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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 23 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'accelerazione e il potenziamento della campagna vaccinale anti Covid-19 sono lo strumento principale per uscire dalla crisi sanitaria che ci affligge da un anno, tutelare la salute delle cittadine e dei cittadini italiani e ritornare alla normalità con un conseguente effetto positivo sul piano economico e sociale;

    il 17 giugno 2020, la Commissione europea ha presentato una strategia europea sui vaccini per accelerare lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini anti Covid-19, nell'ambito della quale ha concluso accordi con singoli produttori di vaccini per conto dei Paesi dell'Unione europea, stabilendo che, una volta disponibili, dimostratisi sicuri ed efficaci e autorizzati a livello dell'Unione europea l'accesso a tali vaccini fosse assicurato a tutti gli Stati membri contemporaneamente e la relativa distribuzione avvenisse proporzionalmente alla popolazione per garantire un accesso equo;

    ad oggi, a seguito delle raccomandazioni scientifiche positive dell'Agenzia europea per i medicinali, nell'Unione europea è stato autorizzato l'uso di 4 vaccini anti Covid-19 sicuri ed efficaci, sviluppati, rispettivamente da BioNTech-Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Janssen Pharmaceutica NV, una delle case farmaceutiche Janssen della Johnson & Johnson;

    il 19 gennaio 2021, la Commissione europea ha adottato una comunicazione in cui si invitano gli Stati membri ad accelerare la diffusione dei vaccini in tutta l'Unione europea, con l'obiettivo di arrivare, entro l'estate del 2021, ad avere vaccinato almeno il 70 per cento dell'intera popolazione adulta degli Stati membri;

    ad oggi si registrano gravi ritardi in relazione ai tempi di produzione e consegna delle dosi di vaccini anti Covid-19 pattuiti negli accordi stipulati dalla Commissione europea con le aziende produttrici dei predetti vaccini;

    per far fronte a tali difficoltà di approvvigionamento, la Commissione europea ha, tra l'altro, istituito una task force che ha l'obiettivo di aumentare la produzione industriale di vaccini sotto l'autorità del commissario per il mercato interno, Thierry Breton, e in collaborazione con la commissaria per la salute e la sicurezza alimentare, Stella Kyriakides;

    secondo quanto indicato dalla stessa Commissione europea, le attività di tale task force si articolano in tre assi principali: eliminare le strozzature nella produzione attuale, adeguare la produzione di vaccini alle varianti del Covid-19 e lavorare a un piano strutturale per una risposta più rapida ai rischi biologici a livello europeo;

    i ritardi nella produzione e fornitura delle dosi vaccinali pattuite stanno comportando un grave rallentamento della campagna vaccinale avviata nel nostro Paese;

    tale rallentamento può avere un effetto molto grave sulla tutela della salute degli italiani e sulla possibilità di ottenere nei tempi più rapidi possibili una ripresa della crescita economica del nostro Paese;

    secondo i dati relativi ai Paesi in cui la campagna vaccinale ha raggiunto significativi livelli di copertura della popolazione, la curva dei decessi, dei ricoveri e dei contagi legati al Covid-19 sta subendo una flessione decisiva;

    ad esempio, in Israele, per la prima volta da dicembre scorso, il numero dei casi gravi di Covid-19 è sceso sotto le 700 unità. Almeno il 50,1 per cento delle nuove diagnosi positive riguardano adolescenti e bambini che non hanno possibilità di essere vaccinati, mentre solo il 5,4 per cento gli over 60 che sono stati quasi tutti immunizzati. Nel Regno Unito, dove è stato vaccinato circa il 37 per cento della popolazione, fino a fine gennaio 2021 si registravano 600 ricoveri per un milione di abitanti e oggi tale dato è sceso a 100;

    inoltre, l'efficacia delle vaccinazioni per contenere la crisi sanitaria è dimostrata anche dai dati riportati nell'ultimo Report pubblicato dall'Istituto superiore di sanità che certificano come, a partire dalla seconda metà di gennaio 2021, si possa osservare nel nostro Paese un trend in diminuzione del numero di casi di contagio da Covid-19 negli operatori sanitari e nelle persone ultra ottantenni, ascrivibile alla campagna di vaccinazione che, nella fase iniziale, ha interessato il personale sanitario e gli operatori e gli ospiti delle Rsa. Il che dimostra come i vaccini anti Covid-19 funzionino e siano la chiave di svolta della pandemia;

    per accelerare la copertura vaccinale della popolazione italiana, il nuovo commissario straordinario all'emergenza Covid-19, Generale Francesco Paolo Figliuolo, ha presentato il Piano per la campagna vaccinale nazionale che prevede l'obiettivo di raggiungere il numero di 500 mila somministrazioni giornaliere ad aprile;

    accanto a questo impulso volto ad accrescere la capacità di inoculazione delle dosi vaccinali disponibili, tuttavia, occorre attrezzarsi per promuovere parallelamente un aumento della capacità produttiva del nostro Paese;

    per questo, in linea con la strategia europea sopra richiamata, il Governo italiano ha promosso un tavolo di confronto, coordinato dal Ministero dello sviluppo economico e che coinvolge rappresentanti di Farmindustria e di Aifa, volto a verificare la possibilità di promuovere al più presto la produzione dei vaccini anti Covid-19 ad opera di imprese presenti in Italia;

    il tavolo di confronto ha anche l'obiettivo di ottenere un'accelerazione da parte della Commissione europea delle iniziative opportune per consentire, da parte dei gruppi che hanno i vaccini approvati, il trasferimento tecnologico necessario per l'avvio di tale produzione nazionale;

    nonostante le predette iniziative volte ad accelerare la campagna di vaccinazione nazionale, sarà in ogni caso necessario attendere ancora qualche mese prima che gran parte della nostra popolazione possa ottenere il vaccino, raggiungendo in tal modo la tanto auspicata «immunità di gregge» che ci porterà fuori dalla crisi sanitaria;

    prima di quel momento, sarà inevitabile la convivenza con il virus con l'obiettivo principale di limitarne quanto più possibile i danni anche attraverso la ricerca e lo sviluppo di nuovi trattamenti innovativi, come quelli che fanno uso di anticorpi monoclonali;

    il 4 febbraio l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato l'utilizzo di due anticorpi monoclonali per il trattamento del Covid-19, con alcune condizioni e per una categoria limitata di pazienti, ovvero per una casistica limitata in fase precoce in pazienti ad alto rischio di evoluzione della malattia;

    l'8 febbraio è stato pubblicato il decreto del Ministro della salute che autorizza la distribuzione temporanea dell'anticorpo monoclonale bamlanivimab e l'associazione di anticorpi monoclonali bamlanivimab-etesevimab, prodotti dall'azienda farmaceutica Eli Lilly, e l'associazione di anticorpi monoclonali casirivimab-imdevimab dell'azienda farmaceutica Regeneron/Roche;

    nei giorni scorsi sono partite le prime somministrazioni degli anticorpi monoclonali presso alcuni centri tra cui l'Istituto nazionale malattie infettive Lazzaro Spallanzani, che ha annunciato l'avvio del trattamento a persone in fase iniziale di malattia che non necessitano di ricovero in ospedale, ma con particolari condizioni di aumentato rischio di peggioramento clinico, in base al programma del Ministero della salute, dell'Aifa e della regione Lazio;

    l'avanguardia italiana nella ricerca in questo settore è ben rappresentata dalla rete di laboratori e aziende del Toscana Life Sciences di Siena, un polo «biotech» composto da realtà che lavorano allo sviluppo di test e terapie contro il Covid-19;

    ha assunto grande rilevanza nazionale e internazionale la ricerca sull'anticorpo monoclonale umano Mad0004J08, individuato dal team di ricerca come il più promettente in risposta all'infezione da Sars-CoV-2, che sarà sottoposto ai trial clinici e ha dimostrato finora (in vitro e in vivo) una potenza di neutralizzazione tale per cui è sufficiente un dosaggio più basso rispetto ad altri trattamenti analoghi;

    auspicabilmente, il trattamento in questione potrà così essere somministrato attraverso una modalità meno invasiva per il paziente, più agevole per il medico e con un impatto ridotto su strutture ospedaliere e Servizio sanitario nazionale. Inoltre, si tratta di un anticorpo monoclonale capace di neutralizzare anche la variante inglese e virus che contengono le mutazioni chiave delle varianti sudafricana e brasiliana;

    gli anticorpi monoclonali potrebbero, quindi, essere di estrema utilità, in quanto rappresentano uno strumento importante con cui accompagnare il piano di vaccinazioni, consentendo anche di gestire con meno apprensione i ritardi nelle forniture o altri possibili rallentamenti rispetto agli obiettivi previsti;

    l'innovazione tecnologica rappresenta un'evoluzione delle conoscenze tecnico-scientifiche e di conseguenza del procedimento di creazione di determinati prodotti e servizi, al fine di realizzare un loro miglioramento ed una velocizzazione dei processi di realizzazione;

    per tale ragione, l'innovazione rappresenta una strategia concorrenziale per le imprese e richiede di essere tutelata per mezzo di strumenti giuridici, tra i quali vi è il brevetto per invenzione;

    fermo restando che anche i vaccini, alla pari di altri farmaci, sono brevettabili, nell'attuale contesto di pandemia globale occorre perseguire il giusto bilanciamento tra l'esigenza di tutelare i diritti di proprietà intellettuale, come strumento di promozione della ricerca e dell'innovazione in campo medicale, e la necessità di garantire l'accesso su larga scala ai vaccini e ai trattamenti indispensabili per la tutela della salute delle persone,

impegna il Governo:

1) ad assumere ogni iniziativa utile per promuovere la produzione di vaccini anti Covid-19, da parte di imprese che operano in Italia, anche attraverso la riconversione di impianti destinati a produzioni di altri prodotti per la salute umana e animale e adottando tutte le misure opportune per il superamento di ostacoli e limitazioni che possano eventualmente impedire o rallentare tale processo;

2) ad intraprendere, anche in seno alle competenti sedi decisionali europee, ogni possibile iniziativa al fine di ottenere, in tempi brevi, da parte dei gruppi che hanno i vaccini anti Covid-19 approvati, il trasferimento tecnologico necessario per consentire la produzione di tali vaccini in Italia;

3) a promuovere, anche attraverso investimenti pubblici strategici, la ricerca, lo sviluppo e la produzione da parte di imprese che operano in Italia di vaccini a mRNA e di medicinali e trattamenti innovativi – a partire dagli anticorpi monoclonali – e dispositivi medici ritenuti essenziali per far fronte a rischi pandemici anche futuri;

4) a sostenere, anche in seno alle istituzioni europee, ogni iniziativa utile ed opportuna per rafforzare l'indirizzo, appena avviato, in favore di un'autosufficienza europea tecnico-scientifica in ambito farmaceutico e biomedicale;

5) ad assumere ogni iniziativa utile per promuovere l'accesso diffuso ai vaccini e ai trattamenti anti Covid-19, contemperando in modo adeguato la legittima protezione della proprietà intellettuale e l'esigenza di tutelare la salute delle persone, fornendo una risposta robusta, rapida e universale alla pandemia.
(1-00437) «Noja, Moretto, Annibali, Anzaldi, Colaninno, Del Barba, Marco Di Maio, Ferri, Fregolent, Gadda, Giachetti, Librandi, Mor, Nobili, Occhionero, Paita, Rosato, Scoma, Ungaro, Vitiello».


   La Camera,

   premesso che:

    la situazione relativa alle condizioni di vita delle donne, a partire dalle violenze subite – in ambito familiare ma non solo – per arrivare al gender gap in ambito economico e lavorativo continua ad essere allarmante e fortemente denigrante della loro dignità;

    tale situazione è stata ancor più acuita dalla pandemia e dai relativi lockdown, che hanno costretto molte donne a lasciare il lavoro per farsi carico del maggiore impegno in famiglia e hanno portato a episodi di violenze domestiche dovute alle chiusure e alla maggior permanenze con i partner violenti;

    gli ultimi dati rilevati dall'Istat nel 2020, in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità, e quelli pubblicati dai Centri anti violenza nel mese di ottobre 2020, aiutano a comprendere meglio il fenomeno della violenza, in particolare domestica;

    gli effetti della pandemia sono, infatti, facilmente ravvisabili sul fenomeno della violenza domestica: negli ultimi anni le chiamate valide al 1522 sono state in costante aumento, con un incremento nel 2019 rispetto al 2016 pari al 20,7 per cento da 17.616 a 26.477;

    un ulteriore sensibile aumento si è poi registrato nel 2020, quando le chiamate al numero anti violenza hanno superato in soli dieci mesi i livelli degli anni precedenti, raggiungendo aumenti elevatissimi in corrispondenza dei mesi del lockdown, con 5.031 telefonate valide dal 1° marzo a metà aprile (il 73 per cento in più rispetto allo stesso periodo nel 2019);

    a chiedere aiuto sono in più del 90 per cento dei casi le persone vittime della violenza, ma le chiamate arrivano anche da parenti, amici e conoscenti e da operatori: in ambito familiare a segnalare la violenza sono soprattutto i genitori delle vittime (22,3 per cento nel 2020), seguiti dai figli (15,4 per cento) e dai fratelli o le sorelle (11,3 per cento); la violenza riportata è nel 58,4 per cento dei casi ad opera di partner attuali, nel 15,3 per cento ex partner, e nel 18,8 per cento di un familiare, prevalentemente genitori o figli, un dato che risulta in aumento rispetto agli anni precedenti;

    di particolare rilievo sono anche i primi dati sugli accessi delle donne in pronto soccorso aggiornati per il triennio 2017-2019, dai quali emerge che in questi tre anni sono 16.140 le donne che hanno avuto almeno un accesso in pronto soccorso con l'indicazione di diagnosi di violenza e il corrispondente numero totale di accessi è pari a 19.166 (1,2 accessi pro capite in media);

    per quanto riguarda le case rifugio, si rilevano ancora particolari carenze: ne risultano attive 272 in tutta Italia, in aumento rispetto alle 232 del 2017, ma ancora troppo poche;

    i più recenti dati Istat contenuti nelle «Informazioni statistiche per l'Agenda 2030 in Italia», poi, evidenziano che la violenza sulle donne è un fenomeno sommerso e strutturale, che i casi di violenza sono in costante aumento e che i femminicidi rappresentano frequentemente l'atto ultimo ed estremo di una catena persecutoria di violenze e di sopraffazioni di natura psicologica, fisica, sessuale, economica, lavorativa e sociale;

    i dati forniti annualmente dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano che la violenza di genere costituisce una questione strutturale, un fenomeno di dimensioni globali, un flagello che rappresenta la prima causa di morte delle donne. Una «malattia sociale», trasversale a tutte le latitudini geografiche, alle appartenenze etniche, ai ceti sociali, alle religioni ed alle età;

    l'Italia ha approvato nel corso degli anni diverse norme per arginare il fenomeno delle violenze di genere: la legge n. 66 del 1996, recante «Norme contro la violenza sessuale», sancisce che gli atti di violenza sessuale non sono più «reati contro la moralità pubblica ed il buoncostume» ma «reati contro la persona»; il decreto-legge n. 11 del 2009, convertito dalla legge n. 38 del 2009, recante «Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla valenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori», introduce una nuova fattispecie di reato (articolo 612-bis del codice penale), punisce le minacce insistenti, le molestie assillanti e le violenze che, per la loro sequenza continuativa e modalità aggressiva, incidono sulla tranquillità ed incolumità personali e violano la sfera privata;

    la legge n. 119 del 2013, in attuazione dell'articolo 5 della Convenzione di Istanbul, la stessa da cui la Turchia si è appena ritirata, provocando le proteste di tutte le donne di quello Stato, prevede l'adozione di un piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere e relativi stanziamenti; il piano prevede una pluralità di azioni: campagne di pubblica informazione e sensibilizzazione; promozione in ambito scolastico delle corrette relazioni tra i sessi nonché di tematiche antiviolenza e antidiscriminazione; potenziamento dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza e protezione delle vittime di violenza di genere e di stalking; formazione specializzata degli operatori; collaborazione tra istituzioni; raccolta ed elaborazione dei dati; previsione di specifiche azioni positive;

    in aprile 2020, in piena pandemia, il Ministro competente ha varato delle norme per velocizzare il trasferimento alle regioni dei fondi per l'anno 2019 del piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere suddetto; fondi che, però, a distanza di mesi solo 5 regioni hanno erogato ai vari servizi competenti (Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Molise); in ogni caso le risorse sono comunque abbastanza scarse e non riescono a coprire il fabbisogno essenziale per svolgere al meglio le attività di supporto necessarie;

    in questa legislatura, inoltre, è stata approvata la legge 19 luglio 2019, n. 69, il cosiddetto Codice rosso, che ha inasprito le pene per la violenza sessuale, ha istituito una corsia preferenziale per le denunce e indagini più rapide, e ha introdotto il reato di sfregio del volto e di revenge porn;

    da non sottovalutare è anche il fenomeno in crescita delle molestie o minacce sul luogo di lavoro: sono ancora tante le donne che subiscono ricatti o un abuso nelle loro carriere lavorative e l'80 per cento di esse non ha il coraggio di denunciare;

    ulteriore tematica relativa alla tutela delle donne è quella delle diseguaglianze subite nel mercato del lavoro; a ventisei anni dall'adozione della Dichiarazione di Pechino, la dichiarazione Onu per l'avanzamento delle donne nella società, e a undici anni dalla creazione di UN WOMEN, l'agenzia dedicata all'uguaglianza di genere, la situazione presenta dei progressi, ma molte problematiche persistono;

    una delle problematiche che appare più difficile da superare è quella del divario salariale di genere: in Europa le donne guadagnano in media all'ora il 15 per cento in meno degli uomini; gli Stati membri differiscono molto l'uno dall'altro: si va dal 23 per cento dell'Estonia al 3 per cento della Romania;

    i divari retributivi più bassi, come quello italiano del 5 per cento tendono ad essere collegati, però, ad una minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro; altre cause del divario salariale sono la sovra-rappresentazione delle donne nei settori relativamente a basso salario come l'assistenza, le vendite o l'istruzione e la sotto-rappresentazione nei settori dove le retribuzioni sono più alte; con meno denaro da risparmiare e investire, questi divari si accumulano e di conseguenza le donne sono a maggior rischio di povertà ed esclusione sociale in età avanzata;

    da sottolineare poi che sono ancora poche le agevolazioni per le donne che vogliono conciliare attività lavorativa e accudimento della famiglia;

    la conciliazione famiglia-lavoro è definita dalla Commissione europea come «l'introduzione di sistemi che prendono in considerazione le esigenze della famiglia, di congedi parentali, di soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, lo sviluppo di un contesto e di un'organizzazione lavorativa tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e di quelle familiari per le donne e gli uomini»; perché la conciliazione va fatta su più fronti e coinvolge, appunto, anche gli uomini;

    su quest'ultima problematica si accumulano, senz'altro, molti fattori culturali, posto che si tende a ritenere che la conciliazione sia solo un problema del mondo femminile: ecco perché il tasso di occupazione femminile e il tasso di fecondità rimangono tra i più bassi in assoluto in Europa;

    la conciliazione tra scelte riproduttive e scelte lavorative è un problema irrisolto; conciliare significa mettere le coppie (quindi uomini e donne) nelle condizioni di poter scegliere in base alle aspettative e ai progetti di vita. I vincoli posti dal mondo del lavoro tendono a limitare la scelta di fare figli; la questione investe, inoltre, non solo l'accudimento dei bambini, ma più in generale il lavoro di cura nei confronti dei soggetti fragili (malati, anziani, disabili);

    bisognerebbe porre in essere iniziative che permettano di rendere più flessibili gli orari di lavoro e incentivino il part-time in alcuni periodi della vita per chi si deve occupare della famiglia; è utile prevedere più servizi volti a supportare il lavoratore nell'adempimento delle incombenze legate alla vita familiare: asili nidi e scuole dell'infanzia aziendali, attività di doposcuola e i centri estivi, centri diurni e residenze sanitarie dedicati per gli anziani, malati e disabili;

    la conciliazione famiglia-lavoro concerne anche tutte le agevolazioni economico-finanziarie che si potrebbero offrire ai lavoratori per contribuire alle spese che essi devono sostenere, soprattutto in periodi particolari della vita familiare, quali la nascita di un figlio; i campi di azione potrebbero essere, da un lato il sistema delle retribuzioni e dall'altro, quello dei benefit;

    è di un mutamento culturale di cui abbiamo bisogno: la costruzione di una responsabilità collettiva basata sulla cooperazione di tutti, donne e uomini, consapevoli della gravità degli atti perpetrati contro le donne, delle difficoltà a cui ogni giorno esse vanno incontro e a cui, quasi mai, lo Stato dà risposte concrete,

impegna il Governo:

1) ad adottare strategie efficaci per prevenire tutte le forme di violenza nei confronti delle donne: fisica, psicologica, sessuale, lavorativa ed economica;

2) a promuovere una parità effettiva e sostanziale tra uomo e donna attraverso azioni di sensibilizzazione e l'adozione di specifici programmi di educazione scolastica finalizzati alla prevenzione della violenza;

3) ad attuare in maniera efficace tutte le disposizioni previste dal Piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere con l'obiettivo di raggiungerne la piena applicazione e a monitorare che le risorse stanziate siano effettivamente impiegate per gli scopi stabiliti, valutando, altresì, la ricaduta delle iniziative poste in essere dalle istituzioni ed enti beneficiari dei fondi stessi, i risultati ottenuti e la reale adeguatezza degli interventi;

4) ad adottare iniziative per introdurre nuove risorse economiche per il piano straordinario contro la violenza sessuale;

5) ad intraprendere tutte le opportune iniziative di competenza al fine di garantire una maggiore equità delle condizioni economiche e stipendiali delle donne rispetto ai loro colleghi uomini;

6) ad adottare iniziative di competenza per garantire alle donne la possibilità di realizzarsi sul duplice piano lavoro e famiglia, mediante accurate iniziative economiche e organizzative che consentano una migliore conciliazione degli impegni su entrambi i fronti, potenziando asili nidi, centri estivi, case per anziani e disabili e rendendo più flessibili gli orari lavorativi.
(1-00438) «Meloni, Albano, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Ferro, Frassinetti, Lucaselli, Mantovani, Montaruli, Rachele Silvestri, Varchi, Lollobrigida, Bignami, Butti, Caiata, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Foti, Galantino, Gemmato, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    i casi di positività al COVID-19 confermati nel mondo dall'inizio della pandemia sono 123 milioni, mentre i morti hanno raggiunto il numero di 2.720.000; i casi accertati in Europa sono quasi trenta milioni, con un numero di decessi di oltre 720 mila, e i casi accertati di infezione nella sola Italia hanno superato i 3,3 milioni con oltre centomila morti;

    al «Vaccine Day», con il quale, il 27 dicembre 2020, tutte le Nazioni europee hanno dato inizio nello stesso giorno alle campagne di vaccinazione nazionali, ha fatto seguito l'inizio della distribuzione del vaccino in Italia, partita l'ultimo giorno dell'anno 2020;

    tenendo conto delle indicazioni internazionali ed europee, che per prime hanno sviluppato modalità e priorità secondo il rischio di malattia e l'uso dei vaccini autorizzati e della loro effettiva disponibilità, nell'assunzione della strategia generale messa a punto dalla Commissione europea la vaccinazione deve essere offerta alla popolazione calandola nell'epidemiologia locale, secondo valori e principi generali di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere;

    inoltre, nel rispetto del principio dell'unità territoriale della Nazione e del principio di uguaglianza dei cittadini, la campagna vaccinale deve adottare tecnologie digitali e strategie che guardano al superamento del digital divide, elemento di ostacolo alla piena realizzazione della persona umana nell'epoca delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Ict);

    in base ad accordi preliminari d'acquisto sottoscritti dalla Commissione europea, e previa autorizzazione da parte della European medicine agency (Ema), i vaccini ad oggi disponibili sono Pfizer-BioNTech, Moderna e AstraZeneca, mentre quelli che si potrebbero avere a disposizione nel corso dell'anno 2021 sono quelli prodotti da Sanofi-Gsk, Janssen Pharmaceutical Companies of Johnson & Johnson, Curevac;

    sinora la campagna vaccinale in ambito nazionale è stata caratterizzata da inefficienze e ritardi, dovuti in primo luogo alle difficoltà nell'approvvigionamento delle sostanze vaccinali, e al temporaneo «stop» imposto ad AstraZeneca, e, in secondo luogo, dovuti a strategie vaccinali incongrue messe in atto in alcune regioni;

    di conseguenza, non solo l'Italia è lontana dal raggiungimento del suo target vaccinale, ma soprattutto non è riuscita sinora a mettere in sicurezza i propri soggetti fragili, basti pensare che neanche la metà dei soggetti ultraottuagenari hanno ricevuto il vaccino;

    l'Italia è la prima nazione europea per produzione di farmaci, avendo superato oramai dal 2017 la Germania, e con un fatturato di 34 miliardi di euro nel 2020; il Sistema italiano delle biotecnologie, costituito da industria, università, ricerca e Servizio sanitario nazionale è in grado di attrarre attori e capitali esteri, che detengono circa il 60 per cento delle imprese del settore, e grandi investimenti, pari nel 2019 a circa tre miliardi di euro tra attività di ricerca e sviluppo e impianti produttivi;

    stante l'attuale situazione epidemiologica e di approvvigionamento dei vaccini, che si sta dimostrando fortemente oscillante, appare essenziale il coinvolgimento dell'industria farmaceutica italiana nelle fasi di produzione dei vaccini contro il Sars-CoV-2;

    in merito, tuttavia, il presidente della Contract Development and Manufacturing Organization di Farmindustria ha dichiarato che per adeguare un impianto sono necessari dai sei agli otto mesi di tempo, e che, al momento quindi l'Italia non ha fabbriche di vaccini pronte a dedicarsi alla lotta al COVID-19, evidenziando un ritardo che ora – più di dodici mesi dopo la dichiarazione di emergenza – deve assolutamente essere colmato;

    è, infatti, necessario un immediato intervento dello Stato, con forti investimenti a sostegno dell'industria farmaceutica nazionale, finalizzato alla produzione interna di beni e servizi esiziali per rendere l'Italia indipendente dalla fornitura estera delle sostanze vaccinali e dei servizi connessi; oltre ad una a forte iniezione di capitali pubblici nel settore farmaceutico, a tal fine sono necessari anche un deciso sostegno in chiave ricerca e sviluppo e una chiara azione in ambito regolatorio e di policy, per garantire migliori indici di redditività del capitale pubblico e privato, nonché la realizzazione di una supply chain interna;

    il target della campagna vaccinale anti Sars-CoV-2 è la copertura di almeno il 75 per cento della popolazione italiana, secondo un principio prudenziale per il raggiungimento di una reale immunità di gregge, che dovrà essere ottenuto in un lasso di tempo contenuto per evitare che il diradarsi nel tempo della somministrazione di massa dei vaccini possa causare l'inefficacia del ciclo vaccinale;

    l'Istituto superiore di sanità, nelle sue conclusioni sulla cosiddetta variante inglese del virus, ha evidenziato, tra gli altri aspetti, che in Italia, dove la vaccinazione delle categorie di popolazione più fragile non ha ancora raggiunto coperture sufficienti, la diffusione di varianti a maggiore trasmissibilità può avere un impatto rilevante se non vengono adottate misure di mitigazione adeguate;

    nell'attuale scenario europeo e nazionale, caratterizzato dalla emergenza di diverse varianti, è quindi necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali ed internazionali e con le indicazioni ministeriali, la circolazione delle diverse varianti del virus Sars-CoV-2;

    appare evidente che un'alta percentuale di copertura vaccinale della popolazione determinerebbe certamente una minore diffusione del virus e delle sue varianti e, quindi, della malattia, e i casi di contagio risulterebbero ovviamente più gestibili per le strutture sanitarie pubbliche, meno sovraccaricate;

    i dati su ricoveri e terapie intensive dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali del 22 marzo 2021 mostrano che i ricoveri per COVID-19 hanno superato la soglia d'allerta del 40 per cento e un aumento del carico sulle terapie intensive, che hanno superato la soglia del 30 per cento – oltre la quale diventa difficile la presa in carico degli altri malati – in dodici regioni: Abruzzo (49 per cento), Emilia-Romagna (52 per cento), Friuli Venezia Giulia (46 per cento), Lazio (34 per cento), Lombardia (57 per cento), Marche (61 per cento), Molise (41 per cento), Provincia autonoma di Trento (58 per cento), Piemonte (55 per cento), Puglia (37 per cento), Toscana (41 per cento) e Umbria (52 per cento);

    a seguito dello studio condotto sulla diffusione delle varianti del virus Sars-Cov-2 e pubblicato il 2 febbraio 2021, l'Istituto superiore di sanità ha evidenziato che il vaccino risulta comunque efficace anche contro il virus mutato, e, di conseguenza, ha raccomandato una ulteriore urgenza nella speditezza delle procedure vaccinali e la necessità di incrementare e potenziare le strutture preposte, sia sotto il profilo degli operatori che possono essere impiegati, sia sotto il profilo dell'aumento dei punti vaccinali;

    in questo quadro assume particolare rilevanza la riflessione sulla tematica connessa alla tutela dei brevetti, e alla possibile deroga alla normativa internazionale in materia in casi di particolare emergenza, al fine di implementare al massimo la produzione vaccinale nei singoli Stati;

    contestualmente all'aumento del numero dei luoghi nei quali poter somministrare il vaccino alla popolazione, appare necessario porre in essere anche iniziative finalizzate ad autorizzare determinate categorie di professionisti sanitari ad esercitare l'attività professionale di inoculazione dei vaccini;

    il raggiungimento dell'obiettivo vaccinale è di priorità strategica per contrastare gli effetti macroeconomici negativi dovuti al distanziamento sociale e alla conseguente chiusura intermittente e/o prolungata delle attività economiche, che stanno distruggendo le nostre aziende e la nostra stabilità economica e sociale;

    identificare e attuare un piano vaccinale capace di massimizzare tutte le risorse per una risposta celere ed efficace di contrasto alla malattia è di strategica e prioritaria importanza per far ripartire al più presto la nostra Nazione,

impegna il Governo:

1) ad attivare con urgenza ogni iniziativa necessaria al raggiungimento dell'autonomia domestica in ambito vaccinale, attraverso interventi a sostegno dell'industria farmaceutica nazionale, l'adozione di politiche strategiche in materia di ricerca e sviluppo e una chiara azione in ambito regolatorio e di policy;

2) a implementare la ricerca e la produzione di vaccini nell'Istituto chimico farmaceutico militare di Firenze, eccellenza pubblica italiana;

3) ad adottare iniziative per potenziare la platea dei soggetti vaccinatori, con particolare riferimento a tutti gli operatori sanitari, anche con l'ausilio della sanità militare della Croce rossa italiana, e rendendo permanente il superamento del vincolo di esclusività degli infermieri di parte pubblica;

4) ad adottare le iniziative di competenza per intensificare lo sforzo vaccinale, anche attraverso le vaccinazioni a domicilio degli anziani e l'utilizzo come sedi vaccinali delle farmacie, che con la loro distribuzione capillare sul territorio permettono di evitare soprattutto ai soggetti fragili pericolosi spostamenti per recarsi nella sede vaccinale;

5) ad adottare iniziative di competenza per accelerare i processi autorizzativi da parte dell'Aifa per l'immissione in commercio di tutti i vaccini extraeuropei;

6) a favorire lo snellimento delle procedure burocratiche al fine di aumentare la quantità di siti di inoculazione dei vaccini, mettendo a disposizione dei soggetti vaccinatori spazi pubblici per la realizzazione di ulteriori siti vaccinali;

7) a promuovere la raccolta e la digitalizzazione di tutti i dati legati alle fasi delle procedure vaccinali, con particolare riferimento al fascicolo sanitario elettronico che purtroppo ad oggi nonostante interventi pubblici non ha ancora trovato la sua compiuta definizione;

8) ad adoperarsi affinché siano garantiti sta un adeguato sostegno logistico per la distribuzione uniforme sul territorio delle dosi di vaccino e l'efficacia delle modalità di prenotazione;

9) ad adottare le iniziative normative al fine di sollevare i soggetti vaccinatori da eventuali responsabilità penali.
(1-00439) «Lollobrigida, Meloni, Gemmato, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

  il commissario straordinario per l'emergenza coronavirus, Francesco Paolo Figliuolo, nel corso della trasmissione «Che tempo che fa» del 15 marzo ha affermato: «Bisogna utilizzare il buonsenso: se ci sono le classi prioritarie che possono utilizzarlo bene, altrimenti si va su classi vicine o sennò su chiunque passa va vaccinato. Questo bisogna fare»;

   secondo quanto appreso da organi di stampa e dalla sua pagina Facebook, il giornalista Andrea Scanzi ha affermato di essersi vaccinato in data 19 marzo 2021 con una dose di AstraZeneca. «Nel pieno rispetto delle regole mi sono messo garbatamente nella lista dei disponibili al vaccino a fine giornata, per non buttare via nessuna dose altrimenti gettata via. Categoria “caregiver” familiare, essendo figlio unico e avendo entrambi i genitori “fragili”», ha scritto. Ed ha aggiunto: «A fine giornata, il responsabile di vaccinazione della mia zona mi ha informato che c'era una dose disponibile». Così, ha proseguito, «ho preso la macchina e mi sono vaccinato. Con AstraZeneca». In un successivo post pubblicato in data 21 marzo 2021 ha affermato di aver «dato al mio medico curante la disponibilità»;

   ad oggi nessuna comunicazione in merito a liste cosiddette «di riserva» è stata data nello specifico dalla regione Toscana e le stesse Asl, nel momento in cui al giornalista Scanzi è stato somministrato il vaccino, non è noto che avessero aperto alcuna lista;

   il giornalista Scanzi dopo il vaccino parrebbe essere andato in vacanza a Merano e non quindi ad assistere i genitori «fragili» –:

   se il Governo abbia fornito alle regioni indicazioni sui criteri da seguire per le cosiddette «liste di riserva»;

   per quali tipi di vaccino sia previsto che tali liste siano aperte;

   se ritenga che le modalità adottate nel caso del giornalista Scanzi siano in linea con i criteri indicati;

   se chiunque in Italia abbia le stesse possibilità di Andrea Scanzi di accedere al vaccino.
(3-02135)


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende dalla stampa «il gup di Firenze ha rinviato a giudizio i fratelli Alessandro, Luca e Andrea Conticini, nell'ambito di un'inchiesta che ipotizza, tra l'altro, la sottrazione di 6,6 milioni di dollari destinati all'assistenza all'infanzia in Africa. Le donazioni oggetto dell'indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Giuseppina Mione, provenivano da Fondazione Pulitzer tramite Operation Usa, Unicef e altri enti umanitari internazionali. Secondo le indagini, Alessandro e Luca Conticini sono accusati di appropriazione indebita di 6,6 milioni di euro, parte dei 10 milioni donati da Fondazione Pulitzer alle organizzazioni no profit Play Therapy Africa Limited, International development association limited e International development association Sa, di cui era titolare effettivo lo stesso Alessandro Conticini. Per l'accusa il denaro sarebbe transitato, senza alcuna giustificazione, sui conti correnti personali di Alessandro Conticini, accesi presso la Cassa di Risparmio di Rimini, agenzia di Castenaso (Bologna). La procura accusa inoltre Alessandro e Luca Conticini di autoriciclaggio per aver impiegato parte dei 6,6 milioni per sottoscrivere nel settembre 2015 un prestito obbligazionario per 798.000 euro emesso dalla società Red Friar Private Equity Limited Guernsey, e per aver fatto un investimento immobiliare in Portogallo di 1.965.455 euro tra il 2015 e il 2017.È accusato di riciclaggio Andrea Conticini: secondo la procura, in qualità di procuratore speciale del fratello Alessandro (procura speciale datata 30 dicembre 2010), nel 2011 avrebbe utilizzato parte del denaro destinato all'Africa per l'acquisto di partecipazioni societarie della Eventi 6 srl di Rignano sull'Arno – società riconducibile a familiari dell'ex Premier Matteo Renzi (di cui è cognato) – per un totale di 187.900 euro, della Quality Press Italia srl per 158.000 euro, e di Dot Media srl per 4.000 euro. I reati contestati dagli inquirenti sono appropriazione indebita e autoriciclaggio ad Alessandro e Luca Conticini, e riciclaggio ad Andrea Conticini. La prima udienza del processo è fissata per l'8 giugno prossimo». La Eventi 6, di proprietà della famiglia Renzi, è la stessa dove lo stesso ex Premier lavorava. L'inchiesta, sempre secondo quanto appreso dalla stampa, è nata in seguito ad una querela della Operation Usa di Los Angeles;

   risulterebbe che Unicef non avesse sporto querela per sapere che fine avessero fatto quei fondi. Tutto perché durante la scorsa legislatura, con in carica il Governo Gentiloni, fu approvata una norma che impediva ai magistrati di procedere d'ufficio in casi del genere –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non intenda adottare iniziative normative volte in particolare a ripristinare la procedibiltà d'ufficio, da parte dell'autorità giudiziaria, per casi quali quello segnalato, anche al fine di assicurare controlli rigorosi sulla effettiva destinazione dei fondi all'assistenza umanitaria.
(3-02138)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ALBANO e FRASSINETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di agosto 2020 è stato siglato il cosiddetto «patto della mascherina» che ha permesso a «Fca Italy» di produrre circa 27 milioni di mascherine chirurgiche al giorno, colmando da sola oltre la metà del fabbisogno quotidiano nazionale e, grazie all'accordo stretto con il commissario straordinario pro tempore Domenico Arcuri, «Fca Italy» si è occupata della fornitura complessiva a tutte le scuole italiane di circa 11 milioni di mascherine chirurgiche giornaliere;

   sulle mascherine prodotte da Fca e distribuite nelle scuole italiane già nel mese di gennaio 2021 sono nate numerose perplessità in quanto i test di laboratorio certificano che le suddette mascherine «non soddisfano i requisiti di norma». Una scoperta che ha fatto preoccupare le famiglie italiane, che si sono viste infilare negli zaini dei propri figli mascherine marchiate Fca, peraltro scomode, strette e maleodoranti come lamentato da molti studenti e genitori;

   alla scuola media Marconi di Porto Sant'Elpidio risultano essere immagazzinate da mesi almeno 25.000 mascherine in uno sgabuzzino, (50 cartoni da 500 dpi ciascuno), in attesa di essere smaltite e sostituite con dispositivi adeguati;

   i genitori degli alunni della scuola media Marconi che, per evitare lo spreco, hanno provato a utilizzare le mascherine dichiarano: «abbiamo provato a usarle noi le mascherine, per non buttarle, ma l'odore è intollerabile»; gli stessi hanno poi indirizzato una raccomandata alla dirigente scolastica Ombretta Gentili, la quale ha dichiarato alla stampa locale: «alle scuole vengono consegnati tir di mascherine che hanno invaso i nostri plessi, i genitori pressano ogni giorno le nostre segreterie per lamentarsi e le mascherine maleodoranti finiscono nella pattumiera. La scuola ha sempre portato avanti progetti per promuovere la sostenibilità e la salvaguardia del pianeta. Si sono organizzati flash mob, laboratori e percorsi con i ragazzi. Per tale ragione è paradossale quanto è accaduto, sprechi e carichi d'immondizia»;

   il problema di tali presìdi si è registrato in diverse località – ad esempio risultano mascherine maleodoranti a Savona, a San Marccello (AN), nelle scuole di Paese (TV), ad Alessandria – da cui si evince essere quindi una questione che rileva su tutto il territorio nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda porre in atto, anche al fine di provvedere al ritiro e allo smaltimento delle mascherine e all'invio di prodotti idonei.
(4-08680)


   MAMMÌ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella seduta del giorno 24 febbraio 2021, la giunta regionale della Lombardia, con delibera n. 4353, ha approvato il piano regionale di vaccinazioni per la prevenzione delle infezioni da Sars-Cov2 al punto 8 della delibera vengono individuate le procedure di adesione e prenotazione alla campagna vaccinale, individuando come responsabile dell'intero processo la società regionale Aria (Agenzia regionale per l'innovazione e gli acquisti) s.p.a.;

   secondo quanto definito nella predetta delibera, la raccolta delle adesioni avviene attraverso un portale on-line appositamente dedicato; a seconda delle categorie prioritarie che devono ricevere il vaccino il sistema è dotato di un filtro che verifica che la persona abbia i requisiti previsti per lo specifico cluster;

   tuttavia, sono numerose le segnalazioni di disservizi riscontrati nella procedura informatica di gestione delle prenotazioni, come da notizie ampiamente diffuse su ogni organo di stampa, dalle quali si evince, ad esempio, che molti anziani over 80, pur avendone diritto, non stati ancora convocati, le campagne vaccinali per i soggetti fragili, recanti gravi disabilità e patologie croniche, oltre a quella per il personale docente, sono state avviate in forte ritardo; stenta anche l'avvio delle vaccinazioni a domicilio per gli anziani allettati;

   in particolare, da una recente inchiesta di «Radio Popolare», resa pubblica il 9 marzo 2921 attraverso il sito internet radiopopolare.it, è emerso che presso l'hub della Asst «Santi Carlo e Paolo» Milano, sono state convocate per la somministrazione del vaccino persone in realtà escluse dalle categorie prioritarie della campagna vaccinale in corso (personale sanitario, docenti, anziani over 80 e persone fragili). Secondo le risultanze dell'inchiesta, il grave disservizio sarebbe legato al sistema di prenotazione, in base al quale la convocazione avviene attraverso l'invio di comunicazioni via mail o sms alle categorie prioritarie interessate alla vaccinazione, contenente un link aperto, con accesso diretto all'agenda delle prenotazioni gestita dall'Asst San Carlo. Purtroppo, in molti casi, poiché lo stesso indirizzo contenuto nel link poteva facilmente essere inviato a terze persone, comunicazioni sono pervenute a soggetti che non avevano alcun diritto alla vaccinazione che, in alcuni casi, avrebbero poi ricevuto la dose;

   da ultimo, si è verificato un altro grave disservizio da parte di Aria, consistente nel mancato recapito degli sms di convocazione dei pazienti nei centri vaccinali di Cremona, Como e in Brianza, con il risultato che molte dosi di vaccino sono andate perdute o hanno rischiato di esserlo per via di queste falle del sistema informatico di prenotazione, riconosciute anche dalla stessa vicepresidente e assessore al welfare di regione Lombardia;

   la strategia del piano vaccinale è assicurata dal costante coordinamento tra il Ministero della salute, il commissario straordinario per l'emergenza COVID-19 e le regioni e le province autonome; le scelte politiche e gestionali, ad avviso dell'interrogante, inadeguate, adottate dall'assessorato al welfare della regione Lombardia, hanno prodotto danni ormai in parte irreparabili o solo tardivamente e parzialmente corretti, di cui le recenti vicende su riportate costituiscono solo l'ennesimo e clamoroso esempio, in tal modo si sta mettendo a rischio l'esito della stessa campagna di vaccinazioni regionale –:

   quali iniziative e strategie si intendano assumere, nell'ambito delle proprie competenze, per garantire, in coordinamento con il commissario straordinario per il COVID-19, un efficace monitoraggio della situazione relativa all'accesso alla vaccinazione anti Sars-CoV2/COVID-19, in regione Lombardia, dei soggetti individuati nei gruppi target, al fine di garantire il rispetto delle priorità delineate nel piano strategico nazionale per la vaccinazione e nel quadro normativo di riferimento; se e con quali strumenti si intenda prevedere l'intervento del commissario straordinario a fronte di quelle che l'interrogante giudica l'inadeguatezza delle politiche sanitarie adottate dalla giunte della regione Lombardia e all'incapacità gestionale della società Aria.
(4-08686)


   TESTAMENTO, COLLETTI, MENGA, SAPIA, CABRAS, MASSIMO ENRICO BARONI e TRANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 2 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, (decreto-legge «Rilancio», convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 prevede il riordino della rete ospedaliera in ottica anti COVID-19, con le regioni e le province autonome che, al fine di rafforzare strutturalmente il servizio sanitario nazionale e fronteggiare le emergenze pandemiche attuali e future, dovevano garantire l'incremento delle attività di ricovero di terapia intensiva e delle aree di assistenza ad alta intensità di cure, in relazione alle varie fasi di gestione della curva epidemiologica;

   nello specifico, si rendeva strutturale l'incremento su tutto il territorio nazionale dei posti di terapia intensiva di almeno 3.500 unità e la riqualificazione di 4.225 posti letto di area semi-intensiva. In relazione all'andamento della curva pandemica, per almeno il 50 per cento dei posti letto di area semi intensiva si prevedeva la possibilità di immediata conversione in posti letto di terapia intensiva, ' mediante integrazione delle singole postazioni con la necessaria strumentazione di ventilazione e monitoraggio;

   con circolare del 29 maggio 2020 del Ministero della salute, finalizzata a dettare le linee di indirizzo per il potenziamento della rete ospedaliera per l'emergenza COVID-19 e fornire indicazioni operative per l'attuazione dell'articolo 2 del decreto-legge «Rilancio», sono stati previsti per il Molise 44 posti letto di terapia intensiva (tra pubblico e privato) e 21 posti letto per la terapia semintensiva. L'incremento previsto dei posti di terapia intensiva era, quindi, di 14 unità;

   con decreto n. 48 del 14 luglio 2020 del Commissario ad acta alla sanità molisana è stato approvato il piano di riorganizzazione per il potenziamento della rete ospedaliera a seguito dell'emergenza COVID-19. Con tale progetto l'ospedale «Cardarelli» di Campobasso, unico reparto di degenza ad elevata assistenza di primo livello della regione, è stato individuato hub per la presa in carico e gestione dei casi sospetti di COVID-19;

   inoltre si prevedeva: la realizzazione di una «Torre Covid» presso l'ex hospice di Tappino, la ristrutturazione e l'ampliamento del Pronto Soccorso, aree destinate all'osservazione dei pazienti COVID, anche a Isernia e Termoli, e un piano di assunzioni di 55 unità di personale;

   l'ex Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, Domenico Arcuri, ha nominato soggetto attuatore del Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera di cui sopra l'Azienda sanitaria regione Molise (ASREM);

   attualmente, la realizzazione della cosiddetta Torre Covid presso l'ex hospice di Tappino al Cardarelli è letteralmente in alto mare con le tempistiche dei lavori che si dilatano continuamente e il Molise è l'unica regione d'Italia a non avere un centro COVID;

   con l'arrivo della seconda ondata, la situazione è fortemente peggiorata, tanto da non poter essere garantite le cure ai malati delle reti tempo dipendenti e i livelli essenziali di assistenza. Nei principali ospedali pubblici molisani continuano a essere presenti pazienti COVID e no COVID, senza che sia garantita la necessaria separazione e questo ha portato anche a una chiusura di molti reparti. Infine, sono rimasti preclusi i ricoveri per interventi chirurgici di malati con patologie tempo dipendenti. L'alta probabilità di contrarre il virus negli ospedali pubblici molisani ha fatto, inoltre, scattare la procedura operativa (Cross) prevista dal Dipartimento della Protezione Civile;

   i posti letto di terapia intensiva (n. 14) rientranti nell'incremento previsto dal decreto-legge «Rilancio» non sono stati ancora attivati –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, per procedere alla verifica delle motivazioni sottese al grave ritardo dell'azienda sanitaria regionale del Molise (Asrem) nella realizzazione del piano di riorganizzazione e potenziamento della rete ospedaliera molisana in ottica anti-COVID, che, ad avviso dell'interrogante, renderebbe necessaria la rimozione dell'attuale direttore generale dell'Asrem.
(4-08694)


   NOBILI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Fondo sport e periferie è stato istituito alla fine del 2015 per la riqualificazione dell'impiantistica sportiva su tutto il territorio, con una dotazione iniziale complessiva di euro 100 milioni e un rifinanziamento di ulteriori euro 100 milioni, attribuendo inizialmente al Coni e poi a Sport e Salute la competenza a dare attuazione alla norma attraverso la presentazione di alcuni piani di intervento:

    uno «urgente», approvato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1° febbraio 2016;

    gli altri pluriennali, approvati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2016 e decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 ottobre 2018, decreto del Ministro per le politiche giovanili e lo sport 19 dicembre 2019;

   la realizzazione delle opere è in capo a Sport e Salute, prima in qualità di braccio operativo del Coni e, poi, in forza della legge che ha individuato la Società quale soggetto deputato alla gestione del Fondo (decreto-legge n. 32 del 2019 «sblocca cantieri», articolo 1, comma 28, convertito dalla legge n. 55 del 2019);

   i fondi sono stati trasferiti alla società già da quasi due anni, in quanto dal 18 giugno 2019 la gestione del Fondo sport e periferie è demandata direttamente alla società Sport e salute spa (che prima li gestiva per il tramite del Coni);

   lo stato d'attuazione, tuttavia, è in forte ritardo:

    come emerge dal sito dedicato al progetto molti degli interventi cosiddetti «urgenti» sono fermi in attesa di verifiche da parte degli uffici sia comunali che di Sport e salute, con grave ritardo nei benefici per la cittadinanza e immobilizzazione di ingenti somme di danaro pubblico;

    i consulenti della struttura di Sport e salute, in particolare del controllo dei cantieri e dello svincolo dei pagamenti, scaduti a dicembre 2019, non sono stati rinnovati e il responsabile dell'ufficio non ha previsto in nessun modo una sostituzione paralizzando l'attività per oltre un semestre. L'attività è ripresa a settembre 2020 con tutti i rallentamenti che ne conseguono;

   da notizie di stampa, il 12 gennaio 2021 il responsabile dell'unità ingegner Luigi Ludovici, è stato eletto vicepresidente della Lega italiana calcio professionistico - Lega Pro;

   ciò comporta, da un lato, una distrazione del vertice dell'unità – già gravemente in ritardo nell'attuazione degli interventi – e, dall'altro, l'ancor più grave potenziale conflitto di interessi dello stesso vertice che, nella veste di Sport e Periferie, autorizza i progetti anche delle società calcistiche – gli impianti di calcio sono la stragrande maggioranza degli impianti presenti in sport e periferie – e con la veste di vicepresidente della Lega Pro, gestisce e incrementa le possibilità di sviluppo della Lega stessa;

   non risulta, ad oggi, che l'ingegner Ludovici abbia rassegnato le dimissioni per l'incarico a Sport e Salute –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per ovviare a tale incresciosa situazione.
(4-08695)


   LUCASELLI, VARCHI e FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è inaccettabile l'incursione del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, con tanto di scorta al seguito nella centrale operativa territoriale di Cosenza per contestare le modalità di vaccinazione;

   secondo quanto riportato dai principali organi di stampa, il presidente Morra sabato scorso, con tono definito «furente», si sarebbe scagliato contro il direttore Mario Marino e contro i cinque medici dello staff, indicandoli come «incapaci» perché «non in grado di gestire la somministrazione dei vaccini» e contro i medici di base «che non avevano comunicato i nomi degli anziani da vaccinare»;

   il direttore Marino, che ha avuto un malore a seguito dell'irruzione del senatore, ha dichiarato: «Il senatore Morra si è presentato in ufficio e ha chiesto chi fosse il responsabile. Subito dopo, ha iniziato ad inveire contro di me incolpandomi del fatto che due suoi parenti, ottuagenari, non erano stati ancora chiamati per la somministrazione del vaccino. [...] Ho cercato di tranquillizzarlo, facendolo entrare nella mia stanza, ma non c'è stato verso. Il senatore ha continuato ad aggredirmi verbalmente dicendomi che non siamo all'altezza del nostro compito. Non contento, ha chiamato al telefonino il Viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri e Guido Longo, commissario ad acta della regione Calabria, lamentandosi con loro che a Cosenza la campagna di vaccinazione andava a rilento e che non ci sono persone all'altezza per gestire questa emergenza»;

   tale inqualificabile circostanza sarebbe stata scatenata dal fatto che da giorni al numero verde per le prenotazioni vaccinali nessuno rispondeva, ma quello che probabilmente il senatore Morra, ad avviso degli interroganti, colpevolmente ignorava era che quel numero non era più attivo perché da qualche settimana la Regione Calabria aveva istituito una piattaforma informatica, in collaborazione con Poste Italiane;

   ancora più inaccettabile, se accertata, la circostanza che nel corso della discussione Morra avrebbe addirittura chiesto agli agenti di scorta di identificare tutti i medici presenti e di consultare l'elenco delle persone che si erano prenotate;

   da oltre un anno il nostro personale sanitario lavora senza sosta con ritmi e orari alienanti, che non meritano le offese da parte di chi le istituzioni dovrebbe rappresentare e non calpestare –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravissimi fatti di cui in premessa e se abbia acquisito ulteriori elementi, per quanto di competenza, con particolare riferimento all'utilizzo di agenti di scorta per atti che non appaiono riconducibili agli scopi d'istituto.
(4-08696)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato si è recato per una visita istituzionale in Libia, dove ha incontrato il nuovo primo ministro libico Abdelhamid Dbeibah, il presidente Mohamed Yunis al Menfi e il Ministro degli esteri Najla Al Mangoush;

   secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica, Di Maio avrebbe dichiarato «Ripartiamo subito con la collaborazione economica, perché sarà questa a frenare una nuova possibile deriva militare. Sarà il business a far capire che gli interessi di tutti possono essere tutelati senza tornare alla guerra civile»;

   secondo Repubblica, il Ministro Di Maio vorrebbe usare la leva economica per recuperare il terreno perduto rispetto ad altri Paesi come la Turchia che, dopo aver difeso Tripoli con droni e soldati, ora vuole «passare all'incasso» con contratti e appalti;

   «Il primo tema che la Libia pone all'Italia è la riattivazione delle procedure per costruire l'autostrada prevista dal Trattato di amicizia Italia-Libia», dichiara una fonte italiana riportata dal quotidiano. Sarebbero già stati assegnati alla Salini-Impregilo i lotti per il tratto orientale della strada costiera che porterà dal confine con la Tunisia a quello con l'Egitto. «Adesso i libici devono chiudere le gare per il tratto da Misurata al confine e hanno detto a Di Maio di voler accelerare i tempi per far ripartire i lavori»;

   il nuovo Premier Dbeibah avrebbe chiesto a Di Maio iniziative concrete, come i tempi che mancano per la ricostruzione dell'aeroporto internazionale di Tripoli e l'aiuto dell'Italia per far ripartire i collegamenti aerei con l'Europa;

   secondo Repubblica, Di Maio avrebbe risposto che il consorzio italiano che ha vinto l'appalto per l'aeroporto è pronto, ma a questo punto oltre alle condizioni di sicurezza va garantita velocità della macchina burocratica libica;

   a Tripoli era presente anche l'amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi, che ha discusso dei nuovi progetti di esplorazione dell'ente nel Paese e del ripristino corrente elettrica;

   nei prossimi giorni dovrebbe esserci un nuovo viaggio in Libia. Il Ministro Di Maio tornerà a Tripoli con i Ministri degli esteri di Francia e Germania e probabilmente anche con l'Alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell –:

   quali siano stati i temi di discussione effettivamente trattati nel corso della riunione;

   quali siano state le promesse di parte italiana e quelle di parte libica, con particolare riferimento all'autostrada indicata in premessa e ai fondi per la cooperazione internazionale.
(5-05557)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e SILVESTRONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   a Cullinan, in Sud Africa, sorgeva il campo di internamento inglese di Zonderwater, il più grande campo di prigionia costruito dagli Alleati durante la Seconda guerra mondiale;

   tra il 1941 e il 1947, a Zonderwater sono stati reclusi oltre centomila prigionieri di guerra italiani, catturati nel Nordafrica e portati per l'internamento fino in Sudafrica. Molti di questi a Zonderwater hanno trovato la morte;

   per mantenere viva la memoria di quanto accaduto, nel 1965 venne costituita l'Associazione Zonderwater Block ex-pow, dal 2000 presieduta dall'ingegner Emilio Coccia;

   gli Associati temono che il cimitero di Zonderwater a seguito di questi contrasti, subisca la stessa sorte del vandalizzato cimitero di Worcester, per il quale le spoglie ivi conservate furono traslate nel marzo del 2016 proprio a Zonderwater ad opera dell'ingegner Coccia;

   l'interrogante è venuto a conoscenza che sarebbero sorti dei contrasti tra il presidente dell'Associazione Zonderwater Block ex P.O.W. e la nuova console generale Emanuela Curnis;

   senza entrare nel merito della vicenda, l'interrogante intende sottoporre all'attenzione del Governo la necessità di assicurare la regolarità e il decoro del cimitero sotto ogni aspetto, nonché la necessità di assicurare ai discendenti degli italiani ivi sepolti la continuità nelle informazioni, nelle notizie e nei documenti riguardanti i propri antenati;

   a giudizio dell'interrogante, il Governo ha il dovere morale di garantire la memoria degli italiani caduti in guerra all'estero e prestare la dovuta assistenza a chi intende mantenere vivo un legame con i propri antenati –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per mantenere viva la memoria degli italiani seppelliti a Zonderwater.
(4-08672)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2021 saranno passati esattamente 2 anni da quando si sono avute le ultime notizie in merito alla scomparsa in Venezuela del cittadino italo-venezuelano Hugo Marino;

   sulla vicenda il Governo è stato già sollecitato e, nella risposta, ha reso noto di non aver ricevuto alcuna indicazione formale circa lo stato di arresto di Hugo Marino;

   Hugo Marino, 55 anni, vive a Miami (Florida) con la famiglia. Sabato 20 aprile 2019 era atterrato con un volo da Miami all'aeroporto Simon Bolivar di Caracas in Venezuela. L'ultimo contatto dell'uomo è stato con la madre, che vive con lui in Florida, alle 12.20 ora di Caracas;

   secondo alcune indiscrezioni raccolte dalla famiglia Hugo Marino potrebbe trovarsi in stato di arresto a Caracas, ma nessuna conferma o smentita è arrivata dal Ministero degli esteri venezuelano;

   Elizabeth Mercedes Màrquez de Alcalà, moglie di Marino, proprietaria di una società chiamata Aquatic Electronic Systems con sede a Miami, negli Stati Uniti, ha denunciato la sparizione sostenendo che l'uomo sia stato fermato dalla direzione Generale di controspionaggio militare (Dgcim) dopo il suo arrivo in Venezuela;

   la donna ha anche richiesto il rispetto dell'«Habeas Corpus», principio che tutela l'inviolabilità personale, e il conseguente diritto dell'arrestato di conoscere la causa del suo arresto. Ma né dal tribunale penale né dalla Corte suprema di giustizia ha mai ricevuto risposta;

   Hugo Marino è noto per aver coordinato, nel giugno del 2013, le operazioni che portarono al ritrovamento del bimotore della famiglia Missoni, precipitato al largo dell'arcipelago di Los Roques; nell'incidente del 4 gennaio 2013 morirono quattro passeggeri italiani, fra cui Vittorio Missoni e sua moglie Maurizia Castiglioni e i due bresciani di Pralboino Guido Foresti ed Elda Scalvenzi;

   Marino fu l'artefice anche del ritrovamento del Transaven scomparso nel 2008 con 14 persone a bordo;

   il Governo italiano si era riservato la possibilità di procedere anche alla convocazione del capo missione venezuelano in Italia per sensibilizzarlo su questo caso come su altri casi relativi a cittadini italiani al momento detenuti –:

   se e quali iniziative abbia intrapreso il Governo per ottenere informazioni in merito alla scomparsa di Hugo Marino, alla sua incolumità e ai motivi della sua detenzione.
(4-08682)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   RUFFINO, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI e SILLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso dell'intenzione degli attuali proprietari di vendere la villa appartenuta allo statista Giovanni Giolitti sita in comune di Cavour in provincia di Torino;

   risulta che la predetta villa sia attualmente proposta in vendita tramite il sito sothebysrealty.com, ad un prezzo di circa 827.000 Usd corrispondenti al cambio attuale a circa 690.000 euro;

   la villa, che presenta una superficie di circa 500 metri quadri, si colloca all'interno di un parco di 25.000 metri quadri, ove lo statista trascorreva le estati curando le piante secolari, tuttora presenti;

   la proprietà in questione costituisce un bene estremamente rilevante dal punto di vista storico e culturale. In essa, Giovanni Giolitti incontrava i parlamentari e maturava decisioni importantissime per la giovane Italia unita;

   peraltro, nel cimitero di Cavour riposano tuttora le spoglie mortali dello statista, ivi sepolto per sua stessa volontà, a conferma del profondo legame dello statista con tale territorio;

   a fronte di ciò, non risulta che in relazione al bene in parola sia intervenuta la dichiarazione prevista dall'articolo 13 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42;

   la dichiarazione è altresì strumentale all'esercizio del diritto di prelazione previsto dall'articolo 60 del predetto decreto legislativo;

   il comune di Cavour non dispone delle risorse sufficienti per acquisire la proprietà del bene;

   l'acquisto da parte dello Stato consentirebbe di valorizzare il bene –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'intenzione degli attuali proprietari di vendere la villa sita in comune di Cavour appartenuta a Giovanni Giolitti;

   se il Ministro interrogato intenda porre in essere le iniziative di competenza utili ad inserire la predetta villa tra i beni di interesse artistico e culturale di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, e consentirne l'acquisizione al patrimonio pubblico.
(3-02125)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   GALANTINO, DEIDDA e FERRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il progetto «Caserme Verdi», nato circa due anni fa, prevede la realizzazione di basi militari di nuova generazione efficienti, funzionali, pienamente rispondenti alle normative vigenti e ispirate a nuovi standard di costruzione, a basso impatto ambientale e ridotti costi di manutenzione;

   il cronoprogramma prevede il rinnovo, in venti anni, del patrimonio immobiliare dell'Esercito con un investimento complessivo stimato in 1,5 miliardi di euro e, secondo quanto dichiarato dall'ex Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, Generale Farina, il progetto in esame rientra tra le priorità della Forza armata, con l'obiettivo di un importante miglioramento del benessere del personale, dell'operatività stessa dei reparti, dell'interazione tra caserme e territori locali, fino a rendere disponibili al pubblico, spazi come asili e strutture sportive;

   lo stesso Esercito non nasconde l'urgenza di un intervento dettato da diverse criticità negli attuali assetti immobiliari, molti realizzati più di 70 anni fa, che, oltre a non essere più rispondenti alle esigenze di un esercito moderno ed efficiente, presentano uno stato di degrado generalizzato tale da determinare un serio rischio per l'incolumità del personale militare;

   la nuova articolazione delle basi militari vede una maggiore concentrazione dal Nord verso il Centro e il Sud d'Italia, nel quale, in particolare, saranno interessate nove strutture: le caserme «Salomone» a Capua (Ce), «Libroia» di Nocera Inferiore (Sa), «Briscese» a Bari, «Floriani» a Torre Veneri (Le), «Sernia-Pedone» a Foggia, il comprensorio «Ronga- Gucci-Capone» di Persano (Sa), la «Crisafulli Zuccarello» di Messina, la «Mereu-Riva di Villasanta-Monfenera» di Cagliari, il poligono e la caserma «Pisano» di Capo Teulada (Ca);

   il 27 dicembre 2020, in occasione dell'esame della legge di bilancio 2021, il precedente Governo «Conte II» ha accolto l'ordine del giorno n. 9/2790-bis-AR/105, impegnandosi «a valutare l'opportunità di assumere iniziative per l'istituzione di un fondo dedicato al progetto “Caserme Verdi” anche al fine di inserire nello stesso, la caserma “Lolli Ghetti” sede del 9° Reggimento Fanteria a Trani e la caserma “Trizio” sede del 7° Reggimento Bersaglieri ad Altamura», le quali vivono, infatti, forti disagi in termini alloggiativi anche a causa dell'inagibilità di diverse palazzine –:

   quale sia ad oggi lo stato di avanzamento del progetto «Caserme Verdi» e quali iniziative il Governo intenda intraprendere per dare seguito tempestivamente agli impegni contenuti nell'ordine del giorno di cui in premessa per estendere, eventualmente, il progetto «Caserme Verdi» anche alla Marina e all'Aeronautica.
(5-05558)


   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, con l'interrogazione n. 5-03086, ha chiesto al Ministero della difesa se non intendesse rendere noti i protocolli della documentazione sanitaria riferita a Francesco Rinaldelli, deceduto nel 2008;

   il sottosegretario pro tempore Tofalo ha affermato che la domanda non poteva essere accolta in quanto tutta la documentazione sanitaria, ovunque esistente presso strutture pubbliche e private, è stata sottoposta a decreto di sequestro, aggiungendo che erano attesi sviluppi della vicenda sui quali sviluppare una positiva interlocuzione;

   l'interrogante, con l'interrogazione n. 5-03349, a chiesto se il Ministero della difesa fosse in possesso della documentazione prima del sequestro;

   in risposta il Ministero ha affermato che la documentazione era disponibile presso gli uffici del centro documentale (ex distretto militare) di Ancona;

   Andrea Rinaldelli, padre di Francesco Rinaldelli, ha fatto relativa domanda di accesso a tale documentazione;

   il Comando militare dell'Esercito Marchesa consegnato la totalità della documentazione sanitaria disponibile relativa a Francesco Rinaldelli, ad Andrea Rinaldelli, per il tramite del suo avvocato;

   Francesco Rinaldelli aveva eseguito un esame emocromocitometrico completo, nel quale si evidenzia una lieve leucocitosi neutrofila e lievemente ancora presente anche negli esami pre-chemio del 15 novembre 2004;

   nel parere medico-legale dello Stato Maggiore viene ribadito che: «[...] non risulta che il Rinaldelli abbia allegato in sede di visita di incorporamento e né successivamente tale esame» e «Né in sede di incorporamento è previsto che vengano effettuati accertamenti ematochimici»;

   all'interrogante risulta che, nei bandi di concorso per l'arruolamento per il 2004, pubblicati nel corso del 2003, con i quali Francesco Rinaldelli è stato arruolato, venivano disposti accertamenti fisio-psico-attitudinali, da parte del Ministero della difesa, tra i quali un emocromo completo, ed anche che tale documentazione non sia stata formalmente richiesta al momento della convocazione per la visita medica propedeutica all'arruolamento;

   l'interrogante, nel confrontare la documentazione consegnata ad Andrea Rinaldelli, con quanto richiesto nell'interrogazione e quanto sequestrato dalla procura, non riscontra la presenza di documentazione medico-sanitaria inerente ad un emocromo completo o comunque ad esami ematochimici;

   Andrea Rinaldelli ha provato a chiedere un incontro ufficiale al sottosegretario pro tempore Tofalo con esito negativo –:

   se non sia necessario chiarire le ragioni per le quali non è stato disposto un emocromo completo come previsto dai bandi di concorso nei confronti di Francesco Rinaldelli.
(5-05559)


   D'UVA e ARESTA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il piano vaccinale anti Covid-19 ha subito diversi ritardi, dovuti soprattutto alle carenze produttive dei big player, Pfizer Biontech, Moderna e AstraZeneca, che non sono così riusciti a consegnare nei tempi stabiliti le dosi pattuite;

   la riuscita della campagna vaccinale rappresenta un tassello fondamentale per uscire dall'emergenza pandemica e per rilanciare l'economia del nostro Paese;

   un autorevole personalità del settore, quale il presidente dell'Aifa, nel mese di febbraio 2021, in un'intervista a Il Fatto Quotidiano, ha paventato l'opportunità di costituire una cordata di aziende biotech italiane, a guida statale, in grado di fare massa ed iniziare ad aggiornare gli impianti per produrre vaccini. L'ipotesi prevederebbe ovviamente un investimento pubblico strategico essenziale per consentire a soggetti pubblici e privati di dotarsi della tecnologia necessaria per aumentare la loro capacità produttiva in questo settore;

   in questa operazione, che renderebbe il sistema Paese più indipendente dalle logiche di mercato in ambito sanitario, potrebbe essere coinvolta a pieno titolo anche la Difesa, vantando al suo interno strutture con elevate potenzialità come lo stabilimento Chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze;

   la promozione di investimenti che dotino i siti della difesa di tecnologia adeguata per produrre, insieme ad altre realtà pubbliche e private, RNA messaggero (mRNA) per i vaccini, ma anche per le terapie avanzate anticancro, permetterebbe di elaborare un piano a lungo termine assai vantaggioso per la sicurezza nazionale sanitaria;

   un primo passo in questa direzione è rappresentato dall'Accordo tra la Fondazione Toscana Life Sciences e lo stabilimento Chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze, per la realizzazione di un programma integrato di ricerca e sviluppo per la produzione di vaccini –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare ogni opportuna iniziativa di competenza volta ad aumentare gli investimenti rivolti alla sanità militare, con particolare attenzione al potenziamento di strutture come lo stabilimento Chimico farmaceutico militare (Scfm) di Firenze, anche considerato il ruolo strategico che tale prestigiosa realtà potrebbe rivestire nell'ambito di un programma nazionale di ricerca e sviluppo per la produzione di vaccini, anticorpi e terapie avanzate antitumorali.
(5-05560)

Interrogazione a risposta scritta:


   BAZZARO, FERRARI, ZOFFILI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la nave chimichiera Davide B, battente bandiera maltese ed appartenente alla flotta De Poli Tankers – società olandese guidata dall'italiana Chiara De Poli – è stata vittima l'11 marzo 2021 di un attacco di pirati nel Golfo di Guinea, mentre si trovava in navigazione verso Delta State, a circa 210 miglia nautiche di distanza da Cotonou, nel Benin;

   l'assalto è sfociato nella presa in ostaggio di 15 membri dell'equipaggio;

   quanto è avvenuto sembra dimostrare la gravità della minaccia al traffico mercantile rappresentata dalla pirateria che infesta il Golfo di Guinea, nel quale sono peraltro presenti con funzioni di contrasto al fenomeno anche le navi di diverse Marine militari, inclusa quella italiana, che ha nell'area la Fremm Luigi Rizzo;

   stando alla testata online gCaptain.com, la società armatrice sarebbe già entrata in contatto con i pirati ed avrebbe avviato trattative per ottenere il rilascio dei 15 componenti dell'equipaggio sequestrati –:

   di quali informazioni disponga il Governo circa la gravità della minaccia rappresentata dalla pirateria marittima nell'area in cui la Davide B è stata attaccata e gli orientamenti della comunità internazionale in merito all'eventuale rafforzamento dell'azione militare di contrasto al fenomeno.
(4-08676)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   CAON. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha previsto che, per il «superbonus 110 per cento» e per le detrazioni spettanti per gli altri interventi edilizi elencati al comma 2 dell'articolo 121, il soggetto beneficiario poteva optare, in luogo dell'utilizzo diretto della detrazione, per un contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori o per la cessione a soggetti terzi del credito corrispondente alla detrazione spettante, ivi compresi banche e altri intermediari finanziari;

   con provvedimento n. 283847 dell'8 agosto 2020 l'Agenzia delle entrate aveva stabilito che la comunicazione dell'opzione deve essere inviata telematicamente alla stessa Agenzia entro il 16 marzo dell'anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese che danno diritto alla detrazione;

   la relativa procedura telematica è stata resa disponibile il 15 ottobre 2020; pertanto, per le spese sostenute nell'anno 2020, la comunicazione dell'opzione è stata resa possibile dal 15 ottobre 2020 al 16 marzo 2021;

   gli operatori, i consulenti e le relative associazioni di categoria avevano richiesto la proroga del termine del 16 marzo 2021, in modo da avere tempo sufficiente per predisporre e trasmettere tutte le comunicazioni relative alle spese sostenute nel 2020;

   con provvedimento n. 51374 del 23 febbraio 2021 l'Agenzia delle entrate ha prorogato al 31 marzo 2021 il termine per l'invio delle comunicazioni delle opzioni previste dall'articolo 121 del «decreto Rilancio», relativamente alle spese sostenute nell'anno 2020;

   nel testo del provvedimento del 23 febbraio 2021 si legge: «Gli operatori, i consulenti e le relative associazioni di categoria hanno richiesto la proroga del suddetto termine del 16 marzo 2021, in modo da avere tempo sufficiente per predisporre e trasmettere tutte le comunicazioni relative alle spese sostenute nel 2020, che non è stato possibile inviare progressivamente e dunque nel frattempo si sono accumulate»;

   le restrizioni adottate a partire dal mese di novembre 2020 e il nuovo lockdown, dapprima per zone e negli ultimi giorni generalizzato, stanno creando difficoltà nelle procedure per la cessione del credito. Molti clienti hanno difficoltà di essere ricevuti da banche e poste per fare la pratica di cessione;

   peraltro, la pratica di cessione è fondamentale per gli incapienti che di fatto sono obbligati a cedere il credito derivante dai lavori eseguiti nel 2020 per usufruirne. Se non riusciranno a presentare la pratica per tempo perderanno la possibilità di cederlo –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per prorogare ulteriormente il termine del 31 marzo 2021 per la comunicazione dell'opzione della cessione dei crediti ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, in considerazione delle difficoltà nell'esecuzione degli adempimenti registratesi a causa delle restrizioni derivanti dalle misure per il contrasto alla pandemia in atto.
(3-02122)


   BARATTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   è in questi giorni sempre più pressante la richiesta da parte di comuni e associazioni di categoria di un complessivo riesame della misura meglio conosciuta come «bonus 110 per cento» seguito dell'applicazione e del successivo monitoraggio delle misure di cui al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   in particolare, le disposizioni in questione hanno «rilanciato» e dato un nuovo impulso al sistema economico, ma hanno anche comportato un aggravio dell'attività istruttoria per le strutture comunali coinvolte – non solo nei comuni di piccola e media dimensione – stante la complessità applicativa della specifica disciplina tecnica e l'inadeguatezza dei sistemi di informatizzazione degli archivi;

   anche a fronte delle modifiche pur apportate in legge di bilancio, i limiti evidenziati sono, in ogni caso, rimasti inalterati, potendosi così esemplificare:

    i) termine troppo breve di efficacia della misura; infatti, considerati i tempi di programmazione e gestione dei procedimenti e degli interventi, appare indispensabile sin d'ora ipotizzare una ulteriore proroga quantomeno fino al 31 dicembre 2024;

    ii) carenza di personale tecnico specializzato e limiti all'assunzione dello stesso. A tal proposito, si ravvisa la necessità di snellimento delle procedure selettive per l'assunzione a termine di professionalità impegnate nell'istruttoria delle pratiche edilizie, di riqualificazione energetica e ambientale, di controllo e messa in sicurezza del territorio, sottraendo dette assunzioni al limite di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge n. 78 del 2010 (limite massimo di spesa annua corrispondente a quanto speso nel 2009 allo stesso titolo, ovvero per assunzioni a tempo determinato);

    iii) eccessiva durata dell'istruttoria procedimentale. Perciò si ipotizza fin d'ora una riduzione dei tempi (e dei correlati costi) di istruttoria delle pratiche edilizie per «Ecobonus» con snellimento delle procedure per la legittimazione dello stato di fatto con applicazione dei princìpi di affidamento e del silenzio-assenso;

   tali criticità minano sensibilmente, non solo, la capacità degli enti pubblici territoriali di far fronte all'evasione delle richieste, ma lo stesso accesso al beneficio in tempi utili per i cittadini –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per consentire in tempi rapidi la semplificazione delle attività legate alla concessione del beneficio in questione conseguentemente modificandone la disciplina di dettaglio.
(3-02123)


   GIACOMONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto Decreto Rilancio (decreto-legge n. 34 del 2020) ha previsto che le risorse di cui all'articolo 27 recante disposizioni in materia di «Patrimonio destinato» possano essere impiegate sia nel contesto del cosiddetto «Temporary Framework», che «a mercato»;

   al riguardo, la prima tipologia – prevista in un quadro europeo di deroga straordinaria alle regole sugli aiuti di Stato – ha durata fino al 31 dicembre 2021 ed è esplicitamente autorizzata per intervenire sul capitale delle aziende in crisi a seguito della crisi pandemica;

   il prolungarsi della crisi sta indebolendo ulteriormente il sistema produttivo italiano e perdere quelle medie aziende che ancora rappresentano dei nodi fondamentali sia per sostenere le filiere di piccole imprese, sia nell'ambito delle catene globali del valore significherebbe un grave danno all'economia italiana, compromettendo la capacità di aumentare strutturalmente il tasso di crescita dell'economia post-pandemia. Correttamente, il meccanismo di analisi ex ante predisposto nel decreto attuativo permette un'azione celere per l'individuazione delle aziende e per l'erogazione. Viceversa, l'operatività «a mercato» ha durata fino a 12 anni ed è ideata per sostenere i processi di crescita di aziende sane, con il coinvolgimento il più largo possibile del mercato e dei privati;

   purtuttavia, il testo del decreto ministeriale sui criteri di utilizzo del «Patrimonio Rilancio» prevedono meccanismi che difficilmente coinvolgeranno il mercato in quanto l'operatività è tutta incentrata sulla Cassa depositi e prestiti s.p.a. che poi dovrebbe assicurare il massimo coinvolgimento delle Società di gestione del risparmio (Sgr) italiane, per evitare il possibile effetto spiazzamento del private capital;

   gli attuali criteri di intervento previsti ad oggi rendono difficile individuare soggetti privati che vadano a co-intervenire con Cassa depositi e prestiti –:

   se il Governo non intenda, nell'apportare risorse al «Patrimonio destinato» per l'avvio della sua operatività, adottare iniziative affinché Cassa depositi e prestiti utilizzi le risorse esclusivamente nel contesto del temporary framework per accelerare il salvataggio delle aziende in crisi che sono in possesso dei requisiti previsti e ripensare la parte «a mercato» che ha un orizzonte temporale più lungo e che necessita di una maggiore apertura agli operatori del mercato;

   al contempo, se il Governo non intenda adottare iniziative per riorganizzare la parte a «mercato» per darle una connotazione fortemente strategica, in raccordo con le risorse del Programma nazionale di riforma e resilienza, e permettere una maggiore partecipazione del risparmio privato, emanando a tal fine, con la massima sollecitudine, il decreto attuativo del comma 18-ter dell'articolo 27 del decreto-legge n. 34 del 2020 («Decreto Rilancio»), nella considerazione che detta disposizione costituisce la base normativa di riferimento per l'evoluzione del «Patrimonio destinato» in un vero e proprio fondo sovrano, o «Fondo di Fondi», pubblico-privato italiano, finalizzato a sostenere la crescita economica del Paese, anche guardando a esperienze virtuose come il Fondo Italiano d'investimento Sgr promosso nel 2010 dal Ministero dell'economia e delle finanze, in conformità agli atti di indirizzo approvati dal Parlamento sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund relativamente al potenziamento di nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto già previsto per i Piani individuali di risparmio (Pir).
(3-02137)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CANCELLERI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2020 - legge n. 160 del 2019 – all'articolo 1, commi 784-815, ha previsto disposizioni di riforma della riscossione delle entrate degli enti locali;

   per l'iscrizione nell'albo dei soggetti privati abilitati ad effettuare attività di liquidazione e di accertamento dei tributi e di riscossione dei tributi e di altre entrate delle province e dei comuni di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo n. 446 del 1997, nonché per l'iscrizione obbligatoria, prevista al comma 805, nella sezione separata del medesimo albo, dei soggetti che svolgono esclusivamente funzioni e attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate degli enti locali e delle società da essi partecipate, sono richieste, dal comma 807 della legge di bilancio 2020, misure minime di capitale interamente versato, in denaro o tramite polizza assicurativa o fideiussione bancaria;

   il termine entro il quale adeguare il proprio capitale sociale alle condizioni e alle misure minime stabilite dal citato comma 807, inizialmente fissato al 31 dicembre 2020, è stato successivamente prorogato al 30 giugno 2021 dalla legge di bilancio 2021;

   la legge di bilancio 2020, al comma 805, ha previsto che con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro il 30 giugno 2020, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, siano definiti i criteri di iscrizione obbligatoria nella sezione separata dell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, per i soggetti che svolgono esclusivamente funzioni e attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate degli enti locali e delle società da essi partecipate; tale decreto, ad oggi, risulta però non ancora emanato;

   il termine del 30 giugno 2021 per l'adeguamento del capitale sociale alle condizioni e alle misure minime stabilite dal citato comma 807, anche in considerazione dell'assenza del decreto che avrebbe dovuto definire i criteri di iscrizione obbligatoria nella sezione separata dell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997, non appare congruo –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di natura normativa, per prorogare al 31 dicembre 2022, il termine entro il quale adeguare il proprio capitale sociale alle condizioni e alle misure minime stabilite dal citato comma 807, a tal fine provvedendo, entro breve termine, all'emanazione del decreto per la definizione dei criteri di iscrizione obbligatoria nella sezione separata dell'albo di cui all'articolo 53 del decreto legislativo n. 446 del 1997.
(5-05561)


   SANGREGORIO e GAGLIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 100 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, ha disposto che, in luogo dei canoni Omi (quelli dei cosiddetti «balneari pertinenziali»), alle concessioni relative alla realizzazione e alla gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, inclusi i punti di ormeggio, si applicano le misure dei canoni determinati secondo i valori tabellari previsti per le concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative;

   la normativa citata ha contestualmente aumentato, dall'inizio del 2021, la soglia minima dell'importo dovuto per i canoni demaniali ad euro 2.500,00 annui. L'indicato rialzo, che incide paritariamente su ogni concessione, avrà effetti devastanti sull'economia di tutte quelle micro concessioni demaniali (ormeggi, gavitelli, cartelloni pubblicitari e altro) che, sino ad oggi, resistevano pagando un importo di euro 862,90 annui;

   l'aumento della soglia minima, ricadrà in prima battuta sulle realtà connesse alla piccola nautica da diporto, produttive di utili spesso molto limitati. Ma non solo: questo aumento andrà ad incidere gravemente anche sulle attività più strutturate, che dovranno pagare oneri rilevanti per quelle piccole concessioni che sono pertinenzialmente collegate alla propria attività;

   a titolo di esempio, si possono evidenziare casi di consorzi marittimi, eccellenze nel trasporto nautico con diverse imbarcazioni e numerosi addetti, i quali per svolgere la loro attività usufruiscono di una moltitudine di concessioni «satellite» connesse a pontili, boe, gavitelli, biglietterie e cartelli. Con gli aumenti previsti recentemente introdotti si andrebbe ad incidere sull'attività per importi di decine di migliaia di euro;

   pare quasi superfluo, poi, rilevare come il citato provvedimento vada a gravare sui concessionari in un momento di estrema criticità, in cui, tra sospensione legale delle attività e contrazione dei movimenti turistici, hanno avuto un crollo degli incassi e non possono effettuare alcuna prognosi favorevole per la ripresa delle attività nell'anno corrente –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di tutelare i soggetti e le attività titolari di concessioni demaniali, settore già segnato gravemente dalle conseguenze economiche dell'emergenza sanitaria, anche attraverso una riduzione degli importi recentemente ritoccati al rialzo.
(5-05562)


   MARTINO, CAON, BARATTO, GIACOMETTO, CATTANEO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 ha previsto che, per il «superbonus 110 per cento» e per le detrazioni spettanti per gli altri interventi edilizi elencati al comma 2 dell'articolo 121, il soggetto beneficiario poteva optare, in luogo della detrazione, per la cessione a soggetti terzi del credito corrispondente alla detrazione spettante, ivi compresi banche e altri intermediari finanziari;

   con provvedimento n. 283847 dell'8 agosto 2020 l'Agenzia delle entrate (Ade) aveva stabilito che la comunicazione dell'opzione deve essere inviata telematicamente alla stessa Agenzia entro il 16 marzo dell'anno successivo a quello in cui sono state sostenute le spese. La relativa procedura telematica è stata resa disponibile il 15 ottobre 2020; pertanto, la comunicazione dell'opzione è stata possibile dal 15 ottobre 2020 al 16 marzo 2021;

   gli operatori di settore e le relative associazioni di categoria avevano richiesto la proroga del termine del 16 marzo 2021, in modo da avere tempo sufficiente per predisporre e trasmettere tutte le comunicazioni relative alle spese sostenute nel 2020. Con provvedimento n. 51374 del 23 febbraio 2021 l'Agenzia delle entrate ha prorogato al 31 marzo 2021 il termine per l'invio delle comunicazioni delle opzioni, riconoscendo che il ritardo nell'emanazione della procedura telematica aveva impedito di inviare progressivamente le comunicazioni che «nel frattempo si sono accumulate»;

   le restrizioni adottate a partire dal mese di novembre 2020 e il nuovo lockdown, dapprima per zone e a partire dall'8 marzo 2021 generalizzato, stanno creando difficoltà nelle procedure per la cessione del credito. Molti clienti hanno difficoltà di essere ricevuti da banche e poste per fare la pratica di cessione. Ulteriori ritardi si stanno registrando nell'attività istruttoria dei comuni, per la carenza di personale tecnico specializzato, derivante dai limiti assunzionali introdotti per motivi di finanza pubblica;

   peraltro, la pratica di cessione è fondamentale per gli incapienti che di fatto sono obbligati a cedere il credito derivante dai lavori eseguiti nel 2020 per usufruirne Se non riusciranno a presentare la pratica per tempo perderanno la possibilità di cederlo –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per prorogare ulteriormente il termine del 31 marzo 2021 per la comunicazione dell'opzione della cessione dei crediti ai sensi dell'articolo 121 del decreto-legge n. 34 del 2020, in considerazione delle difficoltà nell'esecuzione degli adempimenti registratesi a causa delle restrizioni derivanti dalle misure per il contrasto alla pandemia in atto che si sommano ai ritardi nella predisposizione delle istruttorie da parte dei comuni.
(5-05563)


   GUSMEROLI, CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO, TARANTINO e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel corso del 2020, a causa delle difficoltà generate dalla pandemia da Covid-19, sono state emanate numerose disposizioni che, fra le altre, hanno disposto la sospensione di taluni versamenti Iva (si cita, a titolo esemplificativo, l'articolo 18, commi 1, 3 e 6, del decreto-legge n. 23 del 2020 per i soggetti che hanno avuto una diminuzione del fatturato nel mese di aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019);

   con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate n. 13095/2021 del 15 gennaio 2021 sono stati approvati i modelli di dichiarazione IVA/2021 concernenti l'anno 2020, con le relative istruzioni, da presentare nell'anno 2021 affini dell'imposta sul valore aggiunto ed in data 1° febbraio 2021 è stata licenziata la versione 1.0.0 del relativo software compilativo;

   nel quadro VA di detti modelli è stato inserito il nuovo rigo VA16 in cui viene chiesto ai contribuenti di indicare i «dati relativi agli importi sospesi a seguito dell'emergenza sanitaria da COVID-19»;

   nei mesi successivi a quelli oggetto di sospensione molti contribuenti hanno maturato crediti Iva per l'effetto dei calo di fatturato determinato dalla pandemia suddetta;

   le istruzioni e i righi VL30, VL33 e VL41 della nuova modulistica Iva 2021, nonostante la compilazione del suddetto rigo VA16, non tengono conto della differenza fra versamenti eventualmente omessi (violazione del contribuente) e versamenti sospesi (situazione legittima) per l'effetto delle citate disposizioni che ne hanno differito il pagamento rateizzato con scadenze in parte anche successivamente alla presentazione della dichiarazione annuale in scadenza il 30 aprile 2021;

   tale aspetto determina nei fatti l'impossibilità per il contribuente di utilizzare in compensazione il credito Iva per la parte corrispondente all'importo del versamento sospeso e non versato entro la data di presentazione della dichiarazione Iva; le suddette istruzioni (così come il software compilativo) generando un credito solo potenziale (VL41) al pari di quanto succede in presenza sia versamenti effettivamente omessi –:

   se e quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per evitare che suddetto meccanismo compilativo assorba in anticipo le somme che il legislatore, con i provvedimenti citati in premessa, ha invece ritenuto meritevoli di differimento, al fine di fronteggiare le difficoltà dei molti operatori.
(5-05564)


   FRAGOMELI e DEL BASSO DE CARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   risultano agli interroganti alcune criticità relative a consistenti avanzamenti di carriera di dirigenti all'interno della Consob, deliberate tra la fine del 2019 ed il 2020, dopo molti anni di blocco di tali avanzamenti;

   in particolare, la Commissione di recente ha conferito alcune promozioni dalla qualifica di condirettore (livello iniziale della carriera dirigenziale) alla qualifica di direttore; in particolare si tratta di: 4 promozioni, con decorrenza 1° gennaio 2015 (delibera n. 21181 dell'11 dicembre 2019); 4 promozioni, con decorrenza 1° gennaio 2016 (delibera n. 21571 del 6 novembre 2020); 8 promozioni, con decorrenza 1° gennaio 2020 (delibera n. 21572 del 6 novembre 2020);

   tali promozioni, per un totale di 16 nuovi direttori (su un totale di 50 condirettori promuovibili), sono state conferite nel limitato periodo degli ultimi 12 mesi, destando più di un legittimo dubbio, per quanto consta agli interroganti, circa l'utilizzo di criteri oggettivi di selezione;

   si rileva che la Commissione non ha disposto alcun avanzamento alla medesima qualifica di direttore per 6 anni (dal 2009 al 2014) e, più di recente, anche per gli anni 2017, 2018 e 2019 con ciò penalizzando legittime aspettative dei condirettori senza tener conto dell'anzianità in ruolo, né dell'anzianità nell'espletamento di incarichi di responsabile di unità operative, ovvero, dell'attribuzione o meno dell'incarico di responsabile di unità operative;

   risulta agli interroganti che a molti condirettori, con una lunga responsabilità di ufficio, entrati in ruolo a seguito di concorso pubblico, siano stati preferiti altri con minore esperienza; sembrerebbe inoltre che non si sia tenuto alcun conto del conseguimento di ulteriori titoli accademici ovvero di specifiche abilitazioni professionali, né della effettiva conoscenza di lingue straniere indispensabili in vista dell'unione dei mercati dei capitali;

   nel frattempo, invece, avrebbe disposto con regolarità annuale un gran numero di promozioni a condirettore, conferite ai funzionari di I livello, con l'effetto di incrementare notevolmente il bacino dei promuovibili anno dopo anno –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine ai fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, ritenga di dover assumere, anche a tutela della credibilità della Consob, Autorità amministrativa indipendente volta alla tutela degli investitori, all'efficienza, alla trasparenza ed allo sviluppo del mercato mobiliare italiano, nonché per il rispetto dei princìpi di trasparenza e di competenza, anche avuto riguardo ai percorsi di carriera.
(5-05565)


   ALBANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la nota misura del cashback di Stato ha visto aderire alla piattaforma destinata circa 8 milioni di cittadini, ma da quanto risulta tra questi solamente 7 milioni hanno eseguito transazioni valide;

   a tre mesi dalla partenza l'effetto traino dell'incentivo è risultato affievolirsi, e, come riportato da Il Sole24Ore del 22 marzo 2021, è apparsa coinvolta nell'intervento una carta di pagamento su 10, e solamente il 14 per cento dei circa 50 milioni di maggiorenni hanno eseguito transazioni valide in Italia (dati Istat). Gli strumenti di pagamento adottati oggi in Italia sono 14,5 milioni, tolte le applicazioni Satispay o PagobancomatPay; ciò significa che è stato associato solamente a circa il 10 per cento delle 115 milioni di carte (di debito, di credito, o prepagate) stimate in Italia dal Politecnico di Milano;

   inoltre, secondo alcuni studiosi, sembra che la misura possa avvantaggiare soprattutto le famiglie di reddito medio-alto, residenti al Nord e nelle grandi città, in quanto avvezze ad usare strumenti di pagamento elettronici, e, sempre da quanto riportato da Il Sole24Ore, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale ricorda che, per la misura cashback, «l'effetto traino c'è già stato», pertanto fermarsi non sarebbe una tragedia;

   inoltre si sono verificati, come già evidenziato in altri atti di sindacato ispettivo, comportamenti distorsivi dell'uso del pagamento elettronico, ad esempio con un elevato numero di importi minimali, volti ad avvantaggiarsi dell'incentivo ma con l'effetto di penalizzare gli esercenti per le commissioni subite, e si è ormai acclarato che l'emersione del sommerso richiesta non sia stata raggiunta vista l'inclusione di attività come supermercati e distributori di benzina;

   la misura, dal costo complessivo di 4,7 miliardi di euro, consentirebbe di liberare risorse non utilizzate da dirottare su altre finalità, di concreto e reale sostegno agli operatori economici e alle famiglie in difficoltà, piuttosto che alle famiglie di reddito medio-alto –:

   quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per evitare la distorsione indicata nell'utilizzo della misura e se non intenda adottare iniziative per sospenderla, come da più parti auspicato, visto il mancato raggiungimento degli obiettivi di disincentivo all'utilizzo del contante, concentratosi tra l'altro nel periodo di massima emergenza epidemiologica, e di emersione del sommerso.
(5-05566)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento del contagio hanno, nel corso del 2020, inibito l'esercizio delle attività della gran parte dei clienti investitori di pubblicità, e causato l'avvio di recessi e risoluzioni contrattuali di campagne già in corso eliminando ogni possibilità di pianificazione ed esecuzione di nuove campagne affissive e/o nuove esposizioni in permanente, per almeno sei mesi. Difatti, le restrizioni disposte dai successivi provvedimenti hanno limitato grandemente gli investimenti pubblicitari nel settore della pubblicità esterna che, nell'anno 2020, ha perso il 53 per cento del proprio fatturato senza segni di ripresa nei primi mesi del 2021;

   tali perdite non potranno essere recuperate neppure nel prossimo anno e porranno seri limiti agli investimenti futuri per una migliore qualità del settore. La comunicazione pubblicitaria esterna si esplica in varie forme e la sua versione digitale risponde alle indicazioni del Recovery Fund Next – Generation EU;

   le imprese del comparto della pubblicità esterna retrocedono mediamente al comparto pubblico oltre il 50 per cento del proprio fatturato, assicurando così minori costi per i cittadini nell'erogazione dei servizi pubblici;

   il settore della pubblicità esterna non beneficia di alcun vantaggio, a differenza di altri media, nella forma del credito d'imposta con svantaggio competitivo e contrazione degli investimenti nel predetto comparto;

   nell'anno 2020 le imprese hanno dovuto corrispondere agli enti locali: l'imposta comunale sulla pubblicità e il canone sostitutivo di tale imposta, la tassa di occupazione del suolo pubblico (Tosap), il canone sostitutivo dell'occupazione suolo pubblico e il canone previsto dal codice della strada, malgrado non sussistessero i presupposti per il reale svolgimento dell'attività. L'esposizione di messaggi pubblicitari ed il loro recepimento durante la pandemia non hanno avuto luogo per circa sei mesi;

   nell'anno 2021 troveranno applicazione le norme contenute nell'articolo 1, commi 816-847 della legge n. 160 del 2019, istitutive del cosiddetto canone unico patrimoniale che, prevedendo la parità di gettito per i comuni delle precedenti entrate relative al 2019, non consentono una riduzione del carico per le imprese di pubblicità esterna, ma in alcuni casi un aggravio;

   la maggior parte delle imprese conosceranno l'entità dei canoni applicati per l'intero anno solamente nell'aprile 2021, in quanto le tariffe del canone verranno deliberate entro la data di approvazione dei bilanci preventivi degli enti locali, ad avviso degli interroganti, in contrasto con la certezza dei prelievi, e l'irretroattività delle norme, senza dar loro la possibilità di dismettere gli impianti nel caso di eccessiva onerosità;

   il canone unico si applica anche a fattispecie pubblicitarie che non sono collocate su suolo pubblico degli enti locali, ma in ambiti privati e statali, e persino in luoghi privati aperti al pubblico, senza che ve ne sia una logica motivazione;

   sussiste, inoltre, un conflitto di competenze tra enti locali (province e comuni) e ciò comporta per le imprese la richiesta di due canoni per la stessa esposizione pubblicitaria;

   l'assenza di interventi a sostegno del settore e gli aggravi imputabili al canone unico o alla sua erronea applicazione determineranno quindi la perdita di alcune migliaia di posti di lavoro, ostacoleranno gli investimenti del comparto, e causeranno la chiusura di numerose imprese piccole e medie, senza che da ciò derivi alcun beneficio alla collettività –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare, al fine di ridurre gli oneri economici e tributari per le imprese di pubblicità esterna, garantirne la sopravvivenza, salvaguardare i posti di lavoro, consentire agli investitori di usufruire anche in questo settore di un credito d'imposta per i loro investimenti e preservare le future entrate degli enti pubblici derivanti da questo comparto, senza che lo stesso si trovi nell'impossibilità di corrispondere quanto ad esso verrà chiesto.
(5-05577)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   SPENA, SARRO, PAOLO RUSSO e PENTANGELO. – Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stato inoltrato alla Presidenza del Consiglio dei ministri un appello sottoscritto dai capigruppo del Consiglio regionale della Campania, da più di cento sindaci dei comuni di tutte le province della Campania, dai presidenti dell'Anci e dell'Associazione dei comuni delle isole minori per richiedere una sospensione temporanea su tutto il territorio nazionale dell'esecuzione degli ordini giudiziali di demolizione per le case di necessità abitate da persone sprovviste di alloggio alternativo, nonché privi delle necessarie risorse economiche per garantirsi una differente adeguata abitazione, fino al 31 dicembre 2021, o finché perdura lo stato di emergenza nazionale;

   nonostante la Campania sia passata in zona rossa con ordinanza del 5 marzo 2021 firmata dal Ministro della salute e il presidente della regione abbia prorogato le misure restrittive già vigenti fino al 5 aprile 2021, arrivano dal territorio segnalazioni di imminenti abbattimenti di prime ed uniche case di abitazione che – qualora eseguiti – esaspererebbero ulteriormente una situazione sociale già di per sé resa problematica dalle conseguenze della pandemia in corso;

   nella seduta n. 174 del 13 luglio 2020 il Consiglio regionale della Campania ha approvato all'unanimità una mozione con cui veniva richiesta la sospensione temporanea delle demolizioni delle case di necessità abitate da persone sprovviste di alloggio alternativo;

   nella lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio dei ministri dalle autorità locali e regionali è stata evidenziata la contraddizione tra il fatto che «la permanenza nelle proprie dimore è stata riconosciuta come uno dei più importanti strumenti di contrasto alla diffusione del virus» e l'esecuzione di «provvedimenti che, pur se legittimi, allo stato e in concreto appaiono oltremodo gravosi per i relativi destinatari» –:

   se il Governo non intenda assumere iniziative, in particolare di carattere normativo, in linea con la richiesta sopra rappresentata, al fine di sospendere temporaneamente l'esecuzione delle demolizioni di immobili abusivi per il periodo dell'emergenza legata alla pandemia o almeno fino al 31 dicembre 2021, e quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le altre amministrazioni interessate, si intendano adottare in relazione alla situazione dei soggetti sprovvisti di alloggio alternativo, nonché privi delle necessarie risorse economiche per garantirsi una differente adeguata abitazione, che abbiano subito durante l'emergenza sanitaria la demolizione dell'immobile abusivo abitato.
(3-02127)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli strumenti alternativi per la risoluzione delle controversie (cosiddetti alternative dispute resolution, Adr) e l'istituto della mediazione civile, in particolare, rappresentano uno strumento fondamentale per l'ammodernamento e la funzionalizzazione del processo civile, con effetti deflattivi che si ripercuotono in un migliore andamento del sistema giurisdizionale nel suo complesso;

   secondo le statistiche del Ministero della giustizia, negli ultimi cinque anni si è registrato un costante aumento delle adesioni e degli accordi raggiunti a seguito della mediazione, a conferma di come i costi più sostenuti da affrontare e i più rapidi tempi di definizione (negli ultimi cinque anni, 126 giorni in media, contro i più di 500 giorni per il solo primo grado di giudizio del processo civile) rappresentino un percorso preferenziale per una platea sempre più ampia di cittadini e imprese;

   nonostante i risultati siano positivi e l'andamento ottimale, l'attuale fase pandemica e l'avvio della fase di rilancio che si avrà con il Recovery plan impongono il rafforzamento e l'efficientamento del sistema-giustizia attraverso il potenziamento delle Adr, anche per non perdere importanti occasioni sul piano degli investimenti;

   nella stessa audizione parlamentare del 15 marzo 2021, la Ministra interrogata sottolineava il «grande potenziale» della mediazione civile e la necessità di estenderne l'applicazione e la sua promozione da parte dello stesso giudice;

   in media solo l'8 per cento del totale delle mediazioni delegate dal giudice ricadono su materie non obbligatorie, anche e per effetto di un sistema di valutazione del magistrato che non tiene debitamente conto delle controversie definite attraverso gli Adr;

   a tal fine, appare urgente aggiornare i criteri di valutazione di professionalità del magistrato, valorizzando l'attivazione della mediazione civile da parte di quest'ultimo, così da evitare che l'Adr infici indirettamente il numero di procedimenti e processi definiti dal giudice e, quindi, indirettamente, la sua valutazione;

   del pari, per le controversie in materia di obbligazioni contrattuali pare utile valutare di portare a regime la previsione dell'articolo 3, comma 6-ter, del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 marzo 2020, n. 13, in relazione alla configurazione del preventivo esperimento del procedimento di mediazione quale condizione di procedibilità della domanda, soprattutto in considerazione degli riflessi economici generati dalla pandemia sui rapporti commerciali e fra privati;

   nell'ottica di potenziare l'istituto andrebbero definite delle best practices, anche tramite linee guida o circolari, per ridurre i flussi del settore civile attraverso la mediazione, prevedendo, ad esempio, l'obbligo di valutare se disporre la mediazione delegata ovvero la condanna al versamento di una somma pari al contributo unificato dovuto dalla parte costituita che non ha partecipato al procedimento di mediazione senza giusto motivo;

   forme di incentivazione fiscale appaiono indispensabili per la rapida implementazione e buona riuscita dell'istituto: in tale ottica, pare ovviare alla mancata attuazione (dal 2011) dell'articolo 20 del decreto legislativo 4 marzo 2010, n. 28, che prevede, in favore delle parti che corrispondono l'indennità agli abilitati alla mediazione, un credito d'imposta fino a 500 euro, valutando anche l'innalzamento di predetta soglia –:

   quali iniziative di competenza la Ministra interrogata intenda assumere al fine di estendere, incentivare e implementare l'istituto della mediazione civile, prendendo in considerazione anche gli aspetti di cui in premessa, in un'ottica di rafforzamento del sistema-giustizia e di ammodernamento del Paese sul piano giurisdizionale.
(5-05552)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la segreteria generale del Sindacato autonomo ruolo agenti penitenziari Sarap ha recentemente diramato una nota stampa nella quale denuncia il crescendo di aggressioni contro la polizia penitenziaria nel carcere di Marino del Tronto;

   il Sarap denuncia che le aggressioni sono aumentate a seguito dell'operazione di sfollamento di alcuni istituti penitenziari, che doveva essere temporanea, ma che è diventata di fatto definitiva, avvenuta nella primavera scorsa dopo le rivolte e i tumulti avvenuti nelle carceri;

   l'istituto di Ascoli ha una intera sezione dove sono stati ubicati tutti quei detenuti che hanno provocato ingenti danni alla struttura di Modena, appiccando incendi, devastando suppellettili, rendendo inagibile un intero reparto;

   il Sindacato lamenta decisioni troppo affrettate che hanno portato a collocare, in massa, tutti quei detenuti rivoltosi in un'unica sezione detentiva dell'istituto di Ascoli;

   da allora il carcere è una bolgia di risse tra detenuti, particolarmente violente, che portano anche al ferimento degli agenti di polizia penitenziaria;

   il Sarap denuncia che i detenuti devastano uffici, fabbricano armi rudimentali e le usano per minacciare gli agenti della polizia penitenziaria;

   il S.a.r.a.p. chiede un intervento delle autorità competenti al fine di tutelare l'incolumità e la sicurezza degli agenti della polizia penitenziaria operanti nel carcere di Ascoli e su tutto il territorio nazionale –:

   se e quali iniziative intenda adottare per ripristinare le condizioni di sicurezza operativa per gli agenti della polizia penitenziaria operanti nel carcere di Marino del Tronto.
(4-08674)


   FERRO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   desta preoccupazione la notizia del focolaio di Covid-19 che si è sviluppato nella casa circondariale di Catanzaro: sono 7 al momento i soggetti positivi, tra i quali ci sarebbero anche agenti di polizia penitenziaria, ma secondo indiscrezioni il numero sarebbe maggiore;

   a conferma della situazione delicata, a distanza di 5 giorni dalla scoperta dei primi casi di positività nel più grande istituto penitenziario della Calabria, che accoglie circa 200 detenuti, continua ad aumentare il numero dei contagiati tra la popolazione detenuta ed anche tra il personale di polizia penitenziaria;

   allarmante è la mancata adozione di adeguate misure di profilassi e di contenimento utili a prevenire l'ulteriore espandersi del contagio, come denunciato dai sindacati: «In particolar modo si fa riferimento all'anomalo metodo di sottoposizione a tamponi per il personale di Polizia Penitenziaria – invio quotidiano di un contingente presso una tensostruttura dell'esercito – che ad oggi risulterebbe essere inferiore al 50 per cento. Con tale ritmo blando – sicuramente discutibile – appare probabile che si possa riuscire ad avere uno screening generale nei prossimi 5 giorni, con tutto ciò che ne deriva se gli ultimi risultassero positivi, rendendo vana questa operazione incomprensibile. Continua a non comprendere il perché non sia stata utilizzata la tensostruttura della protezione civile presente nell'Istituto Penitenziario e non si sia proceduto in due giorni a sottoporre a tale misura preventiva tutti gli operatori penitenziari al pari di quanto avvenuto con la popolazione detenuta»;

   per ovviare alla lentezza delle procedure sanitarie, alcuni agenti si sarebbero sottoposti privatamente a tampone molecolare con esito peraltro positivo e uno di loro aveva appena terminato un corso patenti frequentato, ovviamente, da agenti di altri istituti, con il rischio che i contagi si diffondano a macchia d'olio su tutto il territorio, rendendo quasi impossibile il tracciamento;

   i sindacati, in una nota odierna, lamentano, altresì, la circostanza che nessuna unità di rinforzo sia stata inviata nella casa circondariale di Catanzaro, nonostante una settantina di assenze tra l'organico della polizia penitenziaria, con evidenti seri rischi legati alla sicurezza dell'istituto; così come preoccupa l'assenza di personale socio-sanitario per la gestione di un reparto con 45 detenuti positivi, lasciato alla totale gestione del personale di polizia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per garantire una gestione tempestiva e adeguata della delicata situazione socio-sanitaria registrata all'interno della casa circondariale di Catanzaro, sia dal punto di vista della presa in carico dei soggetti positivi e del tracciamento dei contatti, sia dal punto di vista della sicurezza all'interno del carcere con un adeguamento dell'organico della polizia penitenziaria;

   se non si ritenga necessario, in considerazione della pericolosità della situazione esposta in premessa, adottare le iniziative di competenza affinché sia inviato presso l'istituto penitenziario di Catanzaro personale medico ed infermieristico specializzato nella gestione del Covid-19 e siano trasferiti in un'area sicura dell'istituto penitenziario, o in altra struttura ritenuta idonea, i soggetti più a rischio, per età o pregresse patologie.
(4-08678)


   DEIDDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 14 dell'Accordo sulla mobilità interna del personale giudiziario, siglato in data 28 marzo 2007, aveva previsto, in via del tutto eccezionale, la possibile applicazione temporanea ed eccezionale del personale dell'amministrazione, al fine di sopperire alle esigenze degli uffici e assicurarne la funzionalità: istituto che, negli anni, stante la registrata costante carenza del personale, ha perso totalmente il suo carattere di eccezionalità;

   allo stato, la precarietà dell'assegnazione, ancorché di lungo corso, unitamente alle diverse posizioni assunte in ambito ministeriale al riguardo, anche con ipotesi di revoca delle medesime assegnazioni, sta determinando forti preoccupazioni tra il personale interessato, considerato che la suddetta applicazione si protrae da decenni, con dipendenti che non hanno mai preso servizio nell'effettiva sede di appartenenza;

   la revoca di simile assegnazione comporterebbe conseguenze disastrose, non solo per i diretti interessati, ma anche per gli uffici e, in particolare, determinerebbe verosimilmente: a) la disorganizzazione delle sedi che, infatti, si vedrebbero private delle unità organizzative in questione, con perdita anche dell'esperienza maturata nel tempo; b) lo stravolgimento della vita professionale e familiare del singolo dipendente, il quale si vedrebbe costretto a dover tornare presso la sede originaria, spesso mai occupata, con tutte le conseguenti difficoltà legate al trasporto pubblico e/o alle infrastrutture esistenti in Sardegna, dopo aver consolidato la propria vita lavorativa ed affettiva in relazione alla sede ormai assegnata da tempo;

   nell'accordo sottoscritto il 15 luglio 2020, è previsto il divieto all'utilizzo dell'istituto dell'applicazione temporanea, se non dopo diramazione di apposito interpello e, a fronte di ciò, in relazione alle proroghe delle applicazioni già in essere, disposte dai rispettivi presidenti delle corti d'appello, il direttore generale del dipartimento ha precisato che le applicazioni distrettuali oggetto di proroga ex articolo 25 dell'accordo per la mobilità non possano essere ulteriormente prorogate, e qualora permangano le esigenze dell'ufficio richiedente e vi siano le condizioni previste dall'articolo 20 dell'accordo medesimo, potrà essere diramato nuovo interpello;

   da quel che risulta, la suindicata problematica interessa diversi distretti di corte d'appello e, in particolare, la Sardegna, dove i vari presidenti della corte d'appello succedutisi nel tempo, in applicazione della disciplina previgente, si sono ripetutamente avvalsi del personale in questione, al fine di sopperire alle carenze di organico registrate negli anni, anche a causa di mancate, nuove assunzioni e interpelli;

   allo stato, gli interpelli di cui all'articolo 22 dell'accordo non sono stati regolarmente indetti nei tempi previsti e dalla rigida applicazione dell'articolo 20 del citato accordo deriverebbero gravi conseguenze per l'amministrazione della giustizia;

   a fronte di tali considerazioni, appare necessario prevedere la stabilizzazione delle posizioni del personale applicato di lungo corso, come già accaduto per il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, il quale ha previsto la stabilizzazione volontaria del personale assegnato in via temporanea, da almeno tre anni dalla data della sottoscrizione dell'accordo;

   tale soluzione consentirebbe agli uffici il mantenimento delle professionalità formate negli anni e ai dipendenti interessati di non veder stravolta la propria vita professionale e familiare, oltre che di non determinare una disparità di trattamento tra i dipendenti dei due diversi dipartimenti dell'Amministrazione della giustizia, riservando la procedura di interpello ai nuovi posti resisi vacanti –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda adottare al fine di consentire la stabilizzazione del personale in applicazione temporanea di lungo corso in questione.
(4-08692)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (UE) 2021/267, similmente a quanto già previsto dal regolamento (UE) 2020/698, ha disposto ipso iure la proroga di 10 mesi dei termini relativi ai controlli su veicoli a motore in programma tra il 1° settembre 2020 e il 30 giugno 2021;

   ai fini di cui sopra, nell'ordinamento interno, il legislatore, a mezzo del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, ha optato per la dilazione dei tempi revisionali;

   per il ricorrere degli identici motivi, il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, ha posposto nuovamente i termini in scadenza;

   nonostante l'evidente sovrapposizione di decisioni, il Governo non ha fatto ricorso alla clausola di esonero dall'applicazione dell'ultima proroga europea (il cui termine è spirato il 3 marzo 2021), esperibile a tenore del regolamento de quo, sul presupposto di aver apprestato misure in sé adeguate alle difficoltà scaturite dallo stato di emergenza;

   sul piano nazionale, il primissimo apparato di proroghe è apparso ragionevole, poiché definito a marzo 2020, in corrispondenza della fase più acuta dell'emergenza sanitaria;

   gli slittamenti decisi in estate sono risultati, ad avviso degli interroganti, eccessivamente garantistici, non proporzionati allo stato delle cose, in quanto sprovvisti dell'iniziale giustificazione: 1) sotto il profilo sociale; nel tempo le buone prassi comportamentali hanno sedimentato, nella popolazione, la percezione della doverosa osservanza delle misure di prevenzione; 2) sotto il profilo dell'agire economico; le imprese esercenti la revisione, applicati i protocolli di sicurezza, consolidati i canoni anti-contagio, adeguati gli ambienti interni e conferita la specifica formazione al personale, hanno strutturato un modello di lavoro vieppiù sicuro;

   il generalizzato prolungamento dell'efficacia degli accertamenti ha finito con l'impattare, in negativo, sulla sicurezza stradale: il massivo riversamento sulle arterie stradali di veicoli in attesa di revisione, inficia, giocoforza, la salute pubblica;

   lo slittamento delle scadenze ostacola l'ordinario avanzamento del lavoro che di norma si sviluppa nei centri di controllo privati: a differenza della Motorizzazione, questi ultimi non hanno accumulato alcuna forma di ritardo –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative affinché si rimedi a quella che gli interroganti giudicano una immotivata inerzia, superando l'attuale impianto di regole, così da far ripartire con regolarità il sistema delle revisioni e assicurare quelle indispensabili condizioni di sicurezza chiamate a sovraintendere alla circolazione stradale e, più in generale, al vivere sociale.
(4-08673)


   SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto merci ferroviario e la crescita di tale settore è uno degli assi portanti per assicurare una proficua e sostenibile transizione ecologica. In tale ottica il libro bianco della Commissione europea pone come obbiettivo per il 2030 che il 30 per cento del trasporto stradale, con percorrenza superiore ai 300 chilometri, venga trasferito su rotaia;

   ad oggi la quota di traffico merci su ferrovia è fra le peggiori in Europa, con percentuali che vanno dal 10 al 13 per cento. Il trasporto su gomma rimane sempre quello maggioritario con l'80 per cento delle quote e il resto è operato via mare;

   tutto questo comporta alti livelli di inquinamento, aggravati dal transito di mezzi provenienti da Paesi ove le normative in materie di emissioni sono ben meno rigide di quelle italiane ed europee;

   non meno grave e assai preoccupante è poi la questione afferente alla sicurezza del trasporto su gomma. Difatti, in Italia si registrano altissimi dati sull'incidentalità, che ogni anno costa oltre 7.000 morti e 40.000 feriti. Tali dati mostrano come sia sempre più necessario ed urgente un massiccio spostamento sul ferro del transito delle merci;

   dal 2015 il trasporto ferroviario è in crescita ed in particolare, negli ultimi quattro anni, vi è stato un aumento di oltre il 40 per cento dei transiti. Tale crescita è stata aiutata dagli incentivi in materia di assunzione e formazione di macchinisti del trasporto ferroviario merci, che ha visto la sottoscrizione, nel triennio 2017-2019, di circa 2.000 contratti a tempo indeterminato per addetti del settore;

   per raggiungere tale risultato è stata fondamentale l'approvazione dell'articolo 47, comma 11-quinquies, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, in cui era stato istituito un apposito Fondo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della dotazione di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, finalizzato a finanziare la formazione del personale del settore del trasporto ferroviario e in particolare dei macchinisti del comparto merci. Tali incentivi sono stati poi estesi anche per il 2020, con decreto ministeriale n. 470 del 2020;

   sebbene l'ingresso di tale nuova forza lavoro abbia dato un importante contributo allo sviluppo del settore, questo abbisogna ancora di oltre 3.000 addetti, da formare ed assumere nel prossimo triennio –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti suddetti e quali iniziative, per quanto di competenza, stia adottando al fine di incentivare la formazione e l'assunzione di nuovi macchinisti ed, in particolare, se intenda adottare iniziative per prorogare le misure previste dell'articolo 47, comma 11-quinquies, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50.
(4-08675)


   RIBOLLA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   come appreso dal sito internet «primabergamo.it», il 22 marzo 2021 presso il casello autostradale dell'Autostrada A4 a Bergamo, un automobilista dopo aver provveduto al pagamento del pedaggio tramite l'apparecchiatura automatica si è visto consegnare solo una minima parte della differenza dovuta, mentre la restante parte è stata consegnata sotto forma di buono sconto da utilizzare entro il 15 aprile 2021;

   l'utente ha quindi chiesto di parlare con un funzionario della concessionaria che avrebbe chiarito, però, di essere autorizzato a restituire solo un massimo di venti euro;

   soltanto a seguito delle proteste dell'automobilista e dell'intenzione manifestata dallo stesso di rivolgersi alla forza pubblica, l'incaricato della società avrebbe acconsentito alla restituzione dell'intera somma;

   sempre da quanto appreso dalla medesima fonte, non si tratterebbe del primo episodio di questa natura –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire maggiori informazioni in merito e quali iniziative intenda adottare – nell'ambito delle sue competenze – affinché non si ripetano simili episodi in futuro.
(4-08683)


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il Piano urbano per la mobilità sostenibile (Pums) è un piano strategico di medio e lungo periodo (10 anni) progettato per soddisfare i bisogni di mobilità delle persone e delle imprese in ambito urbano e periurbano, allo scopo di migliorare la qualità di vita; esso costituisce il documento strategico avente la funzione di attuare le politiche per la mobilità e gli interventi sulle infrastrutture con le strategie di carattere economico, sociale, urbanistico e di tutela ambientale;

   il Pums pertanto, è un piano strategico che orienta la mobilità in senso sostenibile con un orizzonte temporale di medio e lungo termine che prevede monitoraggi regolari e valutazione degli impatti nell'ambito di un processo strutturato dinamico, al fine di sostenere l'efficacia delle strategie individuate; compito specifico del Pums, è quello di indagare e soddisfare la variegata domanda di mobilità delle persone e delle merci anche nell'area della città metropolitana di Catania, individuandone l'entità, le interazioni spaziali e temporali, i motivi dello spostamento e le modalità di soddisfacimento, al fine di migliorare la qualità della vita nel territorio secondo i principi di integrazione, partecipazione, monitoraggio e valutazione;

   con decreto del sindaco metropolitano n. 4 del 14 gennaio 2021 è stato approvato il primo rapporto Pums ed è stata presentata l'istanza al fondo previsto dalla legge n. 232 del 2016, l'articolo 1, comma 140, per l'ottenimento di risorse per il trasporto rapido di massa, rifinanziato con la «legge di bilancio 2018», (legge n. 205 del 2017), articolo 1, comma 1072, in relazione all'intervento relativo al «Potenziamento e trasformazione della Ferrovia Circumetnea nelle aree urbane di Catania e Misterbianco e della tratta suburbana fino a Paternò»;

   si apprende dalla stampa, La Sicilia del 29 gennaio 2021, che l'amministrazione catanese ha provveduto alla richiesta, nel rispetto dei termini necessari e previa approvazione del primo rapporto Pums, a richiedere i fondi di 342 milioni di euro al Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile con una rapida accelerazione sui tempi;

   ai sensi di quanto previsto dal decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 4 agosto 2017 e successive modificazioni e integrazioni, «le città metropolitane procedono, avvalendosi delle Linee guida adottate con il decreto, alla definizione dei PUMS al fine di accedere ai finanziamenti statali di infrastrutture per nuovi interventi per il trasporto rapido di massa, quali Sistemi ferroviari metropolitani, metro e tram» esse si avvalgono altresì della partecipazione di stakeholders, associazioni e cittadini per la definizione partecipata del piano;

   le associazioni, ad esempio, hanno evidenziato l'incoerenza nell'investire tutte le risorse reperibili nelle zone in cui è già in esercizio l'unica infrastruttura «metropolitana» dell'intera area ed in cui non si è avuto alcun incremento demografico a discapito delle zone a nord, dove si è avuta la migrazione di circa 100.000 abitanti e che sono ancora completamente isolate e penalizzate dai tagli sui trasporti;

   in ottemperanza alle linee guida di cui al decreto ministeriale l'amministrazione di Catania ha provveduto a predisporre, nel 2020, la relazione tecnico-illustrativa del bando di progettazione contenente un cronoprogramma, ove la consegna del primo rapporto Pums si collocava in fase successiva alla partecipazione dei cittadini alla redazione;

   considerato che in data 22 gennaio 2021 si è proceduto alla stipula del contratto per la redazione del Pums e che già in data 14 gennaio 2021 il sindaco procedeva ad approvare il primo rapporto Pums, all'interrogante la procedura appare viziata e la partecipazione dei cittadini sembrerebbe essere stata bypassata posto che solo in data 4 marzo 2021 sul sito della città metropolitana si trova l'avviso a loro rivolto –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti illustrati;

   alla luce delle criticità di cui in premessa, se e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda intraprendere in relazione all'esigenza di assicurare la piena partecipazione dei cittadini al processo decisionale riguardante i piani urbani per la mobilità sostenibile (Pums), ai quali è condizionato l'accesso alle rilevanti risorse statali sopra richiamate.
(4-08689)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 30 ottobre 2020 numerosi immigrati assieme ad alcuni attivisti dei centri sociali hanno occupato abusivamente l'ex-stabilimento industriale e sede storica del gruppo San Carlo, sito in via Siusi 12 a Milano;

   nonostante la proprietà dell'edificio abbia da subito sporto regolare denuncia, chiedendone lo sgombero, ad oggi l'edificio risulta invece ancora illegittimamente occupato;

   anzi, nel frattempo, gli occupanti, di cui non sono note le generalità, hanno potuto, del tutto indisturbati, allacciarsi illegalmente alle utenze, effettuare numerosi lavori di muratura e addirittura pubblicizzare diverse attività all'interno dello stabile, come «riunioni di condominio», lezioni e corsi di vario genere;

   nonostante i residenti della zona, legittimamente preoccupati per le scarse condizioni di sicurezza e igieniche dello stabile e per le inevitabili conseguenze in termini di degrado a danno del quartiere, si siano mobilitati da mesi presso le istituzioni competenti avviando anche una petizione al prefetto per lo sgombero dell'immobile, ad oggi non risulta alcuna iniziativa per il ripristino delle condizioni di legalità all'interno dell'edificio e nell'area circostante;

   a rendere ancora più urgente la necessità di un immediato intervento vi è la circostanza che non solo l'occupazione dello stabile è del tutto illegale, ma quanto sta accadendo da mesi al suo interno è anche in palese violazione delle norme in vigore legate al divieto di assembramento per il contenimento dell'epidemia in corso, e quindi anche al fine di scongiurare eventuali focolai –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di procedere all'immediato sgombero dell'ex-stabilimento San Carlo a Milano nonché all'identificazione degli occupanti abusivi al suo interno e all'eventuale espulsione di chi non avesse titolo per soggiornare nel nostro Paese.
(4-08685)


   SCANU. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   diverse attività economiche del comune di Bosa, in provincia di Oristano, operanti nell'area di pertinenza di corso Vittorio Emanuele II, nel cuore del centro storico, da diversi mesi lamentano vistose difficoltà di operare con conseguenti effetti economici negativi, che si vanno ad aggiungere alla situazione drammatica derivante dalla pandemia;

   si tratta di un'area pedonale totalmente preclusa al transito veicolare;

   la totale chiusura all'accesso agli autoveicoli impedisce il cosiddetto carico e scarico che per la farmacia e tutte le attività commerciali, comprese quelle di ristorazione, è essenziale per consentire rifornimenti di materiale deperibile alimentare e farmaceutico che necessita il rispetto della normativa «Haccp», disciplinata dal decreto legislativo n. 193 del 2007 e ss.;

   tra le cause di questa situazione vi è la ritardata concessione dell'autorizzazione da parte del Ministero di competenza alla installazione e messa in funzione di telecamere per il monitoraggio degli accessi all'area pedonale e della percorrenza del corso in questione;

   la soluzione del telecontrollo andrebbe ad agevolare notevolmente le necessità legate ai rifornimenti commerciali e consentirebbe esclusivamente ai residenti una sosta, seppur temporanea, legata alle necessità quotidiane, limitatamente nei mesi di bassa stagione turistica;

   questa rappresentanza di commercianti, tramite una petizione, ha già chiesto al sindaco Piero Casula di attivarsi per ottenere in tempi rapidi e certi l'autorizzazione per il progetto tecnologico di monitoraggio degli accessi all'area pedonale;

   ad oggi però la situazione rimane inalterata –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per il rilascio tempestivo dell'autorizzazione in questione.
(4-08693)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BELLA, VACCA, CASA, CARBONARO, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MARIANI, MELICCHIO, SPADAFORA, TUZI e VALENTE. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   la chiusura delle scuole e delle attività didattiche in presenza durante l'attuale pandemia ha causato e sta causando gravi danni pedagogici, educativi, psicologici e sociali a studentesse e studenti di ogni fascia di età;

   tale limitazione è stata motivata dalla necessità di contenere la diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2, in un clima di forte incertezza e in assenza di dati scientifici sull'effettiva efficacia di queste misure restrittive;

   infatti, i Paesi europei che hanno deciso di mantenere le scuole aperte, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari indicati dai diversi Stati, non hanno riscontrato alcun incremento della curva pandemica;

   secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie, l'apertura delle scuole non ha influito significativamente sulla maggiore diffusione del virus che ha condotto alla cosiddetta seconda ondata; pertanto, non risulta essere, scientificamente, una misura di contrasto che possa incidere in modo significativo sul controllo della pandemia in corso;

   a conferma di quanto detto è intervenuta anche Sara Gandini dell'Istituto europeo di oncologia di Milano, che, sulla base dei dati raccolti attraverso un'imponente ricerca italiana condotta insieme a epidemiologi, medici, biologi e statistici, ha affermato che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle eventuali possibilità di contagio del virus, anche riguardo le cosiddette varianti;

   dunque, per i motivi sopra esposti e secondo il principio di precauzione, si ritiene necessario porre in essere ogni sforzo per assicurare la riapertura e la fruizione delle attività scolastiche in presenza, nel rispetto dei diversi protocolli di protezione e controllo e compatibilmente con le criticità del quadro epidemiologico generale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire la riapertura in sicurezza delle istituzioni scolastiche, con priorità per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo, anche al fine di agevolare il recupero della socialità e dell'equilibrio psicofisico, oltre che permettere ai genitori una ripresa dell'attività lavorativa.
(3-02129)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DE TOMA, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro dell'istruzione. – Per sapere – premesso che:

   da un recente studio, apparso su Il Corriere della Sera e che incrocia le cifre del Ministero dell'istruzione, di aziende sanitarie e della Protezione civile, emerge che il tasso di positività tra i ragazzi è inferiore all'1 per cento dei tamponi;

   la ricerca condotta da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici sui dati di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti, fino a coprire un campione iniziale pari al 97 per cento delle scuole italiane, mostra che stare in classe non fa salire la curva della pandemia;

   nello specifico si evidenzia che in Italia, dove le classi sono rimaste chiuse ben più a lungo che negli altri Paesi europei, non c'è correlazione significativa tra diffusione dei contagi e lezioni in presenza;

   le conclusioni dell'analisi sono che: «Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio»;

   i numeri mostrano con tutta evidenza che l'impennata dell'epidemia osservata tra ottobre e novembre 2020 non può essere imputata all'apertura delle scuole; ad esempio, la loro chiusura totale o parziale, in Lombardia e Campania, non influisce minimamente sui famigerati indici Kd e Rt; ad esempio, a Roma dove le scuole hanno iniziato la didattica in presenza 10 giorni prima rispetto a Napoli la curva si è innalzata 12 giorni dopo Napoli, e così per moltissime altre città;

   i focolai da Sars-Cov 2 che accadono in classe sono molto rari (sotto il 7 per cento di tutte le scuole) e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante. Quattro volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro, magari in sala professori, «ma questo è lo stesso rischio che si assume, ad esempio, in qualunque ufficio»;

   non risulterebbero, dunque, delle evidenze scientifiche in merito ai vantaggi della chiusura delle scuole: il principio di precauzione dovrebbe prendere in considerazione anche la possibilità di mantenere le scuole aperte al fine di contenere i danni, ancora non misurabili scientificamente in tutta la loro portata, che la loro chiusura reca alla salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie –:

   se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per riaprire le scuole in sicurezza attraverso il reperimento di ulteriori spazi e l'installazione di adeguati meccanismi di aerazione, nonché in raccordo con l'auspicabile potenziamento della campagna vaccinale.
(3-02130)

Interrogazione a risposta orale:


   RUFFINO, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI e SILLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   numerosi piccoli comuni piemontesi stanno segnalando la problematica relativa alla chiusura di molti plessi scolastici in conseguenza dell'applicazione della disciplina regionale relativa alla definizione del dimensionamento minimo dei «punti di erogazione del servizio»;

   lo Stato ha competenza legislativa per la definizione delle norme generali sull'istruzione e per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;

   lo Stato, inoltre, ha il potere di definire i princìpi fondamentali che le regioni devono rispettare nell'esercizio delle loro specifiche competenze;

   l'articolo 1, comma 1, della legge 13 luglio 2015, n. 107, recante riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti dichiara la finalità di garantire il diritto allo studio, con l'affermazione del ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza ed il contrasto alle diseguaglianze socio-culturali e territoriali;

   tali obiettivi si avvertono con maggiore forza nell'attuale contesto storico;

   la realizzazione di tali obiettivi richiede, come è evidente, un'adeguata dotazione finanziaria, che consenta di prestare la dovuta attenzione alle realtà svantaggiate, evitando in particolare la chiusura di sedi scolastiche a servizio di piccole realtà;

   la scuola e la disponibilità di plessi scolastici facilmente raggiungibili, rappresentano, infatti, un servizio fondamentale per le famiglie, che consente altresì di ovviare al rischio di spopolamento dei piccoli comuni;

   se è vero, come chiarito dalla Corte costituzionale, che il dimensionamento della rete delle istituzioni scolastiche costituisce un ambito che deve ritenersi di spettanza regionale, è altrettanto innegabile che su tale aspetto incida in modo rilevante la determinazione dei tetti di spesa definiti per il funzionamento del sistema di istruzione, che resta di competenza statale;

   in tal senso, appare opportuno che parte delle risorse destinate al nostro Paese nell'ambito del piano di ripresa «Next generation EU» vengano destinate al sistema di istruzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica relativa alla chiusura di numerosi plessi scolastici istituiti nei piccoli comuni, con particolare riferimento ai comuni piemontesi;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, alla luce del particolare contesto storico e dei princìpi generali in materia di istruzione definiti con legge statale, per destinare al sistema di istruzione maggiori risorse, al fine di risolvere il problema della chiusura dei piccoli plessi scolastici, prevedendo altresì uno specifico piano di intervento nell'ambito della definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(3-02124)

Interrogazione a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, recante «Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica» (legge 30 luglio 2010, n. 122), ha previsto la non utilità degli anni 2010, 2011 e 2012 ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici, per il personale docente e personale Ata della scuola, tenendo comunque fermo quanto previsto dall'articolo 8, comma 14, dello stesso decreto-legge n. 78 del 2010 che riprende quanto disposto dall'articolo 64, comma 9, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, che stabilisce che una quota parte delle economie di spesa previste, è destinata nella misura del 30 per cento, «ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola a decorrere dall'anno 2010» il citato decreto ha disposto inoltre, che gli importi corrispondenti ai risparmi conseguiti per ciascun anno scolastico «sono iscritti in bilancio in un apposito Fondo» (cosiddetto Fondo del 30 per cento) «istituito nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, a decorrere dall'anno successivo a quello dell'effettiva realizzazione dell'economia di spesa, e saranno resi disponibili in gestione con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca subordinatamente alla verifica dell'effettivo ed integrale conseguimento delle stesse rispetto ai risparmi previsti»;

   l'utilità del 2010, ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici, è stata recuperata con il decreto ministeriale (Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca) 14 gennaio 2011, (attraverso le risorse del suddetto «fondo del 30 per cento») con il quale sono stati destinati 320 milioni al recupero dell'utilità dell'anno 2010 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali e dei relativi incrementi economici del personale docente e Ata e 31 milioni per i progetti volti a premiare le scuole e i docenti migliori. Il decreto ministeriale ha anche disposto che le risorse liberatesi per gli anni successivi sarebbero prioritariamente state destinate a finalità di recupero degli scatti stipendiali;

   l'utilità del 2011 è stata recuperata, ai sensi di quanto contenuto nel contratto collettivo nazionale di lavoro del 13 marzo 2013, in parte (31 milioni) con le risorse del «fondo del 30 per cento» e in parte (350 milioni) attraverso la riduzione della retribuzione accessoria del personale scolastico;

   successivamente, è intervenuto il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013 che ha esteso al 2014 il blocco degli stipendi previsto, per tutti i dipendenti pubblici e ha sancito il mancato riconoscimento (articolo 1, comma 1, lettera b) per il personale scolastico anche dell'utilità 2013, ai fini della progressione di carriera e stipendiale;

   la norma è stata poi in parte superata dal decreto-legge 23 gennaio 2014, n. 3, che all'articolo 1, comma 1, riconosce l'annualità 2012, ai fini della maturazione dell'anzianità stipendiale e, al comma 4, contiene una disposizione volta ad evitare il blocco anche per il 2014 per il pagamento dei miglioramenti stipendiali del personale scolastico;

   resta quindi ancora da risolvere il blocco dell'anno 2013 –:

   se il Governo non ritenga opportuno e urgente adottare iniziative per risolvere l'anomalia riguardante esclusivamente l'anno 2013 ai fini della maturazione delle posizioni di carriera e stipendiali, concernenti il personale docente e Ata della scuola;

   se non si ritenga possibile utilizzare, a questo scopo, il fondo appositamente istituito nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione.
(4-08691)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   COSTANZO e FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 12 novembre 2020 si è tenuto l'incontro, in video-conference, convocato dal Ministero dello sviluppo economico, nel quale è stato esposto alle parti sociali il progetto per la costituzione della Newco «ItalComp», finalizzata alla produzione integrata di compressori per la refrigerazione domestica e commerciale attraverso l'integrazione in una medesima filiera produttiva dello stabilimento ex Embraco e dello stabilimento Acc di Borgo Valbelluna;

   se il polo nel Bellunese gestito dai commissario straordinario Maurizio Castro risulta in piena espansione e ha ordini in crescita per tutto il 2021, appare altrettanto evidente la sua condizione di precarietà finanziaria a causa della mancata erogazione di finanziamenti previsti dalla legge «Prodi-bis» che ad esso sarebbero dovuti pervenire, e vede avvicinarsi l'esaurimento della sua liquidità;

   lo stabilimento di Riva di Chieri è fermo e gli addetti risultano in cassa integrazione guadagni straordinaria, destinatari di un licenziamento collettivo a opera della curatela fallimentare di Ventures s.p.a.;

   la società italo-israelo-cinese Ventures, selezionata dal Ministero dello sviluppo economico per reindustrializzare il sito di Riva presso Chieri attraverso la produzione di robot pulitori di pannelli fotovoltaici, biciclette elettriche, distributori di bevande e giocattoli, è stata dichiarata fallita dal tribunale di Torino il 24 luglio 2020 dopo due anni di sostanziale inattività c i vertici aziendali sono stati accusati di aver distratto diversi milioni di euro destinati al rilancio del sito produttivo;

   il 9 febbraio 2021 il curatore fallimentare di Ventures Production, Maurizio Gili, ha comunicato l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo per 398 lavoratori su 406 dello stabilimento di Riva di Chieri;

   la realizzazione del progetto Italcomp necessita di finanziamenti, come ha riferito al Sole 24 Ore il 21 gennaio 2021 il commissario straordinario di Acc Maurizio Castro;

   le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm hanno dichiarato congiuntamente il 10 marzo 2021 che «la mancanza di un sostegno finanziario da parte delle banche inette a serio rischio il pagamento della retribuzione di marzo dei 350 dipendenti ACC e la realizzazione del progetto del polo italiano dei compressori che coinvolgerebbe anche i 400 lavoratori dell'Ex Embraco di Riva di Chieri» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare affinché il nuovo polo ItalComp sia nelle condizioni di assicurare la salvaguardia dei livelli occupazionali dei due siti, piemontese e veneto, avviando il nuovo piano industriale e convocando anche con urgenza un tavolo di confronto con le regioni interessate, le parti sociali, gli istituti di credito e tutti i soggetti coinvolti.
(5-05567)


   AMITRANO e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 178 del 2020 (legge di bilancio 2021), al fine di ridurre gli effetti negativi sul reddito dei lavoratori autonomi e dei professionisti causati dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 e favorire la ripresa delle loro attività produttive, all'articolo 1, comma 20, ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di un Fondo per l'esonero dai contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti, con una dotazione finanziaria iniziale di 1.000 milioni di euro per l'anno 2021, destinata a finanziare l'esonero parziale dal pagamento dei contributi previdenziali dovuti dai lavoratori autonomi e dai professionisti iscritti alle gestioni previdenziali dell'istituto nazionale della previdenza sociale (Inps) e dai professionisti iscritti agli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103;

   i destinatari dello «sconto» sui contributi previdenziali sono le partite Iva e professionisti fino a 50.000 euro di reddito complessivo, riferito al 2019, e che nel 2020 hanno subito una riduzione di fatturato o corrispettivi pari almeno al 33 per cento rispetto a quelli del 2019;

   la legge prevede l'adozione di uno o più decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio, per definire i criteri e le modalità per la concessione del suddetto esonero;

   il provvedimento è fortemente atteso dai professionisti che nel corso del 2020, a causa della pandemia da Covid-19 e con il conseguente rallentamento delle attività economiche, hanno subito un calo importante delle proprie entrate –:

   in quali tempi il Ministro interrogato intenda provvedere all'adozione dei decreti attuativi richiamati in premessa, fortemente attesi da tutti i professionisti colpiti dagli effetti negativi causati dall'emergenza epidemiologica da Covid-19.
(5-05568)


   ZANGRILLO, CANNATELLI e MUSELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   recenti notizie di stampa hanno riportato alcune dichiarazioni, rilasciate dal Ministro interrogato nel corso di un webinar in materia di pari opportunità, in base alle quali è stata ipotizzata la realizzazione di apposite piattaforme informatiche tramite le quali poter inoltrare denunce anonime in ordine ad eventuali atti di discriminazione subiti da donne in ambito lavorativo;

   il tema della tutela delle pari opportunità, in particolar modo nel mondo del lavoro, è di grande rilievo ed è meritevole di ogni sforzo da parte delle istituzioni per realizzarne la piena realizzazione;

   in tal senso, è opportuno citare che presso la Commissione lavoro della Camera dei deputati è da tempo in corso di esame un testo normativo, risultante da numerose proposte di legge presentate da quasi tutti i gruppi parlamentari, in materia di modifica del codice della pari opportunità e di superamento delle differenze salariali tra lavoratrici donne e lavoratori uomini;

   la delazione anonima è una pratica che contrasta con i principi dello Stato di diritto e del garantismo, e annunci di iniziative volte ad incentivare tale pratica potrebbero suscitare confusione e preoccupazione se non opportunamente chiariti –:

   se il Ministro interrogato non intenda chiarire la portata delle sue dichiarazioni in merito alla eventuale istituzione di piattaforme tramite le quali veicolare denunce anonime e se vi siano progetti in corso di realizzazione in tal senso da parte del Governo.
(5-05569)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il fenomeno dei contributi versati alle casse previdenziali in misura tale da non permettere la maturazione di un trattamento pensionistico autonomo, cosiddetti contributi silenti ovvero improduttivi, è una di quelle questioni annose rispetto alle quali non sono ancora stati assunti dei provvedimenti normativi idonei, per eliminare una grave ingiustizia che viola il diritto alla pensione;

   si tratta di una situazione profondamente iniqua, se non illegittima, considerando che quei contributi, che scrupolosamente vengono erogati dal lavoratore allo scopo di ottenere una pensione all'uscita dal mondo del lavoro, vanno poi di fatto persi;

   il problema coinvolge principalmente coloro che non posso accedere agli istituti della ricongiunzione, della totalizzazione e della cosiddetta totalizzazione retributiva;

   vi è una situazione differenziata tra le posizioni dei contributori, a seconda della cassa in cui sono iscritti, determinandosi un'ingiusta disparità di trattamento, laddove in alcune casse si prevedono tutele aggiuntive che invece, in altre, non sussistono;

   a ciò si aggiunge una generale ed inammissibile mancanza di trasparenza da parte degli enti previdenziali, sia sull'intera gestione delle risorse finanziarie di cui dispongono che sull'ammontare delle somme relative ai contributi silenti;

   è particolarmente grave il caso degli iscritti alla Fondazione Enasarco, ente che gestisce forme di pensioni integrative obbligatorie a favore degli agenti e rappresentanti di commercio;

   un consistente numero di ex agenti e rappresentati di commercio infatti ha perso i contributi versati all'Enasarco, non avendo raggiunto il minimo di anni di contribuzione. Addirittura, vi sono centinaia di migliaia di ex agenti che, anche per 18 anni, hanno versato i contributi obbligatoriamente per una pensione complementare che non è stata mai corrisposta, nemmeno parzialmente;

   tra l'altro, è anomalo che vi sia un obbligo di iscrizione ad Enasarco per tutti gli agenti e rappresentanti di commercio, nonostante l'Ente sia una cassa previdenziale ed integrativa privata e pur essendo gli stessi già tenuti all'iscrizione all'Inps –:

   se e quali iniziative intenda adottare affinché gli iscritti all'Enasarco possano recuperare dall'ente in questione i contributi silenti per eliminare definitivamente una grave ingiustizia che li danneggia e in sostanza viola il diritto alla pensione.
(5-05570)


   VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contenere gli effetti straordinari sull'occupazione determinati dall'epidemia da COVID-19 in aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio-economico e di garantire la tutela dei livelli occupazionali, il decreto-legge n. 104 del 2020 ha previsto, all'articolo 27, comma 1, in favore dei datori di lavoro privati, un esonero da versamento dei contributi pari al 30 per cento dei contributi previdenziali, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all'Inail;

   come espressamente disposto dal citato articolo 27, l'esonero spetta ai datori di lavoro privati la cui sede di lavoro sia ubicata in una delle regioni cosiddette svantaggiate, intendendosi come sede di lavoro anche la sede secondaria ovvero l'unità operativa dell'azienda ove il lavoratore dipendente svolge la sua attività;

   relativamente ai rapporti di lavoro instaurati con un'Agenzia di somministrazione, si evidenzia che l'Inps con messaggio 11 gennaio 2021 n. 72, confermato poi con circolare 22 febbraio 2021 n. 33, ha interpretativamente previsto che il beneficio in esame non sia riconoscibile allorquando il lavoratore in somministrazione, pur svolgendo la propria attività lavorativa in unità operative dell'azienda utilizzatrice ubicate nelle aree svantaggiate, sia formalmente incardinato presso un'Agenzia di somministrazione situata in una regione diversa da quelle ammesse ad usufruire dello sgravio, in quanto, ai fini del legittimo riconoscimento della decontribuzione, rileva secondo l'istituto assicuratore la sede di lavoro del datore di lavoro e non dell'utilizzatore;

   siffatta interpretazione assicura il predetto beneficio alle sole agenzie di somministrazioni che abbiano la sede legale ubicata in una delle regioni svantaggiate senza tener conto del luogo dove ha sede l'azienda che utilizza il lavoratore in somministrazione;

   da ciò la paradossale conseguenza di estendere il beneficio denominato «decontribuzione Sud» ai lavoratori utilizzati da aziende o unità operative di aziende con sede in regioni settentrionali se e a condizione che siano assunti da agenzie di somministrazione con sede legale in regioni svantaggiate e, tuttavia, di negarlo ai lavoratori assunti da agenzie con sede legale nelle regioni settentrionali ma utilizzati da aziende operanti al Sud, nelle regioni svantaggiate;

   poiché il costo del lavoro in somministrazione sopportato dall'azienda utilizzatrice è direttamente correlato al costo del lavoro sopportato, come datore di lavoro, dall'agenzia di somministrazione, ne segue un evidente effetto distorsivo rispetto all'obiettivo di sostenere l'occupazione nelle regioni meridionali –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative per evitare o almeno ridurre gli effetti distorsivi derivanti dalla riportata interpretazione formulata dall'Inps.
(5-05571)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LEDA VOLPI e SPESSOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la situazione dei Casinò italiani desta allarmanti preoccupazioni sotto molteplici profili, dal punto di vista occupazionale e, più in generale, di indebitamento costante a causa delle restrizioni imposte alle attività a causa a della pandemia. Indebitamento che si ripercuote sui bilanci degli enti territoriali di riferimento;

   il comparto è rimasto chiuso dall'8 marzo sino a metà giugno 2020, per poi chiudere nuovamente a fine ottobre, situazione tuttora perdurante almeno fino al 6 aprile 2021. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi del 2 marzo 2021 infatti, fino al 6 aprile 2021 «Sono sospese le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche se svolte all'interno di locali adibiti ad attività differente» (articolo 20);

   in particolare, il Casinò di Sanremo (del quale è socio unico il comune) versa in una situazione di crisi insostenibile, maturando perdite ingenti: 20 milioni di euro al 31 dicembre 2020 e nei primi tre mesi del 2021 almeno 10 milioni di euro. Somme che in definitiva si tradurranno in mancati servizi alla cittadinanza;

   con parere favorevole del Sottosegretario per la salute Zampa del Governo «Conte II» si era dato «semaforo verde» alle riaperture dei casinò in tempi brevi, sottoponendo l'attività a una serie di protocolli stringenti onde minimizzare il rischio contagi;

   l'attività di giuoco d'azzardo praticata nei casinò è autorizzata dallo Stato e rappresenta un argine al giuoco illegale, ponendosi inoltre ai confini del territorio italiano in modo da prevenire trasferte verso i casinò della Costa Azzurra e per attrarre giocatori dall'estero: in tale contesto e in forza dei protocolli sanitari stringenti e della prevenzione già effettuata a Sanremo (attrezzature per la rilevazione della temperatura, plexiglas ai tavoli, e altro) è anche preferibile al «giuoco legale» praticato nei bar e nelle sale gioco;

   la casa da giuoco sanremese a fronte delle chiusure si ritrova a versare ugualmente l'imposta sugli intrattenimenti (nel 2020 pari a 2,6 milioni di euro) e la tassa di concessione governativa annuale pari a 539 mila euro;

   il Governo «Conte II» ha stanziato 150 mila euro di ristori per le perdite subite in favore del Casinò di Sanremo: tale cifra, a quanto consta agli interroganti, non risulterebbe versata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della grave situazione in cui versano i casinò italiani e in particolare il casinò municipale di Sanremo e quali iniziative di competenza intendano adottare per assicurare immediato ristoro per le perdite subite, a partire dai 150 mila euro già stanziati;

   quando il Governo riterrà di consentire aperture in sicurezza, quali garanzie a tutela dei lavoratori dei casinò intenda prevedere e se ritenga di adottare iniziative per ristorare le case da giuoco in relazione ai tributi annuali versati nonostante i lunghi periodi di «stop» imposti ex lege.
(4-08681)


   GRIMALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre del 2019 il Comando dei carabinieri per la tutela della salute, N.a.s. di Caserta, disponeva la chiusura del mercato ortofrutticolo di Aversa per riscontrate gravi carenze igienico-sanitarie;

   il comune di Aversa, in qualità di proprietario della struttura, veniva pertanto obbligato ad effettuare tutti gli interventi di manutenzione straordinaria finalizzati al recupero igienico-sanitario e al ripristino della funzionalità dell'area mercatale di proprietà comunale;

   la giunta comunale, preso atto dell'urgenza e dell'indifferibilità dei lavori, approvò il progetto definitivo/esecutivo degli interventi per un importo complessivo di euro 500.516,27;

   nonostante l'urgenza indifferibile delle opere, durante il corso dei lavori, emersero alcune condizioni impreviste ed imprevedibili che hanno portato alla ulteriore variazione di alcune categorie di lavori, tra cui un evidente errore di progettazione in palese violazione della normativa antincendio (decreto del Presidente della Repubblica n. 151 del 2011);

   i lavori, partiti nel febbraio 2020, furono immediatamente sospesi per effetto dell'adozione delle misure anti-Covid e la riapertura, originariamente fissata in prossimità delle festività Pasquali del 2020, fu posticipata in virtù di una successiva nota dei vigili del fuoco in cui veniva richiesto il rispetto delle norme antincendio, evidenziando la necessità di effettuare ulteriori interventi come la manutenzione dei cancelli e la ripavimentazione dell'area;

   ad un anno esatto dalla chiusura dell'area mercatale, l'amministrazione comunale da una parte, si dichiara incompetente per materia e, dall'altra, scarica ogni responsabilità sul dirigente pro tempore, comandante dei vigili urbani del comune di Aversa, responsabile anche dell'area mercatale;

   non ultimo, sono state notificate ben 15 ingiunzioni di pagamento per un totale di 1 milione e mezzo di euro complessivi ai concessionari del mercato ortofrutticolo aversano, il cui mancato pagamento comporterebbe l'impossibilità di rinnovo della concessione;

   con la chiusura della struttura di viale Europa sarebbero emerse delle presunte irregolarità strutturali e dubbi di liceità sugli stessi operatori come ribadito dal primo cittadino che ha chiesto di ripristinare la legalità, non solo attraverso il recupero dei canoni non riscossi, ma soprattutto per regolarizzare, in vista della prossima riapertura, le posizioni di tutti gli operatori che svolgono attività all'interno dell'area mercatale;

   mentre il Mof, tuttora, continua a rimanere chiuso in attesa della conclusione degli interventi di manutenzione, si susseguono scioperi e proteste da parte di circa duecento famiglie di operatori che da oltre un anno sono senza lavoro ed in grosse difficoltà economiche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e se non intenda, per quanto di competenza, promuovere le opportune verifiche da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica, alla luce della decennale mancata riscossione dei canoni di concessione;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative a sostegno degli operatori del Mercato ortofrutticolo (Mof) di Aversa che, da oltre un anno, sono impossibilitati nell'esercizio della propria attività commerciale.
(4-08684)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, MARTINCIGLIO, CANCELLERI e VILLANI. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, in molte zone del nostro Paese in cui vigono le misure restrittive della cosiddetta zona rossa le scuole sono state chiuse per l'ennesima volta costringendo così i genitori, specie dei più piccoli, a dover affrontare un doppio lavoro, quello proprio e quello di cura dei propri figli con le conseguenti difficoltà che ne derivano e che sussistono anche nel caso in cui uno o entrambi i genitori possono usufruire della possibilità di lavorare in modalità agile;

   l'articolo 2 del decreto-legge n. 30 del 13 marzo 2021 ha reintrodotto la misura dei congedi per genitori e del bonus baby-sitting. Tuttavia, questo provvedimento normativo presenta delle criticità in quanto all'articolo 2, comma 2, si stabilisce il diritto di usufruire dei congedi retribuiti solo per quel genitore (alternativamente all'altro) lavoratore dipendente di figlio convivente minore di anni quattordici (che svolge l'attività didattica a distanza o contagiato o messo in quarantena), che non può svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile. Così statuendo, da un lato si incentiva e dall'altro si penalizza il lavoratore e/o la lavoratrice in smart working che deve poter usufruire degli stessi diritti di chi lavora in presenza, in quanto il lavoro svolto in modalità agile è comunque un lavoro che richiede lo stesso impegno e la stessa dedizione del lavoro svolto in presenza;

   tale prescrizione normativa così come formulata appare all'interrogante contraddittoria e irragionevole in quanto pare equiparare, implicitamente, le persone che lavorano in modalità agile a chi non lavora. Il legislatore sembra voler dire che, se uno dei due genitori svolge la prestazione da casa, per definizione può occuparsi dei figli; a maggior ragione, l'altro genitore deve andare al lavoro, perché la famiglia è «coperta»;

   accade, spesso, come tra i due genitori che possono scegliere se continuare a lavorare in presenza, senza sapere a chi lasciare i figli, o in smart working al prezzo di riunioni interrotte di continuo, oppure abdicare a loro stesse, sia la madre che così rischia di essere lasciata da sola nella gestione del proprio lavoro e di quello di cura dei propri figli;

   il lavoro agile è una forma di lavoro a tutti gli effetti, che come tale non può e non deve essere messa in alternativa ai permessi;

   queste misure così come rigidamente configurate potrebbero essere inconciliabili con le esigenze di assistenza/cura/supporto dei figli/e, anch'essi a casa, a maggior ragione se piccoli;

   alla luce di ciò, si deve constatare, ancora una volta, come la pandemia da Coronavirus, forse come nessun'altra emergenza negli ultimi tempi, abbia messo a nudo la fragilità del nostro sistema di welfare, ossia la persistente mancanza di infrastrutture, sostegno, risorse e assistenza non solo per i più vulnerabili, ma anche per le donne-madri;

   sarebbe stato, dunque, opportuno garantire, almeno per certe categorie di lavoratori/trici, più flessibilità nell'accesso ai benefici in considerazione delle specificità delle funzioni, in modo da consentire una più agevole organizzazione del proprio lavoro con quello di cura dei figli, evitando di dover contrapporre gli interessi familiari a quelli lavorativi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritengano opportuno adottare per far sì che anche ogni lavoratore/trice che svolga la prestazione lavorativa in modalità agile possa usufruire della possibilità di congedi retribuiti allo stesso modo di chi lavora in presenza, nonché per rafforzare e ampliare gli strumenti di sostegno ai genitori lavoratori (con particolare riferimento alla lavoratrice madre) che appaiono, ad oggi, insufficienti.
(3-02121)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   CAON. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 226 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha destinato l'importo di 250 milioni di euro ad integrazione delle iniziative di distribuzione delle derrate alimentari per l'emergenza derivante dalla diffusione del virus Covid-19;

   con determina n. 8961 del 12 marzo 2021 del direttore dell'ufficio monocratico dell'Agea è stata avviata una gara per l'affidamento della fornitura di prosciutti Dop preaffettati in aiuto alimentare agli indigenti in Italia, a valere sulle risorse del «Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti»;

   con decreto interministeriale 6 ottobre 2020 è stato previsto lo stanziamento di 36 milioni di euro per l'acquisto dei seguenti prodotti: prosciutto crudo Dop e prosciutto cotto 100 per ceno italiano e salumi vari da suino Dop e Igp da animali nati, allevati e macellati in Italia;

   la gestione del fondo è effettuata da Agea sulla base di atti di indirizzo del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali;

   l'Agea, in qualità di organismo pagatore in coordinamento con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ha individuato nel prosciutto San Daniele Dop, nel prosciutto di Modena Dop, nel prosciutto toscano Dop e nel prosciutto di Parma Dop le tipologie di prodotti suinicoli Dop da distribuire in aiuto alimentare agli indigenti in Italia;

   il prezzo più vantaggioso nel rapporto quantità/prezzo, è stato determinato in: 24 euro al chilogrammo per il prosciutto di San Daniele Dop, 23 per quello di Parma sino a 20,50 euro per il prosciutto di Modena Dop. Il criterio adottato per l'aggiudicazione dell'appalto è stato quello del «minor prezzo», rientrando il presente acquisto tra le fattispecie indicate all'articolo 95, comma 4, lettera b), del decreto legislativo n. 50 del 2016;

   i consorzi dei citati prodotti Dop hanno diffuso tra i propri associati lettere nelle quali si informano gli associati della possibilità di sgomberare i magazzini del prodotto in eccesso. Per il solo Parma Dop si prevede saranno «distolti dal mercato ben 80 mila prosciutti»;

   la misura dell'acquisto per la distribuzione agli indigenti è stata adottata su richiesta delle associazioni del comparto suinicolo, in particolare dei consorzi Dop complessivamente considerati, che avevano fatto presente come nel 2020 il crollo delle vendite tramite canale «Ho.Re.Ca.», e la riduzione delle esportazioni avessero colpito tutti gli operatori, cioè oltre 4.000 aziende di allevamento, più di 110 industrie di macellazione e oltre 200 industrie di trasformazione delle carni;

   in considerazione dell'impatto generalizzato della crisi, limitare il bando a quattro soli consorzi appare non corretto –:

   quali siano le modalità con cui è stato formato il bando di cui in premessa che ha limitato il beneficio dell'acquisto delle eccedenze di prosciutto Dop a pochi soggetti, a fronte di una crisi che ha colpito indistintamente tutti i consorzi suinicoli Dop, e se non ritenga opportuno adottare iniziative che consentano anche agli altri consorzi Dop di liberarsi del proprio prodotto in eccesso.
(3-02136)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XIII Commissione:


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i consorzi di tutela italiani che svolgono attività di promozione delle indicazioni geografiche in territorio cinese hanno recentemente manifestato forte preoccupazione in seguito ad alcune segnalazioni di consorzi associati, riguardo a una recente richiesta che sembra essere stata avanzata dalle autorità cinesi;

   la Cina, in virtù di una legge del 2017 nei confronti delle organizzazioni no profit, tra le quali figurerebbero anche i consorzi di tutela, chiederebbe alle stesse di dotarsi di un rappresentante legale nella Repubblica popolare cinese per poter svolgere le normali attività, ovvero, per i consorzi di tutela, l'attività di promozione;

   se tale cambiamento di disciplina dovesse essere confermato, i consorzi di tutela rischierebbero di subire una interruzione repentina delle attività promozionali in territorio cinese, con gravi ripercussioni in termini di visibilità del made in Italy ed esacerbando una situazione già critica a causa dei gravi danni riconducibili alla pandemia da Covid-19 che hanno colpito principalmente le attività promozionali dei Consorzi quali fiere, esposizioni, e altro, essenziali per la crescita e la tutela delle indicazioni geografiche. Inoltre, tale decisione, oltre ad oberare i consorzi di tutela di ulteriori incombenze e costi da sostenere ancora non chiari, potrebbe anche ledere l'autonomia delle iniziative consortili operanti in territorio cinese, allungarne le tempistiche e creare un vuoto nella tutela e nella promozione delle indicazioni geografiche;

   qualora confermata, tale iniziativa, ad avviso degli interroganti, si porrebbe in contrasto con l'entrata in vigore dell'Accordo stipulato tra l'Unione europea e la Repubblica popolare cinese sulla cooperazione e la protezione dall'imitazione e dall'uso improprio della denominazione di 200 indicazioni geografiche europee e cinesi –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda adottare, alla luce dei fatti sopra esposti, per scongiurare un'interruzione delle attività promozionali dei consorzi di tutela italiani in territorio cinese.
(5-05572)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il piano di azione nazionale (Pan) per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è prossimo all'adozione;

   in tal senso numerose realtà associative, tra cui l'Associazione dei comuni del Moscato, sodalizio che raggruppa i 51 comuni facenti parte dell'areale di produzione dell'Asti e del Moscati d'Asti Docg, hanno esposto le proprie perplessità in merito alle disposizioni riguardanti i cannoni irroratori;

   dopo un anno dall'entrata in vigore del Pan è infatti previsto, ai sensi della sua ultima versione, l'uso del cannone esclusivamente per trattamenti fitosanitari su colture arboree ad alto fusto e colture in serra o tunnel:

   tale azione è destinata inevitabilmente a limitare l'utilizzo dei cannoni irroratori, nonostante questi siano insostituibili in termini di efficacia nel trattamento fitosanitario e di tutela della salute dell'operatore, dimostrandosi anche un sostituto ai trattamenti con irroratori manuali (a spalla o a gomma);

   al netto della bontà delle normative proposte nel Pan, i cannoni irroratori sono un presidio essenziale nei versanti di collina coltivati a vigneto ed a noccioleto, particolarmente diffusi nel territorio delle province di Alessandria, Asti e Cuneo;

   la limitazione del ricorso ai cannoni irroratori potrebbe quindi portare ad un abbandono delle colture, causando l'instabilità idrogeologica di interi versanti collinari, senza contare il rischio della proliferazione di malattie come la flavescenza dorata sui versanti abbandonati;

   senza l'utilizzo dei cannoni, altre operazioni meccanizzate sui versanti ripidi rischiano di esporre i lavoratori al rischio di ribaltamento, ed il ricorso ad altre modalità di somministrazione più «manuali» li esporrebbero, invece, all'azione dei prodotti chimici impiegati –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda predisporre, se del caso, per salvaguardare l'utilizzo dei cannoni irroratori in agricoltura, con l'adozione di eventuali ed opportuni meccanismi di vigilanza, con particolare riguardo alle esigenze di copertura areale e di sicurezza di cui in premessa.
(5-05573)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 222, comma 3, dei decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (cosiddetto Rilancio) prevede l'istituzione del «Fondo emergenziale per le filiere in crisi» di 90 milioni di euro per il 2020 a favore della zootecnia;

   il Fondo è finalizzato all'erogazione di aiuti diretti e alla definizione di misure di sostegno all'ammasso privato e al settore zootecnico. Con uno o più decreti del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, da adottarsi entro 20 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, sono definiti i criteri e le modalità di attuazione della predetta disposizione;

   con il decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali del 23 luglio 2020 sono stati stabiliti, quindi, i criteri per la concessione dell'aiuto individuale ai soggetti beneficiari e la relativa entità dello stesso nonché la procedura per l'ammissione all'aiuto e i criteri di verifica e le modalità per garantire il rispetto del limite massimo dell'aiuto;

   i soggetti beneficiari sono le imprese agricole di allevamento di ovicaprini, vitelli, suini e conigli, nati allevati e macellati in Italia, che rispettino le condizioni di cui al suddetto decreto e le filiere zootecniche oggetto dell'intervento sono: suinicola, ovicaprina, cunicola, del latte bufalino e del vitello da carne, secondo una tabella riportata nel decreto ministeriale che quantifica l'entità degli aiuti;

   si sono riscontrati, però, dei ritardi nei pagamenti da parte di Agea, la quale ha recentemente comunicato che sta per procedere al pagamento dell'anticipo dell'80 per cento alle aziende dei suddetti settori;

   la procedura per il pagamento dell'anticipo prevede dei controlli sulla posizione dell'azienda, come le regolarità contributive, certificati antimafia ed altro; sembra che per le aziende in soccida sia previsto un ulteriore ritardo per le verifiche di ulteriori dati; tutte queste verifiche stanno portando ad un ritardo nell'erogazione dei fondi;

   risulta, inoltre, agli interroganti che l'Agea in merito ai pagamenti per i bovini per il quale è previsto un fondo di 10 milioni di euro, stia predisponevo un modello per facilitare la compilazione della documentazione necessaria; questo però potrebbe comportare per il settore ulteriori ritardi –:

   quali siano le tempistiche per le erogazioni degli aiuti previsti dal Fondo di cui al «decreto Rilancio» e se sia a conoscenza dei motivi per i quali si sono avuti questi ritardi.
(5-05574)


   CILLIS, GAGNARLI, BILOTTI, CADEDDU, CASSESE, GALLINELLA, L'ABBATE, MAGLIONE, ALBERTO MANCA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'esame del bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023 è stata inserita, dall'articolo 1, commi da 139 a 143, una importante disposizione per l'introduzione di un sistema di monitoraggio per cereali e farine, analogamente ai già presenti sistemi di monitoraggio degli stoccaggi dell'olio, del vino, e – in costruzione – anche del latte e prodotti lattiera-caseari;

   tale disposizione, finanziata con 1 milione di euro, prevede che chiunque detenga cereali e farine di cereali sia tenuto a registrare tutte le operazioni di carico e scarico, se la quantità del singolo prodotto supera le 5 tonnellate annue, in un apposito registro telematico istituito sul Sian, il portale del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali;

   nel corso dell'esame della stessa legge di bilancio, anche considerando la complessità del settore, i numerosi attori coinvolti, nonché i necessari adeguamenti normativi, è stato approvato un ordine del giorno nel quale si impegnava il Governo ad attivare, preliminarmente alla realizzazione concreta del sistema di monitoraggio, un tavolo tecnico rappresentativo dell'intera filiera;

   con lo stesso atto, si impegnava inoltre il Governo a prevedere un congruo periodo di sperimentazione del sistema di monitoraggio cerealicolo, di durata non superiore a 24 mesi;

   l'applicazione della norma era comunque subordinata all'emanazione, da parte del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di un decreto attuativo entro 60 giorni dall'entrata in vigore della legge;

   l'introduzione di tale disposizione è molto importante per il settore cerealicolo, poiché permetterà di tracciare lo spostamento di tutte le categorie di cereali in Italia, in tutti i diversi passaggi, sia che si tratti di prodotti nazionali sia che si tratti di prodotti importati –:

   quale sia l'iter di applicazione della norma di cui in premessa, sia per ciò che attiene all'emanazione del decreto attuativo, sia per ciò che riguarda l'istituzione del tavolo tecnico di filiera e la previsione di un periodo di necessaria sperimentazione del sistema di monitoraggio, considerando che tale disposizione è fondamentale – come per i settori nei quali è già stata introdotta – per conoscere in maniera puntuale le nostre produzioni e conseguentemente adottare strategie di necessaria resilienza, come il periodo di pandemia sta insegnando.
(5-05575)


   SPENA e NEVI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio 2021 ha aggravato la filiera cerealicola di una ulteriore incombenza burocratica, prevedendo l'attivazione di un registro posto a carico di chiunque detenga cereali e farine di cereali, con l'imposizione dell'obbligo di riportare su un registro telematico tutte le operazioni di carico e scarico, nel caso in cui la quantità del singolo prodotto superi le 5 tonnellate annue;

   la registrazione delle operazioni deve essere effettuata entro sette giorni lavorativi dalla effettuazione delle operazioni stesse;

   la mancata Istituzione del registro rende gli imprenditori assoggettabili a una sanzione amministrativa pecuniaria che varia da un minimo di cinquemila euro a un massimo di ventimila euro. Il mancato rispetto delle modalità di tenuta del registro determina una sanzione compresa tra mille e cinque mila euro. Nel caso in cui le violazioni riguardino quantitativi superiori a 50 tonnellate di cereali o sfarinati, si applica la sanzione accessoria della chiusura dello stabilimento per un periodo compreso tra sette e trenta giorni;

   la misura ha destato forte preoccupazione tra gli operatori del settore, poiché l'ulteriore sistema di tracciabilità prevede pesanti oneri e adempimenti, a fronte di un quantitativo annuale di farinacei utilizzati modesto, in un periodo in cui le aziende già devono affrontare la difficile sfida consistente nell'assicurare la continuità operativa nonostante la crisi pandemica ed economica in atto;

   la norma produce effetti di difficile comprensione e appare oggettivamente sproporzionata, anche perché l'ordinamento giuridico già conta su disposizioni europee e nazionali che garantiscono ampiamente gli obiettivi di monitoraggio delle produzioni cerealicole e di trasparenza verso il mercato;

   tra gli esercizi più danneggiati, si segnalano le piccole e micro imprese come panificatori, laboratori artigiani, pizzerie, e altre attività dal modesto volume di affari;

   il Ministro interrogato, secondo fonti di stampa, starebbe per definire un decreto volto a prorogare l'entrata in vigore della misura al 2022 con partecipazione su base volontaria per il periodo afferente al 2021 –:

   se ritenga opportuna, nelle more dell'adozione del decreto necessario a perfezionare la previsione normativa, l'apertura di un tavolo di confronto con rappresentanti di tutte le categorie interessate, finalizzato a verificare la rimodulazione della misura sulla base delle effettive esigenze di tracciamento, nella logica di una minimizzazione dei costi e di una effettiva tutela e valorizzazione della filiera o, in alternativa, a prevedere l'eliminazione dell'obbligo stesso a causa dei disagi arrecati agli operatori del settore, comparativamente maggiori dei benefìci ottenibili.
(5-05576)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIVIANI, COMENCINI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il mercato cinese costituisce per il nostro agroalimentare una grande possibilità di crescita, soprattutto per le eccellenze del made in Italy rappresentate dai consorzi di tutela;

   secondo quanto denunciato da alcune associazioni di categoria, sembrerebbe che la Cina, applicando «in modo estensivo» una norma di legge cinese del 2017, considererebbe i consorzi di tutela alla stregua delle organizzazioni non governative, obbligandoli quindi ad avere un rappresentante legale cinese per proseguire le attività di promozione delle Igp già programmate, comprese quelle presenti anche negli Ocm in corso in scadenza a fine marzo 2021;

   questa decisione si applicherebbe ai mercati internazionali vinicoli imponendo delle nuove barriere, questa volta, non tariffarie alla promozione dei vini italiani;

   i Consorzi dovrebbero, quindi, riconoscere nell'immediato che ad essi stessi vengano applicate le norme nazionali in materia di organizzazioni non governative, il che equivarrebbe a dichiarare che le attività promozionali in corso di svolgimento e ancora da realizzare sul territorio cinese costituirebbero una violazione della legge nazionale senza la sottoscrizione di una lettera di intenti; inoltre, si paventa l'applicazione di sanzioni nei confronti dei Consorzi di tutela del vino, quali l'esclusione per un quinquennio da qualsiasi attività promozionale sul proprio territorio; conseguenze di questa decisione unilaterale cinese non sono di poco conto, perché ci sono enti che si trovano a dover nominare un proprio rappresentante in Cina per svolgere le proprie attività, e i costi da affrontare sono notevoli;

   questa decisione coglie di sorpresa i rappresentanti dei Consorzi di tutela, per alcuni dei quali lo sbocco è ricco di potenzialità; essi inoltre, subirebbero una grave battuta di arresto nell'attività di promozione, soprattutto per quei consorzi che hanno attività promozionali in corso, arrecando così un grave danno alla visibilità del «made in Italy»;

   la notizia, inoltre, giunge a pochi giorni di distanza dall'entrata in vigore dell'accordo bilaterale Unione europa-Cina del 1° marzo, riguardante proprio la tutela e la protezione dei prodotti Ig;

   agli interroganti risulta che le istituzioni cinesi stiano già applicando la norma in questione anche ai comitati interprofessionali del vino francesi e ad altri soggetti che si occupano di promozione dei vini europei a Ig;

   i consorzi di tutela dei vini hanno dichiarato che «risulta già complesso per il singolo produttore commerciare con la Cina, poi se si vengono ad aggiungere delle nuove difficoltà, può diventare uno scenario da abbandonare per il momento rivolgendosi ad altri mercati» e si chiedono, inoltre, con quale criterio un esponente cinese potrebbe giudicare regole della vitivinicoltura italiana stratificate in decine di anni;

   a parere degli interroganti appare piuttosto evidente come una simile richiesta sia incomprensibile e che si configuri come dumping, creando una barriera questa volta non tariffaria imposta in modo unilaterale dal Governo cinese;

   questa decisione rischia non solo di aumentare la burocrazia, ma anche imitazioni di prodotti italiani in Cina, mettendo in crisi il sistema. Sarebbe un ulteriore duro colpo per il settore, già provato, dai danni della pandemia;

   l'auspicio degli interroganti è che la diserzione agli eventi fieristici previsti nel Paese a settembre da parte degli stessi consorzi si possa evitare –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano necessario, per quanto di competenza, fornire un chiarimento sulla questione e attivarsi anche a livello di Commissione europea;

   quali iniziative intendano mettere in atto per quanto di competenza, allo scopo di porre rimedio alle conseguenze di questa decisione unilaterale da parte della Cina che inferisce un duro colpo ai consorzi, verificando anche se non sussistano i presupposti per pervenire a forme di flessibilità per i consorzi che non riescono, per causa di forza maggiore, a realizzare le proprie attività in Cina.
(5-05555)

Interrogazione a risposta scritta:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 62 del decreto-legge 20 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari;

   il comma 3 del suddetto articolo 62 prevede che per i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine legale di trenta giorni e per tutte le altre merci entro il termine di sessanta giorni e che il termine decorre dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura;

   il decreto ministeriale 19 ottobre 2012, n. 199 relativo al «Regolamento di attuazione dell'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività» all'articolo 1, comma 3, prevede che non costituiscono cessioni ai sensi del suddetto articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori, alle cooperative se gli imprenditori risultano soci delle cooperative stesse; i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori alle organizzazioni di produttori, se gli imprenditori risultano soci delle organizzazioni di produttori stesse; i conferimenti di prodotti ittici operati tra imprenditori ittici;

   accade che alcune cooperative e organizzazioni di produttori effettuino il pagamento ai produttori, in particolare ai piccoli imprenditori — per fare un esempio relativamente olio di oliva — addirittura nei mesi di luglio/agosto ed alcune volte addirittura a dicembre dell'anno successivo per olio conferito a novembre, dunque oltre 13/14 mesi dopo;

   questo comporta gravi problemi di liquidità per i produttori, in un contesto come quello attuale in cui il comparto agroalimentare è fortemente penalizzato dall'emergenza sanitaria dovuta al COVID-19, e con un prezzo di liquidazione all'ingrosso a sottocosto;

   è necessario, a parere degli interroganti, dare ai produttori tempi certi entro i quali le cooperative e le organizzazioni di produttori effettuano il pagamento dei prodotti agricoli e alimentari nei termini stabiliti dalle norme vigenti o quantomeno in tempi più ragionevoli –:

   quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda adottare affinché i conferimenti di cui sopra rientrino nel termine di pagamento a 60 giorni.
(4-08677)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE LUCA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione della giunta regionale n. 444 del 1° luglio 2018, la regione Campania ha dato attuazione alle linee guida di indirizzo del Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, prevedendo l'avvio di un corso-concorso a cura della Commissione interministeriale Ripam;

   nel luglio del 2019 si è avviata la procedura concorsuale per l'assunzione di 2243 figure professionali da inserire negli enti locali cui hanno partecipato ben 304 mila candidati, dei quali solo 1878 hanno superato la prova preselettiva e la prima prova scritta;

   la formula utilizzata rappresenta una novità nel panorama dei concorsi pubblici e prevede un corso-concorso che, da un lato fornisce un'importante preparazione teorico-pratica, dall'altro un supporto lavorativo agli enti pubblici ospitanti, senza però garantire alcuna assunzione al termine del lunghissimo percorso;

   diverse criticità hanno dilatato i tempi previsti, dunque, la proiezione temporale riguardo allo svolgimento del concorso è stata disattesa dall'attuale previsione assunzionale;

   coloro che sono risultati idonei alla prova preselettiva e alla prima prova scritta del concorso saranno impegnati fino alla fine di maggio 2021 in un percorso formativo molto impegnativo, suddiviso in training on the job presso gli enti locali e di formazione on line;

   la pandemia ha inevitabilmente rallentato o addirittura bloccato le varie attività della pubblica amministrazione tra cui anche i concorsi pubblici, creando ulteriori criticità ai comuni, considerate le già esigue unità di personale in servizio;

   i comuni interessati dalla procedura e che hanno aderito al «Piano per il Lavoro» sono ad oggi ben 127, tutti con noti problemi di organico, acuiti ulteriormente per effetto dei pensionamenti anticipati dovuti alla riforma «Quota 100»;

   la grave carenza di personale, quale problema comune a tutte le amministrazioni aderenti al suddetto piano per il lavoro, ha imposto a diversi enti di richiedere alla regione Campania e alla commissione interministeriale Ripam di definire in tempi certi la conclusione dell'iter concorsuale tenuto conto del protocollo di svolgimento dei concorsi pubblici del 3 febbraio 2021 della Presidenza del Consiglio dei ministri, che limita la presenza a 30 candidati per lo svolgimento in presenza delle successive prove selettive;

   alcuni enti hanno già approvato delibere di giunta comunale, trasmesse alla regione Campania ed al Formez, chiedendo una semplificazione delle procedure concorsuali ed una certezza nei tempi di assunzione al fine di inserire in organico i borsisti che di fatto stanno già operando come veri e propri lavoratori nei settori di competenza;

   sia il decreto-legge n. 34 del 2020 che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 hanno introdotto modalità semplificate per lo svolgimento dei concorsi, prevedendo la possibilità di rideterminare le prove delle procedure già in itinere per la formazione specialistica;

   in questo particolare momento di enorme difficoltà per il Paese, dovuto all'emergenza epidemiologica da COVID-19, anche diversi interventi governativi sono andati nella direzione della semplificazione delle procedure concorsuali e delle «assunzioni emergenziali» di personale nelle pubbliche amministrazioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto sopra esposto e intendano individuare, per quanto di competenza, tempi certi e celeri per la definizione della procedura concorsuale al fine della effettiva assunzione del personale già formato presso gli enti aderenti al «Piano per il lavoro» con la regione Campania e se intendano adottare iniziative affinché la Commissione interministeriale Ripam adotti soluzioni idonee alla semplificazione delle due ultime prove previste.
(5-05578)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in queste settimane il Governo ha ulteriormente potenziato e dato un'accelerazione al piano vaccinazioni anti COVID-19 quale strumento decisivo per cercare di ridurre i contagi e sconfiggere la propagazione del virus;

   benché siano state individuate le categorie prioritarie alle quali somministrare per prima il vaccino e si sia stabiliti un calendario serrato di vaccinazioni, restano ancora alcune criticità a cui dare soluzione quanto prima per non creare intollerabili discriminazioni tra i cittadini;

   una delle principali criticità emerse in queste settimane e che ancora non ha trovato soluzione da parte del Governo, è relativa alla vaccinazione anti Covid-19 per i cittadini italiani iscritti all'Aire. A differenza di altri Paesi europei, l'Italia non prevede, infatti, la possibilità di vaccinarsi contro il COVID-19 per i suoi cittadini iscritti all'Aire che si trovano in Italia;

   di per sé, l'iscrizione all'Aire non comporta il diritto all'assistenza sanitaria nel nostro Paese. Ai cittadini italiani con residenza all'estero emigrati o titolari di pensione che rientrano temporaneamente in Italia la legge riconosce infatti, a titolo gratuito, solo le prestazioni ospedaliere urgenti e per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare;

   in alcuni Paesi dell'Unione europea, la vaccinazione coinvolge tutti coloro che si ritrovano per vari motivi sul suolo nazionale e risultano in possesso di una residenza temporanea, con modalità che variano da Stato a Stato. In Italia invece ai cittadini iscritti all'Aire, l'Anagrafe dei cittadini italiani residenti all'estero, che si trovano attualmente in Italia e non possono per varie ragioni tornare nei loro Paesi di residenza, benché siano cittadini sulla carta come tutti gli altri, la normativa italiana non concede il diritto a vaccinarsi;

   al momento gli iscritti Aire non hanno il codice fiscale e il medico di base e non hanno quindi la possibilità di registrarsi e prenotarsi per la vaccinazione, così come è escluso, per ora, che possano essere chiamati dal medico di famiglia;

   sono diverse centinaia, se, non migliaia, le persone che probabilmente si ritrovano attualmente in questa situazione che impedisce di vedersi garantito il diritto a vedersi somministrato il vaccino anti COVID-19 –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, quanto prima, al fine di dare soluzione alle criticità esposte in premessa e che impediscono, a molti cittadini iscritti all'Aire che attualmente si trovano in Italia, di vedersi riconosciuto il diritto alla somministrazione del vaccino anti COVID-19.
(2-01148) «Fitzgerald Nissoli, Occhiuto, Baldelli, Basini, D'Attis, Delmastro Delle Vedove, Ferraioli, Marin, Martino, Mollicone, Alessandro Pagano, Palmieri, Perego Di Cremnago, Pittalis, Polverini, Porchietto, Prestigiacomo, Rossello, Rotondi, Ruggieri, Saccani Jotti, Sarro, Elvira Savino, Sandra Savino, Sibilia, Sozzani, Spena, Squeri, Torromino, Maria Tripodi, Vietina, Vito, Zanettin, Zangrillo».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   il servizio 118 è cominciato in regione Campania grazie al passaggio dei medici della ex guardia medica all'emergenza sanitaria territoriale;

   con delibera n. 6872 del 3 novembre 1999, la giunta regionale della Campania ebbe a far fronte alla necessità di completare l'iter di organizzazione generale dei presidi Saut e di continuità assistenziale;

   a tal fine, vista la carenza di personale disponibile a transitare dal regime della ex guardia medica a quello dell'emergenza sanitaria territoriale e preso atto della fondamentale funzione svolta da tali strutture nell'ambito del Sistema dell'emergenza, è stato previsto un meccanismo incentivante mediante la previsione di una indennità extracontrattuale aggiuntiva ad oggi corrispondente ad euro 5,16 all'ora;

   per espressa previsione normativa la predetta indennità fu infatti istituita per compensare l'aggravio del personale soggetto al passaggio in termini di elevato rischio fisico, conseguente allo svolgersi di attività prevalentemente su mezzi di soccorso mobile, elevato rischio di contrarre malattie infettive, elevato numero di turni festivi e notturni e operatività all'aperto in qualsiasi condizione climatica ed ambientale;

   la normativa appena descritta avrebbe dovuto avere efficacia transitoria, sino all'adozione di un «nuovo accordo di medicina generale» il quale, tenuto conto delle particolari problematiche relative ai medici Saut, avrebbe dovuto definire nello specifico i preminenti aspetti legati al trattamento economico del personale e al funzionamento e messa in rete dei presidi Saut, superando così la precitata normativa regionale;

   nel corso degli anni tuttavia quest'ultima ha conservato la propria validità, laddove tutti gli accordi integrativi regionali ad essa succeduti nel tempo hanno, di volta in volta, confermato le relative disposizioni, richiamandola quale normativa integrativa dapprima dell'accordo integrativo regionale (Air) 2003 e, successivamente, di rimando nell'accordo collettivo nazionale (Acn) del 2005 e negli AIR successivamente intervenuti;

   in tale contesto, si è inserita poi un'indagine della Corte dei conti che ha ritenuto, contrariamente a quanto testé descritto, l'indennità prevista dalla Dgrc del 1999 un compenso non dovuto, poiché oggi compresa e assorbita dalle voci contrattuali individuate dall'accordo nazionale del 2005, con la dicitura «onnicomprensive»;

   in considerazione di tanto la procura erariale, ha chiesto alla regione e, quindi, di rimando ai direttori generali delle 7 Asl campana, se stessero ancora corrispondendo ai medici del 118 le cifre aggiuntive al contratto. I direttori generali delle Asl, hanno, quindi, provveduto alla sospensione della erogazione della indennità con conseguente taglio degli stipendi, per quasi un terzo della retribuzione mensile;

   le aziende sanitarie locali, hanno anche avviato il recupero delle cifre pregresse, percepite a titolo di indennità, con l'effetto che i medici, potrebbero a breve vedersi costretti a restituire ingenti cifre che oscillano dai 50 ai 90 mila euro;

   come se non bastasse, in tale quadro già di per sé allarmante, le direzioni regionali stanno procedendo al recupero delle somme, ipoteticamente non dovute, calcolandone i relativi importi al lordo e non al netto delle trattenute fiscali, cosicché paradossalmente i medici campani potrebbero essere chiamati a restituire oltre agli importi effettivamente percepiti, anche quelli versati dall'ente in favore dell'erario, in qualità di sostituto di imposta e, in quanto tali, mai entrati nella propria disponibilità;

   senza voler entrare nel merito della complessa vicenda giuridica appena accennata, la cui definizione spetta ad altre istituzioni, occorre in questa sede denunciare come tale situazione, di per sé già grave e intollerabile, stia determinando, sconforto, demotivazione e disorientamento tra i medici del 118 in Campania, rischiando di pregiudicare definitivamente il sistema sanitario regionale;

   la sopravvenuta penalizzazione economica, corrispondente a circa il 30 per cento dell'attuale retribuzione complessiva, in aggiunta agli ulteriori noti svantaggi della condizione lavorativa dei medici del SEU 118 (rischio biologico, turnistica onerosa, aggressioni e altro) sta determinando infatti un esodo dei medici strutturati ed esperti aventi titolo per essere facilmente ricollocati altrove;

   e, infatti, è lecito presagire che nel permanere di tale grave situazione, i medici che lavorano a tempo determinato non rinnoveranno gli incarichi e preferiranno incarichi di continuità assistenziale o altre occupazioni, i medici titolari di contratto a tempo indeterminato di emergenza territoriale alla prima occasione utile (esempio assegnazione zone carenti di medicina di base e continuità assistenziale) opteranno per tali attività; molti dei medici che stanno svolgendo i corsi di formazione per medico di emergenza territoriale 118, di fronte ad una prospettiva economica poco allettante (meno 850 euro sullo stipendio) non accetteranno gli incarichi a tempo determinato proposti dalle Asl, sia per il 118 sia nei pronto soccorso per i codici verdi;

   in buona sostanza dunque l'attuale congiuntura rischia di mettere in pericolo l'attività dei maggiori pronto soccorso regionali, già in overcrowding, che rischierebbero di venire chiusi per improprio accesso di pazienti contagiosi, oltre ad esporre le aziende sanitarie locali della Campania ad intraprendere contenziosi onerosi ed onerose iniziative di riorganizzazione dell'intero servizio, per acquisire la fornitura di prestazioni mediche;

   nella attuale peculiare congiuntura epidemiologica, che di fatto ci vede già pienamente coinvolti da una terza ondata epidemica, è necessario preservare il sistema dell'emergenza sanitaria, il quale mai come in questo periodo, ha ben evidenziato la ratio della istituzione di una indennità accessoria posto che, ancora una volta, si è individuata, quale colonna portante per la gestione di tutte le segnalazioni di sospetta infezione, il Seu 118, dalla cui efficienza è dipesa l'efficacia della sorveglianza, delle prime cure, e della prevenzione di accessi impropri ai pronto soccorso regionali –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, i Ministri interpellati intendano porre in essere, in raccordo con la regione Campania, al fine di pervenire ad una positiva soluzione della vicenda che eviti la migrazione in atto dei medici del servizio di emergenza-urgenza del 118 ad altri comparti e la demedicalizzazione dei mezzi di soccorso, in una fase estremamente delicata di emergenza pandemica da COVID-19.
(2-01149) «Villani, D'Arrando, Federico, Ianaro, Lorefice, Mammì, Misiti, Nappi, Penna, Provenza, Ruggiero, Sportiello».

Interrogazioni a risposta immediata:


   BERARDINI. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   i recenti sviluppi sanitari che hanno portato alla creazione di un vaccino efficace contro il virus responsabile della pandemia da COVID-19, nonché i positivi risultati dei test predisposti per accertarne gli effetti, stanno conducendo verso l'ultima vera fase del contrasto alla malattia, ossia la somministrazione del vaccino e la progressiva immunizzazione della popolazione;

   l'8 febbraio 2021 il Ministero della salute, in collaborazione con la struttura del Commissario straordinario per l'emergenza COVID, Agenzia italiana del farmaco, Istituto superiore di sanità e Agenas, ha elaborato un documento di aggiornamento delle categorie e dell'ordine di priorità del piano vaccinale, recante «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19»;

   la definizione degli ordini di priorità deve tener conto dei maggiori rischi legati al contagio di alcune categorie professionali rientranti in quelle appartenenti ai servizi essenziali che il Piano strategico per la vaccinazione anti COVID-19, adottato con decreto ministeriale del 2 gennaio 2021, dichiara di considerare prioritarie;

   educatori e insegnanti delle scuole dell'infanzia, lavorando in prima linea con un'utenza sfornita, per ragioni di età, dei presidi minimi di protezione individuale, sono esposti ad un rischio di contagio elevato, tanto che alla luce delle indicazioni del Comitato tecnico-scientifico il 14 agosto 2020 è stato siglato il «Protocollo d'intesa per garantire la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell'infanzia, nel rispetto delle regole di sicurezza per il COVID 19»;

   dalle «Raccomandazioni» durante la seconda fase di vaccinazione il personale educativo-scolastico è destinatario di un'eventuale priorità nella fascia di popolazione compresa tra i 18 e i 54 anni (categoria 6);

   nella fascia 55-65 anni è concentrata una parte rilevante della popolazione lavorativa impegnata nei sistemi educativi, questo a causa delle politiche di limitazione delle assunzioni adottate in questi anni e di un regime pensionistico meno favorevole;

   alcune regioni, tra cui la Lombardia, non hanno inserito il personale educativo del segmento 0-3 anni all'interno del personale scolastico a cui è stata riconosciuta una priorità nella campagna vaccinale;

   il ritardo ed il rinvio nella vaccinazione del personale dei servizi educativi-scolastici non appare accettabile alla luce dell'importantissimo ruolo svolto –:

   se il Governo non ritenga necessario accordare, in sede di modifica delle Raccomandazioni, un criterio di priorità per il personale dei servizi educativi-scolastici del segmento 0-6 anni all'interno della categoria 5 e 6, rispetto al restante personale scolastico, destinando, inoltre, agli stessi soggetti dispositivi di protezione più efficaci come le mascherine ffp2.
(3-02131)


   NOJA, FREGOLENT, UNGARO, GIACHETTI e OCCHIONERO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   l'11 marzo 2021 la Conferenza unificata ha approvato la proposta elaborata dal Ministero della salute per l'aggiornamento delle «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19», modificando così il documento già pubblicato l'8 febbraio 2021;

   nelle nuove Raccomandazioni «si suggerisce» un ordine di priorità vaccinale, distinguendo in base all'età e alla presenza di condizioni patologiche e si indica quale «categoria 1» le persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave, così come individuate nelle tabelle 1 e 2 delle Raccomandazioni in parola, da vaccinare in parallelo ai soggetti over 80;

   per i soggetti di cui alla tabella 1 delle Raccomandazioni, si prevede «nel caso di minori che rientrano nella definizione di estremamente vulnerabili e che non possono essere vaccinati per mancanza di vaccini indicati per la loro fascia di età» di «vaccinare i relativi genitori/tutori/affidatari»;

   quest'ultima indicazione, relativa ai minori, non si ripete per quanto riguarda i soggetti di cui alla tabella 2, ovvero i disabili gravi per i quali è indicata la vaccinazione contestuale soltanto per i «familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto», senza alcuna specificazione nel caso di minori di anni 16 a cui sia preclusa, allo stato attuale, la vaccinazione;

   in molte regioni non solo si registrano ritardi molto significativi nella vaccinazione delle persone di età superiore agli ottant'anni, ma risulta che non vi sia ancora stato l'adeguamento alle nuove Raccomandazioni e, in diversi casi, non sia stata avviata la somministrazione, ma nemmeno il sistema di adesione e prenotazione per le vaccinazioni dei soggetti fragili, come individuati nelle tabelle 1 e 2 delle Raccomandazioni stesse, né dei loro caregiver;

   peraltro, anche tra le regioni che hanno avviato tali vaccinazioni risultano attivate modalità di reclutamento differenti, a volte distinte all'interno della stessa regione a seconda della patologia interessata e, anche per i conviventi e caregiver, i canali di prenotazione non sono ad oggi né univoci a livello nazionale, né chiari per i cittadini –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire che la priorità vaccinale delle persone over 80 e della categoria 1, stabilita dalle Raccomandazioni approvate dalla Conferenza unificata dell'11 marzo 2021, sia pienamente, uniformemente e tempestivamente applicata da tutte le regioni e per assicurare che, in concomitanza con la vaccinazione delle persone fragili, sia effettuata la vaccinazione anche dei relativi conviventi e caregiver, secondo criteri di reclutamento e adesione omogenei.
(3-02132)


   FURGIUELE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con decreto n. 31 del 18 febbraio 2021, il Commissario ad acta per la realizzazione del piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della regione Calabria, Guido Nicolò Longo, ha approvato le «linee guida per l'adozione degli atti aziendali delle aziende del servizio sanitario della regione Calabria»;

   a parere degli interroganti, le linee guida approvate nel suddetto decreto, dal cui contenuto dipende sostanzialmente l'assetto e l'organizzazione del servizio sanitario regionale, riproducono il medesimo schema e le medesime criticità che hanno portato al collasso della sanità pubblica calabrese;

   in particolare, il documento elaborato dal Commissario ad acta ignora completamente la situazione sanitaria delle aree del Basso Jonio cosentino e dell'Alto Jonio crotonese, cancellando, ancora una volta, l'ospedale di Cariati dalla programmazione regionale;

   per i territori sopra citati, in effetti, non risultano valutati i criteri di percorrenza verso i più vicini presidi di pronto soccorso; criteri che renderebbero necessaria la riapertura dell'ospedale di Cariati e la qualificazione dello stesso come ospedale di zona disagiata, in maniera analoga a quanto avvenuto per gli ospedali di San Giovanni in Fiore e di Acri, nonché per l'ospedale di Trebisacce che si è visto recentemente riconoscere tali criteri da parte del Consiglio di Stato;

   peraltro, i parametri fissati dalla normativa vigente per la qualificazione dell'ospedale di Cariati come ospedale di zona disagiata sono verificabili tramite la consultazione di applicazioni di uso comune, come Google maps, dalle quali risulta chiaramente il tempo di percorrenza dai vari comuni al pronto soccorso più vicino;

   inoltre, occorre considerare i tempi ancora più ridotti previsti per le reti di emergenza tempo-dipendenti (infarto, ictus, grandi traumi ed altro) che nel territorio calabrese non risultano affatto rispettati, con grave vulnus all'erogazione dei livelli essenziali di assistenza;

   la situazione rimane drammatica anche dal punto di vista della gestione della pandemia da COVID-19, come dimostrano la duplice bocciatura del piano di riorganizzazione della sanità regionale – lo stesso piano che portò alle dimissioni del precedente Commissario Cotticelli – e i ritardi accumulati nell'ambito dell'attuazione della campagna di vaccinazione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare iniziative di competenza al fine di promuovere, con urgenza, la revisione delle linee guida citate in premessa e la risoluzione delle problematiche che, nella regione Calabria, tuttora persistono nella gestione sanitaria della pandemia da COVID-19.
(3-02133)


   CARNEVALI, DE FILIPPO, LEPRI, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, LORENZIN, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:

   secondo il report vaccini anti COVID-19 pubblicato sul sito del Governo, il 23 marzo 2021 alle ore 6.00, sono state somministrate 8.029.789 dosi su 9.577.500 dosi consegnate, pari ad una media nazionale del 83,8 per cento;

   secondo l'ultimo piano vaccinale le linee operative da seguire per completare al più presto la campagna vaccinale ed arrivare a regime a somministrare almeno 500 mila dosi al giorno a cominciare dalla metà di aprile 2021, per giungere alla vaccinazione di massa (almeno l'80 per cento della popolazione vaccinata) entro la fine di settembre 2021, sono la capillarità e la spinta alla distribuzione e alla somministrazione delle dosi vaccinali;

   per poter arrivare a questo obiettivo le regioni e le province autonome devono definire dei piani regionali, seguendo le indicazioni stabilite a livello centrale, e, attraverso le aziende sanitarie, organizzare sul campo le attività di somministrazione e registrazione, anche con la collaborazione delle strutture regionali di protezione civile se necessario;

   da qui a Pasqua saranno messe a disposizione delle regioni ulteriori quattro milioni e mezzo di nuove dosi che vanno ad aggiungersi al milione e mezzo presenti tuttora nei depositi; si tratta del 40 per cento del totale distribuito finora, sufficiente a raddoppiare il numero giornaliero delle vaccinazioni, portandole a 400.000, avvicinandosi così al numero ottimale previsto per metà aprile 2021;

   a fronte di questi arrivi, alcune regioni manifestano difficoltà nell'utilizzo degli approvvigionamenti utili per la somministrazione con celerità, né sono in grado, con il sistema digitale a loro disposizione, di gestire le prenotazioni in maniera efficiente e fissare gli appuntamenti nelle sedi disponibili, così come non si ha un sistema di raccolta e analisi dei dati sufficiente ed omogeneo a indicare il rapporto tra popolazione vaccinata e non, per categorie e fasce di età ed un monitoraggio dei diversi livelli di protezione immunitaria;

   ad esempio, in Lombardia, a causa della scelta del modello di prenotazione vaccinale, le prenotazioni in alcune province sono letteralmente andate in tilt, mortificando la disponibilità del personale sanitario e non utilizzando appieno le dosi vaccinali previste; nel contempo in altre regioni la scelta del modello gestionale appare molto più efficace e tempestiva –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire un sufficiente livello di approvvigionamento dei vaccini ed un sistema certo, uniforme ed efficace, comprensivo anche dell'utilizzo delle dosi giornaliere non somministrate.
(3-02134)

Interrogazione a risposta orale:


   LEDA VOLPI, MENGA, SARLI e COLLETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a un anno dall'inizio della pandemia da Covid-19 il prezzo in vite umane per il nostro Paese è stato altissimo;

   la strategia delle chiusure, giustificata nelle prime fasi, è tuttora riproposta, accompagnata da una iniziale campagna vaccinale. Tale «strategia» non può essere sufficiente, atteso che i contagi proseguono ugualmente nella popolazione non vaccinata, e che la copertura vaccinale impiegherà molti mesi prima di essere efficace, tenuto conto della circolazione del virus e delle sue mutazioni: occorre focalizzare gli sforzi anche sulle terapie domiciliari;

   a tal proposito, il Governo «Conte 2» aveva stanziato 2.666,6 milioni di euro (1.410 milioni dal decreto «Cura Italia» più 1.256,6 milioni dal decreto Rilancio) affinché le regioni potessero implementare la medicina territoriale e la telemedicina e ha istituito con decreto 9 marzo 2020 le unità speciali di medici e infermieri per la fase domiciliare con previsione di una Usca ogni 50 mila abitanti. Gli organi di informazione riportano che le Usca attivate sono molte meno, in alcune regioni una su 180 mila persone, e spesso soffrono di problemi organizzativi e scarsa integrazione con la rete dei medici medicina generale. Di fatto molti pazienti restano a casa 7-10 giorni senza nemmeno una visita;

   il Covid-19 può avere tre fasi di malattia: una prima fase infettiva, una seconda fase infiammatoria, cui segue, per fortuna raramente, la terza fase della violenta risposta autoimmunitaria che porta il paziente a difficoltà respiratorie e deficit multi-organo che richiedono il ricovero in rianimazione;

   un gruppo sempre più numeroso di medici italiani, aggregatisi spontaneamente in «Comitato Cura Domiciliare Covid-19» hanno condiviso per mesi un protocollo di cura domiciliare che sembra dalle loro casistiche, ridurre la percentuale di ricoveri e decessi. Purtroppo, tale esperienza, ad avviso degli interroganti, è tutt'oggi ignorata dal Ministero della salute e dagli enti competenti (Aifa) anziché supportata per realizzare una seria raccolta dei dati a scopo di ricerca e verifica onde stilare protocolli di cure efficaci;

   alcuni farmaci, come l'idrossiclorochina e l'ivermectina, sono stati oggetto di studi e casistiche che ne suggeriscono un ruolo positivo nel trattamento dei sintomi della malattia. Il primo sembra efficace se somministrato in fase precoce di malattia, il secondo potrebbe avere potenziale efficacia verso il Sars-CoV-2 in più fasi (preventiva, malattia precoce e anche in fase cronica). Tali ricerche meriterebbero altresì un approfondimento da parte di Aifa e del Ministero della salute;

   la nota dell'Aifa del 9 dicembre 2020 contenente i «principi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare», che prevede nei primi giorni di malattia la sola «vigile attesa» e la somministrazione di fans e paracetamolo o dell'eparina ma solo per gli allettati è stato sospesa dal Tar Lazio perché «potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi»;

   i contagi e i decessi proseguono anche in Italia nonostante le misure di prevenzione adottate –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle citate criticità e quali iniziative ritenga di assumere al fine di verificare e approfondire i dati e le migliori pratiche che sono state condotte sinora, per promuovere lo sviluppo e la diffusione di efficaci terapie domiciliari per la cura del coronavirus SARS-CoV-2;

   quali iniziative di competenza intenda avviare, in raccordo con le regioni, per risolvere il problema del personale e dell'organizzazione della rete Usca-medici di medicina generale, al fine di migliorare il servizio svolto sul territorio.
(3-02126)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25-sexies del decreto-legge n. 162 del 2019 prevede in via sperimentale, per gli anni 2020 e 2021, uno screening gratuito, destinato ai nati negli anni dal 1969 al 1989, per i soggetti seguiti dai servizi pubblici per le tossicodipendenze nonché per i soggetti detenuti in carcere, al fine di prevenire, eliminare ed eradicare il virus dell'epatite C (Hcv), stanziando 30 milioni di euro per l'anno 2020 e a 41,5 milioni di euro per l'anno 2021;

   la medesima disposizione stabilisce che con decreto del Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, siano definiti i criteri e le modalità per l'attuazione del suddetto screening;

   il 17 dicembre 2020 la Conferenza Stato-regioni ha siglato l'intesa sul decreto relativo allo screening nazionale gratuito per l'eliminazione del virus dell'epatite C, dopo che il Governo ha accolto le proposte di modifica presentate dalla Conferenza delle regioni, tra le quali la richiesta che la sperimentazione si concluda il 31 dicembre 2022;

   sempre in data 17 dicembre, la Conferenza Stato-regioni ha sancito l'intesa sulla proposta del Ministro della salute di deliberazione del Cipe di ripartizione delle somme destinate al finanziamento di uno screening gratuito per prevenire, eliminare ed eradicare il virus Hcv;

   dall'approvazione della norma all'elaborazione del decreto attuativo che ne disciplina le modalità è passato un anno e nel frattempo, anche a causa dell'emergenza pandemica, sono diminuiti in modo significativo i trattamenti dei pazienti con epatite C e la campagna di screening non è ancora entrata nel vivo;

   è necessario dare attuazione al disposto normativo, partendo dalle categorie di soggetti indicati dalla normativa vigente che rappresentano un serbatoio di diffusione del virus, come i consumatori di sostanze stupefacenti per via endovenosa, tra i quali, secondo alcuni studi di FederSerD, il 30/60 per cento può aver contratto l'Hcv e ogni consumatore iniettivo può infettare almeno 20 persone nell'arco di tre anni dal contagio;

   peraltro, per avviare la campagna di screening tra i consumatori di sostanze si può valorizzare la rete dei Servizi per le dipendenze (SerD) che sono attivi nelle Asl e che quindi sono presenti su tutto il territorio nazionale, prevedendo ad esempio dei modelli di presa in carico semplificata in cui i SerD diventino dei veri e propri «point of care» in cui effettuare sia gli screening sia la somministrazione della terapia;

   la pandemia ha rallentato i trattamenti dei pazienti affetti da Epatite C, ma è necessaria una ripartenza immediata, soprattutto per non perdere di vista l'obiettivo dell'eliminazione del virus dal nostro Paese entro il 2030, come proposto dall'Organizzazione mondiale della sanità –:

   quale sia lo stato di attuazione dello screening nazionale gratuito per l'eliminazione del virus Hcv previsto dalla norma citata in premessa;

   se le risorse stanziate per la realizzazione degli screening siano nell'effettiva disponibilità delle regioni e, in caso contrario, quali siano gli ostacoli che ne impediscono la fruizione;

   se ritenga utile e opportuno adottare le iniziative di competenza per avviare subito gli screening partendo dai soggetti più a rischio, quali i consumatori di sostanze stupefacenti, valorizzando il ruolo di sanità pubblica dei Servizi per le dipendenze, la cui ramificazione a livello territoriale consentirebbe di raggiungere questa categoria in modo più agevole ed efficace;

   se ritenga necessario adottare iniziative per prevedere una proroga della sperimentazione degli screening per l'eliminazione del virus Hcv, dato che il 2020 è trascorso in modo purtroppo infruttuoso a causa dell'emergenza pandemica.
(5-05554)


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Icd è il manuale-base per identificare le tendenze e le statistiche sanitarie in tutto il mondo e contiene circa 55.000 codici univoci per lesioni, malattie e cause di morte; fornisce un linguaggio comune che consente agli operatori sanitari di condividere informazioni sanitarie in tutto il mondo;

   il manuale Icd IX prevede l'omosessualità ego-distonica come patologia da curare, anche senza specificarla in cartella;

   a differenza degli psicologi, che da cinque anni si sono dati un codice deontologico preciso, i medici seguono ancora il dettato dell'Icd IX benché l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) abbia ormai pubblicato nuove classificazioni internazionali delle malattie (Icd-11) che operano molte modifiche al capitolo dedicato alla salute sessuale;

   gli studi scientifici dimostrano ormai ampiamente che l'omosessualità e la bisessualità non sono malattie, e che le cosiddette terapie riparative sono inefficaci, causano gravi stati d'ansia, sensi di colpa e depressione reattiva;

   l'Ordine dei medici di Benevento ha dichiarato, per la prima volta nella storia della Medicina in Italia, la propria assoluta contrarietà ad ogni forma di omofobia, auspicando che, nel rispetto del mandato dell'OMS del 17 maggio 1993, al più presto anche in Italia si possa giungere alla completa depatologizzazione della omosessualità e bisessualità;

   una nota del 2012 del Ministero della salute chiariva che, in Italia, la completa depatologizzazione, come da nota del 1993 dell'Oms, sarebbe stata adottata dal 1o ottobre 2013, in concomitanza del passaggio alla classificazione di tutte le patologie mediche e chirurgiche secondo il più moderno Icd X; questo passaggio in realtà non pare avvenuto;

   gli studi scientifici dimostrano ormai che si nasce intersessuali, transgender od omosessuali e che si esprime il proprio orientamento sessuale e identità di genere col tempo;

   in molti casi, è a partire dai 5-8 anni che i minori sono già capaci di informare i genitori o comunicare a scuola la propria intima realtà, qualunque sia il loro orientamento sessuale o la loro identità di genere;

   è aperto, quindi, anche il tema della tutela dei neonati e minori Lgbti;

   va adeguato il sistema informatico del Servizio sanitario nazionale per integrare nella anagrafica sanitaria l'esistenza delle persone Lgbti almeno con una domanda per orientamento sessuale ed una domanda per identità di genere;

   gli studi internazionali dimostrano il ruolo fondamentale di pediatri, medici di famiglia e infermieri a sostegno del coming out, nel garantire attraverso questa semplice azione la salute e il benessere del minore fin oltre l'adolescenza;

   le terapie riparative sono riconosciute come una forma di violenza, se non una tortura dalla Società mondiale degli psichiatri fin dal 2016 (Nota WPA 2016), ma in Italia il Servizio sanitario nazionale non ha mai recepito questa nota fondamentale a garanzia della salute dei minori Lgbti;

   è necessario che il Ministero della salute faccia una chiara condanna ufficiale delle stesse;

   un percorso specifico a tutela degli adolescenti Lgbti potrebbe essere quello di garantire il vaccino Hpv a tutti gli adolescenti indipendentemente dal genere e la gratuità fino ai 40 anni per i nati maschi Lgbti; in parallelo sarebbe utile garantire per gli adolescenti la gratuità di preservativi maschili e preservativi femminili, per cancellare le patologie sessualmente trasmesse;

   altri interventi da compiere nel campo dei diritti sanitari dei minori Lgbti, oltre a quelli sopra elencati e ad altri ancora, sono iniziative specifiche per la prevenzione del rischio suicidario negli adolescenti Lgbti e il sostegno ai minori gender Variant –:

   quali iniziative intenda adottare per quanto di competenza per affrontare in modo risolutivo le questioni poste in premessa.
(5-05556)

Interrogazione a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   numerosi articoli di stampa hanno ripreso, in questi giorni, la notizia relativa alla vaccinazione del giornalista Andrea Scanzi che – com'è ormai noto e come ha dichiarato lui stesso sui social – ha ricevuto all'età di 46 anni la somministrazione del siero AstraZeneca, rientrando da una lista cosiddetta di «riservisti», peraltro pubblicata solamente il giorno successivo alla sua vaccinazione, alla quale ha avuto accesso, asseritamente, in qualità di «caregiver familiare». Forse l'unico – sicuramente uno dei pochi – caregiver familiari ad essere vaccinato prima dei parenti fragili da lui stesso assistiti;

   non si intende qui indugiare sull'opportunità e sulla liceità/legittimità di questa, almeno apparentemente, anomala vaccinazione. La prima si ritiene che si commenti da sola, la seconda è attualmente al vaglio della procura;

   si intende, invece, concentrarsi sui criteri – a detta di molti quotidiani – poco efficaci con i quali l'ordine di priorità nella vaccinazione risulta gestito e controllato nella regione Toscana;

   secondo gli articoli di stampa, infatti, la regione Toscana, che pure è sopra la media per numero di dosi somministrate, è invece in coda per quello che riguarda la vaccinazione degli over 80, ossia la categoria che avrebbe dovuto essere immunizzata con la massima priorità in base al piano nazionale, con appena 90 mila dosi inoculate su 320 mila ultraottantenni da vaccinare. A quanto risulta, nella stessa regione, solamente il 5 per cento della popolazione ultraottantenne avrebbe ricevuto entrambe le dosi di vaccino;

   di contro, come riportano gli stessi articoli, risulterebbero tra i vaccinati soggetti appartenenti alle categorie più disparate che avrebbero tagliato la fila sfruttando le falle dei sistemi di prenotazione o adesso, come pare, le liste dei «riservisti»;

   è di tutta evidenza la necessità di evitare, in questa fase, possibili sprechi di dosi di vaccini, ottimizzandone al meglio l'impiego, ma è altrettanto chiaro che le dosi in questione, anche quelle destinate ai «riservisti», debbano essere somministrate nel rispetto dell'ordine di priorità indicato dal piano nazionale e ciò soprattutto nelle regioni come la Toscana nelle quali vi è un elevato numero di persone a rischio che ancora attendono di ricevere il vaccino al quale hanno diritto –:

   se non ritenga di verificare le modalità con le quali, nella regione Toscana, viene gestito l'ordine delle priorità nella somministrazione del vaccino anti-Covid, anche con riguardo alle liste cosiddette di riservisti, alla luce delle anomalie citate in premessa, oggetto di numerosi articoli di stampa.
(4-08690)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI, CIAMPI, CENNI, ANDREA ROMANO e CECCANTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia sta continuando a causare gravissime perdite economiche del settore aeroportuale nazionale;

   il sistema aeroportuale toscano non fa purtroppo eccezione: la società che gestisce gli aeroporti di Pisa e Firenze (Toscana Aeroporti) ha chiuso il 2020 con ricavi operativi pari a 40,4 milioni di euro, in calo del 66 per cento rispetto ai 119,7 milioni di euro del 2019. È completamente negativo il risultato del 2020 con perdite pari a 12,5 milioni di euro rispetto al risultato positivo segnato nel 2019 pari a +14,1 milioni di euro. Sono stati 2 milioni i passeggeri trasportati nel 2020 negli aeroporti di Firenze e Pisa, con una flessione del 76,0 per cento rispetto al 2019. L'indebitamento finanziario netto è salito a 77,3 milioni di euro al 31 dicembre 2020, rispetto ai 33,1 milioni di euro del 2019;

   secondo le previsioni questi risultati negativi si protrarranno anche per tutto il 2021; nonostante il positivo negativo avvio del primo bimestre dell'anno (con un più 2,7 per cento) la seconda ondata della pandemia ha infatti compromesso ogni rapido tentativo di rilancio;

   il presidente di Toscana Aeroporti Marco Carrai ha dichiarato in merito: «Auspichiamo una graduale ripresa del traffico per la seconda parte dell'anno per l'effetto combinato della campagna vaccinale in corso e delle soluzioni a cui stiamo lavorando in sede europea»;

   i circa 900 dipendenti di Toscana Aeroporti sono attualmente in cassa integrazione (che scadrà salvo proroghe il 31 marzo 2021), senza considerare che lo sono anche i dipendenti dei subconcessionari (come, ad esempio, bar, negozi, ristoranti, autonoleggi) e delle numerose imprese che operano in aeroporto (compagnie aeree, cooperative di servizi);

   lo stesso Roberto Naldi, amministratore delegato di Toscana Aeroporti, nei mesi scorsi non ha comunque escluso una riduzione degli attuali livelli occupazionali, dichiarando che «se a fine marzo, quando finisce la cassa integrazione, non verrà ampiamente prorogata, saremmo costretti a ridurre i posti di lavoro»;

   in base a quanto previsto nel decreto-legge n. 23 del 2020, nell'ambito del programma «Garanzia Italia», Sace ha concesso a Toscana Aeroporti un importo pari a 85 milioni di euro in sei anni;

   nelle scorse settimane la Commissione europea ha approvato, in base alla normativa dell'Unione europea sugli aiuti di Stato, una misura di aiuto da 10 milioni di euro concessi dalla regione Toscana per risarcire l'operatore degli aeroporti di Pisa e Firenze delle perdite del periodo tra il 10 marzo e il 15 giugno 2020;

   il 12 marzo 2021 le associazioni sindacali hanno reso noto di aver ricevuto da Roberto Naldi la notizia che una società privata ha fatto un'offerta per acquistare Toscana Aeroporti Handling (la società che occupa 450 lavoratori diretti e che gestisce tutti i servizi di terra al Galilei di Pisa e al Vespucci di Firenze). Una offerta che sarà valutata attentamente ed a cui sarà data una risposta entro tre mesi. L'amministrazione delegato ha dichiarato inoltre che la società acquirente «si compromette al mantenimento dei posti di lavoro e del salario per almeno 24 mesi dall'acquisto»;

   i sindacati hanno annunciato lo stato di agitazione di tutto il personale esprimendo «forte preoccupazione per quanto appreso» e dichiarando di respingere al mittente tale decisione «in quanto non concepibile rispetto ai tanti lavoratori che si sono prodigati in questi mesi per lavorare anche poche ore pur di garantire un servizio minimo e che oggi si vedono ricompensati attraverso una vendita al migliore offerente. Una situazione non tollerabile soprattutto quando si chiedono ristori al Governo e alla regione»;

   in questo contesto va aggiunto come la crisi del settore aeroportuale, oltre ad avere conseguenze occupazionali gravissime su tutte le realtà nazionali ed in particolare su quelle di minore dimensione, causerà perdite ingenti sull'intero sistema turistico e ricettivo del Paese, oltre a rappresentare un impedimento significativo per l'efficace rilancio di Alitalia, su cui sono già state investite ingenti risorse pubbliche –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali urgenti iniziative di competenza intenda conseguentemente assumere al fine di tutelare, anche in virtù delle risorse pubbliche stanziate fino ad oggi nel settore aeroportuale quale comparto strategico nazionale, la continuità dei livelli occupazionali e dell'indotto di Aeroporti Toscana, a partire dalla convocazione di un tavolo istituzionale ed interministeriale sulla vicenda.
(5-05579)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   il giacimento di petrolio Tempa Rossa è stato scoperto nel 1989 dall'Enterprise Oil e dalla compagnia petrolifera belga «Fina» sotto la montagna che divide il comune di Corleto Perticara da quello di Gorgoglione in Basilicata;

   a seguito della fusione della Fina con la Total, la concessione petrolifera è stata trasferita alla Total che ha realizzato il primo Centro Oli in Europa ad oltre 1100 metri di altezza, attorno al quale sei pozzi petroliferi estraggono il greggio dalle profondità;

   si tratta di una raffineria che separa dal greggio lo zolfo e l'idrogeno solforato, raccoglie il metano e il Gpl, e li manda verso gli oleodotti della zona;

   dall'inizio della sua attività ad oggi nel Centro Oli Tempa Rossa si sono verificati purtroppo diversi incidenti;

   il cattivo funzionamento dell'impianto ha provocato consistenti immissioni in atmosfera di gas come l'anidride solforosa o il monossido di carbonio altamente nocivi per la salute umana;

   risulta ad oggi ancora del tutto assente un piano di ricerca, individuazione e studio delle acque di falda e delle sostanze contaminanti che hanno costretto il comune di Corleto Perticara, in più occasioni, ad emettere ordinanze con cui si vietava l'utilizzo di quelle acque per uso umano;

   la regione Basilicata in data 24 febbraio 2021 riscontrati «eventi anomali» accaduti nel mese di gennaio 2021 al Centro Oli Tempa Rossa ha inflitto una sanzione pecuniaria a Total dell'importo di 30.000 euro;

   il 1° marzo 2021 l'Arpa Basilicata ha rilevato che in data 13 e 14 febbraio 2021 sono state superate le soglie delle polveri, dell'anidride solforosa e dell'ossido di azoto;

   infine, la regione Basilicata il 6 marzo 2021 comunicava alla Total ed alle sue consociate la richiesta di fermare l'impianto di Tempa Rossa adducendo le seguenti motivazioni:

    «Al fine di assicurare ai lucani che l'impianto Centro Olio Tempa Rossa eserciti la sua attività in piena affidabilità e sicurezza» la regione ha chiesto alle società concessionaria una «fermata generale» dell'impianto che comporterà un'attività manutentiva sostanziale;

    «Le società hanno condiviso la richiesta della Regione e procederanno a redigere un approfondito studio di affidabilità redatto da esperti del settore con i conseguenti interventi che saranno, appunto, effettuati durante la “fermata generale”»;

   in data 20 giugno 2014 è stato rilascialo il provvedimento direttoriale prot. DVA-2014-19907 con cui è stato escluso dalla procedura di valutazione di impatto ambientale il progetto «Raffineria di Taranto – Tempa Rossa. Variante Piano di gestione terre e rocce da scavo» presentato dalla società Eni S.p.A.;

   nel provvedimento sono state indicate prescrizioni da rispettare tra le quali la n. 1 che prevede «Il progetto esecutivo del Progetto Tempa Rossa dovrà essere corredato dal Piano di Monitoraggio Ambientale (PMA) aggiornato ed integrato in considerazione anche delle valutazioni e prescrizioni del presente parere. Il PMA dovrà essere concordato e approvato da ARPA Puglia, con cui si concorderanno anche le modalità e la frequenza di restituzione dei dati, in modo da consentire alle medesime, qualora necessario, di indicare, in tempo utile, ulteriori misure di mitigazione da adottare. La società proponente dovrà inviare al MATTM il PMA approvato da ARPA Puglia, per tutto il periodo di monitoraggio (ante operam, corso d'opera e post operam), dovrà inviare annualmente una relazione tecnica sugli esiti di monitoraggio, compresa anche la descrizione di eventuali ulteriori misure di mitigazione adottate»;

   in data 23 marzo 2020 la società Eni s.p.a. ha presentato, ai sensi dell'articolo 28 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni il report annuale descrittivo delle attività di monitoraggio onshore e offshore – Periodo: novembre 2018 – ottobre 2019, del giacimento Tempa Rossa;

   in data 2 ottobre 2020 la sottocommissione Via della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas ha espresso parere negativo, assunto al prot.3103/MATTM del 6 ottobre 2020. Con detto parere la Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas ha ritenuto non ottemperata la prescrizione n. 1, per la parte relativa al monitoraggio novembre 2018 – ottobre 2019, in quanto non risultano forniti dal proponente:

    a) «dettaglio delle metodologie impiegate per il campionamento, il monitoraggio e le analisi relativi alla parte mare (acqua, mitili, sedimenti e benthos)»;

    b) «pronunciamento da parte di ARPA Puglia sui dati di competenza relativi all'ambiente marino»;

    c) «valutazione e interpretazione delle anomalie e criticità rilevate»;

   nella relazione della Commissione Via-Vas, si legge che relativamente ai monitoraggi bimestrali della falda superficiale, questi sono stati realizzati in 10 piezometri. Per quanto concerne il numero di piezometri monitorati, la tipologia dei parametri considerati e gli ordini di grandezza delle concentrazioni rilevate, si registra una sostanziale continuità con quanto registrato nei monitoraggi precedenti in merito alle criticità registrate in alcuni peziometri dove sono stati rilevati valori fuori norma di idrocarburi, idrocarburi policiclici aromatici e alcuni metalli;

   infine, la Commissione rileva che «I valori di emissione riportati mostrano frequenti superamenti dei valori del cosiddetto “bianco”, e che non consta, per quanto in atti, se il proponente abbia adottato, di concerto con la regione Puglia le modalità tecnico-gestionali necessarie a ridurre le emissioni odorigene, come previsto dalla legge regionale 16 luglio 2018, n. 32, “Disciplina in materia di emissioni odorigene”»;

   con decreto direttoriale n. 44 del 15 febbraio 2021 con riferimento al periodo di monitoraggio novembre 2018-ottobre 2019, il Ministero della transazione ecologica ha stabilito la mancata ottemperanza della prescrizione n. 1, impartita con il decreto Via n. prot. DVA-2014-19907 del 20 giugno 2014 relativo al progetto denominato «Raffineria di Taranto - Tempa Rossa. Variante Piano di Gestione terre e rocce da scavo» da realizzarsi nel comune di Taranto (TA), proposto dalla Eni s.p.a. –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per accertare e risolvere le problematiche rappresentate in premessa, al fine di garantire il diritto a un ambiente salubre per i cittadini residenti;

   se, a fronte della mancata ottemperanza da parte dell'Eni spa della prescrizione impartita con il decreto di valutazioni di impatto ambientale (Via) citato in premessa, relativa al piano di monitoraggio ambientale, intenda adottare le iniziative di competenza per attivare le opportune misure correttive, prevedendo la sospensione delle attività autorizzate e la riedizione del procedimento ai fini della Via.
(2-01147) «Cillis, Vianello, Deiana, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Traversi, Varrica, Vignaroli, Zolezzi, Federico».

Interrogazione a risposta immediata:


   PASTORINO e FORNARO. – Al Ministro della transizione ecologica. – Per sapere – premesso che:

   con decreto dirigenziale 1211 del 2021, la regione Liguria ha conferito alla Compagnia europea per il titanio il permesso di ricerca sulla terraferma di minerali solidi nel comprensorio del Beigua, la più vasta area naturale protetta ligure che, per l'eccezionale patrimonio geologico presente, è geoparco europeo e mondiale nonché sito Unesco;

   sono molteplici le voci che si sono levate contro questa decisione: i consiglieri di opposizione in consiglio regionale, le associazioni ambientaliste, il presidente del Parco e le comunità locali, che da anni si oppongono per evidenti rischi sanitari;

   già nel 2015 l'azienda aveva avanzato la prima istanza a regione Liguria, respinta, per ottenere l'autorizzazione a effettuare una ricerca mineraria. Successivamente la Compagnia europea per il titanio aveva presentato ricorso, rigettato nel febbraio 2020 dal tribunale amministrativo regionale, che dichiarava: «La sottoposizione dell'area sulla quale si dovrebbe svolgere la ricerca mineraria a molteplici vincoli sia paesaggistici che ambientali è di tale pervasività che non residua nessuno spazio per intraprendere un'attività di ricerca che, non essendo compiuta da un istituto scientifico ma da un'azienda estrattiva, avrebbe avuto, come fine ultimo, l'estrazione di minerali, attività certamente vietata dalle norme a tutela del Parco regionale del Beigua che costituisce, per circa il 40 per cento, l'area interessata alla concessione. Peraltro il restante 60 per cento interessa un “sito d'interesse comunitario terrestre ligure” nel quale la priorità dichiarata è la conservazione»;

   la legge n. 394 del 1991 stabilisce che nei parchi sono vietate attività e opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati, non consentendo specificatamente «l'apertura e l'esercizio di cave, di miniere e di discariche, nonché l'asportazione di minerali», attività vietate anche dalla legge regionale n. 12 del 1995. Inoltre, intorno al Parco ci sono sia la zona a protezione speciale sia il Geoparco, aree in cui la stessa attività è proibita –:

   quali siano, con riguardo ai permessi di ricerca e alle concessioni di coltivazione di minerali solidi e risorse geotermiche sulla terraferma, l'indirizzo politico nazionale nel settore minerario e i programmi nazionali di ricerca e, nello specifico, quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di non compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambienti naturali tutelati del Parco del Beigua, evitando gli evidenti rischi ambientali derivanti dall'insediamento di attività che devasterebbero un'area protetta inestimabile per biodiversità e valori ecologici e paesaggistici, mettendo a rischio le fonti di approvvigionamento idrico di diversi acquedotti liguri e piemontesi.
(3-02128)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PIZZETTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le procedure di autorizzazione dei lavori per la realizzazione dell'infrastruttura viaria che collega Peschiera Borromeo a Spino d'Adda, in particolare il Ponte sull'Adda, risultano all'esame degli uffici del Ministero della transizione ecologica (ex Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare);

   dalla consultazione e delle informazioni pubblicate sul sito internet del Ministero, la procedura n. 4637 (riqualifica viabilità ex strada statale 415 Paullese per il potenziamento della tratta da Peschiera Borromeo a Spino d'Adda: Ponte sull'Adda) iniziata il 23 aprile 2019, risulta ancora in fase di verifica presso la Commissione tecnica Via per l'istruttoria tecnica;

   la provincia di Cremona il 16 luglio 2020 ha provveduto a consegnare i documenti per la verifica di ottemperanza, previsti dalla procedura, a Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con le integrazioni richieste –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere per sbloccare la procedura, permettendo agli enti preposti la realizzazione di un'infrastruttura considerata di rilevanza strategica per il territorio e inserita nel Piano delle opere strategiche del Cipe a dicembre 2001, al fine di procedere con l'avvio dei lavori.
(5-05553)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURONI, CECCONI, LOMBARDO, PALAZZOTTO e FIORAMONTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il territorio di Gela ha ospitato per molti decenni il più grande polo petrolchimico europeo, subendo un pesante inquinamento di aria, suolo, acque superficiali e di falda e catena alimentare, nonché dell'area marina prospiciente, venendo riconosciuto come sito di interesse nazionale per le bonifiche e area ad elevato rischio di crisi ambientale della regione Sicilia;

   lo stato di salute della popolazione residente risulta seriamente compromesso, come mostrato da una vasta gamma di studi, fra i quali il Progetto Sentieri, il sistema permanente di sorveglianza epidemiologica della popolazione residente nei siti di interesse nazionale, realizzato dall'Istituto superiore di sanità, su mandato del Ministero della salute, e altre indagini;

   a tal proposito si evidenzia un articolo «A Gela in 15 anni sono nati 450 bambini malformati. Ma sulle loro vite è calato il silenzio» pubblicato, il 16 marzo 2021, dall'Espresso nel quale si legge: «Al di là delle cause, una cosa è certa: a Gela sono centinaia i casi di bambini nati con malformazioni. Secondo un primo studio condotto dal professore Bianca insieme a Fabrizio Bianchi, responsabile dell'unità di ricerca epidemiologica del Cnr di Pisa, tra il 2003 e il 2008 a Gela sono nati 222 bambini con malformazioni. Questo studio è stato aggiornato lo scorso anno esaminando i dati raccolti dal 2010 e il 2015, con altri 203 bambini nati con malformazioni congenite». A Gela «emergono eccessi statisticamente significativi per le anomalie dei genitali e per le anomalie urinarie e totali. Per le anomalie cardiovascolari e degli arti l'eccesso è significativo nel confronto con il dato italiano. La prevalenza di ipospadie (problemi agli organi genitali) è di 46,7 casi ogni 10.000 abitanti, in eccesso statisticamente significativo di 1,7 e 2,3 volte in confronto al dato medio europeo e italiano, rispettivamente». Questi gli unici numeri che hanno un timbro di scientificità, nonostante gli stessi studi sottolineino che «l'impossibilità di un recupero sistematico dei casi portatori di anomalia diagnosticata tra le interruzioni di gravidanza a seguito di diagnosi prenatale infausta ha obbligato a considerare solo le anomalie tra i nati. La conseguenza principale di questo limite è la sottorappresentazione delle malformazioni»;

   è del tutto evidente che in questo quadro, il dato sanitario meglio indagato e più preoccupante è il significativo eccesso della prevalenza di malformazioni alla nascita nei residenti a Gela rispetto a quanto si osserva nelle altre popolazioni indagate. Vi è ampio consenso nella comunità scientifica sul ruolo causale dell'inquinamento ambientale dell'area di Gela nel determinare l'eccesso delle malformazioni in esame in questa comunità –:

   a che punto siano le opere di bonifica in corso a Gela, che cosa rimanga da fare e quali e quanti siano i fondi finora stanziati e utilizzati;

   se gli sforzi in atto siano adeguati, o non sia opportuno prevedere un'iniziativa straordinaria di risanamento ambientale;

   se le strutture sanitarie dedicate alla salute materno-infantile siano adeguate o vadano potenziate;

   se il Governo non ritenga indifferibile assumere, per quanto di competenza, un impegno ad hoc a favore delle famiglie dei bambini colpiti da queste malformazioni.
(4-08687)


   MAMMÌ. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 29 maggio 2007 è stata stipulata la Convenzione per l'attuazione del programma integrato di intervento urbanistico relativo alle aree site nel comune di San Donato Milanese denominate «De Gasperi Ovest – Centro Città», un progetto edilizio di riqualificazione urbanistica che riguarda un ambito composto da tre lotti non contigui, della superficie totale di circa 17,5 ettari, comprendenti aree verdi ed ambiti produttivi dismessi, situato nel Comune di San Donato Milanese;

   una peculiare qualità del territorio del comune di San Donato Milanese è l'abbondanza di aree verdi e di risorse ambientali che rischia di essere pregiudicata dalla costruzione di ben 800 unità abitative tra il cd «Pratone» (polmone verde della città) e il comparto «De Gasperi Ovest»; le costruzioni sostituiranno il verde esistente con il cemento e comporteranno l'aumento del numero di automobili sul territorio, già pesantemente gravato dal traffico e dall'inquinamento dell'aria. Desta ulteriore motivo di preoccupazione la decisione adottata dal comune di San Donato Milanese di costruire la nuova biblioteca, con annessi spazi civici, sempre sull'area verde del «Pratone»;

   la questione è molto sentita anche dagli abitanti di San Donato Milanese che, attraverso una petizione lanciata dal comitato «Salviamo il Pratone», hanno chiesto di progettare l'opera secondo criteri di accurato inserimento ambientale, volti a preservare gli ultimi lembi di terreno non edificato a San Donato Milanese, in un territorio che negli ultimi trent'anni ha impermeabilizzato quasi otto volte la quantità di suolo che aveva consumato nei secoli precedenti. Va sottolineato che l'impermeabilizzazione del suolo comporta un rischio accresciuto di inondazioni e di scarsità idrica, contribuisce al riscaldamento globale, minaccia la biodiversità e suscita particolare preoccupazione allorché vengono ad essere ricoperti terreni agricoli fertili. Le istanze sollevate dal territorio hanno trovato voce anche in una interrogazione presentata nel consiglio regionale della Lombardia;

   la necessità di porre in essere delle buone pratiche per ridurre gli effetti negativi del consumo di suolo è stata già espressa anche dalla Commissione europea attraverso l'elaborazione di linee guida indirizzate agli Stati membri dirette a limitare, mitigare e compensare l'impermeabilizzazione del suolo, al fine di raggiungere l'ambizioso obiettivo dell'azzeramento del consumo di suolo netto entro il 2050 –:

   se siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di garantire, nel rispetto delle competenze della regione Lombardia e degli altri enti interessati, la tutela delle aree verdi urbane, come quella compresa nella città di San Donato Milanese, interessata dalla realizzazione del progetto edilizio sopra descritto;

   se non intendano adottare iniziative normative volte a limitare il consumo di suolo e a favorire la rigenerazione delle aree già urbanizzate.
(4-08688)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la carenza cronica di specialisti in molte branche mediche è da anni avvertita su tutto il territorio nazionale e in ambito ospedaliero;

   le politiche messe in campo si sono dimostrate sempre fallimentari riguardo alle reali problematiche denunciate;

   per alcune specializzazioni, in modo particolare anestesia e rianimazione e radiologia è richiesto il titolo specifico universitario;

   la gravissima situazione di pandemia evidenzia in modo drammatico la necessità di personale particolarmente preparato e numericamente adeguato –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, con rapidità ed urgenza, per quanto di competenza e in concerto con le regioni, per rimuovere tutti gli ostacoli di cui in premessa, aumentando il numero dei posti messi a concorso nelle università italiane per l'iscrizione alle due branche specifiche.
(4-08679)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Polidori e altri n. 1-00433, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lupi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Tondo n. 5-05108 del 2 dicembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Del Basso De Caro n. 5-05219 del 23 dicembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-05246 del 12 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Galantino n. 5-05249 del 12 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Gagliardi n. 5-05426 del 3 marzo 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Golinelli e altri n. 5-04845 del 27 ottobre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-08677.