Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 9 giugno 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VIII e IX,

   premesso che:

    il 31 maggio 2021 si è tenuta l'assemblea di Atlantia, la holding di controllo su Autostrade per l'Italia (Aspi) che ha espresso parere consultivo favorevole sull'offerta vincolante per l'acquisto dell'intera partecipazione dell'88,06 di Atlantia in Aspi, fatta dal consorzio costituito da Cassa depositi e prestiti assieme a due fondi d'investimento extraeuropei, il fondo americano Blackstone e il fondo australiano Macquarie;

    il parere dell'assemblea del 31 maggio sarà riportato in seno al Consiglio di amministrazione di Atlantia che si riunirà il prossimo 10 giugno per la decisione finale, che, a questo punto, sembra ineluttabile, ma non senza alcune considerazioni che spingono a riconsiderare l'intera vicenda;

    il cambio di proprietà di Aspi nasce dopo la drammatica vicenda del Ponte Morandi e dietro le pressioni per estromettere la famiglia Benetton dal controllo della società;

    le ultime decisioni del Governo pro tempore in materia risalgono alla riunione del Consiglio dei ministri del 14 luglio 2020, che prevedevano, come documentato dallo stesso:

   a) l'ingresso dello Stato in Aspi attraverso Cassa depositi e prestiti;

   b) Cassa depositi e prestiti al 51 per cento (con un 30 per cento in capo a Cassa depositi e prestiti ed il restante 21 per cento in mano a investitori istituzionali indicati da Cassa depositi e prestiti medesima);

   c) portare la famiglia Benetton a una quota di, minoranza del 10-12 per cento;

    la concessione sarebbe rimasta in capo ad ASPI, ma con revisioni relative alla riduzione dei pedaggi, all'aumento dei risarcimenti e con la manleva per eventuali responsabilità del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sui mancati controlli del ponte Morandi; una soluzione voluta dal Governo dell'epoca per evitare il prevedibile crollo in Borsa del titolo in caso di revoca della concessione, con ricadute occupazionali pesanti, e per annullare l'ingresso di Anas nella gestione delle autostrade;

    questo percorso doveva iniziare due settimane dopo, il 27 luglio 2020, e secondo le previsioni dell'allora Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri (che aveva condotto in prima persona le trattative con Atlantia, portando personalmente in Consiglio dei ministri le proposte della holding) si sarebbe concluso in un arco di tempo compreso tra i sei mesi e un anno;

    nulla di tutto ciò è accaduto senza che vi sia stata l'adozione di ulteriori decisioni di pari grado con l'indicazione di altre soluzioni: dopo appena tre mesi, il 19 ottobre 2020, Cassa depositi e prestiti comunica la costituzione di una nuova società con i fondi extraeuropei Blackstone e Macquarie, aggiungendo di voler coinvolgere «... altri investitori istituzionali, in particolare italiani»;

    a tutt'oggi, non è ancora dato di sapere se la quota di Cdp sia del 40 per cento (come dichiarato dalla stessa) o del 51 per cento (come auspicato da un successivo comunicato sempre di Cdp);

    va inoltre considerato che, attualmente, il 43 per cento delle azioni di Atlantia è controllato direttamente o indirettamente da due fondi di investimento come Vanguard Group e Blackrock; il fondo Blackstone, coinvolto da Cdp, nel consorzio che rileverà Aspi, ha come principali azionisti con il 15,02 per cento proprio i fondi Vanguard Group e Blackrock e il fondo Macquarie, l'altro socio nel consorzio con Cdp, ha come principali azionisti, guarda caso, sempre Vanguard Group e Blackrock con il 13,09 per cento, il che assicura una continuità con la precedente proprietà, che si distingue solo per la estromissione, molto ben remunerata, della famiglia Benetton;

    infine, il 20 maggio 2021 in commissione ambiente e commissione trasporti alla Camera dei deputati si è svolta l'audizione dell'ingegner Placido Migliorino, responsabile dell'ufficio ispettivo della direzione generale per la vigilanza sulle reti autostradali e ferroviarie del Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili, ha tracciato un quadro a dir poco allarmante dello stato di sicurezza della rete autostradale controllata da Aspi;

    in sede di audizione, il dirigente del Mims ha riportato, infatti, i dati di rilevazione di un campione di duecento viadotti ispezionati (la relazione è stata consegnata alle commissioni ambiente e trasporti), per i quali è stato disposto; per il 5 per cento dei casi, l'interdizione totale del traffico, per l'89 per cento dei casi, interventi di mitigazione del rischio, con una nuova regolamentazione del traffico che ha interessato quasi esclusivamente i mezzi pesanti, mentre, solo per il 6 per cento dei casi, non è stata adottata alcuna misura;

    il quadro che ne viene fuori, secondo il documento ministeriale è di «... un generale stato di degrado che ha reso necessari interventi di mitigazione del rischio con restrizioni d'uso, in attesa di definizione ed esecuzione di progetti di ripristino e adeguamento definitivi, ovvero di demolizione e ricostruzione dei viadotti»;

    qui sorge il problema della vendita di Aspi e del rischio che Cdp si sta accollando, esponendo lo Stato ed i risparmi postali degli italiani alle conseguenze di potenziali cedimenti di opere infrastrutturali, con i prevedibili effetti di perdite di vite e di conseguenti cause di rivalse delle parti offese;

    non si può rilevare una infrastruttura stradale con questi punti di debolezza che richiedono costosi interventi di estrema urgenza, facendone avvantaggiare la parte venditrice in modo vistoso e, conseguentemente, anche i due soci finanziari di Cdp, cioè due fondi extraeuropei che non necessariamente sono da considerare come investitori di lungo periodo;

    l'insieme degli accadimenti che stanno portando alla conclusione dell'operazione di cessione del pacchetto di controllo di Atlantia su Aspi al consorzio Cdp/Blackstone/Macquarie figura, secondo i firmatari del presente atto, in aperto contrasto con le decisioni del precedente Governo in materia, assunte nel Cdm del 14 luglio 2020, mai riviste dal quel Governo, né contraddette da quello attuale;

    se non interverranno elementi per l'interruzione delle attuali procedure in corso, il controllo di Aspi sarà definitivamente perfezionato e passerà nelle mani del consorzio Cdp/Blackstone/Macquarie, senza che si sappia, a tutt'oggi, da chi questi due fondi siano stati scelti e in base a quale procedura di selezione;

    le dichiarazioni rese alle commissioni parlamentari riunite sopracitate dal responsabile del servizio ispettivo su ponti e viadotti del Mims lasciano presagire, secondo i firmatari del presente atto, il rischio molto elevato che si possano verificare ulteriori casi di cedimenti di ponti o viadotti a causa delle condizioni di grave degrado delle infrastrutture della rete Aspi;

    vi sono tutti gli estremi per reclamare il ripristino di adeguate condizioni di sicurezza della rete autostradale prima del passaggio di proprietà a favore del Consorzio guidato da Cdp o di qualunque altro soggetto;

    le dichiarazioni del capo ispettori del Mims rappresentano un caso tipico di Mac (Material Adverse Change) in base al quale è possibile reclamare secondo i firmatari del presente atto la revisione dei contratti in essere, cosa che Cdp non ha alcuna intenzione di fare,

impegnano il Governo:

   a verificare le ragioni per le quali non si sia dato seguito alle decisioni del Governo pro tempore assunte, nel Consiglio di ministri del 14 luglio 2020;

   a dare conto dei motivi per cui gli altri investitori italiani previsti dalle decisioni del Governo pro tempore del 14 luglio 2020 abbiano abbandonato il progetto;

   a fornire elementi alle Camere in ordine alla scelta dei due fondi extraeuropei oggi presenti nel consorzio con Cdp, con particolare cura nel chiarire le modalità con cui essi siano stati scelti, non essendovi alcuna traccia di evidenza pubblica su quanto è accaduto;

   ad adottare iniziative volte a fermare, pertanto, le procedure di acquisizione della quota di controllo di Atlantia da parte di Cdp, in unione con i due fondi extraeuropei, per proteggere la vita degli utenti della rete autostradale e tutelare il risparmio postale italiano di cui Cdp è custode.
(7-00677) «Butti, Silvestroni, Foti, Rotelli, Rachele Silvestri».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° marzo 2021 il Governo ha rimosso Domenico Arcuri da Commissario per l'emergenza coronavirus, sostituendolo con il generale Francesco Paolo Figliuolo;

   secondo quanto riferito dal generale Figliuolo in data 7 giugno 2021, nel corso di un'audizione in Commissione bilancio della Camera dei deputati, tra le azioni poste in essere finalizzate ad un risparmio figura l'annullamento «della procedura di gara e, quindi, dell'intera progettualità relativa alla fornitura dei padiglioni temporanei destinati alla somministrazione dei vaccini, per un risparmio presunto di 189 milioni di euro»;

   Domenico Arcuri, nominato dal governo Conte e dai Governi precedenti in numerose strutture dello Stato, e che, tutt'oggi, risulta ricoprire l'incarico di amministratore delegato di Invitalia, risulta indagato dalla procura di Roma per peculato sulla fornitura di mascherine cinesi –:

   se Domenico Arcuri ricopra ancora il ruolo apicale in Invitalia e per quale motivo non sia stato ancora rimosso;

   quali incarichi ricopra attualmente Domenico Arcuri nei vari ruoli assegnatigli e quali siano i compensi percepiti attualmente e quelli degli anni 2017, 2018, 2019, 2020 e 2021.
(3-02325)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Isili è un comune italiano di 2.583 abitanti, collocato nella città metropolitana di Cagliari, seppure distante oltre 70 chilometri dal medesimo capoluogo e rappresenta il centro di riferimento per tutti i paesi afferenti alla regione storica del Sarcidano, essendo stato, storicamente, sede della maggior parte delle strutture periferiche delle principali amministrazioni statali e regionali;

   recentissimamente, il sindaco del medesimo comune ha espresso forte preoccupazione per un'ipotetica chiusura dell'ufficio dell'Agenzia delle entrate attivo presso il medesimo comune – il quale, com'è noto, serve un territorio vasto e morfologicamente complesso – richiedendo, altresì, il mantenimento dei livelli di servizio attualmente in essere presso la medesima sede;

   la paventata chiusura costringerebbe la popolazione del medesimo territorio ad affrontare lunghi viaggi verso il capoluogo dell'Isola, senza che la rete infrastrutturale e di trasporto pubblico consenta in alcun modo, rapidi spostamenti, essendo, tra le altre cose, la Sardegna l'unica regione italiana priva di autostrade e caratterizzata da una forte carenza infrastrutturale;

   i territori in questione hanno già subito negli ultimi anni la chiusura e/o il ridimensionamento di altri servizi essenziali e che tale condizione incentiva il fenomeno dello spopolamento, con gravi ripercussioni di ordine economico e sociale per l'intera Isola;

   la presenza delle diverse sedi dell'Agenzia nell'Isola appare allo stato quanto mai necessaria al fine di evadere rapidamente le molteplici istanze della cittadinanza, in particolare quelle relative alle diverse misure assunte per mitigare gli effetti negativi sull'economia derivanti dall'emergenza epidemiologica in atto: misure, appunto, la cui gestione è stata affidata dal Governo alla medesima Agenzia delle entrate;

   al fine di limitare un rilevante flusso di cittadini verso gli uffici del capoluogo sardo, nonché di evitare l'ulteriore allontanamento dai piccoli centri dei servizi essenziali appare opportuno scongiurare la chiusura della predetta sede, considerato che, tra l'altro, la stessa non determina neppure l'insorgenza dei costi fissi, conseguenti all'occupazione dei locali che, infatti, sono interamente sostenuti dall'amministrazione comunale, la quale, tra l'altro, si è ulteriormente impegnata in tal senso –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intendano assumere al fine di evitare la chiusura della sede dell'Agenzia delle entrate di Isili.
(4-09475)


   SPESSOTTO e TRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati diffusi il 30 aprile 2021 dal Ministero dell'interno da inizio 2021 sarebbero 1.232 i minori non accompagnati (Msna) sbarcati sulle coste italiane, che nell'intero 2020 sono stati 4.687;

   la legge n. 47 del 2017, della quale si attendono ancora i decreti attuativi, ha rafforzato i diritti di questi minori ma, secondo Unicef, resta ancora molto da fare. La legge, oltre ad aver introdotto il divieto assoluto di respingimento alla frontiera, ha assegnato agli enti locali l'accoglienza dei minori, e ha istituito le figure dei tutori volontari per la tutela dei Msna;

   ma Unicef afferma che, nella decentralizzazione, vi sono prassi ancora troppo differenti con disparità in merito ai servizi erogati;

   Save the Children fa presente che, in diversi territori, l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale non viene assicurata prima del rilascio del permesso di soggiorno, come invece previsto dalla legge. Questa mancanza, nonostante alcune disposizioni adottate dal Governo abbiano riguardato i Msna, fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria da Covid-19, ha ritardato l'adozione di misure adeguate per garantire la loro protezione e il godimento dei loro diritti;

   ma la preoccupazione maggiore nei confronti dei Msna riguarda la letterale «sparizione» di molti di loro;

   il collettivo di giornalisti di 12 Stati europei «Lost in Europe» ha scoperto che, dal 2018 al 2020, sono stati almeno 18.292 i Msna scomparsi nell'Unione europea, dei quali 5.775 solo in Italia;

   dal report mensile relativo ai dati raccolti e censiti dalla direzione generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali sulla presenza di Msna, risulta che tra il 1° e il 31 marzo 2021 siano stati segnalati, dalle autorità territoriali competenti, 223 allontanamenti dalle strutture che li accoglievano;

   i risultati dell'indagine di «Lost in Europe» sollevano seri interrogativi sull'operato dell'Europa in termini di protezione dei Msna: le informazioni fornite dai Paesi europei, spesso incoerenti o incomplete, rivelano che il numero reale di minori dispersi potrebbe essere molto più alto. Infatti, se Spagna, Belgio e Finlandia hanno fornito dati solo fino alla fine del 2019, Danimarca, Francia e Regno Unito non hanno fornito alcun dato;

   la titolare dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ha affermato: «quando si allontanano non abbiamo idea di cosa succeda loro, nella migliore delle ipotesi raggiungono parenti altrove, nella peggiore finiscono nelle maglie della criminalità e dello sfruttamento»;

   già nel 2016 l'Europol, aveva lanciato l'allarme dichiarando che, ogni anno, sparivano nel nulla 10 mila minori stranieri, molti dei quali finivano nelle reti criminali di sfruttamento. A queste denunce non sono seguite azioni concrete;

   secondo Save the Children Italia anche nel periodo di emergenza da Covid-19 non è diminuito lo sfruttamento dei minori stranieri, in particolare quello sessuale di ragazze nigeriane, ma anche provenienti dall'Est Europa, che «non potendo più stare in strada vengono “vendute” dai propri sfruttatori tramite internet»;

   la Commissione europea, finora, ha soltanto segnalato la necessità per gli Stati membri di agire per prevenire la scomparsa dei minori migranti, migliorando la raccolta dei dati e la cooperazione tra Stati –:

   se il Governo non ritenga urgente adottare iniziative, in ambito europeo, per sollecitare gli Stati membri affinché, vengano assicurate tempestivamente misure di protezione a tutti i minori stranieri, un'efficace ed efficiente cooperazione transfrontaliera, oltreché riformata la legislazione sull'immigrazione e l'asilo, fra cui quella del regolamento di Dublino, in particolar modo per quanto riguarda la condivisione della responsabilità tra Stati rispetto agli arrivi di richiedenti asilo e, in particolare dei Msna;

   quando preveda di emanare i decreti attuativi previsti dalla legge n. 47 del 2017, per rafforzare i diritti di questi minori e rendere uniformi gli interventi diretti alla loro salvaguardia sul territorio nazionale.
(4-09477)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da tempo il Coolap, il coordinamento dei lavoratori della psichiatria, si batte per il definitivo processo istituzionale di accreditamento delle strutture psichiatriche e, oggi, sta diventando sempre più concreto il rischio della fine dei servizi psichiatrici in Calabria, con il tracollo economico di intere famiglie di lavoratori coinvolti e buona pace del diritto alla cura di tanti pazienti;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, da quattro mesi i lavoratori del settore non percepiscono lo stipendio ed è a rischio anche il pagamento dei contributi da parte delle cooperative, in uno stato di precarietà continua diventato insostenibile e intollerabile;

   in particolare, il decreto del Commissario ad Acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della regione Calabria del 18 maggio 2021 ha lasciato, con molte incognite, il destino dei servizi della psichiatria, poiché si è limitato ad enunciare genericamente, dando mandato all'Asp di Reggio Calabria, «di porre in essere ogni azione utile a garantire la continuità delle cure dei pazienti», senza alcuno specifico riferimento alle prestazioni rese;

   come denunciato dai rappresentanti del Coolap, tale dicitura lascia adito a diverse interpretazioni, imponendo all'Asp di Reggio Calabria di pagare solo dal 18 maggio 2021 in poi: «a distanza di un mese, ancora il risanamento del settore psichiatrico, attraverso il pagamento delle prestazioni rese che ammontano a quasi sei mensilità, non è di fatto avvenuto»;

   di fatto, ad oggi, il commissario Longo non avrebbe ancora reso noto come e, soprattutto, se intende pagare gli arretrati dei servizi resi;

   già nel 2020, la Coolap, in una lettera indirizzata all'azienda sanitaria provinciale, scriveva: «Al grande senso di responsabilità dimostrato dagli operatori delle cooperative sociali impegnate a sostenere servizi psichiatrici essenziali a rischio collasso, in un momento in cui la preoccupazione di sapere che si sta affrontando una sfida terribile per tutti, gravosa ed impossibile, se si pensa alla condizione cui si è costretti ad operare e non certamente di aiuto, non consegue né si rileva nessuna attenzione da parte di chi, oggi, per dovere istituzionale rappresenta non solo l'Azienda Sanitaria ma anche lo stesso governo. È impensabile e oltretutto vergognoso dover elemosinare quotidianamente un po' di attenzione e di risorse, quasi fossero favori il riconoscimento delle prestazioni assistenziali rese. [...] Per questo, è necessario che al disperato appello lanciato dai lavoratori si faccia sentire subito una risposta concreta che assicuri l'immediata copertura finanziaria dei servizi e prestazioni presso le residenze psichiatriche gestite dalle cooperative sociali [...]»;

   la garanzia della rete territoriale passa anche attraverso la continuità dei pagamenti delle prestazioni rese, a garanzia della continuità di cura;

   la salute mentale è un bene prezioso, alla stregua di quella fisica e, da questo punto di vista, è ormai una certezza che il perdurare dell'emergenza pandemica, con la perdita della quotidianità a cui eravamo abituati, abbia messo a nudo tante fragilità nascoste, ma anche le enormi debolezze, di nostro sistema sanitario –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della regione Calabria per sanare la grave situazione delle strutture calabresi che si occupano di salute mentale, con particolare riguardo al processo istituzionale di accreditamento delle strutture psichiatriche;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire il pagamento dei servizi resi fino al 18 maggio 2021 e non ancora saldati, a garanzia del diritto alle cure dei pazienti calabresi e a tutela dei livelli occupazionali dei lavoratori di categoria.
(4-09479)


   SPESSOTTO e TRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso della puntata del 14 aprile 2021 della trasmissione di Rai 3 «Chi l'ha visto», è stato intervistato un personaggio, tal Achille Lauri alias Comandante Marcos, coinvolto nelle scomparse e nei ritrovamenti di ragazze minorenni;

   la conduttrice ha raccontato che, in seguito a esplicita richiesta dei genitori di seguire il caso della figlia quindicenne scomparsa, alla trasmissione è stato inviato un video da Lauri – il quale è evidentemente in contatto con la giovane – nel quale la minorenne assicura di stare bene, di non preoccuparsi per lei e di non voler tornare nella comunità che la ospitava, che lei definisce un «lager»;

   i genitori sono separati e non hanno più la responsabilità genitoriale sulla ragazza che, infatti, si è allontanata il 10 marzo 2021 da una comunità che la accoglieva, senza più farvi ritorno. A distanza di 13 giorni, la madre ha ricevuto un video nel quale la giovane le assicurava di stare bene e di vivere con persone che si stavano prendendo cura di lei;

   il contatto con la minorenne lo stabiliva, insolitamente, soltanto Lauri, che si definisce un benefattore che aiuta le ragazze che, a suo dire, sarebbero vittime delle comunità che le ospitano; il signore, intervistato da un giornalista della trasmissione, assicurava che la ragazza «è in buone mani (...) perché lei gli ha telefonato e glielo ha garantito»;

   ha dichiarato di essere stato contattato dalla quindicenne che lo conosceva di fama, perché, come da lui stesso affermato, «tutti i ragazzi che scappano mi contattano (...) e io che faccio, li lascio in mezzo a una strada?». Riguardo alla giovane in questione ammette, «so dove sta e non voglio fare la spia. Non lo voglio dire. Chi mi costringe a dire, tu devi dire dove sta»;

   alla domanda se sia stato contattato dai carabinieri in seguito all'intervista di «Chi l'ha visto», Lauri ha affermato di aver risposto a tutte le domande e che le forze dell'ordine hanno ritenuto la questione «tutto ok»;

   il padre, in diretta dallo studio della trasmissione, ha ipotizzato che, nei video, la figlia leggesse testi preparati da altri, perché, chiamando al telefono la figlia tutti i giorni, prima della scomparsa, mai lei gli aveva parlato dei suoi disagi, difficoltà e delle condizioni da «lager» vissute, nella comunità;

   risulterebbe che sulla sua pagina Facebook «Achille Marcos Lauri», con un video del 17 aprile 2021 abbia testimoniato la consegna della ragazza ai familiari;

   da fonti di stampa trapela che il signore sarebbe «Un personaggio dal passato oscuro, nel quale si celano la Camorra, il professore Raffaele Cutolo, i servizi segreti». Nella trasmissione di Rai 3 è stato detto, «Lui dice di essere uno che ha lavorato con i servizi segreti», che avrebbe aiutato a ritrovare due ragazze del Lazio;

   da altre notizie di stampa si apprende che avrebbe un passato nell'organizzazione camorristica della Nuova Famiglia; sarebbe stato condannato per omicidio e che, da pentito avrebbe contribuito a oltre 500 ordini di cattura. Lauri avrebbe anche affermato di essere in possesso di documenti che accertano la sua collaborazione con i servizi segreti del Sisde –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravissimi fatti riportati in premessa, se non ritenga urgente adottare iniziative di competenza per verificare se Achille Lauri abbia mai collaborato veramente con il Sisde, ora Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI), e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per acquisire elementi circa il ruolo svolto da Achille Lauri in relazione alle vicende sopra richiamate.
(4-09489)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 29 aprile 2021 il Consiglio dei ministri ha deliberato alcune nomine per le nuove sedi diplomatiche e S.E. Andrea Mario Vattani è stato designato per ricoprire il ruolo di ambasciatore presso la sede diplomatica di Singapore;

   l'ambasciatore Andrea Mario Vattani, «console fascio-rock», così passato alle cronache giusto dieci anni fa, nelle vesti di Katanga (il suo nome d'arte), partecipò alla testa del gruppo Sottofasciasemplice, sul palco di una kermesse organizzata da CasaPound, ricambiando il saluto romano del pubblico;

   per questo episodio, l'ambasciatore Vattani subì il richiamo con effetto immediato a Roma, un ammonimento disciplinare e una sospensione di quattro mesi dal servizio senza stipendio;

   Vattani impugnò al Tar del Lazio sia il richiamo in Patria che la sospensione dal servizio. Nel ricorso sul rimpatrio il Ministero si costituì in giudizio, ma la prima sezione (sentenza n. 9877 del 2012) dichiarò improcedibile il ricorso per sopravvenuta «carenza di interesse», condannando il Ministero stesso al pagamento delle spese di giudizio in favore del ricorrente. Dopo aver proposto appello al Consiglio di Stato (n. 4195 del 2013) il Ministero inviò poi una nota di rinuncia, con compensazione delle spese. La sezione quarta del Consiglio di Stato il 19 aprile 2018, in sede giurisdizionale, non poté che dichiarare quel ricorso «improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse»;

   anche il ricorso relativo alla sospensione dal servizio e dallo stipendio si risolse il 27 marzo 2019 con un decreto della Terza Sezione del Tar del Lazio che lo dichiarò estinto per «perenzione», cioè per essere trascorsi più di cinque anni senza che una esplicita richiesta di decisione fosse stata avanzata da nessuna delle due parti –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto rappresentato e se non ritenga idoneo valutare l'opportunità che l'ambasciatore possa rappresentare la Repubblica italiana in sede di corpo diplomatico.
(2-01244) «Quartapelle Procopio, Morassut, Fiano».

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   PAGANI, QUARTAPELLE PROCOPIO e CARÈ. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   da oggi fino al 18 giugno 2021 si svolgerà in Marocco la «African Lion 2021», l'esercitazione militare congiunta tra Marocco e Stati Uniti, coordinata dal Comando statunitense in Africa, alla quale partecipano altri 30 Paesi in rappresentanza di diversi Paesi di Africa, Europa e Americhe, oltre a consiglieri militari della Nato, tra cui l'Italia. Le esercitazioni si svolgeranno in diverse regioni del Paese, e per la prima volta anche nell'area di Mahbes, nella regione del Sahara occidentale, vicinissima al muro di difesa marocchino e a pochi chilometri dalla regione algerina di Tindouf che ospita i campi profughi del Fronte Polisario;

   la disputa sul Sahara Occidentale ha avuto inizio nel 1975 quando, in seguito al ritiro del dominio spagnolo, il Marocco ha annesso una parte dell'area, situata sulla costa Nord-occidentale dell'Africa;

   nel 1976, il Fronte Polisario ha annunciato la nascita della Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (Sadr), instaurando un governo in esilio in Algeria ed intraprendendo una guerriglia per l'indipendenza durata fino al 6 settembre 1991, anno in cui venne dichiarato un cessate il fuoco, promosso dalla Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale Minurso). Il popolo Saharawi, vive da allora, in condizioni di estrema precarietà. Nei campi profughi spesso manca l'acqua e l'elettricità, farmaci e generi alimentari e, i Saharawi denunciano una sistematica violazione dei diritti umani nei territori occupati dal Marocco;

   a oggi, il Governo di Rabat rivendica la propria sovranità sul Sahara occidentale, mentre il Fronte Polisario continua a battersi affinché venga indetto un referendum per l'autodeterminazione del proprio territorio, dove risiede circa mezzo milione di individui;

   la scelta di includere Mahbes nelle esercitazioni è stata vista da molti analisti con sospetto. Proprio da un tweet del 29 maggio 2021 del Primo Ministro del Marocco, Saâd dine El Othmani, si è appreso che una parte della «African Lion Maneuvers 2021» si terrà per la prima volta nel Sahara occidentale occupato dal Marocco, e, secondo lo stesso Primo Ministro, ciò rappresenta il culmine del riconoscimento americano del Sahara marocchino;

   quale sia il livello della partecipazione dell'Italia all'esercitazione di cui in premessa e quali iniziative in tale ambito intenda intraprendere il Governo per garantire che le operazioni connesse all'esercitazione stessa non avvalorino la legittimazione da parte dal Marocco sul possesso dei territori contesi.
(5-06198)


   DEIDDA, FERRO e GALANTINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, è stata indetta una procedura straordinaria per l'arruolamento nell'Esercito di 120 ufficiali medici e 200 sottufficiali infermieri, a chiamata diretta e, nei primi mesi del 2021, al proseguire dello stato di emergenza, lo stesso Esercito ha dato il «via» ad un'altra ricerca straordinaria di ulteriori 44 unità, al fine di ampliare i servizi offerti alla popolazione nell'ambito dell'emergenza sanitaria in atto;

   recentemente il Ministero della difesa ha riaperto i termini delle procedure straordinarie per l'arruolamento, a domanda, in ferma annuale, per l'anno 2021, di complessivi 30 ufficiali medici e 70 sottufficiali infermieri, nell'Esercito, nella Marina militare e nell'Aeronautica militare;

   le Forze armate hanno messo a disposizione del servizio sanitario nazionale un cospicuo numero di medici e infermieri militari, normalmente impiegati per il sostegno sanitario del personale della Difesa, a supporto degli operatori civili attivi nelle zone più colpite dall'emergenza sanitaria: in particolare, il sistema difesa ha destinato al servizio sanitario nazionale, nel periodo di massima emergenza, oltre 350 operatori sanitari, tra medici e infermieri, cui devono aggiungersi altri 139 medici e 271 infermieri impiegati nelle strutture sanitarie militari parimenti messe a disposizione per l'emergenza;

   le ottime capacità logistiche e professionali degli operatori delle Forze armate sono state riconosciute da tutti gli altri attori intervenuti e le stesse stanno risultando decisive per il buon andamento della campagna vaccinale, oltre che, nel recente passato, per la campagna di screening;

   al fine di perseguire i suindicati obiettivi, appare necessario procedere con lo scorporo del comparto della sanità militare dai limiti di cui alla legge n. 244 del 2012: ciò anche perché il medesimo comparto riveste un'importanza fondamentale e diretta anche in favore della cittadinanza e, d'intesa con le regioni, può dare un contributo decisivo all'abbattimento delle liste d'attesa, o supplire alla perdurante assenza di medici di base, come troppo spesso si riscontra in alcuni comuni della Sardegna –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di confermare le professionalità acquisite nel corso dell'emergenza nell'ambito della sanità militare, se del caso con la proroga dell'attuale ferma annuale nonché mediante la stipula di specifici accordi con le regioni, al fine di una più ampia, stabile e proficua collaborazione con la sanità pubblica.
(5-06199)


   FERRARI, BONIARDI, FANTUZ, GOBBATO, PRETTO, PICCOLO, LORENZO FONTANA, CASTIELLO e ZICCHIERI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la decisione degli Stati Uniti di porre fine alla loro presenza militare in Afghanistan sta determinando la progressiva riduzione dei contingenti della missione Nato denominata «Resolute Support», in vista della sua conclusione entro l'11 settembre 2021;

   quanto precede comporterà anche la cessazione della presenza militare italiana in Afghanistan;

   a dispetto degli impegni che potranno essere presi in sede negoziale tra gli americani e gli emissari dei Taliban, esiste il fondato motivo di ritenere che, successivamente al ritiro delle truppe internazionali, possano verificarsi in Afghanistan rappresaglie ai danni di coloro, afghani, che abbiano collaborato con i militari della Nato, fornendo loro servizi di interpretariato e varie altre prestazioni;

   circostanze di questa natura vennero già prese in considerazione durante il procedimento di conversione in legge del decreto-legge 1° agosto 2014, n. 109, allorquando fu chiesto ed ottenuto dal Governo pro tempore, il 9 settembre 2014, l'inserimento all'interno dell'articolo 5 di un comma aggiuntivo – il 5-ter – per contemplare il riconoscimento della protezione internazionale ai cittadini afghani che avessero effettuato prestazioni con carattere di continuità a favore del contingente italiano impegnato nella missione Nato Isaf, nel frattempo conclusasi;

   al medesimo beneficio erano ammessi altresì i coniugi, i figli e i parenti di primo grado degli interessati;

   coloro che hanno collaborato con i soldati italiani sarebbero già stati minacciati ed avrebbero fatto sapere di temere per le vite proprie e dei propri congiunti;

   visitando Herat l'8 giugno 2021, il Ministro della difesa ha assicurato che da metà giugno 2021 il personale civile afghano che ha collaborato con il nostro contingente verrà trasferito in Italia e che sono già in corso accertamenti per stabilire quanti e chi saranno i beneficiari, oltre ai 270 già censiti;

   appare in effetti opportuno tutelare l'incolumità di chi ha lavorato con i nostri soldati affrontando gravi rischi, mostrando nei loro confronti una generosità almeno non inferiore a quella che si riserva ai migranti irregolari che giungono nel nostro Paese da ogni parte del mondo senza particolari benemerenze –:

   se le misure introdotte nel 2014 in favore di coloro che hanno cooperato con i nostri militari nell'Isaf si estendano anche agli afghani che hanno lavorato a favore dei nostri soldati della missione Resolute Support o saranno invece predisposte ulteriori iniziative normative in vista della conclusione dell'intervento Nato in Afghanistan, considerato il grave rischio di vendette e rappresaglie cui sarebbe esposto il personale locale che ha collaborato con il contingente italiano.
(5-06200)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   oltre 200 militari della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (Miasit) sembrerebbero bloccati sulle coste libiche dal mese di aprile 2021;

   le ragioni di tale stallo risiederebbero nell'impossibilità per i nostri militari giunti per un cambio del contingente di accedere sul territorio in quanto sprovvisti del visto d'ingresso sul passaporto e pertanto respinti;

   se quanto detto non fosse già sufficientemente inaccettabile, organi di stampa riportano la ancor più vergognosa notizia secondo cui i rifornimenti inviati dalla madrepatria ai nostri militari verrebbero regolarmente bloccati per mesi in porto, finché una metà, quella deperibile, viene buttata;

   si permetterebbe, in altre parole, ai nostri soldati di recuperare il carico solo tardivamente con conseguente deterioramento dei rifornimenti;

   l'episodio in parola, unitamente alle note vicende che sovente hanno coinvolto i pescatori di Mazara del Vallo, ad avviso dell'interrogante rende, purtroppo, la misura esatta di quale sia attualmente la credibilità e l'autorevolezza dell'Italia a livello internazionale e, in particolar modo, in Libia nonostante gli aiuti e le risorse pubbliche che lo Stato italiano conferisce;

   appare paradossale che, mentre sulle coste italiane giungono, in maniera incessante, migliaia di irregolari, provenienti proprio dalla Libia, i nostri militari, che, di contro, giungono sulle coste libiche per svolgere missioni di assistenza e supporto, vengano respinti;

   ci si domanda quali azioni il Governo italiano intenda adottare per colmare l'oramai evidente contraddizione tra i proclami trionfalistici di mera propaganda e la triste realtà dei fatti, figlia evidentemente di una clamoroso «deficit» di autorevolezza e credibilità sul piano internazionale, che bisogna necessariamente riaffermare, anche al fine di garantire il rientro dei nostri militari in Italia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire la regolare sostituzione dei militari italiani, assicurandone il rientro in patria, nonché per tutelare i rifornimenti inviati dalla madrepatria e permetterne l'immediato recupero.
(4-09481)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DAVIDE CRIPPA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   Green Network S.p.a., è un gruppo interessato e impegnato nel campo energetico sin dal 2003, che attualmente conta circa 400 lavoratori;

   come si può leggere dal sito ufficiale, il gruppo è nato a seguito della liberalizzazione del mercato dell'energia elettrica (decreto Bersani n. 79 del 1977), operando prima come partner energetico dei Grandi Clienti industriali nazionali e andando poi ad operare anche con le singole utenze domestiche con Green Network Energy;

   secondo diverse fonti stampa, Green Network spa sarebbe finita nel mirino della procura di Roma che avrebbe chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari tre misure interdittive dei vertici e sequestro delle azioni;

   sarebbero 166 milioni di euro non versati dalla società venditore (reseller) di energia al produttore che in quanto oneri generali di sistema sarebbero destinati a scaricarsi sulle bollette dei clienti;

   sempre secondo, quanto si può apprendere dalle fonti stampa, dalle acquisizioni operate presso Green Network S.p.a. emergerebbe come la società, nell'anno 2019, a fronte di incassi originati dalle bollette per 331 milioni di euro, ne avrebbe riversati al proprio fornitore solamente 165, trattenendo la differenza di 166 milioni di euro, che è stata utilizzata per finalità incompatibili con quelle di interesse generale determinate per legge;

   stando alle contestazioni mosse, gli amministratori di Green Network avrebbero quindi sfruttato le maglie del sistema per distrarre a fini privati una rilevante quota degli oneri incassati, destinandoli anche al sostegno delle difficoltà finanziarie dell'impresa, riuscendo così a restare sul mercato, con correlativo danno sia per la controparte contrattuale (E-Distribuzione S.p.a.) sia per la collettività;

   in un comunicato di risposta agli articoli in merito della stampa nazionale, Green Network S.p.a. riporta come lo stesso gruppo abbia: «[...] sempre agito nel pieno rispetto delle Leggi, di ogni Legge, ed in particolare della specifica normativa in argomento emessa dell'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente – ARERA (Delibera 50/2018). Si evidenzia che gli importi che Enel Distribuzione e non già Green Network ha chiesto a rimborso alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (CSEA), si riferiscono ad una normale transazione stipulata fra le due società, preventivamente comunicata con la massima trasparenza all'Autorità di Regolazione ARERA, che non ha infatti avuto nulla da obbiettare. [...]»;

   secondo le dichiarazioni di Green Network, quindi, vi sarebbe stato un accordo fra lo stesso gruppo ed Enel Distribuzione, la quale avrebbe poi provveduto a riscuotere la cifra rimanente dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali, quindi dalle bollette dei cittadini che, si ricorda, hanno già contribuito al pagamento degli oneri generali con le bollette dirette a Green Network;

   ci si chiede infine come Arera, stando alle dichiarazioni di Green Network S.p.a. possa non aver «avuto nulla da obiettare», senza specie considerando che Green Network è stata sanzionata nel 2019 dalla stessa Autorità per «[...] violazioni in materia di condizioni contrattuali di fornitura di energia elettrica e gas naturale ai clienti finali [...]» con una sanzione amministrativa di 644.000 euro, oltre a un procedimento istruttorio da parte di AGCM nell'ottobre 2020 a causa della contestazione di «mancata trasparenza nell'indicazione delle condizioni economiche di fornitura» –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente della situazione sopra descritta;

   se si possa confermare il fatto che la cifra rimanente di cui in premessa successiva all'accordo fra Green Network ed Enel Distribuzione sia stata o sarà saldata dalla Cassa per i servizi energetici e ambientali, e quindi dalle bollette dei cittadini italiani;

   di quali elementi disponga circa il fatto che Arera abbia ricevuto comunicazione dell'accordo stipulato tra Green Network ed Enel circa le conseguenti valutazioni, anche considerando precedenti come il caso di Gala S.p.a..
(4-09484)


   LIUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   la Cassa depositi e prestiti (Cdp) è un'istituzione finanziaria italiana, controllata per circa l'83 per cento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze e per circa il 16 per cento da diverse fondazioni bancarie; la Strategia per la Banda Ultralarga adottata dal Governo nel 2015 ha indicato Infratel, quale attuatore per una procedura ad evidenza pubblica con la pubblicazione di tre bandi per la costruzione e successiva gestione in concessione di una rete pubblica a banda ultralarga; le tre gare sono aggiudicate a Open Fiber S.p.a., società partecipata alla pari dal Gruppo Cdp ed Enel; il 20 agosto 2020 su proposta dell'amministratore delegato Fabrizio Palermo, il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti presieduto da Giovanni Gorno Tempini, dà il via libera alla firma di una lettera di intenti con Tim Spa, finalizzata a dare vita alla società della rete unica; il progetto punta alla nascita di AccessCo, società aperta anche ad altri investitori e destinata a gestire la rete unica nazionale. AccessCo verrà costituita mediante la fusione di FiberCop, società comprensiva della rete di accesso primaria e secondaria di Tim, e di Open Fiber; il 30 aprile 2021 il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti dà il via libera a Cdp Equity a presentare un'offerta ad Enel per l'acquisizione di una partecipazione del 10 per cento di Open Fiber e così «raggiungere la maggioranza del capitale della società per rafforzare il proprio sostegno a un'infrastruttura strategica di grande importanza per la digitalizzazione e la competitività del Paese»; il 6 maggio 2021 un articolo di La Repubblica ipotizza che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sia un abbandono della «rete unica» a causa di un inciso che parla di reti al plurale. Il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale Colao dichiara che «le questioni societarie le valutano le società e le autorità proposte come l'Antitrust. Noi vogliamo portare a tutti la banda ultralarga, indipendentemente da dove si trovano e lo faremo con delle gare in concorrenza tra gli operatori». Il titolo «TIM» perde in borsa il 5,5 per cento e il gruppo annuncia un esposto alla Consob. I segretari generali di Sic Cigl Fabrizio Solari, Fistel Cisl Vito Vitale e Uilcom Uil Salvo Ugliarolo, in una lettera ai Ministri competenti, chiedono di sapere se Governo abbia cambiato idea sulla Rete Unica –:

   quale sia la strategia che il Governo intenda adottare, tramite la controllata Cassa depositi e prestiti, in tema di convergenza delle reti e se intenda o meno procedere alla nascita di una rete unica tecnologicamente all'avanguardia.
(4-09485)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Repubblica dell'8 giugno 2021 informa che il presidente del tribunale di Verbania, dott. Luigi Montefusco con proprio provvedimento ha disposto che dell'inchiesta sul disastro del Mottarone, in cui sono perite 14 persone nello schianto della funivia, non si occuperà più la dottoressa Donatella Banci Buonamici, ma la dottoressa Elena Ceriotti, in quanto giudice per le indagini preliminari titolare del ruolo tabellare;

   la decisione ha creato sorpresa tra gli avvocati difensori delle parti, secondo cui «è la prima volta che si sostituisce un giudice per un problema tabellare e non per un valido impedimento»;

   la questione si colloca in una insolita querelle sorta nei giorni scorsi tra la procuratrice capo di Verbania, dottoressa Bossi, nei confronti della dottoressa Banci Buonamici, che non aveva convalidato il fermo di due dei tre indagati;

   il pubblico ministero non aveva nascosto la propria forte «delusione» per il provvedimento del gip, confessando che per un po' non avrebbe più accompagnato la collega gip alla macchinetta del caffè, come fino a qualche giorno prima era solita fare;

   il provvedimento del presidente del tribunale passa ora all'esame del Consiglio giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura –:

   se il Ministro interrogato avvalendosi delle proprie prerogative, intenda valutare la sussistenza dei presupposti per promuovere iniziative in relazione al provvedimento del Presidente del tribunale di Verbania.
(3-02326)

Interrogazioni a risposta scritta:


   IOVINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie emerse sui social network e sulla stampa sembrerebbe che durante una riunione in presenza della commissione per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato tenutasi nella Corte d'Appello di Lecce il 4 giugno 2021, siano rimasti accesi i microfoni amplificati;

   secondo quanto riportato da alcuni aspiranti avvocati è stata udita la seguente frase «non possiamo promuoverli tutti, stiamo bassi» pronunciata da un commissario;

   secondo quanto riportato, la riunione era in corso con 2 commissari in presenza ed uno collegato on line per stabilire il giudizio finale da affidare ad un candidato;

   da un profilo instagram denominato «Il praticante medioevale», poi pubblicato su varie testate on line, è stato riportato il presunto colloquio dell'audio che gli aspiranti avvocati hanno ascoltato in cui si sente dire: «Quanti ne avete promossi fino ad ora? Non possiamo promuoverli tutti stiamo bassi». I commissari leccesi quindi si confrontano tra di loro: «Ho fatto apposta una domanda» mentre un altro commenta: «Io una domanda insidiosa posso farla»;

   le modalità di svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato da svolgersi durante l'emergenza pandemica da COVID-19 sono state modificate da recenti norme per permettere l'abilitazione di nuovi avvocati;

   se quanto riportato dagli organi di stampa dovesse risultare veritiero, ci si troverebbe di fronte ad una violazione del diritto ad avere una valutazione imparziale della idoneità del candidato;

   a giudizio dell'interrogante è necessario adottare idonei strumenti di trasparenza che riducano al minimo la possibilità per i commissari di esercitare una valutazione che si basi anche su altre considerazioni che non hanno nulla a che vedere con la preparazione del candidato, come, ad esempio, l'alto numero di idonei rispetto ai candidati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per verificare quanto accaduto;

   se saranno promosse iniziative per rendere maggiormente trasparente l'esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato al fine di evitare il ripetersi di episodi descritti in premessa.
(4-09476)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con una disposizione impartita dal dirigente preposto il 19 maggio 2021, il Ministero della giustizia ha disposto, per i magistrati onorari, il ritiro dei tesserini di riconoscimento personale, valido al fine del porto d'armi senza licenza;

   il provvedimento porta a compimento quanto sancito dalla circolare del Ministero della giustizia n. 11799 del 18 gennaio 2018, che disponeva il ritiro delle tessere in autotutela, dopo un periodo ventennale di estensione dei benefici previsti per la legittima difesa dei magistrati;

   il Ministero aveva disposto il ritiro dei vecchi tesserini ancora in corso di validità e la sostituzione con i nuovi senza dicitura, ritenendo tale licenza consentita ai soli magistrati di professione, cioè a coloro che stabilmente e istituzionalmente esercitano funzioni giurisdizionali. Diversamente, secondo il Ministero, sarebbe consentito il porto d'armi senza licenza a chi svolge in via principale non l'attività di magistrato ma un'altra attività lavorativa e professionale;

   il tesserino è stato finora rilasciato ai magistrati onorari, a partire dal 1994, in base alla legge n. 36 del 1990, che consente il porto d'armi senza licenza ai soli fini di difesa personale, tra gli altri, ai magistrati dell'ordine giudiziario;

   giova ricordare che, in assenza di modifiche legislative, l'articolo 7 della legge n. 36 del 1990 continua a riconoscere tale beneficio ai «magistrati dell'ordine giudiziario», così collegando il beneficio allo svolgimento in concreto della «funzione magistratuale», senza distinzioni solo formali fondate sull'appartenenza all'una o all'altra categoria, onoraria e ordinaria, in coerenza con la sua finalità di «difesa personale» per il rischio proprio della funzione giurisdizionale identicamente avvertito dai magistrati onorari e dai magistrati ordinari;

   a giudizio dell'interrogante, con tale provvedimento il Ministero della giustizia non perderebbe occasione per rimarcare l'esistenza di una magistratura di «Serie A» e una di «Serie B», contravvenendo al dettato costituzionale dell'articolo 106 che individua una magistratura unica a cui si accede attraverso modalità diverse;

   il Ministero si è preoccupato di ritirare i tesserini per ribadire che i magistrati onorari non fanno parte dell'ordine giudiziario, contrariamente a quanto sancito dalla Corte di giustizia dell'Unione europea del 16 luglio 2020 «Ux contro Italia» dove si sancisce espressamente che il Magistrato onorario è parte dell'ordinamento giudiziario;

   i magistrati onorari, soprattutto in quei territori dove è forte la presenza della criminalità organizzata, sono spesso chiamati ad adottare sentenze che vanno ad incidere sui rapporti economici di persone più o meno legate ad ambienti criminali e, pertanto, sono spesso oggetto di minacce da parte della criminalità organizzata;

   il provvedimento in questione, oltre che tardivo e illogico, è anche altamente pericoloso e rischia di mettere in pericolo l'incolumità di alcuni magistrati onorari –:

   se il Ministro interrogato intenda rivedere la decisione di cui in premessa, concedendo nuovamente ai magistrati onorari il tesserino valido per il porto d'armi senza licenza ai soli fini di difesa personale.
(4-09486)


   RAMPELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è un pugno nello stomaco la notizia della scarcerazione, dopo solo 25 anni, di Giovanni Brusca, boss di mafia, autore della strage di Capaci in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta e che ha fatto uccidere e sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo, per vendetta nei confronti del padre collaboratore di giustizia;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, il collaboratore di giustizia siciliano, tornato definitivamente libero, ha ottenuto una casa in una località segreta, una nuova identità, e quella che in gergo tecnico viene chiamata indennità di mantenimento, che oscilla tra i 1000 e 1500 euro al mese, più 500 euro per ogni familiare a carico;

   una decisione giuridicamente legittima, ma moralmente difficile da accettare, se l'indulgenza della giustizia si traduce, di fatto, in generosi sconti di pena per chi si è macchiato di crimini efferati, riaprendo una dolorosa ferita e uno dei capitoli più tristi della nostra storia;

   dure le parole di Claudio Martelli, che ha vissuto in prima persona gli anni delle stragi mafiose da Ministro della giustizia, a stretto contatto con Giovanni Falcone nella lotta a Cosa nostra: «Io sono tutto tranne che un giustizialista, ma trovo che la scarcerazione di un criminale come Giovanni Brusca sia inaccettabile, è qualcosa che lascia un senso di profonda ingiustizia che rasenta lo sgomento. [...] Brusca non è un pentito, è un criminale che ad un certo punto ha deciso per i suoi interessi di collaborare con i magistrati che lo interrogavano. Ha parlato e ha raccontato alcune cose. Quante, del repertorio dei suoi delitti, non è dato sapere. Ma per sua ammissione è responsabile di almeno 150 omicidi, di stragi, e io ricordo che nei casi di stragi le indagini non si possono mai prescrivere, questo significa che c'è qualcosa che non può essere superato. Ai miei tempi il ministero si chiamava di Grazia e Giustizia, Cossiga volle forzarmi a concedere la grazia a Renato Curcio, ma io dissi di no. Se fossi ancora ministro l'ultima cosa che farei è dare la grazia a Brusca, uno che si è macchiato di crimini efferati, ha ucciso bambini, giudici»;

   lo stesso Martelli ha avanzato perplessità sulla decisione di scarcerazione solo dopo 25 anni di carcere, ricordando come Brusca abbia cominciato a collaborare nel '96, probabilmente sotto la spinta dello sconto di pena, una procedura «che dà luogo ad abusi e consente al collaboratore di giustizia un grande margine di discrezionalità. Già Falcone metteva in guardia dai rapporti intimistici, così diceva lui, tra pentiti e pubblici ministeri, perché il rischio è che si crei un rapporto confidenziale in cui è il collaboratore a usare il magistrato. Se capisce cosa vuole il pm, lui glielo dà, ma non è detto che sia la verità» –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in relazione alla scarcerazione di Giovanni Brusca.
(4-09491)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   al termine di un procedimento che ha interessato il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, la regione autonoma della Sardegna, la Commissione europea, l'Autorità di regolazione dei trasporti e Invitalia (per le attività di supporto tecnico specialistico) sono state bandite le gare per la nuova continuità territoriale marittima con le isole maggiori e le isole Tremiti;

   il 12 gennaio 2021, in una nota titolata «Trasporto marittimo: maggiore liberalizzazione e risparmio di risorse pubbliche anche grazie a Invitalia», è stato comunicato il depotenziamento della continuità, sia in termini di risorse stanziate sia in termini di linee convenzionate;

   rispetto alla precedente convenzione, che destinava alla continuità territoriale marittima 72.687.000,00 euro all'anno, gli stanziamenti per la nuova continuità marittima sono stati ridotti a 40.606.334,48 euro all'anno per le prime tre annualità, risorse che saranno ulteriormente ridotte per un importo annuale di 33.939.667,81 euro per le successive due annualità;

   si passa da 10 linee convenzionate a sole 4 linee convenzionate («Civitavecchia-Cagliari-Arbatax», «Napoli-Cagliari-Palermo», «Genova-Porto Torres» e «Termoli-Tremiti»), mentre alla linea Civitavecchia-Olbia sono riconosciute le imposizioni degli obblighi di servizio pubblico in base ai quali potranno essere erogate compensazioni economiche;

   la Sardegna risulta particolarmente penalizzata dai nuovi bandi con un finanziamento annuo che è passato da 52.911.000,00 milioni di euro della precedente convenzione a 33.939.667,81 milioni di euro dell'attuale, in un contesto nel quale, considerate le gravi criticità registrate in passato, ci si sarebbe attesi un rafforzamento dei servizi con maggiori risorse stanziate;

   dalle citate note di Invitalia emerge con insistenza il sospetto che la finalità sottesa alla procedura sia unicamente quella di contenere i costi della continuità territoriale marittima senza alcuna preoccupazione che si stia compromettendo un istituto fondamentale voluto per compensare, anche se solo parzialmente, i costi diretti e indiretti dell'insularità;

   in questo senso, appaiono gravi, inopportune e fuori contesto le dichiarazioni di Invitalia – sulle quali è urgente un chiarimento da parte del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili – secondo cui la liberalizzazione delle rotte produrrà un «conseguente risparmio di risorse pubbliche e maggiori garanzie per gli utenti»;

   la continuità territoriale si inserisce tra le garanzie di uguaglianza sostanziale e di coesione di natura economica e sociale dei cittadini, perché il trasporto è un elemento essenziale del diritto alla mobilità previsto all'articolo 16 della Costituzione, si tratta pertanto di un servizio di interesse economico generale, tale da dover essere garantito a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro dislocazione geografica;

   desta, pertanto, grande preoccupazione l'eccessiva fiducia riposta nella capacità delle liberalizzazioni di offrire «maggiori garanzie per gli utenti» proprio in un mercato tradizionalmente non concorrenziale, come attestano le sanzioni irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato;

   secondo quanto ricorda Invitalia «L'Authority nazionale richiede che gli enti affidanti svolgano una preliminare analisi della domanda accompagnata da un'apposita verifica di mercato che valuti la sussistenza di un interesse economico da parte degli operatori a fornire il servizio in regime di libero mercato»;

   nonostante questa analisi preliminare, la nuova continuità non appare aderente, non solo al contesto di alcune realtà interessate, ma alle stesse dinamiche del mercato dei trasporti;

   non appare comprensibile quali siano le motivazioni per le quali alla linea Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, maggiormente onerosa e centrale nel garantire il diritto alla mobilità dei cittadini e delle imprese della Sardegna, siano stati stanziati appena 16.600.000,00 euro all'anno, quando la precedente convenzione stanziava 23.933.000,00;

   la non corrispondenza dell'analisi preliminare con le dinamiche del mercato sarebbe stata confermata dal fatto che la gara per l'aggiudicazione dell'appalto è andata deserta;

   nelle procedure preliminari, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili avrebbe ignorato i rilievi e le indicazioni della regione autonoma della Sardegna in merito alle gravi lacune contenute nei nuovi bandi;

   l'Unione Sarda del 21 maggio 2021, ha riportato la dichiarazione dell'assessore regionale dei trasporti secondo il quale «Abbiamo chiesto di essere coinvolti nell'esprimere l'intesa come previsto dalla Corte costituzionale e non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Abbiamo chiesto più volte con note protocollate al Ministero chiarezza sulle tratte marittime da e per la Sardegna, a partire da quella di Arbatax, e non ci ha mai risposto in maniera esaustiva» –:

   quali siano le motivazioni che hanno portato a un profondo depotenziamento della continuità territoriale marittima, circostanza che colpisce in particolare modo la regione Sardegna, con gravi ripercussioni sull'economia dell'isola e con grave compressione del diritto costituzionalmente garantito alla mobilità;

   se non ritenga opportuno promuovere, per quanto di competenza, un rafforzamento della continuità territoriale marittima, ripensata, non secondo logiche di mercato che, sino ad oggi, si sono rivelate fallaci, ma come affermazione del diritto alla mobilità e come compensazione dei costi dell'insularità.
(2-01245) «Vallascas, Trano, Cabras».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il ponte di Romagnano Sesia era un'infrastruttura sita lungo la strada provinciale n. 142, ora statale, arteria stradale importantissima che vedeva ogni giorno importanti flussi di traffico, oltre ad essere un collegamento fondamentale per le provincie di Novara, Vercelli e Biella e per aziende internazionali;

   il 2 ottobre 2020 il ponte Romagnano Sesia è crollato a seguito delle forti piogge che in quei giorni si sono abbattute sul territorio novarese e vercellese;

   la regione Piemonte, la provincia di Novara, il comune di Romagnano Sesia e Anas hanno sottoscritto nella giornata di giovedì 18 marzo 2021 la convenzione per il ripristino del collegamento stradale, lungo la strada provinciale 142 tra le due sponde del paese di Romagnano Sesia e Gattinara;

   in data 22 marzo 2021 ha preso il via il cantiere per la ricostruzione del nuovo ponte provvisorio Romagnano Sesia, dal costo di circa 5 milioni di euro e che sarebbe dovuto essere realizzato in un massimo di 140 giorni;

   il ponte provvisorio avrebbe reso nuovamente possibile il collegamento tra le sponde del paese di Romagnano e il comune Gattinara, nel vercellese, in una delle arterie più importanti per la regione Piemonte;

   anche l'Unione industriale Novara e Vercelli ha più volte sottolineato l'importanza di questa infrastruttura per le importanti aziende del territorio che sono leader nei loro settori a livello internazionale;

   ad oggi, però, pur avendo formalmente avviato i lavori, in realtà non si sono visti progressi di alcun tipo e l'area è desolatamente inattiva se non per le reti da cantiere posizionate e qualche piccolo intervento;

   il ponte di Romagnano Sesia è un collegamento situato in punto strategico ed è una «porta» ideale sia dal punto di vista economico, sia da quello turistico; è chiaro che l'ulteriore arresto al ripristino di tale asse viario rappresenta un danno di incalcolabile gravità, che mette in grave difficoltà l'indotto produttivo e turistico, già fortemente compromessi, oltre che frustrare ogni aspettativa di sviluppo territoriale e possibilità di investimenti locali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda esposta in premessa, quale sia lo stato dell'arte della ricostruzione dell'opera, se vi sia un cronoprogramma dei lavori, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di velocizzare gli interventi di ricostruzione.
(5-06196)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le prime pagine dei nostri quotidiani riportano in queste ore le ennesime tragedie in mare: cinquanta persone migranti, fra cui alcuni egiziani, sono annegate al largo della Libia in seguito al naufragio dell'imbarcazione su cui viaggiavano; secondo un tweet dell'Oim, l'Agenzia dell'Onu per le migrazioni, altri 11 corpi che viaggiavano su un gommone con a bordo 24 migranti diretti in Europa affondato;

   sempre nelle ultime 24 ore circa 95 persone «sono state intercettate/soccorse in mare e riportate a Tripoli dalla Guardia costiera libica», come riportato dall'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) in Libia; nel Gargano sono approdati, con una barca a vela, 35 migranti, tutti afghani; la Sea-Watch 4 negli ultimi giorni ha condotto sei operazioni di salvataggio nel Mediterraneo, arrivando ad ospitare a bordo 455 naufraghi; 2.000 le partenze e oltre 700 gli sbarchi solo a Lampedusa negli ultimi tre giorni;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, sono circa 10 mila i migranti arrivati in Italia nel 2021; a cui si aggiungono i 455 a bordo della Sea Watch 4: un dato triplo rispetto a quello registrato nello stesso periodo dello scorso anno, quando al 1° maggio 2021 erano 997 le persone giunte via mare sulle coste italiane; numeri destinati a crescere ulteriormente con l'arrivo della stagione estiva e le condizioni del mare più favorevoli, che, come è facile immaginare, sono un incentivo a partire;

   un fenomeno, quello dell'assalto alle coste italiane da parte di persone disperate, che continua incessantemente nel totale disinteresse delle istituzioni, nonostante dalle inchieste in corso continuino ad emergere nuove inquietanti prove delle connessioni fra ong e mercanti di uomini, a cui si aggiunge la surreale campagna che pubblicizza i «viaggi della speranza» con messaggi promozionali su Fb e whatsapp con tanto di tariffe e rassicurazioni, come fossero veri e propri «tour operator» della morte: «Arrivo in Italia garantito al cento per cento», oppure «chiunque sia pronto, viaggi in Italia garantiti cento per cento con Haj Abdo Abdou. Viaggi verso il salvataggio»;

   il costo della traversata, nella maggior parte dei casi, è di circa 5 mila dinari libici, ovvero poco più di 900 euro, come scrivono gli scafisti su profili social aperti: una tragedia nella tragedia, perché, oltre alle numerose morti in mare, si assiste, nell'indifferenza generale, alla libertà di criminali internazionali di organizzare i viaggi alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti, con la complicità delle ong che si piazzerebbero davanti alle coste libiche in attesa delle partenze –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere al riguardo per bloccare questa vergognosa iniziativa dei trafficanti di esseri umani, al fine di scongiurare l'ennesima annunciata tragedia in mare;

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per attivare accordi internazionali bilaterali con la Libia per arginare gli intensificati flussi migratori.
(4-09474)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   non si ferma l'ondata di approdi a Lampedusa, agevolati dalle condizioni meteorologiche favorevoli e dove, negli ultimi giorni, sono stati registrati sedici sbarchi e 1.489 migranti approdati sull'isola;

   il primo sbarco ha riguardato 325 persone a bordo di una barca di legno di 20 metri, intercettata a 8 miglia dalla costa, seguita dall'avvistamento di una seconda imbarcazione più piccola, con 90 persone; nel corso della giornata, poi, sono stati registrati altri arrivi che hanno fatto superare la soglia dei mille migranti sbarcati;

   dopo un primo intervento sanitario, i migranti sono stati condotti nell'hotspot di contrada Imbriacola, ormai al collasso, tanto da rendersi necessari i primi trasferimenti sulla nave quarantena «Allegra», che è in rada davanti all'isola, e a Porto Empedocle per essere smistati nel Cara di Caltanissetta o in centri di accoglienza in provincia di Ragusa, mentre quattro migranti affetti da tubercolosi sono stati trasferiti in elisoccorso all'ospedale di Caltagirone, nel Catanese;

   i numeri, destinati purtroppo ad aumentare di ora in ora, sono così elevati che in alcuni centri di prima accoglienza si parla già di emergenza, come, appunto, nell'hotspot di Lampedusa, dove sono state alloggiate più di 723 persone, a fronte di una capienza massima di 250 unità e se gli sbarchi dovessero continuare con lo stesso ritmo degli ultimi giorni, ben presto tutti i centri di accoglienza della Sicilia andranno in affanno;

   la politica nazionale non può permettersi ambiguità su un tema fondamentale come quello dei flussi migratori, e meno che mai può permettersi di gestire l'arrivo dei migranti con la logica dell'emergenza quotidiana, che non può rimanere circoscritta ai confini nazionali, ma chiama in causa responsabilità e impegno anche da parte dell'Unione europea;

   è una situazione ormai al collasso, che rischia di implodere in un'emergenza sanitaria e sociale incontrollabile, dove si rischia di replicare il quinquennio nero iniziato con Mare Nostrum, ma che ora sarebbe ancora più grave con una pandemia in corso e una crisi economica che non ammette margine di errore –:

   quale sia la politica nazionale che il Governo intenda attuare in materia di gestione dei flussi migratori, soprattutto in vista dell'arrivo della stagione estiva e, quindi, delle condizioni del mare favorevoli;

   se non ritenga necessario promuovere accordi internazionali bilaterali con la Libia per arginare gli intensificati flussi migratori e per bloccare i barconi riaccompagnandoli nei porti libici, con il supporto della nostra Marina militare.
(4-09478)


   MISITI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il testo unico degli enti locali, di cui al decreto-legge decreto legislativo n. 267 del 2000 aggiornato alle modifiche apportate dal decreto-legge n. 104 del 2020 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, riconosce al consigliere comunale un ruolo primario all'interno della gestione dell'ente, una responsabilità assunta, il giorno del voto, nei confronti dell'elettore che non può essere semplicemente limitata a quella di alzare la mano in segno di approvazione o di urlare per opporsi in segno di contrarietà;

   gli articoli 79, 80 e 81 del decreto-legge n. 267 del 2000, come modificati dalla legge n. 244 del 2007, gli articoli 16 e 21 del decreto-legge n. 138 del 2011, convertito dalla legge n. 148 del 2011, l'articolo 2-bis del decreto-legge n. 392 del 2000 convertito dalla legge n. 26 del 2001 e l'articolo 68 del decreto legislativo n. 165 del 2001 disciplinano permessi e diritti riconosciuti a personale che ricopre carica pubblica elettiva;

   in data 8 febbraio 2021, il sindaco del comune della provincia di Brindisi, Torre Santa Susanna, ex senatore Michele Saccomanno, con propria nota esprimeva il proprio rammarico, alla dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Commenda di Brindisi e per conoscenza al direttore dell'ufficio scolastico regionale di Bari, per il trattamento che sarebbe riservato al consigliere comunale, di minoranza, dottor Gabriele Presta, che, anziché facilitare l'espletamento del mandato ricevuto, lo renderebbe difficoltoso con turnazioni che ne ostacolerebbero le minime funzionalità;

   in data 17 maggio 2021, lo stesso sindaco, ritenendo opportuno e doveroso difendere i diritti e l'onorabilità del ruolo di consigliere comunale, interpellava il prefetto di Brindisi, mettendo a conoscenza il procuratore di Brindisi, il direttore dell'ufficio scolastico regionale di Bari, nonché la stessa dirigente scolastica dell'istituto comprensivo Commenda di Brindisi, ritenendo necessario un intervento teso a chiarire e precisare alla dirigente scolastica in questione, datore di lavoro del consigliere comunale del comune di Torre Santa Susanna, il dottor Gabriele Presta, i diritti dei consiglieri comunali nell'espletamento del mandato elettivo ricevuto dai cittadini e le modalità di esercizio degli stessi, come disciplinati nel Testo unico degli enti locali;

   ad oggi continuerebbero gli atteggiamenti ostruzionistici e di negazione dei diritti, che non facilitano la partecipazione del consigliere comunale Presta alle sedute dei consigli comunali, delle commissioni e delle conferenze capigruppo, tutte sedi deputate allo svolgimento di attività fondamentali per l'attività amministrativa dell'ente e per la programmazione dei servizi da rendere alla comunità locale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non ritengano opportuno adottare iniziative volte a fornire un chiarimento in merito alla disciplina sottesa al corretto esercizio del mandato di consigliere comunale in relazione al rapporto con il datore di lavoro, nel caso di specie una istituzione scolastica, che possa precisare le modalità applicative della normativa di riferimento e facilitare, pertanto, al consigliere interessato nel caso specifico, l'esercizio dei propri diritti di consigliere comunale.
(4-09487)


   SPESSOTTO e TRANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 16 aprile 2021 i Carabinieri della Forestale hanno colto in flagranza di reato un gruppo di circa 25 persone, funzionari e impiegati della comunità montana di Valle Trompia, riuniti a pranzo attorno allo stesso tavolo, all'interno delle sale dell'ente, che pasteggiavano a base di uccellini illegalmente cacciati, appartenenti ad alcune specie tutelate;

   la pietanza principale del banchetto, infatti, era lo «spiedo bresciano», un piatto tipico di carne che contiene manzo, maiale, pollo, coniglio, selvaggina e, appunto, uccellini, per molti dei quali è però vietata la caccia dal 2014, come allodole, tordi, beccafichi e fringuelli. I Carabinieri, che hanno sequestrato una cinquantina di uccellini già cotti appartenenti proprio a queste specie, dovranno anche stabilire se tra i commensali era presente il responsabile della caccia illegale come titolare di regolare licenza, oppure come colpevole del reato di bracconaggio;

   il fatto è stato commentato dalla Lac (Lega per l'abolizione della caccia) come «l'ennesimo sintomo della ridottissima percezione dell'illegalità venatoria esistente nelle valli bresciane, non a caso al primo posto in Italia, e ai primi in Europa, per l'incidenza del bracconaggio»; ciò che è accaduto, oltre ad essere condannabile perché inumano e illegale, perché crea danni irreparabili all'ambiente, con gravi ripercussioni per la biodiversità e tutto l'habitat naturale, va valutato anche per la violazione del divieto di assembramento delle norme anti-Covid, su una provincia che si conferma essere ancora quella più colpita dal Coronavirus nella regione Lombardia, con il maggior numero di nuovi casi –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, promuovere ulteriormente verifiche sui fatti avvenuti con gli organismi di governo della comunità montana di Valle Trompia, sostenendo interventi più efficaci per arginare l'attività venatoria illegale nel territorio;

   quali iniziative, anche normative, intenda adottare per evitare il ripetersi di questi eventi in futuro.
(4-09492)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il «Patto territoriale» previsto dal municipio 6 di Milano si occupa di segregazione scolastica;

   è emerso, dalla stampa nazionale, che il presidente del municipio 6, Santo Minniti, ha fortemente voluto una delibera incentrata sulla gestione delle iscrizioni agli istituti delle primarie e secondarie di primo grado, la quale prevede una premialità per le scuole più svantaggiate che aderiscono al progetto, individuate nell'attribuzione di fondi del diritto allo studio;

   la delibera in concreto serve ad erogare più risorse alle scuole che selezionano più bambini immigrati sia alle elementari che alle medie;

   la prevedibile conseguenza della delibera sarà, a giudizio dell'interrogante, la costituzione di scuole «ghetto», rifiutate dai genitori italiani nel momento dell'iscrizione a scuola dei loro figli a causa della lentezza dei programmi, dell'elevato numero di alunni che non parlano e non comprendono correttamente l'italiano –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato sulla vicenda e se intenda promuovere un monitoraggio, per quanto di competenza, sui rischi delle scuole ghetto nel quartieri periferici di grandi città come Milano, alla luce delle criticità evidenziate in premessa.
(4-09490)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BENEDETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 873, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023», prevede che: «al fine di assicurare i necessari standard di funzionalità dell'amministrazione e delle relative strutture interne, anche in relazione ai peculiari compiti in materia di politiche di tutela, coordinamento e programmazione dei settori agroalimentare, dell'ippica, della pesca e forestale, nonché per adeguare tempestivamente i livelli dei servizi alle nuove esigenze anche a seguito degli effetti derivanti dall'emergenza da Covid-19, e far fronte, conseguentemente, alla necessità di coprire le vacanze di organico, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, per il biennio 2021-2022, è autorizzato a bandire procedure concorsuali pubbliche, secondo i principi e i criteri direttivi di cui agli articoli 247, 248 e 249 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e conseguentemente ad assumere, con contratto di lavoro a tempo indeterminato, in aggiunta alle vigenti facoltà assunzionali e nei limiti della vigente dotazione organica, un contingente di 140 unità di personale, di cui 58 unità da inquadrare nell'Area III, posizione economica F1, e 28 unità nell'Area II, posizione economica F2, da assumere nell'anno 2021 e 30 unità da inquadrare nell'Area III, posizione economica F1, 21 unità nell'Area II, posizione economica F2, e 3 unità di personale dirigenziale di seconda fascia da assumere nell'anno 2022.»;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 20 agosto 2019, pubblicato sulle Gazzetta Ufficiale 5 ottobre 2019, n. 234, ha disposto l'assunzione, per i ruoli agricoltura ed Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali delle seguenti unità: ruolo agricoltura, 8 assistenti amministrativi, 10 assistenti agrari, 12 funzionari amministrativi, 10 funzionari agrari, 4 funzionari informatici; ruolo Icqrf, 5 addetti, 13 assistenti amministrativi, 7 assistenti di laboratorio, 6 assistenti agrari, un addetto amministrativo; altresì, lo stesso ha autorizzato il medesimo dicastero a bandire delle procedure selettive per la progressione tra le aree riservate al personale interno di ruolo, ai sensi del decreto legislativo n. 75 del 2017;

   nel corso dell'audizione, in videoconferenza, sulle linee programmatiche del dicastero, svoltasi il 16 marzo 2021 presso la XIII Commissione agricoltura, il Ministro interrogato ha preso l'impegno di rafforzare le strutture ministeriali in termini di risorse umane;

   va considerato che, vista l'attuale situazione emergenziale, il dipartimento della funzione pubblica, in data 3 febbraio 2021, ha emanato anche un Protocollo inerente allo svolgimento dei concorsi pubblici –:

   a che punto sia la relativa programmazione delle assunzioni di cui in premessa e se non sia il caso di attivare le diverse procedure propedeutiche volte quantomeno alla pubblicazione dei bandi di concorso;

   per quanto riguarda le procedure di progressioni economiche orizzontali interne, svoltesi per l'anno 2020 e conclusesi con la pubblicazione delle relative graduatorie, entro quale termine, al netto di eventuali rettifiche e controlli previsti dalle vigenti disposizioni di legge, si adotteranno i provvedimenti di conferimento delle connesse fasce retributive, anche sotto il profilo economico, ai lavoratori risultati vincitori e con quale tempistica si intenda procedere con i nuovi bandi per l'annualità 2021.
(4-09480)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   LEDA VOLPI, MASSIMO ENRICO BARONI e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   lo studio dell'Università di Greifswald, pubblicato ad aprile 2021 su The New England journal of medicine ha concluso che la vaccinazione con AstraZeneca (Vaxzevria) può provocare il raro sviluppo di trombocitopenia trombotica immunitaria mediata da anticorpi attivatori delle piastrine contro PF4, che imita clinicamente la trombocitopenia autoimmune indotta da eparina;

   con Circolare del 7 aprile 2021 il Ministero della salute pur approvando il suddetto vaccino per tutti i maggiorenni, raccomandava «un uso preferenziale nelle persone con più di 60 anni»;

   il 26 maggio 2021 il gruppo di lavoro Emostasi e Trombosi dell'Aifa ha riportato che «La sicurezza della somministrazione del vaccino AstraZeneca (Vaxzevria), nei soggetti di età inferiore a 60 anni, rimane un tema ancora aperto e sul quale vi sono margini di incertezza». Ciononostante, riguardo alla seconda dose per gli under 60 vaccinati con AstraZeneca, «il completamento della schedula vaccinale rappresenta la strategia di contrasto alla diffusione del virus Sars-Cov-2 che garantisce il migliore livello di protezione». Ciò non sembrerebbe tuttavia incoraggiare vaccinazioni generalizzate a tutti con AstraZeneca ma solo il completamento dell'immunizzazione;

   un gruppo di medici vaccinatori, in una lettera aperta, pubblicata sui quotidiani, avevano segnalato l'incongruenza per cui il vaccino non era stato dichiarato opportuno nella fascia giovanile, perciò, a inizio campagna vaccinale, veniva proposto alle persone più anziane proprio alla luce dei casi di trombosi verificati nei Paesi che lo hanno utilizzato; tuttavia nei recenti «Open day» è stato permesso alle regioni di utilizzarlo anche per i giovani. I medici vaccinatori hanno sottolineato il rischio trombosi di AstraZeneca nei soggetti 20-55 anni, specialmente nelle donne;

   tenuto conto che il succitato vaccino non è mai stato approvato dall'agenzia del farmaco statunitense, è stato eliminato dal programma di vaccinazioni di vari Paesi europei (Austria, Norvegia e Danimarca) e limitato a fasce di età avanzate in altri Paesi;

   il giorno 5 giugno 2021 una giovane di 18 anni viene ricoverata per trombosi venosa cerebrale all'ospedale San Martino di Genova a pochi giorni dalla somministrazione del vaccino AstraZeneca, avvenuta il 25 maggio 2021 nella Asl di residenza –:

   per quali ragioni il Ministero della salute, alla luce delle evidenze scientifiche, del nuovo caso di sospetta reazione avversa e della succitata raccomandazione ministeriale di utilizzo di AstraZeneca (Vaxzevria) solo per «over 60», abbia ritenuto di autorizzare il suddetto vaccino negli «Open Day» dedicati alle fasce di età inferiori ai 60 anni.
(3-02324)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, in data 10 aprile 2021, presso l'ospedale dei Camilliani ubicato nel comune di Casoria, in provincia di Napoli, è stato attivato un centro per l'inoculazione di vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 a seguito di ciò che la stampa definisce «iniziativa volontaria della direzione» dell'ospedale stesso;

   in data 13 aprile, la stampa riferisce che la direzione generale della ASL competente avrebbe «sancito l'inserimento dell'ospedale dei Camilliani come centro permanente per le vaccinazioni anti Coronavirus»;

   in data 4 giugno, fonti di stampa riportano la notizia secondo la quale le prestazioni di inoculazione di vaccini per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2 erogate presso il predetto centro vaccinale sarebbero state interrotte per ragioni non meglio precisate;

   l'interruzione della prestazione sanitaria avrebbe costretto numerosi cittadini residenti nel comune di Casoria a recarsi presso diverse strutture sanitarie ubicate in comuni limitrofi per poter beneficiare dell'inoculazione del predetto vaccino obbligando, pertanto, gli stessi a intraprendere spostamenti molto più lunghi del previsto e quindi costringendo molti di loro a sostenere maggiori spese impiegando tempi maggiori per raggiungere i centri vaccinali. I cittadini, infatti, pare siano costretti a recarsi nei comuni di Frattaminore, Frattamaggiore o Afragola per ricevere le dosi di vaccino rispettivamente distanti;

   la previsione di un centro vaccinale che di tipo permanente all'interno di una struttura sanitaria pubblica nel comune di Casoria appare necessaria soprattutto in considerazione della numerosa popolazione che, infatti, secondo dati ISTAT del mese di febbraio 2021, si attesta a 74.368 abitanti –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di propria competenza intenda adottare al fine di garantire a tutti i cittadini di Casoria il livello di prevenzione collettiva previsto dai livelli essenziali di assistenza tramite la prestazione relativa alla copertura vaccinale anti-SARS-CoV-2 e se, in particolar modo, intenda individuare una struttura sanitaria pubblica nella città di Casoria che possa erogare in maniera permanente la predetta prestazione così da assicurare alla numerosa popolazione residente un centro stabile che possa consentire a tutti l'inoculazione del vaccino senza spostarsi nei comuni limitrofi e senza sostenere spese maggiori.
(5-06201)

Interrogazione a risposta scritta:


   CASSINELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   tutti coloro, in teoria tanti e in larga maggioranza over 40, che soffrono di numerose patologie che rendono obbligatoria la verifica presso una commissione speciale per il rinnovo della patente di guida, strumento fondamentale per la vita di relazione sociale, devono essere autorizzati da una commissione medica locale;

   le restrizioni causate dalla pandemia sanitaria hanno ulteriormente accentuato i tempi per visite e controlli specifici già lunghi ora dilatati a dismisura con attese prolungate (parecchi mesi) e difficoltà conclamate per le prenotazioni attraverso il Cup. Visite ed esami che devono essere fatti in strutture pubbliche, spesso con personale medico convenzionato, dimostrando così una completa sfiducia nei medici di famiglia, anch'essi convenzionati, e nei medici libero professionisti;

   bisogna inoltre presentare documenti che sono già in possesso della pubblica amministrazione, quando esistono norme che espressamente stabiliscono l'inutilità di questi doppioni che comportano un enorme aggravio di costi pubblici;

   bisogna compilare e pagare fino a 5 diversi bollettini di versamenti quando si potrebbe saldare tutto in una unica soluzione direttamente alla segreteria di riferimento o attraverso una procedura elettronica, come si fa in molti enti, anche pubblici, evitando così una inutile perdita di tempo per il cittadino e inutili costi per l'Erario;

   la proroga della validità della patente di guida, a causa di ritardo della visita per difficoltà operative della Commissione, deve poi essere fatta da un altro ufficio spesso posto in altra parte delle città con ulteriore perdita di tempo con un aggravio di costi per l'Erario e per il cittadino stesso a causa di ulteriori diritti di segreteria da pagare, quando il tutto è dovuto allo scarso coordinamento della pubblica amministrazione –:

   quali iniziative intenda il Governo assumere in relazione alla problematica suddescritta, al fine di evitare quelle che il cittadino percepisce come «vessazioni burocratiche» causate da una pubblica amministrazione, in questo caso essenzialmente sanitaria, che non è in grado di erogare un servizio essenziale e in tempi adeguati.
(4-09483)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Liberty Magona Srl, si legge nel sito istituzionale dell'azienda, «è leader del mercato italiano per i prodotti piani zincati e preverniciati. Fondata nel 1891 con il nome “La Magona d'Italia”, vanta quasi 130 anni di storia e di esperienza nel settore della laminazione e del rivestimento di acciai piani»;

   Liberty Magona, da febbraio 2002, è entrato a far parte del gruppo Arcelor leader mondiale dell'acciaio. Da luglio 2006 il gruppo Arcelor si è fuso con il gruppo Mittal Steel dando vita al primo produttore mondiale di acciaio ArcelorMittal;

   successivamente il 1° luglio del 2019 ArcelorMittal Piombino è stato acquisito dal gruppo Liberty Steel, e ha cambiato il suo nome in Liberty Magona;

   Liberty Steel Group, con sede centrale a Londra, ha più di 30.000 dipendenti in oltre 200 sedi in quattro continenti;

   da quanto si legge sui media Liberty Magona rischierebbe un forte rallentamento della produzione che in brevissimo tempo potrebbe portare alla sospensione dell'attività di uno dei reparti di verniciatura e di una linea di zincatura, con inevitabile ricorso alla cassa integrazione;

   questo allarme è stato lanciato dalle associazioni sindacali, che hanno chiesto di aprire un tavolo urgente al Ministero dello sviluppo economico e di incontrare la direzione dello stabilimento in presenza della proprietà dell'azienda;

   sempre secondo la stampa le difficoltà dell'azienda sarebbero causate dal fallimento della banca Greensill Capital che ha provocato il dissesto finanziario di Liberty Steel. Fino a qualche settimana fa il management dello stabilimento era riuscito a tamponare i problemi di liquidità grazie all'aiuto della regione Toscana e del sistema creditizio locale. La situazione ora però, secondo i sindacati, rischia di diventare insostenibile, poiché sta per terminare lo stock dei semiprodotti a terra e i fornitori non inviano altro materiale se non a fronte della riscossione dei crediti che vantano nei confronti degli stabilimenti europei del Gruppo Liberty;

   questa crisi giunge peraltro in una fase di ripresa dello stabilimento di Piombino realizzata anche grazie ai primi investimenti effettuati da Liberty;

   i sindacati, incontrando nei giorni scorsi il sindaco di Piombino Francesco Ferrari, hanno rimarcato la «disattenzione » da parte del Ministero dello sviluppo economico, mentre il Governo belga e quello del Lussemburgo si sarebbero già attivati «per fornire un prestito per la gestione degli stabilimenti Liberty Steel Group di Liegi e Dudelange, in cambio dell'obbligo di cedere i due stabilimenti e metterli in sicurezza»;

   da tempo anche il presidente della regione Toscana Eugenio Giani ha chiesto al Governo di intervenire in modo concreto per programmare il futuro del polo siderurgico di Piombino e di convocare su tale tema un tavolo nazionale per definire le scelte di politiche industriali e di investimenti ambientali ed infrastrutturali;

   in questo contesto va infatti aggiunto come il distretto siderurgico di Piombino, strategico peraltro per l'intera industria nazionale, stia attraversando una crisi diffusa e complessa: sono attualmente cinque le crisi aperte e 3.000 lavoratori in bilico –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, al fine di sostenere l'attività strategica del distretto siderurgico di Piombino ed, in particolare, per salvaguardare la continuità produttiva ed occupazionale dello stabilimento Liberty Magona, a partire da una rapida convocazione di un tavolo istituzionale su tale problematica.
(5-06197)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la Fonderie Pisano s.p.a. fin dagli anni '60 gestisce un rilevante impianto di produzione di ghisa localizzato in Fratte (Comune di Salerno);

   tale impianto industriale è da tempo oggetto di denunce, ricorsi e contestazioni con riguardo al suo impatto inquinante sul territorio;

   sulla questione ci sono stati e ci sono indagini giudiziarie ed è in corso uno studio epidemiologico dell'aria dei tre comuni interessati dall'inquinamento prodotto dalla fabbrica;

   l'azienda da tempo manifesta l'intenzione di dare luogo a un programma di delocalizzazione dell'attività industriale, anche per adeguarsi alla nuova disciplina urbanistica del comune di Salerno, che nel proprio Piano urbanistico comunale ha previsto una riqualificazione dell'area in termini residenziali;

   in questa ottica, l'azienda ha partecipato al bando del Consorzio Asi di Salerno per l'alienazione di lotti industriali e terreni nell'area industriale di Buccino, dove intenderebbe delocalizzare proprio lo stabilimento di fusione della ghisa;

   è da precisare che l'area industriale di Buccino realizzata ai sensi dell'ex articolo 32 della legge n. 219 del 1981, è stata costruita nel letto del fiume Bianco, tant'è che oggi sono presenti reticoli fluviali e che i confini che delimitano la stessa sono costituiti dalle acque del fiume;

   nel frattempo è stata classificata dalla regione Campania come distretto agro-alimentare con delibera n. 604 del 31 ottobre 2016;

   l'area industriale del comune di Buccino, ai sensi del Piano urbanistico comunale vigente, non è idonea a ospitare tale insediamento, dal momento che la zona omogenea D.i16 come da variante approvata dal comune con delibera consiliare n. 2 del 4 febbraio 2019 – con iter iniziato nel 2017 –, è riservata alle attività produttive ed artigianale di natura agro-alimentari in ragione della straordinaria vocazione agricola del territorio, tanto che essa è area contigua al Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, e parte integrante del distretto rurale del cibo denominato «Del buon vivere: cibo, acqua e salute» (Diras) e del Gruppo di Azione Locale «I Sentieri del Buon Vivere»;

   sul territorio di Buccino, da censimento Istat 2010, risultavano presenti 1.265 aziende agricole a fronte di 5.000 abitanti con una media di 2,5 aziende agricole ogni 10 abitanti;

   l'area industriale di Buccino è anche parte del perimetro del sito di interesse comunitario «Fiumi Tanagro e Sele», soggetta quindi a vincolo paesaggistico e a vincolo ex articolo 94 del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   l'impianto dovrebbe nascere in un'area il cui valore naturalistico e ambientale è dimostrato dalla rete di siti di interesse nazionale e comunitario istituiti proprio a tutela di tale patrimonio, strumento e volano dello sviluppo dell'area;

   tra le aree oggetto di tutela prossime alla zona individuata dal progetto troviamo l'area a Riserva naturale Foce Sele Tanagro; il parco regionale dei Monti Picentini; la Zsc «Monti di Eboli, Monte Polveracchio, Monte Boschetiello e Vallone della Caccia di Senerchia»;

   la localizzazione all'interno di un'area di tale pregio ambientale, agricolo, alimentare di un insediamento industriale pesante e di alto impatto come una Fonderia appare all'interrogante del tutto inidonea, totalmente fuori contesto e svincolata da un disegno di rispetto e tutela della vocazione territoriale che, invece, è parte integrante delle linee guida del Next generation Eu e del Piano nazionale di ripresa e resilienza, i quali puntano proprio su un incrocio di tutela ambientale, vocazioni territoriali, rilancio dell'economia dei luoghi e delle tipicità –:

   se il Ministro interrogato non intenda, nell'ambito delle sue competenze, garantire un'iniziativa in relazione alla vicenda di cui in premessa, al fine di preservare vocazione territoriale e tutela ambientale a un'area strategica come quella di Buccino, in provincia di Salerno, che rappresenta un distretto importante dell'agro-alimentare, anche nell'ottica dei valori indicati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nelle linee del Next generation Eu.
(4-09482)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Pescara ha previsto la realizzazione di una nuova strada, «strada pendolo – tratto via Pantini», il cui tratto finale attraverserebbe la Riserva dannunziana di Pescara, area di riconosciuto valore ambientale;

   tale realizzazione prevede l'abbattimento di un numero considerevole di alberi che determinerebbe un danno irreparabile anche alla fauna;

   la riserva è classificata all'articolo 7 del Piano di assetto naturalistico della Riserva naturale regionale Pineta dannunziana come «Zona A», ovvero «Aree ad alta integrità naturale da conservare», dove sono previste «salvaguardia, manutenzione e riqualificazione (...) accelerazione dei processi naturali che conducono alle comunità e associazioni ecologiche tipiche del contesto ambientale-paesaggistico della pineta (...) potenziamento dei modelli naturali nativi»;

   l'articolo 9 della legge regionale n. 96 del 2000, che reca l'istituzione della suddetta Riserva naturale, stabilendo alcune «Norme transitorie di salvaguardia» prevedeva la possibilità di «ampliamento della sezione stradale esistente»; il Piano non fa alcun riferimento a permessi o eventualità di procedere all'abbattimento di alberature o di costruzione di nuove strade;

   l'ente gestore della Riserva naturale «Pineta dannunziana» è il comune di Pescara che esercita compiti di controllo e monitoraggio, nonché di prevenzione, protezione e ripristino delle situazioni vulnerabili, oltre a dover assicurare un livello adeguato di conservazione dei valori naturalistici dell'area protetta;

   l'articolo 9 della suddetta legge regionale n. 96 del 2000 prevedeva che fossero «consentiti i soli interventi di riqualificazione urbana-naturalistica»;

   la legge regionale richiamata, a sua volta fa riferimento alla legge regionale 21 giugno 1996, n. 38 sulle aree protette, che deriva dalla legge quadro nazionale n. 394 del 1991;

   quelle elencate sono tutte leggi di diritto speciale che vanno a sancire l'obiettivo di conservazione e di tutela del territorio individuato;

   nel giugno 2018 con delibera comunale è stata approvata la parte terminale del più ampio progetto della strada denominato Pendolo, che è quel tratto di strada che attraversa la Riserva;

   a parere dell'interrogante, gli atti di autorizzazione della strada Pantini, diventata Pendolo, vanno a svilire e snaturare ciò che è imposto per legge, sia regionale che nazionale e cioè la protezione della Riserva;

   il 31 maggio 2021 il comune di Pescara ha iniziato i lavori, procedendo all'abbattimento di un numero superiore a dieci grandi alberi, adulti e di pregio, che si trovano all'interno della Riserva naturale regionale Pineta Dannunziana;

   la direttiva europea n. 79/409/CE (recepita in Italia con la legge n. 157 del 1992), e che è stata sostituita integralmente dalla direttiva 2009/147/CE, vieta esplicitamente i tagli di rami e alberi nel periodo di nidificazione degli uccelli; la legge n. 157 del 1992 sulla protezione della fauna selvatica omeoterma, all'articolo 21, lettera O, prevede il divieto di distruzione di uova e nidi. E il periodo di nidificazione inizia da meta marzo e si protrae fino ad agosto;

   a parere dell'interrogante, con gli abbattimenti delle alberature sarebbero state ignorate tutte le suddette normative, anche di carattere europeo;

   uno dei paesaggi caratteristici della città di Pescara rischia di venire devastato per consentire la costruzione di una strada, a doppia corsia, che dovrebbe collegare il nord e il sud della città, provocando ingenti danni a un habitat di grande importanza e causando un danno d'immagine gravissimo per una intera comunità, sotto l'aspetto del turismo, dell'estetica e della tutela delle bellezze naturali, che giunge dopo la decisione della regione Abruzzo di ridimensionare il parco regionale Sirente Velino;

   anche se i lavori sono al momento fermi in attesa che vengano espletati alcuni accertamenti da parte delle autorità preposte, il danno arrecato alla riserva pineta dannunziana è ormai incalcolabile –:

   se e quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato ritenga di adottare per favorire la più ampia tutela delle aree di cui in premessa, caratterizzate da elevato pregio ambientale.
(4-09488)

Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Meloni ed altri n. 1-00485, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bignami, Caiata, Caretta, Cirielli, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Mantovani, Montaruli, Osnato, Prisco, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Vinci. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «Meloni, Rampelli, Lollobrigida, Zucconi, Butti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Carnevali ed altri n. 5-05389, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Andrea Romano.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Massimo Enrico Baroni e Lapia n. 5-06195, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 giugno 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Cabras, Colletti, Corda, Costanzo, Forciniti, Giuliodori, Maniero, Paolo Nicolò Romano, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas, Raffaele Volpi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Rampelli n. 1-00491, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 518 del 4 giugno 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    la storia di Alitalia si intreccia, a doppio filo, con la storia d'Italia, fino a diventarne simbolo e paradigma: una storia che ha conosciuto stagioni d'oro, spazzate via dagli ultimi 30 anni di graduale declino, ascrivibile a errori di strategie industriali, a scenari avversi, ma anche alla responsabilità della politica che ha spesso visto nella compagnia di bandiera un terreno da lottizzare;

    Alitalia nasce il 16 settembre 1946, appena dopo la fine della Seconda guerra mondiale, con il nome di Alitalia – Aerolinee Internazionali Italiane. Il primo volo della compagnia avviene il 5 maggio 1947, con voli da Roma per Torino e Catania e appena due mesi dopo decolla con il primo volo internazionale, nella tratta Roma-Oslo;

    il 31 ottobre 1957 la compagnia si fonde con Linee aeree italiane (Lai); nel 1960, Alitalia diventa sponsor, ufficiale delle Olimpiadi di Roma, acquisendo notorietà in tutto il mondo. Nello stesso anno vengono introdotti i primi aerei a reazione, mentre l'anno successivo segna l'apertura dell'Aeroporto di Roma-Fiumicino, nel quale la compagnia posizionerà il suo snodo principale. Dieci anni dopo diventa la prima compagnia europea ad avere in flotta solo aerei a reazione e, con la consegna del primo Boeing 747-100, adotta un nuovo logo, la classica «A» tricolore che viene riportata su tutte le code degli aerei, simbolo della nuova livrea;

    nel 1959 Alitalia raggiunge il traguardo dei 3 milioni di passeggeri trasportati e negli anni '60 vive un periodo di crescita vertiginosa, superando nel 1982 i 10 milioni di passeggeri trasportati. La compagnia aerea diventa la terza d'Europa, dietro solo a Lufthansa e British Airways per numero di voli;

    prima di iniziare il suo declino Alitalia rappresenta un orgoglio italiano, compagnia efficiente e invidiata, con i migliori servizi a bordo;

    diversi sono i fattori che incidono sull'inizio della crisi: la concorrenza sleale consentita alle compagnie low cost, la concorrenza non gestita dell'alta velocità e l'attentato terroristico alle Torri Gemelle, con le conseguenti nuove rigide norme, gli errori interni all'azienda, in particolare la riduzione delle tratte intercontinentali e gli scarsi investimenti sull'innovazione o, peggio, i mancati investimenti, gli acquisti con leasing capestro, i costi stellari del carburante, la privatizzazione dell'aeroporto di Fiumicino, l'esternalizzazione di alcuni servizi, tra cui la prestigiosa Alitalia Maintenance System;

    nel 1993 ha inizio un dialogo per la fusione con Air France, ma il risultato non è quello sperato e, a causa del piano di taglio del personale di 4.000 unità, l'accordo fallisce; dopo essere stata per 50 anni un'azienda pubblica, nel 1996 Alitalia viene parzialmente privatizzata: il Governo Prodi quota in borsa il 37 per cento della compagnia, ma la privatizzazione non porta i benefici sperati e, perciò, si cerca una nuova fusione con la compagnia aerea olandese Klm. La compagnia italiana torna in utile, grazie anche all'accordo con i dipendenti che rinunciano a aumenti salariali in cambio di azioni dell'azienda. Il 28 aprile 2000 però KLM interrompe le trattative per la fusione lamentando le indecisioni del Governo sullo schema di ripartizione dei voli sui due aeroporti di Milano: Malpensa e Linate. L'operazione Klm poco tempo dopo viene conclusa da Air France;

    Alitalia si mette di nuovo alla ricerca di un partner. Nel 2002 Alitalia si allea con Air France ed entra a far parte della associazione internazionale SkyTeam. Nel 2006 si punta a una seconda privatizzazione, con l'obiettivo di cedere il 39 per cento della società, con conseguente offerta pubblica di acquisto sul restante delle azioni, ma anch'essa fallisce a causa di una procedura di gara molto complessa che finisce per scoraggiare i pretendenti; solo Air France sembra disposta a rilevare la Compagnia di bandiera italiana: l'accordo prevede l'aumento di capitale per un miliardo di euro, l'iniziale ridimensionamento della flotta aerea e il taglio 2.100 posti di lavoro, ma anche questa trattativa non si chiude per ostilità politiche e sindacali;

    nel 2009, dopo la defilazione di Air France, entra in gioco la Compagnia aerea italiana (Cai), una holding di imprenditori con il piano di sviluppare il business sui voli nazionali, aumentandoli del 50 per cento e tagliando 30 destinazioni internazionali. Si riduce il numero di velivoli, che passano da 175 a 109, ma le compagnie low cost e i treni ad alta velocità mandano in fumo i piani, anche per un deficit di gestione generale del trasporto aereo e di protezione delle prerogative di Alitalia. Nel 2011 Alitalia Cai chiude il bilancio con 69 milioni di euro in perdita, ma nel 2012 l'Italia entra in piena recessione economica e Alitalia subisce il contraccolpo, perdendo oltre 600.000 euro al giorno e chiudendo il 2012 con 280 milioni in rosso e il 2013 con una perdita di oltre 500 milioni;

    la compagnia è per l'ennesima volta in cerca di un acquirente. Nel 2014 si arriva a un accordo con Etihad, compagnia degli Emirati arabi, nasce la joint venture Alitalia Sai, con il 49 per cento in mano all'azienda del Medio Oriente e il 51 per cento controllato dai vecchi azionisti di Cai con l'aggiunta di Poste Italiane. Il colosso arabo per il rilancio spende 565 milioni di euro e riduce subito le tratte brevi, in quanto su queste dominano Ryanair e le altre low cost, ma impone fallimentari strategie sul lusso che portano Alitalia a non mantenere gli obiettivi di rilancio previsti dal piano industriale elaborato da Abu Dhabi;

    nell'aprile del 2017 si opta per un salvataggio di Alitalia con un investimento di circa 2 miliardi di euro da parte degli azionisti. Per approvare la misura si richiedono sacrifici ai lavoratori da condividere in un referendum tra i dipendenti e la vittoria del no alla richiesta di nuovi esuberi, circa 2 mila, è schiacciante, così il Consiglio di Amministrazione di Alitalia prende atto della situazione patrimoniale deteriorata dell'azienda e richiede l'amministrazione straordinaria che, di fatto, taglia fuori dalla gestione della compagnia Etihad Airways e tutti i soci di minoranza. In quell'occasione il Ministero dello sviluppo economico eroga un prestito ponte di 900.000 euro, operazione che attira le accuse dall'Unione europea di aiuti di Stato;

    in quasi quattro anni di amministrazione straordinaria, vengono concessi 1,3 miliardi di euro dei due prestiti dello Stato e 297 milioni di euro di ristori per COVID-19 a compensazione del crollo del traffico aereo del 2020; cifra, quest'ultima, decisamente inferiore a quelle autorizzate dall'Unione europea per altre compagnie di bandiera. Il Governo Conte approva la costituzione di una newco (Ita) per rilevare asset da Alitalia e far nascere una nuova compagnia di bandiera e per questo progetto impegna 3 miliardi di euro di futura capitalizzazione per la newco, direttamente controllata al 100 per cento dai Mef, guidata da Fabio Lazzerini e Francesco Caio;

    la vicenda Alitalia raggiunge un punto di non ritorno: la cassa è in rapido esaurimento, gli stipendi non vengono pagati e se non sarà risolto il braccio di ferro con la Commissione europea, che vuole imporre la nascita di una mini-compagnia pubblica, la cui prospettiva farà arrivare in brevissimo tempo alla messa a terra degli aerei; ciò significherebbe la sospensione delle licenze di volo da parte di Enac e la conseguente liquidazione dell'azienda, con le prevedibili pessime ricadute occupazionali e di immagine per l'intera nazione;

    il 1° aprile 2021 i dipendenti hanno ricevuto, in ritardo, il 50 per cento degli stipendi di marzo. Secondo dati visionati dal Sole 24 Ore, ci sono assistenti di volo che hanno ricevuto chi solo nove euro, chi 72 o 75,50 euro. I più fortunati hanno ricevuto «poche centinaia di euro», denunciano i lavoratori. Sulla busta paga dei naviganti incide molto la quota variabile, legata alle ore di volo, che, come è facile immaginare, a causa del COVID-19 sono crollate. Nelle cifre dell'acconto mancano l'anticipo della Cassa integrazione guadagni straordinari base che, da marzo, viene versata dall'Inps (fino a circa mille euro al mese) e l'integrazione all'80 per cento degli stipendi effettivi pre-COVID, anch'essa versata dall'Inps. Il costo degli stipendi di un mese era di 18 milioni di euro fino a febbraio. Con il passaggio all'Inps dell'erogazione della Cassa integrazione guadagni straordinari base, l'onere degli stipendi per la compagnia si è ridotto a 12 milioni. Alitalia però non ha queste somme per saldare le buste paga e, a causa dell'incertezza del momento storico, non può far conto sugli anticipi dei viaggiatori sui biglietti acquistati;

    secondo i dati che la compagnia ha predisposto per l'Enac e il Ministero dello sviluppo economico, l'anno scorso i ricavi si sono ridotti dai 3.141 milioni di euro del 2019 a 829 milioni e, tenendo conto dei 272 milioni di indennizzi per COVID-19 già incassati, Alitalia «arrotonda» i ricavi a 1.101 milioni. Su questa base, ha spiegato il direttore generale Giancarlo Zeni, nel 2020 ci sarebbe una perdita operativa di 464 milioni, il peggioramento rispetto al 2019 sarebbe di 20 milioni; se si escludono gli indennizzi per COVID-19, però, la perdita operativa precipita a -715 milioni; la perdita netta calcolata da Alitalia è -484 milioni (ma salirebbe a -756 milioni senza ristori per COVID-19), rispetto ai -619 milioni del 2019;

    a breve potrebbe arrivare anche la decisione della Commissione europea di condanna di Alitalia a restituire 1,3 miliardi di euro di aiuti di Stato ricevuti dopo il commissariamento, a meno che i prestiti non vengano, trasformati in quote societarie di Stato, cioè in acquisto da parte del Ministero dell'economia e delle finanze o di Cassa depositi e prestiti;

    secondo le dichiarazioni del Ministero dello sviluppo economico, «il mandato del governo è negoziare con l'Unione europea un piano per la Newco Ita in grado di mantenersi da sola. Il piano deve essere ulteriormente affinato per raggiungere l'obiettivo»; in particolare, il Governo starebbe pensando ad un trasferimento del lotto «aviation», cioè una parte dei velivoli, gli slot aeroportuali, una parte minimale del personale navigante, senza bando di gara a nuova società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze, al fine di traghettare la compagnia verso un nuovo partner industriale;

    nonostante l'azienda sia stata sotto la supervisione di quattro Governi che si sono succeduti, dal 2017 a oggi, i dipendenti non hanno alcuna certezza sul loro futuro e, ancora peggio, oggi temono la peggiore delle soluzioni praticabili: lo smembramento, la riduzione e la frammentazione dell'azienda, che potrebbe lasciare il ricco mercato del trasporto aereo italiano in mani straniere;

    non sono questi i presupposti che la politica aveva posto nel momento in cui si è impegnata a trovare una soluzione strutturale, che risolvesse contemporaneamente fattori esogeni legati all'assetto generale del trasporto aereo italiano ed elementi endogeni, legati alla mala gestione aziendale che ha portato alla dichiarazione d'insolvenza;

    è ancora necessario sanare le condizioni di pratiche anticoncorrenziali che hanno fortemente penalizzato tutte le aziende di trasporto aereo italiane; è ancora imperativo mantenere una compagnia di bandiera, campione dell'interesse nazionale di quella, che è la seconda nazione manifatturiera d'Europa e meta di attrazione turistica di prima grandezza; è ancora doveroso dare risposte alle quasi undicimila famiglie, più altri trentamila lavoratori dell'indotto, su un futuro che non può essere caratterizzato da cronica incertezza; occorre liberarle dell'incertezza di una insensata riduzione della dimensione dell'azienda, già tentata in lodi fallimentari passati e, conseguentemente, della forza lavoro;

    i Governi che si sono succeduti in questi anni, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non sono riusciti a dare risposte definitive per riportare i costi sotto controllo, ma hanno di fatto procrastinato la condizione di crisi;

    manager e analisti economici ritengono la partenza immediata di una mini compagnia Ita un errore strategico, industriale e commerciale e, di fatto, rischia di essere una strada non percorribile per una serie di impedimenti burocratico-amministrativi, tecnico-procedurali e politico-sindacali: il primo ordine di problemi risiede nelle richieste dell'Unione europea; se non vuole passare attraverso un bando pubblico di vendita, Ita non deve avere nessun punto di contatto con Alitalia e ciò significherebbe rinunciare allo storico e prestigioso marchio, assumere personale con reclutamento dal mercato, cedere diritti di traffico inutilizzati, nonché ridurre la flotta. Misure draconiane che, in realtà, non risultano nei trattati di funzionamento dell'Unione europea, ma che il commissario alla concorrenza, Margareth Vestager, ha liberamente interpretato quali condizioni per concedere l'autorizzazione alla partenza di questa nuova realtà societaria; peraltro, le regole europee impediscono che Ita parta nell'immediato per una serie di obiezioni sollevate al piano industriale presentato alla Commissione europea e rimaste irrisolte, lasciando campo libero alle compagnie low cost per sfruttare a proprio vantaggio la stagione turistica estiva;

    il secondo ordine di problemi risiede nei requisiti tecnico-procedurali per ottenere le relative licenze di operatore aereo: se è vero che i vertici di Ita hanno chiesto le autorizzazioni da poco tempo, sono necessari mesi prima di ottenere dette autorizzazioni, troppi per una società in amministrazione straordinaria che non ha la liquidità sufficiente per continuare le operazioni;

    dal punto di vista politico-sindacale devono essere affrontati preventivamente i temi che riguardano le tutele dei lavoratori: i tre miliardi stanziati per la partenza di Ita si inseriscono in un quadro industriale in cui il numero di aerei sarebbe rimasto invariato; ma la proposta di piano industriale presentata in Parlamento prevede cinquanta aeroplani, la logica conseguenza è, dunque, quella di tagliare cinquemila posti di lavoro con relative ricadute sui conti pubblici; secondo una stima approssimativa, la somma necessaria per il personale da ricollocare in cassa integrazione e mobilità, più i prepensionamenti, richiederebbe uno sforzo finanziario a carico della finanza pubblica valutabile intorno a due miliardi;

    delle due l'una: o il capitale di partenza è uguale a tre miliardi, meno due di ammortizzatori sociali, oppure ai tre miliardi se ne devono aggiungere altri due per ricollocare il personale in eccesso e, in questo caso, investire cinque miliardi per tagliare posti di lavoro e dimezzare la flotta. Ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo si tratta di un pasticcio che gli economisti studieranno per i prossimi anni per capirne la logica;

    tutto questo senza considerare che nessuno oggi è in grado di fare previsioni sul futuro di Ita nel mercato concorrenziale odierno, poiché è opinione praticamente unanime dei principali esperti del trasporto aereo che, con la soglia dimensionale prevista, il tempo di sopravvivenza può essere non superiore a un anno e mezzo prima del prossimo fallimento;

    sintetizzando, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo appare velleitario pensare di risolvere i problemi attuali di Alitalia istituendo una nuova realtà societaria con le caratteristiche citate;

    Alitalia è molto di più di una «famiglia un po' costosa», citazione del Presidente Draghi, e dalle decisioni della politica dipendono i destini di circa centomila persone che vivono con angoscia questa ennesima crisi industriale; una via di uscita allo smembramento, alla riduzione e alla frammentazione di un asset vitale per l'economia nazionale è ancora percorribile;

    disporre di un mercato nazionale che in periodo pre-COVID poteva contare su circa centonovanta milioni di passeggeri e che aveva ampie possibilità di crescita sul mercato intercontinentale e del trasporto merci, è un dono che poche nazioni possono vantare e che non può è non deve essere disperso o regalato alla concorrenza;

    in questi anni, peraltro, Alitalia ha operato in un mercato difficile, con condizioni di mercato fortemente svantaggiose e, come scritto, di continua concorrenza sleale: in Italia le compagnie aeree sono ostaggio, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo di alcuni monopolisti come Atlantia che gestisce l'aeroporto di Fiumicino, applicando tariffe tra le più alte d'Europa, ed Enav, l'ente di assistenza al volo di grande prestigio, che applica però tariffe considerate le seconde più costose del continente; dall'altro canto, la compagnia subisce anche il peso del dumping sociale da parte di vettori che ricevono sovvenzionamenti pubblici (tramite gestori aeroportuali e regioni), mascherati da operazioni di co-marketing e che soprattutto sul personale applicano legislazioni straniere ultracompetitive rispetto alle tasse, ai contributi, ai contratti vigenti nello Stato italiano e al numero di addetti impiegati;

    secondo la denuncia dei sindacati, infatti, le compagnie low cost continuano a muoversi liberamente in Italia senza rispettare le leggi in materia di salute e sicurezza, sulla maternità e la paternità, sulla tredicesima mensilità (che non viene erogata), sul Tfr che non è accantonato, sui contratti precari stipulati con agenzie interinali aventi base in Irlanda che affittano il personale e sul numero di piloti disponibili per volo. In caso di malattia, i lavoratori non vengono retribuiti. In aggiunta, Ryanair riceve ogni anno decine e decine di milioni di euro dagli aeroporti e dalle regioni. Oltre 100 milioni di euro solo nel 2015;

    non è un caso che, ad esempio, in Francia e Regno Unito le compagnie low cost non possano atterrare sugli aeroporti centrali, ma solo nelle loro province per non ledere la compagnia nazionale, mentre in Italia c'è una presenza massiccia sui medesimi aeroporti delle città principali;

    il problema delle forniture è stato rilevato nella sua gravità in questi anni; esse sono tutte regolarmente fuori mercato: esperti nella gestione, di compagnie aeree hanno calcolato che nel bilancio ci siano circa 650 milioni di euro di costi non imputabili all'attività di volo. Le prime quattro voci di bilancio di una compagnia aerea sono: carburante, leasing, manutenzione e personale. Ebbene, tutte le forniture di carburante (nonostante lo Stato controlli un colosso come Eni), leasing e pezzi di ricambio sono fuori mercato, contribuendo ad alimentare un passivo di centinaia di milioni l'anno;

    se si considera il rapporto tra dipendenti e aerei ci si accorge che l'Alitalia è la compagnia più competitiva d'Europa, al netto delle low cost, a causa della diversa tipologia di contratti già descritta. Ad esempio, a bordo di un aereo di una nota compagnia low cost irlandese, solo due su sei membri di equipaggio risultano assunti, mentre il resto è alle dipendenze di un'agenzia interinale. Se invece si considerano le principali compagnie europee (Air France, Lufthansa, British, Iberia e altro) si vede che esse impiegano mediamente dai 100 ai 120 addetti per aeroplano. Basta un calcolo elementare per scoprire che, con 118 aerei l'Alitalia ha 10.600 dipendenti, quindi sotto il livello delle altre compagnie;

    il salario di un pilota Alitalia è ampiamente al di sotto di quello di tutti i concorrenti e addirittura più basso delle compagnie low cost. Da notare che le condizioni contrattuali non riguardano il semplice salario, ma anche le quote accantonate per la previdenza e l'assistenza sanitaria. Se poi si va a paragonare il costo di un pilota Alitalia con un pilota delle maggiori compagnie (Lufthansa, British, Air France, Iberia e altro) ci si accorge che la differenza è notevole e oscilla intorno al 30 per cento (in meno) dei concorrenti. Dunque, con il 16,8 per cento del fatturato, l'Alitalia ha il costo del personale più basso di tutte le concorrenti;

    durante la prima fase di emergenza pandemica, mentre le compagnie low cost hanno messo a terra i loro aerei per carenza di passeggeri, Alitalia ha garantito la connettività della Nazione, volando anche con 10 passeggeri, pur di non interrompere un servizio essenziale e riportare a casa connazionali rimasti bloccati all'estero; e, ancora, Alitalia è l'unica compagnia che trasporta organi per i trapianti, radiofarmaci e passeggeri in barella;

    infine, il volo intercontinentale più ricco per il mercato, Milano-New York, è affidato a Emirates (in gergo aeronautico, quando si collegano due città di Paesi diversi da quello per cui batte il timone delle rispettive compagnie, si chiama diritto di quinta libertà), mentre nulla di simile si registra nelle tratte Parigi-Los Angeles, Francoforte-Tokyo o Madrid-Buenos Aires per Air France, Lufthansa e Iberia;

    per far fronte all'emergenza pandemica, la Francia ha sospeso il pagamento delle tasse dovute dalle compagnie aeree francesi, con il beneplacito dell'Unione europea che, peraltro, ha adottato criteri differenti per gli indennizzi: Alitalia riceve 9 euro per posto non pagato; Air France 88;

    Alitalia, negli ultimi anni, ha certamente registrato perdite ingenti, ma è doveroso chiarire che, con la gestione pubblica, le perdite erano molto inferiori, a conferma del fatto che la presenza dello Stato è determinante per la difesa di un interesse pubblico strategico in una nazione che vive di turismo, cultura, enogastronomia, manifattura, promozione del made in Italy: presidiare la sovranità delle infrastrutture e dei collegamenti è vitale per l'Italia; quando lo Stato era azionista (anche se di minoranza) l'azienda fatturava circa cinque miliardi e perdeva 350 milioni l'anno; praticamente il 7 per cento del fatturato. Durante la gestione privata perdeva 600 milioni l'anno con un fatturato di 2.400 milioni; praticamente il 25 per cento. Senza contare che lo Stato dava lavoro a 24.000 persone, mentre oggi l'azienda non arriva alle 11.000 unità;

    la campagna mediatica degli ultimi anni ha gettato fango sulla compagnia di bandiera, dipinta come una società decotta, mantenuta in vita dallo Stato, ma destinata a essere accompagnata verso morte certa. Nessuno dice che abbiamo la compagnia tra le più sicure del mondo e la più puntuale in Europa, con record sedimentati in settant'anni di attività nei quattro angoli del pianeta, che fanno invidia alle altre compagnie, con i migliori piloti, il catering primo fra tutti, gli operai specializzati e gli addetti alla manutenzione più bravi, l'assistenza al volo più professionale;

    non solo, nessuno mette in conto che un'azienda che fattura cinque miliardi di euro l'anno paga solo di Iva un miliardo allo Stato e versa l'Irpef sugli stipendi dei dipendenti: se si conta quanto l'azienda ha versato ci si rende conto facilmente che non è stata una perdita per la collettività, senza contare il valore dell'indotto che mette in circolo nell'economia un circuito esteso e altrettanto virtuoso. Andrebbe considerato quanto costerà non avere più Alitalia, quanto perderemmo se fossimo costretti a volare con altre compagnie per promuovere l'Italia nel mondo e garantire la continuità territoriale con regioni economicamente svantaggiate e tutti i servizi pubblici essenziali;

    la sovranità garantita dalla Costituzione è un diritto che si compone di tanti piccoli tasselli, tra cui la libertà di volare autonomamente, proprietari dei propri interessi economici, capaci anche di salvaguardare una delle tradizioni aviatorie più prestigiose della storia moderna; una mini compagnia di volo non ci farà toccare il cielo della rinascita italiana;

    finora, nonostante 1,3 miliardi di euro di prestiti e 8 proroghe alla restituzione, non si è riusciti a definire una strada chiara per rimettere in corsa Alitalia;

    solo un piano industriale serio può salvare la compagnia, in particolare intervenendo sulle cause principali della crisi aziendale: costi di funzionamento troppo elevati, scelte industriali sbagliate, tasse aeroportuali fuori misura, costo del carburante fuori mercato, contratti di leasing stellari, mancata sinergia con le gestioni aeroportuali, indebolimento delle tratte a lungo raggio che sono quelle sulle quali è possibile ottenere i maggiori ricavi, concorrenza sleale delle compagnie low cost, esternalizzazioni di servizi a elevata professionalità, assurdità della concorrenza con l'alta velocità invece della necessaria sinergia,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per ristrutturare e rilanciare Alitalia garantendo la continuità operativa della compagnia di bandiera nazionale e gli attuali livelli occupazionali, constatando che le altre principali compagnie hanno un rapporto velivoli/dipendenti molto più oneroso, anche attraverso l'individuazione di nuovi investitori che consentano alla compagnia di tornare a essere competitiva nei mercati internazionali;

2) ad adottare iniziative per preservare l'unitarietà degli asset di Alitalia riportando in house attività cargo, handling e manutenzione;

3) a incentivare una collaborazione commerciale tra Alitalia e Trenitalia e ad elaborare un piano di intermodalità tra trasporto aereo e trasporto ferroviario alta velocità, per garantire connessioni più rapide e capillari sul territorio nazionale, garantendo così una maggiore sostenibilità ambientale in linea con gli obiettivi dell'Agenda 2030;

4) ad assumere ogni iniziativa di competenza per rimodulare le tasse di navigazione e assicurare costi operativi in linea con il mercato: dai costi relativi alla manutenzione, ai costi relativi al carburante e ai costi per i servizi di leasing degli aeromobili;

5) ad assumere ogni iniziativa di competenza per garantire gare trasparenti e obblighi fiscali e contrattuali comuni per le compagnie aeree low cost;

6) a ridefinire il Piano dei trasporti complessivo, in una ottica di trasporto integrato e di sinergia tra le grandi aziende trasportistiche italiane, in particolare con Trenitalia;

7) ad adottare iniziative per ridefinire il Piano nazionale aeroporti, sulla base del Piano Enac 2012 – studio Kpmg-Onework-Nomisma, e per prevedere la realizzazione di un terzo aeroporto del Lazio da destinare a voli low cost e con funzioni di aeroporto di servizio e di supporto al principale hub nazionale.
(1-00491) «Rampelli, Lollobrigida, Silvestroni, Mollicone».