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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 21 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    il 10 per cento del Pil europeo deriva dal settore dell'edilizia e dei lavori pubblici;

    il Financial Times ha rilanciato, in un articolo del 14 giugno 2021, l'allarme sollevato presso la Commissione europea della Federazione europea dei costruttori, relativo al rischio per la concreta attuazione dei Recovery plan europei, a causa della penuria di materiali da costruzione e per il conseguente aumento dei prezzi, con fluttuazioni al rialzo che avvengono in pochissimi mesi se non addirittura settimane (bitume +15 per cento in 3 mesi; cemento +1 per cento in un mese; legno +20 per cento; barre d'acciaio in Italia, costo raddoppiato in quattro mesi);

    secondo i dati dell'Ance, diffusi a metà maggio 2021, in Italia vi è stato un aumento sensibile del prezzo dell'acciaio per cemento armato (+117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021), del rame (+17 per cento), del petrolio (+34 per cento), di polietileni (+48 per cento), ma anche dei prodotti legati all'impiantistica e ai serramenti, nonché il prezzo dei ponteggi;

    tale dinamica è collegata a tre principali questioni che non sembrano risolversi velocemente e rischiano di esacerbare ulteriormente la dinamica rialzista delle materie prime e dei materiali di base per l'edilizia: le problematiche nella filiera a causa del COVID-19; la richiesta da Usa e Cina, che hanno attivato vasti programmi di opere pubbliche; il rimbalzo tecnico del Pil per la ripresa post-pandemia;

    l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha innalzato al 110 per cento l'aliquota di detrazione fiscale delle spese sostenibili per specifici interventi di efficienza energetica e di adeguamento antisismico degli edifici;

    l'introduzione della misura di incentivazione del cosiddetto «Superbonus 110 per cento» è stata più volte messa in correlazione con recenti dati economici e occupazionali incoraggianti per il settore, tanto da richiederne la proroga, almeno fino alla fine del 2023, da parte del mondo imprenditoriale e associazionistico di categoria;

    secondo i dati Enea, per il solo Ecobonus 110 per cento, nonostante le traversie connesse alla pandemia e alle incertezze burocratiche, al 3 giugno 2021 erano stati ammessi oltre 18.000 edifici per un importo riconosciuto di 2,4 miliardi di euro. Poiché tutte le associazioni di categoria sostengono che la gran parte degli interventi deve ancora partire, si comprende quale impatto benefico potrà avere questa misura, assieme alle altre come sismabonus e bonus facciate, nella dinamica economica del paese;

    a maggio 2021, l'Ance ha chiesto di introdurre per il settore degli appalti pubblici, meccanismi automatici di revisione dei prezzi con rilevazioni ogni 3 mesi e aggiornamenti per scostamenti maggiori dell'8 per cento, riconoscendo altresì la possibilità di recuperare tali somme dai ribassi, dalle spese per imprevisti, dalle somme a disposizione della stazione appaltante, chiedendo altresì di istituire un apposito fondo per coprire le maggiori spese in quelle situazioni in cui non vi sarebbe la capienza necessaria dalle predette voci;

    i progettisti di lavori relativi alle attività edilizie connesse al cosiddetto superbonus 110 per cento devono adeguare i computi metrici ai prezzari regionali o, in alternativa, ai prezzi riportati nelle guide «Prezzi informativi dell'edilizia» edite dalla Dei, casa editrice del genio civile;

    per quanto riguarda i prezzari, da una verifica sui siti istituzionali delle regioni, emerge una certa differenza nello stato di aggiornamento, con alcune regioni (ad esempio, Basilicata, Calabria) ferme al 2018, altre al 2019 (Puglia, Sardegna, Sicilia) e altre, come la Lombardia e la Toscana, che hanno aggiornato il documento al 2021;

    tali prezzari sono molto importanti anche per attuare i criteri ambientali minimi di cui al decreto 11 ottobre 2017 Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

    queste differenze tra le regioni, secondo l'Anac, rischiano di determinare distorsioni nel mercato causando grandi difficoltà ai progettisti impegnati peraltro in progettazioni e interventi con scadenze prefissate per il fine lavori, pena la decadenza del beneficio fiscale;

    gli interventi del «superbonus 110 per cento» sono importantissimi per rilanciare l'economia, anche a seguito della pandemia, visto che, da un lato, le norme sull'«ecobonus» e «sismabonus» al 110 per cento stanno riscuotendo grande interesse tra i cittadini proprietari o conduttori di immobili, come emerge chiaramente dall'aumento degli interventi di ristrutturazione e, dall'altro, sul lungo periodo hanno un effetto benefico sui conti dello Stato, in considerazione dell'effetto sul prodotto interno lordo, sull'emersione dell'economia sommersa, sulle minori emissioni del sistema Paese che si riflettono anche sul comparto produttivo;

    ai già visibili effetti positivi, attribuibili all'entrata in vigore delle varie misure incentivanti, si accompagnano stime previsionali ottimistiche in termini di ricadute finanziarie per lo Stato, quantificate in 16,6 miliardi di euro di valore aggiunto nel triennio 2020-2022 e si rileva che l'aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali propri del comparto edilizio è al momento avvertito dalle associazioni datoriali quale possibile elemento di disinnesco del potenziale espansivo della misura agevolativa e degli altri bonus sull'economia;

    tali oscillazioni nei prezzi determinano non solo un aumento dei costi di approvvigionamento ben superiori a quelli indicati dai prezzari regionali ai quali i progettisti fanno riferimento per adeguare il computo metrico estimativo, ma pongono in grossa difficoltà le imprese del settore, costrette in molti casi a rivedere i loro preventivi o a assumersi rischi enormi non gestibili per via delle penali connesse al termine ultimo dei lavori, sia per quanto riguarda i normali lavori pubblici che quelli privati connessi al superbonus 110 per cento:

    il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili aggiorna con proprio decreto i prezzi dell'edilizia con cadenza annuale e si avvale della Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali da costruzione, la quale, sulla base dell'attività istruttoria effettuata dalla competente Direzione generale dello stesso Ministero, ha il compito di esprimere un parere in ordine alla sussistenza delle circostanze eccezionali che hanno causato le variazioni di prezzo dei materiali da costruzione più significativi;

    per i contratti relativi agli appalti pubblici, il comma 1 dell'articolo 106 del codice degli appalti pubblici (decreto legislativo n. 50 del 2016) prevede, in linea generale, che le modifiche e le varianti dei contratti di appalto in corso di validità devono essere autorizzate dal Rup e che, in caso di variazioni in aumento o in diminuzione dei prezzi, le stesse possono essere valutate solo per l'eccedenza rispetto al 10 per cento rispetto al prezzo originario e comunque in misura pari alla metà;

    con riferimento ai prezzari, l'articolo 23, comma 16, del citato decreto legislativo n. 50 del 2016 prevede che, per i contratti relativi a lavori, il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni è determinato sulla base dei prezzari regionali aggiornati annualmente e che tali prezzari cessano di avere validità il 31 dicembre di ogni anno e possono essere transitoriamente utilizzati fino al 30 giugno dell'anno successivo per i progetti a base di gara la cui approvazione sia intervenuta entro tale data. In caso di inadempienza da parte delle regioni, i prezzari sono aggiornati, entro i successivi trenta giorni, dalle competenti articolazioni territoriali del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sentite le regioni interessate;

    a parte il mancato aggiornamento dei prezzari di alcune regioni, la velocità delle variazioni significative dei prezzi dei materiali sul mercato non può certo essere seguita da prezzari che, nel migliore dei casi, hanno validità annuale,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative volte a rilevare le variazioni percentuali, in aumento o in diminuzione, superiori all'8 per cento relative all'anno precedente su base trimestrale e non più annuale, dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi;

   ad adottare iniziative urgenti, in accordo con la Conferenza Stato-regioni, per pervenire ad un regime di aggiornamento automatico in termini percentuali dei prezzari per quanto riguarda i materiali connessi all'attività di costruzione da applicare sia al settore degli appalti pubblici, che a quello degli interventi che beneficiano delle agevolazioni fiscali (ristrutturazioni; bonus facciate; ecobonus 110 per cento; sismabonus 110 per cento) e a quello della ricostruzione nelle aree colpite da eventi sismici;

   ad adottare iniziative per disciplinare di conseguenza gli aggiornamenti dei prezzi, in aumento o in diminuzione, per i contratti derivanti da procedure i cui bandi o avvisi siano stati pubblicati prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50 e comunque per tutti quei contratti derivanti da procedure i cui bandi o avvisi non contengano già clausole di revisione prezzi ai sensi dell'articolo 106, comma 1, lettera a) del medesimo decreto, fatta salva, per i contratti che le contengono, la volontà delle parti di mantenere tale clausola, se più favorevole;

   ad adottare iniziative per prevedere, per i materiali da costruzione, adeguate modalità per compensazioni, in diminuzione, con procedura avviata d'ufficio dalla stazione appaltante, o in aumento, su proposta dell'appaltatore, nel caso anche a valere sulle somme a disposizione delle stazioni appaltanti, sui ribassi, degli imprevisti e altro;

   ad adottare iniziative volte a istituire un fondo per l'adeguamento dei prezzi sul modello di quello cosiddetto «Salva opere», qualora, in caso di insufficienza delle risorse in capo alla stazione appaltante, si debba intervenire per assicurare la copertura economica in caso di aumenti certificati dei prezzi con rimodulazione delle somme spettanti all'appaltatore, garantendo la parità di accesso per la piccola, media e grande impresa di costruzione, nonché la proporzionalità, per gli aventi diritto, nell'assegnazione delle risorse;

   ad adottare le iniziative necessarie, in accordo con la struttura commissariale per il sisma del Centro Italia, per gli interventi di sua competenza, concernenti la ricostruzione degli edifici gravemente danneggiati o distrutti dagli eventi sismici verificatisi in Italia a far data dal 6 aprile 2009, affinché possano essere previste compensazioni, applicando al costo dell'intervento le variazioni in aumento o in diminuzione dei prezzi dei singoli materiali impiegati nelle lavorazioni come rilevate su base trimestrale;

   a promuovere un confronto con gli altri Paesi dell'Unione europea e con la Commissione europea per monitorare le dinamiche dei prezzi delle materie prime e dei materiali da costruzione, anche per introdurre misure di prevenzione di fenomeni speculativi e di sostegno, anche finanziario alle imprese;

   a promuovere, in accordo con la Sace, specifiche iniziative per introdurre misure finanziarie e assicurative per tutelare le imprese italiane coinvolte in appalti pubblici all'estero dalle oscillazioni dei prezzi che possono comportare forti esposizioni e perdite economiche di tali aziende nei confronti delle stazioni appaltanti;

   a valutare l'adozione di iniziative volte all'estensione temporale dei benefici dei bonus fiscali in considerazione dei ritardi connessi alle problematiche dei prezzi affrontate dai tecnici, dai committenti e dalle aziende al momento della redazione dei capitolati e della stipula dei contratti.
(7-00687) «Terzoni, Sut, Martinciglio, Barbuto, Grippa».


   La III Commissione,

   premesso che:

    i Comitati degli italiani all'estero (Com.It.Es), disciplinati dalla legge 23 ottobre 2003, n. 286, sono «organi di rappresentanza degli italiani all'estero nei rapporti con le rappresentanze diplomatico-consolari», i cui componenti sono eletti per un mandato quinquennale con voto diretto, personale e segreto, attribuito a liste di candidati concorrenti ed espresso per corrispondenza;

   va tenuto conto che le ultime elezioni dei Com.It.Es si sono svolte nel 2015 e che a causa della pandemia le elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es e le conseguenti elezioni di secondo grado del Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) sono state rinviate rispetto alla scadenza prevista del 17 aprile 2020 e fissate al dicembre 2021, con il conseguente avvio, a partire dal 3 settembre 2021, delle relative procedure;

   tuttavia, la situazione creata dalla diffusione della pandemia COVID-19 e il persistere del contagio e di restrizioni a molte attività in numerosi Paesi del mondo non permettono realisticamente – entro tali date – il normale svolgimento delle operazioni necessarie allo svolgimento della consultazione elettorale, l'informazione e la partecipazione delle comunità e lo stesso espletamento del diritto di voto;

   va considerata l'importanza di favorire un'ampia partecipazione alle elezioni dei Com.It.Es da parte dei cittadini italiani residenti all'estero e di garantire il massimo di rappresentatività agli organismi eletti;

   è necessario considerare lo straordinario impegno richiesto, nelle attuali circostanze, alla rete diplomatico-consolare e ai lavoratori in essa impegnati, nonché le prese di posizione, tra cui quelle del Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) che esprimono grandi preoccupazioni per la situazione provocata dalla pandemia,

impegna il Governo

ad assumere con tempestività le necessarie iniziative per garantire che le elezioni dei Com.It.Es possano tenersi nelle condizioni atte a garantire la più ampia partecipazione in sicurezza e, dunque, anche valutando il posticipo delle stesse ad una data successiva al 3 dicembre 2021 e comunque entro la prima metà del 2022.
(7-00688) «Fassino».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    il regolamento (UE) n. 1380/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio stabilisce le norme della politica comune della pesca (Pcp) in linea con gli obblighi internazionali dell'Unione e deve contribuire alla protezione dell'ambiente marino, alla gestione sostenibile di tutte le specie sfruttate commercialmente e, in particolare, al conseguimento di un buono stato ecologico, nonché deve garantire che le attività di pesca e acquacoltura siano sostenibili dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, nel lungo termine, di applicare l'approccio precauzionale alla gestione delle attività di pesca e di applicare un approccio alla gestione di tali attività basato sugli ecosistemi ma soprattutto deve contribuire ad un equo tenore di vita per il settore della pesca, compresa la pesca artigianale, su piccola scala o costiera;

    questi sono, in linea di massima, i principi che hanno ispirato il suddetto regolamento e sulla base dei quali sono stati adottati i piani pluriennali per le attività di pesca contenenti misure tecniche e misure relative alla fissazione e ripartizione dello sforzo di pesca;

    i suddetti piani pluriennali si devono basare su evidenze scientifiche, pareri tecnici ed economici; il regolamento (UE) n. 2019/1022 (cosiddetto WestMed) del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 giugno 2019, infatti, istituisce un piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale, stabilendo, tra le altre cose, una riduzione rilevante (da un iniziale 10 per cento fino ad arrivare al 30 per cento) dello sforzo di pesca per le Geographical Subareas (Gsa) interessate;

    il regolamento (UE) n. 2019/2236 del Consiglio del 16 dicembre 2019 ha stabilito, per il 2020, le possibilità di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero, mentre il regolamento (UE) n. 2021/90 del 28 gennaio 2021 prevede che, al fine di garantire il raggiungimento del Rendimento massimo sostenibile (Msy), ovvero un parametro che indica la sostenibilità dell'attività di pesca, siano applicate, almeno fino al 2023, determinate percentuali di riduzione dello sforzo di pesca per alcuni stock e gruppi di stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero applicato a tutte le «Geographical Subareas» del Mediterraneo dando così applicazione al regolamento n. 2019/1022;

    sono regole che impongono l'adozione di misure di conservazione, tenendo conto delle relazioni del Comitato scientifico, tecnico ed economico per la pesca (Cstep), conformemente agli obiettivi della Pcp. Le possibilità di pesca sono assegnate agli Stati membri in modo tale da garantire la stabilità relativa delle attività di pesca di ciascuno Stato membro per ciascun stock o ciascun tipo di pesca;

    tra l'altro, esistono le raccomandazioni della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (Cgpm) che promuove la conservazione e la gestione razionale delle risorse biologiche marine anche attraverso l'adozione di raccomandazioni e di misure gestionali vincolanti per gli Stati membri, tra cui quelle relative a specifiche attività di pesca individuando, quindi, misure di gestione delle risorse della pesca nell'area di applicazione; adotta, quindi, misure vincolanti relative alla gestione della pesca e alla tutela delle risorse marine viventi e degli ambienti ed ecosistemi marini da cui tali risorse dipendono;

    tra le Raccomandazioni le più rilevanti ed impattanti per l'attività di pesca sono: la Raccomandazione Cgpm 42/2018/8 su misure emergenziali 2019-2021 per i piccoli pelagici in Adriatico Gsa 17 e 18 – che, di fatto, ha sostituito il piano pluriennale per le attività di pesca –, la raccomandazione Cgpm 42/2018/3 sullo strascico in mare del Levante Gsa 24 25 26 27, la raccomandazione Cgpm 42/2018/4 sullo strascico nello Ionio Gsa 19 20 21, la raccomandazione Cgpm 42/2018/6 sullo strascico in stretto di Sicilia Gsa 12 13 14 15 16 e la raccomandazione Cgpm 42/2018/5 sulle demersali in Adriatico e la raccomandazione Cgpm 43/2019/5 sulle demersali in Adriatico Gsa 17 e 18; queste raccomandazioni, avendo natura vincolante per gli Stati membri, intervengono direttamente a disciplinare l'attività di pesca in tutti gli Stati membri, quindi le nostre marinerie si trovano a doversi districare tra regolamenti, raccomandazioni e quant'altro per poter svolgere un'attività economica delle più importanti del mondo, fonte di ricchezza, occupazione e salute per i consumatori;

    la nuova disposizione, dettata dal regolamento (UE) n. 2021/90, prevede il raddoppio delle giornate di fermo pesca tecnico che segue i 30 giorni di fermo pesca biologico: uno stop che passa da 15 a 30 giorni per barche inferiori ai 24 metri e da 20 a 40 giorni per quelle di lunghezza superiore;

    il settore della pesca, per tutelare la risorsa ittica, nel 2020 ha già ridotto lo sforzo di pesca del 10 per cento e rispettato le chiusure spazio temporali, come previsto dall'attuale piano di gestione;

    secondo dati del 2019, l'Italia è il secondo maggior produttore di pesca nel Mediterraneo e Mar Nero, con volumi di poco inferiori alle 250 mila tonnellate (15 per cento del totale) e un valore di 754 milioni di euro (29 per cento del totale);

    sarebbe necessaria un'opportuna valutazione scientifica degli impatti prodotti dalle misure già attive perché senza elementi conoscitivi, non si possono imporre ulteriori diminuzioni «a scatola chiusa», pur nel rispetto dei regolamenti europei;

    i pescatori sono i primi ad essere attenti alla qualità dell'ambiente marino ed alla salute degli stock ittici da cui integralmente dipendono;

    nei primi giorni di giugno 2021, la Spagna in sessione plenaria del Parlamento, ha approvato una mozione per sollecitare il Governo a fermare l'esecuzione dell'ordinanza APA/423/2020 del piano di in pesca demersale nel Mediterraneo, finché non venga dimostrata – supportata da dati scientificamente effettivi – l'esistenza di un eccessivo sfruttamento della pesca da parte della loro flotta; il Parlamento spagnolo ha inoltre chiesto al Governo che, in sede europea, venga data una nuova interpretazione del regolamento (UE) n. 2019/1022, al fine di studiare un nuovo Piano di gestione che consenta la sopravvivenza e sostenibilità sia della flotta delle Isole Baleari che delle risorse ittiche;

    per i pescatori italiani, la riduzione dello sforzo di pesca si traduce, soprattutto per le piccole barche a strascico, in più ore in mare perché dovranno sfruttare i pochi giorni che gli rimangono per pescare; con questi provvedimenti si continua a prestare attenzione solo all'aspetto ambientale, tralasciando quello economico; le riduzioni costanti delle giornate di pesca rischiano di non garantire la redditività delle imprese; infatti, con meno di 170 giornate di pesca e costi superiori ai ricavi, le riduzioni dello sforzo di pesca comportano un danno, irrecuperabile al settore – già duramente colpito dall'emergenza COVID – in termini di fatturato e occupazione mettendo a rischio la sopravvivenza delle marinerie italiane;

    con una nota del 14 giugno 2021 del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha comunicato alle associazioni di categoria della pesca professionale e alle autorità marittime che, a partire dalla mezzanotte dello stesso 14 giugno, da una verifica dei dati relativi allo sforzo di pesca, è risultato che la quota disponibile per le attività di pesca delle unità con L.f.t. superiore a 24 metri, che effettuano la pesca dei gamberi di profondità, sia stato superato e pertanto ha stabilito, al fine di tutelare le economie delle imprese e non incorrere in violazioni che possano comportare il superamento della quota nazionale, la chiusura immediata delle suddette attività di pesca nelle Gsa 9, 10 e 11;

    a seguito di questa chiusura, dall'oggi al domani, alle imbarcazioni che effettuano tale tipo di attività non è più consentito effettuare l'attività di pesca, nelle Gsa indicate, né procedere alle conseguenti operazioni di sbarco e commercializzazione; con le nuove norme europee che tagliano le giornate di pesca, le imprese del settore stanno già registrando un -20 per cento di fatturato, con 8 imprese su 10 che rischiano la chiusura della loro attività;

    è necessaria una programmazione nel prevedere le chiusure tramite un sistema di monitoraggio dello sforzo di pesca, al fine di poter comunicare in tempo utile agli operatori del settore l'approssimarsi delle soglie di sforzo per segmento di flotta ed evitare così interruzioni repentine dell'attività;

    queste continue riduzioni dello sforzo di pesca, oltre alle conseguenze sopra citate, ha conseguenze anche per i consumatori in quanto verrebbero favorite ulteriormente le importazioni di prodotti ittici stranieri;

    quando si parla di pesca nel Mediterraneo, ci si riferisce essenzialmente all'Italia, perché Spagna e Francia svolgono le loro attività ittiche nel Mare del Nord e nelle acque dei Paesi terzi extra mediterranei, secondo accordi commerciali negoziati dall'Unione europea, facendo aumentare il numero delle flotte di pescherecci dei Paesi rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo e del Medio Oriente; assoggettare un peschereccio italiano ad un regolamento europeo molto restrittivo per preservare la fauna marina quando altri pescherecci extra europei operano in modo indiscriminato con attrezzi di pesca invasivi e vietati in ambito europeo, nonché svolgono l'attività di pesca per tutti i giorni dell'anno, è una questione che va urgentemente discussa e risolta in ambito europeo perché il protrarsi di questa situazione contribuirà ad estinguere imprese ittiche italiane e alla scomparsa della professione di pescatore,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative nelle opportune sedi europee, affinché siano modificati i regolamenti europei per tutelare il comparto ittico nazionale, in quanto la riduzione costante delle giornate di pesca risulta incoerente con la redditività delle singole imprese di pesca che sono state colpite duramente dall'emergenza COVID-19;

   ad effettuare azioni di monitoraggio e pianificazione, prevedendo comunicazioni tempestive ed in tempo utile sull'avvicinarsi del superamento del limite dello sforzo di pesca disponibile, onde evitare improvvise sospensioni dell'attività di pesca, rendendo ancora più insostenibile la redditività delle imprese di pesca;

   ad agevolare, in accordo con le regioni, l'attuazione di piani di gestione e della pesca scientifica, al fine di rimodulare le limitazioni sullo sforzo di pesca e sul mantenimento, recupero e salvaguardia di alcune tipologie di pesca tradizionale;

   ad adottare iniziative per armonizzare e razionalizzare il lavoro degli enti di ricerca coinvolti nella raccolta di dati ed analisi del pescato, dei dati raccolti attraverso il log-book (giornale di bordo) di pesca, allo scopo di rendere le informazioni raccolte sullo stato della risorsa maggiormente fruibili dall'organo decisore e dalla categoria dei pescatori per una più efficace gestione biologica ed economica della risorsa ittica;

   ad adottare iniziative volte ad intraprendere, con gli altri Paesi dell'Unione europea del Mediterraneo, una politica di condivisione della gestione della risorsa e delle misure da attuare per salvaguardare l'economia della pesca Mediterranea;

   ad evidenziare, nelle opportune sedi europee, la problematica dell'aumento delle imbarcazioni extra europee che svolgono l'attività di pesca nel Mediterraneo, le quali non sono assoggettate ai regolamenti dell'Unione europea ed utilizzano attrezzi da pesca vietati internazionalmente, senza che vi sia alcun controllo e monitoraggio sullo sforzo di pesca.
(7-00686) «Viviani, Bubisutti, Gastaldi, Germanà, Golinelli, Liuni, Lolini, Loss, Manzato, Tarantino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO e PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   come sancito dall'articolo 4 della Costituzione, la Repubblica italiana «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto». Ciononostante, in Italia il tasso di occupazione attuale dei cittadini disabili è pari al 30 per cento rispetto alla media europea, pari al 50 per cento;

   inoltre, gli iscritti alle liste speciali di collocamento, istituite con la legge n. 68 del 1999, sono circa 850.000: questi, in attesa di trovare una collocazione lavorativa e, in assenza di un adeguato sistema di welfare nazionale, gravano (economicamente) sulle rispettive famiglie;

   Next Generation EU strumento introdotto dalla Commissione europea per rispondere alla crisi pandemica provocata dal COVID-19, individua «l'inclusione e la coesione» tra le sei «missioni» o «aree d'investimento» ad essa il Recovery Plan italiano destina circa 27,6 miliardi di euro;

   tuttavia, nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il programma di investimenti) elaborato dal Governo Conte-II per l'attuazione del Next Generation EU, non vi erano riferimenti alla disabilità o alle politiche occupazionali per le persone disabili;

   invero, il Recovery Fund e la Next Generation EU garantiranno all'Italia ingenti risorse economiche che potrebbero essere impiegate per la definizione di politiche attive di inclusione e, di conseguenza, per risolvere una problematica che interessa oltre tre milioni di cittadini italiani esclusi dal mondo del lavoro;

   infatti, tale esclusione potrebbe essere superata procedendo con investimenti in formazione di personale qualificato – in vari ambiti disciplinari – che consentirebbero a molti di questi di svolgere le proprie mansioni in maniera efficiente –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo, anche attraverso la gestione delle risorse provenienti dal Recovery Fund e dalla Next Generation EU, intenda assumere per garantire la parità sociale e favorire l'inclusione dei disabili nel mondo del lavoro.
(3-02347)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   IANARO, NAPPI, VILLANI e MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   una circolare del Ministero della salute ha reso noto il parere del Comitato tecnico-scientifico (Cts) sull'utilizzo del vaccino Vaxzevria, alla luce degli eventi avversi collegati alla sua somministrazione; il cambiamento di scenario epidemiologico e la disponibilità di vaccini mRNA, nel bilanciamento benefici/rischi, hanno indotto il Cts a rafforzare la raccomandazione per l'uso della prima dose di Vaxzevria nei soggetti over sessanta, nei quali il beneficio della vaccinazione supera i rischi collegati allo sviluppo di fenomeni di trombocitopenia; per la seconda dose, si raccomanda la somministrazione di Vaxzevria nei soggetti over sessanta e di vaccini mRNA nei soggetti di età inferiore;

   la Commissione tecnico-scientifica di Aifa si è espressa sulla schedula vaccinale mista in soggetti al di sotto dei sessanta anni che hanno ricevuto una prima dose di Vaxzevria; facendo riferimento agli studi clinici pubblicati condotti in Spagna e in Inghilterra, e a fronte del potenziamento della risposta anticorpale e reattogenicità, la Commissione ha approvato il mix vaccinale, esprimendo parere favorevole all'inserimento dei farmaci di cui alla legge n. 648 del 1996 di Comirnaty e Vaccino Moderna come seconda dose per completare un ciclo vaccinale misto nei soggetti under sessanta che abbiano già effettuato una prima dose di Vaxzevria;

   al 12 maggio 2021, cinque Paesi dell'Unione europea optavano per una vaccinazione eterologa, raccomandando la somministrazione di un vaccino mRNA per la seconda dose, sebbene con modalità differenti; in Germania è prevista la consulenza del medico di famiglia;

   con procedura di autorizzazione all'immissione in commercio condizionata, l'Unione europea dispone l'approvazione accelerata di medicinali in situazioni di emergenza e di minacce per la salute pubblica, che fornisce altre garanzie e controlli post-autorizzazione. È anche previsto che uno Stato membro conceda autonomamente un'autorizzazione per l'uso di emergenza e decida quali dati siano per essa necessari e quali requisiti imporrà per l'uso e la supervisione del vaccino. Nel caso di un'autorizzazione per la distribuzione temporanea di un medicinale non autorizzato, la legislazione europea impone agli Stati di sollevare fabbricante e titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio dalla responsabilità civile o amministrativa;

   l'Aifa ha pubblicato il quinto Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini COVID-19. Delle 66.258 segnalazioni pervenute al 26 maggio, il 10,4 per cento corrisponde a eventi gravi: un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate «indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose e dal possibile ruolo causale della vaccinazione»;

   per promuovere la vaccinazione di fasce estese di popolazione, le regioni hanno condotto iniziative «open day» somministrando vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson. Dopo il sopraggiunto divieto, le regioni hanno modificato la strategia, sebbene non uniformemente, con il rischio di provocare confusione nei cittadini e aumentare i timori sui benefici della vaccinazione;

   secondo la Fnomceo la scelta per la seconda dose spetterebbe al medico di famiglia, sulla base di una valutazione delle caratteristiche del cittadino e delle indicazioni delle agenzie regolatorie e del Ministero della salute –:

   se non si ritenga urgente avanzare ufficiale richiesta all'Ema affinché si esprima in merito alla vaccinazione eterologa resa da Aifa pur in assenza di sufficienti dati scientifici certificati che attestino i rischi/benefici nonché la validità;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere, per chi ha ricevuto la prima dose del vaccino AstraZeneca, la possibilità di scegliere il siero con cui procedere alla somministrazione della dose finale o attribuire tale facoltà al medico di famiglia;

   quali accordi abbia siglato il Governo relativamente ai vaccini Pfizer e Moderna per sollevarli dalla responsabilità civile ed amministrativa per la scelta in favore della vaccinazione eterologa;

   quali studi sulla sicurezza post-autorizzazione siano stati previsti per monitorare eventuali effetti collaterali e la gestione dei rischi.
(5-06264)


   BUTTI, SILVESTRONI, ROTELLI e MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da quanto appreso da fonti stampa, l'attuale situazione che si è venuta a creare sulle modalità di visione delle partite di calcio di Serie A per il prossimo triennio appare sempre più confusa, con notevoli disagi per milioni di consumatori che devono sapere per tempo e con chiarezza come poter vedere le partite dal prossimo agosto;

   nel nostro Paese il calcio viene vissuto come fenomeno sociale, costituendo un importante momento di svago per milioni di persone soprattutto in un momento difficile come quello attuale;

   l'operatore Dazn si è recentemente aggiudicato i diritti per tutte le partite della Serie A, che saranno trasmesse in prevalenza via internet, con il rischio di possibili disservizi dovuti anche al digital device e all'attuale ritardo delle reti broadband nel nostro Paese. Ciò rischia di creare forti disagi a milioni di cittadini;

   per scongiurare tale rischio si è proposto in Lega Serie A di trasmettere i 10 match in 10 momenti diversi: una proposta che rischia di creare ulteriori disagi nella fruizione degli eventi e nelle abitudini dei consumatori;

   stante l'assegnazione dei diritti del campionato di Serie A a Dazn, la partnership siglata tra Tim e Dazn sembrerebbe vedere Tim come possibile distributore esclusivo da luglio 2021. Se ciò fosse confermato senza che vi siano ulteriori soggetti incaricati della distribuzione, questo vorrebbe dire limitare fortemente i canali distributivi della partite di Serie A, con forti svantaggi diretti per i consumatori;

   sempre secondo fonti di stampa, una parte di operatori alternativi avrebbe partecipato il 3 giugno 2021 a un tavolo tecnico gestito dalla Direzione reti e servizi di comunicazione elettronica dell'Agcom per esaminare il tema della tenuta delle reti internet in vista dei prossimi match della Serie A in streaming su Dazn;

   anche Vodafone avrebbe già adito le vie legali a seguito della volontà di Dazn di rescindere il contratto con Vodafone fino ad agosto 2022 per la fruizione dei propri contenuti sulla propria Vodafone TV;

   le società di telecomunicazioni avrebbero scritto all'Autorità garante della concorrenza e del mercato per chiedere chiarimenti in merito al contenuto dell'accordo tra Dazn e Tim, nel timore che possa essere utilizzato per sbaragliare la concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni;

   Sky avrebbe offerto a Dazn mezzo miliardo di euro l'anno per poter distribuire le restanti 7 partite di Serie A su Sky Q attraverso l'app Dazn e tramite un canale lineare via satellite, consentendo in questo modo agli abbonati di avere accesso a tutte le partite, ampliando la scelta degli utenti ed evitando problemi di potenziale «tenuta» della rete internet, attraverso una diversificazione delle modalità trasmissive;

   tale offerta non sarebbe in esclusiva, lasciando dunque piena libertà a Dazn di offrire le partite su altre piattaforme e ad altri operatori, a vantaggio dei consumatori; tuttavia Dazn avrebbe rifiutato l'offerta;

   tale decisione rende del tutto incerto il destino dei diritti audiovisivi per i prossimi tre anni, il tutto nell'ottica di evitare che il consumatore finale venga penalizzato dalla frammentazione dell'offerta e dall'incertezza sulle piattaforme disponibili –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in specie di carattere normativo, al fine di tutelare gli interessi di milioni di cittadini tifosi di calcio, salvaguardando da un lato la concorrenza e dall'altro lato tutelando i diritti degli utenti, nel rispetto della normativa italiana e della tutela dei consumatori.
(5-06270)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione italiana tiro a segno (UITS) è stata commissariata con decreto 2 ottobre 2017 del Ministro della difesa;

   nel decreto è stato nominato commissario straordinario l'avvocato Francesco Soro, fino alla nomina del nuovo presidente e comunque non oltre la durata di un anno;

   l'anno è decorso senza che siano state indette le elezioni del nuovo presidente;

   varie fonti di stampa segnalano che il sottosegretario con delega allo sport Giorgetti ha in data 9 agosto 2018 sollecitato il Coni a dare corso alle elezioni delle Federazioni sportive commissariate –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda attivare, ferma restando l'autonomia dell'ordinamento sportivo, affinché siano indette con la massima urgenza le procedure finalizzate all'elezione del presidente dell'Unione italiana tiro a segno (UITS).
(4-09592)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come noto, la legge 27 dicembre 2019, n. 160, cosiddetta legge di bilancio 2020, ha istituito due fondi destinati agli enti locali per finanziare interventi relativi alla rigenerazione urbana, il primo, riferito al «Programma per la qualità dell'abitare», con una platea più ristretta di beneficiari (Regioni, Città metropolitane, capoluoghi di provincia, comuni con più di 60.000 abitanti) ed un secondo fondo destinato ad interventi di progetti di rigenerazione urbana, destinato a tutti i comuni nazionali;

   quest'ultima fattispecie normativa è caratterizzata e disposta nei commi 42 e 43 dell'articolo 1 della già menzionata legge di bilancio, i quali in ogni caso non pongono limiti ai comuni beneficiari;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 gennaio 2021 è stata stabilita l'allocazione delle risorse dei predetti commi 42 e 43, la quale ha escluso i comuni con popolazione inferiore ai 15.000 abitanti dalla misura;

   le risorse del fondo per gli interventi di rigenerazione urbana sono state rimpinguate dalle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), come si evince dalla Missione 5, componente 2 (M5C2), misera 2 («Rigenerazione urbana e Housing Sociale») del medesimo Pnrr;

   né nel Pnrr nella già menzionata missione M5C2, né in seguito all'approvazione del Pnrr medesimo sono state previste misure di aggiustamento e storno dell'allocazione delle risorse per la rigenerazione urbana, escludendo in modo incomprensibile i comuni al di sotto dei 15.000 abitanti che rappresentano oltre il 90 per cento dei comuni italiani;

   l'impossibilità per i comuni di effettuare interventi di rigenerazione urbana renderà evidentemente molto più onerosa la gestione di eventuali operazioni di gestione ex post, gravando ulteriormente sull'erario di piccoli comuni completamente massacrati dalla pandemia da COVID-19 ed incapaci, già regolarmente, di gestire in modo completo e compiuto pratiche di ordinaria amministrazione;

   l'articolo 1 della legge di bilancio 2020, ai commi 42 e 43, non pone alcun tipo di esclusione per il beneficio offerto dalla misura, considerando anche che la ratio della legge medesima prevedeva un fondo per i «grandi comuni» ed uno per tutti gli altri, nessuno escluso –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda adottare iniziative per modificare l'assegnazione delle risorse di cui in premessa permettendo a tutti i comuni italiani di accedere alle risorse per i lavori di rigenerazione urbana, anche alla luce del profondo rifinanziamento operato dal Piano nazionale di riforma e resilienza (Pnrr).
(4-09597)


   BAGNASCO e CASSINELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le adozioni internazionali finalizzate a dare assistenza ai minori in difficoltà hanno subito un arresto a causa della crisi pandemica da COVID-19, con particolare riguardo ai bambini bielorussi che, da oltre un anno, non possono entrare in Italia, anche per le conseguenti restrizioni dei viaggi;

   dalla tragedia nucleare di Chernobyl, avvenuta nel 1986, sono stati accolti in Italia mezzo milione di bambini, anche grazie ai progetti di risanamento psico-fisico e al supporto dato alle famiglie delle numerose associazioni di volontariato – tra cui l'associazione Puer che dal 1992 ad oggi ha accolto più di 80.000 minori provenienti dalla Bielorussia;

   dal mese di ottobre 2020 non è stato più inviato l'elenco dei bambini bielorussi orfani che attendono di essere adottati e centinaia di famiglie italiane stanno perdendo le speranze di accogliere bambini che sentono già come propri figli;

   è importante e urgente, dunque, attivarsi per derogare per questi casi alle vigenti misure di restrizione per i viaggi non ritenuti essenziali nell'ambito dell'Ue, a causa della crisi pandemica, per proseguire programmi solidaristici di risanamento che, se non potranno essere effettuati, comporteranno ulteriori e gravissimi danni per i bambini coinvolti;

   le famiglie adottive e le associazioni di volontariato chiedono di poter riportare i bambini bielorussi nel nostro Paese, anche mediante una deroga alle restrizioni temporanee di viaggi all'interno della Unione europea, una possibilità da considerarsi coerente con la raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea 2020/912 del 30 giugno 2020, Allegato II, punti VII e IX, modificata dalle successive raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, (UE) 2020/1052 e (UE) 2020/1186, laddove in particolare si contempla la possibilità di revocare gradualmente le restrizioni temporanee di viaggio e di aggiornare le liste dei Paesi, in base all'evolversi della situazione pandemica –:

   se non ritengano per quanto di rispettiva competenza, di doversi attivare, anche mediante specifiche iniziative diplomatiche, affinché siano derogate le misure restrittive per i viaggi di rientro e di risanamento a tutela dei bambini bielorussi orfani, dando altresì attuazione ai protocolli d'intesa tra Italia e Bielorussia che recepiscono la Convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993, n. 33, sulla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale, atti a poter proseguire i progetti di accoglienza e di adozione avviati;

   se non intendano concordare le migliori soluzioni volte a consentire ai bambini bielorussi di rientrare in Italia in condizioni di sicurezza, predisponendo canali umanitari ad hoc o mediante voli Covid-free, previa somministrazione di tamponi in partenza, in ragione del perseguimento di un supremo interesse garantito dalle Convenzioni internazionali, ossia la tutela di minori, i quali attendono di riabbracciare le proprie famiglie adottive.
(4-09598)


   LUCASELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ha sconvolto tutti la tragica morte della giovane Saman Abbas, probabilmente uccisa dai familiari, perché si era opposta a un matrimonio combinato con un cugino in Pakistan; un femminicidio efferato concepito all'interno del contesto familiare, come risulterebbe dalle prime ricostruzioni degli inquirenti che stanno indagando sul caso, secondo i quali i genitori di Saman, di concerto con lo zio e i cugini, avrebbero ordito l'assassinio della ragazza in quanto lei rifiutava i codici culturali abbracciati dalla famiglia;

   il 3 giugno 2021 l'Ucoii, Unione delle comunità islamiche d'Italia, ha emesso una fatwa contro i matrimoni forzati che sarebbero «in pieno contrasto anche con la dottrina islamica»;

   si legge nella fatwa: «Nessun tipo di imposizione può essere usata in fatto di matrimonio e i contratti di matrimonio forzati non hanno alcuna validità», precisando, però, che «Ciò non toglie il diritto dei genitori di esprimere pareri e consigli non vincolanti nelle decisioni di matrimonio dei loro figli e figlie, al fine di rendere le relazioni delle famiglie più stabili e durature»;

   pur volendone apprezzare la sostanza dei contenuti, certamente condivisibili, la fatwa emessa dall'Ucoii sul caso, a parere dell'interrogante, appare pericolosa e solleva una serie di interrogativi, in merito ai quali sarebbe necessaria una riflessione da parte delle istituzioni italiane;

   in particolare, in Italia ci sono delle leggi a tutela dei soggetti minori di età e una specifica normativa in materia di femminicidi (cosiddetto codice rosso) e, pertanto, l'avvertita esigenza di emettere un parere religioso porterebbe a pensare che in Italia esista un mondo parallelo, che non riconosce le leggi nazionali e si sovrappone al diritto positivo;

   per esprimere la contrarietà a questo efferato delitto e alla inaccettabile pratica che lo ha alimentato, sarebbe, peraltro, bastato un comunicato stampa o una dichiarazione ufficiale, come ha fatto la Grande moschea di Roma, che ad oggi è l'unica realtà islamica riconosciuta dallo Stato italiano come ente morale;

   la fatwa è, infatti, un giudizio religioso, un'indicazione vincolante per quanto riguarda la fede delle persone e nei Paesi musulmani viene emessa solo se richiesto, spesso dai giudici, per aiutarli a prendere una decisione, ma questo accade perché nei Paesi musulmani l'Islam è religione di Stato, mentre l'Italia, Paese laico, non riconosce alcuna religione come religione di Stato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, di quali informazioni disponga, anche in relazione all'attività di monitoraggio dell'Osservatorio sulle politiche religiose;

   se non ritenga di adottare linee guida uniformi affinché gli operatori principalmente coinvolti (assistenti sociali, forze dell'ordine, medici, consultori) sappiano come intervenire in casi analoghi a quelli di Saman per intercettare tempestivamente i campanelli di allarme.
(4-09604)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha già presentato in data 16 gennaio 2021 un atto di sindacato ispettivo n. 3-02048, rimasto finora del tutto privo di risposta, in merito al decesso di Luca Ventre avvenuto il 1o gennaio di quest'anno all'interno della nostra rappresentanza diplomatica a Montevideo;

   frattempo il cadavere è stato sottoposto in data 8 marzo 2021, presso il Policlinico Tor Vergata di Roma, ad esame autoptico, che ha fugato ogni dubbio e definitivamente accertato che il decesso di Luca Ventre è stato determinato da asfissia meccanica violenta, per la quale una eventuale precedente assunzione di cocaina non appare avere avuto alcun ruolo concausale;

   nonostante quanto accaduto per mano di un poliziotto uruguaiano, consta all'interrogante che all'interno della nostra ambasciata anche oggi venga utilizzato personale armato, dipendente dal Ministero degli interni dell'Uruguay –:

   l'utilizzo di personale armato, dipendente dal Ministro degli interni del Paese ospitante, all'interno della nostra ambasciata, sia conforme ai principi della Convenzione di Vienna.
(3-02350)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nel dicembre 2020 il Ministero della cultura ha emesso l'avviso pubblico BORGHI IN FESTIVAL PER FAVORIRE LA RINASCITA, LA RIGENERAZIONE CULTURALE, TURISTICA ED ECONOMICO SOCIALE DEI PICCOLI COMUNI ITALIANI;

   l'avviso era rivolto ai piccoli comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti, ovvero fino a 10.000 abitanti con un centro storico individuato quale zona territoriale omogenea, con preferenze per quelle zone identificabili come aree prioritarie e complesse;

   i comuni potevano partecipare singolarmente o in rete tra loro, come capofila di partenariati – costituiti o costituendi – con altri enti profit e non profit e l'avviso pubblico ha previsto un finanziamento totale pari a 750.000,00 a titolo di contributo finanziario per i comuni dichiarati vincitori all'esito di una procedura valutativa istruttoria;

   il finanziamento erogabile per la realizzazione di ciascun progetto è stato fissato entro la misura dell'80 per cento dei costi ammissibili previsti e comunque entro il limite massimo di 75.000 euro se i comuni proponenti hanno partecipato in forma singola tenendo sempre presente l'obbligo di partenariato con gli stakeholder del territorio, mentre il limite massimo era di 250.000 euro se i comuni proponenti partecipano costituendo una rete tra di loro;

   in data 1° febbraio 2021 il Ministero della cultura ha comunicato che sono pervenute 643 domande, di cui 178 dal Nord, 156 dal Centro, 246 dal Sud e 63 dalle Isole. Una partecipazione molto alta che ha impegnato moltissime amministrazioni, enti del partenariato ed enti del terzo settore sia nella progettazione sia nella programmazione;

   in data 5 giugno 2021 il Ministero della cultura ha comunicato un incremento di 563.000 euro rispetto al budget iniziale e, di conseguenza, la finanziabilità di ulteriori 8 progetti su un totale di 643 –:

   quali saranno i prossimi passaggi necessari per non disperdere il patrimonio di progetti presentati e non finanziati e, in modo particolare, se si intendano adottare iniziative per recuperare nuove risorse per la loro finanziabilità.
(4-09599)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   MENGA, SODANO, CABRAS e SARLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   poco risalto è stato dato nei comunicati ufficiali dalle autorità militari italiane, eppure «Falcon Strike 2021» è uno dei più importanti eventi addestrativi dell'Aeronautica Militare, che ha visto il coinvolgimento di oltre 50 velivoli e circa 600 persone provenienti dalle nazioni partecipanti, avente come base principale il 32° Stormo di Amendola in Puglia insieme ad altre basi di supporto tutte dislocate in territorio italiano;

   dal 6 giugno al 15 giugno 2021, gli F-35 provenienti da Stati Uniti, Regno Unito e Israele, protagonisti insieme ai velivoli italiani di questa esercitazione multinazionale promossa dallo Stato Maggiore della difesa, hanno sorvolato i cieli di Capitanata;

   l'obiettivo ufficiale di questo evento di alto addestramento tattico e militare, riportato nelle righe di un laconico comunicato stampa rinvenibile sul sito delle forze armate Usa, sarebbe quello di «ottimizzare l'integrazione tra gli aerei di 4a e 5a generazione e accrescere il livello di cooperazione nei campi della logistica e del trasferimento dei caccia F-35, rafforzando l'interoperabilità delle forze aeree alleate e dei partner durante le operazioni congiunte»;

   tuttavia, la dichiarazione resa alla testata «Times of Israel» da un alto ufficiale dell'aeronautica israeliana, sulla cui identità è stato mantenuto il massimo riserbo, genera ragionevoli dubbi sulla mera finalità addestrativa di questa esercitazione;

   difatti, la dichiarazione rilasciata dall'ufficiale dell'Iaf - Israelian Air Force è intrisa di numerosi e preoccupanti dettagli che palesano, inconfutabilmente, la volontà delle autorità militari israeliane di perseguire come obiettivo non già soltanto quello di migliorare le capacità complessive del velivolo F-35, ma al contempo «di preparare i piloti all'uso dei cacciabombardieri contro le forze iraniane», e ancora «di utilizzare un gran numero di batterie di missili terra-aria nel corso delle esercitazioni contro i caccia F-35 al fine di creare un'atmosfera piena di minacce»;

   lo stesso ufficiale dichiara inoltre, senza usare mezzi termini: «L'Iran è il nostro obiettivo»;

   una simile dichiarazione non meraviglia soprattutto se si guarda al contrattacco sferrato dalle truppe israeliane in violazione della tregua stipulata, il 21 maggio 2021, dal nuovo Governo di Israele, a danno di alcuni edifici situati nella Striscia di Gaza, contrattacco ritenuto sproporzionato rispetto al lancio di palloncini incendiari ad opera dei palestinesi;

   ciò che desta sgomento e preoccupazione è la posizione assunta dal Governo italiano, che ha consentito che si svolgessero tali esercitazioni che, sia pur indirettamente, potrebbero fungere da «palestra» per futuri spargimenti di sangue nei territori del Medio Oriente e che non ha commentato le dichiarazioni su riportate che palesano l'intento offensivo dell'operazione;

   quanto evidenziato sinora si porrebbe in contrasto con le disposizioni contenute nell'articolo 11 della nostra Carta costituzionale, tutte ispirate al medesimo ideale pacifista e di equivicinanza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali ulteriori utili elementi informativi intendano fornire;

   quali siano le motivazioni sottese al coinvolgimento dell'Italia in questa operazione addestrativa e se, in ragione di quanto esposto in premessa, non ritengano sussistere una violazione dei princìpi costituzionali, in particolare di quelli attinenti al ripudio della guerra.
(4-09594)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SCANU, PERANTONI, CADEDDU, SUT, DEIANA e PALMISANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i buoni postali fruttiferi pluriennali hanno rappresentato per generazioni di italiani lo strumento di risparmio più sicuro e spesso i risparmiatori hanno portato i loro buoni alla scadenza massima prevista, trent'anni, per ottenere il rendimento migliore;

   peccato che rispetto al rendimento indicato al momento della sottoscrizione Poste non riconosca il dovuto; questo avviene per effetto di una modifica unilaterale dei tassi di rendimento, quando nel 1986 venne adottato il decreto ministeriale n. 148 e venne istituita una nuova serie di buoni denominata serie Q, dimezzando i tassi rendimento e prevedendone l'estensione a tutte le serie precedenti;

   a parere della Corte costituzionale tale disposizione rappresenterebbe un ragionevole bilanciamento tra la tutela del risparmio e un'esigenza di contenimento della spesa pubblica e la Corte di cassazione con sentenza n. 3963/2019 aveva escluso che Poste dovesse restituire i differenziali di interessi dei buoni emessi prima del 1986;

   tuttavia, per una particolare serie, denominata serie Q/P, emessa tra luglio 1986 e 1995, per adeguarsi al nuovo corso, Poste avrebbe dovuto stampare dei nuovi buoni, con nuovi tassi e nuovi rendimenti, invece non l'ha fatto, avendo semplicemente riadattato i vecchi buoni della serie P, apponendoci sopra un timbro con i nuovi rendimenti, ma questa operazione è stata fatta male perché in molti casi non ha timbrato i vecchi buoni, oppure il timbro ha modificato solo la rendita dei primi venti anni, lasciando immutata quella dal ventunesimo al trentesimo; così, alla scadenza dei trent'anni, Poste ha riconosciuto gli importi previsti dal decreto del 1986, mentre i risparmiatori pretendevano che per gli ultimi dieci anni fossero riconosciute le rendite stabilite dalla, formativa precedente e indicate nei buoni fruttiferi;

   ogni anno l'Arbitro bancario finanziario (Abf), l'organismo che risolve le dispute di questo tipo senza ricorrere alla giustizia ordinaria, riceve migliaia di ricorsi relativi a questi buoni «ibridi» e dà sempre ragione al risparmiatore, chiedendo a Poste di versare le differenze; i pronunciamenti di Abf non sono però vincolanti e Poste, che sino a qualche tempo fa' li rispettava, mentre dalla seconda metà del 2020 non li rispetta più; per questo motivo, molti risparmiatori si sono rivolti ai tribunali ordinari e l'orientamento dei giudici è esattamente quello dei collegi dell'Abf: per gli ultimi dieci anni i sottoscrittori hanno diritto a ottenere i frutti stabiliti dalla legge pre-1986;

   non si comprendono i motivi per cui un organismo di diritto pubblico a partecipazione maggioritaria dello Stato si sottragga alla decisione dell'Abf, organismo indipendente e imparziale sostenuto dalla Banca d'Italia; Poste, nonostante il quadro normativo e giurisprudenziale, infatti, continua per la sua strada, ribadendo che nel contenzioso sui buoni fruttiferi serie Q/P continuerà a difendersi nelle sedi opportune con una scelta che andrà a intasare le aule di giustizia, oltre che a ritardare la concretizzazione delle legittime aspettative dei risparmiatori; inoltre lo Stato dovrà sobbarcarsi anche il pagamento di interessi di mora e di spese legali –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per far sì che Poste Italiane, la cui proprietà è per la quasi totalità pubblica, riprenda a rispettare le decisioni dell'Arbitro bancario finanziario e, più in generale, atteso l'orientamento oramai univoco, riconosca gli interessi stabiliti per i buoni fruttiferi della serie Q/P per gli anni dal 21° al 30° senza costringere gli investitori a ricorrere all'Arbitro bancario finanziario e ai tribunali ordinari;

   quali iniziative intenda adottare per far sì che in tal senso si preveda l'attivazione di un tavolo di conciliazione tra Poste Italiane s.p.a. e le associazioni di consumatori riconosciute, al fine di risolvere le questioni pendenti relative alla liquidazione dei buoni fruttiferi in questione.
(4-09596)


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi alcuni organi di stampa hanno pubblicato i dati più significativi dell'ultimo rapporto Cerved «Up&Down – Come cambia il rischio delle imprese» sullo stato dell'indebitamento e sul rischio di default delle imprese italiane, dai quali emerge un quadro allarmate in merito all'impatto severo della pandemia sul tessuto produttivo del Paese;

   secondo quanto riportato, il volume complessivo di debiti finanziari delle società a maggiore rischio di default e più che raddoppiato, passando da 63,2 miliardi di euro (il 7,5 per cento) a 135 miliardi (il 14,4 per cento), mentre la metà delle imprese analizzate (il 49,5 per cento), la quota più alta registrata dal 2009, ha subito, dopo la pandemia, una svalutazione del rating;

   preoccupanti sono le proiezioni sul numero di società «rischiose» con un'alta probabilità di default a 12 mesi, passato da 75 mila del 2019 (l'11,8 per cento del campione) a 120 mila (il 18,7 per cento), mentre in uno scenario severo, la quota di imprese rischiose potrebbe salire al 20,7 per cento, percentuale sensibilmente più bassa rispetto al 32,3 per cento stimato lo scorso anno, quando sussistevano molteplici incertezze sugli sviluppi dell'emergenza pandemica, sugli effetti che avrebbe avuto sul contesto socio-economico e sulla stessa efficacia delle misure di mitigazione dell'impatto;

   secondo il rapporto, la liquidità garantita immessa nel sistema ha fatto aumentare i debiti finanziari delle società analizzate di oltre 90 miliardi, portandoli a 937 miliardi di euro (+10,7 per cento);

   questo quadro verrebbe reso più critico per la natura «asimmetrica» della crisi che ha avuto effetti negativi diversi a seconda dei settori produttivi, delle dimensioni delle imprese e della distribuzione geografica delle stesse;

   la quota più alta di società rischiose (il 20,5 per cento) riguarda, infatti, le microimprese, dato che scende con l'aumento delle dimensioni dell'azienda, dalle piccole (14,5 per cento), alle medie (12,1 per cento), alle grandi società (8,3 per cento); queste ultime, tra l'altro, dimostrano più solidità anche se ricorrono maggiormente al mercato finanziario;

   l'altro elemento che desta particolare preoccupazione è la diversa distribuzione territoriale del rischio di default con una maggiore concentrazione di imprese «rischiose» nel Meridione d'Italia;

   a questo proposito, martedì 15 giugno 2026, l'Unione Sarda, in un articolo dal titolo «Rischia di fallire un'azienda su quattro», il giornalista Matteo Mascia mette in evidenza che «Un'impresa sarda su quattro rischia il default [...] L'Isola è sul podio delle regioni in cui le società danno meno certezze ai creditori: col 26,2 per cento di realtà a rischio default preceduta solo da Molise (26,8 per cento) e Calabria (28 per cento)»;

   nell'articolo viene inoltre riferito che «Le imprese che danno più certezze di continuità si trovano in Friuli-Venezia Giulia (solo il 13,5 per cento rischia di chiudere per debiti), Veneto e Trentino-Alto Adige» a dimostrazione che la crisi determinata dalla pandemia rischia di accrescere il divario tra Nord e Sud del Paese, con la chiusura di numerose aziende e la perdita di lavoro;

   da quando esposto emerge una situazione di grave allarme economico e sociale determinata dal rischio di indebitamento eccessivo e chiusura di numerose aziende, in particolare quelle di piccole dimensioni, dislocate soprattutto nel Meridione –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa, al fine di fare fronte al rischio di chiusura di un numero elevato di imprese italiane a causa della crisi determinata dalla pandemia da COVID-19;

   se il Governo non intenda adottare iniziative per la mitigazione dell'indebitamento delle aziende, considerato che il tessuto produttivo del Paese è caratterizzato da una prevalenza di micro e piccole imprese, oggi maggiormente in difficoltà, la cui chiusura, per il radicamento nel territorio, potrebbe avere gravi risvolti economici e sociali.
(4-09600)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VITIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 16 giugno 2021 alcune testate televisive e molti quotidiani on line hanno trasmesso le immagini relative alla tragedia del 23 maggio 2021 della funivia di Mottarone, in cui hanno perso la vita 14 persone e un bambino di 5 anni, unico sopravvissuto, ha perso entrambi i genitori;

   nel video, ripreso da due telecamere di sorveglianza, si distinguono alcuni passeggeri tra cui il padre del piccolo Eitan, unico sopravvissuto, in procinto di scendere dalla cabina che, a pochi metri dall'arrivo, a causa di un guasto della fune e del sistema di sicurezza, scivola in direzione opposta. Gli ultimi fotogrammi inquadrano la cabina che precipita nel vuoto;

   l'inchiesta è al momento di competenza della procuratrice di Verbania, Olimpia Bossi, titolare con il sostituto Laura Carrera, che ha proceduto alla formulazione dei capi d'imputazione di omicidio colposo plurimo, lesioni gravissime colpose e rimozione dei sistemi di sicurezza;

   in seguito alla diffusione del video in questione, la procuratrice Bossi ha emanato un comunicato stampa per precisare che «tali immagini, contenute in un file video, risultavano depositate, unitamente a tutti gli atti di indagine, all'atto della richiesta di convalida del fermo e di applicazione di misura cautelare, con diritto degli indagati e dei rispettivi difensori di prenderne visione ed estrarne copia, diritti ampiamente esercitati. [...] Si tratta tuttavia, di immagini di cui, ai sensi dell'art. 114 comma 2 c.p.p., è comunque vietata la pubblicazione, anche parziale, trattandosi di atti che, benché non più coperti dal segreto in quanto noti agli indagati, sono relativi a procedimento in fase di indagini preliminari»;

   la messa in onda delle immagini, oltre a ledere la sensibilità dei parenti delle vittime, viola il citato articolo 114, comma 2, del c.p.p., che vieta la pubblicazione, anche parziale, degli atti fino a che non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell'udienza preliminare;

   ancora una volta, dunque, si assiste alla pubblicazione nonché alla divulgazione di atti che sarebbero dovuti rimanere custoditi negli uffici della procura –:

   se ritenga che, anche in ossequio alla delicatezza della vicenda e in relazione alla violazione della riservatezza degli atti processuali, sussistano i presupposti per promuovere iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari di cui in premessa;

   quali ulteriori iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare per rendere più efficace la tutela del segreto investigativo e per scongiurare il ripetersi di tali incresciosi episodi.
(5-06263)

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   attesa la situazione dell'organico della polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Piacenza, più volte denunciata dall'interrogante in diversi atti di sindacato ispettivo, non è affatto sorprendente, ancorché intollerabile, che – recentemente – ben otto appartenenti al Corpo abbiano subito aggressioni dai detenuti, con conseguenze anche gravi;

   le predette aggressioni ai danni del personale appartenente alla polizia penitenziaria sono state ad opera di detenuti con problemi di carattere psichiatrico i quali, come opportunamente denunciato al provveditore regionale dai rappresentanti di numerose sigle sindacali, sono presenti al carcere delle Novate in numero elevatissimo, ben superiore – in proporzione alla popolazione carceraria – ad altri istituti;

   a partire dagli anni ottanta il legislatore è intervenuto più volte nel tentativo di regolamentare la gestione dei detenuti affetti da problematiche di carattere psichiatrico, addivenendo alla istituzione all'interno degli istituti penitenziari medesimi dei cosiddetti «reparti di osservazione psichiatrica»;

   con riferimento al reparto di osservazione psichiatrica della casa circondariale di Piacenza, attivo da settembre 2012, è emerso con chiarezza come la gestione dei detenuti con patologie mentali, in assenza di personale di polizia penitenziaria specificatamente formato, e senza continuità assistenziale con le locali istituzioni sanitarie, rappresenti una criticità pesante, tanto da esporre lo stesso personale a gravi rischi per la propria incolumità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione su esposta e quali eventuali iniziative intendano assumere al riguardo, per quanto di specifica competenza.
(4-09602)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta orale:


   BIGNAMI e DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'inizio dei lavori sulla tratta ferroviaria fra Prato e Bologna, avvenuto il 13 dicembre 2020, ha comportato il blocco dei treni dalle 9 alle 16 nei giorni feriali sulla tratta Prato-Vernio, che sono stati sostituiti con autobus fra Prato e San Benedetto Val di Sambro ed altre interruzioni diurne anche nella restante tratta tra San Benedetto Val di Sambro e Bologna per consentire altri interventi manutentivi sulla linea;

   ciò ha comportato i gravi disagi preannunciati, causa l'allungamento dei tempi di percorrenza, aggravati dalla necessità di avvalersi di mezzi di trasporto sostitutivi che devono transitare lungo il tratto autostradale che collega Sasso Marconi a Firenze, anch'esso oggetto di opere di manutenzione;

   durante questi lavori il tratto viene chiuso ed il traffico dirottato, costringendo ad effettuare un percorso più lungo, tanto che alcuni pendolari hanno segnalato di aver impiegato più di due ore e mezza per spostarsi da Bologna a Firenze;

   pare anche che i mezzi sostitutivi, costituiti da pullman, abbiano un carico che va oltre quello previsto per il rispetto delle normative anti-COVID;

   a ciò si aggiunge il fatto che, nello stesso territorio, il tratto autostradale risulta spesso chiuso al traffico, anche per motivi banali quali una semplice nevicata;

   in località Sasso Marconi sono iniziati i lavori di messa in sicurezza del ponte di accesso al raccordo autostradale ed il transito è solamente in una direzione;

   la strada provinciale 325 risulta interrotta ormai da quasi due anni a causa di una frana e l'unica soluzione è percorrere la Gardelletta, strada oggi anch'essa a senso unico alternato, di piccola ampiezza dove due mezzi di grandi dimensioni fanno fatica ad incontrarsi senza danni;

   la viabilità provvisoria non può comunque reggere altri tre anni, perché il passaggio di mezzi pesanti nelle strette strade di Gardeletta e Vado, oltre a creare disagi, mette a dura prova le strade comunali;

   è notizia recente che i sindaci dei comuni interessati (San Benedetto Val di Sambro, Castiglione dei Pepoli, Grizzana Morandi) hanno deciso addirittura di scrivere al prefetto e di coinvolgere anche i Ministeri interessati, lamentando peraltro scarsa attenzione da parte dei concessionari che agiscono senza rendere conto a nessuno, mentre le istituzioni si limitano ad organizzare incontri cui poi non segue alcuna soluzione;

   nessuna soluzione concreta si è infatti realizzata tanto che, relativamente alla cabina di regia che avrebbe dovuto raccogliere le richieste del comitato dei pendolari, catalogarle, darvi priorità ed inserire una data di possibile implementazione, nessuna risposta si è avuta; altrettanto dicasi per quelle piuttosto semplici, quali ad esempio la possibilità per i viaggiatori di utilizzare l'abbonamento regionale per usufruire del servizio alta velocità, che hanno subito la stessa sorte;

   vi è forte preoccupazione anche per il futuro economico di questo comprensorio territoriale e più in generale di quello dell'intera valle del Reno e del Setta;

   la città metropolitana di Bologna e la regione Emilia Romagna hanno posto il trasporto su ferro quale principale mezzo di spostamento per gli anni futuri, così come si può evincere dal Pums e dal Ptm –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e della perdurante situazione di disagio legata alla inadeguatezza dei trasporti nella valle del Reno e del Setta;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare al fine di superare le evidenti criticità descritte in premessa, accogliendo le accorate richieste dei sindaci e coinvolgendo i comitati di pendolari nel processo decisionale;

   di quali elementi disponga in merito alle modalità di organizzazione della cabina di regia;

   se intenda adottare iniziative di competenza affinché Rete Ferroviaria Italiana risponda almeno a richieste semplici avanzate dai comitati dei pendolari, quali la possibilità di utilizzare un abbonamento regionale per fruire dell'alta velocità.
(3-02346)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FICARA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a carico del Consorzio per le autostrade siciliane sono stati riscontrati negli ultimi anni numerosi inadempimenti solo in parte sanati e l'ente concessionario è da tempo sottoposto a indagini penali e contabili a causa di presunti sprechi di denaro pubblico e per la mancanza di adeguati sistemi di sicurezza e di manutenzione nei tratti autostradali da esso direttamente gestiti;

   è del marzo 2021 la notizia del sequestro di ventidue cavalcavia insistenti sull'A20;

   da un articolo pubblicato dal settimanale «L'Espresso» in data 31 maggio 2021 si apprende che nella relazione finale, redatta a seguito di una attività di verifica e controlli, l'ispettore del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nel segnalare gravi criticità strutturali di intere porzioni dell'autostrada Palermo-Messina «chiede la chiusura anche di due viadotti, il Pollina e il Furitano. Il primo è lungo un chilometro ed è costituito da quattordici campate, ma dal 2005 non ha un certificato di collaudo statico. Sul Furitano, invece, l'aggancio alla collina, alla "spalla", si è abbassato di 50 centimetri e ne restano appena 10». Si apprende, inoltre, che il primo aprile 2021 il Cas nel rispondere al Ministero, inviava i pareri di tre docenti universitari che, pur ribadendo la necessità di analisi più approfondite, avrebbero sostenuto l'assenza di rischi di cedimento;

   sempre dal citato settimanale emerge che in data 7 aprile 2021 il direttore del Cas avrebbe replicato al Ministero che «gli interventi di mitigazione del rischio individuati sono allo stato idonei ad assicurare le esigenze di circolazione. Va tenuto in conto il principio della proporzionalità. A tale principio deve attenersi una chiusura al traffico, visto i disagi alla popolazione e possibili profili di danno erariale per l'ente a causa dei mancati ricavi». Il direttore del Cas avrebbe inoltre rimesso alle competenti prefetture la valutazione in ordine alla ricorrenza dei presupposti per l'adozione di un provvedimento di sospensione della circolazione;

   il primo firmatario del presente atto già in data 16 aprile 2020 aveva sottoposto all'attenzione del Ministro competente la situazione del Consorzio per le autostrade siciliane evidenziandone l'inadeguata manutenzione delle infrastrutture in concessione, una inidonea capacità tecnica, organizzativa e gestione delle emergenze, una mancata o tardiva comunicazione delle informazioni al concedente sulle attività di gestione. Criticità culminate nell'aprile 2020 con il sequestro disposto dal giudice per le indagini preliminari di Messina di due cavalcavia dell'autostrada A20 Messina-Palermo perché a rischio di crollo;

   in data 22 marzo 2021 veniva presentata dal primo firmatario del presente atto una ulteriore interrogazione a risposta in commissione volta ad evidenziare l'ormai annosa carenza di personale delle strutture ispettive ministeriali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, se non ritenga opportuno verificare per quanto di competenza, la sussistenza di eventuali inadempienze o ritardi da parte del Cas nell'adempimento degli obblighi di concessionario e quali iniziative, nel caso di accertata inadempienza, intenda assumere, anche nell'ottica di una eventuale revoca o di un aggiornamento del rapporto concessorio, affinché sia garantito nel più breve tempo possibile il livello di sicurezza imposto dalle norme di legge.
(5-06267)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS, GIANNONE, ELVIRA SAVINO e LABRIOLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 marzo 2019 è stata presentata a prima firma D'Attis l'interrogazione n. 4-02565, ancora in attesa di risposta, in cui si chiedeva ai Ministri competenti di intervenire sulla vicenda Enav, valutando la possibilità di scongiurare la chiusura del Centro di Controllo d'Area (ACC) di Brindisi;

   il 17 gennaio 2019 è stata presentata a prima firma Giannone l'interrogazione n. 5-01254, ancora in attesa di risposta, in cui si chiedeva al Governo pro tempore di intervenire sulla politica dei dividendi di Enav s.p.a.;

   l'Enav preannuncia la propria volontà di riconvertire l'unico Centro di controllo di area (Acc) del Sud Italia, spostandone i servizi Acs (controllo degli aeromobili in fase di crociera) a Roma;

   le organizzazioni sindacali di Brindisi Acc Filt Cgil, Fit Cisl, Uil t, Ugl Ta e Unica denunciano da tempo il notevole impatto che questa scelta avrebbe sull'economia regionale e sul futuro delle lavoratrici e dei lavoratori pugliesi;

   si tratta di un progetto che avrebbe un ritorno esclusivo per le casse aziendali, ma sarebbe poco attento a quelle della regione Puglia in quanto, come dichiarato dai vertici societari, il 75 per cento del core business aziendale è costituito dai centri che gestiscono i voli durante la fase di crociera;

   di conseguenza, è presumibile che verrebbe ad innescarsi un depauperamento, il quale non potrà considerarsi compensato dalle promesse di realizzare, in futuro, un Hub di Torri remote;

   queste promesse potrebbero portare ad un dimezzamento e un demansionamento degli organici attuali con l'aggiunta di un impoverimento dei livelli retributivi, ai quali seguiranno le contestuali ricadute sul territorio;

   le organizzazioni sindacali rivendicano un potenziamento del centro di controllo, facendo coesistere la realtà esistente con un progetto di rilancio, di respiro mediterraneo, puntando ad un incremento del personale presente su Brindisi, facendolo coesistere con quel progetto futuro e rendendolo di fatto il primo Centro di controllo in Europa veramente all'avanguardia nel settore;

   a beneficio del territorio, dei lavoratori e delle casse aziendali, oltre che per l'immagine della società stessa;

   Brindisi, la Puglia, il Mezzogiorno, non possono continuare ad essere depredate –:

   se i Ministri interrogati non intendano assumere le iniziative di competenza al fine di:

    a) tenere aperta la sede del centro di controllo area (Acc) di Brindisi;

    b) salvaguardare i posti di lavoro che, in caso contrario, sarebbero inevitabilmente compromessi e rivedere l'assetto di Enav, di modo che ritorni ad essere un ente pubblico economico senza scopo di lucro.
(4-09595)


   BATTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 1 ss1, cosiddetta «Via Aurelia», è una delle più importanti strade statali italiane e deriva da un'antica strada consolare romana; essa collega Roma con la Francia seguendo la costa del Mar Tirreno e del Mar Ligure e toccando nove capoluoghi di provincia oltre a importanti località turistiche;

   dopo Varazze, la strada statale 1 transita a: Celle Ligure, Albisola Superiore, Albissola Marina per poi entrare a Savona;

   nel tratto di strada dal chilometro 565,120 al chilometro 565,220 circa, proseguono ormai da anni i lavori di Anas per un intervento di messa in sicurezza del rio Santa Brigida, che scorre sotto la via Aurelia nel centro del comune di Celle Ligure;

   l'area è stata interessata da numerosi lavori, divisi in diverse tranche, che hanno operato un vero e proprio rifacimento dell'alveo del rio Santa Brigida nel tratto fra la ferrovia e il lungomare. L'intervento nella parte a monte e nella piazza della stazione era stato eseguito dal Comune a cavallo tra il 2005 e il 2006. Poi, era stato aperto il cantiere davanti allo stabilimento Olmo. E infine sono state ultimate le due tranche sull'Aurelia gestite da Anas, che hanno richiesto l'installazione di ben cinque semafori. L'ultima parte dell'intervento di Anas, ancora in corso, affidata al Consorzio Stabile Europeo Costruttori di Perugia e riguardante solo i cento metri sopra indicati, si è rivelato estremamente complesso e ha subìto forti ritardi per problemi tecnici e «stop» legati all'emergenza Coronavirus. Il progetto esecutivo datato maggio 2017 aveva previsto un inizio lavori ad aprile 2018 ed un fine lavori a febbraio 2019, ma a luglio 2020 il giornale Secolo XIX ha pubblicato delle dichiarazioni da parte di Anas che segnalavano come non fosse possibile «fornire una data certa sulla fine lavori, in quanto strettamente correlata al progetto di consolidamento degli edifici in fregio all'area di cantiere»;

   ad oggi, come si apprende da fonti giornalistiche ma anche da testimonianze dirette di tanti concittadini, la situazione per gli automobilisti che devono spostarsi tra Varazze verso Savona è divenuta insostenibile: a volte il tratto tra Varazze e Celle richiede 45 minuti per meno di 4 chilometri di tragitto e quello tra Albisola e Celle, meno di due chilometri, si percorre addirittura in un'ora e mezza;

   ai disagi dovuti ai lunghissimi tempi di percorrenza sulla strada statale 1 si aggiungono quelli riconducibili ai numerosi cantieri aperti sulla autostrada 10;

   negli ultimi mesi si sono succeduti numerosi appelli dell'ex sindaco di Varazze, Alessandro Bozzano, affinché vengano adottate al più presto soluzioni tangibili e veloci per evitare, anche in vista della stagione estiva, che il territorio, ad altissima vocazione turistica e già fortemente messo alla prova dalla crisi legata alla pandemia di COVID-19, sia ulteriormente penalizzato;

   Anas, gestore della rete stradale e autostradale italiana di interesse nazionale, proprietaria della strada statale 1 «Aurelia» e committente dei lavori riguardanti quest'ultima, è una società per azioni sottoposta al controllo e alla vigilanza del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra riportati e quali iniziative intenda adottare affinché si ponga fine, nel più breve tempo possibile, ai disagi subiti dalla popolazione dei comuni sopracitati della provincia di Savona e si garantisca agli stessi il diritto ad una mobilità sostenibile, efficiente e veloce.
(4-09601)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono preoccupanti le notizie relative alla vicenda che coinvolge il processo di internalizzazione dei call center Inps. Sembra infatti che l'istituto voglia far rientrare un numero ben inferiore ai 3.200 lavoratori dichiarati il 28 aprile 2021, escludendo coloro che sono in possesso della sola licenza di scuola media, perché ritenuti non idonei per accedere al concorso pubblico;

   inoltre, risulta che per coloro che rientreranno nel bacino che si riferisce all'internalizzazione, verrà imposta la diminuzione delle ore di lavoro e, trattandosi di una nuova assunzione, non saranno garantite le attuali condizioni normative ed economiche;

   a quanto si apprende si starebbe procedendo ad attivare il cambio di appalto attraverso la Consip e si teme che non meno di 600 persone rimarranno fuori. A ciò si aggiunge che la selezione pubblica, comunque non garantirà in alcun modo che le persone selezionate saranno internalizzate;

   le disposizioni che prevedono il trasferimento all'interno di servizi prima esternalizzati vincolano l'Inps all'invarianza dei costi, ma bisogna tenere presente che la pandemia ha oggettivamente cambiato la natura del servizio di call center che, soprattutto nei mesi più duri dell'emergenza sanitaria, ha rappresentato, di fatto, l'unico tramite fra le istituzioni e migliaia di cittadini bisognosi di ricevere informazioni che attenevano alle misure messe in campo per la loro sussistenza;

   non è accettabile che, in periodo occupazionale già drammatico, si consenta di escludere dei lavoratori dall'internalizzazione e, per quelli che vi rientreranno, si prevedano delle condizioni peggiorative salariali e normative;

   dietro le circa 600 persone che potrebbero restare fuori dall'operazione (per motivi relativi ai titoli scolastici) e a quelle che subiranno una diminuzione di ore di lavoro e di salario, ci sono altrettante famiglie che vivrebbero nell'ansia di non riuscire ad arrivare a fine mese;

   ciò avrebbe un enorme impatto anche sulla tenuta economica delle attuali aziende che svolgono il servizio di call center e che si troverebbero a dover gestire un processo di ristrutturazione dei loro interi organici;

   si ritiene che per l'internalizzazione dei call center dell'Inps, l'applicazione della «clausola sociale» sia lo strumento idoneo, per dare continuità lavorativa alle persone coinvolte, contro la flessibilità esasperata e la precarietà;

   non si può credere che l'esclusione di alcuni lavoratori sia un'operazione meritoria con la scusa che prende in considerazione i titoli di studio, poiché, fino ad oggi, quelle stesse persone erano considerate delle risorse valide per lo svolgimento del servizio –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro sui fatti esposti in premessa e se e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché, nell'operazione di internalizzazione dei call center Inps, vengano tutelati tutti i lavoratori coinvolti con l'applicazione della clausola sociale, per garantire, altresì, il riconoscimento di adeguate condizioni contrattuali normative e stipendiali.
(5-06266)


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i vertici di Elpe, cooperativa di Torino e colosso della logistica che vanta migliaia di dipendenti, tra cui il Presidente e una serie di responsabili di altre cooperative tra cui Log12 e Milog, che avevano in subappalto il reclutamento di lavoratori da destinare a mansioni di logistica (magazzinieri, scaffalisti) nei grandi supermercati, sono stati rinviati a giudizio per «intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro», reato previsto dall'articolo 603-bis del codice penale che riconduce ai fenomeni di caporalato;

   come riportato da Repubblica.it, l'accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, ipotizza stipendi, trattamento degli straordinari e gestione delle ferie difformi da quanto previsto dai contratti di lavoro nazionali per 36 scaffalisti: alcuni di loro stanno ancora portando avanti trattative risarcitorie con le rispettive cooperative;

   come ricorda Sarah Martinenghi su Repubblica.it, l'indagine era nata dopo un incidente automobilistico avvenuto nel giugno 2015 nell'astigiano in cui era morta una donna, trattato dalla procura di Asti come un infortunio sul lavoro. Al volante c'era infatti un lavoratore, suo collega, che aveva spiegato ai carabinieri di essersi messo alla guida dopo un turno di lavoro massacrante, durato 19 ore;

   gli accertamenti dell'ispettorato del lavoro erano partiti da questo dato: gli inquirenti avevano ascoltato una serie di lavoratori raccogliendo le prove dello sfruttamento contestate ora dal pubblico ministero;

   dalle indagini erano emerse anche alcune carenze nelle misure di sicurezza, in particolare sui corsi di formazione per l'utilizzo dei carrelli elevatori;

   gli accertamenti riguardano il periodo compreso fra il 2016 e il giugno del 2018: ora le aziende risultano essersi messe in regola. Sei lavoratori si sono costituiti parte civile, altri quattro hanno annunciato la loro intenzione; tre, invece, sono stati estromessi;

   il rinvio a giudizio risulta essere l'ennesimo caso di sfruttamento dei lavoratori nel settore della logistica;

   già nel 2019, sul Sole24ore, si definiva la logistica «un settore sfuggente, fatto di subappalti e cooperative che durano in media due anni: quando spariscono, spesso lasciano stipendi arretrati e buchi di Tfr e trattamenti previdenziali. Ma anche quando il lavoro c'è, troppo spesso ci sono turni infiniti e infortuni. Difficile perfino fare un conto esatto degli addetti (...)» –:

   se non ritenga opportuno, alla luce dell'allarmante e crescente numero di casi di sfruttamento dei lavoratori del settore, aprire un tavolo settoriale sulla logistica e al contempo adottare iniziative per imprimere un'accelerazione al percorso politico di riforma del sistema delle cooperative, volto in particolare a fare chiarezza sulle regole, sulla trasparenza e sul controllo nel settore degli appalti logistici.
(5-06268)


   MURELLI, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, PAROLO, SNIDER, BAZZARO, CAPITANIO, ZANELLA, PATELLI, CAVANDOLI, PETTAZZI, MACCANTI, COLLA, PIASTRA e DE ANGELIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la piattaforma Task Rabbit di proprietà di Ikea, con sede a Los Angeles, non rispetta le regole del mondo del lavoro tale da rendersi sinonimo di poca credibilità e affidabilità per l'azienda e di poca sicurezza per i clienti;

   l'11 giugno 2021, sono partite le comunicazioni indirizzate all'ispettorato del lavoro per avviare una ispezione e verificare se la piattaforma Task Rabbit rispetti tutte le regole sulla sicurezza sul lavoro, sulla tassazione e su quella contributiva. È stata interessata anche la prefettura di Roma affinché possa «convincere» il colosso svedese a rispettare il ruolo di delega del sindacato e, a tal proposito, la Ugl sta valutando se avviare le procedure di cui all'articolo 28 - comportamento antisindacale;

   l'Ugl ha proclamato sciopero ad oltranza all'Ikea di Roma. La mobilitazione dei lavoratori post vendita della multinazionale svedese prosegue da giorni e sta bloccando decine di montaggi previsti e continuerà ad oltranza fino a quando Ikea non vorrà incontrare una delegazione della Ugl che, ad oggi rappresenta il 90 per cento delle squadre in carico all'azienda appaltatrice Rhenus logistic spa che conta circa 100 dipendenti che garantiscono servizi di smontaggio, montaggio di mobili, cucine e bagni;

   a distanza di 8 giorni dall'inizio dello sciopero e della mobilitazione, che ha visto la presenza assidua dei lavoratori iscritti all'Ugl, all'esterno dei due magazzini del colosso svedese di Porta di Roma e Anagnina, nessuno di Ikea ha ancora risposto;

   il 16 giugno 2021, si è svolta anche una manifestazione di protesta davanti a Palazzo Montecitorio nella quale hanno partecipato circa 100 dipendenti delle società che si occupano dei servizi di montaggio e smontaggio dei mobili per conto di Ikea;

   nelle ultime settimane anche i lavoratori della logistica del Deposito centrale 1 di Ikea di Piacenza hanno organizzato delle proteste, lamentando le condizioni di sfruttamento, indegnità, di pressioni e di sanzioni disciplinari al quale sono soggetti i lavoratori della Cooperativa San Martino e la disparità di trattamento tra quest'ultimi e i dipendenti interni ad Ikea –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per assicurare corrette condizioni lavorative e salariali ai lavoratori di cui in premessa e per verificare se la piattaforma Task Rabbit rispetti le condizioni dei contratti di lavoro e garantisca sicurezza sia per i lavoratori stessi, che per i clienti.
(5-06269)

Interrogazione a risposta scritta:


   DONNO e MISITI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da ormai diversi anni ed in particolare nel territorio di Maglie e Casarano, comuni nella provincia di Lecce, numerosi lavoratori prestano la propria attività in favore di società operanti nel settore dei Call Center;

   prescindendo da tutte le doglianze che i lavoratori ad oggi esprimono, è stata sollevata una seria problematica relativa al repentino mutamento della ragione sociale dei soggetti giuridici operanti nelle singole sedi e che, di volta in volta, subentrano quali datori di lavoro. Questo repentino susseguirsi di società ha comportato come danno più evidente in capo ai lavoratori l'omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi;

   a tal proposito, in relazione a quanto sopra descritto, in data 19 marzo 2021 veniva inoltrata a mezzo pec all'Inps Lecce, direzione provinciale ed Agenzia di Casarano e Maglie, formale richiesta di chiarimenti in ordine all'omesso versamento della contribuzione relativa a diversi periodi lavorativi, da parte delle società di seguito indicate e formale istanza di accesso agli atti alle sedi Inps di Cuneo, Roma e Napoli, al fine di effettuare un controllo sul regolare versamento della contribuzione dei dipendenti delle seguenti società che hanno operato ed operano sui siti di Maglie e Casarano:

    Progetto Vendita (P. IVA 04895130963) Viale Jenner 55 20159 Milano;

    Power Selling S.r.l. (P. IVA 14457371004) Viale Prassilla 6 00124 Roma;

   la richiesta di cui sopra veniva riscontrata con nota del 31 marzo 2021, solo dall'Inps di Casarano (Lecce) con la quale si comunicava che le suindicate aziende, inquadrate come Call Center, presentavano un rilevante numero di collaboratori iscritti alla gestione separata Inps;

   le sedi Inps interpellate e territorialmente competenti in base alla cosiddetta gestione separata, asserivano di non poter fornire adeguato riscontro poiché soggetto richiedente non qualificato all'ostensione degli atti ex lege n. 241 del 1991;

   la necessità e l'urgenza di un approfondimento della vicenda poiché le predette società hanno tra loro una continuità aziendale, considerato sia il passaggio tra le stesse dei medesimi dipendenti che l'individuazione sempre dello stesso consulente, per cui tali elementi propendono per un disegno volto ad eludere gli obblighi contributivi, vieppiù alla luce della schematica e preordinata chiusura aziendale allo scadere dei termini per il versamento degli oneri contributivi –:

   in considerazione di quanto esposto, data la gravità dei fatti, se così fossero confermati, quali iniziative di competenza intenda adottare per individuare soluzioni percorribili per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori dei cosiddetti call center;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per verificare la regolarità contributiva delle predette aziende, il numero totale dei dipendenti aziendali suddivisi tra lavoratori subordinati a tempo determinato o indeterminato, parasubordinati ed altre forme di rapporto contrattuali, alla luce di un fenomeno, quello dello sfruttamento del lavoro di telemarketing, da parte di aziende spesso fittizie, tramite il sistema delle cosiddette «scatole cinesi», volto all'evasione contributiva.
(4-09603)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha colpito fortemente il settore del wedding; il fatturato del settore, secondo un report di Jfc, è crollato del 92,7 per cento rispetto ai dati dell'anno precedente, con ricadute anche sul turismo;

   stando ad una elaborazione su dati Istat sono 17 mila i matrimoni «saltati» perché previsti tra marzo e aprile 2020 e a oltre 50 mila ammonta il numero di quelli che dovevano essere celebrati tra maggio e giugno 2020;

   prima della pandemia l'industria legata al comparto dei matrimoni aveva registrato 486 milioni di euro di fatturato da oltre 9 mila matrimoni di stranieri in Italia, con un milione e 783 mila presenze sul territorio tra invitati e partecipanti;

   considerando che i mercati Usa e Gran Bretagna – afferma Massimo Feruzzi, amministratore unico di Jfc e direttore dell'Osservatorio italiano destination wedding tourism – rappresentavano in epoca pre-pandemia ben il 39,6 per cento del valore del wedding tourism, dalla rilevazione emerge che i wedding specialists operanti in questi due mercati hanno perso, nel 2020, il 69,7 per cento degli eventi e il 78,9 per cento di fatturato;

   stando sempre al report di Jfc, per il 45,2 per cento degli operatori non ci sarà alcuna ripartenza prima della primavera 2022;

   il mondo del wedding vive di programmi a lungo termine. Dall'inizio dei preparativi alla realizzazione di un matrimonio passano molti mesi, a volte anni. Ciò implica che per molti operatori del settore, anche ripartendo nel 2021, non si riusciranno a vedere i primi guadagni effettivi prima della primavera del 2022. Un tempo troppo lungo che rischia di far morire un settore in sofferenza da ormai un anno;

   nei giorni scorsi, oltre 50 mila operatori economici e oltre mezzo milione di lavoratori del settore – uniti in occasione della manifestazione indetta da «Insieme per il Wedding» – hanno chiesto al Governo indicazioni e tempi certi per la futura ripresa dei matrimoni e degli eventi in Italia, la sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per il 2020/2021, accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende e indennità per i lavoratori autonomi –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative urgenti a sostegno del settore del wedding individuando misure volte a fornire indicazioni e tempi certi per la ripresa, in sicurezza, dei matrimoni e degli eventi in Italia prevedendo in particolare la sospensione delle cartelle esattoriali e dei tributi per l'anno 2020/2021 e l'accesso a finanziamenti a fondo perduto per le aziende nonché indennità per lavoratori autonomi impegnati nel settore.
(3-02349)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FICARA, DEL SESTO, MARTINCIGLIO e GRIPPA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante «Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi», convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, e, in particolare, l'articolo 30, comma 14-bis, prevede, a decorrere dall'anno 2020, l'assegnazione ai comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, di contributi per la realizzazione di progetti relativi ad interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile;

   con decreto del direttore generale per gli incentivi alle imprese 14 maggio 2019 sono stati assegnati i contributi in favore dei comuni beneficiari;

   il decreto del direttore generale del 1° settembre 2020 ha disciplinato le modalità di attuazione della misura, prevedendo che, in caso di mancato rispetto del termine di inizio dell'esecuzione dei lavori, come individuato ai sensi dell'articolo 1, comma 2, entro il 15 novembre 2020 i comuni beneficiari decadono automaticamente in tutto o in parte dall'assegnazione del contributo;

   l'articolo 9 del suddetto decreto, al comma 2, prevede che il Ministero pubblichi sul proprio sito internet e aggiorni periodicamente l'elenco dei comuni utilizzatori del contributo di cui al decreto stesso, con indicazione dei contributi erogati per ciascuna opera pubblica finanziata, tuttavia, tale elenco non sembrerebbe essere stato pubblicato;

   gli interventi finanziati, come adeguamento e messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale, abbattimento delle barriere architettoniche, installazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e sviluppo territoriale sostenibile, sono di fondamentale importanza soprattutto per i piccoli comuni delle aree interne –:

   se e quanti dei comuni beneficiari della suddetta misura abbiano trasmesso le informazioni richieste ex articolo 5 del sopracitato decreto ai fini dell'erogazione della prima quota e a quanti di essi il contributo sia stato effettivamente erogato.
(5-06265)

Interrogazione a risposta scritta:


   TORROMINO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la crisi innescata dal COVID-19 ha coinvolto negativamente in maniera deflagrante il tessuto economico, produttivo e sociale del nostro Paese, e a subire gli effetti moltiplicatori della stessa sono le aree più deboli;

   in questo contesto di forte incertezza economica, sono soprattutto le piccole e medie imprese a pagare il prezzo più alto, che si trovano in crisi di liquidità ed appesantite dalle complesse pratiche burocratiche che comunque devono assolvere. Si inserisce tra queste, la procedura di cancellazione dei protesti su titoli di credito (assegni bancari e postali);

   le norme che disciplinano tale procedura, legge 77 del 1955, legge 235 del 2000, articolo 45 della legge n. 273 del 2002 ed il decreto ministeriale n. 316 del 2000, distinguono in modo netto la cancellazione di un protesto cambiale da quella relativa al protesto su titoli di credito (assegni bancari e postali). Nel primo caso, si ha la cancellazione immediata dopo il pagamento del titolo, senza l'intervento del tribunale, ed avviene in tempo reale tramite le camere di commercio. Mentre nel secondo caso la procedura è più lunga e complessa, in quanto dopo il pagamento del titolo, bisogna attendere un anno e l'autorizzazione del presidente del Tribunale per poter procedere alla cancellazione definitiva dello stesso dal registro dei protesti delle camere di commercio. Lungaggini che potrebbero causare la morte delle piccole e medie imprese soprattutto in questo particolare periodo. Tanto che, sulla stessa linea, Unioncamere nazionale nell'agosto 2020 aveva già sottoposto al Parlamento tra le altre proposte, anche quella relativa alla procedura della riabilitazione dei protesti, attualmente affidata ai Tribunali, chiedendo di spostarla presso le camere di commercio. Ciò consentirebbe di far diventare le camere di commercio l'unico ente di riferimento per il protestato, il quale non dovrebbe più presentare due domande in due enti diversi – non più anche al tribunale – per cancellarsi definitivamente dal registro informatico dei protesti con duplicazione di tempo e doppie spese da sostenere;

   sarebbe, pertanto, opportuno rivedere la norma per snellire tali processi troppo articolati, equiparando le due procedure col procedimento di cancellazione del protesto cambiale;

   si dovrebbe, infine, rivedere, ferme restando tutte le garanzie del debito e le possibilità di avviare azioni giudiziarie per il recupero dello stesso, anche la normativa per coloro che non sono in grado di pagare il titolo che risulta iscritto nel registro protesti, prevedendo la prescrizione e di conseguenza la cancellazione automatica dopo un anno e non dopo 5 anni, che, per la vita di un'impresa, potrebbe significare la morte –:

   quali iniziative si intendano adottare per semplificare tali procedure, al fine di aiutare la stabilità delle piccole e medie imprese, soprattutto quelle localizzate nelle aree più fragili, e preservare in tal modo la solidità del tessuto imprenditoriale nazionale.
(4-09593)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in considerazione dell'elevata criticità ambientale e sanitaria dovuta alla presenza di rifiuti radioattivi nel deposito ubicato nell'area ex Cemerad ricadente nel Comune di Statte (Taranto), sequestrato dalla procura nel 2000, persiste a tutt'oggi la necessità di completare la riqualificazione del sito con urgenza attraverso il completamento delle attività di rimozione dei rifiuti e di bonifica;

   difatti, a tutt'oggi, i fusti di rifiuti radioattivi rimanenti nel capannone fatiscente Cemerad ammontano a 3.074 e la struttura del capannone Cemerad, che presenta un semplice tetto in lamiera, a causa dello stato fatiscente del fabbricato, è stato picchettato;

   tali interventi sono stati inseriti nel contratto istituzionale di gruppo per l'area di Taranto – ex articolo 5 del decreto-legge n. 1 del 5 gennaio 2015, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, – sottoscritto il 30 dicembre del 2015 dai soggetti che compongono il tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto;

   con il decreto-legge n. 1 del 5 gennaio 2015 convertito dalla legge 4 marzo 2015, n. 20, recante «Disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto», all'articolo 3, comma 5-bis, è stato disposto che «ai fini della messa in sicurezza e gestione dei rifiuti radioattivi in deposito nell'area ex Cemerad ricadente nel comune di Statte, in provincia di Taranto, sono stati destinati fino a dieci milioni di euro a valere sulle risorse disponibili sulla contabilità speciale aperta ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge 7 agosto 2012, n. 129, convertito dalla legge 4 ottobre 2012, n. 171»;

   tuttavia, la complessa vicenda che si è determinata nel corso del tempo anche in merito all'intervento di messa in sicurezza del deposito, al ri-confezionamento dei colli e al conseguente incremento del numero dei trasporti, ha richiesto conseguentemente una variazione in aumento dei costi previsti;

   di tale ulteriore fabbisogno finanziario sono stati informati, sin dal marzo 2020, la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, oltre alle amministrazioni a vario titolo interessate (Sottosegretario competente della Presidenza del Consiglio dei ministri, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esso correlati, Consigliere competente della Presidenza del Consiglio dei ministri, InvestItalia, Ministro dell'interno, Ministro per gli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministro della salute, prefetto di Taranto, Isin, presidente della regione Puglia, presidente della provincia di Taranto, sindaco di Statte);

   al riguardo, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha sollecitato la questione al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro dello sviluppo economico rappresentando la necessità di individuare opportune misure per favorire il reperimento delle risorse necessarie per assicurare il completamento delle attività di gestione dei rifiuti radioattivi;

   anche recentemente, tenuto conto del carattere emergenziale del servizio svolto dal commissario straordinario, nonché dei potenziali ed elevati rischi connessi con la natura dei beni custoditi, è stato richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze un ulteriore finanziamento delle attività del commissario straordinario;

   rilevato altresì che l'insufficienza di risorse economiche ha determinato la sospensione della vigilanza h24 dal 14 dicembre 2020; circostanza manifestata al prefetto di Taranto ed al sindaco del comune di Statte, al questore di Taranto ed al Comando provinciale dei Carabinieri di Taranto;

   la mancata erogazione dei fondi succitati è stata menzionata anche nella relazione sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati approvata il 30 marzo 2021;

   in data 24 marzo 2021 è stata depositata alla Camera dei deputati la mozione n. 1/00441 a prima firma dell'interpellante che, tra i vari impegni, prevede quello di verificare e finanziarie con le risorse necessarie la rimozione dei rimanenti fusti radioattivi e la bonifica della Cemerad;

   tale impegno è confluito nella mozione unitaria n. 1-00414 approvata alla Camera dei deputati in data 12 aprile 2021 –:

   rilevata l'urgenza e l'indifferibilità delle azioni connesse alla rimozione dei rifiuti radioattivi presenti all'interno del sito ex Cemerad di Statte, se i Ministri interpellati intendano fornire elementi in merito alla previsione dei tempi e dell'onere finanziario relativo allo stanziamento dei suindicati fondi, al fine di completare le operazioni di rimozione dei rifiuti rimanenti e di bonifica del suddetto deposito.
(2-01259) «Vianello».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI, CECCONI, FIORAMONTI e FUSACCHIA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Civitavecchia, in località Torrevaldaliga nord, si trova una centrale termoelettrica a carbone di proprietà di Enel, con potenza elettrica lorda pari a 1.980 megawatt;

   a maggio 2019, Enel presentava l'istanza di verifica di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale per il progetto di sostituzione delle unità a carbone esistenti con nuova unità a gas e, in particolare, di riutilizzo del sito e la costruzione nell'area di impianto di un ciclo combinato in configurazione due su uno;

   un investimento simile a quello proposto da Enel sarà in grado di essere competitivo economicamente solo tramite l'accesso al mercato della capacità, che sarà oggetto di revisione a seguito dell'adozione, da parte dell'Unione europea, del «Clean energy for all Europeans package» e, comunque, solamente laddove il mercato delle emissioni rimanesse su livelli simili agli attuali;

   nel gennaio 2020, il Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, pubblicava, e inviava alla Commissione europea il piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec), che stabilisce gli obiettivi nazionali al 2030, con particolare riguardo all'efficienza energetica, alla produzione da fonti rinnovabili, alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, alla sicurezza energetica, al mercato unico dell'energia e alla competitività, nonché alla mobilità sostenibile, prevedendo il phase out del carbone al 2025;

   la decisione di convertire impianti a carbone in impianti a gas è giustificata dalla presunta necessità di garantire disponibilità e affidabilità al sistema energetico;

   nel mese di febbraio 2021, quasi 500 addetti della centrale, pari a una partecipazione dell'85 per cento sul totale, hanno partecipato allo sciopero per la riconversione verso le rinnovabili;

   Civitavecchia è destinata a consolidare il proprio ruolo di principale porto laziale, ma mostra un forte interesse anche come futura base logistica e produttiva per impianti di rinnovabili a forte componente innovativa –:

   se si intenda procedere a una completa valutazione della reale necessità, per il sistema energetico nazionale, di disporre di una centrale a gas quale quella prospettata, verificando se le esigenze di disponibilità e affidabilità non possano considerarsi già soddisfatte, se si intenda realizzare un'analisi sulle ricadute occupazionali della conversione della centrale a carbone in una a gas rispetto ad alternative che prevedono la produzione di energia da fonti rinnovabili e, infine, se si intenda compiere una valutazione della specifica situazione di Civitavecchia e della possibilità di renderla un centro di produzione di energie rinnovabili.
(5-06271)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   MELICCHIO e VILLANI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   vista la gravità della situazione sanitaria nel Paese, causata dalla diffusione del COVID-19, il Governo ha già previsto, con il decreto-legge «Cura Italia», di ovviare alle particolari condizioni di sofferenza in cui versa il Servizio sanitario nazionale (Ssn), adottando norme per disporre tempestivamente di medici i quali potranno, con il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia – classe LM/41, essere abilitati all'esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità;

   i farmacisti italiani stanno facendo un grande lavoro di informazione e rassicurazione durante questa emergenza. In un momento difficilissimo, in cui c'è carenza di medici, molte sono le operazioni che si svolgono in farmacia ed è grande il numero di persone che non sono arrivate in pronto soccorso, perché fermate e filtrate dai farmacisti;

   anche questo mestiere è fortemente a rischio a causa della frequente vicinanza ai contagiati. I farmacisti sono in prima linea e stanno facendo il possibile, ma ormai non si contano più i positivi al coronavirus e in troppi hanno già manifestato i sintomi e sono in quarantena. Qualcuno, purtroppo, è morto;

   la situazione è ormai a limite e sono già diverse le farmacie, soprattutto nei comuni più interni, che sono state costrette a chiudere e senza un aiuto con cui sostituire gli operatori ammalati, potrebbe non essere più garantito il servizio in tutto il territorio nazionale –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, non si intendano adottare iniziative per rendere abilitante all'esercizio della professione di farmacista il conseguimento della laurea magistrale in farmacia e farmacia industriale – classe LM/13, così da affrontare l'emergenza, dando un aiuto quanto mai necessario a tutto il Sistema sanitario nazionale, così duramente impegnato in questi giorni così difficili.
(3-02348)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-09565, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Ascari e altri n. 4-09572, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalle deputate: Pezzopane, Cancelleri.

Trasformazione di documenti
del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta orale Zanettin n. 3-00241 del 15 ottobre 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09592;

   interrogazione a risposta in Commissione Melicchio e Villani n. 5-03821 del 9 aprile 2020 in interrogazione a risposta orale n. 3-02348;

   interrogazione a risposta scritta Bignami e Donzelli n. 4-08175 del 17 febbraio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02346;

   interrogazione a risposta scritta Dall'Osso e Pettarin n. 4-08277 del 17 febbraio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02347;

   interrogazione a risposta orale Torromino n. 3-02216 del 21 aprile 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09593;

   interrogazione a risposta in Commissione Pezzopane n. 5-05896 del 29 aprile 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02349.