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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 18 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    con un fatturato che supera gli 80 miliardi di euro annui, quasi 500 mila addetti e 224 mila aziende solo in Italia, la filiera della moda rappresenta un asset strategico della industria nazionale, nonostante risulti, con l'industria automobilistica, il settore manifatturiero maggiormente colpito nelle fasi iniziali dell'emergenza economica e socio-sanitaria da Covid-19, soprattutto a causa della sofferenza del mercato europeo, fortemente penalizzato dal blocco dei flussi turistici;

    il settore moda rappresenta l'8,5 per cento del volume di affari e il 12,5 per cento dell'occupazione dell'industria manifatturiera in Italia; la dimensione media delle aziende è inferiore a quella degli altri Stati dell'Unione europea e questa peculiarità, bilanciata da una forte interrelazione tra le imprese che comporta una elevata capacità di innovazione, consente una maggiore flessibilità e un elevato grado di specializzazione, garantendo una forte competitività della filiera. Questa caratteristica è confermata dalle prestazioni dell'esportazione del settore e dal ruolo di grande rilievo della filiera nazionale nel mercato europeo della moda di qualità. Si stima, infatti, che il sistema di subfornitura italiano rifornisca il 60 per cento della moda di qualità del mondo e che l'industria tessile italiana raggiunga il 77,8 per cento del totale delle esportazioni europee;

    per la sua portata attuale, al settore corrisponde una consistente produzione e, di conseguenza, una consistente generazione di problematiche di impatto ambientale, come emerso dall'ultimo World Economie Forum, secondo il quale l'industria della moda è il secondo settore più inquinante al mondo dopo quello petrolifero; ogni anno è, infatti, responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di gas serra (CO2) e contribuisce alla dissipazione del 20 per cento delle risorse idriche totali, utilizzate nelle varie fasi lavorative, compresa, naturalmente, l'irrigazione delle colture tessili;

    una prima problematica concerne il rilascio e la diffusione di sostanze chimiche usate nel processo produttivo, causa primaria del deterioramento della risorsa idrica, in particolare nella contaminazione delle falde acquifere, oltre che effetti nocivi con conseguenze sulla salute dell'essere umano; si stima che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20 per cento dell'inquinamento globale dell'acqua potabile a causa dei vari processi a cui i prodotti vanno incontro, come la tintura e la finitura, e che il lavaggio di capi sintetici rilasci ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nei corsi d'acqua (l'equivalente di 50 miliardi di bottiglie di plastica). Queste microfibre si attaccano al plancton e rientrano nella nostra catena alimentare attraverso i pesci. Un recentissimo studio italiano ha rilevato la sussistenza di polimeri di plastica nella placenta umana;

    il consumo di moda è molto diffuso, poi, nelle economie industrializzate: poiché la moda è fondata sulle tendenze, il prodotto ha un ciclo di vita molto breve, che porta a un elevato accumulo di rifiuti spesso non biodegradabili. I dati dell'Ispra indicano che le imprese italiane della lavorazione di pelli e pellicce e dell'industria tessile hanno generato 745.458 tonnellate di rifiuti speciali nel 2018. Lo spreco di materiali, la difficoltà a garantire il riciclo di una massa così grande di potenziali rifiuti e l'impiego intensivo di risorse naturali (per esempio, coltivare 1 chilogrammo di cotone necessita di 11.000 litri di acqua) nel processo produttivo fanno della moda uno dei settori più inquinanti del mondo, questione che si intreccia con il fenomeno delle ecomafie;

    si calcola, poi, che l'industria della moda sia responsabile del 10 per cento delle emissioni globali di carbonio, più del totale del trasporto aereo e marittimo messi insieme: secondo l'Agenzia europea dell'ambiente, gli acquisti di prodotti tessili nell'Unione europea nel 2017 hanno generato circa 654 chilogrammi di emissioni di CO2 per persona; inoltre, ogni anno vengono bruciati l'85 per cento dei tessuti prodotti, inquinando ulteriormente pianeta con PM10 e perfino PM5, che penetrano direttamente a livello di Dna; elevato è il fabbisogno di energia, sia elettrica che termica, in particolare per il comparto produttivo tessile in fasi quali, ad esempio, i processi di tintura, lo stampaggio, la stiratura e la lavanderia, la produzione della materia prima e dei filati, la fase del finissaggio dei tessuti e la concia delle pelli spesso molto lunghe e continuative, con un dispendio di energia consistente;

    l'artigianato «made in Italy», ineguagliabile e riconosciuto a livello mondiale, si confronta dunque con una complessa situazione senza precedenti ed in rapida trasformazione: i principali fattori di rottura in questi contesti altamente creativi e ricchi di tradizione sono attualmente dati dalle tecnologie innovative, da una maggiore consapevolezza dei consumatori e dalle nuove geometrie geopolitiche;

    i produttori ed i marchi «made in Italy» che non si rinnoveranno saranno senza dubbio danneggiati nel breve/medio termine da uno dei cambiamenti di paradigma: dai fattori tecnologici, come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia, la digitalizzazione industriale, il riutilizzo creativo del lusso, alla necessità di mantenere il passo con una consapevolezza senza precedenti dei consumatori, che oggi si aspettano un autentico impegno dei marchi nei confronti dei valori etico-ambientali, dal cambiamento delle politiche globali, che hanno lasciato il posto a dazi più alti e micro-fabbriche automatizzate, alla rivisitazione generale degli scambi;

    da tempo le filiere del tessile, della pelletteria, degli accessori, della calzatura, e della moda tentano di trovare un punto di equilibrio nella coesistenza tra l'emergenza etica, ambientale e sociale e lo sviluppo economico;

    durante la prima fase dell'emergenza pandemica un gruppo di grandissimi stilisti ha lanciato una petizione online indirizzata alle case di moda e alle istituzioni per chiedere che il calendario annuale della moda venga ripensato sia in ragione delle considerazioni brevemente esposte, che in funzione delle rinnovate esigenze dei consumatori, orientandosi verso una logica sicuramente più attuale e verso un rallentamento auspicato, che porti a presentare due collezioni l'anno, contro le 6 collezioni prodotte negli ultimi 20 anni;

    la moda cambia, e con essa le logiche del settore: anche un colosso come Zara ha annunciato che per il 2025 la sua produzione si convertirà al 100 per cento in sostenibile, mentre H&M sta già producendo dei tessuti ottenuti dal riutilizzo creativo della «filiera verde»;

    l'attenzione ai temi della transizione ecologica non è solo una caratteristica produttiva, ma un'esigenza; come componente chiave della catena del valore globale, le piccole e medie imprese e le imprese artigiane italiane devono conformarsi alle pratiche sostenibili e alla gestione responsabile, destreggiandosi tra le varie certificazioni etiche, ambientali, e nella sottoscrizione dei diversi protocolli quali, ad esempio, l'elenco delle sostanze soggette a restrizioni (Rsl – Restricted Substances List), l'elenco delle sostanze manifatturiere soggette a restrizioni (Mrsl – Manufacturing Restricted Substances List) e la campagna Detox Greenpeace per la gestione responsabile delle sostanze chimiche nei prodotti e nei processi, come anche i capitolati attraverso cui i marchi committenti effettuano le richieste di approvvigionamento;

    la necessità, sempre più impellente, di conformare tutti i settori alla realtà ecosostenibile, richiede uno sforzo corale affinché questo settore trainante per l'Italia diventi un asset strategico nella nuova programmazione comunitaria 2021-2027 e nel pacchetto della ripresa della Next Generation UE, dotandolo degli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro e, in particolare, per una transizione verso un modello tessile responsabile e sostenibile, per costituire modelli di gestione strategica ed operativa diretti alla compatibilità ecologica e sociale;

    la legislazione italiana, pur sapendo cogliere in termini generali gli obiettivi della sostenibilità e dell'economia circolare, non è stata in grado finora di creare un quadro normativo complessivo idoneo a favorire e sostenere concretamente questa transizione; in particolare, la normativa ambientale italiana continua a mantenere un approccio burocratico con norme a volte incoerenti che frenano anziché favorire la transizione;

    l'Italia, dato il valore economico, sociale e ambientale generato dalla sua filiera nella catena tessile globale, gioca un ruolo importante nell'identificazione, mitigazione e gestione sistemica delle esternalità negative; quella italiana è l'unica filiera al mondo tutt'oggi intatta, composta da imprese artigiane che lavorano dalla materia prima, passando per le fasi del processo produttivo, fino alla distribuzione, coinvolgendo quasi tutte le regioni italiane nell'indotto e, inoltre, la filiera della moda italiana gode di un vantaggio di competitività unico nel contesto globale legato principalmente ad una tradizione produttiva correlata al contributo fornito dalle specializzazioni produttive sorte nei cosiddetti distretti industriali;

    l'obiettivo è una transizione giusta, in cui l'approccio a uno sviluppo sostenibile non si limiti ai soli contesti maggiormente dipendenti da fonti e tecnologie altamente impattanti e climalteranti, ma sia in grado di attivare una leva di crescita che colga le caratteristiche e le esigenze settoriali che, a prescindere dalla dimensione aziendale, accompagni anche le imprese più piccole nella transizione;

    è necessaria la predisposizione di interventi in grado di rendere l'ecosistema tessile idoneo alla transizione ecologica, sostenendo l'accelerazione verde a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale, ed enunciando i criteri base da porre a fondamento delle politiche interne;

    l'Italia, e l'Europa tutta, si trovano oggi nel pieno di una crisi sanitaria ed economica senza precedenti, che ha messo in luce la fragilità delle nostre catene di approvvigionamento; stimolare nuovi modelli aziendali innovativi creerà a sua volta la nuova crescita economica e le nuove opportunità di lavoro che l'Europa ha bisogno di recuperare,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per attuare una più efficace politica di tutela ambientale specificatamente dedicata al settore tessile e orientata, in particolare, ai temi della transizione verso un'economia circolare, con particolare riguardo a:

   a) incentivi, anche di natura fiscale, a favore delle aziende che trasformeranno i propri processi produttivi in un'ottica di sviluppo sostenibile;

   b) incentivi, anche di natura fiscale, a favore delle aziende manifatturiere che introdurranno tecnologie, tecniche, servizi, processi e/o prodotti innovativi nella filiera, parametrati sulla base degli effettivi miglioramenti ambientali ed energetici conseguiti;

   c) politiche per la promozione della trasparenza e della tracciabilità delle filiere, attraverso il coordinamento di strumenti quali i sistemi di tracciabilità basati sulla identificazione a radiofrequenza e l'etichettatura, oltre che lo sfruttamento e l'utilizzo delle tecnologie e degli strumenti della Blockchain/Dlt, Internet delle cose (IoT), ed intelligenza artificiale (AI);

   d) politiche e strumenti per favorire un sistema tessile tra imprese e territori operante secondo i principi della simbiosi industriale: una rete di imprese, stakeholder ed enti che trovano le opportunità tecniche, tecnologiche, commerciali e gestionali per scambiare risorse, materiali, logistica e competenze attraverso l'intermediazione di nodi centrali;

2) ad attivare, in ambito europeo, tutte le iniziative di competenza per prevedere nella prossima programmazione comunitaria lo stanziamento di fondi per la prima «settimana della moda» italiana dedicata alla sostenibilità e all'innovazione, sul modello della Sustainable Fashion Innovation Society;

3) ad attivare, in ambito europeo, tutte le iniziative per ottenere fondi dell'Unione europea destinati alla digitalizzazione di una piattaforma con la funzione di marketplace della sostenibilità a livello internazionale;

4) ad adottare le iniziative di competenza per inserire, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza e nei decreti attuativi di prossima adozione per il rilancio dell'Italia, il sistema moda come elemento di sviluppo dell'innovazione, della competitività, della transizione ecologica, della rivoluzione verde e dell'inclusione sociale;

5) a promuovere campagne di comunicazione per sensibilizzare i consumatori ad acquisti sostenibili, in favore di una maggiore trasparenza circa la riparabilità, la provenienza da materiale riciclato e la riciclabilità dei prodotti al fine di veicolare gli utenti verso scelte consapevoli;

6) ad adottare le iniziative di competenza per integrare i programmi formativi, con particolare riferimento ai percorsi di formazione professionalizzanti, al fine di includere il tema della sostenibilità e dell'innovazione responsabile per formare una nuova generazione di professionisti attenti e responsabili.
(1-00485) «Rampelli, Albano, Bellucci, Bucalo, Butti, Deidda, De Toma, Ferro, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Rizzetto, Varchi, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   Le Commissioni VI e X,

   premesso che:

    nell'Italia delle cento città e degli infiniti borghi il piccolo negozio vicino casa costituisce un punto fermo importante della vita sociale, uno spazio di aggregazione e di incontro, che offre ai suoi frequentatori non solo merci ma anche un servizio di carattere sociale e un luogo dove si consolida ed esprime l'identità culturale. In quanto tale esso è radicato nel territorio e lo rappresenta. Non a caso l'espressione «esercizio di vicinato» è stata elevata a dignità di norma;

    i mutamenti economici, culturali e sociali, lo spopolamento delle aree interne, il commercio online e da ultimo la pandemia da COVID-19 e la gravissima crisi dei consumi che ne è derivata, stanno fortemente compromettendo il tessuto economico-sociale degli esercizi di vicinato e di conseguenza l'elemento di coesione che essi rappresentano. Mai come in questo periodo un modo di vivere tipico della società e della cultura italiana, e un retaggio secolare, che può farsi risalire alle botteghe medioevali dell'Italia dei comuni, sono messi in discussione;

    nel febbraio 2021 Confcommercio, nello studio: Demografia d'impresa nelle città italiane, ha diffuso i dati sugli effetti combinati del COVID e del crollo dei consumi (-10,8 per cento pari a -120 miliardi sul 2019): la crisi porterà alla chiusura di oltre 390 mila imprese del commercio tra il 2020 e il 2021 delle quali 240 mila a causa della pandemia. Il tasso di mortalità delle imprese del settore, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato e non sufficientemente controbilanciato dalla nascita di nuove imprese. Il comunicato Istat del 12 gennaio 2021 conferma il crollo nel 2020 delle vendite al dettaglio, con una riduzione media del 12,5 per cento per le piccole superfici, ma con punte del -45,8 per cento nel calzaturiero e del -37,7 per cento nell'abbigliamento;

    i numeri, impressionanti, si innestano su un generale trend di contrazione commercio al dettaglio in sede fissa che dal 2012 al 2019 ha visto ridursi tali attività da oltre 550 mila a poco più di 470 mila (-77.000 cioè il 14 per cento), sia nei comuni medio grandi che i quelli più piccoli;

    nelle zone montane, nei comuni alpini e appenninici, il fenomeno della desertificazione commerciale è ormai gravissimo: l'Uncem – Unione nazionale dei comuni ed enti montani – segnala oltre 200 comuni montani senza un esercizio commerciale e circa un migliaio con meno di tre negozi. Ma il fenomeno colpisce anche i piccoli comuni in pianura: si consideri che nel 2015 l'Ascom di Torino segnalava in Piemonte 70 paesi senza neppure un bar, più altri 340 in cui tutti gli esercizi commerciali avevano ormai chiuso;

    nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) si evidenzia come una efficace politica per la coesione territoriale, volta alla riduzione dei divari tra i territori, rappresenti una priorità strategica per il Governo, indispensabile per riavviare uno sviluppo sostenuto e durevole in Italia. Per quanto riguarda il settore «commercio» nella missione n. 1, Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, si prevede la riattivazione delle reti economico-produttive locali, introducendo misure volte a contrastare la desertificazione commerciale dei centri storici in particolare nelle località minori, attraverso misure per la riqualificazione, l'innovazione e il contrasto dell'abusivismo, nonché attraverso l'adozione di un piano di defiscalizzazione per le aree interne;

    quanto alla Strategia per lo sviluppo delle aree interne, che è rilanciata dal Pnrr, il decreto-legge n. 104, all'articolo 28, ha assegnato alla Strategia ulteriori 110 milioni, che vanno ad aggiungersi ai 200 milioni – 60 milioni per il 2021 e 70 sia per il 2022 che per il 2023 – attribuiti dalla legge di bilancio 2020 (articolo 1 comma 314). Il Fondo per il sostegno delle attività economiche, artigianali e commerciali dei comuni delle aree interne (ridenominato «Fondo di sostegno ai comuni marginali» dalla legge di bilancio 2021) istituito dalla legge di bilancio 2020 con una dotazione di 30 milioni per ciascuna annualità 2020-2022, è stato rifinanziato, nella misura di 60 milioni per il 2020 e di 30 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022 dal decreto-legge n. 34 del 2020 (articolo 243), a cui si aggiungono ulteriori 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023 per interventi nei comuni particolarmente svantaggiati, ivi compresi quelli per il contrasto alla desertificazione commerciale. Nelle mozioni sulle zone montane, approvate dalla Camera il 28 gennaio 2020, sono contenuti numerosi indirizzi per l'uso di queste risorse;

    la legge sui piccoli comuni (n. 158 del 2017), che interessa 5.500 comuni e 10 milioni di cittadini, si prefigurava di rilanciare lo sviluppo economico dei piccoli comuni oltre ad essere stata totalmente depotenziata per esigenze di finanza pubblica, risulta, a oltre tre anni dall'entrata in vigore, pressoché inattuata. Essa conteneva degli automatismi basati sulla concessione di contributi e agevolazioni fiscali volti a favorire l'insediamento delle attività economiche, in particolare artigianali e commerciali. Conteneva anche misure sulla falsariga del piano «1000 bistrot» della Francia, varato per incentivare la presenza di bar e caffè e spazi commerciali polifunzionali nei piccoli borghi;

    ma è nelle grandi città, soprattutto nelle città d'arte, che la crisi pandemica ha colpito fortemente soprattutto il settore del commercio e dei servizi e, in particolare, i comparti del commercio non alimentare e la filiera turistica in senso ampio. Dal «Conto delle attività satelliti del turismo» elaborato dallo stesso Istat, si apprende che l'apporto all'economia nazionale del settore turistico non si limita ai soli servizi ricettivi, tour operator o trasporto aereo, ma riguarda anche altri settori in particolare lo shopping e la ristorazione. A tal fine elaborato specifici coefficienti turistici, definiti come la quota di produzione di ogni attività destinata a soddisfare la domanda turistica;

    nei centri turistici la pandemia ha reso catastrofici gli effetti della trasformazione in strutture di ospitalità turistica delle abitazioni un tempo abitate da residenti. A Roma circa 20 mila sistemazioni extra alberghiere sono nel centro storico, a Firenze un appartamento su quattro del centro storico è pubblicizzato come un affitto a breve termine, Venezia registra la più alta concentrazione di annunci su Airbnb, 580,6 ogni 10 mila unità abitative. L'Italia è il quinto mercato al mondo per Airbnb con oltre 220 mila proprietari di casa che utilizzano il suo portale. In questi luoghi fino al 2019 sovraffollati dal turismo mordi e fuggi, già stavano scomparendo i negozi, i locali tipici e gli artigiani (negli ultimi 30 anni le botteghe artigiane nel centro di Roma sono passate da 5.000 a 1.000) con evidente perdita del carattere originario: non a caso si parla di «Disneyficazione»;

    con il fermo del turismo dal marzo 2020 i centri storici si sono scoperti deserti. A Roma la situazione è stata ulteriormente aggravata con l'applicazione il lavoro agile che ha interessato Ministeri e organi costituzionali. Il lavoro agile ha riguardato l'86 per cento degli enti della pubblica amministrazione. A maggio 2020 lavoravano da casa l'87 per cento dei dipendenti, a settembre vi lavoravano in media il 70 per cento. Questo concorso di fattori ha prodotto la catastrofe del commercio: perdite di fatturo superiori al 90 per cento, chiusure a raffica, impatto brutale sul lavoro; dai dati Istat di novembre 2020 risulta che il commercio registrava a quella data già 191 mila occupati in meno (-5,8 per cento, per la gran parte donne, ove si consideri che le imprese femminili, nel commercio e nel turismo e nei servizi, sono oltre il 66 per cento del totale e rappresentano il 46 per cento delle donne occupate;

    con il comma 2-bis dell'articolo 182 del decreto-legge n. 34 del 2020 è stata prevista attribuzione di uno specifico codice Ateco alle attività commerciali nelle aree ad alta valenza turistica, che consentirebbe alle stesse di accedere ai sostegni destinate alla generalità delle imprese classificate come turistiche. L'Istat ha da tempo definito una classificazione dei comuni secondo la «categoria turistica prevalente» e la «densità turistica». Tuttavia, il Ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora avviato le procedure che consentiranno alle imprese commerciali e di servizi di tali aree di richiedere alle camere di commercio quest'attribuzione;

    l'Osservatorio Aub, cui partecipa la Bocconi, ha rilevato che il 33 per cento delle aziende familiari italiane ha una struttura finanziaria inadeguata ad affrontare la pandemia ed è quindi a rischio di liquidazione. Se prima del 2020 nelle principali città italiane si stava verificando un cambiamento del tessuto commerciale soprattutto all'interno dei centri storici con continue chiusure di negozi e botteghe condotte da imprese familiari dedite al commercio da generazioni, sostituite da negozi di catene di franchising, durante la pandemia, in particolare nelle città d'arte si sta verificando quello che l'assessore al commercio del comune di Venezia ha definito un «assalto alla diligenza», fatto di acquisizioni di attività quali negozi e piccoli alberghi da parte di investitori stranieri;

    la crescita dell'imprenditoria straniera nel settore del commercio è assolutamente in controtendenza: secondo il già citato studio «Demografia d'impresa nelle città italiane» dal 2012 al 2020 le imprese condotte da stranieri nel settore del commercio sono cresciute del 27,5 per cento, mentre quelle condotte da italiani sono diminuite del 6,9 per cento. Nello stesso periodo gli occupati stranieri sono cresciuti dal 21,9 per cento, mentre quelli italiani calati del 3,2 per cento. Uno studio della Fondazione Moressa del febbraio 2021 esplicita che tra il 2019 e il 2020 il numero degli imprenditori stranieri è cresciuto del 2,3 per cento nonostante l'epidemia. Da tempo sia Confesercenti che Confcommercio parlano di «concorrenza sleale» e segnalano l'anomalia di questo fenomeno, nel quale si registra un turnover pari al doppio delle corrispondenti imprese italiane e il frequente ricorso alla pratica «apri e chiudi». Circa un quarto di tali imprese non arriva all'anno di vita;

    quanto al commercio elettronico, secondo l'ultima indagine (aprile 2021) dell'Osservatorio eCommerce B2C del Politecnico di Milano, il comparto ha registrato, nel 2020, una crescita esplosiva. Complice il crollo dei consumi offline causa delle restrizioni al commercio fisico, la penetrazione dell'online sul totale Acquisti retail, dovuto alla pandemia, registra un significativo balzo in avanti e passa dal 7 per cento del totale del commercio al dettaglio registrato nel 2019 al 9 per cento 2020, con punte dal 2 per cento, 12,9 per cento negli acquisti nell'abbigliamento e calzaturiero e dal 2 per cento a 12,8 per cento negli acquisti di prodotti per la cura della persona. Poste Italiane ha comunicato di aver consegnato, nel mese di dicembre 2020, 20 milioni di pacchi legati all'e-commerce, quasi 10 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2019 (+56 per cento). E nel primo trimestre 2021, a fronte di una crescita record nel 2020 dell'e-commerce mondiale (+31,3 per cento), Amazon ha più che triplicato i profitti (8,1 miliardi di dollari), mentre l'aumento del fatturato è stato del 44 per cento (a 108,52 miliardi);

    secondo il report di Mediobanca, «I giganti del websoft», dell'ottobre 2020, le controllate italiane delle multinazionali del web ubicate nel nostro Paese, si sono viste applicare un tax rate del 32,1 per cento. Più in generale, spiega il report, «circa la metà dell'utile ante imposte delle WebSoft è tassato in Paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale cumulato di oltre 46 miliardi nel 2015-2019». Il tax rate effettivo delle multinazionali WebSoft nel 2019 è pari al 16,4 per cento;

    qui non si tratta evidentemente di demonizzare l'e-commerce, rispetto al quale, in termini di tassazione, si stanno muovendo sia l'Unione europea (il 1° luglio 2021 entrano in vigore le nuove regole Iva sull'e-commerce e successivamente quelle relative alla tassazione dei redditi generatisi con il commercio elettronico), sia l'Ocse (presso la quale la nuova amministrazione Usa ha proposto una tassazione globale al 21 per cento sui profitti delle multinazionali). Si tratta invece di favorire un processo di «ibridazione» tra esercizio commerciale fisico che offre servizi e quello via web, mediante l'adozione di specifiche misure;

    si tratta di semplificare la burocrazia che grava sul settore del commercio e più in generale sulle piccole e medie imprese. Davanti alla Commissione parlamentare per la semplificazione, nel febbraio 2021 l'Osservatorio nazionale della Cna, ha ripetuto quel che ripete da anni: sono troppi gli adempimenti burocratici necessari per avviare un'impresa in Italia; bisogna affrontare procedure lunghe, complesse e costose, fino a 86 adempimenti burocratici e quasi 20 mila euro di spese per un autoriparatore, 78 adempimenti per un falegname, 73 per una gelateria, 71 per un bar, ad onta delle innumerevoli leggi sulla «impresa in un sol giorno» o sugli «sportelli unici» che il Parlamento ha approvato. Secondo la Cgia di Mestre ammonta a 57,2 miliardi di euro il costo che ogni anno grava sulle imprese italiane a causa del cattivo funzionamento della nostra burocrazia;

    si tratta di ridurre il carico fiscale, sia diretto che indiretto, che incide sulla competitività. Sfondo i dati della World Bank, «Doing Business 2020», dell'ottobre 2019 le piccole e medie imprese hanno un carico fiscale complessivo che si attesta al 59,1 per cento dei profitti. I giganti del web «pagano meno tasse di un negozio di via del Corso (...) dietro la riallocazione del carico fiscale c'è innanzitutto una concezione di equità» ha detto il commissario europeo all'economia Paolo Gentiloni, nel corso di una audizione dinanzi alle Commissioni Finanze di Camera e Senato nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla riforma dell'Irpef;

    si tratta di ridurre gli oneri dei servizi essenziali: secondo i dati dell'osservatorio per l'energia 2020 della Cna diffusi nel luglio 2020, per la classe di consumo elettrico fino a 20 Mwh, nella quale ricadono le imprese micro, piccole e artigiane, l'energia elettrica costa il 54,3 per cento più che nel resto dell'Europa, per quel che riguarda il costo della materia prima. Le componenti «servizi di rete» e «oneri e imposte» incidono più della metà sul totale della bollette e portano tale divario al 64,2 per cento rispetto alla media dell'Unione europea. La Rete pullula di rimostranze di commercianti e ristoratori che si sono visti recapitare bollette di luce e gas di centinaia e migliaia di euro nonostante i consumi zero del periodo del lockdown;

    si tratta di introdurre talune regole sia in termini di tutela sia volte a creare un clima favorevole all'insediamento di nuove attività commerciali. Con l'articolo 31 del cosiddetto «decreto salva Italia» del Governo Monti si è introdotta la liberalizzazione assoluta in termini di insediamento commerciale, con la soppressione dei divieti di insediamento per talune tipologie di esercizi commerciali e del rispetto di distanze minime obbligatorie. Questo ha favorito la dispersione dei caratteri tradizionali di molti centri storici e l'abbassamento della qualità dei servizi commerciali e artigianali offerti. È quindi opportuno introdurre un assetto regolatorio, gestito dai comuni, non dettato esclusivamente sulla competizione di mercato, ma che tenga conto delle specificità e perfino del carattere storico-culturale di talune attività commerciali e artigiane, nonché della necessità di salvaguardare il presidio urbano e di servizio rappresentato dagli esercizi commerciali;

    il blocco degli sfratti causa pandemia ha sin qui impedito l'espulsione dal tessuto produttivo delle innumerevoli attività commerciali, artigianali e del settore della ristorazione, in particolare nelle aree turistiche e nei centri storici, che hanno visto crollare i propri fatturati. Diversamente da quanto fatto per gli impianti sportivi (per i quali l'articolo 216 del decreto rilancio n. 34 del 2020 ha previsto la «rideterminazione delle condizioni di equilibrio economico-finanziarie originariamente pattuite») o per il settore alberghiero, (che gode di un credito d'imposta per i canoni di locazione da marzo 2020 ad aprile 2021), per il settore del commercio è mancata una politica organica che tenesse conto del principale dei costi fissi dei negozi di vicinato e cioè il canone di locazione commerciale, il cui livello è rimasto commisurato al volume d'affari del 2019. Questo elemento, terminata l'emergenza pandemica, rischia di desertificare interi quadranti delle nostre città e di generare un abnorme contenzioso giudiziario;

    appaiono quindi urgenti gli interventi finalizzati a creare un ambiente favorevole al rilancio delle attività commerciali e dei servizi, strumenti che consentano il rafforzamento della produttività e della competitività, l'accesso al credito e un'adeguata patrimonializzazione. Il comparto del commercio necessita di misure volte favorire:

     a) una significativa semplificazione amministrativa e fiscale;

     b) un processo di innovazione che tenga conto anche delle nuove esigenze di consumo, garantendo una parità di condizioni sia di mercato che fiscali;

     c) la predisposizione di specifici strumenti di sostegno e incentivazione;

     d) la predisposizione di strumenti di tutela;

    il modello italiano di pluralismo distributivo, fatto di un tessuto fittissimo di piccole, medie e grandi imprese rappresenta un valore economico e un valore sociale, ma anche politico, ove si consideri che un tessuto sociale fatto di tanti, piccoli e proprietari costituisce elemento fondante e stabilizzatore di una democrazia,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a favorire la positiva conclusione del confronto in sede Ocse in merito alla definizione e attuazione di un modello di web tax globale, valorizzando le proposte europee volte a definire un'aliquota che consenta la parità competitiva tra commercio online e commercio fisico, nonché a favorire le iniziative europee volte a risolvere il divario dell'Iva, cioè la differenza tra il gettito Iva previsto e quello effettivamente riscosso da ogni Stato membro, al fine di garantire che l'Iva sia versata nel Paese in cui vengono consumati i beni acquistati online, di introdurre condizioni di parità tra le imprese comunitarie e non comunitarie e di creare un regime Iva uniforme, ma soprattutto semplificato, per le forniture intracomunitarie di merci e servizi;

   a favorire, mediante l'adozione di specifiche iniziative, l'integrazione tra commercio fisico e commercio digitale, sia in termine di competenze digitali delle piccole e medie imprese che di acquisizione di strumenti tecnologici e di capacità di queste imprese a essere presenti in condizione di parità sulle piattaforme in rete, con particolare riferimento al potenziamento dei voucher per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto-legge n. 145 del 2013, nonché delle misure previste dal «Piano Impresa 4.0»;

   ad adottare specifiche politiche in favore delle piccole e medie imprese commerciali e di reazione ai processi di desertificazione commerciale mediante:

    a) riduzioni delle aliquote fiscali gravanti sulle piccole e medie imprese

    b) riduzione d'imposte, tributi e tariffe di competenza locale ad esempio Imu, canone unico, Tari e con compensazione dei bilanci della amministrazioni locali;

    c) stabilizzazione delle misure volte a ridurre il costo di servizi primari quali energia elettrica e gas, a carico delle piccole e medie imprese mediante riduzione delle imposte e degli oneri per i servizi di rete;

    d) stabilizzazione e ampliamento del credito d'imposta relativo ai costi a carico su dette imprese per l'utilizzo della moneta elettronica, perseguendo ulteriori iniziative in accordo con il sistema bancario, per l'azzeramento delle commissioni sui pagamenti di importo ridotto;

   ad adottare iniziative per calmierare il mercato delle locazioni commerciali sia attraverso l'adozione di misure analoghe a quelle previste dall'articolo 216 del decreto-legge n. 34 del 2020, riferite alla «rideterminazione delle condizioni di equilibrio economico-finanziarie originariamente pattuite», sia attraverso l'adozione di misure volte a favorire a processi di riduzione dei canoni a fronte del riconoscimento di regimi fiscali agevolati;

   ad adottare iniziative per prevedere, nell'ambito delle misure relative alla Strategia nazionale per le aree interne, così come implementata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) l'adozione di automatismi di riduzione del carico fiscale e l'adozione di incentivi per l'insediamento di attività commerciali e artigianali nelle aree interne, coordinando tale strategia con gli obiettivi della legge sui piccoli comuni (n. 158 del 2017);

   ad adottare iniziative per la modifica dell'articolo 31 del decreto-legge n. 201 del 2011, nei limiti di quanto consentito dalle norme a tutela della concorrenza dell'Unione europea, prevedendo la possibilità per i comuni di tutelare le caratteristiche produttive e commerciali di talune aree, mediante introduzione di limiti di insediamento o distanze, concordati con le associazioni di settore, con riferimento alla necessità di preservare le caratteristiche commerciali e storico-culturale di tali aree, prevedendo altresì ulteriori misure di tutela e di sostegno per i negozi e le botteghe storiche;

   a dare seguito tempestivamente al dettato del comma 2-bis dell'articolo 182 del decreto-legge n. 34 del 2020, in materia di attribuzione di uno specifico codice Ateco «valenza turistica» alle attività commerciali e ai servizi insistenti nelle aree ad alta densità turistica individuate dall'Istat;

   ad adottare iniziative per introdurre disposizioni che regolamentino la fiscalità delle locazioni brevi, con particolare riferimento ai comuni con forte vocazione turistica, nonché a quelli con alta tensione abitativa, recependo le esperienze già in corso presso altre città europee, al fine di evitare il rischio di desertificazione commerciale dei centri storici;

   ad adottare iniziative per introdurre specifiche disposizioni per il contrasto all'abusivismo commerciale e al fenomeno delle imprese «apri e chiudi», con particolare riferimento alle attività commerciali che presentano una velocità di turnover tale da essere compatibile con una possibile evasione fiscale e contributiva, al fine di assicurare la parità concorrenziale con le attività commerciali correttamente strutturate.
(7-00661) «Squeri, Barelli, Porchietto, Baldini, Spena».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   dal Dipartimento delle politiche europee è pervenuto un nuovo aggiornamento sullo stato delle procedure di infrazione nel nostro Paese a seguito delle decisioni adottate dalla Commissione europea il 18 marzo 2021: le procedure di infrazione a carico del nostro Paese salgono a 82, di cui 63 per violazione del diritto dell'Unione e 19 per mancato recepimento di direttive. Delle 82 infrazioni aperte, 16 riguardano l'ambiente;

   la matrice «acque» è interessata in ben 4 casi. La direttiva 91/271/CEE relativa al trattamento delle acque reflue urbane è, infatti, oggetto di 4 procedure di infrazione, attualmente in essere a carico dell'Italia, la prima aperta nel 2004 e l'ultima nel 2017;

   nel 2004, la Commissione europea dà avvio alla procedura 2004/2034, che si concretizza nel 2012 con la prima sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa C-565/10) per il mancato rispetto da parte dell'Italia degli articoli 3 (reti fognarie per le acque reflue urbane) e 4 (trattamento depurativo dei reflui) per agglomerati maggiori di 15.000 AE (abitanti equivalenti) che scaricano in aree non sensibili e dell'articolo 10 (adeguatezza degli impianti). Nel 2018, la Corte di giustizia europea ritiene che l'Italia non abbia posto in essere tutte le azioni volte a dare esecuzione alla prima sentenza e per tale motivo (causa C-251/17), condanna l'Italia al pagamento di una somma forfettaria pari a 25 milioni di euro, oltre a una penalità giornaliera di 165.000 euro al giorno pari a 30.112.500 per ciascun semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla prima sentenza. La Commissione ha constatato il mancato rispetto delle disposizioni in una serie di agglomerati situati nelle regioni Abruzzo, Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia e Sicilia;

   sullo stesso tema, si aggiunge, nel 2009, un'altra infrazione (2009/2034) che si concretizza nel 2014 con una sentenza di condanna della Corte di giustizia europea (causa C-85/13) per il mancato rispetto degli articoli 3 e 4 sempre della direttiva 91/271/CEE per agglomerati maggiori di 10.000 AE che scaricano in aree sensibili e dell'articolo 10. La sentenza è stata pronunciata in seguito al ricorso presentato dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione 2009/2034. In particolare, la Commissione ha constatato il mancato rispetto delle disposizioni in una serie di agglomerati situati nelle regioni Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle d'Aosta e Veneto. In relazione a tali disposizioni, la Corte di giustizia ha accertato l'incompletezza dei dati presentati dalle autorità italiane sul numero dei comuni, i cui impianti di trattamento delle acque reflue non risultavano conformi a quanto disposto dalla normativa europea e l'esistenza di agglomerati in cui persistevano situazioni di non conformità alla direttiva;

   nel 2014, la Commissione dà avvio ad un'altra infrazione (2014/2059) che la porta a deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea (causa 668/19), ex articolo 260 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue). La Commissione ha constatato il mancato rispetto da parte dell'Italia degli articoli 3, 4, 5 e 10 della citata direttiva in alcuni agglomerati situati nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto. La Commissione ritiene che tale situazione sia estremamente preoccupante, considerando che, per alcuni di tali agglomerati, la violazione era già stata accertata dalle sopra citate sentenze della Corte di giusta europea, relative alle procedure di infrazione n. 2004/2034 e 2009/2034;

   infine, nel 2017, la Commissione apre l'ultima procedura di infrazione (2017/2181) in tema di acque reflue per violazioni della direttiva 91/271/CEE con riferimento agli articoli 3, 4, 5, 10, 15. Nel 2019, la Commissione invia alle autorità italiane un parere motivato per 237 agglomerati, con oltre 2.000 AE che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbane, distribuiti in 13 regioni italiane: Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana;

   nel 2017, è stato nominato un commissario straordinario unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna della Corte europea. Il commissario ha competenza su 151 interventi distribuiti su 91 agglomerati: 123 interventi si riferiscono alla causa 565/10 e 28 interventi sono relativi alla causa 85/13 –:

   se il Governo sia in possesso di informazioni aggiornate relativamente a quali agglomerati italiani – con particolare riferimento agli agglomerati situati nelle regioni del Mezzogiorno che soffrono di un maggiore ritardo nel dare piena attuazione al servizio idrico integrato e ai relativi obblighi normativi – abbiano completato gli interventi necessari di adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione risultati non conformi e oggetto di provvedimento di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea, in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire, nel minor tempo possibile, l'adeguamento degli agglomerati alle norme nazionali e comunitarie e l'uscita dalle suddette procedure di infrazione.
(2-01223) «Galizia, Vignaroli, Berti, Bruno, Businarolo, Grillo, Ianaro, Papiro, Ricciardi, Scerra, Daga, Deiana, Di Lauro, D'Ippolito, Traversi, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Zolezzi, Davide Aiello, Amitrano, Aresta, Barbuto, Bilotti, Cadeddu, Luciano Cantone, Carinelli, Cassese, Cillis, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, De Lorenzis, Del Grosso, Del Monaco, Di Stasio, Dori, D'Uva, Emiliozzi, Fantinati, Faro, Ficara, Flati, Frusone, Gagnarli, Gallo, Grande, Grippa, Gubitosa, Invidia».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 39, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, dispone che i comuni, le province e le città metropolitane che abbiano contratto dei mutui con banche o intermediari finanziari in essere alla data del 30 giugno 2019 possono presentare al Ministero dell'economia e delle finanze (MEF) apposita istanza affinché tali mutui vengano ristrutturati dallo stesso Ministero dell'economia e delle finanze, con accollo da parte dello Stato, al fine di conseguire una riduzione totale del valore finanziario delle passività totali a carico delle finanze pubbliche, ai sensi dell'articolo 1, commi 71 e seguenti, della legge n. 311 del 2004 in materia di conversione e rinegoziazione dei mutui degli enti locali;

   garantire piena e celere operatività a questa facoltà rappresenta una grande opportunità sia per le autonomie locali, sia per l'intero sistema paese. Infatti, da un lato consente una riduzione strutturale della spesa oggi destinata al servizio del debito e, dall'altro, avvia un effetto-leva in grado di aumentare la capacità di investimento da parte dei comuni in una fase in cui l'obiettivo della crescita economica rappresenta una sfida fondamentale per l'Italia;

   dal punto di vista formale, però, non risultano ancora emanati i due principali provvedimenti attuativi della norma: il decreto del Ministro dell'economia e delle finanze che indica modalità e i termini di presentazione dell'istanza di ristrutturazione da parte degli enti locali e individua la società in house preposta alla gestione delle attività previste nell'articolato e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che istituisce una unità di coordinamento, cui spettano i compiti di monitoraggio delle attività di ristrutturazione, coordinamento nei confronti degli enti locali, individuazione di soluzioni amministrative comuni volte a uniformare le interlocuzioni tra gli enti locali e la società in house, così da agevolare l'accesso alle operazioni stesse;

   in particolare, il ruolo dell'unità di coordinamento appare fondamentale per assicurare la più ampia adesione degli enti locali – anche in relazione alla necessità di dimostrare la convenienza economica della ristrutturazione – e definire modalità operative e tempi di intervento omogenei, almeno per ampie fasce di enti o di tipologia di debiti, al fine di ottenere uniformità di vantaggi per l'intera platea;

   dal punto di vista sostanziale, invece, restano ancora da chiarire le questioni relative al pagamento delle penali che devono essere poste alle condizioni e con il profilo temporale negoziati con l'istituto mutuante e alla mancata applicazione delle disposizioni anche ai prestiti obbligazionari; un combinato disposto che rischia di depotenziare fino a rendere, di fatto, solo marginale la portata applicativa della norma –:

   se si preveda di attivare l'operazione di ristrutturazione e accollo entro il 2021, emanando in tempi rapidi i due provvedimenti attuativi di cui in premessa;

   se il pagamento delle penali per estinzione anticipata dei vecchi debiti sarà consentirò sulla base delle nuove condizioni e tempistiche risultanti dalla rinegoziazione con accollo allo Stato, come esplicitamente previsto al comma 6, lettera a), dell'articolo 39 del decreto-legge n. 162 del 2019;

   se si stia ipotizzando di adottare iniziative per estendere la disciplina anche ai prestiti obbligazionari, che per diverse città medio-grandi rappresentano una quota rilevante del debito.
(5-06017)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   UNGARO, MIGLIORE, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle settimane scorse Marta Lomartire, 24enne pugliese partita per intraprendere un lavoro da ragazza alla pari a Londra, regolarmente ospite di suo cugino, medico, residente nel Regno Unito da quasi 15 anni, è stata inspiegabilmente trattenuta per 12 ore in un centro di detenzione;

   al suo arrivo all'aeroporto di Heathrow, Lomartire, in possesso di tutti i documenti necessari, ma sprovvista del visto lavorativo di cui ancora non si conoscono con chiarezza le regole per il rilascio, veniva bloccata dalla polizia di frontiera;

   dopo il sequestro del bagaglio, degli effetti personali e del cellulare, Marta Lomartire veniva condotta presso l'Immigration removal centre di Colnbrook, dove è rimasta per 12 ore prima di essere espulsa con un volo per Milano;

   Colnbrook è un centro di detenzione, con sbarre alle finestre, impossibilità di mettersi in contatto con l'esterno e dove qualsiasi movimento viene monitorato dagli agenti di polizia. Un vero e proprio stato di detenzione, dunque;

   Marta Lomartire ha riferito di non aver potuto avvisare i familiari per ore, incluso il cugino da anni residente a Londra;

   si apprende che nelle ultime settimane il Governo del Regno Unito ha detenuto, in centri di raccolta e reclusione per migranti, decine di cittadini europei, fermati all'arrivo nel Regno Unito poiché presumibilmente sprovvisti del visto di lavoro divenuto necessario dopo la Brexit;

   le misure di detenzione, estese anche fino a 7 giorni, che comportano perquisizioni nonché sequestro di tutti gli effetti personali, appaiono assolutamente sproporzionate rispetto alle violazioni contestate e, al momento, non sono arrivate a Marta Lomartire spiegazioni, né tanto meno scuse da parte delle autorità del Regno Unito per il trattamento subito;

   le misure applicate non sembrano conformi all'Accordo di recesso e in linea con le relazioni di buon vicinato invocate nell'Accordo sugli scambi commerciali e sulla cooperazione;

   solo a seguito di forti pressioni mediatiche, il Governo britannico ha proceduto, nelle ultime ore, ad aggiornare le proprie linee guida, assicurando maggiore flessibilità nel trattare i rimpatri –:

   se corrispondano al vero le informazioni riportate in premessa, quali iniziative intenda adottare nei confronti del Governo del Regno Unito affinché vengano rispettati i diritti dei cittadini italiani ed appartenenti ai Paesi dell'Unione europea e se, in tale contesto, non sia il caso di prevedere campagne informative adeguate, al fine di informare i cittadini italiani ed europei sulle nuove regole in tema di visti di accesso.
(3-02285)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta immediata:


   CALABRIA. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   ad avviso dell'interrogante il testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato dal Governo riserva a Roma un'attenzione inadeguata rispetto al ruolo strategico che essa riveste per il Paese;

   le risorse messe a disposizione sono distribuite in una serie di interventi settoriali privi di una visione organica, senza stanziare fondi per la realizzazione di progetti destinati alle emergenze infrastrutturali del suo territorio, l'adeguamento dei servizi, dei trasporti, della viabilità e la gestione dei rifiuti;

   l'insufficiente attenzione alle peculiari esigenze di Roma emerge anche rispetto ai progetti approvati nell'ambito del fondo complementare, rispetto al quale la capitale non riceve, ad oggi, alcuna menzione o risorsa;

   è evidente come l'assenza di Roma dall'orizzonte del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei progetti cui sono destinate le risorse del fondo, se non corretta, escluderebbe la città dalla più grande opportunità di rilancio mai conosciuta dal nostro Paese dal secondo dopoguerra –:

   quali iniziative intenda adottare affinché, in sede di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dei progetti relativi al fondo complementare, siano destinate a Roma capitale risorse adeguate alla sua popolazione ed estensione territoriale, nonché al rafforzamento delle infrastrutture e dei servizi, anche tramite l'istituzione di un tavolo tecnico presso la Conferenza Stato-regioni, per garantire il coinvolgimento della città nella fase di attuazione del piano.
(3-02279)

CULTURA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   MOLLICONE e FRASSINETTI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 30 novembre 2020 Il Tempo ha pubblicato in esclusiva i rilievi dei documenti, prodotti dal collegio dei revisori dei conti del Teatro di Roma;

   si legge nell'articolo che, al Teatro di Roma, «ogni anno si sperperano centinaia di migliaia di euro tra appalti a consulenze – addirittura 260 mila alla voce grafica eventi manutenzione. Per fare cosa nessuno lo sa»;

   «Con il nuovo collegio dei revisori la musica non cambia. Fino alla clamorosa relazione del 23 novembre scorso: il presidente dell'ente ha continuato ad agire come direttore “procedendo a stipulare molteplici contratti di consulenza estera e ad affidare alcuni contratti di servizio”» e comunque ogni scelta dei contraenti del Teatro di Roma «è stata effettuata in assenza parziale o totale delle procedure previste dal codice degli appalti». Il 29 aprile 2021 Il Tempo riportava le seguenti dichiarazioni: «Già il Collegio dei Revisori ha indicato che il sistema delle consulenze di Bevilacqua e Corsetti è avvenuto in assenza del relativo bilancio previsionale per l'autorizzazione della spesa, e che l'ente potrebbe rispondere di danno erariale nel caso in cui non fosse dimostrato, facendo riferimento all'atto autorizzatorio della consulenza stessa, che sono stati affidati incarichi esterni a professionisti, solo nel caso in cui sussista una impossibilità oggettiva di svolgere l'attività all'interno dell'ente con proprio personale. Inoltre, la relazione sottolinea che le consulenze sono state affidate fuori da una gara comparativa e che il Cda non ne venne informato. I revisori, oltretutto, sottolineano l'assenza della figura del responsabile amministrativo e del responsabile del personale»;

   Il Corriere della Sera ha riportato la notizia della rinuncia al ruolo di direttore di Pinelli e, ad oggi, i direttori scelti non avevano i requisiti e il ruolo non è stato assegnato;

   la manifestazione di interesse a seguito di questi fatti ha visto come secondo arrivato il regista De Fusco, avente tutti i requisiti, ma, invece di proseguire con questa procedura, il Teatro di Roma continua con la ricerca di figure esterne, spesso senza requisiti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato al fine di ripristinare la legalità e la trasparenza dell'ente, da sempre istituto culturale di altissimo valore, e se per questo non ritenga necessario verificare l'effettivo rispetto dei criteri di accesso ai finanziamenti del Fondo unico per lo spettacolo e la sussistenza dei presupposti per il commissariamento dell'ente Teatro di Roma.
(5-06018)


   TOCCAFONDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Artemio Franchi è il principale impianto sportivo della città di Firenze. È stato progettato nel 1929 dall'ingegner Pier Luigi Nervi ed è considerato l'esempio del Razionalismo italiano, grazie ai suoi elementi architettonici avveniristici come, ad esempio, le scale elicoidali, la torre di Maratona e la pensilina della tribuna priva di sostegni intermedi;

   nel corso degli anni, lo stadio Franchi ha subito delle modifiche, senza però intaccare le strutture sopra citate;

   nel mese di gennaio 2021 il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ha individuato come «elementi testimoniali» dello stadio Franchi e quindi da tutelare: la pensilina, le scale elicoidali, la torre di Maratona e l'anello strutturale. Questi elementi dovranno quindi essere obbligatoriamente preservati;

   nello stesso documento del Ministero, si sottolineava come possono essere pianificati per lo stadio Franchi «interventi di riqualificazione degli elementi strutturali, architettonici o visuali sopra indicati, sia in relazione alle questioni di conservazione — statica o materica — sia a quelle di adeguamento funzionale». Inoltre, potrebbero essere previsti «interventi di rinforzo degli elementi strutturali, con tecniche specifiche per le strutture di cemento armato, sia ai fini del superamento delle criticità statiche rilevate che del miglioramento del comportamento della struttura sotto l'azione del sisma» e, ancora, «interventi di adeguamento e/o sostituzione delle componenti impiantistiche ed igienico-sanitarie»;

   con l'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Piano nazionale di ripresa e resilienza, lo stadio Artemio Franchi è rientrato tra i 14 progetti strategici inseriti dal Governo nel Piano per i Grandi attrattori culturali e vengono previsti 95.milioni di euro per la riqualificazione dell'impianto –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare l'ammontare del sovvenzionamento per lo storico stadio Artemio Franchi e se intenda indicare le tempistiche con le quali saranno erogati questi fondi.
(5-06019)


   DI GIORGI, PICCOLI NARDELLI, NITTI, LATTANZIO, PRESTIPINO, ROSSI e ORFINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, in seguito all'approvazione della legge n. 107 del 2015, il linguaggio cinematografico, la storia e l'estetica del cinema, la produzione di documentari e cortometraggi sono tra gli obiettivi del Piano dell'offerta formativa delle scuole di ogni ordine e grado;

   l'articolo 27, comma 1, lettera i), della legge 14 novembre 2016, n. 220, dettante «Disciplina del cinema e dell'audiovisivo» ha previsto, per attuare il Piano nazionale cinema e immagini per la scuola, di sostenere — per un importo complessivo pari ad almeno il 3 per cento della dotazione del fondo per il cinema e l'audiovisivo — il potenziamento delle competenze nel cinema, nelle tecniche e nei media di produzione e di diffusione delle immagini e dei suoni, nonché l'alfabetizzazione all'arte, alle tecniche e ai media di produzione e diffusione delle immagini;

   in un momento così delicato per i più giovani, che a causa della pandemia hanno dovuto rinunciare ai momenti più importanti della loro crescita e alla loro socialità, sostenere i progetti di promozione della cultura cinematografica potrebbe avere una grande valenza formativa nelle giovani generazioni, in quanto strumento formativo che incide profondamente sulla sfera emotiva dei bambini e dei ragazzi –:

   dal momento dell'approvazione del Piano nazionale cinema e immagini per la scuola, quale sia l'ammontare complessivo delle risorse impiegate per i singoli progetti ad oggi realizzati in ciascun istituto scolastico appartenente ad una data area regionale, anche in relazione al numero complessivo di alunni e studenti coinvolti, nonché quali siano i tempi di pubblicazione dei bandi per i prossimi progetti, e di quali saranno le relative linee di indirizzo.
(5-06020)


   BELOTTI, BASINI, COLMELLERE, DE ANGELIS, MARIANI, MATURI, PATELLI, RACCHELLA, TOCCALINI, ZICCHIERI e COMENCINI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   l'Arena di Verona ha ottenuto, grazie alla Conferenza Stato-regioni, la deroga che permette di ospitare eventi fino a 6000 spettatori;

   l'apertura della stagione è fissata per il 5 giugno 2021 con un concerto-evento dedicato al Maestro Ennio Morricone;

   la probabile entrata della regione Veneto in «zona bianca» con conseguente fine del coprifuoco in anticipo rispetto alla data stimata, potrebbe essere il 7 giugno 2021, sempre che la cabina di regia che si riunirà a fine mese non stabilisca di anticipare rispetto alla data prevista –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia intenzione di adottare al fine di sostenere la ripresa degli spettacoli nell'Arena di Verona e per tutelare il settore musicale, in particolare quello della musica contemporanea.
(5-06021)


   APREA e CASCIELLO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nelle recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro interrogato, riportate dalla stampa, sono stati annunciati interventi a sostegno dello spettacolo all'aperto, e in particolare, del teatro all'aperto, evidenziando il ruolo fondamentale delle strutture aperte per far ripartire il settore dello spettacolo dal vivo e richiamando il ruolo che i teatri antichi possono ricoprire;

   con decreto n. 610 del 2021 sono stati ripartiti i fondi del Fondo unico per lo spettacolo 2021 destinati alle attività teatrali: ai Festival, che si svolgeranno quasi tutti d'estate e all'aperto, è destinata una quota che non arriva allo 0,9 per cento — poco più di 600 mila euro su un complessivo di quasi 80 milioni di euro — che certo non sembra una cifra utile a esercitare l'impulso necessario — della quale non si conoscono le modalità di assegnazione e se sono previsti bandi;

   a un mese dalla scadenza della presentazione delle domande per il Fondo unico per lo spettacolo 2021, ancora non si sa nulla sulla valutazione dei progetti presentati, e il timore che anima gli operatori è che gli interventi annunciati possano favorire proprio coloro che hanno ricevuto fondi Fondo unico per lo spettacolo, così da sacrificare coloro che non hanno ricevuto risorse adeguate, o non ne hanno ricevuto affatto, tramite il Fondo unico per lo spettacolo, in particolare al Sud;

   al Sud vengono normalmente destinate risorse infinitamente inferiori rispetto al centro-nord, nonostante sia stato considerato un grande contenitore di spazi monumentali e non solo; spazi che, a fronte di adeguata cura e manutenzione, potrebbero diventare sede naturale di una programmazione di attività culturali, intesa nella più ampia accezione, che agirebbe da rilevante supporto allo sviluppo del turismo culturale, nonché da volano per l'economia di territori spesso a vocazione turistica, e che mai come in questo periodo necessitano di sostegni per riprendere il cammino;

   a tal fine sarebbe certo utile prevedere una sorta di bonus specifico di ordine finanziario;

   le decisioni della Commissione consultiva per il teatro, competente a dare la valutazione della qualità artistica dei progetti con conseguenze sulla ripartizione dei finanziamenti, hanno determinato, a quanto consta agli interroganti, tante proteste e molti danni in particolare agli enti pubblici e privati del Meridione –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative di competenza per prevedere il rinnovo delle nomine della Commissione consultiva per il teatro, che è in carica dal 2018, considerato che esistono certamente personalità autorevoli nel panorama nazionale che possono svolgere tale funzione e posto che tale commissione, al momento, è composta in maggioranza da esponenti della burocrazia ministeriale e non del mondo dell'arte.
(5-06022)


   CARBONARO, GALLO, CASA, CIMINO, BELLA, DEL SESTO, IORIO, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI, VACCA, VALENTE, GRIPPA, SARLI, VILLANI, DEL MONACO e BARBUTO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la povertà educativa è la privazione per i bambini e gli adolescenti della possibilità di apprendere, studiare, approfondire, sviluppare liberamente e pienamente le capacità, i talenti e le aspirazioni. Questa deprivazione incide sullo sviluppo delle competenze cognitive, relazionali e sociali, fondamentali per il loro futuro anche lavorativo;

   in Italia, l'accesso alla conoscenza e alla cultura rimane un problema che colpisce soprattutto bambini che nascono in contesti familiari svantaggiati la pandemia in atto ha creato nuove fasce di povertà e nuovi contesti disagiati;

   con la legge n. 15 del 2020, in un'azione più ampia di contrasto alla povertà educativa, al fine promuovere la diffusione della lettura, si è istituita la «Carta della Cultura», una carta elettronica di importo pari a 100 euro, attraverso la quale cittadini italiani e stranieri appartenenti a nuclei familiari economicamente svantaggiati acquistano libri cartacei o e-book;

   ai sensi dell'articolo 6 della citata legge, entro novanta giorni dalla data di pubblicazione della legge, il Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, si era impegnato, attraverso l'adozione di specifici decreti, ad individuare i requisiti per rassegnazione della Carta e le modalità di rilascio e di utilizzo della stessa;

   per la realizzazione della Carta della cultura, il Ministero della Cultura ha istituito il Fondo «Carta della cultura», con una dotazione di un milione di euro annui, a decorrere dall'anno 2020, da integrare con gli importi ad esso destinati provenienti anche da donazioni, lasciti o disposizioni testamentarie di soggetti privati e imprese, comunque destinati allo Stato per il conseguimento delle finalità del fondo;

   con il decreto rilancio n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 17 luglio 2020, la dotazione del Fondo «Carta della cultura», istituito ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 15 del 2020, è stata incrementata di 15 milioni di euro per l'anno 2020 –:

   se siano stati adottati i decreti ministeriali volti all'individuazione dei criteri per l'assegnazione della Carta della cultura, come previsto dall'articolo 6, comma 2, della legge n. 15 del 2020 o, in caso contrario, se intenda fornire elementi sullo stato dell'iter volto all'adozione dei suindicati decreti attuativi e quali iniziative intenda promuovere per la diffusione e la conoscenza della misura in esame.
(5-06023)


   FUSACCHIA e ANGIOLA. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il Cipe, con delibera del 1o maggio 2016, ha approvato il piano stralcio «Cultura e turismo» presentato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e ha disposto l'assegnazione al medesimo Ministero di un importo di 1.000 milioni di euro, a valere sulle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione;

   in particolare, con il paragrafo 1.2, lettera c), della citata delibera Cipe, è stata disposta la destinazione di 150 milioni di euro a favore di interventi, ciascuno dei quali non superiore a 10 milioni di euro, afferenti al progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati»;

   in attuazione del paragrafo 2.2 della menzionata delibera Cipe, essendo pervenuto un numero di segnalazioni tale da richiedere una disponibilità superiore alle risorse assegnate, è stata istituita una Commissione per la selezione degli interventi con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri il 19 giugno 2017. La Commissione, all'esito della selezione sulla base dei prescritti criteri, è giunta ad un elenco di 273 interventi selezionati fino a concorrenza delle risorse disponibili;

   infine, il decreto dei segretario generale 8 marzo 2018 ha stabilito le modalità di accesso alla fase di stipula della convenzione sopra citata con il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, e, con nota del 10 dicembre 2018, ha comunicato l'avvenuta pubblicazione delle linee guida sulle Modalità di invio in via telematica della documentazione prescritta necessaria per l'accesso alla fase di stipula delle suddette convenzioni, differendo successivamente al 15 settembre 2019 la scadenza;

   ad oggi, a distanza di oltre tre anni dal termine dei lavori della Commissione, risulta che la grandissima parte dei progetti selezionati non abbia ancora ricevuto alcuna tranche dei finanziamenti previsti e che alcuni comuni non abbiano nemmeno ricevuto riscontri dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in merito alle tempistiche di sottoscrizione della convenzione tra le parti;

   queste ingenti risorse sono già da tempo disponibili nel bilancio dello Stato, ma risultano de facto bloccate in attesa della chiusura dell'iter burocratico. Si tratta di uno stallo grave che necessita un urgente intervento del Governo per essere sbloccato –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire in tempi rapidi l'erogazione dei finanziamenti per gli interventi selezionati all'interno del progetto «Bellezz@-Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati».
(5-06024)

DISABILITÀ

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   NOJA. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 17 maggio 2021, l'agenzia di stampa Dire riportava la notizia, diffusa dal l'Osservatorio malattie rare, del licenziamento, da parte della cooperativa sociale di tipo B «aCapo», di tredici lavoratrici e lavoratori con disabilità, alcuni con malattie rare;

   tale licenziamento collettivo sarebbe stato determinato — secondo l'avvocato Valentina Lemma dello sportello legale dell'Osservatorio malattie — dalla disabilità dei lavoratori; ritenuti non più idonei a svolgere l'attività lavorativa a causa di un presunto peggioramento delle loro condizioni di salute; nonostante il licenziamento sia stato già impugnato, tale situazione starebbe determinando un gravissimo pregiudizio, economico e non, per persone con disabilità, private del loro posto di lavoro ed escluse, in tal modo, dal ciclo produttivo e sociale;

   la normativa vigente preclude ai datori di lavoro, salve specifiche eccezioni, la possibilità di avviare le procedure di licenziamento individuale e collettivo nonché di recedere dal contratto di lavoro per giustificato motivo oggettivo fino al 30 giugno 2021 per quanti richiedano il trattamento di cassa integrazione ordinaria e dal 1o luglio 2021 al 31 ottobre 2021, per coloro che richiedano l'assegno ordinario e il trattamento di integrazione salariale in deroga;

   il nuovo testo del «Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza», presentato al Parlamento il 25 aprile 2021 e successivamente, il 30 aprile, trasmesso alla Commissione europea, oltre ad aver inserito, tra le finalità trasversali, il conseguimento delle pari opportunità per le persone con disabilità, nella riforma 1.1 «Politiche attive del lavoro e formazione» (M1C1) prevede, tra le misure in campo, un'attenzione specifica «all'inserimento lavorativo delle persone con disabilità» con risorse complessivamente pari a 4,4 miliardi di euro per il triennio 2021-2023 –:

   in considerazione dei fatti riportati e di quanto previsto dal Pnrr, quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per assicurare i posti di lavori esistenti per le persone con disabilità, scongiurare nuovi licenziamenti degli stessi e promuovere le politiche per il loro inserimento lavorativo.
(5-06025)


   GEMMATO e BELLUCCI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la libertà di movimento caratterizza la vita di ogni cittadino ed è per questo motivo che abbattere le barriere architettoniche che limitano l'accessibilità agli spazi pubblici e privati alle persone con disabilità, impedendo loro di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli ambiti della vita, deve essere uno degli obbiettivi primari perseguiti dal Parlamento e dal Governo;

   appare, dunque, necessario che le norme elaborate nel tempo siano sempre finalizzate non solo a garantire alle persone con disabilità la completa fruibilità di tutti gli spazi pubblici e privati ma anche ad assicurare che la progettazione e la realizzazione delle strutture siano sempre compatibili con i tre livelli di qualità degli spazi costruiti ovvero garantendone l'accessibilità, la visitabilità e l'adattabilità così come prescritto dalla normativa vigente in materia;

   purtroppo, ad oggi, si registrano ancora molte difficoltà da parte delle persone con disabilità a realizzare la piena inclusione sociale e la piena partecipazione alla mobilità e ciò è dovuto anche ad alcune recenti norme;

   un caso emblematico è quello del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto «decreto Rilancio»), il cui articolo 119 ha introdotto nuove disposizioni in merito alla detrazione, pari al 110 per cento, delle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022, a fronte di specifici interventi in ambito di efficienza energetica, e antisismici, determinando, al contempo, alcune problematiche per i soggetti interessati all'esecuzione di interventi di rimozione delle cosiddette «barriere architettoniche» in favore di persone con disabilità;

   oltre ai predetti interventi, cosiddetti «trainanti», secondo la normativa vigente possono usufruire del «superbonus» anche una serie di interventi cosiddetti «trainati», tra cui quelli finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi, alla realizzazione di ogni strumento che, attraverso la comunicazione, la robotica e ogni altro mezzo di tecnologia più avanzata, sia adatto a favorire la mobilità interna ed esterna all'abitazione per le persone portatrici di handicap in situazione di gravità;

   appare evidente che, benché la ratio della normativa in questione sia condivisibile, poiché persegue gli obiettivi delle politiche di efficientamento energetico, essa risulta indirettamente penalizzante per talune persone con disabilità, poiché, per usufruire del «superbonus 110 per cento» per interventi di rimozione delle barriere architettoniche, essi devono necessariamente attuare interventi cosiddetti «trainanti» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza, anche normative, volte a favorire la rimozione delle barriere architettoniche per le persone con disabilità sia negli edifici pubblici che in quelli privati, destinando adeguate risorse ed incentivi a tale scopo.
(5-06026)


   RIZZO NERVO, CARNEVALI, SIANI, DE FILIPPO, LEPRI e PINI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   i disturbi dello spettro autistico (Asd) sono un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione sociale e nell'interazione sociale e possono avere una sintomatologia clinica estremamente eterogenea sia in termini di complessità, che di severità;

   in Italia si stima che le persone affette da disturbi dello spettro autistico siano pari all'1 per cento della popolazione, circa 500.000 persone;

   la legge n. 134 del 2015 sulla diagnosi, cura e abilitazione dalle persone con disturbi dello spettro autistico prevede, all'articolo 2, che l'Istituto superiore di sanità aggiorni le Linee guida sul trattamento dei disturbi dello spettro autistico in tutte le età della vita sulla base dell'evoluzione delle conoscenze fisiopatologiche e terapeutiche derivanti dalla letteratura scientifica e dalle buone pratiche nazionali ed internazionali;

   a sua volta l'Iss nelle sue raccomandazioni e Linee Guida 21, «Trattamento dei disturbi dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti», nell'indicare che diversi sono i programmi intensivi di trattamento dello spettro autistico che andrebbero maggiormente studiati, afferma «...tra i programmi intensivi comportamentali il modello più studiato è l'analisi comportamentale applicata (Applied behaviour Analysis, ABA): gli studi sostengono una sua efficacia nel migliorare le abilità intellettive (QI); il linguaggio e i comportamenti adattativi nei bambini con disturbi dello spettro autistico. Le prove a disposizione, anche se non definitive, consentono di consigliare l'utilizzo del modello ABA nel trattamento dei bambini con disturbi dello spettro autistico. Dai pochi studi finora disponibili emerge comunque un trend di efficacia a favore anche di altri programmi intensivi altrettanto strutturati, che la ricerca dovrebbe approfondire con studi randomizzati controllati (RCT) finalizzati ad accertare, attraverso un confronto diretto con il modello ABA, quale tra i vari programmi sia il più efficace...»;

   nonostante il decreto del Presidente del Consiglio di ministri 12 gennaio 2017, ai sensi della legge 18 agosto 2015, n. 134, all'articolo 60, dispone che il Servizio sanitario nazionale garantisca alle persone con disturbi dello spettro autistico, le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato., mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche; molte famiglie, per i loro bambini, si sono visti riconosciuti i trattamenti cognitivo-comportamentali modello ABA solo dopo aver presentato ricorso al giudice visto il rifiuto delle Asl di pagare tali prestazioni –:

   quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, si intendano adottare affinché nel rispetto della legislazione vigente, sia assicurato un migliore sostegno alle persone che presentano disabilità connesse ai disturbi dello spettro autistico.
(5-06027)


   NOVELLI, VERSACE, BAGNASCO, BOND, MUGNAI e BRAMBILLA. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   i primi dati del censimento permanente della popolazione diffusi da Istat nei mesi scorsi confermano una tendenza ormai consolidata: il progressivo invecchiamento della popolazione italiana; il numero di anziani per bambino era inferiore a uno nel 1951, mentre si attesta a cinque nel 2019. Una tendenza che pone problemi di tenuta del welfare: tra questi l'esigenza di varare politiche attive per la sempre crescente popolazione anziana. Analoga necessità si palesa per le persone con disabilità, quale che sia la loro età, e per coloro che se ne prendono cura;

   si tratta di priorità preesistenti alla pandemia, ma che l'emergenza sanitaria ha reso ancora più stringenti. Il Covid-19 non ha fatto distinzioni nella sua diffusione, ma ne ha fatte in quanto a effetti: dal tasso di letalità alle ripercussioni delle misure di confinamento che hanno impattato pesantemente la vita delle famiglie con persone con disabilità;

   dal combinato dei due punti sopra esposti emerge chiaramente quanto sia necessario prendersi cura della salute, non solo fisica ma anche psicologica, delle persone più vulnerabili della nostra società, i grandi anziani e le persone con disabilità;

   attualmente, in Italia, le persone con un'età superiore agli 80 anni sono circa 4 milioni, il 6,5 per cento, dato destinato ad aumentare gradualmente nei prossimi anni. Inoltre, le persone con disabilità residenti nel nostro Paese sono oltre 3 milioni. Di queste, circa 1 milione ha superato gli 80 anni;

   nel nostro Paese non esiste, ad oggi, un'istituzione posta a garanzia dei diritti delle persone più fragili –:

   se non si ritenga, per quanto di competenza, di farsi promotore di iniziative normative volte all'istituzione di una figura garante delle persone fragili, quali quelle con disabilità o con un'età avanzata.
(5-06028)


   D'ARRANDO, FEDERICO, IANARO, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO, SPORTIELLO e VILLANI. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il progetto EU Disability Card trae origine dalla Strategia dell'Unione europea 2010-2020 in materia di disabilità ed è finalizzato all'introduzione di una tessera che permetta l'accesso alle persone con disabilità a una serie di servizi gratuiti o a costo ridotto in materia di trasporti, cultura e tempo libero sul territorio nazionale in regime di reciprocità con gli altri Paesi dell'Unione europea;

   dunque la Disability Card rappresenta il documento di riconoscimento europeo che contiene le informazioni relative alla condizione di disabilità del cittadino e allo stesso tempo consente agevolazioni e l'acquisto di beni e servizi;

   l'obiettivo è garantire la piena accessibilità delle persone con disabilità alla vita sociale e culturale delle comunità. Lo strumento, una Card unica appunto, dovrebbe essere uguale in tutti i Paesi aderenti e rilasciata sulla base di criteri omogenei. Partecipano al progetto 8 Paesi dell'Unione: Belgio, Cipro, Estonia, Finlandia, Malta, Slovenia, Romania e, naturalmente, l'Italia;

   in Italia e in altri Paesi dell'Unione esistono già varie agevolazioni tariffarie, di servizi, di supporto per l'accesso a musei o luoghi di cultura, per le offerte per il tempo libero, per il trasporto; tuttavia, le condizioni di accesso e gli iter da seguire sono piuttosto frammentati e difformi: ciò condiziona negativamente una agevole partecipazione alla vita sociale e culturale dei cittadini dell'Unione europea, in particolare quando viaggiano, per turismo, studio o lavoro, nell'Unione;

   al momento, non è stato ancora realizzato il codice unico della disabilità, necessario per armonizzare, organizzare e riformare le politiche in materia di disabilità in modo uniforme sul territorio nazionale ed omogeneo anche a livello europeo –:

   quali soggetti intenda coinvolgere e quali criteri intenda seguire per l'attuazione del progetto, in modo da renderla uniforme sull'intero territorio nazionale, nonché farne uno strumento di semplificazione anche rispetto alle misure già esistenti, agevolando in tal modo la socialità e l'accessibilità di tutte le persone con disabilità.
(5-06029)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   UNGARO e VITIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della crisi pandemica un grande ruolo è stato giocato dai rivenditori di generi di monopolio e di valori bollati che hanno continuato, anche in periodo di totale lockdown, a fornire servizi ai cittadini;

   tale settore, escluso dalle chiusure tese a contenere la pandemia, è stato penalizzato, tanto per la mancanza di interventi tesi ad ampliare la gamma dei servizi che gli esercizi potrebbero fornire, quanto per la concorrenza relativa alla vendita online di prodotti, quali ad esempio le sigarette elettroniche;

   notoriamente, incentivare i pagamenti con moneta elettronica, oltre a contribuire a limitare il diffondersi della pandemia, favorisce l'emersione dell'evasione e dei capitali sommersi;

   numerosi sono stati i provvedimenti del Governo su questo tema, non ultimo quello sul cashback di cui all'articolo 1, commi 288 e 289, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e quello relativo alla lotteria degli scontrini, di cui all'articolo 1, comma 540, della legge 11 dicembre 2016, n. 232;

   in data 27 dicembre 2020 è stato accolto alla Camera l'ordine del giorno 9/02790-bis-AR/228 che, riconoscendo che i pagamenti aventi ad oggetto beni e servizi di pubblica utilità erogati dagli esercenti remunerati ad aggio e/o margine fisso, non possano essere resi obbligatori con pagamento elettronico, impegnava il Governo pro tempore a rendere facoltativo il pagamento elettronico riferito a tali prodotti acquistati presso le tabaccherie –:

   quali iniziative di carattere normativo, il Governo intenda porre in essere per attuare quanto previsto nell'ordine del giorno citato in premessa e con quali tempi, consentendo l'esclusione dall'obbligo di pagamento elettronico di quei beni e servizi di pubblica utilità erogati dagli esercenti remunerati ad aggio e/o margine fisso.
(5-06030)


   ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Osservatorio sui conti pubblici italiani, centro studi facente capo all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha effettuato un test sulla qualità delle risposte delle Agenzie delle entrate, attraverso telefonate agli oltre 100 uffici provinciali;

   gli uffici sono stati contattati nella fascia oraria in cui l'assistenza telefonica era disponibile (tra le 8:30 e le 13:00 circa), chiedendo quali fossero le modalità per fare un'istanza di revisione della rendita catastale di un immobile. Questa istanza, in base a quanto riportato sul sito dell'Agenzia delle entrate, si può effettuare presentando all'ufficio provinciale un modulo compilato assieme a dati anagrafici, catastali e documentazione della differenza tra rendita effettiva e rendita catastale. Nel caso in cui il numero fosse occupato o irraggiungibile, la chiamata veniva effettuata il giorno successivo per un massimo di tre volte;

   tre punteggi sono stati assegnati a ciascun ufficio: 0, per mancata o scorretta risposta 1, per risposta non completamente corretta e 2, per risposta corretta;

   dei 105 uffici provinciali contattati, 62 non hanno risposto o hanno fornito risposte errate, ricevendo un punteggio nullo. Questi 62 uffici coprono il 67,0 per cento della popolazione italiana (39,6 milioni di persone). 22 uffici (16,1 per cento della popolazione, 9,5 milioni) hanno ricevuto 1 punto e 21 uffici (16,0 per cento della popolazione, 9,5 milioni) hanno ricevuto il punteggio massimo;

   il punteggio medio è stato 0,6; il punteggio medio pesato per la popolazione (gli uffici che coprono province più popolate hanno un peso maggiore) è stato 0,5;

   la differenza tra media semplice e media pesata indica che nelle province più grandi il punteggio è generalmente minore. In particolare, in nessuna delle grandi città (Roma, Milano, Napoli) è stata fornita risposta. Anche in quelle medio-grandi (ad esempio Torino, Palermo, Genova ecc.) è stata ricevuta una risposta solo raramente, In generale, esiste una correlazione negativa, anche se debole (-0,13), tra punteggio dell'ufficio e dimensioni della provincia di riferimento;

   tali dati fanno registrare un grave disservizio per i cittadini, oltre che significativa disparità di trattamento tra i contribuenti residenti in gradi città, piuttosto che in alcune province –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda adottare al fine di verificare l'effettiva funzionalità del servizio pubblico ed il grado di soddisfazione dei cittadini, per tutelare adeguatamente i diritti dei contribuenti italiani.
(5-06031)


   SANGREGORIO, SCHULLIAN e EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le varie disposizioni concernenti agevolazioni fiscali per interventi di efficienza energetica e di ristrutturazione edilizia si rendono applicabili generalmente ad interventi edilizi su edifici esistenti, mentre sono esclusi gli interventi qualificabili come nuova costruzione;

   in particolare, nel definire l'ambito di applicazione delle agevolazioni, gli articoli 14 e 16 del decreto-legge n. 63 del 2013, richiamati anche dalle disposizioni concernenti il cosiddetto superbonus di cui all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, rinviano in ultima analisi alle definizioni degli interventi edilizi di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001;

   la competenza in merito alla qualificazione degli interventi edilizi spetta in linea di massima al comune e deve risultare dal titolo autorizzativo dei lavori per i quali il contribuente intende beneficiare di agevolazioni fiscali, come confermato dall'Agenzia delle entrate nella risposta all'interpello n. 564 del 27 novembre 2020;

   considerato che le province autonome di Trento e di Bolzano hanno la competenza legislativa primaria in materia urbanistica, su tale territorio la materia non è regolata dal decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, ma dalle rispettive leggi provinciali;

   di conseguenza, gli interventi edilizi eseguiti sui territorio della provincia di Bolzano vengono qualificati dai comuni non sulla base delle definizioni dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001, ma sulla base delle definizioni contenute nell'articolo 62 della legge provinciale n. 9 del 2018, che non coincidono esattamente con quelle della normativa statale;

   così non sono state previste dalla normativa provinciale le modifiche introdotte a livello statale dall'articolo 10 del decreto-legge n. 76 del 2020, che comprendono nell'ambito della ristrutturazione edilizia le innovazioni necessarie per l'applicazione della normativa sull'accessibilità, per l'installazione di impianti tecnologici e per l'efficientamento energetico, nonché gli incrementi di volumetria per promuovere interventi di rigenerazione urbana;

   infatti, nell'ambito della provincia di Bolzano la ristrutturazione edilizia è definita dal predetto articolo 62 alla stregua dell'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 nel testo previgente alle modifiche apportate dal decreto-legge n. 76 del 2020 –:

   se, ai fini dell'applicazione delle suddette agevolazioni fiscali, per gli interventi edilizi eseguiti sul territorio della provincia di Bolzano risulti determinante la qualificazione data dai comuni sulla base della legge provinciale n. 9 del 2018, oppure se valga quella da attribuire all'intervento in base alla normativa statale in materia edilizia e a chi spetti, in questo secondo caso, la qualificazione degli interventi.
(5-06033)


   GIACOMETTO, PORCHIETTO e MARTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono ricorrenti i casi di soggetti imprenditoriali, in particolare dei settori della ristorazione e turistico ricettivo che denunciano il mancato accesso ai contributi a fondo perduto e altre misure di ristoro, contenute nei decreti-legge nn. 34, 104, 137 del 2020 e n. 41 dei 2021;

   una prima tipologia di soggetti esclusi sono quelli che hanno aperto l'attività a fine 2019. In tali casi questi soggetti non hanno potuto accedere alle misure basate sul confronto dei fatturati di aprile 2019 e aprile 2020. Anche la misura contenuta nell'articolo 1 del decreto-legge n. 41 del 2021, per questi soggetti, ha determinato una disparità di trattamento, in quanto l'ammontare dei contributo a fondo perduto è stato determinato sull'ammontare medio mensile dei fatturato dell'anno 2020 e l'ammontare medio mensile del fatturato dell'anno 2019 e quindi diviso per 12 e non diviso per i mesi di attività;

   altri soggetti hanno avuto difficoltà, che hanno in taluni casi comportato l'esclusione dal beneficio, in quanto per l'Agenzia delle entrate fa fede l'apertura della partita Iva, che spesso precede di parecchi mesi l'inizio effettivo dell'attività a causa della necessità di imputare i lavori di preparazione e ristrutturazione già al nuovo soggetto economico, mentre invece dovrebbe far fede l'apertura al pubblico che è rilevabile dalla segnalazione certificata di inizio attività (Scia);

   con riferimento all'applicazione del «decreto Sostegni», che considera anche le attività che hanno iniziato dopo il 1° gennaio 2019, taluni soggetti che avevano aperto la partita Iva a fine 2018 e avviato l'attività nel corso del 2019 si sono sentiti rispondere dall'Agenzia delle entrate che «Sono inclusi tra i soggetti che hanno iniziato l'attività a partire dal 1° gennaio 2019 esclusivamente i soggetti per cui la data di apertura della partita IVA coincide o è successiva a tale data – a prescindere dalla data di inizio effettivo dell'attività» –:

   se non si ritenga opportuno, in tema di sostegni alle attività economiche che hanno difficoltà all'accesso ai contributi a fondo perduto a causa delle problematiche esposte in premessa, adottare iniziative per prevedere che i sostegni siano commisurati non su base annuale, ma in base ai mesi di effettiva attività e che per verificare l'avvio effettivo dell'attività produttiva si consideri la comunicazione di inizio attività effettuata presso la camera di commercio o della Scia.
(5-06034)


   CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, RIBOLLA e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i soggetti esteri residenti in Stati e territori fiscalmente cooperativi hanno diritto all'esenzione da tassazione su alcuni redditi di natura finanziaria realizzati in Italia (articoli 5, comma 5, del decreto legislativo n. 461 del 1997 e 6, comma 1, del decreto legislativo n. 239 del 1996; articolo 26-quinquies, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973 recante esclusione da ritenuta sui redditi di capitale derivanti dalla partecipazione ad Organismi di investimento collettivo del risparmio italiani e lussemburghesi storici);

   l'elenco degli Stati e territori che consentono un adeguato scambio di informazioni è contenuto nell'articolo 1 del decreto del Ministro delle finanze del 4 settembre 1996 («white list»), il cui ultimo aggiornamento risale al 23 marzo 2017;

   dalla predetta data, dunque, la white list non è stata più aggiornata, sebbene la sua revisione debba avvenire con cadenza semestrale in virtù di una specifica previsione normativa (articolo 11, comma 4, lettera c), del decreto legislativo n. 239 del 1996, come modificato dall'articolo 10, comma 2, lettera b), del decreto legislativo n. 147 del 2015);

   nelle more del mancato aggiornamento della white list, dal marzo 2017 ad oggi si sono verificati importanti cambiamenti a livello di cooperazione fiscale internazionale, talché alcuni Stati e territori hanno adottato ed attuato i necessari strumenti normativi per diventare fiscalmente collaborativi, mentre altri Stati e territori già inclusi nella white list sono stati classificati come non collaborativi dal Consiglio dell'Unione europea e, ciononostante, a causa del mancato aggiornamento della lista, continuano a godere dell'esenzione da tassazione sui redditi finanziari realizzati in Italia;

   numerosi Paesi hanno attuato la Convenzione multilaterale concernente la reciproca assistenza amministrativa in materia fiscale tra gli Stati membri del Consiglio d'Europa e i Paesi membri dell'Ocse successivamente al 23 marzo 2017 e sono considerati dal forum globale sulla trasparenza e lo scambio di informazioni a fini fiscali (Ocse) come «Compliant» o «Largely Compliant» nonché come Paesi fiscalmente collaborativi da parte del Consiglio dell'Unione europea, ma ad oggi ancora non inseriti nella white list –:

   quali siano le ragioni del mancato aggiornamento della white list dal 23 marzo 2017 e quali iniziative intenda intraprendere al fine di aggiornare quanto prima la lista citata in premessa, anche nell'ottica di agevolare la competitività fiscale e l'attrazione di investimenti esteri e di regolare le transazioni finanziarie medio tempore realizzate da soggetti esteri residenti in Stati e territori non inseriti nella white list in conseguenza del prolungato mancato aggiornamento della stessa.
(5-06035)


   FRAGOMELI, BURATTI, CIAGÀ, DE MICHELI, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il perdurare dell'emergenza sanitaria determinata dal virus COVID-19 ha reso necessarie una serie di misure di contenimento del contagio che hanno avuto e stanno avendo un impatto significativo sul settore della produzione e della tassazione dei rifiuti;

   nel 2020 il legislatore è intervenuto con il decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto Cura Italia) per consentire maggiore gradualità nel periodo di recepimento dei piani finanziari del servizio rifiuti (Pef) in applicazione del «metodo Arera» (Mtr) e la facoltà di derogare provvisoriamente al principio di determinazione delle tariffe in rapporto all'integrale copertura dei costi del servizio;

   oltre a questo intervento di livello nazionale, in base all'articolo 1, comma 660, della n. 147 del 2013 in cui si prevede che il comune possa deliberare ulteriori riduzioni ed esenzioni Tari rispetto a quelle previste per legge, gli enti locali hanno approvato interventi e misure in favore delle attività economiche, direttamente e indirettamente, colpite dall'emergenza e delle famiglie più fragili; alla copertura dei costi di questi interventi comunali si è provveduto, in parte con risorse proprie degli enti locali e, in parte, attraverso fondi nazionali, in particolare il Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali istituito con il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto rilancio) e rifinanziato per il 2021 dalla legge di bilancio per il 2021 (articolo 1, comma 822) e dal decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 (cosiddetto decreto-legge sostegni);

   tuttavia, l'assenza di una norma statale di coordinamento ha determinato la mancanza di tutele uniformi su tutto il territorio nazionale e diversi livelli di «ristoro» delle spese effettuate dai singoli comuni;

   va tenuta in considerazione la scadenza del 30 giugno per l'approvazione delle tariffe e dei Pef 2021 –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per tutelare su tutto il territorio nazionale le attività economiche, in particolare quelle colpite direttamente dall'emergenza sanitaria con provvedimenti restrittivi, rispetto al pagamento della Tari nel 2021.
(5-06036)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO e DEL SESTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha stabilito, ai commi 679 e 680, che dall'anno d'imposta 2020, ai fini della dichiarazione dei redditi precompilata, la detrazione dall'imposta lorda nella misura del 19 per cento degli oneri, prevista dall'articolo 15 del Tuir, spetti al contribuente a condizione che l'onere sia sostenuto con versamento bancario o postale ovvero con moneta elettronica, ossia attraverso strumenti di pagamento tracciabili, pena la perdita del beneficio stesso;

   il modello di dichiarazione precompilata 730/2021 segna il debutto operativo della stretta ai contanti per i rimborsi Irpef del 19 per cento, e l'obbligo di tracciabilità dei pagamenti di cui sopra si estende alla generalità degli oneri contenuti all'articolo 15 del Tuir, con la sola eccezione delle detrazioni per l'acquisto di medicinali, dispositivi medici e per prestazioni sanitarie rese dalle strutture pubbliche o da strutture private accreditate al Servizio sanitario nazionale, fruibili a prescindere dal mezzo di pagamento utilizzato;

   il modello 730 del 2021 nella sua versione precompilata è stato pubblicato sul sito dell'Agenzia delle entrate a partire dal 10 maggio 2021; i contribuenti che accettano la dichiarazione precompilata non dovranno esibire le ricevute che dimostrano gli oneri detraibili e deducibili, mentre chi intende usufruire delle detrazioni Irpef dovrà presentare lo scontrino o la fattura che devono riportare che il pagamento è stato eseguito con carte o bancomat, o in alternativa il contribuente può provare che il pagamento è stato effettuato con mezzi tracciabili anche consegnando al professionista o al Caf l'estratto conto bancario, copia del bollettino postale o del Mav e dei pagamenti eseguiti con PagoPA;

   l'Agenzia delle entrate, nella risposta all'interpello n. 431 del 2 ottobre 2020, ha chiarito, inoltre, che l'utilizzo del mezzo di pagamento tracciabile in mancanza di prova cartacea può essere documentato mediante l'annotazione in fattura, ricevuta fiscale o documento commerciale, da parte del percettore delle somme che cede il bene o effettua la prestazione di servizio; tuttavia, causa della mancanza di elementi applicativi della norma ancora da chiarire e della complessità di tali procedure, quest'anno tanti contribuenti rischiano di vedersi negare il rimborso delle spese da portare in detrazione al 19 per cento;

   le associazioni rappresentative dei dottori commercialisti e la Consulta dei Caf hanno più volte posto l'accento su tale problematica chiedendo l'intervento del Ministro interrogato al fine di graduare l'impatto della nuova normativa e prevedere una disciplina transitoria che tuteli i contribuenti, molti dei quali, a causa della mancata conoscenza della nuova normativa e della insufficiente pubblicità data a questo obbligo, continuano a pagare in contanti tutte le spese interessate; spesso si tratta di cittadini appartenenti alle fasce più deboli del Paese, che per ragioni anagrafiche e culturali, sono meno abituate all'utilizzo della moneta elettronica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche applicative sollevate dalle disposizioni di cui in premessa e quali iniziative intenda assumere per salvaguardare tutti quei contribuenti che non hanno applicato tempestivamente le nuove disposizioni.
(4-09292)


   ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la detrazione del 19 per cento delle spese dall'Irpef comprende un'ampia gamma di esborsi che va dalle spese per l'istruzione, per l'attività sportiva dei figli, per le attività per i disabili e per le spese relative al servizio badanti, per le rate delle polizze vita e gli abbonamenti ai trasporti pubblici; trattasi di importi importanti: gli oneri detraibili al 19 per cento valgono un ammontare annuale di circa 31,4 miliardi di euro, e se ne rileva un nel 2018 incremento del 4,7 per cento rispetto al 2017. L'analisi delle componenti, confrontate con l'anno precedente, consente di cogliere l'incremento delle spese sanitarie (+4,8 per cento), delle spese per istruzione non universitaria (+11,2 per cento) e spese per corsi di istruzione (+5,0 per cento); per le spese per istruzione non universitaria si ricorda che nel 2018 è stato innalzato l'importo detraibile da 717 euro a 786 euro. Gli «altri oneri detraibili» raddoppiano rispetto al 2017; l'andamento è influenzato dalla presenza nel 2018 delle spese per il trasporto pubblico locale;

   la fruibilità della detrazione è condizionata all'utilizzo di sistemi di pagamento tracciabili, in quanto la legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019) ha stabilito che per usufruire della detrazione Irpef del 19 per cento nella dichiarazione dei redditi 2021, a partire dal 1° gennaio 2020, i pagamenti di alcune prestazioni dovranno essere effettuati solo con strumenti di pagamento tracciabili (per esempio, carte di debito, di credito e prepagate, assegni bancari e circolari). Si tratta di una delle strategie per stimolare i contribuenti ad «abbandonare il contante», ma che rischia di portare alla perdita di molti sconti fiscali richiedibili con il modello 730/2021, perdita che riguarda soprattutto le fasce più deboli, non abituate all'uso della moneta elettronica, per ragioni anagrafiche o culturali, e anche a causa della scarsa conoscenza della nuova norma dovuta in particolare modo dall'insufficiente pubblicità data al nuovo obbligo;

   va considerata anche la situazione emergenziale che i cittadini si trovano ad affrontare –:

   se non intenda valutare la possibilità di adottare iniziative per differire l'obbligo sui pagamenti tracciabili per le spese detraibili al 19 per cento al prossimo anno.
(4-09296)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   MORRONE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è opinione condivisa l'urgenza di predisporre una riforma della magistratura onoraria con un testo che sviluppi e ridefinisca alcune giustificate e legittime richieste della categoria, che ha mosso critiche condivisibili alla cosiddetta «riforma Orlando» (decreto legislativo 13 luglio 2017, n. 116), ritenuta inadeguata e insufficiente, che entrerà in vigore nel mese di agosto 2021;

   il Ministro interrogato ha istituito una commissione, guidata dal presidente della corte di appello di Brescia Claudio Castelli, con il compito di definire, entro fine giugno 2021, proposte che modifichino l'attuale normativa;

   nonostante il riconosciuto e oggettivo apporto dei magistrati onorari all'amministrazione della giustizia, con particolare riguardo al contrasto dell'arretrato giudiziario, si è rimandata per troppo tempo una revisione condivisa dell'inquadramento di questa categoria, con la conseguenza di aggravarne la situazione di precarietà nella totale assenza delle tutele giuslavoristiche, economiche, previdenziali e assistenziali previste dalla Costituzione;

   i magistrati onorari hanno dato corso, in questi ultimi anni, a manifestazioni di protesta per sensibilizzare i Governi che si sono succeduti circa i diritti e le tutele loro negati;

   la sentenza pronunciata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 16 luglio 2020 (causa C-658/18) stabilisce alcuni ineludibili principi a tutela dell'attività della magistratura onoraria;

   a ciò si aggiunge il rischio di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea nei confronti del Governo italiano per non aver ancora proceduto ad una riforma della materia che superi la disparità di trattamento riservata ai magistrati onorari, nonostante svolgano più del 50 per cento del carico di lavoro a supporto della magistratura ordinaria;

   la sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea ha aperto una breccia, in cui si è inserita la sezione lavoro del tribunale di Napoli, il 26 novembre 2020, che ha stabilito che ai giudici di pace ricorrenti spetta un trattamento economico e normativo equivalente a quello dei «lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe», dipendenti del Ministero della giustizia, condannando il dicastero a pagare le differenze retributive;

   sarebbe auspicabile che la riforma contemplasse un «regime transitorio», a fronte di ultraventennali funzioni giurisdizionali svolte dalla magistratura onoraria ante «riforma Orlando», tutele giuslavoristiche, adeguato trattamento economico, previdenziale, assistenziale e assicurativo, valorizzandone la professionalità e superando le attuali disparità di trattamento –:

   quali siano i tempi previsti per l'adozione delle iniziative normative relative alla predetta riforma e se e quali indicazioni il Ministro interrogato abbia impartito alla sopra menzionata commissione, inclusa l'ipotesi del regime transitorio.
(3-02280)


   VERINI, BAZOLI, BORDO, MICELI, MORANI, VAZIO, ZAN, LATTANZIO, PELLICANI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la legge n. 125 del 2018 è stata autorizzata la ratifica del Trattato di estradizione e quello di cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Emirati arabi uniti;

   il Trattato impegna le parti a consegnare reciprocamente persone ricercate che si trovino nei rispettivi territori, per dare corso a un procedimento penale (estradizione processuale) o per consentire l'esecuzione di una condanna definitiva (estradizione esecutiva) e con la possibilità di estradare latitanti e ricercati con mandato d'arresto per gravi reati legati al traffico di droga e alla criminalità organizzata che trovano negli Emirati un tranquillo rifugio di impunità;

   l'autorizzazione del Parlamento alla ratifica del Trattato rappresenta un passo fondamentale per permettere il rientro in Italia di alcuni latitanti, tra cui alcuni già condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa oppure alcuni per i quali in Italia è stato già chiesto il rinvio a giudizio per corruzione o per altri reati gravissimi;

   a distanza di più di due anni dall'approvazione della legge, risulta agli interroganti che il Trattato sia valido, essendosi perfezionato l'iter durante lo scorso Governo;

   il grande impegno del Governo italiano nei confronti della Francia, per ottenere l'arresto e l'avvio della procedura di estradizione dei terroristi italiani condannati per i delitti commessi nei cosiddetti «anni di piombo», ha rappresentato un fondamentale passo nella direzione di una cooperazione giudiziaria evoluta, che fa confidare anche nella soluzione di questa grave vicenda che vede coinvolti gli Emirati dove, a dispetto degli eccellenti rapporti esistenti tra i due Paesi, vivono alla luce del sole condannati e ricercati dalla giustizia italiana, anche in considerazione del fatto che, almeno per alcuni di questi, sta per intervenire l'impossibilità di esecuzione della pena ex articolo 172 del codice penale;

   in un contesto di lotta globale alla criminalità organizzata è necessario impegnarsi per la concretizzazione della «risoluzione Falcone» adottata da 190 Paesi nella Conferenza di Vienna, dove si è rilanciato a livello globale un importante complesso di strumenti, predisposto in particolare in Italia, di contrasto al crimine transnazionale –:

   quali siano le iniziative che il Governo ha predisposto per dare completa attuazione al Trattato e di quali elementi disponga in merito ai tempi necessari ad assicurare l'estradizione di latitanti condannati per gravissimi reati, che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al traffico internazionale di stupefacenti, alla frode in danno di lavoratori e famiglie.
(3-02281)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   tra i settori economico-produttivi che ancora oggi risentono della grave crisi iniziata nel 2007-2008, si trova il settore delle costruzioni, ancora alle prese con una situazione di grande difficoltà, fortemente acuita dalla terribile emergenza pandemica iniziata quasi un anno e mezzo fa;

   ad aggravare la situazione, come denunciato dall'Ance si assiste a rincari record dei materiali, che rischiano di mettere ancora più in difficoltà il settore delle costruzioni;

   l'attuale elevato aumento dei prezzi di materiali per il settore delle costruzioni sta mettendo a rischio i cantieri in corso e sta riducendo ulteriormente i margini delle imprese di appalti pubblici e privati, che già vivono, come e più di altri comparti produttivi, una forte crisi, e che, nel caso del settore delle costruzioni, è ormai decennale;

   un aumento di prezzi cominciato a fine 2020 e che riguarda soprattutto metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruzzo e bitumi. Per fare solo alcuni esempi e proprio con riguardo all'acciaio e al ferro, il tondo per cemento armato fa segnare un incremento del 117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021. Una dinamica che l'ultimo rapporto Ocse del dicembre 2020 ha attribuito all'improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina. Questo rimbalzo ha innescato un effetto al rialzo sul prezzo di tutta la filiera dell'acciaio, a livello mondiale;

   a ciò si aggiungono gli effetti della pandemia, che ha comportato scarsità di offerta per le continue chiusure industriali e commerciali nel mondo, e quelli della ripresa, che ha generato un forte aumento della domanda. Gli effetti si sono avvertiti soprattutto in Europa;

   ulteriori forti incrementi si sono registrati anche in altri materiali di primaria importanza per l'edilizia, come, ad esempio, i polietileni (+40 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021), il rame (+17 per cento), il petrolio (+34 per cento) e i suoi derivati, e altro;

   come sottolineato dall'Ance, «tutti questi rincari eccezionali rischiano di frenare gli interventi già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan, qualora non si intervenga tempestivamente»;

   nelle sue analisi, l'Associazione nazionale dei costruttori, riconduce questi rincari alle turbolenze internazionali e contesta la tesi secondo cui a generare gli aumenti contribuisca il crescente utilizzo del Superbonus. «In primo luogo – argomento Ance – questa agevolazione ha iniziato a produrre i primi effetti reali sul mercato solo a partire dal febbraio scorso, quando gli aumenti dei materiali i erano già avvenuti. Inoltre, gli aumenti di prezzo sono denunciati anche da altri settori industriali come ad esempio l'automotive. Infine, i fenomeni di rialzo dei prezzi dei materiali coinvolgono anche i mercati internazionali, e non sono, quindi, collegati a dinamiche interne al mercato italiano»;

   l'allarme non è solo del nostro Paese, ma è europeo, e il Thomas Bauer, presidente della Fiec, federazione europea dei costruttori, ha scritto alla Commissione europea per mettere in guardia dai rischi dei rincari e chiedere misure. Fra i rischi vi è la minaccia diretta ai piani di Recovery;

   i costruttori e il presidente dell'Ance, Gabriele Buia, hanno chiesto al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, di varare misure straordinarie capaci di fronteggiare lo straordinario aumento dei prezzi dei materiali ed evitare il sostanziale blocco di buona parte dei lavori pubblici in corso;

   si evidenzia che, in una situazione per certi versi analoga, nel 2008 furono emanate delle misure (articolo 1 del decreto-legge n. 162 del 2008) volte proprio a fronteggiare gli aumenti repentini dei prezzi di acquisto di alcuni materiali da costruzione verificatisi nel corso del 2008 –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per dare soluzione alle forti criticità esposte in premessa e sostenere conseguentemente il settore delle costruzioni;

   se non ritenga necessario, per le suddette finalità, adottare le iniziative di competenza al fine di rilevare, su base trimestrale, le variazioni percentuali intervenute nel corso del 2021 rispetto ai prezzi medi del 2020, sia in aumento che in eventuale diminuzione, superiori ad una certa percentuale;

   se non si intendano adottare iniziative per introdurre un meccanismo di compensazione urgente e straordinario per i lavori eseguiti nel corso del 2021, attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi eccezionali intervenuti, da applicarsi, anche in deroga alle disposizioni vigenti, a tutti i lavori in corso di esecuzione alla data di entrata in vigore della norma.
(2-01224) «Mazzetti, Cortelazzo, D'Attis, Labriola, Casino, Ferraioli, Baratto».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come emerso dall'articolo pubblicato su Start Magazine il 7 aprile 2021, l'aeroporto «Sandro Pertini» di Torino Caselle rischia di perdere il servizio di avvicinamento radar;

   da tempo Enav, la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia, ha ribadito l'intenzione di centralizzare tutte le attività sui centri di controllo d'area di Roma e di Milano, come emerso il 30 marzo 2021 nel corso dell'audizione di Paolo Simioni, amministratore delegato di Enav, presso la commissione Trasporti della Camera;

   Enav intende interrompere la fornitura sia del servizio di avvicinamento sugli impianti di Torino, Napoli, Palermo, Genova e Firenze, che del servizio di controllo di rotta sugli Acc di Brindisi e Padova (centralizzando tutte le attività sugli Acc di Roma e Milano;

   già nel 2018 la società dichiarava che «La futura configurazione operativa consentirà di gestire con maggiore efficienza e flessibilità gli elevati volumi di traffico attesi per prossimi anni, creando maggiore attrazione per le compagnie aeree, a beneficio dello scalo nonché del sistema complessivo e del territorio. Dal punto di vista del personale, lo spostamento dell'attività di avvicinamento da Torino al Centro di controllo d'area di Milano, comporterà una crescita professionale del numero contenuto delle risorse coinvolte»;

   come ricordato nell'articolo di Start Magazine, i| servizio di avvicinamento radar di Torino, attivo fin dagli anni '70, vede impiegati 37 controllori di volo che operano in due sale. E il servizio non si occupa soltanto del traffico di linea ma anche della gestione dei voli di elisoccorso e del transito dei velivoli delle forze dell'ordine e di quelli delle scuole di volo torinesi e piemontesi –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza e nel rispetto dell'autonomia di una scelta aziendale, adoperarsi affinché non venga diminuita l'importanza dello scalo torinese e affinché non venga trasferito l'importante patrimonio di competenze sviluppato sul territorio.
(5-06013)


   PEZZOPANE, BENAMATI, BERLINGHIERI, BRAGA, BURATTI, CARNEVALI, DE GIORGI, DELRIO, MORASSUT, MURA, NARDI, PELLICANI, DE LUCA, FIANO, UBALDO PAGANO, INCERTI, DE MARIA e VISCOMI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che è in corso un forte aumento dei prezzi dei materiali per le costruzioni;

   partendo dall'aumento dei prezzi siderurgici, acciaio e ferro, si va dal più 117 per cento tra novembre 2020 e aprile 2021 del tondo per cemento armato agli aumenti di altri materiali importanti per l'edilizia (+40 per cento dei polietileni, +17 per cento del rame, +34 per cento del petrolio nello stesso periodo di riferimento);

   l'Ocse attribuisce tale dinamica dei prezzi all'impennata repentina della domanda del settore delle costruzioni in Cina che ha causato un effetto a cascata con il rialzo dei prezzi su tutta la filiera dell'acciaio a livello mondiale. La Cina rappresenta, infatti, oltre il 50 per cento del consumo mondiale di acciaio e il 40 per cento è assorbito dalle costruzioni cinesi;

   tra i materiali che hanno registrato forti aumenti di prezzo c'è anche il bitume (+15 per cento) e il cemento (+10 per cento di gennaio 2021 rispetto a dicembre);

   gli aumenti dei prezzi si sono registrati soprattutto in Europa, anche in Paesi quali la Francia, la Germania e il Regno Unito;

   tali rincari rischiano di frenare i lavori già in corso e di mettere a rischio quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) qualora non si intervenisse tempestivamente;

   un aumento dei prezzi riduce, inoltre, ulteriormente i margini delle imprese di appalti pubblici e privati, già compressi da una crisi decennale;

   potrebbero altresì verificarsi rallentamenti dei lavori legati al fatto che alcuni materiali cominciano a scarseggiare, come i ponteggi di ferro, interessati da un forte aumento della domanda;

   secondo il Cresme, a contribuire all'aumento dei prezzi sarebbe anche un aumento della domanda interna legata agli incentivi fiscali per l'edilizia;

   l'aumento del prezzo all'ingrosso dei materiali mette in difficoltà gli operatori del settore, in particolare per quanto concerne il «Superbonus 110 per cento» che ha massimali ben precisi il cui superamento rischia di rendere meno conveniente per il committente l'agevolazione fiscale –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali urgenti iniziative di settore intendano intraprendere per scongiurare il rischio che l'aumento indiscriminato dei prezzi dei materiali edili possa mettere a repentaglio i cantieri in corso, quelli previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e l'efficacia degli incentivi fiscali nel settore dell'edilizia.
(5-06016)


   BENAMATI e DE MARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il ponte Leonardo Da Vinci sul fiume Reno, lungo la strada provinciale 325 «di Val Setta e Val di Bisenzio», nel comune di Sasso Marconi, è chiuso al transito dal 10 febbraio 2021;

   l'assessore regionale alle infrastrutture Andrea Corsini ha dichiarato che il ponte riaprirà non prima del 2024 e che sono previsti tempi così lunghi a causa delle precarie condizioni statiche del cemento armato che sostiene l'arcata che da 64 anni collega le vallate del Setta e del Reno con il sistema autostradale e con la Porrettana vecchia e nuova;

   secondo il cronoprogramma di Anas, che prenderà in carico la manutenzione del ponte ad agosto 2021 a seguito del completamento degli interventi di consolidamento della «pila 15» e della messa in sicurezza del sottopasso in corrispondenza della linea ferroviaria e della viabilità locale, si prevede l'affidamento dei lavori per l'intervento definitivo nella primavera del 2022 e quindi la conclusione dei lavori nella primavera del 2024;

   per gli automobilisti dell'alta e media vallata del Reno, che da diversi mesi fanno i conti con le code e gli ingorghi indotti da questa strozzatura nella già difficile mobilità appenninica, avere una prospettiva di tre anni prima che la viabilità appenninica sia ripristinata è intollerabile, così come lo è la prospettiva che, a sopportare il maggior carico di traffico ed inquinamento, siano i residenti nei comuni di Sasso Marconi e limitrofi;

   è necessario intervenire il più presto possibile con un programma certo e tempi ridotti per ridurre il più possibile l'impatto sulla viabilità della montagna dalla chiusura del ponte di Sasso Marconi ed adottare tutte le misure adeguate a tutelare la sicurezza degli automobilisti –:

   cosa intenda fare il Governo per i fatti esposti in premessa e se intenda adottare ogni utile iniziativa di competenza per introdurre misure di sostegno e di ristoro per il territorio interessato.
(5-06038)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PATASSINI, ZENNARO, RIXI, LUCCHINI, MACCANTI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, RAFFAELLI, VALBUSA, VALLOTTO, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14, «Adriatica», di 743 chilometri è uno dei due assi viari fondamentali per i collegamenti nord-sud della nostra penisola; collega Bologna a Taranto con un tracciato su tre corsie per senso di marcia solo nella parte nord fino a Porto Sant'Elpidio;

   l'interrogazione Patassini 4-04080, del 12 novembre 2019, evidenziava le difficoltà di viabilità, in particolare nel tratto marchigiano per la chiusura, a seguito del sequestro preventivo, dei viadotti dotati di dispositivi di ritenuta, analoghi a quelli presenti sul viadotto Acqualonga nell'inchiesta sulla strage del 2013 per precipitazione di un bus; è stato spezzato a metà il flusso stradale sulla dorsale adriatica dell'intera Italia, portando code chilometriche con punte, durante gli esodi festivi, di circa 20 chilometri di media giornaliera; la stessa paralisi, in parallelo ai picchi autostradali ha interessato la vita cittadina dei comuni costieri stretti tra autostrada e costa adriatica, in seguito all'individuazione di una viabilità alternativa;

   in sede di risposta, per superare definitivamente le limitazioni connesse al sequestro delle barriere bordo ponte, il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili aveva richiesto al concessionario Autostrade per l'Italia Spa (Aspi) di predisporre un programma di riqualificazione e sostituzione da attuare in tempi certi;

   l'interrogazione Zennaro 4-06259, dell'8 luglio 2020, evidenziava le difficoltà e criticità nella regione Abruzzo, tratto autostradale di 156 chilometri Porto Sant'Elpidio - Val di Sangro, costellato da numerosi restringimenti di carreggiata che causano lunghe code e blocco della viabilità durante le ore di punta con rischio per la sicurezza degli automobilisti, chiedendo al Ministro iniziative per sostenere una temporanea riduzione dell'attuale pedaggio, come misura ristoratrice per automobilisti ed autotrasportatori, costretti all'intera tariffa, nonostante il raddoppio dei tempi;

   l'ordine del giorno Patassini 9/2500-AR/302, 8 luglio 2020, accolto con riformulazione, ribadiva la necessità di rispondere alle emergenze infrastrutturali di ammodernamento della A14;

   il 21 gennaio 2021, in audizione presso la commissione VIII, Aspi ha presentato il piano industriale 2020-2038 con 4,6 miliardi di euro tra interventi e manutenzioni per Puglia, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, senza meglio indicare il dettaglio analitico dei lavori, neppure su base territoriale, nonostante le richieste dei commissari;

   il 16 marzo 2021, il Ministro interrogato, in audizione nelle Commissioni ambiente e trasporti sulle linee programmatiche, anche in relazione al Pnrr, a domanda degli interroganti, ha riferito che il Pnrr prevede il collegamento Porto di Ancona-autostrada e la terza corsia della A14;

   il bollettino Aiscat, primo trimestre 2019, riferisce, per il tratto Ancona-Pescara, un numero di veicoli effettivi medi giornalieri di circa 99 mila di cui oltre 20 mila pesanti, in un periodo di riduzione della circolazione a seguito della crisi COVID-19;

   al ritorno della normalità, è evidente l'incapacità della A14, a due corsie dopo il casello di porto Sant'Elpidio, di sostenere il traffico veicolare nord-sud, anche a causa dei cantieri e restringimenti; la creazione di file e rallentamenti è causa di inquinamento atmosferico e di difficoltosa mobilità di merci e persone mettendo in crisi il sistema economico locale e nazionale –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali attività intercorrano con Aspi in riferimento ai lavori di manutenzione programmata ed in corso, in particolare relativamente al programma di riqualificazione e sostituzione delle barriere A14 già oggetto di sequestro;

   se vi siano iniziative per avviare la progettazione e cantierizzazione della terza corsia nel tratto sopra indicato o, in alternativa, la realizzazione di uno studio di fattibilità per l'arretramento della stessa, trasformando l'esistente tracciato come tangenziale del mare a servizio di una migliore mobilità territoriale;

   se sia percorribile l'ipotesi della riduzione delle tariffe autostradali nel tratto a due corsie, al fine di sanare economicamente il disagio arrecato ai fruitori che lamentano tempi di viaggio e qualità della percorrenza non adeguati.
(4-09298)


   PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno pubblicato una notizia secondo la quale sarebbe prossimo l'avvio di un cantiere commissionato da Eav all'interno del Parco delle Nuove Terme di Stabia, nell'ambito degli interventi previsti per il raddoppio dei binari della Circumvesuviana fino a Castellammare Centro;

   il 26 aprile 2021 la polizia municipale e l'ufficio tecnico del comune di Castellammare di Stabia sono intervenuti per interrompere le attività della ditta che stava allestendo un cantiere all'interno del Parco delle Nuove Terme di Stabia, in seguito al quale, il dirigente dell'ufficio tecnico competente ha confermato l'assenza di titoli abilitativi per l'opera;

   il 5 maggio 2021 la polizia municipale e l'ufficio tecnico del comune di Castellammare di Stabia hanno nuovamente allontanato gli operai della ditta dal luogo, poiché gli stessi avevano ripreso le attività, nonostante le indicazioni contrarie già date dall'ufficio tecnico;

   il 6 maggio 2021 il nucleo operativo di polizia edilizia del corpo di polizia locale di Castellammare di Stabia i ha emesso un verbale di sequestro preventivo con apposizione di sigilli ai locali siti nel Parco delle Nuove Terme poiché risultavano oggetto di opere edili in assenza dei prescritti titoli abilitativi, avendo accertato la realizzazione di massetto di calcestruzzo armato e la posa in opera di due container destinati ad uso refettorio ed uso ufficio;

   si segnala che l'opera per il «raddoppio della tratta ferroviaria Torre Annunziata-Castellammare Centro, linea Circumvesuviana, interventi l.80/84», ad avviso dell'interrogante, rappresenta un intervento estremamente invasivo per il contesto territoriale in cui è stato programmato, poiché prevede la realizzazione di un tunnel sotto la collina di Varano, in un'area contraddistinta da un forte rischio idrogeologico, oltre che dalla presenza di un patrimonio archeologico di epoca romana di inestimabile valore;

   si segnala il fatto che il presidente della giunta regionale della Campania ha definito più volte l'opera come «inutile» se non sarà associata al prolungamento del secondo binario fino a Sorrento, ipotizzando di attingere ai fondi del Pnrr per l'estensione della tratta, sebbene tuttora manchi uno studio di fattibilità o una progettualità in tal senso;

   già nel mese di giugno 2020, il comune di Castellammare di Stabia era intervenuto per sospendere un cantiere commissionato da Eav e non autorizzato sul costone in via Grotta San Biagio;

   infine, che il consiglio comunale di Castellammare di Stabia, nella seduta svoltasi il 4 maggio 2021, ha approvato un ordine del giorno per chiedere di «sospendere i lavori del tunnel di Varano fino a quando non sarà certa la realizzazione del raddoppio in questione fino a Sorrento per avere una visione d'insieme dell'opera» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per sostenere la realizzazione del progetto di cui in premessa, nell'ambito degli interventi relativi alla circumvesuviana, già previsti dal piano nazionale di ripresa e resilienza.
(4-09300)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BOND. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 230 del 2017, in ottemperanza al regolamento (Ue) 1143/2014, prevede l'obbligo di denuncia degli animali da compagnia inseriti nell'elenco delle specie esotiche invasive;

   per detenere questi animali servirebbe un'autorizzazione speciale, rilasciata dalla prefettura, come succede per circhi e zoo;

   come riportato da fonti di stampa, nei mesi scorsi, una famiglia residente a San Stino di Livenza, in provincia di Venezia, in possesso, da molto tempo, di un procione da compagnia, avrebbe regolarmente presentato denuncia di possesso, in ottemperanza alla normativa vigente e avrebbe fatto richiesta di detenzione;

   in seguito a tale denuncia, la Asl e le forze dell'ordine, avrebbero ritenuto opportuno denunciare il proprietario dell'animale, per detenzione di animali pericolosi per l'incolumità e la salute pubblica in virtù del mancato rispetto della suddetta normativa;

   come riportato anche dal «Messaggero Veneto» del 24 aprile 2021, il processo, che si è tenuto al tribunale di Pordenone, si è concluso con l'assoluzione del proprietario dell'animale in virtù della tenuità del fatto, riconoscendo la buona fede del proprietario;

   nonostante l'assoluzione, non è però stata consentita la restituzione dell'amato animale –:

   se non si intendano adottare iniziative normative per rivedere la disciplina in materia di detenzione di animali come quelli di cui in premessa, al fine di ovviare alle criticità sopra evidenziate.
(3-02286)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 6 maggio 2021, il sindaco di Brindisi Riccardo Rossi ha espresso, in un comunicato ufficiale, poi condiviso sui suoi canali social, il suo rammarico per i «rapporti di contiguità con esponenti di organizzazioni criminali dedite allo spaccio di stupefacenti» intrattenuti da un rappresentante istituzionale che, peraltro, come si apprende da organi di stampa, risulterebbe aver ricevuto un incarico dal Governo;

   nella stessa occasione, il sindaco, segnalando ancora una volta l'inopportunità per un uomo delle istituzioni di avere rapporti di «vicinanza e familiarità con quel mondo», ha invitato a «una riflessione» sulla convenienza di proseguire con l'esercizio di un incarico di rappresentanza del territorio, «che su questo tema non può avere dubbi o incertezze», chiedendone le dimissioni, quali «unica strada per salvaguardare territorio ed istituzioni»;

   nei giorni precedenti e in quelli immediatamente successivi, infatti, diversi organi di stampa locali si sono interessati ai fatti emersi dalla inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Brindisi, e coordinata dalla procura, che ha portato all'arresto di nove persone, tra cui O.L., già noto alle forze dell'ordine e individuato come fornitore di sostanze stupefacenti di figure di spicco dell'alta società brindisina, tra cui, come emerge dalle attività di indagine, facoltosi imprenditori e lo stesso rappresentante delle istituzioni;

   tale familiarità tra il rappresentante istituzionale e il fornitore di sostanze stupefacenti si evince, oltre che dal fatto che si rivolgessero l'un l'altro chiamandosi «compare», anche dai numerosi inviti «a fare un bagno in piscina» nell'abitazione di residenza del primo, come rivelano le intercettazioni –:

   se, secondo il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti, sussistano ancora i requisiti di onorabilità, professionalità e indipendenza richiesti per l'assunzione di importanti ruoli istituzionali e se i rapporti emersi e riportati in premessa non possano, invece, costituire elementi di condizionamento nell'esercizio della funzione;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per fare piena luce sulla vicenda.
(4-09299)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   VILLANI, MARTINCIGLIO, MANZO e NAPPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in tutte le istituzioni scolastiche normodimensionate è presente il direttore dei servizi generali e amministrativi, in acronimo Dsga, la figura direttiva più importante e con le maggiori responsabilità dopo il dirigente scolastico;

   le sue attività principali sono di tipo amministrativo, contabile e direttivo: cura l'organizzazione svolgendo funzione di coordinamento, promozione delle attività e verifica dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi assegnati ed agli indirizzi impartiti al personale Ata posto alle sue dirette dipendenze e ne organizza autonomamente l'attività nell'ambito delle direttive del dirigente scolastico;

   i Dsga possono altresì svolgere incarichi di tutor, di aggiornamento e formazione nei confronti del personale;

   nel corso degli anni, per sopperire alla carenza di tali figure nel mondo della scuola per le mancate immissioni, tali funzioni, in molte scuole italiane, sono state svolte in maniera temporanea dai Dsga facenti funzioni, ovvero personale interno all'istituzione scolastica «prestata» al ruolo, e che ora, dopo anni di maturato servizio, attende di essere stabilizzata in tale ruolo;

   a tal proposito, il decreto-legge n. 126 del 2019 noto come «decreto scuola», tra le altre cose, ha stabilito di indire il concorso riservato per i direttori dei servizi generali e amministrativi facenti funzione che fino ad ora hanno reso operative le amministrazioni scolastiche e che, come previsto dalla legge, devono vedere riconosciuto il proprio impegno;

   purtroppo, la questione del concorso riservato ai facenti funzione di Dsga è di fatto ancora oggi una questione insoluta che, in analogia con situazioni simili che invece hanno trovato uno sbocco positivo, avrebbe dovuto parimenti essere risolta;

   l'antinomia che è venuta a realizzarsi emerge dalla mancata indizione di un concorso appositamente previsto dall'articolo 2, comma 6, del decreto-legge n. 126 del 29 ottobre 2019, ma non ancora bandito, sebbene il disposto normativo ne preveda espressamente l'espletamento;

   pertanto, gli assistenti amministrativi facenti funzione di Dsga con ben 10 anni di servizio all'attivo sia pur senza il titolo specifico, non ricevono ancora quella possibilità di stabilizzazione nella funzione superiore che avrebbero ben diritto di ricoprire, avendo dimostrato e continuando a dimostrare tuttora di saper assolvere con merito;

   tutto ciò, nonostante sia a disposizione un gran numero di posti vacanti, rimasti liberi dopo l'espletamento del concorso ordinario e destinati a rimanere tali ancora a lungo, benché vi sia la necessità di dotare le scuole di figure così importanti per la buona gestione, quale quella dei Dsga, soprattutto in una fase di crisi e in quella della riorganizzazione che necessariamente deve seguire a questo tragicamente lungo periodo di pandemia da COVID-19;

   si continua, purtroppo, a «maltrattare» gli assistenti amministrativi facenti funzione di Dsga dei quali si è avuto indispensabile bisogno nei momenti emergenziali di vacanza dei posti direttivi apicali, quando il concorso per Dsga non era stato bandito e le graduatorie dello stesso non erano state formate:

   quello che l'interrogante giudica un ripetuto atteggiamento «dell'usa e getta» nei confronti di un personale che ha dignitosamente ricoperto il ruolo direttivo non fa onore ad uno Stato di diritto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di dare seguito a un disposto normativo riguardante il concorso di cui in premessa per il quale sono già state stanziate le risorse necessarie alla sua realizzazione e per il quale sarebbe necessario solo assicurarne l'applicazione, affinché i direttori dei servizi generali e amministrativi facenti funzione con almeno 3 anni di servizio ed i titoli richiesti abbiano il giusto ed agognato riconoscimento.
(3-02277)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   il Gruppo Sicuritalia, che si occupa di vigilanza privata, conta 15 mila dipendenti in tutta Italia, 100 mila clienti e un ricavo consolidato da 650 milioni di euro, che l'azienda conferma anche per il 2020;

   in Italia, il comparto sicurezza e vigilanza privata vale 3,5 miliardi di euro, ma il 40 per cento del fatturato è prodotto dalle dieci aziende più grandi. Sicuritalia è il gruppo principe in quanto a fatturato e a dimensioni occupazionali;

   a tutt'oggi, gli addetti della vigilanza non armata hanno retribuzioni fra le più basse d'Italia. Il contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria prevede paghe base che, ai primi livelli, variano dai 797,14 euro lordi (livello F), ai 930,00 euro lordi (livello D);

   il Ccnl è quello della «Vigilanza privata e servizi fiduciari», stipulato nel 2013 e valido fino al 31 dicembre 2015. Sottoscritto da Cgil e Cisl, ad oggi è scaduto da 5 anni e 4 mesi;

   i tribunali del lavoro di Torino e Milano hanno stabilito che si tratta di salari al di sotto della soglia di povertà, incompatibili con l'articolo 36 della Costituzione;

   come riportato da Franz Baraggino su ilfattoquotidiano.it, in data 16 aprile 2021, gli oltre 4000 soci lavoratori della cooperativa Sicuritalia servizi fiduciari, da otto anni, approvano deroghe al Ccnl per affrontare continue crisi aziendali. «All'iniziale piano di crisi del 2013 segue a ruota quello del 2017», spiegano i sindacati. Le ragioni sono nel verbale di assemblea: «La crisi del settore, la difficile congiuntura economica e la diminuzione delle tariffe che i clienti sono disposti a pagare». E dunque: «Un immediato adeguamento al contratto avrebbe ripercussioni sui livelli occupazionali» o peggio, «determinerebbe il dissesto economico-finanziario della cooperativa»;

   ilfattoquotidiano.it spiega che le deroghe avrebbero dovuto terminare a maggio 2020, con il pieno adeguamento a un Ccnl che ad oggi la cooperativa non ha mai applicato integralmente. Invece è stata convocata un'assemblea in data 20 aprile 2020 e «per l'ennesima volta i soci lavoratori sono stati invitati a derogare al già misero contratto collettivo di categoria perché l'immediato adeguamento a quel contratto comprometterebbe seriamente la continuazione dell'attività»; ancora su ilfattoquotidiano.it vengono riportate le dichiarazioni in merito dei sindacati, che denunciano «incongruenze nelle informazioni dovute ai soci lavoratori» e attaccano: «con le deroghe al contratto Sicuritalia ha ridotto il costo del lavoro e fatto man bassa di appalti pubblici e privati», sostiene Stefano Franzoni (Uiltucs);

   secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, ai soci lavoratori di Sicuritalia è stata proposta negli ultimi anni la cancellazione dell'integrazione per la malattia, che l'accordo del 2013 sul Ccnl volle pagata al 100 per cento. Ma non solo. «Per ogni ora di straordinario i lavoratori hanno avuto molto meno di quanto previsto dal Ccnl, indifferentemente che si trattasse di lavoro diurno, notturno o festivo», spiega il sindacalista Franzoni (Uiltucs), che aggiunge: «Con salari così bassi, gli straordinari fanno la differenza, arrivando anche a un terzo del guadagno»;

   i sindacati hanno invitato i soci lavoratori a contattare l'azienda, richiedere il regolamento e rivendicare la partecipazione telematica. Secondo quanto riportato da ilfattoquotidiano.it, l'azienda ha allegato alle risposte un regolamento sociale depositato presso l'Ispettorato territoriale del lavoro nel 2018, ma diverso da quello del 2017, al quale fa riferimento la recente convocazione di assemblea, e dove sono assenti i tagli agli straordinari riscontrabili invece dalle buste paga, coerentemente con il citato regolamento del 2017;

   le risposte dell'azienda sarebbero «le premesse di un'assemblea che si terrà a porte chiuse, dove a rappresentare i lavoratori sarà una persona indicata dall'azienda», affermano dalla Filcams denunciando al Fatto Quotidiano la «raccolta di deleghe in bianco»;

   nel 2020, il tribunale del lavoro di Bergamo ha dato ragione a un lavoratore della cooperativa di Sicuritalia, condannata in contumacia a risarcirlo per gli straordinari in deroga al contratto collettivo. La sentenza si aggiunge ad altre e anche la Cassazione, pronunciandosi sulla materia, nel febbraio 2019, ha affermato che il principio costituzionale della «sufficienza della retribuzione» si soddisfa proprio rispettando i minimi previsti dai Ccnl di categoria –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare i fatti esposti in premessa e il rispetto da parte della cooperativa Sicuritalia delle procedure e della normativa nazionale in relazione alle criticità esposte in premessa;

   se non ritenga opportuno e in che tempistiche adottare iniziative per rivedere la normativa nazionale sulle cooperative, sugli appalti e sulla somministrazione di lavoro, tutelando i lavoratori e impedendo che possano ripetersi le storture di questi anni, in particolare in relazione alle disposizioni in cui si consente agli stessi soci di deliberare, in caso di crisi aziendale acclarata, «forme di apporto anche economico alla soluzione della crisi, in proporzione alle disponibilità e capacità finanziarie».
(2-01225) «Costanzo».

Interrogazioni a risposta immediata:


   EMANUELA ROSSINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 1° aprile 2021, n. 46, reca una disciplina di delega per il riordino e il potenziamento delle misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'istituzione dell'assegno unico e universale;

   si tratta di un beneficio economico attribuito a tutti i nuclei familiari con figli a carico, al fine di favorire la natalità, di sostenere la genitorialità e di promuovere l'occupazione, in particolare femminile;

   nei princìpi e criteri direttivi di delega contenuti nella legge, sulla base dei quali verranno elaborati i decreti legislativi che riordineranno le misure, non vengono espressamente citati tra i destinatari i figli dati in affidamento;

   la mancanza di questo esplicito riferimento ha già suscitato molti timori e quesiti in merito;

   al riguardo preme ricordare che i figli dati in affidamento sono equiparati ai figli nati nel matrimonio e adottati nella definizione di nucleo familiare e in tutta la normativa Inps, comprese le istruzioni del 730;

   i minori affidati sono espressamente ricompresi nel nucleo familiare come risulta dall'articolo 2, comma 6, del decreto-legge n. 69 del 1988: «Il nucleo familiare è composto dai coniugi, con esclusione del coniuge legalmente ed effettivamente separato, e dai figli ed equiparati, ai sensi dell'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 818 del 1957 (...)»;

   il citato articolo 38 del decreto Presidente della Repubblica n. 818 del 1957 dispone che per il diritto alle prestazioni delle assicurazioni obbligatorie per l'invalidità, la vecchiaia e i superstiti ed altro sono equiparati ai figli nati nel matrimonio i figli adottivi e gli affiliati, quelli nati fuori dal matrimonio legalmente riconosciuti o giudizialmente dichiarati, quelli nati da precedente matrimonio dell'altro coniuge, nonché i minori regolarmente affidati dagli organi competenti a norma di legge;

   anche la circolare Inps n. 12 del 1990 menziona, tra i soggetti che concorrono alla formazione del nucleo familiare, i figli ed equiparati ai sensi dell'articolo 38 del decreto del Presidente della Repubblica n. 818 del 1957;

   pertanto, si ritiene che in sede di elaborazione del decreto legislativo attuativo siano da inserire esplicitamente, come destinatari dell'assegno unico, anche i figli dati in affidamento a norma di legge –:

   se non ritenga il Ministro interrogato di adottare iniziative al fine di assicurare che venga chiarito espressamente l'inserimento tra i soggetti destinatari dell'assegno unico anche dei figli dati in affidamento, ormai equiparati, nella definizione di nucleo familiare e in tutta la normativa vigente.
(3-02282)


   EPIFANI e FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la disciplina della rappresentatività sindacale è contenuta nel Testo unico sulla rappresentanza, sottoscritto da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil del 10 gennaio 2014 (che ha recepito i contenuti dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011, del Protocollo d'intesa del 31 maggio 2013 ed aggiornato i contenuti dell'accordo sulle rappresentanze sindacali unitarie del 20 dicembre 1993). In particolare, ai fini del riconoscimento dei diritti sindacali previsti dallo Statuto dei lavoratori, il Testo unico definisce «partecipanti alle trattative» le organizzazioni sindacali che abbiano raggiunto il 5 per cento di rappresentanza, che abbiano partecipato alla negoziazione in quanto hanno contribuito alla definizione della piattaforma e che hanno fatto parte della delegazione trattante l'ultimo rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro;

   durante la XVIII legislatura, in particolare con il Governo Conte II, si è posta l'attenzione sui meccanismi per l'individuazione della giusta retribuzione richiamata all'articolo 36 della Costituzione. Pure rispetto all'individuazione del salario minimo, esigenza che nasce anche su proposta di direttiva dell'Unione europea, è necessario dare un'efficacia erga omnes ai contratti collettivi che si stipulano. Per fare questo bisogna riconoscere la rappresentatività dei sindacati, attraverso una legge di sostegno. Una volta fatto questo, ogni contratto ha un minimo salariale e quel minimo diventa il riferimento obbligatorio per tutti i lavoratori di quel settore;

   ad oggi, infatti, l'articolo 39 della Costituzione resta inattuato, generando una difformità in tema di contrattazione. Negli anni si è vista una crescita esponenziale, ad esempio, dei contratti cosiddetti pirata, che prevedono trattamenti retributivi inferiori rispetto a quelli siglati dalle sigle sindacali maggiori. Dunque, si ritiene opportuno un intervento normativo che preveda l'efficacia erga omnes dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative;

   il dibattito parlamentare ha dunque sottolineato il bisogno di definire i compiti e i ruoli nel processo di accertamento del peso delle forze sindacali, anche nei comparti che vedono nuove forme di lavoro ad oggi senza inquadramento e senza tutele, fissandone il livello di rappresentanza nazionale, e di definire le soglie e i criteri di attuazione in base agli accordi pregressi tra le parti, come quello del 2014, e all'ampio dibattito parlamentare che ha generato numerose proposte regolatorie –:

   a che punto sia l'interlocuzione con le organizzazioni sindacali, anche rispetto agli strumenti normativi che intende mettere in campo il Governo per dare seguito al percorso descritto in premessa, al fine di varare una disciplina sulla rappresentatività sindacale.
(3-02283)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 31 dicembre 2021 scade il meccanismo di pensionamento anticipato noto come «quota 100», istituito dal decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4;

   la misura, introdotta in via sperimentale per un triennio a decorrere dal 1° gennaio 2019, permette agli iscritti all'assicurazione generale obbligatoria, alle forme esclusive e sostitutive della medesima gestite dall'Inps e alla gestione separata, di conseguire il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento di un'età anagrafica di almeno 62 anni e di un'anzianità contributiva minima di 38 anni;

   il documento di economia e finanza da ultimo approvato ha esaminato l'evoluzione della spesa pensionistica italiana in considerazione del suo significativo impatto sull'andamento del debito pubblico nel breve e medio-lungo periodo, rilevando che «negli anni 2019-2022 la spesa pensionistica in rapporto al prodotto interno lordo aumenta con un picco in corrispondenza del 2020», dovuto non solo alla «forte contrazione dell'attività economica» dovuto alla pandemia, ma anche «significativamente condizionato dall'applicazione delle misure in ambito previdenziale contenute nel decreto-legge n. 4 del 2019 (cosiddetta “quota 100”)», misure che «determinano un incremento del numero di pensioni in rapporto al numero di occupati»;

   in realtà, allo stato attuale risultano spesi poco meno della metà dei fondi destinati alla misura, un dato che sembra confermare che la misura non ha ottenuto il favore che ci si aspettava;

   in previsione della scadenza di «quota 100», in una bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza si prevedeva il ritorno tout court all'applicazione della «legge Fornero», riportando, quindi, l'età pensionabile a 67 anni;

   il presidente dell'Inps Tridico, invece, ha ipotizzato di corrispondere la pensione in due tranche, a 62 anni la quota contributiva e a 67 quella retributiva, soluzione alla quale però sono nettamente contrarie le organizzazioni sindacali;

   in tema di pensioni rimane, inoltre, irrisolta la questione delle generazioni più giovani, i cui versamenti sono interamente soggetti al sistema contributivo, ma che molto spesso non versano i propri contributi con continuità a causa dei cambi di impiego –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alle iniziative in materia di accesso alla pensione allo scadere della misura di «quota 100».
(3-02284)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Officine Meccaniche Giovanni Cerutti s.p.a. è una società per azioni italiana con sede a Casale Monferrato (AL), leader nel settore della progettazione e costruzione di macchine ed attrezzature per la stampa, soprattutto rotocalco e flexografica;

   il 31 agosto 2020 il tribunale di Vercelli, a seguito delle istanze depositate dalle due società in concordato preventivo, Officine meccaniche Cerutti e Cerutti Packaging Equipment, ha autorizzato la costituzione di una «newco», denominata Gruppo Cerutti srl;

   a maggio è scaduta la cassa integrazione concessa con efficacia retroattiva per il periodo tra il primo aprile e il 2 maggio 2021 per tutti i lavoratori risultanti in forza ai due fallimenti, e dunque 195 lavoratori occupati alla Officine Meccaniche Giovanni Cerutti S.p.a., e 53 lavoratori occupati alla Cerutti Packaging Equipment S.p.a.;

   il 3 maggio è scaduto il termine per le presentazioni delle offerte per l'acquisto dell'azienda;

   attualmente i circa 250 lavoratori della storica azienda risultano privi di ammortizzatori sociali;

   come riportato da Il Monferrato in data 11 maggio 2021, i sindacati hanno chiesto la proroga della cassa integrazione per COVID-19 per altri due mesi, ma non è ancora giunta risposta;

   Il Monferrato evidenzia anche come le svariate commesse in ordine alla Cerutti, a causa del fermo produttivo, si stanno perdendo, mentre il Ministero del lavoro e delle politiche sociali valuta ancora la richiesta di interlocuzione con i sindacati;

   mercoledì 17 marzo 2021, durante il question time tenutosi in diretta televisiva alla Camera, il Ministro interrogato ha risposto all'interrogazione sulla crisi della Cerutti firmata dai deputati Federico Fornaro e Guglielmo Epifani (Leu) e a quella dei deputati Riccardo Molinari e Andrea Giaccone (Lega), garantendo la disponibilità a collaborare con il Ministero dello sviluppo economico al fine di avviare un confronto con commissari e parti sociali –:

   se il Governo non intenda, con la massima urgenza, convocare un tavolo ministeriale con le rappresentanze dei lavoratori e con tutti i soggetti coinvolti nella procedura fallimentare di Officine meccaniche Cerutti e Cerutti Packaging Equipment per valutare ogni possibile soluzione volta a garantire una ripresa della produzione e il sostegno ai lavoratori.
(5-06015)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, DEL SESTO, MARTINCIGLIO e GRIPPA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il lockdown e le attinenti misure restrittive hanno colpito diversi settori produttivi e le relative posizioni professionali, sia in ambito del lavoro subordinato sia nell'ambito del lavoro autonomo, che hanno avuto come esito l'amplificazione delle disuguaglianze che hanno colpito, in modo particolare le donne, i giovani e i lavoratori autonomi;

   a causa del permanere dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, si sta registrando un'ulteriore peggioramento anche delle stime in ambito occupazionale;

   dai dati Istat, emerge che a fine 2020 è stato registrato un calo delle imprese femminili di quasi 4 mila attività rispetto al 2019; tale perdita è ascrivibile al Centro-nord ma con una forte crescita costante nel Mezzogiorno;

   le imprese guidate da donne sono un milione e 336 mila e i dati di fine 2020 mostrano che la gestione dell'emergenza sanitaria ha prodotto una battuta d'arresto soprattutto sulle giovani donne imprenditrici; il commercio collegato al turismo è tra i comparti che più di ogni altro ha subito la crisi pandemica e le grandi città a vocazione culturale e artistica come Napoli, Roma, Palermo, Firenze e Venezia sono in particolare sofferenza se si considera che queste città sono quelle che hanno subito di più la crisi economica e che resteranno più indietro, fino a quando non tornerà il normale flusso dei turisti stranieri, il che, nello scenario migliore, richiederà dei tempi più lunghi;

   le necessarie proroghe della chiusura delle attività e le restrizioni inerenti alla mobilità, al fine di contenere il contagio del virus, hanno modificato gli equilibri tra le diverse forme distributive, in quanto la crescita dell'e-commerce sta viaggiando a ritmi esponenziali, guadagnando più di 6 punti percentuali rispetto al 2019, con trasferimento di volumi che, da solo, mette a rischio di chiusura oltre 15 mila imprese e interessa 40 mila occupati;

   il permanere delle chiusure, indipendentemente dal colore della regione, delinea i contorni di una crisi sempre più pesante dal punto di vista occupazionale e sul tessuto economico; la pandemia ha avuto un effetto selettivo, colpendo alcuni settori e lasciando completamente indenni altri, con ricadute differenziate sul lavoro e conseguentemente sui redditi, causando altresì un effetto moltiplicativo sulle tradizionali segmentazioni del mercato del lavoro attraverso l'accentuazione di quelle esistenti e la creazione di nuove; va considerato inoltre che l'Italia è il Paese con il più elevato tasso di disoccupazione di lunga durata (57 per cento dei disoccupati, contro il 42 per cento della media europea);

   il perdurare dell'emergenza pandemica prorogata fino al 31 luglio 2021 ha determinato nel corso di un anno una sorta di trasmissione intergenerazionale della disuguaglianza poiché sul mercato del lavoro si sono accentuati ulteriormente gli effetti negativi che sono stati fortemente asimmetrici, nonostante le importanti misure di tutela e salvaguardia dei lavoratori, messe in campo dal Governo nel corso del 2020 e nei primi mesi del 2021, al fine di evitare la chiusura di numerose attività commerciali, piccole e medie imprese, e quindi la dispersione di competenze e la perdita di lavoro con la conseguente emersione di nuove fragilità –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare un sistema di politiche attive a supporto dell'occupazione e iniziative volte a ridurre il divario che la pandemia ha causato in termini di tutela del lavoro tra le diverse tipologie di impiego, tenendo conto dell'ampiezza dei lavoratori coinvolti, al fine di avviare un rafforzamento delle misure sistemiche di sostegno alla formazione professionale per il reinserimento nel mercato del lavoro, anche a vantaggio di lavoratrici e lavoratori autonomi.
(4-09294)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANNA LISA BARONI, NEVI, SPENA, SANDRA SAVINO, CAON, BOND e PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il settore vitivinicolo è molto importante per il Paese. Infatti, l'Italia è il maggior produttore mondiale di vino ed il secondo Paese esportatore al mondo;

   in sede europea è in discussione la riforma della Politica agricola comune (Pac), in particolare con proposte di modifica al regolamento (UE) n. 1308 del 2013;

   la Commissione europea, in seguito ad alcune modifiche delle pratiche enologiche adottate dall'Organizzazione internazionale della vite e del vino, ha proposto che nel processo di de-alcolizzazione totale o parziale del vino, anche Igp e Dop, si possa riutilizzare l'acqua della stessa de-alcolizzazione;

   ad avviso degli interroganti sarebbe opportuno e necessario ricevere dalla Commissione europea maggiori informazioni al fine di fare chiarezza sui modi di produzione, denominazione e commercializzazione di questi specifici prodotti, che non sono vini. Ciò dovrebbe essere ben evidenziato nelle etichette per dare informazioni non ingannevoli ai consumatori. I vini de-alcolati dovrebbero essere classificati in modo distinto dal vino «vero», per tutelare una eccellenza alimentare Made in Italy e, di conseguenza, anche la nostra economia –:

   se intenda assumere iniziative in sede europea finalizzate a classificare i vini de-alcolati, totalmente o parzialmente, in modo distinto rispetto alla definizione di «vino» contenuta nel regolamento n. 1308 del 2013, se intenda promuovere norme per l'etichettatura affinché sia indicato il processo di de-alcolizzazione, totale o parziale, garantendo una corretta informazione ai consumatori, e se ritenga di adottare iniziative per fare in modo che siano esclusi i marchi Igp e Dop dal processo di de-alcolizzazione, totale o parziale.
(4-09291)


   GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PATASSINI e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   alla frontiera del «cibo sintetico», dopo il miele, le uova e la carne, si affaccia adesso anche il finto latte derivato da piselli trasformati, ultimo lancio delle multinazionali del cibo, che si propone come l'ennesimo attacco alla filiera del made in Italy agroalimentare;

   il latte è uno degli alimenti più completi e nutrienti, le cui numerose proprietà sono note fin dai tempi antichi; è un elemento cardine della dieta mediterranea, per la quale il nostro Paese è conosciuto in tutto il mondo come simbolo di eccellenza agroalimentare;

   in Italia sono attivi circa 270.000 allevamenti di bovini, bufalini, ovini e caprini che ospitano oltre 11 milioni di capi; in particolare, sono 26.530 gli allevamenti di bovini da latte adulti, con 1.498.847 capi, che producono latte italiano sano e di qualità, il quale deve essere difeso e tutelato;

   la bevanda a base di vegetali processati, il cui sapore non è assolutamente paragonabile al latte, né tantomeno la sua qualità, è stata presentata come un «Nutriscore» di livello A, ovvero un buon alimento dal punto di vista dei benefici per la salute dei consumatori;

   il Nutriscore, il cui utilizzo è da sempre contrastato dall'Italia, è un sistema di etichettatura assolutamente semplicistico che altera il valore nutrizionale degli alimenti, promuovendo cibi sintetici e processati a danno di alimenti di elevatissima qualità, dalle indubbie proprietà nutritive;

   questo sistema di etichettatura, che è divenuto il fulcro della strategia «Farm to Fork», il programma per un sistema alimentare europeo più sostenibile, è dunque fuorviante per i consumatori, che sono erroneamente indotti ad acquistare cibi in molti casi non sani per la loro salute;

   è indispensabile affermare in tutte le sedi opportune il valore delle eccellenze agroalimentari del made in Italy, che sono l'espressione di un sistema alimentare basato sulla storia, sul rispetto della terra, sulla tutela del territorio, sul lavoro e sulle tradizioni dei nostri luoghi, che rendono unici i prodotti alimentari italiani per la loro qualità e genuinità –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per promuovere il consumo di latte italiano, sano e di qualità, quale alimento cardine della dieta mediterranea per le sue importanti proprietà nutritive, che lo rendono tra i migliori al mondo, nonché per il riconoscimento del valore dell'agroalimentare made in Italy ai fini di una sua maggiore tutela e difesa;

   quali iniziative intenda adottare a sostegno della produzione e della trasformazione del latte italiano anche in relazione all'aumento esponenziale dei costi relativi alla gestione e all'alimentazione nelle stalle dei bovini da latte italiani nonché alle problematiche che hanno investito tutta la filiera a causa della pandemia.
(4-09293)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   il 16 maggio 2018 la Commissione Ripam bandiva due concorsi, che interessano amministrazioni della regione Campania, per il reclutamento di complessive oltre 2.000 persone, come pubblicato sul sito del Formez il 9 luglio 2019 (unità di personale a tempo indeterminato da assumere da parte della regione e di altri enti locali del territorio regionale);

   la procedura concorsuale, nella sua forma di concorso-corso-concorso, rappresenta un unicum in quanto ha previsto ben 10 mesi di formazione sulle materie concorsuali, tenuti dal Formez, associati a 10 mesi di formazione-lavoro presso gli enti locali, sotto corrispettivo di una borsa di studio erogata con i fondi Por/Fesr;

   l'ampia partecipazione, ha visto l'invio di 1.255.457 candidature ai diversi profili da parte di 303.965 candidati come da fonte Formez e ha richiesto lo svolgimento di prove preselettive, che si sono tenute nel mese di settembre 2019;

   a seguito di lungaggini, ricorsi e l'arrivo della pandemia di Covid-19, le prove scritte per i singoli profili si sono tenute nei mesi di febbraio e marzo 2020;

   le prove, definite dagli stessi bandi «Prove selettive scritte», hanno previsto ex lege soglie di sbarramento con il punteggio di 21/30, come previsto dal bando della Commissione Ripam (decreto interministeriale del 16 maggio 2018); il punteggio ottenuto concorre allo stilare la graduatoria finale, al pari delle altre prove previste e, nel caso dei profili di categoria D, alla valutazione dei titoli;

   alla fase della procedura concorsuale di 10 mesi di formazione, prevista dal bando, veniva ammesso un numero di candidati idonei pari al 120 per cento dei posti disponibili (più ex aequo) per ogni singolo profilo. Nonostante ciò, a seguito delle prove e degli scorrimenti dovuti a rinunce, il numero dei candidati ancora in concorso è, a marzo 2021, pari a 1863 unità; già 312 tra i posti messi a bando risulterebbero non assegnabili, mentre sono più di 500 gli idonei non ammessi nemmeno alla fase di formazione;

   la giunta regionale della Campania, con decreto dirigenziale n. 86 del 12 aprile 2021 ha richiesto all'unità operativa dirigenziale 50.01.01 la liquidazione di complessivi 1.863.000,00 euro, al lordo della ritenuta d'acconto, in favore dei destinatari;

   l'articolo 10 del decreto-legge 1o aprile 2021, n. 44, recante «Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti-SARS-COV-2, di giustizia e di concorsi pubblici», ha previsto una procedura di semplificazione, per la quale, essendo già stata espletata la «Prova selettiva scritta», sarebbe possibile la chiusura del concorso al termine del periodo di formazione, senza lo svolgimento di ulteriori prove; sarebbe così possibile conservare la graduatoria stilata dalla prima prova, aggiornata con la valutazione dei titoli nel caso dei profili di categoria D;

   andrebbe scongiurato il rischio che, al termine di una lunghissima e iper-selettiva procedura, la regione Campania finisca per non assumere personale già formato e, in molti casi, divenuto essenziale per lo svolgimento delle mansioni degli enti locali coinvolti, e veda proliferare ulteriori ricorsi a causa della formazione non uniforme e dell'applicazione contraddittoria del citato decreto-legge –:

   se intenda adottare iniziative per chiarire le modalità di applicazione dell'articolo 10 del decreto-legge n. 44 del 2021 in relazione alle procedure concorsuali sopra citate, con particolare riferimento alla possibilità di eliminazione della prova orale;

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per proseguire con una ulteriore prova per il concorso campano, considerato che tale scelta risulterebbe non conforme ai principi fondamentali della pubblica amministrazione, in particolare, di economicità, efficienza e trasparenza, dando luogo a un non corretto impiego di risorse pubbliche;

   se, con riferimento al concorso del Formez per il reclutamento di personale per Roma Capitale, si intenda procedere secondo quanto previsto dal suddetto decreto-legge e, in particolare, se si intendano adottare iniziative per l'espletamento del citato concorso esclusivamente con una prova scritta, eliminando completamente sia la prova preselettiva, sia la prova orale;

   se non ritenga comunque di adottare ogni iniziativa di competenza per assicurare procedure di reclutamento uniformi per i concorsi sopra citati.
(2-01222) «Sarli, Paxia».

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il dipartimento della funzione pubblica ha comunicato le date dell'unica prova scritta digitale del concorso per 2.800 assunzioni al Sud: prova digitale alla quale parteciperanno 8.582 candidati (selezionati tra gli 81.150 che hanno presentato domanda sulla base dei titoli e delle esperienze lavorative pregresse) e che si svolgerà, in due sessioni giornaliere, dal 9 all'11 giugno, nelle cinque sedi decentrate individuate in Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia;

   il bando in questione è stato previsto al fine di potenziare le strutture degli enti locali sia delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia che dei comuni dei medesimi territori mediante l'assegnazione di figure con formazione specialistica medio-alta, col compito di realizzare i progetti del Recovery plan;

   appare assolutamente incomprensibile la mancata inclusione della Sardegna tra le sedi concorsuali nonostante l'isola sia evidentemente la più distante dalle altre sedi e dotata dei collegamenti peggiori, ulteriormente limitati dall'emergenza epidemiologica in atto che ha determinato un ulteriore taglio delle frequenze;

   l'estrema condizione di insularità determina, oltre alla citata difficoltà di collegamento, un esborso economico maggiore rispetto agli altri concorrenti, nonché un grave stress psicofisico, con la conseguenza che i candidati residenti in Sardegna rischiano di essere gravemente danneggiati dalla scelta delle sedi concorsuali –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto, quali siano le motivazioni che hanno determinato l'esclusione della Sardegna dalle sedi concorsuali e quali iniziative di competenza intendano porre in essere, con urgenza, al fine di rimediare alla suindicata discriminazione.
(4-09290)

SALUTE

Interrogazione a risposta immediata:


   PROVENZA, D'ARRANDO, FEDERICO, IANARO, LOREFICE, MAMMÌ, NAPPI, MISITI, PENNA, RUGGIERO, SPORTIELLO e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Pfizer ha annunciato di aver presentato all'Agenzia europea del farmaco (Ema) la richiesta di una modifica dell'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata rilasciata per il vaccino anti-Covid Comirnaty, così da poterne estendere l'impiego anche ai 12-15enni; qualora l'Ema approvasse la richiesta, la modifica sarà valida in tutti i 27 Stati membri dell'Unione europea;

   Sergio Abrignani, immunologo della Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico, ha dichiarato che si stanno facendo «gli studi clinici anche nei giovani, nei ragazzi e nei bambini ed entro giugno 2021 ci dovrebbero essere i primi dati su queste fasce di età»;

   in Italia circa il 17 per cento degli abitanti ha meno di 18 anni e, per l'emergenza pandemica da SARS-CoV-2, questo dato potrebbe anche comportare una difficoltà a raggiungere l'immunità auspicata;

   l'estensione degli studi clinici per i vari vaccini alla popolazione pediatrica è stata sollecitata da molti ricercatori e la scarsità di studi clinici è riconducibile sia al timore di effetti avversi sia alla ritenuta minore urgenza dinanzi al coinvolgimento meno grave in questo gruppo di popolazione; se l'obiettivo dichiarato della vaccinazione di adulti e anziani è stato il contenimento della malattia COVID-19, quello della vaccinazione pediatrica dovrebbe essere la riduzione della trasmissione del virus;

   vaccinare i minori richiede inevitabilmente tempi più lunghi e complessi di quelli per gli adulti, a causa della diversa risposta immunitaria e della necessità che la vaccinazione sia autorizzata dai genitori;

   bisognerà farsi carico dei timori dei genitori e del consenso alla vaccinazione pediatrica e bisognerà programmare un piano vaccinale adeguatamente informato, assicurando una comunicazione efficace e rassicurante nei confronti dei minori e dei loro genitori;

   parimenti dovrà essere organizzata una vaccinazione che tenga conto, da un lato, dei soggetti più fragili, tra gli stessi minori, e, dall'altro, dell'ordinato avvio dell'anno scolastico –:

   in vista dell'eventuale autorizzazione dell'Ema alla vaccinazione dei minori, quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per assicurare un piano vaccinale adeguato alla complessità derivante dal coinvolgimento dei minori, dalla fragilità di alcuni di essi, dalla necessità di garantire un consenso consapevole e informato da parte dei genitori, nonché dall'esigenza di garantire un ordinato avvio del nuovo anno scolastico.
(3-02278)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALBERTO MANCA. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la banca dati informatizzata nazionale dell'anagrafe zootecnica (Bdn) consente agli operatori di settore e, in generale ai cittadini, di reperire informazioni aggiornate sulla consistenza della popolazione animale di interesse zootecnico, sulla sua distribuzione sul territorio e sulle sue caratteristiche, ma anche sulle aziende e sugli animali domestici allevati o custoditi per la produzione di carne, latte, uova e altri prodotti, o destinati ad altri usi zootecnici;

   anche i suidi sono soggetti all'identificazione e all'iscrizione all'anagrafe, a seguito della direttiva 2008/71/CE, dell'Unione europea che ha introdotto l'identificazione e l'istituzione dell'anagrafe per i suini in tutti gli Stati membri dell'Unione;

   la predetta direttiva è stata recepita dall'ordinamento italiano con il decreto legislativo 26 ottobre 2010, n. 200, riguarda tutta la «filiera» del suino vivo e si inserisce nell'ambito di applicazione anche di altre normative comunitarie relative ai problemi di polizia sanitaria in materia di movimentazione di animali intracomunitari e controlli veterinari su prodotti e su animali in provenienza da Paesi terzi e introdotti nella Unione europea;

   nella banca dati nazionale devono essere registrate tutte le aziende in cui sono allevati o custoditi maiali o cinghiali, inclusi gli allevamenti familiari che detengono anche un solo capo da ingrasso per autoconsumo;

   la citata normativa riguardate la tracciabilità del suino impone una serie di adempimenti scadenzati con termini precisi al fine di dare agli allevamenti e agli organi di controllo gli strumenti necessari a garantire che il suino sia identificato qualsiasi sia la sua provenienza;

   tuttavia, in tale ambito il sistema di registrazione in Bdn presenta alcune criticità nel momento in cui il suino o le partite di suini che provengono da Paesi esteri passino per centri di raccolta o stalle di sosta;

   in queste strutture, nelle quali si attua il servizio di ricovero temporaneo degli animali per un massimo di 72 ore, i documenti che accompagnano gli animali vengono registrati su un registro di carico e scarico aziendale autorizzato e vidimato dal servizio Asl competente. Successivamente al momento della movimentazione degli stessi animali verso il macello, la struttura emette un MOD. 4, che dal settembre 2017 ha sostituito il cosiddetto Foglio rosa, con il proprio codice Asl che verrà preso in carico dallo stabilimento di macellazione, il quale, come indicato all'articolo 4, comma 6, del decreto legislativo n. 200 del 2010, registrerà in Bdn il solo codice Asl dell'ultima struttura di provenienza, con la conseguenza che in Bdn non sarà più possibile conoscere il luogo di origine dell'animale macellato. Questa criticità emerge chiaramente dal confronto dei dati relativi agli animali provenienti dall'estero rispetto agli stessi animali macellati;

   sul portale Bdn delle macellazioni sono state evidenziate numerose anomalie di questo genere che potrebbero essere superate qualora il sistema prevedesse l'inserimento dell'origine dell'animale in Bdn con l'indicazione obbligatoria dello stato di nascita –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   quali iniziative siano state predisposte al fine di correggere le anomalie descritte in premessa e riscontrate nelle procedure di registrazione, carico e scarico dei suini provenienti dai Paesi dell'Unione europea o da Paesi terzi, onde garantire l'effettiva tracciabilità dei suini nella filiera di riferimento.
(5-06014)

Interrogazione a risposta scritta:


   BALDINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con disposizione del 12 aprile 2021 n. prot. 47932, a causa dell'aumento esponenziale di casi di infezione da COVID-19 registrati all'interno del distretto sanitario Jonio Sud dell'azienda ospedaliera provinciale di Cosenza, il reparto di terapia intensiva del plesso ospedaliero Giannettasio di Rossano è stato convertito in rianimazione COVID-19 dedicato;

   attualmente, l'ospedale spoke di Corigliano Rossano conta all'attivo un numero di anestesisti-rianimatori pari a 7, (compreso il direttore di reparto facente funzione), considerato esiguo in ragione dell'elevata intensità di cure richieste dai pazienti Covid a cui si aggiungono gli eventuali interventi per pazienti affetti da altre patologie;

   tale carenza ha determinato, un'articolazione dei turni tale per cui, talvolta, l'unico medico anestesista di turno deve attendere il collega reperibile per potersi recare a prestare assistenza ai pazienti ricoverati in reparti diversi, con evidente pregiudizio per la salute dei pazienti richiedenti assistenza;

   le suddette criticità sono state sollevate in diverse occasioni dai dirigenti medici;

   con nota del 14 maggio 2021 il direttore dell'unità operativa complessa direzione medica di presidio ospedaliero, dell'ospedale spoke di Corigliano Rossano, ha comunicato al responsabile della centrale operativa 118, ai direttori delle unità operative e ai dirigenti medici del Pronto soccorso, la sospensione dei ricoveri in terapia intensiva «in ragione della contemporanea assenza per malattia di Dirigenti Medici che si aggiunge alla già grave carenza di Anestesisti»;

   la notizia è stata diramata da numerosi organi di stampa locali, tra cui L'EcodelloJonio.it, l'edizione online del Corriere della Calabria e la Gazzetta del Sud, cui l'edizione cartacea del 16 maggio 2021, ha dedicato un articolo;

   la sospensione di attività del reparto di rianimazione e un fatto grave, considerato che risulta tuttora in attivo il numero dei pazienti ricoverati nei reparto Covid i quali, in caso di necessità, dovrebbero essere trasferiti in altri reparti della provincia o addirittura in altre regioni, con tutte le conseguenze e i rischi che i ritardi potrebbero comportare;

   la carenza dei medici rianimatori-anestesisti potrebbe porre a rischio anche l'assistenza dei pazienti ordinari; la perdita del numero dei posti in terapia intensiva e sub-intensiva Covid al servizio sanitario calabrese potrebbe alterare il livello della disponibilità delle cure, considerato uno dei parametri di riferimento per classificare il livello di rischio dell'intera regione e quindi per determinarne lo stato di allentamento delle misure: restrittive –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanti di competenza, intenda adottare per favorire il ripristino di una normale operatività del reparto di rianimazione COVID-19 dell'ospedale spoke di Corigliano Rossano, comunque idonee a contrastare la carenza – quasi cronica – dei rianimatori, anche per rispondere alla ordinaria richiesta di assistenza ospedaliera.
(4-09295)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   MARTINCIGLIO e ALEMANNO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in conseguenza della ridotta circolazione e della chiusura di molte attività per effetto della pandemia i risparmi delle compagnie assicurative – evidenziati dal cosiddetto combined ratio – sono stati molteplici;

   l'indice che rileva l'andamento tecnico del settore danni delle principali compagnie nel settore della responsabilità civile auto si è ridotto, in media, del 3,27 per cento;

   in particolare, per effetto delle restrizioni alla circolazione nel 2020, l'Ivass ha calcolato, a fine novembre, risparmi per le compagnie, per la quota obbligatoria di RC auto, compresi tra 2,5 e 3,6 miliardi, pari a circa 70 euro, in media, a polizza, di cui solo 800 milioni sarebbero stati restituiti agli utenti come ristoro; Ania, l'associazione di categoria, ha stimato 2,1 miliardi di euro di risparmi, in parte riversati agli utenti (1 miliardo), come ristorno dei premi e in parte erogato come sostegno a clienti, alla collettività e agli agenti;

   con la ripresa delle attività e della circolazione, i risparmi ottenuti, in particolare per minore frequenza di sinistri, potrebbero essere destinati alla diminuzione di tariffe e premi, già ridotti del 6 per cento nel 2020;

   se e quali iniziative normative intenda assumere, al fine di consentire che i risparmi complessivi realizzati dalle compagnie assicurative nel periodo della pandemia possano essere destinati al sostegno dei clienti, anche mediante riduzione di tariffe e premi nell'anno 2021.
(5-06032)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO e SARLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   al confine tra i comuni di Catania e Sant'Agata Li Battiati insiste l'area verde della Timpa di Leucatia, descritta da un documento di Legambiente Catania come «un'area di grande interesse paesaggistico, naturalistico e archeologico», in quanto al suo interno vi si trovano «affioramenti di colate laviche su un substrato di argille marnose», con sorgenti d'acqua presso cui è presente una ricca e diversificata flora di acqua dolce e rara fauna, dove va segnalata la presenza del granchio di fiume, e con «una scarpata ricoperta da un fitto bosco e da vegetazione a macchia mediterranea», tutelata dalla legge regionale n. 16 del 1986 e successive modifiche ed integrazioni;

   l'area è sottoposta a vincolo di notevole interesse pubblico con D.A. n. 2679 del 10 agosto 1991, come modificato dal verbale n. 69 del 17 novembre 2003 della Commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Catania, ed è tutelata ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 ed ai sensi dell'articolo 20 del Piano territoriale paesistico, in quanto area con livello di tutela 2/3;

   all'interno della suddetta area, la Sovrintendenza ai beni culturali avrebbe rilasciato parere favorevole per la costruzione sul monte san Paolillo di un edificio privato di proprietà della Dusty - Immobiliare srl, nonostante il vincolo;

   dell'autorizzazione del comune non si trova traccia e il dirigente all'urbanistica comunale ha fatto presente che l'iter autorizzativo sarebbe partito tra il 2007 e il 2009 con delle Dia, ma affermando che si sarebbero perdute tracce delle copie i cui originali sarebbero stati sequestrati dalla procura;

   il sito livesicilia.it in un articolo dal titolo «Cemento sulla Timpa, lavori autorizzati da Sovrintendenza e Comune» del 14 aprile 2021 riporta che il nulla osta della Sovrintendenza di Catania sarebbe giunto «nell'ottobre del 2020», mentre invece il cartello dei lavori riportato sul frontespizio del pezzo espone la data del permesso di costruire risalente al 3 dicembre 2019 con prot. 423575;

   sebbene non siano state ad oggi effettuate delle indagini archeologiche approfondite, l'area in cui si sta edificando è un'area di estrema importanza archeologica essendo presenti vari documenti che ne attestano presenza di insediamenti dalla preistoria. Si rileva la presenza di un edificio a pianta quadrata di età imperiale romana, l'acquedotto dei Benedettini che portava le acque fino a Catania realizzato durante il XVII secolo e, nelle adiacenze dell'opera in costruzione, una tomba a cassa di epoca romana e delle strutture militari della seconda guerra mondiale, tutelate ai sensi della legge regionale n. 12 del 2012;

   l'area ai margini della zona interessata rientra tra quelle individuate nel Piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico (P.a.i.) dell'assessorato per il territorio e l'ambiente della regione siciliana (2006) con problemi di forte dissesto idrogeologico ma il Genio Civile ha rilasciato parere favorevole per l'opera di cementificazione;

   dopo varie denunce di consiglieri comunali e associazioni locali, la procura è intervenuta successivamente lo ha fatto anche la reticente amministrazione comunale, imponendo l'immediato stop dei lavori per le dovute verifiche –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano intraprendere per garantire la tutela dell'area interessata e sottoposta a vincoli paesaggistici e ambientali;

   se il Ministro della transizione ecologica intenda adottare le iniziative di competenza affinché la Timpa di Leucatia venga maggiormente tutelata all'interno della Strategia nazionale del verde urbano.
(5-06037)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il «Superbonus 110 per cento» è stato oggetto di una proroga a tutto il 2022 contestualmente all'approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), facente parte del quadro di rilancio economico europeo afferente al programma Next Generation EU (Ngeu);

   al netto di una proroga per tutto il 2023 che è stato solamente annunciata da parte del Governo e che dovrebbe realizzarli con la legge di bilancio 2022, non sono, ad oggi, previste ulteriori misure di proroga dell'incentivo;

   come noto, in determinati territori, a causa di rigide condizioni climatiche la ragionevole e continua prosecuzione dei lavori non è possibile in modo uniforme e continuativo in tutto il territorio nazionale per 12 mesi l'anno;

   determinate aree, in particolare le aree montane, a causa delle gelate e delle rigidi temperature riducono enormemente la finestra temporale nella quale i lavori possono essere effettivamente portati avanti;

   la complessità dello strumento del «Superbonus», i continui ritardi dovuti alle lungaggini burocratiche e l'impossibilità, al momento, per i piccoli comuni di usufruire del personale aggiuntivo in deroga come disposto dalla legge di bilancio 2021 sono causa di ulteriori rallentamenti in aree già di per sé svantaggiate dalla logistica;

   in questo senso, la proroga al 2022 della misura è del tutto insufficiente, in quanto in ogni caso le condizioni di agibilità dei lavori, che sono ben inferiori ai 12 mesi, impediscono di usufruire della misura in modo completo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per prevedere una tempestiva semplificazione normativa del «Superbonus 110 per cento» considerando anche una proroga emergenziale per tutte quelle aree a particolare rigidità meteorologica e logistica di cui in premessa.
(4-09297)

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Gallo n. 5-05338 del 17 febbraio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-05781 del 16 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Angiola n. 5-06001 del 14 maggio 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta orale Deidda n. 3-02275 del 14 maggio 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09290.