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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 8 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana, che dal 2008 fa parte del London Stock Exchange Group, è un'infrastruttura finanziaria essenziale per il Paese, strategica per lo sviluppo del mercato dei capitali e fondamentale per la crescita delle imprese; rappresenta il principale punto di riferimento per la raccolta di capitale azionario e obbligazionario da parte delle imprese italiane, con 370 società quotate e una capitalizzazione complessiva superiore al 30 per cento del prodotto interno lordo nazionale e con un'ampia presenza di piccole e medie imprese; Borsa Italiana ha altresì l'importante compito di promuovere le aziende quotate e di diffondere l'educazione finanziaria, anche in partnership con intermediari ed altre istituzioni;

    Borsa Italiana è cresciuta e si è sviluppata in questi dieci anni grazie al lavoro dei dipendenti che ha portato quasi a triplicarne il valore e un management che ha creato le condizioni per questo successo;

    il gruppo Borsa Italiana comprende anche il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), una delle principali piattaforme per la negoziazione dei titoli di Stato europei, la cui gestione è essenziale per la tutela di dati sensibili per l'interesse nazionale;

    Borsa Italiana si avvale di Sia s.p.a., (Sia), società hi-tech europea leader nei servizi tecnologici e nelle infrastrutture di pagamento, controllata da Cassa depositi e prestiti tramite la controllata Cdpe, come partner tecnologico di riferimento per i servizi relativi al trading e post-trading per il Mercato telematico dei titoli di Stato e Monte Titoli;

    la società Borsa Italiana, a livello di gruppo, nel 2019 ha realizzato 464 milioni di euro di ricavi e 2,6 milioni di euro di margine operativo lordo (ebitda);

    nell'agosto del 2020 il London Stock Exchange, per rispondere alle richieste della direzione Antitrust della Commissione europea legata all'acquisizione di Refinitiv, ha annunciato la vendita di Borsa Italiana;

    occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa Italiana sono state avanzate da SIX Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext in partnership con CDP Equity e Intesa San Paolo e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana s.p.a., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Élite;

    in data 9 ottobre 2020, su proposta dell'amministratore delegato, il consiglio di amministrazione di Cassa depositi e prestiti (CDP) ha dato il via libera a CDP Equity (Cdpe, società interamente partecipata da Cdp) per l'ingresso nell'azionariato di Euronext – la società mercato che raggruppa i listini di 6 Paesi europei – e per l'acquisizione da parte di quest'ultima di Borsa Italiana. In tal modo, come riferito dai comunicati di Cassa depositi e prestiti e Euronext, CDP Equity, che acquisisce il 7,3 per cento del capitale azionario di Euronext, al pari della Caisse des Dépóts et Consignations, omologo di Cassa depositi e prestiti in Francia, insieme a Intesa Sanpaolo, che verrebbe a detenere una quota intorno all'1,3 per cento, entra a far parte dell'attuale gruppo, divenendo uno dei primi azionisti della società che gestirà – oltre a Borsa Italiana – altre 6 borse valori in Belgio, Francia, Irlanda, Paesi Bassi, Norvegia e Portogallo, con oltre 1.800 società quotate, per un totale di 4.400 miliardi di euro di capitalizzazione di mercato; con questa operazione, l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante in Euronext, con circa un terzo dei ricavi della nuova società e degli occupati complessivi; Cassa depositi e prestiti entrerebbe inoltre a far parte del patto dei reference shareholders, cui aderirebbe circa il 25 per cento del capitale di Euronext;

    nel mese ottobre 2020 è stata approvata dal London Stock Exchange la cessione di Borsa Italiana al gruppo Euronext in partnership con CDP Equity e Intesa San Paolo per un valore complessivo di 4,32 miliardi di euro; proposta di cessione che ora è al vaglio delle autorità di vigilanza italiane;

    secondo agenzie di stampa, l'Italia, attraverso il gruppo Cassa depositi e prestiti, sarebbe intervenuta al fine di tutelare l'interesse nazionale di un'infrastruttura finanziaria strategica, sia per quanto riguarda Borsa Italiana nella sua interezza, sia per quanto riguarda Mts per il ruolo della società nel mercato dei titoli di Stato, tra cui quelli italiani;

    London Stock Exchange ha accettato di vendere l'intera partecipazione in Borsa Italiana al consorzio paneuropeo di cui fanno parte anche Cassa depositi e prestiti e Intesa Sanpaolo per un valore patrimoniale di 4.325 miliardi di euro, più un importo aggiuntivo che riflette la generazione di cassa fino al perfezionamento del deal, valore che denota la rilevanza raggiunta dalla società negli ultimi 13 anni;

    risulta, dunque, necessaria un'azione tempestiva con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana s.p.a., considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

    come riferito dai comunicati di Cassa depositi e prestiti e Euronext, l'integrazione di Borsa Italiana all'interno di un unico aggregato paneuropeo, obiettivo, peraltro, in comune alle tre offerte sopra menzionate, aumenterebbe la liquidità del mercato dei capitali italiano, la visibilità degli emittenti italiani e, in generale, rafforza il ruolo dell'Italia nel mercato dei capitali europeo;

    l'Italia, rappresentando più di un terzo del fatturato e degli utili, dovrà avere un ruolo di primo piano, sia a livello operativo che di governance;

    proprio per quanto concerne l'Mts, l'integrazione nel sistema Euronext dovrà rappresentare obiettivi di crescita e sviluppo condivisi dalle parti. In particolare Mts potrà sviluppare ulteriormente la propria strategia fixed income trading, consolidando così la propria porzione di leadership nel contesto paneuropeo e valorizzando, in sinergia, le competenze e le potenzialità in esso presenti;

    la Cassa di compensazione e garanzia, l'organismo che fornisce i servizi di controparte centrale in Italia nell'ambito degli strumenti finanziari e che assicura la solvibilità delle parti coinvolte e l'integrità del mercato, dovrebbe, come riferito da Euronext, assumere il ruolo di clearing house di tutto il gruppo Euronext;

    Monte Titoli, che svolge tutte le operazioni di deposito e gestione accentrata di strumenti finanziari, dovrebbe diventare il più grande Central securities depository del gruppo Euronext, assumendo un ruolo centrale all'interno del gruppo nella prestazione dei servizi di deposito e gestione accentrata dei titoli; con questa operazione il sistema italiano di servizi per l'intermediazione finanziaria è valorizzato e conta su nuove opportunità di sviluppo: data center e competenze di eccellenza avranno base in Italia;

    di recente, Sia e Nexi s.p.a., (Nexi), più importante società fintech italiana per i pagamenti digitali, hanno annunciato di aver sottoscritto un memorandum of understanding avente ad oggetto l'integrazione dei due gruppi da realizzarsi tramite la fusione per incorporazione di Sia in Nexi, per la creazione di una società leader nei pagamenti digitali in Europa, definendo pertanto un'operazione che è sinergica rispetto a quella in oggetto del presente atto di indirizzo;

    è necessario lavorare al fine di far diventare Borsa Italiana e le sue controllate punti di riferimento importanti nel sistema Euronext, nel quale l'Italia rappresenterà il mercato più rilevante, assumendo un ruolo di riferimento a livello continentale;

    l'operazione potrà suggellare una partnership forte con altri importanti investitori europei, tra cui Caisse des Dèpóts e auspicabilmente anche con altri operatori del mercato finanziario internazionale;

    grazie all'operazione in corso su Euronext, Cassa depositi e prestiti amplierà la gamma di prodotti e servizi per il finanziamento delle aziende, passando dai finanziamenti e dagli interventi in equity anche alla possibilità di offrire i servizi di quotazione attraverso Borsa Italiana;

    Borsa Italiana darà il contributo più rilevante al nuovo gruppo allargato. L'Italia diventerà una sede operativa di rilievo per l'entità combinata, con competenze strategiche nel gruppo allargato in termini di operatività, tecnologia, business e funzioni di supporto;

    l'attività di vigilanza regolamentare su Borsa Italiana resterà invariata, consentendo a Consob e Banca d'Italia di continuare a vigilare direttamente su Borsa Italiana e le sue controllate regolamentate, compresa l'attività di compensazione della Cassa di compensazione e garanzia, la cui attività sarà ampliata in un contesto paneuropeo. Consob parteciperà all'indirizzo regolatorio, alla supervisione e alla vigilanza del gruppo risultante dall'operazione nella sua interezza;

    autorevoli economisti hanno più volte sottolineato l'importanza di costituire, progressivamente, un'infrastruttura finanziaria che unisca quanti più mercati mobiliari nazionali, al fine di creare un contesto di sinergia sul piano dei mercati internazionali. In questo contesto, si auspica che Borsa Italiana possa assumere un ruolo di primo piano nel sistema dei centri finanziari europei sia a livello operativo che di governance;

    in particolare, come sollevato anche da Assosim (Associazione intermediari mercati finanziari) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore, in data 26 settembre 2020, occorre scongiurare un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle piccole e medie imprese»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i piani individuali di risparmio alternativi e gli European long term investments funds;

    l'operazione deve avere l'obiettivo di aprire buone prospettive per le imprese italiane che intendano quotarsi: la prevalenza, nel tessuto produttivo italiano, di aziende di dimensioni medie e piccole si avvantaggia della presenza italiana nell'azionariato di Euronext, che avrà voce in capitolo nell'organizzazione dei listini e nei requisiti di ingresso;

    l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), nel rapporto Capital markets review of Italy, pubblicato a gennaio 2020, ha sottolineato che, negli ultimi dieci anni, meno di quattro aziende all'anno si sono quotate a Piazza Affari, numero troppo ridotto per un'economia importante come la nostra. Alla fine del 2018, il valore totale delle azioni italiane quotate era pari a solo il 31 per cento del prodotto interno lordo, valore di gran lunga inferiore a quello registrato in Francia (88 per cento) e in Germania (46 per cento): un dato più che rilevante se si tiene conto dell'eccessiva dipendenza delle aziende italiane dal credito bancario;

    proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque, ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e attuare un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali,

impegna il Governo:

1) ad adottare ogni iniziativa utile, nell'ambito delle proprie competenze e della partecipazione azionaria in Cassa depositi e prestiti, a sua volta azionista del gruppo Euronext, nonché a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana s.p.a. e l'autonomia della medesima, al fine di:

  a) assegnare all'Italia, nel nuovo assetto societario, un ruolo di primo piano, pari al suo peso in termine di contributo al risultato economico, anche attraverso accordi parasociali, sia a livello operativo che di governance, rafforzando la presenza italiana in Euronext, in particolar modo attribuendo ai manager di Borsa Italiana ruoli chiave nella prima linea di management del gruppo Euronext;

  b) creare le condizioni per un miglioramento delle attività di negoziazione, clearing e settlement, e tenendo in considerazione anche il più elevato valore della contribuzione di Borsa Italiana all'interno del gruppo sia in termini di fatturato, che di utili e a garantire la valorizzazione e la trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

  c) vigilare affinché le piattaforme di Monte Titoli e Cassa di compensazione e garanzia mantengano la loro identità nazionale e il loro ruolo, anche a garanzia dei processi di collocamento del debito pubblico nazionale e di stabilità del mercato interbancario nazionale, con l'obiettivo di concentrare in Italia le divisioni «finance» e «data center» del gruppo e, considerato che l'Italia rappresenterà il singolo mercato più rilevante della nuova Euronext, valutare di adottare iniziative per un eventuale successivo trasferimento della sede di Euronext a Milano;

  d) rafforzare il Mercato telematico di titoli di Stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosiddetti «price equity» – fondamentali per una efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi;

  e) prevedere adeguati investimenti e una strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica per il gruppo Borsa Italiana ed evitare che vengano attuati tagli a vantaggio di una redditività di breve periodo dell'acquirente, investimenti che potranno dare un beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso, rispetto a ipotesi che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente, purché tali investimenti siano finalizzati anche al miglioramento dell'innovazione del mercato dei capitali in Italia, con l'obiettivo di rendere Borsa Italiana un mercato dei capitali ancora più competitivo rispetto ad oggi per rafforzare le filiere finanziarie italiane in ambito europeo;

2) a far sì, per quanto di competenza, che Borsa Italiana si faccia promotrice di un ampio confronto con tutti gli operatori del settore, al fine di apportare miglioramenti e innovazione in merito al funzionamento del mercato dei capitali in Italia, proseguendo il percorso di semplificazione normativa e fiscale dei processi e di contenimento complessivo dei costi sostenuti dagli emittenti, dagli intermediari e dagli investitori e permettendo in questo modo alle piccole e medie imprese di accedere con maggiore facilità al mercato dei capitali, valorizzando i segmenti innovativi e rendendo Borsa Italiana un mercato di capitali competitivo rispetto alle altre piazze finanziarie;

3) a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana spa, favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri sul piano economico e reputazionale con il trasferimento a Milano della capitale finanziaria del continente europeo;

4) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente dei cosiddetto «bonus quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017, prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della business combination per le operazioni condotte dalle Spac (Special purpose acquisiton company), nonché attuare un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, sviluppando la piattaforma Élite, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali;

5) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali, al fine di permettere una canalizzazione efficace del risparmio privato nell'economia reale, anche attraverso il rafforzamento di strumenti come i Pir o i fondi pubblico-privato appositamente costituiti, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane, e mantenendo il ruolo di primo piano di Borsa Italiana nella finanza ESG, da anni impegnata sui temi della sostenibilità, considerando anche l'importanza del tema nelle scelte di investimento di tutti i principali investitori mondiali.
(1-00457) «Martinciglio, Centemero, Martino, Fragomeli, Ungaro, Pastorino, Alemanno, Cancelleri, Caso, Currò, Grimaldi, Gabriele Lorenzoni, Migliorino, Ruocco, Scerra, Troiano, Zanichelli, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Ribolla, Zennaro, Angelucci, Baratto, Cattaneo, Giacometto, Porchietto, Buratti, De Micheli, Sanga, Sani, Topo, Mor».


   La Camera,

   premesso che:

    l'emergenza sanitaria derivante dalla diffusione del virus Covid-19, ha reso necessaria l'adozione, da parte del Governo, di misure stringenti per il contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale;

    tra queste, particolari conseguenze negative hanno avuto le disposizioni mediante le quali si è proceduto – in modo differenziato a seconda dei livelli di rischio delle singole regioni – alla chiusura delle attività di ristorazione, delle attività commerciali (al dettaglio e non), nonché di palestre, piscine, impianti sciistici, centri benessere e termali, musei, cinema e teatri;

    gli imprenditori e i lavoratori autonomi, impegnati nelle attività sopracitate, e anche il loro personale dipendente, a poco più di un anno di distanza dall'inizio dell'emergenza, hanno più volte evidenziato al Governo le gravissime difficoltà economiche che stanno attraversando;

    la pandemia ha colpito maggiormente, dal punto di vista economico-finanziario, le economie già strutturalmente fragili per altre ragioni tanto più in quelle aree geografiche come la Calabria, dove le condizioni iniziali di partenza erano di ritardo nello sviluppo;

    infatti, confrontando la situazione del Mezzogiorno con quella di altre aree d'Europa si può osservare che, ordinando le 272 regioni cosiddette «Nuts 2», secondo il loro livello di sviluppo (misurato dal Pil pro-capite), si osserva come le regioni meridionali si collochino nella parte bassa della graduatoria e, in particolare, la Calabria si colloca al 226° posto;

    la decisione del Governo di prevedere le riaperture di molte attività alla fine di aprile 2021 (decreto-legge n. 44 del 2021) e l'eliminazione della cosiddetta «zona gialla» hanno creato ulteriori malcontenti tra quanti, pur dovendo continuare a pagare i costi fissi legati alle loro attività, sono costretti a tenerle chiuse;

    nonostante fino ad ora il sistema imprenditoriale del Paese abbia reagito con dignità, rigore e grande senso di responsabilità di fronte alle limitazioni delle libertà personali, il peso economico e sociale delle restrizioni previste sta sollevando un'ondata di proteste talvolta anche violente;

    anche in Calabria, i malumori crescenti si stanno tramutando in rabbia diffusa che, col passare dei giorni, sarà sempre più difficile da placare. I commercianti calabresi e, in particolare quelli di Reggio Calabria, hanno espresso, durante una manifestazione di protesta, la necessità di ricevere aiuti concreti;

    in questo quadro, il 31 marzo 2021 è stata approvata una risoluzione basata sulla Relazione della V Commissione permanente, sulla proposta di Piano nazionale per la ripresa e la resilienza, con la quale si sono fornite al Governo delle linee guida per la definizione dello stesso, che dovrà essere trasmesso alla Commissione europea entro il 30 aprile 2021;

    i fondi stanziati saranno fondamentali per la ripresa economica del nostro Paese e, in particolare, del Mezzogiorno: nell'ottica di un necessario rilancio del Meridione come propulsore per la ripresa economica dell'intero Paese, sono stati stanziati 4,1 miliardi di euro;

    bisogna considerare, altresì, che tali risorse non saranno immediatamente fruibili, posto che il processo di ratifica deve ancora essere completato in diversi Stati membri dell'Unione europea;

    dunque, ciò non è sufficiente nel breve periodo a garantire la ripresa economica delle attività colpite tanto più in una regione come la Calabria che necessita, invece, di aiuti concreti e immediati;

    stando all'indagine svolta dall'Osservatorio MPI Confartigianato Calabria, i principali effetti causati dall'emergenza sanitaria di cui risentiranno le imprese calabresi sono: problemi di liquidità (44,4 per cento), la riduzione della domanda a seguito delle restrizioni dovute all'attuazione dei protocolli sanitari (44,0 per cento), seri rischi operativi e di sostenibilità dell'impresa (40,3 per cento) e la riduzione della domanda nazionale causa minore capacità di acquisto e crollo domanda turistica (33,4 per cento);

    inoltre, la crisi della domanda sul mercato interno della regione, e sui mercati esteri causata dal blocco, prima parziale, poi totale delle attività ha portato ad una dannosa frenata produttiva. Pertanto, le imprese non riescono a generare i flussi di cassa necessari a garantire l'ordinaria operatività aziendale,

impegna il Governo:

1) a intraprendere le opportune iniziative volte alla revisione delle misure di contenimento dell'emergenza sanitaria, nell'ottica di consentire una più rapida ripresa dell'economia del Paese e, in particolare, della regione Calabria, garantendo che le eventuali restrizioni future siano disposte solamente in caso di effettiva necessità e per periodi di tempo strettamente limitati anche in considerazione dell'andamento della situazione epidemiologica;

2) a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte ad un nuovo scostamento di bilancio, destinando buona parte delle risorse così ottenute al finanziamento di specifici programmi di investimento nel Mezzogiorno;

3) ad attivare un tavolo tecnico tra rappresentanti di tutti i Ministeri competenti e la regione Calabria, nonché le associazioni di categoria, per definire le opportune iniziative volte al sostegno delle attività economiche ubicate nella regione;

4) ad adottare iniziative normative per prevedere, per quanto di competenza, di concerto con la regione, e solo a seguito delle risultanze e di soluzioni concordate nell'ambito del suddetto tavolo tecnico, che tengano conto delle diverse esigenze territoriali nell'adottare un piano di risarcimenti alle imprese in difficoltà, un contributo a fondo perduto di cui queste potranno avvalersi per ricoprire i costi fissi di gestione.
(1-00458) «Cannizzaro, D'Ettore, D'Attis».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   VILLANI, NAPPI, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la crisi economica generata dalla pandemia non ha risparmiato neanche Lottomatica, società concessionaria dei monopoli nel gioco legale in Italia;

   una crisi che ha avuto e avrà una flessione sulla marginalità, ma non sugli utili della suddetta società;

   nonostante questo, l'azienda ha deciso di scaricare la crisi tutta sui lavoratori prima con il mancato pagamento dei premi produzione e la cassa integrazione e poi con una pesante riorganizzazione che mette in discussione l'esistenza delle attuali sedi sul territorio e fa intravedere possibili cessioni di attività e quindi la chiusura delle attuali sedi sul territorio (compresa una delle sedi di Roma);

   già da luglio 2020 da Palermo a Firenze i lavoratori della Lottomatica sono in stato d'agitazione e hanno fatto scioperi con presidi sotto la sede dei Monopoli di Stato e sotto il Ministero dello sviluppo economico;

   secondo quanto denunciato dai sindacati, la nota azienda che vive di concessioni pubbliche, a seguito della crisi, ha delocalizzato all'estero, precisamente nei Paesi dell'Est, congrua parte del proprio ciclo produttivo;

   vieppiù, con un mega assegno da 950 milioni di euro per Lottomatica il colosso americano International Game Technology (Igt), controllato dal gruppo De Agostini, per la cessione di Lottomatica Videolot Rete e Lottomatica Scommesse, ha convenuto l'acquisto in tre tranche, 725 milioni di euro che saranno pagati al closing nella prima metà del prossimo anno, 100 milioni entro il 31 dicembre 2021 e i restanti 125 milioni entro il 30 settembre 2022 (al termine di tutte le autorizzazioni necessarie);

   Gamenet, società quotata a Piazza Affari, diventerà così il primo operatore italiano e uno dei principali attori del mercato europeo del gioco legale, con una forza lavoro di oltre 1.200 persone e leader in tutti i principali segmenti di attività, dal gaming online, alle scommesse sportive, agli apparecchi da intrattenimento;

   l'amministratore delegato di Gamenet, intervistato sulla vicenda, ha affermato che il loro obiettivo principale è fornire ai loro clienti prodotti ed esperienze di consumo eccellenti e sicuri; tuttavia il deal ha generato la preoccupazione dei sindacati, in particolare della Fiom-Cgil che denunciano come, da mesi, il gruppo Igt è in continua riorganizzazione e rimodulazione delle attività con l'Italia che diventa sempre più secondaria nelle scelte aziendali e con il peso del gruppo che si sposta sempre più a livello internazionale;

   le aziende che vivono di concessioni pubbliche e che grazie a queste, negli anni hanno generato enormi ricchezze per gli azionisti di controllo, tanto da diventare una multinazionale del settore, dovrebbero osservare comportamenti virtuosi;

   sarebbe necessario prevedere nelle concessioni pubbliche tutele per gli interessi nazionali, ovvero per ciò che riguarda i lavoratori, le attività e le ricadute sul territorio;

   in presenza di una crisi così devastante sul piano umano, prima ancora che economico, lo Stato non dovrebbe permettere strumentalizzazioni;

   non è accettabile che, mentre il Paese è alle prese con una crisi durissima e lo Stato è alla ricerca di risorse che dovranno servire a sostenere la ripresa, la crisi venga utilizzata unicamente per sostenere i profitti che, almeno in parte, andranno all'estero –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intendano adottare, eventualmente con un immediato e reale confronto sulla situazione in atto con la società Lottomatica, per chiarire quali ulteriori scelte siano prossime e, soprattutto, quali effetti avranno sulle lavoratrici e sui lavoratori italiani.
(4-08839)


   PERCONTI, SUT, VIANELLO, SCANU, MASI, PAPIRO, CARABETTA, PALMISANO, DEL SESTO, GIARRIZZO, CASA e D'ORSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il Presidente Mario Draghi ha firmato il 2 marzo 2021 un nuove decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che detta ulteriori misure di contrasto alla pandemia e di prevenzione del contagio da Covid-19, prevedendo, dal 6 marzo al 6 aprile 2021, il divieto già in vigore di spostarsi tra regioni o province autonome diverse, con l'eccezione degli spostamenti dovuti a motivi di lavoro, salute o necessità;

   il citato decreto prevede, inoltre, disposizioni maggiormente restrittive rispetto a quelle sin ora adottate – soprattutto per quanto attiene le cosiddette «zone rosse» – da applicare a numerose attività commerciali, quali ad esempio quelle dedicate ai servizi alla persona come parrucchieri e barbieri che dovranno rimanere chiuse. Rimarranno invece aperti, come di consueto, molti altri esercizi quali alimentari, tabaccherie, ferramenta, edicole, farmacie, profumerie, lavanderie, negozi di ottica, negozi di intimo e di biancheria per la casa, negozi per abbigliamento di bambini, negozi di giocattoli;

   al fine di cercare di contenere l'ondata di contagi che sta crescendo pericolosamente dalla fine di febbraio, tali restrizioni sono state, poi, confermate dal decreto-legge n. 30 del 13 marzo 2021, che il Governo aveva approvato durante il Consiglio dei ministri che si era tenuto il 12 marzo 2021, introducendo una severa stretta dal 15 marzo 2021 fino a Pasqua;

   nel corso dell'emergenza epidemiologica – in un'Italia divisa tra zona arancione, rossa e gialla – i suddetti servizi alla persona sono stati ritenuti, insieme a supermercati, edicole, tabaccherie, farmacie e parafarmacie, attività di prima necessità e che garantiscono servizi essenziali, tali per cui se ne autorizzava l'apertura a prescindere dal colore della regione;

   tra i settori più colpiti, a causa delle restrizioni imposte della pandemia e dalle misure atte a contenerla, vi è, difatti, il sistema industriale italiano della cosmesi, in cui rientrano anche parrucchieri, centri estetici e barbieri, e che rappresenta una vera e propria eccellenza del Made in Italy, generando un fatturato di 10,5 miliardi di euro. In particolare, secondo Cosmetica Italia (Associazione Nazionale Imprese Cosmetiche), «il fatturato globale ha segnato un -12,8 per cento rispetto al 2019, con un mercato interno in calo del 9,6 per cento. A soffrire di più è l'export a -16,5 per cento per un valore complessivo di 4 miliardi euro. I consumi totali perdono 1 miliardo rispetto al 2019: di questo, 500 milioni di euro persi nella profumeria, 200 milioni persi nei canali professionali di acconciatura ed estetica, 150 nelle vendite dirette e più di 100 milioni di euro persi nel mass market. Le imprese che rappresento registrano cali di fatturato per 1 miliardo e mezzo di euro, di cui 220 milioni nei canali professionali e 480 nei canali tradizionali, oltre ai 700 milioni di euro persi nelle esportazioni. Da non sottovalutare, infine, l'impatto occupazione negativo che il protrarsi delle misure restrittive potrebbe avere sui professionisti dell'intera filiera, mettendo a rischio più di 130 mila addetti»;

   è doveroso da parte del Governo fronteggiare con i dovuti strumenti il diffondersi delle varianti del Coronavirus – che, se non arginate repentinamente, rischiano di compromettere ulteriormente il – sistema sanitario nazionale, già duramente colpito dal protrarsi dello stato pandemico, altrettanto necessaria e urgente risulta essere la messa in atto di validi strumenti utili a fronteggiare l'insorgenza della crisi economica patita da lavoratori e imprese a seguito dei provvedimenti di chiusura –:

   se il Governo sia a conoscenza della possibilità che il settore citato in premessa venga fortemente danneggiato dalle nuove disposizioni che prevedono la chiusura di parrucchieri e barbieri nelle zone rosse, e se a fronte delle ragioni che hanno giustificato tale scelta, intenda adottare iniziative volte ad escludere le restrizioni per le suddette categorie.
(4-08840)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane, secondo Human Rights Watch e il Bahrein Institute for Rights and Democracy, in occasione del decimo anniversario delle primavere arabe, le forze di sicurezza del Bahrein hanno arrestato e picchiato manifestanti minorenni e li hanno minacciati di stupro e di elettrocuzione; almeno 3 di essi sono ancora in carcere dal 4 marzo, tra cui un giovane di 16 anni con gravi problemi di salute;

   a seguito di questi eventi il Parlamento europeo ha, in data 11 marzo 2021, adottato una risoluzione «sulla situazione dei diritti umani nel Regno del Bahrein, in particolare i casi dei detenuti condannati alla pena capitale e dei difensori dei diritti umani» con 633 voti a favori, 11 contrari e 45 astenuti;

   lo stato dei diritti umani in Bahrain viene definito «cupo» dalle principali organizzazioni umanitarie: secondo l'istituto del Bahrain per la pace e la democrazia (BIRD), la partecipazione popolare alle sollevazioni del 2011 in Bahrain è stata una delle più alte tra tutti i Paesi coinvolti; la popolazione chiedeva riforme e un cambiamento radicale nello stile di governo, ma ha purtroppo incontrato una durissima repressione, con risposte da parte del regime divenute sempre più dure negli anni a seguire;

   la risoluzione del Parlamento europeo riporta che «dopo l'insurrezione popolare del 2011, le autorità bahreinite continuano a violare e limitare i diritti e le libertà della popolazione, in particolare il diritto delle persone di manifestare pacificamente e il loro diritto alla libertà di espressione e alla libertà digitale, sia online che offline; che i difensori dei diritti umani, i giornalisti e gli attivisti politici continuano a dover far fronte a sistematici attacchi, vessazioni, detenzioni, torture, intimidazioni, divieti di viaggio e revoche della cittadinanza; che dal 2011 le autorità hanno respinto tutte le richieste dell'opposizione democratica e dei difensori dei diritti umani, concernenti il rispetto della libertà di parola e di riunione; che in Bahrein non è tollerata alcuna opposizione politica»;

   il Bahrain è tra i Paesi più sorvegliati e controllati al mondo: il rapporto tra forze di polizia e cittadini è di 46 ogni 1000. La polizia del Ministero dell'interno è la forza più brutale nel Paese, responsabile di oltre 1000 casi di gravi abusi umanitari in un periodo di sette anni su una popolazione di neanche due milioni di persone; secondo Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain (ADHRB), 1 ogni 635 abitanti del Bahrain ha subito abusi dalla polizia o è stato ucciso, detenuto illegalmente, scomparso o torturato nella sua vita;

   nel Paese è ancora in vigore la pena di morte, utilizzata per l'ultima volta nel 2019; nel 2020 erano ancora 27 le persone nel braccio della morte, in attesa di esecuzione;

   le autorità bahreinite hanno sciolto il più grande partito pacifico di opposizione del Paese, Al-Wefaq, confiscandone i beni e arrestando i suoi leader; l'ex leader del partito era Shaikh Ali Salman, il quale sta scontando un ergastolo con accuse presunte di spionaggio;

   nessun organo di stampa indipendente opera in Bahrein dal 2017, quando il Ministero dell'informazione ha sospeso il quotidiano indipendente Al Wasat; inoltre diverse personalità pubbliche sono state perseguite per la loro attività sui social media –:

   se il Governo sia a conoscenza dei succitati fatti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, nei consessi bilaterali, così come in quelli internazionali ed europei, perché il rispetto dei diritti umani in Bahrein e nella regione del Golfo sia garantito.
(3-02173)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GADDA, PAITA, MORETTO e FERRI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese è caratterizzato da migliaia di enti e realtà associative che svolgono attività di interesse generale senza scopo di lucro. Tra di essi, associazioni di promozione sociale e di divulgazione delle pratiche sportive dilettantistiche associate al Coni, alle Federazioni sportive, enti di promozione sportiva, enti per la promozione dell'educazione ambientale e delle pratiche marinare, così come circoli nautici pescasportivi dilettanti;

   la legge di bilancio per il 2019 (articolo 1, comma 682, della legge 30 dicembre 2018, n. 145) ha prorogato al 2033 la scadenza delle concessioni in corso degli operatori degli stabilimenti balneari; tale proroga non include i sopra citati enti che svolgono la propria attività all'interno di concessioni demaniali, per i quali tale termine è rimasto dunque fissato al 31 dicembre 2021;

   qualora il demanio marittimo dovesse inoltre adottare, per la valutazione delle proposte di rinnovo o subentro nelle attuali concessioni, criteri di valutazione di esclusiva natura economica, migliaia di enti non profit rischierebbero di cessare la loro attività con il conseguente depauperamento del patrimonio storico, associativo, sportivo e di inclusione sociale per giovani, anziani, e persone con disabilità, svolto da decenni sul territorio senza scopo di lucro;

   l'articolo 100, comma 4, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, prevede altresì che dal 1o gennaio 2021 l'importo minimo annuo per i canoni di utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non possa essere inferiore a 2.500 euro;

   tale misura non pone alcun discrimine tra non profit e soggetti che traggono valore economico dall'utilizzo delle concessioni, comportando un aumento fino a sette volte l'importo minimo attuale dei canoni demaniali minimi anche per settori come quello del non profit, di cui fanno parte ad esempio bocciofile, circoli velici, circoli nautici e pesca sportivi dilettanti;

   risulta inoltre agli interroganti che il demanio marittimo abbia richiesto l'aumento delle cauzioni già versate per un importo pari alla somma minima del doppio del canone, che ammonterebbe dunque a 5.000 euro –:

   se il Governo non ritenga, a ragione dell'attività di interesse generale svolta dagli enti non profit che operano su concessioni demaniali, di prevedere nel primo provvedimento utile una norma che comporti l'esclusione di tali enti senza fine di lucro dall'aumento dell'importo minimo annuo di cui all'articolo 100, comma 4 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 iniziative il Governo intenda intraprendere per applicare anche agli enti non profit la proroga al 2033 delle scadenze concessorie e garantire, qualora le concessioni dovessero giungere a bando, misure e criteri di assegnazione a salvaguardia di migliaia di associazioni che svolgono attività di interesse per la collettività in assenza di lucro.
(5-05711)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, contiene alcuni provvedimenti che interessano direttamente o indirettamente il mondo sportivo dilettantistico, la cui attività è stata ed è tutt'oggi fortemente limitata dai provvedimenti attuati per contenere la diffusione del Coronavirus. All'articolo 1 del decreto è previsto il contributo a fondo perduto in favore degli operatori economici, includendo, come specificato nella relazione illustrativa del decreto, anche gli enti non commerciali in relazione allo svolgimento di attività commerciali. Ne consegue che, fra i soggetti beneficiari, oltre alle società sportive dilettantistiche (Ssd) e ai professionisti operanti con partita Iva nell'ambito dello sport, rientrano anche le associazioni sportive dilettantistiche (Asd) con partita Iva;

   tuttavia, trattandosi di un incentivo perlopiù rivolto al mondo dell'impresa e non a quello sportivo, emerge una criticità per quanto concerne la base di calcolo del contributo stesso. Nello specifico, non vi è chiarezza interpretativa, in relazione alle Ssd e Asd, dei termini: fatturato, corrispettivi, ricavi e attività commerciale;

   per le Ssd sono da considerarsi ricavi tutte le prestazioni di servizi, includendo presumibilmente quelle istituzionali, poiché, ancorché non perseguano fini di lucro, mantengono dal punto di vista fiscale la natura commerciale, quindi tutta l'attività svolta potrebbe considerarsi come commerciale e il termine ricavi dovrebbe comprendere tutte le entrate;

   invece, per le Asd non sono fiscalmente rilevanti le quote associati, mentre i corrispettivi specifici (gli abbonamenti) sono commerciali ma vengono de-commercializzati se svolti a favore di soci/tesserati, dunque, non è chiaro se queste entrate possano fare parte nel concetto di ricavi, in quanto non fatturate. Pertanto, con riferimento alle Asd in regime forfettario di cui alla legge n. 398 del 1991, che sono la quasi totalità, non è noto se, oltre a quelli commerciali che tuttavia vista la natura delle associazioni sono particolarmente esigui, i ricavi da attività istituzionali possano essere ricompresi nella voce ricavi;

   a favore della ipotesi di poter ricomprendere anche i ricavi delle attività istituzionali, potrebbe giovare un concetto già espresso dall'Agenzia delle entrate nella circolare 14E/2020, che, nel fornire chiarimenti sul credito d'imposta sulle locazioni d'immobili ad uso non abitativo, chiariva che: «In particolare, il calcolo del fatturato e dei corrispettivi relativi, rispettivamente, ai mesi di marzo, aprile e maggio del 2019 e del 2020, da confrontare al fine di verificare la riduzione percentuale disposta dall'articolo 28 del Decreto Rilancio, va eseguito prendendo a riferimento le operazioni eseguite nei mesi di marzo, aprile e maggio fatturate o certificate, e che, conseguentemente, hanno partecipato alla liquidazione periodica del mese di marzo 2019 (rispetto a marzo 2020), aprile 2019 (rispetto ad aprile 2020) e maggio 2019 (rispetto a maggio del 2020), cui vanno sommati i corrispettivi relativi alle operazioni effettuate in detti mesi non rilevanti ai fini IVA». Così come, ai fini del percepimento dei contributi a fondo perduto, l'Agenzia delle entrate chiarisce che per i soggetti che svolgono operazioni non rilevanti ai fini Iva, come ad esempio le cessioni di tabacchi, all'ammontare delle operazioni fatturate e dei corrispettivi rilevanti ai fini Iva vanno sommati gli aggi relativi alle operazioni effettuate non rilevante ai fini Iva. Tali concetti, quindi, potrebbero essere estesi per analogia alle attività istituzionali delle Ssd e delle Asd –:

   se alla luce delle difficoltà interpretative esposte in premessa, il Governo intenda chiarire se le attività istituzionali svolte dalle società e associazioni sportive dilettantistiche vadano inserite nella voce ricavi ai fini della erogazione del contributo a fondo perduto in favore degli operatori economici, di cui all'articolo 1 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, posto che tale interpretazione consentirebbe di concedere un importante ristoro al settore sportivo dilettantistico, duramente provato da questo anno di emergenza sanitaria, e visto che, in caso di diversa interpretazione sarebbe fortemente limitata l'entità del contributo.
(5-05717)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha ricevuto una segnalazione da parte di una cittadina che riferisce di aver ricevuto indicazioni dalle proprie banche di riferimento sull'impossibilità di poter accedere alla sospensione delle rate per i finanziamenti assistiti dalla garanzia dei fondi ex legge n. 662 del 1996 che sono stati rinegoziati a seguito del decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto Cura Italia;

   giova ricordare che, per aiutare le imprese a far fronte all'emergenza coronavirus, è stato previsto un accesso semplificato al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese;

   il decreto «Cura Italia», come convertito dalla legge n. 27 del 2020, ha introdotto alcune importanti novità come l'ammissibilità delle operazioni finalizzate all'estinzione di finanziamenti, rinegoziazioni o consolidamento di passività a breve, erogati dalla stessa banca o gruppo bancario, l'estensione della durata della garanzia sui finanziamenti già garantiti oggetto di sospensione delle rate o della sola quota capitale da parte delle banche finanziatrici e l'estensione della durata della garanzia del Fondo per le piccole e medie imprese che concordano con la banca la sospensione dei pagamenti oggetto di moratoria;

   a quanto risulta all'interrogante, nei successivi provvedimenti adottati dal Governo e dal Parlamento fino ad oggi, non figura in alcun modo il divieto di ricorrere alla sospensione delle rate per i finanziamenti rinegoziati ai sensi del decreto-legge Cura Italia;

   qualora, a contrario, risultasse tale divieto, a giudizio dell'interrogante occorrerebbe comunque ammettere alla sospensione delle rate anche tali finanziamenti poiché il Governo continua a «chiudere per decreto» categorie produttive come ristoratori, centri estetici, parrucchieri, toelettature, che sembrerebbero evidentemente ritenute quasi come gli «untori» della pandemia da Covid-19 –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'impossibilità di accedere alla sospensione delle rate per i finanziamenti assistiti dalla garanzia dei fondi ex legge n. 662 del 1996 che sono stati rinegoziati a seguito del decreto-legge n. 18 del 2020, cosiddetto Cura Italia e, in caso di risposta affermativa, se non intenda adottare iniziative normative per rivedere la disciplina al fine di consentire chiaramente la possibilità di sospendere il pagamento delle rate per i suddetti finanziamenti.
(4-08855)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa e dalle note dei sindacati di polizia penitenziaria si apprendono notizie più che allarmanti sul gravissimo peggioramento dei contagi da Covid-19 nelle strutture penitenziarie sull'intero territorio pugliese, mentre le risposte incomplete e parziali che pervengono dal Servizio sanitario nazionale e regionale inducono a prevedere il peggio in una situazione già di per sé esplosiva quale quella del sistema penitenziario;

   inoltre si aggrava un nuovo focolaio nel carcere di Lecce, con «circa 30 positivi tra operatori e agenti di Polizia penitenziaria» e stando ai dati, aggiornati al primo aprile, contenuti nel report nazionale del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, nel carcere di Lecce già cinque giorni fa erano stati accertati 25 contagi (7 detenuti e 18 poliziotti) e a San Severo 23 casi (18 detenuti, uno dei quali ricoverato in ospedale, e 5 poliziotti);

   di conseguenza scaturiscono «forti tensioni nelle carceri in Puglia» per i «nuovi focolai a Lecce e San Severo» e per i quotidiani spostamenti di detenuti (oltre 20 da San Severo a Taranto) da una sede all'altra, che contribuiscono ad incrementare ulteriormente il rischio del diffondersi della pandemia; inoltre, si apprende che, nella casa circondariale di Foggia è stata effettuata una vaccinazione di massa per i circa 450 detenuti, ma non per la polizia penitenziaria che, ad oggi, è ancora in attesa della stessa; appare alquanto surreale questa attesa anche alla luce del focolaio di infezione che si è verificato e che ha visto numerosi agenti in quarantena e in isolamento fiduciario;

   ai problemi ormai cronici di sovraffollamento e di carenza di adeguato organico, si è aggiunta una minore disponibilità di personale a causa delle assenze per Covid e il personale di turno è sempre più provato da turni estenuanti peggiorati dal sacrosanto e indiscutibile utilizzo dei dispositivi anti-contagio –:

   quali iniziative urgenti intenda adottare il Ministro interrogato per essere di ausilio al sistema penitenziario pugliese in grande difficoltà operative.
(4-08838)


   TATEO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 23, comma 9-bis, del decreto-legge 28 ottobre 2020 n. 137, convertito dalla legge n. 176 del 2020 recante «ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno dei lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19», recita testualmente: «La copia esecutiva delle sentenze e degli altri provvedimenti dell'autorità giudiziaria di cui all'articolo 475 del codice di procedura civile può essere rilasciata dal cancelliere in forma di documento informatico previa istanza, da depositare in modalità telematica, dalla parte a favore della quale fu pronunciato il provvedimento. La copia esecutiva di cui al primo periodo consiste in un documento informatico contenente la copia, anche per immagine, della sentenza o del provvedimento del giudice, in calce ai quali sono aggiunte l'intestazione e la formula di cui all'articolo 475, terzo comma del codice di procedura civile e l'indicazione della parte a favore della quale la spedizione è fatta. Il documento informatico così formato è sottoscritto digitalmente dal cancelliere. La firma digitale del cancelliere tiene luogo, ai sensi dall'articolo 24, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale, di cui decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, del sigillo previsto dall'articolo 153, primo comma secondo periodo, delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile e disposizioni transitorie, di cui al regio decreto 18 dicembre 1941, n. 1368. Il difensore o il dipendente di cui si avvale la pubblica amministrazione per stare in giudizio possono estrarre dal fascicolo informatico il duplicato e la copia analogica o informatica della copia esecutiva in forma di documento informatico. Le copie analogiche e informatiche, anche per immagine, della copia esecutiva in forma di documento informatico estratte dal fascicolo informatico e munite dell'attestazione di conformità a norma dell'articolo 16-undecies del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012 n. 221, equivalgono all'originale.»;

   con nota del 6 aprile 2021, per il tribunale di Nocera Inferiore, il presidente ha predisposto la sospensione del rilascio delle copie esecutive telematiche dei provvedimenti;

   nella nota si legge che «in base all'articolo 475 del codice di procedura civile nuovo testo, la copia esecutiva delle sentenze e degli altri provvedimenti può essere rilasciata in forma di documento telematico: si tratta, dunque, di una facoltà aggiuntiva rispetto alle metodiche tradizionali»;

   nella nota del 6 aprile, si legge anche che «con decreto della Presidenza del Tribunale n. 20 del 4 aprile 2021 è stata disposta, in via sperimentale, tale modalità di rilascio informatico limitatamente alle sentenze e alle ordinanze del settore del contenzioso civile; tale limitazione è dovuta, allo stato, alla grave carenza di personale amministrativo in grado di poter provvedere al rilascio della formula esecutiva telematica in modo generalizzato. Pertanto, fino a quando non saranno adottate nuove disposizioni, non saranno rilasciate copie esecutive, per via telematica, per i provvedimenti emessi dal Settore Lavoro, dal settore Fallimentare, dal Settore della Esecuzione Immobiliare e Mobiliare, nonché per tutti i decreti ingiuntivi» –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sulle tematiche espresse in premessa al fine di favorire la diffusa applicazione della metodica del rilascio delle copie esecutive telematiche dei provvedimenti da parte dei tribunali.
(4-08848)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 1968 al 1985 nella provincia di Firenze si sono verificati otto duplici omicidi di giovani coppie appartate in auto, duplici omicidi che, senza ombra di possibile dubbio, come attestato da 10 perizie nel corso degli oltre 50 anni di indagine, sono stati effettuati con la stessa arma da fuoco e con munizioni del medesimo tipo, oltre ad essere caratterizzati da notevoli similitudini nelle modalità di esecuzione;

   nonostante quanto già premesso, per ben tre dei duplici omicidi della serie Pettini-Gentilcore (settembre 1974) De Nuccio-Foggi (giugno 1981), Cambi-Baldi (ottobre 1981), ancora ad oggi, non esiste alcuna sentenza passata in giudicato, a differenza degli altri duplici omicidi;

   esistono ancora indagini aperte relative a tutti gli otto duplici omicidi, presso la procura di Firenze inerenti aspetti non ritenuti chiariti dalle sentenze passate in giudicato (come anche richiesto espressamente nelle motivazioni di alcune di esse, pure recenti). Ad esempio, recentemente, con sentenza di non luogo a procedere a carico di due indagati per gli otto eventi delittuosi n. 3851/18 R.G.GIP, il giudice per le indagini preliminari di Firenze ha sottolineato come l'archiviazione non sia in alcun modo preclusiva di approfondimenti investigativi ove emergano ulteriori elementi relativamente ai duplici omicidi;

   l'avvocato Antonio Mazzeo ha ottenuto la rappresentanza di Rosanna De Nuccio, sorella di Carmela De Nuccio, uccisa con il fidanzato Giovanni Foggi in uno dei duplici omicidi, del giugno 1981 a Scandicci, uno dei tre non interessato da sentenze passate in giudicato;

   il codice di procedura penale ha previsto agli articoli 327-bis, 391-novies e seguenti, il diritto dell'avvocato difensore – compreso il difensore della persona offesa dal reato – di svolgere attività investigativa preventiva con riferimento a delitti su cui non si è formato un giudicato;

   a tale scopo, il 1° dicembre 2020 l'avvocato Mazzeo proponeva istanza al presidente della corte di assise di Firenze per l'autorizzazione alla disamina e al rilascio di copia di atti facenti parte del procedimento n. 1/1994 R.G. corte di assise di Firenze (cosiddetto «processo Pacciani»), in particolare di atti relativi ai duplici omicidi di Scandicci (1981) e di Vicchio (1984);

   l'istanza veniva accolta il 15 dicembre 2020, anche dal pubblico ministero Luca Turco a cui sono oggi assegnate le indagini sul caso;

   iniziata l'indagine di archivio, il successivo 25 gennaio 2021 il difensore proponeva al pubblico ministero una seconda, più specifica istanza di rilascio di copia di atti del processo Pacciani, con indicazione di fatti, persone, documenti; il pubblico ministero però, con decreto del 4 febbraio 2021, la respingeva con una motivazione per la quale la richiesta sarebbe stata inerente ad «altri fatti reato» e non a quello in esame, contraddicendo secondo l'interrogante in toto l'autorizzazione precedente e trascurando il legame funzionale tra gli omicidi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover valutare la sussistenza dei presupposti per l'avvio di iniziative ispettive, ai fini dell'eventuale esercizio di ogni potere di competenza.
(4-08849)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nemmeno il Recovery Fund porterà l'Alta Velocità oltre Vicenza. Con Vicenza capolinea della TAV, tagliato fuori il cuore del Veneto nel triangolo Padova-Treviso-Venezia tutto questo comporta un danno enorme per la regione destinata a un futuro di marginalità;

   il piano di investimenti che il Governo dovrà presentare alla Commissione europea, al fine di ottenere i fondi per la ripartenza post Covid, taglia fuori Padova e comprende, per l'Alta Velocità, solo i 47 km Brescia-Verona e i 44 da Verona a Bivio Vicenza, questo perché è già stata realizzata la progettazione, compresa la nuova stazione alta velocità di Vicenza Fiera;

   l'Europa chiede interventi immediatamente cantierabili, e dopo Vicenza non ci sono. Attorno a Padova manca anche la progettazione del potenziamento binari tra Grisignano (VI) e Padova come anche della nuova stazione di Padova;

   è imbarazzante che un'opera come la TAV si fermi alle porte di Vicenza, tagliando fuori l'asse Padova-Treviso-Venezia, cuore produttivo del Veneto, dove ciascuna provincia da sola vale l'economia dell'intero Friuli;

   questa situazione di stallo potrebbe innescare processi di decadimento economico in tutto il territorio emarginando Venezia, città internazionale e turistica per eccellenza, che si ritrova ad essere l'unico capoluogo di regione del nord a non avere un collegamento AV diretto con Roma e Milano. Lo stesso isolamento che subiscono Padova e Treviso con l'università e le loro imprese. L'alta velocità è fondamentale, è inconcepibile che da Bologna a Milano sia possibile viaggiare in un'ora e mezza, invece da Padova a Bologna la rete ferroviaria esistente sia da tempo obsoleta;

   il rilancio si basa solo sui 21 miliardi previsti nel Recovery che andranno in opere da concludere entro il 2026. I cantieri veneti possibili sono solo tra Brescia-Verona e Verona e Bivio Vicenza. Il timore di tutti nella provincia Euganea è che Padova non venga inclusa nemmeno nella tratta Padova-Bologna –:

   quali iniziative il Ministro intenda assumere, alla luce dei fatti esposti in premessa, al fine di favorire la realizzazione di un'opera incompiuta, da riprogrammare in tempi brevi, un collegamento ferroviario di grande importanza nel Nord-Est del Paese e un tassello nel percorso di rilancio economico così da evitare l'isolamento economico non solo per Padova ma anche per Venezia, una delle città più importanti al mondo.
(5-05716)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUT e TERZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   di recente, alcune associazioni di categoria rappresentative del comparto edilizio e del suo indotto hanno richiamato l'attenzione mediatica sull'aumento dei prezzi che sta interessando le materie prime e i materiali comunemente utilizzati dagli operatori del settore;

   come riferito ad organi di stampa dalla Confederazione nazionale Artigiani (CNA), il suddetto incremento del prezzo si riferisce sia alle materie prime — con un aumento sensibile del prezzo dell'acciaio (+130 per cento tra novembre 2020 e febbraio 2021), del rame (+17 per cento), del legno (+14,3 per cento) — che a materiali isolanti (+16 per cento, con picchi oscillanti tra il 25 per cento e il 50 per cento), a base di polietileni (+40 per cento), ma anche malte, collanti (+9,4 per cento) e laterizi (+11,3 per cento), coinvolgendo — seppur in misura minore — prodotti legati all'impiantistica e ai serramenti, nonché il prezzo dei ponteggi, largamente utilizzati nell'edilizia e che, negli ultimi mesi, è passato da 15 euro al metro quadrato ai 24 euro attuali; l'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio), convertito, con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha innalzato al 110 per cento l'aliquota di detrazione fiscale delle spese sostenibili per specifici interventi di efficienza energetica e di adeguamento antisismico degli edifici;

   l'introduzione della sopracitata misura di incentivazione fiscale (cosiddetto Superbonus 110 per cento) è stata più volte messa in correlazione con recenti dati economici e occupazionali incoraggianti per il settore dell'edilizia, incontrando inoltre il pieno consenso civico dell'ampia platea di privati cittadini interessati ad accedere ai suddetti incentivi, nonché del mondo imprenditoriale e associazionistico di categoria che ne sta richiedendo insistentemente la proroga oltre lo stabilito termine del 2022;

   ai già visibili effetti positivi, attribuibili sul piano economico-occupazionale all'entrata in vigore del cosiddetto superbonus 110 per cento, il cui il buon andamento è confermato anche dall'aumento del 410 per cento dei progetti ammessi dall'inizio del 2021, si accompagnano inoltre stime previsionali ottimistiche anche in termini di ricadute finanziarie per lo Stato, quantificate in 16,6 miliardi di valore aggiunto di euro nel triennio 2020-2022 da uno studio condotto quest'anno da Luiss Business School e Openeconomics;

   il predetto aumento dei prezzi delle materie prime e dei materiali propri del comparto edilizio, addebitato in larga parte dai confederati CNA a comportamenti speculativi della catena di fornitura, è al momento avvertito dal segmento produttivo e dalle sue rappresentanze quale possibile elemento di disinnesco del potenziale espansivo del «Superbonus 110 per cento» sull'economia, sul lavoro e sull'organizzazione d'impresa che rischierebbe di vedersi inficiato a causa del sopradescritto fenomeno d'inflazione;

   trattasi, inoltre, di variazioni che determinano non solo un aumento dei costi di approvvigionamento, ben superiori a quelli indicati dai preziari regionali o, in alternativa, ai prezzi riportati nelle guide, «Prezzi informativi dell'edilizia» edite dalla DEI, casa editrice del Genio Civile, ai quali i progettisti fanno riferimento per adeguare il computo metrico estimativo, ma che situano in grossa difficoltà le imprese del settore, costrette in molti casi a rivedere i loro preventivi o a dover concludere lavori già iniziati con un aumento dei costi a consuntivo –:

   se il Ministro interrogato per quanto di competenza, non intenda predisporre interventi di monitoraggio e controllo del fenomeno esposto in premessa, anche attraverso l'istituzione di un osservatorio preposto alla vigilanza dell'andamento dei prezzi delle materie prime e dei materiali comunemente impiegati nell'edilizia, al fine di garantire una maggiore trasparenza nonché la tutela di tutti i soggetti della filiera.
(4-08833)


   FERRO e VARCHI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la scelta del Governo di consegnare alle Ferrovie la continuità territoriale nello Stretto di Messina era stata accolta con favore poiché significava sottrarre i servizi essenziali dedicati ai pendolari e al traghettamento dei treni da e per la Sicilia alle esasperate logiche di mercato e di profitto privato che nello Stretto governano il monopolio del traghettamento dei mezzi gommati;

   oggi, invece, è arrivata la preoccupante notizia che da settembre Rfi potrebbe non operare più il servizio, rischiando di far naufragarci servizio di collegamento veloce tra Reggio Calabria e Messina;

   a lanciare l'allarme, non solo i sindacati, ma lo stesso presidente dell'Autorità portuale dello Stretto Mario Mega: «Da notizie ufficiose in mio possesso pare che Rfi non abbia in programma di operare più il servizio dal mese di settembre in poi»;

   se oggi tra Messina e Villa San Giovanni il numero di corse operato da Blujet, la società di Rfi che si occupa esclusivamente di questo servizio, è aumentato, su Reggio i tagli in questi anni sono stati continui e al già limitato numero di corse durante la settimana, con impossibilità di muoversi dalle 22 alle 6 del mattino successivo, adesso rischia di associarsi lo stop, nei fine settimana, dalle 17 in poi, nonostante la gran parte dei pendolari che si servono dei mezzi veloci è personale sanitario o delle forze dell'ordine che lavora anche nei turni serali e notturni, oltre il sabato e la domenica;

   siamo nel 2021 si discute ancora di assenza di servizi minimi essenziali: le due città dello Stretto non solo sono collegate male dal punto di vista dei collegamenti veloci marittimi, ma addirittura in alcuni giorni ed orari rischiano di essere completamente isolate, con centinaia di lavoratori pendolari, operatori sanitari, forze dell'ordine, operai ed impiegati costretti a spostarsi su Villa San Giovanni e ad organizzarsi con più autoveicoli per poter raggiungere il luogo di lavoro, con buona pace di concetti molto cari alla politica odierna, come la «transizione ecologica» e i sistemi di trasporto integrati;

   come denunciato da Mega, il problema sta tutto nel concetto di «continuità territoriale»: «Un primo passo avanti sembrava essere stato fatto dal Parlamento nello scorso autunno, quando in sede di conversione del Decreto Agosto era stato approvato un emendamento che estendeva alla tratta Messina-Reggio il servizio pubblico da attuarsi con il contratto di programma tra lo Stato e la società Rete Ferroviaria Italiana spa. Questa modifica della legge per ragioni che a me sfuggono non sembra aver sortito alcun effetto (...). In tutte le occasioni in cui mi è stato possibile riferire sull'argomento alle strutture tecniche del Ministero ho rappresentato la specificità di questo collegamento e la necessità di intervenire con decisione. Si tratta di una tematica che deve essere affrontata in maniera distinta dalla querelle ponte si/ponte no e che soprattutto non può più essere considerata di secondario rilievo attesa la valenza sociale ed i risvolti che essa comporta sulla vita dei cittadini delle due città che sono molto più integrate nei fatti di quanto, nei palazzi romani, molti credano nonostante le difficoltà e il costo degli spostamenti» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per attivare un nuovo modello di gestione della mobilità dei passeggeri e delle merci sullo Stretto, incentrato in prevalenza sull'iniziativa ma soprattutto sul controllo pubblico, che risolva anche i problemi dei pendolari e aiuti veramente l'integrazione tra Messina e Reggio.
(4-08835)


   NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 2 aprile 2021 sulla Roma-Lido, tra Torrino e Vitinia, i cavi elettrici che alimentano la tratta si sono staccati per un guasto e, collassando, sono caduti sui vagoni di un treno in corsa verso Ostia, bruciando la parte superiore di due convogli;

   il macchinista è riuscito a fermare il treno e scene di panico si sono manifestate tra i passeggeri che sono letteralmente fuggiti: chi sui binari, chi sul lato delle sterpaglie che dividono la ferrovia dalla via Ostiense;

   sul posto sono accorsi i vigili del fuoco, le forze dell'ordine, il personale del 118 e di Atac;

   la regione Lazio ha chiesto una relazione dettagliata sugli accadimenti in questione, affinché tutti i lavori necessari siano effettuati nel minor tempo possibile;

   è opportuno accertare le cause dell'incidente ed individuare il prima possibile i responsabili, parallelamente alla realizzazione di lavori di risanamento e sostituzione del canalone porta cavi, di rinnovo dell'armamento dell'intera tratta compresi i deviatoi, di potenziamento e risanamento della linea elettrica di contatto;

   una situazione che mette in luce l'estrema precarietà della linea e la difficile situazione dal punto di vista della sicurezza degli utenti –:

   quali iniziative intenda adottare, in raccordo con la regione Lazio, per verificare che l'intera tratta Roma-Lido sia messa in sicurezza e se non ritenga di dover assumere urgenti iniziative, per quanto di competenza, al fine di contribuire alla realizzazione dei lavori di risanamento.
(4-08841)


   SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il comma 648 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, autorizza il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, oggi Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili a concedere contributi per servizi di trasporto ferroviario intermodale (MTO); il cosiddetto «ferrobonus», in arrivo e in partenza da nodi logistici e portuali in Italia. In particolare i destinatari sono quei soggetti, utenti dei suddetti servizi Mto, che commissionano alle imprese di trazione ferroviaria treni completi e che si impegnano a mantenere o incrementare i volumi di traffico nel corso del periodo di incentivazione;

   il comma 111 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160, autorizza la spesa di 14 milioni di euro per l'anno 2020 e di 25 milioni di euro per l'anno 2021 per il «ferrobonus»;

   il comma 673 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha esteso tempi e dimensioni del «ferrobonus», autorizzando la spesa di ulteriori 25 milioni di euro per l'anno 2021, di 19 milioni di euro per l'anno 2022 e di 22 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2026;

   l'erogazione del bonus avviene dopo l'istruttoria condotta da parte di RAM spa e dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, normalmente nei mesi di dicembre e gennaio;

   si apprende da fonti giornalistiche e dalle dichiarazioni di Ivano Russo, direttore generale della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica (Confetra), che vi è un inusuale ritardo di tre mesi nell'erogazione, con ammanchi per decine di milioni;

   tale ritardo sta acuendo le tensioni finanziarie dell'intera filiera logistica intermodale, che, unitamente alla difficoltosa congiuntura pandemica, ha dovuto aggiungere una inaspettata esposizione finanziaria, dovuta ai costi già anticipati ed alle liquidità immesse nel mercato, non coperte dal bonus dovuto, per i ritardi della Pubblica Amministrazione;

   dalle informazioni a disposizione dell'interrogante rese note anche dagli stessi enti, la RAM Spa ed il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili hanno già svolto il loro compito di controllo e redatto la lista dei soggetti aventi diritto a ricevere le erogazioni, ma queste non sono state eseguite;

   la suddetta grave situazione va ad intaccare uno degli assi portanti dell'economia nazionale e delle future strategie per la transizione ecologica, nonché mette a rischio la stabilità di decine di migliaia di posti di lavoro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale grave situazione e, per quanto di competenza, quali misure intenda porre in essere al fine di risolvere la questione nel più breve tempo possibile al fine di assicurare le dovute erogazioni.
(4-08842)


   PATASSINI, RIXI, MORRONE, MARCHETTI, D'ERAMO, TATEO, LUCCHINI, RAFFAELLI, BENVENUTO, VALBUSA, BADOLE, VALLOTTO, DARA e EVA LORENZONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge quadro sull'inquinamento acustico n. 447 del 1995, all'articolo 10, comma 5, prevede che le società e gli enti gestori di servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture attuino «piani di contenimento e di abbattimento del rumore» nel caso del superamento dei valori limite, stabiliti per l'infrastruttura ferroviaria dal decreto del Presidente della Repubblica n. 459 del 1998;

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha emanato, in data 29 novembre 2000, il decreto recante «Criteri per la predisposizione di piani di contenimento del rumore da parte dei gestori dei servizi pubblici di trasporto e delle relative infrastrutture», che prevede l'obbligo per il gestore di infrastrutture di realizzare sulle linee ferroviarie in esercizio interventi di risanamento acustico con un piano ripartito in 15 anni per un costo complessivo di 8,3 miliardi di euro;

   l'articolo 5 del decreto ministeriale del 29 novembre 2000 disciplina gli «oneri e le modalità del risanamento» indicando, al comma 3, la scala di priorità degli interventi da effettuarsi: direttamente sulla sorgente rumorosa; lungo la via di propagazione del rumore dalla sorgente al ricettore o direttamente sul ricettore;

   Rete Ferroviaria Italiana Spa ha redatto un piano che prevede soltanto interventi lungo la via di propagazione del rumore con qualche intervento sul ricettore;

   la Conferenza delle regioni e delle province autonome del 21 giugno 2012, aveva già approvato il progetto di Rfi nel 2004, con la condizione che fossero presi in considerazione interventi sulla sorgente, in quanto era stato rilevato che «Rfi ha presentato l'aggiornamento del Piano al 30 gennaio 2009 senza modificare la scelta di prevedere esclusivamente interventi di mitigazione sul percorso di propagazione del rumore (barriere acustiche) e interventi sui recettori isolati, senza fornire ulteriori elementi sulla possibilità di risanamento alla sorgente, né analizzando la presenza di recettori esterni alla fascia A»;

   l'amministratore delegato di Rfi all'epoca in carica, ingegner Gentile, durante l'audizione del 25 luglio 2019 presso la IX Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera, chiesta dal gruppo Lega, osservava la natura eccessivamente impattante dell'opera per il tessuto urbano delle città soprattutto marittime e precisava, inoltre, l'esistenza di tecnologie che possono ridurre sensibilmente il rumore dei treni;

   il piano di intervento proposto da Rfi è a bassa tecnologia e ad alto impatto ambientale. L'installazione delle barriere fonoassorbenti alte fino a circa 8 metri porterebbe infatti ad un forte impatto da un punto di vista paesaggistico ed urbanistico, con risvolti economici, turistici e sociali altamente negativi per l'intera costa adriatica sia durante la lunga fase della cantierizzazione delle opere stesse, sia a lavori ultimati;

   i comitati di cittadini hanno evidenziato in modo unanime il forte impatto negativo delle barriere sul tessuto sociale ed economico dei territori interessati;

   l'adozione di interventi direttamente sulla sorgente rumorosa porterebbero invece un forte risparmio economico grazie alla riduzione degli investimenti necessari;

   altri Paesi europei hanno effettuato interventi per l'abbattimento del rumore ferroviario intervenendo sulla sorgente, cioè sui binari, sulle ruote e sui sistemi frenanti dei treni, limitando a casi eccezionali ed in via assolutamente residuale il ricorso a barriere fonoassorbenti di altezza ridotta (da 80 cm a 2/3 metri al massimo) –:

   quali iniziative, anche normative, il Governo intenda porre in essere alla luce delle più recenti innovazioni tecnologiche, consistenti nel miglioramento del materiale rotabile e nelle politiche incentivanti di retrofitting del materiale rotabile in esercizio, anche attraverso l'individuazione di una nuova modalità di determinazione dell'impatto acustico, e se ritenga di costituire un tavolo di lavoro con gli attori interessati volto a definire soluzioni alternative all'installazione delle barriere fonoassorbenti.
(4-08851)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la Sala Venezia di via Cadamosto è ubicata a Milano in un edificio di proprietà del Ministero dell'interno; dal primo piano in su gli spazi sono in uso alla questura, mentre il piano terra e il seminterrato sono occupati dallo storico Circolo dei Combattenti e reduci, nato negli anni '50;

   l'attuale presidente Antonio Di Furia, nel 1987, è stato acclamato da centinaia di iscritti presidente e, da allora, l'importanza aggregativa e culturale del luogo è riconosciuta da tutti;

   l'Agenzia del demanio ha dato mandato di sfratto al suddetto circolo, da eseguire l'8 aprile 2021, poiché gli spazi servono alla questura per farci un archivio;

   il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha espresso la volontà di trovare spazi alternativi da offrire alla questura; il vice sindaco ha dichiarato testualmente: «dobbiamo capire le esigenze del Ministero dell'interno, ma la luce che porta Sala Venezia non è solo storia di Milano, deve essere soprattutto futuro della nostra città»;

   è stata lanciata una petizione pubblica su change.org, sottoscritta in poche ore da centinaia di persone, tra le quali volti noti e autorevoli rappresentanti dello spettacolo, tra i quali: Syria, Maurizio Cattelan, Luca Dondoni, Malika Ayane, Elodie, Nicola Savino, Victoria Cabello, Carlo Cracco, Bianca Atzei, Arisa o Saturnino solo per citarne alcuni –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione e quali siano i suoi intendimenti in merito;

   se intenda adottare iniziative, con particolare riferimento alla questura di Milano, per verificare nel dettaglio le reali esigenze di spazio e se sia possibile soddisfare queste esigenze con luoghi alternativi che il sindaco di Milano ha dichiarato a mezzo stampa di poter offrire.
(4-08853)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 31 luglio 2020, giorno in cui sono cessate le attività del centro d'accoglienza per migranti in transito «Campo Roja» a Ventimiglia (Imperia), non è più esistito un dispositivo d'accoglienza istituzionale dedicato ai rifugiati che giungono in quel territorio con l'obiettivo di raggiungere altri Paesi europei;

   in questi mesi i flussi migratori in arrivo alla frontiera franco-italiana si sono mantenuti su livelli di assoluta rilevanza: dal 1° gennaio 2020 al 25 settembre 2020, secondo i dati del Ministero dell'interno, 12.045 persone straniere sono state respinte dalla Francia alla frontiera di Ventimiglia;

   all'interno di questi flussi sono stati e continuano ad essere presenti decine di nuclei familiari, minori soli non accompagnati, donne potenziali vittime di tratta, uomini con forti vulnerabilità di natura psicofisica e psichiatrica, persone di cui dovrebbe essere accertato il diritto alla protezione umanitaria e il cui unico sostegno sociale e materiale è stato demandato alle organizzazioni e associazioni di volontariato presenti sul territorio ventimigliese, venendo però a mancare una vera e propria presa in carico di tali situazioni vulnerabili da parte delle istituzioni;

   il protrarsi di tale stato di cose ha causato un tragico peggioramento delle condizioni di vita della popolazione migrante e una crescente preoccupazione in quella residente, non solo in termini di ordine e sicurezza pubblica, ma anche in considerazione del protrarsi dell'emergenza sanitaria Covid-19 ancora in corso e dell'impossibilità materiale di un efficace screening sanitario sulla popolazione straniera in arrivo a Ventimiglia;

   a parere dell'interrogante assicurare un'adeguata ospitalità ai migranti in transito, individuando una struttura nel territorio di Ventimiglia idonea ad ospitarli, migliorerebbe le loro condizioni di vita visto che, ad oggi, sono costretti a vivere senza alcun riparo e in condizioni non dignitose e si ridurrebbe la percezione di insicurezza dei cittadini residenti, e considerato anche che il sindaco della città, sottraendosi, secondo l'interrogante, alle sue responsabilità e alle funzioni previste dalle normative in materia di salute pubblica, sembra limitare la sua attività e i suoi interventi a manifestare la sua contrarietà all'apertura di un centro di accoglienza nel Comune di Ventimiglia –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, non intenda adottare iniziative per quanto di competenza, affinché, nel più breve tempo possibile, si possa giungere all'apertura di un nuovo centro d'accoglienza e nel frattempo quali soluzioni temporanee intenda individuare, al fine di assicurare ai migranti in arrivo la giusta assistenza sul territorio di Ventimiglia, luogo in cui sono maggiormente concentrati i valichi di frontiera e il posto di polizia di frontiera, dove i migranti vengono riammessi dalla Francia, rimediando così alle tante situazioni di disagio e sofferenza create a seguito della chiusura del centro d'accoglienza per migranti in transito «Campo Roja».
(4-08854)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   VILLANI, DEL SESTO, NAPPI e BARBUTO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in questo momento di grave crisi pandemica, che ha colpito duramente il mondo della scuola, il direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga), vertice contabile-amministrativo delle istituzioni scolastiche, ha assunto un importante ed evidente ruolo nella gestione della crisi epidemiologica a livello scolastico;

   ciononostante, vi sono una serie di gravi criticità che riguardano questo profilo professionale;

   con decreto direttoriale n. 2015 del 2018 è stato bandito un concorso per la copertura di 2004 posti a Dsga, che si è recentemente concluso nella maggior parte delle regioni, ad eccezione del Lazio;

   l'Emilia-Romagna, pur avendo concluso le procedure concorsuali, non ha provveduto all'avvio delle assunzioni;

   l'articolo 32-ter, recante «Misure urgenti per garantire la funzionalità amministrativa delle istituzioni scolastiche», del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, inserito nel decreto in sede di conversione in legge del medesimo, ha introdotto una serie di norme relative alla figura del Dsga al fine di rendere più efficiente il sistema scolastico;

   in particolare, il predetto articolo, oltre a consentire l'immissione in ruolo di aspiranti Dsga vincitori di concorso anche in corso del corrente anno scolastico, ha introdotto la possibilità, previa emanazione di un decreto del Ministro dell'istruzione, di procedere all'assunzione degli idonei non vincitori anche in regioni diverse da quella per la quale si concorreva;

   inoltre, il medesimo articolo prevedeva l'emanazione di un decreto del Ministro dell'istruzione, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e della pubblica amministrazione, al fine di disciplinare le commissioni giudicatrici, i programmi di esami, la valutazione delle prove e dei titoli, necessario per la successiva pubblicazione di un nuovo bando di concorso per sopperire ad una carenza di personale che, nonostante le recenti immissioni in ruolo, ammonta a quasi duemila unità a fronte di un organico complessivo di oltre settemila e settecento unità;

   queste due norme, seppur di primaria importanza al fine di sopperire, nel breve periodo, all'atavica carenza di personale Dsga, sono rimaste lettera morta, in quanto i termini per l'emanazione dei citati decreti ministeriali, pari a 90 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 104 del 2020, sono stati ampiamente disattesi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di emanare, anche se tardivamente, i decreti attuativi necessari per rendere effettivo quanto previsto all'articolo 32-ter del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, in particolare in relazione alla necessità di prevedere la possibilità, per gli idonei del concorso Dsga, di essere assunti anche in regioni diverse da quella per la quale si concorreva, nonché in relazione alla necessità della definizione delle commissioni giudicatrici, dei programmi di esami, della valutazione delle prove e dei titoli, al fine di procedere alla prossima pubblicazione di un nuovo concorso per Dsga.
(3-02174)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   LOSACCO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   dal 3 aprile 2021 risulta non funzionante la piattaforma Axios, utilizzata da molte scuole italiane, oltre un terzo del totale, come registro elettronico; inizialmente si pensava fosse semplicemente un malfunzionamento tecnico e invece, da comunicato ufficiale della stessa società, la piattaforma sembrerebbe essere stata oggetto di hacker ransomware; il comunicato ufficiale recita infatti: «A seguito di approfondite verifiche tecniche messe in atto da sabato mattina in parallelo con le attività di ripristino dei servizi, abbiamo avuto conferma che il disservizio creatosi è inequivocabilmente conseguenza di un attacco ransomware portato alla nostra infrastruttura. Axios sta risolvendo il problema». Axios ha rassicurato i suoi utenti circa la non perdita di dati sensibili che riguardano studenti e personale scolastico e che è al lavoro per un ritorno alla normalità; ad oggi, però, il problema non risulta essere stato risolto e per le scuole questo è davvero un enorme disagio considerato che, in molti casi, è attiva la didattica a distanza –:

   se il Governo risulti essere a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di verificare quanto accaduto, assicurarsi che non vi siano state effettivamente falle nella sicurezza per quanto riguarda dati sensibili, e per sollecitare la riattivazione del servizio, nonché per adottare ulteriori garanzie di sicurezza onde prevenire situazioni come quella di cui in oggetto.
(5-05713)

Interrogazione a risposta scritta:


   MASI e VIANELLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 13 febbraio 2021 il Governo Draghi ha prestato giuramento, entrando ufficialmente in carica; il 24 febbraio 2021 il Consiglio dei ministri delibera la nomina di 39 sottosegretari, 6 dei quali con titolo di viceministri, ultimando così la composizione dell'esecutivo; il 1° marzo 2021 si è svolta la cerimonia di giuramento dei sottosegretari e dei viceministri; l'onorevole Rossano Sasso è nominato sottosegretario di Stato per l'istruzione; nei giorni scorsi, dopo la nomina a consulente di Pasquale Vespa, noto per le sue posizioni critiche (pare peraltro che le sue violente arringhe gli siano costate anche una denuncia da parte della ex Ministra dell'istruzione), il Ministero per l'istruzione gli ha revocato l'incarico; in data 31 marzo 2021 sulla testata Repubblica.it, un articolo a firma di Corrado Zunino «La moglie del sottosegretario e l'interesse per i precari. Un altro caso all'istruzione» ha riportato la presenza, negli uffici del sottosegretario Sasso, della moglie, presidente uscente dell'associazione «libera scuola» nelle cui file sarebbero attivi sia Pasquale Vespa che il nuovo prescelto Gianni Romeo;

   la testata affari italiani ha titolato sulla questione «Scuola, altra grana per Sasso dopo lo stalker. Spunta sua moglie nello staff»; secondo quanto riportato dall'editoriale del quotidiano Domani del 5 marzo 2021, a firma di Emiliano Fittipaldi, sembrerebbe che la moglie del sottosegretario Sasso si occupasse di uno studio legale che pare specializzato in cause e ricorsi contro lo stesso dicastero; in particolare, lo studio legale sembra sia impegnato in «azioni collettive contro i bandi del concorso del Miur e nella promozione di cause contro le graduatorie provinciali, nonché di ricorsi per ottenere risarcimenti a favore di precari, bidelli e docenti» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti, nonché quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere in relazione ad ogni eventuale conflitto di interesse.
(4-08836)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la situazione della tendopoli di San Ferdinando, dove vivono circa 600 immigrati di origine africana che lavorano nei campi della Piana di Gioia Tauro; per effetto del mancato sostegno economico ed istituzionale del Ministero dell'interno e della regione Calabria, nonostante i buoni propositi, l'area si è trasformata in una baraccopoli dove i rischi per la salute dei migranti sono aumentati a causa delle disumane condizioni abitative;

   il campo è presidiato dalle forze .dell'ordine, non ci si avvicina, per motivi sanitari ma anche perché la situazione è tesa dal mese di ottobre 2020, dopo la scoperta di casi di positività al Covid-19 e la conseguente ordinanza della regione, che ha blindato l'area dichiarando insediamento zona rossa. Sono tante cose da risolvere, manca un presidio medico fisso, dell'assistenza sanitaria si occupa la Croce Rossa, che entra solo in caso di necessità;

   a tutto questo si aggiunge il mancato avvio, nella regione Calabria, del finanziamento legato al programma Fami Su.pr.eme. Italia, finanziato nell'ambito dei fondi Amif della Commissione europea, guidato dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali, Dg immigrazione che nasce con lo scopo di realizzare un piano integrato di interventi finalizzati al contrasto e al superamento di tutte le forme di grave sfruttamento lavorativo e di grave marginalità e vulnerabilità dei lavoratori migranti nei territori che presentano maggiori criticità nelle cinque regioni del Sud, Puglia, Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia;

   la Commissione Ue, con nota ARES [2019] 4873189, del 25 luglio 2019, comunicava l'approvazione del progetto Su.pr.eme. Italia al Ministero del Lavoro per un importo di 30.237.546,36 euro di contributo comunitario pari al 90 per cento dell'importo complessivo del progetto, pari a 33.557.713,33 euro. Il finanziamento previsto per la regione Calabria, con una dote di 5.229.333,33 euro, avrebbe dovuto mettere in campo azioni di superamento del disagio abitativo, organizzare il trasporto dei migranti ed offrire tutele sanitarie e contrattuali nel mondo del lavoro, che invece, rimane in massima parte, nelle mani di organizzazioni di caporalato come le diverse inchieste, nella Piana di Gioia Tauro e Sibari hanno evidenziato;

   la regione Calabria il 16 dicembre 2019 firma la convenzione per la realizzazione delle attività progettuali, sopra citate, con il Ministero del lavoro;

   ad oggi, nulla concretamente risulta essere stato avviato, al netto delle somme impegnate per l'emergenza Covid, nonostante l'avviso pubblico esperito per l'individuazione dei comuni che avrebbero dovuto gestire gli interventi sul territorio entro il 14 aprile 2021;

   dagli atti pubblicati dalla regione Calabria si evince che solo il 5 per cento delle somme nella disponibilità della regione Calabria a oggi è stato trasferito, e non speso, ad un comune dei tre risultati ammessi;

   mentre i trentasei appartamenti, a Rosarno, che avrebbero meglio risposto allo spirito del contributo concesso dalla Commissione Ue nella direzione di creare foresterie temporanee di accoglienza dignitosa a favore dei migranti nei periodi di maggiore presenza, rimangono tutt'ora inutilizzati senza che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e la stessa regione Calabria abbiano in questa direzione dato indicazioni programmatiche lasciando, ad avviso degli interpellanti, preclusa, anche per effetto dell'avviso emanato dalla regione Calabria, la possibilità al comune di San Ferdinando di poter partecipare, nonostante la piana di Gioia Tauro abbia avuto da sempre il maggior numero di braccianti –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda assumere per risolvere la delicata situazione esposta in premessa, per far sì, che il progetto, in scadenza, sia prorogato così da permettere ai comuni della regione, indicati nel programma, di ricevere i contributi già concessi.
(2-01170) «Bruno Bossio, Madia, Lacarra, Frailis, Carnevali, Navarra, Rizzo Nervo, Cenni, Berlinghieri, Pollastrini, Gribaudo, Bonomo, Raciti, Boldrini, Gavino Manca, Fragomeli, Sani, Ciampi, Orfini, Gariglio, Cantini, Quartapelle Procopio, Andrea Romano, Fiano, Lattanzio, Lotti, Losacco, Critelli, Pezzopane, Morani, Mura, Carla Cantone, Viscomi, De Luca, Incerti, Pini, Lorenzin, Avossa, Sarli, Ungaro, Trizzino, Fratoianni, Pastorino».

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORRONE, VIVIANI, RAFFAELLI, BUBISUTTI, CAVANDOLI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e TARANTINO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a metà marzo e durante i primi giorni del mese di aprile 2021, in alcune zone dell'Emilia Romagna, in particolare, nelle province di Ravenna, Rimini, Forlì-Cesena, Bologna, Ferrara e Modena, — zone a vocazione frutticola —, si sono registrate forti gelate, con temperature che sono arrivate a -6 gradi, che hanno danneggiato le drupacee, anche in modo irreparabile; in alcune zone si è arrivati addirittura a danni fino al 100 per cento della coltivazione;

   le gelate tardive hanno interessato circa 5.000 ettari di albicocchi, 3.500 ettari di susini e circa 10.000 ettari di alberi di pesche e nettarine e più di 1.800 ettari di superficie a ciliegio, ma anche filari di pere, mele e kiwi, causando, alle coltivazioni in avanzato stato di vegetazione e fioritura — momento in cui sono particolarmente sensibili al freddo —, la caduta di fiori di albicocco, bruciati dal gelo, nonché gli ovari dei fiori di pesco e susini compromessi in modo irreparabile;

   è innegabile che i cambiamenti climatici in atto stanno modificando le stagioni e quindi il rischio è di ritrovarsi ogni anno a dover affrontare temperature fuori stagione, con alternanza tra giorni con temperature sopra la media, seguiti da giorni sotto la media con gelate e, in alcuni casi, nevicate fuori tempo, che, come conseguenza, portano alla rovina di interi raccolti; per gli agricoltori perdere il raccolto vuol dire perdere reddito;

   ancora è presto per fare una conta precisa dei danni per quest'annata, ma sicuramente ci troviamo, purtroppo, nell'identica situazione della primavera del 2020 quando si sono registrate gelate tardive e brinate notturne che hanno causato danni al settore frutticolo della regione Emilia Romagna stimate in circa 400 milioni di euro;

   l'articolo 222-bis del cosiddetto «decreto Rilancio» ha incrementato di 20 milioni di euro il Fondo di solidarietà nazionale per le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subito danni in conseguenza delle eccezionali gelate occorse nel periodo marzo-aprile 2020 e per le produzioni per le quali non hanno sottoscritto polizze assicurative agevolate, al fine di accedere agli interventi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica e produttiva;

   risulta agli interroganti che le risorse stanziate dal suddetto decreto-legge Ristori, anche se insufficienti, non siano state ancora liquidate e i danni derivanti da queste nuove gelate, occorse sempre nelle medesime zone, rischiano di sommarsi a quelli del 2020;

   alcuni agricoltori delle zone interessate sono riusciti a limitare parzialmente i danni, utilizzando i sistemi antigelo, ma si sono purtroppo rivelati appena sufficienti per un quinto dell'estensione delle aziende; altri che avevano appena rinnovato o stipulato le assicurazioni si trovano nella condizione di non poter usufruire della copertura assicurativa in quanto queste assicurazioni si attiveranno dopo 12 giorni dalla sottoscrizione;

   gli agricoltori lamentano la mancanza e l'inefficacia degli strumenti a difesa delle produzioni agricole. A parere degli interroganti sarebbe necessaria una riforma del sistema assicurativo agricolo perché non più adeguato e con franchigie troppo elevate, per cui gli agricoltori preferiscono non assicurarsi perché non è più conveniente –:

   se non ritenga, per quanto di competenza, di adottare iniziative normative per l'estensione anche al 2021, con conseguente adeguato incremento, delle disposizioni previste dall'articolo 222-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto «decreto-legge Rilancio», al fine di un giusto ristoro alle imprese agricole emiliano-romagnole danneggiate da questi eventi eccezionali, nonché (prevedere una riforma del sistema assicurativo agricolo che renda l'assicurarsi un vantaggio per gli agricoltori e non un ulteriore aggravio di spesa;

   se intenda chiarire le tempistiche per l'adozione del piano di riparto delle somme da prelevarsi dal Fondo di solidarietà nazionale e da trasferire alle regioni, come previsto dal decreto legislativo n. 102 del 2004.
(5-05712)

Interrogazione a risposta scritta:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'insorgenza della pandemia da Covid-19 ed i conseguenti provvedimenti di contrasto adottati dapprima nel nostro Paese e successivamente anche in altri Paesi, che sono importanti mercati per i nostri prodotti alimentari di alta qualità, hanno determinato nuove e pesanti difficoltà per il comparto suinicolo;

   il mercato suinicolo, negli ultimi mesi, è sotto pressione a livello europeo; la situazione di stallo e il conseguente crollo dei prezzi è stato causato principalmente da due fattori: la Peste suina africana, arrivata in Germania, che ha causato il blocco delle importazioni di carni da parte dei maggiori Paesi importatori (Cina in primis) con conseguente surplus di carne sul mercato europeo e le misure anti-Covid, con la conseguente chiusura dei canali Horeca e la perdita di buona parte delle vendite a banco;

   l'incertezza causata dalla pandemia accompagnerà il comparto suinicolo per i prossimi mesi a causa dell'aumento dei prezzi delle materie prime per l'alimentazione dei suini, quali soia ed orzo, che rappresentano quasi i due terzi del costo totale in allevamento, e conseguentemente dei costi di produzione italiani;

   per fronteggiare questa situazione servono misure immediate per ridurre i danni nel breve periodo e permettere la resilienza delle imprese di allevamento, tenendo conto delle probabili evoluzioni del mercato post pandemia. Servono interventi mirati per un settore che sta alla base della Dop economy dell'agroalimentare italiano e che sta soffrendo più di altri gli effetti della crisi;

   la legge di bilancio 2021 ha stanziato nuove risorse per la filiera suinicola nazionale (articolo 1, commi 136 e 137, della legge n. 178 del 2020), a sostegno della quale viene introdotto un contributo a fondo perduto per la realizzazione di progetti o investimenti finalizzati a migliorare la misurabilità e l'incremento delle condizioni di sostenibilità nelle aziende zootecniche, di produzione di carne e di trasformazione di carne;

   tali risorse non risulterebbero ancora trasferite negli appositi capitoli di bilancio –:

   quali siano le ragioni del ritardo nell'assegnazione delle risorse a sostegno della filiera suinicola nazionale e quali iniziative intenda adottare per il rilancio dell'intero comparto.
(4-08845)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   mentre si cerca di rilanciare in tutti i modi il commercio di «vicinato» e le attività commerciali locali, il comune di Borgofranco d'Ivrea va controcorrente, decidendo di avvalersi di Amazon per gli acquisti necessari agli uffici;

   come si legge in un comunicato stampa dell'amministrazione, il Comune piemontese acquisterà dalla piattaforma americana grazie ad un accordo tra il colosso del commercio on-line e Asmel, l'Associazione per la sussidiarietà e la modernizzazione degli enti locali che rappresenta il 44 per cento dei Comuni Italiani, che ha consentito di superare i tanti vincoli propri della pubblica amministrazione, oltre che quelli del sito di e-commerce, come la richiesta del saldo anticipato della merce e la non accettazione dello «split payment», il pagamento senza Iva, cui sono obbligati gli enti pubblici italiani;

   oltre all'aspetto puramente giuridico, che pone dubbi in merito alla legittimità del ruolo di Asmel quale centrale di committenza, secondo la tesi sostenuta dall'Anac, e avvalorata da una recente sentenza del Consiglio di Stato, secondo cui «per poter acquisire la qualifica di centrale di committenza o di soggetto aggregatore occorre che il soggetto sia non solo iscritto all'Anagrafe unica delle stazioni appaltanti, ma anche all'elenco dei soggetti aggregatori», e Asmel non lo è, rileva un aspetto, forse più importante, sociale di difesa del commercio di prossimità, perché difendere il piccolo negozio significa impedire la desertificazione delle nostre città;

   dopo il commercio privato, Amazon è, infatti, riuscita ad aprire una breccia nella burocrazia italiana e approdare anche nella pubblica amministrazione, aggirando i tempi troppo lunghi e i prezzi più cari a cui avrebbe accesso tramite la procedura Consip;

   è a dir poco sorprendente che si consenta ad Amazon, già beneficiaria di condizioni fiscali vantaggiose e di accordi contrattuali opachi in materia di orari di lavoro e diritti dei lavoratori, la possibilità di incrementare ulteriormente profitti, già miliardari, più volte oggetto di indagini da parte delle autorità statunitensi ed europee per una lunga serie di comportamenti nocivi per la concorrenza e i consumatori, infiltrandosi anche negli uffici pubblici –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere a riguardo, con particolare riferimento alla possibilità delle pubbliche amministrazioni di accedere alla multinazionale Amazon per gli acquisti pubblici, fermo restando, ovviamente, la necessità di accelerare le procedure degli acquisti soprattutto per i piccoli comuni e superare i troppi vincoli propri della pubblica amministrazione.
(4-08834)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della complessa vertenza legata allo stabilimento siderurgico di Taranto e alla chiusura nel 2015 del terminal contenitori, l'Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, di concerto con il Governo e con le Amministrazioni locali, ha recentemente realizzato un imponente adeguamento e ammodernamento infrastrutturale e ha lavorato alla definizione del posizionamento strategico su scala nazionale e globale dello scalo, individuando varie direttrici di sviluppo, tra le quali ricopre un ruolo di primo piano la valorizzazione di un percorso teso alla più ampia differenziazione dei traffici portuali;

   le progettualità connesse alla crescita del porto di Taranto, delineate nella programmazione strategica triennale dell'Autorità di sistema portuale del Mar Ionio, presuppongono l'attivazione e implementazione di servizi efficienti, a supporto dei traffici in import/export, che consentano agevole movimentazione e trasferimento delle merci, senza colli di bottiglia, al fine di dotare lo scalo di ogni asset necessario a uno sviluppo armonico e globale che ne soddisfi la vocazione di hub portuale e logistico competitivo;

   il Piano operativo triennale 2020-2022 (POT) del porto di Taranto, infatti, prevede — fra l'altro — specifiche azioni mirate ad incoraggiare la competitività del porto e che concorrano al raggiungimento di obiettivi di crescita economica e territoriale. Nell'ambito dell'obiettivo strategico n. 4 «Infrastruttura fisica e competitività», l'azione n. 13 «Efficientamento ed ottimizzazione dei servizi portuali» delinea un percorso teso ad implementare l'offerta del porto di Taranto, in termini di servizi resi alla nave e/o alla merce, attraverso l'individuazione di modalità per incidere sui tempi e conseguenti costi nella movimentazione delle merci per creare le migliori condizioni di operatività dello scalo;

   il recente riavvio dei traffici containerizzati da parte della società terminalista San Cataldo Container Terminal Spa (di proprietà della Yilport Holding AS), insediatasi presso il molo polisettoriale, unitamente alla costituzione della Zona economica speciale interregionale ionica ed all'istituzione della Zona franca doganale nel porto di Taranto, sono concreti ed evidenti segnali del percorso di ripristino del ruolo di hub intermodale e logistico cui lo scalo ionico ambisce;

   la sede degli Uffici di sanità marittima, aerea e dei frontiera (Usmaf) del porto di Taranto versa in una grave situazione di precarietà poiché, con una dotazione organica di soli due tecnici, non riesce a fornire un servizio idoneo e continuo alle crescenti esigenze operative dello scalo tarantino, recando pregiudizio sia in termini economici agli operatori portuali, che di immagine per lo scalo stesso –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere il Governo affinché gli uffici Usmaf del porto di Taranto siano dotati di personale adeguato al corretto e pieno svolgimento delle funzioni preposte.
(4-08832)


   PRESTIPINO, FRASSINETTI e CIAMPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Fixplant è un farmaco prodotto dall'azienda argentina Syntex S.A. con il sangue di giumente gravide ed è usato negli allevamenti intensivi. Ha come principio attivo la gonadotropina sierica equina;

   per la produzione del preparato vengono prelevanti alle giumente fino a 10 litri di sangue una o due volte a settimana al fine di estrarne gli ormoni. Questo processo non è regolato dalla legge argentina, non è supervisionato da veterinari e causa aborti sistematici in una fase avanzata della gravidanza che non solo mettono a rischio la salute delle fattrici, ma costituiscono anche una tortura per i puledri abortiti che muoiono in una condizione di forte agonia. Conseguenze possibili sono anche la morte e l'infertilità delle giumente;

   tale farmaco viene somministrato negli allevamenti intensivi per massimizzare la produzione di carne, aumentando la fertilità di scrofe, bovini e ovini;

   la Syntex S.A. ha ripetutamente chiesto l'autorizzazione per l'immissione del preparato sul mercato europeo;

   fino al 2018 farmaci contenenti lo stesso principio attivo del Fixplant sono stati distribuiti in Europa per poi essere ritirati a seguito di cospicue proteste prevenienti dalle associazioni animaliste, tra cui l'Italian horse protection;

   il Fixplant mira ad aggirare quanto appena riportato, chiedendo l'autorizzazione mediante la cosiddetta «procedura decentrata» per la quale l'immissione in commercio è rimessa ad ogni singolo Paese;

   nel marzo 2015 l'Animal welfare foundation ha iniziato a documentare la crudeltà di tale attività e nel novembre 2019 l'organizzazione Fundación Franz Weber ha denunciato la Syntex S.A. È oggi in corso un'inchiesta in Argentina;

   sono possibili alternative sintetiche che non causano sofferenze inutili all'animale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa.
(4-08843)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI e GRIBAUDO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la Strategia nazionale aree interne (Snai) è un progetto nazionale, presentato nel 2012, che ha come obiettivo il rilancio socio-economico del Paese, ed in particolare di quelle aree interne caratterizzate da una forte diminuzione della popolazione, un tasso crescente di disoccupazione (specialmente quella giovanile), una carente offerta di servizi di base per la popolazione;

   sono 72 le aree selezionate nell'ambito della Strategia nazionale per le aree interne, pari a 1.060 comuni (il 13,4 per cento del totale nazionale), con una popolazione complessiva al di sotto dei 2 milioni di abitanti (3,3 per cento del totale nazionale) e una superficie che rappresenta il 17 per cento del suolo del Paese. Luoghi caratterizzati dalla distanza dai servizi essenziali e da un alto tasso di spopolamento. È pari a 1,142 miliardi di euro il valore complessivo delle strategie approvate, di cui 261 milioni di euro sono risorse statali, 693 milioni di euro provengono da programmi finanziati dai fondi europei, mentre ulteriori 189 milioni di euro sono costituiti da altre risorse pubbliche e private;

   gli ambiti di intervento delle 71 aree approvate sono molteplici: mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, natura, cultura e turismo, agricoltura e zootecnia, bosco, energia, imprese, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione e sicurezza del territorio. Moltissimi i progetti già in fase di attuazione;

   nel corso del 2020 sono stati stanziati ulteriori 310 milioni di euro di risorse nazionali alla Snai che, oltre a garantire una premialità alle aree pilota che hanno fatto registrare le performance migliori e più coerenti con lo sviluppo della Strategia, consentiranno nei primi mesi del 2021 di attivare almeno 2 nuove aree per regione;

   il 16 marzo 2021 durante l'audizione alla Camera dei deputati la Ministra interrogata ha annunciato l'intenzione di ridurre da 1, 5 miliardi a 900 milioni di euro i fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Strategia nazionale per le aree interne;

   la Federazione nazionale aree interne, nel ribadire la necessità di rafforzare la Strategia nazionale per le aree interne attraverso interventi di riforma legislativa e con adeguati investimenti, ha inoltrato alla Ministra interrogata una lettera nella quale ha riassunto l'esperienza della Snai nei territori e avanzato proposte di riforma in un'ottica di semplificazione procedurale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per avviare un confronto sulla nuova Strategia nazionale per le aree interne nell'ambito della programmazione dei fondi europei.
(5-05714)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COSTANZO e MANIERO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Per sapere – premesso che:

   il 2021 si è avviato con la crisi del mercato dell'auto e l'aumento generalizzato del ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle aziende leader nel settore automotive;

   il mercato europeo dell'auto sta affrontando una crisi profonda determinata anche dalla pandemia e nel nostro Paese era già in atto una crisi sistemica, con la mancanza di investimenti per l'innovazione del prodotto e l'assenza di una politica industriale pubblica;

   Stellantis ha prorogato la cassa integrazione fino al 2 maggio 2021 per i dipendenti dello stabilimento di Melfi;

   come esposto in una nota dalla Fiom di Stellantis del 18 marzo 2021, in questo scenario la comunicazione aziendale sul costo industriale alto degli stabilimenti italiani, la riduzione dei servizi e di ulteriore taglio dei costi sta generando una situazione di estrema incertezza e preoccupazione nelle lavoratrici e nei lavoratori del gruppo e in quelli delle aziende di fornitura;

   nelle scorse settimane le organizzazioni sindacali hanno richiesto un incontro all'azienda per discutere della situazione produttiva di tutti gli stabilimenti Stellantis, e dei costi industriali;

   in una nota della segreteria generale CGIL Basilicata del 12 marzo 2021, si denuncia come «i primi atti formali della Stellantis sono tutti nel solco della riduzione dei costi. I tagli ai servizi comunicati alla Iscot per i servizi di pulizia industriale e civile all'interno dello stabilimento che produrranno 44 licenziamenti e cassa integrazione al 50 per cento per i lavoratori restanti, la riduzione del 15 per cento ai trasferimenti verso la Atlas che gestisce il servizio mensa, tracciano l'intenzione di peggiorare complessivamente la condizione dei lavoratori diretti e indiretti, con scelte che determineranno un pericoloso abbassamento della qualità del lavoro e della sicurezza all'interno dello stabilimento, paradossalmente proprio nella fase in cui l'attenzione verso i livelli di sicurezza dovrebbe essere massima. Il prestito da 6.3 mld garantito dallo Stato e che FCA ha ottenuto aveva come precondizione il rilancio della filiera di fornitura. Questo significa ampliare la filiera in Italia e non continuare ad agire con la competizione sfrenata sulla riduzione dei costi e far pagare ai lavoratori l'assenza di strategie industriali e di investimenti che pongano al centro l'innovazione e l'eco-sostenibilità»;

   la Fiom ha sollecitato, unitariamente a Fim e Uilm, il Governo ad aprire un tavolo specifico di settore;

   come appreso da fonti di stampa il 15 aprile 2021 il gruppo Stellantis pare abbia convocato le segreterie nazionali dei sindacati che potrebbe essere una prima occasione per avere risposte alle tante domande;

   è indispensabile un confronto sul piano industriale di Stellantis in Italia e sulla filiera di fornitura, oltre a un piano per l'occupazione;

   particolare attenzione deve essere posta sull'impatto che le nuove tecnologie avranno sulle produzioni tradizionali a partire dalla componentistica e la produzione di motori endotermici, in particolare diesel –:

   se non si intenda convocare con urgenza un tavolo specifico di confronto con Fca Stellantis sul piano industriale e di occupazione;

   se si intenda sostenere l'intera filiera ed essere garante degli impegni assunti da Fca nel momento della richiesta del prestito di oltre 6 miliardi di euro.
(5-05710)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 28 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha disposto e riconosciuto un credito d'imposta nella misura del 60 per cento per i canoni di locazione degli immobili ad uso non abitativo e affitto d'azienda;

   la misura è stata oggetto di successive proroghe e potenziamenti sino alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, cosiddetta legge di bilancio 2021, che ne ha esteso gli effetti sino al 30 aprile 2021, unicamente per imprese turistico-ricettive, agenzie di viaggio e tour operator;

   la normativa, in ogni caso, prevede che l'erogazione del credito d'imposta, così come articolata dai più recenti interventi normativi, sia vincolata solo a prolungate permanenze nelle cosiddette zone rosse, in modo tale che l'attività facente richiesta del beneficio sia stata soggetta a chiusura forzata;

   la ratio della misura prevede che il credito d'imposta eserciti la funzione di indennizzo a beneficio di attività che hanno perso quote importanti di fatturato a seguito delle misure di contenimento del COVID-19;

   come noto, il contesto di crisi economica vigente, il crollo dei consumi e le misure di contenimento disposte nei vari territori regionali hanno, di fatto, bloccato l'afflusso di cittadini nelle città, terminando in ogni caso il flusso della clientela nelle attività commerciali, a prescindere dall'effettiva chiusura delle attività;

   si verifica così la situazione nella quale le misure di contenimento impediscono, in modo diretto o indiretto, l'afflusso di clientela nelle attività commerciali, le quali, non essendo tuttavia chiuse in modo continuativo dalle misure di contenimento, non possono in ogni caso usufruire del credito d'imposta, al netto del manifestarsi di una fattispecie applicativa ragionevolmente connessa alla ratio della misura –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere per poter fornire ed erogare misure compensative quali quelle in premessa con criteri maggiormente vincolati all'effettivo afflusso di clienti e perdite di fatturato e se non intendano disporre una maggiore flessibilizzazione della misura in premessa.
(4-08844)


   OSNATO, TRANCASSINI, ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 25 marzo 2021 la Commissione attività produttive della Conferenza delle regioni e delle province autonome ha redatto una nota tecnica sulle criticità relative al commercio su aree pubbliche, in cui si sottolinea la situazione di incertezza e confusione in merito alle concessioni rilasciate da Roma Capitale, sottolineando che il settore sta subendo un caos normativo su cui è necessario un intervento urgente a livello nazionale per ripristinare il rispetto della legge;

   in tale nota si sottolinea che nel dicembre 2020 la Conferenza delle regioni aveva preso atto delle Linee Guida del Ministero dello sviluppo economico del 25 novembre 2020 sul rinnovo delle concessioni per il commercio su aree pubbliche e, di conseguenza, le regioni, con delibere di giunta, avevano autorizzato il rinnovo delle concessioni, tramite procedimento amministrativo e non con gare ad evidenza pubblica;

   il comune di Roma, inizialmente, aveva avviato tale rinnovo tramite procedimento amministrativo, come indicato nelle linee guida del Ministero dello sviluppo economico, ma poi il gabinetto del sindaco Raggi ha bloccato il dipartimento competente, richiedendo un parere all'Autorità garante della concorrenza e del mercato;

   l'Antitrust ha risposto con una nota, ravvisando un presunto contrasto della procedura di rinnovo con la direttiva Bolkestein;

   il comune di Roma, di conseguenza, ha deciso di disapplicare la legge nazionale e procedere con gara ad evidenza pubblica, ponendosi, secondo gli interroganti, in palese contrasto con le linee guida del Ministero dello sviluppo economico e della Dgr della regione Lazio e delle altre regioni, creando con ciò una disomogeneità applicativa;

   la recente sentenza del Tar di Lecce n. 1321 del 27 novembre 2020 non solo non riconosce alla pubblica amministrazione alcun potere di sostituzione e disapplicazione della norma nazionale in favore di quella europea, ma ritiene che la pubblica amministrazione sia obbligata a conformarsi alla disciplina nazionale, essendo riconosciuto il potere di disapplicazione della norma nazionale solo all'organo giurisdizionale;

   è chiaro, inoltre, che, per il Tar di Lecce, la norma nazionale risulta vincolante per la pubblica amministrazione e per il dirigente comunale, che sarà tenuto ad osservare la norma di legge interna e ad adottare provvedimenti conformi e coerenti con la norma di legge nazionale;

   la legge dello Stato esclude espressamente il commercio ambulante dal campo d'applicazione della direttiva Bolkestein, come previsto dallo stesso decreto legislativo n. 59 del 2010, di recepimento della direttiva, che, al comma 4-bis dell'articolo 16, stabilisce che «Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano al commercio su aree pubbliche di cui all'articolo 27 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114»;

   le regioni hanno recepito le linee guida del decreto del Ministero dello sviluppo economico del 25 novembre 2020, ai sensi dell'articolo 181, comma 4-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge n. 77 del 2020, approvando così le modalità operative, per il rinnovo, fino al 31 dicembre 2032, delle concessioni di posteggio per l'esercizio del commercio su aree pubbliche del territorio regionale in scadenza entro il 31 dicembre 2020;

   a fronte di un quadro normativo chiaro è inaccettabile che il settore del commercio su aree pubbliche, importante per l'economia nazionale, pur in vigenza di leggi, accordi, intese con Anci, associazioni di categoria, debba subire gli effetti di una disomogenea applicazione delle normative all'interno del territorio nazionale –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di un'applicazione uniforme su tutto il territorio nazionale delle norme di cui in premessa, ponendo fine a qualunque disparità di trattamento tra operatori del settore del commercio su aree pubbliche nelle diverse zone d'Italia.
(4-08850)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SANI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il 30 marzo 2017 la società Terra Energy Srl ha richiesto ufficialmente alla regione Toscana l'istanza per poter procedere alla realizzazione di quattro pozzi esplorativi geotermici nel territorio comunale di Scansano (provincia di Grosseto);

   il 15 febbraio 2021 la giunta della regione Toscana ha approvato le delibere per la compatibilità ambientale relativamente:

    al progetto di «Realizzazione di 2 pozzi esplorativi geotermici nell'ambito del permesso di ricerca “Scansano” nel comune di Scansano» proposto dalla società Terra Energy Srl;

    al progetto di «Realizzazione di 2 pozzi esplorativi geotermici nell'ambito del permesso di ricerca “Pomonte” nel comune di Scansano» nel comune di Scansano, proposto dalla società Terra Energy Srl;

   tale delibere stanno allarmando le popolazioni locali (già organizzate in Comitati), preoccupate per le ricadute negative in termini ambientali, paesaggistici e relativi alla salute pubblica di tali interventi, anche in considerazione di un territorio, quello di Scansano, a vocazione agricola e turistica (ricca di prodotti enogastronomici di qualità certificata noti in tutto il mondo);

   i progetti della società Terra Energy Srl prevedrebbero, infatti, perforazioni dal costo di 12 milioni di euro ciascuno, su un ettaro di cantiere e con trivellazioni profonde 3.500 metri (due verticali e due deviati);

   non sarebbe inoltre previsto alcun ripristino ambientale dei luoghi interessati; la società avrebbe infatti reso noto che le postazioni non verranno in ogni caso smantellate, prefigurando quindi la futura realizzazione di centrali geotermiche;

   porrebbero seri dubbi anche le caratteristiche della società che realizzerà le perforazioni (una Srl con capitale sociale di 10 mila euro) e quindi sulla successiva potenziale capacità di gestione dei fluidi geotermici;

   apparirebbe inoltre non chiara la posizione della regione Toscana: il permesso di indagini, come ha confermato lo stesso assessore regionale competente Monia Monni, sarebbero di natura mineraria, finalizzate però alla realizzazione di centrali geotermiche;

   la regione Toscana infatti ha riconosciuto con apposita legge il territorio di Scansano non idoneo proprio alla geotermia, in difesa delle produzioni di pregio e di investimenti e lavoro che, negli anni, hanno fatto crescere un «marchio Maremma» apprezzato in tutto il mondo;

   tale, legge regionale sulle Ani (aree non idonee alla geotermia) è stata però impugnata dal precedente Governo nella seduta del Consiglio dei ministri del 10 settembre 2020. Su tale provvedimento deve ora pronunciarsi la Corte Costituzionale;

   c'è quindi il rischio che, qualora le Ani non fossero confermate, gli attuali permessi minerari concessi potrebbero promuovere anche indirettamente speculazioni private ai danni del territorio di Scansano, del lavoro e degli investimenti fatti e che in questi anni hanno creato e visto crescere una realtà fatta di prodotti di eccellenza, e di turismo ecologico e rispettoso dell'ambiente;

   il 7 aprile 2021 sono stati depositati quattro ricorsi al Tar per bloccare i permessi minerari deliberati dalla regione Toscana: due sono proposti da Jacopo Biondi Santi, amministratore dell'omonima azienda al Castello di Montepò, con il sostegno di cittadini in rappresentanza del comitato Scansano Sos Geotermia. Gli altri due portano la firma del comune di Scansano, sostenuto da Cantina dei Vignaioli, Consorzio di tutela del Morellino e Cooperativa di Pomonte –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per tutelare le ricchezze ambientali e paesaggistiche, le vocazioni territoriali agricole, enogastronomiche e turistiche e gli investimenti fatti fino ad oggi dal tessuto imprenditoriale nell'area di cui in premessa, che potrebbero risultare compromesse dalle attività estrattive in questione.
(5-05718)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PIASTRA e VIVIANI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto direttoriale della direzione generale per il Patrimonio naturalistico 2 aprile 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale, serie generale n. 98, del 14 aprile 2020, attuativo del decreto del Presidente della Repubblica n. 102 del 5 luglio 2019, e la correlata tabella delle specie autoctone di interesse alieutico, in corso di adozione, hanno posto diverse criticità attuative;

   al sistema gestionale della pesca, professionale e dilettantistica, sono connessi importanti interessi, pubblici e privati, contratti in essere e pratiche acquisite, che non possono essere interrotti in maniera improvvisa, e, allo stesso modo, non possono essere alterati gli equilibri dei territori che basano la loro economia su questa importante risorsa;

   con la prossima adozione della tabella delle specie autoctone correlata al suddetto decreto direttoriale si verrebbe a completare un quadro normativo che, senza che sia stata definita una congrua fase transitoria e, in alcuni casi, dall'oggi al domani, dovrebbe comportare l'interruzione dell'immissione nelle acque regionali di diverse specie che da sempre rappresentano un elemento fondante della funzionalità del sistema della pesca regionale;

   un esempio ne è l'immissione del Coregone Laverello e della Trota Fario, che avviene in modo capillare da oltre un secolo nelle acque lombarde, la quale, proprio per effetto della citata normativa, dovrebbe subire un'interruzione;

   è evidente che l'interruzione delle immissioni causerebbe danni gravissimi e irreparabili ad un comparto già in fase regressiva, gravato inoltre dei danni derivanti dall'attuale pandemia Covid-19, nonché a tutto l'indotto, commercio e ristorazione compresi;

   da oltre un secolo, la pesca dilettantistica nelle acque dei torrenti montani lombardi, che genera un indotto economico rilevante e coinvolge svariate decine di migliaia di appassionati, che danno vita ad un fitto reticolo associativo, si alimenta di immissioni di Trota Fario, che avvengono in pressoché tutti gli innumerevoli torrenti alpini di Lombardia, con esemplari prodotti in oltre venti impianti ittiogenici di proprietà e gestione pubblica e privata;

   la stessa economia della pesca professionale lombarda, che conta circa 150 imprese e genera un indotto di alcuni milioni di euro, si basa prevalentemente sul prelievo di Coregone Lavarello, che rappresenta la quota maggiore del pescato professionale dei laghi di questa regione;

   alcune regioni hanno richiesto al Ministero della transizione ecologica una deroga al divieto di immissione delle trote Fario nelle acque superficiali del loro territorio –:

   se il Governo, nelle more della valutazione delle richieste di deroga dell'applicazione del decreto direttoriale 2 aprile 2020, di cui in premessa, non intenda definire, in accordo con le regioni, un congruo periodo transitorio per il sistema gestionale della pesca ed il suo indotto in attesa di una graduale revisione della normativa in materia;

   se il Governo alla luce delle criticità espresse dalle regioni, intenda adottare iniziative, di concerto con le regioni, per individuare con esse le opportune modifiche del citato decreto direttoriale, al fine di non impattare, anche considerando le criticità legate alla diffusione del Covid-19, sull'economia dei territori a maggiore vocazione ittica, che basano le funzionalità del sistema gestionale della pesca sull'immissione, addirittura secolare, di specie alloctone.
(4-08846)


   LOMBARDO, CECCONI, MURONI e FUSACCHIA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   Gadir è una splendida località termale in una cala sulla costa nord-est dell'isola di Pantelleria; l'area turistica – nota per le sue vasche d'acqua calda e il borgo marinaro – si presenta, oggi, come un cantiere di massi che nei giorni scorsi, sono stati fatti detonare dal costone roccioso;

   l'intervento, che ha interessato non solo il tratto roccioso, ma anche l'area demaniale marittima e lo specchio delle piscine d'acqua calda, fa parte di un progetto più ampio di messa in sicurezza – risalente al 2016, voluto dal Commissario per il dissesto idrogeologico e autorizzato dal comune di Pantelleria – dei costoni rocciosi sovrastanti le aree di percorribilità pubblica P4, ovvero Lago di Venere e Cala Gadir ricompresi fra i siti Natura 2000, ITA 010019, ITA 010020 ed il 010030 (marino), all'interno del Parco nazionale Isola di Pantelleria, considerati dall'Autorità di bacino ad alto rischio (R4);

   la scorsa settimana è stata emanata l'ordinanza di interdizione del tratto di Gadir, alla quale sono seguite le operazioni di detonazione con l'utilizzo di diversi chili di materiale esplosivo sulla sommità della falesia;

   il direttore dei lavori, membro dell'ufficio tecnico del Parco nazionale Isola di Pantelleria, sostiene la piena regolarità dell'intervento: dalla protezione delle vasche con barre in ferro e lamiere all'uso dell'esplosivo che, per le sue caratteristiche tecniche di frequenza e velocità di propagazione in considerazione delle caratteristiche geotecniche e litologiche, è risultato essere quello più adatto a rispettare gli aspetti più vulnerabili dell'ambiente circostante. Alla riduzione volumetrica dei grossi blocchi instabili sul conoide di frana proprio sopra le acque calde seguirà l'attività di bonifica e di sistemazione dell'area che, secondo i tempi progettuali, dovrebbe consentire la rimozione dei massi e delle pietre entro il mese di aprile 2021: ciò renderà nuovamente fruibile il sito termale in piena sicurezza;

   di parere diametralmente opposto è stata la Sovrintendenza per i beni culturali e ambientali di Trapani che ha ordinato l'immediata sospensione dei lavori: ad essere contestate sono le modalità di esecuzione e, in particolare, la detonazione dei massi scelta al posto della deflagrazione;

   l'assessore regionale ai beni culturali dichiara di aver autorizzato interventi manuali e puntuali su singole rocce: non è chiaro perché se la relazione generale del progetto parlava di utilizzo di «agenti demolitori non esplosivi, inseriti in perfori eseguiti manualmente con fioretto», nei mesi scorsi il comune e l'Ente Parco abbiano autorizzato, con nota e nulla osta, l'utilizzo di materiali esplodenti. I dati non corrispondono e l'esecuzione dei lavori sembra essere cambiata in corso d'opera, forse consequenziale a specifiche valutazioni tecniche;

   appare inverosimile che geologi, ingegneri, geotecnici e professionisti del settore abbiano previsto l'utilizzo di esplosivo in un sito termale caratterizzato da un equilibrio geologico molto delicato un intervento così violento è, con estrema probabilità, causa di alterazione delle falde acquifere termali, ove le vasche hanno diversa temperatura e per le quali basta poco per modificarne l'equilibrio;

   gli atti inerenti la vicenda sono stati già trasmessi alla procura della Repubblica, unitamente alla sopracitata ordinanza, per accertare eventuali responsabilità penali –:

   quali chiarimenti il Governo, per quanto di competenza, intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, se si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare sia la regolarità dei metodi utilizzati per le operazioni di messa in sicurezza dei costoni rocciosi sovrastanti il sito Natura 2000 pluriprotetto, sia il rispetto delle procedure di valutazione di incidenza, fornendo altresì rassicurazioni sui tempi di bonifica e di ripristino dell'intera area termale e turistica.
(4-08852)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MASI, DEL SESTO, DORI, MANZO, FARO, MARTINCIGLIO, DI LAURO e IORIO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   già a partire dal primo decreto cosiddetto «Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020), sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   già a partire dal decreto cosiddetto «Rilancio» sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   il comparto relativo alle agenzie viaggi e i tour operator, circa 10 mila soggetti presenti su tutto il territorio nazionale, ha subìto, ad oggi, una perdita di fatturato in media pari al 90 per cento. Secondo i dati forniti dagli organismi rappresentativi del settore, infatti, nei mesi fra marzo e luglio 2020, il settore ha perso ben 5,8 miliardi di euro;

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, istituisce all'articolo 182, comma 1, un fondo con una dotazione di 265 milioni di euro per l'anno 2020, al fine di sostenere le agenzie di viaggio e i tour operator;

   il fondo è stato successivamente implementato con ulteriori decreti, oltre ad essere stata allargata la platea dei beneficiari;

   il decreto ministeriale di attuazione di tale fondo, del 12 agosto 2020, ha specificato, all'articolo 3, comma 2, che i soggetti interessati nel presentare domanda di contributo dovevano certificare «la differenza tra l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi dal 23 febbraio 2020 al 31 luglio 2020 e l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi del corrispondente periodo del 2019», oltre ai «ricavi riferiti al periodo d'imposta precedente a quello in corso alla data di entrata adozione del presente decreto»;

   tali disposizioni non hanno permesso di fatto alle realtà imprenditoriali nate dal primo gennaio 2019 di ottenere il sostegno, la cui erogazione ha avuto notevoli rallentamenti, al pari dei loro colleghi –:

   quali iniziative di competenza, anche di tipo normativo, intenda intraprendere per sviluppare misure a sostegno di agenzie di viaggio e tour operator nate da inizio 2019.
(4-08837)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NITTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023» prevede, all'articolo 1, comma 542, che «al fine di consentire anche alle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM) di dare concreta attuazione ai servizi e alle iniziative in favore degli studenti disabili di cui all'articolo 12 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e degli studenti con invalidità superiore al 66 per cento, nonché degli studenti con certificazione di disturbo specifico dell'apprendimento, a decorrere dall'anno accademico 2020/2021, i fondi per il funzionamento amministrativo e per le attività didattiche delle istituzioni dell'AFAM sono incrementati di 1 milione di euro annui a decorrere dall'anno 2021, ripartiti tra le varie istituzioni in rapporto, al numero complessivo degli studenti disabili iscritti presso le stesse istituzioni, prevedendo anche l'inserimento di una figura di tutor accademico esperto in didattica musicale inclusiva e appositamente formato»;

   ad oggi, la figura del tutor accademico esperto in didattica musicale inclusiva, come introdotta dal comma 542 dell'articolo 1 della legge di bilancio per l'anno 2021, non risulta ancora essere stata regolamentata dal Ministero dell'università e della ricerca –:

   se non intenda adottare iniziative volte a definire, quanto prima, le modalità di inserimento della figura del tutor accademico all'interno delle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica, disciplinandone le caratteristiche e i requisiti formativi.
(5-05715)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALESSANDRO PAGANO, DE ANGELIS, MATURI, PATELLI e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'università degli studi di Palermo ha annunciato il 22 dicembre 2020 i propri nuovi corsi di laurea. Fra questi c'è una laurea magistrale in «Religioni e culture», codice LM64 che, per la prima volta, era stata introdotta da Luciano Guerzoni, succeduto a Don Giuseppe Dossetti, insigne giurista e padre costituente, sulla cattedra di diritto canonico ed ecclesiastico all'università di Modena. Diversamente dai corsi di laurea analoghi attivati presso altre università, in questo caso si assiste però al ritorno di tali insegnamenti nel sistema universitario italiano;

   tale corso di laurea, grazie al partenariato con la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia FATESI, si presenta infatti come un «corso inter-ateneo», ma per essere autorizzato, è stato necessario inserire gli insegnamenti delle diverse comunità di fede e di tutte le varianti confessionali e culturali tanto che, si legge nella presentazione del piano di studi, il corso ha lo scopo di fornire «le chiavi di lettura dei fenomeni religiosi dell'attualità attraverso l'analisi delle metodologie, della storia, dell'ermeneutica e delle rappresentazioni culturali proprie delle tre grandi religioni monoteiste»;

   appare incongruo con le finalità sopra descritte che il corso preveda anche un tirocinio obbligatorio presso organizzazioni attive nel volontariato in chiave interreligiosa o presso istituzioni culturali direttamente legate alla conservazione o alla comunicazione del patrimonio del sacro come ad esempio emittenti radiotelevisive;

   stupisce anche che l'università degli Studi di Palermo, per assicurare adeguato livello scientifico al corso di laurea, dichiari di avvalersi della collaborazione della Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII, quando, a parere degli interroganti, sarebbero più che sufficienti le competenze dei docenti delle due università che palesemente godono del rispetto del mondo accademico;

   inoltre, l'università di Palermo, in modo secondo gli interroganti improprio e fuorviante, include fra i possibili sbocchi professionali, l'accesso anche alle cattedre Irc (insegnamento della religione cattolica) «per coloro che fossero in possesso dei requisiti soggettivi e dei crediti necessari»;

   vero è che l'accordo firmato nel 2019 tra Santa Sede e Repubblica Italiana costituisce un significativo avanzamento delle relazioni fra i due Stati in virtù della comune appartenenza alla Convenzione di Lisbona ed allo Spazio europeo dell'educazione superiore e prevede il completo riconoscimento da parte dell'Italia di tutti i titoli rilasciati dalle istituzioni di educazione superiore erette o approvate dalla Santa Sede, finalizzato a rafforzare e valorizzare la collaborazione tra università, facoltà ed altre istituzioni pontificie e romane con le loro sorelle italiane per creare un polo universitario che offra una vasta gamma di studi superiori ecclesiastici, ma è espressamente chiarito che i titoli previsti dal Concordato (Teologia e Sacra Scrittura) continuino ad essere riconosciuti con decreto del Ministro per l'istruzione, l'università e la ricerca ai sensi della procedura vigente dal 1995;

   inoltre, il decreto ministeriale n. 70 del 24 luglio 2020 statuisce quali siano i titoli validi per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali di ogni ordine e grado ed enumera gli istituti e le facoltà abilitate al rilascio delle stesse e fra questi non figura il corso LM 64 e nessuna università statale;

   in ultimo, risulta ambigua la formulazione «Oltre alle opportunità concorsuali ex Tabella A del DPR 13 febbraio 2016, n. 19, per adesso limitate alla classe A-19 (Filosofia e Storia) ma soggette in futuro a possibili estensioni» –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, intenda adoperarsi per un chiarimento circa gli effettivi sbocchi professionali del corso di laurea in questione, anche in considerazione della disciplina concordataria ovvero l'Accordo tra l'Italia e la Santa Sede e le successive intese di attuazione.
(4-08847)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Vianello n. 4-08623, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Davide Aiello, Ermellino.

  L'interrogazione a risposta scritta Ceccanti e altri n. 4-08810, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 aprile 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Pezzopane.

Pubblicazione di testi ulteriormente riformulati.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lattanzio n. 1-00405, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 432 del 25 novembre 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    il Governo, dall'inizio della pandemia, è impegnato nella definizione di misure destinate a contenere la diffusione del virus, aggiornate in relazione all'andamento della curva epidemiologica e con l'implicazione – necessaria per la sicurezza e la salute pubblica – di forti limitazioni alle attività di cittadini e imprese. D'altro canto, tali misure sono state supportate dalla definizione di altrettante politiche – principalmente di natura economica – a sostegno della popolazione. Questo sforzo orientato a definire la realizzazione di forme di supporto alle più diverse categorie sociali, lavorative ed economiche, nel suo tentativo di raccogliere una quanto più ampia possibile porzione di cittadine e cittadini, ha però lasciato spesso in secondo piano una componente importante: i bambini, le bambine e gli adolescenti;

    la forzata chiusura delle scuole statali e paritarie a partire dal 5 marzo 2020 e l'implementazione delle più varie forme di didattica a distanza hanno reso necessaria ed urgente la definizione da parte del Governo di proposte legate all'edilizia scolastica per il miglioramento e l'ampliamento degli spazi educativi, come pure al miglioramento dell'accesso ai device e alle infrastrutture digitali. Tali fondamentali misure non sono state però associate alla considerazione di tutta una serie di aspetti fondamentali della vita dei più piccoli: l'emotività, la socialità, il gioco, la scoperta, la crescita in una comunità educante, l'educazione in senso più ampio, oltre la formazione scolastica. Fino all'inizio della pandemia, il percorso educativo scolastico non prevedeva l'utilizzo della didattica a distanza, portando dunque ad una sua prima applicazione «improvvisata», che a causa dell'emergenza pandemica non ha permesso lo svolgimento di adeguati test, analisi e conseguenti correttivi. A distanza di molti mesi, il sistema della didattica a distanza continua a presentare numerose disfunzionalità che rischiano di alimentare, nel breve termine, l'abbandono scolastico e la crescita delle disuguaglianze, non solo per gli studenti con disabilità, ma anche per quelli in famiglie numerose, senza adeguati spazi casalinghi o senza un opportuno sostegno dei genitori o ancora semplicemente vittime del digital divide;

    il Censis, nella sua indagine «La scuola e i suoi esclusi – Italia sotto sforzo. Diario della transizione 2020», ha riportato che «il 74,8 per cento dei dirigenti scolastici ha verificato come l'utilizzo emergenziale di modalità di didattica a distanza abbia ampliato il gap di apprendimento tra gli studenti, a seconda del livello di disponibilità di strumenti e di supporti informatici, ma anche più in generale in base al livello di cultura tecnologica delle famiglie italiane. Particolarmente toccate dalle conseguenze del gap tecnologico sembrano essere le scuole del primo ciclo, che alle difficoltà comuni, aggiungono anche la più giovane età degli studenti che, per quanto nativi digitali, a parità di condizione socioeconomica e culturale hanno meno disponibilità di dispositivi adatti alla didattica e sono sicuramente ancora lontani da un utilizzo diverso da quello soprattutto ludico degli stessi»;

    l'Unesco evidenzia che la pandemia ha provocato il più grande sconvolgimento dei sistemi educativi della storia, colpendo nel mondo quasi 1,6 miliardi di bambini in età scolare. Le stime attuali indicano che 24 milioni di bambini molto probabilmente non torneranno più in classe;

    nella «Indagine sull'impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia» – promossa dall'istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Giannina Gaslini di Genova e guidata dal neurologo Lino Nobili, che dirige il dipartimento di neuropsichiatria infantile dell'istituto, con il supporto del Ministero della salute – si porta in evidenza che le restrizioni imposte dalle misure governative hanno determinato nei bambini e negli adolescenti (età 6-18 anni) disturbi della «componente somatica» (come disturbi d'ansia) e disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa), con una significativa alterazione del ritmo del sonno. Per i più grandi, invece, è stata inoltre riscontrata un'aumentata instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell'umore. Tali esempi portano ad evidenziare che l'assenza di proposte legate al benessere anche psicologico, pedagogico ed emotivo di bambine e bambini, ragazze e ragazzi è diventata nei mesi via via più ingombrante, assumendo le dimensioni di vuoto normativo di notevole impatto, senza previsioni in risposta ai bisogni e di tutela dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza;

    nel rapporto «Proteggiamo i bambini», Save the Children evidenzia che in Italia si registravano già prima della pandemia percentuali di deprivazione economica e materiale dei minori tra le più alte d'Europa. L'aumento della disoccupazione, registrato dall'Istat già a giugno 2020 come pari all'8,3 per cento e stimato dal Fondo monetario internazionale per il 2020 al 12,7 per cento, e la conseguente riduzione della capacità economica delle famiglie rischiano di aumentare considerevolmente l'incidenza della povertà materiale tra i bambini e gli adolescenti. Il risultato potrebbe essere quello di un aumento di diversi punti percentuali del tasso di povertà assoluta tra i minorenni: si stima che 1 milione di bambini in più possano scivolare nella povertà assoluta, ritrovandosi in una condizione priva dell'indispensabile per condurre una vita dignitosa;

    un altro aspetto critico conseguente alla chiusura delle scuole statali e paritarie è l'emergenza alimentare correlata alla chiusura delle mense: si stima – secondo Save the Children e il monitoraggio dei suoi Punti luce sparsi sul territorio – che 160 mila alunni sono rimasti senza cibo e/o senza pasti bilanciati. Alla povertà alimentare, infatti, si associa, quale altra faccia della medesima medaglia, il disagio alimentare ed il fenomeno del junk food, ovverosia del cibo spazzatura: la mensa, infatti, è da considerarsi luogo ove avvicinare i bambini ai prodotti locali e promuovere una vera educazione alimentare, diversamente da merendine e snack consumati durante le ore di didattica a distanza;

    il Governo è tuttora impegnato nello sforzo di definizione di nuove misure emergenziali che avranno innegabilmente un impatto sul futuro della società e del Paese e, contemporaneamente, sulla progettazione per l'utilizzo delle risorse europee provenienti da Next generation EU. In tale contesto, il Parlamento sta contribuendo in maniera rilevante nel porre l'accento sugli aspetti che risultano più dirimenti per l'infanzia e l'adolescenza e, dunque, nell'orientare il Governo;

    il 9 giugno 2020, con decreto ministeriale della Ministra per le pari opportunità e la famiglia, è stato istituito il «Gruppo di esperti» con il compito di elaborare azioni strategie e politiche a favore della tutela e della promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza nel quadro dell'emergenza epidemiologica del COVID-19. Gli esiti del lavoro individuano le seguenti quattro direzioni di intervento come prioritarie: a) investire nella scuola e nelle infrastrutture materiali e umane-educative, b) garantire continuità educativa anche in condizione di emergenza, c) contrastare la povertà minorile materiale ed educativa, d) sostenere i diritti di chi è in condizione di vulnerabilità;

    in particolare, sono all'attenzione del gruppo: a) il tema del disagio adolescenziale e preadolescenziale, con specifico riguardo alla valutazione degli impatti e delle conseguenze circa gli apprendimenti, le diseguaglianze e il benessere complessivo nel quadro pandemico, nonché rispetto all'abbandono scolastico e alle difficoltà, in particolare per le fasce svantaggiate, del contrasto alla dispersione scolastica, b) le modalità per come tornare a consentire a ragazze/i esperienze che coinvolgano anche la fisicità, contrastando esperienze di crescita personale basate esclusivamente sullo strumento tecnologico e digitale, c) la necessità di un rinnovato coinvolgimento delle ragazze e dei ragazzi, dando loro maggiori possibilità di esprimersi, coinvolgendoli e amplificando la loro voce all'interno di un percorso educativo di valore;

    dunque, questo «domani» che si intende costruire e a cui si guarda incessantemente ha innegabilmente un profilo ben definito: le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi sono i protagonisti principali del futuro, messo però a rischio dalla pandemia;

    la Convenzione sui diritti del fanciullo delle Nazioni Unite ricorda che gli Stati parte «si impegnano ad assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere, in considerazione dei diritti e dei doveri dei suoi genitori, dei suoi tutori o di altre persone che hanno la sua responsabilità legale, ed a tal fine essi adottano tutti i provvedimenti legislativi ed amministrativi appropriati» e che «riconoscono il diritto di ogni fanciullo a un livello di vita sufficiente per consentire il suo sviluppo fisico, mentale, spirituale, morale e sociale». Tali principi devono essere di profonda ispirazione in tutte le fasi: dalla predisposizione all'effettiva implementazione di nuove norme e strategie. Nel general comment n. 7 del 2005 alla stessa Convenzione («Attuare i diritti del fanciullo nella prima infanzia») si afferma inoltre che «Gli Stati devono garantire un supporto appropriato a genitori, affidatari e famiglie per consentire loro di svolgere adeguatamente le loro funzioni genitoriali» e che «i primi anni di vita costituiscono il periodo dove le responsabilità parentali riguardano tutti gli aspetti del benessere dei bambini affrontati dalla Convenzione. Di conseguenza, la realizzazione di questi diritti dipende in grande misura dal benessere e dalle risorse a disposizione di quanti portano queste responsabilità»;

    nel territorio dell'Unione europea sono più di un quarto i bambini a rischio di povertà o esclusione sociale. Per questo motivo, nel 2015, il Parlamento europeo ha sollecitato l'adozione di un'iniziativa europea, che si è concretizzata nel Sistema di garanzia per i bambini vulnerabili (European Child Guarantee) che rappresenta l'impegno europeo finalizzato a garantire che ogni bambino che vive in condizioni di povertà all'interno dell'Unione europea possa avere accesso all'assistenza sanitaria gratuita, a servizi educativi gratuiti, a servizi gratuiti per la prima infanzia, a condizioni abitative di qualità e a una nutrizione adeguata, come parte di un piano integrato europeo per combattere la povertà infantile;

    nell'ambito della terza fase relativa alla creazione di un sistema europeo di garanzia per i bambini vulnerabili, l'Italia è stata scelta (insieme a Germania, Croazia, Bulgaria, Grecia, Lituania e Spagna) dalla Commissione europea per la realizzazione di un progetto pilota finalizzato a testare la Child Guarantee in previsione della Raccomandazione del Consiglio europeo che sarà prevedibilmente adottata nel 2021 (una bozza di Raccomandazione è stata adottata dalla Commissione lo scorso 24 marzo) e per la diffusione dei modelli proposti tra tutti gli Stati Membri. Il progetto pilota italiano sulla Child Guarantee avrà una durata di 24 mesi e sarà realizzato da UNICEF in collaborazione con le pubbliche amministrazioni centrali competenti per le politiche dell'infanzia e dell'adolescenza;

    la già citata Child Guarantee consiglia due forti raccomandazioni, un nuovo indicatore specifico sui bambini a rischio di povertà o di esclusione sociale e la istituzione di un coordinatore nazionale della child guarantee dotato di risorse, e della possibilità di coordinare i vari interventi e fare in modo che i finanziamenti vengano utilizzati in maniera ottimale;

    se la sostenibilità rappresenta una delle linee guida nell'utilizzo delle risorse europee di Next generation EU, è fondamentale tenere bene a mente che nella sua accezione originale, quella del rapporto Brundtland del 1987, lo sviluppo sostenibile attiene alla fondamentale presa di coscienza che tutto ciò che viene fatto nel presente avrà impatto nel futuro, sulle nostre figlie e sui nostri figli. Tale considerazione implica, dunque, la necessità di porre, tra i cardini guida delle scelte politiche, gli interessi ed i bisogni dell'infanzia e dell'adolescenza;

    il Governo è chiamato a pianificare una visione strategica composta di politiche che siano in grado di garantire che i miglioramenti applicati al benessere delle bambine e dei bambini siano duraturi e generalizzati. Significa, dunque, progettare e implementare accuratamente delle politiche che pongano delle solide basi per l'infanzia e l'adolescenza e, di conseguenza, per la società nella sua interezza, partendo dalle sue fondamenta. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile, nel quadro dell'Agenda globale 2030, rappresentano una guida eccellente per orientare le politiche pubbliche e intensificare e accelerare i miglioramenti del benessere dei più piccoli nella comunità e nel sistema Paese. In tale quadro, ci si riferisce, in particolare, ad un sistema di azioni interdipendenti per:

     ridurre la disuguaglianza di reddito e la povertà, assicurando così che tutti i bambini abbiano accesso alle risorse di cui necessitano;

     migliorare l'accesso di tutti i bambini ai servizi di cura della prima infanzia; in particolare l'accesso ai servizi di Follow-up del neonato, specie quelli a rischio sanitario, che si configuri come una Rete di servizi specifica per soddisfare le complesse esigenze post-dimissione del neonato a rischio evolutivo e della sua famiglia e costituire in ogni regione una rete di servizi di Follow-up per seguire i neonati prematuri o con patologia cronica in modo duraturo nel loro percorso di crescita e per sostenere le loro famiglie anche con un'assistenza domiciliare adeguata; va considerato che, complessivamente, in un anno, sono circa 16.500 i neonati «fragili» (il 3,5 per cento), ad elevato rischio di sviluppare problemi durante la crescita e che necessitano di un preciso e intenso programma di Follow-up clinico e psicologico e di sostegno alle famiglie;

     migliorare i servizi di supporto psicologico per bambini e adolescenti;

     implementare e ampliare le politiche dedicate alla famiglia che sostengano la work-life balance;

    con riferimento al Piano di ripresa e resilienza dell'Italia (PNRR), il Governo sta lavorando a un'ipotesi di investimento, nell'ambito della missione «Istruzione e ricerca», per il potenziamento dell'offerta nidi e scuole dell'infanzia. In particolare, il piano di investimento per la fascia 0-6 è finalizzato alla costruzione, alla riqualificazione e messa in sicurezza di nidi e scuole dell'infanzia, al fine di garantire un incremento dell'offerta educativa e dei posti disponibili con riferimento alla fascia di età 0-6, migliorando la qualità dell'insegnamento attraverso l'innovazione degli ambienti di apprendimento. L'obiettivo è quello di raggiungere e superare il 33 per cento su base nazionale fissato dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002, relativamente ai servizi per la prima infanzia;

    con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 30 dicembre 2020, a seguito di intesa raggiunta il 16 ottobre 2020, in sede di Conferenza unificata, è stato disciplinato per i primi cinque anni, il Fondo «Asili nido e scuole dell'infanzia», finalizzato a finanziare progetti di costruzione, ristrutturazione, messa in sicurezza e riqualificazione di asili nido, scuole dell'infanzia e centri polifunzionali per i servizi alla famiglia, con priorità per le strutture localizzate nelle aree svantaggiate del Paese e nelle periferie urbane. Il suddetto Fondo prevede complessivamente 2,5 miliardi di euro a partire dall'anno 2021 e sino al 2034. In data 23 marzo 2021 è stato pubblicato l'avviso che consente ai comuni di accedere ai primi 700 milioni di euro del citato Fondo;

    il Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef ha diffuso, a settembre 2020, lo studio «Sfere di influenza – Un'analisi dei fattori che condizionano il benessere dei bambini nei Paesi ricchi», all'interno del quale si specifica, innanzitutto, che «quella che è iniziata come una crisi sanitaria si è progressivamente allargata, andando a interessare tutti gli aspetti delle economie e delle società. Se da un lato i bambini sembrano non subire gli effetti diretti più gravi sulla salute provocati dal virus, dall'altro, come ci hanno insegnato crisi precedenti, saranno uno dei gruppi più colpiti dal suo impatto a lungo termine»;

    si distinguono tre tipologie principali di effetti che il COVID-19 ha prodotto sulle bambine e sui bambini: 1) gli effetti sulla salute fisica, che saranno a breve e lungo termine. A breve termine, i sistemi sanitari ridotti allo stremo potrebbero annullare le priorità dedicate alle immunizzazioni programmate o alle terapie per le patologie croniche. A lungo termine, i crescenti livelli di povertà potrebbero alterare le condizioni di alimentazione, abitative e di vita, andando a influire sulla salute dei bambini; 2) gli effetti sul benessere mentale, per cui le crisi emotive già manifeste nei bambini probabilmente si intensificheranno. L'isolamento, il lutto e le continue tensioni nelle relazioni familiari, causate dall'incertezza economica, possono danneggiare il benessere mentale di molti bambini, provocando ansia, insicurezza e paura del futuro; 3) gli effetti sull'istruzione, in quanto nella maggior parte dei Paesi i bambini hanno perso mesi di istruzione e contatto sociale. Come evidenziato dalle crisi precedenti, molti bambini non riusciranno mai a recuperare questa perdita di apprendimento, che sortirà effetti a lungo termine sulla loro vita e sulle società in cui vivono. Secondo un recente studio condotto dalla Banca mondiale (Simulating the potential impacts of the Covid-19 school closures on schooling and learning outcomes) la perdita di diversi mesi, se non addirittura di un anno di scuola a causa del COVID-19, può tradursi per gli studenti e le studentesse in future perdite di reddito che variano da 355 a 1.408 dollari l'anno;

    a tutte queste considerazioni si aggiunge il tema delle disuguaglianze sociali, già presenti con forza nel nostro Paese, ma profondamente acuite dalla pandemia in termini economici, culturali, sociali, educativi per i più piccoli. La riduzione dei servizi scolastici rischia di minare la salute psicofisica, l'apprendimento scolastico e la socialità delle future generazioni, soprattutto per i bambini e ragazzi provenienti da contesti più difficili;

    la condizione dell'infanzia e dell'adolescenza è profondamente cambiata nel corso delle ultime decadi, come viene riportato nel documento «Senza confini» del Centro salute del bambino, soprattutto in relazione a gran parte dei Paesi a reddito medio o elevato – tra i quali si colloca l'Italia;

    i problemi di salute si sono in gran parte trasferiti dalle acuzie alle patologie croniche e rare e ai problemi di neurosviluppo e di salute mentale. Le problematiche sociali e quelle educative sono sempre più evidenti e intrecciate con quelle di salute. Le diseguaglianze sociali, territoriali e tra generazioni si sono aggravate, aspetto – quest'ultimo – che caratterizza l'Italia in modo particolarmente drammatico. Su tutto incombono le minacce derivanti dal degrado ambientale e dal cambiamento climatico, come testimoniato con assoluta evidenza anche nel quadro della pandemia da COVID-19; inoltre, determinano un impatto rilevante anche i cambiamenti nei comportamenti riproduttivi che, in combinazione con la progressiva restrizione delle coorti in età fertile, determinano un trend di denatalità molto accentuato;

    i bambini con genitori in condizioni socioeconomiche più compromesse dall'età di 4 anni accumulano un significativo svantaggio in termini educativi e di sviluppo rispetto ai coetanei provenienti da situazioni familiari più favorevoli;

    allarmano i dati per cui quasi 1 minore su 7 lascia prematuramente gli studi e meno di un bambino su 4 può frequentare un nido, dato che diventa inferiore ad uno su 10 nel Mezzogiorno;

    ancora prima che il COVID-19 le rendesse ulteriormente evidenti, erano già emerse molte inadeguatezze infrastrutturali, di risorse umane e di contenuti pedagogici e didattici della scuola, baluardo fondamentale delle pari opportunità educative, della formazione del capitale umano e della mobilità sociale e riferimento fondamentale per la vita di bambini e ragazzi e delle loro stesse comunità di appartenenza. Tagli di spesa e mancati investimenti, oltre ad una frequente mancanza di visione strategica in grado di porre istruzione e inclusione al centro del disegno di crescita del Paese, ne hanno intaccato qualità, performance e prestigio, anche con riferimento agli standard europei. La Commissione europea nella «Relazione di monitoraggio del settore dell'istruzione e della formazione 2019» per l'Italia evidenzia che «gli investimenti dell'Italia nell'istruzione sono ridotti e distribuiti in modo disomogeneo tra i vari gradi di istruzione. La spesa pubblica per l'istruzione, sia in percentuale del prodotto interno lordo (3,8 per cento) che in percentuale della spesa pubblica totale (7,9 per cento), è stata tra le più basse dell'Unione europea nel 2017. Mentre la quota di prodotto interno lordo assegnata all'educazione della prima infanzia e all'istruzione primaria e secondaria è sostanzialmente in linea con gli standard dell'Unione europea, la spesa per l'istruzione terziaria è la più bassa dell'Unione europea, appena lo 0,3 per cento del prodotto interno lordo nel 2017, ben al di sotto della media dell'Unione europea dello 0,7 per cento»;

    chi si occupa della salute di bambini e ragazzi non può non identificare nella crisi delle istituzioni educative un fattore di acutizzazione di diversi fattori di rischio, che vanno oltre la perdita di opportunità di apprendimento e di socializzazione e investono la salute mentale nel suo senso più lato;

    nel quadro della definizione delle misure emergenziali, la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza è stata affrontata innanzitutto guardando alla scuola: tanta attenzione è stata dedicata all'edilizia, agli spazi, alle norme sanitarie, alle infrastrutture digitali, ma sono state spesso tralasciate le dinamiche emotive, empatiche, pedagogiche, sociali e di crescita più intime, che fanno parte del benessere psicologico e della crescita sana dei bambini e delle bambine, delle ragazze e dei ragazzi e sono parte integrante di tutto il percorso educativo e di formazione;

    inoltre, appare chiaro che il focus per la tutela dell'infanzia e dell'adolescenza rappresenta un terreno estremamente vasto, che non può fermarsi al tema della didattica o alla definizione di politiche «residuali»;

    è necessario iniziare a occuparsi di infanzia con un programma di accoglienza del neonato alla nascita, in maniera organica e strutturata. Perché, come dimostrano studi scientifici, investire un euro alla nascita di un bambino produce 11 euro quando quel bambino avrà 18 anni. E prima si investe, in particolar modo tra gli 0 e i 5 anni, più l'investimento sarà fruttuoso;

    la produttività dell'investimento in capitale umano è assai elevata nei primi anni di vita, quando lo sviluppo è più rapido e si pongono le basi delle capacità che influenzano i successivi risultati scolastici e socioeconomici. Con l'età, il rendimento decresce. Le analisi costi-benefici, mostrano come i programmi a favore delle famiglie e dei bambini più svantaggiati abbiano impatti positivi e di lunga durata: migliorano i risultati nel percorso educativo, riducono i tassi di criminalità, accrescono la produttività sul lavoro e incidono su altri aspetti, come la probabilità di divenire ragazze madri. I benefìci superano ampiamente i costi sostenuti;

    il Fondo per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri, per l'anno 2020, è stato incrementato di 150 milioni di euro (articolo 105, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», cosiddetto decreto Rilancio) destinati ai comuni, mediante trasferimento diretto pari a 135 milioni di euro per il potenziamento dei centri estivi diurni, dei servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa e per progetti presentati da comuni italiani per l'attuazione di interventi, anche sperimentali, nonché per il contrasto della povertà educativa, mediante avviso pubblico «Educare in comune» per un importo pari a 15 milioni di euro;

    è necessaria una svolta verso un approccio strategico «bambinocentrico», capace di porre l'infanzia al centro di una visione integrata della tutela dei bambini, che implica il prendere atto dei nessi e degli scambi tra ciò che produce benessere per i più piccoli e le condizioni di contesto sociale, economico, culturale, educativo, in modo da coordinare adeguatamente le politiche pubbliche. Per essere efficaci ed efficienti, gli interventi devono dunque riconoscere il modo in cui le azioni politiche a un dato livello andranno a influire su di un altro. Normalmente si valuta l'impatto economico delle leggi e delle politiche: a questo punto sarebbe però anche necessario prendere in considerazione la possibilità di integrare sistematicamente una valutazione relativa all'impatto di leggi e politiche sul benessere dei bambini. Un child mainstreaming;

    un esempio pratico di un approccio capace di porre il superiore interesse dei bambini lo si trova concretamente nel caso della Nuova Zelanda, dove nel 2019 la Premier Jacinta Adem – recentemente eletta per il suo secondo mandato – ha promosso la stesura di una legge di bilancio basata sul benessere umano ed emotivo, inserendo come obiettivo primario la lotta alla povertà infantile. Già a partire dal 2018 era stata promossa dal Governo del Paese la creazione di un gruppo specifico di lavoro sul benessere dell'infanzia e sulla povertà infantile, con l'obiettivo di rendere effettive le azioni previste nel Child poverty reduction's Act. All'indomani della sua rielezione, la Premier neozelandese ha riconfermato nuovamente la sua profonda attenzione alla lotta alla povertà infantile. Il focus centrale sul principale benessere dell'infanzia si consolida anche nell'esempio di tutti quei Paesi europei che oggi – nel quadro delle rispettive misure di lockdown – hanno deciso di lasciare le scuole aperte, prevedendo tutte le necessarie misure di sicurezza;

    la seconda ondata di contagi, che si sta attualmente affrontando, pone nuovamente di fronte all'emergenza il tema di una pianificazione e di una strategia che possano adeguatamente preservare una forma di «normalità» per i più piccoli, a partire proprio dalla salvaguardia della didattica in presenza. Senza dubbio questa rappresenta una priorità, proprio perché è impensabile privare nuovamente le bambine e i bambini della socialità, della crescita e dell'apprendimento attraverso un confronto diretto con i propri coetanei e docenti: tutti elementi che hanno pesato enormemente sul benessere psicologico dei più piccoli durante i primi mesi di lockdown. Certamente è fondamentale lavorare su politiche in risposta alla situazione emergenziale, ma risulta quanto mai fondamentale progettare su quello che è un orizzonte futuro di medio-lungo termine: se l'obiettivo del presente è quello di superare gli effetti immediati della pandemia, risulta essenziale la previsione di misure progettuali che siano in grado di supportare un «rimbalzo in avanti», come lo definisce Enrico Giovannini – portavoce dell'Alleanza per lo sviluppo sostenibile e già presidente dell'Istat – nella lungimiranza di prevedere e anticipare le sfide future per l'infanzia, per l'adolescenza e per il Paese;

    si sottolinea il chiaro bisogno di avere a disposizione i dati disaggregati relativi ai contagi per le fasce 0-6, 6-10, 11-14, 14-18 permettendo così di sostanziare in maniera scientifica le scelte politiche inerenti alle decisioni sull'apertura o chiusura delle scuole. Inoltre, i dati così composti permetterebbero senza dubbio una più attenta pianificazione da parte degli ospedali pediatrici, perché siano in grado di attrezzarsi – in previsione dell'ondata di influenza stagionale – per la gestione dei contagiati da COVID-19 e per garantire le adeguate cure ai pazienti più piccoli;

    l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha messo in luce diverse fragilità del nostro sistema di welfare anche a causa della scarsità di risorse umane e di strutture pubbliche adeguate. I servizi sociali in particolare si sono dimostrati non in grado di fronteggiare al meglio le aumentate necessità delle famiglie, esposte ad un crescente impoverimento economico, offrendo servizi insufficienti sia sul piano quantitativo, che qualitativo, soprattutto ai minori;

    è prioritario perseguire il contrasto alla povertà materiale, attraverso misure che possano portare ristoro e supporto alle famiglie in difficoltà. Gli interventi trovano appoggio fondamentale nell'approvazione dell'assegno unico ed il Family act;

    la povertà assoluta colpisce maggiormente le famiglie con figli minori e, tra queste, cresce con l'aumentare del numero di figli non maggiorenni: la povertà economica è fortemente connessa alla povertà educativa dove l'educazione, la formazione, l'istruzione sono invece la chiave per lo sviluppo dei singoli e per la crescita economica e civile di una società: il contrasto della povertà economica ha implicazioni dirette anche sul fronte della povertà educativa, permettendo un più semplice accesso a prodotti, beni e servizi culturali;

    è del tutto evidente che non tutte le bambine e i bambini possono contare su famiglie solide e risulta imprescindibile dedicare puntuale attenzione a tutti quelli che presentano maggiori fragilità: bisogna avere particolare cura delle disabilità, con indirizzi specifici per la didattica digitale e con la garanzia di avere assistenza scolastica domiciliare ed un adeguato supporto ai genitori;

    è importante monitorare e salvaguardare le condizioni dei minori vittima di violenza domestica, poiché, a causa della quarantena forzata, tali situazioni possono facilmente degenerare; la crisi epidemiologica da COVID-19 sta infatti dispiegando evidenti ripercussioni sul fenomeno della violenza, facendo registrare, da un lato, un aumento del numero di reati commessi attraverso l'uso della rete e, dall'altro, influendo sulla costante e prolungata coabitazione che molto spesso porta ad episodi di violenza: sono aumentati gli abusi, i maltrattamenti e le violenze domestiche su donne e minori;

    nel febbraio del 2019, il comitato Onu ha infatti reso le sue Osservazioni sull'attuazione della Convenzione Internazionale sui diritti dell'infanzia (CRC), relative al quinto e al sesto rapporto presentati dallo Stato italiano, segnalando l'esistenza nel nostro Paese di molteplici disfunzioni e lacune nel sistema di assistenza ai minori. Tra queste spiccano la carenza di risorse economiche destinate all'infanzia, e il permanere di importanti livelli di povertà minorile;

    è fondamentale riconoscere il ruolo strategico anche dei servizi territoriali che, dopo anni di pesanti e continui tagli, devono essere potenziati e riqualificati attribuendo agli enti locali un ruolo determinante e destinando loro, necessariamente, maggiori risorse finanziarie volte ad attivare percorsi di inclusione per i più esposti al rischio di povertà e povertà educativa; nell'ambito del sostegno agli enti locali, particolare attenzione deve essere rivolta al sostegno ai piccoli e piccolissimi comuni delle aree interne e montane che si stanno progressivamente svuotando per un effetto circolare che vede, da una parte la riduzione dei servizi per la riduzione della popolazione e, dall'altra, il corrispondente abbandono da parte dei più giovani, soprattutto famiglie, proprio a causa della carenza di servizi: è necessario sostenere queste aree disagiate affinché possano mantenere aperti i servizi per l'infanzia e i presidi scolastici;

    durante il periodo di stato di emergenza, tutt'ora in atto, e più precisamente dal mese di marzo ad agosto 2020, sono stati ridotti tutti gli incontri protetti genitori-figli, sia presso le strutture residenziali che presso i centri diurni, per la dichiarata difficoltà degli stessi a rendere sicuri gli incontri, e le previste videochiamate sostitutive in molti casi non sono state effettuate;

    in tale contesto, ancora oggi non esiste una banca dati nazionale e, anche a causa di tale carenza, le procure minorili non riescono a seguire i percorsi dei minori;

    bisogna includere, inoltre, misure che guardino alle condizioni degli adolescenti nelle carceri minorili, di tutti i minorenni stranieri che hanno bisogno di cura ed assistenza, dei figli che subiscono l'allontanamento dal genitore malato di COVID-19, nonché dei cosiddetti bambini e adolescenti perduti che fuoriescono da qualsiasi possibilità di controllo e supporto perché sprovvisti di un qualsiasi apparecchio digitale per il contatto con la scuola e la collettività e soggetti ad un elevatissimo rischio di dispersione scolastica;

    la comunità ed il territorio rappresentano un presidio irrinunciabile per la concreta attuazione delle previsioni sinora elencate: la prossimità diventa un elemento importante laddove sia necessario monitorare e comprendere esattamente i bisogni di determinate realtà, ancora di più nel caso in cui ci si riferisca ai contesti periferici. È dunque necessario contemplare un approccio quanto più possibile legato al territorio. In questo contesto si deve riconoscere e sostenere il ruolo del terzo settore e dell'associazionismo civico come protagonisti della comunità educante, rafforzando quindi le partnership tra i settori pubblico e privato, coinvolgendo direttamente anche gli attori istituzionali e di prossimità. Inoltre, sono fondamentali la sinergia ed un maggiore supporto agli enti locali: bisogna stanziare maggiori risorse a loro favore, perché proprio i comuni e le regioni sono tra i primi presidi istituzionali a rendere possibile l'attivazione di servizi per l'infanzia e l'adolescenza;

    in una visione di azione politica integrata, occorre lavorare per azioni di sistema che garantiscano una reale integrazione socioeducativa-sanitaria, che dia priorità di accesso e di presa in carico alle situazioni di fragilità e vulnerabilità. È importante allora dedicare ampio spazio alla dimensione psicologica e pedagogica e valorizzare le figure di educatori, pedagogisti e psicologi su tutto il territorio nazionale a sostegno sia delle studentesse e degli studenti, sia delle famiglie;

    il quadro di misure e di indirizzi sinora elencati deve rappresentare il contenuto di quello che si è definito come un approccio integrato «bambinocentrico», che deve essere trasformato in politiche ed azioni organiche e sistemiche capaci di rispondere in maniera coordinata ai bisogni e ai diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in previsione della programmazione e dell'utilizzo delle risorse nazionali ed europee;

    il Governo ha accolto l'ordine del giorno in assemblea 9/02790-bis-AR/127 volto alla realizzazione di un Piano straordinario dedicato all'infanzia e all'adolescenza in risposta alla crisi da COVID-19, che abbia come obiettivo la protezione dei bambini, delle bambine e degli adolescenti dagli effetti sociali, educativi e psicologici negativi provocati dalla pandemia, soprattutto con specifico riferimento alla fascia 0-6 anni ed alla genitorialità, in accordo con quanto previsto dal documento sui primi 1.000 giorni di vita elaborato dal Ministero della salute e approvato nel mese di gennaio 2020 dalla Conferenza Stato-regioni;

    la reazione dei bambini alla prolungata assenza di attività motoria è sotto gli occhi di tutti: paura, spaesamento e sensazione di isolamento dai propri coetanei. Le attività motorie e sportive hanno un'importante componente legata alla socialità, al corretto sviluppo neuromotorio e l'inattività fisica rappresenta uno dei fattori di rischio più importanti per le patologie non trasmissibili (diabete, malattie cardiocircolatorie, cancro, malattie metaboliche) e responsabile di sovrappeso e obesità. Scuola e sport, per bambini e ragazzi, sono due basi esistenziali fondamentali: secondo quanto raccomandato dall'OMS i bambini e gli adolescenti di età compresa tra 5 e 17 anni dovrebbero praticare almeno 60 minuti di attività fisica quotidiana di intensità moderata almeno tre volte a settimana. Alle palestre chiuse e le attività bloccate si aggiunga che per molto tempo non sono stati consentiti neanche momenti di gioco o di svago all'aperto, anche in conseguenza della chiusura degli spazi dedicati ai più piccoli all'interno dei parchi, giardini e ville, registrando la totale assenza di attività di diverso genere che, pur nel distanziamento sociale, si sarebbero comunque potute svolgere. In questo contesto è opportuno intervenire con attività di sostegno cognitivo e motorio prima che le conseguenze dell'isolamento possano procurare danni irreversibili ai bambini di oggi e adulti di domani;

    la chiusura prolungata delle scuole, dei luoghi di aggregazione, dei presidi culturali ed educativi ha creato una desertificazione sociale e culturale che ha colpito in primo luogo i minori, aumentando i rischi di abbandono scolastico e di avvicinamento da parte della criminalità organizzata;

    il rapporto fra infiltrazioni mafiose e pandemia da COVID-19 ha aumentato le preoccupazioni sui minori in termini di rischio devianza; ulteriore deprivazione e marginalità culturale; mancanza di consultazione e partecipazione; esposizione non mediata ad organizzazioni criminali,

impegna il Governo:

1) a creare un capitolo specifico nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicato a tutti gli investimenti a favore dell'infanzia;

2) a garantire, in linea con il provvedimento del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 12 marzo 2021, agli alunni con disabilità motorie o intellettive e/o con bisogni educativi speciali, nell'ottica di assicurare una adeguata assistenza alle famiglie, l'azione didattico-pedagogica tesa sempre a favorire l'inclusione dell'alunno e l'interazione con i compagni di classe;

3) ad assumere iniziative per definire con urgenza il prossimo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza;

4) a fornire dati disaggregati sul piano epidemiologico relativi alle diverse fasce di età associate ad ogni livello educativo e 0-6, 6-10, 11-14, 14-18 al fine di supportare scientificamente le misure indirizzate all'infanzia e all'adolescenza in questa fase emergenziale, posto che tali dati rappresentano uno strumento propedeutico per il bilanciamento del diritto alla salute e per il diritto all'istruzione, poiché permettono la definizione di decisioni ragionate e consapevoli relative alla ripresa in sicurezza della didattica in presenza, al tracciamento, alla programmazione dei trasporti e all'utilizzo ed organizzazione degli spazi dedicati alle attività educative;

5) in relazione al contrasto alla povertà educativa, ad adottare iniziative per investire nella misura europea della child guarantee, per cui l'Italia rientra tra i Paesi capofila per la sperimentazione a partire dal 2021;

6) nell'ambito delle politiche di sostegno alla genitorialità, ad adottare iniziative di competenza volte alla rimodulazione del sistema dei servizi territoriali finalizzata al miglioramento della loro funzionalità in un'ottica bambinocentrica, assicurando ai minori il basilare diritto a un'infanzia serena e la dovuta attenzione all'equilibrio psico-fisico nella crescita; a tal fine prevedere lo stanziamento di risorse adeguate per regioni ed enti locali e la revisione dei percorsi di formazione del personale;

7) allo scopo di favorire la genitorialità, ad adottare efficaci politiche di supporto alle famiglie mediante il potenziamento della rete dei servizi sociali, anche d'intesa con i comuni e con una maggiore partecipazione degli enti del Terzo settore, al fine di dar vita a una rete permanente di protezione sociale, garantire la diffusione e l'ampliamento dell'offerta, e assicurare ai minori il basilare diritto a un'infanzia serena e la dovuta attenzione all'equilibrio psico-fisico nella crescita del minore; a tal fine a prevedere lo stanziamento di risorse adeguate per regioni ed enti locali;

8) con specifico riferimento alla fascia 0-6 anni e alla genitorialità, ad adottare iniziative per indirizzare maggiori investimenti al periodo compreso tra il concepimento e la prima infanzia (act early), in accordo con quanto previsto dal documento sui primi 1000 giorni («Investire precocemente in salute: azioni e strategie nei primi mille giorni di vita»), elaborato dal Ministero della salute e approvato nel mese di gennaio 2020 dalla Conferenza Stato-regioni; ad adottare iniziative per estendere i servizi educativi per bambini di età compresa tra 0-3 anni potenziando la rete dei servizi pubblici e prevedendo interventi dedicati a promuovere la genitorialità responsiva mediante la sinergia tra pubblico e privato nell'ambito dei piani educativi 0-6 anni previsti dal decreto legislativo n. 65 del 2017; a promuovere, in collaborazione con i servizi educativi, l'inserimento di contenuti relativi allo sviluppo del bambino e alla genitorialità; a tal fine prevedere il potenziamento della rete dei consultori con particolare attenzione per i servizi di sostegno alla genitorialità;

9) ad adottare iniziative di competenza per promuovere in ogni regione una rete di servizi di Follow-up per seguire i neonati prematuri o con patologia cronica in modo duraturo nel loro percorso di crescita e per sostenere le loro famiglie anche con un'assistenza domiciliare adeguata;

10) a dare seguito agli impegni previsti dalla mozione 1-00215, approvata dall'Aula della Camera dei deputati il 2 luglio 2019, al fine di contrastare il fenomeno della violenza sui minori e a prevedere strumenti efficaci di prevenzione e sostegno alla genitorialità a rischio;

11) ad adottare iniziative per finanziare la realizzazione e la gestione degli asili nido pubblici per raggiungere nel breve periodo almeno il 33 per cento di posti su base regionale su tutto il territorio nazionale e a promuovere la gratuità del servizio, secondo quanto già previsto per le scuole dell'infanzia; a predisporre, in un'ottica di lungo periodo, un piano nazionale asili nido finalizzato a garantire l'accesso a dette istituzioni a tutti i bambini da 0 a 3 anni, realizzando le necessarie e adeguate strutture, soprattutto nel Sud, e prevedendo un conseguente piano di assunzione di personale qualificato; a tal fine, adottare le necessarie iniziative di competenza per permettere ai comuni di trasformare in asili nido, adottando le necessarie modifiche degli spazi, strutture ed edifici di loro proprietà, in particolare se collocati in aree verdi, che non siano utilizzati o che siano impiegati per finalità diverse da quelle previste da atti di concessione; per i comuni a vocazione agricola incentivare l'istituzione di agrinido;

12) ad adottare iniziative volte a valutare la quantificazione dell'assegno unico per le famiglie con uno o più figli, in particolare laddove sussistano situazioni di maggiore disagio e povertà educativa;

13) a riconoscere e sostenere il ruolo del terzo settore e dell'associazionismo civico come coprotagonisti responsabili della comunità educante, rafforzando quindi le partnership tra i settori pubblico e privato, coinvolgendo direttamente gli attori istituzionali; a sostenere una semplificazione dei processi di riconversione delle progettualità bloccate dalla diffusione della pandemia, al fine di indirizzare il potenziale del terzo settore verso servizi destinati all'educazione e all'infanzia in fase emergenziale, anche nell'eventualità di pensare ad un utilizzo degli spazi di luoghi culturali oggi chiusi, come musei, cinema e teatri per fini educativi;

14) a prevedere il ricorso ai patti educativi territoriali finalizzato al contrasto di situazioni di emergenza e di disagio sociale anche prevedendo iniziative educative come i nuclei educativi di prossimità; nelle situazioni di maggiore difficoltà e di rischio di dispersione scolastica, a promuovere la realizzazione di presidi educativi di prossimità, in sinergia tra le scuole del sistema pubblico di istruzione che agiscono sul territorio interessato ed educatori qualificati al fine di sostenere i bambini e ragazzi in DAD e di preservare momenti di socialità; a promuovere e finanziare la realizzazione di piani territoriali integrati di contrasto alla povertà educativa minorile nelle zone a più alto rischio, come le periferie urbane e le aree interne individuate sulla base dei parametri e degli indicatori definiti da Istat in base al comma 230 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, e la realizzazione di interventi di rigenerazione urbana volti a recuperare spazi pubblici abbandonati da destinare ad attività educative e culturali gratuite per bambini e adolescenti;

15) ad adottare iniziative per sostenere la diffusione di interventi a favore della tutela della sfera emotiva e psicologica, anche attraverso la valorizzazione di figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi su tutto il territorio nazionale – coerentemente con i livelli essenziali – a sostegno sia delle studentesse e degli studenti, sia delle famiglie; in tale contesto a prevedere l'istituzione, negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, di sportelli di ascolto psicologico a sostegno dei bambini, degli studenti, dei lavoratori e delle famiglie nell'ambito del patto educativo scuola-genitori, che svolgano attività di prevenzione, informazione, sostegno e consulenza con l'ausilio di personale specializzato e di guida verso eventuali servizi territoriali;

16) a investire sul capitale umano delle giovani generazioni e a sostenere il loro diritto allo studio e ad una educazione di qualità, fin dai primi anni di vita, anche utilizzando le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per arrivare gradualmente a regime allo standard europeo di un investimento in educazione del 4,5-5 per cento sul prodotto interno lordo;

17) ad adottare iniziative per contrastare il rischio di un arretramento e di una diminuzione nell'offerta educativa – in termini di livelli di copertura e di tempo trascorso nella scuola primaria e secondaria – agendo sull'aumento dei servizi dedicati alla prima infanzia e delle attività extrascolastiche ed incrementando le ore di tempo pieno, mantenendo alto lo standard della qualità dell'insegnamento;

18) ad adottare iniziative, nelle sedi opportune, al fine di istituire tempestivamente una banca dati dei minori allontanati dal proprio nucleo familiare in cui sia tracciata la loro collocazione;

19) ad adottare iniziative per incentivare, anche mediante contributi economici, la pratica sportiva di bambini e ragazzi, incrementando la partecipazione alle attività motorie organizzate sul territorio nel rispetto della normativa per la prevenzione del contagio, con l'obbiettivo di ridurre la sedentarietà e l'inattività fisica causata dalla pandemia;

20) ad adottare iniziative volte a promuovere l'interlocuzione con le ragazze e con i ragazzi, realizzando momenti di ascolto e incentivando la loro partecipazione quali cittadini attivi, sostenendo l'associazionismo tra pari mediante la messa a disposizione da parte delle istituzioni centrali e territoriali di adeguati servizi, di strutture, luoghi e strumenti che realizzino in concreto la centralità dei giovani superando la visione adulto-centrica dell'azione politica e amministrativa;

21) a promuovere il protagonismo dei ragazzi e delle ragazze in questo periodo di crisi, sostenendo le reti associative di giovani attive, anche in rete, e realizzando momenti di ascolto e confronto tra bambine, bambini e adolescenti con le istituzioni centrali e territoriali;

22) ad adottare tempestivamente le opportune iniziative volte ad attuare un costante monitoraggio ed interventi di educazione ai linguaggi del digitale, al fine di prevedere un uso consapevole dei social network ed un'educazione all'uso critico dei media;

23) ad adottare iniziative volte ad includere in tutte le politiche sociali ed educative rivolte a bambini e bambine, ragazzi e ragazze e loro famiglie, percorsi di prevenzione rispetto alla criminalità organizzata e di educazione alla legalità.
(1-00405) (Ulteriore nuova formulazione) «Lattanzio, Casa, Gobbato, Spena, Occhionero, Muroni, Siani, Nitti, Piccoli Nardelli, Di Giorgi, Quartapelle Procopio, Lorenzin, Serracchiani, Viscomi, Schirò, Rizzo Nervo, Gribaudo, Pezzopane, Ciampi, Giannone, Marrocco, Versace, Fioramonti, Fusacchia, Vizzini, Ruocco, Villani, Fantuz, Zanella, Boldi».

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Bella n. 1-00449, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 476 del 29 marzo 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    il nostro Paese, com'è noto, è stato tra i primi ad essere colpito dalla pandemia dovuta alla diffusione dell'infezione da SARS-COV-2; tra le misure immediatamente adottate, nell'urgenza del momento e in assenza di evidenze scientifiche, vi è stata la sospensione di tutte le attività didattiche in presenza;

    nella prima fase della pandemia l'Italia risulta essere uno dei Paesi che ha sospeso le attività didattiche in presenza, essendo proprio la prima nazione europea ad essere investita dall'infezione da SARS-Cov-2. È andata sicuramente meglio a partire da settembre 2020 e fino a gennaio 2021. Ed infatti, un'autorevole indagine promossa dall'UNESCO ha riconosciuto all'Italia il merito di non essere tra i Paesi che più di altri hanno chiuso le scuole. Nonostante le notevoli difficoltà che ha dovuto affrontare il Paese in quei mesi, il sistema-scuola ha retto e ha mantenuto sempre aperte le scuole dell'infanzia, della primaria e della secondaria di primo grado; la sospensione delle attività didattiche in presenza e il conseguente avvio della didattica a distanza hanno causato notevoli difficoltà agli studenti e alle studentesse. La reale portata delle conseguenze, su un piano psicologico, sociale, formativo ed educativo, non è ancora valutabile, ma si teme che possano difficilmente essere colmate se non si interviene adeguatamente per evitare che la pandemia e le conseguenti chiusure pregiudichino il diritto all'istruzione, sancito dall'articolo 34 della Costituzione, accentuino le differenze socio-culturali tra i ragazzi, aumentino la dispersione scolastica e i disagi che ne conseguono a discapito dei singoli e dell'intera collettività;

    la sospensione delle attività didattiche in presenza ha colpito maggiormente chi si trovava già in una condizione di povertà educativa nonché le fasce meno abbienti, impossibilitate ad accedere a dispositivi elettronici e di connessione digitale. Secondo recenti dati Istat, l'8 per cento degli studenti e studentesse non hanno libero accesso alla didattica digitale integrata, percentuale che aumenta al 23 per cento tra gli studenti e le studentesse che riportano condizioni di disabilità mentre è il 20 per cento che la svolge solo saltuariamente;

    in Italia il tasso di abbandono scolastico precoce presenta valori ancora troppo alti e, per quanto negli ultimi anni sia stato parzialmente recuperato, oggi appare molto forte il rischio di peggiorare nuovamente la situazione come conseguenza della pandemia;

    i dati dimostrano che la generazione degli adolescenti nel mondo di oggi vedrà ricadere le conseguenze della perdita di apprendimento, derivante dalla chiusura delle scuole e dall'adozione della didattica a distanza, sulla qualità della vita per il futuro, a cominciare dal loro livello medio di retribuzione nel corso della vita che si stima sarà inferiore per una percentuale dall'1,6 al 3,3 per cento. Tali ripercussioni saranno ancora più gravi se i soggetti si trovano in condizioni di maggiore debolezza e più rilevante svantaggio economico e sociale;

    sebbene non sia stata ancora effettuata alcuna misura delle conseguenze della perdita degli apprendimenti, da più parti si richiama il rischio che l'accumulo di learning loss sia ormai difficilmente colmabile: secondo uno studio dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) per ogni terzo di anno di insegnamento efficace perso si assiste ad una riduzione del Prodotto interno lordo (PIL) dell'1,5-2 per cento per la durata della vita lavorativa degli studenti di oggi di 6-18 anni;

    oltre ai disagi causati dall'adozione della didattica a distanza, le scuole si sono dovute confrontare anche con le difficoltà nel 2020 connesse ai ritardi nelle procedure delle assegnazioni e al cambiamento dei docenti con conseguenze importanti sulla continuità didattica in una fase in cui il docente è stato spesso visto solo dietro lo schermo; la mancata continuità didattica appare particolarmente rilevante per quanto riguarda le cattedre del sostegno;

    un'«Indagine sull'impatto psicologico e comportamentale sui bambini delle famiglie in Italia» – promossa dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova – ha evidenziato come le restrizioni imposte abbiano determinato e determinino nei bambini e negli adolescenti disturbi di «componente somatica» come disturbi d'ansia e disturbi del sonno, difficoltà di addormentamento, difficoltà di risveglio per iniziare le lezioni a distanza, con una significativa alterazione del ritmo del sonno;

    l'assenza di socialità provocata dalla sospensione della didattica in presenza sta determinando conseguenze gravi anche in termini di disagio psichico negli adolescenti e nei bambini. Particolarmente allarmanti sono proprio i dati diffusi dall'Ospedale pediatrico Meyer che evidenziano che i casi di anoressia e di ideazione suicidiaria, nella fascia di età 12-18, nei mesi gennaio-febbraio 2021 siano quadruplicati rispetto ai mesi gennaio-febbraio 2020;

    altra criticità è l'emergenza alimentare correlata alla chiusura delle mense delle scuole statali e paritarie: il monitoraggio effettuato da Save the Children per il tramite dei suoi Punti luce sparsi sul territorio, stima che 160 mila alunni siano rimasti senza cibo e/o pasti bilanciati. Lo studio evidenzia, infatti, che tenere le scuole aperte significa per i bambini più poveri, consumare un pasto completo, spesso l'unico della giornata. Alla povertà alimentare si associa, quale altra faccia della medesima medaglia, il disagio alimentare ovvero l'aumento esponenziale del consumo del cosiddetto «cibo spazzatura». La mensa scolastica, quindi, luogo ove promuovere l'educazione alimentare e avvicinare i bambini ai prodotti locali;

    il Centro di ricerca Innocenti dell'Unicef ha diffuso a settembre 2020 lo studio «Sfere di influenza – Un'analisi dei fattori che condizionano il benessere dei bambini nei paesi ricchi», nel quale si legge: «quella che è iniziata come una crisi sanitaria si è progressivamente allargata, andando a interessare tutti gli aspetti delle economie e delle società. Se da un lato i bambini sembrano non subire gli effetti diretti più gravi sulla salute provocati dal virus, dall'altro, come ci hanno insegnato crisi precedenti, saranno uno dei gruppi più colpiti dal suo impatto a lungo termine»;

    a subire le conseguenze della chiusura delle scuole e del ricorso alla didattica a distanza sono, oltre agli studenti e alle studentesse, i genitori lavoratori;

    tale condizione sta, inoltre, pregiudicando prevalentemente l'occupazione femminile, in quanto la donna è spesso il soggetto che si trova in condizioni lavorative di maggiore precarietà, con retribuzioni economiche inferiori e con la preminente funzione di cura di genitori anziani e figli piccoli e quindi più facilmente indotta a rimanere a casa con i figli;

    la malattia generata dal contagio del Coronavirus può manifestarsi anche nei bambini e adolescenti, in particolare in quelli con un'età inferiore ai 12 anni, ma generalmente con sintomi meno gravi rispetto a quelli manifestati dagli adulti. Numerosi studi, infatti, indicano come caratteristica intrinseca di questa tipologia di virus, quella di una minore capacità di trasmissione dello stesso tra bambini, adolescenti e giovani, e da questi ultimi agli adulti, ragion per cui la scuola e i contesti formativi frequentati prevalentemente da giovani possono considerarsi tra i luoghi e gli spazi sociali più sicuri, nel rispetto continuo delle regole e dei protocolli sanitari previsti proprio dal Comitato tecnico scientifico;

    è senza dubbio apprezzabile la distribuzione gratuita di mascherine e gel igienizzante a tutto il personale scolastico e agli studenti che consente a tutti di proteggersi a prescindere dalle condizioni economiche familiari;

    nell'ambito di uno studio promosso dall'Ospedale pediatrico Bambino Gesù, dalla Società italiana di pediatra e dalla Società italiana di ortofonologia, fra ottobre e dicembre 2020 si è svolta un'indagine specifica che ha coinvolto due plessi scolastici per un totale di 1262 soggetti, 1094 studenti, 141 insegnanti e 27 addetti del personale: più del 96 per cento del totale. Gli screening si sono svolti a inizio settembre e poi sono proseguiti a cadenza mensile. Nel primo round sono stati testati 1099 campioni e solo un soggetto è risultato positivo, nel secondo a fronte di 1075 solo 7 sono risultati positivi e nel terzo, su 1257 test, solo 3 studenti sono risultati positivi. In totale, quindi, 11 persone più 5 debolmente positive su 14 classi. Solo due soggetti, tra quelli positivi, hanno condiviso la stessa classe nello stesso intervallo temporale, ma gli autori ritengono improbabile che il virus sia stato trasmesso tra di loro, quindi in realtà non è stato identificato alcun contagio verificato nel contesto scolastico, tanto che gli autori definiscono la scuola un luogo sicuro purché le precauzioni indicate nei protocolli vengano sempre rispettate;

    durante la cosiddetta seconda ondata della pandemia da COVID-19, la maggioranza degli Stati europei ha deciso di mantenere aperti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, considerandoli luoghi sicuri. Si è disposta la chiusura degli stessi solo nell'ambito di un lockdown generalizzato e totale;

    secondo dati riportati dall'Unesco Paesi come Francia, Spagna, Austria, Svizzera, Belgio hanno deciso di mantenere le scuole aperte, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari indicati dai diversi Stati, come l'utilizzo obbligatorio delle mascherine per alunni, docenti e per l'intero personale scolastico, il rispetto del distanziamento, aerazione, sanificazione e monitoraggio continuo attraverso l'utilizzo periodico di test per COVID-19 all'interno delle strutture scolastiche e formative; altri Paesi, come Germania e Regno Unito, hanno riaperto gli istituti scolastici gradualmente dopo periodi di lockdown totale, anche a causa della maggiore presenza delle diverse varianti del Coronavirus;

    inoltre, secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità (Iss) diffusi il 30 dicembre 2020, solo il 2 per cento dei focolai avrebbe origine all'interno del contesto scolastico. Infatti i tre luoghi a maggior rischio di contagio da Coronavirus risultano le abitazioni private, gli ambiti sanitari e quelli professionali-lavorativi;

    l'European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) sottolinea come la scuola ricopra un ruolo fondamentale per la società e in particolar modo per la vita dei bambini: la chiusura delle scuole e dovrebbe, inoltre, rappresentare l'ultima risorsa cui attingere nella strategia di contrasto e controllo della pandemia. Secondo gli studi e le analisi dell'ECDC se fossero state adottate le misure adeguate al contenimento del contagio, le scuole avrebbero rappresentato luoghi a rischio come qualsiasi altro luogo pubblico in quanto l'incidenza della trasmissibilità di COVID-19 nelle scuole sembra essere strettamente connessa ai livelli di trasmissione presenti nella comunità e non il contrario. L'apertura delle scuole non sembra, quindi, aver influito significativamente sulla maggiore diffusione del virus che ha condotto alla cosiddetta seconda e terza ondata; una recentissima e imponente ricerca italiana condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici, tra cui Sara Gandini dello Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano, sulla base dei relativi dati raccolti afferma che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle eventuali possibilità di contagio del virus. Lo studio è stato realizzato attraverso un'analisi incrociata dei dati del Ministero dell'istruzione con quelli delle Agenzie di tutela della salute e della Protezione civile su un campione di più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti. Il tasso di positività tra i ragazzi risulta inferiore all'1 per cento dei tamponi effettuati, percentuale che non influenza minimamente la curva pandemica. I giovani contagiano il 50 per cento in meno rispetto agli adulti, anche nel caso di variante inglese. I focolai da Sars-Cov-2 all'interno delle aule scolastiche sono molto rari e la frequenza nella trasmissione da studente a docente è statisticamente poco rilevante e quindi, secondo questo studio, i docenti non sembrano rientrare tra le categorie professionali a maggior rischio di contagio;

    la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza indica, all'articolo 3, la necessità che tutte le decisioni relative a bambini e adolescenti debbano considerare preminente l'interesse di detti soggetti e all'articolo 28 prevede che gli Stati debbano promuovere la regolarità della frequenza scolastica e la diminuzione del tasso di abbandono,

impegna il Governo:

1) a intraprendere ogni possibile iniziativa finalizzata alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici di ogni ordine e grado per riprendere l'attività didattica in presenza e dei servizi educativi per l'infanzia per riprendere, ove interrotta o limitata, l'attività didattica in presenza, nonché a sostenere a questo scopo, anche con adeguati finanziamenti straordinari e misure di accompagnamento, il sistema nazionale di istruzione e formazione oltre che, per quanto di competenza, gli enti locali;

2) a curare, con particolare attenzione, gli ambienti scolastici e l'impianto organizzativo a sostegno degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali anche a sostegno delle famiglie le cui difficoltà oggi risultano amplificate dal gap determinatosi dall'emergenza sanitaria;

3) ad adoperarsi, in tutte le sedi, al fine di garantire la uniformità sul territorio nazionale delle decisioni relative all'apertura delle istituzioni scolastiche promuovendo meccanismi di composizione degli interessi che, in un'ottica di leale collaborazione, assicurino il massimo sostegno e l'effettiva attuazione delle scelte nazionali nei contesti regionali;

4) a proseguire, concludendola nel minor tempo possibile, la vaccinazione di tutto il personale scolastico;

5) a considerare prioritaria la riapertura delle attività in presenza nelle scuole anche rispetto ad altre attività essenziali, anche in considerazione del minore rischio di contagio e dell'importanza educativa dell'istituzione scolastica per l'intera comunità;

6) a definire, con il maggior livello di dettaglio possibile, criteri (condizioni e indicatori di contagio) validi su tutto il territorio nazionale che debbano sussistere affinché possa, eventualmente ed in via residuale, procedersi alla temporanea chiusura di singoli istituti scolastici o singole classi;

7) a promuovere interventi specifici per l'istruzione e formazione professionale e per il sistema ITS, particolarmente colpiti dalla sospensione delle attività in presenza;

8) a rafforzare il confronto con gli Enti territoriali e locali al fine di attuare misure organizzative del trasporto pubblico locale che possa agevolare, in piena sicurezza, il diritto a svolgere le attività didattiche in presenza per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado;

9) ad adottare iniziative urgenti a tutela della sfera emotiva, psicologica e pedagogica, anche attraverso l'utilizzo di figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi, anche implementando presidi educativi e sociali di prossimità oltre che mediante l'istituzione negli istituti scolastici, di sportelli di ascolto psicologico, nell'ambito del patto educativo scuola-famiglia, che svolgano attività di prevenzione, informazione, sostegno e consulenza con l'ausilio di personale specializzato e di guida verso eventuali servizi territoriali, a sostegno dell'intera comunità scolastica;

10) ad accelerare l'adozione di protocolli di prevenzione, protezione e controllo più frequenti e più rapidi affinché si possano riaprire in sicurezza le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. A tal fine si prevede l'attivazione, a cura delle Asl, di servizi mirati di prevenzione e controllo dell'infezione da Sars-Cov-2 nelle scuole e nei servizi educativi anche per la profilazione e pubblicazione in formato aperto del numero di contagi, quarantene e altri dati epidemiologici rilevanti che avvengono nei singoli istituti scolastici, anche allo scopo di facilitare la ricerca e gli studi scientifici sul tema, la somministrazione volontaria di test antigenici rapidi per lo screening dell'intera popolazione studentesca così come già previsto nell'Intesa Stato-Regioni siglata il 23 dicembre 2020 oltre che l'installazione di termo-scanner e di sistemi per la ventilazione meccanica controllata ove i più avanzati studi tecnico-scientifici ne dimostrino l'efficacia, volti ad attuare continui ricambi d'aria, prevedendo, altresì, di fornire alle scuole informazioni circa il contagio negli ambienti chiusi e linee guida relative alla ventilazione;

11) ad adoperarsi al fine di verificare che l'acquisto e la distribuzione delle mascherine presso gli istituti scolastici avvengano nel pieno rispetto delle caratteristiche e dell'età dei bambini cui sono destinate e, altresì, a valutare l'opportunità di fornire le scuole di mascherine che assicurino un più elevato standard di sicurezza (FFP2) anche in virtù della maggiore contagiosità delle nuove varianti del virus;

12) ad avviare, al fine di valutare con la massima trasparenza l'impatto della didattica a distanza e della didattica digitale sul livello degli apprendimenti degli studenti e sul benessere psico-fisico dei bambini e dei ragazzi, il monitoraggio qualitativo e quantitativo delle misure messe in atto dalle scuole, nel corrente anno scolastico 2020-2021, per l'insegnamento mediante l'utilizzo di strumenti digitali in conseguenza delle misure di contenimento adottate per l'emergenza da Sars-Cov-2 attraverso l'INVALSI e l'INDIRE;

13) a promuovere campagne di adeguata informazione vaccinale e regole di comportamento che limitino la diffusione del contagio al fine di diffondere maggiore consapevolezza e sicurezza sanitaria tra docenti, studenti e famiglie, per tornare quanto prima alla quotidianità e ad una vita equilibrata, sia da un punto di vista socio-psico-pedagogico sia didattico-educativo;

14) ad attivare modalità di consolidamento degli apprendimenti, in particolare nella scuola secondaria, anche al fine di recuperare i gap formativi che una scuola – a singhiozzo – ha inevitabilmente creato anche al fine di sostenere e supportare gli studenti più fragili e maggiormente esposti all'abbandono scolastico;

15) a svolgere una ricognizione capillare dell'impatto della chiusura delle mense scolastiche sulla povertà alimentare degli studenti, e a prevedere nuovi e più cospicui investimenti e interventi volti a promuovere l'educazione alimentare e il consumo di cibo di qualità a scuola;

16) a prevedere approcci alternativi alla didattica online per l'insegnamento dell'educazione civica ambientale anche attraverso tramite la previsione dello svolgimento di lezioni presso parchi, parchi archeologici, orti botanici, riserve e oasi naturali, al fine di approfondire l'insegnamento mediante l'esperienza diretta con il territorio, e garantire al tempo stesso attività all'aperto nel rispetto delle misure cautelative, tali da concedere occasioni di ricreazione e socialità agli studenti.
(1-00449) (Ulteriore nuova formulazione) «Bella, Aprea, Belotti, Fusacchia, Piccoli Nardelli, Toccafondi, Fornaro, Lupi, Carbonaro, Casa, Cimino, Del Sesto, Iorio, Mariani, Melicchio, Spadafora, Tuzi, Vacca, Valente, Villani, Gallo».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Zanichelli n. 1-00409 del 22 dicembre 2020;

   mozione Centemero n. 1-00443 del 26 marzo 2021.