Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 12 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la crisi innescata dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha colpito duramente quasi tutti i settori dell'economia;

    secondo le stime dell'ultimo World Economic Outlook del Fondo monetario internazionale, la contrazione dell'economia globale nel 2020 sarebbe pari al 3,3 per cento, mentre per la zona Euro il calo del prodotto interno lordo 2020 è pari al 6,6 per cento e per l'Italia al 8,9 per cento. Secondo la capoeconomista del Fondo, il peso di questa recessione ricadrà in particolare su lavoratori meno qualificati, donne, giovani, addetti nei settori che necessitano di presenza fisica (come il turismo) e nell'economia informale;

    l'Organizzazione mondiale del commercio – Wto, ha attestato la caduta degli scambi nel 2020 intorno al 10 per cento rispetto all'anno precedente e anche gli investimenti diretti esteri a livello globale hanno fatto registrare una brusca caduta, con riflessi sul commercio internazionale;

    in Italia le politiche pubbliche intraprese nell'ultimo anno sono riuscite in qualche modo a moderare gli effetti negativi della crisi evitando il fallimento di intere filiere produttive e salvaguardando in parte molti posti di lavoro;

    la liquidità a fondo perduto concessa ai privati nel 2020 ha inteso evitare il fallimento di molte imprese a causa di una crisi di liquidità dovuta al calo delle vendite determinando un prolungamento degli effetti dello shock; i mancati pagamenti potrebbero infatti amplificare il contagio finanziario ad altre imprese, con un effetto a catena sull'intera economia, coinvolgendo anche i pochi settori non colpiti da questa crisi e in poco tempo, riprenderebbero a crescere i crediti deteriorati coinvolgendo anche il settore finanziario;

    il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, il cosiddetto decreto «liquidità», ha predisposto, con il consenso dell'Unione europea nell'ambito delle nuove regole sul Temporary Framework, un piano da oltre 750 miliardi di euro complessivi per assicurare la necessaria liquidità alle famiglie e alle imprese; tale piano ha delineato uno schema di garanzie straordinarie e transitorie sui finanziamenti bancari alle imprese, incentrato sul ruolo di Sace S.p.A. e del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

    secondo i dati diffusi dalla task force per l'efficiente e rapido utilizzo delle misure di supporto alla liquidità il 24 marzo 2021, si attestano ad oltre 2,7 milioni, per un valore di circa 294 miliardi, le domande di adesione alle moratorie sui prestiti e superano quota 149 miliardi le richieste di garanzia per i nuovi finanziamenti bancari per le micro, piccole e medie imprese presentati al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; attraverso «Garanzia Italia» di Sace i volumi dei prestiti garantiti raggiungono i 22,3 miliardi di euro, su 1.699 richieste;

    tuttavia, il prolungarsi della crisi sanitaria determinata dalla diffusione del Covid-19, che incide negativamente sulle prospettive di ripresa, impone un contestuale prolungamento delle misure di sostegno finanziario in favore dell'economia, poiché si prospetta il rischio tangibile che molte imprese non saranno nelle condizioni di ripagare il debito contratto;

    in questa fase di contrazione economica è vitale fare ogni sforzo per scongiurare che gli effetti sull'economia reale si trasferiscano al settore del credito, in una spirale foriera di ulteriori impatti negativi su famiglie, imprese ed enti locali (e quindi sui servizi di prossimità), oltre che sul sistema finanziario;

    nel contesto di politiche di bilancio anticicliche i deficit nazionali potrebbero essere più sostenibili di elevati livelli di indebitamento privato;

    lo stock di passività detenute da società non finanziarie, famiglie e istituzioni senza scopo di lucro (debito privato), presentato sul sito della Banca dei regolamenti internazionali (Bri), si attestava a fine 2019 al 109,3 per cento del Prodotto interno lordo ed è salito nel terzo trimestre 2020 al 119 per cento del Prodotto interno lordo (di cui il 41 per cento è relativo alle famiglie ed il 69 per cento alle imprese);

    la centralità delle istituzioni europee nell'affrontare con coraggio la sfida in atto è dimostrata dalla decisione della Commissione europea del mese di marzo 2021 di attivare la clausola di salvaguardia generale del patto di stabilità e crescita (PSC) nell'ambito della strategia posta in essere per rispondere in maniera rapida, decisa e coordinata alla pandemia che consente agli Stati membri di adottare misure per reagire alla crisi in modo adeguato, discostandosi dagli obblighi di bilancio che normalmente si applicherebbero in forza del quadro di bilancio europeo;

    a distanza di un anno, il 3 marzo 2021, la Commissione europea ha adottato una comunicazione che fornisce agli Stati membri orientamenti generali sulla conduzione della politica di bilancio nel periodo a venire ricordando che l'attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza avrà anche importanti implicazioni per le politiche di bilancio nazionali; nei prossimi anni infatti le spese finanziate con sovvenzioni del dispositivo per la ripresa e la resilienza daranno un notevole impulso all'economia, senza aumentare i disavanzi e il debito nazionali;

    nella stessa occasione il commissario per l'economia, Paolo Gentiloni, ha commentato sottolineando la determinazione della Commissione nell'affrontare la pandemia e nel sostenere l'occupazione e le imprese con la consapevolezza che la battaglia contro l'epidemia non è ancora vinta, auspicando il necessario sostegno di bilancio anche per il 2022;

    alla luce di queste considerazioni, risultano, pertanto, necessari un coinvolgimento, in prospettiva, dei singoli Governi nazionali e delle istituzioni europee atto a contrastare la caduta del reddito del settore privato intervenuta durante questo anno di pandemia anche attraverso un aumento dell'indebitamento pubblico volto ad assorbire parte del debito privato contratto nel 2020 e la proroga, nell'immediato, delle misure straordinarie in materia di moratoria dei prestiti per famiglie e imprese e di potenziamento del Fondo centrale di garanzia, verificando, in tale contesto, la possibilità di allungare a 15 anni la tempistica di restituzione dei prestiti garantiti dallo Stato;

    le linee guida Eba sull'applicazione della definizione di default (EBA/GL/2016/07) e il Regolamento delegato (UE) n. 171/2018 della Commissione europea del 19 ottobre 2017, che individua la soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato, hanno innovato dal 1° gennaio 2021 i criteri per identificare le esposizioni in stato di default prudenziale da parte delle banche; tali provvedimenti, come ricordato dal Governatore della Banca d'Italia in una audizione alla Camera il 10 febbraio 2021, sono frutto di un processo complesso, caratterizzato da un intenso dibattito tra le autorità europee e nazionali;

    secondo le nuove regole in particolare, l'inadempienza di un'impresa si verifica quando la stessa è in arretrato di pagamento, per oltre 90 giorni, su importi di ammontare superiore a 500 euro (complessivamente, riferiti a uno o più finanziamenti) e che rappresentino più dell'1 per cento del totale delle esposizioni di un'impresa. Per le persone fisiche e le piccole e medie imprese, esposte nei confronti di una banca per finanziamenti inferiori a 1 milione di euro, l'importo del pagamento scaduto che fa scattare la classificazione a default è di 100 euro (purché superiori alla soglia dell'1 per cento dell'esposizione totale);

    l'entrata in vigore della nuova disciplina è coincisa con un periodo di incertezza economica legata alla pandemia da Covid-19 e proprio in considerazione del periodo di difficoltà economica si rilevano una serie di criticità, che vanno affrontate per evitare una restrizione dell'offerta di credito, assolutamente deleteria nel contesto attuale, ed impatti sociali sulle famiglie e sulle imprese; sarebbe auspicabile pertanto un intervento per modificare e adattare temporalmente la normativa per garantire il massimo supporto all'economia reale e la tenuta del tessuto produttivo,

impegna il Governo:

1) a promuovere l'attuazione a livello comunitario di politiche e di strumenti comuni, sostenuti dall'emissione di titoli europei, volti a concorrere all'assorbimento delle perdite e al consolidamento dei debiti del settore privato determinati dalla pandemia nei bilanci pubblici e a sostenere la capitalizzazione delle imprese;

2) ad adottare iniziative per continuare ad assicurare liquidità alle imprese e garantirne la solvibilità:

   a) verificando con le competenti istituzioni europee la possibilità di modificare il Temporary Framework sugli aiuti di Stato al fine di estendere la durata del limite temporale per gli aiuti sotto forma di garanzia sui prestiti a quindici anni dagli attuali sei;

   b) prorogando dal 30 giugno 2021 fino al 31 dicembre 2021 sia la moratoria in favore delle micro, piccole e medie imprese relativamente all'apertura di credito e concessione di prestiti non rateali o prestiti e finanziamenti a rimborso rateale, sia l'operatività dell'intervento straordinario in materia di garanzie erogate dal Fondo di garanzia per le Piccole e medie imprese a supporto della liquidità delle piccole e medie, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, del decreto-legge n. 23 del 2020;

   c) potenziando le misure esistenti e introducendone di nuove per concorrere all'assorbimento delle perdite, alla capitalizzazione e al consolidamento del debito delle imprese colpite dalla pandemia;

3) ad adoperarsi con le autorità competenti al fine di:

   a) introdurre una temporanea flessibilità alle norme Eba sui crediti deteriorati, in vigore dal 1° gennaio 2021, che tenga conto della crisi in corso causata dalla pandemia e dalle chiusure generalizzate delle attività economiche in tutti i Paesi dell'Unione;

   b) concertare in sede europea una revisione della nuova definizione di default;

   c) promuovere una campagna informativa nei confronti della clientela sulla mutata normativa europea, in coerenza con la strategia nazionale per l'educazione finanziaria.
(1-00459) «Boccia, Serracchiani, Ubaldo Pagano, Fragomeli, Buratti, Dal Moro, De Micheli, Madia, Navarra, Sanga, Sani, Topo, Frailis, De Filippo, Pellicani, Rossi, Orfini, Carnevali, Berlinghieri, Bruno Bossio, Cenni, Lattanzio, Pezzopane, Incerti, Viscomi, Lacarra, De Maria, Mura, Boldrini, Ciampi, Morani, Prestipino, Siani, La Marca, Piccoli Nardelli, Carla Cantone».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni VI e X,

   premesso che:

    in Italia, diversamente dal resto d'Europa, i piccoli negozi che esercitano il commercio al dettaglio, anche conosciuti come esercizi di vicinato, rappresentano non soltanto una rete commerciale, ma un vero e proprio presidio culturale e sociale nelle città di tutte le dimensioni e soprattutto nei piccoli centri, essendo uno straordinario fattore di antropizzazione del territorio, un baluardo contro lo spopolamento dei piccoli comuni, un luogo dove le persone non solo consumano ma si incontrano, parlano, socializzano;

    il commercio al dettaglio, di qualsiasi dimensione, è per il territorio nazionale un'infrastruttura sociale il cui rilievo è largamente legato alla funzione di servizio per la cittadinanza in termini di realizzazione di basilari funzioni quotidiane, come l'approvvigionamento dei beni e la fruibilità degli spazi urbani in contesti sicuri e di qualità; luoghi non solo di vendita, ma anche di aggregazione, socialità e cultura;

    le attività commerciali al dettaglio in meno di 10 anni hanno dimezzato il loro numero in Italia: dal 2012 al 2020 sono sparite dalle nostre città oltre 77.000 attività commerciali e la pandemia ha rafforzato una tendenza già presente. Nel corso delle audizioni informali sul rilancio del commercio alla luce della crisi causata dall'emergenza epidemiologica svolte dalla X Commissione (attività produttive), è stato sottolineato che la crisi derivante dalla pandemia ha colpito in modo particolare i settori del commercio, della ricezione e della ristorazione, tutti settori in cui, peraltro, è maggiormente presente l'imprenditoria femminile (oltre che giovanile e straniera);

    nel 2020, le vendite al dettaglio hanno risentito fortemente dell'emergenza sanitaria dovuta all'epidemia COVID-19. A partire dal mese di marzo 2021 la dinamica delle vendite ha subito fluttuazioni di ampiezza mai registrata in precedenza: secondo i dati Istat diffusi nel febbraio 2021, nel corso del 2020, le vendite al dettaglio sono state fortemente influenzate dall'emergenza sanitaria, che ha determinato una flessione annua del 5,4 per cento con una forte eterogeneità dei risultati sia per settore merceologico, sia per forma distributiva. Il comparto non alimentare ha subito una pesante caduta, anche a causa delle chiusure degli esercizi disposte per fronteggiare l'emergenza sanitaria, mentre il settore alimentare ha segnato un risultato positivo. Hanno registrato un marcato calo delle vendite nel 2020 sia le imprese operanti su piccole superfici, sia le vendite al di fuori dei negozi. La grande distribuzione ha risentito negativamente dall'andamento del comparto non alimentare. L'unica forma distributiva a segnare una forte crescita è stata il commercio elettronico. L'andamento complessivo nasconde dunque una forte divaricazione tra vendite di beni alimentari e non alimentari;

    dai dati presentati in diversi studi, si evince che la crisi pandemica ha colpito negativamente soprattutto il settore del commercio e dei servizi e, in particolare, i comparti del commercio non alimentare e la filiera turistica in senso ampio: il mondo delle micro, piccole e medie imprese del commercio al dettaglio, dell'artigianato, del turismo, dell'agricoltura, della pesca, già investito da un profondo processo di mutamento generato dalla grande distribuzione prima e dal commercio on line dopo, ma tutt'ora presidio sociale ed economico decisivo in molte realtà locali, rischia semplicemente di scomparire travolto dall'emergenza sanitaria;

    a completare il quadro di crisi del settore concorrono i dati relativi alla caduta dei consumi delle famiglie, ridottisi di 105 miliardi (-10,5 per cento) con la pandemia: è evidente che, senza una normalizzazione dei consumi (il rilancio del commercio sarà difficile anche perché ogni mese di ritardo determina 4,7 miliardi di mancato recupero dei consumi e una corrispondente perdita di Pil dello 0,3 per cento) per cui è inevitabile che molte imprese non avranno la forza di rimanere sul mercato;

    questa crisi rischia non solo di avere un grave impatto economico e occupazionale, ma di rappresentare una vera e propria crisi di un modo di vivere tipico della storia e della cultura italiana e delle nostre abitudini;

    il lento ma continuo processo di desertificazione commerciale riguarda le principali città italiane, dove si registra un importante cambiamento del tessuto commerciale soprattutto all'interno dei centri storici con continue chiusure di botteghe, immediatamente sostituite da negozi di catene di franchising o fondi che restano sfitti e cambia anche il panorama imprenditoriale con la scomparsa di imprese familiari dedite al commercio da generazioni;

    la pesantissima crisi del settore commerciale richiede quindi una serie di misure che intervengano sulla situazione in essere e sulle prospettive del comparto. Appaiono urgenti e non rimandabili una serie di interventi finalizzati al sostegno della domanda interna e dell'export, di potenziamento del «Made in Italy» e al miglioramento di un ecosistema favorevole alla ripresa delle attività commerciali e dei servizi. Il comparto commercio necessità altresì di interventi specifici per favorire un percorso di innovazione che tenga conto anche delle nuove esigenze di consumo e della crescente richiesta di servizi professionali avanzati, e fornisca alle imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni, gli strumenti adeguati per garantire l'accesso al credito, un'adeguata patrimonializzazione e il rafforzamento della produttività e della competitività;

    è urgente e ormai non più rinviabile che si intervenga per favorire la riattivazione delle reti economico-produttive locali, introducendo misure di contrasto alla desertificazione commerciale dei centri storici in particolare nelle località minori;

    l'attuale proposta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) all'esame del Parlamento, non contempla misure specifiche per il commercio, potendosi avvalere il settore, delle misure orizzontali previste nel programma stesso;

    occorre riaffermare il valore economico e sociale del commercio e dei servizi di prossimità, anche attraverso il ricorso allo strumento dei piani di marketing urbano, favorendo la riattivazione delle reti economico-produttive locali, valorizzando le risorse endogene e promuovendo, in particolare, i settori del turismo, della ristorazione, dell'artigianato e del commercio su aree pubbliche, fortemente connessi allo sviluppo sostenibile dei territori, attraverso misure per la riqualificazione, l'innovazione e il contrasto all'abusivismo e l'adozione di un piano di defiscalizzazione per le aree interne che nell'ultimo decennio hanno segnato un elevato tasso di spopolamento, privilegiando i territori colpiti da eventi calamitosi per i quali è stato dichiarato lo stato di emergenza;

    occorre inoltre favorire l'accelerazione della transizione digitale delle imprese e particolarmente delle piccole e medie imprese con lo sviluppo di una rete di connessione digitale veloce ed ultraveloce per diffondere innovazione e nuovi servizi, e con misure dedicate all'utilizzo di tecnologie e servizi digitali, adottando strumenti connotati da un approccio premiale nei confronti di progetti di rete rispondenti alle finalità strategiche di promozione dei processi di aggregazione e di crescita delle imprese partecipanti e valorizzando il ruolo dei digital innovation hub come piattaforme di riferimento per i compiti di formazione ed assistenza alle micro, piccola e media impresa (Mpmi) favorire le misure di pagamento elettronico anche mediante il calmieramento degli oneri connessi a tali operazioni a partire dalla fascia dei micropagamenti; supportare, in generale, le Mpmi del commercio nei processi di costruzione di un'offerta di servizio multicanale, che tenga insieme commercio fisico e commercio digitale;

    occorre riqualificare le infrastrutture logistiche essenziali e di collegamento, creare nuova edilizia pubblica nei settori di servizio per le comunità locali, introdurre agevolazioni fiscali in favore delle imprese insediate nei centri storici urbani e nei piccoli comuni, incentivazioni fiscali delle locazioni commerciali, favorire il recupero del piccolo commercio all'interno dei centri urbani, prevedere interventi per la rigenerazione urbana, soprattutto delle aree interne e delle aree costiere, secondo un modello che tenga insieme scelte urbanistiche e rivitalizzazione del tessuto economico e sociale di città e territori;

    occorre sostenere la partecipazione alle fiere nazionali, e internazionali e la nascita di imprese commerciali, definire di un piano d'internazionalizzazione da realizzarsi attraverso il potenziamento delle funzioni delle camere di commercio locali ed estere, delle micro, piccole e medie imprese, con il sovvenzionamento di progetti di rete diretti alla commercializzazione dei prodotti territoriali nei mercati internazionali,

impegna il Governo:

   a prevedere, entro ed oltre l'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, linee d'intervento e specifiche misure che – in coerenza con gli obiettivi strategici di fondo della transizione digitale ed ecologica, del rafforzamento della coesione sociale e territoriale, del perseguimento della parità di genere e dell'impegno in favore delle nuove generazioni – supportino la resilienza del modello italiano di pluralismo distributivo, ossia la capacità di trasformazione e ripartenza di un tessuto fittissimo di piccole, medie e grandi imprese che costituisce, al contempo, valore economico e valore sociale;

   ad adottare iniziative volte ad accelerare il processo di definizione ed attuazione di un modello di web tax globale, perseguendo tempestiva e positiva conclusione del confronto in sede Ocse e, in ogni caso, valorizzando in materia un livello d'iniziativa europea;

   a valutare, conseguentemente ed in particolare, la definizione di strumenti che concorrano alla diffusione di modelli di vendita multicanale – caratterizzati dall'integrazione tra commercio fisico e commercio digitale – e che agiscano come facilitatori dell'acquisizione di competenze e di strumenti tecnologici, con particolare riferimento ai voucher per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese (di cui all'articolo 6, comma 3, del decreto-legge n. 145 del 2013), nonché al ruolo dei digital innovation hub/EDI riconosciuti dal «Piano Impresa 4.0»;

   ad adottare iniziative volte a perseguire l'abbattimento, anche alla luce dei recenti sviluppi di settore, più marcato dei costi di utilizzo ed accettazione degli strumenti della moneta elettronica, con particolare riferimento ai cosiddetti micropagamenti;

   a valutare ancora, entro ed oltre l'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la definizione di una linea d'intervento dedicata al rapporto tra città ed economie urbane a supporto della costruzione di partenariati socio-economici locali, finalizzati alla messa in opera di progetti di sviluppo territoriale in materia di: marketing urbano; valorizzazione sostenibile delle risorse; innovazione imprenditoriale e costruzione e sviluppo di reti d'impresa e, in genere, di modelli di aggregazione competitiva delle micro, piccole e medie imprese;

   ad adottare iniziative volte a promuovere il ricorso alla leva fiscale quale strumento d'incentivazione concorrente a politiche di reazione ai processi di desertificazione commerciale: sia attraverso riduzioni d'imposte, tributi e tariffe (ad esempio Imu, canone unico, Tari e con compensazione dei bilanci della amministrazioni locali) – volte alla rivitalizzazione del mercato delle locazioni commerciali e, per tal via, del tessuto delle attività e dei servizi di prossimità, anche in un'ottica di valorizzazione dell'identità culturale dei centri storici cittadini e, in generale, della funzione sociale svolta dalle reti dei servizi di prossimità –, sia attraverso l'impulso, anche assistito dall'intervento delle rappresentanze delle imprese e della proprietà immobiliare, a processi di riduzione dei canoni a fronte del riconoscimento di regimi agevolati.
(7-00630) «Benamati, Fragomeli, Nardi, Bonomo, Gavino Manca, Soverini, Zardini, Buratti, De Micheli, Sanga, Sani, Topo».


   La III Commissione,

   premesso che:

    gli Uiguri sono ima minoranza turcofona musulmana che vive nel nord-ovest della Cina, in particolare nella regione autonoma dello Xinjiang, un territorio la cui stabilità interna rappresenta una priorità fondamentale per la sicurezza e la politica estera della Repubblica popolare cinese, in quanto zona di passaggio nei progetti della Nuova via della seta e strategica per il miglioramento dei suoi collegamenti commerciali con i paesi nell'Eurasia;

    dalle numerose testimonianze degli esuli e della popolazione uigura, nonché dalle denunce di importanti organizzazioni internazionali per i diritti umani e le Nazioni Unite, si stima che più di un milione di Uiguri sono attualmente rinchiusi in luoghi di detenzione, repressione e lavoro forzato, nei cosiddetti centri di «rieducazione politica», volti a snaturare l'identità religiosa e culturale della minoranza islamica, attraverso la repressione del dissenso e il tentativo di uniformarne i comportamenti individuali e familiari, nel nome di una supposta prevenzione al terrorismo e sicurezza economica nazionale;

    il 17 dicembre 2020 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla repressione della minoranza uigura nella regione autonoma dello Xinjiang in Cina;

    in seguito alle recenti decisioni di Stati Uniti, Canada e Regno Unito, anche l'Unione europea, il 22 marzo 2021, nell'ambito del Consiglio per gli affari esteri, ha adottato il primo pacchetto di sanzioni relative a quattro alti funzionari cinesi, ritenuti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani e libertà fondamentali in Xinjiang; tali sanzioni comprendono divieti di viaggio e congelamento dei beni eventualmente individuati all'estero e l'embargo anche nei confronti del Production and Construction Corps Public Security Bureau dello Xinjiang, che controlla un quinto della produzione di cotone della regione e l'impiego di un decimo della sua forza lavoro;

    la Cina rappresenta per l'Italia e l'Unione europea un rilevante partner commerciale e un interlocutore importante nella sfida dei grandi temi globali; in tal senso è fondamentale e auspicabile proseguire con tale Paese un dialogo franco, senza arretramenti sulla difesa dei diritti umani e senza alimentare controproducenti azioni di tensione,

impegna il Governo:

   a proseguire nella decisa condanna dell'Italia in tutte le sedi internazionali competenti tenuto conto del ruolo assunto dal nostro Paese quale presidente di turno del G20 delle gravi violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi nei confronti delle minoranze nella regione autonoma uigura dello Xinjiang, con particolare riguardo ai profili identitari di lingua, religione e cultura, alle privazioni di libertà e detenzioni arbitrarie, al sistema di lavoro forzato presso campi di internamento, all'uso di tecnologie di sorveglianza digitale con finalità repressiva, alle pratiche illegali e di limitazione delle nascite;

   ad adottare iniziative volte a sostenere le raccomandazioni contenute nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 17 dicembre 2020, laddove in particolare si esorta a includere, nell'ambito dell'Accordo globale sugli investimenti Unione europea-Cina, l'impegno al rispetto delle convenzioni internazionali contro il lavoro forzato e il lavoro minorile, nonché l'impegno da parte della Cina a ratificare le convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) nn. 29 e 105 sull'abolizione del lavoro forzato;

   a proseguire, anche nell'ambito dei rapporti bilaterali Italia-Cina, la ferma posizione di condanna della repressione del popolo uiguro nello Xinjiang, che mina la libertà di opinione ed espressione, valori fondanti del nostro Paese e dell'Unione europea.
(7-00628) «Valentini, Orsini».


   La III Commissione,

   premesso che:

    i cittadini italiani all'estero iscritti all'Aire sono attualmente 5,6 milioni, mentre quelli che nel 2020 sono risultati iscritti negli elenchi consolari sono 6.093.729, una cifra che supera i 6,2 milioni, se si aggiungono coloro che di fatto si trovano all'estero senza avere formalizzato la loro condizione: in percentuale, all'incirca, il 10 per cento della popolazione risiede oltre i confini nazionali;

    la comunità italiana nel mondo, per la lunga sedimentazione dell'emigrazione storica e per gli apporti derivanti dai nuovi flussi in uscita, che si avvicinano ormai ai livelli dei primi decenni del secondo dopoguerra, è dispersa in 236 Paesi del mondo; calcolando solo i partenti nel 2020, sono stati 186 i Paesi verso i quali essi si sono diretti. Inoltre, soprattutto nelle realtà di più ampia consistenza territoriale, le comunità di connazionali sono distribuite in grandi spazi, spesso distanti centinaia di chilometri tra loro e separate da ore di aereo;

    tale consistente massa di connazionali esprime una crescente domanda di servizi che si rivolge alle strutture amministrative decentrate dello Stato, presenti in consolati e ambasciate, che prestano assistenza anche alle imprese – in particolare a quelle piccole e medie che sono il tessuto più diffuso del nostro articolato sistema di internazionalizzazione commerciale –, ai protagonisti delle «nuove mobilità», ai viaggiatori per turismo, ai giovani che studiano e si specializzano all'estero e ai professionisti che si muovono con sempre maggiore frequenza nella sfera globale;

    questa articolata presenza si rapporta all'estero, oltre che con 128 ambasciate, con 9 consolati generali di prima classe, 60 consolati generali, 2 consolati di prima classe, 20 consolati, 1 vice consolato, 1 ufficio di promozione economica, commerciale e culturale;

    la rete amministrativa all'estero, di per sé insufficiente ed esposta, per altro a riduzione in conseguenza delle politiche di contenimento della spesa adottate nell'ultimo decennio, sarebbe di per sé inadeguata ai compiti se non fosse supportata da una rete consolare onoraria, a sua volta articolata in oltre 500 uffici, di cui poco più di 350 effettivamente in funzione in quanto dotati di un titolare effettivo;

    la forbice tra la domanda di servizi da parte di cittadini e imprese e l'offerta che avviene tramite la rete consolare si è allargata non solo per la progressiva dilatazione della comunità italiana nel mondo e per il moltiplicarsi dei compiti che sono assegnati ai consolati in base allo sviluppo di specifiche normative, ma anche per la riduzione delle risorse umane dovuta al contingentamento del turn over del personale, che ha portato, dal 2009 al 2019, a una contrazione della pianta organica per le sole aree funzionali da 3.657 unità a 2.575 (-29,5 per cento);

    i programmi di digitalizzazione dei servizi amministrativi, di cui l'Amministrazione si è fatta promotrice in una prospettiva di costante rafforzamento di tale modalità di relazione con l'utenza e di trattamento delle pratiche, alla prova dei fatti, non hanno reso più agevole l'accesso degli utenti ai consolati, come le diffuse criticità dei sistemi di prenotazione online dimostrano, né hanno finora consentito una riduzione dei tempi di erogazione dei servizi, soprattutto per i vuoti seri e diffusi di personale nelle piante organiche;

    le regole volte alla prevenzione del contagio da COVID-19, imposte praticamente in tutti i Paesi dove sono presenti le maggiori comunità italiane, hanno ristretto ulteriormente le possibilità di accesso ai consolati e di fruizione dei servizi in tempi compatibili con le necessità anche ordinarie, quali, ad esempio, il rinnovo di un passaporto e dei documenti di identità anagrafica;

    il concorso di queste situazioni induce a valorizzare e a rafforzare la rete di supporto degli incarichi onorari per una triplice ragione: i titolari di tali funzioni prestano la loro attività a titolo gratuito, ricevendo solo il rimborso delle spese di funzione realmente sostenute; la rete onoraria è quella di maggiore prossimità per l'utenza e in genere consente un accesso diretto, semplificato e abbastanza fluido al servizio; tale rete, inoltre, è distribuita sul territorio e almeno per alcune essenziali funzioni consente agli utenti di risparmiare viaggi e permanenze presso le sedi consolari di riferimento;

    l'esperienza accumulata dai consoli onorari, che in genere possano accettare tale incarico non retribuito in una fase avanzata della loro vita, viene spesso vanificata dal fatto che, al compimento del settantesimo anno di età, è prevista l'interruzione dell'incarico, con conseguente dispersione di esperienze e prolungato decorso di tempo fino alla nomina di un nuovo responsabile;

    le risorse intestate nel bilancio preventivo del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per i contributi alla rete consolare onoraria (cap. 1284), secondo i firmatari del presente atto, sono insufficienti; si rileva ad esempio che nel 2019 la dotazione iniziale prevista nel suddetto capitolo di bilancio è stata di circa 200.000 euro: un livello del tutto inadeguato, che annualmente deve essere reintegrato con spostamenti interni di bilancio che naturalmente sottraggono risorse ad altre voci e ritardano l'erogazione degli stessi contributi,

impegna il Governo:

   a valutare l'utilità sul piano degli interessi generali di un maggiore riconoscimento della rete consolare onoraria, dando ai consoli l'indicazione di definire, rispetto alla specificità delle singole circoscrizioni di competenza, le modalità di un più stabile, fluido e dialogante rapporto con le figure onorarie, strutturando e semplificando l'interazione con gli uffici, anche con numeri telefonici dedicati e funzionari di costante riferimento, promuovendo riunioni periodiche con gli interessati, favorendo indicazioni operative più continue e certe e dando indirizzi di formazione soprattutto sulle procedure amministrative più difficili;

   a considerare l'opportunità di adottare iniziative di competenza per adeguare ai più numerosi e complessi compiti, nei prossimi bilanci del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale il capitolo di bilancio per contributi destinati ai consolati onorari rendendo strutturale la spesa impegnata ed elevando la dotazione attualmente prevista per il cap. 1284;

   ad adottare iniziative per l'avvio o il completamento delle procedure necessarie per la nomina delle circa 150 figure onorarie mancanti negli uffici attualmente riconosciuti, in modo da non lasciare numerose comunità italiane senza il riferimento più agibile sul piano territoriale;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per promuovere una modifica dell'articolo 47 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18 in materia di ordinamento dell'Amministrazione degli affari esteri, portando da 70 a 75 anni il limite di età compatibile con la nomina a tale incarico;

   ad adottare iniziative per estendere la fornitura di dispositivi per la rilevazione delle impronte biometriche ai consoli e vice consoli che ne siano ancora sprovvisti, iniziando da coloro che operano nelle aree più distanti e/o meno collegate con le sedi dei consolati;

   a considerare di adottare iniziative per tornare al sistema della rendicontazione forfettaria delle spese, di gran lunga più semplice, veloce e adeguata alla reale natura delle prestazioni di servizio e, comunque, per procedere a una semplificazione della modulistica attualmente in vigore per la rendicontazione;

   ad adottare iniziative, tenendo conto, sul piano amministrativo e contabile, dell'esigenza di evitare interferenze con alcune normative locali, per anticipare l'invio dei contributi destinati alla rete consolare ed evitare che essi arrivino negli ultimi giorni dell'esercizio finanziario; ad adottare iniziative per prevedere di ricomprendere tra le spese ammissibili a rimborso, quelle relative al carburante, alle spese di rappresentanza, ai contributi per l'uso di sedi, e altre realmente legate all'esercizio delle funzioni.
(7-00629) «La Marca, Schirò».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura di duemilatrecentoventinove (2329) posti di personale non dirigenziale a tempo indeterminato per il profilo di funzionario, da inquadrare nell'area funzionale terza, fascia economica F1, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia, ad eccezione della regione Valle d'Aosta, è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 59 del 26 luglio 2019;

   il concorso è stato bandito per il Ministero della giustizia dal Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri per il tramite della Commissione per l'attuazione del progetto di riqualificazione delle pubbliche amministrazioni (Ripam);

   grazie al minor numero di candidati, è già stata completamente espletata la prova per il profilo di 28 funzionari dell'organizzazione nei ruoli del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità (codice FO/MG);

   al contrario, per il profilo di 2242 funzionari giudiziari nei ruoli nell'Amministrazione giudiziaria (codice FO/MG), è stata espletata la sola prova preselettiva, superata da 7021 idonei, a cui si aggiungono circa mille candidati esonerati dalla stessa prova, per un totale di circa 8.000 candidati, in attesa di svolgere le prove scritte e gli orali;

   il decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, contenente Misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da Covid-19, in materia di vaccinazioni anti Sars-Cov-2, di giustizia e di concorsi pubblici, all'articolo comma 1, statuisce che, al fine di ridurre i tempi di reclutamento del personale, le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, prevedono, anche in deroga alla disciplina del decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, e della legge 19 giugno 2019, n. 56, modalità semplificate di svolgimento delle prove, assicurandone comunque il profilo comparativo;

   l'articolo 10, comma 3, del predetto decreto, prevede la possibilità per le pubbliche amministrazioni di prevedere, per i bandi da pubblicare, l'espletamento della sola prova scritta e di una eventuale prova orale;

   la suddetta ratio è applicabile anche per il summenzionato concorso per 2329 funzionari del Ministero della giustizia, in quanto il Ministero ha urgenza di assumere personale e la situazione pandemica richiede una semplificazione della procedura concorsuale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per semplificare e velocizzare, in ossequio a principi di meritocrazia e trasparenza, la procedura concorsuale di cui in premessa, valutando l'ipotesi di un'unica prova, sì da procedere alla pronta assunzione dei candidati e ovviare rapidamente alle carenze di organico del dicastero.
(5-05726)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in sede di conversione in legge del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, attraverso un emendamento è stato introdotto l'articolo 3-bis, ove è disposto che in relazione allo stato di emergenza epidemiologica da Covid-19 le aziende sanitarie e socio-sanitarie possono conferire incarichi retribuiti al personale sanitario collocato in quiescenza, fino al 31 dicembre 2022, avendo maturato i requisiti anagrafici e contributivi per il pensionamento di vecchiaia, prevedendo però l'impossibilità di cumulare reddito da lavoro autonomo e trattamento pensionistico;

   nello specifico, gli incarichi da conferire a medici e infermieri in pensione, riguardano l'attività di vaccinatori nell'ambito della campagna di somministrazione dei vaccini anti Sars-CoV-2;

   la sospensione dell'erogazione del trattamento previdenziale per le mensilità per cui l'incarico sarà retribuito potrebbe costituire un forte deterrente nell'accettare l'incarico per i professionisti sanitari in pensione, disposti ad offrire il proprio contributo nel contrasto all'epidemia da Covid-19;

   tale previsione normativa rischia di provocare pesanti contraccolpi sul sistema sanitario, proprio nel momento in cui si sta affrontando l'emergenza epidemiologica con il massimo impegno teso ad incrementare il numero delle vaccinazioni; infatti, molti sanitari che si sono resi disponibili a prestare la loro collaborazione, per via di questa disposizione, potrebbero rinunciare agli incarichi assunti, come evidenziato anche dal segretario dell'Anaao Assomed nell'allarme lanciato in un articolo pubblicato da «Il Fatto Quotidiano» il 4 aprile 2021;

   il consistente numero di dosi di vaccino anti-Covid in arrivo, che potrebbe consentire di raggiungere l'obiettivo posto dal commissario straordinario all'emergenza di 500 mila somministrazioni di vaccini quotidiane, deve necessariamente incrociarsi con un rafforzamento dell'organizzazione numerica degli operatori sanitari vaccinatori, che rischia invece di subire una riduzione dettata proprio dalla norma in questione, dal momento che appare del tutto verosimile pensare che un medico o un infermiere in pensione, anziché incorrere in una procedura di sospensione dell'assegno, rinunci all'incarico stesso;

   già nella prima ondata dell'emergenza sanitaria da Covid-19 del marzo 2020 era stata introdotta una norma, all'interno del decreto «Cura Italia», per richiamare in servizio il personale medico ed infermieristico collocato in quiescenza, attraverso il conferimento di incarichi di lavoro autonomo o di collaborazione coordinata e continuativa, in deroga al divieto di cumulabilità tra redditi da lavoro autonomo e trattamento pensionistico imposto dal decreto-legge n. 4 del 2019; tale deroga è stata confermata per tutto il corrente anno dall'ultima legge di bilancio, all'articolo 1, comma 423, e pertanto, la disposizione di cui all'articolo 3-bis del decreto-legge 14 gennaio 2021, n. 2, appare confliggente con le citate norme;

   sarebbe pertanto opportuno che, al fine di consentire ai medici e infermieri in pensione di offrire il proprio contributo professionale nella campagna di vaccinazioni anti Sars-CoV-2, venisse garantito loro il diritto di mantenere i propri emolumenti previdenziali, in aggiunta alla retribuzione prevista per l'attività di vaccinatore –:

   se il Governo sia a conoscenza delle circostanze illustrate; quali iniziative normative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per tutelare le figure dei medici e degli infermieri in pensione nell'ambito del piano assunzionale volto al loro reclutamento per il sostegno alla campagna vaccinale anti Sars-CoV-2.
(4-08870)


   LUCIANO CANTONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   Enav ha richiesto di fare rientrare nel novero delle priorità per la fruizione dei vaccini il proprio personale al fine di assicurare la continuità dei servizi forniti e tale richiesta è stata respinta in quanto la categoria non è stata considerata essenziale ed esposta;

   anche la Fit Cisl della regione Marche in data 19 marzo 2021 in un comunicato stampa ribadisce la necessità di identificare i controllori di volo quali addetti di «servizio essenziale», secondo quanto previsto ai sensi dell'articolo 4 della legge 23 maggio 1980, n. 242 (servizi di assistenza al volo e servizi strumentali agli stessi), da inserire dunque nel piano vaccinale tra le categorie da immunizzare in via prioritaria, al pari delle forze dell'ordine e del mondo della scuola;

   si richiede infatti di procedere alla vaccinazione di operatori che svolgono la loro attività nelle torri di controllo del traffico aereo e nelle sale radar;

   se si prende atto degli innumerevoli provvedimenti ministeriali di rinvio coatto degli scioperi degli operatori dei servizi aeroportuali dove, tra le motivazioni, si rintraccia essenzialità e irrinunciabilità ai servizi, non si comprende tale esclusione;

   la richiesta riguarda la possibilità di continuare a svolgere il lavoro in sicurezza e di vedere garantita e rispettata la natura essenziale della professione; infatti, basti pensare all'assistenza prestata ai numerosi «voli ospedale» e al controllo dei voli che trasportano i vaccini;

   inoltre il personale assente, ad esempio in caso di positività, non può essere facilmente sostituito da altri colleghi in quanto esso viene formato ed abilitato allo svolgimento delle mansioni dopo opportuni corsi di formazione che permettono di operare su una specifica torre di controllo di un aeroporto determinato –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per garantire la tutela della salute di una categoria che opera per garantire dei servizi essenziali.
(4-08871)


   VARCHI, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   Enav s.p.a. opera come fornitore in esclusiva di servizi alla navigazione aerea civile nello spazio aereo di competenza italiana; la società è controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze (53,37 per cento del capitale sociale) ed è sottoposta alla vigilanza dell'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) e dell'ormai ex Ministero delle infrastrutture e dei trasporti);

   unico caso al mondo nel settore, Enav è stata oggetto non solo di una privatizzazione, ma anche di quotazione in borsa;

   il piano industriale di Enav, datato 2018, rischia di concentrare la quasi totalità degli investimenti e la gestione del traffico aereo nazionale nel Centro e nel Nord Italia, con gravi ripercussioni sul piano dei livelli occupazionali, coinvolgendo migliaia di lavoratori con elevate professionalità, e dell'impoverimento dei territori del Mezzogiorno;

   la scelta di accorpare i servizi di avvicinamento radar, ad avviso dell'interrogante, non è giustificata da alcuna necessità, se non quella effimera di mera cassa, che nasconde molti pericoli: in termini di sicurezza e peggioramento del servizio, con la dispersione di competenze e di un patrimonio di conoscenza del territorio maturata negli anni, indispensabile per garantire la sicurezza non solo delle rotte commerciali ma anche delle operazioni militari e di soccorso, il depotenziamento strategico e commerciale degli aeroporti coinvolti e, non da ultimo, il preoccupante impatto sul futuro dei lavoratori, molti dei quali sarebbero trasferiti o demansionati;

   in particolare, il piano prevede il passaggio dei servizi di avvicinamento radar presso i centri di controllo d'area, con la conseguenza che nei prossimi anni il servizio di Palermo potrebbe essere assorbito dal centro di controllo d'area di Roma Ciampino;

   tale asettico e chirurgico taglio, se confermato, cancellerà l'esperienza tramandata da controllori radaristi di Palermo dagli anni '70, su un'area di servizio tra le più difficili d'Italia, a causa dell'orografia del terreno e del fenomeno del wind shear che in passato ha comportato numerosi incidenti aerei; il servizio di avvicinamento radar di Palermo ha, altresì, garantito il servizio radar nello spazio aereo sovrastante la Sicilia centro-occidentale anche in caso di avaria al sistema radar nazionale principale perché indipendente ed autonomo, con la conseguenza che l'assorbimento del servizio di Palermo dal centro di controllo d'area di Roma potrebbe comportare l'impossibilità di assistere i voli in caso di avaria del sistema nazionale oppure in caso di avaria alla linea di collegamento dati tra Roma e Palermo;

   quello di Palermo figura tra gli aeroporti che rivestono particolare rilevanza strategica, insieme a quelli di Milano, Torino, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Lamezia Terme, Catania e Cagliari;

   il piano industriale di un'azienda di servizi a carattere nazionale, oltre agli obiettivi di razionalizzazione della spesa, deve tenere in considerazione l'impatto sociale ed economico sul territorio, soprattutto in un momento storico come quello che l'Italia e l'Europa tutta sta vivendo, con l'assoluta necessità di indirizzare le politiche industriali di investimento e potenziamento verso il Sud, come peraltro richiesto dalla stessa Commissione europea –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per scongiurare il rischio che il servizio di avvicinamento radar di Palermo venga assorbito dal centro di controllo d'area di Roma Ciampino, soprattutto a tutela dei livelli occupazionali in un contesto socio-economico eccezionale come quello attuale e, in generale, per far sì che i vertici aziendali rivedano il modello organizzativo economico e operativo di Enav riportando al centro dell'azione di gestione un prevalente interesse verso il Mezzogiorno d'Italia che, mai come oggi, necessita di una politica di investimenti e incentivi alla mobilità che aiuti la riduzione del divario economico tra il Sud e il resto d'Italia.
(4-08872)


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Calabria è commissariata dall'anno 2010 per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale;

   con la deliberazione n. 176 dell'8 aprile 2021, il commissario straordinario dell'Asp di Crotone, Domenico Sperlì, nominato con recente Dca n. 6/2021, ha presentato nei termini di cui all'articolo 2, comma 4, del decreto-legge n. 150 del 2020, come convertito, con modificazioni e integrazioni, della legge n. 181 del 2020 con cui tra l'altro sono state ancora commissariate le aziende del servizio sanitario regionale della Calabria, il nuovo atto aziendale della stessa azienda, dando il via alla procedura per l'approvazione del medesimo;

   in vari punti il suddetto atto contiene integralmente passaggi dell'atto aziendale dell'Asl di Frosinone, approvato con Dca n. 354 del 2 agosto 2017;

   a giudizio dell'interrogante tale evidente ricorso al copia-incolla, reso palese addirittura dalla mancata sostituzione, a pagina 13 dell'atto aziendale dell'Asp di Crotone, dell'espressione «Azienda sanitaria Frosinone», rivela una prassi tutta censurabile sul piano politico e tecnico, oltre che un modo di operare non corretto, anche alla luce delle linee guida date dal commissario ad acta del Governo per l'adozione degli atti aziendali sulla scorta degli obiettivi da raggiungere in regime di commissariamento;

   oltretutto, a quanto consta all'interrogante, il commissario straordinario in carica dell'Asp di Crotone aveva già riaperto i termini di diversi avvisi pubblici per selezionare direttori di varie unità operative dell'ospedale di Crotone che mancano da tempo –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti;

   in che modo sia stato individuato il commissario straordinario dell'Asp di Crotone;

   se non si ritenga, per il tramite del commissario per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, di procedere alla sostituzione dell'attuale commissario straordinario dell'Asp di Crotone.
(4-08881)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi l'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica (Aaroi Emac) ha denunciato, attraverso una lettera indirizzata al presidente della regione Massimiliano Fedriga, che in Friuli Venezia Giulia il numero di pazienti Covid ricoverati in terapia intensiva sarebbe sottostimato rispetto alla realtà;

   secondo la Aaroi Emac due reparti di Palmanova e Gorizia verrebbero conteggiati come reparti di terapia semintensiva, mentre sarebbero a tutti gli effetti delle vere e proprie terapie intensive, dal momento che al loro interno sono ricoverati pazienti gravi, ventilati e intubati;

   l'effetto finale di tale conteggio porterebbe al sottodimensionamento dei numeri reali di pazienti di terapia intensiva che, occorre rammentare, è uno dei parametri di valutazione per decidere la «colorazione» delle regioni e il passaggio da maggiori a minori restrizioni;

   secondo i dati comunicati dall'assessore regionale alla sanità Riccardo Riccardi, al 9 aprile 2021 i posti letto occupati in terapia intensiva sarebbero 77, ovvero il 46 per cento del totale, una percentuale già al di sopra della soglia di sicurezza fissata al 30 per cento. Conteggiando anche i malati ricoverati nelle due terapie semintensive, il valore salirebbe, arrivando ad un totale di 96 pazienti, superando così il valore del cut off di 50 per cento dei posti letto intensivi totali occupati da pazienti Covid;

   nella lettera citata, gli anestesisti e i rianimatori sottolineano come, ormai da mesi, si ritrovano in prima linea a lottare contro una pandemia di cui non si vede la fine, con personale ordinario logorato dalla fatica, con ferie bloccate, straordinari non pagati, con le difficoltà nel reperire posti letto disponibili e ventilatori;

   dalla lettera emerge, inoltre, tutta la preoccupazione nel dover trattare pazienti critici in reparti non adatti e improvvisati, nel vedere i Pronto Soccorso della regione paralizzati da pazienti Covid e non;

   durante la prima ondata, il Friuli Venezia Giulia ha accolto nelle proprie terapie intensive alcuni pazienti e ha fornito le proprie professionalità ad altri ospedali italiani; appare quindi incomprensibile che, a fronte delle evidenti criticità di cui soffre la regione, non venga richiesto lo stesso supporto alle regioni vicine;

   neanche la recente istituzione della «zona rossa» ha dato i risultati sperati e negli ospedali della regione è sempre alto il numero di positivi ed ammalati;

   la pandemia ha dimostrato tutti i limiti e difetti dell'ultima riforma sanitaria regionale, a partire dall'inconsistenza di una sanità territoriale che opera senza un vero controllo, senza le necessarie sinergie ed integrazioni con la parte ospedaliera, senza le adeguate strutture, un sistema sanitario che rimane ospedale-centrico;

   a parere dell'interrogante, visto l'allarme lanciato dagli anestesisti e rianimatori del Friuli Venezia Giulia sulla drammatica situazione ospedaliera in regione, la denuncia di un possibile sottodimensionamento dei numeri reali di pazienti di terapia intensiva, rimasto ad oggi inascoltato dai vertici regionali, è compito del Governo intervenire tempestivamente per ascoltare i rappresentanti delle categorie professionali, raccogliere la loro denuncia e appurare se effettivamente vi sia stato un conteggio al ribasso dei dati delle terapie intensive e se tale conteggio abbia inciso nelle successive decisioni relative all'adozione delle necessarie e conseguenti misure di contenimento del contagio in regione –:

   se il Governo, per quanto di competenza alla luce della citata lettera di denuncia dell'Aaroi regionale, non intenda disporre le necessarie iniziative, al fine di verificare se effettivamente, in Friuli Venezia Giulia, i pazienti Covid in terapia intensiva siano maggiori di quanti dichiarati dalle autorità regionali competenti e se tale numero superi la soglia del 50 per cento dei posti letto intensivi totali disponibili in regione, come segnalato nella richiamata lettera.
(4-08882)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che::

   in una intervista rilasciata oggi 10 aprile 2021 al Giornale di Vicenza, il dottor Vincenzo Tiné; responsabile della Soprintendenza archeologica di Verona, Vicenza e Rovigo, ha criticato la recente registrazione di un video della cantante vicentina Madame, rivelazione dell'ultimo Festival di Sanremo, sulla scena del Teatro Olimpico, capolavoro palladiano;

   il funzionario ministeriale ha lamentato di non essere stato preventivamente informato della performance artistica, che giudica «non opportuna» alla luce della tutela Unesco del monumento;

   dottor Tiné conclude riconoscendo che non si è trattato un caso «grave», ma «rischia di creare un precedente»;

   dottor Tiné ha tuttavia dimenticato che, contrariamente da quanto da lui affermato, una semplice registrazione di una canzone all'interno del teatro, priva di apparati o azioni sceniche, non necessita, secondo l'interrogante, di autorizzazione della Soprintendenza, ma soltanto di quella della direzione dei musei civici, come risulta indubitabilmente dagli articoli 10 e 11 del regolamento per il funzionamento e l'uso del complesso monumentale del Teatro olimpico;

   a giudizio dell'interrogante, il Soprintendente ha rilasciato queste sue dichiarazioni senza aver neppure visto il video in questione, che invece appare assolutamente rispettoso del contesto monumentale, in cui è stato registrato, con luci soffuse, che valorizzano sia la performance musicale, che le scenografie scamozziane;

   del resto lo stesso teatro olimpico anche in passato ha ospitato manifestazioni musicali di qualità, come ad esempio il Festival del Jazz, che non ne hanno certamente compromesso l'alta valenza architettonica;

   l'assessore alla cultura del comune di Vicenza avvocato Simona Siotto, ha ulteriormente precisato che il via libera dell'amministrazione comunale è stato dato perché Madame è vicentina e considerato che al comune sono stati «ceduti i diritti di proprietà del video e di utilizzo delle immagini» –:

   se il Ministro interrogato condivida i giudizi del Soprintendente veneto in relazione alla vicenda di cui in premessa;

   se il Ministro ritenga che i giudizi del Soprintendente, rilasciati direttamente alla stampa e che, a quanto risulta all'interrogante sarebbero stati espressi senza alcuna preventiva interlocuzione con l'amministrazione comunale, siano da ritenersi rispettosi dei canoni previsti dal codice di comportamento dei dipendenti del Ministero della cultura.
(3-02178)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, ELISA TRIPODI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dalla lettura di alcuni articoli di giornale (dagospia.com in particolare un articolo di Dagospia riporta passi del libro di Nello Trocchia «Casamonica» a proposito della lingua Sinti) l'interrogante è venuta a conoscenza del fatto che alcuni importanti processi e indagini nei confronti di mafie straniere e non (come ad esempio quella nigeriana, cinese, eritrea) rischiano di subire dei forti rallentamenti nel loro svolgimento (se non addirittura un vero e proprio blocco) a causa della crescente difficoltà di reperire gli interpreti giudiziari, in quanto molti di loro rifiutano di accettare l'incarico per via delle precarie condizioni lavorative e dello stato di insicurezza in cui sono costretti, da tempo, a lavorare;

   gli interpreti giudiziari, a differenza dei loro colleghi europei, vengono pagati poco e in ritardo sono privi di tutele e senza un albo professionale e sono soggetti a gravi minacce da parte dei soggetti imputati in questi processi. Sfogliando le cronache dei processi sulle mafie straniere emerge, chiaramente, la fuga degli interpreti che rischiano la vita per pochi euro: circa 3 euro e 50 l'ora;

   nel nostro Paese non pare esistere un registro di traduttori e interpreti indipendenti e qualificati come prescrive l'articolo 5 della direttiva europea 2010/64/UE sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali, secondo cui gli Stati membri si impegnano a istituire un registro o dei registri di traduttori e interpreti indipendenti e debitamente qualificati. Da quanto emerge dal combinato disposto degli articoli 67 e 67-bis disposizioni attuative del codice di procedura penale, sembra che chiunque possa iscriversi come traduttore o interprete presso un tribunale, semplicemente dichiarando di conoscere una determinata lingua. Infatti, non sarebbe previsto alcun esame e/o verifica del livello di conoscenza della lingua o del grado di esperienza pluriennale lavorativa in tale ambito, nonché del possesso di una laurea magistrale in traduzione e/o interpretazione, ciò a discapito della garanzia e della qualità del servizio della giustizia;

   nonostante l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 preveda un adeguamento periodico di tutti gli onorari spettanti agli ausiliari «in relazione alla variazione, accertata dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati, verificatasi nel triennio precedente, con decreto dirigenziale del Ministero della giustizia, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze», dopo il decreto del Ministro della giustizia del 30 maggio 2002 l'entità degli onorari non è stata più aggiornata;

   il compenso dei suddetti professionisti risulta così essere di gran lunga inferiore rispetto a quello previsto per qualsiasi prestazione lavorativa, ponendosi così in contrasto con i princìpi costituzionali in tema di tutela del lavoro e di equa e adeguata retribuzione delle prestazioni lavorative;

   va considerato che gli interpreti e i traduttori, quali ausiliari del giudice, prestano la loro attività nell'interesse generale della giustizia, oltre che in quello comune delle parti, specie laddove è necessario venire in possesso della traduzione di lingue e dialetti stranieri molto particolari: un servizio imprescindibile per la prosecuzione di processi importanti come quelli di cui sopra –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare perché si istituisca un registro nazionale di traduttori e interpreti indipendenti e qualificati, si garantisca loro un compenso dignitoso (al pari di quello vigente negli altri Paesi europei), provvedendo mediante decreto dirigenziale all'adeguamento periodico dei loro onorari come stabilito dall'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002, e si riconoscano quei diritti e quelle tutele tali da consentire a tutti gli interpreti e traduttori di svolgere bene, e in totale sicurezza, il loro servizio nei confronti della giustizia e dei cittadini.
(4-08880)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEIDDA, VINCI e GALANTINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 18 febbraio 2021 sono stati pubblicati i bandi di gara per l'affidamento in concessione del servizio di trasporto di continuità marittima sulle linee Civitavecchia\Arbatax\Cagliari e Termoli\Tremiti;

   la procedura è stata curata da Invitalia, estensore materiale del testo del bando della nuova continuità territoriale marittima Sardegna;

   la Fasi è la Federazione delle associazioni sarde in Italia che organizza 70 circoli di emigrati sardi, con 33.000 iscritti, dati del 2019;

   l'associazione ha lamentato, anche tramite comunicazione alla stessa Invitalia, che all'articolo 5/1 del capitolato tecnico, si legge: «Per “residenti” si intendono i cittadini comunitari o extracomunitari con residenza in un comune della Regione Sardegna, nonché i lavoratori dipendenti, nati in Sardegna ed ivi non residenti ed i loro familiari a carico, muniti di idonea documentazione in corso di validità presentata alla prenotazione o all'acquisto e all'accesso alla nave»;

   questa dizione è per l'interrogante chiaramente discriminatoria ed è inapplicata da molti anni perché sarebbero esclusi/e i cittadini nati in Sardegna non residenti appartenenti alla categoria dei «non dipendenti»: i pensionati, gli artigiani e i commercianti, piuttosto che i lavoratori con partita Iva, i disoccupati, i giovani stagisti o apprendisti o gli studenti universitari temporaneamente obbligati (per dottorati o borse di studio, o altro) ad avere la residenza fuori Sardegna;

   la stessa Fasi suggerisce, a quanto consta all'interrogante, che tale dicitura andrebbe sostituita più precisamente con la formula «nonché i cittadini nati in Sardegna e ivi non residenti...»;

   la Fasi ha rimarcato questo problema nel convegno nazionale sulla «continuità territoriale» organizzato il 15 febbraio 2020, appena prima della emergenza pandemica, in cui era nutrita la partecipazione di parlamentari, consiglieri regionali e operatori del settore, docenti universitari –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative di competenza intenda adottare per eliminare, una chiara discriminazione verso i cittadini nati in Sardegna e ivi non residenti che siano «non dipendenti», con riguardo alla disciplina della futura continuità territoriale marittima ed ai prossimi bandi in cui rilevi l'essere nati in Sardegna.
(5-05741)


   TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante norme in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, all'articolo 3, comma 2, prevede l'adozione, entro dodici mesi dall'entrata in vigore dello stesso, di decreti emanati ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, finalizzati a dettare le disposizioni necessarie a consentire il coordinamento tra la disciplina recata dal medesimo decreto legislativo e la normativa speciale relativa alle attività lavorative a bordo delle navi, a quelle in ambito portuale e a quelle concernenti il trasporto ferroviario. Tale termine, originariamente fissato in dodici mesi, è stato più volte prorogato, in quanto con lo strumento regolamentare non è risultato possibile operare il prescritto raccordo tra la normativa generale e quella speciale afferente ai singoli settori, che richiedeva necessariamente l'individuazione di nuove e autonome fattispecie anche penalmente rilevanti, da operare necessariamente con una norma primaria;

   con l'ultima proroga introdotta dal decreto-legge 29 dicembre 2010, n. 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10 (il cosiddetto decreto milleproroghe 2010), il termine è scaduto il 15 maggio 2012 e i tentativi di presentare ulteriori emendamenti per la proroga di tale termine non hanno avuto felice esito;

   decorso il suddetto termine del 15 maggio 2012 per l'emanazione dei regolamenti di coordinamento, per espressa previsione del decreto legislativo n. 81 del 2008, sarebbero state abrogate le relative discipline speciali di settore, con conseguente vuoto normativo derivante dall'assenza di una disciplina per i tre settori menzionati, in considerazione del fatto che lo stesso decreto legislativo n. 81 del 2008 esclude in modo esplicito l'applicabilità di alcuni suoi titoli, come ad esempio quello sui «luoghi di lavoro», ai mezzi di trasporto;

   è pertanto intervenuta la modifica introdotta nell'ordinamento dell'articolo 1 della legge 12 luglio 2012, n. 101, legge di conversione con modificazioni, del decreto-legge 12 maggio 2012, n. 57, recante disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro nel settore dei trasporti e delle microimprese, che ha mantenuto in essere la disciplina fino all'entrata in vigore dei provvedimenti attuativi di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2008, e successive modificazioni;

   va considerato che si tratta di settori con spiccate specificità che necessitano di un intervento sezionale, con necessità di definizione e standard peculiari che non consentono di essere ricondotti sempre alla disciplina di settore e che sono passati ormai 12 anni dall'entrata in vigore del decreto legislativo n. 81 del 2008, senza che i settori suindicati siano stati trattati –:

   quando il Governo ritenga di adottare iniziative normative per disciplinare i settori suindicati.
(5-05742)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   GRIPPA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che il 10 marzo 2021 un incendio ha devastato un data center OVH di Strasburgo, azienda di web hosting francese che fornisce server dedicati, domini e servizi di telefonia. L'evento avrebbe interessato 4 aree, creando enormi disagi a centinaia di siti e flussi streaming, con una ipotizzabile perdita di dati;

   l'intero edificio di quattro piani ospitava alcuni server di uno dei principali fornitori europei di infrastrutture cloud. Si tratta di uno dei più grandi centri elaborazione dati europei e comunque il più vicino all'Italia tra quelli dell'infrastruttura OVH;

   il problema principale ora riguarderebbe gli importanti disagi che molte aziende italiane, che dipendono per la messa online di siti web e e-mail dall'hosting francese, stanno subendo, dal punto di vista economico, ma soprattutto da quello legato alla perdita di informazioni e dati, in alcuni casi anche sensibili, archiviati nei server andati ormai distrutti;

   i danni sarebbero ingenti, e purtroppo i più colpiti risulterebbero sempre da quanto riportato dai giornali sull'accaduto, proprio i virtual private server, o Vps quelle macchine virtuali remote dal costo variabile tra i 10 e i 100 euro al mese scelti solitamente dalle piccole medie imprese per i loro business. Colpiti irrimediabilmente anche molti servizi Nas dispositivo collegato alla rete la cui funzione è quella di consentire agli utenti di accedere e condividere una memoria di massa, alcune istanze cloud affittate a ore per calcoli di ogni tipo e gli snapshot delle macchine virtuali;

   sembrerebbe che l'incendio abbia interessato anche l'adiacente Data Center ove venivano ricoverati i relativi Backup, il che farebbe ritenere doveroso pensare, a parere dell'interrogante, che il problema potrebbe coinvolgere le aziende per molto tempo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se e di quali altri elementi informativi dispongano in merito;

   se abbiano adottato o intendano adottare, nell'ambito delle relative competenze, ogni utile iniziative al fine di accertarsi quando le aziende italiane potranno beneficiare dei servizi fondamentali per le loro attività.
(4-08877)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 1° aprile 2021 intorno alle 9 a.m., alcuni mercatali e ristoratori pugliesi sono scesi in strada a Bari, bloccando parte della tangenziale in segno di protesta contro le chiusure imposte dal Governo;

   più precisamente, all'altezza del quartiere Poggiofranco, in direzione sud, i manifestanti hanno parcheggiato i loro furgoni per strada, impedendo il transito di veicoli e causando una deviazione del traffico; in seguito, il blocco si è esteso anche alla corsia nord della statale e si è protratto per circa tre ore;

   il blocco della tangenziale non era stato preannunciato, né autorizzato, ma si sarebbe avviato a seguito di una riunione di alcuni partecipanti nell'area di un distributore di carburanti all'altezza di Poggiofranco;

   sul posto sono intervenuti gli agenti della Digos e della polizia stradali e sono state impiegate oltre quindici pattuglie per presidiare e agevolare i flussi veicolari; è stata anche istituita un'area di sosta temporanea per i tir nei pressi dello stadio. Molti automobilisti hanno subito disagi e ritardi sul lavoro;

   stando a quanto si apprende dal quotidiano «La Repubblica» le forze dell'ordine dopo aver annotato i nomi e ripreso i volti dei manifestanti, avrebbero individuato tra loro alcuni volti già noti e tra questi diversi esponenti di Forza Nuova, i quali da mesi avrebbero alimentato sui social sentimenti di rabbia e rivolta nonché partecipato alla precedente manifestazione dello scorso autunno in Piazza della Prefettura. Proprio attraverso alcune dirette Facebook nel corso del blocco della tangenziale, alcuni tra questi esponenti di estrema destra avrebbero lanciato delle minacce contro lo Stato;

   tale situazione si colloca all'interno di una serie di episodi analoghi in cui forze di estrema destra fanno leva sul sentimento di malcontento e rivolta, causando disagio all'interno di manifestazioni e proteste pacifiche, come già descritto nell'interrogazione n. 4-07347 del 30 ottobre 2020 e da ultimo, come sembrerebbe secondo diversi quotidiani nazionali, anche nella manifestazione di mercoledì 7 aprile 2021 in Piazza Monte Citorio;

   le indagini delle forze dell'ordine si stanno focalizzando sul capire come sia stata organizzata la manifestazione e se ne siano state programmate di ulteriori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suesposti e di quali ulteriori elementi disponga al riguardo; al contempo, se abbia adottato iniziative, per quanto di competenza, volte ad individuare efficaci strumenti di prevenzione di possibili analoghi fenomeni di infiltrazione di forze politiche estremiste, come quelle sopra richiamate, nelle dinamiche di manifestazione sociale.
(3-02177)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORAMONTI, LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FUSACCHIA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da recenti articoli di stampa si apprende della controversa notizia delle intercettazioni e del monitoraggio degli spostamenti di cronisti esperti di immigrazione;

   una recente inchiesta sul Domani ha svelato che dal 2017 la procura di Trapani intercetta giornalisti che si occupano della Libia e di migranti, raccogliendo dati, cercando le fonti, monitorando le loro conversazioni con le organizzazioni umanitarie: esponenti della stampa che, tra l'altro, non risultano essere indagati, né tantomeno sottoposti ad alcuna accusa;

   tali fatti delineano un quadro non chiaro del rapporto che intercorre tra le istituzioni e le organizzazioni non governative. Le contrastanti vicende che vedono coinvolti protagonisti della politica come il leader della Lega Matteo Salvini sottoposto a processo per sequestro di persona per aver tenuto in mezzo al mare, per sei giorni, 147 migranti salvati dalla Ong Open Arms nell'agosto 2019, e l'ex Ministro dell'interno Marco Minniti, il quale, durante il suo mandato, secondo l'interrogante usò espressioni perlomeno ambigue nei confronti delle Ong, evidenziano un atteggiamento fortemente divisorio nei confronti della tutela dei diritti umani;

   le accuse più diffuse contro le organizzazioni non governative impegnate nei soccorsi come Proactiva open arms, Medici senza frontiere, Sos Méditerranée, Moas, Save the children, Jugend Rettet, Sea watch, Sea eye e Life boat, sono principalmente quattro: le navi delle Ong si spingono troppo vicino alle coste libiche e rappresentano un fattore di attrazione per i migranti, le missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo hanno determinato un aumento delle morti e dei naufragi, le Ong si finanziano in maniera opaca e potrebbero essere in collegamento con i trafficanti, le Ong portano i migranti in Italia perché vogliono alimentare il business dell'accoglienza. Accuse che risultano infondate, poiché tali operazioni avvengono nel rispetto delle norme internazionali e nella pubblicità delle donazioni per il sostentamento delle Ong, nonché in linea con il rispetto dei diritti umani e del diritto del mare che, nel caso di salvataggi, disciplina espressamente la priorità del soccorso della vita umana e il suo obbligo nel soccorrerla;

   le difficoltà emerse da parte del mondo della politica nel governare i conflitti geopolitici che determinano i dissidi interni ai Paesi di origine degli sbarchi, e che causano le continue morti in mare, denotano l'assenza di un'efficace strategia in ambito internazionale nell'arrestare tale emorragia;

   monitorando e limitando la circolazione di informazioni parte dei giornalisti nel nostro Paese, e accusando le Ong di favorire il traffico dei migranti, emerge a parere dell'interrogante una grave lesione dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione;

   l'attenzione della politica, più che rivolgersi nei confronti degli inviati, dovrebbe soffermarsi sulla condizione dei centri dove i migranti «soccorsi» sono sottoposti a detenzione arbitraria e violazioni dei diritti, come emerso dal rapporto pubblicato dall'Unhcr l'Agenzia Onu per i rifugiati, e dal Mixed Migration Centre (Mmc) del Danish Refugee Council, intitolato «In questo viaggio, a nessuno importa se vivi o muori», e da numerosi reportage;

   va ricordato che la Ministra della giustizia ha da poco promosso accertamenti ispettivi presso la procura di Trapani;

   è fondamentale ribadire l'importanza di tutelare il diritto all'informazione e all'espressione come sancito dall'articolo 21 della nostra Costituzione –:

   se si intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per contribuire a fare maggiore chiarezza sulla controversa relazione che intercorre tra le organizzazioni non governative e le istituzioni competenti, per garantire la tutela e il rispetto delle vite dei migranti;

   di quali elementi si disponga alla luce degli accertamenti preliminari richiamati in premessa.
(4-08874)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASA e CARBONARO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il comma 980 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, autorizza il Ministero dell'istruzione a bandire nuove procedure selettive, su base regionale, per l'accesso in ruolo su posto di sostegno dei soggetti in possesso del relativo titolo di specializzazione, affidando la definizione delle modalità di espletamento ad un decreto del Ministro dell'istruzione;

   in particolare, stabilisce che alle relative, nuove, graduatorie, ogni due anni integrate, a seguito di nuove procedure della stessa tipologia, e aggiornate per i candidati già presenti si attinge, ai fini dell'immissione in ruolo, esclusivamente in caso di esaurimento delle corrispondenti graduatorie vigenti, nonché all'esito delle procedure di scorrimento delle graduatorie concorsuali di altre regioni o province;

   è chiara l'intenzione del legislatore di definire con decreto del Ministro dell'istruzione modalità di accesso in ruolo sui residuati posti di sostegno diverse dalle modalità ordinarie, che continuerebbero comunque a sussistere e, presumibilmente, di semplificarle rispetto a queste ultime;

   inoltre, il comma 960 dell'articolo 1 della medesima legge di bilancio, dispone un rifinanziamento del Fondo destinato all'incremento dell'organico dell'autonomia pari a 62,76 milioni di euro nell'anno 2021, 321,34 milioni di euro nell'anno 2022, 699,43 milioni di euro nell'anno 2023, 916,36 milioni per ciascuno degli anni 2024 e 2025, 924,03 milioni nell'anno 2026, 956,28 milioni nell'anno 2027, 1.003,88 milioni nell'anno 2028, 1.031,52 a decorrere dall'anno 2029, con l'obiettivo di garantire la continuità didattica degli alunni con disabilità;

   parallelamente, la dotazione dell'organico dell'autonomia, a valere sulle citate risorse, è incrementata di 25.000 posti di sostegno nel periodo 2021/2024 così suddivisi: 5.000 posti sostegno a decorrere dall'anno scolastico 2021/2022, 11.000 posti di sostegno a decorrere dall'anno scolastico 2022/2023 e 9.000 posti di sostegno a decorrere dall'anno scolastico 2023/2024;

   il legislatore, quindi, ha voluto, come non faceva ormai da tantissimi anni, convertire 25 mila cattedre di fatto in cattedre di diritto con lo scopo di attribuire, agli alunni disabili, docenti di ruolo specializzati sul sostegno e quindi dotati di precise competenze professionali;

   spesso però, le graduatorie del sostegno rimangono vuote; infatti le stesse si svuotano con rapidità reo anche il meccanismo attraverso il quale dopo 5 anni di permanenza sul sostegno i docenti possono chiedere il passaggio professionale su altra cattedra di cui si possiede l'abilitazione e sempre che sia disponibile un posto vacante e disponibile secondo i noti meccanismi normativi e pattizi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e in quali tempi intenda dare seguito a quanto previsto dal dettato normativo della legge di bilancio 2021, anche al fine di sopperire alle tante mancanze di docenti specializzati sul sostegno ed in virtù del consistente ampliamento delle facoltà assunzionali, su posti di sostegno pari a 25 mila cattedre.
(5-05728)


   ROTTA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a causa dell'emergenza sanitaria dallo scorso anno scolastico si assiste ad una forzata sospensione, anche per periodi prolungati, delle attività didattiche in presenza;

   per tutelare comunque il diritto allo studio degli studenti sono state messe a disposizione delle scuole e degli studenti iniziative e strumenti per favorire l'apprendimento a distanza, attraverso la modalità della didattica a distanza/didattica digitale integrata (dad/ddi) che ha permesso, al mondo della scuola, di non interrompere l'attività didattica;

   oltre agli stanziamenti necessari a garantire la fornitura di dispositivi e di connessioni internet per la didattica a distanza e per la didattica digitale integrata, si è posta già nella prima fase della pandemia, la necessità di fornire ai docenti, agli alunni e alle famiglie un supporto metodologico-pratico su come aiutare i bambini e i ragazzi ad affrontare l'emergenza, partendo dalla tutela dei diritti che sono loro riconosciuti dalla Convenzione ONU del 1989;

   in un documento del 6 aprile 2021 il Ministero dell'istruzione, in collaborazione con Agia, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, ha messo a disposizione dei docenti una mini-guida sulla didattica a distanza in relazione ai diritti degli studenti, con l'obiettivo di restituire un senso di tranquillità e di sicurezza, attraverso informazioni chiare e semplici;

   l'articolo 27 della Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza sancisce il diritto all'educazione e allo sviluppo della personalità. Il «Manifesto della scuola che non si ferma» del Ministero dell'istruzione, nel punto relativo alla didattica a distanza e ai diritti degli studenti, afferma che «la scuola è il luogo in cui crescere sani, responsabili, competenti. È un ambiente di apprendimento che facilita la relazione educativa, la condivisione, il piacere di conoscere, la creatività e il benessere...» «Si cresce tutti, insieme: ragazzi e adulti». Educare significa aiutare i bambini e i ragazzi, qualunque sia la loro condizione, a esprimere al meglio le loro attitudini e le loro potenzialità, sviluppando in tal modo, in maniera unica e irripetibile, la propria personalità. Educare significa aiutare a mettere a fuoco ciascuno il proprio talento, potenziare la capacità di trovare soluzioni ai problemi, aiutare a sviluppare un pensiero positivo, ad avere sogni e a mettere in campo tutte le risorse per realizzarli (...);

   la Rete degli studenti medi, una delle associazioni studentesche maggiormente rappresentative del Paese, ha più volte denunciato gravi e inammissibili comportamenti da parte di docenti in occasione delle verifiche in Dad;

   è del mese di aprile 2021 la notizia di un'alunna quindicenne di un liceo di Verona alla quale è stato chiesto dalla docente, durante l'interrogazione di tedesco, di coprirsi gli occhi con una benda solo perché troppo preparata e perché stava rispondendo correttamente a tutte le domande poste;

   nel mese di ottobre 2020 un caso analogo era stato segnalato da un gruppo di studenti di un liceo di Scafati vicino Salerno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare – per quanto di competenza – affinché vengano rispettati, anche nella modalità della Dad/Ddi, i diritti riconosciuti agli studenti dalla Convenzione dell'Onu del 1989.
(5-05730)


   MELICCHIO, PARENTELA, D'IPPOLITO, BARBUTO, SCUTELLÀ, ORRICO e VILLANI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con l'avviso n. 7254 del 3 giugno 2020, l'ufficio scolastico regionale per la Calabria ha dato avvio alla procedura comparativa per il conferimento di n. 3 incarichi di livello dirigenziale non generale con funzioni tecnico ispettive da conferire, ai sensi dei commi 5-bis e 6 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 30 marzo 2001 e successive modificazioni ed integrazioni, per le finalità stabilite dall'articolo 1, comma 94, della legge 13 luglio 2015, n. 107, rifinanziati ai sensi della legge dall'articolo 2, comma 4, del decreto-legge 126 del 2019 convertito dalla legge n. 159 del 2019;

   il 10 giugno 2020, con nota n. 7619, l'Ufficio scolastico regionale disponeva la nomina della commissione per la valutazione delle manifestazioni d'interesse;

   il 20 novembre 2020 con nota n. 19239 l'Ufficio scolastico regionale rendeva noti i nominativi dei tre aspiranti per l'assegnazione degli incarichi dirigenziali individuati a conclusione della procedura comparativa nella selezione di cui sopra;

   questa procedura è finita al centro dell'indagine della Procura di Vibo Valentia, il 1° marzo 2021, nell'operazione Diacono;

   secondo quanto riportato dagli organi di stampa, nella procedura di selezione suindicata, un funzionario del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, componente della commissione per la valutazione delle manifestazioni di interesse, avrebbe tenuto una «duplice condotta costituente reato». Innanzitutto, avrebbe aiutato uno dei candidati, «a salire nella graduatoria dal settimo al quarto posto» e poi avrebbe «corrotto» la dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria e presidente della commissione di valutazione, promettendole, «su richiesta della stessa», il trasferimento con ruolo dirigenziale a Roma, in cambio di un aiuto per il candidato che voleva passare il concorso a raggiungere il terzo posto in graduatoria;

   a seguito dell'indagine, la reggenza dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria è stata affidata ad altro dirigente;

   il 15 marzo 2021 il Ministero dell'istruzione effettuava una visita ispettiva presso gli uffici della direzione regionale scolastica Calabria. Tre persone, il generale dei carabinieri Lo Bianco ed i dirigenti tecnici Iunti e Marrocchi, sono stati presso la struttura dell'Ufficio scolastico regionale a Catanzaro visionando atti e documenti –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, per l'annullamento integrale, in autotutela, della procedura comparativa per il conferimento di n. 3 incarichi di livello dirigenziale non generale, con funzioni tecnico ispettive e della relativa graduatoria, in relazione alla possibile violazione dei princìpi fondamentali delle norme in materia di affidamento di incarichi dirigenziali.
(5-05739)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI, BUCALO e GALANTINO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Alto Adige il presidente della provincia Kompatscher intende obbligare gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado ad effettuare il tampone veloce con metodo auto somministrato;

   chi intende sottrarsi a tale obbligo viene allontanato dalla propria scuola, anche fisicamente e a chi si è rifiutato di sottoporsi al predetto metodo è interdetto l'accesso a scuola;

   in alcune scuole mancano i tamponi e anche in questi casi, gli alunni non potranno accedere alla loro scuola;

  secondo l'interrogante questi metodi violano palesemente le disposizioni di legge nazionali –:

   quali urgenti e necessarie iniziative di competenza intenda adottare il Governo in relazione a quanto esposto in premessa affinché la disciplina per l'accesso alle scuole, anche nell'attuale fase pandemica e tuteli i diritti degli studenti secondo criteri omogenei sul territorio nazionale.
(4-08883)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   PATELLI, GIACCONE, MURELLI, CAFFARATTO, LEGNAIOLI, CAPARVI, MINARDO, MOSCHIONI e MORRONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   lo scandalo emerso in Piemonte sull'indebita percezione del reddito di cittadinanza da parte di ben 105 detenuti, a seguito dell'operazione della Guardia di finanza di Torino denominata «Operazione sbarramento» potrebbe investire l'intero sistema carcerario;

   nello specifico le Fiamme gialle hanno scoperto e denunciato 105 detenuti in istituti penitenziari (carcere Lorusso e Cotugno) o loro familiari per aver irregolarmente richiesto e percepito il reddito di cittadinanza mediante l'omessa comunicazione all'Inps entro il termine di 2 mesi dall'avvenuta carcerazione, con un danno alla finanza pubblica di 430 mila euro;

   tra i denunciati figurano anche detenuti per reati di particolare gravità, come associazione per delinquere, traffico e spaccio di stupefacenti, rapina, estorsione e furto, nonché violenza sessuale, pornografia minorile e maltrattamenti in famiglia;

   i casi sono stati segnalati a 14 uffici giudiziari, in Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, per aver attestato fatti non corrispondenti al vero, utilizzato dichiarazioni o documenti falsi e omesso informazioni dovute, in particolare non aver comunicato la variazione del nucleo familiare. Contestualmente, sono stati segnalati all'Inps per la revoca del sussidio e il recupero del beneficio economico nonché alla Corte dei conti per il danno erariale;

   l'articolo 7 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 26 del 2019, istitutivo del reddito di cittadinanza, contempla la sanzione della reclusione da due a sei anni, salvo che il fatto non costituisca più grave reato, per coloro che dichiarano il falso o attestano cose non vere al fine di ottenere indebitamente il beneficio del reddito di cittadinanza;

   si ricorda, all'uopo, che l'articolo 28 del codice penale prevede che, qualora il giudice disponga all'atto della condanna l'interdizione dai pubblici uffici, il soggetto non può percepire pensioni, assegni e stipendi a carico di enti pubblici dello Stato –:

   se si siano registrati altri casi in altri istituti penitenziari, quanti ed in quali regioni;

   se e quali iniziative correttive di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare per affrontare le criticità e gli abusi in merito alla misura del reddito di cittadinanza e contrastare il fenomeno dei cosiddetti «furbetti del Reddito di cittadinanza».
(3-02180)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LACARRA e UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   qualche giorno fa Riccardo Cristello, tecnico di magazzino sin dal 2000 degli stabilimenti siderurgici di Taranto, ha pubblicato sul suo profilo facebook un post in cui invitava a vedere «Svegliati amore mio», fiction andata in onda sui canali Mediaset dal 24 marzo al 7 aprile 2021 (che racconta la storia della madre di una bambina ammalata di leucemia a causa delle emissioni provenienti dall'acciaieria «Ghisal», ubicata nella stessa zona dove abita la famiglia e dove è anche impiegato il papà della bimba;

   nel suo post, Cristello faceva riferimento a «situazioni di inquinamento ambientale», senza mai citare ArcelorMittal, segnalando la gravità delle conseguenze delle emissioni di impianti industriali inquinanti sulla salute delle persone;

   il 31 marzo ArcelorMittal ha trasmesso a Cristello e a un suo collega, anch'egli autore della stessa condivisione, la comunicazione di avvio del procedimento disciplinare con sospensione e inibizione all'ingresso nello stabilimento;

   in data 8 aprile 2021 è stata notificata la comunicazione di licenziamento per giusta causa poiché, secondo la multinazionale, si era reso autore di «affermazioni di carattere lesivo e minaccioso» tali da denigrare l'azienda, accusandolo infine di aver favorito la «distribuzione di notizie false e non verificate che a loro volta possano lederne l'immagine ma soprattutto procurare allarme e sconcerto nei lavoratori e nella popolazione»;

   nell'opinione dell'interrogante, ArcelorMittal ha dato prova per l'ennesima volta di tenere un atteggiamento autoritario e oppressivo nei confronti dei dipendenti degli stabilimenti di Taranto, arrivando persino, come nel caso di specie, a negare il diritto costituzionalmente garantito di esprimere liberamente la propria opinione minacciando e dando esecuzione al licenziamento; l'interruzione del rapporto lavorativo, per giunta, e sempre nell'opinione dell'interrogante, si rivela ancor più grave se comparato con il trattamento riservato al collega di Cristello, che è stato «perdonato» dall'azienda dopo aver espresso esplicite scuse in merito alla medesima «colpa» pur di salvaguardare il posto di lavoro, poiché tale decisione rimarca la volontà di ArcelorMittal di rendere manifesto un potere illecito di vero e proprio controllo sui propri dipendenti, in sfregio ai diritti che informano il rapporto tra lavoratore e datore di lavoro;

   è doveroso infine ricordare che Taranto è parte di un'area di crisi ambientale; i siti d'interesse nazionale, individuati, ai fini della bonifica, in relazione alle caratteristiche del sito, alle quantità e pericolosità degli inquinanti presenti, al rilievo dell'impatto sull'ambiente circostante, in termini di rischio sanitario ed ecologico, nonché di pregiudizio per i beni culturali ed ambientali. Tale circostanza scongiura l'eventualità, paventata da ArcelorMittal che il post di Cristello possa creare «allarme sociale», poiché l'allarme sociale è già purtroppo evidente agli occhi di cittadini e lavoratori, e si basa su dati scientifici riconosciuti anche dallo Stato, tanto da dichiarare l'area di Taranto e quella dei comuni limitrofi un'area ad elevato rischio ambientale –:

   se e quali iniziative intendano intraprendere rispetto alla vicenda riportata in premessa e se intendano dare seguito alle opportune verifiche sulla sussistenza dei motivi che hanno portato al licenziamento di Cristello;

   se intendano, per quanto di competenza, diffidare ArcelorMittal dal reiterare tali atteggiamenti che appaiono estremamente lesivi dei diritti dei dipendenti.
(5-05740)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 483, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha disposto che «I pensionati già dipendenti pubblici che fruiscono di trattamento a carico della Gestione speciale di previdenza dei dipendenti dell'amministrazione pubblica, già iscritti all'INPDAP, nonché i dipendenti o pensionati di enti e amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, iscritti ai fini pensionistici presso enti o gestioni previdenziali diverse dalla predetta Gestione speciale di previdenza, che alla data di entrata in vigore della presente legge non risultano iscritti alla gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali di cui all'articolo 1, comma 245, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, possono aderire alla stessa, previa comunicazione scritta all'INPS della volontà di adesione»;

   tale disposizione di legge ha riaperto i termini per l'adesione alla gestione unitaria delle Prestazioni creditizie e sociali per i pensionati e dipendenti pubblici;

   la gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, istituita dalla legge n. 662 del 1996 ed attualmente gestita dall'Inps eroga una serie di prestazioni creditizie e sociali ai dipendenti pubblici iscritti, tra cui ad esempio l'erogazione di piccoli prestiti a condizioni di vantaggio o di mutui ipotecari per l'acquisto della prima casa, in cambio di una apposita contribuzione al relativo Fondo: il contributo a carico dei lavoratori in servizio è pari allo 0,35 per cento della retribuzione contributiva e pensionabile, mentre il contributo a carico dei pensionati è pari allo 0,15 per cento dell'ammontare lordo della pensione;

   il successivo comma 484 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2020 ha, però, demandato la possibilità di adesione, irrevocabile, alla suddetta Gestione unitaria all'adozione di un decreto attuativo interministeriale «da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400»;

   come denunciato dai sindacati di categoria, ad oggi, a distanza di sette mesi da quel termine, non risulta essere stato adottato il citato decreto attuativo, con ciò non solo disattendendo ad una disposizione di legge, ma soprattutto danneggiando, di fatto, quei lavoratori interessati che attendono di poter finalmente attivare tutte le possibilità in termini di prestazioni di welfare e credito, che il Fondo offre –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e per quali motivazioni non sia stato ancora adottato il decreto interministeriale attuativo di cui all'articolo 1, comma 484, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e se non ritenga di dover adottare tempestivamente le iniziative di competenza per sanare la situazione.
(4-08873)


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è dei giorni scorsi la notizia di una inchiesta che vede coinvolto lo stabilimento Fincantieri di Porto Marghera e, in particolare, la gestione di appalti e subappalti, che consente alle imprese appaltatrici di Fincantieri di rivolgersi ad altre ditte con condizioni pessime nei confronti dei lavoratori: buste paga a forfait, elusione delle regole, delle malattie, dei permessi, dei diritti elementari del lavoro. Quasi un centinaio le persone ricattate dietro minaccia della perdita del posto o del permesso di soggiorno. Questo il quadro emerso che, se confermato, disegnerebbe una situazione estremamente grave;

   lo stabilimento di Porto Marghera, leader nel settore della cantieristica e crocieristica, può rappresentare un traino fondamentale per la ripartenza del settore metalmeccanico, gravemente colpito dalla pandemia. Attualmente, a Marghera sono in costruzione due navi da crociera: la Holland american line Rotterdam, da 99 mila tonnellate, in consegna a fine luglio 2021 e Ncl Norvegian Cruise Line, che è una nave prototipo da 140 mila tonnellate, in consegna a fine luglio 2022. Entrambe le unità sono state costruite con attenzione all'efficienza energetica e alla minimizzazione dell'impatto ambientale. Nel sito veneto, che quest'anno ha compiuto cento anni, sono presenti 1.400 lavoratori diretti, mentre gli indiretti variano dai tremila ai quattromila a seconda della fase di costruzione delle navi;

   la vicenda emersa in questi giorni a Venezia evidenzia tutti i limiti di appalti e subappalti che, in particolare in una fase di crisi come è quella che si sta vivendo, possono portare ad arretramenti pericolosi in tema di diritti dei lavoratori, tanto che si rende necessario un confronto sul modello organizzativo di Fincantieri;

   analoghe inchieste stanno coinvolgendo ditte in appalto presso i cantieri di Ancona e Monfalcone della società;

   recentemente l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha suggerito al Governo di sospendere temporaneamente il codice degli appalti, per velocizzare la realizzazione delle opere finanziate con il Recovery fund, introducendo «una disciplina speciale riservata esclusivamente a tali procedure, in relazione alle quali troverebbero applicazione le sole norme contenute nelle direttive europee del 2014, con le dovute integrazioni laddove non siano immediatamente self-executing» –:

   se sia a conoscenza di quanto accaduto a Porto Marghera e descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda mettere in atto affinché i diritti dei lavoratori siano sempre tutelati, anche in caso di appalti e subappalti;

   quale sia l'orientamento, per quanto di competenza, sulla possibilità di prevedere la sospensione del codice degli appalti, suggerita dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato, come evidenziato in premessa.
(4-08878)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ELISA TRIPODI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la violenza contro le donne è un fenomeno ampio e diffuso, segnato da una vera e propria strage con ben oltre 1.600 uccisioni di donne registrate nel corso del decennio 2008-2018;

   l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e le misure di contenimento adottate hanno avuto delle innegabili ripercussioni anche sul piano della violenza di genere, soprattutto in ambito domestico;

   i dati elaborati dal Servizio analisi criminale del Ministero dell'interno nel periodo che comprende il lockdown, rivelano un aumento della percentuale di omicidi commessi in ambito familiare che sale dal 45 per cento del 2019 al 58 per cento nel 2020, ma soprattutto aumentano complessivamente le vittime di sesso femminile che passano da 36 a 40, con un aumento percentuale dal 57 per cento al 75 per cento delle vittime totali;

   non vi è dubbio che, in questa legislatura, il Parlamento ha posto particolare attenzione alla tematica della violenza sulle donne adottando diverse misure per contrastare tale fenomeno attraverso il perseguimento di tre obiettivi, quali la prevenzione dei reati, la punizione dei colpevoli e la protezione delle vittime;

   in quest'ambito si pone, in particolare, l'approvazione della legge n. 69 del 19 luglio 2019 (il cosiddetto codice rosso) volta a rafforzare la tutela processuale delle vittime dei reati violenti, con particolare riferimento ai reati di violenza sessuale e domestica;

   è stata, inoltre, istituita al Senato la Commissione d'inchiesta monocamerale sul femminicidio nonché su ogni forma di violenza di genere che si prefigge importanti compiti da svolgere, tra i quali quello di monitorare la concreta attuazione della Convenzione di Istanbul, nonché svolgere indagini sulle reali dimensioni, condizioni e cause del femminicidio;

   purtuttavia, i recenti e continui episodi di violenza sulle donne, dimostrano che tale fenomeno rimane una drammatica realtà ed impongono una riflessione sugli ulteriori interventi da adottare diretti alla concretizzazione degli obiettivi di prevenzione e di protezione delle vittime oltre che di promozione della cultura non discriminatoria;

   in particolare, si fa riferimento ad un grave episodio di violenza balzato alle cronache soprattutto per un video mandato in onda dalla trasmissione «Chi l'ha visto» il giorno 10 marzo 2021; trattasi di un video realizzato grazie alle telecamere che la donna aveva installato all'esterno dell'abitazione della madre presso la quale si era rifugiata con i suoi figli al fine di porre fine ai continui maltrattamenti fisici e psicologici che subiva da oltre 20 anni; le telecamere riprendono un uomo in preda ad una furia incontenibile che tenta più volte di scalare le pareti esterne dell'abitazione della sua ex moglie al fine di compiere l'ennesima violenza nei confronti della stessa, cercando di arrampicarsi su per un tubo, finché, a causa della pioggia, scivola giù piombando nel cortile; a quel punto, all'uomo non resta che darsi per vinto e dopo aver imprecato con rabbia, come ultimo gesto rompe la telecamera e va via prima dell'arrivo degli agenti di polizia chiamati dalla donna e da sua madre che assistono terrorizzate e impaurite alla scena;

   la stessa donna, una quarantenne della provincia di Napoli, intervistata ha dichiarato: «Siamo state fortunate perché pioveva sennò non sarebbe scivolato e sarebbe arrivato alla finestra. Siamo vive per miracolo. Mi vuole morta e quando uscirà dal carcere verrà a cercarmi»; ed ancora continua affermando: «L'ho conosciuto che avevo 15 anni e ho sopportato di tutto per 25 anni in un crescendo di violenze. Mettevo le mani sulla testa per parare i pugni e aspettavo che finisse, ma prima o poi mi avrebbe dato il pugno mortale»;

   alla luce di tale grave fatto di cronaca che, purtroppo, rappresenta solo l'ultimo episodio di violenza nei confronti delle donne, si ritiene necessario intervenire attraverso l'adozione di misure più restrittive nei confronti degli autori di reati di violenza soprattutto nella fase successiva alla denuncia, al fine di tutelare in maniera concreta e reale le donne che hanno il coraggio di ribellarsi e di denunciare –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda sopra descritta;

   se e quali ulteriori iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, al fine di prevenire e contrastare il fenomeno della violenza fisica e psicologica sulle donne, in particolare modo nella fase immediatamente successiva alla denuncia, in modo da rendere concreta ed effettiva la protezione delle vittime di violenza che non devono sentirsi abbandonate dopo aver compiuto un atto doveroso ma coraggioso di denuncia e di ribellione al proprio aguzzino.
(4-08879)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SURIANO, EHM, SARLI e LOMBARDO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la politica agricola europea 2014/2020 è stata prorogata transitoriamente per gli anni 2021-2022 e con essa è stato emanato un regolamento transitorio che stabilisce le disposizioni transitorie per assicurare la continuità dei pagamenti agli agricoltori per il 2021 e il 2022, fino all'applicazione del nuovo quadro giuridico Pac che inizierà il 1° gennaio 2023;

   il regolamento transitorio dispone esplicitamente che gli attuali piani regionali per lo sviluppo rurale possono essere prorogati fino al 31 dicembre 2022 e che le misure in essi previste si baseranno sugli attuali strumenti;

   per l'assegnazione dei fondi Feasr 2021-2022 sono sostanzialmente emerse due proposte:

    1. mantenimento dei criteri storici, proposto da 6 regioni, in quanto proroga della programmazione 2014-2020;

    2. elaborazione di nuovi criteri, sostenuta da 15 regioni, con l'obiettivo di introdurre criteri oggettivi che poggiano su paramenti di ponderazione in gran parte utilizzati anche per il riparto degli aiuti de minimis;

   vi è l'esigenza di addivenire al più presto ad un accordo sul riparto dei fondi Feasr per non pregiudicare la possibilità di modifica dei vari programmi di sviluppo rurale in tempo utile per consentire alla Commissione europea di approvarli;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha proposto alla Conferenza Stato-regioni e alla Commissione politiche agricole il criterio basato per il 70 per cento sullo storico e per il 30 per cento su parametri oggettivi per il 2021 e viceversa per il 2022;

   dal passaggio dai criteri storici all'adozione dei parametri oggettivi alcune regioni (soprattutto quelle del Mezzogiorno) subirebbero gravi perdite in percentuale di fondi destinati (in particolare, la Campania passerebbe dall'attuale 11,79 per cento di fondi Feasr destinati al 7,60 per cento, mentre la regione siciliana passerebbe dall'attuale 14,21 per cento al 10,40 per cento);

   la Pac si compone di due pilastri: il primo è rivolto a tutte le aziende in proporzione della propria estensione e attribuisce una integrazione al reddito tanto più significativa quanto maggiore è la dimensione dell'azienda, mentre il secondo pilastro, lo sviluppo rurale, ha lo scopo principale di mantenere la vitalità delle aziende agricole rurali, combattere lo spopolamento, frenare l'erosione e aumentare le quote di aziende che possono reggere l'impatto con il mercato;

   se si adottassero i criteri oggettivi si avrebbe il paradosso di trasferire ingenti risorse dalle regioni meno sviluppate alle più sviluppate e i criteri di ripartizione del Feasr 2021-2022 non possono non tener conto del rafforzamento delle aree ad alta ruralità, obiettivo strategico dei programmi europei;

   un altro obiettivo dichiarato dalla Commissione europea è quello di incrementare la quota di export ed allora occorrerebbe favorire le realtà che presentano le minori performance ed elevato gap infrastrutturale;

   il pilastro dello sviluppo rurale nasce perché da decenni la sola Pac da primo pilastro ha favorito l'esodo rurale, il divario tra Nord e Sud, il dissesto idrogeologico, la perdita di biodiversità, la desertificazione delle aree interne del nostro Paese, incendi e alluvioni e tanti disastri ambientali che vanno riparati anche con le risorse del Psr. Tutti elementi, questi, che i parametri oggettivi proposti dalle 15 regioni e suggeriti dal Ministero, ad avviso dell'interrogante, non tengono minimamente in considerazione, oltre ad essere in contrasto con i goals dell'Agenda Onu 2030 –:

   se, alla luce delle difficoltà riscontrate nell'individuare i criteri di ripartizione dei fondi Feasr per il periodo transitorio 2021-2022, il Governo intenda proporre i criteri storici sinora adottati dalla programmazione 2014-2020 o nuovi ed ulteriori criteri che siano rispettosi degli obiettivi della Pac della politica di sviluppo rurale e degli obiettivi dell'agenda 2030;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per eliminare o ridurre il gap infrastrutturale e produttivo delle regioni del Mezzogiorno, in considerazione della percentuale del 34 per cento dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) destinata a ridurre le differenze strutturali tra Nord e Sud della nostra penisola.
(5-05727)


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'eccezionale ondata di maltempo che ha colpito nelle ultime settimane il Centro-Nord ha provocato danni ingenti alle aziende ortofrutticole;

   dal monitoraggio delle principali organizzazioni agricole emerge una situazione drammatica per molte imprese agricole che hanno visto perdere in pochi giorni il lavoro di un intero anno. I danni ammonterebbero a centinaia di milioni di euro se si considerano le conseguenti irreversibili perdite commerciali;

   la Toscana, dalla costa alle aree interne, è stata interessata da diverse nottate di gelo che hanno colpito pesantemente le colture in campo, a partire dagli ortaggi, ma anche alberi da frutto in piena fioritura. Molte sono le aziende che hanno incendiato le rotoballe di fieno per provare ad alzare le temperature nei vigneti;

   in Emilia-Romagna ciliegi in fioritura, ma anche pereti e meleti, stanno infatti pagando a caro prezzo il gelo che si ripete da notti. In Romagna e Centro Emilia il peggio è toccato anche agli ortaggi a foglia destinati al consumo fresco, ma anche ai vigneti, con i germogli del Lambrusco completamente lessati dal freddo;

   il fenomeno meteorologico è risultato particolarmente violento anche in Veneto e Piemonte. Oltre ai vigneti non si sono salvate alcune varietà di peschi, albicocchi e susini e seminativi quali barbabietola e mais;

   scendendo verso il Sud, nel Barese si osserva l'identico scenario: alberi da frutto, ma anche l'uva da tavola hanno subìto diversi danni. Danni ingenti sono stati segnalati in Basilicata, in Campania e in Puglia;

   questi continui eventi calamitosi stanno compromettendo non solo il reddito, ma l'esistenza stessa di numerose aziende agricole dislocate in tutto il Paese. Aziende agricole che, da più di un anno, sono costrette a fronteggiare gli effetti congiunturali negativi imposti dal perdurare della pandemia;

   secondo quanto reso noto dalle associazioni di categoria sulla base dei dati del Crea, gli eventi calamitosi hanno provocato in Italia danni alla produzione agricola nazionale, alle strutture e alle infrastrutture per un totale di oltre 20 miliardi di euro nel corso dell'ultimo decennio;

   siccità, gelo e alluvione sono le avversità che hanno procurato più danni durante il 2020, per un totale di 612,6 milioni di euro (dati Ismea, 2020);

   a seguito dell'evolversi dell'emergenza sanitaria e del protrarsi delle misure restrittive per il contenimento del contagio, il Governo ha adottato provvedimenti straordinari per sostenere le imprese del settore agricolo. L'articolo 222-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, oltre a prevedere una misura a favore delle imprese agricole ubicate nei territori che hanno subìto danni per le eccezionali gelate occorse dal 24 marzo al 3 aprile 2020, ha incrementato di 10 milioni di euro, per il 2020, la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale-interventi indennizzatori;

   per affrontare queste nuove emergenze che aggiungono danni e problemi a una situazione già difficile, l'agricoltura ha bisogno di strumenti nuovi, più adeguati per dare risposte concrete –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative normative per estendere all'anno 2021 le disposizioni previste dall'articolo 222-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 a favore delle imprese agricole danneggiate dalle avversità atmosferiche di eccezionale intensità del mese di aprile 2021 e per incrementare la dotazione finanziaria del fondo di solidarietà nazionale di cui al decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102;

   se intenda assumere iniziative, per quanto di competenza e d'intesa con le regioni, per ottimizzare i tempi di riconoscimento dello stato di calamità, modificare il decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 al fine di introdurre procedure amministrative semplificate nella distribuzione delle risorse finanziarie e dei risarcimenti fra territori e filiere produttive.
(5-05732)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i mutamenti climatici hanno profondamente cambiato le condizioni ambientali e meteorologiche, con eventi fuori stagione di forte intensità che spesso provocano gravi danni alle colture;

   il Fondo di solidarietà nazionale (Fsn) il cui scopo è quello di promuovere interventi di prevenzione, come ad esempio la stipula di polizze assicurative, per far fronte ai danni alle produzioni agricole e zootecniche, alle strutture, agli impianti ed alle infrastrutture agricole, contempla anche la possibilità di ricorrere ad interventi compensativi per aiutare le aziende agricole che, a seguito di calamità naturali o eventi eccezionali o di avversità atmosferiche di notevole entità, abbiano subito perdite superiori al 30 per cento della produzione lorda vendibile;

   le domande di intervento devono essere presentate dalle aziende agricole o dai comuni territorialmente competenti, all'ispettorato provinciale dell'agricoltura che provvederà ad effettuare i sopralluoghi per le necessarie verifiche ed, in presenza delle condizioni di danno, delimiterà le aree colpita per l'avvio delle procedure regionali di intervento del Fsn;

   solo a conclusione di queste procedure, su richiesta delle singole regioni, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, con proprio decreto, potrà attivare gli interventi per l'erogazione degli aiuti economici;

   tra la fine di marzo e l'inizio di aprile 2020, una forte ondata di freddo ha portato delle forti gelate notturne nelle campagne di molte regioni italiane tra cui l'Emilia-Romagna, con danni quantificati da quest'ultima per oltre 400 milioni di euro;

   sebbene le colture maggiormente colpite rientrassero nella categoria delle produzioni assicurabili e quindi escluse da forme di risarcimento, le restrizioni imposte dalla diffusione del Coronavirus avevano reso difficile sottoscrivere le idonee polizze assicurative e molte aziende si sono trovate scoperte;

   eventi climatici eccezionali si sono verificati anche alla fine del mese di marzo 2021, con danni che sono ancora in corso di quantificazione, ma che si possono prevedere simili, se non addirittura maggiori, rispetto allo scorso anno;

   il perdurare dello stato di emergenza sanitaria dovuto alla pandemia ha riproposto le stesse problematiche già registrate nel 2020 per la sottoscrizione delle necessarie polizze assicurative a cui si aggiunge la difficoltà di trovare istituti disposti a fornire questo prodotto a causa del forte rischio di dover risarcire i propri clienti;

   le risorse stanziate per coprire i danni del 2020 sono ancora in corso di ridistribuzione alle regioni, tuttavia appare evidente che sono già insufficienti a coprire le perdite subito dalle aziende agricole italiane per il passato evento catastrofico, e ci sarà bisogno di un importante incremento per far fronte anche a questo nuovo evento climatico –:

   se si intendano stanziare nuove e più consistenti risorse per fare fronte a questi eventi, coinvolgendo le regioni e le province autonome al fine di attivare nel più breve tempo possibile tutti gli strumenti a disposizione per sostenere il settore agricolo italiano che versa già da tempo in un forte stato di crisi a seguito delle importazioni di prodotti di qualità nettamente inferiore, ma più economici, da altri Paesi;

   se si intendano adottare iniziative per realizzare una efficace riforma del settore assicurativo agricolo, al momento molto lacunoso, al punto da non consentire ai sottoscrittori di conoscere il reale costo delle polizze e gli sgravi applicati, oltre a lasciare ampia discrezionalità alle compagnie assicurative sulle tempistiche di attivazione delle coperture e sulle modalità di gestione delle campagne.
(4-08875)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la Ditta Fonderie Pisano S.p.A. (Salerno, Fratte), classificata come industria insalubre di prima classe, è un impianto che, risalente agli anni '60, non risultava essere mai stato sottoposto ad adeguamenti ed ammodernamenti significativi e la popolazione che vive nelle zone limitrofe (area comprendente i tre diversi comuni di Salerno, Pellezzano e Baronissi) lamenta emissioni moleste e significativi depositi di polveri nere metalliche;

   in relazione a gravi criticità ambientali e di nocumento alla salute pubblica, già dal 2016 diverse vicende autorizzatorie e giudiziarie hanno interessato la ditta Fonderie Pisano s.p.a. determinando contrastanti provvedimenti di sospensione ovvero di riapertura delle attività;

   al riguardo è stato avviato anche lo studio Spes-Valle dell'Irno per indagare sullo stato di salute degli abitanti e del territorio dell'area Salerno nord, i cui risultati definitivi sono stati di recente consegnati alla regione Campania da parte dell'istituto zooprofilattico, senza essere però resi pubblici; da ultimo, con decreto dirigenziale n. 85 del 20 aprile 2020, la regione Campania ha rinnovato l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) con validità di 12 anni, nonostante i dati preliminari evidenziassero sospetti per il forte accumulo di metalli pesanti ritrovati nell'organismo degli abitanti delle zone circostanti la fonderia;

   l'interpellante, con l'atto di sindacato ispettivo n. 4-07167, aveva chiesto al Ministro della salute quali iniziative intendesse porre in essere per verificare, anche con l'ausilio dell'istituto superiore di sanità, gli impatti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini connessi alle attività della Fonderia Pisano (Salerno, Fratte) e se, pertanto, intendesse avviare, tramite l'istituto superiore di sanità, apposite verifiche, finalizzate alla pubblicazione dei dati definitivi dello studio Spes-Valle dell'Irno nell'esclusiva tutela del diritto alla salute dell'intera comunità;

   in merito alla problematica delineata nell'atto ispettivo citato, il Ministero della salute, in data 6 novembre 2020, aveva dato conto della nota della regione Campania con la quale si precisava che, in ottemperanza alla sentenza n. 2254 del 2019, con il provvedimento n. 85 del 20 aprile 2020, sono stati approvati i lavori di ammodernamento ed adeguamento delle installazioni sulla base del progetto, già approvato all'unanimità nella conferenza di servizi in data 13 novembre 2018, che contempla una serie di importanti interventi a tutela di tutte le matrici ambientali, in particolare per il contenimento delle emissioni in atmosfera, tra cui quelle odorigene, per il potenziamento del sistema di depurazione delle acque di processo e meteoriche, per il contenimento dei rumori, per la revisione ed il potenziamento del piano di monitoraggio e controllo, nonché per la prescrizione concernente limiti emissivi più rigorosi rispetto ai precedenti;

   in merito alle attività ispettive effettuate presso la «Ditta Fonderie Pisano S.p.A.» con cadenza semestrale a cura del dipartimento Arpac di Salerno, la regione Campania ha comunicato al Ministero della salute gli esiti della recente ispezione relativa al primo semestre 2020, da cui si evince che l'installazione opera, a causa del calo delle commesse dovuto alle ricadute dell'epidemia di Covid-19, solo alcuni giorni ogni mese e che la ditta «ha sostanzialmente attuato» quanto previsto per il primo semestre dell'anno 2020 e che «le prescrizioni previste per il periodo transitorio, sono state in linea di massima ottemperate». Inoltre, «i valori limite di emissione autorizzati dei parametri analizzati e riferiti alle varie matrici campionate durante le giornate di sopralluogo sono rispettati» e «le Bat risultano coerenti con quanto autorizzato»; la regione Campania ha comunicato, altresì, che la ditta ha presentato di recente «alla stampa» il progetto di delocalizzazione dell'installazione, da realizzarsi nell'area industriale del comune di Buccino (Salerno);

   il Ministero della salute, alla luce delle informazioni e degli atti acquisiti dalla regione Campania e tenuto conto di quanto allora rappresentato dall'interpellante, ritenendo sussistenti fondati elementi per disporre una istruttoria di natura tecnica al fine di verificare le condizioni reali di presenza di inquinanti nell'area interessata, ha espresso l'intenzione di interessare l'istituto superiore di sanità al fine di avviare uno studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento, assegnando un termine di 90 giorni per predisporre una relazione illustrativa –:

   se l'istituto superiore di sanità abbia avviato lo studio epidemiologico sulla popolazione residente nella zona dove insiste lo stabilimento della «Ditta Fonderie Pisano S.p.A.» e se sia stata predisposta, nel termine assegnato di 90 giorni, la conseguente relazione illustrativa.
(2-01171) «Provenza, Villani, Del Sesto, Nappi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANGIOLA. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   dal 2014 è presente sul territorio italiano un insetto parassita estremamente aggressivo, la Toumeyella parvicornis (cocciniglia tartaruga), che attacca prevalentemente il pino domestico (Pinus pinea) nutrendosi della sua linfa e ricoprendone le chiome con una melata su cui si sviluppa un fungo crostoso di colore nero (fumaggine) che imbratta massicciamente le piante ospiti, impedendone la fotosintesi e portandole rapidamente alla morte (si stima una mortalità superiore al 90 per cento);

   tale parassita si riproduce esponenzialmente: dopo aver devastato la Campania ed aggredito almeno l'80 per cento dei pini di Roma (circa un milione) e del litorale laziale (la pineta di Castel Fusano versa in condizioni di fortissima sofferenza, ampiamente documentata), l'infestazione inizia ad interessare la Toscana e l'Umbria;

   non è più procrastinabile l'adozione di immediate misure di contrasto, su scala nazionale e nelle aree attualmente interessate dall'infestazione (Lazio e Campania, soprattutto l'area urbana di Roma ed il vicino litorale), tese a scongiurare l'imminente e concreto rischio di estinzione del Pinus pinea, analogamente a quanto già avvenuto nelle isole di Turks e Caicos per il P. caribea var. bahamensis;

   tale infausta prospettiva, supportata da ampi riscontri scientifici, determinerebbe – a tacer d'altro – un immane danno ambientale per il nostro Paese (tanto più grave alla luce delle spiccate proprietà di cattura della CO2 e delle polveri sottili possedute dal Pinus pinea) ed una perdita irreparabile stante la posizione centrale storicamente assunta dal Pinus pinea, quale elemento portante della tradizione paesaggistica italiana (tanto da essere noto in Francia come Pin d'Italie e nel Regno Unito come Italian Stone Pine);

   tra il 2019 ed il 2020 sono state condotte ampie sperimentazioni, specie a Roma e nella Città del Vaticano, le quali hanno confermato l'efficacia (compresa tra il 95 per cento ed il 100 per cento) dei trattamenti di endoterapia con abamectina, mentre altre metodologie (ivi compreso l'utilizzo di antagonisti naturali) hanno prodotto risultati inferiori o addirittura scarsi;

   solo il 12 marzo 2021 il Ministero della salute ha autorizzato un prodotto fitosanitario a base di abamectina per l'impiego in endoterapia sugli alberi del genere Pinus, per il contrasto alla Toumeyella parvicornis, ma in deroga e per la durata di 120 giorni a decorrere dal 1° maggio 2021;

   nonostante l'esistenza di un'emergenza conclamata e la concreta possibilità di intervenire efficacemente senza ricorrere ad abbattimenti (se non in caso di estrema compromissione delle alberature) e mediante metodologie ampiamente conosciute e praticate (ad esempio, per il contrasto alla processionaria del pino), il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali non ha ancora emanato il decreto per la lotta obbligatoria e non sono state ancora stanziate le risorse economiche necessarie per la cura dei pini;

   salvare i pini è un dovere verso l'ambiente, la salute e la nostra identità storica;

   incorniciando monumenti e ruderi, i pini secolari sono protagonisti identitari dei paesaggi italiani, conferendo un'atmosfera unica alle nostre città d'arte. Parchi e giardini storici, definiti dalla Carta internazionale di Firenze «musei viventi», hanno negli alberi il loro elemento più importante. Privare Roma e l'Italia dei suoi pini secolari intorno ai monumenti, lungo strade, viali e piazze, nelle ville storiche, nei parchi archeologici e nelle riserve sarebbe un disastro ambientale, paesaggistico ed artistico di proporzioni immani;

   è dunque necessario individuare e porre in atto tutte le misure fitosanitarie per eradicare o contenere la Toumeyella Parvicornis –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano assumere al fine di impedire il verificarsi di un gravissimo e irreparabile danno al patrimonio arboreo di Roma e, più in generale, del nostro Paese;

   se, in particolare, il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali intenda provvedere all'adozione del decreto per la lotta obbligatoria alla Toumeyella parvicornis e all'adozione di ogni conseguente iniziativa di propria competenza.
(5-05729)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRESTIPINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato, con sentenza n. 1186 del 28 gennaio 2021, si è espresso riguardosa legittimità della sperimentazione scientifica sui primati vivi e, in particolare, sulla concessione dell'autorizzazione al progetto di ricerca «Meccanismi anatomofisiologici soggiacenti il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale-Light Up» n. 803/2018/PR presso l'Università degli studi di Parma;

   ha ulteriormente stabilito che il Ministero della salute deve dare la piena prova dell'impossibilità di ricorrere a metodi alternativi all'utilizzo di animali nei progetti di ricerca;

   ha quindi affermato che in caso di autorizzazione per la sperimentazione su primati vivi non umani, sussiste in capo al soggetto autorizzato l'obbligo di garantire la salute e il benessere psicofisico degli animali in ogni fase del progetto di cui all'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea che va dimostrato effettuando rapporti periodici e frequenti;

   tali report secondo le prescrizioni del Consiglio superiore di sanità e del Ministero della salute, vanno inviati semestralmente al Ministero stesso in modo dettagliato e con valutazioni etologiche;

   infine, gli animali non utilizzati non possono essere restituiti automaticamente al mittente ma deve essere preso in considerazione il reinserimento in un habitat adeguato così come previsto all'articolo 19 del decreto legislativo n. 26 del 2014. La scelta infatti richiede «una seppur minima motivazione, non essendo alcuna delle due opzioni automatiche» –:

   se non ritenga utile adottare iniziative affinché la direzione generale competente del Ministero della salute si conformi ai cogenti principi di diritto sanciti dal provvedimento citato e affinché essi orientino l'operato futuro della pubblica amministrazione sul tema;

   se non ritenga di adottare iniziative affinché la direzione generale competente si attenga in futuro al divieto di autorizzare automaticamente la restituzione ai fornitori di animali se non utilizzati;

   se non ritenga di verificare, per quanto di competenza, che d'ora innanzi, per quanto riguarda le ispezioni negli stabulari da parte dei funzionari del Ministero della salute, siano accertate e resocontate le condizioni di salute – effettive – degli animali ispezionati e siano prontamente sanzionati i comportamenti a norma di legge, vista anche la presenza di carabinieri dei Nas;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché si proceda a un riesame delle altre autorizzazioni in deroga già concesse, in modo da verificare che come richiesto dal Consiglio di Stato, sussista la prova piena che non ci sono alternative all'utilizzo di quegli animali;

   se non ritenga doveroso, in applicazione del decreto legislativo n. 26 del 2014, pubblicare immediatamente tutte le sintesi non tecniche fino a dicembre 2020, viste la mancanza di interi periodi nei resoconti online sul sito del Ministero della salute.
(4-08876)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta orale:


   DE GIORGI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   studi di monitoraggio ambientale e misure delle emissioni industriali hanno evidenziato, nell'area di Taranto, un quadro di inquinamento ambientale diffuso, con un contributo rilevante del polo industriale cittadino, in particolare il complesso dell'acciaieria ex Ilva;

   i responsi di importanti accertamenti epidemiologici hanno posto in risalto come, sino ad oggi, i cittadini dell'area tarantina non abbiano potuto beneficiare di tutele concrete ed immediate in materia di salute umana e di ambiente. Tale mancanza ha determinato l'incremento di tumori di ogni tipo, soprattutto nella fascia d'età pediatrica;

   nel corso del 2020 i dati di Arpa Puglia hanno evidenziato che, anche a fronte di una produzione fortemente ridotta a causa della crisi del mercato, agenti cancerogeni come benzene, PM10 e PM2,5 sono aumentati in particolar modo nel quartiere cittadino «Tamburi», che è locato a ridosso dello stabilimento siderurgico ex Ilva, attualmente gestito dalla multinazionale «ArcelorMittal»;

   lo Stato italiano ed il gruppo industriale Arcelor-Mittal hanno siglato, nel dicembre del 2020, un accordo che prevede la cogestione dello stabilimento siderurgico con l'obiettivo di portare a termine entro 5 anni significativi investimenti per interventi ambientali, acquisti di forni elettrici e manutenzioni, il tutto per raggiungere nel 2025 il dichiarato obiettivo di una produzione di acciaio pari ad 8 milioni di tonnellate;

   restano i dubbi sulla fattibilità del piano messo a punto dallo Stato e dalla multinazionale, non solo a livello tecnologico, ma anche economico ed ambientale. Il tutto senza trascurare il fatto che un recente incidente, caratterizzato da un'esplosione ed un successivo incendio, hanno proposto ancora una volta le perplessità sulla manutenzione degli impianti;

   da tempo, la situazione di Taranto e le vicende dello stabilimento siderurgico sono attentamente monitorate dai media ed hanno anche attirato l'attenzione di network televisivi. Attenzione di recente sfociata nella produzione di una fiction che narra la storia di una bambina che, vivendo in una città a ridosso di una grossa industria produttrice di acciaio, si ammala di leucemia;

   la fiction in questione non fa alcun riferimento né a Taranto, né allo stabilimento siderurgico dell'ex Ilva, ma le similitudini sono talmente evidenti da indurre chiunque a ritenere che si stia parlando di una storia accaduta nel capoluogo ionico;

   due operai alle dipendenze della multinazionale «ArcelorMittal», hanno inteso condividere via social l'invito a visionare la fiction in questione. Per tutta risposta, il gruppo industriale che gestisce lo stabilimento siderurgico ha prima sospeso entrambi chiedendo spiegazioni riguardo alla loro iniziativa, dopodiché ha licenziato uno dei due perché con il suo comportamento avrebbe denigrato l'azienda ed il suo management arrecando danno all'immagine degli stessi;

   l'abnormità del provvedimento disciplinare è stata rilevata in ogni dove, non pare azzardato sostenere che una simile decisione, secondo l'interrogante comporti la violazione dell'articolo 21 della nostra Costituzione –:

   quali iniziative i Ministri interrogati ritengano di intraprendere alla luce di quanto accaduto nell'ambito di uno stabilimento siderurgico che fra non molto sarà gestito anche dallo Stato italiano.
(3-02176)


   DONZELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   facendo seguito alle interrogazioni a risposta orale n. 3-01690, n. 3-00320 e n. 3-01263 e n. 3-01746 (ancora senza risposta) e n. 3-00320 (svolta il 15 gennaio 2019), si richiama nuovamente l'attenzione sulla cooperativa fiorentina della logistica Cft, con 1300 soci e numerose centinaia di lavoratori esterni ed interinali. Da tempo la cooperativa è in grave crisi e già sottoposta a commissariamento giudiziale, ha perso lo scorso anno il suo più grosso appalto, quello del centro freschi Unicoop di Pontedera, commessa che rappresentava oltre il 30 per cento di fatturato complessivo dell'azienda, già decimato negli ultimi anni. Insieme a provocare perdite di lavoro, tale situazione determina un colpo devastante per un'azienda che ha raggiunto oltre 100 milioni di euro di debito, fra cui 14 con l'Erario, e che renderà inapplicabile il già precario piano di ristrutturazione del debito scaturito dalla gestione commissariale e sottoscritto dal tribunale fallimentare e dai creditori a fine 2019. Una situazione che, da tempo, ha portato a centinaia di posti persi e alla precarizzazione del lavoro. In base a quanto denunciato da alcuni lavoratori, riportato dagli organi di stampa, soci lavoratori e pensionati già usciti sono stati richiamati a restituire le quote sociali per ripianare i danni fatti dai vertici della cooperativa. Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, dopo la denuncia dei capigruppo di Fratelli d'Italia in consiglio regionale della Toscana e in consiglio comunale a Firenze, Francesco Torselli ed Alessandro Draghi, dal 22 aprile 28 lavoratori dell'aeroporto di Firenze che capo alla società Rekeep «passeranno alla cooperativa Cft»; i due esponenti di Fratelli d'Italia spiegano anche che «a quanto ci risulta, la cooperativa sarebbe già intenzionata a tenerne solo 18, riducendo l'orario di lavoro a 4 ore. In 10 rischiano l'esubero che si tradurrebbe in un pensionamento anticipato, un dimezzamento della busta paga e, nella peggiore delle ipotesi, nel licenziamento» –:

   se il Governo non intenda, alla luce dei fatti emersi, adottare iniziative, per quanto di competenza, per procedere ad ispezioni per valutare sotto quale formula una cooperativa in tale situazione di crisi impieghi tali lavoratori e se intenda valutare se sussistano dunque nuovi presupposti per il commissariamento governativo di Cft, a tutela dei soci, dei lavoratori interinali e dell'indotto.
(3-02179)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BENAMATI, SOVERINI, BONOMO, NARDI, ZARDINI e GAVINO MANCA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le fiere rappresentano una filiera internazionale di grande importanza, grazie alla capacità di creare sviluppo e lavoro agendo da moltiplicatore di valore attraverso le relazioni con il mondo e la promozione delle eccellenze delle nostre filiere;

   il settore fieristico nazionale è composto da circa 500 imprese che lavorano in Italia e che danno lavoro a 120 mila persone: secondo Aefi – Associazione esposizioni e fiere italiane – il settore fieristico nazionale nel 2020 ha perso circa l'80 per cento del fatturato previsto a causa dell'epidemia da COVID-19 in corso, con perdite di circa 800 milioni di euro, il 30 per cento delle quali risultano essere perdite di bilancio secche, senza contare le perdite significative per l'indotto sul territorio che, tra diretto e indiretto, vale 12 miliardi;

   il sistema fieristico ha quindi perso delle cifre davvero molto importanti per la cancellazione, l'annullamento o il rinvio, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, di almeno un evento fieristico o congressuale in Italia o all'estero, perdite che Governo e Parlamento hanno affrontato nel corso del 2020 prevedendo una serie di misure di sostegno e ristoro che, pur essendo ampie, da un punto di vista concreto risultano inutilizzabili per i principali operatori fieristici a causa dei limiti imposti dalla normativa europea del Temporary Framework;

   risulta all'interrogante che in Germania i principali concorrenti del settore riceveranno invece 642 milioni di euro a fondo perduto entro il 31 giugno 2021, superando il «de minimis», in ragione di quanto contenuto nel Trattato stesso relativamente agli «eventi eccezionali», riconoscendo la pandemia da COVID-19 come calamità naturale;

   per garantire la sopravvivenza del settore è necessario togliere le attuali misure a sostegno del settore dal perimetro del Temporary Framework e ricorrere, come già fatto dalla Germania, alle possibilità offerte dalla normativa europea sugli aiuti di Stato, ossia il noto articolo 107 del Tfue;

   nel mese di giugno 2020 nel Patto per l'export le fiere italiane sono state identificate tra i 6 pilastri del made in Italy, in considerazione del ruolo strategico che svolgono a favore dell'internazionalizzazione e della promozione del prodotto Italia –:

   quali iniziative urgenti intenda porre in essere il Governo sia per superare il regime «de minimis», che per erogare i sostegni necessari ed assicurare adeguate risorse alle nostre fiere.
(5-05733)


   ALEMANNO, SUT, CARABETTA, CHIAZZESE, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 gennaio 2018 è stato sottoscritto tra Ministero dello sviluppo economico, la regione Puglia e l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa s.p.a.-Invitalia, un accordo di programma finalizzato al rilancio delle attività imprenditoriali, alla salvaguardia dei livelli occupazionali, al sostegno dei programmi di investimento e sviluppo imprenditoriale nel territorio dei comuni ad elevata specializzazione del settore «tessile-abbigliamento-calzaturiero» della regione Puglia limitatamente ai comuni rientranti nell'area del progetto integrato territoriale denominato «P.I.T. n. 9 Territorio Salentino-Leccese»;

   con circolare direttoriale del 25 gennaio 2019, n. 24026 è stato attivato l'intervento ai sensi della legge n. 181 del 1989;

   con decreto del Ministro dello sviluppo economico 30 agosto 2019 si è proceduto, ai sensi dell'articolo 29, comma 3, del decreto-legge n. 34 del 2019 («decreto Crescita») all'aggiornamento delle condizioni e delle modalità per l'attuazione degli interventi da effettuare, ai sensi del citato decreto-legge 1° aprile 1989, n. 120, con particolare riferimento all'ampliamento della platea di imprese potenzialmente beneficiarie, anche attraverso un abbassamento della soglia minima di investimento a un milione di euro (400.000 euro per singolo partecipante, nel caso di reti d'impresa) e alla semplificazione delle procedure per l'accesso alle agevolazioni delle piccole imprese;

   nel corso del tempo le imprese piccole e medie del territorio hanno tuttavia denunciato la non coerenza degli avvisi della regione Puglia con il citato decreto del 30 agosto 2019;

   nella seduta del 28 ottobre 2020 del Comitato di coordinamento per l'attuazione e il monitoraggio degli interventi previsti dal citato accordo di programma del 4 gennaio 2018, la regione Puglia ha manifestato l'interesse a conservare le risorse stanziate dal predetto accordo, il cui termine – peraltro – è scaduto il 3 gennaio 2021;

   l'ultimo sportello relativo all'ambito territoriale denominato «P.I.T. n. 9 Territorio Salentino-Leccese» è stato chiuso il 26 luglio 2019 e a novembre 2020 non risultavano bandi aperti –:

   se non ritenga improcrastinabile avviare nuove interlocuzioni con la regione Puglia per prorogare il citato accordo di programma e rendere possibile l'utilizzo delle risorse non ancora impiegate con la pubblicazione di nuovi avvisi coerenti con la nuova disciplina dettata dal decreto 30 agosto 2019.
(5-05734)


   BERSANI e PASTORINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto marittimo e della logistica risulta di grande importanza strategica nazionale contribuendo al prodotto interno lordo, in considerazione dell'intera filiera in grado attivare, per quasi il 10 per cento. I porti italiani producono un gettito fiscale di oltre 15 miliardi di euro annui e il sistema trasportistico e logistico determina in modo decisivo la competitività delle aziende nostrane sui mercati internazionali;

   pertanto, il trasporto marittimo incide fortemente sugli scambi commerciali italiani, tuttavia, le aziende di brokeraggio, impegnate nell'attività di noleggio e compravendita delle navi, sono a rischio di collasso. La Federagenti dichiara che nell'ultimo decennio si sono perse decine di aziende e centinaia di posti di lavoro, si è creato un circolo vizioso nel quale i grandi caricatori escludono le società nazionali di brokeraggio, scavalcate da parte di concorrenti esteri che sul mercato domestico possono competere con minori vincoli ma anche minori garanzie per i clienti, erodendo il potere contrattuale e di controllo dei player industriali italiani e la storica propensione nostrana alla formazione e all'impiego dei giovani che, in numero crescente, o emigrano o cercano impiego presso i caricatori, con il risultato di indebolire quello che era un fiore all'occhiello dello shipping nazionale e mediterraneo;

   anche Genova accusa il colpo; nell'ultimo decennio il numero delle aziende di brokeraggio impegnate nell'attività di noleggio e compravendita delle navi si è quasi dimezzato e gli occupati ad alta specializzazione sono passati da 340 a 220;

   il trend negativo sarebbe anche legato alla contrazione costante nel trasporto di alcune materie prime alla rinfusa e alla perdita del controllo da parte dei capitali italiani di attività strategiche industriali sino alla contrazione nel numero delle compagnie di navigazione italiane impegnate nel trasporto di merci alla rinfusa. Inoltre, non solo le grandi aziende nostrane non si avvalgono del lavoro dei broker nazionali, ma altri Paesi europei agevolano i loro, causando una doppia sofferenza (interna ed esterna) per gli italiani. A tale quadro va aggiunta la crisi pandemica che ha determinato una contrazione senza precedenti dell'attività economica globale, incidendo traffici portuali e logistici –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di tutelare la categoria degli agenti e mediatori marittimi italiani sul piano nazionale ed europeo, anche alla luce del ruolo strategico che il comparto marittimo potrà rivestire nella ottimizzazione di buona parte degli investimenti relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza, per un rilancio sostenibile dell'occupazione e dell'economia del Paese.
(5-05735)


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane molte sigle sindacali hanno lanciato allarmi sul futuro dello stabilimento di Melfi (Stellantis-Fca) dopo l'annuncio della proroga della cassa integrazione fino al 2 maggio 2021 e i rallentamenti della produzione che vanno avanti da diversi mesi;

   in occasione della prima visita dell'amministratore delegato Tavares del gruppo Stellantis, veniva affermata la centralità dello stabilimento di Melfi nella politica aziendale del neo colosso industriale;

   nel 2020 la produzione nello stabilimento di Melfi ha rappresentato la metà delle autovetture prodotte da Fca e nei primi 3 mesi del 2021 con 63.805 vetture, aumentando del 29 per cento, si conferma il polo che produce metà dei volumi di Stellantis in Italia;

   successivamente, i lunghi periodi di cassa integrazione e la riduzione del personale addetto ai servizi di pulizia e mensa, con la giustifica del calo di produzione dovuto alla emergenza pandemica da COVID-19, hanno destato però grandi preoccupazioni tra i lavoratori impiegati nello stabilimento;

   il 15 aprile 2021 a Torino si terrà un incontro con i vertici aziendali nel quale il sindacato porrà la questione dei ritardi per la piena occupazione dei 7.200 lavoratori. Al mancato avvio dell'annunciato terzo turno sulla linea di produzione delle ibride e del riassorbimento dei 1.500 lavoratori in cassa integrazione a rotazione da settembre 2018. dopo il fermo produttivo della Fiat Punto, sono corrisposti invece continui rinvii e ulteriori richieste di cassa con fermate produttive collettive per 14 giorni;

   la regione Basilicata ha investito molto sul settore dell'automotive, da ultimo con la sottoscrizione del contratto di sviluppo con Invitalia – Ministero dello sviluppo economico – Fca, per un totale di 136 milioni di euro, a sostegno del piano industriale per la produzione della Jeep Compass ICE, introducendo il modello Phev (plug-in hybrid electric vehicle);

   il polo automobilistico di San Nicola di Melfi è, come risaputo, la più grande realtà produttiva della Basilicata ed un suo ridimensionamento avrebbe conseguenze economico-sociali catastrofiche per la regione e l'intero Mezzogiorno d'Italia;

   eventuali decisioni di delocalizzazione delle linee produttive danneggerebbero l'intero Paese colpendo uno dei comparti strategici su cui puntare per una «rinascita manifatturiera italiana» –:

   quali iniziative intenda adottare per avviare, con il gruppo Stellantis, un confronto urgente ed immediato sul piano industriale per lo stabilimento lucano e verificare quale sia il ruolo dello stesso negli «asset» della multinazionale.
(5-05736)


   BARELLI, POLIDORI, SQUERI, PORCHIETTO, TORROMINO e BALDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   presso il Ministero dello sviluppo economico a gennaio 2021 i tavoli di crisi aziendale aperti erano oltre 100 e riguardavano circa 110 mila lavoratori;

   il numero dei dossier relativi alle crisi aziendali è in continuo aumento a causa dell'emergenza sanitaria, ma anche a causa di una non adeguata gestione delle crisi aziendali da imputare, ad avviso degli interroganti, alla soppressione dell'unità di gestione delle vertenze presso il Ministero dello sviluppo economico nel gennaio 2019;

   è in corso di definizione, dopo il via libera della Corte dei conti, il decreto ministeriale che istituisce la struttura per le crisi d'impresa, composta da 10 esperti che affiancheranno il Ministro o il Vice Ministro in possesso della specifica delega;

   oltre alla task force, il Ministero dello sviluppo economico potrà contare su un fondo che potrà essere attivato per traghettare le imprese in temporanea difficoltà, quando vi siano obiettive prospettive di ripresa;

   è necessaria la riattivazione immediata dei tavoli di crisi industriali, affinché riprendano a pieno regime le consultazioni per le trattative tra le parti a tutela del tessuto produttivo e dei legittimi interessi dei lavoratori –:

   quali informazioni intenda fornire il Ministro in merito al numero dei tavoli aperti e di lavoratori coinvolti, alla piena operatività della task force e all'entità delle risorse disponibili nel fondo di cui in premessa.
(5-05737)


   ZUCCONI, OSNATO, TRANCASSINI, CAIATA e DE TOMA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 25 marzo 2012 la Commissione attività produttive della Conferenza delle regioni delle province autonome ha redatto una nota tecnica sulle criticità relative al commercio su aree pubbliche, in cui si sottolinea la situazione di incertezza e confusione in merito alle concessioni rilasciate da Roma Capitale;

   in tale nota si sottolinea che nel dicembre 2020 la Conferenza delle regioni aveva preso atto delle linee guida del Ministero dello sviluppo economico del 25 novembre 2020 sul rinnovo delle concessioni per il commercio su aree pubbliche e, di conseguenza, le regioni avevano autorizzato il rinnovo delle concessioni tramite procedimento amministrativo e non con gare ad evidenza pubblica;

   anche il comune di Roma, inizialmente, aveva avviato tale rinnovo tramite procedimento amministrativo, ma poi il gabinetto del sindaco Raggi aveva bloccato il dipartimento competente, richiedendo un parere all'autorità garante della concorrenza e del mercato la quale avrebbe ravvisato un presunto contrasto della procedura di rinnovo con la direttiva «Bolkestein»;

   il comune di Roma di conseguenza ha deciso di disapplicare la legge nazionale e procedere con gara ad evidenza pubblica, secondo gli interroganti in palese contrasto con le linee guida del Ministero dello sviluppo economico e della delibera di giunta della regione Lazio e delle altre regioni;

   la recente sentenza del Tar Lecce n. 1321 del 27 novembre 2020 non solo non riconosce alla pubblica amministrazione alcun potere di sostituzione e disapplicazione della norma nazionale in favore di quelle europea, ma ritiene che la pubblica amministrazione sia obbligata a conformarsi alla disciplina nazionale;

   il decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, che ha recepito nel nostro ordinamento la direttiva «Bolkestein», esclude espressamente il commercio su aree pubbliche dal campo di applicazione della stessa;

   le regioni, nel recepire le linee guida del Ministero dello sviluppo economico del 25 novembre 2020, hanno approvato le modalità operative per il rinnovo, fino al 31 dicembre 2032, delle concessioni di posteggio per l'esercizio del commercio su aree pubbliche del territorio regionale in scadenza entro il 31 dicembre 2020;

   a fronte di un quadro normativo chiaro, è inaccettabile che il settore del commercio su aree pubbliche, importante per l'economia nazionale, debba subire i gravosi effetti di una disomogenea applicazione delle vigenti normative e delle altre disposizioni all'interno del territorio nazionale –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di un'applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale delle norme di cui in premessa, ponendo fine a qualunque disparità di trattamento tra operatori del settore del commercio su aree pubbliche nelle diverse zone d'Italia.
(5-05738)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRAGA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ed il bacino del Mediterraneo è una delle aree del pianeta più vulnerabili di fronte ai cambiamenti climatici. L'importante catena delle Alpi e delle Prealpi non fa eccezione. Nel corso degli ultimi 150 anni, la regione alpina ha registrato un aumento della temperatura media annua quasi doppio rispetto alla media dell'emisfero settentrionale. Aumento della temperatura, alternarsi di siccità e precipitazioni meteorologiche violente, ovvero più in generale il cambiamento nelle modalità climatiche, hanno un impatto già evidente sulla vita nel suo complesso nelle regioni di montagna. L'Agenzia europea dell'ambiente afferma che se continuasse tale tendenza, il 95 per cento della massa dei ghiacciai alpini probabilmente sarà scomparsa entro la fine del corrente secolo;

   lo dimostra la difficile situazione idrometrica del Lario, meglio conosciuto come lago di Como che soffre di una grave siccità dei suoi principali immissari: l'Adda, il Mera e il Fiumelatte. Come riportano alcuni recenti articoli usciti sulla stampa locale comasca e un servizio del Tg1 Rai del 5 aprile 2021, nel mese di marzo si evidenzia un abbassamento del livello idrometrico del bacino di 12,5 cm, pari a circa 17,4 miliardi di litri d'acqua in meno. Il lago di Como, oltre ad essere il lago più profondo d'Italia, è quello con maggiore estensione perimetrale e il terzo per superficie e volume tra i laghi nazionali;

   sebbene la quantità di pioggia caduta nell'area comasca nell'ultimo quadrimestre si sia attestata nella media del periodo, il bimestre febbraio-marzo 2021 si è caratterizzato per un deficit di pioggia tra il 50 per cento e il 75 per cento. Il calo del livello idrico non stagionale del Lario, con il manifestarsi – purtroppo – con chiara regolarità dell'alternarsi di eventi alluvionali e siccitosi, è una questione da affrontare senza alcun indugio, anche per le sue gravi ricadute sulla stabilità dei versanti rivieraschi;

   si registra, inoltre, grande allarme dei pescatori per l'assenza di precipitazioni, perché la correlata siccità non permette a molte barche di uscire dalla secca ed entrare in acqua;

   come per molti altri bacini idrici, anche il lago di Como si caratterizza per una pluralità di utilizzo delle acque, per attività di carattere industriale e agricolo, non sempre gestite dai soggetti competenti, tra cui il Consorzio d'Adda, con la giusta attenzione alla salvaguardia ecologica e ambientale del lago –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e intenda valutare per quanto di competenza e d'intesa con la regione Lombardia, gli enti territoriali interessati, il Consorzio dell'Adda, l'Anbi e le associazioni di categoria, l'istituzione di un tavolo tecnico per mettere in campo ogni iniziativa utile ad affrontare la grave situazione ecosistemica del lago di Como, salvaguardando la salute ambientale del bacino e le attività delle comunità rivierasche.
(5-05731)


   GADDA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183 ha disposto, con l'articolo 15, comma 6, che «Fino al 31 dicembre 2021 è sospesa l'applicazione dell'articolo 219, comma 5, primo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni» che recita: «Tutti gli imballaggi devono essere opportunamente etichettati secondo le modalità stabilite dalle norme tecniche UNI applicabili e in conformità alle determinazioni adottate dalla Commissione dell'Unione europea, per facilitare la raccolta, il riutilizzo, il recupero ed il riciclaggio degli imballaggi, nonché per dare una corretta informazione ai consumatori sulle destinazioni finali degli imballaggi»;

   il decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, ha mantenuto in vigore il secondo periodo, dell'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, che recita: «i produttori (di imballaggi, ndr) hanno, altresì, l'obbligo di indicare, ai fini della identificazione e classificazione dell'imballaggio, la natura dei materiali di imballaggio utilizzati, sulla base della decisione 97/129/CE della Commissione»;

   con la sola sospensione dell'applicazione del primo periodo dell'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, i produttori di imballaggio incorrerebbero pertanto nell'obbligo di dovere rifare tutti gli impianti stampa nel corso dell'anno corrente (2021) per inserire la marcatura secondo la decisione 97/129/CE, per poi tornare a modificare le matrici di stampa l'anno successivo (2022), al fine di adeguarsi ai requisiti previsti dal primo periodo dell'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, facendosi carico di costi importanti che avrebbero potuto essere razionalizzati, soprattutto in un momento di crisi profonda dell'economia come quello attuale;

   la classificazione contenuta nella decisione 97/129/CE risulta oggi incompleta, in quanto non prevede le codifiche per diversi tipi d'imballaggi attualmente circolanti sul mercato. Per esempio, con la decisione 97/129/CE, gli imballaggi polimerici che utilizzano materiali biodegradabili e compostabili non hanno un corrispondente codice identificativo. In questo modo, tali tipi d'imballaggi andrebbero categorizzati con un codice identico a quello di altre plastiche non biodegradabili e non compostabili –:

   se intenda adottare iniziative normative volte ad introdurre un periodo di sospensione anche per l'applicazione del secondo periodo dell'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, adeguando i termini della sospensione a quelli previsti per il primo periodo, dell'articolo 219, comma 5, del decreto legislativo del 3 aprile 2006, n. 152, secondo quanto disposto dall'articolo 15, comma 6, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183.
(5-05743)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Vianello n. 5-05709, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Sut, Martinciglio, Masi, Grippa, Corneli, Terzoni, Villani, Di Lauro, Emiliozzi.

Pubblicazione di testi riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 7-00623, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 477 del 30 marzo 2021.

   La III Commissione,

   premesso che:

    il 29 marzo 2021, alcuni esperti di diritti umani delle Nazioni Unite hanno lanciato un preoccupante allarme in merito alla detenzione e alla sottoposizione ai lavori forzati della minoranza uigura in Cina;

    gli esperti delle Nazioni Unite chiedono un accesso senza ostacoli in Cina per poter condurre un'ispezione ufficiale. Inoltre, chiedono al mondo dell'imprenditoria di riconsiderare la provenienza delle merci acquistate dai loro fornitori cinesi;

    gli esperti raccontano di aver ricevuto segnalazioni su oltre 150 aziende cinesi intimamente collegate con lo sfruttamento e con la violazione dei diritti umani della popolazione uigura;

    il 3 dicembre 2020, gli Stati Uniti hanno dichiarato che proibiranno l'ingresso nel proprio territorio al cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps, della regione autonoma del Xinjiang in Cina, e ai prodotti con esso realizzati, in quanto ritengono che la loro produzione sia avvenuta sfruttando i lavori forzati;

    il provvedimento mira a colpire, oltre alla produzione di cotone del Xinjiang, anche coloro che utilizzano il prodotto cinese in qualsiasi altro luogo;

    in base alle nuove misure, per i prodotti in ingresso contenenti cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps, sarà richiesta la fornitura di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;

    gli Usa, così come altri Paesi per lo più occidentali, accusano la Cina di aver perpetrato danni ai diritti umani della minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, e non solo, nella regione del Xinjiang, adottando politiche di repressione nei loro confronti che prevedono anche i lavori forzati;

    gli Stati Uniti e anche Parlamenti nazionali di diversi Stati membri dell'Unione europea, hanno recentemente riconosciuto che la repressione statale nei confronti della popolazione uigura rientra nei parametri previsti della Convenzione Onu del 1948 per la prevenzione del genocidio;

    la portavoce del Ministero affari esteri cinese Hua Chunying ha affermato che si tratterebbe di politiche su base volontaristica per aiutare le persone di qualsiasi etnia ad avere un impiego stabile; la portavoce del Ministero affari esteri cinese ha ribadito che gli appartenenti a qualsiasi etnia del Xinjiang scelgono liberamente la propria occupazione e che tutti i livelli del Governo nel Xinjiang rispettano la volontà delle minoranze etniche a trovare un'occupazione e forniscono formazione per lavoratori che si registrino volontariamente per migliorare le proprie capacità;

    le osservazioni statunitensi trovano conferma anche nelle stime di Human Rights Watch (Hrw), per le quali Pechino avrebbe rinchiuso almeno un milione di uiguri in campi rieducativi, avrebbe causato scomparse, torturato gli uiguri in custodia delle proprie autorità e portato avanti processi poi conclusi in sentenze di morte. Alcuni gruppi di attivisti hanno affermato che Pechino stia cercando di indottrinare gli uiguri con l'ideologia comunista, facendoli rinunciare alle tradizioni islamiche, per cancellarne la cultura e l'identità;

    il Governo di Pechino ha sempre negato qualsiasi forma di oppressione nei confronti degli uiguri e ha giustificato l'istituzione dei cosiddetti «campi di educazione e addestramento» nel Xinjiang, sostenendo che servano a frenare e arginare movimenti separatisti, violenti ed estremisti compiuti da alcuni membri della minoranza turcofona uigura nel Xinjiang;

    tale provvedimento costringerà molte aziende statunitensi a cambiare la propria catena di approvvigionamento. La produzione di cotone da parte di persone ai lavori forzati costituisce una violazione dei diritti umani e un comportamento anticoncorrenziale perché altera il naturale meccanismo dei prezzi;

    dal provvedimento ci si aspetta, oltre a una produzione mondiale più etica attraverso la mancata vendita di quel tipo di prodotti, anche un recupero di quote di mercato per le produzioni nazionali;

    il Xinjiang è uno tra i maggior centri di produzione di cotone in tutta la Cina e nei Xinjiang Production and Construction Corps viene prodotto 1/3 del cotone realizzato nel Paese, che è strettamente collegato alla catena di produzione tessile cinese e non solo;

    la produzione di materia prima da persone in schiavitù potrebbe essere alla base del basso costo di produzione delle materie prime cinesi;

    ma gli allarmi sulla persecuzione degli uiguri e di altri prigionieri di coscienza sono ancora più risalenti nel tempo;

    nel 2018 è stato istituito il China Tribunal, diretto da Sir Geoffrey Nice QC, ex pubblico ministero presso il Tribunale internazionale dell'ex Jugoslavia, al fine di verificare se la Cina, come sostiene e contrariamente alle denunce di diverse organizzazioni internazionali, abbia effettivamente bandito, dal 2015, la pratica disumana dell'espianto di organi ai detenuti, soprattutto se appartenenti alle minoranze di «Falun Gong», uiguri e altre minoranze etniche e religiose;

    Sir Geoffrey Nice QC ha confermato l'utilizzo sistematico degli espianti sui prigionieri di coscienza, precisando che tale pratica aberrante «sta continuando su scala significativa», aggiungendo, in termini inquietanti, che «moltissime persone hanno perso la vita in modo indescrivibilmente orribile»;

    le conclusioni di Sir Geoffrey Nice QC precisano che tale pratica disumana, lungi dall'essere stata bandita, prosegue, colpendo selettivamente minoranze etniche e religiose;

    in particolar modo, ogni anno, in Cina, 90.000 detenuti di coscienza subirebbero espianti di organi;

    tale pratica è certamente la più mostruosa, disumana e aberrante che la storia delle dittature abbia mai conosciuto;

    a novembre 2019, diversi media occidentali hanno riportato la sinistra notizia che uomini cinesi di etnia han sono stati incaricati dal Governo cinese di «monitorare» le case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti nei campi di prigionia;

    la notizia è stata comunque confermata anche da un ufficiale cinese che ha rilasciato una intervista a Radio Free Asia, confermando l'esistenza del programma;

    il programma è sinistramente denominato «accoppiatevi e mettete su famiglia» e prevede che i cinesi di etnia han si installino nelle case delle donne uigure i cui mariti sono detenuti;

    il Governo cinese afferma che trattasi di programma per «promuovere l'unità etnica», mentre l'attivista Rushan Abbas, di origine uigura, ha più volte affermato che trattasi di una vergognosa pratica di stupro di massa;

    alla luce di quanto appena indicato, occorre ripensare profondamente i rapporti tra Italia e Cina, al fine di promuovere il rispetto dei diritti umani in Cina, anche impedendo ai cinesi di poter commercializzare i prodotti provenienti dai campi di lavoro o realizzati con il mancato rispetto dei diritti dei lavoratori,

impegna il Governo:

   ad esprimere, nelle competenti sedi, la condanna del genocidio del popolo uiguro nello Xinjiang;

   ad adottare iniziative per acquisire dagli esperti delle Nazioni Unite la lista delle aziende segnalate in merito alla violazione dei diritti umani al fine di impedire la commercializzazione dei loro prodotti;

   ad adottare ogni opportuna iniziativa in ambito internazionale per introdurre misure che vietino la commercializzazione di prodotti provenienti dagli Xinjiang Production and Construction Corps, in assenza di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;

   ad affrontare, nell'ambito dei rapporti bilaterali e di cooperazione con la Cina, la questione dell'espianto di organi dai prigionieri di coscienza.
(7-00623) «Delmastro Delle Vedove».

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Nitti n. 7-00622, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 476 del 29 marzo 2021.

   La VII Commissione,

   premesso che:

    il mondo dello spettacolo dal vivo e delle arti performative evidenzia, nell'ampio e composito panorama normativo che disciplina il nostro sistema culturale, una carenza di misure atte a garantire, in un'ottica di armonizzazione e di riequilibrio territoriale, un'ampia e pervasiva diffusione delle iniziative e delle azioni culturali, artistiche, performative e pedagogiche in sinergia con i territori;

    la legge 22 novembre 2017, n. 175, contenente «Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia», ha sancito per la prima volta nella storia della Repubblica il riconoscimento dello spettacolo dal vivo come materia non più oggetto di regolamentazione derivata bensì di legislazione specifica, ma attende ancora l'approvazione dei decreti attuativi necessari alla sua piena e compiuta entrata in vigore;

    all'articolo 1, comma 4, la legge 22 novembre 2017, n. 175 disciplina «l'intervento pubblico a sostegno delle attività di spettacolo, favorisce e promuove in particolare la qualità dell'offerta, la pluralità delle espressioni artistiche, i progetti e i processi a carattere innovativo, la qualificazione delle competenze artistiche e tecniche, nonché l'interazione tra lo spettacolo e l'intera filiera culturale, educativa e del turismo, le attività di spettacolo realizzate con il diretto coinvolgimento dei giovani, la produzione qualificata e la ricerca» e ancora «l'accesso alla fruizione delle arti della scena, il riequilibrio territoriale» e «lo sviluppo di circuiti regionali di distribuzione, promozione e formazione»;

    il decentramento culturale è uno dei tratti caratterizzanti lo spettacolo dal vivo del nostro Paese; la distribuzione delle opere teatrali, tuttavia, risulta ancora oggettivamente penalizzata per effetto della regolamentazione della produzione, che incentiva la stanzialità degli spettacoli riducendone fortemente la diffusione;

    la maggior parte delle realtà riconosciute come d'innovazione risultano ubicate in grandi centri o in capoluoghi;

    i temi del riequilibrio territoriale, della circuitazione dell'offerta culturale, del sostegno alla domanda di attività performative nelle aree più disagiate e dell'interazione proficua tra centro e periferia, ad oggi, risultano affrontati solo a mezzo di iniziative virtuose ma ancora frammentate e non sistemiche;

    nel maggio 2020 l'Unione europea ha varato un piano di aiuti di portata eccezionale (cosiddetto Next Generation EU, Ngeu) per ampiezza degli strumenti ed entità delle risorse messe a disposizione degli Stati membri, con l'obiettivo di favorire la ripresa e mitigare gli effetti economici e sociali della crisi innescata dalla pandemia da COVID-19;

    l'accesso alle risorse europee è subordinato alla presentazione, da parte degli Stati membri, di un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) che dovrà declinare riforme e investimenti pubblici da realizzare nel periodo 2021-2026. Il Piano individua tre specifiche priorità trasversali alle linee di intervento e alle missioni: parità di genere; giovani; Sud e riequilibrio territoriale;

    la collaborazione inter-istituzionale tra Ministero della cultura e regioni, nell'ambito di quanto disposto dall'articolo 43 del decreto ministeriale n. 332 del 27 luglio 2017 che riprende integralmente le disposizioni dell'articolo 45 del decreto ministeriale 1° luglio 2014 e sulla base del patrimonio di conoscenze ed esperienze maturato nel corso del triennio 2015-2017, intende sviluppare e valorizzare, come fattore di innovazione all'interno del sistema dello spettacolo dal vivo, la funzione specifica delle «residenze artistiche» finalizzate a sostenere ed accompagnare le pratiche e i processi di creazione artistica a prescindere dagli esiti produttivi, anche attraverso forme di relazione virtuosa degli artisti con i luoghi e con le comunità;

    il 21 settembre 2017 la Conferenza permanente tra lo Stato, le regioni e le province autonome ha approvato un'intesa triennale relativa alla residenze artistiche che definisce le finalità e gli obiettivi di specifici accordi di programma che saranno sottoscritti dalla direzione generale spettacolo con una o più regioni per lo sviluppo di «centri di residenza» e di progetti di residenza «artisti nei territori»;

    attraverso le residenze artistiche si garantisce la valorizzazione dello spazio culturale e si assicura la massima fruizione dello stesso da parte dei cittadini nell'ambito di un'offerta stabile ed articolata, favorendo l'insediamento sul territorio di imprese di produzione nonché la loro crescita sia sul piano artistico che organizzativo;

    uno degli obiettivi fondamentali che il sistema delle residenze si è preposti è quello del contrasto al disequilibrio territoriale – che appare una delle sfide più importanti in questo momento storico, soprattutto dopo la grave crisi sanitaria, economica e sociale che il COVID-19 ha inferto al sistema – fornendo contestualmente agli artisti disponibilità di luoghi e spazi idonei per provare, produrre e sviluppare la creatività;

    nell'ultimo decennio il sistema delle residenze ha svolto un ruolo suppletivo rispetto alle croniche mancanze di spazi idonei, favorendo la crescita di nuovi talenti artistici attraverso la ricerca di percorsi espressivi innovativi e sostenendo la produzione, la ricerca e l'internazionalizzazione;

    nel 2020 il Ministero della cultura ha assegnato a quindici regioni contributi per sviluppare il sistema delle residenze, ai sensi dell'articolo 43 del decreto ministeriale 27 luglio 2017, a valere sullo stanziamento del Fondo unico per lo spettacolo;

    il progetto «Teatri Abitati», proposto dal Teatro pubblico pugliese e finanziato attraverso l'accordo di programma quadro sensi contemporanei e dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), è una modalità di gestione pubblico-privata di luoghi di spettacolo dal vivo. Dal 2008, tredici compagnie teatrali inserite nel progetto hanno gestito luoghi e spazi culturali pubblici i come teatri comunali, sale di castelli, auditorium proponendo un'ampia offerta teatrale, musicale, di danza e formativa, offrendo ospitalità anche a compagnie teatrali che non hanno sedi stabili;

    Teatri abitati, che ha saputo sviluppare una relazione virtuosa con il territorio creando un'attività partecipata caratterizzata da stage, selezione di artisti, incontri, workshop si è imposto sulla scena nazionale ed internazionale catturando l'attenzione di operatori e critici fino a conquistare importanti riconoscimenti come l'Eolo Awards nel 2011, il Premio Hystrio Altre Muse nel 2012, il Premio dell'Associazione nazionale dei critici di teatro nel 2013;

    i circuiti regionali multidisciplinari dello spettacolo dal vivo coordinano e distribuiscono in Italia spettacoli di prosa, danza, musica e circo, e risultano destinatari di finanziamenti a valere sul Fondo unico per lo spettacolo;

    attualmente risultano 13 i circuiti regionali multidisciplinari dello spettacolo dal vivo operanti sul territorio nazionale, che fanno parte dell'Associazione delle Reti teatrali italiane (Arti);

    l'attività estiva 2020 (dal 15 giugno al 15 settembre) dell'Associazione delle Reti teatrali italiane (Arti), che riunisce all'interno di Agis/Federvivo i circuiti regionali multidisciplinari di Piemonte, Toscana, Sardegna, Trentino-Alto Adige, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo-Molise, Veneto, Marche, Emilia-Romagna, Lombardia, Puglia e Lazio, ha coinvolto 265 comuni italiani grazie ai circuiti, per un totale di quasi 3,7 milioni di euro di costi sostenuti;

    osservando i risultati delle attuali regole di erogazione del Fondo unico spettacolo (Fus), risulta evidente la necessità di intervenire per garantire il sostegno alle giovani compagnie e l'apertura alle esperienze meno consolidate, che spesso trovano nei circuiti l'unico canale per la sperimentazione, la crescita e il riconoscimento professionale;

    a seguito dell'emergenza da Coronavirus (COVID-19) il valore formativo, educativo e pedagogico dello spettacolo dal vivo e delle arti performative risulta ancor più funzionale a favorire l'integrazione, a riattivare le dinamiche sociali e a ridimensionare il disagio delle fasce più giovani della popolazione;

    l'articolo 11 del decreto ministeriale 12 novembre 2007, rubricato «Criteri e modalità di erogazione di contributi in favore delle attività teatrali, in corrispondenza degli stanziamenti del Fondo unico per lo spettacolo, di cui alla legge 30 aprile 1985, n. 163», ha definito i teatri stabili d'innovazione «quelli che svolgono attività di ricerca e sperimentazione teatrale o attività teatrale rivolta all'infanzia e alla gioventù», specificando come l'attività teatrale rivolta all'infanzia e alla gioventù sia «caratterizzata da una particolare attenzione all'evoluzione del linguaggio artistico e pedagogico, allo sviluppo e diffusione della cultura teatrale presso il pubblico in età prescolare e scolare, alle iniziative di studio e laboratorio, in collaborazione con le strutture scolastiche, mirate a finalità educative ed alla formazione teatrale degli insegnanti»;

    i progetti di «Teatro Ragazzi» sono volti a diffondere la cultura teatrale tra i giovani e a favorirne l'incontro con altre espressioni artistiche, e prevedono tra le loro attività principali l'intervento sul territorio, con progetti rivolti a insegnanti, educatori, oltre a bambini, ragazzi, giovani e alle loro famiglie, con l'obiettivo di contrastare la povertà educativa attraverso l'arte, la musica e il teatro; attualmente risultano riconosciuti dal Ministero quali teatri stabili d'innovazione 18 realtà, dislocate in appena dieci regioni (un teatro in Piemonte, tre in Lombardia, tre in Veneto, quattro in Emilia-Romagna, due in Toscana, uno in Umbria, uno nel Lazio, uno in Abruzzo, uno in Puglia e uno in Campania);

    Assitej Italia, Associazione nazionale di teatro per l'infanzia e la gioventù, ha confrontato i numeri del 2020 con quelli del 2019 e ha quantificato in oltre 14 mila le repliche cancellate e in più di duemila i laboratori annullati, stimando in oltre due milioni i bambini e gli adolescenti che non hanno potuto accedere alle attività teatrali nel 2020;

    Linda Eroli, presidente Assitej Italia, ha evidenziato come «La pandemia sia stata per molti aspetti una cartina tornasole che ha fatto emergere fragilità pregresse. Qual è l'investimento che si vuole fare sull'infanzia e sui giovani? Quali le competenze e le alleanze necessarie per una visione strategica che superi disparità territoriali, progettualità e contributi intermittenti o di breve periodo, che fotografi l'esistente e che riconosca lo spettacolo come servizio essenziale per la comunità?»,

impegna il Governo:

   a promuovere progetti a favore di soggetti beneficiari di contributi del Fondo unico per lo spettacolo finalizzati alla distribuzione e al sostegno della programmazione dello specifico segmento della produzione di «Teatro per ragazzi», con l'obiettivo di contrastare la povertà educativa e di favorire l'inclusione sociale, recuperando il gap pedagogico, formativo ed emozionale determinato dall'emergenza pandemia;

   a promuovere progetti straordinari a favore di soggetti beneficiari di contributi del Fondo unico per lo spettacolo per la creazione di nuovi circuiti multidisciplinari in regioni che ne sono attualmente sprovviste, con il fine di dar vita a nuove reti teatrali in grado di attivare programmazioni articolate, attraverso interventi di affiancamento a cura dei circuiti regionali già riconosciuti;

   a promuovere progetti per l'affidamento della gestione dei teatri pubblici disabitati a compagnie teatrali che non hanno una sede stabile, al fine di favorire la produzione e la programmazione teatrale in luoghi idonei e formare e sviluppare nuovo pubblico, aprendosi ai territori su cui insistono i medesimi teatri;

   a promuovere progetti, anche di residenze artistiche, che favoriscano, con l'interazione proficua tra centro e periferia, il riequilibrio territoriale attraverso attività di spettacolo in aree geograficamente meno servite; a promuovere un confronto con l'Anci nella previsione di iniziative per un trasferimento straordinario, da parte dello Stato ai comuni, di fondi vincolati alla spesa per attività di spettacolo dal vivo e di produzioni delle compagnie private da tenersi nei teatri comunali.
(7-00622) «Nitti».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Cortelazzo n. 5-05519 del 16 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pizzetti n. 5-05553 del 23 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Nevi n. 5-05669 del 6 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pastorino n. 5-05708 del 7 aprile 2021;

   interrogazione a risposta in scritta Osnato n. 4-08850 dell'8 aprile 2021.