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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 15 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    sin dal 1948, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha proposto una definizione di «salute» come «uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità»;

    in particolare, l'Oms considera la salute mentale una componente essenziale della salute in generale, e la definisce come «uno stato di benessere nel quale una persona può realizzarsi, superare le tensioni della vita quotidiana, svolgere un lavoro produttivo e contribuire alla vita della propria comunità»;

    sempre secondo l'Oms, in Italia 17 milioni di persone soffrono di disturbi mentali. Sono sia uomini che donne, soprattutto sopra i 45 anni: l'età più critica, infatti, è proprio quella che va dai 45 ai 54 anni, con una percentuale di accessi ai servizi di psichiatria che copre solo il 25 per cento del totale. E si stima che tra 10 anni le malattie mentali supereranno quelle cardiovascolari per incidenza nella popolazione generale, con particolare riguardo ai disturbi d'ansia e alla depressione;

    secondo il progetto Atlas 2017 dell'Organizzazione mondiale della sanità, l'Italia dispone di 5,98 psichiatri e 3,8 psicologi ogni 100 mila abitanti, a fronte di 830 mila utenti con difficoltà di tipo psichiatrico. Secondo i dati del Ministero della salute, in Italia c'è uno psicologo ogni 12.000 abitanti, mentre nei Paesi G7 il rapporto è di uno psicologo ogni 2.500 abitanti. Il sistema di cura della sanità mentale raggiunge un deficit del personale necessario che varia dal 25 per cento al 75 per cento che potrebbe essere superato con l'apporto di circa 1.000 psichiatri, 1.500 psicologi e altrettanti assistenti sociali;

    purtroppo, però, in Italia alla salute mentale è destinato il 3,5 per cento della spesa sanitaria complessiva rispetto l'8-15 per cento degli altri Paesi del G7, presentando anche ampie diseguaglianze sul territorio, se si pensa che si passa dall'8 per cento nelle provincie di Bolzano e Trento al 2 per cento di Campania, Marche e Basilicata;

    l'ultimo Rapporto del sistema informativo per la salute mentale (Sism – dati relativi al 2018), pubblicato dal Ministero della salute, evidenzia che gli utenti con disturbi psichiatrici assistiti dai servizi specialistici nel corso del 2018 ammontano a 837.027 unità (mancano i dati della provincia autonoma di Bolzano) con tassi standardizzati che vanno da 96,7 per 10.000 abitanti adulti in Sardegna fino a 227,2 nella regione Calabria (valore totale Italia 166,6). Nel 2018 i pazienti che sono entrati in contatto per la prima volta durante l'anno con i Dipartimenti di salute mentale ammontano a 323.707 unità, di cui il 93,4 per cento ha avuto un contatto con i servizi per la prima volta nella vita; il protrarsi dell'emergenza pandemica e l'aggravarsi delle condizioni psicologiche della popolazione hanno portato al collasso del già precario sistema di tutela della salute mentale, come dimostrano i recenti dati sui disturbi psicologici e le problematiche di carattere psichiatrico, aumentati in modo rilevante proprio per il dilagare del coronavirus. Al dato di 830 mila pazienti in cura presso i Dipartimenti di salute mentale (Dsm) fotografato in era pre-COVID, nel complesso, si stima che la sindemia porterà con sé un milione di nuovi casi di disagio mentale;

    una recentissima indagine della Fondazione Italia in salute ha mostrato l'impatto della pandemia sulla psiche collettiva e i dati sono impressionanti: la metà della popolazione denuncia uno stress crescente e il 16,5 per cento manifesta sintomi di depressione. Il disagio psicologico incide sui comportamenti: 7 persone su 10 hanno drasticamente ridotto la vita sociale ben al di là delle restrizioni imposte dalle norme dovute al COVID-19 oltre la metà della popolazione evita di fare acquisti per paura e oltre sei persone su dieci evitano, per paura, di ricorrere al medico di famiglia o ai servizi sanitari. Inoltre, l'82,2 per cento dei genitori evidenzia situazioni psicologiche negative nei figli, valutate come «molto pesanti» in un caso su quattro;

    le stesse linee guida delle Nazioni Unite hanno raccomandato l'inclusione della tutela della salute mentale e psico-sociale nella risposta nazionale al COVID-19, quale elemento essenziale per ridurre al minimo le conseguenze della pandemia sulla salute mentale, raccomandando, in particolare, tre urgenti azioni per migliorare le capacità di fronteggiare lo stress, ridurre le sofferenze e accelerare il recupero e la ricostruzione delle comunità: adottare un approccio innovativo per promuovere la salute mentale in tutta la società; garantire un'ampia disponibilità di servizi per la salute mentale e di supporto psicosociale; promuovere il recupero post COVID-19 istituendo nuovi servizi di salute mentale. La tempestiva attuazione di queste azioni sarà essenziale per garantire che le persone e la società siano meglio protette dall'impatto sulla salute mentale del COVID-19;

    il report delle Nazioni Unite sottolinea, inoltre, che molte persone che in precedenza mantenevano un buon equilibrio psicologico ora sono meno in grado di far fronte alle difficoltà a causa dei molteplici fattori di stress generati dalla pandemia. Coloro che in precedenza hanno avuto limitate esperienze di ansia e angoscia ora spesso ne sperimentano l'aumento del numero e dell'intensità e alcuni hanno sviluppato espliciti problemi di salute mentale. Coloro che in precedenza avevano, invece, una condizione problematica, in termini di salute mentale, sperimentano spesso un peggioramento delle loro condizioni;

    durante l'emergenza da COVID-19, le persone hanno paura dell'infezione, di morire loro stesse o di perdere membri della famiglia. Allo stesso tempo, un gran numero di persone ha perso o rischia di perdere i propri mezzi di sussistenza, è isolato socialmente, con contatti molto limitati con i propri cari e, in molti casi, ha sperimentato disposizioni obbligatorie di soggiorno a casa per periodi più o meno lunghi;

    di fatto, nell'ultimo anno il COVID-19, ha creato le condizioni per la psicopandemia: all'emergenza sanitaria si sono aggiunti i problemi economici e in presenza di una crisi psicologica così profonda e diffusa, si rivela difficile creare le condizioni per una efficace ripresa economica;

    a differenza del dolore fisico, peraltro, quello psicologico, pur avendo come base le stesse aree cerebrali, non viene gridato, anzi quasi sempre viene nascosto, condizionando la vita sociale e i comportamenti collettivi;

    i più esposti al rischio, sono donne, giovani e anziani: le prime perché più toccate dalle ripercussioni sociali e lavorative, con un aumento anche dei casi di violenza domestica e abusi in ambito famigliare, i secondi poiché hanno visto stravolta la propria quotidianità, subendo isolamento e/o perdita del lavoro, gli anziani perché più fragili davanti alla malattia, alla depressione e alla solitudine;

    l'86,6 per cento delle persone che sono state in terapia intensiva ha sviluppato successivamente problemi psicologici, anche di tipo cognitivo, che hanno richiesto interventi specifici. Il 56 per cento dei ricoverati per COVID-19 ha problemi psicologici significativi, come il 34 per cento dei positivi al COVID-19 in quarantena. Il 25,5 per cento del resto della popolazione, un quarto degli italiani, ha difficoltà psicologiche. In particolare, due indagini, una del Consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi commissionata dal Ministero dell'istruzione e un'altra dell'Unicef, rivelano che un terzo dei bambini/adolescenti ha problemi psicologici significativi;

    preoccupante, infatti, l'incremento del disagio e dei disturbi psicologici in bambini e adolescenti: l'Ospedale Bambino Gesù di Roma ha registrato un aumento del 30 per cento di ricoveri nei reparti di neuropsichiatria infantile per atti di autolesionismo e tentativi di suicidio, ugualmente all'istituto Gaslini di Genova emerge che nel 65 per cento di bambini di età minore di 6 anni e nel quelli di età maggiore di 6 anni (fino a 18) sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione. A questi dati, si sommano i disturbi del comportamento alimentare (solo per l'anoressia un +28 per cento di richieste di aiuto) e il bacino enorme di coetanei che soffrono di insonnia, ansia e depressione. E per tutti l'età delle richieste d'aiuto scende dai 15 ai 13 anni, dato che preoccupa ulteriormente;

    secondo studi medico-scientifici, la metà di tutte le malattie mentali inizia all'età di 14 anni e, troppo spesso, è sottovalutata: la malattia mentale più diffusa tra gli adolescenti è sicuramente la depressione. Infatti, forme depressive o ansiose interessano il 10 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni;

    la riduzione della capacità economica delle famiglie, legata ad un aumento della disoccupazione (stimata dal Fondo monetario internazionale per il 2020 al 12,7 per cento) e della povertà educativa e culturale, hanno rappresentato ingranaggi di una pericolosa bomba sociale, poiché hanno accresciuto in modo esponenziale le diseguaglianze sociali e territoriali nei livelli di apprendimento; a seguito della chiusura delle scuole e della conseguente introduzione della didattica a distanza (Dad), l'eccessiva esposizione e la permanenza dei ragazzi davanti ai computer hanno creato anche un serio problema, sicuramente sottovalutato, di dipendenza e di sovraesposizione ai pericoli della rete. Secondo l'indagine «Minori e percezione dei rischi» realizzata da Ipsos per Save the Children e pubblicata nel mese di febbraio 2020, il «luogo» più a rischio per circa 7 ragazzi su 10 è internet. La polizia postale ha dichiarato che nei mesi della pandemia vi è stato un aumento dei reati di pedopornografia on line di oltre il 90 per cento;

    forti preoccupazioni destano anche l'ampia diffusione, tra gli studenti di 15-19 anni, delle cosiddette nuove droghe (Nps – Nuove sostanze psicoattive, molto potenti, spesso di origine sintetica, che sfuggono ai controlli perché non censite nelle tabelle ufficiali delle droghe illegali) e il consumo di sostanze stupefacenti, in primis la cannabis, unitamente all'allarme costituito dall'utilizzo dei cosiddetti psicofarmaci senza prescrizione medica da parte del 10 per cento dei ragazzi italiani. A cui si aggiunge un drammatico abbassamento dell'età media dei consumatori di droghe tra i minori che arriva a 12 anni, con uso di cannabis, cocaina e crack. Secondo i risultati del Report Espad 2019, in Italia si riscontrano percentuali di utilizzo di cannabis tra le più alte in Europa. Mentre gli studenti italiani che hanno provato questa sostanza almeno una volta nella vita (27 per cento) sono secondi solo a quelli della Repubblica Ceca (28 per cento), gli utilizzatori italiani di cannabis nel corso dell'ultimo mese (15 per cento) sono i primi, davanti a francesi e olandesi (13 per cento); a lanciare l'allarme sulle gravi conseguenze che stanno vivendo i minori in questo periodo storico è stata anche la nuova Autorità garante per l'infanzia e adolescenza, Carla Garlatti, che ha parlato di «seri segnali di allarme per salute mentale, abbandono scolastico, ritiro sociale, diritti dei disabili, minori vulnerabili, impoverimento educativo e culturale dei minorenni»;

    la pandemia ha fatto da detonatore a fragilità latenti che in questa situazione di forte stress collettivo e individuale si sono tradotti in scompenso e in disturbo di salute mentale, facendo emergere situazioni ai limiti;

    secondo gli studi epidemiologici degli ultimi cinquant'anni, se non si farà nulla per ridurre lo stress e per dare tempestivamente alle persone strumenti per gestirlo e superarlo, una quota importante è destinata a tradursi in malattie psichiche o fisiche;

    un'emergenza mondiale, che in un'Italia pesantemente sguarnita sul fronte dei servizi e dei finanziamenti si sta rivelando drammatica, come spiegato da Claudio Mencacci, co-presidente della Società italiana di neuro-psicofarmacologia (Sinpf) e direttore del Dipartimento neuroscienze e salute mentale Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano: «La pandemia ha creato uno stress senza precedenti sui servizi di Psichiatria, con un aumento enorme delle richieste di prestazioni volte a fronteggiare le conseguenze psichiatriche del Covid. Ma è più appropriato parlare di sindemia: un mix tra pericolo clinico e sociale fatto di malattia, di paura del contagio, della cosiddetta Covid fatigue, di lutti, di crisi socioeconomica. E dell'emersione di una profonda solitudine, soprattutto tra gli anziani»;

    l'Italia si è trovata a far fronte a questa emergenza nell'emergenza decisamente sguarnita, a cominciare dal personale;

    nel periodo di lockdown, la grande mobilitazione volontaria della comunità professionale degli psicologi ha consentito di evitare il breakdown dei servizi pubblici di salute mentale, sottodimensionati e oltremodo oberati dalle recrudescenze delle patologie gravi già in carico, scompensate dalla pandemia. Sono state attivate su iniziativa volontaria decine di diverse linee telefoniche gratuite per consentire l'accesso al supporto psicologico da parte della popolazione e fornire aiuto nel gestire l'ansia, lo stress e il disagio psicologico generato dall'inedita situazione creatasi con il primo diffondersi dell'epidemia e con l'adozione delle stringenti misure di isolamento sociale;

    la linea telefonica istituita per questo scopo dal Ministero della salute che ha visto impegnati, per tutto il periodo di attivazione, su base volontaria, 500 psicologi per il primo livello di intervento e 1.500 psicoterapeuti per il secondo livello, ed ha ricevuto oltre 50 mila telefonate all'apposito numero verde, dopo 4 mesi, è stata inspiegabilmente chiusa e non ha visto stanziati finanziamenti economici;

    secondo Enrico Zanalda, co-presidente della Società italiana di psichiatria (Sip), direttore del Dipartimento interaziendale di salute mentale dell'Asl di Torino e Azienda ospedaliera San Luigi Gonzaga, tra i fondatori del Coordinamento nazionale Dipartimenti di salute mentale: «La salute mentale in Italia da oltre 20 anni è inchiodata a un budget del 3,6 per cento del Fondo sanitario, poco più di 4 miliardi ma per far fronte alla spesa attuale ed emergente, incluse le dipendenze, quella percentuale dovrebbe crescere almeno al 6 per cento con un aumento di tre miliardi. In ballo c'è la necessità di rimettere la Psichiatria nelle condizioni di fronteggiare un sommerso di 4,5 milioni di italiani con disturbi non ancora intercettati dal sistema e prevenire il peggioramento del loro decorso clinico»;

    l'investimento nei servizi e in programmi di salute mentale e promozione del benessere psicologico a livello nazionale, che hanno sofferto per anni di limitati finanziamenti, non è più rinviabile;

    secondo quanto rilevato dalla Società italiana di psichiatria, le strutture psichiatriche sono in sofferenza per mancanza di personale e di risorse individuate dal Fondo sanitario, ancora troppo basse rispetto alle necessità reali. Infatti, su 21 regioni e province autonome, in 14 si è al di sotto dello standard, specialmente nel Centro-Sud dove vi è una carenza del 50 per cento o più del personale, con punte del 70 per cento nella regione Lazio;

    ad oggi, la mancanza di risorse economiche è il principale ostacolo da superare: il 5 per cento della spesa sanitaria regionale alle cure psichiatriche non viene rispettata dal 90 per cento delle regioni e le discrepanze regionali si rispecchiano anche nella struttura organizzativa; sono ancora troppo poche le regioni che offrono un'assistenza integrata con i servizi per le dipendenze e la neuropsichiatria infantile; così come, nella maggior parte delle strutture, sarebbe necessaria una maggiore presenza di professionisti che collaborino in team con gli psichiatri, dagli psicologi, agli psicoterapeuti, ai tecnici della riabilitazione psichiatrica, fino agli assistenti sociali;

    di queste carenze pagherebbero le conseguenze, stando alle ultime stime del Ministero della salute, oltre 837 mila persone, cifra a cui vanno aggiunti i cosiddetti pazienti sommersi (coloro che non hanno ancora ricevuto una diagnosi);

    purtroppo, i servizi, in tali condizioni, non sono in grado di attuare un'adeguata presa in carico degli utenti e garantire loro progetti terapeutici riabilitativi individuali orientati alla ripresa, alla emancipazione sociale, alla vita indipendente, come indicato anche dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità fisica e/o psichica;

    la legge 13 maggio 1978, n. 180, nota anche come «legge Basaglia», ha avviato una riforma della psichiatria in Italia ed ha esteso perentoriamente il diritto costituzionale della volontarietà del trattamento sanitario, sancito dall'articolo 32, anche le persone con disturbi mentali, prevedendo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici, restituendo dignità al malato, la centralità della persona nel sistema di cure e disponendo che «gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione relativi alle malattie mentali siano attuati di norma dai servizi psichiatrici extraospedalieri»;

    inoltre, l'articolo 1 della succitata legge dispone che gli accertamenti sanitari obbligatori (Aso) e i trattamenti sanitari obbligatori (Tso) siano attuati dai presidi sanitari pubblici territoriali e, ove necessiti, la degenza nei casi in cui esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici nelle strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate;

    successivamente, la legge 17 febbraio 2012, n. 9, e la legge 30 maggio 2014, n. 81, hanno decretato il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg). La chiusura dei sei Opg di fatto, si è completata nel 2017;

    in alternativa agli Opg, sono ora attive le Rems (Residenze per le misure di sicurezza), strutture sanitarie residenziali per la cura e la riabilitazione con non più di 20 posti letto: ad aprile 2017, si contavano 30 Rems con 596 ricoverati;

    attualmente le strutture dedicate all'assistenza psichiatrica sono i Dipartimenti di salute mentale istituiti principalmente presso le strutture delle Asl che assicurano le attività di prevenzione, cura, riabilitazione e reinserimento della persona con disturbi mentali. Ognuna di esse, per soddisfare le molteplici esigenze dei pazienti, offre diverse tipologie basilari di assistenza: innanzitutto i Centri di salute mentale e gli ambulatori, che si occupano dell'assistenza territoriale e domiciliare. Ci sono poi i servizi psichiatrici di diagnosi e cura, i day hospital, che forniscono le cure in regime di ricovero, e i centri diurni che si occupano degli interventi socio-riabilitativi in regime semiresidenziale. Infine, strutture residenziali offrono gli interventi terapeutico-riabilitativi in regime di permanenza temporale, suddivisi secondo le tre tipologie previste, in base all'intensità assistenziale sanitaria: nelle 24 ore, nelle 12 ore e a fascia oraria. Un'articolazione di strutture e servizi che patisce drammaticamente la mancanza di adeguate risorse umane ed economiche e la presenza uniforme sul territorio nazionale da nord a sud e nelle isole;

    in oltre quarant'anni, da quando è entrata in vigore la «legge Basaglia», restano ancora molte le criticità da risolvere. La norma ha infatti affidato alle regioni l'attuazione dei provvedimenti in materia di salute mentale, generando una difformità di trattamento. Mentre ben poche regioni sono state tempestive nell'attuare la normativa, molte altre hanno tardato, producendo nel tempo effetti su qualità ed efficacia dell'assistenza;

    infatti, questo determina una drammatica differenziazione per tutti i cittadini di ogni regione nell'accesso ai servizi per la salute mentale, alle cure e ai servizi forniti dai dipartimenti di salute mentale;

    in particolare, i dipartimenti di salute mentale vanno riducendosi di numero nelle regioni ove sono presenti a causa degli accorpamenti territoriali che generano strutture a «macchia di leopardo», della razionalizzazione delle risorse finanziarie stanziate e del personale sanitario impiegato;

    a questo si aggiungono la precarietà e la scarsità sul territorio nazionale dei sistemi di prevenzione del disagio psicologico e di promozione del benessere; basti pensare che in due consultori su tre non ci sono psicologi, nonostante la prevenzione e l'assistenza psicologica sia la prima voce della legge istitutiva degli stessi e come in Italia, a differenza delle nazioni europee ed extra europee più evolute, non vi sia un Servizio di psicologia scolastica con uno psicologo scolastico che possa rendere possibile nelle scuole, oltre all'insegnamento della matematica o dell'inglese, l'educazione all'intelligenza emotiva, alla conoscenza di sé stessi, alla gestione delle proprie emozioni, della relazione con gli altri, della conflittualità, così da essere più capaci di autodeterminarsi e contribuire alla crescita della comunità in cui si vive;

    tutte queste lacune e disservizi creano non poche difficoltà agli operatori del servizio sanitario nazionale, agli enti del terzo settore e ai volontari che, quotidianamente, insieme alle loro famiglie, si prendono cura delle oltre 800.000 persone con disturbi mentali e che sono nell'impossibilità di accogliere le richieste d'aiuto di centinaia di migliaia di persone che non vedono riconosciuto il diritto costituzionalmente previsto alla tutela della salute;

    in assenza di risorse adeguate, il sistema di protezione della salute mentale e del benessere psicologico in Italia rischia il crollo, a danno dei malati e del loro diritto alla tutela della salute e alla qualità della vita;

    l'Italia spende circa 75 euro pro capite all'anno per la salute mentale e i mancati finanziamenti non possono trovare giustificazioni neanche sul campo economico. Infatti, sempre secondo il progetto Atlas 2017, ogni dollaro investito nella cura della salute mentale genera un ritorno quattro volte superiore, grazie soprattutto a una minore spesa sanitaria legata a patologie correlate e a una migliore resa lavorativa. D'altro canto, invece, la mancata assistenza a livello mondiale genera ogni anno una perdita economica che si traduce in un deficit di un trilione di dollari;

    anche secondo l'Istituto superiore di sanità «L'investimento nei servizi e in programmi di salute mentale a livello nazionale, che hanno sofferto per anni di limitati finanziamenti, è quindi ora più importante che mai», ma con 61 suicidi negli istituti di detenzione, il dato più alto degli ultimi vent'anni, 9 posti letto per persone con disturbi psichiatrici ogni 100 mila abitanti – all'ultimo posto in Europa –, e 92 posti letto in totale sull'intero territorio nazionale nei reparti di neuropsichiatria infantile, la salute mentale in Italia rimane ancora una salute troppo ignorata;

    a distanza di un anno dal documento dell'Oms che ha messo in luce le problematiche psicologiche create dalla pandemia, grazie al quale sembrava che la cura della salute mentale dovesse diventare una priorità nazionale, si constata, ancora una volta, che le aspettative sono state disattese: nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la salute mentale è nuovamente la grande assente,

impegna il Governo:

1) a definire con urgenza un Piano nazionale per la tutela della salute mentale e la promozione del benessere psicologico, atto a fornire una cornice unitaria per le istituzioni di ogni livello e a promuovere interventi di prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo nell'ambito del disagio psicologico e dei disturbi correlati di diverso tipo e gravità;

2) a promuovere campagne nazionali di promozione del benessere psicologico e di informazione e sensibilizzazione in materia di salute mentale e del sistema di servizi a disposizione dei cittadini;

3) ad aggiornare i livelli essenziali di assistenza, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, 12 gennaio 2017, inserendo nella griglia strumenti per valutare anche i percorsi di salute mentale sul territorio, e non solo in ospedale, e garantendo una reale differenziazione nella prestazione delle cure e dei modelli di intervento, basati sulle reali necessità della persona nel complesso dei suoi bisogni, per una piena inclusione sociale;

4) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per rilanciare i servizi di tutela della salute mentale e del benessere psicologico, favorendo una rete territoriale per integrare le offerte pubbliche e le proposte del cosiddetto privato e privato sociale, anche mediante lo stanziamento di risorse economiche e/o la previsione di incentivi per favorire la capillare diffusione della teleassistenza, del teleconsulto e della telemedicina;

5) ad adottare iniziative per aumentare la quota di spesa per i Dipartimenti di salute mentale, ferma da oltre 20 anni al 3,5 per cento del Fondo sanitario regionale, cioè a poco più 4 miliardi di euro, al fine di potenziare i servizi e coprire le richieste crescenti dei cittadini in ogni fascia d'età;

6) ad adottare iniziative per individuare standard uniformi qualitativi, tecnologici e organizzativi della rete dei centri di salute mentale, nella gamma dei servizi offerti, per garantire alle persone omogeneità di cure su tutto il territorio dalla fase acuta a quella riabilitativa e di mantenimento;

7) ad adottare iniziative per sopperire alla carenza di specialisti con nuove dotazioni di personale per tutte le tipologie e le strutture, mediante l'impiego di personale sanitario specializzato, con particolare riguardo ad una adeguata dotazione di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti, assistenti sociali, infermieri oltre a operatori sociali con funzioni educative e riabilitative;

8) a promuovere interventi a tutela delle persone più fragili, minori, anziani e disabili, centrati sulla casa come primo luogo di cura, puntando sulla prevenzione e su risposte innovative anche in termini di teleconsulto, teleassistenza e telemedicina per guardare alle nuove povertà anche sociali e raggiungere le zone ove è maggiore la carenza di figure professionali specialistiche;

9) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a potenziare i servizi territoriali sociali e sanitari, con particolare riguardo agli aspetti d'integrazione socio-sanitaria in materia di disturbi psicologici e dipendenze patologiche, prevedendo specifiche iniziative volte a favorire l'accesso al supporto psicologico alle persone di minore età e agli adulti anche mediante inserimento di psicologi nelle unità complesse di cure primarie, in collaborazione con i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta (Uccp);

10) ad adottare iniziative volte a garantire la piena integrazione degli interventi socio-sanitari in ambito della salute mentale per sostenere un progetto terapeutico personalizzato idoneo a restituire alla persona una vita indipendente fondata sull'autonomia sociale, lavorativa o di studio;

11) ad adottare iniziative di competenza per promuovere strategie di cura domiciliare e di supporto dell'autonomia per patologie ad alta complessità e/o ad alta prevalenza (Pdta), mediante interventi territoriali di prossimità e riequilibrando l'allocazione delle risorse;

12) ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio sanitario nazionale con l'obiettivo di tutelare il benessere psicologico dei bambini e adolescenti ricoverati e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle condizioni di cronicità e/o di disagio psico-sociale;

13) ad adottare iniziative per riconoscere alle famiglie con figli minori di anni 18 a carico un voucher destinato a favorire l'accesso ai servizi psicologici e psicoterapeutici alle fasce più vulnerabili della popolazione;

14) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a introdurre la figura dello psicologo scolastico nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di intercettare tempestivamente le prime forme di disagio in età evolutiva, garantire il benessere e supportare dal punto di vista psicologico, emotivo e relazionale gli studenti, gli insegnanti e i genitori, con interventi capaci di ridurre il tasso di abbandono scolastico e favorire l'inclusione delle fasce più emarginate, anche ai fini del contrasto all'esclusione sociale dell'infanzia e dell'adolescenza e della valorizzazione del potenziale di bambini/e e ragazzi/e;

15) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere strutture di libero accesso, riservate ai ragazzi, che possano offrire attività di ascolto: e supporto psicologico rispetto alle problematicità dell'età adolescenziale;

16) ad adottare iniziative per riconoscere a tutti i cittadini il diritto alla salute psicologica, garantendo l'accesso ai servizi di prevenzione e di cura pubblici o privati convenzionati di psicoterapia;

17) ad adottare le iniziative di competenza per garantire l'incremento del numero di posti letto nei servizi pubblici per la salute mentale e nei reparti di neuropsichiatria infantile, assicurando una fattiva collaborazione con i servizi territoriali di prossimità così da garantire la continuità di cura e il superamento dello stato di acuzie unitamente all'abbattimento delle liste d'attesa;

18) ad adottare iniziative per finanziare uno specifico Fondo nazionale di lotta alle dipendenze patologiche, al fine di mettere il servizio pubblico, le comunità terapeutiche, e le associazioni del terzo settore nelle condizioni di affrontare efficacemente un fenomeno in continua evoluzione correlato alla diffusione delle dipendenze patologiche sia comportamentali che da sostanze stupefacenti;

19) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a formare e a potenziare le risorse umane nelle strutture pubbliche per assistere e curare le persone, tra le quali molti giovani, che sono afflitte da dipendenze comportamentali, quali ad esempio il disturbo da gioco d'azzardo, dipendenza sessuale o da pornografia on line, dipendenza da internet, oltre che da dipendenze da sostanze stupefacenti;

20) ad assumere le iniziative di competenza per garantire la presenza sul territorio nazionale di servizi territoriali per la presa in carico di disturbi del comportamento alimentare, oltre che di strutture residenziali per il trattamento di tali disturbi;

21) ad istituire un gruppo di lavoro multidisciplinare che possa orientare gli interventi di salute mentale e di promozione del benessere psicologico, opportunamente calibrati sui bisogni della popolazione e inquadrati nell'ambito del territorio nazionale, e definire gli standard qualitativi e quantitativi relativi alle risorse umane, promuovendo l'intervento psicosociale e riabilitativo della persona nei diversi servizi dei dipartimenti di salute mentale;

22) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per istituire nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, ambulatori integrati per l'assistenza dei pazienti cosiddetti «long COVID», ossia con una sintomatologia prolungata e persistente nel tempo, al fine di mettere in atto un processo di cura e riabilitazione dedicato, offrendo loro il necessario sostegno psicologico e/o psichiatrico;

23) ad assumere iniziative di competenza volte a individuare, programmare e coordinare i presìdi psichiatrici e di igiene mentale extraospedalieri, dando a questi una chiara e definita organizzazione;

24) ad adottare iniziative per assicurare servizi e interventi di promozione della salute mentale per le persone con limitazione della libertà personale nelle carceri, al fine di contribuire alla funzione rieducativa della pena e al miglior reinserimento nella società, così da garantire il benessere e la sicurezza altresì della comunità umana di accoglienza;

25) ad adottare iniziative per assicurare, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, la risposta ai bisogni di cura, di tutela della salute mentale e di integrazione sociale, al fine di favorire l'inclusione nelle attività del territorio e superare le attuali differenze regionali;

26) ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a supportare le persone con difficoltà psicologiche o disturbi mentali per combattere lo stigma, la discriminazione e l'isolamento sociale che si abbatte su queste persone e le loro famiglie, garantendo a chi vive tali malattie di accedere alle cure e di ricevere un'assistenza continuativa e integrata sociale e sanitaria;

27) a prevedere un monitoraggio costante del sistema di cura della salute mentale e degli interventi di promozione del benessere psicologico, mediante la pubblicazione di una relazione annuale da parte del Ministero della salute.
(1-00496) «Bellucci, Lollobrigida, Meloni, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 21 maggio 2021, dopo undici giorni di conflitto, il Governo israeliano e Hamas hanno dichiarato un cessate il fuoco «reciproco e simultaneo»;

    questo è stato il risultato di forti pressioni internazionali su ambedue i contendenti, a cominciare da quelle del Presidente Usa Joe Biden, che hanno indotto le parti ad accettare l'iniziativa di mediazione messa in atto dall'Egitto e dalle Nazioni Unite;

    secondo il report del Coordinatore speciale dell'Onu per il processo di pace in Medio Oriente Tom Wennesland, al Consiglio di sicurezza, dal 10 al 21 maggio 2021, 253 palestinesi, di cui almeno 66 bambini, 38 donne e 3 persone con disabilità, sono stati uccisi durante attacchi aerei e bombardamenti israeliani;

    nello stesso periodo, 9 israeliani – tra cui 2 bambini e 5 donne – e 3 cittadini stranieri sono stati uccisi da razzi e colpi di mortaio lanciati da Hamas, mentre un soldato è stato ucciso da un missile anticarro vicino alla recinzione perimetrale di Gaza;

    si è trattato quindi di un conflitto sanguinoso e violento, che ha causato ingenti vittime civili e distruzione di edifici e infrastrutture essenziali nella Striscia di Gaza, la cui ricostruzione costituisce, oggi, un impegno prioritario della comunità internazionale;

    il Commissario generale dell'Unrwa Philippe Lazzarini, in visita a Gaza, ha dichiarato che l'Agenzia «ha bisogno di 38 milioni di dollari per l'immediata assistenza ai rifugiati palestinesi che hanno perso le loro case e i mezzi di sussistenza, il 70 per cento della popolazione di Gaza»;

    è questo il risultato del lancio di razzi e ordigni incendiari da parte di Hamas verso città israeliane e della reazione sproporzionata messa in atto dal Governo israeliano con bombardamenti massicci su Gaza;

    dopo il cessate il fuoco, il Governo egiziano ha assunto l'iniziativa di promuovere negoziati «indiretti» tra il Governo israeliano e Hamas, attraverso colloqui al Cairo, che le parti avrebbero accettato e che avranno al centro vari temi tra i quali la ricostruzione di Gaza e lo scambio di ostaggi e di prigionieri, con lo scopo di trasformare il cessate il fuoco in una tregua più stabile e duratura;

    il cessate il fuoco e la tregua tra Hamas e Israele non sono tuttavia sufficienti a scongiurare il rischio che una crisi simile a quella appena superata possa riprodursi, se non interviene, da parte della comunità internazionale e nello specifico da parte del «quartetto per il Medio Oriente» (Onu, Ue, Usa e Russia), una iniziativa politica volta a rimuovere le cause che hanno prodotto nel corso degli anni in Israele e in Palestina tensioni, violenze e infine, recentemente, un conflitto aperto;

    ci sono oggi nuove condizioni per avviare questa iniziativa, per la tregua che è stata siglata, per la svolta politica che – in discontinuità con dodici anni di governi guidati da Nethanyahu – si è determinata in Israele con la formazione di un nuovo governo di ampia convergenza, che include anche rappresentanti di partiti arabi, e per l'arrivo alla Casa Bianca con il Presidente Biden di un'amministrazione che ripropone le basi essenziali di una prospettiva di pace. Ne ha dato testimonianza la recente visita a Gerusalemme e a Ramallah del Segretario di Stato americano Antony Blinken, il quale, ribadendo la legittima aspirazione di Israele alla propria sicurezza, ha tuttavia condannato «azioni unilaterali che possono minare le prospettive per una giusta e durevole pace», come ad esempio «attività di colonie, demolizioni di case, annessioni di territori», ha annunciato l'apertura di un consolato a Gerusalemme est e risorse per la ricostruzione di Gaza e ha rilanciato la soluzione «due popoli, due Stati», Blinken ha anche aggiunto che gli Stati Uniti «faranno in modo che gli aiuti per Gaza non finiscano per rafforzare la posizione di Hamas»;

    il rilancio della prospettiva di una doppia statualità non può che essere fondata – come gli accordi di Oslo e di Washington sottoscritti da Rabin e Arafat – sul reciproco riconoscimento della piena legittimità delle aspirazioni dei due popoli con l'obiettivo di realizzare un assetto condiviso volto alla nascita dello Stato di Palestina che conviva in pace e nella sicurezza reciproca, sulla base dei confini del 1967, con lo Stato di Israele in conformità con le risoluzioni dell'Onu;

    il rilancio del processo di pace richiede che da parte delle autorità israeliane si intraprenda una nuova strada non dando corso a ulteriori insediamenti di coloni in Cisgiordania e revocando gli insediamenti illegali, riconoscendo il carattere plurale di Gerusalemme e i diritti della popolazione palestinese lì residente, rinunciando al progetto di annessione della Valle del Giordano, rimuovendo quindi tutte le scelte che impedirebbero la realizzazione di uno Stato palestinese;

    altrettanto urgente è salvaguardare, nelle città israeliane, la convivenza tra arabi ed ebrei, consolidata da tempo, così come garantire, per la popolazione palestinese di Gerusalemme est, l'agibilità quotidiana e l'esercizio dei propri diritti recentemente messi a rischio dagli interventi delle forze di sicurezza sulla Spianata delle Moschee, dalla chiusura della Porta di Damasco e dalla requisizione di alloggi palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah;

    c'è da auspicare che il «Governo di unità nazionale» presieduto da Naftali Bennet, che si è insediato il 13 giugno 2021 in Israele, promuova – come dichiarato dai suoi principali esponenti – una politica di dialogo e di pacificazione come chiedono sempre più settori della società e dell'economia israeliana che anche durante i giorni del conflitto hanno manifestato contro le politiche di aggressione;

    un significativo contributo alla coesione della società israeliana e alla ripresa di un percorso di pace potrà venire dal nuovo presidente di Israele Isaac Herzog, che sempre ha sostenuto politiche di inclusione sociale, di parità dei diritti per tutti i cittadini israeliani – arabi ed ebrei – e l'accordo tra israeliani e palestinesi;

    nel campo palestinese, ripresa dell'azione delle componenti più estremiste quali Hamas e i gruppi della Jihad islamica, che ancora ufficialmente contestano l'esistenza stessa dello Stato di Israele, sostenuti da Iran, Qatar, Hezbollah libanese e Turchia, che forniscono non solo sostegno politico, ma anche finanziario e logistico, rischia di pregiudicare una soluzione di pace basata sul presupposto del mutuo riconoscimento;

    la ripresa di un percorso di dialogo e di pace richiede il rifiuto di ogni ipotesi di cancellazione dello Stato di Israele, indicato come obiettivo nello Statuto di Hamas, così come va condannato ogni atto di terrorismo praticato da organizzazioni radicali jihadiste;

    la ripresa del processo di pace potrà consentire all'Autorità nazionale palestinese e al presidente Abu Mazen di riprendere credibilità è autorevolezza, indebolite dal continuo rinvio delle elezioni per l'Autorità nazionale palestinese, dal disimpegno della comunità internazionale negli ultimi anni verso il Medio Oriente, dal perdurare dell'occupazione e dell'annessione de facto di territori palestinesi, dall'affievolirsi della speranza di uno Stato autonomo;

    gli «Accordi di Abramo», siglati per la prima volta il 15 settembre 2020 a Washington, contribuiscono positivamente alla normalizzazione dei rapporti bilaterali di Israele con Emirati Arabi Uniti e Bahrain prima, e con Sudan e Marocco. Ma il loro contributo alla soluzione del conflitto israelo-palestinese si rivelerà effettivo soltanto se saranno coinvolte le autorità palestinesi;

    il Segretario generale Guterres, nel corso del suo intervento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 20 maggio 2021, ha ribadito che «occorre lavorare per una ripresa dei negoziati che pongano fine all'occupazione, e consentano la realizzazione di una soluzione a due Stati sulla base dei confini del 1967, con Gerusalemme come capitale sia di Israele sia della Palestina, in conformità con le risoluzioni delle Nazioni Unite, con il diritto internazionale e gli accordi reciproci»;

    nelle conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 24-25 maggio 2021 oltre ad accogliere con favore il cessate-il-fuoco, si afferma che l'Unione europea continuerà a collaborare con i partner internazionali per riavviare un processo politico, ribadendo il fermo impegno a favore della soluzione dei due Stati;

    con una risoluzione approvata il 27 maggio 2021 il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha promosso l'istituzione di una Commissione d'inchiesta internazionale, nominata dal Presidente del Consiglio dei diritti umani, incaricata di indagare le presunte violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est e in Israele,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative di competenza, nelle relazioni bilaterali e nelle sedi europee e internazionali:

    a) affinché tutte le parti in conflitto riconoscano la legittimità dei rispettivi diritti, del diritto dei palestinesi a uno Stato autonomo e sovrano e del diritto di Israele a vivere in sicurezza;

    b) per contrastare la prosecuzione di tutte quelle azioni volte a pregiudicare il rilancio del processo di pace da qualunque parte provengano;

    c) per sostenere tutte le iniziative messe in atto da associazioni di volontariato e della società civile, anche israeliana e palestinese, a sostegno del dialogo e della pace;

    d) per promuovere e sostenere la ricostruzione della Striscia di Gaza, con un più efficace sistema di distribuzione dei fondi che non siano in alcun modo utilizzati da Hamas per le sue attività;

    e) per incrementare, a ogni livello, il sostegno materiale e l'agibilità di lavoro dell'Unrwa e delle Ong italiane e internazionali impegnate in questo senso.
(7-00681) «Boldrini, Boccia, Bruno Bossio, Delrio, Fassina, Fassino, La Marca, Palazzotto, Quartapelle Procopio».


   La IV Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 213, comma 1, lettera b), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, istituisce la figura del «soccorritore militare» (personale militare non sanitario) che interviene con immediatezza per il soccorso di un ferito, lo assiste fino all'arrivo del personale sanitario e provvede a un eventuale trasferimento dello stesso ferito presso una struttura sanitaria, esclusivamente nelle aree operative all'estero in cui si svolgono le missioni internazionali, nonché sui mezzi aerei e sulle unità navali;

    nello specifico, i soccorritori sono militari, non appartenenti alla componente sanitaria, ma specificatamente formati per svolgere azioni mediche di fondamentale importanza in contesti sia nazionali sia internazionali, a seguito di incidenti o di eventi che coinvolgono la loro struttura di appartenenza;

    a tal proposito, anche alla luce degli ultimi eventi registrati nei teatri operativi, è indispensabile conferire alle unità testé menzionate una «autonomia sanitaria», in termini sia di equipaggiamento che di capacità tecniche nel settore della medicina d'urgenza pre-ospedaliera, per garantire l'immediatezza dell'intervento di soccorso, subito dopo l'evento, e la continuità dell'assistenza dei feriti;

    peraltro, nell'ambito del lavoro svolto sinora dalla Difesa nella lotta al Covid-19 anche nella somministrazione dei vaccini, i soccorritori militari coadiuvati da personale medico incrementerebbero notevolmente il processo già in corso così da arrivare tempestivamente alla cosiddetta immunità di gregge;

    è dunque opportuno valorizzare la figura del «soccorritore militare», già prevista nel nostro ordinamento, anche nell'ambito delle tutele, al fine di porre le Forze armate italiane al livello dei più avanzati Paesi esteri per quanto concerne la gestione delle emergenze sanitarie,

impegna il Governo

ad istituire, anche attraverso le opportune iniziative normative, la figura del soccorritore militare per le forze speciali a cui, in aggiunta alle competenze già previste per il soccorritore militare, siano attribuite ulteriori competenze di primo soccorso del traumatizzato da acquisire attraverso un apposito corso di formazione svolto dalle strutture competenti delle stesse forze speciali, tenuto conto delle circostanze tattiche e operative particolari delle operazioni speciali.
(7-00680) «Perego Di Cremnago, Maria Tripodi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   per conseguire la realizzazione di uno spazio di libertà, giustizia e sicurezza, ricompreso tra gli obiettivi dell'Unione, il diritto dell'Unione europea prevede, tra l'altro, all'articolo 75 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'adozione di misure concernenti i movimenti di capitali e i pagamenti, volte alla prevenzione e alla lotta contro il terrorismo e le attività ad esso connesse;

   nell'arco degli ultimi tre decenni, l'Unione europea ha elaborato un solido quadro normativo per prevenire e combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo: i legislatori dell'Unione sono infatti intervenuti in vari modi per chiarire e rafforzare l'importante interconnessione tra la lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo (anti-money laundering/countering the financing of terrorism, Aml/Cft) e le problematiche concernenti la vigilanza prudenziale, integrando a tal fine il quadro giuridico vigente nell'Unione europea;

   più recentemente, con la presentazione, il 7 maggio 2020, del Piano d'azione per una politica integrata dell'Unione in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, la Commissione europea ha illustrato le misure che verranno adottate nei prossimi mesi per migliorare l'applicazione, la vigilanza e il coordinamento delle norme dell'Unione europea in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, al fine di istituire un corpus normativo unico in materia di Aml/Ctf e garantire un insieme più armonizzato di norme per contrastare il riciclaggio;

   in particolare, l'iniziativa della Commissione delinea le prossime tappe e le proposte legislative dell'Unione europea con riferimento a sei aree di intervento, che riguardano: l'applicazione efficace delle regole dell'Unione europea esistenti; l'adozione di un corpus normativo mediante l'approvazione di un regolamento dell'Unione europea volto a superare la frammentazione normativa determinata dalle misure nazionali che applicano in modo eterogeneo le direttive europee di riferimento; l'istituzione di un'autorità di vigilanza a livello dell'Unione europea; un meccanismo di supporto e cooperazione per le unità di intelligence finanziaria; l'attuazione delle disposizioni di diritto penale e lo scambio di informazioni a livello di Unione europea; l'intensificazione degli sforzi dell'Unione europea su scala mondiale, in particolare adeguando l'approccio dell'Unione europea rispetto ai Paesi terzi che evidenziano carenze nei rispettivi regimi di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo tali da mettere a repentaglio il mercato unico;

   la Commissione europea ritiene infatti che per superare i limiti dell'attuale assetto della sorveglianza sia necessario realizzare un sistema integrato di vigilanza a livello di Unione europea: ciò prevedrebbe, accanto alle autorità nazionali responsabili per la maggior parte delle funzioni Aml/Cft, l'istituzione di un'architettura centrale a livello di Unione europea, basata su un'autorità di vigilanza europea e su un meccanismo di sostegno e coordinamento dell'Unione europea per le unità di informazione finanziaria;

   l'incremento dei reati correlati al Covid-19, quali frodi, crimini informatici, cattivo incanalamento e sfruttamento dei fondi pubblici e dell'assistenza finanziaria internazionale, sta generando nuove fonti di proventi per i criminali e l'Autorità bancaria europea (Abe) ha specificamente raccomandato alle competenti autorità nazionali degli Stati membri di collaborare con i soggetti obbligati al fine di individuare e attenuare gli specifici rischi in materia di Aml/Cft derivanti dalla diffusione del Covid-19 e di adeguare i loro strumenti di vigilanza;

   da questo punto di vista, la creazione di una autorità unica di vigilanza europea contribuirebbe a rafforzare gli strumenti a disposizione dell'Unione per combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, adeguandoli ai rischi, alle minacce e alle vulnerabilità specifiche cui l'Unione europea è chiamata a confrontarsi, in modo tale da rendere possibile un'evoluzione efficace di tali strumenti che tengano conto dell'innovazione;

   nel più ampio ambito delle Autorità e delle Agenzie decentrate negli Stati membri dell'Unione europea, l'Italia ospita, attualmente, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma e la Fondazione europea per la formazione (Etf), con sede a Torino, mentre si riscontra un livello generale di sotto rappresentanza in merito all'assenza, su suolo italiano, di agenzie europee di carattere giuridico e finanziario, nonostante operino nel nostro Paese comunità finanziarie e di alti studi giuridici ed economici di grande rilevanza;

   d'altra parte, l'Italia si presenta oggi come uno Stato membro all'avanguardia, nel contesto europeo, nell'ambito del contrasto ai traffici illeciti di denaro e al riciclaggio, fenomeni in costante crescita e molto allarmanti per le dimensioni e le caratteristiche assunte, oltre ad aver acquisto una consolidata esperienza di investigazione e analisi in questo campo;

   in un simile contesto, si inquadra la lettera del 10 giugno 2021, del Presidente dell'Abi (Associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli, e del direttore generale, Giovanni Sabatini, indirizzata al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'economia e delle finanze, Daniele Franco, e al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per chiedere un intervento del Governo italiano volto all'istituzione, nel nostro Paese, della sede dell'Autorità europea antiriciclaggio –:

   se il Governo intenda sostenere, nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, la designazione dell'Italia quale Paese candidato a sede ospitante dell'istituenda Autorità europea antiriciclaggio e, in caso affermativo, quali specifiche iniziative di competenza intenda assumere presso l'Unione europea per promuoverne la candidatura.
(2-01250) «Galizia, Berti, Bruno, Businarolo, Grillo, Ianaro, Papiro, Ricciardi, Scerra, Vignaroli, Adelizzi, Alaimo, Baldino, Barbuto, Bella, Bilotti, Buompane, Cadeddu, Luciano Cantone, Carabetta, Carbonaro, Carinelli, Cassese, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Corneli, Daga, De Carlo, De Lorenzis, Deiana, Del Sesto, Di Lauro».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

  l'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio Affari generali, convocato per il 22 giugno 2021, prevede un'audizione sulla situazione dello Stato di diritto in Polonia per sospetta violazione dell'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea;

   il 27 gennaio 2021 è entrata in vigore in Polonia una nuova normativa in materia di interruzione di gravidanza, basata su una sentenza del tribunale costituzionale polacco del 22 ottobre 2020;

   tale disciplina vieta l'interruzione volontaria di gravidanza, salvo in caso di incesto o stupro – accertato da un giudice – oppure in caso di pericolo per la vita della madre;

   ne consegue che le cittadine polacche sono costrette a portare avanti forzatamente le gravidanze anche in presenza di feti con anomalie congenite e malformazioni gravissime, per questo esposti a una quasi certa mortalità post partum. Sono in corso di esame al Parlamento polacco proposte di legge che sanzionano penalmente l'educazione sessuale, per promuovere la fuoriuscita dalla Convenzione di Istanbul e per prevedere che le donne che abortiscono siano passibili di incriminazione per omicidio aggravato con una pena di 25 anni;

   le donne e la società civile polacca hanno reagito organizzando imponenti e pacifiche manifestazioni di protesta, a cui le Autorità hanno risposto con una repressione attuata anche attraverso abusi da parte delle forze dell'ordine;

   la mobilitazione si è presto estesa a livello continentale: le deputate ed eurodeputate aderenti all'Epf (European Parliamentary Forum for Sexual and Reproductive Rights) hanno redatto un manifesto di sostegno alle donne polacche;

   il 26 novembre 2020, con riferimento alla situazione in Polonia, il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione nella quale si sottolinea che rendere illegale l'aborto nei casi di gravi e irreversibili difetti fetali mette a rischio la salute e la vita delle donne, poiché la maggior parte degli aborti legali nel Paese viene eseguita per tali motivi. Vietare tale opzione, che ha rappresentato il 96 per cento delle interruzioni legali di gravidanza in Polonia nel 2019 (1.074 su 1.110), comporterebbe un aumento degli aborti clandestini, pericolosi per la vita;

   il Parlamento europeo ha anche chiesto alla Commissione europea di valutare la legittimità e l'imparzialità del Tribunale costituzionale polacco, composto da giudici selezionati dalla coalizione di governo guidata dal Partito Diritto e Giustizia; il Consiglio dell'Unione europea, da parte sua, dovrebbe affrontare questa e altre accuse di violazione dei diritti fondamentali in Polonia nel quadro del procedimento in corso ai sensi dell'articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea;

   con la risoluzione sulla situazione dello Stato di diritto nell'Unione europea e applicazione del regolamento (UE, Euratom) 2020/2092 relativo al regime di condizionalità, approvata il 10 giugno 2021, il Parlamento si è rammaricato dell'incapacità del Consiglio di compiere progressi significativi nel far rispettare i valori dell'Unione nelle procedure in corso ai sensi dell'articolo 7 in risposta alle minacce ai valori comuni europei in Polonia e Ungheria, con rischi per l'integrità dei valori comuni europei, la fiducia reciproca e la credibilità dell'Unione nel suo complesso. Il Parlamento europeo ha, in generale, deplorato che la Commissione non abbia attivato la procedura prevista dal regolamento sulla condizionalità dello Stato di diritto nei casi più evidenti di violazione dello Stato di diritto nell'Unione europea, incaricando il suo Presidente di invitare la Commissione, al più tardi entro due settimane dalla data di adozione della risoluzione, sulla base dell'articolo 265 TfUe, ad adempiere agli obblighi previsti datale regolamento e impegnandosi ad avviare immediatamente i necessari preparativi per un potenziale procedimento giudiziario ai sensi dell'articolo 265, TfUe nei confronti della Commissione;

   la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo stabilisce che l'accesso tempestivo e senza ostacoli ai servizi di salute riproduttiva e il rispetto dell'autonomia riproduttiva e del processo decisionale delle donne sono fondamentali per proteggere i diritti umani delle donne e l'uguaglianza di genere e che gli Stati membri sono tenuti alla conformità degli ordinamenti nazionali con il diritto dell'Unione europea;

   in Polonia, al contrario, i medici invocano sempre più spesso l'obiezione di coscienza, anche quando viene chiesto loro di prescrivere contraccettivi o di accedere allo screening prenatale; di conseguenza, migliaia di donne polacche sono costrette a ricorrere all'aborto clandestino o a recarsi all'estero per ricevere l'assistenza sanitaria di cui necessitano per procedere all'interruzione di gravidanza, mettendo ulteriormente a rischio la loro salute;

   nell'audizione dell'associazione Pro-Choice-Rete Italiana Contraccezione Aborto, dello International Planned Parenthood Federation European Network (IppfEn) e del Comitato SeNonOraQuando? di Torino, con particolare riferimento ai diritti delle donne in Polonia, svolta il 14 giugno 2021 presso il Comitato permanente per i diritti umani nel mondo, istituito presso la III Commissione, sono state portate evidenze rispetto ad una tendenza diffusa in molti Paesi dell'Ue contro il principio della parità di genere, contro i diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini e delle cittadine europee e per un sistematico smantellamento del diritto europeo e della Convenzione di Istanbul –:

   quali iniziative intenda intraprendere per ottenere in sede europea una netta presa di posizione contro abusi e violazioni dei diritti umani e a sostegno dei diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini e delle cittadine europee, del diritto delle donne all'autodeterminazione e all'aborto, del principio di parità di genere e a tutela degli standard di protezione dei diritti umani fondamentali richiesti dalla comune appartenenza all'Unione europea, in conformità con l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea.
(2-01254) «Boldrini, Quartapelle Procopio, Serracchiani».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   con decreto istruttorio del 16 aprile 2021 il procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti, dottor Quirino Lorelli, disponeva, inopinatamente, l'acquisizione di documenti nell'ambito di un'azione per responsabilità erariale ai danni della regione Piemonte da parte dell'assessorato all'istruzione, reo, a giudizio del procuratore, di aver acquistato e distribuito alle scuole piemontesi un libro sulle Foibe;

   per stessa ammissione del procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti, l'attività per danno erariale traeva spunto dalla sola interrogazione di un esponente di Leu che censurava ideologicamente l'iniziativa;

   effettivamente non poteva essere diversamente perché, come si argomenterà nel prosieguo, non esiste un solo atto della regione volto all'acquisto e/o alla distribuzione di un libro sulle Foibe, sebbene sarebbe stata in ogni caso attività legittima ed, anzi, rispettosa di quanto previsto dalla legge istituiva del «Giorno del Ricordo»;

   con cipiglio perentorio, degno a sommesso avviso degli interpellanti di ben altra causa, il procuratore regionale per il Piemonte della Corte dei conti intimava alla regione Piemonte di rispondere entro sette giorni;

   la risposta della regione Piemonte è stata lapidaria e tombale, precisando che non è mai stata assunta alcuna delibera e/o determina per l'acquisto e/o la distribuzione di qualsivoglia libro sulle Foibe alle scuole piemontesi;

   in effetti l'assessorato all'istruzione della regione Piemonte aveva, a suo tempo, annunciato l'idea, evidentemente insana a giudizio della procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti, di voler celebrare il «Giorno del Ricordo» anche tramite l'acquisto e la distribuzione di un volume sulle Foibe;

   la legge 30 marzo 2004 n. 92 ha istituito il «Giorno del Ricordo» in memoria delle vittime delle Foibe «al fine di conservare la memoria della tragedia degli italiani»;

   il comma 2 dell'articolo 1 della legge n. 92 del 2004 prevede espressamente «iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado»;

   sempre il comma 2 dell'articolo 1 della predetta legge aggiunge che «è altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende»;

   bisogna, dunque, amaramente concludere, ad avviso degli interroganti, che, mentre per la legge è onere delle istituzioni celebrare il «Giorno del Ricordo» presso le scuole di ogni ordine e grado, per la procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti le celebrazioni, rectius la sola idea delle celebrazioni potrebbe costituire astrattamente, a prescinderò dal costo a da altri elementi nel caso di specie assolutamente inesistenti, «danno erariale»;

   il fatto che non sia stata assunta alcuna delibera di acquisto e/o distribuzione di qual si voglia libro sulle Foibe, secondo gli interroganti, fa assumere all'intera vicenda l'amaro retrogusto di una censura di carattere politico ed ideologico, volta ad introdurre il principio del «danno erariale» costituito dal solo «pensiero» o dalla sola «intenzione»;

   per stessa ammissione del procuratore regionale della Corte del Piemonte l'attività istruttoria ha preso spunto dalla sola interrogazione di esponente di Leu che, vertendo su fatto inesistente, non poteva, contrariamente a quanto previsto specificatamente dall'articolo 53 della giustizia contabile, contenere «una precisa e documentata esposizione dei fatti e delle violazioni commesse, con l'indicazione ed eventualmente quantificazione del danno»;

   non essendo intervenuta alcuna delibera e/o determina di acquisto e/o di distribuzione da parte della regione Piemonte, ad avviso degli interroganti, il precipitato logico-giuridico indefettibile dell'azione della procura regionale della Corte dei conti è che sia possibile attivare un'azione per danno erariale fondata sul solo «pensiero» o la sola «intenzione» di celebrare le Foibe:

   esondando, a giudizio degli interroganti, clamorosamente dalle sue funzioni, la procura regionale della Corte dei conti ha ulteriormente chiesto alla regione Piemonte «se l'iniziativa sia stata concordata con i dirigenti scolastici», con ciò ritenendosi evidentemente anche autorizzata ad intervenire, non solo e non tanto sulla legittimità e l'opportunità di una spesa, ma anche sulle modalità non onerose di organizzazione di un evento;

   non essendo intervenuta alcuna delibera e/o determina di spesa e non avendo a disposizione dunque altri riscontri in ordine ad un presunto danno erariale per fatto inesistente, appare evidente che, con il contegno assunto, la procura regionale per il Piemonte della Corte dei conti abbia conferito, anche involontariamente, all'intera vicenda l'ombra di agire in censura politica;

   azionare, in spregio a quanto previsto dall'articolo 53 del codice della giustizia contabile, un'attività istruttoria per «danno erariale» su un fatto inesistente e su una interrogazione ideologica, sprovvista di specifiche e concrete notizie di danno rasenterebbe il parossismo e sfiorerebbe il ridicolo se non conferisse all'intera vicenda l'idea inquietante del processo per «danno erariale» al «pensiero» e alle «intenzioni»;

   in ogni caso, è bene ribadire a caratteri cubitali che celebrare le Foibe sarebbe stato, da parte dell'assessorato alla istruzione della regione Piemonte, un comportamento legittimo ed anzi pedissequamente ossequioso della legge n. 92 del 2004 come sopra riportato;

   aver iniziato un'attività istruttoria, ai fini delle determinazioni inerenti l'esercizio dell'azione erariale, senza alcun supporto per un fatto inesistente e per la sola interrogazione di un esponente di Leu e contestando l'eventuale operato in ossequio a quanto previsto dalla legge n. 92 del 2004 conferisce all'intera vicenda una oscura ombra anche sulla necessaria imparzialità che deve informare l'agire della procura della Corte dei conti;

   di quali elementi disponga sulla vicenda e quali eventuali iniziative di carattere normativo intenda assumere, anche sotto il profilo dell'efficienza e dell'efficacia dei procedimenti per danno erariale, e a salvaguardia dell'integrità e della correttezza istituzionale delle Corte dei conti, affinché l'avvio dell'attività istruttoria per danno erariale da parte delle procure della Corte dei conti avvenga sempre sulla base di presupposti oggettivi e non meramente ideologici.
(2-01255) «Delmastro Delle Vedove, Lollobrigida, Prisco, Zucconi, Rotelli, Deidda, Montaruli, Donzelli, Vinci, Ferro, Lucaselli, Varchi, Mantovani, Bignami, Caretta, Ciaburro, Albano, Caiata, Bucalo, Osnato, Rizzetto, De Toma, Silvestroni, Trancassini, Butti, Maschio, Foti, Gemmato, Frassinetti».

Interrogazione a risposta orale:


   PAPIRO, GALIZIA e NAPPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sul difficile bilanciamento tra il diritto all'informazione e il diritto all'oblio – temi molto dibattuti con l'avvento dell'informazione online – è intervenuta a più riprese la giurisprudenza europea la quale con decisione del 13 maggio 2014 della Corte di giustizia dell'Unione europea sul caso Google Spain, ha riconosciuto il «diritto all'oblio» nei confronti dei motori di ricerca («deindicizzazione») ai fini dell'applicazione della normativa europea sulla protezione dei dati personali;

   a seguito di tale sentenza, i gestori dei motori di ricerca hanno sollevato la questione dell'estensione della deindicizzazione, assumendo che i dati personali dovessero essere rimossi solo dalle ricerche effettuate a partire dallo Stato membro dell'interessato (esempio google.it, yahoo.es e altro) e non dall'intero motore di ricerca;

   il regolamento UE 2016/679 (cosiddetto Gdpr) – alle cui disposizioni l'Italia si è adeguata con il decreto legislativo 10 agosto 2018, n. 101 – ha successivamente rafforzato il diritto alla cancellazione dei dati di una persona fisica, estendendolo e regolandolo anche con riferimento alle società digitali;

   con la recente sentenza nella causa C-507/17 Google LLC del 24 settembre 2019, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha quindi imposto al gestore di un motore di ricerca di effettuare la deindicizzazione nelle versioni del suo motore di ricerca corrispondenti a tutti gli Stati membri nonché di adottare misure sufficientemente efficaci per garantire una tutela effettiva dei diritti fondamentali della persona interessata;

   infine, la stessa Corte non ha escluso la possibilità di ottenere una deindicizzazione globale, prevedendo che l'ultima parola spetti alle Autorità garanti per la protezione dei dati dei singoli Stati membri, che possono assumere una decisione comune sull'opportunità di una cancellazione globale di alcuni Url, grazie anche ai meccanismi di cooperazione introdotti dal citato Gdpr; ciò potrebbe accadere, per esempio, quando il diritto alla privacy individuale, in casi specifici, prevalga rispetto agli interessi pubblici generali di accedere alle informazioni;

   a titolo esemplificativo e non esaustivo, si rappresenta come, negli ultimi cinque anni, Google abbia ricevuto oltre 850 mila richieste di cancellazione, che hanno riguardato link verso 3,3 milioni di siti –:

   se il Governo, alla luce di quanto illustrato in premessa, intenda promuovere iniziative urgenti, per quanto di competenza, in specie sul piano europeo e internazionale, al fine della tutela effettiva dei diritti fondamentali della persona interessata, quali il diritto all'oblio, alla dignità della persona e alla reputazione pubblica, con riferimento alla questione dei motori di ricerca e della protezione dei dati.
(3-02333)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'audizione del 27 maggio 2021 davanti le commissioni riunite (VIII e X), il Ministro Cingolani ha dichiarato: «Per quanto riguarda il nucleare, approfitto di questa audience altamente qualificata per ribadire una cosa che ho detto e che non è stata capita. Ho parlato personalmente e lungamente con John Kerry e con Franz Timmermans, quando erano qui a Roma nel mio ufficio... ho fatto una domanda chiara, perché ci sono notizie in ambito europeo secondo cui la Francia, con nove Paesi membri del blocco Est, abbia chiesto sostanzialmente la qualificazione di verde per l'energia prodotta da sorgenti micronucleari, cioè oggetti di quarta generazione che assomigliano un po' ai motori delle navi e dei sommergibili. Questi sono oggetti grandi come un container, quindi non particolarmente invasivi come una centrale nucleare, che producono oggettivamente meno scorie eccetera eccetera, e fanno circa 300 megawatt. La Francia che ha questa tradizione e i Paesi che, invece, si oppongono alla decarbonizzazione in Europa – ovvero quelli del blocco Est – hanno detto: “Dimostrateci che non è verde”. Mi sono permesso di dire che se questa cosa dovesse avvenire, ovvero se ci dovesse essere un pezzo di carta che dice che quell'energia è verde – io non entro nel merito se sia verde o meno e mi esprimerò quando avrò visto i numeri e capito la storia che ancora non conosco, perché queste informazioni sono anche un po' nascoste –, la mia traduzione è molto semplice; stiamo giocando a calcio, alla Coppa dei campioni e a un certo punto l'arbitro fischia e dice che da quel momento in poi si può segnare con le mani e vi ritrovate che Ronaldo, il campione che avevamo in squadra, non è più il campione, poiché c'è un altro, casomai, che gioca meglio a basket o a pallamano. Sono molto preoccupato di questa cosa. Prima ancora di tutte le implicazioni ambientali eccetera, sono preoccupato del fatto che si possono trattare argomenti di questo tipo e che nel pieno di una trasformazione che chiamiamo “Recovery Plan” c'è qualcuno che sta facendo questa cosa che, se mi consentite, è trasversale. Ho, quindi, chiesto cosa succederebbe, se ci vendessero l'energia elettrica prodotta con questi dispositivi a un terzo di quella che noi faticosamente produciamo con il fotovoltaico. ...Lungi da me favorire l'una o l'altra soluzione, ma non perché ideologicamente sono a favore o contro, ma semplicemente perché non so i numeri, perché non ci sono. Sto cercando anche io di capire»;

   l'articolo 2 della legge n. 400 del 1988 stabilisce che il Consiglio dei ministri determina la politica generale del Governo e, ai fini dell'attuazione di essa, l'indirizzo generale dell'azione amministrativa; delibera altresì su ogni questione relativa all'indirizzo politico fissato dal rapporto fiduciario con le Camere;

   l'articolo 16 del Trattato dell'Unione europea stabilisce che il Consiglio europeo esercita, congiuntamente al Parlamento europeo, la funzione legislativa. Esercita funzioni di definizione delle politiche e di coordinamento alle condizioni stabilite nei trattati. Esso è composto da un rappresentante di ciascuno Stato membro a livello ministeriale, abilitato a impegnare il Governo dello Stato membro che rappresenta e ad esercitare il diritto di voto –:

   se il Governo abbia assunto specifici orientamenti in ordine alla tematica sopra rappresentata e, in particolare quali siano quelli del Ministro della transizione ecologica;

   quale posizione intenda, comunque, assumere il Governo in sede di Consiglio europeo in ordine al fatto che, come riferito dal Ministro della transizione ecologica, già alcuni Stati avrebbero chiesto la qualificazione «verde» per l'energia ottenuta da fonte nucleare.
(5-06227)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BIANCOFIORE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente austriaco Alexander Van der Bellen il 7 giugno 2021 è giunto in Italia in visita ufficiale al Quirinale per un incontro col Presidente della Repubblica Mattarella che avrebbe dovuto avere ad oggetto temi di confronto sulla crisi pandemica, politica estera europea comune, rapporti commerciali tra Italia e Austria e la ripresa del turismo tra i due Paesi;

   l'indomani è stata fatta filtrare sui media altoatesini la notizia che il Presidente austriaco avrebbe profittato dell'incontro per tornare a chiedere la grazia per i terroristi altoatesini;

   il Presidente austriaco Van der Bellen si sarebbe spinto ad affermare ai microfoni della tv locale Rai Südtirol: «non vorrei dirlo troppo forte, ma credo che siamo sulla strada giusta» per ottenere dal Presidente della Repubblica italiana la grazia per tutti e tre i terroristi rifugiati in Austria;

   si rammenta che Heinrich Oberleiter che ha fatto richiesta di grazia — attualmente in possesso di passaporto austriaco — è accusato, insieme ad altri complici soprannominati «Pustertaler Baum», degli attentati col tritolo avvenuti tra il 1966 e il 1967 dove hanno perso la vita finanzieri in servizio e il carabiniere Vittorio Tiralongo e altri sei carabinieri sono stati feriti gravemente. Oberleiter e i suoi complici furono condannati a ben due ergastoli;

   si assiste in questi giorni a parere dell'interrogante all'ennesima escalation contro l'integrità dello Stato italiano, a provocazioni da parte di organizzazioni di fatto paramilitari che sarebbero vietate dall'articolo 18 della Costituzione, Südtiroler Schützenbund e Südtiroler Heimatbund, che utilizzano simboli sacri peraltro, come il sacro cuore di Gesù, per inneggiare alla secessione e magnificare i 361 attentati terroristici che ebbero inizio nella notte tra l'11 e il 12 giugno del 1961;

   Italia e Austria hanno firmato la clausola liberatoria del 1992 innanzi all'Onu, secondo la quale lo Stato austriaco non avrebbe più interferito sulle questioni interne altoatesine riconosciute afferenti allo Stato italiano e tra i due Stati dell'Unione europea sussiste accordo di estradizione –:

   se intenda, per quanto di competenza, manifestare sorpresa all'ambasciatore austriaco in Italia per le richieste e le parole del Presidente della Repubblica del suo Paese, Alexander Van der Bellen, circa una concessione della grazia che appartiene all'esclusiva competenza delle più elevate autorità italiane, al contempo adoperandosi, di concerto con il Ministro della giustizia, per l'estradizione dell'ex terrorista Heinrich Oberleiter.
(3-02334)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Enrico Forti, detto Chico, è un cittadino italiano detenuto negli Stati Uniti dove è stato condannato all'ergastolo — con sentenza diventata definitiva nel 2010 — per un omicidio del quale si è sempre professato innocente;

   Chico Forti è stato condannato in base a un procedimento giudiziario caratterizzato, sia nella fase delle indagini che durante il processo, da molteplici errori di procedura e da violazioni dei diritti di difesa dell'imputato, che fanno ragionevolmente ritenere che il verdetto sia frutto di un assurdo errore giudiziario, ma la richiesta di revisione è sempre stata respinta;

   il Ministro interrogato, in data 2 luglio 2020, nel dare riscontro ad un atto di sindacato ispettivo, ha riferito che stava seguendo il caso di Chico Forti e che il connazionale era assistito dall'ambasciata a Washington e dal consolato generale a Miami e che la prima stava svolgendo un'incisiva opera di sensibilizzazione presso le competenti autorità statunitensi, affinché fosse accolta l'istanza di trasferimento in Italia presentata da Forti nel 2018, ai sensi della Convenzione di Strasburgo del 1983 sul trasferimento delle persone condannate, per continuare a scontare in Italia la pena inflitta dalla giustizia americana;

   nel mese di dicembre 2020, il Ministro interrogato ha poi annunciato l'imminente ritorno in patria di Chico Forti, poiché era giunta l'autorizzazione da parte del Governatore della Florida volta a riconoscere a Forti la possibilità di avvalersi dei benefici previsti dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo e ritornare nel proprio Paese a scontare la pena;

   tuttavia, a distanza di mesi, Chico Forti attende ancora di essere rimpatriato, né sono confortanti le notizie che si stanno susseguendo in merito al suo ritorno in Italia, nel quale stanno assumendo particolare rilevanza aspetti procedurali alquanto confusi e che stanno dando luogo a un rimpallo di responsabilità tra le autorità statunitensi e quelle nazionali, in danno della posizione di Forti;

   inoltre, il carcere nel quale è attualmente detenuto Forti è un istituto federale di massima sicurezza, il Dade correctional institution, in cui non sono, generalmente, detenute persone in procinto di trasferimento, fatto che genera ulteriore incertezza in merito al suo rimpatrio in Italia –:

   a che punto sia realmente l'iter per il ritorno in Italia di Chico Forti e se non ritenga di assumere con urgenza le opportune iniziative di competenza affinché si pervenga a tale obiettivo nel più breve tempo possibile.
(3-02335)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SENSI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 1° febbraio 2021, una giunta militare ha preso il potere in Myanmar. Tra le armi principali della repressione vi sono le cosiddette «armi digitali»: sistemi di tracciamento, spionaggio, hackeraggio e analisi di dati da usare sulla popolazione. Difatti, la possibilità di abusare di una tecnologia digitale dipende moltissimo dalle condizioni in cui viene usata;

   l'organizzazione Justice for Myanmar ha condotto un'indagine sui budget del Ministero degli affari interni e quello di trasporti e comunicazioni degli ultimi anni, per poi inviarne i risultati al New York Times. Ne è emerso che la polizia ha acquistato molti strumenti digitali per spiare e controllare la propria popolazione, soprattutto attraverso telefoni e social media e che tali apparecchiature sono fornite prevalentemente da aziende occidentali e anche da una italiana, la SecurCube srl, che si occupa di analisi di reti e tracciati telefonici e che ha fornito il suo prodotto BTS Tracker, che permette di monitorare le frequenze radio e misurare la potenza del segnale per aiutare le forze dell'ordine nelle attività di indagine. Il Bts Tracker individua anche fonti di segnali più deboli e potrebbe, dunque, permettere di localizzare la posizione di chi usa questi strumenti soprattutto in uno scenario dove le forze di polizia devono affrontare attivisti e oppositori che cercano di nascondersi per evitare gli arresti;

   nel 2018, il Consiglio dell'Unione europea ha inasprito l'embargo contro il Myanmar: insieme ai beni a duplice uso, sono incluse anche tutta una serie di tecnologie digitali per il monitoraggio delle comunicazioni che possono essere usate «a fini di repressione interna» sia dall'esercito che da ogni altro ramo del Governo. Tra le categorie indicate, vi sono anche tecnologie per il «monitoraggio delle frequenze radio»;

   da notizie a mezzo stampa, si evince che, secondo una portavoce della direzione generale della stabilità finanziaria, servizi finanziari e Unione dei mercati dei capitali della Commissione europea, questa categoria si riferisce a quegli strumenti di «contro-sorveglianza passiva, destinati ad esempio a contrastare i mezzi di intercettazione segreta dei canali radio». Vi rientrerebbe, quindi, anche la tecnologia venduta da SecurCube. Ma come specificato dalla portavoce stessa: «per quanto riguarda le informazioni complete su ciò che può e non può essere esportato e sulle specifiche tecniche delle merci, solo le autorità nazionali competenti possono fornire una risposta»;

   inoltre, a marzo il Parlamento europeo ha approvato nuove regole per la vendita e l'esportazione di beni a duplice uso e nuovi obblighi per le autorità nazionali –:

   se il Ministro interrogato e l'Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (Uama), ritengano che il prodotto di SecurCube possa essere esportato in Myanmar, anche alla luce dell'embargo e del nuovo regolamento europeo.
(5-06216)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 3 dicembre 2021 sono previste le elezioni di rinnovo dei Comites, Comitati per gli italiani all'estero, istituiti nel 1985 e riorganizzati con la legge 23 ottobre 2003, n. 286, quali organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero nell'ambito di circoscrizioni consolari aventi almeno 3.000 iscritti all'Aire;

   i Comites svolgono un importante ruolo di raccordo tra la comunità italiana e il consolato, sia nell'ambito della tutela dei diritti dei cittadini italiani che nelle attività di promozione alla vita sociale e culturale della collettività italiana all'estero. È importante, pertanto, assicurare che le elezioni per il loro rinnovo possano svolgersi affinché sia garantita la più ampia rappresentanza possibile;

   le consultazioni per il rinnovo di tali organismi sarebbero dovute avvenire entro il 2020, in considerazione del fatto che le ultime elezioni si sono svolte nel 2015. La data per le elezioni per il rinnovo dei Comites è fissata dalla legge n. 286 del 2003, la quale prevede che i comitati durino in carica per un periodo di 5 anni. Il mandato dei membri dei Comites è quindi scaduto, ma la pandemia ha portato ad un necessario rinvio, rispetto alla data inizialmente fissata all'aprile 2020;

   il comitato è composto da 12 membri per le comunità fino a 100.000 cittadini italiani e da 18 membri per quelle composte da più di 100.000 cittadini italiani. Sono eleggibili i cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare e candidati in una delle liste presentate;

   tali liste devono essere sottoscritte da un numero di elettori non inferiore a 100 per le collettività composte da un numero di cittadini italiani fino a 50.000, e a 200 per quelle composte da un numero di cittadini italiani superiore a 50.000. La firma di ogni sottoscrittore deve essere autenticata da parte dell'ufficio consolare. Ne consegue che, per coloro che intendano sostenere la presentazione di una lista, è necessario recarsi fisicamente in consolato per apporre la propria firma alla presenza di un notaio o di un addetto consolare con precipua funzione;

   tali prescrizioni, tuttavia, non tengono conto degli attuali limiti imposti alla mobilità e delle regole inerenti al distanziamento sociale, ancora vigenti in gran parte dei Paesi esteri, in molti dei quali permane una condizione pandemica molto critica, rendendo difficoltosa la raccolta delle firme in territori estesi come quelli delle comunità italiane nel mondo. Mantenere un limite di sottoscrittori così alto potrebbe comportarne il mancato raggiungimento, con l'impossibilità per alcune liste di presentarsi, creando conseguentemente un vuoto di rappresentanza;

   considerato che:

    in base all'articolo 2 del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, il numero delle sottoscrizioni necessarie per la presentazione di liste elettorali è stato già ridotto ad un terzo per le elezioni comunali e circoscrizionali che si svolgeranno nel 2021, in ragione del permanere del quadro epidemiologico da Covid-19 complessivamente e diffusamente grave su tutto il territorio nazionale, nonché dell'evolversi di significative varianti del virus che potrebbero presentarsi con carattere ulteriormente diffusivo del contagio; la finalità di tale intervento è quello di evitare assembramenti di persone e condizioni di contiguità, in contrasto con le misure di profilassi sanitaria, incluso il distanziamento –:

   se non ritenga il Ministro interrogato opportuno adottare iniziative normative per estendere anche alle procedure per le elezioni dei Comites le misure già previste dal decreto-legge n. 25 del 2021, per le prossime elezioni comunali e circoscrizionali, che prevedono di ridurre a un terzo il numero di firme necessarie per la presentazione delle liste, al fine di garantire che i rinnovi dei Comites si svolgano in condizione di massima rappresentanza e in situazione di sicurezza.
(4-09524)


   MATURI, BAZZARO e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sin dal 2009, ogni anno, nella città di Yulin è organizzato dal 21 giugno e per 10 giorni consecutivi il «Lychee and Dog Meat Festival», nella regione Guanxi, nel sud-est cinese; in tale circostanza, vengono uccisi tra i 10.000 e i 15.000 cani, che vengono poi consumati sul posto;

   durante i giorni della manifestazione cani e anche gatti vengono presi dalle strade, poi rinchiusi in gabbie senza acqua né cibo, e trasportati, per miglia e miglia, fino al macello o alla fiera dove vengono bastonati, strangolati e scuoiati o bolliti vivi;

   durante il tragitto, molti animali muoiono per le ferite, per soffocamento e per disidratazione; questa, a parere degli interroganti, è una violazione della cura e del rispetto dovuto alla creazione e in particolare agli animali legati all'uomo da una particolare sintonia affettiva; tutto ciò trasgredisce anche le più basilari linee guida sul benessere animale;

   è credenza che la scarica di adrenalina generata dal terrore a cui il cane è sottoposto garantisca maggior tenerezza alla carne e proprietà positive per affrontare la calura estiva;

   a fronte del costo di allevamento dei cani, alcuni preferiscono «andare a caccia» delle prede, rubandole ai legittimi proprietari, per poi narcotizzarle e trasferirle a Yulin;

   l'inizio della pandemia di Coronavirus ha portato l'attenzione su alcune pratiche alimentari e sulle condizioni igieniche dei cosiddetti «wet market», come quello di Yulin, dove non viene rispettata alcuna norma igienica e gli animali vengono portati vivi e uccisi in loco, favorendo la diffusione di batteri e virus;

   l'anno scorso il Ministero dell'ambiente cinese ha inserito il cane nella categoria degli «animali domestici» e nell'aprile 2020 la metropoli di Shenzhen è stata la prima in Cina a metterne ufficialmente fuori legge la vendita e il consumo, con multe salate per i ristoratori che lo tengono nel menù e per chi lo ordina;

   nei giorni scorsi, la stampa occidentale ha riportato la notizia della possibilità che la città di Yulin possa finalmente proibire la vendita di carne di cane durante lo svolgimento dell'evento; tuttavia è sin dal 2017 che il segretario del Partito comunista cinese della città manifesta tale intenzione, come riportato per esempio dal South Cina Morning Post il 19 maggio 2017;

   altre fonti riportano misure indirette, legate a motivazioni sanitarie, come la quarantena preventiva degli animali, che avrebbero l'effetto di ridurre drasticamente il mercato della carne di cane;

   in ogni caso, è palese come l'evolvere della sensibilità della società civile cinese stia generando una riflessione nelle autorità politiche;

   il festival di Yulin rappresenta un esempio di crudeltà gratuita e di enormi dimensioni sui cani, nonché di totale assenza di vera tradizione, unendo in un drammatico mix vecchie abitudini alimentari e forme del tutto nuove di consumo di massa e di aggregazione fieristica, andando contro il rispetto degli animali più legati all'uomo. Occorre al contrario rafforzare e promuovere la cultura del rispetto verso gli animali –:

   se il Governo intenda condannare ufficialmente questa inaccettabile manifestazione lesiva del benessere animale e della salute pubblica e altresì adottare iniziative, per quanto di competenza, nei confronti del Governo cinese affinché sia da subito e definitivamente abolito il festival di Yulin, uno dei più atroci e sanguinari del mondo.
(4-09525)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   DORI, CIAGÀ e CARNEVALI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   a Tavernola Bergamasca (Bergamo), sul lago d'Iseo, sorge Villa Elena, una villa storica risalente al XVI secolo con annesso arboreto di oltre 20.000 metri quadrati, progettato nel 1890, ove sono presenti rare piante esotiche provenienti da tutto il mondo;

   l'arboreto è stato poi arricchito dall'intensa attività di ricerca e sperimentazione del botanico di fama mondiale Luigi Fenaroli (1899-1980), fautore del rilancio post-bellico dell'agricoltura e della selvicoltura italiana attraverso l'impiego della genetica vegetale e autore di numerosissime pubblicazioni e scritti, molti dei quali conservati presso la Villa;

   nel 1960 Luigi Fenaroli sperimentò per la prima volta in Italia, in collaborazione con il Giardino botanico della Sorbona di Parigi, la coltivazione della Actinidia chinensis (comunemente chiamata «kiwi») utilizzando alcune piante importate dalla Nuova Zelanda. L'esperimento si rivelò un successo, tanto che oggi l'Italia è uno dei principali produttori di kiwi al mondo, prima in Europa;

   nell'arboreto si trovano piante di grande valore, tra cui una sequoia gigante (sequoia sempervirens), un albero monumentale della canfora (cinnamomum canphora), e un ginkgo biloba, oltre ai primi esemplari di kiwi in Italia importati da Fenaroli;

   Villa Elena è di proprietà privata e attualmente risulta in vendita su alcuni siti web, con un prezzo tra i 3 e i 4 milioni di euro;

   il comune di Tavernola Bergamasca, a quanto consta agli interroganti, ha preso contatti con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, al fine di avviare la procedura per la «dichiarazione di interesse culturale» di cui agli articoli 13 e seguenti del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;

   Villa Elena e il suo arboreto rappresentano anche un'attrattiva turistica, come dimostrato dal significativo afflusso di visitatori in occasione delle Giornate Fai di primavera del 15 e 16 maggio 2021 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, a seguito della dichiarazione di interesse culturale, al fine di acquistare, anche in via di prelazione ai sensi degli articoli 59 e seguenti del predetto decreto, Villa Elena e l'annesso parco Fenaroli a Tavernola Bergamasca (Bergamo), anche mediante l'utilizzo di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza o di ulteriori fondi per il recupero dei giardini e parchi storici.
(4-09528)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle entrate, con proprio provvedimento ha disposto, dal 1° luglio 2021, la chiusura dello sportello decentrato del comune di Isili (NU);

   le dipendenti attualmente assegnate allo sportello lavoreranno prevalentemente in lavoro agile e, come si evince dal provvedimento stesso, laddove si renda necessaria la prestazione lavorativa in presenza, saranno assegnate presso l'ufficio territoriale di Sanluri ovvero presso altra sede;

   la direzione regionale dell'Agenzia delle entrate evidenzia, tra le motivazioni della scelta, che «la criticità di natura gestionale non consente la riapertura dello sportello (chiuso durante l'emergenza epidemiologica), che al momento si avvale di due sole unità di personale, correlata all'impossibilità di garantire l'avvicendamento dei dipendenti in caso di assenze a vario titolo» in quanto – sempre secondo la direzione regionale – sarebbero venuti meno i requisiti dell'articolo 5, comma 7, del Regolamento di Amministrazione, nella parte che riguarderebbe i criteri di «economicità e di impiego razionale delle risorse»;

   va sottolineato che lo sportello di Isili serve un territorio vasto e morfologicamente molto complesso. La soppressione dell'ufficio comporterà ingenti difficoltà e penalizzerà indubbiamente la comunità, che vanta un importante bacino d'utenza, ed i cui cittadini si vedranno costretti a doversi spostare altrove per il disbrigo delle più note pratiche gestite dall'Agenzia stessa. Molti di essi, inoltre, vivendo in un'area geograficamente disagiata, non dispongono materialmente della possibilità di spostarsi in altri comuni limitrofi. Si pensi, ad esempio, alle fasce più fragili della popolazione come anziani e soggetti invalidi, altresì svantaggiati dal punto di vista dell'accesso telematico ai servizi;

   con nota prot. 4893 del 7 giugno 2021 indirizzata alla direzione dell'Agenzia delle entrate della regione Sardegna, il sindaco del comune di Isili, dottor Luca Pilia, ha espresso le sue considerazioni circa la forte contrarietà alla dismissione dei servizi erogati dallo sportello, per i succitati motivi, sottolineando come l'Amministrazione abbia già messo a disposizione, a titolo completamente gratuito, i locali comunali che ospitano lo sportello, sopperendo dunque alla necessità del taglio dei costi e scongiurandone la chiusura, facendosi carico non solo delle spese di adeguamento dei locali ma anche di quelle gestionali, eccezion fatta per quelle riferibili al personale in servizio;

   la direzione regionale, di contro, propone al comune – come si evince dalla risposta fatta pervenire alla missiva del sindaco dottor Luca Pilia – di riconsiderare la decisione assunta qualora l'amministrazione comunale provvedesse, a proprie spese, all'assegnazione di almeno due unità di personale da destinare in comando allo sportello, e da formare adeguatamente per l'erogazione del servizio;

   una soluzione, quella proposta dalla direzione regionale, che appare decisamente impraticabile, poiché è tristemente noto il delicato momento che tutti i comuni del Paese stanno attraversando a causa delle conseguenze dell'emergenza sanitaria, sia in termini economici che in termini di organizzazione dei servizi erogati dalla stessa pubblica amministrazione;

   pertanto la comunità montana «Sarcidano Barbagia di Seulo» della quale, tra gli altri, fa parte il comune di Isili, ha convocato un'assemblea straordinaria ed urgente per il 17 giugno 2021, al fine di discutere proprio della chiusura dello sportello dell'Agenzia delle entrate, invitando la direzione regionale a prendere parte all'incontro;

   appare chiaro che l'ulteriore dismissione di servizi fondamentali della pubblica amministrazione, in atto da anni soprattutto a spese dei piccoli comuni della regione Sardegna, contribuisce a creare innumerevoli difficoltà ai danni dei cittadini, con particolare riferimento alle fasce più deboli della popolazione –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere, nel più breve tempo possibile, tutte le iniziative di competenza affinché la direzione regionale Sardegna dell'Agenzia delle entrate rivaluti la decisione assunta annullando, con effetto immediato, il provvedimento di chiusura dello sportello presso il comune di Isili.
(4-09533)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   due bambini di 10 e 12 anni sono stati interrogati presso la caserma dei carabinieri di Valmarecchia per essere entrati in un immobile disabitato in un paese della Valmarecchia, nell'aprile 2021;

   i bambini erano entrati nell'immobile disabitato per recuperare un pallone mentre stavano giocando a calcio;

   a seguito di querela del proprietario dell'immobile, messo in allarme da un vicino di casa che temeva si trattasse di due ladri, i due bambini sono stati invitati a comparire presso la procura per i minorenni di Bologna, il cui pubblico ministero è Simone Purgato, accusati di invasione di edifici in concorso;

   l'essere protagonisti di un interrogatorio li ha «traumatizzati» nonostante i carabinieri abbiano adottato molto tatto nel porre loro le domande;

   occorrerebbe adottare un maggior equilibrio tra il doveroso rispetto delle regole e la tutela del minore, anche per evitare il rischio di ripercussioni psicologiche e di «stigma sociale» nei confronti dei ragazzi;

   andrebbe sempre tenuto conto del preminente interesse della persona, soprattutto quando di tratta di bambini in così tenera età per presunti fatti di lieve entità –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere, anche normative, al fine di promuovere una tutela più stringente dei minori per evitare il ripetersi di episodi simili.
(5-06228)

Interrogazione a risposta scritta:


   TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come denunciano in un documento unitario le organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria Sappe, Osapp, Uilpa e Sippe, la gravissima carenza d'organico esistente nell'istituto penitenziario di Bari, ha fatto venir meno ogni sicurezza all'interno dello stesso anche costringendo i lavoratori di polizia penitenziaria a turni massacranti che oramai vedono stabilmente le 8 ore di lavoro, con situazioni frequenti di 12 ed anche 16 ore; la situazione di questo istituto penitenziario, da sempre istituto di rilevanza strategica per le diverse situazioni dei clan contrapposti delle sezioni alta sicurezza mette il personale tutto in condizioni di grave rischio, senza che vi sia un adeguato numero di uomini utili ad affrontare le emergenze quotidiane;

   la sede barese, è l'unica, nella regione Puglia, a non aver ottenuto almeno l'organico stabilito dalla «legge Madia» pari a 276 unità, poiché alla data attuale amministra 256 unità di cui 12 sono distaccate presso la sede del Prap ricucendo, quindi, l'organico gravemente insufficiente di oltre 32 unità, in larga percentuale carente nel ruolo degli agenti assistenti. Tale situazione determina gravi rischi per la sicurezza e porta il personale a subire stress correlato all'attività lavorativa: fattispecie assolutamente inaccettabile e non più sostenibile;

   con la struttura sanitaria Sai, l'istituto barese è diventato un ospedale, raggruppando detenuti di grosso calibro criminale appartenenti alla criminalità organizzata di tutte le regioni italiane, creando nei reparti detentivi problemi di sicurezza, poiché gli stessi non vengono ricoverati presso il Sai ma assegnati ai reparti dell'istituto, in quanto il Dipartimento vi assegna i predetti con la dicitura annessi al Sai. La struttura sanitaria non riesce a far fronte compiutamente alle esigenze specifiche di settore e, quotidianamente, produce ricoveri esterni e decine di visite ambulatoriali nelle strutture sanitarie esterne, svuotando il carcere dei pochi agenti rimasti in servizio, tenuto conto della gravissima carenza d'organico;

   le delegazioni sindacali esprimono anche il disagio di tutto il personale della polizia penitenziaria che, oltre alla gravissima carenza presente, deve surrogare anche le attività del personale amministrativo ormai non più rimpiazzato con i numerosi pensionamenti raggiunti a seguito della «quota 100» e, soprattutto, con il sovraccarico di lavoro procurato dalle tantissime visite ambulatoriali e dai ricoveri in regime d'urgenza messi in atto dall'area sanitaria della struttura penitenziaria barese, in capo alla Asl competente –:

   se il Ministro interrogato intenda procedere all'assegnazione immediata di almeno 80 unità di polizia penitenziaria nelle prossime assegnazioni che avverranno a seguito del completamento dei corsi di formazione in essere, per integrare sia il personale in servizio in istituto, che quello assegnato all'Ntp provinciale;

   se ritenga opportuna la celere edificazione di un nuovo penitenziario a Bari e se intenda fornire elementi in merito alle tempistiche di attuazione di un eventuale progetto di costruzione, in quanto l'edificio attuale, che risale ai primi del '900, presenta problemi strutturali e risulta fatiscente e non adeguato a garantire standard sostenibili di vivibilità per i detenuti e di operatività per gli agenti di polizia.
(4-09526)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   esiste una oggettiva difficoltà nella praticabilità dei porti «minori» dell'Emilia-Romagna, dovuta alla presenza dei fondami nei fondali che innalza il livello dell'acqua;

   questo fenomeno rende particolarmente difficile la navigazione, precludendo una serie di opportunità di sviluppo per questi porti, come segnalato da alcune organizzazioni economiche; la media di batimetria che si riscontra nei porti romagnoli non supera i due metri, a fronte di quella considerata «praticabile» fissata tra i quattro e i cinque metri circa;

   la tendenza alla crescita del livello dell'acqua sta penalizzando i pescatori delle aree più critiche, con le ovvie ricadute negative che questo produce;

   è acclarato che un porto che sia dotato di una buona navigabilità consente a tutte le imbarcazioni una navigazione sicura, un maggior afflusso di persone, una qualità ambientale e urbana superiore, una mitigazione notevole degli effetti dovuti dalle piogge intense e frequenti che si registrano soprattutto nei mesi invernali;

   si rende necessario potenziare l'attività di manutenzione ordinaria delle draghe, supportando la regione e gli enti locali in termini finanziari e non solo, anche alla luce delle opportunità offerte dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano intraprendere per promuovere un programma di interventi di dragaggio strutturali dei porti regionali della Romagna, al fine di assicurarne il loro pieno utilizzo e liberare potenzialità inespresse sotto il profilo economico, turistico e ambientale.
(5-06215)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili . — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A2, detta autostrada del Mediterraneo, ha un'estensione di 442,2 chilometri, rappresenta la continuazione dell'autostrada A3 (Napoli-Salerno) e del raccordo autostradale 2 collegando Salerno a Reggio Calabria, passando per Cosenza e Vibo Valentia;

   l'autostrada del Mediterraneo è gestita dall'Anas, senza pedaggio, e snoda il suo percorso in gran parte su territorio montano dal momento che oltre il 50 per cento della tratta attraversa l'Appennino lucano e calabrese;

   al chilometro 30+000, dopo Battipaglia e prima di Campagna, c'è lo svincolo di Eboli, provincia di Salerno;

   per tale uscita esiste un progetto dell'Anas per lavori di adeguamento, nell'ambito di un complesso di interventi di ammodernamento di cui al 1° Programma delle Infrastrutture strategiche (delibera del Cipe n. 121 del 2001);

   il progetto, di limitato impatto rispetto allo svincolo esistente, prevede una parziale modifica delle rampe e la realizzazione di 4 nuove rotatorie per la connessione alla viabilità locale; in questo modo, secondo il dettaglio progettuale, si evita la concentrazione in un unico punto dei traffici in ingresso e uscita dall'autostrada e, quindi, la congestione;

   è stato anche previsto l'utilizzo dell'esistente sottovia di svincolo a servizio di un bypass della strada provinciale 30;

   l'importo stimato per l'intervento è pari a euro 16,09 milioni, di cui 0,4 finanziati da CdP 2015 e la rimanenza a carico del fondo unico; i tempi di realizzazione sono stimati in circa 5 anni;

   è stato approvato il progetto di fattibilità tecnica economica, nel maggio 2017 e, il 6 luglio 2017, è stata avviata la procedura autorizzativa secondo decreto legislativo n. 50 del 2016, con richiesta di conferenza di servizi preliminare, verifica archeologica preventiva e verifica di assoggettabilità alla Via;

   in data 24 maggio 2018, con decreto prot. nr. 000042.24, il Mite ha determinato l'assoggettamento alla procedura di valutazione d'impatto ambientale dell'intervento;

   in data 16 giugno 2020, la Società Progin ha proceduto ad una consegna parziale degli elaborati del progetto definitivo nelle more dell'esecuzione delle indagini geologiche\geotecniche ed ambientali;

   la procedura di V.i.a. ha comportato la redazione di uno studio di impatto ambientale suffragato da specifiche indagini da condursi in sito, determinando un forte ritardo, poi ulteriormente aggravato dall'emergenza sanitaria;

   appare urgente – fermo restando l'impegno all'immediata messa in opera di tale progetto per garantire la fluidità ordinaria del traffico da tempo in emergenza – la predisposizione di un intervento integrato dell'intera area, che preveda un nuovo svincolo di raccordo tra Battipaglia ed Eboli, a ridosso della esistente zona industriale, che è strategico ed essenziale sia per l'hub dell'alta velocità e alta capacità ferroviaria, che verrà a cadere proprio in quell'area, sia per il polo agroalimentare già finanziato dalla regione Campania, sia per il commercio nazionale e internazionale della filiera produttiva di tutta la Piana del Sele, che vanta un primato nazionale nel settore lattiero caseario (mozzarelle) e una quarta gamma ortofrutticola di alta qualità;

   il nuovo svincolo integrato con quello in atto, opportunamente ristrutturato, sarebbe funzionale per tutto il territorio, laddove merci e mezzi pesanti potrebbero arrivare direttamente nella zona industriale e di interscambio e non intasare il traffico a ridosso del centro abitato di Eboli, con grave impatto sulla viabilità locale e sull'ambiente –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per velocizzare l'attuazione del progetto di adeguamento dello svincolo di Eboli dell'Autostrada del Mediterraneo di cui in premessa;

   se e quali iniziative intenda adottare per assicurare il suo completamento, con un progetto integrato (secondo lotto) di uno svincolo gemello tra Battipaglia ed Eboli, così come illustrato in premessa.
(4-09535)


   AMITRANO, MARTINCIGLIO e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori marittimi, svolgono la propria attività lavorativa sulle navi solo se in possesso del certificato di competenza o del certificato di addestramento, di cui al decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, che indica nello specifico, l'abilitazione a svolgere le competenze menzionate nel certificato stesso cui sono abilitati e che in Italia vengono rilasciati e rinnovati dalle capitanerie di porto, con durata di 5 anni;

   a livello internazionale, tali certificati trovano regolamentazione nella Convenzione Stcw (Standards of Training Certification and Watchkeeping for Seafarers) adottata a Londra nel 1978 e la stessa convenzione è stata emendata in seno alla Conferenza diplomatica di Manila nel 2010 e in vigore a decorrere dal 1° gennaio 2012;

   con decreto ministeriale del 1° marzo 2016 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 15 marzo 2016, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ha provveduto a disciplinare le procedure di rinnovo dei certificati di competenza e di addestramento in conformità con le disposizioni della Convenzione Stcw;

   l'articolo 4 del decreto ministeriale di cui sopra, stabilisce i requisiti per il rinnovo del certificato di competenza che è effettuato dall'autorità marittima di iscrizione che ha rilasciato il certificato ed è rinnovato ai lavoratori marittimi in possesso del certificato in corso di validità di cui all'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 71, dei corsi di addestramento richiesti per il certificato di competenza da rinnovare e degli eventuali corsi di adeguamento dei livelli di competenza richiesti dalla normativa vigente al momento del rinnovo del certificato;

   il lavoratore marittimo in possesso dei requisiti di cui sopra, deve aver effettuato, alternativamente, i seguenti periodi di navigazione: a) dodici mesi, nei cinque anni precedenti la scadenza del certificato, su unità soggette al campo di applicazione della Convenzione Stcw, svolgendo le funzioni della certificazione posseduta; b) almeno tre mesi, durante i sei mesi precedenti la scadenza del certificato di competenza, svolgendo le funzioni della certificazione posseduta; c) tre mesi in soprannumero, nel periodo di validità del certificato, nelle funzioni della certificazione posseduta, immediatamente prima di assumere il grado per il quale il certificato di competenza è valido;

   in Italia, la figura dell'«insegnante del mare» è ricoperta da personale marittimo, comandanti, manageriali di bordo, impiegati che ininterrottamente garantiscono la formazione e gli addestramenti obbligatori alle nuove leve del comparto della marina mercantile e per essere istruttori dei marittimi è necessario possedere determinati requisiti e certificati, tra i quali il certificato di competenza;

   tale categoria di lavoratori marittimi trova difficoltà nel rinnovo del proprio certificato, poiché l'iter normativo prevede, oltre agli standard formativi e di addestramento aggiornati, anche un periodo dai 3 ai 12 mesi di navigazione su navi;

   l'articolo 7 del decreto ministeriale del 1° marzo 2016, nella sua formulazione, lascia ampi margini di discrezionalità tecnico-valutativa al competente ufficio ministeriale, laddove prevede che «il lavoratore marittimo può richiedere al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ai soli fini del rinnovo del certificato di competenza, di valutare come equivalente al servizio di navigazione richiesto ulteriori occupazioni alternative, che dimostrano il mantenimento delle competenze indicate nel certificato da rinnovare» –:

   se il Ministro intenda adottare ulteriori iniziative in merito alla procedura di rinnovo del certificato di competenza, al fine di considerare, tra le occupazioni alternative, come equivalenti al servizio di navigazione e ai soli fini del mantenimento delle competenze indicate nel certificato da rinnovare, anche quella degli «insegnanti del mare», impossibilitati ad effettuare i periodi di navigazione richiesti dalla normativa vigente, poiché l'attività di docenza per la formazione del personale marittimo è svolta esclusivamente su terraferma.
(4-09536)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

  l'agenzia per l'Italia Digitale è alla ricerca di un avvocato «per le esigenze dell'Ufficio "Affari Giuridici e Contratti" dell'Agenzia per l'Italia Digitale, con durata triennale», come recita la determinazione n. 370/2021 della stessa Agid;

   l'Agid, nell'avviso pubblico per il conferimento dell'incarico dirigenziale, elenca una serie di requisiti richiesti tra i quali, oltre alla laurea in giurisprudenza o equipollente e l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato, richiede anche: «esperienza in tematiche giuridiche e regolatorie derivanti dall'utilizzo del web (accessibilità, reputation, inclusività dei soggetti diversamente abili, Cyber security)», «esperienza in ambito regolatorio relativa all'applicazione del CAD e dei regolamenti in materia di Privacy», «esperienza almeno decennale acquisita nella gestione di uffici o studi legali e del contenzioso» e, infine, «capacità di leadership, problem solving e team building»;

   l'interrogante rileva molte criticità nel bando appena richiamato: in particolare, se l'incarico riguarda «competenze in tema di coordinamento delle attività di elaborazione delle linee guida, gestione della fase sanzionatoria dei provvedimenti di vigilanza, gestione del contenzioso e delle situazioni di pre-contenzioso dell'Agenzia, coordinamento delle attività del Difensore civico», non è dato sapere perché, fra i requisiti, non si faccia espresso riferimento al possesso di competenze ed esperienza in materia di contratti pubblici e appalti, ma si valorizzano piuttosto quelle inerenti al web e alla privacy;

   appare discriminatoria la necessità di esercizio della professione di avvocato per almeno 10 anni che esclude, in via generale, moltissime figure di alto livello, con conoscenze approfondite della pubblica amministrazione e dei temi del digitale;

   l'interrogante rileva come sia di discutibile obiettività la valutazione sulle «capacità di leadership» e come essa possa essere requisito escludente da una posizione dirigenziale pubblica;

   l'avviso non è stato pubblicato nell'apposita sezione Concorsi, relativa al personale dipendente, ma all'interno della sezione trasparenza – avvisi, normalmente utilizzata per la selezione dei consulenti, senza alcuna altra forma di pubblicità –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato al fine di chiarire le criticità esposte in premessa e garantire una selezione pubblica basata sui criteri di trasparenza e concorrenza.
(4-09534)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Quotidiano nazionale nelle settimane scorse ha riportato la notizia di alcune maxi-risse che sono scoppiate in due zone di Pisa; la prima, in piazza Garibaldi, ha coinvolto una quindicina di giovani, quasi tutti minorenni; alcuni di loro, che hanno riportato lussazioni e lacerazioni, sono stati soccorsi dagli operatori del servizio «Pisanite», istituito proprio per assistere locali e avventori durante la movida notturna; la seconda, in piazza delle Vettovaglie, è scoppiata proprio allo scattare del coprifuoco sotto lo sguardo attonito dei passanti;

   le forze dell'ordine e, in particolare, la polizia municipale, controllano gli accessi alle zone della movida, cercando di presidiare al meglio i luoghi di concentrazione del divertimento, ma non bastano per prevenire ogni incidente;

   anche il servizio «Pisanite» si conferma un valido aiuto per coloro che hanno bevuto troppo e per stemperare le tensioni che possono crearsi durante la movida;

   tuttavia questi sforzi da parte dell'amministrazione, per essere efficaci, devono essere supportati da un maggior coordinamento da parte della prefettura –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per assicurare un maggior controllo dell'ordine pubblico a Pisa durante le notti della movida.
(4-09529)

ISTRUZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   sul proprio profilo Facebook la signora Rossella Angiolini, avvocata, insegnante, presidente della commissione pari opportunità della provincia di Arezzo, esponente di un partito del centrodestra che nel 2006 si è presentata come candidata sindaco al comune di Arezzo, ha pubblicato un post, ad avviso degli interroganti, ignobile offendendo in modo inaccettabile, volgare, vergognoso non solo le donne di sinistra ma soprattutto ledendo la civile convivenza;

   nel post si richiama la tragedia di Saman Abbas, la ragazza di origine pakistana e residente a Novellare (Reggio Emilia), che è scomparsa dopo aver rifiutato un matrimonio combinato, probabilmente orridamente uccisa da suoi familiari. Secondo Angiolini si sarebbero viste poche prese di posizione sul caso nell'alveo politico di sinistra e per denunciare tale presunto silenzio ha usato parole sessiste, irripetibili e irricevibili per una comunità civile, provenienti proprio da una donna, presidente della commissione pari opportunità della provincia di Arezzo;

   Angiolini, sulla scia delle legittime e doverose denunce suscitate dal post, si è dimessa dalla commissione pari opportunità, dichiarando «Ho usato parole incompatibili con un incarico istituzionale»;

   al netto della falsità delle dichiarazioni nel merito, stante la generale riprovazione e considerate le prese di posizione di tante donne della sinistra e dei mondi femministi, quanto scritto da Angiolini non è tanto incompatibile con incarichi istituzionali, molto più gravemente non è compatibile con la Costituzione italiana, con i valori di convivenza civile, ed è fonte di odio testimoniato da altri scurrili e vergognosi post contro altre donne delle istituzioni seguiti al post della signora;

   gli interpellanti esprimono a tutte le donne, non solo di sinistra, delle istituzioni e della comunità di Arezzo la massima solidarietà –:

   considerata la professione di insegnante svolta dalla signora Angiolini e tenuto conto che il ruolo di docente risulta non conciliabile con il linguaggio utilizzato dalla signora, se siano state assunte iniziative in merito a comportamenti incompatibili con il ruolo educativo svolto.
(2-01253) «Verini, Buratti, Carla Cantone, Carnevali, Cenni, Ciampi, De Filippo, Lorenzin, Fragomeli, Frailis, Lacarra, Pezzopane, Sensi, Fiano, Morani, Di Giorgi, Sani, Lattanzio, Boldrini, Nardi, Morgoni, Pellicani, Madia, Pini, Gribaudo, Miceli, Soverini, Bordo, Zan, Bazoli, Braga, De Micheli, Siani, Morassut».

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO, FRATOIANNI e FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il tema degli insegnanti di sostegno e della loro specializzazione è stato trattato dal primo firmatario della presente interrogazione con atto di sindacato ispettivo n. 3-02184;

   occasione in cui la Ministra dell'università e della ricerca Messa ha sottolineato che il Ministero dell'università e della ricerca, competente con riferimento alla formazione dei futuri docenti, «si è subito attivato per accrescere la potenzialità del sistema universitario»;

   tuttavia, la Ministra dell'università e della ricerca ha concluso affermando che dovrà «essere profuso uno sforzo di sinergia fra Ministero dell'istruzione e Ministero dell'università e della ricerca affinché, a fronte dell'accresciuta disponibilità dell'offerta formativa degli atenei, possa anche essere aumentato, già in occasione del prossimo ciclo di tirocinio formativo attivo (tfa), il fabbisogno espresso dal sistema educativo»;

   la costante scelta di personale privo di titolo di specializzazione e abilitato su materia svilisce la figura dell'insegnante specializzato e non offre ai soggetti più vulnerabili le giuste attenzioni;

   inoltre, aumenta ancora il numero di alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane, il 6 per cento in più rispetto all'anno precedente per un totale pari al 3,5 per cento degli iscritti, come rilevato dal rapporto dell'Istat «L'inclusione scolastica degli alunni con disabilità – anno scolastico 2019-2020», e la pandemia ha aggravato ulteriormente la situazione degli studenti con diverse abilità che hanno registrato maggiori difficoltà a beneficiare di soluzioni di apprendimento a distanza;

   urge un intervento congiunto del Ministero dell'istruzione e del Ministero dell'università e della ricerca affinché siano evitate sacche di precariato non specializzato e sia attribuita la precedenza a coloro che, superate le prove per il relativo corso di specializzazione, mirino effettivamente a ricoprire tale ruolo, garantendo un servizio continuativo e consapevole agli alunni con diversa abilità;

   è importante garantire sin dal prossimo anno scolastico a ciascun alunno con disabilità di svolgere il proprio percorso formativo opportunamente affiancato secondo le proprie possibilità e capacità –:

   se intenda certificare l'accresciuto fabbisogno di docenti di sostegno specializzati, anche al fine di permettere l'inclusione con riserva nelle graduatorie di luglio 2021, in coda alla prima o alla seconda fascia di sostegno delle graduatorie provinciali per le supplenze e prima delle graduatorie incrociate, degli insegnanti risultati idonei alle selezioni del V ciclo dei percorsi di specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità che conseguiranno il titolo di specializzazione, come soprannumerari, nel 2022 in occasione del VI ciclo tirocinio formativo attivo sostegno.
(3-02336)


   TOCCAFONDI, FREGOLENT, ANZALDI, MARCO DI MAIO, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in Italia la scuola nell'anno scolastico in corso è stata chiusa circa 37 settimane di media, il periodo più lungo rispetto agli altri Paesi europei: 34 settimane in Germania, 27 nel Regno Unito, 15 in Spagna, 12 in Francia;

   la vera e propria spersonalizzazione della didattica a distanza ha prodotto effetti sicuramente negativi per migliaia di bambini ed adolescenti che sono rimasti fuori dalle aule: il tasso di dispersione scolastica rischia di aumentare sensibilmente, così come rischiano di aumentare le lacune formative che le rilevazioni Invalsi certificheranno. Si tratta della più grande emergenza educativa degli ultimi anni che ha ampliato il divario tra le famiglie, tra bambini che abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i minori con disabilità e non. La didattica e la scuola rappresentano un percorso educativo, non semplicemente un insieme indistinto di lezioni, verifiche e valutazioni. La scuola rappresenta anche rapporti, relazioni, domande, dubbi, scoperte che la didattica a distanza non può facilitare;

   la riapertura a settembre 2021, che preveda la didattica in presenza per tutti gli studenti di ogni ordine e grado al 100 per cento, necessita quindi di un piano predisposto per tempo che contenga necessariamente una soluzione ai seguenti problemi: la possibilità di mantenere il distanziamento sociale tra gli studenti e con il personale insegnante e non — considerando che gli istituti scolastici non sempre dispongono di aule adeguate e che consentono il distanziamento —, l'utilizzo dei dispositivi di sicurezza personali nelle scuole, utilizzando mascherine adatte ai giovani di età diverse, un piano trasporti capace di far fronte alle ore di punta coincidenti con l'inizio delle lezioni, che comprenda la previsione di una marcata implementazione dei mezzi di trasporto e, infine, una campagna vaccinale dei ragazzi, al momento possibile dai 12 anni di età;

   un'ampia campagna vaccinale rivolta ai più giovani è sicuramente la condizione principale per eventualmente ammorbidire le misure anticontagio. L'elevata adesione dei ragazzi e delle ragazze in occasione della vaccinazione per i maturandi e l'apertura agli studenti di età superiore ai 12 anni hanno dimostrato la sensibilità loro e delle famiglie nei confronti del problema –:

   quali iniziative intenda adottare, con particolare riferimento alle problematiche esposte in premessa, per garantire la riapertura in sicurezza degli istituti scolastici a settembre che consenta la ripresa dell'attività didattica in presenza al 100 per cento per gli studenti di ogni ordine e grado.
(3-02337)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   i docenti svolgono un ruolo d'importanza sociale insostituibile, lavorando con serietà, professionalità e dedizione;

   il rapporto che si instaura tra insegnanti e studenti è estremamente delicato e, proprio per questo, non è assolutamente tollerabile che i primi possano sfruttare la propria posizione per instaurare un rapporto di tipo personale, finalizzato ad ottenere prestazioni;

   in data 19 aprile 2018, a seguito del nuovo contratto di lavoro del comparto istruzione e università, è stata introdotta una norma che prevede misure disciplinari per chi usa in modo improprio, ovvero con fini non coerenti con l'obiettivo dell'istruzione, della formazione e dell'orientamento, i canali di comunicazione informatici o i social per relazionarsi con gli studenti. I docenti che dovessero violare la fiducia accordatagli, mettendo in atto comportamenti o molestie di carattere sessuale nei confronti dei loro alunni, potranno essere licenziati;

   nei primi giorni del mese di agosto del 2020, il quotidiano «La Nazione» ha pubblicato alcuni articoli nei quali si riportava la presunta storia di un rapporto sentimentale tra un insegnante del Liceo classico Michelangelo di Firenze e una sua studentessa, non ancora maggiorenne;

   gli articoli riportavano, inoltre, la notizia che, oltre alle indagini avviate dalla polizia, il Ministero dell'istruzione avesse già inviato ispettori nel suddetto istituto;

   sempre sul giornale «La Nazione», il giorno 14 giugno 2021, è stato pubblicato un articolo in cui si rivelava che un'altra ex allieva avrebbe ricevuto dal professore in questione le stesse attenzioni;

   quest'ultima ragazza avrebbe denunciato atti di violenza privata e molestie a suo carico e avrebbe allegato all'esposto in procura copie dei messaggi ricevuti da parte del professore nei quali il docente avrebbe anche confessato la relazione con l'altra alunna minorenne;

   se confermate, le notizie sarebbero di una gravità inaudita, sia per le relazioni tra un insegnante e due sue studentesse, sia perché una delle due alunne, al momento dei fatti, sarebbe stata minorenne –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra riportato e quali iniziative di competenza il Ministero dell'istruzione avrebbe già adottato o intenda adottare per contribuire a fare luce sui suddetti fatti.
(4-09530)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il Gruppo Sicuritalia, che si occupa di vigilanza privata, conta 15 mila dipendenti in tutta Italia, 100 mila clienti e un ricavo consolidato da 650 milioni di euro, che l'azienda conferma anche per il 2020;

   in Italia, il comparto sicurezza e vigilanza privata vale 3,5 miliardi di euro, ma il 40 per cento del fatturato è prodotto dalle dieci aziende più grandi. Sicuritalia è il gruppo principe in quanto a fatturato e a dimensioni occupazionali; a tutt'oggi, gli addetti della vigilanza non armata hanno retribuzioni fra le più basse d'Italia. Il contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) di categoria prevede paghe base che, ai primi livelli, variano dai 797,14 euro lordi (livello F), ai 930,00 euro lordi (livello D);

   il Ccnl è quello della «Vigilanza privata e servizi fiduciari», stipulato nel 2013 e valido fino al 31 dicembre 2015. Sottoscritto da Cgil e Cisl, ad oggi è scaduto da 5 anni e 4 mesi;

   i tribunali del lavoro di Torino e Milano hanno stabilito che si tratta di salari al di sotto della soglia di povertà, incompatibili con l'articolo 36 della Costituzione;

   come riportato da Franz Baraggino su ilfattoquotidiano.it, in data 16 aprile 2021, gli oltre 4.000 soci lavoratori della cooperativa Sicuritalia servizi fiduciari – che fa parte del gruppo –, da otto anni approvano deroghe al Ccnl per affrontare continue crisi aziendali. «All'iniziale piano di crisi del 2013 segue a ruota quello del 2017», spiegano i sindacati. Le ragioni sono nel verbale di assemblea: «La crisi del settore, la difficile congiuntura economica e la diminuzione delle tariffe che i clienti sono disposti a pagare». E dunque: «Un immediato adeguamento al contratto avrebbe ripercussioni sui i livelli occupazionali» o peggio, «determinerebbe il dissesto economico-finanziario della cooperativa»;

   ilfattoquotidiano.it spiega che le deroghe avrebbero dovuto terminare a maggio 2020, con il pieno adeguamento a un Ccnl che ad oggi la cooperativa non ha mai applicato integralmente. Invece è, stata convocata un'assemblea in data 20 aprile 2020 e «per l'ennesima volta i soci lavoratori sono stati invitati a derogare al già misero contratto collettivo di categoria perché l'immediato adeguamento a quel contratto comprometterebbe seriamente la continuazione dell'attività»; ancora su ilfattoquotidiano.it vengono riportate le dichiarazioni in merito dei sindacati, che denunciano «incongruenze nelle informazioni dovute ai soci lavoratori» e attaccano: «con le deroghe al contratto Sicuritalia ha ridotto il costo del lavoro ed ha usufruito di molti appalti pubblici e privati», sostiene Stefano Franzoni (Uiltucs);

   secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, ai soci lavoratori di Sicuritalia è stata proposta negli ultimi anni la cancellazione dell'integrazione per la malattia, che l'accordo del 2013 sul Ccnl volle pagata al 100 per cento. Ma non solo. «Per ogni ora di straordinario i lavoratori hanno avuto molto meno di quanto previsto dal Ccnl, indifferentemente che si trattasse di lavoro diurno, notturno o festivo», spiega il sindacalista Franzoni (Uiltucs), che aggiunge: «Con salari così bassi, gli straordinari fanno la differenza, arrivando anche a un terzo del guadagno»;

   i sindacati hanno invitato i soci lavoratori a contattare l'azienda, richiedere il regolamento e rivendicare la partecipazione telematica. Secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, l'azienda ha allegato alle risposte un regolamento sociale depositato presso l'ispettorato territoriale del lavoro nel 2018, ma diverso da quello del 2017, al quale fa riferimento la recente convocazione di assemblea, e dove sono assenti i tagli agli straordinari riscontrabili invece dalle buste paga, coerentemente con il citato regolamento del 2017;

   secondo ilfattoquotidiano.it le risposte ricevute dalla cooperativa avrebbero riguardato la possibilità di convocare un'assemblea che si sarebbe dovuta tenere a porte chiuse, dove «a rappresentare i lavoratori sarà una persona indicata dall'azienda»;

   nel 2020, il tribunale del lavoro di Bergamo ha dato ragione a un lavoratore della cooperativa di Sicuritalia, condannata in contumacia a risarcirlo per gli straordinari in deroga al contratto collettivo. La sentenza si aggiunge ad altre e anche la Corte di cassazione, pronunciandosi sulla materia, nel febbraio 2019, ha affermato che il principio costituzionale della «sufficienza della retribuzione» si soddisfa proprio rispettando i minimi previsti dai Ccnl di categoria –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare i fatti esposti in premessa e il rispetto da parte della cooperativa Sicuritalia delle procedure e della normativa nazionale;

  se il Governo non ritenga, per quanto di competenza, di adoperarsi ai fini del rinnovo del contratto di lavoro già stipulato nel 2013 e valido fino al 31 dicembre 2015, a favore di miglioramenti per la categoria;

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per verificare che la volontà e l'interesse dei soci lavoratori siano rispettati, in particolare nel caso in cui venga loro richiesto di approvare deroghe ai contratti collettivi;

   se non ritenga necessario adottare iniziative urgenti per rivedere la normativa nazionale sulle cooperative, sugli appalti e sulla somministrazione di lavoro relativa alle cooperative per impedire le gravi problematiche emerse in questi anni come evidenziato in premessa.
(2-01252) «Costanzo, Schullian».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è assurdo che in questi anni non si sia trovata una soluzione definitiva per coloro che sono stati danneggiati dall'introduzione della riforma sulla pensioni «Fornero», poiché avevano fatto accordi con i datori di lavoro in considerazione del precedente regime previdenziale e, dunque, non hanno visto realizzarsi le loro legittime aspettative rispetto ai tempi di accesso all'assegno previdenziale;

   la vicenda degli esodati, infatti, conseguente alla predetta riforma, non si concluderà con la nona salvaguardia disposta dall'ultima legge di bilancio per una platea di 2.400 persone;

   al riguardo, dai dati pubblicati dall'Inps, su 2.821 istanze presentate per accedere alla nona salvaguardia, al momento, sono solo 1.050 quelle accolte, mentre quelle respinte 1.264 e 507 risultano ancora giacenti;

   a fronte di questi numeri modesti, tra l'altro, si dimostra come fosse giusta l'insistenza dell'interrogante per ottenere una nona salvaguardia, nonostante le lungaggini e gli ostacoli che, invece, ha spesso posto l'allora Governo guidato da Giuseppe Conte anche rispetto ai numeri della platea interessata. Tuttavia, anche quest'ultimo intervento di nona salvaguardia si sta dimostrando insufficiente, poiché, a causa dei criteri eccessivamente stringenti, lascerà ancora molte persone fuori dall'intervento, nonostante si trovino in una situazione che giustifica il loro diritto a chiedere di andare in pensione;

   bisogna verificare per quali motivi sia stata respinta la maggior parte delle domande gestite da Inps, sino ad oggi, e che è di gran lunga inferiore alle 2.400 persone che si intendeva tutelare in base alla normativa sulla salvaguardia;

   resta, quindi, necessario adottare misure che riconoscano il diritto alla pensione a coloro che non rientreranno nella nona salvaguardia per i disposti vincoli eccessivamente restrittivi, nonché, con criteri ragionevoli, ai disoccupati di lunga durata che hanno un'età troppo avanzata per riuscire a ricollocarsi nel mondo del lavoro –:

   quali siano le criticità che fanno già registrare un numero molto alto di domande respinte, come esposto in premessa;

   se intenda urgentemente adottare le iniziative di competenza per definire un ulteriore provvedimento che tuteli definitivamente tutti gli esodati esclusi dalle precedenti salvaguardie, destinando a tale intervento anche le risorse che non verranno utilizzate nella nona salvaguardia, visto il numero esiguo di quelle che saranno le domande accolte;

   se e quali iniziative strutturali intenda porre in essere per prevedere l'accesso alla pensione per i disoccupati di lunga durata che hanno, altresì, un'età avanzata.
(5-06217)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 25 maggio 2021 sono cominciati i negoziati in sede di «Trilogo» presso l'Unione europea riguardo la riforma della Politica agricola comune (Pac) e del regolamento n. 1308 del 2013, cosiddetto regolamento Ocm (Organizzazione unica dei mercati agricoli);

   nel contesto di quest'ultima revisione, si pone il tema della regolamentazione del «vino dealcolato», dunque la possibilità di dealcolizzazione totale (con tasso alcolometrico non superiore a 0,5 per cento vol.) e/o parziale (con tasso alcolometrico compreso tra 0,5 per cento ed il limite stabilito per Paese, in Italia del 9 per cento) del vino;

   il regolamento (CE) n. 491/2009, integrato dal regolamento n. 1308/2013, ha definito il vino come prodotto «ottenuto esclusivamente dalla fermentazione alcolica totale o parziale di uve fresche, pigiate o no, o di mosti di uve», andando poi a disciplinare la pratica della dealcolizzazione;

   nell'ambito della citata riforma di Pac e del regolamento Ocm, è stata proposta l'aggiunta dei prodotti dealcolizzati all'interno del comparto vino, nonché la facoltà di dealcolizzazione parziale per le produzioni vitivinicole a marchio di tutela come Dop e Igp;

   ne consegue che l'autorizzazione alla dealcolizzazione, ancorché parziale, dei vini a marchio di tutela e dell'inserimento di tali prodotti nel comparto vino, nel quadro del mercato unico europeo, andrebbero a cagionare un grave danno all'integrità di produzioni di eccellenza nazionali, incrementando anche il rischio di contraffazioni ed il fenomeno dell'Italian Sounding;

   la riforma in questione costituisce piuttosto una opportunità per costituire una apposita categoria di destinazione per le bevande dealcolizzate, andando in ogni caso ad escludere la possibilità di effettuare tale pratica sulle produzioni a marchio di tutela e di eccellenza nazionali;

   considerando che le normative europee permettono di fatto già l'impiego di zuccheri per incrementare il tenore alcolico delle produzioni vitivinicole, nonché la produzione di «vini» senza uva, ma con altri prodotti come, ad esempio, frutti di bosco, e considerata, peraltro, l'autorizzazione della Commissione europea intervenuta su impulso dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare, relativa al consumo della larva della tarma della farina a fini alimentari, l'autorizzazione della dealcolizzazione come sopradescritte costituirebbe l'ennesimo assalto alla eccellenza costituita dal comparto agroalimentare italiano –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per tutelare il comparto produttivo vitivinicolo nazionale, nell'ambito della proposta di riforma di cui in premessa, al fine di impedire, in ogni caso, l'assimilazione delle bevande dealcolizzate al vino, scongiurando l'applicazione di tale pratica alle produzioni a marchio di tutela.
(5-06222)


   GADDA e MORETTO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) n. 1022 del 2019 ha istituito un piano pluriennale per le attività di pesca che sfruttano gli stock demersali nel Mar Mediterraneo occidentale, tra Imperia e Trapani, includendo la Sardegna, modificando anche il regolamento (UE) n. 508 del 2014;

   il regolamento (UE) n. 2021 del 1990 ha stabilito, per il 2021, le possibilità di pesca per alcuni stock ittici applicabili nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero; tale regolamento è applicato a tutte le geographical sub areas (Gsa) del Mediterraneo, dando così concreta applicazione al regolamento n. 1022 per il Mediterraneo occidentale e attuando per le altre Gsa delle raccomandazioni che richiedono il preventivo recepimento nel diritto dell'Unione;

   la raccomandazione CGPM /43/2019/5 istituisce un piano di gestione pluriennale per la pesca demersale sostenibile nel Mare Adriatico GSA 17 e 18; tale raccomandazione, come altre vigenti nell'area del canale di Sicilia, non risultano a tutt'oggi recepite dall'Unione europea;

   in virtù del regolamento citato n. 2021 del 1990, oggi la flotta a traino italiana risulta divisa in vari segmenti, in funzione della lunghezza delle imbarcazioni, delle aree di pesca, degli attrezzi utilizzati e delle specie catturate;

   è notizia di queste ore il blocco, per la restante parte del 2021 (dunque dalla mezzanotte del 14 giugno al 31 dicembre 2021), da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (provvedimento n. 272272 della Direzione generale della pesca marittima e dell'acquacoltura), della pesca dei gamberi di profondità (Gambero rosso mediterraneo – Aristaemorpha foliacea, Gambero viola mediterraneo – Aristeus antennatus) per le unità di lunghezza superiore a 24 metri che operano nelle Gsa 9, 10 e 11;

   tale provvedimento giunge improvvisamente, creando disagi alle imprese di pesca e ai lavoratori imbarcati, ai quali, dal giorno seguente, è impedita l'attività lavorativa senza il tempo di poter riprogrammare, ove possibile, il prosieguo della pesca, mentre nelle acque internazionali prospicienti le nostre coste, altre unità di Paesi anche terzi continuano a prelevare quella stessa risorsa che oggi è proibito pescare alle imprese e cooperative italiane –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per consentire a queste unità una riprogrammazione del lavoro per i prossimi 6 mesi o misure di sostegno al reddito alle suddette imprese, strutturando al contempo una pianificazione generale della pesca, che, tra le cose, includa dei preavvisi all'avvicinarsi del superamento dello sforzo di pesca disponibile, anche per gli altri segmenti, al fine di evitare che improvvise comunicazioni simili colpiscano altre imbarcazioni italiane.
(5-06223)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   considerata la necessità di fornire ai consumatori un quadro informativo più completo sugli alimenti, prevenire e reprimere le frodi alimentari e tutelare le aziende dalla concorrenza sleale, il decreto 6 agosto 2020, entrato in vigore il 1° febbraio 2021, reca disposizioni per l'indicazione obbligatoria del luogo di provenienza nell'etichetta delle carni suine trasformate;

   il decreto impone l'obbligo di indicare sulle etichette degli alimenti, quali quelli di carni di ungulati domestici della specie suina macinate, separate meccanicamente, preparazioni di carni suine e prodotti a base di carne suina;

   accade però che sui banconi dei super e ipermercati si trovino salumi porzionati e confezionati sul punto vendita della grande distribuzione o in laboratori cui la catena affidi l'operazione, che non recano le informazioni previste dal suddetto decreto sulle carni suine trasformate in quanto questo si applica ai prodotti preimballati, ovvero confezionati dal produttore nel salumificio e la definizione di alimento preimballato, secondo il regolamento europeo 1169/2011 sull'etichettatura, non comprende gli alimenti imballati nei luoghi di vendita;

   si crea così un paradosso. Il prosciutto uscito dal salumificio con la dichiarazione d'origine arriva al supermercato, viene affettato e confezionato in vaschetta, perdendo di fatto la tracciabilità ovvero il Paese di provenienza del suino;

   il decreto del 6 agosto 2020, tra l'altro avendo natura sperimentale, scade il 31 dicembre 2021;

   due decreti ministeriali hanno prorogato al 31 dicembre 2021 l'obbligo dell'origine dei prodotti agricoli nell'etichetta per riso, grano duro, pomodoro e latte;

   sarebbe importante che sia esteso l'obbligo di origine delle materie prime in etichetta a tutti gli alimenti, a partire da una scelta rapida sui prodotti sui quali si è già sperimentato in questi anni come latte, formaggi, carni trasformate, pasta, riso, derivati pomodoro;

   secondo una ricerca di Beuc (l'organizzazione europea dei consumatori) il 70 per cento dei cittadini europei (82 per cento in Italia) vuole conoscere da dove viene il cibo sulle loro tavole, che diventa 90 per cento nei casi di derivati del latte e della carne –:

   quali iniziative intenda mettere in atto, nelle opportune sedi europee, al fine di prolungare l'efficacia del decreto ministeriale del 6 agosto 2020, oltre la data del 31 dicembre 2021, nonché di estendere l'obbligo di origine delle materie prime in etichetta a tutti gli alimenti al fine di valorizzare la produzione nazionale e consentire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori.
(5-06224)


   L'ABBATE, MAGLIONE, GAGNARLI, GALLINELLA, BILOTTI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) 1308/2013 prevede che per ogni Stato sia riconosciuta una sola Organizzazione interprofessionale (OI) rappresentativa di uno specifico settore e, in particolare, è previsto che, per l'olio di oliva, tale organizzazione debba rappresentare, in Italia, almeno il 40 per cento della filiera in tutte le sue componenti;

   il riconoscimento di una OI per il settore dell'olio di oliva e delle olive da tavola risulta fondamentale per attuare le misure previste dall'Ocm e per indirizzare con scelte strategiche lo sviluppo del settore;

   ad oggi, l'unica OI riconosciuta in Italia con decreto ministeriale per il settore è il Ceq – Consorzio extravergine di qualità; tuttavia, dal 2017, un'altra organizzazione Fooi – Filiera olivicolo olearia italiana, sta tentando l'istanza di riconoscimento presso il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali anche se, di fatto, informalmente si attesta già l'esistenza del Fooi sia attraverso la partecipazione al Tavolo olivicolo, sia con la sua presenza alle riunioni del Comitato consultivo del consiglio oleicolo internazionale;

   la contestuale richiesta di Fooi e Ceq per l'accesso ai fondi comunitari nel periodo transitorio 2021-2022, e il successivo diniego al Fooi perché non ufficialmente riconosciuta, ha fatto sì che si avviassero delle verifiche sulla reale rappresentanza di entrambe le OI della filiera dell'olio, addivenendo al fatto che, presumibilmente, nessuna delle due riuscirebbe a coprire da sola il 40 per cento della filiera in ogni sua componente;

   entro il 30 giugno 2021 il Ministro interrogato dovrà esprimersi sul rinnovo del riconoscimento al Ceq e sull'anticipo delle somme comunitarie previste per le attività del periodo transitorio 2021-2022;

   alla situazione venutasi a creare, si è cercato, da parte di alcuni componenti delle OI in questione, di trovare un accordo per la creazione di un'unica OI in grado di essere davvero rappresentativa del settore olio nazionale. I tentativi, come reso noto anche da fonti stampa, sono stati sinora fallimentari;

   si ritiene fondamentale la presenza di una OI che sia in grado rappresentare gli interessi del settore olio, sia dal punto di vista commerciale, che delle strategie di filiera, così da valorizzare al meglio il comparto e i suoi prodotti, specie nello scenario internazionale –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda intraprendere affinché si trovi un accordo finalizzato alla creazione di un'unica organizzazione interprofessionale per il settore olio d'oliva e delle olive da tavola, al fine di valorizzare nel mondo questa eccellenza del nostro made in Italy.
(5-06225)


   BOND, NEVI, SPENA, ANNA LISA BARONI, CAON, SANDRA SAVINO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Paese deve raggiungere gli importanti obbiettivi previsti dal Green Deal per mitigare il riscaldamento globale, conservare la biodiversità, usare al meglio le risorse naturali e il territorio;

   le energie rinnovabili sono il principale strumento per centrare tali obiettivi, ma si deve porre attenzione alle modalità di realizzazione poiché l'utilizzo dei pannelli fotovoltaici ha determinato un forte impatto sul territorio in termini di consumo di suolo agricolo, danni paesaggistici, incidenza sugli habitat naturali e la biodiversità, con il coinvolgimento di ampie aree del nostro Paese il cui paesaggio rappresenta un valore costituzionalmente protetto e le cui ricchezze naturali sono preziosissime;

   il sostegno finanziario per investimenti nel settore energetico garantito dal Pnrr deve essere attentamente programmato per bilanciare tutti gli interessi da tutelare;

   fonti di stampa rendono noti attuali reiterati episodi di consumo di suolo agricolo dovuto all'installazione di impianti fotovoltaici. Ciò genera numerose problematiche, compreso l'aumento dei canoni di locazione dei terreni agricoli perché in tutto il Paese sono avviate operazione per impiantare grandi schierate di pannelli solari;

   l'adozione degli impianti non deve generare il problema del consumo del suolo. Non deve ripetersi quanto verificatosi prima del 2012, quando il settore agricolo conobbe una diffusione rapida ed estesa degli impianti fotovoltaici a terra, con conseguente sottrazione di rilevanti aree a vocazione agricolo, 145 chilometri quadrati a fine 2019 secondo la commissione Via. Ciò ha causato anche impatti distorsivi sull'uso dei terreni agricoli e sul mercato degli affitti, nonché sull'assetto paesaggistico territoriale, conseguenza che si dovrebbe evitare per il futuro;

   il decreto-legge n. 1 del 2012 tolse l'accesso agli incentivi statali per gli impianti solari fotovoltaici con moduli collocati a terra in aree agricole, al fine di evitare la destinazione ad altro utilizzo di terreni comunque potenzialmente destinabili alla produzione alimentare;

   sarebbe necessario effettuare un monitoraggio dell'intero territorio nazionale per individuare le aree non idonee all'installazione di impianti fotovoltaici, raggiungere gli obiettivi energetici senza danneggiare il settore primario –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per salvaguardare l'uso del suolo a fini agricoli ed evitare il richiamato innalzamento dei prezzi di locazione dei terreni agricoli, nel quadro degli interventi finalizzati al contrasto dei cambiamenti climatici e allo sviluppo della produzione di energia da fonti rinnovabili.
(5-06226)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con circolare del 22 febbraio 2021, il Ministero della salute, a seguito del parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) dell'Aifa e delle successive precisazioni del Consiglio superiore di sanità, ha rappresentato la possibilità di utilizzo del vaccino AstraZeneca nella fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni (coorte 1956), ad eccezione dei soggetti estremamente vulnerabili;

   con successiva circolare dell'8 marzo 2021, sempre facendo seguito ad un parere del Consiglio superiore di sanità, il Ministero della salute, in merito all'utilizzo del vaccino AstraZeneca nei soggetti di età superiore ai 65 anni, ha rappresentato che ulteriori evidenze scientifiche resesi disponibili non solo confermano il profilo di sicurezza favorevole relativo al vaccino in ma indicano che, anche nei soggetti di età superiore ai 65 anni, la somministrazione del vaccino di AstraZeneca è in grado d'indurre significativa protezione sia dallo sviluppo di patologia indotta da SARS-CoV-2, sia dalle forme gravi o addirittura fatali di COVID-19;

   con successiva circolare del 19 marzo 2021, Ministero della salute ha trasmesso la nota Aifa del 19 marzo 2021 recante la revoca del divieto d'uso del vaccino COVID-19 AstraZeneca precedentemente adottata a seguito di diverse segnalazioni nazionali ed europee circa gravi eventi avversi nonché il documento informativo rilasciato a riguardo dalla European Medicines Agency (Ema); più in particolare la nota dell'Aifa, nel prendere atto della valutazione espressa dall'Agenzia europea dei medicinali (Ema) per la segnalazione di eventi tromboembolici, secondo la quale i benefici del vaccino nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte per COVID-19 superano il rischio di sviluppare coagulazione intravascolare disseminata o coaguli nei vasi che drenano sangue dal cervello, ha disposto la revoca del provvedimento di divieto di utilizzo precedentemente emesso; quanto invece al documento informativo dell'Ema trasmesso con la citata circolare del 19 marzo, lo stesso ribadisce che la comprovata efficacia del vaccino nel prevenire il ricovero in ospedale e la morte per COVID-19 supera la probabilità estremamente ridotta di sviluppare gli eventi avversi segnalati; tuttavia, alla luce dei risultati delle valutazioni, i pazienti devono essere consapevoli della remota possibilità che si verifichino tali sindromi i cui casi segnalati sono avvenuti quasi tutti in donne di età inferiore ai 55 anni;

   conseguentemente, alla nota dell'Ema, le vaccinazioni con il vaccino AstraZeneca sono riprese, seppure in maniera differente, nei diversi Stati europei;

   con circolare del 7 aprile 2021, il Ministero della salute, a seguito del parere del Cts di Aifa e sentito il Presidente del Consiglio superiore di sanità, ribadendo che il vaccino AstraZeneca è approvato a partire dai 18 anni di età, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate, ha rappresentato che è raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni, precisando altresì che in virtù dei dati ad oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino AstraZeneca, può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino;

   le circolari innanzi citate sono gli unici documenti ufficiali che forniscono indicazioni puntuali alle regioni e province autonome sulla somministrazione del vaccino AstraZeneca;

   l'Aifa è l'autorità competente in Italia per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini durante l'intero ciclo vitale di ogni singolo prodotto e per essere commercializzato e distribuito in Italia un medicinale deve aver ottenuto il rilascio dell'autorizzazione all'immissione in commercio (Aic) da parte dell'Aifa o della Commissione europea; l'Aic è la carta di identità del farmaco che stabilisce: il nome del medicinale; la sua composizione; la descrizione del metodo di fabbricazione; le indicazioni terapeutiche, le controindicazioni e le reazioni avverse; la posologia, la forma farmaceutica, il modo e la via di somministrazione; le misure di precauzione e di sicurezza da adottare per la conservazione del medicinale e per la sua somministrazione ai pazienti; il riassunto delle caratteristiche del prodotto; il modello dell'imballaggio esterno; il foglio illustrativo; la valutazione dei rischi che il medicinale può comportare per l'ambiente;

   la citata circolare del 7 aprile 2021 del Ministero della salute ha raccomandato un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca nelle persone di età superiore ai 60 anni;

   il presidente della regione Liguria, in riferimento alle diverse critiche sollevate per aver autorizzato l'open day in cui la 18enne di Sestri Levante ha ricevuto la dose di AstraZeneca rivelatasi probabilmente fatale, ha reso noto il testo di una lettera inviata il 12 maggio 2021 alle regioni dal capo di gabinetto del commissario all'emergenza Francesco Paolo Figliuolo, il colonnello Gabriele Garau. In tale lettera si riporta un parere contenuto in un verbale del Comitato tecnico-scientifico, che «non rileva motivi ostativi a che vengano organizzate dalle differenti realtà regionali iniziative, quali i vaccination day, mirate a offrire, in seguito ad adesione/richiesta volontaria, i vaccini a vettore adenovirale (AstraZeneca e Johnson&Johnson, ndr) a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni» –:

   in base a quali presupposti giuridici le regioni abbiano assunto decisioni circa le modalità di somministrazione dei vaccini indipendentemente dalle indicazioni precauzionali fornite dalle autorità (Aifa, Ema e Ministero della salute) che nel nostro ordinamento sono preposte alla governance farmaceutica, indicazioni precauzionali che, nel raccomandare la somministrazione del vaccino AstraZeneca alle persone di età superiore ai 60 anni, sono incompatibili con la modalità di somministrazione cosiddetta «open day», la quale, come noto, ha avuto il precipuo scopo di consentire la vaccinazione AstraZeneca a prescindere da qualsiasi precauzione legata all'età del paziente.
(2-01249) «Provenza, D'Arrando, Federico, Ianaro, Lorefice, Mammì, Misiti, Nappi, Penna, Ruggiero, Sportiello, Villani».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

  sono molte le segnalazioni secondo cui in più centri vaccinali alcuni medici si sono rifiutati di somministrare il vaccino alle donne che dichiarino di allattare, in altri casi, ad alcune donne è stato richiesto un documento del pediatra e del medico curante, oppure è stato chiesto loro di smettere di allattare il giorno stesso in conseguenza dell'inoculazione del vaccino;

   come riportato anche dall'Istituto superiore di sanità (Iss), non ci sono dati di sicurezza ed efficacia dei vaccini contro COVID-19 per questo target di popolazione e che il tema è oggetto di dibattito a livello nazionale e internazionale. Diversi Paesi prevedono che l'offerta vaccinale per queste donne sia subordinata a una valutazione individuale del profilo rischio/beneficio, facilitata da un colloquio informativo con i professionisti sanitari. Inoltre, le linee guida dell'Istituto superiore di sanità, secondo le indicazioni ad interim al 31 gennaio 2021, dispongono che «le donne che allattano possono essere incluse nell'offerta vaccinale senza necessità di interrompere l'allattamento»;

   la Società italiana di ginecologia e ostetricia il 6 maggio 2021 ha adottato un documento unitario in cui si afferma che il vaccino anti-COVID deve essere offerto a tutte le donne in gravidanza, specificando, inoltre, che «anche le donne che pianificano la gravidanza, nell'immediato postpartum o che allattano possono essere vaccinate a seconda della loro età e del gruppo di rischio clinico. Non sembrano esserci limitazioni in termini di tipologia di vaccino per quest'ultima categoria»;

   in molti casi l'offerta di un colloquio informativo è molto carente e talvolta si limita a distogliere la donna dal ricevere il vaccino o la si induce ad interrompere l'allattamento una volta avvenuta la somministrazione. Inoltre, alcuni centri vaccinali richiedono una certificazione del medico di base o del pediatra, con la quale questi ultimi si assumono la responsabilità della somministrazione e che non tutti i medici sono disposti a rilasciare tale certificazione. La disinformazione e la poca chiarezza su questo tema così delicato contribuiscono a creare uno stato diffuso di confusione ed ansia, rendendo molto complessa la valutazione sul ricevere il vaccino o meno da parte della donna stessa –:

   quando e in che modo il Ministro intenda intervenire per fare chiarezza sulla somministrazione del vaccino anti-COVID alle donne in allattamento così da evitare un ampio margine di discrezionalità del medico vaccinatore da cui derivano trattamenti differenziati nei singoli centri vaccinali e tali da permettere una scelta informata alle donne.
(2-01251) «Quartapelle Procopio, Lorenzin».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati pubblicati dall'Istituto superiore di sanità, i casi di COVID-19 nella fascia 10-19 sono stati 193.835 di cui 11.534 (5,95 per cento) asintomatici, 2.794 (1,44 per cento) pauci-sintomatici, 2.776 (1,43 per cento) lievi, 222 (0,12 per cento critici e 59 (0,03 per cento) severi. Di questi 17 sono deceduti, ovvero 8,77/100. La popolazione residente tra i 10-19 anni è di 5.673.197. La mortalità calcolata su questa fascia risulta pertanto di circa 3/1.000.000 di abitanti;

   da questi dati, a parere dell'interrogante, si può ritenere che la fascia 10-19 non presenti un rischio di mortalità tale da giustificare l'inoculazione di farmaci biologici ancora in fase 3 di sperimentazione, che utilizzino mRNA messaggero o Adenovirus Ogm modificati per trasportare un mRNA codificante la proteina spike;

   il 1° giugno 2021 il vaccino di Pfizer viene autorizzato per l'utilizzo tra i 12 e i 15 anni. Da giovedì 3 giugno le regioni sono state autorizzate a programmare l'inoculazione senza restrizioni anagrafiche.

   Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) ha dichiarato che: «Visto che in media ognuno ha in carico circa 200 ragazzi e ragazze tra i 12 e 16 anni e che con ogni fiala si possono fare 6 dosi, e calcolando l'uso di una fiala al giorno, quindi 30 somministrazioni a settimana, possiamo arrivare a 120 adolescenti vaccinati (per ogni pediatra, ndr) con la prima dose in un mese, e quindi completare tutta la platea 12-16 anni in un mese e mezzo o due. L'obiettivo di una ripartenza in sicurezza delle scuole è realistico»;

  si sa che tra il 2015 e il 2018 la Fimp ha ricevuto dalla Pfizer circa 270.000 euro di contribuzione;

   con l'interrogazione n. 4-09365 l'interrogante ha reso noto al Governo che la riduzione di rischio relativo di contrarre la malattia, calcolata per Pfizer, al 95 per cento risultava essere sovrastimata – infatti, Peter Doshi l'aveva ricalcolata tra il 19-29 per cento ma anche che la riduzione di rischio assoluto, calcolato sull'intera popolazione, risulta essere di 0,84 per cento. Per di più il farmaco non sarebbe stato progettato per impedire il contagio del virus;

   a parere dell'interrogante il farmaco a mRNA di Pfizer non solo non riduce minimamente il rischio di contrarre la malattia, ma non serve nemmeno a evitare un possibile contagio;

   tra l'altro nei Paesi dove si è provveduto a vaccinare i giovani, come in Israele, che è stato l'unico Paese ad aver già completato uno studio, l'incidenza di miocardite nei vaccinati a mRNA, si alzava di molto nella specifica coorte di studio maschile di 16-19 anni. In quella fascia i casi di miocardite registrati furono di circa 1 su 3.000;

   in Europa, il 6 maggio 2021, si è registrata la prima morte di un giovane tra i 12-17 anni che ha ricevuto il vaccino Pfizer a causa di un arresto cardiaco. Il report di reazione avversa è il numero EU-EC-10008557015;

   l'interrogante è altresì preoccupata delle reazioni avverse riguardanti la sfera riproduttiva. A quanto pare l'infezione dal virus, nella donna, in rari casi, può essere causa di una alterazione del ciclo mestruale e nell'uomo di danni ai testicoli. La proteina spike SARS-CoV-2 è simile alla proteina sincitina, che, nelle donne, partecipa alla fusione dei gameti durante la fecondazione e alla formazione della placenta durante la gravidanza. Negli uomini, invece, il testicolo è un organo con alti livelli di ACE2, bersaglio della proteina spike;

   per l'interrogante, la risposta immunitaria diretta contro la proteina spike, generata dai farmaci a mRNA, potrebbe compromettere la fertilità, come effetto avverso collaterale di lungo periodo –:

   se il Ministro non intenda, alla luce di quanto in premessa, adottare le iniziative di competenza per sospendere la vaccinazione per al fascia di età 12-17 anni.
(4-09527)


   ALEMANNO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il tumore al seno è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile (colpisce una donna su otto) e ne esistono diverse forme, che necessitano di differenti approcci;

   secondo il rapporto Aiom-Airtum 2019 «I numeri del cancro in Italia», sono circa 53 mila le nuove diagnosi di tumore al seno, che si stima arriveranno a 55 mila nel 2020;

   le principali società scientifiche nazionali ed internazionali riconoscono che i test genomici offrono l'opportunità di personalizzare al meglio le terapie, dando in particolare indicazioni sull'opportunità o meno di sottoporre la paziente, con determinate caratteristiche del tumore, alla chemioterapia. Difatti, le pazienti con un tumore ormonoresponsivo, di dimensioni contenute e con un ridotto numero di linfonodi coinvolti, possono evitare tale trattamento;

   tale possibilità, considerando l'impatto che la chemioterapia comporta a livello fisico, psichico e relazionale, permette di ottimizzare il percorso di cura in termini clinici e di costi economici e sociali;

   l'utilizzo dei test multigenici a scopo prognostico e predittivo consentirebbe altresì di migliorare la qualità di vita delle pazienti – e dei loro familiari – per le quali la chemioterapia risulterebbe inefficace. Si eviterebbe, inoltre, a persone immunodepresse di recarsi in ospedale per sottoporsi alle terapie, riducendo così il rischio di contagio da Covid-19 ed alleggerendo il carico per le strutture, già sottoposte a forte stress organizzativo;

   peraltro, ad oggi, solo le regioni Lombardia e Toscana, oltre alla provincia autonoma di Bolzano, prevedono il rimborso diretto dei test genomici in parola;

   al fine di rendere uniforme sull'intero territorio nazionale quanto previsto nei casi citati, ai commi 479 e 480 della legge di bilancio per il 2021, è stato istituito presso il Ministero della salute un fondo, con dotazione di 20 milioni di euro annui, per il rimborso diretto delle spese sostenute per l'acquisto – da parte degli ospedali, sia pubblici che privati convenzionati – di test genomici per il carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce, ma occorre un decreto attuativo del Ministro della salute ai fini dell'erogazione di tali risorse;

   tale decreto è richiesto a gran voce dalle associazioni impegnate su queste tematiche, tra cui il Movimento italiano per la prevenzione e la cura del tumore al seno, Europa Donna Italia, che, di recente, ha lanciato una campagna per la rapida attuazione della su menzionata normativa –:

   quali tempi di adozione siano previsti per il decreto ministeriale citato in premessa, attuativo del comma 480 della legge di bilancio 2021.
(4-09531)


   BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, l'associazione Animal Equality Italia ha diffuso un video con riprese realizzate in uno stabilimento della provincia di Cremona, gestito dalla società Zema Srl, che macella fino a 3 mila maiali alla settimana, circa 150 mila l'anno;

   l'azienda è stata riconosciuta da autorevoli quotidiani del nostro Paese tra le eccellenze italiane, e certificata per l'export in Europa e verso Paesi terzi e aderisce ad Assica, che promuove le aziende di maggior qualità specializzate nella lavorazione della carne. Un testo pubblicitario (http://aziende.publimediagroup.it) la presenta così: Zema ... «fa allevare (il bestiame) con metodi che rispettano la salute dell'animale e l'ambiente in cui cresce e affida poi al personale interno il compito della macellazione. I tecnici che lavorano nello stabilimento lombardo sono tutti altamente qualificati e si sottopongono regolarmente a corsi di formazione e aggiornamento per essere sempre al passo con le continue evoluzioni scientifiche e tecnologiche del settore»;

   invece, le immagini diffuse da Animal Equality mostrano una realtà raccapricciante, ben lontana da quella pubblicizzata: maiali lasciati agonizzare fuori dai recinti o avviati al macello, nonostante le loro pessime condizioni di salute, pungolati e percossi dagli operatori; un maialino sbattuto contro il muro e gettato tra gli scarti; suini storditi con metodi inefficaci e buttati coscienti sui nastri trasportatori, sgozzati e dissanguati a pochi metri dai propri simili che ne sentono le grida e la paura; due animali che tentano di scappare con la gola già recisa; altri cui vengono mutilati gli arti durante la fase di dissanguamento. In molti casi, afferma lo speaker del video, tutte queste sofferenze vengono inflitte sotto gli occhi dei proprietari del macello;

   in sostanza, le immagini documentano terribili pratiche che violano sistematicamente le disposizioni di cui al Regolamento (CE) n. 1099/2009 relativo alle cautele da adottare durante la macellazione o l'abbattimento degli animali, in particolare per ciò che concerne le procedure di stordimento, i dispositivi di immobilizzazione e di stordimento, il maneggiamento e le operazioni di immobilizzazione;

   inoltre, il manuale delle buone pratiche elaborato dal Centro di referenza nazionale sul benessere animale (Crenba) evidenzia che, durante l'abbattimento e le operazioni correlate agli animali devono essere risparmiati dolori, ansia o sofferenze e che gli operatori sono tenuti a garantire che gli animali siano maneggiati e custoditi tenendo conto delle loro esigenze fisiologiche ed etologiche e che siano protetti da ferite;

   l'articolo 2 del decreto legislativo 6 novembre 2013, n. 131, che contiene la disciplina sanzionatola per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (CE) n. 1099/2009, dispone che le autorità competenti incaricate di garantire il rispetto delle norme del regolamento, nonché deputate all'accertamento e all'irrogazione delle sanzioni, sono il Ministero della salute, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e le aziende unità sanitarie locali, nell'ambito delle rispettive competenze –:

   se abbia disposto controlli, per quanto di competenza, sul macello in questione, ed eventualmente con quale esito, e se non ritenga opportuno adottare iniziative normative per tutelare più efficacemente il benessere animale, prevedendo la chiusura immediata degli stabilimenti dove sono documentati e riscontrati abusi nei confronti degli animali, come nel caso di cui in premessa.
(4-09532)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   PEZZOPANE, BENAMATI, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI, ROTTA, BONOMO, GUALTIERI, GAVINO MANCA, NARDI, SOVERINI, ZARDINI, BERLINGHIERI, CARNEVALI, DI GIORGI, DELRIO, MURA, DE LUCA, FIANO, UBALDO PAGANO, INCERTI, DE MARIA, VISCOMI e LORENZIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è in corso un forte aumento dei prezzi dei materiali per le costruzioni;

   partendo da quelli siderurgici, acciaio e ferro, si va dal più 117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021 del tondo per cemento armato agli aumenti di altri materiali importanti per l'edilizia (+40 per cento dei polietileni, +17 per cento del rame, +34 per cento del petrolio nello stesso periodo di riferimento);

   l'Ocse attribuisce tale dinamica dei prezzi all'impennata repentina della domanda del settore delle costruzioni in Cina che ha causato un effetto a cascata con il rialzo dei prezzi su tutta la filiera dell'acciaio a livello mondiale. La Cina rappresenta, infatti, oltre il 50 per cento del consumo mondiale di acciaio e il 40 per cento è assorbito dalle costruzioni cinesi;

   tra i materiali che hanno registrato forti aumenti di prezzo c'è anche il bitume (+15 per cento) e il cemento (+10 per cento di gennaio 2021 rispetto a dicembre 2020);

   gli aumenti dei prezzi si sono registrati soprattutto in Europa, anche in Paesi come la Francia, la Germania e il Regno Unito;

   tali rincari rischiano di frenare i lavori già in corso e di mettere a rischio quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza qualora non si intervenisse tempestivamente;

   potrebbero altresì verificarsi rallentamenti dei lavori legati al fatto che alcuni materiali cominciano a scarseggiare, come i ponteggi di ferro, interessati da un forte aumento della domanda;

   l'aumento del prezzo all'ingrosso dei materiali mette in difficoltà gli operatori del settore, in particolare per quanto concerne il «superbonus 110 per cento» che ha massimali ben precisi, il cui superamento rischia di rendere meno conveniente per il committente l'agevolazione fiscale –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda intraprendere per il sostegno e il rilancio del comparto dell'edilizia, già duramente colpito da una crisi settoriale in atto ormai da oltre dieci anni, anche in relazione al ruolo che tale settore ricopre nel percorso verso la ripresa economica del Paese, e per scongiurare il rischio che l'aumento indiscriminato dei prezzi dei materiali edili possa mettere a repentaglio i cantieri in corso, i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l'efficacia degli incentivi fiscali nel settore.
(3-02338)


   SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'impennata dei prezzi delle materie prime rischia di rallentare la produzione industriale e inficiare la ripartenza dell'economia italiana, scossa dall'impatto pandemico su un tessuto produttivo oggi indubbiamente segnato, nonostante il dispiegamento di un importante azione di sostegno pubblico alle imprese;

   l'aumento esponenziale dei prezzi delle commodities agricole, alimentari, edili, manifatturiere e industriali si configura quale fenomeno internazionale che interessa trasversalmente i comparti produttivi europei, gravando sul prezzo al consumo. È attribuibile alla ripartenza simultanea delle economie, alla rapida ripresa della domanda interna della Cina e degli Usa, a cause finanziarie e logistiche;

   in particolare, si registra su base annua un +93,6 per cento per le commodities energetiche, + 65,7 per cento per i metalli di base, + 50,4 per cento tra settembre 2020 e gennaio 2021 per le importazioni di minerali non metalliferi, +34 per cento per il petrolio, fino al dato eclatante dell'acciaio (+ 117 per cento per il prezzo del tondo per cemento armato), senza contare le materie prime agricole, come i cereali (+27,8 per cento);

   l'elettronica di consumo e l'automotive lamentano inoltre rincari della componentistica elettronica, causati dalla carenza di chip su scala globale;

   il fenomeno acuisce uno scenario generale di marcata incertezza per il mondo produttivo, che rischia di rispondere alla ripresa della domanda con una paralisi delle produzioni;

   sussiste, quindi, al momento una condizione di diffuso allarme, condiviso dalle associazioni di categoria dei diversi segmenti produttivi che denunciano la pericolosità dei rialzi prezzari, per gli effetti dirompenti che possono avere sulle piccole imprese, sulla competitività del sistema e sul raggiungimento degli obiettivi del Recovery plan, come rilevato anche dall'Ance;

   la sopra citata associazione ha inoltre ribadito l'effetto frenante che l'incremento dei prezzi delle commodities dell'edilizia può indurre sull'andamento del «superbonus 110 per cento», con inevitabili ripercussioni sugli esiti espansivi della misura per l'economia nazionale;

   desta ulteriore preoccupazione lo scatto dei prezzi di materie prime d'importazione extra Unione europea, che rientrano nella lista europea delle «materie prime critiche», come il cobalto, le terre rare e il litio – usato nella fabbricazione delle batterie elettriche e per lo stoccaggio dell'energia – indispensabili nel compimento delle transizioni ecologica e digitale e per le quali si prevede, nei prossimi decenni, un macroscopico aumento della domanda –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per sostenere le imprese, la produttività e i consumatori, in considerazione del fenomeno di rialzo prezzario delle materie prime descritto in premessa.
(3-02339)


   BITONCI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per effetto delle misure di contenimento per il contrasto all'emergenza epidemiologica da COVID-19, negli ultimi mesi numerose attività sono state interessate dai provvedimenti di carattere restrittivo stabiliti con decretazione d'urgenza;

   al fine di sostenere economicamente le suddette attività danneggiate dalle chiusure, nell'ultimo provvedimento adottato dal Governo è stato previsto lo stanziamento di risorse ad hoc, per un ammontare complessivo di 100 milioni di euro per l'anno 2021, destinate a tutti gli operatori del settore;

   si evidenzia, dunque, il preminente obiettivo di favorire la ripartenza delle attività commerciali, anche mediante la previsione di interventi economici idonei a compensare adeguatamente i cali di fatturato che sono seguiti alle sopra menzionate restrizioni –:

   entro quali termini e con quali modalità attuative saranno erogate le risorse sopra menzionate, indispensabili in specie nella fase di ripresa economica post pandemia.
(3-02340)


   BARELLI, OCCHIUTO, PORCHIETTO, GIACOMETTO, SQUERI, TORROMINO e POLIDORI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Stellantis, frutto della fusione tra i gruppi Fca e Psa, è il quarto costruttore automobilistico al mondo con 8,8 milioni di auto vendute, 400 mila dipendenti e oltre 180 miliardi di euro di fatturato;

   la precedente Fca occupava in Italia 53 mila addetti in 16 stabilimenti. La filiera automotive italiana conta oltre 260 mila lavoratori, rappresenta più del 7 per cento degli occupati del settore manifatturiero, ha un fatturato di quasi 106 miliardi di euro;

   nel corso del 2020 è stata concessa a Stellantis una garanzia Sace per oltre 5,6 miliardi di euro, finalizzata al pagamento del personale e al fabbisogno della produzione degli stabilimenti italiani, ivi compreso il pagamento della filiera italiana, nonché agli investimenti destinati alla ricerca e sviluppo in Italia;

   la suddetta garanzia è stata concessa subordinatamente al rispetto di impegni, quali: l'attuazione dei progetti industriali annunciati a dicembre 2019; la non delocalizzazione della produzione dei modelli ricompresi nel piano; la piena occupazione entro il 2023, senza ricorso ad ammortizzatori sociali;

   l'impegno del Ceo di Stellantis Tavares di non chiudere nessun stabilimento italiano è stato messo in discussione dall'annuncio di una riorganizzazione degli impianti del gruppo. Quelli italiani sono stati definiti troppo costosi. Il piano industriale Stellantis è previsto per fine 2021;

   l'automotive italiano è ancora in grande misura dipendente dalle attività di Stellantis e sono forti le preoccupazioni in merito al futuro del settore dell'auto in Italia, anche in relazione alle incertezze attorno agli esiti della transizione dalla motorizzazione termica alla motorizzazione elettrica;

   per la produzione di batterie elettriche di nuova generazione il gruppo ha già allestito due «giga-factory» in Francia e in Germania, in prossimità degli stabilimenti automobilistici. Si ritiene decisiva la realizzazione della prevista terza «giga-factory» in Italia (Mirafiori costituirebbe la scelta primaria). Un'eventuale realizzazione in un Paese diverso dall'Italia rappresenterebbe un gravissimo danno per tutta la filiera dell'automotive del nostro Paese;

   non agganciare la filiera auto italiana all'innovazione elettrica potrebbe essere fatale, con grave compromissione dei livelli produttivi e occupazionali;

   con riferimento a questa filiera i sindacati hanno chiesto di «orientare verso la ripresa industriale le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza», rispetto al quale occorre rilevare la mancanza di risorse espressamente dedicate –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare e quali risorse intenda impegnare il Governo per consentire alla filiera automotive italiana di superare la crisi in corso e di proiettarsi da protagonista nella transizione verso la mobilità elettrica.
(3-02341)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   SUT, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 42 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28, ha istituito un sistema di controlli, in materia di incentivi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, in capo al Gestore dei servizi energetici (Gse), volto alla verifica della sussistenza ovvero della permanenza dei presupposti per l'erogazione degli incentivi medesimi e per l'eventuale diniego e decadenza degli stessi a fronte della mancata sussistenza di tali presupposti;

   fin dalla sua declinazione pratica, tuttavia, la disciplina dei controlli è apparsa sproporzionata in quanto, a fronte di irregolarità meramente formali e quindi di violazioni «non rilevanti», il Gse ha, sovente, comminato la sanzione più severa disponendo la decadenza totale dall'incentivo e determinando situazioni sfavorevoli sul piano finanziario per gli operatori del settore;

   il legislatore, nella legge 27 dicembre 2017, n. 205, è intervenuto novellando la norma e disponendo che il Gse fornisca al Ministero competente gli elementi per la definizione di una disciplina organica dei controlli in conformità ai principi di efficienza, efficacia e proporzionalità, e stabilisca le violazioni che danno luogo a decurtazione dell'incentivo ovvero quelle previste al fine di salvaguardare la produzione di energia da fonti rinnovabili degli impianti che, al momento dell'accertamento della violazione, percepiscono incentivi;

   l'articolo 42, comma 3, del decreto legislativo n. 28 del 2011, ratione temporis applicabile, prevede che il Gse disponga la decurtazione dell'incentivo in misura ricompresa fra il 10 e il 50 per cento in ragione dell'entità della violazione. Nel caso in cui le violazioni siano spontaneamente denunciate dal soggetto responsabile, al di fuori di un procedimento di verifica e controllo, le decurtazioni sono ulteriormente ridotte della metà;

   ad oggi, il Ministero della transizione ecologica non ha emanato la disciplina organica e aggiornata dei controlli ai sensi della normativa vigente;

   il Gse continua a non applicare la decurtazione degli incentivi e, di fatto, a non erogare alcun incentivo, seppur «decurtato» agli operatori interessati (per lo più piccole imprese e persone fisiche), agendo diversamente da quanto sancito dalla giurisprudenza amministrativa per la quale la norma è di immediata applicabilità anche in assenza di un decreto ministeriale sui controlli (Tar Lazio, sentenza 7 gennaio 2021, n. 188) –:

   quali iniziative di competenza ritenga di adottare per garantire la tempestiva emanazione del decreto attuativo di cui in premessa e l'applicazione da parte del Gse del vigente articolo 42 del decreto legislativo n. 28 del 2011.
(5-06218)


   BENAMATI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il capacity market prevede di garantire una disponibilità di capacità produttiva di energia elettrica nel lungo periodo, attraverso un corrispettivo ai produttori, per mantenere un adeguato backup al sistema elettrico da parte degli gli impianti alimentati a fonti fossili, rinnovabili e ai sistemi di accumulo: tale capacità flessibile viene definita da Terna, attraverso un meccanismo di aste all'interno del quale competono tutti gli operatori e definito in modo da garantire la minimizzazione dei costi per il sistema;

   il decreto ministeriale del 28 giugno 2019 ha approvato la disciplina del sistema di remunerazione della disponibilità di capacità produttiva di energia elettrica privilegiando quelle dotate dei necessari requisiti ambientali e di flessibilità e assicurando la partecipazione di tutte le risorse utili;

   per le aste con consegna 2023 esiste una problematica relativa al fatto che le procedure di gara prevedono che l'operatore debba presentare a Terna, entro il 30 giugno 2021, i relativi titoli autorizzativi pena la risoluzione del contratto: dei circa 4 gigawatt di nuova capacità aggiudicata, meno del 15 per cento ha ottenuto ad oggi le autorizzazioni necessarie nonostante gli operatori abbiano provveduto da tempo a sottoporre le necessarie istanze autorizzative per i propri progetti. I suddetti procedimenti autorizzativi non sono ancora conclusi, e le durate degli iter si stanno rivelando significativamente superiori a quelle normativamente previste, anche a causa dei rallentamenti dovuti al passaggio di consegne per il cambio della commissione tecnica Via durante la fase d'emergenza da Covid-19;

   l'eventuale risoluzione dei contratti di capacità con Terna, sia per quanto riguarda gli impianti a gas che gli impianti rinnovabili o di accumulo aggiudicati nelle gare relative al capacity market 2023 e non ancora autorizzati, produrrebbe effetti negativi sul sistema Italia sia in termini di rallentamento del processo di phase-out degli impianti a carbone – con la conseguente mancata riduzione delle emissioni di CO2 – sia in termini di mancate opportunità economiche, per le aziende italiane coinvolte nella costruzione dei nuovi impianti e nella demolizione di quelli esistenti (si stima che 1 giga di nuova capacità valga 500 milioni di euro di investimenti) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare per consentire la positiva conclusione delle procedure di capacity market 2023, anche in relazione al prolungarsi dei processi autorizzativi in corso, e per garantire che gli obiettivi generali previsti dal Piano nazionale integrato energia e clima siano ottemperati.
(5-06219)


   MORETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   si avvicina il termine del 3 luglio 2021, sancito dall'articolo 5 della direttiva (UE) 2019/904 che impone il divieto di immissione nel mercato di prodotti in plastica monouso quali posate, piatti, cannucce, cotton fioc, bastoncini per palloncini, plastiche ossi-degradabili, contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso;

   questa misura si inserisce nel più ampio programma europeo volto alla riduzione dei rifiuti, all'aumento del riciclo e alla tutela del mare e che intende coinvolgere anche i produttori nella comune azione per la tutela del pianeta;

   nonostante i successivi interventi, anche attraverso le Linee guida recentemente pubblicate dalla Commissione europea, permane il particolare termine di divieto per le palette in plastica che rischia di penalizzare diversi settori produttivi rilevanti per l'economia italiana;

   gli agitatori per bevande, prodotti con plastica 100 per cento riciclabile, sono in grado di alloggiare ed essere sganciati dal distributore automatico e di resistere alle alte temperature. Esse costituiscono un elemento essenziale per l'erogazione delle bevande calde che rappresentano il 65 per cento delle consumazioni erogate;

   nel settore l'Italia è leader europeo con oltre 820 mila distributori installati, oltre 3.000 imprese di gestione che occupano circa 33.000 persone, con un indotto di ulteriori 12 mila posti di lavoro;

   la leadership italiana nel settore della distribuzione automatica fa sì che anche la produzione di palette in plastica per il settore del vending si sia concentrata nel nostro Paese;

   al momento, non esistono alternative per la totale sostituzione delle palette in plastica. Ad esempio, la bioplastica non regge le temperature di erogazione delle bevande calde con il rischio di rilasciare sostanze nocive per la salute. Analogamente, le palette in legno, di produzione prevalentemente asiatica con certificazioni non sempre verificabili, sono costituite da un materiale vivo che con l'umidità interna dei distributori automatici rischia di deformarsi e non garantire lo sgancio;

   le imprese produttrici di palette, situate in diverse aree del Paese, in assenza di alternative percorribili per la riconversione della produzione aprirebbero alla possibile conseguente perdita dei posti di lavoro del 90 per cento dei dipendenti ad oggi impiegati nella produzione –:

   se il Ministro intenda valutare l'adozione di iniziative, nelle competenti sedi, per uno specifico differimento di un anno, ovvero al 3 luglio 2022, dell'entrata in vigore del divieto di immissione nel mercato degli agitatori per bevande, al fine di non compromettere il futuro dei settori della produzione di palette e del vending favorendo nel contempo produttori di Paesi terzi.
(5-06220)


   SQUERI, BARELLI, TORROMINO, POLIDORI e PORCHIETTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   per quanto riguarda le biomasse la superficie boscata italiana si è triplicata dal 1951, raggiungendo 12 milioni di ettari, ma si utilizza come fonte rinnovabile solo il 18 per cento dell'accrescimento, che corrisponde a 7,90 Mtep. Paradosso vuole che l'Italia sia il primo importatore europeo di materia legnosa. Germania, Francia e Spagna prevedono al 2030 di produrre il 68 per cento dell'energia termica da biomassa. Se si utilizzasse il 67 per cento dell'accrescimento (media europea), se ne otterrebbero 30 Mtep, che coprirebbero il 70 per cento dei consumi termici da fonte fossile;

   la gestione sostenibile delle foreste migliora la capacità di assorbimento del carbonio. In Austria la capacità di assorbimento della CO2 è triplicata rispetto all'Italia, che dispone di una insolazione molto superiore e ha grande disponibilità di acqua;

   nel parere espresso con riferimento alla relazione della Commissione bilancio sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza trasmesso alla Camera il 15 gennaio 2021 la Commissione attività produttive ha precisato che «occorrerebbe, inoltre, riprendere con forza nel Piano il tema delle rinnovabili nel settore termico – ponendo attenzione anche alle bioenergie derivate dai sottoprodotti agricoli e forestali – che rappresentano da sole circa la metà di tutte le rinnovabili nazionali...»;

   nelle tecnologie dedicate allo sfruttamento delle biomasse o alla produzione di biogas l'Italia è all'avanguardia o comunque svolge un ruolo da protagonista. Quanto all'efficienza energetica il sistema produttivo del nostro Paese presenta valori d'intensità energetica primaria (definita dal rapporto tra il consumo interno lordo di energia e il prodotto interno lordo) inferiori alla media dei Paesi dell'Unione europea;

   la Commissione europea ha chiesto all'Italia una maggiore ambizione nella termica rinnovabile, il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) non ha raccolto l'invito mantenendo l'orientamento precedente. Il Pniec è concentrato nella generazione elettrica da eolico e fotovoltaico. L'industria cinese è quasi-monopolista nella produzione mondiale di pannelli solari e delle turbine eoliche, con una quota superiore ai due terzi;

   se non adeguatamente sorretto da una industria europea, il mantra della transizione energetica al dopo-fossili affermatosi nei Paesi occidentali, rischia di trasformarsi in un auto-assoggettamento alle forniture cinesi e nella messa in discussione di importanti catene di valore della meccanica europea –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per favorire lo sviluppo della generazione termica da biomasse, definita «rinnovabile» dalla direttiva (UE) 2018/2001, ai fini dell'attuazione del Piano nazionale integrato energia e clima, anche in considerazione del fatto che si tratta di sviluppare tecnologie nelle quali l'Italia è all'avanguardia.
(5-06221)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Costanzo n. 2-01225 del 18 maggio 2021;

   interrogazione a risposta scritta Golinelli n. 4-09366 del 25 maggio 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Alemanno n. 3-02073 del 3 marzo 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09531.