Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 20 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il popolo palestinese attende il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dalla comunità internazionale dal 1948, anno della proclamazione dello Stato di Israele, subito riconosciuto dalla comunità internazionale;

    a partire dal 1995, anno in cui il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin è stato ucciso da estremisti sionisti contrari allo smantellamento delle colonie nei Territori palestinesi occupati, lo Stato di Israele ha portato avanti una politica sempre più ostaggio degli estremisti delle colonie, mentre gli insediamenti sui già scarsi territori palestinesi si sono moltiplicati a dispetto degli impegni sottoscritti con gli accordi di Oslo e in contrasto con i princìpi e le disposizioni del diritto internazionale;

    il protrarsi dell'embargo terrestre, marittimo e aereo sulla striscia di Gaza, territorio di 365 chilometri quadrati abitato da circa 2 milioni di palestinesi, impedisce alla popolazione di approvvigionarsi anche dei beni più essenziali (acqua, cibo, medicinali, elettricità, carburante) e gli attacchi militari che ciclicamente colpiscono la popolazione civile completano un quadro drammatico che compromette qualsiasi sforzo per favorire un reale processo di pace;

    il Governo israeliano è stato accusato di non rispettare, tra le altre, le seguenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite: n. 194 (1948) sul riconoscimento del diritto al ritorno dei rifugiati; n. 242 (1967) sul ritiro delle forze di occupazione; n. 446 e n. 452 (1979) sull'interruzione dell'espansione degli insediamenti e il loro smantellamento; n. 465 (1980) che condanna apertamente le colonie e la pratica dell'insediamento di cittadini israeliani nei territori occupati in violazione della Convenzione di Ginevra del 1949; n. 476 (1980) che riafferma la nullità di tutte le azioni intraprese da Israele volte ad alterare la geografia, demografia, carattere storico e status di Gerusalemme est;

    conformemente alle numerose risoluzioni delle Nazioni unite, anche l'Italia come gran parte della comunità internazionale considera formalmente i territori palestinesi occupati da Israele in seguito alla guerra del 1967 come «Territori palestinesi occupati», in quanto territori sottoposti a una occupazione militare da parte di una Potenza occupante, secondo quanto disposto dalla Convenzione di Ginevra del 1949;

    il Governo israeliano è stato ripetutamente accusato di aver violato ripetutamente la Convenzione di Ginevra del 1949 che, all'ultimo periodo dell'articolo 49, dispone: «La Potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato»;

    il Governo israeliano è stato inoltre ripetutamente accusato di effettuare detenzioni amministrative contro migliaia di palestinesi, anche minorenni, di impedire la libera circolazione all'interno dei Territori palestinesi occupati attraverso migliaia di checkpoint gestiti dai militari israeliani, così come di attuare esecuzioni extragiudiziali e punizioni collettive, quali la distruzione di case per scopi di rappresaglia;

    il 23 dicembre 2016 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione n. 2334 (2016), nel cui preambolo si sottolinea l'insostenibilità dello status quo e si esprime grave preoccupazione in relazione al fatto che le continue attività di insediamento da parte israeliana mettono in pericolo la percorribilità della soluzione dei due Stati basata sui confini del 1967;

    nella citata risoluzione n. 2334 (2016) si condannano il trasferimento di popolazione israeliana nelle colonie, la confisca delle terre dei palestinesi, la demolizione delle loro abitazioni e lo sfollamento degli occupanti in tutto il territorio occupato, che avvengono in flagrante violazione del diritto internazionale umanitario e delle rilevanti risoluzioni delle Nazioni Unite;

    inoltre, la risoluzione n. 2334 (2016) condanna esplicitamente la costituzione delle colonie israeliane nei Territori palestinesi occupati dal 1967, compresa Gerusalemme est, come attività priva di validità legale, reiterando la richiesta di cessare tali attività e sottolineando che il Consiglio non riconoscerà alcun cambiamento dei confini del 4 giugno 1967 se non diversamente concordato dalle parti;

    il 18 luglio 2018 il Parlamento israeliano ha emanato la «Legge dello Stato-Nazione Ebraico» in cui si dichiara che soltanto il popolo ebraico ha il diritto all'auto-determinazione nello Stato di Israele, si considera «lo sviluppo delle colonie ebraiche come un valore nazionale da incoraggiare promuovere e consolidare» e si riafferma Gerusalemme quale capitale d'Israele, fornendo sul piano interno una copertura costituzionale che dovrebbe legittimare i programmi di annessione israeliani, sebbene in palese violazione delle suddette norme cogenti di diritto internazionale;

    il 29 novembre 2012 l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato a larga maggioranza, e con il voto favorevole dell'Italia, la risoluzione n. 67/19 per la concessione dello status di osservatore permanente allo Stato di Palestina («non-member observer State status»), conferendo allo Stato palestinese uno status equivalente, in seno all'Onu, a quello dello Stato della Città del Vaticano;

    la risoluzione n. 67/19, riaffermando il diritto della popolazione palestinese all'autodeterminazione, ha rappresentato un importante passo verso il riconoscimento dei diritti fondamentali dei palestinesi;

    sono 138 i Paesi in tutto il mondo che hanno già riconosciuto lo Stato di Palestina entro i confini antecedenti la guerra del 1967, secondo quanto previsto dalle citate risoluzioni delle Nazioni Unite, con Gerusalemme est quale sua capitale; di questi 8 sono Paesi membri dell'Unione europea (Bulgaria, Cipro, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria);

    gli atti di guerra degli eventi attualmente in corso, inizialmente scatenati dal tentativo di sgombero di intere famiglie palestinesi dal quartiere di Sheikh Jarrah di Gerusalemme est, sono solo l'ultimo di una lunghissima e ricorrente serie di violenze e atti di guerra che non avrà fine finché a entrambe le parti non sarà riconosciuto il medesimo status di autonomia e indipendenza, nel pieno e reciproco riconoscimento e rispetto,

impegna il Governo:

1) a riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina, con effetto immediato, entro i confini del 1967 secondo le rilevanti risoluzioni delle Nazioni unite;

2) ad attivarsi, in tutte le sedi internazionali, affinché siano adottate nuove ed efficaci iniziative volte a implementare le disposizioni del diritto internazionale e le risoluzioni delle Nazioni unite relative al conflitto israelo-palestinese.
(1-00487) «Cabras, Giuliodori, Colletti, Forciniti, Trano, Massimo Enrico Baroni, Sapia, Testamento, Vallascas, Paolo Nicolò Romano, Corda, Sodano, Leda Volpi».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VIII e X,

   premesso che:

    nel percorso verso la ripresa economica, ancora caratterizzato da margini di incertezza legati all'andamento della pandemia e al successo della campagna vaccinale, il settore dell'edilizia svolgerà un ruolo chiave;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede misure che comporteranno il rilancio delle attività edilizia, sia nell'ambito dell'edilizia residenziale privata e pubblica, sia mediante la realizzazione di interventi infrastrutturali;

    in particolare, per quanto attiene al rilancio dell'edilizia residenziale privata e pubblica si prevede, per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, di estendere la misura del «Superbonus 110 per cento» al 2023 (al 30 giugno 2023 per gli interventi effettuati dagli Iacp, a condizione almeno il 60 per cento dei lavori siano stati effettuati alla fine del 2022; al 31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini, a condizione che almeno il 60 per cento dei lavori sia stato effettuato entro il 30 giugno precedente);

    l'investimento – si legge nel Pnrr – consentirà di stimolare le economie locali attraverso la creazione di posti di lavoro nella filiera dell'edilizia e della produzione di beni e servizi per le abitazioni con potenziale impatto sulle categorie deboli colpite dalla pandemia. Si stima che gli interventi trainati dal Superbonus consentiranno la ristrutturazione di oltre 100.000 edifici a regime, per una superficie totale riqualificata di oltre 36 milioni di metri quadrati. Il risparmio energetico atteso è di circa 191 Ktep/anno con una riduzione delle emissioni di gas serra di circa 667 KtonCO2/anno;

    altro punto qualificante del Piano che coinvolge il settore dell'edilizia è contenuto nella Missione 3 che punta a completare entro il 2026, un sistema infrastrutturale moderno, digitalizzato e sostenibile. La missione intende realizzare opere necessarie a intervenire su quei fattori di debolezza che hanno penalizzato lo sviluppo economico del Paese, contribuendo al raggiungimento dei target europei di riduzione delle emissioni e di progressiva decarbonizzazione della mobilità. Tali investimenti, inoltre, avranno una particolare attenzione ai territori meno collegati e saranno quindi volti a colmare il divario fra Nord e Sud e tra le aree urbane e aree interne e rurali del Paese, così favorendo la coesione sociale e la convergenza economica fra le aree del Paese, uniformando la qualità dei servizi di trasporto su tutto il territorio nazionale;

    da questo breve elenco, non esaustivo, dei progetti contenuti nel Pnrr che hanno un impatto sul settore dell'edilizia e da cui è atteso un ritorno in termini di crescita economica si evince l'importanza dell'attuazione di tali interventi, e nei tempi previsti;

    si registra, negli ultimi mesi, il forte rincaro di alcune importanti materie prime connesse all'attività di costruzione quali metalli, materie plastiche derivate dal petrolio (che ha subito, anch'esso, un forte apprezzamento), calcestruzzo e bitumi, che sta mettendo in seria difficoltà le imprese impegnate nella fase realizzativa di commesse, sia pubbliche, sia private, aggiudicate nei mesi precedenti ai rincari stessi;

    ciò sta comportando che le imprese di costruzioni, già duramente colpite da una crisi settoriale in atto ormai da oltre dieci anni, per i contratti in corso si trovano a sopportare un importante aggravio economico nella realizzazione delle opere. I rialzi dei prezzi delle materie prime, infatti, andranno a ridurre ulteriormente i margini delle imprese, già fortemente compressi nel 2020, con il conseguente rischio di un blocco generalizzato dei cantieri, nonostante gli sforzi messi in campo per far fronte agli impegni assunti;

    il rialzo dei prezzi dei materiali coinvolge i mercati internazionali, anche di grandi paesi europei, come Francia, Germania e Regno Unito;

    tale dinamica, come indicato nell'ultimo rapporto dell'Ocse di dicembre 2020, deriva da un improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina che ha innescato un effetto al rialzo sul prezzo delle materie prime e di tutta la filiera dell'acciaio, a livello mondiale. Si ricorda che la Cina rappresenta oltre il 50 per cento della produzione e del consumo mondiale dell'acciaio e in particolare, le costruzioni, in Cina, ne assorbono il 40 per cento;

    il tutto, inoltre, si inserisce in un contesto di mercato «anomalo» a seguito della crisi pandemica, caratterizzato da una scarsità di offerta dovuta alle ripetute chiusure, industriali e commerciali in quasi tutta Europa e più in generale nel Mondo;

    gli aumenti di prezzo risultano generalizzati a tutti i prodotti siderurgici, e si cita ad esempio l'incremento di circa il 117 per cento registrato dal prezzo base del «ferro-acciaio tondo per cemento armato» tra novembre 2020 e aprile 2021;

    da rappresentanti di categoria si apprende inoltre che, parallelamente agli aumenti di prezzo dei prodotti siderurgici, si osservano incrementi importanti anche in altri materiali di primaria importanza per l'edilizia, come, ad esempio, i polietileni (incrementi superiori al 40 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021), il rame (+17 per cento), il petrolio (+34 per cento) e i suoi derivati, sempre nello stesso periodo di riferimento. Il rame, inoltre, assume un valore rilevante negli investimenti legati alla transizione ecologica e all'elettrificazione dei consumi energetici;

    a ciò si aggiunge il cemento per il quale, sulla base di un'indagine Ance svolta nel mese di febbraio 2021 presso il territorio, emergono aumenti di prezzo di circa il 10 per cento a gennaio 2021, rispetto al mese precedente, per oltre un terzo dei rispondenti;

    anche per il «bitume» sulla base dei dati Siteb – Strade italiane e bitumi – si rilevano incrementi del prezzo di circa il 15 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021;

    questi rincari eccezionali rischiano di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Pnrr, qualora non si intervenga tempestivamente;

    rispondendo all'interrogazione n. 5-05938 riguardante il monitoraggio dell'andamento dei prezzi delle materie prime e dei materiali impiegati nell'edilizia, al fine di garantire la piena efficacia della misura del «superbonus 110 per cento», il Governo ha risposto dicendo che «in relazione all'aumento dei prezzi delle materie prime impiegate nel comparto edilizio, ai sensi del comma 27-ter dell'articolo 216 del decreto legislativo n. 50 del 2016, ai contratti di lavori affidati prima dell'entrata in vigore del Codice appalti e in corso di esecuzione continua ad applicarsi l'articolo 133 del soppresso decreto legislativo n. 163 del 2016. In attuazione del citato articolo il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili rileva con proprio decreto le variazioni percentuali annuali dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi relativamente ai contratti di lavori affidati prima dell'entrata in vigore dell'attuale codice dei contratti e in corso di esecuzione;

    il Ministero si avvale della Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali da costruzione, la quale, sulla base dell'attività istruttoria effettuata dalla competente direzione generale del Ministero medesimo, ha il compito di esprimere un parere in ordine alla sussistenza delle circostanze eccezionali che hanno causato le variazioni di prezzo dei materiali da costruzione più significativi;

    per i contratti relativi al nuovo codice appalti, il comma 1, dell'articolo 106 del medesimo codice, prevede, in linea generale, che le modifiche e le varianti dei contratti di appalto in corso di validità devono essere autorizzate dal Rup. In caso di variazioni in aumento o in diminuzione dei prezzi, le stesse possono essere valutate solo per l'eccedenza rispetto al 10 per cento rispetto al prezzo originario e comunque in misura pari alla metà;

    la possibilità di aggiornamento dei prezzi, dunque, è rimessa agli accordi tra le parti, ferma restando l'impossibilità di modificare la natura generale del contratto;

    con riferimento ai prezzari l'articolo 23, comma 16, del decreto legislativo n. 50 del 2016 prevede che, per i contratti relativi a lavori, il costo dei prodotti, delle attrezzature e delle lavorazioni è determinato sulla base dei prezzari regionali aggiornati annualmente. Tali prezzari cessano di avere validità il 31 dicembre di ogni anno e possono essere transitoriamente utilizzati fino al 30 giugno dell'anno successivo, per i progetti a base di gara la cui approvazione sia intervenuta entro tale data;

    in caso di inadempienza da parte delle regioni, i prezzari sono aggiornati, entro i successivi trenta giorni, dalle competenti articolazioni territoriali del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sentite le regioni interessate;

    quanto alla disciplina in materia di "Superbonus 110 per cento", l'articolo 119-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 prevede che, ai fini dell'asseverazione della congruità dei costi, si fa riferimento ai prezzi riportati nei prezzari predisposti dalle regioni e dalle province autonome, ai listini ufficiali o ai listini delle locali camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ovvero, in difetto, ai prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi»;

    si ritiene che, al fine di poter cogliere pienamente l'anomalia delle fluttuazioni in atto, occorrerebbe rilevare, su base trimestrale, le variazioni percentuali intervenute nel corso del 2021 rispetto ai prezzi medi del 2020, sia in aumento che in eventuale diminuzione, superiori all'8 per cento prevedendo, nel caso di contratti di durata pluriennale con offerte antecedenti al 2020, che le variazioni in aumento e diminuzioni dovrebbero essere superiori al 10 per cento complessivo rispetto ai prezzi medi dell'anno di offerta;

    di conseguenza andrebbe introdotto un meccanismo di compensazione urgente e straordinario per i lavori eseguiti nel corso del 2021, attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi eccezionali intervenuti e ricondurre i rapporti negoziali nel perimetro dell'equilibrio sinallagmatico, analogamente a quanto già avvenuto, con il decreto-legge n. 162 del 2008, in occasione di una fase straordinaria di aumento delle materie prime;

    si ritiene pertanto urgente adottare provvedimenti finalizzati a scongiurare il blocco della realizzazione di diverse infrastrutture e la realizzazione di parti importanti del Pnrr, quali gli investimenti legati alle agevolazioni edilizie, con pesantissime ripercussioni sulle prospettive di crescita del Paese,

impegnano il Governo:

   ad adottare specifiche iniziative per il sostegno e il rilancio del comparto dell'edilizia, già duramente colpito da una crisi settoriale in atto ormai da oltre dieci anni, anche in relazione al ruolo che tale settore ricopre nel percorso verso la ripresa economica del Paese, e per scongiurare il rischio che l'aumento indiscriminato dei prezzi dei materiali edili possa mettere a repentaglio i cantieri in corso, i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza e l'efficacia degli incentivi fiscali nel settore;

   al fine di contrastare gli effetti negativi dell'aumento dei prezzi sul rilancio del settore dell'edilizia e del relativo tessuto imprenditoriale, a valutare, in particolare, l'opportunità di introdurre un meccanismo di compensazione urgente e straordinario per i lavori eseguiti nel corso del 2021, attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi eccezionali intervenuti e ricondurre i rapporti negoziali nel perimetro dell'equilibrio sinallagmatico, da applicarsi, in deroga ad ogni altra disposizione vigente, a tutti i lavori in corso di esecuzione, salvo prevedere che, per i contratti stipulati in vigenza del nuovo codice appalti (decreto legislativo n. 50 del 2016), siano fatti salvi eventuali contratti che già contengano una clausola di revisione prezzi, ai sensi dell'articolo 106, comma 1, lettera a) del codice, che le parti intendano mantenere, in quanto ritenuta soddisfacente;

   ad adottare iniziative volte a prevedere, al fine di cogliere pienamente le fluttuazioni in atto, la rilevazione, su base trimestrale, delle variazioni percentuali intervenute nel corso del 2021 rispetto ai prezzi medi del 2020, sia in aumento, sia in eventuale diminuzione, superiori all'8 per cento, nonché volte a prevedere che, nel caso di contratti di durata pluriennale con offerte antecedenti al 2020, le variazioni in aumento e diminuzioni siano superiori al 10 per cento complessivo rispetto ai prezzi medi dell'anno di offerta;

   ad adottare iniziative per prevedere che una prima rilevazione ministeriale, contenente i dati relativi ai primi due trimestri 2021, sia adottata entro il 31 luglio 2021 e, una seconda, contenente i dati relativi agli ultimi due trimestri 2021, sia adottata entro il 31 gennaio 2022;

   ad adottare iniziative per prevedere che, per le lavorazioni eseguite e contabilizzate negli anni precedenti l'anno 2021, resti fermo quanto contrattualmente previsto.
(7-00665) «Pezzopane, Benamati, Rotta, Nardi, Braga, Morgoni, Pellicani, Bonomo, Gavino Manca, Soverini, Zardini».


   La XIII Commissione,

   premesso che:

    nel dicembre 2020, il Parlamento europeo ha dato il via libera all'accordo con il Consiglio per il regolamento transitorio n. 2020/2220/UE del 23 dicembre 2020 che estende la validità del quadro della Politica agricola comune 2014/2020 di due anni, fino a tutto il 2022. L'emergenza COVID-19 ha, infatti rallentato ulteriormente i negoziati sul Quadro finanziario pluriennale e sulla prossima generazione di programmi di finanziamento dell'Unione europea;

    il regolamento transitorio dispone, esplicitamente, che gli attuali piani regionali per lo sviluppo rurale possono essere prorogati fino al 31 dicembre 2022 e che le misure in essi previste si baseranno sugli attuali strumenti;

    per l'assegnazione dei fondi Feasr 2021-2022, nel periodo di transizione, sono sostanzialmente emerse due proposte:

     1. mantenimento dei criteri storici, proposto da 6 regioni (Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Umbria), in quanto vi è la proroga della programmazione 2014-2020;

     2. elaborazione di nuovi criteri, sostenuta da 15 regioni, con l'obiettivo di introdurre criteri oggettivi che poggiano su paramenti di ponderazione in gran parte utilizzati anche per il riparto degli aiuti de minimis;

    vi è l'esigenza di addivenire al più presto ad un accordo sul riparto dei fondi Feasr per non pregiudicare la possibilità di modifica dei vari programmi di sviluppo rurale in tempo utile per consentire alla Commissione europea di approvarli;

    il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha trasmesso alla Segreteria della Conferenza Stato-Regioni e alla Commissione politiche agricole della medesima Conferenza la nota del 23 marzo 2021, n. 0137532, al fine di acquisire l'intesa ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, proponendo il criterio basato per il 70 per cento sullo storico e per il 30 per cento su parametri cosiddetti «oggettivi» per il 2021 e viceversa per il 2022;

    secondo il Ministero, criteri, oggettivi sono tali da allocare le risorse secondo un modello uniforme, sostanzialmente paragonati all'applicazione delle risorse assegnate per il de minimis, così come indicato dall'Unione europea per superare con il nuovo quadro Pac, dal 2023, il meccanismo di convergenza parziale del valore dei titoli dei pagamenti diretti verso un valore medio nazionale laddove non si creino evidenti disparità di concorrenza;

    in realtà, nel regolamento transitorio l'Unione europea, sul tema, lascia la discrezionalità agli Stati membri, ma esprime ampie motivazioni a proseguire temporaneamente la convergenza;

    dal passaggio dai criteri storici all'adozione dei parametri oggettivi alcune regioni (soprattutto quelle del Mezzogiorno) subirebbero gravi perdite in percentuale di fondi destinati (in particolare, la Campania passerebbe dall'attuale 11,79 per cento di fondi Feasr destinati ai 7,60 per cento, mentre la Sicilia passerebbe dall'attuale 14,21 per cento al 10,40 per cento). La perdita complessiva di risorse finanziarie, nel biennio 2021-2022, per le 6 regioni contrarie, ammonterebbe a euro 407.407.433;

    durante, la seduta della Commissione politiche agricole della Camera del 30 marzo 2021 le 6 regioni hanno depositato le proprie motivazioni di dissenso, dove si legge che «la proposta non tiene conto che il Regolamento del 23 dicembre 2920 n. 2020/2220/UE ha prorogato, per il periodo 2021 e 2022, non solo i programmi di sviluppo rurale, ma anche l'attuale regime del primo pilastro della PAC (pagamenti diretti, convergenza interna, riserva nazionale, pagamenti accoppiati, etc.); l'articolo 9 del Regolamento citato prevede una serie di norme che il sistema delle Regioni non ha ancora deciso se confermare o eventualmente modificare rispetto agli accordi assunti per il periodo 2014-2020, in particolare relativamente al sistema dei pagamenti sul 1° pilastro della PAC; ed anzi, la prima decisione che l'Italia avrebbe dovuto assumere e comunicare alla Commissione europea entro il 19 febbraio 2021 sarebbe stata proprio quella di perseguire la convergenza interna dei titoli PAC verso un valore medio nazionale»;

    il 3 marzo 2021 il Commissario europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Janusz Wojciechowski, in risposta ad un'interrogazione parlamentare, ha riferito che «[...] il regolamento transitorio stabilisce la ripartizione per Stato membro delle risorse finanziarie del FEASR per gli anni 2021 e 2022. Le disposizioni del regolamento (UE) n. 1305/2013 relative alla ripartizione della dotazione nazionale del FEASR tra i programmi regionali, non sono modificate dal regolamento (UE) 2020/2220 e si applicano anche durante il periodo di transizione (anni di programmazione 2021 e 2022). [...]»;

    il Ministero dell'economia e delle finanze (Mef), con una nota inviata al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, ha ribadito che l'ammontare delle risorse assegnate al cofinanziamento nazionale per il Piano di sviluppo rurale (Psr), per gli anni 2021/2022, deve essere quantificato secondo i criteri già definiti per la programmazione 2014/2020, come stabilito dalla delibera Cipe n. 10/2015, sancendo, quindi, la proroga dei criteri vigenti, nel principio di invarianza finanziaria;

    la Pac si compone di due pilastri: il primo è rivolto a tutte le aziende in proporzione della propria estensione e attribuisce una integrazione al reddito tanto più significativa quanto maggiore è la dimensione dell'azienda, mentre il secondo pilastro, lo sviluppo rurale, ha lo scopo principale di mantenere la vitalità delle aziende agricole rurali, combattere lo spopolamento, frenare l'erosione e aumentare le quote di aziende che possono reggere l'impatto con il mercato;

    se si adottassero i criteri oggettivi si avrebbe il paradosso di trasferire ingenti risorse dalle ragioni meno sviluppate alle più sviluppate e i criteri di ripartizione del Feasr 2021-2022 non possono non tener conto del rafforzamento delle aree ad alta ruralità, obiettivo strategico dei programmi europei;

    un altro obiettivo dichiarato dalla Commissione europea è quello di incrementare la quota di export ed allora occorrerebbe favorire le realtà che presentano le minori performance ed elevato gap infrastrutturale;

    il pilastro dello sviluppo rurale nasce perché da decenni, la sola Pac, da primo pilastro, ha determinato l'esodo rurale, il divario tra Nord e Sud, il dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità, la desertificazione delle aree interne del nostro Paese, incendi e alluvioni e tanti disastri ambientali che vanno riparati anche con le risorse del Psr. Tutti elementi, questi, che i parametri oggettivi proposti dalle 15 regioni e suggeriti dal suddetto Ministero, ad avviso dell'interrogante, non tengono minimamente in considerazione, oltre ad essere in contrasto con i goals dell'Agenda Onu 2030;

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a confermare i criteri di ripartizione dei fondi già in essere nell'attuale quadro Pac 2014/2020, anche nel biennio di transizione, nelle more di una vera e propria proroga di quanto già stabilito e su cui le regioni del sud fanno oggi affidamento;

   a tener conto, anche in futuro del divario strutturale presente sul territorio italiano e ad adottare iniziative per perseguire una politica di riequilibrio degli scompensi anche in campo agricolo, i quali si riflettono nel tessuto sociale del Mezzogiorno, anche in considerazione della percentuale del 40 per cento delle risorse stanziate per il Sud nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(7-00666) «Suriano, Paxia, Termini, Costanzo, Trano, Sarli, Villarosa, Sodano, Colletti, Sapia, Ehm, Leda Volpi, Cabras, Forciniti, Corda, Lombardo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in data 11 maggio 2021, la Sezione centrale di controllo della Corte dei conti ha deliberato «di ricusare il visto sul decreto» relativo all'Accordo di sviluppo industriale sottoscritto, in data febbraio 2021, tra il Ministero dello sviluppo economico, Invitalia s.p.a. e la Società ReiThera s.r.l., volto a sostenere il programma di sviluppo industriale di un vaccino anti COVID-19 presso lo stabilimento produttivo sito in Castel Romano;

   a gennaio 2021, Invitalia s.p.a. ha approvato il contratto di sviluppo, presentato da ReiThera, diretto a finanziare un investimento industriale e di ricerca pari a 81 milioni di euro. Gran parte dell'investimento, pari a 69,3 milioni di euro, è destinato alle attività di ricerca e sviluppo per la validazione e la produzione del vaccino anti COVID-19; la restante parte, è invece utilizzata per ampliare lo stabilimento di Castel Romano dove verrà prodotto il siero;

   in una nota della Corte dei conti si legge che il Ministero dello sviluppo economico, in data 1° marzo 2021, aveva sottoposto il programma di sviluppo industriale al controllo preventivo della Corte dei conti. L'8 aprile, al termine dell'attività istruttoria, l'Ufficio di controllo della Corte ha formulato una serie di rilievi ai quali il Ministero ha replicato con i relativi chiarimenti richiesti, il 21 aprile. L'Ufficio di controllo, considerando le risposte ricevute non idonee a superare le osservazioni formulate nei rilievi, ha deferito la questione all'esame del Collegio della Sezione centrale di controllo di legittimità, che ha successivamente deliberato lo «stop» alla registrazione del decreto per la produzione del vaccino italiano;

   non si conosce il contenuto della risposta del Ministero dello sviluppo economico riguardante i chiarimenti richiesti dalla Corte, per una eventuale valutazione oggettiva;

   le motivazioni della ricusazione del visto verranno depositate entro 30 giorni: tempi, ad avviso degli interpellanti, assolutamente non idonei – in uno Stato che si trova ancora a fronteggiare un'emergenza sanitaria – in relazione all'esigenza di non vanificare il lavoro di ricerca finora svolto da ricercatori e scienziati, spreca tutti gli investimenti finora messi in campo, lascia spazio a commenti e a interpretazioni di discredito internazionale nei confronti del nostro Paese;

   in un comunicato stampa datato 5 gennaio 2021, il Ministero della salute aveva espresso profondo apprezzamento per i dati incoraggianti dei risultati del vaccino sviluppato da ReiThera, prodotto dell'eccellenza della ricerca italiana. Durante la fase 1, una singola dose di Grad-Cov2, si è dimostrata efficace per generare anticorpi contro il Sars-CoV-2;

   attualmente, sul vaccino di ReiThera è in corso la sperimentazione clinica di fase 2 su circa mille volontari, con risultati incoraggianti, in 25 centri, tra i quali l'Istituto Spallanzani, «principal investigator», che nella fase 2 si è sfilato dal prosieguo della sperimentazione, dichiarando anche la sua preferenza verso il vaccino russo Sputnik, non autorizzato da Ema;

   la produzione di un vaccino italiano è necessaria non soltanto per combattere questo virus, ma anche per farsi trovare pronti in caso di plausibili future pandemie;

   le eccellenze del settore scientifico e della ricerca italiani hanno ogni competenza per creare, anche nel nostro Paese, le condizioni per un'autonomia produttiva e vaccinale per non essere totalmente dipendenti dalle aziende farmaceutiche straniere, in caso di plausibili future pandemie;

   senza i fondi previsti dall'Accordo di sviluppo industriale, gli studi clinici del vaccino non potranno essere portati a compimento, con profonda frustrazione dei ricercatori che hanno partecipato agli studi di valutazione e con grande disorientamento, nonché paura, da parte dei volontari che hanno partecipato alla fase 2 e che aspettano ancora di essere retribuiti;

   appare agli interpellanti singolare che il 12 maggio 2021, la stessa sezione della Corte dei conti che ha, di fatto, bloccato la sperimentazione di ReiThera, abbia invece raccomandato al Ministero dell'università e della ricerca di accelerare tutte le necessarie iniziative per «assicurare tempestivamente e pienamente le risorse disponibili per il finanziamento degli enti e delle istituzioni di ricerca pubbliche e private» e per erogare con sollecitudine le sovvenzioni per i progetti di ricerca, specialmente quelli contro il COVID-19;

   parallelamente allo sviluppo del nuovo vaccino, ReiThera si è detta disponibile alla produzione dei vaccini già approvati da Ema, sia di tipo mRna sia adenovirus, grazie al proprio know-how e agli investimenti fatti nel 2020, per la realizzazione di una nuova area di produzione su larga scala equipaggiata con bioreattori, con un potenziale produttivo annuo tra 50 e 100 milioni di dosi –:

   quali elementi intenda fornire il Governo in relazione alla vicenda di cui in premessa e, in particolare, se intenda chiarire quale sia stato l'esatto contenuto della risposta data dal Ministero dello sviluppo economico alla Corte dei conti riguardante i chiarimenti richiesti.
(2-01226) «Ianaro, Nappi, Traversi, Martinciglio, Villani».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, per sapere – premesso che:

   per quanto riguarda la storia della partecipazione femminile al gioco calcio in Italia, dalle poche e frammentarie notizie disponibili si sa che la prima squadra fu formata intorno agli anni '30, quando a Milano venne formato il Gruppo femminile calcistico, che fu un fenomeno estemporaneo cui fece seguito, solo dopo quasi due decenni, la formazione di altre squadre fino al 1968, quando fu fondata la Federazione italiana calcio femminile (Ficf) che fece partire il primo campionato italiano;

   dopo due anni, si formò la Federazione italiana femminile giuoco calcio che occupò lo spazio della Ficf e chiese al Coni il riconoscimento come entità sportiva: riconoscimento che gli viene negato; il calcio femminile resterà per anni, e ancora oggi nonostante si assista a una inversione di rotta, un fenomeno di nicchia, che attira pochi finanziamenti ma molte perplessità: per molti anni il calcio è stato considerato uno sport non adatto alle donne e alle bambine, non esistevano strutture sportive aperte alla loro partecipazione e anche quando venivano inserite in squadre costituite da maschi, l'effetto prodotto era di schiacciamento e di allontanamento;

   per via di molti pregiudizi e preconcetti, i soggetti femminili non esploravano l'opzione del calcio; eppure, nel gennaio 1989, la Gazzetta dello Sport pubblicava un'inchiesta sul calcio femminile in cui si evidenziavano le similitudini tra uomini e donne dal punto di vista tecnico e fisico, sottolineando come anche gli infortuni fossero identici tra atleti e atlete;

   sul finire degli anni Ottanta, per ogni calciatrice vi erano circa 14 colleghi maschi, con uno scarto del 7 per cento, nel 2017 la forbice si è allargata sino a toccare il 2 per cento;

   nel 1996, in Italia, erano tesserate 8.800 atlete, mentre nei Paesi scandinavi e in Germania si superavano le centinaia di migliaia, per non parlare degli Stati Uniti d'America dove le donne calciatrici superavano il milione;

   per il nostro Paese c'è ancora molta strada da percorrere, la tendenza a considerare il calcio uno sport prettamente maschile è ancora troppo radicata nel tessuto sociale italiano. Il calcio femminile è ancora relegato ai margini, mancano le strutture o i fondi per realizzarle, c'è scarsissima visibilità e la situazione non è omogenea nel Paese: in diverse regioni del Sud i numeri sono decisamente inferiori rispetto al Nord; all'estero, come predetto, l'attenzione verso il calcio femminile è elevatissima, i media garantiscono un'ampia copertura e il seguito di pubblico negli stadi è notevole; non è probabilmente un caso che dove le nazionali femminili sono più forti, si registra una più alta partecipazione delle donne al lavoro;

   i mondiali di calcio femminile che si sono svolti nel giugno 2019 hanno portato alla luce un universo in fermento fatto di atlete, visibili anche a livello internazionale, non abbastanza riconosciuto in Italia sia a livello giuridico che economico. Pochi sono gli investimenti da parte delle società anche in virtù della scarsa attenzione dei media; la poca visibilità che il calcio femminile ottiene non consente a società e sponsor di investire con progetti a medio e lungo termine dando vita a un circolo vizioso in cui la mancanza di risorse finanziarie impedisce al settore di evolvere tecnicamente ma la scarsa visibilità non favorisce gli investimenti che possono permettere tale evoluzione;

   nel 2019 la Uefa ha lanciato il progetto quinquennale Time for Action – strategia per il calcio femminile – che si propone, attraverso il sostegno alle federazioni nazionali per migliorare le strutture, di incentivare la pratica femminile del calcio, di cambiare la percezione del calcio femminile, di raddoppiare la partecipazione delle ragazze e delle donne al gioco del calcio entro il 2024, di innalzare il profilo e la posizione delle donne nel calcio in Europa, nonché gli standard tecnici di gioco: finalmente si stanno aprendo i campetti di calcio anche per le bambine e si rafforza nella società l'idea di calcio al femminile;

   la Uefa, mediante Time for action, si propone di raddoppiare la presenza delle donne nei propri organi di rappresentanza;

   nel 2020 la Uefa ha inoltre avviato un progetto dedicato alle bambine tra 5 e 8 anni, sviluppato a livello europeo, teso ad avvicinare le bambine al calcio e promuovendo, in tal modo, anche l'educazione a uno stile di vita sano e attivo; il progetto darà a moltissime bambine l'opportunità di scoprire il calcio, coltivare la passione, e potrà costituire una chance anche per il mondo federale e le società sportive coinvolte –:

   quali concrete iniziative intenda intraprendere il Governo nel nostro Paese al fine di sensibilizzare, fin dalle scuole primarie, le bambine affinché si avvicinino per la prima volta al mondo dello sport in generale e al gioco del calcio in particolare, per dare la possibilità a tutte di scegliere di praticare l'attività calcistica senza nessun pregiudizio o limiti di natura fisica o psicologica;

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere, anche sul piano finanziario, al fine di incentivare e potenziare il settore calcistico femminile.
(2-01227) «Elvira Savino».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSSI, ANDREA ROMANO, CRITELLI, INCERTI, CIAMPI e NARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dal 12 al 14 maggio 2021, i comitati di redazione dei giornali del il Tirreno, la Gazzetta di Modena, la Gazzetta di Reggio e la Nuova Ferrara del Gruppo Sae hanno indetto uno sciopero a causa delle divergenze con la proprietà delle testate;

   le quattro testate sono state cedute dal Gruppo Gedi negli scorsi mesi alla nuova proprietà, a condizione di seguire un programma lavori che non comportasse tagli e riduzioni del personale e annunciando investimenti digitali;

   l'andamento delle vendite sia cartacee che online delle quattro testate nei primi mesi dell'anno è in linea con il mercato (nella classifica Asd di marzo 2021 il Tirreno è tra i primi 20 giornali venduti in Italia), anche con il recente aumento del prezzo dei quotidiani;

   i comitati di redazione si sono dimostrati da subito pronti a collaborare per monitorare l'andamento e la sostenibilità delle testate nel medio-lungo periodo e per avviare una strategia che potesse incrementare il numero di lettori e di copie vendute, anche grazie agli investimenti promessi inizialmente dalla nuova proprietà;

   la proprietà evidenzia come la crisi derivata dall'emergenza sanitaria ancora in atto abbia messo in difficoltà dal punto di vista economico la tenuta dell'operazione editoriale stessa, prevedendo l'utilizzo di ammortizzatori sociali, programmati dal Gruppo Sae nei prossimi mesi, dopo i 6 mesi iniziali di transizione (è già in atto la riduzione del 30 per cento dei fotografi di redazione);

   i giornali locali sono radicati ormai da anni nel tessuto sociale locale, rappresentando i tratti identitari stessi della popolazione e delle comunità locali. Essi avvicinano ogni giorno alla lettura una buona parte dei cittadini e informano una larga fetta di popolazione che ancora oggi non utilizza internet o le nuove tecnologie. Sono parte della storia e della tradizione delle province e dei territori in cui nascono e vengono distribuiti ogni mattina –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione in cui versano le testate locali e se intenda valutare, per quanto di competenza, le istanze che arrivano dai rappresentanti dei comitati di redazione e della proprietà;

   se il Governo sia intenzionato ad adottare iniziative per sostenere, attraverso risorse pubbliche, i quotidiani locali che rappresentano un valore per la nostra comunità, al fine di tutelare il lavoro e la professionalità dei comitati di redazione, difendendo diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, quali la libertà di stampa e di informazione.
(5-06045)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la situazione COVID in Italia è in netto miglioramento e si è finalmente di fronte ad una graduale revisione delle restrizioni;

   le piscine all'aperto hanno ripreso la loro attività, in zona gialla, il 15 maggio 2021;

   il «decreto sulle riaperture» concede il via libera, sempre in zona gialla, dal 24 maggio alle palestre, ma impone la data del 1° luglio 2021 per la riapertura delle piscine al coperto;

   perdere tutto il mese di giugno per gli operatori del settore è intollerabile e significa penalizzarli ulteriormente;

   il 1° luglio è piena estate e il numero di utenti che frequenterà le piscine coperte sarà molto limitato;

   la decisione del Governo è inspiegabile e contraddittoria: le piscine sono ambienti salubri: gli studi hanno dimostrato che il virus non sopravvive al cloro;

   il rischio di contagio è dato dagli assembramenti che potrebbero crearsi negli spogliatoi, ma sotto questo profilo, è discriminatorio penalizzare solo le piscine coperte, facendole restare chiuse;

   le chiusure indiscriminate e insensate danneggiano l'economia del Paese;

   gli impianti natatori al coperto danno lavoro a centinaia di migliaia di persone che non possono più attendere e hanno necessità urgente di ripresa delle attività;

   l'attenzione deve essere focalizzata sui controlli e non sulle chiusure –:

   quali siano le ragioni per le quali il Governo abbia previsto una disciplina, a parere dell'interrogante, così iniqua e restrittiva, che rischia di compromettere ulteriormente il futuro di tanti posti di lavoro, prevedendo la riapertura delle piscine coperte il 1° luglio 2021.
(4-09318)


   BATTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha lasciato l'Unione europea;

   a partire dal 1° gennaio 2021, il Regno Unito non fa più parte dell'Unione doganale dell'Unione europea e del mercato unico, cessando pertanto la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali tra il Regno Unito e l'Unione europea;

   l'accordo sugli scambi e la cooperazione tra l'Unione europea e il Regno Unito, entrato in vigore in via provvisoria dal 1° gennaio 2021, riconosce «l'importanza del coordinamento dei diritti di sicurezza sociale di cui godono le persone che si spostano tra le parti per lavorare, soggiornare o risiedere, come dei diritti di cui godono i loro familiari e superstiti» e sancisce, all'articolo VSTV.1, comma 1, che «entrambe le parti prevedono l'esenzione dal visto per soggiorni di breve durata nei confronti dei propri cittadini, a norma dalle rispettive legislazioni nazionali»; all'articolo 1 dell'allegato servin-5 si specifica che «le parti si adoperano per garantire che il trattamento delle domande di ingresso e soggiorno temporaneo a nomina dei rispettivi impegni di cui all'accordo sia conforme alle buone prassi amministrative»;

   sul sito ufficiale del Governo britannico www.gov.uk si legge che, con il nuovo sistema di immigrazione, i cittadini dell'Unione europea possono continuare a visitare il Regno Unito senza richiedere un visto per soggiorni inferiori a 6 mesi e per partecipare a una vasta gamma di attività, tra cui turismo, visite a familiari e amici, studio a breve termine e attività commerciali, come eventi, conferenze e colloqui;

   il 12 maggio 2021, otto europarlamentari hanno sottoscritto ed inviato una lettera alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, esprimendo la propria preoccupazione per i numerosi casi di detenzione, anche per più di sette giorni, di cittadini europei, spesso giovani e «low risk» in cerca di lavoro stagionale estivo, presso i centri di immigrazione britannici e denunciando come l'accaduto leda le relazioni tra Regno Unito ed Unione europea in quanto fortemente sproporzionato e contrario allo spirito di leale collaborazione che invece ci si aspettava;

   il 13 maggio 2021, il quotidiano britannico «The Guardian» ha pubblicato una inchiesta che denuncia alcune presunte irregolarità nell'ambito della gestione dei flussi migratori provenienti dall'Unione europea e diretti nel Regno Unito, in particolare evidenziando come diverse decine di cittadini europei, tra cui anche cittadini italiani, sarebbero stati detenuti, anche per diversi giorni, all'interno dei centri di immigrazione del Regno Unito e poi espulsi nonostante le finalità dei loro spostamenti fossero permesse dalle regole pubblicate on line sul sito ufficiale del Governo britannico;

   nell'articolo sopracitato si denunciano, inoltre, una eccessiva aggressività da parte delle forze di polizia di frontiera, poca chiarezza delle regole e l'uso ingiustificato di trattamenti traumatici ed umilianti tipici della cosiddetta «politica dell'ambiente ostile» già in uso in passato per i migranti non appartenenti all'Unione europea –:

   se il Governo sia a conoscenza della questione e quali iniziative ritenga, eventualmente, opportuno porre in essere per salvaguardare i diritti dei cittadini italiani che si recano nel Regno Unito.
(4-09324)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a pagina 48 del proprio libro «il pesce piccolo», il dottor Francesco Zambon afferma che, con riguardo ad una donazione operata dal Kuwait in favore dell'Italia durante l'emergenza da COVID-19, pari a 5 milioni di euro, solo una modesta parte di tale finanziamento fu utilizzata per un ammontare di 102.000 euro;

   tuttavia, egli afferma altresì che «la maggior parte del finanziamento era finalizzata all'acquisto di materiali da destinare all'Italia – acquisto che non fu mai fatto»;

   la carenza di mezzi, dotazioni, strumenti furono particolarmente rilevanti durante la fase 1 dell'epidemia, fase in cui si collocano temporalmente i fatti riferiti, e, pertanto, l'impiego di tale somma ai fini di acquisto di materiali di natura sanitaria sarebbe stata sicuramente utile;

   in tale contesto appare a dir poco sorprendente che l'Italia non abbia impiegato tali somme –:

   quali elementi intenda fornire il Governo in merito a quanto esposto in premessa e se intenda chiarire per quali motivi non siano state utilizzate queste risorse.
(4-09326)


   COMENCINI e GRANDE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i programmi di accoglienza dei minori stranieri, di cui all'articolo 33 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e agli articoli 8 e 9 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 535 del 1999, sono stati «temporaneamente» sospesi, a causa della situazione epidemiologica, dal competente Ministero del lavoro e delle politiche sociali con comunicazione in data 15 giugno 2020;

   i periodi di risanamento non sono mai stati classificati tra le attività che per stato di necessità possono essere svolte in deroga alle misure adottate contro la pandemia;

   il Governo, a seguito di diversi atti di sindacato ispettivo, ha affermato la piena disponibilità a trovare con il Governo bielorusso specifiche modalità, al fine di riprendere i programmi solidaristici, tuttavia ciò non si è verificato;

   nonostante ciò, però, non si è ancora trovata una soluzione al fine di accogliere i minori, benché la compagnia nazionale bielorussa «Belavia» abbia già fatto sapere di essere disposta di mettere a disposizione dei voli protetti (Covid tested) per bambini e accompagnatori e stia già lavorando per la loro programmazione;

   molte associazioni interessate dai programmi di accoglienza hanno ribadito di essere pronte a proporre protocolli di sicurezza, così come le famiglie italiane interessate si sono dimostrate disponibili ad adottare le necessarie misure di tutela della salute dei minori bielorussi;

   il Dipartimento affari umanitari della Bielorussia ha dichiarato che da parte bielorussa vi è la volontà di riaprire i programmi di accoglienza, tenendo conto che, rispetto alla situazione dell'estate scorsa e delle vacanze natalizie, la progressione importante della campagna vaccinale in entrambi i Paesi ha cambiato la prospettiva in previsione della riapertura –:

   se il Governo si stia adoperando al riguardo e quali siano i risultati di tale lavoro al fine di riaprire a breve, di comune accordo con il Governo bielorusso e in piena sicurezza sanitaria per la tutela dei minori e dei loro accompagnatori, i programmi di accoglienza e risanamento terapeutico, in vista delle imminenti vacanze scolastiche.
(4-09327)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il «decreto agosto» (legge n. 126 del 13 ottobre 2020) all'articolo 100, comma 4, ha stabilito 7 che l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non può, comunque, essere inferiore a 2.500 euro a prescindere dai metri quadrati di occupazione;

   obiettivo di tale norma è quello di stabilire un maggiore equilibrio sulle cifre pagate dai titolari di stabilimenti balneari e chioschi sulla spiaggia rispetto alla precedente cifra minima fissata a 362,90 euro;

   tale provvedimento rischia, però, di penalizzare fortemente altre attività che rientrano comunque nei nuovi limiti di spesa fissati per legge, come ad esempio gli esercenti di spettacoli viaggianti che sarebbero ad oggi costretti a versare 2500 euro paradossalmente anche per l'installazione sul lungomare di una piccola giostra: «anche un semplice cavallino a moneta – sostengono le associazioni di categoria – deve quindi pagare ben 2.500 euro di occupazione, che con la Tosap, sarebbe di qualche decina di euro. L'aumento per molti esercenti è di 5/6 volte, senza pensare a coloro che in estate si spostano in due o tre località marine, che arrivano a pagare sette volte tanto rispetto al 2020»;

   appare evidente che per una categoria la cui attività è stata interrotta dalla pandemia da quasi un anno, questi costi di riapertura siano insostenibili e dannosi per la sopravvivenza stessa di tali aziende e dei livelli occupazionali presenti;

   in questo contesto va aggiunto che l'articolo 11 della legge 18 marzo 1968, n. 337, riporta testualmente che «Per le installazioni degli impianti dei circhi e dello spettacolo viaggiante sul suolo demaniale si applicano le tariffe previste per le occupazioni di suolo pubblico comunale»;

   in relazione a tale legge l'Agenzia del demanio, a specifico quesito, ha risposto sostenendo che la legge n. 337 del 1968 intendeva assimilare alle tariffe del suolo pubblico solo le tariffe del demanio comunale e non marittimo;

   tale interpretazione non è condivisa dalle associazioni di categoria degli spettacoli viaggianti in quanto nella legge n. 337 del 1968 la parola demanio, non seguita da aggettivi, includerebbe tutte le tipologie e quindi anche quello marittimo;

   appare quindi oggi urgente introdurre una norma di primo livello o procedere a una interpretazione autentica che definisca una tassazione equa, sostenibile e coerente con gli spazi occupati, per le attività dello spettacolo viaggiante nell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime, che non possono essere sicuramente equiparate ai tradizionali stabilimenti balneari –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, in relazione a quanto espresso in premessa, per stabilire una tassazione equa, sostenibile e coerente con gli spazi occupati, per le attività dello spettacolo viaggiante nell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime.
(5-06048)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio n. 160 del 2019 è stata introdotta una disciplina che consente una detrazione dell'imposta lorda, denominata «bonus facciate», da ripartire in 10 quote annuali costanti, pari al 90 per cento delle spese sostenute nel 2020 e nel 2021 per interventi finalizzati al recupero o al restauro della facciata esterna degli edifici esistenti ubicati nelle zone A o B ai sensi del decreto ministeriale n. 1444 del 2 aprile 1968, compresi quelli di sola pulitura o tinteggiatura esterna;

   le zone A sono le parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante per tali caratteristiche degli agglomerati stessi;

   le zone B sono le parti del territorio, diverse dalle zone A, totalmente o parzialmente edificate, comprendendo in queste ultime quelle in cui la superficie coperta dagli edifici esistenti non sia inferiore al 12,5 per cento (un ottavo) della superficie fondiaria della zona e nelle quali la densità territoriale sia superiore ad 1,5 mc/mq. Pertanto, per zone B si intendono le zone corrispondenti al territorio urbanizzato;

   fuori dalle zone A e dalle zone B in alcuni territori sono presenti edifici sia rurali che di civile abitazione le cui facciate andrebbero recuperate, al fine di migliorare la qualità del paesaggio e le bellezze architettoniche e naturali;

   la detrazione dell'imposta lorda di cui al bonus facciate incide sul bilancio dello Stato al quale contribuiscono tutti i cittadini considerando anche coloro che vivono al di fuori delle zone A e B previste dal decreto ministeriale n. 1444 del 1968 –:

   quali iniziative si intendano intraprendere al fine di estendere il «bonus facciate» a tutti gli edifici non necessariamente ricompresi nelle zone A e B di cui al decreto ministeriale n. 1444 del 1968.
(5-06050)

Interrogazione a risposta scritta:


   D'IPPOLITO e PARENTELA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Calabria è commissariata dal 2010 per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario e nella stessa regione l'emergenza Covid-19 è stata a lungo gestita dalle strutture regionali, su delega della Protezione civile nazionale;

   in un articolo a firma Luana Costa, pubblicato il 13 maggio 2021 sulla testata on line Lacnews24.it, si riassume che «medici, infermieri, operatori sociosanitari e delle centrali operative del 118 calabresi che hanno prestato servizio nei reparti ad alto rischio» non hanno ricevuto alcunché delle risorse che nel 2020 il Governo ha destinato alla Calabria per l'emergenza da Covid-19;

   tali finanziamenti, per quanto nell'articolo ricostruito dalla giornalista Costa, sono: «otto milioni destinati a marzo, sei aggiuntivi stanziati a maggio» del 2020;

   nell'articolo in questione si dà notizia che Anaao Assomed, assieme alle sigle sindacali Aarol Emac e Cimo Calabria, hanno impugnato il decreto n. 34 emanato dal commissario ad acta, Guido Longo, che ripartiva le indennità per Covid-19 stanziate dal Governo per ottenerne l'annullamento;

   nell'articolo è infatti precisato che «solo in via teorica (...) quel decreto distribuisce e liquida alle aziende ospedaliere e sanitarie calabresi le somme che il Governo — con due successivi decreti il 18/2020 e il 34/2020 — ha stanziato alla Calabria per premiare chi non si era sottratto al proprio dovere fornendo assistenza nei reparti ad alto rischio di contagio»;

   ivi figura che, «nel liquidare e ripartire queste somme, che sono a destinazione vincolata, sembrerebbe in realtà che una parte sia stata già spesa, certamente per l'emergenza Covid, ma per finalità diverse da quelle del ristoro degli eroi»;

   nello specifico, nell'articolo è scritto che «nel decreto dello scorso 1o aprile di liquidazione dei fondi a firma del dirigente reggente del dipartimento Tutela della Salute, Giacomino Brancati, le risorse vengono ripartite per singola azienda», sicché «all'Asp di Cosenza vengono assegnati 2.280 mila euro, all'Asp di Crotone 227 mila euro, all'Asp di Catanzaro 957 mila euro, all'Asp di Vibo Valentia 1.050 mila euro, all'Asp di Reggio Calabria 1.029 mila euro, all'Azienda ospedaliera di Cosenza 1.965 mila euro, all'Azienda ospedaliera di Catanzaro 3.172 mila euro, al Policlinico universitario 274 mila euro e al Gom 2.915 mila euro»;

   «in realtà — spiega il summenzionato articolo — però le risorse così ripartite vengono destinate alle singole aziende in gran parte a titolo di rimborso per le spese già sostenute e volte alla retribuzione degli straordinari Covid svolti dagli operatori sanitari in questi mesi di superlavoro nei reparti»;

   «il fondo delle indennità — prosegue l'articolo — viene così prosciugato e in mano alle aziende restano solo pochi spiccioli, del tutto insufficienti a ripartirli secondo i criteri contrattati a luglio d'intesa con le organizzazioni sindacali: 1.830 euro per i dipendenti che hanno svolto attività in reparti ad alto rischio, 883 euro rischio medio e 252 euro rischio basso» –:

   di quali informazioni dispongano al riguardo;

   quali iniziative di competenza, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari si intendano assumere al fine di garantire, ai sanitari impegnati nell'emergenza da Covid-19, la corresponsione delle spettanze di cui in premessa, per le quali il Governo ha già stanziato fondi vincolati.
(4-09323)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   PERANTONI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   a livello nazionale non vi è un monitoraggio permanente dei detenuti con disabilità. L'unica rilevazione effettuata nell'agosto 2015 dall'Ufficio IV «Servizi sanitari» della direzione generale dei detenuti e del trattamento, ha rilevato la presenza di 628 persone detenute in condizioni di disabilità sull'intero territorio nazionale;

   a seguito di tale rilevazione, il Dap ha emanato una circolare in materia di condizioni di disabilità motoria all'interno degli istituti penitenziari, che detta le linee guida in materia di barriere architettoniche, formazione e assistenza sanitaria. Lo scopo è quello di garantire l'accessibilità ai locali frequentati da detenuti e operatori disabili (compresi i locali destinati alle attività trattamentali), nonché ambienti con servizi igienici dedicati e una camera di pernottamento adeguata per ogni circuito detentivo, al fine di migliorare le condizioni detentive e garantire la massima autonomia possibile;

   ad oggi, tuttavia, sono solo due gli istituti penitenziari che hanno reparti per disabilità fisica e motoria: la casa circondariale di Bari e la casa di reclusione di Parma. Continuano ad essere chiusi e non funzionanti il centro diagnostico terapeutico annesso alla casa circondariale di Catanzaro e la sezione adibita presso il carcere di Massa Carrara. La sezione speciale per i detenuti portatori di handicap prevista presso la casa circondariale di Busto Arsizio è invece stata convertita in reparto per la riabilitazione, ma resta tuttora inutilizzata;

   attualmente, pertanto, più della metà dei detenuti portatori di handicap è ristretto in strutture non adeguate, con spazi e servizi carenti. E il dato è ancora più allarmante se si pensa che il 30 per cento dei detenuti disabili avrebbe i requisiti per accedere alle misure alternative, ma non ne può usufruire per mancanza di strutture adeguate anche sul territorio e per le scarse possibilità di trovare un'occupazione all'esterno;

   oltre a ciò, vi è la necessità di assicurare la formazione di operatori e detenuti cosiddetti piantoni con competenze adeguate – tra l'altro – all'igiene della persona, all'aiuto nel movimento e nell'alimentazione;

   dal 2008 le competenze in materia di sanità penitenziaria sono attribuite al Servizio sanitario nazionale, ma mancano accordi specifici interministeriali al fine di garantire adeguati standard di assistenza sanitaria in carcere;

   peraltro, i modelli d'intervento variano moltissimo da una regione all'altra;

   la Corte europea dei diritti dell'uomo si è più volte pronunciata contro l'Italia per aver violato il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti e ha già condannato il nostro Paese per gli insufficienti standard di assistenza sanitaria in carcere e per il ritardo nel curare un detenuto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare per perfezionare ed implementare un non più rinviabile sistema di monitoraggio permanente delle presenze di detenuti con disabilità, nonché per predisporre un accordo di programma che comporti dei protocolli d'intesa chiari, al fine di assicurare il diritto costituzionalmente e convenzionalmente garantito alla salute anche ai detenuti con disabilità.
(4-09314)


   ASCARI, GRIPPA, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi di quanto stabilito dagli articoli 216 e seguenti del codice penale, a un soggetto imputabile, dopo aver scontato la pena detentiva, si può applicare, se ritenuto socialmente pericoloso, la misura di sicurezza personale detentiva dell'assegnazione ad una casa di lavoro;

   l'assegnazione a tale istituto avviene alla fine della pena detentiva carceraria, quando, una volta scontata per intero la condanna in carcere, la persona, anziché essere rimessa in libertà, è sottoposta ad una misura di sicurezza a discrezione del giudice competente che deve valutare le attitudini del reo;

   l'assegnazione a una casa di lavoro non può essere revocata finché non cessa la pericolosità sociale ed è il magistrato di sorveglianza che provvede al riesame del caso;

   il sistema attuale così previsto dal nostro ordinamento penale e penitenziario ha prodotto, secondo l'interrogante, delle degenerazioni inaccettabili, in quanto la previsione dell'obbligo del lavoro all'interno della casa lavoro come strumento di reinserimento sociale si è rivelato, nella realtà, fittizio, mancando progetti di lavoro effettivo e remunerato;

   le case di lavoro, quali meri contenitori della marginalità sociale privi di reale contenuto trattamentale e senza alcuna prospettiva «rieducativa», si sono trasformate a tutti gli effetti in misure di sicurezza senza certezza del termine finale, tanto che si parla di «ergastoli bianchi». In alcune di queste strutture sarebbe stata riscontrata la totale mancanza di una programmazione delle attività dei detenuti internati praticamente a tempo indeterminato e, di conseguenza, senza alcuna utilità pratica;

   la stessa categoria giuridica della pericolosità sociale, così come è conosciuta dal nostro ordinamento penale, appare all'interrogante in profonda crisi, in quanto non può assommare in sé caratteristiche ibride ed ambivalenti, legate alla diagnosi psichiatrica e ad una aleatoria prognosi sull'eventuale esigenza di neutralizzare il soggetto reo, sovrapponendo confusamente il concetto di pericolosità psichiatrica con quello di pericolosità giudiziaria. Occorrerebbe, pertanto, un ripensamento della stessa cercando di valorizzare i profili di garanzia e superare i meccanismi giudiziali di stigmatizzazione ed esclusione sociale;

   alla luce di quanto esposto, appare, dunque, inaccettabile che tale misura di sicurezza che dovrebbe favorire il reinserimento sociale e lavorativo di persone che hanno saldato il loro conto con la giustizia diventi, nella pratica, un luogo di umiliazione non differenziandosi dalla detenzione e costituendo, anzi, un supplemento di pena;

   urge superare l'esperienza delle case di lavoro, costituite in numero limitato e come tali irrispettose del principio di territorialità dell'esecuzione delle misure di sicurezza, tramite una profonda rivisitazione del sistema del doppio binario sanzionatorio in cui attuare il principio dell'extrema ratio dell'internamento con minor sacrificio possibile della libertà personale, fatta salva la necessità, in casi particolari, della migliore tutela della collettività –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se non ritenga di adottare le opportune iniziative normative per avviare una profonda rivisitazione del sistema del «doppio binario» sanzionatorio e della categoria giuridica della pericolosità sociale e addivenire al superamento definitivo delle case di lavoro che, allo stato attuale, non paiono conformarsi al principio del finalismo rieducativo di cui all'articolo 27 della Costituzione.
(4-09315)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione di Istanbul prevede che gli Stati firmatari, adottino quelle misure necessarie affinché siano presi in considerazione gli episodi di violenza rientranti nel campo di applicazione della Convenzione nella determinazione dei diritti di custodia e di visita dei figli (articolo 31, paragrafo 1). Le parti devono altresì adottare le misure necessarie a garantire che «l'esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini» (articolo 31, paragrafo 2);

   il decreto n. 2/2020 della Corte d'appello di Roma, che ricalca i princìpi stabiliti dalla sentenza della Cassazione n. 13274 del 16 maggio 2019, stabilisce che la bigenitorialità, desunta dalla legge sull'affido condiviso, n. 54 del 2006, non è un principio astratto e normativo, ma è un valore posto nell'interesse del minore, che deve essere adeguato al benessere del minore stesso;

   l'alienazione parentale non è una patologia, non è una sindrome, così come dichiarato anche dal Ministero della salute, in quanto priva di fondamento scientifico, e non è una malattia mentale. Ma una costruzione psicoforense secondo la quale un genitore utilizza il figlio per negargli «il diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con l'altro genitore». Pertanto, non basata su dati di fatto concreti ed oggettivi sui quali valutare la capacità genitoriale, così come chiarito dalla Corte di cassazione con sentenza n. 7041/2013;

   la stampa riporta nuovamente il caso di una donna che, dopo aver denunciato l'ex per violenza domestica, rischia di perdere il figlio poiché accusata di alienazione parentale;

   la storia, si legge su Umbria24, ha come protagonista una giovane madre di Assisi che si è vista, notificare dal tribunale dei minori di Perugia, un decreto che le intima di consegnare il proprio bambino a una casa famiglia, poiché il piccolo non vuole avere alcun rapporto con questo padre. La ragione è che la stessa sarebbe stata riconosciuta come «una mamma alienante». Si legge nell'articolo di questo concetto dell'alienazione, che sta condizionando tantissime sentenze con le quali i figli vengono sottratti alle madri e consegnati alle case famiglia. Si sarebbe arrivati all'alienazione per una serie di relazioni compiute da assistenti sociali e psicologi. Con la relazione dell'assistente sociale, contestata su più fronti, il tribunale dei minori di Perugia, ha ritenuto tuttavia di emettere un decreto provvisorio con il quale intima alla mamma di consegnare il bambino (caso n. 140/1999);

   il decreto del tribunale dei minori arriva mentre è in corso il procedimento penale nei confronti del papà del bimbo. Procedimento che ha superato la fase preliminare, ed è andato a giudizio per evidenti gravi indizi di reato;

   «La presunta alienazione – spiega il legale nel servizio – è una teoria che non soltanto in Italia, ma in tutto il mondo, sta determinando numerosi casi di ingiustizia verso i bambini. Ci sono studi che contestano la fondatezza di una simile teoria ma, nonostante le iniziative intellettuali e istituzionali, continua a mietere vittime. A creare ingiustizia verso i minori ci sono anche orientamenti di pensiero, come quelli della bi-genitorialità che purtroppo registriamo – continua l'avvocato – in diversi tribunali italiani. Ci sono oltre mille casi presi in esame in Italia, e che fanno parte di un dossier che è approdato anche in Parlamento» –:

   se, alla luce del caso descritto in premessa, intenda adottare iniziative normative affinché sia escluso il riconoscimento dell'alienazione parentale che è priva di validità ed affidabilità scientifica;

   se, intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza, anche normative, affinché, anche in pendenza di giudizio, vengano adottate misure idonee a tutelare i minori coinvolti in episodi di violenza domestica così come richiesto dalla Convenzione di Istanbul.
(4-09329)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   l'Anas spa Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane ha bandito una gara per i servizi di presidio antincendio sulle tratte stradali e autostradali in prossimità e all'interno di gallerie appartenenti alla rete Ten-T in regime di accordo quadro nella struttura territoriale della Sardegna;

   il problema della sicurezza nelle gallerie stradali ha assunto rilevanza sociale in conseguenza dei sinistri verificatisi negli ultimi anni in diverse strutture dislocate lungo la rete stradale transeuropea, funestati da un numero elevato di vittime tra gli utenti e gli addetti al soccorso, causa di gravi danni alle strutture, perturbanti la funzionalità della rete locale dei trasporti e condizionanti in modo sensibile le economie locali, a causa delle prolungate interruzioni del servizio necessarie al ripristino;

   con il piano di sorveglianza delle gallerie stradali e autostradali a Anas e Autostrade per l'Italia, sono stati estesi gli obblighi previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 207 del 2010;

   con la circolare n. 152 del 2021 il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, punta ad aggiornare il quadro tecnico-regolatorio e i livelli di allerta ministeriale sulla sicurezza delle gallerie in Italia, infrastrutture fragili (insieme ai ponti) della rete stradale e autostradale italiana;

   con l'adeguamento alle nuove normative si sancisce che il livello di dettaglio da adottare nell'applicazione della metodologia di analisi di rischio ad un sistema galleria deve consentire la determinazione della salvabilità della popolazione esposta al flusso del pericolo, nonché scenari di esodo specifici per eventi pericolosi in galleria. A tali fine, è stata prevista l'introduzione della nuova figura del responsabile per la sicurezza delle gallerie, nominato dagli enti proprietari, sulla base delle indicazioni della Commissione permanente gallerie istituita presso il Consiglio superiore dei lavori pubblici;

   Anas, dopo aver aggiudicato recentemente (ai sensi dell'articolo 76, comma 5, lettera a) del decreto legislativo 50 del 2021), con provvedimento prot. n. CDG-0250033-I del 22 aprile 2021 l'accordo quadro per i servizi di presidio antincendio in prossimità e all'interno delle gallerie lungo le tratte stradali della Sardegna, nelle more dell'imminente perfezionamento contrattuale, ha proceduto all'indizione di 4 procedure negoziate con invito a presentare offerta, bandite con determina a contrarre n. 230718 del 15 aprile 2021 e codici CIG: 8725294463, 8724986637, 87247714CB, 8721098DBA aventi ad oggetto i medesimi servizi dell'accordo quadro, rispettivamente «Li Cuponeddi»; «San Francesco»; «S'IScala» e «Beruilles»;

   sebbene tali procedure siano poi state annullate in autotutela da Anas spa, con dispositivo dell'11 maggio 2021 a firma del responsabile dell'area territoriale Sardegna, leggendo la motivazione dell'annullamento, legata all'errata scelta del criterio di aggiudicazione al minor prezzo, dalla stessa si presumerebbe un imminente ripubblicazione delle stesse procedure con il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Ciò che preoccupa maggiormente l'interpellante, è il fatto che l'espletamento delle suddette procedure di gara le quali non contemplerebbero la clausola di salvaguardia atta alla risoluzione del rapporto nel momento in cui si dia corso all'Accordo quadro già aggiudicato, andrebbe certamente a generare contenziosi fra l'aggiudicatario di tale accordo e gli aggiudicatari delle stesse procedure, che si ribadisce riguardano le medesime prestazioni oggetto dell'accordo, contenziosi che potrebbero ritardare l'inizio del servizio ovvero generare un susseguirsi di avvicendamenti in seno allo stesso, con conseguenze negative per la sicurezza degli utenti dei tratti stradali interessati. Inoltre, la tempistica rispetto ai tempi utili all'aggiudicazione e perfezionamento di tali procedure sarebbe comunque successiva a quelle dell'accordo quadro già aggiudicato –:

   quali siano le ragioni per le quali Anas, dopo aver aggiudicato recentemente l'accordo quadro per i servizi di presidio antincendio in prossimità e all'interno delle gallerie lungo le tratte stradali della Sardegna, nelle more dell'imminente perfezionamento contrattuale, abbia proceduto all'indizione di 4 procedure negoziate aventi ad oggetto i medesimi servizi dell'accordo quadro, come riportato in premessa;

   se nonostante le suddette procedure siano state annullate in autotutela da Anas spa, sia prevista una imminente ripubblicazione delle stesse con il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa;

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza affinché Anas valuti con maggior attenzione il procedimento amministrativo in questione, consentendo l'avvio dei servizi oggetto di Accordo quadro per il lotto 2 con l'immediato perfezionamento dello stesso, scongiurando pertanto l'indizione di ulteriori procedure di gara per il medesimo servizio, il che consentirebbe di risolvere in modo organico e definitivo i problemi di sicurezza delle gallerie sarde con dei tempi certi, nonché raggiungere l'obiettivo primario dettato dalla stringente normativa ossia quello di risolvere una situazione di pericolosità che andrà certamente accentuandosi con il forte incremento nei flussi di traffico estivi dettato dalla stagione turistica oramai alle porte della Sardegna.
(2-01228) «Pittalis».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada europea E-45 è un asse viario di collegamento tra il Nord ed il Sud Europa e riveste dunque importanza strategica. Tale asse viario in Italia si articola in autostrade e strade statali;

   nel tratto compreso tra Ravenna e Cesena risultano ancora in corso lavori di manutenzione dall'aprile del 2018 e ciò sta comportando notevoli criticità e disagi;

   peraltro, il perdurare ed il susseguirsi dei lavori di manutenzione tra Ravenna e Cesena, sull'asse viario E-45, comporta continue variazioni all'assetto della viabilità complessiva con cambi di corsia e variazioni di percorsi;

   attualmente, lungo il tratto in questione, la circolazione si snoda lungo un'unica corsia che è stata, a sua volta, divisa da coni spartitraffico per senso di marcia con veicoli che transitano ravvicinati, poiché si tratta di corsie piuttosto strette;

   tale situazione potrebbe porre a rischio l'incolumità di chi transita lungo il tratto in questione considerati gli strettissimi margini di manovra nel caso di imprevisti o incidenti;

   non si nega in questa sede l'importanza di tali lavori, tuttavia gli stessi dovrebbero essere terminati in tempi congrui e nel rispetto del cronoprogramma. Non di rado i cantieri lungo la E45 si traducono, di fatto, in disagi pressoché «infiniti» per chi vi transita e deve fruire di questa arteria, soprattutto per motivi di lavoro –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere per velocizzare i lavori di manutenzione lungo l'asse viario E45, nel tratto compreso tra Ravenna e Cesena e fare in modo che i cantieri si chiudano in tempi rapidi;

   per quali motivi tali lavori si siano protratti per più di tre anni;

   se lo stato dei lavori sia in linea con quanto previsto dal bando di affidamento e dai rispettivi capitolati di spesa per gli interventi manutentivi in questione.
(4-09321)


   FURGIUELE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2019 recante Revisione delle reti stradali relative alle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto, e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 21 novembre 2019, recante Revisione della rete stradale relativa alla regione Piemonte, ambedue pubblicati nella Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2020, è stato previsto il trasferimento all'Anas di una serie di tronchi stradali ex statali e provinciali e la riclassificazione della rete stradale di interesse nazionale e quella di interesse regionale delle sopraccitate regioni;

   si tratta del trasferimento ad Anas di circa 6.500 chilometri di strade ex statali, regionali e provinciali, che porteranno la rete nazionale fino ad oltre 30 mila chilometri;

   lo scopo è quello di garantire la continuità territoriale degli itinerari di valenza nazionale, ottimizzando l'organizzazione e gestione della rete, evitando la frammentazione delle competenze e garantendo standard di sicurezza e interventi di manutenzione omogenei;

   i decreti in questione hanno lasciato alle province alcuni tronchi stradali importanti, tra cui la strada provinciale 2 (ex strada statale 112) Bovalino-Bagnara; pertanto, cittadini e amministrazioni auspicano l'emanazione di un ulteriore decreto di riclassificazione della rete stradale;

   ormai da diversi anni, alcuni tratti dell'arteria in questione sono stati chiusi al traffico, nelle more di interventi urgenti di manutenzione straordinaria e ordinaria da parte di Anas;

   da allora, per ritardi burocratici, nessun intervento manutentivo è stato eseguito dall'Ente gestore, soprattutto per quanto riguarda la manutenzione delle opere idrauliche di attraversamento, la cui inefficienza ha comportato una serie di danni, soprattutto con l'arrivo delle prime piogge, causando frane del corpo stradale che scendendo a valle invadono proprietà e nuclei abitati, come è stato segnalato dal sindaco di Platì Rosario Sergi e dal consigliere Gianni Sarica;

   la strada provinciale è un'indispensabile arteria viaria da cui dipendono l'accrescimento dell'economia del territorio e lo sviluppo socio-culturale della popolazione, che consente a numerose aziende locali di commercializzare i loro prodotti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per colmare i ritardi nella manutenzione ordinaria e straordinaria delle citate infrastrutture e stradali, e se rientri nei programmi del Governo l'adozione di ulteriori iniziative di revisione della rete stradale di competenza nazionale, in cui far conferire anche la strada provinciale (ex strada statale 112).
(4-09328)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi sono continuati senza sosta gli sbarchi irregolari di immigrati sulle coste della Sardegna meridionale, un'emergenza che, nonostante il COVID-19 e le misure restrittive imposte ai cittadini per contenere la pandemia, non ha conosciuto sosta;

   come riportato dalla stampa, solo tra il 7 e l'8 maggio 2021 sono approdati sull'isola a bordo di piccole imbarcazioni ben 23 stranieri, tutti partiti dal Nord Africa;

   il 7 maggio un barchino con tre migranti è arrivato sulle spiagge di Pula, sulla costa sud occidentale dell'isola, mentre un secondo, con quattro persone a bordo, è invece sbarcato a Teulada, a qualche chilometro di distanza;

   ancora il giorno dopo, in tarda mattinata un elicottero di Frontex ha intercettato tre barchini al largo delle coste della Sardegna: le imbarcazioni sono state raggiunte dalle motovedette del Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza;

   i 15 uomini e una donna che si trovavano a bordo sono stati portati al porto di Sant'Antioco dove ad attenderli c'erano polizia e carabinieri;

   tutti i migranti sono quindi stati trasferiti al centro di prima accoglienza di Monastir, noto per i gravi problemi strutturali e di affollamento, dove dovrebbero rimanere per il periodo di quarantena;

   già con precedenti atti di sindacato ispettivo dell'interrogante (tra cui le interrogazioni nn. 4-08438, 4-07952, 4-06362, 4-06993, 4-07705, 4-07511, 3-01903, 3-01754, 3-01751) si è più volte sottoposta all'attenzione del Ministro dell'interno la gravissima situazione dei flussi migratori illegali verso la Sardegna e sollecitato un suo immediato intervento;

   oltre agli ingiustificabili rischi in termini di sicurezza e sotto il profilo sanitario conseguenti a tale situazione, sono di tutta evidenza anche le pesanti ripercussioni economiche per gli operatori e i cittadini sardi, soprattutto in vista della prossima stagione estiva, già gravata da troppe incertezze –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, con la massima urgenza, al fine di far cessare i flussi migratori illegali verso le coste della Sardegna.
(4-09316)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con diversi atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante nei mesi scorsi è stata più volte evidenziata l'emergenza in cui versa la regione Sardegna a causa del costante incremento dei flussi migratori illegali provenienti dal Nord Africa, in particolare dall'Algeria;

   parimenti, sempre dall'interrogante, sono stati denunciati, con altrettanti atti di sindacato ispettivo, la situazione e le gravissime condizioni in cui versa il centro di accoglienza di Monastir, già inidoneo e carente dal punto di vista strutturale, nel quale, quotidianamente, vengono confluiti gli immigrati sbarcati illegalmente sull'isola e spesso teatro di violente risse e rivolte;

   nonostante la Sardegna viva da mesi una gravissima problematica legata all'immigrazione proveniente dalla rotta algerina e a Macomer vi sia un centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) che ospita anche detenuti legati al terrorismo islamico, sull'isola non è ancora stato previsto né istituito un guest office di Europol per il contrasto ai fenomeni criminali, quali l'immigrazione clandestina e la lotta al terrorismo, come invece in altre zone del Paese più colpite dagli sbarchi;

   come noto, Europol è costantemente impegnata nel contrasto a tutte le forme di terrorismo che si manifestano all'interno dell'Unione europea, attraverso il supporto che assicura agli Stati membri;

   attualmente, in Italia, vi sarebbero circa venti guest officer di Europol nei punti della task force regionale che è a Catania e che copre altre zone come Pozzallo, Ragusa, Siracusa e Augusta, nonché personale che copre Trapani e Palermo e sempre in Sicilia, Agrigento e Lampedusa, mentre sul continente, vi sarebbe un guest officer a Taranto;

   secondo quanto emerso in occasione dell'audizione del dottor Alfredo Nunzi, capo del Dipartimento per gli affari istituzionali e legali dell'Agenzia Europol e del dottor Claudio Galzerano, capo del Centro antiterrorismo europeo, tenutasi mercoledì 3 marzo 2021, presso il Comitato Schengen, dunque, al momento, i quattro hotspot interessati sono quelli dell'Italia meridionale mentre la presenza in Sardegna non è stata ancora discussa con le autorità italiane;

   sempre nel corso della medesima audizione si ha avuta notizia che, soprattutto in epoca di pandemia, il terrorismo continua a costituire una delle maggiori minacce per la sicurezza degli Stati membri e dei loro cittadini ed, anzi, tale rischio è ancora più amplificato dall'uso delle tecnologie legate a internet;

   la presenza del personale Europol è soggetta all'accordo con gli Stati membri che lo richiedono –:

   in considerazione dei conseguenti rischi, non solo sanitari, ma anche per la sicurezza dei cittadini e alla luce delle considerazioni svolte in premessa, se non si ritenga dunque opportuno adottare le iniziative di competenza al fine di istituire una unità ufficiale di collegamento Europol presso il centro di prima accoglienza di Monastir in Sardegna.
(4-09317)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   DE ANGELIS, GERARDI, ZICCHIERI, ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 14 maggio 2021 l'Ufficio scolastico regionale del Lazio ha diramato alle scuole di ogni ordine e grado del territorio una circolare, invitando dirigenti scolastici e docenti ad iscriversi ad un webinar in programma il 9 settembre 2021 su «Le diverse sfumature dell'identità di genere e dell'orientamento sessuale»;

   il webinar è realizzato in collaborazione con le associazioni Genderlens e Agedoda, dal Saifip, centro di intervento clinico e di ricerca sulla disforia di genere dell'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma, istituito nel 1992 come Servizio interdisciplinare dedicato alle persone che intendono intraprendere un percorso di adeguamento e chiedere la «Riassegnazione Chirurgica di Sesso» e che offre un servizio interdisciplinare che pone attenzione agli aspetti psicologici, medico-chirurgici e socio-legali implicati nel processo di adeguamento tra identità fisica e identità psichica; nella circolare (U.0014568 del 14 maggio 2021) si legge «Si trasmettono, in allegato alla presente, le Linee Guida in oggetto e la relativa proposta formativa» e si trovano a seguire il programma del webinar finalizzato a far conoscere i processi di costruzione dell'identità e dell'evoluzione psico-corporea del bambino e dell'adolescente, favorire il riconoscimento precoce di problematiche legate all'identità di genere nonché a valorizzare il ruolo della scuola nella prevenzione del disagio e nella promozione della salute e successivamente «Le linee guida elaborate in collaborazione con l'associazione Genderlens e Agedo (genitori di bambini con varianza di genere). Linee guida per la scuola: strategie di intervento e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti con varianza di genere»;

   nel documento si suggerisce alle scuole di fornire una formazione adeguata al personale scolastico e agli studenti sui temi della varianza ed espressione di genere al fine di «smantellare i miti, gli stereotipi e i pregiudizi sulle persone transgender e offrire informazioni pratiche che promuovano l'apprendimento»; di aggiornare documenti in cui si chiede di barrare la casella maschio/femmina e «garantire che gli studenti con varianza di genere siano in grado d'identificarsi in modo coerente con la loro identità di genere»; di formalizzare in tutte le scuole la «carriera alias», una modifica della carriera reale dello studente o della studentessa «mediante l'assegnazione di un'identità provvisoria, transitoria e non consolidabile»; infine si legge che «opportuno che ogni scuola individui un bagno/spogliatoio non connotato per genere»;

   tale è la gravità di dare per acquisito per tutti il superamento del concetto di «binarismo sessuale» per accogliere quello di «spettro di genere» senza che, sul tema, ci sia stata una discussione aperta condivisa con la pluralità delle associazioni genitori (che devono essere coinvolte nel decidere provvedimenti così invasivi della libertà educativa dei genitori e del pluralismo della scuola) che, a seguito dell'eco mediatico che questo spiacevole intervento dell'Usr Lazio ha avuto, l'Ospedale San Camillo ha preso le distanze dal Saifip ritenendo abbia utilizzato impropriamente il logo dell'azienda ospedaliera e lo stesso il Usr Lazio ha ritirato la circolare e sospeso l'incontro;

   giova ricordare, infatti, che l'iniziativa dell'Usr Lazio si poneva in evidente contrasto con quanto ribadito sul tema dal Ministero dell'istruzione da ultimo con circolare n. 1972 del 15 settembre 2015 ovvero che «tra i diritti e i doveri e tra le conoscenze da trasmettere non rientrano in nessun modo né le “ideologie gender” né l'insegnamento di pratiche estranee al mondo educativo» –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare se sussistono i presupposti per avviare iniziative ispettive presso l'Usr Lazio al fine di accertare eventuali responsabilità in relazione alla vicenda che, secondo l'interrogante, ha rivelato aspetti deplorevoli,;

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per assicurare l'adozione di linee guida (valevoli per tutto il sistema nazionale d'istruzione, cui si addivenga solo dopo adeguato confronto con tutti gli stakeholder.
(3-02289)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BELLA, VILLANI, DEL SESTO, GRIPPA e PALLINI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo uno studio condotto dall'organizzazione «Save the Children», basato sui dati del Ministero dell'istruzione relativi all'anno scolastico in corso, aggiornati al 25 aprile 2021, le scuole secondarie di secondo grado ad Avellino sarebbero rimaste chiuse da ben sette mesi e i giorni effettivi di didattica in presenza da ottobre ad oggi sarebbero solo 21 (compresi sabati e domeniche), posizionando Avellino come ultima città in Europa per giorni di didattica in presenza in questo ciclo di studi;

   secondo la stessa fonte, dal confronto con altre aree del Paese, studenti e studentesse del Sud Italia avrebbero frequentato la scuola in presenza in media la metà dei giorni scolastici rispetto ai loro coetanei del Nord. In particolare, gli studenti e le studentesse delle scuole superiori di secondo grado irpine avrebbero frequentato in presenza solo un quinto rispetto ai loro coetanei di Roma, Firenze o Milano;

   il ritorno alla didattica in presenza sarebbe stato bloccato per ben 8 volte attraverso le ordinanze del sindaco Gianluca Festa del 30 gennaio, del 6 febbraio, del 13 febbraio, del 20 febbraio, 17 aprile, del 25 aprile, del 1° maggio e del 9 maggio 2021, volte a impedire la riapertura delle scuole secondarie di secondo grado, senza alcuna apparente motivazione realmente valida, privando del regolare diritto all'istruzione in presenza più di 8.000 studenti e contravvenendo, ad avviso degli interroganti, sia alle disposizioni di legge attualmente in vigore (decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52), sia alla stessa Costituzione italiana (articoli 3, 26, 34 della Costituzione);

   le ordinanze sono state emesse in un breve lasso di tempo e con un valore di breve durata in modo da rendere complesso, a giudizio degli interroganti, per ogni cittadino, di poter ricorrere al Tar per vedere riconosciuti i propri diritti. Sarebbe stata, dunque, calpestata la dignità e libertà delle scuole, degli studenti e delle relative famiglie;

   al momento, la provincia di Avellino è penultima in Campania per numero di contagi rispetto alla popolazione, mentre in Italia è all'86° posto su 108 province. La curva dei contagi provinciali ha un andamento simile a quello nazionale e, paradossalmente, i picchi di aumento dei contagi sarebbero stati raggiunti nel periodo di chiusura delle scuole;

   la privazione della didattica in presenza, come hanno dimostrato in questi mesi numerosi studi scientifici, per un periodo così lungo, ha comportato e comporta danni a studenti e studentesse di gran lunga superiori rispetto al pericolo di contagio, in particolar modo in una fase in cui le vaccinazioni del personale scolastico e della popolazione in generale, sembrano rassicurarci sull'ipotesi di un graduale e cauto ritorno alla normalità;

   in sette mesi, nessuna azione concreta sembra essere stata intrapresa per favorire la riapertura delle scuole superiori ad Avellino; nessuna proposta di introdurre i test salivari molecolari, non invasivi e molto efficaci per il tracciamento; nessun differenziamento degli orari di uffici pubblici e negozi; nessuna ipotesi di potenziamento del trasporto urbano, da controlli anti-assembramento all'uscita degli istituti, modifiche al piano traffico, disponibilità di locali extra, campagne di sensibilizzazione ad hoc –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere, per quanto di competenza, al fine di garantire il diritto all'istruzione di studenti e studentesse della città di Avellino, di sostenere un loro celere e adeguato recupero dei gap formativi e di favorire il ritorno alla didattica in presenza il prima possibile e per la ripresa dell'anno scolastico a settembre 2021.
(5-06051)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «finestra mobile» è il periodo che intercorre tra la maturazione del diritto alla pensione e l'effettiva riscossione dell'assegno pensionistico;

   introdotte dal decreto-legge n. 78 del 2010, le finestre mobili sono state poi eliminate dalla «riforma Fornero», a partire dal 1° gennaio 2012, per essere poi nuovamente reintrodotte dal 2019, ma non per tutte le categorie di lavoratori e non per tutte le prestazioni pensionistiche;

   per il personale in divisa è rimasta vigente, dato che i lavoratori del comparto difesa e soccorso pubblico non sono stati coinvolti dalla riforma del 2011, ma sono esclusi invece i vigili del fuoco volontari;

   difatti, i vigili del fuoco volontari, in attività negli appositi distaccamenti, cessano dal servizio al raggiungimento dei limiti di età previsti per il personale permanente, secondo quanto previsto dall'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo n. 139 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni con applicazione della cosiddetta «aspettativa di vita» che permette di permanere ulteriori dodici mesi, rispetto al limite ordinamentale per il pensionamento; tuttavia, non viene estesa loro la cosiddetta «finestra mobile», istituto previdenziale applicato invece alla componente permanente, penalizzando l'aspetto organizzativo dei distaccamenti, che si privano anticipatamente, rispetto al personale di ruolo, di risorse ricche di esperienza e maggiormente utili per il dispositivo di emergenza;

   risulta all'interrogante che l'Inps, sollecitata dal personale volontario sulla mancata fruizione ovvero non applicazione della cosiddetta «finestra mobile», non abbia espresso motivi ostativi alla estensione di tale istituto –:

   quali siano le ragioni per cui alla componente volontaria dei vigili del fuoco non viene riconosciuta la cosiddetta «finestra mobile», mentre viene applicato l'istituto della cosiddetta «speranza di vita», creando – di fatto – una difformità tra le due componenti del personale in termini di cessazioni dal servizio, e privandosi, anzitempo, di risorse utili ai circa 265 distaccamenti volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
(4-09322)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI, CENNI, AVOSSA, CRITELLI, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni in Italia è nato un dibattito intorno a un complesso negoziato in corso nelle istituzioni dell'Unione europea sulla regolamentazione dei vini dealcolati, che cioè contengono un basso o nullo quantitativo di alcol;

   secondo quanto riportato da alcune associazione agricole le nuove regole dell'Unione europea sui vini dealcolati rappresenterebbero un pericoloso precedente che metterebbe fortemente a rischio l'identità del vino italiano ed europeo;

   fonti vicine all'Unione europea, secondo quanto riportato da alcuni organi di stampa, hanno chiarito che la proposta della Commissione europea non contiene alcun riferimento all'aggiunta di acqua nel vino per mantenere il volume iniziale di prodotto quando si vuole azzerare la gradazione per mettere in commercio «vini senza alcol». La precisazione riguarda i negoziati che si stanno svolgendo nell'ambito della nuova Politica agricola comune europea (Pac);

   secondo alcuni produttori vinicoli la discussione sui vini dealcolati andrebbe affrontata con maggiore cautela. La domanda di vini — e più in generale di bevande — a basso contenuto alcolico c'è ed è in crescita. Inoltre, con le bevande senza alcol si aprirebbero nuovi mercati nei Paesi dove non si consumano bevande alcoliche e tra i consumatori che non vogliono o non possono assumere alcolici per motivi legati alla salute;

   è previsto sul tema un prossimo incontro tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo, che si terrà tra il 23 e il 25 maggio 2021 –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda assumere anche a tutela dei vini italiani a denominazione, nelle competenti sedi europee.
(5-06047)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) è un ente pubblico non economico vigilato dal Ministero della salute, che svolge una funzione di supporto tecnico e operativo alle politiche di governo dei servizi sanitari di Stato e regioni, attraverso attività di ricerca, monitoraggio, valutazione, formazione e innovazione; tali compiti vengono espletati con una dotazione organica di circa 120 risorse a tempo indeterminato, alle quali si affiancano, da sempre, una serie di risorse precarie il cui numero è variato, negli anni, tra le 100 e le 200 unità, tra personale assunto a tempo determinato e con contratti di collaborazione e consulenza di dubbia legittimità a parere dell'interrogante;

   il 31 dicembre 2020 sono scaduti i contratti di lavoro a tempo determinato di 85 persone, le quali, a oggi, sono disoccupate in attesa di soluzioni di reintegro. Di queste, circa 70 sono in Agenzia da oltre 10 anni e hanno contribuito quotidianamente, sebbene in condizioni di precarietà, al funzionamento dell'Ente e all'espletamento dei delicati compiti istituzionali a esso assegnati. A tali lavoratori sarebbe applicabile, a parere dell'interrogante, la «legge Madia» per un percorso di stabilizzazione finalizzato a superare il precariato, ridurre il ricorso ai contratti a termine e valorizzare la professionalità acquisita negli anni;

   nonostante la volontà di alcuni gruppi parlamentari di inserire, attraverso l'attività emendativa, in diversi provvedimenti approvati dal Parlamento, una norma che prevedesse la stabilizzazione del personale precario dell'Agenzia, il tema del precariato all'interno dell'Agenas risulta ancora irrisolto;

   preme sottolineare come a pochi giorni dalla scadenza dei contratti dei precari «storici», siano state avviate le prove selettive per sostituire presunto personale comandato, prevedendo di fatto nuove assunzioni, sempre con contratti a tempo determinato;

   l'Agenas chiude annualmente i bilanci – consultabili sul proprio sito – con attivi tra i 6 e i 10 milioni di euro, con i quali verrebbe ampiamente coperta la previsione di spesa per l'assunzione a tempo indeterminato del personale in oggetto;

   da articoli di stampa si apprende che nell'incontro dell'11 gennaio 2021 presso il Ministero della salute, le strutture dirigenziali dello stesso Ministero, unitamente al direttore generale di Agenas, avrebbero assunto l'impegno di definire il percorso per avviare e completare le procedure per la stabilizzazione dei precari Agenas, a favore della quale si era già reso disponibile il Dipartimento della funzione pubblica, attraverso un decreto che si sarebbe dovuto emanare entro il termine del 31 gennaio 2021;

   occorre infine sottolineare che, sebbene si tratti di personale con oltre dieci anni di esperienza in Agenas, avendo prestato la propria attività per anni con contratti di collaborazione e/o con contratti a tempo determinato, gli precari «storici» possono godere soltanto di un breve periodo di «Naspi» sino al 30 giugno 2021 –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di giungere al definitivo superamento del precariato all'interno dell'Agenas, procedendo alla reintegrazione e alla stabilizzazione di tutti i precari il cui rapporto di lavoro con l'Agenzia è cessato il 31 dicembre 2020 a causa della scadenza del contratto e/o della collaborazione, trattandosi peraltro di personale con un'esperienza lavorativa pluriennale all'interno dell'Agenzia e indispensabile al buon funzionamento dell'Ente e all'espletamento dei delicati compiti ad esso affidati.
(4-09319)


   LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FUSACCHIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 70 del 22 marzo 2021, il testo del cosiddetto decreto Sostegni (decreto-legge n. 41 del 2021), come convertito, contiene diverse misure per la sanità e, in particolare, per affrontare l'attuale emergenza epidemiologica;

   con l'obiettivo di accelerare la campagna di vaccinazione contro il COVID-19, per i medici di famiglia, i pediatri, gli specializzandi in medicina, i medici ambulatoriali, i medici odontoiatri, i medici di continuità assistenziale, dell'emergenza sanitaria territoriale e della medicina dei servizi è stata prevista la possibilità di partecipare alla campagna di vaccinazione con l'obiettivo di somministrare 56 milioni di dosi nel minor tempo possibile;

   all'attività di somministrazione dei vaccini anti-COVID sono state chiamate anche le farmacie: i farmacisti, opportunamente formati – anche con specifico riferimento alla disciplina del consenso informato che sono direttamente tenuti ad acquisire – effettuano le vaccinazioni nelle farmacie senza la supervisione dei medici, previa stipulazione di specifici accordi con le organizzazioni sindacali più rappresentative e sentito il competente ordine professionale in merito ai requisiti minimi strutturali dei locali e opportune misure per garantire la sicurezza degli assistiti;

   al fine di intensificare la tempestività della risposta del Servizio sanitario nazionale alle patologie infettive emergenti e l'attività di somministrazione di vaccini contro il COVID-19, è stata altresì introdotta per gli anni 2021-2022, una remunerazione aggiuntiva in favore delle farmacie per il rimborso dei farmaci erogati in regime di Servizio sanitario nazionale, nei limiti dell'importo pari a 50 milioni di euro per il primo anno, tenuto conto che la sperimentazione presumibilmente inizierà a partire da settembre 2021, e a 150 milioni di euro per il secondo anno, da adottarsi con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni;

   dalle iniziative finalizzate alla valorizzazione del ruolo dei farmacisti per far fronte alla crisi pandemica e dalle azioni di contrasto e di prevenzione delle infezioni da COVID-19 restano esclusi i farmacisti delle parafarmacie, i quali non possono somministrare i vaccini o svolgere i servizi di prenotazione delle visite specialistiche o di presa in carico e assistenza dei pazienti;

   ai sensi del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, le parafarmacie hanno l'obbligo di garantire la presenza di un farmacista per tutto l'orario di apertura dell'esercizio commerciale; non si comprende perché il Governo abbia inteso escludere dalle categorie sanitarie cui è affidata l'attuazione delle misure per contrastare l'emergenza sanitaria i farmacisti che esercitano la professione all'interno delle parafarmacie: qualora, risultasse una scelta voluta, non si spiegherebbe l'obbligo di presenza del farmacista all'interno della parafarmacia e sarebbe auspicabile un reimpiego del professionista nel Servizio sanitario nazionale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per assegnare ai farmacisti operanti nelle parafarmacie un ruolo pari a quello dei farmacisti che esercitano la medesima professione all'interno delle farmacie, in modo da consentire anche a loro di svolgere sia l'attività di somministrazione dei vaccini sia quella di assistenza ai pazienti.
(4-09325)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta «Nuova Sabatini», strumento fondamentale per le piccole imprese, applicata dal 2014 sulla falsariga della cosiddetta «vecchia Sabatini» (legge n. 1329 del 1965), ad oggi, ha sostenuto oltre 25 miliardi di euro di investimenti, a fronte di un contribuito complessivo impegnato pari a poco più di 2 miliardi di euro, con un effetto leva significativo;

   la misura, dopo avere avuto un primo periodo di operatività limitata, con solo 2,5 miliardi di euro di finanziamenti sostenuti nei primi due anni, a partire dal 2016 ha progressivamente dispiegato gli effetti voluti dal legislatore, sia in termini di numero di domande presentate, che di volumi complessivi di finanziamenti attivati;

   dal 2018 il numero annuo di domande si è stabilizzato ad un numero superiore alle 20 mila, ed il volume di finanziamenti erogati è stato stabilmente sopra i 4 miliardi di euro annui: anche nel 2020, anno della pandemia, i numeri sono stati più che considerevoli, migliori del 2019, ed i primi 4 mesi del 2021, anche a seguito delle novità introdotte dall'ultima legge di bilancio, presentano dinamiche ancora migliori;

   secondo la Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna), nel periodo gennaio-aprile 2021, il numero di domande sarebbe pari al 70 per cento del dato complessivo del 2020, mentre per i volumi ci si attesterebbe al 63 per cento;

   la continuità di vigenza della misura, negli anni, ha consentito, inoltre, di qualificare le domande, stante il fatto che la media di approvazione è passata dal 48 per cento del primo anno, a valori superiori all'80 per cento negli anni successivi. Per numero e per volumi, la crescita della quota di micro e piccole imprese, ovvero le imprese con meno di 50 addetti, è eloquente: nel 2015, il 25 per cento delle domande sono state relative alle micro imprese, oggi sono il 40 per cento, mentre le domande delle piccole imprese diminuiscono leggermente, passando dal 47 per cento al 43 per cento, ed, infine, per le medie imprese, la diminuzione è più significativa, dal 28 per cento al 17 per cento. Relativamente ai volumi, la quota delle micro imprese raddoppia, passando dall'11 per cento del 2015 al 23 per cento attuale, ed anche le piccole imprese crescono, dal 41 per cento al 45 per cento riducendosi altresì anche la quota di riferimento delle medie imprese, che passa dal 48 per cento al 32 per cento;

   sempre dall'analisi della Cna si evince che, dal punto di vista settoriale, gran parte degli investimenti sono effettuati da imprese del settore manifatturiero (oltre 13 miliardi di euro) e che, dal punto di vista geografico, primeggiano le regioni in cui più accentuata è la presenza di imprese manifatturiere, nell'ordine Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte;

   occorre dare continuità ad uno strumento atto a sostenere lo sviluppo delle imprese che scommettono sulla competitività e sulla crescita: ebbene, il contributo è bene che venga ora erogato in un'unica quota, le risorse necessarie a coprire tutto il 2021 sarebbero di importo complessivo compreso tra i 400 e i 500 milioni di euro, valutando in circa 80 milioni di euro la richiesta mensile media per il secondo semestre dell'anno;

   alla data del 1° maggio, però, risulterebbero ancora disponibili, per il 2021, poco più di 200 milioni di euro, che, alla luce dell'assorbimento degli ultimi mesi, coprirebbero solo il fabbisogno di maggio e giugno 2021. Inoltre, a fronte dell'esaurimento delle risorse, gli intermediari finanziari potrebbero scoraggiare le imprese dal presentare le istanze, fattore che rischia di condizionare la scelta stessa degli operatori economici se effettuare o meno investimento nei tempi previsti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare per assicurare le necessarie risorse ad una misura fondamentale per la ripresa degli investimenti nei settori produttivi e per il necessario ed auspicato recupero di competitività del nostro sistema economico.
(5-06049)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO e CABRAS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa apparse in data 14 maggio 2021 sul sito www.finestresullarte.info si apprende che il Ministero della transizione ecologica avrebbe messo a punto la bozza di un disegno di legge che – si legge nell'incipit dell'articolo – «potrebbe far strage dell'archeologia preventiva»;

   le principali associazioni del settore, riunite nel tavolo di coordinamento delle rappresentanze del settore archeologia, e le Consulte universitarie – si legge nel medesimo pezzo – hanno denunciato la volontà del Governo di comprimere l'esercizio della tutela del patrimonio paesaggistico e archeologico nazionale sancito dall'articolo 9 della nostra Costituzione, in nome di una maggiore rapidità nella realizzazione delle opere rientranti nella tanto decantata «transizione ecologica» e per questo hanno manifestato la disponibilità a essere ascoltati dai tre Ministri interrogati;

   nello specifico, in un articolo di tale bozza si prevedrebbe una modifica degli iter autorizzativi relativi a impianti situati in aree d'interesse culturale e paesaggistico, con l'introduzione del cosiddetto silenzio-assenso in merito alla valutazione d'impatto ambientale e la sua automatica adozione qualora non sia stato dato alcun riscontro entro 30 giorni dalla richiesta di autorizzazione. Inoltre, le Soprintendenze potranno esprimere pareri solo in merito a progetti aventi a oggetto impianti alimentati da fonti rinnovabili localizzati in aree già sottoposte a tutela oppure nei casi in cui venga verificato, alla data di presentazione dell'istanza di autorizzazione, che l'impianto ricade in aree interessate da procedimenti di tutela o da procedure di accertamento in itinere della presenza di beni archeologici. In sostanza, il parere della Soprintendenza verrà richiesto solo nelle aree già sottoposte a vincolo e questo significa che si potrà tutelare solo quello che già si conosce, grazie a indagini effettuate in passati e vincoli già posti;

   un'impostazione di questo genere costituirebbe un forte ridimensionamento dell'archeologia preventiva, ovvero di tutte quelle attività di ricerca finalizzate a comprendere la presenza o meno di reperti archeologici nei terreni dove si andrà a costruire, sia che si tratti di impianti sia che si tratti di collegamenti alle reti elettriche nazionali e altre opere accessorie. Questo comporta il rischio molto alto di perdere la memoria storica del Paese e danneggiare in maniera irreversibile il patrimonio dello Stato. Inoltre, la perdita dello strumento di verifica preventiva dell'interesse archeologico esporrebbe il nostro Paese a una probabile procedura di infrazione europea per il mancato rispetto della Convenzione dell'Unione europea sul patrimonio archeologico, ratificata con la legge 29 aprile 2015, n. 57;

   la necessità di snellire e semplificare gli iter autorizzativi non può contestualmente concretizzarsi nel depotenziamento degli strumenti di controllo in dotazione ai vari organismi di tutela, in particolare le Soprintendenze, e la tutela del nostro patrimonio archeologico e paesaggistico non può rappresentare un ostacolo allo sviluppo del Paese, bensì la vera risorsa per uno sviluppo culturale ed economico che sia veramente sostenibile;

   l'eventuale interruzione delle attività legate all'archeologia preventiva produrrebbe, inoltre ricadute occupazionali molto negative sulle migliaia di addetti ai lavori che come professionisti, sia in forma singola che associata, svolgono una importante e meritoria attività di tutela –:

   se non si intenda urgentemente espungere dalla iniziativa normativa di cui sopra le previsioni richiamate in premessa, salvaguardando i valori costituzionali di tutela del nostro patrimonio archeologico e paesaggistico;

   se non si ritenga doveroso promuovere un incontro con le associazioni facenti parte del Tavolo di coordinamento delle rappresentanze del settore archeologia e le Consulte universitarie, al fine di approfondire le criticità esposte in premessa e acquisire osservazioni e proposte su modalità alternative di effettiva semplificazione e velocizzazione degli iter autorizzativi.
(5-06046)

Interrogazione a risposta scritta:


   GRILLO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Programma Bandiera Blu, Eco-label Internazionale per la certificazione della qualità ambientale delle località rivierasche si è affermato ed è attualmente riconosciuto in tutto il mondo, sia dai turisti che dagli operatori turistici, come un valido eco-label relativamente al turismo sostenibile in località turistiche marine e lacustri;

   l'obiettivo principale del Programma Bandiera Blu, è quello di promuovere, nei comuni rivieraschi, una conduzione sostenibile del territorio, attraverso una serie di indicazioni che mettono alla base delle scelte politiche, l'attenzione e la cura per l'ambiente;

   i criteri del Programma vengono aggiornati periodicamente per spingere le amministrazioni locali partecipanti ad impegnarsi nel risolvere, e migliorare nel tempo, le problematiche relative alla gestione del territorio al fine di una attenta salvaguardia dell'ambiente;

   anche quest'anno, si legge che, considerando la provincia di Catania, non sono presenti comuni rivieraschi fra i vincitori della «Bandiera blu»;

   inoltre, nella regione Siciliana, solo 3 province rientrano negli standard, con solo 10 località;

   il problema della regimentazione dei reflui fognari costringe ogni anno i sindaci dei comuni della costa orientale siciliana a emanare ordinanze di divieto di balneazione per i livelli alti di inquinamento del mare;

   tra questi comuni si trovano anche meraviglie naturali come le spiagge della riviera dei ciclopi nel comune di Aci Castello e Acireale, oltre che le spiagge del comune di Catania;

   sono in corso i lavori per la costruzione di un collettore fognario che convoglia i reflui fognari dei comuni della riviera dei ciclopi per risolvere l'annoso problema;

   il progetto del collettore ha una genesi che inizia con lo studio di fattibilità fatto nel 2006. L'avvio del progetto preliminare inizia nel 2010 e viene mandato in gara nel 2013. La gara richiedeva, all'impresa che si aggiudicava i lavori, la realizzazione del progetto esecutivo che è del 2015. Tra il progetto esecutivo e l'affidamento dei lavori c'è di mezzo una parte contrattuale che si è perfezionata a ottobre del 2016 con le verifiche dei requisiti e dei documenti;

   l'opera si sviluppa su un percorso di circa 18 chilometri, nove di questi realizzati lungo percorsi costieri e il rimanente in strade secondarie come la strada provinciale 152 in cui, nel 2017, si è dato via ai lavori. Il costo contrattuale dei lavori è di circa 16 milioni di euro, aggiudicato a circa 13 milioni di euro. Il costo complessivo dell'opera è di circa 21 milioni di euro;

   il collettore raccoglierà i reflui domestici delle frazioni di Capo Mulini, Aci Castello e una parte di Ficarazzi, fino alla scogliera di Catania. Una volta raccolti, i reflui verranno convogliati a Catania e consegnati al Vecchio Allacciante (il collettore catanese) che li trasporterà fino alla località di Pantano d'Arci (comune di Catania). Il Vecchio Allacciante è un collettore già esistente, che si sta efficientando, ma che non era mai entrato in funzione;

   i lavori, iniziati nel comune di Aci Castello l'8 gennaio 2017, sarebbero dovuti durare circa 27 mesi con interventi di scavo a traffico aperto e un costo preventivato di circa 21,7 milioni di euro;

   il collettore fognario risulta di vitale importanza per tutta la riviera dei Ciclopi, visto che attualmente le acque antistanti hanno un alto tasso di inquinamento per la presenza di tre scarichi fognari che sboccano vicino alle sue acque –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa le criticità legate alla realizzazione dell'impianto di cui in premessa, vista l'importanza che riveste l'opera, sia in termini economici che ambientali, considerando soprattutto che è interessata l'Area marina Protetta Isole Ciclopi.
(4-09320)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Zanichelli e altri n. 5-06000, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maturi.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-09283, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Boldi n. 1-00236, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 220 del 1o agosto 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    la depressione maggiore è un disturbo psichiatrico ampiamente diffuso del quale si registra un continuo, vertiginoso, aumento dei casi, pari ad oltre il 18 per cento se si prendono a riferimento gli anni tra il 2005 e il 2015;

  secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in particolare, la depressione rappresenta oggi la principale causa di malattie e disabilità a livello globale. In Europa, i cittadini affetti da questa problematica di salute mentale sono più di 35 milioni. In Italia, la situazione è analoga e riflette il medesimo trend. Soffre di depressione il 5,5 per cento della popolazione, ovvero circa 3,5 milioni di italiani, e si tratta di una cifra destinata ad aumentare anche a causa della pandemia da COVID-19 i cui effetti si prolungheranno a lungo termine;

  la depressione si manifesta tipicamente nella seconda e terza decade di vita con un picco nella decade successiva e, dunque, nel periodo più florido e produttivo della vita di una persona;

  le donne sono particolarmente esposte alla depressione sia direttamente sia come caregiver. L'incidenza della patologia si pone in un rapporto donna-uomo di 2:1 ;

  i sintomi associati alla depressione possono afferire alla sfera cognitiva, comportamentale, somatica e affettiva dell'individuo. La patologia ha, quindi, un impatto inevitabile sul «funzionamento» sociale e lavorativo del paziente e, di conseguenza, incide in maniera drammatica sulla qualità della vita dello stesso e dei suoi familiari;

  anche l'impatto socio-economico della depressione risulta pesantissimo. Si registrano costi diretti, immediatamente riconducibili al trattamento sanitario della patologia e, segnatamente, all'acquisto di farmaci, interventi psicoterapici e visite specialistiche, ma anche e soprattutto costi indiretti, ancor più rilevanti in termini di spesa rispetto ai primi, correlati in particolare alle assenze dal lavoro e alla scarsa produttività;

  sulla depressione, così come sulla malattia mentale in generale, grava ancora oggi una pesantissima stigmatizzazione fondata su stereotipi e luoghi comuni;

  solo il 50 per cento dei soggetti affetti da depressione ricevono adeguata diagnosi e cura in tempi peraltro ancora troppo lunghi (circa due anni);

  la depressione presenta spesso nel suo decorso naturale episodi di ricaduta sintomatologica che peggiorano l'esito prognostico a lungo termine della malattia;

  nel mese di gennaio 2019, è stato istituito un tavolo tecnico sulla salute mentale presso il Ministero della salute;

  nel mese di aprile 2019, è stato presentato alla Camera dei deputati, a cura di Fondazione Onda, un Manifesto dal titolo «Uscire dall'ombra della depressione» patrocinato dalla Società italiana di psichiatria e dalla società italiana di neuropsicofarmacologia, da Progetto Itaca e Cittadinanza attiva alla presenza di parlamentari di Camera e Senato appartenenti a tutti gli schieramenti;

  nel 2020 a cura di Fondazione Onda hanno avuto luogo 11 incontri reginali con l'obiettivo di declinare i punti del Manifesto a livello locale sensibilizzando le autorità regionali,

impegna il Governo:

1) a promuovere campagne di sensibilizzazione della popolazione, attribuendo particolare rilievo al concetto di depressione come patologia curabile, al fine di combatterne lo stigma e aumentare il livello di consapevolezza e di corretta informazione della collettività in materia;

2) ad adottare iniziative per potenziare la ricerca scientifica, in modo da individuare le cure e le combinazioni terapeutiche più efficaci e innovative per il trattamento della patologia in esame;

3) ad attivare campagne di prevenzione e screening di comprovata validità scientifica, in modo da ridurre sensibilmente i tempi di attesa mediamente necessari per arrivare alla diagnosi di depressione;

4) ad adottare le iniziative di competenza per potenziare la rete dei servizi sanitari dedicati alla salute mentale, territoriali e della medicina generale e specialistica;

5) ad adottare iniziative per facilitare l'accesso alle cure, anche innovative, su tutto il territorio nazionale;

6) a promuovere le iniziative necessarie per attivare un piano nazionale di lotta alla depressione che evidenzi i bisogni e gli strumenti, con il coinvolgimento di tutti gli interlocutori, specialisti, psichiatri, neuropsichiatri, psicologi, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, e anche insegnanti e famiglie nonché associazioni di pazienti.
(1-00236) «Boldi, Panizzut, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello».