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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 5 maggio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    case, scuole, luoghi di lavoro, spazi pubblici universalmente accessibili sono uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto alla libertà di circolazione costituzionalmente garantito dall'articolo 16 e, in particolare, del diritto di cittadinanza nell'accezione che l'articolo 3 della Costituzione delinea quando attribuisce alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»;

    in ambito sovranazionale, la strategia europea sulla disabilità 2010-2020 si è posta l'obiettivo di rafforzare la posizione delle persone con disabilità, in modo che possano esercitare pienamente i loro diritti fondamentali e partecipare alla vita sociale ed economica, in maniera attiva e soprattutto egualitaria; la Convenzione Onu sui diritti delle persone disabili, approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre 2006, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007 (insieme al relativo protocollo opzionale) e ratificata dal Parlamento con la legge 3 marzo 2009, n. 18, ha sancito princìpi fondamentali quali l'autonomia individuale, la libertà di scelta, l'indipendenza, la non discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società, individuando l'accessibilità tra i principi ispiratori generali;

    in particolare, la Convenzione delle Nazioni Unite dispone che ogni Stato aderente presenti un rapporto dettagliato sulle misure prese per adempiere ai propri obblighi e sui progressi conseguiti al riguardo e a tal fine la citata legge di ratifica n. 18 del 2009 ha istituito l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, a cui compete la predisposizione di un programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale e internazionale: nel triennio 2010/2013 il lavoro dell'Osservatorio ha portato all'adozione del primo programma di azione biennale, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 4 ottobre 2013; quattro anni dopo, con decreto del Presidente della Repubblica 12 ottobre 2017 è stato adottato il secondo programma di azione biennale che ripropone la linea di intervento inerente l'accessibilità universale, in quanto tema non ancora affrontato in maniera organica e complessiva;

    secondo gli ultimi dati Istat, relativi al 2019, le persone con disabilità, che soffrono, a causa di problemi di salute, di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali, sono 3 milioni e 150 mila (il 5,2 per cento della popolazione);

    decisamente negativi sono i dati sulla mobilità, relativi al 2019, che mostrano come solo il 14,4 per cento delle persone con disabilità si sposta con mezzi pubblici urbani, contro il 25,5 per cento del resto della popolazione; dei 55.209 istituti scolastici italiani, pubblici e privati, soltanto il 34 per cento risulta completamente accessibile per i disabili motori, un dato che scende al 18 per cento se si prendono in considerazione le barriere senso-percettive. Tra il 2013-2014 e il 2018-2019, a livello nazionale, c'è stato un incremento dell'accessibilità di 20,8 punti percentuali (si è passati dal 13,7 per cento al 34,4 per cento), ma, nonostante ciò, solo una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motoria. Scorporando i dati a livello regionale, si nota che la Valle d'Aosta è l'unica regione italiana in cui le scuole accessibili sono più della metà (66,8 per cento); seguono Lombardia (41,8 per cento) e Friuli-Venezia Giulia (41 per cento) sono 7, invece, le regioni che si trovano al di sotto della media nazionale e agli ultimi posti ci sono Campania (24 per cento), Calabria (24,8 per cento) e Liguria (26,1 per cento);

    e ancora, sono solo 234 i parchi gioco inclusivi, concentrati prevalentemente al Centro-Nord e spesso non accessibili ai ragazzi con disabilità intellettiva o con disturbi dello spettro autistico; eppure il gioco è un'attività umana insostituibile e inalienabile anche per un bimbo disabile, la cui limitazione o assenza è particolarmente dannosa per lo sviluppo, perché ogni bambino, per poter sviluppare le sue potenzialità e gettare le basi per una crescita sana e armoniosa, ha il bisogno, oltre che il diritto, di sperimentarsi attraverso il gioco, in ogni suo aspetto e declinazione. Al riguardo, il terzo Rapporto supplementare alle Nazioni Unite sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Italia ha evidenziato forti criticità rispetto alla tutela del diritto al gioco dei minori, rilevando, in particolare, la mancanza di una cultura del diritto al gioco e la carenza di offerta di spazi in cui giocare e fare sport liberamente e a titolo gratuito;

    nonostante i dati sconfortanti, in Italia esiste una solida struttura normativa che dovrebbe tutelare le persone la cui patologia ha portato a un'invalidità, sia essa sensoriale o fisica, per garantire loro, attraverso l'eliminazione di qualsiasi ostacolo, regolare accesso agli edifici, sia pubblici che privati, scuole comprese, ai servizi, ai mezzi di trasporto e altro; questa base legislativa è costituita dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13, recante «Disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati», dal decreto ministeriale n. 236 del 14 giugno 1989, dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, dal decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1996 denominato «Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici», n. 503 e dal decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, con particolare riguardo alle Sezioni I e II del Capo III della Parte II, intitolate rispettivamente «Eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati» e «Eliminazione o superamento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici e privati aperti al pubblico»;

    sempre in ambito nazionale, i P.e.b.a. – Piani di eliminazione delle barriere architettoniche – sono lo strumento in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini: introdotti dall'articolo 32, comma 21, della legge 28 febbraio 1986, n. 41, relativamente agli edifici pubblici, sono stati successivamente estesi agli spazi urbani dall'articolo 24, comma 9, della citata legge-quadro n. 104 del 1992;

    l'obbligatorietà della redazione del P.e.b.a. da parte delle amministrazioni comunali era fissata entro un anno dalla entrata in vigore della legge n. 41 del 1986, ma i tempi previsti per l'attuazione risultano in molte circostanze ampiamente disattesi, quando addirittura non sia, in molte città ancora oggi, mancante la progettazione del P.e.b.a. stesso. Il Piano è teso a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un'area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo urbano); il piano deve poter individuare anche le proposte progettuali di massima per l'eliminazione delle barriere presenti e fare la stima dei costi: i P.e.b.a., infatti, non sono solo uno strumento di monitoraggio, ma anche di pianificazione e coordinamento sugli interventi per l'accessibilità, poiché comportano una previsione del tipo di soluzione da apportare per ciascuna barriera rilevata, i relativi costi, la priorità di intervento;

    a distanza di 35 anni dalla entrata in vigore della legge n. 41 del 1986, malgrado la realizzazione di progetti a vari livelli amministrativi, linee guida metodologiche approvate dalle regioni, osservatori, registri e finanziamenti regionali in favore dei comuni, la maggioranza dei comuni non si è ancora dotato di un P.e.b.a., premessa indispensabile per la successiva fase di eliminazione strutturale delle barriere;

    tale grave inadempienza, oltre a provocare un vulnus ad un primario diritto soggettivo, quale quello alla mobilità, genera intollerabili comportamenti discriminatori nei confronti delle persone con disabilità, censurabili anche giurisdizionalmente;

    con l'entrata in vigore della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020) il Governo ha previsto che i contributi concessi ai comuni siano decurtati del 5 per cento nel caso in cui il piano urbanistico attuativo (P.u.a.) e il piano di eliminazione delle barriere architettoniche (P.e.b.a.) non vengano approvati entro il 31 dicembre dell'anno precedente: questo taglio di trasferimenti e disincentivazione non sembra, di fatto, aver accelerato il processo di realizzazione dei P.e.b.a., mentre rischia di avere come effetto concreto un ulteriore taglio ai servizi sociali territoriali in favore delle persone con disabilità;

    numerosi sono i comuni italiani condannati per comportamento discriminatorio nei confronti delle persone disabili costrette a muoversi sulla sedia a rotelle, che, malgrado ciò, continuano ad essere inadempienti in tema di eliminazione delle barriere architettoniche, perdurando nel comportamento discriminatorio per cui sono stati condannati;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), trasmesso al Parlamento il 26 aprile 2021 e da questo approvato, riconosce come «Nonostante gli importanti sforzi compiuti negli ultimi anni, le politiche sociali e di sostegno alle famiglie devono essere ancora notevolmente rafforzate. Queste politiche vanno inserite in una programmazione organica e di sistema che abbia lo scopo di superare i sensibili divari territoriali esistenti, con la finalità di migliorare l'equità sociale, la solidarietà intergenerazionale e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. A questo concorre in modo determinante la scelta nel Piano di destinare importanti risorse alle infrastrutture sociali funzionali alla realizzazione di politiche a sostegno delle famiglie, dei minori, delle persone con gravi disabilità e degli anziani non autosufficienti. Si tratta di interventi pensati per favorire la socializzazione, sostenere percorsi di vita indipendente, anche con la ristrutturazione di alloggi che sfruttino le tecnologie innovative per superare le barriere fisiche, sensoriali e cognitive che sono di impedimento allo svolgimento autonomo degli atti della vita quotidiana»;

    nella Missione 5, C2 del Pnrr è prevista la realizzazione della «Legge quadro della disabilità», che si propone di concretizzare pienamente i principi della convenzione Onu secondo un approccio coerente con la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e con la recente «Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030» presentata a marzo 2021 dalla Commissione europea. In particolare, un ruolo fondamentale riveste l'accessibilità come fattore abilitante dei diritti, dell'autonomia e dell'uguaglianza, non solo per gli ambienti fisici costruiti ma anche per quelli virtuali, per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict), per i beni e i servizi, compresi i trasporti e le infrastrutture, con politiche europee che favoriscano una trasformazione digitale e servizi pubblici digitali inclusivi e accessibili alle persone con disabilità. Le norme europee impongono agli Stati membri i requisiti di accessibilità quale presupposto per accedere ai fondi di gestione condivisa e all'acquisto di beni, servizi e infrastrutture accessibili negli appalti pubblici (proposta della Commissione relativa a un regolamento sulle disposizioni comuni per i fondi di gestione condivisa (COM(2018)375 def.), modificato da COM(2020)450 def.; direttiva 24/2014/UE sugli appalti pubblici);

    il tema della disabilità e dell'abbattimento delle barriere architettoniche richiede un'attenzione particolare, se si intende difendere e sostenere il diritto all'inclusione di tutti i cittadini: non si tratta di riconoscere nuovi o speciali diritti alle persone con disabilità, ma di promuovere, proteggere e assicurare il pieno e uguale godimento alle persone con disabilità di tutti i diritti e le libertà riconosciute ad ogni essere umano, partendo dal tema della piena accessibilità degli spazi fisici nella vita di ogni cittadino;

    l'accessibilità universale di spazi pubblici e privati è uno dei presupposti per l'effettivo esercizio del diritto di cittadinanza e affrontare il tema dell'accessibilità degli spazi pubblici e privati tenendo in particolare considerazione i diritti delle persone disabili attiene alla qualità della vita dell'intera comunità: l'abbattimento delle barriere architettoniche difende e sostiene il diritto all'inclusione di tutti i cittadini,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni possibile iniziativa di competenza per garantire, anche in accordo con le regioni, che gli enti locali si dotino immediatamente dei P.e.b.a. e, in generale, per eliminare le barriere architettoniche e sensoriali al fine di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie, attraverso misure volte ad assicurare l'accessibilità e l'abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive per una progettazione di nuovi modelli urbanistici inclusivi ed eco-sostenibili, anche attraverso la fruizione del bonus al 110 per cento;

2) ad adottare ogni iniziativa di competenza, anche di carattere normativo, per stabilire un termine entro il quale gli enti locali debbano dotarsi dei P.e.b.a. per ottenere i relativi fondi pubblici;

3) a inserire i progetti e ogni iniziativa di eliminazione delle barriere architettoniche nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

4) ad adottare iniziative per prevedere adeguati stanziamenti per rifinanziare il «Fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati», previsto dalla legge 9 gennaio 1989, n. 13;

5) a incentivare la ricerca in materia di mobilità e trasporti, per le persone con disabilità, al fine di rendere performanti e sempre più sicuri i mezzi di mobilità personale, ma anche sviluppare politiche per garantire la piena accessibilità al trasporto pubblico e privato in condizioni di sicurezza, anche sanitaria;

6) ad adottare iniziative per individuare un livello minimo di diffusione territoriale dei parchi gioco inclusivi e accessibili in modo da rendere effettivo il diritto al gioco di tutti i bambini, così come sancito dall'articolo 31 della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza e dall'articolo 30 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità;

7) a prevedere la costituzione di un organismo paritetico per l'elaborazione di Linee guida per la progettazione di spazi gioco inclusivi;

8) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione nel codice degli appalti del criterio della progettazione universale tra i criteri di valutazione nell'ambito dei procedimenti di selezione pubblica per la realizzazione e/o la modifica di spazi ed edifici;

9) ad adottare, in attuazione degli articoli 4 e 33 della Convenzione delle Nazioni Unite, iniziative volte a promuovere la consultazione permanente e la partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni maggiormente rappresentative nell'ambito di tutte le politiche, anche in materia di accessibilità ed eliminazione delle barriere architettoniche, sia a livello nazionale che locale, coinvolgendole attivamente anche nella fase di monitoraggio.
(1-00481) «Lollobrigida, Meloni, Bellucci, Albano, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il decreto-legge n. 34 del 2020, novellando l'articolo 79 del decreto-legge n. 18 del 2020, ha disciplinato in dettaglio la costituzione di una nuova società di trasporto aereo, controllata direttamente dallo Stato o da società a prevalente partecipazione pubblica, anche indiretta. Successivamente il decreto-legge n. 104 del 2020 ha precisato che l'esercizio dell'attività da parte della stessa è subordinato alle valutazioni della Commissione europea;

    il decreto ministeriale di costituzione della nuova società (denominata Italia Trasporto Aereo - Ita spa) è stato firmato il 9 ottobre 2020, ed è stato registrato alla Corte dei conti il 30 ottobre 2020;

    a seguito della costituzione della società è stato predisposto e sottoposto alla valutazione delle Commissioni parlamentari competenti il Piano industriale di Ita sul quale la IX Commissione Trasporti ha votato, dopo un ampio approfondimento, il proprio parere il 17 marzo 2021;

    l'obiettivo ragionevole della nuova compagnia aerea, delineato nel Piano, era quello di iniziare ad operare in modo da poter beneficiare del presumibile miglioramento degli scenari di domanda, anche collegato ad un contestuale miglioramento della situazione epidemiologica e alla implementazione della campagna vaccinale contro il COVID-19, che si sarebbe dovuto verificare nel periodo estivo;

    d'altro canto, l'amministrazione straordinaria delle società del gruppo Alitalia ha dato conto, nel corso dell'audizione svolta presso la IX Commissione Trasporti il 20 aprile 2021, della situazione delle società, segnalando l'importanza dell'ottenimento dei ristori da riconoscere alle stesse in ragione delle perdite economiche dipendenti dall'epidemia da COVID-19;

    con riferimento a entrambe queste problematiche è da tempo aperta un'interlocuzione tra il Governo e la Commissione europea;

    purtroppo, il protrarsi di tale trattativa, al di là del merito delle questioni che vengono discusse, è di per sé cagione di un grave pregiudizio per il nostro Paese, perché rischia di privarlo di un asset fondamentale per la ripartenza del turismo, leva fondamentale di ripresa economica, e perché a fronte di un impegno di ingenti risorse pubbliche si rischia di perdere quote di mercato a vantaggio dei concorrenti;

    come ha ricordato, da ultimo, anche l'amministratore delegato di Ita nel corso dell'audizione del 27 aprile 2021, le società in amministrazione straordinaria non si sono trovate nelle condizioni di corrispondere lo stipendio del mese di aprile ai propri lavoratori;

    allo stesso tempo il ritardo nell'avvio della nuova compagnia potrebbe indebolirne la strategia anche a fronte dell'adozione di aggressive iniziative commerciali da parte dei concorrenti (in particolare di diverse compagnie low cost) volte ad assicurarsi spazi più ampi in un mercato importante e, proprio per le ragioni sopra indicate, poco presidiato, fino a comportare, se il ritardo dovesse protrarsi, la parziale compromissione degli obiettivi del Piano;

    l'ampio stanziamento di risorse pubbliche fin qui operato impone di addivenire ad una conclusione positiva con la partenza di una compagnia nazionale, assicurando l'equilibrio economico-finanziario della stessa ed evitando il versamento di ulteriori contributi pubblici;

    appare pertanto indispensabile un rapido avvio della nuova compagnia aerea, quanto meno a partire da luglio, fermo restando che è necessario, al fine di consentire tale avvio, procedere immediatamente allo sblocco dell'attività commerciale di ticketing;

    auspicando il raggiungimento di un accordo con le istituzioni europee e garantendo al Governo tutto il supporto nella trattativa, appare comunque necessario che si assicuri alla nuova compagnia di poter avviare la propria attività nei tempi ormai improcrastinabili sopra indicati,

impegna il Governo:

   a valutare la sussistenza dei presupposti per definire con la Commissione europea un accordo che possa rispondere alle esigenze che il Governo ha delineato con la decisione di costituire una nuova compagnia aerea;

   ad assumere comunque tutte le iniziative necessarie a consentire che Ita spa possa avviare la propria attività entro luglio 2021.
(7-00650) «Paita, Scagliusi, Rixi, Gariglio, Tasso».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BOND, LABRIOLA, ELVIRA SAVINO e D'ATTIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il disastro bancario consumatosi negli anni 2014/17 ha coinvolto i risparmiatori di quattro banche del centro Italia (Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche) e delle due popolari venete (Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca) e ha lasciato centinaia di migliaia di incolpevoli risparmiatori con profonde ferite che il Fondo indennizzo risparmiatori lenisce solo in parte;

   le gravissime perdite economiche patite incolpevolmente sono state aggravate dalle conseguenze della pandemia da Covid-19 che ha ulteriormente martoriato tali soggetti fragili;

   i territori nei quali operavano le banche cui fa riferimento la normativa «FIR», specialmente il Veneto, sono stati pesantemente danneggiati per aver anche perso istituti bancari di lunghissima tradizione che svolgevano una preziosa funzione sinergica alla specificità imprenditoriale di quelle aree ove vi era intreccio virtuoso fra partecipazione e sostegno della banca popolare ed erogazione del credito su base personale consentita dalla diretta conoscenza e vicinanza. Salvo talune aberrazioni inevitabili in qualsiasi contesto;

   ora, il sostegno privato all'economia passa esclusivamente attraverso istituti bancari che adottano e attuano rigide regole impersonali per l'erogazione del credito, di fatto escludendo moltissimi attori economici che per dimensione o per struttura non raggiungono il merito creditizio secondo i programmi informatici;

   con la sentenza nella causa C-425/19 P, del 2 marzo 2021, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha respinto l'impugnazione proposta dalla Commissione contro la sentenza del Tribunale dell'Unione europea in merito all'operazione di aumento di capitale di Banca Tercas, istituto in amministrazione straordinaria, eseguito da Banca Popolare di Bari a fronte della copertura del deficit patrimoniale della stessa Tercas e della concessione di determinate garanzie da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), misure queste approvate dalla Banca d'Italia;

   con la citata sentenza del 2 marzo 2021 la Corte di Giustizia dell'Unione europea ha accertato l'errore commesso dalla Commissione, la cui commissaria per la concorrenza è Margrethe Vestager, che ha di fatto impedito che anche quattro banche del centro Italia e le due popolari venete venissero agevolmente salvate attraverso il Fondo interbancario di tutela del risparmio;

   non solo i risparmiatori ed i territori di cui sopra si è detto hanno pesantemente pagato per una colpa non loro, ma tutti i contribuenti italiani sono stati ingiustamente penalizzati, basti considerare che la liquidazione delle popolari venete è costato al contribuente circa 5 miliardi di euro, mentre le banche nel 2015/16 potevano essere salvate con meno di 2 miliardi;

   è ormai evidente che quel disastro bancario sia stato la conseguenza di decisioni politiche e amministrative nazionali ed europee errate ed improvvide;

   il principio generale di risarcimento del danno ingiusto, riconosciuto anche a livello europeo, impone che le vittime vengano risarcite; la stessa Abi ha chiesto al Governo di attivarsi per ottenere il risarcimento di tutti i danni causati dalla mancata ricapitalizzazione delle banche sopra citate da parte del Fondo interbancario –:

   quali iniziative di competenza il Governo abbia intrapreso e/o intenda intraprendere per recuperare l'enorme perdita economica che l'errata decisione della Commissione, le cui politiche per la concorrenza sono affidate alla commissaria Margrethe Vestager, ha causato ai risparmiatori, al tessuto economico di intere regioni, se non di tutto lo Stato, ed ai contribuenti;

   quali iniziative il Governo abbia adottato e/o intenda adottare per ulteriormente indennizzare i risparmiatori in quanto vittime incolpevoli ed i contribuenti in quanto incisi ingiustamente per pagare errori di terzi.
(3-02247)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in una conversazione intercettata e riportata da Fanpage.it, il sottosegretario per l'economia e le finanze, Claudio Durigon, ha testualmente affermato: «Quello che fa le indagini sulla Lega lo abbiamo messo noi»;

   il riferimento sarebbe a un non precisato generale della Guardia di finanza e alle nomine effettuate ai vertici della stessa, mentre l'inchiesta a cui farebbe riferimento sarebbe quella relativa ai 49 milioni di euro di rimborsi elettorali che, tra il 2008 e il 2010, sarebbero stati trasferiti all'estero dall'allora tesoriere della Lega Nord e utilizzati a fini privati e in particolare a quella, sfociata in un processo, relativa all'acquisto di un capannone di Lombardia Film Commission che vede coinvolti alcuni professionisti vicini alla Lega, partito di cui Durigon è un autorevole esponente;

   un altro passaggio delicato dell'inchiesta di Fanpage riguarda invece la promessa, da parte di Durigon, di nomine pubbliche nella regione Puglia, in caso di vittoria elettorale, poi non avvenuta, alle elezioni regionali, per placare le contestazioni di ex sodali del sindacato;

   l'inchiesta giornalistica di Fanpage.it di cui Durigon è protagonista riguarda gli intrecci societari, le commistioni affaristiche tra Lega e società private, l'anomalo rapporto tra la Lega e il sindacato Ugl, di cui Durigon è stato vicesegretario generale, nonché i rapporti, a giudizio dell'interrogante ambigui, con mondi legati alla criminalità organizzata a Latina;

   nello stesso reportage si fa inoltre riferimento alla carriera del sottosegretario Durigon all'interno del sindacato Ugl, a presunte irregolarità sul numero degli iscritti al sindacato e di come lo stesso avrebbe soccorso la Lega, partito in quel momento in crisi economica, mettendo a disposizione della stessa sia la sede che lo staff del sindacato;

   a parere dell'interrogante gli elementi svelati dall'inchiesta appaiono estremamente preoccupanti e necessitano della massima chiarezza e trasparenza, ma ancora più inquietanti appaiono gli aspetti relativi al membro del Governo Durigon, ai suoi comportamenti e alle sue parole riguardo a un presunto «controllo» delle indagini portate avanti dalla Guardia di finanza rispetto al suo partito, la Lega, che gettano discredito sui vertici della stessa;

   a parere dell'interrogante anche il solo millantato credito rende incompatibile la figura di Durigon con il ruolo di Sottosegretario per l'economia e le finanze, posto che al Ministero dell'economia e delle finanze la Guardia di finanza peraltro afferisce, perché le sue parole danneggiano fortemente non solo l'immagine del Corpo ma quello dell'intero Ministero agli occhi della collettività –:

   quali iniziative intendano assumere alla luce delle gravi dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario Claudio Durigon, ritenendo l'interrogante la sua persona non più compatibile con l'incarico ricoperto al Ministero dell'economia e delle finanze.
(4-09194)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PALLINI, DI LAURO, INVIDIA, BERTI, CARABETTA, CURRÒ, GRIMALDI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono migliaia i possessori di buoni postali fruttiferi (Bpf) che si rivolgono alle associazioni dei consumatori in quanto i loro risparmi si sono volatilizzati per avvenuta prescrizione;

   i Bpf sono disciplinati dal decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973, n. 156, e sono collocati da Poste Italiane in base a quanto previsto dall'articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144;

   al momento della sottoscrizione dei buoni postali al risparmiatore viene consegnato un documento che disciplina il regolamento del prestito. Le successive comunicazioni circa eventuali modifiche del regolamento, a differenza di ciò che avviene per altri strumenti di risparmio, sono effettuate mediante l'inserzione di appositi avvisi nella Gazzetta Ufficiale o mediante esposizione nei locali aperti al pubblico di Poste Italiane;

   questa prolungata mancanza di informazioni rese direttamente ai risparmiatori spesso li fa cadere nella rete della prescrizione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda porre in essere, per quanto di competenza, iniziative normative per impedire che un vuoto informativo per i risparmiatori porti alla prescrizione dei buoni postali fruttiferi a loro insaputa.
(5-05944)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VALLASCAS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente del Consiglio dei ministri, Mario Draghi, nel corso del suo intervento alla Camera dei deputati il 27 aprile 2021, sulle comunicazioni, in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha evidenziato che il documento prevede lo stanziamento complessivo pari a 3,6 miliardi di euro per lo sviluppo dell'idrogeno (dato significativamente superiore ai 2 miliardi di euro della Francia e 1,6 miliardi di euro della Spagna);

   al riguardo, l'impiego di tali risorse ha proseguito Draghi, richiederà un'efficacia senza precedenti nel raggiungimento degli obiettivi di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili, in assenza delle quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno;

   il target previsto risulta essere il 72 per cento dell'elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030, che rappresenta l'installazione di circa 70 gigawatt di potenza rinnovabile nei prossimi dieci anni (a differenza del ritmo attuale di installazione della potenza che risulta essere pari allo 0,8 all'anno);

   a tal fine, il Presidente del Consiglio dei Ministri Draghi, ha rilevato come tutto dipenderà dalla capacità di rispettare la tabella di marcia del Piano, riducendo al minimo i ritardi nell'implementazione delle infrastrutture energetiche;

   le suesposte osservazioni, a giudizio dell'interrogante, sebbene condivisibili, necessitano tuttavia di essere sostenute anche attraverso interventi fiscali, finalizzati a sostenere le imprese che operano nello sviluppo del mercato italiano, relativo ai sistemi per la produzione, lo stoccaggio e l'utilizzo dell'idrogeno, al fine di stimolare il settore industriale e manifatturiero italiano relativo al settore dell'idrogeno;

   la mobilità sostenibile, finalizzata a sostenere quella ferroviaria, il trasporto pesante, quello marittimo e della movimentazione dei materiali, rappresenta, com'è noto, un aspetto strategico importante e costituisce una delle sfide principali dell'Italia e dell'Europa, nell'ambito del processo di decarbonizzazione e di lotta ai cambiamenti climatici, nei confronti del quale il nostro Paese, sconta pesanti ritardi dal punto di vista infrastrutturale e dei sistemi di collegamento efficienti e moderni;

   l'introduzione di adeguati interventi, in favore delle imprese del settore operanti nell'idrogeno, attraverso opportuni incentivi e con fiscalità di vantaggio, da affiancare alle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (come più volte ribadito, strettamente legato il nostro futuro) in attesa di essere erogate dall'Unione europea, risulta pertanto, ad avviso dell'interrogante, urgente e necessario, al fine di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel 2050 e del Green Deal –:

   se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative, anche di natura normativa, al fine di sostenere la transizione energetica nel nostro Paese, con particolare riguardo alla valorizzazione dell'elevata competenza tecnica del sistema industriale italiano nella produzione e nell'utilizzo dell'idrogeno, attraverso misure di agevolazione fiscale, volte a rafforzare la filiera dell'idrogeno pulito, che costituisce una leva formidabile per lo sviluppo economico del Paese, e garantire la competitività delle nostre imprese anche in ambito europeo.
(4-09189)


   PATASSINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 18-quater del decreto-legge n. 8 del 2017, convertito dalla legge n. 45 del 2017, veniva istituito un credito d'imposta per investimenti nelle regioni dell'Italia Centrale colpite dagli eventi sismici finanziato, in base al comma 4 del medesimo articolo 18-quater, con la dotazione del Fondo per gli interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 307 del 2004;

   la disposizione in questione è stata notificata, a cura del Ministero dello sviluppo economico, alla Commissione europea ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea per la istituzione o modifica degli aiuti di Stato;

   con decisione n. 1661 del 6 aprile 2018 la Commissione europea ha autorizzato l'aiuto considerandolo compatibile con l'articolo 107, paragrafo 3, e del «Trattato sul funzionamento dell'Unione europea per la istituzione o modifica degli aiuti di Stato»;

   nella stessa decisione n. 1661 del 6 aprile 2018 al paragrafo 2.3 Legal basis, punto (13) si fa riferimento all'articolo 1, comma 98 e seguenti, della legge finanziaria n. 208 del 2015 quale base legale per l'istituzione del nuovo aiuto per le aree colpite dal sisma del Centro Italia nel 2016, ovvero il cosiddetto bonus per gli investimenti nel Mezzogiorno;

   nel punto (23) della decisione n. 1661 del 6 aprile 2018 si fa generico riferimento ad una conferma e garanzia dell'Italia riguardo al divieto di cumulo dell'aiuto in questione con ogni altra forma di aiuto proveniente da fonti locali, regionali, nazionali o europei ed anche con altri aiuti in regime «de minimis», divieto non presente nel bonus per gli investimenti nel Mezzogiorno;

   tale ultima previsione, peraltro non rintracciabile nel testo normativo, crea una difformità di trattamento rispetto alle aree del Mezzogiorno non giustificabile e discriminatoria;

   con il diffondersi della pandemia da Coronavirus la Commissione europea con comunicazione COM 2020/C 91 I/01 estesa ed integrata il 3 aprile 2020 e successivamente il 29 giugno 2020, ha istituito un «Temporary framework for State aid measures to support the economy in the current COVID-19 outbreak», volto a consentire agli Stati membri di adottare misure a sostegno al tessuto economico in deroga alla disciplina ordinaria sugli aiuti di Stato rientrando pienamente in questa definizione anche la possibilità di adottare norme maggiormente flessibili in materia di aiuti di Stato, in particolare volte a garantire la liquidità e l'accesso ai finanziamenti per le imprese di cui beneficiano tutte le imprese nazionali;

   in tale contesto è rimasto escluso da qualsivoglia flessibilità l'aiuto concesso alle popolazioni ed aree colpite dal sisma del Centro Italia nel 2016 e in particolare sarebbe incompatibile la richiesta della garanzia Mcc istituita dall'articolo 13 del decreto-legge n. 23 dell'8 aprile 2020 per le imprese con numero di dipendenti non superiore a 499;

   l'attuale situazione si traduce in una impossibilità di fatto per queste aziende medio-piccole dei 140 municipi interessati dal sisma del Centro Italia, già duramente colpite, di accedere a prestiti «garantiti» per finanziare gli investimenti, mentre tutte le altre misure agevolative hanno ottenuto un maggior aiuto in funzione dell'applicazione pratica del Temporary framework che si è tradotto in un ampliamento temporaneo del «de minimis» –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda adottare per superare il divieto di cumulabilità dell'aiuto di cui in premessa, al fine di supportare concretamente le aziende ubicate nei territori sopracitati.
(4-09190)


   MUGNAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

  nel 1942 venne costituita la Fondazione Agraria «Barone Carlo de Franceschi», istituita con regio decreto, ente morale al quale furono trasferiti i beni del consorzio antifillosserico e che contribuì alla istituzione e al funzionamento in Pistoia di una scuola tecnica agraria, che cominciò a funzionare dall'anno scolastico '45-'46;

   nell'anno scolastico 1995/96 l'istituto assume una nuova denominazione: «Istituto Professionale di Stato per agricoltura e ambiente Barone Carlo de Franceschi». La Fondazione è tuttora presente e funzionante nell'istituto che ne utilizza il patrimonio fondiario a scopo didattico;

   da tempo è oggetto di discussione la questione che vede la Fondazione Agraria Barone Carlo De Franceschi contrapposta al comune di Pistoia per il pagamento degli immobili asserviti all'attività scolastica dell'istituto agrario. La Fondazione Agraria ha ricevuto dal comune di Pistoia, in data 9 ottobre 2019, un avviso di accertamento contenente la contestazione di mancato versamento Imu per l'anno 2014 per gli immobili destinati allo svolgimento dell'attività didattica sin dalla costituzione della Fondazione Agraria Barone de Franceschi a favore della regia scuola di agraria;

   il combinato disposto dell'atto costitutivo e statuto della Fondazione (regio decreto n. 1061 dell'8 agosto 1942), dell'articolo 9, comma 8, del decreto legislativo n. 23 del 2011 che richiama l'articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo n. 504 del 1992, dell'articolo 3 comma 1, punto b) della legge n. 23 del 1996 e, infine, dell'articolo 1, comma 85, della legge n. 56 del 2014 produce problemi vista la mancata coerenza dell'azione amministrativa;

   la Fondazione Barone de Franceschi, all'interno del ricorso avverso l'avviso da ultimo notificato dall'amministrazione comunale di Pistoia, ha sollevato questione di legittimità costituzionale in relazione al regio decreto n. 1061 del 1942, in quanto lo stesso non le consente di dare coerente esecuzione all'oggetto sociale;

   in data 16 marzo 2021, il ricorso n. 55/2020 depositato il 2 marzo 2020 avverso all'avviso di accertamento del comune di Pistoia n. 7317 per l'Imu per l'anno 2014, proposto dalla Fondazione agraria Barone Carlo De Franceschi,, depositato in Segreteria il 28 aprile 2021, risulta accolto;

   già nel marzo 2020 l'interrogante aveva presentato una interrogazione sulla medesima problematica –:

   visto l'accoglimento del ricorso presentato dalla Fondazione Agraria, a distanza di due mesi dalla precedente interrogazione parlamentare, se Il Ministro interrogato non intenda adottare normative per rimediare a questo annoso problema creatosi nel tempo, con l'obiettivo di ottenere l'esenzione Imu per casi come quelli della fondazione sopra citata, così come per casi di altre simili fondazioni nelle medesime condizioni.
(4-09201)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   ogni giorno 63 minori vengono allontanati dalle famiglie di origine per decisione dei tribunali o su segnalazione dei servizi sociali; una ricerca dell'Università di Padova parla di 160 mila allontanamenti negli ultimi vent'anni, la metà dei quali archiviati oppure conclusi con l'assoluzione dei genitori; risultano 26.615 i ragazzi che vivono fuori famiglia, dato sottostimato a causa dell'assenza di un monitoraggio nazionale puntuale ed efficiente, come sottolineato nell'indagine conoscitiva realizzata nel corso della XVII legislatura, dalla Commissione bicamerale infanzia e adolescenza; 91.271 i minori in carico ai servizi sociali per maltrattamenti (la metà per trascuratezza materiale e/o affettiva);

   si tratta di numeri impressionanti, destinati purtroppo a non arrestarsi, come testimoniano le toccanti storie di genitori che vivono veri e propri calvari per riabbracciare i propri bambini, in attesa di una giustizia che, troppo spesso, tarda ad arrivare e, nel frattempo, rischia di arrecare più danni di quelli che era stata chiamata a riparare;

   è il caso di Tiziana «una mamma che, dal 25 agosto del 2012, lotta per i suoi figli. Prima per difenderli da un padre violento. Poi dallo Stato che vorrebbe strapparmeli giudicandomi inadeguata»: dopo 12 anni di violenza subìte dal padre dei suoi due figli, Tiziana decide di chiedere aiuto e viene messa in contatto con un centro antiviolenza; nell'estate del 2012 trova la forza di denunciare le violenze ai carabinieri, che allertano i servizi sociali, disponendo, con urgenza, l'allontanamento di mamma e minori accolti in una struttura protetta, presso la quale rimarranno solo 15 giorni, per poi essere trasferiti in una seconda struttura, che di protetto, però, non ha nulla;

   come riferito da Tiziana, infatti, «Nessuno ci picchiava più, ma tutto il resto non funzionava: indifferenza, cibo avariato, topi, bambini spostati di qui e di là come pacchi, senza che io potessi intervenire»; ma vi è di più, perché, come si legge nella querela che Tiziana ha presentato contro i servizi sociali, «con il tempo ho scoperto che nelle relazioni dei servizi sociali veniva distorta la realtà dei fatti, in quanto le mie richieste di aiuto venivano considerate “ostilità”. [...] Non vi è traccia neanche del provvedimento del tribunale che disponeva la valutazione del servizio sociale sul rientro del nucleo familiare presso l'abitazione, tenutomi nascosto»;

   Tiziana viene anche inspiegabilmente sottoposta, peraltro senza autorizzazione dell'autorità giudiziaria, ad una visita psichiatrica, che non riscontra alcun disturbo; mentre gli stessi servizi sociali si attivano per «preparare gli incontri dei bambini con il padre», condannato per violenza e predisposti contro la volontà dei minori che avevano ancora molta paura della figura patema;

   quando Tiziana, dopo l'ennesima richiesta inascoltata, torna dai carabinieri per segnalare le inefficienze sopportate, come, ad esempio, la mancata attuazione del sostegno psicologico prescritto dal giudice per i figli e la necessità di incontri, quantomeno in modalità protetta, con il padre, scatta quella che lei definisce la «punizione» con perizie formulate senza possibilità né di confronto, né di opposizione: i ragazzi vengono affidati al padre, mentre alla madre, dopo due anni di incontri protetti, viene impedito ogni contatto;

   come denunciato da Tiziana nella querela, «Anche gli insegnati dei minori, a seguito dei loro atteggiamenti, continuavano a segnalare ai Servizi Sociali l'opportunità di sospendere gli incontri. Perfino, il pediatra di famiglia P.C., che alla fine mi consigliava di recarmi alla NPI di Bologna a spiegare la situazione, ovvero che i servizi sociali affidatari dei minori erano inadempienti. Sul punto, la dottoressa G.M. della NPI alla quale avevo fatto riferimento in autonomia diagnosticava a S. un “disturbo del comportamento e dell'aggressività”, generato proprio a causa degli eventi traumatici a cui aveva assistito. Anche quest'ultima invitava i servizi sociali affidatari ad attivare quanto prima un sostegno psicologico»;

   Tiziana ha lottato con tutta sé stessa per il bene dei suoi bambini; è stata valutata una madre attenta, amorevole, e idonea, ma, inspiegabilmente, il servizio sociale ha relazionato diversamente, decidendo di collocare i minori presso il padre, senza nemmeno l'autorizzazione del giudice, come denunciato da Tiziana che da vittima è diventata carnefice, costretta a vedere i figli durante incontri protetti, fino ad arrivare a non avere più loro notizie;

   nessun tribunale ha revocato la responsabilità genitoriale a Tiziana che, ancora oggi, non conosce le motivazioni addotte dai servizi sociali a fondamento della decisione di allontanarla dai suoi due figli;

   Tiziana, solo questa estate, ha potuto riabbracciare la figlia, oggi sedicenne, che, sempre secondo quanto denunciato dalla madre, ha confessato di aver cominciato a fare uso di sostanze stupefacenti, proprio mentre era affidata ai servizi sociali; mentre il figlio, oggi maggiorenne, soffre di una grave forma di disfunzione alimentare –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravissimi fatti esposti in premessa e, accertata la veridicità degli stessi, quali immediate iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, intenda assumere al riguardo, al fine di garantire che storie come quella di Tiziana e dei suoi due bambini non si ripetano mai più.
(2-01211) «Bellucci».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUFFINO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale «Lorusso e Cotugno» conta una popolazione carceraria, al 27 aprile 2021, di 1343 detenuti, che corrisponde ad oltre il 30 per cento delle persone detenute nelle carceri della regione Piemonte;

   in seguito ai noti fatti che hanno portato alla rimozione, nel mese di luglio 2020, del direttore titolare, la responsabilità della casa circondariale è attualmente attribuita, in via provvisoria e con, funzioni di reggente, alla dottoressa Rosalia Marino, che riveste altresì l'incarico di direttrice del carcere di Novara;

   dall'inizio della pandemia, 146 agenti di servizio presso casa circondariale «Lorusso e Cotugno» e 214 detenuti sono risultati positivi al Covid-19;

   solo circa la metà degli agenti e del personale amministrativo della casa circondariale ha ricevuto la prima dose del vaccino. Risulta all'interrogante che a nessuno sia stato ancora somministrato il richiamo,

   garante dei diritti dei detenuti sottolinea la necessità, nell'attuale contesto storico segnato dalla pandemia, che l'incarico di direttore della casa circondariale «Lorusso e Cotugno» venga attribuito a titolo definitivo ed esclusivo, al fine di rafforzarne l'azione ed affrontare con la necessaria attenzione le problematiche specifiche di una struttura senz'altro molto complessa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica relativa alla reggenza della casa circondariale «Lorusso e Cotugno» di Torino –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative affinché si giunga in tempi brevi alla nomina definitiva del nuovo direttore della casa circondariale «Lorusso e Cotugno» di Torino.
(4-09188)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza della grave situazione che, da circa un anno, si è venuta a creare nel carcere di Augusta;

   i sindacati Uspp, Cisl, Cnpp, Cgil e Sippe raccontano, congiuntamente, di ripetute condotte antisindacali poste in essere dal direttore della casa di reclusione di Augusta dottoressa Angela Lantieri;

   i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione e hanno interrotto le normali relazioni sindacali;

   a nulla sono valsi gli sforzi del provveditore regionale per colmare la frattura, in quanto il direttore del carcere di Augusta ha mantenuto il proprio atteggiamento di chiusura nei confronti delle sigle sindacali maggiormente rappresentative;

   le organizzazioni sindacali hanno chiesto la rimozione della dottoressa Lantieri;

   tra i vari episodi segnalati spicca, in particolar modo, quello di un sovrintendente capo con 30 anni di servizio. A fronte di un'intera carriera senza sanzioni, lo stesso ha ricevuto una raffica di provvedimenti disciplinari a partire dal conferimento della nomina di delegato sindacale;

   tale episodio, come tanti altri, è stato portato a diretta conoscenza delle autorità competenti da parte delle organizzazioni sindacali;

   le tensioni sindacali si riflettono anche sulla sicurezza dei lavoratori impiegati nel carcere, dove il clima è diventato ormai pesantissimo e gli agenti sono preoccupati e demotivati;

   gli episodi di aggressione e violenza nei confronti degli agenti si sono intensificati negli ultimi 6 mesi, al punto tale che le organizzazioni sindacali hanno richiesto l'invio di un'ispezione da parte del Ministero;

   l'ultimo gravissimo episodio violento è accaduto il 30 aprile 2021, due giorni dopo un'altra aggressione. Verso le ore 11,30, un detenuto al rientro dal campo sportivo, per futili e inspiegabili motivi, ha aggredito e colpito ripetutamente e con inaudita violenza al volto e alla testa un assistente capo comandato di servizio di vigilanza ed osservazione presso una sezione detentiva. L'agente è stato immediatamente soccorso e portato in ospedale, dove è stato dimesso in serata con una prognosi di 20 giorni –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria impiegati presso il carcere di Augusta;

   quali iniziative intenda assumere il Governo per ripristinare le corrette relazioni sindacali presso il carcere di Augusta;

   se il Governo intenda avviare un'ispezione amministrativa presso il carcere di Augusta;

   se il Governo intenda rimuovere dal proprio incarico il direttore del carcere di Augusta.
(4-09192)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta orale:


   SUT e DEIANA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia, il 40 per cento della produzione energetica da fonte rinnovabile è ottenuta grazie allo sfruttamento dell'energia idroelettrica, prodotta in 531 grandi derivazioni d'acqua;

   il decreto-legge n. 507 del 1994 convertito dalla legge n. 584 del 1994 ha individuato, quale competenza dello Stato, la vigilanza e il controllo della sicurezza delle grandi dighe, mentre la regolazione dei rapporti con le società concessionarie incaricate della gestione degli impianti è affidata alle regioni;

   il decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12 è intervenuto sull'articolo 12 del decreto legislativo n. 79 del 1999, stabilendo il passaggio di proprietà delle grandi derivazioni idroelettriche alle regioni, al momento della scadenza delle concessioni o nei casi di decadenza, revoca o rinuncia alle stesse;

   l'affermazione di principi e norme legati all'ecosostenibilità e l'intervento di soluzioni tecnologiche in grado di coadiuvare il controllo umano sulla sicurezza delle grandi derivazioni idroelettriche, non possono a detta dell'interrogante limitare il perseguimento di standard di professionalità elevati nei servizi di sorveglianza degli impianti idroelettrici nel nostro Paese, la cui storia è stata segnata da tragici eventi quali il crollo della diga del Gleno (1923) e di Molare (1935), l'incidente di Pontesei (1959) e il disastro del Vajont (1963);

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 1363 del 1959, cosiddetto «Regolamento dighe», all'articolo 15, stabiliva che queste fossero «costantemente presidiate con personale adatto che risieda nelle immediate vicinanze in apposita casa di guardia», al fine di garantire tempestivo intervento in caso di riscontrato rischio di sicurezza;

   interlocuzioni con esponenti di forze sindacali coinvolte riferiscono il sussistere di un processo di graduale terziarizzazione del servizio di guardiania delle grandi derivazioni d'acqua a scopo idroelettrico;

   alcuni concessionari quali A2A, Enel, Erg, Hydro Dolomiti Energia, gestori di impianti del Friuli Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige, della Lombardia, del Piemonte, della Toscana, della Sardegna e della Sicilia, stanno affidando il sopracitato servizio a vigilanti facenti capo a società esterne che, in virtù di un intravisto obiettivo di contenimento dei costi aziendali, starebbero inserendo nuovo personale privo di adeguata professionalità, invece garantita dal personale interno precedentemente impiegato;

   la nuova definizione dei servizi di sorveglianza scelta da alcuni concessionari, oltre a generare preoccupazione sul piano della tutela della pubblica sicurezza, sta comportando un deterioramento delle condizioni lavorative presso gli impianti idroelettrici, a causa della stipula di contratti in subappalto di cui non è ben nota la tipologia, che vedono i lavoratori impegnati anche per 16 ore consecutive, comprensive di quelle di reperibilità speciale trascorse nell'alloggio di servizio e retribuite in modo risibile, senza considerare il problema della guardiania notturna, ancor più delicata ma ugualmente affidata da taluni concessionari a personale non specializzato;

   la cessione a terzi del servizio di guardiania nei sopracitati impianti avverrebbe a seguito di decisioni unilaterali da parte dei concessionari che agirebbero nonostante la manifestata contrarietà delle organizzazioni sindacali;

   queste ultime hanno evidenziato la sostanziale disdetta dei concessionari delle precedenti intese di fonte contrattuale in materia di attività dei lavoratori guardadighe, come ribadito da Cisal FederEnergia ad Enel Spa ed Enel Green Power nella nota dell'11 aprile 2019;

   la sempre più frequente terziarizzazione dei servizi di guardiania, sembra inoltre confliggere con gli accordi stipulati inizialmente tra concessionari idroelettrici e regioni, compromettendo, inoltre, il patto con i territori montani dove gli impianti risultano ubicati e in cui, storicamente, hanno costituito fonte di occupazione per la popolazione locale –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda eventualmente avviare, al fine di preservare adeguati livelli di sicurezza presso le grandi derivazioni d'acqua ad uso idroelettrico.
(3-02245)


   MANZO e NAPPI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   ormai da anni per i Governi che si sono succeduti nel corso degli stessi, gli interventi di messa in sicurezza delle aree portuali produttive dedicate alla cantieristica navale sono considerati di prioritaria importanza;

   tra questi un ambizioso e grande progetto strategico è quello dedicato all'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale (porti di Napoli, Salerno e Castellammare di Stabia);

   in particolare, con delibera del Cipe n. 47 del 24 luglio 2019 sono state assegnate risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione Fsc 2014-2020 del valore complessivo di 99 milioni di euro quale integrazione finanziaria del Piano operativo infrastrutture Fsc 2014-2020 di competenza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di cui 25 milioni di euro per la messa in sicurezza dell'aeroporto di Reggio Calabria;

   la restante somma di 74 milioni di euro è stata così ripartita: messa in sicurezza del porto di Palermo (39 milioni di euro), messa in sicurezza del porto di Castellammare di Stabia (35 milioni di euro);

   all'uopo si evidenzia e si rappresenta che i fondi per Castellammare di Stabia devono essere ancora formalmente trasferiti alle Autorità di sistema portuali attraverso una convenzione con il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   il passare del tempo ed il ritardo evidenziano come esistano ormai nuove forme che sostituiscono i desueti sistemi di varo;

   di notevole rilievo è il progetto presentato da Fincantieri che mira alla creazione di una grande piattaforma orizzontale per il miglioramento degli standard di sicurezza del sito produttivo e di tutta l'area portuale;

   un nuovo e innovativo sistema di varo è quello che utilizza una «Barge» sommergibile, tecnologia tra l'altro già collaudata;

   questo sistema, una volta terminate le lavorazioni a terra da parte degli operatori industriali navalmeccanici, affiancato al sito produttivo, permetterebbe alla nuova nave di essere varata in totale sicurezza;

   la Barge, una volta realizzata, andrebbe a beneficio di tutti gli operatori della navalmeccanica, in prima battuta campani e, più in generale, del Mar Mediterraneo del Sud Italia;

   un intervento di tale portata è da considerarsi strategico per il Mezzogiorno del nostro Paese, penalizzato sempre e su diversi fronti, che attraverso il mondo della piccola e media impresa verrebbe così coinvolto nella realizzazione della Barge e, successivamente, porrebbe i siti produttivi navalmeccanici del Sud Italia all'avanguardia con le innegabili ricadute economiche ed occupazionali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se sia loro intenzione valutare l'opportunità di attivare, per quanto di competenza, nuovi canali di finanziamento, attingendo anche alla disponibilità di eventuali finanziamenti europei, al fine di destinare tali risorse all'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centrale per i lavori di realizzazione e gestione della Barge.
(3-02246)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FOTI, BUTTI e RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019, come modificato dall'articolo 9 del decreto-legge n. 76 del 2020, disciplina la procedura per l'individuazione di interventi infrastrutturali con caratteristiche tali da richiedere la nomina di uno o più commissari. In particolare, il comma 1 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 32 del 2019 prevede che l'individuazione avvenga con più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati entro il 30 giugno 2021;

   per detti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri è stata richiesta dalle competenti Commissioni di Camera e Senato il pieno coinvolgimento delle regioni interessate nella scelta delle opere attraverso un'annunciata, ancorché non meglio definita, interlocuzione tra le stesse e il Governo;

   diverse regioni sostengono che tale fase non sia ancora iniziata;

   a quanto consta agli interroganti, risulta che la regione Lombardia avanzerà, su richiesta dei rispettivi territori, una proposta di inserire nel prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, tra le altre, due opere fondamentali quali il prosieguo e completamento (con il 3 lotto) della cosiddetta «Nuova Lecco Bergamo», ex strada provinciale 639 e il completamento della tangenziale di Como con la realizzazione del secondo lotto. Dette infrastrutture appaiono infatti indispensabili per lo sviluppo economico del territorio lombardo, anche in prospettiva delle Olimpiadi invernali del 2026 –:

   quale sia l'orientamento del Governo in relazione alla proposta della regione Lombardia di cui in premessa.
(5-05937)


   TERZONI, SUT, MARAIA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, LICATINI, MICILLO, TRAVERSI, VARRICA, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   alcune associazioni di categoria del comparto edilizio hanno richiamato l'attenzione mediatica sull'aumento dei prezzi che sta interessando le materie prime utilizzate;

   secondo la Confederazione nazionale artigiani (Cna), il suddetto incremento del prezzo si riferisce sia alle materie prime — con un aumento sensibile del prezzo dell'acciaio (+130 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021), del rame (+17 per cento) del legno (+14,3 per cento) — che a materiali isolanti (+16 per cento, con picchi oscillanti tra il 25 e il 50 per cento), a base di polietileni (+40 per cento), ma anche prodotti legati all'impiantistica e ai serramenti, nonché il prezzo dei ponteggi;

   l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, ha innalzato al 110 per cento l'aliquota di detrazione fiscale delle spese sostenibili per specifici interventi di efficienza energetica e di adeguamento antisismico degli edifici;

   l'introduzione della misura di incentivazione del Superbonus 110 per cento è stata più volte messa in correlazione con recenti dati economici e occupazionali incoraggianti per il settore, tanto da richiederne la proroga oltre il 2022 da parte del mondo imprenditoriale e associazionistico di categoria;

   ai già visibili effetti positivi, attribuibili all'entrata in vigore della misura, si accompagnano stime previsionali ottimistiche in termini di ricadute finanziarie per lo Stato, quantificate in 16,6 miliardi di valore aggiunto nel triennio 2020-2022;

   il predetto aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali propri del comparto edilizio, addebitato in larga parte dai confederati Cna a comportamenti speculativi della catena di fornitura, è al momento avvertito sue rappresentanze quale possibile elemento di disinnesco del potenziale espansivo del «Superbonus 110 per cento» sull'economia;

   trattasi, inoltre, di variazioni che determinano non solo un aumento dei costi di approvvigionamento ben superiori a quelli indicati dai preziari regionali ai quali i progettisti fanno riferimento per adeguare il computo metrico estimativo, ma che situano in grossa difficoltà le imprese del settore, costrette in molti casi a rivedere i loro preventivi –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda predisporre interventi di monitoraggio e controllo del fenomeno esposto in premessa, anche attraverso l'istituzione di un osservatorio preposto alla vigilanza dell'andamento dei prezzi delle materie prime e dei materiali comunemente impiegati nell'edilizia, al fine di garantire la piena efficacia della misura del «superbonus 110 per cento» rispetto agli obiettivi di efficientamento energetico e rigenerazione urbana e una maggiore trasparenza, nonché la tutela di tutti i soggetti della filiera.
(5-05938)


   LUCCHINI, MURELLI e RIXI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sulla A1 Milano-Napoli, nel tratto Fiorenzuola-Fidenza, per consentire l'attività di ispezione e manutenzione delle opere d'arte sul torrente Stirone in entrambe le direzioni di marcia, a partire dal 23 novembre 2020 fino ad ultimazione lavori, è stato disposto il divieto di transito permanente per tutti i trasporti eccezionali aventi peso superiore alle 44 tonnellate;

   la previsione di riaprire il suddetto tratto ai trasporti sopra le 44 tonnellate per fine gennaio 2021, dopo oltre 3 mesi di chiusura, è stata rinviata a data da stabilire;

   le problematiche infrastrutturali sulla viabilità ordinaria alternativa al tratto autostradale tra Fiorenzuola e Fidenza, che ne impediscono il transito ai trasporti eccezionali, rendono necessario per tale fattispecie di trasporti una estensione del percorso da Piacenza fino a Brescia (A21) per proseguire fino a Verona (A4) e ridiscendere a Campogalliano (A22), aumentando sensibilmente il tratto da percorrere con l'aggiunta di 120 chilometri e costi quadruplicati rispetto al transito originario;

   tale situazione non risulta un problema solo per i trasporti eccezionali per dimensione, ma impatta anche sui mezzi tradizionali di trasporto merci per quanto riguarda il peso di 44 tonnellate;

   il settore dei trasporti eccezionali nel 2019, secondo i dati dell'Autorità portuale di Genova, ha portato alla concessione di 5.000 permessi per trasporti eccezionali per una media di 15 mila viaggi circa;

   tale settore rappresenta una colonna portante nell'architettura economica del nostro Paese e la crescente lentezza con cui le merci rischiano di uscire dalle fabbriche, i manufatti venduti e non consegnati, le penali per i ritardi da parte dei clienti stanno creando al tessuto industriale di settore seri danni d'immagine e la perdita di competitività rispetto ai concorrenti internazionali –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per realizzare al più presto possibile gli interventi infrastrutturali e manutentivi necessari per la riapertura totale ed in sicurezza del tratto autostradale tra Fiorenzuola e Fidenza e rimuovere i limiti al transito per i mezzi sopra le 44 tonnellate.
(5-05939)


   PEZZOPANE, BRAGA, BURATTI, MORASSUT, MORGONI, PELLICANI e ROTTA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Strada dei Parchi Spa è la concessionaria autostradale che gestisce le due tratte autostradali A24 (Roma-l'Aquila-Teramo), di cui fa parte il traforo del Gran Sasso e A25 (Roma-Pescara);

   A24 e A25 sono state classificate, ai sensi dell'articolo 1, comma 183, della legge n. 228 del 2012 «infrastrutture strategiche ai fini della protezione civile», in quanto unica via di collegamento più efficiente tra le due coste del centro Italia e quindi l'unico modo di raggiungere le aree dell'entroterra in caso di un disastroso evento naturale come peraltro avvenuto in occasione dell'evento sismico sia di L'Aquila (2009), sia di Amatrice (2016);

   i lavori per la messa in sicurezza delle due tratte autostradali causano da anni dei danni alla viabilità, soprattutto a causa dei restringimenti delle carreggiate nelle gallerie che, inevitabilmente, portano ad una riduzione della velocità e ad un aumento del traffico, anche di mezzi pesanti;

   si tratta di lavori per la messa in sicurezza sismica delle gallerie e per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso;

   in particolare, per ciò che riguarda gli interventi volti a fronteggiare la situazione di grave rischio idrogeologico e conseguire adeguati standard di qualità delle acque e di sicurezza idraulica del sistema idrico del Gran Sasso il Commissario, professor ingegner Gisonni, in seno alla cabina di coordinamento e verifica circa lo stato di avanzamento degli interventi di messa in sicurezza del 13 gennaio 2021, ha dichiarato che non è plausibile terminare i lavori entro l'orizzonte temporale stabilito dalla norma (31 dicembre 2021) e che solo entro tale data sarà terminata la fase progettuale che consentirà di capire quali sono gli interventi da attuare;

   tali interventi causano, da anni, gravi ripercussioni sulla mobilità di persone e merci, sia a livello regionale che interregionale, con evidente impatto di carattere sociale ed economico, anche in vista dell'imminente avvio della stagione turistica –:

   quale sia la tempistica dei lavori previsti sia per la messa in sicurezza sismica delle gallerie, sia degli interventi legati alla sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso che impattano sulla mobilità e quale sia il cronoprogramma del ripristino della viabilità a doppia corsia di ciascuna galleria delle tratte autostradali A24 e A25.
(5-05940)


   LABRIOLA, D'ATTIS, ELVIRA SAVINO, GIANNONE, CASINO, CORTELAZZO, MAZZETTI, BARATTO e FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 275 Maglie-Leuca è un'opera infrastrutturale strategica, in particolare per il Salento, e con grandi ricadute occupazionali sul territorio, ma che ha incontrato molte criticità nel suo lungo percorso di realizzazione;

   il progetto stradale già nel 2001 veniva compreso nella delibera n. 121 tra i «Sistemi stradali e autostradali» del «Corridoio Plurimodale Adriatico»;

   il progetto definitivo, nella sua interezza (1° e 2° lotto), è stato quindi approvato dal Cipe nel 2009 per circa 288 milioni di euro. Tuttavia ad oggi il solo primo lotto è in una fase avanzata di progettazione;

   la strada statale 275 è un'opera che il territorio attende da decenni, tra continui stop and go e ritardi ingiustificati;

   da molto tempo i territori interessati, che da decenni aspettano quest'opera strategica, hanno chiesto con forza di poter giungere quanto prima alla definizione dell'iter e alla cantierizzazione della medesima opera infrastrutturale per consentire il suo ammodernamento e indispensabile adeguamento;

   nelle scorse settimane il Comitato pro Ss275, composto da 20 sigle tra associazioni di categoria, sindacati e ordini professionali, ha sollecitato la medesima Commissione Via ad esprimere il parere sulla verifica di congruità del progetto e sull'attuale contesto ambientale, in quanto condizione necessaria per la chiusura del procedimento autorizzativo;

   la commissione Via (insediatasi a maggio 2020) ha tra l'altro il compito valutare se le modifiche apportate da Anas al progetto definitivo del primo lotto approvato a novembre 2017 (Maglie-Zona industriale di Tricase) siano aderenti o meno alla Via rilasciata nel 2008 con riferimento al progetto originario;

   si ricorda che una verifica di ottemperanza, per legge, dovrebbe concludersi in sessanta giorni, e quella della Ss275 è stata avviata a maggio 2020 ed è ancora in corso;

   sembrerebbe che, nelle scorse settimane, la Commissione tecnica Via/Vas del Ministero della transizione ecologica abbia esaminato il progetto del primo lotto della suddetta strada statale 275 Maglie-Leuca –:

   quale sia lo stato dell'iter per la cantierizzazione dell'opera infrastrutturale di cui in premessa, che consentirà finalmente il suo ammodernamento e l'indispensabile adeguamento.
(5-05941)


   GAGLIARDI e PLANGGER. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la Gronda di Genova è fondamentale sia per tutto il territorio ligure, che necessita urgentemente di investimenti volti a supportare una viabilità locale ormai al collasso, sia per lo sviluppo commerciale del Nord-ovest del Paese. Nonostante l'importanza dell'opera, da anni l'attuazione del progetto rimane bloccata;

   il 10 settembre 2020, il Ministro pro tempore De Micheli riferiva come la Gronda fosse stata inserita nel piano economico finanziario dell'accordo con Aspi per 4,5 miliardi di euro e come il Ministero, pur avendo inviato tutti i documenti, fosse ancora in attesa della risposta della società. «Quando Aspi ci risponderà avremo la conferma della realizzazione della Gronda», concludeva il Ministro;

   il 14 aprile 2021, durante l'audizione davanti alle Commissioni ambiente e trasporti della Camera, Enrico Valeri, direttore di gestione della rete di Aspi, nel confermare come la Gronda fosse nel piano economico finanziario di Autostrade per l'Italia concertato con il Ministero, sottolineava come «nel momento in cui il piano economico finanziario verrà sottoscritto sarà un impegno vincolante per noi»;

   il direttore riferiva poi che l'attività per la costruzione della Gronda di Genova avrebbe finalmente avuto un avvio rispetto alla parte di espropri e ad alcune attività relative al blocco preliminare, evidenziando come il progetto esecutivo fosse stato da tempo completato ed inviato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il 13 agosto del 2018, per cui «prevediamo che il progetto possa essere definitivamente approvato, auspicando che nel frattempo sia stato sottoscritto il nuovo atto aggiuntivo con la società entro il mese di settembre»;

   per quanto le parti concordino sulla necessità della Gronda e sull'inserimento dell'opera nel piano economico finanziario, come si evince dalle dichiarazioni, a distanza di anni, mancano ancora l'assunzione da parte di entrambe dell'impegno nel piano economico finanziario e l'approvazione del progetto definitivo –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare per avviare il prima possibile la realizzazione della Gronda di Genova, una infrastruttura fondamentale per la Liguria e l'intero mondo produttivo del Nord-ovest.
(5-05942)

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la missione 3 del Piano nazionale di ripresa e resilienza indica, alla voce «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», «l'obiettivo di rafforzare ed estendere l'alta velocità ferroviaria nazionale»;

   alla missione 3, componente 1, denominata «Rete Ferroviaria ad Alta Velocità/Capacità e Strade Sicure» sono assegnati 24,77 miliardi di euro dal fondo Pnrr e 3,20 miliardi di euro dal Fondo complementare;

   l'investimento 1.1 della sopramenzionata componente della missione 3 del Pnrr è denominato «Collegamenti ferroviari ad Alta Velocità verso il Sud per passeggeri e merci» e ammonta a 4,64 miliardi di euro;

   il Pnrr dettaglia l'investimento con queste intenzioni progettuali: estendere l'Alta Velocità al Sud, con la conclusione della direttrice Napoli-Bari, l'avanzamento ulteriore della Palermo-Catania-Messina e la realizzazione dei primi lotti funzionali delle direttrici Salerno-Reggio Calabria e Taranto-Potenza-Battipaglia;

   con decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020, Rete Ferroviaria Italiana S.p.a. è stata autorizzata alla redazione del progetto di fattibilità tecnico-economica degli interventi di potenziamento, con caratteristiche di Alta velocità, della direttrice ferroviarie Salerno-Reggio Calabria;

   il Governo ha inviato alle commissioni parlamentari competenti il progetto di fattibilità tecnico-economica di cui al punto precedente;

   il progetto individua, per il corridoio infrastrutturale tra Salerno e Reggio Calabria, diverse alternative di tracciato;

   il progetto, al punto 7.1, individua quello che viene denominato lotto «0» per la tratta Salerno-Battipaglia; esso prevede uno sviluppo di circa 44 chilometri con inizio al chilometro 34+009 della LMV e termine in prossimità della stazione di Battipaglia; tale tratto, da Sarno arriverebbe a ridosso di Baronissi, dove si realizzerebbe la nuova stazione di Salerno che interesserebbe tutta la Valle dell'Irno e da qui proseguirebbe fino a Battipaglia-Eboli, nella zona industriale;

   la soluzione garantirebbe Alta Velocità e Alta Capacità ferroviaria su tutto il tracciato, da Napoli a Salerno a Battipaglia, per poi andare verso Reggio Calabria, senza soluzione di continuità;

   secondo quanto pubblicato in data 28 aprile 2021 dal Quotidiano del Sud, nel servizio dal titolo: «Alta velocità: espropri, pressioni e lobby minacciano il lotto 0», esisterebbero «manovre» politiche per stralciare dal progetto il sopra menzionato lotto 0 a causa di paventati «interessi dei proprietari delle aree a valle del Vesuvio e fino a Baronissi»;

   una scelta, quella di non realizzare il lotto «0» che, sul quotidiano Il Mattino, edizione di Salerno, del 1° maggio 2021, il presidente della commissione trasporti del consiglio regionale della Campania rivendica come una decisione già assunta;

   la cancellazione dal progetto del lotto «0» determinerebbe un grave depotenziamento dell'infrastruttura; da Napoli a Salerno e Battipaglia si viaggerebbe sostanzialmente senza Alta velocità, ma sulla vecchia linea ferroviaria, con una durata di tempi di percorrenza di molto superiori alla media nazionale, secondo la fonte giornalistica lo stesso tempo che occorre per andare in Alta Velocità da Roma da Napoli;

   con la realizzazione del lotto «0», una volta sgravata dalla percorrenza nazionale, la vecchia linea ferroviaria che va da Napoli a Sapri potrebbe essere riconvertita in funzione di metropolitana regionale, sulla quale realizzare prolungamenti verso il campus universitario di Fisciano e l'aeroporto di Pontecagnano-Costa d'Amalfi, oltre a linee di collegamento per interconnettere i territori attraversati con la rete AV/AC;

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per garantire che non sia stralciato il lotto «0» di cui al punto 7.1 del progetto menzionato in premessa e realizzato da Rete Ferroviaria Italiana Spa, al fine di garantire effettiva Alta Velocità/Alta Capacità, senza alcuna interruzione, su tutta la rete che va da Napoli fino a Reggio Calabria.
(4-09202)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VITO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno, anche a causa dell'emergenza sanitaria derivata dalla diffusione del virus Sars-Cov-2, l'esigenza di sicurezza nel nostro Paese è cresciuta notevolmente;

   il costante e maggiore impegno legato alle misure di contenimento del rischio epidemiologico si è aggiunto ai tradizionali impieghi di controllo dei territori, prevenzione e contrasto alla criminalità, lotta alle mafie e alla corruzione, nonché al rischio di terrorismo interno e internazionale;

   tuttavia, a fronte di un Corpo di polizia depauperato, che soffre di una carenza di personale di circa 10.000 operatori, composto da lavoratrici e lavoratori sempre più anziani, la capacità di far fronte a tutti gli impegni risulta drasticamente ridotta;

   sulla base dei dati resi noti dall'ufficio studi del Silp Cgil nazionale, si evidenzia che l'età media del personale della Polizia di Stato nelle questure e nei, commissariati è oggi di 48 anni, con punte di anni in realtà come Pordenone e Rieti e di 52 anni a Chieti, Cosenza, Grosseto, Lecce, Matera, Salerno, Teramo, Terni, Vicenza e Viterbo e che, per ogni 3 membri del Corpo di polizia che si collocano in pensione, solo 2 vengono assunti;

   sebbene nel dicembre 2020 sia stato annunciato dal Governo Conte II un piano straordinario di assunzioni, che avrebbe consentito di incrementare il personale e, soprattutto ringiovanirlo, il bando di concorso non è stato pubblicato;

   si tratta di una mancanza ancor più grave se si pensa che, gli allievi dei bandi incorporati alla fine del 2020 non sono ancora entrati in servizio effettivo –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di consentire l'effettivo potenziamento del personale del Corpo di polizia.
(4-09191)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi le organizzazioni sindacali dei vigili del fuoco di Roma e Lazio hanno proclamato uno stato d'agitazione contro la scelta del dipartimento del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, facente capo al Ministero dell'interno, di eliminare il servizio mensa e imporre loro il buono pasto da consumare in un esercizio pubblico;

   secondo le organizzazioni sindacali Fp Cgil, Fns Cisl e Confsal Vvf di Roma e Lazio tale decisione va contro ogni logica e buon senso; le stesse hanno giudicato tale scelta assurda e mortificante e chiedono che venga restituito alle lavoratrici e ai lavoratori il servizio mensa finora previsto;

   la vertenza riguarda le sedi dei vigili del fuoco di tutta Italia e la scelta di sostituire il servizio mensa con i buoni pasto — la cui consegna peraltro è in ritardo — penalizza il personale operativo, per la tipologia di servizi che i vigili del fuoco svolgono, servizi continuativi di 12 ore diurne e notturne e interventi operativi complessi;

   il personale dei vigili del fuoco è già stremato e stressato dai carichi di lavoro spesso gestiti in carenza di organico. Solo su Roma, ormai da anni le organizzazioni sindacali chiedono un incremento della pianta organica fino ad almeno 2500 unità a fronte delle attuali 1780, un numero di operatori che vanno divisi per 4 turni;

   a parere dell'interrogante, il personale dei reparti operativi dei vigili del fuoco non può certo essere considerato al pari di altri impiegati della pubblica amministrazione e l'abolizione del servizio mensa nelle caserme dei vigili del fuoco in tutta Italia sostituita dalla distribuzione dei buoni mensa per mere logiche economiche legate al risparmio è una scelta ingiusta e assurda, sia per le peculiari caratteristiche di turnazione del lavoro svolto dai vigili del fuoco, che per l'obbligo che gli stessi hanno di mantenere le tabelle nutrizionali che la chiusura delle mense renderebbe più difficile da rispettare –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato affinché venga rivista tale decisione e, di conseguenza, venga ripristinato il servizio mensa all'interno delle caserme dei vigili del fuoco di tutta Italia, rinunciando al sostitutivo buono pasto.
(4-09195)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 17 e 21 della Costituzione affermano che: «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi. [...] Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica» e che: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;

   comprovare vuol dire provare, dimostrare efficacemente;

   secondo l'articolo 18, comma 4, del Tulps il questore può impedire che la riunione abbia luogo per ragioni [compravate, ndr] di ordine pubblico, di moralità o di sanità pubblica e ai sensi dell'articolo 20 del Tulps queste possono essere vietate ancor più se, come previsto dall'articolo 21, si espongono bandiere o emblemi che sono simbolo di sovversione sociale o di rivolta o di vilipendio verso lo Stato, il Governo o le autorità;

   l'articolo 10 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 afferma che: «Lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche è consentito soltanto in forma statica, a condizione che, nel corso di esse, siano osservate le distanze sociali prescritte e le altre misure di contenimento»;

   l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 44 del 2021 e l'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 52 del 2021 hanno previsto che dal 7 aprile al 31 luglio 2021, si applicano le misure di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021 e le sanzioni sono previste dall'articolo 4 del decreto-legge n. 19 del 2020 e sono strettamente personali;

   in data 30 aprile 2021, viene negato l'uso della Piazza del Popolo a Vittorio Veneto per una manifestazione di natura politica, prevista per il 2 maggio 2021, come richiesto il 22 aprile dal signor Bonaldo, presidente di «Ancora Italia Treviso»;

   nelle motivazioni del diniego si legge anche dell'aver organizzato precedenti manifestazioni senza tenere conto delle disposizioni della questura. La questura si riferisce alla manifestazione del 18 aprile 2021 a Conegliano, organizzata per contestare l'utilità dei vaccini anti Coronavirus e chiedere di riaprire «tutto e subito», la cui intenzione politica era di «[...] portare la voce di cittadini e ospiti alle istituzioni e dire che non siamo più disposti ad accettare questo clima autoritario». All'interrogante non risulta che la manifestazione sia stata sciolta ai sensi del Tulps;

   tra le premesse si trova anche una dichiarazione del sindaco di Vittorio Veneto, Antonio Miatto, che esprime alla questura forte preoccupazione per le «possibili ricadute sanitarie di un evento che si pone in contrasto con le norme volte a prevenire la diffusione del Covid-19»;

   il 23 aprile 2021, il sindaco, aveva già dichiarato di non voler concedere l'autorizzazione. Come è noto, la posizione politica del sindaco è diametralmente opposta a quella del signor Bonaldo;

   a seguito del diniego della questura, la manifestazione del 2 maggio 2021 non ha avuto luogo, ma in via precauzionale sono state dispiegate ingenti forze dell'ordine rispetto all'entità della manifestazione;

   va considerato che per la riunione improvvisata dei tifosi dell'Inter, dello stesso giorno, non sono scattate le previsioni di scioglimento del Tulps;

   la responsabilità del rispetto della legge è personale, chiunque commette un reato nel territorio dello Stato è punito secondo la legge italiana e in Italia c'è la presunzione di innocenza e, pertanto, non possono essere attuati processi alle intenzioni, ancor meno quando sono di natura politica;

   questa situazione, non unica nel suo genere, denota, ad avviso dell'interrogante, una gestione delle piazze in senso discriminatorio ancor più quando la manifestazione è politicamente avversa alle indicazioni del Governo o dell'autorità politica locale –:

   se il Ministro non intenda adottare iniziative per evitare ogni discriminazione nell'utilizzo delle piazze, garantendo i diritti costituzionali di cui in premessa.
(4-09197)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 29 aprile 2021 si apprende che al liceo «Tito Livio» di Martina Franca (Taranto), per partecipare a un'assemblea di istituto in cui si sarebbe dovuto parlare di violenza e di omofobia, sarebbe stata chiesta obbligatoriamente l'autorizzazione dei genitori per gli studenti minorenni;

   tale decisione del dirigente scolastico dell'istituto ha suscitato polemiche e proteste da parte degli studenti che non hanno compreso le reali motivazioni di tale presa di posizione da parte della scuola;

   sugli argomenti da affrontare durante le assemblee di istituto non esiste e non può esistere alcuna forma di censura e sorprende che il dirigente scolastico abbia deciso di ostacolare un'assemblea tra studenti che avrebbero discusso della storia di Marika, la giovane ragazza cacciata di casa dai genitori perché omosessuale;

   la richiesta di autorizzazione ai genitori nega di fatto, a parere dell'interrogante, la libertà ai ragazzi e alle ragazze di confrontarsi su un tema importante come l'omofobia e la violenza attraverso l'utilizzo di argomentazioni burocratiche che nascondono l'esercizio di una forma di censura;

   occorre ricordare come in quello stesso istituto, già due anni fa era stata impedita un'assemblea studentesca sull'educazione sessuale –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere ispettivo, intenda assumere il Ministro interrogato affinché gli studenti e le studentesse del liceo Tito Livio di Martina Franca (Taranto) possano esercitare in libertà il loro diritto a riunirsi in assemblea senza subire alcun condizionamento circa gli argomenti oggetto del confronto, senza richieste di autorizzazioni preventive da parte dei genitori degli stessi, peraltro su temi relativi ai diritti civili e alle libertà personali.
(4-09199)


   APREA, ENRICO COSTA e D'ETTORE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

  da notizie stampa si apprende che una bambina di 10 anni di Salerno sarebbe indagata per aver fotografato lo schermo mentre si svolgeva la lezione in modalità a distanza: la foto avrebbe ritratto i compagni di scuola e le maestre a loro insaputa, ancorché il collegamento con gli studenti fosse assoggettato al diretto controllo dell'insegnante;

   la bambina avrebbe panche predisposto, durante il collegamento, due video con le relative immagini con frasi di commento pubblicandoli e diffondendoli attraverso Instagram, ma una parte del video sarebbe, in ipotesi, risultata offensiva – secondo la dirigenza dell'istituto scolastico di appartenenza della minore – nei confronti della maestra di matematica in quanto l'alunna parrebbe ritratta mentre alzava il dito medio;

   le immagini sono state viste e condivise molte volte fino ad arrivare alla dirigente scolastica che, attenzionata su quanto accaduto, avrebbe immediatamente informato i genitori dell'alunna, richiedendo l'immediata rimozione del materiale pubblicato sia dal web che dal cellulare della bambina;

   la dirigente avrebbe anche informato la procura per i minorenni e i servizi sociali del comune inviando una relazione sull'accaduto e mettendo a disposizione di tali uffici tutto il materiale che è agli atti della scuola;

   la dirigente scolastica avrebbe poi evidenziato che le riprese non erano state autorizzate, che nel video comparivano minorenni e che l'età della bambina non avrebbe consentito l'apertura di un proprio profilo social;

   il video sarebbe ora all'attenzione della procura presso il tribunale per i minorenni di Salerno e dei servizi sociali del comune, che starebbero valutando anche se i genitori fossero a conoscenza dell'uso dei social da parte della figlia, prospettando anche una ipotesi di mancata vigilanza della minore, ma non della scuola;

   non risulta invece avviata, in sede scolastica, alcuna preliminare fase di valutazione e confronto anche con i genitori al fine di ricercare soluzioni alternative al solo ricorso all'autorità giudiziaria anche volte a comprendere ogni aspetto della vicenda che riguarda una minore e la didattica a distanza svolta sotto la direzione e il controllo della scuola;

   la stessa giurisprudenza di legittimità (Cassazione civile sezione III, n. 12501/2000) stabilisce che la responsabilità del genitore e dell'insegnante sono concorrenti e di natura solidale; gli obblighi di vigilanza gravano, in ogni caso, anche sull'insegnante e sulla scuola in modo adeguato all'età ed al comportamento dei minori affidati, tenuto conto altresì della novità della durata e dello svolgimento in concreto del rapporto scaturente dalle nuove modalità di insegnamento a distanza che non liberano anche la scuola dalla conseguente responsabilità, ma che, anzi, rafforzano, in capo al docente ed alla funzione educativa dell'istituto scolastico, ogni conseguente obbligo pure successivo al comportamento del minore –:

   se il Ministro non intenda attuare iniziative, per quanto di competenza, anche a carattere ispettivo, finalizzate ad accertare come si siano realmente svolti i fatti e per quali ragioni la scuola non abbia valutato – considerato che si è subito rivolta alla procura per i minorenni – di assumere il ruolo di mediatrice tra i soggetti coinvolti, rispondendo così al proprio ruolo e alla propria missione di agenzia educativa assumendo, altresì, ogni obbligo e conseguente condotta, nell'ambito scolastico, pure successivi allo svolgimento della lezione a distanza ad ulteriore tutela del minore;

   se il Ministero dell'istruzione, stante la gravità della segnalazione all'autorità giudiziaria e la specialità della didattica a distanza da cui sarebbe derivato il presunto comportamento illecito, sia stato o meno informato tempestivamente dei fatti dalla dirigenza scolastica in parola;

   se risulti che lo stesso istituto scolastico abbia o meno valutato l'eventuale portata degli obblighi di vigilanza e conseguenti condotte anche a carico dell'insegnante e della stessa scuola.
(4-09200)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps, con messaggio n. 1336 del 30 marzo 2021, ha stabilito che, ai fini del calcolo della retribuzione lorda di riferimento per le prestazioni integrative erogate dal Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, il periodo da gennaio 2020 fino alla cessazione dell'emergenza epidemiologica sarà neutralizzato. Infatti, nel 2020, il settore del trasporto aereo ha registrato un drastico calo del volume di traffico per effetto dell'emergenza legata al Covid-19, con sensibili riduzioni delle retribuzioni dei lavoratori;

   l'Inps ha pubblicato venerdì 30 aprile 2021 il messaggio n. 1761-2021 di istruzioni sulle prestazioni integrative salariali in deroga del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale, e in particolare sulla presentazione delle domande di accesso previsti dal decreto-legge n. 41 del 2021 («decreto Sostegni»);

   nel corso dell'ultimo comitato amministratore del suddetto fondo del 30 aprile 2021, l'Inps ha fornito i dati aggiornati sulla situazione finanziaria del Fondo, i quali consegnano uno scenario preoccupante per la gestione delle crisi che dovrà essere gestita nei prossimi mesi;

   risulta essere stato comunicato dall'Inps al Comitato, nella seduta del 30 aprile 2021, che l'ultimo finanziamento di 186,7 milioni di euro per l'anno 2021, oltre a non essere stato ancora contabilizzato, sarebbe, diversamente da quanto affermato dallo stesso istituto nel recente passato, espressamente destinato a finanziare l'integrazione della cassa in deroga, peraltro, esclusivamente del secondo periodo, ovvero quello pari a 28 settimane prevista all'articolo 8, comma 2, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41;

   per tutte le domande di accesso alle prestazioni integrative del Fondo di solidarietà per il trasporto aereo, il cui periodo di riferimento ricada tra gennaio 2020 e la fine dell'emergenza, il periodo da considerare per il calcolo della retribuzione lorda di riferimento è dato dai 12 mesi precedenti il gennaio 2020;

   la somma di 88,4 milioni di euro per l'anno 2021 per l'integrazione della cassa integrazione guadagni in deroga di 12 settimane, prevista dall'articolo 1, comma 714, della legge n. 178 del 2020, non risulta attualmente accreditata nelle disponibilità del Fondo; tale somma dovrebbe essere finalizzata al pagamento di tutte le prestazioni del Fondo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto in premessa rappresentato e se ritengano opportuno adottare iniziative per individuare più idonee soluzioni per mantenere operativo il Fondo di solidarietà del trasporto aereo, nonché adottare iniziative normative adeguate per arginare gli effetti dirompenti della pandemia sul mondo del lavoro dell'aviazione civile.
(3-02244)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 5-bis del decreto-legge n. 101 del 2019, i lavoratori del Contact center nazionale Inps sono finalmente interessati da un processo di internalizzazione, disposto alla scadenza naturale dell'appalto prevista per dicembre 2021 con l'avvio della nuova società «in house» nel mese di gennaio 2022;

   in coerenza con tale previsione, si dovrebbe realizzare la figura che, nelle stesse intenzioni del presidente dell'istituto, dovrebbe corrispondere al «funzionario telematico», una sorta di professionista della materia previdenziale in grado di fornire informazioni e risolvere online i problemi della vasta platea di utenti che si rivolgono quotidianamente all'Inps per ottenere risposte e delucidazioni, oltre che ovviamente soluzioni;

   il 28 aprile 2021 si è tenuto l'incontro fra il presidente dell'Inps e le delegazioni nazionali e territoriali di SLC CGIL, FISTEL CISL, UILCOM UIL, durante il quale è stata annunciata la costituzione, entro il mese di maggio, della società «Inps Servizi», il veicolo societario che procederà all'internalizzazione dei 3.200 lavoratori attualmente operanti in tali attività;

   la procedura di assunzione dovrebbe avvenire attraverso selezione pubblica su titoli, con punteggio aggiuntivo che valorizzi gli anni di professionalità acquisita sulla commessa;

   secondo le anticipazioni fornite alle organizzazioni sindacali, nel futuro bando si dovrebbe prevedere un profilo orario di ingresso part time e sarà profilato per un numero massimo superiore alle persone oggi impiegate, così da avere una graduatoria aperta dalla quale attingere nel caso servisse ulteriore forza lavoro;

   quanto alle sedi l'Inps conferma di voler rispettare l'attuale distribuzione territoriale, eventualmente migliorando la soluzione per le sedi disagiate;

   pur confermando il giudizio positivo sull'operazione di internalizzazione, le organizzazioni sindacali segnalano dubbi e preoccupazioni con riferimento alle procedure indicate, in particolare per quanto concerne la mancata applicazione della cosiddetta clausola sociale/call center. Infatti, uno dei punti più delicati dell'intero processo sarà garantire tutte le persone interessate, rispetto al quale lo strumento della selezione pubblica ha minori elementi di sicurezza;

   a tale riguardo, si evidenzia che lo stesso concetto di «internalizzazione» dovrebbe garantire, non solo, la gestione diretta del servizio, ma anche la continuità lavorativa di tutte le persone sinora impegnate in tale commessa, così come già avvenuto a fine novembre 2019 con l'applicazione della clausola sociale nel passaggio dei lavoratori dai fornitori uscenti verso i nuovi entranti Comdata e Network Contact;

   in tale occasione, grazie ad una importante mobilitazione e all'intensa azione sindacale, non solo fu garantita la continuità occupazionale per l'intero perimetro, ma anche per diverse centinaia di lavoratori operanti da anni presso cooperative sociali che applicavano il loro contratto collettivo nazionale di lavoro di riferimento, assicurando l'applicazione del Ccnl «Tlc» con evidenti miglioramenti normativi ed economici;

   a parere dell'interrogante, sarebbe paradossale che non si riuscisse a conseguire – ora – con l'Inps le stesse garanzie per i lavoratori che si riuscì a realizzare nella trattativa con le aziende private;

   parimenti, andrebbero individuate soluzioni più appropriate anche per quanto concerne i profili orari, salvaguardando appieno e in continuità tutti i lavoratori con rapporto di lavoro full-time –:

   quali siano i tempi e le modalità di attuazione del suddetto processo di internalizzazione del servizio e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda assumere al fine di assicurale il costante confronto con le organizzazioni sindacali e con le aziende uscenti e di garantire l'altrettanto fondamentale obiettivo della stabilizzazione e dell'internalizzazione di tutto il personale sinora impiegato nell'attività del Contact center nazionale Inps.
(5-05929)


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come segnalato da diversi patronati, l'erogazione delle somme a saldo dell'attività svolte da detti istituti, ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 152 del 2001, è ferma al lontano 2012, nonostante, nel frattempo, le funzioni e le attività dei medesimi istituti si siano incrementate in maniera esponenziale;

   il pesantissimo ritardo nell'erogazione dei saldi, unito al penalizzante sistema utilizzato per erogare gli acconti sta determinando gravissime conseguenze finanziarie che, spesso, costringono a dover disporre la riduzione dell'attività del personale e a ricorrere al fondo di integrazione salariale;

   alcuni patronati, tra cui il patronato Anmil, sono stati costretti a proporre ricorso al Tar per l'accertamento della illegittimità del silenzio serbato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali circa l'obbligo di provvedere alla emanazione del decreto per la ripartizione definitiva dei fondi a favore degli istituti;

   con riferimento al ricorso presentato dall'Anmil, relativo al saldo per l'anno 2017, il Tar del Lazio, con sentenza 12001/2020 del 16 novembre 2020, ha dato ragione al ricorrente istituto, condannando l'amministrazione alla rifusione delle spese di lite e ordinando all'amministrazione stessa di provvedere con atto espresso entro e non oltre 30 giorni dalla comunicazione/notificazione della presente decisione. Con la medesima sentenza, veniva nominato il segretario generale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali quale commissario ad acta deputato, in caso di infruttuosa scadenza del termine di cui sopra, alla esatta esecuzione della presente decisione nei sensi e nei termini di cui in parte motiva;

   detti termini esecutivi risultano abbondantemente decorsi, così come risultano decorsi anche gli ulteriori termini richiesti dal commissario ad acta necessari per raccogliere le informazioni utili per l'adempimento di quanto statuito dal Tar del Lazio –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per affrontare e risolvere le criticità sommariamente indicate in premessa, sia per quanto concerne la vicenda specifica dei ritardi nell'esecuzione della sentenza del Tar del Lazio relativa all'istanza presentata dal patronato Anmil, sia per quanto riguarda la questione più generale dei tempi di erogazione dei saldi annuali previsti in favore di tali istituti.
(5-05936)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, per sapere – premesso che:

   per essere venduto come extravergine un olio di oliva deve rispettare i parametri chimici previsti dalla normativa e superare la prova del panel test, obbligatoria dal 1991. L'attribuzione anche di una sola nota negativa ne decreta il declassamento, dalla categoria «extravergine» a una inferiore;

   da una valutazione organolettica (panel test) eseguita in questi giorni dal laboratorio chimico dell'Agenzia delle dogane di Roma e pubblicato sulla rivista «Il Salvagente», è emerso che su 15 campioni di olio venduto nei supermercati come extravergine, 7 hanno denotato dei difetti tali da determinarne la declassificazione; si tratta degli oli De Cecco Classico, Colavita Mediterraneo tradizionale, Carapelli Frantolio, Coricelli, Cirio Classico, La Badia-Eurospin e il Saggio Olivo di Todis. Sei presentano difetti di rancido/morchia o acque di vegetazione/muffa e uno il difetto di rancido. Quattro olii presentano valori al limite di etil-esteri;

   la bocciatura non rappresenta un rischio di salute per il consumatore, quanto piuttosto profili che rasentano la truffa e la frode in commercio: mancata corrispondenza tra il dichiarato e l'acquistato e maggiore spesa, in quanto un extravergine costa di più;

   il panel test è una prova codificata e ripetibile, condotta da valutatori esperti. Il Consiglio di Stato con una sentenza del 30 novembre 2020, ne ha confermato l'attendibilità, ritenendola «essenziale per la corretta classificazione degli oli» e non arbitraria, in quanto «governata da stringenti parametri normativi»; i risultati dei test sono stati condivisi con i marchi interessati prima di essere pubblicati. Le aziende testimoniano, analisi alla mano, che il loro olio è extravergine e come tale è stato consegnato ai supermercati. Oltre che contestare la validità del panel, esse hanno sostenuto che la perdita della qualità di extravergine sarebbe dovuta a problemi della filiera successiva;

   l'unico dei difetti organolettici che non è automaticamente ascrivibile all'azienda produttrice, potendo essere imputabile alla catena logistica o alla Gdo, è il rancido, che può emergere dopo la consegna;

   è evidente che qualsiasi azione di sequestro o giudiziaria, necessita di ulteriori prove di laboratorio. Tuttavia, costituisce sorpresa il fatto che i risultati ottenuti nel 2021 sono simili a quelli di un test analogo condotto, dalla medesima rivista, nel giugno 2015: anche allora quasi la metà dei campioni di extravergine furono declassati dal panel test delle Dogane. Ne scaturì un'inchiesta giudiziaria della procura di Torino per frode in commercio. L'Antitrust, sulla base delle analisi condotte dai Carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità dell'Arma che confermarono i risultati dei test, contestò ad alcuni marchi coinvolti la pratica commerciale scorretta, comminando sanzioni;

   costituisce ulteriore elemento di sorpresa il fatto che questo tipo di problematiche emergano da inchieste giornalistiche, sia pure condotte con criteri rigorosi, e invece non emergano dai controlli dell'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf), che esegue «accertamenti analitici su campioni prelevati in tutte le fasi della filiera, con particolare attenzione al commercio ed alla distribuzione». Eppure, nel 2020, l'Icqrf ha eseguito 10.646 controlli sull'olio, rilevando solo l'11,2 per cento di prodotti irregolari;

   dopo gli eventi del 2015, la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione ha invitato il Governo a migliorare i controlli sulla produzione dell'olio extravergine. Progressi sono stati compiuti sia in termini di trasparenza in etichettatura, che di tracciabilità delle produzioni e miglioramento delle lavorazioni;

   tuttavia, fronte del costante trend al ribasso della produzione nazionale, occorre confrontarsi con la realtà del settore, e cioè con le massicce importazioni di olio di oliva dalla Spagna e dalla Tunisia le cui produzioni, al 60-70 per cento sono vergini e lampanti. Non a caso, la Spagna chiede di sospendere l'applicazione del regolamento (Ue) 1348/2013 (che in particolare prevede a 30 mg/kg il limite degli etil-esteri tollerabili negli oli extravergini) e anzi spinge, grazie al controllo che esercita sul Consiglio oleicolo Internazionale, per un abbassamento dei criteri di qualità dell'extravergine;

   la quantità di olio extravergine d'oliva non è sufficiente e soprattutto non lo è a un prezzo accessibile, anche a fronte del paradosso che l'olio italiano ha difficoltà a raggiungere i mercati per l'eccessiva frantumazione della struttura produttiva –:

   quale giudizio dia il Ministro interrogato sulla vicenda esposta in premessa e se non ritenga opportuno rafforzare i controlli posti in essere dall'Icqrf sulla filiera distributiva, al fine di garantire i consumatori finali sulla effettività di quanto dichiarato nelle etichette degli olii in commercio;

   quali misure ed eventualmente sanzioni si ritengano applicabili, da parte del Ministro, alle aziende de quo per indurre comportamenti virtuosi e competitivamente corretti sul rispetto dei parametri utili alla definizione degli oli extravergine di oliva, valorizzando il lavoro delle tante aziende italiane rispettose ed attente alla tutela delle caratteristiche organolettiche dell'olio extravergine in produzione;

   se, più in generale, il Ministro interrogato non ritenga di adottare iniziative per moltiplicare gli sforzi per incrementare la produzione di olio di oliva extravergine nazionale, in considerazione della indiscussa superiorità del prodotto italiano, rafforzando le imprese e le filiere.
(2-01210) «Paolo Russo, Anna Lisa Baroni, Bartolozzi, Bond, Caon, Cappellacci, Casciello, Casino, Cassinelli, D'Attis, Giacometto, Giannone, Labriola, Marrocco, Milanato, Nevi, Fitzgerald Nissoli, Orsini, Palmieri, Pentangelo, Pittalis, Saccani Jotti, Sarro, Sandra Savino, Spena, Tartaglione, Torromino, Maria Tripodi, Valentini, Versace, Mazzetti, Sozzani, Porchietto, Rossello, Pettarin, D'Ettore».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   SURIANO e BENEDETTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 16 febbraio al 1o aprile 2021 l'Etna è stato in piena eruzione stromboliana provocando frequenti colonne di nubi eruttive che, spinte dai venti in alta quota, hanno causato fenomeni di piogge laviche con lapilli di grosse dimensioni e cenere lavica arrecando enormi disagi e danni soprattutto nelle zone del versante nord-orientale;

   i maggiori disagi sono stati provocati in particolare da due parossismi: quello del 28 febbraio e del 7 marzo 2021. Si calcola che soltanto il 7 marzo siano caduti 678 mila metri cubi di cenere;

   la valutazione dei danni è ancora in corso e non definitiva, ma sono state fatte delle stime sulla base della situazione provvisoria. Per i danni a edifici, ai sistemi di smaltimento delle acque e alle attività agricole si è stimata una somma di più di 10 milioni di euro, la quale si va a sommare ai circa 15 milioni di euro per i costi di raccolta, rimozione e smaltimento delle ceneri in conformità a quanto prevede la normativa;

   per quanto riguarda il comparto agricolo, i lapilli hanno letteralmente coperto interi appezzamenti danneggiando pesantemente il florovivaismo, l'ortofrutta e l'orticoltura. Coldiretti Sicilia ha reso noto che nei campi coltivati tonnellate di verdure e ortaggi sono ad oggi invendibili e che suscitano forti preoccupazioni le polveri nere che macchiano e bloccano la maturazione dei frutti;

   l'emergenza connessa al vulcano si somma alla difficile situazione che gli agricoltori siciliani hanno dovuto affrontare in un anno di pandemia e di contrazione economica. Secondo Confagricoltura Catania, il Governo deve disporre l'immediata sospensione di versamenti Inps, dei mutui agrari e cambiali per almeno un anno –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione e della quantificazione dei danni per le imprese agricole e se stia già valutando sostegni e indennizzi in favore delle imprese del comparto agricolo nei comuni maggiormente colpiti.
(5-05930)


   NEVI, SPENA, ANNA LISA BARONI, BOND, CAON e SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile, dopo temperature miti, un'eccezionale maltempo ha colpito l'Italia;

   sono ingenti i danni da gelate causati al 60 per cento dell'agricoltura. Gli effetti riguardanti oltre la metà del Paese hanno provocato ingentissime perdite, che necessitano d'un piano d'emergenza e l'adozione di nuove strategie contro i cambiamenti climatici;

   nel Lazio le produzioni ortofrutticole di Roma e Latina sono dimezzate, in particolare a Cerveteri e Maccarese. Nei Castelli Romani sono state distrutte intere colture, in particolare i preziosi germogli della vite a Albano, Velletri, Rocca di Papa, Marino;

   nel Friuli sono a rischio le produzioni, soprattutto frutta e vitigni. È gravissima la situazione del settore apistico. La gelata al ciliegio, all'acero, all'acacia, del cui polline si nutrono le api, mette in crisi l'intero settore e l'ambiente, poiché le api indicano lo stato di salute dell'ecosistema e garantiscono con l'impollinazione, la riproduzione delle piante;

   anche in Veneto vi sono stati danni alle colture e al settore apistico. In particolare, a Belluno e Treviso, il gelo ha distrutto la frutta precoce. I viticoltori hanno subito danni ingenti vista la qualità e la quantità del vino prodotto;

   in Lombardia, in provincia di Mantova, si è avuta prima la gelata che ha danneggiato il 30 per cento dei prodotti, a cui è seguita la siccità, testimoniata dal livello dei fiumi, mettendo ulteriormente a rischio le produzioni;

   in Umbria i danni agli ulivi mettono a rischio la produzione di olio eccellente per qualità organolettiche. Risulta danneggiato anche il settore ortofrutticolo e vitivinicolo, con il Sangiovese e il Grechetto a rischio, le varietà più precoci e maggiormente coltivate. Sono ingenti le perdite in alcune zone come Orvieto, i Colli Martani, quelli Perugini, il ternano, Montefalco, il Trasimeno, e l'altoTevere;

   ad avviso degli interroganti, ulteriori strumenti di gestione del rischio e incentivi, attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sviluppando tecnologie protettive e un nuovo approccio alle calamità naturali, da inserire nel Green Deal, sarebbero auspicabili –:

   se il Governo intenda adottare tutte le necessarie e opportune iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare interventi di natura economica a favore delle aziende agricole coinvolte, riconoscendo sostegni economici alle attività interessate dall'eccezionale ondata di maltempo, per assicurare la ripresa produttiva delle imprese e il ripristino delle colture danneggiate.
(5-05931)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   È sempre più largamente diffuso il caso dei grandi produttori caseari che, attraverso consorzi o tramite pratiche commerciali sleali, mirano a modificare o sfruttare alcuni vuoti normativi nei disciplinari per poter produrre ed introdurre in commercio formaggi Dop di qualità chiaramente inferiore rispetto alle produzioni locali, con enorme danno economico per i piccoli produttori;

   nel caso di specie della produzione del Raschera, ad esempio, è stata infatti proposta la modifica del disciplinare con l'accoglimento di produttori anche al di fuori della provincia di Cuneo (che invece è territorio esclusivo per la produzione del formaggio), nonché la produzione d'alpeggio solo da giugno a ottobre (a danno dei produttori locali che, in alpeggio, producono tipicamente tutto l'anno);

   tra le modifiche richieste figura altresì la produzione del Raschera di Montagna in sostituzione di quello d'Alpeggio, a danno, chiaramente dell'intera filiera produttiva d'alpeggio tipica;

   il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali 26 luglio 2017 prevede l'indicazione facoltativa di «prodotto di montagna» per prodotti derivanti da animali nelle zone di montagna, con deroga di trasformazione per la produzione di prodotti lattiero-caseari entro 10 chilometri dal confine amministrativo delle zone di montagna;

   una modifica in senso meno rigido del disciplinare in questione, così come di altri disciplinari relativi a produzioni lattiero-casearie tipiche rischia di determinare un vero e proprio assalto alla diligenza nei confronti delle piccole produzioni locali a marchio di tutela;

   le produzioni tipiche di formaggi piemontesi costituiscono una filiera meno «mainstream» rispetto ai prodotti oggetto della grande distribuzione organizzata, con la conseguenza economica che i produttori di maggiori dimensioni che godrebbero delle modifiche del disciplinare, incrementerebbero le proprie entrate a detrimento dei produttori di minori dimensioni che, per tipicità della loro struttura produttiva, non sono in grado di competere –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare, se del caso, per salvaguardare le produzioni lattiero-casearie tipiche, come le produzioni di cui in premessa ed affini, tutelando il rigore dei disciplinari produttivi sul territorio nazionale.
(5-05932)


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge 28 luglio 2016 n. 154 articolo 16, Ismea ha costituito la «Banca delle terre agricole» con la finalità di costituire un inventario completo della domanda e dell'offerta dei terreni agricoli che si rendono disponibili in quanto rientrati nella disponibilità dell'ente;

   lo strumento della «Banca delle terre agricole» costituisce una novità finalizzata a rimettere in circolo capitali e investimenti sul bene terra, segnando un punto fondamentale nella ricomposizione fondiaria e nella lotta all'abbandono dei terreni agricoli a beneficio della competitività dell'intero sistema agricolo italiano;

   da quando la Banca è stata creata, ha già messo all'asta due lotti: il primo per un totale di 7 mila ettari, il secondo per circa 8 mila. Si va dai vigneti agli uliveti, fino ai campi di cereali, con una superficie media di circa 26 ettari;

   entro l'estate Ismea dovrebbe aprire una nuova asta per l'assegnazione di 620 terreni. Si tratta di 320 lotti non venduti nelle tre precedenti tornate più altri 300 nuovi appezzamenti, per un totale di 16 mila ettari. Finora sono stati 213 i terreni aggiudicati attraverso la manifestazione d'interesse e il versamento della caparra da parte dei giovani agricoltori;

   secondo un recente censimento in Italia sette imprese under 35 su dieci operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, all'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, alla sistemazione di parchi, giardini, strade, all'agribenessere e alla cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili;

   nonostante questo cambiamento epocale l'accesso alla terra per giovani agricoltori presenta troppi ostacoli da superare. La gran parte delle terra che i giovani gestiscono è in affitto;

   le garanzie Ismea hanno tempi di istruttoria troppo lunghi tanto da incidere sulle garanzie che le banche richiedono. I prezzi dei terreni risultano in molti casi più alti del valore di mercato, in quanto gli stessi sono parametrati sui valori di quando quel terreni sono stati acquistati –:

   quali iniziative intenda promuovere per semplificare le procedure che consentono l'accesso alla terra e quali sostegni finanziari intenda favorire per rendere competitive le aziende agricole gestite da giovani imprenditori.
(5-05933)


   MARZANA, GAGNARLI, BILOTTI, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, GALLINELLA, L'ABBATE, ALBERTO MANCA, MAGLIONE, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, ai commi 666 e 667, della legge n. 445 del 2018 (bilancio 2019) istituisce un catasto delle produzioni frutticole nazionali al fine di contribuire alla competitività e allo sviluppo del settore ortofrutticolo nazionale, attraverso una ricognizione a livello aziendale delle superfici frutticole, distinte a livello delle principali cultivar;

   i criteri e le modalità di realizzazione di tale strumento dovevano essere individuate da un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, ma tale decreto non risulta essere mai stato emanato;

   per la realizzazione del catasto frutticolo, la stessa legge di bilancio 2019 ha autorizzato la spesa di 2 milioni di euro per il 2019 e di 3 milioni di euro per il 2020; tuttavia ad oggi, sono stati realizzati soltanto alcuni tavoli tra Ministero, associazioni di categoria e Agea, nel corso dei quali si è ipotizzato l'affidamento della gestione del catasto alla stessa Agea;

   le criticità sembrerebbero essere quelle della effettiva reperibilità dei dati, ma, a parere degli interroganti, ciò sarebbe superabile coinvolgendo più direttamente le organizzazioni di produttori;

   tutto il comparto frutticolo nazionale ha chiesto a gran voce la realizzazione del catasto, poiché tale strumento rappresenterebbe una chiara fotografia del potenziale produttivo italiano e permetterebbe alle imprese agricole di avere un possibile calendario di disponibilità dei prodotti, così da poter essere più chiaramente competitive sul mercato e migliorare i rapporti con la grande distribuzione organizzata (Gdo), con conseguenti indicazioni rispetto alle specie/varietà/periodi di maturazione già saturi o in cui ci può essere dello spazio di contrattazione;

   il catasto non è certo considerato la soluzione a tutti i problemi del comparto, ma sicuramente rappresenta uno strumento che insieme ad altri potrà rappresentare la base per il rilancio del settore frutticolo nazionale;

   tra i tanti attori che hanno maggiormente fatto sentire la propria voce, si annovera il Distretto agrumi di Sicilia, che proprio in queste settimane ha avviato un dialogo sul tema con il Ministro interrogato –:

   se, in base a quanto esposto in premessa nonché alle evidenti esigenze del settore frutticolo, non ritenga opportuno dare avvio concreto a questo strumento, costituendolo attraverso l'emanazione del decreto citato e, poi, valutando le modalità migliori per poterlo aggiornare periodicamente e in maniera efficace, anche attraverso le risorse economiche stanziate nel 2018 che, se non utilizzate, rischierebbero di tornare nella disponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze.
(5-05934)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 62 del decreto-legge 20 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari;

   il comma 3 del suddetto articolo 62 prevede che per i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine legale di trenta giorni e per tutte le altre merci entro il termine di sessanta giorni e che il termine decorre dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura;

   il decreto ministeriale 19 ottobre 2012, n. 199 relativo al «Regolamento di attuazione dell'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività», all'articolo 1, comma 3, prevede che non costituiscono cessioni ai sensi del suddetto articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori, alle cooperative se gli imprenditori risultano soci delle cooperative stesse; i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori alle organizzazioni di produttori, se gli imprenditori risultano soci delle organizzazioni di produttori stesse; i conferimenti di prodotti ittici operati tra imprenditori ittici;

   accade che alcune cooperative e organizzazioni di produttori effettuino il pagamento ai produttori, in particolare ai piccoli imprenditori — per fare un esempio relativamente olio di oliva — addirittura nei mesi di luglio/agosto ed alcune volte addirittura a dicembre dell'anno successivo per olio conferito a novembre, dunque oltre 13/14 mesi dopo;

   questo comporta gravi problemi di liquidità per i produttori, in un contesto come quello attuale in cui il comparto agroalimentare è fortemente penalizzato dall'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, e con un prezzo di liquidazione all'ingrosso sottocosto;

   è necessario, a parere degli interroganti, dare ai produttori tempi certi entro i quali le cooperative e le organizzazioni di produttori effettuano il pagamento dei prodotti agricoli e alimentari, nei termini stabiliti dalle norme vigenti o quantomeno in tempi più ragionevoli –:

   quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda adottare affinché i conferimenti di cui sopra rientrino nel termine di pagamento a 60 giorni.
(5-05935)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come ormai noto, sin dal principio della pandemia da COVID-19 molte risorse del Servizio sanitario nazionale, umane ed economiche, in precedenza dedicate ad altri ambiti di salute, sono state convogliate sull'emergenza sanitaria attualmente in corso;

   numerosi pazienti cronici, fragili e rari hanno risentito della carenza di servizi di natura sanitaria ed assistenziale hanno riscontrato disagi rispetto al loro percorso di presa in carico e di cura; nonostante gli interventi di natura organizzativa messi in campo per far fronte alle diverse necessità dei pazienti, molti bisogni rimangono ancora insoddisfatti generando ripercussioni su tante persone che, indipendentemente dalla pandemia, vivono in condizione di fragilità, come le famiglie in cui vi sono persone con disabilità gravi e gravissime;

   come più volte evidenziato da numerosi studi e anche da parte dall'Osservatorio malattie rare – O. Ma.R., l'assistenza domiciliare rappresenta uno degli ambiti assistenziali sui quali ancora si avvertono profonde criticità soprattutto in alcune regioni e che è stata per questo indicata come investimento necessario anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   a titolo esemplificativo, si riporta il caso, segnalato dall'Associazione nazionale ceroidolipofuscinosi, di due fratelli pugliesi con malattia di Batten, rara patologia genetica neurodegenerativa, a esordio tardo-infantile, che comporta il progressivo declino delle capacità cognitive e motorie, fino allo stato vegetativo. La famiglia dei due pazienti, che necessitano di continuità assistenziale h24, riferisce una sospensione di assistenza domiciliare integrata (Adi) da marzo a giugno 2020 a causa dell'assenza di personale infermieristico. Assistenza che è stata ripristinata per qualche mese e nuovamente interrotta in autunno, tornando a gravare completamente sulle spalle dei familiari;

   sul tema anche la Fondazione Maddalena Grassi, principale erogatore di servizi di assistenza domiciliare rivolta ai minori con disabilità grave e gravissima, ha di recente sollevato una situazione critica per quel che concerne la carenza di personale infermieristico specializzato nella regione Lombardia; una carenza di figure sanitarie infermieristiche legata a una remunerazione non adeguata, a sovraccarico di lavoro, a scarsa valorizzazione professionale e che coinvolge figure che in questo momento sono impegnate anche in attività vaccinali e tamponi;

   in funzione della complessità legata all'emergenza sanitaria e alla situazione sopra descritta, gli enti che a diverso titolo forniscono assistenza domiciliare riscontrano un profondo impatto sul servizio, non riuscendo più a garantire la gestione a domicilio senza l'ausilio di assistenza infermieristica specialistica per le quotidiane ore necessarie –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare, per quanto di competenza, adeguate iniziative per far fronte alle criticità sopra descritte attraverso l'incremento delle risorse da destinare al personale sanitario specializzato per l'assistenza domiciliare, in particolare a quello per i minori gravi e gravissimi, nonché promuovere un monitoraggio della situazione attuale dell'assistenza domiciliare integrata e l'avvio di percorsi di formazione per specializzare infermieri e operatori sanitari, al fine di incrementare le competenze e le risorse umane in grado di fornire questo tipo di assistenza.
(5-05928)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-08646, l'interrogante ha chiesto al Governo se non intendesse adottare iniziative per interrompere una politica di negazione della cura domiciliare del Covid-19, a seguito dell'accoglimento del Tar del Lazio del ricorso n. 1557 del 2021, presentato dal «Comitato Cura Domiciliare Covid-19»;

   il Tar nell'ordinanza dichiara che il ricorso «appare fondato» in relazione alla richiesta dei medici «di far valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza» e tale non può risultare «compresso nell'ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi»;

   l'8 aprile 2021, il Governo ha accolto l'ordine del giorno al Senato n. 9/1-00332/ 002, che impegnava a un aggiornamento dei protocolli e delle linee guida per la presa in carico domiciliare dei pazienti Covid-19, tenuto conto delle esperienze dei professionisti impegnati sul campo;

   il 26 aprile 2021, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Aifa e Ministero della salute contro la sospensiva del Tar del Lazio. Il Consiglio di Stato ribadisce che «la nota AIFA non pregiudica l'autonomia dei medici nella prescrizione, in scienza e coscienza, della terapia ritenuta più opportuna, laddove la sua sospensione fino alla definizione del giudizio di merito determina al contrario il venir meno di linee guida, fondate su evidenze scientifiche documentate in giudizio, tali da fornire un ausilio (ancorché non vincolante) a tale spazio di autonomia prescrittiva, comunque garantito»;

   il 20 luglio 2021 sarà previsto il giudizio di merito sulle linee guida (che ad oggi sono di nuovo in vigore);

   la Commissione europea ha autorizzato alcuni dei vaccini attualmente in fase sperimentale di fase 3 tra cui quelli prodotti da BioNTech/Pfizer, Moderna e AstraZeneca/Oxford University. Per questi l'Ema ha rilasciato apposita autorizzazione all'immissione in commercio condizionata;

   il regolamento (CE) n. 507/2006 della Commissione europea del 29 marzo 2006 relativo all'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata dei medicinali per uso umano che rientrano nel campo d'applicazione del regolamento (CE) n. 726/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio, all'articolo 4, paragrafo 1, lettera c), afferma che una attualizzazione all'immissione in commercio condizionata è rilasciabile se permane il requisito che prevede che il medicinale «risponde ad esigenze mediche insoddisfatte»;

   il 4 marzo 2021, su Reuters è apparsa una notizia, ripresa dal Quotidianosanita.it, nella quale la Commissione europea si dice pronta, pressata dai Governi dei Paesi membri, a prendere in considerazione l'idea di approvare in emergenza i vaccini contro il Covid-19, come alternativa più rapida alla formula dell'immissione in commercio condizionata, usata finora, che prevede regole più rigide per l'autorizzazione;

   in questo caso, ai fini della distribuzione temporanea di un medicinale non autorizzato (articolo 5, paragrafo 2, della direttiva 2001/83), la legislazione dell'Unione europea imporrebbe agli Stati membri di sollevare il fabbricante e il titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio dalla responsabilità civile o amministrativa qualora l'uso di emergenza sia raccomandato o richiesto dallo Stato membro. Tale autorizzazione sarebbe concessa direttamente dal singolo Stato senza il passaggio in Ema;

   è parere dell'interrogante che l'azione del Ministro nell'appellarsi contro le cure domiciliari, e nel mantenere uno status di assenza di cura domiciliare, vada nella direzione del mantenimento di uno stato di emergenza permanente, verso una autorizzazione di emergenza dei vaccini, sollevando le case farmaceutiche dagli oneri, anche finanziari, derivanti delle richieste di garanzia minime che la Cma richiede per l'immissione in commercio condizionata a livello europeo –:

   per quali motivi il Ministro insista in quella che l'interrogante giudica un avversare la cura domiciliare del Covid-19.
(4-09196)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO e PERCONTI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   le «aree interne» sono quei territori caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva) e da una disponibilità elevata di risorse ambientali (idriche, paesaggi naturali) e culturali (beni archeologici, insediamenti storici, musei);

   in Italia, le aree interne rappresentano il 53 per cento dei comuni, ospitano il 23 per cento della popolazione e occupano una porzione del territorio che supera il 60 per cento della superficie nazionale;

   dal 2012 è stata avviata la costruzione di una Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne che ha il duplice obiettivo di adeguare la quantità e qualità dei servizi di istruzione, salute, mobilità e di promuovere progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio naturale e culturale di queste aree, rappresentando, dunque, una politica nazionale innovativa di sviluppo e coesione territoriale che mira a contrastare la marginalizzazione e i fenomeni di declino demografico propri delle aree interne;

   ad oggi diverse aree del nostro Paese, pur essendo geograficamente interne, non sono comprese nella Snai; pertanto, al fine di sollevare l'attenzione su questa problematica, è stata presentata un'interrogazione a risposta scritta (n. 4-05796 del 22 maggio 2020) al Ministro pro tempore Provenzano chiedendo di adottare le iniziative necessarie per procedere all'individuazione di nuove aree interne. Inoltre, il precedente Governo aveva accolto l'ordine del giorno (n. 9/02500-AR/188 del 9 luglio 2020) con il quale si impegnava il Governo medesimo ad adottare idonei provvedimenti volti ad ampliare la geografia delle aree interne presenti in Sicilia, così da garantire anche ai comuni della zona del Corleonese, esclusi dalle attuali cinque aree interne siciliane, i fondi necessari per un adeguato grado di sviluppo;

   conseguentemente, il Ministro pro tempore Provenzano aveva rappresentato la volontà di creare due nuove aree interne per ogni regione;

   sulla base di questo impegno, numerosi sono stati i sindaci che si sono attivati portando avanti progetti diretti all'individuazione di nuove aree interne; come è accaduto nella regione siciliana dove i sindaci dei comuni del Corleonese avevano già intrapreso una serie di iniziative con lo scopo di lavorare ad un nuovo progetto di rilancio dell'entroterra della provincia di Palermo;

   con riferimento ai progetti per la coesione territoriale previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) individuati dalla componente 3 della missione 5, le risorse per la coesione, passano dai 4,18 miliardi di euro, previsti dalla precedente bozza, ai 4,41 miliardi del piano approvato;

   nel testo definitivo del Pnrr – Missione 5, è previsto anche il rafforzamento della Strategia nazionale per le aree interne a supporto del miglioramento dei livelli e della qualità dei servizi scolastici, sanitari e sociali;

   purtroppo, a fronte del complessivo aumento delle risorse assegnate ai progetti per la coesione territoriale, alcuni interventi si sono visti ridurre invece il budget a disposizione, come è accaduto per i fondi per la Snai che sono passati da 1,5 a 1,13 miliardi di euro, con un calo di 370 milioni di euro;

   va considerato che lo sviluppo di nuove aree interne rappresenta un'opportunità di crescita per l'Italia e un ampliamento della strategia nazionale attraverso l'individuazione di nuove aree interne può contribuire a creare lavoro, realizzare inclusione sociale e ridurre la marginalizzazione di quei territori «fragili» che, in seguito alla grave crisi generata dall'emergenza sanitaria, rischiano di uscirne ulteriormente disagiati –:

   se sia intenzione del Ministro interrogato proseguire questo percorso già avviato dal precedente Governo e adottare tutte le iniziative di competenza per procedere con l'individuazione di nuove aree interne e con la semplificazione delle procedure propedeutiche, al fine di attuare anche in altre zone del nostro Paese azioni finalizzate all'innalzamento quantitativo e qualitativo dei servizi essenziali ed innescare nuovi percorsi di crescita e di sviluppo.
(4-09193)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il litorale di Marina di Butera (Caltanissetta) si estende per circa 8,4 chilometri di costa, tratto ricompreso in un'area sottoposta a vincolo paesaggistico per l'articolo 142 del decreto legislativo n. 42 del 2004 recante il Codice dei beni culturali e del paesaggio, come modificato dal decreto legislativo n. 157 del 2006, (tale normativa pone a vincolo paesaggistico tutte le aree fino a 300 metri dalla linea di battigia);

   il tratto, ricadente tra le zone di Falconara (Butera) e Manfria (Gela), risulta altresì essere un sito di interesse comunitario in quanto occupato dagli ultimi cordoni dunali della Sicilia meridionale (Macconi di Desusino);

   secondo uno studio condotto nel 2011 dal dipartimento di scienze geologiche dell'Università degli studi di Catania a partire dagli anni '60, la suddetta area è divenuta «soggetta ad un importante incremento dei tassi di erosione costiera, correlabile con l'inizio degli interventi di regimazione del Fiume Salso, il completamento del porto di Licata ed il boom edilizio»;

   nel 2010 la regione Sicilia, anche a seguito delle proteste avanzate da un comitato civico spontaneo nato a tutela della spiaggia del Desusino, aveva assunto l'impegno di finanziare degli interventi straordinari utili ad arginare il fenomeno dell'erosione costiera, invitando il comune di Butera a presentare un progetto preliminare entro e non oltre il settembre del 2010: un progetto che, com'è ovvio comprendere allo stato attuale, non è mai stato presentato;

   all'inerzia della politica locale si è altresì aggiunta la scarsa lungimiranza del legislatore regionale, che, di fatto, per altri dieci anni e dunque fino ad oggi, non ha assunto provvedimenti adeguati ed utili a risolvere la problematica descritta;

   nel 2020 il presidente della regione aveva annunciato un piano straordinario per attuare una strategia complessiva al fine di porre fine all'azione dell'erosione costiera in tutta la regione, recuperare le spiagge scomparse e ricreare le condizioni naturali di equilibrio: agli annunci, tuttavia, ad oggi non risultano essere seguite azioni concrete, quantomeno per il suddetto tratto di costa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e se lo stesso non ritenga di dover assumere iniziative, per quanto di competenza e di concerto con la regione Siciliana, al fine di tutelare l'area interessata e promuovere iniziative di competenza volte a contenere il fenomeno dell'erosione costiera in tutta la regione.
(4-09198)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel 1982 una professoressa, docente di lingua e letteratura inglese presso un'università italiana, si vide negato il congedo di maternità di cinque mesi garantito invece alle lavoratrici italiane;

   grazie alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 2 agosto 1993, alcuni diritti, tra i quali il congedo di maternità, furono estesi al personale docente universitario non nazionale, ma non venne attuata la piena parità di trattamento;

   con il decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120, poi convertito dalla legge 21 giugno 1995, n. 236, i lettori di madrelingua straniera vennero qualificati come collaboratori linguistici. Così facendo, a tali figure professionali non sono stati conteggiati gli anni precedenti di servizio, né i diritti di anzianità acquisiti nel corso del tempo e non ottennero l'equiparazione, come parametro per la determinazione del salario, alla figura del professore associato;

   la Commissione delle Comunità europee ha impugnato, nel 2001, la legge 21 giugno 1995, n. 236, presso la Corte di giustizia dell'Unione europea. La successiva sentenza della Corte del 26 giugno 2001 (Case C-212/99) ha condannato l'Italia per il mancato riconoscimento dei diritti degli ex lettori di lingua straniera, garantiti invece alla generalità dei lavoratori nazionali;

   successivamente alla sentenza, con il decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2, convertito in seguito con modificazioni dalla legge 5 marzo 2004, n. 63, è stato attribuito ai collaboratori linguistici un trattamento economico corrispondente a quello del ricercatore confermato a tempo indeterminato;

   la Commissione delle Comunità europee, non soddisfatta della risposta data dalle autorità italiane, ha ricorso nuovamente presso la Corte di giustizia dell'Unione europea contro l'Italia, sostenendo che il decreto-legge 14 gennaio 2004, n. 2, fosse comunque discriminatorio;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, ritenendo che l'Italia non avesse dato attuazione a tutti i provvedimenti che l'esecuzione della sentenza del 26 giugno 2001 comportava, ha condannato il nostro Paese con la sentenza del 18 luglio 2006 Case C-119/04;

   con la legge 30 dicembre 2010, n. 240, sono stati fissati i parametri per calcolare la retribuzione dei collaboratori di madrelingua straniera ma ancora non sono stati applicati;

   il Parlamento italiano, per superare il contenzioso tra lo Stato italiano e i collaboratori linguistici e per prevenire nuovi contenziosi nei confronti delle università statali italiane, con l'articolo 11 della legge 20 novembre 2017, n. 167, ha previsto un aumento del Fondo per il finanziamento ordinario e la sottoscrizione di contratti integrativi;

   con il decreto interministeriale n. 765 del 16 agosto 2019, all'articolo 3, è stata limitata l'applicabilità dei contratti integrativi ai soli collaboratori entrati in servizio a partire dal 31 dicembre 2018, escludendo di fatto gli ex lettori andati in pensione nel periodo dalla promulgazione della legge Gelmini fino all'uscita del decreto interministeriale sopracitato;

   gli eurodeputati Jude Kirton-Darling, Sean Kelly e Clare Daly hanno presentato diverse interrogazioni parlamentari alla Commissione tra il 2019 e il 2020 sulla condizione degli ex lettori;

   con il procedimento pilota 2079/11/EMPL, la Commissione europea sta valutando, in base al principio di parità di trattamento e di libera circolazione dei lavoratori europei, la compatibilità dell'articolo 26, comma 3, ultimo capoverso, della legge n. 240 del 2010 con l'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e, in caso positivo, quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per risolvere la condizione di disparità dei collaboratori linguistici.
(5-05943)

Apposizione di firme a mozioni.

  La mozione Novelli e altri n. 1-00212, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 giugno 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lapia.

  La mozione Davide Crippa e altri n. 1-00476, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Muroni.

  La mozione Maniero e altri n. 1-00478, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Leda Volpi.

  La mozione Colletti e altri n. 1-00480, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 maggio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Forciniti.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gallinella n. 5-05130, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sportiello.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-09094, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Ascari n. 5-05886, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Invidia.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta e Vinci n. 4-09148, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di testi ulteriormente riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Trizzino n. 1-00397, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 418 del 29 ottobre 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    dall'inizio della pandemia da Covid-19 ad oggi si sono registrati 121.000 decessi in Italia e 3,17 milioni nel mondo; a questi numeri andrebbero aggiunti anche i decessi per altre patologie correlati al Covid-19, quale conseguenza diretta della complessità emergenziale determinatasi;

    «Al 31 dicembre 2020 la popolazione residente è inferiore di quasi 384 mila unità rispetto all'inizio dell'anno, come se fosse sparita una città grande quanto Firenze»: è quanto rileva l'Istat nel report «La dinamica demografica durante la pandemia COVID-19 – anno 2020». Il quadro demografico del nostro Paese ha subito un profondo cambiamento a causa dell'impatto che il numero di morti da COVID-19 ha prodotto sia in termini quantitativi che geografici. Nel 2020 i decessi in totale ammontano a 746.146, il numero più alto mai registrato dal secondo dopoguerra, con un aumento rispetto alla media 2015-2019 di oltre 100 mila unità (+15,6 per cento);

    con dura brutalità è emerso che buona parte di queste morti avviene in solitudine e nel contesto di una disattenzione colpevole nei confronti della complessità dei sintomi e delle problematiche sociali, psicologiche e spirituali che compaiono nelle ultime fasi e soprattutto nelle ultime ore di vita; toccare, ascoltare, parlare, guardare, prendersi cura sono quegli atti mancati nei rapporti con la persona morente e di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili;

    si è sostenuto che i sistemi ospedalieri durante l'emergenza pandemica da Covid-19 non sono stati in grado di gestire numeri così elevati di pazienti con problematiche cliniche talmente gravi e che la medicina territoriale non è stata pronta ad affrontare la complessità assistenziale di tutti coloro che non sono riusciti a trovare spazio all'interno degli ospedali e delle rianimazioni;

    sono numerose le segnalazioni che pervengono dalla comunità circa l'impossibilità per i familiari di comunicare con i pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie, sia nei dipartimenti dell'emergenza-urgenza e nei pronto soccorso sia nei reparti di degenza, soprattutto con quei pazienti che per condizioni patologiche e di fragilità non sono in condizioni di poter utilizzare gli apparecchi di telefonia mobile;

    sono altresì numerose le segnalazioni circa la difficoltà, per i familiari, di avere informazioni scadenzate o quotidiane sullo stato di salute dei pazienti ricoverati;

    uno degli aspetti più dolorosi che caratterizza questa pandemia è l'isolamento umano di tutte le persone più fragili, sia con patologia Covid-19 sia con altre patologie; l'interruzione traumatica dei contatti umani e familiari, per le persone più fragili, è stata ed è lacerante dal punto di vista affettivo e psicologico, fino ad essere essa stessa causa di aggravamento della patologia e, non di rado, di exitus per i pazienti più fragili;

    la solitudine per i pazienti più fragili e anziani causa disorientamento cognitivo e sofferenza psicologica percepita con vissuti di inutilità e di abbandono e genera depressione, inappetenza e altri disturbi dell'umore che possono aggravare le patologie esistenti;

    nel fine vita la solitudine è un dolore insostenibile e l'assenza dei familiari rende ancora più traumatico il distacco per tutti i soggetti coinvolti, il paziente e i familiari;

    tali considerazioni preliminari sono alla base anche del documento «Le cure palliative durante una pandemia» elaborato, nel mese di ottobre 2020, dalla Società italiana di cure palliative e dalla Federazione italiana cure palliative; il documento fornisce un utile strumento di lavoro per elaborare politiche sanitarie finalizzate a dare risposte adeguate ai bisogni di cure palliative ed alle necessità assistenziali di chi affronta l'ultimo tratto della propria vita nel contesto dell'emergenza pandemica;

    il documento «Le cure palliative durante una pandemia» si pone l'obiettivo di analizzare brevemente il ruolo svolto dalle cure palliative, fornendo alcuni spunti di riflessione derivati dalle esperienze italiana e internazionale acquisite nei mesi della cosiddetta «fase 1» della pandemia e, al contempo, delineare alcune linee di indirizzo finalizzate ad un'integrazione delle cure palliative nel più ampio piano pandemico nazionale;

    gli autori del citato documento, già nel 2017, denunciavano «la carenza di una presenza organica delle cure palliative nei piani e nelle strategie di soccorso nei confronti delle crisi umanitarie», com'è ad esempio una pandemia, che complicano in modo sostanziale alcuni elementi che identificano e definiscono i bisogni di cure palliative della popolazione colpita, a partire dall'individuazione dei pazienti vulnerabili e a rischio di morte, tra i quali sono incluse le «persone che prima della pandemia erano altamente dipendenti da trattamenti intensivi (ad esempio: ventilazione, dialisi), le persone affette da patologie croniche la cui salute si deteriora a causa delle restrizioni e delle misure di isolamento (riduzione degli accessi ospedalieri o ambulatoriali per visite ed esami di controllo), ma soprattutto anche persone precedentemente sane le quali a causa dell'infezione vengono sottoposte a trattamenti di supporto vitale ma necessitano di un adeguato controllo sintomatologico o, ancora, pazienti non suscettibili di tali trattamenti o che non possono accedervi per scarsità di risorse o loro stesso rifiuto»;

    è condivisibile l'assunto – riportato sempre nel documento – che «la risposta dinamica a un evento catastrofico come una pandemia dovrebbe, dunque, essere non solo orientata a “massimizzare il numero di vite salvate” ma anche a “minimizzare la sofferenza di coloro che potrebbero non sopravvivere” e l'esperienza italiana della fase 1 del Covid-19 ha dimostrato che “nonostante le difficoltà, laddove la rete di cure palliative era sufficientemente organizzata prima dell'inizio della pandemia, il sistema di cure palliative ha retto alla pressione delle nuove sfide emergenziali”»;

    «nella fase emergenziale le équipe specialistiche di cure palliative – si legge nel documento – sono, infatti, state coinvolte con diverse modalità (...) la pandemia, d'altra parte, ha inevitabilmente modificato il lavoro delle reti di cure palliative, le attività di assistenza domiciliare sono state spesso caratterizzate da visite brevi, talora sostituite da contatti telefonici, barriere indotte dalla necessità di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, distanziamento sociale, ridimensionamento del concorso dei volontari. Allo stesso modo le attività di ricovero presso gli hospice hanno dovuto subire processi di triage complessi, divieto o drastiche limitazioni all'ingresso dei congiunti, ricoveri molto brevi per terminalità avanzata spesso lontani dagli usuali standard di cura»;

    anche l'Organizzazione mondiale della sanità ha rappresentato che: «nelle epidemie causate da infezioni potenzialmente letali, come in altre emergenze e crisi umanitarie, la sofferenza delle vittime e gli sforzi per alleviarla spesso vengono trascurati nella fretta di salvare vite»;

    sempre l'Organizzazione mondiale della sanità definisce le cure palliative come «un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un'identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e di altre problematiche di natura fisica, psicologica, sociale e spirituale»;

    secondo quanto si evince dal documento citato, le misure di isolamento e le limitazioni per i visitatori «portano ad un forte senso di separazione da parte dei pazienti che si avvicinano alla fine della vita e delle loro famiglie. Questo aspetto è stato sottolineato anche nel corso dell'epidemia da SARS-CoV-1 del 2003; da allora, i progressi tecnologici hanno reso maggiormente diffuse le forme di comunicazione a distanza come le videochiamate, che dovrebbero essere adottate per alleviare il senso di isolamento. È stato suggerito che le strutture sanitarie dovrebbero dotarsi di smartphone, tablet o laptop e connessioni internet da mettere a disposizione dei pazienti. Tuttavia, alcuni pazienti potrebbero non essere in grado di utilizzare le videochiamate a causa delle loro condizioni cliniche: gli operatori sanitari, sociali e gli assistenti spirituali dovrebbero, quindi, organizzarsi per fornire un supporto al fine di favorire, comunque, la comunicazione, tra i pazienti e i loro familiari (talora essi stessi in isolamento obbligatorio). Allo stesso modo, viene suggerito che venga consentita la possibilità di visita da parte dei membri della famiglia con l'uso dei dispositivi di protezione individuale necessari, laddove il contesto di cura lo permetta»;

    l'11 agosto 2020 il Ministero della salute ha emanato la circolare «Elementi di preparazione e risposta a COVID-19 nella stagione autunno-invernale», predisposta dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Coordinamento delle regioni e province autonome, che descrive le principali azioni attuate dal sistema sanitario nazionale in risposta alla pandemia. La circolare riporta alcuni elementi di criticità affrontate nelle prime fasi della crisi da considerare in un'ottica di preparedness, ma - come evidenziano gli autori del documento citato - le cure palliative sono genericamente citate una sola volta nell'ambito della sezione 3-area territoriale, che prevede: «Incremento delle azioni terapeutiche e assistenziali a livello domiciliare, per rafforzare i servizi di assistenza domiciliare integrata per i soggetti affetti da malattie croniche, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative, di terapia del dolore e, in generale, per le situazioni di fragilità, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020, come convertito nella legge n. 77 del 2020»;

    il documento «Le cure palliative durante una pandemia» reca dunque importanti indicazioni concrete per implementare ulteriormente l'integrazione delle cure palliative tra i servizi sanitari offerti in corso di pandemia, sviluppare connessioni e integrazioni con le branche specialistiche ospedaliere, rafforzare i modelli di rete e il ruolo operativo dei dipartimenti di cure palliative, fornire risorse e indicazioni operative alle strutture operative nei diversi setting assistenziali, secondo il modello stuff-staff-space-systems;

    l'articolo 8 della legge n. 38 del 2010 statuisce che l'esistenza di specifici percorsi formativi universitari in materia di cure palliative rappresenti la condizione necessaria affinché il sistema delle cure palliative sia perfettamente funzionale ed il fabbisogno nazionale di medici esperti in cure palliative e il relativo ricambio generazionale siano adeguatamente garantiti;

    il diffondersi del COVID-19 ha evidenziato, in maniera più marcata, la carenza di personale sanitario con competenze specialistiche per gestire la sofferenza dei pazienti, in maniera appropriata in tutti i setting assistenziali, nonché la necessità di fornire risposte adeguate ai bisogni di una popolazione crescente di malati sempre più anziani, affetti da patologie cronico-degenerative in fase avanzata o terminale, in condizioni cliniche di estrema fragilità e di grave sofferenza, oltre che fornire una risposta alla complessità assistenziale dei bambini affetti da malattie inguaribili;

    è giusto che siano specialisti in cure palliative ad accompagnare con la necessaria competenza e formazione universitaria la fine della vita di ogni persona e questo va fatto all'interno di un percorso di cura che comprende numerosi attori. Il medico di medicina generale rimane punto di riferimento insostituibile e con esso la figura dell'infermiere che rappresenta il cardine intorno a cui si sviluppa l'assistenza. Psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, volontari ed assistenti spirituali compongono l'équipe assistenziale ed ognuno con le proprie competenze e specifiche formazioni curriculari;

    con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto rilancio», a decorrere dall'anno accademico 2021/2022, si istituisce la scuola di specialità in «medicina e cure palliative» per i laureati in medicina e chirurgia e si introduce «il corso di cure palliative pediatriche nell'ambito dei corsi obbligatori della scuola di specializzazione in pediatria»;

    è di tutta evidenza la necessità di dare concretamente seguito alle norme in esame, adottando tempestivamente i decreti attuativi ancora mancanti e incrementando in maniera consistente il numero posti di specialità a disposizione, onde fronteggiare la grave carenza di personale sanitario con competenze specialistiche, tra l'altro, in materia di cure palliative, la quale veniva già denunciata da molti anni a questa parte dagli operatori del settore e risulta adesso conclamata, sotto gli occhi di tutti, in conseguenza della pandemia da COVID-19;

    accanto agli specialisti, è fondamentale rafforzare la sinergia tra le altre figure indispensabili che compongono le équipe delle reti di cure palliative, ciascuna con le proprie competenze e formazioni e, in particolare, dei medici di medicina generale, degli psicologi, dei fisioterapisti, degli assistenti sociali, degli infermieri e, non ultimi, dei volontari;

    con riguardo a questi ultimi, si evidenzia come la Conferenza Stato-regioni, nella seduta del 9 luglio 2020, ha raggiunto l'intesa sui profili formativi omogenei per il volontariato nelle reti di cure palliative e di terapia del dolore. Un passaggio molto importante, come ha rilevato la Federazione cure palliative, «poiché il volontariato è una risorsa preziosa per le cure palliative, ne è parte fondante e contribuisce alla sua sostenibilità, oltre ad essere espressione di solidarietà civile delle nostre comunità»;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, come successivamente prorogato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull'intero territorio nazionale, al comma 6 dell'articolo 1, lettere aa) e bb), prevede che:

     a) è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso, salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto;

     b) l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite, hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione;

    anche i recenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 e del 24 ottobre 2020 hanno reiterato le suddette misure;

    tali decreti del Presidente del Consiglio dei ministri citati prevedono, inoltre, ulteriori disposizioni specifiche per la disabilità, specificando che le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all'interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono svolte secondo piani territoriali, adottati dalle regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori;

    il 24 agosto 2020 l'Istituto superiore di sanità ha aggiornato le «Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell'infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali», indicazioni elaborate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità prevenzione e controllo delle infezioni ed aggiornate con lo scopo principale di riprendere in sicurezza le attività a regime delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali e creare le condizioni per rivedere in sicurezza parenti e amici;

    «Il benessere degli anziani e delle persone fragili, di coloro che vivono lontani dai nuclei familiari per motivi di non autosufficienza, è intimamente collegato anche alla loro sfera emotiva – spiega Paolo D'Ancona, ricercatore dell'Istituto superiore di sanità e coordinatore del gruppo di lavoro multidisciplinare che ha realizzato il rapporto –. La possibilità di poter incontrare i propri cari e di alimentare la loro vita relazionale non è ininfluente sul loro stato di salute e perciò, oggi che la situazione epidemiologica lo permette, dopo gli sforzi fatti per frenare i contagi, è necessario imboccare una strada che riporti gradualmente alla normalità»;

    in considerazione dell'elevato fabbisogno assistenziale dell'anziano fragile, il citato rapporto dell'Istituto superiore di sanità fornisce, quindi, delle indicazioni per permettere alle strutture residenziali e socio-assistenziali di fornire il servizio di assistenza, riducendo il rischio di COVID-19 negli ospiti e negli operatori;

    il rapporto dell'Istituto superiore di sanità, pur riferendosi principalmente ai soggetti fragili ricoverati nelle strutture residenziali sociosanitarie, è sussumibile anche per i medesimi soggetti fragili ricoverati nelle strutture ospedaliere, la cui permanenza, non di rado, può prolungarsi anche per periodi di tempo non brevi;

    sulla base delle disposizioni presenti nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri citati, nell'ambito delle strutture sanitarie ospedaliere, le direzioni generali dispongono diversamente in riferimento a ciascuna struttura e risulta che, ad esempio, anche in una medesima regione, alcune strutture sanitarie abbiano disposto il divieto di accesso generalizzato da parte dei famigliari/visitatori sia nelle strutture di pronto soccorso sia nei reparti di degenza dei pazienti dei famigliari, mentre in altre viene consentito l'accesso di un visitatore per ciascun paziente, nel rispetto di diversificati protocolli di sicurezza, come, ad esempio, la diversificazione degli orari di accesso;

    del pari evidente, in specie nei contesti difficili come quelli che compongono la rete delle cure palliative, è la necessità di ripristinare gradualmente le attività e il supporto insostituibile delle organizzazioni di volontariato, in grado di garantire vicinanza ai malati e alle famiglie nei momenti più difficili e delicati della malattia;

    nel documento «Misure operative per la ripartenza del volontariato in epoca COVID», elaborato dalla Federazione cure palliative, si dà conto della brusca interruzione subita dalle attività in questione, evidenziandosi come «ancora oggi appaia confusa e incerta una possibile ripartenza tanto delle attività dello stare accanto alle persone malate, che del fare; attività di segreteria, orientamento, raccolta fondi, formazione e divulgazione, che sostengono in larga parte la sopravvivenza degli enti non profit, sono tuttora ferme»;

    al fine di ovviare a tale situazione, il documento sopra citato ha quindi fornito indicazioni «per la ripresa delle attività di volontariato in ambito cure palliative nei vari setting assistenziali», formulando una serie di proposte dichiaratamente rivolte alle istituzioni che, tuttavia, non risultano ancora oggi recepite in atti formali, sebbene presuppongano il rispetto di tutte le norme vigenti nell'ambito della sicurezza e della riduzione del rischio collettivo;

    è auspicabile, quanto meno per i pazienti che non siano affetti da COVID-19, assicurare ambienti dedicati che, in condizioni di sicurezza, siano adibiti all'accesso di almeno un familiare, così come appare auspicabile ripensare, anche in termini organizzativi e strutturali, le relazioni di cura che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare il processo di umanizzazione delle cure, soprattutto per i pazienti più fragili e anziani, che oltre alla sicurezza sanitaria tenga conto anche della loro dignità;

    tutte le strutture sanitarie, nell'ambito di ciascun dipartimento, dovrebbero adottare un protocollo uniforme sull'intero territorio nazionale, recante misure volte a:

     a) mantenere le comunicazioni con operatori e familiari, garantendo a questi ultimi la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare attraverso una figura appositamente designata, all'interno di reparto di degenza, ivi incluso il pronto soccorso;

     b) definire un protocollo per le visite con regole prestabilite che possa essere consultato dai familiari che richiedano le visite e assicurarsi che sia correttamente recepito e applicato;

     c) prevedere, in subordine o in caso di impossibilità oggettiva di effettuare la visita o come opportunità aggiuntiva, strumenti alternativi alla visita in presenza, come, ad esempio, videochiamate organizzate dalla struttura sanitaria;

    il protocollo citato dovrebbe contenere misure efficaci per sensibilizzare e formare adeguatamente i visitatori/famigliari nella prevenzione e nel controllo dei casi di Covid-19 e per la predisposizione di tutte le procedure ottimali per una visita in sicurezza dei pazienti da parte dei famigliari/visitatori;

    diverse strutture sanitarie, a seguito della pandemia, hanno coraggiosamente adottato sistemi di comunicazione avanzati per garantire stabilmente le comunicazioni tra staff, medici, pazienti e familiari; a riguardo anche il Garante per la protezione dei dati personali, proprio in considerazione della normativa d'urgenza adottata per il Covid-19, è intervenuto affermando che le strutture sanitarie che intendono avvalersi di strumenti (app), volti a fornire servizi diversi dalla telemedicina o comunque non strettamente necessari alla cura (app divulgative; app per la raccolta di informazioni sullo stato di salute della popolazione di un dato territorio), che comportino il trattamento di dati personali, che possono essere utilizzabili, in linea generale, previo consenso libero, specifico, esplicito e informato dell'interessato;

    la risoluzione di maggioranza sulla nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2020, approvata alla Camera il 14 ottobre 2020, all'8o capoverso del dispositivo impegna il Governo a «potenziare il sistema sanitario nazionale, incluse la domiciliarità e la medicina territoriale ivi comprese le cure palliative, rafforzando la governance dei distretti sanitari e promuovendo una rinnovata rete sanitaria territoriale attraverso nuovi modelli organizzativi integrati»,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate:

   a) nell'ambito della predisposizione di tutte le attività volte a minimizzare i rischi posti dalle malattie infettive ed a mitigare il loro impatto durante l'emergenza di sanità pubblica, a tener conto delle indicazioni del documento «Le cure palliative durante una pandemia», citato in premessa, volte ad implementare ulteriormente l'integrazione delle cure palliative tra i servizi sanitari offerti in corso di pandemia, sviluppare connessioni e integrazioni con le branche specialistiche ospedaliere, rafforzare i modelli di rete ed i percorsi assistenziali di cure palliative, fornire risorse e indicazioni operative alle strutture operative nei diversi setting assistenziali, secondo il modello stuff-staff-space-systems, ripensare, anche in termini organizzativi e strutturali, le relazioni di cura che devono essere inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e che devono essere finalizzate a recuperare il processo di umanizzazione delle cure, soprattutto per i pazienti più fragili ed anziani e che, oltre alla sicurezza sanitaria, devono tenere conto anche della dignità dei malati;

   b) ad adeguare le dotazioni organiche delle unità di cure palliative al fine di rispondere ai bisogni dei malati Covid-19 e non Covid-19, in attuazione di quanto previsto nell'ambito del documento ministeriale dell'11 agosto 2020, citato in premessa, con riferimento alla sezione 3-area territoriale, circa il rafforzamento dei servizi di assistenza domiciliare per i soggetti con bisogni di cure palliative, assicurando che i piani di intervento, a livello regionale e locale, prevedano l'integrazione delle cure palliative specialistiche nei contesti ospedalieri e territoriale, per i malati Covid-19 e per l'utenza ordinaria;

   c) ad assicurare la disponibilità per le équipe di cure palliative di strumentazioni tecnologiche, cliniche e di telecomunicazione adeguate alla gestione delle situazioni cliniche e relazionali determinate dalla pandemia da COVID-19 e l'expertise necessario per utilizzarle nonché la fornitura continua e prioritaria di mascherine, dispositivi di protezione individuale, tamponi rapidi, disinfettanti, ossigeno, strumenti di telecomunicazione e altri dispositivi utili alla prevenzione e alla corretta gestione delle situazioni cliniche determinate dalla pandemia da COVID-19;

   d) ad adottare i provvedimenti attuativi delle disposizioni del cosiddetto «decreto-legge rilancio» che prevedono l'istituzione del «corso di cure palliative pediatriche» e della scuola di specializzazione in «medicina e cure palliative», nonché ad incrementare, in maniera consistente, il numero dei posti di specializzazione in area medica e sanitaria, al duplice fine di assorbire l'imbuto formativo e sopperire alla carenza conclamata di medici specialisti che, inevitabilmente, si registra anche presso le reti di cure palliative;

   e) a programmare interventi di formazione in cure palliative rivolti al personale sanitario che opera in ambito ospedaliero, della residenzialità extraospedaliera e territoriale, al fine di assicurare tempestivi interventi palliativi di «base» e l'integrazione con il livello specialistico della rete di cure palliative per i malati COVID-19;

   f) ad attivarsi per l'identificazione, in base alle specificità locali e alla gravità della epidemia, di aree dedicate di ricovero per pazienti affetti da Covid-19 in fase di fine vita (da patologia COVID-19 o da patologie pregresse) nettamente distinte dalle aree di degenza Covid-19 free, anche attraverso la riconversione di reparti ospedalieri (o extraospedalieri) o attraverso la riconversione di hospice, al fine di rispondere ai bisogni di cure palliative anche per i pazienti affetti da patologie cronico-degenerative, non affetti da Covid-19 e non assistibili a domicilio;

   g) a consolidare lo sviluppo delle unità di cure palliative domiciliari, attraverso la loro progressiva estensione alla presa in carica di malati in condizioni di cronicità complesse e avanzate;

   h) a garantire un servizio di cure palliative (ambulatoriali e di consulenza) per ogni ospedale di base, un hospice ospedaliero per ogni presidio ospedaliero di primo livello o per Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, garantendo nell'azienda sanitaria territoriale standard di rapporto tra posti letto hospice e residenti;

   i) a implementare il coordinamento delle reti locali di cure palliative, attraverso il loro finanziamento, al fine di garantire attivazione e operatività delle reti locali di cure palliative, così come previsto dall'accordo della Conferenza Stato-regioni del 27 luglio 2020;

   l) a promuovere, d'intesa con le regioni, un processo di potenziamento delle reti nazionali per le cure palliative e per la terapia del dolore, incrementando le risorse a tal fine stanziate dalla normativa vigente, considerata la necessità di consolidare il ruolo di tali reti, ridefinire i bisogni dei pazienti in carico presso di esse e mitigare l'impatto della pandemia da COVID-19, nonché a vincolare parte delle risorse del Fondo sanitario nazionale per tale potenziamento;

   m) a prevedere il contributo di professionisti esperti con competenze in cure palliative nelle unità di crisi e nei diversi organismi di programmazione e gestione, dell'emergenza sanitaria a livello nazionale, regionale e locale, anche con lo scopo di adottare un set di indicatori in grado di misurare, in particolare, la disponibilità di risorse tecnologiche e di presidi (stuff) per gli operatori delle cure palliative e l'implementazione delle attività assistenziali e formative (staff), in relazione ai livelli di gravità dell'epidemia e di diffusione del virus;

   n) a consentire, dopo la brusca interruzione determinata dalle prime fasi della pandemia, la ripartenza piena ed effettiva del volontariato, anche nell'ambito delle reti di cure palliative e di terapia del dolore, considerato il contributo insostituibile che viene garantito dalle organizzazioni in questione;

   o) a sostenere gli enti del terzo settore che svolgono attività di volontariato presso le reti medesime, al fine di consolidare il ruolo fondamentale dei volontari nell'ambito delle équipe e dare seguito all'intesa in Conferenza Stato-regioni del 9 luglio 2020 sui percorsi omogenei di formazione degli stessi;

   p) a riordinare le circolari ministeriali e le indicazioni diramate dall'Istituto superiore di sanità per la prevenzione delle infezioni da SARS-Cov-2 presso gli hospice, le strutture sociosanitarie e le strutture socioassistenziali, attivando tavoli di raccordo con le strutture medesime, di modo che i protocolli in vigore possano essere migliorati, monitorati e applicati in maniera uniforme nel territorio nazionale;

   q) ad adottare un protocollo uniforme sul territorio nazionale che, nell'ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera correlata al COVID-19, assicuri:

    1) il mantenimento delle comunicazioni tra operatori e familiari, garantendo a questi ultimi la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare attraverso una figura appositamente designata, all'interno dell'unità operativa di degenza, ivi incluso il pronto soccorso;

    2) lo svolgimento delle visite da parte dei familiari, secondo regole prestabilite e consultabili dai familiari ovvero, in subordine o in caso di impossibilità oggettiva di effettuare la visita o come opportunità aggiuntiva, l'adozione di strumenti alternativi alla visita in presenza, come, ad esempio, videochiamate organizzate dalla struttura sanitaria;

    3) l'individuazione, quanto meno per i pazienti che non siano affetti da COVID-19, di ambienti dedicati che, in condizioni di sicurezza, siano adibiti all'accesso di almeno un familiare;

    4) l'individuazione di misure idonee ad assicurare in ogni caso la possibilità per i caregiver familiari di persone con disabilità, o non collaboranti o comunque particolarmente fragili che abbiano intrapreso un percorso terapeutico e ospedaliero per l'infezione da COVID-19, di assistere i propri congiunti nel rispetto delle necessarie misure di sicurezza sanitarie;

   r) ad assicurare, all'interno della rete ospedaliera e territoriale, la disponibilità di personale dedicato all'assistenza psicologica, sociale e spirituale con preparazione idonea a gestire le esigenze psicosociali e spirituali dei pazienti COVID-19 e delle loro famiglie.
(1-00397) (Ulteriore nuova formulazione) «Trizzino, Boldi, Carnevali, Sportiello, Bagnasco, Bellucci, Noja, Stumpo, Lapia, Silli, Muroni, Schullian, Magi, Tasso, Lorenzin, Bologna, Bond, Brambilla, Carelli, Colletti, Dall'Osso, D'Arrando, De Filippo, De Martini, Federico, Foscolo, Gagliardi, Ianaro, Lazzarini, Lepri, Lorefice, Mammì, Misiti, Mugnai, Nappi, Novelli, Paolin, Pedrazzini, Penna, Pini, Provenza, Rizzo Nervo, Ruggiero, Schirò, Siani, Sutto, Tiramani, Versace, Zanella, Fratoianni, Baldini, Gemmato, Lollobrigida, Foti, Sarli».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lollobrigida n. 1-00469, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 493 del 23 aprile 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    la gestione della pandemia è stata fallimentare sotto molteplici aspetti, a partire dalle mancate forniture dei dispositivi di protezione individuale nelle prime fasi dell'emergenza, passando per la scarsità dei ventilatori e di risorse a disposizione del personale medico, con lo scandalo dei banchi a rotelle rimasti nei magazzini delle scuole e la costruzione delle cosiddette «primule» per l'inoculazione dei vaccini: ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo uno spreco di risorse, tempo e denaro che potevano essere impiegati in maniera più mirata e utile;

    il lavoro, specie quello autonomo, è diventato una vera emergenza sociale, con il prodotto interno lordo del prossimo anno stimato ad un meno 12/18 per cento e con migliaia di esercizi commerciali e di imprese che in questi mesi sono stati costretti a chiudere; mentre il Governo trovava le risorse per finanziare i monopattini, in alcuni casi non è ancora stata pagata la cassa integrazione di marzo 2020; Fratelli d'Italia è stata vicino ai liberi professionisti e alle partite Iva, proponendo l'abolizione dei famigerati Isa, nuova versione dei vecchi studi di settore, e l'estensione a tutti i professionisti del «minimo tariffario», mutuato dalla legge forense, una battaglia vinta per tutelare la dignità del lavoro intellettuale; Fratelli d'Italia ha inoltre chiesto l'immediato potenziamento degli uffici giudiziari e il rispetto della garanzia costituzionale del pieno diritto alla difesa, nell'ottica di perseguire quella riforma della giustizia che garantisca processi celebrati in tempi celeri, superando il vulnus del «fine pena mai», introdotto dalla recente riforma della prescrizione che porta la firma dell'ex Ministro Bonafede. Considerando, inoltre, che il costo della giustizia lenta incide per circa 8 miliardi di euro su famiglie e imprese, pari allo 0,4 per cento del prodotto interno lordo nazionale;

    Fratelli d'Italia ha detto «no» alla politica dei bonus una tantum, puntando, invece, su un'ampia moratoria fiscale che preveda il blocco totale di tasse e tributi e non la loro semplice posticipazione, computando nelle scadenze del 2021 sia gli utili del 2019 che le perdite del 2020, e semplificando il sistema delle aliquote; ancora, nel «decreto ristori» ha chiesto di portare il credito di imposta sui locali commerciali al 100 per cento e ha studiato un meccanismo, solo in parte accolto, simile alla cassa integrazione anche per i liberi professionisti, gli artigiani e i lavoratori impegnati in mare e in agricoltura, con una liquidità immediata sui conti correnti pari all'80 per cento del fatturato del 2019 calcolato non solo sui dati del mese di aprile, ma di tutto l'anno, al fine di non tagliare fuori i lavoratori stagionali, gli addetti alle mense e alla ristorazione collettiva, il mondo del turismo, dello sport, dell'intrattenimento e dello spettacolo;

    è necessario uscire progressivamente dall'emergenza da COVID-19, superando la psicosi creata dai metodi adottati anche a livello comunicativo nell'ambito della prassi della decretazione d'urgenza, utilizzata con particolare frequenza all'epoca dei Governi Conte I e Conte II, per tutelare la salute dei cittadini, ma anche per non finire di distruggere ciò che resta della nostra economia; in questa fase molte categorie produttive sono state fortemente penalizzate, con ristori insufficienti e tardivi, mentre la tanto decantata «pace fiscale» si è risolta sostanzialmente in un nulla di fatto;

    il Servizio sanitario nazionale ha dimostrato tutta la sua fragilità nel corso della pandemia, soprattutto per la carenza di personale medico; il problema è stato reso ancora più evidente a causa dell'imbuto formativo, quel fenomeno che definisce la differenza tra numero di accessi al corso di laurea in medicina e chirurgia e l'insufficiente numero di borse per accedere a medicina generale e agli altri corsi specialistici;

    per combattere questa situazione, bisogna programmare oltre l'emergenza, in una prospettiva di oltre dieci anni, che equivalgono ad un ciclo completo di studi; inoltre, per evitare la fuga di cervelli all'estero il sistema universitario dovrebbe essere riformato completamente, prevedendo ad esempio i test di accesso ai corsi di medicina e chirurgia dopo il primo anno, per verificare l'effettiva conoscenza delle materie che permetteranno il proseguimento degli studi;

    i test di ammissione, infatti, spesso vertono su temi che non sono insegnati nelle scuole secondarie di secondo grado, generando un ennesimo imbuto, questa volta però in entrata;

    la «rivoluzione» in ambito universitario potrebbe essere realizzata attraverso un utilizzo mirato delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza in questo settore;

    i finanziamenti che arriveranno all'Italia dall'Europa tramite il meccanismo del Recovery fund assommano complessivamente a 209 miliardi di euro, dei quali 81,4 come trasferimenti diretti di bilancio e 127 miliardi sono prestiti, totalizzando 222 miliardi di euro se si comprendono anche i fondi per la coesione territoriale;

    in seguito al famoso «compromesso» di fine luglio 2020 l'Italia mantiene, quindi, invariata la quota dei sussidi prevista nel primo accordo di maggio 2020 e aumenta esclusivamente la parte dei prestiti di circa il 30 per cento; questo a differenza di altri Paesi, come Francia e Germania, che non faranno ricorso a prestiti, limitandosi solo ad una quota dei sussidi, rispettivamente circa 45 e 35 miliardi di euro;

    dei 222,9 miliardi di euro previsti per il Recovery plan italiano, 68,9 andranno ai progetti «green», tra cui superbonus, piano contro il dissesto idrogeologico e mobilità verde, circa 46 miliardi saranno impegnati per la digitalizzazione, innovazione e competitività del Paese, 28,4 per l'istruzione e la ricerca e 20 per la sanità, al netto delle eventuali future decisioni sul ricorso o meno al Mes, mentre appena 31 miliardi (pur con un aumento di 10 miliardi rispetto alla prima stesura del documento) per le opere infrastrutturali quali strade, autostrade e ferrovie;

    le necessità della Nazione sul fronte delle infrastrutture sono molteplici: dal rilancio del sistema ferroviario, stradale e autostradale al primato nazionale nel settore delle tecnologie avanzate e delle infrastrutture immateriali, con il chiaro obiettivo di difendere gli interessi dell'Italia sempre e comunque, come abbiamo fatto, ad esempio, per la nostra compagnia aerea di bandiera, l'Alitalia, chiedendo la tutela dei lavoratori del comparto e il mantenimento di quello che è stato un simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo;

    la crisi economica acuita dalla pandemia mette a rischio l'interesse nazionale e la proprietà dei nostri asset strategici; per questo è necessario estendere il golden power anche ai settori indicati nella proposta di legge di Fratelli d'Italia (intelligence, intelligence economica, settore bancario creditizio e assicurativo, estensione anche ai soggetti interni all'Unione europea) e introdurre una legge annuale per la sicurezza nazionale;

    il trasporto pubblico locale nelle grandi aree metropolitane non è stato adeguatamente potenziato, creando un ulteriore rischio in termini di mancato distanziamento personale e di possibile diffusione del contagio da COVID-19;

    riguardo alle politiche fiscali, la linea è sempre quella di intervenire per la riduzione delle aliquote più basse, al fine di agevolare l'inclusione sociale; la proposta di Fratelli d'Italia invece si basa su una semplificazione e una riduzione del numero delle aliquote, andando ad eliminare quelle intermedie che più penalizzano il ceto medio in difficoltà attraverso l'introduzione della flat tax; inoltre è necessario prevedere una no tax area e deduzioni ad esenzione totale dei redditi bassi;

    in materia fiscale appare, altresì, necessaria una vera pace fiscale per tutti i piccoli contribuenti che si trovano in condizioni di difficoltà economica, l'abolizione dell'inversione dell'onere della prova fiscale e la riforma del contenzioso tributario;

    l'abolizione del tetto al denaro contante è una misura importante, perché il tetto è un rischio per la privacy e rappresenta un grande limite per l'economia reale; non ha alcun senso avere un limite al contante quando in Austria, Germania e gran parte d'Europa non c'è alcun limite; chi vuole evadere con il contante potrà farlo lo stesso, la criminalità può spendere i suoi fondi negli altri Stati europei; il limite è solo un inutile fardello all'economia italiana;

    l'Italia è il terzo Stato al mondo per consistenza di riserve auree, con 2.451,8 tonnellate di oro, pari ad una somma di circa 110 miliardi di euro; l'oro è custodito per il 48 per cento a Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia in via Nazionale a Roma, e per il restante 52 per cento è distribuito fuori dai confini nazionali; si rende assolutamente necessario un atto normativo che ribadisca, in maniera esplicita, che le riserve auree sono di proprietà dello Stato italiano e non della Banca d'Italia e che le riserve auree eventualmente ancora detenute all'estero debbono rientrare nel territorio nazionale;

    Fratelli d'Italia ha chiesto e in parte ottenuto adeguati ristori per il comparto della montagna e dello sci, messi in ginocchio dalle recenti politiche adottate dal Governo; ha inoltre richiesto in epoca non sospetta, e ancora prima della pandemia, di completare il definitivo ristoro per le popolazioni colpite in questi anni da eventi sismici e di avviare una messa in sicurezza complessiva di tutto il territorio italiano;

    servono ulteriori stanziamenti significativi ed immediati per il mondo della cultura, del turismo, dello sport, dell'università e della ricerca scientifica e della scuola, che la ex Ministra Azzolina, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha ridotto a barzelletta con l'unica iniziativa assunta dell'acquisto dei famosi «banchi a rotelle» per garantire quel distanziamento in classe il cui rispetto è stato lasciato nella responsabilità di insegnanti e presidi, letteralmente abbandonati al loro destino, insieme a milioni di famiglie;

    si è arrivati all'assurdo per cui risulta possibile viaggiare per turismo all'estero, ma non tra le regioni italiane di diverso colore;

    le riaperture previste dal 26 aprile 2021 sono un primo passo, ma ancora non saranno sufficienti, specie per il mondo legato ai settori del turismo e della ristorazione, con l'assurda vigenza del coprifuoco alle ore 22,00, la cui efficacia effettiva in termini di contenimento del contagio risulta assolutamente incomprensibile;

    le chiusure hanno fatto aumentare in maniera esponenziale i profitti dei colossi del web, di pari passo con i fallimenti e le perdite di fatturato delle attività di prossimità, una concorrenza sleale anche perché i giganti del web non pagano, se non in maniera risibile, tasse in Italia;

    altra concorrenza sleale è quella dei negozi aperti da stranieri: per i primi due anni non c'è controllo fiscale e quindi possono permettersi prezzi impossibili per chi deve pagare le tasse e dopo due anni spesso questi esercizi commerciali cambiano proprietario, e così proseguono distruggendo il tessuto commerciale locale; per ovviare a questo fenomeno, è necessario introdurre una caparra così da coprire l'eventuale elusione della tassazione;

    cinema, teatri, palestre e piscine sono oramai arrivati al collasso, mentre manca una chiara indicazione sul perché si sia ritenuto più pericoloso assistere ad uno spettacolo in numero contingentato e in sicurezza, piuttosto che affollarsi senza distanziamento sui mezzi pubblici;

    l'importanza dello sport dal punto di vista dei rapporti sociali e per lo sviluppo delle difese immunitarie è certificata da innumerevoli studi, ma questa centralità, ancor più evidente in tempi di pandemia, non è riconosciuta né con una giusta attenzione ai ristori per chi lavora nel settore e alle riaperture, né con l'istituzione di un Ministero, né con l'inserimento di una specifica norma nella Costituzione;

    i luoghi della cultura – teatri, cinema, musei in particolare – sono sull'orlo del fallimento e con loro gli organizzatori d'eventi, gli artisti e tutti quelli che, come associazioni o partite iva, lavorano nella filiera;

    la cultura ha un ruolo fondamentale nella vita quotidiana e anche nella promozione del turismo italiano, eppure è totalmente estranea al dibattito e all'attenzione del Governo;

    i dati presentati dall'Agis – Associazione generale italiana dello spettacolo sono molto chiari in tal senso: «Su 347.262 spettatori in 2.782 spettacoli monitorati tra lirica, prosa, danza e concerti, con una media di 130 presenze per ciascun evento, nel periodo che va dal 15 giugno 2020 (giorno della riapertura dopo il lockdown) ad inizio ottobre 2020, si registra un solo caso di contagio da COVID-19 sulla base delle segnalazioni pervenute dalle aziende sanitarie locali territoriali»;

    la gestione della pandemia ha dimostrato ancora una volta che l'architettura dello Stato va riformata partendo dall'elezione diretta del Presidente della Repubblica che possa, proprio perché eletto direttamente dagli italiani a rappresentare e guidare la Nazione, e rappresentare l'unità nazionale può garantire una maggiore autonomia delle regioni;

    le polemiche interne al Governo in un momento così complesso rendono evidente l'utilità del vincolo di alleanza per impedire che nascano Governi «innaturali» e incapaci di politiche coerenti con i programmi presentati agli elettori;

    appare assolutamente ingiustificabile l'ulteriore incremento proposto di un miliardo di euro per il cosiddetto «reddito di cittadinanza», mentre tale cifra, unitamente alla previsione di ricavo di cinque miliardi di euro dal meccanismo del cash back, potrebbe essere impegnata per garantire ristori più adeguati alle milioni di piccole e medie imprese e ai liberi professionisti in ginocchio;

    si assiste alla perdurante furia «gender» portata avanti dalla sinistra, a cominciare dalla sostituzione della mamma e del papà con la triste dizione «genitore uno» e «genitore due», tematiche che per alcune forze di Governo sembrano avere maggiore importanza della ripresa economica, che è la vera sfida di oggi, con la crisi che morde milioni di famiglie e di imprese italiane;

    la cosiddetta «cancel culture» e l'iconoclastia, cioè la vandalizzazione o addirittura l'abbattimento di parte del patrimonio culturale considerato «politicamente scorretto», è un fenomeno che dagli Usa e da alcune nazioni europee sta arrivando, grazie ad alcuni presunti intellettuali, in Italia; il dibattito sul passato, totalmente decontestualizzato, rischia d'inasprire il confronto e di cancellare, dai libri e dal nostro patrimonio, la nostra cultura;

    è insensato pensare di invertire il trend della caduta della curva demografica e della natalità zero nel nostro Paese, attraverso l'agevolazione di un ingresso incontrastato di immigrati e clandestini, anche attraverso la semplificazione contenuta nell'ultimo «decreto sicurezza» delle pratiche necessarie per ottenere accoglienza e residenza, non solo per chi provenga da zone teatro di guerra ma anche per motivi di lavoro, ove ne ricorrano i requisiti;

    sul fronte della sicurezza e della lotta all'immigrazione clandestina Fratelli d'Italia ha proposto fin da subito la soluzione del blocco navale: per evitare che il Mediterraneo continui ad essere un mare di morte, regno degli scafisti e delle organizzazioni non governative che, dietro presunte operazioni umanitarie, sono state spesso complici anche involontarie ma non per questo meno colpevoli del traffico di esseri umani; ma Fratelli d'Italia ha anche chiesto in tutte le leggi di bilancio aumenti concreti per gli stipendi delle forze dell'ordine, dei vigili del fuoco e di tutti quelli che ogni giorno lottano contro il crimine, aumenti che troppo spesso per il Governo si sono ridotti a semplice elemosina,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per raddoppiare la percentuale prevista per i ristori una tantum, relativamente alle perdite di fatturato rispetto al precedente esercizio finanziario delle imprese, dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi ammessi a godere del relativo contributo una tantum a fondo perduto, con un ristoro pari ad almeno l'80 per cento della perdita di fatturato relativamente alla annualità 2019 e garantendo un'immediata e corrispondente liquidità nei conti correnti delle imprese e dei liberi professionisti beneficiari della relativa misura;

2) ad adottare iniziative per autorizzare l'accesso ai cosiddetti «ristori» anche per le imprese medie con fatturato fino a 50 milioni di euro e a prevedere come ulteriore condizione un calo medio del fatturato mensile non inferiore al 25 per cento, per garantire, da un lato, a una platea più ampia di imprese la possibilità di accedere alla misura e per non escludere, dall'altro, soggetti anche di piccole dimensioni, come bar, pub e locali di somministrazione al dettaglio, che specie nelle periferie urbane si trovano spesso con un fatturato sensibilmente ridotto, ma non nella misura capestro del 30 per cento;

3) ad adottare iniziative per prorogare la misura del credito di imposta per i canoni di locazione di botteghe e negozi o di immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda fino al 31 dicembre 2021, elevando la percentuale fino al 100 per cento dell'ammontare mensile del canone di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo destinati allo svolgimento dell'attività industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all'esercizio abituale e professionale dell'attività di lavoro autonomo;

4) ad adottare iniziative per introdurre la golden power per tutte le infrastrutture e le aziende strategiche;

5) ad adottare iniziative per rivedere il modello attuale di tassazione progressiva, mirata ad un'ulteriore riduzione delle aliquote più basse in termini di inclusione sociale, andando a semplificare e a ridurre il numero delle aliquote stesse, eliminando quelle intermedie che più penalizzano il ceto medio in difficoltà;

6) ad adottare iniziative per introdurre la flat tax al posto della attuale tassazione progressiva, riducendo le aliquote intermedie ed estendendo l'area «no tax» a vantaggio dei ceti meno abbienti;

7) ad adottare iniziative per abolire il tetto all'utilizzo del contante;

8) ad adottare iniziative per realizzare in tempi brevi una riforma organica della giustizia, che garantisca la celerità dei processi e la piena esplicazione del diritto alla difesa, potenziando gli uffici giudiziari e superando quella che appare ai firmatari del presente atto la mostruosità giuridica del «fine pena mai» introdotta nelle recenti modifiche all'istituto della prescrizione;

9) ad adottare iniziative per garantire una vera e duratura «pace fiscale» con i contribuenti, considerato che il «condono» per le cartelle esattoriali fino a 5 mila euro maturate entro il 2010 per contribuenti con reddito fino a 30 mila euro annui appare assolutamente insufficiente rispetto alle decine di milioni di cittadini che per oggettive difficoltà economiche hanno accumulato in questi anni pendenze con il fisco;

10) a ribadire la proprietà pubblica delle riserve auree e a riportare in Italia le riserve auree di proprietà dello Stato italiano custodite all'estero;

11) ad adottare iniziative per prevedere l'introduzione di una vera web tax per i giganti del web per garantire una concorrenza più equa;

12) ad adottare iniziative per introdurre una caparra di 30.000 euro per autorizzare l'apertura di attività commerciali gestite da cittadini extra-Unione europea;

13) a rendere effettiva e veloce la cosiddetta vaccinazione di massa, dopo i ritardi accumulati dal precedente Governo e dalla struttura commissariale guidata dall'ex commissario Arcuri, considerato che oggi Paesi come l'Inghilterra, che hanno effettuato una massiccia campagna vaccinale e stanziato ingenti risorse economiche per lo sviluppo in proprio e l'acquisizione del vaccino, stanno riaprendo imprese e attività commerciali e che il rischio, oltre che per la salute, è quello di perdere ulteriore competitività economica rispetto alle Nazioni che si sono mosse prima e meglio dell'Italia;

14) ad adottare iniziative per riformare la formazione universitaria in ambito medico per impedire l'imbuto formativo e la cosiddetta «fuga di cervelli» attraverso l'aumento delle borse di studio per l'iscrizione alle scuole di specializzazione e per una maggiore collaborazione pubblico-privato;

15) a non porre in essere nessun pregiudizio politico, che possa ritardare la disponibilità di vaccini nel nostro Paese, vincolando le scelte ad una mera ricognizione tecnica dei prodotti attualmente esistenti in commercio;

16) a rilanciare un grande piano per la messa in sicurezza del territorio e per il potenziamento delle infrastrutture materiali ed immateriali capaci di ammodernare definitivamente il sistema Paese, attraverso una scelta decisa in favore dell'alta velocità nel trasporto ferroviario da portare anche al Sud dell'Italia, per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, per il completamento del «corridoio ferroviario europeo» e il collegamento attraverso la Val di Susa, per il rilancio definitivo della compagnia aerea di bandiera, per la difesa degli interessi nazionali sul fronte delle nuove tecnologie legate al 5G e alla banda larga ultraveloce;

17) ad adottare iniziative per prevedere un rifinanziamento di 1 miliardo di euro del Fondo nazionale trasporti, per consentire alle regioni e ai comuni di mettere in campo risposte adeguate in termini di potenziamento del trasporto pubblico locale, anche in relazione ai nuovi standard imposti dalla pandemia da COVID-19 ancora in corso;

18) ad adottare iniziative per definire l'assetto e i poteri di Roma capitale, fermi alle disposizioni di cui alla legge n. 42 del 2009 e alle funzioni amministrative conferite, tra l'altro, ancora esclusivamente sotto un aspetto puramente formale, con il decreto legislativo n. 61 del 2012, un impegno tra l'altro preso solennemente in occasione del voto unanime all'ordine del giorno 9/02790-bis-AR/092, a prima firma Meloni, presentato alla Camera ed approvato nel mese di dicembre 2020;

19) a completare le ricostruzioni delle aree colpite da sisma e ad adottare iniziative per prevedere ulteriori stanziamenti per gli operatori della montagna, superando il meccanismo proporzionale sulla differenza dei biglietti venduti nell'anno precedente;

20) a rendere immediate le riaperture di tutte le attività, ristoranti, bar e pub, cinema, teatri, piscine e palestre e a togliere immediatamente quella che i firmatari del presente atto di indirizzo valutano l'inutile misura del coprifuoco alle 22, la cui efficacia in termini di contenimento del contagio non è stata mai provata, né avallata da alcun organismo scientifico qualificato;

21) ad adottare iniziative per prevedere interventi straordinari per chi lavora nei settori dello sport e della cultura, garantendo la riapertura dei luoghi della cultura – teatri, cinema, musei – e sostenendoli attraverso sgravi fiscali, in particolare per le spese relative alla sanificazione e alla sicurezza dei luoghi;

22) ad adottare iniziative per rivedere il decreto-legge n. 130 del 2020, cosiddetto «decreto sicurezza», limitando i casi di accoglienza a quelli strettamente previsti dalle leggi e dalle convenzioni internazionali vigenti, in termini di controlli di frontiera, permesso di soggiorno, accoglienza di richiedenti e riconoscimento della protezione internazionale, anche in considerazione della grave e perdurante crisi economica in cui versa l'Italia, aggravata dall'epidemia di COVID-19;

23) ad adottare iniziative per prevedere maggiori stanziamenti per le forze dell'ordine, per un importo ulteriore di un miliardo di euro, in considerazione dell'impegno straordinario profuso per garantire la sicurezza particolarmente in questo ultimo anno di pandemia, anche in relazione alle specifiche ed ulteriori incombenze relative al supporto alla campagna vaccinale di massa nel nostro Paese;

24) a difendere la famiglia naturale, come nucleo fondante della società, prima cellula di protezione e difesa delle vecchie e nuove fragilità, e presidio ineludibile per qualunque prospettiva tesa a garantire un futuro prosperoso e florido alla Nazione;

25) ad adottare iniziative per inasprire le pene per chi vandalizza, deturpa, distrugge o rimuove indebitamente opere e monumenti del nostro patrimonio culturale.
(1-00469) (Ulteriore nuova formulazione) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, De Toma, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Fragomeli n. 5-05408 del 3 marzo 2021;

   interrogazione a risposta scritta Murelli n. 4-08555 del 12 marzo 2021;

   interrogazione a risposta scritta Golinelli n. 4-08677 del 23 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Benamati n. 5-05620 del 30 marzo 2021;

   interrogazione a risposta scritta Terzoni n. 4-08770 del 31 marzo 2021;

   interrogazione a risposta scritta Sut n. 4-08833 del 8 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Berlinghieri n. 5-05818 del 21 aprile 2021;

   interrogazione a risposta scritta Labriola n. 4-09038 del 22 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Incerti n. 5-05823 del 22 aprile 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Pallini e altri n. 4-08905 del 14 aprile 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05944.