Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 27 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    com'è noto, con la legge 3 marzo 2009, n. 18, il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti delle persone con disabilità (di seguito anche solo Convenzione), sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007;

    nell'ambito della predetta Convenzione, viene dedicata, ovviamente, un'attenzione particolare al tema dell'accessibilità, quale fattore determinante per consentire l'esercizio e il pieno godimento dei diritti e delle libertà da parte delle persone con disabilità;

    in linea con l'evoluzione del concetto di disabilità, la Convenzione accoglie una nozione molto ampia di accessibilità, riconoscendone l'importanza non soltanto con riferimento agli edifici e alle strutture fisiche e materiali, ma anche in relazione agli ambiti della salute, dell'istruzione, dell'informazione, della comunicazione e delle nuove tecnologie. In tale ottica, l'accessibilità viene citata, innanzitutto, fra i «principi generali» della Convenzione e, poi, inquadrata compiutamente nell'articolo 9, quale presupposto fondamentale per consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare attivamente a tutti gli aspetti della vita;

    la garanzia e la promozione dell'accessibilità non possono prescindere dall'implementazione, anche nel nostro ordinamento, dei principi della progettazione universale e dell'accomodamento ragionevole, veri e propri capisaldi della normativa sovranazionale che disciplina la materia;

    in particolare, per progettazione universale si intende la realizzazione di «prodotti, strutture, programmi e servizi utilizzabili da tutte le persone, nella misura più estesa possibile, senza il bisogno di adattamenti o di progettazioni specializzate», ferma restando ovviamente la garanzia di «dispositivi di sostegno per particolari gruppi di persone con disabilità ove siano necessari» (articolo 2 della Convenzione);

    l'accomodamento ragionevole è, invece, definito dalla medesima Convenzione come l'insieme delle «modifiche e gli adattamenti necessari ed appropriati che non impongano un onere sproporzionato o eccessivo adottati, ove ve ne sia necessità in casi particolari, per garantire alle persone con disabilità il godimento e l'esercizio, su base di uguaglianza con gli altri, di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali»;

    i temi dell'accessibilità e della progettazione universale hanno formato oggetto di numerosi atti e provvedimenti a livello europeo. Tra questi, si richiama la «Strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030», oggetto della Comunicazione della Commissione europea del 3 marzo 2021, nell'ambito della quale l'accessibilità, riferita in generale agli ambienti fisici e virtuali, alla comunicazione, all'informazione, ai beni e ai servizi, viene definita un «fattore abilitante dei diritti» e, in quanto tale, un «prerequisito per la piena partecipazione delle persone con disabilità su un piano di parità con gli altri»;

    ulteriori riferimenti all'accessibilità in ambito europeo si rinvengono nella direttiva 2019/882/UE, riguardante i requisiti di accessibilità dei prodotti e dei servizi; nella direttiva 2016/2102/UE, riferita all'accessibilità dei siti web e delle applicazioni mobili degli enti pubblici; nelle direttive in materia di appalti pubblici; nonché – ovviamente – nei regolamenti riguardanti i diritti dei passeggeri e il settore dei trasporti;

    quanto al contesto nazionale, così come purtroppo accade in altri ambiti di legislazione, il quadro normativo in materia di accessibilità risulta obiettivamente disomogeneo, frammentario e, sotto alcuni aspetti obsoleto, soprattutto in seguito all'affermazione del menzionato criterio della progettazione universale;

    tra le fonti di rango primario che si occupano di accessibilità, occorre citare, innanzitutto, la legge n. 41 del 1986 (legge finanziaria 1986), con la quale sono stati introdotti per la prima volta i Peba, i Piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche;

    negli anni seguenti, è stata approvata la legge n. 13 del 1989, recante «disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati», oggi confluita nel testo unico in materia edilizia (decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001);

    in attuazione della legge sopra citata, si è poi proceduto all'adozione del decreto del Ministro dei lavori pubblici n. 236 del 14 giugno 1989, tuttora in vigore, recante le prescrizioni tecniche necessarie a garantire l'accessibilità, l'adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica;

    ulteriori norme in materia di abbattimento delle barriere architettoniche si rinvengono, ancora nella legge n. 104 del 1992, in specie con riguardo agli edifici pubblici e privati aperti al pubblico. Per essi, in particolare, si stabilisce che le opere realizzate in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, nelle quali le difformità siano tali da rendere impossibile l'utilizzazione dell'opera da parte delle persone con disabilità, siano dichiarate inagibili e comportino l'irrogazione di sanzioni e responsabilità a carico del progettista, del direttore dei lavori, dei responsabili tecnici e dei collaudatori, ciascuno per i rispettivi ambiti di competenza;

    la stessa legge n. 104 del 1992, inoltre, ha previsto l'obbligo di integrare i Peba di cui alla citata legge finanziaria del 1986 con le previsioni in materia di accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici per non vedenti e alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone con disabilità;

    proseguendo in ordine cronologico, si richiama il regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996, recante «norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici», con il quale sostanzialmente il concetto di accessibilità contenuto nel predetto decreto ministeriale n. 236 del 1989 è stato traslato nel contesto degli spazi pubblici e delle opere di urbanizzazione;

    le fonti normative e regolamentari che si sono rapidamente passate in rassegna hanno avuto sicuramente il merito di concentrare l'attenzione su un tema importante e delicato come quello dell'accessibilità degli edifici privati e pubblici. Tuttavia, a distanza di diversi anni della loro adozione, e visti anche gli scarsi risultati attuativi che obiettivamente sono stati conseguiti, è evidente la necessità di compiere uno sforzo per il riordino, l'aggiornamento e la semplificazione delle predette norme;

    in tale ottica, è necessario innanzitutto che il tema dell'accessibilità assuma, anche nella normativa nazionale, il carattere trasversale che gli è proprio e che gli è stato giustamente riconosciuto nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità;

    occorre, quindi, superare l'attuale impostazione che vede nell'accessibilità un concetto legato, unicamente, alla rimozione delle barriere architettoniche, e sposare un approccio nuovo, che a questa prima tipologia di interventi, comunque importante, affianchi il principio della progettazione universale e dell'accessibilità multiforme, riconoscendone l'importanza in tutti gli ambiti della vita, compresi quelli della salute, dell'istruzione, della comunicazione, dell'istruzione e della partecipazione alla vita sociale e politica;

    allo stesso tempo, è evidente l'esigenza di conferire alle politiche in materia di accessibilità una nuova connotazione, di modo che le prescrizioni e gli adempimenti burocratici siano percepiti dai destinatari (amministrazioni, enti locali, imprese e cittadini) non più solamente come oneri burocratici da rispettare ai sensi di legge, pena l'irrogazione di sanzioni, ma anche e soprattutto in termini di opportunità, per lo sviluppo della nostra economia, peraltro duramente provata dagli effetti della pandemia da COVID-19;

    la mancanza di accessibilità, in effetti, costituisce indubbiamente un freno alle potenzialità di numerosi settori economici, precludendo di fatto a milioni di persone, non solo con disabilità, ma anche persone anziane, donne in gravidanza e, in generale, altre persone che possono riscontrare una difficoltà nei movimenti, seppure per una fase transitoria della loro vita, la possibilità di lavorare e usufruire di servizi, prestazioni e beni di consumo;

    occorrerà, dunque, promuovere un cambio di prospettiva nelle politiche in materia di accessibilità, allargando il focus dalla protezione alla promozione, e, contestualmente, facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di beni e servizi universalmente accessibili, in tutti gli ambiti, dai trasporti, agli esercizi commerciali e di somministrazione, alle strutture ricettive, ai luoghi della cultura e dello spettacolo e, in generale, a ogni attività aperta al pubblico;

    il ripristino, anche per volontà della Lega, di un Ministero dedicato specificamente alla disabilità rappresenta indubbiamente un presidio fondamentale per le persone con disabilità e potrà sicuramente garantire un contributo importante, di concerto con gli altri Ministeri competenti, anche nel raggiungimento di questi riconosciuti e condivisi obiettivi, attesi da anni, dei quali occorre conseguire prontamente la piena attuazione,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per riordinare, armonizzare e aggiornare, nell'ambito delle proprie competenze e di concerto con le regioni e gli enti locali, la normativa vigente in materia di accessibilità, recependo in maniera effettiva il criterio della progettazione universale e, con essa, gli altri principi affermati nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità;

2) ad adottare iniziative per supportare gli enti locali nelle fasi di elaborazione e aggiornamento dei Piani di eliminazione delle barriere architettoniche e dei Piani di accessibilità urbana, anche mediante la predisposizione di linee guida e la previsione di meccanismi premiali;

3) ad adottare iniziative volte a integrare il tema dell'accessibilità nell'ambito dei progetti programmati nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, nell'ottica di coniugare gli interessi, ivi considerati, alla transizione ecologica e alla mobilità sostenibile con le esigenze, altrettanto importanti, di promuovere la progettazione universale e l'abbattimento delle barriere architettoniche;

4) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per ammettere alla detrazione del 110 per cento e alle opzioni per la cessione del credito e per lo sconto in fattura, previste dagli articoli 119 e 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, la totalità degli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, indipendentemente dal fatto che gli stessi siano eseguiti congiuntamente, o meno, ad altre tipologie di interventi cosiddetti «trainanti»;

5) ad adottare iniziative per rifinanziare il Fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati, istituito dall'articolo 10 della legge n. 13 del 1989;

6) a promuovere la realizzazione di un elenco e di un'applicazione mobile ad esso collegata per la geolocalizzazione delle attività e dei pubblici esercizi universalmente accessibili, suddivisi per categorie comprendenti – tra le altre – le attività di ristorazione, turistiche, ricettive, dei servizi alla persona, del commercio al dettaglio, dei luoghi della cultura e dello spettacolo, al fine di facilitare l'incontro tra la domanda e l'offerta di servizi accessibili e promuovere, anche per tal via, l'abbattimento delle barriere architettoniche e l'adeguamento ai criteri della progettazione universale;

7) a promuovere campagne di sensibilizzazione sul tema dell'accessibilità e sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità, anche al fine di disincentivare comportamenti impropri che possono creare ostacoli e barriere alla loro mobilità, come ad esempio l'occupazione abusiva degli stalli riservati alle persone con disabilità ovvero l'occlusione di strutture, marciapiedi e passaggi per persone con disabilità motoria e/o disabilità sensoriali;

8) ad adottare iniziative volte a promuovere la consultazione e la partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro organizzazioni rappresentative nell'ambito di tutte le politiche in materia di accessibilità ed eliminazione delle barriere architettoniche, sia a livello nazionale che locale, al fine di assicurare una migliore e più puntuale attuazione degli interventi.
(1-00473) «Panizzut, Molinari, Foscolo, Sutto, Lazzarini, Boldi, De Martini, Paolin, Tiramani, Zanella, Bordonali, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boniardi, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Germanà, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Mariani, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Snider, Stefani, Tarantino, Tateo, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   nell'interrogazione n. 4-07884 (presentata dal primo firmatario del presente atto il 22 dicembre 2020), con riferimento a un'inchiesta del programma di Report (Rai 3) sul mancato aggiornamento del Piano pandemico nazionale e sul ruolo dell'Oms al riguardo, al Presidente del Consiglio dei ministri si chiedeva una valutazione rispetto all'argomento, di invitare il Ministro della salute a dimettersi e di quali informazioni disponesse circa le eventuali responsabilità dirigenziali nel Ministero della salute;

   l'interrogazione non ha ancora avuto risposta e nel frattempo si è formato un nuovo Governo, nel quale l'onorevole Roberto Speranza è stato riconfermato quale Ministro della salute;

   nella trasmissione di Report del 12 aprile 2021, è stata mostrata una chat WhatsApp fra Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Oms e tra il 2013 e il 2017 direttore generale del dipartimento Prevenzione, interno al Ministero della salute, e il presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 luglio 2019;

   il servizio giornalistico della stessa puntata di Report ha poi raccontato di una relazione di Guerra trasmessa a Tedros e da questi approvata, con la quale il primo informò il secondo che tra il 13 e il 15 maggio 2020 lavorò per rendere il rapporto dell'Oms sul Piano pandemico italiano meno problematico per il Governo dell'Italia;

   il servizio in predicato ha dato notizia che i familiari di un medico di Bergamo deceduto per COVID-19 hanno agito per essere risarciti rispetto alla morte del loro congiunto, che sarebbe avvenuta per carenza di mascherine di protezione, il che potrebbe essere riconducibile al mancato aggiornamento, addirittura dall'anno 2006, del suindicato Piano pandemico, nonché costituire l'inizio di analoghe legali;

   secondo il conduttore di Report Sigfrido Ranucci, il dossier di Zambon e degli altri ricercatori avrebbe rivelato al mondo l'inadeguatezza dell'Italia ad affrontare il virus, pervia del Piano pandemico vecchio di 14 anni, non aggiornato ne applicato;

   in particolare, Report ha poi mostrato il seguente testo di un messaggio di Guerra a Brusaferro: «Sono intervenuto in maniera brutale ho chiesto scusa al Ministro e sono intervenuto su Tedros per far ritirare il dossier»;

   la procura di Bergamo sta indagando per epidemia colposa e per falso, inoltre ha preparato una rogatoria, chiedendo all'Oms perché abbia fatto ritirare il dossier preparato dai ricercatori di Zambon, che pure aveva ottenuto l'approvazione scientifica;

   in proposito, risulta indagato anche Guerra, perché, secondo la stessa procura avrebbe mentito ai magistrati rispetto ai motivi di ritiro del prefato documento e anche in merito al Piano pandemico;

   Report ha mostrato un altro messaggio di Guerra a Brusaferro, in cui tra l'altro si legge: «Spero di far cadere un paio di incorreggibili teste»;

   a Guerra Brusaferro ha scritto: «Grazie molte io sono inesperto ma mi pare che sia proprio una situazione critica»;

   intervistato, il procuratore aggiunto di Bergamo, Maria Cristina Rota, a Report ha parlato di un «atteggiamento reticente» nel Ministero della salute;

   dal servizio giornalistico in questione è emerso che l'Oms aveva perfino chiesto al Ministero di vigilare sull'operato della procura della Repubblica di Bergamo, cui interessa accertare le responsabilità sui fatti già accaduti nell'ospedale di Alzano Lombardo; nel servizio è precisato che il dossier dei ricercatori di Zambon, poi dimessosi, denunciava il mancato aggiornamento del Piano pandemico nazionale, nel quale si doveva provvedere per stoccare Dpi e assieme quantificare il numero delle sale di terapia intensiva e dei caschi per l'ossigeno, ma tutto questo non c'era e il dossier in predicato lo denunciava;

   in un altro messaggio di Guerra a Brusaferro, mostrato da Report, appare scritto: «Hanno messo in dubbio la costruzione di un percorso di fiducia e confidenza che sono riuscito con la fatica che sai a proporre e consolidare... stanno mettendo a rischio una discussione molto seria che è stata anche impostata in prospettiva G20 e di una relazione speciale tra Tedros e l'Italia. Se fossi il Ministro ci manderei tutti all'inferno»;

   Report ha poi mostrato un messaggio di Guerra a Brusaferro del 18 maggio 2020, in cui si legge: «Vedo Zaccardi (capo di gabinetto del Ministro Speranza) alle 19. Vuoi che inizi a parlargli dell'ipotesi di revisione del rapporto dei somarelli di Venezia? Poi ci mettiamo d'accordo sul come?»;

   in altro messaggio dello stesso 18 maggio di Guerra a Brusaferro compare: «Capo di gabinetto dice se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire. Altrimenti lo riprendiamo insieme»;

   dal servizio emerge che Guerra voleva diventare riferimento di un nuovo ufficio dell'Oms all'interno della direzione della prevenzione del Ministero della salute;

   nel messaggio (mostrato da Report) di Guerra a Brusaferro del 28 maggio 2020, figura: «Ecco quanto emerso dalla riunione di ieri con Zaccardi e Speranza a seguire. Se mi dai un paio di persone con cui interagire attacchiamo su tutti i fronti. Soprattutto sul rapporto. Che ne dici?»;

   poi Report ha informato che il 4 febbraio 2020, a emergenza già dichiarata, l'Ufficio prevenzione del Ministero della salute aveva comunicato all'Oms che l'Italia era pronta a scenari di crisi;

   peraltro, il Ministero stesso aveva scritto a Report di non aver avuto notizie ufficiali dall'Oms;

   infine, Report ha raccontato che il 26 maggio 2020 ci fu un incontro di Guerra con l'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema per un appoggio politico, come riferito da Guerra a Tedros in una relazione;

   il Ministro Speranza avrà un ruolo centrale nel G20 che si terrà in Italia nel prossimo settembre e detterà l'agenda sanitaria mondiale sul contrasto del COVID-19 –:

   di quali informazioni disponga il Governo sulla vicenda riassunta in premessa e, in particolare, che cosa sapessero il Ministro della salute e il presidente dell'Istituto superiore di sanità in carica in relazione al mancato aggiornamento del piano pandemico e al ritiro del dossier redatto da Zambon e altri;

   se non si ritenga opportuno nominare altri quale presidente dell'Istituto superiore di Sanità in luogo del professor Brusaferro.
(2-01193) «Sapia, Testamento, Massimo Enrico Baroni, Vallascas, Trano, Cabras, Colletti, Deidda, Mantovani, Ciaburro, Bucalo, Sarli, Menga, Suriano, Ehm, Villarosa, Forciniti, Paxia, Sodano, Siragusa, Raduzzi, Corda, Giuliodori, Spessotto, Maniero, Piera Aiello, Bellucci, Albano, De Toma, Rachele Silvestri».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'articolo 16 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021 recante «Ulteriori disposizioni di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19» disponeva che «sono vietate le feste nei luoghi al chiuso e all'aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose»;

   nel cosiddetto decreto «Riaperture», decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, non c'è traccia di una modifica delle misure restrittive precedentemente assunte relativamente alle «feste nei luoghi al chiuso e all'aperto, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose»;

   il soprammenzionato decreto, all'articolo 7, consente – in zona «gialla» – lo svolgimento in presenza di fiere, nel rispetto di protocolli e linee guida adottati, a partire dal 15 giugno 2021;

   il comparto del wedding è composto da 90 mila tra imprese e partite Iva che si avvalgono di oltre un milione di lavoratori diretti ed indiretti. Una filiera interamente italiana composta da circa 30 figure professionali altamente specializzate e che nel 2019 aveva un valore, nel suo indotto primario, di oltre 15 miliardi di euro nel solo settore dei matrimoni, 33 miliardi nel comparto eventi e un indotto globale valutato in oltre 60 miliardi di euro;

   nel 2020 si è assistito alla cancellazione di circa l'80 per cento degli eventi previsti e la perdita del fatturato si è attestata tra l'85 per cento ed il 95 per cento, con tantissimi operatori al 100 per cento, e oltre, se si considera la restituzione degli acconti;

   in termini complessivi nel 2019, in Italia si sono svolti oltre 260.000 eventi privati di medio-grandi dimensioni, con più di 40 partecipanti. Nelle statistiche dell'Istat relativo allo stesso anno si riscontra come maggio (19.865), giugno (32.0802), luglio (24.477), agosto (19.354) e settembre (34.271) siano di gran lunga i mesi preferiti per la celebrazione dei matrimoni;

   negli ultimi anni è cresciuta molto la capacità del settore di attrarre il mondo del Destination Event internazionale, ovvero eventi svolti in Italia da clienti stranieri, con una fortissima crescita in particolare del Destination Wedding. Sempre nel 2019, sono circa 10.000 i Destination Eventi realizzati da clienti privati, che hanno attratto in Italia 1,5 milioni di presenze straniere;

   da parte delle associazioni di filiera sono state già avanzate al Governo delle proposte di protocolli di sicurezza che si rifanno alla normativa prevista nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2021 ed aggiungono ad essa la disposizione di segnaletica, la suddivisione di percorsi tra ospiti e staff, l'utilizzo di confezioni monouso per gli abiti nei guardaroba, nonché di strumenti avanzati di sanificazione delle atmosfere interne già sul mercato e l'individuazione di un preposto per il rispetto delle norme;

   il comparto del wedding ha bisogno di certezze, in quanto necessita di una adeguata programmazione e pianificazione degli eventi. È necessario sapere entro i primi giorni di maggio la data per le riaperture, al fine di poter pianificare il mese di giugno, cioè uno dei mesi di maggiore importanza in termini eventi e fatturato –:

   per quali motivi nel cosiddetto decreto «Ripartenze» n. 52 del 2021 non sia stata indicata alcuna data oltre la quale sarò consentito lo svolgimento di ricevimenti successivi a cerimonie civili e religiose almeno in zona «gialla», così come avvenuto per buona parte delle attività precedentemente sospese;

   se il Governo non intenda valutare e adottare a breve termine il protocollo già proposto dalle associazioni del settore del wedding, contenente le linee guida in base alle quali si possano tenere in sicurezza, sia all'aperto che al chiuso, le feste e le celebrazioni, ivi comprese quelle conseguenti alle cerimonie civili e religiose, in modo tale da permettere alle imprese e ai lavoratori del settore – reduci da mesi di inattività – di tornate a svolgere la propria attività nei mesi potenzialmente più redditizi;

   se intenda valutare, all'esito dell'adozione del citato protocollo, l'opportunità di determinare nell'immediato una data precisa per la ripresa delle attività legate al settore del wedding ed attualmente sospese, così permettendo agli operatori di programmare le riaperture e ai futuri sposi di non vivere ulteriormente nell'incertezza;

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per far sì che aziende di catering, negozi di bomboniere, wedding planner, events producers, location, atelier di abiti da cerimonia, fotografi e videografi, fioristi e vivai, musicisti, make up artist, hair stylist e tutte le attività produttive che compongono la filiera nazionale del wedding, possano essere adeguatamente risarcite per gli ulteriori mancati introiti causati dal protrarsi delle chiusure, anche in zona «gialla» dopo il 26 aprile 2021.
(2-01194) «Spena, Cattaneo, Marrocco, Siracusano, Battilocchio, Bartolozzi, Tartaglione, Pentangelo, Barelli, Porchietto, Polidori, Baldini, Squeri, D'Attis».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti SARS-CoV-2 del Ministero della salute individuano le fasce di popolazione estremamente vulnerabili, a cui deve essere garantita una vaccinazione prioritaria;

   mentre le persone considerate prioritarie in funzione dell'età risultano facilmente identificabili attraverso dei parametri oggettivi, per le regioni risulta meno immediato individuare le persone con le patologie elencate nella Tabella 1 delle Raccomandazioni;

   tali criticità derivano da problematiche legate all'aggiornamento dei dati in possesso delle regioni o ai flussi di mobilità sanitaria interregionale dei pazienti e, soprattutto, dalle diverse tipologie di esenzione associate alle persone fragili che – a parità di patologia – possono avere a disposizione codici di esenzione differenti, quali il codice di patologia, di invalidità o di reddito;

   per tale ragione, l'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism) e la sua Fondazione (Fism) si sono rese disponibili a supportare le istituzioni nazionali e locali nell'implementazione del Piano vaccinale, garantendo loro accesso agli oltre 70.000 record contenuti nel Registro italiano della sclerosi multipla, strumento nato nel 2015 e progressivamente sviluppato dalla Fism grazie ad uno specifico progetto di ricerca scientifica realizzato in collaborazione con l'università di Bari e la rete dei centri clinici per la sclerosi multipla (con oltre 150 centri coinvolti sull'intero territorio nazionale) che raccoglie informazioni per l'individuazione di persone con sclerosi multipla e la storia della malattia, l'indicazione delle terapie farmacologiche seguite da ciascun paziente (e quindi particolari necessità nelle tempistiche di vaccinazione), il livello di disabilità, il centro clinico di riferimento, e altro;

   tali dati, sulla base del consenso raccolto presso gli interessati, possono essere infatti impiegati non soltanto per gli stretti fini di ricerca scientifica, ma anche per finalità di sanità pubblica e quindi concorrere, da subito, ad una decisa accelerazione del processo di vaccinazione per questa categoria di soggetti estremamente vulnerabili, stimati in 130.000 sull'intero territorio nazionale;

   l'utilizzo del Registro – da parte delle amministrazioni regionali e a livello aziendale – in stretta collaborazione con la rete dei centri clinici per la sclerosi multipla, potrebbe, quindi, supportare in modo sostanziale le regioni nell'individuazione dei soggetti «estremamente vulnerabili» e dei loro conviventi, nell'ipotesi di pazienti in trattamento con terapie biologiche e immunodepressive, superando le criticità legate alla non uniforme applicazione del codice di esenzione per patologia e alla mobilità sanitaria precedentemente illustrate;

   la corretta individuazione di tale tipologia di persone ad elevata fragilità permetterebbe, inoltre, di attenuare l'attuale diseguaglianza di trattamento tra persone residenti in regioni diverse, garantendo un equo accesso alla prevenzione in tutto il territorio nazionale – valorizzando esperienze collaborative già in corso tra enti di ricerca no profit, associazioni del terzo settore, reti di patologia, cittadini, e mettendo a sistema big data già disponibili anche ai fini del piano vaccinale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza volte a valorizzare esperienze come quella del Registro italiano della sclerosi multipla, anche fornendo alle regioni un elenco di indicazioni dettagliate in merito alle modalità attraverso cui – mediante la collaborazione attiva con la Fondazione italiana sclerosi multipla (Fism) e la rete dei centri clinici – si proceda ad individuare in modo efficace e tempestivo le persone con sclerosi multipla che hanno diritto ad una vaccinazione prioritaria ai sensi delle Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti Sars-CoV-2.
(5-05851)


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, i professori Centonze Diego e Del Nobile Matteo Alessandro, in servizio presso l'università di Foggia, a marzo 2016 presentavano denunzia alla procura della Repubblica di Foggia, riguardante la gestione del finanziamento erogato dal Miur al Dare (Distretto agro-alimentare regionale) per l'esecuzione di cinque progetti (domanda di agevolazione PON02_00657). I progetti oggetto della denunzia vedevano il Dare coinvolto come soggetto attuatore, e numerose aziende ed enti pubblici di ricerca (tra cui l'università di Foggia) come soggetti Partner del soggetto attuatore. Gli scriventi, originariamente coinvolti nei progetti oggetto dell'indagine, lamentavano la loro estromissione dagli stessi;

   gli organi di stampa riferiscono che, a seguito della denunzia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Foggia incaricava la Guardia di finanza allo svolgimento delle indagini preliminari finalizzate all'accertamento dei fatti;

   la Guardia di finanza avrebbe appurato che l'estromissione dei professori, e la loro sostituzione con altri docenti, è avvenuta in modo illegittimo, poiché, da un lato, non è stato rispettato quanto previsto dal disciplinare di concessione dell'agevolazione e, dall'altro, l'estromissione sarebbe avvenuta contro la volontà degli insegnanti;

   le indagini condotte dalla Guardia di finanza avrebbero inoltre accertato che alcuni docenti dell'università di Foggia avrebbero falsamente dichiarato di avere svolto attività di ricerca in periodi antecedenti la loro formale nomina a sostituire i predetti professori. Per le stesse autorità, l'università di Foggia ha esposto al Miur costi mai sostenuti. Avendo il Miur regolarmente rimborsato all'università di Foggia i succitati costi, l'esposizione da parte dell'università di Foggia delle false attestazioni configurerebbe il reato di truffa ai danni del Miur. La Guardia di finanza ha accertato che la somma indebitamente sottratta al Miur ammonterebbe a euro 314.957,55;

   il lavoro d'indagine svolto dalla Guardia di finanza di Foggia avrebbe evidenziato una ulteriore truffa. Di fatto, il Dare ha trattenuto anche parte del rimborso spettante all'università di Foggia. La Guardia di finanza avrebbe appurato che la cifra indebitamente trattenuta dal Dare ammonterebbe a circa 2 milioni di euro;

   altro profilo d'illegittimità riguarderebbe i rapporti di lavoro di alcuni docenti dell'università di Foggia. Dal lavoro d'indagine sarebbe emerso che parte delle attività descritte nei Rapporti tecnici erano state svolte da altri soggetti. Pertanto, parte dei costi che l'università di Foggia ha esposto al Miur non erano stati realmente sostenuti. La Guardia di finanza avrebbe accertato che la somma indebitamente sottratta al Miur (stima per difetto) ammonta a euro 192.992,24;

   le indagini condotte dalla Guardia di finanza avrebbero, infine, portato a scoprire una ulteriore truffa perpetrata ai danni del Miur. L'ateneo foggiano ha attivato tre cottimi fiduciari presso altrettanti Caseifici per la fornitura di prodotti lattiero-caseari. Dall'analisi dei documenti di trasporto e dalle testimonianze, la Guardia di finanza avrebbe accertato che le ditte, seppure regolarmente pagate dall'università di Foggia, non hanno mai fornito quanto previsto dal cottimo fiduciario. La Guardia di finanza ha stimato che la somma versata dall'università di Foggia per i succitati cottimi fiduciari, e regolarmente rimborsata dal Miur ammonta a euro 52.500,00 + Iva, mentre la somma erogata dal Miur per ore di lavoro mai svolte ammonta a euro 129.801,42;

   per i fatti su esposti la procura della Repubblica di Foggia ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio ed è stata conseguentemente fissata l'udienza preliminare il giorno 7 maggio 2021 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se gli stessi corrispondano al vero e, in caso affermativo, se non intenda costituirsi come parte civile nell'ambito del predetto processo.
(5-05865)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da almeno un ventennio si dibatte sulla necessità del completamento dell'anello autostradale siciliano, con il completamento del tratto mancante tra Castelvetrano e Gela, indicato come una struttura strategica per la Sicilia, che è necessaria anche a stabilire un collegamento tra gli aeroporti di Trapani e Comiso e a valorizzare finalmente, a scopo turistico ed economico, il tratto costiero dove primeggia, in primis, la Valle dei Templi;

   nel mese di novembre 2020, presso la prefettura di Agrigento, l'allora, viceministro Cancelleri, oggi Sottosegretario del medesimo Ministero, alla presenza dei vertici di Anas, annunciava «In una settimana ricca di aperture e consegne di importanti tratti stradali della nostra isola sono ben contento per questo tavolo di interlocuzione e di slancio anche a progetti futuri della Sicilia. La Castelvetrano-Gela è un'opera fondamentale dal costo di circa 5 miliardi, finalmente chiuderà l'anello autostradale dell'isola e un'arteria stradale vitale per l'intera zona agrigentina»;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, Anas ha presentato lo studio di fattibilità e il Ministero delle infrastrutture e delle mobilità sostenibili sarebbe già pronto a finanziare con 15 milioni di euro il relativo progetto;

   la Sicilia, come del resto tutto il Mezzogiorno d'Italia, registra purtroppo un significativo divario infrastrutturale rispetto al resto d'Italia e, negli anni, ha sofferto l'assenza di collegamenti autostradali con il resto del territorio, con un'inadeguatezza oggettiva delle vie di comunicazione, tra «provinciali» e a «scorrimento veloci», come purtroppo certificato dai tempi di percorrenza assurdi, oltre a soffrire i numerosi incidenti mortali di cui le strade della provincia sono state drammatico teatro;

   le risorse europee del Recovery Fund potrebbero rappresentare una eccezionale opportunità per superare il divario infrastrutturale tra Nord e Sud: l'inclusione nel Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'autostrada Gela-Castelvetrano favorirebbe una maggiore coesione territoriale della Sicilia, migliorando la sostenibilità economica delle piccole e medie imprese; in sostanza, consentirebbe di far uscire dall'isolamento e dall'arretratezza infrastrutturale il territorio, puntando sulla modernizzazione di una opera che renderebbe possibile una migliore mobilità di persone e merci, liberando dal traffico i paesi della fascia costiera –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per garantire la realizzazione dell'anello autostradale siciliano Castelvetrano-Gela, un'infrastruttura fondamentale per lo sviluppo economico del territorio, procedendo celermente con il finanziamento del relativo progetto di fattibilità;

   se non ritenga di inserire il completamento dell'anello autostradale siciliano nel programma delle infrastrutture da realizzare con le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(4-09103)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Garante per la protezione dei dati personali ha adottato un avvertimento formale, trasmesso a tutti i Ministeri, agli altri soggetti coinvolti e al Presidente del Consiglio dei ministri, ritenendo che la norma contenuta nel decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, per la creazione e la gestione delle «certificazioni verdi», presenta «criticità tali da inficiare, se non opportunamente modificata, la validità e il funzionamento del sistema previsto per la riapertura degli spostamenti durante la pandemia», che rendono necessario «un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone»;

   nell'avvertimento si osserva che «il decreto-legge del 21 aprile 2021 non rappresenta una valida base giuridica per l'introduzione e l'utilizzo dei certificati verdi a livello nazionale», e che «si ritiene che non si sia tenuto adeguatamente conto dei rischi (...) che l'implementazione della misura determina per i diritti e le libertà degli interessati»;

   inoltre, in contrasto con quanto previsto da regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, il decreto non definisce con precisione le finalità per il trattamento dei dati sulla salute degli italiani, lasciando spazio a molteplici e imprevedibili utilizzi futuri, in potenziale disallineamento anche con analoghe iniziative europee, come anche secondo il garante della privacy le previsioni sui certificati verdi violano il principio di trasparenza, posto che l'assenza di una indicazione precisa in merito alla titolarità del trattamento dei dati rende «difficile se non impossibile l'esercizio dei diritti degli interessati»;

   secondo il Garante risulta violato anche il principio di minimizzazione, posto che la norma prevede un utilizzo eccessivo di dati sui certificati da esibire in caso di controllo, e, comunque, si rileva nell'avvertimento che «il sistema attualmente proposto, soprattutto nella fase transitoria, rischia, tra l'altro, di contenere dati inesatti o non aggiornati con gravi effetti sulla libertà di spostamento individuale»;

   un'ulteriore critica attiene alla mancata previsione dei tempi di conservazione dei dati, come anche di misure adeguate per garantire la loro integrità e riservatezza;

   il Garante ha, altresì, stigmatizzato la violazione del comma 4 dell'articolo 36, del Regolamento generale sulla protezione dei dati, di cui al Reg(CE) 27,04/2016, n. 2016/679/UE, in base al quale «Gli Stati membri consultano l'autorità di controllo durante l'elaborazione di una proposta di atto legislativo che deve essere adottato dai parlamenti nazionali o di misura regolamentare basata su detto atto legislativo relativamente al trattamento»;

   in merito Garante ha segnalato come neanche il fatto che le norme oggetto dell'avvertimento siano state inserite in un decreto-legge costituisce una valida giustificazione per il mancato coinvolgimento del Garante, posto che «Il carattere di urgenza della norma non costituisce condizione ostativa al preventivo coinvolgimento dell'Autorità, atteso che il Garante, nell'ultimo anno, consapevole della necessità che le disposizioni sottoposte alla sua attenzione fossero adottate tempestivamente, ha sempre reso i pareri di propria competenza sugli atti normativi predisposti in merito all'emergenza sanitaria in tempi molto ristretti, fornendo, laddove necessario, il proprio parere anche d'urgenza a firma del Presidente» –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo a fronte delle criticità segnalate dal Garante per la protezione dei dati personali, anche al fine di salvaguardare il ruolo del medesimo Garante.
(4-09110)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi una nuova doccia fredda ha colpito la città di Torino. Dopo aver perso eventi importanti come le Olimpiadi invernali e il Salone dell'Auto, la città rischia di perdere anche l'assegnazione già promessa della sede per il nuovo «I3A», l'Istituto per l'intelligenza artificiale;

   l'ultimo testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo Draghi, al paragrafo «Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune Key Enabling Technologies», non menziona il capoluogo piemontese come sede di I3A;

   nel Piano il nome del capoluogo piemontese accanto al centro dedicato all'intelligenza artificiale non compare. Anzi, si sottolinea che l'I3A, così come altri nove poli di ricerca e innovazione, andrà a bando per l'assegnazione della sede, così come prevedono i meccanismi europei, si dovrà fare una gara mettendo in competizione le capacità dei territori;

   nel testo si legge che i centri di ricerca nazionale verranno creati in numero massimo di 9 per le seguenti tematiche: intelligenza artificiale, appunto, ambiente ed energia, quantum computing, idrogeno, biofarma, agritech, fintech, scienza quantistica e tecnologie dei materiali avanzati, mobilità sostenibile, tecnologie applicate e patrimonio culturale e che «la scelta effettiva avverrà sulla base di bandi competitivi a cui potranno partecipare consorzi nazionali guidati da un soggetto leader coordinatore (...). La selezione dovrebbe avvenire con appositi bandi, il primo dei quali verrà emanato già nel 2022»;

   tale passaggio rimette tutto in discussione e costituisce l'ennesimo torto nei confronti dei torinesi. Il centro dovrebbe dare lavoro a circa mille persone e dovrebbe essere uno degli elementi fondamentali della ripartenza economica;

   nei giorni scorsi, il Viceministro Laura Castelli aveva rassicurato l'opinione pubblica che la sede sarà Torino, lasciando intendere una possibile salvaguardia per l'impegno preso dal Governo pro tempore Conte bis nel settembre 2020;

   il Polo per l'intelligenza artificiale, infatti, è stato promesso a Torino quando si è deciso di attribuire a Milano la candidatura a sede del Tribunale europeo dei brevetti, che ha portato alla città un budget annuale di 80 milioni di euro;

   in questo momento di confusione occorre fare chiarezza sulla vicenda, affinché i cittadini di Torino siano informati sulla linea politica del Governo in merito alla questione –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per assegnare in tempi brevi alla città di Torino la sede per il nuovo Istituto per l'intelligenza artificiale I3A.
(4-09111)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   DI STASIO, BUFFAGNI, DEL GROSSO, DEL RE, MARINO, EMILIOZZI, FANTINATI, GRANDE, BERTI, OLGIATI e SPADONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal marzo 2021 si è insediato in Libia un Governo di unità nazionale, che ha ricevuto la fiducia della Camera dei rappresentanti e per la prima volta dal 2014 ha riconsegnato alla Libia un'autorità esecutiva unica, rappresentativa di tutto il Paese e pienamente legittimata. Il Governo di unità nazionale è chiamato a dare risposta ad una popolazione provata da un decennio di instabilità e divisioni, a promuovere la riconciliazione nazionale e delle istituzioni e a rafforzare il quadro di sicurezza interno, attraverso la piena esecuzione dell'accordo per il cessate il fuoco del 23 ottobre 2020 e l'allontanamento dal Paese di combattenti stranieri e mercenari;

   ancora più importante, il Governo di unità nazionale deve garantire la transizione del Paese verso elezioni libere e democratiche, che il «Libyan political dialogue forum» ha concordato per il 24 dicembre 2021. Su questi temi da ultimo è intervenuto il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con la risoluzione n. 2570 del 16 aprile 2021;

   di fronte all'ampiezza delle sfide e degli impegni che il Governo di unità nazionale e la nazione libica sono chiamati ad affrontare, l'Italia – da sempre tra i Paesi più impegnati nella ricerca di una soluzione politica alla crisi libica e tra i più esposti agli effetti potenzialmente destabilizzanti – è chiamata a rafforzare e moltiplicare il proprio impegno per consolidare pace e sicurezza in Libia e garantire il ritorno alla normalità. Non sfuggono le opportunità, in termini di prospettive economico-commerciali e di crescita, che si presentano al nostro Paese con una Libia stabile e sicura. Nel 2012, all'indomani della rivoluzione, il nostro interscambio valeva 15 miliardi di euro e nel 2019, nonostante imperversasse il confronto militare per Tripoli, era di 5,9 miliardi di euro;

   si è notato un crescente, intenso attivismo diplomatico con il Governo di unità nazionale di tutti i Paesi più interessati alla Libia, attenti alle opportunità dell'attuale congiuntura: si è notata con soddisfazione l'interazione positiva e di primissimo livello del Governo italiano con la nuova autorità esecutiva libica, concretizzata in pochissime settimane con le quattro visite in sequenza in Libia del Presidente del Consiglio dei ministri, del Ministro interrogato e del Ministro dell'interno, cui si è aggiunta un'articolata missione in Italia del Ministro degli esteri libico Najla al Mangush –:

   attraverso quali iniziative, a cominciare dal rafforzamento della presenza istituzionale italiana in Libia, il Governo intenda cogliere le opportunità dei più recenti, positivi sviluppi nel Paese, con una particolare attenzione alla tutela e alla promozione degli interessi economico-commerciali italiani.
(3-02227)

CULTURA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della cultura, per sapere – premesso che:

   inaugurato il 20 luglio 2002, il Museo archeologico nazionale di Nuoro ha sede nel palazzo ottocentesco – concesso dal comune di Nuoro al Ministero della cultura in comodato d'uso – appartenuto a Giorgio Asproni, intellettuale e uomo politico sardo del XIX secolo;

   tale Museo custodisce beni materiali di interesse paleontologico e prestigiosi reperti preistorici e protostorici provenienti dagli scavi condotti in siti archeologici di tutti i comuni della provincia del nuorese che, in passato, ricomprendeva anche il territorio delle Baronie, dell'Ogliastra, del Sarcidano, della Barbagia di Seulo, di Ollolai e del Mandrolisai, per un totale di 105 comuni. Inoltre, con le più recenti scoperte il museo si è arricchito con reperti d'importazione Cipriota, Etrusca; Egizia, Fenicia e Greca che hanno contribuito a riscrivere la storia sarda dei primordi, tacciata erroneamente di isolamento culturale rispetto alle altre civiltà del Mediterraneo e del Vicino Oriente;

   tuttavia, il prezioso servizio culturale offerto dal museo è stato interrotto nel dicembre 2018: in particolare, l'abbandono e l'incuria del sito culturale è coincisa con l'entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 agosto 2014, volto all'adozione di misure per il contenimento della spesa pubblica. La cosiddetta «Riforma Franceschini» è stata contrastata vivamente dai funzionari delle Soprintendenze che, dopo aver contribuito all'accrescimento del patrimonio archeologico, si sono visti sostituire nella gestione dei musei archeologici nazionali di Cagliari, Sassari e Nuoro, affidata a dirigenti storici dell'arte del Polo museale della Sardegna privi di conoscenze specifiche e completamente slegati dalle peculiarità del territorio;

   con la nascita dei 17 poli museali regionali e la creazione della direzione generale dei musei (articolo 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 171 del 2014), due dei tre musei archeologici nazionali sono stati chiusi o lasciati aperti per pochi giorni alla settimana. In particolare, il Museo di Nuoro ha avuto una drastica riduzione degli addetti ai servizi di vigilanza e molti servizi sono stati affidati alla società A.l.e.s., nata nel 1998 all'interno dello stesso Ministero, che viene alimentata da ingenti finanziamenti che hanno attirato l'attenzione dell'Antitrust e della stampa nazionale;

   le associazioni di categoria Ana, Api, Assotecnici, Cia denunciano la consuetudine di attribuire incarichi di esclusiva competenza degli archeologi specializzati a soggetti interni al Ministero, privi di titoli professionali adeguati ai quali vengono affidati non solo la direzione dei musei ma anche la direzione dei lavori di scavo –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di risolvere i problemi che affliggono i musei considerati minori, non annoverati nella lista dei trentuno musei nazionali con gestione autonoma.
(2-01188) «Pittalis».

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   TASSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo addestramento degli allievi ufficiali di complemento è stato effettuato nel 2003; il corso, della durata di tre mesi, dava la possibilità di essere riaffermato, mediante concorso a titoli, per un ulteriore periodo di 24 mesi;

   nel 2003 l'allievo ufficiale di complemento venne sostituito dalla figura dell'allievo ufficiale in ferma prefissata: l'addestramento di questi ultimi, al pari dell'allievo ufficiale di complemento, consiste nella frequentazione di un corso di tre mesi, con la successiva possibilità di essere trattenuti in servizio per altri 12 mesi;

   agli allievi ufficiali in ferma prefissata si applicano le norme di «stato giuridico ed avanzamento» e vengono classificati ed identificati come «ufficiali ausiliari» ex articoli 21 e 24 del decreto legislativo n. 215 del 2001. Il medesimo trattamento economico previsto per gli ufficiali di complemento induce a ritenere l'uguaglianza delle due figure professionali, considerazione convalidata dalla sentenza n. 3209 del 20 maggio 2019, sezione II del Consiglio di Stato, che conferma la perfetta e sostanziale analogia della posizione degli ufficiali di complemento rispetto agli ufficiali in ferma prefissata, introdotta dal decreto legislativo n. 215 del 2001. Ad entrambe le figure dovrebbero, quindi, essere applicate le stesse riserve, preferenze di posti, diritti, anche al fine di poter accedere a tutti i concorsi in atto per il reclutamento di personale militare, in specie per ufficiale delle Forze armate e delle Forze di polizia;

   nel 2020 e 2021 il Ministero della difesa – nello specifico per le Forze armate Esercito, Marina militare, Carabinieri ed Aeronautica – ha pubblicato bandi di concorso per il reclutamento di personale militare con qualifica di ufficiale, prevedendo requisiti di partecipazione differenti per gli allievi ufficiali di complemento rispetto agli allievi ufficiali in ferma prefissata;

   riguardo al bando per il «Concorso, per titoli ed esami, per il reclutamento di 28 sottotenenti in servizio permanente nel ruolo normale dell'Arma dei carabinieri 2020» non è prevista la riserva per gli allievi ufficiali di complemento e per gli allievi ufficiali in ferma prefissata;

   il comma 4) dell'articolo 678 – incentivi per il reclutamento degli ufficiali ausiliari – del decreto legislativo n. 66 del 2010 – Codice dell'ordinamento militare riserva fino all'80 per cento dei posti annualmente disponibili agli ufficiali ausiliari che hanno prestato servizio senza demerito nell'Esercito italiano;

   è pacifico considerare, ai sensi dell'articolo 678 del decreto legislativo n. 66 del 2010, gli allievi ufficiali di complemento e gli allievi ufficiali in ferma prefissata come un'unica figura professionale –:

   se il Ministro interrogato, anche alla luce di quanto in premessa, non ritenga di adottare tutte le iniziative necessarie per uniformare ed includere nella dicitura «ufficiali ausiliari» gli allievi ufficiali di complemento e gli allievi ufficiali in ferma prefissata, con medesimi diritti e riserve.
(3-02228)


   MARIA TRIPODI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   com'è noto, il Governo è in procinto di deliberare, per la successiva autorizzazione da parte del Parlamento, la deliberazione sulle missioni internazionali per il 2021;

   in quest'ottica, sussistono pressanti esigenze di salvaguardia della sicurezza e di tutela degli interessi nazionali, minacciati direttamente da fenomeni di instabilità che traggono origine da aree apparentemente remote, insistenti sul così detto «fianco Sud» dell'Alleanza atlantica;

   tali fenomeni interessano, in particolare, sia il Mediterraneo, area complessa e profondamente scossa da fenomeni di natura sociale, confessionale, securitaria e climatica che la pandemia da COVID-19 sta ulteriormente acuendo ed esasperando, sia la fascia sub-sahariana del continente africano immediatamente adiacente al bacino in questione;

   ci si riferisce, in particolare, alla perdurante instabilità di molti Paesi nell'area ed alle correlate precarie condizioni securitarie che li accomunano, elementi che consentono al terrorismo di matrice jihadista di proliferare, così come ai fenomeni migratori incontrollati e ai traffici illeciti della più varia natura e, non ultimo, alle minacce di natura ibrida che, nell'area in questione, stanno trovando terreno sempre più fertile;

   è verosimile, pertanto, che, al fine di proteggere il Paese da tali minacce, lo sforzo della Difesa si debba focalizzare nelle aree poc'anzi citate –:

   quale posizione il nostro Paese intenda assumere rispetto al continente africano, con particolare riguardo alle aree del Niger, del Golfo di Guinea e del Sahel, e quali siano le direttrici della strategia italiana nelle regioni citate.
(3-02229)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBOLLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 33, comma 2, del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, e successive modificazioni, e il successivo decreto interministeriale del 17 marzo 2020 stabiliscono la disciplina relativa alle assunzioni di personale a tempo indeterminato per i comuni in base alla sostenibilità finanziaria, al fine di accrescere le facoltà assunzionali degli enti che presentino un rapporto virtuoso fra spese complessive per il personale ed entrate riferite ai primi tre titoli del rendiconto;

   con deliberazione n. 109/2020/PAR, la Corte dei conti – Sezione regionale di controllo per la Lombardia ha espresso un parere positivo con specifico riferimento all'applicabilità di tale nuova disciplina anche alle Unioni di comuni, dal momento che la medesima, introducendo una diversa modalità di computazione dello spazio assunzionale dell'ente (flessibile e ancorato ad un concetto di flusso) sostituisce – nel richiamo esplicito dell'articolo 32, comma 5, Tuel – la normativa precedente di cui all'articolo 1, comma 229, della legge 28 dicembre 2015, n. 208;

   tuttavia, la successiva pronuncia di merito da parte della Corte dei conti – Sezione delle autonomie, con deliberazione n. 4/2021/QMIG, ha smentito il precedente parere sopracitato, sostenendo, invece, che le facoltà di assunzione delle Unioni dei comuni restano tuttora disciplinate dalla sopramenzionata disciplina precedente di cui alla legge n. 208 del 2015, che costituisce norma speciale, consentendo il reclutamento di personale con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato nei limiti del 100 per cento della spesa relativa al personale di ruolo cessato dal servizio nell'anno precedente; inoltre, i vincoli applicabili alla spesa per il personale delle Unioni di comuni restano quelli stabiliti dalle norme richiamate nei principi affermati nelle deliberazioni n. 8/2011/SEZAUT/QMIG e n. 20/2018/SEZAUT/QMIG –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine chiarire il quadro normativo e applicativo descritto in premessa, anche al fine di tutelare le necessità dei comuni in termini di assunzioni di personale, stante la volontà del legislatore di incentivare le Unioni per la loro potenziale funzione di razionalizzazione delle spese di personale.
(4-09100)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   tra il 26 e il 27 novembre 2019 venivano effettuate da centinaia di agenti della Guardia di finanza oltre cinquanta perquisizioni in circa venti città nell'ambito dell'inchiesta disposta dalla procura di Firenze sulla Fondazione Open, che ipotizza essere «estensione di un partito» all'interno della quale venivano violate leggi sul finanziamento alle forze politiche;

   venivano perquisite, all'alba, abitazioni private e uffici di persone fisiche e giuridiche – la maggior parte dei quali al momento non indagati – a cui venivano sequestrati cellulari, PC, carte, documenti personali, allo scopo di dimostrare il finanziamento illecito nei confronti della Fondazione Open per sovvenzionare iniziative politiche ed in particolare la Leopolda, appuntamento annuale a Firenze che si svolge senza simboli riferibili ad alcun partito politico;

   l'operazione faceva seguito alla perquisizione e all'avviso di garanzia nei confronti dell'ex presidente della Fondazione, Avvocato Alberto Bianchi, indagato per traffico di influenze illecite e finanziamento illecito ai partiti, nel cui studio era stato sequestrato l'elenco dei finanziatori della Fondazione medesima;

   tra gli indagati c'era anche il dottor Marco Carrai componente del consiglio di amministrazione della Fondazione, al quale veniva effettuata una perquisizione e disposto il sequestro del PC ed altro materiale;

   per le perquisizioni venivano utilizzati circa 300 agenti della Guardia di finanza, un dispiego di forze ad avviso degli interpellanti sproporzionato rispetto alle operazioni da effettuare alcune delle quali verificabili anche tramite ordine di esibizione. Privati cittadini che, nel rispetto della normativa vigente, in seguito all'abolizione del finanziamento pubblico dei partiti, hanno contribuito, tramite operazioni bancarie tracciate e trasparenti, con risorse proprie, al finanziamento di iniziative in capo ad una Fondazione regolarmente registrata;

   il 15 settembre 2020 la Corte di cassazione ha accolto il ricorso presentato da Marco Carrai annullando la sentenza del tribunale del riesame e considerando illegittimo il sequestro di documenti e PC. È stato dichiarato illegittimo anche il sequestro del materiale disposto all'imprenditore Davide Serra, il quale non risulta indagato;

   i giudici della Corte di cassazione evidenziano che nel decreto di perquisizione e sequestro dei pm «non sono definiti in alcun modo i contorni essenziali della vicenda che dovrebbe ricondursi ad un traffico di influenze» e che «le attività investigative (...) risultano non tanto trarre conferme da ipotesi ragionevolmente formulate bensì ad acquisire la vera e propria notizia di reato, dovendo reputare inconsistente il mero riscontro di investimenti fatti in favore di una società lussemburghese il cui oggetto è quello di acquisizione di partecipanti»;

   la posizione di Serra rispetto ai reati contestati è ascrivibile a «soggetto terzo, rispetto ai reati ipotizzati (...), non essendo di per sé illecito il finanziamento accertato, effettuato individualmente». La Corte di cassazione contesta il sequestro del computer come non rilevante «per approfondire sul piano investigativo un reato a lui non riconducibile» e spiega anche che nel decreto di perquisizione si fa riferimento al fatto che «Marco Carrai ha svolto un ruolo decisivo nel reperimento dei finanziatori e nel raccordo tra gli stessi e gli esponenti politici rappresentati dalla Fondazione, anche considerando le erogazioni fatte a società lussemburghesi da parte di investitori italiani» ma nello stesso tempo «non si comprende in che modo il reato sia attribuibile a Carrai o a terzi»;

   il 7 novembre 2020 la stessa procura di Firenze, a giudizio degli interpellanti ignorando le pronunce della Corte di cassazione che nei fatti smentivano l'impianto stesso dell'inchiesta, invia un avviso di garanzia a Matteo Renzi, Maria Elena Boschi e Luca Lotti contestando il reato di finanziamento illecito continuato ai partiti tramite la Fondazione Open e la convocazione in procura di tutto il consiglio di amministrazione;

   la Fondazione ha raccolto dal 2012 al 2018, data dello scioglimento, 7 milioni e 205 mila euro di finanziamento, somme versate tramite bonifico bancario e tracciate in maniera trasparente. L'ipotesi è quella di considerare i contributi alla Fondazione Open, regolarmente versati, quali contributi irregolari ipotizzando la stessa quale componente di un partito politico;

   la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati viene anticipata dal quotidiano La Verità il 7 novembre 2020 che l'apprende presumibilmente da fonti interne alla procura di Firenze e il 14 novembre 2020 pubblica gli appunti sequestrati nello studio dell'avvocato Bianchi. Negli articoli viene fatto diretto riferimento a conversazioni private con diversi esponenti della Fondazione, alcune delle quali evidentemente estranee agli stessi reati contestati, che vengono estrapolate dal contesto e soprattutto, fuoriescono dai fascicoli e dagli uffici della procura di Firenze dove dovrebbero essere custoditi ai sensi di legge. Vengono pubblicate anche le foto dell'agenda di Bianchi, contenenti gli appunti medesimi –:

   nell'ambito delle perquisizioni di cui sopra, che sono state oggetto di specifiche pronunce della Corte di cassazione circa la irregolarità e l'illegittimità dei sequestri ad esse riferibili, quante siano state le unità delle forze dell'ordine impiegate nelle operazioni citate ed a quanto ammontino i costi ad essa riferibili;

   quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione alla violazione della segretezza dei fascicoli inerenti al sequestro del materiale appartenente all'avvocato Bianchi, pubblicati dal quotidiano La Verità in data 14 novembre 2020 e se non ritenga che la gravità del fatto debba essere oggetto di specifica ispezione ministeriale, anche al fine di consentire di individuare i responsabili della violazione del segreto d'ufficio in oggetto.
(2-01197) «Annibali, Giachetti, Vitiello».

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha ratificato, nel 2013, la Convenzione di Istanbul, che, nella definizione di violenza domestica include «tutti gli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica che si verificano all'interno della famiglia.». Nel campo di applicazione della Convenzione di Istanbul rientra dunque la violenza domestica nei confronti di qualsiasi vittima, sia essa donna, uomo, bambino, anziano;

   posto che la Convenzione non sia esplicita nell'identificare misure volte alla prevenzione e alla repressione della violenza assistita, essa presenta alcune disposizioni che, se concretamente attuate, possono fornire adeguata tutela ai minori vittime indirette di violenza. In base all'articolo 26, si legge: «Le parti adottano le misure legislative e di ogni altro tipo necessarie per garantire che siano debitamente presi in considerazione, nell'ambito dei servizi di protezione e di supporto alle vittime, i diritti e i bisogni dei bambini testimoni di ogni forma di violenza rientrante nel campo di applicazione della presente Convenzione»;

   la Convenzione prevede, inoltre, che gli Stati parte adottino quelle misure necessarie affinché siano presi in considerazione gli episodi di violenza rientranti nel campo di applicazione della Convenzione nella determinazione dei diritti di custodia e di visita dei figli (articolo 31, paragrafo 1). Le Parti devono altresì adottare le misure necessarie a garantire che «l'esercizio dei diritti di visita o di custodia dei figli non comprometta i diritti e la sicurezza della vittima o dei bambini» (articolo 31; paragrafo 2);

   la Corte di Cassazione, con sentenza n. 34504 del 2020, ha stabilito che la violenza assistita, che integra la circostanza aggravante descritta dall'articolo 61 c.p., comma 1, n. 11-quinquies è idonea a costituire la base giuridica per la sospensione della responsabilità genitoriale ai sensi dell'articolo 34 c.p., comma 2;

   diversi articoli di stampa hanno riportato la vicenda di una donna di Bologna, che dopo essere stata vessata per anni con botte, violenze, minacce di essere sfregiata con l'acido, dal marito, – minacce rivolte anche ai figli –, e dopo aver deciso di denunciare il suo aguzzino, si è vista portare via i figli, affidati a quello stesso uomo che per anni li ha maltrattati. Nonostante l'ex marito sia stato arrestato e condannato per violenza sessuale e maltrattamenti in famiglia, e senza alcun provvedimento del tribunale, i servizi sociali hanno infatti collocato i due ragazzi a casa del padre, togliendoli alla madre;

   gli assistenti sociali referenti del caso al comune di Bologna, si legge su Panorama.it, le fanno inizialmente ritirare la denuncia, la mandano in strutture fatiscenti e sporche, trattandola come «ostile» ogniqualvolta palesa le sue difficoltà;

   una donna, continua il Quotidianoditalia.it e Avvenire.it, che, dopo circa 12 anni di violenze subite, ne ha passati altri 10 per combattere contro un sistema che ha distrutto la sua vita e quella dei suoi figli;

   i risvolti negativi attuali, si legge, hanno provocato gravi problemi ai figli della donna, che si ritrova ad avere una figlia minore che fa uso di sostanze stupefacenti, ed un figlio maggiore che non le rivolge la parola e non la vuole vedere;

   attualmente, continua il quotidiano Libero, la donna ha presentato formale querela per falsità ideologica contro nove assistenti sociali che, negli anni, hanno avuto in carico la sua vicenda, anche con l'obiettivo di costituirsi parte civile ed avere un risarcimento dei danni materiali e morali subiti –:

   se intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza, anche normative, affinché, anche in pendenza di giudizio, vengano adottate misure idonee a tutelare i minori coinvolti in episodi di violenza domestica, così come richiesto dalla Convenzione di Istanbul;

   se intenda valutare la sussistenza dei presupposti per adottare iniziative di carattere ispettivo in relazione al grave caso rappresentato in premessa.
(4-09106)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dell'indagine della procura di Perugia nei confronti dell'ex magistrato Luca Palamara (proc. 6652/18 RGNR), l'onorevole Cosimo Ferri, insieme all'onorevole Luca Lotti e ad altri cinque consiglieri del Csm, furono intercettati l'8 maggio 2019 mediante il trojan inserito nel cellulare di Palamara;

   ai sensi dell'articolo 268 del codice di procedura penale, le operazioni di intercettazione possono essere compiute esclusivamente mediante impianti istallati nella procura, autorizzati dall'autorità giudiziaria procedente;

   l'ingegner Duilio Bianchi della società Rcs fornitrice del trojan, aveva dichiarato il 30 settembre 2020 al Csm (procedimento 76/2019) che i dati captati passavano direttamente dal telefono di Palamara al server della procura di Roma, senza alcun server intermedio;

   dalla consulenza tecnica del 22 gennaio 2021 svolta dall'ingegner Paolo Reale, depositata al Csm (proc. 93/2019), risulta che la Guardia di finanza, nell'effettuare copia forense del telefono di Palamara, non aveva copiato l'Ip identificativo del server al quale il trojan ha trasmesso i dati, rendendo così impossibile tale accertamento;

   in assenza della copia forense completa del telefono di Palamara, l'ingegner Reale ha analizzato la medesima versione del programma inoculata nel telefono di Palamara utilizzata in altro procedimento penale della procura di Roma, determinando che i dati captati non sono stati trasmessi direttamente al server della procura di Roma, ma a un server di Rcs a Napoli, di cui non si aveva alcuna notizia e che l'autorità giudiziaria non aveva ovviamente autorizzato;

   sottoposto a indagini preliminari da parte della procura di Firenze per i reati di falsa testimonianza, falso ideologico per induzione in errore dei magistrati di Perugia e frode in pubbliche forniture, l'ingegner Bianchi ha ammesso, nell'interrogatorio del 22 aprile 2021, che i dati captati dal trojan inoculato nel telefono del dottor Palamara non sono stati trasmessi direttamente al server della procura di Roma, ma a ben due server di Rcs a Napoli, di cui egli aveva finora taciuto l'esistenza e che, a suo dire, sarebbero stati installati dalla stessa Rcs presso i locali della procura di Napoli, sulla base di non meglio precisati accordi o autorizzazioni;

   emergerebbe secondo quanto ammesso da Bianchi, che i server installati da Rcs nei locali della procura di Napoli, servivano «da transito per tutte le procure inquirenti del territorio nazionale» per le evidenze intercettate, ricevevano e immagazzinavano i dati captati e li ritrasmettevano poi alle singole procure. In tale fase, tuttavia, ai dati che non erano criptati potevano avere accesso da remoto gli amministratori di sistema di Rcs dalla sede di Milano;

   sembra quindi emergere dalle ammissioni di Bianchi al pm di Firenze l'esistenza di una centrale di raccolta e di smistamento dei dati captati dai trojan per «tutte le Procure inquirenti del territorio nazionale», costituita da due server della società collocati nei locali della procura di Napoli, che ricevevano e immagazzinavano dati ai quali poteva avere accesso il personale della stessa Rcs da Milano;

   le indagini difensive svolte hanno accecato che gli IP utilizzati dai server napoletani non sono intestati alla procura di Napoli, ma alla società privata Rcs che li gestisce;

   non appare comprensibile all'interrogante, e risulta comunque di estrema gravità, come sia stato possibile che nei locali della procura stessa sia stata svolta dalla società privata Rcs, con propri IP, un'attività di raccolta, immagazzinamento e gestione dei dati intercettati da tutte le procure italiane, senza le necessarie autorizzazioni delle autorità giudiziarie procedenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, alla luce di quanto emerso, non intenda promuovere un'ispezione urgente, anche con l'ausilio della direzione generale dei servizi informatici del Ministero.
(4-09109)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la gestione della rete autostradale è disciplinata da un corpo normativo formato da leggi, decreti, delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) ed inoltre dalle clausole convenzionali relative ai singoli rapporti concessori;

   di tale corpus le principali normative sono: la legge n. 463 del 1955, che stabilisce la disciplina generale delle concessioni per la costruzione e gestione di tratte autostradali; l'articolo 11 della legge n. 498 del 1992, che, tra l'altro, assegna al Cipess la competenza ad emanare direttive sulla revisione delle concessioni autostradali ed in materia tariffaria; la legge n. 537 del 1993, che ha avviato il processo di privatizzazione del settore ed ha introdotto l'obbligo per i concessionari di pagare un canone annuo sui proventi netti da pedaggio; il decreto legislativo n. 143 del 1994, che ha stabilito compiti e poteri spettanti alle società concedenti e la delibera Cipe n. 319 del 20 dicembre 1996, che ha fatto del piano finanziario l'elemento di verifica del servizio ed ha aggiornato le modalità di adeguamento tariffario;

   ai sensi del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 72 del 2014, le strutture del Mit svolgono le seguenti funzioni: selezione dei concessionari autostradali e relativa aggiudicazione; vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e il controllo della gestione delle autostrade il cui esercizio è dato in concessione; inoltre vi rientra la proposta di programmazione del progressivo miglioramento ed adeguamento delle autostrade in concessione; nonché la vigilanza sull'attuazione, da parte dei concessionari, delle leggi e dei regolamenti concernenti la tutela del patrimonio delle autostrade in concessione e inoltre la tutela del traffico e della segnaletica; la vigilanza sull'adozione, da parte dei concessionari, dei provvedimenti ritenuti necessari ai fini della sicurezza del traffico sulle autostrade medesime;

   il 22 settembre 2020 l'allora Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha trasmesso all'Autorità di regolazione dei trasporti (Art) la proposta di aggiornamento del piano economico-finanziario relativo alla convenzione unica tra Anas spa e Autostrade per l'Italia spa (Aspi), per l'espressione del parere previsto dall'articolo 43, comma 1, del decreto-legge n. 201 del 2011;

   il 14 ottobre 2020 l'Art ha reso parere al Ministero sull'aggiornamento del piano economico-finanziario, sollevando numerose perplessità in merito a profili potenzialmente idonei a riflettersi anche sui livelli tariffari applicabili all'utenza, nonché in merito alle condizioni di equilibrio economico e finanziario della concessione, e ad oggi il piano non è ancora stato approvato;

   la gestione di Aspi delle reti autostradali, anche alla luce di numerose inchieste, è apparsa negligente, in particolare per quanto concerne il monitoraggio e la sicurezza delle infrastrutture, come dimostrato tragicamente dal crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018;

   da ultimo, in base a fonti giornalistiche, si è venuto a sapere di una lettera dell'8 ottobre 2014, che segnalava la grave e pericolosa situazione in cui verteva il suddetto ponte. Questa, forse anonima, sembra essere stata mandata fra gli altri all'ex amministratore delegato Giovanni Castellucci, all'allora Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Maurizio Lupi;

   inoltre, secondo i magistrati della procura di Genova che hanno chiuso le indagini sul crollo del viadotto, la situazione del Ponte avrebbe dovuto essere segnalata immediatamente agli organi pubblici di sorveglianza «affinché quella situazione di evidente rischio fosse resa pubblica e il transito veicolare fosse immediatamente interdetto»;

   sempre la procura di Genova rileva come «tra l'inaugurazione del 1967 e il crollo, per ben 51 anni, non è stato eseguito il benché minimo intervento manutentivo di rinforzo sugli stralli della pila 9»;

   i pubblici ministeri hanno ripercorso l'intera esistenza dell'infrastruttura: nella prima il ponte era gestito da un concessionario pubblico, nella seconda la gestione è stata affidata ad Autostrade del gruppo Benetton;

   la magistratura evidenzia che «nei 36 anni e 8 mesi dal 1982 al crollo, gli interventi di natura strutturale eseguiti sull'intero viadotto Polcevera avevano avuto un costo complessivo di 24.578.604 euro, di questi 24.090.476, cioè il 98,01 per cento, spesi quando il concessionario era pubblico e solo 488.128, cioè l'1,99 per cento, dal concessionario privato; la spesa media annua del concessionario pubblico era stata di 1.338.149 euro (3.665 al giorno), quella del concessionario privato di 26.149 (71 al giorno) con un decremento pari al 98,05 per cento»;

   trattasi di numeri e percentuali che dimostrano le negligenze sul viadotto. Una incuria che, sempre per la magistratura, non è «giustificabile con l'insufficienza delle risorse finanziarie necessarie, dal momento che Autostrade aveva chiuso tutti i bilanci dal 1999 al 2005 in forte attivo (con utili compresi tra 220 e 528 milioni di euro) e che, tra il 2006 e il 2017, l'ammontare degli utili conseguiti da Aspi è variato da un minimo di 586 a un massimo di 969, distribuiti agli azionisti in una percentuale media attorno all'80 per cento, e sino al 100 per cento»;

   queste recenti informazioni, assieme alle numerose divenute note negli anni, minano il rapporto fiduciario con i suddetti concessionari e richiedono un serio e deciso cambio di passo nella politica delle concessioni, le quali hanno acquisito un valore globale per oltre 110 miliardi di euro in tempi pre-Covid, così da assicurare un servizio efficiente e sicuro per i cittadini –:

   se il Ministro interpellato intenda, per quanto di competenza, adottare iniziative per risolvere la delicata questione del rinnovo delle concessioni, nel rispetto delle relative clausole, anche prevedendo la revoca delle stesse, così da assicurare un servizio efficiente e sicuro in un settore strategico per la ripresa del Paese;

   se non reputi opportuna una interlocuzione con il Ministero dell'economia e delle finanze per far intervenire Cassa depositi e prestiti come investitore pubblico nell'attesa di definire una nuova compagine sociale, che assicuri i dovuti standard di qualità dei servizi e di sicurezza, impegnandosi nella manutenzione e nello sviluppo delle infrastrutture autostradali.
(2-01192) «Maraia, Grippa, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Federico».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 3 marzo del 1999 veniva stipulato l'Accordo quadro, tra regione Toscana, provincia di Firenze, comune di Firenze, Ministero dei trasporti e Ferrovie dello Stato S.p.a., per il completamento del progetto relativo al Polo tecnologico ferroviario ubicato nel comune di Firenze in località Osmannoro;

   il 24 maggio 2001 veniva sottoscritto l'accordo di programma quadro per la definizione delle risorse finanziarie necessarie per la realizzazione dell'Impianto dinamico polifunzionale e del Centro dinamica sperimentale dell'Osmannoro, completato nel 2004;

   con il Protocollo d'Intesa sottoscritto in data 18 maggio 2005 si sono convenute le condizioni per la delocalizzazione dell'attività di manutenzione dei rotabili dalle Officine di Porta al Prato negli impianti ferroviari di Firenze Osmannoro, all'interno dei quali l'Officina Manutenzione Carrozze veniva chiamata ad effettuare la manutenzione a circa 400 vetture l'anno;

   ad oggi il Polo tecnologico ferroviario del comprensorio fiorentino dell'Osmannoro ha assunto la forma di realtà unica e completa per quanto racchiude al proprio interno il «ciclo del materiale rotabile» ospitando, tra le varie strutture, il Centro dinamica sperimentale e le due officine dedicate alla manutenzione ciclica delle carrozze nazionali di Trenitalia ed alla manutenzione corrente dei treni regionali della Toscana di Trenitalia;

   l'officina dell'Osmannoro risulta utilizzata per la manutenzione ciclica dell'intero parco carrozze media distanza di Trenitalia e può contare sul fatto di essere dotata di 5 binari lunghi 380 metri; tale attività occupa circa 150 ferrovieri, oltre a circa 100 addetti appartenenti a ditte esterne;

   la manutenzione ciclica delle carrozze terminerà alla fine del 2021 e, nella metà del 2022, Trenitalia punterà principalmente sull'acquisto di nuovo materiale rotabile e, conseguentemente, a conservare solo le 600 carrozze medie distanze;

   tutti i treni di ultima generazione hanno visto assegnare la propria manutenzione ciclica presso strutture allocate fuori dal confine regionale: la manutenzione dei «Vivalto» viene effettuata presso l'officina di Voghera; quella dei «Minuetto e TAF» avviene a Foggia, mentre quella relativa ai carrelli degli ETR AV è stata assegnata all'officina di Napoli;

   nel corso del 2019 sono entrati in funzione i primi treni «Rock e Pop» e, entro il 2022, le flotte regionali potranno utilizzare 450 nuovi treni frutto della commessa di un valore di circa 4 miliardi e mezzo di euro assegnata a Hitachi e Alstom;

   a Firenze, in Via Lavagnini, Trenitalia ha da sempre la sede per la direzione tecnica, struttura specifica per l'ingegneria della manutenzione e del materiale rotabile nuovo, che si avvale di circa 200 addetti fra ingegneri e personale altamente qualificato;

   si ritiene urgente effettuare gli investimenti tecnologici necessari per adeguare l'officina per la manutenzione ciclica dei treni di nuova generazione «Rock e Pop» e nello stesso tempo, visto che terminerà il lavoro delle 600 carrozze media distanza, di effettuare la manutenzione ciclica dei treni Vivalto oggi utilizzati in Toscana di cui circa 180 nell'officina di Osmannoro –:

   se il Ministro interrogato non intenda – per quanto di competenza – adottare iniziative per salvaguardare la piena funzionalità di tutti i servizi ospitati presso l'officina di Trenitalia all'Osmannoro a Firenze, promuovendo l'affidamento al polo di Osmannoro, dal 2024, della manutenzione ciclica dei treni «Rock e Pop», anche al fine di tutelare e valorizzare le risorse umane, altamente qualificate, che da anni prestano servizio presso tali sedi.
(5-05849)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUCCHINI, RIXI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, DARA, EVA LORENZONI, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi si registra un eccezionale aumento dei prezzi delle materie prime connesse all'attività di costruzione, generalizzato anche a livello europeo;

   diversi produttori stanno incontrando problemi tecnici nel riavviare la produzione bloccata dall'emergenza da COVID-19 e, quindi, la ripresa della produzione di materiali di costruzione è lenta e insufficiente a soddisfare la domanda attuale;

   certamente nel 2020, l'incertezza legata al COVID-19 ha scoraggiato gli acquisti e incoraggiato l'esportazione, con Cina, Corea del Sud e altri Paesi asiatici, che hanno importato enormi quantità di materia prima, e pertanto, attualmente, si è verificata una estrema riduzione delle scorte europee;

   inoltre, l'ultimo rapporto dell'Ocse di dicembre 2020 registra un improvviso incremento della domanda del settore delle costruzioni in Cina, che, nel settore dell'acciaio, rappresenta il 50 per cento della produzione e del consumo mondiale;

   tale situazione ha provocato un forte rincaro di alcune importanti materie prime connesse all'attività di costruzione quali metalli, materie plastiche derivate dal petrolio (che ha subìto, anch'esso, un forte apprezzamento), calcestruzzo e bitumi, che sta mettendo in seria difficoltà le imprese, già duramente colpite da una crisi settoriale in atto ormai da oltre dieci anni e ora sono impegnate nella fase realizzativa di commesse, sia pubbliche, sia private, aggiudicate nei mesi precedenti ai rincari stessi;

   anche altri Paesi europei, come Francia, Germania e Regno Unito stanno denunciando tali rincari; si evidenziano un incremento del prezzo base del «ferro – acciaio tondo per cemento armato» di oltre il 70 per cento, tra novembre 2020 e marzo 2021, incrementi superiori al 40 per cento dei polietileni, del 17 per cento del rame, del 34 per cento del petrolio e derivati, del 15 per cento del bitume, del 10 per cento del cemento a gennaio 2021, rispetto al mese precedente;

   l'importante aggravio economico, nell'attuale ridotto margine di guadagno delle imprese, già fortemente ridotto nel 2020 dalla pandemia, rischia di creare fallimenti delle imprese, bloccare i cantieri e frenare gli interventi già in corso, mettendo a rischio quelli previsti dal «Recovery Plan», qualora non si intervenga tempestivamente;

   le difficoltà si presentano anche per le pubbliche amministrazioni sia per la preparazione delle gare di lavori pubblici su prezzari ormai non corrispondenti alla realtà del mercato, sia per il frequente ricorso a perizie di variante che alzano i prezzi delle opere o addirittura superano i limiti previsti dal codice dei contratti pubblici e richiedono nuove procedure di affidamento –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo, alla luce del rialzo eccezionale dei prezzi delle materie prime connesse all'attività di costruzione, intenda assumere per fare fronte tempestivamente all'enunciata crisi del settore che potrebbe mettere a rischio gli interventi in corso e quelli previsti dal «Recovery Plan».
(4-09097)


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza Pnrr dedica la terza Missione alla realizzazione delle infrastrutture per la mobilità sostenibile che si divide in due componenti, la M3C1 (rete ferroviaria ad alta velocità/capacità e strade sicure) e la M3C2 (intermobilità e logistica integrata);

   in particolare, le risorse complessive previste per le infrastrutture per una mobilità sostenibile ammontano a 31,46 miliardi di euro, di cui circa 28 miliardi di euro stanziati per l'alta velocità ferroviaria;

   l'asse ferroviario costituisce da sempre una delle principali reti infrastrutturali e di trasporto che, tuttavia, nel nostro territorio, ha subito, negli anni, forti rallentamenti nella progettazione e realizzazione, con la conseguenza che il traffico passeggeri e merci si svolge per la quasi totalità su strada, mentre solo una residua percentuale avviene tramite rete ferroviaria;

   a subire le maggiori conseguenze dell'assenza, ovvero carenza di una idonea rete ferroviaria, in particolare dell'alta velocità, sono da sempre le regioni del Mezzogiorno che, legittimamente, rivendicano la progettazione e la realizzazione di opere infrastrutturali, in particolare di linee ferroviarie alta velocità – alta capacità, in grado di agevolare i trasporti sia di passeggeri che di merci, elemento utile per consentire un maggiore e celere sviluppo economico ed occupazionale del Sud e colmare il divario infrastrutturale e lavorativo tra Nord e Sud;

   le ipotesi progettuali presentate da Rete ferroviaria italiana per l'alta velocità per il Sud destano, tuttavia, talune perplessità, in particolare nella parte relativa alla linea Salerno-Reggio Calabria sulla quale, in data 3 febbraio 2021, presso le Commissioni riunite ambiente e trasporti della Camera dei deputati, è intervenuta la dottoressa Vera Fiorani, amministratore delegato di Rfi e commissario straordinario delle opere che riguarderebbero la predetta linea ferroviaria;

   in particolare, il progetto che collega Salerno a Reggio Calabria, prevedendo in provincia di Salerno la sola fermata dell'alta velocità, in una nuova stazione di Baronissi e non anche il potenziamento della stazione già esistente di Battipaglia, rischia di danneggiare ulteriormente l'economia di un territorio molto vasto, caratterizzato da una forte vocazione agricola e turistica per un bacino di circa un milione di abitanti; la stazione ferroviaria di Battipaglia, infatti, in virtù della sua strategica posizione geografica, rappresenta un importante snodo ferroviario di collegamento con il Parco nazionale del Cilento, la Piana del Sele, la Basilicata e in particolare la provincia di Potenza;

   tale stazione è stata sino ad oggi utilizzata quasi esclusivamente per le fermate di treni regionali e Intercity e in via del tutto limitata come fermata dei treni alta velocità;

   gli interventi previsti nel progetto, quindi, non consentirebbero ad una importante fascia territoriale del sud della provincia di Salerno, di usufruire dei vantaggi della linea dell'alta velocità, restando di fatto esclusi dai benefici del potenziamento infrastrutturale –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per garantire il potenziamento della rete ad alta velocità, con riguardo alla stazione ferroviaria di Battipaglia.
(4-09099)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito degli accertamenti effettuati dagli uffici comunali, le persone di cui viene constatata l'irreperibilità all'ultimo domicilio di residenza possono essere cancellate dall'anagrafe comunale;

   questa situazione accade in modo particolare alle persone con fragilità economica, psichica, familiare e ai migranti;

   negli ultimi mesi queste situazioni si sono moltiplicate, colpendo le tante persone che, a seguito della crisi economica provocata dalla pandemia da COVID-19, hanno perso il lavoro o si sono trovate in gravi difficoltà economiche e sociali;

   la cancellazione dall'anagrafe comporta diverse e gravi conseguenze, tra le quali l'impossibilità di ottenere un documento di identità e un certificato anagrafico, venendo così esclusi da tutte le prestazioni socio-sanitarie;

   tra le conseguenze vi è anche quella di perdere l'assistenza sanitaria, condizione particolarmente grave nella situazione attuale, in quanto le persone che si trovassero in questa stato non potrebbero accedere ai programmi di vaccinazione contro il COVID-19, mettendo a rischio la loro salute e quella della collettività;

   è inoltre impossibile l'accesso a tutti i percorsi di sostegno e assistenza previsti che sarebbero assolutamente necessari per chi si trova in gravi difficoltà economiche e sociali;

   ci si trova così di fronte a migliaia di cittadini sostanzialmente invisibili alle istituzioni e che non possono esercitare i loro diritti, né accedere alle prestazioni sociali e sanitarie delle quali avrebbero bisogno;

   le procedure di reiscrizione all'anagrafe comportano costi e tempi lunghi e, inoltre, in alcuni comuni sono previste delle sanzioni amministrative a carico delle persone che sono state cancellate e, trattandosi di persone in gravissime difficoltà economiche, spesso non sono in grado di sostenerne i costi, trovandosi costretti a permanere nelle loro condizione di invisibilità –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché siano rimosse le attuali difficoltà, in modo che le persone che vivono nella condizione di essere state cancellate dall'anagrafe possano, in tempi brevi e senza costi, reiscriversi alla stessa, per potere accedere ai servizi sociali e sanitari, particolarmente necessari in questa fase di crisi economica e sanitaria che vive il nostro Paese.
(3-02222)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FASSINO, CECCANTI, DE LUCA, BOCCIA, BOLDRINI, DELRIO, LA MARCA, CIAMPI, FIANO, GIORGIS, MAURI, POLLASTRINI, RACITI, BERLINGHIERI, CAMPANA, DE MARIA, SENSI e LORENZIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a settembre 2020 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure tese a realizzare una riforma delle politiche migratorie, definito nuovo «Patto europeo su migrazione e asilo», che ha ribadito la necessità di gestire insieme, a livello di Unione europea, i fenomeni migratori che interessano il nostro continente;

   nell'iter di approvazione, il negoziato tra gli Stati membri e l'Unione europea, tuttora in corso, ha evidenziato la già nota spaccatura tra i Paesi mediterranei e coloro che li sostengono nella richiesta di solidarietà e il blocco dell'Europa centro-orientale contrario alla cooperazione composto dai Visegrad, baltici e Austria. Come già dichiarato in merito ai negoziati dal Vicepresidente della Commissione europea Schinas, il nuovo Patto è «un compromesso» tra le diverse sensibilità degli Stati membri, una soluzione «che rispetta le linee rosse» dei Governi, «un punto di caduta» appetibile per tutti;

   il 24 marzo 2021, in un'intervista sulla stampa, il Ministro interrogato ha dichiarato in merito al suddetto patto europeo e ai negoziati in corso: «siamo in una situazione di stallo, molti Stati membri si oppongono ad ogni forma di relocation obbligatoria». Affermando poi di essersi confrontata positivamente con il collega francese Ministro Darmian e – successivamente avrebbe dovuto anche con il collega tedesco Seehofer – sulla richiesta dell'Italia della redistribuzione obbligatoria per tutti i migranti sbarcati a seguito di eventi Sar. E di aver inviato alla Commissione europea un documento in cui i Paesi del Med5 – Cipro, Grecia, Italia, Malta e Spagna – cristallizzano due punti fondamentali: il principio di solidarietà e di equa ripartizione delle responsabilità e la necessità di istituire un meccanismo europeo gestito a livello centrale per facilitare i rimpatri su richiesta degli Stati interessati;

   i dati dell'immigrazione verso l'Europa, nonché le drammatiche tragedie che continuano ad essere sempre più frequenti nel Mediterraneo – in ultimo, qualche giorno fa, 130 persone a bordo di un gommone che ha tentato la traversata del Mediterraneo in condizioni di mare proibitive e di cui si sono perse le tracce a nord-est di Tripoli – evidenziano l'assoluta urgenza di un intervento concreto dell'Unione europea che preceda gli esiti delle complesse trattative sul «Patto europeo su migrazione e asilo». Ciononostante, la proposta della Commissione europea resta un punto di partenza fondamentale per gestire una politica sistematica e congiunta della migrazione europea –:

   quale sia lo stato di avanzamento del negoziato con gli altri Stati membri e con l'Unione sul «Patto europeo su migrazione e asilo».
(3-02223)


   MOLINARI, BORDONALI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la scelta di mantenere il coprifuoco alle 22 è stato – ed è tuttora – oggetto di acceso confronto all'interno della maggioranza di Governo e le interpretazioni sulla recente circolare del Ministero interrogato del 24 aprile 2021, esplicativa dell'ultimo provvedimento in tema di riaperture, contribuisce alla confusione creatasi;

   nella predetta circolare si legge che è consentito «a decorrere dal 26 aprile 2021 (...) lo svolgimento delle attività dei servizi di ristorazione con consumo al tavolo esclusivamente all'aperto e nella fascia oraria fra le ore 5,00 e le ore 22,00»;

   così scritta, la circolare lascia intendere un'eventuale possibilità che si possa stare seduti al tavolo fino alle 22, per poi far rientro, stante che, secondo le vigenti disposizioni, è sempre consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza;

   in tale direzione si è espressa il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, onorevole Gelmini: «Al ristorante fino alle 22, nessuno sarà multato»; a tali affermazioni ha prontamente replicato il Sottosegretario di Stato per l'interno Carlo Sibilia con un «no ad interpretazioni», citando la predetta circolare del 24 aprile 2021, la cui lettura letterale, tuttavia, come già espresso dagli interroganti, non sembra essere risolutiva;

   indubbiamente l'eventuale tempo di tolleranza che consenta il consumo al tavolo fino alle 22, invece che il rientro presso la propria abitazione entro le 22, è più che sostanziale per i ristoratori, già duramente provati da questi lunghi mesi di attività interrotta/sospesa e di conseguente mancato guadagno;

   l'opzione di rientro a casa per le 22, quindi, rappresenterebbe per i ristoratori la beffa oltre al danno della permanenza del coprifuoco, peraltro – a parere non solo degli interroganti – insensato sotto il profilo medico-scientifico, sanitario, morale, culturale e sociale –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire la portata della circolare con riguardo al contenuto del «consumo al tavolo (...) fra le ore 5,00 e le ore 22,00», stante la sostanziale differenza espressa in premessa, e se si stia vagliando l'ipotesi di eliminare completamente il coprifuoco perlomeno nelle regioni cosiddette gialle o bianche.
(3-02224)


   MIGLIORE, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, UNGARO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come con il piccolo corpo senza vita di Alan Kurdi, una nuova strage si è consumata nelle acque del Mediterraneo: nella notte tra 22 e il 23 aprile 2021 circa 140 persone sono morti annegati. «Sono persone, vite umane, che per due giorni hanno implorato invano aiuto, che non è arrivato. Vergogna», ha detto Papa Francesco;

   secondo una prima ricostruzione dei fatti, sembrerebbe che alle 22.00 di martedì 20 aprile 2021 un gommone con oltre 100 persone sarebbe partito dal porto di Al Khums sulla costa libica, insieme ad un altro intercettato dalle autorità libiche e riportato indietro;

   la mattina di mercoledì 21 aprile 2021 un pescatore avrebbe avvisato la nave Alarm Phone, fornendo un numero di telefono satellitare di contatto con le persone a bordo. Le condizioni meteo erano comunque pessime, le onde raggiungevano oltre 6 metri di altezza;

   alle ore 11.51 dello stesso giorno Alarm Phone avrebbe avvertito tutte le autorità: Mrcc Italia, Rcc Malta, la Guardia costiera libica. Tra le 12.00 e le 13.30 l'organizzazione non governativa parla 3 volte con i migranti che lamentano acqua nell'imbarcazione e le pessime condizioni meteo. Alle 16.11 Mrcc Roma, sempre secondo alcune testate giornalistiche, avrebbe comunica ad Alarm Phone di contattare i libici, ma ciò non avrebbe indotto alcun intervento. L'organizzazione non governativa si sarebbe tenuta in contatto con i migranti e fino alle 21.15 avrebbe aggiornato per 3 volte la posizione dell'imbarcazione alle autorità competenti;

   prima delle 22.15 l'aereo Osprey di Frontex ha sorvolato l'imbarcazione e a mezzanotte passata i libici avrebbero annunciato che le condizioni meteo erano avverse per qualsiasi intervento;

   nella mattina di giovedì 22 aprile Frontex conferma di aver dato le coordinate all'Italia, a Malta e alla Libia, ma non si sarebbe registrato alcun tipo di intervento fino alla sera quando le imbarcazioni delle organizzazioni non governative hanno avvistato in mare decine di corpi ormai senza vita;

   i mass media e le maggiori testate giornalistiche del nostro Paese denunciano un terribile rimpallo di responsabilità che è andato avanti per giorni e che avrebbe contribuito a determinare una vera e propria strage di uomini, donne e bambini –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per individuare le eventuali responsabilità relative alla dinamica dei fatti esposta in premessa e quale tipo di coordinamento con le autorità europee il Governo intenda mettere in campo per la difesa dei diritti umani nelle acque del Mediterraneo ed assicurare altresì le tempestive operazioni di soccorso dei naufraghi.
(3-02225)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, ha stabilito che dal 26 aprile 2021, nella zona gialla, siano consentite nuove e meno restrittive modalità di spostamento, siano riaperte le attività dei servizi di ristorazione, possano ripartire gli spettacoli all'aperto, gli eventi sportivi, le fiere, i convegni ed altro;

   il Capo della Polizia, in linea con quanto stabilito dalla circolare ai prefetti firmata dal Capo di gabinetto del Ministero dell'interno, ha subito inviato una circolare ai questori, chiedendo di porre la dovuta attenzione alla nuova regolamentazione della mobilità e alla riapertura dei servizi di ristorazione e degli spettacoli aperti al pubblico;

   i questori, quindi, dovranno «disporre l'intensificazione delle attività di controllo» e pianificarne di specifiche «presso gli esercizi pubblici, per assicurare il rispetto delle nuove misure»;

   la circolare raccomanda, inoltre, «di disporre specifici servizi lungo la rete stradale e autostradale, soprattutto nelle zone di confine tra regioni cui è attribuita diversa colorazione, nonché presso gli scali aeroportuali e ferroviari»;

   a fronte di limitatissime riaperture si ritiene, quindi, ancora una volta di intensificare i controlli sui cittadini e sugli esercenti le attività economiche, che già hanno subito pesantemente le conseguenze di questa emergenza e non meritano di essere trattati come delinquenti;

   si ritiene, invece, che sarebbe necessario intensificare i controlli sugli arrivi di migranti irregolari o sulle manifestazioni che violano palesemente le norme sul distanziamento;

   i migranti irregolari sbarcati in Italia nei primi quattro mesi del 2021 sono stati 8.864, oltre il doppio dei 3.351 migranti arrivati nel corrispondente periodo del 2020; solo tra il 25 e 26 aprile 2021 sono giunti in Italia 250 migranti;

   i migranti che arrivano devono essere sottoposti alla quarantena, ma questa precauzione è spesso vanificata dal fatto che molti di loro, una volta scesi dalle imbarcazioni sulle quali arrivano, fanno perdere le loro tracce;

   è una contraddizione in termini: si utilizzano le forze di polizia per controllare che i cittadini e le attività economiche rispettino le regole anti-COVID, ma poi si permette che un numero spropositato di migranti irregolari, molti dei quali nemmeno sottoposti ai dovuti controlli sanitari, circoli nel nostro Paese –:

   quali iniziative intenda assumere per garantire che l'irrigidimento dei controlli disposti dal Governo sia proporzionale alla reale portata dell'emergenza e che non vadano a colpire solo i cittadini che svolgono regolarmente le loro attività e la loro vita, ma siano rivolti anche a combattere l'immigrazione clandestina e i rischi che ne derivano in termini di diffusione del virus.
(3-02226)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOGLIANI e TONELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per alcuni specifici compiti effettuati dal personale delle specialità stradale, ferroviaria e postale della polizia di Stato è prevista la corresponsione di una indennità specifica; tale indennità viene corrisposta senza ritardo allo Stato dalle società concessionarie dei servizi su menzionati direttamente;

   tuttavia, nel passaggio dallo Stato agli agenti di p.s., i tempi di attesa si dilatano di circa circa un anno e mezzo, con la conseguenza che tali indennità vengono perennemente remunerate con ampio ritardo al personale avente diritto;

   è molto tempo ormai che i sindacati di categoria protestano a causa di questi enormi ritardi nei pagamenti e cercano di sensibilizzare l'amministrazione che non risponde in maniera pertinente;

   in particolare, la circolare ministeriale 557/RS/01/20/13/1694 del 12 febbraio 2013 aveva precisato che il ritardo nel pagamento delle suddette indennità agli operatori delle specialità fosse dovuto ai complicati e farraginosi passaggi procedurali previsti per rendere disponibili sul pertinente capitolo di spesa le somme versate dalle società concessionarie;

   già con atto di sindacato ispettivo n. 4-04161, a firma di uno degli interroganti, si era sollevato il problema delle lungaggini burocratico-amministrative nell'attuazione dei vari passaggi interministeriali e si era ricordato che il ritardo nel pagamento delle suddette indennità danneggia economicamente sia gli operatori delle specialità che lo Stato; infatti, molto spesso i poliziotti sono costretti ad avanzare ricorsi al giudice amministrativo, il quale più volte ha condannato lo Stato al pagamento delle indennità comprensive di interessi legali moratori e delle spese per le copie e per le spese legali, potendosi prefigurare in tali circostanze anche un eventuale danno erariale da imputarsi in capo ai dirigenti –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare tempestivamente al fine di velocizzare il pagamento degli emolumenti spettanti in tempi consoni, magari prevedendo un apposito fondo autofinanziato presso il dipartimento della polizia di Stato allo scopo di anticipare l'elargizione delle indennità.
(4-09093)


   MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con l'approssimarsi della stagione estiva e le progressive aperture che sembrano ormai confermate dal miglioramento della situazione epidemiologica, anche quest'anno si ripropone la questione del rafforzamento dei presidi di polizia nelle località di mare;

   questo vale, in particolare, per la riviera romagnola dove, nel periodo stagionale, il territorio arriva quasi a decuplicare i propri residenti;

   sorprendentemente e, a parere dell'interrogante, inavvedutamente, l'anno scorso il Ministero dell'interno decideva di non inviare i tradizionali rinforzi estivi in molti comuni della Riviera;

   nel mese di luglio 2020, con atti di sindacato ispettivo nn. 4-06187 e 4-06219 (a cui peraltro non è mai stata data risposta), gli interroganti sottolineavano le preoccupazioni sollevate dalla società civile e dalle associazioni di categoria così come i problemi che tale decisione ha concretamente comportato in termini di mancata prevenzione e repressione dei reati che, immancabilmente, si sono verificati; a Cesenatico, ad esempio, che è tra le aree più sensibili, l'anno scorso si sono verificate in pieno centro, risse e persino un accoltellamento;

   in vista della riapertura estiva in Riviera, un altro luogo strategico è l'aeroporto di Forlì che sconta un'endemica carenza di organico, tanto più allarmante in vista dell'incremento dei voli internazionali in partenza e in arrivo; anche di questo problema gli interroganti si erano fatti carico con atto di sindacato ispettivo n. 4-07370;

   è indispensabile quest'anno, anche in vista del definitivo superamento della crisi pandemica, evitare di compiere il medesimo passo falso dell'anno scorso e garantire l'apertura del presidio estivo di polizia in tutte le località marittime della riviera romagnola tra cui Rimini, Ravenna, Cesenatico e Rimini, e un rafforzamento dei controlli nell'aeroporto servente di Forlì –:

   se e quali iniziative il Ministro intenda adottare per assicurare il rinforzo dei presidi di polizia, in particolare quello di Cesenatico e dell'aeroporto di Forlì, per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza in vista dell'apertura della stagione estiva.
(4-09095)


   MICELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Favignana è rappresentato dall'arcipelago delle isole Egadi ed è costituito dalle isole di Favignana, Levanzo e Marettimo e dalle isole minori Formica e Maraone e le tre isole principali distano da Trapani rispettivamente 17, 16 e 38 chilometri e hanno una popolazione residente di oltre quattromila abitanti, il cui numero sale ad oltre cinquantamila nei mesi estivi;

   nell'aprile del 2009 l'amministrazione comunale ha richiesto al Ministero dell'interno ed al comando provinciale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco l'istituzione di un distaccamento di volontari in forza al Corpo nazionale e tale richiesta, pur più volte reiterata a quanto consta all'interrogante, non avrebbe avuto riscontro;

   da alcuni anni, nel corso della stagione estiva (da giugno a settembre), presso il territorio comunale opera un presidio temporaneo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco che usufruisce dei locali dell'ex stabilimento Florio nella cui foresteria trovano collocazione mezzi e risorse umane e che potrebbero rendersi disponibili ulteriori strutture di proprietà pubblica per l'eventuale collocazione del personale necessario;

   durante i restanti mesi annuali eventi alluvionali, frequenti fenomeni franosi, incendi di varia natura hanno richiesto l'indispensabile azione dei vigili del fuoco e la distanza da Trapani richiede tempi troppo lunghi per un intervento tempestivo in grado di essere efficace anche nel salvataggio di vite umane;

   specificatamente, negli ultimi anni numerosi incendi hanno distrutto civili abitazioni, strutture ricettive, lidi balneari ed altre attività economiche e commerciali; nei giorni scorsi, una donna ha perso la vita a causa di un evento incendiario causato da un cortocircuito domestico; l'evento ha comprensibilmente scosso l'intera comunità locale sollevando legittime proteste e un immediato intervento di un presidio fisso avrebbe potuto scongiurare il peggio;

   ad avviso dell'interrogante, è preminente l'interesse ad assicurare la massima sicurezza alla popolazione ed è necessario ed urgente offrire a Favignana ed alle isole comprese nel territorio comunale l'opportunità di un rapido ed efficiente intervento antincendio e di soccorso a servizio di una comunità già assai gravata dall'isolamento naturale, così evitando che il ripetersi di eventi avversi possano arrecare ulteriori e più gravi conseguenze –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, nell'immediato, al fine di consentire l'istituzione di un presidio fisso del Corpo nazionale dei vigili del fuoco presso il territorio del comune di Favignana.
(4-09098)


   COSTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Osservatorio conti pubblici italiani ha condotto un esperimento per valutare i tempi di risposta a una semplice richiesta di informazioni alle 106 prefetture italiane, contattandole per porre alcune domande su un tema di loro competenza; in particolare, le domande vertevano sui termini per presentare ricorso al prefetto contro una multa per violazione del codice della strada sulle modalità per inoltrare tale ricorso;

   per ottenere risposta, è stata seguita una procedura uguale per tutte le prefetture, ovvero una chiamata l'Ufficio relazioni con il pubblico (Urp) negli orari di apertura riportati nei siti internet dedicati; nel caso non fosse disponibile un recapito, è stato chiamato il centralino generico; gli Urp (o i centralini) di ciascuna prefettura sono stati chiamati per un massimo di tre volte;

   in base ai risultati, le prefetture possono essere suddivise in tre gruppi: il primo è composto da 42 prefetture (circa il 40 per cento del totale) con risposte del tutto insufficienti; per 37 di queste non è stato possibile ricevere risposta, mentre 5 prefetture hanno fornito risposte imprecise; rientrano in questa categoria le prefetture di tutte le prime sette provincie italiane come numero di abitanti (Roma, Milano, Napoli, Bologna, Genova e Palermo), tranne Torino. Queste 42 provincie coprono circa la metà della popolazione italiana;

   il secondo gruppo comprende le 19 prefetture, le cui provincie rappresentano quasi il 14 per cento della popolazione italiana, che hanno fornito informazioni di qualità intermedia. Le risposte avute da queste, per quanto imperfette, sono state ottenute al primo tentativo da 12 prefetture, mentre nei, restanti casi si sono rese necessarie due o tre telefonate;

   il terzo gruppo è formato dalle prefetture che hanno dato una risposta adeguata, anche se non tutte al primo tentativo. Si tratta di 45 prefetture le cui provincie rappresentano il 35 per cento della popolazione italiana. Tra queste, le migliori sono 29 prefetture (che coprono quasi il 23 per cento della popolazione) che hanno fornito informazioni esatte al primo tentativo. In 16 casi è stato invece necessario chiamare due o tre volte;

   sebbene sia anomalo il fatto che queste criticità debbano emergere dall'indagine di un Osservatorio e non da un'attenta analisi interna, dal momento che le prefetture rappresentano gli uffici territoriali del Governo, è essenziale a questo punto un intervento da parte del Ministero dell'interno –:

   quali iniziative intenda assumere al fine di affrontare le criticità relative ai tempi e ai modi di risposta delle prefetture alle richieste di informazioni dei cittadini.
(4-09101)


   ALEMANNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   data 23 aprile 2021 è stato pubblicato un articolo dalla testata giornalistica La Repubblica riguardo il furto dei verbali delle elezioni amministrative comunali dell'anno 2016, custoditi nel municipio di Nardò, un atto criminale e deprecabile che lede profondamente i presidi statali a garanzia della democrazia e della trasparenza amministrativa della nostra Repubblica;

   il furto è avvenuto successivamente alla denuncia del 9 febbraio 2021, depositata presso la locale stazione dei carabinieri, da parte di 4 candidati alle suddette elezioni, per non aver riconosciuto come proprie le firme apposte sui moduli per la sottoscrizione della dichiarazione di accettazione della candidatura alla carica di consigliere comunale;

   i documenti sottratti dai faldoni degli uffici comunali neretini costituiscono gli atti originali oggetto della denuncia dei candidati, la documentazione rubata non risulta aver alcun valore materiale, bensì essa certifica il rispetto dei dettami normativi riguardanti le elezioni amministrative degli enti territoriali nell'iter amministrativo da compiere per vedere eletti i legittimi rappresentanti votati dai cittadini, secondo i principi della democrazia e della trasparenza;

   il gravissimo episodio di attacco alle istituzioni subito dall'intera comunità merita la massima attenzione delle autorità competenti al fine di accertare le responsabilità penali e garantire la sicurezza sul territorio per tutti i motivi esposti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intenda adottare iniziative per quanto di competenza, per contribuirla fare chiarezza sulla vicenda, se, in relazione ai fatti esposti ed agli elementi a disposizione il Ministro intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative di competenza, ai sensi degli articoli 141 e seguenti del decreto legislativo n. 267 del 2000 recante testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali al fine di ristabilire le garanzie di trasparenza e democrazia.
(4-09108)

ISTRUZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   la recente pandemia ha reso problematico il reclutamento del personale dei servizi integrati zero/sei, nidi e scuole dell'infanzia, soprattutto perché i protocolli nazionali sanitari ne hanno incrementato il fabbisogno;

   i titoli validi per l'accesso al segmento nido di infanzia sono regolamentati dalla legge n. 65 del 2017, articolo 14, comma 3, che ha stabilito la necessità della laurea L19, ad indirizzo specifico educatori prima infanzia, quale requisito per i servizi all'infanzia;

   i titoli di accesso al segmento scuole dell'infanzia sono la Laurea in scienze della formazione primaria a ciclo unico, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 169 del 2008, il diploma magistrale o il Diploma di liceo socio-psico-pedagogico o il diploma sperimentale a indirizzo linguistico, conseguiti entro, l'anno scolastico 2001-2002, ai sensi del decreto ministeriale 10 marzo 1997;

   la difficoltà di reclutamento del personale comunale per i servizi tre/sei ha radici anteriori alla pandemia, a causa dall'esodo costante verso impieghi statali che offrono condizioni salariali più vantaggiose, oltre che una maggiore garanzia di continuità lavorativa nel tempo;

   l'età media del personale in entrambi i segmenti è avanzata, soprattutto nelle scuole dell'infanzia;

   in città in cui l'offerta professionale è a prevalenza comunale (Milano, Torino, Bologna, Roma), il numero di candidati al concorso comunale è notevolmente inferiore rispetto alle esigenze di organico, costringendo queste amministrazioni ad attingere personale da graduatorie di enti limitrofi o statali per i tempi determinati, senza colmare tuttavia sufficientemente i deficit;

   solo tre atenei italiani hanno attivato corsi di laurea triennale LI9 ad indirizzo specifico educatori prima infanzia per servizi all'infanzia;

   per l'anno scolastico 2020/2021, il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante «Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato», permette alle scuole dell'infanzia paritarie comunali, qualora vi sia l'impossibilità di reperire personale docente, di attingere alle graduatorie del personale educativo dei nidi in possesso del titolo idoneo –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per assicurare la piena funzionalità di tutti i servizi educativi e scolastici, pesantemente compromessa dai vuoti di organico, rimediando alla penuria di personale cui rischiano di andare incontro gli enti locali, anche attraverso un intervento sui titoli di accesso;

   se sia in valutazione l'adozione di iniziative per il superamento, anche provvisorio, dell'articolo 14, comma 3, del decreto legislativo n. 65 del 2017, consentendo di svolgere il ruolo di educatore di servizi educativi per l'infanzia anche a chi non si trovi in possesso del titolo di laurea triennale in scienze dell'educazione L19 ad indirizzo specifico;

   se si intendano adottare iniziative per prorogare per l'intera durata della pandemia le disposizioni di cui al decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, per l'utilizzo di personale dei nidi di infanzia per asili di infanzia;

   se si intendano adottare iniziative per ripensare i criteri di accesso ai corsi di laurea in scienze dell'educazione L19, sopprimendo il numero chiuso e considerando il lavoro prestato presso i servizi zero/sei anni, pubblici e accreditati, condizione valida per la formazione laboratoriale/tirocinio.
(2-01189) «Berardini, Schullian».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DI GIORGI, MORANI, LATTANZIO e MORGONI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dai maggiori organi di stampa si apprende della lettera inviata dal direttore generale dell'Ufficio scolastico delle Marche, indirizzata agli studenti marchigiani in occasione del 25 aprile, nella quale vengono utilizzate parole e riferimenti intollerabili che secondo gli interroganti sfregiano i valori della nostra democrazia e della nostra Costituzione, nata dalla Resistenza;

   in un passaggio della lettera si legge: «Quell'immane conflitto ha visto un'Italia scissa e martoriata, un'Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica: uno scontro marcato dal ferro e dal sangue che ha diviso, frantumato». Poi prosegue: «Ma dopo quella grande catastrofe, ci sia ora il superamento delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, il riconoscimento per tutti nella propria storia, per ricostruire giorno per giorno questa Italia, per proiettare nel mondo un'Italia unita, forte, libera, con un suo destino, che possa fronteggiare col lavoro la competizione mondiale» (...); e infine «Questa Costituzione resterà opera vana se tutti insieme, comunque la si pensi, non riusciremo a dare un'anima»;

   le parole utilizzate dal direttore generale dell'Ufficio scolastico sono, ad avviso degli interroganti, inaccettabili; il fascismo e il nazismo non possono essere minimizzati come semplici «ragioni» di chi ha combattuto contro Alleati e Partigiani. Si tratta di un atteggiamento molto pericoloso che, lungi dal fondare solidi legami di unità nella comunità nazionale, avalla la circolazione di revisionismi profondamente nocivi;

   lo stesso direttore generale dell'Ufficio scolastico delle Marche, il 4 novembre 2020, in occasione della giornata dell'Unità nazionale e delle Forze armate, ha inviato agli studenti delle scuole del territorio una lettera con toni e termini che, a giudizio degli interroganti, rievocavano quelli del militarismo fascista;

   tale condotta è, secondo gli interroganti, in aperto contrasto con l'esigenza di stimolare e sollecitare una conoscenza critica della storia nazionale, indispensabile alle giovani generazioni, perché siano messe nelle condizioni di riflettere sui costi morali e materiali che le guerre comportano per i popoli che vi vengono trascinati;

   i giovani dovrebbero essere accompagnati alla riflessione e alla ricerca di una migliore conoscenza delle nostre radici;

   in questo periodo caratterizzato dall'emergenza da COVID-19 i messaggi educativi assumono un ruolo importante nell'affrontare le incertezze, le difficoltà e le sfide nelle quali la scuola e gli alunni si trovano oggi;

   i nostri giovani studenti, costretti a vivere le restrizioni e le paure del contagio, in questa fase delicata dovrebbero essere tutelati da messaggi diseducativi e guidati, invece, alla responsabilità verso gli altri, la società e i compiti di cittadino per costruire una convivenza più avanzata –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare in seguito ai fatti suesposti, nonché al fine di evitare messaggi diseducativi e la diffusione di una visione politicizzata dei fatti storici e garantire ai nostri studenti una conoscenza critica della storia nazionale e delle nostre radici.
(5-05848)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il direttore dell'ufficio scolastico regionale delle Marche Marco Ugo Filisetti, in occasione del 25 aprile, Festa della Liberazione, ha inviato una lettera a tutti gli studenti e le studentesse dei 1.700 istituti scolastici della regione il cui contenuto all'interrogante è apparso quantomeno ambiguo; nel messaggio redatto dal direttore Filisetti non si può non notare l'assenza dal testo della parola «fascismo» e il ripetuto richiamo a «comunque la si pensi» e «senza distinzioni di parte», come a voler diluire i valori della Resistenza e della Costituzione;

   il dirigente si rivolge ai ragazzi con toni militareschi, ricordando che «la Seconda Guerra Mondiale causò tra gli italiani oltre 300mila caduti militari e 150mila civili» e «a tutti loro, unitamente ai caduti di tutte le altre Nazioni» indirizza un «commosso e reverente ricordo, senza distinzioni di parte»;

   a colpire l'attenzione dell'interrogante è anche il passaggio successivo che contiene il richiamo alla necessità di un «superamento, dopo quella grande catastrofe, delle antitesi disperate, delle demonizzazioni reciproche, il riconoscimento per tutti nella propria storia»;

   a parere dell'interrogante il contenuto del messaggio sembra essere sostanzialmente quello di equiparare chi sacrificò la propria vita per liberare l'Italia dal nazifascismo e chi, fino all'ultimo, quel regime lo ha difeso, anche militarmente;

   quando lo stesso Presidente del Consiglio professor Mario Draghi, nel discorso commemorativo tenuto il 25 aprile 2021 presso il Museo della Resistenza di Roma in via Tasso, ha nettamente ribadito che «nell'onorare la memoria di chi lottò per la libertà dobbiamo anche ricordarci che non fummo tutti, noi italiani, “brava gente”. Dobbiamo ricordare che non scegliere è immorale per usare le parole di Artom. Significa far morire, un'altra volta, chi mostrò coraggio davanti agli occupanti e ai loro alleati e sacrificò se stesso per consentirci di vivere in un Paese democratico»;

   il 4 novembre 2020, per la Giornata dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate, lo stesso direttore Marco Ugo Filisetti aveva inviato una lettera agli studenti che riprendeva, in parte, un discorso di Benito Mussolini, un messaggio dai toni nostalgici e militareschi che suscitò numerose polemiche e indignazione;

   a parere dell'interrogante, le parole di Filisetti, intrise di revisionismo fascista e in sfregio alla Costituzione alla vigilia del 25 aprile, non fanno altro che offendere i valori della Resistenza e della stessa Costituzione e non sono compatibili con il ruolo da lui ricoperto. Le sue lettere ufficiali volutamente ambigue alle scuole di quella regione contrastano con quei principi democratici che sorreggono l'attività e le finalità del sistema nazionale di istruzione e formazione e, per questo, andrebbe rimosso dall'incarico di direttore dell'ufficio scolastico regionale;

   risulta che il Ministro interrogato abbia annunciato a mezzo stampa, l'immediata richiesta di chiarimenti al direttore dell'ufficio scolastico delle Marche sul contenuto della lettera inviata a tutti gli studenti e le studentesse delle Marche, in occasione del 25 aprile –:

   se il Ministro interrogato intenda confermare quanto annunciato a mezzo stampa,

   quali ulteriori iniziative intenda intraprendere con riguardo al dirigente già resosi protagonista di un episodio analogo il 4 novembre 2020, dal momento che, all'interrogante, entrambe le iniziative del direttore dell'ufficio scolastico delle Marche appaiono incompatibili con l'incarico da lui ricoperto e dal quale si auspica la rimozione per aver violato quei principi democratici che sorreggono l'attività e le finalità del sistema nazionale di istruzione e formazione.
(4-09105)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   COSTANZO e FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da FanPage il 16 marzo 2021 la procura di Ivrea ha aperto un'indagine per caporalato, estorsione e maltrattamenti, oltre all'aggravante di discriminazione razziale, per fare luce sulle condizioni di lavoro di facchini e falegnami dipendenti di una società cooperativa che si occupa dell'installazione dei mobili del punto vendita MondoConvenienza di Settimo Torinese, colosso specializzato nell'arredamento;

   l'inchiesta è scaturita dalle denunce di un gruppo di lavoratori della società Tsl Service, cooperativa di Settimo Torinese, che hanno riferito di aver dovuto sottostare a turni massacranti, spesso senza neppure la possibilità di fare pranzo, ferie e/o permessi;

   nella denuncia avevano riferito di aver dovuto lavorare spesso dall'alba fino a tarda sera, in alcuni periodi per sette giorni alla settimana;

   i lavoratori, quasi tutti di nazionalità romena, avevano raccontato di aver resistito solo per la paura di perdere la loro unica fonte di reddito, riferendo anche delle minacce di licenziamento per chi provava a protestare;

   come riferisce La Repubblica, dopo la denuncia, era stata aperta una pagina «Facebook chiama MondoSofferenza» nella quale erano state raccolte testimonianze di colleghi da tutta Italia: «Il lavoro iniziava all'alba con la consegna del denaro preso dai clienti il giorno prima poi ci venivano date le indicazioni per le consegne da fare a cui non potevamo sottrarci nemmeno se era tardi e avevamo la schiena a pezzi». Facchini e montatori dovevano caricare i pesanti mobili sui camion, poi scaricarli e montarli nelle case, rispettando gli orari fissati;

   come ricordato da La Voce il 30 marzo 2021, le prime denunce e scioperi dei lavoratori degli appalti di MondoConvenienza risalgono al 2017 e le motivazioni sono le stesse di oggi: orari di lavoro insostenibili, mancato rispetto delle norme di sicurezza, mancanza di strumenti di ausilio per il carico e scarico;

   alle condizioni di lavoro vessatorie si somma il problema dei frequenti cambi di cooperativa, con contratti spesso peggiorativi, in particolare il passaggio dal contratto «logistica e merci» al contratto «multiservizi», con conseguente drastica riduzione della paga oraria –:

   se non intenda convocare un tavolo di confronto con i vertici della cooperativa Tsl Service, al fine di ottenere i chiarimenti necessari in merito al modus operandi della società, adottando altresì iniziative, per quanto di competenza, per imprimere una netta accelerazione politica al percorso di riforma del sistema delle cooperative, degli appalti e della somministrazione volto a tutelare i lavoratori e a impedire che possano ripetersi le storture di questi anni.
(5-05852)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i lavoratori della Blasetti spa e delle aziende della filiera della cartotecnica, stanno vivendo un periodo di forte preoccupazione, per il rischio di perdere il loro posto di lavoro;

   da oltre venti anni, Blasetti spa e Pigna spa, servono Poste Italiane spa per la fornitura di buste di carta. Tuttavia, Poste Italiane spa, in prospettiva del rinnovo dei contratti per l'acquisto di buste, ha messo gli storici produttori nelle condizioni di ridurre il prezzo, altrimenti, non potranno più fornire l'azienda postale;

   nel mese di gennaio 2021, Poste Italiane ha indetto un confronto competitivo per rinegoziare il prezzo, che apre ad altre aziende italiane ed europee. Sembra che il prezzo minimo sia stato abbassato sotto il costo del lavoro in Italia;

   a quanto è dato sapere, con i criteri individuati, il prezzo imposto potrà essere sostenuto solo da produttori esteri – soprattutto dell'est Europa – dove il costo del lavoro è particolarmente basso;

   Poste Italiane sembra, dunque, si stia apprestando a delocalizzare la produzione di buste e ciò comporterebbe un grave danno per i fornitori italiani, come la Blasetti spa, che da anni garantisce la fornitura;

   la Blasetti spa ha segnalato che, con il prezzo richiesto da Poste Italiane, l'assegnazione dell'appalto andrebbe ad aziende straniere, che avvieranno una filiera estera, recando un grave pregiudizio al comparto italiano. E se verrà portata a termine questa evidente operazione di delocalizzazione, ci saranno delle gravi ripercussioni, con la perdita di migliaia di posti di lavoro tra tutte le aziende della filiera;

   la Blasetti ha già annunciato che, se perderà la commessa, il venir meno di un'importante fetta del fatturato la costringerà a licenziare molti operai;

   in questa vicenda, non può essere trascurato che Poste italiane è un'azienda controllata da Cassa depositi e prestiti e dal Ministero dell'economia e delle finanze. Eppure sta portando avanti un'operazione che va contro gli interessi delle aziende italiane e dello Stato, che chiaramente verrebbe privato di entrate fiscali;

   bisogna escludere che negli appalti si individuino dei prezzi che avvantaggino le aziende straniere, poiché il costo e le tutele sul lavoro sono inferiori –:

   se e quali iniziative di competenza intenda, urgentemente, porre in essere per tutelare i posti di lavoro della Blasetti spa e delle aziende del settore coinvolte che, a vario titolo, servono Poste Italiane per la fornitura in questione.
(5-05853)


   SEGNERI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 16 gennaio 2021 è stata costituita la società Stellantis, il quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi con 8,8 milioni di auto vendute, 400 mila dipendenti e oltre 180 miliardi di euro di fatturato, frutto della fusione tra i gruppi automobilistici Fca e Psa, che avrebbe dovuto produrre sinergie per 5 miliardi di euro all'anno per i prossimi anni;

   il piano strategico tecnologico e finanziario del nuovo gruppo, dovrebbe triplicare nel 2021 le vendite di auto elettriche rispetto al 2020, anno in cui si sarebbe riscontrata una riduzione dei volumi dal 24 al 67 per cento, sulla produzione domestica di autoveicoli (47 per cento in meno rispetto ai primi sei mesi del 2020);

   la crisi e le mancate vendite stanno avendo notevoli ripercussioni in tutti gli stabilimenti d'Italia, ove si sta ricorrendo ad un utilizzo massivo dello strumento della cassa integrazione;

   tra questi lo stabilimento di Piedimonte San Germano (FR), dove nell'ultimo anno e mezzo c'è stata una riduzione di ben 900 dipendenti, passando da circa 4.300 a 3.400 unità, e nonostante questo non si è ridotto l'utilizzo della cassa integrazione. I numeri riportati dai sindacati sono impietosi: solo nel primo trimestre del 2021 c'è stato un calo del 17,7 per cento rispetto al 2020;

   nei giorni scorsi, le organizzazioni sindacali avrebbero richiesto un incontro all'azienda per discutere della situazione produttiva e dei costi industriali di tutti gli stabilimenti Stellantis;

   si ventila, tuttavia, che Stellantis abbia intenzione di spostare la produzione di batterie per l'elettrico in Spagna, una scelta preoccupante che avrebbe un'ulteriore ricaduta dal punto di vista occupazionale nel nostro Paese;

   al riguardo, si evidenzia che, il prestito da 6,3 miliardi di euro garantito dallo Stato e che Fca ha ottenuto lo scorso anno, aveva come precondizione il rilancio della filiera di fornitura. Un impegno che dovrebbe determinare un ampliamento della filiera in Italia, senza danneggiare i lavoratori e anzi garantendone i posti di lavoro;

   ad oggi invece, la situazione sta diventando di giorno in giorno sempre più preoccupante e potrebbe nel breve periodo, esplodere in tutta la sua drammaticità –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda assumere per far sì che siano rispettati gli impegni pregressi da parte della società in parola, al fine di mantenere i livelli occupazionali.
(5-05854)


   GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, PAROLO e SNIDER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge 152 del 2001 stabilisce che entro il primo trimestre dell'anno il Ministero del lavoro e delle politiche sociali deve erogare ai patronati la prima anticipazione delle somme spettanti a titolo di rimborso dei costi sostenuti per svolgere la propria attività istituzionale nell'anno precedente;

   per la prima volta da venti anni a questa parte, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali è inadempiente, in quanto ad oggi non ha ancora provveduto a tale erogazione, creando non pochi problemi all'assetto organizzativo e, di conseguenza, a chi si avvale del loro operato;

   in specie in questo periodo di emergenza epidemiologica da Covid-19, anche per via del susseguirsi di provvedimenti emergenziali in materia di sostegno al reddito, ammortizzatori, proroghe scadenze, e altro, i patronati, per espletare al meglio la propria funzione, hanno subito un carico straordinario di lavoro;

   i ritardi nell'erogazione ai patronati delle loro legittime spettanze si riverberano non solo sull'espletamento della propria attività e, quindi, sull'utenza finale, ovvero i cittadini, ma anche sulle posizioni lavorative delle migliaia di operatori che quotidianamente lavorano per il sistema stesso dei patronati –:

   quali siano le motivazioni del ritardo nell'erogazione dell'anticipazione 2020 di cui in premessa, rispetto alla scadenza del 30 marzo prevista dalla legge 1520 del 2001, se si intenda provvedervi in tempi rapidi e con quali modalità e criteri di calcolo intenda procedere alla ripartizione della predetta anticipazione 2020 tra i patronati rispetto al Fondo patronati.
(5-05855)


   SERRACCHIANI, PELLICANI e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia sta continuando a causare gravissime perdite economiche del settore aeroportuale nazionale, un asset strategico per il nostro Paese che è stato il settore più colpito, il primo a fermarsi e l'ultimo a ripartire, a causa delle limitazioni alla libertà di spostamento nei Paesi e tra di essi;

   in particolare, negli aeroporti della regione Veneto il traffico passeggeri tra il 2019 e il 2020 è passato da 18 a 4,3 milioni. Venezia ha registrato un calo del traffico dell'88 per cento, Treviso del 100 per cento, Verona 86 per cento con riflessi negativi in termini economici e occupazionali;

   secondo le previsioni questi risultati negativi condizioneranno tutto il 2021;

   i precari degli aeroporti veneti hanno organizzato un presidio con le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil insieme a Ugl, ritrovandosi in piazza a Mestre a manifestare contro una crisi che blocca il settore da più di un anno;

   circa 8 mila sono i dipendenti diretti e dell'indotto, un comparto strategico per l'economia del Veneto; molti hanno competenze professionali che difficilmente possono essere spese altrove. Per questo, se non dovesse essere confermato il blocco dei licenziamenti, con il calo del lavoro dovuto alla pandemia, si potrebbero verificare tagli pari al 30 per cento sul totale dei lavoratori;

   occorrono garanzie per il futuro dei 1.200 lavoratori operanti negli aeroporti veneti, oltre al sottile filo degli ammortizzatori sociali;

   i sindacati di categoria hanno contestato la decisione della Gruppo Save, gestrice degli aeroporti veneti, di tagliare gli stipendi degli addetti alla sicurezza aeroportuale degli scali di Venezia e Treviso, nonché la gestione della cassa integrazione per i circa 400 lavoratori dei due scali veneti impiegati dalla società Triveneta Sicurezza;

   la Save, oltre alla richiesta del taglio dell'integrativo contrattuale, pari a un 25 per cento del salario, mette sul piatto un'ulteriore decurtazione nel passaggio tra cassa integrazione straordinaria e l'apertura delle 12 settimane di cassa in deroga per COVID-19, rifiutandosi di erogare il supplemento economico che avrebbe permesso ai dipendenti di percepire fino all'80 per cento della media delle retribuzioni precedenti alla cassa, nonché di anticipare le somme per l'Inps, come previsto dal «Decreto Sostegni» (decreto-legge n. 41 del 2021) –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di tutelare la continuità dei livelli occupazionali negli aeroporti veneti, a partire dalla convocazione di un tavolo tecnico permanente per affrontare la crisi del settore.
(5-05856)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, già con interrogazione n. 5/05366 indirizzata al Ministero dello sviluppo economico, metteva in luce la perenne situazione di ansia e incertezza in cui versano i 400 lavoratori impiegati presso l'unità di Riva di Chieri (Torino) della ex Embraco;

   in risposta all'atto di sindacato ispettivo in questione del 24 marzo 2021 è stato riferito che il «9 febbraio 2021 in vista di una procedura di licenziamento collettivo, il Mise è immediatamente intervenuto prospettando al curatore fallimentare, al fine di evitare i licenziamenti, l'accesso alla CIGO Covid (ipotesi la cui percorribilità dovrà essere ora vagliata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali)»;

   sul punto, il 26 aprile 2021 si è appreso che non è stato raggiunto un accordo per l'utilizzo degli ammortizzatori sociali, tra sindacati e curatela fallimentare di Ventures, al tavolo convocato dall'assessorato al lavoro della regione Piemonte;

   pertanto, al momento, restano confermati i licenziamenti dei 400 lavoratori, che verranno avviati al termine degli ammortizzatori sociali, ossia il 22 luglio 2021. La curatela ha ribadito di non essere nelle condizioni di inviare la richiesta di cassa integrazione per Covid;

   a quanto è dato sapere, il mancato accordo si contrappone a quanto sostenuto dai tecnici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali che hanno affermato che la situazione del fallimento Ventures rientra nelle casistiche in cui è possibile accedere alla cassa integrazione. Al riguardo, sembra che il Ministero continui comunque a dirsi «impegnato a garantire con il massimo sforzo» l'utilizzo degli ammortizzatori;

   è necessario sostenere e salvaguardare questi lavoratori, anche in attesa che il progetto Italcomp possa svilupparsi –:

   oltre alla manifestazione di intenti di cui in premessa, se e quali concrete iniziative di competenza abbia adottato il Ministro interrogato affinché siano tutelati i 400 lavoratori ex Embraco, al fine di escludere che, a luglio 2021, si proceda con i licenziamenti.
(5-05864)

Interrogazioni a risposta scritta:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il congedo previsto a sostegno dei genitori lavoratori dipendenti in caso di quarantena scolastica, introdotto dall'articolo 5 del decreto-legge 8 settembre 2020, n. 111, è disciplinato attualmente dall'articolo 21-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, introdotto dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126 (che ha abrogato il decreto-legge n. 111 del 2020), di conversione dello stesso decreto-legge n. 104 del 2020, così come modificato dall'articolo 22 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137. Il congedo previsto per la sospensione dell'attività didattica in presenza è disciplinato dal medesimo articolo 21-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, come successivamente modificato dall'articolo 22, comma 1, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137;

   secondo il citato articolo 21-bis, comma 6, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, così come modificato dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, e come è stato successivamente chiarito anche dalla circolare dell'Inps n. 132 del 20 novembre 2020, i congedi parentali di cui sopra sono fruibili fino al 31 dicembre 2020;

   la legge 18 dicembre 2020, n. 176, di conversione del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, ha introdotto congedi straordinari previsti a favore dei genitori lavoratori dipendenti in caso di sospensione dell'attività didattica in presenza per le sole classi seconda e terza delle scuole secondarie di primo grado situate in zone rosse individuate nelle ordinanze del Ministro della salute e in favore dei genitori lavoratori dipendenti di figli con disabilità in situazione di gravità accertata ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, in caso di sospensione didattica in presenza o della chiusura dei centri diurni a carattere assistenziale. In ogni caso, tali congedi straordinari non sarebbero fruibili qualora il genitore avesse la possibilità di svolgere l'attività professionale in modalità agile;

   il bonus per l'acquisto di servizi baby-sitting previsti dagli articoli 23 e 25 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 (cosiddetto decreto «Cura Italia»), così come modificati dall'articolo 72 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (cosiddetto «decreto Rilancio»), riguardano solo il periodo che va dal 5 marzo al 31 agosto 2020;

   l'emergenza pandemica è ancora in corso e che la rapida diffusione di nuove varianti del virus COVID-19 ha richiesto l'adozione di misure più stringenti per la chiusura di scuole di ogni ordine e grado, compresa la scuola dell'infanzia e le elementari. Inoltre, la sospensione scolastica potrà essere disposta anche dai presidenti di regione se ricorrono determinate condizioni ed è in rapido aumento il numero degli istituti scolastici chiusi. In tali circostanze, è evidente che maggiori restrizioni riguardanti la chiusura delle scuole necessitano di essere bilanciate da concreti sostegni per i genitori lavoratori che, in mancanza di tali supporti, sono costretti a sacrificare entrambe vita lavorativa e familiare. Questa situazione, che grava principalmente sulle madri, aggrava ulteriormente la condizione delle donne italiane già trattate con enormi disparità nel contesto lavorativo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative mirate a prevedere bonus per i servizi di baby-sitting e congedi parentali indennizzati in caso di sospensione dell'attività didattica in presenza e in caso di quarantena scolastica dei figli che possano essere fruiti attraverso un meccanismo automatico nelle due summenzionate circostanze, dai genitori lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi di figli frequentanti scuole di ogni grado e ordine e a prescindere dal livello di rischio e gravità in cui versa la zona in cui la scuola è situata e dalla possibilità da parte del genitore di svolgere l'attività lavorativa in modalità agile.
(4-09102)


   PERCONTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la figura del farmacista collaboratore è inquadrata contrattualmente nel comparto del commercio, essendo le farmacie catalogate come esercizio commerciale;

   è necessario evidenziare al riguardo come, nel contesto attuale, i servizi erogati dalle farmacie, invece, non si riducono alla semplice vendita di prodotti di consumo legati alla cura della persona, ma che, presso le suddette, i farmacisti collaboratori diano una vera è propria assistenza sanitaria. Ragion per cui le farmacie rappresentano, oggi, un vero e proprio presidio sanitario. Difatti, l'odierna collocazione contrattuale dei citati collaboratori risulta ormai poco rispondente alle reali mansioni svolte, perché con i cambiamenti ipotizzati negli ultimi anni — dal progetto della «farmacia dei servizi» in poi — sono stati previsti dei compiti per il farmacista collaboratore che non hanno più alcuna attinenza con il comparto del commercio, ma ne hanno piuttosto con quello della sanità;

   a riguardo, recentemente il presidente del Movimento italiano farmacisti collaboratori, ha lanciato un appello a mezzo stampa, chiedendo il riconoscimento di maggiori diritti e tutele: «In questi anni la farmacia ha subito dei cambiamenti continui, il carico di lavoro è aumentato a dismisura, i turni e gli orari sono diventati sempre più stressanti. (...) il nostro lavoro non più quello di semplici dispensatori di farmaci. Oggi siamo dei consulenti della salute (...). Siamo l'elemento fondamentale dell'assistenza territoriale. Da qualche mese inoltre effettuiamo tamponi rapidi e test sierologici e (...) questo dimostra ulteriormente che oltre ad essere un punto di riferimento per i cittadini (...) siamo di estremo appoggio al SSN in questa terribile lotta al Covid-19»;

   la categoria in argomento, per le citate motivazioni, da anni chiede il passaggio del Contratto collettivo nazionale di lavoro dal comparto del commercio a quello della sanità privata, che sarebbe per il farmacista collaboratore fonte di importanti vantaggi, non solo di natura economica, ma anche legati alla qualità della vita professionale e privata. Agli addetti del settore, infatti, sarebbe restituita quella dignità professionale e d'immagine che la categoria si è abbondantemente guadagnata nel lavoro — a fronte anche dell'impegno dimostrato nella gestione dell'emergenza da Covid-19 — supportando quotidianamente tramite aiuti e consigli tutti i cittadini;

   nel drammatico scenario dell'ultimo anno, dovuto all'emergenza epidemiologica, i farmacisti collaboratori hanno dato una indiscutibile prova dell'importanza della loro figura professionale per la salute dei cittadini, continuando a lavorare nonostante gli altissimi rischi di contagio. A conferma di ciò, l'articolo 20, comma 2, lettera h) del decreto-legge n. 41 del 2021, ha disposto per il 2021, che tutti i farmacisti, compresi i collaboratori, se opportunamente formati e previa acquisizione del consenso, potranno somministrare il vaccino presso le farmacie aperte al pubblico, senza la supervisione dei medici;

   risulta inaccettabile che, a fronte del grande sforzo posto in essere da questi professionisti, gli stessi siano ancora privi delle dovute tutele legali e di un'adeguata remunerazione;

   il Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore Nunzia Catalfo — nel settembre 2020, come riportato a mezzo stampa — aveva individuato undici progetti da finanziare attraverso le risorse del Recovery Fund, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia, i quali miravano ad aumentare il tasso di occupazione e ridurre le disuguaglianze nel mercato del lavoro. In particolare. Il Ministro pro tempore aveva fissato quale principale priorità la garanzia di livelli di reddito adeguati, attraverso un salario minimo orario modulato dalla contrattazione collettiva e ancorato a una detassazione dei rinnovi dei contratti collettivi nazionali –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, e quali iniziative intenda adottare, al fine di tutelare maggiormente la categoria dei farmacisti dipendenti;

   se il Governo non reputi opportuno adottare iniziative di competenza affinché non si applichi ai farmacisti il Contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al comparto del commercio, bensì quello relativo al comparto della sanità privata, essendo il farmacista un professionista sanitario.
(4-09107)

SALUTE

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   l'Azienda ospedaliera «Bianchi Melacrino Morelli» di Reggio Calabria, è stata costituita con decreto del presidente della giunta regionale n. 170 dell'8 febbraio 1995;

   l'azienda è centro H.U.B., per la provincia di Reggio Calabria e centro di riferimento regionale per numerose funzioni determinate dalla programmazione regionale, quali la Banca del cordone, il Centro regionale trapianti, il Centro regionale tipizzazione tessutale, il Centro regionale trapianti midollo osseo (C.t.m.o.), il Centro regionale per le epilessie e l'unità operativa di genetica medica. Il C.t.m.o. è stato individuato come Centro di riferimento regionale per la somministrazione della terapia cellulare Car-T;

   l'Azienda ospedaliera è diventata negli ultimi anni una tra le realtà ospedaliere di eccellenza dell'Italia Centro-meridionale. Essa, infatti, esercita un importante ruolo in numerose aree specialistiche, ha avviato il recupero delle dinamiche di fuga e migliorato la capacità di attrazione per pazienti non residenti;

   l'Azienda concorre a garantire l'assistenza ad alta complessità ed elevato contenuto tecnologico, erogando prestazioni sanitarie in ambito provinciale e regionale. Quale Centro Hub l'Azienda assicura le funzioni alta specializzazione legate all'emergenza, fornendo prestazioni diagnostiche e terapeutiche non eseguibili nei centri Spore;

   con nota dell'8 giugno 2020 n. 11251, il commissario straordinario della suddetta Azienda ospedaliera «Grande ospedale metropolitano (G.o.m.) “Bianchi-Melacrino-Morelli” di Reggio Calabria», ha richiesto alla struttura commissariale per il piano di rientro dai disavanzi del sistema sanitario della regione Calabria, il rilascio del parere di coerenza con la programmazione regionale ai fini del riconoscimento quale istituto di ricovero e cura a carattere scientifico dell'istituendo Centro di riferimento emato-oncologico (C.R.E.O.) Calabria all'interno del medesimo G.o.m.;

   il 7 agosto 2020, con nota prot. 260419, il dirigente generale del dipartimento tutela della salute e servizi sociali e sociosanitari evidenziava la coerenza della proposta del «Grande ospedale metropolitano» (G.o.m.) con quanto indicato nell'articolo 13, comma 3, del decreto legislativo n. 288 del 2003 ritenendo che la medesima proposta fosse in linea con la programmazione regionale e con gli obiettivi di sviluppo del sistema sanitario calabrese;

   il 28 settembre 2020, con nota prot. 308935, il Settore n. 6 «Programmazione dell'Offerta Ospedaliera e Sistema Emergenza-Urgenza » ha espresso parere favorevole in merito alla coerenza con la programmazione sanitaria regionale del riconoscimento richiesto dall'azienda ospedaliera di Reggio Calabria Gom del Centro di riferimento emato-oncologico (C.r.e.o.) Calabria quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Rccs);

   nel settembre 2020 il commissario ad acta, ha quindi provveduto a trasmettere al Ministero della salute e al Ministro dell'economia e delle finanze ai fini della preventiva approvazione, la proposta di decreto commissariale n. 133 del 29 settembre 2020, per la richiesta riconoscimento quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico dell'istituendo «Centro di riferimento emato-oncologico (C.R.E.O.) Calabria» all'interno del medesimo G.o.m.;

   si ricorda che attualmente nella regione Calabria non è presente alcun Irccs. L'eventuale riconoscimento del G.o.m. quale Irccs, oltre ad aumentare le conoscenze scientifiche per la regione, consentirebbe di migliorare la qualità dell'assistenza erogata con conseguente effetto di accrescere la fiducia del pazienti nei servizi offerti, alla base di qualsiasi politica di riduzione della mobilità passiva;

   a seguito della richiesta di parere di riconoscimento quale Irccs del suddetto istituendo Centro di riferimento emato-oncologico (C.r.e.o.), il Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, ha espresso parere favorevole alla suddetta proposta di decreto commissariale n. 133 del 2020 –:

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza per riconoscere l'Azienda ospedaliera «Grande ospedale metropolitano» (G.O.M) di Reggio Calabria, una tra le realtà ospedaliere di eccellenza dell'Italia Centro meridionale, quale Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico.
(2-01191) «Cannizzaro».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   a gennaio 2021 i Carabinieri-forestali del nucleo di polizia ambientale, agroalimentare e forestale del gruppo carabinieri forestale di Ancona, insieme alle guardie zoofile del Wwf e di Legambiente e in collaborazione con l'associazione Amici Animali di Osimo, hanno proceduto su ordine della procura della Repubblica di Ancona, a sequestrare un grande allevamento di cani nel comune di Trecastelli, molti dei quali affetti da Brucella canis;

   si tratta dell'unico focolaio di tale zoonosi in Europa;

   dalle notizie di stampa si apprende che tale allevamento era stato sottoposto a sequestro amministrativo dei Nas dei Carabinieri nel 2018 e a ben 13 ordinanze del comune di Trecastelli (AN) nel recente passato che, però, sono rimaste inattuate;

   attualmente, sono oltre 1.000 i cani di piccola taglia coinvolti nel caso, di cui solo una piccola parte, risultata negativa al primo test, viene inviata ad un secondo canile per la quarantena e, in caso di ulteriore negatività, all'adozione da parte di cittadini coinvolti dalle associazioni animaliste che stanno collaborando con le istituzioni;

   in realtà, la maggior parte dei cani è positiva e quindi è certo, fin da ora, considerata la malattia di cui sono malati e/o portatori, che questi esemplari dovranno essere gestiti per un periodo lunghissimo, anche di diversi anni;

   la regione Marche ha stanziato 200.000 euro, una somma del tutto insufficiente per garantire la gestione del problema nel medio e lungo periodo, in considerazione delle condizioni di partenza del canile, che necessita intanto di un intervento straordinario per la corretta stabulazione e cura dei cani, e del fatto che comunque dovrà essere assicurata una gestione «ordinaria» per anni;

   nonostante la gravità della problematica, con potenziali effetti sanitari estremamente pericolosi, su scala nazionale e internazionale, la gestione del canile, di fatto, è stata affidata al comune di Tre Castelli, un piccolo comune che, nonostante gli sforzi immani che sta mettendo in campo, non è attrezzato per affrontare nel lungo periodo la situazione, vista anche la scarsa assistenza, rispetto all'entità del problema, che l'Asur delle Marche sta assicurando in termini di interventi di sterilizzazione, gestione delle altre patologie di cui sono affetti i cani e altro, e nonostante siano passati 4 mesi dal sequestro e anni dalle prime segnalazioni –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza per affrontare più efficacemente le criticità di cui in premessa;

   se intenda adottare iniziative di competenza finalizzate a introdurre controlli più stringenti in relazione a zoonosi come quelle di cui in premessa;

   se ritenga necessario adottare iniziative volte a stanziare una somma di alcuni milioni di euro per assicurare un'adeguata gestione di medio e lungo periodo del problema;

   se intenda promuovere, per quanto di competenza, verifiche, con urgenza, sull'eventuale presenza di tale malattia anche nella fauna selvatica nelle aree circostanti il canile;

   se intenda valutare di adottare iniziative per prevedere l'inserimento dei cani positivi in un progetto di ricerca scientifica, garantendo sempre il benessere animale, con il coinvolgimento degli Izs e delle università anche per monitorare l'andamento della malattia in Italia, che rappresenta un caso unico in Europa.
(2-01195) «Terzoni».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   CARNEVALI e FRAGOMELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   recentemente sono state predisposte dal Ministero della salute le linee guida sulla telemedicina; l'iniziativa è stata accolta positivamente sia dagli operatori di mercato che dai cittadini, i quali possono così semplificare e velocizzare il proprio accesso alle strutture sanitarie. Tali linee guida riguardano 4 aree principali: televisita, teleconsulto, teleconsulenza, telerefertazione;

   in seno a queste quattro aree non è tuttavia presente riferimento alcuno alla categoria degli esami clinici o strumentali a domicilio che possono essere effettuate;

   in particolare, si fa riferimento alla diagnostica domiciliare, pratica presente sul mercato da circa quattro anni, nonché di notevole importanza sia in questa fase pandemica che in prospettiva, a supporto delle categorie con difficoltà negli spostamenti: anziani, disabili, pazienti allettati;

   la radiologia domiciliare permette di effettuare l'esame, con il supporto di un tecnico radiologo, spostando l'attrezzatura direttamente presso il domicilio del paziente che ne fa richiesta; l'esito viene poi telerefertato al medico radiologo;

   i vantaggi di tale attività sono molteplici tra cui: riduzione dell'affollamento nei pronto soccorsi, riduzione degli spostamenti degli anziani dalle strutture di assistenza, in caso di follow-up concentrazione negli ospedali dei casi più gravi, riduzione dei disagi per le persone fragili, aumento della copertura territoriale delle prestazioni nonché ottimizzazione del lavoro dei professionisti sanitari, con miglioramento qualitativo delle prestazioni erogate;

   attraverso la radiologia domiciliare, anche gli esami ecografici che attualmente richiedono la presenza di un medico, possono essere svolti in streaming con il supporto di un tecnico radiologo, attivo presso il paziente, adeguatamente formato e in collegamento real time con un medico radiologo. Tale pratica consente un estremo efficientamento e un notevole aumento di produttività nell'effettuazione di questa tipologia di esami, la cui richiesta sta oggi esplodendo con conseguenti ripercussioni sulle liste di attesa e sulla successiva limitata tempestività delle diagnosi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno valutare l'adozione di iniziative per l'inserimento di questa tipologia di prestazioni (esami clinici e strumentali a domicilio) nell'ambito di quelle rese dal servizio sanitario nazionale e, in particolare, nell'ambito della telemedicina, almeno per i pazienti over 60, predisponendo un tavolo tecnico per l'elaborazione di linee guida volte a definire l'operatività della diagnostica domiciliare, la certificazione degli operatori abilitati; i requisiti tecnologi, le attrezzature usate, la tutela della privacy nonché lo spostamento delle unità mobili di radiologia anche nelle zone a traffico limitato.
(5-05857)


   LAPIA e BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria determinata dal Covid-19, e le conseguenti misure adottate per contenere la diffusione del virus, hanno causato tra gli adolescenti un incremento dei disturbi d'ansia, irritabilità, del sonno e dell'alimentazione;

   il grido d'allarme è stato lanciato, nel marzo 2021, anche dall'ospedale «Meyer» di Firenze, tramite il responsabile della psichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, il quale sostiene come vi sia «un notevole aumento dei casi di disturbi alimentari, legati all'anoressia» ma anche a «casi legati a disturbi d'ansia e di depressione, che diventano più invalidanti, impediscono di avere relazioni (...) e i più colpiti sono gli adolescenti e i preadolescenti»;

   un ulteriore studio italiano, condotto dall'Istituto Gaslini e dall'università di Genova, evidenzia che una percentuale di giovani fra il 65 per cento e il 71 per cento ha presentato problematiche comportamentali dipendenti dal lockdown, con sintomatologie di tipo regressivo quali paura del buio, pianto inconsolabile, difficoltà ad addormentarsi, ansia e alterazione del ritmo sonno-veglia;

   tutto ciò dimostra la necessità che il legislatore assuma quanto prima l'impegno di introdurre una normativa dettagliata che regoli un servizio psicologico di più immediato accesso con l'introduzione nel nostro sistema sanitario del cosiddetto «psicologo di famiglia», specializzato nelle cure primarie e che utilizzi modelli di cooperazione con i medici di medicina generale nell'ambito dell'assistenza sanitaria di base;

   nel nostro Paese, ad oggi, le attività del servizio psicologico rientrano ancora nell'ambito di servizi secondari o terziari: ciò implica che sia solo il medico di base a valutare per primo la presenza di una problematica psicologica nelle richieste del paziente, e non si consente così una diagnosi completa;

   l'articolo 12 del decreto-legge 35 del 2019 prevede la figura dello «psicologo di base»: un modello al quale poche regioni si sono conformate, palesando la necessità dell'approvazione di una normativa più ampia e dettagliata in tal senso;

   in termini di utilità lo «psicologo di famiglia» o cosiddetto «di base», comporterebbe per i pazienti una rapida e precoce presa in carico dei bisogni di tipo psicologico, oltre che un reale ammodernamento del nostro sistema sanitario –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di provvedere in tempi brevi e ben definiti all'introduzione della figura dello psicologo di famiglia nel servizio sanitario nazionale, dunque in maniera omogenea per tutte le regioni, con l'adozione in tal senso di una normativa puntuale.
(5-05858)


   NOJA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 544, lettera a) della legge n. 145 del 2018, ha inserito all'articolo 1 della legge n. 167 del 2016 le malattie neuromuscolari genetiche, le immunodeficienze congenite severe e le malattie da accumulo lisosomiale nei livelli essenziali di assistenza (LEA) degli screening neonatali obbligatori, da effettuare su tutti i nati a seguito di parti effettuati in strutture ospedaliere o a domicilio, per consentire diagnosi precoci e un tempestivo trattamento delle patologie;

   l'articolo 4, comma 2-bis, della predetta legge n. 167 del 2016, introdotto dall'articolo 1, comma 544, lettera d) della legge n. 145 del 2018, ha autorizzato il Ministero della salute a sottoporre «a revisione periodica almeno biennale la lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale, in relazione all'evoluzione nel tempo delle evidenze scientifiche in campo diagnostico-terapeutico per le malattie genetiche ereditarie»;

   successivamente, il decreto-legge n. 162 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 8 del 2020, ha disposto, con l'articolo 25, comma 4-bis, la modifica dell'articolo 4, comma 2-bis, della legge n. 167 del 2016 fissando al 30 giugno 2020 il termine per la revisione delle patologie;

   l'attuale lista di patologie non è ancora stata aggiornata, essendo ancora quella approvata con decreto ministeriale del 13 ottobre 2016, e vi sono patologie genetiche, attualmente escluse dal panel, per le quali sono disponibili programmi di screening validati dalla comunità scientifica e, in alcuni casi, anche terapie efficaci, tra cui l'Atrofia muscolare spinale (Sma);

   anche a causa della subentrata emergenza epidemiologica da Covid-19, i termini inizialmente fissati al 30 giugno 2020 non sono stati rispettati;

   più recentemente, l'articolo 4, comma 8-quinquies, del decreto-legge n. 183 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 21 del 2021, ha previsto che la revisione della lista delle patologie da ricercare attraverso lo screening neonatale da parte del Gruppo di lavoro screening neonatale istituito con decreto del Ministero della salute 17 settembre 2020 sia completata entro il 31 maggio 2021;

   scaduto infruttuosamente il termine originariamente previsto al 30 giugno 2020, il completamento della revisione delle patologie entro la nuova scadenza è fondamentale, perché dalla diagnosi precoce dipende la massimizzazione del beneficio derivante da nuove terapie anche geniche e, spesso, la stessa sopravvivenza del neonato –:

   se il Governo intenda garantire, nell'imminenza dello scadere del nuovo termine, che entro il 31 maggio 2021 sia completata la revisione della lista delle patologie da parte del Gruppo di lavoro «Screening neonatale esteso».
(5-05859)


   VERSACE, BAGNASCO, NOVELLI, BOND, MUGNAI, BRAMBILLA e DALL'OSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) sono state uno dei contesti maggiormente colpiti dall'epidemia di COVID-19, anche a causa della particolare fragilità dei loro ospiti e per tale ragione, il Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19, ha stabilito che i residenti di tali strutture avessero la priorità nella campagna di vaccinazione;

   l'Istituto superiore di sanità ha reso noti gli esiti del secondo «Report di sorveglianza sulle strutture residenziali», evidenziando un calo, dal 5 ottobre 2020 al 14 marzo 2021, dell'incidenza della malattia fra i residenti e gli operatori, nonché nel numero di residenti isolati, sia nei decessi;

   la Società italiana di neurologia ha pubblicato su Frontiers in Psychiatry una ricerca da cui si evince che, dopo un solo mese di chiusura delle Rsa (marzo-aprile 2020) alcune forme di demenza erano peggiorate nel 60 per cento di casi;

   secondo i dati dell'ultimo Report settimanale sulle vaccinazioni anti-Covid del Governo, pubblicato il 23 aprile 2021, su un totale di 365.914, ad oggi sono 287.552 (78,58 per cento) gli ospiti di Rsa che hanno completato la vaccinazione, 347.351 (94,93 per cento) che hanno avuto almeno la prima dose e 18.563 (5,07 per cento) che sono ancora in attesa della prima dose;

   il 21 aprile 2021, il sito Quotidianosanità.it ha pubblicato l'appello-manifesto che il Comitato «Orsan – Open Rsa Now», composto da oltre trecentocinquantamila familiari e parenti di ospiti di Rsa, ha indirizzato ai più alti livelli istituzionali, al fine di adottare un protocollo di sicurezza per ripristinare le visite ai parenti ospiti delle Rsa;

   la circolare del Ministero della salute del 30 novembre 2020 ha previsto che all'interno delle Rsa «debbono essere assicurate le visite dei parenti e dei volontari» e che «le visite devono essere effettuate in sicurezza tramite adeguati dispositivi di protezione e adeguate condizioni ambientali.»;

   ad oggi, secondo quanto riferisce il quotidiano «la Repubblica» del 26 aprile 2021, la quasi totalità delle strutture non consente visite ai familiari, nonostante la possibilità di adottare protocolli che prevedano l'obbligo di test antigenici all'ingresso e di adeguati Dpi, l'utilizzo degli spazi esterni delle strutture –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza e in vista del completamento della vaccinazione degli ospiti e del personale operante all'interno delle Rsa, affinché si possano ripristinare quanto prima le visite dei familiari presso le strutture di cui in premessa.
(5-05860)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia i problemi relativi alla pandemia sono sorti fin da subito e le mancanze non sono state colmate, se non con grave ritardo;

   il caso dei respiratori, insieme a quello delle mascherine non a norma o a quelle distribuite al personale sanitario malgrado l'espressa dicitura «For medical use prohibited», è uno dei simboli più emblematici di questa pandemia; già da subito è stata denunciata la loro carenza negli ospedali italiani e ad oggi, il loro numero è ancora troppo basso per fronteggiare le ondate che da oltre un anno ci costringono a fare i conti quotidianamente con i numeri dell'emergenza pandemica;

   dall'inizio della pandemia, i respiratori sono risultati fondamentali per salvare vite, eppure, nel corso nei mesi, tanti sono stati i disguidi e i contrattempi che hanno impedito di procurarne un numero considerevole;

   l'ultimo allarme ha riguardato una serie di ventilatori polmonari acquistati in piena emergenza e provenienti dalla Cina, per i quali è stata chiesta l'immediata sospensione dell'utilizzo;

   secondo fonti di stampa, sia il Lazio che altre regioni italiane avrebbero continuato ad usufruire di questi macchinari, privi di marchio CE e di standard di sicurezza, all'interno degli ospedali;

   è stato proprio il Ministero della salute a porre l'attenzione sui dispositivi impiegati nelle terapie intensive, inviando una lettera a tutte le regioni in cui si fa riferimento ai macchinari Aeonmed VG70, prodotti dalla Beijing Aeonmed Co. Ltd, dei quali il Ministero aveva ricevuto il rapporto Fsca: «Poiché dalla nostra ricognizione sui dispositivi medici e le apparecchiature acquisiti durante il periodo dell'emergenza Covid-19 privi del marchio CE, risulta che i ventilatori Aeonmed VG70 sono presenti in diverse strutture sanitarie, si ribadisce l'importanza di non utilizzare apparecchiature prive del marchio CE, in quanto non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente»;

   il problema è che i dispositivi acquistati nel corso della pandemia non possiedono un sensore di pressione atmosferica incorporato, sebbene siano stati invece venduti come ventilatori dotati di tale apparecchio e, pertanto, messi sul mercato con istruzioni per l'uso errate –:

   di quali informazioni il Ministro interrogato disponga per fare chiarezza sulla vicenda, con particolare riguardo al numero dei dispositivi privi dei necessari standard di sicurezza acquistati e distribuiti nelle strutture sanitarie italiane e se siano stati accertati eventuali danni sui pazienti trattati con i ventilatori di cui in premessa.
(5-05861)


   D'ARRANDO, LOREFICE, SPORTIELLO, FEDERICO, IANARO, MAMMÌ, MISITI, NAPPI, PENNA, PROVENZA, RUGGIERO e VILLANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 30 novembre 2020 sono state emanate linee guida contenute nel documento «Disposizioni per l'accesso dei visitatori a strutture residenziali socio assistenziali, sociosanitarie e hospice e indicazioni per i nuovi ingressi nell'evenienza di assistiti positivi nella struttura», elaborato dalle direzioni generali programmazione sanitaria e prevenzione del Ministero della salute;

   il Comitato tecnico scientifico ha poi approvato una circolare che regola l'accesso dei familiari delle persone con disturbi mentali, con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali nelle strutture residenziali loro dedicate. Un documento, dunque, che riconosce il diritto alle relazioni affettive senza mettere in discussione la sicurezza e la salute;

   tuttavia gli ospiti delle Rsa continuano a vivere una sorta di isolamento forzato, in quanto solo pochissime strutture consentono contatti con i parenti e dunque gli oltre 350 mila ospiti delle Rsa italiane, da oltre un anno ormai, a causa delle restrizioni anti-Covid, non possono incontrare i propri cari;

   alcune strutture hanno predisposto le cosiddette «stanze degli abbracci», dove parenti e anziani riescono a rivedersi e riabbracciarsi attraverso un telo protettivo anti-Covid, ma di queste stanze ne esistono ben poche in Italia se messe a rapporto col numero delle Rsa presenti sul territorio (circa 6.000) e le Rsd, ossia le residenze per disabili;

   la sofferenza affettiva legata alla pandemia e alle misure predisposte per contenerla ha avuto un impatto negativo sulla serenità e sulla salute delle persone anziane e di quelle con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali, ospiti in strutture residenziali, tanto da provocare vere e proprie sindromi da abbandono, decadimento cognitivo e danni psicologici spesso irreversibili; d'altro canto, anche i familiari hanno dovuto affrontare la distanza dal proprio caro e la conseguente difficoltà ad offrire sostegno e supporto affettivo in un momento particolarmente difficile;

   al fine dunque di preservare il benessere psicofisico degli ospiti delle Rsa e dei loro familiari, appare più che mai necessario assicurare le visite in presenza e che queste avvengano in sicurezza, prevedendo adeguati dispositivi di protezione e appropriate condizioni ambientali –:

   se non intenda urgentemente adottare specifiche iniziative che consentano il ripristino delle visite e degli incontri in presenza, fornendo strumenti adeguati e protocolli sanitari sicuri ed uniformi su tutto il territorio nazionale, anche in considerazione del fatto che gli incontri tra gli ospiti delle Rsa e i loro familiari sono parte integrante della terapia e che la quasi totalità degli ospiti e degli operatori delle strutture sono stati vaccinati.
(5-05862)


   BOLDI, PAOLIN, PANIZZUT, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, SUTTO, TIRAMANI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 1412/2021 il Tar per il Lazio ha sospeso l'efficacia della nota Aifa recante «Principi di gestione dei casi Covid nel setting domiciliare», nella parte in cui, per i primi giorni di malattia, raccomanda unicamente una «vigile attesa» e la «somministrazione di FANS e paracetamolo», ponendo invece indicazioni di non utilizzo in relazione ad altri farmaci utilizzati dai medici di medicina generale nel trattamento dei pazienti Covid;

   il Tar ha ravvisato il carattere limitativo della predetta nota, ritenendola in contrasto con il diritto/dovere, proprio dei medici di medicina generale, «di prescrivere i farmaci che essi ritengono opportuni secondo scienza e coscienza, il quale non può essere compresso nell'ottica di una attesa potenzialmente pregiudizievole»;

   in data 8 aprile 2021, anche alla luce dell'ordinanza sopra citata, il Senato ha approvato con una votazione praticamente unanime l'ordine del giorno n. 9/1-00332/002, a prima firma del senatore Romeo, impegnando il Governo ad aggiornare – tra l'altro – i suddetti protocolli di cura;

   proprio in quegli stessi giorni, tuttavia, il Ministero della salute e l'Aifa hanno ritenuto contraddittoriamente di impugnare l'ordinanza del Tar proponendo ricorso in appello, sul quale il Consiglio di Stato si è pronunciato favorevolmente con ordinanza n. 2221/2021;

   non è questa la sede per scrutinare la legittimità del protocollo di cura impugnato nell'ambito del predetto contenzioso. Su di essa si pronunceranno i giudici amministrativi nella fase del giudizio di merito;

   si ritiene, invece, di dover richiedere un chiarimento in merito alle ragioni che hanno indotto il Ministero a promuovere, nelle more di una pandemia, un ricorso giurisdizionale contro un comitato di medici, per la riforma di un'ordinanza che non faceva altro che tutelare le loro scelte prescrittive;

   a parere degli interroganti – e non solo, come dimostra l'ordine del giorno citato – il Ministero della salute dovrebbe astenersi dal promuovere simili iniziative giurisdizionali, che possono innescare conflittualità, e mantenere invece un dialogo costante con i medici in prima linea nella lotta al Covid-19, valorizzando le esperienze raccolte sul campo, anche nella predisposizione dei protocolli di cura –:

   se intenda confermare, come si auspica, nonostante l'appello cautelare a giudizio degli interroganti inspiegabilmente promosso, l'impegno alla revisione dei protocolli di presa in carico domiciliare dei pazienti Covid e all'istituzione di un tavolo ministeriale all'uopo dedicato, con la partecipazione di tutte le professionalità coinvolte nei percorsi di assistenza territoriale.
(5-05863)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SARNO. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore dei matrimoni e dei ricevimenti rientra tra le attività economiche maggiormente colpite dalla crisi finanziaria dovuta al COVID-19, con perdite di fatturato del 92,7 per cento per l'intera filiera del wedding, ferma ormai da oltre un anno;

   il comparto comprende ben 31 attività economiche, in cui sono impiegati circa mezzo milione di lavoratori, con oltre 80.000 aziende coinvolte nell'indotto ed ormai a rischio fallimento, a causa della cancellazione o del rinvio delle nozze;

   secondo i dati Istat per l'anno 2020, sono stati celebrati l'80 per cento in meno dei matrimoni, con ricadute negative anche sulla situazione demografica e sociale del Paese, poiché si è registrato un brusco calo delle nascite e nella creazione di nuove famiglie;

   in vista dell'imminente stagione dei matrimoni, che vede il periodo di maggior lavoro da maggio a settembre, le associazioni di categoria hanno presentato un protocollo sanitario al vaglio del Governo e della Conferenza delle regioni, al fine di poter svolgere in piena sicurezza i ricevimenti presso le strutture ristorative, posto che le celebrazioni con il solo rito civile o religioso già sono consentite;

   le strutture ristorative, ove vengono svolte le cerimonie, sono dotate di ampi spazi all'aperto, di grandi sale, di personale altamente qualificato, nonché di un'organizzazione efficiente nella gestione del matrimonio, in grado di assicurare il distanziamento tra gli invitati (spesso appartenenti al medesimo nucleo familiare) ed il rispetto di tutte le misure anticontagio adottate in materia;

   ciononostante il cosiddetto decreto Riaperture (decreto-legge n. 52 del 2021), recante disposizioni urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali, non contiene nessuna data certa per la ripartenza dei matrimoni e dei ricevimenti, abbandonando un settore che rappresenta il 2,5 per cento del prodotto interno lordo nazionale e lasciando nell'incertezza le migliaia di coppie di futuri sposi;

   il nuovo decreto-legge, a far data dal 26 aprile 2021, prevede la riapertura dei ristoranti all'aperto, cinema, teatri, sale concerto, musei e, dal mese di giugno 2021, di tutta una serie di attività sportive e ricreative, con un'irragionevole disparità di trattamento a discapito del settore dei matrimoni;

   l'organizzazione di un matrimonio richiede mesi di programmazione, per cui è necessario comunicare una data certa per la ripartenza del settore, posto che l'assenza di regole e di protocolli ha già determinato la cancellazione dei ricevimenti di aprile e maggio 2021 e rischia di far saltare un altro anno di lavoro;

   i ristori e gli aiuti economici destinati al settore del wedding appaiono insufficienti a ripianare le perdite di fatturato subite dagli imprenditori e dalle aziende dell'indotto, che chiedono a gran voce di poter tornare a lavorare nel rispetto di tutte le misure anticontagio –:

   in che modo i Ministri intendano agire e quali iniziative intendano adottare al fine di consentire lo svolgimento in sicurezza dei ricevimenti;

   quale sia la data per la ripartenza del comparto produttivo relativo ai matrimoni, in modo tale da fornire certezze ai futuri sposi e alle migliaia di imprese coinvolte nel settore.
(4-09104)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la Strategia nazionale aree interne (Snai) è un progetto nazionale, presentato nel 2012, che ha come obiettivo il rilancio socio-economico del Paese, ed in particolare di quelle aree interne caratterizzate da una forte diminuzione della popolazione, un tasso crescente di disoccupazione (specialmente quella giovanile), una carente offerta di servizi di base per la popolazione;

   sono 72 le aree selezionate nell'ambito della Strategia nazionale per le aree interne, pari a 1060 comuni (il 13,4 per cento del totale nazionale), con una popolazione complessiva al di sotto dei 2 milioni di abitanti (3,3 per cento del totale nazionale) e una superficie che rappresenta il 17 per cento del suolo del Paese. Luoghi caratterizzati dalla distanza dai servizi essenziali e da un alto tasso di spopolamento. È pari a 1,142 miliardi di euro il valore complessivo delle strategie approvate, di cui 261 milioni di euro sono risorse statali, 693 milioni di euro provengono da Programmi finanziati dai fondi europei, mentre ulteriori 189 milioni di euro sono costituiti da altre risorse pubbliche e private;

   gli ambiti di intervento delle 71 aree approvate sono molteplici: mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione natura, cultura e turismo, agricoltura e zootecnia, bosco, energia, imprese, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione e sicurezza del territorio. Moltissimi i progetti già in fase di attuazione;

   nel corso del 2020 sono stati stanziati ulteriori 310 milioni di risorse nazionali alla Snai che, oltre a garantire una premialità all'area pilota che hanno fatto registrare le performance migliori e più coerenti con lo sviluppo della Strategia, consentiranno nei primi mesi del 2021 di attivare almeno 2 nuove aree per Regione;

   il 16 marzo 2021 durante l'audizione alla Camera dei deputati la Ministra interrogata ha annunciato l'intenzione di ridurre da 1,5 miliardi a 900 milioni di euro i fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Strategia nazionale per le aree interne;

   la Federazione nazionale aree interne nel ribadire la necessità di rafforzare la Strategia nazionale per le aree interne attraverso interventi di riforma legislativa e con adeguati investimenti ha inoltrato alla Ministra una lettera nella quale ha riassunto l'esperienza della Snai nei territori e avanzato proposte di riforma in un'ottica di semplificazione procedurale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per avviare un confronto sulla nuova Strategia nazionale per le aree interne nell'ambito della programmazione dei fondi europei.
(2-01190) «Incerti, Gribaudo, Fiano».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, MOR, LIBRANDI, FIANO, OLGIATI e NOJA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il salone del mobile di Milano, arrivato oggi alla sua 60esima edizione, è il maggiore evento fieristico al mondo per il settore casa-arredamento, nonché un appuntamento essenziale per l'economia e l'immagine della città, della regione e del Paese. In Lombardia genera ogni anno un indotto totale compreso tra i 200 e 300 milioni di euro, e attrae circa 380 mila visitatori e buyers da 181 Paesi, rappresentando un evento fondamentale anche per il turismo;

   il futuro del Salone è preoccupante; dopo il rinvio dello scorso anno, il ritiro di molte aziende e le dimissioni di Claudio Luti dalla presidenza del Salone, è sempre più certa la prospettiva di una cancellazione. Con il rinvio dell'edizione del 2020 si è già persa la possibilità di un indotto di oltre 350 milioni di euro; l'economia della regione necessita di una nuova occasione nel 2021;

   il momento che viviamo per la pandemia è molto complesso; il Salone è una prospettiva reale di ripartenza per comuni e regione. Oltre al settore dell'arredamento nello specifico, la Camera di commercio Milano, Confcommercio e Federalberghi Milano confermano forti preoccupazioni. La Camera di commercio Milano rileva, infatti, che tra i primi beneficiari del giro d'affari legato al Salone ci sono gli albergatori (con 180 milioni di spese previste per gli alloggi), lo shopping (con 22 milioni) e la ristorazione (con 20 milioni), cui si aggiunge il settore trasporti e quello del turismo in generale. Tutti settori che necessitano di prospettive concrete, che il Salone rappresenta perfettamente;

   il comune di Milano si è attivato con la regione per strutturare protocolli sanitari, affrontare questioni logistiche, consentire la partecipazione in sicurezza e assicurare un'edizione magari ridotta ma sicura;

   il Governo ha previsto, nell'articolo 38, decreto-legge n. 41 del 2021, in discussione al Senato, un fondo di 150 milioni di euro per l'anno 2021 per il settore fieristico, e manifestato la volontà di supportare il settore più volte, come nel Patto per l'Export del mese di giugno 2020. Così facendo ha riconosciuto il ruolo fondamentale degli eventi fieristici, come quello in questione, per la ristorazione, il turismo e i trasporti e, in generale, per la ripresa del Paese –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per assicurare che il Salone del mobile 2021 avvenga nelle date previste, eventualmente anche stanziando risorse extra.
(5-05850)

Interrogazione a risposta scritta:


   SORTE e BENIGNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è stato segnalato, da numerosi operatori economici ed associazioni di categoria il notevole innalzamento dei prezzi di alcune materie;

   tale problematica incide in modo particolare sulle imprese del settore edilizio;

   dalle predette segnalazioni, riportate altresì dalla stampa nazionale, emerge la preoccupazione delle imprese, soprattutto piccole e medie, che trovandosi già ad operare in un contesto difficile per effetto della pandemia in corso, temono che la problematica comprometta la regolare prosecuzione dei lavori affidati e determini la paralisi dell'intero settore edile;

   vengono in particolare rilevati l'aumento del 7 per cento del prezzo del legno da ottobre 2020 ad oggi; la gomma fa registrare un +10 per cento, il rame +26 per cento, il ferro +38 per cento ed il petrolio un +53 per cento;

   non sono peraltro esenti dagli aumenti altresì le materie prime alimentari, con il grano che ha fatto registrare un aumento del 13 per cento ed il mais addirittura del 31 per cento;

   dagli studi effettuati, emerge che la causa di tali incrementi sia da ascrivere, a livello globale, al notevole incremento della domanda proveniente dall'economia cinese e di quella americana;

   sul piano interno, vengono denunciate operazioni speculative connesse a misure fondamentali, quali i benefìci fiscali relativi all'esecuzione di interventi di riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;

   si ritiene pertanto opportuno un intervento del Governo, diretto a porre argine al fenomeno evidenziato ed a tutelare la ripresa delle attività delle aziende italiane, con particolare attenzione alle piccole e medie imprese del settore edilizio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per porre argine al notevole aumento del costo delle materie prime registrato negli ultimi mesi, al fine di tutelare la ripresa delle moltissime piccole e medie imprese italiane, con particolare attenzione al settore dell'edilizia.
(4-09092)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la ’ndrangheta ha inquinato le terre della Toscana con i rifiuti tossici, smaltiti sotto le infrastrutture della regione, come rilevato già nell'interrogazione n. 3-02205 del 19 aprile 2021. È quanto emerge da articoli di stampa su una recente inchiesta della procura di Firenze sulle infiltrazioni in Toscana. Lo ha fatto ottenendo la sponda del Partito democratico. In Ledo Gori, capo staff di Enrico Rossi prima e di Giani poi, che secondo gli inquirenti garantiva le cosche. Ma anche grazie ad un emendamento in consiglio regionale fatto apposta per semplificare e accelerare le modalità di smaltimento. Presentato dal consigliere del Partito democratico vicino al segretario Enrico Letta, Andrea Pieroni, che per questo è accusato di corruzione, ma sottoscritto da altri tre esponenti del Pd: Antonio Mazzeo, Enrico Sostegni e Alessandra Nardini. Quest'ultima, in particolare, sempre, secondo quanto riportato da organi di stampa, compare nelle intercettazioni dell'inchiesta della direzione distrettuale antimafia fiorentina: in particolare, in una in cui gli investigatori sottolineano che lei scrive al direttore dell'associazione conciatori Aldo Gliozzi, indagato nell'inchiesta, per rassicurarlo del fatto che Ledo Gori è stato confermato come Capo di Gabinetto. L'emendamento in questione è stato approvato con una modalità ad avviso dell'interrogante poco trasparente che tira in ballo direttamente il Presidente della regione Toscana Eugenio Giani, che allora era proprio presidente del consiglio regionale. È il 26 maggio 2020 e Giani rientra in aula a presiedere poco prima della votazione sul provvedimento. Quell'emendamento non è passato dalle commissioni, ma è stato presentato all'ultimo momento direttamente in aula. Le opposizioni, come dimostra il video della seduta in questione, se ne sono accorte e Giani garantisce e dice che è tutto regolare. Proprio su quell'emendamento il Governo ha anche fatto ricorso davanti alla Corte costituzionale;

   a parere dell'interrogante non può non sorgere il dubbio che tale provvedimento potesse favorire le concerie nello smaltimento facile dei rifiuti tossici, come ipotizza l'inchiesta della procura di Firenze –:

   quali siano le precise ragioni per le quali il Governo ha sollevato la questione di legittimità costituzionale in ordine alle disposizioni della legge della regione Toscana n. 32 del 2020, connesse al suddetto emendamento.
(3-02230)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   come indicato dal Ministero della transizione ecologica alle direzioni regionali caccia ed alla Direzione sviluppo rurale del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, con l'accordo sancito in Conferenza Stato-regioni il 15 febbraio 2018, le regioni hanno condiviso il Piano di gestione nazionale dell'allodola;

   in base all'articolo 7 della direttiva 79/409/CEE, cosiddetta direttiva uccelli, l'esistenza e l'attuazione del piano di gestione è condizione necessaria per consentire il prelievo venatorio di specie in cattivo stato di conservazione;

   poiché il piano, per sua natura, fissa dei limiti di abbattimento, è necessaria un'esaustiva attività di raccolta dei dati, di cui i cacciatori sono i primi operatori ad assicurarne l'integrità;

   in merito agli anni 2018-2020 è stato rilevato dal Mite come solamente 5 regioni abbiano fatto pervenire i dati richiesti dal piano;

   l'inattività da parte di tutte le altre regioni e/o province autonome, alla luce della pre-procedura di infrazione EU-PILOT 6955/14/ENVI, rischia di comportare, da parte del Governo nazionale, la rimozione dell'allodola dai calendari venatori regionali;

   il mancato invio, da parte delle regioni, dei dati raccolti dai cacciatori e l'eventuale rimozione dell'allodola dai calendari venatori regionali rappresentano uno schiaffo nei confronti del ligio e rigido rispetto delle normative nazionali ed europee da parte del comparto venatorio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti;

   se intendano rendere note le regioni e/o le province autonome che non hanno inviato i dati richiesti di cui in premessa negli anni 2018-2020;

   quali iniziative di competenza intendano promuovere affinché le amministrazioni territoriali inadempienti inviino i dati richiesti di cui in premessa;

   se intendano adottare ogni iniziativa di competenza per evitare la rimozione dell'allodola dai calendari venatori delle regioni che hanno adempiuto ai requisiti di raccolta e diffusione dati.
(4-09094)


   SODANO, SARLI, TERMINI e SIRAGUSA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   Punta Bianca è una delle aree paesaggistiche più interessanti della Costa Agrigentina;

   collocata tra la città di Agrigento e Licata, è costituita da una parete di marna bianca da cui prende il nome;

   questo unico e straordinario paradiso naturale oscilla da molti anni tra la speranza di vedere istituita una riserva naturale e il peso di un'ingombrante presenza di un poligono di tiro militare;

   Drasy è un poligono, collocato nel bel mezzo di Punta Bianca dove, da oltre sessanta anni, si effettuano addestramenti ed esercitazioni militari, proprio a due passi dall'area costiera;

   il campo di addestramento militare, peraltro, in passato rappresentava un'esigenza dettata dalla necessità di allontanare le mire espansionistiche degli speculatori dell'edilizia ma, allo stato attuale, non giova più a tale fine;

   l'erosione costiera e le vibrazioni causate dai colpi esplosi durante le esercitazioni militari quotidianamente danneggiano il territorio circostante e sgretolano la parete della collinetta di Drasy, i cui frammenti si riversano direttamente in mare;

   molte associazioni ambientaliste del territorio hanno chiesto a più riprese un intervento da parte delle autorità competenti affinché venisse riconosciuta e valorizzata quell'area, istituendo una riserva naturale e protetta;

   da recenti segnalazioni, è emersa una situazione preoccupante registratasi proprio nel tratto che va da Zingarello fino a Punta bianca, nel viale delle Dune e al Caos, dove le continue frane presto coinvolgeranno anche buona parte della galleria della strada, statale n. 640, unica infrastruttura che permette ai camion, provenienti dal porto di Porlo Empedocle, di andare ovunque in Sicilia;

   le frequenti cadute di massi, oltretutto impediscono ai bagnanti di accedere a quelle limpide acque perché dei circa 16 chilometri di spiaggia, ben 7 sono inibiti alla balneazione perché a rischio crollo;

   di frequente, gravissimi atti vandalici contribuiscono a sfregiare con della vernice di diversi colori la marna di Punta Bianca;

   nonostante la denuncia alle autorità competenti, per frenare questi atti ingiustificabili è necessario istituire una riserva volta per preservare l'integrità di quell'area;

   le specificità ambientali, storiche ed archeologiche rendono l'area di Punta Bianca e le limitrofe località una zona a forte vocazione turistica, pertanto, ad avviso dell'interrogante, sarebbe opportuno intervenire quanto prima, disponendo un'opera di bonifica del mare e del tratto costiero;

   non ultimo, al fine di valorizzare il patrimonio faunistico-vegetazionale, sarebbe auspicabile individuare dei siti alternativi per lo svolgimento delle esercitazioni e dell'addestramento militare, così da trasferire il poligono militare in altre località – preferibilmente – distanti dal tratto costiero –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti narrati in premessa e quali iniziative di competenza intenda promuovere per garantire l'integrità naturale e la messa in sicurezza delle aree in questione;

   se intenda riconoscere le peculiarità ambientali e naturalistiche di Punta Bianca e conseguentemente istituire una riserva naturale protetta.
(4-09096)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   a Napoli esistono gravi problematicità nei rapporti tra l'azienda ospedaliera universitaria Federico II e la scuola di medicina e chirurgia della stessa università, che mettono a rischio lo svolgimento dell'attività di formazione degli studenti e dell'assistenza ai pazienti;

   in particolare, ci si riferisce al «malgoverno» legato all'utilizzo degli spazi, preoccupandosi poco degli uffici e poco o nulla dell'assistenza ai pazienti e della formazione agli studenti. Tutto è rallentato, anche in relazione alle assunzioni ed alla stabilizzazione dei precari, a fronte della forte carenza di personale medico, infermieristico e delle professioni sanitarie, causate dal mancato turn over, a cui si aggiungono l'erroneo inquadramento del personale già reclutato e casi di mancato adeguamento economico aggiuntivo spettante ai professori e ai ricercatori di area medica. Il personale è altamente mortificato, in particolare nei suoi compiti di didattica e ricerca e tale situazione minaccia la qualificata formazione delle figure professionali sanitarie;

   è indispensabile svolgere l'attività didattico-scientifica in affiancamento, svolgendo la pratica clinica su degenti, fatto sempre più difficilmente realizzabile, nella struttura descritta;

   nonostante questo marasma, i vertici aziendali perseverano, in «dispregio della norma», a quanto riferisce Cisl Università, a non coordinarsi con la scuola di medicina e chirurgia, che, con delibere votate all'unanimità, ha più volte richiesto dialogo ed interazione, in particolare per la creazione del pronto soccorso – il policlinico Federico II è l'unico policlinico in Italia ad esserne sprovvisto –, requisito indispensabile per garantire una buona assistenza ospedaliera e la formazione dei futuri medici, infermieri e professionisti della sanità;

   la Scuola di medicina richiede come intervento prioritario la creazione del pronto soccorso sia per la migliore tutela della salute dei cittadini – il vicino Cardarelli «scoppia» – che per garantire l'accreditamento dei corsi di studio e specializzazione; l'ospedale ha necessità obbligatoria della presenza di un pronto soccorso, come previsto dal decreto ministeriale 2 aprile 2015, n. 70, «Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e qualitativi relativi all'assistenza ospedaliera»;

   tutto ciò accade nonostante si abbia la disponibilità economica pari a euro 19.000.000 per investimenti in attività di emergenza, come nel caso del pronto soccorso, senza che sia stato ancora realizzato; ulteriori edifici hanno bisogno di interventi di ristrutturazione per essere destinati alla tenuta di corsi di studio e all'attività di ricerca scientifica;

   per quanto riguarda le carenze di personale, si rileva la necessità di un ripristino delle prerogative del personale docente e tecnico-amministrativo convenzionato con il servizio sanitario regionale e la necessità del corretto inquadramento del personale reclutato autonomamente dall'azienda ospedaliera universitaria nelle specifiche categorie professionali previste dal contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) Istruzione e ricerca. Tale inquadramento, per i professori e ricercatori dei settori di area medica, non appare rispettato per cause imputabili all'azienda ospedaliera universitaria;

   si consideri poi che per via del mancato rispetto da parte dell'azienda degli accordi quadro nazionali, per la definizione dei comparti di contrattazione, con riferimento al Ccnl applicato al personale reclutato autonomamente, convivono nella medesima Uo lavoratori assoggettati a regolamentazioni diverse, con danni causati anche in termini di organizzazione, gestione, costo del lavoro, diritti sindacali. Si ribadisce che ciò appare imputabile al mancato raccordo dell'università con la Scuola di medicina, che quindi non riesce a realizzare una efficace programmazione, subendo una forte penalizzazione nella capacità didattica;

   in momenti particolari, stante la perdurante pandemia da CoVid-19, connotata anche da forti carenze di personale medico, le richieste di assunzione di ulteriore personale non sono state accolte con ricadute negative sull'attività della Scuola di medicina nella formazione di personale medico;

   inoltre, dalla descrizione fatta, sembrerebbe che l'azienda ospedaliera universitaria non voglia più garantire alla Scuola tutto il supporto necessario per accompagnarla nell'attività svolta, facendo mancare l'opportuna assistenza, ponendo a rischio le attività che sono didattiche e di ricerca. Attività, lo si ribadisce, fondamentali per la formazione del personale medico, sempre utile ma particolarmente necessario ora, a causa della pandemia;

   in caso di mancati tempestivi interventi volti a riaffermare il carattere peculiare, universitario, del nosocomio di formazione sanitaria dell'ateneo Federiciano, si potrebbe avere come conseguenza la progressiva riduzione dell'offerta formativa, con impatti dannosissimi sull'attività di ricerca in campo medico sino ad ora garantita dall'università;

   senza una completa ed effettiva applicazione della disciplina normativa vigente e l'effettività del principio di leale collaborazione che deve sovrintendere ai rapporti tra l'azienda ospedaliera universitaria e la Scuola di medicina, sono minacciate la didattica, la ricerca e l'assistenza;

   al contrario, si ritiene non solo auspicabile, ma doveroso, realizzare una ben definita programmazione delle attività aziendali che tenga in debito conto le necessità specifiche della scuola di medicina;

   si segnala che, a quanto consta all'interpellante, la regione Campania ha sollecitato la presentazione del piano assunzionale, ma, al momento, non si conosce la sua eventuale realizzazione. Da primi calcoli fatti si stimano in circa 800 le assunzioni necessarie per avere il numero sufficiente e necessario di personale adeguato, anche in considerazione del fatto che, negli ultimi anni, il turn over del personale posto in quiescenza o deceduto è stato pari a solo il 25 per cento. È stato sostituito solo un quarto dei lavoratori necessari per garantire la tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività;

   si consideri che, ad esempio, l'università Vanvitelli risulta invece presentato un piano contenente un fabbisogno pari a 499 assunzioni, effettuando conseguentemente anche i relativi concorsi –:

   di quali elementi disponga il Governo circa le ragioni per le quali l'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli non sia dotata di un pronto soccorso, pur essendone necessaria la presenza nelle strutture cui afferiscono scuole di specializzazione e per la formazione di studenti che seguono corsi di laurea per le professioni sanitarie e pur avendo l'azienda le disponibilità economiche per realizzarlo, come evidenziato in premessa;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per fronteggiare la fortissima carenza di organico citata in premessa riguardante personale assolutamente necessario, in particolare in una fase di emergenza sanitaria come quella attuale, anche in considerazione del fatto che non risulta mai stato presentato il piano assunzionale dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II per il triennio 2019-2021.
(2-01196) «Pentangelo».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCALINI, BELOTTI, COLMELLERE, PATELLI, RACCHELLA e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un anno l'Italia è investita dalla pandemia da Covid-19 che purtroppo ha reso necessarie misure restrittive a tutto campo, dal lockdown nazionale disposto a marzo 2020 fino alla differenziazione in base al colore delle diverse aree regionali o comunali;

   la scuola e l'università sono state messe a dura prova prima dalla improvvisa chiusura e poi dalla necessità di reiventarsi introducendo, senza essere pronti sia sotto il profilo didattico sia sotto quello infrastrutturale, la didattica a distanza. Oggi queste istituzioni,come tutti i settori portanti per l'economia del nostro Paese, attraversano una delle crisi più importanti dal dopoguerra;

   per la scuola, pur nel rispetto dell'autonomia dei dirigenti scolastici, il Governo con i provvedimenti che si sono susseguiti ha sempre dettato disposizioni in modo da assicurarne il funzionamento uniforme, almeno su base regionale;

   per il sistema universitario, che ha una autonomia ben più ampia di quella scolastica, il supporto ministeriale si è rivelato insufficiente e si è assistito dunque ad una grande frammentarietà dell'organizzazione della didattica, dagli esami alle tesi di laurea on line;

   purtroppo, persino in merito ai concorsi per l'accesso ai corsi di studio a numero programmato di livello nazionale o locale il Ministero dell'università e della ricerca non si è espresso in alcun modo, lasciando che in molti casi gli atenei scegliessero criteri preferibili da un punto di vista meramente pratico ma evidentemente soprassedendo sul rispetto di valori quali il merito, l'eguaglianza sostanziale e il diritto allo studio;

   in alcuni atenei, come nel caso dell'Università degli studi di Catania e dell'Università della Valle d'Aosta, si è previsto che per l'accesso ai corsi a numero programmatico locale, il canonico test d'ingresso non verrà svolto e i candidati saranno ammessi al corso di laurea solo in base al voto di maturità;

   tale criterio, quale parametro unico e non ponderato, risulta, ad avviso degli interroganti, evidentemente inadeguato, poiché, da un lato, non esiste alcuna necessaria contiguità fra le discipline studiate del percorso di secondaria superiore e quelle su cui generalmente verte il test di ingresso e, dall'altro, i test d'ingresso mirano a verificare competenze di base, mentre il voto di maturità riflette un giudizio globale sulla crescita dell'alunno negli ultimi 3 anni di studi;

   affidare la possibilità di accesso al corso di laurea d'elezione dello studente al solo voto di maturità risulta essere a parere degli interroganti quanto di più distante dalla meritocrazia, poiché di fatto pregiudica tutti coloro che, pur avendo avuto difficoltà durante gli studi superiori, sono invece pronti ad affrontare con preparazione ed entusiasmo un percorso nuovo e con discipline più affini ai propri interessi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di tutelare la meritocrazia e il diritto allo studio degli studenti che si immatricoleranno nel prossimo anno accademico;

   se il Ministro interrogato intenda farsi promotore di un confronto con la Conferenza dei rettori delle università italiane (Crui) in modo da incentivare, con riguardo all'accesso dei corsi a numero programmato locale, una maggiore uniformità su tutto il territorio nazionale.
(5-05847)

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in commissione Zolezzi n. 7-00600, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 456 del 25 gennaio 2021.

   La Commissione VIII,

   premesso che:

    sull'asta del fiume Po, nelle sue prossimità e sui suoi affluenti, sorgono numerosi ponti ammalorati, in particolare i ponti stradali. La maggior parte dei ponti stradali sono gestiti da Anas e per alcuni è previsto a breve il passaggio alla medesima società (come il ponte della Becca a Pavia, il ponte di Casalmaggiore fra Parma e Cremona, il ponte di Viadana fra le provincie di Mantova e Reggio Emilia, il ponte di Ostiglia-Revere in provincia di Mantova);

    con ripetuti atti di sindacato ispettivo sono state messe in evidenza le criticità di numerose strutture, alcune già interdette al traffico pesante, alcune in via di interdizione, alcune da ricostruire;

    l'articolo 1, comma 891, della legge 30 dicembre 2018 numero 145, ha previsto un importante stanziamento pluriennale, dal 2018 al 2023, di 250 milioni di euro, per la messa in sicurezza dei ponti esistenti e per la realizzazione di nuovi ponti in sostituzione di quelli esistenti con problemi strutturali ed è iniziato un monitoraggio di queste e di altre infrastrutture nazionali, dal quale emerge un variegato e mobile quadro di gestione che non favorisce l'efficienza e la sicurezza dei trasporti ed il rispetto della concorrenza nelle gare di appalto;

    il decreto ministeriale n. 1 del 2020 ha stabilito le assegnazioni per le 255 strutture identificate nel bacino del Po e i subcriteri dei criteri indicati in legge primaria (miglioramento della sicurezza, traffico interessato, popolazione servita);

    attraverso il Po, in particolare sulle strade statali, passano buona parte delle merci italiane esportate e importate che determinano il 60 per cento del prodotto interno lordo italiano e riguardano una parte significativa dell'export e import nazionale;

    nel Nord Italia risiede il 46,25 per cento della popolazione italiana e i 255 ponti del bacino del Po hanno un impatto sociale, di coesione ed economico per tutta la popolazione e l'introito fiscale generato da questo prodotto interno lordo impatta su tutta l'economia nazionale;

    i veicoli che transitano quotidianamente sui ventitré ponti principali del Po, di cui quattro autostradali, sono più di quattrocentomila, con oltre settantamila mezzi pesanti;

    le infrastrutture del bacino Padano sono interconnesse e se un ponte è interdetto al traffico o vede limitazioni di portata, i mezzi si spostano su altri ponti pressandoli ulteriormente, incrementando traffico, generando inquinamento, incrementando i costi per i trasporti e aumentando i rischi di un vero e proprio lockdown ambientale favorito dai cambiamenti climatici e dalle frequenti piene del Po e dei suoi affluenti con numerose esondazioni, allagamenti di golene e allagamenti di vasti territori nel bacino con inevitabili ripercussioni negative sul tessuto socio-economico;

    dalla ricognizione riportata nel decreto ministeriale n. 1 del 2020 risultano essere 183 su 255 i ponti con degrado strutturale alto, 42 i ponti con limitazione di portata, 5 con limitazione del traffico, 4 chiusi totalmente e altri interessati da lavori di manutenzione;

    il ponte della Becca a Pavia, dal 2010 è interdetto ai mezzi pesanti ed è oggetto di frequenti manutenzioni ed interventi di messa in sicurezza che spesso portano alla chiusura totale del traffico per diversi giorni all'anno. Questo ponte vede una procedura lenta di passaggio della competenza e della gestione da regione Lombardia ad Anas, questione che dovrebbe essere risolta grazie al monitoraggio di Anas che sta procedendo direttamente con l'attività ispettiva su vari ponti e viadotti insistenti sulle strade di rientro, la cui conclusione è prevista per marzo 2021;

    per quanto riguarda i ponti in provincia di Piacenza, 9 su 55 hanno un degrado strutturale alto; tra i ponti a degrado alto si segnala il viadotto sul rio Ricò che richiederebbe interventi per 1,4 milioni di euro;

    in provincia di Parma si riscontrano problemi al ponte di San Daniele Po, soggetto a limitazioni di portata;

    il ponte di Casalmaggiore, fra le provincie di Cremona e Parma ma con rilevanza strategica anche per il transito verso la provincia di Mantova, ha visto un'interruzione totale al transito fra il 7 settembre 2017 e il 5 giugno 2019 per degrado dell'impalcato ed è stato sottoposto a lavori di «cerchiaggio»;

    il ponte di Viadana-Boretto, fra le provincie di Mantova-Reggio Emilia e che risulta essere destinato al passaggio ad Anas, è stato oggetto di lavori di manutenzione nel 2019 che hanno comportato una prolungata chiusura fino al mese di giugno 2019;

    per il ponte di Guastalla-Dosolo risulta essere in corso la progettazione esecutiva riguardante interventi di riqualificazione e messa in sicurezza;

    il ponte di Borgoforte (Mantova), costruito nei primi anni '60, presenta ormai uno stato di degrado avanzato; è stato oggetto di un intervento di rinforzo strutturale delle tre pile in alveo, ma il degrado avanzato e generalizzato del calcestruzzo induce a ritenere urgente un intervento di manutenzione straordinaria e di consolidamento statico sulle 41 pile e 40 campate in golena (travi, mensole, pilastri, appoggi) nonché sugli elementi secondari quali parapetti, marciapiedi, pavimentazione. A seguito del censimento dei ponti svolto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, tramite il provveditorato delle opere pubbliche, suddetto ponte è stato inserito come manufatto su cui sarebbe necessario «un intervento minimo prioritario» stimato in 5 milioni di euro;

    a Reggio Emilia vi sono criticità al ponte Veggia, tra Sassuolo (MO) e Casalgrande (RE);

    sul ponte di San Benedetto Po (Mantova) il traffico pesante è interrotto dal 2012 e fu presentata segnalazione ad Anac per la gara che si concluse con l'assegnazione dell'esecuzione dei lavori ad una società extraregionale che assegnò in subappalto buona parte dei lavori a un'azienda locale poi interdetta dalla white list antimafia;

    è recente la notizia della prossima chiusura al traffico pesante del ponte Marino nel comune di Borgo Mantovano sulla strada statale n. 12 Abetone-Brennero, con conseguente deviazione del traffico merci di oltre 30 chilometri;

    il ponte Samone (Pavullo sul Frignano in provincia di Modena) sul fiume Panaro, che serve un bacino di popolazione pari a settecentomila abitanti, è stato oggetto di gravi danneggiamenti durante la piena ed esondazione del 6 dicembre 2020, con rottura di un pilone centrale; questo ponte era considerato a degrado strutturale basso dalla ricognizione inserita nel decreto ministeriale n. 1 del 2020;

    i soli ponti posti direttamente sull'asta del Po vedono un impegno finanziario per la ricostruzione superiore a 350 milioni di euro, superiore al fondo della legge di bilancio 2019 e senza considerare gli interventi parziali o integrali previsti per i restanti 250 ponti del bacino;

    l'inquinamento in Pianura padana ha raggiunto livelli elevati e nonostante il lockdown stia aumentando anche il livello di ozono, tanto che in data 7 luglio 2020 è stato diramato l'allarme per la salute con invito ad evitare attività all'aria aperta nelle ore di maggiore insolazione; le polveri sottili già in eccesso potrebbero quindi aumentare per l'incremento dei chilometri percorsi dalle merci trasportate su gomma che, in Emilia-Romagna e a Mantova in particolare, sono responsabili per il 21 per cento del particolato respirato secondo la speciazione del particolato atmosferico di Ispra:

    la presenza di ponti non praticabili ha determinato gravi criticità durante l'attuale emergenza da Covid-19 rendendo più difficoltoso per gli utenti l'accesso alle prestazioni sanitarie, considerando inoltre che la regione Lombardia ha chiuso alcuni punti nascita, fra i quali quello di Viadana, con la conseguenza che, con i ponti spesso non praticabili, le partorienti devono percorrere notevoli distanze per accedere a presidi più lontani;

    i veicoli eccezionali per ingombro, ai sensi dell'articolo 10 del codice della strada, possono essere caricati al massimo della massa consentita con carichi collegati a quello principale, portando a un maggiore stress delle infrastrutture attraversate,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a velocizzare la manutenzione e, ove necessario, la ricostruzione dei ponti sul bacino del fiume Po e sulle principali arterie afferenti allo stesso, incrementando la dotazione finanziaria dei fondi previsti dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145, anche attraverso le risorse del «Recovery fund»;

   ad adottare iniziative per estendere l'attività di monitoraggio sensoristico da remoto dello stato di degrado a tutti i ponti sul bacino del fiume Po;

   ad effettuare una ricognizione dei ponti per i quali si rende necessario dichiarare lo «stato di emergenza»;

   ad adottare le iniziative di competenza volte a nominare un commissario per il monitoraggio, la manutenzione, la supervisione delle procedure di passaggio di competenze e la ricostruzione dei ponti del bacino del Po;

   a monitorare il passaggio di gestione dei ponti ad Anas e a velocizzare la procedura anche tramite il commissario.
(7-00600) «Zolezzi, Scagliusi, Mammì, Barzotti, Zanichelli, Romaniello, Dori».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Incerti n. 5-05714 dell'8 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-05788 del 19 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pellicani n. 5-05820 del 21 aprile 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Quartapelle Procopio e Gribaudo n. 5-05443 dell'8 marzo 2021 in interrogazione a risposta scritta n. 4-09102.