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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 9 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    lo straordinario momento emergenziale che si sta vivendo a causa del Coronavirus non reca con sé soltanto conseguenze derivanti dalla patologia che colpisce la salute fisica di chi la contrae ma una serie di conseguenze psicologiche non trascurabili: la paura e il senso di solitudine e di abbandono durante il periodo di isolamento in casa o durante il ricovero in ospedale ne sono soltanto alcuni esempi;

    il personale scolastico, e più in particolare i docenti, sono poi particolarmente vulnerabili dal punto di vista psicologico, poiché proprio per loro e già prima della pandemia si parlava del fenomeno del burn out che affligge tutte quelle professioni ad elevata implicazione relazionale, nelle quali si sviluppa un maggior legame emotivo con i soggetti su cui si opera;

    si legge nella letteratura scientifica che molteplici sono i fattori che incidono sulla serenità professionale dei docenti:

     la peculiarità della professione (rapporto con studenti e genitori, classi numerose, situazione di precariato, conflittualità tra colleghi, costante necessità di aggiornamento);

     la trasformazione della società verso uno stile di vita sempre più multietnico e multiculturale;

     il continuo evolversi della percezione dei valori sociali (inserimento di alunni disabili nelle classi, delega educativa da parte della famiglia a fronte dell'assenza di genitori-lavoratori o di famiglie monoparentali);

     l'evoluzione scientifica (internet e informatica);

     il susseguirsi continuo di riforme;

     la maggior partecipazione degli studenti alle decisioni e il conseguente livellamento dei ruoli con i docenti;

     il passaggio critico dall'individualismo al lavoro in équipe;

     l'inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla professione (retribuzione insoddisfacente, scarsa considerazione da parte dell'opinione pubblica e altro);

    le difficoltà sopra elencate sono acuite se si osservano i docenti nel contesto odierno, il cui perimetro è delineato dalle gravi difficoltà legate alla situazione epidemiologica che ha creato, comunque, senso di incertezza e preoccupazione per la propria e altrui sicurezza, oltre che profondi cambiamenti nelle dinamiche di classe e nelle metodologie didattiche e di lavoro oltre che relazionali;

    è già da diversi anni che le scuole si sono attrezzate e organizzate per supportare adeguatamente e professionalmente i disagi derivanti dalle difficoltà adolescenziali degli alunni, ma la stessa attenzione non è stata posta nei confronti degli insegnanti;

    sono proprio questi ultimi che reclamano non solo percorsi formativi ad hoc per gestire le difficoltà della professione ma sportelli psicologici specificamente strutturati per loro che possano aiutarli a superare, in particolare in questo particolare e straordinario periodo storico, i gravi disagi derivanti dai profondi e repentini cambiamenti a cui sono sottoposti;

    cospicue risorse sono state investite nel periodo pandemico per attività di aggiornamento del personale scolastico volte ad innalzare la qualità dell'offerta formativa e al fine di valorizzare il personale, ma incredibilmente poco hanno riguardato la cura degli aspetti psicologici e di gestione dello stress dello stesso personale,

impegna il Governo:

   ad assumere iniziative volte a incentivare l'organizzazione negli istituti scolastici di percorsi formativi e di aggiornamento per insegnanti con lo scopo di supportarli nelle più moderne tecniche di gestione delle problematiche derivanti dalla professione di insegnante;

   ad adottare iniziative per prevedere all'interno delle scuole uno sportello di supporto psicologico composto da uno o più psicologi, al fine di garantire il più adeguato supporto alle categorie professionali che operano all'interno delle istituzioni scolastiche.
(7-00612) «Casa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il disastro del volo di linea Kam Air 904 dall'aeroporto di Herat all'aeroporto internazionale di Kabul, precipitato il 3 febbraio 2005 sul monte Shapiri Gar, in Afghanistan, ha causato la morte di 104 persone e rimane ancora uno dei disastri insoluti della storia italiana;

   tre delle 104 vittime complessive, erano di nazionalità italiana: Gianluigi Barattin, Andrea Pollastri, insieme ad un ufficiale delle forze speciali, Bruno Vianini, all'epoca distaccato alla nuova base militare internazionale in Afghanistan;

   quest'ultimo, in particolare, si trovava a bordo dopo aver portato a termine un'operazione di sopralluogo a Herat, finalizzata all'organizzazione dell'invio di un contingente italiano di forze speciali da Kabul per l'espansione della missione internazionale Isaf;

   nonostante la gravità dell'episodio, l'intera vicenda rimane sotto molti aspetti avvolta dal mistero, ed è importante non solo compiere ulteriori accertamenti, ma, secondo l'interrogante, sussistono anche gli estremi della riapertura delle indagini penali da parte della procura di Roma, previa autorizzazione del giudice per le indagini preliminari, atteso che in precedenza non si è tenuto conto di aspetti fondamentali emersi nel successivo rapporto della Commissione ufficiale afghana e di quelli raccontati nell'inchiesta del Corriere della Sera;

   questa discrepanza ha comportato una diversa valutazione dell'evento e della posizione delle vittime;

   a conferma dell'oscurità della vicenda, il Corriere della Sera del 30 maggio 2018 riporta un articolo di inchiesta a firma di Francesco Battistini ed Enrico Mannucci, che esamina analiticamente gli aspetti e le dinamiche che ancora necessitano di chiarimenti, facendo emergere non pochi interrogativi sulla ricostruzione degli eventi;

   del tutto senza spiegazione rimangono, in particolare: le manifeste anomalie nell'itinerario del velivolo, emerse anche dallo studio delle carte di volo e delle relazioni ufficiali e il mancato rispetto della procedura standard di avvicinamento all'aeroporto; la mancata richiesta di assistenza speciale da parte dei piloti e l'assenza d'invio di segnali d'allarme dalla cabina di pilotaggio; il mancato ritrovamento della scatola nera contenente le registrazioni audio della cabina di pilotaggio; il ritrovamento, giorni dopo l'accaduto, della seconda scatola nera priva dei dati di volo;

   ulteriori anomalie si registrano circa l'intervento sul luogo del disastro di militari americani e il trasporto delle salme dei passeggeri statunitensi – cui, peraltro, era vietato volare con la compagnia aerea Kam Air – presso la base militare americana di Bagram, senza la previa autorizzazione del medico legale incaricato, colonnello dei carabinieri Carlo Maria Oddo, nonché la mancata effettuazione, nell'immediatezza del fatto, di alcun tipo di esame autoptico tossicologico sui corpi dei piloti (procedura obbligatoria dal 1990, in caso di incidenti di volo);

   aspetti preoccupanti, tanto più se si considera l'incongruenza tra il rapporto tecnico sul disastro, redatto dai carabinieri di stanza in Afghanistan presumibilmente nel settembre 2005, su impulso della procura di Roma, il quale riporta nelle conclusioni la «perdita dell'orientamento nella fase di atterraggio del pilota» e il rapporto ufficiale della Commissione d'inchiesta istituita dal Ministero dei trasporti afghano del febbraio 2006, il quale conclude affermando che «l'aereo scese al di sotto della minima altitudine assegnata, ma le ragioni di questa discesa non possono essere determinate»;

   occorre incaricare esperti che, esaminate le carte e i dati in possesso, possano chiarire la dinamica del caso, anche per interrompere quel doloroso, assordante silenzio istituzionale che, come evidenziato dall'articolo di Susanna Donatella Campione dell'8 gennaio 2021 – pubblicato, cioè, a tre anni dall'inchiesta del Corriere della Sera – impone di fare chiarezza sull'accaduto –:

   di quali elementi disponga il Governo sulla vicenda, anche alla luce di quanto richiamato in premessa, e se non intenda promuovere iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere diplomatico, al fine di contribuire a chiarire le circostanze di una tragedia che ha visto coinvolti tre nostri connazionali.
(5-05466)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, COMAROLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il piano strategico dell'Italia per la vaccinazione anti SARS-CoV-2/COVID-19, adottato con decreto ministeriale del 2 gennaio 2021 e ispirato ai valori e princìpi di equità, reciprocità, legittimità, protezione, promozione della salute e del benessere contenuti nella nostra Costituzione, riconosce la necessita di definire delle priorità in modo trasparente nella fase iniziale di disponibilità limitata di vaccini contro il COVID-19, tenendo conto delle raccomandazioni internazionali;

   il piano individua come categorie prioritarie gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale e gli ospiti dei presìdi residenziali per anziani, gli anziani over 80, le persone dai 60 ai 79 anni, la popolazione con almeno una comorbidità cronica;

   l'approvvigionamento ha subìto riduzioni delle quantità di vaccini disponibili nella prima fase della campagna vaccinale; il Ministero della salute dunque in collaborazione con la struttura del commissario straordinario per l'emergenza COVID-19, Aifa, Iss e Agenas ha elaborato un documento di aggiornamento delle categorie e dell'ordine di priorità dal titolo «Le priorità per l'attuazione della seconda fase del Piano nazionale vaccini Covid-19». Tale documento ha ricevuto parere positivo da parte del Consiglio superiore di sanità ed è stato oggetto di un confronto con il presidente e alcuni componenti del Comitato nazionale di bioetica;

   l'ultimo aggiornamento dei criteri risale all'8 febbraio 2021;

   i parametri presi in considerazione a tal fine, sulla base delle analisi condotte dagli studi scientifici a disposizione, sono l'età e la presenza di condizioni patologiche che rappresentano le variabili principali di correlazione con la mortalità per COVID-19;

   con riferimento alle categorie di individui con aumentato rischio clinico per comorbidità, sono state prioritariamente considerate le aree di patologia riportate in una tabella che include anche i pazienti oncologici ed onco-ematologici e ricomprende un sottogruppo di pazienti estremamente vulnerabili che hanno sulla vaccinazione priorità assoluta al pari di altre categorie come, ad esempio, gli ultraottantenni;

   i pazienti con diagnosi di cancro hanno una più alta incidenza di infezione da SARS- CoV-2 rispetto alla popolazione generale e sono più a rischio di complicazioni gravi; il tasso di mortalità per COVID-19 nei pazienti con cancro è estremamente alto (13-35 per cento);

   i pazienti con neoplasie ematologiche e quelli con tumori del distretto toracico hanno un rischio particolarmente elevato; in particolare, secondo lo studio multicentrico internazionale Teravolt su oltre 1.000 pazienti affetti da tumore maligno del distretto toracico, l'infezione da COVID-19 comporta un altissimo tasso mortalità (32 per cento);

   la mortalità sembra essere ancora più elevata nei pazienti anziani, fumatori, in condizioni cliniche scadute (ECOG PS 2), con malattia in stadio più avanzato o in precedente terapia con steroidi; in essi, il ricorso anche alla chemioterapia, a causa del suo effetto immunosoppressivo, aumenta ulteriormente il rischio di morte;

   l'Esmo, società scientifica che rappresenta circa 25.000 oncologi nel mondo, ha lanciato una call to action diretta agli Stati membri dell'Unione europea, affinché accolgano le indicazioni del Who e diano priorità nei rispettivi programmi di vaccinazione ai malati oncologici, in particolare ai pazienti con neoplasia toracica;

   le numerose associazioni di pazienti oncologici ed onco-ematologici che hanno aderito al progetto di advocacy politico-istituzionale «La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere» coordinato da Salute donna onlus evidenziano come le vaccinazioni dei loro associati in condizioni critiche non abbiano ancora avuto inizio o, in altri casi, vadano molto a rilento –:

   quali siano le attendibili previsioni del Governo sulle tempistiche di vaccinazione dei pazienti oncologici ed onco-ematologici in situazione vulnerabile con particolare riguardo ai tumori ematologici e a quelli del distretto toracico.
(4-08489)


   D'ATTIS e PAOLO RUSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi è stata presentata l'edizione 104 del Giro d'Italia, che si disputerà dall'8 al 30 maggio 2021, nell'anno del 160esimo anniversario dell'Unità d'Italia. La corsa avrà come partenza piazza Castello a Torino l'8 maggio e vedrà a Milano il traguardo conclusivo domenica 30 maggio;

   in occasione della presentazione della 104a edizione del Giro d'Italia, è intervenuto nella diretta di RAI 2 il Ministro del turismo, Massimo Garavaglia, il quale ha dichiarato: «il Giro d'Italia è l'occasione per mostrare le bellezze del nostro Paese ovunque e sarà il simbolo di ripartenza»;

   tuttavia, a dispetto di tale auspicio, oltre ad una tappa a Foggia, non ne sono state previste di ulteriori nelle regioni meridionali e ciò – pare – per ragioni di natura strettamente economica, in quanto diversi comuni del Sud difficilmente potrebbero permettersi di «finanziare» una tappa del Giro;

   l'edizione 2021 della corsa ciclistica, che celebrerà anche i 90 anni della maglia rosa, ha quindi un grande assente: il Sud Italia, dopo che l'edizione «Covid» del 2020 aveva invece toccato quasi tutte le regioni del Sud, mettendo in risalto non solo l'aspetto sportivo e tecnico della corsa tricolore più amata e seguita dagli amanti di questo sport, ma anche le bellezze paesaggistiche e storiche di regioni spesso relegate alla «periferia» d'Italia;

   la manifestazione sportiva così come presentata non toccherà infatti la Basilicata, la Calabria, la Sicilia, la Sardegna. La Puglia, invece, ospiterà il Giro solo per un breve tratto;

   in questo modo, il Giro d'Italia rischia di offrire uno spettacolo a metà, dato che non tutte le regioni saranno toccate dalla carovana rosa. Per tanti italiani non sarà quindi possibile ammirare a bordo strada (evitando comunque assembramenti e prendendo tutte le precauzioni atte ad evitare il contagio) questa bellissima manifestazione sportiva; inoltre la presenza del Giro avrebbe potuto costituire non solo un'attrattiva in termini turistici, ma anche un volano alle attività imprenditoriali e commerciali, già duramente provate dalla pandemia –:

   se non ritengano di dover adottare ogni iniziativa di competenza per favorire e promuovere nelle regioni meridionali eventi e manifestazioni volte a valorizzarne i territori, sotto il profilo sportivo, turistico e culturale, al fine di evitare che in tali ambiti il Sud sia penalizzato rispetto alle altre aree del Paese.
(4-08494)


   TERMINI, SARLI, SIRAGUSA e EHM. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   organi di informazione e di stampa-Radio Popolare edizione del 5 marzo 2021 – La Repubblica e Il Fatto Quotidiano del 6 marzo 2021 – riferiscono che il Ministero dell'economia e delle finanze avrebbe stipulato un contratto con la società statunitense di consulenza McKinsey per lo studio e il monitoraggio del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   nel pomeriggio di sabato 6 marzo 2021, il Ministero dell'economia e delle finanze, con una nota ufficiale, ha confermato la notizia e ha comunicato che il contratto con la società statunitense «ha un valore di 25 mila euro +Iva ed è stato affidato ai sensi dell'articolo 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti sotto soglia, che l'attività di supporto richiesta riguarda l'elaborazione di uno studio sui piani nazionali Next Generation ed un supporto tecnico operativo di project management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano»;

   il comunicato ufficiale del Ministero, sebbene tempestivo, non risulta del tutto soddisfacente, in quanto a giudizio dell'interrogante l'assetto organizzativo-funzionale del Piano nazionale di ripresa e resilienza merita maggiore chiarezza e trasparenza, oltre che un pieno coinvolgimento del Parlamento, che deve poter conoscere anzitutto in che modo e su quali basi è stata effettuata tale scelta. Quello che viene definito «interesse nazionale» presuppone senza alcun dubbio il coinvolgimento di tutti;

   il programma Next Generation EU rappresenta per l'Italia un'occasione unica ed irripetibile per uscire da un periodo di crisi senza precedenti, per il rilancio dell'economia in chiave di sostenibilità ambientale, sociale, di innovazione e competitività e per creare le basi di sviluppo, offrendo alle giovani generazioni nuove opportunità di lavoro in un Paese innovato e rispettoso dell'ambiente;

   in tale quadro risulta pertanto indispensabile e necessario che il Governo faccia chiarezza in merito alla scelta di affidare incarichi di supporto ad una società di consulenza privata americana che si dovrà occupare dei progetti da inserire nella versione finale del piano che riguarda il futuro dell'Italia e dell'interesse nazionale –:

   se non ritengano opportuno fornire elementi di chiarezza e trasparenza in merito al rapporto che intercorre tra il Governo e la società americana, in merito alle modalità di conferimento del mandato alla multinazionale e sull'entità delle informazioni che il Governo potrebbe aver condiviso con la stessa;

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché il Piano nazionale di ripresa e resilienza e le sue singole parti si traducano in atti normativi che coinvolgano pienamente il Parlamento in questa fase in cui l'obiettivo di tutti deve essere il sostegno e il supporto ad un ambizioso programma di investimenti nel rispetto dell'interesse nazionale.
(4-08495)

CULTURA

Interrogazione a risposta immediata:


   CONTE. – Al Ministro della cultura. – Per sapere – premesso che:

   a Eboli, in provincia di Salerno, c'è un importante castello del IX secolo, edificato su un preesistente fortilizio longobardo, denominato Castello Colonna in quanto nel XV secolo subì consistenti restauri per conto di Antonio Colonna, nipote del Papa Martino;

   il castello è ricordato nei documenti come «Domus domini imperatoris in Ebulo» ed è considerato uno fra i più importanti del Medioevo;

   la sua è una struttura imponente e contiene ben quattro torri, due normanne a forma quadrilatera e due sveve a forma cilindrica sul lato occidentale;

   al suo interno fu poi edificata anche la chiesetta di San Marco, menzionata per la prima volta in un documento del 1309, oggetto, attraverso i secoli, di numerosi rifacimenti;

   il Castello Colonna è sottoposto alle disposizioni di tutela della parte II del Codice dei beni culturali e del paesaggio, emanato con decreto legislativo del 22 gennaio 2014, n. 42;

   l'8 marzo 2015 è crollato il muro di cinta dell'antico maniero e con esso uno una delle torrette;

   un altro crollo, lungo lo stesso muro di cinta, si è verificato il 28 gennaio 2021;

   dopo i crolli, parte della cinta muraria (rattoppata in modo provvisorio) è puntellata senza che sia mai avvenuta una vera ricostruzione delle parti di opera perdute;

   l'ultimo proprietario privato del castello è stato il barone Romano Avezzano, senatore del regno che, nel 1935, lo vendette al Ministero di grazia e giustizia; dal 1939 il maniero è stato casa di reclusione per minori per passare poi a diventare, sempre in ambito giudiziario, istituto a custodia attenuata per il trattamento dei tossicodipendenti;

   il complesso attualmente, per la sua destinazione giudiziaria, non è visitabile al suo interno;

   il castello si trova nel cuore del centro antico di Eboli, potrebbe realizzare con altri importanti beni monumentali un polo storico e culturale di grande pregio che, messi in rete, con adeguata valorizzazione, potrebbero rappresentare un volano per il turismo religioso e culturale del territorio, così come chiesto anche dalle linee guida del Next generation Eu –:

   come intenda attivarsi, nell'ambito delle sue competenze, anche attraverso una sua acquisizione da parte del Ministero della cultura, per la tutela e la valorizzazione del Castello Colonna di Eboli come elemento di grande arricchimento per il patrimonio culturale e per le potenzialità turistiche del Sud.
(3-02090)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   in materia di interventi di riqualificazione energetica in atto nel territorio della regione Liguria, le competenti Soprintendenze hanno recentemente emesso una circolare concernente le linee di indirizzo per le opere su edifici sottoposti a tutela, ai sensi del codice dei beni culturali Parte II e III, e sull'edificato con valore storico e documentale ai fini dell'applicazione della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (cosiddetto bonus facciate, 90 per cento) e della legge n. 77 del 17 luglio 2020, articolo 119 (cosiddetto superbonus 110 per cento);

   scopo del provvedimento, è quello di dirimere le sopravvenute incertezze riguardo alla compatibilità della normativa indicata con gli immobili oggetto di tutela degli enti, che vengono espressamente identificati negli edifici vincolati, in quelli inseriti nel complesso dell'architettura dei centri storici e nel patrimonio edilizio diffuso risalente al periodo pre-bellico;

   nel dettaglio, le Soprintendenze liguri, nella propria interpretazione, non hanno ritenuto gli interventi a risparmio energetico compatibili con la tutela dei beni sottoposti alle disposizioni del decreto legislativo n. 42 del 2004 (Parte II), con specifico riguardo alla sostituzione indiscriminata degli infissi storici e la realizzazione di interventi di isolamento termico;

   in senso più ampio, poi, nel sostenere come i centri storici siano un complesso unitario ben definito e gli edifici riconducibili al periodo pre-bellico presentino qualità culturali e paesaggistiche che contribuiscono a dar loro un valore artistico diversificato e articolato, hanno ritenuto che l'adozione su tali immobili di soluzioni che, per essere efficaci dal punto di vista dell'efficientamento energetico, comporterebbero inevitabilmente la messa in opera di infissi e di strati materici con caratteristiche tecnologiche e/o spessori, estranei alla natura e ai caratteri delle facciate realizzate con forme e materiali della tradizione costruttiva pre-industriale, sia pertanto da evitare;

   senza volere porre in discussione l'operato delle Soprintendenze, pare evidente che tali linee guida comportino gravi conseguenze immediate per tutti gli operatori del settore. Questa interpretazione restrittiva, infatti, limiterà notevolmente gli interventi in applicazione del cosiddetto superbonus su tutto il territorio ligure, per sua storia ricco di edifici sottoposti a tutela e centri storici di notevoli dimensioni;

   ma non solo. La limitazione di tale interpretazione al territorio ligure porterebbe ad una sorta di «federalismo energetico» con possibilità di intervento in detrazione esclusivamente sulla base del territorio in cui è collocato l'immobile;

   pare perciò evidente, prima che ogni regione si muova autonomamente e vi siano decisioni difformi in base alla area geografica di riferimento, che tale circolare (e le linee di indirizzo contenute) venga immediatamente analizzata dal Ministero di riferimento e, successivamente, vengano forniti agli operatori i chiarimenti necessari –:

   se il Ministero interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative intenda adottare per evitare che, senza un previo coordinamento tra Ministero e Soprintendenze solo con riferimento alla regione Liguria, sia limitata la portata attuativa della legge 27 dicembre 2019, n. 160 (cosiddetto bonus facciate 90 per cento) e della legge n. 77 del 17 luglio 2020, articolo 119 (cosiddetto superbonus 110 per cento e la normativa indicata venga quindi applicata in modo disomogeneo sul territorio nazionale.
(4-08492)

DIFESA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA e ROTELLI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 1° marzo 2021 è trascorso il 100° anniversario della strage che causò la morte di nove militari, sei uomini della Regia Marina e tre dell'Arma dei carabinieri;

   quel giorno, dell'anno 1921, i militanti del Partito comunista d'Italia e membri delle Guardie Rosse, nella città di Empoli, si scagliarono contro i 46 marinai che avevano il compito di riattivare le linee ferroviarie interrotte dagli scioperi di quei giorni a Firenze, scortati da 18 carabinieri. Al termine degli scontri, morirono i marinai Enrico Bottini, Alberto Incarbone, Salvatore Lo Pinto, Salvatore Santaniello, Antonio Sergianni, Carlo Alberto Tulli e i Carabinieri Francesco Cinus, Salvatore Masu e Giovanni Pinna;

   la strage fu causata dalla falsa notizia sulle motivazioni del passaggio e sull'identità dei marinai e dei carabinieri, ma secondo le testimonianze, confermate durante il processo ai responsabili, neanche dopo l'accertamento dello sbaglio fu bloccata la violenza omicida;

   appare necessario tributare il doveroso omaggio di tutte le istituzioni a chi subì la morte e la folle violenza di quel giorno, evitando per altro anche la condanna della memoria alle vittime della strage ed esortare all'impegno per diffondere il diritto alla conoscenza, perché per quel che è possibile nessuno sia ignaro di cosa accadde quel giorno;

   nessun tipo di comunicazione istituzionale è stata trasmessa in omaggio alla memoria dei nostri militari, tantomeno vi sono state commemorazioni ufficiali;

   le nostre Forze armate sono, sono state e saranno patrimonio di tutti gli italiani, al di là di qualunque Governo o credo politico e il loro sacrificio va sempre tramandato nel corso del tempo –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto, quali siano le motivazioni dell'assenza di iniziative ufficiali per il centenario dell'eccidio e quali iniziative intenda adottare al fine di tributare il doveroso omaggio ai militari uccisi, a Empoli, il 1° marzo 1921.
(3-02096)

DISABILITÀ

Interrogazioni a risposta immediata:


   BOLOGNA, ROSPI, SILLI, BENIGNI, DELLA FRERA, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI, RUFFINO e SORTE. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da COVID-19 ha messo in luce le criticità del sistema sanitario e socio-assistenziale italiano, accendendo i riflettori sul mondo degli anziani e dei fragili. Secondo il rapporto dell'Istituto superiore della sanità sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a COVID-19, al 1^ marzo 2021, l'età media dei pazienti italiani deceduti e positivi è 81 anni;

   oltre 14 milioni di persone in Italia convivono con una patologia cronica e di questi 8,4 milioni sono ultra 65enni. Inoltre, secondo dati Istat 2019, le persone che a causa di problemi di salute soffrono di gravi limitazioni che impediscono loro di svolgere attività abituali sono circa 3 milioni e 100 mila, il 5,2 per cento della popolazione;

   la risposta del nostro Paese per la long term care, cioè l'assistenza alle persone non autosufficienti, è frammentata e copre solo una piccola parte del bisogno: secondo alcuni dati il 31,8 per cento del bisogno socio-sanitario e il 18 per cento del sociale. La spesa pubblica complessiva per la long term care ammonta all'1,8 per cento del prodotto interno lordo, di cui circa due terzi erogata a soggetti over 65. La componente sanitaria e le indennità di accompagnamento coprono complessivamente quasi il 90 per cento della spesa;

   la risposta delle famiglie alla non autosufficienza è quella dell'autogestione, divenendo spesso care manager e caregiver o accedendo a servizi privati a pagamento, al mercato regolare o irregolare delle badanti o assistenti familiari;

   gli interventi ad oggi proposti risultano inadeguati, risolvendosi in modelli non sufficienti alle specificità della condizione di non autosufficienza;

   è necessario creare una rete socioassistenziale strutturata che sappia dare una risposta ai bisogni delle famiglie sia sul territorio che nelle residenze con personale formato, secondo standard nazionali definiti e comuni;

   è necessario che lo Stato si faccia carico del compito di superare l'attuale frammentazione nella gestione della non autosufficienza che prevede la presenza di diversi soggetti, ognuno responsabile di alcuni interventi e nessuno in grado di proporre una lettura integrata del problema, fornendo a livello regionale e territoriale una risposta che sia semplice ed efficace per i non autosufficienti e le loro famiglie –:

   se e come il Ministro interrogato intenda ridisegnare i confini della long term care, anche attraverso interventi collegati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, per promuovere soluzioni che, organizzando e coordinando i servizi sui territori, anche ricorrendo alle innovazioni tecnologiche, riescano ad adattarsi in modo flessibile e personalizzato alle diverse e mutevoli esigenze di assistenza delle persone non autosufficienti con un'attenzione alla sostenibilità economica.
(3-02091)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno la diffusione della pandemia da COVID-19 e l'applicazione delle misure di contenimento hanno determinato una forte compressione dei diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari, accentuando le situazioni di isolamento ed emarginazione di tali soggetti dal tessuto sociale;

   gli episodi di isolamento hanno riguardato anche le persone con disabilità ricoverate o, comunque, assistite in strutture ospedaliere, a causa della difficoltà registrata nel conciliare il rispetto dei protocolli anti-contagio con il diritto al mantenimento delle relazioni con i familiari e gli accompagnatori;

   tra i soggetti duramente colpiti dall'emergenza COVID-19 si menzionano anche le persone sorde, sordocieche e con disabilità uditive in genere, per le quali l'applicazione delle misure di contenimento, il distanziamento sociale e l'impiego obbligatorio dei dispositivi di protezione individuale hanno determinato una situazione di isolamento nell'isolamento, con gravi difficoltà nella comunicazione, nel mantenimento delle relazioni e nell'accesso all'informazione;

   con riguardo, poi, alla campagna di vaccinazione anti-SARS-CoV-2, le associazioni maggiormente rappresentative del mondo della disabilità hanno evidenziato la necessità di revisionare le attuali linee guida, al fine di ricomprendere in via generale le persone con disabilità, insieme ai loro familiari, caregiver e assistenti personali, tra le categorie prioritarie che devono avere accesso, con precedenza, alla vaccinazione stessa;

   il ripristino, anche su richiesta della Lega, di un Ministero dedicato specificamente alla disabilità rappresenta una fondamentale garanzia per le persone con disabilità e per le relative famiglie, assicurando centralità, tempestività e prontezza di intervento, assolutamente necessarie, in particolare nell'attuale contesto epidemiologico;

   a riprova di quanto sopra, si richiama qui un primo risultato ottenuto nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021, il cui articolo 11, comma 5, prevede finalmente la possibilità «per gli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità» di prestare assistenza nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenza e accettazione e dei pronto soccorso, nonché nei reparti di degenza, nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura –:

   quali iniziative abbia adottato o intenda adottare per tutelare adeguatamente la posizione delle persone con disabilità nell'attuale contesto epidemiologico, in specie per quello che concerne l'accesso alla vaccinazione anti COVID-19, l'accesso all'informazione e l'impiego di mascherine trasparenti idonee a consentire la lettura del labiale e del linguaggio dei segni.
(3-02092)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE LORENZO. — Al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultima ricerca condotta dalla Fish alla fine del 2020 sul tema delle violenze nei confronti delle donne con disabilità, circa il 63 per cento del campione delle persone intervistate ha dichiarato di aver subito nel corso della propria vita almeno un abuso;

   gli abusi dichiarati vanno dalla violenza psicologica, riscontrata nella metà dei casi, a quella sessuale, che ha coinvolto circa una persona disabile su tre, tra quelle intervistate, ma riguardano anche atti di violenza fisica ed economica che sono stati riscontrati in tantissimi altri casi;

   sono i dati e le storie di vita che emergono dal progetto «Disabilità: la discriminazione non si somma, si moltiplica», promosso dalla Federazione italiana per il superamento dell'handicap, nell'ambito del quale sono state condotte due distinte ricerche;

   la prima edizione si è conclusa nel 2019 ed è stata svolta in collaborazione con l'associazione Differenza Donna, mentre la seconda è stata curata interamente dalla Fish;

   la discriminazione multipla, quella che colpisce le persone che si trovano in una doppia condizione essere una donna con disabilità vuol dire subire una doppia discriminazione. Perché si tratta di confrontarsi con tutte le barriere che già limitano o impediscono alle persone con disabilità la piena partecipazione alla vita sociale e il godimento dei propri diritti e delle libertà fondamentali;

   la condizione di esclusione da parte delle donne con disabilità si è aggravata, ulteriormente, durante la pandemia, un periodo in cui sono aumentate le richieste di aiuto ai numeri anti-violenza, così come è peggiorata la condizione lavorativa e sociale delle donne con disabilità e delle caregiver;

   il combinato disposto di queste due condizioni di esclusione provoca, altresì, un effetto moltiplicatore sulle disuguaglianze, rendendole non solo più discriminate rispetto alle altre donne, ma anche, ovviamente, rispetto agli altri uomini con disabilità e con particolare riferimento ai contesti familiari, domestici o di cura, perciò, producendo discriminazioni multiple;

   la mancanza di dati specifici e statistiche elaborati dagli enti pubblici sulle discriminazioni che colpiscono le donne e le ragazze con disabilità rende anche impossibile l'analisi sulla loro partecipazione alla vita sociale e così il riconoscimento di pari opportunità in tutti i settori della vita, ostacolando, di fatto, l'adozione di misure e azioni politiche dedicate;

   la Federazione italiana per il superamento dell'handicap è impegnata quotidianamente, nel compito di stimolare e informare, raccogliere e diffondere quei dati che promuovano la consapevolezza rispetto alle discriminazioni multiple, per far sì che vengano adottate politiche e strategie adeguate, in linea con gli atti internazionali come la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità;

   le politiche da adottare, in questo stesso senso, dovranno tener conto della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, e delle norme previste dalla nostra Carta costituzionale tenuto conto che l'Agenda dell'Onu, tra i suoi 17 obiettivi da raggiungere per il 2030, prevede di raggiungere l'uguaglianza di genere;

   appare necessario e improcrastinabile adottare un'agenda inclusiva che abbracci la diversità delle donne senza eccezioni come ribadito in occasione dell'8 marzo 2021 nella «dichiarazione femminista» elaborata dall'European Disability Forum –:

   quali iniziative intenda assumere al fine della adozione di politiche e strategie adeguate, in linea con gli atti internazionali come la Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità, anche attraverso un'agenda inclusiva che abbraccia la diversità delle donne.
(4-08490)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la legge di bilancio per il 2021 ha esteso il periodo d'applicazione del «superbonus 110 per cento» per gli interventi volti all'efficienza energetica includendo le spese sostenute dal 1° luglio 2020 fino al 31 dicembre 2022 per tutti gli edifici e al 30 giugno 2023 per gli edifici di edilizia popolare. Il primo vincolo per ottenere l'incentivo è il completamento di almeno il 60 per cento del lavori entro il 30 giugno 2022;

   i comuni di ogni parte d'Italia sono intasati di richieste di accesso agli atti per verificare eventuali difformità degli immobili, basati pensare che nel solo comune di Venezia vi sono circa 360 pratiche edilizie, un terzo relative al «superbonus»;

   si sta provvedendo ad implementare il personale anche se ci sono problemi legati alla situazione sanitaria per gli accessi negli archivi e la ricerca della documentazione;

   in questo contesto le varie categorie e gli ordini professionali interessati segnalano che, nei comuni di tutta Italia, sono necessari mediamente almeno 3 mesi per ottenere una risposta, ai quali si aggiungono 5/6 mesi per concludere le pratiche per accedere al «Superbonus», una tempistica che evidentemente non è compatibile con la scadenza del provvedimento;

   secondo la recente analisi di Confartigianato Veneto è evidente che gli incentivi continuano a spingere la ripresa nel settore dell'edilizia. Solo nel 2019, ancora prima dell'introduzione del «superbonus 110 per cento», gli incentivi per la riqualificazione degli edifici avevano attivato oltre 47 mila interventi per un valore economico pari a 392 milioni di euro solo in Veneto;

   dopo mesi di aggiustamenti normativi iniziano ad arrivare i primi dati relativi all'accesso al «Superbonus 110 per cento» ed emerge che gli interventi attivati tra l'inizio di gennaio e l'8 febbraio 2021 sono stati 380 per un ammontare complessivo di 35,7 milioni di euro. Numeri che collocano il Veneto in seconda posizione, dopo la Lombardia, per numero di interventi e per importi;

   tra il 2010 e il 2018, gli italiani hanno speso nella riqualificazione del patrimonio edilizio circa 37,8 miliardi di euro. Sono stati spesi invece oltre 12 miliardi di euro in operazioni legate alle detrazioni a favore del risparmio energetico. Cifre che in Veneto arrivano a quasi 3,6 miliardi di euro per interventi di recupero edilizio e a 1,584 miliardi per interventi di implementazione energetica di case, uffici e capannoni;

   anche se i risultati delle politiche di incentivazione alla manutenzione straordinaria del patrimonio immobiliare sono stati notevoli, alcuni elementi strategici come la possibilità di cedere i crediti edilizi a terzi cesserà con la fine del 2021 e rimarrà invece, ma solo sino a fine 2022, per gli interventi che danno diritto al «superbonus 110 per cento»;

   un'altra questione rilevante è quella di tutti i centri storici italiani, i cui edifici sono sottoposti a vincolo architettonico o paesaggistico, e per questi l'applicabilità del «superbonus 110 per cento» si sta rivelando oltre modo limitata in particolare in città come Venezia;

   il «superbonus» rappresenta l'occasione per rilanciare l'economia grazie all'effetto moltiplicatore che il settore delle costruzioni e dell'edilizia ha sul prodotto interno lordo; il gettito deriverebbe dalla regolarizzazione degli immobili, ma anche dalle imprese che aumenterebbero il fatturato; senza un'azione legislativa al riguardo il rischio è che i tempi lunghi degli iter autorizzativi per alcuni interventi e la stagionalità di altri riducano nei fatti di molto l'utilizzo di un vantaggio fiscale estremamente utile –:

   se i Ministri interrogati – per quanto di competenza – non intendano assumere ulteriori iniziative volte a prorogare le agevolazioni del cosiddetto «Superbonus 110 per cento» e della cessione del credito, favorendo così, nel settore delle costruzioni e dell'edilizia, la transizione energetica e green.
(5-05451)


   TERZONI, SUT, DEL SESTO, GIARRIZZO, SCANU e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   secondo il Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni) i costi per lo Stato a seguito dei principali terremoti ante 2016 in Italia assommano a 121 miliardi di euro, a cui devono essere aggiunti i circa 15 miliardi per il sisma 2016;

   il patrimonio edilizio italiano è tra i più vetusti in Europa: circa il 65 per cento (dati Istat) è stato costruito precedentemente alla prima legge per il risparmio energetico (1976);

   per il raggiungimento degli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima, il settore edilizio è tra quelli con il maggiore gap da colmare in termini di risparmio ed efficienza e, quindi, quello in cui gli investimenti sono più performanti;

   il settore dell'edilizia ha perso 539.000 posti di lavoro dal 2008 al 2017;

   le norme sull'«ecobonus» e «sismabonus al 110 per cento» stanno riscuotendo grande interesse tra i cittadini proprietari o conduttori di immobili, come emerge chiaramente dall'aumento degli interventi di ristrutturazione (+376 per cento negli ultimi due mesi) e dal numero di richieste di chiarimenti all'Agenzia delle entrate e presso i tecnici, tanto che recentemente Confindustria ha chiesto di estendere i benefici anche alle imprese;

   i bonus esistenti, come dimostrano i dati del Cresme («Il recupero e la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio: una stima dell'impatto delle misure di incentivazione», novembre 2020) dimostrano l'effetto anti-ciclico delle misure, con un impatto enorme nella creazione diretta e indiretta di posti di lavoro con saldi positivi anche per lo Stato in considerazione del benefico effetto sul prodotto interno lordo, sull'emersione dell'economia sommersa, sulle minori emissioni del sistema Paese che si riflettono anche sul comparto produttivo;

   in prospettiva questi benefici sono ancora maggiori, in quanto aumenta la resilienza del patrimonio abitativo rispetto ai fenomeni sismici;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previsti 29,3 miliardi di euro destinati alla riqualificazione degli edifici, a supporto della scelta del Parlamento di prorogare al 30 giugno 2022 gli interventi ammissibili ai benefici;

   gli interventi che riguardano i principali cantieri, come i condomini, necessitano di una trafila burocratico/organizzativa complessa, soprattutto in pandemia; si rischia che molte iniziative rimangano sulla carta senza ulteriori proroghe –:

   se si intendano confermare le somme indicate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e adottare iniziative al fine di ulteriormente aumentarle per garantire la conclusione delle centinaia di migliaia di cantieri in partenza;

   se intendano adottare iniziative per prorogare ulteriormente il cosiddetto bonus 110 per cento almeno fino al 2024.
(5-05470)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il patto di sindacato della società Hera S.p.a. è uno strumento volto a garantire il controllo pubblico della società per azioni Hera, «bloccando» in mano pubblica una quota strategica (allo stato attuale il 46,4 per cento delle azioni), di proprietà degli enti locali. Il patto scadrà il 30 giugno 2021 e i soci saranno chiamati a rinnovarlo già nelle prossime settimane;

   un consigliere di amministrazione Hera, si ritiene non su iniziativa autonoma, risulta negli ultimi tempi quale «invitato» ai consigli comunali per esplicitare le motivazioni che rendono necessario un rinnovo del patto. È stato ad esempio relatore durante uno degli ultimi consigli comunali del comune di Baricella (Bologna);

   tale modo di agire appare, a parere dell'interrogante, quantomeno discutibile. Gli azionisti del mercato sono rappresentati oltre che dai soci pubblici, dal flottante pari al 53,6 per cento e fra questi numerosi fondi di investimento di diritto estero. Compito di un consigliere di amministrazione dovrebbe essere quello di tutelare l'interesse di tutti gli stakeholder e non solo di quelli dei soci pubblici. Il patto di sindacato, infatti, potrebbe avere ripercussioni sul prezzo di mercato della società, quotata in borsa, impedendo la contendibilità della società stessa e, qualora dovesse decadere, ci sarebbero sicuramente favorevoli ripercussioni positive sul prezzo di mercato delle azioni medesime delle quali potrebbe beneficiare, giustamente, la platea degli azionisti del così detto flottante ed in primis i fondi di investimento;

   la Consob è la commissione nazionale per le società e la borsa ed è formalmente l'Autorità preposta alla vigilanza dei mercati finanziari –:

   di quali elementi disponga il Ministro interrogato, anche ai sensi dell'articolo 1, dodicesimo comma, del decreto-legge n. 95 del 1974, in relazione a quanto esposto in premessa;

   se intenda adottare iniziative dal punto di vista normativo per chiarire i limiti delle funzioni dei consiglieri di amministrazione delle società come Hera S.p.a., in modo da escludere che questi ultimi prendano ufficialmente posizione in relazione all'acquisizione di quote o al mantenimento delle quote pubbliche attraverso il patto di sindacato, evitando la loro partecipazione ai consigli comunali.
(4-08485)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO e ROTELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 dicembre 2017, il Ministero della giustizia-dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ha indetto il concorso interno straordinario per titoli e superamento di un successivo corso di formazione per n. 2851 posti per la nomina alla qualifica iniziale dei ruoli dei sovrintendenti del Corpo di polizia penitenziaria;

   come si legge nel comunicato stampa del sindacato di categoria, a seguito di tale procedura, sono risultati vincitori presso la casa circondariale di Catanzaro, unitamente ad altri istituti e servizi penitenziari della Calabria, numerose unità di polizia penitenziaria;

   l'inquadramento di tale personale nel nuovo ruolo dei sovrintendenti, se da un lato ha contribuito a colmare la mancanza di unità, dall'altro ha aggravato la carenza di personale del ruolo agenti/assistenti;

   presso l'istituto di Catanzaro, a fronte di un organico previsto dal decreto ministeriale del 22 marzo 2013 pari a complessive 470 unità, di cui 403 del ruolo agenti/assistenti, sono attualmente presenti complessivamente 382 unità, di cui soltanto 345 del ruolo agenti/assistenti –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per attuare, nelle more della mobilità ordinaria in corso, un piano di assegnazione «straordinaria» di personale presso gli Istituti della regione Calabria, con particolare riguardo all'istituto di Catanzaro.
(4-08487)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   la circonvallazione di Palermo è l'asse di collegamento tra le autostrade Palermo-Catania A19 e Palermo-Mazara del Vallo/Trapani A29 e rappresenta di fatto l'unica via d'uscita dalla città nonché la giunzione di viabilità a scorrimento veloce tra la Sicilia occidentale e la Sicilia orientale; su questo asse, in corrispondenza del fiume Oreto, si trova il Ponte Corleone; qualche chilometro più avanti, in direzione Trapani, l'assenza del cosiddetto svincolo Perpignano, oltre al disagio in termini di mobilità, ha causato in questi anni diverse vittime a causa dell'attraversamento pedonale della circonvallazione (l'ultima vita strappata, qualche mese fa, quella di un ragazzo di appena 16 anni, Agostino Cardovino);

   da oltre 20 anni, vista la strategicità di tale infrastruttura, sono previsti interventi per la messa in sicurezza e la costruzione di bretelle laterali sul Ponte Corleone e la realizzazione dello svincolo Perpignano; tali interventi, come ribadito nel 2016 con la sottoscrizione da parte della Presidenza del Consiglio e del comune di Palermo del «Patto per lo sviluppo di Palermo», sono stati finanziari in massima parte con le risorse «ex Agensud» gestite dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili;

   purtroppo nonostante il Ministero abbia recentemente confermato l'impegno preso quasi trent'anni fa (v. prot. 0009660 del 20 luglio 2020), si è dovuta rilevare l'assenza di risorse sufficienti disponibili e dedicate sull'apposito capitolo di bilancio (n. 7544);

   il provveditore alle opere pubbliche della Sicilia e della Calabria, in una nota indirizzata al Ministero (v. prot. n. 0017150 del 4 settembre 2020) ha chiarito l'assoluta priorità di questi interventi, in quanto, per ciò che riguarda il Ponte Corleone «la struttura in calcestruzzo armato presenta forti fenomeni di carbonatazione del calcestruzzo in vaste aree per spessori che superano il copriferro peraltro quasi inesistente in varie zone delle strutture» e «le armature in ferro utilizzate all'epoca sono di acciaio dolce e liscio ed appaiono vistosamente ridotte di sezione a causa della corrosione»;

   l'interpellante segnala che nelle ultime settimane, a seguito di ulteriori sopralluoghi da parte dei vigili del fuoco, sono state messe in campo da parte del comune di Palermo più rigide misure precauzionali (ad esempio restringimento della carreggiata e autovelox) che testimoniano il crescente allarme sulla sicurezza di questa infrastruttura;

   la direzione competente del Ministero, in corrispondenza dell'ultima sessione di bilancio, ha rappresentato la necessità dello stanziamento di almeno 38 milioni di euro per la definizione di questi interventi;

   per la manutenzione straordinaria del Ponte Corleone sono ad oggi disponibili circa 1,4 milioni del Ministero dell'interno (ex articolo 1, commi 51-58, della legge di bilancio 2020); per il raddoppio del Ponte Corleone e la realizzazione dello svincolo Perpignano sono disponibili rispettivamente 5,3 e 4,6 milioni di risorse FSC previste dal Patto per Palermo; tali risorse sono sufficienti esclusivamente a definire la progettazione esecutiva per i 3 interventi;

   è in fase di sottoscrizione un protocollo tra comune di Palermo, Anas e Provveditorato promosso dall'interpellante al fine di colmare le carenze d'organico del comune relativamente ai sopracitati interventi strategici; a tal proposito, se per la manutenzione straordinaria del Ponte Corleone manca esclusivamente la copertura finanziaria per la realizzazione dei lavori, per il raddoppio del ponte stesso e la costruzione dello svincolo Perpignano è presente un ulteriore problema legato alla lentezza delle procedure di gara in corso da oltre due anni e gestite dal comune, per le quali si dovrebbe valutare un intervento commissariale;

   il mancato tempestivo intervento mette a rischio concreto la sicurezza di centinaia di migliaia di cittadini che attraversano quell'arteria e l'economia della quinta città d'Italia –:

   se intenda adottare iniziative per garantire la tempestiva copertura finanziaria dei tre interventi strategici sulla circonvallazione di Palermo;

   se si intenda prevedere la nomina, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 32 del 2019, così come convertito in legge e successive modificazioni e integrazioni, di commissari straordinari per gli interventi sulla circonvallazione di Palermo di realizzazione delle corsie laterali del Ponte Corleone (CUP D91B04000370001) e dello svincolo Perpignano (CUP D91B05000210005).
(2-01126) «Varrica».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, per sapere – premesso che:

   nelle analisi di sviluppo macro-economico del territorio italiano è sempre stata presente la necessità di migliorare la funzione di grande piattaforma logistica del sistema Italia, sfruttando al meglio la posizione al centro del Mediterraneo del nostro Paese, quale porta di ingresso delle merci verso i mercati europei. Nell'attuale momento storico il flusso degli scambi avviene soprattutto con i Paesi dell'Est Asiatico ed i porti italiani sono potenzialmente avvantaggiati rispetto ad altri;

   tuttavia, sebbene l'Italia sia ben posizionata, nel contesto del mercato globale mondiale i suoi 20 porti commerciali movimentano oggi, tutti insieme, lo stesso volume di merci (in container) del solo porto di Rotterdam nel nord Europa. Si verifica il paradosso che la merce proveniente dall'Oriente, transita davanti alle coste italiane per sbarcare nel NordEuropa e giungere poi in treno in Italia;

   gli studi sulla portualità nazionale parlano della opportunità, non raccolta appieno, consistente nell'investire sui collegamenti ferroviari di «ultimo miglio» necessari a mettere i «porti in rete». Ciò darebbe impulso all'industria della logistica ed alle semi-lavorazioni retro portuali, in considerazione del fatto che l'Italia è di per sé piattaforma portuale;

   diverse realtà portuali stanno operando in tal senso (si vedano gli investimenti ferroviari in atto nei porti di Genova, La Spezia, Trieste); purtroppo gravi lacune rimangono proprio nel sistema ferroviario e nei porti commerciali del Mezzogiorno che restano ancora lontani dallo sviluppare una economia retro-portuale e logistica;

   nonostante la strategia sia caldeggiata dalle politiche europee dei trasporti relativa alle reti Ten-T, il precedente Ministro delle infrastrutture e dei trasporti non sembra aver perseguito in maniera continuativa e convinta il raggiungimento di questi target. In tale ambito alla direzione generale dello sviluppo del territorio è spettato il compito di sviluppare la rete ferroviaria ed i collegamenti con i porti del Sud Italia tramite del programma europeo «PON Infrastrutture e Reti 2014-2020» destinato principalmente a completare in quelle regioni le infrastrutture strategiche e i collegamenti multimodali per i porti commerciali di interesse nazionale;

   l'analisi dei dati dimostra che si è ben lontani dallo spendere i fondi assegnati nella programmazione dell'ormai remoto 2014. Oggi, dopo 7 anni, la spesa realmente certificata per l'infrastrutturazione di ferrovie e porti del Sud ascende ad 846,1 milioni di euro. Mentre nel prossimo 2023, termine ultimo per certificare la spesa, il target dovrebbe arrivare a 1,564 miliardi di euro, peraltro ridotti, a causa del Covid-19 e di mancati impegni di spesa, dagli originari 1,844 miliardi di euro, tralasciando così importanti finanziamenti verso porti commerciali del Sud;

   nel medesimo periodo di programmazione, ulteriori 670,5 milioni di euro del Programma di azione e coesione (Pac) 2014-2020 (programma complementare al Pon infrastrutture e reti) sono stati assegnati con delibera del Cipe n. 58 nel 1° dicembre 2016 per integrare e rafforzare gli investimenti già previsti dal Pon, secondo 6 Assi distinti (digitalizzazione della logistica, recupero waterfront, accessibilità turistica, progetti infrastrutturali ferroviari e portuali e Green Ports). Le risorse per l'asse: «assistenza tecnica» sono le uniche già finalizzate;

   solo nella Gazzetta ufficiale n. 74 del 21 marzo 2020, il Ministero ha pubblicato 4 bandi per 480 milioni di euro, parte dei 670,5 milioni di euro del Pac destinati alla «digitalizzazione della logistica, recupero waterfront, accessibilità turistica e Green Ports»;

   dopo 11 mesi da quei bandi sono stati pubblicati sul web solo «esiti provvisori», nell'ambito dei quali si apre ad interventi non in linea con gli obiettivi originari: è opportuno chiedersi quale siano le competenze del Ministero verso investimenti di carattere regionale se non locale, quali porti turistici, lungomari e borghi storici;

   la delibera del Cipe n. 58 espressamente affermava che si sarebbero utilizzati i fondi complementari al Pon «Infrastrutture e Reti» 2014-2020, per integrare e rafforzare gli interventi in esso previsti. Ad aggravare la situazione c'è l'evidenza che non si ha nessuna notizia di spesa sull'Asse E: «Progetti infrastrutturali ferroviari e portuali)»;

   al di là dello spreco temporale e del rischio concreto di disimpegno delle risorse nel 2023, occorre sottolineare che importanti obiettivi nazionali per la logistica del Mezzogiorno, quali i nodi ferroviari dei porti di Gioia Tauro, Taranto, Brindisi, Napoli, Augusta e dell'area logistica di Bari Lamasinata, restano solo sulla carta e preziose risorse sono stornate altrove;

   in definitiva, la precedente gestione del Ministero, istituzionalmente responsabile della strategia nazionale e degli investimenti nelle ferrovie e nei porti del Mezzogiorno, ad avviso dell'interpellante, non solo ha evidenziato una colpevole e ingiustificata lentezza burocratica di spesa, che rischia di precludere ogni tipo di obiettivo, ma ha anche mostrato una preoccupante assenza di visione programmatica –:

   quali informazioni intenda fornire il Ministro interpellato su quanto sopra esposto, con riferimento soprattutto allo stato degli investimenti programmati e ai pericoli di disimpegno delle risorse, e quali iniziative intenda intraprendere per indirizzare e velocizzare la spesa per le infrastrutture per il Mezzogiorno, con particolare riferimento all'intermodalità tra porti commerciali e ferrovie ad alta capacità.
(2-01127) «D'Attis».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MASCHIO, ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   la situazione negli uffici delle motorizzazioni civili è diventata insostenibile, a causa della mancanza ormai cronica di personale, aggravata nell'ultimo anno dall'emergenza pandemica;

   come si apprende da fonti di stampa, a Verona, ad esempio, i tempi medi di attesa sono passati, ad esempio, da due a circa cinque mesi per gli esami di guida, e fino a sei mesi per l'emissione del duplicato della patente, senza considerare che in alcuni uffici i tempi per effettuare la revisione di un veicolo pesante o del collaudo di un impianto a gpl arrivano anche ad un anno;

   il risultato è che gran parte dei veicoli, anche commerciali, non può circolare, come nel caso delle revisioni «ripetere», quelle che si effettuano se il mezzo di trasporto non ha superato i controlli precedenti: il permesso di girare dura un mese dalla data di prenotazione della nuova revisione, ma gli appuntamenti slittano, così i veicoli rimangono fermi per un altro mese in attesa del «via libera»;

   tali disagi, però, non coinvolgono solo i cittadini, ma le stesse scuole guida e le agenzie di pratiche automobilistiche, secondo le quali il problema non è legato solo alla carenza di organico, confermando come per il duplicato di una patente smarrita i tempi di attesa siano anche di 90 giorni: «È il caos totale. Oggigiorno ci occupiamo noi di quasi tutta la burocrazia che un tempo competeva agli uffici della Motorizzazione. Ma a causa dei ritardi rischiamo di non riuscire a fornire i servizi ai nostri clienti»;

   secondo quanto constatato dagli stessi interroganti, nella sede degli uffici della Motorizzazione civile di Verona esiste una sola sala computerizzata per sostenere gli esami per il conseguimento delle patenti ed è attrezzata con una capienza standard di n. 20 postazioni, ridotta a 12 postazioni per le misure di contenimento dei contagi: ad oggi, quindi, sono possibili 5 turni da 12 per un totale di 60 esami, e non tutte le mattine, con riduzione secca di 20 posti per giornata;

   i tempi per l'ammissione alla sessione di esame sono di oltre quattro mesi dall'ottenimento dei codici v7 e tale situazione coinvolge anche i lavoratori per il conseguimento delle patenti professionali, con gravissime ripercussioni anche sul fronte occupazionale –:

   quali problematiche e criticità siano state registrate presso le strutture territoriali del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare per garantire la piena operatività delle sedi della Motorizzazione civile e fronteggiare efficacemente le emergenze riscontrate, considerato che tali sedi sono gravate da una grande mole di lavoro insostenibile e da carenza di organico.
(5-05450)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MISITI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprenderebbe da notizia di stampa, l'Amministrazione di Civitanova Marche starebbe contribuendo alla privatizzazione dell'intera area portuale, ivi compresa l'area a mare, area comunale a vantaggio esclusivo dell'Eurobuilding Group;

   sempre notizie di stampa riportano la creazione di dodici edifici nell'area portuale di Civitanova, alcuni alti dieci piani al posto delle attuali aree cantieristiche e delle officine e negozi, con il porto dedicato al ricovero di yacht, il tutto sarebbe realizzabile mediante una variante al piano regolatore di cui i consiglieri comunali, a detta loro, non sarebbero a conoscenza;

   giuridicamente il porto è collocato dall'articolo n. 822 del codice civile tra i beni del demanio necessario; nello specifico, l'articolo n. 28 del codice della navigazione lo annovera nell'alveo dei beni del demanio marittimo;

   la sentenza della Corte di Giustizia 10 dicembre 1991 n. C 179/90, sentenza Gabrielli, ha contribuito affinché venisse intrapresa un'azione legislativa per il «Riordino della legislazione in materia portuale», che ha portato alla legge n. 84 del 1994. Tale legge recepisce l'importanti posizioni assunte dalla Corte di giustizia dell'Unione europea, attraverso le quali è stata sancita l'applicabilità della normativa concorrenziale anche al settore delle operazioni e del lavoro portuale;

   l'Unione europea, da tempo, chiede all'Italia di adeguarsi agli altri Stati dell'Unione europea riscuotendo le tasse, in particolare l'imposta sul reddito delle società, l'Ires, dalle quindici Autorità sistema portuale (AdSP), da sempre esentate perché enti pubblici e diretta emanazione del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. Per Bruxelles l'esenzione è una chiara infrazione dei principi del libero mercato: la direzione generale Competition che fa capo alla danese Margrethe Vestager ritiene che distorca la concorrenza, Procuri indebiti vantaggi alle AdSP, incida sugli scambi intra-Unione europea e sia una misura selettiva;

   l'8 gennaio 2019 la Commissione ha proposto le opportune misure di cui all'articolo 22 del regolamento di procedura, invitando l'Italia ad adottare misure atte a garantire che le autorità portuali, che svolgono attività economiche, siano assoggettate all'imposta sul reddito delle società allo stesso modo delle altre imprese;

   con lettera del 7 marzo 2019, l'Italia ha respinto la proposta della Commissione adducendo i seguenti motivi: «Ad avviso della Repubblica esistono, infatti, seri argomenti giuridici dei quali non pare la lettera della Commissione abbia tenuto debitamente conto, anche in ragione della peculiarità del sistema italiano rispetto agli altri paesi che sono stati interessati da analoghe decisioni (Belgio, Francia, Spagna)»; «Preme evidenziare, infatti, che la maggioranza dei porti italiani è decisamente lontana dal competere, anche potenzialmente, all'interno dei mercati europei e che la quasi totalità dei porti non gestisce significative relazioni commerciali con l'estero, come emerge dall'analisi dei dati di traffico delle Autorità di Sistema Portuale». Infatti, per le norme italiane, confermate anche da pronunce della Corte di Cassazione, le AdSP sono articolazioni della pubblica amministrazioni, ai sensi dell'articolo 74 del Tuir, e pertanto sono tenute a pagare l'Irap, contributo regionale sulle attività produttive (aliquota del 3,9 per cento) ma non l'Ires (aliquota ordinaria del 24 per cento);

   secondo quanto indicato dalla stessa lettera, in Italia non esisterebbero porti privati, in quanto le AdSP fanno capo alla pubblica amministrazione. Non svolgono quindi attività commerciali ma sono enti pubblici non economici che regolamentano e controllano le attività svolte dai soggetti operanti nei porti –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche raccordandosi con le altre autorità competenti, in relazione ai fatti esposti in premessa, a tutela della titolarità e della natura dei porti italiani;

   se non reputi che la privatizzazione del porto di Civitanova Marche possa determinare un effetto domino, spalancando le porte alle richieste di privatizzazione volute dalla Commissione europea e alle quali il nostro Stato si è sempre opposto.
(4-08496)


   MANTOVANI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni, il settore del trasporto merci su rotaia ha continuato a consolidarsi attraverso l'importante espansione di aziende pubbliche e private le quali hanno contribuito a creare occupazione;

   come riportato in data 26 febbraio 2021, sul quotidiano «Domani»: «con appena due milioni di euro pubblici l'anno, per la formazione, Mercitalia di Ferrovie dello Stato e le 19 imprese private riunite in Fercargo, in tre anni, hanno assunto 3 mila macchinisti»;

   le assunzioni rispecchiano l'espansione del comparto il quale è però caratterizzato dal grande turn over che è presente per quella che è una mansione ritenuta, ai sensi del decreto legislativo n. 67 del 2011, usurante e che vede molti macchinisti ormai prossimi al pensionamento;

   la bocciatura degli emendamenti presentati in sede di esame della legge di bilancio per il 2021, i quali – con un esborso di 2 milioni di euro – prevedevano il finanziamento pluriennale del fondo dedicato alla formazione dei macchinisti, pregiudica la realizzazione del turn over e la sostenibilità di esso da parte degli operatori del settore;

   secondo le indiscrezioni riportare in data 26 febbraio 2021, sempre dal quotidiano «Domani», l'assenza della disposizione è frutto di un banale errore del gabinetto del Ministro competente, dove pare che «si siano dimenticati di inserire la norma nell'articolato di legge»;

   in una nota del 12 gennaio 2021, la sigla sindacale Uiltrasporti ha espresso forte preoccupazione per l'assenza della misura dedicata alla finanziamento pluriennale del fondo dedicato alla formazione dei macchinisti e risulta che, stando alla nota sindacale: «era già nota alle varie Direzioni del Ministero», allora delle infrastrutture e dei trasporti;

   i dati sulla disoccupazione, in particolar modo quella giovanile, dovrebbero suggerire un approccio attento al sostegno dell'occupazione e dei settori il cui sviluppo e la cui strategicità lasciano presupporre previsioni ottimistiche sul proseguimento della loro crescita;

   la bozza del Recovery Plan assegna oltre 3,6 miliardi di euro allo sviluppo del trasporto intermodale e della logistica integrate –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per reperire le risorse destinate alla formazione dei macchinisti del settore merci, al fine di sostenere lo shift-modale nel traffico merci, dando attuazione delle indicazioni previste nel Next Generation EU e che pongono l'accento sulla necessità incentivare metodi di trasporto più sostenibili;

   se quanto riportato dal quotidiano citato in premessa, in merito alla presunta dimenticanza del gabinetto del Ministero competente, corrisponda al vero o se la decisione sia invece frutto di una scelta politica.
(4-08497)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ALEMANNO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le elezioni amministrative sono il fulcro di un Paese fondato sulla democrazia e rappresentano un momento importante per le comunità che sono chiamate a scegliere chi rappresenterà gli interessi della comunità;

   il quotidiano «La Repubblica» in un articolo riporta alcuni fatti gravi in merito a quattro candidati al consiglio comunale di Nardo che avrebbero sporto querela presso la procura della Repubblica di Lecce, perché non avrebbero riconosciuto come proprie le firme apposte sui moduli per la sottoscrizione della dichiarazione di accettazione della candidatura alla carica di consigliere comunale;

   i cittadini in questione appartengono all'associazione «Riprendiamoci Nardò»;

   l'articolo su citato, pubblicato il 4 marzo 2021 a firma di Biagio Valerio, riporta che le firme in questione sarebbero relative al rinnovo del consiglio comunale di Nardò del 2016;

   «Va detto» spiega l'articolo «per completezza di informazione, che in precedenza i quattro avevano firmato sì l'accettazione ma su un modulo non conforme alla normativa. Successivamente qualcuno si sarebbe preso la briga di apporre le loro firme su nuovi moduli, per poi farle autenticare»;

   i moduli con le firme, stando anche a quanto riportato dalla stampa, sarebbero stati regolarmente autenticati dall'allora consigliere uscente Giuseppe Mellone, sindaco in carica e oggi candidato nuovamente alla medesima carica nella città di Nardò;

   di qui l'atto di denuncia e querela nei confronti di chi ha apposto le firme apocrife e di chi le ha autenticate falsamente, depositato il 4 febbraio 2021 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per contribuire a fare chiarezza sulla vicenda, coinvolgendo ove necessario il prefetto, e quali iniziative, anche normative, intenda adottare per evitare che simili accadimenti pregiudichino il corretto svolgimento della vita democratica delle istituzioni.
(3-02097)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   IEZZI, BORDONALI, FOGLIANI, INVERNIZZI, RAVETTO, STEFANI, TONELLI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ultimamente la situazione epidemica a Milano pare del tutto fuori controllo e in continua crescita: a fronte di 4.397 nuovi casi di Covid-19 che si sono registrati in Lombardia in un solo giorno, il 7 marzo 2021, (pari al 10,3 per cento dei tamponi effettuati), 1.096 sono stati segnalati nella sola città metropolitana di Milano;

   nei precedenti giorni e settimane a Milano sono stati riportati dai mass media numerosi casi di assembramenti, ampiamente documentati con immagini e filmati girati in rete, come quelli registrati il 27 febbraio 2021 in Darsena con migliaia di persone radunate per un rave party, ma anche nei parchi cittadini e più recentemente il 5 marzo davanti al Consolato del Senegal per una manifestazione che ha addirittura richiesto l'intervento della polizia in tenuta antisommossa;

   il raduno in Darsena, notoriamente uno snodo cruciale per la movida milanese, che ha avuto così grande eco, rappresenta solo un episodio di una nutrita serie di feste illegali e assembramenti vari che continuano a svolgersi ormai da mesi in città a dispetto delle norme anti-contagio: già tra il 13 settembre e il 7 dicembre 2020 erano stati scoperti dalle forze dell'ordine dei rave illegali rispettivamente in un ex asilo nido in via Verro e in una cascina all'estrema periferia sud di Milano;

   più recentemente, a fronte, quindi, di quelli che appaiono agli interroganti, inefficaci e incoerenti tentativi del sindaco Giuseppe Sala di prevenire tali episodi, allo stesso modo, sono venuti all'attenzione dei giornali grandi assembramenti anche in centro città;

   è di tutta evidenza, e non solo a parere degli interroganti, che alla luce dei dati sopra riportati sul numero degli attuali contagi, il sindaco di Milano, al di là di flebili appelli alla prudenza, non sembra quindi avere adottato tutte le misure idonee e necessarie a garantire il rispetto delle norme anti-contagio, né sembra avere il polso della situazione –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Ministro interrogato intenda adottare a fronte di quelle che gli interroganti giudicano come misure inidonee e inefficaci messe a punto dall'amministrazione comunale e a fronte di una situazione che sembra ormai fuori controllo, come indicato in premessa, per contenere il fenomeno degli assembramenti e analoghe situazioni che pongono a rischio la sicurezza e l'ordine pubblico nella città di Milano durante l'emergenza pandemica in corso.
(5-05454)


   MAGI e GEBHARD. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dai risultati della ricognizione svolta dalla campagna «Ero straniero» sullo stato di avanzamento dell'esame delle domande di regolarizzazione dei lavoratori stranieri presenti in Italia emerge che, a sei mesi dalla chiusura della finestra per accedere alla misura, ad agosto 2020, il numero delle domande finalizzate è inferiore all'1 per cento del totale di quelle presentate;

   dai dati forniti dal Ministero dell'interno, in risposta ad un accesso agli atti da parte delle associazioni promotrici della campagna, al 31 dicembre 2020, a fronte delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l'emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l'instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero (articolo 103, comma 1, del decreto-legge n. 34 del 2020), in tutta Italia erano stati rilasciati dalle questure solo 1.480 permessi di soggiorno;

   inoltre, al 16 febbraio 2021, il 5 per cento delle domande era giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6 per cento era nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e successivo rilascio del permesso di soggiorno. In circa 40 prefetture, a quella data, non risultavano nemmeno avviate le convocazioni;

   l'articolo 103 del decreto già citato, ai commi 23 e 25, prevedeva fondi per l'assunzione di personale e l'adeguamento degli strumenti informatici, in vista del notevole aumento del carico di lavoro per gli uffici delle prefetture e delle questure competenti ad esaminare le domande, anche considerando l'impatto dell'emergenza sanitaria sulla loro operatività («nel limite massimo di euro 30.000.000, per l'anno 2021, per l'utilizzo di prestazioni di lavoro a contratto a termine; di euro 4.480.980, per l'anno 2020 e 2021, per l'utilizzo di servizi di mediazione culturale; [...] ed euro 200.000 per l'adeguamento della piattaforma informatica del Ministero dell'interno – Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione»);

   tale enorme ritardo appare grave anche nella prospettiva della campagna vaccinale anti-Covid in corso nel Paese: anche a tutela della salute pubblica, è fondamentale che il maggior numero possibile di persone in possesso dei requisiti venga regolarizzato per garantire una più efficace programmazione vaccinale e una quanto più ampia copertura della popolazione –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per accelerare la definizione delle decine di migliaia di domande in attesa di esame da parte delle prefetture, anche ricorrendo al personale aggiuntivo previsto dalla normativa.
(5-05455)


   CECCANTI, FRAGOMELI, CIAMPI, DE MARIA, FIANO, MICELI, POLLASTRINI e RACITI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2020 si è verificato un attentato incendiario ai danni delle autovetture di due giornalisti della testata locale di Lecco «Merateonline»;

   ad essere prese di mira sono state le auto di Claudio Brambilla, direttore della testata Merateonline.it e di Luisa Biella, giornalista nel medesimo giornale;

   da quanto riportato da notizie di stampa, l'ipotesi più accreditata dai carabinieri, al momento, sarebbe quella del gesto volontario;

   l'Associazione lombarda dei giornalisti ha espresso solidarietà ai colleghi oggetto dell'atto vandalico e ha invitato le autorità competenti a fare luce al più presto sull'accaduto, agendo nei confronti degli eventuali responsabili, affinché non vengano a ripetersi atti intimidatori nei confronti di chi fa informazione;

   una delle due vittime, il direttore Brambilla, afferma di non aver ricevuto minacce e collega l'accaduto allo svolgimento della professione di giornalista;

   non è la prima volta, tra l'altro, che i giornalisti di Merateonline vengono presi di mira e desta molto preoccupazione tale ultimo episodio che sembra configurarsi come una vera e propria intimidazione;

   nel corso dell'ultima riunione del Centro di coordinamento per le attività di monitoraggio sugli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti è emerso che sono stati 163 gli episodi di minacce contro i cronisti nel 2020: quasi il doppio di quelli registrati nel 2019 (87). Nelle prime settimane del 2021 gli episodi registrati sono già 23;

   oltre il 40 per cento dei 163 episodi di minacce arriva via web e social network, cresce l'incidenza di manifestazioni di odio e solo una parte minoritaria di casi è riconducibile alla criminalità organizzata. Nel 2019 gli episodi in rete erano stati un quarto del totale. Lazio, Sicilia, Campania, Calabria e Lombardia sono le regioni con il maggior numero di intimidazioni a giornalisti –:

   di quali elementi informativi disponga circa i fatti esposti in premessa e se intenda assumere iniziative di competenza per monitorare attentamente la situazione e garantire ai giornalisti Claudio Brambilla e Luisa Biella un'adeguata protezione e, in generale, quali iniziative di contrasto al fenomeno intimidatorio nei confronti dei giornalisti intenda porre in atto a tutela della funzione di libera informazione che svolgono sui territori.
(5-05456)


   BRESCIA, CASA, VACCA, DE CARLO, DIENI e ELISA TRIPODI.— Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 25 del 2021 differisce le consultazioni elettorali per l'anno 2021 disponendo che le elezioni previste nell'anno in corso si svolgeranno in due giornate, domenica e lunedì, tra il 15 settembre e il 15 ottobre 2021;

   il rinvio, necessario per il perdurare dell'epidemia Covid-19 e per assicurare lo svolgimento delle operazioni di voto in sicurezza, riguarderà, tra le altre, le elezioni dei consigli comunali e circoscrizionali previste tra il 15 aprile e il 15 giugno, le elezioni suppletive per i seggi di Camera e Senato dichiarati vacanti entro fine luglio e le elezioni regionali in Calabria;

   il solo voto per le amministrative coinvolgerà più di 1.000 comuni, di cui 6 capoluogo di regione e 14 capoluogo di provincia;

   è altamente probabile che, come avvenuto nel 2020, le elezioni si terranno in prossimità dell'avvio dell'anno scolastico con il rischio di interrompere le lezioni a causa dello scarso numero di sedi alternative agli edifici scolastici da destinare a seggi elettorali;

   come recentemente reso noto dal Ministero dell'interno, sul territorio nazionale solo il 12 per cento dei 61.562 seggi elettorali non si trova all'interno di edifici scolastici. In particolare, sono edifici destinati alla didattica il 75 per cento circa dei fabbricati che ospitano uno o più seggi;

   per superare questa anacronistica consuetudine, nel mese di novembre 2020 presso il Viminale si è insediato un apposito gruppo di lavoro ed alcune settimane fa è stato inviato ai sindaci un documento con i requisiti che devono essere osservati per la costituzione della «sala delle elezioni»;

   tra gli edifici alternativi vengono indicati a titolo esemplificativo uffici comunali e sale consiliari, biblioteche, sale di lettura, palestre e impianti sportivi, centri e impianti polifunzionali, circoli ricreativi e sportivi, spazi espositivi e fieristici, ludoteche, ambulatori e altre strutture non più ad uso sanitario, spazi non più adibiti a mercati coperti;

   lo scorso anno, in occasione del voto referendario, in tutta Italia sono stati solo 471 su circa 8.000 comuni che hanno previsto lo spostamento di 1.464 sezioni elettorali per una quota pari a poco più del 2 per cento del totale –:

   quali ulteriori iniziative di competenza intenda promuovere per agevolare i comuni nell'individuare in via strutturale sedi alternative agli edifici scolastici per lo svolgimento delle elezioni, al fine di garantire la continuità didattica delle scuole.
(5-05457)


   D'ETTORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 143 del Tuel prevede lo scioglimento dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose;

   la misura, di tipo preventivo, è considerata un atto di alta amministrazione: dunque, seppur sindacabile in quanto non si tratta di atto politico, il provvedimento gode di un peculiare regime, in virtù del quale non solo non sono applicabili le forme di partecipazione procedimentale, ma il controllo giurisdizionale ha ridottissimi margini di scrutinio, data l'ampia discrezionalità che connota la funzione in parola;

   il provvedimento si basa su un quadro meramente indiziario, ma impone comunque una valutazione estremamente rigida della coerenza degli elementi addotti;

   il provvedimento ex articolo 143, nella logica ordinamentale, è, o almeno dovrebbe essere considerato una extrema ratio: esso, infatti, sulla base di valutazioni eccezionali, sancisce la priorità delle motivazioni di sicurezza e di ordine pubblico rispetto alla volontà popolare;

   tuttavia, negli ultimi anni, al contrario di quanto la norma prevede, l'istituto, ad avviso dell'interrogante, si è sganciato dai presupposti di eccezionalità stabiliti dal legislatore e ha cominciato a trovare un'applicazione sempre più frequente e ordinaria. Ciò determina – specie nei casi in cui il provvedimento sia poi sospeso o annullato in sede giurisdizionale – un'inversione dei beni giuridici in gioco (sicurezza da un lato, principio democratico-rappresentativo dall'altro), che introduce nel sistema un profilo d'irragionevole, e ingiustificato, sacrificio del principio democratico, oltreché del diritto-dovere dei soggetti preposti alle funzioni istituzionali esercitare il proprio mandato;

   il 10 maggio 2019, in sede di discussione di un'interpellanza urgente a prima firma On. Santelli che chiedeva chiarimenti puntuali in merito al lavoro dei funzionari nominati dalle prefetture nelle commissioni di indagine, agli effettivi controlli, agli approfondimenti richiesti agli amministratori, alle spese, e alla vigilanza sulle Commissioni nominate durante l'espletamento del mandato, il sottosegretario pro tempore Candiani espresse la necessità di ulteriori approfondimenti, riconoscendo l'utilità dello strumento della gestione commissariale, ma «avendo ben chiaro che, se ci sono delle singole gestioni fatte non in maniera oculata, si debba andare nell'interesse sia, ovviamente, dell'amministrazione che è stata disciolta, sia della validità dello strumento» –:

   quale sia l'attività di vigilanza effettuata dal Ministero dell'interno nei confronti delle commissioni di indagine ex articolo 143 del Tuel e per la gestione commissariale degli enti disciolti e se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato in ordine alla problematica esposta in premessa, per tutelare appieno il principio democratico, oltreché il diritto-dovere dei soggetti preposti alle funzioni istituzionali di esercitare il proprio mandato.
(5-05458)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, da organi di stampa, che nel Veneto Orientale dopo l'arresto del clan dei Casalesi, si stanno facendo strada nuovi protagonisti pronti a riorganizzarsi;

   a tal proposito non è passata inosservata, l'ispezione nel Veneto Orientale della Direzione investigativa antimafia, effettuata sui cantieri della terza corsia A4, tra San Stino e Latisana, con lo scopo di verificare le condizioni di sicurezza dei lavoratori e la regolarità dei subappalti per evitare l'avanzata della criminalità che da sempre vede nella costruzione di grandi infrastrutture uno dei fronti da aggredire per infiltrarsi;

   l'inchiesta «At Last», del febbraio 2019, grazie ai numerosi arresti nel territorio di Eraclea aveva messo in luce la presenza e il radicamento della criminalità organizzata, in particolare del clan dei Casalesi che aveva il controllo sui cantieri di tutta la parte del Veneto Orientale;

   da tale inchiesta sono emersi collegamenti con esponenti della criminalità organizzata di Caorle, in particolare, dalle ordinanze, emerge il rapporto tra Donadio e Claudio Casella, ex carabiniere dei Ros già al centro dell'inchiesta Aemilia;

   nel comune di Caorle invece, si iniziano ad intravedere un po' di movimenti sospetti, del resto Caorle anche se era finita dentro l'inchiesta di Eraclea, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Venezia, non ha subito conseguenze, perché ai tempi le carte furono trasmesse a Trieste e lì si fermarono definitivamente;

   iniziano a diventare sempre più reali a Caorle figure imprenditoriali che hanno fatto più di un affare con Casella, l'ex carabiniere dei Ros affiliato al clan dei Casalesi di Eraclea, e pare abbiano disponibilità finanziare infinite e che siano affiancati da un gruppo scelto di professionisti pronti a firmare ristrutturazioni e nuove costruzioni in un territorio che pare non aver subito i colpi della crisi;

   in questo momento difficile dovuto alla pandemia da Covid-19, è importante più che mai l'impegno da parte di tutti per contrastare la criminalità e diffondere la cultura della legalità attraverso la lotta all'omertà e il negazionismo. La presenza di grandi interessi economici, sia nel campo immobiliare sia in quello dei servizi, ha come pericoloso effetto collaterale quello di costituire un forte richiamo per le infiltrazioni malavitose da parte della criminalità organizzata;

   le ultime inchieste hanno confermato la presenza e il radicamento della criminalità organizzata nel Veneto e nel Nordest, in particolare nel litorale veneziano; ciò è l'ennesima prova che nel Veneto le mafie non si manifestano in modo violento, ma sono un fenomeno soprattutto economico, sono radicate nella società e hanno trovato terreno fertile anzitutto in quell'area grigia fatta di professionisti, consulenti, imprenditori –:

   alla luce della storia degli ultimi vent'anni che ha visto il progressivo radicamento delle organizzazioni criminali, come evidenziato dalle ultime inchieste della magistratura, quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere per procedere in tempi rapidi al potenziamento degli organici delle forze di polizia e delle procure di Venezia e Trieste e in altre zone considerate ad alto rischio, al fine di intensificare l'azione di indagine per il contrasto delle mafie ed il radicamento della criminalità lungo tutto il litorale Veneto, in particolare a Caorle.
(5-05467)


   MICELI e ZAN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa che il consiglio comunale di Padova non ha eletto il garante delle persone private della libertà personale;

   durante lo spoglio è emerso infatti che un consigliere comunale, a scrutinio segreto, ha espresso un voto per il boss Matteo Messina Denaro, il super latitante da quasi 30 anni e tutt'oggi considerato il capo supremo di Cosa nostra, impedendo quindi l'elezione del Garante, saltata proprio per mancanza di una sola preferenza;

   purtroppo, non si tratta di un caso isolato, perché periodicamente capitano episodi in cui si inneggia alla mafia nel corso di manifestazioni pubbliche e religiose;

   occorre in questi casi una presa di posizione forte da parte Stato, affinché si smetta una volta per tutte di esaltare e, talvolta, di indicare come miti o «modelli» personaggi che sono solo dei criminali che spezzano vite, rubano e minacciano senza alcuno scrupolo;

   l'episodio descritto è tanto più grave in quanto commesso da rappresentanti delle istituzioni, nelle sedi istituzionali;

   Diego Bonavina, assessore alla legalità e all'avvocatura civica del comune di Padova, ha fatto sapere che, di fronte alla gravità di quanto accaduto, è pronto a chiedere il «via libera» alla giunta e al sindaco Sergio Giordani per presentare un esposto in procura;

   gli articoli 141 e ss. del Tuel (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267) prevedono strumenti di controllo penetranti nei confronti degli organi di governo degli enti locali laddove emergano atti contrari alla Costituzione o gravi e persistenti violazioni di legge o gravi motivi di ordine pubblico –:

   quali siano gli elementi informativi di cui disponga il Ministro e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, in relazione alla menzionata vicenda di Padova e, più in generale, per monitorare, segnalare e contrastare fenomeni apologetici della criminalità organizzata.
(5-05468)


   PELLICANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da una ricostruzione giornalistica di qualche giorno fa si apprende di un grave fatto avvenuto a Padova, dove nel segreto dell'urna un consigliere comunale ha espresso un voto per il boss Matteo Messina Denaro, durante l'elezione del Garante dei detenuti a livello cittadino. Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà, esprime sconcerto per l'accaduto;

   l'indicazione da parte di un consigliere del nome di un noto boss mafioso, superlatitante condannato a più ergastoli, e ricercato dai primi anni '90, costituisce una grave offesa non soltanto al Consiglio, ma anche al lavoro di tutti i Garanti che operano per la tutela dei diritti di ogni persona nel fermo vincolo della lotta a ogni forma di criminalità e del sostegno a chi nel nostro Paese opera per estirpare la dura realtà delle organizzazioni criminali;

   la giunta ha annunciato che intende mettere in campo azioni presso tutte le sedi competenti per andare a fondo a questa ignobile vicenda, che ha peraltro impedito l'elezione, saltata proprio per mancanza di una sola preferenza;

   i luoghi istituzionali devono essere di vicinanza alla legalità, a chi per essa si batte, a chi per difenderla è morto;

   il nome del consigliere comunale al momento rimane un mistero, si lavora nel campo delle ipotesi. L'atto è stato condannato subito duramente in modo bipartisan dall'assemblea municipale tanto che l'amministrazione si è rivolta alla procura;

   la vicenda è un vero e proprio caso, arrivato anche in Commissione antimafia; quanto accaduto è una forma intollerabile di esaltazione della mafia, in una regione come il Veneto, dove le inchieste di questi ultimi due anni hanno dimostrato un forte radicamento della criminalità organizzata in molte parti del territorio facendo emergere il legame tra politica e mafie –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, con la massima urgenza, affinché si avvii ogni accertamento necessario ai sensi degli articoli 141 e ss. del Tuel, e in ogni caso per contrastare il radicamento della criminalità organizzata nei territori in questione.
(5-05469)

Interrogazione a risposta scritta:


   EPIFANI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la trattativa attualmente in corso tra l'amministrazione competente per il Corpo nazionale vigili del fuoco e le organizzazioni sindacali afferenti alla categoria dei vigili del fuoco non ha dato, sinora, i risultati auspicati. Come è noto, con l'articolo 1, comma 133, della legge n. 160 del 2019 è stato stanziato un fondo di 165 milioni di euro finalizzato a ridurre le disparità previdenziali e retributive esistenti tra il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco e le omologhe qualifiche delle forze di polizia ad ordinamento civile, frutto di tante battaglie sindacali dei lavoratori vigili del fuoco;

   l'articolo 20 del decreto-legge n. 76 del 2020, convertito, con modificazioni dalla legge n. 120 del 2020, ha poi disposto le modalità di ripartizione al personale di tali fondi;

   la distribuzione delle risorse economiche disponibili a favore della categoria non sembra infatti sufficientemente equa e ragionevole, in particolare per la mancata armonizzazione previdenziale agli altri Corpi in divisa dello Stato e la discordanza della proposta rispetto alla valorizzazione dei compiti di natura operativa del Corpo nazionale vigili del fuoco, così come previsto nell'ambito dell'istituzione del fondo per l'operatività del soccorso pubblico, ovvero rispetto a quanto stabilito nel protocollo di intenti del 5 aprile 2017 nella parte in cui si è concordato di ripartire le risorse nel rispetto dei princìpi di equità distributiva e di valorizzazione del rischio delle diverse professionalità di tutto il personale del Corpo;

   la mancata armonizzazione finora, per le forze di polizia del trattamento previdenziale dei previsti sei scatti stipendiali, ciascuno del 2,50 per cento tra trasformato in un incremento figurativo pari al 15 per cento dello stipendio su cui opera la misura ordinaria della contribuzione, sta penalizzando in modo irragionevole il Corpo in divisa dello Stato più esposto al rischio e all'usura per i servizi resi alla cittadinanza;

   ciò va contro il principio che avrebbe dovuto ispirare questo stanziamento di economie pari a 165 milioni di euro, ovvero «in primis» l'adeguamento previdenziale agli altri Corpi in divisa dello Stato di chi è esposto a gravi rischi per la propria salute –:

   se il Governo non ritenga doveroso ed urgente adottare iniziative per stanziare le giuste risorse economiche disponibili per l'adeguamento previdenziale dei lavoratori vigili del fuoco alle forze di polizia venendo incontro alle richieste delle organizzazioni sindacali di categoria;

   se il Governo non ritenga doveroso assumere iniziative per aumentare le garanzie ai fini pensionistici dei lavoratori vigili del fuoco, penalizzati dal nuovo sistema previdenziale di tipo contributivo.
(4-08486)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi alcuni organi di stampa avrebbero rilanciato la notizia secondo la quale dal rapporto 2020 «Italian Maritime Economy» del Centro studi e ricerche per il Mezzogiorno (Srm) emergerebbe che il traffico commerciale via mare all'interno del bacino del Mediterraneo avrebbe registrato nell'ultimo decennio un'apprezzabile evoluzione con uno spostamento del baricentro delle rotte dallo Stretto di Gibilterra verso l'Italia;

   nel corso della presentazione del rapporto, il direttore del centro studi Srm Massimo Deandreis, avrebbe specificato che «è in fase di accelerazione un processo di regionalizzazione del commercio mondiale [...] Lo vediamo dal numero crescente di passaggi di navi all'interno di rotte regionali e la diminuzione dei passaggi su rotte globali»;

   questo processo sarebbe stato rilevato anche nel Mediterraneo, attraverso l'osservazione satellitare dei passaggi delle navi portacontainer, considerando porto di partenza e destinazione finale;

   dal 2012 a oggi sarebbe stato osservato, per porti di partenza meno lontani o porti di destinazione più vicini all'area del Mediterraneo, uno spostamento verso il nostro Paese del punto di massima concentrazione dei passaggi;

   Deandreis avrebbe precisato che «questo è solo un esercizio statistico e grafico ma serve a intercettare un fenomeno importante e a comprendere che l'Italia ha (e mantiene) un posizionamento geografico di vantaggio nel cuore del Mediterraneo che resta lo snodo centrale sia dei traffici regionali che di quelli globali»;

   la prospettiva emersa potrebbe rappresentare un'opportunità per il settore del trasporto marittimo italiano, vista la contrazione subita negli ultimi anni, e una straordinaria prospettiva di rilancio, come hub centrale di transhipment nel Mediterraneo, del porto industriale di Cagliari che ha subito una gravissima crisi regressiva, sfociata nel 2019 con l'abbandono del porto da parte del concessionario e il licenziamento di oltre 200 unità lavorative, a cui si aggiungerebbe un indotto (tra società di servizi portuali, manutentori, agenzie marittime, società di import-export) che si aggirerebbe attorno alle 700 unità, oltre a costituire un gravissimo danno per tutta l'economia della regione;

   è il caso di riferire che il gruppo Contship Italia, unico azionista dell'azienda concessionaria Porto Industriale di Cagliari s.p.a., dopo diciassette anni di gestione, e dopo l'uscita di scena del socio pubblico di minoranza, il Consorzio industriale di Cagliari (Cacip), ha sospeso nel 2019 le operazioni terminalistiche, avviando la messa in liquidazione volontaria dell'azienda, tra l'altro, al termine di un processo di delocalizzazione durato diversi anni verso il Terminal Container di Tangeri in Marocco;

   contestualmente, il Comitato di gestione dell'Authority ha deciso la decadenza della concessione della Cict (Cagliari international container terminal), società del gruppo Contship, che ha licenziato 207 lavoratori che, attualmente, usufruiscono della «Naspi», misura del tutto inadeguata per retribuzioni e salvaguardia delle professionalità;

   secondo le organizzazioni sindacali, al di là delle dinamiche globali sfavorevoli per i porti italiani, sarebbero intervenute molteplici circostanze negative che avrebbero ridotto la competitività del porto di Cagliari, come ad esempio l'inadeguatezza o i mancati investimenti in infrastrutture portuali, la mancata attivazione degli istituti giuridici di vantaggio, come la zona economica speciale e il completamento della zona franca doganale integrata, e una generale assenza di visione strategica sul ruolo del porto quale volano di sviluppo per l'economia dell'Isola e, in particolare, di un distretto industriale;

   per le dinamiche internazionali del settore del trasporto marittimo, l'attività di rilancio del terminal di Cagliari e la stessa attività di scouting, condotta dell'Autorità di sistema portuale per individuare il nuovo terminalista, dovrebbero essere sostenute da una chiara strategia nazionale e adeguati finanziamenti, in considerazione dei risvolti straordinari che potrebbe avere per l'economia, non solo della Sardegna, ma del Paese, un'infrastruttura portuale all'avanguardia collocata a ridosso del punto di massima concentrazione delle rotte commerciali;

   le organizzazioni sindacali, in attesa di individuare un nuovo soggetto gestore, avrebbero sollecitato sul modello dei porti di Taranto e Gioia Tauro, l'istituzione di un'agenzia dei lavoratori del porto, soluzione che sarebbe al vaglio dei Ministeri delle infrastrutture e della mobilità sostenibili e dello sviluppo economico –:

   quali siano le politiche in merito al potenziamento e al rilancio del settore del trasporto commerciale marittimo e delle infrastrutture portuali del nostro Paese, anche in relazione alle nuove dinamiche del settore emerse dal rapporto 2020 «Italian Maritime Economy» del Centro Srm;

   quali siano le politiche di rilancio del porto industriale di Cagliari, al fine di sfruttare pienamente, a beneficio dell'economia dell'isola e del Paese, la posizione baricentrica nel Mediterraneo, come emerge dalla ricerca, e quale sia lo stato di attuazione di istituti giuridici come la Zona economica speciale;

   quali siano gli orientamenti del Governo in merito alla costituzione di un'agenzia dei lavoratori del porto di Cagliari, così come è stato già fatto per i porti di Taranto e Gioia Tauro, al fine di salvaguardarne le professionalità, in attesa dell'individuazione di un soggetto gestore.
(2-01125) «Vallascas».

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazioni a risposta immediata:


   OCCHIONERO, NOJA, FREGOLENT, D'ALESSANDRO, GADDA, LIBRANDI e UNGARO. – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   le donne hanno pagato il prezzo più alto per questa epidemia: secondo gli ultimi dati Istat nel mese di dicembre 2020 sono stati persi 101 mila posti di lavoro, di cui 99 mila erano occupati da donne, facendo scendere il tasso di occupazione femminile (-0,5 punti) e crescere quello di inattività (+0,4 punti);

   nelle famiglie con figli più piccoli il susseguirsi di «quarantene» e «zone rosse» ha comportato la chiusura delle scuole in presenza e sulle donne è indubbiamente ricaduto il carico familiare maggiore, con l'aggravarsi anche della precarietà delle condizioni di lavoro;

   la legge di bilancio per il 2021 ha prorogato il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente fino a dieci giorni, più un altro in accordo con la madre, e lo ha esteso anche ai casi di morte perinatale. Tali misure risultano efficaci per una situazione a regime e non per far fronte ad un'ulteriore emergenza COVID-19, per la quale è necessaria la predisposizione di misure ad hoc;

   il decreto-legge «ristori bis» prevedeva, entro il 31 dicembre 2020, la possibilità di fruire di un congedo straordinario legato all'emergenza COVID-19 con il riconoscimento di un'indennità pari al 50 per cento della retribuzione mensile per i genitori lavoratori dipendenti laddove non fosse possibile lo smart working, trasformato in congedo gratuito per i genitori con figli tra i 14 e i 16 anni. Tale possibilità non è ancora stata prorogata per il 2021;

   in alternativa al congedo straordinario, il decreto-legge «Cura Italia» aveva introdotto per le famiglie con figli minorenni al di sotto dei 12 anni di età, la possibilità di usufruire di un bonus per servizi di baby sitting, nel limite massimo di 600 euro, in misura più elevata per i dipendenti del settore sanitario pubblico e privato accreditato, appartenenti alla categoria di medici, infermieri, tecnici di laboratorio biomedico, tecnici di radiologia medica e operatori socio sanitari, e per il personale del comparto della pubblica sicurezza, difesa e soccorso pubblico impiegato per le esigenze connesse all'emergenza COVID-19;

   l'accesso al «bonus baby sitter» va previsto almeno per i lavoratori autonomi sia iscritti alla gestione separata sia alle gestioni speciali, poiché al momento nessuna misura è destinata ad essi per far fronte alle esigenze di cura dei figli determinate dall'emergenza epidemiologica –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare con particolare riguardo al ripristino delle misure già sperimentate durante l'emergenza COVID-19, sia per i lavoratori dipendenti del settore pubblico e privato sia per i liberi professionisti.
(3-02088)


   GRIBAUDO, BERLINGHIERI, BOLDRINI, BONOMO, BRAGA, BRUNO BOSSIO, CAMPANA, CANTINI, CARLA CANTONE, CARNEVALI, CENNI, CIAMPI, DE MICHELI, DI GIORGI, INCERTI, LA MARCA, LORENZIN, MADIA, MORANI, MURA, NARDI, PEZZOPANE, PICCOLI NARDELLI, PINI, POLLASTRINI, PRESTIPINO, QUARTAPELLE PROCOPIO, ROTTA, SCHIRÒ, SERRACCHIANI, ENRICO BORGHI e FIANO. – Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. – Per sapere – premesso che:

   il congedo previsto a sostegno dei genitori lavoratori dipendenti in caso di quarantena scolastica, introdotto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 111 del 2020, e il congedo previsto per la sospensione dell'attività didattica in presenza, disciplinato dall'articolo 21-bis del decreto-legge n. 104 del 2020, sono stati fruibili fino al 31 dicembre 2020;

   la legge n. 176 del 2020 ha introdotto congedi straordinari a favore dei genitori lavoratori dipendenti in caso di sospensione dell'attività didattica in presenza per le sole classi seconda e terza delle scuole medie situate in zone rosse individuate nelle ordinanze del Ministro della salute e in favore dei genitori lavoratori dipendenti di figli con disabilità in situazione di gravità accertata ai sensi dell'articolo 4, comma 1, della legge n. 104 del 1992, in caso di sospensione didattica in presenza o della chiusura dei centri diurni a carattere assistenziale. Tali congedi straordinari non sarebbero fruibili qualora il genitore avesse la possibilità di svolgere l'attività professionale in modalità agile;

   i bonus per l'acquisto di servizi baby-sitting, previsti dagli articoli 23 e 25 del decreto-legge n. 18 del 2020, sono stati fruibili solo nel periodo dal 5 marzo al 31 agosto 2020;

   l'emergenza pandemica è ancora in corso e la diffusione di varianti del virus COVID-19 ha richiesto l'adozione di misure più stringenti per la chiusura di scuole di ogni ordine e grado, compresa la scuola dell'infanzia e le elementari. Inoltre, la sospensione scolastica potrà essere disposta anche dai presidenti di regione se ricorrono determinate condizioni ed è in aumento il numero degli istituti scolastici chiusi. Tali restrizioni necessitano di essere bilanciate da concreti sostegni per i genitori lavoratori che, in mancanza di tali supporti, sono costretti a sacrificare vita lavorativa e familiare. Questa situazione, che grava principalmente sulle madri, aggrava ulteriormente la condizione delle donne italiane già trattate con enormi disparità nel contesto lavorativo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, anche anticipatamente rispetto all'annunciato «decreto sostegni», iniziative di competenza volte a prevedere bonus per i servizi di baby-sitting e congedi parentali indennizzati in caso di sospensione dell'attività didattica in presenza e in caso di quarantena scolastica dei figli che possano essere fruiti, attraverso un meccanismo automatico nelle due sopra menzionate circostanze, dai genitori lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi di figli frequentanti scuole di ogni grado e ordine e a prescindere dal livello di rischio e gravità in cui versa la zona in cui la scuola è situata e dalla possibilità o meno da parte del genitore di svolgere l'attività lavorativa in modalità agile.
(3-02089)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   GAGNARLI, L'ABBATE, MAGLIONE, GALLINELLA, CADEDDU, CASSESE, CILLIS, DEL SESTO, GALIZIA, MARZANA, PARENTELA e PIGNATONE. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 104 del 2020, cosiddetto «decreto agosto», è stato istituito, a valere sullo stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, il «bonus ristorazione», finanziato con 600 milioni di euro, che prevede un sostegno a fondo perduto per ristoranti – e imprese affini – per l'acquisto di prodotti alimentari e vitivinicoli, anche dop e igp, provenienti dal filiere del territorio;

   il termine per la presentazione delle domande, inizialmente previsto il 27 novembre 2020, è stato poi prorogato al 15 dicembre 2020;

   la gestione del bonus è effettuata da Poste italiane e da novembre 2020 a dicembre 2020 sono pervenute oltre 30 mila domande via web e oltre 15 mila attraverso gli uffici postali. Al momento, non è noto con certezza l'importo dei contributi richiesti, ma si stima una media di 7 mila euro a domanda;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha previsto, complessivamente, una richiesta di 350 milioni di euro;

   allo stato attuale sono oltre 46 mila imprenditori della ristorazione che hanno chiesto il contributo a fondo perduto per l'acquisto dei prodotti agroalimentari italiani, ma non hanno ancora ricevuto alcun pagamento, nonostante siano passati due mesi dall'ultima data utile per la presentazione delle domande;

   risulta agli interroganti che una prima parte dei pagamenti dovrebbe essere stata corrisposta da Poste italiane a partire dalle ultime settimane di febbraio 2021 –:

   allo stato attuale quale sia la situazione dei pagamenti previsti dal «bonus ristorazione» istituito a partire da agosto 2021 e se non ritenga urgente intraprendere ogni iniziativa di competenza volta a velocizzare tali erogazioni che i ristoratori italiani attendono ormai da molti mesi.
(3-02093)


   NEVI, OCCHIUTO, PAOLO RUSSO, ANNA LISA BARONI, SPENA, CAON, SANDRA SAVINO e FASANO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   dall'inizio della pandemia la zootecnia italiana è soggetta a un duplice attacco mediatico e istituzionale. Prima accusata di essere responsabile della diffusione del COVID-19, poi salita sul banco degli imputati per le emissioni in atmosfera di gas serra e inquinanti e per essere causa di deforestazione;

   i dati Ispra certificano che il settore agricolo italiano ha realizzato la performance migliore nell'Unione europea in tema di riduzione di anidride carbonica prodotta, pari al 7,2 per cento del totale contro il 10,2 per cento della media dell'Unione europea, con 30 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalenti (di cui l'80 per cento di fonte zootecnica), contro i 76 milioni di tonnellate della Francia, i 66 della Germania, i 41 milioni del Regno Unito. Le emissioni complessive del settore sono diminuite del 20 per cento tra il 1990 e il 2019. Quanto alle polveri sottili solo l'11,8 per cento proviene dall'agricoltura;

   la zootecnia italiana non è responsabile di alcuna deforestazione. Inoltre, secondo i dati Fao, produrre un chilo di carne bovina in Italia comporta appena 1/5 delle emissioni di anidride carbonica rispetto all'Asia o agli Usa e 1/20 del consumo di acqua;

   la zootecnia italiana sta già facendo ogni possibile sforzo, in linea con le prescrizioni comunitarie, in favore del benessere animale e per ricondurre il sistema nell'ambito dell'economia circolare. L'Italia è il quarto produttore mondiale di biogas con 2.000 impianti, di cui il 77 per cento realizzato con residui di origine agricole;

   gli oltre 250.000 i lavoratori del settore e le 270.000 aziende generano un fatturato di oltre 40 miliardi di euro e operano con responsabilità, garantendo beni alimentari primari in totale sicurezza;

   sempre secondo gli studi della Fao, con un impiego diffuso di tecnologie più efficienti, si potrebbero tagliare le emissioni nella zootecnia fino al 30 per cento. Nello stesso senso di esprime la Strategia nazionale climatica al 2050 appena inviata a Bruxelles;

   in sede di audizioni sul Programma nazionale di ripresa e resilienza le associazioni agricole hanno chiarito che servono investimenti per ridurre l'impatto ambientale degli allevamenti, rafforzando così la transizione ecologica anche se il modello italiano è già all'avanguardia in tema di sostenibilità –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato a tutela del settore zootecnico nazionale, settore fondamentale del nostro made in Italy, e se non ritenga opportuno destinare una significativa parte delle risorse del Programma nazionale di ripresa e resilienza all'efficientamento del settore, in linea con gli obiettivi della Strategia nazionale climatica al 2050.
(3-02094)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   dati recenti mettono in evidenza che la sanatoria avviata nel 2020 dall'allora Ministro Bellanova, che avrebbe dovuto porre un freno al caporalato nei campi, ha raccolto appena 30 mila richieste tra i braccianti agricoli: appena il 15 per cento degli stagionali richiesti dalle associazioni di categoria e il 10 per cento degli immigrati occupati nel settore;

   la norma venne inserita nel «decreto rilancio» e considerata come una misura di emersione a favore degli immigrati privi di uno status legale (articolo 103, comma 1), in un momento dal punto di vista sanitario ed economico estremamente delicato;

   tuttavia, ad aver tentato di rientrare nella sanatoria non sono stati i braccianti agricoli ma 177 mila persone tra colf, badanti, baby sitter e lavoratori domestici in generale;

   a più di sei mesi dalla chiusura della finestra per accedere alla regolarizzazione, delle oltre 207.000 domande presentate dal datore di lavoro per l'emersione di un rapporto di lavoro irregolare o l'instaurazione di un nuovo rapporto con un cittadino straniero, in tutt'Italia sono stati rilasciati solamente 1.480 permessi di soggiorno, lo 0,71 per cento del totale. Al 16 febbraio 2021, emerge che solo il 5 per cento delle domande è giunto nella fase finale della procedura, mentre il 6 per cento è nella fase precedente della convocazione di datore di lavoro e lavoratore per la firma del contratto in prefettura e il rilascio del permesso di soggiorno;

   il fallimento è rilevante anche per quando riguarda i lavoratori domestici: sono emersi 177 mila rapporti in nero riferiti a lavoratori senza permesso di soggiorno (una situazione nella quale si trovavano circa 250 mila persone), ma sono rimasti nell'ombra ancora un milione di lavoratori italiani, comunitari o comunque regolarmente residenti nel Paese per i quali resta più conveniente non dichiarare nulla;

   è necessario evidenziare che in fase di discussione del decreto-legge, anche le organizzazioni del settore agricolo avevano rilevato che la sanatoria non avrebbe risolto i problemi di reperimento di manodopera, come più volte evidenziato anche da Fratelli d'Italia –:

   se non ritenga urgente, alla luce dei dati rilevati in premessa, adottare iniziative volte a sospendere la sanatoria prevista all'interno del «decreto rilancio», considerato anche il fatto che non ha risolto il problema legato al reperimento della manodopera qualificata.
(3-02095)

Interrogazione a risposta orale:


   LOMBARDO e RIZZONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 28 gennaio 2021, la Corte dei conti, chiamata a riunirsi per esaminare l'operato dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, ha fornito un quadro estremamente sconfortante: i magistrati contabili hanno evidenziato non poche e gravi carenze inerenti alla gestione per l'esercizio finanziario 2018;

   nonostante l'ente abbia dichiarato nella relazione 2018 di aver svolto le attività e le funzioni rientranti nell'area coordinamento nel rispetto delle norme poste dalla legge istitutiva, dallo Statuto e dalla deliberazione n. 3 del 7 giugno 2017, la Corte dei conti si è rivelata di contrario avviso;

   in particolare, tra le osservazioni avanzate dalla Corte contabile emerge la decisione da parte di Bruxelles di procedere al definanziamento di alcuni fondi Feaga e Feasr: 1,8 milioni di euro ai quali si aggiungono, con la decisione 2018/873/UE del 13 giugno 2018, ulteriori 24,9 milioni di euro;

   alla base dei suddetti tagli ci sarebbe – secondo il parere della Corte – una grave carenza ovvero una totale assenza di controllo e vigilanza: si tratterebbe, nel caso specifico, di «assenza di ripetizione dei controlli da parte» di Agear;

   a tale circostanza si aggiunga che per tutte le decisioni non si è proceduto al ricorso per l'annullamento presso il Tribunale dell'Unione europea, prestando – come specifici la Corte dei Conti – acquiscenza al definanziamento;

   nell'esercizio finanziario 2018, gli organismi pagatori hanno erogato aiuti agli agricoltori italiani per un importo di 4.299 milioni di euro a fronte dei quali la Commissione europea ha rimborsato all'Italia 4.268 milioni; la differenza tra quanto anticipato e quanto rimborsato dall'Unione, pari a 31 milioni di euro, deriva dalle rettifiche e dalle correzioni finanziarie negative effettuate dalla Commissione a seguito di riscontrate carenze e irregolarità nei sistemi di gestione e di controllo dei fondi comunitari stanziati per l'agricoltura italiana. Tali rettifiche gravano sul bilancio dello Stato e non sono recuperabili –:

   quali chiarimenti il Ministro interrogato intenda fornire sui fatti esposti in premessa e, al contempo, se intenda valutare l'opportunità di promuovere conseguenti iniziative, per quanto di competenza.
(3-02087)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   dai calcoli effettuati dalla Johns Hopkins University negli ultimi due mesi e mezzo i casi di Coronavirus sono raddoppiati, raggiungendo l'enorme numero di 100.032.461 persone contagiate, delle quali 2.149.818 morte;

   dall'aggiornamento del 21 gennaio dell'Organizzazione mondiale della sanità, gli Stati Uniti risultano primi al mondo per numero totale di casi e vittime, oltre che per numero di nuove infezioni di Coronavirus in 24 ore: 152.937;

   nel continente europeo è il Regno Unito ad avere questo triste primato: qui sono state superate le 100 mila vittime. Il Paese ha dovuto affrontare un rapido aumento dei casi di Covid-19 a partire da settembre 2020 quando si è diffusa la prima variante del Coronavirus, la VOC-202012/01 (letteralmente «variante oggetto di attenzione n. 1 del dicembre 2020») o B.1.1.7;

   ad oggi, a livello mondiale, le varianti che preoccupano maggiormente in un'ottica di contenimento della pandemia sono tre. Oltre a quella inglese, che ormai rappresenta il 50 per cento dei nuovi casi nel Regno Unito, sono emerse una variante «sudafricana», la B.1.351 o 501.V2, osservata per la prima volta in campioni prelevati a ottobre 2020 in Sudafrica, dove è diventata la forma dominante, la variante «brasiliana», la B.1.1.28.1 o P.1, recentemente individuata in Brasile e in Giappone, e sequenziata in quattro viaggiatori provenienti dal Brasile. Tutte le varianti sono caratterizzate da maggiore contagiosità;

   nella pubblicazione dell'8 gennaio 2021 «Genomic sequencing of SARS-CoV-2: a guide to implementation for maximum impact on public health», l'Organizzazione mondiale della sanità sottolinea l'importanza del sequenziamento che ha consentito al mondo di identificare rapidamente SARS-CoV-2 e sviluppare test diagnostici e altri strumenti per la gestione dell'epidemia. Il sequenziamento continuo del genoma supporta il monitoraggio della diffusione della malattia e dell'evoluzione del virus. Se si vuole essere meglio preparati per le minacce future, è necessaria un'integrazione accelerata del sequenziamento del genoma nelle pratiche della comunità sanitaria globale;

   nel Rapporto del 21 gennaio, «Risk related to the spread of new SARS-CoV-2 variants of concern in the EU/EEA» l'European centre for disease control (Ecdc) ha innalzato il rischio di diffusione a «alto/molto alto», considerando preoccupanti le varianti più note VOC 202012/01, 501Y.V2 e P.1, a causa delle mutazioni che hanno portato a una maggiore trasmissibilità e al deterioramento delle situazioni epidemiologiche, con incremento delle ospedalizzazioni e conseguente aumento della mortalità, specie nelle categorie maggiormente esposte. Sono quindi necessarie misure più severe per ridurre la trasmissione e alleviare la pressione sui sistemi sanitari. L'Ecdc, in particolare, sollecita gli Stati membri a rendere disponibili le risorse, necessarie ad aumentare il livello di sorveglianza e la capacità di sequenziamento nei territori, utilizzando ogni possibile mezzo e coinvolgendo ogni settore sanitario e scientifico. Nel primo aggiornamento della Guida tecnica dell'Ecdc «Sequencing of SARS-CoV-2» viene affermato che è consigliabile una capacità minima di quantificare approssimativamente la proporzione di una variante presente con una prevalenza del 2,5 per cento sul totale delle varianti circolanti. Ciò richiede che ciascun Paese sequenzi almeno 500 campioni ogni settimana;

   le raccomandazioni da parte del Centro europeo nascono dalla consapevolezza che in Europa, finora, poco sia stato fatto sul fronte del sequenziamento, che dovrebbe arrivare almeno al 5 per cento. Su 1,5 milioni di nuovi casi diagnosticati ogni settimana, la media europea è di 150 campioni, ma alcuni Paesi ne fanno meno di 20;

   portando come esempio il Regno Unito, che si è potuto avvalere di una struttura già esistente dove da subito è iniziato il sequenziamento, sono già stati inseriti nel suo database Cog-UK e in quello internazionale Gisaid centinaia di migliaia di sequenze e settimanalmente circa 10.000;

   ad eccezione della Danimarca che sequenzia il 15,09 per cento, quasi tutti gli Stati membri non arrivano all'1 per cento dei test positivi;

   l'Italia è in netto ritardo con lo 0,034 per cento di sequenziamenti, svolti finora su base volontaristica, senza alcun progetto né finanziamento;

   il 27 gennaio 2021 è sfata annunciata la nascita del Consorzio italiano per la genotipizzazione e fenotipizzazione di Sars-CoV-2 e per il monitoraggio della risposta immunitaria alla vaccinazione, promosso e sostenuto dal Ministero della salute e coordinato dall'Istituto superiore di sanità, che avrà il compito di supervisionare gli aspetti relativi ai controlli di qualità, alle elaborazioni dei dati epidemiologici-clinici, alla banca biologica, con il patrocinio della Società italiana di virologia che si farà parte attiva per riunire le competenze virologiche cliniche, di base, veterinarie e bioinformatiche presenti in Italia. L'Organismo avrà il compito di monitorare e valutare dal punto di vista viro-immunologico, sull'efficacia e sulla durata delle vaccinazioni, oltreché sorvegliare sulle varianti di Sars-CoV-2 circolanti. Contestualmente, sull'intero territorio nazionale, sarà costituita una rete di laboratori che provvederà a fornire su larga scala e rapidamente le sequenze del genoma Sars-CoV-2 circolanti in Italia, inviando i dati ottenuti all'Istituto superiore di sanità e permettendo di monitorare l'evoluzione genetica del virus e la durata dell'immunità indotta dai vaccini;

   il Consorzio continuerà la sua attività anche in futuro, lavorando sugli aspetti epidemiologici di eventuali nuove epidemie, per le quali è necessario essere pronti, come raccomandato più volte dall'Organizzazione mondiale della sanità –:

   come il Governo intenda rispondere alle sollecitazioni provenienti dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) di intensificare, sull'intero territorio nazionale, i programmi di sequenziamento dei test positivi al Sars-CoV-2, al fine di raggiungere tempestivamente il 5 per cento raccomandato;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per rendere disponibili risorse specifiche destinate ad aumentare il livello di sorveglianza e la capacità di sequenziamento dei campioni sui casi di COVID-19 sul territorio;

   se si intenda chiarire se il Consorzio, di cui in premessa, risponda anche alle richieste dell'Oms e dell'Ecdc, sull'urgenza di intensificare l'attività di sequenziamento dei test positivi, con quali modalità e in che misura.
(2-01124) «Ianaro, Provenza, Sportiello, D'Arrando, Lorefice, Mammì, Nappi, Ruggiero, Cadeddu, Cassese, Cillis, Del Sesto, Gagnarli, Gallinella, L'Abbate, Maglione, Alberto Manca, Marzana, Parentela, Pignatone, Galizia, Battelli, Bruno, Giordano, Grillo, Palmisano, Papiro, Penna, Scerra, Vignaroli».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con la deliberazione della giunta regionale del 29 giugno 2020, n. 161, il dottor Francesco Bevere è stato nominato nuovo dirigente generale del dipartimento tutela della salute della regione Calabria;

   l'atto di conferimento dell'incarico evidenzierebbe, secondo gli interpellanti, un profilo di illegittimità, riconducibile all'eccesso di potere posto in essere dalla giunta regionale, alla quale resta precluso, in regime di commissariamento per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, l'esercizio del potere di nomina degli organi gestionali degli enti del servizio sanitario regionale e del dipartimento tutela della salute;

   la regione Calabria, ai sensi dell'articolo 120, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 8, comma 1, della legge n. 131 del 2003, già assoggettata alla disciplina del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, ai sensi dell'articolo 1, comma 180, della legge n. 311 del 2004 e della deliberazione della giunta regionale n. 97 del 12 febbraio 2010, è stata sottoposta all'istituto del commissariamento, ai sensi del predetto articolo 120, secondo comma, della Costituzione, come modificato dalla novella legislativa recata dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, del citato articolo 8, comma 1, della legge 5 giugno 2003, n. 131, dell'articolo 4, commi 1 e 2, del decreto-legge 1° ottobre 2007, n. 159, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 novembre 2007, n. 222, e successive modificazioni ed integrazioni, dell'articolo 2, commi 80, 83, 84, 84-bis, 88, 88-bis, 95, della legge 23 dicembre 2009, n. 191, e successive modificazioni ed integrazioni;

   detto commissariamento prevede l'interruzione temporanea degli ordinari poteri gestionali delle regioni (giunta regionale; presidente della giunta regionale) in materia sanitaria, previsti dall'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, con il trasferimento, in capo al commissario ad acta, di tutti i poteri di natura normativa, amministrativa, organizzativa e gestionale, i quali, per tutta la durata del regime commissariale, sono posti al riparo da ogni interferenza degli ordinari organi di gestione delle regioni, ai sensi dello stesso articolo 120, comma 2, della Costituzione, nonché dell'articolo 2, comma 83, della legge n. 191 del 2009 e delle sentenze della Corte costituzionale, n. 14/2017 e n. 199/2018, fatta eccezione, in ogni caso, per le prerogative di natura legislativa di secondo livello, riservate ai consigli regionali dall'articolo 121 della Costituzione;

   l'articolo 120, secondo comma, della Costituzione attribuisce al Governo un fondamentale potere sostitutivo nei riguardi degli organi degli enti territoriali, per la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali di governo, nonché per la salvaguardia dell'unità giuridica della Repubblica;

   a conferma delle disposizioni che disciplinano l'istituto normativo del commissariamento sono intervenute le sentenze del Consiglio di Stato – sezione terza – n. 2151/2015 e n. 4059/2016, in ragione delle quali alle regioni «resta precluso, in via temporanea, l'esercizio delle funzioni amministrative delle procedure attinenti alle competenze sanitarie, le quali sono assegnate, in via sostitutiva, al Commissario»;

   la fonte normativa di attuazione di quanto previsto dall'articolo 120, secondo comma, della Costituzione, è data oltre che dall'articolo 8, comma 1, della legge n. 131 del 2003, anche dall'articolo 4, comma 2, del decreto-legge n. 159 del 2007, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 222 del 2007 e dall'articolo 2, comma 83, della legge n. 191 del 2009, che recita testualmente: «(...) decadono, sempre in via automatica, i direttori generali, amministrativi e sanitari del servizio sanitario regionale, nonché dell'assessorato regionale competente», intendendosi, nel contesto, ad avviso degli interpellanti, anche il dirigente generale del dipartimento tutela della salute e applicandosi, nella fattispecie, il principio giuridico del «simul stabunt, simul cadent»;

   oltretutto, in qualità di dirigente generale, il dottor Francesco Bevere – di cui si è occupata la trasmissione televisiva «Non è l'Arena», a proposito dell'acquisto di nuovi arredi negli uffici regionali – ha voluto il proprio segretario al di fuori dell'organico regionale, con costi aggiuntivi a carico dei contribuenti, e ha costituito, con proprio decreto, n. 11226 del 3 novembre 2020, un comitato tecnico-scientifico che secondo gli interpellanti si è rivelato inutile ed improduttivo, leggendo i relativi verbali di attività pubblicati sul portale web della regione Calabria;

   il dipartimento predetto versa, nella pandemia in atto, in condizione di grave difficoltà organizzativa ed in carenza di dotazione organica, soprattutto nel settore autorizzazioni e accreditamenti, come si evince dalla ormai nota vicenda del Sant'Anna Hospital di Catanzaro, che peraltro, in sede giudiziaria, ad avviso degli interpellanti, rischia di determinare un pesante esborso della regione a favore della stessa clinica, mentre analogo pericolo si prospetta per pratiche, pendenti presso lo stesso dipartimento, riguardanti altre strutture private –:

   se non ritengano urgente, sulla scorta di quanto riportato in premessa, verificare la situazione riassunta anche per il tramite di ispettori ministeriali e adottare le iniziative di competenza in via consequenziale.
(2-01128) «Sapia, Schullian».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   Aied, l'Associazione italiana per l'educazione demografica fondata nel 1953, insieme all'Italia nei prossimi giorni, festeggia i primi cinquant'anni di contraccezione legale;

   nel 1956, Aied apre il primo consultorio a Roma, pian piano in altre città d'Italia per offrire consulenza alle donne sui metodi anticoncezionali; al tempo la distribuzione di opuscoli informativi e manifesti era un reato perché violava l'articolo 553;

   in Italia partono così le prime denunce verso i dirigenti dell'associazione e si crea un fronte ostile della stampa conservatrice, sia cattolica che comunista, all'estero invece, i maggiori mezzi di informazione diffondono la notizia come esempio resiliente di modernità di una parte della società italiana;

   grazie ai primi ricorsi alla Corte costituzionale si apre il dibattito e si crea quella spaccatura che ormai era inevitabile tra realtà e desiderio conservatore;

   la Corte costituzionale ha dichiarato costituzionalmente illegittimo, grazie all'azione politica dell'Aied, con la sentenza n. 49 del 10 marzo del 1971, l'articolo 553 del codice Rocco che vietava e puniva la propaganda dei mezzi atti a impedire la procreazione. La parte rimanente di quel Titolo X del Codice Rocco fu abrogata nel 1978, con l'approvazione della legge n. 194 sull'aborto. Nel 1975 fu promulgata la legge istitutiva dei consultori pubblici, e sempre nel 1975 la riforma del diritto di famiglia siglava il passaggio dalla patria potestà alla potestà genitoriale, equiparando in doveri e dignità le figure del padre e della madre:

   nell'Atlas europeo 2019, che misura l'accesso alla contraccezione in 45 Stati dell'Europa, l'Italia si colloca in 26esima posizione con un tasso del 58 per cento. L'Italia è il fanalino di coda in Europa, dove l'educazione sessuale è materia scolastica. L'Italia è fra i Paesi europei per totale assenza di informazione, nei programmi scolastici, sulla sfera della sessualità. Si è del tutto inadempienti rispetto agli standard europei che seguono linee guida dell'Organizzazione mondiale della sanità in materia di modalità «formali» per l'educazione sessuale, affettiva ed emotiva dei giovani nelle scuole;

   in questi giorni Aied ripartirà con la sua campagna di sensibilizzazione in tutta Italia sui temi della maternità consapevole, per festeggiare e al tempo stesso rilanciare il «diritto alla libertà», una conquista che è patrimonio comune di civiltà anche se ciclicamente viene messa in discussione;

   nonostante i grandi cambiamenti sociali cinquant'anni dopo nel nostro Paese la «rivoluzione contraccettiva» resta in fase di compimento e la scelta di metodi contraccettivi più moderni fatica a radicarsi;

   la situazione dell'Italia di oggi, colpita duramente dagli effetti economici e sociali della pandemia, impone al Paese di affrontare da subito un percorso di riforma delle politiche sociali ad ampio spettro. Innanzitutto, partendo dalla contraccezione ormonale, il costo risulta essere troppo oneroso, per ceti popolari e per i giovani. Occorre promuovere campagne di informazione sulla salute riproduttiva a partire dalle scuole. Infine è necessario rafforzare la rete dei consultori, aumentando le strutture e il personale socio-sanitario, affinché possano essere centri d'informazione e di assistenza facilmente accessibili –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per superare le difficoltà sopra evidenziate, così che l'accesso alla contraccezione possa rientrare tra i fondamentali diritti alla salute.
(5-05453)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIANA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sul fronte vaccini, la Sardegna è penultima, davanti solo alla Calabria, tra le regioni italiane nella campagna di vaccinazione, con 92.472 dosi somministrate, il 55,8 per cento su 165.380 consegnate (Report del Ministero della salute aggiornato al 3 marzo 2021, 10:17);

   l'azienda per la tutela della salute (Ats – Sardegna, al fine di «mantenere costante nel tempo la somministrazione vaccinale e garantire il massimo livello di copertura vaccinale sul territorio, così rispettando gli standard qualitativi dell'offerta ed i requisiti minimi strutturali e tecnologici per le attività vaccinali previsti dalle normative Regionali», ha emanato un avviso pubblico volto a raccogliere manifestazioni di interesse per la formazione di un elenco di medici disponibili a svolgere attività vaccinale presso tutte le aree socio sanitarie locali di Ats – Sardegna, in forma volontaria e gratuita, al di fuori dell'orario di servizio, prevedendo quindi che non venga erogato alcun compenso, a qualsivoglia titolo o ragione, da parte di Ats – Sardegna;

   la procedura è riservata ai dirigenti medici dipendenti di Ats – Sardegna, a medici in quiescenza e a ex dipendenti di Ats – Sardegna, escludendo i medici di Guardia medica che prestano servizio di continuità assistenziale, oggi articolato nell'isola in 190 punti, perché non dipendenti, ma convenzionati con Ats;

   i requisiti di ammissione e partecipazione richiesti sono l'idoneità fisica all'impiego, iscrizione all'Ordine dei medici, titolarità di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato/determinato in qualità di dirigente medico con ATS – Sardegna; dirigenti medici, ex dipendenti ATS – Sardegna, collocati in quiescenza, anche ove non iscritti al competente albo professionale in conseguenza del collocamento a riposo, in presenza dei presupposti di cui all'articolo 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 e dell'articolo 1, comma 423, della legge 30 dicembre 2020, n. 178;

   Ats Sardegna potrà richiedere al volontario la disponibilità a prestare l'attività anche nelle sedi per le quali il dirigente medico non ha manifestato la propria disponibilità, qualora ne ravvisasse l'esigenza e oltre alla formazione degli elenchi e della verifica, anche a campione, delle dichiarazioni rese, non intercorrerà alcun rapporto tra l'Ats – Sardegna e il volontario;

   la suddetta manifestazione di interesse si scontra, a parere dell'interrogante, con la realtà del contesto generato dalla pandemia, che ha visto e vede i medici affrontare turni massacranti, tanto che nella prima fase dell'emergenza sono state sospese le ferie dei dipendenti ospedalieri. In tale situazione parrebbe pretenzioso e insidioso l'avviso pubblicato da Ats Sardegna volto a raccogliere manifestazioni di interesse di un contributo in forma volontaria, gratuita ed al di fuori dell'orario di servizio –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano assumere, al fine di garantire la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori impegnati nel fronteggiare l'emergenza sanitaria connessa con la pandemia da COVID-19, con particolare riferimento ai dirigenti medici dipendenti di Ats Sardegna, anche al fine di non inficiare la qualità delle prestazioni del servizio sanitario dell'Ats.
(4-08498)


   CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Gimbe è una fondazione di diritto privato costituita dall'associazione Gruppo italiano per la medicina basata sulle evidenze il 23 giugno 2010;

   la Fondazione non ha fini di lucro e, ai sensi dell'articolo 2 del proprio statuto, persegue lo scopo di promuovere attività di formazione e ricerca in ambito sanitario finalizzate a:

    a) consolidare la formazione continua dei professionisti sanitari come un processo di autoapprendimento permanente (self-direct life-long learning);

    b) migliorare la qualità metodologica, l'etica, l'integrità e il valore sociale della ricerca sanitaria;

    c) favorire il trasferimento delle migliori evidenze scientifiche alla pratica professionale e all'organizzazione dei servizi sanitari;

    d) promuovere la qualità dell'assistenza sanitaria, in termini di sicurezza, efficacia, appropriatezza, equità, coinvolgimento degli utenti, efficienza;

   il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, gastroenterologo, appare come ospite in numerose trasmissioni televisive nazionali dispensando affermazioni apodittiche in riferimento alla gestione dell'epidemia di Covid-19 e peraltro vantandosi in varie occasioni di essere determinante nelle decisioni prese da enti locali –:

   se tale fondazione partecipi – ed eventualmente in quali termini – ai processi decisionali del Ministero della salute e/o di altri enti pubblici relativamente all'emergenza da Covid-19;

   se la fondazione di cui in premessa riceva finanziamenti pubblici, da chi ed a fronte di quali servizi, e, in caso di risposta affermativa, quale sia la struttura preposta all'accertamento della qualità dei predetti servizi e per quali ragioni gli stessi non possano essere forniti dal Ministero stesso.
(4-08499)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per il sud e la coesione territoriale, il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 57 del 2017 del 21 novembre 2018 la regione autonoma della Sardegna ha approvato la proposta di piano di sviluppo strategico e i relativi allegati – in attuazione dell'articolo 4, del decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017, n. 123, – finalizzato all'istituzione della zona economica speciale della Sardegna;

   la proposta della Zes è stata pensata come una rete portuale su tutto il perimetro costiero integrata con le zone franche doganali intercluse già in attivazione come stabilito dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 75 del 1998 e di cui alle deliberazioni della giunta regionale nn. 21/3 e 21/5 del 15 aprile 2018;

   in base alle suindicate deliberazioni, le citate zone franche doganali sono state già «zonizzate», ricomprendendo i porti di Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia e Arbatax;

   come evidenziato nella citata delibera n. 57/2018, l'elaborazione della proposta di piano di sviluppo strategico ha visto una intensa attività di raccordo e di collaborazione tra tutti i soggetti istituzionali interessati: in particolare, si segnala il fattivo contributo dell'Autorità sistema portuale del Mar di Sardegna, l'attività di coordinamento svolta dall'unità di progetto per il coordinamento tecnico della programmazione unitaria e dagli assessorati dell'industria, degli enti locali e dei trasporti, e l'articolata fase di consultazione delle amministrazioni locali interessate territorialmente dal processo di perimetrazione delle aree retroportuali dei Consorzi industriali di Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia e Tortoli, da inserire nella Zes, rispetto alla superficie massima pari a 2.770 ettari, assegnata alla regione Sardegna (Allegato 1 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2018, n. 12);

   le aree così individuate sono conformi ai requisiti di cui all'articolo 3, comma 2, del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 12 del 2018, che prevede che la Zes sia composta da aree portuali, retroportuali, anche di carattere produttivo e aeroportuale, piattaforme logistiche e interposti, con espressa esclusione delle zone residenziali;

   con la deliberazione n. 57/17 del 21 novembre 2018 veniva altresì individuato nel Comitato di indirizzo di cui all'articolo 4 del citato decreto-legge n. 91 del 2019, composto dal presidente dell'autorità portuale, che lo presiede, da un rappresentante della regione, da un rappresentante del Consiglio dei ministri e da un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'organismo che svolge le attività di indirizzo strategico previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 12 del 2018, nel rispetto del piano di sviluppo strategico e degli ambiti di competenza della regione e delle amministrazioni locali coinvolte;

   successivamente all'approvazione del piano di sviluppo strategico, sono pervenute alla regione autonoma della Sardegna, da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, una serie di richieste di integrazione che la regione ha prontamente fornito;

   nel novembre del 2019, nel definire «una priorità» la costituzione della zona economica speciale della Sardegna, l'allora Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Provenzano, ha rilevato come, alla conclusione del relativo iter di istituzione della Zes Sardegna, mancasse solo il parere del Ministero dell'economia e delle finanze;

   in tale contesto, secondo notizie di stampa, lo stesso Provenzano avrebbe espresso perplessità sull'allargamento delle aree ricadenti nella Zes oltre i porti;

   ad oggi, il citato parere non risulta pervenuto e l'iter dell'istituzione della Zes Sardegna risulta purtroppo ben lontano dall'essere perfezionato –:

   se il Ministro per il Sud e la coesione territoriale condivida le perplessità a suo tempo espresse attraverso gli organi di stampa dall'allora Ministro Provenzano sull'allargamento oltre i porti delle aree ricadenti nella Zes Sardegna e quale sia altrimenti il suo orientamento in proposito;

   quali urgenti iniziative – per quanto di competenza – i Ministri interpellati intendano adottare per garantire l'effettiva istituzione della Zes Sardegna e la sua piena operatività.
(2-01123) «Scanu, Alemanno, Carabetta, Chiazzese, Giarrizzo, Masi, Orrico, Perconti, Sut, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Scagliusi, Serritella, Davide Aiello, Amitrano, Barzotti, Ciprini, Cominardi, Cubeddu, Invidia, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci».

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BENAMATI, NARDI, BONOMO, GAVINO MANCA e SOVERINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto auto nel 2019 ha fatturato circa 93 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del prodotto interno lordo, con 5.700 imprese e 250 mila occupati, il 7 per cento dell'intera forza lavoro dell'industria manifatturiera italiana;

   nei primi 8 mesi del 2020, a causa dell'emergenza sanitaria in corso, il crollo del mercato dell'auto è stato pesantissimo con un calo del 38,9 per cento delle immatricolazioni (809.655 unità contro 1.325.704), registrando un consuntivo di 516.000 unità in meno;

   per far fronte alla crisi in atto Governo e Parlamento, con un'azione di politica industriale per il settore, hanno introdotto, con il decreto «Rilancio» una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, riuscendo a coniugare i benefici risultanti dall'eliminazione di vetture circolanti altamente inquinanti con il forte impulso all'acquisto di autovetture meno inquinanti;

   ad agosto in Italia sono state immatricolate 88.801 autovetture, con una variazione di -0,43 per cento rispetto al 2019, durante il quale ne furono immatricolate 89.184, mentre a settembre si registra il primo segno positivo del 2020: sono state 156.132 le immatricolazioni, il 9,5 per cento in più dello stesso mese del 2019;

   il risultato avrebbe potuto essere molto più rilevante se il rifinanziamento di ulteriori 400 milioni di euro effettuato con il decreto «Agosto» non fosse stato rigidamente contingentato in funzione delle emissioni di CO2 al chilometro raggruppate in 4 classi, con il risultato che i fondi risultano esauriti per alcune categorie di auto e in sovrabbondanza per altre: ad oggi risulta dal sito del Ministero dello sviluppo economico che: mentre le risorse per il 2020 sono di nuovo esaurite per la fascia da 91 a 110 g/km CO2, restano ancora disponibili per il 2020 quasi 300 milioni di euro, di cui probabilmente tanti in esubero, rientranti nelle altre fasce emissive incentivate;

   stante quanto esposto finora sarebbe opportuno prevedere la possibilità di travaso di risorse da una fascia emissiva all'altra o di prevedere un fondo unico, per evitare il rischio di rimanere a fine anno con parte dei fondi inutilizzati e che il plafond della fascia emissiva 91-110 g/km venga assolutamente rifinanziato –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per rifinanziare, per il primo semestre del 2021, gli incentivi per le auto con emissioni da 61 a 135 gr/km di CO2 e se intenda inserire il settore automotive all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-05459)


   ZUCCONI e CAIATA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   se lo Stato riduce o azzera per decreto le entrate di un'attività, lo stesso non può limitarsi ad un contributo una tantum, ma ha il dovere di intervenire sui costi fissi di un'impresa;

   nel novembre 2020 Fratelli d'Italia ha depositato una proposta di legge (A.C. 2763) attualmente assegnata alla X Commissione della Camera dei Deputati con l'intento di «aggredire» i costi fissi e di garantire maggiore liquidità alle imprese italiane, la quale non ha ancora iniziato il suo iter presso la commissione referente;

   la Commissione europea, con Comunicazione C(2020) 7127 del 13 ottobre 2020, sul Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'emergenza Covid-19, al paragrafo 3.12 consente l'erogazione di forme di sostegno economico equivalenti al 90 per cento dei costi fissi non coperti delle micro e piccole imprese che abbiano avuto in un determinato periodo un calo di fatturato pari ad almeno il 30 per cento rispetto al fatturato del 2019, entro il limite dei 3 milioni di euro per impresa;

   in data 28 gennaio 2021 la Commissione europea ha modificato il quadro temporaneo per gli aiuti di Stato, estendendo il periodo entro cui concedere gli aiuti al 31 dicembre 2021, aumentando il tetto dei sussidi erogabili alle aziende da 800.000 euro a 1.600.000 euro per azienda (relativo a sussidi di varia natura come diretti, crediti d'imposta, tassi agevolati, eccetera) ed innalzando il tetto per la copertura dei costi fissi da 3.000.000 di euro a 10.000.000 di euro –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non ritenga di adottare iniziative per introdurre misure di sostegno alle attività economiche nazionali a copertura delle perdite reddituali delle attività in seguito alla crisi da Covid-19, anche ai sensi del nuovo quadro temporaneo degli aiuti di Stato, con particolare riguardo alle misure volte alla copertura dei costi fissi delle aziende almeno per il 90 per cento.
(5-05460)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il sistema produttivo italiano richiede interventi in grado di superare quelli che nel tempo sono divenuti ostacoli all'innovazione e allo sviluppo e, di conseguenza, alla crescita occupazionale: l'occasione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il sistema produttivo è nodale per superare non solo la crisi contingente ma tutti quegli ostacoli che, sedimentandosi nel tempo, ne hanno minato la competitività e la crescita, limitandone di conseguenza anche la capacità occupazionale. Appare quindi appropriato un intervento sul tessuto produttivo che operi secondo le linee dell'innovazione, della trasformazione digitale, della sostenibilità ambientale, del rafforzamento del capitale umano e del consolidamento delle filiere e dei distretti;

   il sistema industriale italiano può trarre notevole vantaggio dall'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in una prospettiva di medio e lungo periodo, purché tale Piano rispetti alcuni principi di fondo;

   le risorse per accompagnare la transizione verso la sostenibilità ed incrementare la competitività vanno messe in campo tenendo conto di due fattori: il primo riguarda la struttura della manifattura, basata soprattutto su piccole e medie imprese che ha visto nel tempo una contrazione dei grandi gruppi leader di filiere industriali, il secondo è connesso alla ormai tipica e diffusa articolazione della nostra capacità produttiva per filiere e distretti produttivi;

   alla luce di ciò, sarebbe essenziale sostenere le filiere strategiche ed i distretti, che formano il cuore del «made in Italy», mettendo in campo sia misure «orizzontali» di sostegno alle imprese, sia dedicando specifiche «dimensioni» di intervento su singole filiere (esempio auto, meccanica, aerospazio, tessile-moda, farmaceutico, agroalimentare e altro) –:

   quali iniziative di politica industriale il Governo intenda porre in essere per orientare ed assistere con misure specifiche le filiere ed i distretti produttivi nazionali, anche utilizzando l'opportunità del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
(5-05452)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il comma 69 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178, autorizza per l'anno 2021, al fine di consentire ai comuni di far fronte tempestivamente agli accresciuti oneri di gestione in ordine ai procedimenti connessi alla erogazione del cosiddetto «Bonus 110 per cento», l'assunzione, a tempo determinato e a tempo parziale e per la durata massima di un anno, non rinnovabile, di personale da impiegare ai fini del potenziamento degli uffici preposti ai suddetti adempimenti che i comuni possono utilizzare anche in forma associata in deroga ai limiti di spesa vigenti;

   il successivo comma 70 chiarisce che agli oneri derivanti dalle assunzioni di cui al comma precedente, i comuni debbano provvedere nei limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, nonché di quelle assegnate a ciascun comune mediante riparto, da effettuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (su proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali), di un apposito fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico (con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021). Tale riparto è da effettuarsi in misura proporzionale sulla base delle motivate richieste dei comuni da presentare al Ministero dello sviluppo economico entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge in esame;

   il 30 gennaio 2021 sono scaduti i termini da parte dei comuni per la presentazione delle richieste di finanziamento, ma ad oggi non è stato ancora emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di riparto delle risorse previsto originariamente su proposta del Ministro dello sviluppo economico ma le cui funzioni in materia sono state trasferite al nuovo Ministero della transizione ecologica;

   nei giorni scorsi il segretario generale dell'Anci, Veronica Nicotra, ha inviato una lettera al Governo per accelerare la pubblicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopracitato al fine di sostenere l'attività delle amministrazioni comunali gravate dalle numerose richieste relative ai nuovi incentivi edilizi;

   appare infatti evidente che i ritardi relativi alle pratiche burocratiche previste dal «Bonus 110 per cento» potrebbero creare molti problemi alla piena e corretta fruizione di tali incentivi, la cui scadenza è ad oggi fissata per il 30 giugno 2022 –:

   quando verrà adottato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri previsto dal comma 70 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2020, n. 178.
(5-05461)


   PEZZOPANE e ANDREA ROMANO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   i bandi di appalto dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale per i lavori relativi alla costruzione della Darsena Europa risultano bloccati dalla mancata convocazione della Conferenza di servizi con decisione del Ministero della transazione ecologica, come riportato dal quotidiano «Il Tirreno» il 7 marzo 2021;

   tale decisione risulterebbe motivata dal rilevamento di un livello anomalo di benzopirene in uno dei sei campioni di cozze posizionate nella zona della futura Darsena, mentre gli altri cinque campioni non avrebbero dato valori anomali;

   a seguito del rilevamento da parte l'Istituto superiore di sanità avrebbe bloccato il processo di deperimetrazione dell'area Sin, facendo così venir meno il dimensionamento del progetto; parallelamente gli uffici del Ministero della transizione ecologica non avrebbero convocato la conferenza di servizi bloccando la partenza dei bandi;

   la «Darsena Europa» è un progetto strategico relativo all'espansione a mare del porto di Livorno, già finanziato dalla regione Toscana e dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, che permetterà di aumentare la capacità operativa degli impianti portuali labronici con ricadute positive sull'occupazione e sulla crescita economica dell'intera area costiera toscana –:

   quali siano le ragioni che hanno determinato la decisione del Ministero di bloccare la convocazione della conferenza di servizi e se il Ministro non ritenga di procedere alla convocazione urgente della conferenza stessa, allo scopo di risolvere le eventuali problematiche riscontrate senza arrecare danno alla tempistica di realizzazione di una infrastruttura strategica per lo sviluppo economico sostenibile della regione Toscana e dell'Italia intera.
(5-05462)


   PATASSINI, LUCCHINI, BADOLE, D'ERAMO, PAROLO, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 184-ter del decreto legislativo n. 152 del 2006, come modificato dall'articolo 14-bis del decreto-legge n. 101 del 2019 (legge n. 128 del 2019), in materia di end of waste, dispone che un rifiuto cessa di essere tale quando è sottoposto ad un'operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfa i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle condizioni indicate dalla direttiva rifiuti, la 2008/98/CE; il comma 2 di tale articolo prevede che, in mancanza di criteri comunitari, i criteri sono adottati caso per caso per specifiche tipologie di rifiuto attraverso uno o più decreti del Ministero della transizione ecologica;

   in mancanza di criteri specifici, ai fini delle autorizzazioni regionali per il recupero, si applicano i criteri e condizioni previsti dalla direttiva, nonché le disposizioni del decreto ministeriale 5 febbraio 1998, che, tuttavia, non comprendono i materiali innovativi e nuovi prodotti degli ultimi anni e non prevedono la possibilità di riutilizzo degli scarti dei cicli produttivi, permettendo il conferimento in discarica o il recupero all'estero di tali materiali, con gravi ripercussioni ambientali per l'Italia e oneri burocratico-amministrativi per le imprese;

   il settore rifiuti in Italia attraversa una grave crisi sia per la saturazione delle discariche, sia per la carenza di impianti di selezione propedeutica al riciclo e, anche, per le difficoltà che riscontrano le aziende per l'autorizzazione degli impianti per il recupero di rifiuti e la produzione di materiali e prodotti da riutilizzare;

   tale situazione provoca la lievitazione dei prezzi di smaltimento e ciò rende più facile l'introduzione della criminalità organizzata nel ciclo gestione rifiuti che offre prezzi a buon mercato;

   pertanto, è improcrastinabile il completamento dell'emanazione dei decreti attuativi, in materia di end of waste; tra i decreti emanati, oltre ai regolamenti dell'Unione europea sui rottami metallici, vetrosi e di rame, si citano quelli per: terre e rocce da scavo, combustibile solido secondario, conglomerato bituminoso, prodotti assorbenti per la persona, pneumatici fuori uso, carta e cartone;

   per accelerare l'emanazione dei decreti, il comma 5 del citato articolo 4-bis del decreto-legge n. 101 del 2019 ha previsto l'istituzione di un apposito gruppo di lavoro presso l'ufficio legislativo del Ministero della transizione ecologica, di cui recentemente, con il comma 5 dell'articolo 15 del decreto-legge n. 183 del 2020, è stata prorogata la durata e le corrispondenti risorse finanziarie per il 2025 –:

   quale sia lo stato dell'iter per l'emanazione dei decreti attuativi in materia di end of waste e quali siano gli obiettivi del Ministro in merito.
(5-05463)


   LICATINI, MARAIA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, TRAVERSI, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni l'Unione europea ha attivato nei confronti del nostro Paese ben quattro procedure di infrazione per la non corretta applicazione della direttiva 91/271/CEE in materia di trattamento delle acque reflue, con conseguenti sanzioni a carico della collettività. Ancora oggi circa l'11 per cento dei cittadini italiani non è raggiunto dal servizio di depurazione delle acque reflue;

   come noto, la Sicilia rappresenta la regione maggiormente colpita dalle suddette procedure che, ad oggi, interessano 276 agglomerati, ai quali potrebbero aggiungersi altri 50 comuni che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue, per i quali si attende una ulteriore procedura di infrazione. Attualmente, circa 63 interventi su 50 agglomerati, compresi importanti centri urbani come Palermo e Catania, sono gestiti dal commissario unico per la depurazione;

   preme tuttavia evidenziare che in Sicilia, così come in numerose regioni, soprattutto del Sud Italia, molti lavori, che non sono rientrati nella gestione commissariale riferita agli interventi da eseguirsi negli agglomerati oggetto delle citate procedure di infrazione, sono rimasti nella gestione, spesso carente, delle amministrazioni locali che, in alcuni casi, hanno provveduto all'aggiudicazione provvisoria degli appalti e stanziato risorse per lavori che non sono mai stati avviati, con gravi e persistenti ripercussioni sulla qualità delle acque del mare, rese non balneabili;

   l'urgenza di accelerare tali interventi e rendere quanto prima conformi alla normativa europea anche gli agglomerati che non rientrano nella gestione commissariale è evidenziata da un recente studio dell'Istituto superiore di sanità, illustrato durante una audizione in Commissione Ecomafie, dal quale si evince che il rischio di diffusione del Sars-CoV-2 è maggiore laddove vi sia inefficienza dei servizi di depurazione delle acque reflue –:

   se il Governo intenda promuovere, per quanto di competenza, un intervento di ricognizione e monitoraggio, anche in raccordo con gli enti di governo d'ambito e avvalendosi dell'Ispra, sullo stato di attuazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle amministrazioni titolari di agglomerati non conformi alla direttiva 91/271/CEE che non sono nella gestione del commissario unico per la depurazione, anche al fine di verificare la capacità tecnica ed economico-finanziaria delle medesime amministrazioni locali nella realizzazione degli interventi, e attivando, laddove necessario, i poteri di cui all'articolo 75, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, ovvero verificando se ricorrano i presupposti per estendere i poteri sostitutivi di cui all'articolo 8 della legge n. 131 del 2003, al fine di assicurare la realizzazione degli interventi ed evitare l'apertura di nuove procedure di infrazione o l'aggravamento di quelle in essere.
(5-05464)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, LABRIOLA, CASINO e FERRAIOLI. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la crescita dell'economia circolare è ormai riconosciuta quale uno degli strumenti principali per consentire lo sviluppo sostenibile dell'economia di un Paese;

   la strategia sull'economia circolare è finalizzata a ridurre l'uso delle materie prime naturali, utilizzando «materie prime secondarie», prodotte da scarti/residui/rifiuti;

   in campo green, dal punto di vista imprenditoriale, l'Italia è ai primi posti in Europa e questo è vero soprattutto per l'economia circolare;

   una delle sue sei missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha per titolo «Rivoluzione verde e transizione ecologica», e riguarda i grandi temi dell'agricoltura sostenibile, dell'economia circolare, della transizione energetica, della mobilità sostenibile e altro;

   per incrementare il tasso di circolarità in Italia, nel Pnrr attualmente in corso di ulteriore definizione, vengono proposti, tra l'altro, interventi per la realizzazione di nuovi impianti e ammodernamento degli impianti esistenti per il riciclo, e di promuovere la semplificazione amministrativa in materia di economia circolare –:

   se non ritenga di avviare, per quanto di competenza e in coordinamento con gli altri Ministeri interessati, ogni iniziativa utile a prevedere l'utilizzo di specifiche ed efficaci misure di favore, anche di natura fiscale, per sostenere realmente il settore industriale di cui in premessa, ed in particolare quello delle piccole imprese legato al riciclo delle materie prime e all'utilizzo di «materie prime secondarie», prodotte da scarti/residui/rifiuti.
(5-05465)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   un progetto voluto e finanziato dalla regione Campania con fondi Ue/Por 2007/2013, poi rifinanziato sull'Agenda 2014/2020, che sarà attuato dalla provincia di Salerno, prevede la costruzione di un grande depuratore consortile nella Valle del Demanio a Maiori;

   il depuratore dovrà servire un bacino di utenza molto esteso che ingloba 6 comuni della provincia di Salerno, per decine di chilometri, da Ravello a Minori; il comune terminale è Maiori ove saranno concentrati tutti gli impianti di adduzione provenienti dalla Costiera;

   il progetto ha un costo di circa 18 milioni di euro; il finanziamento dell'opera è parte di quello più importante sui Grandi Progetti dei corpi idrici della provincia di Salerno/UE POR Campania, pari a 90 milioni di euro per 43 comuni, 8 comparti, 34 interventi progetti;

   il progetto presenta, a detta di comitati civici, enti locali e operatori turistici vari punti di criticità, tra cui lo scarso approfondimento dei dati sull'impatto ambientale e su quello a carico dell'economia turistica; l'elevato rischio idrogeologico, il mancato approfondimento di questioni di interesse archeologico, la difficoltà di gestione degli impianti in situazioni di emergenza, l'inquinamento acustico e il rischio disfunzione degli impianti in situazione di carico per i centri abitati, il rischio di fuoriuscita di liquami non trattati, il carico eccessivo degli impianti sul comune terminale di Maiori;

   la complessità e la vastità dell'intervento su un raggio che serve 6 comuni e in particolare i comuni della linea di costa appaiono indubbi; l'intervento si qualifica come una opera invasiva che non si addice al contesto di costiera per volumi movimentati e interventi previsti su una distanza di diverse decine di chilometri;

   in un contesto così delicato e fragile, le opere devono essere meno impattanti, sia dal punto di vista idrogeologico – geomorfologico che propriamente ambientale – naturalistico e del paesaggio;

   a questo proposito sembrerebbero più praticabili soluzioni di altra natura;

   il Comitato «Tuteliamo la Costiera amalfitana», con lo slogan «No al depuratore! Sì alla condotta sottomarina!» ha lanciato una petizione e una mobilitazione per contrapporsi all'opera e proporre una soluzione alternativa, vale a dire una condotta sottomarina da collegarsi al grande depuratore della città di Salerno;

   tale condotta, della lunghezza di circa 18 chilometri appare essere più sostenibile e meno aggressiva per il territorio, determinerebbe un risparmio economico (15 milioni di euro in luogo dei 18), richiederebbe un tempo di realizzazione brevissimo, pari a circa 3 mesi di lavoro, ben inferiori a qualunque altra soluzione; porterebbe a iter più rapido dal momento che dovrebbe acquisire esclusivamente la valutazione di impatto ambientale per la sola realizzazione della condotta, mentre il nuovo depuratore di Maiori-Minori comporterà l'acquisizione dei pareri da parte dei seguenti enti: Anas, Soprintendenza, Demanio marittimo, Autorità di bacino, approvazione urbanistica e ambientale da parte del comune di Maiori, valutazione d'impatto ambientale e valutazione d'incidenza di competenza della regione Campania;

   inoltre, l'opera proposta in alternativa eviterebbe un grosso impatto ambientale derivante dalla distruzione di un'area di alto valore ambientale, dal consumo di suolo, dall'inquinamento atmosferico, da alti costi di gestione, da eventuali danni ambientali dovuti a cause possibili di malfunzionamento –:

   se non ritenga, per quanto espresso in premessa, adottare ogni iniziativa di competenza volta a un approfondimento ed eventualmente un intervento per tutelare il territorio dei sei comuni di cui sopra dal rischio di un'opera pubblica invasiva e dal forte impatto ambientale.
(4-08491)


   BILOTTI. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   nell'area demanio del comune di Maiori (SA), è prevista la realizzazione di un depuratore consortile per un bacino di utenza molto esteso che, per decine di chilometri, ingloba 6 comuni: Ravello, Scala, Atrani, Minori, Tramonti e Maiori, comune terminale:

   a Maiori, nel centro storico saranno concentrati tutti gli impianti di adduzione provenienti dalla Costiera, nel Corso Reginna tubi di mandata e centrale idroelettrica, presso l'Hotel Splendid camera di sollevamento, in condotta sottomarina sfioro «troppo pieno» in caso di emergenza;

   una rete di collegamenti con adduzioni dai comuni di Ravello, Scala e Atrani, impegnando la strada statale 163, sino alla località Marmorata di Ravello (70 mt slm), da dove saranno convogliati per il «salto» a Maiori;

   l'utilizzo delle attuali condotte sottomarine di Atrani, Minori e Maiori, nel caso di emergenza con fuoriuscita dei liquami non trattati in mare;

   il progetto è stato proposto dalla regione nell'ambito del Programma operativo regionale Campania Fesr 2014-2020 – e la provincia di Salerno, in data 8 gennaio 2021, ha pubblicato il bando di gara per l'affidamento della progettazione esecutiva ed esecuzione per euro 15.188.740,30;

   la sua realizzazione avrebbe un pesante impatto ambientale sull'intera Costiera amalfitana, dichiarata dall'Unesco «Patrimonio dell'Umanità», oltreché, area di alto valore ambientale, classificata Area Sic e Natura 2000, coperta da vincolo idrogeologico P4R4;

   al fine di contrastare l'opera, il Comitato «Tuteliamo la Costiera amalfitana» ha intrapreso una battaglia mediatica per opporsi al progetto la cui esecuzione provocherà, inoltre, consumo di suolo, inquinamento atmosferico, alti costi di gestione, inevitabili danni ambientali in caso di malfunzionamento;

   l'iniziativa del comitato propone di valutare anche una soluzione alternativa più sostenibile, riguardante la realizzazione di una condotta sottomarina da collegarsi al grande depuratore di Salerno, che eviterebbe tutte le criticità riscontrate per la costruzione dell'impianto consortile;

   oltre alla petizione popolare con raccolta di firme dei residenti, il Comitato ne ha opportunamente lanciata un'altra online per portare a conoscenza, sensibilizzandola, l'opinione pubblica nazionale e internazionale, sul danno ambientale che potrebbe investire il territorio maiorese e l'intera costiera;

   la Costiera amalfitana è stata inserita dal 1997 tra i siti Unesco «Patrimonio dell'umanità» sulla base dei criteri (ii), (iv) e (v) e considerata un esempio di paesaggio mediterraneo eccezionale con uno scenario di grandissimo valore culturale e naturale dovuto alle sue caratteristiche spettacolari e alla sua evoluzione storica;

   l'Italia, con la legge 6 aprile 1977, n. 184, ha ratificato e dato esecuzione alla «Convenzione per la salvaguardia del patrimonio mondiale culturale e ambientale, firmata a Parigi il 16 novembre 1972, dai Paesi aderenti all'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (Unesco)», il cui obiettivo imprescindibile è la salvaguardia del patrimonio mondiale, affinché possa essere trasmesso alle generazioni future. L'impegno di ogni Stato aderente alla Convenzione è la protezione e salvaguardia dei beni culturali e naturali presenti nel proprio territorio –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione al rispetto del criterio di sostenibilità e tutela ambientale del progetto del depuratore consortile proposto dalla regione Campania, anche promuovendo, nelle sedi competenti, eventuali soluzioni alternative più sostenibili;

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, in forza della legge 6 aprile 1977, n. 184, che reca un importante riconoscimento del valore dell'ambiente per la tutela e la protezione della Costiera amalfitana.
(4-08493)

TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   MASI, DORI, MANZO, DEL SESTO, SCANU, FARO, MARTINCIGLIO, DI LAURO, DE CARLO e IORIO. — Al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   già a partire dal primo decreto cosiddetto «Rilancio» sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   il comparto turistico ha beneficiato di molteplici interventi di sostegno atti a evitare la chiusura delle numerose realtà imprenditoriali di tale comparto, che genera il 6 per cento del prodotto interno lordo oltre a un ulteriore 6 per cento legato all'indotto; sono infatti state stanziate risorse pari a 7.381.250.00 nel solo comparto turistico; una cifra enorme che purtroppo non basta a garantire la sopravvivenza delle numerose realtà imprenditoriali attive in questo settore; la crisi di Governo ha bloccato l'iter del decreto «Ristori-quinques», ma intanto la nuova ondata della pandemia ha costretto fin dall'autunno molte realtà a stare chiuse o a non poter operare visti i perduranti divieti di spostamento fra regioni e la difficoltà degli spostamenti fra Stati; i vari decreti cosiddetto Ristori che si sono susseguiti nell'autunno e nell'inverno 2020 hanno tenuto conto solo di alcune categorie legate ai codici Ateco presenti negli allegati, riferendosi prevalentemente alle realtà chiuse dalle zone «rosse» ed escludendo diversi settori del comparto turistico; il Parlamento ha approvato lo scostamento di bilancio pari a 32 miliardi di euro, al fine di garantire un ulteriore decreto che sostenga le perdite delle imprese –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sviluppare misure urgenti a sostegno del comparto turistico.
(4-08488)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Lapia e altri n. 1-00427, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ferri.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ubaldo Pagano n. 4-08296, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pizzetti.