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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 24 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e XIII,

   premesso che:

    il 6 maggio 2021 il motopeschereccio Aliseo, appartenente alla marineria di Mazara del Vallo, è stato colpito da proiettili sparati da imbarcazioni della Guardia costiera libica, a circa 35 miglia nautiche dalla costa libica, a nord della città di Al Khums, situata in Tripolitania a 120 chilometri a est di Tripoli;

    l'incidente, in cui il comandante del naviglio ha riportato lievi ferite, conferma la pericolosità della zona prospiciente le coste della Libia, definita «ad alto rischio» per tutte le imbarcazioni già nel maggio 2019 dal Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti;

    le imbarcazioni italiane si spingono nel tratto di mare in questione per pescare soprattutto il gambero rosso, crostaceo pregiato diffuso soprattutto nelle acque a sud di Mazara del Vallo, ma presente anche in quelle libiche;

    lo stesso Aliseo, insieme ad altri due motopescherecci, tre giorni prima era stato oggetto di tentativo di sequestro nella Zona di protezione di pesca (Zpp) libica in area Cirenaica, sequestro scongiurato dal tempestivo intervento della Marina militare italiana;

    la Marina libica di Al-Khoms, di cui la Guardia costiera fa parte, ha smentito di aver sparato contro i pescherecci italiani, pur ammettendo «colpi di avvertimento in aria» per fermare le imbarcazioni siciliane che avrebbero sconfinato in acque territoriali libiche «senza alcun permesso da parte del Governo»;

    la Libia ha firmato, ma non ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare (Unclos) e si attiene, pertanto, al diritto internazionale consuetudinario che regola la materia, ancorché la prassi e la giurisprudenza internazionale ritengano molte delle disposizioni di detta Convenzione riproduttive del diritto internazionale consuetudinarie;

    l'articolo 3 della citata Convenzione Unclos, ratificata dal nostro Paese nel 1994, stabilisce che ogni Stato è libero di definire l'ampiezza del proprio mare territoriale fino a un massimo di 12 miglia marine, prevedendo, inoltre, che la delimitazione della Zee tra Stati con coste adiacenti od opposte deve farsi per accordo negoziato in modo da raggiungere una soluzione condivisa tra i Paesi;

    nel 2005 la Libia ha istituito una Zona di protezione di pesca (Zpp), per l'esclusivo sfruttamento delle risorse ittiche, a partire anche dalla contestata linea di chiusura del Golfo di Sirte e per una profondità di 74 miglia nautiche dalle linee di base, senza oltrepassare – la linea mediana tra Italia e Libia; alla decisione è seguita immediata protesta dell'Unione europea che ha contestato l'estensione della Zona di protezione di pesca nella parte che si proietta a partire dalla linea di chiusura del Golfo della Sirte;

    la questione di una ridefinizione dei termini della Zpp non è stata affrontata in sede di negoziato sul trattato Italia-Libia del 2008 che, però, all'articolo 17, contempla la pesca tra le materie su cui sviluppare una collaborazione tra Italia e Libia;

    nel 2009, la Libia ha ulteriormente proclamato una Zona economica esclusiva (Zee), che consentiva lo sfruttamento esclusivo delle risorse naturali, oltre a quelle ittiche, estesa «sino ai limiti permessi dal diritto internazionale»;

    da ultimo, nel novembre del 2019 la Libia e la Turchia hanno siglato un Memorandum of Understanding per la rispettiva delimitazione delle Zee, in reazione all'accordo intervenuto tra Grecia e Cipro;

    la Zee, salvo accordi di delimitazione con gli Stati frontisti e adiacenti, prevede una estensione massima di 200 miglia marine dalle linee di base, in cui lo Stato costiero esercita diritti sovrani anche sulla massa d'acqua per l'esplorazione, lo sfruttamento, la conservazione e la gestione delle risorse naturali – incluse quelle ittiche; lo Stato che ha dichiarato la Zee considera illegittimo lo sfruttamento di tale tratto di mare da parte di altro Stato, a meno che non presti il proprio consenso;

    mentre la delimitazione dei confini marittimi è materia di competenza dei singoli Stati, anche se membri dell'Unione europea, la stipula di accordi di pesca ricade, invece, sotto la competenza dell'Unione europea; in assenza di accordi si può procedere ad intese di carattere privato come quella siglata il 12 marzo 2019 – e in seguito sospesa – tra Federpesca e la Libyan Military Investment and Public Works Authority di Bengasi (emanazione economica della Lna dei generale Haftar), volta a consentire, a un certo numero di pescherecci di Mazara del Vallo, di operare in acque libiche o quella siglata il 13 gennaio 2018 tra il Distretto della Pesca e Crescita Blu – Cosvap di Mazara del Vallo e l'Autorità generale dell'ambiente marino libico;

    in assenza di un quadro condiviso e nel perdurare di una situazione di instabilità in Libia, malgrado gli oggettivi progressi fatti dopo l'insediamento dell'autorità esecutiva unificata transitoria a Tripoli, i pescatori italiani, nonostante la Marina e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale lo sconsiglino, sconfinano in acque contese per evidenti esigenze economiche, pur se nella consapevolezza dell'imprevedibilità delle conseguenze cui espongono se stessi e i propri cari;

    la direzione generate della pesca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha raccomandato alle associazioni di categoria di sensibilizzare gli associati «perché rispettino appieno la legislazione libica, si tengano con i loro battelli a notevole distanza dalle coste libiche, ivi compresa la Zona di protezione, al fine di non incorrere in spiacevoli situazioni che potrebbero, tra l'altro, ripercuotersi sui rapporti bilaterali dei due Paesi»;

    il comparto della pesca di Mazara del Vallo ha un volume superiore a 200 milioni di euro e circa 10 mila addetti, considerando anche l'ampio indotto; dalla fine degli anni ’40 e fino agli anni ’90 del secolo scorso erano circa 1.300 i pescherecci di Mazara del Vallo dotati di una tecnologia avanzata e specializzati nella pesca d'altura del gambero rosso: oggi sono rimaste circa ottanta imbarcazioni, con un forte ridimensionamento dovuto alla crisi economica e al caro carburante, due fattori che, inevitabilmente, hanno cambiato la situazione ma non sono riusciti a fermare la pesca di una delle eccellenze italiane e siciliane;

    il periodo di pesca del gambero rosso si estende da marzo fino a settembre e in questa fase rischia, dunque, di essere penalizzato dalla perdurante instabilità della situazione in Libia;

    l'unica prospettiva per assicurare un futuro a questa importante attività è l'avvio di un serio programma di cooperazione con i Paesi nord africani per l'adozione di piani di gestione degli stock che prevedano un prelievo razionale e sostenibile delle risorse, nonché adeguate aree di ripopolamento e protezione;

    va tenuto conto dell'audizione del sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, svolta dalle Commissioni riunite III e XIII il 12 maggio 2021,

impegnano il Governo:

   a promuovere la costituzione di un tavolo di crisi, con la partecipazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, per la predisposizione di strumenti straordinari di sostegno e di messa in sicurezza dei pescherecci italiani operanti in acque rivendicate dalla Libia, nelle more della definizione di un nuovo quadro di intese tra Italia e Libia;

   ad adottare iniziative volte a promuovere, da parte libica, la riattivazione ed attuazione dell'accordo Italia-Libia del 2008, con specifico riferimento all'articolo 17 concernente la cooperazione bilaterale in materia di pesca;

   ad adottare iniziative di competenza per facilitare, nel frattempo, eventuali iniziative di natura privatistica per l'ottenimento di licenze di pesca, in conformità con la legge libica e compatibilmente con l'ordinamento giuridico dell'Unione europea, volti a consentire ai pescherecci italiani di operare in acque libiche;

   ad adoperarsi in sede di Unione europea per la definizione di un accordo di partenariato nel settore della pesca con la Libia – sul modello di quelli già stipulati con alcuni Paesi della costa occidentale dell'Africa – che consenta ai pescatori europei di accedere, legalmente e in sicurezza, alla zona di pesca sotto giurisdizione libica e favorire al contempo iniziative di cooperazione tra i pescatori europei e quelli libici;

   ad adoperarsi affinché le autorità libiche ratifichino la convenzione Unclos;

   ad avviare la riflessione sull'opportunità di organizzare una «Conferenza mediterranea», con la partecipazione di tutti i Paesi rivieraschi e con l'adeguato coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, inclusi enti accademici e di ricerca, per fare il punto su temi quali la corretta gestione delle fasce costiere, la giurisdizione delle acque, i cambiamenti climatici, la protezione dell'ambiente marino e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, a partire da quelle ittiche;

   ad adottare iniziative di competenza, anche di tipo normativo, volte a rendere strutturali i sussidi di natura economica alle famiglie danneggiate dall'interruzione delle attività di pesca connessa alla mancata risoluzione della controversia sulla Zona di pesca protetta libica;

   ad adottare iniziative volte a prevedere forme di accantonamento di risorse di tipo indennitario per gli armatori a cui ingiustamente è stata sequestrata l'imbarcazione.
(7-00667) «Fassino, Gallinella».


   La VI Commissione,

   premesso che:

    il credito cooperativo è una componente originale dell'industria bancaria italiana costituita da circa 250 banche locali, cooperative mutualistiche, che sono espressione, attraverso i soci, delle comunità di riferimento;

    da oltre 135 anni queste realtà sono presenti sul territorio con diffusione capillare e svolgono un ruolo essenziale di sostegno all'economia reale in quanto banche del territorio, promuovendo la crescita e lo sviluppo sociale ed economico;

    il decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 2016, n. 49, ha messo in atto una profonda riforma organizzativa del credito cooperativo, basata essenzialmente sulla costituzione di gruppi bancari cooperativi – Gbc (le cui capogruppo fungono da direzione, coordinamento e controllo e anche di garanzia, nei casi di eventuali situazioni di criticità, consentendo anche sinergie negli investimenti per innalzare il livello dei servizi offerti) cui le Bcc hanno l'obbligo di aderire, per mantenere l'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria, pur conservando tutti i caratteri distintivi di banche cooperative mutualistiche;

    nel 2019 sono stati costituiti due gruppi bancari cooperativi a valenza nazionale: uno facente capo ad Iccrea Banca, cui aderiscono 130 Bcc, l'altro facente capo a Cassa Centrale Banca, cui aderiscono 77 Bcc;

    il regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, in particolare l'articolo 4, paragrafo 3, l'articolo 6 e l'articolo 33, paragrafo 2, ha attribuito alla Banca centrale europea compiti specifici in merito alle politiche in materia di vigilanza prudenziale degli enti creditizi;

    la riforma del credito cooperativo, sostanzialmente basata sulla creazione dei due gruppi, ha sottoposto le banche aderenti alla vigilanza europea in quanto gli attivi dei singoli gruppi (le cui capogruppo hanno natura giuridica di società per azioni, superano la soglia dimensionale dei 30 miliardi di euro (cosiddetta significant), mentre la vigilanza sulle banche italiane non significative (cosiddetta less significant) continua a essere affidata alla Banca d'Italia, come anche la gestione di eventuali situazioni di crisi;

    le Bcc obbligate ad affiliarsi ad un gruppo bancario cooperativo conservano per la normativa italiana una serie di caratterizzazioni, tra le quali: l'obbligo di finalità mutualistiche, l'erogazione del credito alle imprese e alle famiglie dei territori per almeno il 95 per cento del totale, l'assoggettamento ad una duplice vigilanza: prudenziale-bancaria e mutualistica;

    secondo i dati pubblicati il 31 marzo 2021 dalla Banca d'Italia, le banche italiane e le filiali in Italia di banche estere alla fine del 2020 disponevano di 23.481 sportelli operativi, di cui circa il 18 per cento appartenenti al Credito Cooperativo; cifre che evidenziano come il numero totale degli sportelli bancari sia calato negli anni (erano 30.258 nel 2015 di cui il 14,64 per cento appartenenti al credito cooperativo), mentre nello stesso periodo risultano cresciuti in proporzione gli sportelli del Credito Cooperativo, soprattutto nei piccoli Comuni (in oltre 600 di essi il servizio bancario è garantito solo dalle Bcc), confermando lo spirito di servizio ai territori anche in questo periodo di difficoltà;

    la qualifica di intermediari significant espone concretamente le singole Bcc ad una maggiore severità dei requisiti prudenziali rispetto a quelli che sarebbero coerenti e adeguati per proteggerle dai rischi che esse assumono in funzione del loro tipico business fondato sull'erogazione del credito per finalità produttive e sul finanziamento delle famiglie;

    il nuovo quadro micro-prudenziale genera processi e meccanismi (immaginati per intermediari di diversa complessità e dimensioni) che incidono in termini considerevoli sul piano dei costi e quindi della competitività delle banche di credito cooperativo e produce un impatto sia sui modelli di business sia su forme giuridiche specifiche come la cooperazione di credito a mutualità prevalente;

    il dibattito parlamentare, ha evidenziato in più occasioni l'urgenza di adottare alcuni puntuali interventi normativi riguardanti le Banche di credito cooperativo aventi la finalità di consentire l'attuazione della richiamata legge n. 49 del 2016 quali – fra gli altri – quelli relativi al Fondo temporaneo delle Bcc, alla disciplina delle azioni di finanziamento;

    il Governo pro tempore ha accolto, il 21 gennaio 2020, l'ordine del giorno numero 9/02302-A/019, presentato dal gruppo del Partito Democratico e sottoscritto da una larghissima maggioranza, assumendo l'impegno a valutare l'opportunità di convocare e avviare un confronto di natura sia politica sia tecnica per individuare le modalità più adeguate ed efficaci per risolvere la questione della coerenza delle attuali norme bancarie rispetto alle finalità mutualistiche delle banche di credito cooperativo, al loro esclusivo ruolo di servizio allo sviluppo inclusivo e partecipato delle economie locali;

    a giugno 2020 il Governo ha avviato, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un Tavolo di lavoro tecnico al quale hanno partecipato dirigenti del Ministero, esponenti della Banca d'Italia, dell'Unità nazionale di risoluzione, esponenti del Credito Cooperativo (Federcasse, Iccrea, Cassa Centrale Banca) per affrontare le tematiche relative alla normativa prudenziale e di risoluzione il cui esito ha portato all'approvazione, fino a questo momento, di alcune modifiche alla normativa di secondo livello relative a temi puntuali;

    a ottobre 2020, il Presidente del Consiglio del precedente Governo ha pubblicamente posto la questione della necessità di un intervento sulla normativa che regola le Bcc, annunciando una riflessione e un impegno prioritario a intervenire a livello europeo;

    in quest'anno di estrema difficoltà innescata dalla pandemia, le Bcc si sono messe a disposizione delle comunità concedendo moratorie per oltre 42 miliardi di euro e crediti garantiti per più di 12 miliardi di euro, sostenendo le famiglie, le micro, piccole e medie imprese e le associazioni del Terzo settore. Tuttavia, come evidenziato nella relazione del Comitato per la sicurezza della Repubblica-Copasir, a novembre 2020, vi sarebbe un alto rischio di credit crunch per le piccole imprese anche a causa delle norme europee sulle Bcc; pertanto la soluzione prospettata dal Comitato potrebbe risiedere nell'applicazione del principio di proporzionalità, ovvero una distinzione per dimensione e categoria, regola fondamentale dell'ordinamento comunitario, che dovrebbe riguardare anche la regolamentazione bancaria e il sistema di supervisione unica;

    il nodo regolamentare è dunque essenzialmente di livello europeo; è necessario intervenire su alcune norme dell'Unione Bancaria per confermare il modello del Gruppo bancario cooperativo, ma modificando con urgenza regole e modelli di vigilanza affinché le regole e i parametri di supervisione siano proporzionati e idonei rispetto alla natura di banche non sistemiche, piccole e non complesse (quali sono le Bcc);

    il combinato disposto di regole e linee guida europee in materia di credito deteriorato (calendar provisioning, nuova definizione di insolvenza, nuove linee guida sulla concessione e il monitoraggio del credito, trattamento prudenziale delle moratorie e altro) e il quadro di regole e approcci di vigilanza europei sui Gruppi bancari cooperativi costituisce un rischio reale di svantaggio competitivo del sistema Italia e di indebolimento del potenziale di ripresa e resilienza del nostro Paese,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative nelle opportune sedi europee per farsi promotore di un adeguamento, con il più ampio coinvolgimento delle forze parlamentari, del quadro regolamentare bancario europeo previsto dal regolamento (UE) n. 1024/2013 del Consiglio, del 15 ottobre 2013, alle peculiarità della missione costituzionalmente assegnata alle Bcc;

   ad adottare iniziative per definire una cornice normativa, in raccordo con le istituzioni europee, che consenta alle Bcc di accrescere il proprio contributo alla ripresa del Paese, affinché possa continuare ad essere garantito l'accompagnamento creditizio e consulenziale a imprese e famiglie chiamate a fare la propria parte nella ricostruzione post-pandemica delle economie locali in una prospettiva di transizione ecologica e digitale socialmente partecipata e inclusiva.
(7-00668) «Buratti, Fragomeli, Ubaldo Pagano, De Micheli, Ciagà, Sani, Topo, Carnevali, Pizzetti, Pezzopane, Enrico Borghi, Cenni».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e SANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'impegno del Governo, come ribadito recentemente dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, è quello di intensificare la campagna vaccinale ed «accelerare la produzione di dosi attraverso il trasferimento tecnologico e l'individuazione di nuovi siti»;

   la lentezza delle forniture e la mancanza di dosi stanno ad oggi infatti rallentando la campagna di vaccinazione, mentre saranno necessari, nei prossimi anni, continui e ripetuti «richiami»;

   da tempo il Governo si sta quindi adoperando per favorire la costituzione di una filiera nazionale dei vaccini mediante la riconversione di alcune linee produttive;

   nell'ultimo incontro su tale tema che si è svolto al Ministero dello sviluppo economico il 3 marzo 2021 è stata verificata la disponibilità concreta di alcune aziende a produrre i bulk, ossia il principio attivo e gli altri componenti del vaccino anti Covid-19, perché già dotate, o in grado di farlo a breve, dei necessari bioreattori e fermentatori. È emerso che la produzione potrebbe avvenire a conclusione dell'iter autorizzativo da parte delle autorità competenti, in un tempo stimato di 4-6 mesi. Nell'incontro è stato dato mandato dal Ministro ai diversi rappresentanti presenti competenti di procedere all'individuazione di contoterzisti in grado di produrre vaccini entro autunno del 2021;

   tra le realtà produttive ad avanzare la propria candidatura c'è lo stabilimento Gsk di Rosia, nel comune di Sovicille (Siena);

   Rosia, centro di eccellenza per la produzione dei vaccini batterici, è l'unico al mondo dove si producono vaccini contro tutti i principali ceppi del meningococco (A, B, C, W, Y);

   per utilizzare lo stabilimento di Rosia sono necessarie linee produttive dedicate, realizzabili con adeguati investimenti;

   il sito produttivo di Gsk fa parte del Distretto toscano scienze della vita, il cluster regionale che aggrega stakeholder pubblici e privati (imprese, enti di ricerca, centri servizi, fondazioni, strutture sanitarie) operanti a vario titolo nei settori delle biotecnologie, del farmaceutico, dei dispositivi medici, dell'Ict per la salute, della nutraceutica. Tale Distretto, nato nel 2011 su impulso della regione Toscana, è gestito dalla Fondazione Toscana Life Sciences e vede i seguenti numeri: oltre 190 aziende aderenti, 5,5 miliardi di euro di fatturato complessivo, 32 infrastrutture di ricerca, 14 organismi di ricerca, 6 centri servizi;

   secondo quanto reso noto dalle associazioni sindacali di categoria la capacità produttiva delle linee di infialamento e confezionamento del sito di Rosia, se sfruttate a pieno, anche conto terzi, potrebbero arrivare a produrre fino a 30 milioni di dosi di vaccino al mese; l'azienda è inoltre in possesso di bioreattori/fermentatori, necessari per la produzione del bulk del vaccino, uno dei quali (il più grande per capacità) risulta essere inutilizzato e quindi potrebbe essere riconvertito in tempi ragionevolmente brevi, circa 8 mesi, come confermato dalla stessa azienda nell'incontro con le rappresentanze sindacali avvenuto l'8 marzo 2021;

   la stessa Gsk ha annunciato nei mesi scorsi di aver intrapreso alcune partnership con partner globali per lo sviluppo di vaccini contro il Covid-19, sia con la CureVac che con la canadese Medicago per analoghe finalità, partnership queste che interessano però solo i siti produttivi in Belgio e Germania;

   sia Rino Rappuoli (recentemente nominato responsabile globale per la ricerca e lo sviluppo dei vaccini Gsk), che il responsabile della produzione del sito di Rosia, David Serp, hanno confermato la possibilità di utilizzare gli impianti esistenti per formulare, infialare e confezionare conto terzi i vaccini attualmente approvati e senza bisogno di interventi particolarmente complessi;

   il mercato dei vaccini contro il Covid-19 non si esaurirà in questa prima fase di emergenza, ma sarà necessario un adeguato approvvigionamento di vaccini anche nei prossimi anni; in questo contesto la possibilità di lavorare, anche in Toscana, a partire dagli stabilimenti Gsk, potrebbe contribuire a rafforzare lo sviluppo economico e occupazionale del territorio –:

   quali siano gli orientamenti del Governo, in relazione a quanto esposto in premessa, rispetto alla possibilità di inserire il sito produttivo Gsk di Rosia tra i poli produttivi nazionali per il vaccino anti SARS-CoV-2.
(5-06061)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dai primi anni del 1900, il sito di Bagnoli-Coroglio era sede delle società Ilva e Italsider (acciaio) e dei gruppi Eternit e Cementir (amianto e cemento) che svolgevano un'attività produttiva altamente inquinante;

   dopo la chiusura, nel 1994, dello stabilimento Italsider hanno avuto inizio le procedure di dismissione e bonifica, culminate con un vero e proprio disastro ambientale, in seguito accertato con sentenza di primo grado nel 2017, dopo che l'area era stata sottoposta a sequestro;

   il decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, denominato «sblocca Italia», convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, all'articolo 33, ha definito il comprensorio Bagnoli-Coroglio «un'area di rilevante interesse nazionale» attribuendo ad un commissario e ad un ente attuatore (Invitalia) la bonifica del sito e la rigenerazione urbana di una parte delle aree come predisposto nel programma di risanamento ambientale di rigenerazione;

   a fronte di ciò il 13 giugno 2019 i Ministri pro tempore Buonafede e Trenta annunciavano la stipula di un protocollo d'intesa che individuava la Caserma Cesare Battisti, sita nella Municipalità 10 Bagnoli-Fuorigrotta, quale struttura idonea ad accogliere un carcere per detenute madri o minori, a supporto di quello minorile di Nisida e di quello femminile di Pozzuoli;

   a febbraio 2021, Invitalia, l'Agenzia nazionale per lo sviluppo (di proprietà del Ministero dell'economia e delle finanze) che su incarico del Governo è diventata il soggetto attuatore del programma di bonifica e rilancio dell'ex area industriale di Bagnoli-Coroglio, elaborava un documento dal significativo titolo: «Progetto di trasformazione della Caserma Cesare Battisti in struttura carceraria – Rischi per l'attuazione sostenibile del programma»;

   nel documento l'Agenzia evidenziava una serie di criticità in ordine alla prefata iniziativa; in particolare, sottolineava che la realizzazione di un istituto penitenziario a ridosso dell'area di proprietà di Invitalia oggetto della maggiore quota di edificazione prevista nel Praru (Programma di risanamento ambientale e di rigenerazione urbana) avrebbe potuto determinare «il concreto rischio che le aree perdano attrattività e che diventi difficile trovare investitori disponibili ad acquistarle per la realizzazione degli edifici previsti»;

   per la precisione, come riportato dal Corriere del Mezzogiorno, il Praru prevede di realizzare 1,6 milioni di metri cubi di edifici nel Sin (sito d'interesse nazionale Bagnoli-Coroglio) sui 2,11 milioni totali del Pua (piano urbanistico attuativo) nello specifico, il programma di rigenerazione urbana, che si pone come obiettivo 13,5 milioni di presenze annue grazie ai vari attrattori immaginati, stabilisce la nascita di 2 alberghi da 4/5 stelle (700 camere) e uno «student hotel» (300 camere); di 500 appartamenti (incluso la riqualificazione del Borgo Coroglio); di 150 negozi fino a 150 metri quadrati, 10 fino a 1.500 metri quadrati, 25 ristoranti fino a 400 metri quadrati; una spiaggia lunga 2 chilometri; un porto turistico (900 posti barca) e poli di ricerca per Anton Dohrn e Federico II, oltre a 200 uffici/laboratori capaci di dare impiego a 2.000 addetti;

   l'area Bagnoli-Coroglio è una delle aree più belle del golfo partenopeo già martorizzata dalle scelte di politiche industriali che ne hanno devastato la vocazione turistica e ne hanno fatto uno dei più grandi casi di inquinamento ambientale italiano;

   a ciò si sono aggiunte le omissioni quasi trentennali di bonifica e riqualificazione della prefata area che hanno privato l'economia cittadina e regionale di notevoli potenzialità economiche ed occupazionali, mortificando le aspettative della popolazione;

   la scelta dei Ministri sopra richiamati in ordine alla destinazione della ex Caserma appare, dunque, all'interrogante illogica e miope in assoluta antitesi con la vocazione turistica dell'area e con il progetto di rilancio e riqualificazione, atteso che la realizzazione di una struttura carceraria disincentiverebbe finanche gli investitori –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali urgenti iniziative intendano adottare al fine di garantire la bonifica e la riqualificazione dell'area di Bagnoli-Coroglio, e se non intendano adottare tempestivamente iniziative per scongiurare la realizzazione di un carcere nella ex caserma Cesare Battisti, individuando altrove una struttura più idonea per la realizzazione del polo carcerario.
(4-09352)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FOTI, BIGNAMI, LUCASELLI e VINCI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   risulta siglato L'11 gennaio 2021 un protocollo d'intesa di mutua collaborazione tra il Ministero della salute della Repubblica italiana e la segreteria di Stato per la sanità e la sicurezza sociale della Repubblica di San Marino, al fine di destinare al massimo a 25.000 cittadini di San Marino una fornitura completa di vaccini contro il COVID-19;

   detta fornitura per ciascun vaccino doveva essere effettuata nella proporzione massima di uno ogni 1.700 vaccini acquistati dall'Italia fino alla concorrenza della copertura massima, con il divieto assoluto per la controparte della cessione a terze parti;

   rallentamenti nella consegna dei vaccini non imputabili all'Italia, ancora alla fine del mese di febbraio del corrente anno, hanno impedito la consegna di anche una sola dose di vaccino, con possibile aggravamento della situazione epidemiologica a San Marino, e ciò anche in ragione del moltiplicarsi della presenza delle varianti del virus sul territorio;

   in ragione di quanto sopra, il Governo di San Marino interveniva sul mercato albine di assicurare ai propri abitanti un vaccino, e ciò nell'attesa che si sbloccasse la fornitura stabilita dagli accordi europei; a seguito di un protocollo sottoscritto tra la Repubblica di San Marino e il Russian direct Investment fund (fondo sovrano russo) veniva acquistata da San Marino una fornitura completa di vaccino Sputnik V, il che avrebbe consentito di potere vaccinare circa il 15 per cento della popolazione sammarinese, mentre per la parte restate si sarebbe fatto fronte con la fornitura europea;

   risulta all'interrogante che nel corso dell'effettuazione dell'attività di vaccinazione a San Marino con lo Sputnik V, a seguito delle diverse richieste pervenute dall'Italia, le autorità sammarinesi abbiano precisato che la stessa risultava riservata ai soli cittadini di San Marino, con esclusione quindi dei cittadini Italiani residenti nel comuni confinanti;

   i sindaci di Coriano e San Leo, in qualità di autorità sanitarie dei loro territori, inoltravano una richiesta di confronto con la Repubblica di San Marino in merito alle vaccinazioni tra realtà confinanti e interessate dallo spostamento di cittadini in entrambe le direzioni, al fine di valutare la possibilità di estendere la vaccinazione con Sputnik V anche al frontalieri che operano quotidianamente;

   Comites, Comitato degli italiani a San Marino, a seguito delle molteplici richieste da parte dei frontalieri, ha sollecitato al riguardo l'apertura di un confronto nelle sedi diplomatiche opportune tra Italia e San Marino –:

   se il Governo, alla luce di quanto sopra esposto, abbia intrapreso, con l'urgenza che il caso conclama, un'attività diplomatica con le competenti autorità della Repubblica di San Marino, al fine di garantire la possibilità ai frontalieri, cittadini italiani residenti in Italia, che per motivi di lavoro si recano quotidianamente in territorio sanmarinese, di effettuare, nelle strutture di quest'ultimo e in tempi brevi, il vaccino, all'evidenza integrando — giusta la volontà delle parti — l'accordo di approvvigionamento di cui in premessa.
(5-06065)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Marco Zennaro, un imprenditore veneziano che gestisce l'impresa di famiglia che opera in Sudan da almeno 25 anni nel ramo dei trasformatori elettrici, da quasi cinquanta giorni è detenuto in un carcere di Khartoum, la capitale del Sudan, con l'accusa di frode inserita in un'intricata vicenda internazionale di cui si dice vittima;

   Zennaro aveva raggiunto Khartoum nel marzo 2021, dopo una prima contestazione di una fornitura per una partita di trasformatori elettrici destinata alla Sedec, la società nazionale di energia elettrica. Secondo notizie stampa, il mediatore con il quale l'italiano aveva trattato la vendita, Gallabi – che è stato trovato annegato nel Nilo – aveva acquistato la fornitura con il finanziamento di Abdallah Esa Yousif Ahamed, un militare che fa parte del clan del potente generale Mohamed Hamdan Dagalo, detto Hemeti, capo di Rsf (Rapid Support Force), le milizie che operano nella capitale Khartoum e che furono protagoniste durante il golpe del 2019. È stata proprio la denuncia di Abdallah a far arrestare l'imprenditore italiano, accusandolo di frode nella fornitura di apparecchi elettrici. Secondo gli acquirenti, infatti, c'era una difformità tra le caratteristiche tecniche e i parametri indicati nei certificati di collaudo, sulla base di un'analisi di laboratorio effettuata da una ditta concorrente. Zennaro, quindi, a sua volta aveva chiesto di affidarsi ad un soggetto neutrale; invece, per tutta risposta è stato denunciato e arrestato per frode;

   inizialmente, è rimasto agli arresti in albergo e dopo, parrebbe, una trattativa con gli acquirenti di 400 mila euro, stava per rientrare in Italia, ma in aeroporto è stato nuovamente arrestato, perché la controparte chiedeva altri 700 mila euro. Stavolta è stato condotto in una cella della polizia con altri 30 detenuti e una temperatura infernale. Le sue condizioni di salute avrebbero richiesto un ricovero in ospedale, ma finora non si è provveduto. Inoltre, l'udienza per il ricorso sulla scarcerazione sembrerebbe continuamente rinviata;

   secondo quanto ha riferito la famiglia, le richieste di pagamento – per intimidirlo ancor di più – sono state accompagnate da riferimenti al caso di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito e ucciso in Egitto nel 2016. «Regeni! Regeni! Paga», gli è stato detto. Questo è il messaggio (riportato da Il Gazzettino di Venezia) spedito dal segretario di Abdallah al padre di Zennaro: «Il problema, signore, è che la fiducia tra tutte le parti è crollata e il motivo è Gallabi. Questo è il motivo per cui il signor Abdallah non permetterà che i suoi soldi vengano pagati attraverso un credito bancario... Vuole i suoi soldi in contanti fino al rilascio di Marco. Spero che si trovi una soluzione, perché la situazione di tuo figlio è difficile in carcere... ho parlato con la polizia per farlo sedere in un ufficio, non in cella, e per essere trattato con gentilezza... Ma credimi, fai il tuo lavoro e salva tuo figlio da questa tragedia»;

   si sono attivati i canali diplomatici per dare assistenza al connazionale e Gianluigi Vassallo, ambasciatore in Sudan, ha riferito che: «il personale dell'ambasciata segue il caso, portando in cella generi alimentari» –:

   quali notizie abbia il Ministro interrogato in merito agli sviluppi giudiziari della vicenda di Zennaro e come intenda attivarsi, nei rapporti bilaterali con il Sudan, per sbloccare al più presto la situazione e permettere il rientro in Italia del nostro connazionale.
(5-06067)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   FOTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 9 marzo 2021, presso l'Ufficio notarile associato in Parma, su incarico del tribunale di Parma, si è proceduto al primo tentativo di vendita senza incanto del «Complesso immobiliare Stabilimento Termale Berzieri e beni mobili pertinenziali», complesso immobiliare assoggettato al vincolo di interesse culturale ed architettonico, facente parte del concordato preventivo di Terme di Salsomaggiore e di Tabiano spa N. 16/2015;

   il prezzo base fissato per la vendita era di euro 19.694.246,70 di cui per lo stabilimento Berzieri: euro 14.263.483,20 per la Ex Centrale Termica: euro 318.005,50; per l'istituto chimico palazzina uffici: euro 5.112.758,00;

   non essendo pervenute offerte, i medesimi incombenti venivano differiti al 13 aprile 2021, sempre presso l'ufficio notarile associato, con un prezzo base ribassato di euro 15.755.397,40 e offerta minima di euro 12.604.317,92;

   anche detta seconda offerta è andata deserta, e, pur non risultando all'interrogante essere stata fissata la data per il nuovo tentativo di vendita, alla prossima asta si partirà da un ulteriore ribasso del 25 per cento come di legge, con un prezzo base di euro 11.816.547,85 circa, ed offerta minima proporzionata al nuovo valore;

   come evidenziato in precedente atto di sindacato ispettivo, nonostante l'autorizzazione della Soprintendenza dei Beni culturali (aprile 2019), la vendita appare tuttora condizionata a indicazioni stringenti e non appetibili per alcun compratore, con le inevitabili conseguenze di apertura del fallimento (e di potenziale revocatoria fallimentare, per quei cespiti immobiliari invece non vincolati che nel frattempo siano stati alienati), e con la netta riduzione della capacità satisfattoria dei creditori (anticipata in percentuale del 19,37 per cento ma di fatto più concretizzata ad oggi nella percentuale del 5 per cento). Quanto detto, peraltro, era già espresso nelle conclusioni della relazione (ex articolo 161, comma 3 della legge fallimentare) del decreto di omologa del concordato preventivo Rg 16/15, valutato di difficile attuazione, «sia relativamente all'importo della vendita che ai tempi stessa»;

   ad oggi, come detto, non risulta fissato altro tentativo di vendita, il che, quindi, impedisce di conoscere quali siano le intenzioni dei liquidatori, né è possibile ipotizzare che il giudice abbia disposto la trattativa privata, nulla essendovi sul punto nel portale fallimentare, che – invero – viene, in taluni casi, riservata ma per beni immobiliari di altra tipologia, non certo di rilevante pregio artistico, e con tali responsabilità, come il Berzieri che, a ragion dovuta, per la sua estetica, è annoverato come massimo esempio in Europa di patrimonio Liberty e Decò, e – dall'altro – vanta l'indiscutibile valore curativo delle sue acque termali;

   è sconcertante non sapere quale futuro si intenda garantire al predetto plesso, simbolo della città di Salsomaggiore –:

   se i fatti siano noti al Governo e, per quanto di competenza, quali iniziative si intendano assumere al riguardo
(4-09350)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la situazione all'interno della casa di reclusione di Augusta, in Sicilia, dove negli ultimi mesi si sono registrate, a distanza di pochi giorni l'una dall'altra, diverse aggressioni ai danni di agenti della polizia penitenziaria, che hanno riacceso i riflettori su un annoso problema denunciato da tempo dai sindacati;

   in particolare, Uspp, Cisl, Cnpp, Cgil e Sippe da sempre lamentano una situazione di grave allarme, esacerbata, come si legge nella nota unitaria Prot. n. 20 del 23 aprile 2021, «dal sostanziale rifiuto, da parte della suddetta Direzione ad instaurare corrette relazioni sindacali con le scriventi Organizzazioni di tutela dei diritti dei Lavoratori», che ha portato alla richiesta formale di rimuovere il direttore ed il comandante del carcere, poiché «non deve essere consentito dal DAP e dal PRAP, pena la creazione di un pericoloso precedente nelle relazioni sindacali, il perpetuarsi di simili condotte antisindacali da parte di direzioni di Istituti di pena»;

   sono dure le parole dei sindacati, che, con la recente nota del 1° maggio, hanno denunciato le continue aggressioni ai danni del personale di polizia penitenziaria, in un clima generale di paura e insicurezza diventato insostenibile e intollerabile: «l'ultimo gravissimo episodio violento è accaduto dopo due giorni da un'altra aggressione: Ieri mattina verso le ore 11.30, un detenuto al rientro dal campo sportivo, per futili e inspiegabili motivi ha aggredito e colpito ripetutamente e con inaudita violenza al volto e alla testa un Assistente Capo comandato di servizio di vigilanza ed osservazione presso una sezione detentiva. Il collega è stato immediatamente soccorso e portato in ospedale dove è stato dimesso in serata con una prognosi di 20 giorni [...] aggressioni che, ad Augusta si susseguono da oltre 6 mesi.»;

   solo pochi giorni prima, il 27 ed il 30 aprile 2021 si erano registrati altri episodi di violenza all'interno della struttura, in una scia di violenza che non sembra arrestarsi;

   l'ultimo gravissimo episodio, in ordine temporale, nella serata del 14 maggio 2021, quando un detenuto nel carcere di Augusta si è suicidato ed al controllo del reparto vi era un solo agente che, però, doveva controllare altri due reparti, come denunciato dal Sippe, che, in particolare, ha puntato il dito contro la carenza di organico del personale e la disorganizzazione del lavoro all'interno della struttura penitenziaria;

   in particolare, oltre all'avvicendamento dell'autorità dirigente della struttura carceraria per condotte ritenute antisindacali, i sindacati hanno chiesto: l'invio urgente degli ispettori ministeriali per valutare le specifiche criticità della casa di reclusione di Augusta; iniziative per dotare gli agenti di adeguati sistemi di contenimento, che consentano di intervenire in sicurezza e nel rispetto delle leggi; la riapertura delle carceri di Asinara o Pianosa, isola ove confinare i detenuti più violenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere in merito alla situazione di grave allarme registrata all'interno della casa circondariale di Augusta, con particolare riguardo alle richieste avanzate dai citati sindacati di categoria, al fine di riportare la gestione dell'ordine e della sicurezza nel penitenziario siciliano a livelli adeguati.
(4-09346)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MONTARULI, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ha pubblicato un bando di gara sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 112 del 23 settembre 2019 avente ad oggetto «affidamento in concessione delle attività di gestione delle tratte autostradali A21 Torino-Alessandria-Piacenza, A5 Torino-lvrea-Quincinetto, la Bretella di collegamento A4/A5 Ivrea-Santhià, la diramazione Torino-Pinerolo e il Sistema Autostradale Tangenziale Torinese (SATT), nonché, limitatamente agli interventi di messa in sicurezza dell'infrastruttura esistente, la progettazione, la costruzione e la gestione degli stessi Numero riferimento gara: Gara MIT DG Strade ed Autostrade 01/19 – CIG: 8026535A36», al fine di individuare un nuovo concessionario;

   tale gara è stata prevista dal Ministero con l'obiettivo di perseguire l'interesse pubblico a massimizzare il provento spettante allo Stato relativamente al ricavato delle tariffe pagate dall'utenza, richiamando il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa disciplinato dall'articolo 95, comma 2, del codice di riferimento;

   l'impostazione prevista dal bando, dunque, dispone che il differenziale generato tra la tariffa applicata all'utenza e la tariffa offerta dai concorrenti partecipanti al bando di gara, rappresenterebbe un profitto per lo Stato, oltre alla previsione di un versamento immediato a titolo di corrispettivo per l'acquisizione della concessione stessa;

   alla Commissione di prequalifica sono pervenute due offerte, di cui una ammessa con riserva alle fasi successive della procedura di gara in attesa della definitiva conclusione del giudizio instaurato con la presentazione del ricorso al Tar Lazio e, successivamente, al Consiglio di Stato, relativamente all'impugnazione del provvedimento di esclusione della Commissione di prequalifica con il quale la stessa rilevava la mancanza di alcuni requisiti richiesti per l'esecuzione dei lavori;

   il giudizio instaurato si è concluso con la parte ricorrente soccombente ed è stato confermato il provvedimento di esclusione disposto dalla Commissione di prequalifica;

   l'offerta esclusa, tuttavia, è risultata decisamente migliore rispetto a quella presentata dal concorrente (fintanto da aggiudicarsi la concessione provvisoria sino alla conclusione del giudizio amministrativo instauratosi);

   in particolare, la società esclusa aveva proposto un versamento immediato allo Stato a titolo di corrispettivo per l'acquisizione della concessione superiore di 57 milioni di euro rispetto all'offerta del concorrente (risultato poi vincitore) nonché una componente tariffaria da riversare allo Stato maggiore di oltre il 70 per cento di quella offerta dal concorrente;

   confrontando le offerte pervenute, emerge, per quanto risulta all'interrogante, un differenziale che ammonta, complessivamente, a oltre 740 milioni di euro di perdita per lo Stato qualora la concessione sia affidata al secondo classificato (tenuto conto che il primo è stato escluso per le motivazioni di cui sopra);

   a parere degli interroganti risulta evidente che l'interesse pubblico si possa perseguire esclusivamente in presenza di più offerte, e che, pertanto, in presenza di un'unica offerta valida, come tra l'altro previsto dal bando, il Ministero debba valutare la concreta convenienza dell'offerta pervenuta, avendo particolare riguardo all'obiettivo di cui sopra –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per evitare che lo Stato subisca una perdita di circa 800 milioni di euro;

   se non si ritenga opportuno riconsiderare ex novo la gara, al fine di perseguire il pubblico interesse – proclamato in ogni sede dal Governo – ed evitare ulteriori perdite a carico del bilancio statale per un valore di circa 800 milioni di euro;

   se non intenda assumere iniziative per assicurare il coinvolgimento degli enti locali interessati e della regione Piemonte considerata l'importante ricaduta economica in termini di investimenti e occupazionali, e per rimettere al centro dell'azione di Governo le criticità viabilistiche inerenti al sistema tangenziale torinese e al suo completamento, a partire dal noto progetto della Tangenziale est di Torino.
(5-06062)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la notizia circolava da tempo, ma adesso è certo che Trenitalia chiuderà definitivamente la biglietteria della stazione di Vibo Valentia-Pizzo, proprio all'indomani dell'appello del prefetto di potenziare il sistema dei trasporti;

   con una scelta ad avviso dell'interrogante davvero incomprensibile, si è dato corso a un taglio di servizi per il principale scalo ferroviario del territorio a maggior vocazione turistica della regione e dal quale passano 4 coppie di intercity diurni e una notturna, 2 coppie di Frecce bianche e 11 treni regionali;

   i transiti della stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo, pertanto, non sembrerebbero giustificare una spoliazione che farà scendere a otto il numero delle biglietterie che Trenitalia terrà ancora aperte in tutta la regione;

   il territorio vibonese e, in generale, il Mezzogiorno meritano ben altra considerazione nella pianificazione del sistema dei trasporti e dei collegamenti con il resto d'Italia, che miri a favorire lo sviluppo economico della regione e del Sud, a supporto dell'offerta turistica legata al patrimonio naturalistico, ambientale e culturale, soprattutto in un momento delicato in cui tutti i nostri territori stanno provando a risollevarsi dalla gravissima crisi socio-economica conseguente al perdurare dell'emergenza pandemica e la ripresa richiederebbe uno sforzo corale per garantire a turisti e viaggiatori un'adeguata accoglienza;

   la provincia di Vibo Valentia, peraltro, compare tra le mete più ambite a livello nazionale ed è obiettivo di interesse, anche a seguito della sua designazione come «Capitale italiana del libro 2021» e del trionfo della Calabria con la sua «Perla del Tirreno», Tropea, che ha vinto la classifica di «Borgo dei Borghi» 2021 e d è stata confermata «Bandiera blu»;

   in Calabria sussistono da tempo evidenti problemi di accessibilità aggravati dal continuo sviluppo della ferrovia ad alta-velocità nel Centro-nord, causa di un sempre crescente divario infrastrutturale e socio-economico; basti pensare ai collegamenti Milano-Roma e Roma-Villa San Giovanni: hanno circa la stessa distanza ferroviaria (600 chilometri), ma il tempo di percorrenza è circa il doppio da Roma a Villa rispetto a Roma-Milano;

   gli investimenti in infrastrutture di trasporto costituiscono un imprescindibile punto di partenza per lo sviluppo del territorio, consentendo una connessione efficiente al resto dell'Italia e all'Europa e la coesione a livello regionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e di quali informazioni disponga in merito ai numeri del traffico relativo alla stazione ferroviaria Vibo Valentia-Pizzo e alle valutazioni che sono alla base della scelta di Trenitalia di chiudere la relativa biglietteria;

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per ripristinare quanto prima il servizio di biglietteria della stazione ferroviaria di Vibo Valentia-Pizzo, nonché per avviare una seria programmazione che doti la provincia vibonese e, in generale, il territorio calabrese di servizi adeguati a garantire la migliore accoglienza e, quindi, la ripresa economica, soprattutto in vista dell'apertura della stagione balneare;

   se il Governo non ritenga necessarie e non più procrastinabili urgenti iniziative di riequilibrio territoriale per assicurare un livello adeguato di infrastrutture di trasporto, a garanzia di parità di diritti, opportunità e prospettive dei cittadini calabresi rispetto al resto dell'Italia.
(4-09343)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ENRICO BORGHI e PAGANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che, sul sito della Polizia di Stato, è stato pubblicato un bando di gara di interesse per la polizia di Stato, l'Arma dei Carabinieri, la Guardia di finanza, e la polizia penitenziaria per la gestione e l'implementazione della rete 4G — e per le sue evoluzioni quali ad esempio il 5G — sul territorio di undici province italiane (Bari, Belluno, Bologna, Cagliari, Catania, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino);

   il bando, per un valore complessivo che si aggirerà intorno al miliardo di euro, prevede anche la fornitura dell'equipaggiamento hardware, ossia di tablet, smartphone, accessori per Encoder Video HD, e di «SIM abilitate al traffico dati che consentano la fruizione dei servizi di comunicazione e di connettività» nonché la fornitura di «servizi di videosorveglianza in mobilità» e «servizi di accesso alle banche dati»;

   è evidente che chi si aggiudicherà la gara avrà dunque la responsabilità della sicurezza delle telecomunicazioni delle forze dell'ordine, del loro equipaggiamento e del transito di dati sensibili; è bene inoltre ricordare, come segnalato dagli esperti, che la rete 5G è molto più veloce e performante di quella 4G, ma la sua possibile violazione da parte di attori ostili espone i suoi utilizzatori a rischi molto maggiori;

   le province coinvolte appaiono tutte non solo nevralgiche sotto il profilo della sicurezza nazionale, ma anche molto sensibili sotto quello della sicurezza internazionale e transatlantica, considerato che, nel loro territorio, si trovano anche la base di Sigonella (Catania) e il Comando Nato per il Sud Europa (Napoli);

   quel che desta maggior allarme è il fatto che il bando sembra fare solo generici riferimenti al tema della sicurezza, mentre il criterio determinante per la sua aggiudicazione sembra risiedere nel «miglior rapporto qualità-prezzo»;

   va considerato che i tempi sono ormai strettissimi alla luce del fatto che le offerte devono essere presentate entro il 28 maggio 2021, mentre la procedura di aggiudicazione della prima tranche, con un valore stimato dell'appalto di oltre 133 milioni di euro, si aprirà a inizio giugno 2021 –:

   se il Governo abbia adottato tutte le iniziative necessarie atte ad evitare che le nostre forze di polizia siano esposte all'ingerenza di soggetti non sicuri e se non ritenga opportuno stabilire requisiti assai più stringenti, atti a garantire che chiunque si aggiudichi il bando possa offrire le necessarie garanzie in termini di sicurezza ed affidabilità.
(5-06063)

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è di questi giorni la notizia che il Governo sta cercando altre 4 grandi navi da destinare, nel periodo dal 1o giugno al 30 luglio 2021, alla quarantena dei migranti che sbarcano lungo le coste italiane, «in considerazione del perdurare dell'emergenza sanitaria in atto e del probabile incremento del numero dei migranti in arrivo nel periodo estivo», come si legge nel relativo bando della Protezione civile;

   l'avviso prevede che le navi dovranno ospitare da un minimo di 300 a un massimo di 400 migranti ognuna, «essere regolarmente armate ed equipaggiate» ed in grado di «raggiungere, entro le 24 ore successive alla sottoscrizione del contratto di noleggio, le coste della Sicilia, della Calabria, della Sardegna o del Friuli Venezia Giulia o di altro luogo sul territorio nazionale ove si verifichi il contesto emergenziale»; il costo massimo stimato per la fornitura del servizio è di 36 mila euro al giorno, pari a 25 euro al giorno per ospite;

   lascia basiti la notizia, riportata da Shipping Italy, un quotidiano on line del trasporto marittimo, che l'Italia nel 2020 avrebbe speso 35 milioni di euro per approntare le navi quarantena per i migranti;

   poco più di un anno fa, il 12 aprile del 2020, un decreto del capo della protezione civile autorizzava, infatti, fino al termine dell'emergenza sanitaria, l'utilizzo delle navi per lo svolgimento del periodo di sorveglianza sanitaria delle persone soccorse in mare da navi straniere al di fuori della zona Sar italiana, mentre solo pochi giorni prima, il 7 aprile, con un decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno e della salute erano definiti «non sicuri» i porti italiani per lo sbarco di persone soccorse al di fuori della zona di ricerca e soccorso italiana –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, quali siano i costi a carico del bilancio dello Stato nel 2020 relativi alla gestione dei migranti considerate le spese per le «navi quarantena» e le altre strutture dove i migranti sono stati ospitati, nonché i costi per il loro trasferimento.
(4-09348)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PENTANGELO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il liceo musicale e coreutico, introdotto nel sistema degli istituti superiori con la «riforma Gelmini» nel 2009 ed entrato a pieno regime nel 2014-2015, «è indirizzato all'apprendimento tecnico-pratico della musica e della danza e allo studio del loro ruolo nella storia e nella cultura» avviando gli studenti nel processo di integrazione e continuità dei percorsi formativi in campo musicale. L'indirizzo è a numero chiuso, perché l'iscrizione è subordinata al superamento di una prova di ingresso;

   il liceo statale Pitagora Croce di Torre Annunziata ha attivato ormai da 7 anni l'indirizzo musicale, ma, nonostante le numerose richieste di iscrizione per la classe prima, non si è visto concedere dall'ufficio scolastico regionale della Campania l'autorizzazione alla formazione di una nuova prima dell'anno scolastico 2021/2022 necessaria per far partire un nuovo corso, nonostante fosse rispettato il numero minino per la formazione della classe;

   non sono chiare le ragioni di questa mancata autorizzazione, considerato che risulta all'interrogante il fatto che in altre zone della regione sia stata autorizzata la formazione di classi prima con consistenza numerica simile o minore;

   per l'anno in corso si è registrata una lieve flessione delle richieste a livello locale e nazionale;

   sulla riduzione ha influito il fatto che la scuola costituisce un polo per studenti provenienti dalle città limitrofe e, considerato che l'utilizzo quotidiano dei trasporti pubblici suscita timori in relazione al rischio di contrarre il Covid-19 o diffonderne il contagio, le famiglie hanno preferito far frequentare ai figli istituti più facilmente raggiungibili;

   nel territorio tra Napoli a Sorrento – abitato da circa 500 mila persone – è stata autorizzata l'istituzione di una sola prima classe in un diverso liceo, e il venir meno di quella del liceo Pitagora inciderebbe in maniera rilevante sul tessuto sociale della zona, privando i giovani di una opportunità di maturazione culturale e artistica;

   il liceo di Torre Annunziata costituisce un polo importante anche per la collaborazione con la comunità dei salesiani, in considerazione del fatto che alcuni ragazzi della comunità frequentano proprio l'indirizzo musicale del liceo;

   è trascorso più di un anno dall'inizio della pandemia e, nello stilare un primo bilancio delle conseguenze sociali e psicologiche, tra i settori più colpiti ci sono l'istruzione e la cultura, quest'ultima anche da un punto di vista economico;

   gli studenti hanno pagato un prezzo molto alto in termini di socialità, di progettualità, di qualità dei livelli degli apprendimenti, di sviluppo e crescita personale, di arricchimento culturale e anche di possibilità di futuro. La fredda logica dei numeri e la asettica burocrazia ministeriale, ad avviso dell'interrogante, non riescono a tener conto della specificità locale, del talento stroncato ancor prima di potersi esprimere, aspetti ancor più importanti data la pandemia in atto;

   una formazione culturale – in questo caso musicale – allarga gli orizzonti educativi e costituisce un valido strumento per opporsi al disagio ed elaborare risposte alternative alla voglia di riscatto espressa troppe volte in termini di contrasto e opposizione al sistema;

   in molti territori la scuola rappresenta un presidio di legalità, di socialità, uno strumento di emancipazione e crescita sociale –:

   quali siano i motivi per cui l'ufficio scolastico regionale della Campania non ha autorizzato la formazione della prima classe del liceo con indirizzo musicale dell'istituto Pitagora Croce;

   se non si ritenga opportuno, in ragione dell'emergenza pandemica, assumere le iniziative di competenza al riguardo, anche in deroga alla normativa vigente, sulla base della peculiarità delle singole situazioni e delle condizioni locali, adottando maggiore flessibilità nella definizione degli organici e nell'autorizzazione alla formazione di nuove classi.
(4-09344)


   VILLANI, NAPPI, BARBUTO, MANZO e BUOMPANE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 978, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha modificato per il solo anno scolastico 2021/2022 la soglia di autonomia delle istituzioni scolastiche statali, ridotta a 500 e a 300 alunni ed è stata autorizzata la relativa spesa finanziaria;

   al riguardo, occorre ricordare che l'articolo 19, commi 5 e 5-bis, del decreto-legge n. 98 del 2011 aveva determinato detta soglia rispettivamente in 600 e 400 alunni disponendo che nelle istituzioni risultate sotto-dimensionate non potessero essere assegnati dirigenti scolastici con incarichi a tempo indeterminato né potessero essere assegnati in via esclusiva Dsga;

   i criteri per l'individuazione delle istituzioni scolastiche autonome avrebbero dovuto essere definiti con decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo accordo in sede di Conferenza unificata, in mancanza continuandosi ad applicare le soglie indicate dai commi 5 e 5-bis;

   come risulta dalle premesse del decreto ministeriale 14 maggio 2020, n. 4, relativo alla consistenza organica dei dirigenti scolastici per l'anno scolastico 2020/2021, l'intesa non è stata raggiunta e le regioni hanno proceduto autonomamente al dimensionamento della rete scolastica;

   la ratio dell'intervento normativo introdotto con la legge di bilancio 2021 è da individuarsi nell'esigenza di far fronte alle difficoltà organizzative, amministrative e gestionali che sono scaturite dall'emergenza Covid-19 la cui risoluzione è stata più volte dallo stesso Ministro auspicata. La mancanza di figure apicali titolari di incarichi sulle sedi sotto-dimensionate, come noto assegnate a reggenza, ha infatti ingenerato evidenti disagi dovuti alla mancanza di una stabile presenza degli organi direttivi;

   allo stesso modo la nota del Ministero dell'istruzione n. 14196 del 6 maggio 2021, nel trasmettere lo schema di D.I. per il personale Ata, pur richiamando la modifica intervenuta con il comma 978 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2021, di cui si tiene conto nel D.I., ha disposto che per il profilo di Dsga si continuano a conferire reggenze sulle istituzioni scolastiche ora «normodimensionate» addirittura abbinandole fra di loro;

   l'applicazione della nota del Ministero dell'istruzione vanifica lo scopo della riduzione della soglia di autonomia, dal momento che l'incremento delle sedi non sarebbe considerato utile ad effettuare operazioni di immissioni in ruolo o di mobilità regionale o interregionale, siccome circoscritto ad un solo anno scolastico;

   il Ministero dell'istruzione, accantonerebbe i posti relativi alle sedi normo-dimensionate secondo i parametri di cui all'articolo 19, comma 5 del decreto-legge n. 98, continuando a coprire le nuove disponibilità per l'anno scolastico 2021/2022 mediante incarichi di reggenza;

   ne deriva che la modifica della soglia di autonomia introdotta dall'articolo 1, comma 978, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, risulta inutiliter data, non essendo idonea ad apportare alcun beneficio alle istituzioni scolastiche;

   nell'anno scolastico 2021/2022, infatti, si addiverrà ad un numero abnorme di scuole affidate in reggenza. È evidente, quindi, la necessità che, nelle more della definizione dell'accordo di cui all'articolo 19, comma 5-ter, del decreto-legge n. 98, sia esteso il periodo temporale per la riduzione del parametro di dimensionamento, portandolo ad almeno un triennio, corrispondente alla durata dell'incarico dirigenziale, così da poter utilizzare le nuove disponibilità per l'assunzione e la mobilità del personale;

   in questo modo, si offrirebbe alle istituzioni scolastiche una prospettiva temporale più ampia per progettare e programmare adeguatamente gli aspetti gestionali, organizzativi e formativi;

   con ogni evidenza, l'estensione temporale comporta la necessità di assicurate la relativa copertura finanziaria mediante rideterminazione degli oneri di spesa di cui al comma 979 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020;

   diversamente la spesa già prevista in bilancio per il 2021 e 2022 potrebbe essere utilizzata per far fronte alle spese di reggenza che gravano invece sul fondo per la retribuzione dei dirigenti scolastici –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto e se intenda valutare la possibilità di adottare iniziative per rendere tale misura strutturale e non temporanea per i motivi sopra esposti.
(4-09351)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Unms è un ente morale di promozione sociale, riconosciuta dal Presidente della Repubblica con decreto n. 650 del 1947;

   l'ente riceve, oltre alle quote di iscrizione annuale dei soci che devono essere versate alla Presidenza nazionale, un contributo di rilievo da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali al fine di realizzare finalità associative a favore degli operatori del Comparto difesa, sicurezza e protezione civile nonché dei propri familiari che, per causa di servizio, hanno riportato patologie invalidanti e letali;

   il presidente nazionale ha emesso numerosi provvedimenti d'urgenza di sospensione o espulsione nei confronti di diversi presidenti provinciali dell'ente, tra i quali quello di Trapani, Milano, Avellino, Rimini, Grosseto e Messina;

   alcuni destinatari dei provvedimenti di espulsione di cui sopra hanno presentato ricorso ai tribunali competenti e al tribunale di Roma per la reintegrazione nel ruolo previamente ricoperto;

   in seguito ai numerosi provvedimenti di sospensione, espulsione e commissariamento nei confronti dei presidenti provinciali, l'ente ha patito un drastico calo di soci, dal momento che si avvale della collaborazione non retribuita di numerosi soci volontari e ogni singola sezione è coordinata da un presidente e da un Comitato eletto ogni quattro anni, mentre i presidenti regionali formano il Consiglio nazionale;

   il presidente nazionale in due occasioni ha apportato alcune modifiche allo statuto dell'ente che sono state approvate dal Congresso nazionale ma che, a quanto consta all'interrogante, né nel 2017 né nel 2019 avrebbero ottenuto l'assenso della prefettura, come richiesto dallo Statuto stesso;

   tra le modifiche approvate su iniziativa del presidente nazionale risulta l'abolizione del limite del doppio mandato per le cariche regionali e nazionali, presentata nel corso del Congresso dell'ottobre del 2019 per consentire la rielezione di alcuni soci non più ricandidabili, ma queste modifiche, per quanto risulta all'interrogante, non sarebbero state mai ratificate neppure dalla prefettura;

   le sospensioni ed espulsioni di presidenti di sezione e di soci benemeriti e i commissariamenti di intere, sezioni, sarebbero stati disposti, ad avviso dell'interrogante arbitrariamente, senza alcun giustificato motivo, e, per tale ragione sono stati presentati ricorsi giudiziari contro i suddetti provvedimenti in quanto in alcuni casi avevano un evidente malcelato scopo di impedire la partecipazione degli espulsi in qualità di delegati all'ultimo Congresso nazionale del 2019 che si è svolto a Tivoli dal 20 al 23 ottobre 2019;

   i commissariamenti sono stati impugnati dagli interessati mediante ricorsi, in ultimo, anche al tribunale di Roma, il quale, il 18 marzo 2021, con ordinanza di accoglimento n. 32518-1/2020, ha disposto la sospensione dell'esecuzione della delibera del Comitato esecutivo dell'Unms del 19 settembre 2019, n. 54, considerando quest'ultima il risultato di mere diatribe interne personalistiche;

   nonostante l'ordinanza di cui sopra il presidente nazionale, a quanto risulta all'interrogante, non è tornato sui propri passi e non ha posto rimedio alla situazione creatasi in seguito ai provvedimenti da lui proposti e approvati dal Congresso nazionale inoltre, deve ancora chiarire se abbia già provveduto a versare al comune di Napoli l'importo di 200 mila euro, così come disposto dal tribunale di Napoli con sentenza n. 3404/2018;

   così come si chiede di capire i motivi della vendita dell'immobile di proprietà dell'Unms sito in piazza Principe Umberto, 4 Napoli –:

   se il Governo intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare le iniziative di competenza volte al commissariamento dell'Unms al fine di ripristinare la legalità nella gestione di un Ente morale di importanza riconosciuta a livello istituzionale.
(5-06068)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, MARTINCIGLIO, MANZO, NAPPI e BARBUTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509 recante disposizioni in materia di «Attuazione della delega conferita dall'articolo 1, comma 32, della legge 24 dicembre 1993, n. 537, in materia di trasformazione in persone giuridiche private di enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.», concerne la riorganizzazione di alcuni enti previdenziali;

   il su citato decreto ha determinato la trasformazione di enti previdenziali pubblici, ossia pubbliche amministrazioni, con personalità giuridica pubblica, in enti ovvero associazioni o fondazioni con personalità giuridica privata che svolgono l'attività istituzionale di pubbliche amministrazioni per il perseguimento di un pubblico interesse;

   le casse operano nel rispetto dei principi sanciti nel diritto della previdenza sociale, imponendo la tassazione ed erogando un servizio pubblico che consiste nella gestione di un sistema pensionistico pubblico a redistribuzione dei tributi;

   come confermato dalla sentenza della Corte di Cassazione del novembre 2014 n. 24221, le casse previdenziali, non avendo un patrimonio di previdenza, non sono garantite dall'istituto, bensì dallo Stato italiano, come tutte le altre amministrazioni pubbliche;

   l'Enpam, Fondazione senza scopo di lucro e con la personalità giuridica di diritto privato ai sensi del comma 33, lettera a), n. 4, dell'articolo 1 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, e dell'articolo 1 del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, è l'ente di previdenza e di assistenza dei medici e degli odontoiatri;

   numerose segnalazioni da parte di medici dipendenti lamentano una insostenibile gestione dell'Enpam, relativa alla quota A, quota B, costi del consiglio di amministrazione ed esorbitanti emolumenti del Presidente;

   i Medici dipendenti chiedono con urgenza la riforma del su citato decreto legislativo n. 509 del 1994 ed in particolare la cancellazione dell'obbligatorietà della contribuzione all'Enpam per quei titolari di una posizione contributiva presso l'Inps in modo tale che la contribuzione da obbligatoria sia invece esclusivamente volontaria;

   la ratio di tale richiesta si fonda sul presupposto dell'irragionevolezza della doppia contribuzione che vede il medico ed odontoiatra con rapporto di lavoro dipendente pubblico o privato, che già per legge versa i suoi contributi ad un ente previdenziale come l'Inps, obbligato a versarli anche all'Enpam;

   inoltre, gli stessi medici dipendenti chiedono una maggiore trasparenza e definizione dell'autonomia della quale godono gli amministratori delle casse, ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 509 del 1994, che influisce sui bilanci dell'Enpam e quindi dei contribuenti;

   l'articolo 18, comma 12, del decreto-legge n. 98 del 2011 (convertito dalla legge n. 111 2011) sancisce che sono tenuti all'iscrizione presso l'apposita gestione separata Inps «esclusivamente i soggetti che svolgono attività il cui esercizio non sia subordinato all'iscrizione ad appositi albi professionali, ovvero attività non soggette al versamento contributivo agli enti» previdenziali privati –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare, in raccordo con gli organi competenti per prevedere la possibilità di rendere esclusivamente volontaria e non obbligatoria la contribuzione ad Enpam per quei medici già titolari di una posizione contributiva presso l'Inps prevedendo altresì che si possa trasferire nelle casse dell'Inps o in altre casse quanto eventualmente già versato.
(4-09349)


   STEFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il drammatico caso della morte di Luana D'Orazio, morta a 22 anni perché risucchiata in una pressa mentre lavorava in un'azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato, ha riacceso i riflettori sulle morti bianche in Italia, ancora troppo numerose;

   secondo l'Inail le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all'istituto entro il mese di marzo 2021 sono state 185,19 in più rispetto alle 166 registrate nel primo trimestre del 2020 (+11,4 per cento); il dato generale si attesta a circa 1.200 persone ogni anno;

   ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 81 del 2008 e successive modifiche ed integrazioni, la vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è svolta dalla Azienda sanitaria locale competente per territorio, attraverso i servizi di prevenzione, igiene e sicurezza negli ambienti di lavoro, inseriti all'interno dei dipartimenti di prevenzione;

   le attività di prevenzione, vigilanza e controllo in materia antinfortunistica vengono, dunque, svolte all'interno dei servizi dai tecnici della prevenzione con funzioni di ufficiali di polizia giudiziaria;

   le dotazioni organiche di tecnici della prevenzione, Ufficiale di polizia giudiziaria degli Spisal, sono ampiamente insufficienti a garantire le attività di prevenzione, vigilanza e controllo;

   la carenza di tecnici della prevenzione non è determinata solo da assunzioni insufficienti, ma anche dalla costante «fuga» di questi operatori verso il «privato», a causa di una retribuzione non adeguata ai livelli di professionalità e responsabilità richiesti;

   l'articolo 50 della bozza del cosiddetto «decreto sostegno bis» approvato dal Consiglio dei ministri il 20 maggio 2021 stanzia secondo l'interrogante fondi irrisori per il potenziamento degli organici degli Spisal e non dà risposte retributive per ridurre la fuga dei tecnici della prevenzione verso il privato –:

   se sia intenzione del Governo, nell'ambito della strategia di contrasto alle cosiddette «morti bianche», adottare iniziative di competenza, anche normative, al fine dell'aumento della dotazione di tecnici della prevenzione nelle Ulss e per una loro retribuzione adeguata ai livelli di professionalità e responsabilità richiesti dallo svolgimento delle attività di polizia giudiziaria in materia di salute e sicurezza negli ambienti di lavoro.
(4-09353)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come indicato dalla Fai (Federazione apicoltori italiani), dal 1998 al 2010, in appena trent'anni, la popolazione mondiale di api e vespe si è ridotta di quasi il 40 per cento;

   api e vespe sono impollinatori essenziali per avere un'indicazione biologica della qualità dell'ambiente;

   nonostante gli apicoltori in Italia, anche grazie ad alcune misure di sostegno al settore esistenti nel nostro Paese, siano in costante aumento, fino ad aver raggiunto la quota di oltre 65.000 censiti, con un aumento del patrimonio apistico nazionale a 1.950.000 alveari, per un valore di circa 500 milioni di euro, il ritmo della produzione di miele è, da ormai cinque anni, in costante decrescita;

   tra le novità proposte nel quadro della programmazione Pac 2021-2027, figura anche lo strumento degli «ecoschemi», o regimi ecologici, che dal 2023 sostituiranno l'attuale «greening» e dovrebbero rappresentare il 30 per cento dei pagamenti diretti della Pac (primo pilastro);

   considerato il ruolo delle api sia come fattore di salvaguardia e valorizzazione della biodiversità, che come valore positivo da un punto di vista economico, la nuova Pac rappresenta una fondamentale occasione di un comparto che rischia di vivere una crisi endemica, anche dati gli espliciti obiettivi indicati in sede europea di contrasto al declino della biodiversità;

   nel 2014 sono state lanciate varie etichette, in Europa, in modo più o meno formale, legate al concetto di «Bee-friendly», in modo da identificare i prodotti frutto di processi rispettosi di api ed impollinatori;

   predetto sistema di etichettatura è ampiamente utilizzato in Francia e Germania, per quanto riguarda i prodotti caseari, frutta e verdura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere, anche sul piano normativo, per:

    a) promuovere la costituzione di eco-schemi dedicati agli impollinatori nell'ambito del nuovo ciclo di programmazione della politica agricola comune (Pac);

    b) promuovere la diffusione di un sistema di etichettatura «Bee-friendly» in Italia, sulla base delle esperienze internazionali citate anche in premessa.
(4-09345)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta n. 492 del 22 aprile 2021, è stata presentata l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05830 nella quale si chiedeva al Governo di fornire elementi in merito ad esperimenti condotti su modelli animali che hanno dimostrato la immunogenicità di un vaccino originale anti-SARS-CoV-2 basato su una tecnologia innovativa, ovverosia l'attivazione dell'immunità indotta dai linfociti CD8 T, creata e sviluppata presso il Centro nazionale per la salute globale presso l'Istituto superiore di sanità (Iss);

   in base a dati consolidati di letteratura, il disegno di tale vaccino avrebbe la potenzialità di bloccare qualsiasi variante del virus SARS-CoV-2 che si possa generare nel tempo. Questo perché il vaccino dell'Istituto superiore di sanità si basa sull'immunità cellulare CD8 T verso quattro antigeni interi e, quindi, anche molto numerose mutazioni del virus potrebbero avere al più solo una marginale influenza sulla risposta al vaccino;

   in base a dati consolidati di letteratura, l'immunità generata da questo vaccino potrebbe perdurare fino a 17 anni dall'ultimo inoculo;

   come verificabile nei database di Epo e Ministero dello sviluppo economico, l'Istituto superiore di sanità è titolare di brevetti connessi alla tecnologia alla base di questa innovativa strategia vaccinale;

   in merito alla proprietà brevettuale, il Governo rappresentava, nella sua risposta all'interrogazione, che, sebbene l'Istituto superiore di sanità sia titolare di brevetti connessi alla tecnologia alla base di questa strategia vaccinale, sono attualmente in corso le opportune verifiche sulle relative possibilità di utilizzo;

   tenuto conto delle interessanti caratteristiche di questo nuovo vaccino, della sua innovativa tecnologia nonché delle eccellenti premesse costituite dalla immunogenicità dimostrata in fase di studio preclinico e considerato che è interesse preminente non solo del nostro Paese ma anche degli altri Paesi europei ed extra europei ottenere nuove, sicure ed efficaci vie alternative per la prevenzione dell'infezione da SARS-CoV-2 e delle connesse forme gravi della malattia da Covid-19, appare evidente che la tecnologia sviluppata dall'Iss possa essere oggetto di interessi da parte di soggetti diversi intenzionati a brevettare la tecnologia di base del vaccino nonché ad attivare i necessari processi volti a svilupparlo nelle fasi cliniche –:

   di quali notizie disponga il Governo in merito:

    a) ad eventuali brevetti esistenti sulla medesima tecnologia vaccinale descritta in premessa o ad eventuali soggetti interessati a brevettarla;

    b) ad eventuali soggetti che abbiano già manifestato interessi a sviluppare la tecnologia vaccinale descritta in premessa.
(5-06066)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGGIONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 6 maggio 2021 nel corso del telegiornale «Milano Pavia TV» è andato in onda un servizio sulla situazione nella quale versano quasi ottocento mutuati, di cui molti anziani, costretti a pendolare da Suardi, Gambarana e Pieve del Cairo sino a Lomello – tutti comuni in provincia di Pavia – per andare dal medico di base, a causa del pensionamento della dottoressa che seguiva i mutuati negli ambulatori locali, rimanendo appunto senza medico di base di riferimento;

   la pandemia da Covid-19 e la profonda incertezza dell'evoluzione epidemica hanno chiamato il medico di famiglia ad affrontare una serie di nuove sfide cliniche, assistenziali e gestionali, oltre ad esporsi direttamente ad un rischio imprevedibile;

   l'emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha fatto emergere il ruolo fondamentale del medico di famiglia nelle comunità locali nella gestione delle attività di prevenzione, contenimento e controllo delle situazioni di emergenza dei propri assistiti, diventando esso il punto di raccordo tra paziente, Asl e ospedale, ma anche la persona su cui si concentra buona parte dei compiti burocratici relativi a isolamento e quarantena;

   i medici di famiglia si trovano in una posizione eccellente per educare i pazienti sulla pertinenza e sull'efficacia delle misure igieniche e rilevare e segnalare epidemie e mini-epidemie di malattie, virali e non, o altri aspetti connessi;

   i dati epidemiologici ottenuti nelle cure primarie rappresentano le migliori misurazioni proxy della prevalenza giornaliera dei disturbi presenti nella comunità. La medicina di famiglia può anche: collaborare allo sviluppo di protocolli per la gestione sul territorio dei pazienti con malattie simil-influenzali in conformità con le linee guida nazionali, evitare la perdita di segnalazione di casi e, allo stesso tempo, prevenire il panico nella comunità;

   secondo le stime della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) in Italia i medici di famiglia sono troppo pochi e saranno ancor meno nei prossimi anni; fra un paio d'anni circa, a fronte dei numerosi pensionamenti, si calcola una carenza d'organico che va dalle 10 mila alle 15 mila unità;

   alla scarsità di posti disponibili si aggiungono anche i ritardi con cui vengono indetti i nuovi bandi di concorso, con il risultato di un vero e proprio allarme carenza di medici di famiglia –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per fronteggiare la oramai cronica carenza di medici di base negli ambulatori territoriali nazionali, al fine di garantire una presenza capillare sul territorio dei medici di base ed evitare disservizi ai cittadini, come accade nei comuni citati in premessa.
(4-09347)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   nel gennaio 2020 i Carabinieri forestali del nucleo investigativo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale di Reggio Emilia (Nipaaf) hanno scoperto e sequestrato a Novellara (RE) una discarica abusiva di rifiuti pericolosi, situata presso un cantiere di sistemazione carraia e piazzale di una struttura agricola: oltre 8 mila tonnellate di materiale definito «Concrete green» proveniente dal Veneto spacciati come conglomerato cementizio non strutturale e destinati a essere collocati definitivamente sul posto. Sei persone sono state denunciate alla procura della Repubblica di Reggio Emilia. Arpa Emilia-Romagna ha analizzato il conglomerato cementizio depositato in loco;

   il Consorzio Cerea spa, produttore dei materiali denominati «In.Ar.Co Extra» e «Concrete Green 80x», quest'ultimo tramite la Tavellin Greenline S.r.l. è già stato oggetto di atti di sindacato ispettivo per le medesime questioni (si veda al riguardo l'interrogazione presentata nella scorsa legislatura n. 4-15071), nonché di sentenze amministrative sfavorevoli (Tar Veneto, Sez. II, n. 124 del 4 febbraio 2020) e delle attenzioni della Commissione bicamerale d'inchiesta nel ciclo dei rifiuti per l'interramento di rifiuti tossici nella costruzione dell'autostrada A31 «Valdastico»;

   pur non esistendo disciplina univoca circa le attività di recupero dell'«InArCo Extra», destinato alla produzione del succitato conglomerato cementizio utilizzato per la realizzazione di opere civili non strutturali (Concrete Green), la materia è disciplinata da un'autorizzazione integrata ambientale rilasciata con decreto n. 72 del 23 novembre 2010 della regione Veneto che detta i criteri e le prescrizioni specifiche per il recupero dei rifiuti e la loro sottrazione al regime dei rifiuti e impone al consorzio Cerea spa dei vincoli chiari e disattesi sia per i rifiuti in ingresso che per l'EoW in uscita, in particolare il test di cessione, come ribadito dalla sentenza del Tar Veneto, Sez. II, n. 124 del 4 febbraio 2020);

   nella carraia di Novellara (RE) è stato fatto un rilevato e il test di cessione, di cui alla tabella dell'Allegato 3 del decreto ministeriale 5 febbraio 1998 e successive modificazioni e integrazioni, non è stato eseguito. Il Concrete Green è considerato un conglomerato cementizio e i trattati ingegneristici indicano un quantitativo di cemento pari o superiore al 30 per cento. Le analisi sui campioni di Concrete Green prelevato nella carraia di Novellara hanno evidenziato, nel test di cessione, il superamento di livelli limite per Cod, cloruri, rame, cromo totale, cromo esavalente (il cromo esavalente – questo è il dato più allarmante – si attesta a circa il 370 per cento oltre il limite);

   le operazioni di recupero dei rifiuti devono essere eseguite in conformità all'articolo 181-bis «materie, sostanze e prodotti secondari» del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, garantendo l'ottenimento di sostanze, materie o prodotti secondari aventi caratteristiche fissate dal decreto ministeriale 5 febbraio 1998;

   Tavellin Greenline s.r.l., vende il Concrete Green a un prezzo molto contenuto a tonnellata, comprensivo di trasporto e messa in opera con realizzazione del rilevato carrabile. Considerato che il cemento costa 75 euro alla tonnellata, i soli costi di acquisto del cemento ammontano ad euro 5,6 euro alla tonnellata. Aggiungendo le spese di trasporto, i costi per la messa in opera (manodopera, mezzi e altro) e l'acquisto dell'In.Arc.Co Extra l'operazione appare agli interpellanti alquanto improbabile dal punto di vista commerciale;

   attualmente il Concrete Green è diffuso, soprattutto nel Nord Italia per la realizzazione di opere civili come strade e autostrade; deriva anche da ceneri di inceneritori e combustioni varie; uno dei problemi è che la bolla cementizia che lo riveste può avere una parete molto sottile con progressivo rilascio di inquinanti una volta collocata in sede;

   altre importanti inchieste hanno riguardato il «tenax» a Viadana (MN), il «keu», un'altra materia prima secondaria (Mps) da scarti di concia e ceneri di combustione varie, utilizzata in Toscana per i sottofondi stradali ma rivelatasi inquinante;

   inchieste di questo genere si ripetono in maniera sempre più frequente e si rilevano inquinamenti ambientali sempre più gravi e scarsa solidità dei manti stradali per l'erosione chimica esercitata dai materiali tossici sottostanti; nel 2020 Ispra, stima circa 5 milioni di tonnellate di capacità residua degli inceneritori e riduzione della produzione dei rifiuti –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della vicenda di Novellara;

   se ritenga di adottare iniziative per normare la materia dei conglomerati cementizi e dei rifiuti collocati nei sottofondi stradali in generale, in modo da evitare inquinamento ambientale, anche ricorrendo a una migliore tracciabilità, a migliori prescrizioni tecniche (norme Uni e altro), e a parametri economici che certifichino il valore commerciale della materia prima secondaria (Mps);

   se ritenga di adottare le iniziative di competenza per incrementare i controlli;

   se intenda adottare iniziative per avviare il progressivo spegnimento degli inceneritori nazionali che producono le ceneri che determinano anche le criticità del settore dei sottofondi stradali, stante anche il progressivo incremento della capacità residua degli inceneritori (circa 5 milioni di tonnellate nel 2020 secondo i dati Ispra).
(2-01229) «Zanichelli, Spessotto».

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CORTELAZZO e APREA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato sul quotidiano Corriere della sera, il 5 marzo 2021, Ernesto Galli della Loggia lanciava un appello ad applicare alcune modifiche al sistema di valutazione della produzione universitaria per quanto concerne le discipline umanistiche, da sempre vanto del nostro sistema accademico per storia, cultura e tradizione;

   secondo l'illustre opinionista, già stimato docente universitario, l'applicazione di concetti produttivistici a un mondo, quello umanistico (delle discipline giuridiche, storiche, letterarie filologiche) in cui il prodotto culturale deve distinguersi per caratteristiche altre e non è direttamente misurabile in termini quantitativi, sta provocando un grave e preoccupante scadimento della qualità della ricerca e dei prodotti editoriali;

   il modello di selezione della classe docente e dei ricercatori e le relative progressioni di carriera vengono basati su modelli più quantitativi che qualitativi, che non portano a privilegiare la qualità degli scritti e delle ricerche, quanto piuttosto il numero dei prodotti editoriali e la loro collocazione. Può succedere pertanto che un articolo breve collocato in una rivista di fascia elevata, possa pesare, al fine della valutazione della qualità scientifica di un ricercatore, più di una monografia che rappresenta il coronamento di un profondo e lungo lavoro di ricerca;

   si è giunti all'estremizzazione di concetti che stanno ribaltando i tradizionali punti di forza del modello universitario italiano. Se un articolo viene pesato più di una monografia, si spingono i potenziali aspiranti accademici e gli strutturati a convergere sulla produzione di lavori più rapidi e questo toglie agli studi respiro e potenzialità di approfondimento, negando, di fatto, il valore della piena scientificità agli scritti –:

   se il Ministro interrogato concordi con le posizioni illustrate dal professor Ernesto Galli della Loggia;

   se l'Anvur venga considerato lo strumento coerente di valutazione di tutte le discipline accademiche in modo indistinto e se sia possibile e utile adottare iniziative per votare l'Anvur a una differenziazione dei prodotti scientifici sulla base della diversificazione delle discipline;

   se possano essere intraprese iniziative finalizzate a restituire dignità agli ambiti umanistici accademici troppo discriminati dal concetto produttivistico della produzione scientifica;

   se non ritenga opportuno affidare a una apposita commissione la riforma del sistema di valutazione.
(5-06064)

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Di Stasio e altri n. 7-00659, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Gallinella.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Testamento e Cabras n. 5-06046, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Corda.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato dell'interrogazione a risposta in Commissione Prisco n. 5-06054, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 513 del 21 maggio 2021.

   PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della programmazione dei concorsi e delle assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco per il biennio 2020-2021, anche alla luce delle misure previste dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto «Decreto Rilancio») «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», sono stati individuati una serie di concorsi pubblici, concorsi interni e assunzioni dirette per diverse qualifiche;

   i bandi relativi alle procedure concorsuali per le assunzioni di personale nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco, vengono di norma pubblicati in Gazzetta ufficiale, previa pubblicazione del relativo regolamento;

   ad oggi le suddette procedure risultano solo parzialmente espletate; in particolare, con riferimento ai ruoli di ispettore, risultano ad oggi espletate soltanto quelle riferite ai ruoli di ispettore informatico e antincendio, ma non già quelle relative ai ruoli di ispettore logistico-gestionali e dirigente logistico-gestionale;

   tale ritardo appare inspiegabile, anche alla luce del fatto che sia il regolamento relativo alle procedure concorsuali per i ruoli da ispettore logistico-gestionale, sia quello relativo ai ruoli di dirigente logistico-gestionale, risultano pubblicati in Gazzetta ufficiale da quasi un anno e in particolare;

   il regolamento recante modalità di svolgimento del concorso pubblico e del concorso interno per l'accesso alla qualifica di ispettore logistico-gestionale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell'articolo 78 del decreto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 giugno 2020, n. 153;

   è bene ricordare che, in esito ai pensionamenti degli ultimi anni, si è determinata una grave carenza di organico in tutti gli uffici periferici del Corpo, comandi provinciali e direzioni regionali, e, di conseguenza, risulta un vulnus nel funzionamento degli stessi che costringe il Corpo all'impiego del personale operativo (capisquadra, capireparto e vigili del fuoco) in funzioni non operative;

   tale situazione rende di tutta urgenza l'espletamento delle procedure concorsuali relative ai citati ruoli logistico-gestionali –:

   cosa osti all'espletamento delle procedure concorsuali per l'assunzione degli ispettori logistico-gestionali, stante la già avvenuta pubblicazione in Gazzetta ufficiale del relativo regolamento da quasi un anno.
(5-06054)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Fitzgerald Nissoli n. 4-08380 del 3 marzo 2021.

   interrogazione a risposta in Commissione Di Giorgi n. 5-05849 del 27 aprile 2021;