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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 6 aprile 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia è risultata in conseguenza della pandemia uno dei primi Paesi in Europa a chiudere le scuole con l'iniziale sospensione immediata di tutte le attività didattiche in presenza e risulta, ad oggi, il Paese europeo che ha tenuto le scuole chiuse per più tempo;

    le conseguenze più profonde, sugli apprendimenti degli studenti, sul loro benessere psico-fisico e sulla loro alimentazione non sono ancora chiare, anche in mancanza di monitoraggi, e hanno certamente amplificato le disuguaglianze, aggravando la situazione di povertà educativa di tanti minori;

    è apprezzabile la decisione del Governo di tenere aperte le scuole fino al primo anno della secondaria di primo grado in tutta Italia, a condizione che questa decisione non venga nei fatti rimessa in discussione dalle regioni, se non nei casi di assoluta necessità e urgenza previsti dalle nuove disposizioni; è necessario assicurare il massimo ritorno in presenza possibile anche per gli studenti di tutte le altre classi di ogni ordine e grado;

    è necessario mettere le scuole nelle condizioni di poter continuare e integrare la loro offerta educativa, garantendo a studenti e alunni tutta l'attenzione e il sostegno necessari nei prossimi mesi, occasioni di apprendimento e di recupero di socialità nel corso dell'estate, e un regolare avvio del prossimo anno scolastico,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per garantire una riapertura in sicurezza delle scuole di ogni ordine e grado e per riprendere l'indispensabile attività didattica in presenza, anche prevedendo il ricorso sistematico a test rapidi attraverso protocolli e assistenza per i dirigenti scolastici e il personale scolastico, e fornendo innanzitutto le necessarie informazioni circa il contagio via aerosol negli ambienti chiusi, adottando linee guida per le scuole relative alla purificazione dell'aria e alla ventilazione e destinando le risorse necessarie per dotare tutti gli istituti scolastici di dispositivi adeguati ad attuare continui ricambi d'aria: nel breve periodo rilevatori CO2, purificatori e sanificatori d'aria, nel medio periodo, meccanismi di ventilazione e raffrescamento dell'aria all'interno delle scuole e adeguati spazi verdi all'esterno, nel quadro di un generale piano di ammodernamento e di politiche di efficientamento energetico delle strutture scolastiche;

2) a dare priorità, nel piano vaccinale, dopo gli anziani e le persone più fragili, a tutti gli studenti della fascia 16-25 anni;

3) ad adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a raccogliere, attraverso le Asl, in maniera puntuale e regolare, e a rendere pubblici e aperti, i dati epidemiologici relativi alle scuole, per poter consentire ai ricercatori di analizzare e studiare al meglio l'evoluzione epidemiologica e ai decisori pubblici di prendere le decisioni più adeguate per coniugare sicurezza sanitaria e tutela del diritto all'istruzione;

4) ad adottare iniziative per garantire la ripresa di lezioni in presenza per tutti gli alunni e studenti figli di medici e altri operatori del settore sanitario, di docenti e del personale scolastico, come pure di tutti coloro che lavorano in filiere e servizi essenziali, come generi alimentari e di prima necessità o forze dell'ordine;

5) ad adottare iniziative urgenti a tutela della sfera emotiva e psicologica di studenti e docenti, anche attraverso la revisione dei protocolli in essere e l'utilizzo di ulteriori figure professionali come educatori, pedagogisti e psicologi all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado;

6) a svolgere una ricognizione capillare dell'impatto della chiusura delle mense scolastiche sulla povertà alimentare degli studenti, e ad adottare iniziative per prevedere nuovi investimenti e interventi volti a promuovere l'educazione alimentare e il cibo di qualità a scuola per bambini e ragazzi;

7) ad effettuare un monitoraggio capillare delle assenze degli studenti dalla scuola, e ad adottare iniziative di competenza per individuare, anche in collaborazione con gli enti locali e il terzo settore, gli studenti e i loro genitori, comprendendo le cause dell'allontanamento e intervenendo con urgenza a sostegno dei ragazzi con un piano di rientro personalizzato, condiviso con la scuola, da attuare rapidamente;

8) a garantire il reale e capillare svolgimento delle prove Invalsi in tutte le regioni, sfruttando ogni flessibilità necessaria anche grazie alla somministrazione computer-based, per disporre di dati attendibili per ogni scuola sulla qualità degli apprendimenti;

9) a intraprendere, dopo una ricognizione capillare scuola per scuola, in raccordo con regioni, province e comuni, così come con operatori pubblici e privati, ogni iniziativa utile per assicurare connessione veloce a tutti gli studenti e i docenti non oltre il 1° settembre 2021 e a dotare tutte le scuole di connettività in fibra ottica, così da trasformarle in centri educativi diffusi e agili per i giovani cittadini di tutto il Paese;

10) ad adottare iniziative per siglare protocolli dettagliati e stringenti con gli operatori che forniscono piattaforme per la didattica digitale, valutando anche le specificità dei diversi cicli scolastici, per permettere un'adeguata tutela dei dati dei minori e dei docenti;

11) a varare un piano di formazione obbligatoria e certificata per tutti i docenti, compresi i docenti con contratti a tempo determinato, sull'uso degli strumenti digitali e sulle nuove metodologie di insegnamento, sulla base di una ricognizione puntuale, scuola per scuola, della formazione già ricevuta, della didattica effettuata e dei fabbisogni, grazie anche all'individuazione di docenti che possano fungere, in ogni istituzione scolastica, da referenti;

12) a ripensare il meccanismo della parcellizzazione dei bandi e delle risorse assegnate a pioggia per la formazione dei docenti, e a rivedere i criteri per gli enti erogatori, fissando standard qualitativi in linea con le migliori prassi internazionali e aumentando così il reale impatto che la stessa formazione può avere;

13) ad accelerare la digitalizzazione del Ministero dell'istruzione, ricorrendo alla tecnologia blockchain per raccogliere e certificare i dati raccolti nelle banche dati, a partire da quelle relative ai docenti;

14) a varare un piano di «sburocratizzazione» delle scuole, compreso un procurement facilitato, oberate da mille piccoli adempimenti che assorbono il lavoro del personale scolastico, distraendolo dalla missione educativa, puntando ad una progressiva ma definitiva abolizione dell'uso della carta in tutte le pratiche scolastiche e ad intervenire per potenziare le segreterie amministrative delle scuole, anzitutto dal punto di vista della copertura stabile dei posti vacanti di direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga);

15) a prevedere la messa in ruolo di docenti già specializzati sul sostegno in tempo utile per l'avvio del prossimo anno scolastico, affinché gli alunni e gli studenti interessati possano contare sulla piena continuità e professionalità dei loro docenti;

16) in vista del regolare avvio del prossimo anno scolastico, a confermare tutti i supplenti annuali sui posti assegnati quest'anno, a condizione che siano ancora vacanti e che gli interessati abbiano il titolo di studio previsto per coprire il posto o, in alternativa, a prevedere un concorso con prove in itinere e finali, riservato per titoli e servizio e limitatamente ai posti realmente vacanti e disponibili e fino a copertura degli stessi, costruendo un percorso che preveda nel corso dell'anno scolastico formazione obbligatoria on the job e valutazione rispetto alla formazione ricevuta, e immissione definitiva in ruolo soggetta al superamento di verifiche alla fine dell'anno scolastico effettuate con il meccanismo degli assessment center, con prove di varia natura – comprese lezioni simulate, risoluzione di casi pratici, e prove finalizzate a valutare le competenze trasversali – svolte individualmente o in team con altri candidati, e valutate da commissioni composte da più professionalità, reclutate tra docenti universitari, esperti di pedagogia, psicologi;

17) a costituire un gruppo di lavoro per arrivare entro 90 giorni a definire nuove modalità concorsuali e proposte relative agli esoneri e ai ridottissimi compensi per i commissari, da applicare ai prossimi concorsi;

18) ad adottare iniziative di competenza volte ad incentivare e facilitare, in vista della prossima estate, patti educativi di comunità con il sostegno del terzo settore, del privato sociale e dell'ecosistema imprenditoriale, che aiutino alunni e studenti con il recupero di socialità e occasioni di apprendimento sotto forma di esperienza, grazie anche alla possibilità di usare parchi, parchi archeologici, campi sportivi, cortili delle scuole e altri spazi pubblici consoni per organizzare campi estivi, avvalendosi anche dell'offerta culturale e didattica già esistente presso musei e centri culturali, assistendo nel percorso di messa a disposizione di tali spazi e chiarendo le competenze in materia di sicurezza attraverso protocolli tra il Ministero dell'istruzione e la Conferenza Stato-regioni;

19) ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere approcci alternativi alla didattica online per l'insegnamento dell'educazione civica ambientale, tramite la previsione dello svolgimento di lezioni presso orti botanici, riserve e oasi naturali, al fine di approfondire l'insegnamento mediante l'esperienza diretta con il territorio, e garantire al tempo stesso attività all'aperto nel rispetto delle misure cautelative, tali da concedere occasioni di ricreazione e socialità agli studenti, a porre inoltre l'educazione alla sostenibilità al centro dei lavori della riunione dei Ministri dell'istruzione dei Paesi del G20 che si terrà il 22-23 giugno a Catania;

20) ad elaborare un censimento del patrimonio edilizio scolastico esistente ormai dismesso e abbandonato da cui trarre una mappatura completa dei plessi inutilizzati, prevedendone il recupero, la rigenerazione e il riutilizzo.
(1-00454) «Fusacchia, Fioramonti, Muroni, Cecconi, Lombardo, Schullian».


   La Camera,

   premesso che:

    la scuola è dall'inizio di questa pandemia al centro del dibattito politico. In particolar modo, la sospensione della didattica in presenza per lunghi periodi ha fatto capire quanto la scuola in presenza sia indispensabile per la crescita culturale e umana dei bambini e dei ragazzi;

    purtroppo, i Governi succedutisi in questa fase sono stati incapaci di proporre interventi rapidi e risolutivi e sono mancati messaggi forti e chiari a genitori, studenti e docenti sul futuro dell'anno scolastico;

    le scuole sono state di nuovo chiuse, creando disagi e le legittime proteste di studenti, genitori e docenti in tutta Italia;

    a differenza dell'Italia, in Europa si riscontra che sono state mantenute le scuole aperte: un esempio su tutti quello della Francia che ha deciso di tenere aperte le scuole anche in pieno lockdown;

    da un recente studio, apparso sul Corriere della Sera, che incrocia le cifre del Ministero dell'istruzione, di aziende sanitarie e della Protezione civile, emerge che il tasso di positività tra i ragazzi è inferiore all'1 per cento dei tamponi; inoltre, la ricerca condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici sui dati di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti, fino a coprire un campione iniziale pari al 97 per cento delle scuole italiane, mostra che stare in classe non determina la salita della curva della pandemia. Nello specifico, si evidenzia che in Italia, dove le classi sono rimaste chiuse ben più a lungo che negli altri Paesi europei, non c'è correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza;

    pertanto, le conclusioni dell'analisi sono che «Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio»;

    i numeri mostrano con tutta evidenza che l'impennata dell'epidemia, osservata tra ottobre e novembre 2020, non può essere imputata all'apertura delle scuole, ad esempio la loro chiusura totale o parziale, in Lombardia e Campania, non ha influito minimamente sugli indici Kd e Rt.;

    i focolai da Sars-Cov-2 che avvengono in classe sono sotto il 7 per cento e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante;

    da autorevoli studi si evince poi che il contagio tra bambini e adolescenti provoca sintomi meno gravi rispetto agli adulti, oltre ad avere una minore capacità di trasmissione;

    da questa indagine quindi non risulterebbero delle evidenze scientifiche in merito ai vantaggi della chiusura delle scuole per contenere il contagio;

    pertanto, si ritiene che le scuole debbano essere riaperte al più presto, con tutte le necessarie precauzioni: si è di fronte ad una vera e propria emergenza educativa ed ogni giorno che gli studenti passano lontano da scuola è un giorno che contribuisce ad aggravare la loro condizione sia da un punto di vista didattico, che psicologico;

    sconcerta l'assenza di investimenti nella sicurezza delle scuole, quando si è scelto di dare la priorità all'acquisto dei banchi a rotelle, per lo più rimasti inutilizzati;

    per contro, sarebbe invece opportuno oltre che urgente:

    reperire nuovi spazi, allestire in emergenza anche tecnostrutture, raccordarsi con gli enti locali; stringere patti educativi con le scuole paritarie per coinvolgere istituti che fanno parte del sistema pubblico dell'istruzione; potenziare il sistema di tracciamento attraverso un più forte raccordo con il territorio; avere la possibilità di utilizzare i tamponi rapidi per individuare celermente eventuali positivi riducendo in questo modo i tempi di quarantena, installare sistemi di aerazione, come già è avvenuto nelle Marche, concludere celermente la vaccinazione al personale scolastico; prevedere l'istituzione di un'infermeria al servizio di plessi di istituti vicini tra loro;

    la necessità di tornare ad effettuare scuola in presenza dipende dal fatto che ormai è acclarato che la didattica a distanza (Dad) è uno strumento utile nelle emergenze, ma non può essere in alcun modo sostitutivo della didattica in presenza. Inoltre, è davvero problematico per i genitori che lavorano dover seguire i bambini nelle lezioni da remoto; alcuni sono essi stessi insegnanti e, mentre devono fare lezione ai loro alunni, hanno anche il compito di seguire i loro figli; a subire le maggiori conseguenze sono le donne costrette in molti casi a dover abbandonare il loro posto di lavoro;

    la Dad genera disuguaglianza sociale: aumenta le differenze tra chi ha disponibilità economiche e chi no, tra chi ha genitori in grado di seguire la preparazione dei figli e chi no, tra chi ha collegamenti di rete efficaci e chi no, tra chi ha disponibilità di computer per ogni figlio e chi no. Inoltre, dopo quasi un anno di Dad, sono emersi anche problemi di salute per gli studenti dovuti alla loro lontananza dalla scuola, si tratta di disturbi alimentari e anche di episodi di autolesionismo, questi episodi sono aumentati del 30 per cento; in ogni caso esiste tra bambini e ragazzi uno stato depressivo sempre più diffuso;

    è emerso che non è la scuola il luogo dove ci si contagia ma che il maggior pericolo di contagio è sui mezzi pubblici di trasporto e nei luoghi fuori dalla scuola, dove i giovani si assembrano spesso senza mascherina;

    è importante per i motivi che si sono fino a qui elencati che le scuole riaprano in sicurezza,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a riaprire le scuole di ogni ordine e grado in sicurezza, ristabilendo la didattica in presenza;

2) ad adottare iniziative di competenza volte ad incentivare i Patti educativi con le scuole pubbliche paritarie, in modo che gli enti locali competenti possano reperire spazi aggiuntivi laddove se ne ravveda la necessità;

3) ad individuare nuovi spazi in modo da ridurre il numero di alunni per classe, scongiurando la costituzione di «classi pollaio», se necessario provvedendo ad installare tecnostrutture;

4) ad adottare iniziative di competenza per attivare sistemi di aerazione, sul modello Marche, con fondi di intervento da destinare alle singole istituzioni scolastiche;

5) ad adottare iniziative di competenza volte ad istituire un presidio medico e/o un'infermeria nelle scuole che possa essere utilizzata anche da istituti scolastici vicini e che preveda anche la presenza della figura dello psicologo;

6) a potenziare il sistema di tracciamento in ambito scolastico, attraverso un maggior raccordo con il territorio;

7) ad attivare protocolli di prevenzione e controllo che prevedono tra l'altro l'utilizzo di tamponi veloci in modo da ridurre i tempi della quarantena;

8) ad adottare iniziative di competenza volte a completare la vaccinazione del personale scolastico;

9) a garantire, per quanto di competenza, che venga assicurata il più possibile l'uniformità delle decisioni prese sul territorio nazionale, nel rispetto delle competenze regionali in materia.
(1-00455) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della cultura — Per sapere – premesso che:

   in data 30 giugno 2019, con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali – direzione generale archeologia belle arti e paesaggio – protocollo DG – ABAP /03/06/2019/566, il Ministero ha apposto un vincolo monumentale al quartiere QT8 di Milano, dichiarandolo di interesse culturale particolarmente importante ai sensi degli articoli 10, comma 3, lettera d); comma 4, lettera g); 13 e 14 del decreto legislativo 2004 n. 42 (codice beni culturali e del paesaggio);

   erano già state presentate, in tempo utile prima dell'adozione del decreto, numerose osservazioni in merito alla possibilità di riconoscimento di un vincolo paesaggistico piuttosto che monumentale. Tuttavia, il provvedimento del Ministero non ha accolto le osservazioni formulate ad aprile 2019. Oggi, la cittadinanza e i residenti lamentano in particolare la grande difficoltà ad accedere a sgravi, bonus e detrazioni anche per interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici, essenziali per una vita sicura e quanto più possibile sostenibile;

   in aprile 2019 anche l'amministrazione aveva proposto al Ministero di sostituire il vincolo monumentale, considerato troppo impattante sulla gestione degli interventi di iniziativa pubblica e privata, con un più appropriato vincolo paesaggistico al fine di salvaguardare le sue prerogative nella gestione degli edifici comunali e nella disciplina dello sviluppo del territorio;

   col fine di consentire ai cittadini di evitare difficoltà, rallentamenti e criticità di intervento nelle manutenzioni e ammodernamento delle abitazioni, il vincolo paesaggistico sarebbe più coerente con le caratteristiche del quartiere e le necessità della comunità e garantirebbe una tutela per le caratteristiche del quartiere –:

   se intenda adottare iniziative per riconoscere il quartiere QT8 di Milano come bene protetto da vincolo paesaggistico, così da garantire per esso le maggiori tutele compatibilmente con le esigenze dei cittadini e le caratteristiche del quartiere stesso.
(5-05659)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il complesso di piazza Verdi, realizzato nel 1914 come sede dell'ex Poligrafico dello Stato, nel quartiere residenziale Parioli-Pinciano, tra i due grandi parchi pubblici di Villa Ada e Villa Borghese, è considerato uno degli immobili più rappresentativi dell'architettura liberty a Roma: l'immobile occupa un intero isolato di circa 17 mila metri quadrati e si sviluppa su 7 piani fuori terra per una superficie di circa 72 mila metri quadrati;

   l'ex quartier generale dell'Istituto Poligrafico dello Stato, per decenni, è stato occupato dagli operai che lì stampavano le banconote quando ancora esistevano le lire: un pezzo di storia che ora si appresta a diventare un polo direzionale;

   tramontato il progetto di trasformare il palazzo in un albergo di lusso, avviato con la Rosewood Hotels and Resorts International limited, una società controllata dalla New World China Land Ltd, i due piani di acciaio e cristallo che si alzeranno sopra lo storico palazzo diventeranno, infatti, la sede operativa dell'Enel, che ha siglato un contratto di locazione della durata di 24 anni con Residenziale Immobiliare, società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti proprietaria dell'immobile, mentre la parte «monumentale» del complesso sarà destinata ad ulteriori affittuari, sempre ad uso direzionale;

   la collaborazione tra Cassa Depositi e Prestiti ed Enel porterà al definitivo recupero dell'immobile, già avviato con la realizzazione di un parcheggio interrato di 4 piani per 285 posti auto ed il restauro delle facciate. L'operazione proseguirà con la realizzazione degli uffici fino al completamento definitivo previsto nel 2022, con un investimento da parte di Cassa Depositi e Prestiti di oltre 120 milioni di euro;

   forte preoccupazione è stata espressa da Italia Nostra Roma, che ha attivato l'accesso agli atti, chiedendo al Ministro Franceschini di avviare un'ispezione per gli accertamenti del caso, affinché questo palazzo storico e vincolato non sia distrutto dalla finanza creativa; nel documento di Italia Nostra si legge che «per le celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale, sul grandioso complesso monumentale, celebrativo anche nel suo fastoso interno, è arrivata l'avidità insaziabile delle organizzazioni parastatali: Cassa Depositi e Prestiti ed ENEL, (vale la pena di ricordare che Cassa Depositi e Prestiti ha già fagocitato, sempre per i suoi uffici, Palazzo Canevari, a Largo Santa Susanna, ex Museo Geologico Nazionale). Risultato: il vincolatissimo Poligrafico dello Stato sventrato, deformato, trasformato e sopraelevato. [...] La violenza degli interventi esterni e ci risulterebbe anche interni, con piani aggiuntivi, torri, sopraelevazioni e lo stravolgimento degli spazi, non possono essere ignorati dal Ministro dei beni culturali, Dario Franceschini»;

   in seguito alle preoccupazioni manifestate anche dai cittadini per l'impatto che migliaia di impiegati dei nuovi uffici di Enel e di altre aziende avrebbero avuto sul quartiere, l'assessore all'urbanistica Luca Montuori aveva definito la ripresa dei lavori sull'edificio «un risultato importante per la città», esempio di «dialogo tra istituzioni e aziende internazionali, di politiche portate avanti nell'interesse generale» aggiungendo che «per anni l'ex Zecca è stata un'assenza, un fantasma nel corpo della città, uno dei tanti»; parole che non hanno però rassicurato i cittadini, né le associazioni, che hanno lanciato una petizione popolare per chiedere «di bloccare immediatamente i lavori di riqualificazione dell'ex Palazzo del Poligrafico dello Stato, accertarne la progettualità e l'impatto urbanistico sul quartiere e verificare, con il dipartimento della mobilità, l'Agenzia Roma servizi per la mobilità e Atac, l'effetto della locazione a lungo termine sui quartieri Parioli-Pinciano-Trieste sia in termini di mobilità che di posti auto» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere al riguardo e come sia stato possibile autorizzare un simile intervento su un edificio storico e vincolato, con la realizzazione di una struttura sopraelevata composta da parti in acciaio e cemento armato.
(4-08804)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   GALLINELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2018 la Ferrarini SpA, una delle più importanti industrie dell'alimentare italiano, ha depositato presso il Tribunale di Reggio Emilia, al fine di far fronte ad una grave crisi societaria, un concordato preventivo con riserva (art. 161.6 legge fallimentare), quindi è stata ammessa alla procedura il 12 marzo 2019;

   da giugno 2019 a dicembre 2019, Intesa Sanpaolo e la società a totale partecipazione pubblica Amco SpA (100 per cento capitale detenuto dal MEF) hanno richiesto, come creditrici con una quota del passivo superiore al 10 per cento, di accedere ai documenti della procedura e della società, al fine di depositare una proposta concorrente ex articolo 163.4 legge fallimentare. Tali richieste hanno incontrato continui ostacoli;

   il Tribunale di Reggio Emilia il 6 e l'8 maggio 2020 ha inizialmente accolto, con un primo decreto, la rinuncia di Ferrarini alla proposta concordataria, dichiarando l'improcedibilità del concordato preventivo di Ferrarini, e in seguito accolto, con un secondo decreto, l'istanza di un nuovo concordato in bianco ex articolo 161.6 legge fallimentare di Ferrarini, concedendo termine per una nuova proposta;

   i predetti decreti sono stati impugnati da Intesa Sanpaolo e Unicredit avanti alla Corte d'Appello di Bologna evidenziando la loro illegittimità;

   nel frattempo, in data 10 agosto 2020, le stesse Intesa Sanpaolo e Unicredit come proponenti e quali partner industriali BONTERRE-Grandi Salumifici Italiani di Modena, OPAS di Carpi di Modena e CAI-Happy Pig hanno presentato al Tribunale di Reggio Emilia una proposta concorrente circa Ferrarini S.p.A.;

   successivamente, in data 31 agosto 2020, Ferrarini S.p.A. ha ripresentato avanti al Tribunale di Reggio Emilia una propria proposta in luogo di quella come sopra ritirata, che vedrà l'azienda passare sotto il controllo del Gruppo Pini e della stessa Amco SpA, che nel frattempo non solo è divenuta consocia col 20 per cento del Gruppo Pini nell'iniziativa, ma finanzierà la società controllata da Gruppo Pini, in caso di acquisizione della Ferrarini in sede concordataria, con 12 milioni di euro;

   si apprende da fonti di stampa che la Corte d'Appello di Bologna, pronunciandosi sull'impugnativa presentata da Intesa Sanpaolo e Unicredit, ha di fatto azzerato tutto il procedimento, con il venir meno degli effetti di tutti gli atti e le proposte sin qui depositate, compresa la proposta del Gruppo Pini e della Società pubblica Amco che, si legge sulla stampa, dovrà essere ripresentata presso il Tribunale Fallimentare di Bologna;

   ulteriori fonti stampa, al contempo, sollevano dubbi sulla proposta di passaggio della Ferrarini sotto il controllo del Gruppo Pini;

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, nella quale è coinvolta anche una società a totale capitale pubblico, e se non intenda verificare, per quanto di competenza, la vicenda su esposta nel complesso, al fine in particolari di evitare ripercussioni per il settore dell'industria alimentare italiana.
(4-08811)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCANTI, SIANI, MURA, CRITELLI, CIAMPI, CENNI, FIANO, RACITI, CARNEVALI, PELLICANI, VISCOMI e BOLDRINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa si apprende che, negli ultimi anni, la procura di Trapani avrebbe sottoposto a intercettazioni telefoniche numerosi giornalisti, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con proprie fonti informative e avvocati difensori, violando il segreto professionale, nonostante essi non risultassero iscritti nel registro degli indagati;

   le intercettazioni sarebbero state disposte nell'ambito di un'indagine avviata dalla stessa procedura nel 2016 per fare luce sull'attività di ong operanti in mare per il soccorso di naufraghi che cercavano di raggiungere le coste europee;

   risulta da fonti stampa che la Ministra interrogata abbia disposto accertamenti in merito alla suddetta inchiesta di Trapani;

   è opportuno che siano adottate iniziative affinché sia garantito lo scrupoloso rispetto dei principi generali relativi alla tutela del diritto di cronaca, della libertà personale e di informazione e del diritto alla difesa –:

   se, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda fornire elementi in merito alle iniziative ispettive adottate in relazione alla vicenda di cui in premessa.
(4-08810)


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 3 giugno 2020 moriva a 48 anni, nel carcere di Opera, Francesco Di Dio, condannato all'ergastolo quando aveva poco più di 18 anni;

   la zia paterna del detenuto, Maria Di Dio, si è rivolta all'interrogante e all'ex deputata radicale Rita Bernardini affinché sia fatta chiarezza sulle circostanze del decesso;

   Francesco Di Dio era affetto da gravissime patologie tra le quali: arteriopatia agli arti inferiori in fase avanzata che provocò l'amputazione del piede sinistro nel 2012, epatopatia HBV correlata, iperparatiroidismo secondario, simpatectomia lombare sinistra, formazione cistica pluriconcamerata di 3 centimetri in sede sottotiroidea paratracheale, epatomegalia in steatosi epatica;

   l'8 luglio del 2016 la professoressa Mariella Catalano (direttore del centro di patologia vascolare dell'Università di studi di Milano) segnalava «disappunto per la soluzione prospettata di trattamento che non prevedano una diversa collocazione del paziente Francesco Di Dio»; «l'arteropatia agli arti inferiori di cui soffre in fase avanzata rappresenta una patologia ad alto rischio sia in termini di sopravvivenza che di eventi acuti cardiovascolari oltre che distrettuali»;

   secondo la professoressa Catalano, la situazione del paziente avrebbe richiesto «ambiente igienicamente controllato, totalmente protetto dal fumo anche passivo, dalle basse temperature e dall'umidità», «medicazioni e una fisioterapia costante e continuativa, di cicli di terapia, controllo del dolore e di un monitoraggio delle condizioni distrettuali e generali», «in assenza di tali condizioni di minima non si può che ipotizzare un deterioramento rapido delle condizioni del paziente, accompagnato da una sofferenza non giustificata»;

   con la rapida diffusione della pandemia da COVID-19, il 18 marzo 2020, il legale di Francesco di Dio, avvocato Eliana Zecca, si rivolgeva alla magistratura di sorveglianza, presentando istanza di applicazione provvisoria del differimento pena in detenzione domiciliare, ex articolo 47-ter, comma 1-ter dell'ordinamento penitenziario anche in relazione all'articolo 147, comma 1, n. 2 del codice penale, in quanto il già compromesso quadro sanitario del paziente-detenuto sarebbe stato fatale nel caso di contrazione del virus;

   l'8 aprile del 2020, il magistrato di sorveglianza di Milano, Giulia Turri rigettava l'istanza perché in base alla relazione sanitaria del carcere, aggiornata al 3 aprile, le condizioni di salute di Di Dio erano rappresentate come «discrete»;

   nell'e-mail indirizzata all'interrogante, la zia del detenuto lamenta che, a seguito della morte del congiunto e pur avendone fatto esplicita richiesta a chi di dovere, non sono mai state consegnate ai familiari né le copie delle registrazioni della videosorveglianza del carcere, né le foto a corredo dell'autopsia;

   in particolare, in un'intervista ad Antonella Ricciardi del sito Caserta24ore il 23 gennaio 2021, la signora ha precisato: «chi muore di infarto in posizione supina, come ha dichiarato il carcere, non può avere degli ematomi sul viso. Fin dall'inizio abbiamo chiesto la videosorveglianza delle ultime 48 ore di vita di mio nipote Francesco Di Dio: ad oggi, dopo circa otto mesi, non ci è stata fornita. La mia famiglia ed io insistiamo sulla richiesta della videosorveglianza per trasparenza, e poi per sapere come è morto, non dovrebbero esserci problemi. Dopo tante richieste da parte della stampa di rilasciare interviste e dopo circa otto mesi mi sono decisa di concedere intervista alla stampa proprio per questo motivo. Noi, famiglia Di Dio chiediamo fortemente la videosorveglianza alla magistratura di Milano che sta seguendo il caso di mio nipote» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto dichiarato in premessa e, se alla luce di quanto riportato, non ritenga di dover adottare iniziative per quanto di competenza, anche tramite un'indagine amministrativa interna, per contribuire a chiarire le circostanze della morte del detenuto Francesco Di Dio;

   se, in particolare, risulti che siano state assicurate al detenuto le cure richieste dalla professoressa Catalano fin dal 2016.
(4-08812)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   da anni ormai residenti, turisti e lavoratori denunciano lo stato di intollerabile abbandono e conseguente degrado in cui versano le aree attigue ai valli ferroviari, aree demaniali o aree concesse, le stazioni ferroviarie, le autostrade e i viadotti, compromettendo il decoro urbano, il paesaggio e l'immagine complessiva dell'Italia e offrendo un pessimo biglietto da visita per le grandi aree metropolitane a visitatori e pendolari;

   tale situazione si registra, in particolar modo, nelle grandi città, ancorché le stesse rappresentino città d'arte o aree urbane dove maggiormente si concentrano attività economiche del terziario o dell'industria con conseguente maggiore afflusso di utenti: Roma, Milano, Firenze, Napoli, Bologna, Torino, solo per fare alcuni esempi;

   il degrado generato si trasforma in crollo dei coefficienti di sicurezza, trasformando aree e manufatti di proprietà dello Stato e concessi a soggetti terzi in ricettacolo di rifiuti speciali, in obiettivi per occupazioni abusive da parte di sbandati e senza fissa dimora, in luoghi utili all'esercizio di attività illegali come spaccio e stoccaggio di droga e armi, prostituzione, basi logistiche per il controllo di attività criminose; pezzi di città assaliti da ogni forma di declino sociale e urbano fino alla quotidiana attività di graffitari che deprezzano i valori immobiliari e aggiungono al degrado sociale e ambientale un danno economico per i residenti e per le attività economiche;

   in particolare, l'area a Roma che parte dalla stazione Tuscolana e attraversa piazza Ragusa proseguendo per Via della Stazione Tuscolana, è totalmente fuori controllo con proprietà demaniali, di competenza del gruppo Ferrovie dello Stato italiane, dove persistono manufatti edilizi e baracche mai mantenuti, con coperture in Eternit a quanto risulta agli interroganti, mai bonificate, abitati abusivamente da clandestini e senza fissa dimora di cui viene messa in pericolo l'incolumità fisica, presidiati da un circuito di criminalità, con la presenza, a quanto consta agli interpellanti, di barriere in cemento armato tipo «new jersey» adibite a protezione delle attività illegali, piazzali trasformati in discariche a cielo aperto e in luoghi di selezione e smistamento per refurtiva proveniente da furti in appartamento di auto, con situazione di allarme continuo tale da poter sfociare in qualunque momento in tragedia;

   a nulla sono valse fin qui le rimostranze e le iniziative dei cittadini e dei rappresentanti delle istituzioni locali, che si sono organizzati anche in comitati di quartiere, per cercare di affrontare le problematiche della zona;

   come denunciato con precedenti atti di sindacato ispettivo, a cui non è mai stato dato riscontro, si tratta di vere bombe ambientali e sociali con aggiunta di fumi nocivi legati alla presenza continua di motrici, gru e macchinari di varia natura e in continua attività diurna e notturna; persiste, secondo quanto riferito all'interrogante e denunciato dai comitati di zona, la presenza di amianto su cui Rfi intervenne anni fa con parziali e inidonee bonifiche che non hanno risolto l'annoso problema. Si legge in un volantino che i vecchi capannoni abbandonati, gestiti da Rete Ferroviaria Italiana, minacciano seriamente la salute dei residenti, disperdendo nell'aria polveri contenenti fibre d'amianto. Al veleno si somma anche il pericolo per la sicurezza derivato dall'incuria e dall'occupazione da parte di irregolari, extracomunitari e non, di tali manufatti. Taluni svolgerebbero attività commerciali mascherate da aggregazioni ludiche e sociali, facendo concorrenza sleale nei confronti di analoghe attività svolte da imprenditori che invece pagano affitti, tasse, personale, bollette. Una parte di queste attività si riversano all'interno della Stazione Tuscolana, luogo sempre più insicuro e incustodito;

   si ribadisce nel volantino che all'interno della zona di pertinenza del gruppo Ferrovie dello Stato vi sono, infatti, insediamenti abusivi, spesso legati a situazioni sociali di degrado e di emergenza abitativa e attività criminali, quali spaccio e prostituzione; in tutta la zona limitrofa si segnalano furti d'auto, scippi, furti nelle abitazioni del quartiere;

   in particolare, di notte la stazione e le aree circostanti diventano «terra di nessuno»;

   nonostante le numerose proteste e i reclami rivolti dai cittadini a Rfi, la situazione non ha trovato ancora alcuna risposta positiva, eccezion fatta per i giganteschi progetti di trasformazione urbanistica realizzabili in 20 anni e tutt'altro che indirizzati agli obiettivi di manutenzione responsabile dei beni concessi dallo Stato;

   a conferma di tale situazione, solo un anno fa, l'assessore all'urbanistica di Roma Capitale, Luca Montuori, in occasione dell'approvazione della variante al Prg per la riqualificazione dell'area della Stazione Tuscolana, aveva dichiarato: «Abbiamo già avuto diversi confronti con cittadini, comitati di quartiere e associazioni, ci sarà una dismissione progressiva di attività inquinanti, capannoni o accatastamenti di materiali di scarto e il recupero dell'area con attività interessanti per il quartiere e ampi spazi pedonali. Il tutto all'interno di una visione di sistema delle stazioni dell'anello ferroviario come porte di accesso alla città»;

   a parere degli interpellanti non si può più continuare a rinviare il problema, ma è necessario intervenire immediatamente anche per scongiurare tragedie fortuite o premeditate con conseguenti onerose richieste di risarcimento a danno di Rfi, ovvero l'esplosione di conflitti sociali sul territorio –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare per sanare la grave situazione esposta in premessa, garantendo la riqualificazione immediata dell'intera area, la rimozione del materiale in amianto rilevato, con annessa bonifica a garanzia di livelli minimi di qualità della vita;

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare a tutela della salute e della sicurezza dei cittadini residenti nelle zone degradate adiacenti alle aree ferroviarie, dislocate in tutta Italia, e, nello specifico, nell'area della stazione Tuscolana di cui in premessa, deturpata da scritte murali, e di violenze, occupazioni e attività commerciali abusive, discariche a cielo aperto, attività di spaccio e traffico di droga.
(2-01167) «Rampelli, Lollobrigida».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   nel mese di dicembre 2019 l'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna ha avviato una call internazionale per la presentazione delle domande per la concessione della gestione dell'area di transhipment del Porto di Cagliari;

   si tratta di un'offerta resa appetibile anche dalla presenza di una Zona franca doganale interclusa e di un collegamento alla istituenda Zona economica speciale di oltre 1.600 ettari, attesa dal 2018;

   il criterio di valutazione delle istanze è stato basato sul Piano operativo e organizzativo, sul Piano degli investimenti (programmi di adeguamento, riqualificazione, manutenzione, potenziamento, miglioramento delle tecnologie);

   il tutto potrebbe essere quindi più appetibile se finalmente saranno realizzate le opere di ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, come per altro auspicato dalla Corte dei conti nella sua relazione al Parlamento, in cui si dà conto dell'approvazione dell'esercizio finanziario dell'Autorità di Sistema portuale della Sardegna;

   infatti, si è reso noto che l'Authority portuale ha avviato la procedura di affidamento di progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori per il Porto Canale di Cagliari, con un importo a base di gara di 27,4 milioni di euro;

   secondo la Corte, sono dati «sintomatici di una gestione non particolarmente attiva sul fronte degli investimenti», raccomandando «di ricondurre la programmazione degli investimenti a canoni di reale fattibilità, secondo un puntuale cronoprogramma, in modo da ottimizzare l'utilizzo delle risorse disponibili»;

   risultano invece sbloccati gli investimenti dal Consiglio dei ministri (ai sensi dell'articolo 14-quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241), che ha rigettato l'opposizione, formulata dal Ministero della cultura, per gli interventi infrastrutturali finalizzati al pieno funzionamento dell'intero compendio che verrà destinato, nell'avamposto Est, a distretto della cantieristica navale e, sul versante opposto, al traffico di navi RoRo, liberando così il molo Sabaudo dal traffico commerciale;

   l'amministrazione comunale di Cagliari più volte ha rimarcato la necessità di investire nella risorsa del mare, dei servizi e delle economie ad esso collegate, tanto che è stato approvato il nuovo Piano operativo triennale 2021-2023 che ha l'obiettivo di implementare la capacità infrastrutturale di attrazione e generazione dei traffici; perfezionare ed incrementare i servizi ai passeggeri;

   tutto ciò premesso, non essendoci stata aggiudicazione, è fortissima la preoccupazione del mondo produttivo locale per l'oramai lungo periodo trascorso dalla decadenza della concessione ex articolo 18 della legge n. 84 del 1994 dell'operatore di transhipment nel Porto Canale di Cagliari. Il ritardo nell'adeguata ripresa operativa del porto sta infatti comportando per le imprese sarde, soprattutto industriali e a vocazione internazionale, un ulteriore insostenibile incremento del costo del trasporto (in termini di tariffe, qualità del servizio, tempi e tratte di collegamento, e altro) delle merci containerizzate, stimabile mediamente intorno al 10 per cento che sale, a seconda delle produzioni e delle destinazioni, anche al 30 per cento;

   tale appesantimento aggiuntivo colpisce un apparato produttivo che già paga gli aumenti delle tariffe del trasporto marittimo conseguenti all'entrata in vigore del regolamento internazionale IMO 2020, che ha imposto alle navi l'utilizzo di combustibili a minori emissioni di zolfo;

   importantissimo e cruciale è anche l'aspetto occupazionale: gli oltre 200 lavoratori, che da settembre 2019 sono stati messi in cassa integrazione, nel 2020 sono stati licenziati e attualmente si trovano in stato di disoccupazione;

   per queste ragioni, essendo determinante il rilancio tempestivo dell'attività del porto industriale per scongiurare un'ulteriore inaccettabile perdita di valore economico ed occupazione per la Sardegna, si rende necessaria un'operazione di «scouting», attraverso un Advisor specializzato nel campo del Transhipment al fine di individuare i soggetti che possano essere interessati al sito di Cagliari;

   non ultima ma importantissima è l'esigenza di istituire l'«Agenzia per il lavoro terminalistico del Transhipment», al fine di allentare le tensioni sociali derivanti dal licenziamento dei lavoratori che hanno validamente contribuito, per quasi vent'anni, all'operatività del terminal e che costituiscono parte fondamentale dell'asset in questione;

   il 27 dicembre 2020 è stato approvato dal Governo l'ODG 9/02790-bis-AR/040 che prevede testualmente «a valutare l'opportunità di definire, d'intesa con le autorità regionali, locali e le parti sociali, ogni iniziativa utile, anche di carattere finanziario, volta a consentire e favorire la costituzione di un'agenzia portuale di transhipment nel porto di Cagliari, quale strumento per assicurare la continuità lavorativa per i lavoratori attualmente in Naspi, nonché la continuità operativa e il rilancio dello scalo cagliaritano» –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per il rilancio del sistema portuale cagliaritano e in particolare del Trashipment del porto industriale, tra le quali l'individuazione di un Advisor di caratura internazionale, la fine delle opere infrastrutturali e la creazione della Agenzia per il lavoro terminalistico del Transhipment.
(2-01168) «Deidda».

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la rete autostradale ligure, in gran parte costituita da gallerie e viadotti antecedenti alle disposizioni che regolamentano i moderni standard e per decenni priva di manutenzione, fornisce all'utenza limitate capacità prestazionali e di sicurezza;

   nonostante ciò, i lavori di messa in sicurezza e ammodernamento procedono con lentezza determinando una disastrosa situazione della viabilità, non solo interna ma anche sulla A26 da e verso il Piemonte, con quotidiane code e pericolosissimi restringimenti e scambi di carreggiata, che non di rado sono causa di incidenti. Vi è grande incertezza sul procedere degli interventi e i cantieri altamente impattanti sono ormai integrati nel sistema stradale e autostradale ligure;

   ci sono anche specifiche situazioni che chiedono urgente risoluzione. Le 29 famiglie residenti sotto il viadotto Bisagno dell'A12 domandano da anni di essere trasferite, temendo per la loro incolumità a causa dello stato di degrado del viadotto sovrastante. Il montaggio dei ponteggi per il restauro della superficie dell'intero viadotto, annunciato nel 2019, si è limitato ai ponteggi sui primi tre piloni, che, però, perdono pezzi, che vanno ad aggiungersi alla caduta di detriti e calcinacci dei piloni sottostanti. Il culmine si è toccato con la caduta dall'altezza di circa 75 metri di pesanti passerelle di ferro sull'abitato sottostante;

   inoltre, si attendono ancora i lavori per la messa in sicurezza della frana di Gnocchetto, sulla ex 456 del Turchino, che dopo l'alluvione del 2019 da oltre 17 mesi tiene in scacco la Valle Stura, bloccandone la via ordinaria verso il Piemonte e vessando gli abitanti della valle, impossibilitati a spostarsi in sicurezza se non con l'A26, dunque a pedaggio tra Masone e Ovada;

   infine, permane la situazione di disagio in Valle Scrivia dovuta al crollo sulla strada statale 35 «dei Giovi», i cui lavori di ripristino del tratto franato non sono ancora terminati e gli abitanti, impossibilitati nella viabilità ordinaria, sono costretti a usare l'A7 dove, nonostante le richieste di esenzione avanzate dalle comunità locali e dalla stessa regione Liguria, si continua a pagare il pedaggio nel tratto Ronco Scrivia-Busalla –:

   quale sia lo stato di avanzamento dei lavori relativi alla viabilità ligure, con specifico riferimento al nodo autostradale e all'interconnessione con il Piemonte, nonché alle sopra esposte situazioni di disagio del viadotto Bisagno e delle Valli Stura e Scrivia, e se per queste ultime siano previste temporanee esenzioni dei pedaggi relativi alle tratte Masone-Ovada e Ronco Scrivia-Busalla.
(3-02167)


   LUCIANO CANTONE, SCAGLIUSI, BARBUTO, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, LIUZZI, MARINO, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 9 ottobre 2020 è stato firmato il decreto di costituzione della newco per il trasporto aereo, Italia trasporto aereo spa (Ita): con 3 miliardi di euro di risorse pubbliche per il piano industriale, Ita ambisce a porre le basi per il rilancio settore aereo italiano al fine di costituire un vettore di qualità capace di competere sul mercato internazionale;

   se ai 3 miliardi di euro menzionati si aggiungono 1,3 miliardi di euro che il Governo ha speso, a vario titolo, al fine di garantire la continuità del servizio alla compagnia di bandiera, il totale delle somme impegnate è pari a 4,3 miliardi di euro;

   il fallimento di Alitalia è oggi reso più drammatico dal dialogo aperto tra i Ministri Franco, Giorgetti e Giovannini, con la Commissaria dell'Unione europea alla concorrenza, Vestager;

   secondo i dati che Alitalia ha predisposto per Enac e per il Ministero dello sviluppo economico, nel 2020 i ricavi si sono ridotti dai 3.141 milioni di euro del 2019 a 829 milioni di euro. La perdita netta calcolata da Alitalia è –484 milioni di euro (ma salirebbe a –756 milioni di euro senza ristori COVID), rispetto ai –619 milioni di euro del 2019. Le grandi compagnie europee hanno chiuso i bilanci 2020 con perdite che vanno dai –6,7 miliardi di euro del gruppo Lufthansa ai –6,9 miliardi di euro di Iag, ai –7,08 miliardi di euro di Air France-Klm. Ma fino al 2019 tutte le altre facevano profitti, mentre Alitalia era già in profonda crisi;

   il mandato del Governo deve porsi l'obiettivo di negoziare con l'Unione europea un piano per la newco Ita di modo che la stessa esprima davvero un rilancio della compagnia di bandiera Alitalia, godendo di una dimensione che non la renda incapace di reggere sul mercato;

   se il contrasto maggiore con l'Unione europea concerne il dimezzamento degli slot che Alitalia ha a Linate, mentre annunciano nuovi voli da Linate le concorrenti EasyJet e la ultra low cost spagnola Volotea, il piano per Ita deve necessariamente essere affinato per raggiungere l'obiettivo, in quanto, ad oggi, la newco prevede una mini-compagnia con solo 45 aerei (solo 4 per il lungo raggio) e meno di 4 mila dipendenti, senza attività di manutenzione e handling –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche nella trattativa in sede europea, al fine di salvaguardare il settore trasporti, la mobilità dei cittadini e una leva essenziale per l'economia del nostro Paese.
(3-02168)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è di poche ore fa la notizia che sulle linee di trasporto pubblico a Roma, Viterbo, Rieti, Latina, Frosinone, Varese e Grosseto sono state trovate tracce di virus sulle superfici di bus e treni;

   nei giorni scorsi, infatti, i carabinieri dei Nas, di concerto con il Ministero della salute, hanno attivato una campagna di controlli per rilevare quanto le misure di contenimento del virus sui mezzi pubblici nazionali siano efficaci; su 756 tamponi di superficie effettuati su mezzi di trasporto e stazioni, sono stati rilevati 32 casi di positività sul materiale genetico prelevato;

   le analisi hanno determinato che è esistito un «transito e il contatto di individui infetti a bordo del mezzo, determinando la permanenza di una traccia virale», osserva il Nas, anche se questa non è «indice di effettiva capacità di virulenza o vitalità» del virus;

   non ci sono evidenze scientifiche in merito al fatto che ci si possa o no contagiare sui mezzi pubblici e alcuni esponenti del Comitato tecnico-scientifico, a fine 2020, si erano pronunciati, dicendo che non ci sono focolai riconducibili a questo tipo di spostamenti;

   è ovvio però che se i mezzi pubblici sono affollati e nessuno vigila sugli obblighi di legge per il contenimento dei contagi – e purtroppo questo è un dato di fatto che si rileva ogni giorno, soprattutto negli orari di punta – le probabilità di contagio aumentino a dismisura, rendendoli insicuri per tutti;

   a Roma, i passeggeri hanno redatto delle liste delle linee più affollate fin dal capolinea, con il risultato che non si viaggia al 50 per cento o al 75 per cento della capienza, ma molto oltre i limiti consentiti;

   si parla, inoltre, delle scuole come possibili focolai, ma in realtà il problema non è la permanenza dentro l'edificio in sé, quanto il mezzo di trasporto affollato utilizzato dagli studenti per recarvisi;

   si rivela inoltre che, invece di potenziare i trasporti, si continua a procedere nella chiusura delle aziende, arrecando ingenti danni alla già debole economia italiana;

   aumentare le corse, vigilare sul rispetto degli obblighi di distanziamento e tenuta dei dispositivi di protezione individuale, coinvolgere più possibile con accordi e convenzioni ad hoc le società private – affinché possano effettuare le stesse tratte dei mezzi pubblici – diminuirebbe di certo il rischio di contagio –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire, attraverso un'efficace programmazione del sistema dei trasporti pubblici, il rispetto delle misure anti-COVID previste.
(3-02169)


   PRESTIGIACOMO, OCCHIUTO, VALENTINI, SIRACUSANO, BARTOLOZZI, CANNIZZARO, TORROMINO e MARIA TRIPODI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   lo sviluppo delle infrastrutture è fondamentale per la crescita e la competitività del Paese. Come ricorda anche la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, trasmessa dal Governo il 15 gennaio 2021, in Italia degli ultimi dieci anni vi è stato un disinvestimento complessivo nella spesa infrastrutturale, con il conseguente aumento del divario di dotazione infrastrutturale tra l'Italia e gli altri grandi Paesi europei, nonché tra il Nord e il Sud del nostro Paese;

   in questo ambito il Ponte sullo Stretto di Messina rappresenterebbe un tassello significativo non solo per il Mezzogiorno, ma per l'intero Paese;

   si ricorda che per la realizzazione del Ponte sullo Stretto esiste già un progetto definitivo, cantierabile, in grado di mobilitare un quantitativo enorme di risorse e di creare migliaia di posti di lavoro; oltre ad avere un impatto positivo dal punto di vista eco-sostenibile: verrebbero, infatti, ridotte dell'80 per cento le emissioni di anidride carbonica di navi traghetto e aerei, offrendo come modalità primaria di trasporto l'alta velocità ferroviaria, che non sarebbe realizzabile senza il necessario collegamento tra le due sponde dello Stretto;

   anche in riferimento alla tempistica stringente richiesta dal Recovery plan, per il quale le somme devono essere spese entro il 2026, se c'è una reale ed effettiva volontà, non è affatto preclusa la realizzazione del Ponte sullo Stretto;

   la Conferenza delle regioni, nell'approvare all'unanimità il 7 ottobre 2020 il documento sul Recovery fund, ha espressamente indicato tra le opere strategiche prioritarie il Ponte sullo Stretto di Messina;

   il Ministro del precedente Governo, Paola De Micheli, aveva istituito a settembre 2020 una commissione ministeriale con il compito di esaminare le proposte progettuali volte al rafforzamento dei collegamenti tra la Calabria e la Sicilia. La commissione avrebbe dovuto terminare i suoi lavori entro il 30 ottobre 2020;

   ad oggi la commissione non ha reso note le conclusioni dei suoi lavori;

   la stessa relazione della V Commissione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvata a seguito della votazione della risoluzione di maggioranza il 31 marzo 2021, riporta il parere della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni che ha chiesto espressamente che lo studio della commissione ministeriale «sia trasmesso subito al Parlamento ai fini dell'approvazione del parere» –:

   se vi sia la reale volontà del Governo di procedere alla realizzazione del Ponte quale unico possibile collegamento stabile tra la Calabria e la Sicilia, in quanto, rispetto all'ipotesi del tunnel scartata tecnicamente a suo tempo, progetto definitivo e cantierabile e in grado di beneficiare di quota delle risorse del Recovery fund.
(3-02170)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FICARA, SAITTA, MARTINCIGLIO, PAPIRO, SCERRA, GIARRIZZO e CANCELLERI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal quotidiano on line «agrigentooggi.it» del 19 marzo 2021 si apprende che il sindaco di Agrigento, nel lamentare la carenza ormai ultradecennale di servizi ferroviari a lunga percorrenza tra la propria città e il resto del Paese, ha auspicato la riattivazione del servizio Intercity notte tra Roma e Agrigento;

   molte realtà associative del territorio hanno sostenuto l'appello lanciato dal sindaco di Agrigento anche al fine di favorire la ripartenza del turismo in Sicilia;

   già in una precedente interrogazione a risposta in Commissione (n. 5-00993), l'interrogante aveva evidenziato le numerose criticità che affliggono il trasporto ferroviario di passeggeri a lunga percorrenza soprattutto nel Sud Italia e in Sicilia;

   già all'epoca, nella stessa interrogazione, il sottoscritto aveva evidenziato la situazione di estremo disagio derivante dalla soppressione del servizio ferroviario a lunga percorrenza per le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, territori già attanagliati da precarie condizioni strutturali per quanto concerne la viabilità stradale;

   come riporta l'ultimo rapporto di Legambiente sul trasporto ferroviario, Pendolaria 2021, per i convogli a lunga percorrenza finanziati con il contributo pubblico, l'offerta in termini di treni per chilometro è scesa, dal 2010 al 2019, del 16,7 per cento e parallelamente sono calati i viaggiatori del 45,9 per cento. Nel 2019 i dati sono in leggera ripresa (+0,8 per cento) per quanto riguarda il numero di persone, ma si è comunque lontani dai dati di dieci anni fa sia per l'offerta, sia per la frequentazione;

   da marzo 2020 il contratto di servizio di media e lunga percorrenza tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Trenitalia (2017-2026) è entrato nella fase di revisione e aggiornamento e numerose sono le criticità in esame relative alla qualità del servizio offerto e ai ritardi nei tempi di realizzazione del rinnovo del materiale rotabile;

   il rilancio dei treni notturni, visto anche nell'ottica del potenziamento delle politiche di mobilità sostenibile, è già in atto in molti Paesi del Nord Europa e il ripristino del servizio Intercity notte tra Roma e Agrigento offrirebbe ulteriori possibilità di sviluppo economico al territorio delle province di Agrigento, Enna e Caltanissetta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, anche nell'ambito dell'attività di revisione e aggiornamento del contratto di servizio media e lunga percorrenza, per porre rimedio agli annosi problemi di rinnovo del materiale rotabile, di incremento dell'offerta di trasporto e miglioramento della qualità complessiva dei servizi relativi ai treni a lunga percorrenza, con particolare riferimento a quelle aree territoriali citate in premessa che, negli ultimi anni, si sono viste completamente escludere dai collegamenti a lunga percorrenza con il resto del Paese.
(5-05670)


   GRIPPA, RAFFA e SCAGLIUSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipe), con delibera n. 25 del 10 agosto 2016, ha approvato l'individuazione delle aree tematiche e dei relativi obiettivi strategici su cui impiegare la dotazione finanziaria del Fondo Sviluppo e Coesione, tra le quali è prevista l'area tematica «Infrastrutture». Tra gli interventi previsti per l'Abruzzo, in programma quelli di adeguamento e razionalizzazione della rete stradale inerenti la strada statale 16 – Variante di Vasto (Casalbordino-San Salvo Marina) per un importo di 87 milioni di euro;

   per tali lavori, che sono al centro di un dibattito territoriale ormai ventennale, in quanto utili ad allontanare traffico ed inquinamento dalle marine di Vasto e San Salvo, molti i progetti discussi e spesso non approvati negli anni scorsi. In tal senso, nel luglio del 2019, lo stesso Comitato, con una ulteriore delibera del 24 luglio 2019, ha stanziato la cifra necessaria per la realizzazione dell'opera insieme ad una serie di altri stanziamenti su strade e ferrovie;

   a riguardo, occorre precisare che la città di Vasto ha estremo bisogno di una variante all'attuale strada statale 16 «Adriatica» che riesca a svincolare, senza però che si realizzi un intervento che si riveli pericoloso per i fragili territori costieri, il suo intero abitato e quello del vicino paese di San Salvo e del loro comprensorio dal traffico di attraversamento;

   di tal guisa, a parere degli interroganti, tale opera meriterebbe di essere affrontata in modo accurato, preciso e responsabile da tutte le parti coinvolte, sia per evitare di modificare in maniera irreversibile il futuro del territorio, che per non comprometterne il rilevante pregio naturalistico e ambientale dell'area. In questo senso, sarebbe opportuno seguire la strada di un iter decisionale cui possano partecipare gli esponenti istituzionali del territorio, le associazioni, i cittadini e che tutti siano in grado di seguire le varie fasi dei lavori di progettazione con la possibilità di interlocuzione attiva prima che si giunga ad un progetto definitivo. Ciò potrebbe costituire un momento importante di partecipazione attiva;

   diversamente e senza un accordo, si corre il rischio, che le risorse stanziate vengano dirottate altrove piuttosto che essere impiegate per il tracciato che risolverebbe non pochi problemi per tutto il territorio;

   nonostante indiscrezioni di eventuali progetti definitivi apparsi sulla stampa, mai confermati né smentiti dai vertici di Anas Spa, si è avuto un primo tentativo di interlocuzione, su invito dell'interrogante, per la condivisione delle fasi dei lavori e l'iter previsto, poi non andato a buon fine, per una mai giusta menzionata ragione –:

   se i Ministri interrogati non intendano chiarire, con urgenza, per quanto di competenza, il cronoprogramma dei lavori previsti per la definitiva approvazione del progetto;

   se i Ministri interrogati, nell'ambito delle relative competenze, non ritengano di adottare le necessarie iniziative di competenza affinché la società Anas riesca a fornire una maggiore collaborazione in merito al progetto sopra citato con lo scopo di evitare che non si concretizzi la realizzazione di un'opera importante per il tratto di costa abruzzese.
(5-05672)


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI, SORTE, ROSPI e RUFFINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del crollo del Ponte Morandi, con il cosiddetto «decreto Genova», veniva istituita l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa), che avrebbe avuto l'ambizioso compito di occuparsi della sicurezza della rete stradale e autostradale, supervisionando l'esecuzione dei lavori e degli interventi da parte dei concessionari, occupandosi delle ispezioni di sicurezza sulle infrastrutture e predisponendo un piano per l'adeguamento e lo sviluppo della rete viaria nazionale;

   all'annuncio della nascita dell'ente, sono seguiti quasi tre anni di impasse, in cui la effettiva operatività di Ansfisa si è a più riprese interrotta. Oltre un anno è servito solamente per predisporre il regolamento attuativo e, col passare del tempo e con l'alternanza di Governi e Ministri, il ruolo dell'Agenzia è stato progressivamente rivisto e limitato;

   questo sino alle parole dello scorso mese dell'ultimo direttore designato, dottor Croccolo, che ha chiarito la attuale portata di Ansfisa con particolare attenzione al ramo che avrebbe dovuto occuparsi della rete stradale e autostradale. Il direttore, evidenziando come l'Agenzia abbia raggiunto la piena operatività amministrativa solamente il 30 novembre 2020, ha lamentato le importanti carenze strutturali della medesima, a corto di dipendenti (161, poco più del 28 per cento dei 569 che secondo la legge Ansfisa dovrebbe avere a regime), di profili altamente specializzati e di dirigenti per la direzione delle infrastrutture stradali;

   non solo: sempre secondo il direttore, con i mezzi e le risorse fornite all'Agenzia «attivare un controllo capillare sul campo risulterebbe impensabile» e «per controllare ogni chilometro della rete ferroviaria, stradale, autostradale e i sistemi rapidi di massa ci vorrebbe un esercito». Preso atto della impossibilità di perseguire gli obiettivi fissati al momento della costituzione di Ansfisa, viene ritenuto dagli organi dirigenziali molto più proficuo che questa concentri la propria attività sui processi, sulla certificazione e sul monitoraggio della rete stradale e autostradale, responsabilizzando i gestori delle grandi infrastrutture pubbliche;

   l'intervento del direttore di Ansfisa ha reso ancora più complessa la vicenda e, al momento, non è dato conoscere quale sia realmente il compito dell'Agenzia, come modificato e ridotto rispetto al progetto originario –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per rendere pienamente operativa l'Ansfisa e provvedere concretamente al costante monitoraggio e alla messa in sicurezza della rete stradale e autostradale italiana.
(5-05673)

INTERNO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   con ordinanza del 9 dicembre 2020, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione G.i.p., ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Antonino Castorina e Carmelo Giustra, nell'ambito di un'indagine che ha rivelato (riprendendo testualmente il testo del provvedimento) elementi inquietanti relativi alle elezioni comunali svoltesi il 20 e 21 settembre;

   nella richiesta del pubblico ministero accolta dal giudice, si trovano contestati diversi capi d'incolpazione a carico dei due soggetti, per una serie di reati elettorali e numerose fattispecie di falso in atti pubblici;

   in particolare, gli indagati avrebbero messo in opera un articolato, quanto pervasivo, sistema di alterazione del procedimento elettorale, sia mediante la nomina di presidenti di seggio che parrebbero compiacenti, sia mediante la registrazione di voti falsi, espressi, fra l'altro, a nome di soggetti ultraottantenni ricoverati in case di cura o, addirittura, di elettori deceduti;

   negli atti del procedimento penale, peraltro, ad avviso degli interpellanti, vengono proiettate ombre assai significative sulla posizione del sindaco allora in carica, poi riconfermato, Giuseppe Falcomatà;

   più in dettaglio va considerata la posizione del primo cittadino in ordine all'applicazione dell'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960 (il testo unico delle elezioni comunali), posto che tale norma stabilisce che in caso d'impedimento del presidente di seggio, il quale sopraggiunga in condizioni tali da non consentire la surrogazione normale, assume la presidenza il sindaco stesso, ovvero un suo delegato;

   sennonché, nella vicenda si sarebbero verificate – stando alle risultanze del procedimento penale – diverse anomalie: l'individuazione come delegato del consigliere comunale Castorina, soggetto candidato alla tornata del 20 e 21 settembre, e dunque in conflitto d'interessi rispetto al ruolo;

   la ratifica finale da parte del sindaco, che, sembrerebbe avvedutosi dell'irregolarità del procedimento seguito per la sostituzione dei presidenti di seggio, e sebbene avvertito dalle segreterie circa le anomalie sin da subito riscontrate, ha nondimeno fatto proprie e confermato le designazioni operate da Castorina;

   il già allarmante quadro investigativo si è, purtroppo, ulteriormente arricchito e aggravato in queste settimane;

   il 3 marzo 2021, infatti, sono stati disposti dal Gip cinque arresti domiciliari e una sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio. Le misure sono state disposte a carico di soggetti dell'entourage di Castorina, indagati a vario titolo per alterazione del voto, falsità ideologica in atto pubblico e abuso d'ufficio: secondo la ricostruzione degli inquirenti, questi avrebbero aiutato il consigliere a reperire le copie delle tessere elettorali utilizzate per far risultare voti in favore di Castorina da parte di anziani in realtà mai andati alle urne o addirittura di persone defunte;

   ulteriori riscontri sono poi intervenuti dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di Giustra, che ha ammesso come consapevolmente, in violazione delle norme vigenti, Castorina lo avesse nominato presidente di seggio;

   nel complesso, dalla vicenda suesposta – al di là dell'accertamento delle responsabilità individuali che avverrà in sede penale – emergono, ad avviso degli interpellanti, profili d'illegittimità di rilevanza tale da inficiare, ove confermati, l'intero procedimento elettorale e i suoi esiti;

   il numero e la specie delle irregolarità e dei vizi dedotti, infatti, ben potrebbero, secondo gli interpellanti, aver alterato in misura decisiva l'espressione della volontà popolare e la stessa genuinità del voto; ciò anche considerando che Castorina è risultato il candidato più votato di tutto il Centrosinistra con oltre 1.500 preferenze, decisive per consentire alla coalizione di superare la soglia necessaria a ottenere il premio di maggioranza;

   deve aggiungersi, poi, che comunque la designazione di molti presidenti di seggio in forza di deleghe irregolari configurerebbe una forma d'illegittimità originaria, suscettibile di riverberarsi, in via derivata, sugli atti successivi;

   in ogni caso, i fatti riportati sin da subito rifluiscono, danneggiandola, anche sulla legittimazione democratica e sul prestigio di tutte le principali istituzioni comunali, imponendo con urgenza chiarimenti per i cittadini reggini –:

   di quali elementi disponga il Ministro interpellato in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda valutare se sussistono i presupposti per adottare iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(2-01165) «Cannizzaro, D'Ettore, D'Attis».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che, nel comune di Canzo, è stata tentata una truffa telefonica ai danni di alcuni anziani cittadini per la consegna della spesa a domicilio;

   analizzando le segnalazioni degli utenti, sembrerebbe che i truffatori, spacciandosi per operatori comunali, invitavano ad affidarsi a loro per la consegna della spesa a domicilio in cambio, però, di un pagamento anticipato;

   l'amministrazione comunale ha rappresentato alla popolazione che il comune non ha attivato alcun servizio di questa natura e che, pertanto, richieste di tale portata dovevano considerarsi tentativi di raggiro;

   tali truffe sono tanto più gravi, e offensive per la collettività, quanto più avvengono ai danni dei soggetti più vulnerabili, come nel caso degli anziani o dei minori di età –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, Governo intenda adottare per contrastare efficacemente il diffondersi di queste truffe nel comune di Canzo, nei territori limitrofi della provincia di Como e nel resto del Paese per garantire la sicurezza dei cittadini nell'utilizzazione della telefonia fissa e mobile, anche prevedendo opportune e capillari campagne di informazione sia sull'esistenza di simili truffe, sia sulle modalità per difendersi da esse, con particolare riguardo all'esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili.
(4-08802)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano locale «La Provincia di Como» il 30 marzo 2021 riporta la notizia che nel comune di Ponte Lambro (CO), nelle settimane scorse, si sono verificati numerosi tentativi di furto, uno dei quali portato a segno; i malviventi si presentano al domicilio dei cittadini come operatori di Enel Energia o di società di approvvigionamento idrico e, in tale veste abusiva, cercano di introdursi nelle abitazioni per estorcere denaro o compiere furti; l'ultimo caso data proprio il 30 marzo 2021, quando il ladro si è presentato ad un'anziana coppia come il tecnico dell'acqua e, una volta entrato, ha portato via gioielli e contanti;

   l'amministrazione comunale di Ponte Lambro ha allertato la propria comunità tramite le piattaforme social e il passaparola, mettendola in guardia da ulteriori tentativi di reato;

   purtroppo, non si tratta di casi isolati: già nel gennaio 2021 nel comune limitrofo di Canzo, era stata tentata una truffa telefonica; nel comune di Erba, come denunciato in un precedente atto di sindacato ispettivo (n. 4/07518 ), si sono verificati tentativi di furto in abitazione ai danni di residenti; ancora nel luglio 2020, sempre a Erba, due ladri, spacciandosi per Carabinieri, entravano nell'abitazione di due anziani e li derubavano di preziosi e contanti (si veda atto di sindacato ispettivo n. 4/06344 a firma dell'interrogante);

   si tratterebbe, come emerge con evidenza, di un fenomeno che sembrerebbe assumere natura endemica in modo particolare nella zona della provincia di Como che gravita attorno, alla città di Erba e che ha gravi conseguenze sulla vita delle comunità; tali reati sono particolarmente offensivi in quanto avvengono solitamente ai danni di soggetti vulnerabili –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda tempestivamente adottare, alla luce dei fatti su esposti, eventualmente valutando la possibilità di impiegare, a supporto delle locali forze dell'ordine, l'aliquota assegnata alla provincia di Como dei militari dell'operazione «strade sicure» e destinando risorse ai sindaci per potenziare i servizi di polizia locale e di videosorveglianza delle proprie comunità;

   se si intendano adottare iniziative per rinforzare i presidi delle forze dell'ordine nell'area della provincia comasca, e in particolare nell'erbese, incrementando la presenza di uomini a mezzi al fine di contrastare adeguatamente questi reati;

   se siano previste opportune e capillari campagne di informazione sulle truffe più diffuse e sulle modalità per difendersi da esse, con particolare riguardo all'esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili.
(4-08803)


   CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 76 del 2020, cosiddetto «Decreto semplificazioni», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 120 del 2020, intervenendo a modifica dell'articolo 14 della legge 21 marzo 1990, n. 53, in materia di procedimento elettorale, ha ampliato l'elenco dei soggetti abilitati all'autenticazione delle sottoscrizioni in materia elettorale, includendo anche «gli avvocati iscritti all'albo che abbiano comunicato la loro disponibilità all'ordine di appartenenza, i consiglieri regionali e i membri del Parlamento»;

   le elezioni per le quali trova applicazione la previsione di cui al citato articolo 14 della legge n. 53 del 1990 sono, in particolare, ai sensi del comma 1 del medesimo articolo 14 quelle: dei membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; dei membri del Parlamento europeo; degli organi delle amministrazioni comunali, delle province e delle città metropolitane; i referendum previsti dalla Costituzione;

   a norma del comma 2 del suddetto articolo 14 della legge n. 53 del 1990, l'autenticazione deve essere compiuta con le modalità previste dall'articolo 21, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, ovvero: l'autenticazione deve essere redatta di seguito alla sottoscrizione e consiste nell'attestazione, da parte del pubblico ufficiale, che la sottoscrizione stessa è stata apposta in sua presenza previo accertamento dell'identità della persona che sottoscrive; il pubblico ufficiale che autentica deve indicare le modalità di identificazione, la data e il luogo dell'autenticazione, il proprio nome e cognome, la qualifica rivestita, nonché apporre la propria firma per esteso e il timbro dell'ufficio;

   in virtù della modifica introdotta dal summenzionato articolo 16-bis del suddetto «decreto Semplificazioni», è ragionevole supporre che l'apposizione di un «timbro dell'ufficio» debba trovare applicazione anche alle autenticazioni effettuate, d'ora in poi, anche da avvocati, deputati, senatori e consiglieri regionali chiamati ad autenticare;

   per effetto delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, si ricorda, sono state rinviate dal Consiglio dei ministri a dopo la prossima estate (si parla di una data compresa tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021) tutte le elezioni amministrative (tra cui quelle dei comuni di Roma, Milano, Napoli, Bologna, Torino), regionali (Calabria) e suppletive (Camera dei deputati – collegio di Siena);

   ad oggi, ancora non sono chiare le modalità attuative delle disposizioni di cui al citato articolo 16-bis del «decreto-legge Semplificazioni» ovvero, in particolare, quale «timbro dell'ufficio» avvocati, deputati, senatori e consiglieri regionali dovranno e/o potranno utilizzare per le procedure di autenticazione che sono chiamati ad effettuare –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare in tempi brevi e comunque in tempo utile per la prossima tornata elettorale 2021 iniziative al fine di chiarire l'attuazione della norma estensiva dei soggetti abilitati all'autenticazione delle sottoscrizioni in materia elettorale di cui in premessa.
(4-08805)


   SILLI, PEDRAZZINI, GAGLIARDI, BENIGNI, RUFFINO, NAPOLI e BOLOGNA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 maggio 2017, il Ministero dell'interno ha indetto diversi concorsi con lo scopo di reclutare un numero complessivo di 1.148 allievi agenti della polizia di Stato;

   per il reclutamento in questione erano stati previsti 3 concorsi distinti: uno per il reclutamento di 893 posti aperto ai civili; uno per il reclutamento di 179 posti per coloro che erano in servizio da almeno sei mesi come volontari in ferma prefissata di un anno (VFP1) e uno per il reclutamento di 76 posti riservato ai volontari in ferma prefissata di un anno in congedo, nonché ai volontari in ferma quadriennale (VFP4);

   tra i requisiti previsti dal bando per i partecipanti vi erano: la cittadinanza italiana, il godimento dei diritti civili e politici, il possesso del diploma di scuola secondaria di I grado o equipollente, un'età compresa tra i 18 e i 30 anni, l'idoneità fisica, psichica ed attitudinale all'espletamento dei compiti connessi alla qualifica;

   con l'articolo 11, comma 2-bis, del decreto-legge n. 135 del 2018 (decreto-legge Semplificazioni), convertito dalla legge n. 12 del 2019, è stato autorizzato il Ministero dell'interno ad assumere 1.851 allievi agenti della polizia di Stato, usando la graduatoria relativa alla prova scritta del concorso pubblico bandito con decreto del capo della polizia il 18 maggio 2017;

   nel medesimo decreto-legge sono state inoltre introdotte alcune norme che hanno, a parere degli interroganti, ingiustamente limitato l'accesso alle assunzioni di numerosi partecipanti al citato concorso. Tra queste vi sono: l'introduzione di un limite anagrafico che ha di fatto estromesso dalla graduatoria tutti i candidati che al 1° gennaio 2019 avessero già compiuto il ventiseiesimo anno di età e l'innalzamento del titolo di studio necessario a diploma di scuola secondaria superiore;

   così facendo, sono stati modificati ex post sia il bando già emesso che le graduatorie già formate, creando un cambiamento ingiustificato dei requisiti indicati per le assunzioni e una gravissima disparità di trattamento tra i vari candidati. Infatti, da quel momento in poi, per lo scorrimento delle graduatorie, si è dovuto tener conto solo di coloro che avevano superato la prova scritta e risultavano, alla data del 1° gennaio 2019, in possesso dei nuovi requisiti;

   l'emergenza sanitaria provocata dal Covid-19 ha inoltre determinato la totale paralisi dei concorsi pubblici, ivi comprese le procedure di assunzione degli allievi agenti della polizia di Stato;

   si rende pertanto necessario e auspicabile lo scorrimento della graduatoria per gli 893 allievi agenti della polizia di Stato del concorso indetto nel 2017 al fine di soddisfare il fabbisogno nazionale della polizia di Stato –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di risolvere questa annosa vicenda, eventualmente adottando iniziative normative per sbloccare lo scorrimento della graduatoria prevista dal concorso del 18 maggio 2017;

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di ristabilire l'equità e il rispetto delle regole nei confronti dei candidati discriminati dal cambio di requisiti, previsto dalle modifiche normative introdotte con il decreto-legge n. 135 del 2018.
(4-08813)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI, SORTE, ROSPI e RUFFINO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in data 23 novembre 2017, con decreto del direttore generale del Ministero dell'istruzione n. 1259, è stato bandito il corso-concorso nazionale, per titoli ed esami, finalizzato al reclutamento di dirigenti scolastici presso le istituzioni scolastiche statali;

   in data 18 ottobre 2018 si sono svolte le prove scritte del suddetto concorso, che in seguito sono state oggetto di diverse contestazioni e numerose richieste di accesso agli atti da parte dei candidati, i quali hanno riscontrato numerose irregolarità nella procedura concorsuale;

   nello specifico, in merito alle prove scritte del 18 ottobre 2018, tra le irregolarità ravvisate dai candidati vi sono: la mancata contemporaneità su tutto il territorio nazionale della prova; la modifica del regolamento nel corso delle fasi concorsuali; condotte diverse nell'esplicazione della prova in base ai diversi uffici scolastici regionali e il malfunzionamento del software utilizzato per le prove;

   le irregolarità descritte hanno portato molti candidati a presentare ricorso in sede giurisdizionale;

   il Tar del Lazio, in particolare, si è pronunciato, anche in seguito ai ricorsi presentati, sia sulla richiesta di accesso al codice sorgente del software utilizzato per la prova scritta, sentenza n. 7333/2019, con la quale accoglieva la richiesta, sia con le sentenze n. 2293/2020 e 5203/2020, con le quali ha riconosciuto il diritto di accesso alle prove concorsuali con il correlato corredo documentale;

   in data 10 aprile 2019 l'interrogante ha presentato in Commissione cultura, scienze e istruzione, l'interrogazione n. 5-01904, attraverso la quale chiedeva al Ministro interrogato di verificare le eventuali irregolarità emerse durante lo svolgimento della prova scritta, alla luce di principi di trasparenza dell'azione amministrativa. Ad oggi, però, purtroppo non è stata ricevuta alcuna risposta;

   ad oggi il Ministero dell'istruzione, a quanto consta all'interrogante, ha solo in parte adempiuto alle numerose istanze di accesso agli atti e alle relative sentenze del Tar –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire la totale e piena trasparenza amministrativa, agevolando la consegna dei documenti richiesti e la possibilità di procedere con una attenta analisi del software utilizzato per la procedura concorsuale.
(4-08814)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   SEGNERI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   le aree di crisi industriale complessa sono territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale;

   la complessità può derivare o da crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull'indotto, o da grave crisi di uno specifico settore industriale con elevata specializzazione sul territorio;

   in queste aree, l'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 48 del 2015 ha previsto la possibilità di concedere un intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga, sulla base di specifici accordi stipulati in sede governativa;

   al fine di assicurare la prosecuzione degli interventi di cassa integrazione guadagni straordinaria e di mobilità in deroga nelle aree di crisi industriale complessa individuate rispettivamente dalle regioni Lazio, Marche e Molise per il 2020, e non autorizzate per mancanza di copertura finanzia, l'interrogante ha presentato l'emendamento 52.7, approvato nella legge 30 dicembre 2020, n. 178, legge di bilancio per il 2021, con cui è stato istituito il «Fondo per il sostegno al reddito dei lavoratori delle aree di crisi industriale complessa, con una dotazione pari a 10 milioni di euro per l'anno 2021»;

   i criteri e le modalità di riparto tra le suddette regioni delle risorse di cui al predetto fondo sulla base dei fabbisogni comunicati, anche al fine del rispetto del limite di spesa previsto, sono stabiliti con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, da adottare entro 30 giorni dalla data di entrata in vigore della succitata legge di bilancio 2021;

   il passaggio dal Governo Conte II all'attuale Governo Draghi ha evidentemente rallentato le procedure di pubblicazione del suddetto decreto interministeriale;

   recentemente, è stato firmato dai Ministri competenti il decreto di riparto delle risorse, pari a 180 milioni di euro, per l'anno 2021; si evidenzia, per quanto consta agli interroganti, che dal predetto riparto potrebbero essere temporaneamente escluse le regioni Lazio, Marche e Molise, sino a quando non verranno assegnate le risorse previste per il 2020 –:

   quale sia la tempistica concernente le opportune verifiche e la conseguente pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto di cui in premessa.
(5-05660)


   FRATE e PAXIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi dell'editoria deriva da un mercato rapidamente mutevole, ove si sono diffusi nel tempo l'informazione digitale, l'utilizzo dei social network e di internet come mezzo di comunicazione. Oggi, per «conoscere» si utilizzano strumenti e supporti diversi (internet, televisione, video, musica, e altro), molti dei quali totalmente multimediali e interattivi ed il mondo tradizionale dell'insegnamento e del libro è in costante trasformazione;

   in questo ambito, si inserisce la cosiddetta «legge Fornero» che ha previsto, in caso di eccedenza di personale, la possibilità di fare accordi con i sindacati per far sì che il datore di lavoro paghi una prestazione e i contributi (fino al pensionamento) ai lavoratori più anziani al fine di incentivarne l'esodo; a seguito poi delle modifiche apportate nel cosiddetto «decreto-legge Sviluppo», si prevede la possibilità che, in caso di accordo sindacale, il prepensionamento possa avvenire anche nell'ambito delle procedure di mobilità collettive (articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991);

   prima dell'entrata in vigore della cosiddetta legge Fornero del 2011 e della sua attuazione, i lavoratori poligrafici potevano andare in prepensionamento al compimento di 32 anni di contribuzione;

   attualmente, in base alle modifiche stabilite con l'articolo 1, comma 500, della legge n. 160 del 2019, in vigore dal 1° gennaio 2020, l'accesso alla pensione anticipata per i lavoratori poligrafici, di imprese editrici e/o stampatrici di giornali quotidiani, le quali abbiano presentato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ai sensi dell'articolo 25-bis, comma 3, del decreto-legge n. 148 del 2015 dei piani di riorganizzazione o ristrutturazione aziendale in presenza di crisi, può solamente essere chiesto qualora questi abbiano raggiunto un'anzianità contributiva di almeno 35 anni;

   ad oggi sono circa 277 gli addetti prepensionabili con contratto poligrafico tra Sicilia e Puglia che prestano la propria attività presso la «Gazzetta del Sud» e il «Giornale di Sicilia», testate che ormai sono al collasso;

   il sottosegretario all'editoria pro tempore Martella del precedente Governo ha evidenziato come il settore della carta stampata sia fondamentale per la democrazia in Italia e, considerato il perdurare della forte crisi economica, aggravata dall'ultima nefasta emergenza Covid-19, sarebbe auspicabile un intervento che ripristini uno scivolo con anzianità contributiva di almeno 32 anni di contribuzione, come già previsto dalla legge 5 agosto 1981, n. 416, e che tale finestra resti aperta per almeno 2 anni –:

   se non sia necessario adottare iniziative per permettere ai lavoratori poligrafici di imprese editrici e stampatrici di giornali quotidiani che abbiano presentato al Ministro del lavoro e delle politiche sociali piani di riorganizzazione o di ristrutturazione aziendale in presenta di crisi aziendale, di ottenere la pensione con un'anzianità contributiva di 32 anni e che tale «finestra» resti in vigore per almeno due anni.
(5-05661)


   MURELLI, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, MINARDO, MOSCHIONI e PAROLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   giunge come un fulmine a ciel sereno per circa 400 lavoratori la decisione della Fedex-Tnt di chiudere hub piacentino Le Mose, nonostante, invece, nell'accordo siglato in prefettura l'8 febbraio 2021 ne avesse assicurato la centralità;

   il 30 marzo 2021, proprio nella mattinata in cui si è svolto lo sciopero generale della logistica, in una nota, la proprietà americana annunciava una riprogettazione di rete e investimenti che però tagliano fuori Piacenza;

   le proteste dei SiCobas e del collettivo Controtendenza, avvenuta un mese prima davanti al magazzino logistico della città, contro il mancato rinnovo del contratto nazionale Logistica, trasporto merci e spedizione, scaduto da oltre un anno e mezzo, e che ha portato a misure cautelari e arresti domiciliari, poi revocati, è da molti interpretata come la principale motivazione della scelta di chiudere l'hub;

   secondo molti, infatti, l'azienda, a fronte di diversi sabotaggi, non ha più considerato il sito affidabile, optando per la chiusura e la ricollocazione in altri hub nazionali dei soli dipendenti diretti, vale a dire 40 su 400 interessati;

   lo strappo tra Fedex-Tnt e SiCobas sembra oramai insanabile: per il sindacato l'azienda aveva già intenzione di trasferire lontano da Piacenza uno dei suoi centri nevralgici; per i più, invece, si è trattato di una vera e propria azione distruttiva, caratterizzata da oltre tre mesi di blocchi e tensioni e culminata con la manifestazione del 16 marzo 2021, per protestare anche contro gli arresti dei leader sindacali Mohamed Arafat e Carlo Pallavicini, che ha portato l'azienda a ripensare le scelte strategiche dinanzi ad un concreto problema di sicurezza –:

   se e quali iniziative di competenza, anche prevedendo l'apertura di un tavolo istituzionale, il Ministro interrogato intenda adottare per tentare di ricomporre la frattura con la parte datoriale e salvaguardare, di conseguenza, centinaia di posti di lavoro, nonché, al contempo, evitare per il futuro che aziende e siti produttivi possano essere ostaggio di pochi manifestanti.
(5-05662)


   CARLA CANTONE, VISCOMI, GRIBAUDO, LACARRA, LEPRI, MURA e SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, con l'articolo 8, comma 10-bis, del decreto-legge n. 76 del 2020 è stato introdotto l'obbligo di presentazione del documento di congruità per le procedure oggetto del codice dei contratti pubblici, relativo alla congruità dell'incidenza della manodopera, con riferimento allo specifico intervento messo a gara;

   la medesima disposizione rinvia ad un successivo decreto ministeriale, da emanare entro i successivi sessanta giorni decorrenti dalla data di conversione del medesimo decreto-legge, la definizione delle caratteristiche del documento di congruità;

   detto termine è scaduto già dallo scorso novembre 2020;

   come denunciato nell'appello della Fillea Cgil rivolto alle massime cariche istituzionali del Paese, del 10 marzo 2021 e pubblicato da diverse testate nazionali, nel settore dell'edilizia si registra nei primi mesi del 2021 un incremento degli infortuni mortali di oltre il 180 per cento rispetto al 2020;

   va scongiurato che l'auspicata ripresa del settore delle costruzioni, anche grazie ai prossimi importanti investimenti pubblici e privati che si profilano a seguito delle risorse europee e delle misure di proroga di strumenti come il superbonus 110 per cento, abbia come tragico corollario anche un ulteriore aumento di incidenti e infortuni;

   nel settore delle costruzioni si registra un'incidenza del lavoro nero dell'ordine di più del 25 per cento;

   tra gli strumenti che maggiormente potranno contribuire a rendere più sicuro il settore, così come auspicato da tutte le parti sociali, vi è senz'altro l'effettiva entrata in vigore dell'obbligo del documento di congruità –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di colmare il ritardo sin qui registratosi nell'emanazione del decreto attuativo in materia di documento di congruità.
(5-05663)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nonostante il nostro ordinamento riconosca la possibilità di accedere alla pensione anticipatamente se il lavoratore svolge mansioni particolarmente gravose, molte persone, pur legittimate, si vedono rigettare la domanda poiché l'Inps non riconosce il codice Istat di riferimento della categoria lavorativa;

   in molti, dunque, a causa del mancato riconoscimento del codice Istat, hanno dovuto presentare ricorso all'Inps, poiché si sono visti rifiutare l'istanza per accedere all'Ape Sociale e a Quota 41 lavoratori precoci;

   i codici Istat che hanno creato maggiori complicazioni e ricorsi, sono quelli della categoria degli operatori sanitari e dei conduttori di mezzi pesanti;

   il 27 gennaio 2021 era stato annunciato, con un comunicato del Ministero del lavoro e delle politiche sociali l'avvio dei lavori della commissione tecnica incaricata di studiare la gravosità delle occupazioni, proprio con il fine di risolvere le problematiche determinate dal mancato riconoscimento dei codici Istat che non coprono tutti i profili lavorativi di coloro che svolgono, di fatto, mansioni faticose e pesanti. Ma, ad oggi, nulla è dato sapere rispetto allo svolgimento di tali lavori –:

   se e quali iniziative abbia adottato il Ministro interrogato affinché siano eliminate, urgentemente, le problematiche determinate dai codici Istat, per poter riconoscere il diritto alla pensione anticipata a tutti coloro che svolgono lavori gravosi.
(5-05664)


   D'ALESSANDRO, GADDA, ANNIBALI e MORETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il territorio di Ancona sta assistendo ad un progressivo depauperamento del tessuto produttivo con fortissime implicazioni dal punto di vista occupazionale e di perdita del patrimonio storico e di competenze professionali;

   il Gruppo Elica Spa è un'azienda quotata in Borsa nel segmento Star dal 2006, leader mondiale nella progettazione, produzione e commercializzazione di motori elettrici per cappe e per caldaie da riscaldamento a uso domestico;

   con oltre 3700 dipendenti, il Gruppo Elica ha una piattaforma produttiva di 8 siti, 5 dei quali sono distribuiti in Italia e i rimanenti in Polonia, Messico e Germania, India e Cina;

   l'azienda Elica spa, ha annunciato un piano di ristrutturazione, stabilendo 409 esuberi su 560 dipendenti nel comprensorio di Ancona, la chiusura di uno stabilimento a Cerreto d'Esi (Ancona) e la delocalizzazione del 70 per cento delle produzioni in Polonia. La riorganizzazione, come si evincerebbe dal piano industriale 2021-2023, «prevede per l'area Cooking Italia la trasformazione del sito produttivo di Mergo nell'hub alto di gamma, il trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazione nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l'integrazione nel plant di Mergo dell'attività del sito di Cerreto»;

   in una nota l'azienda parla di una «dolorosa scelta che servirà a salvaguardare la strategicità e la centralità dei siti di Fabriano e di Mergo e consentirà di mantenere il cuore e la testa del Gruppo nelle Marche»;

   una situazione drammatica quella del gruppo Elica, che provocherebbe «il disastro sociale e la desertificazione industriale del territorio», come dichiarano in una nota congiunta del 2 aprile 2021 le segreterie nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil;

   le lavoratrici e i lavoratori hanno avviato una mobilitazione e un presidio permanente, al fine di protestare contro una scelta che contrasterebbe altresì con i livelli produttivi dei 2021, in linea con la produzione 2020, anno in cui era tornata la saturazione produttiva degli stabilimenti italiani;

   il ridimensionamento di Elica si inserisce in un momento molto delicato determinato dalla pandemia, e nella già complessa situazione della zona industriale di Fabriano –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda mettere in atto al riguardo, per quanto di competenza, e se non ritenga urgente promuovere l'immediata convocazione di un tavolo istituzionale al fine di scongiurare la chiusura dello stabilimento Elica di Cerreto d'Esi e la perdita di posti di lavoro in una situazione occupazionale già così drammatica segnata dalle conseguenze della pandemia.
(5-05665)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EVA LORENZONI, BORDONALI, FORMENTINI, MICHELI, RAFFAELE VOLPI e DONINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   un grande clima di incertezza aleggia tra i circa 700 dipendenti dei 44 punti vendita Despar e Alta Sfera del gruppo Alco;

   il gruppo L'Alco di Rovato (Brescia) – che comprende L'Alco Spa, Alco Grandi Magazzini e Centri Commerciali Spa – ha infatti chiuso, in via temporanea, tutti i punti vendita a marchio Altasfera, mentre i supermercati a marchio Despar ed Eurospar hanno abbassato la serranda l'ultimo weekend di marzo 2021; l'unica eccezione, tre Interspar (Rovato, Chiari e Orzivecchi) per i quali la chiusura sembra rinviata ma solo di qualche giorno;

   l'Alco, si ricorda, gestisce per l'appunto 44 punti vendita a marchio Despar, Eurospar, Interspar e il cash & carry Alta Sfera in Lombardia; la crisi di liquidità del gruppo l'Alco ha ricadute non solo sui dipendenti, ma anche nel credito dei fornitori. Nel 2019 l'Alco Grandi Magazzini Spa dichiara ricavi per 161,3 milioni di euro e una perdita di 10,4 milioni di euro. Mentre l'Alco Spa ha registrato un fatturato di 59,6 milioni di euro e una perdita netta di 35,7 milioni di euro;

   per i dipendenti ed i responsabili dei negozi, al momento, la sola prospettiva certa è quella di perdere il posto di lavoro, considerato anche che il 31 marzo 2021 è scaduta la cassa integrazione Covid;

   della vertenza, insieme ai sindacati, si stanno occupando anche la prefettura di Brescia e la regione Lombardia, nel tentativo di fornire maggiore certezza ed assicurare anche i tre mesi di arretrati e la tredicesima di dicembre –:

   se e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, i Ministri interrogati intendano adottare al fine di salvaguardare i livelli occupazionali con riguardo ai lavoratori di cui in premessa, anche aprendo un tavolo di confronto con le parti interessate e regione Lombardia.
(5-05668)

Interrogazione a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   è indispensabile ridurre gli effetti negativi causati dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 sul reddito dei lavoratori autonomi e dei professionisti e favorire la ripresa della loro attività;

   l'articolo 1, comma 20, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, legge di bilancio per l'anno 2021, ha previsto l'istituzione – nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – del Fondo per l'esonero dai contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti;

   la dotazione finanziaria del Fondo era inizialmente pari a 1.000 milioni di euro, e destinata a finanziare l'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali;

   secondo le disposizioni recate dall'articolo 3 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, cosiddetto «decreto Sostegni», che ha modificato il suddetto articolo 1, comma 20, della legge n. 178 del 2020, la dotazione finanziaria del suddetto Fondo è stata incrementata fino a 2.500 milioni di euro per l'anno 2021;

   l'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali è previsto anche per i professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, che abbiano percepito nel periodo d'imposta 2019 un reddito complessivo non superiore a 50.000 euro e abbiano subito un calo del fatturato o dei corrispettivi nell'anno 2020 non inferiore al 33 per cento rispetto a quelli dell'anno 2019;

   il comma 21 del medesimo articolo 1 ha previsto che entro sessanta giorni il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, dovesse adottare uno o più decreti volti a definire i criteri e le modalità per la concessione dell'esonero di cui al comma 20, nonché la quota del limite di spesa da destinare, in via eccezionale, ai professionisti iscritti alle casse di previdenza dei liberi professionisti e i relativi criteri di ripartizione;

   al riguardo l'interrogante evidenzia la difficoltà delle casse di previdenza, in mancanza del decreto interministeriale, di dar luogo all'esonero dal versamento dei contributi da parte degli iscritti, nonché in mancanza di elementi circa i requisiti per accedere all'esonero, di gestire le scadenze per il versamento attuali e prossime –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riferimento a quanto esposto;

   se intenda chiarire quali criteri si intendano adottare per l'applicabilità della normativa ai nuovi iscritti, ai pensionati attivi, nonché a coloro che hanno percepito nel periodo d'imposta 2019 un reddito pari a zero;

   quali siano le tempistiche per l'emanazione dei decreti interministeriali attuativi previsti dal comma 21 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, essendo già decorsi i sessanta giorni previsti;

   se siano state consultate le casse di previdenza, in qualità di soggetti attuatori che dovranno gestire le istanze di esonero, provvedere al monitoraggio del rispetto dei limiti di spesa e dovranno comunicarne i risultati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali e al Ministero dell'economia e delle finanze.
(4-08806)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   LOMBARDO, MURONI, FUSACCHIA, CECCONI e FIORAMONTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in seguito alla verifica amministrativo-contabile svolta dal Ministero dell'economia e delle finanze nei confronti di Agea dal 28 gennaio al 27 febbraio 2020 sono emerse molteplici rettifiche finanziarie che la Commissione europea ha applicato all'Italia nel periodo 2012-2019, relativamente alla gestione del Fondo europeo agricolo di garanzia e del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale, il cui totale ammonta nel periodo considerato a 1.127.741.059,35 euro;

   le motivazioni più frequenti delle rettifiche sono: controlli inadeguati o insufficienti, inosservanza dei termini dei pagamenti, controlli in loco tardivi o carenti, carenze ricorrenti nei controlli amministrativi, contabili e fisici, negligenza nel procedimento di recupero;

   in otto casi l'Agea ha proposto ricorso, negli altri l'Avvocatura generale dello Stato ha sconsigliato la proposizione del ricorso. Sette ricorsi sono stati respinti dalla Corte di giustizia;

   le conseguenze finanziarie negative per il bilancio dello Stato derivano principalmente da rettifiche finanziarie applicate dalla Commissione europea, poiché le rettifiche sono sempre a carico del bilancio;

   l'entità delle risorse finanziarie coinvolte dalle rettifiche e dai mancati recuperi che sono a carico del bilancio è tale da meritare ogni possibile sforzo per ridurre l'incidenza di tali fenomeni. Da rimarcare che, mentre la competenza sui recuperi è in carico alle singole organizzazioni di produttori (regionali), le conseguenze finanziarie restano a carico del bilancio statale, senza alcun aggravio per le singole organizzazioni di produttori;

   lo stesso dicasi per alcune rettifiche. La maggior parte di queste risultano essere forfettarie piuttosto che puntuali. Le rettifiche forfettarie vengono applicate generalmente nel caso di carenze dei sistemi di gestione e controllo, che non rendono possibile, se non con uno sforzo sproporzionato, l'individuazione puntuale degli importi. Quindi, anche le carenze nel sistema di gestione dei pagamenti, di recupero o nei controlli di ciascuna organizzazione di produttori, in conseguenza delle quali vengono applicate rettifiche finanziarie, hanno l'effetto di incidere negativamente sul bilancio statale, senza alcuna conseguenza per le singole organizzazioni di produttori;

   non può non rilevarsi che, oltre al potenziale effetto deresponsabilizzante per le organizzazioni di produttori di un tale sistema, si dovrebbe operare su un duplice fronte: innanzitutto ridurre al minimo le rettifiche derivanti dalle carenze del sistema dei controlli, che sono la maggior parte delle rettifiche applicate, dall'altro cercare di rendere effettivi gli strumenti per un sistema che, all'interno dei rapporti tra Stato e regioni, ripartisca le conseguenze finanziarie delle rettifiche e dei mancati recuperi corrispondentemente alle responsabilità dei vari soggetti interessati –:

   quali iniziative di tipo organizzativo e regolatorio intenda adottare affinché non si ripeta quanto in premessa.
(3-02165)


   INCERTI, AVOSSA, CENNI, CRITELLI, CAPPELLANI, FRAILIS, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   da tempo si discute dell'applicazione sul territorio europeo del cosiddetto Nutriscore: un sistema, mutuato dalla Francia, che fornisce informazioni su un prodotto alimentare relativamente alle sue proprietà nutrizionali;

   il sistema si basa sulle tabelle nutrizionali della Food standards Agency e, a parere dei suoi ideatori, permette al consumatore di valutare e confrontare tra loro prodotti simili grazie ad una scala di colori (dal verde al rosso) e di voti (dalla A alla E) in base alla presenza percentuale negli alimenti di 4 macroingredienti: grassi, grassi saturi, zuccheri e sali di sodio;

   l'algoritmo Nutriscore viene criticato da diversi Governi, gruppi industriali, dall'associazione degli agricoltori europei e da numerosi nutrizionisti perché semplifica le informazioni nutrizionali, confondendo i consumatori, anziché orientarli nella scelta dei prodotti. Secondo questa etichettatura alcuni prodotti agroalimentari nazionali sarebbero da semaforo rosso, ovvero non salutari perché contengono sale, zuccheri e grassi in percentuale superiore a quella stabilita dalle tabelle di riferimento;

   il nostro Paese si è battuto a Bruxelles per promuovere un sistema normativo basato solo su rigorosi pareri scientifici, per garantire ai consumatori le informazioni più dettagliate e di facile comprensione sugli alimenti. Tutto questo senza che venga mai pregiudicata la competitività del sistema agricolo europeo o siano danneggiate le filiere di qualità;

   occorre continuare a sostenere questa posizione in Europa, lavorando a stretto contatto col mondo della scienza e della ricerca per raggiungere un largo consenso sulla proposta del «sistema a batteria» italiano;

   il 12 febbraio 2021 le autorità competenti di 7 Paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera) hanno annunciato l'avvio di un meccanismo di coordinamento internazionale, per facilitare il ricorso all'etichettatura nutrizionale Nutriscore, avvalendosi di una cabina di regia e di un comitato scientifico;

   il 22 marzo 2020 il Ministro interrogato, durante un incontro a Bruxelles con il Commissario europeo all'agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha ribadito la netta contrarietà del nostro Paese al tema del Nutriscore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, sentite le diverse realtà italiane rappresentative del settore agroalimentare, intraprendere, nell'ambito del dibattito sull'armonizzazione del sistema di etichettatura degli alimenti a livello europeo, tutte le iniziative di competenza atte a scongiurare in maniera definitiva le ingiuste discriminazioni a danno di prodotti d'eccellenza del made in Italy agroalimentare che il sistema del Nutriscore opererebbe.
(3-02166)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Nutriscore, un marchio francese del 2017 rappresenta un semaforo colorato (verde scuro, verde chiaro, giallo, arancione, rosso), abbinato a cinque lettere, dalla «A» alla «E». Esse esprimono il livello di salubrità (massimo «A», minimo «E») misurando il valore di kilocalorie, grassi, zuccheri e sale in 100 grammi di prodotti. Una volta sommati, dal risultato sono sottratti i voti (da uno a cinque) dei valori «buoni» come fibre, proteine e frutta;

   l'Italia ha manifestato sempre contrarietà, in virtù delle peculiarità del made in Italy alimentare. Nutriscore mina un nostro patrimonio riconosciuto universalmente, la Dieta Mediterranea, iscritta nel Patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco dal 2010;

   ci sono criticità nella definizione del calcolo scientifico del punteggio attribuito ai prodotti, anche rispetto all'inserimento nella dieta complessiva;

   nel gennaio 2020 – dopo un lavoro scientifico di costruzione del posizionamento nazionale – la proposta italiana «NutrInform Battery» è stata notificata all'Unione europea;

   nel dicembre 2020 è stato pubblicato il decreto per la costituzione del Marchio NutrInform Battery;

   a gennaio 2021 è stato pubblicato il manuale delle condizioni d'uso del marchio e le indicazioni sulla progettazione, presentazione e posizionamento;

   ad ottobre 2020 viene presentata sulle piattaforme di app store l'applicazione Yuka;

   l'applicazione, mediante scansione dei codici a barre, vorrebbe analizzare i prodotti alimentari, illustrando i dettagli della valutazione nella scheda di prodotto dedicata, utilizzando un «sistema semaforico» simile al Nutriscore, fornendo un'informazione alternativa e aggiuntiva rispetto all'etichetta, non autorizzata dall'operatore alimentare e non in linea con la regolamentazione europea, per esempio nella classificazione del rischio degli additivi e nella loro definizione;

   ottenuti i dati, l'applicazione invia un'e-mail con specifiche raccomandazioni sui prodotti ritenuti migliori per la salute, ma in contrasto con le indicazioni della dieta mediterranea, con le linee guida per una sana alimentazione del Crea, con il posizionamento ufficiale dell'Italia in Europa;

   l'applicazione e il sito web, non forniscono alcuna informazione sui criteri scientifici utilizzati per l'assegnazione dei punteggi e dei colori ai prodotti alimentari scansionati;

   Yuka, con l'inserimento in etichetta del NutrInform Battery, potrebbe generare comunicazioni fuorvianti inviate agli utenti, o in aperto contrasto con l'indicazione in etichetta –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dell'applicazione e dell'algoritmo che regola il funzionamento, e se ritengano opportuno verificarne l'utilizzo, per assumere iniziative necessarie per tutelare i consumatori, evitare informazioni fuorvianti, ribadire l'utilità e la maggior validità del NutrInform Battery e meglio tutelare la dieta mediterranea.
(5-05669)

POLITICHE GIOVANILI

Interrogazioni a risposta immediata:


   TOCCALINI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   sono oramai statisticamente registrati i risvolti socio-psicologici che l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e le misure di contenimento ad essa correlate, quali lockdown e didattica a distanza, hanno avuto su giovani ed adolescenti;

   la frustrazione da pandemia, la dispersione scolastica, l'impossibilità di praticare sport, l'iperconnessione e l'oggettiva impossibilità di poter socializzare in presenza, infatti, stanno portando le giovani generazioni ad una deriva difficilmente risolvibile con la fine della pandemia;

   un primo segnale è stato l'escalation di risse tra ragazzini; basti ricordare le recenti maxi risse con centinaia di adolescenti al Pincio di Roma, alle spalle di Rialto a Venezia, a Gallarate nel varesotto, a Modena: ragazzini di buona famiglia, spesso poco più che bambini, che sfogano insoddisfazione e apatia in piazza, dopo essersi dato appuntamento via web e dopo aver parteggiato – probabilmente – ad una prima lite tra due o più persone tramite chat Whatsapp, Instagram, TikTok e altre;

   un altro fenomeno altrettanto preoccupante è l'aumento del consumo di droga ed alcool: il mancato controllo della scuola sui comportamenti ha spinto i già tossicomani ad aumentarne l'uso, mentre l'isolamento e la privazione dei contatti sociali ha indotto molti altri giovani a cercare soddisfazione negli stupefacenti;

   tra gli adolescenti si sono diffuse soprattutto le droghe sintetiche come gli acidi, che si possono ordinare facilmente grazie a social e internet;

   anche le modalità di spaccio sono cambiate: una rete capillare di telefonate, WhatsApp, social network e dark web che termina con la consegna a domicilio –:

   se ed in che termini il Ministro interrogato intenda porre rimedio a quello che appare agli interroganti un approccio oggettivamente errato del Governo precedentemente in carica alla «gestione» degli adolescenti nel periodo emergenziale da COVID-19 e quali iniziative di competenza intenda adottare per contrastare i fenomeni di cui in premessa.
(3-02163)


   UNGARO, MARCO DI MAIO, FREGOLENT, D'ALESSANDRO, LIBRANDI, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro per le politiche giovanili. — Per sapere – premesso che:

   nella proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dal Governo non esiste una missione dedicata specificatamente ai giovani, in contrasto con le linee guida emanate dalla Commissione europea; mantenere le misure per i giovani nel Piano nazionale di ripresa e resilienza come una priorità trasversale potrebbe complicare il monitoraggio, la valutazione e la quantificazione dei progetti e, quindi, pregiudicare l'allocazione effettiva dei fondi;

   secondo gli ultimi dati Istat riferiti al quarto trimestre del 2020, in Italia il tasso di disoccupazione giovanile, nella fascia 15-24 anni, si attesta al 31 per cento – nel giugno 2020 si attestava al 24,7 per cento – mentre i neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni sono 2.066.000, ovvero il 23 per cento del totale dei giovani della stessa età, donne per oltre la metà dei casi. Secondo Eurostat, nella fascia di età 20-34 anni, l'Italia è il Paese con il più alto numero di neet dell'Unione europea, il 27,8 per cento contro una media dell'Unione europea del 16,4 per cento;

   la crisi economica ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani e pertanto è compito del Governo farvi fronte, valutando l'attuazione di un piano straordinario di attivazione rivolto ai giovani inattivi che preveda il pieno finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese, analogamente a quanto intrapreso da altri Paesi europei. Un esempio virtuoso è dato dal Kickstart scheme nel Regno Unito che prevede per i giovani neet, o comunque giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione, la possibilità di svolgere un periodo di lavoro e formazione, presso le imprese, con contestuale erogazione di un ristoro economico. I giovani lavoratori sono selezionati dalle imprese in base alle loro esigenze, mentre il compenso per l'attività prestata sarebbe interamente a carico dello Stato;

   attualmente il programma «Garanzia giovani» copre al massimo il 60 per cento del costo del lavoro dei giovani beneficiari e prevede il coinvolgimento di diversi attori e soggetti a bando di gara, una frammentazione che ostacola la celerità necessaria per fare fronte all'emergenza giovanile descritta nella premessa –:

   se il Ministro interrogato non intenda mettere in campo assieme alle regioni un piano nazionale di emergenza per l'attivazione di giovani inattivi, mediante il finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese completamente a carico dello Stato attraverso procedure semplici e dirette analoghe a quelle intraprese da altri Paesi europei.
(3-02164)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BELLUCCI e BUCALO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha annunciato pochi giorni fa le prime indiscrezioni sul nuovo protocollo per la prevenzione e la protezione dal rischio di contagio da Covid-19 nell'organizzazione e nella gestione delle prove selettive dei concorsi pubblici;

   pur accogliendo positivamente la notizia dello sblocco di almeno 60 concorsi, che si svolgeranno su tutto il territorio nazionale per oltre 125 mila posti pubblici pronti per essere assegnati, l'emanando protocollo, così come quello finora vigente, rimane caratterizzato per gli interroganti da alcune criticità, illogicità e contraddizioni;

   in particolare, per la partecipazione ai concorsi pubblici indetti per il 2021 è richiesto ai candidati di effettuare un tampone rapido o molecolare nelle 48 ore precedenti, realizzando, di fatto, una vera e propria selezione su base reddituale, tenuto conto dei costi non certo insignificanti per ogni singolo tampone, che si aggiungono, ovviamente, al pagamento delle tasse per la presentazione della domanda di iscrizione e del fatto, non inusuale, che i «concorsisti» si iscrivono a più procedure;

   stante così la situazione, la spesa che i giovani in cerca di un'occupazione devono sostenere rischia di diventare eccessivamente onerosa e per alcuni anche proibitiva, secondo gli interroganti, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione;

   oltre all'aspetto economico, c'è da considerare un aspetto sanitario, posto che, sulla base di ormai consolidate risultanze scientifiche, il tampone molecolare e, ancor di più, quello antigenico, non hanno un'accuratezza del 100 per cento e potrebbero incorrere anche in «falsi positivi», escludendo ingiustificatamente un candidato dall'opportunità di partecipare alla procedura concorsuale; o ancora, il caso delle persone positive a lungo termine che, considerate clinicamente guarite e, quindi, autorizzate a interrompere la quarantena dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, come da circolare del Ministero della salute del 12 ottobre 2020, continuano a risultare positive al test molecolare per Sars-CoV-2, con il paradosso che possono rientrare in sicurezza nella comunità, ma non possono partecipare ad un concorso pubblico;

   infine, rileva un problema logistico, dal momento che, qualora lo svolgimento della prima prova concorsuale venisse fissato il lunedì, il tampone andrebbe eseguito il sabato, giorno prefestivo, con il rischio per i candidati di non ottenere il referto in tempo utile ed essere esclusi indebitamente dalla selezione;

   tali prescrizioni rischiano di essere suscettibili di numerosi ricorsi all'autorità giurisdizionale competente, in quanto creano un'ingiustificata disparità di trattamento fra i partecipanti, gravati da adempimenti irragionevoli, anche alla luce delle evidenze della più aggiornata letteratura scientifica: le misure preventive consistenti nel distanziamento sociale, nell'utilizzo di idonea mascherina e nell'igienizzazione delle mani e degli ambienti risultano sufficienti a limitare e ad evitare la diffusione del virus –:

   se il Governo intenda rivedere il protocollo per la prevenzione e la protezione dal rischio di contagio da Covid-19 nell'ambito della gestione dei concorsi pubblici di cui in premessa, con particolare riguardo alla prescrizione di un tampone rapido o molecolare a carico del candidato, sostituendolo, ad esempio, con la previsione di un'autocertificazione attestante il proprio stato di salute, che sarebbe, comunque, accompagnata dalla misurazione della temperatura in sede di concorso e dall'assenza di sintomi riconducibili al Covid-19.
(4-08807)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il 7 agosto 2020 l'interpellanza urgente n. 2-00894 in merito al tema del nuovo Pfas cC604 prodotto in esclusiva dalla Solvay S.P. di Spinetta Marengo (Alessandria), dopo il fallimento della Miteni di Trissino (Vicenza) nel 2018, chiarì il piano di Solvay che prevede la riduzione fino al 99,9 per cento (tramite osmosi inversa vibrazionale, metodo sperimentale) dei Pfas negli scarichi. L'Ispra assimila il cC604 alle sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche, molto persistenti e molto bioaccumulabili (Reach). La sostanza è stata rinvenuta a valle della barriera idraulica della Solvay, i cui dirigenti sono stati condannati nel dicembre 2019 per disastro ambientale colposo;

   nonostante la sentenza, Solvay sta chiedendo alla provincia di Alessandria di incrementare da 40 a 60 t/anno la produzione di cC604 e di eseguire il ciclo produttivo completo come quello eseguito in precedenza dalla Miteni;

   nella missione della Commissione «ecomafie» a Spinetta, nell'ottobre 2020, è emerso come venga prodotto anche ADV7800, un Pfas a catena lunga, e non si comprende se ciò sia lecito;

   nel mese di dicembre 2020 è stata discussa in Unione europea la direttiva sull'acqua potabile che, seppur non citi i nuovi Pfas, ha indicato la necessità di normare le concentrazioni dei Pfas agli scarichi;

   studi sulla risposta alle vaccinazioni citati nel documento Opinion on Pfos and Pfoa di Efsa (Efsa Contam Panel, 2018) documentano, a quanto consta all'interpellante, la riduzione del 50 per cento dei titoli anticorpali al di sotto della soglia di protezione per una concentrazione di Pfas di circa 10 ng/litro, per le vaccinazioni anti tetano, difterite e influenza;

   recenti studi (Grandjean et al) documentano un aumento della gravità del Covid-19 in relazione alla concentrazione ematica dei Pfas (Pfba in particolare);

   nel luglio 2020, l'ispezione di Arpa Piemonte a Torre Garofoli di Tortona (Alessandria) ha rilevato la presenza di depositi gestiti da Arcese trasporti contenenti Pfas (11,732 tonnellate) in 10 cisternette, di cui alcune a temperatura controllata, alcune no, provenienti dalla Miteni e destinati alla Solvay in due depositi esistenti a Tortona, trasporti eseguiti fra il 2015 e il 2020. I depositi di Arcese, che esegue i trasporti per conto di Solvay speciality polymers spa, risultano fuori dalla direttiva Seveso. Nel documento di Arpa viene posto il dubbio che tali attività debbano essere comprese nell'Aia;

   la conferenza di servizi provinciale è terminata nell'ottobre 2020, ma non esiste ancora il documento finale autorizzativo; da notizie di stampa risulta che la provincia (autorità competente) sembra volere autorizzare la modifica dell'Aia, l'aumento e la variazione della produzione dei Pfas;

   durante la missione della commissione ecomafie dell'ottobre 2020 a quanto consta all'interpellante sarebbero state dichiarate perdite attuali del 12 per cento dei Pfas in corpo idrico; tra l'altro sembrerebbe che non vi sia alcuna garanzia che i filtri a osmosi inversa vibrante funzioneranno, e che in ogni caso, prima di 3 anni non saranno a disposizione;

   i dati epidemiologici della popolazione sono preoccupanti, i dati relativi alla salute degli operai non sono stati messi a disposizione durante le audizioni Asl in prefettura a Vercelli;

   da notizie di stampa risulta che i limiti agli scarichi sarebbero presenti nella bozza del collegato ambientale 2020, annunciato nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2019 (limiti presenti solo in legge regionale veneta, ma non per il cC604, prodotto anche alla Miteni prima del fallimento), con un limite di 7 microgrammi/litro per i primi 24 mesi, 3,5 per i successivi e 0,5 dopo 48 mesi;

   nel documento «valutazione dei rischi da sostanze perfluorate GEN X e cC604: richiesta di parere» dell'istituto superiore di sanità i valori consigliati di cC604 agli scarichi risultano 0,1 microgrammi/litro (per singolo composto) con un valore di 0,5 microgrammi/litro per la sommatoria. Valori quindi inferiori di 70 volte rispetto a quelli presenti nella bozza del collegato e che rimangono minori di 5 volte anche ammettendo un periodo transitorio (3 anni per Iss);

   la citata nuova direttiva acque dell'Unione europea concorda sul valore cumulativo di 0,5 microgrammi/litro e 0,1 per singolo composto, ma si riferisce solo a 20 vecchi Pfas a catena lunga. Ma, dato il parere dell'Iss, è possibile essere più restrittivi e normare anche il cC604 e l'ADV7800 –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, per adeguare i valori consentiti riferiti agli scarichi relativamente ai Pfas a quanto proposto dall'Iss anche per i Pfas a catena corta (in particolare cC604) e per l'ADV7800 (a catena lunga), chiarendo la liceità della produzione di questa molecola a catena lunga;

   se non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche acquisendo ulteriori elementi in merito all'autorizzazione integrata ambientale che la provincia di Alessandria sembra in procinto di rilasciare alla Solvay, per tutelare il bacino idrico del Po e la popolazione che vi risiede (un terzo dei cittadini italiani), anche in relazione all'emergenza Covid-19;

   se risultino esiti dello studio di coorte osservazionale che era stato predisposto in Veneto nel 2016 ed era stato segnalato in ritardo durante l'audizione del luglio 2019 presso la Commissione «ecomafie» dalla dottoressa Dogliotti dell'Iss, per mancata collaborazione della regione Veneto con l'Iss, e se si ritenga di programmare ed eseguire analogo studio ad Alessandria.
(2-01166) «Zolezzi, D'Arrando, Maraia, Daga, Deiana, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Bilotti, Cadeddu, Cassese, Cillis, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Parentela, Pignatone, Aresta, Del Monaco, Iovino, Roberto Rossini».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Piano strategico per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19, «Elementi di preparazione e di implementazione della strategia vaccinale, edito dal Ministero della Salute e aggiornato ai 12 dicembre 2020», identifica le seguenti categorie da vaccinare in via prioritaria nelle fasi iniziali: «Operatori sanitari e sociosanitari in quanto[...] hanno un rischio più elevato di essere esposti all'infezione da COVID-19 e di trasmetterla a pazienti suscettibili e vulnerabili in contesti sanitari e sociali»;

   il personale sanitario e socio sanitari dell'Inps (dipendente e convenzionato) entra costantemente in contatto con soggetti suscettibili e vulnerabili. In particolare: i medici che svolgono attività di medicina fiscale visitano quotidianamente lavoratori in malattia presso il domicilio ove permane un rischio di contagio nonostante i comportamenti in aderenza alle linee operative del Coordinamento generale medico legale dell'Inps; i medici delle commissioni di invalidità e gli operatori sociali quotidianamente visitano, presso le sedi Inps e al domicilio, cittadini effetti da condizioni invalidanti e disabilitanti, appartenenti alle fasce più fragili e vulnerabili della popolazione;

   l'Inps, in data 29 dicembre 2020, comunicava a tutte le direzioni regionali a mezzo PEIINPS.0015.29/12/2020.0005522, l'adesione al Piano vaccinale nazionale anti Sars-CoV-2/Covid-19 e, a tal fine, esplicitava la necessità di raccogliere e comunicare, all'indirizzo di posta elettronica del coordinamento generale medico legale, l'elenco nominativo del personale intenzionato ad aderire su base volontaria al piano nazionale suddetto, mediante la compilazione di specifici moduli, ricomprendendo in tale elenco il personale sanitario (medici dipendenti, medici convenzionati e medici fiscali) e non sanitario operante presso i centri medico-legali;

   il decreto-legge n. 44 del 2021 approvato dal consiglio dei ministri del 31 marzo 2021, prevede l'obbligo generalizzato di vaccinazione gratuita per la prevenzione dell'infezione da Sars-CoV-2 per gli operatori sanitari. L'obbligo riguarda infatti gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali. Il rifiuto del lavoratore determina la sospensione, senza retribuzione, dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni a rischio di diffusione del contagio da Covid-19;

   allo stato attuale, le vaccinazioni del personale sanitario Inps nella gran parte dei casi, procedono con iniziative locali e personali, e ancora oggi non tutti i medici hanno ricevuto la prima dose vaccinale; inoltre, nessuna indicazione in merito al piano vaccinale è stata data al personale sanitario Inps –:

   quali iniziative il Governo ritenga utile adottare con urgenza al fine di gestire, completare e monitorare la vaccinazione dei medici e di tutti i sanitari afferenti all'Inps per tutelare non solo il personale sanitario ivi impiegato, ma anche la popolazione fragile con cui tali professionisti entrano quotidianamente in contatto.
(5-05671)

Interrogazione a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, COMAROLI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PAOLIN, SUTTO, TIRAMANI e ZANELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il pedagogista è la figura specialista dei processi educativi, formativi e di apprendimento che si occupa di sviluppare il potenziale umano e apprenditivo del bambino, così come anche delle persone adulte, attraverso l'osservazione, l'analisi dei bisogni educativi e la strutturazione degli interventi di natura pedagogica;

   la qualifica di pedagogista è attribuita a seguito del rilascio di un diploma di laurea abilitante nelle classi di laurea magistrale LM-50 – Programmazione e gestione dei servizi educativi, LM-57 – Scienze dell'educazione degli adulti e della formazione continua, LM-85 – Scienze pedagogiche o LM-93 – Teorie e metodologie dell'e-learning e della mediaeducation. Il pedagogista è, quindi, un professionista di livello apicale, con almeno cinque anni di formazione universitaria di tipo multidisciplinare, con una propria autonomia scientifica e responsabilità deontologica;

   come ben si comprende, la figura del pedagogista assume un'importanza fondamentale, per ruolo e formazione, anche in ambito sanitario, in particolare nell'assistenza dei bambini ospedalizzati, costretti a lunghi periodi di ricovero, come i bambini con patologie oncologiche, interfacciandosi con i genitori e con gli specialisti ospedalieri, sempre ovviamente con riguardo agli aspetti socio-educativi di propria competenza;

   il valore del sostegno pedagogico nei contesti socio-sanitari e della salute è stato riconosciuto espressamente sul piano normativo ai sensi dell'articolo 1, comma 517, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, con il quale è stata recentemente modificata, proprio sotto l'aspetto in esame, la disciplina contenuta nell'articolo 1, comma 594, della legge 27 dicembre 2017, n. 205;

   in base alle disposizioni testé citate, infatti, il pedagogista opera, tra l'altro, nei seguenti ambiti: «educativo e formativo; scolastico; socio-assistenziale», nonché – è questo l'aspetto che viene in rilievo ai fini della presente interrogazione – «nei servizi e nei presìdi socio-sanitari e della salute limitatamente agli aspetti socio-educativi»;

   il ruolo del pedagogista «nei servizi e nei presìdi socio-sanitari e della salute», già riconosciuto a livello normativo, assume un'importanza ancora maggiore nell'attuale contesto socio-sanitario, segnato dall'emergenza Covid-19 e dall'applicazione delle relative misure di contenimento. Proprio in questa fase, infatti, occorre garantire uno spazio dedicato all'ascolto dei genitori, delle loro preoccupazioni, delle loro paure e delle loro angosce, individuando attraverso il colloquio pedagogico nuove strategie volte al superamento del disagio genitoriale e di quello del figlio;

   nonostante le previsioni normative sopra citate, la laurea magistrale di cinque anni e nonostante la situazione di emergenza sanitaria, la figura del pedagogista non trova, ancora oggi, stabile collocazione nel Servizio sanitario nazionale (Ssn) in quanto non è prevista all'interno del CCNL. Al momento, per gli ospedali o ASL/ATS è possibile instaurare solamente la consulenza pedagogica per brevi periodi con borsa di studio o con contratto d'opera –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza al fine di promuovere, con urgenza, la stabile presenza e collocazione della figura professionale del pedagogista nel Servizio sanitario nazionale, anche a livello contrattuale, dando in questo modo un'applicazione effettiva e sostanziale a quanto già previsto a livello normativo dall'articolo 1, comma 594, della legge n. 205 del 2017, come modificato dall'articolo 1, comma 517, della legge n. 145 del 2018.
(4-08815)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   secondo i dati del Ministero dello sviluppo economico, oggi in Italia si contano oltre 11 mila startup, di cui quasi il 20 per cento fondate da under-35, e con circa 65 mila individui impiegati in totale;

   il decreto ministeriale 17 febbraio 2016 ha definito le modalità di redazione degli atti costitutivi di società a responsabilità limitata (startup innovative), successivamente corrette dal decreto ministeriale 7 luglio 2016;

   questa normativa prevedeva, a decorrere dal 20 luglio 2016, la possibilità per le startup di costituirsi in breve tempo e in forma totalmente gratuita e on line tramite un modello standard attraverso la piattaforma startup.registroimprese.it;

   questa opzione era predisposta in via alternativa all'ordinaria costituzione tramite atto pubblico notarile, con controlli attribuiti agli uffici del Registro delle imprese. Questo assetto è stato negli anni contestato dal Notariato, ma con la sentenza n. 1004/2017, il Tar Lazio aveva rigettato il ricorso del Consiglio Nazionale del Notariato (C.N.N.) contro il decreto in questione;

   tuttavia, il Consiglio di Stato, con sentenza 29 marzo 2021, n. 2643, ha ribaltato la sentenza del Tar annullando di fatto gli effetti voluti dal decreto ministeriale, determinando quindi una situazione di vera urgenza normativa;

   questo vuoto legislativo crea una situazione di assoluta incertezza per quelle attività che hanno usufruito di questo meccanismo in forma digitale e gratuita, con il rischio che avvenga ora un ingiusto dispendio di risorse economiche durante una già difficilissima congiuntura economica dovuta all'emergenza epidemiologica;

   nell'ovvia prospettiva di un intervento legislativo urgente, si richiama peraltro la necessità di recepire entro il 1° agosto 2021 la direttiva (UE) 2019/1151 per quanto concerne l'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario, la quale prevede che tutte le società a responsabilità limitata – e non solamente le startup innovative – potranno essere costituite online sulla base di modelli predefiniti e in forma alternativa alla via ordinaria, che invece resterà necessaria per le società per azioni;

   l'articolo 29 della legge di delegazione europea attualmente all'esame del Senato (AS 1721-B), recante princìpi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva citata, va nella direzione opposta a quella indicata a livello europeo, abolendo implicitamente la forma dello statuto pre-approvato che rappresentava il pilastro della semplificazione e riconoscendo al notaio il ruolo di unico soggetto certificatore –:

   se il Governo intenda affrontare nell'immediato il vuoto normativo venutosi a creare a seguito della recente sentenza del Consiglio di Stato e come intenda predisporre, al più presto, la normativa di recepimento della direttiva comunitaria per semplificare la creazione delle Srl, riducendone al tempo stesso costi, tempistiche ed oneri amministrativi, e quale posizione intenda assumere in merito a tutte quelle startup innovative che dal luglio 2016 hanno usufruito di questo meccanismo alternativo.
(2-01164) «Frate, Angiola, Costa, Schullian».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TERZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il distretto della meccanica nella regione Marche trova una delle sue migliori espressioni in termini di sviluppo, occupazione, innovazione e competitività internazionale nel settore delle cappe aspiranti;

   le imprese che si dedicano a questa produzione, tra le quali sono presenti alcuni dei principali gruppi a livello mondiale, sono concentrate nel territorio fabrianese dove le prime cappe sono state costruite nel 1958 da Abramo Galassi, fondatore del marchio Faber;

   proprio nei primi anni del 2000 il panorama ha iniziato una fase di accelerata trasformazione le cui cause possono ritrovarsi soprattutto nelle numerose operazioni di acquisizione alle quali hanno partecipato, appunto, anche capitali stranieri;

   il 25 marzo 2015 l'interrogante aveva presentato un'interrogazione (n. 5-05135) in cui si evidenziava che il gruppo Elica aveva avviato un processo di delocalizzazione che già allora appariva preoccupante in quanto si prospettava un progressivo trasferimento di quote sempre più importanti della produzione in Paesi a basso costo di manodopera dell'est Europa e in cui si chiedeva quali interventi il Ministero avesse intenzione di mettere in campo per scongiurare questa prospettiva;

   nell'interrogazione si evidenziava il fatto che negli stabilimenti italiani del gruppo Elica erano stati attivati i sistemi di ammortizzatori sociali quali cassa integrazione guadagni straordinaria e contratti di solidarietà;

   a tale interrogazione non è stata data risposta;

   nei giorni scorsi l'azienda ha dato comunicazione ai sindacati Fim, Fiom e Uilm di un piano industriale di riorganizzazione che, se attuato, comporterà la chiusura dell'impianto di Cerreto d'Esi (Ancona) con ben 400 esuberi su 600 lavoratori e trasferimento del restante personale in altra sede;

   le linee di produzione dello stabilimento di Cerreto d'Esi sarebbero trasferite in Polonia a Jelcz-Laskowice –:

   quali iniziative intenda porre in campo per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Cerreto d'Esi e dare supporto alle richieste dei lavoratori che vogliono mantenere il loro impiego;

   se ritenga di dover valutare iniziative nei confronti dell'azienda qualora abbia ricevuto, direttamente o indirettamente, un sostegno in questi anni da parte dello Stato.
(5-05667)


   GARIGLIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'ex Embraco di Riva di Chieri (TO), fondata nel 1971, inizia la produzione nel 1974 e diventa in pochi anni un punto di riferimento nella produzione dei dispositivi di refrigerazione esportando anche i propri prodotti nei mercati americani;

   nel 2018 l'azienda manifesta la volontà di chiudere lo stabilimento di Riva di Chieri per delocalizzare la produzione all'estero. Con i lavoratori si arriva ad un accordo che prevede la sospensione dei licenziamenti fino alla fine del 2019;

   il consiglio regionale del Piemonte segue da vicino l'evolversi della vicenda dello stabilimento e le sorti degli operai. Dopo la delocalizzazione in Slovacchia fatta dalla Whirlpool nel giugno del 2018, il sito fu rilevato dalla Ventures spa. Purtroppo, dopo due anni, la riconversione rimase solamente sulla carta, dato che la questione finì in mano alla magistratura;

   tra settembre e novembre 2020 il Governo presenta un progetto in prefettura a Torino per la costituzione di una Newco: la «ItalComp» che prevede la creazione di un polo europeo dei compressori per elettrodomestici tra Belluno e Torino;

   la società nasce dalla fusione dell'ex Embraco e dello stabilimento di ACC di Borgo Valbelluna (BL). Negli stabilimenti della ex Embraco si produrranno compressori prevalentemente per la catena del freddo: una buona notizia per i lavoratori piemontesi;

   il progetto esige per la sua tempestiva implementazione la previa messa in sicurezza della società ACC, attualmente in amministrazione straordinaria. Ad essa è affidata la missione di veicolare nel nuovo soggetto ItalComp i suoi assetti industriali, affinché fungano da piattaforma comune su cui innestare le attività produttive e le risorse occupazionali del sito ex Embraco;

   ACC è oggi in una condizione industriale significativamente positiva ma sconta una marcata fragilità finanziaria a causa dell'ormai irrecuperabile ritardo delle autorità europee nell'erogazione dei finanziamenti previsti dalla cosiddetta «Legge Prodi-bis». Risorse che sarebbero dovute pervenire, e che per via della loro assenza, stanno portando la società all'esaurimento della liquidità;

   il progetto ItalComp prevede investimenti per oltre 56 milioni di euro funzionali alla generazione a regime di un fatturato superiore ai 155 milioni di euro annui e di una redditività allineata alla media internazionale del comparto attraverso la costituzione di una società mista pubblico-privata partecipata da Invitalia, dalle regioni Piemonte e Veneto, attraverso appositi veicoli finanziari e da soggetti imprenditoriali privati;

   Il Governo, per sopperire all'assenza dei fondi di matrice europea, si è impegnato con il consenso delle regioni Piemonte e Veneto, all'attivazione a favore di ACC di tutte le misure rese disponibili dal Temporary Framework, così da consentirle la prosecuzione dell'attività industriale e l'assorbimento nel progetto ItalComp;

   con l'approvazione presso il consiglio regionale del Piemonte di un ordine del giorno del 23 febbraio 2021, si impegna il Governo regionale ad attivarsi presso il Ministero dello sviluppo economico affinché si proceda con il piano integrato di rilancio dell'ex Embraco e di ACC, indipendentemente dall'atteggiamento sinora non collaborativo della Commissione europea. Occorre accelerare la procedura per la costituzione di ItalComp con un capitale sociale formato per il 70 per cento da risorse pubbliche come previsto dall'articolo 43 del decreto-legge n. 34 del 2020 per superare i due disgiunti interventi di salvataggio e per realizzare, invece, un progetto integrato di politica industriale per la creazione del Polo italiano del Compressore –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, se il Governo non ritenga opportuno convocare con urgenza un tavolo tecnico di confronto per affrontare le questioni relative al progetto di cui in premessa e in particolare per la tutela dei 400 lavoratori che rischiano il licenziamento tra un mese.
(5-05675)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sul sito online «Radiogold.tv» il 31 marzo 2021, si apprende che l'azienda Elica Spa di Fabriano, multinazionale di Fabriano, leader mondiale delle cappe aspiranti, quotata in Borsa nel segmento Star, ha annunciato 409 esuberi complessivi su 560 dipendenti occupati nelle fabbriche fabrianesi. Il piano strategico presentato dall'azienda prevede, oltre agli esuberi, delocalizzazione del 70 per cento delle produzioni attualmente realizzate in Italia e la chiusura dello’ stabilimento di Cerreto d'Esi ed interi reparti di Mergo;

   Elica Spa, in una nota, ha comunicato alle organizzazioni sindacali il nuovo assetto organizzativo, in linea con il piano industriale 2021-2023, il quale prevede, per l'area Cooking Italia, la trasformazione del sito produttivo di Mergo nell'hub alto di gamma, il trasferimento delle linee produttive a maggiore standardizzazione nello stabilimento di Jelcz-Laskowice in Polonia e l'integrazione nel plant di Mergo dell'attività oggi realizzata nel sito di Cerreto;

   Elica è rimasta il baluardo italiano del distretto storico dell'elettrodomestico che, nel corso dell'ultimo ventennio, è stato costretto a cedere molti dei suoi marchi prestigiosi a player globali che oggi producono in gran parte tra Asia e Turchia;

   l'annuncio di tale piano strategico giunge dopo 12 anni di riorganizzazioni aziendali che si sono evidentemente dimostrate fallimentari e le attuali strategie aziendali smentiscono tutti gli impegni presi con le organizzazioni sindacali negli ultimi mesi e negli ultimi anni, con i lavoratori e le lavoratrici di Elica e con l'intero territorio;

   tale piano di riorganizzazione aziendale avrà inevitabilmente un forte impatto negativo sul piano occupazionale e sociale per la regione Marche, già duramente provata dalle conseguenze economiche della pandemia;

   a parere dell'interrogante, ancora una volta, attraverso politiche di delocalizzazione delle produzioni, le multinazionali rinunciano agli investimenti in Italia per pure logiche economiche e finanziarie, decidendo di scaricare i costi sui lavoratori e le lavoratrici, le loro famiglie e interi territori –:

   se i Ministri interrogati non intendano promuovere un tavolo nazionale, convocando l'azienda, le organizzazioni sindacali e tutte le parti sociali e gli enti locali coinvolti affinché la Elica Spa ritiri il piano strategico annunciato richiamato in premessa e si trovino soluzioni alternative che garantiscano gli attuali livelli produttivi e occupazionali, in particolare nei siti produttivi di Mergo e Cerreto D'Esi maggiormente colpiti da questa riorganizzazione aziendale così da scongiurare ogni conseguenza negativa per il nostro Paese e in particolare per il territorio marchigiano;

   quali iniziative intenda comunque assumere il Governo per contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni e del dumping sociale.
(4-08808)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, SUT e TERZONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, istituisce il cosidetto Superbonus 110%, che ricomprende sia interventi di efficientamento energetico (Super Ecobonus), sia per la messa in sicurezza statica delle parti strutturali degli edifici e per la riduzione del rischio sismico degli stessi (Super Sismabonus);

   gli edifici ammessi al Super Sismabonus, individuati dal decreto-legge in parola, sono gli stessi che rientrano nei requisiti di cui all'articolo 16, commi 1-bis, 1-ter, 1-quater, 1-quinquies e 1-sexies, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2013, n. 90, come modificato con l'articolo 1, comma 3, della legge dell'11 dicembre 2016, n. 232;

   tale disposizione prevede che le agevolazioni di cui agli stessi commi da 1-bis a 1-septies dell'articolo 16 del decreto-legge n. 63 del 2013 non sono cumulabili con agevolazioni già spettanti per le medesime finalità sulla base di norme speciali per interventi in aree colpite da eventi sismici;

   è evidente che in diverse aree del nostro Paese, interessate nel corso del tempo da eventi sismici anche di grande portata, sono molti i beneficiari di contributi per la ricostruzione o la messa in sicurezza previsti da normative precedenti al 2013;

   tra queste certamente rientrano le aree interessate dal terremoto dell'Irpinia del 1980, a cui sono state destinate le agevolazioni previste dalla legge n. 219 del 1981, ma non solo;

   un tale contrasto normativo comporta, infatti, che in tutte le aree terremotate italiane, in cui tutti hanno ricevuto un contributo, anche minimo, per mettere in sicurezza quando possibile la propria abitazione e che ora potrebbero abbatterla e ricostruirla grazie al super sismabonus previsto dal decreto-legge n. 34, non potranno usufruirne;

   una lesione di diritti e soprattutto una limitazione che potrebbe rendere inefficace una norma così importante –:

   se, in base a quanto esposto in premessa, non intenda adottare iniziative volte a modificare il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, al fine di rendere possibile l'accesso al Super Sismabonus anche per gli immobili ed i manufatti di qualunque genere che hanno già goduto di detrazioni o benefici fiscali o contributi concessi in occasione di terremoti, alluvioni o altri eventi calamitosi, anche in deroga all'articolo 1, comma 3, della legge 11 dicembre 2016, n. 232.
(5-05666)


   CENNI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   quella «geotermica» è una forma di energia naturale che trova origine dal calore della terra e, tra le energie rinnovabili, ha un valore aggiunto che condivide soltanto con l'idroelettrico: la continuità della produzione. La geotermia, quindi, può essere intesa come un elemento importante per la «green economy» e un sostegno significativo per sviluppare politiche «low carbon»;

   lo sviluppo corretto della geotermia porta con sé non solo benefici ambientali, contribuendo in maniera importante alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma anche importanti occasioni per la creazione di nuova occupazione;

   l'Italia è il Paese dove l'energia geotermica è stata sfruttata per la prima volta a fini industriali. Siamo infatti uno dei principali produttori di energia geotermica a livello mondiale;

   attraverso strumenti di sostegno pubblico le fonti rinnovabili (Fer) hanno consolidato negli ultimi anni un ruolo di primo piano nell'ambito del sistema energetico italiano. Con il decreto ministeriale 23 giugno 2016, sono stati introdotti incentivi per l'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico;

   la nuova Strategia energetica nazionale, adottata dal Governo nel mese di novembre 2017, considera lo sviluppo delle fonti rinnovabili come funzionale non solo alla riduzione delle emissioni, ma anche al contenimento della dipendenza energetica, prefissando l'obiettivo al 2030 del 28 per cento di consumi da rinnovabili rispetto ai consumi complessivi;

   nel decreto «Fer 1» (definito «decreto rinnovabili») pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 9 agosto 2019 non furono inseriti incentivi per l'energia geotermica generando nelle aree produttive significative preoccupazioni;

   anche a seguito di atti di sindacato ispettivo e di indirizzo presentati dall'interrogante, il Governo ha annunciato l'inserimento degli incentivi in quello che avrebbe dovuto essere l'imminente decreto «Fer 2»; in ordine di tempo: in data 4 novembre 2020 quando il Sottosegretario Alessandra Todde ha risposto ad una interrogazione dell'interrogante, e successivamente durante pubbliche manifestazioni nel mese di settembre 2020 della Sottosegretaria con delega alla geotermia, Alessia Morani;

   erano stati annunciati, in quelle occasioni, l'arrivo sul testo della bozza di decreto, dei pareri dei Ministeri per l'ambiente e della tutela del territorio e del mare (oggi Transizione ecologica) e del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e che «si contava in tempi brevi l'acquisizione della Conferenza unificata e dell'Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera); che successivamente, lo schema di decreto avrebbe dovuto essere notificato alla Commissione europea per la verifica di compatibilità con le regole sugli aiuti di Stato»;

   i continui ritardi stanno creando difficoltà alle imprese del settore presenti sul territorio nazionale; le associazioni sindacali della Toscana (una delle principali regioni dove è presente l'utilizzo dell'energia geotermica) hanno recentemente segnalato che sarebbero a rischio (tra diretti e indotto) la continuità occupazionale di oltre 2.200 lavoratori –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità che riguardano il comparto, per imprese e lavoratori causate da tempi così lunghi per l'emanazione del cosiddetto decreto «Fer 2» citato in premessa, relativo agli incentivi per la geotermia e quale sia lo stato dell'iter relativo all'approvazione definitiva di tale provvedimento.
(5-05674)

Interrogazione a risposta scritta:


   RAMPELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, il 23 febbraio 2021 (avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 53 del 3 marzo 2021) venivano determinati i comuni a cui spetta il contributo previsto dall'articolo 1, commi 139 e seguenti, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, da destinare ad investimenti relativi ad opere pubbliche di messa in sicurezza degli e del territorio;

   in particolare, per l'anno 2021, i contributi in questione ammontano complessivamente a 1.850 milioni di euro, per 2.846 opere attualmente ammesse e finanziate, tutte comprese nella categoria «interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico»;

   si può notare che gli importi stanziati dal Ministero dell'interno, con un unico atto e relativamente ad un'unica annualità, rappresentano un terzo della totalità degli stanziamenti che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha messo a disposizione negli ultimi vent'anni, per un ammontare di circa 7 miliardi di euro;

   questi finanziamenti, inoltre, sono stati assegnati senza coinvolgere né le autorità di distretto, né i presidenti delle regioni in qualità di commissari per il dissesto idrogeologico;

   a parere dell'interrogante, tale decreto delegittima il ruolo centrale che dovrebbe avere il Ministero della transizione ecologica nella programmazione degli interventi per la mitigazione del dissesto idrogeologico e vanifica gli sforzi che da diversi anni si stanno facendo per dare priorità all'aspetto tecnico nella selezione e controllo degli interventi da realizzare;

   altri 450 milioni di euro, infine, sono stati previsti per l'anno 2022 per il finanziamento di una nuova e diversa graduatoria, che sarà adottata a seguito di un'altra procedura –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano i suoi intendimenti al riguardo.
(4-08809)

TURISMO

Interrogazione a risposta orale:


   MANZO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da CovSars2 ha dimezzato il turismo italiano, settore ormai al collasso;

   dai dati Enit il 2020 è emerso un calo di 57 milioni di visitatori: la fotografia della crisi è un bilancio da profondo rosso che vede i visitatori totali internazionali e nazionali dimezzati rispetto all'anno precedente, inoltre, i pernottamenti turistici totali sono diminuiti di circa 186 milioni e la spesa di 71 miliardi di euro;

   drammatico il calo di affari pari al 97 per cento per agenzie di viaggi, tour operator, crociere: non c'è area che sia stata risparmiata dall'effetto coronavirus ed i fatturati di migliaia di aziende sono stati azzerati o quasi;

   vieppiù che con gli impianti sciistici chiusi neanche le località di montagna sono state risparmiate dalla valanga della pandemia;

   purtroppo il turismo, che in tempi «normali» contribuisce al 13 per cento del Pil tricolore, è chiaramente uno dei settori più penalizzati con conseguenze serie sulle imprese del settore e del suo indotto;

   gli impatti sono maggiori per gli arrivi internazionali che per i viaggi nazionali, i visitatori internazionali pernottanti sono scesi del 64 per cento (pari a 40 milioni di visitatori) quest'anno e i domestici del 31 per cento (16 milioni) rispetto al 2019;

   anche le stime per il 2021 non sono incoraggianti come affermato dal presidente della Federazione aderente a Confcommercio che ipotizza almeno un primo semestre di contrazione assoluta;

   il virus è destinato a lasciare un segno profondo sulle abitudini dei viaggiatori: il primo a ripartire sarà il turismo interno, mentre per tornare ai livelli pre-Covid di visitatori internazionali pernottanti serviranno più di tre anni;

   il settore, non fatturando niente, si sta spegnendo e sta morendo;

   a picco anche le terme, come affermato da Massimo Caputi, presidente di Federterme che implora oltre agli aiuti in fase emergenziale, misure per favorire il rilancio della domanda interna e di un Progetto di sviluppo del turismo sanitario in Italia, di cui il termalismo può rappresentare uno dei segmenti fondamentali;

   la metà dei turisti in Italia è straniero; il crollo del mercato internazionale, provocato dall'emergenza sanitaria, si è abbattuto, dunque, sul turismo italiano come un devastante tsunami;

   si stima che per la ripresa ci vorrà almeno un triennio;

   pertanto è assolutamente necessario sostenere tempestivamente le aziende con incentivi;

   Assoturismo Confesercenti chiede di puntare sulla programmazione e sugli investimenti mirati del Recovery Plan –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali misure intenda adottare per supportare con concreti incentivi un comparto importantissimo per l'economia del nostro Paese attualmente al collasso.
(3-02171)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Lorefice e altri n. 2-01160, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 31 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Marzana.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Lapia n. 1-00451, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 478 del 31 marzo 2021.

   La Camera,

   premesso che:

    come già stabilito dal decreto legislativo n. 31 del 2010, la Sogin s.p.a., quale soggetto responsabile della realizzazione e dell'esercizio del deposito nazionale e del parco tecnologico, nel 2015 ha trasmesso all'ex Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), oggi Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione), la proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla localizzazione del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività, derivanti da attività industriali, di ricerca e medico-sanitarie e dalla pregressa gestione di impianti nucleari, e all'immagazzinamento, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti ad alta attività e del combustibile irraggiato provenienti dalla pregressa gestione di impianti nucleari, incluso in un parco tecnologico;

    la stessa società Sogin s.p.a., con il nulla osta del Ministero dello sviluppo economico (Mise) e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm), ha dunque pubblicato il 5 gennaio 2021 sul sito www.depositonazionale.it la suddetta carta nazionale Cnapi, che fornisce in definitiva una mappa completa dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi come descritto in premessa. L'avvenuta pubblicazione, ha avviato il periodo di consultazione pubblica come previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010 (e i cui termini di discussione e valutazione sono stati modificati dal decreto-legge «Milleproroghe» convertito dalla legge 26 febbraio 2021, n. 2);

    ai territori che ospiteranno il sito di stoccaggio, verrà riconosciuto un ristoro in termini economici: per il 10 per cento spetterà alla provincia nel cui territorio il sito verrà ubicato, per il 55 per cento al comune nel cui territorio il sito verrà ubicato e per il 35 per cento ai comuni limitrofi in un'area compresa nei 25 chilometri dal sito destinato al parco tecnologico;

    come riportato dalla guida tecnica n. 29 dell'ex Ispra, che definisce i criteri per la localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, «le caratteristiche del sito nel quale viene localizzato un impianto di smaltimento di rifiuti radioattivi a bassa e media attività, unitamente a quelle del condizionamento dei rifiuti e delle strutture ingegneristiche dell'installazione, devono garantire il confinamento e l'isolamento dei radionuclidi dalla biosfera, al fine di assicurare nel tempo la protezione della popolazione, dell'ambiente e dei beni». A ciò si aggiunge la raccomandazione che «il processo di localizzazione di un impianto di smaltimento superficiale, di seguito denominato “deposito”, avviene, anche con riferimento alle raccomandazioni emanate dagli organismi internazionali, attraverso fasi successive di indagini e valutazioni»;

    secondo le medesime linee della guida tecnica n. 29, durante la prima fase vengono individuate le aree «potenzialmente idonee», con eventuale ordine di idoneità. Il tutto è definito anche attraverso «criteri di esclusione» che sono stati fissati al fine di escludere le aree del territorio nazionale che non rispondano ai requisiti riportati nella guida tecnica. Vengono tenute in considerazione, tra le altre caratteristiche, anche valutazioni che riguardano:

     a) la stabilità geologica, geomorfologica ed idraulica dell'area al fine di garantire la sicurezza e la funzionalità delle strutture ingegneristiche da realizzare secondo barriere artificiali multiple;

     b) il confinamento dei rifiuti radioattivi mediante barriere naturali offerte dalle caratteristiche idrogeologiche e chimiche del terreno, atte a contrastare il possibile trasferimento di radionuclidi nella biosfera;

     c) la compatibilità della realizzazione del deposito con i vincoli normativi, non derogabili, di tutela del territorio e di conservazione del patrimonio naturale e culturale;

     d) l'isolamento del deposito da infrastrutture antropiche ed attività umane, tenendo conto dell'impatto reciproco derivante dalla presenza del deposito e dalle attività di trasporto dei rifiuti;

     e) l'isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo;

     f) la protezione del deposito da condizioni meteorologiche estreme;

    ai «criteri di esclusione» si affiancano i «criteri di approfondimento», definiti per consentire la valutazione delle aree individuate a seguito dell'applicazione dei criteri di esclusione. Pertanto, ad esempio, come si evince dalla guida tecnica «la loro applicazione può condurre all'esclusione di ulteriori porzioni di territorio all'interno delle aree potenzialmente idonee e ad individuare siti di interesse»;

    come riportato nella carta nazionale Cnapi pubblicata nel mese di gennaio 2021, sono stati individuati 67 potenziali siti che potrebbero dunque ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi del nostro Paese: essi risultano dislocati nelle regioni Piemonte (8 zone), Toscana e Lazio (24 zone), Basilicata e Puglia (17 zone), Sardegna (14 aree), Sicilia (4 aree). 12 aree sono state classificate in classe A1 (zona a massima priorità), 11 aree in classe A2, 15 aree in classe B e 29 aree in classe C;

    trascorso il periodo di consultazione pubblica come previsto dal decreto legislativo n. 31 del 2010 (e i cui termini di discussione e valutazione sono stati modificati dal decreto-legge «Milleproroghe» convertito dalla legge 26 febbraio 2021 n. 2) della durata di 180 giorni, si avvierà (nell'arco di duecentoquaranta giorni successivi alla pubblicazione della Cnapi), un seminario nazionale che vede l'espletamento di azioni di confronto coordinate con regioni, amministrazioni locali, poli universitari, associazioni di settore, enti di ricerca e tutti quegli organi che possano dare un supporto significativo;

    proprio quest'ultimo risulta essere un passaggio quanto mai necessario e fondamentale, che contribuirà a definire non solo le scelte dei siti più idonei ad ospitare i rifiuti nucleari stoccati nei relativi depositi, ma a garantire azioni di massima trasparenza delle informazioni che dovranno essere trasmesse a tutti i soggetti interessati dai provvedimenti di cui in narrativa, compresi i cittadini delle aree indicate nella carta nazionale Cnapi;

    stando alle osservazioni e alle indicazioni che saranno fornite durante l'attuale iter di consultazione, la Sogin s.p.a. dovrà elaborare una nuova proposta di carta nazionale Cnapi. Pertanto, sarà poi compito del Ministero dello sviluppo economico approvare, sentito il parere dell'Isin, la versione definitiva della carta che individuerà i siti di stoccaggio;

    è evidente come qualsiasi amministrazione locale possa essere interessata ad evitare che i siti del deposito nazionale ricadano nei territori di propria competenza, poiché tali azioni, se non efficacemente valutate prima ancora di essere messe in atto, potrebbero seriamente pregiudicare le economie locali soprattutto di quelle aree che basano la loro produttività interna sulla qualità dell'ambiente e delle acque, delle produzioni agroalimentari, delle esportazioni del settore agroalimentare e della tutela del settore turistico-ricettivo;

    l'annuncio della pubblicazione della carta nazionale Cnapi del mese di gennaio 2021, ha suscitato indignazione da parte di molti sindaci d'Italia, oltre che di presidenti di regione, i quali si dicono pronti a contrastare con ogni mezzo a loro disposizione, eventuali scelte che saranno assunte nei prossimi mesi e, a maggior ragione, se le stesse saranno assunte in maniera poco o per nulla condivisa,

impegna il Governo:

1) a mettere in atto ogni iniziativa utile e necessaria a garantire la massima collaborazione tra tutti gli enti istituzionali impegnati nel processo di valutazione e definizione dei possibili siti di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, al fine di garantire la totale trasparenza e tempestività della trasmissione delle informazioni necessarie, colmando di fatti possibili asimmetrie informative tra tutti gli attori in campo;

2) ad analizzare in maniera approfondita l'individuazione delle possibili aree di deposito, al fine di valutare tutte le problematiche esposte in premessa e giungere, in tempi ben definiti, a soluzioni che siano condivise e che tengano in conto gli interessi e delle principali vocazioni territoriali dell'intero Paese;

3) a garantire, nell'ambito dell'iter di approvazione definitiva della carta nazionale delle aree potenzialmente idonee ad ospitare siti di stoccaggio, la massima tutela di quei territori considerati «Patrimonio dell'umanità» dall'Unesco e, ove possibile, a valutarne l'esclusione dalla carta nazionale Cnapi;

4) a favorire il massimo coinvolgimento dei competenti organi parlamentari, per quanto di competenza, sia in vista della pubblicazione definitiva della carta nazionale delle aree idonee, sia successivamente al completamento del processo descritto in premessa;

5) a sostenere la promozione di adeguate campagne informative, che possano garantire la massima conoscenza ai soggetti istituzionali interessati, incluse le amministrazioni locali, e soprattutto ai cittadini, delle decisioni assunte e di eventuali conseguenze che le stesse potrebbero avere in fase di progettazione e realizzazione del deposito dei rifiuti e del relativo parco tecnologico;

6) a valutare ogni rischio connesso al trasferimento delle scorie radioattive, sia via terra che soprattutto via mare, mettendo in campo ogni iniziativa necessaria volta a tutelare l'ecosistema, con maggiore attenzione verso quelle aree ad alto rischio ed impatto ambientale, tenuto conto che il trasporto via mare richiederebbe la costruzione di depositi imbarco e sbarco delle scorie nei porti di partenza e arrivo, di un naviglio dedicato, e che si tratterebbe di viaggiare sulle stesse rotte dedicate al turismo;

7) a valutare l'opportunità di escludere la localizzazione dei siti in territori la cui economia è legata alla valorizzazione di zone di alto pregio ambientale e paesaggistico e si basa prevalentemente sull'allevamento, attività strettamente legata alle caratteristiche e alla qualità del suolo e delle acque;

8) a escludere i territori già gravati dalla percentuale più alta di servitù militari dello Stato italiano e altresì quelle regioni che ospitano i poligoni di tiro più grandi ed importanti a livello europeo;

9) a valutare l'esclusione di quei territori che non hanno già a disposizione porti industriali dedicati alla ricezione e allo stoccaggio di materiale radioattivo.
(1-00451) (Nuova formulazione) «Lapia, Berardini, Rizzone, Cardinale, Tondo, Ermellino, De Girolamo, Piera Aiello, Acunzo, Menga».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Zolezzi n. 2-01105 del 18 febbraio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pellicani n. 5-05467 del 9 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Carla Cantone n. 5-05588 del 26 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Trancassini n. 5-05640 del 31 marzo 2021.