Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 11 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 78, comma 1, del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, recante disposizioni in materia di nuovo codice della strada, come modificato dall'articolo 49, comma 5-ter, lettera g) del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, prevede che, con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, siano individuate le tipologie di modifica delle caratteristiche costruttive e funzionali, anche con riferimento ai veicoli con adattamenti per le persone con disabilità, per le quali la visita e prova di cui al primo periodo non sono richieste;

    il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 8 gennaio 2021 ha individuato le tipologie di modifica delle caratteristiche costruttive e funzionali dei veicoli, anche con riferimento ai veicoli con adattamenti per le persone con disabilità, per le quali non è prevista la visita e prova presso gli uffici motorizzazione civile, nonché le modalità, e le procedure per gli accertamenti e l'aggiornamento della carta di circolazione;

    tra le tipologie di modifica per le quali è stata prevista l'esenzione dalla visita e prova di cui all'articolo 78 del codice della strada, non sono ricomprese le modifiche riguardanti il «sistema ruota» di cui al decreto ministeriale 10 gennaio 2013, n. 20;

    le pratiche di aggiornamento delle carte di circolazione con aggiunta di misure pneumatici diversi è legato all'installazione a regola d'arte di sistemi ruota già omologati dalle case produttrici con marchiatura Ece oppure Nad;

    non inserire anche tali pratiche tra le tipologie di modifica esentate dalla visita e prova presso gli uffici della motorizzazione civile è fortemente penalizzante per gli utenti, anche alla luce delle difficoltà che i sopra citati uffici hanno nello smaltire le pratiche ad essi attribuite;

    demandare anche le pratiche inerenti alla certificazione delle modifiche del «sistema ruota» alle officine esercenti l'attività di autoriparazione nell'ambito delle specifiche competenze, accreditate presso l'ufficio della Motorizzazione civile territorialmente competente semplificherebbe e velocizzerebbe ulteriormente le procedure amministrative previste e contribuirebbe ad aiutare un settore fortemente provato dagli effetti economici negativi prodotti dalla pandemia da COVID-19,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per integrare l'allegato A del decreto ministeriale 8 gennaio 2021, inserendo tra le modifiche ai veicoli per le quali l'aggiornamento della carta di circolazione non è subordinato a visita e prova, anche quelle riguardanti i «sistemi ruota» .
(7-00614) «Caon».


   La XI Commissione,

   premesso che:

    Abramo Customer Care era ed è tuttora una delle aziende più importanti nella fornitura di servizi BPO (Business Process Outsourcing) specializzata nell'attività di customer care e vendita, attiva dal 1997 con sedi in Calabria, Sicilia e Lazio;

    nel settembre 2020 la società ha comunicato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali una procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 107 dipendenti a tempo indeterminato, tutti impiegati presso l'unità di Crotone, e a novembre 2020 ha presentato presso il tribunale civile di Roma un'istanza di concordato preventivo che i dipendenti e i sindacati temono sia l'anticamera del fallimento, che metterebbe a rischio il futuro occupazionale di circa 3.200 dipendenti, dei quali quasi due terzi sono attivi in Calabria ed in particolare nella città di Crotone, con i restanti lavoratori presenti in Sicilia e nel Lazio;

    i dipendenti di Abramo Customer Care versano in una grave incertezza relativa al proprio futuro occupazionale e stanno già subendo gravi contraccolpi economici, alla luce del fatto che l'eventuale ricorso ad una riduzione di personale di ampie dimensioni, anche in considerazione della grave crisi economica prodotta dalla pandemia da Covid-19, creerebbe fortissimi problemi ai lavoratori direttamente interessati, nonché rilevanti ricadute sociali negative in territori, come quello della Calabria, dove sono concentrati la maggior parte dei dipendenti dell'impresa. Sono tanti i nuclei familiari in difficoltà, con esigenze basilari che, improvvisamente, non sapranno più come affrontare;

    secondo quanto si apprende dalla stampa on line (https://ilmanifesto.it) la crisi di Abramo Customer Care sarebbe stata generata da una riduzione di fatturato che, a livello di gruppo, è passato da 160 milioni di euro nel 2017 a 100 milioni di euro nel 2019. La riduzione significativa e repentina di fatturato ha generato perdite rilevanti vista l'incidenza di più dell'80 per cento del costo del lavoro sui ricavi;

    è evidente che la crisi della Abramo Customer Care coincide con la crisi che sta coinvolgendo tutto il settore dei call center e le cui cause sarebbero riconducibili ad una serie di fattori di «sistema»: calo progressivo e costante dei volumi di attività, dinamiche competitive spesso improntate al dumping, struttura di costi rigida e per buona parte legata al costo del lavoro, mancanza di regole certe, chiare e rispettate da tutti gli attori del settore e sopravvento delle nuove tecnologie digitali e assenza di una vera visione industriale e strategica;

    a queste criticità di settore, ora si aggiungono le problematiche derivanti dalla pandemia;

    come risulta dal rapporto «Mercato del lavoro 2020 – Una lettura integrata» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Istat, Inail ed Anpal, nel 2020 la pandemia dovuta al Covid-19 ha condizionato in maniera cruciale gli sviluppi dell'economia e della società, in Italia come nel mondo intero. L'emergenza sanitaria e la conseguente sospensione delle attività di interi settori produttivi hanno rappresentato, anche nel nostro Paese, uno shock improvviso e senza precedenti sulla produzione di beni e servizi e, di conseguenza, sul mercato del lavoro. In particolare, nel secondo trimestre 2020, si è assistito a un crollo dell'attività economica, seguito da un recupero, per certi aspetti superiore alle aspettative, nel terzo trimestre e a una nuova riduzione nel quarto dovuta alla recrudescenza della diffusione dei contagi;

    l'emergenza sanitaria ha prodotto anche un mutamento repentino e radicale della modalità di erogazione della prestazione lavorativa, con un aumento del lavoro da remoto. Nel secondo trimestre 2020 il lavoro da casa ha interessato oltre 4 milioni di lavoratori, il 19,4 per cento del totale (era il 4,6 per cento nel secondo trimestre 2019);

    il Governo ha adottato numerose misure per fronteggiare le ricadute economiche e le conseguenze sul mercato del lavoro causate dalla emergenza sanitaria: ha previsto, tra l'altro, nella legge di bilancio n. 178 del 2020 (articolo 1, comma 179) anche un allentamento della normativa prevista dal decreto-legge n. 87 del 2018 (cosiddetto decreto «Dignità») disponendo la proroga fino al 31 marzo 2021 del termine di validità del regime transitorio in materia di contratti a tempo determinato che semplifica il ricorso a tali contratti con la possibilità di rinnovare o prorogare, per un periodo massimo di dodici mesi e per una sola volta, i contratti di lavoro subordinato a termine, anche in assenza delle causali di cui all'articolo 19, comma 1, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81;

    la legge di bilancio n. 178 del 2020 ha previsto altresì importanti agevolazioni contributive per le assunzioni a tempo indeterminato e per le conversioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato nonché esoneri contributivi per le assunzioni nelle aree svantaggiate del Sud (cosiddetta «decontribuzione Sud»);

    infine con riferimento specifico al settore dei call center, la legge di bilancio n. 178 del 2020 all'articolo 1, comma 280, ha disposto anche per l'anno 2021 il rifinanziamento nei limiti di spesa di 20 milioni di euro delle misure di sostegno del reddito per i lavoratori dei call center di cui all'articolo 44, comma 7, del decreto legislativo n. 148 del 2015;

    secondo il rapporto «Mercato del lavoro 2020 – Una lettura integrata» del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Istat, Inail ed Anpal, «Nel periodo di post-lockdown, più di 2 individui su 3 sono rientrati nel mercato del lavoro con contratti a tempo determinato (69,1 per cento), seguiti dai contratti in somministrazione (14,1 per cento) e a tempo indeterminato (10,9 per cento)», segno che la crisi del settore call center non è ricollegabile alle norme adottate con il decreto-legge n. 87 del 2018,

impegna il Governo:

   ad istituire un tavolo di crisi tra le rappresentanze dei lavoratori e i titolari della Abramo Customer Care spa che veda la partecipazione anche delle istituzioni regionali e locali, al fine di adottare ogni iniziativa utile e necessaria per tutelare i lavoratori della Abramo Customer Care e assicurare adeguate forme di sostegno del reddito in base alla normativa vigente, con particolare riguardo alla sede produttiva posta nella città di Crotone, area dove il tessuto economico è ancora molto fragile e più alta è la disoccupazione;

   a favorire l'utilizzo di tutti gli strumenti previsti dalla recente legge di bilancio n. 178 del 2020 al fine di tutelare i livelli occupazionali della azienda Abramo Customer care, in particolar modo favorendo, con il coinvolgimento delle regioni interessate e delle parti sociali, anche l'utilizzo dei nuovi fondi per i lavoratori del settore call center e dei fondi per le politiche attive del lavoro e di forme innovative di organizzazione del lavoro basate sullo smart working;

   a promuovere, per quanto di competenza, ogni iniziativa volta a favorire l'utilizzo di tutti gli strumenti previsti dalle disposizioni contenute nella legge di bilancio n. 178 del 2020 che prevedono, tra l'altro, anche misure di incentivazione per la trasformazione dei contratti a tempo determinato in essere in contratti a tempo indeterminato e nuove misure di politica attiva del lavoro;

   ad adottare ogni opportuna iniziativa, anche di tipo normativo, che favorisca i percorsi di aggiornamento dei lavoratori dipendenti dei call center e percorsi di innovazione e sviluppo degli Outsourcer che argini la crisi produttiva e occupazionale del settore;

   a promuovere, per quanto di competenza, l'adozione di misure di politica attiva del lavoro e di aggiornamento dei modelli di business in relazione ai cambiamenti organizzativi resi necessari dal remote working e quelle proprie delle macro tendenze che interessano il settore, come la digitalizzazione dei servizi e il self-care al fine di favorire il mantenimento dei livelli occupazionali e il rilancio dell'attività dell'azienda.
(7-00615) «Cubeddu, Invidia, Ciprini, Cominardi, Tripiedi, Segneri, Barzotti, Davide Aiello, Amitrano, Pallini, Tucci».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   BOLDRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute — Per sapere – premesso che:

   è assolutamente prioritario per l'Italia accelerare la campagna di vaccinazione per rispondere non solo all'emergenza sanitaria in atto, ma anche a quella socio-economica che sta colpendo duramente milioni di cittadini;

   per affrontare l'attuale crisi causata dal Covid-19, la Commissione europea e gli Stati membri hanno concordato un'azione comune per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19, decisivo nella strategia di contrasto alla pandemia;

   come è chiaro ormai dallo stillicidio settimanale di notizie riguardanti ritardi o sospensioni di forniture vaccinali, ad oggi, la capacità produttiva delle aziende titolari dei brevetti è fortemente inadeguata a soddisfare la massiccia domanda di dosi vaccinali a livello globale che la pandemia richiede;

   i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non devono essere d'ostacolo all'accessibilità o alla disponibilità di qualsiasi vaccino o trattamento contro il Covid-19 e la legislazione dell'Unione europea in materia di esclusività dei dati e di mercato non deve rappresentare un limite all'efficacia immediata delle licenze obbligatorie rilasciate dagli Stati membri;

   si rende necessario che le aziende titolari dei brevetti dei vaccini si impegnino a consentire la produzione anche fuori dai propri stabilimenti, dietro pagamento di royalties, separando la proprietà del brevetto dal diritto di esclusiva produzione;

   questo è possibile farlo con «licenze obbligatorie» che, attraverso deroghe temporanee o geograficamente circoscritte in base all'Accordo Trips (Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale), consentono di sospendere un brevetto in caso di emergenze di sanità pubblica, per una vasta produzione dei prodotti necessari;

  il 2 dicembre 2020 la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n. 6-00158 che impegnava il Governo ad adoperarsi in seno all'Unione europea affinché l'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) deroghi al regime ordinario dell'Accordo Trips sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, per garantire l'accesso gratuito e universale ai vaccini anti Covid-19 –:

   se e come il Governo intenda agire, in ambito Unione europea, Omc e G20, affinché l'Organizzazione mondiale del commercio deroghi al regime ordinario dell'Accordo Trips sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, per garantire l'accesso gratuito e universale ai vaccini, ai farmaci e a tutti gli altri dispositivi medicali necessari a fermare la pandemia;

   se e con quale tempistica il Governo intenda adottare iniziative per utilizzare anche in Italia, come avvenuto in altri Paesi, la licenza obbligatoria normata dall'Organizzazione mondiale del commercio così da consentire la possibilità che le licenze di vaccini, farmaci e dispositivi medicali vengano concesse ai fini della tutela della salute.
(3-02100)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato sui sito di Radio Popolare il 9 marzo 2021, si apprende che nell'hub della Asst Santi Carlo e Paolo di Milano diverse persone sarebbero state vaccinate contro il Covid-19 pur non avendone diritto;

   il sistema di prenotazione messo in piedi dalla Asst prevede l'invio di e-mail alle migliaia di persone che compongono l'intero personale sanitario e sociosanitario, interessato alla vaccinazione;

   in molti casi, queste e-mail sono finite nella disponibilità di persone che non avevano alcun diritto alla vaccinazione e in alcuni casi, le stesse persone sarebbero poi state effettivamente vaccinate;

   il giorno 8 marzo 2021 giornalisti di Radio Popolare si sono recati presso l'Ospedale militare di Baggio, insieme a una persona che era riuscita ad iscriversi per la vaccinazione senza averne diritto, attraverso un link ricevuto sul cellulare;

   nel modulo di prenotazione, la persona in questione non aveva inserito nessun altro dato se non il nome, il cognome e il codice fiscale e all'entrata non le è stato chiesto neanche di esibire un documento di identità;

   un attimo prima di aver somministrato il vaccino questa persona ha svelato la propria identità, rifiutando la somministrazione e spiegando che il loro era soltanto un tentativo per capire perché una persona che non ne ha diritto fosse stata inserita in quella lista;

   da questa inchiesta si apprende che le liste sono costruite dall'Asst e non sono controllabili sul posto;

   il direttore sociosanitario della Asst, Giorgio Cattaneo, contattato da Radio Popolare in merito ad eventuali accessi al vaccino di persone che non ne avevano diritto, ha ammesso l'esistenza di questi casi e i successivi controlli avrebbero accertato una media di tre casi alla settimana;

   emerge dunque che il link riservato al personale sanitario e socio-sanitario per prenotare la vaccinazione poteva essere utilizzato da chiunque;

   l'escamotage per inserirsi nelle liste esiste e sarebbe strettamente legato al sistema di prenotazione realizzato dalla regione Lombardia;

   potenzialmente potrebbero essere migliaia i casi non scoperti di persone vaccinate senza averne diritto;

   l'inchiesta condotta da Radio Popolare sulle «vaccinazioni facili» è una nuova dimostrazione per l'interrogante della gestione fallimentare della campagna vaccinale da parte della regione Lombardia, che si aggiunge al caso degli anziani e soggetti fragili non ancora convocati, vaccinazioni al personale sanitario non ancora concluse, novantenni avvertiti tramite sms a tarda sera per appuntamenti fissati la mattina dopo a decine di chilometri di distanza da casa, altri presenti negli elenchi non vengono avvisati e la loro dose rimane inutilizzata;

   i medici che hanno dato la disponibilità ad eseguire le vaccinazioni a domicilio ai loro pazienti non autosufficienti sono ancora in attesa di istruzioni;

   intanto, la regione ha annunciato un accordo con alcune strutture sanitarie private alle quali, dietro lauti compensi, sarà delegata una parte della campagna vaccinale;

   appare evidente all'interrogante che, dopo una disastrosa gestione della pandemia da parte della regione Lombardia, si è di fronte anche al fallimento di quella che dovrebbe essere la priorità assoluta: condurre una campagna vaccinale efficiente, in trasparenza e tempi rapidi;

   a parere dell'interrogante, il Governo dovrebbe seriamente valutare l'opportunità di procedere con il commissariamento della sanità lombarda, per il bene dei cittadini e delle cittadine di quella regione che non si meritano una situazione di simile caos –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda intraprendere affinché la campagna vaccinale in Lombardia venga gestita in modo efficiente, trasparente ed efficace;

   se il Governo non intenda valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza per il commissariamento della sanità lombarda viste le numerose problematiche registrate sia nella campagna vaccinale che nella gestione della pandemia.
(4-08535)


   CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   le esportazioni agroalimentari nazionali in Germania hanno un valore attestato di oltre 7 miliardi di euro l'anno;

   il 90 per cento circa delle merci presenti in Italia vengono trasportate su gomma, rendendo le infrastrutture stradali di rilevanza strategica per la sopravvivenza della logistica nazionale e del comparto rappresentato dall'export;

   come osservato nel corso dell'anno 2020 e nella prima metà dell'anno 2021, l'emergenza pandemica da Covid-19 ha portato alcuni Governi dell'Unione europea a disporre chiusure più o meno totali delle proprie frontiere verso determinati Paesi membri;

   caso di specie è rappresentato dalla decisione del Governo tedesco, nel mese di febbraio 2021, di disporre nuove misure di contenimento verso gli ingressi in Germania da parte di Repubblica Ceca e Tirolo (Austria), con restrizioni che limitano l'ingresso anche di vettori di trasporto su gomma, richiedendo un tampone molecolare negativo per permettere l'ingresso nel Paese;

   tale iniziativa, assolutamente inedita ed unilaterale da parte del Governo tedesco, ha avuto un dirompente effetto domino, portando le autorità austriache ad introdurre a loro volta ulteriori controlli nei confronti di tutti i mezzi, anche pesanti, provenienti da sud, quindi al valico del Brennero;

   come evidenziato a mezzo stampa e facilmente intuibile, la restrizione di esibire un test Covid-19 negativo effettuato nelle precedenti 48 ore ha comportato la costituzione di sproporzionati ingorghi stradali, anche di 40 chilometri, al confine tra Italia ed Austria;

   dato l'andamento della crisi pandemica da Covid-19, tali misure di contenimento potrebbero diffondersi o dimostrarsi ulteriormente necessarie in tutto lo Spazio economico europeo, con il rischio di pregiudicare la tenuta della rete logistica nazionale in materia di esportazioni;

   il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, nel corso della riunione del Consiglio europeo del 25 febbraio 2021, ha delineato la necessità di garantire la tenuta del flusso di beni e servizi nel mercato unico, con particolare rilevanza per i cosiddetti corridoi verdi;

   quasi la metà delle esportazioni italiane destinate al mercato unico europeo viaggiano lungo il Corridoio transeuropeo 5, cosiddetto «Corridoio Scandinavo-Mediterraneo», della rete transeuropea Ten-t; i corridoi verdi costituiscono non solo un elemento strategico per la tenuta delle esportazioni agroalimentari nazionali, ma anche un elemento fondamentale nel garantire manodopera qualificata stagionale alle imprese agricole, come osservato e delineato da media ed associazioni di categoria già nel corso dell'anno 2020;

   nella stagione lavorativa 2020, infatti, manodopera stagionale qualificata proveniente in prevalenza dall'est Europa non è stata in grado di recarsi in Italia come d'abitudine, costringendo numerose attività a ricorrere a personale meno qualificato o a non disporre del personale necessario per fare fronte alle esigenze produttive di settore;

   in ogni caso l'impiego di tale manodopera, come evidenziato dalle categorie, necessità di forme di impiego più flessibili di quelle al momento disponibili, come lo strumento del voucher –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per reintrodurre lo strumento del voucher per l'impiego agricolo e quali iniziative intenda intraprendere per:

    a) garantire la tenuta dei corridoi verdi per quanto attiene agli spostamenti di lavoratori stagionali nel comparto agricolo, permettendo di far fronte alle necessità produttive;

    b) garantire la tenuta dei corridoi verdi e della rete logistica di esportazione italiana a fronte dei rischi costituiti da iniziative unilaterali, con particolare riguardo alle tutele nei confronti delle esportazioni agroalimentari.
(4-08537)


   ANGIOLA e COSTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   una malattia viene definita «rara» quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti su una data popolazione, non supera una determinata soglia pre-stabilita; nell'Unione europea la stessa è fissata allo 0,05 per cento della popolazione, ossia 5 casi su 10.000 persone;

   si tratta di forme croniche, spesso degenerative, gravemente disabilitanti ed estremamente condizionanti, sia per l'impatto della grande varietà di sintomi che per le conseguenze psicologiche sui pazienti e sui loro cari;

   l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) afferma che attualmente sono state conosciute e diagnosticate malattie rare in un numero compreso tra 5.000 e 8.000, di cui la maggior parte a base genetica, che interessano globalmente circa 300 milioni di persone;

   secondo l'OMaR (Osservatorio malattie rare), il numero di malati rari in Italia si aggira attorno ai 2 milioni, e il 70 per cento di questi si trova in età pediatrica, con un'alta incidenza di malformazioni genetiche e disturbi immunitari;

   con una nota dell'8 marzo 2021, l'Ufficio di Gabinetto del Ministero della salute ha chiarito che, una volta completata la prima fase della campagna vaccinale, si procederà a dare priorità ad alcune categorie di cittadini affetti da specifiche patologie valutate come particolarmente critiche, tra cui i soggetti affetti da trisomia 21 costituzionale, e i soggetti portatori di handicap gravi ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104;

   nell'attuale fase di emergenza epidemiologica, però, urge considerare che la condizione di tutti i soggetti affetti da malattie rare richiede un'attenzione particolare e prioritaria, oltre che competenze specialistiche di alto livello;

   un appello è stato sottoscritto dalle seguenti 15 associazioni pugliesi, tra cui l'Amaram (Associazione malattie rare dell'Alta Murgia), che operano da diversi anni sul territorio regionale e nazionale per la tutela delle persone con malattia rara e ad alta complessità di cura: A.Ma.R.A.M APS (Vincenzo Pallotta – presidente), As.S.I. Em.E. onlus (Francesca Maiorano – presidente), Aid Kartagener onlus (Letizia Andolfi – presidente), Vite da colorare onlus (Massimo Quaranta – presidente), Comitato 16 NOVEMBRE (Mariangela Lamanna – presidente), Comitato contro le barriere e disabilità attivi (Francesco Vinci – presidente), Fondazione M.g. Ets (Giuseppe Ercolano – presidente), Comitato cittadino superabili (Loredana De Cata – presidente), A.R.I. Anna onlus (Maria Petraroli – presidente), Gli amici del leone (Vito Lorusso – presidente), Progetto Icaro (Michele Pappalardi – presidente), E.r.a.v. Monteparano - N.o.e. (Andrea Nobile – presidente), ItaliAbile onlus (Cosimo Lupo – presidente), Aps Ets Progentes (Cinzia Amorosino – presidente), Associazione sclerosi tuberosa (Francesca Macari – presidente) –:

   quali iniziative si intendano adottare per includere le persone con malattia rara e ad alta complessità, insieme ai loro caregiver, tra le categorie di soggetti da coprire in forma prioritaria durante queste prime fasi della campagna vaccinale anti-Covid, prevedendo la vaccinazione presso i centri di riferimento per le malattie rare;

   quali iniziative si intendano adottare per prevedere, all'interno dei centri, percorsi differenziati a loro dedicati, in modo da evitare stazionamenti presso gli spazi comuni;

   quali iniziative si intendano assumere per tracciare l'iter vaccinale, con la previsione di istituire un registro in cui venga riportata la convocazione dei malati rari e dei loro caregiver.
(4-08541)


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con nota Prot. n. 40 del 22 gennaio 2021, indirizzata agli enti regionali e nazionali, il Garante dei diritti delle persone detenute della regione Calabria, accogliendo positivamente l'avvio delle vaccinazioni per la polizia penitenziaria, ribadiva «la necessità (già deliberata per esempio dalla Giunta regionale del Lazio) di inserire nel Piano vaccini regionale per la Calabria, fra le categorie prioritarie, le persone detenute nei 12 Istituti penitenziari calabresi, nonché il personale ad altro titolo operante nelle carceri, in conformità con le linee di indirizzo in tal senso formulate dal Commissario straordinario per l'emergenza sanitaria, Domenico Arcuri, in quanto rientranti tra le categorie a rischio»;

   con atto di sindacato ispettivo n. 4-08008 del 14 gennaio 2021 l'interrogante aveva già evidenziato la situazione paradossale per cui «se si ritiene, infatti, vera la circostanza che nell'ambiente penitenziario sussista un maggiore pericolo di contagio, alimentato da un sovraffollamento cronico che ostacola qualsiasi forma di distanziamento e conclamato dai numeri, e una effettiva difficoltà di gestire l'emergenza sanitaria, logica vorrebbe che venissero vaccinati subito tutti i detenuti e gli operatori penitenziari che operano all'interno delle carceri, scongiurando così la temuta esplosione incontrollata dell'epidemia, che sinora si è dichiarato di voler prevenire favorendo il ricorso alle detenzioni domiciliari, e il buon funzionamento della macchina penitenziaria»;

   la nota è stata, inoltre, occasione per tornare sul tema dell'apertura della Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Girifalco (CZ), per la quale, già a fine 2020, sarebbero stati ultimati i lavori di ristrutturazione, chiedendo di perfezionare celermente i successivi necessari adempimenti dalla procedura ad evidenza pubblica per l'acquisto degli arredi e delle attrezzature; al procedimento di autorizzazione e/o accreditamento della Rems; alla definizione della forma di gestione (pubblica o privata) della struttura stessa;

   secondo il Garante, infatti, sono più di 50 le persone in lista di attesa per l'ingresso in Rems, in quanto dichiarate giudizialmente incapaci di intendere e di volere, a cui si aggiungerebbero i soggetti raggiunti da una misura di sicurezza temporanea, come previsto per legge –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per includere la popolazione carceraria tra le categorie da vaccinare prioritariamente, anche al fine di garantire l'efficienza e la sicurezza della macchina penitenziaria;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per dare seguito alle richieste del Garante dei diritti delle persone detenute della regione Calabria in merito all'avvio dell'attività funzionale della Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems) di Girifalco (CZ).
(4-08545)


   CORDA, COLLETTI, SPESSOTTO, CABRAS, GIULIODORI, TRANO e MANIERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'onorevole Marco Minniti, eletto per quattro legislature tra Camera e Senato, ha ricoperto ruoli di grande rilievo nelle istituzioni statali, tra i più recenti, Ministro dell'interno nel Governo Gentiloni dal 12 dicembre 2016 al 31 maggio 2018, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla sicurezza nei Governi Letta e Renzi dal 17 maggio 2013 all'11 dicembre 2016, già deputato della Camera dei deputati, membro della Commissione Esteri e Comunitari e della Delegazione parlamentare presso l'Assemblea Parlamentare della Nato, e cessato dal mandato in data odierna diventerà presidente della Fondazione Med-Or;

   la Fondazione Med-Or, creatura di Leonardo s.p.a., azienda leader nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, avrà un ruolo rilevante nelle relazioni internazionali del nostro Paese con l'obiettivo di creare collegamenti economici, industriali e culturali per trasferire tecnologie tradizionali e innovative tra l'Italia e i Paesi del Mediterraneo dell'area subsahariana, del Medio ed Estremo Oriente;

   nella sua ventennale carriera politica, con un posto stabile tra gli scranni del Parlamento, Minniti ha lavorato, acquisendo rilevanti informazioni, su temi di primaria importanza quali l'intelligence e la sicurezza nazionale e ha intessuto contatti e relazioni con esponenti istituzionali, industriali ed esponenti di spicco del mondo militare che saranno messi nella disponibilità di una società quotata in borsa che si presenta formalmente come un'impresa societaria privata;

   è un'ennesima rappresentazione, ad avviso degli interroganti, del fenomeno delle «porte girevoli» tra politica e affari, di un conflitto di interessi che porta fuori dal campo della riservatezza nazionale interessi politici, economici, industriali e militari nonché informazioni rilevanti per la tutela della sicurezza delle Istituzioni dello Stato italiano;

   la legge 6 novembre 2012, n. 190, recante «Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione» e i successivi decreti legislativi attuativi in materia di trasparenza amministrativa, incompatibilità degli incarichi dirigenziali e incandidabilità, hanno mancato di porre un freno legislativo alla suddetta pratica contrariamente a quanto accade a livello europeo. La stessa Commissione europea più volte ha richiamato il nostro Paese al fine di colmare questa grave lacuna del nostro ordinamento;

   è giunto il momento di introdurre in Italia una regolamentazione sul conflitto di interessi per arginare anche il sistema delle «porte girevoli» tra politica e affari che negli ultimi anni ha avuto numerose rappresentazioni, da Luciano Violante, passato da importanti incarichi politici a presidente della Fondazione Leonardo, Lapo Pistelli da Viceministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale a vicepresidente di Eni fino a Pier Carlo Padoan, già Ministro dell'economia e delle finanze, incaricato presidente di UniCredit –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti summenzionati e quali iniziative di competenza intenda adottare per salvaguardare gli interessi politici, economici e di sicurezza nazionale.
(4-08550)

CULTURA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il bonus cultura, «18App», funziona come dimostrano i dati delle prime tre edizioni;

   come confermano i dati, i ragazzi hanno ben compreso l'utilità dello strumento e non a caso oltre il 70 per cento viene speso per l'acquisto di libri e ben 430 mila neo 18enni ovvero l'85 per cento, nel 2019 hanno attivato lo strumento e lo hanno utilizzato nei 6.400 esercizi convenzionati;

   rappresenta uno strumento utile per i ragazzi, le famiglie ma anche per gli esercizi commerciali e tutta la filiera che si occupa di cultura, editoria, musei, spettacoli dal vivo e teatro;

   nei precedenti tre anni la cifra destinata al bonus è stata di 240 milioni di euro l'anno per una platea di circa 500 mila ragazzi. La percentuale di chi ha usufruito dello strumento, che deve essere sempre e obbligatoriamente attivato, non è mai stata del 100 per cento degli aventi diritto;

   per i nati nel 2001 i ritardi nella registrazione del decreto presentato a novembre 2020 hanno creato disservizi, rischiando un accavallamento di annualità;

   nel bilancio 2020 la cifra destinata al bonus cultura prevista era di 160 milioni di euro, una cifra importante che non consentiva però la copertura totale dei 500 euro ai neo 18enni, cifra poi aumentata grazie ad altri stanziamenti e risparmi da risorse non impegnate;

   per il 2021 nella legge di bilancio non è stata prevista la copertura integrale, non consentendo al momento, per i nati nel 2003, di destinare il bonus cultura di 500 euro, ma soltanto di 330 euro;

   per il 2020 i neo 18enni hanno avuto circa un mese di tempo per iscriversi ed utilizzare il bonus cultura da 500 euro, dal momento che la scadenza era fissata al 28 febbraio per i nati nel 2001 –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire aggiornamenti sull'erogazione del bonus cultura («18App») per i nati nel 2001 e per i nati nel 2002 e quali siano le iniziative che intende intraprendere per far sì che anche nel 2021 sia garantita la stessa cifra concessa ai singoli aventi diritto degli anni passati.
(5-05496)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale . — Per sapere – premesso che:

   la Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali tra Italia e Francia rappresenta una irrisolta anomalia normativa e amministrativa rispetto alla stragrande maggioranza delle altre Convenzioni stipulate dal nostro Paese per evitare una doppia imposizione sulle pensioni delle gestioni previdenziali dei lavoratori privati, perché consente, paradossalmente, una tassazione concorrente che ha creato da oltre 20 anni gravi disagi ai pensionati Inps italiani che vivono in Francia, i quali sono tassati due volte, dall'Inps alla fonte e poi dalla Francia;

   la Convenzione ha infatti innescato un lungo contenzioso interpretativo a causa dell'ambigua e contrastante formulazione dell'articolo 18 che prevede, al paragrafo 1, la regola universale stabilita dal modello Ocse e, cioè, che le pensioni e altre remunerazioni analoghe, pagate ad un residente di uno Stato in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato e, cioè, solo nello Stato di residenza, mentre il successivo paragrafo 2 stabilisce, tuttavia, che nonostante le disposizioni del paragrafo 1, le pensioni ed altre somme pagate in applicazione della legislazione sulla «sicurezza sociale» di uno Stato, sono imponibili in detto Stato e, cioè, nello Stato che eroga i trattamenti pensionistici, con applicazione del principio della tassazione concorrente della prestazione in entrambi i Paesi contraenti;

   il problema si è manifestato quando le parti contraenti hanno dovuto interpretare il significato della locuzione «sicurezza sociale» – inserita nel paragrafo 2 dell'articolo 18 – che se originariamente, nelle intenzioni dei negoziatori della Convenzione, avrebbe dovuto logicamente riferirsi alle prestazioni assistenziali (come l'assegno sociale, le maggiorazioni sociali, gli assegni per gli invalidi civili, e altro) – è stato invece esteso, tramite un Accordo amichevole firmato nel 2000 tra le amministrazioni finanziarie italiane e francesi, a tutte le prestazioni previdenziali, comprese le pensioni di vecchiaia, di anzianità, ai superstiti, di invalidità;

   all'evidente danno fiscale (doppia tassazione sullo stesso reddito) si aggiunge, inoltre, la beffa prevista dall'articolo 24, paragrafo 2, lettera a), della invenzione relativo al metodo di eliminazione delle doppie imposizioni che stabilisce che l'imposta italiana non è direttamente deducibile ai fini del calcolo del reddito imponibile in Francia e che il credito di imposta al quale i pensionati Inps residenti in Francia hanno diritto (caratterizzato da inevitabili disagi procedurali e amministrativi) non è mai integrale, considerato che non può eccedere l'ammontare dell'imposta francese relativa a tali redditi, che è storicamente più bassa di quella italiana –:

   se il Governo non ritenga che l'Accordo amichevole del 2000 formalizzato con un semplice scambio di lettere tra le amministrazioni finanziarie italiane e francesi abbia fornito una interpretazione errata del paragrafo 2 del citato articolo 18 includendo le prestazioni previdenziali di vecchiaia, invalidità e superstiti erogate dall'Inps, che conseguentemente sono state soggette alla potestà impositiva concorrente sia dello Stato che eroga il trattamento che dello Stato di residenza del titolare, contravvenendo così alla logica e ai presupposti di un accordo contro le doppie imposizioni e con grave nocumento dei diritti fiscali dei nostri pensionati residenti in Francia;

   se il Governo non ritenga opportuno e urgente avviare nuovi negoziati con la controparte francese per una modifica (anche con uno scambio di lettere) della Convenzione contro le doppie imposizioni fiscali attualmente in vigore, in modo tale che tale Convenzione sia uniformata al modello Ocse adottato dall'Italia per quasi tutte le convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali, per tutelare al meglio i diritti fiscali dei connazionali pensionati Inps residenti in Francia e per eliminare così le cause (in particolare, il paragrafo 2 dell'articolo 18) che determinano l'assurdo e ingiusto fenomeno della doppia tassazione delle pensioni dell'Inps.
(5-05490)

Interrogazione a risposta scritta:


   MUGNAI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel 1942 venne costituita la Fondazione Agraria «Barone Carlo de Franceschi», istituita con regio decreto, ente morale alla quale furono trasferiti i beni del consorzio antifillosserico e che contribuì alla istituzione e al funzionamento in Pistoia di una scuola tecnica agraria, che cominciò a funzionare dall'anno scolastico ’45-’46;

   nell'anno scolastico 1995/96 l'Istituto assume una nuova denominazione: «Istituto Professionale di Stato per agricoltura e ambiente Barone Carlo de Franceschi». L'aggiunta del termine ambiente rispecchia i nuovi programmi dell'istituto;

   la Fondazione è tuttora presente e funzionante nell'Istituto che ne utilizza il patrimonio fondiario a scopo didattico;

   da tempo è oggetto di discussione la questione che vede la Fondazione Agraria Barone Carlo De Franceschi contrapposta al comune di Pistoia per il pagamento degli immobili asserviti all'attività scolastica dell'Istituto Agrario;

   la Fondazione Agraria ha ricevuto dal comune di Pistoia, in data 9 ottobre 2019, un avviso di accertamento contenente la contestazione di mancato versamento Imu per l'anno 2014 per gli immobili destinati allo svolgimento dell'attività didattica sin dalla costituzione della Fondazione Agraria Barone de Franceschi a favore della Regia Scuola di Agraria;

   vista l'impossibilità di trovare un componimento amichevole con l'amministrazione comunale, la Fondazione è stata costretta ad impugnare il predetto avviso di accertamento davanti alla commissione tributaria provinciale di Pistoia;

   viste le richieste del comune di Pistoia, la Fondazione Agraria ha anche proposto alla provincia di Pistoia di donarle l'usufrutto dei locali destinati all'attività scolastica, ma quest'ultima non vi lo consente, temendo il danno erariale per i maggiori oneri manutentivi che il passaggio dalla conduzione comporterebbe;

   il combinato disposto dell'atto costitutivo e Statuto della Fondazione (Regio Decreto n. 1061 dell'8 agosto 1942), dell'articolo 9, comma 8, del decreto legislativo n. 23 del 2011 che richiama l'articolo 7, comma 1, lettera i) del decreto legislativo n. 504 del 1992, dell'articolo 3, comma 1, punto b) della legge n. 23 del 1996 e, infine, dell'articolo 1, comma 85, della legge n. 56 del 2014, produce problemi vista quella che appare all'interrogante la mancata coerenza dell'azione amministrativa;

   risulta estremamente complicato modificare lo statuto per renderlo coerente e sostenibile rispetto ad un contesto normativo profondamente mutato in termini amministrativi e tributari rispetto a quello esistente alla data di emanazione del regio decreto;

   l'Agenzia delle Entrate ha negato alla Fondazione Barone de Franceschi la possibilità di accedere al registro delle organizzazioni senza scopo di lucro e ciò sul presupposto che «lo Statuto della Fondazione non è conforme alla normativa prevista per le Onlus»;

   la Fondazione Barone de Franceschi, in relazione al ricorso avverso l'avviso da ultimo notificato dall'amministrazione comunale di Pistoia, crederebbe sollevabile anche una eventuale questione di legittimità costituzionale in relazione al regio decreto n. 1061 del 1942, in quanto lo stesso non le consentirebbe di dare coerente esecuzione all'oggetto sociale –:

   se non si ritenga necessario prevedere di adottare, anche valutando la questione con l'Agenzia delle entrate, iniziative normative per rimediare all'annoso problema creatosi nel tempo anche al fine di ottenere l'esenzione Imu per casi quali quelli della fondazione citata in premessa.
(4-08528)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato in diversi articoli sul quotidiano Il Riformista, nell'ambito dell'indagine della procura di Perugia nei confronti dell'ex magistrato Luca Palamara, l'onorevole Cosimo Ferri, insieme all'onorevole Luca Lotti e ad altri cinque consiglieri del CSM, durante una cena avvenuta l'8 maggio del 2019, furono intercettati mediante il trojan inserito nel cellulare di Palamara;

   sempre secondo le notizie riportate, il giorno successivo, 9 maggio 2019, al ristorante «Mamma Angelina» di Roma si sarebbe tenuta una cena fra Palamara, il capo della Procura di Roma Pignatone e altri importanti magistrati romani; secondo quanto dichiarato dai finanzieri del reparto Gico, incaricati dalla Procura di Perugia di effettuare le intercettazioni, sebbene Palamara avesse con sé il cellulare col trojan, le conversazioni non vennero registrate poiché per errore il trojan fu spento;

   infatti alla luce di quanto risulta dalla relazione del 29 luglio 2019 della società Rcs, azienda milanese produttrice del software utilizzato per le intercettazioni, in data 8 maggio il maresciallo D'Acunto avrebbe effettuato la programmazione del trojan per il giorno successivo; la fascia oraria in cui doveva accendersi era dalle «6:00:00 PM» alle successive «11:59:59 PM». Il giorno dopo, 9 maggio, il collega Gianluca Orrea, alle ore «11:45:13 AM» avrebbe modificato la programmazione, inserendo un nuovo orario: «2:00:00 AM». Si trattava di un orario antecedente al momento in cui Orrea stava effettuando l'operazione. Tale modifica, di circa dieci ore prima avrebbe quindi fatto «impazzire» il software, cancellando l'inserimento fatto dal collega D'Acunto con la conseguenza che le conversazioni dell'intera serata non sarebbero stati registrate;

   quindi agli atti della procura di Perugia non risulta depositato il file audio relativo alla serata del 9 maggio;

   secondo una consulenza di 360 pagine (più allegati) depositata nei giorni scorsi al Csm, redatta da 1 due consulenti tecnici altamente specializzati su incarico della difesa dell'on. Ferri, invece il trojan quella sera del 9 maggio sarebbe stato acceso essendo impossibile un cambio di programmazione con l'inserimento di un orario antecedente al momento in cui si effettuava tale operazione; tale circostanza apparirebbe confermata anche dai tabulati forniti dalla società Rcs in cui si legge chiaramente che la sera del 9 maggio il trojan rimase acceso fino alle ore 22:53;

   è del tutto evidente che se il file contenente la registrazione di tale intercettazione realmente non esistesse, non si comprenderebbe la ragione per cui la società fornitrice del servizio abbia prodotto un tabulato alterato;

   allo stesso modo qualora invece il file esistesse e per motivi ignoti non risultasse agli atti, ciò rappresenterebbe un fatto di estrema gravità che solleva molti interrogativi sull'operato della magistratura inquirente e sulla polizia giudiziaria –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se, alla luce di quanto emergerebbe dai tabulati forniti dalla società Rcs in merito all'esistenza della registrazione della serata del 9 maggio 2019, non intenda promuovere un'ispezione al fine di verificare eventuali deficienze e/o irregolarità da parte degli uffici giudiziari.
(4-08549)


   SAITTA, SCUTELLÀ, D'ORSO e ASCARI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da quanto appreso dagli organi di stampa, il Garante dei detenuti del comune di Roma, Gabriella Stramaccioni, ha evidenziato la difficile situazione sanitaria nella casa circondariale di Rebibbia Nuovo complesso, dove sono stati registrati oltre 100 casi di Coronavirus e dove, dal 2 gennaio 2021, alcuni reparti sono stati isolati per quarantena;

   la mancanza di spazi ed il sovraffollamento peggiorano una situazione già complicata, oltre alle criticità derivanti dalle condizioni strutturali precarie di alcuni reparti;

   secondo il Garante dei detenuti, alcune situazioni all'interno del carcere potrebbero essere risolte per chi ha una pena, anche residua, sotto i 18 mesi;

   a questo occorre aggiungere le problematiche legate alle tempistiche per trattare le relative pratiche burocratiche;

   nella struttura carceraria di Rebibbia vi sono persone che, da oltre 5 mesi, attendono ancora di ricevere le visite mediche;

   nell'ultimo mese, inoltre, 30 istanze di sollecito per visite mediche per pazienti in carcere che presentano patologie incompatibili con l'emergenza da Covid-19 sono state respinte;

   in un contesto così difficile Il Garante dei detenuti, in un articolo de Il Fatto Quotidiano pubblicato il 4 febbraio 2021, ha denunciato la situazione drammatica della casa circondariale di Rebibbia Nuovo complesso, segnalando, in particolare, l'inopportuna rapidità con la quale è stata trattata la pratica dell'ex senatore di Forza Italia Denis Verdini;

   per il Garante dei detenuti del comune di Roma, infatti, le pratiche burocratiche che riguardavano l'ex senatore sono state espletate con una velocità inusuale rispetto ad altre pratiche presentate dai detenuti del carcere di Rebibbia e ancora ferme dopo mesi di attesa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di fare chiarezza sulla questione sopra prospettata.
(4-08551)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARINO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 128 del 2017, approvata nella XVII legislatura, ha previsto l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione che siano situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico. La finalità è quella di favorire la salvaguardia e la valorizzazione delle tratte ferroviarie di particolare pregio culturale, paesaggistico e turistico, ivi compresi i tracciati ferroviari, le stazioni e le relative opere d'arte e pertinenze, nonché dei rotabili storici e turistici abilitati a percorrerle, compresa la disciplina dei ferrocicli;

   attraverso la legge 11 luglio 2019, n. 71, rubricata Modifiche alla legge 9 agosto 2017, n. 128, in materia di affidamento dei servizi di trasporto nelle ferrovie turistiche, sono stati eliminati alcuni impedimenti tecnico-normativi previsti dalla disciplina previgente che, obbligando i gestori del trasporto ferroviario a scopo turistico ad avere necessariamente la qualifica di impresa ferroviaria, aveva di fatto causato uno «stop» allo sviluppo di questa importante politica per il turismo e per la valorizzazione delle linee storiche o in disuso in alcune regioni italiane tra cui la Sardegna. Al contempo, con la nuova legge, sono stati preservati gli elementi innovativi già contenuti nella legge n. 128 del 2017, che consentono la convivenza tra i treni e i ferrocicli, l'affidamento dei servizi commerciali ai territori, la conduzione dei treni storici da parte di musei e associazioni, favorendo pertanto la presenza importantissima delle linee regionali: un unicum nazionale e internazionale;

   è noto, tuttavia, che l'applicazione della normativa citata ha subito un brusco rallentamento a causa della mancata emanazione dei decreti attuativi prodromici alla messa in esercizio delle ferrovie turistiche;

   va considerato che ci si avvia verso la bella stagione e si auspica, dopo quasi un anno di emergenza sanitaria, un ritorno alle normali attività, fra cui il turismo, che si ipotizza sarà prevalentemente nazionale almeno in questa prima fase –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di emanare i necessari decreti attuativi in tempi ragionevolmente rapidi.
(5-05491)

Interrogazione a risposta scritta:


   RIXI, MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nelle prime bozze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) erano presenti importanti misure per le navi e del trasporto marittimo, giustamente riconosciuti come infrastruttura logistica fondamentale per il Paese e destinatari di risorse per circa 2 miliardi di euro, perlopiù finalizzati alla sostituzione o al refitting della flotta circolante per renderla più efficiente, sicura e rispettosa dell'ambiente;

   nel testo del Piano approvato dal Consiglio dei ministri il 12 gennaio 2021, tuttavia, la quota di risorse destinata al trasporto marittimo è stata inspiegabilmente ridotta da 2.000 a 670 milioni di euro, con un contestuale allargamento dell'ambito soggettivo di applicazione, rendendo così insufficiente ed inefficace lo stanziamento;

   in tale testo, tra gli interventi della componente denominata «Intermodalità e logistica integrata» sono del tutto scomparsi quelli precedentemente previsti a beneficio del trasporto marittimo di merci e passeggeri, settore che quindi non beneficerà di alcun tipo di provvidenza dal cosiddetto recovery fund;

   in Italia il settore del trasporto marittimo ha subito gravemente l'impatto del COVID-19, pur rimanendo sempre operativo e garantendo, nel caso dello shipping, anche l'approvvigionamento di diversi beni; in particolare, nel primo semestre 2020, l'import-export via mare ha registrato un calo in valore del 21 per cento e un calo in tonnellate dell'11 per cento circa;

   analoghe considerazioni valgono per il settore crocieristico, che nel 2020 ha registrato una contrazione pari addirittura al 93,5 per cento e nel succitato Piano non risulta destinatario di alcun tipo di intervento economico;

   le regole europee sulla transizione energetica – peraltro sostenute anche dal Governo italiano – impongono la sostituzione della maggior parte delle unità in esercizio con unità caratterizzate da un minor impatto ambientale e da una maggiore efficienza operativa; il sistema non è in grado di assecondare da solo un epocale programma di investimenti che rischia di non poter soddisfare le esigenze di mobilità locale e insulare alle condizioni che oramai si considerano assodate; ecco, dunque, la necessità dell'intervento statale;

   il mancato rinnovo della flotta potrebbe portare, nel breve periodo, molte società di navigazione italiane a non poter ottemperare alle politiche internazionali ed unionali in materia di sicurezza e protezione dell'ambiente, non potendo così mantenere la propria posizione nel mercato –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare a beneficio del trasporto marittimo, vista l'esclusione di quest'ultimo dalle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(4-08527)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA, VIANELLO, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la crisi sanitaria iniziata nel 2020 e le sue conseguenze economiche rappresentano, con ogni certezza, il tema centrale sul quale le istituzioni, in sinergia tra loro, devono lavorare per superare questo momento triste del Paese e riprogrammare una sua ripresa progettuale ed economica. Tra i diversi ambiti di intervento, ruolo cardine è svolto dalle infrastrutture, dalla sostenibilità e dalla digitalizzazione di imprese della pubblica amministrazione;

   nel piano della task force, chiamata la scorsa primavera dall'ex Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte a scrivere un progetto per la ricostruzione post pandemia, gli sviluppi infrastrutturali avrebbero dovuto privilegiare senza compromessi la sostenibilità ambientale, favorendo la transizione energetica e il «saldo zero» in termini di consumo del suolo, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo; si sarebbero dovute individuare tra le altre soluzioni previste, quelle della riconversione del trasporto pubblico locale e un piano per il completamento della copertura nazionale della rete in fibra;

   nel campo dei trasporti su lunghe distanze, oltre al trasporto passeggeri con treni ad alta velocità, da diverse fonti di stampa si apprende del futuro impiego di una tecnologia – IronLev – messa a punto da ricercatori della Scuola universitaria superiore Sant'Anna di Pisa che consentirebbe ad un convoglio ferroviario di viaggiare grazie alla levitazione magnetica;

   la peculiarità di «IronLev» che, sempre stando alle notizie disponibili in rete, sarebbe dovuta essere disponibile come prototipo già dal 2020, è il suo costo ridotto rispetto all'omologa giapponese, grazie ad un sistema che richiede il minimo utilizzo possibile di energia elettrica, in quanto farebbe leva sulle proprietà fisiche di alcuni materiali impiegati nella costruzione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto e se intendano confermare i fatti di cui in premessa, nonché fornire un quadro del cronoprogramma dei già previsti interventi che riguardano le nuove infrastrutture cantierabili per il progetto sopra citato;

   se, rispetto al progetto della tecnologia da impiegare nei trasporti ferroviari, nell'ambito delle rispettive attribuzioni, considerino opportuno fornire dati ed elementi su come potrebbe essere modificato il trasporto nel prossimo futuro nel rispetto dell'ambiente e dei parametri chiesti dalla Commissione europea.
(5-05495)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in più occasioni è stato sollevato il caso dell'ormai drammatica situazione di carenza di segretari comunali che rischia di paralizzare lo svolgimento dell'ordinaria attività amministrativa e il buon andamento degli uffici pubblici in numerosissimi comuni, assumendo i caratteri di una problematica di portata nazionale, in quanto vi sono regioni in cui più del 50 per cento dei comuni risulta sprovvisto di tale figura;

   ripetutamente, e in diverse sedi istituzionali, l'Anci ha sottolineato la questione, ponendola all'attenzione del Governo, al consiglio direttivo dell'Albo dei segretari comunali e provinciali, nonché della Conferenza Stato-città;

   si continua a registrare un crescente fabbisogno di segretari comunali e le procedure concorsuali in corso non soddisferanno, se non in minima parte, il fabbisogno delle sedi oggi vacanti, posto che, su tutto il territorio nazionale, solamente il 40 per cento degli enti locali risulta dotato di un segretario comunale e nei piccoli comuni le sedi vacanti sono più di 1.400, a fronte di un trend che vede il numero di segretari comunali ridursi, dal 2010 a oggi, di circa 700 unità;

   le carenze di segretari comunali verranno pure ulteriormente aggravate dai pensionamenti anticipati, i quali aumenteranno in maniera assai preoccupante il trade-off negativo che continua a registrarsi nel turn over dei segretari comunali;

   tale drammatica situazione rischia di provocare una seria paralisi dell'attività amministrativa e la messa in discussione della stessa figura dei segretari comunali, i quali, oltre a interpretare un ruolo fondamentale nella preparazione ed esecuzione delle deliberazioni del consiglio e della giunta, espletano funzioni che assumono un valore strategico per la stessa azione amministrativa dell'ente;

   soprattutto i piccoli comuni (ma ormai anche quelle di medie dimensioni) risultano spesso sprovvisti di segretari comunali per via del fatto che questi ultimi rifiutano la sede vacante, per ragioni di distanza dalla sede lavorativa, lasciando pertanto detti comuni senza una figura essenziale al loro stesso funzionamento, condizionando la stessa capacità dell'ente di ottemperare ai programmi di sviluppo nazionale stabiliti a livello centrale e, sostanzialmente, bloccando anche le più basilari facoltà gestionali dei comuni;

   del tutto necessario appare un intervento sulla normativa dettata in materia di segretari comunali; l'urgenza di far fronte alla carenza di segretari comunali, soprattutto per quanto concerne i piccoli comuni, rende indispensabile il vaglio di ulteriori forme di reclutamento dei segretari comunali rispetto al corso-concorso, come la previsione della possibilità, per i piccoli comuni, di ovviare al perdurare della mancanza di segretari comunali, attingendo da personale qualificato della pubblica amministrazione;

   come noto, sono state dettate disposizioni in relazione all'istituto del vice segretario comunale, al fine di sopperire, nel triennio 2020/2022, alla grave carenza di figure destinate ad operare nei comuni di minore dimensione demografica, nelle more della conclusione delle procedure concorsuali in atto e di quelle già autorizzate;

   in data 15 gennaio 2020 è stata approvata, alla Camera dei deputati, una mozione che sollevava in maniera forte il problema; malgrado ciò, la situazione in questo anno non è migliorata e oggi si è di fronte ad una vera e propria emergenza –:

   quali iniziative urgenti di competenza intenda adottare per affrontare e gestire la grave carenza di segretari comunali sopra descritta e, in particolare, se intenda valutare con la massima urgenza un'iniziativa normativa che miri a superare e correggere le criticità del corso-concorso, attraverso una semplificazione e velocizzazione delle procedure selettive;

   se intenda adottare iniziative per individuare figure che possano garantire la reggenza delle sedi vacanti, sopperendo al perdurare della mancanza di segretari comunali, da reperire tra personale interno alla pubblica amministrazione locale, ivi compresi coloro che abbiano svolto le funzioni di vice segretario comunale presso enti locali.
(5-05489)


   DE LUCA e TOPO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'Anci Campania e l'Upi Campania, raccogliendo le numerose sollecitazioni provenienti dai sindaci e dai presidenti delle province della Campania, con comunicazioni dell'8 e 9 marzo 2021, hanno chiesto al Ministro dell'interno un differimento al 30 giugno 2021 del termine per l'approvazione del bilancio di previsione 2021/2023 degli enti locali, attualmente fissato al 31 marzo 2021;

   a riprova della necessità di disporre tale differimento, è il caso di ricordare che già lo scorso anno, nonostante ci si trovasse solo all'inizio dell'emergenza epidemiologica, il termine previsto per l'approvazione del bilancio di previsione – inizialmente fissato al 30 aprile 2020 – è stato prima spostato al 31 maggio 2020 (cosiddetto «decreto Cura Italia»), poi rinviato al 31 luglio 2020 (legge n. 27 del 2020) e dopo un ulteriore rinvio, infine, con decreto del Ministro dell'interno del 30 settembre 2020, definitivamente fissato alla data del 31 ottobre 2020, quasi alla chiusura del relativo esercizio finanziario;

   il perdurare dell'emergenza sanitaria sta aggravando la crisi socio-economica e determina ulteriori difficoltà di funzionamento degli enti locali;

   soprattutto nei comuni medio/piccoli, con forti carenze di personale, episodi di quarantena o contagio dei dipendenti stanno determinando rallentamenti sui procedimenti amministrativi e sulla predisposizione dei bilanci;

   ad oggi, peraltro, in relazione all'anno 2021 non si sa ancora nulla del sostegno e del riparto delle somme per le mancate entrate dei comuni;

   in particolare, il decreto del direttore centrale della finanza locale del 24 luglio 2020 ha ripartito in favore dei comuni, delle province, delle unioni di comuni, delle comunità montane e delle città metropolitane il fondo per il finanziamento delle funzioni fondamentali previsto dall'articolo 106 del decreto-legge n. 34 del 2020, destinato anche a compensare le minori entrate (Tari, Imu, eccetera) causate dall'emergenza sanitaria. Tuttavia, come previsto dall'articolo 106 del decreto-legge n. 34 del 2020, le somme assegnate saranno soggette a verifica ed eventuale conguaglio, entro il 30 giugno 2021, sulla base dell'effettivo andamento delle minori entrate;

   inoltre, le numerose incombenze accumulatesi in questo periodo, a partire dall'avvio del nuovo «canone unico patrimoniale» stanno determinando per i comuni e le province della Campania e, verosimilmente, per la generalità degli enti locali del nostro Paese, situazioni di estrema criticità organizzativa;

   in questo contesto, la scadenza per la deliberazione del bilancio di previsione 2021/2023, attualmente fissata al 31 marzo 2021, renderebbe quindi praticamente impossibile per molti enti locali addivenire ad una corretta formulazione delle previsioni di bilancio e degli atti propedeutici concernenti le entrate tributarie e patrimoniali –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle problematiche indicate e se ritenga opportuno adottare, con la massima urgenza, le iniziative di competenza per disporre il differimento al 30 giugno 2021 del termine per la deliberazione del bilancio di previsione 2021/2023 da parte degli enti locali.
(5-05497)


   MELONI, PRISCO e DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto emanato dal Ministro dell'interno il 31 gennaio 2019, il medesimo ha modificato il precedente decreto del 23 dicembre 2015 – recante modalità tecniche di emissione della carta d'identità elettronica – sancendo il ritorno sulla carta di identità elettronica della dicitura «padre» e «madre», in luogo di quella di «genitori»;

   secondo quanto dichiarato dal Ministro Lamorgese in data 13 gennaio 2021, in risposta ad un question time di Fratelli d'Italia, uno schema di decreto ulteriormente modificativo del succitato decreto 31 gennaio 2019, teso a sostituire le parole «padre» e «madre» con la parola «genitori», avrebbe già ottenuto il concerto dei Ministri dell'economia e per la pubblica amministrazione;

   con sentenza dell'8 maggio 2019 le Sezioni Riunite della Corte di Cassazione hanno decretato l'illegittimità della trascrizione di un atto proveniente dall'estero che attribuisce la genitorialità a entrambi i coniugi dello stesso sesso;

   la Corte Costituzionale, nella camera di consiglio del 28 gennaio 2021, ha decretato l'impossibilità di riconoscere nel nostro Stato, in quanto in contrasto con l'ordine pubblico, un provvedimento giudiziario straniero che attribuisce, nel caso di specie, lo stato di genitori a due uomini italiani uniti civilmente, i quali hanno fatto ricorso alla tecnica della maternità surrogata;

   nella medesima camera di consiglio la Consulta, fermo restando il divieto penalmente sanzionato di maternità surrogata, ha invitato il legislatore a trovare forme maggiormente adeguate di tutela del bambino nato all'estero attraverso la tecnica della maternità surrogata;

   tale decisione, secondo gli interroganti, precluderebbe allo stato qualsivoglia ulteriore modifica nell'ambito della disciplina della carta d'identità, recata nel Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza n. 773 e del decreto del Ministro dell'interno del 31 gennaio 2019;

   in data 13 febbraio 2021 è entrato in carica il Governo presieduto da Mario Draghi che gode del sostegno di gran parte delle forze politiche che sostennero il succitato decreto del 2019;

   all'articolo 29, la Costituzione riconosce i diritti della famiglia;

   all'articolo 30 la Carta Costituzionale detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per dare seguito alle decisioni della Corte costituzionale, al fine di evitare, per il futuro illegittime fughe in avanti che pregiudichino o possano ledere i diritti dei minori ed il loro riconoscimento in ossequio alle leggi vigenti;

   se non intenda rinunciare, in via definitiva, all'adozione del decreto ministeriale volto alla sostituzione, sui documenti di identità, del termine «padre» e «madre» col termine «genitori», posto che, alla luce di quanto segnalato in premessa, potrebbe risultare illegittimo, a diritto vigente, e che, tra l'altro, contrasterebbe anche con il principio di esattezza del dato personale di cui al Regolamento generale per la protezione dei dati personali – Gdpr (Regolamento 2016/679).
(5-05499)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è di queste ore la notizia che nella notte sono fuggiti dal centro di accoglienza di Pozzallo 7 migranti positivi al Covid-19, dei quali si sono perse le tracce nel giro di pochi minuti, mettendo in allerta tutto il territorio;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa e confermato dal sindaco del comune ragusano, l'episodio fa seguito ad un'altra fuga di pochi giorni fa di altri migranti, fortunatamente risultati negativi al Covid-19;

   un copione che si ripete quello del comune Pozzallo, in cui dallo scorso anno ad oggi sono stati registrati numerosi episodi di fuga di migranti dall'hotspot;

   la scorsa estate, in più occasioni, ci sono state fughe di massa che hanno reso difficoltose le operazioni di intervento delle forze dell'ordine impegnate a garantire la sicurezza dei cittadini;

   nell'ottobre 2020, nel centro di accoglienza del Villaggio Mosè, ad Agrigento, prima di darsi alla fuga, alcuni migranti in quarantena avevano dato vita ad una violenta sommossa con lancio di estintori, letti, parti di finestre e pietre nella quale erano rimasti feriti anche alcuni agenti di polizia;

   le forze dell'ordine, nonostante gli enormi sforzi e mettendo a repentaglio anche la propria incolumità, non riescono a contenere le continue fughe e una gestione ordinata dei centri di accoglienza che, come denunciato dai sindacati di categoria, risultano inadeguati sia ad accogliere i migranti sia a contenere il rischio epidemiologico;

   da tempo i sindacati lamentano, inascoltati, le evidenti falle dei protocolli sanitari, gli estenuanti turni di lavoro e, in generale, le inadeguate condizioni di lavoro degli agenti, quotidianamente impegnati a contenere le proteste dei migranti e a presidiare i centri e le frontiere, piuttosto che presidiare il territorio per la sicurezza dei cittadini;

   la situazione sanitaria, ancora molto delicata, non consente di allargare le maglie della tolleranza, permettendo che tali episodi di illegalità continuino puntualmente ad accadere, mentre ai cittadini si continuano a chiedere quotidiani sacrifici, paventando addirittura un nuovo lockdown nazionale;

   la situazione, peraltro, non si preannuncia delle migliori dal momento che i migranti continuano ad arrivare con una certa «regolarità»: dal 1° gennaio all'8 marzo 2021 sono già sbarcati lungo le coste italiane 5.684 migranti, rispetto ai 2.553 dello stesso periodo dell'anno scorso e ai 335 del 2019 –:

   se i gravi fatti di cui in premessa corrispondano al vero e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche alla luce dei nuovi dati epidemiologici relativi al Covid-19 che fanno registrare una recrudescenza della situazione sanitaria su tutto il territorio nazionale, per rivedere, in termini diversi e più restrittivi, le procedure di identificazione e quarantena dei migranti, al fine di scongiurare il rischio di nuove fughe e tutelare l'incolumità degli agenti delle forze dell'ordine e di tutta la popolazione;

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per migliorare le condizioni di lavoro dei poliziotti e di tutte le forze dell'ordine che operano presso i centri di accoglienza dei migranti, dando seguito alle richieste dei sindacati di categoria.
(4-08529)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si è verificato un incremento degli atti di violenza nei confronti delle forze dell'ordine, le quali si trovano quotidianamente ad affrontare situazioni di pericolo durante lo svolgimento del proprio dovere;

   le forze dell'ordine vivono costantemente situazioni di rischio e pericolo per tutelare e garantire la pubblica sicurezza e la libertà di ognuno di noi; pertanto, hanno necessità di equipaggiamenti potenziati, moderni ed adeguati per la loro incolumità e dignità umana e professionale;

   il 1° marzo 2021, presso la questura di Reggio Emilia, un uomo invitato all'ufficio immigrazione della questura medesima, per la notifica di un atto, ha estratto un coltello e ha commesso un atto di autolesionismo colpendosi all'addome. Ovviamente questo è solo un esempio di quanto accade nelle questure di tutta Italia con frequenza preoccupante;

   quanto di grave è accaduto pone al centro la tematica dei sistemi di controllo e prevenzione non solo presso la questura in questione, ma anche in merito a tutti i luoghi istituzionali di pubblica sicurezza –:

   alla luce dei gravi episodi che si verificano con frequenza preoccupante nei luoghi preposti alla sicurezza, come le questure, quali iniziative si intendano assumere volte a rafforzare le misure di prevenzione e sorveglianza presso gli uffici delle questure stesse, con particolare riguardo a quella di Reggio Emilia, ed in tutti quei luoghi istituzionali deputati alla pubblica sicurezza ove si registra una carenza di personale;

   se intenda adottare iniziative volte ad ammodernare ed incrementare l'equipaggiamento in dotazione alle forze dell'ordine, al fine di consentire loro di operare tutelando la propria incolumità, considerate le situazioni potenzialmente rischiose e pericolose che si ritrovano ad affrontare per difendere l'ordine pubblico e l'incolumità di ognuno di noi.
(4-08532)


   BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Como è proprietario dell'immobile di via Tibaldi, 20 che, dal 1998, è stato destinato a Centri di accoglienza degli immigrati richiedenti asilo (oggi Cara). Tale unità immobiliare divenne inutilizzabile dal mese di ottobre 2011 a causa di gravi guasti all'impianto di riscaldamento per cui l'accoglienza dei migranti fu temporaneamente assicurata presso i locali di un altro immobile, sempre di proprietà comunale, destinato all'emergenza abitativa dei cittadini comaschi in difficoltà, sito in via Sacco e Vanzetti;

   il Ministero dell'interno, su espressa proposta dell'allora amministrazione del comune di Como, concesse il finanziamento per la realizzazione degli interventi di adeguamento della struttura di via Tibaldi subordinatamente alla stipula di un contratto di comodato fra il comune e la prefettura quale rappresentante del Ministero;

   il contratto, sottoscritto in data 17 novembre 2014, di durata ventennale, prevedeva che i lavori di ristrutturazione funzionali al servizio di accoglienza fossero posti a carico del Ministero. L'immobile venne consegnato formalmente il 19 novembre 2014;

   le risorse ricevute dal Ministero, pari a 40S mila euro, vennero allocate nel bilancio 2017 dall'allora amministrazione comunale di Como che, prima di concludere il proprio mandato, mise a punto il progetto di ristrutturazione e avviò la gara di appalto dei lavori sull'immobile di via Tibaldi;

   in data 12 febbraio 2018, la prefettura di Como, con nota n. 0003771, sollecitò la nuova amministrazione del comune di Como a fornire elementi informativi in merito all'aggiudicazione delle procedure e al cronoprogramma dettagliato circa i tempi di realizzazione degli interventi. L'amministrazione, in data 2 marzo 2018, rispose alla prefettura comunicando che, entro la fine di marzo 2018, avrebbe espletato l'iter procedurale per avviare i lavori e «per darli ultimati in 300 giorni secondo le indicazioni contenute nel contratto siglato nel 2014»;

   nel 2018 l'amministrazione comunale propose al Ministero dell'interno, per il tramite della prefettura di Como, la restituzione dei fondi già ricevuti non avendo più intenzione di utilizzarli per la sistemazione del Cara di via Tibaldi. Il comune di Como ottenne una risposta negativa da parte del Ministero, motivata anche dal fatto di ritenere irrinunciabile che Como, città di frontiera, non fosse dotata di un Cara;

   ad oggi i lavori in via Tibaldi non sono ancora iniziati benché, sin dal 2018, fossero state predisposte le attività propedeutiche alla loro esecuzione e la regolarità contabile dei costi previsti ammontanti a complessivi 686 mila euro e le risorse stanziate dal Ministero avrebbero dovuto essere utilizzate entro il 31 dicembre 2018;

   a causa dell'inerzia del comune di Como in merito all'effettiva destinazione dell'immobile di via Tibaldi e al conseguente ingiustificato ritardo nell'affidamento dei lavori, non si ha chiarezza sulla destinazione e l'utilizzo delle risorse stanziate dal Ministero;

   si segnala inoltre che il comune di Como ha recentemente prospettato di impegnare le somme ministeriali in altri interventi senza indicarne una destinazione precisa –:

   se al Ministro interrogato risulti che il comune di Como sia ancora destinatario delle citate risorse stanziate dal 2014 per la ristrutturazione dell'immobile di via Tibaldi da destinare a Cara di Como;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per procedere nei confronti del comune di Como in merito al progetto, al finanziamento, al contratto di comodato in essere e per acquisire elementi in ordine alle gare di appalto già concluse con aggiudicazione dei lavori per la creazione del Cara di via Tibaldi a Como.
(4-08542)


   POTENTI e CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in diverse interviste concesse ad aprile 2020, il Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Federico Cafiero de Raho aveva avvertito circa il rischio che l'emergenza pandemica, senza adeguati aiuti alle imprese, avrebbe potuto aumentare le infiltrazioni mafiose nell'economia nazionale;

   da un'inchiesta pubblicata sul quotidiano «Il Tirreno» il 5 marzo 2021, a firma di Samuele Bartolini, si apprende che Aldo Cursano, presidente regionale di Fipe, la sezione ristoranti di Confcommercio, si è recato più volte alla procura di Firenze a segnalare quelli che vengono definiti «movimenti strani» avvenuti nel capoluogo toscano: «Il Covid – ha raccontato Cursano al giornalista Bartolini – ha portato intorno ai ristoranti personaggi strani. Prima venivano con paccate di soldi. Ora sono più guardinghi e mandano i commercialisti»;

   questi segnali preoccupanti avrebbero avuto anche un risvolto inquietante il 23 febbraio 2021, con l'esplosione, durante la notte, di un ordigno artigianale davanti alla saracinesca di una pizzeria in via Gabbuggiani a Firenze su cui sta indagando la direzione distrettuale antimafia di Firenze;

   nel maggio 2020 il nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha arrestato, tra Milano e Palermo, 91 persone ritenute vicine a due clan locali con varie accuse tra le quali quelle di associazione mafiosa, estorsione, intestazione fittizia di beni, ricettazione e riciclaggio; nella ordinanza cautelare in carcere il Giudice per le indagini preliminari ha scritto che «il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un interessato sostegno potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell'organizzazione criminale (...) suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende» –:

   se e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, per rafforzare il monitoraggio e la prevenzione circa i pericoli di infiltrazione di tipo mafioso nelle attività produttive toscane.
(4-08543)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELOTTI e RIBOLLA. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni si sta registrando una forte crescita degli studenti italiani che si recano all'estero per frequentare scuole o università locali;

   secondo il Rapporto sugli italiani nel mondo 2018, redatto dalla Fondazione Migrantes, tra il 2006 e il 2018 la mobilità italiana è aumentata del 64,7 per cento, passando dai 3,1 milioni di iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) a oltre 5 milioni: circa l'8,5 per cento della popolazione residente in Italia;

   in particolare, la mobilità studentesca, a partire dagli anni 2000, è in espansione continua, e soltanto dal 2010 si è registrato un aumento degli studenti italiani impegnati in attività formative all'estero del 111 per cento, raggiungendo quasi i 10.000 studenti;

   ancora più interessante è il dato degli studenti universitari, che vede quasi il 10 per cento dei laureati del 2018 aver svolto un periodo di studi all'estero (contro il 6,2 per cento del 2007), in particolare in Francia, Germania, Regno Unito e Spagna;

   il crescente numero di studenti italiani che conseguono diplomi e lauree all'estero ha spinto il Governo, da diversi anni, ad aggiornare le normative che regolamentano il rientro in Italia degli studenti diplomati all'estero e l'ingresso alle università italiane, fornendo chiarimenti e indicazioni agli istituti coinvolti;

   le cancellerie consolari delle ambasciata italiane sono competenti a rilasciare la dichiarazione di valore dei titoli di studio conseguiti in una università o in un istituto di istruzione superiore nel Paese estero di competenza;

   per ottenere la dichiarazione di valore del titolo di studio è necessario presentare una corposa documentazione e per ottenere l'equipollenza del dottorato di ricerca conseguito all'estero (decreto del Presidente della Repubblica n. 382 del 1980, articolo 74) bisogna presentare altrettanta corposa documentazione allegata alla domanda al Ministero corredata da due marche da bollo di euro 16;

   il decreto «crescita» del 2019 e la legge di bilancio 2021 hanno introdotto importanti agevolazioni fiscali per il cosiddetto «rientro dei cervelli» a favore di docenti e ricercatori;

   queste agevolazioni economiche vanno però in contraddizione con un iter burocratico complesso e oneroso per il riconoscimento dei titoli di studio esteri in Italia –:

   se non si ritenga di adottare iniziative per semplificare la procedura di certificazione di equipollenza dei titoli di studio conseguiti all'estero, cominciando ad eliminare la costosa e complicata traduzione giurata almeno per i documenti scritti in lingue ormai diffuse e conosciute in Italia come l'inglese, il francese e lo spagnolo e a sostituire le marche da bollo, difficili da recuperare all'estero, con versamenti a mezzo posta o bonifico.
(4-08530)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   qualche giorno addietro, nel corso di una lezione in didattica a distanza incentrata, sembrerebbe, sul tema dell'inclusione razziale e sull'immigrazione, una professoressa di lingua e letteratura italiana dell'istituto scolastico Aldrovandi-Rubbiani di Bologna ha acconsentito a che si ascoltasse nella sua classe di alunni quindicenni una canzone del rapper Bello Figo dal titolo «Non pago affitto» chiedendo poi agli stessi, come compito, di scrivere un tema sugli argomenti trattati all'interno della canzone («Bello FiGo a lezione: gli insegnanti sostengono la prof di Bologna» – Cronaca – ilrestodelcarlino.it);

   la canzone presenta concetti molto forti che, a parere dell'interrogante, vanno ben oltre il comune senso del pudore, e non ha nulla a che fare col tema dell'inclusione anzi, sempre secondo l'interrogante, ha connotati volgari, offensivi, violenti, sessisti e appare incredibile che possa essere stata oggetto di un momento formativo per dei ragazzi oltretutto minorenni;

   a quanto è stato riportato dal quotidiano nazionale Il Resto del Carlino in data 9 marzo 2021 sembra che la proposta di far ascoltare proprio quella canzone sia stata avanzata da uno degli alunni, giustificazione che non solleverebbe per l'interrogante in alcun modo dalla responsabilità la professoressa;

   i docenti si stringono attorno alla professoressa rivendicando «la libertà di insegnamento di ciascun docente e insieme l'autonomia della scuola, di ogni scuola, da ogni forma di ingerenza indebita – sia essa di un genitore o del politico di turno in cerca di visibilità – sul piano delle finalità educative, dei contenuti e delle metodologie didattiche» –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda avviare verifiche di competenza per quanto accaduto eventualmente assumendo iniziative di competenza con riferimento all'episodio dell'insegnante protagonista della vicenda.
(4-08546)


   SERRITELLA, BERTI, GABRIELE LORENZONI, ELISA TRIPODI, FRUSONE e FLATI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 13 febbraio 2021 il Governo Draghi ha prestato giuramento, entrando ufficialmente in carica;

   il 24 febbraio 2021 il Consiglio dei ministri delibera la nomina di 39 sottosegretari, 6 dei quali con titolo di viceministri, ultimando così la composizione dell'esecutivo;

   il 1° marzo 2021 si è svolta la cerimonia di giuramento dei sottosegretari e dei viceministri;

   l'onorevole Rossano Sasso è nominato sottosegretario di Stato per l'istruzione;

   secondo quanto riportato dall'editoriale del quotidiano Domani del 5 marzo 2021, a firma di Emiliano Fittipaldi, sembrerebbe che la moglie del sottosegretario Sasso si occupi di uno studio legale specializzato in cause e ricorsi contro lo stesso dicastero;

   in particolare, lo studio legale sarebbe impegnato in «azioni collettive contro i bandi del concorso del Miur, cause contro le graduatorie provinciali, ricorsi per ottenere risarcimenti a favore di precari, bidelli e docenti»;

   la moglie del sottosegretario Sasso potrebbe quindi in futuro vedersi protagonista di azioni collettive, cause e ricorsi contro il Ministero dell'istruzione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti suddetti, nonché quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere in relazione ad ogni eventuale conflitto di interesse.
(4-08548)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI e SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   i gravi effetti economico-sociali prodotti dalla pandemia da COVID-19 continuano a pregiudicare le condizioni di tanti lavoratori che già vivevano in una condizione di difficoltà occupazionale;

   opportunamente, nel corso dello scorso anno sono stati approntati una serie di interventi finalizzati a sostenere il reddito dei lavoratori impegnati nei settori maggiormente colpiti dagli effetti economici della pandemia e dalle misure per contenerne la diffusione. Tra questi si segnalano gli interventi di proroga del trattamento di disoccupazione «Naspi», stante l'impossibilità quasi totale di trovare nuova occupazione in una fase di sostanziale paralisi di interi comparti produttivi;

   secondo le prime anticipazioni di fonte giornalistica, si apprende che ulteriori interventi di prolungamento del trattamento «Naspi» dovrebbero trovare luogo all'interno del nuovo decreto-legge «sostegni», in via di definizione in questi giorni;

   una condizione, di fatto, analoga a quella dei percettori della «Naspi» sta riguardando i lavoratori che, in base alle disposizioni della legge n. 223 del 1991, risultavano percettori della indennità di mobilità. Non pochi di questi lavoratori, di età superiore ai cinquanta anni all'epoca di collocazione in mobilità, hanno esaurito il periodo complessivo di godimento di tale trattamento nei mesi appena trascorsi, grazie alla possibilità di interromperne il decorso in occasione di occupazioni a termine;

   è di tutta evidenza come, anche per tali lavoratori, la situazione di stallo produttivo in cui versa tanta parte della nostra economia stia pregiudicando la possibilità di ricollocazione occupazionale, a maggior ragione in considerazione della loro fascia anagrafica;

   appare auspicabile immaginare una soluzione normativa che riconosca anche per i percettori di mobilità una congrua proroga del trattamento, in vista del superamento della fase più grave della pandemia –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di riconoscere, in analogia a quanto disposto per i percettori della «Naspi», anche per i percettori della mobilità che hanno terminato il periodo di fruizione di tale trattamento nel pieno della pandemia, un congruo periodo di proroga, almeno fino al superamento dell'emergenza epidemiologica e delle conseguenti misure di limitazione delle attività economiche.
(5-05498)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAXIA, COLLETTI, BERARDINI, MENGA, SARLI, SAPIA, TERMINI e SPESSOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 luglio 2020 la Corte di appello di Catania, con sentenza n. 416/2020, ha annullato la sentenza con la quale il Tribunale di Siracusa, con sentenza n. 900/2018, aveva condannato l'Inps ad accreditare, ai lavoratori delle Industrie meccaniche siciliane, le maggiorazioni contributive per esposizione ad amianto, ai sensi dell'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992, recante «Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto»;

   l'Inps, nelle more dell'appello aveva già provveduto ad erogare accrediti delle maggiorazioni e prestazioni pensionistiche, nei confronti dei lavoratori delle Industrie meccaniche siciliane, in quanto ormai tali diritti erano stati riconosciuti in sede amministrativa in capo ai soggetti richiedenti;

   l'articolo 47, comma 6-bis, del decreto-legge n. 269 del 2003, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 326 del 2003, dispone che: «Sono comunque fatte salve le previgenti disposizioni per i lavoratori che abbiano già maturato, alla data di entrata in vigore del presente decreto, il diritto di trattamento pensionistico anche in base ai benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257»;

   l'articolo 3, comma 132, della legge n. 350 del 2003, dispone che: «In favore dei lavoratori che abbiano già maturato, alla data del 2 ottobre 2003, il diritto al conseguimento dei benefici previdenziali di cui all'articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, e successive modificazioni, sono fatte salve le disposizioni previgenti alla medesima data del 2 ottobre 2003. La disposizione di cui al primo periodo si applica anche a coloro che hanno avanzato domanda di riconoscimento all'INAIL o che ottengono sentenze favorevoli per cause avviate entro la stessa data. Restano valide le certificazioni già rilasciate dall'INAIL»;

   risulta evidente quanto sia necessario, ai fini della definizione del contrasto di natura squisitamente giurisprudenziale, un intervento tecnico normativo coerente con la tutela dei diritti quesiti, con il tenore letterale dell'articolo 3, comma 132, della legge n. 350 del 2003, e con l'irretroattività dell'articolo 47, legge n. 326 del 2003;

   la Corte d'appello di Catania di fatto adotta, nei confronti di lavoratori pesantemente esposti all'amianto, provvedimenti che non solo revocano ogni beneficio pensionistico ma che li costringono alla restituzione di quanto ottenuto in sede amministrativa;

   secondo i dati forniti dall'Ona (Osservatorio nazionale amianto) si stima la presenza, in Italia, di circa 40 milioni di tonnellate di materiali di amianto e contenenti amianto, distribuiti in circa un milione di siti, tra cui scuole, biblioteche, ospedali;

   manca un atto di indirizzo ministeriale per il riconoscimento dei benefici relativi all'amianto nei confronti dei lavoratori dei siti siciliani contaminati, il che configura, secondo l'interrogante, la violazione delle norme di cui agli articoli 153 e 156 Tfue; in ordine poi alla fattispecie specifica dei lavoratori delle Industrie Meccaniche Siciliane, c'è anche l'ulteriore pregiudizio già sofferto per il tardivo recepimento della direttiva comunitaria 477/83/CEE, come risulta dalla condanna della Corte di Giustizia del 13 dicembre 1990 a carico dello Stato italiano, a cui ha fatto seguito la legge n. 257 del 1992, per l'indennizzo dei lavoratori vittime, come quelli siciliani, e in particolare quelli delle Industrie Meccaniche Siciliane –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e, con riferimento alle mancate bonifiche di diversi siti all'interno del Sin, quali urgenti iniziative si intendano assumere per procedere in tempi rapidi;

   quali iniziative si intendano adottare per pervenire ad un'effettiva soluzione della grave problematica che coinvolge i lavoratori delle Industrie meccaniche siciliane, restituendo agli stessi immediata dignità e tutela dei diritti e quali iniziative si intendano intraprendere sul piano normativo che riconoscano a questi sopravvissuti i diritti e i valori personalissimi ed imprescrittibili tanto cari alla nostra Costituzione, il diritto alla vita, alla salute ed alla dignità sociale.
(4-08536)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 22 febbraio 2021 il Consiglio dell'Unione europea, nella formazione «Affari Esteri», ha condannato il colpo di Stato effettuato dalle forze armate birmane in Myanmar il 1° febbraio 2021, sottolineando la disponibilità dell'Unione ad adottare ulteriori misure restrittive in ambito economico in risposta all'evento;

   ad oggi, il Myanmar, in qualità di «Paese meno avanzato», gode di alcuni benefici commerciali, potendo ad esempio importare in Unione europea riso birmano di tipo Japonica senza corresponsione di alcun tipo di dazio;

   negli ultimi due anni le importazioni di riso di tipo Japonica sono aumentate, passando da 31.500 tonnellate a 158.700 tonnellate, a detrimento delle produzioni europee e, in particolar modo, nazionali;

   nel corso del 2020, le autorità della Commissione europea avevano ritirato i benefici commerciali di cui godeva la Cambogia, a causa di serie e conclamate violazioni dei diritti umani, escludendo in ogni caso il riso dalle misure sanzionatorie, in quanto vigeva una apposita clausola di salvaguardia;

   non vigendo le medesime condizioni nei confronti del Myanmar, e trovandosi il Paese in analoghe violazioni dello Stato di diritto, e tenendo di conto che sono solo gli esportatori birmani a beneficiare dell'aumento di traffici con l'Unione, si ravvisa l'opportunità di interventi in merito –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per aprire i necessari tavoli di lavoro in sede europea per revocare le vigenti clausole commerciali tra Myanmar e Unione europea, con particolare riguardo alle reintroduzioni di dazi dogana sulle importazioni di riso.
(4-08533)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI, ROTELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sul sito della trasmissione «Le Iene» è stato annunciato un servizio dal titolo: «Firenze: dosi buttate via e vaccini ad amici, mogli e figli?»;

   con l'inchiesta giornalistica, nata da una segnalazione del consigliere regionale della Toscana Francesco Torselli, si svela la metodologia di somministrazione dei vaccini Covid-19 presso il più grande centro vaccinale della Toscana, il Mandela forum di Firenze;

   in particolare dalle registrazioni e dalle testimonianze audio/video si può constatare che molte dosi vengono buttate a fine giornata e che per non sprecare le dosi da buttare verrebbero vaccinati amici, parenti e amici senza una lista con selezioni in base a criteri di pubblica utilità –:

   se si sia a conoscenza di queste anomalie e se si verifichino solo a Firenze;

   quante siano le dosi fino ad oggi utilizzate e quante persone siano state in realtà vaccinate in tutta Italia dall'inizio della campagna di vaccinazione;

   se si sia pensato a una lista di riserva per somministrare le dosi di vaccino in caso di assenze dei titolari o di avanzi dovuti ad altri fattori;

   se ci siano altre segnalazioni similari pervenute.
(3-02101)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI, MARTINCIGLIO, NAPPI, D'IPPOLITO e BELLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono stati somministrate all'8 marzo 2021 numero 5.403.468 dosi di vaccini anti Covid-19 e 1.649.883 persone risultano vaccinate con due dosi;

   è nota la persistente difficoltà di approvvigionamento dalle case farmaceutiche autorizzate da Ema. Una recente revisione sistematica e metanalisi (Egunsola O, Clement F, Taplin J e altri; Immunogenicity and Safety of Reduced-Dose Intradermal vs Intramuscular Influenza Vaccines: A Systematic Review and Meta-analysis. JAMA Netw Open. 2021; (2):e2035693. doi:10.1001/jamanetworkopen.2020.35693, commentata su Jama e su BMJ dal dottore Giovanni Ghirga, pediatra di Civitavecchia e membro ISDE), ha dimostrato che, in caso di carenza del vaccino antinfluenzale, il quale deve essere somministrato per via intramuscolare, la somministrazione di dosi ridotte per via intradermica sono una alternativa parimenti efficace;

   i risultati di immunogenicità e sicurezza per questa revisione sistematica e metanalisi sono derivati solo da studi clinici randomizzati. Questo suggerisce un alto livello di evidenza per questi risultati. I dati dello studio di coorte sono stati inclusi solo nella metanalisi per l'influenza o la malattia simil-influenzale;

   questo studio ha rilevato che l'immunogenicità risultante dalle dosi di vaccinazione intradermica influenzale da 3 μg, 6 μg, 7,5 μg e 9 μg non era significativamente diversa dalla vaccinazione intramuscolare a dose piena da 15 μg per la maggior parte dei ceppi virali, indipendentemente dell'età del paziente. Tuttavia, il vaccino intradermico da 15 μg ha mostrato un'immunogenicità significativamente migliore per alcuni dei risultati e dei ceppi, suggerendo che la risposta immunologica potrebbe essere correlata alla dose;

   il rischio di eventi avversi locali, come eritema, indurimento, gonfiore ed ecchimosi, è stato ridotto con la vaccinazione intramuscolare; tuttavia, il rischio di dolore non differiva significativamente tra i 2 metodi di somministrazione ad eccezione della dose intradermica di 3 μg, la quale riduceva significativamente il rischio di dolore. I rischi di eventi avversi sistemici, come mal di testa, malessere, mialgia e artralgia erano gli stessi in entrambi i gruppi –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente di studi in corso o se intenda promuovere studi sull'efficacia della somministrazione intradermica di dosi ridotte dei vari vaccini contro la sindrome da Covid-19, per la possibilità, nel caso si dimostrasse una buona risposta immunitaria, di una significativa maggior disponibilità di vaccini e di una maggiore rapidità della campagna vaccinale.
(5-05492)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la regione Molise a differenza della prima ondata pandemica, oggi soffre pesantemente il dilagare della seconda ondata di contagi da COVID-19;

   l'esorbitante crescita di contagi, ricoveri e decessi a causa del COVID-19 è aggravata dalla preesistente condizione di crisi, funzionale ed economica, del servizio sanitario regionale;

   la sanità molisana è commissariata da ben 12 anni, risale infatti al 2009 la nomina del primo commissario ad acta con il risultato che, ad oggi, gli ospedali pubblici della regione sono stati in parte ridimensionati – con tagli ai reparti, al personale, ai servizi – in parte chiusi. Nelle prestazioni ospedaliere e specialistiche i privati accreditati assorbono addirittura il 26 per cento della spesa, contro una media nazionale del 16 per cento;

   le azioni dei commissari-presidenti della regione che si sono succeduti negli anni, secondo l'interrogante, hanno ridotto e peggiorato l'offerta sanitaria pubblica, favorendo piuttosto quella dei privati accreditati, senza peraltro eliminare il deficit;

   tra i privati accreditati spicca Neuromed di Pozzilli (Isernia), che fa capo ad un potentato politico-imprenditoriale ad avviso dell'interrogante, in potenziale conflitto di interessi, che esercita una grande influenza in Molise, oltre che in Campania ed in Calabria;

   nella crisi sistemica, basti pensare che i cittadini molisani sono ancora in attesa che venga definito il Programma operativo 2019-2021, si è innestata la crisi pandemica, che in quattro mesi ha portato il totale dei decessi con COVID-19, che al 1° ottobre 2020 erano 24, a 379 all'8 marzo 2021. Per una regione di 305.000 abitanti si tratta di numeri esorbitanti;

   i posti letto, specialmente quelli di terapia intensiva, sono pieni e il servizio 118 in Molise ormai è utilizzato esclusivamente per trasportare i malati affetti da COVID-19;

   l'incalzare della pandemia ha fatto precipitare il servizio sanitario regionale in uno stato di semiparalisi anche per quanto concerne la prevenzione, la diagnosi e la cura delle altre patologie. Ormai da mesi ogni attività sanitaria ordinaria in Molise è di fatto ferma, anche perché non è stato realizzato un centro COVID-19 regionale separato, scaricando l'emergenza sui tre ospedali di Campobasso, Isernia e Termoli;

   in regione c'è un solo laboratorio per processare i tamponi, a Campobasso, e nessuno per sequenziare le varianti;

   le Usca sono state create in ritardo e soffrono di carenza di organico;

   sono drammaticamente carenti i letti di terapia intensiva e sub-intensiva COVID-19, e ancor più il personale sanitario specializzato da adibire a tali reparti, situazione tuttora irrisolta, nonostante la tardiva richiesta di aiuto ai privati e all'Esercito;

   dalla nomina del dicembre 2018 di un commissario ad acta governativo per al sanità non nella persona del presidente della giunta regionale, la sanità molisana patisce uno stallo istituzionale. Il presidente regionale, benché controlli la macchina sanitaria regionale, tramite la Gsa e l'ASReM, sostiene di avere solo poteri di protezione civile e scarica la responsabilità della malagestione sanitaria esclusivamente sul commissario governativo, che, dal canto suo, a giudizio dell'interrogante, non ha certo brillato;

   a parere dell'interrogante, l'amministrazione sanitaria regionale non può nascondersi dietro l'alibi delle pur esistenti inefficienze commissariali e governative; per sciogliere l'ingorgo istituzionale appare indifferibile adottare anche per il Molise un provvedimento analogo a quello adottato per la regione Calabria, con il decreto-legge n. 150 del 2020;

   infine, al fine di incrementare i posti letti di terapia intensiva COVID-19 sarebbe auspicabile richiedere il supporto di Emergency, come accaduto a Crotone –:

   quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda assumere il Governo affinché le emergenze richiamate in premessa possano essere affrontate e risolte nel più breve tempo possibile, garantendo ai cittadini molisani l'effettivo esercizio del diritto costituzionale alla salute e all'accesso alle cure.
(4-08534)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 21 febbraio 2021 Governo, regioni e sindacati (Fimmg, Snami, Smi e Intesa Sindacale) hanno trovato l'intesa per il coinvolgimento dei medici di famiglia nella campagna di vaccinazione anti-Covid;

   l'accordo stipulato, preliminare alla firma di singole intese regionali, disciplina la platea dei soggetti da sottoporre a vaccinazione, le modalità di approvvigionamento delle dosi, l'aggiornamento dell'anagrafe vaccinale, le modalità di individuazione dei luoghi dove effettuare le vaccinazioni, la presa in carico da parte del Fondo sanitario nazionale dei costi da sostenere;

   alcune regioni hanno già stipulato accordi o pre-accordi con i sindacati dei medici di base per l'attuazione dell'intesa nazionale;

   in Friuli Venezia Giulia, secondo quanto riportato da varie fonti di stampa, regione e sindacati dei medici di base non avrebbero ancora trovato l'accordo per la stipula della convenzione locale che dovrebbe rendere operativa l'intesa nazionale del 21 febbraio 2021;

   mentre l'accordo collettivo nazionale 23 marzo 2005 e successive modificazioni, che disciplina i rapporti con i medici di medicina generale, prevede nell'allegato D, relativo alle «prestazioni aggiuntive», prevede una tariffa nazionale di euro 6,16 per le «vaccinazioni non obbligatorie», in Friuli Venezia Giulia i sindacati avrebbero avanzato una richiesta di 32 euro per l'inoculazione di ogni dose. La questione economica sarebbe quindi alla base della mancata intesa;

   i medici di famiglia hanno scelto di svolgere un ruolo delicato e fondamentale a tutela della salute dei cittadini, sempre e ancor più in una fase drammatica come quella che si sta vivendo da un anno. È difficile credere che la mancata firma sull'accordo per il loro coinvolgimento nella campagna di vaccinazione, in Friuli Venezia Giulia come in altre regioni, sia legata alle tariffe per le somministrazioni. Un equivoco da chiarire, che non fa altro che alimentare tensioni e sfiducia tra i cittadini-pazienti –:

   se il Governo non ritenga necessario assumere le iniziative di competenza affinché la partecipazione dei medici di famiglia alla campagna di vaccinazione anti-Covid sia delineata all'interno di accordi omogenei sull'intero territorio nazionale;

   quante e quali regioni abbiano già sottoscritto accordi con i sindacati per la partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale, quali siano le condizioni economiche contenute in tali accordi e quanti medici di base abbiano aderito alla campagna di vaccinazione.
(4-08547)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASSESE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la crisi del traffico aereo, innescata dalla pandemia, ha avuto pesanti ricadute sulle aziende produttrici di aeromobili commerciali, in primis Airbus e Boeing, con conseguenti ripercussioni sulla Divisione aerostrutture di Leonardo, fornitore primario di alcuni dei principali programmi aeronautici civili;

   il sito Leonardo di Monteiasi-Grottaglie (TA), uno dei quattro stabilimenti della Divisione Aerostrutture, rappresenta un'eccellenza tecnologica e produttiva a livello mondiale nell'impiego aeronautico della fibra di carbonio e costituisce uno dei principali presidi industriali del Mezzogiorno;

   lo stabilimento, in base alle specifiche richieste prevenute dalla Boeing Company, è ad oggi dedicato in via esclusiva al programma B787, velivolo di punta del costruttore americano per il traffico civile a lungo raggio. Ad oggi, il sito occupa circa 1.300 addetti diretti, senza contare le ricadute, a livello occupazionale ed economico, sulle altre aziende locali;

   questa eccellenza rischia oggi di essere messa in crisi dalle azioni poste in essere da Boeing, che ha drasticamente ridotto le commesse verso Leonardo e la filiera aeronautica ad essa collegata, senza alcuna considerazione circa gli effetti negativi sul territorio, occupazionali e di conseguenza economici;

   nel dettaglio, il nuovo piano produttivo definito da Boeing per il sito di Grottaglie prevede la produzione di 55 serie di B787 nel 2021, con una media di poco superiore alle 4 serie al mese, a fronte delle 14 serie al mese prodotte prima della pandemia, con una riduzione dei volumi, quindi, superiore al 50 per cento;

   per contro, i rappresentanti di Boeing Company Italia, in occasione dell'audizione in Commissione difesa alla Camera dei deputati del 24 febbraio 2021, hanno comunicato di sostenere nel nostro Paese, a fronte di 150 dipendenti diretti, un indotto occupazionale di 16.000 posti di lavoro e che ogni dollaro investito dall'Italia in programmi Boeing originerebbe un ritorno di 5 dollari;

   al fine di limitare gli impatti sulla Divisione aerostrutture, Leonardo ha avviato un piano di rilancio, che, tra le altre azioni, prevede la conferma degli investimenti già previsti, la riqualificazione dei propri addetti sulla base di nuove competenze e l'individuazione di nuove opportunità di business. Il piano di rilancio fa leva interamente su risorse proprie di Leonardo e sull'accesso a strumenti di riqualificazione professionale e di sostegno agli investimenti previsti dalla normativa nazionale. Azioni che, come sempre accade nel settore aeronautico, produrranno effetti solo nel medio periodo;

   senza specificare i siti interessati, Leonardo ha già comunicato ai sindacati metalmeccanici 1.000 esuberi strutturali per la Divisione aerostrutture –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare per assicurare nel breve periodo la sostenibilità industriale dell'intera Divisione aerostrutture di Leonardo ed, in particolare, del sito di Grottaglie, affinché i volumi degli ordinativi da parte di Boeing ritornino quantomeno sui livelli necessari per garantire continuità operativa alle linee produttive ed un progressivo ritorno degli investimenti effettuati da Leonardo sul sito per dimensionare la capacità industriale a 14 serie/mese, così come richiesto inizialmente dall'azienda statunitense.
(5-05493)


   VITIELLO e DEL BARBA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il settore della produzione di energia da biomasse solide fa parte di una importante e articolata filiera che parte dalla gestione del patrimonio agricolo e forestale e coinvolge imprese agricole, boschive, gestori dei boschi, produttori e distributori di prodotti e sottoprodotti lignei, costruttori di macchinari e impianti, gestori e manutentori degli stessi, imprese di logistica e diversi altri operatori dell'indotto. Si tratta di una realtà che esprime il principio dell'economia circolare, valorizzando residui e sottoprodotti presenti a livello locale, con benefici ambientali, sociali ed economici soprattutto per il contesto rurale, montano e delle aree interne;

   in Italia, gli impianti a biomasse solide di grandi dimensioni producono oltre 3 milioni di megawattora anno, evitano 1,5 milioni di tonnellate di CO2 rispetto ai combustibili fossili e sono dotati di sistemi altamente performanti per l'abbattimento delle emissioni, tali da rendere queste ultime prive di effetti rilevanti. La biomassa solida, se non opportunamente trattata in impianti controllati, può essere oggetto di combustione in campo o fermentazione spontanea con maggiori e nocive emissioni di CO2 e polveri sottili in atmosfera;

   la gestione forestale fornisce un contributo significativo nelle strategie di mitigazione dei fenomeni di dissesto idrogeologico e di messa in sicurezza del territorio (anche ad esempio riguardo a innesco e propagazione di incendi). Tale attività crea un forte ritorno economico, considerando che, dal 2010 al 2013, il costo del dissesto idrogeologico è stato quantificato in 7.5 miliardi di euro;

   oltre al comparto forestale, il settore agroalimentare ha importanza strategica per le filiere di alto interesse nazionale, come quella vitivinicola e olearia;

   aspetto rilevante e qualificante del settore biomasse è la programmabilità degli impianti con il conseguente contributo alla stabilità della rete elettrica nazionale;

   i grandi impianti a biomassa solida generano un indotto diretto e indiretto, nei comparti agricolo, metalmeccanico ed elettrico, di oltre 5.000 lavoratori coinvolti direttamente nella produzione di energia, pari a un beneficio di oltre 100 milioni di euro l'anno, senza dimenticare che vi sono impianti che creano ritorni economici sul bilancio dello Stato in termini di gettito fiscale diretto e indiretto;

   la spesa per consumi, inoltre, si ripercuote, nella forma di maggiore domanda, sulla produzione di tutti i settori produttivi attivi a livello locale, nonché sulla domanda di beni intermedi e, tramite nuovi redditi, sui consumi finali, innescando così un significativo virtuoso processo moltiplicativo;

   questo patrimonio industriale, ambientale ed economico va preservato, valorizzato e consolidato nell'interesse del Sistema Paese;

   l'approssimarsi del termine del periodo incentivante per molti degli impianti di generazione elettrica impone la valutazione di un intervento adeguato al fine di evitarne l'inesorabile e irreversibile chiusura (con il relativo impatto negativo su tutta la filiera), in quanto il costo di produzione è di 185 euro/MWh, mentre l'attuale prezzo dell'energia sul mercato è di circa 50 euro/MWh;

   tale stato di fatto, già noto al legislatore, è disciplinato dall'articolo 24, comma 8, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28;

   l'individuazione di una corretta misura dei prezzi minimi garantiti o le integrazioni dei ricavi contribuiscono allo sviluppo del settore, in termini di organizzazione della produzione di energia in impianti di capacità medio-alte, più propensi, grazie alle forti economie di scala del settore, all'adozione di nuove tecnologie e allo sviluppo professionale dei propri tecnici –:

   se, in che tempi e in che modo, il Governo intenda predisporre l'apposito decreto, indicando ad Arera i previsti indirizzi sulla cui base saranno definiti i prezzi minimi garantiti – ai sensi dell'articolo 24, comma 8, del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 – e se, in tale contesto, si terrà conto dei reali costi di produzione e di una remunerazione che giustifichi il proseguimento dell'attività industriale.
(5-05500)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119, comma 9-bis, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, in merito al cosiddetto «Superbonus 110 per cento», stabilisce che le deliberazioni dell'assemblea del condominio aventi per oggetto l'approvazione degli interventi agevolati e degli eventuali finanziamenti finalizzati agli stessi, nonché l'adesione all'opzione per la cessione o per lo sconto di cui all'articolo 121 del predetto decreto-legge n. 34 del 2020, sono valide se approvate con maggioranza degli intervenuti, rappresentanti almeno un terzo del valore dell'edificio;

   l'assemblea condominiale è competente a deliberare sugli interventi di cui all'articolo 119, inerenti alle parti comuni e non sugli interventi che riguardano le unità immobiliari in proprietà esclusiva;

   per quanto attiene ai balconi cosiddetti «aggettanti», ossia quelli che sporgono rispetto al fronte facciata senza essere compresi nella struttura portante dell'edificio, essi appartengono in via esclusiva al proprietario dell'unità immobiliare, ed in quanto tali vanno considerati di proprietà esclusiva del proprietario dell'appartamento;

   per quanto attiene invece ai balconi «incassati», i quali non sporgono rispetto ai muri perimetrali dell'edificio, la loro parte verticale, inserendosi nella facciata, è di proprietà comune, mentre la soletta del balcone configura un compossesso tra il proprietario del piano superiore e del piano inferiore;

   il tribunale di Roma, con sentenza n. 17997 del 16 dicembre 2020, ha dichiarato la nullità della delibera che approva la realizzazione di un cappotto termico nell'edificio condominiale che determina una riduzione della superficie utile del piano di calpestio dei balconi e dei terrazzi di alcuni proprietari;

   ne consegue che, qualora la realizzazione di un cappotto termico interessi la parte verticale di un balcone «aggettante», occorre raccogliere il consenso del condomino, in quanto esclusivo proprietario di essa, nonostante la ratio della deliberazione assembleare di cui al predetto articolo 119, comma 9-bis, al contrario di interventi inerenti a parti verticali di balconi «incassati», i quali sono invece oggetto di delibera dell'assemblea condominiale;

   la realizzazione di un cappotto termico costituisce intervento «trainante» del «Superbonus 110 per cento»; in questo caso basta la contrarietà di un titolare di balcone «aggettante» per bloccare la realizzazione di un'intera opera condominiale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano assumere, se del caso, per agevolare in ogni caso la realizzazione di interventi legati al «Superbonus 110 per cento» nei casi di contrarietà da parte del condomino proprietario di balcone «aggettante», come delineato in premessa.
(4-08538)


   CIABURRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'interpretazione fornita dall'Agenzia delle entrate e le modalità applicative del cosiddetto «Superbonus 110 per cento», introdotto dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, in materia di efficientamento energetico, preclude l'accesso alle relative agevolazioni fiscali nei casi di parziali difformità dei titoli edilizi, anche nel caso in cui si tratti di immobili realizzati diversi decenni fa e dotati in ogni caso di regolare certificato di abitabilità;

   senza chiarimenti in merito al regime fiscale da ricollegare all'ipotesi di interventi eseguiti in parziale difformità di cui all'articolo 34, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, vi è la concreta possibilità che un elevatissimo numero di immobili sul territorio nazionale non possa godere delle agevolazioni legate al «superbonus 110 per cento»;

   per non precludere a migliaia di immobili l'accesso agli incentivi, la conclusione del procedimento sanzionatorio previsto dall'articolo 34, comma 2 (cosiddetto fiscalizzazione), dovrebbe essere intesa come condizione necessaria e sufficiente per beneficiare delle agevolazioni fiscali collegate ai relativi interventi, scongiurando l'eventualità per la quale l'attuale quadro normativo stabilisca per i predetti immobili, da un lato, di mantenere in essere la difformità e, dall'altro, di non poter operare interventi di efficientamento;

   la situazione di specie delineata riguarda buona parte dei condomini costruiti in Italia negli anni '60 e '70, i quali rappresentano una porzione non trascurabile del patrimonio immobiliare italiano, necessitante in modo particolare di interventi di riqualificazione energetica ed adeguamento sismico –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano assumere per permettere l'accesso al «superbonus 110 per cento» anche agli immobili oggetto di fiscalizzazione ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380.
(4-08539)


   CIABURRO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da Confartigianato, l'inizio dei lavori legati al cosiddetto «Superbonus 110 per cento», istituito dall'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, viene ritardato da lungaggini di ordine amministrativo-burocratico;

   il 52,3 per cento delle imprese rilevate dalla predetta indagine ha segnalato il ritardato inizio delle attività a causa di problemi burocratici, legati a sanatorie e il 42,5 per cento ha indicato la mancata risposta di uffici comunali e pubbliche amministrazioni, oberati dalle pratiche;

   nel 47,8 per cento dei casi sono state altresì rilevate difficoltà nella gestione dell'asseverazione e del visto di conformità;

   l'elaborazione di documentazioni come la dichiarazione di conformità termoidraulica è un processo lungo ed oneroso per le amministrazioni, e richiede mesi prima di arrivare a compimento, con conseguente impossibilità di dare avvio ai lavori prima dell'ottenimento della conformità stessa;

   come riportato dall'Associazione nazionale dei costruttori edili (Ance) in audizione al Senato in data 9 marzo 2021, lo strumento del «superbonus 110 per cento» è strategico per lo sviluppo e la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano, eppure si rischia che l'ammontare annuo di investimenti non riesca a raggiungere i 6 miliardi di euro inizialmente previsti, proprio in ragione delle predette lungaggini burocratiche ed incertezze legate alla durata dei benefici –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza si intendano assumere per:

    a) disporre un'adeguata proroga dello strumento del cosiddetto «superbonus 110 per cento» almeno fino all'anno 2024, considerata la necessità di consentirne la più ampia accessibilità possibile;

    b) semplificare le procedure amministrative necessarie per dare inizio ai lavori legati al «superbonus 110 per cento» in modo da scongiurare ulteriormente i ritardi amministrativi di cui in premessa.
(4-08540)


   CIABURRO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 69 e 70, della legge 30 dicembre 2020, n. 178, permette alle amministrazioni comunali di assumere a tempo determinato e parziale, per la durata massima di un anno, non rinnovabile, personale da impiegare per potenziare le prestazioni degli uffici comunali preposti agli adempimenti legati al cosiddetto superbonus del 110 per cento di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e successive modifiche ed integrazioni;

   come indicato dalla predetta legge n. 178 del 2020, agli oneri straordinari derivanti dalle assunzioni del personale, si provvede mediante risorse iscritte nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, da ripartirsi sulla base delle richieste di assunzione avanzate dai comuni entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge n. 178 del 2020, istituente la misura, dunque entro fine gennaio 2021;

   a marzo 2021, ben oltre la scadenza della misura, secondo l'articolo di cui ai predetti commi 69 e 70, sul portale informatico del Ministero dello sviluppo economico, e sulla sezione dedicata al «superbonus del 110 per cento» non sono presenti sezioni, indirizzi o riferimenti a cui far pervenire le richieste di assunzioni straordinarie di cui al predetto articolo 1, commi 69 e 70;

   con pagina informatica pubblicata sul portale del Ministero dello sviluppo economico, in data 26 gennaio 2021, è stato riportato come le predette scadenze di legge sarebbero state differite, rassicurando le amministrazioni comunali riguardo le tempistiche per poter accedere alle risorse per le assunzioni in deroga di cui alla legge n. 178 del 2020;

   tale pagina è, ad oggi, non più accessibile ed ulteriori informazioni riguardo l'accesso alle predette risorse non sono ancora state fornite; in tal senso, durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, cosiddetto Miilleproroghe, sono state respinte numerose proposte emendative atte a prorogare le tempistiche legate all'utilizzo e all'applicazione delle risorse di cui ai predetti commi 69 e 70, dando in questo senso attuazione alle indicazioni pubblicate dal Ministero dello sviluppo economico stesso sul proprio portale informatico;

   essendo pacifico che svariate amministrazioni comunali, men che meno quelle dei piccoli comuni e dei comuni in dissesto, non dispongono delle risorse necessarie per assumere personale che possa gestire in modo appropriato le pratiche legate al «superbonus del 110 per cento» e che pertanto hanno bisogno di usufruire della facoltà straordinaria di assunzione di personale fin qui descritta, occorrono riferimenti puntuali per usufruire della predetta misura;

   va considerato che, ad oggi, marzo 2021, sono già decorsi più di due mesi dall'approvazione della legge di bilancio 2021, che la anzidetta assunzione straordinaria di personale è di un solo anno, non rinnovabile, e che, quindi, già buona parte del periodo di applicazione della misura è stato perso; pertanto, una proroga della misura è ancor più necessaria –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, se intendano rendere note le ragioni alla base della mancata pubblicazione dei riferimenti necessari per richiedere l'utilizzo delle risorse di cui in premessa e quali iniziative intendano adottare per:

    a) permettere, a tutte le amministrazioni comunali aventi la necessità, di usufruire in modo completo delle assunzioni straordinarie disposte dalla legge di bilancio 2021;

    b) prorogare i termini applicativi delle assunzioni straordinarie di cui in premessa, anche dilazionando i periodi di assunzione oltre il singolo anno.
(4-08544)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA e ZARDINI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dai rilievi fatti da Arpav sulla discarica di Ca’ Filissine emerge un grave e progressivo inquinamento delle falde sottostanti che richiede misure urgenti di messa in sicurezza della discarica, anticipando i primi interventi previsti dall'accordo di programma;

   in particolare, l'Arpav a settembre 2020 aveva evidenziato il «grave scadimento qualitativo delle acque di falda nella area ad est della discarica», riconducibile alla scomparsa, avvenuta a luglio 2020, del lago di percolato che si trovava nel catino di discarica, allarme ripetuto a novembre con la conferma della presenza di Pfas nelle acque sotterranee, con una concentrazione maggiore rispetto al limite indicato dall'Istituto superiore di sanità;

   per la bonifica dell'impianto di Pescantina sono stati stanziati oltre 66 milioni di euro, di cui quasi 65 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e 1,4 dalla regione; già nel mese di agosto 2020, a quanto consta agli interroganti, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è arrivata la prima tranche di finanziamenti pari a 16 milioni di euro;

   nonostante la situazione pericolosa, la regione e il comune continuano a non agire e a non mettere in campo interventi urgenti contro la diffusione dell'inquinamento, pur potendo utilizzare le risorse nazionali già stanziate per asportare e smaltire il percolato presente nel catino della ex discarica, così da evitare fuoriuscite di liquido con ulteriore aggravamento dell'inquinamento in falda che rischia di produrre un disastro ambientale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione ambientale del sito della discarica di Pescantina e se non intenda adottare iniziative, con urgenza e per quanto di competenza, per vigilare affinché le risorse nazionali già rese disponibili da agosto 2020 siano utilizzate in tempi brevissimi per la messa in sicurezza del sito per evitare una ulteriore estensione dell'inquinamento.
(5-05494)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il Conservatorio S. Cecilia (da non confondersi con l'Accademia) di Roma è gestito, ad avviso dell'interpellante, in modo insostenibile;

   la conduzione del direttore, eletto nel 2016 e riconfermato nel 2019, è stata oggetto di innumerevoli interpellanze e interrogazioni parlamentari nelle legislature XVII e XVIII (si veda da ultimo l'interrogazione n. 5-04487 della XVIII legislatura) senza che tuttavia il Ministro competente sia mai intervenuto a rimediare alla situazione;

   il conservatorio è stato oggetto di un'ispezione ministeriale da parte del Ministero dell'economia e delle finanze nel 2018. Tra le anomalie gestionali rilevate ci sarebbe la mancata rotazione negli affidamenti diretti, il mancato funzionamento della rilevazione delle presenze del personale con il cartellino marcatempo, l'affidamento di incarichi extraistituzionali ai docenti avvenuto senza autorizzazione e altri. Risulterebbe anche la modifica di verbali e la convocazione indebita di riunioni (come emerge anche dall'interrogazione in Senato n. 3-01419);

   il conservatorio è stato sottoposto a una nuova ispezione dal novembre 2019 fino al mese di settembre 2020 (in seguito a una proroga, come risulta dalla sentenza del Tar Lazio, sezione terza-bis di Roma, 14 settembre 2020, n. 9561, di rigetto di un ricorso del conservatorio medesimo) per le numerose irregolarità che sono state esposte nei citati atti di sindacato ispettivo e per il fatto di non aver approvato in tempo il bilancio d'esercizio del 2019;

   in gran parte dei contenziosi giudiziari di cui esso è parte, è risultato soccombente. Si tratta di cause di lavoro, di giudizi per illegittimo diniego dell'accesso agli atti amministrativi e per illegittimo aumento delle rette;

   più in particolare, con la sentenza della sezione terza-bis del Tar Lazio (Roma) del 15 luglio 2020, resa sul ricorso 14775 del 2019, è stata annullata la delibera del conservatorio S. Cecilia di Roma, che arbitrariamente innalzava le quote d'iscrizione degli studenti stranieri;

   con la sentenza della sezione lavoro del tribunale di Roma n. 1410 del 2020, emanata l'11 febbraio 2020, il conservatorio S. Cecilia di Roma è stato condannato a risarcire il danno nei confronti di una dipendente a tempo determinato, la quale era stata illegittimamente esclusa dalle graduatorie d'istituto;

   già con la sentenza della sezione terza-bis del Tar Lazio (Roma) del 16 ottobre 2017, resa sul ricorso 4158/2017, il conservatorio S. Cecilia di Roma è stato condannato a rifondere le spese di giudizio per aver illegittimamente denegato il diritto d'accesso a un dipendente;

   nel corpo studentesco è diffuso il malcontento per il fatto che per oltre un anno la componente degli studenti in consiglio d'amministrazione è stata rappresentata da una giovane donna che studentessa non era più (in ragione del conseguito diploma) e che è decaduta insieme al consiglio d'amministrazione soltanto il 2 agosto 2020;

   il 10 giugno 2020 sul sito di Micromega è apparso un articolo riepilogativo delle forzature gestionali del direttore; storture sono state anche riferite a Radio Radicale dall'ex presidente del coonservatorio, Adolfo Vannucci, nell'edizione del 10 agosto 2020;

   il Consiglio di Stato, con la sentenza del 19 febbraio 2021 (sezione VI, n. 1503) – con riferimento alla gestione delle graduatorie d'istituto – ha ribadito che il comportamento del conservatorio è «violativo (...) degli obblighi di legge» e ha respinto l'appello contro una precedente condanna del 2019 –:

   quali siano gli esiti dell'ispezione appena conclusa e se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza per nominare un commissario straordinario per la gestione del conservatorio S. Cecilia di Roma per ripristinarvi la legalità e il buon andamento, in vista del rinnovo degli organi con nuove elezioni.
(2-01130) «Anzaldi».

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il concorso per le borse di specializzazione in medicina tenutosi in data 22 settembre 2020 è stato istituito con il fine esplicito di incrementare le risorse umane a disposizione del Servizio sanitario nazionale, stanti le gravi difficoltà sollevate dalla pandemia da Covid-19;

   a fronte di ripetute denunce di carenze di figure mediche nella sanità pubblica, contestualmente alla sessione straordinaria di recupero dei posti (cosiddetto «ripescaggio») del 17 febbraio 2021 risultavano circa 366 borse/posti destinati a «SSN/Difesa ed altri enti», non ancora assegnati e – per loro natura – di difficile assegnazione, a detrimento della platea di soggetti «esterni» alla predetta categoria che si trovano di fatto impossibilitati a godere di una totale riassegnazione delle borse e di un utilizzo di tutte le risorse;

   le borse destinate alle categorie «SSN/Difesa ed altri enti», spesso mai completamente assegnate nell'ambito di un intero ciclo allocativo delle risorse, finiscono continuamente per essere disperse, non venendo riassegnate in toto a candidati appartenenti ad altre categorie;

   sempre con riferimento alle graduatorie, è ,sempre più frequente il fenomeno delle borse non più assegnabili per termine delle disponibilità (cosiddetti «fine posti») e nuovamente assegnabili e disponibili in ripescaggi successivi;

   la predetta casistica è dovuta anche all'elevato numero di rinunce relative ai posti assegnati, che vanno a detrimento di altri candidati, che si trovano di fatto impossibilitati a usufruire di tali borse, che, col tempo, vengono disperse;

   nonostante, quindi, il forte incremento nell'ambito delle procedure concorsuali SSM2020 e SSM2021, permane una criticità strutturale in termini di allocazione delle borse e delle risorse disponibili a fronte degli aventi diritto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, se intendano adottare iniziative per incrementare le borse di studio specialistiche per tutte le discipline e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

    a) elaborare meccanismi di contenimento degli sprechi e degli abbandoni delle borse di specializzazione di medicina, tenendo conto anche della possibilità di riassegnare le borse destinate al comparto «SSN/Difesa e altri enti» non utilizzate ed alle frequenti pratiche di continua rinuncia ai posti assegnati nelle graduatorie;

    b) disporre meccanismi di trasparenza ed aggiornamento in tempo reale delle graduatorie anche mediante uno stretto dialogo tra Ministero della salute e Ministero dell'università e della ricerca.
(4-08531)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Cabras e altri n. 3-02061, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Testamento.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Mulè n. 5-05265 del 13 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Rixi n. 5-05266 del 13 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Marino n. 5-05317 del 25 gennaio 2021.