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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 23 febbraio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    dall'inizio della pandemia da Covid-19 fino ad oggi i casi riscontrati di contagiati sono 2,81 milioni, le guarigioni 2,32 milioni e 95.718 i decessi;

    per affrontare l'attuale crisi causata dal Covid-19, la Commissione europea e gli Stati membri hanno concordato un'azione comune a livello di Unione europea per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19, decisivo nella strategia di contrasto alla pandemia;

    la somministrazione di 4.682.710 dosi di vaccino in Italia è iniziata il 31 dicembre 2020: alla data del 22 febbraio 2021 sono 3.537.975 il totale delle somministrazioni e 1.332.163 le persone a cui sono state somministrate la prima e la seconda dose di vaccino;

    i tagli e i ritardi nelle forniture al momento attuale comportano un ritardo di due mesi nel compimento del programma vaccinale. L'immunità di gregge che doveva essere raggiunta a fine estate, lo sarà forse a fine autunno, quasi in pieno inverno, con tutti i maggiori rischi che ciò comporta;

    la preoccupazione più grave è il ritardo nella vaccinazione delle fasce di età più anziane e più vulnerabili;

    il Presidente del Consiglio, nel suo primo intervento programmatico, ha affermato «Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze annate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private», perché «la velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali, ma ora anche per ridurre le possibilità che sorgano altre varianti del virus»;

    è condivisibile quanto auspicato dal commissario europeo Thierry Breton, alla guida della task force europea per il rafforzamento della capacità produttiva dei vaccini, di accrescere la produzione anche con la riconversione di impianti destinati a produzioni di altri prodotti per la salute umana e animale, ma più giusto ancora sarebbe poter liberare i brevetti dei vaccini, per garantirne uno sfruttamento diffuso e universale;

    la questione dei brevetti dei farmaci emerge fragorosamente ogni volta che le ragioni del profitto si scontrano con quelle della salute e della vita delle popolazioni; è accaduto anche per i brevetti sui farmaci antiretrovirali necessari per la cura di Hiv/Aids; dalla scoperta nel 1997 sono passati 10 anni e milioni di morti prima che la cura raggiungesse i malati dei Paesi più poveri;

    pur osservando che la tutela brevettuale rappresenta un incentivo fondamentale affinché le imprese investano nell'innovazione e producano nuovi medicinali e dispositivi medici, si rileva che l'effetto preclusivo dei brevetti può comportare un approvvigionamento limitato sul mercato e un accesso ridotto a medicinali e prodotti farmaceutici;

    l'esperienza di questi mesi in merito all'emergenza epidemiologica da Covid-19, rende necessario trovare un equilibrio tra la promozione dell'innovazione, mediante l'effetto preclusivo dei brevetti e la garanzia dell'accesso ai medicinali per la tutela della salute dei cittadini, in piena sintonia con la risoluzione 2020/2071 (Ini) approvata dal Parlamento europeo in data 17 settembre 2020 avente ad oggetto «Penuria di medicinali – come affrontare un problema emergente»;

    già il 2 ottobre 2020, i Governi di India e Sudafrica hanno inviato all'Organizzazione mondiale del commercio (Omc) una proposta congiunta con cui chiedono una deroga ai brevetti e agli altri diritti di proprietà intellettuale in relazione a farmaci, vaccini, diagnostici, dispositivi di protezione personale, e le altre tecnologie medicali per tutta la durata della pandemia;

    l'iniziativa dei Cittadini europea (Ice), in corso, «Right to cure. No profit on pandemic», chiede alla Commissione europea di proporre una normativa intesa, tra le altre cose, a garantire che i diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, non ostacolino l'accessibilità o la disponibilità di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il Covid-19;

    la legislazione internazionale vigente (TRIPs – Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights – articolo 31) prevede la possibilità di sospendere un brevetto in caso di emergenze di sanità pubblica, concedendo licenze obbligatorie per la vasta produzione dei prodotti necessari;

    i Governi possono dunque ricorrere alla licenza obbligatoria in situazioni di emergenza sanitaria per permettere anche ad aziende non detentrici del brevetto di produrre versioni generiche (equivalenti) dei farmaci, pagando una royalty all'azienda titolare della proprietà intellettuale;

    la deroga è prevista in base dell'articolo IX, commi 3 e 4, dell'Accordo di Marrakech che ha costituito l'Omc e consentirebbe una sospensione temporanea di tutti gli obblighi contenuti nella Sezione I, Parte II, dell'Accordo TRIPS, quella concernente copyright, disegni industriali, brevetti, protezione di informazione non condivisa. La condizione è che vi sia una giustificazione fondata su circostanze eccezionali e che siano esplicitati i termini anche temporali di suddetta sospensione;

    la licenza obbligatoria, ex articolo 31 del Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights (TRIPs), consente agli Stati membri del World Trade Organization (Wto) di includere nella loro legislazione una disposizione per l'uso del brevetto senza autorizzazione del titolare, per facilitare l'accesso ai farmaci, consentendo la produzione e l'esportazione di brevetti sui vaccini o vaccini in corso di brevettazione, senza il previo consenso del titolare del monopolio;

    la procedura implica la formale richiesta al titolare del brevetto di un'autorizzazione immediata alla produzione dei farmaci necessari e, qualora il titolare neghi il consenso, si può imporre una licenza obbligatoria circoscritta temporalmente e geograficamente la quale implica il pagamento di una royalty al titolare del brevetto;

    durante la pandemia Covid-19 diversi Paesi hanno utilizzato lo strumento della licenza obbligatoria (esempio Israele per alcuni farmaci antivirali sul Covid-19), poiché i rispettivi ordinamenti hanno disciplinato compiutamente la licenza obbligatoria consentita dall'Omc, ossia hanno previsto una norma che consente ai Governi di superare la tutela brevettuale;

    con questa deroga, i centri di ricerca avrebbero la possibilità di condividere la conoscenza scientifica e accelerare le collaborazioni per lo sviluppo di nuovi prodotti per combattere il virus, a costi inferiori, anche per i Paesi a basso reddito;

    il decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30 – Codice della proprietà industriale – disciplina i diritti di proprietà industriale e, all'articolo 141, contempla l'espropriazione dei diritti di proprietà industriale da parte dello Stato nell'interesse della difesa militare del Paese o per altre ragioni di pubblica utilità; l'espropriazione può essere limitata al diritto di uso per i bisogni dello Stato, fatte salve le previsioni in materia di licenze obbligatorie in quanto compatibili; il medesimo decreto, all'articolo 70, disciplina inoltre la licenza obbligatoria per mancata attuazione, ma indica una tempistica che non appare essere compatibile con la pandemia in corso;

    l'espropriazione, ai sensi del succitato codice della proprietà industriale, è disposta con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro competente, di concerto con i Ministri delle attività produttive e dell'economia e delle finanze, sentito il Consiglio dei ministri, e nel decreto di espropriazione è fissata l'indennità spettante al titolare del diritto di proprietà industriale;

    l'implementazione del codice della proprietà intellettuale è pertanto una strada percorribile e doverosa al fine di autorizzare, temporaneamente, la concessione di licenze obbligatorie in caso di emergenze sanitarie nazionali, in modo da consentire la produzione di medicinali e dispositivi medici considerati indispensabili per il benessere e la salute dei cittadini;

    sarebbe auspicabile che la licenza obbligatoria per i medicinali possa essere concessa su proposta del Ministro della salute, mediante definizione dei medicinali ritenuti essenziali da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, sentito il titolare dei diritti di proprietà intellettuale, ovvero mediante definizione dei dispositivi medici ritenuti essenziali da parte dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, sentito il titolare dei diritti di proprietà intellettuale;

    in data 2 dicembre 2020, è stata approvata, in Assemblea, alla Camera, la risoluzione di maggioranza n. 6-00158 che ha impegnato il Governo pro tempore, tra gli altri compiti, ad adoperarsi in seno all'Unione europea affinché l'Omc deroghi per i vaccini anti Covid-19 al regime ordinario dell'Accordo TRIPS sui brevetti o altri diritti di proprietà intellettuale, per garantire l'accesso gratuito e universale ai vaccini;

    negli ultimi mesi sono diversi gli appelli del mondo scientifico che richiedono al Governo italiano di attivarsi per utilizzare lo strumento delle licenze obbligatorie per il vaccino anti Covid-19;

    a tal proposito, Silvio Garattini, presidente e fondatore dell'istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri», in un articolo su Quotidiano Sanità ha affermato che è necessario «verificare a livello europeo tutti gli stabilimenti che possono produrre i 3 vaccini già autorizzati, rafforzandone eventualmente le capacità produttive. E se vi fossero difficoltà ricorrere alla sospensione temporanea del brevetto utilizzando licenze obbligatorie»;

    sul tema si è espresso anche Gino Strada, fondatore di Emergency, affermando che «perché il vaccino sia disponibile per il maggior numero di persone è indispensabile aumentare la produzione e abbassare i prezzi: un risultato che potrebbe essere raggiunto se le regole che tutelano la proprietà intellettuale venissero – almeno temporaneamente – sospese, o se le farmaceutiche concedessero licenze ad aziende terze»;

    come riferito da Riccardo Palmisano, presidente Assobiotec, in un articolo pubblicato il 22 febbraio 2021 su Il Fatto Quotidiano, nel nostro Paese ci sono società con competenze di alto livello «nel settore delle terapie avanzate, dove l'Italia che pure ha fatto parte dell'avanguardia in Europa nella messa a punto delle prime terapie, non ha oggi una capacità produttiva correlata al suo potenziale, nonostante la presenza di eccellenze come Holostem a Modena, AGC Biologics a Bresso o l'Ospedale Bambino Gesù di Roma, con il suo “bioreattore” (fondamentale per produrre vaccini a Rna). La fotografia del settore dice che su più di 230 società di terapie geniche, cellulari e rigenerativa in Europa, solo 8 sono italiane e nessuna di queste è preparata, nell'immediato, con bioreattori per la produzione di vaccini a Rna. Se l'Italia vuole essere competitiva nel settore della produzione biofarmaceutica e sfruttare eccellenza delle maestranze e costo del lavoro contenuto deve fare adesso un deciso salto di qualità»;

    i 50 Paesi più ricchi hanno acquistato il 60 per cento delle dosi disponibili di Pfizer, Moderna e AstraZeneca e, nonostante i finanziamenti per i vaccini anti Covid-19 siano pubblici, i brevetti per la loro produzione restano privati; così facendo, la copertura vaccinale rischia di rimanere troppo limitata e a farne le spese saranno, ovviamente, anche i Paesi più poveri;

    aumentare la produttività dei vaccini significa pertanto aumentare, anche a livello mondiale, la capacità di reazione di tutti i Paesi, anche quelli che ad oggi non hanno dosi sufficienti di vaccini e medicinali per combattere il Covid-19;

    se l'epidemia non sarà contenuta in tutti i Paesi del mondo ci saranno sempre dei reservoirs di virus che, libero di diffondersi, muterà rapidamente rendendo vano qualunque sforzo compiuto per arginare la pandemia; l'obiettivo primario quindi è il contenimento della diffusione virale non solo nei Paesi maggiormente dotati di risorse ma anche e soprattutto in quei Paesi dove le disponibilità economiche non consentono il tracciamento, il sequenziamento e il blocco della diffusione del virus stesso;

    la rimozione dei brevetti e di altri ostacoli è fondamentale per garantire che vi siano sufficienti fornitori a produrre e distribuire vaccini e farmaci anti-Covid a prezzi accessibili e in regime di libera concorrenza;

    appare necessario che il Ministero della salute avvii una ricerca di stabilimenti produttivi sul territorio italiano per rendere operativa una maggiore produzione nel nostro Paese,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere, in seno alle competenti sedi decisionali europee, ogni possibile iniziativa al fine di promuovere e sollecitare la necessità di iscrivere il regime di licenze obbligatorie all'interno di un'azione più ampia dell'Unione europea per affrontare la questione dell'accesso ai medicinali, in conformità all'approccio comune e alla strategia globale dell'Unione europea nella lotta al Covid-19;

2) a farsi promotore, in sede europea, di proposte di modifica riguardo ai termini e alle condizioni sulle restrizioni derivanti dai diritti di proprietà intellettuale, compresi i brevetti, affinché non rappresentino, in una situazione di pandemia e di difficoltà economica, un ostacolo all'accessibilità e alla distribuzione diffusa di qualsiasi futuro vaccino o trattamento contro il Covid-19, consentendo così la massima condivisione possibile di conoscenze, proprietà intellettuale e dati relativi alle tecnologie sanitarie, a beneficio di tutti i Paesi e di tutti i cittadini;

3) a disciplinare nel nostro ordinamento, nella prima iniziativa normativa utile e in maniera compiuta, la licenza obbligatoria normata dall'Omc, al fine di consentire al nostro Paese di superare con celerità la tutela brevettuale dinanzi a circostanze eccezionali, com'è il caso della pandemia Covid-19, garantendo che siano esplicitati i termini temporali e geografici di suddetta sospensione della licenza brevettuale;

4) ad avviare – tramite il Ministero della salute, coadiuvato da Aifa, e d'intesa con le regioni – una ricerca di stabilimenti produttivi per la produzione di vaccini contro il Covid-19 nel territorio italiano;

5) a valutare l'opportunità, nella prima iniziativa utile, anche attraverso un investimento pubblico strategico, di rafforzare la capacità produttiva e tecnologica delle aziende presenti sul territorio italiano nell'ottica di garantire, nel più breve tempo possibile, la produzione di mRna per i vaccini nonché dei medicinali e dei dispositivi medici ritenuti essenziali da parte dell'Agenzia italiana del farmaco, anche attraverso un adeguamento degli impianti esistenti.
(1-00423) «Ianaro, Grillo, Provenza, Sportiello, D'Arrando, Lorefice, Mammì, Nesci, Nappi, Ruggiero, Villani».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della salute Roberto Speranza ha presentato il 2 dicembre 2020 al Parlamento le linee guida del piano strategico per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19 (decreto 2 gennaio 2021), elaborato dal Ministero della salute, Commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa. Come previsto dal piano stesso, l'8 febbraio 2021 è stato pubblicato il documento che aggiorna le categorie e l'ordine di priorità per la seconda fase della campagna vaccinale contro il Covid-19 in base all'evoluzione delle conoscenze e alle informazioni sui vaccini disponibili;

   la campagna vaccinale contro il Covid, è iniziata tra la fine del mese di dicembre 2020 e gli inizi del mese di gennaio 2021 e ha coinvolto il personale sanitario vanto del nostro Paese, messo a dura prova durante quest'ultimo anno;

   il documento aggiornato l'8 febbraio 2021, che aggiorna le categorie e l'ordine di priorità per la seconda fase della campagna vaccinale contro il Covid-19 individua come categorie prioritarie gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale e gli ospiti dei presìdi residenziali per anziani, gli anziani over 80, le persone dai 60 ai 79 anni, la popolazione con almeno una comorbidità cronica e riporta inoltre che, con l'aumento delle dosi di vaccino disponibili, si inizierà a vaccinare anche altre categorie di popolazioni tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali, senza meglio specificare la classificazione dei servizi, prevedendo tra questi gli insegnanti ed il personale scolastico, le forze dell'ordine, il personale delle carceri e dei «luoghi di comunità»;

   alla luce dell'approvazione del vaccino di AstraZeneca e quelle di altre case farmaceutiche, e delle indicazioni fornite da Aifa, durante la seconda fase di vaccinazione, l'auspicio è quello che si procederà a vaccinare soggetti di età compresa tra i 18 e i 54 anni che non siano portatori di patologia concomitante;

   nella categoria 6 del documento dell'8 febbraio 2021 sopra citato sono inseriti i soggetti di età inferiore a 55 anni (dai 18 ai 54 anni) senza condizioni che aumentano il rischio clinico, prevedendo in un prossimo futuro l'estensione della campagna vaccinale che andrà a coinvolgere presumibilmente, oltre al personale docente delle scuole e delle forze dell'ordine, anche gli operatori dei servizi essenziali come quelli impiegati nel trasporto pubblico proprio in virtù degli stretti contatti che hanno quotidianamente con il pubblico;

   anche il personale impiegato in Poste Italiane Spa, stante l'importanza del servizio che lo stesso offre al pubblico, dell'enorme afflusso di clienti che quotidianamente si recano anche nei più piccoli uffici soprattutto nei primi giorni del mese e tenendo conto che Poste Italiane è stato uno dei servizi rimasti aperti anche nei periodi di lockdown totale –:

   se il Governo ritenga opportuno aggiornare il documento di cui in premessa con l'ordine di priorità per la seconda e terza fase della campagna vaccinale contro il Covid-19, inserendo specificatamente tra le categorie essenziali il personale postale e i portalettere.
(3-02068)


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la richiesta di accesso alle agevolazioni finanziarie relative all'ordinanza 4/2020 del commissario straordinario Arcuri per l'attuazione dell'articolo 5 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020 denominato «finanziamento CuraItalia» hanno avuto accesso ai finanziamenti previsti da Invitalia oltre cento imprenditori per la produzione di dispositivi di protezione individuale (Dpi);

   i suddetti imprenditori si sono impegnati a mettere «a disposizione i dispositivi prodotti in favore del Commissario straordinario al fine della relativa acquisizione, ai valori di mercato correnti al 31 dicembre 2019, sulla base dei fabbisogni riscontrati dallo stesso Commissario e su sua richiesta, sentito il Dipartimento di Protezione Civile. L'acquisizione potrà avvenire, anche per il tramite dell'Agenzia nazionale per l'attribuzione degli interventi e lo sviluppo di impresa S.p.A. e, su richiesta del Commissario, includere la consegna dei dispositivi ad opera dell'impresa beneficiaria»;

   il disappunto dei produttori italiani deriverebbe dalla notizia che alcuni lotti di mascherine prodotte da Fca negli stabilimenti di Torino Mirafiori, su commissione di Domenico Arcuri, non siano conformi alle indicazioni che, invece, sono state loro imposte;

   sul tema è stato realizzato un recente servizio sulla televisione pubblica e precisamente nel TG2 (Rai 2), in cui si affronta il paradosso relativo al fatto che il Governo abbia prima incentivato le imprese italiane a produrre mascherine, per poi continuare ad acquistarle da altre Nazioni;

   la nota trasmissione televisiva «Striscia la Notizia» ha riportato anche la protesta di alcuni produttori, che tra la prima e la seconda ondata sono stati finanziati dallo Stato per produrre mascherine destinate alla distribuzione da parte delle istituzioni e poi dalle stesse non hanno avuto nessun ordine di acquisto;

   è di tutta evidenza che nei magazzini dei produttori italiani di mascherine ora giacciono interi pallets invenduti di dispositivi di sicurezza, poiché la produzione Fca soddisfa interamente il fabbisogno nazionale;

   ad oggi, ai produttori italiani di Dpi, finanziati da fondi pubblici, non è giunto alcun ordine di acquisto da parte della struttura commissariale, con tutte le conseguenze del caso, tra le quali il ricorso alla cassa integrazione per mantenere negli organici aziendali i loro dipendenti;

   gli oltre 100 imprenditori beneficiari dei fondi pubblici per realizzare mascherine nelle loro strutture aziendali attendono il ricevimento di ordini congrui dalla struttura commissariale, per far cessare la cassa integrazione di molti loro dipendenti e per contribuire, con la produzione di mascherine italiane, ad arginare e sconfiggere la pandemia;

   il 25 settembre 2020, l'azienda ospedaliera «Ospedali riuniti Marche Nord» di Pesaro ha aggiudicato una procedura negoziata da 756 mila euro per l'acquisto di 2 milioni di Ffp2 al prezzo di 37 centesimi di euro l'una –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative urgenti intendano intraprendere affinché la struttura commissariale assuma iniziative finalizzate a non rendere vani gli investimenti statali e contribuire a far cessare i trattamenti di integrazione salariale collegati all'emergenza epidemiologica da Covid-19 delle strutture societarie finanziate da Invitalia per produrre dispositivi di protezione individuale.
(3-02069)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2020 è stato presentato il Piano strategico per la vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19 (decreto 2 gennaio 2021) e l'8 febbraio 2021 è stato pubblicato il documento di aggiornamento delle categorie e l'ordine di priorità per la seconda fase della campagna vaccinale contro il Covid-19 in base all'evoluzione delle conoscenze e alle informazioni sui vaccini disponibili;

   fin dall'inizio, sono state indicate come categorie prioritarie gli operatori sanitari e sociosanitari, personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani, anziani over 80 anni, mentre, successivamente, con l'aggiornamento, sono state individuate ulteriori 6 categorie tra cui, alla categoria 6, sono state riconosciute da vaccinare, con le prime dosi di AstraZeneca già arrivate in Italia, le persone di età compresa tra i 18 e 55 anni sane, individuando tra queste, prioritariamente, il personale scolastico e universitario docente e non docente, il personale delle forze armate e di polizia, il personale dei penitenziari e dei luoghi di comunità e degli altri servizi essenziali;

   nonostante le indicazioni contenute sia nel piano che nell'aggiornamento, si rileva che il personale dell'Asp Charitas, centro socio-riabilitativo residenziale per persone con disabilità grave e gravissima con sede a Modena, che ospita 74 persone in residenza e 14 presso il centro diurno adiacente alla residenza, che conta circa 130 dipendenti, e che è formato per la maggior parte da operatori socio-sanitari ed educatori, non è stato vaccinato;

   tale situazione non può essere accettata, anche perché se la struttura fino ad ora è riuscita a rimanere Covid free, qualora il virus dovesse entrare, per la tipologia di persone ospitate, sarebbe difficile contenerne il contagio;

   inoltre, proprio per evitare che il virus Sars-CoV-2 possa diffondersi all'interno della struttura, questa è chiusa ai familiari da ormai alcuni mesi, rendendo la situazione insostenibile per gli ospiti che cominciano a manifestare sempre più frequentemente problemi di comportamento –:

   se il Governo, alla luce dei fatti sopraesposti, non ritenga doveroso, al di là del caso particolare dell'Asp Charitas adottare iniziative di competenza, affinché a tutto il personale presente all'interno di tali strutture sia garantito il vaccino, trattandosi di personale da intendersi ricompreso nelle categorie prioritarie a cui somministrare il vaccino contro il virus Sars-CoV-2.
(5-05393)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del commissario ad acta (Dca) per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, n. 31 del 18 febbraio 2021, sono state emanate le linee guida per l'adozione degli atti aziendali, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, del decreto-legge n. 150 del 2020, convertito dalla legge n. 181 del 2020, ad integrazione ed aggiornamento del Dca n. 130 del 16 novembre 2015, e successive modificazioni ed integrazioni;

   con il precitato Dca n. 31/2021, il presidio ospedaliero di Praia a Mare, riconvertito in casa della salute, per effetto del DPGR-C.A. n. 18/2010 e successivamente ripristinato, sul piano giuridico-organizzativo-funzionale, nella rete ospedaliera per acuti, quale ospedale di base con pronto soccorso, osservazione breve intensiva, discipline medico-chirurgiche di base e servizi di supporto diagnostico e terapeutico, secondo le previsioni del decreto del Ministro della salute del 2 aprile 2015, n. 70, per effetto delle sentenze del Consiglio di Stato – sezione terza – n. 2576/2014, n. 2968/2015, n. 1153/2017 e del provvedimento del 18 settembre 2017, adottato dal commissario ad acta esecutore delle predette sentenze del Consiglio di Stato, è stato nuovamente declassato a casa della salute;

   con il Dca n. 57/2020, programma operativo triennale 2019-2021 – ex articolo 2, comma 88, della legge n. 191 del 2009 – Pagine 80-81 dell'Allegato, il presidio ospedaliero di Praia A Mare era stato ricompreso nella rete ospedaliera per acuti, quale ospedale di zona disagiata, ai sensi del decreto ministeriale n. 70 del 2015;

   il presidio ospedaliero di Trebisacce, riconvertito in casa della salute, per effetto del DPGR-CA n. 18/2010, ripristinato nella rete ospedaliera per acuti a seguito della sentenza del Consiglio di Stato – Sezione Terza – n. 2151/2015 ed inserito nella rete ospedaliera per acuti quale ospedale di zona disagiata, a seguito del Dca n. 64/2016 di riordino della rete ospedaliera, dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo dipendenti e del Dca n. 117/2017, recante l'approvazione dell'atto aziendale dell'Asp di Cosenza, è stato nuovamente declassato a casa della salute per quanto previsto dal Dca n. 31/2021;

   nell'ordinanza collegiale del Consiglio di Stato – sezione terza – n. 1369/2021, adottata in risposta ai dubbi sollevati dal commissario ad acta per l'attuazione della sentenza del Consiglio di Stato – sezione terza – n. 2151/2015, si dichiara «un fatto di assoluta gravità che l'effetto conformativo della pronuncia sia rimasto ad oggi» privo di effetto, attesa la necessità di procedere «nell'immediato» e di «riattivare l'Ospedale di Trebisacce secondo uno standard minimo di efficienza» tale da garantire «almeno un accettabile livello dei LEA nel territorio d'interesse» –:

   se siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti di competenza intendano assumere, per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, per riportare i presidi ospedalieri di Praia a Mare e Trebisacce nelle rispettive collocazioni giuridiche, organizzative e funzionali, in linea con le relate sentenze ed ordinanze pronunciate dal Consiglio di Stato – sezione terza – come sopra riportate.
(4-08342)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel quadro della copertura delle sedi di insegnamento vacanti all'estero, a quattro mesi di distanza dall'apertura dell'anno scolastico 2020-2021, si sta ancora procedendo alle nomine per assegnazioni temporanee finalizzate alla conclusione del corrente anno scolastico;

   è il caso delle quattro nomine per assegnazioni temporanee effettuate per l'Istituto onnicomprensivo italiano di Addis Abeba e per una destinata alla scuola paritaria G. B. Hodierna di Tunisi, che non potranno, per ragioni di carattere procedurale, essere operative prima di alcune settimane;

   i casi indicati rientrano nella situazione di grave difficoltà derivante dal mancato, benché prescritto, aggiornamento delle graduatorie di concorso per le diverse classi di insegnamento all'estero, e dalla conseguente necessità di ricorrere, per quanto possibile, alle vecchie graduatorie, risalenti addirittura al 2013;

   il fatto che, come nello scorso anno scolastico, si sia arrivati alla metà di quello corrente senza la copertura di un cospicuo numero di sedi vacanti, oltre a rappresentare una seria limitazione dell'offerta formativa ai discenti e alle loro famiglie, costituisce in prospettiva un obiettivo disincentivo per la scelta della formazione in italiano e per la frequenza degli istituti interessati, nonché un elemento critico nei rapporti con le autorità scolastiche, soprattutto per quanto attiene ai corsi integrati nei sistemi formativi locali;

   il Parlamento ha provveduto a correggere l'inefficace sistema previsto dal decreto legislativo n. 64 del 2017 che ha portato a dividere il contingente deputato alle assegnazioni all'estero tra Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e Ministero dell'istruzione e ad attribuire il compito della formazione delle graduatorie al Ministero dell'istruzione, riportando organicamente le competenze in sede di Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:

   quali siano le dimensioni reali e complessive del ritardo nell'assegnazione ordinaria del personale sui posti vacanti all'estero e in quanti casi e con quali risultati si sia dovuto ricorrere ad assegnazioni temporanee attingendo a graduatorie vecchie di sette anni;

   quali iniziative si stiano adottando per svolgere al più presto i concorsi necessari alla formazione delle nuove graduatorie e quali assicurazioni si intendano dare agli enti di formazione, alle famiglie e ai discenti in ordine al fatto che l'inizio dell'anno scolastico 2021-2022 avvenga in condizioni normali e nel rispetto delle legittime attese degli operatori e dei destinatari dell'attività formativa.
(5-05390)


   BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 4 novembre 2016, durante una vasta operazione di polizia avvenuta di notte, dodici parlamentari del partito filocurdo, Partito democratico del popolo (Hdp) venivano arrestati in Turchia con l'accusa di essere legati al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), considerato un'organizzazione terroristica dal Governo. Tra gli arrestati, anche i leader dell'Hdp, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ;

   il partito filocurdo Hdp, nato nel 2013 da una costola del Partito della pace e democrazia (Bdp), con la guida di Selahattin Demirtaş aveva raggiunto il 12,7 per cento dei voti nelle elezioni del giugno del 2015, entrando nel Parlamento per la prima volta nella storia del Paese e diventando la principale forza di opposizione al Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp);

   Demirtaş e Yüksekdağ erano stati al centro di numerose indagini su presunti legami con il Pkk, ma l'Hdp, che con 59 deputati in Parlamento era il terzo partito del Paese, ha sempre negato di essere la sua «ala politica»;

   per arrivare agli arresti dei parlamentari, a maggio 2016 il Parlamento turco aveva approvato un emendamento costituzionale, proposto dal partito di governo Akp del presidente Recep Tayyip Erdoğan, che rimuoveva l'immunità parlamentare ai deputati dei 3 partiti di opposizione (138 in totale), tra cui quelli del partito filocurdo Hdp sotto inchiesta (51 su 59). Secondo molti osservatori, la decimazione della rappresentanza parlamentare dell'Hdp sarebbe servita anche per mutare gli equilibri delle forze in Parlamento, permettendo così al presidente di modificare la carta costituzionale e accentrare ulteriormente i poteri esecutivi;

   dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016 in Turchia, Erdoğan ha dato inizio a una enorme opera di repressione, che ha visto anche il licenziamento e l'arresto di 110 mila funzionari pubblici, con l'accusa di essere legati a una rete terroristica guidata dall'imam Fethullah Gülen, e all'interno della quale rientra anche l'arresto dei parlamentari dell'Hdp;

   Selahattin Demirtaş, 47 anni, è avvocato, attivista per i diritti umani, fondatore di Amnesty international a Diyarbakir. Durante la campagna elettorale del 2015, il leader dell'Hdp è stato il principale obiettivo di Erdoğan, che lo ha definito un «infedele» perché aveva promesso di lottare per l'abolizione dell'agenzia governativa per gli affari religiosi;

   dopo più di 4 anni, Demirtaş è ancora in stato di carcerazione preventiva sulla base di accuse inconsistenti di terrorismo, nonostante la Corte europea dei diritti dell'uomo abbia già emesso due sentenze vincolanti a favore del suo rilascio (una nel 2018 e una nel dicembre del 2020) perché giudicato arbitrariamente arrestato «per ragioni politiche»;

   il Governo turco continua a rifiutarsi di liberarlo, così come aveva fatto nel 2018, sostenendo che la Corte non abbia giurisdizione. E il 7 gennaio 2021 un tribunale penale turco ha approvato l'avvio di un altro procedimento nei confronti di Demirtaş e di altre 107 persone che esige l'ergastolo per 38 di loro;

   di fronte al perdurare di questa situazione di illecita detenzione, il 21 gennaio 2021 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale ha chiesto il rilascio immediato e incondizionato di Selahattin Demirtaş e che cadano tutte le azioni penali politicamente motivate contro di lui e altri membri del partito di opposizione Hdp –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia, così come in quelli internazionali ed europei, per assicurare il rispetto dei diritti umani e delle prerogative parlamentari, il pluralismo politico, adeguate garanzie di indipendenza della magistratura e il riconoscimento delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo da parte delle autorità turche.
(5-05394)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   lo studio epidemiologico dell'Istituto superiore di sanità intitolato Sentieri e risalente al dicembre 2011 aveva individuato gli impianti abbandonati dello stabilimento siderurgico di Piombino (Livorno), tra i 44 centri italiani altamente inquinanti e da risanare;

   nel 2018 un tavolo tecnico organizzato presso il comune di Piombino con i vari enti competenti aveva lasciato prospettare l'inizio dei lavori di bonifica dall'amianto delle aree in disuso del polo industriale per l'anno 2019, ma, oltre ad una perlustrazione in fabbrica, quel tentativo non ha avuto seguito;

   come riporta il quotidiano Il Tirreno analizzando i dati dello studio Sentieri del 2019, a Piombino «c'è un eccesso di ricoverati uomini per il tumore alla pleura ed il numero di decessi per pneumoconiosi (affezione ai polmoni dovuta a respirazione di polveri per cause lavorative) è cinque volte superiore alla media regionale, sia pur su un numero limitato di casi», così come «un altro campanello d'allarme sono le malformazioni congenite, 109 casi nel periodo 2002-2015, con dati superiori alla media per quelle del cuore, dei genitali e degli arti» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto segnalato in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per favorire interventi di risanamento dell'area industriale inclusa nel Sin.
(4-08341)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   i Giganti di Mont'e Prama sono sculture scoperte nel 1974 in località Mont'e Prama (comune di Cabras, Sardegna). Si tratta, in sostanza, di reperti molto delicati che nel loro complesso assumono un valore storico e culturale inestimabile, sia per il comune di Cabras che per tutta l'isola: vanno dunque senza dubbio tutelati e preservati;

   il sito, nel complesso, ha da tempo la necessità di urgenti ed estesi interventi di tutela e di indagine archeologica da parte delle istituzioni regionali e nazionali preposte, allo scopo di conoscerne tutte le sue potenzialità e di promuovere al contempo un'adeguata valorizzazione: l'urgenza si fa più pressante in un momento in cui la pandemia da Covid-19 ha costretto tutte le aree culturali del nostro Paese a fermare gli ingressi dei visitatori, diminuendo drasticamente i fondi necessari alla loro tutela e conservazione;

   la Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari e Oristano, al fine di effettuare un lavoro di restauro delle statue di cui in narrativa, intende ad oggi trasportarle nei laboratori attrezzati di Cagliari. Tutto ciò ha suscitato la ferma indignazione del sindaco del comune di Cabras, Andrea Abis, e dei suoi abitanti, i quali richiedono che i lavori di restauro delle statue siano effettuati in loco, evitando trasporti eccezionali in altra sede: questo al fine di tutelarne l'integrità ma anche per valorizzare il sito stesso, ove sono già presenti i reperti storici;

   il timore del primo cittadino e dei residenti, infatti, sarebbe quello che una volta tradotte le statue a Cagliari, le stesse possano subire un tempo di permanenza estremamente lungo e che, alla fine, potrebbero addirittura non far più ritorno presso l'originaria sede. Dal momento che il sito rappresenta una preziosa risorsa per il comune di Cabras e tutta l'area circostante, ciò arrecherebbe seri danni all'immagine del luogo ed all'economia turistica;

   nei giorni scorsi la soprintendente di Cagliari, dottoressa Maura Picciau, si è recata presso il Museo Giovanni Marongiu di Cabras al fine di effettuare l'ispezione preliminare alle statue: ispezione che prelude al trasferimento presso il laboratorio del museo archeologico nazionale di Cagliari come già sopra descritto. Il sindaco del comune di Cabras, Andrea Abis, ha emanato un'ordinanza di chiusura del museo stesso in data mercoledì 10 febbraio 2021 «per una questione – come lo stesso ha affermato alla stampa – di ordine pubblico». La visita ispettiva, pertanto, non ha avuto luogo come previsto;

   lo scontro che si è creato tra la Soprintendenza ed il comune di Cabras, nella persona del sindaco Abis, rischia adesso di avere risvolti giudiziari, in quanto secondo quanto riportato dalla stampa regionale, la dottoressa Maura Picciau avrebbe presentato un esposto presso il Nucleo per la tutela del patrimonio – Carabinieri;

   i cittadini di Cabras continuano a manifestare il loro fermo dissenso anche con azioni di protesta pubblica come quella che si è svolta sabato 13 febbraio 2021 nel centro della città;

   il Ministro interrogato a seguito di tale protesta ha assicurato a mezzo stampa, che le sculture faranno ritorno nel sito di Cabras una volta completata l'opera di restauro –:

   se il Ministro non intenda promuovere, di concerto con la Soprintendenza per i beni archeologici di Cagliari ed Oristano, la regione Sardegna ed il comune di Cabras, la redazione di un accordo sottoscritto da tutte le parti in causa, accordo, che si renderebbe opportuno al fine di rassicurare la comunità di Cabras ed i suoi amministratori circa il riposizionamento delle sculture, dopo la fine dei lavori di restauro, presso il loro sito originario.
(4-08344)

DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   abbattere le barriere architettoniche e mentali è sicuramente uno dei principali obiettivi cui una società civile deve tendere affinché venga garantita la massima inclusione sociale in un'ottica di pari opportunità;

   ogni amministrazione ha, dunque, il dovere di porre in essere tutte le azioni utili per garantire i diritti delle persone con disabilità, assicurandogli la piena ed autonoma accessibilità a tutti gli spazi, la massima integrazione ed il raggiungimento di un soddisfacente livello di vita e di inserimento sociale;

   di recente, è pervenuta all'interrogante una segnalazione relativa ad alcune presunte deficienze della amministrazione comunale di Cicciano (Na) in ordine alle azioni poste in essere per le persone che vivono in condizioni di disagio fisico;

   in particolare, sembrerebbe che con delibera della giunta municipale n. 74 del 9 luglio 2019 sia stato dato mandato al responsabile del settore polizia municipale, di avviare la gestione delle aree di sosta a pagamento, imponendo finanche il pagamento del ticket nelle aree delimitate dalle strisce di colore blu ai possessori del contrassegno per disabili, laddove i posti ad essi destinati risultassero occupati; a tal proposito la Corte di Cassazione ha rilevato che: «L'agevolazione economica della gratuità della sosta rappresenta quindi un incentivo per indurre le persone disabili a condurre una vita di relazione assimilabile a quella delle persone normodotate» (Cassazione civile sez. I. Sent. 7 ottobre 2019, n. 24936);

   inoltre, sembrerebbe che i fondi destinati alla messa in sicurezza dei marciapiedi e abbattimento delle barriere architettoniche, per quanto consta all'interrogante, non siano stati ancora utilizzati per tali finalità;

   da ultimo, è stato segnalato un problema legato alle condizioni di sicurezza e all'idoneità dell'automezzo destinato al trasporto a scuola dei bambini normodotati e di quelli con disabilità;

   in particolare, con delibera comunale n. 91 del 9 settembre 2019 il comune di Cicciano avrebbe acquistato uno scuolabus usato immatricolato civile nel 2006 e dismesso da almeno quattro precedenti proprietari sprovvisto, tra l'altro, della pedana elettrica utile a consentire il trasporto dei bambini affetti da disabilità;

   a tal proposito sembrerebbe essere stata negata l'accessibilità allo scuolabus comunale ad un bambino con disabilità fisica i cui genitori avevano inoltrato la relativa istanza solo in un momento successivo all'inizio dell'anno scolastico al fine di consentire al figlio di godere degli stessi diritti dei compagni di classe;

   in ordine al respingimento dell'istanza da parte del responsabile del settore, il garante regionale dei diritti delle persone con disabilità avrebbe chiesto chiarimenti al sindaco, mai ricevuti;

   il nostro ordinamento tende ad assicurare ai disabili la rimozione di ogni impedimento al raggiungimento di un soddisfacente livello di vita e di inserimento sociale specialmente del bambino disabile e sancisce la effettività di avvalersi di trasporti posti a beneficio di tutti i bambini senza trattamenti discriminatori;

   a tal proposito vale la pena ricordare che la legge 5 febbraio 1992, n. 104, all'articolo 26 prevede che «i comuni assicurano, nell'ambito delle proprie ordinarie risorse di bilancio, modalità di trasporto individuali per le persone handicappate non in grado di servirsi dei mezzi pubblici»;

   appare, pertanto, doveroso un immediato intervento delle autorità competenti volto a garantire una città accessibile e fruibile a tutti, oltre che mezzi di trasporto idonei e sicuri;

   ciascun bambino ha, infatti, il diritto di recarsi a scuola insieme ai propri compagni, a prescindere dalle sue condizioni di salute e ciò, tra l'altro, costituisce un obbligo inderogabile anche perché strumentale all'adempimento del diritto allo studio del disabile –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di promuovere un effettivo abbattimento delle barriere architettoniche ed addivenire alla individuazione di una doverosa soluzione circa vicende come quella descritta in premessa, in maniera da impedire il ripetersi di episodi analoghi.
(4-08349)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   SGARBI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel 2015, a seguito di una indagine della procura della Repubblica di Firenze a carico dell'imprenditore del settore alberghiero Andrea Bulgarella, uno dei più floridi e attivi nel settore alberghiero e in quello delle costruzioni (leader nel recupero di edifici di particolare pregio storico ed architettonico) con strutture presenti su tutto il territorio nazionale, sulla scorta presumibilmente di una segnalazione della stessa procura alla Uif, l'Unità di informazione antiriciclaggio della Banca d'Italia, al predetto, in via cautelativa, vengono prima congelati e poi revocati, ex abrupto, tutti i rapporti bancari, compresi gli strumenti per i pagamenti elettronici (POS, carte di credito, e altro) sino ad allora correnti con le seguenti banche: Unicredit Spa, Intesa San Paolo Spa, Banca Nazionale del Lavoro Spa, Banco BPM Spa, Cassa di Risparmio di Volterra. La direzione distrettuale antimafia di Firenze ha ipotizzato che l'attività di Bulgarella fosse coinvolta e si finanziasse anche con il riciclaggio di denaro frutto di attività mafiose;

   nel 2018, a seguito di lunghe e complesse indagini attraverso le quali è stata passata al setaccio tutta l'attività del gruppo Bulgarella, dalla nascita sino ad oggi, il Gip di Firenze Alessandro Moneti, accogliendo la richiesta della stessa procura, verificata la totale infondatezza delle ipotesi di reato, ha disposto l'archiviazione dell'inchiesta. Il Gip nel provvedimento sottolinea in maniera inequivocabile come «non ci sono prove che attestino flussi di denaro o altre utilità di provenienza illecita reimmesse in attività economiche del Bulgarella»;

   nel 2019, un ulteriore filone d'indagine che riguardava invece i rapporti con il gruppo bancario Unicredit, e per i quali erano stati ipotizzati i reati di appropriazione indebita e concorso in tentata truffa, viene anch'esso archiviato per la totale insussistenza dell'ipotesi di reato (l'indagine, tra l'altro, ha rivelato come, in realtà, Bulgarella nel rapporto con Unicredit fosse parte lesa, e per questo aveva avviato una serie di azioni legali per far valere le proprie giuste pretese);

   nonostante l'archiviazione di tutte le indagini, alla data odierna le banche sopra elencate con le o quali il gruppo Bulgarella prima del 2015 operava regolarmente, a quanto consta all'interrogante negano a tutt'oggi l'attivazione di rapporti bancari;

   il mancato accesso ai rapporti bancari dovrebbe derivare dal pregiudizio, ancora in essere, derivante dalla segnalazione, nel 2015, della procura di Firenze alla Unità di informazione antiriciclaggio della Banca d'Italia, e dal fatto che questo pregiudizio abbia indotto, nei sistemi informatici delle banche, una cattiva «memoria reputazionale», condizione, questa, che rappresenta un impedimento per l'attivazione dei rapporti bancari;

   la mancata attivazione dei rapporti bancari rischia concretamente di procurare la cessazione, a breve, di tutte le attività imprenditoriali del gruppo Bulgarella, e la conseguente perdita di centinaia di posti di lavoro in tutta Italia;

   la vicenda descritta evidenzia l'esigenza di prevedere forme di tutela dell'imprenditore – ove, come nel caso di specie, sia riconosciuta l'assenza di ogni profilo rilevante a suo carico in rapporto alla disciplina antiriciclaggio – in modo da evitare situazioni di persistente pregiudizio per il medesimo, anche in assenza di concreti e attuali rischi e in considerazione della sua posizione di interlocutore inevitabilmente «debole» nei rapporti bancari e creditizi –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative normative per una ridefinizione del sistema delle segnalazioni relative alla disciplina antiriciclaggio, al fine di tutelare maggiormente il soggetto terzo nei confronti del quale siano intervenute pronunce dell'autorità giudiziaria che escludono responsabilità del medesimo, evitando situazioni di ingiustificato e persistente nocumento come quelle richiamate in premessa.
(4-08346)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in seguito a informazioni pubblicate sugli organi di stampa si è appresa la notizia che il giudice dell'udienza preliminare del tribunale dell'Aquila ha dichiarato prescritto il procedimento penale relativo all'inchiesta della procura della Repubblica, denominata «Caligola» e risalente al 2011, che ha visto coinvolti nomi «eccellenti», tra cui politici, dirigenti regionali e imprenditori, alcuni dei quali finiti per mesi agli arresti domiciliari, con l'accusa di associazione a delinquere, corruzione, soppressione di atti e rivelazione del segreto d'ufficio nell'ambito di commesse e appalti della regione Abruzzo;

   secondo la procura, che nel luglio del 2013 aveva chiesto il rinvio a giudizio, gli indagati avrebbero organizzato una presunta «associazione per delinquere», accusa principale caduta in seguito, per «condizionare» l'affidamento delle commesse pubbliche in cambio di contropartite economiche sotto forma di consulenze e di assunzioni clientelari;

   nel 2015 è avvenuto il primo rinvio a giudizio sfociato poi nel processo che ha portato, dopo dieci anni, alla dichiarazione di prescrizione per gravi ipotesi di reato, da parte del giudice per le indagini preliminari;

   la dichiarazione di prescrizione è ora arrivata, dunque, in sede di udienza preliminare in quella che è stata considerata da difensori e imputati «la prima vera udienza», visto che le altre praticamente avevano fatto registrare un nulla di fatto, oppure non si erano svolte, nonostante la celebrazione di 11 udienze preliminari e poi una decina relative al processo, prima che il tribunale dell'Aquila disponesse l'annullamento del rinvio a giudizio per la nullità degli atti e dei capi di imputazione emessi fino a quel momento, con conseguente regressione del procedimento, ordinando di ricominciare da capo l'attività di indagine; si tratta di una decisione determinatasi a seguito di un'eccezione presentata dalla difesa sulla errata notifica della citazione a giudizio, al quale il giudice ha risposto bocciando tutti gli atti, anche quelli di indagine e quindi dell'accusa;

   suscita grande preoccupazione e solleva forti dubbi l'andamento complessivo di un processo durato così a lungo che, tra atti dichiarati nulli e una serie di rinvii, ha visto chiudersi con la prescrizione l'inchiesta contro la presunta «cricca abruzzese», che coinvolse personaggi «eccellenti» della politica, dell'imprenditoria e della dirigenza regionale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, se intenda promuovere iniziative di competenza, a tutela del pubblico interesse al buon funzionamento della giustizia e a garanzia del principio costituzionale del giusto processo e della sua «ragionevole durata», valutando altresì se sussistano i presupposti per l'avvio di iniziative ispettive, considerata la gravità della vicenda suesposta e la situazione del sistema giustizia.
(5-05395)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIPPA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono trascorsi ormai più di 12 mesi dall'inizio della fase di emergenza sanitaria, fase in cui la storia ha gettato un macigno sull'intera umanità e sul nostro Paese che fin troppi danni ha fatto registrare non solo in termini di decessi ma anche di perdite economiche inestimabili per i nostri settori industriali e commerciali, per le nostre famiglie e per i cittadini che si ritrovano a vivere questa pandemia reclusi negli istituti penitenziari italiani, luoghi complessi, spesso con alti tassi di sovraffollamento, in cui le persone presenti possono essere più vulnerabili al Covid-19 rispetto alla popolazione generale;

   l'emergenza da Covid-19 ha di fatto stravolto la vita dei detenuti: l'arrivo del virus in Italia ha portato allo «stop» delle visite dei parenti a all'interruzione delle attività culturali, sportive e formative in carcere. Una situazione che la scorsa primavera aveva portato a rivolte costate la vita a 14 persone, ma da allora la situazione non è migliorata. A parere dell'interrogante, oltre a dare priorità alle vaccinazioni, a operatori e detenuti, in questa crisi sanitaria sarebbe fondamentale fare in modo che direzione del carcere e polizia penitenziaria, che si trovano in prima linea, a rischio di contagio, costretti, e davvero lo fanno con dedizione, a lavorare in condizioni estreme, siano posti al centro di un più articolato piano di prevenzione del contagio per questa e per eventuali altre patologie sanitarie trasmissibili;

   il 4 gennaio 2021 è venuto a mancare un ispettore di polizia penitenziaria di stanza presso la casa circondariale di Lanciano, 59enne e di origini pugliesi, per via del maledetto ed intramontabile virus. Attualmente la struttura soffrirebbe i postumi del recente focolaio di Covid-19, che vede ancora un detenuto positivo e 3 agenti in isolamento fiduciario. Una strage silenziosa ed amara che continua a piegare il nostro Paese e preoccupa tanto gli istituti penitenziari, vista l'escalation di contagi accertati all'interno delle carceri, non di meno quelli che insistono nella regione Abruzzo. Dalla cronaca si apprende che sono saliti anche i positivi nella casa circondariale di Madonna del Freddo a Chieti con la sezione femminile che ha visto una trentina di traduzioni di detenute a Rebibbia. Tra i contagiati sono 55 i detenuti, su un centinaio, unitamente a 5 agenti di polizia penitenziaria. Mentre nella casa lavoro di Vasto, dalle informazioni della interrogante sembra che sia stato possibile ben gestire l'emergenza limitando i casi di contagio;

   in questi mesi, i tribunali di sorveglianza stanno letteralmente «affogando», non essendo nelle condizioni di rispondere alle numerosissime e legittime richieste provenienti dai detenuti. In un passato neanche troppo lontano si auspicava – in quanto peraltro previsto in linea di principio dalla legge – un magistrato di sorveglianza presente nelle carceri che controllasse adeguatamente il rispetto dei diritti umani nelle concrete modalità di espiazione della pena. Oggi tutto questo non è ancora possibile, essendo persino problematico in taluni casi per il medesimo magistrato svolgere adeguatamente la funzione giurisdizionale in senso stretto. Pare del tutto evidente, nell'ipotesi in cui dovessero essere effettivamente stanziate per la giustizia ingenti nuove risorse provenienti dal Recovery Plan, che una parte considerevole di tali risorse sia destinata all'ufficio e al tribunale di sorveglianza, settore ormai allo stremo, e a un miglioramento generale del benessere organizzativo in istituto;

   di conseguenza, in questo momento – anche a causa dell'emergenza sanitaria – il carcere risulterebbe esclusivamente un reclusorio in cui sono sospese quasi tutte le attività. Dunque, di fatto, a parere dell'interrogante, un luogo in cui si abdica a ogni finalità rieducativa e si privilegia esclusivamente – e in maniera miope – quella di prevenzione (se non addirittura quella meramente retributiva) –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, al fine di iniziare a tracciare nuove rotte, con l'obiettivo ultimo di riportare il cittadino al centro di ogni discorso o riforma sulla giustizia ed affinché anche nell'ambito di un contesto penitenziario si possa ritornare a programmare la vita dei detenuti per realizzare i relativi percorsi educativi;

   quali iniziative ritengano urgente adottare al fine di mettere in sicurezza la salute della popolazione detenuta.
(4-08343)


   BAZZARO, ANDREUZZA, FOGLIANI e VALLOTTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal comunicato del segretario provinciale dell'Uspp (Unione sindacati di polizia penitenziaria), si apprende che il 17 febbraio 2021, nel carcere di Venezia Santa Maria Maggiore, si è verificato un ennesimo episodio di aggressione ai danni degli agenti di polizia penitenziaria, da parte di detenuti;

   nel caso specifico il detenuto, di nazionalità straniera, si è scagliato contro il poliziotto durante una normale operazione di apertura e chiusura della camera detentiva, gli ha lanciato del caffè bollente in faccia e, poi, lo ha preso a calci all'addome e alle costole;

   il giorno dopo, lo stesso detenuto ha aggredito con pugni al viso, un altro poliziotto in due episodi distinti. Nel giro di due giorni, sono avvenute tre aggressioni che hanno costretto gli agenti di polizia penitenziaria a ricorrere al pronto soccorso;

   gli episodi hanno visto gli agenti dover ricorrere alle cure dell'ospedale, riportando, uno, ferite guaribili in cinque giorni e, l'altro, una prognosi di 15 giorni;

   la situazione dei penitenziari è molto preoccupante, perché gli agenti devono poter lavorare in sicurezza e non sono più accettabili tutti questi episodi di aggressioni. La preoccupazione tra il personale sale e le difficoltà operative generano un senso di abbandono. È il momento che l'amministrazione penitenziaria centrale presti maggiore attenzione alle realtà del carcere e i vertici istituzionali devono, senza esitazioni, prendere contezza della grave situazione che investe gli istituti penitenziari;

   i sindacati segnalano che «il detenuto nei fatti, è una persona con problemi psichici e questo dimostra come soggetti con queste particolari patologie debbano essere trasferiti in apposite strutture, poiché il personale di polizia non è formato per trattare e fronteggiare tali situazioni. In questi casi il detenuto dovrebbe stare sotto controllo psichiatrico all'interno di strutture apposite, invece il problema viene scaricato sui penitenziari, che già combattono contro le quotidiane difficoltà legate alla carenza di spazi e di organico. La situazione, non solo a Venezia, è critica: è impensabile, ad esempio, che un unico agente possa gestire, a mani nude, tutti questi detenuti “aperti” negli spazi comuni»;

   gli istituti del Veneto sono di fatto abbandonati, con carenze di organico importanti e lavoratori soggetti a frequenti aggressioni da parte dei detenuti. La situazione è diventata ancora più complicata e pericolosa con l'emergenza sanitaria legata alla pandemia;

   l'interrogante, in qualità di rappresentante parlamentare locale, recatosi nella casa circondariale di Venezia per verificare e raccogliere le istanze degli agenti e degli operatori che lavorano in carcere in condizioni difficili, ha potuto constatare personalmente carenze di organico importanti ed agenti non solo soggetti a frequenti aggressioni da parte dei detenuti, ma anche costretti a turni estenuanti –:

   se il Ministro intenda, in seguito agli accertamenti del caso sulla situazione drammatica che vivono i penitenziaria del Veneto, adottare iniziative sia per fronteggiare la carenza di uomini in divisa sia per assicurare i mezzi idonei per contrastare le aggressioni da parte dei detenuti più facinorosi, nonché assumere iniziative normative per l'aumento della pena detentiva in caso di aggressioni agli agenti.
(4-08345)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CORDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con omologazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, dipartimento per i trasporti, la navigazione ed i sistemi informativi e statistici Protocollo n. 1565 del 2 aprile 2014, è stato approvato il dispositivo per il rilevamento delle infrazioni ai limiti massimi di velocità denominato «Pasvc»;

   esso può essere impiegato direttamente dagli organi di polizia stradale, ovvero utilizzato in modo automatico senza la presenza degli organi di polizia ma solo sui tipi di strada ove tale modalità di accertamento è consentita. Deve, inoltre, essere assicurato che, nelle varie modalità di installazione, gli spostamenti del dispositivo dovuti al vento siano inferiori a 10 mm;

   dalla suddetta omologazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti risulta che i dispositivi «Pasvc» devono essere muniti di un sistema che continuamente controlla le oscillazioni e le vibrazioni del palo e che in caso di spostamento superiore ai 10 mm si attivi una modalità di protezione in modo tale che il dispositivo non rilevi i passaggi;

   sembrerebbe che, anche in presenza di vento debole, il rilevatore delle infrazioni dei limiti massimi di velocità oscilli oltre le tolleranze ammesse, visibili anche ad occhio nudo e ben oltre i 10 mm e ciò, se verificato, falserebbe inevitabilmente, in positivo o in negativo, i rilievi della velocità;

   seri dubbi sulla reale sicurezza del sistema discendono anche dalle modalità con le quali è installato, talvolta difformi ai progetti e agli elaborati tecnici per i quali l'opera non dovrebbe interessare né il piano viabile né le pertinenze della strada e che vietano ogni intervento di manomissione e occupazione del piano viabile, al fine di evitare il rischio di distacco e/o di caduta del dispositivo sulla piattaforma stradale –:

   se intenda adottare iniziative per promuovere le necessarie verifiche tecniche e di sicurezza statica dei dispositivi «Pasvc», al fine di salvaguardare l'incolumità e la sicurezza pubblica nonché assicurare il rispetto delle procedure di legge nella realizzazione, nell'installazione e nel funzionamento del dispositivo per il rilevamento di infrazioni.
(4-08339)


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ad aprile 2018 Autostrade per l'Italia ha pubblicato il bando di pre-qualifica dei lavori recante «Codice Appalto N. 0473/A14 – Commessa 0G112 – AUTOSTRADA A14 BOLOGNA-BRI-TARANTO – Tratto Bologna San Lazzaro – Diramazione per Ravenna. Tratto: Nuovo Svincolo di Ponte Rizzoli – Diramazione Ravenna (dal chilometro 29+600.00 al chilometro 56+444.92)»;

   tale bando era stato pubblicato al fine di porre in essere l'ampliamento a quattro corsie della A14 nella porzione compresa tra Ponte Rizzoli (Ozzano) e la diramazione per Ravenna con il potenziamento per circa 27 chilometri complessivi in ambo le direzioni di marcia. In tale progetto è prevista anche: la realizzazione dei nuovi svincoli autostradali di Toscanella di Dozza e Solarolo, l'ammodernamento di alcune rampe degli svincoli esistenti di Castel San Pietro, Imola e dell'Area di Servizio Sillaro, la realizzazione della complanare nord da Bologna San Lazzaro a Ponte Rizzoli e dello svincolo di Borgatella ed Idice per la viabilità ordinaria;

   il progetto sopracitato prevedeva un investimento di 351 milioni di euro a cui si aggiungono 29,5 milioni che società Autostrade erogherà a favore dei comuni di San Lazzaro, Ozzano, Castel San Pietro, Dozza e Imola;

   a mezzo stampa si apprende che Autostrade per l'Italia ha proceduto alla revoca del bando di pre-qualifica degli interventi viari sopracitati adducendo i cambiamenti a una «mutazione delle condizioni di mercato»;

   la sentenza del Tar della Campania, Napoli, Sezione I, 24 gennaio 2018, n. 481, argomenta quanto segue in relazione alla fase preliminare: «la c.d. fase di pre-qualifica costituisce una fase preliminare, prodromica alla gara vera e propria, mediante la quale la stazione appaltante si limita a verificare la disponibilità del mercato e, quindi, ad individuare la platea dei potenziali concorrenti da invitare alla procedura di affidamento in senso proprio mentre solo in fase di presentazione delle offerte è necessario provare in concreto la sussistenza dei requisiti di ordine generale e speciale in capo ai soggetti invitati...»;

   a parere dell'interrogante occorre porre in essere iniziative volte a fare chiarezza in merito alle motivazioni che hanno portato alla revoca della fase di pre-qualifica del bando in questione –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi relativi alle motivazioni che hanno portato Autostrade per l'Italia alla revoca del bando di pre-qualifica rispetto agli interventi viari di cui in premessa;

   di quali informazioni si disponga in merito ai tempi di avvio e di realizzazione dell'opera in questione.
(4-08340)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la notizia dell'ennesimo episodio di violenza commesso da uno straniero di origini somale, a bordo di un tram a Roma, all'altezza di via Vittorio Emanuele II, nei pressi della stazione Roma Termini;

   i fatti in parola, più precisamente, si sarebbero verificati nel corso della mattina di venerdì 19 febbraio 2021, quando il predetto immigrato somalo, con il volto travisato da un indumento, armato di un bastone di ferro e di un estintore, avrebbe cominciato a minacciare le persone a bordo del tram;

   a destare particolare panico ed allarme sarebbe stata anche la circostanza secondo la quale, l'immigrato in parola, fra le varie frasi urlate in un italiano quasi incomprensibile, avrebbe pronunciato più volte anche le parole «Allah u akbar», disseminando il timore per una azione di matrice terroristica;

   a seguito di numerose segnalazioni, sarebbero tempestivamente intervenuti gli agenti del commissariato Esquilino e Viminale che, accorsi sul posto, procedevano a bloccare e disarmare l'immigrato, il quale continuava a manifestare una minacciosa oppositività anche nei confronti delle predette forze dell'ordine;

   l'extracomunitario, sottoposto a perquisizione personale, sarebbe stato trovato in possesso anche di ben due estintori funzionanti e di alcuni documenti appartenenti ad altre persone probabilmente da lui stesso derubate;

   gli agenti intervenuti, di poi, avrebbero proceduto all'arresto contestando i reati di minacce aggravate, ricettazione, interruzione di pubblico servizio e porto di armi abusivo;

   secondo quanto dichiarato dagli inquirenti che hanno ricostruito la storia dell'africano, il soggetto aveva anche altri precedenti di polizia;

   l'episodio in parola rappresenta solo l'ennesimo di una sequela di analoghi accadimenti strettamente collegati alle pericolose ed inefficaci politiche dell'accoglienza indiscriminata poste in essere dal precedente Governo;

   ciò che tra l'altro desta maggiori preoccupazioni ed allarme è la circostanza per cui, nonostante il soggetto fosse già noto alle forze dell'ordine, non avesse ricevuto alcun provvedimento di espulsione;

   gli innumerevoli sbarchi, a cui si sta assistendo anche in questi giorni a Lampedusa (700 migranti sono arrivati in appena 24 ore), si possono fermare soltanto prevedendo il blocco navale a largo delle coste africane e potenziando le espulsioni dalla nostra Nazione degli immigrati irregolari;

   appare, pertanto, doveroso che il nuovo Governo ponga in essere una inversione di tendenza rispetto alle politiche gestionali dei flussi migratori sino ad ora adottate, in quanto, solo attraverso la difesa delle coste, sarà possibile tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini italiani e più in generale di quelli europei ed al contempo scongiurare la perdita di credibilità e affidabilità della nostra Nazione anche sul piano internazionale;

   ci si domanda, tra l'altro, la ragione per la quale un soggetto già fermato in passato dalle forze di polizia fosse ancora presente sul territorio nazionale minando, come di fatto accaduto, la sicurezza e l'incolumità pubblica –:

   se il Ministro dell'interno sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per rafforzare la gestione, il controllo e la prevenzione del fenomeno della immigrazione irregolare, al fine di garantire la maggiore sicurezza dei cittadini;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per procedere alla immediata espulsione dello straniero in parola in virtù della sua conclamata pericolosità sociale;

   quale sia la posizione del Governo in ordine al cosiddetto «blocco navale» e, segnatamente, se condivida la necessità, l'opportunità e la legittimità di un «blocco navale» finalizzato a difendere le coste italiane e a contenere e contrastare la tratta di esseri umani.
(4-08348)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'industria chimica Sicor srl si occupa della produzione di farmaci generici equivalenti e – sebbene con diverse intestazioni e ragioni sociali, in ragione delle diverse proprietà che si sono succedute negli anni – è presente sin dagli anni Sessanta sul territorio del comune di Bulciago, in provincia di Lecco, rappresentando di fatto una parte fondamentale del tessuto produttivo locale;

   Sicor srl è la ragione sociale che identifica in Italia la multinazionale farmaceutica israeliana TevaLtd – subentrata ormai da alcuni anni alla precedente proprietà del sito produttivo di Bulciago – presente in ottanta Nazioni nel mondo e attiva nel nostro Paese a partire dal 1991. A livello aggregato, i 6 impianti produttivi del gruppo Teva Italia occupano oltre 500 persone e fatturano più di 175 milioni di euro;

   Sicor srl è sottoposta alla «legge Seveso» in quanto azienda ad elevato rischio di incidente rilevante ed il sito di Bulciago è stato scenario, in passato e con una proprietà diversa da quella attuale, di una gravissima contaminazione del sottosuolo che è arrivata ad interessare anche la falda acquifera sotterranea. In ragione di ciò, al momento dell'acquisto degli impianti, Sicor srl si è impegnata a contrastare l'inquinamento causato dalle gestioni precedenti e ad effettuare una bonifica del sottosuolo (dal costo di 500 mila euro annui) che, ad oggi, è ancora in atto;

   Sicor srl ha chiuso il bilancio 2019 con un utile netto di 29 milioni di euro e, fino a due settimane fa, la produzione operava su 21 turni settimanali;

   martedì 16 febbraio 2021, la dirigenza della azienda, inaspettatamente e in maniera del tutto unilaterale, ha comunicato alle organizzazioni sindacali la volontà di cessare, entro tre mesi, l'attività dello stabilimento di Bulciago e di smantellarne completamente gli impianti produttivi, preannunciando così il prossimo licenziamento di 109 persone;

   nonostante il fatturato positivo e il ruolo di first player giocato da Teva Ltd nel mercato nazionale e in quello internazionale, il motivo economico addotto, quale causa della chiusura, è stato il volume della produzione dell'impianto di Bulciago, che si sarebbe ridotto troppo in rapporto alle dimensioni e ai costi di gestione del sito produttivo, senza che Sicor srl valutasse una possibile riconversione degli impianti del sito di Bulciago, passando così dalla produzione di farmaci generici a quella di elementi chimici da utilizzarsi per la realizzazione di vaccini anti Covid;

   nonostante l'azienda abbia già manifestato aperture rispetto all'attivazione della cassa integrazione e per ogni possibile ricollocazione interna al gruppo, la proprietà ha sottolineato che, al momento, non si evidenziano margini, perché la decisione di chiudere il sito di Bulciago possa essere ritrattata –:

   se il Governo non ritenga di dover promuovere, con la massima urgenza, un tavolo di concertazione istituzionale tra la proprietà della azienda Sicor srl, le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali;

   quali strumenti e quali politiche attive si ritenga di adottare al fine di garantire la salvaguardia del posto di lavoro per i 109 dipendenti coinvolti ed evitare la scomparsa di una realtà produttiva che da cinquant'anni rappresenta una parte fondamentale del tessuto produttivo locale;

   quali iniziative di competenza si intendano mettere in atto affinché Sicor srl porti a conclusione il processo di bonifica del sottosuolo tuttora in atto, garantendo così il ripristino ambientale di un territorio che, da questo punto di vista, è già stato pesantemente compromesso.
(5-05392)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SCHIRÒ. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato degli italiani all'estero (Comites) della Repubblica di San Marino si è fatto interprete della preoccupazione dei nostri connazionali ivi residenti per il mancato arrivo dei vaccini anti Covid-19, nonostante l'impegno del Governo italiano di favorire il trasferimento di 50.000 dosi da somministrare alla popolazione locale;

   a seguito della mancanza di vaccini, la Repubblica di San Marino è una delle poche, se non l'unica realtà europea che non ha potuto avviare la vaccinazione della popolazione, con le conseguenze che si possono immaginare sul numero dei contagi e delle ospedalizzazioni e sulle attività lavorative e commerciali, nonché sulle prospettive della nuova stagione turistica che è alle porte;

   pur essendo comuni e note le difficoltà di approvvigionamento dei vaccini, è da segnalare positivamente come in Italia le dosi utilizzate siano state oltre tre milioni e le persone già vaccinate con la doppia somministrazione sono poco meno di 1.500.000, mentre a San Marino le vaccinazioni non sono ancora iniziate;

   le conseguenze della ripresa dei contagi determinati dalle cosiddette varianti del virus sono non meno gravi a livello sociale ed economico, tant'è che andrebbe valutata la congruità delle poste stanziate in bilancio per il sostegno assistenziale previsto per i connazionali direttamente colpiti e per le attività economiche da essi gestite devastate dalla pandemia –:

   se non ritengano di considerare, per quanto di competenza e compatibilmente con le altrettanto urgenti esigenze di sviluppo del piano di vaccinazioni in Italia, l'opportunità di cooperare con gli organi di Governo della Repubblica di San Marino, allo scopo di favorire al più presto l'acquisizione di un numero congruo di vaccini da utilizzare per la protezione delle persone residenti nella Repubblica, compreso un congruo numero di connazionali;

   se il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ritenga tuttora congruo lo stanziamento di sei milioni di euro previsti nel bilancio del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale per le attività assistenziali a beneficio dei connazionali o se occorra adottare iniziative per prevedere un'ulteriore integrazione di tale fondo.
(5-05391)

Interrogazione a risposta scritta:


   MANDELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'atrofia muscolare spinale (Sma) è una malattia genetica rara causata da una mutazione nel gene di sopravvivenza del motoneurone 1 (Smn1); il gene codifica per la proteina del motoneurone di sopravvivenza (Smn), una proteina presente in tutto il corpo, fondamentale per il mantenimento e la funzione di cellule nervose specializzate, chiamate motoneuroni; i motoneuroni nel cervello e nel midollo spinale controllano il movimento muscolare in tutto il corpo; se non c'è abbastanza proteina Smn funzionale, i motoneuroni muoiono, portando a debolezza muscolare debilitante e spesso fatale; la Sma causata da mutazioni nel gene Smn1 è generalmente classificata in diversi sottotipi, in base all'età di insorgenza e alla gravità;

   la Sma ad esordio infantile è il sottotipo più grave e più comune; i bambini con questa condizione hanno problemi a tenere la testa alta, deglutire e respirare e la maggior parte dei bambini con questa malattia non sopravvive dopo la prima infanzia a causa di insufficienza respiratoria;

   il 24 maggio 2019, la Food and Drug Administration (Fda) statunitense ha approvato Zolgensma (onasemnogene abeparvovec), la prima terapia genica approvata per il trattamento di bambini di età inferiore a due anni con atrofia muscolare spinale (Sma), la forma più grave di Sma e una delle principali cause genetiche di mortalità infantile;

   Zolgensma è una terapia genica basata su vettori di virus adeno-associati che ha come obiettivo quello di incidere sulla causa della Sma; il vettore fornisce una copia completamente funzionale del gene Smn umano nelle cellule dei motoneuroni bersaglio; una somministrazione endovenosa una tantum di Zolgensma provoca l'espressione della proteina Smn nei neuroni motori di un bambino, che migliora il movimento e la funzione muscolare e la sopravvivenza di un bambino con Sma; il dosaggio è determinato in base al peso del paziente;

   lo studio principale su Zolgensma ha dimostrato che una singola infusione può migliorare la sopravvivenza in questi pazienti e ridurre la necessità di respirare con un ventilatore permanente; può anche aiutarli a raggiungere traguardi di sviluppo;

   per quanto riguarda la sua sicurezza, gli effetti collaterali di Zolgensma sono considerati gestibili; l'effetto indesiderato più comune nello studio, l'aumento degli enzimi epatici, si è risolto dopo il trattamento con uno steroide;

   per tali ragioni l'Agenzia europea per i medicinali (Ema), il 18 maggio 2020, ha autorizzato l'immissione in commercio condizionata del farmaco Zolgensma, non prevedendo limiti di età;

   l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), con determina del 12 novembre 2020, ha inserito onasemnogene abeparvovec nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge del 23 dicembre 1996, n. 648, per il trattamento entro i primi sei mesi di vita di pazienti con diagnosi genetica (mutazione bi-allelica del gene Smn1 e fino a 2 copie del gene Smn2) o diagnosi clinica di Sma di tipo 1; la terapia genica per la Sma rappresenta una svolta radicale per la patologia: è infatti concepita per affrontare la causa genetica della malattia, agisce sostituendo la funzione del gene mancante o non funzionante Smn1 e si somministra una sola volta nella vita del paziente per via endovenosa;

   sono stati segnalati casi di bambini a cui è stato negato l'accesso al farmaco perché avevano superato i sei mesi di vita, a volte anche solo da pochi giorni –:

   quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intraprendere, al fine dell'ampliamento dei criteri per l'accesso alla terapia genica per l'atrofia muscolare spinale, ad oggi in Italia negata ai bimbi che hanno più di 6 mesi di vita.
(4-08347)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, SANGA, BELOTTI, FRASSINI, RIBOLLA, INVERNIZZI, SORTE, BENIGNI e TERMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Novem Car Interior Design S.p.a., è un produttore attivo a livello globale di componenti decorativi di alta qualità soprattutto in legni pregiati ed elementi funzionali per gli interni di auto di lusso, fornitore delle più rinomate case automobilistiche e con stabilimenti in Germania, Repubblica Ceca, Slovenia, Cina, Messico, Honduras e Italia, detenendo la più grossa fetta di tale mercato, con un fatturato che si aggira intorno ai 600/700 milioni di euro annui;

   lo stabilimento italiano di Bagnatica (Bergamo) che è arrivato ad occupare fino a circa 400 dipendenti, a seguito di una forte ristrutturazione nel 2012, nel corso degli ultimi 10 anni è sempre stato messo ai margini del gruppo, a vantaggio dello stabilimento di Zalec in Slovenia, e sembrerebbe ritenuto non più strategico per competere a livello mondiale, e relegato alla produzione dedicata al solo mercato italiano, in particolare ai marchi Maserati e Alfa Romeo;

   nei primi mesi del 2019, conseguentemente alla crisi globale del mercato automobilistico, è arrivata la decisione da parte della proprietà di spostare una parte di produzione nello stabilimento sloveno;

   per lo stabilimento di Bergamo si è fatto ricorso ad ammortizzatori sociali e al licenziamento dei dipendenti somministrati, per il periodo intercorso fino al lancio di nuovi modelli Fca (seconda parte del 2021), che dovrebbero normalizzare i livelli occupazionali e permettere anche nuove assunzioni;

   a metà del 2020 è stata presa la decisione che, per quanto riguarda le nuove piattaforme da avviare nel 2021, due fasi del processo produttivo sarebbero state fatte anch'esse in Slovenia;

   nel mese di gennaio 2021 è stato predisposto un ulteriore spostamento di altre fasi del processo produttivo, lasciando per Bergamo solo la fase di assemblaggio e controllo, con l'obiettivo di portare la forza lavoro a 60 unità rispetto alle attuali 115, decisione che fa temere per il futuro produttivo dell'impianto;

   forti preoccupazioni sono state espresse dai lavoratori e dalle loro rappresentanze sindacali circa la sostenibilità del sito produttivo con tali bassissimi carichi di produzione e occupazionali, sollecitando la proprietà, anche con uno sciopero a cui hanno preso parte tutti i lavoratori dell'impianto bergamasco, ad attuare investimenti atti a rilanciare l'occupazione e il ruolo strategico dello stabilimento di Bagnatica –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere, compresa l'apertura di un tavolo di crisi dopo il confronto tra le parti nella sede del comune di Bagnatica (Bergamo) rispetto alla decisione del gruppo aziendale Novem Car Interior Design di depotenziare progressivamente lo stabilimento della bergamasca.
(5-05389)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Ianaro n. 2-01106, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Grillo.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Bellucci n. 4-08302, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 459 del 18 febbraio 2021.

   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo aver subito modifiche e riduzioni delle quantità di vaccini disponibili nella prima fase della campagna vaccinale, il piano di approvvigionamento è cambiato e con esso sono cambiate le priorità del piano vaccinale nazionale;

   il Ministero della salute, in collaborazione con la struttura del commissario straordinario per l'emergenza Covid Aifa, Iss e Agenas, ha elaborato un documento dal titolo «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS- CoV-2/Covid-19» che aggiorna le categorie da vaccinare e l'ordine di priorità;

   sulla base della ratio adottata, che punta a riservare i vaccini considerati più efficaci ai soggetti connotati da maggior rischio di letalità Covid-correlata, sono state individuate 6 categorie da vaccinare prioritariamente nella seconda fase della campagna di immunizzazione e tra queste la prima comprende le persone «estremamente vulnerabili», indipendentemente dall'età, considerando tali cittadini con patologie valutate «particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19»: malattie respiratorie, cardiocircolatorie, condizioni neurologiche e disabilità, diabete ed endocrinopatie severe, fibrosi cistica, patologia renale, malattie autoimmuni, malattie epatiche e cerebrovascolari, patologia oncologica, sindrome di Down, trapianto di organo solido, grave obesità;

   da una prima lettura del documento due, in particolare, sono le patologie «particolarmente critiche» che sembrano mancare tra quelle valutate dal Ministero della salute: le malattie neuromuscolari e quelle del motoneurone;

   le malattie neuromuscolari, come ad esempio le distrofie muscolari e l'atrofia muscolare spinale (Sma), ricomprendono una vasta gamma di condizioni che variano nella gravità dei sintomi, ma generalmente implicano che il sistema nervoso periferico si insedia nella progressiva debolezza muscolare che colpisce sia i muscoli scheletrici che i muscoli degli organi interni, con comuni complicanze cardiache, polmonari e digestive;

   gli individui con determinate malattie neuromuscolari, come la sindrome di Lambert-Eaton (Lems) richiedono, peraltro, immunodepressivi per curare la malattia, che, come riconosciuto dallo stesso Ministero con circolare del mese di marzo 2020, li espone particolarmente «a rischio, sia per quanto riguarda la morbilità che la mortalità in caso d'infezione da virus respiratori, tra cui i coronavirus»;

   tra le gravi malattie «dimenticate» ci sarebbero anche quelle del motoneurone, tra le quali viene riportata solo la sclerosi laterale amiotrofica, ma non anche, ad esempio, la sclerosi laterale primaria, l'atrofia muscolare progressiva, la paralisi bulbare progressiva o la paralisi pseudobulbarea –:

   se la definizione delle aree di patologia a cui dare priorità nella campagna di vaccinazione, poiché valutate come particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19 per danno d'organo preesistente o compromessa capacità di risposta immunitaria a Sars-Cov-2, abbia solo carattere esemplificativo o se sia, invece, esaustiva;

   nell'ipotesi in cui la definizione di tali categorie di persone sia esaustiva, se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per includervi almeno i pazienti che vivono con una malattia neuromuscolare e del motoneurone, a causa della complessità dell'impatto multisistema di tali malattie che si traduce in comorbilità che causano un alto rischio di esiti avversi da Covid-19;

   se il Governo non ritenga necessario inserire tra le categorie da vaccinare prioritariamente nella seconda fase del piano vaccinale anche i genitori, coniugi, figli e Caregivers familiari delle persone individuate come «estremamente vulnerabili».
(4-08302)