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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 12 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    il settore siderurgico costituisce un elemento imprescindibile delle attività produttive del nostro Paese ed è per questo considerato un asset strategico su cui si è costruita la competitività del sistema industriale italiano in settori di straordinaria importanza per la produzione e l'occupazione del Paese, cuore pulsante dell'intera manifattura, dalla meccanica all'auto, dagli elettrodomestici all'edilizia, dalla difesa alle ferrovie, con un fatturato totale delle imprese della sola parte alta della filiera siderurgica (utilizzatori esclusi) che si aggira tra i 60 e i 70 miliardi di euro (prima della pandemia);

    l'acciaio in Italia ha una lunga tradizione industriale, caratterizzata dall'eccellenza e dalla flessibilità tipica del made in Italy che ha consentito alle imprese nazionali di mostrare grande resilienza di fronte alle sfide poste dai colossi internazionali – con capacità produttive enormemente più elevate – e ai cambiamenti del mercato legati alle diverse modalità di utilizzo dell'acciaio nei paesi ad economie avanzate rispetto alle economie emergenti;

    per queste ragioni la siderurgia italiana mantiene un ruolo di primo piano, non solo, nel contesto economico nazionale ma anche in quello europeo e globale, essendo la seconda potenza produttiva a livello continentale dopo la Germania e la decima a livello mondiale;

    l'Italia ha quattro siti siderurgici di rilevanza nazionale a Taranto, Piombino, Trieste e Terni, tutti coinvolti in opere di ristrutturazioni tecnologiche e industriali, anche al fine della necessaria salvaguardia ambientale;

    a parte lo stabilimento di Trieste, di proprietà del gruppo Arvedi spa, che, all'inizio del 2020, ha chiuso l'attività dell'area a caldo, auspicata dalla regione Friuli Venezia Giulia, sulla base di un accordo di programma che prevede garanzie occupazionali e notevoli investimenti di sviluppo, gli altri siti sono tutti coinvolti in opere di ristrutturazioni tecnologiche e industriali, anche al fine della necessaria salvaguardia ambientale, con partner stranieri che sembrano invece riluttanti a perseguire obiettivi strategici per il Paese;

    per l'ex Ilva di Taranto, l'acciaieria più grande d'Europa, è stato firmato un accordo, il 10 dicembre 2020, dall'amministratore delegato di Invitalia e da Arcelor Mittal Holding Srl e Arcelor Mittal Sa. Un accordo di investimento che comprende tanto gli aspetti industriali quanto, e soprattutto, quelli ambientali e di sicurezza per una nuova fase di sviluppo ecosostenibile dell'acciaieria tarantina;

    in particolare, l'accordo prevede un aumento di capitale di AmInvest Co. Italy spa (la società in cui Arcelor Mittal ha già investito 1,8 miliardi di euro e che è affittuaria dei rami di azienda di Ilva in amministrazione straordinaria) per 400 milioni di euro, che darà a Invitalia il 50 per cento dei diritti di voto della società, mentre a maggio del 2022 è programmato, poi, un secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680 milioni di euro da parte di Invitalia e fino a 70 milioni da parte di Arcelor Mittal, che porterà la prima ad essere l'azionista di maggioranza con il 60 per cento del capitale della società;

    l'accordo contiene un articolato piano di investimenti ambientali e industriali che prevede, tra l'altro, l'avvio del processo di decarbonizzazione dello stabilimento, con l'attivazione di un forno elettrico capace di produrre fino a 2,5 milioni di tonnellate l'anno nonché il completo assorbimento dei 10.700 lavoratori;

    un piano ambizioso per la cui realizzazione occorreranno, oltre ai ciclopici investimenti a carico dello Stato italiano, anche decenni di lavori fino a raggiungere l'obiettivo prefissato;

    il 14 febbraio 2021 il Tar di Lecce ha confermato l'ordinanza del comune di Taranto che impone ad Arcelor Mittal di chiudere entro 60 giorni la parte a caldo dello stabilimento visti i ritardi delle operazioni di ambientalizzazione e ritenendo che le emissioni inquinanti del siderurgico rappresentano un pericolo «permanente ed immanente»; la chiusura, tecnicamente di difficile realizzazione entro i termini temporali imposti, avrebbe effetti disastrosi non solo per la società ma per tutta la «filiera» italiana dell'acciaio in termini di prezzi di vendita, costi della logistica, aumento delle giacenze ed infine maggiori necessità finanziarie; per non parlare dei riflessi sull'occupazione tanto nello stabilimento quanto nell'indotto;

    con decreto del 19 febbraio 2021 il Consiglio di Stato ha fissato l'udienza del successivo 11 marzo per la discussione della domanda di Arcelor finalizzata alla sospensione della sentenza del Tar Lecce, nonché l'udienza del 13 maggio 2021 per la definizione del giudizio di appello, come si apprende anche da notizie di stampa;

    per gli ex stabilimenti Lucchini, il gruppo indiano Jsw, titolare dell'acciaieria di Piombino, ha atteso l'ultimo giorno utile, sabato 30 gennaio, per presentare la nuova bozza del piano industriale, attraverso il quale «la società intende efficientare gli impianti di laminazione e realizzare il forno elettrico in modo da completare la gamma prodotti e far tornare l'azienda ad una redditività soddisfacente» e il Ministero dello sviluppo economico ha ritenuto di rinviare la convocazione del tavolo ministeriale per esaminarlo;

    il piano suddetto prevedrebbe la costruzione del forno elettrico nello stabilimento ex Lucchini così da garantire la fornitura di semiprodotti per la laminazione delle rotaie nel lungo periodo rendendo possibile l'accordo con le Ferrovie dello Stato italiane per una fornitura decennale di rotaie, una commessa dal valore di 900 milioni di euro, ma quella che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano latitanza del Ministero non ha premesso di valutare la fondatezza del Piano, gli impegni e gli investimenti previsti, la loro congruità e tempistica, allontanando ogni ipotesi di sviluppo industriale;

    con riferimento, infine, al sito ternano, l'azionista tedesco Thyssen Krupp ha pubblicamente annunciato la decisione di cedere la fabbrica Acciai Speciali Terni (AST) ad una nuova proprietà o un azionista di maggioranza, senza fornire garanzie per gli investimenti in corso né rassicurazioni sul fronte dell'occupazione;

    le gravi crisi esplose negli ultimi anni all'Ilva di Taranto, alla Lucchini di Piombino e all'Ast di Terni mettono in discussione la vitalità dell'intero settore della siderurgia italiana, esponendo l'intera economia italiana a un rischio di sistema di enorme portata che non sembrano essere prese nella giusta considerazione dal Governo;

    gli operatori esteri detentori dei siti siderurgici sembrano più attenti ad operare per disimpegnarsi dagli investimenti intrapresi: nel caso di Terni, Thyssen Krupp ha espresso l'intenzione di voler uscire dal settore; nel caso di Taranto, Arceol Mittal ha dichiarato l'impossibilità di eseguire non solo il piano ambientale ma anche l'attività industriale dopo i provvedimenti che hanno tolto lo scudo penale invocando persino l'esercizio del diritto di recesso; nel caso di Piombino, la Jsw ha atteso fino all'ultimo momento possibile la presentazione del proprio piano, alimentando la tesi di coloro che sin dall'inizio hanno sostenuto che gli investimenti delle multinazionali indiane avessero l'obiettivo di eliminare un concorrente piuttosto che quello di aumentare la loro presenza in Europa;

    i «casi» Ilva, Lucchini e Ast continuano ad essere trattati su tavoli separati, secondo una logica emergenziale che privilegia soluzioni di breve periodo e non tiene conto delle implicazioni sistemiche delle singole vertenze;

    sarebbe, invece, necessario aprire un tavolo unitario per lo sviluppo di un piano strategico che comprenda tutte le aziende del settore siderurgico con l'obbiettivo di supportare l'innovazione tecnologica, per trattare unitariamente il costo dell'energia, programmare i contributi per gli investimenti ambientali, le provvidenze, per il personale e per la loro riconversione professionale;

    sarebbe, dunque, opportuno affrontare la frammentazione come elemento di debolezza del settore, attraverso la riorganizzazione almeno dei più importanti centri produttivi del Paese e di rilancio degli stessi in collaborazione con la filiera industriale e commerciale del settore;

    la produzione siderurgica può essere sviluppata partendo da minerale con «ciclo integrale», (che necessita comunque di Altoforno, agglomerato, cokeria, convertitori) oppure da «forno elettrico»; a livello mondiale il 70,8 per cento dell'acciaio è prodotto da altoforno e il 29,2 per cento da forno elettrico;

    il «ciclo integrale» è utilizzato prevalentemente, per i «prodotti piani», mentre la elettrosiderurgia meglio si attaglia ai «prodotti lunghi»; le proporzioni sono diverse in Italia e Stati Uniti, infatti, in Italia il 70 per cento dell'acciaio è prodotto da forno elettrico e il 30 per cento da altoforno, storicamente in mano pubblica; il «ciclo integrale» richiede, infatti, investimenti assai più elevati, finanziabili dallo Stato o da grandissime aziende mondiali, ma fornisce prodotti di alta qualità e purezza, oltre a impiegare il doppio di personale del forno elettrico a parità di volume produttivo;

    negli Stati Uniti l'espansione del forno elettrico è da ricercarsi nella presenza di un operatore (Nucor) proprietario di una specifica tecnologia che ha avuto successo in quanto assai competitiva – anche per la disponibilità a basso costo dello «shale gas» utilizzato nel ciclo elettrico anche per la produzione di Dri (arricchimento del minerale utilizzabile nel forno elettrico) in sostituzione del rottame; lo schema «Nucor» potrebbe essere lo stesso della decarbonizzazione di Taranto;

    nel «Recovery fund» sono previste risorse significative per la transizione ad una produzione sostenibile ed ecocompatibile; dal Fondo europeo per la transizione per la decarbonizzazione potrebbero arrivare le risorse – pari a circa due miliardi di euro – necessarie per riconvertire lo stabilimento siderurgico di Taranto e spingerlo verso il graduale addio al carbone, così come la riconversione di Piombino e l'ammodernamento di Terni;

    con alcune operazioni aziendali ben definite per i siti di Taranto, Piombino e Terni potrebbe ricomporsi una «squadra» di fabbriche siderurgiche di primo piano che accanto ad aziende con proprietà prevalentemente straniera (Jindal e ArcelorMittal), si affiancherebbero vere e proprie eccellenze nazionali, caratterizzate dalla flessibilità basata sulla tecnologia del forno elettrico, che consente di adeguare la produzione alla domanda e all'aumentata qualità delle produzioni;

    il decreto cosiddetto liquidità (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23) ha esteso anche al settore siderurgico il Golden Power, il potere concesso al Governo di bloccare eventuali scalate in settori strategici per l'economia, con l'obiettivo di garantire i livelli occupazionali e la produttività; tale potere è però cessato il 31 dicembre non essendo stato prorogato dal precedente Governo,

impegna il Governo:

1) a realizzare un piano strategico per la siderurgia, che definisca nel dettaglio il fabbisogno di acciaio nel nostro Paese e, le condizioni di mercato in cui i produttori devono muoversi, prevedendo la ristrutturazione del comparto, in un'ottica di maggiore competitività, ma anche per una specializzazione sugli acciai di qualità a beneficio di filiere ad alto valore aggiunto, come l'industria elettrotecnica e la meccanica di precisione, di cui l'Italia è leader;

2) con riferimento al sito di Taranto, ad accelerare l'attuazione del piano ambientale e del piano industriale assicurandosi che Arcelor Mittal rispetti gli impegni assunti affinché lo stabilimento ex Ilva possa davvero diventare il più grande polo siderurgico green d'Europa;

3) ad adottare iniziative per ricostituire lo «scudo penale» per il periodo di attuazione del piano alla luce degli sviluppi giudiziari in corso a Taranto, per evitare che le gravissime responsabilità del passato, che vanno sicuramente accertate e perseguite con la massima severità sia sul piano penale che civile, ricadano anche su chi invece si impegna per la salvaguardia della salute e dell'ambiente operando la necessaria riconversione industriale e il risanamento dei luoghi;

4) ad adottare le iniziative di competenza volte a confermare il programma di investimenti previsto per la Ast di Terni nel corrente anno e le prospettive di redditività conseguenti e valutare l'impegno di Cassa depositi e prestiti o Invitalia ove fosse richiesto da operatori industriali nazionali per facilitare l'acquisizione dello stabilimento nel processo di vendita;

5) a convocare tempestivamente un tavolo per valutare la solidità del piano industriale presentato per l'acciaieria di Piombino, che, come emerge dalle poche notizie trapelate, appare del tutto generico e privo di garanzie per gli impegni e gli investimenti previsti, per le modalità e la tempistica, e non idoneo a rassicurare sull'effettiva volontà di impegno del gruppo indiano Jsw e sul mantenimento dei livelli occupazionali;

6) ad adottare iniziative per prorogare l'estensione anche al settore siderurgico del golden power – con l'obiettivo di garantire i livelli occupazionali e la produttività – già previsto dal decreto cosiddetto liquidità (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23) ma cessato il 31 dicembre 2020, non essendo stato prorogato dal precedente Governo;

7) a utilizzare anche le risorse del Recovery fund e il ruolo propulsivo di Cassa depositi e prestiti ed Invitalia, al fine di riaffermare il ruolo strategico della siderurgia italiana in Europa, a tutela anche delle aziende private nazionali che sono all'avanguardia nel settore sia sul piano industriale sia su quello tecnologico e manageriale e che possano essere i partner industriali necessari per ogni operazione di risanamento e di rilancio.
(1-00430) «Lollobrigida, Meloni, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2017 si decise di procedere al «salvataggio» di Monte dei Paschi di Siena (MPS), a seguito dell'accordo di massima raggiunto con la Commissione europea per la concorrenza che prevedeva la ricapitalizzazione precauzionale di 5,4 miliardi di euro dell'istituto bancario con la partecipazione diretta del Ministero dell'economia e delle finanze come azionista di maggioranza con il 68,2 per cento del capitale sociale ed un piano di ristrutturazione da svolgersi nel corso di cinque anni;

    sempre nel 2017 lo Stato, e dunque il contribuente italiano, aveva già finanziato il «salvataggio» di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca attraverso la ricapitalizzazione di Banca Intesa, la quale ricevette ben 5 miliardi dal fondo pubblico come anticipo di cassa per l'acquisto delle due banche venete alla cifra simbolica di 1 euro, ereditandone peraltro solo le attività sane, destinando i crediti deteriorati ad una bad bank;

    un'operazione sicuramente vantaggiosa per Banca Intesa, cui non fu chiesto nulla in cambio, neppure a favore degli azionisti e dei risparmiatori delle banche venete che, stanno per lunga parte aspettando ancora di ricevere il 30 per cento loro promesso;

    nel dicembre del 2019 il Governo ha disposto il potenziamento delle capacità patrimoniali e finanziarie di Mediocredito Centrale (Mcc), società controllata da Invitalia, fino ad un massimo di 900 milioni di euro, per consentire alla stessa di operare quale banca d'investimento che possa accompagnare la crescita e la competitività delle imprese italiane, consentendole, dunque, tra l'altro di partecipare al rilancio della Banca Popolare di Bari (BPB), distrutta da anni di malagestione e in assenza di controlli da parte degli organismi di vigilanza;

    gravi sono le responsabilità europee in merito alle operazioni di «salvataggio» delle quattro banche del Centro Italia (Banca dell'Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e Chieti), ove si pensi che Bruxelles vietò l'intervento pubblico salvo poi scoprire, qualche anno dopo, l'illegittimità di quel divieto e impose la vendita frettolosa e penalizzante di rilevanti quantità di crediti NPL (non performing loans), con pesanti ulteriori perdite;

    in proposito si ricorda la decisione della Corte europea sul salvataggio di Tercas che sconfessò la Commissione ritenendo che le risorse del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) utilizzate per salvare la Tercas non erano da considerarsi «aiuto di Stato», bensì un intervento legittimo per impedire il poker di «risoluzioni» che avrebbe colpito una dopo l'altra Banca delle Marche, Cassa di risparmio di Ferrara, Carichieti e Banca Etruria;

    sono ancora in corso i procedimenti giudiziari a carico dei vertici del Mps e sulle loro responsabilità per il dissesto della banca, pagato come sempre dai cittadini, dai piccoli risparmiatori, dai lavoratori e dipendenti dell'istituto, dalle piccole imprese e famiglie a cui è stato ridotto il credito;

    entro la fine del 2021 il Monte dei Paschi deve essere riprivatizzato, essendo trascorsi i 5 anni entro cui, secondo l'accordo con l'Europa, si sarebbe dovuto realizzare il piano di ristrutturazione dell'istituto di credito;

    da notizie di stampa si apprende che per realizzare l'obiettivo di riprivatizzazione è prevista una «dote» che sembra diventare sempre più onerosa e che potrebbe superare la quota di 10 miliardi di euro: un importo assolutamente non tollerabile nell'attuale contesto sociale e dei conti pubblici;

    pare, infatti, che oltre ai 2,5 miliardi per la ricapitalizzazione e agli altri 2,5 miliardi di Dta così come previsto dalla legge di bilancio, occorre aggiungere il costo – sempre a carico dello Stato – derivante dall'acquisto, da parte della società pubblica Amco, di crediti deteriorati, almeno 8 miliardi per gli Npl del Mps e altri 20 per quelli di Unicredit ad un prezzo che appare fuori mercato, per non parlare dell'ulteriore costo della manleva che sarebbe sempre a carico dello Stato (attraverso l'intervento di un'altra azienda pubblica);

    peraltro le così dette «imposte differite» o «deterred tax asset» costituiscono un meccanismo di trasformazione in crediti di imposta ben noto in ambito contabile bancario e finanziario già utilizzato fin dal 2017, nella successione dei Governi Gentiloni prima, e Renzi poi, con Pier Carlo Padoan Ministro dell'economia e delle finanze, previste proprio dal decreto di salvataggio di Mps che consentì, a fronte di una maxiperdita di oltre 11 miliardi, di iscrivere nel bilancio 3 miliardi di crediti d'imposta nel computo del capitale;

    l'allora Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, dichiarò che l'operazione di salvataggio di Mps sarebbe avvenuta senza costi per i contribuenti e che, anzi, lo Stato ci avrebbe guadagnato quando avrebbe rivenduto le azioni;

    contrariamente alle previsioni, in questo momento, invece, in Borsa i titoli bancari hanno perso valore anche per effetto della crisi economica; in particolare il valore delle azioni Mps è precipitato: acquistate, la prima tranche, a 6,5 euro ad azione e, la seconda, a 8,5 euro, oggi hanno un valore di poco superiore ad 1 euro, polverizzando gli investimenti pubblici e lo stesso restante azionariato privato;

    i nuovi parametri europei sulla classificazione del debito sono particolarmente onerosi e mettono a rischio il nostro sistema bancario e più in generale il nostro sistema sociale e produttivo, come più volte denunciato in sede parlamentare e anche dalle associazioni di impresa e dalla stessa Abi;

    l'aumento del debito pubblico, quale effetto anche delle ripetute manovre di scostamento di bilancio, espone a più alti rischi il sistema Italia, come evidenziato anche dal Copasir nella Relazione sulla tutela degli asset strategici nazionali nei settori bancario e assicurativo (doc. XXXIV, n. 3 del 5 novembre 2020), particolarmente esposto ad ulteriori acquisizioni da parte della finanza straniera (soprattutto francese) in particolare nel settore bancario e assicurativo;

    mentre Monte dei Paschi di Siena possiede in proporzione al proprio bilancio il più alto numero di titoli pubblici partecipando in modo significativo alla stabilità del sistema finanziario italiano, mentre Unicredit li ha, invece, recentemente ridotti in modo sensibile preferendo massimizzare il ritorno agli azionisti in gran parte stranieri;

    il gruppo Unicredit, sotto la gestione Mustier, ha sostanzialmente modificato il proprio assetto azionario, ha perso la sua natura di banca di sistema diventando di fatto banca con diversi soci esteri «forti», mentre l'azionariato italiano è particolarmente ridotto e frazionato (basti pensare che il primo azionista italiano è al decimo posto);

    in particolare, si evidenzia che agli inizi del 2017 è stato realizzato da Unicredit un piano di dismissione di Npl (Non performing loans), di tale dimensione e a prezzi di saldo, da comportare una altrettanto importante ricapitalizzazione che di fatto è stata sottoscritta solo da investitori stranieri – alcuni dei quali «casualmente» acquirenti a forte sconto dei suddetti Npl –, determinando la riduzione in minoranza degli azionisti italiani;

    sempre nel corso della gestione Mustier gli assetti societari di Unicredit hanno registrato la rilevante cessione di alcuni «gioielli italiani», quali Fineco, ceduta nel 2019, e Pioneer Investments, ceduta alla francese «Amundi» del gruppo «Crédit Agricole», sempre a favore di gruppi francesi, peraltro competitori con quelli italiani;

    sono note le ambizioni della finanza straniera nei confronti della stessa Unicredit e, in particolare, delle sue partecipazioni estere, tra l'altro oggetto di un recente progetto di scorporo che avrebbe dovuto realizzarsi proprio in seguito alla fusione quasi fosse una «compensazione» per gli attori esteri, che invece è stato fortunatamente accantonato;

    il 13 ottobre 2020, il consiglio di amministrazione di UniCredit ha cooptato all'unanimità il professor Pier Carlo Padoan, allora parlamentare in carica, quale miglior candidato per la posizione di Presidente per il mandato 2021-2023, circostanza che ha suscitato forti reazioni politiche in ordine alla sussistenza di molteplici conflitti d'interesse e di un intreccio di ruoli e competenze, specie in relazione agli interventi disposti, nel ruolo di Ministro dell'economia e delle finanze, proprio per il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena nel 2017;

    il 27 gennaio 2021, il consiglio di amministrazione di UniCredit ha identificato, all'unanimità, Andrea Orcel come prossimo amministratore delegato, noto banchiere di fama internazionale particolarmente esperto nelle cosiddette aggregazioni multiple;

    intanto Crédit Agricole, il 23 novembre 2020, ha lanciato una offerta pubblica di acquisto nei confronti di Credito Valtellinese, offrendo di acquistarne tutte le azioni a un prezzo di 10,50 euro l'una, con un investimento totale di 737 milioni;

    il prezzo offerto è di poco superiore a quello dell'aumento di capitale realizzato, al prezzo per azione di Euro 10, nel 2018, con cui si era avviato il risanamento della Banca dopo anni di gestione travagliata, con una svalutazione del 95 per cento a carico dei vecchi azionisti, per lo più piccoli risparmiatori;

    il prezzo offerto da Crédit Agricole, risalendo al novembre 2020, prima cioè dell'introduzione, con la legge di bilancio 2021, della normativa che consente, in caso di aggregazioni, la conversione delle Dta in crediti di imposta, non tiene conto nemmeno del valore che l'offerente conseguirebbe per effetto della conversione delle Dta, valore che corrisponde a circa 350 milioni di euro, pari a circa euro 5 per azione;

    il Credito Valtellinese, con un CET1 fully loaded del 18 per cento al 30 settembre 2020 (a fronte di un requisito SREP dell'8,55 per cento), è la banca più solida del sistema bancario italiano e fra le più solide in Europa; in considerazione della dimostrata capacità della Banca, a seguito della sua ristrutturazione, di generare organicamente capitale, avere indicatori sulle NPE (non performing exposure) fra i più bassi del sistema (6,4 per cento lordo al 30 settembre 2020) e produrre un utile annuo di circa euro 100 milioni, l'eccesso di capitale (rispetto al CET1 di Crédit Agricole Italia, pari al 12,5 per cento circa, ma anche rispetto alla media del sistema, pari al 14 per cento circa) costituisce una indubbio vantaggio per la banca offerente, non riconosciuto ai soci del Credito Valtellinese; free capital che ammonta a circa euro 400 milioni, anch'esso, come le Dta, non riconosciuto nel prezzo offerto;

    se non avverrà un adeguamento dell'offerta che tenga quanto meno il valore delle Dta (circa euro 350 milioni), vi sarà un sostanziale, ingiustificato sostegno finanziario dell'offerta da parte dei contribuenti italiani, nel senso che, fermo il prezzo attuale di euro 10,50, l'acquisizione del Credito Valtellinese verrebbe, nella sostanza, «finanziata» dalla conversione delle Dta per un ammontare pari a circa Euro 5 per azione; la banca francese acquisterebbe così, avvalendosi del supporto dei contribuenti italiani, una delle prime banche del Paese, interamente risanata e con le perdite delle pregresse gestioni già scaricate sugli azionisti retail;

    dopo l'annuncio da parte di Crédit Agricole di aver ricevuto comunicazione dal Governo italiano di non volersi avvalere del golden power, il Consiglio dei ministri presieduto dal Presidente Mario Draghi, nella sua prima riunione, si è limitato ad accogliere «la proposta, formulata dal Ministero dell'economia e delle finanze quale amministrazione responsabile dell'istruttoria lo scorso 5 febbraio, di non esercitare i poteri speciali previsti dalla disciplina golden power con riferimento alla operazione di concentrazione fra i gruppi bancari dell'Offerente e del CreVal», potere che scadeva appunto il 15 febbraio;

    di fatto, la somma di 350 milioni di Dta e di 400 milioni di free capital ammonta esattamente ai 750 milioni dell'offerta pubblica di acquisto; quindi si può affermare che la banca francese acquisirà a costo zero la banca italiana con le migliori performance;

    il 30 giugno di quest'anno scade la proroga del golden power nei confronti di soggetti europei volto a tutelare gli interessi economici nazionali, particolarmente significativi per quanto riguarda il settore bancario e assicurativo esposti, come evidenziato da tempo, a scalate estere;

    l'acquisizione di Mps da parte di UniCredit, in questo momento, sarebbe quindi non solo particolarmente onerosa per lo Stato e quindi per i contribuenti, ma potrebbe mettere a rischio anche l'acquirente esponendolo a scalate ostili;

    l'ipotesi di una banca pubblica, con la aggregazione di Mediocredito, Popolare di Bari e Mps appare difficilmente praticabile e comunque foriera di altri insuccessi con costi nel tempo sempre più alti per lo Stato;

    il settore bancario è particolarmente sotto pressione per gli effetti della pandemia da Covid-19, con margini reddituali assai ridotti, sicché l'aggregazione Unicredit-Mps non sembra idonea a creare valore,

impegna il Governo:

1) a concordare, con la Commissione europea, il rinvio della privatizzazione del Monte dei Paschi di Siena, in attesa di contesto in cui il valore azionario del settore bancario sia più corrispondente alla realtà e alle condizioni economiche generali in fase di ripresa;

2) a dare impulso al nuovo management al fine di accelerare sulla strada del risanamento per preparare condizioni migliori al collocamento dell'istituto sul mercato, tutelare i livelli occupazionali, favorire il mantenimento a Siena della direzione generale della banca, preservare il nome prestigioso dell'istituto bancario che costituisce per Siena e per l'Italia un brand storico e culturale;

3) a esaminare le ragioni di credito della Fondazione Monte dei Paschi di Siena che ha promosso richiesta di risarcimento alla Banca Mps, in via stragiudiziale, per 3,8 milioni di euro, e a favorire una composizione della controversia;

4) ad adottare le iniziative di competenza per incentivare le altre forme di aggregazioni bancarie per rafforzare il «sistema Italia» con banche di sistema che siano in condizioni di competere anche sul piano europeo, includendo le banche popolari e successivamente la stessa Mps;

5) ad adottare iniziative per rivedere la normativa sulle banche cooperative e sulle banche popolari per consentire di rafforzare sensibilmente la tutela degli asset nazionali di fronte alle sempre più frequenti iniziative di gruppi e soggetti esteri, tanto più in un periodo particolarmente critico sul piano economico e finanziario, come quello determinato dalle conseguenze della emergenza Covid-19, come si ricava anche dalla relazione del Copasir in cui il credito cooperativo viene riconosciuto quale asset strategico del Paese, meritevole di specifica attenzione per la rilevanza del ruolo nel contesto economico nazionale e per il contributo che è in grado di offrire alla stessa tenuta del sistema democratico;

6) ad adottare iniziative, sempre a livello normativo, per favorire la creazione di una o più banche di standing nazionale di «secondo livello» che supportino le banche territoriali, quali le banche cooperative e le banche popolari;

7) ad adottare iniziative, nelle competenti sedi europee, per la revisione dei criteri di classificazione del debito così da garantire la necessaria flessibilità sulle varie categorie di crediti problematici (Npe e Npl), al fine di permettere alle banche di concedere prestiti alle famiglie e alle imprese;

8) ad adottare iniziative per prevedere, tenuto conto del persistere della pandemia e delle ancora più gravi conseguenze sul tessuto sociale ed economico del Paese, una ulteriore proroga di sei mesi della norma sul golden power nei confronti di soggetti europei.
(1-00431) «Meloni, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO, TRANO, MANIERO, SPESSOTTO, CABRAS e COLLETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2020 sono state presentate le linee guida del Piano strategico per vaccinazione anti Covid-19. Per la fase 1 la priorità ha riguardato operatori sanitari e socio sanitari, personale e ospiti delle residenze per anziani e anziani over 80, precisando che «con l'aumento delle dosi di vaccino si inizierà a somministrare la vaccinazione a insegnanti, personale scolastico, forze dell'ordine, personale delle carceri e luoghi di comunità». Tuttavia, in molte regioni, soprattutto del Centro-sud, si è molto lontani dall'intera copertura di tali categorie;

   nonostante il ritardo di cui sopra, l'8 febbraio 2021. Il documento è stato aggiornato. Molti studi hanno evidenziato che età e presenza di condizioni patologiche pregresse sono le variabili principali di correlazione con la mortalità per COVID-19 e partendo da questi due elementi, dopo la fase 1, si è stabilito di procedere secondo le seguenti priorità: a) persone estremamente vulnerabili, affette da condizioni che, per danno d'organo pre-esistente o compromissione della risposta immunitaria al COVID-19, hanno un rischio elevato di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19 a partire dai 16 anni d'età; b) le persone di età compresa tra 75 e 79 anni; c) le persone di età compresa tra i 70 e i 74 anni; d) le persone con aumentato rischio clinico se infettate da Sars-CoV-2 a partire dai 16 anni di età fino ai 69 anni di età; e) le persone di età compresa tra i 55 e i 69 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico; f) le persone di età compresa tra i 18 e 54 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico;

   fonti di stampa hanno però denunciato situazioni di somministrazione dei vaccini a categorie di soggetti non rientranti tra quelle prioritarie. Sul sito di Domani dell'8 marzo 2021, ad esempio, è stata riportata la notizia che tecnici, operatori e giornalisti, dipendenti o collaboratori della struttura privata accreditata Neuromed, di proprietà del parlamentare europeo di Forza Italia Aldo Patriciello, hanno ricevuto il vaccino pur non svolgendo l'attività medica e sanitaria;

   in un ulteriore articolo (Primo Numero – 4 marzo 2021) si riportava che «le dosi di Pfizer e AstraZeneca sono arrivate nella disponibilità del gruppo Neuromed perché l'istituto, in quanto soggetto privato accreditato, ne ha fatto richiesta». Tuttavia Neuromed poi le ha smistate su tutti i suoi dipendenti, anche a chi non ricopre ruoli medico-sanitari;

   nonostante la somministrazione del vaccino a più persone possibili rappresenti un dovere civile oltre che l'unica speranza per acquisire la tanto agognata immunità, quanto descritto suscita dubbi da un punto di vista etico, a fronte dei gravi problemi del sistema sanitario molisana: il collasso degli ospedali, la mancanza di posti letto, la non attivazione dei posti aggiuntivi di terapia intensiva previsti nel decreto-legge «Rilancio» per fronteggiare l'emergenza pandemica, la carenza di personale e le drammatiche condizioni in cui opera quello presente, nonché i ritardi che si riscontrano nell'approvvigionamento dei vaccini e nella loro somministrazione alle persone più a rischio, ad esempio anziani, disabili, diabetici, cardiopati –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per fare chiarezza su quanto accaduto in riferimento a Neuromed, verificando se il personale medico preposto alle vaccinazioni abbia rispettato le priorità di cui in premessa e nel caso contrario quali iniziative si intendano adottare;

   quali urgenti iniziative intenda altresì adottare per implementare il piano strategico di vaccinazione anti COVID-19 per i soggetti con patologie pregresse e più a rischio, al fine di garantire in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, la copertura vaccinale ai soggetti maggiormente fragili.
(5-05501)


   SCHIRÒ e LA MARCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con la legge di bilancio per il 2021 e per il triennio 2021-2023, è stato rifinanziato per il prossimo triennio il Fondo per il sostegno alla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, scaduto nel 2020, con una disponibilità complessiva di risorse pari a 132 milioni di euro, da considerarsi aggiuntivi rispetto alle normali dotazioni di bilancio;

   in forza di un emendamento delle interroganti al «decreto Milleproroghe 2020» e con l'intento di prolungare formalmente la decorrenza del Fondo, in precedenza era già stato reso disponibile un milione di euro, che dovrebbe aggiungersi alle risorse previste dalla legge di bilancio del 2021;

   tale fondo, come nella sua prima fase di vita, deve essere ripartito tra i Ministeri interessati (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Ministero dell'università e della ricerca, Ministero dell'interno) con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   le destinazioni più rilevanti della quota destinata al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sono andate a beneficio degli Istituti di cultura (10,4 milioni), della dotazione per le borse di studio (4,3 milioni), di quella per le cattedre di italianistica in università straniere (2,2 milioni) e di quella per i corsi di lingua e cultura italiana (2,160 milioni);

   nella legge di bilancio per il 2021, inoltre, sempre grazie a un emendamento delle interroganti, i contributi ai corsi di lingua e cultura italiana organizzati dagli enti promotori, di cui al cap. 3153 della missione «Italia in Europa e nel mondo – Programma di promozione della lingua e della cultura nel mondo», è stato incrementato di 2,160 milioni di euro, da considerarsi anch'essi aggiuntivi rispetto al consolidato stanziamento di circa 14 milioni per tali corsi;

   tale somma (2,160 milioni di euro), in sede di definizione, presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del piano di riparto per il 2021 dei contributi per i corsi di lingua e cultura italiana gestiti dagli enti promotori, a quanto risulta alle interroganti, dovrebbe essere utilizzata per incrementare l'attuale dotazione del cap. 3153, non essendo stata ancora fatta la ripartizione del Fondo per la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, che in passato ha destinato ai corsi un'analoga cifra –:

   se, nell'ambito della ripartizione del Fondo di cui in premessa, che si spera sia definita al più presto, non si ritenga – in considerazione della disponibilità di circa solo 30 milioni di euro per il 2021 a confronto dei 50 degli anni precedenti in capo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e per non penalizzare interventi significativi nel campo della proposta culturale italiana all'estero – di prevedere un'iniziale attribuzione di risorse agli altri Ministeri più contenuta rispetto al passato;

   se non si intendano adottare iniziative, in attuazione di quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2021, per disporre la ripartizione del Fondo di cui in premessa, in modo tale da consentire una progressiva espansione dei corsi di lingua e cultura gestiti dagli enti promotori per il prossimo triennio, per i quali sono stati stanziati 2,161 milioni di euro aggiuntivi;

   se non si ritenga di adottare iniziative per incrementare, anche alla luce dei rafforzati compiti di internazionalizzazione assegnati al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in un quadro di promozione integrata del Sistema Paese, gli interventi per il sostegno alle borse di studio per studenti stranieri che vengano in Italia a compiere una parte della loro formazione e quelli per il sostegno alle cattedre di italianistica in università straniere, di valore strategico per la presenza culturale dell'Italia nel mondo.
(5-05504)


   BENAMATI, BONOMO, GAVINO MANCA e SOVERINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Bio-on è una società bolognese che produce bioplastiche con impianto produttivo situato a Castel San Pietro e che, fallita nel 2019, è oggi sottoposta a procedimento di aggiudicazione tramite asta che si concluderà il 5 maggio 2021;

   il polo produttivo che si sviluppa dentro a un ex stabilimento della Granarolo e su un'area di 30 mila metri quadrati con un'estensione di 3.700 metri coperti e 6 mila edificabili, contiene cinque bioreattori di fermentazione farmaceutica e chimica, tra i più grandi al mondo, adatti a produrre vaccini anti-Covid;

   nel bando pubblicato per l'aggiudicazione della società i periti hanno stabilito una base d'asta di 95 milioni di euro per tutto l'impianto di Castel San Pietro (non solo i cinque bioreattori ma anche il resto dello stabilimento) più un centinaio di brevetti, le licenze, i depuratori, le partecipazioni e gli altri asset;

   risulta all'interrogante che sono in corso interlocuzioni tra regione Emilia-Romagna e Governo per la definizione di un piano per la creazione di una nuova filiera per la produzione dei vaccini in Italia: l'obiettivo è far nascere intorno alla Bio-on un distretto industriale in grado di gestire la produzione nazionale di vaccino all'interno di un territorio che già si contraddistingue per essere all'avanguardia nel biomedicale e nel packaging e dove sono presenti competenze straordinarie e un patrimonio di capacità intellettuali che insieme alle università possono offrire le sinergie necessarie per le attività di ricerca e produzione –:

   se il Governo intenda considerare Bio-on un'azienda di «interesse nazionale» per la produzione del vaccino e se e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per agire con velocità e rendere al più presto l'impianto in grado di produrre vaccini contro il Covid-19.
(5-05508)


   BOLDRINI, MARTINCIGLIO, PAPIRO, DEIANA, SPADONI, SARLI, EHM, BOLOGNA, CASA, SURIANO, CIAMPI, QUARTAPELLE PROCOPIO, GRIBAUDO, BARBUTO, MURONI, ELISA TRIPODI, D'ARRANDO, VILLANI, ASCARI, CARBONARO, PALLINI, BONOMO, BERLINGHIERI, BRUNO BOSSIO, PEZZOPANE, SERRACCHIANI, SCHIRÒ, FRATE, CANCELLERI, GAGNARLI, EMANUELA ROSSINI, BALDINI, CENNI, MURA, SPORTIELLO, AZZOLINA, DE LORENZO, APRILE, GIORDANO e IANARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa (Corriere della Sera – sport del 9 marzo 2021 «Lara Lugli, la pallavolista incinta rimasta senza stipendio e citata per danni dal Volley Pordenone») che l'atleta pallavolista Lara Lugli, 38 anni, è stata citata per danni dalla società di volley per la quale lavorava in opposizione al decreto ingiuntivo da lei depositato per avere lo stipendio che le spettava di diritto e come da contratto;

   la sua storia, simile a quella di tante atlete che giocano in campionati dilettantistici, ma che di dilettante hanno solo il nome della categoria, non di certo gli allenamenti, quotidiani, con giorni di doppia seduta, e la partita ogni sabato, è prima di tutto la storia di una donna lavoratrice e del suo diritto alla maternità;

   nel 2018/2019 l'atleta, rimasta incinta, comunica alla società il suo stato, risolvendo il contratto, in quanto una clausola dello stesso prevedeva la risoluzione per giusta causa in caso di comprovata gravidanza. Pochi giorni dopo, purtroppo, perde il bambino. A due anni di distanza viene citata per danno da questa società a seguito di un decreto ingiuntivo fatto dalla stessa ragazza, per reclamare lo stipendio relativo all'ultimo mese durante il quale la giocatrice aveva lavorato interamente;

   l'associazione Assist (Associazione Nazionale atlete), che ha denunciato la vicenda, si è fatta promotrice di un appello al Presidente del Consiglio dei ministri e al presidente del Coni, Giovanni Malagò, per sensibilizzarli sul tema dei diritti delle donne e della loro non discriminazione nel mondo dello sport;

   in particolare, Assist fa presente come il caso in esame sia emblematico, perché l'iniquità della condizione femminile nel lavoro sportivo è talmente interiorizzata che non solo la si ritiene disciplinabile, nero su bianco, in clausole di un contratto visibilmente nulle, ma addirittura coercibile in un giudizio, sottoponendola a un magistrato, che secondo la visione del datore di lavoro sportivo, dovrebbe condividere tale iniquità come fosse cosa ovvia;

   questo caso – dichiara la presidente di Assist, Luisa Garribba Rizzitelli – non solo non è unico e non riguarda certo solo il volley, ma evidenzia una pratica abituale quanto esecrabile e indegna, denunciata da 21 anni dalla Associazione. In forza di questa consuetudine, le atlete degli sport di squadra o individuali, non appena incinte, si vedono stracciare i loro contratti, rimanendo senza alcun diritto e alcuna tutela. E ciò anche quando non vi sia la presenza di una esplicita «clausola antimaternità» che, prima delle denunce di Assist, era la norma nelle scritture private tra atlete e club;

   la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 369) ha introdotto una prima importante novità, istituendo, presso l'Ufficio per lo sport, il Fondo unico a sostegno del potenziamento del movimento sportivo italiano, con lo scopo di destinare risorse al finanziamento, tra gli altri, di iniziative che sostengono la maternità delle atlete non professioniste (mille euro per 10 mesi); tuttavia, la realtà dei fatti dimostra quanto sia importante intraprendere un percorso che riconosca il lavoro sportivo e tuteli le atlete –:

   quali urgenti iniziative si intendano intraprendere, anche normative, per porre fine alla situazione per la quale le atlete italiane, non avendo di fatto accesso ai benefici di cui alla legge n. 91 del 1981 sul professionismo sportivo, vengono esposte a situazioni clamorose come quella di Lara Lugli, citata per danni per essere rimasta incinta.
(5-05509)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RACHELE SILVESTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dei recenti eventi sismici che hanno interessato il Centro-Italia gran parte del patrimonio edilizio scolastico, per lo più realizzato prima dell'emanazione delle norme tecniche sulle costruzioni nel 2008, si è rivelato strutturalmente obsoleto e non in grado di garantire il massimo livello di sicurezza nel caso si verificassero degli eventi avversi così impattanti;

   lo Stato per far fronte all'emergenza si è fatto immediatamente carico sia dei costi di ricostruzione o riparazione degli edifici ad uso scolastico, che di finanziare le verifiche di vulnerabilità degli stessi;

   gli attuali decreti-legge riguardanti la ricostruzione nell'area danneggiata dal sisma nel Centro Italia, pur trattando le problematiche riferite alla ricostruzione e alla riparazione degli edifici scolastici, non hanno approfondito le criticità relative al differimento temporaneo degli studenti e del personale didattico in sedi diverse. Lo spostamento si rende strategicamente necessario per consentire gli interventi di riparazione/ricostruzione e per garantire la sicurezza nel caso di esiti critici derivanti dalle verifiche di vulnerabilità;

   questa mancanza comporterà delle conseguenze in termini di responsabilità che ricadranno sugli enti proprietari degli edifici e non ne saranno sollevati anche e, soprattutto, i dirigenti scolastici per la conseguente impossibilità di garantire il regolare svolgersi delle lezioni. Ne deriverebbe, inoltre, una mancanza in termini economici, visti i probabili costi che dovranno sostenere le amministrazioni pubbliche proprietarie degli immobili per provvedere necessariamente da sole allo spostamento degli studenti e del personale didattico;

   ne consegue la necessità di adottare iniziative concrete da parte dello Stato che possano risolvere questa ulteriore problematica riferita alla ricostruzione post terremoto, autorizzando e finanziando gli eventuali oneri che si genereranno per l'improcrastinabile dislocazione temporanea dell'attività scolastica in altre strutture –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative abbia intrapreso o intenda intraprendere, al fine di prevenire e affrontare tale problematica;

   se il Governo intenda adottare, con urgenza, iniziative normative indispensabili per la risoluzione di tale criticità che prevedano anche lo stanziamento di risorse economiche dedicate.
(4-08552)


   LAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo le stime riportate dalla Società italiana di nefrologia (Sin Reni), associazione sul territorio nazionale impegnata nella valorizzazione della ricerca in campo nefrologico, in Italia circa 4,5 milioni di individui convivono con una malattia renale cronica ad uno stadio avanzato, mentre altri 50 mila sono pazienti in dialisi o che hanno subito un trapianto di rene;

   nonostante la diffusione delle malattie renali, ad oggi l'area specialistica di nefrologia si trova a dover fronteggiare diverse criticità, dovute tanto ad una scarsa consapevolezza dei problemi nefrologici quanto, soprattutto, alla scarsa considerazione di alcuni aspetti riguardanti la gestione della cura dei pazienti stessi, resa ancora più difficoltosa e rischiosa dall'attuale crisi sanitaria;

   in particolare, la frequenza con la quale i pazienti nefropatici devono recarsi presso gli ospedali in ambienti comuni per ricevere trattamenti di diverse ore, è motivo di aumento dei casi di contagio e di gravi effetti sul tasso di mortalità: un tasso di mortalità stimato attorno al 30-40 per cento rispetto al resto della popolazione (stime Sin Reni). Una prima risposta per contenere la diffusione del contagio e per tutelare i pazienti malati cronici renali, è stata data dai presidi ospedalieri che hanno predisposto sale dialisi separate per coloro che risultano positivi al Covid-19;

   nonostante ciò, la Società italiana di nefrologia ha ritenuto opportuno avanzare richiesta alle istituzioni preposte e al Ministero della salute, affinché si possa garantire ai pazienti malati cronici renali l'accesso prioritario alla somministrazione dei vaccini. La stessa società ha avviato, di concerto con l'Istituto superiore di sanità e a l'Aifa, alcuni studi sull'efficacia clinica dei diversi vaccini, ottenendo risposte incoraggianti che dimostrano come la vaccinazione dei pazienti nefropatici potrebbe drasticamente ridurre la mortalità degli stessi;

   per quanto riguarda la gestione dei pazienti nefropatici, già esposti come il resto della popolazione al rischio di contrarre il Covid-19, un rischio che aumenta se collegato alla necessità che gli stessi hanno di recarsi costantemente presso i centri specializzati per la cura delle loro patologie, va sottolineato un altro importante aspetto: ci si riferisce alla previsione che, per i prossimi anni il Servizio sanitario nazionale sarà invertito da una preoccupante carenza di nuovi medici specializzati nel settore. A quanto sopra si aggiunga il drastico crollo dell'attività di screening, avutosi durante questa emergenza sanitaria, attività necessaria per evitare tardive diagnosi di patologie renali croniche;

   intervenire per colmare tali carenze risulta particolarmente necessario, al fine di evitare un aumento di nuove diagnosi nell'immediato futuro, che avrebbero conseguenti ripercussioni non solo dal punto di vista sanitario e dunque sulla qualità della vita dei cittadini, ma anche dal punto di vista economico sui bilanci del Servizio sanitario nazionale;

   per quanto riportato, si ritiene dunque opportuno che garantire priorità ai pazienti nefropatici per la somministrazione dei vaccini, ed intervenire per attuare misure volte a scongiurare la progressiva diminuzione del numero di medici specializzati in tale ambito, possa essere oggi una soluzione efficace per aumentare le tutele nei confronti dei suddetti pazienti e garantire al Servizio sanitario nazionale una maggior efficienza nel trattamento e nelle cure di queste importanti patologie –:

   se il Ministro della salute, di concerto con il commissario straordinario per l'emergenza Covid-19, intenda adottare iniziative che favoriscano la somministrazione prioritaria del vaccino nei confronti delle categorie di cui in premessa;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, in collaborazione con le regioni, per dare impulso all'attività di screening, al fine di sensibilizzare la popolazione alla diagnosi precoce delle malattie renali;

   se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza necessaria a promuovere ed incentivare la formazione di nuovi specialisti in campo nefrologico.
(4-08556)


   VIZZINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 7 marzo 2021 Davide Villa, agente di polizia dell'anticrimine di Catania, è deceduto 12 giorni, dopo la somministrazione della prima dose del vaccino AstraZeneca per la complicazione progressiva del proprio quadro clinico. I medici hanno diagnosticato una trombosi venosa profonda, poi sfociata in emorragia celebrale;

   l'8 marzo 2021 anche Stefano Paterno, 43 anni, originario di Corleone ma residente a Misterbianco (CT), sottufficiale della Marina militare ad Augusta, è morto nella sua abitazione per arresto cardiaco, dodici ore dopo essersi sottoposto alla prima dose di vaccino AstraZeneca;

   l'autorità nazionale austriaca competente sulla somministrazione dei vaccini anti Covid-19 ha sospeso l'uso di un lotto di vaccino AstraZeneca, numero di lotto ABV5300, dopo che una persona è morta dieci giorni dopo la vaccinazione. Nel caso specifico è stata diagnosticata una trombosi multipla. In via precauzionale alcuni Paesi come Estonia, Lituania, Lettonia e Lussemburgo hanno sospeso questo lotto come misura precauzionale;

   a quanto si apprende da fonti stampa, le autorità sanitarie della Danimarca hanno sospeso l'uso del vaccino contro il Covid-19 prodotto da AstraZeneca dopo alcuni casi gravi di coagulazione del sangue tra persone vaccinate. La sospensione è arrivata dopo il decesso di uno dei pazienti al quale era stato somministrato il vaccino;

   in Italia, ad oggi risultano somministrate 1.512.000 dosi di vaccino AstraZeneca. Secondo il report rilasciato da Aifa riferito al periodo 27 dicembre 2020-26 febbraio 2021, le reazioni avverse ai vaccini Covid-19 registrate sono state 30.015. Di queste 834 sono riferite al vaccino AstraZeneca calcolate su un campione di 255.563 somministrazioni effettuate –:

   se il Governo abbia attivato procedure di verifica sui lotti di vaccino somministrati alle persone decedute: se ci siano altre reazioni avverse al vaccino AstraZeneca riferite al lotto in questione e quali iniziative il Governo intenda intraprendere per evitare in futuro nuove reazioni avverse del vaccino; se esista l'ipotesi della definizione di protocolli di somministrazione di farmaci antitrombotici come prassi da seguire in questi casi molto gravi.
(4-08560)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato su il Fatto Quotidiano dell'11 marzo 2021 si apprende che l'Italia, così come gli altri Governi dell'Unione europea, si sarebbero allineati contro la sospensione dei brevetti sui farmaci contro il Covid-19 discussa al Wto;

   nel Comitato dell'Unione europea per la politica commerciale, la Commissione europea ha discusso con gli Stati membri la posizione negoziale che dovrà tenere al Wto e da alcune riunioni tra gennaio e febbraio 2021 risulterebbe che i 27 delegati governativi si sarebbero detti concordi con l'esecutivo di Bruxelles che sostiene l'opposizione della Commissione alle deroghe richieste da India e Sudafrica al Trattato internazionale che tutela la proprietà intellettuale (TRIPs);

   la richiesta di deroghe, sostenuta principalmente dai Paesi poveri, mira a spezzare il monopolio di Big Pharma e ad allargare la disponibilità di vaccini e altri medicinali, consentendo a terzi di produrli per tutta la durata della pandemia;

   secondo la Commissione europea gli accordi volontari e le licenze obbligatorie per l'import di medicinali in casi d'emergenza, previsti dal TRIPs, sarebbero sufficienti per garantire un equo accesso ai vaccini e la condivisione forzata dei brevetti rischia di disincentivare l'innovazione da parte delle case farmaceutiche;

   a quanto risulta dall'articolo del Fatto Quotidiano, l'Italia, insieme a Olanda e Danimarca, si sarebbe limitata a chiedere alla Commissione europea di comunicare tali argomentazioni in modo più costruttivo all'Europarlamento e alle Organizzazioni non governative che invece insistono sull'introduzione delle deroghe, ritenendo le flessibilità del TRIPs troppo onerose;

   a parere dell'interrogante il Governo italiano dovrebbe sostenere, presso l'Organizzazione mondiale del commercio e in tutte le sedi comunitarie la proposta, tra gli altri, di India e Sudafrica, di sospendere i brevetti sui vaccini anti-Covid, affinché gli stessi siano garantiti a tutti, equamente, anche nei Paesi più poveri e più in difficoltà con le spese legate alla proprietà intellettuale delle case farmaceutiche;

   ad avviso dell'interrogante sarebbe auspicabile non ripetere lo stesso errore compiuto negli anni novanta, quando il ritardo nell'assumere una simile decisione ha causato milioni di morti durante la lotta contro l'Hiv;

   secondo il direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), a metà gennaio 2021, 40 milioni di persone erano già state vaccinate in 49 Paesi ad alto reddito, mentre nei Paesi a basso reddito, solo 25 persone avevano ricevuto la dose di vaccino –:

   quali ulteriori elementi intendano fornire circa i fatti esposti in premessa e, in particolare, rispetto alla posizione che l'Italia avrebbe assunto, in conformità con quella della Commissione europea, di opposizione alle deroghe richieste da India e Sudafrica al Trattato internazionale che tutela la proprietà intellettuale (TRIPs) e, qualora ciò rispondesse al vero, se il Governo non intenda rivedere la propria posizione e sostenere la proposta avanzata, tra gli altri Stati, da India e Sud Africa, al Wto e in tutte le sedi comunitarie ed internazionali, per la sospensione temporanea dei brevetti sui prodotti utilizzati per combattere la pandemia da Covid-19 e in particolare i vaccini, affinché l'accesso agli stessi sia effettivamente garantito anche ai Paesi più poveri.
(4-08563)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 27 ottobre 2020 un rapporto Dhl-McKinsey stima che per i vaccini Covid-19 serviranno fino 15 milioni di consegne e oltre 15 mila voli;

   il 4 febbraio 2021 McKinsey ha patteggiato il pagamento di 573 milioni di dollari (472 milioni di euro) a 47 stati Usa per il ruolo avuto nel promuovere le vendite degli antidolorifici oppiacei della Purdue Pharmas OxyContin e di altre case farmaceutiche, che hanno causato la morte di oltre 450 mila persone negli ultimi due decenni. La società per decenni è riuscita a schivare la responsabilità legale anche nel caso riguardante i disastri ambientali causati da un suo cliente, la Enron;

   l'11 febbraio 2021 Generation, l'organizzazione globale no-profit per l'occupazione, si è assicurata 77 milioni di dollari di nuovi finanziamenti 50 milioni di dollari di risorse in natura da BlackRock, McKinsey & Company, Microsoft Corp. e Verizon, per accelerare il proprio lavoro nella lotta alla disoccupazione in 14 Paesi in tutto il mondo. Questo impegno combinato consentirà a Generation di sostenere le persone che devono affrontare barriere sistemiche all'occupazione, in particolare i giovani adulti e i lavoratori a metà carriera, causate dal Covid-19;

   il 5 marzo 2021 su «La Repubblica» nell'articolo dal titolo «Il governo si affida agli esperti McKinsey per il Recovery Plan» appare la notizia che il Ministero dell'economia e delle finanze, guidato da Daniele Franco, ha contattato McKinsey affidando ad essa l'incarico di accelerare la riscrittura del piano italiano e colmare i ritardi accumulati nei mesi scorsi. Gli uomini di McKinsey (dove ha lavorato per un decennio anche il Ministro per la Transizione digitale, Vittorio Colao) affiancheranno la struttura del Ministero guidata da Carmine Di Nuzzo;

   l'interrogante ha presentato una interrogazione parlamentare, la n. 4-08367, sulla posizione del neo Ministro Franco, come membro della associazione Diplomatia;

   il contratto concluso con McKinsey, che come precisato dal Ministero dell'economia e delle finanze ha un valore di 25 mila euro + Iva, riguarda l'elaborazione di uno studio sui piani nazionali «Next Generation» già predisposti dagli altri Paesi dell'Unione europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano;

   a parere dell'interrogante non è l'importo ridotto, usato come un giustificativo, a ridurre i dubbi in merito al coinvolgimento di questa società per la tutela delle informazioni di cui potrebbe entrare in possesso e di rilevanza nazionale. L'interrogante ha già segnalato una questione analoga sul conflitto di interesse del presidente Draghi e BlackRock con l'interrogazione n. 4-08424;

  tra l'altro BlackRock e McKinsey, durante il mandato istituzionale di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea, sono stati al centro della polemica sugli stress test bancari, il famoso «Caso-Schauble»;

  l'ex Ministro delle finanze tedesco Schauble ha denunciato il ruolo, le incompatibilità e i contratti di servizio delle società private coinvolte dall'Eurosistema nella conduzione e nell'analisi dei dati raccolti negli stress effettuati tra il 2014 e il 2018. La denuncia riguarda le società di consulenza ingaggiate nel 2016, tra cui McKinsey e Blackrock, poi riconfermata nel 2018. Dalle e-mail sulle vicende emerge che né la Banca centrale europea, né l'autorità di supervisione degli stress test, avevano mai rivelato di aver affidato le verifiche di affidabilità patrimoniale delle banche europee a una società di Wall Street che, sulle stesse banche, investe decine di miliardi di euro. La presenza di BlackRock tra gli esaminatori delle banche era apparsa a Schauble come un palese conflitto di interesse e soprattutto come una falla potenzialmente pericolosa nel sistema di controllo e garanzia della riservatezza dei dati sensibili di ogni singola banca –:

  se il Governo non intenda revocare l'incarico alla società McKinsey, considerate quelle che l'interrogante ritiene ragioni di rilevante interesse nazionale.
(4-08567)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-05350 l'interrogante ha posto in essere il problema della censura online della piattaforma Youtube nei confronti del canale Byoblu, editato dalla società Byoblu Edizioni S.r.l.s. Con l'interrogazione si ipotizzava un intervento della task force sulle Fakenews del Governo, avvenuta il 19 marzo 2020;

   Byoblu Edizioni S.r.l.s è regolarmente iscritta al registro della stampa al tribunale di Milano al n. cronol. 1011/2020 dell'11 giugno 2020, rg n. 4936/2020, num. Reg. Stampa 51. La redazione è diretta dalla giornalista professionista Virginia Camerieri, direttore responsabile della testata Byoblu, che risponde al direttore editoriale e proprietario di Byoblu Edizioni, Claudio Messora;

   YouTube LLC è una piattaforma web 2.0, fondata il 14 febbraio 2005, che consente la condivisione e visualizzazione in rete di contenuti multimediali (video sharing): sul sito è possibile vedere videoclip, trailer, cortometraggi, notizie, live streaming, slideshow e altri contenuti come video blog, brevi video originali, video didattici e altro ancora, con gli utenti che possono anche votare, aggiungere ai preferiti, segnalare e commentare i video. Acquistato nell'ottobre 2006 dall'azienda statunitense Google per circa 1,65 miliardi di dollari, con l'azienda che ha sede a San Bruno, in California, secondo Alexa, è il secondo sito web più visitato al mondo, alle spalle solamente di Google, guadagnando entrate pubblicitarie da Google AdSense, un programma che indirizza gli annunci in base al contenuto del sito e al pubblico;

   Google LCC in Italia è rappresentata dalla società «Google Italy Srl» con partita iva 03660670963, sede legale in Via Confalonieri Federico 4, Milano, sede confermata dalla stessa Google LCC essere il loro ufficio a Milano;

   il 23 febbraio 2021 Youtube toglie a Byoblu la pubblicità e tutti gli abbonamenti, come denunciato dallo stesso Claudio Messora nel suo editoriale;

   Youtube, ad avviso dell'interrogante, in modo del tutto arbitrario, ha deciso di interrompere la monetizzazione e di sospendere gli abbonamenti per non conformità sulla politica di monetizzazione, rispetto ai video postati nel canale;

   secondo le regole di Youtube, il canale può venire de-monetizzato se viene meno il rispetto delle norme che comprendono le: «Norme della community», i «Termini di servizio», le «norme relative al copyright di YouTube» e le «Norme del programma Google AdSense»;

   su YouTube tutti gli utenti devono rispettare le Norme della community. Le norme non si applicano solo ai singoli video, ma all'intero canale. Non è consentito monetizzare: spam, pratiche ingannevoli e frodi; nudità e contenuti di natura sessuale; sicurezza dei minori; contenuti dannosi o pericolosi: incitamento all'odio e molestie e cyberbullismo;

   il canale Byoblu non opera in nessuno di questi contesti, in quanto riporta video di interviste a personaggi politici, che si avvalgono dell'articolo 21 della Costituzione, così come tutti i singoli cittadini ed esperti intervistati dalla testata giornalistica;

   l'interrogante concorda con quanto sostenuto dall'avvocato Maurizio Giordano, del foro di Torino, che sulla de-monetizzazione ha dichiarato che è una forma indiretta di censura: «Togliere finanziamenti a canali come Byoblu, che cerca di informare senza fare propaganda, è uno dei modi per fare censura»;

   a giudizio dell'interrogante, l'azione di Youtube, del tutto arbitraria, volta a censurare un canale di informazione regolarmente registrato, si configura come una scelta editoriale, comportandosi di fatto come una impresa editrice senza adempiere a quanto richiesto dalla legge in tal senso –:

   se e quali iniziative di competenza, anche normative, il Governo intenda adottare, a fronte di quanto sopra evidenziato, per la piena tutela della libertà di informazione sancita dall'articolo 21 della Costituzione, in relazione alle criticità connesse alla fruizione di social media e piattaforme come quella di cui in premessa.
(4-08568)


   RAVETTO, FRASSINI, ANDREUZZA, BISA, BOLDI, BORDONALI, BUBISUTTI, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, COLMELLERE, COMAROLI, COVOLO, DE ANGELIS, FANTUZ, FOGLIANI, FOSCOLO, GERARDI, GIACOMETTI, GOBBATO, LAZZARINI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, LOSS, MACCANTI, MURELLI, RAFFAELLI, PATELLI, SALTAMARTINI, TATEO, TOMASI, VALBUSA, ZANELLA, LUCCHINI, PICCOLO, FIORINI e SNIDER. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   l'8/9 marzo 2021 molte testate giornalistiche e molti media in generale hanno riportato la notizia di problemi nati tra la pallavolista Lara Lugli e la sua squadra di appartenenza il Volley Pordenone B-1 in seguito ad una sua gravidanza;

   secondo quanto riportato dai media e dichiarato dalla stessa Lugli in un post su Facebook del 7 marzo 2021, il Volley Pordenone avrebbe interrotto il proprio contratto con la pallavolista in seguito alla sua comunicazione alla società di essere incinta;

   sempre secondo quanto riportato dai media, i problemi legali iniziarono quando la Lugli chiese alla società il saldo dello stipendio del mese di febbraio cui – dopo varie richieste inevase – la società rispose con un atto di citazione nei confronti della stessa Lugli;

   secondo quanto riportato dai media, la signora Lugli avrebbe sottoscritto un accordo con la Volley Pordenone, che prevedeva la risoluzione dello stesso «per giusta causa» in caso di gravidanza –:

   se il Governo sia a conoscenza di eventuali «clausole anti maternità» vigenti nell'ambito dello sport e – ove ne sia verificata la sussistenza – quali iniziative, per quanto di competenza, anche normative, intenda assumere per scongiurare simili gravissime pratiche che ledono la dignità e la libertà delle atlete e delle donne in generale.
(4-08569)


   LUCASELLI e VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'ex Ilva e Taranto non trovano pace: come si apprende da fonti di stampa, ArcelorMittal ha messo in mora il Governo italiano, accusandolo di non rispettare gli impegni sottoscritti a dicembre 2020 per il salvataggio dell'azienda siderurgica;

   in particolare, secondo il gruppo franco-indiano Invitalia avrebbe rinviato per ben due volte il primo aumento di capitale da 400 milioni, interamente riservato al Ministero dell'economia e delle finanze che affiancherebbe così i Mittal con una quota del 50 per cento nell'Ilva, operazione che ha avuto a gennaio il nulla osta dell'Ue, mentre a maggio del 2022 un'altra ricapitalizzazione gli consegnerà complessivamente il 60 per cento;

   a fronte di tale inadempienza, ArcelorMittal ha annunciato la richiesta di mediazione all'International Chamber of Commerce, oltre a chiedere il pagamento degli interessi di mora maturati sull'intero importo fino a quando l'aumento di capitale non sarà sottoscritto;

   il 5 febbraio 2021 Invitalia informava di non poter rispettare la scadenza, «confidando di poterlo fare nella seconda metà di febbraio», scadenza prorogata successivamente al 26 febbraio, ma il 25 febbraio Invitalia ha comunicato ad ArcelorMittal che «nel corso di colloqui delle ultime ore con il Governo, è stato chiarito che non sono disponibili informazioni circa i tempi entro i quali riceverà l'effettiva disponibilità della dotazione finanziaria» per sottoscrivere l'aumento di capitale;

   le deroghe dell'impegno di ricapitalizzazione si spiegano, probabilmente, con la concomitante crisi politica e il conseguente passaggio di consegne a Palazzo Chigi o con la decisione del Consiglio di Stato che proprio in data odierna ha accolto la richiesta di sospensiva presentata dagli avvocati di ArcelorMittal dell'ordinanza di chiusura dell'area a caldo dello stabilimento a Taranto: vicende che, purtroppo, hanno frenato l'iter del decreto ministeriale necessario a «girare» i fondi dal Ministero ad Invitalia;

   come denunciato da ArcelorMittal, però, «L'incertezza venutasi a creare non soltanto ritarda l'attuazione del nuovo piano industriale, ma determina anche gravi ripercussioni sull'operatività dell'azienda, che si riverberano su tutti gli stakeholder interessati, inclusi i lavoratori, i fornitori e tutta la filiera italiana dell'acciaio»;

   tale situazione, se non troverà uno sblocco immediato, mette a rischio la sopravvivenza dell'azienda e, con essa, il futuro di quasi 11 mila lavoratori diretti, più altre migliaia dell'indotto, del gruppo Ilva –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla delicata situazione dell'azienda siderurgica di Taranto, con particolare riguardo sia agli impegni assunti a dicembre 2020, che al mantenimento dei livelli occupazionali e, in generale, alla salvaguardia del futuro del territorio.
(4-08571)


   DORI, ZOLEZZI e COMINARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Tavernola Bergamasca, sulla riva bergamasca del Lago di Iseo, si erge il cementificio Italsacci, che dal 2018 fa capo alla Società Italcementi s.p.a. appartenente al gruppo Heidelberg Cement;

   dietro il cementificio si innalza il Monte Saresano oggetto, sin dagli inizi del Novecento, di un'intensa attività cementiera con diversi passaggi di proprietà e con rilevante impatto ambientale e paesaggistico;

   l'escavazione di marna avviene attraverso la coltivazione della miniera denominata «Ognoli», nel comune di Tavernola Bergamasca, posta alle spalle del cementificio, fino alla fine degli anni ‘90, per poi proseguire con l'apertura di una nuova miniera, verso il lato nord dello stesso monte, nel Comune di Parzanica, denominata «Ca' Bianca», ancora attiva;

   il Monte Saresano è stato negli anni oggetto di escavazione e di sbancamento del piede per estrarre marna da cemento, materiale definito «di interesse nazionale» e, come tale, direttamente controllato dall'allora Ministero dell'industria, attraverso il distretto minerario, nonostante i diversi segni di instabilità che ne hanno segnato la storia;

   nel luglio 1970 dalla località «Squadre», nel comune di Vigolo, si sono allargate importanti fessure nel terreno, costringendo all'evacuazione i campeggi in riva al lago a Monte Isola e nei paesi della sponda bresciana, per paura dell'enorme onda che il crollo avrebbe generato;

   il 25 marzo 1986 si verifica una frana di dimensioni notevoli, localizzata all'interno della concessione «Ognoli»;

   il 22 novembre 2010, sempre dalla ex miniera «Ognoli», si verifica un'ulteriore frana di circa ventimila metri cubi;

   nonostante le ripetute frane nel corso dei decenni, l'attività estrattiva è proseguita;

   il continuo sgretolamento roccioso è dimostrato dai dati registrati dai sensori che monitorano il Monte Saresano, che dimostrano un progressivo spostamento della massa franosa;

   nel febbraio 2021 l'area ha iniziato pericolosamente a cedere in modo significativo, creando crepe ben visibili e movimenti importanti rilevati dagli strumenti di monitoraggio;

   il fronte instabile, con più possibili punti di rottura, viene stimato in oltre 2 milioni di metri cubi;

   una tale quantità di materiale avrebbe evidentemente conseguenze devastanti, anche in relazione all'onda anomala che si potrebbe generare con la caduta nel lago di una parte della frana;

   si evidenzia, inoltre, che i tempi per l'evacuazione della popolazione dalle prime avvisaglie della frana potrebbero risultare molto ristretti;

   i comuni che si affacciano sul lago di Iseo, in particolare i comuni di Tavernola Bergamasca, Parzanica, Vigolo e Monte Isola, si trovano in un costante stato di preallarme;

   il 27 febbraio 2021 il professor Nicola Casagli, presidente dell'istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, ha effettuato assieme al Centro per protezione civile dell'università degli studi di Firenze un sopralluogo sulla frana situata sul versante sud-orientale del Monte Saresano;

   tenuto conto della relazione del predetto sopralluogo, pubblicata il 4 marzo 2021, l'Università di Milano-Bicocca ha effettuato uno studio sugli scenari di massima dell'espandimento della frana del Monte Saresano;

   il 9 marzo 2021 i militari del Genio pontieri di Piacenza e del Comando truppe alpine di Bolzano hanno effettuato un sopralluogo a Tavernola Bergamasca –:

   anche all'esito delle valutazioni contenute nelle relazioni tecniche elaborate dagli esperti e dalle università incaricate, si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, ai sensi dell'articolo 24, comma 1, decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, anche al fine di individuare le risorse da destinare alle attività di soccorso e assistenza alla popolazione e autorizzare la spesa nell'ambito del Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44 del citato decreto.
(4-08573)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   lo Spid – Sistema pubblico di identità digitale – è il sistema elettronico di autenticazione che permette a cittadini ed imprese di accedere con un'identità digitale unica ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti;

   lo Spid servirà anche agli italiani all'estero iscritti all'Aire per accedere ai servizi online dei consolati e dell'Inps;

   il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, ha posticipato il termine dal 28 febbraio al 30 settembre 2021 per l'uso dello Spid da parte degli iscritti all'Aire;

   la richiesta dello Spid presenta particolari problematicità per gli iscritti all'Aire a causa della difficoltà di orientarsi correttamente e convenientemente tra i vari provider italiani abilitati a fornire questo servizio – Aruba, Infocert, Intesa, Namirial, Poste, Register, Sielte, Tim o Lepida – che offrono differenti modalità per richiedere e ottenere lo Spid;

   la richiesta dello Spid risulterebbe inoltre estremamente problematica per molti pensionati all'estero, dal momento che pochi di loro hanno un computer e sono davvero indipendenti nell'uso dello stesso;

   molte associazioni e istituzioni italiane nel mondo hanno già dato voce alle preoccupazioni della comunità italiana all'estero;

   ad oggi, peraltro, la digitalizzazione dei servizi consolari è a buon punto, grazie ai servizi Fast-it e Prenota-Online;

   la digitalizzazione della rete consolare è una innovazione importante e necessaria, ma deve essere effettuata per gradi, senza comportare ulteriori aggravi per gli utenti –:

   se il Governo intenda ad adottare iniziative per venire incontro alle preoccupazioni degli italiani residenti all'estero descritte in premessa, rendendo facoltativo l'utilizzo dello Spid per quelli di loro iscritti all'Aire o almeno procrastinando i termini entro cui dovranno acquisirlo.
(3-02103)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella Giornata internazionale dei diritti della donna, migliaia di donne turche sono scese in piazza, con i cartelli e i manifesti viola del movimento globale «Non una di meno», nonostante i divieti imposti dalle autorità politiche. Già a partire dal 5 marzo 2021 le attiviste di tutta la Turchia hanno organizzato proteste e incontri all'aperto contro l'atteggiamento indulgente del Governo nei confronti di chi viola i diritti delle donne;

   negli ultimi anni, la Turchia è stata teatro di un'impennata di femminicidi e di violenze di genere. Sono 6.732 le donne uccise, secondo il rapporto del partito di opposizione Chp, da inizio 2000 ad oggi, 17 mila invece le donne detenute. Come accade ovunque gli uomini guadagnano di più delle donne, in media il 31 per cento in più, ed il dato è in aumento rispetto al 2006 quando la differenza si attestava sul 12 per cento;

   «La violenza sulle donne è un problema ovunque. In Turchia abbiamo un movimento per i diritti delle donne forte, ma dobbiamo anche confrontarci con molta opposizione», ha spiegato Fidan Ataselim di «Fermeremo il Femminicidio», secondo cui negli ultimi 20 anni la società è cambiata molto: «Sempre più donne stanno reclamando il loro diritto a lavorare e ad andare all'università. Più scelte abbiamo, più intensa è la reazione che riceviamo». Il ruolo del Governo di Erdogan, infatti, è centrale sia per le repressioni delle mobilitazioni sia per le politiche sociali e culturali che cercano di togliere diritti e spazi alle donne in Turchia, dove la donna dovrebbe essere mamma e sorella, e avere solo un ruolo di cura. E, come denunciano le attiviste, alle donne turche stanno vietando lentamente la possibilità di vivere lo spazio pubblico in solitaria;

   proprio nella spirale della repressione che continua ad avvolgere la Turchia, nella scorsa notte, almeno dieci giovani tra i 20 e i 25 anni – che avevano preso parte alla manifestazione dell'8 marzo in occasione della Giornata internazionale della donna, – sono state raggiunte nelle loro abitazioni da agenti di polizia che le hanno portate in commissariato con l'accusa di «vilipendio del Presidente della Repubblica» –:

   quali notizie abbia il Governo in merito agli arresti di queste giovani attiviste;

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, nei rapporti bilaterali con la Turchia, per garantire il rispetto dei diritti umani e dei diritti delle donne da parte delle autorità turche.
(5-05502)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel Tigray, regione del nord dell'Etiopia, in cui da oltre tre mesi si scontrano le forze del Governo federale di Adis Abeba e combattenti legati al partito di Governo locale Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè;

   la violenza dei combattimenti sta coinvolgendo anche i civili e innescando quella che Unhcr ha definito la peggiore fuga di rifugiati dalla regione in due decenni. Sono ormai migliaia le vittime e il 28 novembre 2020, nell'antica città di Axum, le truppe presenti nel Tigray hanno compiuto una strage, che secondo un rapporto di Amnesty International, potrebbe costituire un crimine contro l'umanità. La Ong ha parlato con 41 sopravvissuti e testimoni che hanno riferito di esecuzioni extragiudiziali, bombardamenti indiscriminati e saccheggi di massa da parte di soldati eritrei presenti sul territorio. Ma il Governo di Asmara ha, però, respinto tutte le accuse;

   intanto, all'interno del Paese, il Governo dell'Etiopia ha severamente limitato l'accesso ai giornalisti e ha impedito alla maggior parte degli aiuti di raggiungere aree al di fuori del controllo del Governo;

   Amnesty ha chiesto un'indagine internazionale guidata dalle Nazioni Unite per appurare tutte le parti responsabili delle atrocità commesse durante il conflitto e, inoltre, il pieno e rapido accesso al Tigray per gli attivisti per i diritti umani, giornalisti e operatori umanitari;

   e, difatti, anche l'Alta Commissaria Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet ha chiesto al Governo dell'Etiopia di concedere agli osservatori Onu l'accesso alla regione per indagare sui rapporti di omicidi diffusi e violenze sessuali, sottolineando l'urgente necessità di una valutazione obiettiva e indipendente dei fatti sul campo, poiché il suo ufficio è «riuscito a confermare le informazioni su alcuni degli episodi avvenuti lo scorso novembre, indicando bombardamenti indiscriminati nelle città di Mekelle, Humera e Adigrat nella regione del Tigray»;

   gli Stati Uniti hanno chiesto che le forze eritree siano «ritirate immediatamente dal Tigray», citando resoconti credibili del loro coinvolgimento in «comportamenti profondamente preoccupanti», e anche l'Unione europea ha condiviso la richiesta, dopo che già in dicembre 2020, aveva posticipato aiuti all'Etiopia a causa della sua incapacità di garantire il pieno accesso umanitario al Tigray;

   il Ministro degli esteri finlandese Haavisto, dopo aver visitato il Paese per conto dell'Unione europea ha riferito che la crisi del Tigray, sembra «fuori controllo dal punto di vista militare, dei diritti umani e dal punto di vista umanitario»; e che la leadership dell'Etiopia non era riuscita a fornire un «quadro chiaro» della situazione, compreso il coinvolgimento ampiamente documentato delle forze della vicina Eritrea. Difatti, sia Addis Abeba che Asmara negano che le forze eritree siano coinvolte nel conflitto; nonostante i resoconti di svariati testimoni;

   il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha raggiunto il consenso necessario per approvare una dichiarazione sull'attuale crisi nel Tigray. A opporsi al testo sarebbero state Russia e Cina membri permanenti del Consiglio, e l'India, membro non permanente, che hanno ritenuto la questione un «affare interno» dell'Etiopia –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo, sia nei rapporti bilaterali con l'Etiopia, che nei consessi internazionali, per chiedere il ritiro immediato delle truppe eritree e affinché il Governo etiope garantisca il pieno e immediato accesso umanitario al Tigray, nonché, in seno alle Nazioni Unite e segnatamente alla Commissione diritti umani di cui l'Italia è membro, per promuovere una dichiarazione comune e l'avvio al più presto di una indagine indipendente fatta sul campo, per conoscere quali gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario siano state commesse da parte di tutte le parti in conflitto nel Tigray, e per contribuire all'individuazione delle responsabilità sui possibili crimini contro l'umanità nella regione.
(5-05503)

Interrogazione a risposta scritta:


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   diverse notizie di stampa e testimonianze di esperti internazionali hanno riportato la notizia del ritrovamento di bossoli di fabbricazione italiana negli episodi di violenza scaturiti dal colpo di Stato in atto in Myanmar;

   queste munizioni sarebbero state utilizzate dalle forze governative per assaltare un'ambulanza, quindi in un contesto di ovvia violazione di diritti civili e di rafforzamento dell'autoritarismo dei militari dello Stato asiatico;

   come sottolineato dalla Rete italiana Pace e Disarmo tale ritrovamento ripropone la necessità di fermare i flussi di armamenti verso il Myanmar, ricordando che già dagli anni '90 è in atto un embargo totale europeo sulle armi;

   a parere dell'interrogante è fondamentale che si possa chiarire quale sia stato il percorso delle munizioni prodotte dall'azienda «Cheddite srl» di Livorno e giunte in Myanmar, considerando che, alla luce dell'embargo già citato, vendite dirette non appaiono proprio possibili;

   appare plausibile quindi che vi sia stata una «triangolazione» favorita da altri Paesi destinatari delle vendite della Cheddite srl, che produce principalmente cartucce da caccia e tiro, oltre che bossoli e inneschi;

   Giorgio Beretta, analista della Rete Italiana Pace e Disarmo e dell'Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (Opal) di Brescia, ritiene che, esaminate le relazioni governativa sull'export di armi militari e i dati Istat sul commercio estero, non risultano dal 1990 al settembre 2020 esportazioni dall'Italia al Myanmar di armi e munizioni;

   l'unica citazione dell'azienda livornese presente nelle Relazioni annuali al Parlamento sull'export militare (previste dalla legge n. 185 del 1990) si trova in quella relativa all'anno 2014 (pubblicata il 30 marzo del 2015) e riporta l'iscrizione della Cheddite srl nel Registro delle imprese autorizzate all'esportazione (ottobre 2014). Non risulta però poi alcuna richiesta di licenza da parte dell'azienda negli anni successivi, il che significa che tutte le esportazioni sono state effettuate con le procedure previste da altre norme (relative all'export di armi e munizioni «comuni», non di tipo militare), sicuramente meno trasparenti e con più possibilità anche di aggiramento successivo da parte dei destinatari, come sembra dimostrare la «triangolazione» verificatasi in questo caso;

   a parere dell'interrogante le munizioni, per il loro impatto devastante, devono essere considerate allo stesso livello delle armi;

   si ricorda inoltre che è attivo, con l'Italia partecipante, anche un «Programma d'azione ONU per prevenire, combattere e sradicare il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro» che purtroppo, a causa della posizione molti Paesi, non comprende e considera nel proprio ambito di applicazione le munizioni;

   le difficoltà nel ricostruire le triangolazioni e il «sottobosco» del traffico di armi e munizioni rivelano uno dei grandi problemi del controllo della vendita di armi e munizioni nel mondo;

   appare evidente che la pur importante legge n. 185 del 1990 non è bastata a regolamentare e limitare la diffusione incontrollata delle armi o quella ancor più incontrollabile delle munizioni –:

   se il Ministro interrogato per quanto di competenza, non intenda avviare una verifica completa e approfondita al fine di chiarire la base normativa e le procedure con le quali siano stati autorizzati all'esportazione i lotti relativi alle cartucce ritrovate in Myanmar;

   quali iniziative di competenza intenda assumere affinché tutte le esportazioni di armi e munizioni siano sottoposte alle procedure previste dalla legge n. 185 del 1990 senza distinzioni tra armi comuni e militari;

   quali iniziative di competenza intenda promuovere a livello europeo e internazionale affinché vi sia, in particolare da parte di Unione europea e Onu, un'azione più concreta e decisa al fine di mettere sotto controllo i flussi relativi al commercio di munizioni e munizionamento di ogni tipologia.
(4-08564)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   GIACOMETTO e PENTANGELO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per la conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche i contribuenti si possono avvalere dei servizi dell'Agenzia delle entrate in modo gratuito, o affidarsi ai servizi resi da soggetti terzi accreditati come conservatori presso l'Agenzia per l'Italia Digitale;

   il cosiddetto «decreto ristori quater», decreto n. 137 del 2020, ha modificato il calendario delle scadenze per l'invio della dichiarazione dei redditi, prorogando al 10 dicembre 2020 tale termine per il periodo d'imposta 2019;

   il termine per concludere il processo di conservazione sostitutiva delle fatture elettroniche dell'anno 2019, anno da cui è scattato l'obbligo generalizzato, deve avvenire entro il terzo mese successivo a quello di presentazione della dichiarazione dei redditi relativa e quindi, per le fatture emesse nel 2019, l'obbligo di conservazione deve essere adempiuto entro il 10 marzo 2021;

   la conservazione delle fatture elettroniche può avvenire esclusivamente seguendo le regole dettate dal combinato disposto tra il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 dicembre 2013 ed il decreto ministeriale 17 giugno 2014, finalizzati a garantire le caratteristiche dell'immodificabilità, dell'integrità, dell'autenticità e della leggibilità dei documenti depositati;

   il servizio, messo a disposizione dall'Agenzia delle entrate per la conservazione, si attiva automaticamente dal giorno successivo all'adesione da parte del contribuente. Tuttavia non tutti i contribuenti hanno aderito al servizio il 1° gennaio 2019;

   ne consegue che le fatture transitate tramite il sistema di interscambio (Sdi), prima della data di adesione al servizio, dovranno essere portate in conservazione mediante un complesso upload manuale, volto a conservare il documento informatico in modo tale che mantenga inalterato nel tempo il proprio valore giuridico-legale;

   tale incombenza ricade sugli operatori del settore peraltro già oberati da molteplici adempimenti derivanti dalla copiosa legiferazione d'urgenza, varata dal Governo nel tentativo di affrontare le gravi problematiche derivanti dalla pandemia; il sistema, inoltre, impone limiti agli invii giornalieri e al numero di documenti che possono essere caricati per singolo invio;

   la mancata conservazione delle fatture elettroniche del 2019 nei termini stabiliti dalla legge comporta sanzioni da mille a 8 mila euro;

   si tratta di documenti già in possesso dell'amministrazione finanziaria, che vanno scaricati da un'area, quella del servizio di consultazione, e inseriti in un'altra, riservata alla conservazione. Non è irricevibile l'opzione che tale attività sia svolta dall'Agenzia delle entrate stessa, che potrebbe provvedervi in forme semplificate e automatizzate, trattandosi di scambio di dati tra due banche dati da essa gestite –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative normative per prorogare il termine del 10 marzo 2021, al fine di consentire ai contribuenti di ottemperare al disposto di legge, allineando la scadenza a quella per il servizio di consultazione delle fatture, recentemente spostata al 30 giugno;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative affinché l'incombenza relativa al caricamento nel cassetto fiscale di ciascun contribuente delle fatture elettroniche emesse e ricevute nell'anno d'imposta 2019 precedentemente all'adesione al servizio da parte del contribuente, sia assunta direttamente dall'Agenzia delle entrate.
(3-02104)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ELISA TRIPODI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02834 presentata dall'onorevole Businarolo Francesca nella seduta del 15 gennaio 2019, si chiedeva al Ministro della giustizia di promuovere iniziative ispettive ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza; in particolare, nel predetto atto si faceva riferimento alle vicende inerenti al procedimento penale inizialmente instaurato solo nei confronti di Antonino La Grutta, Alessia Bonola e promosso all'indomani delle elezioni comunali del maggio del 2015, a seguito dell'esposto dei consiglieri del partito autonomista Trentino Tirolese, i quali ipotizzavano un'assunzione sospetta collegata agli esiti elettorali;

   in seguito, il 24 gennaio 2017, il sostituto procuratore generale di Trento, Giuseppe Di Benedetto, ritenne di avocare a sé il fascicolo disponendo ulteriori atti di indagine, inserendo tra gli indagati Renzo Colpo (Consigliere comunale del Movimento 5 stelle) e richiedendo il suo rinvio a giudizio in data 29 novembre 2017;

   la stampa locale ha seguito il procedimento durato oltre tre anni riportando costantemente accuse e dichiarazioni di colpevolezza; in particolare diverse sono state le accuse mosse dall'ex deputato Mauro Ottobre che parlava di «assunzione sospetta» rilasciando diverse interviste;

   il processo si concludeva con sentenza di non luogo a procedere per tutti gli imputati, emessa dal G.U.P., Riccardo Dies, il quale evidenziava anche che: «la realtà è che gli esposti dai quali è nato presente procedimento costituiscono un comune e banale tentativo di strumentalizzare il processo penale a fini politici e per screditare l'avversario presso l'elettorato e l'opinione pubblica, secondo un diffuso malcostume che pretende di trasferire la lotta politica nelle aule giudiziarie»;

   nel mese di ottobre 2020, i carabinieri del R.O.S. e dei comandi di Trento, Roma e Reggio Calabria hanno dato esecuzione a una ordinanza applicativa di misure cautelari emessa dal tribunale di Trento, su richiesta della locale procura della Repubblica, a carico di 19 soggetti indagati a vario titolo, tra gli altri, per i delitti di associazione mafiosa in quanto appartenenti alla 'ndrangheta, scambio elettorale politico-mafioso, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e riduzione e mantenimento in schiavitù;

   tali arresti sono il risultato di un'articolata attività investigativa condotta dal Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei carabinieri di Trento nell'ambito dell'operazione denominata Perfido, che avrebbe rilevato l'esistenza e l'operatività di una locale cosca di 'Ndrangheta in Lona Lases (Trento) ma avente influenza sull'intera provincia di Trento; un'indagine durata oltre 2 anni che avrebbe consentito di certificare l'esistenza di una cosca della 'ndrangheta calabrese che ha preso il controllo di un grosso giro di affari nel settore del porfido con infiltrazioni nella politica locale. Risultano infatti, indagati per voto di scambio politico-mafioso anche l'ex deputato Mauro Ottobre e gli ex sindaci di Lonas Lases e Frassilongo, Roberto Dalmonego e Bruno Groff;

   alla luce dei fatti sopra esposti, si può affermare che tale indagine, oltre a documentare nuovamente l'esistenza di proiezioni della 'ndrangheta in Trentino Alto Adige, ha permesso di far emergere la commistione tra associazioni criminali, politica e non solo, se si considera che la 'ndrangheta ha intessuto una fitta rete di contatti con diversi ambiti della società civile quali imprenditoria, istituzioni e politica –:

   se il Ministro interrogato, alla luce degli sviluppi dell'Operazione Perfido, intenda effettuare una nuova valutazione in ordine alla sussistenza dei presupposti per promuovere iniziative ispettive ai fini dell'esercizio di tutti i poteri di competenza.
(4-08558)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta scritta:


   MURELLI, TOMBOLATO e CAVANDOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sulla A1 Milano-Napoli, nel tratto Fiorenzuola-Fidenza, per consentire l'attività di ispezione e manutenzione delle opere d'arte sul torrente Stirone in entrambe le direzioni di marcia, a partire dal 23 novembre 2020 fino ad ultimazione lavori, è stato disposto il divieto di transito permanente per tutti i trasporti eccezionali aventi peso superiore alle 44 tonnellate;

   dopo oltre tre mesi di interdizione, la riapertura del suddetto tratto ai trasporti sopra le 44 tonnellate, inizialmente prevista per la fine di gennaio 2021, è stata rinviata a data da stabilire;

   le problematiche infrastrutturali sulla viabilità ordinaria alternativa al tratto autostradale tra Fiorenzuola e Fidenza, che ne impediscono il transito ai trasporti eccezionali, rendono necessario per tale fattispecie di trasporti una estensione del percorso da Piacenza fino a Brescia (A21) per proseguire fino a Verona (A4) e ridiscendere a Campogalliano (A22), aumentando sensibilmente il tratto da percorrere con l'aggiunta di 120 chilometri e costi quadruplicati rispetto al transito originario;

   tale situazione, non solo, costituisce un problema per i trasporti eccezionali per dimensione, ma impatta anche sui mezzi tradizionali di trasporto merci per quanto riguarda il peso di 44 tonnellate;

   il settore dei trasporti eccezionali nel 2019, secondo i dati dell'Autorità portuale di Genova, ha portato alla concessione di 5.000 permessi per trasporti eccezionali per una media di 15 mila viaggi circa;

   tale settore rappresenta una colonna portante nell'architettura economica del nostro Paese e la crescente lentezza con cui le merci rischiano di uscire dalle fabbriche, i manufatti venduti e non consegnati, le penali per i ritardi da parte dei clienti stanno creando al tessuto industriale di settore seri danni d'immagine e la perdita di competitività rispetto ai concorrenti internazionali –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda mettere in atto per rendere più prossima possibile la riapertura totale ed in sicurezza del tratto autostradale tra Fiorenzuola e Fidenza e rimuovere i limiti al transito per i mezzi sopra le 44 tonnellate.
(4-08555)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MASCHIO, VARCHI e FERRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   desta sconcerto la recente notizia che nella seduta del consiglio comunale di Padova, indetta per nominare il nuovo garante dei detenuti della città, su 22 preferenze necessarie per l'elezione, il principale candidato ne ha incassate 21, ma quella decisiva, e che ha fatto saltare la votazione, è andata a Matteo Messina Denaro;

   non è accettabile che un consigliere comunale, rappresentante dei cittadini, nascondendosi dietro il voto a scrutinio segreto, abbia pensato di votare il superboss, condannato a più ergastoli, tra i latitanti più pericolosi e ricercati al mondo e tutt'oggi considerato il capo supremo di Cosa nostra;

   sulla gravissima vicenda è intervenuto anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, Mauro Palma: «Indipendentemente dall'esito della votazione su cui, come è ovvio, non spetta al Garante nazionale esprimersi, l'indicazione da parte di un consigliere del nome di un noto boss mafioso costituisce una grave offesa non soltanto al Consiglio, ma anche al lavoro di tutti i Garanti che operano per la tutela dei diritti di ogni persona nel fermo vincolo della lotta a ogni forma di criminalità e del sostegno a chi nel nostro Paese opera per estirpare la dura realtà delle organizzazioni criminali», concludendo come l'indicazione di Messina Denaro rappresenti «un'inaccettabile offesa a tutte le Istituzioni della nostra democrazia»;

   quanto accaduto è una forma intollerabile di esaltazione della mafia, in una regione come il Veneto, dove le inchieste di questi ultimi due anni hanno dimostrato un forte radicamento della criminalità organizzata in molte parti del territorio, facendo emergere il legame tra politica e mafia –:

   di quali elementi disponga su quanto accaduto e quali immediate iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere per contrastare il radicamento della criminalità organizzata nei territori in questione.
(4-08557)


   CAVANDOLI, TONELLI, TOMBOLATO e MURELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   su «Il Giornale» del 10 febbraio 2021 si legge che il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno ha emanato un decreto che «riorganizza» gli uffici periferici della Polizia di Stato. In realtà, più che di «riorganizzazione» si tratta di «soppressione», dal momento che si prevede di chiudere 10 uffici della Polizia ferroviaria, 8 della Polizia stradale e 5 della Polizia di frontiera, con la chiusura delle sedi presso l'aeroporto di Parma, i porti di Gioia Tauro, La Spezia, Taranto e il traforo del Gran San Bernardo. Si legge che questa «riorganizzazione» è diretta conseguenza della riduzione dell'organico disposta dalla «riforma Madia», a causa della quale il personale della polizia è passato da 118 mila a 96 mila agenti;

   si prospetta, pertanto, una nuova chiusura dell'ufficio di polizia di frontiera nell'aeroporto internazionale «Giuseppe Verdi» di Parma;

   già con precedenti atti di sindacato ispettivo, n. 4-04271 e n. 4-08395, tutt'ora giacenti privi di risposta, gli interroganti sollevavano i problemi connessi alla soppressione di Compartimenti di polizia specializzati e formati nel nome della razionalizzazione ed ottimizzazione delle risorse umane;

   in relazione al posto di polizia di frontiera all'aeroporto di Parma si evidenzia che attualmente, nonostante l'organico preveda 19 posti, sono stati attualmente assegnati 12 agenti con 3 unità che vengono aggiunte provenienti dall'VIII zona polizia di frontiera, e che all'aeroporto di Parma vengono effettuati numerosi e regolari voli extra-Schengen, soprattutto – ma non solo – da e per la Moldavia, che richiedono specifiche conoscenze e professionalità da parte del personale di polizia; lo stesso aeroporto viene utilizzato da atleti e spettatori provenienti dal Regno Unito diretti alle manifestazioni sportive che si svolgono a Parma e provincia;

   pare evidente agli interroganti che la chiusura del posto di polizia di frontiera dell'aeroporto di Parma non permetterebbe nemmeno il recupero di personale da impiegare presso la questura a Parma, trattandosi di personale specialistico di polizia di frontiera che sarebbe trasferito in altra sede e che dorrebbe essere sostituito da agenti di polizia non formati con ulteriore sottrazione di forze alla questura locale;

   si evidenzia, inoltre, che la formazione specifica del personale dell'ufficio di polizia di frontiera – demandata a personale della polizia di Stato o a istruttori Enac – prevede l'acquisizione di determinate competenze (security and safety skills, incrocio delle banche dati degli uffici di frontiera, accesso in «area sterile»...), nonché la conoscenza e puntuale applicazione dei piani di emergenza aeroportuali;

   l'eventuale soppressione dell'ufficio, pertanto, oltre a comportare un grave danno per il controllo del traffico internazionale e degli ingressi extra-Schengen nel territorio parmense, non apporterebbe alcun significativo vantaggio alla redistribuzione delle unità sul territorio mentre creerebbe oggettive difficoltà allo scalo che non ha mai interrotto i voli extra Schengen e sta potenziando le sue rotte nazionali e internazionali;

   all'uopo si rammenta che la programmazione dei voli prevede infatti le tratte Parma-Chisinau (2 volte a settimana) e dal 28 marzo 2021 le tratte Parma-Bari (3 volte a settimana), Parma-Catania (7 volte a settimana), Parma-Lamezia (3 volte a settimana), Parma-Cagliari (3 volte a settimana), Parma-Trapani (3 volte a settimana), alle quali si aggiungeranno dal 28 maggio 2021 la tratta Parma-Roma (7 volte a settimana) e dal 26 giugno 2021 la tratta Parma-Olbia (2 volte a settimana) e la tratta Parma-Lampedusa (1 volta a settimana), oltre a un volo cargo per Parigi ed il previsto aumento dei voli di aviazione generale –:

   se il Ministro interrogato intenda riconsiderare l'ipotesi di soppressione dell'ufficio di polizia di frontiera presso lo scalo aeroportuale Giuseppe Verdi, ovvero, quali iniziative di competenza intenda adottare per sopperire alle conseguenti criticità esposte in premessa.
(4-08561)


   LICATINI, D'UVA, BARBUTO e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Mukhtar Ablyazov nel 2013 è stato descritto mediaticamente come dissidente kazako e rifugiato politico in fuga da un regime dittatoriale;

   il 27 maggio 2013, tre giorni prima dell'espulsione della moglie dall'Italia, era pervenuta a tutte le sezioni Interpol del mondo una nota, che segnalava una red notice a suo carico (persona da ricercare perché colpita da provvedimenti giudiziari emessi da un Paese membro dell'organismo internazionale Interpol) per truffe, reati fiscali e altri delitti della stessa natura;

   Ablyazov era dunque considerato dall'Interpol un latitante, accusato di bancarotta fraudolenta e di appropriazione indebita per circa 6 miliardi di dollari, come risulta dall'inchiesta de l'Espresso del 3 marzo 2021 («Perseguitato politico? No, ladro di miliardi. Le sentenze inglesi che riscrivono la storia del sequestro Shalabayeva»), condannato a 22 mesi di carcere anche in Gran Bretagna, condanna elusa con una fuga, la seconda dopo quella dal Kazakhstan di alcuni anni prima;

   nel luglio 2013, Mukhtar Ablyazov è stato arrestato in Francia e, a dimostrazione di come la sua situazione personale oscilli pericolosamente tra l'essere un soggetto accusato (e condannato) per gravi reati finanziari in differenti Stati esteri e il voler apparire come un presunto rifugiato politico in modo da ottenere una sorta di immunità perenne, ne fu accolta la richiesta di estradizione in Russia e Ucraina per ben due volte e, solo alla fine di un lungo e tortuoso percorso giudiziario, lungo ben 7 anni, la Francia ne avrebbe disposto la protezione internazionale (nel settembre 2020), salvo poi arrestarlo nuovamente alcuni giorni dopo;

   la sentenza n. 1594/2020 del tribunale di Perugia ha definito l'espulsione di Alma Shalabayeva una extraordinary rendition, ma una tale odiosa pratica certamente non prevede un'udienza di convalida dinanzi al giudice di pace ai fini dell'espulsione, né la richiesta di nulla osta alla procura della Repubblica competente, come è avvenuto nel caso di specie;

   con tale sentenza, il tribunale ha condannato un giudice di pace e sei poliziotti, tra cui uomini al servizio dello Stato da una vita: Maurizio Improta, ex dirigente dell'ufficio immigrazione, e Renato Cortese, ex capo della squadra mobile di Roma, nonché ex questore di Palermo, passato alla storia della lotta antimafia per la cattura, dopo una latitanza durata decenni, del boss mafioso Provenzano e di altri pericolosi latitanti 'ndranghetisti;

   il Kazakhstan è uno Stato membro dell'Onu e dell'Unesco dal 1992, con il quale l'Italia ha sottoscritto numerosi trattati di collaborazione tra cui anche un Accordo di cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata ratificato con la legge n. 216 del 2015;

   vi sarebbero state, negli ultimi 15 anni, solo nove richieste di asilo politico di cittadini kazaki, di cui nessuna accolta;

   mentre i poliziotti italiani condannati sono obbligati a risarcire i danni morali anche al milionario Ablyazov, risulterebbe da fonti giornalistiche che vi sia un ordine di confisca dei beni a livello mondiale emesso nei suoi confronti dalla Gran Bretagna –:

   se, quando Mukhtar Ablyazov ha soggiornato sul territorio italiano nel 2013, avesse titolo per farlo;

   se il Governo disponga di elementi, per quanto di competenza, circa la dinamica che gli ha consentito di eludere l'arresto da parte delle autorità italiane;

   se risultino al Governo richieste di congelamento o confisca, sul territorio italiano, di beni a lui riconducibili anche tramite intestazioni fittizie, nonché quante condanne risultino attualmente a suo carico.
(4-08572)

ISTRUZIONE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   in un periodo di crisi della credibilità delle istituzioni, in cui c'è un rinnovato bisogno di ricostruire il rapporto di fiducia con i cittadini, l'amministrazione pubblica e la politica devono dare esempi coerenti con l'interesse generale;

   da molti anni non viene bandito il concorso per titoli ed esami per dirigenti tecnici, che garantirebbe pari opportunità e trasparenza delle nomine;

   per quanto a conoscenza degli interpellanti, si persevererebbe con il conferimento di incarichi fiduciari in base ai commi 5, 5-bis o 6 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001, sovente reiterando le nomine di dirigente tecnico ai medesimi soggetti, con cumulo di titoli;

   alcuni articoli della stampa specializzata hanno ventilato l'ipotesi che il bando dell'Usr Lombardia, di cui al decreto direttoriale n. 4121 del 1° marzo 2021 dal titolo «Procedura conferimento incarico dirigenziale non generale funzioni tecnico-ispettive da conferire sensi comma 6 articolo 19 decreto legislativo n. 165 del 2001», delinei già la figura prescelta (Tuttoscuola, 3 marzo 2021, «Pronto l'incarico in Lombardia per l'ex-Capo Dipartimento del Ministero?»);

   il comma 6 dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001 recita: «Gli incarichi di cui ai commi da 1 a 5 possono essere conferiti, da ciascuna amministrazione, entro il limite del 10 per cento della dotazione organica dei dirigenti appartenenti alla prima fascia dei ruoli di cui all'articolo 23 e dell'8 per cento della dotazione organica di quelli appartenenti alla seconda fascia, a tempo determinato ai soggetti indicati dal presente comma. La durata di tali incarichi, comunque, non può eccedere, per gli incarichi di funzione dirigenziale di cui ai commi 3 e 4, il termine di tre anni, e, per gli altri incarichi di funzione dirigenziale, il termine di cinque anni. Tali incarichi sono conferiti, fornendone esplicita motivazione, a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, non rinvenibile nei ruoli dell'Amministrazione»;

   il citato decreto direttoriale n. 4121 del 1° marzo 2021 è stato pubblicato in data 2 marzo 2021, nella sezione «Atti e normativa – avvisi per incarichi dirigenziali generali e non generali», a firma del direttore dell'Ufficio scolastico regionale della Lombardia, Augusta Celada, con scadenza per la presentazione delle domande entro le ore 23,59 del 10 marzo 2021. Nel bando si legge che: «Con riferimento alla Direttiva del Ministro dell'istruzione del 5 gennaio 2021, n. 5, recante i criteri e le modalità per il conferimento degli incarichi dirigenziali del Ministero dell'Istruzione, si informa che presso questo Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia risulta disponibile n. 1 posto per lo svolgimento di funzioni tecnico-ispettive, da conferire ai sensi del comma 6 dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, previo svolgimento di procedura comparativa, a persone di particolare e comprovata qualificazione professionale, le cui competenze sono definite nel decreto ministeriale n. 916 del 18 dicembre 2014. (...) La candidatura dovrà essere corredata da curriculum vitae, aggiornato, datato e debitamente firmato, che dovrà riportare esclusivamente gli elementi salienti e rilevanti afferenti alle attitudini e alle capacità e alle esperienze professionali maturate, in relazione alla natura e alle caratteristiche dell'incarico da conferire, con in calce la dichiarazione che tutte le informazioni indicate nel medesimo corrispondono al vero, ai sensi degli articoli 46 e 47 del decreto del Presidente della Repubblica n. 445 del 2000. (...) le candidature saranno valutate avuto riguardo ai seguenti criteri deducibili dal curriculum vitae: a) esperienza professionale maturata nell'ambito dello svolgimento degli incarichi pregressi di dirigente tecnico, con particolare riferimento a:

    espletamento di incarichi di coordinamento dei Dirigenti tecnici a livello nazionale o regionale;

    incarichi di coordinamento regionale degli esami di Stato;

    incarichi di coordinamento dei nuclei di valutazione dei dirigenti scolastici;

    nomina in commissioni giudicatrici di concorsi per il reclutamento del personale scolastico;

    incarichi formali di partecipazione a gruppi di lavoro regionali e nazionali sulle tematiche inerenti l'ordinamento scolastico e la valutazione del sistema nazionale di istruzione e formazione attinenti all'espletamento dell'incarico; b) attitudini e capacità professionale del dirigente tecnico, desumibili da: 1. eventuale conseguimento di una seconda laurea o di un master di secondo livello»;

   nel citato bando dell'Usr Lombardia non viene indicata la posizione che è vacante né viene indicato se era vacante al momento della pubblicazione del decreto;

   viene richiesto come requisito l'essere stato/a già un dirigente tecnico (laddove i dirigenti tecnici sono nominati in modo fiduciario ai sensi dei citati commi 5, 5-bis o 6);

   ad avviso degli interpellanti, occorre evitare che, prescrivendo come requisito l'essere già stato dirigente tecnico, si reiterino incarichi che dovrebbero essere solo a tempo determinato in un triennio, facendoli diventare sostanzialmente permanenti, rinnovo dopo rinnovo, contraddicendo così lo spirito della norma;

   questa reiterazione degli incarichi, a giudizio degli interpellanti, finisce per dar luogo a una forma di aggiramento della norma, che recita: «La durata di tali incarichi, comunque, non può eccedere, per gli incarichi di funzione dirigenziale di cui ai commi 3 e 4, il termine di tre anni, e, per gli altri incarichi di funzione dirigenziale, il termine di cinque anni»;

   sarebbe necessario un chiarimento sui criteri sottesi a tale modalità di conferimento degli incarichi –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione alla procedura di affidamento dell'incarico dirigenziale con funzioni tecnico-ispettive di cui in premessa e, in particolare, se intenda chiarire da quanto tempo il posto individuato nel bando fosse disponibile;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire l'applicazione coerente della normativa e per ovviare ai profili critici sopra segnalati;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative per escludere che bandi come quello di cui in premessa possano prevedere, tra i requisiti per la candidatura, quello di aver già ricoperto l'incarico di dirigente.
(2-01131) «De Lorenzo, Fornaro».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TERMINI, SIRAGUSA, EHM, BARZOTTI, SARLI, SERRITELLA e GRIPPA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più numerosi gli istituti scolastici in Italia che predispongono progetti di educazione all'affettività e alla sessualità;

   tuttavia, in alcuni casi, tali progetti si traducono in pratiche educative con carattere antiscientifico e discriminatorio, e quindi dannose per il benessere psico-fisico degli adolescenti;

   organi di informazione e di stampa – Bergamo News del 9 marzo 2021; Prima Bergamo dell'8 marzo 2021 – riferiscono di un esposto-petizione diretto al provveditorato territoriale di Bergamo, sottoscritto da numerosi cittadini, da diverse associazioni riconosciute e da rappresentanti delle istituzioni, volto ad «attivare i controlli necessari sull'offerta educativa» del centro scolastico paritario di Calcinate, in provincia di Bergamo-Istituto Comprensivo «La Traccia» che, nel piano formativo triennale 2019-2022, prevede un corso di educazione sessuale e all'affettività;

   nel testo della petizione si legge che «La Traccia, da più di dieci anni, propone a centinaia di adolescenti un'educazione sessuale che rafforza gli stereotipi di genere e un rigido binarismo dei ruoli di genere. Inoltre, il corso di educazione sessuale demonizza la pornografia, l'autoerotismo; mette sullo stesso piano, omosessualità, bisessualità e pedofilia; afferma che l'omosessualità sarebbe un “disturbo psicologico”, un “vizio” simile all'alcolismo, derivante dal sentirsi dei “maschi falliti” o delle “femmine mancate”; precisa che può essere curata con le terapie riparative ricorrendo ad uno psicologo; asserisce che i genitori omosessuali avrebbero una maggiore propensione a compiere atti di pedofilia sui propri figli (!)»;

   da questo estratto si comprende che l'educazione alla sessualità è certamente una materia fonte di contrapposizioni ideologiche e si ravvisa, quindi, a giudizio dell'interrogante, un'incongruenza tra i principi di uguaglianza e di non discriminazione espressi dalla Costituzione e la previsione di un'adesione ad un progetto educativo di carattere religioso di parte, che cercherebbe di imporre stereotipi sull'orientamento sessuale delle persone;

   insegnare agli adolescenti che l'omosessualità è una malformazione psicologica, un «vizio», una patologia, un disturbo causato da insicurezza, solitudine e incapacità di rapportarsi con i genitori, da curare con una terapia specifica, rappresenta per l'interrogante un'attività contraria ai principi dettati dalla Carta costituzionale e dall'ordinamento e fortemente dannosa per lo sviluppo e l'equilibrio psicologico degli adolescenti Lgbt;

   le scuole paritarie fanno parte del Sistema nazionale di istruzione e, per tale motivo, sono tenute a garantire un piano educativo e formativo in armonia ed in ossequio ai principi costituzionali;

   la scuola è una comunità inclusiva, le cui attività sono volte al superamento di tutte le discriminazioni legate alla condizione personale dell'individuo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti indicati in premessa e se, alla luce di quanto riportato, non ritengano opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, volte ad assicurare che nelle scuole, incluse quelle paritarie, come la scuola di cui in premessa, sia garantito un insegnamento rispettoso delle pari opportunità tra uomini e donne e non lesivo dell'identità personale e sessuale degli adolescenti Lgbt;

   quali iniziative di competenza intenda adottare per la prevenzione e il contrasto al disagio provocato da pregiudizi e discriminazioni, affinché le differenze di genere costituiscano un arricchimento della società e non un limite;

   se non ritengano necessario adottare iniziative per affrontare il tema della creazione di un ambiente scolastico informato, accogliente ed inclusivo nei confronti di bambini e adolescenti che oggi vivono in famiglie omogenitorali o monogenitoriali.
(5-05506)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nella seconda metà del 2014, Alitalia Cai, avviò le procedure di licenziamento per 2.250 lavoratori;

   tali licenziamenti erano funzionali a favorire il 1o gennaio 2015 il decollo di Alitalia Sai, partecipata al 49 per cento da Etihad e al 51 per cento da Alitalia Cai;

   molti lavoratori che prima del passaggio delle attività ad Alitalia Sai sono stati espulsi dalla produzione da Alitalia Cai, tra la fine del 2014 e inizi del 2015, hanno impugnato il licenziamento davanti al tribunale del lavoro per richiedere l'annullamento del licenziamento e la conseguente reintegra in servizio nella nuova Alitalia Sai stessa;

   le prime ordinanze emesse dai tribunali del lavoro sono state emesse agli inizi del 2016, prima dell'avvio dell'amministrazione straordinaria di Alitalia Sai e tuttora in corso. Solo alcuni ricorsi sono giunti ormai in Cassazione;

   gran parte dei pronunciamenti dei giudici hanno definito l'illegittimità dei licenziamenti, mentre diverse sono le sentenze di reintegra emesse, sia durante l'esercizio in bonis delle attività della compagnia Alitalia Sai sia dopo l'avvio delle procedure concorsuali;

   non tutte le sentenze di reintegra sono state ottemperate sia da Alitalia Sai, sia da Alitalia Sai in amministrazione straordinaria;

   sono diversi i casi in cui le sentenze di reintegra emesse hanno determinato, solo una «reintegra amministrativa», senza prevedere il rientro in servizio de lavoratore destinatario del pronunciamento del Tribunale del lavoro e/o della Corte di appello e/o della Corte di cassazione;

   esistono casi di lavoratori che, pur appartenendo ad un settore che al momento della sentenza di reintegrare in sott'organico, non sono state riammessi in servizio ma lasciati a casa;

   anche lavoratori con disabilità non sono stati riammessi in servizio nonostante Alitalia Sai fosse in profonda scopertura rispetto al numero dei lavoratori disabili in forza, come previsti dalla legge n. 68 del 1999; analogamente a quanto successo a lavoratori appartenenti alle categorie protette, nonostante, anche in questo caso, Altalia Sai non avesse in organico il numero previsto dalla norma di lavoratori ex articolo 18 della legge n. 68 del 1999;

   a quanto consta agli interroganti, Alitalia Sai, per i lavoratori reintegrati, invece di ripristinare l'anzianità di servizio maturata dalla effettiva assunzione, ha stabilito una anzianità inferiore, calcolandola a partire dalla data della sentenza di reintegra, a fronte di licenziamenti collettivi o altra circostanza in cui si tiene conto l'anzianità di servizio maturata;

   molti dei lavoratori reintegrati sono stati esclusi dai benefit aziendali e sarebbe stato negato l'accesso alla rete intranet e la partecipazione ai «Job Posting», pregiudicando la possibilità ai reintegrati di partecipare ai concorsi interni;

   per molti reintegrati non è stato ripristinato lo stipendio percepito prima del licenziamento e non è stato disposto alcun adeguamento delle spettanze previste, penalizzando i livelli retributivi spettanti ai reintegrati;

   a seguito di sentenza pronunciata prima dell'avvio dell'amministrazione straordinaria, si è determinato un errato calcolo delle prestazioni erogate da Inps, a titolo di Cassa integrazione guadagni e integrazione del fondo di solidarietà;

   i lavoratori reintegrati, e non fatti rientrare in servizio, sono stati sospesi in Cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore dall'amministrazione straordinaria;

   l'integrazione del fondo di solidarietà calcolato sugli stipendi percepiti prima della sospensione stessa essendo più bassi del dovuto ha penalizzato i reintegrati penalizzandoli negli ammortizzatori sociali. Tale profilo, a giudizio degli interroganti, potrebbe configurare un reato da parte dell'amministrazione straordinaria –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle discriminazioni operate da Alitalia Sai;

   quali iniziative di competenza intendano assumere per garantire ai lavoratori interessati:

    a) la reintegra nelle mansioni e nello stipendio comprensivo del riconoscimento dell'anzianità di servizio e degli arretrati;

    b) l'applicazione delle disposizioni vigenti ai sensi della legge n. 68 del 1999;

    c) l'accesso ai benefit per il personale dipendente e l'accesso alla rete intranet per consentire in caso si prevedesse di nuovo, l'accesso ai cosiddetti «Job Posting»;

   se intendano adottare le iniziative di competenza affinché l'azienda comunichi all'Inps l'importo esatto delle retribuzioni spettanti prima della sospensione, in modo da calcolare il corretto importo della prestazione di Cassa integrazione guadagni e del fondo di solidarietà del trasporto aereo, nonché per permettere che l'Inps ed il fondo versino le differenze maturate dal 2 maggio 2017 ad oggi.
(4-08559)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   INCERTI, CENNI, CRITELLI, CAPPELLANI e FRAILIS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, convertito dalla legge n. 126 del 13 ottobre 2020, si sono introdotte misure per specifici settori, particolarmente colpiti dalla crisi conseguente all'emergenza sanitaria e, più nello specifico, all'articolo 58 si è previsto un «contributo a fondo perduto» a favore delle imprese che effettuano la ristorazione, al fine di sostenere tali imprese alla riapertura e alla continuità ed evitare quindi sprechi alimentari dei prodotti del territorio;

   con l'istituzione del fondo per la ristorazione – 450 milioni di euro, di cui 250 milioni di euro per l'anno 2020 e gli ulteriori 200 milioni di euro per l'anno 2021 – finalizzato all'erogazione di un contributo a fondo perduto a favore delle imprese che effettuano la ristorazione – per un minimo di 1.000 ed un massimo di 10.000 euro per azienda della ristorazione – si sono volute sostenere le imprese del settore nell'acquisto – a partire dal 14 agosto 2020 e con relativa documentazione fiscale – di prodotti di filiere agricole ed alimentari (anche Dop e Igp, inclusi quelli vitivinicoli), valorizzando la materia prima del territorio;

   secondo quanto riportato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sono 46.692 le domande inoltrate ai fini del bonus ristorazione di cui 31.086 presentate via web e 15.606 attraverso gli uffici postali. L'importo totale dei contributi richiesti via web è di oltre 221 milioni di euro per una media di 7.139,40 euro a domanda;

   Poste Italiane è impegnata nella fase di completamento della lavorazione delle domande pervenute attraverso gli uffici postali. Presumendo che queste abbiano mediamente lo stesso importo di quelle pervenute via web, si può ragionevolmente prevedere che gli importi richiesti si aggireranno complessivamente intorno ai 345 milioni di euro;

   numeri significativi che confermano la validità di uno strumento di intervento a sostegno dell'intera filiera agroalimentare dal campo fino al ristoratore, alla mensa, ai catering e agli agriturismi;

   da comunicazione ministeriale, era previsto per i primi mesi del 2021 l'erogazione di un primo acconto pari al 90 per cento del contributo. Secondo quanto si apprende dalla associazioni di categoria nelle prossime settimane dovrebbero essere pagate le oltre 15.000 domande presentate sulla piattaforma dedicata, mentre vi sarebbero problemi, per finalità di controlli ad esse connesse, per le ulteriori decine di migliaia che hanno presentato la documentazione in forma cartacea –:

   alla luce delle fortissime criticità cui continua ad essere esposta la ristorazione insieme alla filiera agroalimentare, quali iniziative urgenti intenda intraprendere per concludere la fase istruttoria e favorire lo sblocco immediato, delle risorse del fondo di cui all'articolo 58 del decreto-legge n. 104 del 2020.
(3-02102)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, all'articolo 223, prevede l'erogazione di contributi economici per il contenimento volontario della produzione e miglioramento della qualità dei vini Doc e Igp;

   il predetto provvedimento prevede l'erogazione dei pagamenti da parte di Agea entro il 31 dicembre 2020, anche se, ad oggi, come riportato dalle associazioni di categoria, non risulta essere stato effettuato alcun pagamento;

   tra le circostanze riportare a motivazione del ritardo, figura quella del cambiamento del sistema informatico utilizzato per l'erogazione dei pagamenti, la quale cosa attesterebbe la totale inadeguatezza della modalità di gestione dell'erogazione dei pagamenti da parte dell'Agea medesima;

   i ritardi nell'erogazione di liquidità sono stati segnalati anche per quanto attiene il rimborso dei premi assicurativi previsti dal Psrn 2014-2020 «gestione del rischio mis.17_1 domande di sostegno 2020, articolo 21 decreto ministeriale del 19 ottobre 2020 n. 9250365», per il quale le aziende attendono ancora oggi il 30 per cento di quanto dovuto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la spedita e tempestiva erogazione dei pagamenti di cui in premessa nonché la puntuale e spedita erogazione di qualsiasi pagamento futuro mediante l'adozione di modalità e piattaforme applicative affidabili.
(4-08554)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MENGA, LAPIA, NAPPI, MASSIMO ENRICO BARONI, TESTAMENTO, PENNA, VIANELLO, TERMINI, SARLI, ROMANIELLO, DEL MONACO, COLLETTI, VILLANI, BOLOGNA, SURIANO, SAPIA, SPESSOTTO, CABRAS, GIULIODORI, TRANO e CECCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   stando alle notizie di cronaca del 16 febbraio 2021 di svariate testate giornalistiche, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Metropolisweb e la Nazione, sono 390 i presidi pubblici di continuità assistenziale, dislocati sull'intero territorio nazionale, ad essere stati oggetto di ispezione da parte dei Carabinieri dei Nuclei antisofisticazioni e sanità (Nas);

   i controlli sono stati eseguiti, d'intesa con il Ministro della salute, nei giorni festivi e nelle ore notturne, al fine di verificare la corretta erogazione di prestazioni mediche e sanitarie al loro interno, attraverso una perlustrazione che ha interessato sia le grandi città, che le isolate realtà rurali;

   lo scenario profilato desta sgomento e indignazione: immobili inadeguati con carenze igienico-sanitarie interessati da muffe e umidità, mancanza di vie di fuga, locali privi di accesso a persone con disabilità, farmaci e dispositivi scaduti di validità, mancanza di medicinali salvavita, irregolarità in materia di attuazione delle misure di contenimento epidemico da Covid-19, assenteismo dei medici durante l'orario di lavoro, assenza di servi di vigilanza o di sistemi di sorveglianza atti a garantire la sicurezza degli operatori sanitari, da sempre vittime di episodi di aggressione da parte di soggetti malintenzionati, e l'elenco delle criticità rilevate non si esaurisce con quanto sopraelencato;

   si apprende da fonti stampa che le «criticità strutturali ed organizzative» sono emerse in ben 99 delle sedi ispezionate, vale a dire in più di una su quattro, con conseguente denuncia di 19 persone all'autorità giudiziaria, nonché segnalazione di altre 85 alle autorità amministrative e sanitarie, tra responsabili dei presidi sanitari, dirigenti delle Asl locali e personale medico infermieristico;

   la grave situazione epidemiologica in cui versa il nostro Paese da quasi un anno, e le risultanze dell'ampia campagna di controllo realizzata nei giorni scorsi, rimarcano la necessità di realizzare un imponente intervento di riorganizzazione e di potenziamento della medicina del territorio;

   il tema della sesta Missione del Piano di ripresa e resilienza è la «salute», più specificatamente la componente 1 «Assistenza di prossimità e telemedicina» persegue la finalità di potenziare e riorientare il Servizio sanitario nazionale verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza sociosanitaria, attraverso il potenziamento della rete dei servizi distrettuali ed il consolidamento di quella ospedaliera ad essa integrata, così da essere prossimi ai bisogni dei cittadini;

   i cittadini hanno il diritto di ricevere cure adeguate e il personale sanitario di operare in condizioni di sicurezza e in ambienti consoni alle prestazioni sanitarie che erogano; si ha l'opportunità concreta di rafforzare la resilienza del nostro Servizio sanitario nazionale per ridurre l'impatto sanitario e sociale delle future emergenze sanitarie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto rappresentato in premessa e, conseguentemente, quali iniziative, per quanto di competenza, e in raccordo con le regioni, intenda realizzare, nel breve periodo, per la piena operatività dei presidi di continuità assistenziale dislocati sull'intero territorio nazionale anche in vista degli obiettivi di riorganizzazioni dell'assistenza di prossimità contenuti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-05507)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANDRA SAVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 21 febbraio 2021 è stata siglata l'intesa tra Governo, regioni e sindacati (Fimmg, Snami, e Intesa Sindacale) per il coinvolgimento dei medici di medicina generale nella campagna di vaccinazione anti-Covid;

   la citata intesa rappresenta in sostanza una cornice base entro cui si dovranno stipulare gli accordi specifici a livello regionale;

   tra le altre cose, l'intesa specifica che «la platea dei soggetti da sottoporre a vaccinazione da parte dei medici di medicina generale, in relazione alla fascia di età, alle patologie, alle situazioni di cronicità, alla effettiva disponibilità di vaccini, nonché le modalità logistiche/organizzative per la conservazione e la somministrazione del vaccino» saranno disciplinate dagli accordi regionali: per quanto riguarda l'approvvigionamento delle dosi di vaccino, per ciascun medico di medicina generale «essa dovrà avvenire in tempi certi e in quantità tali da consentire ad ogni medico la possibilità di garantire ai propri assistiti le somministrazioni del vaccino, coerentemente alle diverse fasi della campagna vaccinale ed ai relativi target di riferimento»; e ancora si precisa che debba essere garantito «l'aggiornamento, in tempo reale, dell'anagrafe vaccinale»;

   l'accordo collettivo nazionale 23 marzo 2005 e successive modificazioni, che disciplina i rapporti con i medici di medicina generale, prevede nell'allegato D, relative alle «prestazioni aggiuntive», una tariffa nazionale di euro 6,16 per le «vaccinazioni non obbligatorie»;

   è notizia riportata da varie fonti di stampa che nei giorni scorsi la regione Friuli Venezia Giulia e i sindacati dei medici di base non hanno raggiunto un accordo per la firma dell'intesa che avrebbe dovuto disciplinare la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna vaccinale nella regione;

   all'origine del mancato accordo ci sarebbe la richiesta avanzata dai sindacati di una tariffa di 32 euro, a fronte dei 6,16 stabiliti dal citato accordo collettivo nazionale, per ogni dose di vaccino inoculata;

   l'emergenza sanitaria in corso richiede l'impegno da parte di tutti, a partire dai medici di base, fondamentali per vaccinare gli anziani senza costringerli a lunghi spostamenti, che quindi è necessario coinvolgere nella campagna vaccinale a fronte di un giusto corrispettivo, adeguato a quanto stabilito a livello nazionale –:

   se il Governo non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza affinché il contributo destinato ai medici di famiglia per la partecipazione alla campagna di vaccinazione anti-Covid sia omogeneo sull'intero territorio nazionale;

   se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza affinché la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna di vaccinazione anti-Covid avvenga secondo criteri di efficienza e di economicità, anche alla luce della necessità di destinare le risorse pubbliche alle categorie economiche più colpite dalla crisi dovuta alla pandemia.
(4-08553)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di un'indagine svolta dalla procura della Corte dei conti, i direttori generali delle Asl della regione Campania, agendo in autotutela, hanno avviato la procedura di recupero dell'indennità aggiuntiva (pari a 5,16 euro l'ora) corrisposta al personale medico del 118 tramite decurtazione diretta dell'importo dalle buste paga;

   la procedura di recupero messa in atto da parte delle Aziende sanitarie locali delle somme «impropriamente» percepite dal personale del 118, interesserà anche i medici prossimi al pensionamento che, pertanto, vedranno impegnato, a tal fine, un intero quinto dello stipendio, con grave nocumento per gli importi pensionistici erogati dall'Enpam già non particolarmente pingui;

   l'indennità oggetto della questione, era stata prevista dalla delibera regionale n. 6872 del 1999 per i medici passati a svolgere i compiti di medico di emergenza territoriale 118 come remunerazione aggiuntiva correlate alla specificità dell'attività lavorativa e dei relativi maggiori rischi;

   successivamente, l'accordo nazionale del 2005 ha provveduto all'omogenizzazione del trattamento economico del personale medico a parità di mansioni, sopprimendo, di fatto, la predetta indennità;

   ciononostante, i medici del 118 hanno continuato a percepire la maggiorazione oraria di 5,16 euro che, in virtù della pronuncia della Corte dei conti dovrà, però, essere restituita;

   molti medici per protesta stanno rinunciando alle prestazioni aggiuntive aggravando una situazione già precaria, determinata dalle ataviche carenze di personale sanitario e oltretutto aggravata dall'emergenza sanitaria in corso;

   la conseguente demedicalizzazione delle ambulanze implica il necessario aumento dei ricoveri nelle unità operative, contribuendo a rendere, se possibile, ancora più critica la situazione negli ospedali campani, già in carenza di posti letto in ragione dei crescenti ricoveri per Covid-19 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, il Governo intenda intraprendere per individuare possibili soluzioni volte a evitare quella che l'interrogante giudica una iniqua penalizzazione del personale medico del 118 della regione Campania.
(4-08562)


   RACHELE SILVESTRI. — Al Ministro della salute, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 130 del 2001, recante «Disposizioni in materia di cremazione e dispersione delle ceneri» prevedeva l'emanazione di uno specifico provvedimento interministeriale in materia, non ancora però intervenuto. Tale provvedimento avrebbe dovuto definire le norme tecniche per la realizzazione dei crematori, a proposito dei limiti di emissione, agli impianti e agli ambienti tecnologici, nonché ai materiali per la costruzione delle bare per la cremazione;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 285 del 1990, recante «Approvazione del regolamento di polizia mortuaria» stabilisce (all'articolo 78) che i crematori siano costruiti entro i recinti dei cimiteri e che il progetto di costruzione debba essere corredato da una relazione nella quale vengano illustrate le caratteristiche ambientali del sito, le caratteristiche tecnico-sanitarie dell'impianto e i sistemi di tutela dell'aria dagli inquinamenti;

   le regioni, ai sensi dell'articolo 6 della citata legge n. 130 del 2001, avrebbero dovuto elaborare «piani regionali di coordinamento per la realizzazione dei crematori da parte dei comuni, anche in associazione tra essi, tenendo conto della popolazione residente, dell'indice di mortalità e dei dati statistici sulla scelta crematoria da parte dei cittadini di ciascun territorio comunale, prevedendo, di norma, la realizzazione di almeno un crematorio per regione»; ad oggi, solo alcune regioni si sono attivate approvando specifici piani regionali di coordinamento;

   la gestione dei forni crematori spetta ai comuni che ne approvano i progetti di costruzione e vigilano sulla loro conduzione;

   in tale scenario, nell'assenza di regole e di norme chiare, è così maturata una sorta di corsa all'installazione di nuovi crematori, spesso in piccoli comuni, invece che nei comuni più popolosi, per la volontà, soprattutto di promotori di finanza di progetto, di occupare il più rapidamente possibile territori privi di pianificazione regionale. Da un lato, è forte la spinta delle società che intendono favorire il business e, da un altro, la popolazione vede con sospetto l'attività di guadagno su servizi connessi con la morte e soprattutto nutre forti timori sui rischi per la salute provocati dalle emissioni –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e quali iniziative intendano intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di superare tali criticità anche attraverso l'emanazione del decreto interministeriale previsto dall'articolo 8 della legge n. 130 del 2001;

   se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, per assicurare la piena attuazione dell'articolo 6 della citata legge n. 130 del 2001;

   se intendano nell'immediato adottare iniziative normative urgenti al fine di definire una disciplina transitoria per la realizzazione dei crematori da parte dei comuni di cui in premessa.
(4-08570)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO e BERLINGHIERI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è entrato in vigore il regolamento (Ue) 2017/821 sui minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio, anche noti come conflict minerals o blood minerals. Il regolamento, risultato di un lungo processo partito nel 2014, si pone, difatti, l'obiettivo di fermare – attraverso obblighi in materia di dovere di diligenza nella catena di approvvigionamento per gli importatori dell'Unione di alcune materie prime originarie di zone di conflitto o ad alto rischio – il commercio di minerali che sono utilizzati per finanziare gruppi armati, che sono causa di lavori forzati e di altre violazioni dei diritti umani e che favoriscono corruzione e riciclaggio di denaro;

   l'articolo 8 del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 13, di attuazione della delega al Governo per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/821, prevede l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico, senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica, del Comitato per il coordinamento delle attività, allo scopo di fornire supporto all'Autorità nello svolgimento delle proprie funzioni;

   suddetto Comitato è composto da un rappresentante ed un supplente designati dalle seguenti amministrazioni pubbliche: a) Ministero dello sviluppo economico – Autorità, che lo presiede; b) Presidenza del Consiglio dei ministri; c) Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale; d) Ministero dell'economia e delle finanze; e) Ministero della giustizia. Ove necessario, ai lavori del Comitato è invitata a partecipare l'Agenzia delle dogane e dei monopoli;

   l'articolo 17, § 1, del regolamento prevede che entro il 30 giugno gli Stati membri presentano alla Commissione una relazione sull'applicazione del regolamento e, in particolare, sulle notifiche di misure correttive emesse dalle loro autorità competenti e sulle relazioni relative agli audit svolti da soggetti terzi messe a disposizione –:

   se sia già stato costituito il Comitato di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 2 febbraio 2021, n. 13, ovvero, qualora ancora non lo fosse, quando il Governo ne preveda la costituzione.
(5-05505)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Acc Italia di Mel-Borgo Valbelluna nata negli anni '70, produce compressori per frigoriferi domestici;

   Acc vende il suo prodotto alla maggioranza dei produttori di frigoriferi domestici quali Elettrolux, Bosch e altro;

   durante la gestione di Acc da parte dell'Amministratore delegato incaricato ingegnere Ramella, lo sviluppo del nuovo compressore fu di fatto dirottato verso l'azienda consorella, in Austria, lasciando lo stabilimento italiano in stato di insolvenza finanziaria;

   dopo un periodo di commissariamento ai sensi della legge «Prodi-Bis» da parte del commissario straordinario dottor Maurizio Castro, le trattative condotte con i maggiori competitor mondiali del settore elettrodomestici hanno portato alla vendita dello stabilimento di Borgo Valbelluna al gruppo cinese WanBao;

   pur avendo inizialmente rispettato gli impegni assunti presso il Ministero dello sviluppo economico, WanBao non ha sviluppato il compressore a velocità variabile, prodotto essenziale per aggredire il mercato e collaborare con i partner europei e per garantire marginalità economica e un futuro al sito produttivo bellunese;

   a metà 2019 la WanBao ha lasciato chiaramente intendere di voler dismettere lo stabilimento una volta esaurito il capitale stanziato;

   a fine 2019 i proprietari di WanBao avviarono le procedure dello stato di insolvenza, riconsegnando nuovamente lo stabilimento alla direzione del commissario straordinario;

   i primi mesi di amministrazione straordinaria hanno visto crescere le commesse di circa il 30 per cento e parallelamente la fiducia dei clienti;

   diversi soggetti si sono attivati immaginando un nuovo progetto di salvataggio dell'azienda che coniugasse le potenzialità di sviluppo del nuovo compressore a velocità variabile con la ripartenza delle attività nello stabilimento di Riva di Chieri in Piemonte, chiuso dopo la gestione Embraco;

   tale nuovo progetto, dal nome «Italcomp» prevede la fusione delle realtà di Borgo Valbelluna e Chieri e verrebbe costituito con capitale iniziale pubblico;

   tale progetto rappresenterebbe un esperimento innovativo di riposizionamento in Italia, con forte valenza europea, di una filiera integrata dell'elettrodomestico, in lotta con i maggiori competitor per la realizzazione di un frigorifero di alta qualità dedicato al mercato esclusivo europeo;

   per procedere con tale progetto occorre nel frattempo garantire il finanziamento della ripartenza di Acc durante l'amministrazione straordinaria;

   per far fronte agli importanti costi di gestione ed al notevole incremento delle attività e con la liquidità residua che si sta estinguendo si è fatto ricorso ad un articolo della legge «Prodi Bis», che prevede l'anticipazione da un fondo pubblicò a rotazione di circa 12 milioni di euro, per i quali è necessario il benestare della Commissione europea sul finanziamento dello Stato verso l'impresa;

   la Commissione europea ha avanzato ben due richieste di nuova documentazione e l'allungamento dei tempi sta creando problemi di liquidità alla Acc Italia: a fine marzo 2021 si rischia di non poter far fronte agli stipendi correnti dei 330 dipendenti;

   tale mancanza di risorse farebbe naufragare qualsiasi progetto di salvataggio o di costituzione di una nuova società;

   il sistema bancario al momento rifiuta qualsiasi sostegno poiché non rassicurato dalle indiscrezioni sulle risposte che vengono dalla Commissione europea;

   a parere dell'interrogante occorre intervenire urgentemente per affrontare le problematiche relative al futuro dello stabilimento sciogliendo i dubbi avanzati dalla Commissione europea nelle richiesta di ulteriore documentazione, così da poter indurre il sistema bancario ad anticipare il necessario «prestito ponte» garantito dal Governo oppure avviando il progetto Italcomp attraverso l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza con un finanziamento diretto dello Stato per la ripartenza di una filiera corta (europea o italiana) del «Bianco» –:

   se il Ministro interrogato non intenda convocare urgentemente le parti sociali, i rappresentanti delle regioni Piemonte e Veneto e il commissario Castro per valutare quali siano le soluzioni migliori per garantire un futuro industriale e occupazionale alla Acc.
(4-08566)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta scritta:


   PALMISANO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la transizione energetica e lo sviluppo sostenibile sono strettamente legati: il passaggio dall'utilizzo di fonti energetiche non rinnovabili a fonti rinnovabili rappresenta un elemento fondamentale all'interno della più estesa transizione verso economie sostenibili;

   nell'ambito dei processo di transizione energetica, entro il 2025 l'Italia abbandonerà il carbone, come stabilito dalla Strategia energetica nazionale varata nel 2017 e confermata dal successivo Piano nazionale integrato energie e clima (Pniec) varato nel 2018;

   nel processo di decarbonizzazione rientra anche la città di Brindisi dove, all'inizio del mese di gennaio 2021, l'Enel ha spento uno dei quattro gruppi della centrale termoelettrica Federico II, in attesa dello spegnimento degli altri tre gruppi entro il 2025;

   in una lettera redatta nel mese di gennaio 2021, sottoscritta da 50 titolari di imprese pugliesi e dalle diverse rappresentanze sindacali, diretta alle istituzioni locali e governative, è stato evidenziato che si è di fronte ad un problema rilevante, visto che per decenni una buona parte dell'economia industriale e portuale brindisina ha ruotato intorno all'esercizio di due centrali termoelettriche alimentate a carbone. Gli imprenditori hanno chiesto l'apertura di un tavolo di confronto diretto ad individuare soluzioni programmatiche e misure finalizzate al mantenimento dei livelli occupazionali, anche attraverso la ricollocazione dei lavoratori nella attività di riqualificazione, in considerazione del fatto che la conversione cancellerebbe gran parte delle attività lavorative e dell'indotto, con la perdita di centinaia di posti di lavoro;

   il sindacato Cobas, in persona del segretario provinciale Roberto Aprile, a quanto consta all'interrogante nell'ottobre 2020 ha chiesto la costituzione di un tavolo per la transizione energetica a Brindisi presso il Ministero dello sviluppo economico, al quale invitare anche l'Enel, per conoscere i programmi aziendali che ad oggi risultano ancora poco chiari;

   si ritiene necessario un intervento diretto dello Stato a garantire investimenti e risorse a sostegno dei lavoratori dell'intera filiera e dell'indotto che verranno inevitabilmente penalizzati dal processo di decarbonizzazione e transizione energetica che, seppur assolutamente condivisibili per la salvaguardia ambientale, sottolineano l'urgenza di risposte concrete e immediate –:

   alla luce di quanto descritto in premessa, quali iniziative per quanto di competenza, i Ministri interrogati intendano porre in essere al fine di salvaguardare le centinaia di posti di lavoro di tutti coloro che operano nell'ambito delle attività strettamente connesse al processo di decarbonizzazione in atto nella città di Brindisi e nell'indotto, in una visione di sviluppo che possa coinvolgere altre eccellenze, tra cui il turismo e l'agroindustria, volano del rilancio socio-economico del territorio.
(4-08565)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Suriano e altri n. 5-05474, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Sarli.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Emiliozzi n. 7-00585, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 429 del 18 novembre 2020.

   La III Commissione,

   premesso che:

    l'Etiopia è una Repubblica federale suddivisa in 10 regioni in cui convivono circa 80 gruppi etnici e dove si parlano lingue diverse;

    nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2020, il Primo Ministro etiope Abiy Ahmed ha annunciato l'inizio di una offensiva militare nella regione settentrionale dell'Etiopia come risposta ad attentati contro avamposti militari e in particolare ad un presunto attacco avvenuto il 3 novembre 2020 dal Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf – collegato al partito al governo nel Tigrai) contro la base dell'esercito federale a Macallè, capitale del Tigrai;

    sebbene lo stesso Primo Ministro abbia dichiarato il 28 novembre 2020 conclusa l'offensiva militare, «senza che alcun civile venisse ferito nell'offensiva», in seguito alla riconquista di Macallè, il conflitto si è trasformato in una guerra drammatica che vede molteplici attori coinvolti direttamente e indirettamente;

    dal mese di novembre 2020 in Tigrai sono decedute migliaia di persone, mentre altre centinaia di migliaia sono state costrette a fuggire e la regione che conta più di 7 milioni di abitanti sta affrontando carenze di cibo, acqua e medicine;

    il 26 febbraio 2021, il New York Times ha pubblicato un documento interno dell'amministrazione statunitense in cui si afferma che l'Etiopia sta conducendo «una campagna sistematica di pulizia etnica» sotto la copertura della guerra nella regione del Tigrai. Il rapporto descrive «in termini netti una terra di case saccheggiate e villaggi deserti dove decine di migliaia di persone sono irreperibili»;

    secondo quanto si legge nel citato rapporto, funzionari etiopici e combattenti della milizia alleata della vicina regione Amhara, si sarebbero trasferiti nel Tigrai dove stanno «deliberatamente ed efficacemente rendendo il Tigrai occidentale etnicamente omogeneo attraverso l'uso organizzato della forza e dell'intimidazione»;

    oltre all'offensiva militare, sulla regione settentrionale è stato imposto un blocco totale delle comunicazioni – internet, telefoni fissi e cellulari – che è stato allentato parzialmente soltanto nelle ultime settimane e che non ha permesso nei mesi passati di conoscere a pieno la drammaticità di quel che stava accadendo nella regione;

    un rapporto di Amnesty International, basato su testimonianze dirette di sopravvissuti, ha documentato un massacro di «centinaia di civili disarmati», avvenuto nella città di Axum tra il 28 e il 29 novembre da parte di soldati eritrei. Le immagini satellitari della città raccolte dal Crisis Evidence Lab di Amnesty evidenzierebbero anche fosse comuni vicino alle due chiese di Axum. Secondo il report le truppe eritree ed etiopi avrebbero compiuto «bombardamenti indiscriminati, saccheggi, raid casa per casa» e si tratterebbe di atti che «potrebbero avere la portata di un crimine di guerra»;

    il 30 novembre 2020, secondo quanto riportato dalla Cnn con un'indagine basata sulle testimonianze di una dozzina di testimoni oculari sopravvissuti, centinaia di civili sarebbero stati crivellati da colpi di arma da fuoco mentre stavano celebrando la messa nella chiesa rupestre di Maryam Dengelat, in occasione di Tsion Maryam, una festa annuale per celebrare il giorno in cui gli etiopi credono che l'Arca dell'Alleanza sia stata portata nel Paese da Gerusalemme. Secondo quanto si apprende il massacro sarebbe continuato per tre giorni ai danni di residenti, pellegrini e rifugiati presenti nell'area;

    altri numerosi episodi di bombardamenti indiscriminati sono stati raccolti in base alle testimonianze raccolte nei mesi scorsi in diversi luoghi del Tigrai che hanno confermato episodi di saccheggi, stupri e danni alle infrastrutture civili in diverse parti della regione;

    in questi mesi, la presenza di soldati stranieri e l'appoggio da parte di forze esterne alla nazione è sempre stata negata dal Governo etiope, anche se documentata da inchieste giornalistiche, report di Organizzazioni non governative, nonché dallo stesso Tlpf, ora è confermata da diversi Governi stranieri e in particolare dagli Stati Uniti d'America, che ha nell'Etiopia il principale alleato in Africa, secondo quanto recentemente affermato dal Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, che ha confermato la presenza di soldati eritrei nel Tigrai;

    nel conflitto avrebbero un certo ruolo i Paesi del golfo, interessati a stabilizzare l'Etiopia per ragioni economiche e per controbilanciare la presenza turca in Somalia. In particolare, gli Emirati Arabi Uniti avrebbero offerto diretto sostegno militare attraverso la loro presenza in Eritrea, nella base di Assab;

    occorre agire rapidamente per porre fine alle violenze, per evitare una ulteriore escalation e per offrire un immediato sollievo alla popolazione,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, la fine delle violenze e l'interruzione di ogni iniziativa militare in atto in Etiopia e nella regione del Corno d'Africa, e il ritiro immediato delle forze eritree e delle forze regionali Amhara dal Tigrai, affinché si arrivi a dichiarazioni unilaterali di cessazione delle ostilità da parte di tutte le parti in conflitto e si attivino i necessari negoziati volti a dare soluzioni condivise ai contenziosi che hanno provocato la crisi;

   ad adottare iniziative, nelle competenti sedi, per promuovere un'indagine internazionale completa e indipendente su tutte le segnalazioni di violazioni dei diritti umani, abusi e atrocità commesse in Tigrai;

   a fornire, con gli altri partner internazionali e in particolare con l'Unione europea e nell'ambito delle Nazioni Unite, assistenza umanitaria alle popolazioni bisognose nelle regioni colpite dal conflitto e agli sfollati e ai rifugiati nei Paesi vicini.
(7-00585) (Nuova formulazione) «Emiliozzi, Suriano, Cabras, Carelli, Colletti, De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Fantinati, Grande, Olgiati, Romaniello, Siragusa».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Fassina n. 2-01082 del 20 gennaio 2021.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Incerti e altri n. 5-05364 del 17 febbraio 2021 in interrogazione a risposta orale n. 3-02102.