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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 20 aprile 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione l'evolversi della situazione in Lombardia, lungo un versante del lago d'Iseo in agro di Tavernola Bergamasca (Bergamo), dove un fenomeno franoso in atto, la cui pericolosità varia in funzione della sua evoluzione e velocità di spostamento, finendo nel lago d'Iseo potrebbe generare un'onda anomala tale da mettere in pericolo i centri abitati;

   la frana, monitorata dalla società Italsacci da ormai più di 15 anni, ha subìto una significativa riattivazione a partire dalla seconda metà del mese di febbraio 2021. Questa fase, avviatasi in condizioni meteorologiche di sostanziale tempo sereno e tuttora in corso, ha comportato la formazione di nuove fessurazioni superficiali e un incremento repentino delle velocità rilevate dalla strumentazione geotecnica da valori generalmente inferiori a 1 mm/giorno a valori ben superiori a 1 cm/giorno;

   il 27 febbraio 2021, il professor Nicola Casagli, presidente dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, ha effettuato con il Centro per protezione civile dell'università degli studi di Firenze, un sopralluogo sulla frana situata sul versante sud-orientale del Monte Saresano;

   tenuto conto della relazione del citato sopralluogo, pubblicata il 4 marzo 2021, l'università di Milano-Bicocca ha eseguito uno studio sui possibili scenari di rischio che potrebbero verificarsi in virtù dell'espandimento della frana del Monte Saresano;

   gli scenari di rischio in caso di collasso catastrofico della frana sono molteplici. In quello peggiore la frana (o almeno parte di essa) si propagherebbe fino al lago d'Iseo, generando un'onda anomala che potrebbe potenzialmente raggiungere le aree limitrofe all'abitato di Tavernola Bergamasca, la costa orientale di Monte Isola, oltre che altre località rivierasche;

   in generale, il lago di Iseo è soggetto al rischio di frane lungo tutto il suo perimetro. Si ricorda che Tavernola Bergamasca fu colpita già nel 1906 da una frana costiera (denominata «avvallamento») che fece rovinare nel lago alcune delle case più vicine alla riva. Si ricordano poi gli eventi di crollo nel cantiere Ognoli in data 23 dicembre 1970 e quello nel cantiere Scapioni in data 25 marzo 1986, fino al dissesto avvenuto in data 22 novembre 2010 sulla strada di collegamento tra Tavernola Bergamasca e Parzanica;

   il fenomeno franoso è controllato sin dal 2004 e, a partire dal giorno 22 febbraio 2021, in concomitanza con l'inizio della recente fase di intensa riattivazione, l'attività di monitoraggio è stata intensificata;

   la riattivazione della frana si è manifestata in assenza di precipitazioni e sotto forma di un repentino incremento degli spostamenti secondo un andamento esponenziale, destando pertanto un notevole livello di preoccupazione tra le autorità preposte alla sicurezza dei luoghi;

   successivamente, lo stato di attività del fenomeno sembra essersi impostato su una tendenza debolmente regressiva. Parrebbe, infatti, che la frana sia stata rallentata dalla presenza di uno strato roccioso profondo che fungerebbe da ancoraggio alla massa in movimento; dalla relazione del citato sopralluogo di monitoraggio del 4 marzo 2021 si legge, inoltre, che: «In caso di collasso catastrofico la frana potrebbe raggiungere lo stabilimento cementifero Italsacci, le strade che la attraversano, la strada litoranea e il lago d'Iseo, con tutte le conseguenze che un'eventuale onda anomala indotta potrebbe comportare. Sulla base delle risultanze del sopralluogo, delle caratteristiche del fenomeno investigato e della documentazione condivisa, si ritiene che il sistema di monitoraggio attualmente in funzione sia idoneo, completo e in grado di individuare anomalie significative nello stile deformativo del fenomeno»;

   dalla medesima relazione si evince che «E tuttavia presumibile che un evento di tale portata sia preceduto da una sensibile accelerazione dei movimenti ben rilevabile con la strumentazione di monitoraggio già attivata, garantendo così un sufficiente preavviso per l'attuazione delle necessarie azioni e procedure di protezione civile»;

   permane, quindi, al momento, nell'ambito della classificazione riportante le fasi operative e i rispettivi criteri di attivazione su cui basare la predisposizione del piano speditivo di protezione civile una situazione di ATTENZIONE che corrisponde a «Significativi movimenti della frana con velocità mediamente costante»;

   in seguito, il 19 marzo 2021 si è tenuto in videoconferenza un incontro con i tecnici incaricati dalle comunità montane del Basso Sebino e dei Laghi bergamaschi che stanno coordinando la pianificazione di emergenza di protezione civile per gli abitati interessati dalla potenziale frana del monte Saresano;

   come dichiarato dall'assessore regionale alla protezione civile della regione Lombardia Pietro Foroni (www.lombardianotizie.online) «Il quadro complessivo emerso dalle simulazioni di maremoto – che è ancora da validare ed approfondire – è comunque decisamente più rassicurante rispetto alle notizie uscite nei giorni scorsi sulla stampa. A ciò si aggiunge il fatto che anche la frana sta costantemente decelerando sino a uscire dalla "fase di attenzione" prevista nelle procedure di gestione del rischio»;

   tuttavia, il pericolo non è scongiurato e, anche se costantemente monitorato, deve essere garantita, in termini di risorse e di mezzi, un'adeguata pianificazione dell'emergenza che consenta la pronta messa in sicurezza degli abitanti nel caso in cui si dovesse verificare l'improbabile, ma possibile, scenario peggiore;

   si ritiene, inoltre, fondamentale garantire un efficace e costante monitoraggio dell'attività franosa, sia con riferimento al Monte Saresano, sia in generale per tutte le montagne che circondano il lago di Iseo che consenta l'attivazione di misure di messa in sicurezza dei territori –:

   quali iniziative intenda adottare per garantire, per quanto di competenza, un costante e approfondito studio e monitoraggio dei fenomeni franosi in atto, sia per quanto riguarda il Monte Saresano sia, in generale, le montagne che circondano il lago di Iseo, anche in relazione alla predisposizione dei diversi scenari di rischio;

   se abbia verificato, per quanto di competenza, se siano stati adottati i piani di emergenza e se gli stessi siano pienamente idonei, in relazione ai diversi scenari di rischio, in termini di risorse e mezzi, a garantire la messa in sicurezza della popolazione in caso di evento disastroso e se siano presenti in loco idonee risorse per la migliore e tempestiva attuazione della pianificazione di emergenza;

   quali iniziative urgenti intenda adottare per la messa in sicurezza del territorio mediante azioni concrete di contenimento, mitigazione e stabilizzazione del rischio di frane, anche con particolare riguardo alla frana in zona Tavernola-Parzanica.
(2-01181) «Carnevali, Berlinghieri, Bazoli, Ciagà, Fiano».

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAIATA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Stellantis nasce dalla fusione tra Psa e Fiat Chrysler Automobiles, dando origine al quarto costruttore automobilistico più importante al mondo con all'interno marchi prestigiosi quali Abarth, Alfa Romeo, Chrysler, Citroën, Dodge, DS, Fiat, Jeep, Lancia, Maserati, Opel, Peugeot e Ram;

   la globalizzazione e l'internazionalizzazione devono essere occasioni di sviluppo e di ottimizzazione del know-how in termini di mercato e tecnologia per l'industria italiana;

   nel caso di Fca – come ebbe già modo di sottolineare lo stesso Marchionne – si è sempre stati consapevoli dell'importanza delle fusioni per affrontare le sfide della mobilità del futuro senza però mai perdere l'identità e la storia dell'auto italiana;

   oggi lo stabilimento di Melfi è la più importante realtà italiana ed europea produttiva della Fca con il suo ricco know-how e le nuove infrastrutture, dove vengono prodotte la Jeep Renegade e la 500X;

   l'industria automobilistica Lucana, la più moderna del settore, a causa delle strategie aziendali della francese Psa che vanta anche la nuova piattaforma eVmp per le elettriche di nuova generazione, si trova costretta a razionalizzare i costi col rischio di ridurre una linea di assemblaggio, anziché puntare ancora di più sull'elettrico;

   la condivisione delle architetture è un pilone portante del nuovo gruppo automobilistico Stellantis che imprimerà una forte accelerazione all'elettrificazione dei marchi targati Fca;

   nella nuova era della mobilità, Melfi vanta – nell'ampia presenza geografica del gruppo Stellantis – una posizione strategica naturale nello scambio commerciale europeo e mondiale, essendo la naturale culla del Mediterraneo;

   lo Stato italiano ha garantito un prestito da 6,3 miliardi di euro erogato ad Fca da Intesa Sanpaolo, allo scopo di garantire i livelli occupazionali degli stabilimenti produttivi – ivi compreso l'indotto che ne deriva – ed un piano industriale che veda la Nazione Italia protagonista europea e mondiale dell'industria dell'auto;

   lo stabilimento di Melfi, oltre ad essere il sito produttivo più importante del gruppo Stellantis, è anche la più importante realtà produttiva industriale lucana con circa 7.000 addetti, che si raddoppiano se si considera l'indotto che ne deriva;

   la continua ed inarrestabile crisi economica a causa della pandemia da COVID-19 ha già dato vita ad una delle peggiori recessioni economiche che l'Italia fronteggerà con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

   il Pnrr potrà essere l'opportunità per investire nella creazione di una rete di rifornimento di colonnine a rapida erogazione elettrica sulla rete autostradale e nei centri urbani, favorendo la mobilità sostenibile e con essa il mercato delle autovetture ibride ed elettriche;

   gli esuberi che deriverebbero dalla eventuale contrazione della produzione automobilistica graverebbero ancora una volta sulle casse dello Stato con il ricorso all'uso prolungato degli ammortizzatori sociali;

   benché il Ceo del nuovo gruppo Stellantis abbia dichiarato che al centro del progetto ci sono le persone, intese sia come dipendenti che come clienti, oggi non ci sono ancora ampie garanzie sul futuro dei cinque stabilimenti italiani nel redigendo piano industriale pur esprimendo il comparto nazionale delle eccellenze;

   per lo stabilimento di Melfi il progetto aziendale Stellantis prevederebbe anche importanti investimenti per l'elettrificazione e la produzione della Compass –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare affinché l'industria automobilistica italiana e con essa lo stabilimento di Melfi – nel redigendo piano industriale del gruppo Stellantis – siano salvaguardati nell'ambito della filiera automotiva mondiale.
(4-08997)


   PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023», all'articolo 1, commi 69 e 70, istituisce un fondo di 10 milioni di euro da destinare ai comuni per assumere in via straordinaria personale a tempo determinato da dedicare agli adempimenti amministrativi relativi al «superbonus 110 per cento»;

   il comma 69 prevede che «Per l'anno 2021, al fine di consentire ai comuni di fare fronte tempestivamente ai maggiori oneri di gestione in ordine ai procedimenti connessi all'erogazione del beneficio di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, come da ultimo modificato dal comma 66 del presente articolo, è autorizzata l'assunzione, a tempo determinato e a tempo parziale e per la durata massima di un anno, non rinnovabile, di personale da impiegare ai fini del potenziamento degli uffici preposti ai suddetti adempimenti, che i predetti comuni possono utilizzare anche in forma associata, in deroga ai limiti di spesa stabiliti dall'articolo 1, commi 557, 557-quater e 562, della legge 27 dicembre 2006, n. 296»;

   il comma 70 prevede che «Agli oneri derivanti dalle assunzioni di cui al comma 69 i comuni provvedono nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, nonché di quelle assegnate a ciascun comune mediante riparto, da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, in misura proporzionale sulla base delle motivate richieste dei comuni, da presentare al Ministero dello sviluppo economico entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, di un apposito fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021»;

   ad oggi non risulterebbe ancora emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che consentirebbe di rendere operativo il citato Fondo, le cui risorse andranno peraltro implementate poiché ampiamente insufficienti; in considerazione della proroga al 2023 dei termini di rendicontazione degli interventi del «superbonus 110 per cento», la citata previsione assunzionale andrà prorogata al 2022 –:

   se il Governo non intenda, per quanto di competenza, adottare tempestivamente iniziative:

    a) per l'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui all'articolo 1, comma 70, della legge n. 178 del 2020 al fine di rendere operativo il Fondo di cui al medesimo comma;

    b) per l'implementazione delle risorse destinate al citato Fondo e la proroga delle previsioni assunzionali al 2022.
(4-08998)


   GALLI, BIANCHI, BELOTTI, TOCCALINI e ZICCHIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la città di Varese, dagli anni '70, ha potuto godere di un palaghiaccio, dotato anche di piscina, che ha permesso negli anni la creazione di una lunga tradizione sportiva, a livello agonistico, legata agli sport del ghiaccio, dall'hockey al pattinaggio di figura, e del nuoto. La struttura, già oggetto di un importante intervento di restauro negli anni '90, è la più frequentata della provincia, con 100.000 accessi all'anno, 800 atleti agonisti e decine di allenatori, tecnici e volontari;

   a luglio del 2020 la struttura, chiusa da marzo 2020 in ottemperanza alle restrizioni imposte dalla pandemia, è stata dichiarata inagibile ed è stato reso noto alle società sportive e ai tanti fruitori che la stessa non sarebbe stata riaperta prima del termine dei lavori di realizzazione del nuovo impianto previsto per il 2023;

   ad oggi, a quanto consta all'interrogante – diversamente da quanto riportato dalla stampa locale in data 22 marzo 2021, i lavori all'interno del complesso «PalAlbani » non sarebbero ancora incominciati benché a fine gennaio 2021 sia stato approvato il progetto esecutivo per la riqualificazione del complesso, presentato dal raggruppamento temporaneo di imprese che si era aggiudicato la concessione relativa a lavori e servizi della struttura di via Albani, per la cui spesa sono previste le somme di 19 milioni di euro per canone di disponibilità e di 2 milioni di euro a titolo di contributo (da parte del Coni) in conto costruzione; tali somme sono già state impegnate fin dall'agosto 2020 e a marzo 2021 il cantiere risulterebbe esser stato formalmente consegnato all'impresa aggiudicataria;

   nonostante le sollecitazioni di tutte le associazioni sportive del territorio, il comune di Varese non ha previsto alcuna reale alternativa per consentire il prosieguo delle attività sportive agonistiche e non;

   a fine settembre del 2020 il comune aveva emesso un bando per la costruzione di una pista provvisoria nell'antistadio di Masnago che però è andato deserto a causa delle condizioni insostenibili richieste dal comune;

   il progetto del nuovo palaghiaccio non include un polo natatorio, quindi le società interessate hanno dovuto chiudere e dirottare gli atleti in un primo tempo verso la fatiscente struttura della piscina comunale e ora in diverse strutture fuori provincia; invece che avere a disposizione un impianto nuovo, i nuotatori si ritroveranno privi di una infrastruttura dedicata adeguata;

   da più di un anno la Federazione degli sport del ghiaccio continua a chiedere risposte certe per poter programmare le proprie attività in quanto le società che eroicamente hanno portato avanti la presente stagione, riuscendo persino ad ottenere ottimi risultati, non hanno più a disposizione risorse economiche sufficienti per continuare ad operare in questo modo, con decine di ragazzi costretti a continue faticose trasferte nelle province vicine;

   i settori di formazione e le categorie legate all'agonismo hanno visto scomparire le iscrizioni e il lavoro svolto in decine di anni, con danni economici già oggi gravissimi per tutto il comparto, recuperabili in tempi non brevi e solo con un rilancio del reclutamento e delle scuole di avviamento a detti sport;

   sembra surreale che, con un impiego di risorse così ingenti, la città di Varese possa trovarsi ad avere, fra chissà quanti anni, una nuova struttura ma senza atleti né associazioni pronti ad usufruirne –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare al fine di favorire lo svolgimento delle discipline agonistiche del ghiaccio e del nuoto, anche alla luce delle criticità evidenziate e dei finanziamenti già previsti per la struttura di cui in premessa.
(4-09003)


   CORDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio superiore della magistratura, con circolare del 24 luglio 2007, cui fa seguito la delibera del 2 dicembre 2015, ha introdotto il rigoroso divieto per i magistrati ordinari di gestire e di insegnare, anche a titolo gratuito, nelle scuole private per la preparazione ai concorsi pubblici per l'accesso alla magistratura, giustificando tale decisione con esigenze di moralizzazione e con la necessità di non distogliere i magistrati ordinari dal lavoro giudiziario;

   tale divieto non vale per i giudici amministrativi. Infatti, se, dal 2018, sull'onda dello scandalo del «caso Bellomo», è stato introdotto il divieto per essi di svolgere lezioni di preparazione in scuole private per i concorsi di referendario Tar e di Consigliere di Stato ed è stata vietata l'assunzione di ruoli di coordinamento o di direzione scientifica dei corsi, ad oggi, seppur con l'introduzione di alcune regole più stringenti, l'organo di autogoverno della giustizia amministrativa ha nuovamente abolito il divieto, per i magistrati amministrativi, di incarichi di insegnamento nei corsi di preparazione ai concorsi pubblici per l'accesso alla magistratura amministrativa;

   vi è innanzitutto una questione di trasparenza legata alle scuole e agli incarichi di insegnamento presso di esse, in quanto, pur vigendo per i magistrati il divieto di rivestire la qualifica di imprenditore, di gestire e di essere proprietari di tale scuole, di essere congiunti o parenti fino al sesto grado di soggetti privati titolari delle società che organizzano i corsi o le gestiscono, nella maggior parte dei casi, in un vorticoso intreccio di società ai limiti delle regole, esse fanno capo ai parenti più prossimi dei magistrati stessi;

   inoltre, lo svolgimento di tali attività in forme imprenditoriali potrebbe compromettere il prestigio, l'indipendenza e la trasparenza del singolo magistrato e dell'intera giustizia amministrativa; difatti, anche la Corte costituzionale ha affermato che per i magistrati, l'assunzione di compiti e lo svolgimento di attività estranee a quelle proprie dell'ufficio ad essi affidato sono fattori suscettibili, in astratto, di incidere sulla loro indipendenza ed imparzialità;

   a queste docenze sono connessi guadagni ingenti che in qualche caso sono addirittura superiori allo stipendio percepito per l'attività istituzionale. Nel 2020 sono 170 gli incarichi esterni autorizzati per consiglieri di Stato e giudici del tar, di questi 87 per docenze in scuole e università private, che hanno fruttato compensi per più di 500.000 euro. Le stesse società che organizzano e gestiscono i corsi hanno talvolta bilanci da milioni di euro;

   assumendo carattere prevalente rispetto all'attività istituzionale, tali attività extragiudiziarie comportano a parere dell'interrogante inevitabili ritardi dei processi. Nel 2020 erano 22.600 i procedimenti pendenti al Consiglio di Stato, e 135.400 al Tar;

   infine, i suddetti corsi generano una inaccettabile discriminazione, in quanto, da un lato, nei candidati si è ingenerata la convinzione che ha più chance di passare il concorso chi paga un corso privato tenuto da un magistrato, che costa in media 2.500 euro, rispetto a chi non può permetterselo; dall'altro, è alto il rischio di selezionare coloro che si sono allenati, sulle tracce d'esame, agli orientamenti dei magistrati che dovranno giudicarle e non necessariamente i migliori, con ricadute su tutto il sistema giudiziario –:

   se non si ritenga opportuno adottare un'iniziativa normativa che prefiguri una più rigorosa disciplina delle attività formative private finalizzate all'accesso alla magistratura e che assicuri trasparenza, funzionalità degli uffici e salvaguardia del prestigio della magistratura.
(4-09004)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dodici club europei di calcio hanno annunciato congiuntamente un accordo per costituire una nuova competizione calcistica infrasettimanale, la Super League, governata dai Club Fondatori;

   in qualità di Club Fondatori hanno aderito: AC Milan, Arsenal FC, Atlético de Madrid, Chelsea FC, FC Barcelona, FC Internazionale Milano, Juventus FC, Liverpool FC, Manchester City, Manchester United, Real Madrid CF e Tottenham Hotspur. Altre tre società di calcio dovrebbero aderire ai club fondatori prima della stagione inaugurale;

   la creazione della Super League arriva in un momento in cui la pandemia globale ha accelerato l'instabilità dell'attuale modello economico del calcio europeo anche se già da diversi anni, i Club Fondatori si sono posti l'obiettivo di creare un formato che consentisse ai top club e ai loro giocatori di affrontarsi regolarmente;

   il format della competizione prevede 20 club partecipanti di cui 15 club fondatori e un meccanismo di qualificazione per altre 5 squadre, che verranno selezionate ogni anno in base ai risultati conseguiti nella stagione precedente;

   la Uefa, così come la Federcalcio inglese e Premier League, la Federcalcio spagnola reale (Rfef) e LaLiga, la Federcalcio italiana (Figc) e la Lega Serie A si sono schierate contro tale progetto definito dagli stessi «cinico» e fondato sull'interesse personale di pochi club in un momento in cui la società ha più che mai bisogno di solidarietà;

   il calcio si basa su competizioni aperte e meriti sportivi e dovrebbe sempre riflettere i princìpi fondamentali di solidarietà, inclusività, integrità ed equa ridistribuzione finanziaria come ha sostenuto anche la Fifa. Princìpi che la nuova Super League, così come annunciata, non rispetterebbe;

   numerosi esponenti di Governo e autorità politiche di diversi Paesi europei hanno già manifestato la propria contrarietà all'ipotesi della Superlega europea;

   il Primo Ministro britannico l'ha definita «molto dannosa per il calcio» e il Presidente francese, prendendo una posizione netta contro l'ipotesi della Super Lega dei top club europea, ha annunciato che sosterrà tutti gli sforzi della lega francese e della federazione francese, dell'Uefa e della Fifa per proteggere l'integrità delle competizioni federali, nazionali o europee;

   d'altra parte, è recentemente intervenuto anche il Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi, affermando di seguire con attenzione la questione;

   a parere dell'interrogante la volontà di costituire questa Super Lega di calcio annunciata da dodici top club europei è inquietante, riflesso delle disuguaglianze che attraversano il mondo;

   si parla di aziende che si occupano – anche – di calcio e che per provare a superare l'attuale situazione di forte indebitamento ed allontanare lo spettro del fallimento, decidono in autonomia di cambiare le regole del gioco, distruggendo lo spirito sportivo che da decine di anni appassiona milioni di persone pur di inseguire guadagni facili. Viene così rifiutata unilateralmente; la competizione con le squadre più «piccole» e ogni possibilità di suddividere i profitti con le squadre cosiddette «provinciali»;

   a giudizio dell'interrogante la «Super Lega» è un'operazione interamente di carattere economico e di mercato, legato ai diritti televisivi e a tutti quegli aspetti del calcio inteso come business, che non lascia spazio ai valori dello sport, del fair play e del tifo. Il calcio, soprattutto in Italia è uno sport popolare che vive innanzitutto della passione dei tifosi diventato terreno di conflitto di carattere economico –:

   quali siano gli orientamenti del Governo, per quanto di competenza, rispetto alla volontà annunciata da 12 top club europei, tra cui squadre italiane, di costituire una «Super League» di calcio di fatto governata dai club fondatori e, seppur nel rispetto dell'autonomia del Coni e delle federazioni sportive coinvolte, quali iniziative di competenza intenda assumere, in ambito nazionale ed europeo, perché venga definitivamente scongiurata l'ipotesi di tale «Superlega» di calcio che produrrebbe una ingiustificata differenza tra presunti top club e altre squadre basata non sul merito sportivo ma sulle sole potenzialità economiche.
(4-09011)


   MURELLI, CAVANDOLI, TOMBOLATO, GOLINELLI, PIASTRA, TONELLI e FIORINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 15 aprile 2021, la Seta S.p.a., società emiliana trasporti autofiloviari, gestore unico del servizio di trasporto pubblico locale nelle province di Modena, Reggio Emilia e Piacenza, ha inviato un ordine di servizio con il quale ha raccomandato al personale in servizio l'utilizzo delle nuove mascherine messe a disposizione dalla Protezione civile regionale, riconoscendo contestualmente l'esistenza di criticità riguardanti le precedenti forniture, nell'ambito delle quali sarebbero ricompresi alcuni «lotti oggetto di verifiche da parte delle autorità competenti»;

   la notizia relativa al predetto ordine di servizio giunge in concomitanza con l'inchiesta della procura di Gorizia riguardante le mascherine cinesi acquistate lo scorso anno dall'allora Commissario straordinario per il contrasto all'emergenza Covid-19, Domenico Arcuri;

   i dati emersi dall'inchiesta, diffusi dai principali organi di stampa, sono sconcertanti: circa la metà dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) acquistati dall'estero dall'ex Commissario Arcuri, per un quantitativo attualmente stimato in 250 milioni di pezzi, possiederebbe una capacità di filtrazione inferiore alla norma, anche di dieci volte rispetto al dichiarato, e sarebbe accompagnato da documentazione di origine turca contraffatta e, per queste ragioni, ha formato oggetto di un provvedimento di ritiro a scopo precauzionale;

   il 31 marzo 2021 i finanzieri hanno rintracciato e bloccato 60 milioni di mascherine stoccate nei depositi della struttura commissariale, ma vi sarebbero ancora 190 milioni di pezzi in circolazione, utilizzati inconsapevolmente, anche da personale sanitario in ospedali, ambulatori e residenze per anziani, trattandosi di mascherine – teoricamente – ad alta protezione di standard Ffp2 e Ffp3;

   gli esiti degli accertamenti condotti dalla procura di Gorizia disvelano, dunque, un quadro gravissimo, gettano più di un'ombra sull'operato della precedente struttura commissariale e soprattutto preoccupano per le conseguenze sulla sicurezza e sulla salute degli utilizzatori che hanno indossato e stanno indossando ancora oggi inconsapevolmente le mascherine contraffatte;

   tra questi lavoratori potrebbero esservi anche i dipendenti della Seta S.p.a., vista la contiguità temporale tra l'ordine di servizio sopra citato e la notizia relativa all'inchiesta della procura di Gorizia –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative di competenza al fine di agevolare il ritiro dalla circolazione delle oltre 190 milioni di mascherine cinesi contraffatte, acquistate dall'ex Commissario straordinario Arcuri, che sarebbero ancora in circolazione nonostante la capacità di filtrazione ampiamente inferiore alla norma;

   se non ritenga di adottare iniziative di competenza per tutelare adeguatamente la posizione dei dipendenti e dei lavoratori che, come pare sia avvenuto presso la Seta S.p.a., hanno ricevuto la consegna delle mascherine in questione e potrebbero utilizzarle in contesti a rischio, senza ricevere la dovuta protezione.
(4-09015)

CULTURA

Interrogazione a risposta scritta:


   OCCHIONERO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il 15 marzo 2021 l'amministrazione comunale di Barletta avrebbe approvato una delibera finalizzata alla richiesta alla regione di un finanziamento per la costituzione di un parco urbano, che prevede la rigenerazione morfologica e il riassetto funzionale dell'area del Castello in via Ferdinando Cafiero e la copertura della viabilità carrabile antistante il Castello stesso;

   l'atto sarebbe in piena e clamorosa contraddizione col «via libera» dato dallo stesso comune alla realizzazione di un supermercato a ridosso dei bastioni del maniero federiciano, opera che risulterebbe regolarmente autorizzata con il permesso a costruire rilasciato dallo sportello unico per l'edilizia del comune il 23 dicembre 2020;

   nella zona adiacente all'area di cantiere si troverebbe una superficie sulla quale insisteva un deposito di idrocarburi dismesso, sul quale parrebbe non sia ancora stata effettuata la bonifica;

   l'autorizzazione, fa sapere la Soprintendenza attraverso le dichiarazioni stampa della soprintendente ad interim Maria Piccarreta, è il risultato di una puntuale istruttoria che ha considerato il progetto proposto e il contesto storico e architettonico, nonché paesaggistico in cui si inserisce;

   risulterebbe che il sindaco di Barletta, a seguito di un incontro tenutosi con la proprietà del supermercato da realizzare nell'area adiacente al castello, avrebbe chiesto e ottenuto una momentanea sospensione dei lavori per verificare la percorribilità di nuove proposte;

   risulta all'interrogante che i consiglieri di opposizione dell'amministrazione comunale di Barletta abbiano rivolto un appello al Ministro interrogato perché, nell'ambito delle sue competenze, intervenga per fermare un'opera che gli stessi definiscono «uno scempio paesaggistico, architettonico, culturale, ambientale e archeologico» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per affrontare un problema che, pur locale, rischia di compromettere un'area di grande pregio culturale e architettonico, nelle cui adiacenze insistono il Castello Svevo, con le sue sovrapposizioni architettoniche, databili dall'XI al XVIII secolo, le mura cinquecentesche della città e i giardini «Cafiero».
(4-09002)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta immediata:


   ANGIOLA. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo nazionale per le non autosufficienze è stato istituito dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, con l'intento di fornire sostegno a persone con gravissima disabilità e ad anziani non autosufficienti, al fine di favorirne una dignitosa permanenza presso il proprio domicilio;

   dal 2015 in poi il fondo è stato individuato come strutturale e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 novembre 2019 stabilisce per il 2021 una dotazione di circa 570 milioni di euro, in linea con il biennio precedente;

   le risorse del fondo sono destinate per intero alle regioni, le quali procedono al loro trasferimento agli ambiti territoriali secondo la programmazione regionale, in maniera esclusiva e per una quota non inferiore al 50 per cento per gli interventi a favore di persone in condizione di disabilità gravissima;

   il comune di Roma prevede, tra le sue forme di sostegno, un contributo di 700 euro mensili per i caregiver familiari che si prendono cura della persona con disabilità gravissima in base ad una graduatoria redatta periodicamente;

   è notizia di questi giorni che il comune di Roma, che dunque riceve i fondi dalla regione Lazio, avrebbe escluso dall'erogazione dell'assegno mensile circa 1.500 famiglie senza alcun preavviso e senza apparenti motivazioni. Dall'ultima graduatoria allegata e aggiornata ad aprile 2021, infatti, risulta assente la colonna del punteggio dei destinatari, denotando quindi un'evidente mancanza di trasparenza;

   questa improvvisa interruzione di erogazione, oltretutto apparentemente immotivata, giunge peraltro in un momento di fragilità diffusa per le famiglie italiane e romane colpite dalla pandemia e dalla conseguente crisi economica;

   sul sito del comune viene specificato che per il beneficio economico viene data priorità, oltre ai livelli di Isee sociosanitario più bassi, «all'assenza di altri servizi e prestazioni sociali e sociosanitari attivati nell'ambito del Pai (Piano assistenziale individuale)», criterio aggiunto pochi mesi fa che va a penalizzare le situazioni più complesse che già usufruiscono di assistenza proprio in ragione di tale complessità –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, anche con l'aumento delle risorse economiche del fondo per le non autosufficienze e il monitoraggio sul suo utilizzo, al fine di porre rimedio ed evitare che si ripetano situazioni come quella del comune di Roma, che ha escluso 1.500 famiglie dall'erogazione dell'assegno per i familiari che si prendono cura delle persone con disabilità.
(3-02210)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   una recente indagine della Fondazione Sussidiarietà su dati Banca d'Italia ha determinato come negli ultimi 10 anni in Italia siano «spariti» quasi 10.000 sportelli bancari: da 34.036 a inizio 2010 a 24.312 all'inizio del 2020, circa il 30 per cento in meno. Ogni 100.000 abitanti adulti ci sono ora 39 filiali, rispetto alle 56 di inizio decennio. La media europea si colloca a 22;

   nel cuore produttivo del paese, il Nord Est, il trend nazionale si conferma ed è più marcato. Nel rapporto di Bankitalia di fine marzo si ricorda che nel 2011 nella macro area erano presenti 239 banche, a fine 2020 ne contiamo 127, ovvero -112. Gli sportelli sono scesi di conseguenza: erano 9 mila 39, oggi sono 6 mila 109, -2.930. Il 33 per cento degli sportelli scomparsi nel decennio, sono spariti proprio a Nordest. Una vera e propria ritirata degli istituti bancari;

   il duro colpo subito dal sistema economico territoriale del Nord Est, conseguenza delle vicende giudiziarie che hanno colpito i due principali istituti bancari veneti, porta con sé, oggi, non solo le conseguenze esiziali sul risparmio di migliaia di famiglie, ma anche quelle, potenzialmente più dirompenti, della perdita dei posti di lavoro correlata alla chiusura di migliaia di sportelli bancari. Ma non solo;

   la contrazione della presenza fisica delle istituzioni creditizie si riverbera ovviamente sull'occupazione. Sempre nello stesso decennio nel Nordest sono spariti 9 mila 399 dipendenti; il conto sale a -47 mila 121 a livello nazionale;

   la riduzione del numero degli istituti bancari è certamente coerente ad un indirizzo del mercato, nazionale ed europeo che spinge per players più grandi e (forse) solidi ed ad una sempre più profonda digitalizzazione dei processi. Tuttavia, riduce enormemente la concorrenza nel mercato creditizio, uniformandone le condizioni e creando serie barriere all'accesso al credito, anche in regioni dinamiche come il Veneto ed in un momento nel quale imprese e autonomi cercano disperatamente «l'ossigeno» per ripartire;

   il sistema bancario nazionale, negli anni recenti ha, anche grazie alle sue dimensioni meno «rilevanti» e alla sua frammentazione, rispetto ad altri Paesi europei, mostrato maggiore resilienza alle crisi sistemiche –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per governare il fenomeno descritto in premessa, limitandone gli impatti negativi sul sistema economico e produttivo.
(3-02207)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo shock epocale originato dalla pandemia da Covid-19 ha determinato un notevole squilibrio della struttura finanziaria delle imprese italiane che rischia di far implodere il tessuto economico del Paese;

   per arginare i danni di questa crisi senza precedenti, il Governo ha introdotto importanti misure di sostegno e rilancio del sistema economico-produttivo italiano, anche mediante ricapitalizzazione delle imprese;

   in particolare, l'articolo 27 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha previsto la costituzione di un patrimonio destinato – denominato «Patrimonio Rilancio», fondo interamente pubblico, costituito mediante apporto di beni da parte del Ministero dell'economia e delle finanze; a tal fine, è stata autorizzata, per l'anno 2020, l'assegnazione di titoli di Stato o di liquidità, nel limite massimo di 44 miliardi di euro, a Cassa Depositi e Prestiti, a cui è affidata la gestione del patrimonio;

   gli interventi del Patrimonio Destinato, in coerenza con quanto previsto dal Temporary Framework, devono essere realizzati entrò le scadenze definite dalla Comunicazione C(2020) 7127 final del 13 ottobre 2020, con cui la Commissione ha introdotto una modifica al quadro europeo degli aiuti di Stato nella pandemia, prorogando i termini di operatività delle misure del Temporary Framework al 30 giugno 2021, ad eccezione di quelle relative alle misure di ricapitalizzazione che sono state prorogate per ulteriori tre mesi fino al 30 settembre 2021;

   il 28 gennaio 2021 la Commissione, con Comunicazione della Commissione C 2021/C34/06, ha prorogato ulteriormente al 31 dicembre 2021 il Quadro delle misure di aiuto (sia quelle in scadenza al 30 giugno 2021, sia quelle per la ricapitalizzazione la cui scadenza era fissata al 30 settembre 2021); i termini per realizzare gli interventi del Patrimonio Destinato dovrebbero pertanto essere adeguati alle nuove scadenze definite dalla Commissione;

   il decreto 3 febbraio 2021, n. 26, del Ministro dell'economia e delle finanze ha definito requisiti di accesso, condizioni, criteri e modalità degli investimenti del Patrimonio Destinato;

   a norma dell'articolo 27 del decreto-legge «Rilancio» la Cassa depositi e prestiti deve adottare il Regolamento del Patrimonio Destinato che disciplina, tra l'altro, procedure, attività istruttorie, operazioni funzionali al reperimento della provvista; appare essenziale che tale Regolamento sia adottato in tempi rapidi –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere al fine di garantire il completamento degli adempimenti preliminari necessari alla realizzazione degli interventi del Patrimonio destinato entro le scadenze aggiornate del quadro normativo temporaneo dell'Unione europea sugli aiuti di Stato nella pandemia.
(5-05792)


   OSNATO, VARCHI, BIGNAMI, ALBANO e MASCHIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un anno l'Italia sta affrontando la più grave crisi socio-economica degli ultimi tempi, eppure aleggia il sospetto che, almeno per i lavoratori autonomi, la stagione dei «sostegni» stia per terminare e una nuova stagione di «prelievi» stia per cominciare;

   lo scorso 26 marzo, durante l'audizione alla Camera del direttore del dipartimento delle Finanze, Lapecorella, è emerso che si starebbe lavorando all'ipotesi di eliminare l'aliquota unica del 15 per cento;

   dopo aver ammesso che un aumento delle aliquote potrebbe determinare una minore disponibilità a lavorare, in particolare per le donne, Lapecorella ha evidenziato come diversi sistemi fiscali agevolativi, come la cedolare secca o la flat tax per le partite Iva, pur essendo utili per far emergere attività sommerse, abbiano un modesto impatto sul gettito;

   il direttore ha concluso che il regime forfettario, di cui nel 2018 avrebbe usufruito circa un milione di contribuenti, determinando un gettito Irpef di circa un miliardo, è sostanzialmente iniquo, pur riconoscendone l'utilità sul piano della semplificazione degli adempimenti, suggerendo di limitare tale regime agevolato a coloro che iniziano un'attività o che hanno redditi modesti, applicandovi però l'aliquota Irpef base del 23 per cento;

   è dura la reazione dell'Aiga, che ha giustamente stigmatizzato, oltre al pessimo tempismo, come «il regime forfettario ha consentito a molte partite Iva, e in particolare ai più giovani, di sopravvivere in un momento così difficile»;

   anche per Arturo Pardi, coordinatore della commissione Diritto tributario del Cnf, il regime forfettario non dovrebbe essere toccato: «Questo regime forfettario ha funzionato, e quindi dovrebbe essere mantenuto, e anzi, con la riforma sarebbe opportuno ridurre le aliquote Irpef medio-alte, compensando eventualmente tale riduzione con uno sfoltimento di detrazioni e deduzioni. Nuovo gettito potrebbe essere poi ottenuto sia mediante un approccio più flessibile da parte del fisco nei confronti dei contribuenti, sia [...] mediante meccanismi che possano stimolare il pagamento anche parziale e rateizzato di quanto contestato dall'autorità fiscale»;

   proporre oggi un peggioramento della condizione economica per milioni di soggetti, peraltro, tra le categorie maggiormente colpite dalla pandemia, equivale ad una bomba sociale: non ha senso parlare di equità se, in un periodo in cui enormi risorse sono impegnate per il lavoro dipendente, si colpisce il lavoro autonomo già a rischio sopravvivenza, gravandolo di un carico fiscale improvviso –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per attuare la previsione dell'abolizione del regime forfettario, aumentando al 23 per cento l'aliquota Irpef sui lavoratori autonomi.
(5-05793)


   SANGREGORIO e COSTANZO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'aggregazione politico-sociale Liberetico, in data 27 novembre 2020, ha indirizzato a firma, del suo presidente, Franco Caminiti, e del segretario nazionale Mario Gioioso, alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al Ministero dell'economia e delle finanze una istanza per un intervento immediato in campo economico a favore degli italiani colpiti dalla crisi economica e sanitaria a seguito della pandemia da COVID-19;

   il Ministero dell'economia e delle finanze ha risposto con lettera protocollata lo scorso 23 febbraio informando che la documentazione è stata trasmessa, per competenza, all'ufficio di Gabinetto del Ministro;

   le istanze prevedono, da una parte, l'adozione di un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, o altro provvedimento normativo, con cui concedere garanzie alle imprese, fornitrici della Pubblica Amministrazione pari al 100 per cento del credito vantato, da poter far valere presso gli istituti di credito, ponendo gli interessi a carico dello Stato; dall'altra si chiede la cancellazione dalle banche dati delle centrali di allarme interbancario di tutti i soggetti considerati «cattivi pagatori» aventi a proprio carico debiti non onorati sino a 5 mila euro se privati cittadini e 35 mila euro se trattasi di piccole o medie aziende;

   inoltre, è richiesto l'intervento diretto dello Stato per il pagamento di tutte le fatture per i consumi di servizi primari delle famiglie a medio e basso reddito con il divieto, nei confronti dei soggetti fornitori, di interrompere l'erogazione dei servizi di prima necessità fino al permanere dello stato di emergenza sanitaria da Covid-19 azzerando, nello stesso tempo, le eventuali morosità dei consumi dei servizi primari dal mese di febbraio 2020;

   tra l'altro, il Governo ha già previsto, tra le misure a sostegno delle famiglie, la cancellazione delle cartelle esattoriali fino a 5.000 euro emesse nel periodo 2000-2010 per coloro che nel 2019 hanno dichiarato un reddito fino a 30.000 euro –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative utili di natura finanziaria e fiscale – quali ad esempio la concessione di garanzie alle imprese presso gli istituti di credito, la cancellazione dei piccoli debitori dalle banche dati, dalle centrali di allarme interbancario, la cancellazione di cartelle esattoriali – intenda adottare al fine di fornire risposte adeguate alle istanze di Liberetico che di fatto riportato le enormi difficoltà economiche in cui versano, da oltre un anno, famiglie e piccole e medie imprese a causa della pandemia da Covid-19.
(5-05794)


   CATTANEO, MARTINO, GIACOMETTO, BARATTO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'esperienza di questi primi mesi di «Superbonus» dimostra che la complicazione delle regole e l'incertezza rendono difficile la pianificazione degli interventi e la gestione delle procedure. Anni di proroghe e modifiche hanno generato una disciplina incoerente sparpagliata tra decreti-legge e manovre finanziarie;

   la pratica quotidiana rivela le incongruenze e i problemi applicativi dei bonus casa, che non si fermano al 110 per cento ma investono anche le detrazioni ordinarie. Il decreto 6 agosto 2020, sui requisiti tecnici per l'accesso alle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici, influenza anche le regole applicative dell'ecobonus ordinario e del bonus facciate, quando includono lavori di coibentazione;

   l'arrivo del «Superbonus 110 per cento» ha lasciato inalterati i vecchi ecobonus al 70 e 75 per cento in condominio, introdotti cinque anni fa. Il bonus mobili si può abbinare solo alla detrazione del 50 per cento (o al sismabonus) e non all'ecobonus. I benefìci per il cambio della caldaia e delle finestre oggi possono andare dal 50 al 110 per cento (con requisiti e procedure differenti); l'isolamento termico delle pareti può avere addirittura il 50, 65, 70, 75, 90 o 110 per cento di detrazione. Anche il perimetro degli edifici ammessi (abitativi e non) e delle zone di ubicazione (A, B o C) presenta grandi differenze e può produrre risultati incomprensibili e discriminatori per i cittadini;

   l'orizzonte temporale è un fattore chiave: l'unica detrazione prevista fino al 30 giugno 2022 è il superbonus: ci sono banche che preferiscono attendere l'approvazione definitiva del Pnrr, prima di impegnarsi ad acquistare i crediti per lavori da svolgere dopo il 2021;

   si pone la necessità che eventuali abusi edilizi vengano sanati prima dell'avvio dei favori agevolati, trovando un punto di equilibrio tra semplificazione delle procedure e lotta all'abusivismo;

   la Ministra Carfagna ha lanciato un allarme in merito al fatto che i dati dimostrano come le regioni meridionali assorbiranno solo il 9 per cento delle risorse del «Superbonus»: la debolezza delle pubbliche amministrazioni e la confusione accumulata negli anni tra piani urbanistici e condoni impediscono l'accesso dei cittadini alle misure;

   i committenti faticano a trovare progettisti e le imprese hanno problemi a trovare gli asseveratori. Si levano da più parti (professionisti, imprese, committenti, amministrazioni locali) richieste di semplificazione –:

   quali iniziative intenda adottare a breve il Governo per uniformare, coordinare, semplificare e stabilizzare, quanto meno fino al 2023, il complesso dei bonus edilizi stratificatisi negli ultimi decenni (ristrutturazione dal 1996, riqualificazione energetica dal 2007).
(5-05795)


   CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER, RIBOLLA, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 26 febbraio 2021, con la sentenza n. 104/21, la Commissione tributaria provinciale di Perugia si è espressa sulla detraibilità Irpef dei pagamenti effettuati da conto corrente cointestato, e, in particolare, da un versamento effettuato da uno dei due intestatari per la previdenza complementare; in particolare, in sede di dichiarazione dei redditi, il contitolare del conto aveva effettuato la detrazione fiscale per intero, ma l'Amministrazione finanziaria ha riconosciuto la detrazione solo al 50 per cento, proprio perché il prelievo era stato effettuato da un conto cointestato;

   a seguito dell'invio della cartella di pagamento per il recupero parziale della somma il contribuente opponente ha sostenuto che nel conto corrente cointestato a firme disgiunte ciascuno dei due contitolari può validamente disporre dell'intera somma depositata; invero, la ratio decidendi della Commissione tributaria ha ritenuto che egli non aveva dimostrato la provenienza e la titolarità esclusiva delle somme utilizzate per il pagamento, sicché per applicazione dei principio di contitolarità delle quote in capo ai cointestatari (in questo caso, il 50 per cento ciascuno) la deducibilità è stata riconosciuta solo a metà;

   a parere degli interroganti il caso in specie può rappresentare un pericoloso precedente per molte famiglie italiane, tenendo anche conto di quanto siano diffusi i conti cointestati al giorno d'oggi: le detrazioni Irpef riducono, infatti, l'imposta lorda, determinando quella netta e accanto alle aliquote (e agli oneri deducibili) le detrazioni sorto uno dei principali fattori che modellano la struttura effettiva dell'imposta –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di evitare che la cotitolarità di un rapporto di conto corrente possa finire con il penalizzare i coniugi rispetto alla possibilità di usufruire interamente delle deduzioni o detrazioni spettanti, riportandole legittimamente nella propria dichiarazione dei redditi.
(5-05796)


   FRAGOMELI e UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 13 dicembre 2019 la Banca d'Italia ha posto in amministrazione straordinaria la Banca Popolare di Bari a seguito di un'inchiesta per falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza;

   circa 70.000 azionisti della Banca hanno visto sostanzialmente azzerato il valore delle quote detenute a fronte di investimenti, che sono stati indotti a sottoscrivere, in violazione delle norme in materia di trasparenza e corretta informativa, rivelatisi fallimentari;

   il gran numero di cause civili, nonché la mole di costituzioni di parte civile nell'ambito del giudizio penale, potrebbero rappresentare un ostacolo all'effettivo rilancio della Banca;

   le associazioni di rappresentanza degli azionisti hanno in più occasioni proposto ai nuovi vertici della Banca l'istituzione di un tavolo di conciliazione paritetica, senza ricevere alcun riscontro;

   nel frattempo, molti azionisti si sono rivolti all'Arbitro per le controversie finanziarie (Acf) che, dopo aver accertato le irregolarità denunciate nel collocamento delle azioni, ha assunto decisioni, tuttavia non legalmente vincolanti per le parti, orientate al risarcimento dei danni che la Banca ha deciso di non ottemperare;

   sarebbe auspicabile a giudizio degli interroganti rafforzare il ruolo degli arbitrati Acf e Abf, attribuendo ai loro provvedimenti quantomeno l'efficacia di lodo arbitrale irrituale;

   la Corte di giustizia europea, con sentenza del 2 marzo 2021, si è espressa nella vicenda dell'acquisizione di Banca Tercas da parte di Banca popolare di Bari escludendo che la copertura dell'intero deficit patrimoniale di Tercas da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi, avvenuta nel 2014, si possa configurare come aiuto di Stato, respingendo l'impugnazione dell'Antitrust europeo, che ne aveva ordinato il recupero nel 2015 e condividendo la sentenza del Tribunale del 2019, secondo cui i fondi non costituivano aiuti di Stato in quanto non controllati dalle autorità pubbliche;

   nell'opinione degli interroganti, la sentenza certifica come il blocco dell'intervento del Fondo interbancario nell'operazione di acquisizione di Tercas, abbia indirettamente penalizzato gli azionisti, dal momento che la Banca, per procedere all'acquisizione, dovette operare l'aumento di capitale che ha portato al sostanziale default dell'istituto –:

   se intenda, e nel caso con quali tempi e modalità, intraprendere iniziative di competenza per indennizzare gli azionisti della Banca Popolare di Bari sulla base di quanto disposto in favore dei risparmiatori danneggiati dalle banche popolari venete mediante un fondo di ristoro analogo a quello istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 1106, della legge 27 dicembre 2017, n. 205.
(5-05797)


   UNGARO e DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del «decreto rilancio» ha introdotto il cosiddetto Superbonus;

   il comma 3 ne ha chiarito l'applicazione anche agli interventi di demolizione e ricostruzione;

   la normativa definisce gli interventi di ristrutturazione edilizia quelli «rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possono portare ad un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente [inclusi] il ripristino o la sostituzione di alcuni elementi costitutivi dell'edificio, l'eliminazione, la modifica e l'inserimento di nuovi elementi ed impianti»;

   gli edifici fatiscenti risultano ammessi alle detrazioni purché ne sia dimostrabile la preesistente consistenza con qualsiasi mezzo, ciò sia per il Testo unico dell'edilizia che per la norma Uni 10838, che definisce l'organismo edilizio «l'insieme strutturato di elementi spaziali ed elementi tecnici, interni ed esterni, pertinenti all'edificio, caratterizzati dalle loro funzioni e dalle loro relazioni reciproche»;

   sulla prassi interpretativa di richiedere la preesistenza dell'impianto di riscaldamento (ancorché dismesso) è intervenuto il legislatore con il comma 1-quater dell'articolo 119, che esclude tale dimostrazione a fronte dell'obbligo di raggiungere la classe A;

   nella recente risposta n. 161 l'Agenzia delle entrate ritiene che: «sentita ENEA, per gli interventi di efficientamento energetico [...] deve altresì essere dimostrato, sulla base di una relazione tecnica, che nello stato iniziale l'edificio era dotato di un impianto idoneo a riscaldare gli ambienti di cui era costituito»;

   in relazione agli edifici fatiscenti appare irragionevole subordinare l'idea di efficientamento alla presenza di un impianto preesistente (peraltro non funzionante): il «Superbonus» non impedisce il cambio di destinazione d'uso e il comma 1-quater mira a semplificare il consolidamento di un patrimonio immobiliare energicamente efficiente, a prescindere dalle situazioni precedenti;

   l'esenzione dall'Attestato di prestazione energetica (Ape) introdotta dal comma 1-quater per quegli edifici sarebbe incoerente ove si ritenesse comunque necessario un impianto preesistente: è la stessa non necessarietà dell'Ape che esclude quest'ultimo, altrimenti andrebbe effettuato un accertamento tecnico fine a sé stesso, del tutto inutile ai fini del «superbonus», posto che l'unico obiettivo da garantire è il raggiungimento della fascia A –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per chiarire che, ai fini del «Superbonus», non sussistono obblighi normativi circa la presenza di un impianto di riscaldamento preesistente negli edifici fatiscenti, nonché per ribadire che la qualificazione di edificio esistente non può interpretarsi nel senso di escludere dalle detrazioni gli edifici «fatiscenti» non preriscaldati.
(5-05798)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   all'esito della procedura di rideterminazione delle piante organiche della magistratura, in attuazione dell'articolo 1, comma 379, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, il Ministero della giustizia non ha attribuito alcun posto in aumento al tribunale di Massa (distretto della corte d'appello di Genova), nonostante che detto tribunale vanti il maggior numero di iscrizioni pro capite nell'ambito del distretto, con il maggior numero di procedimenti definiti pro capite;

   una volta predisposto lo schema di decreto ministeriale recante la nuova pianta organica della magistratura, il Ministero ha richiesto il parere al Consiglio superiore della magistratura, il quale a sua volta, ha chiesto ai consigli giudiziari di esprimersi in proposito;

   il consiglio giudiziario presso la corte d'appello di Genova ha incaricato la Commissione per l'analisi dei flussi e delle pendenze, cosiddetta «Commissione flussi» istituita presso lo stesso consiglio di svolgere uno studio sullo schema di decreto ministeriale; all'esito, il parere della commissione ha evidenziato come «Risulta pertanto incomprensibile il mancato aumento dell'organico al Tribunale di Massa che – alla luce del criterio delle sopravvenienze – indicato come prevalente nelle premesse analitiche della Relazione, è quello tra i Tribunali del Distretto che avrebbe maggiore necessità di un aumento di organico» (cfr. relazione Commissione Flussi 19 febbraio 2020), ed ha proposto di assegnare al tribunale di Massa i due giudici previsti in aumento per il distretto della corte d'appello di Genova e destinati dal Ministero al tribunale di Genova;

   nella seduta del 26 febbraio 2021 il consiglio giudiziario di Genova è pervenuto a conclusioni solo parzialmente difformi da quelle della commissione flussi, e comunque favorevoli al tribunale di Massa, proponendo di ripartire i due giudici proposti tra il tribunale di Massa e il tribunale di Genova;

   è seguito il conforme parere del Consiglio superiore della magistratura, contrario alla proposta ministeriale, con il quale si richiedeva al Ministero – sulla scorta delle inequivocabili conclusioni dell'approfondito studio compiuto dalla commissione flussi – di destinare al tribunale di Massa almeno uno dei due giudici;

   al contrario, il Ministero ha perseverato nella sua proposta originaria, nonostante il parere contrario del Consiglio superiore della magistratura, del consiglio giudiziario del distretto interessato e nonostante le evidenze oggettive risultanti dallo studio della commissione flussi, ed ha destinato i due giudici in aumento al tribunale di Genova con la motivazione di «una progressiva distrettualizzazione delle competenze»;

   tuttavia, i criteri indicati nella relazione di accompagnamento alla proposta ministeriale militano tutti in favore del tribunale di Massa, a cominciare dal criterio delle sopravvenienze, considerato prioritario, che vede prevalere nettamente le sopravvenienze pro capite nel tribunale di Massa rispetto al tribunale di Genova –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per porre rimedio a quella che appare all'interrogante l'evidente disparità compiuta dal precedente Guardasigilli, con l'approvazione della nuova pianta organica della magistratura, per consentire un incremento dell'organico dei giudici del tribunale di Massa che possa garantire allo stesso di esercitare, senza le attuali enormi difficoltà, la propria funzione giurisdizionale e portare avanti gli ingenti carichi giudiziari ad esso assegnati, al fine ultimo di soddisfare la domanda di giustizia del circondario in tempi che siano compatibili con il principio costituzionale della ragionevole durata dei processi.
(5-05807)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, è avvenuto l'ennesimo suicidio in carcere: il dirigente del Dipartimento di salute mentale dell'Asl di Pescara, Sabatino Trotta, psichiatra, si è tolto la vita nel penitenziario di Vasto, poche ore dopo esservi entrato con le accuse di corruzione, induzione alla corruzione e turbativa;

   dagli articoli apparsi sui giornali e dai servizi mandati in onda dal Tg3 regionale, ad avviso dell'interrogante è stato delineato un quadro della situazione più da pettegolezzo di quartiere, che da espletamento di un sano diritto all'informazione. Un indagato è stato subito trasformato in colpevole e sono state rivolte alla sua persona sgradevoli illazioni sullo stile di vita: lo si accusa di aver pilotato l'esito di alcune gare d'appalto per la gestione di residenze psichiatriche extra ospedaliere per favorire una cooperativa a lui vicina, in cambio di tangenti, rolex, regali per lui, i familiari, le numerose amanti;

   illazioni molto colorite cui si sono aggiunte affermazioni di tipo moralistico: «mentre una sanità si prodigava per arginare questa terribile pandemia, un'altra sanità pensava di fare affari»;

   a giudizio dell'interrogante, la dovizia di particolari fornita nel corso del servizio giornalistico del TG3 lascia presupporre una fuga di notizie da parte delle autorità preposte;

   giova ricordare che la direttiva UE n. 343 del 9 marzo 2016, in corso di recepimento in Italia, rafforza la presunzione di innocenza dell'imputato nella misura in cui vieta espressamente a tutte le autorità pubbliche di «presentare» un imputato come colpevole del reato ascrittogli prima della condanna e impegna gli Stati a predisporre misure appropriate in caso di violazione dell'obbligo di non presentare gli indagati o imputati come colpevoli;

   dopo tutto ciò, non è difficile pensare quanto provato potesse essere il primario Trotta alla sua entrata in carcere. La direttrice del penitenziario di Vasto, dottoressa Giuseppina Ruggero, assicura, in un'intervista rilasciata a Tg8, che «era tranquillo al punto da lasciarsi andare a una battuta sul mio accento pescarese. È stato accompagnato in infermeria presso il medico “di primo ingresso”, il quale, come da protocollo, ha svolto con Trotta un colloquio per accertarne lo stato psicologico. Lo stesso medico ha stabilito, in base ai tre livelli di rischio suicidario, che per Sabatino Trotta il livello fosse il più basso». Aggiunge, inoltre, come dopo la messa in onda dei servizi del Tg3, Trotta avesse ricevuto ben due visite da parte degli agenti per verificare la sua reazione al momento mediatico;

   troppa commistione è ormai presente tra sistema penale e sistema mediatico: due poteri forti, cui le istanze garantiste non riescono più a far fronte;

   per non parlare della frequente spettacolarizzazione degli eventi che non fa altro che mettere il detenuto alla gogna. Oltre al dottor Trotta, dall'inizio del 2021 si sono uccise in carcere 10 persone e nello scorso anno 61 tra i quali anche 10 ragazzi tra i 20 e i 25 anni;

   di certo si può parlare di fallimento delle istituzioni –:

   in linea con quanto previsto dalla richiamata direttiva (UE) 2016/343, se il Governo non intenda adottare ogni iniziativa normativa utile affinché sia garantito il rispetto della presunzione di innocenza anche nell'ambito del sistema mediatico, al fine di prevedere adeguate sanzioni relative all'uso di informazioni derivate da fuga di notizie che, talvolta tendenziose, vadano a pregiudicare il normale svolgimento di un'indagine, ingenerando ulteriori tensioni in una persona che non è ancora condannata, ma solamente indagata;

   quale sia il grado di affidabilità delle perizie psicologiche che vengono effettuate sui detenuti al loro ingresso negli istituti penitenziari e come possa essere migliorato il sistema carcerario italiano al fine di ridurre il più possibile episodi come quello in premessa.
(4-09008)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TATEO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   riportano vari quotidiani, tra cui La Repubblica (edizione locale di venerdì 16 aprile 2021), le preoccupanti dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Trani, Renato Nitti, in merito a ciò che egli considera l'indifferenza dell'agenda nazionale sulle emergenze criminali della provincia di Barletta-Andria-Trani (BAT); secondo la nota del procuratore, che riporta i dati più significativi che fotografano lo stato della criminalità sul territorio, la provincia è la prima, tra tutte le provincie italiane, per furti d'auto, terza per omicidi dolosi, quarta per tentati omicidi; tra le prime dieci per rapine in abitazione e per indice di infiltrazione criminale nelle istituzioni, anche giudiziarie; le campagne sono le aree più esposte, con rapine a portavalori e raid armati alle cascine degli agricoltori per sottrarre loro il bestiame; una situazione senza precedenti e che richiama scene di brigantaggio che si pensavano ormai dimenticate; una provincia che il procuratore afferma essere in mano a «mafie predatorie che non esercitano [solo] il dominio sul territorio, ma che lo spogliano, lo depredano, aprendolo persino alle scorrerie di clan storici ed egemoni in altre province»;

   questa situazione di fragilità istituzionale e organizzativa – secondo Nitti, peraltro ex-capo della direzione distrettuale antimafia di Bari – è ampiamente conosciuta dalla criminalità organizzata che la sfrutta a proprio vantaggio; gli attentati compiuti contro le forze dell'ordine mostrano la mancanza di remore ad attaccare frontalmente le istituzioni statali; al senso di impunità si affianca, al contempo, lo sconforto dei cittadini che si sentono abbandonati dallo Stato; gli arresti e le condanne di alcuni magistrati (requirenti e giudicanti) del foro di Trani, tra cui i due ex procuratori capi, hanno aggravato la situazione e richiederebbero un ripensamento integrale della strategia di recupero alla legalità del territorio provinciale;

   nonostante la cronica situazione emergenziale in cui versa sia dal punto di vista della sicurezza che della legalità e nonostante il suo status di provincia, la provincia di Barletta-Andria-Trani non ha ancora una propria questura, né un proprio comando provinciale dei Carabinieri o della Guardia di finanza di riferimento; non sembra altresì che sia allo studio da parte delle istituzioni centrali alcuna strategia per arginare questa deriva e per assicurare una adeguata reazione da parte dello Stato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per far fronte alle esigenze riportate in premessa, in particolare se, al fine di rafforzare la sicurezza e la legalità della provincia di Barletta-Andria-Trani, non ritenga opportuno intervenire prioritariamente sulla creazione e sul rafforzamento dei presidi territoriali delle forze dell'ordine.
(4-09005)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco, come previsto dall'articolo 1, comma terzo, del decreto del Presidente della Repubblica n. 1124 del 1965, non sono compresi tra i lavoratori per i quali è prevista l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro che garantisce il diritto alle prestazioni Inail;

   il rischio di infortuni sul lavoro al quale sono esposti i vigili del fuoco, compreso in questo periodo, il contatto continuo con soggetti potenzialmente positivi al Covid-19, per la tipicità della loro professione, renderebbe necessaria una garanzia dinamica che si faccia carico della tutela dell'infortunato fin dal momento dell'evento, per tutto quello che possa occorrere per il recupero completo e tempestivo dell'integrità fisica e della salute in generale;

   in data 23 dicembre 2019, il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole all'ordine del giorno 9/02305/017 che impegna a «valutare l'opportunità di adoperarsi per quanto di competenza anche con l'individuazione delle eventuali risorse finanziarie necessarie, al fine di arrivare celermente al varo di una disciplina normativa che riconosca finalmente la copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro dell'Inail anche al personale del corpo dei Vigili del Fuoco» –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per dare seguito agli impegni assunti con l'approvazione dell'ordine del giorno di cui in premessa, anche adottando iniziative per l'individuazione di eventuali risorse finanziarie, al fine di arrivare al varo di una disciplina normativa che riconosca finalmente la copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro garantita dall'Inail anche al personale del corpo dei vigili del fuoco e per quali motivazioni non si sia ancora provveduto in tal senso.
(4-09007)


   BRAMBILLA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa (https://www.corriere.it) si apprende che venerdì 16 aprile 2021 i carabinieri forestali hanno interrotto, nella sede della Comunità montana della Val Trompia, a Gardone Val Trompia, un pranzo a base di uccellini catturati illegalmente, appartenenti a specie protette: 65 esemplari in tutto, compresi una peppola e due frosoni (particolarmente tutelati);

   al pranzo partecipavano circa venti tra dirigenti e impiegati dell'ente, apparentemente in spregio anche delle regole dettate dall'esigenza di contrastare la diffusione della pandemia da COVID-19;

   l'episodio è particolarmente grave, ma niente affatto isolato. Infatti, secondo Codacons Lombardia, in una nota diffusa il 18 aprile 2021, «nessuna nazione in Europa si avvicina ai drammatici numeri fatti registrare in Italia nel bracconaggio (ogni anno vengono uccisi illegalmente quasi 6 milioni di uccelli), 2 milioni solo in Lombardia. I dati parlano chiaro, c'è un grosso buco nei controlli e nel prevenire certi fenomeni, che si sono ormai radicalizzati sul territorio lombardo e che provocano tantissimi morti tra gli animali locali» –:

   se il Governo non ritenga opportuno – trattandosi di una palese violazione delle norme, operata da dipendenti pubblici, in una sede istituzionale – adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché siano svolte le opportune verifiche con riguardo all'amministrazione della comunità montana della Val Trompia;

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro della transizione ecologica per garantire il rafforzamento dei controlli contro il bracconaggio, specialmente a danno degli uccelli, e quindi il rispetto – su un territorio evidentemente «difficile» come quello lombardo – delle norme vigenti a tutela della fauna selvatica.
(4-09014)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   VILLANI, DEL SESTO e NAPPI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i direttori dei servizi generali ed amministrativi del comparto scuola, già responsabili amministrativi, sono stati inquadrati nel nuovo profilo a far data dal 1° settembre 2000, ai sensi dell'articolo 34 del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 26 maggio 1999;

   agli stessi, a livello retributivo, è stato applicato il meccanismo della temporizzazione ai sensi dell'articolo 8 del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 15 marzo 2001, il che ha comportato una forte decurtazione dell'anzianità di servizio;

   l'articolo 19 del Contratto collettivo nazionale del lavoro 2001 (Norme finali) recita testualmente «per quanto non previsto dal presente contratto, restano in vigore le norme del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 26 maggio 1999»; quindi non è stata abrogata la disposizione prevista dall'articolo 66, comma 6, del Contratto collettivo nazionale del lavoro 1995 (trattamento economico più favorevole tra la temporizzazione e riconoscimento servizi pre-ruolo);

   l'istituto della «temporizzazione» è un atto dovuto dell'amministrazione e viene effettuato quando un dipendente passa da un profilo inferiore ad uno superiore;

   l'istituto della «ricostruzione della carriera» è un diritto del dipendente e viene esercitato se il trattamento economico derivante dalla stessa è più favorevole rispetto alla temporizzazione (articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 1988 n. 399);

   il Ministero dell'istruzione ha sostenuto la tesi che l'istituto della ricostruzione di carriera e quindi il citato articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988 sia stato implicitamente abrogato dall'articolo 8 del CCNL/2001;

   di conseguenza i Dsga penalizzati da questa interpretazione, si sono rivolti al giudice del lavoro e, nella stragrande maggioranza, sia di 1° che di 2° grado, hanno avuto decisioni favorevoli sulla base della netta distinzione dei due istituti tra di loro;

   di contro, la Suprema Corte di Cassazione, in accoglimento dei ricorsi presentati dal Ministero dell'istruzione, ha annullato le sentenze favorevoli ai Dsga di 1° e 2° grado;

   di fatto, l'amministrazione avrebbe dovuto applicare il disposto dell'articolo 66, comma 6, del Contratto collettivo nazionale del lavoro 1995, ai sensi del quale «restano confermate, al fine del riconoscimento dei servizi di ruolo e non di ruolo eventualmente prestati anteriormente alla nomina in ruolo e alla conseguente stipulazione del contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato, le norme di cui al decreto-legge 19 giugno 1970, n. 370, convertito, con modificazioni dalla legge 26 luglio 1970, n. 576, e successive modificazioni e integrazioni, nonché le relative disposizioni di applicazione, così come definite dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 1988, n. 399»;

   la disposizione del citato articolo 66 espressamente richiama l'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988 ed è stata confermata dall'articolo 142 del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 24 luglio 2003, secondo il quale continua a trovare applicazione nel comparto scuola l'articolo 66, commi 6 e 7 del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 4 agosto 1995;

   il Ministro dell'istruzione, con circolare n. 5491 del 19 marzo 2007 ha esplicitamente disposto il riconoscimento dell'intera anzianità di servizio e quindi l'applicazione del citato articolo 66 in favore dei Dsga inquadrati a partire dal 1° settembre 2003, escludendo in modo discriminatorio i Dsga inquadrati prima del 2003;

   con nota n. 10184 del 2015 il Ministero dell'istruzione ha chiesto alla Corte dei conti a sezioni unite, per evitare pesanti conseguenze a seguito dell'emanazione della su citata nota del 2007, un parere «in ordine alla necessità di applicare il meccanismo della temporizzazione e, dunque, l'articolo 8 del Contratto collettivo nazionale del lavoro 2001, a tutti coloro che accedono dal profilo di responsabile amministrativo al profilo di Dsga per mezzo della frequenza di corso di formazione, nelle more dell'espletamento della procedura concorsuale ordinaria prevista dal Contratto collettivo nazionale del lavoro 1999 e a prescindere dall'anno in cui si è verificato il passaggio e quindi anche al personale immesso in ruolo nel profilo di Dsga successivamente alla data del 24 luglio 2003» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e se intendano valutare l'opportunità di adottare iniziative di competenza per assicurare, a stretto giro, l'applicazione, nel comparto scuola, dell'articolo 66, commi 6 e 7 del Contratto collettivo nazionale del lavoro del 4 agosto 1995, garantendo così il riconoscimento dell'intera anzianità di servizio anche ai Dsga inquadrati prima del 2003;

   se intendano adottare iniziative affinché sia riconosciuto ai Dsga inquadrati nel 2000 il diritto alla ricostruzione di carriera, stante anche quanto indicato dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 399 del 1988.
(4-09006)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   AMITRANO, INVIDIA, SEGNERI, COMINARDI, CIPRINI, DAVIDE AIELLO, TUCCI, BARZOTTI e PALLINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio 2021), al fine di ridurre gli effetti negativi sul reddito dei lavoratori autonomi e dei professionisti causati dall'emergenza epidemiologica da COVID-19 e favorire la ripresa delle loro attività produttive, all'articolo 1, comma 20, ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di un Fondo per l'esonero dai contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti, con una dotazione finanziaria iniziale di 1.000 milioni di euro per l'anno 2021, destinata a finanziare l'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) e dai professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza, di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103;

   i destinatari dello «sconto» sui contributi previdenziali sono le partite Iva e i professionisti fino a 50.000 euro di reddito complessivo, riferito al 2019, e che nel 2020 hanno subito una riduzione di fatturato o corrispettivi pari almeno al 33 per cento rispetto a quelli del 2019;

   la legge prevede l'adozione di uno o più decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio, per definire i criteri e le modalità per la concessione del suddetto esonero;

   il provvedimento è fortemente atteso dai professionisti che nel corso del 2020, a causa della pandemia da COVID-19 e con il conseguente rallentamento delle attività economiche, hanno subito un calo importante delle proprie entrate;

   in data 24 marzo 2021, il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in Commissione n. 5-05568, ha dato notizia in ordine alla conclusione della prevista fase di consultazione con tutti i soggetti interessati –:

   in quali tempi il Ministro interrogato intenda provvedere all'adozione dei decreti attuativi richiamati in premessa, fortemente attesi da tutti i professionisti colpiti dagli effetti negativi causati dall'emergenza epidemiologica da COVID-19.
(3-02213)


   VISCOMI e SOVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo più di un anno di crisi economica indotta dalla pandemia, si profila il rischio di una ripresa non accompagnata da un altrettanto consolidato recupero dell'occupazione;

   da questo punto di vista appare condivisibile l'impostazione data dal Ministro interrogato per una strategia che veda la contestuale azione per l'attuazione del piano di potenziamento dei centri per l'impiego, la revisione dell'assegno di ricollocazione e la promozione di patti territoriali per la formazione, finalizzati a ricollocare i lavoratori nei distretti e nei settori più dinamici;

   è un lavoro che, opportunamente, è stato concordato con gli assessori regionali, nella ricerca della più tempestiva ed efficace attuazione;

   in particolare, la prosecuzione del piano di potenziamento dei centri per l'impiego, dopo anni di disinteresse e sotto-finanziamento, rappresenta il presupposto indispensabile per superare la difficile situazione occupazionale e sociale, trasformando tali strutture in veri e propri punti di riferimento territoriali fondamentali per l'incontro tra domanda e offerta di lavoro;

   vanno superate le criticità e i ritardi con cui si sta procedendo all'assunzione degli 11.600 nuovi addetti dei centri per l'impiego, stabilita da una legge del 2019, e, in tale prospettiva, è condivisibile l'obiettivo di coinvolgere e riconoscere la professionalità dei 2.800 navigator che hanno già superato una selezione pubblica –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per dare continuità al proficuo confronto con le regioni finalizzato a conseguire il celere superamento dei ritardi sin qui registrati nel potenziamento dei centri per l'impiego, nonché per l'attuazione della strategia di rilancio dell'occupazione dopo la pandemia.
(3-02214)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, RIZZETTO, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la procura di Genova ha aperto un'inchiesta sull'illecita percezione del reddito di cittadinanza, con particolare riferimento, in una prima fase delle indagini, al caso di cinquecento immigrati che avrebbero percepito la misura di sostegno sociale senza averne i requisiti (che, invece, dichiaravano falsamente nelle autocertificazioni) e che spedivano i soldi incassati nei propri Stati di origine;

   al vaglio degli inquirenti sarebbe l'ipotesi di una vera e propria organizzazione finalizzata a far percepire illecitamente il reddito di cittadinanza agli immigrati con la complicità di alcuni caf o patronati, posto che la gran parte degli indagati si sarebbe rivolta, in particolare, ad alcuni patronati o centri di assistenza fiscale del centro storico di Genova per presentare la richiesta con le false autocertificazioni sui requisiti necessari;

   gli investigatori avrebbero, infatti, notato che vi era stata una grande quantità di richieste partite da un esiguo gruppo di caf, caratterizzate dallo stesso tipo di irregolarità: tutte presentate da soggetti provenienti da Stati extra Unione europea, esclusi dall'obbligo di tracciamento patrimoniale e quasi tutti nella fascia di età tra i 30 e 50 anni, che hanno dichiarato in autocertificazione di essere stati residenti in Italia per almeno dieci anni, di cui gli ultimi due anni continuativi, come previsto dalla legge, ma che all'esito degli accertamenti risultavano appena arrivati in Italia al momento della presentazione della domanda;

   i casi di indebita percezione del reddito di cittadinanza che stanno formando oggetto di indagine da parte della procura di Genova sono solo gli ultimi di una lunghissima serie;

   il reddito di cittadinanza costa ogni anno alle casse dello Stato – e quindi ai contribuenti – 7 miliardi di euro;

   i controlli sui requisiti, dei quali sono incaricati diversi enti e autorità, tra i quali Inps, Guardia di finanza e comuni, sono insufficienti a garantire il rispetto delle norme, basti pensare che gli enti locali, cui spetta il compito di controllare l'essenziale requisito della residenza, hanno l'obbligo di eseguire i controlli su un minimo del 5 per cento dei percettori;

   come riportato da un quotidiano, «le posizioni al vaglio dei pubblici ministeri e della Guardia di finanza sono diverse migliaia e molte di queste si trasformeranno in denunce e conseguenti iscrizioni. L'Inps a partire dal 2019 avrebbe erogato diversi milioni di euro non dovuti a cittadini stranieri» –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere affinché siano definitivamente scongiurati i casi di indebita percezione del beneficio economico di cui in premessa.
(3-02215)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in questa emergenza sanitaria, la cassa integrazione è stato uno strumento essenziale per i lavoratori, ma nel disciplinare i periodi di copertura è stata fatta confusione a livello normativo e Inps e Ministero del lavoro e delle politiche sociali, invece di individuare soluzioni, ad avviso dell'interrogante sono intervenuti con comunicazioni erronee e tardive. Ciò in danno ai lavoratori, alle imprese e a quei professionisti, come i consulenti del lavoro, che devono occuparsi delle pratiche relative all'amministrazione del personale e che stanno incontrando molte difficoltà non potendo contare su normative chiare per svolgere il proprio lavoro;

   nello specifico, ci si riferisce ai periodi di copertura della Cassa integrazione guadagni attivata per motivi riconducibili all'emergenza sanitaria. Si ritiene che vi sia un vuoto normativo fra la legge di bilancio n. 178 del 2020 e il decreto «Sostegni» che lascia i lavoratori senza Cassa integrazione guadagni;

   la legge di bilancio ha previsto 12 settimane di Cassa integrazione guadagni dal 1° gennaio 2021, periodo che non arriva a coprire tutto il mese di marzo. Il successivo «decreto Sostegni», invece, prevede una proroga della Cassa integrazione guadagni nel 2021 per altre 13 settimane, ma a partire dal 1° aprile. Ne consegue un «buco» di una settimana, in cui l'Inps non pagherà la Cassa integrazione guadagni;

   nonostante l'evidente lacuna, il 16 aprile 2021 l'Inps ha emesso un comunicato sui periodi di copertura della Cassa integrazione guadagni, per il periodo che va dal 29 marzo al 4 aprile 2021. Nel comunicato l'Inps fa sapere: «Sarà a breve chiarito in una circolare Inps, su conforme parere del Ministero del Lavoro, che non vi sono “vuoti” di copertura di cassa integrazione per la settimana dal 29 marzo al 4 aprile 2021. Infatti, la Legge di Bilancio riconosce 12 settimane di “Cig Covid” per il periodo 1° gennaio-31 marzo 2021 e il successivo DL Sostegni riconosce ulteriori 13 settimane nel periodo dal 1 aprile al 30 giugno 2021.»;

   ebbene, non si comprende come possano affermare Inps e Ministero del lavoro e delle politiche sociali che non sussistano vuoti normativi, innanzitutto considerando che le 12 settimane di Cassa integrazione guadagni previste in legge di bilancio non possono terminare il 31 marzo, in base ad un mero calcolo;

   per di più, nel comunicato vi è una tesi incomprensibile, laddove si afferma che «Non risultano pertanto periodi di scopertura per i lavoratori, salvo per coloro che hanno fatto ricorso alla CIG sabato 2 gennaio 2021 per i quali le settimane di “Cig Covid” terminavano il 27 marzo 2021 per tornare a decorrere dal 29 marzo 2021»;

   tali erronee e confuse affermazioni dell'Inps sono state rilevate anche dalla Associazione nazionale consulenti del lavoro (Ancl) che con un comunicato ha espresso «biasimo per i contenuti, i tempi ed i modi del comunicato stampa Inps e Ministero del lavoro del 16 aprile 2021». E ha ribadito «non è vero che le integrazioni salariali previste nella finanziaria 2021 coprono i lavoratori fino al 31 marzo 2021»;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato su quanto riportato in premessa e se e quali iniziative intenda adottare affinché siano più chiare e adeguate le norme sui periodi di copertura della Cassa integrazione guadagni.
(5-05791)


   PEZZOPANE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come segnalato dalla Pilt Cgil, i lavoratori del settore del trasporto scolastico si trovano senza la copertura degli ammortizzatori sociali per i periodi di interruzione del servizio nei mesi febbraio e marzo 2021, in corrispondenza della sospensione dell'attività didattica in presenza, per contenere la diffusione della pandemia;

   detti lavoratori, come ogni anno, hanno ripreso l'attività lavorativa tramite nuova assunzione a tempo determinato, al momento della ripartenza dell'attività didattica dopo la fermata natalizia, ovvero il 7 gennaio 2021. Ma tale decorrenza, di fatto, li esclude dalla possibilità di accedere all'ammortizzatore sociale di riferimento, in quanto, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 305, della legge n. 178 del 2020, anche nell'interpretazione estensiva data dall'Inps con la circolare n. 28 del 2021, il medesimo ammortizzatore sociale opera solo nei confronti dei lavoratori assunti alla data del 4 gennaio 2021;

   una ingiustificata esclusione che non è stata sanata nemmeno con il decreto- legge n. 41 del 2021, laddove all'articolo 8, comma 2, si dispone che, contestualmente alla proroga del divieto di licenziamento, si estende la possibilità di fruire di un periodo aggiuntivo di ammortizzatori sociali, ma solo a partire 1° aprile 2021;

   una situazione che, per esempio, nella sola provincia di Teramo riguarda ben 200 lavoratori e che sta determinando un grave disagio economico e sociale che merita una immediata risposta risolutiva –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare, sin dal prossimo provvedimento di sostegno per imprese e lavoratori, al fine di superare l'ingiustificata esclusione dei lavoratori del trasporto scolastico, stante la peculiare tempistica dei relativi contratti di lavoro, dall'accesso agli ammortizzatori sociali previsti per la generalità dei lavoratori.
(5-05806)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia complessa Inps di Casarano è ubicata nella città di Casarano (Lecce), al centro di un territorio caratterizzato da numerosi comuni con relativo frazioni e da molte attività imprenditoriali e produttive;

   quest'area del Basso Salento registra circa 300.000 residenti, mentre gli occupati si registrano prevalentemente nei settori delle attività delle costruzioni, della manifattura, dell'agricoltura e del terziario – commercio, turismo e servizi;

   il tasso di disoccupazione di quest'area registra dei valori che sono superiori sia alla media regionale che a quella del Mezzogiorno;

   la situazione, già grave in tempi ordinari, è acutizzata dall'attuale emergenza da COVID-19;

   in questo contesto, l'agenzia complessa Inps di Casarano, già sede autonoma di produzione con compiti e funzioni simili ad una sede provinciale, ha visto crescere in misura esponenziale le attività assegnate e i carichi di lavoro;

   di contro, si registra, nell'ultimo decennio, un dimezzamento del personale assegnato, dovuto prevalentemente a pensionamenti e mancato turn over;

   negli ultimi ciò ha condotto ad un progressivo e lento depauperamento di questa agenzia complessa, a causa della diminuzione delle unità e professionalità impiegate;

   il pericolo principale è rappresentato proprio dalla carenza di personale, insufficiente, fatto che non garantisce la capacità di erogare e garantire nel tempo tutti quei servizi che il territorio complesso e articolato richiede, rendendo difficile altresì l'attuazione di politiche organizzative orientate all'utente;

   a ciò si aggiunga il disagio causato da un contestuale periodo di chiusura del centro medico legale, fatto dovuto a nuovi assetti organizzativi e a provvedimenti emanati in anni precedenti e che ne hanno determinato il progressivo svuotamento di compiti e funzioni, a cui si sono aggiunti negli ultimi mesi i trasferimenti di personale con un alto profilo professionale verso l'area medica della direzione provinciale di Lecce limitando così ulteriormente la capacità operativa dell'agenzia –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative di competenza al fine di scongiurare la chiusura dell'agenzia complessa Inps di Casarano, valutando anche l'opportunità di ripristinarvi funzioni e compiti simili a quelli svolti da una filiale provinciale, come già accaduto negli anni passati, evidenziando ulteriormente a tale scopo la necessità oggettiva di assegnare all'agenzia nuove unità lavorative, adeguate, sia per numero che per professionalità, a garantire i servizi da essa offerti all'utenza e al territorio di riferimento.
(4-08996)


   PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in attuazione della legge 24 febbraio 2005, n. 34, venivano emanati il decreto legislativo 28 giugno 2005, n. 139, che ha previsto l'unificazione dell'ordine professionale dei commercialisti con quello dei ragionieri e periti commerciali e l'istituzione dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, e il decreto legislativo 23 gennaio 2006, n. 28, che ha determinato l'attribuzione delle competenze sul registro dei revisori contabili;

   all'articolo 4, la suddetta legge prevedeva, entro due anni dalla sua entrata in vigore, l'adozione, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, di uno o più decreti legislativi recanti misure volte a sostenere l'iniziativa dei competenti organi di amministrazione della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei dottori commercialisti e della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei ragionieri e periti commerciali finalizzata all'unificazione;

   si tratta di decreti legislativi che, tuttavia, non sono stati emanati determinando la circostanza, isolata nel panorama della previdenza dei liberi professionisti, della costituzione di un unico ordine professionale, quello appunto dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, e della contemporanea sussistenza di due casse previdenziali di riferimento: di previdenza ed assistenza dei dottori commercialisti e quella di previdenza dei ragionieri commercialisti e degli esperti contabili;

   inoltre, con delibera n. 55/2020 della Sezione di controllo sugli enti del 3 luglio 2020, la Corte dei conti sulla gestione finanziaria della Cassa nazionale di previdenza e assistenza a favore dei ragionieri e dei periti commerciali in riferimento all'ultimo bilancio tecnico, redatto secondo ipotesi specifiche, sottolineava «una previsione di saldi previdenziali negativi in ciascuno degli anni che vanno dal 2033 al 2065»;

   appare evidente che il sistema delle casse previdenziali, così concepito quasi trenta anni orsono, nel prossimo futuro paleserà un'insita debolezza strutturale derivante dal concentramento del rischio ricadente su ogni realtà professionale, distinta e svincolata dalle altre. Un sistema di fatto rigido e poco elastico, condizionato da dinamiche specificatamente corporativistiche, tali da impedire, ad esempio, la conclusione del processo unificatore tra le professioni dei commercialisti e dei ragionieri anche nei suoi riflessi previdenziali;

   il sistema a ripartizione è il principio ispiratore del primo pilastro previdenziale, almeno in via prioritaria, e, in un quadro di esercizio pubblicistico della funzione costituzionale della tutela previdenziale, la salvaguardia della natura privatistica degli enti sarebbe rafforzata dall'introduzione di una sorta di mutualità nel sistema capace di compensare le difficoltà di un settore o di una specifica attività professionale;

   l'assistenza fornita dai rispettivi enti di previdenza alle specifiche realtà professionali nell'anno appena trascorso ha visto ampiamente superare i limiti di funzione delineati dalla genesi normativa –:

   se, in merito al sistema delle casse previdenziali, i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per verificare l'adeguatezza tuttora sussistente dei decreti legislativi n. 509 del 1994 e n. 103 del 1996, che hanno rispettivamente disposto la privatizzazione delle casse di previdenza esistenti e la creazione di nuovi enti previdenziali privati, ovvero se intendano adottare iniziative normative per riformare l'intero settore al fine di costituire una realtà capace di fornire un'assistenza focalizzata sulla complessiva capacità lavorativa del libero professionista, che vada dal sostegno economico fino all'assistenza strategica e che abbracci l'intero arco professionale: dal periodo post universitario, alla formazione, all'acquisizione di competenze specialistiche tali da affrontare momenti di transito lavorativo;

   se, in attesa di un omogeneo, complessivo, nonché necessario processo di riforma, intendano nel frattempo mettere in atto quelle iniziative, relativamente alle professioni di commercialisti e ragionieri, volte a dare attuazione a quanto delineato con la legge 24 febbraio 2005, n. 34, con l'unificazione delle rispettive casse previdenziali, al fine di consolidare la tenuta della cassa dei ragionieri e, al contempo, pervenire a una razionalizzazione della spesa ottenibile anche attraverso i risparmi derivanti dalle operazioni di aggregazione.
(4-08999)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI, D'ETTORE e RIPANI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le gelate del mese di aprile 2021, nei giorni successivi alla Pasqua hanno colpito duramente i frutteti, i vigneti e le orticole in Toscana ed in molte altre regioni Italiane;

   secondo la Cia-Agricoltori italiani, i danni di quelle notti sotto zero potrebbero anche aver causato un taglio del 50-75 per cento della produzione al Centro-nord;

   le temperature hanno danneggiato pesantemente le colture in campo, a partire dagli ortaggi, ma anche alberi da frutto in piena fioritura. Molte aziende hanno incendiato le balle di fieno per provare ad alzare le temperature nei vigneti, mentre nei meleti sono stati ghiacciati preventivamente i germogli per provare a proteggerli;

   la Cia Toscana Nord ha chiesto pertanto lo stato di calamità per il comparto agricolo a causa dell'ondata di freddo che ha colpito anche l'area di sua competenza, mettendo a serio rischio il raccolto 2021 soprattutto per i frutteti ed anche per viti e ortaggi;

   ad essere interessate, sono un po' tutte le colture, oltre al timore che venga compromesso anche il raccolto dei cereali. «Attraverso la Cia Toscana – afferma il direttore della Cia Toscana Nord, Alberto Focacci – abbiamo chiesto che venga attivata sul portale Artea della Regione la sezione per la segnalazione dei danni e abbiamo chiesto che l'amministrazione regionale si attivi affinché venga attivato fin da subito il riconoscimento di calamità naturale e vengano predisposte misure in tempi brevi in un momento già così difficile per il comparto»;

   «Una situazione drammatica, è il terzo anno consecutivo che registriamo danni ingenti, ma questo 2021 è peggio degli altri» dice Antonio Tonioni, presidente del settore Ortofrutta di Confagricoltura;

   il gelo ha colpito molte località fra cui in particolare: Badia Agnano, Monterchi e Ortignano con temperature tra meno 9 e meno 8 gradi, così come le province di Siena e Grosseto. A Montalcino, la terra del Brunello, i produttori, in piena notte, per contrastare la gelata hanno bruciato i rotoli di paglia nei vigneti in modo da riscaldare l'aria. Le temperature sotto zero hanno compromesso anche la produzione di piante e ortaggi a Massa Carrara e a Livorno, colpita Pistoia, con danni a piante ornamentali, pomodori, piselli, fave, carciofi. C'è preoccupazione nel Pisano per la famosa ciliegia di Lari, ma anche per le coltivazioni più precoci di mais. Nella provincia di Pisa le situazioni più a rischio tra San Miniato e Cascina, San Giuliano e Vecchiano e più in generale nella Valdiserchio;

   «Siamo di fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici con una tendenza alla tropicalizzazione e il moltiplicarsi di eventi estremi con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi e intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che ha fatto perdere – conclude la Coldiretti Regionale Toscana – oltre 2 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola in Toscana e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne con allagamenti, frane e smottamenti» –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per dare soluzione a questa situazione, andando incontro alle istanze delle categorie agricole e di tutti i lavoratori del settore fortemente preoccupati per le possibili conseguenze negative sul raccolto;

   quali siano in concreto gli aiuti previsti per quelle regioni che risultano maggiormente colpite, come la Toscana, il Veneto, il Piemonte, il Trentino e l'Emilia-Romagna, per consentire la tenuta del settore.
(4-09010)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in data 16 marzo 2021, la giunta regionale del Veneto ha emanato la delibera n. 305 (pubblicata in Bollettino Ufficiale della regione Veneto del 2 aprile 2021) che approva il «Percorso di Formazione complementare in assistenza sanitaria dell'Operatore socio-sanitario»;

   la delibera, facendo riferimento al documento «Proposte per contrastare la carenza di personale sanitario e sociosanitario – emergenza COVID-19» (nota 20/194/CR06bis/C7), elaborato dalla conferenza delle regioni e delle province autonome a novembre 2020 (sulla base di un precedente Accordo Stato-regioni), è finalizzata all'inserimento degli operatori socio-sanitari (Oss) in sostituzione del personale infermieristico, nelle strutture socio-sanitarie per anziani della regione;

   con nota del 29 marzo 2021, pubblicata sul sito internet della Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche (Opi) della regione Veneto ha dichiarato «irricevibile» la «possibilità di utilizzare gli Oss per lo svolgimento di atti propri dell'assistenza clinica del paziente di competenza esclusiva di medici ed infermieri», sottolineando che la delibera in questione «pone a serio rischio sia la persona assistita, che gli stessi operatori, configurando anche profili di dubbia legittimità e responsabilità professionale»;

   il coordinamento Opi veneto ha chiesto, pertanto, la sospensione immediata dell'atto, annunciando, in caso contrario, di «valutare ogni azione necessaria, nelle sedi giurisdizionali più opportune»;

   molte strutture venete non sono tipicamente residenze sanitarie assistenziali (Rsa), ma Centri servizi per anziani residenziali (Csa) che, da pianta organica, non presentano un direttore sanitario interno e gli utenti sono seguiti dai medici di base;

   il 30 marzo 2021, il coordinamento Opi della Lombardia ha diramato una nota, pubblicata sul sito internet della Fnopi in cui esprime preoccupazione per la delibera della regione Veneto e, riconoscendo le «difficoltà che in questo momento le strutture residenziali stanno subendo a causa della carenza di infermieri, anche in Lombardia», ha stigmatizzato la risposta adottata, in quanto «il trasferimento di competenze professionali acquisite tramite percorso universitario abilitante, che non corrispondono in alcun modo all'esecuzione frammentaria e meccanica di tecniche, bensì all'articolato utilizzo delle stesse nel complesso processo assistenziale anzitutto pianificato, quindi realizzato e verificato, non può e non deve gravare su personale di supporto, presuntivamente addestrato attraverso discutibili eventi formativi, sia per liberalizzazione dell'abuso sia per parcellizzazione dell'assistenza e delle cure in generale»;

   il diritto all'assistenza nelle residenze sanitarie assistenziali (Rsa) deve garantire la sicurezza degli ospiti e il mantenimento di standard assistenziali e sanitari adeguati –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, anche di carattere normativo, in relazione alla delibera di cui in premessa, allo scopo di garantire adeguati standard qualitativi ai servizi socio-sanitari, nel rispetto delle qualifiche professionali e della salute e sicurezza degli assistiti.
(2-01184) «Boschi, Moretto, Noja, Bendinelli».

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come emerso in seguito a numerose inchieste giornalistiche, mezzo stampa e televisivo, in uno scambio di e-mail tra la responsabile comunicazione esterna Organizzazione mondiale della sanità in Europa e l'allora direttore vicario dell'Oms medesima, Ranieri Guerra, sarebbero emerse una serie di operazioni di «censura» apportate al rapporto all'Oms sulla gestione della pandemia in Italia redatto dal ricercatore dell'Oms Francesco Zambon;

   tra le «integrazioni» del rapporto suggerite figura la non opportunità di menzionare il piano pandemico italiano del 2006, la condizione vicina al collasso, nell'anno 2020, del sistema sanitario nazionale, o il rischio di morte quotidianamente corso dai medici di base, così come ogni forma di elogio alla gestione della crisi sanitaria da parte della regione Veneto;

   secondo i tabulati diffusi a mezzo stampa contestualmente alle predette inchieste, il capo di gabinetto del Ministro della salute era stato informato e coinvolto dai tentativi di revisione del rapporto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti, e se gli stessi trovino conferma, per quanto di competenza nonché se fosse al corrente del coinvolgimento del suo staff nel fatto menzionato in premessa.
(4-09013)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   al fine di contenere gli effetti straordinari sull'occupazione determinati dall'epidemia da COVID-19 in aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio-economico e di garantire la tutela dei livelli occupazionali, il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 (cosiddetto decreto agosto), ha previsto, in via sperimentale, in favore dei datori di lavoro privati, una riduzione del 30 per cento dei contributi previdenziali che i beneficiari devono versare nel quadro di contratti di lavoro che contemplano una sede di lavoro nelle regioni del Sud Italia;

   con la legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di bilancio 2021), la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, cioè la decontribuzione del 30 per cento per i lavoratori impiegati nelle regioni del Sud che il «decreto agosto» aveva previsto per un periodo di tre mesi – dal 1° ottobre alla fine dell'anno – è diventata strutturale ed è stata prolungata fino al 31 dicembre 2029, con un'intensità decrescente che va dal 30 per cento fino al 31 dicembre 2025, al 20 per cento nel biennio 2026-27 e al 10 per cento negli anni 2028 e 2029;

   l'agevolazione contributiva si applica alle regioni del Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia), dove il Pil regionale è inferiore al 90 per cento della media dell'Unione europea e il tasso di occupazione è inferiore alla media nazionale. Del regime potranno beneficiare le imprese di tutte le dimensioni e attive in tutti i settori, ad eccezione dei settori finanziario, agricolo e del lavoro domestico;

   l'obiettivo del regime è di ridurre il costo del lavoro a carico dei beneficiari, aiutandoli in tal modo a soddisfare il fabbisogno di liquidità, a proseguire le attività e a mantenere i livelli occupazionali durante e dopo l'emergenza;

   il regime di agevolazioni fiscali è stato notificato, nell'ambito del «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza del COVID-19» (cosiddetto Temporary Framework), alla Commissione europea, che non solo ne ha constatato la compatibilità con le condizioni stabilite nel suddetto quadro degli aiuti di Stato, ma che ne ha altresì evidenziato la necessità per porre rimedio al grave turbamento dell'economia e contribuire alla gestione dell'impatto economico del coronavirus nelle regioni del Sud Italia;

   dopo la proroga, da parte della Commissione europea, del Quadro temporaneo delle misure di aiuto fino al 31 dicembre 2021, anche le modifiche al regime di decontribuzione sono state approvate dalla Commissione europea con la Decisione C(2021) 1220 final del 18 febbraio 2021, che ha autorizzato la concedibilità dell'esonero contributivo fino al 31 dicembre 2021, termine finale di operatività del Temporary Framework;

   per quanto attiene l'esonero contributivo relativo al periodo 1° gennaio 2022-31 dicembre 2029, si rinvia all'esito del procedimento di autorizzazione ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e nel rispetto delle condizioni previste dalla normativa applicabile in materia di aiuti di Stato;

   in totale, il Governo ha stimato per la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno un fabbisogno di oltre 40 miliardi di euro, da coprire anche sfruttando i fondi strutturali europei 2021-27 e le risorse di React-Eu per una quota pari a 4 miliardi di euro –:

   se il Governo, sulla base dei dati a propria disposizione, intenda fornire aggiornamenti in merito agli effetti, anche in termini di platea dei beneficiari raggiunti dallo sgravio contributivo, della misura relativa alla decontribuzione del 30 per cento per i lavoratori impiegati nelle regioni del Sud di recente introduzione e fin qui realizzati in termini di competitività delle imprese e di promozione della stabilità occupazionale nelle regioni del Sud Italia, per rilanciare il tessuto produttivo del Mezzogiorno.
(2-01183) «Galizia, Berti, Bruno, Businarolo, Grillo, Ianaro, Papiro, Ricciardi, Scerra, Vignaroli, Flati, Frusone, Gallo, Giuliano, Grande, Grimaldi, Grippa, Gubitosa, Iorio, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Mammì, Manzo, Mariani, Marino, Martinciglio, Melicchio, Migliorino, Misiti, Nappi, Olgiati, Penna, Provenza, Raffa».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BARTOLOZZI, OCCHIUTO, CANNIZZARO, PAOLO RUSSO e D'ATTIS. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la Ministra interrogata ha avuto modo di ribadire più volte, sia con dichiarazioni pubbliche che in risposta ad atti di sindaco ispettivo, che nella precedente versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza mancava un capitolo esplicito dedicato al Sud e si faceva del Mezzogiorno un obiettivo trasversale alla programmazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   affinché questa trasversalità non fosse elusiva del problema Mezzogiorno, nell'attuale nuova versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza figurerà un vero e proprio «capitolo Sud», al quale saranno destinate almeno il 40 per cento delle risorse complessive del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   come riporta il documento di economia e finanza depositato in Parlamento il nuovo Governo ha deciso di abbinare alle risorse già previste dal Recovery and resilience facility ulteriori finanziamenti tramite due canali nazionali: l'utilizzo del Fondo sviluppo e coesione e risorse aggiuntive a valere su un fondo complementare che sarà istituito con il prossimo «decreto sostegni bis»;

   considerando dunque tutti gli strumenti a disposizione del programma Next generation EU, tra cui il programma React-Eu, sempre il documento di economia e finanza attesta che le risorse complessive disponibili del Piano nazionale di ripresa e resilienza ammonteranno a 237 miliardi di euro –:

   se, alla luce di quanto in premessa, la Ministra interrogata intenda chiarire se le risorse del programma React-Eu e quelle del Fondo sviluppo e coesione siano ricompense nella misura del 40 per cento di risorse, a cui ha fatto riferimento in merito alla quota del Piano nazionale di ripresa e resilienza da destinare al capitolo sul Sud, o se debbano invece intendersi come risorse aggiuntive a quelle già previste.
(3-02208)


   MIGLIORE, VITIELLO, OCCHIONERO, MARCO DI MAIO, FREGOLENT e UNGARO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   nella suddivisione delle risorse del Recovery fund, la quota più consistente è stata assegnata all'Italia in ragione dei parametri relativi al reddito pro capite e al tasso di disoccupazione. Tali parametri dipendono, in negativo, essenzialmente dalla divergenza strutturale esistente tra Nord e Sud del nostro Paese. Il Governatore della Banca d'Italia ha dichiarato, nell'ultima relazione annuale, che il divario esistente tra Nord e Sud del Paese è il maggiore esistente tra due aree appartenenti a un Paese sviluppato;

   è quindi evidente che un'imprescindibile finalità di questo intervento straordinario sia inscritta, fin dalla allocazione di dette risorse, per superare il divario, infrastrutturale e sociale, fra Nord e Sud. Inoltre, è oramai acclarato che la spesa d'investimento effettuata nel Mezzogiorno garantisca un più elevato moltiplicatore di crescita a beneficio di tutto il Paese;

   ciò comporta che le risorse destinate, positivamente già incrementate dal 34 per cento al 40 per cento, non sia ancora da ritenersi sufficiente, ivi comprendendo anche la quota di risorse aggiuntive destinata al Mezzogiorno, in maniera specifica e distinta da quelle relative agli interventi «in essere» e da quelle, come le risorse del Fondo sviluppo e coesione, già incluse nei tendenziali di finanza pubblica;

   occorrono progetti concreti per lo sviluppo dei trasporti e migliorare le infrastrutture: realizzare un'efficace rete di alta velocità ferroviaria fino a Reggio Calabria e Lecce, investire sul sistema dei porti, mettendo a sistema quelli esistenti, anche per valorizzare la naturale collocazione al centro del Mediterraneo, completare le infrastrutture digitali per una radicale trasformazione della pubblica amministrazione;

   l'altro grande intervento è quello relativo alle trasformazioni urbane, da realizzare sia attraverso fondi pubblici, nazionali e regionali, che con la partecipazione, anche in fase progettuale, di istituzioni, come Cassa depositi e prestiti o di soggetti privati. Alcuni di questi progetti, bloccati da anni o mai avviati per deficit di coordinamento tra le varie istituzioni, potrebbero essere un driver straordinario per il rilancio produttivo, turistico e occupazionale: l'area ex Ilva a Bagnoli, l'area orientale di Napoli, il Grande progetto Pompei, l'intervento su Taranto, solo per citarne alcuni –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per rendere immediatamente cantierabili nel Piano nazionale di ripresa e resilienza gli interventi citati in premessa, anche mediante partnership con soggetti privati, prevedendo procedure amministrative semplificate e consentendo il superamento di quelle difficoltà che, storicamente, hanno impedito il pieno sviluppo del Mezzogiorno.
(3-02209)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   l'azienda Industria Italiana Autobus (IIA) è nata nel 2015 dalla fusione, voluta dall'allora Ministro dello sviluppo economico, Guidi, dell'ex Bredamenarini di Bologna con l'Irisbus di Avellino, sotto la guida di Stefano Del Rosso;

   successivamente, l'azienda si è aggiudicata diversi appalti pubblici per la fornitura di autobus a comuni e regioni, in primis Roma Capitale. Del Rosso tuttavia non riuscì a far rispettare le commesse e spinse per l'ingresso nella compagine sociale dell'azienda turca Karsan, con conseguente mancata produzione nazionale di autobus e incremento dell'acquisto degli stessi, prodotti in Turchia, diparte di comuni e regioni;

   successivamente, il Ministero dello sviluppo economico, ponendosi l'obiettivo di non far fallire l'azienda, consentì l'ingresso dello Stato nell'azionariato, attraverso una partecipazione, chiedendo altresì alla società garanzie in merito al pagamento degli stipendi arretrati e dei contributi dei dipendenti, nonché al saldo delle utenze;

   Invitalia proponeva, allora, di valutare l'acquisizione di una partecipazione di minoranza;

   l'8 ottobre 2018, la società Leonardo S.p.a. faceva sapere di voler acquistare altre quote della società, mentre a fine gennaio 2019, il Ministro dello sviluppo economico pro tempore, Di Maio, conferiva mandato ad Invitalia per l'ingresso nella compagine societaria dell'azienda al fine di implementare il rilancio produttivo dei due siti di Bologna e Flumeri;

   il 29 gennaio 2019, l'assemblea straordinaria di Iia appianava i debiti e deliberava un aumento di capitale di 30 milioni di euro, già sottoscritto per complessivi 21 milioni di euro da Leonardo S.p.a.: a seguito di ciò, Iia vide modificata la propria composizione societaria che, ad oggi, è costituita per il 42,76 per cento da Invitalia, per il 28,65 per cento da Leonardo e per il 28,59 per cento da Karsan;

   considerato che:

    nel corso del tempo, ai fini dello sviluppo e rilancio dell'azienda, con l'obiettivo di riportare in Italia una filiera di produzione di autobus, attraverso la convenzione Consip n. 3 – da ultimo prorogata fino al 30 giugno 2021 dall'articolo 200, comma 7, del decreto-legge, 19 marzo 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto decreto Rilancio – le pubbliche amministrazioni e le aziende affidatarie di servizi di trasporto pubblico locale acquisiscono nuovi autobus da Iia, godendo di un accesso al Fondo per il rinnovo straordinario del parco mezzi su gomma, per un valore complessivo di circa 150 milioni di euro;

    il «decreto Rilancio» ha altresì stabilito la non applicazione, fino al 31 dicembre 2024, delle disposizioni che prevedono il cofinanziamento nell'acquisto dei mezzi per il trasporto pubblico;

    più di recente, si rileva l'esigenza di fornire maggiori indirizzi alle centrali di committenza come Consip, sia per adeguare le forniture dei mezzi per il trasporto pubblico alle nuove esigenze derivate dalla pandemia, sia per perseguire in concreto gli obiettivi della transizione ecologica;

    con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 aprile 2019 è stato approvato il Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile per il rinnovo del parco autobus di regioni e città metropolitane, con mezzi a basso impatto ambientale: l'obiettivo del provvedimento è rinnovare il parco autobus con mezzi meno inquinanti, elettrici, a metano o a idrogeno, nonché più moderni, al fine di implementare al contempo il trasporto pubblico durante la fese pandemica;

    in base ai dati contenuti nel suddetto Piano, che vedono la quota delle vendite da parte dei soggetti con impianti di produzione sul territorio nazionale pari al solo 26 per cento del mercato, appare necessario un forte ed immediato intervento a tutela della filiera italiana di produzione, ad oggi fortemente sfavorita rispetto ai concorrenti esteri;

   il 21 giugno 2020, Fiat Chrysler Automobiles (Fca) annunciava la sottoscrizione di una linea di credito da 6,3 miliardi di euro, in tre anni, con Intesa Sanpaolo, destinata alle attività nazionali del gruppo. Tra le condizioni alla base di tale prestito, si è previsto che Fca garantisca un aumento degli investimenti del piano industriale per l'Italia da 5 a 5,2 miliardi di euro, non effettui operazioni di delocalizzazione, raggiunga l'obiettivo della piena occupazione entro il 2023 e non ceda i marchi italiani;

   allo stato attuale, lo stabilimento Iia di Flumeri attraversa una fase di stallo produttivo, determinato in primo luogo dalla mancanza di commesse per il rinnovo del trasporto pubblico da parte degli enti territoriali, per cui a circa 200 lavoratori dovrà essere erogata la cassa integrazione dal 19 al 30 aprile 2021;

   nonostante l'acquisto di mezzi per il trasporto pubblico senza alcun costo per i soggetti beneficiari reso possibile dalla convenzione Consip n. 3 e dal decreto «Rilancio», è emblematico che alcuni enti, come le regione Campania, non abbiano mai fatto ricorso a questi strumenti, preferendo bandire gare regionali per l'acquisto di mezzi stranieri, con le stesse caratteristiche di quelli prodotti da Iia, con quello che appare agli interpellanti un enorme ed ingiustificato danno per la filiera di produzione nazionale e per i lavoratori del settore;

   in generale, il rinnovo ed il potenziamento del parco mezzi sono fortemente ostacolati da una mancanza di coordinamento strategico fra settore industriale-produttivo e politiche, anche locali, per il trasporto pubblico. Di conseguenza, anche la finalità di ridurre i livelli di inquinamento delle città risulta notevolmente compromessa ed allo stesso modo ne risentono le capacità produttive dei siti industriali –:

   se il Governo intenda adottare iniziative di competenza volte a promuovere la suddetta filiera nazionale legata alla produzione di autobus a basso impatto ambientale, come quelli a gas naturale liquefatto tuttora prodotti da Iia nonché, proseguire nello sviluppo del settore degli autobus elettrici, di cui la stessa Iia ha realizzato un prototipo con batterie interamente sviluppate e prodotte in Italia;

   se intenda adottare iniziative volte a coinvolgere Leonardo S.p.a. nell'acquisizione da Iveco e, tramite quest'ultima, creare le condizioni per una quarta partecipazione nella compagine societaria di Iia;

   se e quali iniziative, inoltre, intenda predisporre, anche in coordinamento con gli enti locali, al fine di tutelare e potenziare la produttività di Iia, garantendo l'effettivo utilizzo delle risorse assegnate attraverso il Piano Strategico summenzionato.
(2-01182) «Maraia, Adelizzi, Ascari, Barbuto, Bella, Berti, Bruno, Buompane, Businarolo, Cancelleri, Luciano Cantone, Carbonaro, Carinelli, Caso, Cataldi, Cimino, Currò, De Lorenzis, Del Grosso, Del Sesto, Di Sarno, Di Stasio, Donno, Dori, D'Orso, D'Uva, Emiliozzi, Fantinati, Faro, Federico, Ficara».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURA e VISCOMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come denunciato sui principali quotidiani nazionali, ad inizio dell'anno Poste Italiane ha chiesto, in vista del rinnovo delle forniture, quotazioni per le buste per corrispondenza commerciale con finestra, indicando prezzi talmente ribassati da mettere, di fatto, fuori mercato le imprese che producono in Italia, nel rispetto della contrattazione collettiva di settore e della disciplina in materia di sicurezza per i lavoratori, nonché in materia fiscale ed ambientale;

   tra le imprese attualmente operative in tale fornitura, si segnala la Blasetti Spa, un'impresa storica, con più di cento anni alle spalle, leader nella produzione di buste, che lavora da decenni con Poste italiane e che produce circa 1 milione di buste al giorno nello stabilimento di Pomezia, sito produttivo strategicamente collocato a poche centinaia di metri dal grande centro di Poste, dove le buste vengono riempite con le comunicazioni dei grandi clienti;

   la Blasetti Spa occupa circa 100 dipendenti diretti più l'indotto, comprando da fornitori italiani ben 6 milioni di chilogrammi di carta l'anno, più altra materia prima come i trasparenti per le finestrelle;

   la scelta della concessionaria pubblica rischia di innescare un meccanismo di delocalizzazione della produzione o l'aggiudicazione direttamente da parte di imprese estere, con inevitabili gravi conseguenze occupazionali ed oneri a carico della fiscalità generale per gli ammortizzatori sociali che inevitabilmente si dovrebbero attivare, nonché effetti negativi per l'ambiente e i trasporti, per il traffico dei Tir che dovranno attraversare l'Europa e il Paese per la consegna dei materiali;

   in un anno già segnato da forti riduzioni dell'occupazione in conseguenza della crisi economica innescata dalla pandemia, le scelte di una società controllata dallo Stato, attraverso il Ministero dell'economia e delle finanze e attraverso Cassa depositi e prestiti, che mettono in crisi solide realtà imprenditoriali del nostro Paese, appaiono ancor più improvvide e da sventare;

   le preoccupazioni dei lavoratori interessati alla suddetta produzione si fanno crescenti con il passare delle settimane, senza un segnale di revisione delle condizioni economiche imposte da Poste italiane che scongiuri la perdita di decine e decine di posti di lavoro nel nostro Paese –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di scongiurare che gli indirizzi assunti da Poste italiane in materia di forniture di buste per la corrispondenza commerciale si traducano in una crisi per le imprese italiane del settore, a tutto favore delle produzioni in Stati con diverso regime contrattuale, fiscale ed ambientale e con la conseguente perdita di molti posti di lavoro nel nostro Paese.
(5-05790)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come evidenziato da Fipe-Confcommercio, la riapertura solo per le attività che dispongono di tavoli all'aperto, significa la chiusura prolungata per oltre 116.000 pubblici esercizi che non ne dispongono;

   il 46,6 per cento dei bar e ristoranti italiani, infatti, non dispongono di spazi all'aperto, con particolare incidenza per i locali situati nei centri storici, dove le regole sono più stringenti;

   in linea generale, inoltre, la riapertura dei ristoranti a pranzo e cena per chi ha spazio esterno consente di recuperare circa il 15 per cento del totale del fatturato di settore con enormi differenze da regione a regione, dato che i posti all'aperto, infatti, sono molti meno rispetto alla totalità delle sedute già adattate alle norme vigenti;

   nell'attività di ristorazione, sebbene siano coinvolti circa 360.000 tra bar, mense, ristoranti e agriturismi, vi è tutta una filiera potenzialmente penalizzata da aperture parziali, legata a 70.000 industrie alimentari e 740.000 aziende agricole impegnate a garantire le forniture alimentari, per un totale, considerato l'indotto, di 3,6 milioni di posti di lavoro –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:

    a) fornire criteri di sicurezza unitari per consentire la riapertura dei locali al chiuso vincolati ad un preciso cronoprogramma attuativo;

    b) fornire in ogni caso misure di sostegno economico nei confronti di tutti i pubblici esercizi che subiranno lo svantaggio competitivo di non essere in grado di riaprire a partire dal 26 aprile 2021 in quanto prive di adeguato spazio all'aperto.
(4-09001)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata:


   CONTE e DE LORENZO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima prevede il passaggio dall'attuale 18 per cento di capacità da fonti rinnovabili al 30 per cento nel 2030;

   nell'ambito del Piano, il Governo intende procedere al «phase out» del carbone entro il 2025;

   la società Terna, nell'ambito degli obiettivi del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, ha confermato nel Piano di sviluppo 2020 la realizzazione del collegamento denominato «Tyrrhenian link»;

   il Tyrrhenian link è un'opera per la quale saranno investiti 3,7 miliardi di euro per la realizzazione di due linee elettriche sottomarine (950 chilometri di collegamento) a 1.000 megawatt in corrente continua con due tratte: la est dalla Sicilia alla Campania e la ovest dalla Sicilia alla Sardegna;

   il collegamento est è lungo 480 chilometri per unire l'approdo di Fiumetorto, in Sicilia, a Torre Tuscia Magazzeno, tra Pontecagnano e Battipaglia, in Campania;

   da Torre Tuscia Magazzeno, secondo il progetto, i cavi interrati, con una scelta singolare, arriveranno fino a Eboli con tracciati di decine di chilometri;

   verrebbero realizzati – a quanto è dato di sapere – due impianti: il primo di smistamento su una superficie di 20.000 metri quadri e il secondo di conversione per 60.000 metri quadri; il primo in zona agricola e il secondo nella zona di San Nicola Varco, nell'area dell'ex mercato ortofrutticolo, al centro della Piana del Sele;

   la società Terna dichiara di aver tenuto una consultazione on line con le comunità locali di Eboli e Battipaglia; di fatto, tale consultazione ha coinvolto un numero inadeguato di cittadini (150 su decine di migliaia di abitanti);

   difatti l'opera impatta su tutta la Piana del Sele e ne compromette la destinazione agricola, turistica e produttiva, che va invece valorizzata nel processo di riconversione che si sta avviando col Piano nazionale di ripresa e resilienza, realizzando in quell'area il centro agro-alimentare meridionale, programmato e finanziato anni fa dalla regione Campania, a sostegno dell'agricoltura campana, che produce il 10 per cento del prodotto interno lordo agricolo nazionale;

   l'opera di Terna avrebbe l'epicentro tra i nuclei abitati di due città, Eboli e Battipaglia e, tra l'altro, appare incompatibile con la realizzazione, già programmata, del terminale meridionale di Battipaglia della linea ferroviaria ad alta velocità/capacità –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per individuare una diversa localizzazione di detta opera e impedirne la realizzazione nella Valle del Sele per non compromettere la vocazione agricola, turistica e produttiva di un'area di pregio e di grande potenzialità economica.
(3-02211)


   ZIELLO, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dai media che, secondo indagini in corso della procura antimafia di Firenze, ingenti quantità di keu, derivante dal trattamento dei fanghi degli scarti della concia delle pelli dell'impianto (ex Ecoespanso) del Consorzio Aquarno spa, è stato mescolato con materiali da costruzione e demolizione e utilizzato come aggregato per sottofondi stradali e bonifiche;

   sembra che Aquarno, fra il 2012 e il 2018, abbia pagato alla ditta Lerose 58 euro a tonnellata per il riciclo delle ceneri da fanghi (Keu), a fronte di un costo di 220 euro a tonnellata che richiederebbe lo smaltimento in discarica, con un profitto illecito pari a 7.194.582,00 euro;

   da verifiche di ArpaT e carabinieri, sembra che tali residui, da almeno 20 anni, inquinano il territorio con superamenti dei limiti tabellari di cromo, nichel, arsenico, idrocarburi e solfati, nel suolo e nelle acque, individuati nei prodotti in uscita dagli impianti di trattamento di Lerose, un imprenditore che, secondo la procura, sarebbe vicino alla 'ndrangheta;

   i controlli hanno riguardato diversi cantieri fiorentini e pisani, tra cui Green park di Pontedera, ove sono state riciclate 5.472 tonnellate di keu per sottofondi stradali;

   nell'inchiesta «Blu mais», sempre collegata alle concerie di Santa Croce, i magistrati accusano lo sversamento illecito di 24 mila tonnellate di fertilizzanti, contenenti natifer e carbocal; peraltro, in seguito all'incendio di 600 ettari di bosco, nel 2018, sembra che sia stato tentato di smaltire rifiuti conciari di natura animale, come fertilizzanti, nei territori percorsi dal fuoco, con un'operazione di «greenwashing» di impianto ulivi;

   sul territorio di Pisa il keu sarebbe finito anche nel sottosuolo dell'aeroporto militare, per migliaia di tonnellate, e in quello dell'area ex Vacis, la zona della darsena pisana, nel progetto di riqualificazione ambientale e rigenerazione urbana per un nuovo polo commerciale; i cittadini temono un inquinamento anche delle acque dell'Arno;

   occorre fare luce su una serie di episodi che avrebbero contribuito a scaricare nel sottosuolo del territorio pisano migliaia di tonnellate di materiali altamente inquinanti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, per appurare la situazione ambientale del suolo e delle acque del territorio toscano, in particolare di quello di Pisa, garantendo la salute dei cittadini, anche valutando di adottare iniziative per la messa in sicurezza delle aree inquinate, soprattutto con riferimento all'area ex Vacis e all'aeroporto militare, nonché per assicurare il controllo e il monitoraggio delle acque dell'Arno.
(3-02212)

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO, BARELLI, SQUERI, POLIDORI e GIACOMETTO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio 2021 sono stati stanziati 250 milioni di euro per i contributi all'acquisto di autoveicoli compresi nella fascia di emissioni 61-135 g/km CO2, in sostanza per i veicoli euro 6. La norma prevede un contributo statale di 1.500 euro, per acquisti effettuati fino al 30 giugno 2021, a fronte della rottamazione di un veicolo ante 2011 e di uno sconto del venditore di 2.000 euro;

   tali somme si aggiungono alla quota parte destinata ai veicoli con emissioni superiori a 61 g/km CO2 del Fondo di 200 milioni di euro per l'anno 2021 previsto dall'articolo 44 del decreto-legge n. 34 del 2020, in cui si prevede, in assenza di rottamazione, un contributo ridotto;

   da notizie riferite dalla stampa si apprende che le risorse destinate a questa fascia di veicoli sono già in via di esaurimento;

   il fondo in questione era stato pensato per sostenere la domanda nel primo semestre 2021 ed evitare un nuovo crollo delle immatricolazioni dopo quello accaduto nel 2020;

   tuttavia, adesso che sembrano esauriti gli incentivi per le autovetture più richieste dal mercato, si teme una nuova contrazione delle immatricolazioni, con effetti fortemente negativi sul quadro economico generale del 2021 ;

   a marzo 2021 le immatricolazioni sono state 169.684 unità, 24.600 in meno rispetto a marzo 2019 (-12,7 per cento). Il primo trimestre dell'anno in corso si archivia con 446.978 auto immatricolate, in calo del 16,9 per cento rispetto al gennaio-marzo 2019;

   gli incentivi hanno fino ad oggi permesso di velocizzare il ritmo di sostituzione delle vetture obsolete, evitando l'immissione di decine di migliaia di tonnellate di CO2 e, nel contempo, velocizzando la transizione verso le nuove motorizzazioni a bassissimo impatto;

   mancanza di interventi immediati di rifinanziamento il mercato dell'auto e il suo indotto sono destinati a collassare e ad influire pesantemente sull'obiettivo di ottenere nel 2021 la prevista crescita del Prodotto interno lordo del 4 per cento dopo il crollo dell'8,9 per cento del 2020 –:

   di quali ulteriori informazioni disponga il Governo e se non ritenga opportuno, qualora il dato illustrato sia corretto, adottare iniziative per il rifinanziamento dell'incentivo di cui in premessa, anche a fronte dell'evidenza che la diffusione di auto al 100 per cento elettriche ed ibride ricaricabili, oggi a una quota di poco inferiore al 9 per cento è rallentata dalla carenza di infrastrutture di ricarica, la cui realizzazione è legata alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e quindi ben al di là dell'orizzonte annuale.
(3-02206)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MIGLIORINO, VIANELLO e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la distilleria Deta gruppo Distillerie Mazzari Spa, è leader della produzione di acido tartarico naturale, bioetanolo, alcool etilico, acquaviti, brandy;

   nel 2019 i carabinieri della forestale di Tavarnelle, coi carabinieri della forestale di Empoli in coordinamento del Nipaaf del gruppo carabinieri forestale Firenze, coordinati col personale di Arpat e Asl sicurezza nei luoghi di lavoro e igiene e sicurezza degli alimenti, eseguirono un'ispezione delegata dalla procura della Repubblica di Firenze a seguito dei ripetuti esposti e segnalazioni degli abitanti della zona legati in particolare a molestie odorigene e formazione di nubi tossiche. Fu accertato che l'azienda era in attesa dell'approvazione di tre modifiche sostanziali, inerenti emissioni in atmosfera, sonore e scarichi, della precedente Aua del 2016, ma pur non avendo ottenuto le autorizzazioni necessarie, l'azienda operava con nuovi impianti di scarico un incremento significativo della produzione. Scattò il sequestro e il deferimento all'autorità giudiziaria di due persone per inquinamento ambientale;

   da quell'episodio la Distilleria Deta ha avviato una richiesta di autorizzazione per il raddoppio delle giornate lavorative, da 150 a 300 giorni e da 44 mila a 95 mila tonnellate di matrici. Arpat in conferenza dei servizi ha dato esito favorevole allo sviluppo della produzione, con la prescrizione di alcuni interventi per rispettare i limiti riguardo alle emissioni (aumenterebbero di 3 volte le polveri emesse), come per esempio la costruzione di un camino alto 60 metri;

   lo scopo sarebbe quello di disperdere le sostanze in un territorio più ampio e diluire le concentrazioni di inquinanti e cattivi odori; per quanto concerne le molestie odorigene viene prescritto un monitoraggio da parte della stessa azienda. Nel transitorio potranno emettere fino a 3400UO/Nmc, una volta terminato l'impianto 2500 UI/Nmc;

   alla conferenza dei servizi che ha dato parere favorevole era assente il personale di Asl;

   nelle vicinanze della Distilleria Deta sono presenti altri impianti inquinanti, tutti soggetti ad Autorizzazione integrata ambientale (Aia), fra i quali: società Fima Olimpia Fonderie, inceneritore Siena Ambiente, Eco-Gest Srl, Acque industriali Srl. L'allegato III della direttiva sulla valutazione d'impatto ambientale prescrive espressamente che debba essere considerato il cumulo dell'impatto ambientale fra più progetti sullo stesso territorio, concetto ribadito dal Ministero della transizione ecologica, nonché dall'articolo 271, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e continuamente disatteso da regioni ed enti locali nei procedimenti di valutazione e autorizzazione;

   Arpat, fra le prescrizioni ha inserito una centralina per il monitoraggio della qualità dell'aria (attualmente non ce ne sono) al fine di poter effettuare un nuovo studio diffusionale, più attendibile, nei 365 giorni successivi alla costruzione del nuovo camino;

   il processo di produzione energetica della distilleria impiega un forno alimentato a buccette essiccate e sia il processo di essiccazione che quello di combustione, generano emissioni che contrastano con la vocazione ambientale e turistica del territorio. Il fatto che all'interno della Distilleria Deta venga bruciato materiale organico parzialmente essiccato determina pesanti conseguenze, come la combustione imperfetta, con grandi quantità di polveri residue e l'immissione in atmosfera di grandi quantità di vapore acqueo misto a vari particolati;

   associazioni di medici come l'Isde da anni denunciano l'inefficienza energetica e l'alto impatto ambientale del vettore biomassa e tuttavia la combustione di biomasse è ancora inclusa nei sussidi ambientalmente favorevoli –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione esposta e, in caso affermativo, di quali informazioni disponga al riguardo;

   se intenda adottare le iniziative di competenza per il miglioramento della normativa nazionale in materia di valutazione del cumulo degli impatti ambientali e di monitoraggio indipendente delle emissioni odorigene, al fine di evitare il ripetersi di casi come quello richiamato in premessa;

   se intenda adottare iniziative per introdurre una normativa nazionale per la limitazione delle emissioni odorigene e per la riduzione degli incentivi alla combustione di biomasse (in particolare modo per matrici importanti come le vinacce), al fine di ridurre le emissioni nocive in atmosfera, fra l'altro inserendola nell'elenco dei «Sussidi ambientalmente dannosi» (Sad).
(4-08995)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Molise, con la delibera n. 67 del 29 marzo 2021, ha definito gli indirizzi operativi per l'istituzione del tavolo tecnico del «Comitato per l'accordo di programma per la valorizzazione turistica dell'area di Montenero di Bisaccia», dando di fatto seguito al progetto denominato «South Beach», presentato nei mesi scorsi al comune di Montenero di Bisaccia (CB);

   oltre 70 realtà abruzzesi tra associazioni, comitati, operatori economici del turismo hanno espresso la loro contrarietà a tale progetto;

   le associazioni Wwf, Lipu, Pro Natura, Coordinamento nazionale alberi e paesaggio (Conalpa) di Molise e Abruzzo hanno definito il progetto «South Beach» «Un gravissimo attentato alla natura e una serissima minaccia per la biodiversità»;

   «South Beach» è un investimento miliardario per la realizzazione di edifici turistici, ville, gallerie commerciali e grattacieli alti fino a 25 piani, per un totale di oltre 11.000 alloggi che comporterebbero ben 5 milioni di metri cubi di cemento lungo la fascia costiera molisana, al confine con l'Abruzzo, nel comune di Montenero di Bisaccia (CB);

   il devastante impatto che un progetto come il «South Beach» può avere sul territorio non ha solo natura ambientale, con la definitiva e perenne distruzione di uno dei pochissimi tratti di costa rimasti liberi dall'urbanizzazione selvaggia, ma anche sul piano sociale, operando una privatizzazione dei tratti di costa limitando il diritto collettivo all'accesso e all'uso di un bene pubblico quale la spiaggia e il mare;

   il progetto «South Beach» non ha nulla di sostenibile a parere dell'interrogante e anzi, avrebbe effetti irreversibili su quel territorio. Una colata di cemento senza precedenti che devasterebbe 160 ettari sulla costa molisana;

   tale progetto rischia di produrre altissimi costi sociali per i residenti, dovuti a congestione, aumento dei canoni di affitto e del costo della vita, lavoro dequalificato e svendita di un inestimabile patrimonio naturalistico;

   l'intervento ipotizzato andrebbe a danneggiare in maniera irreversibile un'area protetta: il sito di interesse comunitario IT7228221 «Foce Trigno-Marina di Petacciato», sito di importanza comunitaria, incluso nella Rete Natura 2000, che comprende le zone di maggiore importanza naturalistica d'Europa, tutelate dall'Unione europea per la presenza di ambienti particolarmente significativi e di rare specie di flora e fauna;

   il prezioso ambiente dunale, presente lungo la costa, rappresenta un avamposto per il contrasto all'aumento del livello del mare, dovuto ai cambiamenti climatici, per i quali vanno previste azioni di mitigazione e adattamento e non certo cementificazioni. Habitat unico e ricco di biodiversità che la normativa e le recenti scelte politiche europee e nazionali impongono di preservare;

   la gran parte del litorale italiano è ormai cementificato e ciò che rimane libero dall'urbanizzazione va difeso. La presenza di questi rari ambienti litoranei rimasti indenni rappresenta un prezioso volano per un turismo naturalistico di qualità;

   risulta incomprensibile all'interrogante che sulla costa si continuino a inseguire modelli di presunto sviluppo affidati alla cementificazione, benché ormai sia noto che tali modelli sono superati e creano più danni che vantaggi;

   nell'interesse dell'intera collettività bisognerebbe orientarsi verso strategie mirate al turismo sostenibile, ad esempio attraverso la sua destagionalizzazione, evitando il turismo di massa, favorendo la valorizzazione di percorsi che puntino su cultura, natura ed enogastronomia, anziché sulla concentrazione in grandi complessi e privilegiando piccole strutture ricettive locali, senza consumo di suolo e con riscontri economici diffusi –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza di ulteriori elementi circa i fatti esposti in premessa e quale sia l'orientamento del Dicastero in relazione al contrasto alla ulteriore cementificazione del litorale italiano e quali iniziative per quanto di competenza, intenda assumere per evitare il rischio che il progetto «South Beach» possa produrre danni ambientali e sociali in un'area protetta e di inestimabile valore per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici.
(4-09000)

TURISMO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BALDINI, BARELLI, POLIDORI e TORROMINO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il comparto turistico italiano vale il 14 per cento del prodotto interno lordo;

   si discute in questi giorni di isole Covid free, cioè di quelle aree insulari nelle quali dopo aver vaccinato i soggetti fragili si chiede di poter vaccinare il resto della popolazione in modo da poter creare delle aree sicure per il turismo;

   la Grecia si è mossa per tempo e tra aprile e maggio tutti gli abitanti delle 69 isole elleniche riceveranno il vaccino. I risultati in termini di prenotazioni già si stanno evidenziando;

   sulla questione si è aperto un dibattito tra amministratori locali delle isole del Mezzogiorno ed alcuni presidenti di regione, che denunciano una possibile discriminazione ai danni dei loro territori in vista della prossima stagione turistica;

   la regione Campania ha annunciato che una volta vaccinati gli ultra ottantenni, non si procederà solo per fasce di età ma anche per settori economici;

   il Centro Studi di Confindustria ha evidenziato che dopo il crollo del 2020 (-8,9 per cento), il prodotto interno lordo del 2021 potrà evidenziare un «rimbalzo» attorno al 4,1 per cento, ma solo a condizione che il turismo riparta a pieno ritmo;

   la Commissione europea cita espressamente tra le condizioni per la ripresa l'andamento della campagna vaccinale e l'impatto che quest'ultima potrà avere «nel graduale ritorno dei turisti»;

   il Parlamento europeo nella risoluzione sulla strategia dell'Unione europea sul turismo sostenibile del 25 marzo ha chiesto: di includere il rilancio del turismo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza; la riduzione temporanea dell'Iva su tali servizi; l'adozione di criteri comuni per viaggiare e soggiornare in sicurezza al fine al ripristinare la fiducia dei consumatori;

   in questa dialettica si inserisce la questione del «passaporto vaccinale» che la Commissione europea vorrebbe introdurcela partire da metà giugno 2021 e che dovrebbe garantire libero accesso anche ad aree turistiche non Covid free;

   in Italia, al momento, gran parte delle prenotazioni per le vacanze estive coinvolgono il turismo interno;

   la preoccupazione degli operatori del settore turistico e alberghiero, ma anche del mondo legato agli eventi, è che in mancanza di segnali precisi si arrivi in ritardo all'appuntamento con la stagione turistica, compromettendola –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito alle questioni esposte in premessa e se, in particolare, non intenda farsi promotore di una funzione di indirizzo unitaria e nazionale del fenomeno turistico, favorendo altresì la vaccinazione degli operatori del comparto e lo sviluppo immediato di aree turistiche Covid free in corrispondenza dei principali attrattori turistici nazionali.
(5-05799)


   ANDREUZZA, FIORINI, BINELLI, CARRARA, COLLA, GALLI, MICHELI, PETTAZZI, PIASTRA e SALTAMARTINI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle preannunciate riaperture e, sulla base del noto sistema delle fasce, del ritorno alle zone «gialle», a partire dal prossimo lunedì 26 aprile, sarà consentita l'attività di quelle strutture che dispongano di spazi all'aperto, quali – ad esempio – ristoranti con tavoli all'esterno a pranzo e a cena;

   la possibilità di svolgere attività di ristorazione sarà rivolta a quelle strutture ricettive dotate di plateatici e di terrazze all'aperto, poiché idonee a garantire un minor rischio di contagio e di circolazione del virus;

   emerge, quindi, il dubbio se possano essere considerati tali anche quegli ambienti comunemente denominati «sun rooms», che, pur essendo parte di un edificato, siano dotati di sistemi di serramenti apribili in completa altezza e possono avere da una sino a tre facciate completamente apribili, consentendo una circolazione dell'aria pari a quella degli spazi aperti e, di conseguenza, risultando assimilabili alle sopracitate strutture;

   tale tipologia di strutture si trova spesso al piano terra degli edifici che caratterizzano viali di città turistiche e caratterizza hotel, ristoranti, pizzerie e gelaterie;

   si evidenzia, inoltre, che la riapertura posticipata delle attività che – invece – non siano propriamente all'aperto potrebbe determinare il rischio di creare una disparità tra i vari gestori dal punto di vista concorrenziale –:

   se, per quanto di competenza, e nell'ottica di favorire la ripresa dell'economia attraverso un rilancio del turismo, il Ministro intenda chiarire la tipologia di struttura all'aperto sulla quale il Governo è orientato, al fine di capire se possano essere ricomprese anche le cosiddette «sun rooms» o verande similari di cui in premessa.
(5-05800)


   VALLASCAS. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il settore del turismo è tra i più colpiti a livello mondiale dalla pandemia COVID-19 con una perdita stimata dall'Organizzazione mondiale del turismo in 1.300 miliardi di dollari nel 2020, perdita che corrisponderebbe a più di 11 volte quella registrata durante la crisi economica globale del 2009;

   in l'Italia, la crisi del settore, secondo il dossier di Confesercenti «Le imprese nella pandemia (marzo 2020-marzo 2021)» è stimata in circa 36 miliardi di euro negli ultimi dodici mesi e rappresenta una quota importante della flessione dei consumi sul territorio;

   questa situazione ha determinato un improvviso crollo e, in alcuni periodi, un azzeramento delle entrate del settore con forti criticità per le strutture ricettive, alberghiere ed extra-alberghiere, impossibilitate a fare fronte alle numerose spese fisse, tra le quali, emerge per consistenza economica quella relativa ai canoni di locazione, in un contesto nel quale i contratti di locazione interesserebbero il 70 per cento delle imprese ricettive;

   Aigo Confesercenti, associazione che rappresenta il 55 per cento della capacità ricettiva italiana nell'extra-alberghiero, ha rilevato che la maggior parte degli operatori in affitto avrebbe lasciato l'attività;

   con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stata introdotta la misura che prevede la detrazione del credito d'imposta, pari al 60 per cento del contratto di locazione, per il canone degli immobili a uso non abitativo anche di interesse turistico, mentre per l'affitto d'azienda la detrazione è fissata al 50 per cento;

   tali misure sono state prorogate sino ad aprile 2021;

   è necessario rafforzare la misura, da una parte, portandola all'80 per cento, dall'altra, conferendole una durata oltre il 2021, considerata la necessità di garantire tempi congrui alla programmazione delle imprese e viste le previsioni che individuerebbero la fase di ripresa del settore solo tra il 2022 e il 2023;

   la citata disposizione è sottoposta a vincoli europei, sarebbe pertanto necessario avviare un'interlocuzione con la Commissione europea al fine di valutare la fattibilità di una sua rimodulazione –:

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, assumere iniziative volte a promuovere interlocuzioni con la Commissione europea al fine di verificare la fattibilità di un incremento della percentuale del credito d'imposta (fino all'80 per cento) sugli immobili utilizzati per interesse turistico e del credito d'imposta per l'affitto d'azienda turistica estendendoli oltre il 2021.
(5-05801)


   ZUCCONI, CAIATA e DE TOMA. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto legislativo 26 marzo 2010, n. 59, l'Italia ha provveduto al recepimento della direttiva 2006/123/CE, nota come «Direttiva Bolkestein»;

   secondo un'interpretazione estensiva dell'articolo 2 della stessa direttiva, la sua applicazione in Italia è prevista anche nei confronti delle concessioni demaniali (circa 30 mila imprese e oltre 300 mila addetti);

   attraverso l'articolo 1, commi 682, 683 e 684, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, sembrava essere stata garantita normativamente la proroga fino alla fine del 2033 delle concessioni demaniali in scadenza al 2020;

   dopo oltre due anni dalla sua entrata in vigore, tale proroga risulta applicata «a macchia di leopardo» sull'intero Stivale in dipendenza del colore politico che guida il comune di riferimento;

   negli ultimi anni si è assistito ad un'intensa attività giurisprudenziale legata alla tematica, generata addirittura dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato che ad esempio a Piombino ha presentato ricorso contro la determina del comune che aveva disposto l'estensione al 2033 in applicazione della legge n. 145 del 2018;

   il Tar Toscana, con la sentenza n. 1377 del 9 novembre 2020, nel respingere un ricorso di alcuni stabilimenti balneari della Versilia, ha confermato la validità dell'estensione delle concessioni demaniali marittime fino al 2033, smentendo l'ipotesi che le strutture possano essere incamerate prima di tale data;

   il Tar Lecce, con la sentenza n. 1321 e 1322 del 27 novembre 2020, ha sentenziato sulla materia chiarendo che non spetta ai comuni la disapplicazione di una legge nazionale in favore di una direttiva europea, riconfermando lo stesso concetto, e annullando la decisione del comune di Lecce di non applicare l'estensione al 2033 delle concessioni balneari, anche nelle successive sentenze n. 71, 72, 73,74 e 75 del 15 gennaio 2021;

   recentemente, inoltre, il Consiglio di Stato ha respinto le richieste di sospensione avanzate dal comune di Lecce contro le sentenze del Tar Lecce in materia di estensione delle concessioni demaniali;

   a rendere ancora più incerto il futuro di migliaia di aziende e lavoratori appartenenti al comparto balneare, è arrivato il recente accoglimento dell'ordine del giorno 9/2670-A/26 Magi che impegna il Governo «a definire in tempi brevi le modifiche normative necessarie a conformarsi con il diritto europeo» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere per tutelare il comparto del turismo balneare, affinché venga garantita l'applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale della proroga fino al 2033 delle concessioni demaniali sancita normativamente dalla legge n. 145 del 2018.
(5-05802)


   BONOMO, BENAMATI e ZARDINI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   tra le misure adottate per il settore del turismo a seguito della crisi pandemica ci sono quelle in materia di diritto di recesso e rimborso di titoli di viaggio, di soggiorno e di pacchetti turistici contenute nel decreto-legge «Cura Italia», che ha riconosciuto agli organizzatori di pacchetti turistici, ai vettori e alle strutture ricettive la facoltà di esercitare il recesso dai contratti stipulati con i soggetti trovatisi nelle condizioni di impossibilità sopravvenuta in ragione del COVID-19, e quando l'esecuzione del contratto fosse impedita, in tutto o in parte, da provvedimenti adottati a causa di tale emergenza dalle autorità nazionali, internazionali o di Stati esteri;

   in alternativa al rimborso è stata data la facoltà di offrire al viaggiatore un pacchetto sostitutivo di qualità equivalente o superiore o inferiore con restituzione della differenza di prezzo oppure un voucher, da utilizzare entro un anno dalla sua emissione, di importo pari al rimborso spettante, anche per i casi in cui il titolo di viaggio o il soggiorno o il pacchetto turistico siano stati acquistati o prenotati per il tramite di un'agenzia di viaggio o di un portale di prenotazione, anche in deroga alle condizioni pattuite;

   l'articolo 182, comma 3-bis, del decreto-legge «Rilancio», ha esteso da un anno a diciotto mesi il periodo di validità dei voucher emessi a titolo di rimborso ed ha previsto che, in ogni caso, decorsi diciotto mesi dall'emissione, per i voucher non usufruiti né impiegati nella prenotazione dei servizi sia corrisposto il rimborso dell'importo versato;

   il termine per l'utilizzo dei voucher emessi più di un anno fa è prossimo alla scadenza e sono molti i consumatori che ne stanno chiedendo il rimborso;

   stante la difficile situazione colpisce tuttora il settore, sarebbe opportuno dare un sostegno agli operatori anche prevedendo l'utilizzo delle risorse già stanziate dal Governo per il rimborso dei voucher non onorati dagli organizzatori, ovvero prevedere la possibilità di proroga della validità incentivandola con un aumento dell'importo del voucher, il cui costo andrebbe compensato attraverso il riconoscimento di un credito d'imposta dello stesso importo del premio erogato –:

   se il Ministro, per quanto di competenza e al fine di sostenere il comparto del turismo, intenda adottare iniziative per prorogare la validità dei voucher emessi anche prevedendo la possibilità di un aumento del valore degli stessi a fronte del riconoscimento di un credito d'imposta di pari importo per l'esercente.
(5-05803)


   MASI, SUT, ORRICO, SCANU, ALEMANNO, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, PALMISANO e PERCONTI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   uno sguardo carico di ottimismo e di fiducia sul futuro è il messaggio che il Presidente del Consiglio Draghi ha inviato illustrando la road map delle riaperture (in alcuni casi anticipate rispetto a quanto già stabilito) e il ritorno delle zone «gialle» a partire dal 26 aprile 2021;

   una decisione presa in un contesto molto diverso (miglioramento dei dati epidemiologici e di quelli relativi all'accelerazione della campagna vaccinale) rispetto a quello che nei mesi passati aveva costretto a chiusure delle attività economico-produttive e all'adozione delle necessarie misure restrittive degli spostamenti per contenere la diffusione del Covid-19;

   in questo quadro tuttavia il comparto turistico sul quale la pandemia ha duramente impattato (-53 miliardi di euro di ricavi rispetto al 2019 nel 2020 e -7,9 miliardi nel primo trimestre 2021, con una riduzione del 60 per cento dei flussi italiani e dell'85 per cento di quelli internazionali nei primi tre mesi del 2021) si prepara a ripartire con poche certezze;

   riaprire in sicurezza è la priorità per tutte le strutture turistico ricettive e per tutte le imprese della filiera: gli operatori del settore si preparano da tempo a questo momento, innanzitutto attraverso la predisposizione di importanti ed utili protocolli di sicurezza per i loro dipendenti e per i clienti, che tuttavia andranno aggiornati anche alla luce della suddivisione delle regioni in fasce di rischio diverse;

   strettamente connesso al tema del turismo in sicurezza è anche quello degli spostamenti: a livello europeo è stato di recente raggiunto l'accordo in sede Coreper sugli standard del certificato (green pass) che attesta l'immunità dal Covid-19 con lo scopo di facilitare la libera circolazione all'interno dell'Unione e di altri Paesi che si uniranno all'iniziativa; seguiranno i negoziati con il Parlamento europeo e dunque i tempi dell'approvazione per quello che al momento è senza dubbio lo strumento che serve a salvare l'estate degli Stati membri che fanno più affidamento sul turismo si allungano;

   ci si avvia verso un'estate in cui sarà predominante il turismo interno e a questo proposito è necessario scongiurare il rischio che lo strumento del bonus vacanze – tra le misure di sostegno al comparto contenute nel «decreto Rilancio» – dispieghi pienamente le sue potenzialità –:

   quali iniziative intenda predisporre per il rilancio del comparto turistico tenendo conto dei protocolli di sicurezza elaborati dalle associazioni di categoria, anche alla luce del ruolo di programmazione, coordinamento e promozione delle politiche turistiche nazionali attribuitegli dalla legge.
(5-05804)


   MORETTO e MOR. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   il turismo è il settore che più di altri ha subito la crisi economica legata alla pandemia. Secondo i dati Istat il calo delle presenze di turisti stranieri nei primi 9 mesi del 2020 è stato pari al 68,6 per cento e, complessivamente, sempre nei primi 9 mesi dell'anno, si è registrata una flessione complessiva delle presenze del 50,9 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, con quasi 192 milioni di presenze in meno;

   in occasione della recente conferenza stampa del Presidente del Consiglio Mario Draghi e del Ministro della salute è stata annunciata la possibilità di consentire gli spostamenti interregionali, anche tra regioni di colore diverso, già dal 26 aprile 2021 ed è stata anticipata l'eventuale riapertura delle piscine all'aperto dal 15 maggio 2021;

   gli spostamenti per ragioni turistiche sarebbero dunque tra gli spostamenti legittimi, ragione per cui in questi giorni gli operatori del settore si stanno organizzando per la ripresa delle attività;

   dalle prime anticipazioni di stampa emerge che, in attesa di una eventuale tesserina magnetica di cui dovrebbero dotarsi i cittadini, ci si potrebbe spostare se in possesso di uno di questi tre requisiti: aver ricevuto la doppia dose di vaccino, essere in possesso di un tampone con esito negativo nelle 48 ore precedenti, oppure essere in possesso di una certificazione di guarigione dal Covid-19;

   sono già stati introdotti diversi strumenti digitali nelle disponibilità della pubblica amministrazione e dei cittadini che renderebbero superflua e per certi versi complessa l'introduzione di ulteriori sistemi di certificazione –:

   se il Ministro, per quanto di competenza, intenda confermare la data del 15 maggio 2021 per la riapertura della stagione balneare e delle attività turistiche, anche attraverso l'anticipo del protocollo delle riaperture e dei dettagli del funzionamento di tale eventuale «pass» di cui in premessa, utili a fare chiarezza non solo per i cittadini che hanno intenzione di programmare le vacanze ma anche per gli operatori che devono potersi organizzare per accogliere i loro ospiti nel rispetto delle regole.
(5-05805)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'esame dell'A.C. 2790-bis, recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023, l'interrogante ha presentato in Commissione l'emendamento 96.020 che prevedeva l'assegnazione, dal 2021, di un contributo di 1 milione di euro in favore dell'Ente Autonomo Regionale Teatro Massimo V. Bellini di Catania per la realizzazione del Bellini Teatro Festival;

   Vincenzo Bellini è, infatti, insieme a Verga, Pirandello, Sciascia e Camilleri, un ambasciatore della Sicilia e dell'Italia intera e patrimonio indiscusso della cultura europea; tuttavia, tra i grandi compositori dell'ottocento è oggi l'unico cui l'ordinamento statale non ha riservato un apposito finanziamento per la realizzazione di un festival dedicato (articolo 2 della legge 20 dicembre 2012, n. 238);

   l'emendamento, che, però, non è stato poi oggetto di esame in Commissione, intendeva colmare tale gravissima lacuna, assicurando un contributo annuale finalizzato all'organizzazione del Bellini Teatro Festival di Catania, al pari degli altri festival internazionali dedicati agli altri quattro compositori italiani, che avrebbe rappresentato un evento di straordinaria rilevanza per riaffermare una parte fondamentale della cultura musicale nazionale, in un'ottica di interscambio e di confronto nell'area euro mediterranea, e soprattutto, fattore trainante di valorizzazione della lirica italiana, per lo sviluppo economico e il benessere diffuso;

   giova ricordare che, solo pochi mesi prima, l'articolo 6-bis, comma 5, del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante «Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», nell'ambito di disposizioni «per il sostegno dei settori del turismo e della cultura e per l'internazionalizzazione», ha previsto lo stanziamento, a decorrere dall'anno 2021, di un contributo di un milione di euro a favore della Fondazione Orchestra giovanile Luigi Cherubini;

   l'esperienza del festival di Pesaro dedicato a Rossini, di Torre del Lago dedicato a Puccini, di Bergamo dedicato a Donizetti e di Parma e Busseto dedicato a Verdi, solo per citarne alcuni, confermano gli eccellenti risultati, non solo artistici, ma anche occupazionali ed economici nei territori interessati, in quanto determinanti anche un importante indotto per le imprese anche del settore turistico –:

   se e in quale misura il Governo intenda supportare l'organizzazione del festival dedicato al grande compositore siciliano, mediante iniziative volte allo stanziamento di un adeguato contributo annuo in favore dell'Ente autonomo regionale Teatro Massimo di Catania.
(4-09009)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   dopo i casi dei Ministri Madia e Azzolina, lo scandalo delle tesi copiate dei mesi scorsi non si sta affatto esaurendo, com'è dimostrato, fra l'altro, dalle notizie di stampa di questi giorni;

   in Italia si sta progressivamente affermando il plagio letterario finalizzato soprattutto al conseguimento di titoli primari di cultura come mezzo per assicurarsi una rapida carriera nelle istituzioni pubbliche e parapubbliche, utilizzando le opere dei veri autori per ostentare con il metodo del «copia e incolla» un merito proprio a danno altrui;

   il danno non si limita agli autori copiati, che in un certo senso si trovano, loro malgrado, ad aver ceduto il frutto del loro ingegno a questa categoria di usurpatori poiché non è infrequente che questi ultimi si vedano attribuiti incarichi di prestigio a scapito di giovani studiosi sicuramente più meritevoli;

   al riguardo si ricorda, a titolo di esempio, il caso, pure diventato oggetto di interesse da parte dei mezzi di comunicazione, di una tesi di dottorato di ricerca in archeologia sull'isola d'Elba discussa presso l'università di Foggia negli anni scorsi in assoluta carenza delle previste funzioni di controllo da parte del Tutor e degli altri docenti;

   la dottoranda ha potuto utilizzare oltre 100 parti di testo – tratte da più di 30 autori diversi – senza le prescritte citazioni delle fonti o comunque con citazioni lontane da regole consolidate statuite dagli atenei europei e non;

   si vuol porre nella giusta evidenza, sempre a titolo di esempio, che successivamente la stessa tesi di dottorato è per così dire traslata (fine 2019), con quasi tutto il suo contenuto e con quasi tutte le sue copiature, in un libro che duplica anche il titolo della tesi, oltre tutto lucrando sull'ingegno altrui visto che è in vendita a 70 euro;

   con il dilagare del costume del «copia e incolla», il mancato controllo degli stessi controllori (leggasi tutor e coordinatori) costituisce, per le Istituzioni preposte, per lo Stato, per l'immagine della nostra cultura nel mondo, un danno ancora più deleterio di quello arrecato dai singoli impostori;

   sarebbe importante e necessario per l'interrogante, nell'interesse politico generale del nostro Paese, prendere posizione a livello istituzionale, prima che intervenga la magistratura, per escludere dai compiti di istituto quei controllori le cui verifiche arrivano a un livello di inaccettabile inosservanza;

   continuando a tollerare lauree e dottorati conseguiti con il metodo del «copia e incolla», verranno avviati verso incarichi pubblici e privati di prestigio, laureati e dottori di ricerca che si avvarranno impunemente del loro titolo di dottorato garantito dallo Stato –:

   sulla scorta di quanto sopra rappresentato, quali iniziative, per quanto di competenza, i Ministri interrogati ritengano doveroso assumere in tempi brevi di guisa da impedire che, in ambiti scientifici così rilevanti, possano continuare a moltiplicarsi vicende di tal genere.
(4-09012)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Villani e altri n. 2-01177, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Iorio.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Di Lauro e altri n. 3-02197, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Iorio.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Bitonci n. 1-00413, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 448 del 07 gennaio 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'Eba – European banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introducono soglie più restrittive ed accentuano la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

    le esposizioni verso una banca o un intermediario finanziario sono classificate come deteriorate se il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni consecutivi (180 giorni per le amministrazioni pubbliche) e, al contempo, l'obbligazione è considerata rilevante, ovverosia abbia superato una prefissata soglia di materialità; dal 1° gennaio 2021 tale soglia è diventata, per l'appunto, più stringente, comportando una nuova nozione di default o «credito deteriorato» che individua lo stato di inadempienza di un cliente verso la banca;

    nello specifico, il nuovo quadro normativo prevede che la classificazione a «default» avvenga automaticamente quando un debito scaduto considerato rilevante superi tutte e due le soglie previste dal regolamento, ovvero:

     a) la soglia assoluta di 100 euro per le esposizioni al dettaglio e di 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio;

     b) la soglia relativa dell'1 per cento dell'esposizione verso una controparte;

    allorquando, dunque, lo sconfinamento supera la soglia di rilevanza, vale a dire superi contemporaneamente entrambe le soglie a) e b) testé citate, e si protragga per oltre 90 giorni consecutivi, è automatica la classificazione in default, con la conseguenza che il cliente correntista finirebbe nella categoria di cattivo pagatore e tutta la sua esposizione verso la banca verrebbe etichettata come «non performing loan» (npl); soltanto dopo ulteriori 90 giorni consecutivi di «buon stato di salute» il correntista ritorna «in bonis»;

    indubbiamente l'entrata in vigore della nuova disciplina è coincisa con un periodo di incertezza economica legata alla pandemia da COVID-19 e proprio in considerazione del periodo di difficoltà economica si rilevano una serie di criticità, che vanno affrontate per evitare una restrizione dell'offerta di credito, assolutamente deleteria nel contesto attuale, ed impatti sociali sulle famiglie e sulle imprese; sarebbe auspicabile pertanto un intervento per modificare e adattare temporalmente la normativa per garantire il massimo supporto all'economia reale e la tenuta del tessuto produttivo;

    altra novità rispetto al passato riguarda le compensazioni tra diverse esposizioni del debitore verso la banca e la possibilità – un tempo consentita – di compensare gli importi scaduti con le linee di credito aperte e non utilizzate (cosiddetti margini disponibili); tale eventualità non è più ammessa e dal 1° gennaio 2021 è necessario, in questi casi, che il debitore si faccia parte attiva utilizzando eventuali margini disponibili per far fronte al pagamento scaduto;

    Unimpresa prevede un quadro allarmante per i risparmiatori italiani, sottolineando il pericolo di un improvviso arresto a tutta una serie di pagamenti e la criticità «per molti artigiani, commercianti, piccoli imprenditori e anche per molte famiglie di non poter più usufruire di quelle piccole forme di flessibilità che, specie in questa fase così critica a causa degli effetti economici della pandemia COVID-19, sono fondamentali per far fronte ai pagamenti di utenze o altri adempimenti, come gli stipendi e i contributi previdenziali, le rate di finanziamenti e mutui»;

    protesta e preoccupazione unanime da tutte le associazioni di categoria: Confartigianato Veneto stima un aumento del 15 per cento del credito deteriorato nel solo settore artigiano; per Ascom Padova il rischio «non è tanto di finire fra gli inadempienti quanto di vedere migliaia di imprese, anche sane, chiudere i battenti ingrossando le fila di un'ecatombe che porterà con sé conseguenze drammatiche per occupazione, consumi e così via»; per Cna Padova «cento euro di scoperto su un conto corrente è una cosa che può capitare a tutti (...) con queste regole si punisce una piccola svista con la dannazione creditizia (...)»; per Confesercenti «con un irrigidimento così eclatante delle norme sugli scoperti di conto, il rischio è davvero quello di creare un disastro senza precedenti per l'intero sistema economico del Paese»;

    i timori, peraltro, non riguardano solo l'eventuale blocco dei depositi bancari, bensì anche gli effetti sulle concessioni di prestiti e sulla necessità di liquidità per molte imprese, partite Iva, famiglie;

    è evidente l'alto rischio di una fortissima stretta al credito, quale inevitabile conseguenza delle segnalazioni alla centrale rischi e della riclassificazione degli affidamenti della clientela in caso di piccoli sconfinamenti;

    la classificazione di un'impresa in stato di default, difatti, anche in relazione ad un solo finanziamento, comporta il passaggio in default di tutte le esposizioni nei confronti della banca, con probabili ripercussioni negative anche su altre imprese ad essa economicamente collegate ed esposte nei confronti del medesimo intermediario finanziario;

    la Banca d'Italia, dal canto suo, ha emesso una nota e pubblicato una sezione di Faq sul proprio sito, ove ha precisato che i nuovi requisiti, sebbene più stringenti, non introducono un vero e proprio divieto per gli istituti bancari e intermediari finanziari sullo sconfinamento oltre la disponibilità presente sul conto corrente, ovvero oltre il limite dell'eventuale fido, giacché la possibilità di sconfinare non è un diritto del cliente, bensì una facoltà concessa dalla banca e che le nuove regole non modificano la sostanza delle segnalazioni alla centrale dei rischi, poiché riguardano esclusivamente il modo in cui le banche e gli intermediari finanziari devono classificare i clienti a fini prudenziali, ossia ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali;

    tale nota di Banca d'Italia, tuttavia, non elimina completamente il timore che le banche nel momento in cui cambia per loro il modo di classificare i clienti, ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali, possano avere un diverso approccio di trattamento dei propri clienti medesimi rispetto al passato, stante che la condizione di default sarà per la banca sinonimo di cattiva qualità del credito e rifletterà negativamente sul relativo costo;

    si segnala la posizione dell'Abi – Associazione bancaria italiana che, per il tramite di un articolo di stampa a firma del suo vicepresidente, ha tenuto a ribadire la propria contrarietà al nuovo quadro normativo sin dal 2015, quando le nuove regole erano state proposte;

    all'uopo si evidenzia che le stesse nuove regole sono state formalizzate nel 2019, vale a dire in uno scenario ben diverso dal contesto socio-economico attuale, caratterizzato da una forte crisi economica ed occupazionale per effetto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 tuttora in corso; se dunque le medesime regole potevano già essere penalizzanti in un contesto economico di «normalità», a maggior ragione diventano oltremodo nuocenti in una fase post pandemica in cui per la ripresa è inevitabilmente necessaria maggiore semplicità e facilità di accesso al credito;

    nella lettera inviata dall'Abi il 15 marzo 2021 alle istituzioni europee e a quelle italiane, è stato espressamente richiesto di continuare a garantire liquidità alle imprese e ottimizzare l'attuale disciplina del Temporary framework sugli aiuti di Stato in relazione all'evoluzione della situazione. In particolare: «Il prolungarsi della crisi sanitaria determinata dalla diffusione del COVID-19 continua a incidere negativamente sulle attività di impresa e allontana per molte di esse la ripresa. Tale grave situazione ha evidenti rilevanti impatti non solo economici e sociali. È quindi ancora fondamentale sostenere le imprese, evitando che esse perdano capacità produttiva (...) In particolare, con riferimento al tema della liquidità, è necessario che le banche possano accordare alle imprese e alle famiglie nuove moratorie di pagamento dei finanziamenti e prorogare le moratorie in essere, senza l'obbligo di classificazione del debitore in forborne o, addirittura, in default secondo la regolamentazione europea in materia, riattivando la flessibilità che l'Eba aveva concesso alle banche europee all'inizio della crisi economica. (...) È necessario estendere la garanzia pubblica da sei anni a non meno di quindici anni. Ciò consentirebbe alle imprese di diluire il proprio impegno finanziario su un arco di tempo più lungo, avendo a disposizioni maggiori risorse per affrontare la fase della ripresa con successo»;

    è indubbio che il grande shock economico e sociale provocato dalla pandemia ed il conseguente coinvolgimento delle banche europee per sostenere famiglie e imprese in questo particolare momento, mediante moratorie, prestiti ed altri tipi di assistenza finanziaria correlata all'emergenza COVID-19, abbia sottolineato l'importanza di garantire non soltanto un certo volume di credito, ma anche una certa flessibilità al credito medesimo e, a tal fine, sospendere, allentare o ricalibrare, almeno temporaneamente, la nuova regolamentazione sui non performing loan, la cui attuale rigidità rischia una massa di non performing loan, per la spaventosa cifra di 1.400 miliardi di euro nell'Unione europea;

    ad evidenza che le decisioni operative dell'Eba non sempre risultano essere uniformi al proprio mandato di vigilanza finanziaria, si rammentano le recenti dichiarazioni dell'avvocato generale della Corte di giustizia dell'Unione europea, secondo cui la Corte medesima dovrebbe dichiarare invalidi gli orientamenti Eba sui dispositivi di governance e di controllo sui prodotti bancari al dettaglio, avendo l'Eba agito al di fuori dei suoi poteri;

    da ultimo, la Ministra della giustizia, illustrando presso la Commissione giustizia alla Camera dei deputati le linee guida del suo Ministero, ha sottolineato che per contrastare la possibile esplosione del contenzioso civile legato agli squilibri generati dagli effetti economici della pandemia la giustizia preventiva e consensuale rappresenta una strada necessaria, quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti che bloccano controversie relative all'esecuzione di sfratti, licenziamenti e contratti commerciali. La stessa Ministra della giustizia si è detta favorevole a «misure alternative di risoluzione delle controversie, come mediazione, negoziazione e conciliazione (...) offrendo al giudice la possibilità di incoraggiare misure alternative (...)», anche attraverso misure premiali,

impegna il Governo:

1) ad adottare con urgenza ogni utile iniziativa di competenza volta a sostenere l'incremento di offerta di credito a beneficio di famiglie, imprese e partite Iva nel 2021 rispetto al 2020;

2) a promuovere, in raccordo con gli istituti creditizi, una capillare campagna informativa sulla mutata normativa europea;

3) a promuovere l'attuazione di politiche a livello comunitario che concorrano al progressivo riassorbimento dei debiti determinati dalla pandemia, anche attraverso il rafforzamento della struttura patrimoniale delle imprese non finanziarie e anche con riferimento alle filiere che caratterizzano il tessuto produttivo italiano;

4) ad adottare iniziative per verificare con le competenti istituzioni europee la possibilità di modificare il Temporary framework sugli aiuti di Stato al fine di estendere la durata del limite temporale per gli aiuti sotto forma di garanzia sui prestiti a quindici anni dagli attuali sei;

5) ad adottare iniziative per continuare ad assicurare liquidità alle imprese e garantirne la solvibilità sino al termine dell'emergenza e, comunque, a prorogare fino al 31 dicembre 2021:

   a) la moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti non rateali o prestiti e finanziamenti a rimborso rateale, nonché l'operatività dell'intervento straordinario in materia di garanzie erogate dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese a supporto della liquidità delle piccole e medie, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020;

   b) l'operatività del Fondo patrimonializzazione piccola media impresa, di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 34 del 2020, valutando altresì la possibilità di abbassare le soglie di accesso al Fondo da 5-10 milioni a 2 e 5 milioni di euro;

   c) l'operatività delle disposizioni di cui all'articolo 32 del decreto-legge n. 34 del 2020 in materia di Garanzia cartolarizzazione sofferenze – Gacs;

6) ad adottare iniziative per verificare la possibilità di prorogare il termine del periodo transitorio, attualmente fissato al 31 dicembre 2021, entro il quale agli intermediari finanziari non appartenenti a gruppi bancari è consentita l'applicazione dei criteri antecedenti la nuova disciplina per la classificazione a default dei crediti;

7) a farsi promotore, in sede europea, di un'ulteriore iniziativa volta a disapplicare la disciplina del backstop prudenziale per un periodo di due anni, al fine di evitare il rischio di prociclicità dell'erogazione del credito in una fase ciclica ancora così debole;

8) ad adottare iniziative per eliminare alla radice il motivo principale generante l'accumulazione di non performing loan, stante la situazione di perdurante lockdown, causa pandemia, la conseguente attività ridotta o ferma di molti tribunali civili, con posticipo e ritardi delle procedure di esecuzione delle garanzie, e il correlato rischio di una crescita esponenziale della crisi economica, dei fallimenti di imprese e della perdita di posti di lavoro;

9) ad assumere ogni utile iniziativa di competenza, in tutte le sedi opportune, quanto meno per le banche meno significative soggette alla vigilanza delle competenti autorità nazionali, finalizzata – come consentito dal regolamento delegato (UE) 171/2018 – a fissare una soglia di rilevanza relativa superiore all'1 per cento e comunque non superiore al 2,5 per cento;

10) a mettere in atto ogni iniziativa volta ad incentivare, anche attraverso l'adozione di iniziative per introdurre misure fiscali ad hoc, soluzioni di mercato e su base volontaristica volte a favorire la gestione dei crediti in sofferenza, nonché accordi transattivi tra debitori e banche, anche al fine di ridurre gli effetti restrittivi sull'offerta di credito derivanti dal «calendar provisioning»;

11) ad adottare iniziative di competenza per raccordarsi con le autorità preposte alla vigilanza nazionale ed europea – pur nel rispetto dei relativi ruoli – al fine di garantire la piena tutela finanziaria sia delle imprese che dei piccoli risparmiatori, nonché, con riguardo ad un allentamento delle regole sugli aiuti di Stato e alla sospensione della nuova disciplina in materia di non performing loan, di cui ai precedenti capoversi 3) e 8), a mettere in atto ogni iniziativa che consenta di contenere l'aumento del gap tra l'Italia e gli altri Paesi europei, attraverso un periodico scambio di informazioni con le istituzioni vigilanti italiane ed europee, e che consenta altresì di intervenire tempestivamente allorquando si profilino processi di deterioramento degli equilibri aziendali tali da fare presagire la manifestazione di crisi bancarie irreversibili.
(1-00413) (Nuova formulazione) «Bitonci, Boccia, Martinciglio, Pettarin, Librandi, Pastorino, Angiola, Centemero, Ubaldo Pagano, Baldelli, Cantalamessa, Fragomeli, D'Ettore, Cavandoli, Buratti, Squeri, Covolo, Giacometto, Gerardi, Barelli, Gusmeroli, Torromino, Alessandro Pagano, Baldini, Ribolla, Porchietto, Zennaro, Polidori, Tarantino, Ruocco, Cancelleri, Adelizzi».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Trano n. 1-00465, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 486 del 14 aprile 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    diversamente dalle aspettative, il manifestarsi della cosiddetta «terza ondata» della crisi pandemica ha generato la revisione al ribasso dei principali indicatori economici dei Paesi europei, Italia compresa;

    secondo la recente relazione del Centro studi di Confindustria le aspettative del prodotto interno lordo per il 2021 sono crollate dal +4,8 per cento del settembre 2020 all'attuale stima del +4,1 per cento e nella nuova previsione è inclusa una componente dello +0,7 per cento dovuta all'apporto del piano Next generation EU;

    la stessa relazione stima che la crescita, rispetto al 2019, potrà verificarsi solo al termine del 2022, mentre in Germania tale crescita è annunciata già a fine 2021;

    nel documento di economia e finanza 2021, il Governo stima che la crescita programmatica del prodotto interno lordo per il 2021 sia del 4,5 per cento, mentre la crescita tendenziale sia del 4,1 per cento, ipotizzando pertanto che l'impatto della manovra di finanza pubblica e l'apporto del piano Next generation EU sia in grado di aumentare il tasso di crescita del prodotto interno lordo tendenziale di 4 decimi di punto nell'anno in corso. Anche il documento di economia e finanza 2021 riconosce che il prodotto interno lordo nel 2021 non riuscirà a raggiungere il livello del 2019, ma occorrerà aspettare il 2022, quando tale livello sarà raggiunto e superato di alcune decine di miliardi;

    secondo le stime del prodotto interno lordo del documento di economia e finanza la «crescita tendenziale pura» per il 2021 è stimata attualmente al 3,8 per cento contro una stima del 5,1 per cento effettuata ad ottobre 2020, mentre, considerando l'apporto del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del nuovo scostamento in arrivo da 40 miliardi di euro, si prefigura un impatto del 4,5 per cento, a fronte di una previsione che a dicembre 2020 arrivava al 4,1 per cento, con conseguente abbattimento del rapporto deficit/prodotto interno lordo dall'11,8 per cento al 5,9 per cento;

    occorre rilevare che i ritardi delle ratifiche parlamentari dei Paesi dell'Unione europea, in primis in Germania, circa la cosiddetta «Decisione sulle risorse proprie» dell'Unione, presupposto giuridico essenziale per l'emissione dei titoli pubblici europei per finanziare il Next generation EU, pongono un rischio grave sulla tempistica dell'erogazione della prima tranche di risorse europee nel 2021 (pari al 13 per cento del totale), risorse da cui dipende il quadro macroeconomico programmatico stimato dal Governo. Nella migliore delle ipotesi le risorse europee potrebbe essere erogate solo nel quarto trimestre del 2021. Un altro rischio non trascurabile è che le successive tranche di risorse, versabili solo a stato di avanzamento lavori, non possano essere erogate se gli investimenti programmati non saranno effettuati nel nostro Paese nei tempi previsti, a motivo della ben nota scarsa capacità delle amministrazioni pubbliche italiane di attuazione degli investimenti pubblici;

    nel 2020, a fronte di una crescita dei prestiti del 4,1 per cento, indicata nell'ultimo bollettino economico della Banca d'Italia, a cui ha contribuito in maniera rilevante il sistema delle garanzie pubbliche (Sace ed altro), i depositi sono cresciuti del 10,2 per cento ed in particolare quelli delle famiglie del 6,4 per cento. La propensione al risparmio dei «cassettisti» ha la liquidità depositata a quota 1700 miliardi di euro;

    questa prudenza, evidentemente, sconta anche l'incertezza sul fronte del monte salari crollato, per Eurostat del 7,5 per cento rispetto all'1,9 per cento della media europea. L'Italia è non solo tornata indietro di 5 anni, ma fa registrare per il 2020 il dato peggiore dell'Europa a 27 ed i contributi sociali versati dalle imprese, che registrano un –5,24 per cento, sono un indice impietoso dell'aspettativa di reddito futuro;

    la scarsa fiducia degli italiani si sta traducendo nell'immobilizzazione dei capitali, come indica la crescita dei volumi dei depositi dei conti correnti bancari;

    la ripresa italiana sarà probabilmente legata ancora una volta alla locomotiva dell'export, mentre la domanda interna avrà difficoltà a ripartire; la spesa interna per consumi è crollata (dati documento di economia e finanza) del 12,3 per cento;

    il piano del Governo, raccogliendo solo in parte le indicazioni europee, punta sulla digitalizzazione e sulla transizione ecologica, mentre vi sono interi settori tradizionali della piccola e media impresa, microimpresa, come il settore «Ho.Re.Ca.» o attività economiche non organizzate in forma di impresa, che costituiscono l'ossatura dell'economia italiana o comunque un'importante forma di integrazione al reddito, soprattutto in aree del Paese dove non vi è altra possibilità di instaurare fonti di profitto alternative, che sono fermi ormai da 12 mesi o hanno lavorato ad intermittenza; il documento di economia e finanza stima un abbattimento dei consumi (2020/2019) verso alberghi e ristoranti del 40,5 per cento, un dato che fa ripiombare la categoria ai livelli del 1995;

    tale intermittenza ha causato una debolezza finanziaria e la volontà di alienare le attività stesse, favorendo lo «shopping» della criminalità organizzata e il pericolo di spopolamento di aree montane ed isole minori, e difficilmente la teoria della distruzione creatrice schumpeteriana si potrà applicare a queste imprese;

    in questo contesto il quarto rapporto per il 2020 dell'organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell'economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso del Ministero dell'interno indica come «l'analisi operata dalla Guardia di finanza e dalla Direzione investigativa antimafia sulle segnalazioni di operazioni sospette (sos) ha evidenziato un significativo incremento, rispetto al 2019, del flusso di segnalazioni pervenute all'Unità di informazione finanziaria (Uif) durante il periodo pandemico, dato che – alla luce del blocco delle attività commerciali e produttive imposto dal Governo nella primavera 2020 – appare particolarmente indicativo»; in particolare, detto rapporto precisa che: «nel periodo 1° marzo – 15 ottobre 2020, sono pervenute all'Unità di informazione finanziaria ben 67.382 segnalazioni, con un incremento, rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente, superiore all'8 per cento. Tale incremento, corrispondente a 5.011 comunicazioni, risulta, peraltro, interamente riferibile alla categoria del riciclaggio. L'incidenza delle segnalazioni riguardanti tale “settore”, infatti, raggiunge il 99,2 per cento del totale, registrando, in termini assoluti, un aumento pari al 9,2 per cento»;

    le difficoltà commerciali, creditizie e, più in generale, reddituali rischiano di acuirsi ulteriormente a seguito dell'introduzione dal 1° gennaio 2021 delle nuove regole dell'European Banking Authority (EBA/GL/2016/07 ed atti successivi), poiché le nuove ipotesi di individuazione dello stato di default obbligano il debitore a rientrare dalle esposizioni bancarie entro 90 giorni se lo sconfinamento supera il limite dei 500 euro e se, contestualmente, è esposto nei confronti dello stesso soggetto creditore oltre l'1 per cento; detta normativa diventa ancor più stringente se il debitore appartiene alle piccole e medie imprese; la soglia di rientro obbligatorio dallo «sforamento» si assottiglia a 100 euro in caso di esposizioni al dettaglio (finanziamenti fino ad 1 milione di euro da parte di persone fisiche e piccole e medie imprese);

    l'applicazione di tale meccanismo, concepito prima della crisi pandemica e la cui applicazione in Italia già scontava i ridotti tassi di crescita dell'economia italiana dalla precedente crisi del 2008, rischia di creare ulteriori difficoltà alle aziende che tentano faticosamente di risalire la china e spingerle a rivolgersi a fonti di finanziamento illegali, come del resto già paventava il predetto rapporto del Ministero dell'interno;

    ad ogni modo, anche se l'istituto di credito decidesse di non applicare le norme, rimane fermo il principio per il quale l'aggravarsi del grado di solvibilità del cliente grava direttamente sui fondi rischi bancari, influendo negativamente sui rendimenti; tali difficoltà vanno ad aggiungersi a quelle create dall'introduzione della normativa in tema di crediti deteriorati e dagli ostacoli ai salvataggi bancari frapposti dalla Commissione europea;

    in un'economia fortemente depressa per carenza di domanda diventa fondamentale introdurre nuovo potere d'acquisto, per dare prospettive di futuro a famiglie ed imprese e seguire la strada del «superbonus 110 per cento» i cui benefici sono stati validati dalla Business school-Openeconomics che stima un incremento in termini di Ires ed Iva di 811 milioni di euro ed un valore aggiunto che permette alla misura di autofinanziarsi;

    i dati diffusi dall'Enea evidenziano, però, che in Italia sono stati avviati soltanto 6.512 interventi, corrispondenti a lavori per 670 milioni di euro ed una copertura dello Stato di 730 milioni di euro, a fronte di 18 miliardi di euro stanziati;

    il «superbonus» applica in forma embrionale i principi della «moneta fiscale» e ne rafforza, con un'analisi empirica, la validità delle ipotesi teoriche, rendendola una valida possibilità di finanziamento alternativa, ma si scontra, soprattutto al Sud, con la burocrazia e la disorganizzazione all'interno dei comuni, dove l'influenza della politica sul dipartimento urbanistica è essa stessa un fattore di rallentamento delle pratiche, un fattore disincentivante per condomini e singole famiglie;

    l'idea di una moneta fiscale è efficace se riesce a «smobilitare» crediti di imposta in settori chiave della domanda interna e contemporaneamente restituisce potere d'acquisto ai soggetti economici provati dalla crisi pandemica, tenendo conto che la sua forza è proprio nella creazione di un circuito dove sia accettato quale strumento di pagamento, a cominciare dalle grandi aziende pubbliche di servizi,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni utile iniziativa per il sostegno economico a famiglie ed imprese in termini di credito e liquidità per sostenere i consumi e la domanda interna, in particolare:

   a) verificando e vincolando l'uso delle garanzie di Stato all'effettivo rilascio di nuovi prestiti verso privati;

   b) sostenendo la diffusione e circolarizzazione dei crediti fiscali e adottando ogni utile iniziativa finalizzata al rafforzamento ed ampliamento del mercato di scambio di tali crediti, al fine di fornire uno strumento patrimoniale in grado di alleggerire la pressione finanziaria, in questo momento di difficoltà, per i privati;

   c) promuovendo in ambito europeo la sospensione del «calendar provisioning» e una revisione nella definizione di default;

   d) prorogando le moratorie e garanzie, in particolare in favore delle piccole e medie imprese;

2) ad adoperarsi in ambito europeo per una corretta implementazione degli «aiuti di Stato», al fine di inquadrare tali aiuti nel perimetro degli «aiuti per eventi eccezionali», ambito entro il quale non sussistono limiti di importo autorizzabili dalla Commissione europea, rispetto all'attuale Temporary framework di aiuti come «rimedio ad un grave turbamento dell'economia» che presenta il limite massimo di 800.000 euro in termine di plafond di aiuti richiedibili;

3) a promuovere in ambito nazionale iniziative per:

   a) istituire un fondo nazionale, in capo a Ministero dell'economia e delle finanze/Cassa depositi e prestiti/Poste italiane, finalizzato alla gestione e remunerazione (tasso minimo >0 per cento) della raccolta privata italiana, al fine di monetizzare tranche dedicate di titoli di Stato italiani, emessi per sostegno diretto a famiglie ed imprese, colpite dalla pandemia, con accredito diretto su conti correnti postali dedicati;

   b) rafforzare il ruolo di Amco nella gestione di titoli cartolarizzati per continuare il processo di de-risking in atto già dal 2017;

   c) promuovere l'istituzione di un polo bancario nazionale, che racchiuda gli istituti già partecipati dallo Stato (Banca popolare di Bari, Carige, Monte dei Paschi di Siena) in sinergia con Bancoposta/Poste;

   d) tutelare e valorizzare le sinergie tra le attività produttive nazionali, utilizzando la «golden rule» per difendere le imprese nazionali strategiche dai tentativi di acquisizione provenienti dall'estero;

   e) sostenere le imprese a rischio di chiusura/cessione dell'attività a mani terze straniere, in particolare nell'ambito dei servizi turistici ed alberghieri, con sovvenzioni a fondo perduto o prestiti a lungo termine a tassi agevolati, rimborsabili anche tramite crediti fiscali;

   f) istituire un'agenzia italiana del debito pubblico, che rispecchi quanto fatto in Germania, con «trattenuta» di porzioni di emissioni di debito pubblico italiano, nei casi in cui la domanda del mercato si discosti sostanzialmente da quanto offerto dal Ministero dell'economia e delle finanze, preferendo in ogni caso l'allocazione del debito pubblico in ambito nazionale, piuttosto che straniero;

   g) costituire, anche attraverso contributi di solidarietà da parte delle categorie che non hanno subito gli effetti della crisi, specifici «fondi di riavvio» che favoriscano la ripresa dei settori più fragili e più duramente colpiti ed il regolare adempimento delle obbligazioni assunte.
(1-00465) (Nuova formulazione) «Trano, Sapia, Colletti, Maniero, Cabras, Paxia, Vallascas, Corda, Testamento, Forciniti».

  Si pubblica il testo riformulato della interpellanza urgente Ruggiero n. 2-01138, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 469 del 16 marzo 2021.

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   da un articolo apparso su Il quotidiano italiano del 4 giugno 2020 si apprende che «è iniziato al Tribunale di Bari il processo penale a giudizio immediato nei confronti di Marco e Gianluca Jacobini, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore della Banca Popolare di Bari, accusati di falso in bilancio, falso in prospetto, false comunicazioni sociali e ostacolo alla vigilanza»;

   da un articolo apparso su Bariviva.it del 5 giugno 2020 si apprende che «nella prima udienza, su istanza della difesa, il tutto è stato preliminarmente rinviato al 16 luglio»;

   da un articolo apparso su Baritoday, in data 16 luglio 2020, si apprende che «la decisione di sospendere e rinviare la seduta, in programma questa mattina nel tribunale di Bari»;

   in data 10 settembre 2020, dalla testata on line BariToday si apprende che «L'udienza preliminare proseguirà nell'aula bunker di Bitonto il 24, 25 e 26 settembre per poi trasferirsi, una volta accertato il numero delle parti, in una ulteriore sede più capiente»;

   da un comunicato stampa apparso sul sito di Adusbef si apprende che «il Tribunale ha rinviato il processo all'udienza del 10 dicembre 2020 sempre presso l'aula bunker di Bitonto»;

   da un comunicato stampa apparso sul sito di Ansa, in data 26 settembre 2020, «L'udienza è stata rinviata al 19 novembre, sempre a Bitonto, ma in quella occasione saranno solo comunicati la data e la sede definitiva dove si celebrerà il processo, probabilmente nella Fiera del Levante di Bari»;

   in data 10 dicembre 2020, si apprende dal sito Tgr Puglia che «Oggi l'udienza si sarebbe dovuta concludere con un rinvio alla sede definitiva dove celebrare il processo. Invece i giudici, presidente del collegio Marco Guida, hanno disposto un nuovo rinvio nella stessa aula tra un mese, in attesa che venga formalmente individuato il luogo»;

   in data 12 gennaio 2021, dalla testata online Il Quotidiano Italiano si apprende: «Rinviata al 15 febbraio l'udienza per concludere l'iter per l'individuazione del luogo dove celebrare il processo, dopo l'ok arrivato nei giorni scorsi dal Ministero per il multisala Showville, per il quale però mancano ancora alcuni passaggi burocratici»;

   in data 15 febbraio 2021, dal giornale online BariToday si apprende di «un nuovo rinvio, questa volta al 2 marzo»;

   in data 2 marzo 2021, dal sito Ansa Puglia si apprende che «Dalla prossima udienza il processo sul crac della Banca popolare di Bari, nel quale sono imputati gli ex amministratori Marco e Gianluca Jacobini, si celebrerà nella sala 8 del Centro Congressi della Fiera del Levante di Bari»;

   in data 5 ottobre 2020 si apprende dalla Gazzetta del Mezzogiorno che la procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per tre ex amministratori e dirigenti della Banca popolare di Bari, tra i quali l'ex condirettore generale Gianluca Jacobini, e per lo stesso istituto di credito per i reati di ostacolo alla vigilanza e false comunicazioni sociali e l'udienza preliminare inizierà il 28 gennaio 2021;

   in data 29 gennaio 2021 si apprende dalla testata on line «Oltre Free Press» che l'udienza preliminare del secondo processo penale è stata rinviata al 30 marzo presso l'aula bunker della sede distaccata di Bitonto;

   in data 30 marzo 2021, dalla testata on line Bari Today, si apprende che si torna in aula il 18 maggio 2021;

   dato il persistere dell'emergenza pandemica, sussistono evidenti criticità logistiche che richiedono un'iniziativa del Ministero della giustizia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda adottare a affinché sia comunque assicurata una sede appropriata per la celebrazione dei processi, rispettando le misure di sicurezza, per garantire giustizia a migliaia di risparmiatori traditi, che sarebbero penalizzati da ulteriori rinvii.
(2-01138) «Ruggiero, Giuliano, Masi, Galizia, Martinciglio, Ascari, Bonafede, Cataldi, D'Orso, Di Sarno, Ferraresi, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Adelizzi, Alaimo, Aresta, Baldino, Bella, Berti, Bilotti, Buompane, Businarolo, Cancelleri, Carbonaro, Caso, Maurizio Cattoi, Cimino, Corneli, Currò, Daga, De Carlo, Iorio, Iovino, Palmisano».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   Mozione Boccia n. 1-00459 del 12 aprile 2021;

   Mozione Pettarin n. 1-00462 del 14 aprile 2021.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Costanzo n. 5-05677 del 7 aprile 2021.