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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 11 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La XI Commissione,

   premesso che:

    i recenti e tragici casi di cronaca hanno richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica sul numero inaccettabilmente elevato di infortuni sul luogo di lavoro, che troppo spesso hanno conseguenze mortali per i lavoratori;

    i dati relativi agli infortuni sul lavoro registrati su base mensile dall'Inail nell'anno 2020 indicano un numero di denunce di infortunio pari a 554.340, con un calo del 13,6 per cento rispetto alle 641.638 del 2019, ancora più accentuato per gli infortuni in itinere, che si sono ridotti del 38,3 per cento rispetto all'anno precedente, anche in considerazione della riduzione degli spostamenti conseguente al maggiore ricorso allo svolgimento delle prestazioni lavorative in modalità agile;

    in particolare, per il settore relativo a industria e servizi, nei mesi di febbraio e marzo dello scorso anno si è registrato un incremento del numero degli incidenti, seguito da riduzioni, anche significative nei mesi tra aprile e settembre e da una nuova pronunciata crescita nei mesi da ottobre a dicembre, alla quale ha contribuito anche l'andamento del settore relativo a sanità e assistenza sociale, che su base annuale ha registrato una crescita degli incidenti del 206 per cento, con denunce riconducibili, nei tre quarti dei casi, a casi di contagio da COVID-19, mentre la gestione relativa all'agricoltura, a parte un leggero incremento registrato nel mese di febbraio, ha presentato cali infortunistici in tutti gli altri mesi del 2020;

    su un piano generale, il numero di incidenti sul lavoro è fortemente condizionato dall'andamento dell'economia, in quanto nelle fasi cicliche di rallentamento della produzione e di diminuzione delle ore lavorate il numero degli infortuni si riduce, per poi tornare a crescere con l'arrivo della fase di ripresa;

    per le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale i dati Inail riferiti all'anno 2020 evidenziano una crescita eccezionale, del 16,6 per cento, per un valore assoluto di 1.270 casi rispetto ai 1.089 del 2019, con un dato influenzato in modo significativo dall'andamento dei decessi avvenuti nel 2020 a causa dell'infezione da COVID-19 in ambito lavorativo, che sono inquadrati, per l'aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro e che rappresentano circa un terzo di quelli denunciati all'Inail nello stesso anno 2020;

    i dati relativi al 2020, per altro verso, registrano una riduzione del 30,1 per cento degli infortuni con esito mortale avvenuti in itinere, che passano dai 306 casi del 2019 ai 214 casi del 2020;

    sulla base dei più recenti dati pubblicati dall'Inail nel bollettino trimestrale delle denunce di infortunio e malattie professionali, nel periodo compreso tra gennaio e marzo 2021 si sono rilevate complessivamente 128.671 denunce di infortunio, con una riduzione dell'1,71 per cento rispetto al corrispondente periodo dell'anno 2020, mentre le denunce di infortunio con esito mortale sono state 185, a fronte delle 166 denunce rilevate nell'analogo periodo del 2020, con una crescita dell'11,45 per cento rispetto al primo trimestre dello scorso anno, che ha riguardato sia la componente femminile, con 14 denunce a fronte delle 11 rilevate nell'analogo periodo dell'anno precedente, sia la componente maschile, con 171 denunce a fronte delle 155 rilevate nel 2020;

    la diminuzione del numero delle denunce di infortunio nel primo trimestre del 2021 è peraltro da ricondursi esclusivamente alla riduzione del numero degli infortuni in itinere, che si sono ridotti del 23,41 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, mentre gli infortuni in occasione di lavoro sono passati da 113.428 a 115.286, con un aumento dell'1,64 per cento;

    un analogo andamento si riscontra anche con riferimento alle denunce di infortunio con esito mortale, in quanto le denunce riferite a infortuni in occasione di lavoro registrano un incremento, nel primo trimestre del 2021, del 35,09 per cento, mentre quelle per gli infortuni in itinere fanno segnare una diminuzione del 40,38 per cento, passando da 52 a 31;

    oltre ai dati ufficiali, bisogna considerare migliaia di infortuni che ogni anno non emergono, poiché coinvolgono lavoratori «in nero» o comunque con rapporti di lavoro irregolari; al riguardo, dal Rapporto annuale delle attività di tutela e vigilanza in materia di lavoro e legislazione sociale per l'anno 2020, pubblicato dall'ispettorato del lavoro, emerge che circa il 29 per cento dei 62.135 lavoratori considerati irregolari a seguito degli accertamenti è risultato essere occupato «in nero» e che la presenza di lavoratori «in nero» è stata mediamente riscontrata in quasi il 43 per cento delle ispezioni in cui sono stati accertati illeciti, dato sostanzialmente allineato a quello dell'anno precedente, pari a quasi il 45 per cento;

    il predetto Rapporto indica che l'azione ispettiva svolta in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro ha riguardato 10.069 aziende, 8.068 delle quali sono risultate irregolari, con un tasso di irregolarità del 79,3 per cento, con la conseguente contestazione di 12.020 violazioni di disposizioni penali e 521 violazioni di carattere amministrativo;

    nel parere sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) approvato dalla XI Commissione nella seduta del 16 marzo 2021 era contenuta una specifica osservazione con la quale si sollecitava il Governo ad adottare un grande piano strategico nazionale per aumentare i livelli di sicurezza sul lavoro;

    nel Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato alla Commissione europea il 30 aprile 2021 si fa riferimento al rafforzamento già programmato dell'Ispettorato nazionale del lavoro, con l'assunzione nei prossimi mesi di circa 2.000 nuovi ispettori su un organico corrente di circa 4.500 unità di personale;

    precise indicazioni sulle criticità del sistema delle ispezioni sul lavoro e sulle possibili innovazioni da introdurre sono contenute nel documento conclusivo dell'indagine conoscitiva sul riordino del sistema della vigilanza in materia di lavoro, contribuzione e assicurazione obbligatoria a seguito delle modifiche introdotte dal decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, nella prospettiva di una maggiore efficacia delle azioni di contrasto al lavoro irregolare e all'evasione contributiva (Doc. XVII, n. 7), approvato dalla XI Commissione nella seduta del 2 dicembre 2020;

    nell'ambito della richiamata indagine conoscitiva si era, in particolare, sottolineato il progressivo assottigliamento delle risorse umane destinate ai controlli, evidenziando come l'Inail nel 2019 potesse contare, per lo svolgimento dei controlli di propria competenza, solamente su 269 ispettori, a fronte dei 284 in servizio nel 2018, dei 299 in servizio nel 2017 e dei 350 in servizio nel 2016;

    con il Documento di economia e finanza 2021 il Governo ha indicato, tra i provvedimenti collegati alla manovra di finanza pubblica, un disegno di legge in materia di aggiornamento e riordino della disciplina relativa alla salute e alla sicurezza nei luoghi di lavoro, confermando quanto già previsto nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020;

    il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, nella sua audizione sulle linee programmatiche del suo dicastero, anche in relazione ai contenuti della Proposta di piano nazionale di ripresa e resilienza, svolta il 15 marzo 2021, presso le Commissioni riunite XI e XII, ha sottolineato l'esigenza di proseguire in battaglie storiche, come la lotta al caporalato e la tutela della sicurezza nei posti di lavoro;

    risulta inaccettabile che, nonostante l'inarrestabile progresso tecnologico degli ultimi decenni e i continui aggiornamenti alla legislazione in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, si verifichino ancora così tanti incidenti, di cui molti con esito mortale;

    il tema della sicurezza sul lavoro, anche per i lavoratori autonomi, assume una particolare urgenza nell'attuale contesto storico, nel quale si prospetta una progressiva ripresa dell'attività economica dopo la crisi derivante dalla pandemia da COVID-19, sostenuta anche da ingenti investimenti pubblici in infrastrutture e opere edilizie, da realizzare in tempi contenuti;

    l'alta incidenza degli infortuni da COVID-19 sul numero delle denunce rischia di non fotografare adeguatamente la realtà o di far passare in secondo piano tragedie che, se non adeguatamente affrontate, continueranno purtroppo a verificarsi anche quando il COVID-19 sarà definitivamente sconfitto;

    a tale ultimo proposito non bisogna dimenticare che nel corso degli anni passati l'agricoltura e l'edilizia si sono contese il triste primato di incidenti, dovuti in gran parte all'utilizzo di macchinari e attrezzature non idonei, insicuri ed obsoleti oppure al ricorso a manodopera irregolare o non qualificata;

    appare necessario promuovere una maggiore consapevolezza dell'esigenza di creare condizioni di lavoro che garantiscano la dignità delle persone e la tutela della loro integrità psicofisica, attraverso la promozione di una capillare attività di formazione permanente e continua nei luoghi di lavoro in materia di sicurezza e di informazione di qualità,

impegna il Governo:

   ad adottare, previo confronto con tutte le istituzioni coinvolte a livello centrale e territoriale e con i rappresentanti delle parti sociali, un piano organico che sviluppi una strategia nazionale per la sicurezza sul lavoro, che aumenti i livelli di sicurezza, a tutela della dignità dei lavoratori, attraverso misure che incidano sui diversi settori rilevanti per assicurare adeguati livelli di protezione, valutando in particolare l'esigenza di adottare iniziative per:

    a) rafforzare le politiche e gli interventi finalizzati alla prevenzione, alla formazione, all'informazione e alla responsabilizzazione in materia di sicurezza sul lavoro, considerando in particolare la necessità di:

     1) prevedere incentivi per le iniziative di formazione promosse dalle imprese;

     2) incrementare l'ammontare delle risorse stanziate ai sensi dell'articolo 11, comma 5, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per i bandi Isi-Inail finalizzati a progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro rivolti in particolare alle piccole, medie e micro imprese, nonché dei progetti volti a sperimentare soluzioni innovative e strumenti di natura organizzativa e gestionale ispirati ai principi di responsabilità sociale delle imprese;

     3) prevedere agevolazioni fiscali sia per incrementare la formazione continua del personale, sia per favorire il rinnovo dei macchinari, molto spesso causa di incidenti perché troppo obsoleti;

     4) sostenere gli investimenti a favore della sicurezza sul lavoro, nonché dell'ammodernamento delle imprese agricole ed edili e dei relativi metodi e strumenti di lavoro;

     5) verificare, in questo contesto, la possibilità di utilizzare parzialmente le ingenti risorse versate alla Tesoreria dello Stato dall'Inail come riserve tecniche;

    b) promuovere l'incremento dei livelli di qualità dell'organizzazione aziendale, nel quadro dei processi di innovazione legati anche alla transizione ecologica e digitale, sfruttandone le potenzialità in termini di creazione delle condizioni per un lavoro sicuro e di qualità, anche grazie alle opportunità offerte in termini di prevenzione degli incidenti dalla diffusione delle nuove tecnologie, nella consapevolezza che una reale transizione ecologica deve essere necessariamente integrale, ponendo al centro delle innovazioni organizzative e produttive il lavoratore;

    c) aggiornare il quadro normativo vigente in materia di salute e sicurezza sul lavoro al fine di rafforzare le tutele per i lavoratori, anche in considerazione dei principi stabiliti dalle convenzioni e dalle raccomandazioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro, tenendo altresì conto dell'evoluzione dei sistemi e dei processi produttivi;

    d) promuovere lo svolgimento di campagne di informazione e sensibilizzazione, rivolte anche alle istituzioni scolastiche, sui temi della sicurezza del lavoro e della prevenzione degli infortuni, nonché del grave problema del lavoro «in nero» o irregolare, considerando che per un'efficace azione di tutela dei lavoratori, anche in termini di sicurezza, va intensificato il contrasto al lavoro sommerso;

    e) consolidare e rafforzare l'attività di controllo in materia di sicurezza sul lavoro, considerando in particolare la necessità di:

     1) superare le disposizioni di cui all'articolo 7, comma 1, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 149, relative al ruolo ad esaurimento del personale ispettivo dell'Inps e dell'Inail, nonché riportare in capo ai due istituti l'autonomia e le competenze con riferimento al relativo personale ispettivo, nel quadro del coordinamento assicurato dall'Ispettorato nazionale del lavoro;

     2) assicurare l'interoperabilità e la piena condivisione tra Ispettorato nazionale del lavoro e Inail delle banche dati rilevanti ai fini delle attività di controllo, nel rispetto della normativa relativa alla protezione dei dati personali;

     3) prevedere una nuova funzione di vigilanza collaborativa del personale sanitario Inail, anche al fine di garantire alle imprese il supporto formativo nell'attività di prevenzione dei rischi sui luoghi di lavoro;

     4) affinare, anche attraverso una loro migliore organizzazione e integrazione, le procedure ispettive di competenza delle aziende sanitarie, anche al fine di contrastare i fattori di rischio biologico, tenendo conto della necessità di implementare adeguate azioni di prevenzione e contenimento del rischio epidemiologico da COVID-19;

    f) prevedere l'istituzione di un apposito Fondo che, attraverso convenzioni con gli istituti scolastici e accademici o mediante l'erogazione di borse di studio, possa garantire ai figli delle vittime delle cosiddette «morti bianche» il completamento del loro percorso di studi.
(7-00656) «Invidia, Giaccone, Viscomi, Zangrillo, Frate, Rizzetto, D'Alessandro, Epifani».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    a causa della pandemia da COVID-19, molte persone ospiti di strutture residenziali assistenziali, socio-sanitarie o socio-assistenziali (per brevità, Rsa) si sono trovate per lungo tempo nella perdurante impossibilità di ricevere visite dai propri familiari, nonché di mantenere con gli stessi un livello accettabile di relazioni interpersonali e affettive;

    al contempo, ai familiari – oltre ad essere precluse le visite – è risultato in molti casi estremamente difficoltoso riuscire a rimanere aggiornati sulle condizioni di salute dei propri cari;

    secondo uno studio della Società italiana di neurologia sulle condizioni degli anziani con demenza durante la pandemia, il 59,6 per cento del campione ha visto l'insorgere o l'aumento di disturbi psico-comportamentali. I sintomi più frequenti – correlati all'isolamento sociale e alla lontananza dai propri affetti – sono irritabilità, apatia, agitazione, ansia, depressione e disturbo del sonno, ma non mancano altresì allucinazioni, vagabondaggio e cambiamento dell'appetito; sintomi legati allo stress sono stati riscontrati, peraltro, anche dai due terzi dei prestatori di cura e risultano connessi ad un aumento del carico neuropsichiatrico dei pazienti;

    alla luce di ciò, lo studio raccomanda a servizi sanitari e autorità competenti la pianificazione di una efficace strategia post-pandemia, anche al fine di fronteggiare tali emergenze (Frontiers in Psychiatry, 2020);

    il breve intervallo estivo, intercorso tra prima e seconda ondata, in cui vi è stata una momentanea ripresa delle visite agli ospiti delle Rsa da parte dei familiari, ha rivelato in tutta la sua portata l'impatto devastante prodotto da isolamento e restrizioni sulla salute psico-fisica delle persone anziane che vivono in strutture residenziali: indebolimento delle funzioni motorie e cognitive, assenza di appetito, depressione e – più in generale – progressiva perdita del desiderio di vivere, soprattutto nel raso di soggetti che presentano demenze o Alzheimer (Organizzazione mondiale della sanità, 2020; Amnesty International, 2020);

    familiari e operatori sanitari affermano come l'assenza di stimoli esterni, nonché di contatti sociali – a causa del divieto di visite e della contemporanea sospensione delle attività sociali e ricreative – abbia prodotto un pesantissimo deterioramento delle condizioni di salute, sia fisica che mentale o cognitiva, degli anziani istituzionalizzati, evidenza che risulta confermata da tutti gli studi scientifici di settore (per tutti, International Long-Term Care Policy Network, 2020);

    la prolungata interruzione di comunicazioni e contatti coi familiari ha altresì causato il netto aggravamento delle condizioni di salute pregresse: non di rado, gli ospiti hanno smesso di nutrirsi, di parlare, addirittura di riconoscere parenti e familiari (Amnesty International, 2020; Frontiers in Psychiatry, 2020);

    fino ad oggi, le visite nelle Rsa – salvo rare eccezioni – sono state drasticamente ridotte, in moltissimi casi del tutto sospese, nella maggior parte del territorio nazionale; ciò nonostante i sopracitati studi scientifici, nonché lo stesso Ministero della salute, evidenzino in maniera chiara come sia assolutamente indispensabile, per la tutela della salute degli ospiti delle strutture, adottare misure idonee a consentire loro di ricevere visite da parte dei familiari, nonché a mantenere con gli stessi contatti, comunicazioni e relazioni affettive senza soluzione di continuità;

    con circolare del 30 novembre 2020 (Disposizioni per l'accesso dei visitatori a strutture residenziali socioassistenziali, sociosanitarie e hospice e indicazioni per i nuovi ingressi nell'evenienza di assistiti positivi nella struttura), infatti, il Ministero della salute, si prefiggeva il dichiarato scopo di fornire indicazioni univoche per assicurare il pieno accesso in sicurezza di parenti e visitatori presso le strutture residenziali socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice, nonché per giungere a un'uniformità di applicazione delle disposizioni su tutto il territorio nazionale;

    ciò in considerazione del fatto che le misure restrittive, «tra cui il distanziamento fisico e le restrizioni ai contatti sociali, imposte dalle norme volte al contenimento della diffusione del contagio hanno determinato una riduzione dell'interazione tra gli individui e un impoverimento delle relazioni socioaffettive che, in una popolazione fragile e in larga misura cognitivamente instabile, possono favorire l'ulteriore decadimento psicoemotivo determinando poi un aumentato rischio di peggioramento di patologie di tipo organico. Inoltre, anche i familiari hanno dovuto affrontare la distanza dal proprio caro e la conseguente difficoltà ad offrire sostegno e supporto affettivo in un momento difficile come quello attuale»;

    nel documento si affermava che dovessero essere assicurate le visite di parenti e di volontari, «per evitare le conseguenze di un troppo severo isolamento sulla salute degli ospiti delle residenze», tenendo conto del fatto che «l'isolamento sociale e la solitudine rappresentano motivo di sofferenza e importanti fattori di rischio»;

    si sottolineava, inoltre, l'importanza di approntare mezzi di comunicazione digitale, che potessero essere fruiti con facilità e regolarità, nonché lo sviluppo di buone pratiche e la predisposizione di un piano dettagliato per assicurare la possibilità di visite in presenza e contatti a distanza, nonché fisici in sicurezza;

    in tutto il documento si evidenziava, altresì, la improrogabile esigenza di effettuare un efficace ed equo contemperamento tra «salvaguardia della salute» e «necessità della vicinanza dei propri cari» – anch'essa componente indefettibile della salute psichica o mentale;

    si raccomandava poi alle direzioni delle strutture l'adozione di tutte le misure di cui al Rapporto ISS n. 4 del 2020, nonché l'attuazione di una formazione specifica ed efficiente degli operatori (addestramento del personale);

    tuttavia, la circolare richiamava l'articolo 2, comma 1, lettera q), del decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020 – previsione in seguito ribadita dai provvedimenti successivi – che rimetteva alla piena discrezionalità della direzione sanitaria delle strutture la disciplina dell'accesso di familiari e visitatori alle residenze sanitarie: «l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione»;

    di conseguenza, nonostante le statuizioni appena riportate, le realtà concreta dei fatti è quella per cui agli anziani istituzionalizzati è stata fino a questo momento interdetta, in quasi tutto il territorio nazionale, la possibilità di ricevere visite da parte dei propri cari – salvo rare eccezioni, di direzioni sanitarie che hanno riaperto alle visite in sicurezza, per la garanzia del diritto fondamentale alla salute psicofisica dei propri ospiti;

    peraltro, allo stato attuale, che vede la vaccinazione degli ospiti e del personale delle Rsa e delle persone over 80 ormai quasi ultimata, le citate restrizioni si sono rivelate manifestamente incongruenti e sproporzionate, oltre che psicologicamente gravemente lesive;

    infatti, l'Istituto superiore di sanità (Iss) ha certificato di recente un significativo calo sia dei contagi, sia dei soggetti isolati, nonché dei decessi nelle Rsa – dati posti in correlazione con gli effetti della campagna vaccinale (Iss 22 marzo 2021) – e l'ultimo report settimanale sullo stato delle vaccinazioni in Italia attesta l'avvenuta vaccinazione 86,87 per cento della popolazione over 80, di cui il 71,74 per cento ha ricevuto anche la seconda dose, percentuali che salgono rispettivamente al 97,02 e all'81,05 per cento laddove tale popolazione risulti residente in RSA (Presidenza del Consiglio dei ministri, 7 maggio 2021);

    le ricerche condotte in materia evidenziano altresì come sia il sostanziale incremento dei tamponi, contestualmente alle vaccinazioni, ciò che consente il venir meno delle restrizioni alle visite e ai contatti, eliminando gli effetti negativi da queste prodotte in termini di aggravamento della salute psico-fisica e accelerato decadimento delle facoltà cognitive degli anziani;

    in aggiunta a tali dati, esperienze virtuose già poste in essere con successo sul territorio nazionale dimostrano come il mantenimento delle relazioni interpersonali tra ospiti delle Rsa e propri familiari sia, al contempo, non soltanto necessario e auspicabile, ma anche possibile e realizzabile in concreto, nel rispetto dei presidi e delle misure di contenimento dell'infezione Sars-Cov-2:

    in Trentino Alto Adige, infatti, a partire dal mese di marzo 2021 diverse strutture hanno riaperto alle visite in sicurezza e, in quasi due mesi di accessi controllati in presenza, non è stato registrato alcun contagio e si è assistito, invece, ad un evidente e progressivo miglioramento delle condizioni di salute psico-fisica degli anziani residenti (protocollo Dott. Livio Dal Bosco, direttore APSP Opera Romani di Nomi e Residenza Valle dei Laghi di Cavedine, 2021);

    proprio alla luce delle evidenze concrete e dei dati statistici appena analizzati, in data 8 maggio 2021, il Ministero della salute ha opportunamente adottato una ordinanza ministeriale, nella quale si afferma che l'accesso di familiari e visitatori nelle Rsa «è consentito nel rispetto del documento recante “Modalità di accesso/uscita di ospiti e visitatori presso le strutture residenziali della rete territoriale”, adottato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome» (prevedendo la necessità di esibire la cosiddetta «Certificazione verde», ai sensi dell'articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021) e che «il direttore sanitario o l'autorità sanitaria competente, in relazione allo specifico contesto epidemiologico, può adottare misure precauzionali più restrittive»;

    la recente ordinanza dovrà necessariamente essere interpretata in senso conforme alla propria ratio dichiarata, quella di garantire il diritto costituzionale alla salute psichica o mentale delle persone che vivono nelle Rsa mediante il venir meno dell'isolamento sociale, che ne ha minato la stessa sopravvivenza;

    di conseguenza, le visite in presenza – oltre che consentite – dovranno essere assicurate effettivamente e in concreto, senza che le stesse siano lasciate, come invece avvenuto in passato, alla mera e più ampia discrezionalità delle singole direzioni sanitarie, discrezionalità che è stata sovente esercitata in senso interdittivo/restrittivo;

    inoltre, il requisito dell'esibizione della cosiddetta «Certificazione verde» – comprovante lo stato di avvenuta vaccinazione o di guarigione dall'infezione da Sars-Cov-2, ovvero l'effettuazione di un test molecolare o antigenico rapido con risultato negativo – dovrà necessariamente trovare una declinazione tale da non generare discriminazioni né in base al censo o alla capacità economica di ciascuno, né su base territoriale;

    come la giurisprudenza costituzionale ha avuto modo di evidenziare a più riprese, la salute – anche psichica o mentale, oltre che fisica – è diritto costituzionale supremo della persona umana, che la Repubblica, nelle sue diverse articolazioni, ha il dovere di riconoscere e garantire a tutti i suoi cittadini, dunque anche a coloro che versano in condizioni di maggiore fragilità o vulnerabilità (tra cui gli anziani e le persone con disabilità non autosufficienti);

    il giudice delle leggi, nell'affermare che «la malattia psichica è fonte di sofferenze non meno della malattia fisica e (...) che il diritto fondamentale alla salute ex articolo 32 della Costituzione, di cui ogni persona è titolare, deve intendersi come comprensivo non solo della salute fisica, ma anche della salute psichica, alla quale l'ordinamento è tenuto ad apprestare un identico grado di tutela (...), anche con adeguati mezzi per garantirne l'effettività», ha precisato come isolamento e reclusione siano in grado di determinare l'aggravamento e l'acutizzarsi delle patologie afferenti all'area della salute mentale (così Corte costituzionale, sentenza n. 99 del 2019);

    anche la giurisprudenza di legittimità ha riconosciuto l'inviolabilità del cosiddetto diritto all'affettività, da intendere come possibilità di coltivare i rapporti interpersonali che attengono alla sfera più intima dell'individuo: si tratta, dunque, di una posizione, soggettiva giuridicamente rilevante ed esigibile (tra le altre, Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 6754 del 2003);

    la garanzia della salute collettiva può portare a limitare le libertà individuali, purché tali limitazioni siano però strettamente necessarie, proporzionate nonché rispettose della dignità umana (articoli 2 e 32, comma 2 della Costituzione), del diritto alla vita privata e familiare (articolo 8 Cedu) e dei princìpi di eguaglianza e non discriminazione (articolo 3 della Costituzione e articolo 14 Cedu);

    con particolare riferimento alle persone istituzionalizzate, le limitazioni loro imposte debbono dunque risultare indispensabili, nonché proporzionate alla probabilità e gravità di rischio del danno, a fronte della considerazione dei vantaggi attesi, con riferimento sia ai singoli individui, sia alla collettività;

    alcune delle restrizioni che sono state imposte agli anziani residenti in Rsa, che hanno impedito o fortemente limitato le visite e qualsiasi tipo di contatto tra gli ospiti e i propri cari, restrizioni affatto basate sulla valutazione del rischio caso per caso e in concreto, si sono rivelate sproporzionate e discriminatorie sulla base, al contempo, del fattore età e della condizione di disabilità o non autosufficienza (Amnesty International, 2020; Forum Terzo Settore – Ledha, 2020; Appello Comitato Orsan, 2021; Associazione Felicità, 2021);

    come tali, molte di queste limitazioni hanno ostacolato la garanzia del diritto fondamentale degli anziani residenti all'affettività e al rispetto della propria vita privata e familiare, nonché del diritto supremo alla salute ex articolo 32 della Costituzione, nella misura in cui, come si è detto, hanno determinato il progressivo grave deterioramento delle facoltà mentali e cognitive degli stessi;

    estrema preoccupazione per le condizioni degli ospiti nelle Rsa è stata espressa tempo fa anche dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, che ha evidenziato il grave rischio di regressione cognitiva derivante dal protrarsi dell'isolamento e dalla «assenza di relazioni anche gestuali dirette», e ha sollecitato le autorità competenti a predisporre linee guida chiare e univoche per garantire a questa fascia di popolazione – in condizioni di estrema vulnerabilità – percorsi di salute e assistenza efficaci e omogenei su tutto il territorio nazionale, ivi comprese regole che definiscano le modalità di contatto tra gli ospiti delle strutture e i loro cari (Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, 2020);

    non da ultimo, è necessario evidenziare come nei mesi passati – quale conseguenza dell'interdizione o della limitazione delle visite in presenza – la principale, se non unica, modalità di comunicazione possibile tra familiari e persone residenti nelle Rsa è divenuta quella virtuale, tramite telefonate o videochiamate;

    tuttavia, familiari e operatori sanitari affermano che tale sistema di comunicazione non sempre è stato adottato, oppure è avvenuto con strumenti e tempi decisamente inefficaci; molti parenti, infatti, raccontano che le comunicazioni con i propri cari, nonché con il personale delle strutture sono state non di rado discontinue, tanto che alcuni si sono addirittura trovati nell'impossibilità di ricevere informazioni per periodi di tempo prolungati (Amnesty International, 2020; Comitato Orsan, 2021; Associazione Felicita, 2021);

    di conseguenza, alla luce di tutti gli elementi sopra esposti, nonché dei dati attuali (copertura vaccinale degli ospiti e del personale delle Rsa, nonché degli anziani over 80 quasi ultimata, gravi e scientificamente provate compromissioni della salute a causa del prolungato isolamento), risulta oggi necessaria e ormai assolutamente indifferibile la concreta salvaguardia della salute psico-fisica delle persone residenti nelle Rsa, mediante la ripresa e il mantenimento delle visite in sicurezza, nonché la reale, effettiva e continuativa garanzia dei contatti sociali e affettivi con parenti e familiari,

impegna il Governo:

   ad assumere tutte le iniziative necessarie a garantire, secondo un paradigma che valga sempre, anche in caso di pandemia o in altre situazioni di emergenza, la piena attuazione dei diritti costituzionali fondamentali alla salute psico-fisica, all'affettività e al rispetto della vita privata e familiare (articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e articolo 8 Cedu), delle persone residenti nelle Rsa e in tutte le residenze previste dall'articolo 1 dell'ordinanza ministeriale dell'8 maggio 2021;

   in particolare, ad adottare iniziative volte ad assicurare che il dettato dell'ordinanza ministeriale dell'8 maggio 2021 e del documento integrativo recante «Modalità di accesso/uscita di ospiti e visitatori presso le strutture residenziali della rete territoriale» sia attuato in concreto e in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e che quindi sia garantito:

    a) alle persone residenti nelle strutture di cui all'articolo 1 della predetta ordinanza il diritto al mantenimento dei rapporti affettivi coi propri cari e familiari e a ricevere visite in presenza e in sicurezza da parte di questi ultimi, secondo cadenze regolari e frequenti;

    b) ai familiari delle persone residenti in tali strutture il diritto di visita in presenza e in sicurezza, con periodicità e frequenza, nonché il diritto ad essere quotidianamente in contatto coi propri cari e sempre informati sulle loro condizioni di salute;

   ad adottare iniziative volte a garantire che le visite in presenza, i contatti quotidiani e l'informazione di cui al precedente impegno siano attuati secondo modalità improntate alla garanzia dei diritti umani degli ospiti delle strutture di cui all'articolo 1 dell'ordinanza dell'8 maggio 2021 e alla loro miglior cura anche dal punto di vista della salute mentale/psichica, nonché rappresentino il più possibile le istanze, i bisogni e le legittime aspirazioni di costoro, titolari del diritto fondamentale al rispetto della propria vita privata e familiare, nonché – più in generale – di dignità, eguaglianza e non discriminazione (articoli 2, 3, e 32 della Costituzione; articoli 8 e 14 della Cedu);

   ad adottare iniziative, anche di sostegno economico alle predette strutture; volte ad assicurare:

    a) un efficace, frequente e regolare accesso ai tamponi per ospiti e personale sanitario;

    b) che – poiché ad oggi l'accesso in sicurezza alle strutture in parola è subordinato all'esibizione della cosiddetta «Certificazione verde» ex articolo 9 del decreto-legge n. 52 del 2021 – i visitatori non ancora vaccinati abbiano accesso gratuito all'erogazione dei tamponi, onde scongiurare discriminazioni tra familiari di persone residenti sulla base della condizione economica di costoro e/o su base territoriale, a seconda delle differenti caratteristiche di ciascun sistema sanitario regionale;

   ad adottare iniziative volte a garantire che le visite in presenza avvengano nel rispetto del diritto fondamentale alla privacy di ospiti e familiari, nonché che le stesse non sostituiscano, bensì si affianchino alle comunicazioni da remoto, mediante telefonate e videochiamate costanti, effettive ed efficaci;

   a porre in essere tutte le iniziative di competenza volte a far sì che tutte le strutture di cui all'articolo 1 dell'ordinanza ministeriale dell'8 maggio 2021, sull'intero territorio nazionale, si dotino altresì di efficaci protocolli interni di lavoro e gestione del rischio, nonché abbiano pieno e pronto accesso a strumenti e dispositivi di protezione adeguati a garantire la completa sicurezza degli ospiti e dei lavoratori.
(7-00655) «Noja, Fregolent, Moretto, Gadda, Ungaro, Ferri, Paita, Migliore, Mor, Toccafondi, Annibali, Vitiello, Librandi, Scoma, Colaninno, Occhionero».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata:


   COLLETTI, MASSIMO ENRICO BARONI, CABRAS, CORDA, FORCINITI, GIULIODORI, MANIERO, PAXIA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SAPIA, SPESSOTTO, TESTAMENTO, TRANO e VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni l'onorevole Claudio Durigon, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, nonché coordinatore regionale della Lega nel Lazio, è finito al centro dell'inchiesta giornalistica Follow the money realizzata da Blackstair, il team investigativo di Fanpage.it, per un video ripreso da una telecamera nascosta durante una cena con dei responsabili di alcune società di formazione, in cui l'onorevole Durigon afferma: «Quello che indaga della Guardia di Finanza... il Generale... lo abbiamo messo noi»;

   nel video in questione l'onorevole Durigon confida agli interlocutori di non preoccuparsi delle indagini della magistratura, riguardanti il «caso» della truffa da 49 milioni, che coinvolgono il suo partito, la Lega;

   nell'inchiesta di Fanpage viene anche ricostruita tutta la carriera dell'onorevole Durigon, che prima di essere eletto deputato è arrivato a ricoprire la carica di vicesegretario del sindacato Ugl;

   nella stessa inchiesta vengono gettate, a giudizio degli interroganti, altresì, ombre inquietanti su tale carriera politica, che si accompagna a intrecci sindacali e locali quanto meno dubbi e discutibili, cominciata proprio quando la Lega era in difficoltà economica per il blocco dei conti nell'ambito dell'inchiesta sui 49 milioni di euro, sostenuta in questa crisi da Durigon attraverso il suo sindacato;

   l'inchiesta di Fanpage racconta come il sindacato abbia fornito alla Lega degli uomini, nelle aree in cui il partito cercava di radicarsi politicamente, fornendo supporto durante eventi pubblici, persino la sede del team social di Salvini;

   tale inchiesta pone anche l'attenzione sui conti del sindacato di Durigon, mai resi pubblici, e della sua reale rappresentatività in termini di iscritti, caso su cui sta indagando la procura di Roma;

   le esternazioni dell'onorevole Durigon riguardo a un millantato «controllo» delle indagini e dei processi portati avanti dalla Guardia di finanza rispetto al suo partito gettano, ad avviso degli interroganti, un'ombra sull'imparzialità e sull'incorruttibilità dell'immagine di tale Corpo dello Stato;

   l'onorevole Durigon è Sottosegretario per l'economia e le finanze, cui la Guardia di finanza afferisce, danneggiando fortemente l'immagine pubblica dell'intero Ministero di riferimento;

   tale comportamento non sarebbe riconducibile ai princìpi costituzionali che riconoscono espressamente il dovere dei cittadini di adempiere le funzioni pubbliche con disciplina e onore –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda promuovere iniziative di competenza, a tutela del pubblico interesse e delle istituzioni coinvolte, con l'urgenza determinata dalla eccezionale gravità della vicenda, compreso l'invito all'onorevole Durigon a rassegnare le dimissioni da Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze.
(3-02263)


   OCCHIUTO, D'ATTIS, RUGGIERI, SIRACUSANO, SPENA e MARROCCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il comparto del wedding è composto da novantamila imprese e partite Iva e da un milione di lavoratori tra diretti e indiretti. Una filiera italiana composta da circa 30 figure professionali specializzate, che nel 2019 valeva oltre 15 miliardi di euro nel solo settore dei matrimoni, 33 miliardi nel comparto eventi e un indotto globale valutato in oltre 60 miliardi di euro;

   il solo destination event internazionale, eventi svolti in Italia da clienti stranieri, ha attratto in Italia 1,5 milioni di presenze nel 2019, in circa 10.000 eventi, in particolare matrimoni;

   nel 2020 si è assistito alla cancellazione di circa l'80 per cento degli eventi previsti e la perdita del fatturato si è attestata tra l'85 e il 95 per cento;

   il comparto del wedding necessita di adeguata pianificazione degli eventi. È necessario sapere entro la prima quindicina di maggio la data per le riaperture, per poter programmare il mese di giugno, cioè uno dei mesi di maggiore importanza in termini di fatturato. In assenza di certezze le prospettive per il 2021 sono estremamente negative;

   nel cosiddetto «decreto riaperture», n. 52 del 2021, non ci sono modifiche alle misure restrittive precedentemente assunte relativamente alle «feste nei luoghi al chiuso e all'aperto (...) conseguenti alle cerimonie civili e religiose»;

   un ulteriore elemento di intralcio al riavvio del comparto wedding, come peraltro del settore della ristorazione, è costituito dal «coprifuoco» alle 22. È fondamentale ripensare la misura del «coprifuoco», anche sulla base dell'avanzamento della campagna vaccinale e del tasso di occupazione delle terapie intensive, per restituire libertà ai cittadini e permettere alle attività economiche di lavorare. Peraltro la riduzione del tempo disponibile per tali attività aumenta i rischi di assembramento;

   su iniziativa delle associazioni del wedding la Conferenza delle regioni ha messo a punto un protocollo contenente le linee guida per tenere in sicurezza, sia all'aperto che al chiuso, le feste e le celebrazioni, con l'obiettivo di consentirne lo svolgimento dal 1° giugno 2021;

   diversi esponenti del Governo hanno fatto presente che la certificazione verde consente gli spostamenti a chi è vaccinato, ha fatto il tampone o è guarito dal Covid, dunque non ha senso tener chiuso il settore del wedding;

   sarebbe opportuno introdurre una detrazione d'imposta Irpef specifica per favorire l'afflusso di nuove risorse verso queste attività duramente provate dal lockdown –:

   se non ritenga opportuno, sulla base di quanto esposto in premessa adottare quanto prima le misure necessarie a consentire il riavvio del settore del wedding, per dare adeguate certezze temporali ed economiche agli operatori, valutando altresì lo spostamento alle 24 o la cancellazione del «coprifuoco» da metà maggio 2021.
(3-02264)


   EPIFANI e FORNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   si è chiusa con un bilancio di undici lavoratori morti sul posto di lavoro la settimana che ha visto tutta Italia piangere la scomparsa di Luana D'Orazio, vittima il 3 maggio 2021 di un terribile incidente in un'azienda tessile di Montemurlo, in provincia di Prato;

   non basta più il cordoglio, è tempo di agire. È importante intervenire sulla prevenzione: attualmente esiste una carenza di controlli e di coordinamento tra i vari organismi chiamati a vigilare sul posto di lavoro, tanto da creare inefficienza, duplicazioni e assenza di dati;

   bisogna investire sulla formazione, non solo dei delegati alla sicurezza ma anche dei titolari e del management delle aziende;

   l'attuale modello assicurativo si basa su un sistema di incentivazione della prevenzione attraverso un sistema di bonus/malus per cui chi è più virtuoso paga meno contributi. Questo sistema ha portato più di qualche datore di lavoro ad omettere la denuncia di infortuni o malattie: occorre intervenire con forme di supporto a favore dell'implementazione delle buone prassi e con il trasferimento delle competenze;

   c'è un rapporto tra il numero di infortuni e di incidenti sul lavoro e l'andamento dell'economia. Nella prospettiva di una ripresa dell'attività economica dopo la crisi causata dalla pandemia da Covid-19 il tema della sicurezza sul lavoro, indipendentemente dalle tipologie contrattuali, assume particolare urgenza;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato alla Commissione europea si fa riferimento al rafforzamento dell'Ispettorato nazionale del lavoro con nuove assunzioni, ma non basta. Serve maggiore raccordo tra l'Ispettorato e le Asl, che, attraverso il servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro, operano con l'obiettivo di promuovere la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e di prevenire gli infortuni e le malattie professionali. Inoltre, le risorse per l'innovazione che vengono date alle aziende, anche attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza, devono essere vincolate all'adozione di misure sulla sicurezza attraverso l'utilizzo di tecnologie avanzate e una corretta organizzazione del lavoro;

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede grandi investimenti pubblici nel settore delle infrastrutture. In questo contesto è in atto nel Paese un dibattito sulla deregolamentazione: è bene evitare che la logica della semplificazione intervenga sulle condizioni del lavoro, smantellando regole e diritti. In questa fase più che mai bisogna puntare su dignità e sicurezza dei lavoratori –:

   quali iniziative, anche normative, il Governo intenda mettere in atto al fine di garantire con urgenza tutele a chi lavora e contrastare infortuni e morti sul lavoro.
(3-02265)


   COLANINNO, MARCO DI MAIO, MARATTIN, FREGOLENT, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza da Covid-19 rappresenta una grave minaccia per la salute pubblica a livello mondiale, ma anche un grave shock per tutte le economie e per quella italiana in particolare;

   tra le misure adottate a sostegno dell'economia dell'Unione europea rientra l'adozione di norme flessibili in materia di aiuti di Stato e la sospensione del Patto di stabilità e crescita;

   con la comunicazione della Commissione «Temporary framework for State aid measures to support the economy in the current COVID-19 outbreak – COM 2020/C 91 I/01», gli Stati membri sono stati autorizzati ad adottare misure di sostegno all'economia in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato;

   da ultimo, il 28 gennaio 2021, la Commissione europea con la C 2021/C 34/06, ha prorogato al 31 dicembre 2021 il quadro delle misure di aiuto (sia quelle in scadenza al 30 giugno 2021, sia quelle per la ricapitalizzazione la cui scadenza era fissata al 30 settembre 2021) aumentando i massimali degli aiuti di importo limitato e dei costi fissi non coperti e consentendo la conversione degli strumenti rimborsabili concessi nell'ambito del quadro in altre forme di aiuto;

   il 23 marzo 2020, il Consiglio Ecofin ha approvato la comunicazione della Commissione europea del 20 marzo 2020 sull'attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita COM (2020) 123;

   il 3 marzo 2021 la Commissione europea ha esteso dal 2021 al 2022 la sospensione del Patto per permettere ai Paesi di contrastare gli effetti della pandemia causata dal Covid-19;

   secondo i dati pubblicati dalla Commissione europea a febbraio 2021, dopo la contrazione del Prodotto interno lordo del 6,8 per cento del 2020, l'area euro dovrebbe crescere del 3,8 per cento nel 2021 e nel 2022 –:

   quali iniziative intenda adottare, anche in seno al Consiglio europeo, relativamente alle possibili ulteriori proroghe e modifiche sia del Temporary Framework che della sospensione del Patto di stabilità e crescita e se in questo quadro intenda assumere un'iniziativa propositiva in merito ad una riforma delle regole fiscali che sovraintendono al corretto funzionamento dell'Unione monetaria, in direzione di maggior semplicità, maggiore trasparenza e accountability delle stesse regole, e affinché siano in grado di conciliare la necessaria contro-ciclicità delle politiche fiscali con la sostenibilità di medio periodo delle finanze pubbliche.
(3-02266)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata degli ultimi sbarchi a Lampedusa (2.148 arrivi registrati in sole 24 ore tra domenica 9 e lunedì 10 maggio 2021) ha riacceso i fari sull'emergenza dei flussi migratori irregolari verso l'Italia;

   un'emergenza che, stando agli stessi dati pubblicati dal Ministero dell'interno sul cruscotto statistico giornaliero, in realtà si protrae ormai da tempo, con 12.894 arrivi registrati solo al 10 maggio 2021, rispetto – nello stesso periodo – ai già numerosi 4.184 del 2020 durante il Governo cosiddetto «giallorosso» ed ai soli 1.009 del 2019, durante il Governo cosiddetto «gialloverde»;

   si tratta di un segnale allarmante che attesta una situazione palesemente fuori controllo, del tutto incompatibile con un Paese ancora oggi non completamente uscito dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 e fortemente colpito da una crisi socio-economica correlata a quella pandemica;

   con l'incremento delle partenze, con l'illusione di poter facilmente raggiungere l'Europa ed eventualmente essere ricollocati in qualche Paese, sono aumentate anche le tragedie in mare: secondo l'Unhcr sarebbero almeno 500 le persone morte dall'inizio dell'anno mentre cercavano di attraversare il Mediterraneo centrale, ossia più del triplo rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;

   una tragedia che continua a consumarsi e che dimostra come lo scorso «accordo di Malta» sulla redistribuzione dei migranti (rotazione volontaria dei porti di sbarco e ricollocamenti in altri Paesi secondo percentuali da definirsi a seconda del numero di arrivi) sia rimasto lettera morta, a prescindere dalla sua sospensione dopo lo scoppio della pandemia, lasciando l'Italia sola ad affrontare questa gravissima emergenza;

   secondo le notizie stampa, l'azione del Governo si orienta verso la costituzione di una cabina di regia per coinvolgere sul tema anche gli altri Ministeri competenti, Difesa, Esteri e Trasporti, e, da parte del Ministro dell'interno, per il raggiungimento di un nuovo «accordo di Malta» prima dell'estate, in considerazione del prevedibile aumento degli sbarchi nei prossimi mesi;

   durante il Governo cosiddetto «gialloverde», con la Lega alla guida del Ministero dell'interno, si è dimostrato come ridurre gli sbarchi in maniera considerevole, quasi azzerandoli, sia possibile –:

   se il Presidente del Consiglio dei ministri intenda porre con priorità al centro dell'agenda di Governo la questione sbarchi e come intenda affrontarla nell'immediato, stante che il controllo delle coste è risultato inefficace, le cosiddette «navi-quarantena» rischiano di risultare insufficienti ed i tempi di un nuovo accordo in sede di Unione europea appaiono troppo lunghi.
(3-02267)


   SERRACCHIANI, BERLINGHIERI, DE LUCA, MORASSUT, DE MARIA, FIANO, LORENZIN, PEZZOPANE, POLLASTRINI, PICCOLI NARDELLI, ZARDINI, BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA, MANCINI, NARDI e SOVERINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il turismo è stato, e continua a essere, una delle attività più duramente colpite dalla pandemia, sia direttamente, a causa delle restrizioni, sia indirettamente, in ragione della riduzione della disponibilità di reddito generata dalla crisi economica;

   non a caso, a fronte di un crollo generalizzato del Prodotto interno lordo nell'Euroarea, i più colpiti sono proprio i Paesi a più spiccata vocazione turistica, perché a risentire maggiormente del deterioramento delle condizioni economiche sono stati soprattutto i servizi, specie quelli più a contatto con la clientela;

   tali andamenti sono evidenti anche all'interno delle statistiche del settore estero, in cui il crollo delle presenze di turisti stranieri in Italia è stato solo parzialmente compensato dalla minore spesa all'estero degli italiani;

   ma anche il turismo interno nel 2020 ha toccato il minimo storico: i viaggi dei residenti sono stati circa 37,5 milioni, con una drastica flessione rispetto al 2019 che riguarda le vacanze (-44,8 per cento) e ancora di più i viaggi di lavoro (-67,9 per cento);

   calcolare la perdita del settore è difficile, perché il prodotto turistico è eterogeneo, composito e non compare esplicitamente nella contabilità nazionale, ma alcuni studi si spingono a stimare una perdita nel 2020 compresa tra 40 e 50 miliardi di euro, che spiega circa un terzo della diminuzione totale del Pil rispetto all'anno precedente;

   i primi mesi del 2021 hanno mostrato andamenti analoghi, ma il miglioramento della copertura vaccinale consentirà al comparto di godere di una ripresa spontanea dei flussi, seppure diversificata tra i diversi ambiti, tra i quali quello culturale, balneare, termale, montano, congressuale, fieristico, e altro;

   se va accolto con favore il pass verde nazionale, nell'attesa del green pass europeo, e sottolineata l'importanza degli interventi realizzati dagli inizi della pandemia per sostenere gli operatori, è evidente, tuttavia, la necessità di interventi incisivi per sostenere il comparto nell'immediato, anche mediante misure di abbattimento dei costi fissi e di proroga dei rientri dalle esposizioni bancarie, e al contempo avviarlo su un sentiero di crescita stabile fondata sull'innovazione e sulla sostenibilità –:

   quali iniziative immediate e di medio-lungo periodo intenda assumere per il sostegno e il rilancio del turismo, anche con riferimento ai diversi settori citati in premessa.
(3-02268)


   SPORTIELLO, GALIZIA, IANARO, GRILLO, BERTI, BRUNO, BUSINAROLO, PAPIRO, RICCIARDI, SCERRA, BATTELLI, VIGNAROLI, D'ARRANDO, FEDERICO, LOREFICE, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO e VILLANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   per accelerare la produzione e la distribuzione delle dosi di vaccino nel mondo, gli Usa hanno annunciato, pochi giorni fa, di essere a favore della revoca delle protezioni della proprietà intellettuale per i vaccini anti Covid e di partecipare attivamente ai negoziati in corso all'Organizzazione mondiale del commercio;

   la deroga sui brevetti dei vaccini è stata altresì oggetto di discussione al summit dei leader dell'Unione europea di Oporto, dove la Presidente della Commissione europea Von der Leyen ha dimostrato una cauta apertura alla proposta, evidenziando altresì la necessità della rimozione del blocco delle esportazioni da parte degli Usa e del Regno Unito per risolvere l'urgente problema della carenza di vaccini;

   in particolare, al termine del vertice europeo, il Premier Draghi avrebbe sottolineato l'importante valenza simbolica della liberalizzazione dei brevetti ed avrebbe altresì evidenziato come tale misura temporanea rappresenti, a fronte delle imponenti sovvenzioni governative ricevute dalle grandi case farmaceutiche, una precondizione necessaria per sviluppare una rete globale di siti «presidio», in grado di produrre vaccini che utilizzino tecnologie innovative, senza però costituire un disincentivo per l'industria farmaceutica;

   il Parlamento italiano ha d'altra parte esaminato numerosi atti finalizzati alla sospensione temporanea dei brevetti e della proprietà intellettuale, oltreché all'introduzione della licenza obbligatoria per farmaci e dispositivi medici in caso di crisi sanitarie internazionali, approvando, da ultimo, la mozione n. 1-00423 a prima firma della deputata Ianaro;

   appare auspicabile, dunque, che anche in ambito europeo e sovranazionale – con particolare riferimento al G7 e al G20 – sotto la presidenza italiana – e in vista del prossimo vertice mondiale sulla salute previsto a Roma il 21 maggio 2021, il Governo italiano si faccia promotore di un'accessibilità universale e globale dei vaccini e di ogni trattamento contro il Covid-19, come peraltro indicato dall'Organizzazione mondiale della sanità –:

   se il Presidente del Consiglio intenda farsi parte attiva nel promuovere, anche nella sua veste di Presidente di turno del G20, in maniera compiuta e nelle opportune sedi istituzionali, la sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini contro il Covid-19 e il ricorso al regime delle licenze obbligatorie disciplinate dall'Organizzazione mondiale del commercio, per un equo e globale accesso a tali vaccini in caso di eventuali emergenze di sanità pubblica, in un'ottica di rafforzata cooperazione e nel rispetto del valore costituzionale della tutela della salute, come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività.
(3-02269)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2021 sono in vigore le nuove regole in base alle quali le banche classificano in stato di default prudenziale i debitori, previste dal regolamento delegato (UE) n. 171/2018 della Commissione europea del 19 ottobre 2017, che individua la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato, riducendo – dal 5 all'1 per cento – la cosiddetta soglia relativa;

   il suddetto regolamento stabilisce che un'esposizione creditizia scaduta va considerata rilevante quando l'ammontare dell'arretrato supera entrambe le seguenti soglie: la cosiddetta soglia assoluta, fissata in 100 euro per le esposizioni al dettaglio e 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio, e la cosiddetta soglia relativa, fissata all'1 per cento dell'esposizione complessiva verso una controparte; superate entrambe le soglie, prende avvio il conteggio dei novanta giorni consecutivi di scaduto oltre i quali il debitore è classificato in stato di default;

   l'Associazione bancaria italiana, Unimpresa e altre associazioni di imprese e consumatori hanno espresso la propria preoccupazione sull'eccessiva rigidità delle soglie indicate e le potenziali ricadute negative sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese; secondo una stima di Confesercenti effettuata rispetto ai dati dell'ultimo trimestre del 2020, le piccole e medie imprese a rischio di default a causa delle nuove regole ammonterebbero a quarantaduemila, con conseguenze drammatiche anche in termini occupazionali;

   le nuove regole dell'EBA causeranno un aumento dei crediti deteriorati, dopo anni in cui, invece, il rapporto tra nuovi non performing loans (npl) e totale dei prestiti era rimasto su valori molto bassi, al quale le banche risponderanno molto probabilmente con una stretta creditizia a danno di lavoratori e aziende che già versano in uno stato di sofferenza;

   l'entrata in vigore delle nuove regole in un momento di profonda crisi economica quale è quello attuale, in cui a causa della perdurante emergenza pandemica migliaia di cittadini hanno perso il lavoro e migliaia di imprese hanno registrato consistenti cali di fatturato e sono a rischio chiusura rischia di infliggere un ulteriore pericoloso colpo alle possibilità di ripresa economica e produttiva della nostra Nazione –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere, nelle opportune sedi dell'Unione europea, affinché siano ampliati i parametri stabiliti dall'Autorità bancaria europea, per prevedere piani di ammortamento finanziari più ampi riferiti alle esposizioni e scongiurare l'accumulazione di crediti deteriorati, tutelando cittadini e imprese in questa difficilissima fase economica.
(3-02270)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come segnalato dal sindacato infermieristico Nursing Up, si stanno diffondendo aumenti di casi positivi al COVID-19 tra individui vaccinati;

   i casi evidenziati riguardano il mondo degli operatori sanitari, come nel caso dell'ospedale di Taormina (Messina), dove il 2 maggio 2021 è divampato un focolaio di COVID-19 nel reparto di cardiologia, nonostante medici e infermieri di tutta la struttura fossero stati vaccinati con due dosi, prevalentemente con vaccini Pfizer;

   allo stato attuale, anche per evidenti ragioni legate alle tempistiche della campagna vaccinale, non esistono dati consolidati circa l'efficacia dei vaccini anti COVID-19, se non quelle fornite dai produttori farmaceutici –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza abbia intenzione di adottare per fare luce sulla vicenda di cui in premessa, anche in riferimento ai casi di contagio e positività conseguenti all'inoculazione di due dosi di vaccino contro il COVID-19, considerato anche il ruolo strategico del personale sanitario nella gestione e nel trattamento dell'emergenza sanitaria.
(4-09244)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nella prima settimana di maggio 2021 è sbarcato sulle coste italiane quasi il triplo di migranti sbarcati nel medesimo periodo dell'anno 2020: 1712 contro 640, con punte di 992 e 484 il 1° ed il 4 maggio 2021;

   questo fenomeno è la conferma di una tendenza che ormai prosegue dall'inizio del 2021, con oltre 10.725 arrivi registrati, rispetto ai 4.105 registrati nel 2020 ed agli 842 del 2019, secondo i dati del dipartimento della pubblica sicurezza;

   gli sbarchi avvenuti nel maggio 2021, peraltro, secondo i dati del Viminale sono già superiori a tutti quelli di maggio 2020 e 2019; praticamente nel 2021 ci sono stati poco meno degli arrivi totali registrati nel 2019;

   considerato che nel 2020 e tendenzialmente ogni anno, con l'arrivo dell'estate, l'intensità degli sbarchi tende ad aumentare, è possibile ipotizzare una forte impennata degli sbarchi nell'estate 2021;

   delle quasi 11.000 persone prese in carico dal nostro Paese, la maggior parte sono provenienti dalla Tunisia, Paese che, al momento, non è in particolari condizioni di disordine interno da giustificare emigrazioni di massa;

   la situazione, in assenza di risposte a livello europeo, è allarmante, viste anche le potenziali ripercussioni sull'ordine pubblico e sulla situazione sanitaria;

   il limitato e centellinato ingresso di turisti in Italia, nonché la vigenza di misure di contenimento rigide e fortemente restrittive della libertà individuale, a fronte di sbarchi indiscriminati nel nostro Paese, costituiscono un ulteriore elemento di paradossalità e criticità del contesto migratorio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per arrestare l'improvvisa impennata di flussi migratori presso i porti italiani, anche avvalendosi, se del caso, delle unità e dei mezzi in dotazione alla Marina militare italiana.
(4-09246)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso dalle dichiarazioni a mezzo stampa della continua situazione di indeterminatezza che coinvolge il caso del concittadino italiano Riccardo Capecchi, costretto da misure cautelari alla permanenza in Perù senza possibilità di rientro in patria;

   la costante situazione di incertezza riguardo al prosieguo del processo persiste, nonostante la totale disponibilità dell'imputato a collaborare con le forze di polizia peruviane per chiarire la sua estraneità ai fatti;

   tra Italia e Perù sussistono da oltre vent'anni fattivi accordi di cooperazione giudiziaria ampiamente recepiti nelle relative leggi di ratifica –:

   se il Governo possa confermare le notizie apprese dagli organi di stampa e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione al caso esposto in premessa, anche al fine di pervenire al più presto ad un chiarimento circa la posizione del nostro connazionale.
(4-09251)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro per le disabilità, per sapere – premesso che:

   articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto una detrazione del 110 per cento, cosiddetto Superbonus, sulle spese relative a interventi di efficienza energetica e antisismici; il successivo articolo 121 ha previsto la fruizione di alcune detrazioni fiscali in materia edilizia ed energetica sotto forma di crediti d'imposta o sconti sui corrispettivi, cedibili ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle ordinarie disposizioni sulla cedibilità dei crediti;

   il comma 9 dell'articolo 119 del «decreto Rilancio» annovera fra i beneficiari dell'agevolazione i condomini;

   l'articolo 1, comma 66, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante la legge di bilancio 2021, ha modificato tale disciplina, introducendo, tra l'altro, la proroga del Superbonus fino al 30 giugno 2022;

   l'amministrazione finanziaria è intervenuta più volte per chiarire la normativa; tuttavia, vi sarebbero ancora dubbi interpretativi che ne rallentano l'applicazione;

   l'articolo 1, comma 66, lettera d), della legge di bilancio per il 2021, modificando il citato articolo 119, prevede la possibilità di usufruire, a decorrere dal 1° gennaio 2021, del Superbonus anche per gli interventi finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, anche nel caso siano effettuati in favore di persone aventi più di 65 anni, a condizione che siano eseguiti congiuntamente ad almeno un intervento cosiddetto «trainante»; la disposizione tuttavia sembrerebbe non includere gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche tra quelli per i quali si può scegliere la fruizione indiretta (sconto in fattura e cessione del credito);

   l'articolo 1, comma 74, della legge di bilancio per il 2021 specifica che l'efficacia delle proroghe resta subordinata alla definitiva approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea che al momento non risulta ancora pervenuta;

   il decreto «Requisiti» e il decreto «Asseverazioni», che regolano l'accesso agli incentivi fiscali dell'Ecobonus e del Superbonus, sono entrati in vigore il 6 ottobre 2020, eseguito della loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 246 del 5 ottobre 2020) e in via estremamente sintetica indicano la procedura da seguire per ottenere il Superbonus: caricare per ogni singolo stato di avanzamento lavori (S.a.l.), tramite il sito dell'Enea, il costo dell'intervento trainante e/o trainato asseverato da un tecnico e successivamente, dopo aver ricevuto la protocollazione della pratica dall'Enea, invio all'Agenzia delle entrate della «comunicazione» approvata con provvedimento dell'Agenzia delle entrate dell'8 agosto 2020 n. 283847. La procedura si conclude, se tutto è stato eseguito regolarmente e salvo i controlli successivi, con la generazione del credito d'imposta;

   nell'ambito di tale prima fase (Enea), e secondo quanto previsto dalla procedura fiscale per poter beneficiare del credito di imposta, il tecnico incaricato deve quindi procedere con l'asseverazione dell'intervento compreso nel S.al.. Per quanto riguarda il costo per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, tale adempimento si scontra con l'impossibilità di compilare e «caricare» sul formulario del sito Enea tale costo in quanto non previsto;

   ne deriva che il tecnico abilitato può effettuare l'asseverazione, che consente di dimostrare che l'intervento realizzato è conforme ai requisiti tecnici richiesti e di attestare la corrispondente congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati, solamente per gli interventi di efficientamento energetico;

   anche la successiva compilazione del modello «Comunicazione dell'opzione relativa agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica» (versione al 29 marzo 2021) presenta un'anomalia: fra le 27 opzioni di tipologia di interventi riportate sul modello nessuna nello specifico riguarda l'intervento per l'eliminazione delle barriere architettoniche;

   le due anomalie riscontrate impediscono di fare maturare il credito fiscale relativamente agli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche;

   e ciò, ad avviso dell'interpellante, in netto contrasto con quanto indicato dal legislatore agli articoli 119 e 121 del decreto-legge del 19 maggio 2020, n. 34 («decreto Rilancio», come integrato dalla legge di bilancio 2021) in merito al Superbonus per interventi di riqualificazione –:

   se sia confermata la facoltà di fruizione delle agevolazioni per gli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche per i condomini;

   quali iniziative correttive il Governo intenda intraprendere per permettere al contribuente di fruire dell'agevolazione cosiddetta Superbonus con riferimento agli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, anche in considerazione del fatto che molti cantieri sono bloccati (e ciò contro lo spirito della legge) a causa di tale incertezza;

   in alternativa a quanto indicato nel precedente quesito quale metodologia debba utilizzare il contribuente per fruire dell'agevolazione concessa dal legislatore.
(2-01216) «Napoli».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 12 aprile 2021, veniva pubblicato sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze un comunicato stampa congiunto (Ministero dell'economia e delle finanze e Ministero della giustizia) con il quale si rendeva nota l'istituzione di una Commissione interministeriale sulla giustizia tributaria;

   all'interno del comunicato, fatti brevi cenni circa i compiti che la commissione è chiamata a svolgere, trovano menzione i nominativi dei componenti – esperti (sedici in totale) chiamati a elaborare proposte di riforma alle criticità oggi presenti all'interno del processo tributario;

   tuttavia, del decreto istitutivo non v'è traccia. Invero, nessuno dei due Ministeri ha opportunamente divulgato il decreto sulle pagine istituzionali, a ciò si aggiunga, a quanto risulta all'interrogante, il tergiversare da parte degli uffici nel fornire, su richiesta, il medesimo atto normativo lasciando dubbi circa un eventuale compenso erogato ai membri ovvero, in generale, in merito al fatto che la Commissione comporti o meno oneri di natura finanziaria, nonché circa i criteri nella scelta di tale Commissione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se, in ottemperanza al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 e successive modifiche, in materia di obblighi di pubblicità, trasparenza e di diffusione di informazioni in capo alla pubblica amministrazione intendano porre rimedio a tale omissione.
(5-05969)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio n. 178 del 2020 ha introdotto disposizioni in merito alle procedure esecutive e concorsuali aventi ad oggetto immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata;

   l'articolo 1, ai commi 376, 377, 378 e 379, dispone che:

    «376. Le procedure esecutive aventi a oggetto immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata che sono stati finanziati in tutto o in parte con risorse pubbliche sono nulle se il creditore procedente non ne ha dato previa formale comunicazione, tramite posta elettronica certificata, agli uffici competenti del comune dove sono ubicati gli immobili e all'ente erogatore del finanziamento territorialmente competente. La nullità è rilevabile d'ufficio, su iniziativa delle parti, degli organi vigilanti avvisati ovvero dell'inquilino detentore, prenotatario o socio della società soggetta alla procedura esecutiva;

    377. Nel caso in cui l'esecuzione sia già iniziata, il giudice dell'esecuzione procede alla sospensione del procedimento esecutivo nelle modalità di cui al comma 376 per consentire ai soggetti di cui al citato comma 376 di intervenire nella relativa procedura al fine di tutelare la finalità sociale degli immobili e sospendere la vendita degli stessi;

    378. Se la procedura ha avuto inizio su istanza dell'istituto di credito presso il quale è stato acceso il mutuo fondiario, il giudice verifica d'ufficio la rispondenza del contratto di mutuo stipulato ai criteri di cui all'articolo 44 della legge. 457/1978, e l'inserimento dell'ente creditore nell'elenco delle banche convenzionate presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. La mancanza di uno solo dei due requisiti citati determina l'immediata improcedibilità della procedura esecutiva ovvero della procedura concorsuale avviata;

    379. In relazione a immobili di cui ai commi da 376 a 378, qualora vi siano pendenti procedure concorsuali, il giudice competente sospende il relativo procedimento al fine di procedere alle verifiche definite dai medesimi commi da 376 a 378.»;

   nelle procedure esecutive pendenti, i conduttori e/o prenotatari degli immobili realizzati in regime di edilizia agevolata e/o convenzionata hanno provveduto a depositare dinanzi ai competenti giudici dell'esecuzione e/o giudice del fallimento debita istanza di applicazione della novella legislativa introdotta dall'articolo 1, commi 376, 377, 378 e 379 della legge n. 178 del 2020, chiedendo la sospensione della procedura esecutiva per consentire l'intervento delle pubbliche amministrazioni, regione e comune, e la verifica dei parametri previsti dall'articolo 44 della legge n. 457 del 1978 per valutare la legittimità dei mutui concessi;

   in merito ai mutui, appare opportuno specificare che, in caso di erogazione del mutuo per la realizzazione di programmi di edilizia pubblica, vige l'applicazione dell'articolo 44 della legge n. 457 del 1978, secondo cui i mutui possono essere erogati esclusivamente agli istituti bancari che hanno stipulato una convenzione con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che li inserisce in un apposito elenco. Analogamente devono essere rispettati i criteri previsti per la concessione del mutuo, con specifico riferimento all'ammontare dello stesso e alle garanzie ipotecari;

   nonostante le disposizioni di legge, molti mutui sono stati concessi in difformità ai suddetti criteri;

   l'intervento legislativo di cui alla legge n. 178 del 2020 ha consentito di porre luce sull'effettiva necessità di un approfondito controllo in merito all'applicazione della normativa succitata, ponendo quale fine ultimo la tutela del bene pubblico;

   l'ordinamento ha ritenuto opportuno informare formalmente della pendenza di procedure esecutive e/o fallimentari le competenti pubbliche amministrazioni, regione e comune;

   la notificazione della suddetta comunicazione deve avvenire a mezzo posta elettronica certificata al competente ufficio idoneo a costituirsi nel giudizio giurisdizionale secondo i criteri previsti dagli articoli 137 e seguenti cpc, e quindi la comunicazione deve essere inviata alla competente avvocatura regionale e avvocatura comunale e agli uffici protocolli dei suddetti enti;

   nella prassi, invece accade che le comunicazioni formali prescritte vengono inviate a uffici non competenti, così rendendo vana la finalità della normativa, in quanto non si garantisce la partecipazione dei suddetti enti nelle procedure esecutive;

   con riferimento alla verifica delle condizioni previste per la concessione del mutuo, in diversi procedimenti, alcuni curatori giudici dell'esecuzione hanno dichiarato allo stato la norma non applicabile, in quanto non risulterebbe istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'elenco delle banche convenzionate a cui la citata disposizione fa riferimento;

   tale circostanza troverebbe conferma in una nota del 26 febbraio 2021, con la quale la direzione generale per la condizione abitativa – divisione III del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti comunicava di non essere «a conoscenza di alcun elenco di banche convenzionate» aggiungendo «che dopo un interessamento dell'ABI in merito alla sopracitata problematica, in data 4 febbraio 2021 è pervenuta la risposta che anche l'Associazione bancaria non è al corrente di alcun elenco»;

   tale nota non chiarisce se presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti risultino o meno depositate le convenzioni con istituti bancari relativi ad immobili realizzati in regime di edilizia residenziale pubblica convenzionata e agevolata; infatti, una precedente nota della direzione generale per le politiche abitative – Divisione III del 2014, nel precisare che «Non risulta agli atti, alcuna convenzione tra Unipol Banca spa ed il Ministero delle infrastrutture, relativa al programma edilizio in oggetto», a parere degli interpellanti conferma implicitamente l'esistenza agli atti di convenzioni con altri istituti bancari –:

   se il Ministro della giustizia non intenda, fornire:

    a) chiarimenti in merito alle modalità di comunicazione formale da inviare alle competenti pubbliche amministrazioni per informarle in merito alla pendenza delle procedure esecutive e/o fallimentari;

    b) chiarimenti in relazione alla necessità dell'adozione di una disciplina di attuazione tesa a identificare le corrette procedure di notificazione delle comunicazioni formali previste dai commi 376 e 377, dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020;

   se Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili non intenda fornire:

    a) chiarimenti in merito alla sussistenza dell'elenco degli istituti bancari convenzionati;

    b) chiarimenti in merito alla possibilità di adottare un'apposita disciplina, anche di natura regolamentare, che renda effettivi i controlli previsti dell'articolo 1, comma 378, della legge n. 178 del 2020;
(2-01218) «Fassina, Fornaro».

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA, BARBUTO e RUGGIERO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la Corte europea dei diritti dell'uomo, con la sentenza 1° aprile 2021 (n. 70896/17), si è pronunciata su un caso «italiano» in cui si discuteva della compatibilità della normativa italiana con la Cedu in materia di diritto al rispetto della vita familiare. La Corte ha ritenuto che fosse stato violato l'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in quanto la ricorrente sarebbe stata privata della possibilità di mantenere i contatti con i propri figli durante la loro procedura di adozione;

   il caso riguarda l'impossibilità per la ricorrente, rifugiata nigeriana, vittima di tratta, in situazione di vulnerabilità e madre di due bambini, di esercitare i diritti di visita a causa di un divieto disposto dal tribunale mentre la procedura di adozione era in corso da più di tre anni;

   la Corte di Strasburgo ha osservato che la corte di appello non aveva tenuto conto delle conclusioni di una perizia che aveva sostenuto la necessità del mantenimento dei legami tra la ricorrente ed i suoi bambini, non indicando dunque la decisione le ragioni che avevano indotto i giudici di appello a non tener conto delle conclusioni peritali. Vista la delicatezza degli interessi in gioco, spettava infatti alle autorità valutare la vulnerabilità della ricorrente in maniera più accurata durante la procedura;

   la Corte ha altresì ritenuto che, nel corso del procedimento che aveva portato all'interruzione dei contatti tra la ricorrente ed i suoi figli, le autorità non avevano attribuito sufficiente peso all'importanza della vita familiare della ricorrente e dei suoi figli. La procedura quindi non aveva assicurato garanzie proporzionate alla gravità dell'interferenza e agli interessi in gioco;

   secondo quanto riportato nell'articolo pubblicato il 3 maggio 2021 dal giornale «Domani», la Corte avrebbe evidenziato come i tribunali italiani toglierebbero i figli piccoli a donne migranti, vittime di tratta, perché non sarebbero considerate buone madri;

   nel caso specifico, l'Italia sarebbe stata condannata a risarcire 15 mila euro ad una mamma a cui avevano portato via la figlia. Ciò nonostante, in molti casi, si tratterebbe di equivoci dovuti alle differenze culturali o ai traumi subiti dalle donne con i bambini che verrebbero in breve tempo adottati da famiglie italiane;

   questa ed altre situazioni di simile tenore scaturirebbero dall'utilizzo di una procedura che si chiama «adozione a rischio giuridico» ovvero la collocazione del bambino nella famiglia adottiva subito dopo la sentenza di primo grado. Tali nuclei familiari, in diversi casi, ignorano l'esistenza di un ricorso in atto attraverso il quale le madri naturali continuano a chiedere la potestà genitoriale;

   come riportato nel suddetto articolo: «secondo il Ministero della giustizia sono stati 902 i bambini adottati nel 2016; 955 nel 2017; 850 nel 2018. Non è possibile ricostruirne la nazionalità, per privacy e per la segretezza che accompagna le adozioni... se un bambino è piccolo, ha meno di 7 anni – ancora più se ne ha meno di 3 – il procedimento di adozione è molto veloce. Per i bimbi più grandi il destino è invece l'affidamento eterofamiliare o la casa famiglia»;

   un altro problema consiste nel fatto che, dal momento dell'adozione, i bambini diventano cittadini italiani mentre i loro genitori a causa della scadenza dei permessi di soggiorno rischiano di scomparire nella clandestinità –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra descritti e se non ritengano necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di monitorare le situazioni descritte in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, di carattere normativo, intendano adottare al fine di rivedere la procedura della cosiddetta «adozione a rischio giuridico» per tutelare i diritti delle madri biologiche, che in tali situazioni rischiano di perdere i loro figli, e per evitare che il nostro Paese incorra in nuove sanzioni da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo.
(4-09249)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il governo di un territorio, in particolare quello della montagna e delle aree interne, è strettamente intrecciato all'obiettivo di garantirne la fruizione nonché l'accessibilità, sia in termini di collegamenti viari per il trasporto delle persone e delle merci, sia in termini di connettività attraverso la banda larga (e ultra-larga), al fine di mettere in campo nuovi servizi e nuovi strumenti a sostegno della popolazione locale, delle imprese, del sistema dell'istruzione e della formazione;

   i progetti infrastrutturali svolgono un ruolo cruciale per la crescita economica, la sostenibilità e la creazione di posti di lavoro e garantiscono, allo stesso tempo, il mantenimento della competitività dei territori interessati, in particolare per quanto riguarda le infrastrutture telematiche per le aree interne e montane;

   la pandemia in corso ha messo di fronte ai limiti delle infrastrutture telematiche presenti sul territorio, facendo emergere le forti criticità esistenti in alcune aree interne e in quelle montane che necessitano, per un adeguato sviluppo, oltre che della presenza di una infrastruttura telematica distribuita in modo capillare e stabile, di una rete digitale più estesa e performante capace di supportare la telemedicina, lo smart-working, le videoconferenze e la didattica online;

   è necessario che il Governo dia maggiore impulso al Piano «Bul» e all'attuazione di una Agenda digitale per i territori montani, affinché i tempi per il superamento del divario digitale nel Paese non si dilatino ulteriormente a danno delle autonomie locali, delle imprese e dei cittadini;

   è fondamentale sollecitare un rafforzamento del coordinamento degli assessorati volto a valorizzare in tutti gli ambiti d'intervento regionale le opportunità delle infrastrutture digitali e gli sviluppi che la diffusione della banda larga è in grado di innescare nel tessuto socio-economico delle aree interne e delle aree montane;

   di primaria importanza è l'aggiornamento, in alcuni territori montani, alla luce delle criticità in essere per la telefonia mobile, il censimento sulla copertura effettiva della telefonia mobile per consentire ai cittadini di avere più copertura possibile, attivando anche delle colonnine wi-fi nelle frazioni minori –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di:

    a) verificare la possibilità di estendere, su tutto il territorio montano, la connettività e il wireless ai presidi sanitari-emergenziali esterni alle case della salute o agli ambulatori di medicina di gruppo non ancora serviti;

    b) realizzare un progetto pilota di connettività nelle zone di montagna in cui sperimentare idee innovative e modelli di sviluppo sostenibili che possano poi essere replicati in tutte le aree montane portando avanti l'interlocuzione con le società pubbliche e private affinché si trovino soluzioni per potenziare i servizi di pubblica utilità, in particolare per quanto riguarda la ricezione del segnale televisivo e radiofonico ed i servizi di pubblica utilità gestiti da privati, quali quello postale e bancario;

    c) finanziare le attività suddette anche con i fondi del piano Next generation Eu che saranno dedicati alla digitalizzazione.
(5-05968)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'Istituto di istruzione superiore Savoia Benincasa di Ancona è una scuola di rilievo nel panorama nazionale; è tra le fondatrici del movimento di Avanguardie Educative di Indire e si è contraddistinta negli anni per la didattica innovativa di tipo laboratoriale;

   uno degli elementi caratterizzanti dell'istituto è la grande cura degli spazi e l'allestimento di aule speciali per la pratica delle metodologie sopra descritte. Si tratta di quattro ambienti specifici, due aule «Technology Enhanced Active Learning» (TEAL) e due aule 3.0 che, da anni, vengono utilizzate a rotazione tra le classi per lo sviluppo di specifiche unità di apprendimento che prevedono la realizzazione di prodotti come modelli scientifici, video, e-book, podcast, manufatti realizzati con stampanti 3D e altro;

   nel 2019 l'istituto, per riconosciuti meriti nella didattica digitale integrata, è stato scelto dal Ministero dell'istruzione come sede dell'unico «Future Lab» della regione Marche, un laboratorio di accelerazione all'innovazione, aperto a tutti gli studenti e docenti della regione e che, a inizio 2020, ha erogato migliaia di ore di formazione ai docenti di tutta Italia e sta tutt'ora accompagnando i docenti italiani in un delicato e complesso percorso formativo;

   nel corso del corrente anno scolastico, per andare incontro alla crescita degli studenti e nel rispetto della sicurezza a causa della pandemia, sono stati sacrificati tutti gli ambienti speciali, sono stati smantellati due laboratori scientifici, che sono stati adibiti ad aule ordinarie;

   è in questo contesto che, nell'ottobre 2020, il dirigente dell'istituto ha avviato un dialogo con la provincia di Ancona nella prospettiva di comprendere, dopo l'andamento delle pre-iscrizioni del 2021, come poter ricavare nuovi spazi nel caso in cui il trend fosse ancora in crescita;

   in seguito alla richiesta dell'istituto di trovare soluzioni finalizzate rispettare i protocolli di sicurezza e ottenere spazi aggiuntivi per ospitare i nuovi studenti, il direttore dell'Ufficio scolastico regionale sembrerebbe aver irrogato al dirigente una sanzione disciplinare pecuniaria e una contestazione di addebito disciplinare in cui la stessa dirigente viene accusata di inerzia e di «procurato allarme» sulla stampa;

   l'operato della dirigente, finalizzato unicamente ad un confronto con gli enti preposti al governo della scuola a livello territoriale, non ha reso possibile ripristinare al loro uso originario le 4 aule speciali, ma ha consentito di non procedere ad una selezione dei pre-iscritti e accoglierli tutti;

   il dirigente sta subendo gravi danni alla carriera a causa di una sanzione contro la quale dovrà ricorrere giudizialmente;

   si rileva inoltre che nel pieno della pandemia del 2020, nell'ambito delle iniziative promosse dalla task force per le emergenze educative istituita presso il Ministero dell'istruzione, la dirigente dell'Iis Savoia Benincasa di Ancona ha contribuito assistendo cinque istituti disseminati per tutta Italia e fornendo loro aiuto concreto per l'implementazione della didattica digitale integrata –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti – in ogni caso – quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, in relazione al caso sopra rappresentato, considerato l'operato del dirigente scolastico dell'Iis Savoia Benincasa di Ancona che ha agitò a fine di garantire l'istruzione degli studenti, rispettando la normativa a salvaguardia di tutta la comunità scolastica.
(5-05972)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Cassa di previdenza dei geometri (Cipag), già ente pubblico dal 1955, e dal 1995 associazione di diritto privato, rientra a decorrere dal 2014 tra le amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196;

   negli ultimi anni si registra un sensibile calo degli iscritti – meno 16.000 dal 2009 ad oggi, pari ad un decremento di quasi un quinto dei contribuenti – rilevato anche dalla Corte dei Conti nella «Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria per l'esercizio 2019»;

   la Cipag nel suo sito istituzionale ha una sezione denominata «Cassa geometri trasparente» in cui è possibile visionare i titolari di incarichi di collaborazione e consulenza. In questo elenco risulta Antonio Aversa, che dal 2005 al 2019 (anno di pensionamento) ha ricoperto ininterrottamente la carica di consigliere di amministrazione dello stesso Ente, e a cui la Cassa ha affidato ben due incarichi sotto soglia per la medesima attività, consistente nel coordinamento dei building manager degli immobili di proprietà dell'Ente e di consulenza per la gestione del patrimonio immobiliare, il primo con durata dal 1° dicembre 2019 al 30 novembre 2020 e il secondo con durata dal 1° dicembre 2020 al 30 novembre 2021;

   la società Inarcheck spa è controllata dalla Cipag in qualità di azionista di maggioranza e il suo amministratore delegato dal 2017 è Fausto Amadasi, già presidente della Cipag dal 2008 al 2017;

   l'articolo n. 5, comma 9, primo periodo, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 recita: «È fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, nonché alle pubbliche amministrazioni inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione, come individuate dall'istituto nazionale di statistica (ISTAT) ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 nonché alle autorità indipendenti ivi inclusa la Commissione nazionale per le società e la borsa (Consob) di attribuire incarichi di studio e di consulenza a soggetti già lavoratori privati o pubblici collocati in quiescenza»;

   la ratio è quella di evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarichi sia utilizzato dagli enti pubblici per continuare ad avvalersi di dipendenti e amministratori collocati in quiescenza o comunque per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, incrementando di fatto le già cospicue pensioni erogate;

   la dubbia legittimità degli affidamenti, a quanto consta all'interrogante, non è stata né ravvisata né segnalata dalla direzione generale dell'Ente, che è preposta al coordinamento e funzionamento degli uffici, né dal collegio sindacale cui compete il compito di verifica della legittimità degli atti dell'Ente;

   la situazione è resa ancor più grave dal fatto che, da almeno un quadriennio, il flusso finanziario dell'attività operativa riportato nei rendiconti finanziari acclusi al bilancio di esercizio si presenti costantemente in negativo, con una media di circa 40 milioni di euro annui. Tale deficit è finanziato dal disinvestimento di risorse finanziarie, in evidente controtendenza rispetto alle altre casse tecniche, la cui gestione caratteristica genera invece un saldo finanziario positivo;

   la Commissione di vigilanza sui fondi pensione nella relazione annuale 2020 relativa all'esercizio 2019 afferma che Cipag è uno dei due Enti in cui «le prestazioni superano i contributi». Il saldo negativo determina una erosione del patrimonio destinato alle prestazioni attuali e future –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e quali iniziative di competenza intenda adottare per pervenire ad una situazione economica e manageriale della Cipag sostenibile, per non mettere a repentaglio la previdenza di migliaia di geometri già provati dalla crisi economica in atto.
(5-05970)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le gelate di questi ultimi giorni che hanno colpito in particolare la regione Emilia-Romagna, dopo le alte temperature dei giorni precedenti che hanno favorito il risveglio della vegetazione, hanno causato alle piante un terribile shock termico con effetti infausti sulle produzioni, colpendo in maniera pesante frutteti e coltivazioni, rischiando di compromettere le raccolte estive;

   in particolare, il brusco e prolungato crollo delle temperature, con punte fino a meno 6 gradi in pianura, accompagnato un po' ovunque da forti precipitazioni, gelate notturne e neve, anche nella prima fascia collinare, ha interessato, in maniera estesa, tutta la regione e colpito la maggior parte delle produzioni agricole e vitivinicole;

   sono stati fortemente colpiti dalle gelate dovute alle improvvise temperature rigide, accentuate dalle piogge e umidità, molte specie di piante anche già germogliate e tutte le specie fruttifere in piena fioritura;

   ingenti danni sono stati riscontrati anche per quanto riguarda il settore vinicolo e si è purtroppo ripetuto quanto avvenuto nel 2020; la situazione è aggravata dal fatto che in alcune zone, in particolare quelle della Romagna che sono ad alta vocazione frutticola, è stato colpito anche fino al 100 per cento del raccolto dell'anno;

   non tutte le compagnie assicurative sono state tempestive nell'apertura della campagna assicurativa 2021 e, per sostenere le imprese che si trovano, per il terzo anno consecutivo, alle prese con una situazione estremamente difficile, che si somma alle difficoltà legate all'emergenza pandemica, la regione si è attivata da subito mettendo in campo diversi strumenti;

   è stata attivata la piattaforma online per raccogliere tutte le segnalazioni dei potenziali danni alle imprese agricole e permettere così una precisa ricognizione sul territorio;

   l'assessore regionale all'agricoltura ha dichiarato la volontà di aiutare il sistema ortofrutticolo attraverso investimenti, ricerca e sostegno promozionale, manifestando l'intenzione di chiedere al Governo, anche per il 2021, la deroga al decreto legislativo n. 102 del 2004 sulle calamità e la semplificazione della segnalazione on line dei danni subiti e di continuare il confronto sulla proposta di riparto fatta dal Ministro interrogato per rendere subito disponibili i venti milioni di euro ottenuti nel corso del 2020 sempre sulla base del decreto legislativo n. 102 del 2004 per metterli prontamente a disposizione delle imprese agricole, chiedendo inoltre al Governo la disponibilità immediata dei settanta milioni di euro stanziati per le calamità del 2019 e 2020 grazie alla legge di stabilità;

   occorre un riconoscimento dell'eccezionalità dell'evento calamitoso al fine di attivare aiuti e interventi di sostegno previsti dalla normativa nazionale in caso di avversità atmosferiche –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare:

    a) per fronteggiare le criticità evidenziate e valutare di riconoscere l'eccezionalità dell'evento calamitoso di questi ultimi giorni nella regione Emilia Romagna, al fine di attivare al più presto gli aiuti e gli interventi di sostegno previsti dalla normativa nazionale in caso di avversità atmosferiche;

    b) per promuovere una iniziativa congiunta con altri Stati europei, che sono stati colpiti dal medesimo evento nefasto, definendo le modalità della medesima iniziativa per chiedere un intervento dell'Unione europea, data la dimensione eccezionale dell'evento calamitoso.
(5-05971)

Interrogazione a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, numerosi organi di stampa hanno dato la notizia secondo la quale le associazioni di categoria del settore agricolo avrebbero manifestato allarme per la consistente e costante crescita registrata nelle importazioni di olio d'oliva straniero nel nostro Paese;

   la circostanza, secondo le associazioni di categoria, desta particolare preoccupazione sia per la qualità dei prodotti stranieri acquistati dai consumatori – che risulterebbe inferiore a quella dei prodotti italiani – sia per la concorrenza esercitata nei confronti dei produttori italiani grazie alla possibilità di applicare dei prezzi inferiori perché commisurati alla qualità inferiore del prodotto;

   questa dinamica di mercato, secondo le associazioni, sarebbe determinata dal notevole aumento avuto dalla domanda di olio d'oliva, anche per effetto di una maggiore consapevolezza sull'importanza di una corretta alimentazione e sulla scia della dieta mediterranea dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco, nella quale l'olio d'oliva extravergine riveste un ruolo di particolare rilevanza;

   a questo proposito, è il caso di riferire che nel 2018, sulla base dei dati pubblicati dal Consiglio oleico internazionale (Coi), la Coldiretti aveva stimato che negli ultimi 25 anni il consumo di olio d'oliva fosse aumentato nel mondo del 49 per cento;

   questi risultati, secondo alcuni osservatori, avrebbero richiamato nel mercato una molteplicità di operatori di tutto il mondo che sfrutterebbero il successo dello stile alimentare made in Italy immettendo, però, nel mercato interno prodotti di qualità inferiore che spesso sarebbero venduti a prezzi superiori al loro valore effettivo;

   a questo proposito, l'edizione del 4 maggio 2021 dell'Unione Sarda ha riferito che, secondo la Coldiretti, sulla base di una ricerca di mercato condotta dal portale di comparazione prodotti «il Salvagente», «ben 7 miscele di oli stranieri venduti come extravergini sui 15 analizzati al panel test sono risultati essere dei semplici oli di oliva vergine»;

   per quanto riguarda il mercato dell'olio d'oliva straniero in Italia, l'associazione sostiene che «Le bottiglie di olio straniero presenti sugli scaffali di supermercati, negozi e discount sono aumentate del 5 per cento nell'ultimo anno superando quota 700 milioni»;

   questo fenomeno, oltre a configurare profili illeciti a danno dei consumatori, minaccerebbe l'altissima qualità delle materie prime di molte regioni italiane impegnate nello sviluppo di filiere di qualità, che rischiano, viceversa, di essere oscurate da prodotti venduti a prezzi stracciati;

   a questo proposito, è il caso di riferire l'allarme dato dalla Coldiretti della Puglia (in base ai dati di "Frantoio Italia" dell'ispettorato centrale repressioni frodi (Icqrf) del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sulle giacenze di olio dell'Unione europea in Puglia secondo cui «si farebbe pagare di più ai consumatori un prodotto che invece può valere fino alla metà del prezzo indicato, visto che ha una qualità inferiore»;

   per colmare il divario tra la crescente domanda e l'offerta di olio extravergine d'oliva italiano, l'Unione sarda nel citato articolo ha raccolto il suggerimento di un esperto secondo il quale, per raddoppiare le produzioni «non servirebbero grandi piani a lungo termine, ma interventi mirati, tanto per fare uno dei tanti esempi possibili, su potature e concimazioni. Misure che aumenterebbero la resa permettendoci di venire incontro alle richieste di mercato» –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche di natura normativa per tutelare consumatori e produttori italiani di olio extravergine d'oliva dall'immissione nel mercato interno di prodotti stranieri di qualità spesso scadente;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a valorizzare il comparto oleario italiano, anche al fine di favorire l'aumento dell'offerta in relazione del crescente aumento d'interesse del prodotto italiano.
(4-09242)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la Ditta Fonderie Pisano s.p.a. (Salerno, Fratte), classificata come industria insalubre di prima classe, è un impianto che, risalente agli anni '60, non risultava essere mai stato sottoposto ad adeguamenti ed ammodernamenti significativi e la popolazione che vive nelle zone limitrofe (area comprendente i tre diversi comuni di Salerno, Pellezzano e Baronissi) lamenta emissioni moleste e significativi depositi di polveri nere metalliche;

   in relazione a gravi criticità ambientali e di nocumento alla salute pubblica, già dal 2016 diverse vicende autorizzatorie e giudiziarie hanno interessato la Ditta Fonderie Pisano s.p.a., determinando contrastanti provvedimenti di sospensione ovvero di riapertura delle attività;

   al riguardo è stato avviato anche lo studio Spes-Valle dell'Irno per indagare sullo stato di salute degli abitanti e del territorio dell'area Salerno nord, i cui risultati definitivi sono stati di recente consegnati alla regione Campania da parte dell'Istituto zooprofilattico, senza essere però resi pubblici; da ultimo, con decreto dirigenziale n. 85 del 20 aprile 2020, la regione Campania ha rinnovato l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) con validità di 12 anni, nonostante i dati preliminari evidenziassero sospetti per il forte accumulo di metalli pesanti ritrovati nell'organismo degli abitanti delle zone circostanti la fonderia;

   il primo firmatario del presente atto con l'interrogazione n. 4-07167 aveva chiesto al Ministro della salute quali iniziative intendesse porre in essere per verificare, anche con l'ausilio dell'istituto superiore di sanità, gli impatti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini connessi alle attività della Fonderia Pisano (Salerno, Fratte) e se, pertanto, intendesse avviare, tramite l'Istituto superiore di sanità, apposite verifiche, finalizzate alla pubblicazione dei dati definitivi dello studio Spes-Valle dell'Irno nell'esclusiva tutela del diritto alla salute dell'intera comunità;

   in merito alla problematica delineata nell'atto di sindacato ispettivo citato, il Ministero della salute, in data 6 novembre 2020, aveva dato conto della nota della regione Campania con la quale si precisava che, in ottemperanza alla sentenza n. 2254 del 2019, con il provvedimento n. 85 del 20 aprile 2020, sono stati approvati i lavori di ammodernamento ed adeguamento delle installazioni sulla base del progetto, già approvato all'unanimità nella conferenza di servizi in data 13 novembre 2018, che contempla una serie di importanti interventi a tutela di tutte le matrici ambientali, in particolare per il contenimento delle emissioni in atmosfera, tra cui quelle odorigene, per il potenziamento del sistema di depurazione delle acque di processo e meteoriche, per il contenimento dei rumori, per la revisione ed il potenziamento del piano di monitoraggio e controllo, nonché per la prescrizione concernente limiti emissivi più rigorosi rispetto ai precedenti;

   in merito alle attività ispettive effettuate presso la «Ditta Fonderie Pisano S.p.A.» con cadenza semestrale a cura del dipartimento Arpac di Salerno, la regione Campania ha comunicato al Ministero della salute gli esiti della recente ispezione relativa al primo semestre 2020, evincendo che l'installazione opera, a causa del calo delle commesse dovuto alle ricadute dell'epidemia di Covid-19, solo alcuni giorni ogni mese, che la ditta «ha sostanzialmente attuato» quanto previsto per il primo semestre dell'anno 2020 e che «le prescrizioni previste per il periodo transitorio, sono state in linea di massima ottemperate». Inoltre, «i valori limite di emissione autorizzati dei parametri analizzati e riferiti alle varie matrici campionate durante le giornate di sopralluogo sono rispettati» e «le Bat risultano coerenti con quanto autorizzato»; la regione Campania ha comunicato, altresì, che la ditta ha presentato di recente «alla stampa» il progetto di delocalizzazione dell'installazione, da realizzarsi nell'area industriale del comune di Buccino (Salerno);

   il Ministero della salute, alla luce delle informazioni e degli atti acquisiti dalla regione Campania e tenuto conto di quanto allora rappresentato dal primo firmatario del presente atto, ritenendo sussistenti fondati elementi per disporre una istruttoria di natura tecnica al fine di verificare le condizioni reali di presenza di inquinanti nell'area interessata, ha espresso l'intenzione d'interessare l'istituto superiore di sanità, al fine di avviare uno studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento, assegnando un termine di 90 giorni per predisporre una relazione illustrativa –:

   se l'istituto superiore di sanità abbia avviato lo studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento della «Ditta Fonderie Pisano S.p.A.» e se sia stata predisposta, nel termine assegnato di 90 giorni, la conseguente relazione illustrativa.
(2-01217) «Provenza, D'Arrando, Federico, Ianaro, Lorefice, Mammì, Nappi, Misiti, Penna, Ruggiero, Sportiello, Villani, Baldino, Alaimo, Maurizio Cattoi, Corneli, De Carlo, Dieni, Giordano, Parisse, Francesco Silvestri, Elisa Tripodi, Ascari, Cataldi, D'Orso, Di Sarno, Giuliano, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà».

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, al Nuovo Ospedale Apuano di Massa (MS), una ragazza di 23 anni è stata ricoverata all'ospedale dopo che per errore le sono state somministrate sei dosi di vaccino anti COVID-19 Pfizer, ossia un'intera fiala;

   solo successivamente alla somministrazione del vaccino, il personale si è reso conto dell'errore compiuto;

   la sperimentazione messa a punto da Pfizer, in relazione al sovraddosaggio, si ferma unicamente alla documentazione degli effetti conseguenti quattro dosi;

   non sono stati al momento registrati effetti avversi particolarmente dannosi sulla ragazza, ma è evidente che tali carenze di informazione da parte del personale sanitario possono portare, in altri casi, a conseguenze del tutto impreviste –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e se intenda dare impulso ad appositi protocolli sanitari in merito ai dosaggi relativi ai vaccini anti COVID-19, con particolare riguardo alle modalità di gestione dei casi di sovraddosaggio non coperti dalla documentazione fornita dai produttori, come nel caso di cui in premessa.
(4-09243)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il 4 agosto 2020 l'Ivass ha emanato il provvedimento n. 97 del 2020 recante modifiche ed integrazioni al vigente regolamento Ivass n. 40 del 2018 che detta le disposizioni attuative in materia di distribuzione assicurativa;

   con il citato provvedimento n. 97 – entrato in vigore il 31 marzo 2021 – l'Ivass ha imposto – inter alia – ai sensi di due specifiche disposizioni agli agenti assicurativi di comunicare alle rispettive imprese mandanti la sottoscrizione degli accordi di collaborazione orizzontale e di affiggere nella propria agenzia, oppure di pubblicare su un sito internet, l'elenco di tutte le imprese di assicurazioni con le quali l'intermediario abbia rapporti di collaborazione orizzontale;

   tale previsione, non presente nel regolamento n. 40 del 2018, risulterebbe agli interpellanti in palese contrasto con la ratio esplicita della norma primaria – l'articolo 22, comma 10, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 221 del 2012 (cosiddetto decreto Sviluppo bis) – la quale, nel più ampio contesto delle misure a favore della concorrenza e a tutela del consumatore nel mercato assicurativo, è stata concepita nello specifico con l'obiettivo di superare – attraverso l'introduzione delle collaborazioni orizzontali tra intermediari – la rigidità della suddivisione in distinte sezioni del registro degli intermediari e favorire lo scambio dei mandati e degli incarichi distributivi;

   in tale contesto il successivo comma 12 dell'articolo 22 del citato decreto-legge n. 179 del 2012 vieta, altresì, ogni patto tra impresa assicurativa e intermediario mandatario incompatibile all'instaurazione di forme di collaborazione reciproca tra intermediari, incentivando in questo modo la concorrenza;

   per le imprese assicurative e gli intermediari si presenta, dunque, un nuovo profilo di autoregolamentazione e di coordinamento che potrebbe essere di non così semplice applicazione, nella divergenza tra le ragioni del citato decreto «sviluppo-bis» e l'applicazione in chiave di trasparenza e maggiori controlli della regolamentazione applicativa di cui al nuovo articolo 42 del regolamento dell'Ivass 40/18;

   le collaborazioni orizzontali sono state oggetto di reiterati e successivi interventi da parte dell'Ente di vigilanza attraverso diversi provvedimenti e regolamenti che hanno introdotto elementi di chiarezza – ma anche di complessità – nella relazione tra gli intermediari coinvolti nella collaborazione;

   l'introduzione dei citati obblighi di informazione rischia altresì di minare la libertà professionale e concorrenziale degli agenti, favorendo di fatto l'intromissione ed il potenziale condizionamento da parte delle imprese assicuratrici nella scelta delle collaborazioni orizzontali;

   nella memoria difensiva presentata al Tar Lazio davanti al quale il sindacato nazionale agenti di assicurazione (Sna) ha presentato ricorso avverso il citato provvedimento n. 97 del 2020, l'Ivass ha sostenuto che Unipol Sai Assicurazioni aveva rappresentato in sede di consultazione pubblica la necessità di poter disporre di un'informazione compiuta sugli accordi di collaborazione stipulati dalla propria rete distributiva;

   ad avviso degli interpellanti sarebbe opportuno avviare – per quanto di competenza – un'interlocuzione con l'Ivass in proposito, in un'ottica di massima chiarezza e trasparenza, con particolare riguardo al futuro della distribuzione, ai fini della tutela degli intermediari e dei loro clienti –:

   quali tempestive iniziative di competenza – anche di carattere normativo – intenda adottare al fine di tutelare il diritto del consumatore ad avere a disposizione un'offerta di prodotti assicurativi quanto più ampia possibile ed operare così una scelta in piena consapevolezza degli stessi.
(2-01219) «Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Fraccaro, Giarrizzo, Masi, Orrico, Palmisano, Perconti, Scanu, Sut».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PIZZETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2021, i sindaci dei comuni di Casale Cremasco Vidolasco, di Ripalta Guerina, di Ricengo, di Camisano e di Castel Gabbiano avevano denunciato con una lettera rivolta alle istituzioni regionali lombarde e nazionali, la grave situazione di malfunzionamento dei collegamenti telefonici;

   a partire dalle festività natalizie, in questi comuni, le linee telefoniche hanno smesso di funzionare correttamente e, nonostante le pressanti richieste dei cittadini alle compagnie telefoniche, il problema persiste e non è chiaro se e quando verrà risolto;

   i disservizi, che riguardano la telefonia fissa e i collegamenti internet, stanno colpendo complessivamente le famiglie e le imprese del territorio dei comuni coinvolti, e in particolare i cittadini più anziani, sprovvisti spesso di sistemi alternativi per i collegamenti telefonici, cellulari e smartphone, isolando ancora di più la popolazione anziana, in questo momento di emergenza sanitaria provocata dal COVID-19;

   questa situazione di disagio, ad oggi non ancora risolta, provocata dal malfunzionamento del servizi di telefonia fissa, assume un carattere sociale che non può essere trascurato –:

   se il Ministro sia a conoscenza della grave situazione descritta e quali iniziative di competenza intenda assumere per risolvere gli attuali disservizi nei collegamenti telefonici e internet che stanno interessando la popolazione dei comuni della provincia di Cremona (Casale Cremasco Vidolasco, Ripatta Guerina, Ricengo, Camisano e Castel Gabbiano).
(5-05973)


   SOZZANI, MILANATO, BARATTO, BOND, CAON, CORTELAZZO, MARIN e ZANETTIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane Spa è un'azienda italiana, quotata in Borsa, controllata al 35 per cento da Cassa depositi e prestiti e al 29,28 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e dunque, nonostante alcuni settori finanziari siano assoggettati alle regole di mercato, risulta essere per lo più di proprietà pubblica;

   attraverso numerosi solleciti, anche a mezzo di note ufficiali, alcuni sindaci del Veneto e non solo, hanno dichiarato di essere insoddisfatti del servizio erogato da Poste Italiane negli uffici postali delle loro zone di competenza; la suddetta situazione di malfunzionamento dei servizi presso gli uffici postali risulta essere dovuta alla messa in atto delle misure di contenimento in materia di Covid-19 stabilite dall'azienda, che ne limita le funzioni e si sta protraendo nel tempo;

   il rispetto delle misure consiste nella riduzione degli orari di apertura degli uffici postali e nel divieto di permanenza all'interno dell'ufficio postale di più persone contemporaneamente, generando file di attesa all'esterno con pericolosi assembramenti;

   la riduzione degli orari di apertura comporta conseguentemente una riduzione del personale di turno nell'ufficio postale e quindi un allungamento dei tempi di risoluzione delle pratiche;

   si comprende la necessità di applicare le misure prescritte per fronteggiare la diffusione del Coronavirus, ma allo stesso tempo è doveroso sottolineare che la stessa osservanza delle regole comporta, oltre al disservizio, un rischio per la salute dei cittadini, spesso anziani, esponendoli ad assembramenti fuori dagli uffici anche con temperature molto fredde;

   la sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 2140/2017, ha stabilito che l'accesso ai servizi postali è di tipo universale e deve essere garantito, prevedendo come obbligatorio il preliminare confronto con gli enti locali, in modo da consentire un esame approfondito del contesto territoriale e demografico presso ogni singolo comune quale base di conoscenza necessaria per analizzare eventuali processi di razionalizzazione, che non devono andare a scapito del servizio –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di favorire una rimodulazione dell'orario di lavoro attualmente svolto dagli uffici postali ovvero un incremento del personale attualmente impiegato.
(5-05974)


   ZANELLA, CAPITANIO, DONINA, FOGLIANI, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, come modificata dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, in attuazione della decisione (UE) n. 2017/899 del 17 maggio 2017, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa all'uso della banda di frequenza 470-790 Mhz nell'ambito della Unione europea, ha disciplinato e programmato un riassetto dell'intero sistema televisivo italiano, da completare entro il 30 giugno 2022, con la dismissione dei canali della cosiddetta «banda 700» e con il passaggio alle trasmissioni televisive digitali di seconda generazione mediante codifica DVBT-2/HEVC;

   in attuazione di tali disposizioni legislative il Ministero dello sviluppo economico ha emanato il decreto ministeriale 19 giugno 2019, con il quale ha definito il calendario nazionale della transizione, da completarsi entro il 30 giugno 2022;

   l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha, inoltre, emanato la delibera n. 39/19/CONS recante il Nuovo piano nazionale di assegnazione delle frequenze Pnaf da destinare al servizio televisivo digitale terrestre;

   per quanto riguarda l'emittenza televisiva locale il nuovo quadro normativo prevede che dovranno dismettere tutte le proprie attuali frequenze tra il 1° settembre 2021 e il 31 dicembre 2021 e dovranno contestualmente accedere alla capacità trasmissiva dei nuovi operatori di rete;

   a fronte delle dismissioni, è previsto un indennizzo, dell'importo, complessivo di euro 304.200.000,00 che dovrà essere erogato sulla base di quanto previsto dal decreto del Ministro dello sviluppo economico 27 novembre 2020;

   ad oggi, tuttavia, non risulta all'interrogante che il Ministero dello sviluppo economico abbia ancora completato le procedure per l'assegnazione del nuovi diritti di uso ai nuovi operatori di rete nelle regioni Veneto, Friuli Venezia Giulia e Emilia Romagna, nonché in tutte le altre regioni che dovranno effettuare la transizione successivamente al 31 dicembre 2021;

   per consentire ai Fornitori di servizi di media audiovisivi (Fsma) locali di comunicare, con un minimo di anticipo, alla propria utenza, la modifica delle rispettive numerazioni Lcn, sarebbe, necessario che tutti i procedimenti venissero conclusi non oltre il 30 giugno 2021;

   per ovviare a tale criticità, che rischia di compromettere la continuità aziendale della emittenza televisiva locale, l'unica soluzione che appare corretta è quella di prevedere un passaggio alla tecnologia DVBT2-HEVC simultaneo, sull'intero territorio nazionale, dell'emittenza locale e dell'emittenza nazionale tra aprile e giugno 2022 –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda porre in essere per garantire la continuità aziendale della emittenza televisiva locate nell'ambito del processo di transizione al digitale televisivo DVBT2/HEVC.
(5-05975)


   SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 10 maggio 2021 si è svolto quello che potrebbe essere l'ultimo incontro diretto con i rappresentanti dei lavoratori di Air Italy, prima della fase finale della procedura di licenziamento collettivo previsto per il 30 giugno 2021;

   Air Italy è la seconda compagnia aerea italiana, un pezzo della storia dell'aviazione civile Italiana, e, in quanto tale, ha rappresentato un punto di riferimento per il trasporto aereo nazionale e soprattutto per le regioni Sicilia e Lombardia;

   la sciagurata ipotesi di perdita di competenze e professionalità rappresenterebbe un danno per le economie non solo delle regioni direttamente coinvolte, ma dell'Italia intera, inaugurando la stagione della «macelleria» sociale post-Covid e della deindustrializzazione di un settore strategico nazionale come dovrebbe essere il comparto del trasporto aereo;

   dopo l'incontro dei 10 maggio ci si avvia velocemente alla fase conclusiva di una vertenza, cominciata l'11 febbraio del 2020 con la messa in liquidazione della società e l'avvio della procedura dei licenziamenti collettivi, sospesa dai provvedimenti legislativi legati all'emergenza sanitaria COVID-19, con il raggiungimento dell'accordo sindacale per il quale si è garantito ai lavoratori la cassa integrazione dal 1° settembre 2020 al 30 giugno 2021;

   circa 1380 dipendenti e le loro famiglie che vivono del lavoro nella compagnia Air Italy, almeno sperano in una proroga della cassa integrazione e che il Governo possa affrontare con determinazione e patriottismo la crisi anche se in fase terminale;

   è auspicabile che lo strumento della cassa integrazione in deroga, disposto in condizioni straordinarie dopo l'emergere della crisi economica prodotta dalla pandemia, sia applicabile anche ad Air Italy –:

   se il Ministro interrogato intenda aprire, e con quale tempistica, presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo di crisi e se sia a conoscenza di concrete manifestazioni di interesse per il rilevamento della società Air Italy.
(5-05976)


   SERRITELLA, SCAGLIUSI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA e TRAVERSI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il processo introdotto per la liberazione e la successiva riassegnazione delle frequenze radiotelevisive oggi occupate dal digitale terrestre, conseguentemente all'assegnazione della banda radioelettrica dei 700 Mhz allo sviluppo delle nuove tecnologie 5G, ad oggi risulta essere in forte ritardo;

   con legge di bilancio 2019 sono state introdotte modifiche al calendario ed alle procedure per la riassegnazione di tali frequenze televisive, nel periodo transitorio che va dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2022, solo successivamente al quale i nuovi standard trasmissivi diventeranno operativi;

   tra settembre e dicembre 2020, sono stati pubblicati dal Ministero dello sviluppo economico, i bandi per l'assegnazione dei diritti d'uso di frequenze per il servizio televisivo digitale terrestre ad operatori di rete locali;

   il passaggio alle nuove frequenze comporterà che gli attuali impianti di ricezione televisiva dovranno essere adeguati, con costi a carico degli utenti per l'acquisto di apparecchiature di ricezione televisiva. A compensazione di tali costi, dal 2018 al 2022, sono stati stanziati 150 milioni di euro;

   con decreto ministeriale del 18 ottobre 2019, sono state definite le modalità per l'erogazione dei contributi per l'acquisto di apparati televisivi idonei alla ricezione dei programmi con le nuove tecnologie trasmissive DVB-T2, il cosiddetto «bonus TV»;

   la legge di bilancio 2021 ha rifinanziato per 100 milioni di euro il contributo per l'acquisto di apparecchi di ricezione televisiva, finalizzandolo non solo all'acquisto ma anche allo smaltimento di apparecchiature obsolete. Le modalità di attuazione dell'intervento sono rimesse ad un decreto ministeriale non ancora approvato;

   a settembre 2021 ci sarà il primo passaggio, quando le trasmissioni cambieranno codifica (da Mpeg2 a Mpeg4), pur restando con l'attuale versione del Dvb-t, mentre, come da programma, a giugno 2022, si dovrebbe passare al digitale terrestre di seconda generazione, con la possibilità che molte famiglie si ritroveranno senza ricevitori adatti per vedere la TV;

   dal 1° settembre 2021 le tv locali dovrebbero rilasciare le proprie frequenze a partire dalle regioni del Nord, per poi essere ospitate come fornitori di contenuti dagli operatori di rete in seguito ad una graduatoria;

   dai dati della fondazione Bordoni si rileva che, a marzo 2020, le famiglie non pronte al Dvb-t2 erano il 57,6 per cento pari a 12,8 milioni di utenti; la situazione pandemica non ha di certo migliorato tale situazione e la regolare transizione del sistema digitale –:

   quale sia la situazione attuale e quali iniziative di competenza intenda adottare per addivenire ad una soluzione che garantisca una regolare ed equa transizione del sistema digitale.
(5-05977)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   alcuni organi di stampa hanno dato la notizia secondo la quale il Governo starebbe definendo un decreto volto a semplificare i procedimenti amministrativi con particolare riguardo a quelli concernenti le funzioni del neo-costituito Ministero della transizione ecologica, a seguito delle ampliate competenze che ha assunto – oltre a quelle dell'ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare – in merito ai processi della transizione ecologica e principalmente del settore dell'energia;

   in particolare, l'edizione del 29 aprile 2021 del «Fatto Quotidiano» ha riferito che, tra i contenuti del decreto «Semplificazioni ambientali», oltre allo snellimento dei processi autorizzativi, verrebbe affrontata anche la questione delle risorse umane necessarie ad affrontare le nuove e le più estese competenze in capo al Ministero;

   a questo proposito, il giornale ha riferito che «la soluzione proposta nel nuovo decreto, però, è quantomeno bizzarra, oltre che a pesantissimo rischio di incostituzionalità», perché consisterebbe nell'assunzione «con un concorso a loro riservato» di 200 dei 420 dipendenti della Sogesid – società ingegneristica in house del Ministero della transizione ecologica – «che lavorano già all'interno del Ministero (che, incredibilmente, ha solo 289 dipendenti diretti)»;

   se risultassero veritiere, rivestirebbero di particolare gravità le affermazioni del giornale secondo le quali la citata società «negli anni in cui nella P.A. non si poteva assumere – è stata riempita di dipendenti, alcuni dei quali dal curriculum sui generis per il settore (filologi, esperti in letteratura comparate) e spesso di solida filiera politica (membri dello staff di Ministri dell'ambiente del passato, qualche segnalato dalla burocrazia ministeriale)»;

   secondo quanto riportato, buona parte delle unità lavorative della Sogesid lavorerebbero direttamente all'interno del Ministero, che lamenterebbe una cronica mancanza di personale, e questo personale, assunto con contratto di diritto privato, percepirebbe emolumenti che risulterebbero superiori a quelli percepiti dai «loro colleghi dipendenti pubblici»;

   il giornale riferisce anche delle procedure concorsuali avviate nel 2018 dall'ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per l'assunzione di 420 unità lavorative: due bandi sarebbero stati pubblicati già nel 2019, ma sospesi a causa dell'epidemia COVID-19;

   tra le altre cose, la Corte dei conti avrebbe imposto al Ministero di diminuire il peso delle convenzioni esterne in essere con Sogesid;

   per assolvere a questa necessità, secondo il giornale, sarebbe nata l'ipotesi di «prendere 200 dei dipendenti della società in house e assumerli “previo superamento di procedure selettive per titoli e colloquio” a loro riservate; i fortunati potranno pure tenersi lo stipendio più alto, che sarà riassorbito (forse) dagli aumenti futuri»;

   è il caso di osservare che la procedura non si concilierebbe con i dettami dell'articolo 97, quarto comma della Costituzione, e sembrerebbe una deroga alla regola del concorso pubblico per l'accesso agli impieghi nella pubblica amministrazione, oltre a determinare una grave disparità di trattamento tra candidati, visto che le 200 assunzioni potrebbero essere scalate dai concorsi già autorizzati e già parzialmente svolti;

   il neo-costituito Ministero della transizione ecologica è chiamato a coordinare le numerose sfide poste dagli obiettivi contenuti nel Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) al 2030 e nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), di conseguenza necessiterebbe di personale altamente specializzato in ambiti tecnico-scientifici –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e, in tal caso, se il Governo non ritenga opportuno assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a sospendere le procedure di stabilizzazione del personale della società in house Sogesid e promuovere procedure selettive improntate alla regola del concorso pubblico per l'accesso agli impieghi nella pubblica amministrazione;

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per promuovere procedure concorsuali volte a reclutare personale con competenze tecnico-scientifiche da impiegare al Ministero della transizione ecologica vista la complessità delle sfide poste dalla fase di transizione ecologica ed energetica.
(4-09247)


   VARCHI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'acqua è un bene essenziale ed insostituibile per la vita, la cui disponibilità e accesso per il soddisfacimento dei bisogni collettivi costituiscono un diritto inviolabile dell'uomo, un diritto universale, indivisibile, annoverabile fra quelli di cui all'articolo 2 della Costituzione;

   la scarsità della risorsa, accentuata dai cambiamenti climatici e dal processo di desertificazione, l'abbassamento delle falde ed il loro crescente inquinamento, obbligano a mettere in campo politiche finalizzate ad un uso accorto delle risorse idriche, per salvaguardare, anche per le future generazioni, l'equilibrio naturale e livelli adeguati di approvvigionamento per gli usi potabili, irrigui ed industriali, orientando altresì le comunità al risparmio e al riuso delle acque depurate;

   l'esperienza della privatizzazione del servizio idrico, portata avanti negli ultimi anni anche in Italia, sulla base del presupposto che la gestione privata avrebbe portato i capitali necessari per le infrastrutture idriche, efficienza ed economicità di gestione, a parere dell'interrogante, non ha portato i risultati sperati;

   alcune regioni hanno adito la Corte Costituzionale lamentando la violazione, da parte dell'articolo 15 del decreto-legge n. 135 del 2009, del comma primo dell'articolo n. 117 della Costituzione e sostenendo che il diritto comunitario non consente che il legislatore nazionale spinga la tutela della concorrenza fino a comprimere il «principio di libertà degli individui o di autonomia (...), degli enti territoriali (...) di operare ogni qualvolta fanno la scelta che ritengono più opportuna»;

   la collocazione delle sorgenti utilizzate e la posizione geografica e orografica di numerosi comuni montani, infatti, non permettono la gestione del servizio in forma associata in quanto non vantaggiosa per l'ente e per i cittadini;

   l'attuale gestione del servizio in forma autonoma è salvaguardata dall'articolo n. 147, comma 2-bis, del decreto legislativo 152 del 2006, che fa salve «b) le gestioni del servizio idrico in forma autonoma esistenti, nei comuni che presentano contestualmente le seguenti caratteristiche: approvvigionamento idrico da fonti qualitativamente pregiate; sorgenti ricadenti in parchi naturali o aree naturali protette ovvero in siti individuati come beni paesaggistici ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42; utilizzo efficiente della risorsa e tutela del corpo idrico.»;

   la bozza di decreto diffusa da fonti di stampa, che reca disposizioni urgenti in materia di transizione ecologica, all'articolo 19 dispone espressamente l'abrogazione della citata lettera b) del comma 2-bis dell'articolo 147 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152;

   molti comuni hanno già avviato le procedure di carattere tecnico-amministrativo per rientrare nei parametri del regime di salvaguardia approntando notevoli investimenti;

   la risoluzione del Parlamento europeo adottata l'8 settembre 2015 al punto 46, ricorda che la scelta di riassegnare i servizi idrici ai comuni dovrebbe continuare a essere garantita in futuro senza alcuna limitazione e può essere mantenuta nell'ambito della gestione locale, se così stabilito dalle autorità pubbliche competenti; ricorda che l'acqua è un diritto umano fondamentale che dovrebbe essere accessibile e alla portata di tutti; evidenzia che gli Stati membri hanno il dovere di assicurare che l'accessibilità dell'acqua sia garantita per tutti, indipendentemente dall'operatore, e di provvedere affinché gli operatori forniscano acqua potabile sicura e servizi igienici adeguati;

   è necessario tutelare le gestioni dirette comunali e prevenire la lesione di posizioni giuridiche e aspettative di diritto dei comuni legittimamente salvaguardati, nella convinzione che solo tali gestioni possano garantire un servizio di alta qualità nel rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità dell'azione amministrativa –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per rivedere la formulazione della disposizione citata in premessa, che risulterebbe contenuta nella citata bozza di decreto, al fine di garantire la gestione in forma autonoma del servizio idrico nei comuni che presentano specifiche condizioni e peculiarità previste dalla normativa vigente.
(4-09248)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro del turismo, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come noto, dal 26 aprile 2021 è tornato a pieno regime il sistema di contenimento della pandemia da COVID-19 delle regioni «colorate», includente anche le regioni cosiddette gialle, le quali prevedono l'apertura di determinate attività, anche in ambito turistico-ricettivo, all'aperto;

   a partire dalla predetta data, segue un cronoprogramma di massima, stabilito dal Governo, secondo il quale dal 15 maggio è prevista la riapertura delle piscine all'aperto e dal 1° giugno anche delle attività connesse alle palestre, privilegiando quegli ambienti che possono garantire lo svolgimento delle attività all'aperto;

   a fronte di un'annata di neve abbondante, l'intero comparto dello sci, della neve e di tutto il mondo turistico connesso all'economia della montagna si è trovato incredibilmente penalizzato dall'impossibilità di svolgere qualsiasi attività, in quanto la stagione invernale non ha mai potuto avere inizio, in Italia, in virtù delle misure di contenimento stabilite dal Governo Conte e confermate dal Governo Draghi;

   come noto, le aree montane sono note non solo per il turismo invernale, ma anche per il turismo estivo, e proprio in tal senso in questi giorni numerosi operatori del settore si stanno adoperando per agevolare la pulizia dei sentieri e le manutenzioni ordinarie degli impianti di risalita;

   nonostante in questo ambito le attività si svolgano esclusivamente all'aperto non sono, ad oggi, esistenti linee guida in merito a eventuali riaperture, anche in riferimento agli impianti di risalita con trasporto bici;

   le attività di downhill, nonché ogni altra attività facente uso di questi impianti, sono svolte nella massima sicurezza e distanziamento, in quanto le predette seggiovie permettono il regolare rispetto del distanziamento sociale anche in modo più rigoroso rispetto ad altre per le quali sono già previste riaperture ai sensi della norma vigente;

   la mancanza di linee guida e chiarimenti in merito, anche alla luce dei mancati indennizzi per la chiusura della stagione invernale, pregiudica enormemente l'operato di tutto il mondo turistico della montagna, che, ad oggi, non è in possesso degli strumenti necessari per programmare le proprie attività –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere per garantire la più tempestiva ripresa delle attività anche nell'ambito turistico di cui in premessa;

   quali linee guida in materia di riaperture si intendano fornire ai comparti della montagna di cui in premessa, anche considerate le scadenze di cui al cronoprogramma disposto dal Governo.
(4-09245)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BUBISUTTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la maggior parte dei corsi di laurea offerti dalle università statali e non statali in Italia prevede che gli studenti debbano espletare un tirocinio curricolare, ovvero uno stage incluso nel percorso di formazione presso una struttura, generalmente un'azienda o un ente, convenzionata con l'università, per acquisire un primo contatto con il mondo del lavoro ed ottenere crediti formativi necessari al completamento del corso di laurea;

   il tirocinio curriculare è finalizzato principalmente all'approfondimento o al completamento della formazione attraverso un'esperienza di alternanza scuola/lavoro e costituisce pertanto una metodologia formativa e una misura di politica attiva per l'orientamento e il successivo inserimento lavorativo;

   attraverso lo stage curriculare, dunque, il tirocinante ha modo di raggiungere gli obiettivi di apprendimento specifici del percorso di istruzione che sta svolgendo o terminando, pertanto il tirocinio non rappresenta un rapporto di lavoro e non prevede alcuna indennità di partecipazione; l'attivazione di un tirocinio curriculare è di competenza dell'ateneo presso il quale risulta iscritto il tirocinante che dovrà sottoscrivere un contratto di convenzione con il soggetto ospitante in modo che l'università possa provvedere alle coperture assicurative previste per legge e l'azienda o l'ente possano essere inseriti nell'elenco dei soggetti disponibili ad accogliere tirocinanti;

   l'Università degli Studi di Udine, l'8 marzo 2021, ha pubblicato sul proprio sito internet un'offerta di tirocinio curricolare valida per gli studenti iscritti ai corsi di laurea in relazioni pubbliche e comunicazione integrata per le imprese e le organizzazioni in essere presso la sede di Gorizia e al corso di Scienze e tecnologie multimediali presso la sede di Pordenone;

   nell'annuncio si legge: «Una Coalizione politica, dalla configurazione particolarmente innovativa, che parteciperà alle prossime Elezioni amministrative in uno dei maggiori Comuni del Friuli-Venezia Giulia, offre, nel corso dello svolgimento della Campagna elettorale, uno stage curricolare, della durata di circa sei mesi, tenendo conto delle reciproche esigenze» e fra le peculiarità dell'esperienza si specifica che il tirocinante potrà «generare e consolidare un importante network a livello locale, regionale e nazionale», oltre a svolgere tutte le attività tipiche di un comitato elettorale;

   la tempistica dell'offerta, come specificato nell'annuncio stesso, coincide pienamente con la campagna elettorale in atto in quel territorio e, persino, si legge: «È possibile, in prospettiva, al buon esito della competizione elettorale, accedere ad un interessante sentiero di carriera». Per non lasciare nulla al caso, l'università di Udine invita i suoi iscritti ad inviare la candidatura direttamente all'indirizzo e-mail di Paolo Peresson, probabile candidato sindaco per il comune di Cordenons, provincia di Pordenone;

   il riferimento dell'annuncio all'accesso «ad un interessante sentiero di carriera» in caso di vittoria del candidato sindaco che offre il tirocinio appare come una forma di grave pressione sui giovani studenti e, ancor peggio, lascerebbe presagire secondo l'interrogante il ritorno a pratiche di condizionamento del voto da parte di una coalizione politica che ha l'ardire di presentarsi come particolarmente innovativa;

   l'interrogante ritiene non opportuno che una università statale stipuli convenzioni con un comitato elettorale, ledendo evidentemente il principio di indipendenza cui ogni istituzione repubblicana dovrebbe ispirarsi –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato circa i fatti rappresentati in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche normative, volte a rafforzare i principi dell'imparzialità e del pluralismo nell'attività degli atenei, e per tutelare la libertà di pensiero degli studenti durante qualsiasi manifestazione all'interno delle università.
(4-09250)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Colletti e altri n. 1-00480, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Sapia.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio n. 5-05927, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Gribaudo.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove e altri n. 5-05954, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Foti, Cirielli.

Cambio di presentatore di una mozione.

  Mozione n. 1-00391, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 ottobre 2020, è da intendersi presentata dall'On. Meloni, già cofirmatario della stessa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Pizzetti n. 5-05336 del 17 febbraio 2021;

   interpellanza Provenza n. 2-01171 del 12 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Zanella n. 4-08902 del 13 aprile 2021.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada provinciale 43 è una arteria stradale di notevole importanza per l'area appenninica della città metropolitana di Bologna: origina dall'incrocio con la strada provinciale 40, presso il comune di Castel di Casio e termina sul rio Confini, che rappresenta il confine con la provincia di Pistoia. La strada provinciale 43, nel primo tratto, sovrasta il lato meridionale del Lago di Suviana ed entra nel territorio di Camugnano; la strada provinciale 43, quando termina, al confine con la provincia di Pistoia, prosegue allacciandosi alla strada provinciale 24 «Pistoia-Riola» e, quindi, costituisce un collegamento tra la regione Emilia-Romagna e Toscana;

   la strada provinciale 43 risulta interrotta al traffico veicolare dal dicembre 2019, da quando cioè è stata interessata da un movimento franoso che ne ha causato la chiusura e la conseguente deviazione del transito degli automezzi sul Monte di Badi e su altri tratti stradali. La viabilità alternativa è spesso caratterizzata da fondo sconnesso che arreca disagi a coloro che vi transitano;

   la strada alternativa su Monte Badi, in direzione di Treppio (ubicata nella provincia di Pistoia), nel periodo autunnale ed invernale, può arrecare notevoli disagi e criticità a coloro che hanno necessità di transitarvi quotidianamente per recarsi nei luoghi di lavoro;

   oltretutto, la natura ripida e sconnessa delle strade di transito alternative alla strada provinciale 43 pone a rischio l'incolumità di coloro che conducono un automezzo poiché, con le prime piogge e gelate, il manto stradale può divenire scivoloso ed instabile;

   le autorità locali competenti avrebbero garantito la riapertura al traffico veicolare della strada provinciale 43 per la fine di ottobre 2020: tuttavia risulta che i lavori di ripristino e messa in sicurezza del tratto stradale in questione sarebbero attualmente fermi;

   una situazione di evidente criticità anche per le attività economiche che potrebbero essere danneggiate dalla prolungata chiusura di una arteria così importante. Peraltro, sono da rilevare anche le potenziali ripercussioni che potrebbero verificarsi sulle tempistiche di eventuali operazioni di soccorso sanitario nei comuni limitrofi, poiché le strade alternative alla strada provinciale 43 possono intasarsi per il traffico, oppure essere caratterizzate da difficoltà di transito a causa della situazione sconnessa del manto stradale –:

   se sia a conoscenza della situazione su esposta;

   se intenda acquisire elementi conoscitivi, per quanto di competenza, in merito allo status dei lavori per la messa in sicurezza e la riapertura della strada provinciale 43 e sulle motivazioni che stanno causando la mancata prosecuzione dei lavori ed i relativi ritardi per il tratto stradale medesimo chiuso da quasi un anno;

   se al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti siano pervenuti, da parte degli enti preposti, piani e programmi per la messa in sicurezza e il ripristino della viabilità nella strada provinciale 43 e se, eventualmente, siano previsti finanziamenti, a tale scopo;

   se, per quanto di competenza, intenda promuovere un tavolo istituzionale con la regione Emilia-Romagna, la regione Toscana, la città metropolitana di Bologna e la provincia di Pistoia, al fine di porre in essere iniziative volte alla riapertura della strada provinciale 43 in tempi rapidi.
(4-07132)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame si chiede di conoscere lo stato dei lavori per la messa in sicurezza e la riapertura della strada provinciale 43 e se siano pervenuti, da parte degli enti preposti, i relativi piani e programmi.
  Al riguardo, trattandosi di strada provinciale sono state assunte informazioni presso il Ministero dell'interno - prefettura di Bologna.
  La strada in argomento, di proprietà della Città metropolitana di Bologna, è stata chiusa al traffico dalla fine del mese di novembre 2019 a seguito di una frana in località Rio Confini, a poche centinaia di metri dal confine con la regione Toscana.
  Tale chiusura è stata fonte di disagi per le popolazioni delle frazioni della valle della Limentrella e della Limentra Orientale del comune di Sambuca Pistoiese, in provincia di Pistoia, e del comune di Cantagallo, in provincia di Prato.
  Sulla base dei rilievi e dell'attività di monitoraggio svolta sono stati elaborati due progetti per consentire la riapertura della strada.
  In particolare, Il primo progetto – di importo pari ad euro 85.400 – è stato finanziato con i fondi della Protezione civile e hanno riguardato lo scavo, il trasporto del materiale franato e la costruzione della scogliera a protezione della zona a monte della carreggiata.
  Il secondo progetto – di importo pari ad euro 189.000 – è stato finanziato con fondi della regione Emilia-Romagna e i lavori hanno riguardato la realizzazione di una barriera paramassi, di una trave con barriera a valle della carreggiata e di asfaltatura della strada.
  Al termine dei lavori di ripristino e messa in sicurezza, nel mese di novembre 2020 la strada provinciale 43 è stata riaperta al traffico.
  

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione dei Comuni di «Terre d'Acqua» comprende sei comuni della città metropolitana di Bologna: Crevalcore, Sala Bolognese, Anzola dell'Emilia, Calderara di Reno, San Giovanni in Persiceto, Sant'Agata Bolognese;

   già da diversi anni si registrano in seno all'Unione rilevanti problematiche che hanno via via condotto la stessa ad una situazione di stallo e totale immobilismo di cui sono emblematiche la mancata approvazione entro il termine di legge del 30 giugno 2020 del bilancio consuntivo 2019 e la «bocciatura» della giunta, in data 21 aprile 2020, del bilancio preventivo per l'anno 2020 presentato dal presidente, unico ad esprimere voto favorevole;

   a ciò si aggiunge l'ulteriore grave problematica derivante dalla decisione dei comuni di Anzola dell'Emilia e di Sala Bolognese di recedere dalla convenzione del Corpo unico di polizia locale dell'Unione a decorrere dal 1° gennaio 2021, deliberata in data 30 aprile 2020, che comporterà mancate entrate di circa il 50 per cento rispetto all'attuale bilancio dell'Ente; a ragione di tale scelta si evidenzia come già da tempo, a quanto consta all'interrogante, sia in atto una contestazione da parte dei due comuni che, dal 2016, ritengono di essere creditori dell'Unione per importi ragguardevoli (in totale più di due milioni di euro) per i quali il rapporto debito/credito con l'Unione non è ancora stato definito in maniera concorde;

   atteso che la mancata approvazione del progetto di bilancio preventivo 2020 per voto contrario anche dei sindaci che sostengono il presidente palesa il venir meno della fiducia nel presidente della stessa maggioranza, secondo il combinato disposto dall'articolo 227 e dall'articolo 141 del Tuel, la mancata approvazione del rendiconto di gestione dovrebbe avere come conseguenza il commissariamento;

   durante la seduta del Consiglio dell'Unione tenutasi in data 14 ottobre 2020 il presidente Martelli ha confermato l'impossibilità di approvare il consuntivo 2019 e l'assenza di condizioni per l'approvazione entro il 31 ottobre 2020 del preventivo 2020 a causa di disaccordi in giunta non superati (https://www.ilrestodelcarlino.it) nella medesima seduta il presidente ha dichiarato che in accordo con la giunta era stato richiesto l'intervento di una figura terza, la regione Emilia-Romagna, che tramite la sua struttura tecnica, si sarebbe resa disponibile a formulare un'ipotesi di soluzione e che da lì a breve sarebbe stato possibile sottoporla alla giunta per una valutazione;

   il presidente Martelli avrebbe inoltre dichiarato di relazionare costantemente, anche per iscritto, alla prefettura la situazione dell'Unione Terre d'Acqua e che gli sarebbe stato chiesto di predisporre una relazione sulla situazione dell'Unione da consegnare al Ministero dell'interno;

   da quanto noto all'interrogante, i consiglieri del Gruppo «liste civiche unite» avrebbero in più occasioni richiesto in sede istituzionale chiarimenti ed aggiornamenti in merito alle problematiche dell'Ente sopra evidenziate riscontrando il perdurare della mancata attuazione degli impegni assunti dal presidente dell'Unione al fine di una loro risoluzione;

   tale situazione sarebbe altresì stata formalmente denunciata per iscritto al presidente dell'Unione e a tutti i componenti della giunta il 21 luglio 2020 e alla prefettura il 21 settembre 2020, ma anche queste segnalazioni non avrebbero ricevuto alcun riscontro –:

   se sia a conoscenza della situazione suesposta;

   se abbia ricevuto la relazione del presidente dell'Unione Terre d'Acqua sulla situazione dell'Unione e, in caso di risposta affermativa, quali siano, per quanto di competenza, i suoi orientamenti al riguardo;

   per quali ragioni, in seguito alla mancata approvazione del bilancio consuntivo 2019, non siano state adottate le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e 227 del Tuel;

   se non ritenga indispensabile un'iniziativa urgente, per quanto di competenza, al fine di chiarire e superare la situazione di stallo che si è venuta a creare che pregiudica fortemente l'attività ed il futuro dell'Unione.
(4-07404)

  Risposta. — Con riferimento ai quesiti posti dall'interrogante, relativi all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  L'unione di comuni «Terre d'Acqua» si è costituita nel settembre 2012 e fino a settembre del 2020 l'ente non ha manifestato disfunzioni che potessero comprometterne il corretto funzionamento e rendessero necessario un intervento sostitutivo.
  Nel mese di settembre 2020, il presidente dell'unione ha comunicato alla prefettura di Bologna che la giunta dell'ente non era stata in grado di approvare i documenti di programmazione e il bilancio di previsione per gli anni 2020-2022, nonché il rendiconto consuntivo 2019, sebbene tutti i documenti tecnici fossero stati già predisposti.
  Come noto, in relazione alla situazione di emergenza sanitaria legata al Covid-19, i termini per la deliberazione del bilancio di previsione 2020/2022 da parte degli enti locali sono stati differiti al 31 ottobre 2020 con decreto del Ministro dell'interno del 30 settembre 2020, recante «Differimento del termine per la deliberazione del bilancio di previsione 2020/2022 degli enti locali dal 30 settembre 2020 al 31 ottobre 2020».
  La prefettura di Bologna – nell'ambito delle funzioni di controllo sugli organi assegnati dalla vigente normativa – ha monitorato costantemente la vicenda, attraverso interlocuzioni con il presidente dell'unione che ha tentato diverse azioni di mediazione tra i sindaci dell'unione per individuare e concordare soluzioni alle problematiche insorte.
  Il 20 novembre 2020 – scaduto inutilmente il termine del 31 ottobre per l'approvazione del bilancio, risultando ormai evidente l'impossibilità per l'ente di addivenire in autonomia all'approvazione degli atti di che trattasi – la citata prefettura ha proceduto alla nomina di un commissario
ad acta con l'incarico di approvare con i poteri della giunta il rendiconto consuntivo 2019 ed il bilancio di previsione 2020/2022.
  Il provvedimento prefettizio è stato adottato ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 (TUEL) e dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 13 convertito con modificazioni dalla legge 24 acrile 2002, n. 75, norme che attribuiscono alla prefettura, nel caso in cui lo statuto dell'ente non preveda diversamente, la competenza a provvedere in via sostitutiva per la mancata approvazione dei documenti contabili.
  Il 21 gennaio 2021 il Commissario
ad acta ha comunicato che il consiglio dell'unione, riunitosi il precedente il 19 gennaio 2021, non aveva approvato il bilancio di previsione 2020/2022 dallo stesso predisposto.
  Conseguentemente, come previsto all'articolo 141 del TUEL, il prefetto di Bologna, il 22 gennaio 2021 ha diffidato i consiglieri dell'unione ad approvare il documento contabile di che trattasi entro e non oltre 10 giorni, con l'avvertimento che in caso di mancata approvazione del bilancio di previsione 2020/2022, si sarebbe dato corso alla procedura di scioglimento del consiglio.
  A seguito di predetta diffida formale, notificata ai consiglieri dell'unione, il consiglio si è nuovamente riunito in seduta il 1° febbraio senza raggiungere la maggioranza necessaria all'approvazione del bilancio di previsione 2020/2022.
  In relazione a tanto, il 5 febbraio 2021, il commissario, già incaricato dell'adozione dello schema di bilancio, è stato nominato commissario
ad acta per l'approvazione di predetto documento contabile. Contestualmente, essendosi configurata l'ipotesi di cui agli articoli 141 del TUEL e, 1 comma 2, del decreto-legge 22 febbraio 2002, n. 13, è stata avanzata la proposta di scioglimento del consiglio dell'unione dei comuni di «Terre d'Acqua».
  Sempre il 5 febbraio 2021, nelle more della definizione della suddetta procedura di scioglimento, poiché la situazione determinatasi avrebbe comportato grave pregiudizio al normale funzionamento degli organi e dei servizi dell'unione, è stato adottato il decreto di sospensione del consiglio dell'unione con contestuale nomina di un commissario prefettizio ai sensi dell'articolo 141, comma 7, del TUEL
  Con successivo decreto del 16 febbraio 2021, è stato nominato un
sub commissario con funzioni vicarie.
  Infine, con decreto ministeriale del 19 febbraio 2021 è stato sciolto il consiglio dell'unione dei comuni «Terre d'Acqua».
  Si soggiunge che, nel corso della definizione del procedimento di scioglimento del consiglio dell'unione, il commissario
ad acta ha approvato, con provvedimento del 18 febbraio 2021, il bilancio di previsione 2020-2022 dell'unione, secondo lo schema già adottato con parere favorevole del revisore contabile e del responsabile dei servizi finanziari.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   di recente il sindaco di Milano, ai microfoni di Rai Documentari, durante le riprese al Piccolo Teatro dell'anteprima del docu-film «Anne Frank. Vite parallele» ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Penso che Anne Frank sia stata un'anticipatrice della presenza femminile in così giovane età. Viene naturale pensare a Greta Thunberg, perché sono due storie di coraggio enorme in cui si parte dalla cosa più semplice che c'è e si arriva a un risultato simile»;

   le sue dichiarazioni hanno suscitato più di una polemica: il paragone tra Anne Frank e Greta Thunberg è infatti oggettivamente insostenibile. Le parole del sindaco di Milano sono state lette, infatti, da più parti, come una sottovalutazione dell'immensa tragedia che è stata la Shoah;

   l'accostamento della figura di Anne Frank a quella di Greta Thunberg rischia inoltre di apparire come una mera operazione ideologica, che può ingenerare confusione nelle giovani generazioni le quali invece devono poter coltivare la memoria collettiva con la consapevolezza e la conoscenza di quei tragici fatti storici –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se si intendano assumere iniziative di competenza, prendendo pubblicamente le distanze dalle dichiarazioni del sindaco di Milano in quanto rappresentante delle istituzioni e richiamando l'attenzione sull'importante ruolo che hanno le istituzioni stesse con riguardo al dovere di trasmettere la Memoria collettiva sulla tragedia della Shoah in maniera corretta e oggettiva.
(4-08151)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, afferente alle dichiarazioni rese dal sindaco di Milano a margine della sua visita del 21 gennaio 2021 presso il Piccolo Teatro della città in occasione della registrazione del film documentario «Anne Frank, vite parallele», si evidenzia quanto segue.
  Come riportato dall'interrogante, nella circostanza il sindaco Giuseppe Sala, invitato dall'intervistatore a trasporre sul piano dell'attualità il tema del coraggio femminile, ha accostato la figura di Anna Frank a quella di Greta Thunberg, nota attivista svedese per la difesa dell'ambiente.
  Tale accostamento, riportato dalle agenzie di stampa, ha suscitato alcune polemiche, sul presupposto che lo stesso potesse comportare una sottovalutazione della tragedia della Shoah.
  Al riguardo, si evidenzia come il sindaco, il giorno dopo il suindicato evento, abbia provveduto a precisare i termini delle sue dichiarazioni con una nota indirizzata al presidente della comunità ebraica di Milano.
  Nella stessa, il sindaco ha chiarito di non aver avuto alcuna intenzione di paragonare le attuali vicende politiche e sociali al dramma della Shoah, tragicamente unico nella sua indicibile gravità.
  Al contempo, è stato evidenziato come, nell'ambito delle attività svolte dall'Amministrazione comunale, sia stata rivolta una particolare attenzione al tema della memoria dell'Olocausto.
  In tal senso, sono state ricordate alcune iniziative intraprese, tra le quali il progetto delle «pietre di inciampo», la creazione della piattaforma digitale «Milano è Memoria», finalizzata a preservare la memoria storica e critica, e, ancora, la valorizzazione del sito del memoriale della Shoah.
  È stata, altresì, richiamata, ad ulteriore dimostrazione della vicinanza dell'Amministrazione milanese alla comunità ebraica, l'importanza della collaborazione avviata con le più prestigiose figure di riferimento sui temi in esame, prima fra tutte la senatrice Liliana Segre.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   BOND. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle strade del bellunese, ed in particolare nella zona di Cortina d'Ampezzo e della Valle del Boite, da diverse settimane si sta registrando un elevato volume di traffico che, considerando il periodo turistico con l'aumento del numero di veicoli in circolazione, produce code chilometriche di mezzi che arrecano notevole disagio ai residenti e ai turisti;

   gli ingorghi sono causati da numerosi cantieri aperti lungo le sedi stradali, alcuni dei quali riguardano opere relative ai prossimi Mondiali di sci di Cortina previsti per il 2021, mentre altri riguardano il potenziamento della fibra, l'interramento di cavi elettrici o altre operazioni relative a sotto servizi;

   tale situazione, come annunciato anche da organi di stampa che parlano di estate rovente per il traffico della zona, oltre ai disagi già ricordati in precedenza, rischia di produrre seri danni economici sottraendo alle Alpi bellunesi flussi turistici già di per sé ridotti a causa delle conseguenze prodotte dall'epidemia di Covid-19 –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente delle criticità riportate in premessa e quali iniziative urgenti, per quanto di competenza, intenda assumere al fine di porvi rimedio;

   se non ritenga opportuno che nei cantieri venga previsto il lavoro notturno, o se questo non è possibile, che venga regolamentato il transito con i movieri così da far defluire i veicoli in maniera più celere;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere il blocco della circolare dei Tir che, per evitare di pagare i pedaggi autostradali, transitano lungo la strada statale 51 di Alemagna per raggiungere altre località.
(4-06335)

  Risposta. — L'atto di sindacato ispettivo in esame fa riferimento a numerosi cantieri aperti lungo le sedi stradali nel bellunese, in particolare nella zona di Cortina d'Ampezzo e della Valle del Boite, e chiede di sapere quali iniziative si intende intraprendere per porre rimedio ai conseguenti disagi per l'utenza.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni fornite dalla direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e dalla società ANAS, si rappresenta quanto segue.
  Dal mese di giugno 2017 ANAS ha programmato 49 interventi di adeguamento emessa in sicurezza della strada statale 51 di Alemagna – di cui 25 ultimati, 23 in corso ed 1 da riaffidare – oltre alla costruzione di 4 tratti in variante ai centri abitati, per un investimento complessivo di circa 235 milioni, I succitati 49 interventi comprendono anche sette lavori di fornitura e installazione dei sistemi tecnologici
Smart Road.
  Tale piano degli interventi di adeguamento della viabilità statale è accompagnato da un costante confronto con i rappresentanti del territorio per individuare soluzioni tecniche condivise che garantiscano la sostenibilità ambientale e la valorizzazione dei diversi centri abitati attraversati.
  Quanto all'organizzazione dell'orario di lavoro nei cantieri, ANAS ha riferito che il lavoro notturno è stato adottato e ne è prevista l'effettuazione anche in futuro, laddove le lavorazioni lo consentono in sicurezza.
  Infine, sul tema della circolazione dei TIR lungo la strada statale 51 diretti verso «altre località», la società ANAS ha evidenziato che già nel 2007 aveva commissionato, all'Università di Padova, uno studio di dettaglio al fine di valutare la reale consistenza della circolazione di mezzi pesanti nella Valle del Boite. Da tale studio è emerso che solo il 2 per cento del traffico di mezzi pesanti sopra le 3,5 tonnellate aveva origine o destinazione fuori dal Cadore, mentre la maggioranza del traffico pesante lungo la SS 51 afferiva all'economia locale; pertanto, eventuali provvedimenti interdittivi della circolazione dei TIR che utilizzano la viabilità locale in alternativa a quella autostradale non avrebbero portato alcun beneficio in termini di fluidità del traffico.
  Inoltre, nell'autunno 2020, ANAS ha affidato alla stessa università un aggiornamento dello studio in parola per verificare se, nonostante il complessivo volume di traffico lungo la SS 51 sia rimasto praticamente costante, l'incidenza dei mezzi pesanti «di attraversamento» sia aumentata.
  I risultati di detto aggiornamento verranno comunicati una volta cessata l'emergenza sanitaria in corso che ha determinato, in considerazione delle misure di contenimento adottate, significativi effetti anche sulla circolazione delle merci.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   BORDONALI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende da informazioni di stampa il comune di Brescia non ha ottenuto il finanziamento richiesto al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per realizzare il progetto della tramvia;

   come noto, la legge di bilancio 2018, al fine del potenziamento di interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa, ha rifinanziato il Fondo Investimenti, istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 140, della legge 11 dicembre 2016, n. 232;

   la Conferenza Stato-regioni, ha, infatti, reso noto il decreto che istituisce due graduatorie per i progetti presentati, in totale 33 provenienti da una ventina di città italiane al di sopra dei 100 mila abitanti per usufruire delle risorse del bando sul trasporto rapido di massa, che il ministero delle infrastrutture e dei trasporti aveva varato per compensare il gap infrastrutturale dei capoluoghi italiani;

   la prima graduatoria è composta dai progetti immediatamente accettati e che verranno immediatamente finanziati con i 2,3 miliardi di euro messi a disposizione dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   la quota più consistente di risorse assegnate, pari a 2 miliardi e 319 milioni di euro, riguarda 17 progetti di trasporto pubblico locale presentati dalle città di Roma, Milano, Firenze, Bologna, Torino, La Spezia e Bergamo. Si tratta di nuove linee metropolitane, tramvie, filobus, e fondi per l'acquisto di materiale rotabile, per dare una risposta alla domanda di mobilità sostenibile, ridurre l'impatto ambientale, l'incidentalità e il consumo energetico;

   altri 2,2 miliardi di euro sono stati assegnati alle Regioni per il rinnovo del parco autobus del trasporto pubblico locale e la sostituzione dei mezzi inquinanti;

   il progetto del comune di Brescia prevedeva la corresponsione di 250 milioni di euro in cofinanziamento per realizzare il progetto della tramvia;

   successivamente, la società Brescia Mobilità ha stretto un accordo con Ferrovie dello Stato italiane e ha presentato alla giunta comune i dettagli del progetto: 23 chilometri di infrastruttura (il 35 per cento in sede riservata) da realizzarsi in project financing, formula per la prima volta sperimentata dal comune. Il costo finale dell'operazione è di 391 milioni, di cui 191 (il 49 per cento) richiesti allo Stato e 199 in project financing. A tale somma ne vanno aggiunti altri 60 per opere complementari: parcheggi scambiatori, connessioni pedonali, semafori (chiesti al Ministero);

   ancorché la fattibilità del progetto fosse stata valutata positivamente comunque il progetto non è stato ritenuto idoneo ad essere inserito nella prima graduatoria;

   a differenza di quanto sostenuto dall'assessore alla mobilità, e cioè che «L'avviso pubblico dichiarava precisi parametri solo sui soggetti partecipanti (...) [e che] non erano noti i criteri con i quali il ministero avrebbe valutato i vari progetti», l'allegato n. 2 all'avviso di presentazione delle istanze per accesso alle risorse per il trasporto rapido di massa prevedeva che gli elementi per la valutazione delle proposte sarebbero stati adottati nel rispetto delle indicazioni delle disposizioni legislative vigenti (decreto ministeriale 300 del 16 giugno 2017 «Linee guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche») e comunque la valutazione delle proposte di intervento avrebbe tenuto conto anche di: coerenza dell'intervento con gli strumenti di pianificazione; effetti dell'intervento in materia di risparmio energetico, impatto ambientale, riduzione incidentalità; fattibilità tecnico-economica dell'intervento; sostenibilità finanziaria gestionale ed amministrativa, connessa allo stato di avanzamento del progetto e dell'iter procedurale di approvazione; attivabilità del progetto in tempi certi, connessa al grado di maturità e condivisione del progetto; eventuale disponibilità di cofinanziamenti a fondo perduto o con finanza di progetto;

   secondo le dichiarazioni dell'assessore Manzoni «Brescia non è stata promossa ma rimandata» –:

   quali siano le criticità del progetto proposto dal comune di Brescia, e più specificatamente le motivazioni per le quali sia stato escluso dalla prima assegnazione dei fondi, e se ci siano ulteriori concrete possibilità di finanziamento dell'opera stessa.
(4-04387)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni della direzione generale per i sistemi di trasporto ad impianti fissi e il trasporto pubblico locale, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In merito al finanziamento del progetto per la realizzazione della tramvia nel comune di Brescia, la direzione generale in premessa – conformemente agli elementi di valutazione indicati nell'«Avviso di presentazione istanze per accesso alle risorse per il trasporto rapido di massa» (pubblicato sul sito del MIT in data 1° marzo 2018) e nel rispetto delle «Linee Guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche» (decreto ministeriale 16 giugno 2017, n. 300) – ha elaborato una tabella dei criteri che prevede l'attribuzione di specifici punteggi oltre che una soglia minima di ammissibilità.
  L'intervento presentato dal comune di Brescia non è rientrato nella graduatoria degli interventi ammissibili a finanziamento in quanto non ha superato la soglia minima di alcuni criteri.
  In particolare, il rapporto benefici/costi presentato dal proponente – pari a 1,66 – è affetto da errore nell'imputazione del costo dell'incidentalità poiché inserito in euro invece che in centesimi di euro; l'inserimento del valore nell'unità di misura corretta porta quindi ad un rapporto benefici/costi inferiore ad 1.
  Inoltre, l'analisi trasportistica ha evidenziato che il coefficiente di espansione giornaliero, assunto pari a 7, determina che i tram viaggerebbero nella maggior parte delle ore di servizio pressoché vuoti, il che non giustifica la scelta di prevedere tram di lunghezza di 35 metri.
  Di conseguenza l'intervento non ha superato i criteri con «soglia minima» ed è stato, pertanto, valutato non idoneo.
  In relazione agli aspetti sopra esposti e nella considerazione che in sede di prima applicazione dei nuovi e più articolati criteri fissati per il riparto delle risorse statali molti enti hanno riscontrato difficoltà nel fornire tutti i dati istruttori richiesti, si è ritenuto di prevedere una seconda opportunità per gli enti esclusi, tra cui il comune di Brescia, fissando la data del 30 aprile 2020, poi prorogata al successivo 15 luglio, per fornire integrazioni e/o giustificate rielaborazioni dei documenti progettuali precedentemente trasmessi.
  Purtuttavia, entro la suddetta scadenza del 15 luglio, il comune di Brescia non ha prodotto le integrazioni progettuali, rendendo quindi impossibile procedere ad una ulteriore valutazione dell'intervento ai fini dell'assegnazione del finanziamento.
  Infine si rappresenta che entro la data del 15 gennaio 2021, data in cui potevano essere presentate nuove istanze per l'accesso ai finanziamenti per i sistemi di trasporto rapido di massa, il comune di Brescia ha presentato istanza, in corso d'istruttoria, per la linea tramviaria Pendolina-Fiera.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stanno destando sgomento e scalpore le notizie, pubblicate in questi giorni su quasi tutti i quotidiani nazionali e locali, che i militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un'ordinanza emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Salerno, su richiesta della procura della Repubblica di Salerno, che dispone misure cautelari nei confronti del sindaco ed assessore all'urbanistica del comune di Eboli, Massimo Cariello ed altri 4 indagati;

   il primo cittadino è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari ed è stato, in seguito al provvedimento del prefetto di Salerno, sospeso dalla carica di sindaco, mentre agli altri 4 destinatari dell'ordinanza è stata comminata l'interdizione temporanea dai pubblici uffici per un anno;

   i reati ipotizzati sono a vario titolo corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d'ufficio e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità;

   l'inchiesta vede il coinvolgimento di numerosi altri indagati e diversi sono gli episodi corruttivi contestati;

   ai funzionari Giuseppe Barrella, Annamaria Sasso, Vincenzo D'Ambrosio e Francesco Sorrentino, gli inquirenti hanno contestato di aver chiesto avanzamenti di carriera facili e di evitare nomine sgradite in seno al Consorzio farmaceutico, in cambio di assunzioni di amici di Cariello nell'ambito di due concorsi pubblici;

   diversi sono invece gli episodi corruttivi addebitati agli altri indagati. In particolare, avrebbero versato tangenti a politici ed associazioni vicine a Cariello per ottenere autorizzazioni paesaggistiche ed urbanistiche illegittime in zone vincolate, al fine di realizzare capannoni industriali necessari a garantire lauti guadagni agli imprenditori corruttori, oltre alla loro espansione territoriale;

   le gravissime accuse, i retroscena e le intercettazioni a dir poco inquietanti che stanno emergendo dall'inchiesta, le «contaminazioni ambientali» di vario genere, indignano le forze sane della società civile e della politica che chiedono a gran voce che vengano adottati provvedimenti immediati per il comune di Eboli;

   resta fermo il profondo convincimento che, in fase di indagini, il garantismo sia posto a presidio della persona in una democrazia liberale e che la nostra Costituzione è ispirata a questi principi, racchiusi, in particolare, nel «giusto processo», di cui all'articolo 111 e nella presunzione di innocenza, di cui all'articolo 27, è, altresì, chiaro che, nell'accertamento della dilagante corruzione all'interno di un comune, con il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale, la valutazione dell'amministrazione, nella sua ampia discrezionalità, è totalmente distinta da quella che deve effettuare il giudice penale;

   lo scioglimento dell'organo elettivo si connota quale «misura di carattere straordinario per fronteggiare un'emergenza straordinaria»; sono giustificati margini ampi nella potestà di apprezzamento dell'amministrazione nel valutare gli elementi su collegamenti diretti o indiretti, non traducibili in singoli addebiti personali, ma tali da rendere plausibile il condizionamento degli amministratori;

   in sostanza, il provvedimento di scioglimento degli organi comunali deve essere la risultante di una ponderazione comparativa tra valori costituzionali parimenti garantiti, quali l'espressione della volontà popolare, da un lato, e, dall'altro, la tutela dei principi di libertà, uguaglianza nella partecipazione alla vita civile, nonché di imparzialità, di buon andamento e di regolare svolgimento dell'attività amministrativa, rafforzando le garanzie offerte dall'ordinamento a tutela delle autonomie locali;

   numerosi sono stati i comuni sciolti per vicende molto meno gravi di quelle che occupano le cronache di questi giorni e va considerato che è, altresì, necessario scongiurare che gli organi giudiziari, anche in fase di riesame, vengano sottoposti a critiche strumentali –:

   sulla scorta di quanto esposto, quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda assumere e se ritenga, in particolare, di adottare iniziative, ai sensi dell'articolo 141 del decreto legislativo n. 267 del 2000, affinché venga avviato l'iter amministrativo per lo scioglimento del comune di Eboli.
(4-07104)

  Risposta. — In relazione alle vicende segnalate con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  La prefettura di Salerno, interessato in merito a quanto evidenziato nell'interrogazione, ha riferito che il 9 ottobre 2021 militari del comando provinciale della Guardia di finanza hanno dato esecuzione ad un'ordinanza emessa dal G.I.P. del tribunale di Salerno, su richiesta della medesima procura, che disponeva misure cautelari nei confronti di cinque indagati responsabili, a vario titolo, dei reati di «corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio, abuso d'ufficio, rivelazione ed utilizzazione di segreti d'ufficio e falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità».
  L'attività investigativa ha messo in luce una serie di episodi corruttivi nei comuni di Eboli e Cava de' Tirreni dove le persone indagate, in cambio di favori di varia natura, avrebbero condizionato l'esito di concorsi pubblici indetti dai predetti enti locali. I provvedimenti emessi dal giudice per le indagini preliminari sono stati eseguiti nei confronti di quattro funzionari nonché del sindaco di Eboli.
  A seguito della esecuzione delle predette misure cautelari, il prefetto di Salerno, in attuazione all'articolo 11, comma 2 del decreto legislativo n. 235 del 2012 (cosiddetta Legge Severino), ha disposto la sospensione dalla carica nei confronti del Sindaco.
  Il 30 ottobre 2020 la sezione riesame del tribunale di Salerno ha confermato la misura degli arresti domiciliari nei confronti del primo cittadino che il successivo 9 novembre ha rassegnato le dimissioni dalla carica.
  Da ultimo si rappresenta che, divenute irrevocabili le dimissioni del sindaco, con decreto del Presidente della Repubblica del 28 dicembre 2020 il consiglio comunale di Eboli è stato sciolto ai sensi dell'articolo 141, comma 1, lettera
b) n. 2 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, con contestuale nomina del commissario straordinario per le provvisoria gestione del comune.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Nicola Molteni.


   FARO, NESCI, MENGA, LOVECCHIO, BARBUTO e VILLANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 10 gennaio 2021 sulla strada statale 90, al confine tra Campania e Puglia, nel tratto compreso tra il comune di Montaguto Campano, in provincia di Avellino e Orsara di Puglia, in provincia di Foggia, è crollato un muro di contenimento sulla sede stradale a ridosso di una Galleria. Per fortuna, al momento del crollo la S.S. 90 non era percorsa da alcun veicolo, pertanto il crollo del muro non ha causato vittime, ma, nel contempo, ha determinato la chiusura al traffico veicolare in entrambe le direzioni nel tratto compreso tra il chilometro 48,300 e il chilometro 54,200 fino a Orsara di Puglia, creando in tal modo notevoli disagi agli abitanti della zona, ma in particolare al traffico merci per l'approvvigionamento di tutti i piccoli centri dell'area;

   a causare il crollo sono state le condizioni avverse del meteo, ma stando a quanto si apprende dalle dichiarazioni del sindaco di Lecce di Orsara di Puglia, anche la mancata manutenzione delle opere infrastrutturali da parte di Anas;

   secondo quanto affermato dal sindaco di Orsara di Puglia, nel corso degli anni sono state indirizzate ad Anas numerose richieste di intervento di messa in sicurezza proprio dell'area oggi interessata dal crollo del muro di contenimento, che a quanto pare sembrerebbero rimaste inascoltate da parte dell'Ente gestore della strada;

   tra l'altro la strada statale 90 è già stata interessata da altri crolli di muri di contenimento lungo il suo percorso, infatti già il 4 gennaio 2021, un altro crollo si è verificato al chilometro 15, in prossimità del comune campano di Grottaminarda, così come già avvenne nel medesimo tratto nell'ottobre del 2018, causando la chiusura di alcuni tratti della strada e l'istallazione di un semaforo per il senso unico alternato;

   tali eventi, che si sono succeduti nel corso degli anni e che hanno riguardato la strada statale 90, hanno generato l'esasperazione dei cittadini campani e pugliesi a causa dei disagi conseguenti dalle chiusure continue della strada e dalla mancanza di sicurezza determinata, probabilmente, anche da una colpevole carenza di manutenzione da parte di Anas;

   infatti, giova evidenziare che, in merito al muro crollato sulla strada statale 90, in prossimità di Orsara di Puglia al chilometro 48,500, esaminando una fotografia del predetto muro estratta da Google Maps e risalente al lontano gennaio 2011, era già ben visibile una lesione alla base del muro di contenimento realizzato con mattoni in terracotta tanto che, pur in assenza di particolari competenze tecniche, appare evidente la corrispondenza tra la lesione ritratta nella foto e la parte del muro interessata dal crollo, ma, ad ogni buon conto, su tale punto ci si rimette alle valutazioni tecniche preliminari alla ricostruzione del muro;

   dai fatti così come rappresentati appare lecito dubitare sulla qualità dei controlli sulle infrastrutture stradali da parte di Anas, ovvero appare quantomeno plausibile una grave sottovalutazione dell'effettivo stato di deterioramento delle opere infrastrutturali, tale da aumentare esponenzialmente il livello di rischio per i cittadini che quotidianamente si spostano lungo la strada statale 90 tra Puglia e Campania –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa;

   se risulti che siano state avviate indagini per individuare gli eventuali responsabili del crollo avvenuto al chilometro 48,500 della strada statale 90, per la mancata manutenzione, ovvero per la sottovalutazione del rischio per l'incolumità pubblica;

   se, a seguito dei fatti accaduti, siano state verificate eventuali inadempienze contrattuali da parte di Anas Spa, società che gestisce la strada statale 90.
(4-08011)

  Risposta. — Con L'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame, gli onorevoli interroganti chiedono se questo Dicastero sia a conoscenza del crollo di un muro di contenimento avvenuto al chilometro 48,500 della strada statale 90 e se ci siano state inadempienze da parte della società ANAS.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni della direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali e della società ANAS, si riferiscono i seguenti clementi di risposta.
  A seguito delle intense precipitazioni meteoriche che hanno interessato il territorio dauno, lo scorso 10 gennaio 2021 si è verificato il distacco del rivestimento del muro andatore all'imbocco nord della galleria Orsara lungo, nei pressi del chilometro 48+750 della strada statale 90, nel comune di Orsara.
  ANAS ha avviato prontamente le attività di rimozione del materiale presente sul piano stradale, la verifica del versante limitatamente alle aree di competenza e il ripristino delle condizioni necessarie al fine di garantire la transitabilità provvisoria del tratto stradale.
  Inoltre, in esito agli approfondimenti svolti e preso atto dell'avvio da parte del comune di Orsara delle attività di competenza necessarie al monitoraggio, alla manutenzione e al ripristino delle condizioni di sicurezza del versante roccioso in area di proprietà comunale sovrastante il muro e l'infrastruttura stradale, con ordinanza n. 14/2021/BA del 14 gennaio 2021 la società ANAS ha disposto la riapertura al traffico del tratto stradale in argomento, con l'istituzione di senso unico alternato regolato da impianto semaforico e limite di velocità di 30 km/h.
  Su detto tratto stradale ANAS aveva peraltro già pianificato uno specifico intervento di risanamento delle pendici di monte della galleria Orsara e di consolidamento del muro di sostegno adiacente l'imbocco nord lato sinistro al chilometro 48+750, per un investimento di circa 900 mila euro, già finanziato; a seguito dell'acquisizione della valutazione di incidenza ambientale trasmessa dalla provincia di Foggia in data 11 gennaio 2021, ANAS ha completato il progetto definitivo ed esecutivo.
  La durata contrattuale dell'intervento è pari a 150 giorni a partire dal prossimo 8 aprile, data in cui ANAS prevede di consegnare i lavori, al termine delle attività di pulizia e di disgaggio del versante roccioso di competenza dell'amministrazione comunale iniziati il 29 marzo 2021.
  Infine, quanto all'accertamento di eventuali responsabilità, la direzione generale per le strade e le autostrade e per la vigilanza e la sicurezza nelle infrastrutture stradali, nell'esercizio dell'attività di «alta vigilanza» sull'operato della concessionaria ANAS, ha rilevato che non emergono allo stato elementi sufficienti per l'avvio di eventuali procedure sanzionatorie.
  

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nella provincia della Spezia, la variante Aurelia, strada statale 1, è una infrastruttura progettata su tre lotti. Di questi, i primi due sono stati realizzati e sono percorribili mentre il terzo, che dovrebbe completare l'opera, collegando la zona del Felettino con il raccordo autostradale, non è stato terminato;

   i lavori del terzo lotto sono bloccati da quasi tre anni, da quando l'appalto originario è stato oggetto di risoluzione contrattuale;

   per portare a termine la costruzione, il progetto esecutivo di completamento veniva poi suddiviso in tre stralci funzionali;

   la criticità della situazione era già affrontata in diverse interrogazioni in Commissione, le ultime quelle presentate il 3 marzo e 19 maggio 2020. Il Governo rispondeva che, per il primo stralcio funzionale, dallo svincolo del Forno allo svincolo Buonviaggio, il 29 marzo 2019 era stato pubblicato il bando di gara per l'affidamento dei lavori e l'11 febbraio 2020 si era svolta la seduta di aggiudicazione;

   tuttavia, le offerte delle prime due classificate si sarebbero rivelate anomale ai sensi dell'articolo 97, comma 3, del decreto legislativo n. 50 del 2016 e sarebbe stato attivato il procedimento di verifica dell'anomalia. Da oltre 5 mesi tutto risulta bloccato;

   per il II° stralcio funzionale – dallo svincolo di Buonviaggio allo svincolo di San Venerio – il Governo garantiva l'approvazione del progetto esecutivo per il mese di settembre 2020. La pubblicazione del bando di gara sarebbe poi avvenuta entro il mese di ottobre 2020, termini non rispettati;

   per il 3° stralcio funzionale – dallo svincolo di San Venerio allo svincolo Melara – veniva segnalato come in fase di redazione il progetto esecutivo. Neppure per quest'ultima parte dell'opera ci sono novità;

   unico dato certo è che i lavori della variante Aurelia sono fermi dal 2018 e le poche e frammentarie notizie su ipotetici cronoprogrammi fornite dal Governo sono state poi disattese nella realtà. Come già evidenziato, ad aggravare ancora di più la situazione della viabilità locale, che questa infrastruttura aveva il compito di risolvere, ha contribuito il crollo del ponte di Albiano Magra che ha concentrato tutto il traffico locale sulla arteria di Buonviaggio –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di sbloccare ed aggiudicare le procedure di gara dei tre stralci funzionali del terzo lotto della variante Aurelia, strada statale 1, della provincia della Spezia.
(4-07255)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono di sbloccare le procedure di gara dei tre stralci funzionali del terzo lotto della variante Aurelia, strada statale 1, della provincia della Spezia.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni della direzione generale per le strade e le autostrade, l'alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali e della società ANAS, si riferiscono i seguenti elementi di risposta.
  Il progetto esecutivo complessivo relativo alla «Viabilità di accesso all'
hub portuale di La Spezia — Interconnessione tra i caselli della A12 ed il porto: variante alla SS1 Aurelia – 3° lotto tra Felettino ed il raccordo autostradale» è stato approvato dal Consiglio di amministrazione ANAS in data 20 luglio 2011.
  I lavori sono stati fin dall'inizio condizionati dalle difficoltà economiche di alcune società costituenti l'ATI aggiudicataria, e in data 20 aprile 2018 ANAS ha deciso di procedere con la
risoluzione in danno, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 163 del 2006 (articolo 108 del decreto legislativo n. 50 del 2016).
  Al fine di un più rapido avvio dei cantieri, ANAS ha riaffidato i lavori dell'intervento mediante distinti appalti di completamento e stralcio, suddividendo il lotto complessivo, di circa 4 chilometri, in 3 stralci funzionali: A, B e C.
  Per quanto riguarda lo stralcio A, di lunghezza pari a 1.752 metri, tra lo svincolo di via del Forno e lo svincolo Buonviaggio (compreso), ANAS ha comunicato che il 29 marzo 2019 è stato pubblicato il bando di gara per l'affidamento dei lavori e l'11 febbraio 2020 si è svolta la seduta di aggiudicazione.
  Le offerte delle prime due classificate si sono rivelate anomale; pertanto, si è reso necessario passare all'esame dell'offerta del terzo concorrente.
  Il bando di gara è stato aggiudicato in data 29 dicembre 2020 e il 19 febbraio 2021 è stata comunicata all'impresa la piena efficacia della determina di aggiudicazione; i lavori sono stati consegnati in data 6 aprile 2021 e il tempo previsto dal contratto per l'esecuzione dei lavori è pari a 750 giorni naturali e consecutivi.
  In merito allo stralcio B, tra lo svincolo Buonviaggio (escluso) allo svincolo di San Venerio (incluso), di lunghezza pari a 1.035 metri, ANAS ha comunicato che il progetto esecutivo di riappalto è stato completato; sono in corso le interlocuzioni con il Ministero della transizione ecologica per approfondimenti sulle procedure autorizzative. La pubblicazione del bando è prevista entro il prossimo mese di giugno.
  Infine, per lo stralcio C, dallo svincolo di San Venerio (escluso) allo svincolo Melara, di lunghezza pari a 1.193 metri, il progetto esecutivo di riappalto è via di completamento e sono in corso interlocuzioni con Rete ferroviaria italiana per le interferenze con la linea ferroviaria. La pubblicazione del bando di gara è prevista entro il prossimo mese di giugno.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   LABRIOLA, SPENA, MARROCCO, VERSACE, CORTELAZZO, POLIDORI, CRISTINA, D'ATTIS, PENTANGELO, BARATTO, SACCANI JOTTI, DALL'OSSO, PETTARIN e PALMIERI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il coinvolgimento di minori in fenomeni di violenza sembra essere in crescita, così come un crescente allarme viene dall'aumento del loro adescamento tramite la rete on line. Le vittime degli adescamenti on line, appartengono purtroppo a fasce d'età sempre più basse, che arrivano anche a 10-12 anni;

   la minaccia crescente sembra arrivare proprio dalle nuove tecnologie e dal web, che sono strumenti per nuove e sempre più diffuse forme di abuso;

   è di pochi giorni fa l'ennesima indagine giudiziaria che ha permesso di scoprire una rete di scambi di materiale pedopornografico, e che vede per ora coinvolte 25 persone (19 minorenni e 6 maggiorenni) residenti in tredici province, accusati di diffusione e detenzione del suddetto materiale e istigazione a delinquere;

   nel materiale scambiato vi erano veri e propri orrori con scene di violenze inaudite perpetrate nei confronti di minorenni e bambini anche di tenerissima età;

   alcuni articoli di stampa riportano la cronaca di questa nuova indagine, raccontando nel dettaglio le modalità on-line e tutte le tecniche informatiche con le quali è possibile adescare i giovani e i minorenni. In alcuni casi, è sufficiente scaricare un sistema operativo e procurarsi dei bitcoin per accedere a vere e proprie «stanze degli orrori» –:

   quali siano i dati sul fenomeno della pedopornografia;

   se non si ritenga di adottare tutte le iniziative di informazione e sensibilizzazione per ricordare le conseguenze penali legate alla diffusione del medesimo materiale e all'adescamento di minori;

   quali iniziative si ritenga di adottare per tracciare i pagamenti con i bitcoin;

   quali strategie il Governo stia mettendo in atto per tutelare i ragazzi dai pericoli legati al web.
(4-06398)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  Il fenomeno delle forme di violenza che interessano i minori assume manifestazioni nuove e insidiose, a causa della diffusione pervasiva della comunicazione digitale, ma soprattutto in relazione all'uso distorto della stessa, che oggi rappresenta uno dei veicoli principali con cui i minori possono diventare soggetti sia attivi che passivi di violenza.
  Il Ministero dell'interno è fortemente impegnato in tale contesto, con l'attività svolta dal servizio della Polizia postale e delle comunicazioni, cui è attribuita, tra l'altro, la prevenzione e il contrasto alle forme di sfruttamento sessuale, aggressione e violenza sui minori, perpetuate sulla rete.
  Tali attività si realizzano attraverso un attento e continuo monitoraggio della rete, 24 ore su 24, realizzato dagli operatori del predetto servizio, sotto il coordinamento operativo del centro nazionale per il contrasto della pedopornografia
on line.
  Si evidenzia che il servizio di Polizia postale e delle comunicazioni costituisce anche il punto nazionale di raccordo delle informazioni provenienti da associazioni e organismi non governativi, nazionali e internazionali, attivi nella tutela dei minori dallo sfruttamento
on line, nonché nella promozione di un uso legale e sicuro delle nuove tecnologie.
  In tale contesto, a livello internazionale, lo scambio con le agenzie investigative estere dei dati raccolti, oltre che dalle modalità di indagine e dalle buone prassi, costituisce una componente fondamentale dell'attività di contrasto e in tal senso il Ministero dell'interno è impegnato a intensificare al massimo il raccordo operativo con gli organismi operativi Europol e Interpol.
  Dalle evidenze investigative emerge l'intensificarsi dello scambio e della diffusione di immagini in rete relative ad abusi sessuali su bambini, attraverso applicazioni di messaggistica istantanea o mediante il ricorso al cosiddetto «darknet», reti nascoste o anonime all'interno delle quali si nascondono vere e proprie comunità virtuali e organizzate di pedofili.
  Quest'ultimo fenomeno è noto da tempo e fin dal 1998 il servizio della Polizia postale e delle comunicazioni svolge indagini sotto copertura proprio nell'ambito delle citate comunità virtuali.
  Purtroppo va constatato che il diffondersi e il protrarsi dell'epidemia da COVID-19 ha segnato un significativo aumento delle aggressioni
on line in danno dei minori, legato sia all'aumento della didattica a distanza sia alla modalità lavorativa del cosiddetto «smart working». Per tale motivo la Polizia postale e delle comunicazioni ha potenziato il controllo della rete, con lo scopo di scongiurare l'aumento di reati in esame.
  Il nuovo contesto, appena descritto, ha prodotto un consistente incremento dei casi trattati dalla Polizia postale, infatti, nel periodo ricompreso tra il 1° gennaio e il 30 novembre 2020 sono state avviate attività investigative su 2.765 casi, con un incremento di circa il 110 per cento rispetto all'omologo periodo dell'anno 2019.
  Efficace si è dimostrata l'azione strategica intrapresa, che ha permesso di registrare una significativa risposta, in termini di contrasto a tale particolarmente odioso fenomeno criminoso. Sono state infatti identificate e denunciate 984 persone (con un incremento di circa il 75 per cento rispetto al medesimo periodo dello scorso anno). Sono state eseguite 672 perquisizioni e, attualmente, risultano segnalati in
black list 2.442 siti, per i quali è stato inibito l'accesso dal territorio italiano in ragione della oggettiva pubblicizzazione online di contenuti pedopornografici.
  Numerose e articolate sono le operazioni portate a termine nei mesi scorsi, volte a contrastare la diffusione di materiale pedopornografico a livello nazionale.
  Tra le più recenti si segnalano la «50 commmunity», con 50 arresti nella città di Torino, lo «scacco matto» e la più recente «Cassandra», che hanno consentito di indagare complessivamente 85 soggetti, procedendo all'arresto di 11 di essi, l'operazione «Luna Park» che ha permesso di indagare 59 persone, delle quali 17 arrestate. Nell'attività di indagine sono stati coinvolti 48 Stati in ordine a fatti e vicende attestate fuori dal territorio italiano.
  La Polizia di Stato, oltre al monitoraggio continuo della rete, è impegnata costantemente nella ideazione e realizzazione di efficaci campagne di sensibilizzazione.
  Tra le varie iniziative si segnala, a titolo esemplificativo, quella denominata «Una vita da social», campagna nazionale itinerante ormai giunta alla sua ottava edizione: nel corso di questi anni, la manifestazione ha interessato oltre 2 milioni di studenti, 220.000 genitori, 125.000 insegnanti, per un totale di 17.000 istituti scolastici e 300 città italiane.
  Inoltre va ricordato come gli operatori della Polizia postale e delle comunicazioni già da tempo incontrino nelle scuole studenti, insegnanti, genitori, con l'obiettivo di sviluppare nei giovani la consapevolezza i profili di pericolosità del
web, nonché per sostenere insegnanti e famiglie nel guidare i giovani ad avere un rapporto equilibrato con i dispositivi che utilizzano.
  L'attività in favore delle nuove generazioni, sospesa nella sua forma «in presenza» in ragione della normativa anti-COVID, è stata comunque sostenuta dalla pubblicazione di contenuti multimediali sui portali della Polizia di Stato nonché dalla divulgazione di contenuti virtuali in alcuni istituti scolastici durante la frequentazione di lezioni in modalità didattica a distanza.
  Sulla problematica del disagio giovanile il dipartimento della pubblica sicurezza è intervenuto con una innovativa campagna di sensibilizzazione denominata Progetto «Blue Box», concepita per fornire supporto ai minori e alle famiglie quando emergono difficoltà legate a situazioni familiari problematiche, all'uso improprio del
web e dei social network, ad episodi di bullismo e di autolesionismo.
  L'esperienza maturata negli anni da un osservatorio attento costituito dai servizi specialistici ha portato all'attivazione di procedure di intervento finalizzate a favorire il coinvolgimento dei cittadini e ad acquisire gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia. In tutte le province è operativa l'APP YOUPOL, che consente di inviare segnalazioni di episodi bullismo e spaccio di droga, grazie alla quale, nel 2019 sono pervenute 16.416 segnalazioni di cui 1.481 per bullismo e 6.755 per sostanze stupefacenti.
  Infine, in merito al tracciamento dei pagamenti in
bitcoin si può affermare che la tecnologia blockchain (catena di blocchi) per la effettuazione dei pagamenti telematici dà vita ad un sistema pseudo-anonimi per decrittare il quale e quindi per tracciare le transazioni realizzate è necessario superare non banali difficoltà di ordine tecnico, che comunque l'expertise della Polizia postale e delle comunicazioni è in grado di superare, Inoltre, un ausilio significativo all'attività investigativa concernente il contrasto dei reati commessi mediante la tecnologia blockchain deriva dalla normativa italiana materia di antiriciclaggio, e, in particolare, dal decreto legislativo n. 90 del 2017 e dal decreto legislativo n. 125 del 2019, la quale impone agli operatori – i cosiddetti «exchange» –, obblighi di registrazione presso l'Albo degli agenti e mediatori creditizi, aumentandone in tal modo la visibilità, ed estende ai soggetti che sul web possono acquistare moneta virtuale e anche gestire portafogli per conto degli utenti – i cosiddetti «wallet provider» – gli obblighi della normativa antiriciclaggio e di lotta al finanziamento del terrorismo, il che limita ulteriormente i possibili usi illeciti della moneta virtuale.
  

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   LOCATELLI, MOLTENI, ZOFFILI, CLAUDIO BORGHI e FERRARI. — Al Ministro dell'interno, Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 30 ottobre 2020 una pattuglia della squadra volante della polizia di Stato ha soccorso presso il parcheggio Ippocastano di Como una donna vittima di violenza sessuale, mentre era aggredita da un uomo successivamente risultato un trentunenne di nazionalità nigeriana;

   le circostanze dell'aggressione sono particolarmente odiose, dal momento che la donna aveva notato l'uomo all'esterno di un supermercato e per senso di umanità gli aveva appena regalato un panino appositamente acquistato, venendo inseguita e quindi violentata;

   l'uomo responsabile della violenza, colto in flagranza di reato, è stato identificato nei locali della questura di Como come senza fissa dimora, sprovvisto di documenti, ex richiedente asilo con permesso di soggiorno scaduto nel 2016, con precedenti di polizia e giudiziari per percosse e violazione della normativa in materia di immigrazione, irregolarmente soggiornante nel nostro territorio nazionale ed inottemperante a ben quattro ordini di espulsione;

   il fatto segue altri dolorosi episodi di cronaca che hanno avuto come protagonisti altri immigrati irregolari, come il brutale assassinio di don Roberto Malgesini, ucciso a coltellate nei pressi della chiesa di San Rocco da un tunisino destinatario di un altro provvedimento di espulsione non eseguito e l'aggressione di cui era rimasta in precedenza vittima una guardia notturna che presidiava un supermercato nei giardini che si affacciano sul lago di Como;

   la circostanza dimostra quanto sia inopportuno e imprudente realizzare strutture di accoglienza per gli immigrati irregolari come quella che si pensa di ricavare all'interno dei locali dell'ex caserma dei carabinieri di via Borgovico a Como e quanto, di contro, sia invece necessario potenziare il dispositivo di presidio del territorio, incrementando gli organici delle forze dell'ordine presenti e quelli disponibili anche nel quadro dell'operazione «Strade sicure» –:

   quali iniziative il Governo ritenga di dover assumere per assicurare l'ordine pubblico e la sicurezza della cittadinanza a Como città e nella sua provincia, interessate da una grave recrudescenza dei crimini imputabili ad immigrati irregolari spesso destinatari di provvedimenti di espulsione;

   in particolare, se e quando il Governo intenda rafforzare il dispositivo di presidio del territorio comasco, potenziando gli organici delle forze di polizia e delle forze armate impiegati a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, garantendo inoltre presidi fissi in luoghi sensibili e a rischio, quali, ad esempio, i giardini a lago e altre zone della città di Como e di tutta la provincia.
(4-07359)

  Risposta. — Con riferimento ai quesiti posti dagli interroganti, relativi all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Nella tarda serata del 30 ottobre 2020, personale dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico della questura di Como è intervenuto in viale Aldo Moro, nei pressi del parcheggio «Ippocastano», a seguito della segnalazione di un passante relativa a una violenza sessuale in atto ai danni di una donna. Il tempestivo intervento delle Forze di polizia ha permesso di individuare e bloccare il responsabile, mentre la donna, vittima della violenza, è stata trasportata presso il pronto soccorso dell'ospedale Sant'Anna per le cure necessarie.
  La vittima, di nazionalità ungherese, ha riferito agli inquirenti di essersi recata presso un supermercato e, all'uscita, di aver donato un panino ad un cittadino straniero presente all'esterno della struttura, per poi allontanarsi. Poco dopo la donna è stata seguita e raggiunta dallo stesso uomo, che l'ha violentata.
  A seguito degli accertamenti svolti è emerso che il soggetto tratto in arresto, di nazionalità nigeriana, si trovava in posizione irregolare sul territorio nazionale, senza fissa dimora e con diversi precedenti.
  Più in particolare risulta che lo stesso, fotosegnalato per la prima volta nel 2014 per ingresso illegale sul territorio italiano, ha presentato domanda di protezione internazionale, ottenendo un permesso di soggiorno per richiesta di asilo, rigettata una prima volta dalla competente Commissione territoriale per assenza dei presupposti.
  Avverso tale decisione il richiedente ha proposto ricorso innanzi al tribunale di Milano, che ha confermato la decisione della commissione territoriale. Il provvedimento è stato impugnato dinanzi alla Corte d'appello di Milano, che ha dichiarato l'inammissibilità del ricorso, in quanto tardivamente presentato, in data 11 giugno 2018.
  In seguito lo straniero è stato rintracciato più volte nel territorio della provincia di Como ed ogni volta accompagnato presso la questura, che ha notificato allo stesso un decreto del prefetto di Como, con ordine del questore ad abbandonare il territorio dello Stato, non potendo il soggetto essere accompagnato coattivamente alla frontiera, in quanto privo di documenti validi per l'espatrio.
  Al contempo, è stato avviato l'
iter di riconoscimento consolare del cittadino presso l'Ambasciata nigeriana a Roma, dalla quale, però, ad oggi non è pervenuta risposta.
  Come già evidenziato, a seguito del grave episodio oggetto dell'interrogazione, il responsabile dell'accaduto è stato individuato dalla Polizia e immediatamente arrestato, in flagranza di reato, con l'accusa di violenza sessuale. Attualmente si trova in stato di custodia cautelare in carcere, in attesa di processo, in relazione al quale il pubblico ministero ha richiesto il giudizio immediato.
  Più in generale, in ordine all'incremento dei controlli sul territorio della provincia, la prefettura di Como ha evidenziato che nel corso degli ultimi anni e, in particolare, tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, la zona in cui è avvenuto l'episodio citato nell'interrogazione è stata oggetto di una costante attività di monitoraggio da parte delle Forze dell'ordine. A seguito dei controlli effettuati è stata riscontrata una carenza dei sistemi di videosorveglianza e illuminazione, puntualmente segnalata al comune anche nel corso di specifiche riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, per gli interventi necessari.
  A conferma dell'attenzione riservata all'area cittadina compresa tra piazza della Tessitrice, via Aldo Moro, via Mentana, Via Giulio Cesare e Via Morazzone, si informa che, nel corso del 2020, le Forze dell'ordine hanno effettuato 16 interventi su segnalazione e 185 controlli. Nella medesima area, sono state altresì acquisite 27 denunce (17 per reati contro il patrimonio, 4 per reati contro la persona, 6 per danneggiamento e 2 per altre tipologie di reato). Sono stati eseguiti, inoltre, 6 arresti e 52 deferimenti in stato di libertà (per reati in materia di stupefacenti, contro il patrimonio e per violazione delle norme di soggiorno).
  Nell'ambito dell'attività finalizzata al potenziamento dei controlli, è stato sistematicamente disposto l'impiego di equipaggi dei reparti prevenzione crimine della direzione centrale anticrimine del dipartimento di pubblica sicurezza.
  In tale contesto, si riportano i dati relativi agli impieghi dei predetti Reparti nella provincia di Como, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2020.

Impiego dal 1° gennaio 2020 al 31 dicembre 2020

  Luogo

  Impieghi

  Equipaggi

  Operatori

  Como e provincia

  281

  1.053

  3.159

  L'efficacia dell'attività svolta è dimostrata dalla riduzione, pari a circa il 30 per cento nel periodo 2019-2020, dei delitti commessi, riconducibili alle violenze sessuali.
  Con riguardo specificamente alla città di Como, si evidenzia inoltre che il dispositivo di controllo si avvale della collaborazione di 15 militari appartenenti alle Forze armate che, nell'ambito dell'operazione «Strade sicure», coadiuvano le Forze di polizia per l'espletamento di servizi di vigilanza a siti e obiettivi sensibili, nonché di perlustrazione e pattuglia in concorso.
  Anche nell'ambito dei dati riguardanti la città di Como, si registra una riduzione, sempre per il periodo 2019-2020, pari al 40 per cento, per i delitti relativi alle violenze sessuali.
  Si assicura, infine, che l'andamento dei fenomeni criminali della provincia viene costantemente esaminato in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, al fine di contenerne e contrastarne l'evoluzione, attraverso l'intensificazione delle attività di prevenzione generale e la programmazione di mirati servizi di controllo straordinario del territorio, nelle aree che di volta in volta vengono individuate.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   LOCATELLI, CLAUDIO BORGHI, MOLTENI e ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono notizie di stampa dell'ultima settimana i continui episodi di risse tra adolescenti tutti minorenni che si danno appositamente appuntamento tramite i canali dei social network;

   il fenomeno che ha fatto più scalpore, non fosse altro per la sua entità, ovvero la partecipazione di centinaia di giovani, e perché è stato solo il primo in ordine temporale, è stato quello che è avvenuto sulla Terrazza del Pincio, nel pieno centro di Roma, ma l'elenco di episodi similari si sta allungando di ora in ora e riguarda tutta Italia;

   da quel giorno sui canali social si è rincorso un vero e proprio tam-tam finalizzato a replicare la bravata e, infatti, al Pincio l'episodio si è ripetuto anche il sabato successivo ed è sconvolgente dover constatare che il ragazzo più grande avesse solo 14 anni, poi ci sono stati altri casi analoghi a Gaeta, in provincia di Latina, dove sono intervenute le forze dell'ordine in via Marina di Serapo, dopo una segnalazione al 113, che hanno messo in fuga i giovani, tutti tra i 15 e i 25 anni;

   a Venezia, circa una quarantina di giovani si sono trovati in campo Bella Vienna, alle spalle di Rialto, subito dopo la chiusura dei locali alle 18, e hanno partecipato a una maxi rissa, alcuni di loro erano palesemente in stato di alterazione psico-fisica da alcolici, con lo stesso schema, intorno alle 18 di domenica 13 dicembre 2020, è cominciata una rissa tra ragazzi in piazza Volta, a Como, dove sono dovute intervenire le forze dell'ordine, Polizia di Stato e polizia locale, per sgomberare la piazza e sedare gli animi;

   sempre in provincia di Como, c'è stato un episodio anche ad Albate, in piazza Tricolore, dove sono stati coinvolti anche degli adulti sui cinquanta anni contro un gruppo di giovani e la peggio è toccata ad un agente della polizia locale che è finito in ospedale per un violento calcio in faccia;

   ad aggravare la circostanza c'è il contesto dovuto alla pandemia da COVID-19 e il fatto che, dai video e dalle immagini che sono state diffuse con riguardo ai diversi episodi, la maggior parte dei ragazzi che partecipavano non indossavano la mascherina oppure la portavano abbassata ed è il motivo che ha fatto intervenire le forze dell'ordine in tenuta anti-sommossa per disperdere gli assembramenti;

   alla luce di tutti i fatti avvenuti, oggi si può affermare che l'ipotesi più concreta sia quella che la rissa organizzata non sia stata casuale, come stanno cominciando a pensare i magistrati che stanno indagando, ma che i protagonisti possano essersi dati volutamente appuntamento sui canali social forse per un regolamento di conti, legato a precedenti discussioni o, semplicemente, per una moda del momento –:

   se ritenga opportuno intervenire quanto prima per contrastare il fenomeno illustrato in premessa e quali misure intenda adottare per arginarlo al più presto.
(4-07799)

  Risposta. — L'interrogante, con l'atto di sindacato ispettivo in esame richiede quali misure siano state adottate, in un'ottica di prevenzione e contrasto al fenomeno riconducibile ad alcuni episodi di risse conseguenti ad assembramenti di gruppi di giovani, organizzati appositamente con il ricorso a canali di social network.
  Più in particolare vengono richiamati alcuni recenti episodi accaduti a Roma, Gaeta, Venezia e Como.
  Al riguardo, si rappresenta che il primo di essi, avvenuto a Roma il 5 dicembre 2020, è relativo a un nutrito gruppo di giovani (qualche centinaio), che si sono riuniti sulla terrazza del Pincio. Nella circostanza, a seguito di aggressioni che hanno coinvolto alcuni componenti dei gruppi convenuti sul posto, sono intervenute pattuglie della Polizia di Stato e dell'Arma dei carabinieri.
  Tale intervento sinergico delle forze dell'ordine, poste a presidio degli snodi nevralgici della Capitale, come pianificato in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha consentito il ripristino dell'ordine pubblico e il rispetto delle prescrizioni relative all'emergenza sanitaria in corso.
  Un successivo confronto tecnico-operativo è stato realizzato subito dopo, il 7 dicembre 2020, sempre in ambito di comitato provinciale, al fine di esaminare tutti gli elementi informativi raccolti ed analizzare l'accaduto.
  L'attività investigativa svolta ha consentito di identificare e deferire all'autorità giudiziaria 4 giovani per il reato di «lesioni aggravate», nonché di sanzionare amministrativamente altre 15 persone per violazioni inerenti alla normativa anti-Covid.
  Per quanto concerne gli episodi avvenuti a Gaeta (Latina), riguardanti due segnalazioni di rissa, si evidenzia che, nel primo caso, relativo all'aggressione di un diciannovenne di Gaeta da parte di un gruppo di ragazzi, l'attività investigativa svolta ha consentito di deferire all'autorità giudiziaria tre dei cinque aggressori, di età compresa tra i 17 e i 18 anni.
  Nel secondo episodio, la Polizia di Stato, prontamente intervenuta sul posto, non ha trovato riscontri a quanto segnalato, ma in ogni caso ha proceduto all'identificazione di alcuni giovani presenti.
  Con riferimento all'episodio della rissa avvenuta a Venezia, richiamato nell'interrogazione, si informa che sul luogo (Campo Cesare Battisti, ex Campo Bella Vienna) sono intervenuti due equipaggi della polizia locale, un equipaggio dell'Arma dei carabinieri e un equipaggio della volante lagunare della questura di Venezia, che hanno provveduto all'identificazione di diversi appartenenti ai gruppi coinvolti, al fine di prevenire ulteriori criticità.
  Sui fatti verificatisi a Como, con particolare riferimento all'episodio avvenuto in piazza del Tricolore, dalle indagini è emerso che due giovani sono stati aggrediti da un gruppo di cinque uomini adulti, tra i quali era presente anche un soggetto già noto alla questura, con diversi precedenti penali e di polizia.
  Sul luogo sono intervenute le volanti della questura e gli uomini della polizia locale ed al termine degli accertamenti è stata trasmessa all'autorità giudiziaria un'informativa di reato, unitamente alle analisi delle immagini acquisite tramite i sistemi di videosorveglianza, nonché ai verbali di sommarie informazioni rese dai soggetti identificati. Le indagini sono tuttora in corso.
  Nel complesso appare opportuno evidenziare che mentre gli episodi accaduti a Roma si collegano a un evento organizzato sui
social e quindi, in qualche modo, preparato, altri episodi relativi a risse tra giovani, come nel caso di Venezia e Como, non hanno nulla a che fare con il ricorso ai social media, non sono stati organizzati preventivamente e costituiscono dunque eventi episodici legati a motivazioni estemporanee e a contesti locali. Di conseguenza, essi sembrano presentare matrici tra loro diverse e non vanno letti come un fatto unitario.
  Fermo restando quanto appena rilevato e in relazione al fenomeno richiamato nell'interrogazione in esame, preme evidenziare come il Ministero dell'interno, tramite la Polizia postale e delle comunicazioni, svolga una quotidiana attività di monitoraggio della rete, finalizzata alla prevenzione e repressione dei reati informatici, nonché alla segnalazione agli organi competenti di eventi e contesti significativi sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica.
  Occorre rilevare, altresì, come l'attuale emergenza sanitaria causata dal Covid-19 con il conseguente
lockdown abbia contribuito ad aumentare, in modo significativo, la presenza online degli utenti della rete, sia minori che adulti, con conseguente incremento delle iniziative intraprese a vario titolo sui social network, talvolta connotate da finalità illecite.
  In tal senso, l'attività di controllo virtuale del
web è assicurata sia a livello centrale che periferico, attraverso le articolazioni territoriali.
  Si segnala che oltre al monitoraggio continuo della rete, la polizia postale, anche con l'utilizzo degli strumenti forniti dalla didattica a distanza, è impegnata nella realizzazione di campagne di educazione al corretto uso delle tecnologie, con l'obiettivo di istruire gli adolescenti sulle conseguenze derivanti dalle diverse tipologie di condotte tenute
online.
  In tale contesto si evidenzia, nell'ambito delle attività di prevenzione, l'avvio di un'innovativa campagna di sensibilizzazione, denominata Progetto «Blue box», concepita proprio al fine di fornire supporto ai minori e alle famiglie nel caso in cui emergano problematiche connesse all'uso improprio del
web e dei social network, nonché a episodi di bullismo e autolesionismo. Allo scopo di costruire un rapporto di fiducia con i minori, mettendoli in guardia dai pericoli del web e fornendo loro ogni utile indicazione, le questure hanno organizzato specifici eventi presso le scuole e i luoghi di aggregazione giovanile, servendosi di postazioni mobili utilizzate per raccogliere eventuali segnalazioni, anche in forma anonima.
  Si assicura, in conclusione, che il Ministero dell'interno continuerà a mantenere costante ed elevata l'attenzione sulle problematiche rappresentate nell'interrogazione, al fine di adottare ogni ulteriore efficace iniziativa nell'ambito della prevenzione e del contrasto al fenomeno.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ivan Scalfarotto.


   MURELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quando il 6 febbraio 2020 si è verificato il tragico incidente ferroviario lungo la linea Alta velocità Milano-Bologna nei pressi di Ospedaletto Lodigiano (Lodi), i treni che viaggiano sulla tratta Piacenza- Milano sono interessati da disagi, ritardi e cancellazioni;

   tali disagi sono ovviamente dovuti dagli accertamenti sull'infrastruttura ferroviaria che sta compiendo l'autorità giudiziaria, che incidono negativamente sul regolare traffico ferroviario Alta velocità e non, già ampiamente sofferente per la saturazione delle linee;

   i pendolari piacentini si trovano ogni giorno a subire disagi inenarrabili, non sapendo mai a che ora partiranno o arriveranno nei luoghi di destinazione, o se potranno prendere un treno;

   il futuro della convenzione stipulata dalla regione Emilia-Romagna con Trenitalia per consentire ai cittadini pendolari dell'Emilia-Romagna di usufruire di tariffe vantaggiose, mediante l'abbonamento cosiddetto «Mi Muovo Tutto Treno», è incerto: non si ha alcuna notizia circa la validità di tale convenzione a partire da aprile 2020 e, nelle more di un rinnovo o della proroga di tale convenzione, i pendolari sono costretti a sottoscrivere un nuovo abbonamento a tariffa intera –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, con sollecitudine, per porre fine ai gravissimi disagi che affliggono i pendolari piacentini che utilizzano giornalmente i collegamenti ferroviari tra Piacenza e Milano;

   di quali elementi disponga circa il rinnovo della convenzione per l'abbonamento cosiddetto «MiMuovo».
(4-04799)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni della direzione generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie e della società Ferrovie dello Stato italiane, si riferiscono i seguenti elementi di risposta.
  L'offerta di trasporto pubblico locale tra Piacenza e Milano è gestita prevalentemente da Trenord e in parte residuale da Trenitalia Tper, con 34 servizi operati mediamente in ciascuna giornata feriale.
  In merito all'interruzione della linea Alta Velocità Milano-Bologna dal 6 febbraio al 2 marzo 2020 a seguito dell'incidente occorso al treno Frecciarossa nelle vicinanze della stazione di Livraga (Lodi), l'impresa ferroviaria Trenitalia evidenzia che in tale periodo la circolazione è proseguita sulla linea storica dove, in effetti, nel mese di febbraio 2020 la puntualità media dei treni è stata del 67,6 per cento rispetto all'81,4 per cento registrato nel mese di gennaio, per poi risalire a marzo all'88,4 per cento.
  La
performance registrata nel mese di febbraio ha impattato meno sui servizi pendolari del mattino (-9,1 per cento rispetto a quelli del pomeriggio (-16,0 per cento e a quelli del resto della giornata (-20,9 per cento, infatti al mattino, fino alte ore 9.00, vi sono meno interferenze con treni Alta Velocità, che aumentano con l'avanzare della giornata.
  Sebbene l'interruzione della linea AV sia coincisa con l'inizio dell'emergenza COVID-19, con le conseguenti progressive limitazioni del servizio regionale, i collegamenti Bologna-Milano (9 coppie di regionali veloci con cadenza bi-oraria) sono stati garantiti anche durante la massima contrazione dell'offerta dovuta alla prima fase dell'emergenza sanitaria.
  Relativamente alla carta «Mi Muovo Tutto Treno», che permette di usufruire anche dei servizi a mercato con il solo abbonamento regionale, Trenitalia ha rappresentato che la convenzione era stata prorogata, in accordo con la regione Emilia-Romagna, fino al 31 dicembre 2020 e che fino a tale data era prevista la possibilità di utilizzare i treni Frecciargento della direttrice Adriatica in aggiunta ai treni Frecciabianca e Intercity.
  Per il corrente anno, invece, l'accordo con la regione Emilia-Romagna ha previsto che l'agevolazione «Mi Muovo Tutto Treno» consenta l'utilizzo dei soli treni Frecciabianca e Intercity in ragione del fatto che la regione eroga, direttamente agli interessati, un contributo per l'acquisto dell'abbonamento Alta velocità per i treni Frecciargento della direttrice Adriatica.
  

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   PATERNOSTER, COMENCINI, FOGLIANI, PAOLIN, MANZATO, LORENZO FONTANA, PRETTO, ANDREUZZA, BISA, RACCHELLA, COIN, COVOLO, VALLOTTO, FANTUZ, LAZZARINI, GIACOMETTI, ZORDAN, BADOLE, BITONCI, COLMELLERE, TURRI, STEFANI, BAZZARO e VALBUSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Enav Spa, nel piano industriale 2022-2027, ha previsto il consolidamento a regime dei centri di controllo (Acc) di Roma e Milano, e la relativa trasformazione dei centri di Brindisi e Abano Terme (PD) in hub per la gestione da remoto di diversi aeroporti;

   i lavoratori attualmente impiegati nell'Area Central Center (Acc) di Abano Terme (PD) – secondo quanto dichiarato dalla stessa Enav Spa – saranno trasferiti nel centro di Milano;

   il medesimo piano industriale di Enav Spa prevede la soppressione dell'Approach Control Service (App) dell'aeroporto «Valerio Catullo» di Verona, con il conseguente trasferimento all'Acc Milano del servizio di controllo del traffico aereo per voli in arrivo o in partenza;

   il servizio di controllo di avvicinamento di Verona riveste particolare importanza nello spazio aereo nord-orientale, caratterizzato da elevata complessità per la presenza dei voli in arrivo o in partenza dall'aeroporto scaligero e anche da quelli di Brescia-Montichiari (hub logistico di riferimento dell'area) e dalla vicina base militare di Ghedi; a ciò si aggiunge, inoltre, il traffico aereo, perlopiù turistico, che insiste sull'area del Lago di Garda;

   in seno al centro di controllo (Acc) di Abano Terme (PD) e quello di controllo di avvicinamento (App) di Verona si sono sviluppati, negli anni, dei peculiari expertise in tema di controllo del traffico aereo, che rischiano di andare perduti con il trasferimento delle rispettive funzioni al centro di Milano;

   accorpare due centri in uno elimina la ridondanza dei sistemi e annienta la resilienza in caso di evento critico o attentato terroristico: infatti, se uno dei due centri venisse meno per un guasto tecnico o per un atto criminale, gli altri centri fungerebbero da back-up e potrebbero garantire un servizio minimo nel momento più critico (come già accaduto in molte occasioni in un recente passato);

   con l'emergenza sanitaria da COVID-19 si è potuta sperimentare concretamente la grande resilienza che l'attuale suddivisione dei centri di controllo sul territorio nazionale riesce a garantire: durante le prime fasi, infatti, quando alcuni controllori operativi sono risultati positivi al virus, il centro di controllo (Acc) di Milano è stato temporaneamente chiuso per la santificazione degli ambienti, e così parte del traffico aereo – non potendo volare su Lombardia e Piemonte – ha circumnavigato l'area ed è stato assistito dal centro di Abano Terme (PD);

   più realisticamente, il centro di controllo (Acc) di Abano Terme (PD) potrebbe servire da polo di assistenza al volo nel nord-est, ospitando gli avvicinamenti di Verona, Venezia, Bologna e Trieste, fungendo da facilitatore per tutto il trasporto aereo nella regione Veneto;

   il centro di controllo (Acc) di Abano Terme, a differenza di Milano, risulta essere interamente di proprietà di Enav S.p.a. e, pertanto, rappresenta un'alternativa ideale per ampliamento e potenziamento dei servizi già esistenti, anziché prevedere la loro soppressione e trasferimento –:

   se non ritenga più opportuno assumere iniziative di competenza per il consolidamento o il potenziamento del centro di controllo di avvicinamento (App) di Verona e di quello di controllo (Acc) di Abano Terme (PD), valorizzando le competenze sviluppatesi e tutelando i posti di lavoro di alta specializzazione.
(4-07644)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo parlamentare in esame gli interroganti chiedono di valutare l'opportunità di assumere iniziative per il consolidamento o il potenziamento del centro di controllo di avvicinamento di Verona e di quello di controllo di Abano Terme, valorizzando le competenze sviluppatesi e tutelando i posti di lavoro di alta specializzazione.
  Al riguardo, sulla base delle informazioni della società Enav, si rappresenta quanto segue.
  Il cambiamento nell'organizzazione della fornitura del servizio operativo – anche per i siti del Centro di controllo d'area (Acc) di Padova e dell'aeroporto di Verona – non incide in alcun modo sulla resilienza e sulle
performance del sistema ma è finalizzato ad innalzarne ulteriormente i livelli ed a migliorarne le capacità ricettive.
  Più in particolare, quanto alla tutela dei posti di lavoro, il nuovo modello operativo, che si proietta in un orizzonte temporale di dieci anni, non contempla riduzioni di personale, ma delinea una diversa articolazione delle strutture a livello nazionale, prevedendo, a regime, l'ottimizzazione della capacità di controllo garantita dalla nuova struttura degli Acc, con l'assorbimento anche delle attività di avvicinamento, nonché la trasformazione degli Acc di Brindisi e di Padova Abano Terme in
hub di eccellenza per la gestione da remoto del traffico aeroportuale. La realizzazione del nuovo modello organizzativo è in linea con le iniziative intraprese in altri Paesi europei di semplificazione dei centri di controllo e di implementazione della tecnologia delle remote towers, come strumento per migliorare la gestione dei flussi di traffico aereo.
  In relazione alla prevista integrazione del servizio di avvicinamento attualmente fornito dallo scalo di Verona con quelli resi dal centro di controllo d'area di Milano, l'Enav evidenzia che la stessa non incide né sull'attività operativa né sulla
safety, allineando, al contempo, l'aeroporto scaligero al modello operativo degli altri aeroporti europei ed italiani – come Roma Fiumicino, Roma Ciampino, Olbia Costa Smeralda, Milano Malpensa, Milano Linate e Bergamo Orio al Serio – nei quali la fase di avvicinamento viene da sempre gestita dai centri di controllo d'area.
  L'eventuale riallocazione del personale coinvolto nel predetto spostamento dell'attività da Verona al centro di controllo d'area di Milano, a parità di perimetro di occupazione, avverrà esclusivamente su base volontaria, così come concordato con le parti sociali nel protocollo di intesa del 13 maggio 2019.
  Infine Enav ha comunicato che, pur nell'attuale contesto di elevata complessità legata alla crisi pandemica da COVID-19, per i voli gestiti dal centro di controllo d'area di Milano non c'è stata alcuna richiesta d'intervento del centro di controllo d'area di Abano Terme: le operazioni sono state garantite presso tutti i centri di controllo d'area senza soluzione di continuità e senza alcuna modifica e/o limitazione dei flussi di traffico previsti o in atto nello spazio aereo nazionale.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili: Enrico Giovannini.


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, articolo 93, il personale dell'amministrazione degli affari esteri «è costituito dalla carriera diplomatica, (...), dalla dirigenza e dal personale delle aree funzionali (...), nonché dagli impiegati a contratto in servizio presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari e gli istituti italiani di cultura»;

   in aggiunta alle figure istituzionalmente sancite dalla norma come parte integrante del personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, risulta all'interrogante anche quella dei «digitatori», sebbene questa categoria si collochi in una sorta di cono d'ombra della gestione amministrativo-contabile della rete estera della Farnesina. Le assunzioni di personale definito «digitatore», infatti, risultano attuate attraverso agenzie di somministrazione di lavoro interinale che, collocandosi come intermediarie tra l'amministrazione e il lavoratore, stipulano appositi accordi di prestazione di servizio con la sede estera, ricevendo peraltro compensi significativi e assolutamente sproporzionati rispetto all'esiguità degli stipendi percepiti dai digitatori: si parla di cifre al limite dell'indigenza. A titolo di esempio, a quanto consta all'interrogante, nella sede di Buenos Aires un digitatore percepisce mensilmente appena 140 euro a fronte della retribuzione mensile di un impiegato a contratto con la legge locale, pari a circa 1.800 euro;

   non risulta all'interrogante una specifica disciplina in materia di operatività dei digitatori, da parte dell'amministrazione, che ne stabilisca le regole di ingaggio, univoche e certe, la contrattualizzazione ed i parametri retributivi; così come risulta non chiaro a quanto ammonti il fondo che alimenta le spese sostenute dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per i servizi erogati dalle società di lavoro interinale che si occupano di reclutare e contrattualizzare i digitatori;

   l'assenza di una specifica disciplina in capo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale lascia dedurre che sussista discrezionalità operativa in capo alle singole sedi estere, in ragione dell'autonomia contabile e gestionale disposta dal decreto del Presidente della Repubblica n. 54 del 2010. L'assenza di una norma che sancisca la corretta e legittima proporzione tra impiegati di ruolo, impiegati a contratto e digitatori solleva quindi il dubbio, assolutamente legittimo in tempi di impasse emergenziale e vacanze di organico, che i digitatori possano qualificarsi come una sorta di via celere e priva di vincoli normativi per ovviare alla carenza di personale e contenere gli oneri dell'amministrazione;

   in alcuni interventi in sede parlamentare, il Governo ha annoverato i digitatori come parte della forza lavoro a cui attingere per il disbrigo della mole di lavoro crescente presso le strutture consolari, accostandoli alla categoria degli impiegati a contratto e sollevando il dubbio che le due fattispecie operative appartengano al medesimo contingente;

   la vacatio legis in materia di digitatori si sovrappone alle criticità esistenti in materia di gestione degli impiegati a contratto, i quali rientrano in una fattispecie sui generis contraddistinta da una disciplina priva di organicità, non capace di adeguarsi alle variabili che contraddistinguono la categoria ed il mercato locale, oltre che priva di certezze applicative; tutto ciò, a palese nocumento ai lavoratori. In quella che l'interrogante giudica una opacità legislativa ed amministrativa si inserisce anche una discrezionalità operativa da parte dei capi missione, la quale rischia di sfociare in atti unilaterali che potrebbero recare non poche criticità anche sul fronte delle relazioni bilaterali con i Paesi ospitanti –:

   quali siano le norme che regolano il coinvolgimento dei digitatori nell'attività delle sedi estere e quanti di questi stiano attualmente lavorando presso le stesse;

   quali siano e a quanto ammontino le risorse destinate all'assunzione di digitatori e quale sia il rapporto tra il costo, sostenuto dall'Amministrazione, per le agenzie di lavoro interinale e lo stipendio percepito dal digitatore.
(4-08635)

  Risposta. — Sotto il profilo giuridico il legislatore identifica tassativamente all'articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967 il personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), così composto: carriera diplomatica; personale delle aree funzionali; impiegati a contratto degli uffici all'estero.
  I cosiddetti «digitatori» sono dipendenti di società private terze rispetto all'Amministrazione, che possono eccezionalmente prestare un'attività lavorativa interinale presso un ufficio della pubblica amministrazione nel quadro di conti specificamente stipulati dall'Amministrazione stessa o, come nel caso del Maeci dai suoi uffici all'estero, nel rispetto degli stretti requisiti stabiliti dalle norme applicabili (decreto legislativo n. 81 del 2015 e decreto legislativo n. 165 del 2001).
  In particolare, l'articolo 36 del decreto legislativo n. 165 del 2001 prevede che le pubbliche amministrazioni possano stipulare contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato, nonché avvalersi delle forme contrattuali flessibili previste dal codice civile e dalle altre leggi sui rapporti di lavoro nell'impresa, per comprovate esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale.
  Tali elementi sono ripresi dall'articolo 56 del Ccnl comparto funzioni centrali 2016-2018, in base al quale le amministrazioni possono stipulare contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato, secondo la disciplina degli articoli 30 e seguenti del decreto legislativo n. 81 del 2015, per soddisfare esigenze temporanee o eccezionali, ai sensi dell'articolo 36, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 e nel rispetto dei vincoli finanziari previsti dalle vigenti disposizioni di legge in materia.
  Nessun rapporto lavorativo diretto si instaura quindi tra l'ufficio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale all'estero e il «digitatore», che resta giuridicamente ed economicamente un dipendente della società con cui ha stipulato il contratto di lavoro. Nel caso della somministrazione di lavoro nell'ambito di contratti sottoscritti dagli uffici della Farnesina all'estero, il rapporto di lavoro degli interinali intercorre esclusivamente con la società di somministrazione, che ne gestisce tutti i profili giuslavoristici (retribuzione, ferie, permessi, e altro), mentre al dirigente dell'ufficio pubblico spetta il compito di modularne ed organizzarne la prestazione lavorativa a seconda delle finalità per cui il contratto di somministrazione è stato stipulato. In tal senso i competenti uffici centrali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale forniscono istruzioni alle sedi estere circa le modalità di ricorso ai contratti di somministrazione di lavoro e di utilizzo delle ore-lavoro.
  In aggiunta, si osserva che l'articolo 36 comma 5 del decreto legislativo n. 15 del 2001 ha posto un divieto assoluto di costituzione di rapporto di lavoro a tempo indeterminato con la pubblica amministrazione utilizzatrice del contratto di somministrazione: «In ogni caso, la violazione di disposizioni imperative riguardanti l'assunzione o l'impiego di lavoratori, da parte delle pubbliche amministrazioni, non può comportare la costituzione di rapporti di lavoro a tempo indeterminato con le medesime pubbliche amministrazioni, ferma restando ogni responsabilità e sanzione». Tale divieto ha trovato conferma in una consolidata giurisprudenza (confronta
ex multis, Cassazione, Sezione lavoro, 16 gennaio 2019, n. 992). La stessa disposizione di legge prevede peraltro sanzioni (commi 5 e 5-quater) in caso di violazione delle norme sulla somministrazione di lavoro nella pubblica amministrazione. Di conseguenza, risulterebbe illecita e contra legem l'eventuale stipula di contratti a tempo indeterminato tra l'amministrazione (o singoli uffici della Farnesina all'estero) e i dipendenti delle società di somministrazione di lavoro.
  Dal punto di vista amministrativo, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non eroga fondi specificamente finalizzati all'assunzione di «digitatori». Le sedi estere dispongono di un bilancio di sede per le spese di funzionamento che utilizzano nella loro autonomia gestionale, decidendo in quale modo allocare le risorse.
  I summenzionati contratti con le agenzie interinali sono stipulati all'estero con operatori locali, a seguito delle procedure di affidamento espletate da ciascuna sede. Pertanto, considerando che ogni Paese ha la propria normativa locale, non esiste un unico quadro amministrativo ed economico al riguardo.
  Da una elaborazione effettuata sui conti consuntivi per il 2020 presentati dalle sedi all'estero, emerge che le spese relative alla voce «altre prestazioni professionali e specialistiche (lavoro interinale)» ammontano per quell'anno nel complesso a euro 2.282.743,90. Va tuttavia precisato che in tale importo totale sono ricomprese anche spese che non riguardano solo il lavoro interinale vero e proprio.
  Da un punto di vista operativo, l'assunzione di digitatori ha mostrato di poter fornire un prezioso contributo, nei limiti previsti dalla normativa, per alleviare il carico di lavoro degli uffici consolari anche, da ultimo, per gli interventi mirati al recupero degli arretrati causati dalla pandemia COVID-19. Un altro esempio di ricorso ai digitatori per esigenze temporanee è quello dell'organizzazione di consultazioni elettorali e referendarie per l'esercizio di voto all'estero, per le quali il ruolo dei digitatori è essenziale nelle operazioni di bonifica e allineamento dei dati delle anagrafi consolari con le banche dati del Ministero dell'interno (Aire).
  Il contributo dei digitatori si rivela importante nel settore dei visti d'ingresso, limitatamente allo svolgimento di attività meramente ausiliarie, quali, ad esempio, l'inserimento informatico delle domande e la raccolta della documentazione di supporto. L'attività di merito circa l'emissione dei visti è invece riservata al personale di ruolo della Farnesina, cui spetta l'istruttoria delle singole domande, compresa la valutazione del rischio migratorio e della sicurezza nazionale.
  Il supporto dei digitatori è stato particolarmente rilevante negli ultimi anni, in cui il settore dei visti ha registrato volumi crescenti e ha costituito una delle attività principali per molti consolati italiani. Prescindendo dalla parentesi dell'emergenza sanitaria, basti pensare che nel 2019 la rete diplomatico-consolare italiana ha ricevuto 2.194.788 domande di visto (con un incremento di circa il 10 per cento rispetto al dato dell'anno precedente), confermando il nostro Paese terzo dell'Area Schengen dopo Francia e Germania per numero di pratiche trattate e apportando al bilancio dello Stato un introito di circa 103 milioni di euro (grazie appunto alle percezioni consolari relative).

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha presentato, alle sigle sindacali rappresentative del personale dell'amministrazione, il piano organizzativo del lavoro agile (Pola), ai sensi dell'articolo 263, comma 4-bis, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   nel suddetto piano viene affermata l'esclusiva applicazione dello stesso alla sola amministrazione centrale: attuandosi così una sperequazione intra-amministrativa tra lavoratori operativi presso la sede centrale e quelli invece operanti presso la rete estera. Nello specifico, si evidenzia come ai sensi dell'articolo 263, comma 4, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, la presenza in ufficio del personale delle sedi estere sia vincolata alle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie locali: emerge pertanto il carattere, ad avviso dell'interrogante assolutamente discutibile, della preminenza delle norme locali per quanto concerne la materia; discutibile non solo in virtù del carattere straordinario dell'emergenza sanitaria in atto, che avrebbe dovuto indurre ad una maggiore determinatezza dello Stato nella gestione dei propri lavoratori oltre confine, con regole e linee operative univoche e certe; ma anche a causa dell'atteggiamento improprio perpetrato da taluni Paesi in materia di gestione sanitaria dell'emergenza epidemiologica, il quale ha, nei fatti, compromesso o rischiato di compromettere la salute dei lavoratori dello Stato;

   risulta all'interrogante come all'estero esista la prassi di assegnare, ai lavoratori, il lavoro agile: infatti, centinaia di qualifiche funzionali e di diplomatici, da marzo 2020 ad oggi, sono stati trasferiti dalla sede centrale verso quelle sedi chiuse a causa del Covid-19, e ciò, pur nella consapevolezza, da parte dell'amministrazione, di evidenti condizioni avverse. Appare verosimile che molti dei trasferimenti di cui alla lista straordinaria Aaff n. 1/2021, che si andranno a verificare nei prossimi mesi, si andranno a collocare proprio in questo trend;

   si tratta di un paradosso a causa del quale si attuerebbe una sovrapposizione grossolana tra la normativa vigente in materia di lavoro agile (ai sensi della quale vi è l'esclusione dei lavoratori delle sedi estere) e una prassi consolidatasi oltre confine (lavoro agile applicato ai lavoratori trasferiti nelle sedi chiuse o con condizioni avverse);

   in occasione della presentazione del piano, risulta all'interrogante come non siano emersi dettagli e informazioni circa la prassi, consolidatasi all'estero, di implementazione de facto del lavoro agile in assenza di una apposita regolamentazione; mentre sono stati forniti esclusivamente i dati relativi al personale che si è avvalso a rotazione del lavoro agile presso la sede centrale, evidenziando come questo sia arrivato a circa il 70 per cento circa del totale dei lavoratori –:

   quali siano le ragioni ostative ad una giusta quanto opportuna disciplina del lavoro agile presso le sedi esterne del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   se non si ritenga di adottare iniziative per rivedere le disposizioni di cui all'articolo 263, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020 che riconoscono preminenza alle norme locali per quanto concerne la materia del lavoro e della sicurezza sanitaria, soprattutto alla luce del carattere straordinario dell'emergenza sanitaria in atto;

   quali siano le ragioni per cui il piano organizzativo per il lavoro agile non contempli anche i dati relativi al personale che si è avvalso del lavoro agile nelle sedi estere.
(4-08641)

  Risposta. — In ordine alle misure adottate presso la rete all'estero per tutelare la sicurezza e l'incolumità del personale e degli utenti, va anzitutto premesso che le rappresentanze diplomatico-consolari operano nell'ambito della autonomia gestionale sancita dal decreto del Presidente della Repubblica 1° febbraio 2010, n. 54, e possono di conseguenza disporre direttamente qualsiasi misura atta a garantire la sicurezza dei lavoratori tenendo conto delle differenti situazioni locali ed ambientali. La tutela della sicurezza del personale, in particolare, rientra tra i compiti del capo missione nella propria veste di datore di lavoro.
  A partire dalle prime manifestazioni dell'epidemia da COVID-19 in Cina, a inizio 2020, e ben prima che venissero stabilite misure di contenimento alla diffusione del virus sul territorio nazionale, la Farnesina ha adottato le necessarie precauzioni a tutela della salute dei dipendenti e delle loro famiglie. In particolare, fin dal mese di febbraio 2020, cioè prima delle misure urgenti adottate dal Governo con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI) ha incoraggiato all'estero il ricorso a modalità flessibili di svolgimento della prestazione lavorativa – in linea con l'evoluzione della situazione epidemiologica nei singoli Paesi di accreditamento – pur garantendo in presenza le prestazioni indifferibili, in particolare l'assistenza ai connazionali.
  Anche in tal caso vi è stato un costante lavoro di aggiornamento e adattamento. In nessuna circostanza queste forme di svolgimento della prestazione lavorativa sono state equiparate al lavoro agile, essendo peraltro state attuate già prima dell'entrata in vigore in Italia delle nuove disposizioni sulle modalità di lavoro agile per la pubblica amministrazione.
  La Farnesina ha dato applicazione al regime di prevenzione di cui all'articolo 263 comma 4 del cosiddetto Decreto Rilancio, convertito dalla legge n. 77 del 2020, che stabilisce che la presenza dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni negli uffici all'estero è consentita nei limiti previsti dalle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie locali per il contenimento della diffusione del COVID-19, fermo restando l'obbligo di mantenere il distanziamento sociale e l'utilizzo di dispositivi di protezione individuali. In ottemperanza al dettato normativo, l'opera di adeguamento delle misure nelle varie sedi si è svolta tenendo conto della effettiva diffusione geografica del virus, delle misure di contrasto adottate nei singoli Paesi e dei pareri dei competenti medici di fiducia delle strutture all'estero.
  Il livello di operatività e di presenza fisica del personale in ogni sede dipende, pertanto, dall'andamento della situazione sanitaria locale ed è mirato ad assicurare la massima tutela della salute del personale nonché degli utenti che si recano presso gli uffici della rete estera.
  Le norme vigenti non riconoscono preminenza alle norme locali per quanto concerne la materia del lavoro e della sicurezza sanitaria. Al contrario, poiché il livello di diffusione del COVID-19 varia da Paese a Paese, le norme in questione sono volte a garantire la sicurezza sui luoghi di lavoro nella misura massima possibile. La modulazione della prestazione lavorativa presso gli uffici all'estero del MAECI costituisce misura temporanea e limitata al perdurare dell'epidemia da COVID-19. In nessun caso le modalità organizzative utilizzate per fronteggiare l'emergenza possono essere equiparate al lavoro agile così come disciplinato dall'articolo 18 e seguenti del decreto legislativo n. 81 del 2017, che detta norme volte a «incrementare la competitività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro».
  Sempre in relazione alla sicurezza sul luogo di lavoro, le sedi all'estero sono state invitate ad aggiornare i rispettivi documenti di valutazione del rischio (DVR), anche al fine di recepire le misure previste dal «Protocollo per il rientro in Sicurezza dei lavoratori» sottoscritto dalla Ministro della pubblica amministrazione e dalla «Dichiarazione Congiunta concernente l'attuazione di misure per il contrasto e contenimento della diffusione del virus COVID-19 presso l'Amministrazione centrale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale».
  Le misure di prevenzione del contagio da COVID-19 indicate alla rete estera sono pertanto identiche a quelle adottate in Italia.
  La Farnesina è prontamente intervenuta, volta per volta, per fare fronte alle richieste di finanziamento delle sedi estere, per interventi volti a garantire la sicurezza di lavoratori e utenti quali la sanificazione degli ambienti, l'installazione di pannelli divisori per assicurare il distanziamento sociale, l'effettuazione di tamponi al personale e tutte le altre misure ritenute idonee a contenere la diffusione del virus.
  Il Piano organizzativo del lavoro agile (Pola), stabilito con la citata legge n. 77 del 2020, è intervenuto sull'articolo 14 della legge n. 124 del 2015, avente a oggetto la «Promozione della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro nelle amministrazioni pubbliche». La «
ratio» della norma è pertanto ben diversa da quella della tutela della salute sui luoghi di lavoro. Per questo l'applicazione del «Pola» presso la pubblica amministrazione resta subordinata alla cessazione dello stato di emergenza in quanto prevista in condizioni di vita sociale e lavorativa normali.
  Il Piano organizzativo del lavoro agile allegato al piano della
performance del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non contiene dati relativi alla rete estera, dove lo svolgimento della prestazione lavorativa è tuttora regolato dalle disposizioni dell'articolo 263, comma 4, della legge n. 77 del 2020, tenuto conto delle specialità della disciplina del servizio all'estero, prevista dall'articolo 45, comma 5 del decreto legislativo n. 165 del 2001 e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   TRANO, SIRAGUSA e TERMINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 gennaio 2021, nei pressi di San Francisco, è stata barbaramente uccisa una nostra connazionale, la 34enne Veronica De Nitto, originaria di Latina, che lavorava negli Usa nel settore della ristorazione;

   la giovane è stata assassinata in casa sua e l'autore dell'omicidio ha anche cercato di dar fuoco all'appartamento per cancellare le tracce;

   la polizia americana ha messo una taglia sull'ex fidanzato della vittima, che si è dileguato dal giorno del delitto e che gli inquirenti sospettano si sia rifugiato in Messico;

   ai familiari della vittima non è giunta alcuna informazione ufficiale dalle autorità statunitensi e, a quanto viene riferito all'interrogante, nessun messaggio dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   al padre della 34enne, Luigi De Nitto, è stato impedito di recarsi in California per il funerale e gli è stato solo spedito un ciondolo con le ceneri della figlia;

   dagli Usa non è stata fatta alcuna comunicazione ufficiale, tanto che al comune di Latina Veronica De Nitto risulta ancora viva –:

   se il Governo non ritenga opportuno chiarire rapidamente quali sono stati sinora i contatti con le autorità statunitensi, affinché un femminicidio compiuto all'estero non resti impunito e ai familiari della vittima vengano garantite verità e giustizia;

   se il Governo non intenda chiarire quali iniziative siano state sinora assunte dalla diplomazia italiana per il caso di Veronica De Nitto;

   se il Governo non ritenga opportuno fornire con la massima celerità tutto il necessario supporto ai familiari della vittima;

   se non si reputi opportuno chiarire le ragioni di quello che l'interrogante giudica il perdurante e assordante silenzio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla vicenda;

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative per creare una struttura all'interno del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale che, in casi del genere, possa attivarsi immediatamente e fare da raccordo tra le autorità estere e i familiari delle vittime in Italia.
(4-08766)

  Risposta. — Veronica De Nitto è stata ritrovata priva di vita il 15 gennaio 2021 nella sua abitazione di Daly City, in California negli Stati Uniti. Il corpo è stato rinvenuto dai vigili del fuoco, intervenuti per la segnalazione di un incendio nell'edificio.
  Il consolato generale d'Italia a San Francisco, appena appresa la drammatica notizia, si è immediatamente attivato, ed è in costante contatto con le autorità di polizia e di medicina legale competenti, in attesa degli elementi informativi sulle indagini. Secondo quanto finora appreso, la trentaquattrenne sarebbe stata ferita mortalmente alla gola dopo un diverbio con il suo ex-fidanzato, Renato Yedra-Briseno. L'uomo avrebbe poi appiccato l'incendio all'interno dell'abitazione per cancellare le tracce del delitto e si sarebbe reso irreperibile, probabilmente lasciando il Paese. Sono in corso delle indagini per rintracciarlo e su di lui pende una taglia di 10 milioni di dollari.
  Il corpo della connazionale, dopo l'esecuzione dell'autopsia, è stato rilasciato il 19 gennaio 2021. Il funerale di Veronica è stato celebrato il 27 gennaio e la salma cremata poco dopo.
  La notizia del decesso è stata comunicata alla sorella della deceduta, Hillary De Nitto, in quanto familiare più vicina alla vittima, direttamente dalle autorità statunitensi. Appena informato dall'accaduto, il 16 gennaio 2021, il console generale si è messo subito in contatto con la sorella e con il padre in Italia per offrire loro ogni possibile assistenza.
  Nelle settimane successive, la nostra rappresentanza consolare, in coordinamento con la Farnesina, si è mantenuta in contatto con i familiari, cui ha prestato assistenza anche in vista di una loro richiesta di visto per motivi umanitari per fare ingresso negli Stati Uniti, in via eccezionale, rispetto alle vigenti restrizioni. Dante, il fratello di Veronica, è riuscito a raggiungere la California perché già in possesso di un visto per il Messico, che è stato convertito attraverso il modello 38 per gli Stati Uniti, sottoponendosi poi ai
test COVID. Al padre è invece stato purtroppo negato il visto per raggiungere gli Stati Uniti dalle autorità americane (uniche competenti in materia), nonostante i numerosi interventi di sensibilizzazione nei confronti delle autorità di immigrazione statunitensi da parte dell'ambasciata a Washington e del consolato generale a San Francisco.
  A fronte di una nuova richiesta di visto presentata dal padre il 15 marzo 2021, la Farnesina ha trasmesso all'ambasciata degli Stati Uniti a Roma una nota verbale in cui nuovamente sosteneva l'istanza del connazionale in ragione dei gravi motivi umanitari; analoghi passi sono stati compiuti dalle nostre rappresentanze diplomatico-consolari negli Stati Uniti. La decisione finale circa la concessione del visto in favore del signor De Nitto spetta comunque esclusivamente all'ambasciata degli Stati Uniti a Roma.
  Per quanto riguarda la trascrizione dell'atto di morte nei registri di stato civile italiani, la Farnesina ha fornito indicazioni al padre, tramite il suo legale, sulla procedura da seguire attraverso il consolato, previa legalizzazione e traduzione del documento. L'atto di morte debitamente tradotto e legalizzato può essere presentato anche direttamente in comune per la trascrizione.
  Per quanto concerne, infine, la creazione di un'istituzione dedicata a questo tipo di casi in Farnesina, ricordo che all'interno della direzione generale per gli italiani all'estero del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è incardinato un ufficio dedicato alla tutela e protezione dei cittadini italiani all'estero, che funge da necessario raccordo tra i connazionali e i loro familiari, le rappresentanze diplomatico-consolari italiane e le autorità estere di volta in volta coinvolte nei casi di assistenza ai nostri connazionali. L'Ufficio, in coordinamento con il consolato generale d'Italia a San Francisco, ha mantenuto un regolare contatto con il signor Luigi De Nitto, in particolar modo tramite il suo legale, l'avvocato Masci, cui sono state fornite tutte le informazioni e indicazioni fin qui disponibili.
  Il Governo, per il tramite della Farnesina e della rete diplomatico-consolare negli Stati Uniti, non risparmierà sforzi per ottenere dalle competenti autorità locali ogni informazione circa l'esito delle indagini in corso e continuerà a fornire ogni possibile assistenza ai familiari di Veronica.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Benedetto Della Vedova.


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da fonti di stampa, il prefetto ha revocato la sospensione dalla carica di sindaco a Giovanni Di Giacinto, originariamente disposta a seguito del suo arresto avvenuto nel dicembre 2019 nell'ambito dell'inchiesta sul caso tangentopoli di Casteldaccia, in provincia di Palermo, il secondo provvedimento prefettizio giunge dopo la revoca degli arresti domiciliari, anche se per il giudice persistono, comunque, i gravi indizi di colpevolezza, poiché, come si legge nel provvedimento di scarcerazione, «allo stato, pur immutato il quadro indiziario, le esigenze cautelari possano ritenersi cessate»;

   la revoca della misura cautelare sarebbe stata disposta sia per ragioni contingenti legate all'emergenza sanitaria da Covid-19, sia per l'impossibilità, posta a fondamento dell'istanza dei legali del sindaco, di potersi ingerire nelle vicende comunali e, quindi, reiterare i reati a lui provvisoriamente ascritti proprio in virtù dell'avvenuta nomina di un Commissario straordinario; tra le accuse a Di Giacinto, c'è anche quella di avere siglato un accordo con una cooperativa che gestiva i servizi sociali e in cambio avrebbe impiegato alcuni giovani per lo svolgimento del servizio civile. Grazie all'accordo, la cooperativa avrebbe ottenuto «la sottoscrizione di un accordo di partenariato, teso alla realizzazione di progetti per la prevenzione ed il contrasto della violenza maschile sulle donne ed i minorenni». Il sindaco avrebbe anche favorito con delle assegnazioni dirette senza gara una ditta che si occupa di raccolta differenziata di rifiuti in cambio dell'assunzione di persone da lui segnalate;

   la revoca è stata disposta dal prefetto, a quanto consta all'interrogante, in applicazione dell'articolo 11, comma 6, del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, ai sensi del quale «La sospensione cessa nel caso in cui nei confronti dell'interessato venga meno l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1, ovvero venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento o di assoluzione o provvedimento di revoca della misura di prevenzione o sentenza di annullamento ancorché con rinvio. In tal caso la sentenza o il provvedimento di revoca devono essere pubblicati nell'albo pretorio e comunicati alla prima adunanza dell'organo che ha proceduto all'elezione, alla convalida dell'elezione o alla nomina»;

   dalla lettura della norma si evince chiaramente che la cessazione della sospensione opera solo qualora venga meno l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1 del medesimo articolo o di revoca della misura di prevenzione; fattispecie diversa, però, dal caso in esame, dove, invece, è stata disposta la revoca di una misura cautelare, richiamata, invece, al successivo comma 2 del medesimo decreto legislativo;

   le misure di prevenzione, infatti, non sono accostabili alle misure cautelari esistendo «differenze strutturali tali da escludere, di regola, la comunicabilità tra le due discipline» (Sentenza Corte Costituzionale n. 193 del 1997);

   ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 11, peraltro, «La sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi» –:

   se il Governo, accertata la veridicità di quanto esposto in premessa, non ritenga di adottare iniziative per l'immediata revoca del secondo provvedimento prefettizio e se non ritenga vi sia un vulnus nella normativa nazionale, per cui il presupposto della sospensione o revoca delle misure di prevenzione o cautelari diventa automaticamente il presupposto della revoca della sospensione dalla carica istituzionale e se intenda adottare conseguenti iniziative di competenza al riguardo.
(4-06906)

  Risposta. — In riferimento ai quesiti posti dall'interrogante, relativi all'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si evidenzia quanto segue.
  Il 3 dicembre 2019, con ordinanza del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Termini Imerese è stata applicata, nei confronti del sindaco del comune di Casteldaccia, la misura cautelare degli arresti domiciliari, a seguito delle indagini svolte in relazione ai delitti di cui all'articolo 87 del decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570 (Testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle Amministrazioni comunali), nonché per le fattispecie di cui agli articoli 110, 319 e 321 del codice penale.
  Per l'effetto, il prefetto di Palermo, rilevata nella fattispecie l'applicazione delle disposizioni previste dall'articolo 11, comma 2, del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235 (in materia di incandidabilità e divieto a ricoprire cariche elettive), con decreto del successivo 6 dicembre, ha dichiarato l'intervenuta sospensione
ope legis del primo cittadino del comune di Casteldaccia, nonché del vice sindaco e di un assessore, a loro volta destinatari di misura cautelare nell'ambito della stessa indagine.
  Successivamente, tutti i componenti della giunta comunale di Casteldaccia, ad eccezione del sindaco, hanno rassegnato le proprie dimissioni e, pertanto, la regione siciliana, con decreto assessoriale del 12 marzo 2020, ha nominato un commissario straordinario, che si è insediato il 16 marzo 2020.
  Atteso che, con ordinanza del 20 marzo 2020, il citato G.I.P. ha disposto la revoca, con effetto immediato, della misura cautelare a carico del sindaco, il prefetto di Palermo, con proprio decreto del successivo 25 marzo, ha dichiarato cessati gli effetti del proprio provvedimento di sospensione adottato.
  Pertanto, il sindaco si è reinsediato nella carica.
  In seguito, il 22 ottobre 2020, è stata notificata al sindaco una nuova ordinanza del tribunale di Palermo con la quale è stata disposta la misura del divieto di dimora, ai sensi dell'articolo 283 del codice di procedura penale, nel citato comune di Casteldaccia.
  Il provvedimento è stato sospeso, a seguito del ricorso dello stesso sindaco, rigettato con sentenza della Cassazione il 20 gennaio 2021, che ha reso pertanto esecutiva la misura impugnata.
  Lo stesso giorno, il prefetto di Palermo ha dichiarato la sospensione
ope legis del sindaco di Casteldaccia dalla grascia carica, ai sensi del citato articolo 11, comma 2, del decreto legislativo n. 235 del 2012.
  Al riguardo, appare opportuno evidenziare come i provvedimenti, adottati dal prefetto, in base alla normativa in vigore, abbiano natura esclusivamente dichiarativa delle conseguenze di legge derivanti da decisioni assunte dall'autorità giudiziaria.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.