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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    solo tre anni fa, proprio negli Stati Uniti, l'ex presidente americano Barack Obama, denunciava al termine di un'intervista: «L'innovazione è inarrestabile e sta accelerando. Avete visto cos'è successo ai negozi, alle vendite dello scorso Natale. Amazon e le vendite online stanno uccidendo il retail tradizionale, e quello che è vero lì, sta per diventare vero attraverso tutta la nostra economia»;

    il potere crescente dei giganti di internet è da tempo oggetto di indagini e preoccupazione da parte della autorità statunitensi ed europee: a inizio ottobre 2020 un rapporto del Congresso Usa ha riscontrato una lunga serie di comportamenti nocivi per la concorrenza e i consumatori messi in atto da Amazon, Google, Apple e Facebook, auspicando interventi che spezzino posizioni monopolistiche ormai consolidate e inscalfibili dalla concorrenza;

    anche in Europa, il colosso dell'e-commerce, Amazon, è finito nuovamente sotto i riflettori della Commissione e accusato di aver violato le norme antitrust, distorcendo la concorrenza nei mercati al dettaglio online;

    in particolare, secondo la tesi dell'Antitrust, nella doppia veste di gestore della piattaforma per le vendite in cui sono «ospitati» anche rivenditori terzi e di venditore diretto di suoi prodotti sulla medesima piattaforma, Amazon godrebbe e approfitterebbe di una posizione di vantaggio a scapito degli altri rivenditori, che sono sia clienti che concorrenti;

    le evidenze raccolte dalla Commissione in un primo parere di contestazioni indicano che quantità «molto grandi» di dati non pubblici relativi ai rivenditori sono disponibili ai dipendenti del servizio di vendita al dettaglio di Amazon e affluiscono direttamente nei sistemi operativi che aggregano i dati e li utilizzano per calibrare le offerte al dettaglio e le decisioni strategiche. Tutto a scapito dei rivenditori stessi;

    la società di Seattle, inoltre, utilizzerebbe impropriamente i dati privati dei rivenditori terzi per posizionarsi meglio con le sue offerte: secondo quanto riportato dai documenti pubblicati dall'organo di vigilanza europeo, Amazon sfrutterebbe le informazioni ricavate dalle attività di tali venditori per abbassare i prezzi, generare offerte e ottenere maggiore profitto, concorrendo in modo sleale;

    usando le parole di Margrethe Vestager, commissaria europea alla concorrenza, «Dobbiamo garantire che le piattaforme con doppio ruolo di potere nel mercato, come Amazon, non distorcano la concorrenza. I dati sull'attività di venditori di terze parti non devono essere utilizzati a vantaggio di Amazon quando agisce come concorrente di questi venditori. Le regole di Amazon non dovrebbero favorire artificialmente le offerte di vendita al dettaglio di Amazon o favorire le offerte dei rivenditori che utilizzano i servizi di logistica e consegna di Amazon. Con l'e-commerce in forte espansione e Amazon è la principale piattaforma di e-commerce, un accesso equo e senza distorsioni ai consumatori online è importante per tutti i venditori»;

    quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano una spudorata gestione dei dati, consentirebbe, di fatto, al colosso dell'e-commerce di evitare i normali rischi di impresa e di sfruttare la posizione dominante per la fornitura di servizi, in violazione dell'articolo 102 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) che vieta l'abuso di una posizione dominante sul mercato;

    la posizione dominante è stata accertata in Francia e Germania, i maggiori mercati europei, sui quali si è concentrata finora l'indagine della Commissione, ma l'accusa contro Amazon, se accertata, conferma l'impatto devastante delle politiche commerciali attuate dal colosso americano sul commercio, non solo francese e tedesco, ma anche italiano, che sta subendo un vero e proprio sciacallaggio commerciale, particolarmente accentuato da quando è scoppiata l'emergenza pandemica;

    l'indiziato responsabile del graduale svuotamento della grande e piccola distribuzione, nelle varie analisi, rimane lo stesso: l'e-commerce in generale e Amazon, in particolare;

    secondo i dati Istat, relativi all'andamento del commercio al dettaglio nel 2019, il valore delle vendite è cresciuto dello 0,8 per cento ma con dinamiche piuttosto diversificate tra le varie forme distributive: le vendite dei piccoli negozi risultano in flessione per il terzo anno consecutivo (-0,7 per cento), con punte del -1,3 per cento per i negozi fino a cinque addetti, mentre il 2019 si conferma l'anno dell'e-commerce, con le vendite online che, su base annua, volano al +18,4 per cento rispetto al 2018;

    un rapporto del centro studi di Mediobanca ha evidenziato una crescita delle prime 25 società internet al mondo dieci volte superiore all'industria tradizionale, con un fatturato, nell'ultimo quinquennio analizzato, in crescita del 118 per cento a fronte del +10 per cento delle industrie tradizionali; i profitti sono cresciuti del 24 per cento contro il modesto +0,6 per cento della grande manifattura;

    non si può, da un lato, riconoscere che i sistemi commerciali delle aree urbane rappresentano veri e propri luoghi di riferimento per intere comunità, e dall'altra far «suicidare» il commercio di vicinato nell'assenza totale di regole condivise e di un supporto delle istituzioni; che è, di fatto, quanto sta accadendo, con notevoli ripercussioni sul piano occupazionale, sociale e di tenuta del sistema produttivo nazionale;

    solo a titolo esemplificativo, se i negozi fisici, in media, impiegano 49 persone per ogni 10 milioni di vendite, nel caso di Amazon si scende a 23 persone, sempre per ogni 10 milioni di ricavi; i commercianti hanno limiti di orari, non possono stare sempre aperti come, invece, può fare un negozio online; i commercianti che decidono di praticare sconti su alcuni articoli, fuori dal periodo dei saldi, devono comunicarlo al comune; online si può scontare tutto, senza dar conto a nessuno;

    e ancora, i commercianti sono sovraesposti a fenomeni estorsivi e, nonostante questa incombente minaccia, ogni giorno, alzando le saracinesche danno il loro insostituibile contributo alla sicurezza delle strade e degli stessi cittadini, che si sentono rassicurati dalla presenza fisica degli operatori e dalla luce delle vetrine e delle insegne;

    dal 2020, ogni giorno viene ricordata l'emergenza sociale quale conseguenza drammatica dell'emergenza sanitaria che il mondo sta vivendo: migliaia di posti di lavoro sono scomparsi, il tasso di occupazione è sceso al 57,9 per cento (penultimo posto in Europa) e quello di disoccupazione è al 6,3 per cento (tra i più bassi degli ultimi decenni), con un'incidenza dei «nuovi poveri» passata dal 31 per cento al 45 per cento;

    tale situazione senza precedenti, però, è anche conseguenza diretta dei nostri metodi di produzione, globalizzati, che se, da un lato, quello più facile da vedere, ostentano efficienza, comodità e un relativo risparmio; dall'altro lato, hanno mostrato un mondo sempre più povero, meno tutelato, ricattabile: se a un risparmio di tempo e denaro individuali corrisponde un maggior costo sociale in termini di dignità dei lavoratori e posti di lavoro, allora il bilancio è certamente negativo. E lo è per tutti, perché una società più povera, in termini economici, morali, di sicurezza è un costo per tutti;

    e non solo, perché alla perdita di lavoro si aggiunge quella di gettito fiscale locale, ponendo davanti a un duplice evidente problema: di concorrenza sleale verso gli altri operatori commerciali e di perdita di importanti risorse da investire sul territorio;

    i giganti del web nel 2018 hanno versato all'erario 64 milioni di euro, pari a circa il 2,7 per cento dei ricavi; nulla in confronto alla crescita vertiginosa dei fatturati, con picchi anche del 300 per cento e incassi pari a 850 miliardi di euro;

    solo in Italia le multinazionali del web hanno realizzato ricavi per 3,3 miliardi di euro; ma nel 2019 hanno pagato in tasse soltanto 70 milioni di euro: Amazon ha versato 10,9 milioni a fronte di un fatturato di 1 miliardo di euro; Microsoft 16 milioni di euro, Google 5,7 milioni, seguita da Facebook con soli 2,3 milioni di tasse pagate e Netflix con l'incredibile cifra di 6 mila euro;

    le tasse, naturalmente, si calcolano sugli utili e non sui ricavi, ma queste società non rendono noto come sono suddivisi i profitti nei diversi Paesi e attraverso operazioni tra filiali domiciliate in diversi Stati riescono a spostare gli utili nei paesi dove il prelievo è bassissimo o inesistente;

    attraverso queste tecniche, definite di «ottimizzazione fiscale», i giganti di internet sono riusciti a sottrarre al fisco tra il 2015 e il 2019 qualcosa come 46 miliardi di euro;

    un recente report dell'ufficio studi della Cgia di Mestre ha evidenziato che le piccole e medie imprese (Pmi) italiane hanno un carico fiscale quasi doppio delle multinazionali del web: se, infatti le prime registrano un carico fiscale complessivo che si attesta al 59,1 per cento dei profitti (The World Bank, «Doing Business 2020», 24 ottobre 2019), le multinazionali del web presenti in Italia, o meglio le controllate di questi giganti economici ubicate sul nostro territorio, registrano un tax rate del 33,1 per cento (Area studi Mediobanca, «I giganti del websoft», 27 novembre 2019);

    la questione di una tassazione dei servizi digitali viene discussa da anni, in sede internazionale, ma anche europea e nazionale, con l'obiettivo di colmare il divario di tassazione fra i ricavi tradizionali e quelli digitali;

    in Italia alcuni passi avanti sono stati fatti con l'adozione della cosiddetta «digital tax» (introdotta dalla legge di bilancio 2020), ossia l'imposta applicata, nella misura del 3 per cento, sui ricavi derivanti dalla fornitura di servizi digitali. La forma e le modalità applicative sono state mutuate dalla proposta di direttiva COM(2018)148 final del Consiglio relativa al sistema comune d'imposta sui servizi digitali applicabile ai ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali, ma l'imposta, nella sua attuale formulazione, non consente di escludere dal campo di applicazione le imprese che fruiscono, dietro corrispettivo, dei servizi digitali messi a disposizione dei grandi operatori del web e, soprattutto, le imprese nazionali;

    è dunque, necessario un intervento che consenta di recuperare un serio obiettivo di equità fiscale;

    basti pensare, peraltro, che la pandemia da Covid-19 ed i connessi effetti economici, hanno costretto il Governo a proporre al Parlamento una serie di scostamenti di bilancio a copertura degli interventi economici, quando una effettiva applicazione della «digital tax» assicurerebbe alla finanza pubblica un gettito stimato di circa 600 milioni di euro annui;

    con l'avvicinarsi del Natale, peraltro, la campagna vendite di Amazon si è fatta, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, assillante e invasiva e rischia di trovare terreno fertile nella chiusura di negozi disposta dalle misure di contenimento dei contagi, che sta costringendo molte attività commerciali di vicinato, tra cui spesso botteghe storiche, a chiudere, definitivamente o in attesa di tempi migliori;

    ma vi è di più, perché dove non è arrivata Amazon ci ha pensato il Governo italiano, permettendo di spendere sulla piattaforma anche il buono mobilità 2020 per acquistare una bicicletta, una e-bike o un monopattino elettrico;

    per uscire da questa crisi, è necessario recuperare due aspetti: la nostra sovranità nazionale ed europea e il nostro spirito di solidarietà; bisogna tornare ad occuparsi dei nostri negozi «di strada», nei centri storici, come nelle periferie;

    le istituzioni hanno il dovere di sostenere con lo stesso parametro usato per i lavoratori dipendenti i negozi di vicinato, escludendo dai contributi i giganti del web e il circuito e-commerce che sta effettuando un vergognoso sciacallaggio sulla crisi, a danno del commercio di prossimità;

    non si tratta solo di un intervento necessario per ovvie ragioni economiche, ma per presidiare una socialità ormai persa: questi negozi, nei piccoli centri come nelle periferie delle grandi città, rappresentano luoghi di aggregazione, un avamposto contro l'illegalità, il degrado, la desertificazione di strade e quartieri;

    la sopravvivenza del commercio nelle nostre città ha oggi solo una soluzione: regole che incoraggino i negozi di vicinato a concorrere con i giganti del web, perché difendere il commercio di prossimità significa impedire la desertificazione delle città: non si tratta solo di una questione economica, ma anche e soprattutto sociale e di qualità della vita,

impegna il Governo:

1) ad attuare una politica nazionale che metta gli esercizi di vicinato in condizione di concorrere con i colossi del web, salvaguardando il tessuto economico e sociale, attraverso l'adozione di iniziative volte a prevedere regole eque ed uniformi per tutti, anche per quanto riguarda le promozioni commerciali, come il black Friday o il Prime Day, a tutela dei consumatori e di un mercato sano;

2) ad adottare iniziative normative per introdurre una tassazione agevolata per le attività commerciali in zone svantaggiate, dai piccoli comuni, alle periferie delle città metropolitane, alle aree depresse e ai comuni montani;

3) ad adottare iniziative normative per modificare i parametri della «digital tax» per escludere dal campo di applicazione della stessa le imprese nazionali e colpire le asimmetrie fiscali di cui godono le multinazionali del web, destinando prioritariamente le risorse ricavate al ristoro delle piccole e medie imprese e delle attività commerciali di vicinato, tra cui le botteghe storiche, che rappresentano un patrimonio unico dal punto di vista culturale e della tutela del made in Italy;

4) a porre in essere ogni iniziativa utile nelle competenti sedi europee finalizzata a rivedere la proposta di direttiva COM(2018)148 final del Consiglio relativa al sistema comune d'imposta sui servizi digitali applicabile ai ricavi derivanti dalla fornitura di taluni servizi digitali, al fine di assicurare una tassazione coordinata a livello globale che consenta di limitare i comportamenti di elusione fiscale.
(1-00432) «Rampelli, Ferro, Silvestroni, Bucalo, Mollicone, Bellucci, Rotelli, Galantino, Deidda, Rizzetto, Varchi».

Risoluzioni in Commissione:


   La IV Commissione,

   premesso che:

    nel corso della Prima guerra mondiale, a seguito di sentenze emesse dalle Corti militari per reati contro la disciplina, anche in assenza di un comprovato e oggettivo accertamento di responsabilità, sono stati fucilati oltre 700 militari italiani dei quali si ritiene la necessità di preservarne la memoria;

    tali eventi, pure se inquadrati nelle circostanze eccezionali in cui si sono svolti, rappresentano un capitolo doloroso e troppo a lungo rimosso della nostra storia, che tocca sensibilità ancora oggi vive, soprattutto in alcuni territori del Paese;

    la Repubblica, onorando la memoria di coloro che nel corso della Prima guerra mondiale hanno perso la vita nell'adempimento del proprio dovere, dovrebbe riconoscere anche il sacrificio di tali caduti;

    si avverte l'esigenza di un percorso quanto più possibile condiviso che, senza produrre ulteriori lacerazioni, restituisca tali caduti alla storia e alla memoria nazionali, riconoscendoli come vittime di guerra;

    si è sviluppato un dibattito in altri Paesi coinvolti nel primo conflitto mondiale, che ha condotto alcuni di essi a porre in essere atti simbolici e solenni di riparazione storica;

    il 4 novembre 2021 sarà celebrato il centesimo anniversario della traslazione del Milite Ignoto presso l'Altare della Patria,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative, tramite il Ministero della difesa, per affiggere nel Complesso del Vittoriano a Roma, un'iscrizione in memoria dei militari italiani fucilati nel corso della Prima guerra mondiale per reati contro la disciplina, a seguito di processi sommari e senza l'accertamento della loro responsabilità, per offrire una testimonianza di solidarietà ai militari caduti, ai loro familiari e alle popolazioni interessate;

   ad adottare iniziative affinché tale iscrizione venga svelata nel corso di una cerimonia pubblica, da tenersi auspicabilmente nell'ambito delle commemorazioni del centenario della traslazione del Milite Ignoto nel sacello dell'Altare della Patria, previste per il mese di novembre del 2021;

   ad adottare iniziative, per il tramite del Ministero della difesa e il Commissariato generale per le onoranze ai caduti, per la pubblicazione dei nomi e delle circostanze della morte di ciascuno dei caduti, dandone comunicazione al comune di nascita, per l'eventuale pubblicazione nell'albo comunale;

   a garantire la piena fruibilità degli archivi delle Forze armate e dell'Arma dei carabinieri per tutti gli atti, le relazioni e i rapporti legati alle operazioni belliche, alla gestione della disciplina militare nonché alla repressione degli atti di indisciplina o di diserzione, ove non già versati agli archivi di Stato;

   a promuovere ogni iniziativa volta al recupero, anche a livello locale, della memoria di tali caduti e ogni attività di ricerca storica che contribuisca alla ricostruzione del primo conflitto mondiale, con specifico riferimento alle vicende dei militari italiani condannati alla pena capitale.
(7-00616) «Roberto Rossini, Rizzo, Aresta, Dori, D'Uva».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    oggi, a causa della pandemia, il 99 per cento dei bambini e degli adolescenti nel mondo stanno sperimentando varie forme di limitazione della propria autonomia di movimento, compresa la sospensione della frequenza scolastica;

    il 60 per cento vive in Paesi con lockdown parziale o totale. Varie ricerche indicano che alti livelli di stress e isolamento possono influenzare lo sviluppo psico-fisico di bambini e adolescenti, anche a lungo termine, pesando maggiormente su coloro che si trovano in situazioni di povertà economica, sociale, educativa;

    dall'indagine sull'impatto psicologico della pandemia Covid-19 nelle famiglie in Italia promossa dall'Irccs Giannina Gaslini di Genova e pubblicata a giugno 2020 è emerso che durante l'isolamento a casa per l'emergenza da coronavirus i disturbi del sonno, attacchi d'ansia, aumento dell'irritabilità sono i sintomi più frequenti di cui hanno sofferto le bambine, i bambini e gli adolescenti nel nostro Paese;

    anche il recente Rapporto dell'Istituto superiore di sanità sulla promozione della salute mentale infantile in tempo di Covid-19 (Iss 2020) ha raccolto le evidenze scientifiche sul tema, dalle quali si evince chiaramente l'esistenza di un rischio per la salute fisica e mentale per alcune fasce di popolazione, tra cui bambini e adolescenti (non necessariamente affetti da pre-esistenti difficoltà adattive), dovuto a fattori stressogeni, quali l'isolamento in ambiente domestico, la chiusura prolungata della scuola, la mancanza di contatti fisici tra pari;

    l'assenza di attività scolastiche, ricreative, ludiche e sportive ha costretto alla permanenza forzata in casa di migliaia di ragazzi e ragazze, con ripercussioni ancora difficilmente quantificabili. A ciò si è aggiunta la riduzione di attività ambulatoriali e consulenziali dedicate ai minori con malattie croniche o con malattie acute non Covid-19;

    giorno dopo giorno emerge sempre più drammaticamente la realtà della pandemia da Covid-19 e dei gravi danni alla salute mentale di bambini e di adolescenti che questa comporta (sintomi somatici, paura estrema di ammalarsi, ridotta concentrazione, umore deflesso, mancanza di energia, rabbia e aggressività, abuso di alcol, tabacco e sostanze, insorgenza di disturbi psichiatrici come il disturbo post-traumatico da stress, disturbi ansiosi, fobie, disturbi dell'umore, suicidalità e disturbi del pensiero); danni che potrebbero durare per anni qualora, per carenza dei servizi dedicati sia territoriali che ospedalieri, non si possa avere una rapida e reale presa in carico a livello preventivo e quando necessario terapeutico;

    alcuni vivono le regole di questa chiusura con aggressività, impazienza, intolleranza; spesso diventano aggressivi verso i familiari o rivolgono verso sé stessi l'aggressività, superando, a volte, la soglia dell'autolesionismo non pericoloso e tenta il suicidio. Un altro gruppo si isola, restando chiusi nella propria stanza;

    probabilmente queste rappresentano soltanto la punta dell'iceberg, sono quelle situazioni eclatanti e chiaramente «visibili» che si riesce a intercettare;

    sono sempre più numerosi i neuropsichiatri infantili che lanciano quotidianamente un grido di allarme sulle situazioni di emergenza «para-Covid» che stanno vivendo i pochi reparti di neuropsichiatria infantile esistenti in Italia e sull'incremento delle richieste che ricevono di aiuto e di ricovero per tentativi anticonservativi di adolescenti (in particolare ragazze);

    sebbene sia ancora prematuro tracciare un quadro preciso delle reali conseguenze della pandemia sul benessere mentale dei più piccoli e degli adolescenti, è ormai evidente che è necessario prevedere, accanto ad interventi finalizzati a porre fine alla pandemia da Covid-19 e alla tutela della salute pubblica, anche interventi mirati a tutela della salute mentale dei nostri giovani e giovanissimi, elemento questo imprescindibile se effettivamente si vuole gestire la situazione di emergenza;

    sono, quindi, necessarie, misure rivolte anche alla promozione della salute mentale di tutta la popolazione, in particolare per quelle fasce della popolazione, come i bambini e gli adolescenti, che hanno visto, da un anno a questa parte, ridursi drasticamente le loro possibilità di socializzazione con la chiusura delle scuole, dei luoghi di ritrovo, dello sport amatoriale e altro;

    come afferma il dottor Stefano Vicari, responsabile di neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza dell'Ospedale Bambin Gesù di Roma, «In questo periodo di isolamento, che sia il lockdown o la dad, il non avere un confronto reale con i coetanei porta i ragazzi a non aver mediazione rispetto alle loro pulsioni e ai loro pensieri e a vivere moltissimo la noia. La noia rinforza alcuni pensieri e circuiti viziosi, facilita l'umore depresso. Su questo la scuola in quanto luogo di socialità dà al ragazzo la possibilità di incontrare un altro, di raccontare quel che gli passa per la testa, c'è una mediazione tra il suo pensiero interiore e la realtà. I compagni e gli insegnanti diventano un ammortizzatore di alcuni pensieri». Ed ancora, «almeno il 20 per cento di adolescenti ha un disturbo mentale, che è la stessa percentuale che si ritrova nella popolazione generale, mentre nell'infanzia siamo al 10 per cento»;

    è noto che la disponibilità di servizi di salute mentale per i bambini e per gli adolescenti non era neanche lontanamente sufficiente a soddisfare i loro bisogni prima ancora che si entrasse in pandemia;

    attualmente in Italia sono solo 92 i posti letto dedicati nei reparti di neuropsichiatria infantile, oltretutto non uniformemente distribuiti su tutto il territorio visto che ci sono regioni, quali Abruzzo, Umbria e Calabria, che non dispongono di alcun posto letto. Ciò ha comportato e continua a comportare che, in questo periodo, per tale mancanza, i pazienti adolescenti affetti da disturbi psichiatrici sono ricoverati nei reparti di pediatria, in una sorta di accoglienza e di sostegno ma non sempre con un reale progetto di cura e di presa in carico; in alcuni casi estremi, sono ricoverati nei reparti di diagnosi e cura dedicati ai pazienti adulti (Spdc);

    si stima che un bambino su sei in Italia abbia un probabile problema di salute mentale e il numero di bambini indirizzati ad un aiuto assistenziale è sempre più in aumento e che una minoranza di questi riceve adeguate risposte assistenziali in un ambito di sanità pubblica;

    è importante sottolineare che sottovalutare l'impatto del Covid-19 tra i più giovani, in una situazione già molto critica in termini di personale, servizi e organizzazione assistenziale per i problemi neuropsichiatrici dell'infanzia e adolescenza, rischia di trasformare un'emergenza sanitaria come quella che si sta vivendo in una crisi dei diritti delle bambine e dei bambini e delle ragazze e dei ragazzi;

    è necessario, senza perdere ulteriore tempo, definire interventi capaci di mitigare il più possibile tutti gli effetti negativi fin qui riscontrati e quelli, ad oggi, solo ipotizzabili,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative nel quadro delle misure per contrastare l'epidemia da Covid-19, per definire scelte di indirizzo che mettano la salute fisica e mentale dell'infanzia e dell'adolescenza al centro delle politiche socio-sanitarie del Paese e dei singoli territori, coinvolgendo i neuropsichiatri infantili, gli psicologi, i servizi educativi e quelli sociali, il terzo settore, oltre ai pediatri, prendendo come linea guida il messaggio, del maggio 2020 del World Economic Forum, in ordine ai bisogni dei bambini e degli adolescenti secondo lo slogan: «Non per noi ma con noi»;

   ad adottare le iniziative di competenza per rafforzare la medicina territoriale, in particolare quella neuropsichiatrica e quella preventiva, a partire dagli ambulatori dei pediatra di famiglia, elementi necessari per una individuazione precoce ed a una presa in carico rapida del minore e della sua famiglia;

   ad adottare iniziative per sviluppare reti di connessioni e di servizi di sostegno con le scuole attraverso figure formate di psicologi e di servizi sociali integrati in una rete funzionale con i singoli ambiti distrettuali;

   ad adottare le iniziative di competenza, in raccordo con le regioni, per incrementare il numero di posti letto dedicati alla neuropsichiatria infantile al fine di potenziare la risposta all'acuzie grave di tipo neuropsichiatrico con la possibilità di ricovero in centri specialistici;

   ad adottare iniziative per l'istituzione di un gruppo multidisciplinare di coordinamento centrale che possa orientare gli interventi di salute mentale, predisponendo progetti e programmi coerentemente ai bisogni della popolazione e all'andamento della diffusione dell'epidemia sul territorio nazionale;

   ad adottare le iniziative di competenza, in raccordo con le regioni, per prevedere la figura dello psicologo, all'interno dei reparti di pediatria e neonatologia degli ospedali del Servizio Sanitario Nazionale, con l'obiettivo di tutelare il benessere psicologico dei degenti (bambini e adolescenti) e delle loro famiglie, con particolare riferimento alle condizioni di cronicità e/o di disagio psico-sociale;

   ad adottare le iniziative per implementare la telepsichiatria e telesupporto psicologico al fine di raggiungere, specie in questo periodo di pandemia, più persone possibili che, altrimenti, avrebbero difficoltà ad accedere ai servizi e a mantenere con continuità e costanza il rapporto e il dialogo specialista-paziente;

   ad istituire un osservatorio sulla condizione della salute mentale dell'adolescente e del minore a seguito delle misure prese per contrastare l'emergenza sanitaria in atto;

   ad adottare le iniziative di competenza per potenziare le attività sia delle comunità educative che accolgono minorenni con disagio psichico che delle strutture semiresidenziali e residenziali terapeutiche;

   a promuovere, per quanto di competenza, condizioni territoriali di incontro e confronto, valorizzando relazioni pro-attive con il terzo settore, volontariato, oratori, scout, quali risorse importanti per tessere una rete di inclusione e di aiuto per i minori più fragili e isolati dal contesto sociale.
(7-00617) «Siani, Carnevali, Lorenzin, De Filippo, Rizzo Nervo, Lepri, Pini, Serracchiani, Lattanzio, Gribaudo, Ciampi, Quartapelle Procopio, Viscomi, Carla Cantone, Pezzopane, Sensi, Rossi, Bonomo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la normativa volta a fronteggiare la situazione di emergenza sanitaria, e in particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, dispongono l'applicazione di misure restrittive per il contenimento del contagio da Covid-19;

   dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile, in tutte le zone «gialle» si applicano le disposizioni previste per le aree «arancioni»;

   il 3, 4, 5 aprile, su tutto il territorio nazionale (tranne che in Sardegna, zona «bianca») si applicheranno le restrizioni previste per le zone «rosse»;

   relativamente agli spostamenti, nelle regioni inserite in zona rossa e in tutte le regioni nei giorni 3, 4 e 5 aprile, sono consentiti gli spostamenti solo per comprovati motivi di lavoro, salute o necessità (anche verso un'altra regione o provincia autonoma) nonché il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, compreso il rientro nelle seconde case ubicate dentro e fuori regione;

   il rientro nelle seconde case ubicate fuori dalla regione rappresenta la modalità attraverso la quale potrebbero esserci spostamenti consistenti da regioni in zona «rossa» e «arancione» verso la Sardegna, unica regione inserita in zona bianca;

   potrebbe così configurarsi, anche in concomitanza con le festività di Pasqua e Pasquetta (giornate in cui tutta l'Italia, eccetto la Sardegna, sarà sottoposta alle restrizioni prescritte per le zone «rosse») il trasferimento in Sardegna di migliaia di proprietari di seconde case (203.300) ivi ubicate, che automaticamente godrebbero delle prerogative di movimento e accesso ai luoghi, spazi e mezzi pubblici fruibili nell'unica zona «bianca» italiana;

   al momento, sulla popolazione sarda, è in corso un'attività di testing e screening per verificare la diffusione del Covid-19. Il numero di nuovi casi registrati si attesta fra i 70 e 100 ogni 100 mila abitanti, al di sotto delle soglie limite fissate dal Comitato tecnico-scientifico quali parametri per sottoporre le regioni alle restrizioni delle zone «gialle», «arancioni» e «rosse». A oggi, in Sardegna, sono stati somministrati 141.465 vaccini anti-Covid (64,1 per cento) su 220.750 dosi consegnate. L'isola si conferma ultima fra le ragioni italiane, relativamente alla somministrazione vaccinale;

   a partire dall'8 marzo 2021, sulla base di ordinanza regionale, chi arriva in Sardegna, presenta certificato di vaccinazione ovvero di negatività al Covid-19. In alternativa, si sottopone a test antigienico gratuito presso porti e aeroporti o si impegna a farlo, a proprie spese, presso struttura sanitaria, o ancora osserva 10 giorni di quarantena cautelare;

   dalle dichiarazioni del 15 marzo 2021 del dottor Massimo Temussi, commissario dell'Ats sarda, si evince che il sistema sanitario sardo non è in grado di garantire le attività di testing all'ingresso, laddove dovessero aumentare gli arrivi;

   il presidente della regione autonoma della Sardegna Christian Solinas, come riportato il 16 marzo da l'Unione sarda, chiede al Governo che i controlli anti-Covid si facciano nei porti e negli aeroporti di partenza verso la Sardegna. Il contesto brevemente descritto evidenzia che se, come sembrerebbe consentito dalle faq consultabili sul sito del Governo, aumentassero gli arrivi di proprietari di seconde case provenienti da zone «rosse» e «arancioni», senza regole chiare e controlli alla partenza o all'arrivo, la Sardegna oggi zona «bianca», potrebbe mostrarsi particolarmente vulnerabile a una nuova ed eventuale diffusione del Covid-19, come già capitato la scorsa estate –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per condizionare il trasferimento presso le seconde case al rispetto di ulteriori regole e intensificare i controlli alle partenze ovvero affiancare le strutture della Sardegna nei controlli agli arrivi;

   se non si ritenga opportuno convocare il tavolo tecnico per rivalutare la situazione e adottare tutte le iniziative necessarie per tutelare i sardi rispetto alle dinamiche di contagio che purtroppo caratterizzano il resto del Paese, visto, fra l'altro, il rallentamento delle operazioni vaccinali.
(3-02116)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e MONTARULI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 6, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, ha disposto che «in deroga alle disposizioni dei regolamenti di ateneo e delle altre istituzioni della formazione superiore, l'ultima sessione delle prove finali per il conseguimento del titolo di studio relative all'anno accademico 2019/2020 è prorogata al 15 giugno 2021. È conseguentemente prorogato ogni altro termine connesso all'adempimento di scadenze didattiche o amministrative funzionali allo svolgimento delle predette prove»;

   in ottemperanza alle nuove disposizioni, università come la Federico II di Napoli hanno disposto la proroga del termine finale dell'anno accademico 2019/2020 al 30 aprile 2021, prorogando alla medesima data gli adempimenti di carattere amministrativo e lo svolgimento delle attività didattiche in corso, come quelle relative alle attività di tirocinio;

   ne consegue, pertanto, che «la sessione straordinaria dell'anno accademico 2019/20 di svolgimento degli esami relativi alle prove finali per il conseguimento del titolo di studio è stata prorogata al 15 giugno 2021; alle sedute delle prove finali potranno essere ammessi, solo ed esclusivamente, gli studenti che al 30 aprile 2021 abbiano superato, nell'anno accademico 2019/20, tutti gli esami di profitto previsti nel proprio piano di studi e che, quindi, siano in debito del solo esame finale per il conseguimento del titolo»;

   altri atenei, invece, per quanto consta alle interroganti, hanno disposto semplicemente la proroga del termine ultimo per l'esame finale, ma non anche dell'anno accademico, con la conseguenza che lo studente che discuterà la tesi di laurea entro il 15 giugno, ma non avrà concluso gli esami di profitto entro fine anno 2020, sarà obbligato ad iscriversi all'anno accademico 2020/2021, con il saldo delle relative tasse universitarie –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto esposto in premessa e, in particolare, circa l'applicazione della disposizione di cui all'articolo 6, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, da parte delle università italiane;

   quale sia l'orientamento del Governo al riguardo, per quanto di competenza, tenendo conto delle gravi sperequazioni che una diversa applicazione da parte degli atenei della disposizione di cui all'articolo 6, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, genererebbe per gli studenti universitari italiani.
(4-08602)


   RIZZO NERVO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della pandemia da Covid-19 dal mese di febbraio 2020 al settore fieristico e congressuale è imposta la chiusura dai diversi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che si sono susseguiti. Il settore è stato riaperto solo 20 giorni a settembre;

   il settore ha subito nel 2020 una riduzione dell'80 per cento dei ricavi dovuti alle cancellazioni degli eventi già in calendario con una perdita per il comparto di 28,5 miliardi di euro;

   il settore conta 570.000 addetti, l'80 per cento donne sostenuti in questi mesi dalla cassa integrazione per Covid-19 e dal blocco dei licenziamenti;

   gli eventi virtuali e non in presenza generano una caduta occupazionale del 50 per cento;

   i tempi di programmazione per riavviare le attività dal momento dell'annuncio della data di apertura sono di almeno 3/6 mesi;

   per queste ragioni l'articolo 12 del decreto-legge n. 157 del 2020 «Ristori Quater», approvato a fine novembre dal Governo Conte, ha destinato al settore fieristico e congressuale 350 milioni di euro ad incremento dei 20 milioni già stanziati e già ripartiti il 3 agosto 2020 di cui al «Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali», istituito dal «decreto Rilancio»;

   considerata la gravità della crisi del settore già il 1° dicembre 2020 il Ministro pro tempore Dario Franceschini ha firmato il decreto ministeriale di riparto delle risorse lasciando invariati i criteri di assegnazione alle imprese;

   le nuove risorse previste dal decreto ministeriale sono ripartite secondo le seguenti quote: 130 milioni di euro agli enti fiera e agli organizzatori di fiere; 130 milioni di euro agli organizzatori di congressi; 90 milioni di euro agli erogatori di servizi di logistica, trasporto e allestimento che abbiano una quota superiore al 50 per cento del fatturato derivante da attività riguardanti fiere e congressi –:

   quale sia la ragione per cui le risorse ancora non sono arrivate alle aziende del settore e quando saranno versate sui conti correnti delle imposte beneficiarie, tenendo conto che i relativi IBAN sono già in possesso della direzione generale per il turismo;

   quando il Governo intenda indicare una data per la riapertura del settore in base alle previsioni epidemiologiche e di sviluppo del piano vaccinale, considerando che in questo settore il distanziamento è semplice e che ogni evento fieristico e congressuale necessita di almeno 6/8 mesi di organizzazione e che la concorrenza anche europea nel comparto degli eventi fieristici e congressuali internazionali rischia di arrecare ulteriore danno.
(4-08605)


   LATTANZIO e MARCO DI MAIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato in data 1° luglio 2020 sul sito ufficiale della Guardia di finanza, presso il porto di Salerno sarebbero state sequestrate 14 tonnellate di amfetamine, circa 84 milioni di pasticche, riportanti il simbolo del «captagon» provenienti dalla Siria;

   il captagon viene smerciato in tutto il Medio Oriente per inibire paura e dolore, ma è una sostanza stupefacente rinvenuta anche nei covi dei terroristi – vedasi l'attacco al Bataclan di Parigi nel 2015 – ed è perciò stata soprannominata la «droga dell'Isis» o la «droga della Jihad»;

   secondo la Dea americana, l'Isis ne farebbe largo uso in tutti i territori su cui esercita l'influenza e ne controlla lo spaccio;

   al termine delle indagini avviate a seguito del sequestro, risultava del tutto verosimile che la provenienza della droga fosse legata al Governo siriano di Bashar Al Assad e ad i suoi alleati libanesi di Hezbollah;

   la milizia sciita sembrerebbe sempre aver negato ogni collegamento;

   negli scorsi giorni la Bbc News avrebbe riportato le dichiarazioni di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, il quale ha smentito nuovamente le accuse che ruotano attorno alla provenienza della droga;

   Nasrallah avrebbe inoltre dichiarato sempre alla Bbc News, di aver contattato «funzionari in Italia» per risalire alle origini del carico;

   tali funzionari italiani – stando alle dichiarazioni di Nasrallah – starebbero indagando «sulla mafia italiana e russa e su altre reti criminali»;

   le stesse mafie, italiana e russa, sono reti criminali su cui lo stesso Nasrallah spesso si appoggia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti suesposti e di quali ulteriori elementi disponga al riguardo.
(4-08607)

CULTURA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende di una lettera aperta indirizzata, fra gli altri, al Ministro interrogato, al prefetto dell'Aquila, Cinzia Teresa Torraco, e alla sindaca della città peligna, Annamaria Casini, sottoscritta da oltre trenta operatori culturali sulmonesi, dalle associazioni culturali, da centri studio e da testate giornalistiche, con la quale essi auspicano la revoca della decisione di chiusura della locale sezione dell'Archivio di Stato;

   infatti, quattro dei cinque addetti dell'ente andranno in pensione entro il 2021 e l'istituzione rischia la chiusura per mancanza di personale;

   l'archivio, attivo in città dal 1960, custodisce notevoli patrimoni documentali di altissimo valore, relativi alla storia della città di Sulmona e del suo circondario peligno-subequano-altosangrino e negli anni ha svolto un ruolo centrale nella ricerca storica del territorio;

   le associazioni culturali del territorio pertanto auspicano l'immediata revoca della decisione e, al contempo, sollecitano l'assunzione di ogni opportuna iniziativa per il potenziamento dell'archivio –:

   quali iniziative intenda adottare per risolvere i problemi gestionali e di dotazione del personale dell'archivio di Stato di Sulmona, al fine di garantire la prosecuzione del suo fondamentale ruolo per la cultura della città di Sulmona e per il territorio di riferimento.
(5-05524)


   RIZZETTO. — Al Ministro della cultura, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   gli operatori della categoria dello spettacolo viaggiante (parchi – luna park – giostre – circhi), che comprende circa 8000 licenze rilasciate dalle amministrazioni comunali, sono in grave difficoltà, poiché non lavorano ormai da circa un anno, a causa dell'emergenza sanitaria;

   al riguardo, il 1° marzo 2021, il Coordinamento unione delle associazioni di spettacolo viaggiante ha anche manifestato per sollecitare le istituzioni governative affinché consentano la riapertura delle attività nel rispetto delle misure di sicurezza, a tutela sia degli operatori che dei cittadini. Inoltre, è stato richiesto che vengano erogati i sostegni economici già riconosciuti, ma non ancora attribuiti alle imprese e i lavoratori in questione;

   la ripresa delle attività degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all'aperto, inizialmente previste a decorrere dal 27 marzo 2021, è stata sospesa a seguito dell'aggravarsi della situazione sanitaria. Tra l'altro, non era neanche chiaro se tra tali attività fossero ricomprese anche quelle dello spettacolo viaggiante; al riguardo, gli operatori del settore temevano, infatti, di essere destinatari di una ingiustificata disparità di trattamento;

   ad ogni modo, considerando il perdurare delle limitazioni, è necessario procedere con tempestività al riconoscimento di ulteriori sostegni economici per la categoria dello spettacolo viaggiante, per contrastare l'ulteriore aggravamento della crisi economica e sociale che sta affrontando questo settore;

   si ritiene altresì utile l'apertura di un tavolo tecnico di concertazione ad hoc per agevolare il Governo ad individuare gli interventi più idonei a tutela e sostegno degli operatori dello spettacolo viaggiante –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se ritenga necessario istituire un tavolo di concertazione per individuare le misure più idonee a tutela e sostegno del settore;

   se e quali iniziative intenda porre in essere per fare in modo che il settore in questione non resti senza adeguati e tempestivi sostegni economici, per il periodo in cui le misure adottate dal Governo impediranno la ripresa degli spettacoli.
(5-05525)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 16 gennaio 2019 il viadotto del Puleto che nel tratto della E45 unisce Emilia-Romagna e Toscana è stato posto sotto sequestro e quindi chiuso;

   da quel 16 gennaio il viadotto è rimasto chiuso e, non essendo agibile neanche la strada provinciale parallela, detta chiusura ha causato ingenti danni alle imprese della Valle del Savio e non solo;

   a causa di ciò, numerose aziende hanno dovuto chiudere, mentre altre, senza pochi sforzi e con consistenti cali di fatturato, sono riuscite a rimanere aperte;

   il cosiddetto «decreto crescita» aveva stanziato aiuti per 10 milioni di euro, di cui 5,6 all'Emilia-Romagna, in favore delle imprese, andando così incontro anche alle imprese costrette a chiudere per via dell'interruzione della E45;

   lo stanziamento del «decreto crescita» non prendeva minimamente in considerazione tutte quelle aziende della Valle del Savio, e non solo, che erano riuscite a rimanere aperte, pur avendo subito un'importante contrazione del proprio giro di affari;

   a gennaio 2021 è stato accolto un ordine del giorno 9/02790-bis-AR/103 presentato da Fratelli d'Italia con il quale si è chiesta l'estensione dei finanziamenti anche a quelle imprese che non hanno chiuso l'attività e hanno invece resistito pur subendo un danno economico per via della chiusura della E45, una richiesta che si è resa necessaria al fine di evitare un ulteriore pregiudizio per le tante imprese che hanno, nonostante la situazione venutasi a creare, tenuto aperta la loro attività;

   per le imprese della Valle del Savio e non solo il periodo gennaio-febbraio 2019 coincide con la messa sotto sequestro del viadotto del Puleto e con tutte le conseguenti difficoltà già esaustivamente descritte –:

   alla luce di quanto esposto, se si intendano adottare iniziative normative per l'indennizzo delle imprese della Valle del Savio, prendendo come parametro di valutazione un eventuale calo di fatturato fino al 33 per cento al quale far conseguire i contributi a fondo perduto, calcolati in relazione al bimestre gennaio-febbraio 2018, che appare essere un indice più significativo dei fatturati reali, anziché di quello del 2019 già viziato dagli eventi descritti.
(4-08610)


   BITONCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 110 del decreto-legge n. 104 del 2020 prevede la possibilità di rivalutare, con possibile riconoscimento anche fiscale, nel bilancio dell'esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019, i beni d'impresa e le partecipazioni già risultanti dal bilancio dell'esercizio antecedente;

   l'articolo 10 della legge n. 342 del 2000 prevede che sono rivalutabili «i beni materiali e immateriali con esclusione di quelli alla cui produzione o al cui scambio è diretta l'attività di impresa, nonché le partecipazioni in società controllate e in società collegate ai sensi dell'articolo 2359 codice civile costituenti immobilizzazioni (...)»;

   la circolare Agenzia delle entrate n. 14/E-2017 chiarisce che la rivalutazione è tra l'altro applicabile alle «immobilizzazioni immateriali, costituite da beni consistenti in diritti giuridicamente tutelati»: ad esempio, i diritti di brevetto industriale e i diritti di utilizzazione delle opere dell'ingegno, i diritti di concessione, licenze, marchi, know-how, altri diritti simili iscritti nell'attivo del bilancio ovvero, ancorché non più iscritti in quanto interamente ammortizzati, che siano ancora tutelati ai sensi delle vigenti disposizioni normative;

   è rivalutabile, dunque, un marchio d'impresa registrato i cui costi, anche solo di registrazione e/o manutenzione, siano stati iscritti nell'attivo del bilancio (pure se, nel frattempo, integralmente ammortizzati);

   il rimando alla legge n. 342 del 2000 implica che i beni interessati, inclusi i marchi d'impresa sopramenzionati, siano rivalutabili fino a concorrenza dei loro valori economici, da intendersi, ex articolo 11, comma 2, della medesima legge, come «i valori effettivamente attribuibili ai beni con riguardo alla loro consistenza, alla loro capacità produttiva, all'effettiva possibilità di utilizzazione economica nell'impresa, nonché ai valori correnti e alle quotazioni rilevate in mercati regolamentati italiani o esteri»; in sostanza, la rivalutazione può intervenire sino al valore economico, vale a dire il valore corrente o il valore interno del bene interessato;

   fino al 2017, i marchi d'impresa registrati erano ricompresi fra i beni ammessi al cosiddetto patent box di cui all'articolo 1, commi da 37 a 45, della legge di stabilità 2015, regime opzionale di parziale detassazione del reddito associato a determinate tipologie di beni immateriali; per i marchi, pertanto, il regime del patent box si è reso applicabile limitatamente ai quinquenni aventi inizio prima del 1° gennaio 2017;

   in caso di utilizzo diretto del bene immateriale, è prevista la determinazione del contributo economico del bene stesso al risultato dell'impresa sulla base di apposito ruling con l'Agenzia delle Entrate ex articolo 31-ter del decreto del Presidente della Repubblica n. 600/1973, per determinare, «per ciascun bene immateriale oggetto dell'opzione il contributo economico da esso derivante che ha concorso algebricamente a formare il reddito d'impresa o la perdita» (articolo 7, comma 3, del decreto del Ministero dello sviluppo economico, attuativo della disciplina del patent box); tale procedura di ruling, in origine obbligatoria (in caso di utilizzo diretto dei beni immateriali oggetto dell'agevolazione da patent box) è, poi, divenuta facoltativa solo a seguito dell'emanazione del decreto-legge n. 34 del 2019;

   talune imprese hanno sottoscritto specifici accordi preventivi (ruling) con l'amministrazione finanziaria nell'ambito della procedura di patent box, volti a determinare, a tal fine, i criteri di definizione del contributo economico di tali marchi al risultato economico dell'impresa stessa –:

   se, stante l'affermata rivalutabilità di un marchio registrato, i cui costi, anche solo di registrazione e/o manutenzione, siano stati iscritti in bilancio, nello stato patrimoniale, debba prendersi a riferimento a tal fine, per la determinazione del suo valore economico effettivo, una relazione di stima elaborata sulla base dei criteri di individuazione del contributo economico dello stesso previsti per il patent box, ciò nel presupposto che il valore economico del marchio è definibile come valore attuale dei contributi economici prospettici del marchio stesso alla determinazione del risultato economico dell'impresa che ne è titolare.
(4-08615)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la signora R.C. moglie del signor N.R., a quanto consta all'interrogante, ha contattato l'ex deputata Rita Bernardini rappresentando quanto segue:

   N. R. è detenuto nel carcere di Nuoro in regime di sorveglianza particolare (articolo 14-bis O.P.) con reiterati provvedimenti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), l'ultimo dei quali risalente al 2 febbraio 2021;

   N. R. vive in una cosiddetta «cella liscia» dotata unicamente di un letto e di un armadio senza ante; il Tribunale di sorveglianza di Sassari, in data 25 febbraio 2021, ha accolto l'istanza del detenuto per la dotazione di un televisore; tale ordinanza – trasmessa in data 1° marzo 2021 agli organi di competenza e al detenuto stesso – è stata eseguita solo in data 9 marzo 2021;

   nell'ordinanza si evidenzia:

    1) nel provvedimento del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del 2 febbraio 2021 non vi è alcuna menzione circa la possibilità per il detenuto di utilizzare un apparecchio televisivo;

    2) le limitazioni da ritenere ammissibili in regime di sorveglianza particolare sono quelle funzionali al mantenimento dell'ordine e della sicurezza;

    3) non sono consentite privazioni che non trovino alcuna giustificazione con il comportamento del detenuto oppure, ovviamente, che abbiano una mera finalità afflittiva;

    4) nel caso in esame non si conosce il motivo per cui dalla cella sia stata asportata la televisione, solitamente ancorata ad una parete, sicché deve ritenersi che questa sia una privazione del tutto immotivata e non funzionale alle esigenze di sicurezza;

    5) la privazione dell'apparecchio televisivo e della possibilità che questo offre al detenuto di occupare del tempo in modo interessante e rasserenante, può contribuire a rafforzare nel detenuto, privo di sostanziali interessi, risentimenti e recriminazioni che possono, alla lunga, sfociare in atteggiamenti irrispettosi e violenti nei confronti del personale della Polizia penitenziaria;

    6) non essendovi una specifica ragione di sicurezza che giustifichi tale privazione, questa va dunque messa a disposizione del detenuto per tutta la durata del periodo di sorveglianza particolare;

   l'onorevole Bernardini in data 11 marzo 2021 ha inviato un'email al capo del Dap Petralia illustrando l'interlocuzione dei giorni precedenti con la moglie del detenuto N.R. che lamentava la mancata ottemperanza alla suddetta ordinanza, il suo prolungato isolamento e le precarie condizioni fisiche rappresentate dalla Bernardini con queste parole: «prego verificare anche le condizioni di salute del detenuto. Sembrerebbe infatti che continui a perdere sangue (tanto da indossare un pannolone) per un procrastinato intervento chirurgico di rimozione di emorroidi»;

   il detenuto ha avuto la disponibilità dell'apparecchio televisivo il 10 marzo, dopo più di un anno di privazione e a ben 9 giorni dalla notifica dell'ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Sassari;

   il Cpt, a seguito di una visita effettuata in Italia nel 2019, ha rilevato e contestato il fatto che i detenuti sottoposti al regime di cui all'articolo 14-bis OP erano tenuti de facto in condizioni di isolamento per periodi prolungati –:

   se corrisponda al vero che N.R. si trovi in regime di sorveglianza particolare, in una cella liscia e in una sostanziale condizione di isolamento da più di un anno;

   se intenda appurare quante volte sia stato visitato da uno psicologo e in che modo sia stato seguito per la patologia che richiede da tempo un intervento chirurgico;

   se intenda appurare le ragioni per cui sia stato privato così a lungo della televisione e i motivi per cui l'amministrazione non abbia immediatamente ottemperato a quanto stabilito dall'ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Sassari;

   se non ritenga che il regime di sorveglianza particolare, quando si riduce a puro stato di isolamento, non richieda una particolare attenzione da parte dell'amministrazione penitenziaria a tutela della salute psico-fisica del detenuto.
(4-08608)


   COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   come anticipato dal quotidiano il Dubbio del 13 marzo 2021, il 15 marzo una trasmissione televisiva della Rai si è occupata in prima serata di un processo in corso; alla stessa ha partecipato il procuratore della Repubblica che ha seguito l'inchiesta; a prescindere dallo specifico episodio, il rapporto tra provvedimenti giudiziari e loro comunicazione, rappresenta un nervo scoperto del sistema;

   esiste una direttiva europea, la n. 343 del 2016 la quale esplicitamente stabilisce che «fino a quando la colpevolezza di un indagato o imputato non sia stata legalmente provata, le dichiarazioni pubbliche rilasciate da autorità pubbliche e le decisioni giudiziarie diverse da quelle sulla colpevolezza non presentino la persona come colpevole»;

   esistono dati inequivocabili che evidenziano come dal 1992 ad oggi quasi 30.000 persone hanno ottenuto la riparazione per ingiusta detenzione: innocenti messi in carcere. Alcuni distretti nel nostro Paese fanno registrare dati molto superiori alla media;

   il procuratore generale Salvi in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario in Corte di cassazione ha detto che «non sempre al clamore delle indagini e degli arresti ha però corrisposto pienamente la conferma nelle fasi successive. Questa discrasia, quando significativa, dovrà essere oggetto di attenta analisi in sede di ricerca dell'uniformità nell'esercizio dell'azione penale e quindi anche nelle indagini preliminari»;

   la presunzione d'innocenza nel nostro Paese e lontanissima dall'essere affermata;

   oggi in Italia ogni inchiesta ha un titolo. Si è, secondo l'interrogante, al marketing delle indagini giudiziarie; nelle conferenze stampa vengono proiettati veri e propri trailer delle indagini, filmati sapientemente tagliati e montati con riprese integrali di atti di indagine, di perquisizioni, sequestri, esecuzioni di misure cautelari. Video con i quali si soddisfano esigenze di «comunicazione» della procura;

   si registrano altresì stralci, a uso e consumo dell'accusa, intercettazioni telefoniche non ancora periziate, ma già munite di sottotitoli; nelle conferenze stampa dei magistrati suona una sola campana, quella dell'accusa. La voce «difesa» non è prevista;

   la vera sentenza è il titolo di giornale che si diffonde durante le indagini, visto che la sentenza vera arriverà dopo anni –:

   se intenda assumere iniziative normative in merito a quelle che l'interrogante giudica evidenti distorsioni della comunicazione giudiziaria in violazione della presunzione d'innocenza.
(4-08609)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PIZZETTI, GARIGLIO, ANDREA ROMANO, CANTINI, BRUNO BOSSIO e DEL BASSO DE CARO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il settore dell'aviazione produce attualmente il 2 per cento delle emissioni globali di gas serra. L'Associazione internazionale trasporto aereo (Iata) prevede che i passeggeri raddoppieranno nei prossimi 15-20 anni e le proiezioni per il 2050 stimano che il settore aumenterà le emissioni prodotte fino al 300 per cento rispetto al 2010. Il trasporto aereo è stato in questi anni l'unico settore di fatto escluso dagli obblighi di decarbonizzazione e le previsioni di crescita della domanda vanno in direzione contraria agli obiettivi europei di riduzione delle emissioni;

   nel settore dell'aviazione è presente un numero estremamente limitato di alternative tecnologicamente disponibili ai carburanti fossili e, come sottolineato nella «Strategia europea per una mobilità a basse emissioni», la principale soluzione a medio termine è rappresentata dai carburanti sostenibili per l'aviazione (Sustainable Aviation Fuels o Saf). I Saf consentono una riduzione delle emissioni fino all'80 per cento rispetto ai carburanti tradizionali e dal 2006 sono in corso sperimentazioni per l'uso commerciale, che ne hanno consentito l'utilizzo in un numero crescente di Paesi. Il principale ostacolo alla loro diffusione su larga scala è rappresentato dal maggior prezzo finale rispetto ai carburanti fossili, che comporta la necessità di introdurre forme di sostegno per compensare i maggiori costi di produzione e stimolare la domanda;

   a livello europeo è in corso di definizione l'iniziativa ReFuelEU Aviation, finalizzata ad introdurre misure normative ed incentivi allo sviluppo dei carburanti sostenibili per l'aviazione;

   al fine di affrontare concretamente il tema, anticipando eventuali misure in sede europea, numerosi Paesi (Svezia, Norvegia, Germania, Olanda, Finlandia, Francia e Spagna) hanno adottato, o previsto di introdurre, iniziative volte a garantire l'impiego di quote minime di miscelazione dei carburanti tradizionali ai Saf. Questa misura, già sperimentata per il trasporto su strada, rappresenta la soluzione più efficace per una progressiva decarbonizzazione tramite meccanismi di mercato;

   l'8 febbraio 2021 i Ministri dei trasporti di otto importanti Stati membri dell'Unione europea (Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna e Svezia) hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta chiedendo alla Commissione europea un maggiore sforzo nella promozione dei carburanti sostenibili per l'aviazione (Saf);

   questa dichiarazione segue una simile iniziativa, adottata dai Ministri di sei Stati membri nel mese di giugno 2020, in cui si sollecitava la Commissione a definire rapidamente misure volte a garantire la diffusione dei carburanti sostenibili per l'aviazione e a proporre una quota minima di miscelazione vincolante a livello europeo;

   in questo contesto l'Italia, che non è tra i firmatari delle lettere, ha riconosciuto il contributo dei Saf all'interno del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, sottolineando la necessità di introdurre un meccanismo di incentivo all'utilizzo e alla diffusione di tali carburanti. Il Piano non prevede, tuttavia, misure specifiche e non risultano essere state ad oggi adottate forme di sostegno in questa direzione –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative volte allo sviluppo di una strategia nazionale per la decarbonizzazione del settore aereo, come l'istituzione di quote di miscelazione obbligatoria di carburanti sostenibili per l'aviazione, tenendo conto delle iniziative intraprese da importanti Paesi europei, e se intendano supportare tali iniziative attraverso forme dedicate di sostegno alla diffusione dei carburanti sostenibili per l'aviazione, come previsto dal Piano nazionale integrato per l'energia e il clima.
(5-05523)


   DEL BARBA e PAITA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   quella di Spriana è una frana con riprese di movimento periodiche, di dimensioni pari a circa 70 milioni di metri cubi di materiali, che da decenni imperversa sulla città di Sondrio e i comuni limitrofi, minacciando cittadini e interi complessi abitativi;

   i vari interventi attuati a partire dalla seconda metà degli anni '80 si sono proposti di scongiurare il possibile distacco, totale o parziale, della frana di Spriana, che porterebbe allo sbarramento del torrente Mallero e al rovesciamento di un'onda di piena, di acqua e detriti, che andrebbe a travolgere le aree e le popolazioni circostanti;

   i rischi idrogeologici collegati all'evoluzione del movimento franoso si sono ripercossi anche sul piano della viabilità, con riflessi negativi sull'intero tessuto economico, produttivo e turistico della zona, nonostante la frana di Spriana sia stata inserita fra i «I luoghi del cuore» del Fondo ambiente italiano (Fai) – quale componente del patrimonio ambientale da recuperare e salvaguardare – e fra i luoghi interessati dai prossimi Giochi olimpici e paraolimpici invernali 2026 di Milano e Cortina;

   per ovviare ai rischi descritti sono stati avviati, già dal 1991, i lavori per realizzare un bypass utile a mettere in sicurezza i territori interessati sia sul piano della viabilità che su quello idrogeologico;

   sebbene il completamento delle opere sia quasi ultimato, i cantieri risultano fermi da circa 13 anni, interrotti per mancanza delle risorse necessarie a realizzare gli ultimi interventi e addivenire al collaudo delle opere;

   al fine di sollecitare il finanziamento e la realizzazione dell'opera venivano presentati dall'interrogante, nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio 2021 (A.C. 2790-bis), due emendamenti (142.9 e 142.10) e un ordine del giorno (n. 9/2790-bis-AR/220), accolto favorevolmente dal Governo pro tempore il 27 dicembre 2020;

   nel febbraio 2021 si è proceduto all'aggiornamento del quadro economico e delle opere indispensabili per addivenire al completamento dell'opera e non vanificare i lavori finora eseguiti e già finanziati;

   gli oneri complessivi per la messa in sicurezza degli abitati minacciati dalla frana di Spriana ammontano a circa 45 milioni di euro, da ripartire in più annualità e utili a finanziare un cronoprogramma che vedrebbe ripartire i cantieri già a maggio di quest'anno e che si concluderebbe con la consegna delle relative opere il 30 giugno 2024, in tempo anche per i prossimi Giochi olimpici e paraolimpici invernali;

   la pronta riapertura dei cantieri e il finanziamento degli interventi sopradescritti rappresentano una priorità assoluta per i territori di Sondrio e della Valmalenco, che non può più essere procrastinata: è obbligatorio scongiurare qualsiasi ipotesi di tragedia e garantire l'incolumità e la sicurezza di territori da troppi anni minacciati dalla frana di Spriana e i cui timori hanno trovato finora risposta in una mera – per quanto essenziale – opera di monitoraggio –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per garantire il finanziamento delle opere di messa in sicurezza e realizzazione del bypass della frana di Spriana, garantendo così la tempestiva riapertura dei cantieri, l'attuazione del nuovo cronoprogramma dei lavori, il ripristino della normale viabilità e, di conseguenza, la salvaguardia della sicurezza e dell'incolumità degli abitati e della popolazione da essa minacciati.
(5-05527)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dagli articoli pubblicati su Il Tirreno il 6 e il 13 marzo 2021 si apprende che Toscana Aeroporti avrebbe preso in esame un'offerta di acquisto per cedere Aeroporti Handling (Tah), il ramo d'azienda che gestisce tutte le operazioni di terra negli scali di Pisa e Firenze e che occupa oltre 460 lavoratori diretti oltre le centinaia impiegate nei vari appalti e che verrebbero coinvolti dalla vendita;

   un'azienda italiana attiva nel settore sarebbe quindi intenzionata a rilevare quello che è un asset strategico di Toscana Aeroporti che avrebbe fissato in tre mesi il periodo di valutazione della proposta e della possibile cessione;

   nonostante la società subentrante si sia già impegnata al mantenimento dei livelli occupazionali e salariali per almeno 24 mesi dall'acquisto, le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione rispetto a tale cessione che impatterebbe anche sul sistema di appalti gestito direttamente da Tah, a partire da quello per il carico e scarico bagagli, scaduto nel mese di dicembre 2020 e prorogato fino al 31 marzo 2021, che nel solo aeroporto pisano impiega circa 130 lavoratori;

   le organizzazioni sindacali lamentano l'assenza di certezza e di impegni da parte del gruppo che gestisce gli aeroporti di Pisa e Firenze specialmente nell'attuale fase di difficoltà vissuta innanzitutto dai lavoratori, dovuta al drastico calo dei voli e delle attività a causa della pandemia e alle prossime scadenze legate agli ammortizzatori sociali, alle proroghe degli appalti e al divieto di licenziamento;

   occorre sottolineare come lo scorso anno la cassa integrazione sia stata applicata a tutti i quasi 900 dipendenti di Toscana Aeroporti e Toscana Aeroporti Handling e sia in scadenza a fine marzo 2021;

   la decisione dell'azienda di procedere con una ristrutturazione aziendale volta a cedere parte della forza lavoro e un asset industriale importanti, nel pieno di una pandemia, rischia di drammatizzare ulteriormente gli effetti della crisi prodotta dal Covid-19;

   l'intero settore del trasporto aereo è attualmente in crisi e va adeguatamente sostenuto, anche in Toscana, senza che a pagare il conto della crisi siano sempre e per primi le lavoratrici e i lavoratori;

   il timore dei sindacati è che alla vendita del comparto handling possa seguire una riduzione dell'occupazione negli appalti diretti, con altrettante ricadute negative nei settori del noleggio, delle pulizie, della ristorazione, sui lavoratori stagionali e i part-time verticali;

   a parere dell'interrogante non è accettabile che, nonostante i sussidi milionari ricevuti da parte delle istituzioni, la società Toscana Aeroporti, di proprietà argentina e presieduta da Marco Carrai, decida di svendere il settore dei servizi a terra mettendo a rischio più di 450 lavoratori. Si è di fronte ad una decisione, secondo l'interrogante, sbagliata e preoccupante –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, non intendano aprire urgentemente un tavolo di crisi sul trasporto aereo, che tenga conto anche di situazioni come quella esposta in premessa, affinché l'intero settore aeroportuale sia adeguatamente sostenuto, così da evitare che le società che gestiscono gli scali procedano con operazioni di ristrutturazione aziendale e svendita di asset che penalizzerebbero soltanto l'occupazione, scaricando i costi della crisi dovuta all'emergenza sanitaria in corso soltanto sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori, così come sta avvenendo in Toscana con la cessione di Aeroporti Handling (Tah) da parte di Toscana Aeroporti.
(4-08604)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'Accordo di recesso del Regno Unito dall'Unione europea ha riconosciuto una specifica tutela ai cittadini britannici e ai loro familiari che abbiano esercitato il diritto di libera circolazione nello Stato italiano alla data del 31 dicembre 2020. Essi hanno diritto di risiedere in Italia e di godere automaticamente di tutti i diritti di cui beneficiavano in Italia, escluso il diritto di voto, prima della data di recesso del Regno Unito;

   a tal fine, è stata predisposta una procedura dedicata che prevede la possibilità di richiedere, presso la questura di residenza, il rilascio di una carta di soggiorno in formato elettronico che attesta il nuovo status di beneficiario secondo l'Accordo di recesso («Adr»). Secondo l'articolo 18.4 dell'Accordo di recesso tra l'Unione europea ed il Regno Unito del 1° febbraio 2020, i cittadini britannici interessati hanno il diritto di ricevere un nuovo documento di soggiorno in formato elettronico. Il documento indica che è stato emesso sulla base dell'Accordo di recesso e consente di esercitare i diritti riconosciuti dall'Accordo medesimo;

   il documento di soggiorno elettronico, denominato «carta di soggiorno», da non confondere con il «permesso di soggiorno», deve essere rilasciato dalla questura della provincia dove risiede il cittadino britannico, sul cui sito è indicato un canale telematico dedicato, che consente agli interessati di prenotare l'appuntamento per la presentazione dell'istanza;

   ad oggi non sembra che siano state emesse carte di soggiorno, mentre i sistemi informatici dell'Inps, della motorizzazione e delle Asl, non sono stati ancora aggiornati, non riconoscendo ai cittadini britannici il loro status speciale. I canali telematici richiedono l'esibizione del «permesso di soggiorno» che, non può essere richiesto dai cittadini britannici; inoltre, in virtù dell'Accordo di recesso, non occorre certificare il diritto a risiedere nel nostro Paese. Questa è una situazione che sta creando gravi disagi alla comunità dei cittadini britannici residenti in Italia, composta da oltre 60 mila unità;

   la scarsa conoscenza dell'Accordo di recesso e dei benefici accordati ai cittadini britannici residenti comporta che, nel settore privato, professionisti, proprietari, datori di lavoro, commercialisti, notai continuino a richiedere l'esibizione del permesso di soggiorno. Al momento, in rete, sui siti delle amministrazioni pubbliche, non è disponibile nessuna comunicazione inerente ai diritti e agli obblighi dei cittadini britannici alla quale gli impiegati della pubblica amministrazione e i professionisti possano fare riferimento. Per questo motivo serve una comunicazione ufficiale per chiarire che i cittadini britannici residenti al 31 dicembre 2020 in Italia godono di pari trattamento rispetto ai cittadini italiani, che non hanno né l'obbligo né il diritto ad ottenere un permesso di soggiorno, e che la qualità di beneficiario dei diritti ai sensi dell'Accordo di recesso può essere attestata con si qualsiasi altro mezzo di prova;

   benché la carta di soggiorno non sia obbligatoria, giova evidenziare che il possesso del nuovo documento di soggiorno consente un più agevole riconoscimento dei soggetti titolari dei benefici previsti dall'Accordo di recesso, un sostegno prezioso alla luce dei disagi che stanno subendo i cittadini britannici residenti in Italia –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto per accelerare l'emissione della carta di soggiorno in formato elettronico per i cittadini britannici nelle questure, aggiornare i sistemi informatici di Inps, Asl e motorizzazione civile, ottemperare all'obbligo di cui all'articolo 37 del citato Accordo di recesso di divulgare «le informazioni relative ai diritti e agli obblighi dei cittadini inglesi» e promuovere una campagna di informazione della popolazione sulla condizione dei cittadini britannici residenti in Italia prima del 31 dicembre 2020, soggetti titolari di diritti previsti dall'Accordo di recesso sopracitato.
(4-08603)


   BARBUTO, GRIPPA, BUFFAGNI e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le ultimissime indagini della Guardia di finanza di Crotone e Catanzaro, coordinate dalla procura della Repubblica – direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta dal dottor Nicola Gratteri, confermano le illegalità diffuse che si consumano nel territorio di Isola Capo Rizzato, in provincia di Crotone;

   le predette indagini, citando solamente le più recenti della Guardia di finanza, hanno fatto luce su gravissimi reati perpetrati in quel Centro, che vanno dalla frode nel settore della produzione di energie da fonti rinnovabili e del traffico illecito di rifiuti (Operazione «Erebo Lacinio»), alla pervasività della criminalità organizzata di stampo ‘ndranghetistico della famiglia Arena (Operazione «Coccodrillo»), a cui le imprese si rivolgono per sbaragliare la concorrenza, acquisendo una posizione dominante nell'esecuzione di lavori edili, ovvero la protezione da interferenze estorsive di altri gruppi criminali;

   nel vasto territorio di Isola Capo Rizzuto, che ospita circa 17.000 cittadini che vi risiedono, posto in posizione strategica, perché a cavallo tra le province di Catanzaro e Crotone, ricadono anche località turistiche rinomate in tutto il mondo, come ad esempio Le Castella, l'aeroporto di interesse nazionale «S. Anna» e, dirimpetto a quest'ultimo, uno dei centri di accoglienza per migranti più grandi d'Italia (Cara), anch'esso negli ultimi anni al centro di indagini per infiltrazioni mafiose nella sua gestione (operazione «Jonny»);

   al fine di prevenire la commissione di siffatti odiosi reati ed infondere nella popolazione serenità e il senso dello Stato, portando i cittadini alla denuncia delle attività illecite, così come auspicato dal dottor Gratteri, è prioritario che venga assicurato un maggior controllo del territorio e la presenza costante e massiccia delle forze dell'ordine;

   attualmente l'unico presidio esistente nel comprensorio di Isola Capo Rizzuto è costituito da una Tenenza dei carabinieri, atteso che nel 2013 la Brigata della Guardia di finanza ivi operativa è stata soppressa;

   pertanto, a parere dell'interrogante è necessario potenziare la presenza dello Stato, mediante l'istituzione di nuovi presidi di legalità, come la realizzazione di una nuova caserma della Guardia di finanza, corpo specializzato nella lotta al contrasto dei reati economico-finanziari e/o di un Commissariato di polizia di Stato, per un più efficace controllo del territorio;

   un bel segnale di legalità, che non comporterebbe alcun aggravio per le casse dello Stato, sarebbe l'utilizzo di uno dei tanti immobili ivi presenti, confiscati alla criminalità organizzata e nella disponibilità dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati (Anbsc) –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione di illegalità e della presenza asfissiante delle cosche di 'ndrangheta che si registra a Isola Capo Rizzuto, così come emerso dalle numerose inchieste portate avanti dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, e quali iniziative di competenza intenda adottare per potenziare la presenza delle forze dell'ordine in quel territorio, al fine di prevenire e contrastare la criminalità con maggiore incisività e garantire maggiore sicurezza ai cittadini perbene, che rappresentano la stragrande maggioranza della popolazione.
(4-08606)


   SCANU, CADEDDU e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la segreteria del dipartimento della pubblica sicurezza, Ufficio relazioni sindacali del Ministero dell'interno, ha protocollato in data 4 febbraio 2021 uno schema di decreto del Capo della Polizia-direttore generale della pubblica sicurezza (Prot. 587, n. 555/RS/01/58) che riguarda la prevista soppressione di diversi uffici della polizia stradale, della polizia ferroviaria e della polizia di frontiera;

   ai sensi dell'articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, nel rispetto dei doveri di informazione della categoria, questo documento è stato comunicato alle sigle sindacali di riferimento ai fini di eventuali osservazioni. L'emanando decreto rappresenta l'ultimo di una stratificazione normativa e provvedimentale che ha previsto una progressiva riduzione dei citati distaccamenti specializzati;

   in particolare, questo tipo di politica di organizzazione del personale e delle strutture rappresenta una delle conseguenze dell'applicazione della legge n. 124 del 2015 recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche», meglio conosciuta come «legge Madia» di riforma della pubblica amministrazione;

   dal documento si evidenzia una non indifferente riduzione di presidi su territori particolarmente appetibili alle mire della criminalità organizzata e sottoposti a rischio sicurezza;

   le determinazioni assunte sembrerebbero delineare una volontà di favorire la permanenza di presidi di polizia sulle arterie di comunicazione nazionale (stradale e ferroviaria) a forte vocazione privata (autostrade e alta velocità) nel fine ultimo, legittimo, di garantire gli investimenti fatti dai concessionari autostradali e dalle Ferrovie dello Stato italiane;

   il risultato che ne deriva, attesa la rilevanza della portata delle infrastrutture in questione, è una ancor più disomogenea presenza della Polizia di Stato nelle diverse aeree geografiche del Paese (maggiore presenza di infrastrutture al Centro-nord equivale a una maggiore permanenza dei presidi) strettamente connessa alla relativa capacità contributiva dei cittadini interessati (pagamento del pedaggio autostradale o del biglietto per l'alta velocità per le tratte ferroviarie a scapito della viabilità ordinaria e al pendolarismo ferroviario ordinario);

   a fronte delle previste chiusure sindacati, società civile e cittadini da tutta Italia hanno lanciato un grido di allarme per le conseguenze negative sulla tenuta della sicurezza del territorio;

   per quanto concerne la polizia stradale risulta sconcertante la previsione della chiusura del distaccamento di Fonni, in provincia di Nuoro, estremamente deleteria per la Sardegna, già ridimensionata nei presidi e dove fenomeni di spopolamento fanno sentire maggiormente il senso di insicurezza dei cittadini;

   del tutto irricevibile è l'ipotesi di chiusura del presidio di polizia ferroviaria di Campobasso che dopo la chiusura della sede di Isernia rappresenta l'unico presidio in Molise, che resterebbe l'unica regione in Italia a rimanere priva del comparto di sicurezza della rete ferroviaria regionale e quindi senza strumenti per la prevenzione contro fenomeni di microcriminalità, lasciando sguarnite tratte importanti come quelle di Campobasso-Napoli e di Campobasso-Roma;

   è stata poi evidenziata la illogicità della chiusura dei presidi di polizia di frontiera presso gli Scali Marittimi ed Aerei di Gioia Tauro, di Taranto e di La Spezia in ragione del ruolo strategico che gli stessi rivestono come porta d'ingresso dei flussi di merce per tutta l'Europa e dei conseguenti problemi in ordine al rischio di criminalità;

   le sigle sindacali di rappresentanza interpellate hanno sottolineato la necessità urgente di invertire la rotta attraverso una revisione dei nefasti contenuti della «legge Madia» a tutela dei cittadini, ripristinando quantomeno la dotazione organica originaria della Polizia, che anteriormente prevedeva circa 10.000 agenti in più –:

   quali iniziative intenda adottare per evitare la soppressione degli uffici indicati nel citato schema di decreto e consentire un livello adeguato di personale nei presidi dei territori interessati.
(4-08612)


   DARA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente si è posta la questione, anche in ambito giurisdizionale, della corretta interpretazione della circolare del Ministero dell'interno n. 300-A-5620-17-144- 5-20-3 del 21 luglio 2017 sull'utilizzo dei sistemi di rilevamento elettronici per le infrazioni al codice della strada;

   occorrerebbe chiarire, in particolare, se i varchi Ztl, gli autovelox, i rilevatori di violazioni della segnaletica semaforica siano omologati alla sola finalità sanzionatoria tipica, ovvero quella delle violazioni al codice della strada, o siano utilizzabili anche come strumento di controllo di altri tipi di violazioni, per quanto gravi;

   eppure, un monitoraggio del traffico e di riconoscimento almeno di quelle targhe già segnalate all'autorità giudiziaria sembra evincersi proprio dal paragrafo 6 dell'Allegato alla circolare in questione, laddove si consente che gli apparecchi di rilevazione possono effettuare un continuo monitoraggio del traffico, sebbene la memorizzazione sia lecita solo ai fini di infrazione, e soprattutto laddove è fatta «salva la possibilità di utilizzo dei dati a fini giudiziari»;

   in sostanza, a parere dell'interrogante, questa conclusione nasce da un'ambiguità di fondo della circolare ministeriale che non precisa chiaramente quali sono i casi in cui possono essere utilizzate le immagini;

   è anche per questa ragione che, fino ad oggi, le amministrazioni locali e le forze dell'ordine hanno pacificamente utilizzato i suddetti sistemi di tracciamento, affiancandoli alla rete di sistemi di lettura delle targhe; non si tratta di avallare un sistema di memorizzazione massivo e indifferenziato, ma di consentire l'individuazione dei dati relativi a targhe già segnalate all'autorità giudiziaria a fini di pubblica sicurezza e di repressione dei reati; solo allorquando vi sia corrispondenza tra targa segnalata e quella del veicolo in transito ha luogo la funzione di memorizzazione dei dati, che non è automatica, ma va attivata dalla polizia locale, in funzione di polizia giudiziaria sotto indicazione e alle dipendenze dell'autorità giudiziaria;

   vietando il monitoraggio continuo e la conseguente rilevazione delle targhe segnalate per gravi violazioni di legge da parte dei sistemi di rilevazione delle infrazioni si causerebbero almeno due considerevoli danni alla pubblica amministrazione;

   in primo luogo, le forze dell'ordine verrebbero private di un importante strumento di indagine sul territorio; i sistemi di rilevamento elettronici, infatti, sono uno strumento altamente performante di monitoraggio del traffico; nelle more, non sarebbero poi calcolabili le conseguenze dei ritardi per la messa in servizio di altri sistemi sulla sicurezza del territorio;

   in secondo luogo, per ottenere un analogo servizio di monitoraggio, si costringerebbero i comuni a sobbarcarsi ulteriori spese per l'installazione di una seconda rete di sistemi di lettura targhe, con un aggravio notevole per la collettività –:

   se il Ministro, anche al fine di salvaguardare il servizio finora svolto con i dispositivi già installati, intenda chiarire la portata della circolare del 21 luglio 2017 citata in premessa, magari specificando, con particolare riguardo alla locuzione «salva la possibilità di utilizzo dei dati a fini giudiziari», che gli strumenti di rilevamento delle infrazioni possono essere equiparati ai sistemi di lettura delle targhe sotto l'aspetto della funzione di videosorveglianza e il conseguente regime di conservazione dei dati.
(4-08613)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le prove nazionali Invalsi riguardano test scritti che ogni anno vengono effettuati da tutti gli studenti italiani delle classi indicate dalla normativa di riferimento (articolo 6, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 28 marzo 2013 n. 80, modificato dall'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 13 aprile 2017 n. 62). L'obiettivo è valutare i livelli di apprendimento in alcune materie come italiano, matematica e inglese. In seguito ai risultati conseguiti emergono indicazioni per la valutazione a livello di classe, di istituto, ma anche regionale e nazionale;

   nell'anno scolastico 2019/2020 il Ministero dell'istruzione, a causa della pandemia da Covid-19 e con il conseguente passaggio in didattica a distanza delle lezioni, ha stabilito di non effettuare i test medesimi;

   le prove nazionali 2019, secondo il documento «I risultati delle prove Invalsi 2019», avevano fatto emergere diverse problematiche:

    a) per la scuola primaria: «Le piccole differenze che si riscontrano in Italiano e Matematica in II elementare divengono più visibili in V elementare. Piccoli divari già osservabili all'inizio del ciclo primario diventano più rilevanti alla fine dei primi cinque anni di scuola obbligatoria. In alcune regioni del Mezzogiorno la scuola elementare fatica quindi a esercitare una delle sue funzioni principali, ossia quella di appianare le differenze dovute all'ambiente di provenienza e, quindi, di garantire a tutti uguali opportunità di proseguire con successo negli studi.»;

    b) per la scuola secondaria di primo grado: «Il problema maggiore rimane la forte differenza all'interno del Paese, tra nord e sud, soprattutto in Matematica e in Inglese. In Campania, Sicilia e Sardegna la percentuale di allievi che in Italiano non raggiunge i traguardi previsti per la III media supera il 40 per cento (contro il 34 per cento a livello nazionale) per raggiungere oltre il 50 per cento in Calabria. Per la Matematica la situazione è ancora più preoccupante. Anche per la prova d'inglese si osservano risultati molto diversi all'interno del Paese. Nella prova di lettura (reading) il 77,6 per cento degli studenti raggiunge il traguardo previsto al termine della terza media (A2), con valori ampiamente superiori all'80 per cento in tutte le regioni del nord e nelle Marche. Tali valori scendono drasticamente al sud, dove in Sicilia e Calabria solo il 60 per cento degli studenti raggiunge l'A2, ma anche in Sardegna e Campania tale percentuale si alza di pochi punti percentuali»;

    c) per la scuola secondaria di secondo grado: «Quanto si osserva in tutti i gradi scolastici in cui si svolgono le prove INVALSI risulta ancora più evidente in V superiore, dove le differenze territoriali diventano più forti, disegnando, di fatto, un'Italia divisa da nord a sud in tre parti. In Italiano, la percentuale di allievi che raggiungono risultati almeno adeguati è il 51 per cento in Campania (-14,4 per cento rispetto all'Italia), il 46 per cento in Calabria (-19,4 per cento rispetto all'Italia) e il 49 per cento in Sicilia (-16,4 per cento rispetto all'Italia). Ma le differenze crescono ancora in Matematica... Purtroppo i risultati non sono più incoraggianti per l'inglese. Gli allievi che raggiungono il B2 nella prova di lettura (reading) sono il: 39,9 per cento in Campania (-11,9 per cento rispetto all'Italia), 31 per cento in Calabria (-20,8 per cento rispetto all'Italia), 34,8 per cento in Sicilia (-17 per cento rispetto all'Italia) e il 34,1 per cento in Sardegna (-17,6 per cento rispetto all'Italia)»;

   il Ministero, a parere dell'interrogante, dovrebbe porre in essere soluzioni organizzative finalizzate a garantire l'effettuazione delle prove Invalsi per l'anno scolastico corrente: diversamente vi è il rischio di non colmare eventuali lacune nei prossimi anni scolastici, con l'impossibilità di comprendere pienamente quanto ha funzionato la didattica a distanza soprattutto tra gli alunni più fragili –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire comunque l'effettuazione delle prove Invalsi;

   se ed entro quali termini intenda valutare un programma organizzativo, a supporto dell'Invalsi per effettuare le prove suddette.
(4-08614)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 289, stanzia ulteriori risorse pari a 180 milioni di euro sul Fondo sociale per occupazione e formazione volte al completamento dei piani di recupero occupazionale nelle aree di crisi industriale complessa, destinate ai trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) e di mobilità in deroga nell'anno 2021;

   la suddetta disposizione recita: «Al fine del completamento dei piani di recupero occupazionale di cui all'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, sono stanziate ulteriori risorse per un importo pari a 180 milioni di euro, a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, da ripartire tra le regioni con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze»;

   l'articolo 44, comma 11-bis, autorizza un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinaria, previo accordo stipulato in sede governativa presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con la presenza del Ministero dello sviluppo economico e della regione;

   le risorse stanziate all'uopo, coperte a valere sul Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, sono assegnate alle regioni dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali che provvede ad una ripartizione proporzionale alle esigenze rappresentate;

   ai sensi dell'articolo 53-ter del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, le risorse finanziarie di cui sopra, come ripartite ai sensi del predetto articolo 44, comma 11-bis, possono essere destinate dalle regioni medesime, nei limiti della parte non utilizzata, alla prosecuzione, senza soluzione di continuità e a prescindere dall'applicazione dei criteri di cui al decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, n. 83473 del 10 agosto 2014, del trattamento di mobilità in deroga, per un massimo di dodici mesi, per i lavoratori che operino in un'area di crisi industriale complessa e che risultino beneficiari di un trattamento di mobilità ordinaria o di un trattamento di mobilità in deroga;

   con le disposizioni di cui al suddetto comma 289 dell'articolo 1 dell'ultima legge di bilancio, sarebbe da intendersi chiara la volontà di introdurre una semplificazione, accorpando in un'unica disposizione di carattere generale tutti gli interventi susseguitisi nel tempo che fanno riferimento all'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015 e che hanno ad oggetto la realizzazione di piani di recupero occupazionale nelle aree di crisi industriale complessa;

   al fine di completare i suddetti piani di recupero, autorizzati di anno in anno sulla base di singole disposizioni, la legge di bilancio per il 2021 ha stanziato «ulteriori» risorse aggiuntive da destinare alle finalità dell'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015 e dell'articolo 53-ter del decreto-legge n. 50 del 2017, cioè alla concessione di un ulteriore intervento di integrazione salariale straordinaria, sino al limite massimo di 12 mesi e alla prosecuzione del trattamento di mobilità in deroga, per un massimo di 12 mesi, per i lavoratori di imprese operanti in un'area di crisi industriale complessa;

   pur in assenza della proroga delle singole misure, è quindi possibile utilizzare le risorse stanziate dalla legge di bilancio per il 2021 per il completamento degli interventi che traggono origine dall'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015;

   ad oggi non è ancora stato definito e pubblicato il decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali per la ripartizione tra le regioni delle risorse di cui all'articolo 1, comma 289, della legge 30 dicembre 2020, n. 178;

   l'articolo 1, comma 291, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, modifica l'articolo 1-ter del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, estendendo a tutti i lavoratori della regione Campania l'indennità prevista per i lavoratori delle aree di crisi complessa della regione Campania stessa, e prorogandone, altresì, gli effetti al 2021;

   ad oggi gli effetti di quest'ultima disposizione non hanno sortito effetti, in quanto le suddette indennità non sono ancora state erogate dalla regione Campania, la quale, a quanto consta agli interpellanti, è ancora intenta nell'individuare con le amministrazioni competenti le modalità di erogazione –:

   se sia stato completato l'iter di definizione del decreto ministeriale previsto dalle disposizioni citate in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di un più celere riparto delle risorse in favore dei lavoratori interessati dalle misure di sostegno al reddito.
(2-01139) «Buompane, Villani, Manzo, Adelizzi, Nappi, Gallo, Iorio, Grimaldi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   i cosiddetti Punti Blu sono stati creati alla fine degli anni '90 per fornire un qualificato servizio di assistenza alla clientela di Autostrade per l'Italia, tanto che al personale dedicato furono chiesti requisiti di idoneità e professionali specifici;

   da allora l'azienda (Autostrade per l'Italia) predispose quindi appositi e mirati interventi di crescita professionale, secondo esclusivi sostegni formativi, finalizzati a migliorare le conoscenze sulle procedure e sui sistemi informatici di esazione automatizzata e sulle capacità relazionali e di risoluzione dei problemi nel rapporto con il cliente;

   le ricadute delle chiusure odierne dei Punti Blu, dovute alla classificazione in «zona rossa» per Covid-19 e in aggiunta a quelle future previste nel nuovo piano industriale (lasciandone aperti solo 9 su tutto il territorio nazionale, quindi uno per Tronco), colpirebbero nello specifico i clienti anziani, quelli che non possono accedere ad internet, gli utenti stranieri che vengono in Italia per lavoro ed i turisti; difatti, poiché il nuovo piano industriale prevede la totale digitalizzazione del servizio di assistenza, queste persone non saranno più messe in grado di risolvere i numerosi problemi che possono presentarsi nel quotidiano e che, ad oggi, quasi in esclusiva vengono risolti presso i Punti Blu; la loro chiusura comporterà poi un aggravio in termini di tempi e costi per il cliente, dovendo avvalersi, quest'ultimo, dei servizi postali per numerose pratiche, come nel caso, solo a titolo esemplificativo, di sostituzione e restituzione dei Telepass;

   risulta ancora indispensabile il loro servizio per gli innumerevoli rapporti di mancato pagamento del pedaggio che spesso implicano la necessità di recarsi fisicamente presso un Punto Blu per risolvere le varie problematiche che si possono creare;

   anche per quanto riguarda il furto e lo smarrimento dei titoli di pagamento, il cliente che non può accedere ai sistemi informatici avrà delle difficoltà, perché la documentazione che ne certifica il furto e/o io smarrimento dovrebbe essere inoltrata per posta, mentre al Punto Blu viene inserita senza costi a carico del cliente;

   inoltre, l'assistenza data alle diverse decine di clienti che giornalmente escono nei caselli ad alta automazione che ormai interessa il 100 per cento delle stazioni autostradali e che ha ridotto drasticamente la presenza di personale ai caselli, rende fondamentale l'assistenza per risolvere tutti i problemi che si generano durante il percorso in autostrada;

   è di tutta evidenza che per effetto di tali chiusure si sta creando un notevole disservizio per tutti i cittadini fruitori del servizio autostradale;

   per tutti i servizi sopra elencati, i Punti Blu devono essere considerati in prevalenza come centri di assistenza al cliente e solo in modo del tutto marginale come punto di vendita;

   la loro chiusura, in quanto classificati oggi dall'azienda solo come negozi, risulta controproducente non solo per quanto riguarda l'assistenza ai clienti, ma soprattutto per i riflessi negativi che si hanno sulle condizioni economiche dei lavoratori messi in cassa integrazione guadagni ordinaria o forzatamente in ferie durante le chiusure per Covid-19 –:

   se e quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, affinché il ricollocamento del personale in esubero proveniente dalle future chiusure dei Punti Blu garantisca il riconoscimento della professionalità acquisita dallo stesso personale.
(4-08616)


   FOTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la circolare n. 22 del 20 maggio 2020 a firma del direttore generale dell'Inail, ad integrazione e precisazione delle prime indicazioni fornite con la circolare n. 13 del 3 aprile 2020, ribadisce che l'Inail, ai sensi dell'articolo 42, comma 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, fornisce tutela infortunistica ai lavoratori che hanno contratto l'infezione SARS-Cov-2 in occasione di lavoro, secondo il consolidato principio giuridico che equipara la causa virulenta alla causa violenta propria dell'infortunio;

   è qui il caso di ricordare che l'indennità per inabilità temporanea assoluta copre anche il periodo di quarantena o di permanenza domiciliare fiduciaria – sempre che il contagio sia riconducibile all'attività lavorativa – con la conseguente astensione dal lavoro;

   risulta all'interrogante del tutto incomprensibile – in fatto e in diritto – la reiezione dell'istanza di conseguimento dell'indennità che precede presentata alla sede Inail di Piacenza dal signor L. L. (pratica n. 518170576), avendo ritenuto tali uffici che l'infezione di cui sopra non sia avvenuta «per rischio lavorativo»;

   appare altresì censurabile, sotto più profili, il fatto che al lavoratore in questione sia stata partecipata la possibilità di presentare opposizione avverso il provvedimento di reiezione dell'istanza senza neppure l'indicazione del termine entro cui potere esercitare tale facoltà –:

   se e quali verifiche si intendano promuovere, per quanto di competenza, presso l'Inail, sede di Piacenza, in ordine alla pratica sopra indicata – tenuto conto che il lavoratore infortunato è dipendente di un'azienda di trasporto pubblico locale (Seta spa), al cui interno si sono verificati casi di infezione di altri dipendenti con i quali il predetto lavoratore è venuto in contatto – anche ai fini dell'auspicabile adozione di un provvedimento di riforma di quello della reiezione dell'istanza.
(4-08618)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BITONCI, STEFANI, VIVIANI, MANZATO, LOLINI e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Serprino, biotipo del vitigno Glera, è un vino bianco frizzante o spumante prodotto sui Colli Euganei, dove le caratteristiche del suolo vulcanico e del clima creano una combinazione di intensi caratteri qualitativi che portano i vini euganei oltre i confini regionali e nazionali;

   risulta agli interroganti che un decreto ministeriale, attualmente in fase di definizione, prevederebbe la possibilità di ampliare all'intero territorio nazionale la produzione di uno spumante generico utilizzando lo stesso vitigno;

   il provvedimento, altresì, conterrebbe altre discutibili «liberalizzazioni», come ad esempio, la concessione indiscriminata dell'uso di recipienti alternativi al vetro come plastica, lattine, TetraPak senza la valutazione dei consorzi di tutela;

   il Veneto produce il 75 per cento del vino, come Doc o Docg. Il Serprino è forte di una coltivazione storica che appartiene da sempre alla terra Euganea e una deregolamentazione della sua produzione penalizzerebbe fortemente tutti i suoi produttori;

   infatti, sono piccoli produttori dei Colli Euganei quelli che producono, su 500 ettari, più di 700 mila bottiglie, seguendo disciplinari e regolamenti per la tutela della tipicità con abilità enologiche tramandate da intere generazioni;

   sarebbe importante intervenire per modificare le procedure contenute nella bozza di decreto ministeriale che potrebbero determinare un danno per i viticoltori e per tutti i vini a denominazioni di origine e mettere in discussione l'identità e la riconoscibilità di un prodotto che caratterizza la produzione di un territorio;

   obiettivo dell'azione di Governo deve essere quello di tutelare le identità e le qualità delle nostre produzioni agroalimentari –:

   quali iniziative intenda mettere in atto affinché sia garantita la continuità dell'attuale protezione del termine «Serprino», nome che funge da sinonimo del vitigno Glera, affinché tale termine sia riservato esclusivamente alla identificazione dei vini prodotti nella denominazione Colli Euganei e affinché non sia messa in pericolo la specificità di alcune eccellenze enogastronomiche italiane.
(4-08617)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, DEL SESTO, GIARRIZZO, ELISA TRIPODI, D'ORSO, DE CARLO, MARTINCIGLIO, VIANELLO e CORNELI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'ormai cronica carenza di organico negli enti locali, con uffici sguarniti di personale e numerosi dipendenti costretti a svolgere mansioni non previste nel proprio contratto, è stata più volte denunciata dagli amministratori degli stessi enti. Si tratta di una situazione che presenta caratteri di particolare gravità nei comuni più piccoli, che devono garantire servizi adeguati ai cittadini senza il personale necessario;

   questa situazione è presente in particolar modo nelle amministrazioni comunali delle regioni del Sud, dove gli enti si trovano in assoluta carenza di organico di figure professionali, cosiddette «infungibili», indispensabili per l'attuazione degli obiettivi perseguiti, per assolvere ai servizi pubblici essenziali verso i cittadini secondo adeguati livelli quantitativi e qualitativi, la cui mancanza rischia di bloccare il corretto funzionamento della macchina amministrativa;

   al contempo, le pubbliche amministrazioni del Sud hanno utilizzato nell'ultimo ventennio personale inquadrato anche con contratti atipici, il quale è divenuto essenziale per lo svolgimento degli affari correnti ed è in attesa di una stabilizzazione;

   nel Piano Sud 2030 si parla di un programma di rafforzamento delle amministrazioni con il reclutamento di 10 mila giovani laureati da inserire nelle amministrazioni per l'attuazione del piano, sia a livello locale nel Mezzogiorno e nelle aree interne; il programma prevede la definizione di un meccanismo virtuoso di selezione e reclutamento di alte professionalità, destinate alla gestione di tutte le fasi del ciclo dell'investimento realizzato con i fondi della coesione europea e nazionale;

   nel Testo del Recovery Plan in via di definizione si prevede sia un rafforzamento della nuova stagione concorsuale, attraverso la programmazione continua e periodica dei concorsi pubblici volti a reclutare prioritariamente giovani laureati con competenze tecniche, sia un piano strutturato straordinario di assunzioni di personale a tempo determinato (contratto di 3 anni) con competenze tecniche e/o altamente specializzate in materia di innovazione, digitalizzazione e modernizzazione destinato al rafforzamento delle amministrazioni pubbliche coinvolte nella realizzazione del Recovery Plan, al fine di garantire il necessario supporto specialistico all'attuazione concreta dei progetti;

   durante l'illustrazione delle linee programmatiche, con riferimento ai meccanismi di selezione e reclutamento del personale nelle pubbliche amministrazioni, il Ministro interrogato ha affermato di voler introdurre percorsi ad hoc destinati a selezionare i migliori laureati, favorire l'accesso da parte di persone che lavorano nel privato più qualificato, in organizzazioni internazionali, in università straniere o presso soggetti pubblici e privati all'estero e altresì prevedere meccanismi di selezione specifici volti a ricercare sul mercato le migliori professionalità tecniche da mettere a disposizione delle amministrazioni per la realizzazione degli investimenti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, in collaborazione con università, ordini professionali e settore privato;

   è emersa, quindi, la volontà di assumere degli esperti attingendo anche dagli ordini professionali –:

   quali siano gli orientamenti del Governo circa le modalità di selezione e reclutamento di queste professionalità tecniche necessarie per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza da parte delle pubbliche amministrazioni e se sia, dunque, intenzione del Ministro interrogato assumere questo personale altamente qualificato tramite concorso pubblico o per chiamata diretta, considerato che il concorso pubblico è l'unico strumento che, attraverso un sistema meritocratico, permette di accedere agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni.
(4-08601)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOJA e MORETTO. — Al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° marzo 2021 alcuni organi di stampa riportavano la notizia di tre agenti di polizia penitenziaria in forze al carcere di Carinola (CE), Angelo De Pari, Giuseppe Matano e Antonio Maiello, deceduti nelle sole ultime due settimane a seguito di un'infezione da Covid-19, segno tangibile di un focolaio di Coronavirus nella struttura tale da portare i contagi accertati, tra personale e detenuti, da zero a quarantuno nel giro di poche settimane;

   in data 2 marzo 2021, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, Mauro Palma, dichiarava su «Il Riformista» che «fin dall'inizio (...) abbiamo monitorato il diffondersi dell'epidemia nei penitenziari, chiedendo interventi a tutela dei lavoratori e la diminuzione della densità delle persone all'interno del carcere»;

   nella stessa giornata, la Ministra della giustizia, Cartabia, in visita al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha assicurato che il «Ministero segue con attenzione l'andamento delle vaccinazioni» e che «la somministrazione delle vaccinazioni, iniziata in alcune realtà carcerarie già da alcune settimane, prosegua velocemente»;

   numerose testate hanno successivamente dato notizia dello stato di agitazione proclamato da alcune sigle sindacali (Uspp, Osapp, Fns Cisl, Fp Cgil) della polizia penitenziaria, volto a porre all'attenzione del Governo il rischio incombente, non solo nella struttura di Carinola, ma in tutti gli istituti penitenziari, di nuovi focolai di infezione da Covid-19;

   sul sito internet del Ministero della giustizia è consultabile il «Monitoraggio Covid negli istituti penitenziari» i cui dati, aggiornati al 1° marzo 2021, registrano 410 casi di positività su un totale di 52.644 detenuti, 562 positivi su 36.939 dipendenti del corpo di Polizia penitenziaria e 49 positivi su 4.021 dipendenti amministrativi e dirigenziali dell'Amministrazione penitenziaria;

   il documento «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19», frutto dell'intesa raggiunta in conferenza Stato-regioni il 3 febbraio 2021, pubblicato l'8 febbraio 2021 sul sito internet del Ministero della salute, raccomandava, in virtù dell'approvazione del vaccino AstraZeneca e delle indicazioni dell'Aifa, la vaccinazione in via prioritaria, insieme al personale scolastico e alle Forze armate, anche del personale operante all'interno delle strutture penitenziarie e ai detenuti;

   nella più recente versione delle «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19», pubblicata il 13 marzo 2021 dopo l'intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, si fa ancora riferimento al target dei «Servizi penitenziari» (polizia penitenziaria, personale carcerario, detenuti), come prioritario a prescindere dall'età e dalle condizioni patologiche;

   il 13 marzo 2021 è stato diffuso dal Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, Generale Figliuolo, il «Piano vaccinale anticovid», ove si individuano, nelle regioni e nelle provincie autonome, i responsabili dei piani regionali, definiti «seguendo le indicazioni stabilite a livello centrale e, attraverso le aziende sanitarie» e a cui sono affidate «sul campo le attività di somministrazione e registrazione, anche con la collaborazione delle strutture regionali di protezione civile»;

   la regione Campania, al cui interno ha sede il carcere di Carinola, ha previsto la vaccinazione prioritaria per i penitenziari (polizia penitenziaria, personale carcerario, detenuti) solo a partire dal 4 marzo 2021 (fase T2), ma ad oggi non è possibile conoscere i dati relativi a questo singolo target, né a livello regionale, né a livello nazionale;

   alla data odierna, la pagina internet del Governo, «Report vaccini anti-Covid-19», riporta i dati, seppur in forma aggregata, dei soggetti vaccinati, tra cui le forze armate e il personale scolastico, ma non fornisce dati sui servizi penitenziari –:

   quali iniziative intenda promuovere il Governo per garantire l'effettiva priorità vaccinale per gli agenti della polizia penitenziaria, per il personale operante all'interno delle strutture penitenziarie e per i detenuti e per monitorare l'iter delle vaccinazioni.
(5-05526)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SQUERI e BARELLI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo rapporto della Direzione investigativa antimafia (Dia), che riassume le principali operazioni condotte nella prima metà del 2020, la parola «carburanti» compare diciotto volte a riprova di quanto le organizzazioni criminali, nel convogliare progressivamente i propri interessi verso il mercato e il tessuto produttivo del Paese, duramente colpito dalla crisi pandemica, stiano permeando il settore della distribuzione dei carburanti;

   i sindacati dei gestori della distribuzione di carburante, chiariscono che negli ultimi anni hanno chiuso circa 4 mila pompe «colorate» (-21 per cento), mentre sono cresciute del 138 per cento le pompe «bianche». Si assiste a un fenomeno di «caporalato petrolifero» che riguarderebbe 10 mila operatori;

   migliaia di operatori onesti sono ormai, da anni, costretti «a sopravvivere» in un mercato alterato da una concorrenza sleale e illegale, frutto di evasione e frodi fiscali; sono avvenuti molti cambi societari sospetti per un settore in crisi con volumi e margini in forte contrazione;

   il Covid-19 ha acuito in maniera drammatica una tendenza in corso da anni: la crisi di liquidità innescata dalla pandemia e dalla conseguente contrazione della mobilità e dei consumi, ha generato una piaga sociale ed economica che va contrastata duramente;

   è necessario rafforzare il sistema dei controlli che attualmente appare insufficiente e inefficace –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare, nell'immediato, per fronteggiare quanto esposto in premessa a tutela, della legalità e della tenuta economica del settore dell'approvvigionamento e della distribuzione dei carburanti e, in particolare, se non ritenga opportuno farsi promotore della creazione di una task force dedicata alla soluzione delle complessive problematiche del settore, coinvolgendo anche le associazioni di categoria maggiormente rappresentative.
(5-05528)


   VIANELLO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la regione Puglia ha concesso, con determina n. 22 dell'8 febbraio 2011, parere favorevole di compatibilità ambientale per i lavori di costruzione del depuratore a servizio degli abitanti di Sava e Manduria (TA);

   con nota prot. n. 75893 del 21 luglio 2015 Acquedotto Pugliese, in qualità di soggetto proponente, inoltrava formale richiesta di proroga dell'efficacia del provvedimento di Valutazione di impatto ambientale suindicato, rappresentando l'immutabilità dello stato dei luoghi e quindi l'assenza di modifiche negli impatti ambientali rispetto a ciò che è stato accertato sino al febbraio 2011, ma soprattutto considerando la non intervenuta modifica dei vincoli paesaggistici, idro-geo-morfologici esistenti;

   l'articolo 26, comma 6, del decreto legislativo n. 152 del 2006 stabilisce che i progetti sottoposti alla fase di valutazione devono essere realizzati entro cinque anni dalla pubblicazione del provvedimento di valutazione di impatto ambientale;

   va tenuto anche conto che il provvedimento può stabilire un periodo più lungo, trascorso il quale, salvo concessione di proroga, la procedura di valutazione dell'impatto ambientale deve essere reiterata, tuttavia tale situazione non è contemplata dalla Via rilasciata nel 2011;

   dopo 6 anni dal rilascio della prima Via, il medesimo provvedimento veniva prorogato per ulteriori cinque anni (B.U.R.P. n. 2 del 5 gennaio 2017), nonostante fosse intervenuta nel febbraio 2015 l'approvazione del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) – che ha introdotto vincoli a tutela del paesaggio e in particolare all'articolo 38, comma 3.1 delle norme di attuazione del medesimo – ricomprendendo tra i beni paesaggistici nella regione Puglia al comma 2.2, lettera a), i territori costieri tra i beni tutelati ai sensi dell'articolo 142, comma 1, del codice del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004), ovvero le «aree tutelate per legge»;

   è in corso un procedimento di infrazione avente ad oggetto la mancata conformità dell'agglomerato di Manduria in attuazione della direttiva 91/271/CEE, riguardante l'obbligo di realizzare sistemi di trattamento e di raccolta (reti fognarie) delle acque reflue urbane, e sistemi di controllo sugli scarichi atti a verificare il rispetto dei limiti tabellari, oltre che l'adeguamento tecnologico degli impianti;

   l'articolo 6, comma 5, della legge regionale n. 4 del 2014 prevede la proroga dei termini per motivate ragioni per un periodo non superiore a quello inizialmente stabilito, «purché nel frattempo non siano intervenute modificazioni normative, o sullo stato dei luoghi, incompatibili con il provvedimento originario di cui si chiede l'estensione di validità temporale»;

   destano inoltre perplessità i dati relativi a 68.000 AE (Abitante Equivalente) forniti da Acquedotto Pugliese e quelli risultanti dal nuovo Piano di tutela delle acque relativi a 78 mila AE (Abitante Equivalente), anche in considerazione della impraticabilità di dimensionare correttamente i sistemi di trattamento dei reflui, valutando l'effettiva produzione di liquame dei centri urbani generati dalle abitazioni e/o alle attività produttive o di servizio –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, con particolare riferimento ai tempi necessari alla realizzazione e messa in esercizio del depuratore al servizio degli abitanti di Sava e Manduria;

   se il Governo intenda intraprendere iniziative, per quanto di competenza, per garantire la tutela dell'ambiente e della salute pubblica, in particolare considerando i vincoli posti a tutela del paesaggio nei territori indicati in premessa e la procedura d'infrazione sopra richiamata.
(5-05529)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORINI, GOLINELLI e TOMASI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   ad un anno dall'inizio della pandemia da Covid-19, che ha comportato gravi danni al sistema sanitario ma anche a quello sociale ed economico, tutta l'attività produttiva italiana è in grosse difficoltà;

   per contrastare l'emergenza economica, vari sono stati i provvedimenti anti-pandemia approvati in Parlamento in questi mesi, ma molti non sono ancora operativi perché non sono stati varati i decreti attuativi necessari per completare gli effetti delle norme;

   fa parte di tali provvedimenti anche quello relativo al bonus idrico previsto nei commi 61-65 dell'articolo 1 dell'ultima legge di bilancio, la legge n. 178 del 2020;

   il bonus, che rientra in un fondo per il risparmio di risorse idriche con una dotazione di 20 milioni di euro per il 2021, prevede mille euro di incentivo per interventi di sostituzione di sanitari in ceramica, rubinetti, soffioni doccia e altro con nuovi apparecchi a scarico ridotto e a flusso d'acqua limitato, ivi compresi le eventuali opere idrauliche e murarie collegate e lo smontaggio e la dismissione dei sistemi preesistenti;

   l'acqua è un bene sempre più prezioso eppure, nel nostro Paese, secondo l'ultimo censimento delle acque per usi civili dell'Istat, ne viene sprecata quasi la metà di quella immessa nella rete idrica (42 per cento) per l'inefficienza delle reti di distribuzione ma anche a causa dell'obsolescenza degli impianti sanitari;

   dunque, una quantità enorme di acqua potabile va inutilmente sprecata e potrebbe essere ridotta in modo strutturale sostituendo gli apparecchi con nuovi più efficienti;

   i cittadini e la filiera produttiva chiedono di beneficiare di questo incentivo che dovrebbe essere semplice, immediato ed efficace sia per consentire di risparmiare e ridurre gli sprechi d'acqua ma anche per ridare ossigeno alle aziende del settore; infatti, il bonus potrebbe essere un volano economico importante;

   secondo il comma 65 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020, il decreto che definisce le modalità e i termini per l'ottenimento e l'erogazione del beneficio avrebbe dovuto essere emanato entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (ora Ministro della transizione ecologica) –:

   quali siano le motivazioni che hanno comportato gli incomprensibili ritardi nell'adozione del provvedimento evidenziato in premessa;

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per riconoscere, celermente, il beneficio ai sensi della norma approvata e ancora non attuata.
(4-08611)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Ruggiero e altri n. 2-01138, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Palmisano.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in commissione Menga e altri n. 5-05507, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Berti.

  L'interrogazione a risposta scritta Murelli e altri n. 4-08555, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rixi.

  L'interrogazione a risposta scritta Ehm e altri n. 4-08584, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

Cambio di presentatore di una interrogazione a risposta scritta.

  L'interrogazione a risposta scritta n. 4-08581, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 marzo 2021, è da intendersi presentata dall'onorevole Sorte, già cofirmatario della stessa.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Pizzetti n. 5-04799 del 16 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Squeri n. 5-05442 dell'8 marzo 2021.

ERRATA CORRIGE

  Interpellanza urgente Lupi e altri n. 2-01133 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 469 del 16 marzo 2021. Alla pagina 17978, seconda colonna, dalla riga ventitreesima alla riga trentatreesima, deve leggersi «(2-01133) "Lupi, Occhiuto, Colucci, Sangregorio, Sgarbi, Tondo, Germanà, Angelucci, Aprea, Baratto, Bartolozzi, Biancofiore, Calabria, Cannizzaro, Cappellacci, Casciello, Casino, Cassinelli, Cattaneo, Cortelazzo, Cristina, Fasano, Fascina, Fatuzzo, Gregorio Fontana, Giacomoni, Mandelli, Milanato, Fitzgerald Nissoli, Pella".» e non come stampato.

  Interrogazione a risposta scritta Gastaldi n. 4-08596 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 469 del 16 marzo 2021. Alla pagina 18023, prima colonna, dalla riga quarantaquattresima alla riga quarantasettesima deve leggersi: «GASTALDI, GIACCONE, MOLINARI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, PATELLI, PETTAZZI, VIVIANI, BUBISUTTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. – Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. – Per sapere – premesso che:» e non come stampato.