risultati abbia ottenuto l'attività svolta dalle prefetture dallo scorso mese di marzo nei confronti dei comuni che non hanno adempiuto all'obbligo di invio della relazione sui proventi delle sanzioni del codice della strada per l'anno 2019, entro quali tempi il Governo ritenga di poter rendere accessibile al pubblico il contenuto delle relazioni inviate e quante siano state le relazioni relative ai proventi dell'anno 2020 inviate entro il termine del 31 maggio 2021.
(2-01261) «Baldelli, Rosso, Pentangelo».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   GIORGIS, MADIA, POLLASTRINI, FIANO, CECCANTI e CIAMPI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che nella notte tra sabato 22 e domenica 23 maggio 2021 Moussa Balde, un ragazzo di 23 anni originario della Guinea, trattenuto nel Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino da diversi giorni, si è ucciso, impiccandosi con un lenzuolo:

   il 9 maggio 2021 Moussa Balde era stato vittima di una violenta aggressione ad opera di tre cittadini italiani che lo avevano brutalmente colpito con un bastone e con pugni al volto;

   Moussa Balde dopo essere stato ricoverato in ospedale, essendo risultato privo di un regolare permesso di soggiorno, era stato recluso nel Cpr di Torino e lì era stato posto in isolamento –:

   se il Governo, per quanto di competenza, ritenga, anche alla luce di una possibile verifica interna, che Moussa Balde sia stato trattenuto con modalità adeguate alla sua specifica situazione di fragilità e siano state adottate tutte le misure atte a scongiurare il suicidio, anche alla luce della normativa a tutela del fondamentale diritto alla salute, riconosciuto dalla nostra Costituzione ad ogni persona indipendentemente dal suo status giuridico di cittadino, nonché quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sull'adeguatezza dell'attuale normativa a garantire la tutela delle vittime di reati non in possesso dei documenti amministrativi attestanti la regolarità del soggiorno.
(5-06292)


   FORCINITI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in provincia di Latina sono da anni radicate organizzazioni criminali, che, in collegamento con la criminalità del luogo, effettuano attività illecite, quali ad esempio il traffico di droga o il riciclaggio di denaro; cittadini ed imprenditori sono allarmati da questa situazione, poiché sono molte e fondamentali le attività imprenditoriali che operano nel territorio e contribuiscono allo sviluppo in maniera legale;

   nella zona di Latina, inoltre, molte aree territoriali presentano una situazione di profondo degrado sociale; una delle aree a più alta densità criminale è la città di Aprilia;

   nel sud pontino le attività delle organizzazioni criminali stanno generando un forte senso di insicurezza tra i cittadini e troppi sono i reati contro la pubblica amministrazione e di criminalità organizzata che non si riescono a tenere sotto controllo; si registrano, tra l'altro, numerose prescrizioni proprio per i reati contro la pubblica amministrazione;

   la carenza di personale specializzato che interessa le forze di pubblica sicurezza rallenta le attività investigative e impedisce di prevenire e contrastare in modo efficace la criminalità organizzata, che si sta espandendo in modo incontrollato nella zona;

   è perciò urgente e necessario incrementare con tempestività gli organici delle forze dell'ordine e della magistratura: per questo obiettivo, le risorse del Recovery Plan sono fondamentali per aumentare l'efficienza della giustizia, come sottolineato dai magistrati antimafia –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente e necessario adottare iniziative per potenziare gli organici delle forze di polizia nel territorio del sud pontino, istituendo un commissariato nella città di Aprilia e una sezione distaccata della squadra mobile presso il commissariato di Formia, allo scopo di garantire maggiore efficacia alla prevenzione e al contrasto della criminalità.
(5-06293)


   IEZZI e DARA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente si è posta la questione, anche in ambito giurisdizionale, della corretta interpretazione della circolare del Ministero dell'interno n. 300-A-5620-17-144-5-20-3 del 21 luglio 2017 sull'utilizzo dei sistemi di rilevamento elettronici per le infrazioni al codice della strada;

   occorrerebbe chiarire, in particolare, se i varchi Ztl, gli autovelox, i rilevatori di violazioni della segnaletica semaforica siano omologati alla sola finalità sanzionatoria tipica – quella delle violazioni al codice della strada – o siano utilizzabili anche come strumento di controllo di altri tipi di violazioni, per quanto gravi;

   la finalità di controllo sembra evincersi proprio dal paragrafo 6 dell'Allegato alla circolare in questione, laddove si consente che gli apparecchi di rilevazione possano effettuare un continuo monitoraggio del traffico, soprattutto laddove è fatta «salva la possibilità di utilizzo dei dati a fini giudiziari»;

   l'ambiguità di fondo deriva dal fatto che la circolare ministeriale non precisa chiaramente quali sono i casi in cui possono essere utilizzate le immagini;

   fino ad oggi, le amministrazioni locali e le forze dell'ordine hanno pacificamente utilizzato i suddetti sistemi di tracciamento, affiancandoli alla rete di sistemi di lettura delle targhe; non si tratta di avallare un sistema di memorizzazione massivo e indifferenziato, ma di consentire l'individuazione dei dati relativi a targhe già segnalate all'autorità giudiziaria a fini di pubblica sicurezza e di repressione dei reati; solo allorquando vi sia corrispondenza tra targa segnalata e quella del veicolo in transito ha luogo la funzione di memorizzazione dei dati, che non è automatica, ma va attivata dalla polizia locale, in funzione di polizia giudiziaria sotto indicazione e alle dipendenze dell'autorità giudiziaria;

   vietando il monitoraggio continuo e la conseguente rilevazione delle targhe segnalate per gravi violazioni di legge da parte dei sistemi di rilevazione delle infrazioni si causerebbero considerevoli danni alla pubblica amministrazione in punto di privazione di un importante strumento di indagine sul territorio e di ulteriori aggravi per i comuni che si vedrebbero costretti ad installare una seconda rete di sistemi di lettura targhe –:

   se il Ministro interrogato, anche al fine di salvaguardare il servizio finora svolto, intenda chiarire la portata della circolare del 21 luglio 2017 citata in premessa, magari specificando, con particolare riguardo alla locuzione «salva la possibilità di utilizzo dei dati per fini giudiziari», se gli strumenti di rilevamento delle infrazioni possono essere equiparati ai sistemi di lettura delle targhe.
(5-06294)


   BALDINO, ELISA TRIPODI e BRESCIA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recenti tragiche notizie di cronaca hanno, purtroppo, interessato il territorio del comune di Ardea, dove, con alcuni colpi d'arma da fuoco, all'interno del consorzio Colle Romito, Andrea Pignani, 34enne con problemi psichici, ha colpito ed ucciso due fratelli di 10 e 5 anni, che stavano giocando a pochi metri da casa, nonché un anziano di 84 anni;

   a prescindere da tale drammatico evento, gli interroganti intendono evidenziare come il territorio del predetto comune sia stato colpito, negli anni, da una serie di fatti di criminalità, sia comune, sia organizzata;

   come riportano numerosi organi di stampa, fenomeni di illegalità sono molto diffusi e ricorrenti, e vanno da furti nelle abitazioni e negli esercizi commerciali, fino alle rapine e ad altri fatti di microcriminalità;

   allo stesso tempo, è nota la presenza del clan della 'ndrangheta come i Gallace, da decenni radicati nei comuni di Anzio, Nettuno ed Ardea (cfr. il quarto aggiornamento al Rapporto «Mafie nel Lazio» della regione Lazio);

   i residenti e gli abitanti del comune di Ardea sono sempre più preoccupati e stanchi di tale situazione di diffusa illegalità, che impone l'adozione, anche in tempi molto rapidi, di provvedimenti radicali ed incisivi;

   per quanto risulta agli interroganti, ad Ardea non esiste alcun presidio della Polizia di Stato, in quanto sono presenti solo due stazioni dei carabinieri, con risorse umane e mezzi del tutto insufficienti a garantire un reale e capillare controllo del territorio;

   l'individuazione e l'istituzione di un commissariato della Polizia di Stato potrebbero costituire, pertanto, un presidio di fondamentale importanza per garantire il controllo del territorio e contrastare la criminalità, consentendo un'azione di contrasto sempre più efficace;

   senza contare che il comune di Ardea si trova all'interno di un territorio ricco di risorse naturali, con un lido molto bello che si estende per diversi chilometri e che, in particolare, nella presente stagione estiva, si riempie di villeggianti;

   di conseguenza, tanto i turisti, quanto i residenti, hanno tutto il diritto di vivere le bellezze del territorio con la massima tranquillità e sicurezza –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di garantire un sempre maggior contrasto ai fenomeni di illegalità e criminalità all'interno del territorio del comune di Ardea e se, nello specifico, non si intenda istituire un commissariato della Polizia di Stato all'interno del medesimo territorio comunale.
(5-06295)


   PRISCO, MELONI e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il recente caso dell'uomo armato di coltello che ha seminato il panico alla stazione Termini di Roma, cui gli uomini della Polfer hanno dovuto sparare, riporta in auge una annosa questione rimasta irrisolta;

   il decreto-legge 22 agosto 2014, n. 119, aveva previsto, all'articolo 8, per le forze di pubblica sicurezza la sperimentazione dell'arma comune ad impulsi elettrici, il cui impiego permetterebbe agli agenti di non usare l'arma da fuoco, ma di proteggere l'incolumità dei cittadini con mezzi meno pericolosi per tutti;

   nel 2018 era stata avviata la fase di sperimentazione, con un appalto aggiudicato dall'azienda tedesco-americana Taser International ed era stata effettuata una prima fornitura di pistole elettriche alle forze dell'ordine in servizio in alcune città italiane;

   la sperimentazione, tuttavia, è stata interrotta dopo che, con una circolare del luglio 2020, il Ministero dell'interno aveva annunciato ufficialmente il parere negativo all'adozione delle pistole Taser, perché tali armi non avrebbero superato i test di balistica, tanto da risultare un rischio per l'incolumità dei cittadini e delle stesse forze dell'ordine;

   l'allora Capo della Polizia, Franco Gabrielli, aveva però spiegato ai giornali che «l'intendimento di dotare le forze di polizia di un'arma a impulsi elettrici» sarebbe rimasto invariato e che era solo necessario trovare l'arma giusta;

   se è rimasto invariato l'intendimento, stupisce che non vi siano notizie di ulteriori sperimentazioni di armi elettriche, che, invece, come dimostrato anche dai fatti accaduti a Termini, rappresentano un utile strumento per le forze di polizia;

   le forze di polizia e i sindacati, infatti, sostengono convintamente l'ipotesi di essere dotati di tali strumenti, che, secondo l'Associazione nazionale funzionari di polizia, potrebbero essere «un indispensabile strumento per affrontare le sempre più frequenti dinamiche operative dove soggetti armati e fuori controllo espongono gli operatori delle forze di polizia (...) alla gravosa responsabilità di essere costretti all'uso dell'arma da fuoco» –:

   se sia già stata disposta la ripresa delle sperimentazioni della pistola ad impulsi elettrici e quali siano i tempi di attesa ai fini della dotazione alle nostre forze di pubblica sicurezza.
(5-06296)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si è venuta a creare una profonda criticità per la mancanza di informazioni e garanzie sui rinforzi delle forze dell'ordine e sulla istituzione del presidio estivo della Polizia di Stato a Pinarella di Cervia;

   il prefetto e il questore della provincia di Ravenna hanno profuso un ingente sforzo e una grande attenzione attraverso il tavolo sull'ordine e sulla sicurezza pubblica riguardo alla salvaguardia della sicurezza e dell'ordine pubblico, ma sarebbe opportuno un intervento più incisivo dell'organismo sovraordinato a supporto delle richieste avanzate dai territori;

   il comune di Cervia, che dopo Rimini rappresenta la città con maggiori presenze in Emilia-Romagna durante il periodo estivo, è un grande centro urbano e per tali ragioni da lunghi anni e stato istituito il presidio estivo della Polizia di Stato nella località di Pinarella con un numero importante di rinforzi delle altre forze dell'ordine presenti: Carabinieri, Guardia di finanza e Capitaneria di porto;

   a stagione quasi iniziata e con la situazione della pandemia ancora in atto, non si hanno né certezze né sentori di arrivo di rinforzi e neppure dell'istituzione del presidio estivo, che per questa comunità rappresenta un buon punto di riferimento;

   si è già provveduto a sollecitare il prefetto, il questore e la regione Emilia-Romagna, affinché sia prevista una soluzione tempestiva alla carenza sopra esposta –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di fornire una risposta efficace in materia di ordine e sicurezza pubblica alle giuste e legittime rivendicazioni su temi importanti, quali la sicurezza e la legalità per turisti e cittadini, che arrivano dai territori, in modo da consentire vacanze in sicurezza per gli ospiti e vivibilità per i cittadini.
(5-06297)


   CALABRIA e POLVERINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2021, a Biandrate, un sindacalista coordinatore dei Si Cobas Novara è morto investito da un tir in manovra durante lo sciopero nazionale in corso davanti alla sede di una nota catena di distribuzione di beni alimentari;

   secondo l'organizzazione sindacale, la tragedia non sarebbe «derubricabile come un semplice incidente, né tantomeno come la semplice opera di un folle Isolato», ma si tratterebbe dell'apice di una escalation di violenza organizzata contro il Si Cobas, che sembrerebbe «trascinarsi da mesi»;

   infatti, tale ultimo grave episodio riapre la questione evidenziata anche dai recenti scontri avvenuti durante un presidio organizzato dal Si Cobas davanti a un magazzino della logistica a Tavazzano di Villasesco, in provincia di Lodi; una vicenda i cui contorni sono ancora da chiarire: in quella circostanza era rimasto ferito gravemente un lavoratore, che – secondo fonti sindacali – sarebbe stato colpito al volto da un pezzo di bancale scagliato dalle guardie private dello stabilimento;

   a ogni buon conto, la morte del sindacalista, in uno con i pregressi episodi di violenza menzionati in premessa, costituiscono fatti gravissimi e inaccettabili che mettono in discussione le fondamenta del nostro ordinamento democratico, fatti sui quali è quanto mai necessario e urgente fare piena luce: si tratta, invero, di un continuum di episodi di intimidazione e di violenza che mettono, tra l'altro, in discussione il principio cardine delle libertà sindacali –:

   se il Governo non ritenga che, in relazione ai fatti di cui in premesso, siano state adottate tutte le opportune misure atte a garantire la sicurezza e l'incolumità pubblica dei manifestanti e se non ritenga di adottare, per quanto di competenza, le opportune iniziative atte a garantire il regolare svolgimento delle manifestazioni pubbliche, in attuazione dell'articolo 17 della Costituzione.
(5-06298)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, già con precedenti atti di sindacato ispettivo, ha segnalato la necessità di adottare le dovute iniziative rispetto alla grave emergenza che vede la ripresa di un incontrollato accesso di migranti in Friuli Venezia Giulia, provenienti dalla rotta balcanica, soprattutto nelle stagioni di tempo più mite a partire dal mese di marzo. In particolare, è stata presentata l'interrogazione n. 5-04398, del 21 luglio 2020, e a cui il Governo deve ancora fornire una risposta, nonostante sia trascorso quasi un anno dalla presentazione;

   al riguardo, anche il 19 giugno 2021, in mattinata sono stati rintracciati a Basovizza, Trebiciano e in altre zone di Trieste, nei pressi del confine con la Slovenia, dei gruppi di migranti clandestini;

   sembra si sia trattato di circa 160 persone, che viaggiavano da sole e in gruppi familiari, di nazionalità afghana, pachistana e bengalese. A quanto è dato sapere, adesso sono in corso le operazioni di fotosegnalamento in più strutture della Polizia di Stato;

   si ritiene che il Governo stia trascurando tale fenomeno migratorio che coinvolge la regione Friuli Venezia Giulia e che mette il territorio, inevitabilmente, a rischio sotto il profilo della sicurezza anche da un punto di vista sanitario, a causa della pandemia da COVID-19 ancora in corso e del pericolo del diffondersi di nuove varianti del virus;

   bisogna tutelare i cittadini del territorio dagli inevitabili rischi che corrono rispetto all'accesso clandestino di migranti, che, tra l'altro, nella maggior parte dei casi non possiedono alcun documento utile all'identificazione –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di escludere l'accesso in Friuli Venezia Giulia di persone clandestine, come nel caso esposto in premessa;

   quali siano i dati in possesso del Ministro sugli accessi di migranti clandestini che avvengono via terra in Friuli Venezia Giulia, a partire dall'anno 2020 sino ad oggi.
(5-06274)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a pochi giorni dall'accoltellamento dello studente nei pressi della stazione centrale di Pisa (già portato all'attenzione del Ministro interrogato con atto di sindacato ispettivo n. 4-09566), un altro gravissimo episodio di violenza ha interessato la stessa zona della città; in via Corridoni, il 21 giugno 2021, alle prime luci dell'alba, i Carabinieri si sono imbattuti in un tunisino di ventidue anni per un'aggressione riportata, a quanto si apprende, a seguito di un regolamento di conti tra bande rivali di immigrati; gli inquirenti non escludono che l'aggressione sia legata a questioni legate allo spaccio di droga; il tunisino si è chiuso in un mutismo omertoso e sembra non voler collaborare con le autorità, fattori che paiono evidenziare come sempre di più i gruppi di immigrati irregolari dediti ad attività criminali assumano una configurazione mafiosa e ghettizzante;

   questo episodio, se mai ce ne fosse stato bisogno, rappresenta un'ulteriore testimonianza della necessità che il Ministero dell'interno si impegni più attivamente, sia in termini di supporto logistico, che di dislocazione di ulteriori reparti, per contrastare la criminalità e per procedere ad effettivi controlli, identificazioni ed espulsioni degli stranieri irregolari nel comune di Pisa –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per far fronte alle esigenze riportate in premessa.
(5-06277)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2021 (articolo 1, comma 324, della legge n. 178 del 2020) ha disposto che parte delle risorse del neo istituito «Fondo per l'attuazione di misure relative alle politiche attive rientranti tra quelle ammissibili dalla Commissione europea nell'ambito del programma React EU» – pari a 233 milioni di euro per il 2021 – siano utilizzate per l'istituzione di un Programma nazionale denominato garanzia di occupabilità (Gol) finalizzato all'inserimento occupazionale mediante l'erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro, nell'ambito del Patto di servizio personalizzato stipulato tra i soggetti disoccupati e i centri per l'impiego al fine dell'inserimento lavorativo (ai sensi dell'articolo 20 del decreto legislativo n. 150 del 2015);

   le prestazioni connesse al programma nazionale Gol – individuate tra quelle ammissibili al finanziamento del Programma React EU – compresa la definizione delle medesime prestazioni per tipologia di beneficiari, le procedure per assicurare il rispetto del limite di spesa, le caratteristiche dell'assistenza intensiva nella ricerca di lavoro e i tempi e le modalità di erogazione da parte della rete dei servizi per le politiche del lavoro, nonché la specificazione dei livelli di qualità di riqualificazione delle competenze, sono determinate da un successivo decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   nelle more dell'istituzione del Programma Gol e nel limite di 267 milioni di euro per il 2021, è stato previsto inoltre che l'assegno di ricollocazione – che consiste in un importo da utilizzare presso i soggetti che forniscono servizi di assistenza personalizzata per la ricerca di occupazione – torni ad essere riconosciuto, tra l'altro, ai percettori di NASpI o Dis-coll da oltre 4 mesi;

   il comma 326 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2021, legge n. 178 del 2020) ha, inoltre, previsto che con deliberazione del consiglio di amministrazione dell'Anpal, adottata previa approvazione del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, sentite le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sono definiti i tempi, le modalità operative di erogazione e l'ammontare dell'assegno di ricollocazione e le procedure per assicurare il rispetto del limite di spesa, con la presa in carico del beneficiario da parte dei centri per l'impiego e con il servizio di accompagnamento all'inserimento lavorativo che può essere erogato dai centri per l'impiego o dai soggetti privati accreditati ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 150, nel rispetto dei regimi di accreditamento regionale;

   il 2020 ha causato ingenti danni all'economia del Paese, provocando sia un aumento della disoccupazione, sia la chiusura di diverse imprese; per tali ragioni l'istituzione del programma Gol è particolarmente importante al fine di contrastare gli effetti della pandemia e per rilanciare in maniera adeguata le politiche attive del lavoro, anche in vista della imminente scadenza del blocco dei licenziamenti fissato al 30 giugno 2021;

   il programma Gol nasce, infatti, per finalizzare l'inserimento occupazionale dei senza lavoro mediante l'erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro –:

   in quali tempi il Ministro interpellato intenda provvedere all'adozione del decreto attuativo richiamato in premessa nonché, per quanto di competenza, all'approvazione della delibera del consiglio di amministrazione dell'Anpal chiamata a definire i tempi e le modalità operative di erogazione e l'ammontare dell'assegno di ricollocazione, provvedimenti particolarmente importanti per rilanciare le politiche attive del lavoro e contrastare gli effetti negativi causati dall'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(2-01260) «Segneri, Invidia, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Pallini, Tripiedi, Tucci, Dieni, D'Ippolito, Donno, Faro, Ficara, Flati, Gagnarli, Gallo, Giarrizzo, Giordano, Iorio, Licatini, Lovecchio, Maglione, Alberto Manca, Manzo, Maraia, Marzana, Melicchio, Micillo, Palmisano, Parentela, Perconti, Pignatone, Raffa, Saitta, Scagliusi, Serritella, Sut, Terzoni».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   BARZOTTI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 46 del decreto n. 73 del 2021 si prevede la modifica della governance dell'Anpal con la soppressione della figura del presidente le cui funzioni sono attribuite al direttore;

   il 4 giugno 2021 il Consiglio dei ministri ha conferito l'incarico di commissario straordinario dell'Anpal al dottor Raffaele Tangorra;

   nello specifico, il testo normativo prevede che al direttore sono assegnati i poteri e la responsabilità della gestione dell'Anpal, nonché la responsabilità per il conseguimento dei risultati fissati dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali nell'ambito, ove possibile, di massimali di spesa predeterminati dal bilancio o, nell'ambito di questo, dal Ministro stesso e che i regolamenti interni di contabilità sono sottoposti all'approvazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze;

   il richiamato articolo 46 prevede altresì che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali esercita in via esclusiva la vigilanza e impartisce indirizzi di carattere generale su Anpal servizi Spa, che opera quale società in house del Ministero medesimo e dell'Anpal;

   la nuova struttura dovrà gestire circa 9 miliardi tra Pnrr e fondi europei e implementare l'assegno di ricollocazione per la ricerca di lavoro dei disoccupati;

   l'ex presidente Mimmo Parisi, in occasione della sua audizione in XI Commissione contestava che, per una serie di problematiche amministrative, le risorse finanziarie stanziate per i servizi digitali connessi alla fase 2 del reddito di cittadinanza non sarebbero mai state impegnate;

   viceversa, dalla cospicua documentazione prodotta sembrerebbe che siano state spese ingenti risorse per l'adattamento e software in uso in Anpal (di cui circa 23 milioni al Raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) costituito da Almaviva, Almawave, Indra e PwC), ma non è ad oggi noto se siano stati prodotti i documenti giustificativi delle relative spese;

   Anpal non è soggetta al controllo della Corte dei conti ai sensi della legge n. 259 del 1958 –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per sottoporre Anpal a stringenti controlli sulla gestione e sulle spese, atteso che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede la centralità delle politiche del lavoro e la conseguente assegnazione di ingenti risorse.
(5-06281)


   COSTANZO e FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   un operaio di 60 anni ha perso la vita alla Margaritelli Ferroviaria di Rodallo, una frazione di Caluso, nel primo pomeriggio di lunedì 31 maggio;

   come riporta il Corriere della Sera Torino, il lavoratore, secondo i primi accertamenti dei carabinieri e degli ispettori Spresal, è precipitato per sei metri dopo essere stato investito da un vagone vuoto, durante il lavaggio dei macchinari;

   come riportato da La Stampa, la tragedia fa salire a 14 le vittime sul lavoro nell'area metropolitana di Torino, in questa prima parte di 2021. Una situazione drammatica che pochi giorni fa i sindacati hanno denunciato con un sit-in in prefettura;

   Gianni Cortese, segretario regionale Uil Piemonte, ricorda a La Stampa che: «L'anno scorso abbiamo avuto 1.200 vittime sul lavoro in Italia. Una media di oltre tre decessi al giorno (...) L'anno scorso abbiamo avuto una media di un'ispezione ogni 400 aziende – spiega –, nell'83 per cento dei casi sono state registrate irregolarità. Il 50 per cento dei cantieri non era a norma. Se non si investe nell'aumento di nuovi ispettori, saranno sempre di più le aziende che non spendono soldi per la sicurezza. Questione che non comprende solo l'infortunio mortale, ma anche le malattie professionali. Bisogna aumentare il numero di chi controlla»;

   come riportato da La Stampa in data 31 maggio 2021, i segretari generali di Fenealuil Claudio Papa, Fillea Cgil Marco Bosio e Filca Cisl Gerlando Castelli, rimarcano come il settore delle costruzioni sia uno tra i comparti con la più alta percentuale di infortuni gravi e mortali;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede l'assunzione di 2.000 nuovi ispettori del lavoro, ma il tema dei controlli e delle azioni necessarie a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro non può esaurirsi solo con il rafforzamento degli organici ispettivi;

   risulta fondamentale per prevenire le morti sul lavoro anche e soprattutto la formazione costante del lavoratore –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere, oltre a un incremento degli ispettori, al fine di contrastare più efficacemente la drammatica escalation di morti sul lavoro.
(5-06282)


   ZANGRILLO, MUSELLA e CANNATELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa riportano l'ipotesi di un rifinanziamento di circa 2 miliardi di euro della misura denominata reddito di cittadinanza, rifinanziamento che sarebbe effettuato con la prossima legge di bilancio;

   la legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio per l'anno 2021) ha già previsto un rifinanziamento della misura per quasi 4 miliardi di euro complessivi spalmati su un arco temporale pluriennale;

   alla luce dei dati prodotti in più di un biennio di funzionamento, il reddito di cittadinanza si è dimostrato un fallimento come misura di politica attiva del lavoro per quanto riguarda il riavviamento al lavoro dei suoi percettori;

   gli effetti negativi prodotti sull'economia dalla pandemia e i recenti dati Istat che hanno certificato l'impennata della povertà con circa 5,6 milioni di persone scivolate sotto tale soglia pongono l'urgenza di individuare misure e interventi volti a fare fronte a quella che si configura come un'emergenza sociale;

   a giudizio degli interroganti, il contrasto alla povertà dovrebbe essere effettuato per il tramite di una misura specifica, mentre il lavoro deve essere incentivato con opportuni investimenti e riforme del settore delle politiche attive; in entrambi i casi non appare opportuno alcun rifinanziamento del reddito di cittadinanza che, non solo, non ha prodotto gli effetti attesi in materia di ricollocamento al lavoro, ma rischia di produrre effetti perversi che disincentivano i beneficiari ad accettare offerte di lavoro –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo in merito alle criticità rappresentate in premessa e con particolare riferimento all'ipotesi di un ulteriore rifinanziamento dei reddito di cittadinanza, anche alla luce del lavoro sin qui svolto da parte del comitato scientifico appositamente istituito.
(5-06283)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sussiste una grave lacuna di legge rispetto i rapporti di lavoro dei dipendenti italiani delle rappresentanze diplomatiche estere in Italia. L'assenza di una regolamentazione espone questi lavoratori a gravi abusi, poiché non hanno tutele e non vi è alcun controllo sulle loro condizioni di lavoro;

   da tempo la Federazione sindacale dipendenti ambasciate (Fedae-Ceuq) denuncia l'assenza di una normativa dei rapporti di lavoro in questione, segnalando le continue violazioni delle disposizioni nazionali sul lavoro e di leggi internazionali, che determinano per queste persone condizioni inaccettabili, anche per chi presta servizio da oltre vent'anni;

   in molti casi, il rapporto di lavoro non è neanche garantito da un contratto, vengono poi denunciati licenziamenti illegittimi, trattamenti di fine rapporto non corrisposti, stipendi insufficienti ed erogati con modalità irregolari, ferie negate, straordinari non riconosciuti e vessazioni quotidiane che subiscono questi lavoratori, in evidente posizione di debolezza nei confronti dei datori di lavoro;

   a queste persone viene negata anche la possibilità di far parte di un sindacato per rivendicare migliori condizioni di lavoro della categoria;

   i lavoratori italiani delle ambasciate estere vivono da anni una situazione di grande frustrazione, poiché, nonostante la denuncia delle loro condizioni di lavoro a tutti i livelli istituzionali, non sono state adottate iniziative a loro tutela;

   in particolare, come denuncia la Fedae-Ceuq, si è registrata una totale inerzia del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e l'Ispettorato nazionale del lavoro ha ritenuto, erroneamente, di non essere competente nell'eseguire dei controlli nei luoghi di lavoro delle rappresentanze diplomatiche estere in Italia;

   l'assenza di una regolamentazione specifica e di un contratto collettivo, stanno determinando la totale violazione di ogni legge italiana sul lavoro, se non l'applicazione discrezionale e confusa di più normative, tra quella italiana e quelle straniere, in base alla convenienza del datore e risolvendosi, nella maggior parte dei casi, a svantaggio di questi lavoratori;

   le violazioni e la confusione che regnano rispetto ai rapporti di lavoro stanno comportando gravi danni ai dipendenti anche da un punto di vista fiscale, poiché, a fronte dell'omesso versamento dell'Irpef da parte delle strutture diplomatiche e consolari straniere in Italia, nella qualità di datori di lavoro, l'Agenzia delle entrate ha disposto molteplici accertamenti fiscali nei confronti dei lavoratori dipendenti, sull'erroneo presupposto che siano gli stessi ad essere tenuti al pagamento dell'Irpef-:

   se il Ministro intenda urgentemente adottare iniziative per introdurre un'adeguata disciplina sul lavoro, che garantisca giusti diritti e adeguate condizioni a tutela dei lavoratori delle rappresentanze diplomatiche estere in Italia.
(5-06284)


   VISCOMI, MURA, CARLA CANTONE, GRIBAUDO, LACARRA e LEPRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economica conseguente alla pandemia sta incidendo pesantemente sulle relazioni industriali e sulla condizione di lavoro in tante realtà produttive, con risposte organizzative che spesso rischiano di compromettere la stessa continuità operativa delle imprese;

   come denunciato dalla presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro, troppe imprese, per tentare di reagire alla crisi, si lasciano tentare dalla facile soluzione di affidarsi a chi propone fortissimi sconti sul costo del lavoro, attraverso la somministrazione di dipendenti per il tramite di cooperative spurie;

   tali cooperative, spesso di comodo, propongono la fornitura di manodopera con il solo onere del pagamento di una fattura omnicomprensiva mensile, con costi che – in taluni casi – raggiungono sconti fino al 40 per cento rispetto al costo del lavoro;

   offerte del genere, tuttavia, nascondono seri rischi per gli imprenditori in ragione degli illeciti che spesso sottendono, ovvero retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali, mancati pagamenti dei contributi, false compensazioni a fronte di crediti fittizi;

   illeciti che in caso di ispezione coinvolgono le stesse imprese utilizzatrici;

   in tale ottica, appare più che condivisibile l'iniziativa assunta dal Ministro interrogato di istituire una specifica task force con Ispettorato del lavoro, Inps, e Agenzia delle entrate e rappresentanti degli altri Ministeri incaricata di accertare l'evoluzione del settore della logistica, dove tali fenomeni sono spesso frequenti, così come emerso nei tragici fatti di queste ultime settimane –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda assumere al fine di potenziare il sistema dei controlli relativamente alle dinamiche sommariamente indicate in premessa.
(5-06285)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FURGIUELE e TATEO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione nazionale mutilati per servizio (Unms), ente morale di promozione sociale, riconosciuto con decreto del Presidente della Repubblica n. 650 del 1947, riceve, oltre alle quote di iscrizione annuale dei soci che devono essere versate alla Presidenza nazionale, un contributo di rilievo da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per perseguire finalità associative in favore degli operatori del comparto difesa, sicurezza e protezione civile, nonché dei propri familiari che, per causa di servizio, hanno riportato patologie invalidanti e letali;

   il presidente nazionale ha emesso numerosi provvedimenti d'urgenza di sospensione o espulsione nei confronti di diversi presidenti provinciali dell'ente, tra i quali quello di Trapani, Milano, Avellino, Rimini, Grosseto e Messina; alcuni destinatari dei medesimi provvedimenti hanno presentato ricorso ai tribunali competenti e al tribunale di Roma per la reintegrazione in ruolo; la conseguenza è stata comunque un drastico calo di soci;

   il presidente nazionale, in due occasioni, ha apportato alcune modifiche allo statuto dell'ente – tra le quali l'abolizione del limite del doppio mandato per le cariche regionali e nazionali per consentire la rielezione di alcuni soci non più ricandidabili – approvate dal Congresso nazionale dell'ottobre del 2019, ma che, a quanto consta agli interroganti, non sarebbero state mai ratificate neppure dalla prefettura;

   per gli interroganti, i provvedimenti di sospensione ed espulsione di presidenti di sezione e di soci benemeriti e i commissariamenti di intere sezioni sarebbero stati disposti arbitrariamente, senza alcun giustificato motivo, se non quello – ragion per cui son stati presentati ricorsi giudiziari contro i suddetti provvedimenti – di impedire la partecipazione degli espulsi in qualità di delegati all'ultimo Congresso nazionale del 2019, svoltosi a Tivoli dal 20 al 23 ottobre 2019;

   il tribunale di Roma, il 18 marzo 2021, con ordinanza di accoglimento n. 32518-1/2020, ha disposto la sospensione dell'esecuzione della delibera del Comitato esecutivo dell'Unms del 19 settembre 2019, n. 54, considerando quest'ultima il risultato di mere diatribe interne personalistiche;

   nonostante l'ordinanza, il presidente nazionale non sembra abbia ritirato i provvedimenti, né ancora ha chiarito se abbia già provveduto a versare al comune di Napoli l'importo di 200 mila euro, così come disposto dal tribunale di Napoli con sentenza n. 3404/2018 –:

   se il Governo intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare le iniziative di competenza volte al commissariamento dell'Unms al fine di ripristinare la legalità nella gestione di un ente morale di importanza riconosciuta a livello istituzionale.
(5-06276)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 che si sta affrontando ha determinato un aumento del numero delle diagnosi di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione (Dna), soprattutto tra i più giovani;

   il periodo di lockdown vissuto lo scorso anno ha favorito l'instaurarsi di alcuni fattori scatenanti quali l'isolamento sociale, i dispositivi e le regole di prevenzione, le incognite sul rientro a scuola, il distanziamento forzato dai coetanei, la paura del contagio e la sensazione di non avere il controllo della situazione;

   tali condizioni hanno provocato un aumento delle restrizioni alimentari o, all'opposto, un aumento degli episodi di alimentazione incontrollata, e hanno posto una maggiore attenzione sull'immagine di sé e del proprio corpo, facendo emergere comportamenti disfunzionali, sia in eccesso che in difetto;

   secondo una ricerca del King College di Londra, la quarantena ha prodotto effetti psicologici negativi tra cui sintomi di disturbo post-traumatico da stress (Ptsd), confusione e rabbia, impatti psicologici anche di lunga durata e con effetti particolarmente rischiosi per bambini e adolescenti;

   alcuni centri multidisciplinari affiliati Adi – Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica, hanno registrato che nell'ultimo anno (da febbraio 2020 a febbraio 2021) i casi di disturbi alimentari sono aumentati in media del 30 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con un abbassamento della fascia di età (13-16 anni) e un incremento soprattutto delle diagnosi di anoressia nervosa;

   l'Adi sottolinea che i disturbi alimentari, se non riconosciuti in tempo e non curati in modo appropriato, possono cronicizzarsi e portare anche a conseguenze tragiche: tali rischi devono indurre a ripensare le strategie terapeutiche nell'ambito dei disturbi alimentari e ad agire tempestivamente con mezzi e percorsi sanitari specifici;

   secondo i dati recenti del Ministero della salute, in Italia sono circa tre milioni i giovani che soffrono di disturbi della nutrizione e dell'Alimentazione (Dna) di cui il 95,9 per cento sono donne; l'incidenza dell'anoressia nervosa è stimata per il sesso femminile in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno, e fra lo 0,02 e 1,4 nuovi casi nel sesso maschile;

   durante il lockdown, le strutture di aiuto e assistenza pubbliche e private, che in Italia sono solo 146 concentrate soprattutto al Centro e al Nord, hanno dovuto chiudere gli accessi e sospendere le attività, mentre gli ospedali, impegnati nella cura dei malati di COVID-19, sono stati costretti a escludere dai ricoveri e dai trattamenti ambulatoriali le persone affette da Dca;

   i posti nelle strutture residenziali che si occupano dei disturbi del comportamento alimentare sono fortemente limitati, le liste d'attesa per la presa in carico prevedono tempi lunghi fino a otto mesi, con conseguenze terribili per le condizioni di salute dei pazienti, che perdono la motivazione alle cure –:

   se il Ministro interpellato non ritenga di intraprendere ogni iniziativa di competenza per verificare il quadro complessivo degli enti e delle modalità di gestione di tali strutture residenziali e delle relative liste di attesa e se intenda eventualmente intraprendere iniziative volte a garantire il diritto alla salute a tutti i giovani e gli adulti che stanno attraversando un periodo di forte turbamento psicologico e fisico.
(2-01262) «D'Arrando, Penna, Lorefice, Federico, Ianaro, Mammì, Misiti, Nappi, Provenza, Ruggiero, Sportiello, Villani, Grande».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'allegato 2 dell'articolo 1 della determinazione 29 ottobre 2004 dell'Agenzia italiana del farmaco definisce il Ph-t – Prontuario della distribuzione diretta quale strumento per la distribuzione di farmaci «con forme alternative, per la presa in carico e la continuità assistenziale H (Ospedale) – T (Territorio)»;

   tale strumento risulta indirizzato a pazienti con «criticità diagnostica e terapeutica e dall'esigenza di un periodico follow-up con la struttura specialistica e da accessi programmati e periodici da parte del paziente» e «la lista dei farmaci inclusi nel PH-T deve essere sottoposta a revisione periodica per garantirne l'aggiornamento quando vengono a mancare le motivazioni di inclusione del farmaco nel PH-T»;

   l'articolo 1, comma 426, della legge n. 147 del 2013 dispone, inoltre, che il Ph-t sia aggiornato con cadenza annuale dall'Aifa destinando i medicinali per i quali siano cessate le esigenze di controllo ricorrente da parte della struttura pubblica alla distribuzione in regime convenzionale attraverso le farmacie aperte al pubblico;

   con la sentenza n. 1973/2020, il Tar del Lazio rammenta che «sono incompatibili con il sistema di DPC – e devono conseguentemente essere tenuti fuori (o periodicamente rimossi) dal PHT ed affidati al circuito di distribuzione ordinaria che passa attraverso la rete capillare delle farmacie territoriali, i medicinali per i quali le citate esigenze di controllo periodico da parte della struttura e del medico specialista non sussistono (oppure vengono a cessare)» –:

   se sia stata regolarmente effettuata la revisione annuale del Ph-t, così come disposto dall'articolo 1, comma 426, della legge n. 147 del 2013, escludendo le classi per cui siano venute a mancare le motivazioni di inclusione e destinando la distribuzione delle stesse in regime convenzionale attraverso le farmacie aperte al pubblico;

   se intenda porre in essere iniziative di competenza volte alla pubblicazione di un report degli aggiornamenti annuali della lista P-HT sul sito dell'Aifa.
(5-06273)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la somministrazione dei vaccini contro la COVID-19 sta riducendo progressivamente i casi gravi di malattia e la mortalità nelle fasce della popolazione a rischio, per le quali la malattia può essere grave e letale;

   al contrario, la vaccinazione dei bambini non comporta sostanziali benefìci, considerato che:

    la suscettibilità all'infezione sotto i 20 anni è di circa la metà rispetto al resto della popolazione;

    è stabilito che i bambini non hanno un ruolo rilevante nella trasmissione del SARS-CoV-2;

    le evidenze scientifiche disponibili, come riportato nel Rapporto Iss COVID-19 n. 45 del 2020, indicano che nei pazienti pediatrici l'infezione causata da SARS-CoV-2 si manifesta con un andamento clinico più favorevole rispetto all'adulto: «I bambini hanno infatti in generale una buona prognosi e la letalità è decisamente inferiore rispetto all'adulto»;

   in Italia, secondo la pubblicazione sulla sezione dell'Irccs «Medicina di genere e COVID-19», soltanto l'1 per cento dei casi positivi ha compiuto 18 anni. I decessi nella fascia 0-19 anni sono stati in totale 24 al 28 aprile 2021, circa 1 su 500.000, tutti affetti da patologie croniche, come riportato dall'infografica dell'Istituto superiore di sanità «Caratteristiche pazienti deceduti positivi al Sars-CoV-2 in Italia»;

   pertanto, 1.300 medici italiani richiedono una moratoria della vaccinazione in età pediatrica. Numerosi gli esempi analoghi in ambito europeo: il Robert Koch Institut, l'ente che fa capo al Ministero federale della salute tedesco, raccomanda la vaccinazione tra i 12 e i 17 anni solo nei soggetti fragili e la sconsiglia negli altri; in Svezia, un gruppo di esperti ha esortato il Governo a vaccinare solo i gruppi a rischio, ma non i giovani e i sani;

   l'Organizzazione mondiale della sanità ha espresso parere contrario alla somministrazione dei vaccini contro il COVID-19 a bambini e adolescenti. Inoltre, ha indicato che le scuole possono riaprire in sicurezza senza necessità che i bambini siano vaccinati;

   a fronte dell'enorme disparità nel numero di dosi acquistate e somministrate nei Paesi ricchi rispetto ai Paesi poveri, l'Organizzazione mondiale della sanità ha invitato ad una maggiore adesione al progetto Covax: è infatti evidente che, in un mondo globalizzato, diventa cruciale garantire l'immunizzazione di tutte le persone a rischio in qualunque Paese si trovino, anziché ricorrere a vaccinazioni di massa in pochi Paesi, comprendendo anche le fasce di popolazione che non ne traggono alcun giovamento;

   l'aumento di casi di miocardite e pericardite di giovani adulti segnalati dopo le vaccinazioni, così come gli eventi avversi a seguito degli «open-day», anche se non ancora correlabili direttamente, suggeriscono prudenza e piena attuazione del principio di precauzione nella valutazione del rapporto rischio/beneficio in quelle fasce di età-:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per prevedere una moratoria rispetto alla vaccinazione dei minorenni, anche in previsione dell'avvio dell'anno scolastico 2021-2022, realizzare programmi di vaccino-vigilanza attiva per le fasce di età più giovani e fornire indicazioni univoche, atte ad evitare la percezione nell'opinione pubblica di un «consumismo vaccinale», nell'esclusivo interesse pubblico.
(4-09607)


   PIASTRA, MURELLI, GOLINELLI, CAVANDOLI, FIORINI e TOMBOLATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la morte di Michele Merlo ha destato grande sconcerto negli ambienti della sanità emiliano-romagnola, e non soltanto per via della popolarità dell'artista. A quanto risulta dalle ricostruzioni della stampa locale e nazionale, difatti, pare che il soggetto si sia recato autonomamente presso l'ospedale di Vergato (Bologna), nel pomeriggio del 2 giugno 2021, dopo avere accusato alcuni dei sintomi della patologia;

   alle ore 15:50 dello stesso giorno, al termine dell'anamnesi, sarebbe stato riscontrato nel paziente un quadro patologico dell'apparato faringeo per il trattamento del quale – sempre a quanto consta – veniva prescritto un farmaco antibiotico;

   la sera del 3 giugno 2021, il signor Merlo veniva ricoverato (in «codice rosso»), dopo una richiesta al servizio di emergenza-urgenza 118, nel reparto di «Rianimazione» dell'Ospedale Maggiore di Bologna, dove rimaneva fino all'esito infausto avvenuto in data 6 giugno 2021;

   il paziente (secondo i mezzi di informazione) sarebbe deceduto a causa di una «emorragia cerebrale» conseguente ad una «leucemia fulminante», nonostante un intervento chirurgico avvenuto a poca distanza dal ricovero, cui è seguito un progressivo peggioramento delle condizioni cliniche. L'esito dell'autopsia svoltasi in data 11 giugno 2021 ha confermato le cause del decesso;

   secondo la stampa, l'Ausl di Bologna ha ammesso «criticità organizzative», sulla base dei documenti disponibili e delle testimonianze dei professionisti coinvolti, seppure definite «non gravi», all'interno dell'ospedale di Vergato –:

   da quanto si apprende, la procura ha aperto un'inchiesta contro ignoti per omicidio colposo, a seguito del decesso, per cercare di fare luce in particolare su quanto sarebbe avvenuto all'ospedale di Vergato –:

   se, in base alle informazioni del Ministero, quanto esposto corrisponda al vero;

   se non si ritenga opportuno l'invio di una task force di ispettori presso l'ospedale di Vergato, per fare chiarezza, per quanto di competenza, sull'accaduto ed accertare che tutte le procedure siano state eseguite in modo rigoroso dal punto di vista diagnostico e clinico-assistenziale.
(4-09611)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta immediata:


   MARAIA, ZOLEZZI, DEIANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TERZONI, TRAVERSI, VARRICA, VIANELLO e VIGNAROLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Albo nazionale dei gestori ambientali ha comunicato, mediante la circolare n. 13 del 9 dicembre 2020, che, in applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2020, le verifiche d'idoneità per la figura del responsabile tecnico della gestione rifiuti rimangono sospese, causando disagi nelle attività delle aziende del settore in virtù dell'imprescindibilità di tale ruolo;

   il decreto-legge n. 135 del 2018, in attuazione della direttiva UE 2018/851, ha disposto la soppressione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) istituendo il Registro elettronico nazionale per la tracciabilità dei rifiuti (Ren), cui sono tenuti ad iscriversi i soggetti di cui all'articolo 189 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prevedendo che il funzionamento dello stesso dovrebbe avvenire attraverso la piattaforma telematica dell'Albo nazionale dei gestori ambientali, con il supporto tecnico-operativo delle sezioni regionali e provinciali;

   il decreto legislativo n. 116 del 2020 si limita a tracciare il perimetro entro cui dovrà muoversi la copiosa decretazione attuativa, cui spetta l'ambizioso compito di forgiare un sistema in grado di colloquiare con l'utenza privata e pubblica e non risultano previste sanzioni specifiche, certe ed efficaci, all'infuori di quanto ad oggi previsto all'articolo 258 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in tema di violazione degli obblighi di comunicazione e di tenuta dei registri e dei formulari in grado di garantire il rispetto della normativa;

   a riprova dell'attuale stato di disfunzione del tracciamento e della gestione dei rifiuti, di cui pare stiano approfittando le organizzazioni criminali sia italiane che estere, vi è la recente indagine portata avanti dalla procura della Repubblica di Salerno, che sta facendo luce su di una intensa attività di traffico di rifiuti dalla Campania alla Tunisia. Tale attività ha comprensibilmente suscitato rimostranze da parte dei cittadini tunisini danneggiati da queste pratiche, nonché generato tensione fra il nostro Paese e la Tunisia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di assicurare un'effettiva tracciabilità dei rifiuti anche avvalendosi delle più moderne tecnologie, incrementando la prevenzione e il contrasto dei traffici illeciti di rifiuti tra l'Italia e l'estero, promuovendo un sistema sanzionatorio per le violazioni degli obblighi di comunicazione e di tenuta dei registri e dei formulari e provvedendo, contestualmente, all'emanazione dei decreti ministeriali di cui all'articolo 188-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 in relazione al funzionamento del sistema di tracciabilità.
(3-02353)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge 22 maggio 2015, n. 68, «disposizioni in materia di delitti contro l'ambiente» disciplina i reati contro l'ambiente, anche in rapporto alle conseguenze sulla salute dei cittadini;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), presentato dal Governo alle Camere il 26 aprile 2021, interviene, in adesione al Next Generation EU, sugli obiettivi climatici e ambientali e, precipuamente, sulle politiche sociali, tecnologiche e del lavoro nella prospettiva della «transizione ecologica» nella direzione specificata come «rivoluzione verde»;

   l'Eni ha annunciato il 5 giugno 2021 (Corsera, Pianeta Verde) il suo piano di «neutralità climatica» al 2050 con la riduzione delle emissioni rispetto al 2018 del 25 per cento entro il 2030 e del 65 per cento entro il 2050, mentre tutti i Piani nazionali assumono il 1990 come anno di riferimento e, pertanto, il riferimento al 2018 rappresenta un'inaccettabile scorciatoia rispetto all'ottenimento degli obiettivi e un conseguente prolungamento di attività nocive e non più necessarie per la vita dei cittadini;

   le cifre di riduzione sopra citate dimostrano che Eni si è dotata di piani industriali per la «decarbonizzazione» delle sue attività, non adeguati nel rispetto alle esigenze della salute dei cittadini, né rispetto al cambiamento in senso ecologico richiesto in tutto il mondo e nell'Unione europea, recepito tramite i Piani nazionali di ripresa e resilienza per scongiurare quella che è stata definita in autorevoli sedi nazionali e internazionali come «la più grande minaccia di questo secolo»: il cambiamento climatico;

   essendo Eni un ente energetico italiano di grande rilevanza e partecipato dallo Stato, dovrebbe far fronte, per la sua parte, alla lotta contro il cambiamento climatico riconosciuta come priorità mondiale dall'Accordo di Parigi, ratificate il 22 aprile 2016 anche dal Governo italiano;

   senz'altro gravi sono le potenziali conseguenze ambientali e sociali del ritardo e della completa insufficienza degli obiettivi Eni ulteriormente testimoniati, oltre che dalle cifre di riduzione sopra riportate: dall'accordo stretto dall'Eni con Enel, che provvederà alla decarbonizzazione dei siti Eni «hard to abate»; dagli obiettivi al 2030 sulle fonti energetiche rinnovabili che grandi compagnie europee operanti negli stessi settori dell'Eni si sono dati, molto superiori: Total prevede nuovi 100 gigawatt di potenza, British Petroleum nuovi 50 gigawatt, a fronte dei nuovi 60 gigawatt programmati da ENI, ma al 2050 mentre non risulta migliorato l'obiettivo di nuovi 15 gigawatt al 2030;

   l'arroccarsi dell'Eni sul metano e sul fare del progetto Carbon Capture and Storage (CCS) a Ravenna il «totem» di questa «resistenza», significa, secondo l'interrogante, ignorare il recente monito della Iea, l'agenzia dell'energia dei Paesi Ocse: «Non sono necessari nuovi giacimenti di petrolio e gas naturale nel percorso dello zero netto» –:

   quali iniziative Governo, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché l'Eni persegua una politica energetica di sostituzione dei combustibili fossili con energie rinnovabili, per non protrarre nel tempo danni alla salute dei cittadini e all'ambiente, e affinché l'Eni medesimo rechi un contributo determinante, come le sue risorse consentono, al conseguimento degli obiettivi dell'Unione europea di riduzione dei gas serra al 2030, in particolare in conformità all'indicazione dell'Unione europea del 40 per cento entro il 2025 degli obiettivi al 2030, che testimonia la preoccupazione europea di fare fronte all'impressionante accelerazione del global warming e alle sue drammatiche conseguenze sociali, sanitarie e ambientali;

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda intraprendere affinché l'Eni, società partecipata dallo Stato, desista dal perseguire politiche che potrebbero non reggere la concorrenza sul mercato di compagnie operanti nello stesso settore, ma più pronte al cambiamento, con un evidente danno all'economia del nostro Paese.
(5-06272)


   BRAGA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il sistema di raccolta e gestione degli pneumatici fuori uso (Pfu) mostra, ormai da tempo segnali di inadeguatezza; sempre più frequenti sono le segnalazioni dei gommisti (generatori di Pfu) che lamentano l'insufficiente ritiro da parte dei soggetti obbligati, pur a seguito di ripetute richieste;

   il problema deriva principalmente dall'immissione irregolare di pneumatici «in nero» nel mercato nazionale del ricambio, ma anche da alcune irregolarità nella raccolta degli stessi;

   più volte è stata sottolineata la necessità che il sistema si doti di strumenti idonei a combattere le irregolarità; allo stesso tempo, sussiste ed è sempre più pressante la necessità di fare immediatamente fronte all'emergenza determinata dagli accumuli di Pfu presso i gommisti;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tramite la direttiva emanata nel dicembre 2020 dalla competente direzione generale, ha adottato un'iniziativa molto opportuna elevando del 15 per cento (aumentabile fino al 20 per cento) il target di raccolta per le forme di gestione sia individuali che collettive e richiamando gli operatori ad una verifica e comunicazione periodica e puntuale dei dati della raccolta;

   tale iniziativa, tuttavia, non pare aver prodotto allo stato attuale alcun miglioramento significativo, anche a causa della natura dello strumento assunto che non prevede obblighi stringenti a carico dei sistemi di gestione né, conseguentemente, sanzioni in caso di inottemperanza –:

   quali iniziative siano state assunte per verificare l'efficacia e la corretta applicazione della misura prevista dalla citata iniziativa ministeriale e quali ulteriori iniziative si intendano intraprendere per risolvere la problematica illustrata al fine di prevenire eventuali situazioni di emergenza di natura ambientale che ne potrebbero derivare.
(5-06278)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   D'ETTORE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con riguardo al reclutamento del personale universitario si prende atto, a oltre dieci anni dalla sua entrata in vigore, di alcune esigenze modificative della «legge Gelmini» e dell'esigenza di contemperare, da un lato, le necessità dell'accademia, che perde molti giovani ricercatori che preferiscono coltivare la carriera universitaria all'estero, con le esigenze proprie del contenimento della spesa e del bilancio pubblico, dall'altro;

   quest'ultimo aspetto è evidente laddove si dovessero negare, ad esempio, compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti comunque denominati ai membri di commissioni di valutazione comparativa;

   l'effetto che ne deriverebbe potrebbe rivelarsi distorsivo. Il problema non è quello di rivendicare per i docenti universitari trattamenti previsti per il personale della pubblica amministrazione, ma piuttosto far comprendere come scelte di questo tipo producano effetti ben diversi da quelli auspicati: né un ristoro per le finanze pubbliche, né un vantaggio per la selezione dei più meritevoli. Ancora una volta si potrebbe perdere l'occasione di avvicinare la legislazione nazionale in materia universitaria a quella dei Paesi più avanzati nei ranking internazionali –:

   se il Ministro interrogato preveda o meno di presentare al Parlamento una più organica riforma dell'università che affronti in modo sistematico le esigenze della ricerca e dell'alta formazione nel nostro Paese, anche alla luce delle criticità rilevate in premessa.
(3-02352)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELOTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, l'università degli Studi di Bergamo ha visto crescere in maniera esponenziale di oltre il 50 per cento nel quinquennio 2014-2019 il numero degli iscritti ai corsi;

   anche quest'anno, nonostante la pandemia abbia drammaticamente colpito proprio quel territorio, le iscrizioni sono salite (oltre 24.000 studenti iscritti nell'anno accademico 2020/2021) tanto da permettere di considerare l'ateneo bergamasco, con le sue 14 sedi, al pari delle medie università, con il più alto tasso di crescita in ambito lombardo;

   a dispetto di questi dati così incoraggianti, l'ateneo vanta due tristi primati: il rapporto fra il numero di studenti e docenti più alto tra tutte le università italiane (circa 60 studenti per docente contro una media nazionale di 30 studenti per docente) e il Fondo per il finanziamento ordinario per studente, a quanto risulta all'interrogante, sarebbe più basso (circa 2.400 euro per studente a fronte di una media nazionale superiore a 4.000 per studente) considerando le università con essa comparabili;

   inoltre, l'ateneo bergamasco vede limitata la propria capacità di costituire fondi incentivanti per i dirigenti e il personale tecnico amministrativo e così trova un ostacolo insormontabile alla possibilità di dotare l'ateneo di una struttura organizzativa adeguata alle dimensioni raggiunte;

   pur disponendo ora di facoltà assunzionali leggermente maggiorate (punti organico ancora insufficienti per il necessario riequilibrio rispetto agli atenei con pari numero di studenti e corsi di laurea), ancora, a quanto consta all'interrogante, non riceverebbe risorse economiche necessarie a procedere all'assunzione di dirigenti, di unità di elevata professionalità e neppure ad individuare nuove posizioni organizzative necessarie per poter strutturare i servizi e la gestione amministrativa in modo efficiente e concorrenziale rispetto al sistema nazionale;

   se il caso dell'ateneo bergamasco è il più eclatante, non ne mancano altri in cui si verificano le stesse incongruenze –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di avviare una verifica della corretta definizione del fabbisogno di personale docente e amministrativo negli atenei italiani e se ritenga necessario adottare iniziative volte ad apportare un correttivo con riferimento all'università di Bergamo, al fine di garantire all'ateneo di competere con il resto del sistema universitario nazionale ed internazionale.
(5-06279)

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il 12 ottobre 2020 è stato accolto l'ordine del giorno in Assemblea n. 9/02700/103, col quale il Governo pro tempore si è impegnato «a valutare l'opportunità di dare immediato impulso al processo di statizzazione delle Accademie di Belle Arti non statali e degli Istituti superiori di studi musicali non statali in modo da consentire agli stessi l'avvio delle attività con la nuova configurazione, di cui in premessa, in un tempo significativamente antecedente al termine ultimo perentorio del 31 dicembre 2021»;

   l'iter di attuazione della statizzazione ha avuto inizio nel 2017 per effetto di quanto disposto dall'articolo 22-bis, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito in legge n. 96 del 2017;

   secondo l'articolo 2, comma 5, del decreto interministeriale, 22 febbraio 2019, n. 121, «la statizzazione viene disposta con decreto del Ministro dell'università e della ricerca non oltre il 31 luglio 2020 e decorre dal 1° gennaio dell'anno successivo»;

   la disciplina attuativa dei processi di statizzazione è stata definita con decreto interministeriale n. 121 del 2019 adottato dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

   l'articolo 33, comma 2-ter del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, ha differito al 31 dicembre 2021 la conclusione del processo di statizzazione, disponendo anche che il graduale inquadramento nei ruoli dello Stato riguarda il personale in servizio presso le istituzioni Afam medesima data;

   il comma 887 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha modificato l'articolo 22-bis, comma 2, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, modificando ulteriormente la disciplina per l'inquadramento nei ruoli dello Stato del personale degli Istituti superiori di studi musicali e delle Accademie di belle arti non statali nell'ambito del processo di statizzazione;

   la mancata conclusione, in tempi certi, del processo di statizzazione mette in difficoltà le predette istituzioni, sia da un punto di vista organizzativo sia finanziario –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di dar seguito a quanto previsto nell'ordine del giorno indicato in premessa per portare a compimento il processo di statizzazione e razionalizzazione delle Accademie di belle arti non statali e degli Istituti superiori di studi musicali non statali, anche al fine di garantire continuità didattica ai docenti impiegati presso tali Istituzioni.
(4-09606)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ascari e altri n. 4-09572, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ungaro n. 5-05191 del 17 dicembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Colletti n. 5-05531 del 19 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Albano n. 5-06229 del 16 giugno 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-06151 del 4 giugno 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Marco Di Maio n. 5-06156 del 4 giugno 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Giorgis n. 5-06167 del 4 giugno 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Cancelleri n. 5-06254 del 18 giugno 2021.