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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 14 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

   Borsa Italiana S.p.A. è la società che si occupa della gestione del mercato azionario italiano e comprende anche Mts, lo strategico Mercato telematico dei titoli di Stato, rappresentando così un importantissimo asset per il nostro Paese;

   Borsa Italiana S.p.A. gestisce anche una rete di dati sensibili relativi ai titoli di Stato, alle imprese quotate e alle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Élite di Borsa Italiana S.p.A., per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro;

   Borsa Italiana S.p.A. è un'infrastruttura finanziaria essenziale per il Paese, strategica per lo sviluppo del mercato dei capitali e fondamentale per la crescita delle imprese, rappresentando il principale punto di riferimento per la raccolta di capitale azionario e obbligazionario da parte delle imprese italiane, con 370 società quotate e una capitalizzazione complessiva superiore al 30 per cento del prodotto interno lordo nazionale e con un'ampia presenza di piccole e medie imprese;

   Borsa Italiana S.p.A. ha inoltre l'importante compito, di promuovere le aziende quotate e di diffondere l'educazione finanziaria, anche in partnership con intermediari ed altre istituzioni;

   il 23 giugno 2007, con un'offerta di 1,6 miliardi di euro, è avvenuta l'acquisizione di Borsa Italiana S.p.A. da parte di London Stock Exchange Plc (la Borsa di Londra), andando a creare il London Stock Exchange Group, società holding che detiene la totalità delle partecipazioni azionarie di Borsa Italiana S.p.A. e di London Stock Exchange;

   in seguito all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea l'hub finanziario londinese non ha più rappresentato una realtà comunitaria, con riflessi dal punto di vista economico-finanziario ma anche geopolitico;

   pertanto, con riferimento agli sviluppi sul futuro di Borsa Italiana S.p.A., occorre considerare che l'acquisizione operata dal London Stock Exchange Group del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv, ramo d'azienda che si occupava di finanza e risk business all'interno di Thomson Reuters Corporation, multinazionale canadese operativa nel settore dei mass media e dell'informazione, ha determinato incertezze rispetto al destino del mercato azionario italiano, data l'evidente probabilità che il core business del London Stock Exchange si sarebbe spostato da quello della gestione dei mercati borsistici a quello dei dati;

   le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa italiana sono state avanzate da Six Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext in partnership con Cdp Equity e Intesa San Paolo e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana S.p.A., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Élite;

   il 9 ottobre 2020 è divenuta ufficiale la notizia della conclusione dell'accordo tra il consorzio franco-olandese con sede a Parigi Euronext, il cui principale azionista è la Cassa depositi e prestiti francese che già possiede la Borsa di Parigi, e London Stock Exchange, per l'acquisto della Borsa italiana per circa 4,3 miliardi di euro, un prezzo molto più alto di quanto ipotizzato inizialmente — tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro — e che quindi aumenterebbe il rischio che l'acquirente, per giustificare il prezzo pagato ai suoi azionisti (si ricorda che il capitale di Euronext, società quotata, è in mano per oltre il 50 per cento a grandi fondi di investimento anglosassoni), decida di attuare una politica di taglio dei costi ancora più aggressiva e tipicamente a svantaggio del mercato non domestico;

   tale progetto prevede l'ingresso in Euronext di CDP Equity e Intesa San Paolo con un successivo aumento di capitale con un impegno per la sola Cassa depositi e prestiti di quasi un miliardo di euro;

   tuttavia, proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e di attuazione di un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali;

   come rilevato da Assosim (Associazione intermediari mercati finanziari) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore in data 26 settembre 2020, tale rischio determinerebbe un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle PMI»;

   la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i piani individuali di risparmio (Pir) alternativi e gli European long term investments funds (Eltif);

   va considerato dunque il particolare ruolo strategico che Borsa italiana riveste nel Sistema Paese, con particolare riguardo alle specifiche funzioni che svolge nella collocazione dei nostri titoli di Stato e in altre operazioni a essi legate come fu il caso dell'ampliamento dei margini di garanzia riguardo ai titoli italiani che nel 2011 aggravò ulteriormente la difficoltà finanziaria cui il nostro Paese era stato esposto, con gravissimi effetti prociclici sulla crisi all'epoca in atto, culminata con la caduta del Governo e l'insediamento di un Governo tecnico;

   oltre a questo, in tale contesto giova fare tesoro delle osservazioni del Copasir che, nella sua relazione trasmessa alle Camere il 5 novembre 2020, include, tra le altre, la seguente considerazione: «Il Comitato, infine, registra una crescente e pianificata presenza di operatori economici e finanziari di origine francese nel nostro tessuto economico, bancario, assicurativo e finanziario, nonché forti interrelazioni tra soggetti industriali ed economico-finanziari italiani e gli anzidetti operatori, e non può non far rilevare una possibile preoccupazione in merito alla circostanza che tale aspetto, in via ipotetica, possa anche determinare strategie, azioni e atteggiamenti non sempre in linea con le esigenze economiche nazionali»;

impegna il Governo:

1) ad assumere, in merito alle azioni che riguardano il nuovo assetto di Borsa Italiana, ogni iniziativa utile a garantire il controllo italiano, al fine di prevenire il rischio di operazioni speculative o di altro genere che possano costituire minaccia per la stabilità finanziaria del Paese, con particolare riferimento alla collocazione dei nostri titoli di Stato e alle operazioni a questi collegate, quali ad esempio le definizioni dei margini di garanzia determinati da Cassa di compensazione e garanzia;

2) ad adottare iniziative per la tutela degli interessi nazionali anche attraverso il ricorso, nel rispetto delle norme di riferimento, alle prerogative date dal «golden power»;

3) ad assumere ogni iniziativa necessaria volta a tutelare la riservatezza della mole dei dati riguardanti il nostro tessuto produttivo industriale che, altrimenti, con una nuova governance di Borsa Italiana diventerebbero accessibili a nuovi attori, con inevitabili ripercussioni di valore strategico, come peraltro segnalato dal Copasir in merito alla crescente e pianificata presenza di operatori economici e finanziari di altri Paesi europei, i quali potrebbero determinare strategie, azioni e atteggiamenti non sempre in linea con le esigenze economiche e l'interesse nazionale della Repubblica;

4) ad adottare ogni iniziativa utile, nell'ambito delle proprie competenze e della partecipazione azionaria in Cassa depositi e prestiti, a sua volta azionista del gruppo Euronext, al fine di:

   a) assegnare all'Italia, nel nuovo assetto societario, un ruolo di primo piano anche attraverso accordi parasociali, sia a livello operativo che di governance, rafforzando la presenza italiana in Euronext, in particolar modo creando le condizioni per un miglioramento delle attività di negoziazione, clearing e settlement, e tenendo in considerazione anche il più elevato valore della contribuzione di Borsa italiana all'interno del gruppo sia in termini di fatturato, che di utili;

   b) a vigilare affinché le piattaforme di Monte titoli e Cassa di compensazione e garanzia mantengano la loro identità nazionale e il loro ruolo;

   c) a garantire il controllo italiano di Monte titoli e Cassa di compensazione e garanzia, con particolare riguardo ai processi di collocamento del debito pubblico nazionale e di stabilità del mercato interbancario nazionale, con la prospettiva di concentrare in Italia le divisioni «finance» e «data center» del gruppo;

   d) a garantire un trasferimento della sede di Euronext a Milano, anche in ragione del fatto che l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante della nuova Euronext;

5) ad adottare ogni iniziativa utile volta al consolidamento del ruolo di Cassa di compensazione e garanzia anche in ambito europeo, al fine di porsi come valido competitor alla fine del periodo di «equivalenza» (giugno 2022) nei confronti delle «CCP UK» a seguito della Brexit;

6) a incentivare il ricorso al capital equity attraverso ogni iniziativa utile che preveda la proroga permanente del bonus Quotazione per le piccole e medie imprese con il riconoscimento di un credito d'imposta per le piccole e medie imprese che decidono di quotarsi su un mercato regolamentato, fino ad un massimo di 500.000 euro;

7) a sostenere, attraverso il mercato del capitale, le potenzialità del sistema produttivo della piccola e media impresa italiana, adottando ogni iniziativa valida per promuovere e rafforzare strumenti finanziari come i mini-bot ed il relativo mercato di scambio ExtraMOT PRO su Borsa Italiana;

8) a perseguire lo sviluppo e il consolidamento di un mercato secondario per la cessione tra privati dei crediti fiscali legati al sistema dei superbonus e degli altri bonus fiscali, con l'obiettivo di renderne più facile e fruibile l'utilizzo degli stessi.
(1-00461) «Maniero, Massimo Enrico Baroni, Cabras, Colletti, Corda, Forciniti, Giuliodori, Paxia, Paolo Nicolò Romano, Sapia, Spessotto, Testamento, Trano, Vallascas».


   La Camera,

   premesso che:

    l'European Banking Authority (Eba) ha stabilito da tempo criteri più restrittivi in materia di definizione di «default» rispetto a quelli attualmente in uso presso gli intermediari creditizi italiani, con l'obiettivo di rendere omogenee dal 1° gennaio 2021 queste nuove modalità in tutti gli istituti finanziari europei;

    l'automatica classificazione a «default» sarà applicata ai clienti imprese che presentino arretrati superiori a 500 euro da oltre 90 giorni consecutivi; per le persone fisiche e le aziende che presentano un indicatore dimensionale inferiore ai 2,5 milioni di euro ed esposizioni verso la banca per un ammontare complessivo inferiore a 1 milione di euro, l'importo sarà invece ridotto a 100 euro;

    gli spazi per interventi normativi nazionali sulla nuova disciplina sono molto limitati e riguardano essenzialmente la possibilità, al ricorrere di determinate condizioni, di modificare le soglie solo in termini più restrittivi, quindi inferiori ai 100 o 500 euro, oltre le quali un'obbligazione in arretrato è considerata rilevante ai fini della disciplina del default. Quanto alla soglia relativa, l'autorità competente può adottare un valore tra lo 0 e il 2,5 per cento, nel caso in cui la soglia dell'1 per cento non corrispondesse ad un livello ragionevole di rischio. Per potersene discostare, l'autorità competente deve dimostrare che la soglia dell'1 per cento determina il riconoscimento di un numero eccessivo di default non effettivamente imputabili a difficoltà finanziarie del debitore;

    nel periodo intercorrente tra la elaborazione della nuova disciplina del «default», oggetto di pubblicazione nella loro ultima formulazione nel gennaio del 2017, mentre il regolamento delegato è stato pubblicato nel febbraio 2018, e la data di entrata in vigore, si è stati travolti dalla pandemia di COVID-19, che ha avuto un impatto devastante sulle piccole e medie imprese, sulle aziende e sulle famiglie. Peraltro l'Abi – Associazione bancaria italiana ha espresso la propria contrarietà al nuovo quadro normativo sin dal 2015;

    gran parte delle imprese di tutta Europa hanno l'esigenza di affrontare interruzioni degli approvvigionamenti, chiusure temporanee e diminuzioni profondissime della domanda, mentre molte famiglie sono state colpite dalla disoccupazione e dalla diminuzione del reddito e, spesso, a causa di tali inattese difficoltà economiche, si trovano nell'impossibilità di rimborsare i debiti;

    le banche hanno attuato un'ampia gamma di misure di sostegno tra cui, in particolare, moratorie temporanee sui pagamenti dei debiti. Tuttavia, le moratorie scadranno a metà 2021 e da quel momento le banche, le piccole e medie imprese e le famiglie dovranno affrontare nuovamente a tutto tondo il quadro legislativo sui crediti deteriorati (Npl) sulle esposizioni in stato di «default» e sul rispetto pieno delle obbligazioni in merito alle linee di credito, senza la dovuta flessibilità;

    una volta scadute le moratorie l'impatto sarà tutto sull'economia reale; in particolare, una piccola media impresa o una famiglia che si trovino in ritardo di 90 giorni nel pagamento del debito sarà automaticamente segnalata come cattivo debitore, con l'ulteriore conseguenza che, quando richiederà un prestito alla propria o ad un'altra banca, si vedrà con ogni probabilità rifiutare la richiesta;

    inoltre, l'attuale impianto normativo sugli Npl costringerà le banche ad attivare i processi di recupero crediti contro i cattivi pagatori, con ulteriore aggravio delle conseguenze di questa situazione e con il moltiplicarsi a dismisura di procedure esecutive e concorsuali;

    la nuova definizione di default rileva anche per i decisivi riflessi che avrà sulla rappresentazione della clientela nelle informazioni della Centrale dei rischi che la Banca d'Italia mette a disposizione degli intermediari per le valutazioni del «merito di credito»;

    come già richiesto anche dal presidente della commissione per gli affari costituzionali al Parlamento europeo e vicepresidente del Partito Popolare europeo, Antonio Tajani, con una lettera ai commissari McGuinness e Breton, si deve evitare il «rischio di una stretta creditizia per famiglie e imprese». Nella sua risposta la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen ha affermato che «Bruxelles sta lavorando con le autorità bancarie europee... per fornire flessibilità nel quadro prudenziale, comprese le regole su come le banche valutano il rischio che i debitori non ripagheranno i prestiti»;

    per evitare un profondo impatto economico e sociale negativo, è necessario introdurre all'interno della cornice normativa sui crediti deteriorati, anche una flessibilità temporanea e mirata, intervenendo in particolare sulla definizione di «esposizioni scadute» e sul framework relativo agli accantonamenti (cosiddetti calendar provisioning rules) di cui al regolamento sui requisiti patrimoniali (Crr) nonché sulla definizione default per quanto riguarda la ristrutturazione del credito fornita dalle linee guida dell'Eba;

    in materia di sofferenze bancarie, già interviene il «calendar provisioning» della Banca centrale europea (Bce) che, imponendo accantonamenti automatizzati, porrà le banche in situazioni di deficit patrimoniale e le costringerà a necessarie ricapitalizzazioni, con significativi rischi anche in termini di scalate ostili e di necessari e conseguenti salvataggi pubblici;

    l'andamento delle sofferenze degli ultimi mesi è stato in parte attenuato dalle misure governative di sostegno al credito che, ad oggi, in Italia ammontano ad oltre 425 miliardi di euro. Diversi analisti stimano che il 40 per cento circa di questa cifra si trasformerà, nel corso del 2021, in posizioni deteriorate. La stessa Bce quantifica in 1.400 miliardi di euro il rischio di nuove sofferenze per le banche europee;

    tutto ciò non potrà far altro che determinare effetti restrittivi sull'offerta di credito e incentivare la rapida chiusura da parte degli intermediari delle posizioni problematiche con ricorso a procedure giudiziarie in danno di famiglie ed imprese; i mancati pagamenti rischiano di amplificare il contagio finanziario ad altri soggetti, con un effetto a catena sull'intera economia;

    nonostante la liquidità a fondo perduto concessa nel 2020 abbia evitato il fallimento di molte imprese, l'Ufficio Studi di Confcommercio stima, nel 2020, a causa del COVID-19, la chiusura definitiva di più di 390 mila imprese del commercio non alimentare dei servizi a fronte di 85 mila nuove aperture. Pertanto, la riduzione delle aziende in questi settori sarebbe di quasi 305 mila imprese (-11,3 per cento);

    dai dati recentemente diffusi dalla task force Bankitalia-ABI si attestano ad oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 294 miliardi di euro, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti e superano quota 149 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di Garanzia per le Attraverso «Garanzia Italia» di Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 22,3 miliardi di euro, su 1.699 richieste ricevute;

    la Ministra della giustizia, illustrando presso la commissione Giustizia alla Camera le linee guida del suo Ministero ha sottolineato che per contrastare la possibile esplosione del contenzioso civile legato agli squilibri generati dagli gli effetti economici della pandemia la giustizia preventiva e consensuale rappresenta una strada necessaria, quando cesseranno gli effetti dei provvedimenti che bloccano controversie relative all'esecuzione di sfratti, licenziamenti e contratti commerciali. La Ministra si è detta favorevole a «... misure alternative di risoluzione delle controversie, come mediazione, negoziazione e conciliazione... offrendo al giudice la possibilità di incoraggiare misure alternative...», anche attraverso misure premiali;

    in sede di risposta all'interpellanza 2-01063, il 15 gennaio 2021 il Governo ha sottolineato che «la particolare, difficile condizione nella quale versa il sistema economico e sodale, così gravato dal COVID, consiglia una gestione prudenziale e flessibile da parte del sistema bancario e da intermediari finanziari dei parametri di definizione di default in ordine alla quantità e ai tempi previsti. Il Governo italiano ha più volte evidenziato questa preoccupazione in sede UE e continuerà a farlo nelle prossime occasioni di confronto a livello comunitario»,

impegna il Governo:

1) a mettere in campo iniziative urgenti ed indifferibili, anche a livello europeo, per dare impulso alla necessaria revisione della disciplina dei crediti in «default» e deteriorati e di quella degli accantonamenti;

2) ad adottare tutte le iniziative necessarie per assicurare liquidità alle imprese e garantirne la solvibilità sino al termine dell'emergenza, prorogando fino al 31 dicembre 2021:

   a) la moratoria su mutui in favore delle micro, piccole e medie imprese;

   b) l'operatività dell'intervento straordinario del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese previsto dall'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020, valutando altresì l'incremento della garanzia piena fino a 50.000 euro e dell'estensione della durata temporale del prestito fino a 12 anni;

   c) l'operatività del Fondo patrimonializzazione piccola media impresa, di cui all'articolo 26 del decreto-legge, n. 34 del 2020, valutando altresì la possibilità di abbassare le soglie di accesso al fondo da 5-10 milioni di euro a 2 e 5 milioni di euro;

   d) l'operatività delle disposizioni di cui all'articolo 32 del decreto-legge n. 34 del 2020 in materia di garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze – Gacs;

3) ad adottare iniziative per introdurre misure, anche premiali, volte a favorire e rafforzare soluzioni negoziali nella giustizia civile, al fine di dirimere i rischi di esplosione del contenzioso in materia di contratti commerciali, sfratti non abitativi e licenziamenti, tramite percorsi alternativi di risoluzione delle controversie, come mediazione, negoziazione e conciliazione, assicurando la parità tra le parti negoziali;

4) ad adottare iniziative per rafforzare le misure esistenti per concorrere all'assorbimento delle perdite e al consolidamento del debito delle imprese, anche con riferimento alle filiere che caratterizzano il tessuto produttivo italiano.
(1-00462) «Pettarin, Baldelli, D'Ettore, Squeri, Giacometto, Barelli, Torromino, Baldini, Porchietto, Polidori».


   La Camera,

   premesso che:

    dal 1° gennaio 2021 sono in vigore le nuove regole in base alle quali le banche classificano in stato di default prudenziale i debitori, previste dal regolamento delegato (UE) n. 171/2018 della Commissione europea del 19 ottobre 2017, che individua la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato, riducendo sensibilmente – dal 5 all'1 per cento – la cosiddetta soglia relativa; il regolamento delegato (UE) 2018/171 stabilisce che un'esposizione creditizia scaduta va considerata rilevante quando l'ammontare dell'arretrato supera entrambe le seguenti soglie: la cosiddetta soglia assoluta, fissata in 100 euro per le esposizioni al dettaglio e 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio, e la cosiddetta soglia relativa, fissata all'1 per cento dell'esposizione complessiva verso una controparte;

    superate entrambe le soglie, prende avvio il conteggio dei novanta giorni consecutivi di scaduto oltre i quali il debitore è classificato in stato di default, che permarrà per almeno ulteriori novanta giorni a far data dal momento in cui il cliente regolarizza verso la banca l'arretrato di pagamento e/o rientra dallo sconfinamento di conto corrente;

    in base alle nuove regole è anche previsto il blocco dei pagamenti con addebito diretto sul conto corrente nel caso in cui il cliente, sia esso un'impresa o una famiglia, non abbia adeguata disponibilità, rendendo, di conseguenza, il cliente «moroso» nei confronti del titolare della domiciliazione bancaria;

    è opportuno, inoltre, ricordare che le nuove regole si applicano singolarmente a ciascuno dei rapporti di credito con la banca, e, pertanto, uno sconfinamento su un conto potrebbe condurre alla classificazione in default anche in presenza di giacenze su altri rapporti presso il medesimo istituto; la nuova definizione di default non modifica nella sostanza i criteri sottostanti alle segnalazioni alla Centrale dei rischi, utilizzate dagli intermediari nel processo di valutazione del «merito di credito» della clientela, ma può avere riflessi sulle relazioni creditizie fra gli intermediari e la loro clientela, la cui gestione, come in tutte le situazioni di default, può comportare l'adozione di iniziative per assicurare la regolarizzazione del rapporto creditizio;

    l'Associazione bancaria italiana, Unimpresa e altre associazioni di imprese e consumatori hanno fatto presente che sin dal momento in cui nel 2015 sono state avviate da parte dell'autorità bancaria europea le attività dirette alla definizione delle nuove regole in materia di default, erano emerse in modo evidente/nelle risposte alle consultazioni pubbliche, l'eccessiva rigidità delle soglie indicate, le potenziali ricadute negative e i rischi connessi all'eventuale applicazione delle nuove regole;

    ora, con la vigenza delle nuove norme, sia per le famiglie che per le piccole e medie imprese c'è il rischio concreto non solo di una improvvisa mancanza di piccola liquidità, derivante dallo «stop» improvviso ai conti in rosso, ma anche di una significativa stretta al credito, oltre al fatto che l'entrata in vigore dei nuovi parametri può avere comportato una condizione di insolvenza per le imprese anche laddove la situazione debitoria sia rimasta invariata;

    secondo una stima di Confesercenti effettuata rispetto ai dati dell'ultimo trimestre del 2020, le piccole e medie imprese a rischio di default a causa delle nuove regole ammonterebbero a quarantaduemila, un numero enorme che avrà conseguenze drammatiche anche in termini occupazionali;

    nella sua audizione alla Commissione Parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, svolta il 10 febbraio, il Governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco ha affermato che «Maggiori margini di flessibilità nell'applicazione delle regole prudenziali, anche in materia di crediti deteriorati, sono stati introdotti negli ultimi mesi; altri se ne possono individuare. È tuttavia essenziale che essi non mettano in discussione la capacità delle banche di finanziare adeguatamente l'economia, in particolare nella fase complessa dell'uscita dall'emergenza sanitaria.»;

    in merito all'entrata in vigore della nuova disciplina, inoltre, Visco ha evidenziato come questa sia «coincisa con un periodo di incertezza economica legata alla pandemia da Covid-19. A fronte dell'impossibilità di posporre la sua applicazione a causa della mancanza di sostegno da parte degli altri paesi europei, nei quali in molti casi già si applicavano criteri più severi rispetto a quelli in vigore in Italia, la Banca d'Italia ha utilizzato le leve a sua disposizione per facilitare, nell'attuale quadro congiunturale, la transizione al nuovo regime. Per gli intermediari finanziari non appartenenti a gruppi bancari e per i gruppi finanziari è stato previsto un periodo transitorio in base al quale alcuni dei criteri antecedenti la nuova norma rimangono in vigore fino al 31 dicembre 2021.»;

    le nuove regole europee sul debito si risolveranno in un ulteriore aggravio della condizione patrimoniale di cittadini e imprese, già duramente colpiti dalla pandemia e, in ultima analisi, incideranno in maniera molto negativa sulla stabilità dell'intero sistema economico e produttivo nazionale;

    dopo anni in cui il rapporto tra nuovi non performing loans (Npl) totale dei prestiti era rimasto su valori molto bassi, attorno all'uno per cento, contro i picchi attorno al sei per cento registrati nel 2009 e nel 2013, e in un momento in cui i bilanci bancari non hanno ancora risentito in misura significativa della crisi pandemica, si teme ora una nuova ondata di crediti deteriorati;

    sinora infatti, l'aumento dei crediti deteriorati è stato contenuto da diversi fattori: in primo luogo gli Npl si manifestano fisiologicamente con un certo ritardo rispetto alle difficoltà dell'economia; inoltre, le moratorie – sia quelle ex lege sia quelle concesse autonomamente dalle banche – e l'offerta di garanzie pubbliche sui prestiti hanno evitato la trasmissione dello shock al credito e ai tassi di interesse; in terzo luogo, hanno contribuito le misure di politica economica – il sostegno ai redditi delle famiglie e all'attività di impresa – grazie alle quali il reddito disponibile si è contratto meno del prodotto interno lordo, infine, le misure espansive di politica monetaria poste in essere dalla Bce hanno mantenuto i tassi d'interesse su livelli molto bassi, contenendo l'aumento delle spese per interessi di famiglie e imprese;

    i dati riferiti alla prima metà del 2020 evidenziano la mancata riduzione dei crediti non performanti dovuta principalmente alla riduzione delle vendite di crediti deteriorati e all'attività di ristrutturazione delle banche, nonché alle nuove insolvenze;

    all'aumento dei crediti deteriorati le banche risponderanno molto probabilmente con una nuova stretta creditizia che rischia di infliggere il colpo di grazia a migliaia di lavoratori e aziende in sofferenza;

    in Italia la principale causa delle difficoltà nella riduzione degli Npl è da rintracciare nei ritardi della giustizia civile, sia per quanto riguarda il recupero dei crediti, sia per quanto riguarda il rapido avvio delle procedure di ristrutturazione d'impresa — che si tradurrebbero anche in maggiore produzione e occupazione, sia rispetto alle procedure per la fissazione del prezzo offerto dagli acquirenti di Npl nelle operazioni di cessione;

    nella lettera inviata il 15 marzo 2021 al Governo e al Governatore della Banca d'Italia, l'Associazione bancaria italiana ha evidenziato che «Il prolungarsi della crisi sanitaria determinata dalla diffusione del COVID-19 continua a incidere negativamente sulle attività di impresa e allontana per molte di esse la ripresa. Tale grave situazione ha evidenti rilevanti impatti non solo economici ma anche sociali (...) In questa difficile congiuntura, è quindi ancora fondamentale sostenere le imprese, evitando che esse perdano capacità produttiva in vista della soluzione della pandemia, attraverso lo sviluppo della campagna vaccinale nei paesi membri dell'Unione europea (...). In particolare, con riferimento al tema della liquidità, è necessario che le banche possano accordare a famiglie e imprese nuove moratorie di pagamento dei finanziamenti e prorogare le moratorie in essere, senza l'obbligo di classificazione del debitore in forborne o, addirittura, in default secondo la regolamentazione europea in materia; riattivando la flessibilità che l'EBA aveva concesso alle banche europee all'inizio della crisi economica»;

    sono mancate sinora sia campagne di informazione, sensibilizzazione e assistenza ai clienti, sulle implicazioni della nuova disciplina, sia l'adozione di misure tese a comprendere il cambiamento in atto al fine di prevenire possibili inadempimenti non connessi con la difficoltà finanziaria dei debitori, con particolar riguardo alla clientela che avrebbe potuto presentare un maggior rischio di classificazione in default in seguito all'entrata in vigore della nuova definizione;

    la Banca d'Italia, resasi conto della scarsità di informazioni e del quadro poco chiaro sulla reale portata delle modifiche alla definizione di default dal punto di vista della clientela, ha adottato una comunicazione rivolta alle banche, agli istituti di credito e intermediari finanziari per chiedere agli operatori di adoperarsi per assicurare la piena consapevolezza da parte dei clienti sull'entrata in vigore delle nuove regole e sulle conseguenze relative alle dinamiche dei rapporti contrattuali; il quadro nazionale testimonia, infatti, una situazione nella quale la maggior parte degli utenti non sono stati messi a conoscenza in modo adeguato e con la dovuta tempistica degli avvenuti cambiamenti anche per favorire la comprensione dei possibili effetti dell'entrata in vigore delle nuove disposizioni;

    il contesto economico dell'economia europea legato alla pandemia in atto è particolarmente critico, nel corso dello svolgimento un question time in Assemblea il 18 novembre 2020, il Ministro dello sviluppo economico affermava di ritenere «più che giustificate e condivise anche dal Governo le preoccupazioni» rispetto all'applicazione dei nuovi parametri;

    il 23 novembre veniva presentata dai parlamentari europei di Ecr un'interrogazione prioritaria alla Commissione europea per chiedere di rinviare l'entrata in vigore della nuova normativa Eba sui default dei creditori, prevista – come noto – per il 1o gennaio 2021;

    l'ordine del giorno 9/02670-A/023 presentato dal Gruppo Fratelli d'Italia il 1o aprile nell'ambito dell'esame parlamentare della legge europea, volto a impegnare il Governo «a intraprendere, anche in sede comunitaria, ogni misura necessaria volta a rivedere le nuove regole previste dall'EBA, al fine di scongiurare un ulteriore aggravio delle condizioni di famiglie e imprese, vessate a sufficienza dalla drammatica situazione economica e sociale dovuta alla pandemia», è stato oggetto di una secca bocciatura;

    alla luce di quanto su esposto, è quanto meno necessario rinviare alla conclusione della pandemia in atto la nuova regolamentazione che rischierebbe, in piena pandemia, di produrre effetti molto negativi sui risparmiatori e sulle aziende, nonché sul sistema del credito, mentre per contro occorre un sistema bancario espansivo a sostegno della ripresa economica,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative, nelle opportune sedi dell'Unione europea, affinché siano ampliati i parametri stabiliti dall'Autorità bancaria europea, al fine di prevedere piani di ammortamento finanziari più ampi riferiti alle esposizioni, scongiurando l'accumulazione di crediti deteriorati;

2) ad attivarsi nelle sedi competenti rispetto alle problematiche sollevate in premessa e, in particolare, per sostenere il credito a favore delle piccole e medie imprese, e, con esse, una parte fondamentale del tessuto produttivo nazionale;

3) ad assumere le iniziative di competenza affinché le banche e gli istituti di credito assicurino la piena consapevolezza da parte dei clienti sull'entrata in vigore delle nuove regole e sulle conseguenze relative alle dinamiche dei rapporti contrattuali;

4) a valorizzare, anche con apposite iniziative di carattere normativo, la funzione delle banche popolari – che sono nella media le più patrimonializzate e, conoscendo il territorio, quelle caratterizzate da minori sofferenze – sulla cui redditività grava come un macigno la pesantezza degli adempimenti, la maggior parte dei quali pretesi dall'Unione europea e dalle conseguenti norme di recepimento che non paiono rispettare il principio costituzionale europeo di proporzionalità;

5) ad adottare iniziative per tutelare il modello cooperativo di banca – una ricchezza da preservare, nell'interesse prima di tutto dell'economia e di una economia, in particolare, come quella italiana – atteso che salvaguarda il sistema bancario dalla conquista da parte della finanza internazionale, regolarmente avvenuta dopo la riforma delle banche popolari, con conseguente trasferimento di «fiumi» di risorse in mani estere;

6) a verificare in sede europea la convenienza a costituire bad bank che abbiano come obiettivo principale quello di ripulire i bilanci delle banche dai crediti deteriorati, i cui importi sono destinati ad aumentare in modo esponenziale nei prossimi anni in conseguenza della crisi sanitaria in atto;

7) ad assumere tutte le iniziative necessarie per la riduzione dei tempi della giustizia civile, in particolare attraverso interventi di rafforzamento organizzativo, degli organici e delle dotazioni informatiche, al fine di consentire il rapido smaltimento dei crediti deteriorati in eccesso, evitando che gravino sugli istituti bancari e sul sistema produttivo nel suo complesso;

8) ad adottare iniziative nelle competenti sedi europee per la modifica del Temporary Framework, con l'estensione a 15 anni, rispetto agli attuali 6, del limite temporale per gli aiuti di Stato sotto forma di garanzia sui prestiti.
(1-00463) «Lollobrigida, Meloni, Foti, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2020 a 2,7 milioni di persone dell'Unione europea è stato diagnosticato il cancro e 1,3 milioni di persone hanno perso la vita a causa di esso. L'Europa, pur rappresentando un decimo della popolazione mondiale, conta un quarto dei casi di cancro nel mondo. Si stima che entro il 2035 il cancro diventerà la principale causa di morte nell'Unione europea con un incremento di vite perse oltre il 24 per cento e con un impatto economico superiore ai 100 miliardi di euro all'anno. Inoltre, la pandemia da COVID-19 ha avuto ripercussioni negative sulla cura della malattia oncologica, interrompendone la prevenzione ed il trattamento e ritardandone la diagnosi;

    l'Unione europea lavora da decenni per combattere il cancro, introducendo azioni volte a salvare e prolungare vite umane. L'ultimo piano d'azione europeo in materia è stato sviluppato all'inizio degli anni '90 e da allora si sono registrati importanti progressi nel trattamento della malattia. La ricerca e l'innovazione, insieme alle tecnologie digitali, hanno contribuito a migliorare la prevenzione, la diagnosi e la cura del cancro. Inoltre, per massimizzare il potenziale delle nuove tecnologie e delle scoperte scientifiche, eliminando le disuguaglianze in termini di accesso alla conoscenza, prevenzione, diagnosi e cura della malattia, è necessaria una maggior cooperazione tra gli Stati membri;

    per rispondere a queste esigenze, la Commissione europea ha predisposto e presentato il 3 febbraio 2021 il primo «Piano Europeo di lotta contro il cancro». Esso contiene azioni concrete ed ambiziose che sosterranno, coordineranno ed implementeranno gli sforzi degli Stati membri per alleviare le sofferenze causate dalla malattia. L'obiettivo del piano è quello di affrontare l'intero decorso della patologia ed è strutturato in quattro aree di intervento e dieci iniziative faro;

    le quattro aree di intervento sono così suddivise:

     1) prevenzione: il Piano europeo mira a sensibilizzare ed affrontare i principali fattori di rischio, come il tabacco, il consumo eccessivo di alcool, l'inquinamento ambientale, l'obesità, la mancata attività fisica e l'esposizione a sostanze pericolose e cancerogene, introducendo per ciascuna di queste aree azioni specifiche volte a ridurne l'impatto sulla salute della persona e sui sistemi sanitari;

     2) individuazione precoce della patologia, inserendo un nuovo programma di screening per il carcinoma alla mammella, alla cervice ed al colon retto, che garantisca al 90 per cento della popolazione europea, che ne soddisfi i requisiti, la possibilità di accedervi entro il 2025;

     3) diagnosi e trattamento, introducendo azioni volte ad affrontare le disparità di accesso alle cure e ai farmaci, prevedendo l'istituzione di «Reti di riferimento» che condivideranno e faciliteranno lo scambio di informazioni diagnostiche tra i centri oncologici di ciascuno Stato membro. Inoltre, per migliorare il tracciamento diagnostico, nonché la comprensione della patologia, è stata avviata l'iniziativa europea «UNCAN.eu»;

     4) qualità di vita dei pazienti oncologici e dei sopravvissuti alla malattia, adottando misure e programmi volti a facilitarne l'integrazione sociale ed il reinserimento sul posto di lavoro;

    il Piano sarà sostenuto dal nuovo programma EU4Health, il quale fornirà agli Stati membri 4 miliardi di euro per affrontare le sfide contro il cancro. Inoltre, sarà incrementato da ulteriori fondi come quelli del quadro di ricerca ed innovazione Orizzonte Europa (2 miliardi di euro), del programma Erasmus+ (fino a 500 milioni di euro) e del programma Europa digitale (250 milioni di euro). Infine, gli Stati membri potranno ricorrere al Next Generation EU per sostenere la lotta al cancro e la ricerca scientifica (672,5 miliardi di euro). Inoltre, la Commissione offrirà prestiti e finanziamenti azionari per investimenti in ospedali, cure primarie e case di comunità, sanità elettronica, personale sanitario, servizi e cure innovative;

    per facilitare l'utilizzo degli strumenti di finanziamento per gli investimenti nell'oncologia, la Commissione istituirà un meccanismo di condivisione delle conoscenze volto ad informare ciascun Stato membro sui diversi meccanismi di finanziamento e sulle relative modalità di accesso;

    per allineare le azioni e le politiche in tutte le istituzioni europee, la Commissione creerà un «gruppo di attuazione del piano contro il cancro» per discutere e riesaminare l'attuazione del piano europeo;

    il Piano europeo sarà riesaminato entro la fine del 2024 per valutare se l'azione intrapresa sia stata sufficiente per il raggiungimento degli obiettivi oppure se servano misure aggiuntive;

    il Piano europeo rappresenta una strategia ambiziosa che offre specifiche soluzioni per soddisfare i diversi bisogni. La pandemia ha dimostrato un'enorme collaborazione, spirito di solidarietà ed unità, che potrebbero essere presi come riferimento per la prevenzione, il trattamento e la cura del cancro. Quest'ultima, infatti, non deve essere esclusivamente una responsabilità del sistema sanitario, ma è necessario un impegno comune di tutte le istituzioni, settori e portatori di interesse. Insieme, si può invertire la crescita della malattia, garantendo un futuro più sano e sostenibile per tutti;

    ulteriore declinazione del Piano europeo contro il cancro, è il piano d'azione Samira – presentato il 5 febbraio 2021. Trattasi di un pacchetto di azioni volto a migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari anche per la cura del cancro oltre che di alte malattie; il piano è volto a garantire ai cittadini dell'Unione europea accesso, in campo medico, a tecnologie radiologiche e nucleari di alta qualità nel rispetto dei massimi standard di sicurezza. Le tecnologie nucleari e radiologiche svolgono un ruolo strategico nella lotta contro il cancro: la mammografia, la tomografia computerizzata e altre forme di diagnostica per immagini in fase di diagnosi e cura, la radioterapia come trattamento oncologico e l'impiego della medicina nucleare svolgono un ruolo centrale in oncologia;

    in questa prospettiva Samira si propone di raggiungere 3 obiettivi fondamentali: a) garantire l'offerta di radioisotopi per uso indico: dando vita un'iniziativa europea che riunirà i centri specializzati nei radioisotopi (Ervi - European Radioisotope Valley Initiative) al fine di mantenere la leadership mondiale dell'Europa nell'offerta di radioisotopi; b) migliorare la qualità e la sicurezza delle radiazioni in medicina ponendo in essere una specifica iniziativa europea sulla qualità e sicurezza delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti; c) agevolare l'innovazione e lo sviluppo tecnologico delle applicazioni mediche delle radiazioni ionizzanti;

    per l'Italia «i numeri del cancro 2020» ovvero il rapporto annuale dell'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) e Associazione italiana dei registri tumori ha evidenziato 377.000 nuove diagnosi di cancro (195.000 uomini e 182.000 donne);

    i tumori più diagnosticati sono: cancro della mammella (54.976), colon retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.492). Questi cinque tumori rappresentano oltre il 53 per cento di tutte le nuove diagnosi;

    oggi in Italia convivono con il cancro 3,6 milioni, un incremento di quasi il 40 per cento rispetto al 2010. Nelle donne la sopravvivenza a 5 anni raggiunge il 63 per cento, mentre negli uomini il 54 per cento;

    i pazienti affetti da tumori gastro-intestinali metastatici hanno lamentato disparità di trattamento rispetto alla presa in carico e all'accesso alle cure oggi disponibili per migliorare la qualità della vita;

    negli ultimi 7 anni, a cavallo delle ultime due legislature, l'Intergruppo parlamentare «Insieme per un impegno contro il cancro» frutto della volontà del Gruppo «La Salute un bene da difendere, un diritto da promuovere», coordinato da Salute donna onlus, ha favorito il dialogo fra il Parlamento e molte associazioni di pazienti presenti nel campo dell'oncologia portando all'evidenza di numerosi parlamentari la necessità di intervenire in modo organico e strategico sulla materia. Un Accordo di legislatura in 15 punti è stato redatto e condiviso dalle 36 associazioni, di pazienti che hanno aderito al Gruppo, è stato condiviso con tutti i gruppi politici in lizza per le elezioni del 2018 e successivamente i relativi contenuti sono confluiti in atti di indirizzo politico approvati con voto unanime sia alla Camera che al Senato,

impegna il Governo:

1) a sostenere in tutti i modi e le sedi possibili il Piano europeo contro il cancro e il piano Samira sull'impiego delle tecnologie radiologiche e nucleari, declinandoli in un Piano oncologico nazionale (Pon) che coinvolga il Ministero della salute, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministero della transizione ecologica e le regioni;

2) a prevedere nel Piano oncologico nazionale dei precisi indicatori validi per valutare le performance delle regioni sui temi dell'uniformità della presa in carico e cura dei pazienti;

3) a prevedere nel Piano oncologico nazionale specifiche sezioni dedicate alla presa in carico e cura dei pazienti metastatici;

4) a verificare, per quanto di competenza, lo stato di attuazione in Italia degli screening oncologici, delle reti oncologiche (in base all'Accordo Stato-regioni del 17 aprile 2019) e di tutti i modelli organizzativi per la presa in carico dei pazienti oncologici ed onco-ematologici, al fine di verificare l'eventuale mancato raggiungimento degli obiettivi sulla governance del cancro;

5) a verificare se parte delle risorse del piano di Next Generation EU potranno essere riservate alla realizzazione degli obiettivi del piano oncologico europeo;

6) a promuovere e a facilitare la ricerca clinica sui farmaci oncologici innovativi e sulle nuove tecnologie, quali l'immunoterapia, le Car-t e le terapie radiocellulari di ultima generazione, anche al fine di attrarre investimenti presso le eccellenze scientifiche del nostro Paese;

7) ad adottare iniziative di competenza per rendere più brevi possibili i tempi per l'accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati da Aifa;

8) ad utilizzare i fondi di Next Generation Europe per ammodernare la dotazione tecnologica per gli screening diagnostici, la chirurgia e le attività di medicina nucleare;

9) a portare a compimento il Registro nazionale tumori assicurando un corretto conferimento dei dati regionali in unico e funzionate database nazionale;

10) ad adottare le iniziative di competenza per istituire in ogni unità complessa di oncologia un servizio di psicooncologia riservato ai pazienti e ai familiari procedendo, il prima possibile, al riconoscimento della psiconcologia come professione sanitaria;

11) ad adottare le iniziative di competenza per attuare in modo definitivo la legge n. 29 del 22 marzo 2019, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 5 aprile 2019, recante «l'istituzione e disciplina della Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di sorveglianza e del referto epidemiologico per il controllo sanitario della popolazione» attraverso un corretto conferimento dei dati regionali in unico e funzionale database nazionale;

12) a favorire una sempre maggiore connessione fra le autorità sanitarie e regolatorie nazionali, e le associazioni dei pazienti, al fine di assicurare un regolare utilizzo dei Patient Reported Outcomes (Pro) ovvero gli esiti riferiti al paziente, un approccio metodologico volto a cogliere il punto di vista fisico, mentale e sociale del paziente su un trattamento o una tecnologia sanitaria;

13) a prevedere iniziative per la conservazione del posto di lavoro e per un pieno reinserimento al lavoro dei pazienti oncologici.
(1-00464) «Vanessa Cattoi, Comaroli, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Panizzut, Paolin, Sutto, Tiramani, Zanella».


   La Camera,

   premesso che:

    diversamente dalle aspettative, il manifestarsi della cosiddetta «terza ondata» della crisi pandemica ha generato la revisione al ribasso dei principali indicatori economici dei Paesi europei, Italia compresa;

    secondo la recente relazione del Centro studi di Confindustria le aspettative del prodotto interno lordo per il 2021 sono crollate dal +4,8 per cento del settembre 2020 all'attuale stima del +4,1 per cento e nella nuova previsione è inclusa una componente dello +0,7 per cento dovuta all'apporto del piano Next generation EU;

    la stessa relazione stima che la crescita, rispetto al 2019, potrà verificarsi solo al termine del 2022, mentre in Germania tale crescita è annunciata già a fine 2021;

    la scarsa fiducia degli italiani si sta traducendo nell'immobilizzazione dei capitali, come indica la crescita dei volumi dei depositi dei conti correnti bancari;

    la ripresa italiana sarà probabilmente legata ancora una volta alla locomotiva dell'export, mentre la domanda interna avrà difficoltà a ripartire;

    il piano del Governo, raccogliendo solo in parte le indicazioni europee, punta sulla digitalizzazione e la transizione ecologica, mentre vi sono interi settori tradizionali della piccola e impresa, microimpresa, come il settore Ho.Re.Ca. o attività economiche non organizzate in forma di impresa, che costituiscono l'ossatura dell'economia italiana o comunque un'importante forma di integrazione al reddito, soprattutto in aree del Paese dove non vi è altra possibilità di instaurare fonti di profitto alternative, che sono fermi ormai da 12 mesi o hanno lavorato ad intermittenza;

    tale intermittenza ha causato una debolezza finanziaria e la volontà di alienare le attività stesse, favorendo lo shopping della criminalità organizzata ed il pericolo di spopolamento di aree montane ed isole minori, e difficilmente la teoria della distruzione creatrice schumpeteriana si potrà applicare a queste imprese;

    in questo contesto il quarto rapporto per il 2020 dell'organismo permanente di monitoraggio ed analisi sul rischio di infiltrazione nell'economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso del Ministero dell'interno indica come «L'analisi operata dalla Guardia di Finanza e dalla Direzione Investigativa Antimafia sulle segnalazioni di operazioni sospette (SOS) ha evidenziato un significativo incremento, rispetto al 2019, del flusso di segnalazioni pervenute all'Unità di Informazione Finanziaria (UIF) durante il periodo pandemico, dato che – alla luce del blocco delle attività commerciali e produttive imposto dal Governo nella scorsa primavera – appare particolarmente indicativo»; in particolare detto rapporto precisa che: «nel periodo 1° marzo - 15 ottobre 2020, sono pervenute all'Unità di Informazione Finanziaria ben 67.382 segnalazioni, con un incremento, rispetto al medesimo periodo dell'anno precedente, superiore all'8 per cento. Tale incremento, corrispondente a 5.011 comunicazioni, risulta, peraltro, interamente riferibile alla categoria del riciclaggio. L'incidenza delle segnalazioni riguardanti tale “settore”, infatti, raggiunge il 99,2 per cento del totale, registrando, in termini assoluti, un aumento pari al 9,2 per cento»;

    le difficoltà commerciali, creditizie e, più in generale reddituali rischiano di acuirsi ulteriormente a seguito dell'introduzione dal 1° gennaio 2021 delle nuove regole dell'European Banking Authority (EBA/GL/2016/07 ed atti successivi), poiché le nuove ipotesi di individuazione dello stato di «default» obbligano il debitore a rientrare delle esposizioni bancarie entro 90 giorni se lo sconfinamento supera il limite dei 500 euro e contestualmente, è esposto nei confronti dello stesso soggetto creditore oltre l'1 per cento; detta normativa diventa ancor più stringente se il debitore appartiene alle piccole e medie imprese; la soglia di rientro obbligatorio dallo «sforamento» si assottiglia a 100 euro in caso di esposizioni al dettaglio (finanziamenti fino ad 1 milione di euro da parte di persone fisiche e piccole e medie imprese);

    l'applicazione di tale meccanismo, concepito prima della crisi pandemica e la cui applicazione in Italia già scontava i ridotti tassi di crescita dell'economia italiana dalla precedente crisi del 2008, rischia di creare ulteriori difficoltà alle aziende che tentano faticosamente di risalire la china e spingerle a rivolgersi a fonti di finanziamento illegali, come del resto già paventava il predetto rapporto del Ministero dell'interno;

    ad ogni modo, anche se l'istituto di credito decidesse di non applicare le norme, rimane fermo il principio per il quale l'aggravarsi del grado di solvibilità del cliente grava direttamente sui fondi rischi bancari, influendo negativamente sui rendimenti; tali difficoltà vanno ad aggiungersi a quelle create dall'introduzione della normativa in tema di Npl e dagli ostacoli ai salvataggi bancari frapposti dalla Commissione europea;

    in un'economia fortemente depressa per carenza di domanda diventa fondamentale introdurre nuovo potere d'acquisto, per dare prospettive di futuro a famiglie ed imprese e seguire la strada del «superbonus 110 per cento» i cui benefici sono stati validati dalla Business School - Openeconomics che stima un incremento in termini di Ires ed Iva di 811 milioni di euro ed un valore aggiunto che permette alla misura di autofinanziarsi;

    il «superbonus» applica in forma embrionale i principi della «moneta fiscale» e ne rafforza con un'analisi empirica, la validità delle ipotesi teoriche, rendendola una valida possibilità di finanziamento alternativa,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni utile iniziativa per il sostegno economico a famiglie ed imprese in termini di credito e liquidità per sostenere i consumi e la domanda interna, in particolare:

  a) verificando e vincolando l'uso delle garanzie di Stato all'effettivo rilascio di nuovi prestiti verso privati;

  b) sostenendo la diffusione e circolarizzazione dei crediti fiscali e adottando ogni utile iniziativa finalizzata al rafforzamento ed ampliamento del mercato di scambio di tali crediti, al fine di fornire uno strumento patrimoniale in grado di alleggerire la pressione finanziaria, in questo momento di difficoltà, per i privati;

  c) promuovendo in ambito europeo la sospensione del «calendar provisioning» e di una revisione nella definizione di default;

  d) promuovendo le moratorie e garanzie, in particolare, in favore delle piccole e medie imprese;

2) ad adoperarsi in ambito europeo: per una corretta implementazione degli «aiuti di Stato», al fine di inquadrare tali aiuti nel perimetro degli «aiuti per eventi eccezionali», ambito entro il quale non sussistono limiti di importo autorizzabili dalla Commissione europea, rispetto all'attuale Temporary Framework di aiuti come «rimedio ad un grave turbamento dell'economia» che presenta il limite massimo di 800.000 euro in termine di plafond di aiuti richiedibili;

3) a promuovere in ambito nazionale iniziative per:

  a) istituire un fondo nazionale, in capo a MEF/CDP/Poste Italiane, finalizzato alla gestione e remunerazione (tasso minimo >0 per cento) della raccolta privata italiana, al fine di monetizzare tranche dedicate di titoli di Stato italiani, emessi per sostegno diretto a famiglie ed imprese, colpite dalla pandemia, con accredito diretto su conti correnti postali dedicati;

  b) rafforzare il ruolo di Amco nella gestione di titoli cartolarizzati per continuare il processo di de-risking in atto già dal 2017;

  c) promuovere l'istituzione di un polo bancario nazionale, che racchiuda gli istituti già partecipati dallo Stato (PopBari, Carige, Mps) in sinergia con Bancoposta/Poste;

  d) tutelare e valorizzare le sinergie tra le attività produttive nazionali, utilizzando la «golden rule» per difendere le imprese nazionali strategiche dai tentativi di acquisizione provenienti dall'estero;

  e) sostenere le imprese a rischio di chiusura/cessione dell'attività a mani terze straniere, in particolare nell'ambito dei servizi turistici ed alberghieri, con sovvenzioni a fondo perduto o prestiti a lungo termine a tassi agevolati, rimborsabili anche tramite crediti fiscali;

  f) istituire un'agenzia italiana del debito pubblico, che rispecchi quanto fatto in Germania, con «trattenuta» di porzioni di emissioni di debito pubblico italiano, nei casi in cui la domanda del mercato si discosti sostanzialmente da quanto offerto dal Mef, preferendo in ogni caso l'allocazione del debito pubblico in ambito nazionale, piuttosto che straniero;

  g) costituire, anche attraverso contributi di solidarietà da parte delle categorie che non hanno subito gli effetti della crisi, specifici «fondi di riavvio» che favoriscano la ripresa dei settori più fragili e più duramente colpiti ed il regolare adempimento delle obbligazioni assunte.
(1-00465) «Trano, Sapia, Colletti, Maniero, Cabras, Paxia, Vallascas, Corda, Testamento, Forciniti».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il «bonus cultura» o «18App» è un voucher di 500 euro per l'acquisto di «prodotti culturali» destinato ai giovani che compiono 18 anni, inserito per la prima volta nella legge di stabilità 2016 come messaggio educativo rivolto ai ragazzi: «I 18enni sono un simbolo – dichiarò il Presidente del Consiglio dei ministri pro tempore Matteo Renzi il 1° dicembre 2015 – Vorrei che andassero a teatro. Diamo loro un messaggio educativo come Stato, quello che le mostre sono un valore bello. Diciamo ai ragazzi che sono cittadini e non solo consumatori»;

   il bonus è una iniziativa a cura del Ministero della cultura e della Presidenza del Consiglio dei ministri e permette ai neo diciottenni di usufruire di attività culturali quali cinema, musica, concerti, eventi culturali, libri, musei, monumenti e parchi, teatro e danza, corsi di musica, di teatro o di lingua straniera; a tali possibilità, dal 2020, è stata aggiunta anche quella di abbonarsi ai quotidiani;

   con il cosiddetto decreto Scuola la possibilità di avvalersi del bonus è stata estesa anche ai neo diciottenni extracomunitari con regolare permesso di soggiorno e, a seguito dell'emanazione del decreto attuativo pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 19 febbraio 2020, è stata estesa anche ai diciottenni nati nel 2001;

   dopo mesi di attesa dal 1° aprile 2021 è partita la possibilità di richiedere il «bonus 18 anni» anche per i nati nel 2002, che hanno compiuto la maggiore età nel 2020;

   a fissare i tempi per la registrazione sul portale «18app» è stato il decreto attuativo del Ministero dei beni e delle attività culturali del 22 dicembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 17 marzo 2021. Con un avviso pubblicato sui «social» dedicati all'iniziativa, è stata fissata alla data del 1° aprile alle ore 12 la fase di avvio della procedura di registrazione;

   dopo il ritardo nell'emanazione del decreto attuativo, sono ora definiti i tempi per poter accedere al bonus riconosciuto per le spese culturali;

   come dimostrano i dati forniti dal Ministero della cultura, l'esperienza del bonus è stata molto positiva: la percentuale di adesione è infatti andata aumentando di anno in anno. Nella prima edizione i ragazzi che hanno aderito all'iniziativa sono stati 356.273, nella seconda 416.799 e nella terza di 429.739 su una platea complessiva di circa 500.000 potenziali beneficiari;

   nella classifica dei settori di spesa, in testa si piazzano i libri, con oltre 130 milioni di euro, in seconda posizione i concerti, con 26,8 milioni di euro e in terza posizione, la musica, con quasi 20 milioni, segue il cinema con oltre 16 milioni di euro. A grande distanza la formazione (2,4 milioni), teatro e danza (1,6 milioni), eventi culturali (0,6 milioni) e musei (0,4 milioni);

   la richiesta del «bonus 18App» prescinde dal reddito delle famiglie e non comprende l'acquisto di tablet o pc che è invece previsto, sotto forma di bonus di 500 euro per l'acquisto dei suddetti strumenti informatici per le famiglie con un'Isee equivalente o inferiore ai 20 mila, nei provvedimenti per far fronte all'emergenza da COVID-19;

   come confermano anche i dati 2019, i ragazzi hanno ben compreso l'utilità dello strumento: oltre il 70 per cento è stato speso per l'acquisto di libri e ben 430 mila neo 18enni, ovvero l'85 per cento, ha attivato lo strumento e lo ha utilizzato nei 6.400 esercizi convenzionati. Uno strumento utile per i ragazzi, le famiglie ma anche per gli esercizi commerciali e tutta la filiera che si occupa di cultura, editoria, musei, spettacoli dal vivo e teatro. Nei precedenti tre anni la cifra destinata al bonus è stata di 240 milioni di euro l'anno per una platea di circa 500 mila ragazzi;

   come confermato dalla risposta ad una interrogazione del 16 ottobre 2019 il Governo si è impegnato a recuperare anche per il 2020 la stessa cifra degli anni precedenti: «il Ministro Franceschini, lo scorso 1° ottobre, nell'ambito delle proposte avanzate per la manovra di bilancio, ha chiesto di confermare la misura del bonus cultura, rendendola permanente»;

   dai dati diffusi da Unioncamere e Fondazione Symbola nel rapporto 2014, le imprese del sistema produttivo culturale valgono il 7 per cento del totale e producono il 5,4 per cento della ricchezza prodotta in Italia con un valore di 75 miliardi di euro. Un settore che ha un effetto moltiplicatore sul resto dell'economia. Le imprese del sistema produttivo culturale occupano quasi un milione e mezzo di persone;

   il bonus cultura, «18App», funziona bene, come dimostrano i dati del 2019 ovvero quelli del terzo anno anche grazie alle modalità di attuazione – mediante la piattaforma web e i voucher digitali – che risultano particolarmente in linea con le abitudini dei più giovani;

   la misura, poi, oltre ad agire sul consumo culturale dei ragazzi, ha avuto anche ricadute positive apprezzate dagli esercenti e dai produttori dei beni interessati, primo tra tutti il settore dell'editoria,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per confermare la misura del «bonus» cultura di 500 euro per i giovani neo diciottenni, rendendola, permanente;

   ad adottare iniziative per prevedere un riallineamento tra i neo diciottenni e l'anno in cui poter usufruire del bonus;

   ad adottare iniziative volte a prevedere, nel più breve tempo possibile, l'utilizzo della «18App» anche per l'acquisto delle versioni premium dei quotidiani digitali.
(7-00631) «Toccafondi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   al tribunale di Vicenza il personale operativo ha già ricevuto (su base volontaria) la sua dose di vaccino AstraZeneca a marzo;

   sarebbero circa 130 i vaccinati, tra personale amministrativo e magistrati;

   pur ribadendo la necessità di dare priorità ai più fragili, come recentemente sottolineato anche dal Presidente Draghi, gli avvocati berici, a mezzo del loro presidente dell'ordine avvocato Alessandro Moscatelli, hanno a loro volta chiesto di poter essere vaccinati;

   «Se si ritiene di mettere in sicurezza il comparto giustizia lo si deve fare in maniera complessiva, vaccinando anche gli avvocati in quanto esposti agli stessi rischi dei magistrati e personale amministrativo e forse anche di più considerando i contatti con soggetti terzi» ha dichiarato il presidente Moscatelli dalle pagine del Corriere del Veneto;

   a giudizio dell'interrogante, in effetti, non si spiega un diverso trattamento tra magistrati ed avvocati –:

  se il Governo consideri meritevoli di vaccinazione gli avvocati, al pari dei magistrati e del personale amministrativo del comparto giustizia.
(3-02194)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dal report elaborato dalla struttura del Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 e costantemente aggiornato sul relativo sito internet del Governo, il totale delle somministrazioni di vaccino ai pazienti italiani, aggiornato al 12 aprile 2021, è di 13.032,996, di cui 3.924.664 sono le persone alle quali sono state inoculate 2 dosi di vaccino;

   la suddivisione del numero dei vaccinati per categoria riporta, alla data del 12 aprile 2021, le seguenti specifiche:

    Operatori sanitari e sociosanitari 3.144.988;

    personale non sanitario 521.356;

    ospiti strutture residenziali 591.288;

    over 80 4.578.557;

    forze Armate 243.696;

    personale scolastico 1.110.665;

    altro 2.842.446;

   secondo fonti di stampa, il numero dei pazienti vaccinati e registrati nella categoria risulterebbe troppo alto, soprattutto se si analizzano i dati suddivisi per regioni;

   in alcune di queste ultime, infatti, e segnatamente in Campania, Puglia, Toscana, Sicilia e Calabria, i dati dei vaccinati nella categoria «altro» sono molto alti rispetto al totale. In Sicilia, ad esempio, risultano 349.566 vaccinati nella categoria «altro» su 957.960 vaccinazioni totali. In Calabria 101.174 su 339.109, in Campania 377.614 su 1.093.358, in Toscana 200.004 su 888.777, in Puglia 85.768 su 766.211;

   alla categoria «altro» dovrebbero appartenere alcuni soggetti ai quali somministrare in via prioritaria il vaccino tra i quali i cosiddetti «soggetti fragili», i caregiver o gli over 70, ma proprio sotto questa categoria, secondo fonti di stampa, potrebbero essere stati iscritti soggetti senza alcun diritto alla somministrazione prioritaria del vaccino;

   gli organi di stampa riferiscono che sia il Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 che la commissione bicamerale Parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere abbiano richiesto ad alcune regioni la specifica degli elenchi contenenti i nominativi dei vaccinati appartenenti alla categoria «altro» per verificare a quali soggetti sia stato effettivamente somministrato il vaccino;

   secondo fonti di stampa, in regione Puglia «...il Nucleo degli ispettori sanitari pugliesi teme che quel calderone (la categoria “altro” n.d.r.) potrebbe contenere una buona parte dei cosiddetti “furbetti”: ad esempio mogli e figli di medici, avvocati, impiegati e tutte le persone che – secondo il Nirs, avrebbero ottenuto una somministrazione del vaccino senza averne titolo...Ieri i Nas su delega del pm barese Baldo Pisani hanno acquisito una relazione dei Nirs. L'obiettivo è verificare se corrisponda al vero che una dose su 5 sia stata somministrata a persone che non rientravano nelle categorie via via previste dalle 19 circolari del dipartimento salute...» –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, di quali elementi disponga il Governo in merito alle verifiche richieste dal Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 e se risultino pazienti ai quali siano state inoculate dosi di vaccino senza alcun diritto di priorità.
(5-05774)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPITANIO, MURELLI, BISA, DI MURO, MARCHETTI, MORRONE, PAOLINI, POTENTI, TATEO, TOMASI, TURRI, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, TOMBOLATO, ZANELLA, ZORDAN e RIXI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si è appreso che oltre mille telecamere della multinazionale cinese Hikvision sorvegliano le sale intercettazioni delle procure italiane;

   il 30 gennaio 2017 è stata aggiudicata, a seguito di varie proroghe, errata corrige e chiarimenti, la gara a procedura aperta, suddivisa in tre lotti geografici, indetta dalla Consip spa il 26 novembre 2015 per la «fornitura di Sistemi di Videosorveglianza servizi annessi per le pubbliche amministrazioni», per un valore presunto totale di euro 56.700.000;

   si tratta di forniture destinate ad assicurare, in particolare, la sicurezza del territorio nei comuni e di obiettivi sensibili dello Stato – come sedi governative, tribunali, caserme, ambasciate – e costituite principalmente da dispositivi in rete ed esposti in quanto tali al rischio di possibili minacce informatiche;

   nel bando di gara, Consip aveva dichiarato che «l'iniziativa consentirà alle amministrazioni di acquistare nuovi sistemi e ammodernare quelli esistenti, rappresentando uno strumento utile alla realizzazione dei progetti del Governo sulla sorveglianza e la sicurezza del territorio»;

  le apparecchiature sono state acquistate dal Ministero della giustizia nel 2017 per la messa in sicurezza dei centri dove sono conservati dati estremamente sensibili, frutto delle intercettazioni, di cui deve garantire la segretezza;

   vincitori della suddetta gara sono risultati Fastweb – per i lotti 1 e 3, per un totale di 42,4 milioni di euro – e il raggruppamento temporaneo d'impresa (RTI) tra Finmeccanica, Ingegneria & Software Industriale e Telecom per il lotto 2, per un valore complessivo di 14,3 milioni di euro;

   Fastweb, rifornisce le procure di Piemonte, Valle d'Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto-Adige, Friuli-Venezia Giulia, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. L'appalto da 2,3 milioni di euro tra Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo, Molise, Umbria e Sardegna viene aggiudicato da Tim;

   questi impianti devono sorvegliare i centri intercettazioni, che comprendono gli archivi del materiale raccolto con trojan e cimici, le sale server e gli spazi per l'ascolto. Luoghi da proteggere con misure rafforzate, tanto che, come si legge nel contratto tra il Ministero della giustizia e Tim, occorre prevedere «la predisposizione di un sistema separato» dalla videosorveglianza già installata nelle procure per segregare le reti e impedire incursioni indesiderate;

   Fastweb e Tim, fornitori aggiudicatari dei due lotti maggiori dell'appalto, hanno incluso, tra le telecamere indicate nel listino di fornitura, in larga parte quelle di un produttore cinese, al centro di inchieste in Gran Bretagna, e bandito dalle forniture governative negli Stati Uniti: si tratta dell'azienda Hikvision, che oggi impiega oltre 15 mila dipendenti e vende sistemi di videosorveglianza ad uso governativo, commerciale e militare;

   la Hikvision, è un colosso che ha chiuso il 2019 con un giro d'affari di 57,6 miliardi di renminbi (circa 7,45 miliardi di euro), ed è considerata la più importante e innovativa azienda di videosorveglianza al mondo;

   il regolamento europeo sulla tutela dei dati personali (regolamento (CE) del 27 aprile 2016, n. 679/2016) prevede specifici e stringenti adempimenti da parte delle pubbliche amministrazioni, con l'obbligo di adottare «sistemi adeguati» (articolo 32) per la sicurezza dei dati, con una responsabilità solidale in capo ai fornitori. Le immagini raccolte dai sistemi di videosorveglianza rientrano tra i dati personali che, pertanto, devono offrire adeguate garanzie in materia di sicurezza da ogni tipo di minaccia informatica –:

   se il Governo non ritenga che l'utilizzo di telecamere cinesi di cui in premessa possa rappresentare un rischio per la sicurezza pubblica nazionale.
(4-08907)


   RUFFINO, BOLOGNA, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI, ROSPI e SILLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   le realtà associative rivestono particolare importanza sul piano sociale. La libertà di associazione è riconosciuta a livello costituzionale e le associazioni culturali costituiscono una delle forme attraverso cui si sviluppa la personalità dell'individuo;

   l'articolo 97-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, inserito in sede di conversione dall'articolo 1, comma 1, della legge 13 ottobre 2020, n. 126, prevede che ciascun contribuente possa destinare il due per mille della propria imposta sul reddito delle persone fisiche a favore di un'associazione culturale iscritta in un apposito elenco istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri;

   l'attuazione di tale misura è demandata ad un decreto da adottare dal Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della cultura, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze;

   tale decreto non è ancora stato adottato, malgrado il termine di trenta giorni previsto dalla norma citata sia ampiamente scaduto;

   la mancata attuazione sta destando notevole preoccupazione in molte associazioni, che non conoscono ancora i requisiti ed i criteri che consentiranno l'accesso al beneficio del 2 per mille. Le associazioni temono, inoltre, di non avere il tempo sufficiente per mettere in atto le eventuali misure che si rivelerà necessario adottare;

   il 2 per mille rappresenta un sostegno importantissimo per le associazioni culturali, in un periodo di estrema difficoltà causato dalle note conseguenze della pandemia in corso;

   laddove privati della possibilità di accedere a tale fonte di finanziamento, molti enti rischiano peraltro di sparire, con pregiudizio irreparabile al sistema –:

   se il Governo non intenda considerare prioritaria l'attuazione dell'articolo 97-bis del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, attraverso l'adozione del decreto ivi previsto, consentendo in tal modo alle associazioni culturali di conoscere in tempo utile requisiti e criteri che consentiranno l'accesso al beneficio del 2 per mille.
(4-08908)


   CIABURRO, GALANTINO, VINCI, BUCALO, FRASSINETTI e ALBANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come riportato a mezzo stampa, un'inchiesta della Guardia di finanza ha portato, il 30 marzo 2021, al sequestro di 60 milioni di mascherine FFP2 o simili importate dalla struttura commissariale di emergenza, ai tempi dell'accaduto sotto la dirigenza del dottor Domenico Arcuri;

   i 60 milioni di mascherine sequestrati dalla Guardia di finanza su ordine della procura di Gorizia fanno parte di una fornitura totale di 250 milioni di pezzi, di cui buona parte, 190 milioni, è già stata distribuita o utilizzata;

   secondo indagini a campione effettuate sui lotti dei «Dispositivi di protezione individuale», tali mascherine, rispetto a veri dispositivi FFP2 certificati, hanno una capacità di filtrazione del 9-10 per cento quasi dieci volte inferiore rispetto a quanto dichiarato;

   buona parte delle mascherine sequestrate sono state prodotte da aziende di Wjenzhou, in Cina, come quelle già oggetto dell'inchiesta cosiddetto «mediatori d'oro» condotta dalla procura di Roma;

   come riportato da inchieste giornalistiche trasmesse su emittenti televisive nazionali, in Italia vi è un elevato numero di mascherine non a norma, prive del marchio CE, comunque commercializzabili grazie alla disposizione di cui all'articolo 15 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cosiddetto «Cura Italia»;

   tale disposizione attribuisce all'Inail facoltà di effettuare una procedura di approvazione in deroga delle mascherine commercializzate, basata esclusivamente su prove ed attestazioni documentali, senza alcuna prova dell'effettiva dell'efficacia dei dispositivi di protezione individuale mediante esami in laboratorio, come peraltro testimoniato dalle stesse Faq sul sito dell'ente;

   analoghe disposizioni normative sono state eliminate in buona parte degli altri Paesi membri dell'Unione europea per scongiurare eventuali abusi, rendendo l'Italia mercato particolarmente privilegiato per l'immissione di prodotti non effettivamente a norma;

   sfruttando questa deroga, sono state introdotte in Italia mascherine false, identificate con lotti CE 0865, 2703, 1282 e 2037, corrispondenti ad aziende europee che non possono neppure certificare dispositivi di protezione individuali come mascherine FFP2;

   peraltro, è stata segnalata la presenza, nel mercato italiano, di mascherine protettive per bambini, le quali non esistono ufficialmente e non sono pertanto legali, identificate a codice CE 2834, 0370, 0161 e 2163, in modo contraffatto, come confermato dagli stessi enti certificatori;

   molti di questi Dpi contraffatti, di cui anche al lotto sequestrato dalla Guardia di finanza, sono state date al personale medico sanitario sul territorio nazionale, cagionando il rischio di contagi e focolai;

   la Guardia di finanza ha perquisito la sede di Invitalia, a Roma, indicando come il meccanismo di importazione dei Dpi avrebbe previsto un via libera obbligatorio da parte del Comitato tecnico scientifico;

   in data 2 marzo 2021, in conferenza stampa, il Ministro della salute ha affermato che le mascherine in commercio sul nostro territorio nazionale sono sicure –:

   se il Governo sia conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative abbia oggi promosso, per quanto di competenza, per contrastare la circolazione dei Dpi contraffatti, disponendo l'immediato sequestro di ogni lotto sospetto, con riferimento ai lotti in premessa;

   per quale motivo la certificazione in deroga di cui in premessa sia ancora valida e perché ogni lotto di mascherine commercializzate in Italia non sia soggetto a prove di laboratorio;

   se intenda spiegare e delineare le responsabilità del Comitato tecnico scientifico in materia di approvazione dell'importazione dei Dpi anche rendendo pubbliche tutte le documentazioni connesse alle procedure di approvazione delle importazioni di prodotti stranieri.
(4-08921)


   CIABURRO, GALANTINO e VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un servizio giornalistico di approfondimento politico in materia di occupazioni abusive di immobili, una troupe giornalistica di Rete 4 è stata aggredita da un occupante abusivo e dalla sua compagna in Via Cavallotti, in pieno centro di Cuneo;

   un inquilino abusivo di origini extracomunitarie ha infatti aggredito la troupe, ed in particolar modo la reporter ed il personale di sicurezza, con una pesante catena di ferro, incitato dalla compagna, il tutto ripreso pienamente dalle telecamere dell'emittente;

   durante la colluttazione, l'aggressore ha spaccato i vetri dell'auto dove la reporter si era rifugiata per sfuggire all'aggressione, provocandole graffi ed escoriazioni, mentre la compagna avrebbe forzato l'apertura della vettura per poter aggredire ulteriormente la giornalista, provocandole 20 giorni di prognosi, oltre che un notevole shock psicologico;

   i fatti sono avvenuti a seguito della richiesta, da parte della troupe, di intervistare l'occupante e la compagna, in quanto è dal termine dell'estate 2019 che non solo si rifiutano di corrispondere il canone di locazione al proprietario dell'immobile al termine del contratto di affitto, occupando in modo permanente ed abusivo l'immobile, ma a quanto consta all'interrogante, avrebbero a più riprese aggredito verbalmente e minacciato il proprietario originario, la sua famiglia ed i vicini di casa;

   al termine del periodo di affitto, infatti, il proprietario mirava a trasferirsi nell'immobile con la compagna, possibilità tuttavia negata dal comportamento criminale degli occupanti abusivi, i quali con minacce e violenze hanno di fatto conculcato i diritti e le garanzie costituzionali a tutela della proprietà privata sancite dallo Stato italiano, ponendosi al di sopra ed al di là della legge e senza essere, ad oggi, stati sanzionati ed espulsi dall'abitazione ingiustamente occupata;

   nonostante l'intero fatto sia stato registrato dalle telecamere della troupe, così come le telefonate di minaccia degli occupanti abusivi, nessun provvedimento è stato ancora assunto dalle autorità competenti;

   analoga aggressione si sarebbe verificata sempre ai danni della medesima troupe anche a Monastier di Treviso (Treviso), dove un'occupante abusiva di origini nigeriane, peraltro titolare di decreto di espulsione e con precedenti, avrebbe aggredito giornalista e operatore esattamente in presenza e di fronte ad alcuni agenti dell'Arma dei Carabinieri, senza tuttavia che la stessa abbia ricevuto, a quanto risulta all'interrogante, alcun tipo di sanzione per il reato commesso;

   queste sono solo alcune delle evidenze legate a numerosissime irregolarità in materia di occupazioni abusive, verificatesi a più riprese in Italia, anche molto prima dell'emergenza pandemica da COVID-19;

   nella grande maggioranza dei casi, debitamente documentati da videoregistrazioni, all'occupazione abusiva ed ingiusta dell'immobile, a danno dei legittimi proprietari, i quali devono peraltro accollarsi tutti i costi di mantenimento pur non potendo usufruire dell'immobile medesimo, si aggiungono le minacce fisiche e psicologiche mosse dagli occupanti verso i legittimi proprietari, senza alcun freno ed al di sopra di ogni forma di ordine costituito –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per porre rimedio alle gravi violazioni dello Stato di diritto delineate in premessa, tutelando i proprietari degli immobili e adottando tempestive iniziative, per quanto di competenza, per il ripristino di contesti di legalità.
(4-08924)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato a mezzo stampa su numerose testate giornalistiche, la direzione salute e integrazione sociosanitaria della regione Lazio ha stabilito la sospensione dei ventilatori polmonari per le terapie intensive modello «Aeonmed VG70» in quanto «privi del marchio CE e non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente»;

   i ventilatori sarebbero stati acquistati dalla Protezione Civile in data 13 marzo 2020, nelle 140 unità, dalla società cinese Silk Road Global Information Limited, controllata dall'associazione cinese Silk Road Cities Alliance, associazione legata al Governo di Pechino per la promozione della strategia «One Belt, One Road»;

   il presidente onorario della predetta associazione, secondo quanto riportato a mezzo stampa, è l'ex Presidente del Consiglio dei ministri Massimo d'Alema, unico italiano nel board, in stretta cooperazione con Li Zhaoxing, ex Ministro degli affari esteri cinese, Zhao Qizheng, ex direttore dell'ufficio d'informazione del Consiglio di Stato, organo legato a pratiche di propaganda e censura nel regime cinese, nonché Zhang Wenkang, ex Ministro della sanità cinese, rimosso dal regime di Pechino nel 2003 con l'accusa di aver nascosto la pandemia Sars;

   sempre secondo l'inchiesta giornalistica, sarebbe stato proprio l'ex Presidente del Consiglio dei ministri italiano ad aver rassicurato le controparti cinesi dell'acquisto dei prodotti da parte del Governo italiano, mettendo in copia dell'e-mail (parte del contratto, protocollato COVID/0013734) anche l'ex Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 Domenico Arcuri;

   analogamente, la trasmissione d'inchiesta giornalistica «Report» su Rai3, ha reso noto il tentativo dell'ex Presidente del Consiglio dei ministri di influire sulle autorità dell'Organizzazione mondiale della sanità per coprire le responsabilità legate alla sparizione del rapporto pubblicato per breve tempo da Francesco Zambon, ex funzionario dell'Oms, in cui — secondo quanto si apprende dalla stampa — sarebbe coinvolto Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Oms, il quale avrebbe informato tutti i livelli amministrativi di competenza di quanto aveva fatto per bloccare la pubblicazione del predetto rapporto, informando peraltro anche il presidente dell'Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro;

   il coinvolgimento di un ex Presidente del Consiglio dei ministri nelle trattative di acquisto di prodotti non a norma da parte di produttori cinesi, nonché la sua presenza in un board associativo legato al Governo di Pechino desta ad avviso dell'interrogante numerose perplessità e criticità in termini di mantenimento della sicurezza nazionale;

   analogamente, i fatti per cui, a mezzo stampa si apprende essere imputato l'ex direttore vicario dell'Oms e, per conoscenza degli stessi, il Presidente dell'istituto superiore di sanità, portano a considerare l'eventualità che anche le alte autorità del Ministero della salute fossero a conoscenza dei fatti –:

   se il Governo sia conoscenza dei fatti esposti e se intenda rendere pubblici tutti i dati e i carteggi relativi alle trattative per l'acquisto dei ventilatori di cui in premessa e dei dispositivi di protezione individuale da parte di produttori cinesi, con riferimento alle trattative che vedono coinvolte le società già menzionate;

   se il Ministro della salute, e con esso i suoi più stretti collaboratori, fossero a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se possa confermare di non essere stato in alcun modo a conoscenza dei fatti esposti dalle inchieste giornalistiche menzionate in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per tutelare la Repubblica italiana da infiltrazioni straniere e violazione della sicurezza nazionale da parte della Repubblica popolare cinese con riferimento alla fattispecie esposta in premessa.
(4-08925)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in diversi consolati italiani operanti in Paesi europei è iniziata la distribuzione, ai cittadini italiani iscritti all'Aire che ne facciano richiesta, della carta di identità elettronica, destinata a sostituire quella in formato cartaceo;

   le regole adottate per il contenimento del pericolo di contagio da COVID-19 hanno determinato chiusure e turnazioni negli uffici consolari, che hanno ulteriormente dilazionato i tempi di attesa delle persone interessate all'ottenimento dei servizi amministrativi da parte dei consolati, anche nel caso di acquisizione di documenti di identificazione di stretta necessità, come le carte di identità e il rinnovo dei passaporti;

   è inoltre in via di scadenza la proroga della validità dei documenti d'identità italiani scaduti ed in scadenza, inclusi i passaporti e le carte d'identità, fissata al 30 aprile 2021, ai soli fini dell'identificazione personale e non per attraversamento di frontiere (alla luce della legge 27 novembre 2020, n. 159, di conversione del decreto-legge 7 ottobre 2020);

   in un consolato importante come quello di Parigi, ad esempio, non risultano appuntamenti liberi fino ad agosto 2021 per il rinnovo di tali documenti e, nello stesso tempo, come previsto, è stato sospeso il rilascio della carta di identità in formato cartaceo a partire dal febbraio 2020. Un'analoga situazione, sempre a titolo esemplificativo, si verifica in un altro grande consolato europeo, quale quello di Stoccarda;

   agli utenti che si rivolgono ai consolati sottolineando la necessità di avere al più presto la disponibilità di documenti di identità validi, viene risposto che questo può avvenire solo recandosi personalmente nel comune italiano di iscrizione Aire, cosa per altro non solo onerosa, ma addirittura sconsigliabile in periodo di pandemia;

   d'altro canto, la permanenza senza il possesso di alcun titolo di riconoscimento in un Paese ospitante di persone che non abbiano la doppia cittadinanza può comportare serie implicazioni di varia natura e la costrizione a dotarsi di un passaporto oneroso anche quando non sussistano specifiche necessità –:

   quali iniziative intendano adottare per ovviare a tale seria difficoltà che determina un obiettivo disagio per molti nostri connazionali privi di un documento di identità ancora valido e, persistendo la situazione descritta in premessa, se non ritengano di adottare iniziative per prolungare il periodo di emissione della carta di identità in formato cartaceo, almeno finché il periodo di attesa degli appuntamenti per la carta di identità elettronica non si sia ridotto in limiti fisiologici.
(5-05772)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   le violazioni dei diritti umani in Bahrein, compresi l'aumento dell'utilizzo della pena di morte, il perpetrato uso della tortura nei confronti dei detenuti e la persecuzione dei difensori dei diritti umani, di avvocati e attivisti, sono in aumento e la pandemia di Covid-19 ha contribuito a peggiorare le condizioni di detenzione e a mettere a rischio la salute degli oppositori e dei prigionieri politici rinchiusi in carcere;

   dall'inizio delle proteste filo-democratiche pacifiche del 2011, il governo del Bahrein ha intensificato la repressione e il controllo sulla società civile attraversò l'interrogatorio, l'arresto e l'incarcerazione di attivisti, giornalisti, leader politici e personalità religiose;

   Human Rights Watch e Amnesty International hanno riportato che i tribunali hanno privato della propria cittadinanza dozzine di dissidenti, giornalisti e avvocati come punizione per reati che includono critiche pacifiche al Governo. Le autorità, nel 2017, hanno chiuso l'unico giornale indipendente nel Paese e i partiti di opposizione. Ai membri dei partiti di opposizione dissolti è stato vietato di partecipare alle elezioni parlamentari del novembre 2018;

   con lo scoppio della pandemia da Covid-19, il regime bahreinita si è dimostrato incapace di proteggere la salute dei prigionieri, in quanto ai prigionieri politici vengono spesso negate le cure mediche, in contravvenzione alle regole minime standard delle Nazioni Unite per il trattamento dei detenuti;

   ad aprile 2020, 19 organizzazioni che si occupano di diritti umani hanno firmato una richiesta ufficiale per il Bahrein, affinché liberi i prigionieri politici con patologie pregresse che potrebbero renderli particolarmente a vulnerabili al Covid-19;

   il Gulf Centre for Human Rights ha pubblicato un report in cui analizza le modalità con le quali le istituzioni ricorrono alla tortura nei confronti della società civile in Bahrein, elencando, tra le più frequenti, la privazione del sonno, l'obbligo di stare in piedi, l'utilizzo di elettroshock e bruciature da sigaretta, minacce di stupro, abusi sessuali, stupro, isolamento forzato, esposizione a temperature molto alte e umiliazioni ed altri trattamenti degradanti;

   le autorità del Bahrein discriminano la maggioranza sciita del Paese nella maggior parte degli aspetti della vita quotidiana. Nel 2020, il Governo ha posto ulteriori restrizioni alla partecipazione politica degli sciiti e al loro diritto di preservare e praticare le loro tradizioni religiose;

   Adhrb (Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain) ha contattato l'ambasciata Italiana per sollevare le proprie preoccupazioni in materia di diritti umani, ma, a quanto consta all'interrogante non avrebbe ricevuto alcun tipo di riscontro;

   a quanto risulta all'interrogante, in diversi casi, attivisti, nonché le famiglie e gli avvocati dei difensori dei diritti umani in Bahrein, avrebbero provato ad incontrare rappresentanti diplomatici italiani a Manama, senza alcun successo;

   se fosse confermata la mancata collaborazione dell'ambasciata nel proteggere i difensori dei diritti umani in Bahrein, non si farebbe fede alle Linee guida europee sulla tutela dei difensori dei diritti umani, nello specifico il punto n. 10 delle linee guida;

   l'11 marzo 2021, il Parlamento europeo ha votato a stragrande maggioranza l'adozione di una risoluzione urgente con cui «chiede il rilascio immediato e incondizionato di tutti i difensori dei diritti inumani e prigionieri di coscienza, detenuti e condannati per avere semplicemente esercitato il loro diritto alla libertà di espressione» ed esorta «gli Stati membri a sollevare sistematicamente la questione delle violazioni dei diritti umani in Bahrein» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione drammatica in cui versa il Bahrein, delle pesanti e ripetute violazioni dei diritti umani nel Paese, delle motivazioni alla base delle mancate risposte dell'ambasciata italiana a Manama alle continue sollecitazioni dell'organizzazione Adhrb e se non ritenga di adottare, per quanto di competenza, adeguate iniziative per far rispettare i diritti umani in Bahrein.
(4-08918)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   D'ATTIS. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il settore del gioco lecito è stato chiuso per oltre 250 giorni, con provvedimenti del Governo susseguitisi fin dall'inizio dell'insorgere dell'emergenza COVID-19. Per i lavoratori del settore permane una situazione che potrebbe comportare la definitiva chiusura dell'attività per un cospicuo numero di esercizi, mettendo a rischio i 150 mila posti di lavoro che gravitano attorno al settore del gioco pubblico, e in particolare, i circa 30 mila addetti impiegati nella distribuzione fisica (sale giochi, sale scommesse, sale slot, sale bingo);

   il comparto rappresenta una difesa efficace contro il proliferare di offerta di gioco illegale, motivo per il quale sarebbe importante che le sale venissero riaperte, limitando così il dilagare delle attività di gioco clandestine;

   in tal senso, in data 6 marzo 2021 il giornale La Repubblica ha evidenziato come la chiusura prolungata per oltre 250 giorni delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo abbia regalato spazi al mercato del gioco illegale, controllato e gestito da organizzazioni criminali;

   i dati relativi delle operazioni riguardanti il mercato del gioco effettuate da Guardia di finanza, Carabinieri, Polizia, Direzione distrettuale antimafia e Agenzia delle dogane e dei Monopoli confermano una crescita rispetto allo stesso periodo del 2019 delle operazioni contro il gioco illegale;

   il dato che rende bene l'idea di come aver colpito il gioco legale abbia avvantaggiato le organizzazioni criminali arriva dalle 200 persone coinvolte nel 2020, che rappresentano un +257 per cento rispetto alle persone dell'anno prima;

   sono in forte crescita (+158 per cento) anche le denunce, passate dalle 62 del 2019 alle 160 dello scorso anno, come sono triplicati i sequestri di slot illegali e sale scommesse non autorizzate e fortissima è la crescita delle sanzioni amministrative;

   nel 2021 il mercato illegale potrebbe toccare i 22 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2019 quando il gioco legale non aveva subìto sospensioni;

   anche l'Erario paga lo scotto di questa chiusura prolungata: nel consuntivo 2020 dalle casse dello Stato mancheranno oltre 5 miliardi di euro;

   ad ulteriore testimonianza di ciò nel corso dell'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, avuta in data in 9 marzo 2021 del direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna è stato rappresentato chiaramente come il gioco illegale sia ormai di frequente «legalmente vestito»;

   tale aspetto è ripreso dalla trasmissione televisiva Le Iene che nel servizio del 30 marzo ha scoperto il caso all'interno di un ristorante chiuso per le misure anti COVID-19 ad Agnano, quartiere periferico di Napoli, dove in piena zona arancione, con giocatori in azione, risultano presenti una decina di slot illegali attive e non collegate con l'Agenzia delle dogane e dei monopoli;

   da ultimo anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho sottolinea il rischio del proliferare del gioco illegale sul territori nazionale quale «sovvenzione» alternativa per la mafia, la camorra, la 'ndrangheta –:

   se non si ritenga opportuno ed urgente consentire la riapertura graduale e in sicurezza dell'offerta di gioco legale per garantire, al pari delle attività di controllo, un presidio di legalità e sicurezza, oltre che un gettito fiscale significativo.
(3-02191)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALLINI, DI LAURO, INVIDIA, BERTI, CARABETTA, CURRÒ, GRIMALDI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   sono migliaia i possessori di buoni postali fruttiferi (Bpf) che si rivolgono alle associazioni dei consumatori in quanto i loro risparmi si sono volatilizzati per avvenuta prescrizione;

   i Bpf sono disciplinati dal decreto del Presidente della Repubblica 29 marzo 1973, n. 156, e sono collocati da Poste Italiane in base a quanto previsto dall'articolo 2, comma 1, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001, n. 144;

   al momento della sottoscrizione dei buoni postali al risparmiatore viene consegnato un documento che disciplina il regolamento del prestito. Le successive comunicazioni circa eventuali modifiche del regolamento, a differenza di ciò che avviene per altri strumenti di risparmio, sono effettuate mediante l'inserzione di appositi avvisi nella Gazzetta Ufficiale o mediante esposizione nei locali aperti al pubblico di Poste Italiane;

   questa prolungata mancanza di informazioni rese direttamente ai risparmiatori spesso li fa cadere nella rete della prescrizione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda porre in essere, per quanto di competenza, iniziative normative per impedire che un vuoto informativo per i risparmiatori porti alla prescrizione dei buoni postali fruttiferi a loro insaputa.
(4-08905)


   POTENTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Villa Celestina, sita in Castiglioncello (Livorno) sorse negli anni trenta del Novecento su un preesistente edificio realizzato intorno al 1915, che era stato anche sede di un circolo kursall. Fu ristrutturata dall'architetto romano Vittorio Cafiero con lavori ultimati nel 1932. Passò dopo i fatti bellici alla proprietà demaniale e rimane oggi bellissimo esempio di architettura razionalista, senza utilizzo;

   è stata infatti volontà recente quella della Agenzia del demanio di valorizzare una serie di 30 beni statali tra i quali Villa Celestina. In data di mercoledì aprile 2021 il quotidiano «Il Tirreno» con articolo in cronaca di Rosignano M.mo a firma Anna Cecchini, dava la notizia per cui, all'esito di una gara ed un pre-affidamento a soggetto privato, l'affidamento definitivo non si sarebbe concretizzato a causa di ricorsi giudiziari e di una successiva valutazione di non congruità dell'offerta economica;

   nel detto articolo, si riporta che l'Agenzia del demanio voglia riservare massima attenzione per Villa Celestina. Tuttavia, in un altro articolo di fondo a firma Alessandra Bernardeschi, apparso su Il Tirreno, del 7 aprile 2021, si rammentano gli insuccessi dei precedenti tentativi di utilizzo, tra i quali un periodo di locazione di 19 anni al comune di Rosignano Marittimo da cui, oltre un costoso restauro, ed un impegno disatteso della Università di Pisa, nessun serio percorso di utilizzo è stato intrapreso, sino alla risoluzione del rapporto da parte dell'Agenzia –:

   se e quali notizie intenda fornire il Ministro interrogato rispetto alla condizione di possesso ed utilizzo del bene ed alla sua possibile alienazione ad enti locali;

   se ed in che tempi si intenda rimettere a bando la gestione della struttura.
(4-08910)


   CARBONARO, MARTINCIGLIO e ZANICHELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   una recente sentenza della commissione tributaria della provincia di Perugia (sentenza n. 104 del 2021 del 26 febbraio 2021), in seguito al ricorso di un contribuente, ha stabilito che, in caso di pagamento spese deducibili ai fini Irpef, effettuato da un conto corrente cointestato tra coniugi, la quota deducibile deve essere ridotta del 50 per cento;

   se questo orientamento dovesse affermarsi, sarebbero a rischio numerose detrazioni fiscali, specialmente le spese fatte valere in dichiarazione dei redditi e che abbattono l'imponibile Irpef (oneri deducibili) o l'imposta da pagare (oneri detraibili). È vero che le somme giacenti su un conto corrente cointestato si presumono appartenenti in parti uguali ai contitolari, ma è anche vero che ciascuno di essi, quando il rapporto consente l'operatività disgiunta, può disporre dell'intero importo depositato, potendo ad esempio prelevare l'intera somma a credito sul conto (articolo 1854 del codice civile);

   nulla vieta, infatti, ad uno dei coniugi di usufruire interamente delle deduzioni o detrazioni spettanti, riportandole nella propria dichiarazione dei redditi, se è stato lui a sostenere effettivamente la spesa, come prevede espressamente la legge (Agenzia Entrate, Circ. n. 95/E/2000) quando parla di «oneri sostenuti dal contribuente»;

   d'altronde, la norma (articolo 1298, comma 2, del codice civile) che presume la titolarità delle quote del conto corrente cointestato in parti uguali «se non risulta diversamente» – cioè salvo prova contraria da fornire a cura del correntista che vanta un'attribuzione diversa e maggiore – è dettata ai fini civili e non sembra di immediata applicazione in ambito tributario, dove vigono le disposizioni speciali che guardano all'effettivo sostenimento della spesa ed al soggetto nel cui interesse la prestazione ammessa in deduzione o in detrazione è stata eseguita, come ad esempio nel caso delle ristrutturazioni edilizie degli edifici o delle spese mediche; altrimenti, la tesi affermata dalla succitata sentenza di merito, se dovesse diffondersi e trovare riscontro in altre pronunce, rischia di vanificare un'ampia serie di benefìci fiscali in tutti i casi in cui contribuenti utilizzano per i pagamenti un conto corrente cointestato –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per chiarire i termini dell'interpretazione autentica della norma in oggetto, anche al fine di scongiurare il diffondersi di trattamenti tributari disomogenei sul territorio nazionale.
(4-08926)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAILIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato il 13 aprile 2021, da organi di stampa locale, un detenuto di Sinnai si è tolto la vita tagliandosi la gola nel carcere di Uta a Cagliari. Si tratta del secondo suicidio dopo quello del 28 dicembre 2020 sempre all'interno della stessa casa circondariale;

   il detenuto stava scontando una condanna per piccoli furti. Il suo corpo è stato scoperto dai compagni di cella che dormivano e si sono accorti troppo tardi di quanto era accaduto. I medici hanno potuto solo accertarne la morte;

   il suicidio lascia sempre senza parole è un segnale doloroso e indelebile della condizione di solitudine e perdita della speranza che spesso le persone si trovano a vivere. La fragilità umana, che spesso non trova alcuna espressione verbale, induce talvolta a vivere nel totale silenzio e nella dissimulazione del proprio stato emotivo. È impossibile conoscere le cause del gesto reso ancora più amaro da un momento così difficile, a causa della pandemia, per chi non ha strumenti adeguati per salvaguardare se stesso;

   le carceri stanno diventando sempre più pericolose: per questo, sarebbe opportuno adottare o implementare misure di supporto psicologico ai detenuti al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio e destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere;

   sulla vicenda si è aperta un'inchiesta che ora più che mai fa riaprire il dibattito sulla sicurezza nel penitenziario, più volte denunciata dai sindacati della polizia penitenziaria, dall'associazione Sdr, dalle famiglie dei detenuti, dalla stampa e da diversi consiglieri regionali. Le carceri sarde vivono una situazione delicata sotto diversi aspetti e la notizia di cui sopra ne è la conferma;

   inoltre, da ormai 10 anni, nonostante le sollecitazioni e le numerose tragedie, il consiglio regionale non ha ancora nominato il Garante dei diritti dei detenuti, come stabilito dalla legge regionale del 7 febbraio 2011 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire trattamenti umani negli istituti carcerari e bloccare l'aumento di suicidi e atti di autolesionismo che annualmente si consumano all'interno delle carceri sarde.
(5-05771)


   GAVINO MANCA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la situazione del sistema carcerario della Sardegna è allarmante con sovraffollamento delle celle, esubero di detenuti in alcuni istituti e carenze di personale e di investimenti;

   da ormai 10 anni, nonostante le sollecitazioni e le numerose tragedie, il Consiglio regionale non ha ancora nominato il Garante dei diritti dei detenuti, come stabilito dalla legge regionale del 7 febbraio 2011: la proposta di istituire il Garante era nata dalla drammatica situazione carceraria sarda, un'emergenza, denunciata dalle associazioni di volontariato, dalle famiglie dei detenuti, dalla stampa e da diversi consiglieri regionali, emergenza che non è certo finita;

   le carceri sarde vivono ancora purtroppo un vero e proprio disastro di legalità e giustizia: secondo quanto riportato il 13 aprile 2021 dalla testata Castedduonline, un detenuto di Sinnai si è tolto la vita tagliandosi la gola nel carcere di Uta a Cagliari. Il secondo dopo il suicidio del 28 dicembre 2020 sempre nel carcere di Uta;

   la vivibilità delle carceri è nell'interesse di tutte le persone che stanno nel carcere e non solo dei detenuti, ma del personale tutto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se non si intendano adottare ovvero implementare, laddove carenti, le opportune iniziative di supporto psicologico ai detenuti al fine di ridurre sensibilmente gli episodi di suicidio;

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a destinare maggiori fondi e risorse al potenziamento delle misure alternative al carcere;

   quali iniziative, più in generale, il Governo intenda assumere per contenere e ridurrà i decessi, i suicidi e gli atti di autolesionismo che annualmente si consumano all'interno delle carceri sarde;

   di quali elementi disponga riguardo al garante regionale della Sardegna, posto che il Consiglio regionale, pur avendone istituito la figura, non ha mai proceduto alla relativa nomina.
(5-05773)

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di un articolo di giornale pubblicato da Repubblica.it l'interrogante è venuta a conoscenza del fatto che l'Emilia-Romagna sia maglia nera per il numero di contagi sia tra i detenuti che tra gli agenti;

   il Sindacato di polizia penitenziaria Spp (affiliato al Sinappe), parla di «un aumento sostanziale che crea molta preoccupazione, soprattutto se si considera che i dati forniti dall'Amministrazione non sono del tutto aggiornati». Secondo il segretario nazionale, tra i detenuti in regione si contano ben 194 casi di detenuti positivi (di cui 17 ricoverati) sul totale nazionale di 823 contagiati. In questo contesto a destare particolare preoccupazione è la situazione del carcere di Reggio Emilia dove un detenuto su tre è positivo. E nella sezione femminile, i contagiati sarebbero 119, di cui 5 ricoverati all'ospedale di Santa Maria Nuova, sul totale di 360 ristretti (a fronte di una capienza regolamentare di 280). A tutto ciò si aggiunge che oltre 70 poliziotti mancano dal lavoro perché o contagiati o in isolamento fiduciario: quello di Parma, con 48 agenti fermi per aver contratto il Covid, è l'istituto penitenziario con più agenti contagiati;

   rispetto a qualche mese fa il numero di istituti con focolai estesi pare essere cresciuto in maniera considerevole;

   sempre secondo il Sindacato, il piano vaccinale sta procedendo con difficoltà soprattutto tra i detenuti, con solo 6.356 vaccinati su 54.000 sul territorio nazionale, mentre i poliziotti penitenziari avviati alla prima somministrazione sono solo 15.155. Questi numeri dimostrano come siano ancora troppo poche le vaccinazioni effettuate all'interno delle carceri italiane con il rischio che i contagi possano ulteriormente crescere nei prossimi giorni a causa delle nuove varianti del virus COVID-19;

   bisogna considerare altresì che il trasferimento in ospedale e la successiva degenza di un detenuto richiede l'impiego, oltre che di personale sanitario, anche di numerosi agenti. E se il numero di detenuti contagiati da ricoverare dovesse subire un'impennata, gli uomini in forza alla polizia penitenziaria potrebbero non essere sufficienti. Pertanto, c'è anche la necessità di immunizzare, al più presto, i detenuti a rischio. Ciò potrebbe evitare di mettere a dura prova due sistemi insiemi: da un lato quello sanitario, dall'altro quello penitenziario;

   la stessa Ministra della giustizia ha spesso definito il carcere come «un luogo di comunità, nel quale di conseguenza la situazione complessiva e il benessere di ciascuno alimenta quello di tutti» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare per velocizzare la somministrazione dei vaccini nei confronti di detenuti e personale penitenziario, anche tramite l'utilizzazione del farmaco monodose prodotto dalla Johnson and Johnson, che consentirebbe di immunizzare, più velocemente, un numero maggiore di detenuti e agenti penitenziari con una sola somministrazione, al fine di tutelare la loro incolumità, nonché di prevenire possibili situazioni di disagio e tensioni che potrebbero verificarsi all'interno delle carceri emiliane, analogamente a quanto avvenuto nei primi mesi del marzo 2020 in occasione del primo lockdown.
(4-08906)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la storia della stazione Vesuvio Est parte nel 2007 quando la regione Campania e Rfi, bandirono un concorso di idee per la realizzazione di una stazione di interscambio tra la linea alta velocità a Monte del Vesuvio e la linea regionale Eav Sarno-Poggiomarino; il concorso fu assegnato per un importo di 1,3 milioni di euro allo studio belga Samyn in collaborazione con lo studio ingegneristico italiano Bargone; la giunta regionale Bassolino, nel 2009, finanziò l'opera con circa 32 milioni di euro; nel 2010, la giunta regionale Caldoro definanziò il progetto, ritenuto sacrificabile per risanare i conti dell'ente; nel 2017 però, l'opera fu nuovamente finanziata ed inserita nel contratto di programma 2017/2021 tra Mit e Rfi le risorse intercettate provengono dal Fondo di Coesione e sviluppo, per un importo di 35,5 sui circa 60 milioni di euro necessari per la completa realizzazione dell'opera; nel 2020, nell'aggiornamento del contratto, il progetto ha subito un taglio di 10 milioni di euro e risulta attualmente finanziata per un importo pari a 25,5 milioni di euro sui circa 60 milioni necessari; ad oggi, l'intervento è in fase di progettazione preliminare e contiene numerosi vantaggi: moderno e poco impattante e di grande sostenibilità ambientale e paesaggistica; l'opera, di fatto, prevede costi finali di circa 60 milioni di euro mentre l'indotto economico che si creerebbe intorno ad essa è di gran lunga superiore all'investimento; il progetto che prevede una stazione di interscambio, garantirebbe ai passeggeri della nuova linea ad alta velocità, collegamenti diretti con i maggiori centri turistici della Valle del Sarno, grazie al collegamento diretto con la linea regionale Eav Sarno-Poggiomarino, che consentirebbe agevolmente di raggiungere il Parco archeologico di Pompei, il Parco nazionale del Vesuvio e la penisola sorrentina in meno di un'ora e mezza da Roma; la Vesuvio Est, garantirebbe, inoltre, un collegamento diretto con altri siti minori, come il Parco archeologico di Longola a Poggiomarino, le ville di epoca romana di Terzigno, i musei di Boscoreale ed Oplonti, i borghi ed i castelli di Sarno e dell'agro nocerino-sarnese; oltre all'intersezione con la linea regionale Eav, la Vesuvio Est si troverebbe a solo 1 chilometro dall'autostrada A30 Caserta-SA, con gli svincoli autostradali di Sarno e Palma Campania e dalla strada statale 268 «del Vesuvio» che collega tutti i comuni dell'hinterland vesuviano da Napoli fino ad Angri, dove è stato realizzato il casello autostradale che collega tale arteria all'autostrada A3 NA/SA; all'uopo si rappresenta che tutti i sindaci del territorio e numerose associazioni, stanno muovendosi per promuovere il progetto e riportare all'attenzione delle autorità competenti la sua concreta realizzazione che soddisfa le aspettative della cittadinanza e delle istituzioni locali. Va inoltre considerato che le infrastrutture sono già esistenti: sia la linea a Monte del Vesuvio, sia la linea regionale Eav, entrambe elettrificate e di recente realizzazione; la velocità di realizzazione è una caratteristica fondamentale per la messa a terra efficace delle risorse europee ed uno dei vincoli decisivi del Next Generation EU; Ferrovie dello Stato ha stimato un bacino di viaggiatori di circa 800 mila persone che interesserebbe in maniera diretta la fermata Vesuvio Est per la sua posizione strategica in un territorio che comprende quasi un milione di abitanti, ossia circa il 5 per cento della popolazione del Sud; nella previsione di un rafforzamento e di un prolungamento della linea veloce verso Reggio Calabria e Bari, il nodo ferroviario di Napoli avrebbe la stessa funzione di smistamento per il Sud che Milano ha per il Nord; da Napoli partirebbero, entro pochi anni, tre direttrici (Roma, Bari e Reggio), senza considerare il collegamento che si realizzerebbe tra la linea veloce Salerno-Reggio Calabria con Potenza e Taranto, passando per Matera; una mole di viaggiatori che la sola stazione centrale di Napoli e Afragola, non riuscirebbero a sostenere; l'area metropolitana di Napoli, la più densamente popolata d'Europa, conta più di 3,3 milioni di abitanti che, se sommati ai circa 400 mila abitanti dell'area a nord di Salerno, con la quale non vi è soluzione di continuità, arriva a circa 3,7 milioni di abitanti; vieppiù che all'interno della bozza di Recovery Plan, sono previsti investimenti per lo sviluppo del trasporto pubblico locale –:

   se si intendano adottare iniziative volte a inserire anche questo progetto tra quelli realizzabili con le procedure e le risorse del Recovery Plan, tenendo conto anche delle esigenze del gestore ferroviario, Rfi, di voler collegare in maniera efficiente e funzionale le linee veloci con altre linee di interesse nazionale e locale;

   se si intendano adottare iniziative per inserire l'opera nell'elenco di quelle da commissariare, in attuazione del «decreto Sblocca Cantieri» considerato anche che è previsto un secondo elenco di opere prioritarie da mettere a punto entro il 30 aprile 2021.
(2-01177) «Villani, Provenza, Bella, Nappi, Manzo, Melicchio, Papiro, Ianaro, Luciano Cantone, Barbuto, Buompane, Mariani, Grimaldi, Maraia, Saitta, Di Lauro, Davide Aiello, Ficara, Faro, Lovecchio, Del Monaco, Micillo, Giordano».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GADDA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 61, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, codice della strada, stabilisce che la larghezza massima dei veicoli, compresi i rimorchi, non deve eccedere la larghezza di 2,55 metri;

   le prescrizioni per l'omologazione dei veicoli di categoria N1, cioè dei veicoli progettati e/costruiti essenzialmente per il trasporto di merci aventi massa non superiore a 3,5 tonnellate, non prevedono per gli stessi la possibilità di trainare rimorchi aventi larghezza superiore a quella della motrice; in ambito nazionale, in deroga alle specifiche norme di settore e al fine di agevolare il traino di taluni rimorchi utilizzati sporadicamente su strada in quanto destinati ad attività ludico-ricreative (caravan e Tats - rimorchi per il trasporto di attrezzature turistiche e sportive), è stato autorizzato il traino da parte di autovetture e di alcune tipologie di veicoli di categoria N1, anche se i citati rimorchi hanno larghezza superiore a quella del veicolo traente;

   il decreto del Ministro dei trasporti del 28 maggio 1985 recante Specifiche tecniche e funzionali delle autocaravan, caravan e rimorchi per trasporto di attrezzature turistiche e sportive, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 9 luglio 1985, n. 160, al punto 6.2.3 dell'allegato tecnico prevede infatti la possibilità per il rimorchio (caravan ovvero Tats) di avere una larghezza eccedente di 0,7 metri rispetto all'autovettura trainante (categoria MI);

   la circolare del Ministero dei trasporti n. 1417/4184 del 25 maggio 1990, ha esteso anche agli autoveicoli di categoria N1 la possibilità di trainare un caravan o Tats, a condizione tuttavia che l'autocarro N1 derivi da una versione già omologata come autovettura, mediante l'ausilio di specchi supplementari;

   l'attuale quadro normativo non tiene conto, però, di veicoli come i pick-up che, essendo immatricolati esclusivamente come autocarri e pur essendo muniti di gancio da traino, non possono trainare rimorchi di larghezza superiore in deroga al citato articolo 61, comma 1;

   l'applicazione del regime derogatorio ai soli rimorchi utilizzati per svago e caratterizzati da un utilizzo in genere stagionale ed occasionale appare pregiudizievole nella parte in cui non consente a veicoli, come i pick up adibiti ad esempio al servizio di protezione civile e impiegati in attività operative, di trainare rimorchi di larghezza superiore alla motrice di 0,7 metri;

   sia la normativa nazionale che quelle regionali già prevedono regimi speciali per i veicoli della protezione civile, con riferimento, a titolo esemplificativo, all'esenzione dal pagamento del bollo auto ovvero alla possibilità di utilizzare dispositivi acustici supplementari di allarme e segnalazione visiva per l'espletamento di servizi urgenti;

   visto il tavolo di confronto aperto dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile con le altre amministrazioni interessate al fine di verificare gli effetti sulla salvaguardia della sicurezza della circolazione stradale derivante da un aggiornamento delle disposizioni sopra menzionate e considerate le difficoltà di addivenire in tempi rapidi a una modifica del codice della strada che estenda il regime derogatorio anche ad altri veicoli muniti di rimorchio come i pick up, immatricolati esclusivamente come autocarri e per i quali non esiste la versione autovettura, appare necessario intervenire sulla questione con un apposito provvedimento, eventualmente anche di natura interpretativa, al fine di consentire almeno a tali mezzi ampiamente utilizzati dalla protezione civile o da servizi di pubblico interesse di circolare senza restrizioni proprio per gli importanti e delicati compiti istituzionali che sono chiamati ad assolvere e che vivono forte e rinnovata intensità nella fase pandemica –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per superare le sopra menzionate criticità, almeno rispetto agli utilizzi di protezione civile e per i servizi di pubblico interesse.
(5-05770)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la società cooperativa Cmc di Ravenna, che in data 4 dicembre 2018 ha richiesto l'apertura della procedura di concordato preventivo innanzi al tribunale di Ravenna al fine di far fronte alle difficoltà aziendali, è tuttora impegnata in Sicilia nella realizzazione di due tra le tante opere strategiche commissionate da Anas e che avrebbero dovuto ammodernare e rilanciare il sistema dei trasporti e della viabilità dell'intera isola;

   tra le tante opere appaltate alla citata impresa ne figurano due in particolare, decisamente strategiche per l'isola data l'importante estensione del territorio interessato, ovvero quella relativa all'itinerario Palermo-Agrigento (lavori di ammodernamento del tratto Palermo-Lercara Friddi, compresi i raccordi con le attuali strade statali n. 189 e n. 121) e quella relativa all'itinerario Agrigento-Caltanissetta A19 strada statale di Porto Empedocle;

   l'interrogante, in ultima istanza con interrogazione parlamentare datata 15 gennaio 2019, ha più volte segnalato, presso le sedi opportune e a mezzo stampa, l'eccessivo ritardo accumulato nella realizzazione di suddette opere, oltre che le conseguenze causate dalle pesanti ricadute economiche che gravano sulle ditte affidatarie, sub-affidatarie e fornitrici del contraente generale impegnate nella realizzazione dei lavori di ammodernamento, ovvero sui lavoratori dipendenti delle stesse aziende;

   a seguito di un contenzioso del valore di circa un miliardo di euro insorto tra Anas ed il contraente generale Empedocle-Cmc (con riferimento alla tratta della strada statale 640), il 31 luglio 2019 venne raggiunto un accordo al fine di risolvere il medesimo contenzioso e procedere con l'avanzamento dei lavori su tutta la rete stradale interessata a ritmi decisamente più spediti. Neppure tale accordo risultò utile a garantire il celere prosieguo dei lavori e, alla data odierna, continuano a registrarsi importanti ritardi;

   un nuovo «stop» dei lavori si è registrato durante lo scorso autunno e pertanto, il 14 ottobre 2020, venne organizzata una nuova videoconferenza tra il direttore generale della Cmc, Paolo Porcelli, i dirigenti di Anas Eutimio Mucilli (direttore progettazione e realizzazione lavori), Ettore de la Grennalais (dirigente tecnico), Valerio Mele (responsabile della struttura territoriale) e la regione Sicilia: venne nuovamente intimato alla Cmc di concludere i lavori in tempi brevi pena l'invito ad Anas a procedere con la rescissione del contratto entro e non oltre il 30 novembre 2020. A ciò si aggiunse il tuttora attuale rischio che la regione Sicilia, in caso di non completamento dei lavori, possa dover restituire all'Unione europea circa 456 milioni di euro di fondi comunitari destinati a tale opera;

   durante quest'ultimo confronto l'impresa Cmc, per mezzo del suo direttore generale, assicurò che le opere sarebbero state concluse entro 24 mesi. Neppure queste rassicurazioni hanno, di fatto, accelerato i lavori di completamento ed è notizia degli ultimi giorni, ripresa dalla stampa regionale, che la regione Sicilia abbia chiesto ad Anas di procedere entro il 30 aprile 2021 con la rescissione del contratto con Cmc, qualora non giungeranno rassicurazioni in merito all'andamento e al completamento dei lavori;

   va altresì sottolineato che il 10 marzo 2021 la Cmc è stata nuovamente interessata da una nuova indagine della procura della Repubblica di Ravenna relativa a processi avvenuti in sede di approvazione del concordato preventivo, e questo farebbe presagire un ulteriore stallo dei lavori – già praticamente fermi come esposto sopra – con possibili ed ulteriori gravi conseguenze nei confronti delle ditte impegnate nell'esecuzione delle opere, dei lavoratori, della rete di trasporti e viabilità dell'isola ovvero della regione stessa –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per assicurare il completamento delle suddette opere in tempi certi e ben definiti, garantendo la massima tutela alle imprese e ai lavoratori interessati in maniera diretta dallo stato di crisi in cui versa la cooperativa Cmc.
(4-08911)


   CUNIAL. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   il 24 marzo 2021 la Commissione trasporti e telecomunicazioni della Camera dei deputati ha approvato un parere con osservazioni al Piano nazionale di ripresa e resilienza favorevolmente all'aumento dei limiti di emissione elettromagnetica nell'ambito dello sviluppo del 5G;

   la Camera dei deputati nella seduta dell'8 ottobre 2019 ha approvato una mozione riguardante la tecnologia 5G in cui impegna il Governo pro tempore a: proseguire con l'approfondimento degli studi e delle ricerche sull'elettromagnetismo – con riferimento alle tecnologie di comunicazione radio e non solo 5G – accompagnando le riforme normative necessarie con adeguate iniziative istituzionali di comunicazione volte a soddisfare le esigenze di informazione chiara ed esaustiva per l'opinione pubblica; garantire un monitoraggio costante e continuativo da parte del Comitato interministeriale per la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico, di cui alla legge 22 febbraio 2001, n. 36, che tenga conto dei risultati della ricerca scientifica internazionale in tema di elettromagnetismo;

   le normative nazionali sulla protezione dalle esposizioni ai campi elettromagnetici a radiofrequenza hanno sempre seguito un approccio cautelativo, tale da portare alla definizione e all'emanazione di leggi che prevedono limiti di esposizione per la popolazione più restrittivi rispetto a quanto riportato nelle linee guida di riferimento internazionali definite dalla Commissione scientifica internazionale, denominata International commission on non-ionizing radiation protection (Icnirp), e dalla raccomandazione 1999/512/CE;

   è necessario evidenziare come proprio «le Linee guida sulla protezione della popolazione mondiale dall'esposizione alle radiofrequenze e microonde» considerano solo gli effetti termici a breve termine simulati sui cosiddetti phantoms, manichini riempiti di gel. Tra l'altro, è opportuno ricordare che le linee guida derivano proprio dalla Icnirp, ovvero da un organismo privato con sede in Germania, già al centro di numerose polemiche da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo. Organismo spesso accusato di conflitti d'interesse, contiguità con la lobby delle telecomunicazioni e scarsa trasparenza nell'operato, ad avviso dell'interrogante fermo su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica più recente e sostenitore di una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine dei Cem-Rf;

   nel 2017 Lennart Hardell, il ricercatore più eminente al mondo sui rischi di tumore del cervello connessi all'uso a lungo termine dei telefoni cellulari, pubblicò sulla rivista scientifica International Journal of Oncology una dura critica all'Icnirp, avallata da alcuni esponenti politici del Consiglio d'Europa, sostenendo che non ci sono prove che l'Icnirp sia un'associazione di scienziati indipendenti e che proprio l'Icnirp sia l'interlocutore privilegiato per minimizzare le prove degli effetti biologici;

   le radiofrequenze del wireless di quinta generazione (5G) dal 2019 sono considerate pericolose dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti della Comunità europea (Scheer), notoriamente negazionista sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Lo Scheer afferma che il «5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche»;

   i campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cem-Rf) promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nello sviluppo del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell'omeostasi vascolare. L'Alleanza contro il cancro (fondata nel 2002 dal Ministero della salute e di cui fa parte l'istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un progetto di studio sul glioblastoma, tumore maligno del cervello, per il quale sono ipotizzate correlazioni con le onde elettromagnetiche –:

   se e quali iniziative di ricerca scientifica siano state portate avanti per approfondire gli studi e le ricerche sull'elettromagnetismo e i possibili danni alla salute e quali risultati siano emersi – con riferimento alle tecnologie di comunicazione radio e non solo 5G – e quali iniziative istituzionali di comunicazione si ritenga di mettere in campo;

   se intenda chiarire come l'impegno riguardante la prevenzione e la riduzione dell'inquinamento elettromagnetico si coniughi con l'innalzamento dei limiti di emissione elettromagnetica nell'ambito dello sviluppo del 5G.
(4-08919)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   BALDINI e DALL'OSSO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   mercoledì 7 aprile 2021 nel comune di Forte dei Marmi, è stato allestito un set televisivo per festeggiare in diretta televisiva cento anni della signora Anna Marcacci, mamma di Paolo Brosio dalla loro casa di Forte dei Marmi;

   sul set sono intervenuti il sindaco di Forte dei Marmi Baino Murzi e l'assessore al sociale Simona Seveso, per consegnare la rituale targa omaggio del comune ai residenti neocentenari;

   tuttavia, sui social è stata postata una foto in cui si dimostra che l'evento era sin troppo affollato, con diverse persone sedute sul divano di casa con la mascherina, ad onta delle regole sull'assembramento in zona rossa e dei divieti di visita a terze persone;

   contattato dal Tg Noi, il giornalista Paolo Brosio ha spiegato: «Non era affatto una festa o festicciola privata», bensì «un set televisivo allestito per il collegamento, seguendo tutti i protocolli previsti in materia dei luoghi di lavoro. Le persone presenti erano tutte collaboratori o dipendenti della Fondazione Olimpiadi del cuore»;

   dunque è lo stesso giornalista ad ammettere che c'erano diverse persone che non facevano parte della incolpevole troupe televisiva. La foto incriminata peraltro è stata tolta dai social, segno inequivocabile che ci si è resi conto di aver sbagliato;

   il sindaco ha giustificato la propria presenza, affermando di aver voluto fare un gesto di cortesia e di aver osservato «con un po’ di perplessità che c'erano altre persone»;

   il sindaco, oltre a essere organo responsabile dell'amministrazione, è anche autorità sanitaria locale. In questa veste, ai sensi dell'articolo 32 della legge n. 883 del 1978, nonché dell'articolo 117 del decreto legislativo n. 112 del 1998, nonché dell'articolo 50 del decreto legislativo 267 del 2000 può emanare ordinanze contingibili e urgenti, con efficacia estesa al territorio comunale ed è tenuto a far rispettare a livello territoriale le disposizioni sanitarie generali;

   pertanto, nel caso in questione, il sindaco, invece di essere perplesso, secondo l'interrogante avrebbe quanto meno dovuto far sciogliere l'assembramento, allontanando tutti coloro che non facevano parte della troupe televisiva e semmai elevare le sanzioni di legge, imponendo le regole che sono applicate al resto della popolazione; in particolare, per quel che riguarda il divieto di aggregazione, che colpisce soprattutto i giovani –:

   quali iniziative di competenza, previo accertamento dei fatti, i Ministri interrogati intendano adottare nei confronti dell'amministrazione comunale di Forte dei Marmi in merito alla violazione delle prescrizioni per il contrasto alla pandemia in atto illustrate in premessa.
(3-02193)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la richiesta da parte del Siulp di Vibo Valentia di elevare il posto fisso di polizia nella città di Tropea a commissariato distaccato di pubblica sicurezza era stata avanzata ben sei anni fa, in seguito all'attentato subito dall'allora sindaco della città calabrese;

   il 15 marzo 2021 la proposta è stata rinnovata in occasione dell'emanazione della direttiva di riorganizzazione degli uffici periferici dell'amministrazione della pubblica sicurezza;

   secondo Franco Caso, il segretario generale provinciale del Siulp, tale rimodulazione non è più procrastinabile per una serie di motivi: «Innanzitutto il Piano programmatico pluriennale previsto dal decreto legislativo n. 95 del 2017 consentirebbe l'elevazione del Posto Fisso di Polizia a Commissariato distaccato di Pubblica Sicurezza, garantendo, nel contempo e in modo consequenziale, l'incremento di organico resosi ormai indifferibile alla luce degli ultimi fatti di cronaca. È proprio in tale contesto che appare improrogabile il rafforzamento del presidio di legalità rappresentato da un Commissariato di Polizia dotato di mezzi e personale adeguati alle contingenti circostanze di un territorio che muove buona parte dell'economia della provincia rappresentandone, nel contempo, una delle migliori vetrine nazionali. [...] L'Amministrazione della Polizia di Stato, fermo restando quanto previsto dal decreto del Presidente della Repubblica n. 208 del 2001 in merito al riordino della struttura organizzativa delle articolazioni centrali e periferiche dell'amministrazione della pubblica sicurezza, non può assolutamente privarsi di un avamposto di legalità, di controllo del territorio e di pubblica sicurezza nella zona di Tropea, non essendovi, peraltro, impasse di natura logistica. Infatti l'immobile dove è attualmente allocato il Posto Fisso di Polizia è da ritenersi ampiamente adeguato, sotto ogni profilo, a sostenere l'auspicato ampliamento a Commissariato distaccato»;

   come rimarcato in più occasioni dallo stesso sindacato, il controllo del territorio e la prevenzione delle attività illecite devono ritenersi corollario fondamentale per il progresso economico e sociale di qualsiasi realtà territoriale –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per contemplare, nel nuovo assetto periferico dei presidi di pubblica sicurezza, un commissariato distaccato a Tropea quale necessaria evoluzione dell'ormai inadeguato presidio costituito dal posto fisso di polizia.
(5-05767)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAITTA, MARTINCIGLIO, ASCARI, BUFFAGNI, FICARA, PAPIRO, SCERRA e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si apprende che negli ultimi anni la procura di Trapani avrebbe sottoposto a intercettazioni diversi giornalisti nell'ambito delle indagini, iniziate tra il 2016 e il 2017 dalla stessa procura, sulle attività delle organizzazioni non governative (ong) che operano nel Mediterraneo;

   i contenuti di tali intercettazioni, comprese le conversazioni dei giornalisti con avvocati e con fonti informative, sarebbero state trascritte, violando in tal modo il segreto professionale, nonostante i giornalisti intercettati non risultassero iscritti nel registro degli indagati;

   dall'inchiesta giornalistica emerge come l'indagine sulle ong, che ha portato ad intercettare anche giornalisti e avvocati, partita dalla procura di Trapani, sia stata avviata su pressione del «Servizio centrale operativo» (Sco), alle dipendenze del Ministero dell'interno;

   da un recente servizio del quotidiano «la Repubblica» dell'8 aprile 2021 si apprende come il fascicolo di tali indagini venne aperto nell'ottobre 2016 quando Angelino Alfano era, all'epoca dei fatti, Ministro dell'interno in carica;

   dagli articoli dei quotidiani «Domani» e «il Fatto Quotidiano», pubblicati il 3 aprile 2021, si apprende invece che l'informativa avente per oggetto «attività di analisi dei flussi migratori in Italia» del Ministero dell'interno e diretta al Servizio centrale operativo che gestirà l'intera inchiesta di Trapani era stata inviata nel 2017, quando il Ministro dell'interno in carica era Marco Minniti;

   in particolare, tale informativa del Ministero dell'interno, – sostiene il quotidiano «Domani» – avrebbe fatto «da base alle successive indagini della polizia, che a loro volta avrebbero alimentato le inchieste delle procure»;

   la notizia della trascrizione di tali intercettazioni e del coinvolgimento del Ministero dell'interno all'epoca delle indagini ha causato sgomento nell'opinione pubblica e, in particolare, tra le categorie dei giornalisti e degli avvocati, in quanto tale atto va a ledere la privacy, il segreto professionale, la segretezza delle fonti giornalistiche e, in generale, i diritti costituzionalmente garantiti della libertà di stampa e della libertà di difesa;

   data l'evidente gravità delle irregolarità sopra riportate il Ministro della giustizia, Marta Cartabia, ha tempestivamente aperto un fascicolo richiedendo all'Ispettorato generale accertamenti sulla vicenda;

   si resta in attesa di conoscere l'esito dell'istruttoria, aperta dal Ministro della giustizia, in merito alle intercettazioni di diversi giornalisti nell'ambito dell'inchiesta sulle attività delle ong avviata dalla procura di Trapani –:

   se risultino elementi circa il possibile coinvolgimento del Ministero dell'interno all'epoca dei fatti, e circa la sussistenza di comportamenti che abbiano condotto al mancato rispetto dei principi generali della tutela del diritto di cronaca, del diritto alla difesa, della libertà personale e di informazione, e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo.
(4-08920)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO, DEL SESTO, NAPPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riferito da organi di stampa, all'interrogante risulta che il 15 marzo 2021, la Boni Spa, società che gestisce in appalto il servizio di pulizia e sanificazione presso le sedi Rai del Lazio, ha comunicato alle organizzazioni sindacali di non poter pagare gli stipendi dei lavoratori impiegati per lo svolgimento delle attività, a causa della mancata liquidazione dei corrispettivi relativi al servizio prestato, da parte della committenza;

   inoltre, dal comunicato del 24 marzo 2021, le organizzazioni sindacali quali Filcams Cgil e Fisascat Cisl, oltre a sollecitare il datore di lavoro, ossia la società dell'appalto Boni Spa, per l'immediato pagamento degli stipendi, hanno immediatamente comunicato lo stato di agitazione dei lavoratori coinvolti e chiesto, l'intervento dell'emittenza pubblica Rai a chiarimento della comunicazione ricevuta dalla società ed in virtù della responsabilità della stessa azienda Rai in quanto committenza, per i mancati pagamenti delle somme spettanti ai dipendenti per la prestazione lavorativa resa in appalto presso le sue sedi;

   a parere dell'interrogante è inaccettabile che la società appaltatrice che gestisce il servizio e la stessa Rai, in veste di committente, non abbiano dato alcuna risposta alla sollecitazione delle organizzazioni sindacali e che, a distanza di settimane, i lavoratori e le lavoratrici che continuano a garantire la pulizia e la sanificazione degli ambienti, una garanzia fondamentale a maggior ragione di un contesto di contrasto alla diffusione del Covid-19, ancora non abbiano ricevuto lo stipendio e tutto questo rimanga nel silenzio più assoluto; si tratta di una situazione di disagio poiché nella gestione degli appalti affidati, troppo spesso sono trascurati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici coinvolti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e se intendano adottare iniziative per quanto di competenza, volte a individuare una soluzione all'inadempienza che pone in grande difficoltà economica i lavoratori e le lavoratrici che continuano a svolgere la propria attività lavorativa nei servizi di pulizia e sanificazione degli ambienti presso le sedi Rai, ma che, ad oggi, non si vedono garantiti il pagamento degli stipendi.
(4-08923)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   un'associazione agricola ha inviato una lettera aperta al Ministero interrogato nella quale si descrive situazione particolarmente delicata che sta coinvolgendo una parte non trascurabile dei nostri agricoltori e delle nostre imprese del settore;

   secondo la missiva, l'Ismea, con atti considerati giuridicamente, formalmente fondati, definiti come «legittimi e comprensibili», starebbe procedendo alla revoca contrattuale di terreni acquisiti negli anni da numerose aziende a causa del mancato pagamento di rate arretrate; secondo la missiva dalle revoche contrattuali deriva un «disastro per l'economia agricola senza parlare delle inevitabili ripercussioni sociali» e si richiede, considerata la situazione generale, che le procedure siano annullate, sospese o almeno rimandate secondo un criterio di ragionevolezza, a fronte delle rilevante conseguenze che la pandemia sta avendo sul comparto agricolo –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato per dare soluzione al problema esposto e se intenda adottare iniziative normative o di indirizzo per consentire ai locatari morosi di estinguere il proprio debito in tempi ragionevoli e per gli importi da essi attualmente sostenibili, adottando uno specifico piano di rateizzazione, che tenga conto della situazione emergenziale in atto.
(3-02192)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FANTUZ, VIVIANI, ANDREUZZA, BADOLE, BAZZARO, BISA, BITONCI, BUBISUTTI, COIN, COLMELLERE, COMENCINI, COVOLO, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, GASTALDI, GERMANÀ, GIACOMETTI, GOLINELLI, LAZZARINI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO, PAOLIN, PATERNOSTER, PRETTO, RACCHELLA, STEFANI, TARANTINO, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO e ZORDAN. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nelle giornate tra il 7 e l'8 aprile 2021 una eccezionale ondata di aria fredda di origine scandinava si è abbattuta sul Veneto con un crollo delle temperature, con punte di -4 gradi;

   stante l'inusuale precedente innalzamento delle temperature di metà febbraio, con punte di 25 gradi raggiunte nella pianura trevigiana, che hanno favorito il risveglio della vegetazione delle piante, queste sono state poi sottoposte ad un terribile shock termico con effetti devastanti sulle produzioni;

   i danni all'agricoltura sono stati ingenti tant'è che, secondo le prime stime, vi sarebbero danni alle coltivazioni del Prosecco, Chardonnay, Pinot, in fase di germogliamento; i danni, in particolare, si concentrano sulle varietà precoci presenti sui terreni più caldi e sul fondo valle, tra cui le uve Glera della Marca Trevigiana;

   inoltre, il gelo ha colpito duramente le campagne dove le produzioni in molti territori sono state praticamente dimezzate, dalle albicocche alle pesche, dalle fragole ai kiwi fino agli ortaggi; in particolare, risulta azzerata la produzione di kiwi in provincia di Verona e si riscontrano danni gravi ai ciliegi nel vicentino, oltre agli asparagi nella zona tra il veneziano e il trevigiano;

   gli imprenditori agricoli sono già attrezzati con sistemi di protezione e impianti antibrina, ma l'eccezionalità della gelata, con temperature così basse, rende poco efficaci gli interventi; per proteggere i raccolti, in varie province del Veneto, sono stati addirittura accesi falò notturni per riscaldare le viti ed è stata spruzzata acqua sulle piante per creare un velo protettivo contro il gelo mentre nelle serre è stato aumentato il livello di riscaldamento con costi aggiuntivi per le imprese;

   a parere degli interroganti è innegabile che i cambiamenti climatici in atto stanno modificando le stagioni e quindi il rischio è di ritrovarsi ogni anno a dover affrontare temperature fuori stagione, con alternanza tra giorni con temperature sopra la media seguiti da giorni sotto la media con gelate e, in alcuni casi, nevicate fuori tempo, che, come conseguenza, portano alla rovina di interi raccolti; per gli agricoltori perdere il raccolto vuol dire perdere reddito;

   questi eventi eccezionali sono a parere degli interroganti la conseguenza dei cambiamenti climatici che ha fatto perdere oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra cali della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne; cambiamenti climatici che, ovviamente, hanno un costo per i produttori, i quali, oltre ad affrontare ulteriori oneri per il riscaldamento, devono necessariamente utilizzare strumenti sempre più tecnicamente avanzati per mettere in salvo verdura e frutta;

   ancora è presto per fare una conta esatta dei danni per quest'annata, ma gli agricoltori già stimano perdite per centinaia di migliaia di euro e tali danni nel comparto agricolo rischiano di essere definitivi e permanenti, in quanto tutte le primizie già piantate risultano completamente distrutte; molte imprese agricole hanno visto perdere in una sola giornata il lavoro di un intero anno;

   è indispensabile, pertanto, che i territori rurali coinvolti da così straordinari fenomeni climatici vengano tutelati con efficacia ed immediatezza rispetto alle gravi conseguenze e ai danni di eventi di tale eccezionalità –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare per le imprese agricole delle aree interessate dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito, in particolare, il Veneto, e per salvaguardare la stagione agricola e limitare i danni per gli operatori, affinché sia dato loro un giusto ristoro.
(4-08912)


   MURONI e LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   è stato pubblicato il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che fissa il limite massimo di residui di acido fosfonico (sali dell'acido fosforoso) non ammessi in agricoltura biologica;

   le nuove norme integrano il decreto ministeriale n. 309 del 2011 che stabilisce, attualmente, per i prodotti «bio», relativamente alla contaminazione di sostanze non autorizzate, il valore di 0,01 mg/kg quale limite al di sopra del quale un prodotto non può essere certificato come biologico;

   le integrazioni apportate con il nuovo decreto prevedono una specifica deroga che innalza i limiti per i residui di acido fosfonico a 0,5 mg/kg nei prodotti orticoli e 1,0 mg/kg nei frutticoli e di acido etilfosfonico fino a 0,05 mg/kg nel vino fino al 31 dicembre 2022;

   la problematica della presenza di residui di acido fosfonico ed etilfosfonico in alimenti «bio» è nota da tempo e riguarda tutte le produzioni europee. In molti stati membri dell'Unione Europea è stata riscontrata la irregolarità di prodotti «bio» dovuta alla contaminazione di acido fosfonico. Ma se gli altri Stati membri non hanno mai fissato un limite massimo di residui, per l'Italia questo è stato fatto;

   il decreto ministeriale 7264 del 2020 è stato redatto sulla base delle risultanze scientifiche di alcuni progetti finanziati dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a partire dal 2016, quali «Strumenti per l'emergenza fosfiti nei prodotti ortofrutticoli biologici» (Biofosf) coordinati dal Crea/Agricoltura e ambiente;

   tramite il confronto tra gestione integrata e gestione biologica i ricercatori hanno verificato che il fosforato non viene mai prodotto spontaneamente dalla pianta, ma deriva esclusivamente da apporti esterni che possono essere anche di origine involontaria. Pertanto, non si potrebbe desumere «la corretta applicazione della pratica biologica dalla presenza o meno di questo elemento»;

   si sottolinea che il Fosetil alluminio è un principio attivo presente in diverse formulazioni di pesticidi utilizzati per il controllo di malattie funginee e batteriche, ma nessuno di questi è registrato per la frutta in guscio, oltre che non ammesso in agricoltura biologica;

   il decreto ministeriale fissa il limite massimo di Fosetil alluminio senza prendere in considerazione la presenza contemporanea di acido etilfosfonico, unico elemento che scaturisce dall'uso di prodotti fitosanitari o coadiuvanti non consentiti in agricoltura biologica ma nel decreto ministeriale n. 7264 del 2020 questa differenziazione non viene citata;

   il decreto-legge n. 76 del 2020 convertito dalla legge n. 120 del 2020, al comma 4-bis dell'articolo 43, prevede che per le colture arboree che si trovano in terreni di origine vulcanica in caso di superamento dei limiti di acido fosforoso – stabiliti dal decreto ministeriale n. 7264 del 2020 – qualora a seguito degli opportuni accertamenti da parte dell'organismo di controllo la contaminazione sia attribuibile alla natura del suolo, non si applica il provvedimento di soppressione delle indicazioni biologiche;

   si evidenzia che il suddetto decreto-legge ha stabilito che entro 6 mesi dalla entrata in vigore della legge di conversione (13 marzo 2021) possono essere stabilite specifiche soglie di presenza di acido fosforoso per i prodotti coltivati nelle predette aree –:

   quali siano i motivi che stanno ritardando la pubblicazione del decreto contenente le specifiche soglie di presenza di acido fosforoso;

   quali iniziative intenda assumere per risolvere definitivamente una situazione, come descritta in premessa, che sta nuocendo in maniera quasi irreparabile a un settore importante per la nostra economia, che, se a una chiara disciplina normativa, rischia un vero e proprio blocco di tutta la filiera «bio» della nocciolicoltura, arrecando un danno enorme soprattutto ai territori e agli agricoltori impegnati in uno sforzo gigantesco per favorire una transizione agroecologica.
(4-08913)


   LOSS, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si è assistito ad una concomitante presenza di più agenti patogeni, prevalentemente insetti, che in vario modo hanno fortemente condizionato il genere Pinus;

   la Toumeyella Parvicornus, detta comunemente Cocciniglia tartaruga, per i segni caratteristici che compaiono sul dorso che assomigliano al guscio di una tartaruga, è un parassita originario delle foreste del Nord America che, negli anni 2014-2015, è arrivato in Italia, in primis in Campania, e attualmente sta colpendo i pini che si trovano solitamente nelle riserve naturalistiche, nelle ville storiche e nei giardini comunali, diventando una vera e propria emergenza fitopatologica;

   è un parassita molto aggressivo che si riproduce in modo esponenziale; nelle sue zone di origine è considerato una specie poco dannosa in ambiente naturale, perché il suo sviluppo è rallentato dai climi freddi, mentre nel nostro Paese il clima mite favorisce la sua espansione provocando innumerevoli danni ai pini;

   la cocciniglia vive quasi esclusivamente a carico della specie del genere Pinus pinea, pino domestico o da pinoli, specie stabilmente insediata in tutti i paesaggi mediterranei e in quello italiano in particolare (è infatti anche detto pino italico), e del Pinus plaster, pino marittimo; sono molteplici i danni diretti ed indiretti causati da questo parassita;

   ad oggi non esistono sistemi di cura in grado di contrastare efficacemente il parassita, sono tuttavia in corso di sperimentazione alcuni sistemi di lotta in grado di contenere con una certa efficacia l'infestazione; infatti, per contrastare il parassita si parla, al momento, solo di potature e di abbattimenti, ma non di vera e propria cura, con tutte le conseguenze che questo comporta sia per l'ambiente che per i cittadini;

   inoltre, per quanto riguarda l'attività di antagonisti autoctoni o naturalizzati, sono stati registrati solo sporadici segni di predazione da parte di insetti predatori e basse percentuali di parassitizzazione, del tutto insufficienti a contenere la cocciniglia;

   tuttavia, esistono, ma vanno ulteriormente approfondite, metodologie che hanno dimostrato una buona efficacia nella lotta alla cocciniglia con un impatto sull'ambiente quasi nullo, riguardano la tecnica dell'endoterapia, con abmectima, ovvero un'iniezione al tronco che interviene sul suo apparato linfatico che produrrebbe risultati eccellenti, perché nel 95 per cento dei casi le piante guariscono;

   ad oggi si riscontrano casi di cocciniglia solo in alcune regioni del Centro-Sud, ma è facile ipotizzare che, stante la sua velocità di riproduzione e il clima che facilita la sua espansione, il fenomeno si possa allargare a tutte le regioni caratterizzate dai pini;

   già alcune regioni, come la Toscana e la Liguria, stanno affrontando altri tipi di cocciniglia come il Matsucoccus feytaudi — originario delle regioni atlantiche come Francia, Spagna, Portogallo e Marocco — dove in queste regioni ha trovato condizioni climatico-ambientali ottimali per la sua diffusione;

   è parere degli interroganti che se si intende mantenere la pineta con le sue caratteristiche ecologiche e paesaggistiche, è necessario intervenire rapidamente per il contenimento delle patologie e agire in difesa del nostro patrimonio arboreo, prima che la situazione diventi irrecuperabile;

   una volta partiti, i focolai d'infezione, se non contenuti tempestivamente ed in modo efficace, questi generano una diffusione a macchia d'olio della malattia, determinando una rapida mortalità delle piante –:

   se siano a conoscenza della situazione esposta in premessa e quali iniziative urgenti, per competenza, intendano mettere in atto per contrastare la Toumeyella Parvicornus, in quanto purtroppo la cocciniglia tartaruga non è la prima e non sarà l'ultima specie invasiva a infestare il nostro Paese, nonché, per predisporre una pianificazione delle operazioni da svolgere per identificare i patogeni, eradicarli, se possibile, o contenerli, al fine di fronteggiare adeguatamente sia questa nuova emergenza fitosanitaria che quelle attualmente in atto.
(4-08914)


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le condizioni meteorologiche registratesi negli ultimi giorni nel Friuli Venezia Giulia, caratterizzate dal ritorno di un freddo intenso e temperature molto al di sotto delle medie stagionali, facendo gelare terreni e colture, hanno provocato ingenti danni ai produttori agricoli. Nelle prime ore del mattino dei giorni 7 e 8 aprile 2021 su tutta la pianura si sono registrate temperature inferiori a 0 gradi centigradi;

   la situazione è peggiorata dal fatto che, a causa delle precedenti temperature miti, il ciclo vegetativo di molte piante è stato accelerato e gran parte dei raccolti sono stati compromessi; infatti, il livello di danno è correlato allo stadio di sviluppo delle colture: in generale, a parità di temperature minime, quanto più sviluppata è la coltura, tanto maggiore è il danno;

   gli ortaggi, soprattutto le primizie, sono rovinate. Particolarmente colpiti sono stati i fruttiferi quali melo, pesco, ciliegie e albicocche e actinidia. Danni importanti si registrano anche per colture orticole, in particolare l'asparago, per la vite, in particolare Glera, Prosecco, Chardonnay, Pinot Grigio e la frutta come albicocchi, ciliegi, kiwi;

   l'agricoltura è stata colpita come tutti gli altri settori produttivi dalla pandemia e, purtroppo, in questa regione si aggiunge inaspettata la crisi indotta da una situazione climatica problematica. Infatti, già in precedenza nella zona, a causa della siccità, sono stati compromessi i lavori, alcune semine e lo sviluppo di coltivazioni come i cereali autunno-vernini;

   i danni derivanti dalla gelata non sono ancora stati quantificati pienamente, ma purtroppo sembrano molto ingenti –:

   se il Governo intenda adottare tutte le necessarie e opportune iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare interventi di natura economica a favore delle aziende agricole coinvolte, riconoscendo sostegni economici alle aree interessate dall'eccezionale ondata di maltempo e valutando la possibilità di consentire la sospensione del pagamento delle imposte e dei contributi per assicurare la ripresa produttiva delle imprese e il ripristino delle colture danneggiate.
(4-08916)


   GASTALDI, MOLINARI, LIUNI, VIVIANI, GIACCONE, PETTAZZI, BOLDI, CAFFARATTO, GIGLIO VIGNA, PATELLI, GUSMEROLI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LOSS, TARANTINO e LOLINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di gelo, nelle notti del 7 e dell'8 aprile scorso che ha colpito il Paese ha avuto un impatto devastante per l'agricoltura; in particolare, in Piemonte dove le minime hanno stabilito nuovi record di freddo per aprile – fino a -6o in zone di pianura e collina, in particolare nel Monferrato e nelle Langhe e nella campagna tra Torino e Cuneo e minime di 8,5° sottozero nella pianura del Po, in particolare nelle aree del Saluzzese e del Saviglianese in provincia di Cuneo – che ha devastato vigneti, frutteti e altre coltivazioni della regione;

   complessivamente, la superficie danneggiata è di circa 5.000 ettari, su un totale di circa 43.714 ettari che è la superficie complessiva del vigneto piemontese, con percentuali di danno che vanno dal 20 fino a oltre il 40 per cento. Risultano colpiti in particolare i giovani impianti: occorrerà attendere ancora una quindicina di giorni per capire se gli innesti potranno riprendere l'attività vegetativa; in Piemonte sono 13.177 le imprese che coltivano vite;

   una prima stima quantificata in modo ancora approssimativo, tenendo presente soltanto il valore dell'uva che non si raccoglierà e il rimpiazzo delle barbatelle di vite, porta a quantificare un danno complessivo di circa 18 milioni di euro;

   in alcune zone albicocche e kiwi non avranno alcun raccolto, è stato perso il 90 per cento per le pesche, il 70-80 per cento per le mele, il 50 per cento nei vigneti a Nebbiolo di Alba; gravi danni si registrano anche per l'Erbaluce e i vitigni del Canavese, in provincia di Torino, e per i pregiati asparagi di Santena e Poirino; timori sussistono anche per grano, mais e coltivazioni orticole;

   le correnti gelide hanno impedito addirittura il funzionamento dei sistemi anti-brina e in alcuni casi, come nel Cuneese, gli agricoltori sono ricorsi all'accensione di fuochi tra i filari dei vigneti per salvare le gemme dalla gelata. È stata bloccata anche la produzione del foraggio maggengo e nei pascoli di montagna;

   anche la situazione per il comparto frutticolo è gravissima. Dopo le alte temperature dei giorni precedenti che hanno favorito il risveglio della vegetazione, le piante sono state sottoposte ad uno shock termico, con effetti devastanti sulle produzioni;

   questo grave evento non ha risparmiato nessuna zona della regione, mettendo a rischio un'economia già compromessa dal lungo periodo pandemico e dalle recenti alluvioni;

   a parere degli interroganti è necessario attivare con urgenza tutti gli strumenti previsti per la gestione delle calamità naturali, indirizzando al fondo di solidarietà nazionale le risorse necessarie a fronteggiare un evento che si è manifestato come assolutamente straordinario;

   l'agricoltura è stato il settore più esposto ai continui e repentini cambiamenti climatici degli ultimi tempi; è innegabile che i cambiamenti climatici in atto stanno modificando le stagioni e quindi il rischio è di ritrovarsi ogni anno a dover affrontare temperature fuori stagione, con alternanza tra giorni con temperature sopra la media seguiti da giorni sotto la media con gelate e, in alcuni casi, nevicate fuori tempo, che come conseguenza portano alla rovina di interi raccolti; per gli agricoltori perdere il raccolto vuol dire perdere reddito;

   questo potrebbe essere il momento di ripensare ad un nuovo sistema di interventi che in tempi rapidi permetta alle imprese di disporre delle risorse necessarie per fronteggiare tali calamità –:

   quali interventi straordinari, per quanto di competenza, intenda attivare per fare immediatamente fronte all'emergenza, permettendo una rapida ripresa produttiva ed economica alle imprese agricole delle aree interessate dall'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito, in particolare, il Piemonte, al fine di assicurare in tempi rapidi il giusto ristoro per i danni subiti.
(4-08917)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la recente inchiesta giornalistica oggetto della trasmissione «Fuori dal coro» del 6 aprile 2021 ha sollevato preoccupanti dubbi sulla efficienza dell'ospedale G. Moscati di Taranto e dei professionisti sanitari che vi operano;

   nel corso della trasmissione, i giornalisti hanno riferito in ordine di: una donna positiva al COVID-19 chiusa in ambulanza (ferma e in fila con altre ambulanze) per 8 ore in attesa di essere ricoverata;

   30 persone decedute all'interno delle tende e dei container dell'ospedale Moscati tra settembre e novembre del 2020;

   12 persone decedute e tutte diventate positive al COVID-19 durante il ricovero nel reparto di ematologia;

   12 persone morte il 31 marzo 2021 nel reparto di terapia intensiva COVID-19;

   5 persone morte per COVID-19 il 16 marzo;

   nel corso del report, i giornalisti hanno intervistato una persona che ha denunciato la morte del marito e del padre a causa di gravi imprudenze e negligenze dei sanitari;

   i giornalisti hanno intervistato anche una persona che ha voluto mantenere l'anonimato e che i giornalisti hanno dichiarato essere un dirigente dell'Asl di Taranto. L'intervistato ha così affermato: «Quell'ospedale ha il 99 per cento di morti in terapia intensiva. A me lo dicono gli altri primari dei reparti del Moscati che c'è una mortalità del 99 per cento eppure le attrezzature del Moscati sono le migliori. Il problema è che non ci sono i professionisti che le sanno usare»;

   alla procura di Taranto sarebbero state presentate 34 denunce relative a fatti presumibilmente accaduti all'interno dell'Ospedale Moscati;

   quanto affermato nel corso dell'inchiesta giornalistica si unisce a quanto già riportato dalla stampa in passato quando i giornalisti riferirono che la procura di Taranto aveva avviato indagini relative ad alcuni esposti ricevuti da cittadini, dall'Asl e da alcuni sindacati, nei quali si denunciavano 8 casi di decessi definiti come «sospetti», alcuni casi di pazienti contagiati da virus klebsiella e stafilococco nel corso del ricovero, presunti illeciti e problematiche relative alla corretta erogazione e alla mancata garanzia dei Lea afferenti ai livelli della prevenzione collettiva e dell'assistenza ospedaliera 10 verificatisi nelle aree destinate alla cura del COVID dell'ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto; in particolare, negli esposti si sarebbero denunciati presunti maltrattamenti di pazienti, furti e mancata restituzione di oggetti personali ai danni di pazienti deceduti nonché problemi relativi a scarsa qualità delle prestazioni sanitarie erogate;

   i fatti più recenti denunciati nel corso dell'inchiesta giornalistica, qualora dovessero corrispondere al vero, contribuirebbero ad evidenziare gravi problematiche afferenti alla inadeguatezza delle strutture sanitarie pubbliche, alla mancanza di mezzi e dispositivi adeguati ad erogare le prestazioni sanitarie e di personale qualificato per curare i pazienti, tutti elementi fondamentali affinché il sistema del Servizio sanitario nazionale possa garantire sempre e al meglio i livelli essenziali di assistenza soprattutto nell'attuale emergenza sanitaria –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, di quali notizie disponga in merito e quali iniziative per quanto di competenza intenda adottare al fine di garantire a tutti i cittadini e presso ogni ospedale il livello di prevenzione collettiva e di assistenza ospedaliera previsto dai Lea, assicurando ai pazienti la fruibilità di strutture sanitarie adeguate ad ospitare e curare l'alto numero di malati, un numero di mezzi adeguati e di personale qualificato sufficiente ad erogare le prestazioni sanitarie, nonché al fine di garantire che l'esercizio di tutte le attività svolte dai professionisti sanitari avvenga sempre in maniera efficiente e accurata e rispettando i princìpi etici di umanità e solidarietà prescritti dal codice di deontologia medica, specialmente nell'attuale fase di emergenza pandemica.
(5-05766)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la fibrosi polmonare idiopatica (Ipf) fa parte delle malattie polmonari interstiziali (Ild), un gruppo eterogeneo di circa 150 malattie polmonari caratterizzate da vari gradi di infiammazione e fibrosi. È una delle forme più aggressive di queste malattie ed è annoverata nella categoria delle malattie rare, e si stima che nei 27 Paesi dell'Unione europea colpisca ogni anno circa 30-35.000 persone;

   essa interessa soprattutto gli uomini adulti, in particolare tra i 40 e gli 80 anni, fumatori o ex fumatori, mentre le donne sviluppano la malattia meno frequentemente e, di norma, ne presentano forme meno gravi e a evoluzione più lenta;

   l'emergenza sanitaria ha messo a dura prova la tenuta del servizio sanitario nazionale e i pazienti che convivono con malattie polmonari interstiziali e con fibrosi polmonare in particolare, sono tra le popolazioni più vulnerabili e a più alto rischio in questa crisi sanitaria;

   la sospensione delle attività sanitarie programmate e dei ricoveri, eccetto i casi di prestazioni urgenti, per fare posto ai pazienti positivi al COVID-19, hanno fatto allungare esponenzialmente le liste di attesa per tutte quelle prestazioni che interessano i pazienti colpiti dalle malattie polmonari interstiziali;

   il Centro di ricerca in economia e management in sanità (Crems) dell'università Carlo Cattaneo, già nel giugno del 2020, aveva stimato per Dataroom sul Corriere della Sera, di quanto, in assenza di provvedimenti urgenti e mirati, avrebbero potuto allungarsi le liste di attesa: una proiezione a dicembre 2020 stimava complessivamente 51 milioni di prestazioni sanitarie saltate; 10 milioni di esami diagnostici, 24 milioni di analisi di laboratorio, 16,9 milioni di visite specialistiche;

   secondo i dati di Altroconsumo, i tempi medi di attesa prima della pandemia erano già più lunghi, di circa 60 giorni, rispetto a quanto previsto. Ora, da quanto emerge dai calcoli del Crems, sempre in assenza di provvedimenti mirati, la durata delle liste di attesa è destinata a raddoppiare;

   uno studio di Iqvia, basato sull'analisi di dati real world e diretto a monitorare l'impatto della pandemia sull'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale, stima che nei primi dieci mesi del 2020 c'è stato un calo significativo dell'accesso alle diagnosi e alle cure nelle principali aree terapeutiche rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente;

   in data 23 febbraio 2021 nel corso della discussione sul decreto-legge «milleproroghe» è stato accolto l'ordine del giorno 9/2845-A/18, presentata dalla interrogante, che impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare politiche sanitarie volte al monitoraggio delle liste di attesa su tutto il territorio nazionale e di introdurre meccanismi incentivanti per la telemedicina e il personale sanitario che deve erogare le prestazioni rimaste sospese, utilizzando anche gli ambulatori mobili per programmi di screening e prevenzione –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire il diritto ad avere tempi certi di diagnosi e cura ai pazienti colpiti da malattie polmonari interstiziali e se non ritenga di dover monitorare e rivalutare strategie, azioni e risorse economiche dedicate al sistema sanitario al fine di affrontare e risolvere in modo sistematico la questione del recupero delle liste d'attesa.
(5-05768)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Calabria è commissariata dal 2010 per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale e il suo Servizio sanitario regionale ha risaputi problemi nella garanzia dei Livelli essenziali di assistenza;

   la pandemia ha reso ancora più evidenti le falle del sistema sanitario calabrese, anche nel territorio crotonese;

   in un articolo apparso il 9 aprile 2021 sulla testata giornalistica on line «il Crotonese» si cita un episodio avvenuto a Crotone nel pomeriggio del 7 aprile, quando un signore, che stava facendo sport sul lungomare, sarebbe morto di infarto e alcuni testimoni avrebbero riferito d'aver chiamato il 118 sentendosi rispondere dagli addetti, riporta l'articolo, «che non c'erano autoambulanze, che andavano sanificate e che non potevano venire»;

   l'articolo suddetto racconta: «Non è il primo episodio del genere. (...) Tuttavia le responsabilità, sebbene rappresentino gli unici interlocutori dell'utenza, non sono da attribuire ai sanitari del 118 (...). A scarseggiare, infatti, non è l'impegno degli operatori del 118 ma sono prima di ogni altra cosa spazi ed ambulanze: i mezzi in dotazione al 118 sono in tutto 5 (...). Ci sono per fortuna le autoambulanze della Croce Rossa Italiana, che però operano in termini di volontariato, un servizio comunque imprescindibile in questo momento»;

   un altro articolo, sempre della testata «il Crotonese», riporta la situazione del reparto Covid-19 dell'ospedale civile «San Giovanni di Dio» di Crotone, che parrebbe ormai al collasso;

   ivi è scritto: «I rinforzi arrivati per la seconda ondata della pandemia — la Protezione civile con l'allestimento di una tenda da campo ed Emergency, andati tutti via – a quanto pare non torneranno. Invece la pandemia imperversa: i ricoverati sono oltre 40 e scarseggiano spazi e personale sanitario. (...) Ormai si è costretti a dimettere anche i positivi, per garantire l'accesso agli affetti da Covid più gravi»;

   «La carenza di guardie mediche a Crotone e provincia – riporta un altro articolo, datato sempre 9 aprile ed ancora de “Il Crotonese” – è ormai un problema atavico, ma a quanto pare la situazione negli ultimi tempi si è ulteriormente complicata al punto da spingere i vertici dell'Asp ad indirizzare, attraverso una formale nota, una richiesta esplicita d'aiuto ai medici della continuità assistenziale. Nonostante siano state attivate tutte le procedure dall'Asp crotonese per assicurare il servizio presso le postazioni di guardia medica della provincia ormai da molto tempo non si riesce a coprire tutti i turni a causa della carenza di medici, con notevoli disagi denunciati dalla popolazione»;

   infine, in un altro, recente articolo, sempre della stessa testata «Il Crotonese», è evidenziato: «Con la campagna vaccinale anti Covid-19 sono tanti i nodi del sistema sanitario a venire al pettine. Ad esempio, nel tentativo di registrarsi sulla piattaforma della Protezione civile per sottoporsi al vaccino si può scoprire, pur essendo convinti da anni del contrario ed avendone tutti i requisiti, di non essere riconosciuti dal sistema sanitario come soggetto fragile e di conseguenza di non avere diritto all'esenzione e ad alcuna priorità nella somministrazione del vaccino anti Covid-19» –:

   quali urgenti iniziative di competenza, anche per il tramite del commissario ad acta, per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, intenda assumere per risolvere le criticità riassunte in premessa e garantire il diritto alla salute nel territorio crotonese;

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro della salute, anche per il tramite del commissario ad acta, alla luce dei fatti citati, allo scopo di porre rimedio a queste criticità che condizionano il Servizio sanitario regionale calabrese, nello specifico nell'area crotonese, e che mettono in serio pericolo la salute pubblica.
(4-08909)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è indietro, è sempre stata indietro; i problemi relativi alla pandemia sono sorti fin da subito e le mancanze non sono state colmate, se non con grave ritardo: respiratori privi dei necessari requisiti di sicurezza, inaccettabili ritardi nel potenziamento delle terapie intensive, mascherine non a norma e caos vaccini hanno reso l'Italia tra i Paesi più indietro d'Europa nell'affrontare il COVID-19;

   il caso dei respiratori, insieme a quello delle mascherine non a norma o di quelle distribuite al personale sanitario malgrado l'espressa dicitura «For medical use prohibited», è uno dei simboli più emblematici di questa pandemia; già da subito è stata denunciata la loro carenza negli ospedali italiani e ad oggi, il loro numero è ancora troppo basso per fronteggiare le ondate che da oltre un anno costringono a fare i conti quotidianamente con i numeri dell'emergenza pandemica;

   dall'inizio della pandemia, i respiratori sono risultati fondamentali per salvare vite, eppure, nel corso nei mesi, tanti sono stati i disguidi e i contrattempi che hanno impedito di procurarne un numero considerevole;

   l'ultimo allarme ha riguardato una serie di ventilatori polmonari acquistati in piena emergenza e provenienti dalla Cina, per i quali è stata chiesta l'immediata sospensione dell'utilizzo;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, sia il Lazio che altre regioni italiane avrebbero continuato ad usufruire di questi macchinari, privi di marchio CE e di standard di sicurezza, all'interno degli ospedali;

   è stato proprio il Ministero della salute a porre l'attenzione sui dispositivi impiegati nelle terapie intensive, inviando una lettera a tutte le regioni in cui si fa riferimento ai macchinari Aeonmed VG70, prodotti dalla Beijing Aeonmed Co. Ltd, dei quali il Ministero aveva ricevuto il rapporto Fsca: «Poiché dalla nostra ricognizione sui dispositivi medici e le apparecchiature acquisiti durante il periodo dell'emergenza Covid-19 privi del marchio CE, risulta che i ventilatori Aeonmed VG70 sono presenti in diverse strutture sanitarie, si ribadisce l'importanza di non utilizzare apparecchiature prive del marchio CE, in quanto non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente»;

   in particolare, il problema è che i dispositivi acquistati nel corso della pandemia non possiedono un sensore di pressione atmosferica incorporato, sebbene siano stati invece venduti come ventilatori dotati di tale apparecchio e, pertanto, messi sul mercato con istruzioni per l'uso errate;

   la società cinese che ha venduto all'Italia i dispositivi, rivelatisi poi non a norma, ha come presidente onorario Massimo D'Alema che, come rivelato dalla stampa, avrebbe addirittura rassicurato il Governo italiano sull'acquisto dei macchinari –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e di quali informazioni il Ministro interrogato disponga per fare chiarezza sulla vicenda;

   quanti dispositivi privi dei necessari standard di sicurezza risultino acquistati e distribuiti nelle strutture sanitarie italiane e se siano stati accertati eventuali danni sui pazienti trattati con i ventilatori di cui in premessa;

   quale sia ad oggi la situazione dell'approvvigionamento dei ventilatori polmonari nelle strutture sanitarie italiane e dell'adeguamento delle terapie intensive rispetto alla domanda di ospedalizzazione.
(4-08922)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 maggio 2020 veniva pubblicato sul sito di Oms il report «An unprecedented challenge Italy's first response to COVID-19». Questo studio, che costituiva un primo livello di analisi in ordine alla risposta italiana alla pandemia, è stato ritirato in data 14 maggio 2020 dal sito Oms. Il responsabile del ritiro del report stando a quanto contenuto in diversi messaggi e-mail da lui stesso scritte, sarebbe il direttore vicario dell'Oms Ranieri Guerra;

   appare rilevante evidenziare che la funzione del report era di consentire, tra l'altro e come evidenziato in una e-mail inviata in data 28 maggio 2020 al direttore generale dell'Oms Tedros Ghebreyesus e al direttore dell'ufficio regionale per l'Europa, Hans Henry Kluge, dal capo del team che ne aveva curato la redazione, il dottor Francesco Zambon, il passaggio di informazioni acquisite nel corso della risposta italiana al Covid, consentendo di salvare vite. In particolare il dottor Zambon scrive che l'oscuramento del report «impedisce che vite vengano salvate». Una funzione centrale, dunque, e di assoluto rilievo;

   l'importanza del report e della sua funzione è condivisa sia dal Ranieri Guerra che dal presidente dell'Istituto superiore di sanità, Brusaferro. Difatti, in una comunicazione intercorsa tra il Guerra e il dottor Brusaferro già in data 17 maggio 2020, dunque all'indomani del ritiro del report, il Guerra prospettava comunque l'utilizzo dello studio, ripulito dagli elementi ritenuti politicamente scomodi, attesa l'importanza della finalità. Una proposta che riscuoteva la condivisione del Brusaferro che riscontrava positivamente la proposta del Guerra;

   Guerra, in data 18 maggio 2020, propone a Brusaferro di parlare della revisione e dell'utilizzo del report a Zaccardi, capo di gabinetto del Ministro della salute Speranza, che avrebbe incontrato lo stesso 18 maggio alle ore 19, ottenendo ancora una volta una risposta positiva dal Brusaferro. Dunque è chiaro che sia per il redattore del report Zambon, che per Guerra, che pur aveva fatto ritirare lo studio, nonché infine per il presidente dell'Istituto superiore di sanità Brusaferro, questo report aveva comunque una utilità e uno scopo, efficacemente descritto dalle parole di Zambon: «salvare vite»;

   tuttavia il Guerra, alle ore 20.35 del 18 maggio 2020, dunque poco dopo l'incontro con Zaccardi, riferisce al Brusaferro che il capo di gabinetto del Ministero della salute avrebbe risposto «di vedere se riusciamo a farlo cadere nel nulla. Se entro lunedì nessuno ne parla vuole farlo morire»;

   così sarà e il report, nonostante servisse a salvare vite, non sarà più pubblicato;

   una decisione di una gravità evidente, che investe non solo l'Oms la quale «si appiattì» sulle decisioni della politica, non solo di Brusaferro, che nulla eccepì sulla decisione di non ripubblicare il report. Ma, visto il contenuto delle comunicazioni richiamate, del capo di gabinetto del Ministro Speranza che decise il destino del report –:

   se il Ministro interrogato confermi le circostanze sopra riferite per quanto attinenti al Ministero della salute;

   se non ritenga di estrema gravità che il capo di gabinetto del Ministero abbia deciso di non far ripubblicare il report che serviva a salvare, come visto, vite umane, invece che favorirne il potenziamento e la diffusione;

   se fosse a conoscenza di questa decisione;

   quali iniziative intenda assumere a riguardo.
(4-08927)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nella missione 2 del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), alla componente «energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile», è prevista una specifica linea di azione rivolta allo sviluppo della mobilità sostenibile anche attraverso un imponente rinnovamento del parco circolante di mezzi per il trasporto pubblico locale con mezzi a basso o nullo impatto ambientale;

   lo stesso Piano evidenzia come enti locali e regioni giochino un ruolo fondamentale nella definizione e implementazione di questa linea di azione;

   l'elettrificazione del trasporto pubblico su gomma rappresenta la migliore soluzione per lo svolgimento del servizio di trasporto grazie agli indubbi benefici ambientali rispetto alle altre tecnologie. Inoltre, il processo di elettrificazione potrebbe conseguire risultati ancora più efficaci dal punto di vista dei benefici ambientali ed economici ove inserito in un processo più complesso che preveda, ad esempio, anche l'installazione di infrastrutture di ricarica, l'infrastrutturazione del deposito, la messa a disposizione di una piattaforma di gestione ottimizzata dei processi di ricarica, la manutenzione dell'infrastruttura elettrica presso i depositi, delle stazioni di ricarica e dei veicoli, o ancora soluzioni di efficienza energetica, sistemi di micromobilità elettrica intermodale integrati per percorrere il cosiddetto «ultimo miglio»;

   si tratta di un processo che richiede competenze specifiche ad oggi non presenti all'interno della pubblica amministrazione e delle imprese di trasporto pubblico locale;

   la mancanza delle competenze suddette implica difficoltà per le municipalità nella preparazione, nell'emissione e nella valutazione delle gare d'appalto finalizzate all'elettrificazione del trasporto pubblico – in cui, a differenza dell'utilizzo di diesel e metano, il mezzo rappresenta solo una parte della catena del valore – con conseguenti ritardi nell'implementazione del processo di elettrificazione;

   uno degli strumenti più efficaci per dare impulso all'elettrificazione del trasporto pubblico ed alle azioni collegate è il partenariato pubblico privato, con utilizzo del leasing operativo, che permetterebbe ai privati di presentare alla pubblica amministrazione ed alle imprese di trasporto pubblico locale progetti complessi di elettrificazione con logica chiavi in mano finanziabili anche tramite i fondi del Pnrr;

   nella revisione del piano nazionale integrato per l'energia e il clima sarebbe utile adottare quote o percentuali minime di adozione del trasporto pubblico locale elettrico in ambito urbano crescenti negli anni –:

   se ritenga che il meccanismo del partenariato pubblico privato, con l'utilizzo del leasing operativo, possa garantire l'implementazione e lo sviluppo dell'elettrificazione del trasporto pubblico in difesa della qualità dell'aria e quindi dell'ambiente e quali iniziative di competenza il Governo abbia assunto o intenda assumere in questo contesto per dare impulso al processo sopra descritto.
(5-05769)


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la presenza di smog in Piemonte ed, in particolare, nella provincia di Torino ha raggiunto negli ultimi anni livelli allarmanti;

   secondo quanto reso noto dalla stampa, dalle indagini emerse a seguito dell'avvio nel 2017 dell'inchiesta a Torino per «inquinamento ambientale», gli alti livelli di Pm10 e biossido di azoto registrati dalle centraline Arpa Piemonte provocherebbero «900 morti all'anno e ridurrebbero la speranza di vita dei cittadini di 22,4 mesi». In seguito a tale inchiesta sono stati indagati Piero Fassino e Chiara Appendino (in qualità di sindaci del capoluogo) oltre a Sergio Chiamparino e Alberto Cirio (come governatori regionali);

   lo smog, secondo recenti studi scientifici, sarebbe inoltre causa di malattie autoimmuni e degenerative del tessuto nervoso e produrrebbe gravi conseguenze sull'organismo dei bambini sia per quel che riguarda il sistema immunitario che a livello cardiocircolatorio;

   Arpa Piemonte ha comunicato di aver incrementato notevolmente il numero di controlli sugli impianti termici in tutto il Piemonte, passando dai 144 del 2019 (pari a 5 mila 500 unità abitative) ai 233 del 2020 (11 mila unità abitative);

   sono state inoltre predisposte misure per limitare l'inquinamento: il nuovo protocollo regionale prevede l'estensione dell'applicazione del sistema graduale di limitazioni preventive e temporanee anche ai comuni con più di 10 mila abitanti inseriti nell'area «pianura», portando il numero totale a 39 in tutta la provincia di Torino;

   secondo quanto denunciato dai comitati contro lo smog sussistono ancora gravi criticità: in primo luogo, soprattutto per quanto concerne Torino, Ztl e semafori per il blocco del traffico rischiano di non produrre alcun effetto a causa di continue deroghe, orari limitati e scarsi controlli; pochissimi accertamenti riguarderebbero, inoltre, lo stato di numerose caldaie altamente inquinanti nei centri abitati e l'effettivo utilizzo del riscaldamento troppo spesso non a norma con le disposizioni vigenti;

   in questo contesto va inoltre aggiunto come in Piemonte siano state continue, numerose e pressanti le richieste di molte categorie di lavoratori per allentare o cancellare, in concomitanza con le restrizioni alla mobilità imposte dall'attuale pandemia, il blocco della circolazione dei veicoli privati a causa dello smog –:

   quali iniziative urgenti e realmente efficaci intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di ridurre lo smog in Piemonte, per salvaguardare la salute pubblica e garantire al tempo stesso il diritto alla mobilità, anche alla luce delle attuali restrizioni imposte dalla pandemia.
(5-05775)

Interrogazione a risposta scritta:


   PLANGGER. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   attualmente nel nostro Paese il Piano nazionale su energia e clima (Pniec) in vigore è ancora quello del 2019, mentre bisognerebbe aggiornarlo al 2021 per includere il nuovo obiettivo europeo sulle emissioni di CO2 (55 per cento di riduzione della CO2 al 2030 rispetto al 1990, mentre il Pniec 2019 è fermo al 40 per cento di riduzione). Significa che le fonti rinnovabili dovranno arrivare al 70 per cento dei consumi lordi di energia elettrica tra meno di dieci anni, contro il 55 per cento previsto in precedenza. Tuttavia, mantenendo il ritmo attuale delle installazioni, il traguardo del 2030 sarebbe raggiunto nel 2085;

   negli ultimi anni, in media, in Italia si è aggiunto meno di 1 Gigawatt di rinnovabili ogni anno (785 Megawatt nel 2020), mentre il ritmo richiesto è di 6,5 nuovi Gigawatt di fonti pulite ogni dodici mesi, in modo da aggiungere complessivamente 65 Gigawatt di capacità rinnovabile da qui al 2030, di cui 50 Gigawatt di fotovoltaico, 13 Gigawatt di eolico e 2 Gigawatt di altre fonti, tra geotermia, idroelettrico e bioenergie;

   la mancanza di molti decreti attuativi è uno dei maggiori freni allo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia;

   anche alla luce degli interventi che potrebbero essere inseriti nel cantiere del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, occorre lavorare su autorizzazioni, semplificazioni, aste e nuove soluzioni tecnologiche;

   il nuovo Ministero della transizione ecologica avrà un ruolo centrale nella gestione dei fondi del Recovery plan: l'Unione europea ha chiaramente detto che l'obiettivo delle risorse del Next Generation Eu è quello di rendere l'Europa «più ecologica, digitale e resiliente» alla lotta ai cambiamenti climatici; a questo scopo verrà riservato circa il 30 per cento dei fondi europei;

   in questi ultimi anni si sono fatti diversi passi avanti sul contenimento dei gas climalteranti: le attuali disposizioni vanno dagli incentivi per l'installazione di impianti fotovoltaici, a quelli per la wallbox per l'acquisto di veicoli elettrici, fino alle detrazioni fiscali come il bonus 110 per cento;

   purtroppo però, le attuali disposizioni normative del Gse per gli impianti fotovoltaici inferiori a 20 kW – in Italia, a fine 2019, risultano installati oltre 880.000 impianti fotovoltaici per una potenza di circa 21 GM e una produzione di circa 24TWh – prevedono che non possano essere installati dispositivi di accumulo e ciò comporta una sospensione dei sussidi con rimborsi non cumulabili con i contributi del Gse –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di incentivare la diffusione di impianti fotovoltaici, anche permettendo l'installazione di accumulatori per quelli inferiori a 20 kw, e per rendere più snelle le procedure di rilascio dei contributi da parte del Gse.
(4-08915)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Meloni e altri n. 1-00382, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lupi, Colucci.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale De Giorgi n. 3-02176, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Papiro.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Lupi n. 3-02188, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Colucci.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Martinciglio n. 1-00457, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 482 dell'8 aprile 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana, che dal 2008 fa parte del London Stock Exchange Group, è un'infrastruttura finanziaria essenziale per il Paese, strategica per lo sviluppo del mercato dei capitali e fondamentale per la crescita delle imprese; rappresenta il principale punto di riferimento per la raccolta di capitale azionario e obbligazionario da parte delle imprese italiane, con 370 società quotate e una capitalizzazione complessiva superiore al 30 per cento del prodotto interno lordo nazionale e con un'ampia presenza di piccole e medie imprese;

    Borsa Italiana ha altresì l'importante compito di promuovere le aziende quotate e di diffondere l'educazione finanziaria, anche in partnership con intermediari ed altre istituzioni; Borsa Italiana è cresciuta e si è sviluppata in questi dieci anni grazie al lavoro dei dipendenti che ha portato quasi a triplicarne il valore e un management che ha creato le condizioni per questo successo; il gruppo Borsa Italiana comprende anche il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), una delle principali piattaforme per la negoziazione dei titoli di Stato europei, la cui gestione è essenziale per la tutela di dati sensibili per l'interesse nazionale;

    Borsa Italiana si avvale di Sia s.p.a., (Sia), società hi-tech europea leader nei servizi tecnologici e nelle infrastrutture di pagamento, controllata da Cassa depositi e prestiti tramite la controllata Cdpe, come partner tecnologico di riferimento per i servizi relativi al trading e post-trading per il Mercato telematico dei titoli di Stato e Monte Titoli; la società Borsa Italiana a livello di gruppo, nel 2019 ha realizzato 464 milioni di euro di ricavi e 2,6 milioni di euro di margine operativo lordo (ebitda); nell'agosto del 2020 il London Stock Exchange, per rispondere alle richieste della direzione Antitrust della Commissione europea legata all'acquisizione di Refmitiv, ha annunciato la vendita di Borsa Italiana; occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa Italiana sono state avanzate da SIX Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext in partnership con CDP Equity e Intesa San Paolo e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana s.p.a., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Élite; in data 9 ottobre 2020, su proposta dell'amministratore delegato, il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti (CDP) ha dato il via libera a CDP Equity (Cdpe, società interamente partecipata da Cdp) per l'ingresso nell'azionariato di Euronext – la società mercato che raggruppa i listini di 6 Paesi europei – e per l'acquisizione da parte di quest'ultima di Borsa Italiana. In tal modo, come riferito dai comunicati di Cassa depositi e prestiti e Euronext, CDP Equity, che acquisisce il 7,3 per cento del capitale azionario di Euronext, al pari della Caisse des Dépóts et Consignations, omologo di Cassa depositi e prestiti in Francia, insieme a Intesa Sanpaolo, che verrebbe a detenere una quota intorno all'1,3 per cento, entra a far parte dell'attuale gruppo, divenendo uno dei primi azionisti della società che gestirà – oltre a Borsa Italiana – altre 5 borse valori in Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo, con oltre 1.800 società quotate, per un totale di 4.400 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato;

    con questa operazione, l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante in Euronext, con circa un terzo dei ricavi della nuova società e degli occupati complessivi; Cassa depositi e prestiti entrerebbe inoltre a far parte del patto dei reference shareholders, cui aderirebbe circa il 25 per cento del capitale di Euronext;

    nel mese ottobre 2020 è stata approvata dal London Stock Exchange la cessione di Borsa Italiana al gruppo Euronext in partnership con CDP Equity e Intesa San Paolo per un valore complessivo di 4,32 miliardi di euro; proposta di cessione che ora al vaglio delle autorità di vigilanza italiane; secondo agenzie di stampa, l'Italia, attraverso il gruppo Cassa depositi e prestiti, sarebbe intervenuta al fine di tutelare l'interesse nazionale di un'infrastruttura finanziaria strategica, sia per quanto riguarda Borsa Italiana nella sua interezza, sia per quanto riguarda Mts per il ruolo della società nel mercato dei titoli di Stato, tra cui quelli italiani;

    London Stock Exchange ha accettato di vendere l'intera partecipazione in Borsa Italiana al consorzio paneuropeo di cui fanno parte anche Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo per un valore patrimoniale di 4.325 miliardi di euro, più un importo aggiuntivo che riflette la generazione di cassa fino al perfezionamento del deal, valore che denota la rilevanza raggiunta dalla società negli ultimi 13 anni; risulta, dunque, necessaria un'azione tempestiva con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana s.p.a., considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts); come riferito dai comunicati di Cassa depositi e prestiti e Euronext, l'integrazione di Borsa Italiana all'interno di un unico aggregato paneuropeo, obiettivo, peraltro, in comune alle tre offerte sopra menzionate, aumenterebbe la liquidità del mercato dei capitali italiano, la visibilità degli emittenti italiani e, in generale, rafforza il ruolo dell'Italia nel mercato dei capitali europeo;

    l'Italia, rappresentando più di un terzo del fatturato e degli utili, dovrà avere un ruolo di primo piano, sia a livello operativo che di governance; proprio per quanto concerne l'Mts, l'integrazione nel sistema Euronext dovrà rappresentare obiettivi di crescita e sviluppo condivisi dalle parti. In particolare Mts potrà sviluppare ulteriormente la propria strategia fixed income trading, consolidando così la propria porzione di leadership nel contesto paneuropeo e valorizzando, in sinergia, le competenze e le potenzialità in esso presenti; la Cassa di compensazione e garanzia, l'organismo che fornisce i servizi di controparte centrale in Italia nell'ambito degli strumenti finanziari e che assicura la solvibilità delle parti coinvolte e l'integrità del mercato, dovrebbe, come riferito da Euronext, assumere il ruolo di clearing house di tutto il gruppo Euronext; Monte Titoli, che svolge tutte le operazioni di deposito e gestione accentrata di strumenti finanziari, dovrebbe diventare il più grande Central securities depository del gruppo Euronext, assumendo un ruolo centrale all'interno del gruppo nella prestazione dei servizi di deposito e gestione accentrata dei titoli; con questa operazione il sistema italiano di servizi per l'intermediazione finanziaria è valorizzato e conta su nuove opportunità di sviluppo: data center e competenze di eccellenza avranno base in Italia; di recente, Sia e Nexi s.p.a., (Nexi), più importante società fintech italiana per i pagamenti digitali, hanno annunciato di aver sottoscritto un memorandum of understanding avente ad oggetto l'integrazione dei due gruppi da realizzarsi tramite la fusione per incorporazione di Sia in Nexi, per la creazione di una società leader nei pagamenti digitali in Europa, definendo pertanto un'operazione che è sinergica rispetto a quella in oggetto del presente atto di indirizzo; è necessario lavorare al fine di far diventare Borsa Italiana e le sue controllate punti di riferimento importanti nel sistema Euronext, nel quale l'Italia rappresenterà il mercato più rilevante, assumendo un ruolo di riferimento a livello continentale; l'operazione potrà suggellare una partnership forte con altri importanti investitori europei, tra cui Caisse des Dèpóts e auspicabilmente anche con altri operatori del mercato finanziario internazionale; grazie all'operazione in corso su Euronext, Cassa depositi e prestiti amplierà la gamma di prodotti e servizi per il finanziamento delle aziende, passando dai finanziamenti e dagli interventi in equity anche alla possibilità di offrire i servizi di quotazione attraverso Borsa Italiana; Borsa Italiana darà il contributo più rilevante al nuovo gruppo allargato. L'Italia diventerà una sede operativa di rilievo per l'entità combinata, con competenze strategiche nel gruppo allargato in termini di operatività, tecnologia, business e funzioni di supporto; l'attività di vigilanza regolamentare su Borsa Italiana resterà invariata, consentendo a Consob e Banca d'Italia di continuare a vigilare direttamente su Borsa Italiana e le sue controllate regolamentate, compresa l'attività di compensazione della Cassa di compensazione e garanzia, la cui attività sarà ampliata in un contesto paneuropeo. Consob parteciperà all'indirizzo regolatorio, alla supervisione e alla vigilanza del gruppo risultante dall'operazione nella sua interezza; autorevoli economisti hanno più volte sottolineato l'importanza di costituire, progressivamente, un'infrastruttura finanziaria che unisca quanti più mercati mobiliari nazionali, al fine di creare un contesto di sinergia sul piano dei mercati internazionali. In questo contesto, si auspica che Borsa Italiana possa assumere un ruolo di primo piano nel sistema dei centri finanziari europei sia a livello operativo che di governance; in particolare, come sollevato anche da Assosim (Associazione intermediari mercati finanziari) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore, in data 26 settembre 2020, occorre scongiurare un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle piccole e medie imprese»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i piani individuali di risparmio alternativi e gli European long term investments funds; l'operazione deve avere l'obiettivo di aprire buone prospettive per le imprese italiane che intendano quotarsi: la prevalenza, nel tessuto produttivo italiano, di aziende di dimensioni medie e piccole si avvantaggia della presenza italiana nell'azionariato di Euronext, che avrà voce in capitolo nell'organizzazione dei listini e nei requisiti di ingresso; l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), nel rapporto Capital markets review of Italy, pubblicato a gennaio 2020, ha sottolineato che, negli ultimi dieci anni, meno di quattro aziende all'anno si sono quotate a Piazza Affari, numero troppo ridotto per un'economia importante come la nostra. Alla fine del 2018, il valore totale delle azioni italiane quotate era pari a solo il 31 per cento del prodotto interno lordo, valore di gran lunga inferiore a quello registrato in Francia (88 per cento) e in Germania (46 per cento): un dato più che rilevante se si tiene conto dell'eccessiva dipendenza delle aziende italiane dal credito bancario; proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque, ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e attuare un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, nell'ambito delle proprie competenze e della partecipazione azionaria in Cassa depositi e prestiti, a sua volta azionista del gruppo Euronext, nonché a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana s.p.a. e l'autonomia della medesima, al fine di:

  a) assicurare la sana e prudente gestione di una così importante infrastruttura di mercato quale è il gruppo Borsa Italiana, e di garantire, anche a seguito delle autorizzazioni previste, l'effettiva trasparenza e integrità del mercato, nonché l'ordinato svolgimento delle negoziazioni e la tutela degli investitori, soprattutto degli investitori nelle piccole e medie imprese per i quali sono fondamentali costi di transazione contenuti e l'accesso alla ricerca azionaria obiettivi a cui ambiscono sia la normativa e la supervisione del settore sia l'azione del Governo;

  b) assicurare che l'operazione di acquisizione sia orientata ad una logica di sviluppo di lungo periodo e di valorizzazione degli asset italiani e della loro posizione strategica internazionale;

  c) assicurare che all'Italia sia garantito un ruolo di primo piano sia a livello operativo sia di governance del nuovo sistema federale in ragione delle peculiarità della piazza finanziaria italiana e delle esigenze del mercato e dei suoi stakeholder;

  d) assicurare che nell'ambito delle iniziative da adottare, venga garantito il massimo impegno per prevedere investimenti che soprattutto sotto il profilo dell'innovazione-tecnogica consentano di dare al progetto complessivo una prospettiva di lungo termine;

2) far sì, per quanto di competenza, che Borsa Italiana si faccia promotrice di un ampio confronto con tutti gli operatori del settore, al fine di apportare miglioramenti e innovazione in merito al funzionamento del mercato dei capitali in Italia, proseguendo il percorso di semplificazione normativa e fiscale dei processi e di contenimento complessivo dei costi sostenuti dagli emittenti, dagli intermediari e dagli investitori e permettendo in questo modo alle piccole e medie imprese di accedere con maggiore facilità al mercato dei capitali, valorizzando i segmenti innovativi e rendendo Borsa Italiana un mercato di capitali competitivo rispetto alle altre piazze finanziarie;

3) continuare a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana spa, favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri auspicando la creazione di condizioni convenienti per il mantenimento del più ampio numero di sedi e funzioni in Italia;

4) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente dei cosiddetto «bonus quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017, prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della business combination per le operazioni condotte dalle Spac (Special purpose acquisiton company), nonché attuare un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, sviluppando la piattaforma Élite, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali;

5) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali, al fine di permettere una canalizzazione efficace del risparmio privato nell'economia reale, anche attraverso il rafforzamento di strumenti come i Pir o i fondi pubblicoprivato appositamente costituiti, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane, e mantenendo il ruolo di primo piano di Borsa Italiana nella finanza ESG, da anni impegnata sui temi della sostenibilità, considerando anche l'importanza del tema nelle scelte di investimento di tutti i principali investitori mondiali.
(1-00457) «Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino, Tasso, Rizzone, Cattaneo, Lupi, Colucci».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

  interrogazione a risposta in Commissione Prisco. 5-05513 del 16 marzo 2021;

  interrogazione a risposta in Commissione Alemanno n. 5-05602 del 26 marzo 2021;

  interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-05719 del 9 aprile 2021.

ERRATA CORRIGE

  Interpellanza urgente Carabetta e altri n. 2-01175 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 485 del 13 aprile 2021. Alla pagina 18804, seconda colonna, dalla riga trentesima alla riga trentaduesima, deve leggersi: che, qualora siano utilizzati modelli per la costituzione on-line di società, «l'obbligo di disporre degli atti costitutivi della», e non come stampato;

  alla pagina 18805, prima colonna, dalla riga terza alla riga quarta, deve leggersi «all'articolo 24 del codice dell'amministrazione digitale), per le quali la disciplina,» e non come stampato.