Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 10 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    i leader dell'Unione europea nel Consiglio europeo che si è svolto il 25-26 febbraio 2021, a fronte dei ritardi nelle consegne già contrattualizzate con Astrazeneca e Moderna, hanno concordato la necessità di accelerare con urgenza l'autorizzazione, la produzione, la distribuzione dei vaccini e di velocizzare la campagna di vaccinazione, nonché di potenziare la capacità di sorveglianza, intensificando gli sforzi per collaborare con l'industria e gli Stati membri, al fine di aumentare la produzione di vaccini e adeguarli alle nuove varianti;

    ad oggi la strategia europea sulla campagna di vaccinazione ha prodotto scarsi risultati, tenendo conto che meno del 5 per cento degli europei è stato vaccinato e che, nell'ambito delle quote redistribuite, una dose di vaccino su tre non è ancora utilizzata, secondo quanto affermato di recente dallo stesso Thierry Breton, Commissario europeo al mercato interno che guida la task force per aumentare la capacità produttiva dei vaccini nell'ambito dell'Unione europea;

    occorre superare la posizione timida, sia della Commissione che degli Stati membri, verso le grandi aziende produttrici di vaccini che producono in Europa ed esportano fuori dall'Unione europea, ritardando le consegne già contrattualizzate con la Commissione; in tal senso, è da accogliere positivamente la recente decisione del nostro Paese di bloccare le esportazioni di 250 mila dosi di Astrazeneca assemblate in Italia e destinate all'Australia, dando seguito all'orientamento espresso dal Presidente Draghi in sede di Consiglio dell'Ue, in applicazione del recente regolamento europeo in materia;

    è necessario scongiurare ulteriori errori, ritardi e scarsi risultati sulla strategia vaccinale, che incentivano la moltiplicazione di iniziative unilaterali non concordate, minando sempre di più la solidarietà europea, in uno scenario di rischio che vede il continente europeo sempre più schiacciato dalle potenze globali in azione, per un uso geopolitico dei vaccini, dai quali dipende la principale scommessa per superare la crisi sanitaria ed economica. La sfida sui vaccini è una competizione a livello internazionale: dall'approvvigionamento dei vaccini e dalla tempestività della campagna vaccinale dipenderà la ripresa anche in termini economici, pena il declassamento del continente in un prossimo futuro;

    il Presidente Draghi, in occasione del suo discorso di insediamento in Parlamento, ha sottolineato come scienza, salute e sostenibilità vadano di pari passo e che questa è una sfida nella quale l'urgenza sui vaccini, su scala nazionale ed europea, si innesta con politiche di lungo periodo;

    nell'ambito di una necessaria rinnovata strategia vaccinale, il Consiglio europeo di febbraio 2021 inoltre concordato la necessità di un approccio e un piano comune sui certificati di vaccinazione, con la realizzazione di un Green pass digitale europeo entro l'estate;

    si è aperto un grande dibattito in sede di Unione europea circa la necessità di un green pass digitale europeo e su come debba essere configurato e usato, con opinioni diversificate da parte degli Stati membri, che evidenziano la stretta connessione tra il tema dell'accelerazione della campagna vaccinale e quello di un passaporto europeo;

    la Commissione europea presenterà a breve (17 marzo 2021) una proposta per un «passaporto verde» per i vaccini dell'Unione europea; un pacchetto incentrato sui viaggi e sulla revoca delle restrizioni per una riapertura comune sicura;

    il vicepresidente dell'esecutivo comunitario, Margaritis Schinas, al termine della recente videoconferenza dei Ministri della salute dell'Unione europea, ha chiarito che il «Digital Green Pass» fornirà una prova della vaccinazione per la persona in possesso del documento, con i risultati dei test effettuati da coloro che ancora non si sono potuti sottoporre al vaccino Covid-19 ed eventuali informazioni sulla guarigione dal coronavirus, avendo cura di sottolineare: «senza comportare discriminazioni tra chi ha effettuato la vaccinazione e chi no»;

    la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato come il nuovo documento rispetterà la protezione dei dati, la sicurezza e la privacy, e faciliterà la vita degli europei allo scopo di consentire gradualmente ai cittadini di muoversi in sicurezza nell'Unione europea o all'estero, per lavoro o per turismo;

    il passaporto vaccinale ha precedenti importanti nella storia e un suo impiego secolare; basti pensare alle «Fedi di Sanità» o alle «Fedi di salute marittime», che certificavano la provenienza di persone, animali e merci, antesignani dei moderni certificati sanitari, durante le secolari epidemie di peste; stando all'attualità, i precedenti sono rinvenibili nei certificati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che permettono di viaggiare, previa vaccinazione, in taluni Paesi afflitti dalla febbre gialla;

    i 27 Paesi dell'Unione europea dovranno, dunque, accelerare il processo per definire un protocollo comune e un sistema digitale valido in tutta Europa per permettere ai cittadini dotati di passaporto vaccinale di viaggiare più liberamente. La proposta è partita dal primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis il 12 gennaio 2021, anche se all'interno dell'Unione europea ci si divide tra i Paesi che lo adotterebbero subito ed altri che creano resistenze, considerando tale certificato come discriminatorio;

    la questione dell'introduzione del passaporto vaccinale è, infatti, delicata sotto il profilo del bilanciamento tra l'interesse alla ripresa dei settori economici e la garanzia dei diritti individuali, affinché siano evitati discriminazioni, uso improprio ai fini delle privacy e la non sufficiente tutela da frodi e abusi, nell'ambito di realtà sempre più complesse;

    pur avendo tutti i passaporti vaccinali un potenziale nel bloccare le persone dall'accesso a beni e servizi essenziali ed escludere coloro che mancano di identificazione o non possiedono o non possono permettersi uno smartphone, tuttavia è possibile prefigurare ed istituire un certificato di vaccinazione con regole semplici, per un tempo determinato in relazione al periodo di immunizzazione dei vaccini quale individuato dalla comunità scientifica, con una regolamentazione che eviti forme di discriminazione per chi ne sarà sprovvisto; in tal senso, il commissario europeo alla giustizia, Didier Reynders, ha suggerito che anche chi non si è sottoposto all'immunizzazione possa continuare a muoversi, avvalendosi dei test e delle quarantene, escludendo dunque l'idea di una limitazione alla circolazione sulla base della certificazione vaccinale; inoltre, come alcuni Stati ipotizzano, potrebbe essere rilasciata una versione cartacea del passaporto vaccinale per coloro che non dispongano di uno smartphone;

   la Commissione europea sta lavorando, inoltre, anche con organismi internazionali come Oms, Ocse e Iata per far sì che il «green pass» venga riconosciuto al di fuori dell'Unione europea, cercando di non subire «decisioni assunte altrove» con riferimento ai programmi di alcuni colossi digitali, affinché vi sia l'adozione di una certificazione dell'avvenuta vaccinazione contro il Coronavirus, da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). David Nabarro, inviato speciale su Covid-19 per l'Organizzazione mondiale della sanità, prevede che in futuro verrà introdotto un documento che attesti l'immunità. La presidente von der Leyen ha aperto all'idea, sostenendo che la proposta andrà discussa non appena esisterà un certificato vaccinale riconosciuto dall'Oms stessa; è evidente la necessità di standard globali come il certificato di vaccinazione intelligente dell'Oms;

    occorrerà soppesare i diritti umani e la protezione dei dati contro il dovere di cura e la libertà commerciale di agire e, in tale direzione, si potranno rendere obbligatori i passaporti dei vaccini per motivi economici o per proteggere la salute pubblica, evitando un'ingerenza eccessiva da parte delle autorità sul cittadino;

    in relazione al dibattito sul «passaporto verde» in Europa e alla diversa situazione dei Paesi membri, è utile rilevare che:

     la Grecia è uno dei Paesi precursori, con la lettera inviata dal primo ministro greco a Ursula von der Leyen e con la firma di un accordo con Israele, al fine di far circolare liberamente i turisti vaccinati tra i due Paesi;

     la Francia, il Belgio e la Germania al momento sono i Paesi più «attendisti», propensi a rinviare la decisione tra qualche mese, in considerazione della mancanza di un obbligo vaccinale e in attesa di risultati più consistenti circa il numero di vaccinati; in particolare, la Ministra degli esteri e vice premier belga Sophie Wilmès ha espresso preoccupazioni relative al rischio discriminazione, dal momento che non è garantito un accesso universale ai vaccini. La Germania appare divisa tra chi vorrebbe allentare le restrizioni per gli immuni, come il Ministro degli esteri Heiko Maas, e chi invita alla prudenza, come il titolare degli interni Horst Seehofer, secondo il quale distinguere fra vaccinati e non, renderebbe, di fatto obbligatorio il vaccino nel proprio Paese;

    nel nostro Paese non è stato ancora indicato un vero e proprio piano in merito ai certificati di vaccinazione. Va segnalato, tuttavia, che: a) la Federazione nazionale dell'industria dei viaggi e del turismo del sistema Confindustria ha invitato il Governo italiano ad accelerare l'implementazione della vaccinazione nazionale, anche al fine di rilasciare certificati a coloro che saranno, o sono stati, sottoposti al vaccino contro il virus, segnalando che dopo dieci mesi di inattività l'industria turistica italiana ha necessità di ripartire, sollecitando il Governo a trovare soluzioni compatibili, come il rilascio di certificati di vaccinazione per i viaggi; b) il certificato vaccinale, da istituire entro la metà di marzo 2021, è stato annunciato dalla regione Lazio, anticipando una soluzione, nelle more di una disciplina a livello nazionale e a livello europeo, secondo cui tutti i cittadini vaccinati potranno scaricare online il certificato vaccinale dal fascicolo sanitario elettronico di ogni residente, un certificato in doppia lingua, nel quale verrà segnalata la doppia somministrazione e l'attestazione con la tecnologia QRcode;

    nell'ambito del dibattito brevemente descritto, rilevano anche posizioni e interessi degli attori privati e le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali, come quella dell'associazione delle compagnie aeree (Iata) che richiedono al più presto l'introduzione del «passaporto verde»,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi nelle competenti sedi europee in favore dell'istituzione di un passaporto vaccinale UeB (green pass digitale europeo) che diventi operativo entro pochi mesi, in concomitanza con la necessità di imprimere avanzamenti e accelerazioni della campagna vaccinale, anche allo scopo di facilitare i viaggi per lavoro e per turismo in ambito europeo;

2) a sostenere un sistema di «passaporto verde» che fornisca la prova sia della vaccinazione che dei risultati del test Covid-19, con carattere di eventuale temporaneità sulla base della durata delle relative immunizzazioni, nel rispetto della protezione dei dati, della sicurezza, della privacy e del principio di non discriminazione, con riguardo alla libertà di circolazione, tra vaccinati e non vaccinati, i quali potranno avvalersi di test e quarantene;

3) a lavorare in tutte le sedi sovranazionali, anche in vista del summit globale per la salute (Global Health Summit) che si terrà a Roma nel mese di maggio 2021 e in considerazione dell'attuale Presidenza italiana del G20, affinché il passaporto vaccinale dell'Unione europea sia coerente con gli standard internazionali e riconosciuto al di fuori dell'Unione europea, avendo particolare riguardo alle decisioni da concordare (e non subire) nell'ambito di organismi internazionali come Oms, Ocse e Iata per il riconoscimento dei certificati vaccinali;

4) a valutare, in tutte le sedi europee e internazionali competenti, l'esigenza di un passaporto vaccinale internazionale che risponda alle seguenti caratteristiche: a) soddisfare i parametri di riferimento per l'immunità Com-19; b) rispettare le differenze tra i vaccini nella loro efficacia e i cambiamenti nell'efficacia del vaccino contro le varianti emergenti; c) essere conforme agli standard internazionali; d) avere credenziali verificabili; e) avere usi definiti; f) essere basato su una piattaforma di tecnologie interoperabili; g) essere sicuro per i dati personali; h) essere portatile; i) essere accessibile a individui e Governi; l) rispettare gli standard legali; m) rispettare gli standard etici; n) avere condizioni di utilizzo comprese e accettate dai titolari del passaporto;

5) a proseguire con fermezza l'indirizzo, appena avviato, in favore di un'autosufficienza europea tecno-scientifica in ambito farmaceutico e bio-medicale, anche mediante la promozione di un consorzio pubblico-privato per la produzione di vaccini che tenga conto delle specializzazioni e delle eccellenze degli Stati membri;

6) ad adottare iniziative per rafforzare le capacità nazionali di partecipazione (anche parziale) alla produzione dei vaccini nell'ambito dell'Unione europea ed extra-Unione europea, insieme alla produzione futura di vaccini italiani, con la creazione di un polo nazionale per la ricerca di farmaci e vaccini, allo scopo di rafforzare il contrasto al Covid-19, con le nuove varianti che pongono ulteriori sfide, e di prevenire future crisi pandemiche.
(1-00428) «Rossello, Occhiuto, Valentini, Mandelli, Battilocchio, Marrocco, Pettarin, Ruggieri, Elvira Savino, Cosimo Sibilia, Saccani Jotti, Baldini».


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, ha demandato alla Sogin spa la definizione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi), ossia l'individuazione delle aree con le caratteristiche che corrispondono sia ai criteri di localizzazione definiti dall'ex Ispra, oggi Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, nella Guida tecnica n. 29, che ai requisiti indicati nelle linee guida Iaea (International Atomic Energy Agency);

    la Guida tecnica n. 29, «per aree potenzialmente idonee» ha indicato i criteri di esclusione e le caratteristiche favorevoli alla individuazione di siti in grado di risultare idonei alla localizzazione del deposito attraverso indagini tecniche specifiche e sulla base degli esiti di analisi di sicurezza condotte tenendo conto delle caratteristiche progettuali della struttura del deposito;

    la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) con tutta evidenza deve costituire un percorso condiviso, partecipato e trasparente che porterà a individuare il sito unico a livello nazionale, dove realizzare il deposito nazionale e parco tecnologico;

    il 5 gennaio 2021, la Sogin s.p.a. ha elaborato e conseguentemente provveduto a pubblicare sul sito www.depositonazionale.it la Carta nazionale, validata da Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione) e dai Ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La sua pubblicazione, è stata autorizzata con il nulla osta ministeriale del 30 dicembre 2020, insieme a quella del progetto preliminare del deposito nazionale e parco tecnologico, attraverso la quale vengono individuate 67 aree che, in base ai criteri di esclusione stabiliti nella Guida tecnica 29, sono tutte equivalenti tra di esse per garanzia di sicurezza, ma presentano differenti gradi di priorità a seconda delle diverse caratteristiche logistiche e territoriali;

    con la pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee si è aperta ufficialmente la fase di consultazione pubblica, un primo passo per procedere alla scelta del sito, unico nazionale, idoneo per ospitare il deposito;

    critiche alla definizione dei 67 siti sono state espresse dalle regioni, dai comuni, dalle province nonché da associazioni e comitati, critiche non solo riguardanti le scelte dei siti in elenco ma anche le modalità, i criteri e le procedure nella scelta dei siti;

    inizialmente dal giorno della pubblicazione della stessa erano previsti dall'articolo 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, al comma 3, 60 giorni per poter presentare le osservazioni e, dal comma 4 del citato articolo, entro 120 giorni dal termine delle osservazioni si doveva promuovere il seminario nazionale;

   i termini che erano originariamente previsti sono stati portati, attraverso modifiche all'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010, con il decreto-legge «milleproroghe», convertito dalla legge 26 febbraio 2021, n. 2, al comma 3, da sessanta giorni a centottanta giorni e, al comma 4, da centoventi giorni a duecentoquaranta giorni;

    al fine di massimizzare le ricadute socio-economiche, occupazionali e culturali conseguenti alla realizzazione del parco tecnologico, è riconosciuto al territorio circostante il sito un contributo di natura economica. Tale contributo è destinato per il 10 per cento alla provincia o alle provincie nel cui territorio è ubicato il sito, per il 55 per cento al comune nel cui territorio è ubicato il sito e per il 35 per cento ai comuni limitrofi in un'area compresa nei 25 chilometri dal sito destinato a tale parco;

    per le persone residenti e le imprese operanti all'interno di un'area ricompresa entro i 20 chilometri dal centro dell'edificio del deposito saranno gli enti locali a dover riversare una percentuale di quanto avuto come beneficio attraverso una corrispondente riduzione del tributo comunale sui rifiuti o altre misure analoghe;

    dalla lettura della Cnapi, redatta dalla Sogin, si intravedono delle incongruenze che si riferiscono al metodo utilizzato per individuare i 67 siti, con una interpretazione dei criteri definiti da Isin, tenuto conto che sono indicati siti riconosciuti come patrimonio dell'umanità dall'Unesco, ma anche siti di pregio agricolo o ad alto rischio sismico;

    desta perplessità, nonché dubbi di trasparenza, l'aver inserito tra i criteri di valutazione quello della distanza autostradale e ferroviaria che ha avuto come conseguenza, ad esempio, l'inserimento nella Cnapi di numerosi siti idonei in Piemonte, che conta 8 siti di cui 7 classificati A1, quindi molto buoni, e 1 classificato A2, quindi buono, due in provincia di Torino e sei in provincia di Alessandria che conquista il «primato» con sei siti dei quali cinque in fascia A1;

    Sogin non ha, inoltre, ritenuto di prendere in considerazione candidature di comuni che hanno dato la disponibilità a realizzare nel proprio territorio il sito unico, per il solo fatto che non figurano nell'elenco predisposto, mentre sarebbe auspicabile nel percorso partecipativo prendere in considerazione comuni e comunità locali che fossero disponibili ad accogliere il sito sul proprio territorio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per garantire la piena trasparenza sia nei criteri che nelle procedure di individuazione del sito sul quale sarà realizzato il deposito nazionale e l'annesso parco tecnologico;

2) ad adottare iniziative per chiarire e fornire una chiara indicazione su cosa si intenda per adeguata distanza dai centri abitati, al fine della individuazione trasparente dell'ubicazione del deposito nazionale e parco tecnologico;

3) ad adottare iniziative per valutare le candidature da parte di amministrazioni comunali per la realizzazione del deposito nazionale e parco tecnologico anche non presenti nella Cnapi qualora in possesso di requisiti e caratteristiche che le rendono idonee e, a tal fine, a prevedere la possibilità di integrazione e aggiornamento della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee;

4) ad escludere dalla lista della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee le aree di alto pregio agricolo, quelle definite dall'Unesco «Patrimonio dell'umanità» nonché le zone di rispetto (buffer zone), dei siti Unesco;

5) ad adottare iniziative per inserire, nei parametri di valutazione ai fini della individuazione di siti in grado di risultare idonei alla localizzazione del deposito nazionale e parco tecnologico, l'indice di pressione ambientale calcolato a livello dei comuni nel raggio di 20 chilometri;

6) ad adottare iniziative per escludere dai criteri per l'individuazione delle aree potenzialmente idonee il criterio della distanza autostradale e ferroviaria;

7) ad informare dettagliatamente i cittadini e le competenti commissioni parlamentari sui criteri e sulle procedure adottate per la definizione dei 67 siti inseriti nella Cnapi nonché a pubblicare sul sito della Sogin tutta la documentazione acquisita al fine di definire la lista dei 67 siti pubblicata il 5 gennaio 2021.
(1-00429) «Fornaro, Bersani, Conte, De Lorenzo, Epifani, Fassina, Palazzotto, Pastorino, Stumpo».

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    si moltiplicano le testimonianze concernenti le attività condotte dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese contro l'integrità fisica e i diritti della minoranza uigura e di altre comunità turchiche residenti nella regione dello Xinjiang, nota altresì come Turkestan orientale;

    gli uiguri sono un popolo appartenente alla famiglia etno-linguistica turchica che professa la religione musulmana;

    tra le pratiche subite dagli uiguri e dagli appartenenti ad altre minoranze turchiche presenti nello Xinjiang cinese, vi sarebbero anche l'apertura di campi di detenzione e punizione a loro destinati, nonché politiche di sterilizzazione forzata o comunque tendenti ad impedire le nascite all'interno di queste comunità;

    l'insieme di queste misure ricade nel campo di applicazione della risoluzione 260 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite;

    i Parlamenti nazionali di alcuni Paesi alleati dell'Italia, in particolare quelli del Canada e dei Paesi Bassi, hanno approvato documenti di indirizzo ai rispettivi Governi che vanno nella direzione del riconoscimento della natura genocidaria delle politiche attuate dalla Repubblica Popolare Cinese ai danni della minoranza uigura;

    in particolare, in un documento approvato dal Parlamento di Ottawa il 22 febbraio 2021 – la mozione n. 56 della 43esima legislatura – si legge che è opinione della Camera canadese che «la Repubblica Popolare Cinese abbia intrapreso azioni compatibili con la Risoluzione 260 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, comunemente conosciuta come la Convenzione Genocidi, comprese la creazione di campi di detenzione e altre misure miranti a prevenire le nascite per quanto concerne gli uiguri e altri musulmani turchici»;

    nello stesso documento si ricorda, altresì, come due consecutive amministrazioni statunitensi abbiano ritenuto che gli uiguri e altri musulmani turchici siano soggetti a genocidio da parte del Governo della Repubblica Popolare Cinese, e si chiede che il Governo canadese esiga dal Comitato olimpico internazionale lo spostamento dei giochi olimpici invernali del 2022 dalla Cina qualora Pechino prosegua nelle proprie attività genocidarie;

    il 25 febbraio 2021, il Parlamento neerlandese ha approvato un documento sullo stesso argomento, nel quale si afferma che alcune iniziative intraprese nella Repubblica Popolare Cinese ai danni degli Uiguri, quali la creazione di campi punitivi e le misure miranti alla prevenzione delle nascite ricadono nel campo di applicazione della risoluzione 260 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite;

    una proposta di risoluzione di analogo tenore è stata depositata il 12 febbraio 2021 anche nel Parlamento belga, ad iniziativa del gruppo dei Verdi-Ecologisti, con lo scopo di ottenere il riconoscimento della natura genocidaria degli abusi compiuti dal Governo della Repubblica Popolare Cinese nella regione dello Xinjiang, ed è in attesa di essere discussa;

    di genocidio e crimini contro l'umanità, riguardo a quanto le autorità di Pechino fanno nei confronti delle minoranze turchiche residenti nello Xinjiang cinese, ha parlato il 19 gennaio 2021 anche l'allora Segretario di Stato americano Mike Pompeo;

    le circostanziate denunce provenienti dalla diaspora uigura appaiono meritevoli di ascolto anche nel nostro Paese,

impegna il Governo:

   a considerare con attenzione le testimonianze provenienti dalla diaspora uigura relativamente alle misure di carattere genocidario di cui sarebbero vittima le minoranze turchiche residenti nello Xinjiang cinese;

   ad esprimere, in tutte le sedi internazionali competenti, la più ferma condanna dell'Italia per ogni genere di politica genocidaria praticata da uno Stato nei confronti degli appartenenti ad una minoranza etnica o religiosa;

   ad adottare iniziative per adeguare la propria politica in materia di riconoscimento della natura genocidaria delle misure repressive attuate dalle autorità della Repubblica Popolare Cinese nello Xinjiang alle decisioni che saranno assunte in materia dagli alleati dell'Italia, seguendo l'esempio del Canada e dei Paesi Bassi, ed, in particolare, gli orientamenti degli Stati Uniti anche, eventualmente, riguardo alla richiesta di spostare la sede dei prossimi giochi olimpici invernali del 2022.
(7-00613) «Formentini, Zoffili, Billi, Coin, Comencini, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Picchi, Ribolla».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il Piano nazionale di ripresa e resilienza, attualmente in corso di ulteriore definizione, per l'attuazione della «Missione 6-Salute», articolata nelle due componenti «Assistenza di prossimità e telemedicina» e «Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria», ha previsto uno stanziamento pari a 18,01 miliardi di investimenti sanitari entro il 2026, a cui si aggiungono risorse previste dal React-Eu per 1,71 miliardi di euro, per complessivi 19,72 miliardi di euro;

   gli investimenti in ammodernamento e digitalizzazione previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di consentire di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle tecnologie, necessitano di un ripensamento della formazione degli infermieri; in particolare, sarebbe opportuno consolidare nuovi profili professionali infermieristici e i relativi percorsi di formazione universitaria, tali da consentire una crescita dell'autonomia professionale, sia nei percorsi di cura sia nei contesti territoriali che ospedalieri, migliorando l'attrattività dei percorsi di carriera, anche in merito al trattamento economico. Sempre nell'ottica dell'ammodernamento e della riqualificazione della figura infermieristica si inserisce la proposta di riconoscimento per tale figura del diritto all'esercizio di attività libero-professionale intramoenia ed extramoenia a latere del proprio rapporto di lavoro in qualità di dipendente della pubblica amministrazione, al pari dei profili professionali della dirigenza sanitaria, medica e veterinaria, ai quali è invece consentito l'esercizio di attività libero professionale intramoenia disciplinata contrattualmente;

   ad oggi, infatti, è negato agli infermieri che hanno avviato un rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione di dedicarsi alla libera professione intramuraria ed extramuraria, per via del rapporto di esclusività intrattenuto con la parte datoriale, che non comporta però nessuna retribuzione aggiuntiva;

   ai fini di una migliore assistenza sul territorio, il riconoscimento del diritto ad esercitare la libera professione, intramuraria ed extramuraria, potrebbe fornire un utile contributo per abbattere il lavoro sommerso, rilevante e crescente nel mercato delle prestazioni sanitarie e soprattutto rispondere alle crescenti attese e domande di salute dei cittadini, legate alla perdurante emergenza sanitaria da diffusione del Sars-Cov-2, aggravata dalla ormai cronica carenza del personale infermieristico. Si segnala, in particolare, che, dall'ultimo rapporto Sanità del Crea Sanità dell'Università di Tor Vergata di Roma, emerge che, in base ai parametri europei, mancherebbero almeno 162.972 infermieri, se rapportati al complesso della popolazione e addirittura 272.811 se rapportati alla popolazione ultra 75enne –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per una maggiore valorizzazione della figura infermieristica e se intenda valutare l'opportunità di assumere iniziative per riconoscere agli infermieri e ai professionisti sanitari di cui alla legge 1° febbraio 2006, n. 43, che prestano la propria attività in regime di lavoro dipendente a tempo pieno o parziale presso strutture sanitarie pubbliche, il diritto ad esercitare attività libero-professionale, intramuraria ed extramuraria, al di fuori dell'orario di servizio.
(2-01129) «Mammì».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 19 del decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, ha istituito l'Agenzia per l'Italia Digitale (Agid), sottoposta alla vigilanza del Presidente del Consiglio dei ministri;

   la stessa norma impone all'Agid di operare sulla base di principi di autonomia organizzativa, tecnico-operativa, gestionale, di trasparenza e di economicità. Lo Statuto, prevede, tra le funzioni dell'agenzia, la promozione «di protocolli di intesa e accordi istituzionali finalizzati alla creazione di strutture tecniche condivise per settori omogenei» ed il «raggiungimento della piena integrazione e cooperazione applicativa tra i sistemi informativi pubblici, vigilando sull'attuazione delle intese o degli accordi medesimi»; si prevede altresì che, per lo svolgimento dei compiti e delle funzioni assegnate, possa stipulare accordi e convenzioni e partecipare all'attività di centri di ricerca, anche internazionali;

   con determinazione n. 122/2021, l'Agid ha reso noto di aver sottoscritto una lettera di intenti con i seguenti soggetti: Enea; Csi Piemonte; Gse; Inail; Infratel; Inps; Politecnico di Milano; Poste Italiane; Rse Società Generale d'informatica; Università di Cagliari;

   l'obiettivo di tale accordo è quello di «avviare un progetto denominato Ibsi per sviluppare un ecosistema blockchain nazionale per l'erogazione di servizi di interesse pubblico». Il progetto si basa sulla collaborazione tra soggetti pubblici e privati e si afferma «aperto alla partecipazione di eventuali nuovi soggetti interessati»;

   la suddetta piattaforma intenderebbe coinvolgere tutti i settori produttivi italiani, oltre a molti comparti pubblici;

   non è stata resa nota la modalità con cui sono stati individuati i soggetti sopracitati che collaboreranno con Agid: sebbene tali soggetti abbiano il compito di gestire una piattaforma nazionale con monopolio tecnologico sul mercato italiano e sui servizi pubblici;

   la citata lettera di intenti non richiama alcun atto autorizzativo al progetto, mentre una decisione di tale rilevanza, secondo l'interrogante, doveva essere quanto meno coordinata e vigilata dagli organi preposti di Governo, nel rispetto dei princìpi di trasparenza, senza essere quindi demandata totalmente all'autonoma decisione dell'Agid;

   la creazione di una piattaforma gestita dall'Agid potrebbe, inoltre, creare un potenziale conflitto di interessi, in quanto tale Agenzia è stata istituita per monitorare e supervisionare la digitalizzazione del Paese ma, creando e gestendo in autonomia una piattaforma di tale portata, non avrebbe alcun soggetto a monitorarla;

   Agid ha anche il compito di redigere le linee guide, stabilite dal decreto-legge 14 dicembre 2018 n. 135, per individuare gli standard tecnici che le tecnologie basate su registri distribuiti e gli smart contract devono possedere;

   sebbene il termine per l'emanazione delle suddette linee guida fosse di 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, a distanza di quasi due anni dalla scadenza del termine l'Agid non ha provveduto a dettare le linee guida, creando gravi danni e disagi alle imprese italiane che lavorano con le nuove tecnologie;

   in base a quanto appena esposto è evidente che la concentrazione di una tecnologia così determinante nelle mani di pochi soggetti potrebbe creare forti distorsioni nel mercato concorrenziale, soprattutto in una fase, come quella attuale, in cui molte aziende italiane stanno sviluppando proficui e importanti progetti e che si vedrebbero escluse dal mercato, in quanto monopolizzato da un'unica infrastruttura di cui non si è reso noto nulla, né sui parametri tecnici, né sulla governance –:

   se il Governo ritenga necessario fornire informazioni esaurienti, rispetto a quanto esposto in premessa, sull'attività svolta fino ad oggi da Agid, ed in particolare sulle modalità della scelta dei partner pubblici e privati per lo sviluppo di un ecosistema blockchain nazionale e sulla mancata definizione delle linee guida previste dall'articolo 8-ter del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, e conseguentemente sull'azione di monitoraggio e controllo adottata dallo stesso Governo nei confronti di tale ente pubblico.
(5-05473)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   McKinsey, società di consulenza americana, è stata coinvolta dal Governo italiano per effettuare uno studio comparativo sui piani in fase di elaborazione o già presentati dagli altri Paesi europei e per fornire, spiega il Ministero, «supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano»;

   secondo le tante ricostruzioni e inchieste giornalistiche, il colosso statunitense avrebbe alle spalle consulenze a Governi e amministrazioni che avrebbero condotto a scelte insostenibili e per nulla etiche: dallo scandalo degli oppioidi negli Stati Uniti alla collaborazione con Trump sull'immigrazione; in particolare, McKinsey avrebbe contribuito ad alimentare l'epidemia di dipendenze da farmaci a base di oppioidi fornendo consulenza di marketing a produttori di farmaci tra cui Purdue Pharma e Johnson & Johnson;

   come si apprende da fonti di stampa, McKinsey per 15 anni ha svolto consulenza per la casa farmaceutica Purdue che commercializzava il farmaco OxyContin, suggerendo di aumentare il dosaggio delle singole pillole per incrementare i guadagni e fornendo indicazioni di marketing su come neutralizzare gli appelli contro la commercializzazione del medicinale delle madri di ragazzi morti per overdose di OxyContin;

   si stima che la dipendenza da questo medicinale abbia causato sinora la morte di 232 mila persone;

   sono condivisibili le parole di Phil Weiser, procuratore generale del Colorado, uno degli stati più colpiti, secondo cui McKinsey ha «messo il profitto davanti alla vita delle persone»;

   a dicembre 2020, i funzionari della McKinsey hanno rilasciato scuse formali: «Ammettiamo di non aver riconosciuto adeguatamente l'epidemia che si sta manifestando nelle nostre comunità o il terribile impatto dell'abuso di oppiacei», accettando di pagare 573 milioni di dollari per accordarsi con le richieste di 49 Stati americani per rinforzare i programmi di trattamento e sostenere i bilanci della polizia messi a dura prova dall'abuso esteso degli antidolorifici che creano dipendenza;

   un'altra vicenda poco edificante è quella legata alla consulenza fornita all'ente statunitense che si occupa della gestione dei flussi migratori (Ice) e che si è interrotta a seguito di un'inchiesta del New York Times sulle disastrose condizioni dei centri di accoglienza: nelle sue raccomandazioni per gestire al meglio le strutture di accoglienza, McKinsey avrebbe proposto di risparmiare sul cibo per i migranti e di inviarli in zone rurali del Paese per minimizzare la spesa;

   anche l'associazione no profit di giornalismo investigativo ProPublica ha raccolto tutti i disastri riconducibili al ruolo avuto da McKynsey, ricordando, peraltro, come nell'ultimo anno la società abbia fatto incetta di contratti per aiutare i Governi a rispondere alla pandemia e tracciare i contagi, con risultati molto discutibili –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e se il Governo valuti eticamente opportuna la scelta di affidare una consulenza sul Piano nazionale di ripresa e resilienza ad una multinazionale americana accusata, tra l'altro, di aver anteposto gli interessi economici alla tutela del bene della salute pubblica;

   se il Governo non ritenga di individuare nella nostra macrostruttura democratica risorse valide cui affidare l'incarico.
(4-08513)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da una notizia riportata dall'emittente Radio Popolare, immediatamente ripresa da diversi quotidiani nazionali si è appreso che il Ministero dell'economia e delle finanze ha affidato una consulenza alla società McKinsey, che dovrebbe valutare i costi e l'impatto dei diversi progetti inseriti nel Recovery Plan ed esaminare quelli già realizzati in altri Paesi;

   secondo la Repubblica tale consulenza, che sarà «esclusivamente tecnica», dovrebbe portare alla società americana «solo una sorta di rimborso spese» e il Governo avrebbe optato per questa soluzione visti i tempi strettissimi a disposizione per la presentazione del piano;

   a seguito di questa notizia il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso il proprio sito internet, ha comunicato che il contratto con la società statunitense «ha un valore di 25 mila euro + Iva ed è stato affidato ai sensi dell'articolo 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti sotto soglia», precisando inoltre che McKinsey «non è coinvolta nella definizione dei progetti del Pnrr. Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia»;

   a parere dell'interrogante, dato che il precedente Governo, sul tema della «governance» sul Recovery Plan è stato oggetto di numerose polemiche, vista la paventata idea di costituire una «cabina di regia» che lavorasse alla stesura del piano, criticata da molti perché avrebbe sostanzialmente esautorato il Parlamento, la notizia di una consulenza – affidata senza alcuna pubblicizzazione – alla McKinsey costituisce un fatto grave;

   occorre infatti ricordare come la McKinsey, oltre ad avere risarcito per milioni di dollari lo Stato del Sudafrica per contratti che violavano le leggi locali sul lavoro e ad aver collaborato con l'amministrazione di Donald Trump nelle politiche repressive contro l'immigrazione, avendo lavorato per migliorare l'efficacia dell'Ice nel respingere i migranti, ha dovuto pagare quasi 600 milioni di dollari di risarcimenti per il proprio ruolo nell'alimentare il fenomeno di dipendenze da oppiacei negli Stati Uniti. L'azienda aveva infatti assistito l'azienda farmaceutica Purdue Pharma, riconosciuta colpevole di tre reati federali, per aumentare le vendite del farmaco oppioide Oxycontin;

   dal documento che contiene le conclusioni adottate dal Consiglio europeo nella riunione straordinaria dello stesso Consiglio europeo che si è tenuto dal 17 al 21 luglio 2020, al punto 43 del capitolo «Politica di coesione» si legge che «lo 0,35 per cento delle risorse globali sarà destinato all'assistenza tecnica su iniziativa della Commissione.»;

   per quanto riguarda l'Italia sarebbero quindi circa 700 milioni di euro le risorse che potrebbero essere destinate a consulenze per assistenza tecnica;

   tanti economisti ed associazioni da tempo chiedono di utilizzare solo strutture della pubblica amministrazione, potenziate e con nuovi innesti, per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), invece di rivolgersi a società che tendono ad avvalersi di giovani mal pagati che non apportano un valore aggiunto rispetto alle risorse già presenti nella pubblica amministrazione, per non parlare del rischio che le informazioni sensibili possano circolare nella società di consulenza a vantaggio di altri;

   il Forum Disuguaglianze e Diversità ha avanzato una dettagliata proposta per dotarsi all'interno di un nucleo forte di competenze specialistiche per dialogare con le maggiori imprese pubbliche e con esse sviluppare strategie –:

   se il Governo, visto quanto previsto al punto 43 del capitolo «Politica di coesione» del documento sulle conclusioni del Consiglio europeo richiamato in premessa, intenda avvalersi di ulteriori consulenze esterne per la stesura e la realizzazione del Recovery Plan e per quali importi, ritenendo l'interrogante che sarebbe più utile dotarsi di un nucleo forte di competenze specialistiche da ricercarsi e/o acquisire all'interno della pubblica amministrazione.
(4-08514)


   GIANNONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nel settore sportivo manca ancora una effettiva equiparazione di trattamento economico fra uomini e donne, le discipline sportive femminili sono infatti dilettantistiche;

   questa disparità di trattamento deriva dalla legge 23 marzo 1981, n. 91, recante «Norme in materia di rapporti tra società e sportivi professionisti», che conferisce il potere alle federazioni, sulla base delle direttive impartite dal Coni, di stabilire quali sport siano da considerarsi professionistici e quali no;

   in base all'articolo 2 della legge in questione, gli atleti che svolgono un'attività sportiva retribuita e continuativa nelle discipline regolamentate dal Coni, sono considerati «professionisti» solo se ricevono questa qualifica dalle singole federazioni sportive nazionali. Chi non è «professionista» è di conseguenza dilettante;

   riassumendo nel nostro Paese esiste la possibilità teorica che le donne possano essere atlete professioniste, ma nessuna federazione sportiva ha mai in concreto agito in questa direzione. Anche le atlete più note, come la nuotatrice Federica Pellegrini non sono formalmente professioniste;

   la prima conseguenza dell'assenza del riconoscimento del professionismo sportivo nelle donne è la mancanza di un contratto di lavoro. In vista di una regolare contrattualizzazione le sportive «professioniste di fatto» non possono essere considerate neppure lavoratrici di tipo subordinato o autonome;

   le evidenti disparità tra uomini e donne nello sport creano un serie di conseguenze da non sottovalutare. Le atlete donne, infatti, non percepiscono né il trattamento di fine rapporto, né gli indennizzi per i casi di maternità e sono escluse dalla maggior parte delle forme di tutela previdenziale presenti nel mondo del lavoro;

   nel libro «All you need is sport» a cura di Paolo Crepaz del 2019, viene dedicato un intero capitolo alla questione del gender gap nello sport in generale. Nel sistema sportivo italiano le atlete rappresentano il 28,2 per cento del totale – gli atleti sono al 71 per cento –, le dirigenti di società sportive sono il 15,4 per cento – gli uomini l'84,6 per cento –, i tecnici-donna sono poco meno del 20 per cento – gli uomini sono l'80 per cento –, le dirigenti federali il 12,4 per cento, le ufficiali di gara il 18,2 per cento, contro, rispettivamente, l'87,6 per cento e l'81,8 per cento dei colleghi uomini;

   recenti articoli di stampa hanno riportato la vicenda della pallavolista Lara Lugli, alla quale dopo aver comunicato la gravidanza alla società Volley Pordenone, non solo sia stato rescisso il contratto di ingaggio, senza il pagamento dell'ultimo stipendio, ma è stata addirittura notificata una citazione per danni dalla stessa società. L'accusa è quella di non aver informato, consapevolmente, la dirigenza di un eventuale desiderio di gravidanza. La storia della Lugli, che è stata trattata anche dal Corriere della sera è emblematica del fatto che la donna, in ambito sportivo, sia ancora vittima di una mentalità retrograda –:

   se il Governo, anche alla luce degli impegni collettivi dichiarati al G20 per ridurre il gender gap nel mondo del lavoro, non ritenga opportuno superare la legge n. 91 del 1981 con nuove iniziative normative volte a riformare l'intera disciplina del settore sportivo;

   se non si ritenga urgente e necessario adottare iniziative per definire la forma contrattuale delle atlete professioniste di fatto, affinché possano godere degli stessi diritti dei loro colleghi uomini, come pensioni, malattia e assicurazioni per infortunio, nonché usufruire dei congedi di maternità.
(4-08517)


   CIRIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la nostra Nazione sta soffrendo la tragica scomparsa dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, assassinati in un vile agguato nel Nord Est del Congo il 22 febbraio 2021;

   secondo le prime testimonianze, l'ambasciatore e il militare viaggiavano a bordo di una autovettura della Monusco – missione dell'organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione del Paese africano – che sarebbe stata assaltata da un gruppo armato con l'intento di sequestrare personale Onu;

   il luogo dell'attentato è ricompreso in un'area denominata «Zona delle tre antenne» considerata – a livello internazionale, europeo e dalla Farnesina – ad alto rischio per la sicurezza a causa della presenza di diversi guerriglieri che si contendono il controllo del territorio;

   il 10 gennaio 2021, nella stessa zona, sono stati assassinati sei rangers congolesi;

   a distanza di una settimana e nonostante un team del nucleo speciale dei Ros sia giunto in Congo per le opportune investigazioni, la ricostruzione della tragedia presenta ancora interrogativi;

   testate giornalistiche italiane e internazionali hanno riportato diverse dichiarazioni in cui si assiste, tristemente, a «rimbalzi» di responsabilità tra chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell'ambasciatore;

   si sta profilando una ricerca spasmodica di un responsabile, tra le Nazioni Unite, titolare della missione Monusco, il Dipartimento di sicurezza e protezione (Undss) responsabile per il Programma alimentare mondiale (PAM) e le autorità locali congolesi, trascurando colpe e negligenze che sarebbero da addebitare in primis al Governo italiano;

   a morire sul campo, vittime di una sicurezza internazionale debole, sono nostri connazionali che dovevano essere protetti per il solo fatto di prestare servizio – coraggiosamente – in una regione pericolosa, prescindendo dall'organizzazione e dalla titolarità della singola missione;

   il Ministro Luigi Di Maio, durante l'informativa urgente del 24 febbraio 2021, avrebbe esonerato da responsabilità il Governo italiano, affermando la presenza in Congo di un contingente di quattro militari a difesa dell'ambasciata e dell'ambasciatore Attanasio, la dotazione di due auto blindate, la piena autonomia del diplomatico di muoversi all'interno del Paese e l'imputabilità dell'organizzazione e della relativa sicurezza al Pam;

   sono state spese parole, forse anche scontate, sull'impegno dell'Italia nella cooperazione internazionale e nelle missioni di pace, senza mai soffermarsi sul sistema della sicurezza estera e consolare della nostra Nazione;

   quanto accaduto avrebbe dovuto richiamare l'attenzione del Governo sulle misure di sicurezza estera, sulle funzioni svolte dall'Aise e sulla necessità di maggiori investimenti nell'attività di intelligence;

   è legittimo domandarsi per quale ragione i servizi dell'intelligence italiana non dispongano di una rete di informazione adeguata per percepire la pericolosità di una determinata area, nel caso di specie del Congo, e utile per consentire, quindi, che il viaggio di Attanasio, se si doveva fare, si svolgesse nell'idonea cornice di sicurezza;

   in tale fumosa vicenda l'unica certezza è che un rappresentante italiano e un milite dei carabinieri stessero viaggiando su un'autovettura non blindata e senza scorta, in un territorio assolutamente insicuro; circostanze che hanno contribuito a rendere maggiormente sensibile l'obiettivo degli assalitori;

   quanto accaduto è la conseguenza di labili politiche in tema di sicurezza internazionale, di riduzione dei fondi stanziati per la difesa, di assenza di una rete di servizi segreti adeguata ad assicurare attività di intelligence nei Paesi a rischio di carenza di personale militare preposto alla sicurezza delle ambasciate italiane e l'assenza e/o scarna conoscenza dei territori esteri in cui si svolgono le missioni –:

   se il Governo fosse a conoscenza del viaggio che l'ambasciatore Attanasio avrebbe intrapreso e se fosse stato autorizzato;

   se sia vero che l'ambasciatore avesse richiesto, in precedenza, in dotazione un'ulteriore autovettura blindata;

   se fosse a conoscenza del fatto che l'ambasciatore avrebbe viaggiato privo di un'auto blindata e di scorta, e, in caso affermativo, a quale autorità italiana ciò sarebbe stato riferito;

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere per garantire la massima sicurezza degli operatori, diplomatici e militari, impegnati in missioni internazionali e rafforzare la rete dell'intelligence italiana, incrementare il personale e gli strumenti utili per la difesa.
(4-08522)


   LOVECCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35, recante «Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19», sono state introdotte misure concernenti la didattica a distanza;

   con nota n. 388 del 17 marzo 2020, il Ministero dell'istruzione ha definito la Didattica a distanza prevedendo la costruzione ragionata e guidata del sapere attraverso un'interazione tra docenti e alunni, il tutto attraverso il collegamento diretto o indiretto, immediato o differito, per mezzo di videoconferenze, videolezioni, chat di gruppo, nonché la trasmissione ragionata di materiali didattici, attraverso il caricamento degli stessi su piattaforme digitali e l'impiego dei registri di classe in tutte le loro funzioni di comunicazione e di supporto alla didattica, l'interazione su sistemi e app interattive educative propriamente digitali;

   con il decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2020, n. 74, recante «Ulteriori misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19», vengono attribuiti ai presidenti di regione, poteri concernenti l'applicazione di misure restrittive utili al contenimento del diffondersi del Covid-19;

   con l'ordinanza del 27 ottobre 2020 n. 407, il presidente della regione Puglia ha disposto con decorrenza 30 ottobre-24 novembre 2020 che «le Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado adottano la didattica digitale integrata riservando alle attività in presenza esclusivamente i laboratori e la frequenza degli alunni con bisogni educativi speciali...»;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, recante misure urgenti di contenimento del contagio sull'intero territorio nazionale, vengono definite tre aree: gialla, arancione e rossa, corrispondenti ai differenti livelli di criticità nelle regioni del Paese;

   con ordinanza del Ministero della salute, del 4 novembre 2020, la Puglia risulta destinataria delle più stringenti misure di cui all'articolo 2, in quanto collocata, in uno scenario di elevata gravità di tipo 3, con un livello di rischio «alto» definita nella cosiddetta area arancione, per la durata di quindici giorni decorrenti dal 6 novembre;

   con ordinanza del 6 novembre 2020, n. 413 il presidente della regione Puglia dispone lo svolgimento dell'attività didattica a distanza, in applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020;

   il 17 gennaio 2021 la Puglia restava in zona arancione, come disposto dall'ordinanza del Ministero della salute del 16 gennaio;

   con il verbale del 5 febbraio 2021 della Cabina di regia, unitamente all'allegato report n. 38, nel quale, con riferimento alla settimana dal 25 al 31 gennaio 2021, per la regione Puglia veniva documentata un'incidenza settimanale pari a 170,16 casi ogni 100.000 abitanti, uno scenario di «tipo 1» e un livello di rischio «alto», lasciando la Puglia in zona arancione;

   con nota dell'8 febbraio 2021, la regione Puglia, ammettendo di non aver provveduto a comunicare i dati aggiornati relativi ai posti letto chiedeva, della cabina di regia, un riesame dei dati;

   con ordinanza del 9 febbraio 2021 del Ministero della salute, recante ulteriori misure urgenti in materia contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 per la regione Puglia, veniva riportata la stessa in zona gialla;

   con ordinanza della regione Puglia n. 56 con decorrenza dal 22 febbraio 2021 e sino a tutto il 5 marzo 2021, le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e i Cpia sono tenuti ad adottare forme flessibili dell'attività didattica in modo che il 100 per cento delle attività scolastiche sia svolto in modalità digitale integrata (Ddi), secondo quanto previsto dal decreto ministeriale n. 89 del 2020 recante l'adozione delle Linee guida sulla didattica digitale integrata di cui al decreto del Ministro dell'istruzione 26 giugno 2020, n. 39. È altresì disposto che i dipartimenti di prevenzione delle Asl in collaborazione con gli uffici scolastici provinciali, devono provvedere all'attuazione del piano vaccinale degli operatori scolastici comunicando ai competenti dipartimenti della salute e della scuola e all'ufficio scolastica regionale l'andamento delle operazioni, il rispetto del relativo cronoprogramma e il grado di copertura vaccinale, al fine di consentire la ripresa della didattica in presenza nel più breve tempo possibile;

   il 23 febbraio 2021, il presidente della Terza sezione del Tar di Bari, Orazio Ciliberti accoglie l'istanza cautelare del ricorso presentato dal Codacons Lecce e da un gruppo di genitori di alunni, e per effetto sospende l'efficacia del provvedimento regionale, fissando l'udienza collegiale al 17 marzo 2021;

   il 28 febbraio, con ordinanza regionale n. 58, il presidente della regione Puglia reintroduceva la Ddi dal 24 febbraio e sino al 14 marzo 2021 –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se, secondo i dati in possesso del Governo, relativamente al tasso epidemiologico presente nella regione Puglia, si ritenga giustificata l'ordinanza regionale n. 58;

   se il Governo intenda chiarire se una regione classificata in zona gialla possa adottare iniziative maggiormente restrittive proprie per classificazioni superiori.
(4-08524)


   CARETTA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza nella causa C-425/19P «Commissione/Italia, Fondo interbancario di tutela dei depositi, Banca d'Italia e Banca Popolare di Bari SCpA», rilasciata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 2 marzo 2021, la Corte di Lussemburgo ha confermato che il ripianamento delle perdite a favore di banca Tercas nel 2014, ad opera del Fondo interbancario per la tutela dei depositi (Fitd), non costituiva un aiuto di Stato;

   la decisione fu identificata come aiuto di Stato dalla Commissione europea, con decisione (UE) 2016/1208 del 23 dicembre 2015, la quale ne ha ordinato contestualmente il recupero;

   nel comunicato della Cgue, tale scelta da parte della Commissione europea è stata identificata come un errore di diritto in quanto quest'ultima ha ritenuto che le autorità italiane avessero esercitato un controllo pubblico sostanziale nella definizione dell'intervento del Fitd;

   tra le conseguenze della decisione della Commissione, figura l'incertezza in cui è stato gettato il sistema bancario italiano nel 2015, essendo, ai tempi, virtualmente impossibile poter intervenire mediante il Fitd per soccorrere istituti bancari in difficoltà, con la conseguenza che numerosi istituti di credito su tutto il territorio nazionale sono stati sottoposti a liquidazione coatta amministrativa, a scapito di azionisti ed obbligazionisti subordinati, comportando un crollo dell'indice Ftse bancario del 60 per cento nel primo semestre 2016 e causando enormi spese ed ingenti oneri finanziari per lo Stato;

   alla luce delle evidenze della predetta sentenza, risultano oggi evidenti una serie di responsabilità, le quali hanno causato danni economici enormi al Paese, ai risparmiatori, al sistema bancario e, in particolar modo, alle banche di medie-piccole dimensioni;

   l'articolo 266 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) prevede che da una sentenza di annullamento derivi l'obbligo per l'Istituzione che ha adottato l'atto, di disporre un ripristino adeguato della situazione del ricorrente o di evitare comunque un atto identico –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere per quantificare, anche avvalendosi degli organi tecnici istituzionali competenti, i danni causati dalle conseguenze dirette ed indirette della decisione (UE) 2016/1208, relativa agli aiuti di Stato su Banca Tercas ed adottare ogni iniziativa di competenza presso le sedi competenti al fine di richiedere il totale risarcimento danni, tra cui:

    a) i danni conseguenti alla mancata ricapitalizzazione delle banche regionali da parte del Fitd;

    b) i danni derivati dalla svalutazione del piccolo-medio credito italiano e dall'eccessiva svalutazione dei crediti in sofferenza;

    c) i danni derivanti dalle criticità e dai costi addizionali derivanti dalle decisioni della Commissione nella risoluzione di altre crisi bancarie successive, quali Veneto Banca-Banca Popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca Carige.
(4-08525)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante è venuto a conoscenza, attraverso una segnalazione di alcuni connazionali di Casablanca, che venerdì 5 marzo 2021 il console generale d'Italia, Pierluigi Gentile, avrebbe disposto la chiusura della Chiesa italiana di «Cristo Re», adducendo presunte motivazioni di sicurezza a seguito di un diverbio che sarebbe avvenuto davanti alla porta d'ingresso;

   la Chiesa e la Casa di Riposo soprastante sono state costruite negli anni '50 attraverso opere e donazioni della comunità italiana in Marocco, costituitasi nell'associazione «Umanitas»;

   queste proprietà, alla fine del protettorato francese, furono donate allo Stato Italiano per il fondato timore di confisca da parte delle autorità marocchine;

   la chiesa del Cristo Re è un punto di riferimento religioso e culturale per la comunità italiana a Casablanca. In quella sede gli italiani residenti nella città e gli anziani ospiti della sovrastante casa di riposo si riuniscono per raccogliersi in preghiera e venerare la Madonna di Trapani, simbolo della comunità italiana del Marocco;

   a seguito della chiusura disposta dal console generale l'esercizio del culto è stato impedito;

   esponenti della comunità italiana in Marocco lamentano l'ingiustificata ingerenza del console generale e riportano che il comportamento ha portato alla disgregazione dei legami all'interno della comunità –:

   quali siano le ragioni della chiusura della chiesa di Cristo Re a Casablanca;

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla riapertura della Chiesa del Cristo Re a Casablanca.
(4-08502)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA, GALANTINO, VINCI e ROTELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   sono attualmente in vigore la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili per mancato pagamento del canone alle scadenze, nonché di rilascio dell'immobile venduto, relativamente ad immobili pignorati abitati dal debitore esecutato e dai suoi familiari, e la sospensione delle procedure esecutive immobiliari aventi ad oggetto l'abitazione principale del debitore;

   una vera e propria emergenza abitativa è quella che investe gli immobili del demanio militare e sono le numerose esecuzioni di sfratti annunciati e notificati dai competenti, organi militari, nonostante le note difficoltà socio-economiche legate all'emergenza pandemica da Covid-19 che non hanno certamente risparmiato il personale militare;

   l'esecuzione delle misure di sfratto, oltre che recare un enorme danno alle famiglie coinvolte, appare controproducente anche per l'amministrazione pubblica che rinuncerebbe alle risorse derivanti dai canoni che attualmente riscuote e che potrebbero essere impiegati per la manutenzione e ristrutturazione dei circa 5.200 alloggi di cui il Ministero della difesa dispone;

   nell'ultimo decreto discusso recentemente dal Parlamento, il cosiddetto «Milleproroghe» è stato approvato un ordine del giorno, alla Camera dei deputati, n. 9/02845-A/80, in cui si auspica la sospensione delle esecuzioni di sfratti;

   è trasversale l'orientamento politico sull'opportunità di sospende tali esecuzioni, come dimostrato anche dagli atti presentati dall'onorevole Fabio Rampelli;

   anche nel recente passato, nella discussione sulle risoluzioni, approvate dalla IV Commissione Difesa della Camera, si è provveduto a sottolineare la necessità preliminare di studi, approfondimenti e, al fine di perseguire un vero cambiamento nel sistema di gestione degli alloggi, era stata ritenuta auspicabile la dismissione del patrimonio esistente, ormai fatiscente, tralasciando, conseguentemente, la politica degli sfratti che non ha portato i risultati sperati, anche in ragione dello stato di salute e/o dell'età avanzata degli occupanti, ancorché senza titolo;

   gli alloggi, qualora venissero comunque recuperati, non potrebbero, per carenza di fondi, essere interessati dalle necessarie ristrutturazioni e, conseguentemente, rimarrebbero vuoti, determinando altresì per l'amministrazione un passivo legato ai mancati introiti dei canoni di locazione, di cui la Difesa non può certo fare a meno –:

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda adottare al fine di sospendere tutti gli atti di recupero forzoso di alloggi di servizio nei confronti dei conduttori ai sensi dell'articolo 306 del codice dell'ordinamento militare, ancorché conduttori in situazione di concessione scaduta, ivi compresi gli utenti di alloggi caratterizzati da situazioni eccezionali certificate dall'amministrazione della difesa e per i quali può essere estesa l'applicazione dell'articolo 331 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010.
(5-05487)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   ELISA TRIPODI, BALDINO, D'ARRANDO e FRUSONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in tema di candidati ad elezioni politiche o amministrative da parte degli appartenenti alle forze dell'ordine, la legge del 1° aprile 1981, n. 121 relativa al nuovo ordinamento dell'amministrazione della pubblica sicurezza, prevede una disciplina specifica;

   in particolare, l'articolo 81, comma 2, statuisce che: «Gli appartenenti alle forze di polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni dal momento della accettazione della candidatura per la durata della campagna elettorale e possono svolgere attività politica e di propaganda, al di fuori dell'ambito dei rispettivi uffici e in abito civile. Essi, comunque, non possono prestare servizio nell'ambito della circoscrizione nella quale si sono presentati come candidati alle elezioni, per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni stesse»;

   in particolare, con riferimento al personale del Corpo della Guardia di finanza, l'articolo 36, comma 60-bis, del decreto legislativo 29 maggio 2017 n. 95, prevede che il militare eletto venga trasferito nella sede più vicina, da individuare compatibilmente con il grado rivestito e con le esigenze di funzionalità dell'amministrazione;

   la circolare n. 400000/263, edizione 2020 del Comando generale della guardia di finanza, riprende i princìpi enunciati negli articoli sopra indicati ponendo come ratio quella di tutelare l'elettorato attivo da eventuali interferenze tra la qualità di pubblico ufficiale del militare e la sua condizione di candidato, eletto o nominato;

   tale quadro normativo va, tuttavia, integrato con la fattispecie in cui il militare eletto usufruisce dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992 (legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate) ed, in particolare, si trovi nella condizione di cui al comma 5 dell'articolo 33 che prevede la possibilità, per il lavoratore dipendente che assiste una persona con handicap in situazione di gravità, di scegliere ove possibile, la sede di lavoro più vicina al domicilio della persona da assistere e di non essere trasferito senza il proprio consenso ad altra sede;

   si ritiene incontestata l'applicazione di tale norma anche alle Forze Armate se si considera l'articolo 981, comma 1, lettera b) del decreto legislativo n. 66 del 2010, nonché il testo unico, citato nella circolare n. prot. 379389/09, Edizione 2013, relativo alla mobilità del personale dei ruoli ispettori, sovrintendenti, appuntanti e finanzieri, in cui, al capitolo IV, si fa espressamente riferimento alle modalità di applicazione della legge n. 104 del 1992 al Corpo della Guardia di finanza;

   purtuttavia, si sono verificate delle situazioni in cui il militare eletto appartenente al Corpo della guardia di finanza e fruitore dei benefici della legge n. 104 del 1992, venisse ugualmente trasferito ad altra sede senza il proprio consenso;

   queste fattispecie impongono una riflessione sul valore da attribuire agli interessi coinvolti nelle ipotesi in cui un soggetto appartenente alle forze dell'ordine che si candidi alle elezioni politiche o amministrative si trovi nel contempo ad assistere un disabile con un handicap grave e a usufruire dei benefici previsti dalla legge n. 104 del 1992;

   si ritiene, pertanto, necessario valutare se nel bilanciamento degli interessi tra le esigenze di tutela del lavoratore gravato dal dovere di assistenza di una persona disabile (che, a loro volta, trovano fondamento nel diritto alla salute ex articolo 32 della Costituzione), e le esigenze organizzative di servizio in capo alle Forze Armate (che trovano espressione nel principio di buon andamento dell'amministrazione ex articolo 97 della Costituzione) sia giusto e ragionevole far prevalere sempre quest'ultimo interesse –:

   se il Governo intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine della valutazione circa gli interessi da far prelevare in fattispecie particolari, come quelle sopra descritte, in cui occorre conciliare forme di tutela del diritto alla salute, ex articolo 32 della Costituzione, con il principio di buon andamento dell'amministrazione, ex articolo 97 della Costituzione.
(4-08521)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GIACHETTI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2020, l'ex deputata Rita Bernardini ha ricevuto l'email del figlio di un detenuto nel carcere di Voghera, A.R., morto per Covid-19;

   il ragazzo, D.R., chiede aiuto per far luce sulla morte del padre avvenuta il 9 aprile 2020; nell'email spiega che suo padre (58 anni), arrestato il 12 dicembre 2019 e in attesa di giudizio, è entrato in carcere sanissimo, ma che, intorno ai primi di marzo, comunica alla famiglia di essersi sentito male e di avere la febbre, stato febbrile confermato anche nei giorni successivi. A.R. fa anche sapere alla famiglia che il medico del carcere, nonostante la sua richiesta, si è rifiutato di visitarlo, il che avrebbe indotto l'agente penitenziario di turno a scrivere una lettera di richiamo. Al telefono con i familiari A.R., annuncia di aver loro inviato una dettagliata lettera su quanto accaduto in quei giorni, lettera che però, denuncia il figlio, non è mai arrivata a destinazione;

   D.R. racconta a Bernardini il patimento sopportato dal padre e da tutti i suoi familiari i quali, raggiunti da notizie di stampa sulla diffusione del virus nel carcere di Voghera, hanno cercato disperatamente di ricevere informazioni dall'istituto sullo stato di salute del proprio congiunto, ma di essere stati tenuti all'oscuro di tutto, compreso del suo ricovero in ospedale e dell'aggravarsi della situazione fino alla morte, avvenuta in terapia intensiva;

   in un servizio a cura di Giulia Innocenzi (Leiene.it – 23 marzo 2020) si legge che il figlio di A.R., ritirando dal carcere gli effetti personali, ha trovato il taccuino su cui il padre annotava quanto avveniva nell'istituto: «Una mattina mi sono alzato con un occhio pieno di sangue, ho chiamato il dottore ma non mi ha voluto visitare. A distanza di tre giorni sto nuovamente male con febbre alta e mal di testa». La ricostruzione degli ultimi giorni è stata fatta attraverso le lettere che A.R. è riuscito a far arrivare alla famiglia e le testimonianze dei compagni di cella: «quando hanno scoperto che stava male l'hanno messo in isolamento e lì non gli davano né da mangiare né da bere»;

   l'articolo 63, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2020, stabilisce che, «in caso di grave infermità fisica o psichica o di decesso di un detenuto (...), la direzione dell'istituto ne dà immediata comunicazione a un congiunto (...)» –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se corrisponda al vero che il medico del carcere si sia rifiutato di visitare A.R. nei momenti in cui il detenuto ha manifestato gravi stati febbrili; quanto tempo abbia dovuto attendere per essere visitato e quando sia stato effettuato il tampone per il Covid-19; quali siano state le modalità in cui si è svolto l'isolamento quanto a cure, vitto, igiene, presìdi medici precauzionali, possibilità di comunicare con i familiari; in quale data sia stato deciso il trasferimento in ospedale e con quali modalità sia stata effettuata la traduzione; se prima del contagio di A.R. si fossero verificati altri casi; quali precauzioni abbia preso l'istituto – e in quali date – per evitare la diffusione del contagio tra i detenuti e tra il personale; se e quando siano stati effettuati i tamponi ai detenuti e al personale e quale sia stato l'esito;

   se corrisponda al vero che i familiari non abbiano ricevuto da parte del carcere tempestive notizie sulle condizioni di salute del loro congiunto;

   se intendano promuovere un'indagine amministrativa interna mediante una visita ispettiva per verificare i fatti esposti.
(5-05471)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro della giustizia — Per sapere – premesso che:

   in data 27 gennaio 2021 il telegiornale di RaiTre ha trasmesso un servizio su presunti maltrattamenti di detenuti nel carcere di San Gimignano (Siena), durante il quale è stato mandato in onda un filmato registrato dal circuito chiuso televisivo dell'istituto detentivo;

   tali riprese, sebbene oggetto di prova di un processo ancora in corso, sono state mandate in onda lasciando che fossero riconoscibili i volti dei poliziotti penitenziari presenti nelle immagini;

   precedentemente, il 18 gennaio 2021 la trasmissione Report, sempre su RaiTre, aveva mandato in onda un altro servizio nel corso del quale sono state montate una serie di immagini relative ad episodi avvenuti in alcune carceri del Paese, perlopiù ancora oggetto di indagini o in corso di giudizio, presentandole come se fossero tutte testimonianze di soprusi già accertati a carico della polizia penitenziaria;

   la decisione di trasmettere il servizio durante il telegiornale è stata, a parere dell'interrogante, di estrema gravità, in quanto sarebbero state rese pubbliche immagini che sono ancora oggetto di un processo in corso, e che, quindi, non dovrebbero essere divulgate prima che i fatti siano eventualmente accertati in giudizio;

   il servizio giornalistico avrebbe invece lasciato intendere che si trattava di episodi di maltrattamenti già accertati e addebitati ai protagonisti del video;

   è di tutta evidenza che, avendo resi noti i volti delle persone coinvolte nell'episodio, fino a prova contraria da considerare innocenti, tale servizio ha esposto gli agenti ad un giudizio sommario dell'opinione pubblica, che non potrà mai essere cancellato, e a gravissimo rischio per l'incolumità personale degli stessi;

   nel procedimento penale, tuttora in corso, sarebbero stati rinviati a giudizio quattro poliziotti, mentre nel filmato de quo sono visibili anche altri colleghi estranei alla vicenda processuale;

   dopo la trasmissione dei due servizi ed in particolare del filmato registrato dal circuito chiuso del carcere di San Giminiano, il Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria) ha inviato una segnalazione alle autorità competenti per valutare la sussistenza di eventuali violazioni di legge, compreso il codice della privacy;

   tra i destinatari compare anche il Ministro della giustizia pro tempore, dato il sospetto manifestato di una strategia mediatica volta a delegittimare e screditare un corpo di polizia dello Stato e a depotenziare il sistema dell'esecuzione penale;

   tale sospetto andrebbe immediatamente fugato essendo del tutto evidenti le gravissime conseguenze per il prestigio e l'autorità delle istituzioni che tali corpi rappresentano –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché siano sempre tutelati la dignità e il prestigio del corpo della polizia penitenziaria, nonché la sicurezza dei singoli appartenenti.
(4-08511)


   BIANCHI e CAVANDOLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 103, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 ha previsto la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo fino al 31 dicembre 2020;

   l'articolo 13, comma 13, del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, ha ulteriormente disposto la proroga fino al 30 giugno 2021 dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili, anche ad uso non abitativo, limitatamente a quelli adottati per mancato pagamento del canone alle scadenze e ai provvedimenti di rilascio conseguenti all'adozione, ai sensi dell'articolo 586, comma 2, c.p.c. del decreto di trasferimento degli immobili pignorati ed abitati dal debitore e dai suoi familiari; la sospensione è automatica per tutti e non richiede nessun requisito per accedervi, ne consegue che tutte le procedure di sfratto avviate durante la sospensione saranno eseguite dopo il 30 giugno 2021;

   in sede di esame del predetto provvedimento, il Governo, esprimendo parere favorevole all'ordine del giorno 9/2845-A/132, si è impegnato a prevedere «forme di ristoro economico o di agevolazione fiscale in favore dei proprietari degli immobili interessati dalla sospensione del rilascio per morosità»;

   verosimilmente, a legislazione vigente, l'esecuzione di un eventuale sfratto avverrà solo a partire da fine estate 2021. Invero, prima dovranno formalizzarsi davanti ai tribunali le procedure di sfratto e poi, una volta concluse, si potrà pensare alla loro esecuzione;

   nel 2019 sono state emesse oltre 48 mila sentenze di sfratto, quasi tutte per morosità, e quasi 26 mila sono state eseguite con la forza pubblica; nel corso del 2020, le sentenze di sfratto sono circa 40.000 nonostante i tribunali, a causa delle misure di contrasto al Covid-19, abbiano operato in maniera ridotta;

   giova ricordare, inoltre, che il blocco dell'esecuzione degli sfratti fino al 30 giugno 2021 inevitabilmente ripone sui proprietari degli immobili le conseguenze economiche delle minori entrate reddituali; sovente, infatti, gli affittuari morosi non pagano, e i proprietari oltre a non recuperare nell'immediato le spettanze contrattuali, sono impossibilitati al godimento della legittima proprietà;

   indubbiamente è doveroso tutelare il diritto all'abitazione, ma anche il diritto di chi possiede un immobile; oltretutto, gli effetti di queste sospensioni destabilizzano il mercato, deprezzando il valore degli immobili e disincentivando il proprietario dall'affitto immobiliare;

   in tale prospettiva, a parere degli interroganti, appare perciò opportuno, anche per dare certezza alla legge contrattualistica in merito, predisporre tutte le condizioni (normative, procedurali e amministrative) affinché le attività degli uffici giudiziari possano riprendere a pieno regime le esecuzioni oggetto di sfratto –:

   quali opportune iniziative normative intenda adottare il Governo in ordine alla congruità dei termini di scadenza della sospensione degli sfratti per morosità, per gli immobili anche ad uso non abitativo, distinguendo tra le situazioni di morosità pregressa e successiva rispetto all'insorgenza della crisi pandemica e, di conseguenza, porre in essere ogni iniziativa di competenza atta a consentire ai tribunali di procedere celermente ed adeguatamente alle esecuzioni per il periodo successivo allo sblocco degli sfratti ai sensi della vigente normativa;

   al contempo, se e quali iniziative, a carattere normativo, il Governo intenda adottare per garantire apposite misure di sostegno ai legittimi proprietari di abitazioni interessati dalla sospensione del rilascio per morosità.
(4-08526)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   PIZZETTI e GARIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'ultima edizione della «Analisi del parco veicolare della provincia di Cremona» riferita all'anno 2019, indica che il numero di veicoli nella provincia è pari a 80,9 per 100 abitanti (nel 2018 era del 79,9), mentre il dato relativo alla regione Lombardia è dell'81,02 per cento (80,26 nel 2018) e quello totale nazionale è dell'86,82 (nel 2018 era pari all'85,45);

   i dati riportati nella pubblicazione annuale a cura dell'Area professionale statistica Aci e presentata nel maggio 2020 con il titolo di «Autoritratto 2019», indicano per le città capoluogo, Cremona con il 78,72 per 100 abitanti, come una delle prime città per densità di veicoli della regione Lombardia dove la media è del 74,61 per cento;

   il numero complessivo di veicoli registrati al 31 dicembre 2019 nella provincia di Cremona è di 290.362 ed equivale al 3,5 per cento dello «stock» veicoli della regione Lombardia;

   la sezione di Cremona della Motorizzazione civile di Brescia, diversamente dalle altre sezioni presenti sul territorio nazionale, dispone di una sola unità di personale nel ruolo di funzionario tecnico, che svolge tutte le funzioni, con un solo giorno per il backoffice anche in questo periodo di emergenza da Covid-19;

   secondo quanto riportato dalla stampa locale le associazioni insorgono, perché, a causa della malattia dell'unico addetto, l'ufficio è costretto a bloccare tutte le procedure in corso, con gravi disservizi per la cittadinanza;

   le «Linee guida per l'accesso ai servizi» della direzione generale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti hanno previsto che i protocolli e le circolari adottate in materia di mitigazione del contagio da Covid-19 per i lavoratori incaricati delle operazioni tecniche all'interno degli uffici, è influenzato dalle variabili dell'esposizione, della prossimità e dell'aggregazione;

   tra le misure, indicate nel documento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'Amministrazione intende mettere in atto tutte le azioni necessarie al contenimento del contagio, con particolare riferimento alla necessità di assicurare un piano di turnazione, con l'obiettivo di distribuire i contatti con la massima omogeneità fra i tecnici abilitati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione in cui versa ormai da mesi l'ufficio della Motorizzazione civile di Cremona e quali iniziative intenda adottare per evitare che le carenze di organico producano disagio nel personale dell'ufficio e tra gli operatori del settore e i cittadini che accedono ai servizi.
(5-05478)


   ROSSO e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   i commi 705 e 706 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020 prevedono, rispettivamente, l'adeguamento delle tariffe per la revisione dei veicoli a motore, ferme ormai dal 2007, e una misura compensativa, denominata «buono veicoli sicuri», consistente nel riconoscimento di un buono di importo pari all'aumento della tariffa della revisione;

   in entrambe i casi l'attuazione delle disposizioni è demandata ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti da adottarsi entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge, avvenuta il 1° gennaio 2021;

   le norme sopra citate sono state inserite nella legge di bilancio per l'anno 2021 a seguito di un'iniziativa unanime della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, tramite l'approvazione di un emendamento a firma della Commissione stessa –:

   se siano già state avviate le procedure amministrative finalizzate all'adozione dei decreti ministeriali citati in premessa ed entro quali tempi sarà data piena attuazione alle disposizioni di cui ai commi 705 e 706 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020.
(5-05479)


   ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   l'intenzione di realizzare una fermata dell'alta velocità anche ad Orte come a Cassino e Frosinone è stata annunciata dal presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e più recentemente anche dall'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato italiane, Gianfranco Battisti che nel corso del convegno «Cantieri nel Lazio – investimenti per la ripresa», promosso dalla ragione Lazio, ha annunciato che nei prossimi giorni sarà presentato un progetto che ormai è alle fasi di dettaglio;

   la nuova fermata ad Orte dell'Alta velocità, che andrà ad intercettare un grande bacino del Lazio e dell'Umbria, è un'opera infrastrutturale richiesta da più parti da diversi anni la cui realizzazione rappresenterebbe il rilancio dei territori della Tuscia, del Reatino e dell'Umbria;

   da anni, si chiede trasversalmente di aprire una trattativa anche con Italo per far transitare a Orte la partenza al mattino e l'arrivo alla sera del treno ad alta velocità;

   è riconosciuto che Orte rappresenti un punto di riferimento per il Centro-nord, con tutte le caratteristiche per accogliere una fermata dell'alta velocità;

   sulla tratta Roma-Orte della linea ferroviaria alta velocità transitano diversi treni che servono l'entroterra dell'Alto Lazio, incluso il comune di Viterbo, l'Umbria, l'entroterra toscano, e il comprensorio del Reatino;

   la fermata dell'alta velocità ad Orte consentirebbe una consistente riduzione dei tempi di percorrenza a vantaggio di un incremento del traffico commerciale sulla linea alta velocità;

   nel mese di agosto 2020 hanno avuto inizio i lavori di potenziamento e manutenzione fra Orte e Roma, sulla linea direttissima Roma-Firenze. Gli interventi consentiranno a Rete ferroviaria italiana (gruppo Ferrovie dello Stato Italiane) di rinnovare i deviatoi e risanare la massicciata di una delle linee più trafficate d'Italia; tuttavia, ancora non si hanno notizie certe sui lavori in merito alla fermata dell'alta velocità –:

   quali siano gli adeguamenti infrastrutturali previsti e quando potrà, essere operativa la nuova fermata dell'alta velocità a Orte.
(5-05480)


   TASSO e CARELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento europeo 2021/267 stabilisce, per tutti gli Stati membri ed in mancanza di opt-out, il posticipo di 10 mesi per le revisioni dei veicoli in scadenza tra settembre 2020 e giugno 2021;

   la prima ondata della pandemia ha dimostrato che i centri di revisione hanno attuato misure efficaci per proteggere clienti e personale durante l'esecuzione dei controlli;

   gli effetti negativi del posticipo previsto nel regolamento europeo sono:

    a) aumento dei rischi in termini di sicurezza: l'Italia ha un parco circolante molto anziano, applicando il regolamento verrebbe posticipata la revisione di più di 6 milioni di veicoli fino a 3,5t, di cui circa 4,4 milioni con un'anzianità di oltre 10 anni e circa 3,8 milioni euro 4 o precedente, con un rischio aggiuntivo sulle emissioni inquinanti;

    b) insostenibilità economica delle attività dei Centri di revisione, che perderebbero circa 325 milioni di euro, e dell'intero indotto, che perderebbe circa 870 milioni di euro (stime 2021 di Dekra su dati di Autopromotec);

    c) impatto economico per lo Stato con perdita di Iva, diritti e commissioni per circa 330 milioni di euro nel 2021, nonché i costi per ristorare le attività della filiera produttiva e quelli sociali della, prevedibile, maggiore incidentalità;

   gli ultimi due punti si ripresenterebbero, per gli anni a venire, perché le revisioni future sarebbero effettuate con tempistiche a partire dalla revisione precedente, modificando la struttura del mercato, con la domanda quasi assente per circa metà anno di tutti gli anni dispari;

   questa ulteriore proroga avrebbe un impatto superiore a quella del 2020 per il maggiore posticipo, la maggiore finestra temporale di applicazione e la maggiore facilità di recepimento dal pubblico, perché non sovrapposta ad altre proroghe;

   in occasione del precedente, analogo, regolamento europeo del 2020, ben 24 Stati dell'Unione europea su 27, si avvalsero della facoltà di opt-out e non implementarono la proroga;

   risulta che la maggioranza degli Stati membri stia richiedendo l'opt-out anche in questa occasione: questo lascerebbe l'Italia, tra i pochissimi Stati a rimandare le revisioni di 10 mesi –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di adottare le iniziative di competenza volte a derogare all'applicazione del regolamento (UE) n. 2021/267, almeno per i veicoli fino a 3,5t, applicando conseguentemente l'articolo 5, che specifica come ogni Stato possa «decidere di non applicare i paragrafi 1 e 2», previa comunicazione alla Commissione.
(5-05481)


   MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, RIXI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 98, ha introdotto il documento unico di circolazione (Duc) in forma digitale e smaterializzata, e le relative procedure di rilascio;

   la legge di bilancio 2020 (legge 27 dicembre 2019, n. 160) ha introdotto il comma 4-bis all'articolo 1, del citato decreto legislativo, il quale dispone un'attuazione graduale della riforma, individuando un termine entro il quale deve completarsi il processo di transizione integrale dai documenti tradizionali al documento unico di circolazione (Duc);

   tale termine è stato dapprima individuato nel 31 ottobre 2020, e poi – per effetto di quanto disposto dall'articolo 49, comma 5-novies, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76 – nel 31 marzo 2021;

   le organizzazioni maggiormente rappresentative delle imprese esercenti l'attività di consulenza per la circolazione dei mezzi di trasporto da tempo lamentano diverse difficoltà nell'utilizzo delle piattaforme predisposte, al punto che sovente non riescono a concludere le pratiche di immatricolazione, passaggio di proprietà, radiazione e altro;

   nelle ultime due settimane, in particolare, gli operatori hanno registrato gravi rallentamenti, con disagi per i medesimi e per gli utenti –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative perché il termine, di cui all'articolo 1, comma 4-bis, del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 98, per la graduale attuazione del documento unico di circolazione (Duc) sia ulteriormente differito.
(5-05482)


   FICARA, SCAGLIUSI, MARINO, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE LORENZIS, GRIPPA, LIUZZI, RAFFA, SERRITELLA e TRAVERSI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito dei progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, il settore infrastrutture e trasporti, costituisce una componente fondamentale, per sviluppo e crescita del sistema-Paese, anche in relazione all'emergenza epidemiologica, mettendo in evidenza la strategicità di tale segmento dell'economia, che rappresenta una leva essenziale per il nostro Paese;

   lo sviluppo della filiera dell'idrogeno, rappresenta esigenza imprescindibile del sistema energetico integrato, nell'ambito dei trasporti, in funzione del processo di decarbonizzazione, riguardante la mobilità pesante, su gomma, ferroviaria e marittima e la generale infrastrutturazione per un moderno e sano territorio;

   nei prossimi anni i treni a celle a combustibile potranno diventare competitivi a livello di costi rispetto ai treni diesel, divenendo uno dei settori più promettenti in cui avviare lo sviluppo di un mercato nazionale dell'idrogeno;

   le tratte nazionali non elettrificabili potrebbero essere convertite all'idrogeno entro il 2030: in alcune regioni, i treni diesel hanno un'età media elevata e dovrebbero essere sostituiti prossimamente, creando l'occasione ideale per il passaggio all'idrogeno;

   l'Italia ha assunto un ruolo primario, nella promozione dell'idrogeno, quale nuovo vettore energetico per il futuro, in grado di decarbonizzare ampi settori produttivi diventando anche combustibile per la mobilità sostenibile, finalizzato al potenziamento e l'ammodernamento del materiale rotabile, anche alla luce delle strategie adottate dal precedente Governo e dal Ministro pro tempore Patuanelli;

   l'utilizzo della tecnologia dell'idrogeno nei trasporti, sebbene stia prendendo piede in tutte le tipologie di mobilità, dal trasporto su strada, al ferroviario, al marittimo e alla logistica delle merci, necessita di ulteriori misure di sostegno, anche attraverso incentivazione diretta (sul costo di investimento) o indiretta (riduzione degli oneri connessi alla fornitura dell'energia elettrica, crediti di imposta, rimodulazioni di accise su altri combustibili) per la creazione di stazioni di produzione e rifornimento di idrogeno;

   per lo sviluppo della mobilità alternativa soprattutto per il trasporto pubblico locale, andrebbe valutato lo stanziamento di specifici fondi per progetti integrati in grado, di consentire uno stimolo all'innovazione tecnologica del settore –:

  quali siano gli orientamenti del Governo in merito alle osservazioni esposte concernenti il potenziamento delle misure di sostegno in favore della mobilità sostenibile a basse o zero emissioni, attraverso l'utilizzo dell'idrogeno, con particolare riferimento al settore ferroviario, della navigazione e del trasporto pubblico locale e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare gli investimenti in favore dell'utilizzo dell'idrogeno nei trasporti, anche attraverso l'incentivazione per la creazione di stazioni di produzione e rifornimento di idrogeno.
(5-05483)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAON. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il tempo di percorrenza dei treni ad alta velocità della tratta Padova-Roma, prima della piena attivazione della stazione sotterranea di Bologna centrale, era previsto in tre ore e diciassette minuti;

   con la piena operatività della nuova stazione sotterranea di Bologna centrale e il conseguente passaggio sotterraneo dei treni alta velocità, il tempo di percorrenza, a quanto consta all'interrogante, è salito a tre ore e ventotto minuti, con un aumento di undici minuti;

   il costo di realizzazione della nuova stazione sotterranea di Bologna ha richiesto un investimento di circa cinquecentotrenta milioni di euro –:

   di quali elementi disponga circa le motivazioni che hanno determinato un aumento di circa 11 minuti del tempo di percorrenza dei treni ad alta velocità nella tratta Padova-Roma e se tale aumento della tempistica di percorrenza sia connesso al passaggio dei treni nella stazione sotterranea di Bologna centrale.
(5-05476)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge n. 77 del 2020, all'articolo 199, comma 10-bis, ha disposto per le autorità portuali che hanno registrato una diminuzione del fatturato pari o superiore al 20 per cento rispetto all'anno 2019, un fondo con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2020;

   alcuni dei maggiori porti, tra i quali Civitavecchia e Venezia, hanno subìto una flessione del flusso crocieristico di oltre il 90 per cento, con conseguente deterioramento delle disponibilità di cassa;

   l'ammontare del fondo, nel limite di 5 milioni di euro, è destinato a compensare le Autorità di sistema portuale dei mancati introiti, in particolare derivanti dai diritti di porto, dovuti al calo del traffico dei passeggeri e dei crocieristi, per effetto dei provvedimenti legislativi assunti a tutela della salute pubblica;

   l'articolo 1, comma 662, della legge n. 178 del 30 dicembre 2020 istituisce un fondo di 63 milioni di euro per l'anno 2021, con le stesse finalità del fondo costituito per l'anno 2020 –:

   se il Ministro interrogato intenda pubblicare il conteggio e la ripartizione delle quote spettanti alle autorità portuali inerenti agli anni 2020 e 2021;

   se intenda comunicare con certezza le relative tempistiche di erogazione dei fondi, tenuto conto delle scadenze di redazione del bilancio per l'anno 2020.
(4-08508)


   GRIMOLDI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il trasporto merci ferroviario in Italia è completamente liberalizzato dall'anno 2000 (periodo in cui il Ministro dei trasporti e della navigazione era l'onorevole Bersani durante il Governo D'Alema) e proprio tale liberalizzazione ha consentito la nascita di molte società private;

   oggi la quota di traffico merci per ferrovia è la più bassa d'Europa, con una percentuale che oscilla fra il 10 per cento ed il 13 per cento; di contro, il trasporto su gomma copre una percentuale di circa l'80 per cento, mentre il resto del trasporto è marittimo;

   lo squilibrio del trasporto merci sulla modalità stradale comporta un inquinamento notevole, anche per il transito di mezzi provenienti dai Paesi balcanici, Grecia e Turchia, che spesso non sono in regola con la normativa italiana/europea sulla emissione dei gas CO2, gas serra – che il Governo italiano in sede internazionale si è impegnato a ridurre;

   se alla criticità dell'inquinamento si aggiunge l'incidentalità che sulle strade italiane registra ogni anno circa 7.000 morti e 40.000 feriti, risulta sempre più necessario lo spostamento dalla gomma al ferro;

   nel 2019, durante il periodo del lockdown totale, è emerso quanto importante sia stato il traffico svolto dalle imprese ferroviarie di merci, tra cui la società Mercitalia Rail appartenente al gruppo Ferrovie dello Stato italiane, che ha potuto garantire merce di prima necessità;

   a tal fine, appare oltremodo opportuno investire sulla formazione del personale impiegato nella circolazione ferroviaria, in merito alla quale – si ricorda – che ai sensi dell'articolo 47, comma 11-quinquies, del decreto-legge n. 50 del 2017, era stato previsto un apposito Fondo presso il Mit, della dotazione di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019, finalizzato, per l'appunto, a finanziare la formazione del personale impiegato nella circolazione ferroviaria e, in particolare, dei macchinisti del settore merci; incentivi poi riconosciuti anche per il 2020 con decreto ministeriale n. 470 del 2020;

   spiace constatare che nell'ultima manovra di bilancio, che ha autorizzato la spesa di 5 milioni di euro annui dal 2021 al 2034 a sostegno di «imprese detentrici e noleggiatrici di carri ferroviari merci», nonché di «spedizionieri ed operatori del trasporto multimodale (Mto)» limitatamente all'attività relativa ai trasporti ferroviari, per i danni imputabili all'emergenza sanitaria, non siano stati previsti anche gli incentivi per formazione di macchinisti e per sistemi Ertms –:

   se non convenga sull'opportunità di adottare iniziative per prorogare anche per il biennio 2021/2022 l'incentivo per la formazione dei macchinisti;

   se non ritenga necessario, vista l'accelerazione messa in atto per l'implementazione del sistema di segnalamento Ertms su tutta l'infrastruttura ferroviaria, di adottare iniziative per accompagnare, attraverso un finanziamento, l'implementazione sulle locomotive delle apparecchiature necessarie per utilizzare il medesimo sistema Ertms, in modo tale da evitare costi eccessivi alle varie imprese ferroviarie.
(4-08509)


   CIRIELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 10 febbraio 2021 nel comune di Vietri sul Mare (Sa), lungo via Benedetto Croce (ex strada statale 18, di gestione dell'ente provincia) si è abbattuta una frana che ha causato ingenti danni compromettendo l'incolumità e la sicurezza pubblica;

   conseguenza diretta della vicenda de qua è stata l'interruzione della viabilità per consentire i necessari lavori di messa in sicurezza;

   tale sospensione ha determinato considerevoli disagi per coloro che quotidianamente percorrono quel tratto di strada e che si sono visti costretti ad utilizzare l'autostrada a pagamento, A3 Napoli-Pompei-Salerno, alternativa alla strada interrotta;

   la chiusura della ex strada statale ha conseguentemente causato il congestionamento del traffico cittadino, con lunghe code di automezzi sul viadotto Gatto a Salerno e sulla strada che porta a Cava de' Tirreni;

   in particolare, nella città di Cava, si è verificato un aumento del traffico veicolare soprattutto nei pressi del casello autostradale, oltremodo esacerbato dai ritardi legati al tempo necessario per pagare il relativo pedaggio erogato anche per percorrere pochissimi chilometri sulla A3 da o per Salerno;

   al fine di agevolare il traffico veicolare ed alleviare i disagi, come si legge da una nota del 14 febbraio 2021 diramata da Autostrade Meridionali, in accordo con il prefetto di Salerno e la direzione generale della Svca del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dal 15 febbraio 2021, è stata attivata l'esenzione totale del pedaggio autostradale del casello di Cava de' Tirreni fino a Salerno dalle ore 7:00 alle ore 10:00 e dalle ore 16:00 alle ore 18:00 dei giorni feriali fino al 26 febbraio 2021 in entrambe le direzioni di marcia;

   una concessione insufficiente che non accoglie le esigenze di tutti gli automobilisti, discriminando quanti utilizzano la tratta autostradale in orari differenti e che tra l'altro comporta oneri a carico degli enti locali interessati;

   l'accordo in parola, infatti, prevede l'indennizzo ad Autostrade Meridionali dell'equivalente dell'introito registrato dal concessionario nella stazione nello stesso periodo del precedente anno da ripartire proporzionalmente tra i comuni coinvolti;

   i disagi e i danni economici e sociali arrecati dalla frana non possono essere risolti limitando a poche ore della giornata la gratuità del pedaggio; l'esigenza di liberalizzare il pedaggio autostradale nelle altre fasce orarie, si combina, tra l'altro, con la necessità di non compromettere l'indotto economico e commerciale delle città interessate; invero, la presenza di code autostradali nelle ore di punta disincentiva gli eventuali avventori, con ripercussioni sull'economia della zona, già compromessa dalla emergenza sanitaria;

   tale esigenza risponde, altresì, alla necessità di ridurre le emissioni in atmosfera dovute ai gas di scarico che aumentano notevolmente a causa della congestione veicolare, impattando negativamente sull'ambiente e sulla salute dei cittadini ivi residenti;

   sarebbe, pertanto, opportuno, dapprima riaprire il tavolo di concertazione presso la prefettura di Salerno, per ridiscutere i termini della sospensione del pedaggio e prevedere l'estensione della liberalizzazione all'intera giornata, di poi individuare una celere soluzione all'episodio sopra descritto che, purtroppo, non è isolato; la strada statale 18, infatti, più volte è stata protagonista di eventi franosi, conseguenza delle inefficaci misure sinora adottate dalle autorità competenti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare affinché sia liberalizzato il pedaggio della autostrada A3 per la zona di interesse, anche nelle altre fasce orarie, onde decongestionare il traffico, preservare la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per esimere i comuni e quindi i cittadini, già fortemente danneggiati dall'emergenza sanitaria, dal pagamento dell'indennizzo previsto per la società concessionaria;

   se il Governo non intenda adottare iniziative di competenza per verificare che gli enti locali abbiano svolto ogni attività di loro competenza in ordine alla gestione, vigilanza e utilizzo dei fondi stanziati dal Governo per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
(4-08519)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso da organi di stampa Luca Casarini, il «no global» ex leader del centro sociale Rivolta di Marghera, è finito sotto indagine dalla procura di Ragusa insieme ad altre tre persone: un ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone. I fatti sono accaduti il 5 agosto 2020: una petroliera, la Maersk Etienne, mise in salvo 27 immigrati, con a bordo anche una donna e un bambino. La nave di una Ong, la Mare Jonio, li prese tutti a bordo, ma ci sarebbe stato un accordo economico: soldi per aiutare dei disperati. Sotto inchiesta con Luca Casarini, che ha recentemente incontrato esponenti di partiti della sinistra italiana alla Camera dei deputati, ci sono, come detto, anche un ex assessore a Venezia nella giunta Cacciari, il capo missione del salvataggio Beppe Caccia, il regista Alessandro Metz e il comandante Pietro Marrone. Appena recuperati i naufraghi Casarini e i suoi lanciarono subito l'allarme sulle gravi condizioni in cui versavano queste persone, ottenendo il giorno dopo il «via libera» all'attracco in Sicilia dal Governo Conte –:

   se risulti se il Governo pro tempore o suoi singoli esponenti abbiano intrattenuto rapporti nei mesi di agosto e settembre 2020 con i membri dell'equipaggio della nave «Mare Jonio» e, ove risultino confermate le circostanze esposte in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare per impedire che organizzazioni o persone agiscano lucrando sulla disperazione delle persone;

   con quali modalità sia stato autorizzato l'ingresso della «Mare Jonio» nel porto di Pozzallo fra agosto e settembre 2020.
(3-02098)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come rilevato dal portavoce comunale di Fratelli d'Italia, Marco Eboli, un grave episodio di auto lesioniamo si è verificato oggi all'interno della questura di Reggio Emilia;

   una persona invitata per la notifica di un atto all'ufficio immigrazione della questura si è infatti inferto una coltellata all'addome ed in ragione della ferita procuratasi è stato prontamente ricoverato in ospedale;

   appare chiaro che si è in presenza di un fatto preoccupante, che evidenzia la necessità di un rafforzamento del sistema di controlli e prevenzione per accedere agli uffici della pre citata questura, anche per una maggior tutela dell'incolumità del personale in divisa e di quello civile –:

   se i fatti evidenziati siano noti al Ministro interrogato e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo.
(5-05472)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo 2021, il comune di Merano ha proposto la visione gratuita sul proprio sito istituzionale del film «Red Land Rosso Istria» del regista Maximiliano Hernando Bruno, che narra il martirio della studentessa istriana Norma Cassetto, uccisa dai partigiani comunisti jugoslavi nell'ottobre 1943, sullo sfondo della pulizia etnica seguita alla firma dell'armistizio da parte dell'Italia;

   il film è stato presentato ufficialmente nel 2018 durante la 75a Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, successivamente presso il proiettato Senato della Repubblica italiana e trasmesso in occasione del Giorno del ricordo l'8 febbraio 2019 su Rai Tre, oltre che nelle sale cinematografiche italiane, ovviamente senza subire alcuna censura;

   nei giorni successivi all'uscita del film, il partito secessionista altoatesino Sudtiroler Freiheit, con una nota firmata dal responsabile della propria sezione meranese Christoph Mitterhofer, ha chiesto la rimozione della pellicola dal sito del comune, l'individuazione dei responsabili della sua messa in onda e pubbliche scuse, ritenendo il film «propaganda fascista»;

   in una nota, il raggruppamento meranese della Südtiroler Volkspartei, il maggior partito politico altoatesino, plaudendo alla rimozione del film dal sito del comune di Merano ha, inoltre, affermato che «l'amministrazione comunale ha riconosciuto il grave passo falso e ha provveduto a rimuovere il film. Tuttavia, la funzionarla incaricata si è espressa per sottolineare che la polemica sollevata era "completamente incomprensibile", fornendo in tal modo un'ulteriore prova della sua (in)sensibilità sul tema del fascismo. Non si può e non si deve tollerare che nell'ufficio culturale del nostro comune siedano dei funzionari che facciano simili gaffe! Soprattutto in questi tempi difficili dal punto di vista sociale, dobbiamo poter presumere che i nostri funzionari mostrino la sensibilità necessaria. In nessun caso i mostruosi crimini del fascismo possono essere relativizzati. SVP Merano Sigrid Tribus SVP Bezirksbüro Burggrafenamt und Vinschgau» –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in atto per la salvaguardia del Giorno del Ricordo, istituito con legge dello Stato italiano, e della Memoria dei martiri delle Foibe e degli esuli giuliano-dalmati.
(4-08500)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da mesi si hanno notizie di diversi trasferimenti da altre province hotspot di Pozzallo di numerosi immigrati, non fotosegnalati e positivi al Covid-19, che, ovviamente, vanno ad aggiungersi a quelli presenti nella struttura;

   già il 10 aprile 2020 il Sap (Sindacato autonomo di polizia), con apposita nota al questore di Ragusa, lamentava l'improvviso e non preavvisato trasferimento presso la struttura di altri 50 immigrati circa, tra i quali un giovane positivo al Covid-19 che poi sarebbe risultato essere il «paziente zero» di una serie di successivi contagi;

   nel corso dell'anno, nonostante in Sicilia si sia registrato un aumento esponenziale del numero di sbarchi illegali, l'hotspot è stato ancora teatro di continui trasferimenti e di numerosi tentativi di fuga, alcuni dei quali andati a buon fine data l'inadeguatezza della struttura e nonostante il quotidiano impegno delle forze dell'ordine a presidio della stessa;

   più recentemente è di questi giorni la notizia che, a più riprese, una ventina di immigrati, sempre positivi al Covid-19 e provenienti da altre province, sarebbero stati ancora trasferiti presso l'hotspot di Pozzallo;

   dalla stampa si apprende poi di due recenti tentativi di fuga dal Centro ex Azienda Don Pietro di contrada Cifali ed ancora dall'hotspot di Pozzallo: nel primo caso il tutto si è risolto in un mero tentativo mentre, nel secondo caso, pare che ben 7 fuggitivi, di cui 6 positivi al Covid-19, dopo aver danneggiato parti della struttura, siano riusciti a dileguarsi e sono tuttora ricercati dalle forze dell'ordine;

   già in passato è stato richiesto più volte l'intervento dell'esercito a Pozzallo a presidio dell'hotspot e per prevenire eventuali fughe e casi di contagio da parte degli immigrati scappati dal centro di accoglienza;

   oltre alla vigilanza ai predetti Centri, occorre mettere in campo ulteriori risorse umane per la ricerca dei fuggitivi, con tutti i rischi che questo comporta in caso di positività al Covid-19 per gli agenti delle forze dell'ordine, a tutela della popolazione residente;

   vista la gravissima situazione che si protrae ormai da mesi a Pozzallo, gli operatori della polizia di Stato della provincia sono ormai allo stremo ed esposti a enormi rischi sanitari ed a questo ora si aggiunge il fondato timore di una crescita incontrollata dei contagi anche tra la popolazione se si dovesse proseguire su questa linea –:

   quale sia la ragione dei continui trasferimenti di immigrati positivi al Covid-19 presso l'hotspot di Pozzallo, anziché nelle strutture deputate alla quarantena, se quest'ultimo sia stato convertito in Centro di sorveglianza sanitaria e, in caso affermativo, quale autorità sanitaria lo abbia stabilito;

   quale sia il motivo per il quale gli immigrati trasferiti non vengano fotosegnalati prima del loro arrivo a Pozzallo;

   quanti siano i soggetti positivi e quanti in stato di isolamento fiduciario presso l'hotspot di Pozzallo e presso il Centro ex Azienda Don Pietro di Ragusa e di questi quanti siano i minori;

   quali misure specifiche siano state e si intendano adottare per tutelare gli agenti delle forze dell'ordine da eventuale contagio durante i trasferimenti e nelle operazioni di fotosegnalamento, per prevenire ulteriori fughe dal centro, in particolare di soggetti risultati positivi al Covid-19, e per il loro immediato rintraccio, anche a tutela della salute della popolazione locale.
(4-08506)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da una ricognizione svolta dai promotori della Campagna «Ero Straniero» sono emersi numerosi ritardi e forti criticità circa lo stato di avanzamento dell'esame delle domande di emersione e regolarizzazione presentate da giugno ad agosto 2020 ai sensi del decreto-legge n. 34 del 2020 (decreto-legge «rilancio»);

   la situazione appare grave in tutti i territori, con pochissime eccezioni e con improbabili stime dei tempi di finalizzazione delle domande di anni se non decenni;

   al 31 dicembre 2020, sulle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l'emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l'instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero, in tutt'Italia erano stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71 per cento del totale;

   al 16 febbraio 2021 secondo i dati del Ministero dell'interno, solo il 5 per cento delle domande presentate sarebbe giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6 per cento è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e il successivo rilascio del permesso di soggiorno;

   in circa 40 prefetture, secondo «Ero Straniero», non risultano nemmeno avviate le convocazioni e le pratiche sono ancora nella fase iniziale di istruttoria;

   tali numeri indicano che circa 200.000 persone sono ad oggi «sospese», in attesa di sapere se la propria domanda andrà a buon fine, permanendo nell'incertezza e nella precarietà;

   rispetto al secondo canale di accesso previsto dal decreto «Rilancio», secondo cui è il lavoratore a chiedere direttamente alla questura un permesso di soggiorno temporaneo in forza di precedenti esperienze lavorative nei settori interessati dalla misura, la situazione appare migliore: al 31 dicembre erano stati rilasciati 8.887 permessi di soggiorno temporanei su 12.986 domande presentate e di questi, 346 sono stati convertiti in permessi di soggiorno per lavoro;

   anche rispetto alla campagna vaccinale anti-COVID in corso nel nostro Paese è fondamentale che il maggior numero di persone in possesso dei requisiti venga regolarizzato il prima possibile ed esca dall'invisibilità, in modo da poter garantire una maggiore copertura della popolazione;

   la richiesta per un provvedimento straordinario di regolarizzazione per alcune categorie di lavoratrici e lavoratori è nata in particolare dalle associazioni di categoria allarmate per il rischio di uno «stop» al comparto agroalimentare dovuto al mancato arrivo di lavoratori stranieri stagionali durante il lockdown di marzo 2020; sarebbe paradossale a un anno di distanza, non portare a conclusione rapidamente le pratiche di emersione e regolarizzazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori che sono in attesa, insieme ai datori di lavoro, di firmare il contratto di assunzione, vanificando gli effetti del provvedimento straordinario di emersione;

   a parere dell'interrogante, sarebbe inoltre necessario prevedere una procedura di emersione che sia sempre accessibile e che dia la possibilità a chi si trova da anni nel nostro Paese ed è senza documenti, di regolarizzarsi a fronte della disponibilità di un contratto di lavoro o della presenza stabile sul territorio, come accade ad esempio in Germania o in Spagna, così da non dover più ricorrere ai seppur necessari – ma sempre insufficienti – provvedimenti straordinari per affrontare l'irregolarità;

   occorrerebbe infine, come propone anche «Ero Straniero», introdurre canali di ingresso per lavoro che facilitino l'incontro dei datori di lavoro italiani con i lavoratori dei Paesi terzi, governando i flussi verso il nostro Paese, senza costringere chi migra a farlo attraverso rotte irregolari sempre più pericolose –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di consentire a quante più persone di portare a termine la procedura di regolarizzazione avviata ai sensi del decreto-legge n. 34 del 2020, vivere in sicurezza e lavorare legalmente nel nostro Paese.
(4-08507)


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa e da quanto reso noto dall'associazione professionale di polizia locale d'Italia, il 1° marzo 2021, a Milano, un'agente di 58 anni si sarebbe tolta la vita con l'arma d'ordinanza;

   si tratta del secondo suicidio di un agente di polizia locale registrato nel capoluogo lombardo nel giro di pochi giorni: a metà febbraio 2021, infatti, un'altra «ghisa» aveva deciso di togliersi la vita con le stesse modalità;

   desta enorme preoccupazione la cadenza di questi tragici episodi e, secondo le statistiche, la loro impennata in questi ultimi anni: dal 2010 al 2018 si contano ben 252 suicidi tra le forze dell'ordine di tutta Italia, una cifra impressionante se si considera che è il doppio di quella registrata in media tra la popolazione;

   gli operatori di polizia locale che svolgono quotidianamente un fondamentale servizio a favore delle comunità locali, sono difatti sottoposti a forti pressioni, anche psicologiche, per via della peculiare natura del loro lavoro e dell'ambiente in cui si trovano a svolgerlo ogni giorno e ancor di più nel periodo attuale di pandemia;

   il numero e l'incremento dei suicidi tra gli agenti di polizia locale, ancor di più dopo i due tragici episodi accaduti a Milano, impongono la necessità di adottare tempestivamente misure volte a fornire agli stessi, all'occorrenza e in caso di bisogno, un immediato supporto specialistico e psicologico;

   al fine di agevolare e promuovere l'accesso a misure di prevenzione e di sostegno dovrebbero anche essere previste soluzioni che, potendo garantire l'anonimato, permettano all'agente in totale autonomia e libertà di poter segnalare specifiche fragilità conseguenti a un particolare momento o a traumi vissuti sul lavoro –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, a favore e supporto degli agenti di polizia locale al fine di prevenire tragedie come quelle accadute recentemente a Milano e onde evitare, anche alla luce dei numeri dei suicidi riportati in premessa, che tali tragedie si ripetano ancora in futuro.
(4-08510)


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 56 del 2014 recante: «Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni dei comuni» detta le disposizioni per gli enti anzi citati, al fine di adeguare il loro ordinamento ai principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza;

   l'articolo 1, comma 137, della legge sopracitata norma quanto segue: «Nelle giunte dei Comuni superiori ai 3.000 abitanti, nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento, con arrotondamento aritmetico»;

   il comune di Gattatico ha una popolazione di 5.707 abitanti nella provincia di Reggio Emilia;

   attualmente la giunta comunale risulta composta così come segue: oltre al sindaco Luca Ronzoni vi sono gli assessori Di Pietro Carmelo, Gandolfi Matteo, Paterlini Daniele, Costi Federica e la consigliera delegata Gatti Giulia. La composizione parrebbe pertanto non conforme alle norme in tema di quote di genere;

   il tema veniva posto all'attenzione del sindaco con una interrogazione dei gruppi consiglieri Gattatico Terra Viva e Centrodestra Gattatico:

    a seguito di analoga segnalazione alla prefettura di Reggio Emilia i consiglieri di minoranza ricevevano dalla prefettura la risposta, avente ad oggetto «Comune di Gattatico (RE) – Esposto in data 23 gennaio 2021 a firma dei Consiglieri di minoranza circa il mancato rispetto della legge 56/2014 in merito alla parità di genere nella Giunta comunale», con la quale la prefettura medesima informava di aver sottoposto la questione al Ministero dell'interno per un autorevole parere in merito –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative di competenza abbia assunto o intenda assumere per superare le criticità di cui in premessa, promuovendo il rispetto della normativa in materia di quote di genere anche a livello di organi di governo degli enti territoriali, considerato in particolare il caso segnalato in premessa.
(4-08516)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso da segnalazioni, dagli organi di stampa e da privati cittadini della zona dell'Albuccione, sita nel comune di Guidonia Montecelio, che, a seguito dell'occupazione di un terreno di proprietà della Asl Roma 5, limitrofo al quartiere, vi sarebbe la presenza di un numero ingente di ricoveri fatiscenti con possibili conseguenti problematiche legate al controllo del territorio ed alla sicurezza dell'area;

   in particolare, successivamente anche allo sgombero del campo nomadi di Salone nel 2010, e al blitz dei carabinieri nell'area nel 2017, come riportato da alcune testate giornalistiche locali, è stato denunciato il progressivo aumento di reati e violenze contro la persona e il patrimonio, nella zona limitrofa all'Albuccione;

   le condizioni strutturali precarie degli accampamenti di cui sopra potrebbero causare gravi disagi, legati ad esempio alle condizioni igienico-sanitarie dell'intera area;

   tale situazione, malgrado la crescente preoccupazione dei residenti, sembra non venire debitamente considerata per la sua gravità dall'amministrazione comunale –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione su esposta e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere controlli finalizzati al miglioramento della sicurezza complessiva dell'area in questione.
(4-08518)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta orale:


   RAFFA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 22 febbraio 2021 la dirigente, professoressa Laura Tringali, dell'Istituto d'istruzione superiore Antonello Messina, sito in viale Giostra 2, a Messina, durante la pausa pranzo, festeggiava il proprio compleanno con collaboratori, colleghi, docenti e personale Ata nella sala ristorante dello stesso istituto con indirizzi tecnico grafico, tecnico turismo e professionale enogastronomia;

   in conferenza stampa e video intervista rilasciata in data 3 marzo 2021, la stessa dirigente afferma che all'evento conviviale prendevano parte 11 persone del suo ufficio. Più «su turnazione» i 4 docenti del suo staff, più il «personale Ata che è numeroso», più i collaboratori scolastici che «volevano salutarla»;

   nella medesima intervista, la dirigente dichiara che il rinfresco consisteva di paninetti, primi, dolce e spumante, e che veniva poi allestito un «buffet illustrativo» per poter scattare le foto ricordo, da cui si deve desumere anche la presenza all'evento di personale di servizio, e che le vivande venivano poste in appositi vassoi al centro dei tavoli da cui le persone di quel tavolo, non conviventi, potevano tutti insieme servirsi liberamente;

   dalla stampa si apprende la dichiarazione «Ho preso la situazione in mano, mi ero accorta che stavano preparando loro per me allora ho allertato il dipartimento cucina e ho chiesto di preparare per una pausa pranzo diversa dal solito panino. La pausa pranzo la fanno tutti in Italia. Ho chiesto dolce, spumante per il brindisi e piccole porzioni monodose», da cui non si riesce a desumere chi si sia fatto carico dei costi e se le strutture e le risorse dell'istituto siano state usate in maniera impropria per fini privati;

   nella medesima intervista la dirigente dichiara che, sotto la sua direzione, era regolarmente consentito «agli interni» di poter celebrare compleanni e ricorrenze nell'istituto durante l'attuale emergenza epidemiologica e che quello del 22 febbraio 2021 non è stato un evento isolato;

   nella medesima intervista la dirigente dichiara che non si dice pentita di quanto fatto, anzi trova «mortificante» l'inchiesta che ne è nata, e si dimostra pronta a reiterare tali comportamenti, e consentire che il personale scolastico continui a tenere analoghi eventi, sostenendo come sia assolutamente permesso dall'attuale normativa celebrare ricorrenze anche a casa ed al ristorante con numerosi partecipanti purché divisi in differenti tavoli –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato abbia intrapreso o stia per intraprendere per verificare l'esatta dinamica dei fatti, sia al fine di accertare l'eventuale utilizzo improprio di risorse scolastiche, sia l'eventuale mancato rispetto delle misure anti Covid, visto il racconto confuso e poco probabile che emerge dalle dichiarazioni rilasciate alla stampa;

   quali iniziative il Ministro abbia intrapreso o stia per intraprendere, stante l'attuale emergenza epidemiologica, per assicurare che comportamenti simili non mettano a repentaglio la salute, non solo di studenti e personale scolastico, ma dei cittadini tutti.
(3-02099)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 374 del 1° giugno 2017, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ha riaperto le graduatorie di istituto del personale docente ed educativo per l'aggiornamento della seconda e terza fascia della scuola di I e II grado. A tal proposito, è stato riconosciuto valido, ai fini della graduatoria, il servizio svolto presso i centri di formazione professionale accreditati dalle regioni, limitatamente ai percorsi in obbligo scolastico (IeFP);

   con successivo decreto ministeriale 640 del 30 agosto 2017 lo stesso Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha disposto l'aggiornamento delle graduatorie scolastiche di circolo e di istituto (di terza fascia), ai sensi dell'articolo 5 del regolamento approvato con decreto ministeriale 430 del 13 dicembre 2000, al fine di reclutare personale Ata per il triennio 2017/2020;

   il riconoscimento del servizio svolto presso i centri di formazione professionale IeFP, entro i limiti di cui al primo paragrafo, ha tuttavia riguardato esclusivamente il personale docente ed educativo, escludendo di fatti il personale Ata, pur laddove lo stesso risultasse in possesso dei medesimi requisiti;

   quanto descritto palesa l'esistenza di una problematica che si protrae oramai da diverso tempo e crea un'effettiva disparità di trattamento tra il personale docente/educativo ed il personale Ata: per quest'ultimo, infatti, viene riconosciuta valida esclusivamente l'attività svolta in scuole statali di ogni ordine e grado, in scuole non statali paritarie, in scuole non statali dell'infanzia riconosciute ed autorizzate, in scuole parificate, convenzionate, sussidiarie o sussidiate, nonché in istituti di istruzione secondaria o artistica non statali pareggiati e legalmente riconosciuti, escludendo invece l'attività svolta negli enti di formazione professionale accreditati dalle regioni italiane;

   è opportuno ribadire che i centri di formazione professionale costituiscono un canale parallelo agli istituti statali, al fine dell'assolvimento dell'obbligo d'istruzione. Risulta dunque evidente come il servizio prestato presso tali enti da parte del personale Ata debba essere valutato al pari di quello prestato presso gli istituti statali;

   diverse sono state le iniziative legali attivate in favore del personale Ata che abbia prestato servizio presso i centri di formazione professionale e nei cui confronti non sia stato correttamente valutato, in occasione della presentazione della domanda d'inserimento nella terza fascia delle graduatorie di circolo e d'istituto, il servizio svolto. Un servizio al quale è stato attribuito difatti un punteggio pari a 0;

   risulterebbe pertanto necessario ed urgente, in particolar modo in questo momento di emergenza sanitaria, economica e sociale, un intervento immediato da parte del legislatore per colmare questa disparità, con opportune modifiche del regolamento delle supplenze Ata di cui al decreto ministeriale 430 del 13 dicembre 2000, che possa essere un segno tangibile della sensibilità delle istituzioni, affinché le stesse possano dimostrarsi vicine ai lavoratori in stato di precarietà in questo particolare momento storico;

   nonostante infatti fra i più recenti interventi per fronteggiare l'emergenza COVID-19, mirati a stabilizzare il personale docente ed il personale Ata in stato di precarietà, siano state adottate misure con riferimento al personale Ata volte a incrementare le dotazioni organiche (si pensi al riaffidamento dei servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole statali esclusivamente a personale dipendente appartenente al profilo di collaboratore scolastico o alla previsione di inserimento stabile di assistenti tecnici nelle scuole dell'infanzia e del primo ciclo dall'anno scolastico 2021/2022) non risulta ancora essere stata affrontata la problematica relativa alla revisione del regolamento del decreto ministeriale n. 430 del 2000 sopra citato –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di sanare la situazione di cui in premessa, tenendo conto altresì delle numerose segnalazioni giunte presso il Ministero dell'istruzione negli ultimi anni, soprattutto alla luce del particolare momento storico che l'intero sistema educativo deve affrontare in questi mesi.
(4-08505)


   FRASSINETTI, ALBANO e CIABURRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   secondo una nota del Ministero dell'istruzione del 5 novembre 2020 (mai applicata, ma nemmeno revocata) potevano frequentare in presenza le lezioni oltre che i bambini con disabilità e con bisogni educativi speciali, anche i figli di personale sanitario (medici, infermieri, operatori socio-sanitari, operatori socio-assistenziali...), direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali;

   non era assolutamente chiaro quali fossero «gli altri servizi pubblici essenziali», e, infatti, se quella disposizione fosse stata applicata alla lettera, potevano considerarsi tali: i figli degli appartamenti alle forze dell'ordine, dei magistrati, degli avvocati, dei conducenti dei trasporti pubblici locali, degli impiegati dei servizi sociali, dei commercianti di generi alimentari o di beni di prima necessità, degli operatori della prima infanzia, e altro;

   le famiglie sono rimaste nella confusione e nell'incertezza e senza indicazioni precise su un aspetto così importante relativo alla frequentazione o meno della scuola dei propri figli;

   sarebbe stato impossibile identificare con chiarezza quali fossero le figure che potessero definirsi «essenziali»;

   quella definizione troppo generica ha creato parecchi problemi ai dirigenti scolastici che avrebbero dovuto scegliere chi accogliere in presenza e chi no e, durante il fine settimana, erano stati costretti a stabilire criteri con il rischio di generare disparità di trattamento tra una scuola e l'altra; ,

   il Ministero dell'istruzione, nella giornata del 7 marzo 2021 ha cambiato idea, stabilendo che per determinare quali fossero i figli dei lavoratori essenziali, ai quali sarebbe stato consentito di seguire le lezioni in presenza, si rendevano necessari ulteriori approfondimenti e, allo stato, resta confermata la possibilità di svolgere attività in presenza solo agli alunni con bisogni educativi speciali e con disabilità;

   questo stato di totale incertezza penalizza le famiglie e i dirigenti scolastici e quindi è necessario assumere una decisione chiara e rapida –:

   quali siano i tempi necessari per questi ulteriori approfondimenti, e quali siano i criteri che verranno usati per determinare quali siano i soggetti da considerarsi «figli di lavoratori che svolgono servizi pubblici essenziali».
(4-08523)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SURIANO, EHM, SIRAGUSA, NAPPI e VIANELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi decenni l'Italia, come anche altri Paesi del Mediterraneo, ha manifestato l'incapacità e la difficoltà di gestire il settore agricolo con sola manodopera interna e ha sempre più fatto ricorso ai lavoratori stagionali provenienti dall'est Europa e degli immigrati irregolari;

   in tal senso è emblematica la dichiarazione dell'ex Ministro Bellanova dell'aprile 2020: «Oggi il primo problema che abbiamo è di reperire la manodopera. [...] Ci mancano tra i 270 mila e i 350 mila lavoratori e lavoratrici per le prossime campagne di raccolta». La stessa Ministra ha anche espresso la volontà di regolarizzare i lavoratori immigrati che fino a quel momento stavano lavorando in nero;

   l'incidenza dei flussi migratori irregolari è particolarmente evidente su tale settore, che soffre la concorrenza sui mercati internazionali e una carenza di un'efficiente regolamentazione del mercato del lavoro. L'emergenza pandemica in corso ha acuito la problematica e, secondo il «V Rapporto sulle Agromafie e caporalato» di Flai Cgil, lo sfruttamento dei braccianti agricoli e le dinamiche di illegalità hanno aumentato i profitti della Grande distribuzione organizzata a discapito delle aziende e dei diritti dei lavoratori;

   secondo i sindacati siciliani di categoria, nel 2020 sono stati censiti in tutta l'isola 145.000 braccianti agricoli, circa 70.000 dei quali sfruttati a nero e il 30 per cento dei regolari non riesce a raggiungere le 51 giornate annue di contributi;

   nei meandri delle lacune normative e nell'assenza dell'azione di contrasto dello Stato, ormai da troppi anni è in voga il fenomeno del caporalato, che viene esercitato come un vero e proprio dominio fisico e psicologico sui braccianti. Gli immigrati e gli stagionali (uomini, donne e a volte bambini) subiscono anche violenze e vengono sottopagati per giornate di lavoro che rasentano le 12 ore (a fronte delle 6 ore e trenta minuti della giornata regolare) con detrazioni di paga in favore del caporale che trasporta le persone nelle campagne in condizioni addirittura di estremo disagio;

   secondo un'inchiesta de L'Espresso dell'agosto 2020, la sanatoria promossa dalla Ministra Bellanova ha addirittura avuto un effetto boomerang sui braccianti irregolari, perché ha trasformato i caporali in intermediari per l'ottenimento del permesso di soggiorno;

   i sindacati chiedono a gran voce da anni una riforma ad hoc del mercato del lavoro agricolo, efficace nel tutelare i diritti dei lavoratori, che garantisca l'intermediazione pubblica della manodopera, che preveda un marchio di qualità virtuoso per chi rispetta i diritti dei braccianti e che blocchi nella Grande distribuzione organizzata chi non rispetta regole, vietandone addirittura l'accesso ai piani di sviluppo rurale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti e quali iniziative intendano adottare per arginare il fenomeno in crescita, tutelando un comparto, quello agricolo, che chiede a gran voce di ottenere la legittima dignità;

   se si stiano valutando iniziative normative per ridisegnare e valorizzare il mercato del lavoro agricolo.
(5-05474)


   GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della dichiarazione di stato emergenza per la pandemia da Covid-19, dal mese di marzo 2020 i circa 200 dipendenti della Allfood s.p.a., impiegati presso le mense/bar nei centri Enea e, in particolare, presso i centri Enea di Casaccia (Roma), sono stati collocati in regime di cassa integrazione a carico del fondo integrativo salariale;

   nel corso degli ultimi 11 mesi, a quanto consta all'interrogante, sono state erogate ai dipendenti Allfood soltanto tre mensilità; da luglio 2020 i lavoratori non hanno percepito più alcun reddito e si trovano oggi in uno stato di grandissima difficoltà economica;

   le rappresentanze sindacali hanno sollecitato più volte Inps nel corso del 2020; l'8 gennaio 2021 sarebbe presentata una denuncia alla procura della Repubblica di Roma per violazione del principio di trasparenza da parte dell'ente previdenziale;

   da fonti sindacali si apprende che i competenti funzionari Inps, interpellati verbalmente, hanno informato che la pratica Fis per la Allfood s.p.a. è stata richiesta per crisi aziendale, anziché per Covid-19, comportando nella fattispecie tempi di lavorazione decisamente più lunghi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   posto che è accettabile per questi lavoratori l'assenza per un periodo di 11 mesi dell'erogazione dei suddetti ammortizzatori sociali, se esistano specifiche problematiche che impediscono l'erogazione dell'ammortizzatore tramite Fis;

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di sbloccare l'erogazione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori Allfood s.p.a. impiegati presso il centro di ricerca Enea Casaccia.
(5-05486)

Interrogazione a risposta scritta:


   MAMMÌ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (Enpam), ha posto in vendita un portafoglio immobiliare di sua proprietà comprendente 31 asset direzionali (per una superficie lorda complessiva di 520 mila metri quadrati), 10 hotel ubicati tra Roma, Milano, Abano e Montegrotto, 5 proprietà retail (30 mila metri quadrati), una caserma a Roma, un polo logistico (90 mila metri quadrati) nell'hinterland di Milano e 17 immobili a destinazione residenziale, per un valore complessivo pari a 1,077 miliardi di euro;

   l'articolo 8 dello statuto di Enpam prevede che «La dotazione patrimoniale della Fondazione è funzionale alle finalità previdenziali ed assistenziali della Fondazione medesima e viene impiegata in conformità alla legge ed ai regolamenti». L'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, recita che: «La vigilanza sulle associazioni o fondazioni di cui all'articolo 1 è esercitata dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale, dal Ministero del tesoro, nonché dagli altri Ministeri rispettivamente competenti ad esercitare la vigilanza per gli enti trasformati ai sensi dell'articolo 1, comma 1...»;

   da notizie di stampa, riportate anche in rete su vari siti internet, risulta che l'Enpam ha invitato al bando, denominato «Project Dream», vari soggetti tra operatori italiani e internazionali, ponendo come termine della gara la fine del mese di marzo 2021, entro il quale andranno presentate le offerte economiche vincolanti alla Deloitte, l'advisor selezionato dall'Enpam. Tra gli operatori interessati al progetto è presente la società Elsafra II spa, avente sede legale a Milano, le cui quote sono controllate al 95,5 per cento da un'altra società di amministrazione condominiale della Brianza, la Hiram II srl. Dalle richiamate notizie si apprende che la Elsafra II spa avrebbe contattato gli inquilini degli storici palazzi della Cassa previdenziale dei medici per proporre loro un affare consistente nell'esercizio del diritto di prelazione d'acquisto sugli immobili posti in vendita, per una durata di 4 mesi, ad un prezzo inferiore a quello di mercato;

   il ricorso al cosiddetto social housing come strumento per contrastare il disagio abitativo è stato incentivato, in maniera significativa, nella presente legislatura, dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nonché dalle regioni e dai comuni; assume infatti un ruolo sempre più crescente la promozione dell'edilizia residenziale sociale, rivolta a quelle fasce di popolazione con redditi non adeguati per accedere al mercato abitativo, ma non così bassi per aver diritto all'assegnazione di alloggi popolari. In tale contesto sarebbe contraddittorio che gli enti pubblici non intervenissero nei casi in cui interi comparti abitativi di proprietà di enti e fondazioni previdenziali pubblici e privati, spesso con locazioni a canoni inferiori a quelli di mercato, vengano dismessi o gestiti con la logica del libero mercato. Nelle situazioni summenzionate le regioni e gli enti locali potrebbero infatti intervenire assumendo un ruolo di mediazione e tutela sociale, anche nei confronti di Fondazioni sottoposte a vigilanza pubblica, come nel caso in questione –:

   se il Ministro interrogato, in forza del potere di vigilanza sull'Enpam, intenda adottare iniziative per valutare forme di mediazione con la Fondazione che garantiscano la tutela sociale degli inquilini negli stabili destinati alla vendita nell'ambito del bando denominato «Project Dream».
(4-08515)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° marzo 2021 è entrato in vigore l'accordo di tutela dei prodotti agroalimentari a rischio contraffazione tra Unione europea e Repubblica Popolare cinese, il quale copre duecento indicazioni geografiche (IG) tra Unione europea e Cina;

   come evidenziato a mezzo stampa e dalle associazioni di categoria, la legislazione cinese, in virtù di una legge del 2017 nei confronti delle organizzazioni no profit, tra cui anche i consorzi di tutela, richiede che gli organismi Dop e Igp italiani si dotino di un rappresentante legale nel territorio cinese per svolgere le regolari attività di promozione dei propri prodotti;

   se questa disciplina venisse confermata, i consorzi di tutela rischierebbero di subire una interruzione repentina delle attività promozionali in territorio cinese, con conseguenti ripercussioni in termini di visibilità del made in Italy;

   tale situazione, peraltro, andrebbe ad esacerbare i già gravi danni causati dalla pandemia da Covid-19, che ha colpito duramente le attività promozionali dei consorzi come fiere ed esposizioni, essenziali per la promozione, crescita e tutela delle indicazioni geografiche;

   infine, tale contesto obererebbe i consorzi di ulteriori costi ed oneri da sostenere ed andrebbe a ledere l'autonomia delle iniziative consortili operanti in territorio cinese, allungandone le tempistiche e creando un vuoto nella tutela e nella promozione delle indicazioni geografiche in territorio cinese –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti, se essi corrispondano al vero e se intendano assumere tutte le iniziative di competenza per chiarire l'ambito applicativo della disciplina di cui in premessa, adottando, se del caso, le necessarie iniziative diplomatiche volte ad una modifica della legislazione cinese nei confronti dei consorzi di tutela delle indicazioni geografiche.
(4-08504)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FOTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con ricorso numero di registro generale 1557 del 2021 – proposto dai medici del «Comitato Cura Domiciliare Covid-19», contro Ministero della salute, Aifa – Agenzia Italiana del farmaco, in persona del legale rappresentante pro tempore – è stato richiesto l'annullamento, previa sospensione dell'efficacia, della nota Aifa del 9 dicembre 2020;

   il Tar del Lazio (sezione Terza Quater), ha accolto, con ordinanza del 2 marzo 2021, la detta istanza cautelare e per l'effetto ha sospeso l'efficacia della nota dell'Aifa del 9 dicembre 2020 recante «princìpi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare» nella parte in cui nei primi giorni di malattia da Sars-Covid, prevede unicamente una «vigilante attesa» e somministrazione di fans e paracetamolo, e nella parte in cui pone indicazioni di non utilizzo di tutti i farmaci generalmente utilizzati dai medici di medicina generale per i pazienti affetti da Covid-19;

   nella detta ordinanza, il giudice adito ritiene che «a una valutazione sommaria propria della fase cautelare, il ricorso appare fondato, in relazione alla circostanza che i ricorrenti fanno valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza, e che non può essere compresso nell'ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi» –:

   se e quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, recependo le ragioni espresse nel succitato provvedimento dell'organo di giustizia amministrativa, il Ministro interrogato.
(5-05484)

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   risulta all'interrogante che, dal mese di novembre 2020, nonostante la situazione pandemica dovuta al Covid-19, è avvenuta la chiusura di importanti reparti dell'ospedale di Montefiascone (Viterbo);

   la grave notizia ha determinato la reazione di protesta, legittima, dell'ex sindaco di Montefiascone, Massimo Paolini, dipendente della medesima struttura ospedaliera, il quale, inoltre, svolge la funzione di rappresentanza sindacale nell'ambito del gruppo aziendale Uil del distretto A (Montefiascone, Acquapendente);

   le proteste del sopracitato signor Paolini, preoccupato per l'indebolimento delle strutture sanitarie del territorio, determinavano dapprima una contestazione di addebito disciplinare, in data 26 novembre 2020, e successivamente, un provvedimento di trasferimento con effetto immediato, in data 15 dicembre 2020, all'ospedale «Belcolle» di Viterbo;

   l'Azienda sanitaria locale ha contestato al signor Paolini, sindaco uscente e rappresentante sindacale, l'espressione del proprio libero pensiero, nonostante non vi sia alcun conflitto di interessi con le mansioni tecniche, da addetto agli ingressi e centralinista, svolte per il Servizio sanitario nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti, quali la chiusura di importanti reparti dell'ospedale di Montefiascone, terzo comune per popolazione della provincia di Viterbo, e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare;

   se non ritenga opportuno approfondire, per quanto di competenza, la vicenda, e anche al fine di tutelare il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, come nel caso di cui in premessa, che ha coinvolto il signor Massimo Paolini, ex sindaco di Montefiascone e dipendente Asl, all'epoca dei fatti in servizio presso l'ospedale di Montefiascone, il cui trasferimento appare all'interrogante del tutto ingiustificato, in circostanze che potrebbero sembrare di «carattere punitivo», presso l'ospedale di Viterbo.
(4-08520)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MILANATO, BARATTO, BOND, CAON, CORTELAZZO, MARIN e ZANETTIN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Poste Italiane Spa è un'azienda italiana, quotata in Borsa, controllata al 35 per cento da Cassa depositi e prestiti e al 29,26 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e dunque, nonostante alcuni settori finanziari siano assoggettati alle regole di mercato, risulta essere per lo più di proprietà pubblica;

   attraverso numerosi solleciti, anche a mezzo di note ufficiali, alcuni sindaci del Veneto e non solo, hanno dichiarato di essere insoddisfatti del servizio erogato da Poste Italiane negli uffici postali delle loro zone di competenza;

   la suddetta situazione di malfunzionamento dei servizi presso gli uffici postali risulta essere dovuta alla messa in atto delle misure di contenimento in materia di Covid-19 stabilite dall'azienda, che ne limita le funzioni e si sta protraendo nel tempo;

   il rispetto delle misure consiste nella riduzione degli orari di apertura degli uffici postali e nel divieto di permanenza all'interno dell'ufficio postale di più persone contemporaneamente, generando file di attesa all'esterno con pericolosi assembramenti;

   la riduzione degli orari di apertura comporta, conseguentemente, una riduzione del personale di turno nell'ufficio postale e quindi un allungamento dei tempi di risoluzione delle pratiche;

   si comprende la necessità di applicare le misure prescritte per fronteggiare la diffusione del Coronavirus, ma, allo stesso tempo, è doveroso sottolineare che la stessa osservanza delle regole comporta, oltre al disservizio, un rischio per la salute dei cittadini, spesso anziani, esponendoli ad assembramenti fuori dagli uffici anche con temperature molto fredde;

   la sentenza del Consiglio di Stato, Sezione VI, n. 2140/2017, ha stabilito che l'accesso ai servizi postali è di tipo universale e deve essere garantito, prevedendo come obbligatorio il preliminare confronto con gli enti locali, in modo da consentire un esame approfondito del contesto territoriale e demografico presso ogni singolo comune quale base di conoscenza necessaria per analizzare eventuali processi di razionalizzazione, che non devono andare a scapito del servizio -;

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative, per quanto di competenza, al fine di favorire una rimodulazione dell'orario del servizio attualmente svolto dagli uffici postali ovvero un incremento del personale attualmente impiegato.
(5-05488)

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la crisi del traffico aereo civile, innescata dalla pandemia, ha avuto pesanti ricadute sulle aziende produttrici di aeromobili commerciali, in primis Airbus e Boeing;

   nelle ultime settimane, Airbus ha comunicato di aver evidenziato per il 2020 una perdita netta di 1,13 miliardi di euro ed una riduzione di circa 3.600 posti di lavoro, mentre Boeing ha comunicato di aver riscontrato nel 2020 una perdita netta di 11,9 miliardi di dollari, con una riduzione organica di 30.000 addetti da completare entro la fine del 2021;

   la crisi ha avuto ripercussioni anche sulla divisione aerostrutture di Leonardo, che, attraverso le attività svolte nei propri siti di Campania e Puglia, è fornitore primario di alcuni dei principali programmi aeronautici civili (A321, ATR, B787);

   il 24 febbraio 2021, in occasione dell'audizione in Commissione Difesa alla Camera dei deputati, i rappresentanti Boeing Company Italia hanno comunicato di sostenere nel nostro Paese, a fronte di 150 dipendenti diretti, un indotto occupazionale di 16.000 posti di lavoro e che ogni dollaro investito dall'Italia in programmi Boeing originerebbe un ritorno di 5 dollari;

   il programma Boeing 787 vede un coinvolgimento significativo di Leonardo, che realizza il 14 per cento della cellula e lo stabilizzatore orizzontale (quest'ultimo solo per alcune versioni);

   il nuovo piano produttivo definito da Boeing prevede la produzione di 55 serie di B787 nel 2021, con una media di poco superiore alle 4 serie al mese, a fronte delle 14 serie al mese prodotte prima della pandemia, con una riduzione dei volumi superiore al 50 per cento;

   tale contrazione dei volumi ha un impatto particolarmente negativo sul sito Leonardo di Monteiasi-Grottaglie (Taranto) che, in base alle specifiche tecniche definite dal cliente, è attualmente dedicato in via esclusiva alla produzione delle sezioni centrale e centro-posteriore della fusoliera del velivolo;

   al fine di salvaguardare i perimetri occupazionali della divisione aerostrutture, Leonardo ha siglato a fine dicembre 2020 un accordo con le organizzazioni sindacali, che prevede la conferma degli investimenti già previsti, la riqualificazione dei propri addetti sulla base di nuove competenze e l'individuazione di nuove opportunità di business;

   il piano di rilancio fa leva interamente su risorse proprie dell'azienda e sull'accesso a strumenti di riqualificazione professionale e di sostegno agli investimenti previsti dalla normativa nazionale –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa ed, in particolare, della circostanza che Boeing, nel confermare da un lato il proprio impegno nel nostro Paese, dall'altro intenda ridurre le commesse verso le aziende italiane;

   quali iniziative intendano intraprendere per sostenere il piano di rilancio della divisione aerostrutture di Leonardo, con particolare riferimento al sito di Monteiasi-Grottaglie, e della filiera aeronautica nazionale.
(4-08503)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FOTI e BUTTI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di febbraio 2020 risulta depositato presso il Ministero per l'ordinaria procedura di valutazione di impatto ambientale, il progetto di «Riqualificazione e riefficientamento di un pontile per attracco di petroliere nel porto di Augusta (SR) in concessione demaniale a Maxcom Petroli S.p.a.»;

   il competente ufficio, secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 (testo unico ambientale), avrebbe dovuto esprimere parere entro 60 giorni;

   sul detto progetto sono già stati espressi i pareri (tutti positivi) degli enti preposti della regione siciliana;

   il progetto prevede il rifacimento della parte superiore del pontile utilizzando «poltruso», un materiale composito formato da plastica e fibra di vetro. È inoltre previsto il rifacimento di tutto il piping esistente e la riparazione/sostituzione dei pilastri a mare con segni di ammaloramento. Si prevede, infine, il prolungamento di 25 metri necessario per potere permettere l'attracco di testa delle navi a maggior pescaggio, in modo che possano scaricare direttamente sul pontile senza dover utilizzare «bettoline» come vettore intermedio per poter stoccare a terra il prodotto:

   la procedura che qui interessa è registrata sul portale del Ministero con il numero 5138 e la documentazione risulta completa di ogni richiesta di parere dovuto per legge;

   l'intervento in questione è realizzato con capitali interamente privati e la società, per questioni di sicurezza anche ambientale e competitività dello scalo, ben note al Ministero, deve iniziare i lavori entro l'estate del corrente anno;

   in sostanza, un progetto di riqualificazione ambientale avviato nel 2018 attende, dopo anni, la prescritta autorizzazione –:

   quali siano le ragioni del clamoroso ritardo accumulato dal Ministero in ordine all'autorizzazione richiesta e quali iniziative intenda porre in essere per il rilascio, senza ulteriori indugi, dell'autorizzazione relativa alla valutazione di impatto ambientale (Via).
(5-05477)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ROTELLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   desta enorme preoccupazione la vicenda legata alla governance del Parco nazionale del Circeo e che vede l'attività dell'ente parco paralizzata perché priva dei massimi organi di gestione, con la nomina del direttore bloccata da mesi e il presidente dimissionario;

   dal mese di novembre 2020, infatti il direttore ha concluso il suo mandato alla guida dell'ente e, non solo non si è ancora provveduto alla surroga, ma il bando pubblico, pur considerata la complessità della procedura, è stato «bocciato» per ben due volte dal Ministro competente;

   la prima «bocciatura» risalirebbe al 16 settembre 2020 e sarebbe dovuta alla presenza, nell'avviso, di criteri non previsti dalla legge per l'individuazione dei curriculum idonei a ricoprire la carica. Analogo problema si sarebbe verificato con la terna avanzata successivamente (il 29 dicembre); ciò ha portato a convocare il consiglio direttivo del Parco con lo scopo di annullare l'individuazione di quella terna;

   al momento, il Parco si trova, quindi, privo dell'apparato organizzativo e amministrativo in grado di gestirlo;

   è necessario fare chiarezza su una vicenda che, oltre ad essere incresciosa, mina la salvaguardia e la tutela di una delle più importanti ed antiche aree naturali protette d'Italia;

   il Parco del Circeo riveste un ruolo essenziale per l'habitat di un vasto territorio. Per questo esso è indicato come riserva della biosfera Unesco dal 1997 e merita di essere gestito con adeguati criteri da professionalità di provata competenza;

   se si vuole investire per la tutela del nostro territorio, è tempo che l'ecologia nel nostro Paese sia sottratta a criteri di gestione molto lontani dal rappresentare politiche di salvaguardia basate su un'autentica difesa del territorio;

   a livello ambientale l'Europa investirà tanto, di conseguenza saranno di fondamentale importanza sia l'approvazione del piano del parco che le scelte di fondo che l'ente dovrà fare con il territorio circostante, con il privato, con gli enti locali; è evidente che ciò non potrà realizzarsi senza una governance efficace ed efficiente –:

   quali siano i criteri di selezione del nuovo direttore dell'ente dopo l'annullamento dei relativi bandi e in che modo si intenda ovviare all'assenza di una governance necessaria per gestire i milioni di euro destinati all'attività di un ente che rappresenta una delle più importanti ed antiche aree naturali d'Italia.
(5-05475)


   MURONI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 dicembre 2020 il comune di Terracina provvedeva al rilascio del permesso di costruire N. 6726 alla Srl «Residenze Circe» per la costruzione di un complesso residenziale sito in viale Circe nn. 92/94/96, costituito da due fabbricati di n. 5 piani, area edificabile di 4.000 metri quadrati e volumetria pari a 13.000 metri cubi, mediante un'operazione di demolizione, ricostruzione e cambio di destinazione d'uso, di un immobile di proprietà della ex onlus «Fondazione Società Romana Pro-Infantia» poi acquistato dalla «Residenze Circe srl», in conformità agli elaborati tecnico-progettuali, alle varianti alle norme tecniche di attuazione del piano regolatore generale, approvate con delibera del consiglio comunale n. 38/19 ai sensi degli articoli 4 e 5 della legge regionale 7/17 sulla cosiddetta rigenerazione urbana e alle norme vigenti in materia di autorizzazione paesaggistica ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004, nonché del piano territoriale paesistico regionale (Ptpr) approvato dalla regione Lazio con D.c.r. n. 5 del 2 agosto 2019;

   tale intervento sito in una pregiata zona costiera fronte mare, è stato in più sedi contestato da rappresentanti dei cittadini e da soggetti portatori di interessi diffusi come il circolo Legambiente di Terracina, in virtù delle numerose criticità a livello paesaggistico, ambientale e storico e in ragione del fatto che il relativo piano urbanistico attuativo, risalente al 2003, non ha mai superato la valutazione ambientale strategica (Vas) regionale;

   il Ptpr è stato annullato a seguito di sentenza n. 240 del 2020 della Corte Costituzionale, nel giudizio per conflitto di attribuzione tra enti – udienza pubblica del 21 ottobre 2020, decisione del 22 ottobre 2020, deposito del 17 novembre 2020 – in cui la Corte dichiara che «non spettava alla Regione Lazio e, per essa, al Consiglio regionale approvare la deliberazione 2 agosto 2019, n. 5 e annulla, per l'effetto, la suddetta deliberazione e la successiva nota direttiva esplicativa del 20 febbraio 2020, prot. 0153503, della Direzione regionale per le politiche abitative e la pianificazione territoriale, paesistica e urbanistica della Regione Lazio»;

   il comune, pertanto, a seguito della sentenza della Corte avrebbe potuto rilasciare solo autorizzazioni relative agli interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione, risanamento, recupero statico ed igienico e restauro conservativo, conformemente alle cosiddette «norme di salvaguardia» stabilite dalla legge regionale n. 24 del 1998;

   il 30 dicembre 2020 è stato presentato un accurato esposto diretto a tutti gli enti coinvolti nell'iter autorizzativo da parte del Comitato Europa Verde di Terracina;

   il 31 dicembre 2020 il cantiere per la realizzazione dell'opera è stato sequestrato dall'ufficio circondariale marittimo di Terracina, su disposizione della procura della Repubblica, a seguito della contestazione di abusiva lottizzazione dell'area che, stante la suddetta pronuncia riguardo al Ptpr da parte della Corte Costituzionale, non può al momento rientrare nell'applicazione della normativa sulla cosiddetta rigenerazione urbana, ma deve sottostare esclusivamente alle disposizioni di tutela di cui all'articolo 21, comma 1, della legge regionale 6 luglio 1998, n. 24. Il sequestro è stato convalidato dal GIP di Latina in data 8 gennaio 2021;

   è stata presentata dal consigliere di Europa Verde della regione Lazio, Cacciatore, una analoga interrogazione che tra l'altro chiede il commissariamento dell'amministrazione di Terracina –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e, nel caso, se intenda promuovere, per quanto di competenza, una riflessione tecnica al fine di garantire, nel rispetto delle competenze specifiche del comune di Terracina e della regione Lazio, che casi come quello di cui in premessa non debbano ripetersi e, al tempo stesso, se non si ritenga opportuna una ulteriore riflessione tecnica al fine di garantire una corretta gestione di tutti gli ulteriori atti relativi ai diversi insediamenti, di natura tutt'altro che conservativa.
(5-05485)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MANZO. — Al Ministro del turismo, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   opere abusive e cancelli delimitano le spiagge libere del litorale stabiese, in balia dei privati;

   in particolare, a Pozzano, nel comune di Castellammare di Stabia – città metropolitana di Napoli – sono presenti numerosi stabilimenti balneari liberi, comunali e in concessione a privati;

   varie segnalazioni pervengono dal lato balneabile della costa, quello che parte da Pozzano e arriva al confine con Vico Equense: dopo i primi lidi private, c'è la spiaggia di Pozzano, la più grande delle aree libere di cui la città dispone, rifugio sicuro per i bagnanti che non vogliono spendere dai 20 ai 50 euro per un tuffo in mare;

   tuttavia anche a Pozzano, dove sulla strada si combatte di giorno la guerra ai parcheggiatori abusivi e alla sosta selvaggia, c'è chi detta legge sulla sabbia;

   gli stabilimenti balneari, di fatto, rappresentano l'unica area del territorio cittadino presso cui è consentita la balneazione che, invece, è interdetta presso l'arenile cittadino, sito in C.so Garibaldi, da decenni al centro di un lungo e difficoltoso processo di riqualificazione;

   l'accesso ai lidi di Pozzano, sia liberi che in concessione, purtroppo da anni è limitato a causa della presenza di numerosi cancelli posti all'ingresso degli stabilimenti, che di fatto, impediscono la libera fruizione della spiaggia e del mare a cittadini ed ai turisti;

   i suddetti cancelli sono stati installati nel corso degli anni: la loro chiusura alle ore 19,00 da parte dei gestori dei lidi, l'accesso alla spiaggia, inclusa la parte libera, è completamente interdetto alla libera fruizione;

   ad aggravare la situazione si sottolinea che la chiusura dei cancelli permane altresì nei mesi autunnali ed invernali senza possibilità di accesso neanche a pagamento;

   il su citato diniego del diritto al godimento del mare è inconcepibile ed oggetto di numerose segnalazioni di malcontento e stress di tutti i cittadini, che a causa di vincoli che appaiono all'interrogante sostanzialmente vessatori si vedono costretti a rinunciare;

   purtroppo, si tratta di situazioni non certo residuali che, anche in vista della stagione estiva, già particolarmente a rischio nell'attuale contesto, possono ancor più comprometterne lo sviluppo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, intendano adottare al fine di garantire il libero accesso al mare e la libera fruizione della spiaggia in relazione a situazioni quali quella segnalata in premessa.
(4-08501)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   CARDINALE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio di Stato, con numerose ordinanze emesse negli ultimi anni (tra le quali, di recente, la n. 602/2021 e n. 626/2021, ha più volte accolto favorevolmente altrettanti ricorsi avanzati da medici che hanno richiesto l'accesso alle scuole di specializzazione medica tramite la graduatoria unica nazionale del Ministero dell'università e della ricerca;

   nei casi specifici ci si riferisce alla possibilità di accesso alle scuole di specializzazione medica per quei candidati che, nel rispetto della disponibilità e dell'ordine di graduatoria, hanno richiesto senza successo l'attribuzione di una delle borse di specializzazione rimaste vacanti, dunque giudicate «non intonse», ovvero parzialmente utilizzate da specializzandi poi trasferiti presso altre sedi;

   è opportuno sottolineare che le borse di specializzazione non «intonse», come ha ribadito il Consiglio di Stato nelle due sentenze di cui sopra, «non possono restare a priori non utilizzate se il loro uso può servire comunque a garantire un'ulteriore specializzazione in ambito medico, poiché l'ordinamento non vieta né di assegnare borse non intonse, né l'inutilizzabilità di quelle ottenute ma parzialmente fruite»;

   per i motivi di cui sopra e stando alle ordinanze del Consiglio di Stato, sono state disposte le iscrizioni dei ricorrenti alle scuole di specializzazione medica per cui era stata precedentemente avanzata richiesta, richiedendo al Ministero di procedere con l'assegnazione delle risorse non utilizzate;

   per quanto sopra riportato il Ministero dunque risultato più volte soccombente presso il Consiglio di Stato, anche se ad oggi risulta all'interrogante che non abbia effettivamente dato seguito alle ordinanze emesse;

   utilizzare le risorse non fruite, e dunque dare la possibilità ad altri medici di immatricolarsi presso le scuole di specializzazione medica di tutto il territorio nazionale, non andrebbe solamente a tutelare coloro che chiedono il rispetto dei loro diritti, ma potrebbe decisamente migliorare nel prossimo futuro l'offerta del Servizio sanitario nazionale, riducendo così la mancanza di specialisti ormai divenuto cronico in tutto il Paese;

   stando ad uno studio dell'associazione dei medici dirigenti Anaao - Assomed pubblicato nel 2019, infatti, dall'analisi delle curve di pensionamento e dei nuovi specialisti formati nel periodo 2018-2025, è previsto un ammanco di circa 16.700 medici. Le carenze più elevate si osservano in Piemonte e Lombardia al nord (2004 e 1921, rispettivamente), Toscana al Centro (1793 medici), Puglia, Calabria e Sicilia al Sud (1686, 1410 e 2251, rispettivamente);

   tale carenza, oggetto di discussione in maniera particolare nell'ultimo periodo a causa dell'emergenza sanitaria che sta tuttora investendo il nostro Paese e non solo, rischia di creare importanti ammanchi nella gestione medica del Servizio sanitario nazionale, riducendo di fatto l'efficienza dello stesso e causando un importante impoverimento della qualità dei servizi erogati;

   a quanto esposto si aggiungono i costi legali, a carico della parte soccombente in giudizio, che creerebbero un ulteriore aggravio per il bilancio pubblico dello Stato –:

   quali siano le motivazioni che spingono il Ministero dell'università e della ricerca a non dar seguito alle richieste dei candidati alle scuole di specializzazione medica in posizione utile per fruire delle borse di specializzazione non «intonse» e dunque, di fatto, alle relative ordinanze del Consiglio di Stato;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere a loro tutela nell'immediato e al fine di garantire l'esecuzione delle numerose ordinanze che hanno visto il Ministero soccombere in sede di giudizio.
(4-08512)

Apposizione di firma e cambio di presentatore ad una risoluzione.

  Risoluzione in Commissione Bergamini n. 7-00605, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, è da intendersi sottoscritta dal deputato Sozzani che ne diventa il primo firmatario.

Apposizione di firma ad una interpellanza urgente e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Interpellanza urgente Scanu e altri n. 2-01123, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cadeddu. Pertanto, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Scanu, Cadeddu, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Giarrizzo, Masi, Orrico, Perconti, Sut, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Scagliusi, Serritella, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Invidia, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci».

Apposizione di firme ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Paxia e Schullian n. 2-01115, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Termini, Berardini, Sarli, Nardi, Menga, Scanu, Papiro, Sodano, Raffa, Testamento, Suriano, Corda.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Fratoianni n. 4-08475, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Sarli.

  L'interrogazione a risposta in commissione Suriano n. 5-05449, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Sarli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Cantini n. 5-05263 del 13 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Rotelli n. 5-05264 del 13 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Tasso n. 5-05316 del 25 gennaio 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Pizzetti n. 5-05339 del 17 febbraio 2021;

   interrogazione a risposta scritta Carelli n. 4-08375 del 3 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Benamati n. 5-05407 del 3 marzo 2021;

   interrogazione a risposta scritta Licatini n. 4-08465 dell'8 marzo 2021;

   interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-05445 dell'8 marzo 2021;

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo (ex articolo 134, comma 2 del Regolamento).

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Giachetti n. 4-05899 del 3 giugno 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05471.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Foti n. 4-08386 del 3 marzo 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05472.