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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 24 febbraio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Italia – allineata con il resto dei Paesi europei – ha avviato già da tempo un processo di trasformazione e innovazione dei servizi della pubblica amministrazione attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, spesso però fornite da operatori terzi i quali, mettendo a disposizione le loro infrastrutture, diventano indirettamente detentori di dati e informazioni di esclusivo appannaggio delle amministrazioni interessate;

    la costruzione di un e-government «autosufficiente», che veda quale obiettivo principale l'accelerazione dei processi di informatizzazione della pubblica amministrazione, in linea con i princìpi previsti dall'Agenda digitale sia europea che italiana, dalle Comunicazioni della Commissione europea del 26 settembre 2003 e del 19 aprile 2016, nonché dal Piano triennale per l'informatica nella pubblica amministrazione 2020-2022, anche mediante la definizione di un sistema pubblico autonomo nello sviluppo e nell'impiego di tecnologie emergenti, rappresenta un passo fondamentale nella creazione di un più efficiente apparato amministrativo, volto a meglio coniugare l'acquisizione di nuove competenze digitali, con la messa a punto di processi di rafforzamento ed efficientamento dell'azione amministrativa;

    in tale contesto, uno degli aspetti più complessi della trasformazione digitale della pubblica amministrazione è dato certamente dalla gestione della vasta e articolata mole di dati che le pubbliche amministrazioni raccolgono e detengono, troppo spesso non ancora in formato digitale;

    questa può essere definita come un vero e proprio «patrimonio informativo pubblico», composto da diverse tipologie di informazioni che necessitano di essere collocate all'interno di una strategia complessiva mirata alla loro condivisione, valorizzazione e diffusione tra le amministrazioni pubbliche, siano esse centrali o periferiche;

    per realizzare i suddetti obiettivi è necessario che si ceda il passo nella pubblica amministrazione al progresso delle Information and Communication Technologies (Ict), mediante un approccio istituzionale connotato da modalità di gestione più flessibili ed efficaci rispetto al passato;

    il ricorso alle Ict nel settore pubblico può infatti agevolare e rendere più efficiente l'attività della pubblica amministrazione e l'interscambio di dati tra le sue articolazioni. Difatti, la diffusa mancanza di interoperabilità tra le varie banche dati della pubblica amministrazione, da intendersi come la capacità delle singole componenti del sistema pubblica amministrazione di fare rete tra loro e dialogare in forma automatica, scambiando informazioni e condividendo risorse, provoca un rallentamento notevole nella messa in atto dell'azione amministrativa, nonché un aggravio inutile dei costi che gravano sul bilancio pubblico, arrivando cioè a determinare inefficacia e inefficienza della stessa;

    allo scopo di evitare il protrarsi di questa situazione, è necessaria la creazione di un sistema di infrastrutture di/in cloud computing per la raccolta e gestione centralizzata dei dati delle pubbliche amministrazioni, che consenta, mediante l'implementazione delle più moderne tecnologie nel settore pubblico – nel rispetto dei principi della trasparenza, efficienza e tutela dei dati personali, così come richiamati dalla normativa europea e nazionale –, di raccogliere, archiviare, elaborare e trasmettere i dati in possesso delle amministrazioni attraverso un cambio di paradigma basato sullo sviluppo di innovative procedure che le tecnologie digitali consentono;

    il cloud computing, infatti, rappresenta il prerequisito per l'erogazione e la fruizione efficiente di processi e attività come l'archiviazione, l'elaborazione e la trasmissione di dati, mediante la presenza di servizi diversificati e integrati tra loro, quali i cosiddetti IaaS (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Service as a Service), ove la disponibilità dei dati è fornita on demand attraverso la rete telematica Internet, a partire da un insieme di risorse preesistenti e configurabili;

    sul mercato, esistono numerosi operatori che già permettono ad amministrazioni e aziende, a costi contenuti, di accedere a simili infrastrutture IT, prescindendo dal possesso delle strutture a cui vengono materialmente trasferiti i dati. Ciononostante, non può tralasciarsi la necessità, per la pubblica amministrazione, sia di acquisire maggiori competenze in termini di capacità di gestione diretta di siffatte infrastrutture, che di relazione con i principali player attivi nell'offerta di tale categoria tecnologica. Tali circostanze, inoltre, si sommano a dubbi legati alla sicurezza, alla compliance, alla localizzazione e alla proprietà dei dati, oltre a non lasciare indenne l'amministrazione che si volesse avvalere di tali servizi da eventuali ulteriori rischi quali il «vendor lock-in» – ossia la creazione di un rapporto di dipendenza col fornitore del servizio – o il pericolo che fornitori e/o operatori terzi acquisiscano e usino impropriamente dati pubblici. Infine, a fronte dei citati rischi, perdura l'assenza di una reale garanzia in termini di incremento dell'affidabilità dei sistemi, qualità dei servizi erogati e risparmio di spesa;

    pertanto, solo mediante la creazione di un sistema infrastrutturale cloud di proprietà totalmente pubblica, la cui gestione venga affidata ad un ente pubblico dedicato e/o ad un'azienda pubblica dotata di personale altamente qualificato, sarà possibile far sì che le amministrazioni pubbliche non siano costrette ad avvalersi di fornitori privati per la fruizione di servizi di cloud storaging. Ciò, inoltre, permetterà di innescare sinergie virtuose capaci di coniugare, al contempo, una maggiore efficienza dell'azione pubblica con elevati standard di sicurezza e protezione, così come richiesti dal regolamento generale per la protezione dei dati personali n. 2016/679,

impegna il Governo

1) compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, ad adoperarsi affinché venga creato un sistema unico ed esclusivo di raccolta, conservazione e scambio dei dati della pubblica amministrazione, mediante lo sviluppo di infrastrutture e sistemi di cloud computing, valutando di affidarne la gestione ad un ente pubblico e/o ad un'azienda pubblica, che ne garantisca la sicurezza, la consistenza, l'affidabilità e l'efficienza.
(1-00424) «Giarrizzo, Elisa Tripodi, Alaimo, Luciano Cantone, Casa, Scerra, Sodano, Sut, Scanu, D'Orso, Saitta, Rizzo, Penna, Berti, Aresta, Brescia, Maurizio Cattoi, Masi, Alemanno».


   La Camera,

   premesso che:

    la nostra Costituzione ci ricorda che la cultura, e conseguentemente il diritto alla sua fruizione attraverso le molteplici modalità di espressione, è un bene comune. La promozione delle attività che concorrono a divulgarne la conoscenza non è un'attività fra altre per la Repubblica, ma una delle sue missioni più proprie, pubblica e inalienabile per dettato costituzionale;

    tuttavia, troppo spesso, il settore culturale viene considerato fattore marginale nel processo di sviluppo complessivo della società. Da ciò ne deriva una scarsa attenzione delle istituzioni verso le specifiche dinamiche del lavoro e del sistema previdenziale dei lavoratori dello spettacolo;

    la crisi sanitaria in corso, e le conseguenti misure di contenimento del contagio opportunamente adottate dal Governo, hanno inevitabilmente esacerbato le problematiche preesistenti ed evidenziato le fragilità tipiche del settore dello spettacolo;

    secondo i dati Siae per lo spettacolo 2020, l'intero comparto cultura e spettacolo ha subito un impatto drammatico: dal cinema (-79,86 per cento) ingressi/ -71,55 per cento spesa al botteghino) al teatro (-70,71 per cento ingressi/-78,45 per cento spesa botteghino) dai concerti (-83,19 per cento ingressi/-89,32 per cento spesa botteghino). Una crisi profonda che ha colpito anche discoteche, sale da ballo e piano bar (-78,53 per cento ingressi/-78,03 per cento spesa botteghino) e colpito circhi e spettacolo viaggiante (-58,75 per cento ingressi/-60,74 per cento spesa botteghino) devastato fiere, mostre, esposizioni (-77,90 per cento ingressi/-76,70 per cento spesa botteghino);

    secondo un recente rapporto dell'Ocse, inoltre, gli effetti della crisi sui canali di distribuzione e il calo degli investimenti nel settore impatteranno pesantemente sulla produzione e sull'offerta di beni e servizi culturali negli anni a venire;

    nel medio periodo, la riduzione dei flussi turistici, sia a livello nazionale che internazionale, il calo del potere di acquisto, la riduzione dei finanziamenti pubblici e privati per l'arte e la cultura, specialmente a livello locale, potrebbe ulteriormente amplificare questa tendenza negativa;

    in attesa di una chiara strategia di ripresa, il ridimensionamento del settore culturale e creativo avrà un impatto negativo sulle città e i territori in termini di posti di lavoro e ricavi, livelli di innovazione, benessere dei cittadini e vivacità e varietà delle comunità. Il nostro Paese non può permettersi di dilapidare un tale patrimonio umano, culturale, economico;

    il lockdown e le misure di distanziamento fisico hanno reso evidente l'importanza dell'arte e della cultura per il benessere delle persone. A livello territoriale, le specializzazioni nel settore creativo e culturale stanno evolvendo e sono sovente utilizzate per affrontare efficacemente le sfide delle trasformazioni sociali da nuove angolazioni, favorendo la resilienza, la creazione di nuove competenze e l'innovazione di comportamenti sociali. Il contributo dello spettacolo dal vivo è altresì rilevante per la ricostruzione del tessuto sociale, della fiducia reciproca, per il ripensamento degli spazi urbani adattati al nuovo contesto post pandemico;

    al netto degli importanti stanziamenti del Governo per sostenere i lavoratori nella fase emergenziale, tra cui l'estensione della cassa integrazione per i lavoratori dipendenti e il sostegno ai lavoratori precari e intermittenti, permane un'impostazione piuttosto riduttiva e semplicistica rispetto al ruolo della cultura e dello spettacolo nello sviluppo del Paese, settori ancora oggi considerati prevalentemente come meri fattori di attrazione turistica. Ma la cultura e lo spettacolo rappresentano potenti fattori di sviluppo in sé, le cui ricadute positive sul benessere complessivo dei cittadini vanno ben oltre i pur importanti impatti economici;

    la consapevolezza della perdurante gravità della situazione sanitaria, ulteriormente esacerbata dalle incognite legate alla diffusione delle varianti del virus e al rallentamento dell'approvvigionamento di vaccini, e l'assoluta attenzione e fiducia nelle indicazioni della comunità scientifica obbligano a prestare massima cautela in merito ad eventuali allentamenti delle misure di contenimento del virus;

    tuttavia, si ritiene necessario dare impulso alla predisposizione di un piano nazionale che consenta di programmare per tempo, quando la situazione sanitaria lo consentirà, la progressiva riapertura in sicurezza dei luoghi della cultura, scongiurando in tal modo eventuali ritardi e incertezze, organizzative,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per potenziare gli interventi di sostegno economico al settore dello spettacolo dal vivo attraverso ulteriori misure per le imprese e per i lavoratori del comparto;

2) a predisporre un piano nazionale per la progressiva riapertura in sicurezza di cinema e teatri, implementando all'uopo un nuovo protocollo di sicurezza specifico per le attività di spettacolo dal vivo.
(1-00425) «Carbonaro, Vacca, Casa, Cimino, Bella, Iorio, Del Sesto, Mariani, Melicchio, Tuzi, Valente».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FERRO, LUCASELLI, CIABURRO, DONZELLI, RAMPELLI, TRANCASSINI, CARETTA e VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è stata profondamente scossa dal tragico attentato in cui hanno perso la vita l'ambasciatore Luca Attanasio e il milite dei Carabinieri Vittorio Iacovacci;

   il sito congolese Actualite.cd, citando fonti locali, riferisce che l'obiettivo dei terroristi che hanno attaccato un convoglio Onu era proprio Luca Attanasio e non alcuni funzionari Onu come ipotizzato in un primo momento;

   a rivendicare l'attentato sarebbero stati ribelli ruandesi ma la rivendicazione è oggetto di verifiche;

   secondo un'analisi del Ce.S.I., il Centro studi internazionali, l'obiettivo del blitz potrebbe essere un tentativo di sequestro di persona, anche se mai prima d'ora era stato preso come obiettivo un target così significativo come un ambasciatore;

   il Nord Kivu è una delle zone più pericolose dell'Africa, da oltre 15 anni è uno degli epicentri dell'instabilità nazionale congolese;

   ad agire sarebbe stato un gruppo di sette persone dotate di armi leggere su tre veicoli;

   la carovana, ove si trovavano l'ambasciatore e il milite dei Carabinieri, era partita per un progetto del World Food Programme ed è stata raggiunta dal fuoco dei terroristi;

   le auto del Programma alimentare mondiale non erano blindate come la vettura in dotazione all'ambasciata;

   la carovana viaggiava senza una scorta armata;

   gli analisti evidenziano che quello nella Repubblica democratica del Congo è «uno dei focolai di conflitto più violenti, complessi e duraturi di tutto il continente africano»;

   sul sito dell'Unità di Crisi «si sconsiglia fortemente di recarsi nelle seguenti aree: regioni orientali e nordorientali del Paese»;

   alla luce di quanto sopra espresso, corre l'obbligo di chiedersi se siano state adottate tutte le precauzioni richieste dal caso –:

   se il viaggio di servizio dell'ambasciatore Attanasio a Rutshuru fosse stato espressamente autorizzato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, in caso affermativo, chi avesse autorizzato tale viaggio di servizio;

   se il Comando dei Carabinieri del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale fosse stato informato di tale missione;

   per quale motivo non sia stata richiesta la scorta alla missione Onu Monusco ovvero alle forze armate congolesi;

   per quale motivo l'ambasciatore fosse accompagnato da un solo milite dei Carabinieri, mentre risulta che a Kinshasa la scorta dell'ambasciatore fosse composta da almeno 2 militari;

   se fosse stata effettuata una valutazione, con la nostra Agenzia informazioni e sicurezza esterna e con i Carabinieri, sull'adeguatezza, del servizio di protezione dell'ambasciatore a Kinshasa;

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, in attesa delle conclusioni dell'autorità giudiziaria, per prevenire il ripetersi di una simile tragedia;

   se il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale intenda promuovere un'inchiesta interna su quanto accaduto al fine di individuare, per quanto di competenza, eventuali responsabilità;

   nei rapporti di protezione della nostra rete consolare all'estero a chi spetti l'ultima parola fra Carabinieri e organigramma del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
(3-02070)


   DONZELLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, CIABURRO e CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Mario Benotti, che secondo quanto appreso dagli organi di stampa risulta indagato dalla procura di Roma nell'ambito della vicenda sulla commessa da 1,25 miliardi di euro per l'acquisto di mascherine, nel corso di un'intervista rilasciata il 22 febbraio 2021 alla trasmissione «Quarta Repubblica» in onda su Rete 4, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Il 7 maggio [...] il commissario Arcuri mi incontrò in una via di Roma, si fa precedere da una telefonata del dottor Bonaretti [...] mi dice che mi doveva vedere lui, Bonaretti. Invece arriva lui e il commissario, sotto il mio ufficio a Roma». Il commissario Arcuri «mi dice che c'era una difficoltà, che a Palazzo Chigi l'avevano informato che c'era un'indagine su questa situazione. [...] A Palazzo Chigi lo avevano informato sulla questione dei voli da Israele. [...] Mi pregò di interrompere qualsiasi comunicazione con lui, cosa che io ho fatto»; va considerato che, a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio dei ministri in carica il 7 maggio 2020 era Giuseppe Conte e il Ministro della salute era Roberto Speranza, Ministro tutt'oggi in carica –:

   se risulti al Governo se, da chi e in quale data a Palazzo Chigi sia stato informato il Commissario straordinario per l'emergenza Covid Domenico Arcuri di un'indagine in corso sulla commessa per l'acquisto di mascherine.
(3-02071)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nella prima fase dell'epidemia la reperibilità nel nostro Paese di dispositivi medici e di protezione individuale è risultata molto difficoltosa a causa della improvvisa discrepanza fra domanda ed offerta, con prezzi elevatissimi incrementati notevolmente rispetto alle settimane precedenti;

   con il decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto «Cura Italia») sono stati introdotti una serie di incentivi per la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale per il contenimento e il contrasto dell'emergenza epidemiologica;

   in particolare, Invitalia ha predisposto, con risorse previste nel «Cura Italia», un fondo di 50 milioni di euro destinato alla riconversione industriale finalizzata alla produzione di dispositivi medici o dispositivi di protezione individuale;

   sono state 102 le imprese in totale ammesse agli incentivi, 65 progetti sono pervenuti da imprese che hanno deciso di riconvertire gli stabilimenti e 37 prevedevano ampliamenti dei siti produttivi;

   con la ripresa delle importazioni dalla Cina e dai Paesi orientali, da cui provengono dispositivi medici e di protezione individuale a basso prezzo, molte delle imprese italiane che si erano riconvertite con successo hanno cominciato ad avere gravi problemi economici;

   tra queste, la Dive System di Massa Marittima (provincia di Grosseto) che, da azienda di pregiate mute da sub, ha iniziato a produrre lo scorso anno tute produttive per medici e infermieri. L'impresa ha però recentemente dovuto licenziare tutte le 38 operaie assunte nella prima fase dell'epidemia: si tratta di donne, con una media di età di 45 anni, che erano riuscite a trovare comunque un lavoro in una difficile fase per l'occupazione. «I prezzi del mercato sono diventati aggressivi, le tute adesso arrivano dall'estero, non siamo più stati in grado di reggere il confronto. Per noi è un dispiacere enorme perché siamo consapevoli che quello che produciamo era di alta qualità: medici che hanno usato le nostre tute ci hanno detto più volte che erano le migliori»: ha dichiarato il proprietario dell'azienda;

   appare quindi paradossale che imprese italiane riconvertite grazie ad incentivi statali per produrre dispositivi medici e di protezione individuale di qualità siano costrette, oggi, a licenziare dipendenti a causa della concorrenza spesso sleale di prodotti di importazione a basso costo e con caratteristiche tecniche non adeguate;

   sono sempre infatti frequenti i casi di cronaca riferiti a sequestri di dispositivi medici e di protezione individuale non conformi. Secondo quanto riportato recentemente dai media in Italia, sono state sdoganate fino ad oggi 553 milioni di mascherine; secondo una stima, il 10 per cento potrebbe però aver avuto certificazioni fasulle ed, in merito, sono state aperte inchieste in tutta Italia;

   in questo contesto va poi aggiunto che la struttura commissariale ha annullato almeno tre contratti di fornitura: si tratta di dispositivi difettosi oppure di certificazioni non idonee; molte di queste mascherine sarebbero però ancora sul mercato;

   alcune delle mascherine autorizzate sono inoltre risultate non idonee: lo sostiene una società di controllo che ha effettuato le analisi sui dispositivi oggetto della maxi inchiesta aperta recentemente dalla procura di Roma;

   in base a quanto esposto fino ad ora, parrebbe evidente che, dopo il significativo sforzo logistico ed economico per assicurare una produzione nazionale di questi prodotti, il Governo si debba oggi adoperare in modo organico per tutelare sia le imprese del comparto, sia gli altri soggetti operanti sul mercato nazionale nel medesimo ambito; anche per tutelare la salute pubblica –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, concrete e rapide, nel rispetto delle norme nazionali e comunitarie sulla concorrenza, al fine di sostenere la continuità produttiva ed occupazionale delle aziende italiane produttrici di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale che hanno investito sul territorio italiano e garantire conseguentemente la salute e la sicurezza pubblica.
(5-05397)


   MICELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2020 è stato presentato il Piano strategico per la vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 e l'8 febbraio 2021 è stato pubblicato il documento di aggiornamento delle categorie e l'ordine di priorità per la seconda fase della campagna vaccinale in base all'evoluzione delle conoscenze e alle informazioni sui vaccini disponibili;

   con l'arrivo del vaccino AstraZeneca, lo stesso Piano vaccinale è stato modificato con la previsione di due percorsi paralleli: da una parte, si prosegue la prima fase con la vaccinazione degli operatori sanitari, ospiti delle Rsa ed over 80, con i vaccini di Pfizer e Moderna e, dall'altra, si inizia la somministrazione del vaccino AstraZeneca a partire dal personale scolastico e universitario docente e non docente, le forze armate e di polizia, i setting a rischio quali penitenziari e luoghi di comunità e il personale di altri servizi essenziali;

   con l'ingresso del piano vaccinale in seconda fase è diventata evidente la disparità della sua attuazione tra le singole regioni, essendo queste i principali attori della sua operatività; risulta inoltre evidente la mancanza a livello nazionale di indicazioni su come «implementare sul territorio la fase di vaccinazione di massa» come indicato dal coordinatore nazionale della commissione salute della Conferenza delle regioni, Luigi Icardi;

   questo ha comportato che, attualmente, ci siano differenti piani regionali, con notevoli differenze tra loro, senza una vera e propria cabina di regia a livello centrale che coordini l'attuazione del piano stesso;

   anche per quanto riguarda l'individuazione delle categorie ammesse alla vaccinazione con il vaccino AstraZeneca si rileva che, per quanto riguarda la categoria degli avvocati, non vi sono regole omogenee: mentre alcune regioni, come la Sicilia e la Toscana, hanno inserito i legali tra le categorie a rischio, includendoli nella profilassi prevista per gli uffici giudiziari, in altre regioni a tale richiesta non è stata data risposta;

   gli avvocati frequentano aule d'udienza affollate, visitano i detenuti, incontrano una pluralità di assistiti, contribuiscono come parte essenziale al funzionamento di un servizio pubblico essenziale quale è quello della giustizia;

   stessa cosa dicasi per i praticanti avvocati che hanno completato il percorso di pratica forense che sono in attesa o in fase di esame di abilitazione, il cui inserimento tra le categorie ammesse alla vaccinazione, peraltro, risolverebbe o, quantomeno, agevolerebbe, lo svolgimento dell'esame di abilitazione all'esercizio della professione attualmente calendarizzato per il 13-14-15 aprile 2021 –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, il Governo per assicurare un intervento omogeneo a livello nazionale che garantisca la somministrazione del vaccino agli avvocati, evitando così sperequazioni su basi territoriali, e se si ritenga opportuno fare rientrare tra le categorie ammesse alla vaccinazione anche i praticanti la professione forense che frequentano, al pari degli avvocati e del personale dell'amministrazione giudiziaria, i medesimi uffici giudiziari.
(5-05396)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO, VINCI e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da Repubblica, ad oggi, sono 6,6 su 10 i miliardi di euro elargiti in forma di «ristori» per i settori merceologici messi in crisi dall'emergenza Covid;

   come spiegato attraverso la mappa pubblicata dal quotidiano, gli interventi sono stati catalogati in base alle attività cui sono destinati e rispettivo ammontare, oltre al numero di pagamenti;

   tra le imprese, il commercio al dettaglio registra la cifra più alta con 930 milioni, seguito da quello all'ingrosso con 670 milioni e dalle attività della ristorazione con 630 milioni; poi lavori di costruzione specializzati (528), coltivazioni agricole (379) e costruzione di edifici (331);

   in particolare, dei 10 miliardi di euro destinati alle imprese e suddivisi attraverso 3,3 milioni di euro di pagamenti, 1,2 miliardi di euro sono andati in Lombardia (421 a Milano, 176 a Brescia e 146 a Bergamo), seguita dal Veneto a 678, Emilia Romagna a 636, Toscana a 563, Lazio a 532 milioni, destinati quasi tutti (407) a Roma; 30 milioni per il Molise e 15 per la Valle d'Aosta;

   ancora una volta, il primato negativo spetta alla Calabria, a cui sono stati assegnati solo 135,67 milioni di euro, la quota più bassa tra le regioni del Sud, fatta eccezione per la Basilicata, se si considerano gli oltre 400 milioni di euro destinati a Campania e Sicilia e i 320 milioni di euro destinati alla Puglia;

   tali cifre devono essere integrate con i 628 milioni di euro stanziati per la ristorazione a seguito delle chiusure natalizie e con il contributo «centri storici», che ha generato circa 90 milioni di euro –:

   sulla base di quali calcoli alla regione Calabria siano stati assegnati solo 135,67 milioni di euro e quale strategia il Governo adotterà in materia di ripartizione dei fondi per il ristoro dei settori merceologici colpiti dalle misure di contenimento dei contagi.
(4-08354)


   DEL SESTO, CADEDDU, VACCA, SCANU, CIMINO, CASA e MELICCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della diffusione del virus Sars-CoV-2, il personale scolastico e universitario, docente e non docente, rientra tra le categorie maggiormente esposte al rischio di contagio;

   alcune regioni – tra cui Lazio, Campania, Piemonte, Toscana e Puglia – sono state tra le prime ad assicurare le vaccinazioni per il personale afferente alle suddette categorie;

   il Lazio ha attivato un sistema che consente di prenotare la somministrazione gratuita della prima e seconda dose del vaccino anti Covid-19 per il personale afferente alle suddette categorie, di età compresa tra i 18 e i 65 anni (nati a partire dall'anno 2003 fino al 1956);

   tale vaccinazione, tuttavia, è destinata solamente ai residenti nella suddetta regione e non al personale scolastico che presta servizio nelle scuole laziali ma è residente in altre regioni, in aggiunta, possono essere vaccinati anche i non residenti qualora abbiano attivato il domicilio sanitario temporaneo, quindi, assistiti da un medico di base del Servizio sanitario regionale (Ssr) del Lazio;

   in Campania, ad esempio, gli istituti scolastici caricano gli elenchi del personale docente e Ata in servizio su una piattaforma dedicata, garantendo loro la possibilità di somministrazione del vaccino senza alcun riferimento alla residenza dello stesso personale scolastico;

   da ultimo, nel corso della seduta del 20 febbraio 2021, la Conferenza delle regioni, nel documento 21/24/CR2/COV19 «Proposte delle Regioni e delle Province autonome per i prossimi provvedimenti del Governo, inerenti le misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19» ha affrontato il nodo fondamentale degli insegnanti pendolari ritenendo «necessario che ogni Regione sia messa nelle condizioni di poter garantire la vaccinazione ai propri insegnanti residenti ed assistiti, indipendentemente dalla Regione in cui prestano servizio» –:

   di quali ulteriori elementi disponga il Governo in relazione ai fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda adottare al fine di garantire al personale scolastico e universitario di poter essere vaccinato indipendentemente dalla residenza o dal luogo in cui presta servizio, dando la possibilità di comunicare l'avvenuta vaccinazione presso l'anagrafe vaccinale dell'Asl di appartenenza.
(4-08357)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 6 febbraio 2021 sono giunte in Italia le prime 249.000 dosi del vaccino di AstraZeneca, le prime dosi saranno riservate a determinate categorie anagrafiche e lavorative;

   precisamente, le prime dosi saranno somministrate alle persone sotto i 55 anni ed avranno la priorità le seguenti categorie lavorative: insegnanti, forze dell'ordine, personale carcerario, detenuti e personale che vive nelle comunità;

   tuttavia, stante quanto emergerebbe da recenti studi medico-scientifici, il vaccino di AstraZeneca avrebbe una copertura minore rispetto ad altri sieri ed avrebbe un tasso di efficacia che raggiunge appena il 62 per cento dopo la somministrazione della doppia dose, nonché offrirebbe anche poca protezione contro le varianti del Covid-19 (solo il 10 per cento su quella africana);

   oltretutto, sarebbero state ordinate in precedenza ben 26 milioni di dosi del vaccino in questione, le quali dovrebbero essere spedite in Italia entro fine anno;

   stante la minore efficacia e copertura del siero di AstraZeneca rispetto a Pfizer e Moderna, i sindacati di polizia e degli insegnanti avrebbero espresso dubbi e perplessità rispetto alla somministrazione di un siero che avrebbe scarsa copertura –:

   se e per quale motivo si sia proceduto all'acquisizione di un vaccino avente ridotta copertura vaccinale e su quali elementi si basi l'indicazione che andrebbe somministrato nella fascia di età tra i 18 e i 55 anni;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare affinché al personale docente, alle forze di polizia e a tutti i destinatari del vaccino AstraZeneca sia garantita adeguata protezione;

   con quali modalità verrà organizzata la vaccinazione delle forze di polizia e quale sarà il ruolo degli enti territoriali nell'attuazione della campagna vaccinale riferita a tale categoria lavorativa;

   quale tipologia di vaccini verrà somministrata al personale over 55 delle forze di polizia e del corpo docenti.
(4-08361)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia spaziale italiana è l'ente pubblico nazionale deputato a promuovere, sviluppare e diffondere la ricerca scientifica e tecnologica applicata al campo spaziale e aerospaziale;

   secondo quanto dispone la legge 11 gennaio 2018, n. 7 «Allo scopo di assicurare il coordinamento delle politiche spaziali e aerospaziali, nonché di favorire l'efficacia delle iniziative dell'Agenzia spaziale italiana (A.s.i.), di cui al decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 128, al Presidente del Consiglio dei ministri sono attribuiti l'alta direzione, la responsabilità politica generale e il coordinamento delle politiche dei Ministeri relative ai programmi spaziali e aerospaziali, nell'interesse dello Stato»;

   ai sensi dell'articolo 11 del citato decreto legislativo n. 128 del 2003 di «Riordino dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI)», «Il direttore generale [...] è scelto tra persone di alta qualificazione tecnico-professionale e di comprovata esperienza gestionale, con profonda conoscenza delle normative e degli assetti organizzativi degli enti pubblici», secondo le disposizioni di cui al combinato disposto degli articoli 6 e 7;

   il 4 settembre 2019 l'Asi pubblicava il bando per selezionare il nuovo direttore generale, in sostituzione di Anna Sirica, ma, come si apprende da fonti di stampa, nonostante la commissione esaminatrice avesse concluso i lavori e consegnato una terna di candidati, il presidente dell'Asi avrebbe dapprima deciso di congelare la procedura di selezione e, dopo circa un anno, con deliberazione n. 165 del 29 settembre 2020, è stata inspiegabilmente revocata;

   attualmente, l'incarico di direttore generale reggente è ricoperto da Fabrizio Tosone, dirigente tecnologo, e scadrà il 31 marzo 2021;

   l'Asi si trova, tuttora, senza la figura di un Direttore generale nel pieno delle sue funzioni e per di più ha avviato una riorganizzazione complessiva, che sta incontrando difficoltà attuative, aggravate dal fatto che il direttore generale reggente concentra sulla sua persona anche gli interim di svariate direzioni e di altre strutture minori;

   con decreto pubblicato sul sito dell'Agenzia di recente, il presidente dell'Asi ha indetto una procedura selettiva riservata al personale interno, finalizzata alla individuazione di idonee candidature per l'incarico di direttore generale;

   già nel 2018, la nomina del direttore generale, voluto dal presidente, fu oggetto di parere negativo da parte del collegio dei revisori dei conti, poiché non «appare in linea con i principi di pubblicità e trasparenza correlati al buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione»;

   l'iniziativa dell'attuale presidente, qualora confermata, si pone per l'interrogante in palese contrasto con ogni principio di trasparenza, pubblicità e imparzialità della pubblica amministrazione, e delle citate legge che disciplinano la nomina dei direttori e dirigenti generali degli enti di ricerca; nonché risulterebbe priva di ogni ragione di opportunità e correttezza istituzionale verso le istanze di Governo che vigilano e sull'attività dell'Asi, quali il Ministro dell'università e della ricerca, il «Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale» e la stessa autorità politica competente che, allo stato, risiede in capo al neo insediato Presidente del Consiglio dei ministri –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e accertata la fondatezza degli stessi, se non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché venga meno ogni atto adottato in violazione delle procedure pubbliche di valutazione comparativa nella selezione del proprio vertice gestionale, nella figura del direttore generale, nonché per l'individuazione dei direttori delle strutture tecniche e amministrative interne;

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere per rafforzare la vigilanza, il controllo e la supervisione delle iniziative degli organi e vertici direttivi dell'Agenzia spaziale italiana, al fine di garantirne la conformità agli indirizzi di competenza del Presidente del Consiglio dei ministri e del Comint, nell'ambito dell'alto coordinamento politico e strategico.
(4-08363)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 gennaio 2021 la guardia di finanza e i Carabinieri di Pavia hanno sventato una maxi truffa di 143 milioni di euro ai danni dello Stato e dei contribuenti in una operazione conclusasi con 11 misure cautelari;

   al centro dell'indagine vi è la centrale a biomasse legnose Biolevano di Olevano Lomellina (Pavia). Ai domiciliari è finito anche Pietro Franco Tali, ex amministratore delegato di Saipem considerato dagli inquirenti il «principale promotore» del raggiro;

   nel 2011, per aderire al protocollo di Kyoto, sono stati introdotti specifici incentivi economici per le fonti rinnovabili, tra cui, le biomasse legnose. La legge subordina tale incentivo economico all'utilizzo di legname proveniente da un razionale e corretto sfruttamento dei boschi che assicuri di preservare il loro naturale ciclo vitale e, per tale motivo, impone rigide regole sulla provenienza e sulla tracciabilità delle biomasse bruciate. Tuttavia, il legname era tutt'altro che tracciato e proveniente da un raggio di massimo 70 chilometri rispetto all'impianto. La materia prima veniva assicurata ad un prezzo nettamente inferiore ai propri competitors e per far risultare il legname di provenienza locale e tracciato ai vertici della Biolevano bastava falsificare le carte, cioè, falsificare i documenti di trasporto e le fatture;

   in realtà, se si considerano tutte le emissioni dovute all'energia utilizzata – apertura delle strade forestali; taglio, raccolta, carico, trasporto, scarico e cippatura del legno; smaltimento delle ceneri prodotte; costruzione, esercizio e smaltimento finale delle centrali con ripristino ambientale – si ottiene un bilancio emissivo climalterante maggiore delle emissioni per la produzione del solare e derivati e l'energia prodotta può essere addirittura inferiore alla somma dell'energia utilizzata per produrla. Senza incentivi pubblici, che secondo il rapporto Gse del 2019 ammontano complessivamente per il settore biomasse a 665 milioni di euro, produrre energia elettrica con le biomasse potrebbe essere antieconomico;

   le centrali a biomasse, benché dotate di filtri al camino, sprigionano emissioni di varie sostanze in modo significativo, come certificato, a titolo di esempio, dai dati forniti nel progetto dal proponente nel 2015 di una centrale a biomasse solide da 5 MW a Roccastrada (GR), per cui sarebbero state emesse ogni anno dal camino: 2,4 tonnellate di NH3, 4,8 tonnellate di HC1, 9,6 tonnellate di CO, 2,4 COV, 48 tonnellate di NO2. Già nel 2011, Ispra aveva pubblicato un rapporto da cui si evince la portata delle emissioni di Pm 2,5 prodotte dalle biomasse: 400 grammi/GJ. Nettamente superiori al carbone (219 g/GJ), al gpl (3,6 g/GJ) e al metano/gas naturale (0,2 g/GJ);

   secondo l'Enea vi è una disponibilità di biomasse/anno in Italia, in totale di 13,2 Mton come sostanza secca. Per corrispondere alla biomassa forestale vergine, occorre aggiungere un 50 per cento di acqua, da cui si ottiene una disponibilità complessiva annua di 26,4 Mton di biomasse vergini. È lecito dunque porsi la domanda da dove provengano una buona metà dei 51-53 Mton/anno di biomasse vergini totali che Gse certifica che ogni anno vengono bruciate per usi elettrici e termici –:

   se non si intenda valutare al più presto di adottare iniziative normative per la soppressione degli incentivi per gli impianti a biomasse, la cui disponibilità favorisce secondo l'interrogante iniziative gravemente e paradossalmente dannose per l'ambiente, visto l'impatto climalterante, le emissioni nocive degli impianti stessi e la scarsità della materia prima solo per la metà del totale necessario reperibile in Italia;

   se non si intenda adottare iniziative per abrogare le norme contenute nel testo unico foreste e filiere forestali, che rappresenta per l'interrogante un vero e proprio «attacco» nei confronti della risorsa forestale nazionale, palesemente non coerente con gli obiettivi del Protocollo di Kyoto sottoscritti dall'Italia.
(4-08366)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, con l'interrogazione n. 4-07497, ha già posto all'attenzione del precedente Governo la questione dell'associazione Diplomatia e della partecipazione alla stessa di titolari di rilevanti incarichi pubblici e di governo. Il solo Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha dato una risposta in data 26 gennaio 2021;

   la vicenda dell'associazione è stata altresì affrontata dal senatore Elio Lannuti nella sua interrogazione n. 4-04456 che l'interrogante condivide pienamente;

   il 13 febbraio 2021 sono stati nominati: Enrico Giovannini come Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e Daniele Franco come Ministro dell'economia e delle finanze;

   entrambi i Ministri risultano essere membri dell'associazione Diplomatia: Enrico Giovannini come membro dell'Advisory Board e Daniele Franco come membro del consiglio di amministrazione;

   all'interno dell'associazione sono presenti uomini e donne che rappresentano diverse società e istituzioni che nell'associazione trovano spazio per discutere e incontrarsi tra di loro. A parere dell'interrogante le riunioni informali di Diplomatia rappresentano consessi dove chi ha funzioni pubbliche e politiche, nonché dirigenziali di aziende pubbliche o di gruppi bancari che hanno relazioni dirette nell'acquisto di titoli di Stato nelle aste pubbliche del Ministero dell'economia e delle finanze, ma anche rappresenta aziende o gruppi di aziende con concessioni pubbliche, si incontra e prende decisioni che poi vengono invece portate all'attenzione della politica solo in una fase di «ratifica». Ovvero, secondo l'interrogante, la discussione reale viene fatta fuori dai consessi democratici. Le riunioni non sono pubbliche e le discussioni private, ma i soggetti partecipanti hanno anche cariche pubbliche e discutono di questioni politiche di carattere pubblico;

   a titolo di esempio ci citano come membri di rilievo e, secondo l'interrogante, in situazioni di sostanziale conflitto di interessi Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia S.p.a.; Alessandro Picardi, vice presidente esecutivo di Tim Spa & Chief Public Officer; Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo S.p.a.;

   all'interno di Diplomatia si trovano anche rappresentanti dell'Aspem Institute, come Marta Dassù –:

   se non intenda il Presidente del Consiglio dei ministri promuovere le iniziative di competenza per disciplinare in seno al Governo in modo omogeneo casi come quelli segnalati in premessa, nelle more di un'iniziativa normativa di carattere generale che stabilisca il divieto di partecipazione di Ministri o rappresentanti dei Ministeri, nonché di enti pubblici e di aziende con concessioni pubbliche, ad associazioni di questo genere.
(4-08367)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 9 aprile 2020, con l'interrogazione n. 4-05185, l'interrogante denunciava il rischio di una sperimentazione di vaccini, utilizzando coorti di militari volontari;

   il 15 aprile 2020, con l'interrogazione n. 4-05226, l'interrogante riportò una dichiarazione dell'azienda Advent-Irbm di Pomezia, la quale intendeva «rendere utilizzabile il vaccino [Oxford/IRBM ChAdOx1-nCOV19 (AZD1222), ndr] già a settembre per vaccinare personale sanitario e Forze dell'ordine in modalità di uso compassionevole»;

   vanno altresì richiamate le interrogazioni n. 4-05706 e n. 4-05627;

   il 24 luglio 2020 l'interrogante, con le interrogazioni n. 4-06462 e n. 4-06461, ha esposto le criticità in merito al vaccino AZD1222, denunciando come nel vaccino sarebbe stato presente un organismo geneticamente modificato e di come AstraZeneca, l'azienda produttrice del vaccino, non sia una azienda idonea alla fornitura per via delle sue vicende giudiziarie e le sue politiche imprenditoriali;

   il 3 agosto 2020 con l'interrogazione n. 4-06547 l'interrogante ha richiamato il regolamento (UE) 2020/1043 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 luglio 2020 relativo all'esecuzione di sperimentazioni cliniche con medicinali per uso umano contenenti organismi geneticamente modificati o da essi costituiti e destinati alla cura o alla prevenzione della malattia da coronavirus (Covid-19) e relativo alla fornitura di tali medicinali, il quale prevede delle deroghe allo svolgimento delle valutazioni di rischio ambientale su alcune operazioni connesse all'esecuzione di sperimentazioni cliniche, quando tali operazioni sono collegate all'esecuzione di una sperimentazione clinica autorizzata in conformità della direttiva 2001/20/CE con l'impiego di medicinali per uso umano in fase di sperimentazione contenenti Ogm;

   il foglio illustrativo del vaccino di AstraZeneca contiene organismi geneticamente modificati (Ogm);

   il 22 settembre 2020 l'interrogante ha depositato l'interrogazione n. 4-06864 con la quale ha denunciato al Governo alcune ulteriori criticità sul vaccino, emerse durante la fase di sperimentazione e ha denunciato anche come AstraZeneca abbia ottenuto immunità legale da alcuni Paesi europei;

   l'11 novembre 2020 l'interrogante con l'interrogazione n. 4-07476, nel commentare la notizia per cui AstraZeneca il 1° dicembre 2020 aveva dichiarato che avrebbe testato il suo vaccino su 300 italiani presso l'azienda ospedaliero-universitaria di Modena, ha espresso perplessità ulteriori in merito all'eticità delle sperimentazioni sull'uomo;

   il 26 novembre 2020, in diversi articoli, è emerso un problema relativo all'errore di AstraZeneca nel dosaggio del suo prodotto nei test clinici;

   il 12 gennaio 2021 con l'interrogazione n. 4-07972 l'interrogante ha chiesto al Governo di coinvolgere le sigle sindacali oggi registrate presso il Ministero della difesa, nonché i medici competenti designati, al fine di determinare in un confronto democratico, delle linee guida specifiche che tengano conto della possibilità per il militare di negare il consenso senza subire provvedimenti sanzionatori, prima dell'avvio della profilassi;

   il vaccino AstraZeneca, secondo gli studi di fase 3, ha mostrato un'efficacia del 62,1 per cento. Garantisce inoltre, secondo quanto affermato dall'azienda, una copertura «del 100 per cento» contro malattia grave e rischio di ospedalizzazione;

   il 1° Ltg Pasquale Fico, Co.Ce.R. Esercito-Interforze e il 1° Ltg Antonello Ciavarelli, Co.Ce.R. Marina Militare-Guardia Costiera, chiedono prudenza nella vaccinazione dei militari, anche alla luce delle recenti commissioni parlamentari di inchiesta sui vaccini ai militari;

   Stefano Paoloni, Segretario Generale del S.a.p., non concorda con la somministrazione del vaccino di AstraZeneca in quanto poco efficace e perché non evita, dopo la sua assunzione, la trasmissione del virus;

   il 15 febbraio 2021 sono partite le vaccinazioni con vaccino AstraZeneca a carabinieri, poliziotti, finanzieri e vigili del fuoco –:

   se il Governo non intenda interrompere le vaccinazioni alle forze dell'ordine di cui in premessa, in attesa di chiarire pienamente i risultati della fase 3 dei vaccini in commercio.
(4-08368)


   LOLLOBRIGIDA e MELONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Governo austriaco ha imposto gravi limitazioni al traffico pesante sulla direttrice del Brennero di collegamento Nord-Sud Europa, giustificate con l'emergenza da Covid-19;

   al Brennero, sul versante austriaco, sono stati allestiti punti di controllo delle certificazioni di negatività al virus da parte degli autisti, che, peraltro, sono richiesti in lingua tedesca o inglese, mentre il personale viaggiante aveva spesso a disposizioni certificazioni in lingua italiana che non sono state accettate;

   in sede di prima applicazione delle nuove regole, quindi, si sono create code lunghissime per la verifica della documentazione prodotta dagli autisti, che hanno rallentato in modo significativo il trasporto delle merci;

   le organizzazioni di categoria italiane stanno lamentando una gravissima penalizzazione, messa in atto in violazione delle regole europee della libera circolazione delle merci e in assenza della benché minima reciprocità, posto che in Italia gli autotrasportatori esteri e austriaci possono entrare anche senza tampone;

   il blocco austriaco limita, secondo l'interrogante violandolo, il principio di libera circolazione delle merci italiane e crea una evidente distorsione della concorrenza a favore delle sole imprese austriache;

   le citate misure vanno ad aggiungersi alle forti limitazioni al transito notturno già imposte dal Governo austriaco per il passaggio nella regione del Tirolo (Austria);

   la Camera di commercio di Bolzano ha richiesto e presentato nei giorni scorsi un parere legale sulla compatibilità con il diritto comunitario del divieto settoriale di circolazione in Tirolo, nel quale si ricorda come «nel 2011 la CGUE aveva ammesso la possibilità di prevedere delle deroghe al divieto per il traffico regionale. Tuttavia, il Tirolo aveva esteso tale deroga anche al traffico a lunga distanza con origine o destinazione nella zona principale del Tirolo. L'inclusione di traffici a lunga distanza con queste deroghe contrasta con l'intera logica dell'eccezione prevista per il traffico regionale e non regge quindi di fronte al diritto comunitario»;

   a testimoniare la pretestuosità delle valutazioni di carattere ambientale per la giustificazione di queste misure, è necessario richiamare il miglioramento di tutte le indagini svolte sull'asse, anche in periodo di pandemia, e che soddisfano le prescrizioni europee;

   il valico alpino è la porta di transito di un cospicuo volume di merci, che ammontava a oltre 40 milioni di tonnellate nel 2018, e vede il passaggio di 4,5 milioni di camion all'anno che non hanno come origine, né destinazione l'Austria –:

   se il Governo non intenda intervenire presso le autorità austriache per garantire, a seguito delle misure di prevenzione alla diffusione del Covid, pratiche di accesso in Austria per gli operatori dell'autotrasporto compatibili con le esigenze del settore e non penalizzanti per l'Italia;

   se il Governo non intenda adottare iniziative, interloquendo con le autorità austriache, perché sia predisposta l'introduzione di misure di forte impatto sulla mobilità intereuropea, in particolare quella commerciale, previa consultazione con l'Italia;

   se il Governo non ritenga, nelle more delle decisioni del Governo austriaco e delle assunzioni di responsabilità sulla libera circolazione delle merci attraverso l'Europa, di adottare un provvedimento in autotutela nel senso della reciprocità delle misure di limitazione al traffico per gli autotrasportatori provenienti dall'Austria;

   se il Governo condivida le conclusioni presentate dalla camera di commercio di Bolzano sui danni causati dalle limitazioni al traffico notturno e non solo in Austria all'autotrasporto italiano, e se non ritenga di adottare iniziative di competenza sollecitamente, presso la Commissione europea, per salvaguardare la libertà di circolazione.
(4-08369)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 5 gennaio 2021 la Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi, dopo aver ottenuto il via libera dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha pubblicato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) ad ospitare il deposito definitivo per lo stoccaggio nazionale dei rifiuti radioattivi;

   la suddetta Carta nazionale ha individuato 67 siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito nazionale situati in diverse province delle regioni Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia, senza però alcuna forma di comunicazione e coinvolgimento preventivo delle amministrazioni locali interessate;

   come previsto dai commi 3 e 4 dell'articolo 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee segue la fase di consultazione dei documenti per la durata di due mesi, all'esito della quale si terrà, nell'arco dei quattro mesi successivi, il seminario nazionale;

   in tali periodi, le regioni, gli enti locali e i soggetti portatori di interessi qualificati possono formulare osservazioni e proposte tecniche in forma scritta e non anonima secondo le modalità indicate;

   con l'approvazione di un emendamento in sede di conversione del decreto-legge n. 183 del 2020, la fase di consultazione, originariamente della durata sessanta giorni, è stata estesa a 180 giorni, così come il periodo entro cui si terrà il seminario nazionale promosso da Sogin s.p.a. è stato esteso a duecentoquaranta giorni;

   molti enti locali sui cui territori ricadono i siti potenzialmente idonei individuati dalla Cnapi si sono tempestivamente attivati per produrre la documentazione volta alla formulazione delle osservazioni e proposte tecniche ai fini, come nel caso degli enti dell'Alta Murgia, di rilevare l'incompatibilità del sito d'interesse ad ospitare il Parco tecnologico e contestare le scelte della società che lo Stato ha incaricato dello smantellamento dei siti nucleari attualmente esistenti;

   con grande sorpresa, però, gli stessi, una volta effettuato l'accesso sulla piattaforma informatica di Sogei s.p.a. preposta al caricamento della suddetta documentazione, hanno appreso che lo spazio a loro disposizione per esprimere il parere richiesto è di soli 1.500 caratteri, cui è data facoltà di allegare un solo file da 20 megabyte;

   è evidente come tali limiti restringano oltre ogni soglia di tollerabilità la facoltà in capo agli enti locali e ai soggetti interessati di esprimere con compiutezza ed esaustività i propri rilievi, segnatamente nei casi in cui le osservazioni formulate siano volte a contrastare l'idoneità di un sito individuate –:

   se trovi conferma quanto riportato in premessa;

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, intraprendere immediate iniziative al fine di consentire agli enti locali e agli altri soggetti interessati di formulare osservazioni e proposte tecniche con modalità adeguate e commisurate alla complessità della questione e alla necessità di tutelare gli interessi coinvolti.
(4-08351)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI, CIABURRO, ALBANO, VINCI, MOLLICONE e DONZELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano Libero ha pubblicato la notizia che è possibile acquistare manuali di infimo livello quali «Cucinare la m.../le migliori ricette a base di sterco» oppure «Cose da fare mentre fai la c...» ed altri di questo tipo tramite il bonus cultura fino a 500 euro e il bonus carta del docente;

   il «bonus cultura» consiste in una carta elettronica del valore di 500 euro assegnata a tutti i giovani che compiono 18 anni residenti in Italia o in possesso di permesso di soggiorno dove richiesto, che si prefigge lo scopo di promuovere la cultura e la fruizione del patrimonio culturale, nonché l'aggiornamento professionale dei docenti ed è promosso dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero dei beni e delle attività culturali;

   in questi libri, acquistabili con gli incentivi del Governo e con il denaro dei contribuenti, si trattano temi totalmente inadatti ad essere definiti culturali –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per far sì che non possano essere acquistati volumi come quelli di cui in premessa, di infimo gusto, con il «Bonus Cultura».
(4-08355)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUTTI, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   è notizia del 22 febbraio 2021 l'entrata di Cassa depositi e prestiti nel consiglio di amministrazione di Tim, nella quale è presente con il 9,98 per cento delle azioni, con un consigliere individuato nello stesso presidente di Cassa depositi e prestiti, Giovanni Gorni Tempini;

   il rappresentante di Cassa depositi e prestiti in seno a consiglio di amministrazione di Tim aderirà alla lista di maggioranza espressa dall'attuale consiglio di amministrazione;

   Cassa depositi e prestiti ha quindi escluso l'opzione di partecipare alla lista di minoranza in corsa per il consiglio di amministrazione di Tim e la cui scelta avrebbe invece conferito una autonoma personalità all'azione di Cassa depositi e prestiti;

   Cassa depositi e prestiti detiene anche il 50 per cento delle quote di proprietà di Open Fiber, e nel corso del medesimo consiglio di amministrazione di ieri, ha deciso di lasciare cadere l'esercizio dell'opzione di acquisto sulla quota detenuta oggi da Enel in seno ad Open Fiber e oggetto di una trattativa di cessione ad un fondo estero per una consistenza compresa tra l'80 e il 100 per cento della quota detenuta da Enel;

   non è stata data alcuna spiegazione ufficiale da parte di Cassa depositi e prestiti a sostegno di ambedue le scelte;

   non risulta agli interroganti l'esistenza di alcun Piano industriale da parte di Cassa depositi e prestiti, la qual cosa denota mancanza di visione strategica;

   il dossier sulla rete unica lasciato in eredità dal precedente Governo si è sviluppato in modo disordinato e secondo gli interroganti con forzature gravi dal punto di vista istituzionale, industriale e regolatorio;

   risulta evidente il paradosso di una presenza dello Stato nelle quote azionarie dei due soggetti industriali, impegnati nel medesimo settore industriale e commerciale, in aperta concorrenza nella implementazione della rete di Tlc;

   il paradosso diventa apertamente rischioso quando si intravede la ricostituzione di un regime di monopolio nel settore delle telecomunicazioni, con grave danno per il mercato, per la concorrenza e per i consumatori, una situazione aggravata dalla posizione subalterna del rappresentante di Cassa depositi e prestiti;

   la rete unica, che si vorrebbe pubblica e non verticalmente integrata, è indispensabile per la crescita del Paese e la sua competitività;

   ci si trova alle soglie delle valutazioni progettuali del Pnrr in sede di Next Generation EU, che proprio su digitale e green pone grandi aspettative, e non si vorrebbe che tali aspettative riguardassero anche, attraverso una malintesa definizione di dossier nazionale, azioni di sostegno non dovuto a società private che versano in situazioni di difficoltà industriale ed economico-finanziarie –:

   quale sia la valutazione del Governo in ordine ad una situazione di evidente subalternità del singolo consigliere d'amministrazione di Cassa depositi e prestiti in seno al consiglio di amministrazione di Tim (in rappresentanza del risparmio postale italiano) rispetto alla nutrita componente facente capo alla società francese Vivendi, che sino ad ora non ha speso una sola parola per far sapere ai mercati quale sia il proprio punto di vista sul futuro della società di telecomunicazioni di cui detiene il pacchetto azionario principale e di cui si appresta ad esercitare il ruolo di primo azionista anche nella gestione operativa;

   quale sia l'orientamento del Governo in relazione a quella che gli interroganti valutano come un'«imbarazzante» presenza dello Stato nelle due società, una pubblica ed una privata, in competizione tra loro e quale senso industriale, strategico e politico abbia quella che agli interroganti appare una indecisa e confusa condotta, considerate le circostanze a cui si sta assistendo da settimane, ovvero alla dismissione di una società della fibra come Open Fiber che rappresenta una storia di successo riconosciuta in Europa;

   quale sia la strategia del Governo in ordine alla realizzazione di una rete in fibra, con architettura avanzata ed in linea con le aspirazioni di infrastruttura al servizio della Gigabit society: se quella di sostenere una società a controllo pubblico, come è oggi Open Fiber (che costruisce reti in fibra ottica) o appoggiare i disegni di una società privata come Tim.
(5-05401)

Interrogazione a risposta scritta:


   VITIELLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è fondamentale, nell'adozione di politiche tese alla ripresa economica e di rilancio successive alla crisi pandemica, affrontare con coraggio, determinazione ed efficacia il tema dell'evasione fiscale;

   al fine di favorire l'emersione dell'evasione e dei capitali sommersi e di contribuire a limitare il diffondersi della pandemia è necessario incentivare i pagamenti con moneta elettronica;

   numerosi sono stati i provvedimenti del Governo su questo tema, non ultimo quello sul cashback sperimentale nel periodo natalizio e per i periodi semestrali successivi;

   nell'ordine del giorno 9/2790-bis/228 a prima firma Vitiello, accolto dal Governo, nel corso dell'esame e approvazione della legge di bilancio per il 2021, si è chiesto di valutare l'opportunità di rendere facoltativo l'obbligo di pagamento elettronico avente ad oggetto beni e servizi di pubblica utilità erogati dagli esercenti remunerati ad aggio e/o margine fisso, in modo che sia chiaro agli utenti che, per tali prodotti e servizi, non sussista la possibilità di partecipazione alla lotteria degli scontrini, con trasmissione telematica dei corrispettivi in quanto esclusi dalla relativa disciplina di cui al decreto legislativo n. 127 del 2015 e per analogia esclusi dal programma cashback, lasciando salva la possibilità di accettare o meno la moneta elettronica per i suddetti acquisti di beni e servizi non soggetti a corrispettivi, normalmente contraddistinti da ricavi ad aggio o margine fisso –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per permettere all'esercente di valutare, sulla base delle convenzioni in essere con l'istituto di credito o di pagamento di cui si avvale, se i costi di transazione siano compatibili con i margini riconosciuti su tali beni e servizi senza essere costretto a lavorare in perdita.
(4-08364)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è attualmente in corso il processo relativo ai tristemente noti «fatti di Bibbiano» per i quali risultano indagate 24 persone nell'ambito dell'inchiesta nota come «Angeli e Demoni»;

   nel novembre 2019 il Ministero della giustizia disponeva una ispezione amministrativa presso il tribunale dei minori di Bologna, al fine di monitorare eventuali rapporti extraprofessionali tra giudici e operatori dell'ambito minorile, che avrebbero potuto determinare contesti di incompatibilità in merito alla esecuzione e rispetto dei protocolli relativi agli affidi;

   di recente l'ex giudice onorario del tribunale minorile di Bologna, Elena Buccoliero, è stata indagata dalla procura di Ancona, competente per i fascicoli riguardanti i magistrati della regione Emilia-Romagna, in merito alla inchiesta sugli affidi illeciti in Val d'Enza. Il capo di imputazione per l'ex giudice onorario è di false dichiarazioni al pubblico ministero rese proprio nell'ambito di quell'inchiesta;

   in data 17 febbraio 2021 il Consiglio superiore della magistratura delibera in merito alla accettazione delle dimissioni dei giudici onorari Stumpo, Crotti e Grandi dalle rispettive cariche presso il tribunale per i minorenni di Bologna –:

   di quali elementi disponga in relazione alla situazione del tribunale di Bologna e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, anche alla luce dell'articolo 11 della legge n. 195 del 1958.
(4-08350)


   MINARDO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel carcere dell'Ucciardone di Palermo, le aggressioni verso gli agenti di polizia penitenziaria preoccupano per la loro frequenza;

   nei primi giorni di gennaio 2021, un assistente capo della polizia penitenziaria, di 53 anni, e stato portato con l'ambulanza in ospedale in quanto colpito da un detenuto nella nona sezione, riportando diverse escoriazioni e traumi; pochi giorni dopo, il 9 gennaio 2021, un altro agente è stato ferito da un recluso che ha lanciato un oggetto pesante, colpendolo al ginocchio;

   secondo le ricostruzioni, a scagliarsi contro l'agente è stato un detenuto al rientro dai colloqui con i familiari. Il recluso avrebbe lanciato qualcosa di pesante, forse un tavolino, colpendo l'agente al ginocchio. I fatti saranno chiariti dall'indagine interna avviata dalla direzione dell'istituto penitenziario;

   si reputa che nel carcere di Palermo, le aggressioni verso la polizia penitenziaria siano il frutto anche di politiche divisorie, che, a volte, hanno dato l'impressione di voler scaricare verso chi ha l'onere primario di custodire, tanto che, tramite i mass-media, il garante dei detenuti e l'associazione Antigone denunciano legittimamente le condizioni di vita dei reclusi, ma sembra che il vero problema non si voglia affrontare, e sembra che si cerchi di responsabilizzare soltanto chi ha l'onere di custodire persone detenute, probabilmente anche malate;

   la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari ha determinato la conseguenza di confinare al carcere dell'Ucciardone (ma anche in altri istituti penitenziari) oltre 60 detenuti tra cui moltissimi con problemi psichiatrici, altri accusati di reati di riprovazione sociale ed infine alcuni, al regime del 14-bis O.P, in un reparto come la 9ª sezione dell'Ucciardone; ma non si è tenuto nella giusta considerazione che tale sezione ha delle celle dotate di suppellettili in ferro, in legno, e parti di porcellana, tutti materiali che possono aumentare il rischio che un detenuto possa farsi male, nonché di farlo a chi cerca di garantire l'ordine e la sicurezza all'interno di un carcere;

   risulta evidente la mancanza di sinergia tra chi è deputato a garantire le esigenze di sicurezza, rispetto a quei detenuti che hanno la necessità di cure sanitarie e coloro che devono assicurare una vigilanza particolare, in strutture non idonee, e tale mancanza di sinergia sta innalzando pericolosamente il livello di aggressioni verso chi vive e lavora nelle strutture penitenziarie;

   ormai ogni giorno si assiste ad aggressioni di questo tipo a scapito di donne e uomini in divisa che con spirito di sacrificio ed abnegazione garantiscono, seppur fra mille difficoltà, la sicurezza all'interno delle nostre carceri su tutto il territorio nazionale –:

   se e in che termini il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per ristabilire gli opportuni livelli di sicurezza in questo penitenziario per tutti coloro che ogni giorno prestano la propria attività lavorativa a rischio dell'incolumità fisica, nonché per incrementare l'organico presso la medesima struttura.
(4-08362)


   ZIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa, si apprende di una situazione di palese illegalità a Pisa che, nonostante esposti e querele non si riesce a risolvere: a causa di una serie di rimpalli tra ordinanze del tribunale di sorveglianza di Catania e certificati di residenza concessi dal comune di Pisa, un tunisino occupa abusivamente, da oltre due mesi, un alloggio privato, in forza di un'ordinanza del tribunale di sorveglianza che indica quel domicilio per la detenzione domiciliare in seguito ad una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti;

   si è di fronte ad un'occupazione abusiva, senza contratto e senza pagamento di affitto, contro la quale il proprietario finora nulla ha potuto e si vede anche costretto a dover pagare di sua tasca, tutte le utenze dell'alloggio;

   la beffa assoluta per il legittimo proprietario dell'immobile, riguarda l'eclatante impossibilità di tornare ad avere la disponibilità del suo immobile nel quale vive una persona sconosciuta che sta scontando una condanna per spaccio e pertanto non assoggettabile a sfratto;

   si è verificata una situazione paradossale in cui lo Stato «garantisce» una situazione di illegalità, e il comune, a fronte di un provvedimento della magistratura, ha concesso la residenza;

   appare all'interrogante assurdo come, non essendo ancora calendarizzata l'udienza per la modifica della detenzione domiciliare, questa persona possa continuare ad abitare nella casa in modo abusivo per chissà quanto altro tempo –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti in premessa, ritenga opportuno ed urgente dover adottare iniziative normative in materia di misure domiciliari, per stabilire che, nei casi di occupazione abusiva di un immobile da parte del destinatario di un provvedimento di arresti domiciliari debba essere individuata una struttura ricettiva a carico dell'amministrazione della giustizia come domicilio temporaneo.
(4-08370)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   PALMISANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 29 gennaio 2021, come riportato da fonti giornalistiche (www.brindisiereport.it del 31 gennaio 2021) si è verificato un drammatico episodio consumatosi all'interno di una scuola in provincia di Brindisi, in cui una bambina di soli 9 anni ha tentato di impiccarsi ma è stata fortunatamente salvata grazie all'intervento tempestivo dei compagni, degli insegnanti e del personale scolastico;

   la procura dei minori di Lecce, competente per giurisdizione anche in provincia di Bari, ha aperto una indagine per accertare i motivi alla base del gesto, poiché la bambina avrebbe riferito alle autorità competenti di aver voluto emulare un suo coetaneo, che soltanto pochi giorni prima, il 25 gennaio 2021, si è tolto la vita soffocandosi con un laccio all'interno della propria abitazione a Bari;

   i due episodi non rappresentano casi isolati ma seguono un altro caso dalle conseguenze drammatiche, avvenuto il 21 gennaio 2021, quando una bambina palermitana di 10 anni è deceduta dopo essersi impiccata all'interno della propria abitazione, nel corso di un gioco estremo, una «hanging challenge» (ovvero «sfida di appendersi»), che consiste nello stringersi una cintura intorno al collo e resistere il più tempo possibile senza respirare ed è una delle pericolosissime sfide, molto diffuse tra i più giovani sulla piattaforma social mondiale TikTok, come quella di ingerire dosi di Benardyl o la Skullbreaker Challenge (ovvero il «rompersi il cranio» facendo uno sgambetto);

   di recente, TikTok ha annunciato, a seguito del blocco immediato dell'uso dei dati degli utenti per i quali non sia accertata con sicurezza l'età anagrafica disposto dal Garante per la protezione dei dati personali, all'indomani del caso di Palermo, il varo di alcune misure dirette ad impedire l'accesso agli utenti minori di anni 13 e a valutare l'utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale per la verifica dell'età e a lanciare una campagna di sensibilizzazione per genitori e figli sull'argomento;

   un segnale di allarme è stato lanciato anche dalla psicologia Maura Manca, presidente dell'Osservatorio nazionale adolescenza, la quale ha dichiarato: «...i bambini sono bombardati e il rischio potenziale è molto alto, è importante essere sempre informati sulle mode del momento, loro non hanno il senso del limite. Mai da soli sul web», evidenziando che le challenge sono sfide lanciate in rete che attirano soprattutto i più piccoli e che esistono già da diversi anni, come nel caso della cosiddetta «blackout challenge», di cui si parlava già nel 2012;

   quella delle sfide online che coinvolgono principalmente bambini e adolescenti rappresenta un enorme pericolo che mette a rischio la tranquillità di tante famiglie in cui vivono giovanissimi che, per un distorto spirito di emulazione e di approvazione, arrivano a partecipare a sfide che possono avere conseguenze gravissime, come nei casi succitati –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, dirette ad un attento e costante monitoraggio dell'utilizzo delle piattaforme social in particolare riguardo alla limitazione della diffusione di contenuti altamente pericolosi, come nel caso delle sfide lanciate ai giovanissimi, attirati dalla ricerca di notorietà ed accettazione da parte degli altri utenti in rete.
(4-08359)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22 convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2020, n. 41, e in particolare l'articolo 1, comma 7, ultimo periodo ha disposto che «Nel periodo intercorrente tra la sessione ordinaria degli esami di Stato e la conclusione della sessione straordinaria di cui al primo periodo, i candidati esterni all'esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione possono altresì partecipare a procedure concorsuali pubbliche, selezioni e procedure di abilitazione, comunque denominate, per le quali sia richiesto il diploma di scuola secondaria di secondo grado, con riserva del superamento del predetto esame di Stato, fermo restando il disposto dell'articolo 3, comma 6, del decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95»;

   l'ordinanza ministeriale 27 giugno 2020, n. 41, all'articolo 6, comma 2 richiama e riconferma quanto disposto dal su citato articolo 1, comma 7, precisando: «Resta fermo quanto previsto all'articolo 1, comma 7, del decreto-legge in merito all'eventuale partecipazione con riserva alle prove di ammissione ai corsi di laurea a numero programmato, ad altre prove previste dalle università, dalle istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica e da altre istituzioni di formazione superiore post-diploma per l'anno accademico 2020/2021, nonché a procedure concorsuali pubbliche, selezioni e procedure di abilitazione, comunque denominate, per le quali sia richiesto il diploma di scuola secondaria di secondo grado»;

   l'ordinanza ministeriale del 10 luglio 2020, n. 60 e il decreto dipartimentale n. 858 del 21 luglio 2020 non hanno recepito l'ammissione con riserva, così come prevista dal decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22 e dall'ordinanza ministeriale 27 giugno 2020, n. 41, escludendo, quindi, ai diplomandi privatisti esterni la possibilità dell'inserimento nelle istituende graduatorie provinciali, precludendogli anche la possibilità di vedersi assegnato un possibile incarico lavorativo;

   a seguito di ricorso, il Tar del Lazio, nel precisare che la ratio della norma in esame è volta a tutelare i candidati esterni che non hanno potuto svolgere gli esami conclusivi nell'ordinario periodo a causa dell'emergenza sanitaria, ha accolto la richiesta dei ricorrenti disponendo l'ammissione nelle graduatorie provinciali per le supplenze con riserva –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto enunciato in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché si metta fine definitivamente a questa eclatante e assurda discriminazione verso i diplomandi privatisti esterni.
(5-05399)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROSPI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la regione Puglia in data 20 febbraio 2021, con ordinanza del presidente della giunta n. 56, ha disposto con decorrenza a partire dal 22 febbraio e sino a tutto il 5 marzo 2021, la chiusura delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e l'adozione al 100 per cento della didattica digitale integrata (Ddi);

   la didattica digitale integrata è prevista solo qualora l'andamento epidemiologico dovesse configurare nuove situazioni emergenziali a livello nazionale o locale, sulla base delle quali attraverso un tempestivo provvedimento normativo si potrebbe adottare la sospensione della didattica in presenza e la ripresa dell'attività a distanza, attraverso la modalità di didattica digitale integrata;

   come si evince dall'ultima ordinanza emanata il 19 febbraio dal Ministro della salute, la regione Puglia è stata classificata in area gialla, facendo venire meno, secondo l'interrogante, le motivazioni adottate dal presidente di regione al fine di giustificare l'emanazione di un'ordinanza di chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado;

   la chiusura, che appare all'interrogante ingiustificata, delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado ha un impatto rilevante sugli studenti pugliesi, ai quali viene negata la possibilità di fare lezione in presenza e viene limitata la possibilità di interagire con i propri coetanei, inoltre, l'adozione della Ddi comporta un forte impatto anche nei confronti dei loro genitori, i quali dovranno assentarsi dal posto di lavoro per seguire i figli costretti alla Dad;

   le motivazioni adottate dal presidente di regione, quindi, risultano essere inadeguate al fine di giustificare la chiusura totale delle scuole in questa fase della pandemia, soprattutto vista la mancanza di dati ufficiali da parte dell'istituzione regionale sui contagi derivanti dalla scuola. Inoltre, la regione non ha ancora adottato un piano operativo in merito al rafforzamento dei trasporti, al tracciamento e ai tamponi nelle scuole, così come nulla è stato fatto per allargare gli spazi scolastici, sancendo per l'interrogante una gestione fallimentare della pandemia da parte della regione;

   la regione Puglia, inoltre, come dimostrano i dati giornalieri sui contagi risulta essere una delle regioni meno colpite dalla pandemia in questa fase, rendendo immotivata ed ingiustificata l'adozione di una misura così impattante per la vita quotidiana dei cittadini –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di far riaprire quanto prima e in totale sicurezza le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado della regione Puglia e procedere nuovamente alla didattica in presenza.
(4-08356)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per il sud e la coesione territoriale, per sapere – premesso che:

   la legge n. 178 del 2020, ha fissato un livello essenziale dei servizi sociali costituito dal raggiungimento di un rapporto fra assistenti sociali e popolazione residente nell'ambito sociale territoriale di 1:5.000 ed un ulteriore obiettivo di servizio di 1:4.000. Inoltre, prevede, ai fini del potenziamento del sistema dei servizi sociali territoriali, contributi in favore degli ambiti territoriali nel modo seguente: a) un contributo pari a 40.000 euro annui per ogni assistente sociale assunto a tempo indeterminato dall'ambito, ovvero dai comuni che ne fanno parte in termini equivalenti a tempo pieno in numero eccedente il rapporto di 1 a 6.500 e fino al raggiungimento del rapporto di 1 a 5.000; b) un contributo pari a 20.000 euro annui per ogni assistente sociale assunto a tempo indeterminato dall'ambito ovvero dai comuni che ne fanno parte, in termini di equivalente a tempo pieno, in numero eccedente il rapporto di 1 a 5.000 e fino al raggiungimento del rapporto di 1 a 4.000;

   la legge n. 178 del 2020 altresì ha previsto una serie di modalità e di criteri per l'erogazione dei contributi. Inoltre, la legge citata specifica le modalità di erogazione del contributo, la fonte di finanziamento e la relativa copertura finanziaria. La procedura, dal punto di vista operativo, è la seguente:

    entro il 28 febbraio di ogni anno il responsabile dell'ambito inserisce sul Sistema informativo dell'offerta dei servizi sociali (Sioss) i dati relativi al personale dell'anno precedente e le previsioni dell'anno corrente. Poi, entro il 30 giugno di ogni anno, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali sulla base dei dati forniti dagli ambiti vengono riconosciute le somme liquidabili riferite all'anno precedente e prenotate le somme per l'anno corrente. Inoltre, a decorrere dal 2022, le somme prenotate con riferimento all'anno precedente e riconosciute con il suddetto decreto del Ministro verranno liquidate (le prime somme liquidate faranno riferimento alle somme prenotate nel 2021);

   ai fini del calcolo di cui al periodo precedente, si deve tenere conto dei suddetti criteri: a) devono essere considerati tutti gli assistenti sociali effettivamente impiegati nei servizi sociali svolti nel territorio dell'ambito territoriale e nella loro organizzazione e pianificazione assunti a tempo indeterminato a full time; b) non possono essere considerati gli assistenti sociali dipendenti dei soggetti privati o del Terzo settore a seguito di appalto di interventi e servizi ovvero dipendenti da aziende sanitarie locali operanti nell'interesse delle stesse;

   il numero di assistenti sociali per cui si ha diritto all'incentivo e al contributo riconosciuto vengono calcolati secondo modalità che, secondo gli interpellanti, penalizzano in maniera evidente i territori collocati nel Sud del Paese;

   le criticità appaiono evidenti nel sistema premiale previsto dalla legge n. 178 del 2020, articolo 1, comma 797. Di fatto, gli ambiti del Mezzogiorno d'Italia non hanno raggiunto lo standard medio 1:6.500, di 1:5.000, di 1:4.000 e non potranno usufruire del contributo di 40.000/ 20.000 euro. Ciò, in quanto il quoziente medio di un assistente sociale assunto a tempo indeterminato o equivalenti a tempo pieno nell'anno precedente, ogni 6.500 residenti nell'ambito territoriale, non è stato raggiunto, di fatto, negli ambiti del Mezzogiorno d'Italia. In tali ambiti, infatti, il numero di assistenti sociali in rapporto ai residenti è di gran lunga inferiore, non riuscendo quindi a dispensare un servizio di assistenza alla popolazione sufficiente e necessario. Tra l'altro, gli stessi ambiti dovranno prevedere assunzioni dove pareggi di bilancio, vincoli assunzionali, tempi di preparazione e predisposizione concorsuale lo consentano e ciò è particolarmente complesso, considerato che non usufruiranno del contributo economico e che i comuni dovranno impegnare e prevedere in quota parte la somma occorrente nei rispettivi bilanci di previsione e di cedere eventuali spazi assunzionali per rispettare i valori-soglia individuati dal decreto ministeriale 17 marzo 2020 per la definizione delle capacità assunzionali dei comuni –:

   se non sia urgente e necessario adottare iniziative per rivedere i criteri indicati in premessa per il potenziamento dei servizi sociali nel Mezzogiorno, necessari per mantenere la massima coesione sociale e fare fronte alle situazioni di emarginazione ed isolamento dei soggetti fragili;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per chiarire le ragioni per le quali i criteri previsti dalla legge di bilancio n. 178 del 2020 non abbiano tenuto conto del fatto che esistono ambiti territoriali con una ragguardevole deficienza di assistenti sociali in rapporto alla popolazione residente, considerato che, tra l'altro, la norma citata permette ad ambiti territoriali con un rapporto assistenti sociali/residenti già sufficientemente elevato di avere contributi ulteriori per il potenziamento del servizio di assistenza sociale, escludendo al contrario proprio gli ambiti territoriali in condizione di precarietà come quelli ubicati nel Mezzogiorno d'Italia.
(2-01110) «Lo Monte, Berardini, Rizzone, Cardinale».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di contenere gli effetti straordinari sull'occupazione determinati dall'epidemia da Covid-19 in aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio-economico e di garantire la tutela dei livelli occupazionali, il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, e recante «Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia», ha previsto, all'articolo 27, comma 1, in favore dei datori di lavoro privati, un esonero dal versamento dei contributi pari al 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti dai medesimi, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all'istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro Inail;

   come espressamente disposto dall'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 2020, l'esonero di cui si tratta spetta ai datori di lavoro privati, la cui sede di lavoro sia ubicata in una delle regioni cosiddette svantaggiate, intendendosi come sede di lavoro anche la sede secondaria, ovvero l'unità operativa dell'azienda ove il lavoratore dipendente svolge la sua attività;

   con riferimento al rapporto di lavoro instaurato con un'agenzia di somministrazione, si evidenzia che l'Inps con messaggio 11 gennaio 2021 n. 72, confermato poi con circolare 22 febbraio 2021 n. 33, ha interpretativamente previsto che il beneficio in esame non sia riconoscibile allorquando il lavoratore in somministrazione, pur svolgendo la propria attività lavorativa in unità operative dell'azienda utilizzatrice ubicate nelle aree svantaggiate, sia formalmente incardinato presso un'agenzia di somministrazione situata in una regione diversa da quelle ammesse ad usufruire dello sgravio, in quanto, ai fini del legittimo riconoscimento della decontribuzione, rileva secondo l'istituto assicuratore, la sede di lavoro del datore di lavoro e non dell'utilizzatore;

   siffatta interpretazione assicura il predetto beneficio alle sole agenzie di somministrazioni che abbiano la sede legale ubicata in una delle regioni svantaggiate, senza tener conto del luogo dove ha sede l'azienda che utilizza il lavoratore in somministrazione; da ciò la paradossale conseguenza di estendere il beneficio denominato «decontribuzione sud» ai lavoratori utilizzati da aziende o unità operative di aziende con sede in regioni settentrionali, se e a condizione che siano assunti da agenzie di somministrazione con sede legale in regioni svantaggiate e tuttavia di negarlo ai lavoratori assunti da agenzie con sede legale nelle regioni settentrionali, ma utilizzati da aziende operanti al sud, nelle regioni svantaggiate;

   poiché il costo del lavoro in somministrazione sopportato dall'azienda utilizzatrice è direttamente correlato al costo del lavoro sopportato, come datore di lavoro, dall'agenzia di somministrazione, ne segue un evidente effetto distorsivo rispetto agli obiettivi della misura legislativa finalizzata al sostegno dell'occupazione nelle regioni meridionali –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché sia rivisto l'orientamento espresso dall'Inps o almeno per ridurre gli effetti distorsivi derivanti dalla risposta interpretazione formulata dall'Inps nel citato messaggio n. 72 del 2021 e nella successiva circolare n. 33 del 2021.
(5-05398)


   BONOMO e GRIBAUDO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Officine meccaniche Giovanni Cerutti Spa è una società per azioni italiana con sede a Casale Monferrato (in provincia di Alessandria), che opera nel settore della progettazione e costruzione di macchine ed attrezzature per la stampa;

   da anni, la società, dopo un periodo, sul finire del secolo scorso in cui era divenuta leader internazionale nella produzione di rotative rotocalco, sta attraversano un periodo di forte crisi per la quale ha ridotto notevolmente il numero di addetti e dei siti produttivi;

   il 31 agosto 2020 il tribunale di Vercelli, a seguito delle istanze depositate dalle due società in concordato preventivo (le Officine Meccaniche G. Cerutti e la Cerutti Packaging Equipment), ha emesso il provvedimento che autorizza la costituzione di una newco, denominata Gruppo Cerutti Srl, e posseduta pariteticamente dalle predette due società nelle quale confluiranno le relative attività e asset;

   secondo l'accordo, la nuova società avrebbe dovuto operare nello stabilimento di Casale Monferrato con 134 dipendenti, mentre circa 150 dipendenti restanti (dopo la riduzione avvenuta negli anni ricorrendo in gran parte agli ammortizzatori sociali e ai pensionamenti e prepensionamenti) rimarranno in capo alle due società in concordato preventivo, usufruendo della cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale che durerà fino a gennaio 2021 e con un piano di uscite che, spiega Costanza Cerutti, responsabile comunicazione e marketing, «confermerà l'attenzione che abbiamo sempre dimostrato nel cercare di salvaguardare i dipendenti, e quindi utilizzando tutti gli ammortizzatori disponibili, dalla Naspi ai pensionamenti e prepensionamenti fino a percorsi di ricollocazione sul mercato del lavoro»;

   il tribunale di Vercelli il 30 settembre 2020 ha emanato la sentenza di fallimento per Officine Meccaniche Giovanni Cerutti;

   in questi mesi, il Gruppo Cerutti ha assicurato che avrebbe proseguito «senza soluzione di continuità, l'attività caratteristica delle due società, consentendo la conservazione dell'avviamento ed il mantenimento di una parte dei posti di lavoro sul territorio»;

   nonostante tali progetti e rassicurazioni dal 17 febbraio 2021 (e con un solo giorno di preavviso) la quasi totalità dei lavoratori della newco Gruppo Cerutti Srl è stata posta in cassa integrazione a zero ore;

   le associazioni sindacali hanno subito dichiarato in merito: «dopo il l'esubero dei mesi scorsi che ha coinvolto 160 lavoratori rischiano quindi seriamente di rimanere senza impiego gli ultimi 130 che in assemblea hanno annunciato un presidio permanente. Delle 11 macchine richieste alla linea di produzione sul cui presupposto era partita, nei mesi scorsi, l'attività della newco, la prima è praticamente pronta. Sarebbero bastate due settimane per finirla»;

   i sindacati hanno aggiunto: «Pare che qualche settimana fa si fosse manifestata una cordata interessata all'acquisto della newco. Non se ne è fatto nulla. È successo qualcosa che ci sfugge, la newco era nata con un progetto ritenuto stabile dai curatori pochi mesi fa, perché accorgersene solo ora dell'insostenibilità?»;

   da quanto reso noto dai media il 19 febbraio 2021 «l'avventura della newco Gruppo Cerutti srl sarebbe conclusa. A comunicarlo sarebbero le organizzazioni sindacali. Sarebbero quindi confermati perciò lo stop alla produzione nello stabilimento di Casale e la cassa integrazione per i 130 dipendenti»;

   le istituzioni locali hanno manifestato profonda preoccupazione per la situazione del gruppo Cerutti che si aggiunge ad altre numerose crisi occupazionali e produttive del Piemonte, peraltro aggravate dall'emergenza sanitaria in corso;

   l'assessore al lavoro del Piemonte, Elena Chiorino, ha convocato un tavolo regionale il 24 febbraio 2021 in videoconferenza sulla crisi Cerutti «per evitare la dispersione di un patrimonio tecnologico e industriale che opera nel vercellese da 50 anni» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano conseguentemente assumere per garantire la continuità produttiva ed i livelli occupazionali della newco del gruppo Cerutti e se non ritengano conseguentemente urgente convocare, su tale vertenza, un tavolo interministeriale coinvolgendo proprietà, enti locali ed associazioni sindacali interessate.
(5-05400)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PALMISANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da cronache recenti (www.ostuninews.it del 26 gennaio 2021) si apprende dell'ennesimo incidente sul lavoro costato la vita ad un operaio ostunese di 48 anni, F.M., titolare di un'impresa edile, e il ferimento di altre quattro persone, a seguito del crollo del solaio di un capannone industriale in costruzione, avvenuto il 26 gennaio 2021 in contrada Ajello (zona PIP) a San Michele Salentino (Br);

   il drammatico episodio evidenzia la necessità di maggiori misure di controllo e di investimenti in risorse finalizzate alla prevenzione e alla formazione dei lavoratori in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro;

   le denunce di infortunio presentate dall'Inail tra gennaio e novembre 2020 sono state 492.150 (-16,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019), 1.151. delle quali con esito mortale (+15,4 per cento);

   il problema della sicurezza negli ambienti di lavoro rappresenta una drammatica emergenza per cui occorre un intervento tempestivo da parte del Governo per impedire che le cosiddette «morti bianche» continuino a costituire una triste realtà del nostro Paese –:

   se il Ministro interrogato, di concerto con le parti sociali, intenda adottare iniziative tempestivamente per avviare un tavolo di confronto con le parti sociali diretto ad elaborare un piano straordinario per la sicurezza sui luoghi di lavoro e per il reperimento di risorse necessarie all'attuazione dello stesso.
(4-08352)


   PATASSINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi 797-804, della legge n. 178 del 2020 (Bilancio 2021) ha introdotto un livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale definito da un operatore ogni 5.000 abitanti e un ulteriore obiettivo di servizio definito da un operatore ogni 4.000 abitanti;

   il comma 797, in particolare, ai fini del potenziamento del sistema dei servizi sociali territoriali e all'interno del cosiddetto Piano nazionale povertà, ha stabilito l'attribuzione in favore degli ambiti territoriali di un contributo pari a 40.000 euro per ogni assistente sociale assunto a tempo indeterminato dall'ambito o dai comuni che ne fanno parte in numero eccedente il rapporto di 1 a 6.500 e fino al raggiungimento del rapporto di 1 a 5000; e l'attribuzione di un contributo pari a 20.000 euro per ogni assistente sociale assunto a tempo indeterminato dall'ambito o dai comuni che ne fanno parte in numero eccedente il rapporto di 1 a 5000 e fino al raggiungimento del rapporto di 1 a 4000;

   il comma 801 stabilisce che, ai suddetti fini, i comuni possano, nel limite delle risorse previste dal comma 799 e dei vincoli assunzionali previsti dall'articolo 33 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, effettuare assunzioni di assistenti sociali a tempo indeterminato in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale di cui all'articolo 9, comma 28, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, anche ai sensi dell'articolo 57, comma 3-septies, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104; quest'ultima disposizione, in particolare, prevede che, al fine di assicurare le professionalità necessarie alla ricostruzione, a decorrere dal 1° gennaio 2022, le regioni, gli enti locali, ivi comprese le unioni dei comuni ricompresi nei crateri del sisma del 2009 e del sisma del 2016, possano assumere a tempo indeterminato, con le procedure e le modalità di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, personale con rapporto di lavoro a tempo determinato presso gli uffici speciali per la ricostruzione e presso gli enti locali dei predetti crateri;

   il comma 801 non fa esplicita menzione delle Unioni montane (ovvero delle Unioni di comuni) tra gli enti beneficiari della deroga dei limiti assunzionali;

   tuttavia, alla luce del predetto impianto normativo e del criterio di ragionevolezza, parrebbe del tutto incongruo sostenere che le Unioni montane possano ritenersi escluse dall'ambito applicativo della norma; le Unioni montane, infatti, sono costituite proprio al fine di permettere a piccoli comuni isolati di esercitare congiuntamente funzioni o servizi di competenza comunale; esse, cioè, gestiscono i servizi sociali associati per conto dei comuni ricadenti nell'ambito territoriale sociale;

   anche se la capacità di usufruire della suddetta deroga pare, per le Unioni montante, in re ipsa, l'oscurità della norma rischia di impedire che queste ultime, a parità di oneri, abbiano limiti diversi nella capacità assunzionale rispetto ai semplici comuni –:

   se si intenda adottare iniziative per chiarire la portata dei summenzionati commi 797 e 801 dell'articolo 1 della legge n. 178 del 2020, illustrando definitivamente il loro ambito di efficacia, al fine di non permettere una illegittima interpretazione che escluderebbe le Unioni montane, ente locale capofila dell'ambito territoriale sociale, dalla possibilità di assumere assistenti sociali a tempo indeterminato attraverso le risorse ricomprese nella legge n. 178 del 2020.
(4-08365)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIANA. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   oggi, in Italia, la donna può richiedere l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG) entro i primi 90 giorni di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari. Dal 1978 questo intervento è regolamentato dalla legge 22 maggio 1978, n. 194, che descrive con chiarezza le procedure da seguire in caso di richiesta di Ivg;

   prima del 1978, la pratica dell'interruzione volontaria di gravidanza era illegale, lo si faceva clandestinamente e le donne rischiavano la propria vita, dovendo affrontare lunghi viaggi e affidandosi ad una mammana (e al suo ferro da maglia) o al «cucchiaio d'oro», che praticava illegalmente l'aborto. Grazie alla legge 22 maggio 1978, n. 194, le donne hanno oggi garantita la possibilità di abortire in totale sicurezza;

   in questi giorni, stanno circolando in tutta Italia camion-vela noleggiati dall'associazione cattolica «Provita & Famiglia Onlus» per la sua nuova campagna antiabortista. Nel cartellone pubblicitario una giovane ragazza tiene in mano un cartello con scritto: «Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta #stopaborto». Questo messaggio ha fatto scaturire numerose reazioni di indignazione, da nord a sud Italia, da parte di amministrazioni comunali e di associazioni che difendono i diritti delle donne e dei cittadini;

   sono tantissimi gli articoli pubblicati sui giornali ed è al centro del dibattito il messaggio «violento» che lede nello specifico la sensibilità di quelle donne che hanno affrontato la difficile scelta di un'interruzione volontaria di gravidanza;

   secondo l'interrogante, con questo slogan, l'interruzione volontaria di gravidanza viene paragonata a un omicidio e le donne a delle assassine;

   non è la prima volta che l'associazione «Provita & Famiglia Onlus» utilizza questi tipi messaggi tanto che la precedente campagna è stata presentata utilizzando la raffigurazione di una ragazza distesa per terra, come se fosse morta, una mela morsicata in una mano a ricordare Biancaneve, e la scritta: «Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU486, mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo» –:

   quali iniziative, anche di carattere normativo, intendano assumere i Ministri interrogati per fornire una corretta informazione sui contenuti della legge n. 194 del 1978, per tutelare la salute e la libertà delle donne, anche al fine di evitare che possano ripetersi episodi potenzialmente offensivi per la donna.
(4-08358)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di crisi pandemica si è fatta sentire anche nel mondo dell'ippica. Nel contesto, infatti, si assapora l'esasperazione dovuta ad una situazione senza precedenti, gravata dalla riduzione dei finanziamenti che, dalla caduta libera delle scommesse, hanno registrato una diminuzione del 70 per cento negli ultimi cinque anni;

   il palinsesto del mondo ippico ha rischiato e rischia tutt'ora la chiusura di 43 ippodromi, 26 dei quali appartenenti ad enti comunali, con conseguenze sul lavoro di oltre 50 mila dipendenti del settore. Oltre questi, occorre annoverare quegli impianti come Livorno, Grosseto, «Le Mulina» di Firenze e tanti altri, già chiusi da tempo;

   il settore dell'ippica sconta la mancanza di iniziative politiche. Si è assistito ad azioni palliative, tuttavia mai capaci di programmare un rilancio serio ed efficace per garantire quel minimo di certezze di cui gli operatori hanno bisogno;

   se da una parte sarebbero auspicabili aiuti di maggior portata da parte del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, volti a stimolare riapertura e ripartenza delle strutture, dall'altra, i parametri per concederli dovrebbero essere aggiornati ad una distinta serie di elementi di valutazione, come quelli volti ad incrementare ed aggregare le iniziative imprenditoriali e le proposte sportive, sociali, di aggregazione culturale –:

   se e di quali informazioni sia in possesso il Ministro interrogato;

   quali iniziative intenda assumere con riguardo alla gravissima situazione dell'ippica italiana.
(4-08353)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA, PAPIRO, SPESSOTTO e SARLI. — Al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da almeno due mesi vagano nel mar Mediterraneo due navi cariche, almeno alla partenza, di animali vivi. Entrambe partite dalla Spagna, sono state rifiutate in Libia a causa di una malattia zoonotica di cui sono affetti i bovini presenti a bordo, la cosiddetta malattia della lingua blu;

   si tratta della nave Elbeik, che trasporta 1.776 bovini e della Karim Allah che ne trasporta 895, entrambe approvate dall'Unione europea con certificato per il trasporto di animali vivi all'interno dell'Unione;

   una delle due navi, la Karim Allah, dopo essere partita il 18 dicembre 2020 da Cartagena, in Spagna ed essere stata respinta da Tripoli, dove le autorità del centro nazionale per la salute degli animali hanno rifiutato di approvare l'ingresso del bestiame malato, attualmente si trova in rada presso il porto di Cagliari, senza una destinazione precisa;

   le associazioni Animal Welfare Foundation, Animal Equity ed Enpa denunciano che a bordo della navi siano commesse gravi violazioni dei diritti degli animali trasportati, costretti, dopo più di due mesi di navigazione, a viaggiare in condizioni igienico-sanitarie e di benessere terribili;

   alcuni animali potrebbero essere anche deceduti e gettati in mare illegalmente o i loro cadaveri potrebbero essere ancora a bordo della nave. La Karim Allah era infatti approdata prima nel porto di Augusta, il 28 gennaio 2021, riferendo di essere parzialmente carica poi, attraccata al largo di Cagliari, ha riferito alle autorità portuali sarde di trasportare solo mangimi;

   inoltre, alcuni informatori sostengono che il cibo presente a bordo della nave sia quasi finito e il capitano e i membri dell'equipaggio siano in condizioni disperate non sapendo più come gestire la situazione;

   questa vicenda dimostra l'inadeguatezza dei viaggi di animali vivi via nave, spesso operati in completa violazione delle norme europee e nazionali, e il dramma a cui sono costantemente e inutilmente sottoposti gli animali –:

   se le competenti autorità italiane intendano adottare iniziative di competenza per porre rimedio alla terribile situazione a bordo della nave al fine di garantire il benessere degli animali;

   se intendano adottare iniziative in sede europea per promuovere una diversa regolamentazione del fenomeno e garantire adeguate condizioni igienico-sanitarie per gli animali a bordo delle navi.
(4-08360)

Cambio di presentatore di una mozione.

  Mozione n. 1-00418, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 gennaio 2021, è da intendersi presentata dall'onorevole Prestigiacomo, già cofirmataria della stessa.