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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 18 febbraio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    in Birmania/Unione del Myanmar il 1° febbraio 2021 avrebbe dovuto insediarsi il Parlamento eletto con le elezioni generali dell'8 novembre 2020 vinte dalla Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd) che ha conquistato l'83,6 per cento dei seggi;

    all'alba dello stesso 1° febbraio l'esercito birmano, denominato Tatmadaw, sotto la guida del comandante in capo, generale Min Aung Hlaing, ha sovvertito con un colpo di Stato l'ordine costituzionale democratico, estromettendo il Governo legittimo, proclamando lo stato di emergenza per un anno, sottoponendo al controllo militare il Parlamento, la magistratura e le istituzioni civili, arrestando il Presidente U Win Miynt, il Ministro di Stato e leader della Lnd Aung San Suu Kyi, i ministri del Governo incarica;

    tra le figure istituzionali colpite da mandato di arresto figurano anche gran parte dei parlamentari eletti l'8 novembre 2020, di cui circa settanta hanno costituito la Committee Representing the Pittangdsu-Hluttaw (Crhp);

    i militari autori del colpo di Stato lo hanno giustificato – di fronte al modesto risultato elettorale del loro partito di riferimento Usdp – invocando irregolarità elettorali e brogli senza peraltro addurre elementi di prova, quando invece la Commissione elettorale dell'unione (Uec) ha respinto i ricorsi presentati certificando la regolarità delle elezioni;

    la volontà di sovvertire l'ordinamento costituzionale era peraltro già stata evocata in più dichiarazioni di esponenti militari e, da ultimo, il 28 gennaio, dal generale Min Aun Hlaing, che ha proposto di abrogare la Costituzione adottata nel 2008, nonostante essa riconosca ai rappresentanti del Tatmadaw il 25 per cento dei seggi parlamentari e i tre ministeri chiave degli interni, della difesa e dell'integrità territoriale della nazione;

    il colpo di Stato soffoca così la transizione democratica in Myanmar/Birmania, avviata nel 2011 dopo oltre cinquant'anni di dittatura militare e che ha il proprio riferimento nella figura di Aung San Suu Kyi, insignita del Premio Nobel per la pace nel 2012 e storica leader dell'opposizione premiata da consenso plebiscitario nelle elezioni parziali del 2012 e nelle elezioni generali del 2015 e del 2020;

    immediatamente dopo la presa del potere, il 3 febbraio, il Tatmadaw ha revocato i membri della Uec, nominando nuovi membri al regime, e sottoposto a procedimento penale la Ministra di Stato Aung San Suu Kyi, accusata di possedere walkie-talkies importati illegalmente, mentre al Presidente U Win Myint si addebita la violazione della legge sulle restrizioni contro il coronavirus per aver incontrato dei suoi sostenitori;

    il colpo di Stato ha suscitato un vasto movimento popolare di protesta, contro cui sono state adottate dure misure repressive e proclamato lo stato di emergenza, nonché l'interruzione delle reti di comunicazione e la connettività internet;

    la transizione democratica avviata nel 2010 e consolidata con le elezioni del 2015 e del 2020 – entrambe vinte con largo consenso dalla Lnd – ha posto fine a cinquant'anni di spietata dittatura militare, di repressione di qualsiasi voce di dissenso o di opposizione e di isolamento internazionale del Paese;

    nei sette anni di Governo – 2015-2021 – della Lnd sono stati liberati tutti i prigionieri politici o di coscienza, è stata abolita ogni forma di censura, sono stati adottati standard normativi internazionali, è stato aperto il Paese all'economia di mercato e agli investimenti stranieri;

    con il Governo democratico la Birmania/Unione del Myanmar si è reinserita nella vita della comunità internazionale, ha assunto un ruolo attivo nell'Asean, ha stabilito relazioni di intensa cooperazione con i Paesi vicini e con i grandi players asiatici, in primo luogo Cina, India e Giappone, contribuendo così alla stabilità del sud-est asiatico;

    in quello stesso periodo è stato rinnovato il patto federativo tra tutti i popoli e le nazionalità che vivono nel Paese – denominato la «seconda Panglong» – riconoscendo il carattere plurinazionale e plurireligioso della Birmania/Unione del Myanmar e l'autonomia amministrativa di ogni Stato e sottoscrivendo accordi di cessate il fuoco e di pacificazione con gruppi armati delle minoranze etniche;

    questo processo è stato contraddetto dalla brutale repressione contro la minoranza musulmana dei Royingha, orchestrata dal Tatmadaw per ledere l'immagine interna ed internazionale di Aung San Suu Ky, facendo leva sui radicati sentimenti di ostilità verso i Royingha dell'opinione pubblica birmana maggioritariamente buddista;

    il Tatmadaw ha represso con particolare spietatezza la minoranza Royingha al fine di ledere l'immagine internazionale di Assk – alla quale la Costituzione dei militari del 2008 non ha conferito alcun potere sui militari, neanche a livello formale – e di precostituire così un indebolimento della solidarietà del mondo occidentale nei suoi confronti in caso di nuova presa del potere da parte della giunta militare, come poi è avvenuto;

    pur respingendo l'uso del termine «genocidio», Aung San Suu Kyi ha riconosciuto gli abusi e le violenze dei militari, istituendo una Commissione di inchiesta e favorendo l'avvio da parte della Corte penale internazionale (Cpi) di un'indagine che – sulla base di reiterati pronunciamenti dell'Alto Commissario Onu per i diritti umani e dell'Assemblea generale dell'Onu – ha comportato l'istituzione di una Commissione di inchiesta sulle violazioni in Myanmar da parte delle forze armate e il deferimento alla Cpi del generale Min Aung Hlaing;

    il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres ha dichiarato «inaccettabile» il colpo di Stato, così come analoga condanna è venuta dall'Alto Rappresentante dell'Unione europea Borrell, nonché da molti Governi di ogni continente, tutti richiedendo l'immediata liberazione di tutte le persone arrestate e detenute, la cessazione di ogni azione repressiva e il ristabilimento dell'ordinamento istituzionale democratico;

    il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato che, in assenza dell'immediato ritorno alla legalità democratica, gli Stati Uniti adotteranno sanzioni contro gli autori del colpo di Stato e nella stessa direzione vanno i pronunciamenti di molti Governi;

    il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha duramente stigmatizzato il colpo di Stato raccomandando l'adozione di sanzioni mirate contro quanti, militari e civili, si rendano responsabili di violazioni dei diritti umani, di tutte le imprese di proprietà del Tatmadaw e l'embargo globale sulle armi nei confronti del Myanmar/Birmania;

    va tenuto anche conto che la brusca interruzione della transizione democratica del Myanmar/Birmania potrebbe avere rapidamente conseguenze destabilizzanti per l'intera regione del Sud-Est asiatico, come evidenziano le accuse mosse ad importanti attori regionali di pesanti interferenze nella crisi birmana e di sostegno ai militari;

    l'11 febbraio 2020 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con 667 voti favorevoli, uno contrario e 27 astensioni;

    negli stessi termini anche il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, il 12 febbraio, ha approvato una risoluzione – proposta da tutti gli Stati membri dell'Unione europea, compresa quindi l'Italia, oltre che da Australia, Canada, Islanda, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Svizzera, Turchia e Regno Unito – che comporterà, tra l'altro, un significativo incremento di risorse a sostegno di tutte le agenzie dell'Onu, in primis l'Alto commissario per i Diritti umani e lo Special Rapporteur sui diritti umani in Myanmar;

    il 14 febbraio la delegazione dell'Unione europea e le ambasciate del Canada, degli Stati membri dell'Unione europea presenti in Myanmar, Danimarca, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, di Norvegia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti hanno pubblicato una dichiarazione comune con cui hanno chiesto alle forze di sicurezza di astenersi dall'uso della violenza nei confronti dei dimostranti e dei civili; hanno condannato le detenzioni e i continui arresti dei leader politici, della società civile, dei funzionari così come gli abusi nei confronti dei giornalisti; hanno denunciato l'interruzione delle comunicazioni e le restrizioni ai diritti fondamentali e alle garanzie fondamentali per il popolo del Myanmar, hanno espresso sostegno al popolo del Myanmar nella sua aspirazione alla democrazia, alla libertà, alla pace e alla prosperità;

    il Relatore Speciale sulla situazione dei diritti umani in Myanmar, Tom Andrews, nella dichiarazione congiunta col Comitato di coordinamento presentata nella 29esima sessione speciale del Consiglio per i diritti umani dell'Onu sulle implicazioni della crisi in Myanmar ha inoltre sottolineato che è quindi «imperativo che la leadership del Tatmadaw comprenda che non è al di sopra della legge e che il popolo del Myanmar e i popoli del mondo non lasceranno che queste azioni illegali e riprovevoli restino impunite»;

    anche l'Italia ha condannato il colpo di Stato condividendo le posizioni assunte dalle Nazioni Unite, dall'Unione europea e dai Governi europei;

    il movimento di protesta popolare è vasto e in crescita, a dimostrazione dell'insuccesso della strategia dei militari e della ferma intenzione dei cittadini birmani di opporsi fino in fondo al ritorno al passato autoritario e di proteggere la democrazia così duramente riconquistata e, con essa, anche la prospettiva di maggior benessere economico, considerato l'aggravamento delle percentuali di persone che vivono sotto alla soglia della povertà, passate dal 22 ad oltre il 27 per cento;

    è responsabilità morale e politica della comunità internazionale e di ogni coscienza democratica non lasciare solo il Myanmar/Birmania nella sua lotta per la democrazia e la libertà,

impegna il Governo:

   a chiedere il rilascio immediato e senza alcuna condizione di tutti i membri del Governo, del Presidente U Win Myint, della Consigliera di Stato Aung San Suu Kyi e del suo stretto collaboratore Win Htein, dei parlamentari e di tutti gli attivisti, giornalisti, monaci e semplici cittadini inermi che sono stati arrestati dalla giunta militare birmana;

   a condannare in modo fermo il golpe militare messo in atto il 1° febbraio 2021 dal Tatmadaw e a chiedere con pari fermezza l'immediato ripristino dell'autorità civile, il rispetto dell'esito delle elezioni democraticamente e regolarmente svolte l'8 novembre 2020, consentendo l'insediamento delle nuove Camere e l'elezione delle più alte cariche parlamentari e di Governo, e, in prospettiva, il superamento del sistema ibrido di condivisione del potere tra civili e militari che ha finora impedito il progresso Paese;

   a chiedere la revoca di ogni misura di blocco delle comunicazioni e delle connettività;

   ad adottare iniziative per subordinare al rilascio immediato di tutte le persone arrestate l'avvio di qualunque iniziativa di negoziato tra le principali parti interessate a risolvere la situazione e al ripristino dello Stato di diritto;

   a chiedere in tutte le sedi competenti l'adozione di sanzioni mirate nei confronti degli autori del colpo di Stato e di quanti si rendano responsabili della violazione dei diritti umani e civili, applicando il regime globale di sanzioni dell'Unione europea in materia di diritti umani e ad assumere iniziative affinché il Consiglio affari esteri dell'Unione europea imponga sanzioni finanziarie mirate nei confronti di tutti gli interessi commerciali del Tatmadaw, scongiurando invece sanzioni generalizzate contro la popolazione civile o contro specifici gruppi etnici;

   a non dare corso a misure di annullamento del debito del Myanmar/Birmania, come già deliberato nel luglio 2020 da Austria, Finlandia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Polonia, e a fare pervenire gli aiuti di cooperazione allo sviluppo alla popolazione attraverso canali alternativi a quelli governativi;

   a sostenere in ogni modo la popolazione del Myanmar/Birmania, condannando la repressione di attivisti, delle organizzazioni non governative, dei monaci, delle organizzazioni dei media e della società civile messa in atto dal Tatmadaw, assicurando un monitoraggio e un'attenzione costante sulla crisi, nella considerazione che Aung San Suu Kyi, vittima negli anni passati di una campagna di screditamento internazionale da parte dei militari, resta per i birmani «Mother SUU», la campionessa delle loro battaglie per la democrazia, la leader che vorrebbero vedere libera e governare il Paese;

   a monitorare, in sinergia con la delegazione dell'Unione europea e gli altri Stati membri, gli annunciati procedimenti giudiziari a carico della consigliera di Stato Aung San Suu Kyi, del presidente U Win Myint e di tutte le altre persone detenute in relazione al golpe, ad assistere ai loro processi e a rendere loro visita in carcere o nell'abitazione in cui sono trattenuti in stato di arresto;

   a collaborare con i partner democratici a livello sia mondiale che regionale, e in particolare con i grandi player asiatici – Cina, India, Indonesia – e le organizzazioni regionali quali l'Asean per una soluzione pacifica della crisi in Myanmar/Birmania, promuovendo ogni iniziativa utile al ripristino della legalità democratica e sostenendo le decisioni del Consiglio di Sicurezza dell'Onu e del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite;

   a chiedere l'accesso al Myanmar/Birmania per gli osservatori umanitari internazionali e per le Organizzazioni internazionali umanitarie a tutela degli sfollati interni, delle minoranze e in particolare della minoranza Rohingya nello Stato di Rakhine.
(7-00606) «Fassino».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il 9 novembre 2020 i Capi di Stato dell'Armenia, della Russia e dell'Azerbaijan hanno firmato una Dichiarazione trilaterale per mettere fine al conflitto pluridecennale tra i due paesi caucasici, riapertosi il 27 settembre 2020;

    l'articolo 8 della Dichiarazione impegna le parti a effettuare un immediato scambio di prigionieri di guerra, ma anche di tutte le altre persone trattenute nei rispettivi Paesi;

    da parte armena si dichiara di aver consegnato tutti i prigionieri di guerra azeri nonché altri detenuti per reati comuni;

    da parte azera, in violazione dell'articolo 1 della Dichiarazione trilaterale e dopo la data del 9 novembre, ci sarebbe stato un attacco a posizioni armene con la conseguente cattura di nuovi prigionieri;

    diversi sarebbero i civili e le donne catturate verso cui l'Azerbaijan muove accuse di terrorismo intentando processi;

    il 2 febbraio 2021 una dichiarazione congiunta della Presidenza della delegazione dell'Unione europea per il Caucaso del Sud firmata da Marina Kaljurand, dal relatore permanente del Parlamento europeo per l'Armenia Andrey Kovatchev, e dalla relatrice permanente del Parlamento europeo per l'Azerbaijan Zeljana Zovko, ha affermato che «la completa implementazione degli accordi di cessate il fuoco è un primo passo necessario ed è deplorevole che lo scambio dei prigionieri di guerra non sia stato ancora completato»;

    anche la Commissione, nella persona del portavoce per gli affari esteri dell'Unione, Peter Stano, ha chiesto l'immediato rilascio dei prigionieri,

impegna il Governo:

   a sostenere, in tutte le sedi opportune, le iniziative di Osce, Onu e Unione europea finalizzate alla piena applicazione dell'accordo del 9 novembre 2020, e a rendere completo e definitivo lo scambio dei prigionieri tra Armenia e Azerbaijan;

   a promuovere un maggiore protagonismo del Gruppo di Minsk, sia per una soluzione immediata alla crisi dei prigionieri, sia per promuovere i negoziati tra le parti volti a una soluzione definitiva e di lungo periodo alla cronica instabilità del Caucaso;

   a intervenire anche in sede bilaterale con i rispettivi Governi, per una risoluzione rapida della controversia dei prigionieri e per promuovere un sollecito avvio di negoziati, stante il prestigio, la considerazione e l'importante presenza economica riconosciuti all'Italia nella regione.
(7-00607) «Fassino».


   La III Commissione,

   premesso che:

    il risultato delle elezioni presidenziali in Bielorussia del 9 agosto 2020, svoltesi senza la presenza degli osservatori Osce, è stato fortemente criticato dalle opposizioni che hanno contestato la regolarità del voto e denunciato brogli elettorali;

    tali elezioni sono state dichiarate illegittime dall'Unione europea che non ne ha riconosciuto il risultato;

    nelle settimane e mesi successivi si sono svolte numerose manifestazioni che hanno visto una grande partecipazione popolare;

    a queste manifestazioni è seguita una immediata repressione da parte del Governo che ha arrestato numerosi cittadini ma anche osservatori indipendenti e giornalisti stranieri;

    delle tre donne che hanno guidato l'opposizione, due, Svetlana Tikhanovskaya e Veronika Tsepkalo, sono dovute riparare all'estero, mentre la terza, Maria Kolesnikova, è in stato di arresto;

    il 18 febbraio 2021 due giornaliste e reporter bielorusse, Katerina Bakhvalova di 27 anni, e Daria Chultsova di 23 anni, sono state condannate in via definitiva per aver filmato le manifestazioni di piazza a due anni di reclusione. Si tratta della condanna più grave seguita alle manifestazioni dell'autunno in Bielorussia;

    il capo d'accusa consisterebbe nell'aver «attratto persone a partecipare a un evento di massa» attraverso la trasmissione del loro materiale e quindi nell'aver guidato «azioni di gruppo che hanno violato l'ordine pubblico»;

    nell'audizione in videoconferenza svolta presso la III Commissione della Camera dei deputati il 9 febbraio 2021, la leader, in esilio Svetlana Tikhanovskaya ha ribadito che la volontà popolare dei bielorussi di avere libertà e democrazia deve essere riconosciuta e tutelata e la questione deve essere affrontata in tutte le sedi internazionali;

   al riguardo, si richiama la risoluzione n. 8-00082, approvata all'unanimità dalla III Commissione il 1° settembre 2020,

impegna il Governo:

   a chiedere l'immediata scarcerazione delle due giornaliste bielorusse agendo sul piano bilaterale, ovvero facendo ricorso a tutte le leve diplomatiche e al credito morale e politico acquisito dall'Italia in questi anni come Paese autenticamente e profondamente amico del popolo bielorusso;

   a sollevare la questione presso le istituzioni europee attivandosi affinché l'Unione europea assuma una posizione comune e coerente a difesa della libertà di espressione e dello Stato di diritto in Bielorussia.
(7-00608) «Fassino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la normativa emergenziale tuttora vigente impone misure limitative della circolazione tra le regioni, nonché per l'arrivo dall'estero, esattamente come avveniva nella prima fase dell'emergenza epidemiologica tuttora in atto, vale a dire antecedentemente alla scorsa stagione estiva, in prossimità della quale il Governo ebbe a revocare tutte le precedenti misure limitative, consentendo lo spostamento, senza alcun controllo, in tutto il territorio nazionale;

   all'epoca, il presidente della Regione autonoma della Sardegna, alla vigilia della citata riapertura sollecitò il Governo pro tempore al fine di essere autorizzato a richiedere ai soggetti che intendessero far accesso al territorio in questione di sottoporsi ad apposito test, nei giorni immediatamente antecedenti all'arrivo in Sardegna o in apposite strutture da allestire negli scali portuali e aeroportuali: e ciò, al fine di mantenere al minimo l'incidenza dell'epidemia in atto all'epoca nel territorio regionale sardo, nonché tenuto conto della peculiarità del medesimo territorio, degli annosi problemi di collegamento con il resto della nazione e, quindi, della difficoltà di ricorrere, eventualmente, allo spostamento in altre regioni di soggetti risultati positivi;

   nella suindicata occasione il Governo pro tempore si oppose a tale richiesta e, in ragione del flusso turistico della stagione estiva e, quindi, a fronte dell'arrivo di un numero rilevante di soggetti dalle altre regioni e/o dall'estero, la Sardegna è stata interessata, nell'ultima parte del 2020, da un sensibile aumento dei soggetti positivi al virus in questione, evitabile qualora fosse stata accolta positivamente la richiesta del presidente della Regione;

   recentissimamente, si è potuto apprendere dagli organi di stampa che il Governo greco, al fine raggiungere una complessiva immunità in alcune isole del suo territorio, soggette ad un rilevante flusso turistico nella stagione estiva, ha disposto la vaccinazione a tappeto di tutta la popolazione residente nelle medesime località, nonché del personale che verrà successivamente impiegato nelle strutture turistico-ricettive;

   il Primo Ministro greco ha altresì avanzato, a livello europeo, l'istituzione di un passaporto sanitario e/o certificato di vaccinazione, al fine di consentire ai turisti di poter trascorrere le prossime vacanze estive, in serenità e sicurezza, nelle località in questione;

   la suindicata proposta è stata già a suo tempo avanzata anche a mezzo di atti di indirizzo politico e/o sindacato ispettivo, dall'interrogante e dal relativo gruppo parlamentare e il presidente della regione Sardegna ha reiterato la necessità di prevedere, per la prossima stagione estiva, la possibilità di richiedere il possesso di un certificato di negatività e/o di vaccinazione per chiunque intenda approdare in Sardegna;

   tale soluzione consentirebbe all'Italia e, in particolare, alla Sardegna, di mantenere sotto controllo la diffusione dell'epidemia, garantendo all'economia nazionale e locale importanti benefici conseguenti ad un notevole, sicuro flusso turistico, che, diversamente, verrebbe dirottato su altre località europee, interessate dall'adozione di simili controlli all'accesso –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda adottare affinché sia possibile che la regione Sardegna richieda un certificato di negatività e/o vaccinazione per l'accesso al territorio della medesima Regione, salvaguardando così, lo svolgimento della prossima stagione turistica in totale sicurezza, sia per la popolazione residente che per chi intenda trascorrere le proprie vacanze nell'isola.
(3-02064)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BENVENUTO, RIXI, LUCCHINI, BADOLE, D'ERAMO, PAROLO, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 35 del decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, cosiddetto mille proroghe, ha disciplinato il caso di estinzione per inadempimento del concessionario delle concessioni autostradali, sia future che esistenti, in sostituzione di eventuali clausole convenzionali, sostanziali e procedurali, prevedendo l'efficacia del provvedimento di revoca, decadenza o risoluzione della concessione in deroga alla condizione del pagamento da parte dell'amministrazione concedente delle somme previste dall'articolo 176, comma 4, lettera a), del codice dei contratti pubblici e prevedendo, anche, la possibilità del subentro dell'Anas nelle more dello svolgimento delle procedure di gara per l'affidamento a nuovo concessionario;

   un articolo del Corriere della sera del 29 gennaio 2021 ha informato circa una lettera inviata il 21 gennaio 2021 al Governo italiano dalla Commissione europea, direzione generale della stabilità finanziaria, dei servizi finanziari e dell'Unione dei marcati dei capitali, che, in seguito ad un numero considerevole di reclami e domande arrivati alla Unione europea, chiede chiarimenti entro 10 settimane sulle nuove normative legislative applicabili ai contratti di concessione autostradale, avvisando, nel contempo, di una possibile procedura d'infrazione;

   l'avviso solleva una violazione potenziale del diritto comunitario, per «modifiche unilaterali» alle regole;

   è chiaro il riferimento della lettera alla trattativa tra il Governo e i Benetton per portare Autostrade sotto il controllo pubblico; quali che siano le gravi responsabilità dell'azienda nel crollo del Ponte Morandi e i seri elementi a carico della società concessionaria, la Commissione europea chiede al Governo di giustificare la propria condotta, contestando la cancellazione della certezza del diritto, il sostegno a favore di società a controllo pubblico e il danneggiamento degli investitori di minoranza;

   secondo la Commissione europea le norme del decreto «milleproroghe», che congela le tariffe autostradali fino all'approvazione del nuovo piano economico finanziario, le norme che cambiano ex post il contratto fra Autostrade e il Governo, il potere di revocare la concessione versando un indennizzo minore o anche pari a zero, in caso di violazione degli obblighi della società, il potere di revoca rafforzato, l'assegnazione provvisoria ad Anas della concessione senza una gara pubblica che garantisca il rispetto dei principi di parità di trattamento e trasparenza, si configurano come lesione della certezza del diritto e restrizioni alle libertà del mercato interno, in particolare alla libertà di stabilimento e alla libera circolazione dei capitali;

   in pratica, in seguito al ricorso dei soci di minoranza di Atlantia guidati da Tei, la Commissione europea chiede al Governo di dimostrare che in Italia non è in corso una «deriva dirigista» che violi i diritti dei privati –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare in ordine alla manovra sul caso Aspi, per evitare l'attivazione di una procedura di infrazione senza fare torto alle famiglie delle vittime del crollo del viadotto Morandi, e quali conseguenze dirette la lettera della Commissione possa avere sul processo di vendita della quota Aspi in corso, sugli atti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dell'Autorità di regolazione delle tariffe, sulle modifiche della convenzione Aspi, nonché sull'approvazione del relativo piano economico-finanziario.
(4-08300)


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo aver subito modifiche e riduzioni delle quantità di vaccini disponibili nella prima fase della campagna vaccinale, il piano di approvvigionamento è cambiato e con esso sono cambiate le priorità del piano vaccinale nazionale;

   il Ministero della salute, in collaborazione con la struttura del commissario straordinario per l'emergenza Covid Aifa, Iss e Agenas, ha elaborato un documento dal titolo «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/Covid-19» che aggiorna le categorie da vaccinare e l'ordine di priorità;

   sulla base della ratio adottata, che punta a riservare i vaccini considerati più efficaci ai soggetti connotati da maggior rischio di letalità Covid-correlata, sono state individuate 6 categorie da vaccinare prioritariamente nella seconda fase della campagna di immunizzazione e tra queste la prima comprende le persone «estremamente vulnerabili», indipendentemente dall'età, considerando tali cittadini con patologie valutate «particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19»: malattie respiratorie, cardiocircolatorie, condizioni neurologiche e disabilità, diabete ed endocrinopatie severe, fibrosi cistica, patologia renale, malattie autoimmuni, malattie epatiche e cerebrovascolari, patologia oncologica, sindrome di Down, trapianto di organo solido, grave obesità;

   da una prima lettura del documento due, in particolare, sono le patologie «particolarmente critiche» che sembrano mancare tra quelle valutate dal Ministero della salute: le malattie neuromuscolari e quelle del motoneurone;

   le malattie neuromuscolari, come ad esempio le distrofie muscolari dall'atrofia muscolare spinale (Sma), ricomprendono una vasta gamma di condizioni che variano nella gravità dei sintomi, ma generalmente implicano che il sistema nervoso periferico si insedia nella progressiva debolezza muscolare che colpisce sia i muscoli scheletrici che i muscoli degli organi interni, con comuni complicanze cardiache, polmonari e digestive;

   gli individui con determinate malattie neuromuscolari, come la sindrome di Lambert-Eaton (Lems) richiedono, peraltro, immunodepressivi per curare la malattia, che, come riconosciuto dallo stesso Ministero con circolare del mese di marzo 2020, li espone particolarmente «a rischio, sia per quanto riguarda la morbilità che la mortalità in caso d'infezione da virus respiratori, tra cui i coronavirus»;

   tra le gravi malattie «dimenticate» ci sarebbero anche quelle del motoneurone, tra le quali viene riportata solo la sclerosi laterale amiotrofica, ma non anche, ad esempio, la sclerosi laterale primaria, l'atrofia muscolare progressiva, la paralisi bulbare progressiva o la paralisi pseudobulbarea –:

   se la definizione delle aree di patologia a cui dare priorità nella campagna di vaccinazione, poiché valutate come particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19 per danno d'organo preesistente o compromessa capacità di risposta immunitaria a Sars-Cov-2, abbia solo carattere esemplificativo o se sia, invece, esaustiva;

   nell'ipotesi in cui la definizione di tali categorie di persone sia esaustiva, se il Governo non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per includervi almeno i pazienti che vivono con una malattia neuromuscolare e del motoneurone, a causa della complessità dell'impatto multisistema di tali malattie che si traduce in comorbilità che causano un alto rischio di esiti avversi da Covid-19.
(4-08302)


   VERSACE, BAGNASCO, OCCHIUTO, NOVELLI, MUGNAI, BOND e BRAMBILLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2020, la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n. 6- 00158, con cui si impegnava il Governo pro tempore ad assicurare in via prioritaria alle persone che versano in condizioni di fragilità la vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19;

   il piano strategico dell'Italia per la vaccinazione anti Sars-CoV-2/Covid-19 adottato, ai sensi dell'articolo 1, comma 457 della legge n. 178 del 2020, con decreto ministeriale del 2 gennaio 2021, al paragrafo 2, ha indicato le categorie da vaccinare in via prioritaria;

   tra le categorie incluse non figuravano le persone con disabilità grave ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992, né i rispettivi caregiver familiari, questi ultimi definiti ai sensi dell'articolo 1, comma 255, della legge n. 205 del 2017;

   nel documento si specificava, tuttavia, che le raccomandazioni su gruppi target a cui offrire la vaccinazione sarebbero state soggette a modifiche e aggiornate in base all'evoluzione delle conoscenze e alle informazioni disponibili;

   l'8 febbraio 2020, il Ministero della salute, in collaborazione con la struttura del Commissario straordinario per l'emergenza Covid, Aifa, Iss e Agenas, ha elaborato un documento di aggiornamento delle categorie e dell'ordine di priorità dal titolo «Le priorità per l'attuazione della seconda fase del Piano nazionale vaccini Covid-19», pubblicato sul sito internet del Ministero della salute dopo essere stato oggetto di confronto preliminare in Conferenza Stato-regioni;

   tale aggiornamento ha fissato l'ordine di priorità delle categorie di cittadini da vaccinare dopo quelli della fase 1 (operatori sanitari e sociosanitari, personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani, anziani over 80 anni) e i parametri presi in considerazione allo scopo, sulla base delle analisi condotte dagli studi scientifici a disposizione, sono l'età e la presenza di condizioni patologiche che rappresentano le variabili principali di correlazione con la mortalità per Covid-19;

   nel documento vengono identificate sei categorie, in ordine di priorità decrescente, per cui la «categoria 1» include le «persone estremamente vulnerabili, intese come affette da condizioni che per danno d'organo pre-esistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 hanno un rischio particolarmente elevate di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19, a partire dai 16 anni di età»;

   tra le persone inserite in «categoria 1» descritte in «Tabella 2», sono presenti coloro che contemplino condizioni neurologiche e disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica), relativamente alle seguenti patologie: «sclerosi laterale amiotrofica; sclerosi multipla; paralisi cerebrali infantili; pazienti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive e conviventi; miastenia gravis; patologie neurologiche disimmuni»;

   allo stato attuale risulta ancora escluso dalla somministrazione prioritaria un elevato numero di persone con disabilità (secondo una stima diffusa da Fish, circa il 70 per cento), così come i caregiver dei soggetti con disabilità grave e i caregiver dei soggetti minori di anni 16 e con disabilità grave, per i quali al momento è impossibile accedere alla vaccinazione –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per inserire i caregiver delle persone per le quali è già prevista la somministrazione prioritaria, così come i caregiver e i familiari conviventi di minori di anni 16 con condizioni neurologiche e disabilità gravi, tra le categorie da vaccinare prioritariamente nell'ambito del piano nazionale vaccini Covid-19;

   se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative affinché tutte le persone con disabilità e i loro caregiver vengano incluse tra le categorie da vaccinare con priorità rispetto ad altri soggetti meno esposti ai rischi del contagio da Covid-19.
(4-08305)


   MARAIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il vaccino, come confermato dalla comunità scientifica, è il primo strumento della lotta al virus ed è necessario che la campagna vaccinale sia la più rapida, ma anche sicura possibile, così da evitare ulteriori occasioni di contagio e mettere a repentaglio la salute e la stessa vita dei cittadini;

   in una riunione del 9 gennaio 2021 fra l'Asl di Avellino ed i comuni del distretto sanitario veniva deciso l'allestimento di tre centri di vaccinazione a Calitri, Sant'Angelo e a Montella. Tale scelta era derivata da un compromesso fra le varie esigenze locali, in primis tenendo conto dell'orografia del territorio e delle difficoltà di spostamento, rese ancor più gravose dalla stagione;

   mediante una nota del sindaco di Calitri, del 16 febbraio 2021, si apprende come il comune, tramite comunicazione protocollata il 4 febbraio 2021, si era reso disponibile con la Asl per ospitare il centro vaccinale ed aveva predisposto il sistema di prenotazione degli oltre 500 anziani ultraottantenni del territorio, ma l'Asl, contravvenendo alle decisioni concordate, ha comunicato lo spostamento preso il centro di Bisaccia. Sempre nella medesima nota, il sindaco denuncia come la scelta di non aprire il centro vaccinale presso Calitri, che non avrebbe comportato costi aggiuntivi per l'Asl, non tiene né in considerazione le esigenze sanitarie dei cittadini, né le caratteristiche del territorio che, in virtù della stagione, dei percorsi stradali, dei tempi e dell'età avanzata dei soggetti, crea notevoli e non necessari rischi per la popolazione. Inoltre, la scelta dell'Asl non è stata giustificata in modo alcuno, né tanto meno comunicata in tempo, così da creare ulteriori disagi ai cittadini;

   come è possibile constatare su foto pubblicate su molteplici siti di informazione, nonché social-network, molti anziani ultraottantenni sono stati costretti ad aspettare all'esterno per ore, con temperature prossime alla zero, proprio perché il centro vaccinale di Ariano Irpino non riesce a gestire la mole di soggetti provenienti dall'intera provincia, così da mettere in pericolo la salute dei cittadini e creare ulteriori occasioni di contagio;

   in base ai dati ad oggi disponibili, riferiti al Report Vaccini Anti Covid-19 della struttura commissariale, in tutta la provincia di Avellino sono presenti solo due centri di vaccinazione: ad Avellino presso l'A.O.R.N. Moscati ed, ad Ariano Irpino, presso il polo ospedaliera Sant'Ottone Frangipane;

   nelle dichiarazioni programmatiche rese dal Presidente del Consiglio dei ministri al Senato della Repubblica in data 17 febbraio 2021, in merito alla metodologia della campagna vaccinale, si afferma che si devono «mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all'interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private» –:

   se il Governo sia a conoscenza delle gravi mancanze gestionali nella campagna di vaccinazione nell'area di Avellino e quali iniziative per quanto di competenza, intenda porre in essere, a tutela della salute dei cittadini e della migliore strategia nella lotta al virus.
(4-08307)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'inchiesta «Scippo di stato. Così ci hanno rubato strade, ferrovie, Poste e servizi essenziali», il giornalista Daniele Martini tracciò, a fine 2016, un ritratto dello stato di abbandono in cui versavano, già da anni, le Poste Italiane svelando anche la truffa relativa alla puntualità delle consegne, poi confluita in altra inchiesta sul Fatto Quotidiano trucchi sulla qualità che vide Poste agire contro decine di dipendenti;

   il Fatto Quotidiano ha rivelato in esclusiva, il 20 gennaio 2016, con un'inchiesta pubblicata a puntate che decine di licenziamenti erano in corso e migliaia di dipendenti venivano sospesi: furono accusati di aver tenuto un comportamento «illecito» e fatto «risultare una qualità del servizio divergente da quella reale». All'interno di Poste Italiane stava accadendo «un vero e proprio tsunami: un'intera struttura di dirigenti sarà di fatto smantellata nei prossimi giorni»;

   migliaia di nominativi vennero comunicati alla procura di Roma;

   l'unità anti-frode di Poste Italiane ha scandagliato le e-mail aziendali di migliaia di dipendenti, confermando che nella corrispondenza intercorsa tra una quarantina di dirigenti e i loro sottoposti, si legge che i dipendenti creavano una corsia preferenziale per consegnare le «lettere test» nei tempi prestabiliti. E dimostrare che il coefficiente di qualità, previsto dal contratto tra Poste Italiane e lo Stato, veniva rispettato;

   il monitoraggio era affidato alla Izi srl. Il meccanismo è semplice: la Izi sceglieva circa 8000 persone che si spedivano lettere tra loro e tutti si annotavano in quanto tempo le «lettere civetta» venivano recapitate;

   secondo le accuse, Poste Italiane avrebbe, per anni, conosciuto i nominativi dei controllori scelti da Izi. In altre parole: il controllato conosceva i suoi controllori. Le e-mail analizzate dall'unità anti frode di Poste Italiane dimostrano che questa prassi è stata adottata dal 2003 al 2014;

   a giugno 2015 il Fatto Quotidiano aveva scovato decine di queste e-mail. In una del 28 novembre 2007 un funzionario di Poste Italiane scrive ad alcuni colleghi: «Vi trasmetto le tabelle con l'elenco dei droppers e receivers Izi ...»;

   l'intera vicenda venne confermata dall'indagine interna di Poste Italiane. Circa 40 lettere di licenziamento e migliaia di contestazioni furono inviate ai dipendenti; in esse si contestava la scoperta all'interno delle e-mail aziendali di comunicazioni che «trattavano» l'argomento delle «lettere test» e l'azienda contesta ai suoi dipendenti di «non aver contrastato tale condotta» e di «non aver segnalato» la vicenda ai «competenti organismi aziendali». Il che dimostrerebbe «la illecita finalità» di «far risultare una qualità del servizio divergente da quella reale» e «la personale e diretta responsabilità nella realizzazione delle irregolarità riscontrate»;

   l'intera responsabilità è ricaduta su circa quaranta funzionari e un migliaio di dipendenti; tra l'altro, anche recentemente, svariati licenziamenti sono stati dichiarati illegittimi; ad avviso dell'interrogante, non sarebbe fuori luogo ipotizzare che nella vicenda possano sussistere responsabilità anche ad un livello più alto –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, siano state adottate o verranno adottate, in particolare per contribuire a fare piena luce sulla vicenda trattata in premessa nonché per assicurare trasparenza e legalità in un'impresa pubblica come Poste, con particolare riguardo alla qualità delle prestazioni da garantire nell'ambito del contratto di programma sul servizio postale universale.
(4-08308)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA, ZOFFILI, RACCHELLA e TIRAMANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in base ad un'ordinanza emanata dal Ministro della salute il 16 gennaio 2021, è stato interdetto il traffico aereo dal Brasile e sono stati vietati l'ingresso ed il soggiorno nel territorio nazionale alle persone che nei quattordici giorni precedenti abbiano soggiornato nel grande paese sudamericano o vi siano transitati;

   in seguito a questa decisione, circa 1.500 cittadini italiani sono rimasti bloccati in Brasile ed altrettanti brasiliani soggiornanti in Italia si sono visti negare la possibilità di far rientro nel loro Paese;

   tale circostanza è già stata all'origine di iniziative di sensibilizzazione da parte degli italiani cui è stata improvvisamente negata la possibilità di rimpatriare, tra le quali l'invio di una lettera aperta ai più alti livelli istituzionali;

   alla base della decisione presa dal Ministro della salute vi sarebbero le crescenti preoccupazioni determinate dall'emersione di focolai in Brasile di una nuova variante del Sars-CoV-2;

   la situazione degli italiani e dei brasiliani impossibilitati a far rientro nei rispettivi Paesi d'origine non può protrarsi a tempo indeterminato, anche in considerazione del danno ai rapporti economici bilaterali e alla vita delle famiglie coinvolte –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare e in che tempi per permettere il rientro in sicurezza in Italia dei connazionali rimasti bloccati in Brasile in seguito all'interdizione dei voli di collegamento con il Brasile;

   quale assistenza la rete consolare italiana in Brasile stia prestando ai nostri connazionali cui è attualmente impedito il rientro.
(3-02065)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il 7 agosto 2020 l'interpellanza urgente 2-00894 in merito al tema del nuovo Pfas cC6O4 prodotto in esclusiva dalla Solvay S.P. di Spinetta Marengo (AL), dopo il fallimento della Miteni di Trissino (VI) nel 2018, chiarì il piano di Solvay che prevede la riduzione fino al 99,9 per cento (tramite osmosi inversa vibrazionale, metodo sperimentale) dei Pfas negli scarichi. L'Ispra assimila il cC6O4 alle sostanze persistenti, bioaccumulabili e tossiche, molto persistenti e molto bioaccumulabili (Reach). La sostanza è stata rinvenuta a valle della barriera idraulica della Solvay, i cui dirigenti sono stati condannati nel dicembre 2019 per disastro ambientale colposo;

   nonostante la sentenza, Solvay sta chiedendo alla provincia di Alessandria di incrementare da 40 a 60 t/anno la produzione di cC6O4 e di eseguire il ciclo produttivo completo come quello eseguito in precedenza dalla Miteni;

   nella missione della Commissione «ecomafie» a Spinetta, nell'ottobre 2020, è emerso come venga prodotto anche ADV7800, un Pfas a catena lunga, e non si comprende se ciò sia lecito;

   nel mese di dicembre 2020 è stata discussa in Unione europea la direttiva sull'acqua potabile che, seppur non citi i nuovi Pfas, ha indicato la necessità di normare le concentrazioni dei Pfas agli scarichi;

   studi sulla risposta alle vaccinazioni citati nel documento Opinion on Pfos and Pfoa di Efsa (Efsa Contam Panel, 2018) documentano, a quanto consta all'interrogante, la riduzione del 50 per cento dei titoli anticorpali al di sotto della soglia di protezione per una concentrazione di Pfas di circa 10 ng/litro, per le vaccinazioni anti tetano, difterite e influenza;

   recenti studi (Grandjean et al) documentano un aumento della gravità del Covid-19 in relazione alla concentrazione ematica dei Pfas (Pfba in particolare);

   nel luglio 2020, l'ispezione di Arpa Piemonte a Torre Garofoli di Tortona (AL) ha rilevato la presenza di depositi gestiti da Arcese trasporti contenenti Pfas (11,732 tonnellate) in 10 cisternette, di cui alcune a temperatura controllata, alcune no, provenienti dalla Miteni e destinati alla Solvay in due depositi esistenti a Tortona, trasporti eseguiti fra il 2015 e il 2020. I depositi di Arcese, che esegue i trasporti per conto di Solvay speciality polymers spa, risultano fuori dalla direttiva Seveso. Nel documento di Arpa viene posto il dubbio che tali attività debbano essere comprese nell'Aia;

   la conferenza di servizi provinciale è terminata nell'ottobre 2020, ma non esiste ancora il documento finale autorizzativo; da notizie di stampa risulta che la provincia (autorità competente) sembra volere autorizzare la modifica dell'Aia, l'aumento e la variazione della produzione dei Pfas;

   durante la missione della commissione ecomafie dell'ottobre 2020 a quanto consta all'interpellante sarebbero state dichiarate perdite attuali del 12 per cento dei Pfas in corpo idrico; tra l'altro sembrerebbe che non vi sia alcuna garanzia che i filtri a osmosi inversa vibrante funzioneranno, e che in ogni caso, prima di 3 anni non saranno a disposizione;

   i dati epidemiologici della popolazione sono preoccupanti, i dati relativi alla salute degli operai non sono stati messi a disposizione durante le audizioni Asl in prefettura a Vercelli;

   da notizie di stampa risulta che i limiti agli scarichi sarebbero presenti nella bozza del collegato ambientale 2020, annunciato nella Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2019 (limiti presenti solo in legge regionale veneta, ma non per il cC6O4, prodotto anche alla Miteni prima del fallimento), con un limite di 7 microgrammi/litro per i primi 24 mesi, 3,5 per i successivi e 0,5 dopo 48 mesi;

   nel documento «valutazione dei rischi da sostanze perfluorate GEN X e cC6O4: richiesta di parere» dell'Istituto superiore di sanità i valori consigliati di cC6O4 agli scarichi risultano 0,1 microgrammi/litro (per singolo composto) con un valore di 0,5 microgrammi/litro per la sommatoria. Valori quindi inferiori di 70 volte rispetto a quelli presenti nella bozza del collegato e che rimangono minori di 5 volte anche ammettendo un periodo transitorio (3 anni per Iss);

   la citata nuova direttiva acque dell'Unione europea concorda sul valore cumulativo di 0,5 microgrammi/l e 0,1 per singolo composto, ma si riferisce solo a 20 vecchi Pfas a catena lunga. Ma, dato il parere dell'Iss, è possibile essere più restrittivi e normare anche il cC6O4 e l'ADV7800 –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di adottare iniziative per quanto di competenza, per adeguare i valori consentiti riferiti agli scarichi relativamente ai Pfas a quanto proposto dall'Iss anche per i Pfas a catena corta (in particolare cC6O4) e per l'ADV7800 (a catena lunga), chiarendo la liceità della produzione di questa molecola a catena lunga;

   se non ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche acquisendo ulteriori elementi in merito all'autorizzazione integrata ambientale che la provincia di Alessandria sembra in procinto di rilasciare alla Solvay, per tutelare il bacino idrico del Po e la popolazione che vi risiede (un terzo dei cittadini italiani), anche in relazione all'emergenza Covid-19;

   se risultino esiti dello studio di coorte osservazionale che era stato predisposto in Veneto nel 2016 ed era stato segnalato in ritardo durante l'audizione del luglio 2019 presso la Commissione «ecomafie» dalla dottoressa Dogliotti dell'Iss, per mancata collaborazione della regione Veneto con l'Iss, e se si ritenga di programmare ed eseguire analogo studio ad Alessandria.
(2-01105) «Zolezzi, D'Arrando».

Interrogazione a risposta orale:


   BOND e PETTARIN. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel maggio 2010, le Province di Belluno, Bolzano, Pordenone, Trento e Udine nonché le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno costituito la Fondazione Dolomiti – DolomitenDolomitesDolomitis Unesco, facendo seguito allo specifico impegno preso nei confronti dell'Unesco di garantire una gestione efficace e coordinata del bene Dolomiti, riconosciuto nel 2009 quale Patrimonio mondiale, per il loro valore estetico e paesaggistico e per l'importanza scientifica a livello geologico;

   la Fondazione rappresenta il referente univoco sia per il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia per il Comitato per il Patrimonio mondiale Unesco e ha il compito di promuovere la comunicazione e la collaborazione tra gli Enti territoriali che gestiscono e amministrano – ciascuno secondo il proprio ordinamento – il territorio tutelato;

   la Fondazione è un ente di diritto privato costituito e vigilato da enti pubblici territoriali i quali hanno un potere di nomina dei vertici o dei componenti degli organi. Il patrimonio della Fondazione è costituito da beni pubblici;

   il 7 gennaio 2021, il consiglio di amministrazione della Fondazione Dolomiti Unesco ha ufficialmente aperto le selezioni per il conferimento di un incarico di natura dirigenziale – della durata di tre anni – per la figura professionale di direttore della Fondazione;

   tra i requisiti necessari per l'accesso alla selezione del nuovo direttore, il bando prevede la conoscenza della lingua tedesca parlata e scritta;

   tale requisito, a giudizio degli interroganti, reca pregiudizio ai cittadini italiani che non conoscono la lingua tedesca e, pertanto, rimarrebbero esclusi dalla selezione;

   la conoscenza della lingua tedesca potrebbe essere un requisito fondamentale nel caso in cui il concorso sia indetto presso un ente la cui sede è situata nella provincia autonoma di Bolzano. Invece, i concorsi in un ente pluriregionale come la Fondazione Unesco non dovrebbero avere altro che l'inglese scritto e parlato, oltre l'italiano, come prerequisito necessario; altre lingue, come francese, tedesco, spagnolo e cinese, potrebbero essere considerate come eventuali titoli aggiuntivi e non certo come condizioni di partecipazione;

   correttamente nei bandi degli anni precedenti riferiti a cariche di altrettanto rilievo, non compare il requisito necessario della conoscenza della lingua tedesca. Peraltro non appare aumentato il peso della componente altoatesina nella composizione della Fondazione, né sono state sottoscritte convenzioni o altro tipo di atto impegnativo a tutela della lingua tedesca nell'area dolomitica;

   sarebbe opportuno, a giudizio degli interroganti, apportare modifiche al bando, introducendo criteri maggiormente inclusivi e non discriminatori anche nel rispetto del principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3 della Costituzione repubblicana;

   va ricordato, tra l'altro, che si tratta di un ente che riceve finanziamenti pubblici, anche statali, ai sensi della legge n. 77 del 2006 recante misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella «lista del patrimonio mondiale», posti sotto la tutela dell'Unesco –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere, alla luce del delicato ruolo svolto dall'ente come interlocutore delle competenti amministrazioni e dei finanziamenti richiamati, affinché siano garantite eque condizioni di selezione nel quadro dell'efficiente gestione e funzionamento del medesimo ente.
(3-02063)

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 2 febbraio 2021 sul quotidiano online Rovigooggi.it è stata pubblicata la notizia secondo la quale la regione Veneto avrebbe autorizzato – dal mese di febbraio e senza limite temporale – la cattura delle lepri selvatiche nelle province di Padova, Venezia e Rovigo;

   l'attività di cattura è una pratica, regolarmente organizzata dai cacciatori nel mese di dicembre di ogni anno, per garantirsi un numero di vittime sufficienti a soddisfare il loro passatempo ed è autorizzata in questo periodo per non interferire nella stagione riproduttiva delle lepri. L'operazione consiste in barbari e rumorosi rastrellamenti, svolti da un centinaio di persone, che costringono alla fuga gli animali indirizzandoli verso reti che li intrappolano, per poi essere messi in casse di legno e liberati nei territori dove potranno essere cacciati dal successivo mese di settembre;

   a causa del Covid-19 le catture di dicembre sono saltate, e la regione, con il pretesto dei danni alle coltivazioni agricole, le ha quindi autorizzate proprio nel periodo durante il quale le lepri selvatiche stanno avendo le prime cucciolate, nonostante le indicazioni di Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale: abbiano chiarito che «Queste operazioni iniziano di norma agli inizi di dicembre appena terminato il periodo di caccia alla specie e si debbono concludere entro la metà di gennaio, in quanto i primi parti avvengono già alla fine del mese e in febbraio oltre il 50 per cento delle femmine è gravida»;

   secondo l'associazione Lav (Lega anti vivisezione), che ha diffidato la regione Veneto con richiesta di ritiro in autotutela della nota regionale, «l'autorizzazione regionale comporterà la morte dei cuccioli che dovessero rimanere abbandonati dalle madri catturate e traslocate in altre zone del territorio, ma anche le femmine in stato di gravidanza subirebbero un gravissimo maltrattamento indotto dallo stress della cattura»;

   sempre la Lav aggiunge che «Il mancato ritiro della nota potrebbe comportare la violazione degli articoli 544-bis e ter del codice penale, che riguardano l'uccisione e il maltrattamento di animali, oltre a causare un danno erariale in quanto gli animali selvatici, come le lepri, rappresentano un patrimonio indisponibile dello Stato»;

   a questo proposito si fa presente che nel 2020, per un reato analogo, la Corte di Cassazione ha confermato le condanne all'ex presidente della provincia di Bolzano e ad un suo dirigente, con riferimento al periodo compreso tra luglio 2010 e giugno 2014, per danno arrecato allo Stato per aver disposto in maniera illegittima la cattura o l'uccisione di animali selvatici;

   è opportuno evidenziare, inoltre, che la vigente normativa nazionale attribuisca alle regioni e alle province autonome facoltà normativa per quanto concerne la gestione e la tutela faunistica in conformità alla normativa di riferimento internazionale ed alle direttive comunitarie, ma anche che le tematiche più generali attinenti alla tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e alla conservazione della natura e della biodiversità, rimangano di esclusiva pertinenza statale (articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione) –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e, nell'ambito delle sue competenze, come intenda assicurare la piena tutela alle specie selvatiche protette ed in particolare delle lepri;

   se alla luce dei reiterati esempi di violazione dell'articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione, non ritenga opportuno prevedere ulteriori iniziative, anche normative, per garantirne il pieno rispetto.
(4-08301)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UNGARO, D'ALESSANDRO e MORETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 91 del 2017 ha istituito «Resto al Sud», l'agevolazione che sostiene la nascita di nuove imprese e attività libero professionali da parte di coloro che hanno meno di 55 anni nelle regioni del Mezzogiorno e nelle aree del centro sismico del centro Italia, che sta subendo pesanti rallentamenti;

   l'iter di applicazione risulta, infatti, molto veloce nella fase iniziale, gestita da Invitalia, che concerne la valutazione dei progetti dei proponenti, ma diverse banche impiegano in media 4-5 mesi per erogare effettivamente il finanziamento;

   il finanziamento agevolato copre fino al 100 per cento delle spese, con un massimo di 50 mila euro per ogni richiedente, che può arrivare fino a 200 mila euro nel caso di società composte da 4 soci;

   le attività finanziabili interessano le attività produttive in industria, artigianato, trasformazione dei prodotti agricoli, pesca e acquacoltura; fornitura di servizi alle imprese e alle persone; attività libero professionali;

   risulta che in ambito bancario la burocrazia stia frenando sul territorio la velocità di erogazione del finanziamento. Alcune filiali degli istituti di credito, infatti, sebbene sovvenzionate, piuttosto che incoraggiare i giovani a mettersi in proprio rifiutano il cliente, a parere dell'interrogante avanzando scuse di diverso tipo; le banche disponibili, invece, impiegano molto tempo per l'erogazione effettiva e, di conseguenza, il proponente, non riuscendo ad ottenere in tempi brevi il finanziamento, è costretto a subire i costi fissi dell'attività (affitto dei locali e delle utenze) senza usufruire dei fondi per la loro copertura;

   le banche, inoltre, hanno dei limiti territoriali di competenza, per cui i proponenti di un comune teoricamente non potrebbero rivolgersi alla filiale di un altro comune –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche mediante un accordo con l'Associazione bancaria italiana, al fine di semplificare le procedure e accelerare l'erogazione effettiva dei finanziamenti da parte degli istituti bancari previsti dalla misura «Resto al Sud» istituita con il decreto-legge n. 91 del 2017.
(5-05384)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda esposta nella presente interrogazione è stata affrontata anche dall'On. Catalano nella legislatura 17a, con l'interrogazione n. 4-18113 dell'11 novembre 2017, a cui il Governo di allora non diede risposta;

   in Gazzetta Ufficiale 5a serie speciale – contratti pubblici n. 109 – del 16 settembre 2015 è stato pubblicato l'avviso di aggiudicazione di un appalto bandito da Poste Italiane per l'ammontare di circa 30 milioni di euro, avente ad oggetto la gestione, la conduzione e la manutenzione del complesso immobiliare Roma Eur e dell'immobile sede della presidenza di via dei Crociferi;

   l'operatore economico in favore del quale è stata adottata la decisione di aggiudicazione dell'appalto è risultato un raggruppamento temporaneo di imprese, avente come indirizzo postale la città di Firenze, e del quale fanno parte le società Sof Spa, Rublan Costruzioni srl, Ph Facility srl e TM. A. Ambiente srl;

   alla data di pubblicazione dell'avviso di aggiudicazione, non era ancora stato firmato il protocollo di vigilanza collaborativa tra Poste Italiane e Anac, datato 21 aprile 2016;

   a soli tre mesi dalla pubblicazione dell'avviso di aggiudicazione, in data 15 dicembre 2015 la TM. A. Ambiente s.r.l. ha presentato domanda di concordato preventivo presso il tribunale de La Spezia, che in data 12 ottobre 2016 ne ha sentenziato il fallimento;

   in data 14 aprile 2016 gli agenti della polizia locale X gruppo mare ufficio di polizia giudiziaria hanno perquisito 5 proprietà della società Rublan Costruzioni srl, provvedendo a sequestrare materiale cartaceo, pc e hard disk;

   tali atti si inseriscono nell'alveo di un'indagine, avviata dal citato gruppo di polizia locale, per abbandono di cantiere, grave pericolo per i cittadini e alcuni reati urbanistici, in relazione alla realizzazione di un complesso residenziale di circa 8 ettari in zona Casal Bernocchi, oggetto di sequestro in data 10 marzo 2016;

   a quanto risulta dalla stampa (Il Tempo, 11 marzo 2016), fra i reati ipotizzati vi sarebbe anche quello di truffa a danno del comune di Roma;

   in data 24 dicembre 2015, Poste Italiane, nella persona dell'amministratore delegato e direttore generale, Francesco Caio, ha inoltrato all'Anac richiesta di attivazione di vigilanza collaborativa, in quanto in attuazione del piano industriale Poste 2020, gli importanti investimenti che la società sta effettuando hanno impatto su tutto il territorio nazionale, al fine di ammodernare e sviluppare nuove infrastrutture tecnologiche al servizio del Paese;

   solo in data 21 aprile 2016, come detto, l'allora amministratore delegato di Poste, Caio, ha firmato un protocollo di vigilanza collaborativa con l'Anac;

   il 14 maggio 2019 c'è stata l'adunanza dei creditori della Rublan Costruzioni srl, sottoposta a procedura di concordato, per l'esame dello stato passivo –:

   di quali notizie sia in possesso il Governo in relazione a quanto esposto in premessa;

   se risulti al Governo che le attività oggetto dell'appalto siano state e siano in corso di corretta realizzazione.
(4-08309)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT e NOBILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti — Per sapere – premesso che:

   il 14 febbraio 2021 si è verificato un tragico incidente sulla autostrada A32 Torino-Bardonecchia. Si è trattato di un maxi tamponamento che ha coinvolto 25 mezzi causando la morte di due persone e 31 feriti;

   l'autostrada è stata chiusa in entrambe le direzioni, tra Susa e Oulx, per molte ore al fine di permettere ai vigili del fuoco e al personale sanitario di intervenire per soccorrere gli automobilisti bloccati nelle proprie auto;

   secondo quanto comunicato dai media che hanno riportato alcune testimonianze dei feriti, l'incidente si sarebbe verificato a causa del gelo sul manto stradale che avrebbe reso la carreggiata scivolosa;

   alcuni rappresentanti degli enti locali dei territori su cui insiste il tratto autostradale hanno lanciato accuse contro Sitaf, la società concessionaria;

   Roberto Pourpour, sindaco di Salbertrand, il comune nel quale si trova il viadotto Rio Pontè, dove è avvenuto il maxi-tamponamento, ha dichiarato: «penso che con condizioni climatiche particolarmente avverse sia necessaria la massima attenzione da parte di chi gestisce l'autostrada. (...) Posso affermare con certezza che i pericoli su quest'autostrada provengono anche dai continui cantieri. Senza contare le condizioni delle gallerie. Da quello che mi risulta solo una sarebbe a norma, altre sono in deroga e un'altra è presidiata»;

   secondo il presidente Uncem Marco Bussone «le disattenzioni del concessionario della A32 nella gestione del manto stradale nelle scorse ore sono gravissime. E devono essere messe in luce (...). Diciamo da tempo che il modello di gestione di queste autostrade è inadeguato. Grave non avere sistemi di gestione preventiva più seri o anche safety car nel caso di situazioni più complesse. Quella di oggi, con maltempo e basse temperature era annunciata da tutti i meteorologi»;

   in effetti le previsioni meteorologiche avevano indicato con largo preavviso la giornata del 14 febbraio come una tra le più fredde dell'anno; maltempo, gelate e nevicate erano quindi ampiamente previste;

   Sitaf ha subito emanato un comunicato in cui prende le distanze da queste accuse: «fin dal primo mattino, era attivo il servizio di prevenzione antigeliva, con passaggi regolari in A32, nel rispetto delle previsioni meteorologiche conosciute. Poco prima dell'incidente, peraltro, anche alcuni veicoli di pattuglia sono transitati sul viadotto interessato senza segnalare alcuna criticità in merito alle condizioni del manto stradale. Il personale del Servizio Viabilità in forza alla Sitaf Spa si è immediatamente attivato, unitamente alle Forze dell'Ordine, ai vigili del fuoco e al personale sanitario, per prestare i primi soccorsi e l'assistenza necessaria»;

   è utile ricordare in questo contesto che Sitaf (concessionaria dell'A32 e del Traforo del Frejus) ha chiuso l'esercizio 2019 con un utile netto di 32,8 milioni di euro –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, appurare se Sitaf abbia predisposto, nel tratto interessato, tutte le misure precauzionali previste dalla normativa vigente in considerazione dell'allerta meteorologica emanata da tempo;

   se nel tratto interessato Sitaf abbia comunque predisposto in questi anni tutti gli interventi utili a garantire la sicurezza degli automobilisti nel rispetto degli impegni assunti come concessionario dell'autostrada;

   se non ritenga necessario assumere altre iniziative mirate al fine di rivedere e ampliare i protocolli di sicurezza da predisporre in situazioni similari, coinvolgendo gli enti locali interessati e le associazioni degli automobilisti, per prevenire tragici episodi simili, soprattutto in concomitanza con fenomeni meteorologici avversi che stanno verificando con sempre maggiore frequenza.
(5-05382)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 27 luglio 2020 l'interrogante ha presentato l'interrogazione a risposta scritta n. 4-06471, con la quale si chiedeva se il Ministro non ritenesse di adottare le iniziative di competenza per riassegnare il dispositivo di vigilanza e garanzia, anche in chiave superiore, all'ispettore del Fraud di Poste Italiane Spa, Alessandro Carollo, in seguito alle aggressioni subite, a causa del suo lavoro ispettivo in Sicilia;

   con interrogazioni successive si sono prese in considerazione le attività dell'ispettore Carollo volte a tutelare la dignità della società per cui svolge il lavoro, verso le continue truffe e verso i continui comportamenti illeciti portati avanti da alcuni dipendenti dell'azienda, contro risparmiatori e contro l'azienda stessa;

   con l'interrogazione n. 4-06901 del 23 settembre 2020, si è rimarcata ancora la richiesta dell'attivazione del dispositivo di protezione per l'ispettore e la famiglia per garantire il ripristino anche di quella serenità personale e professionale dell'ispettore lesa oltre ogni misura;

   nelle interrogazioni n. 4-07654 del 27 novembre 2020 e n. 4-07658 del 30 novembre 2020, è stato fatto presente al Ministro dell'economia e delle finanze e al Ministro dello sviluppo economico che l'ispettore Carollo il 29 e 30 ottobre 2020, è stato sentito dagli inquirenti su vicende illecite, in relazione ad una denuncia per intimidazione al medesimo praticata dai suoi superiori, tramite invio di lettera di contestazioni cui fornire riscontro, esposta con più dettagli nell'interrogazione n. 4-07897 del 23 dicembre 2020;

   risulta all'interrogante che l'ispettore Carollo abbia condotto attività ispettiva riguardante due dipendenti di Poste Italiane che sarebbero stati condannati per il loro operato nell'azienda, e ignorata dall'azienda sin dal 2011, i quali nel territorio sono soggetti pericolosi. L'interrogante teme per l'incolumità dell'ispettore e della famiglia;

   risulta altresì all'interrogante che l'arma dei Carabinieri sarebbe stata informata di tale attività e che la richiesta di un incontro tra l'ispettore e il presidente del Comitato Whistleblowing aziendale, per parlare degli illeciti interni, non avrebbe generato ad oggi alcuna risposta –:

   se il Ministro non intenda adottare le iniziative di competenza per attivare il dispositivo di protezione con urgenza, al fine di consentire all'ispettore Carollo una serena attività ispettiva che ad oggi ha ottenuto evidenti successi.
(5-05383)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI e FURGIUELE. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il 22 gennaio 2021 è stato riportato dalla stampa locale un grave episodio criminale avvenuto a Vibo Marina (Vibo Valentia): lo scoppio di una bomba sul lungomare Cristoforo Colombo che ha danneggiato 5 gavitelli d'appoggio utilizzati dai pescatori per recarsi sulle loro imbarcazioni. Queste ultime appartengono a tre cooperative, di cui una di proprietà di Alessandro e Francesco Gambardella;

   vi sono ragionevoli probabilità che si tratti di un atto intimidatorio connesso ad un processo per estorsione, tuttora in corso, a carico di persone ritenute vicine alla criminalità organizzata, che vede come parti offese proprio i due pescatori colpiti;

   le suddette imprese ittiche si trovano ad affrontare ulteriori difficoltà legate all'inefficienza e talvolta all'ostruzionismo delle autorità portuali che, a quanto consta all'interrogante, hanno loro negato autorizzazioni per l'ormeggio dei gavitelli; vi è inoltre la non secondaria questione che riguarda il progetto di spostamento dell'ormeggio fortemente voluto dalla capitaneria per far posto ad un nuovo pontile per l'ormeggio delle barche da diporto –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda mettere in atto con riguardo a quanto esposto in premessa, al fine di attuare specifiche strategie di contrasto dei fenomeni di associazione criminale e di infiltrazioni della malavita nell'area portuale di Vibo Marina, e quali iniziative intenda assumere per dare un concreto aiuto all'imprenditoria ittica di Vibo Marina in tal senso.
(4-08304)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   M. P. è una ragazza imolese di 31 anni che da diversi anni lotta contro un tumore invalidante che le ha fatto perdere la vista. Da anni è costretta a seguire terapie per la cura del dolore e le sue azioni quotidiane sono supportate da qualcuno o dalla tecnologia;

   la sua storia è stata raccontata a più riprese a mezzo stampa;

   nonostante le difficoltà, M.P. non si è mai arresa: si è laureata in scienze e tecnologie della comunicazione e lavora come esperta in ambito digital marketing;

   a inizio anno M. P. si è vista togliere dall'Inps il 30 per cento dell'indennità civile (il totale non arriva nemmeno a 300 euro) e anche l'accompagnamento che ammonta a 520 euro. Un simile episodio era accaduto nel 2011: l'anno successivo il tribunale del lavoro di Bologna aveva dato ragione alla donna;

   più nello specifico il problema sorge l'11 gennaio 2021 quando riceve a casa il verbale cartaceo della verifica straordinaria della commissione Inps di Imola che attesta che non ha i requisiti per avere l'invalidità al 100 per cento e le viene abbassata al 70 per cento;

   nel primo verbale compaiono informazioni come: «Non è provvista di bastone per non vedenti né di cane guida» e viene poi aggiunto il tipo di laurea conseguito e il lavoro svolto. Non viene inserito a verbale che la ragazza è assistita e accompagnata dalla madre (presente pure durante la visita), che esegue le sue azioni quotidiane con l'aiuto di qualcuno o delle tecnologie assistive per ipovedenti, che ha un campo visivo ridotto di oltre il 90 per cento, che ha dolore cronico alla testa ed episodi gravi costrittivi a letto. Vengono inoltre omessi i documenti medici consegnati durante la visita. Nel secondo verbale di commissione non è presente anamnesi, né documenti medici consegnati e neppure la diagnosi o gli accertamenti previsti. Tutto questo è stato raccontato a mezzo stampa e su diversi siti web dalla stessa M. P.;

   risulta che il presidente dell'Inps abbia contattato la donna assicurandole che avrebbe effettuato le dovute verifiche, sollecitando un nuovo esame della domanda. Da fonti stampa si apprende che la domanda è stata dunque riesaminata positivamente per quanto concerne il riconoscimento dell'invalidità al 100 per cento ma che non sarebbe stato riconosciuto l'accompagnamento;

   quanto accaduto è di una gravità inaudita e rischia di creare preoccupanti precedenti in tema di invalidità civile, in particolare nei confronti di coloro che decidono di non arrendersi e, con grandi sacrifici, cercano di superare i grandi ostacoli che trovano sul loro cammino, realizzandosi nella vita e conseguendo traguardi importanti a dispetto delle difficoltà –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se intenda adottare iniziative affinché l'Inps ponga tempestivamente rimedio alla situazione di cui in premessa;

   se intenda avviare verifiche per quanto di competenza al fine di appurare per quale motivo la commissione Inps non abbia tenuto conto della sentenza del tribunale del lavoro citata in premessa;

   se si intendano adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, per fare in modo che simili episodi non si ripetano più.
(4-08306)

SALUTE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   alla data odierna sono ancora in fase di studio numerosi anticorpi monoclonali per il trattamento di pazienti con Covid-19 e non esiste nessuno studio scientifico pubblicato che consenta di affermare che siano un trattamento salva-vita;

   il 1° febbraio 2021 l'Ema ha iniziato «la revisione continua» sugli anticorpi monoclonali per il trattamento del Covid-19 e la procedura continuerà fino a quando non saranno disponibili prove sufficienti per fornire un parere scientifico armonizzato a livello di Unione europea prima che venga rilasciata un'autorizzazione formale dai Paesi membri;

   nel comunicato stampa del 5 febbraio 2021 l'Aifa ha pubblicato il parere della Commissione tecnico scientifica (Cts) sull'utilizzo degli anticorpi monoclonali prodotti da Eli Lilly e Regeneron (autorizzati ma non approvati dall'Agenzia governativa statunitense Food and Drug Administration (Fda))

   la Cts «a maggioranza» e in via straordinaria, ha ritenuto opportuno offrire l'opzione terapeutica ai soggetti non ospedalizzati con una malattia lieve/moderata ma ad alto rischio di sviluppare forme di Covid-19 più gravi, nonostante «l'immaturità dei dati e la conseguente incertezza rispetto all'entità del beneficio offerto da tali farmaci» e il «setting a rischio per il quale attualmente non è disponibile alcun trattamento standard di provata efficacia»;

   in fase istruttoria Eli Lilly ha chiarito che l'uso è stato autorizzato negli Stati Uniti e in Canada solo per quanto riguarda il farmaco bamlanivimab al dosaggio di 700 milligrammi, e che attualmente non sono disponibili né i dosaggi più alti di esso né la combinazione con etesevimab. L'azienda ha confermato che il dato relativo ad una riduzione del 70 per cento della mortalità (che non risulta ancora pubblicato e per il quale nel corso dell'audizione non sono stati presentati risultati) si riferisce unicamente alla combinazione. L'azienda stessa ha concordato che la correlazione tra il dosaggio di 700 milligrammi in monoterapia e gli esiti positivi e la riduzione della carica virale su pazienti ambulatoriali con sintomi lievi/moderati, non appare attualmente dimostrata;

   riguardo alla combinazione dei due anticorpi di Regeneron/Roche, sono stati presentati alcuni dati aggiuntivi che confermano quelli già pubblicati e il setting è quello dei soggetti ambulatoriali con sintomi lievi/moderati e la percentuale di protezione risulta incrementata nei soggetti a rischio;

   un aspetto critico, sottovalutato dalla stessa Commissione, ma evidenziato dal mondo scientifico, riguarda le barriere logistiche e organizzative:

    considerando la laboriosità per la produzione di questi farmaci, se fossero dati a tutti i pazienti a rischio di Covid-19 grave, le scorte si esaurirebbero in meno di due settimane;

    la somministrazione endovenosa dovrebbe essere fatta da personale sanitario e in ambiente ospedaliero attrezzato – per gestire eventuali emergenze – frequentato anche da persone immunocompromesse che rischierebbero di incrociare pazienti Covid-19 nel momento di massima carica virale;

    la durata totale delle prestazioni è di circa tre ore, che andrebbero a gravare sulle strutture ospedaliere già pesantemente sotto pressione;

   non esiste ancora nessun «marker» che confermi chi è a rischio e potrebbe effettivamente beneficiare del trattamento. Negli Usa sono stati definiti dei criteri di rischio molto larghi (età, peso, co-morbidità), che non rappresentano nessuna reale indicazione;

   l'efficacia di questo farmaco, anche nei casi in cui riesce a scongiurare un peggioramento del quadro clinico, è limitata a circa 6 mesi, ed il costo della singola dose varia dai mille ai duemila euro;

   con questo parere, la Cts ha autorizzato a verificare le possibili modalità di utilizzo degli anticorpi monoclonali, nonostante «prove di efficacia ancora preliminari» e in attesa delle decisioni assunte da Ema. La Commissione ritiene necessario «acquisire nuove evidenze scientifiche che consentano di stimare più chiaramente il valore clinico degli anticorpi e definire le popolazioni di pazienti che ne possano maggiormente beneficiare», considerando che «tali farmaci non possono essere attualmente considerati uno standard di cura», ritiene «fondamentale sia la prosecuzione degli studi in corso sia l'avvio di nuovi studi clinici, anche comparativi»;

   l'Aifa ha emesso un bando, con scadenza 15 febbraio 2020, per promuovere uno studio clinico al fine di verificare l'efficacia degli anticorpi monoclonali per il trattamento di Covid-19, finanziato con parte del «Fondo per Convenzioni e Progetti scientifici»;

   da notizie di stampa si apprende che il Ministro della salute avrebbe accordato ad Aifa la disponibilità di un Fondo di circa 400 milioni di euro per il loro acquisto;

   il 6 febbraio 2021 il Ministro della salute ha annunciato di aver firmato il decreto che autorizza la distribuzione, in via straordinaria, di tali farmaci –:

   se il Ministro confermi di aver autorizzato la spesa di 400 milioni di euro per l'acquisto degli anticorpi monoclonali e da quale fondo sanitario saranno resi disponibili;

   se il Ministro non ritenga opportuno fornire maggiori informazioni sulle motivazioni che hanno portato alla firma del decreto, nonostante nessun dato certo di comprovata efficacia e prima di aver ricevuto il parere scientifico e l'autorizzazione da parte dell'Agenzia europea per i medicinali.
(2-01104) «Ianaro, Nappi, Mammì, Nesci, Sapia».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   varie fonti di stampa hanno segnalato, nelle ultime settimane, che una buona parte del personale addetto alle pulizie e al servizio mensa in ospedali e strutture socio-sanitarie sta rifiutando la vaccinazione anti Covid-19;

   mentre l'adesione alla campagna vaccinale da parte del personale sanitario – medici ed infermieri – sarebbe alta, lo stesso non si potrebbe dire per il personale ausiliario;

   è inammissibile che chi opera in ospedali e strutture socio-sanitarie non si vaccini. I ricoverati, gli anziani ospiti delle strutture socio-sanitarie o i disabili che frequentano i centri, a cui non è consentito incontrare i loro cari, hanno il diritto di non esser minacciati da un'irresponsabile scelta «no-vax»;

   a oltre un mese dall'inizio della campagna vaccinale è il momento di tracciare un primo bilancio per sapere qual è la percentuale di dipendenti che operano all'interno di ospedali e strutture sociosanitarie che hanno rifiutato il vaccino –:

   quanti siano, in percentuale sul totale, gli addetti ai servizi ausiliari, quali mense e pulizie, impiegati presso ospedali e strutture socio-sanitarie ad aver rifiutato la vaccinazione anti Covid-19, regione per regione.
(5-05381)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, in data 16 gennaio 2021, il presidente e l'assessore alla sanità della regione Puglia annunciarono il termine dei lavori di realizzazione del nuovo ospedale Covid, ubicato all'interno di un'area della Fiera del Levante di Bari e assegnato in gestione al Policlinico di Bari;

   in particolare, il presidente della regione Puglia dichiarò alla stampa che l'ospedale sarebbe stato «il perno fondamentale del piano pandemico permanente della Regione Puglia» e che nulla di questo investimento sarebbe stato sprecato neanche dopo l'emergenza, mentre l'assessore alla sanità evidenziò che la rete ospedaliera regionale di risposta al Covid si sarebbe immediatamente «allargata di oltre 150 posti letto, realizzati a tempo di record e con altissimi standard qualitativi»;

   a seguito di una recente visita effettuata in data 2 febbraio 2021 presso l'ospedale, e contrariamente a quanto dichiarato dagli amministratori della regione Puglia, alcuni esponenti di Fratelli d'Italia hanno preso atto di alcuni elementi che, di fatto, sembrerebbero configurare un utilizzo poco ponderato delle risorse pubbliche stanziate per la realizzazione della struttura;

   in particolare, gli esponenti politici hanno fatto notare che i posti di terapia intensiva necessari a contrastare le emergenze che continuano a manifestarsi quotidianamente durante la pandemia in corso sono solo 14, potenzialmente aumentabili a 28, e che questo dato, rapportato soprattutto al costo finale per la realizzazione della struttura, aumentato dai circa 8,5 milioni di euro a base d'appalto ai circa 17 milioni di euro finali, nonché ai 111.000 euro mensili di affitto dell'area da versare alla proprietà della Fiera del Levante, sembrerebbe, secondo l'interrogante, configurare chiaramente uno spreco di danaro pubblico;

   secondo gli esponenti di Fratelli d'Italia, sarebbe stato meno costoso e più semplice disporre la realizzazione e la distribuzione dei 14 posti letto di terapia intensiva tra i reparti Covid già attivi nelle varie strutture sanitarie pubbliche in Puglia, evitando così di investire ingenti risorse pubbliche per realizzare una nuova struttura la cui funzionalità è attualmente e di fatto limitata e circoscritta alle 14 postazioni citate –:

   se il Governo non intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative, per quanto di competenza, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, volte ad accertare, con riferimento ai provvedimenti relativi alla realizzazione della struttura sanitaria pubblica citata in premessa, la regolarità della gestione amministrativa e contabile e le modalità di utilizzo delle risorse pubbliche poste in essere dall'amministrazione della regione Puglia, finalizzando l'attività ispettiva alla verifica dell'economicità, dell'efficacia e dell'efficienza dell'investimento realizzato.
(5-05385)

Interrogazione a risposta scritta:


   LACARRA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia 5 milioni di persone soffrono di incontinenza e il 60 per cento sono donne;

   tale patologia è ancora vissuta come un vero stigma sociale, e in tale ottica il Ministero della salute con direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 maggio 2006, ha indetto il 28 giugno la «Giornata nazionale per la prevenzione e la cura dell'incontinenza»;

   la giornata è stata promossa dai pazienti e voluta dal Ministero della salute e ha le seguenti finalità: «Nell'ambito di tale giornata, le amministrazioni pubbliche e gli organismi di volontariato s'impegnano a promuovere, attraverso idonee iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, quali il contributo di specialisti, che effettueranno controlli medici gratuitamente, l'attenzione e l'informazione sui problemi delle persone incontinenti e di quanti sono coinvolti, direttamente o indirettamente, nelle loro vicende, al fine di sviluppare politiche pubbliche e private che allarghino le possibilità di guarire dalla malattia, o quantomeno conviverci con dignità»;

   in Italia l'incontinenza incide pesantemente sulla qualità e quantità di vita provocando nelle persone colpite isolamento sociale, ansia e depressione che fanno sì che solo una piccola minoranza si rivolga al medico di famiglia. La patologia, invece, come evidenziano i massimi esperti nel settore, nella stragrande maggioranza dei casi può essere curata con successo tramite la rieducazione perineale, la chirurgia mininvasiva, la neuromodulazione, e altre terapie;

   stime indicano che lo Stato, tramite regioni e Asl spende oltre 420 milioni di euro l'anno (più Iva al 4 per cento e costi della filiera) per i soli pannoloni, mentre tramite l'implementazione di percorsi riabilitativi i costi si ridurrebbero drasticamente. I costi globali del settore, tra pubblico e privato sociale ammontano a circa 2,5 miliardi di euro annui, come stima l'Associazione pazienti Fincopp – Federazione italiana incontinenti e disfunzioni del pavimento pelvico);

   l'incontinenza è, come detto, un vero e proprio tabù medico ed è pertanto importante divulgare le problematiche e le possibili soluzioni. A tal proposito, sarebbe fondamentale attivare appositi «Centri»;

   un tavolo sull'incontinenza è stato istituito nel 2015 (decreto ministeriale 2 ottobre 2015) dalla Ministra alla salute pro tempore e ha prodotto l'accordo della Conferenza Stato-regioni del 24 gennaio 2018, che prevede l'attivazione dei «Tavoli di lavoro regionali sull'incontinenza» e l'apertura dei Centri di 1°, 2° e 3° livello in ogni regione;

   per monitorare l'operatività delle regioni e l'attivazione dei «Tavoli regionali» con l'apertura dei «Centri Riabilitativi di 1°, 2° e 3° livello», si ritiene utile ed indispensabile attivare presso il Ministero della salute un «Tavolo permanente e ristretto sull'incontinenza urinaria, fecale e disturbi al pavimento pelvico» con la partecipazione delle associazioni pazienti;

   il «Tavolo» non comporta al Ministero alcun onere economico, poiché le riunioni possono svolgersi da remoto e con oneri economici a carico dei partecipanti –:

   se intenda chiarire le ragioni a causa delle quali non è ancora stato attivato il «Tavolo» sull'incontinenza come richiesto dalle associazioni pazienti;

   se intenda intraprendere immediate iniziative al fine di attivare il suddetto «Tavolo».
(4-08303)

Apposizione di una firma
ad una mozione.

  La mozione Giachetti e altri n. 1-00420, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rosato.

Apposizione di firme ad interpellanze.

  L'interpellanza Delmastro Delle Vedove n. 2-01099, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Donzelli.

  L'interpellanza D'Uva n. 2-01103, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Papiro.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Belotti n. 3-02049, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Colmellere, De Angelis, Maturi, Patelli, Racchella, Sasso, Toccalini, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Panizzut, Paolin, Sutto, Tiramani, Cavandoli.

  L'interrogazione a risposta orale Delmastro Delle Vedove n. 3-02052, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Donzelli.

  L'interrogazione a risposta orale Delmastro Delle Vedove n. 3-02058, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Donzelli.

  L'interrogazione a risposta scritta Gava e altri n. 4-08157, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Di Muro.

  L'interrogazione a risposta scritta Lucaselli n. 4-08185, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-08187, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Mantovani n. 4-08203, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Delmastro Delle Vedove e altri n. 4-08233, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 5-05342, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 febbraio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Donzelli.

Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Angiola n. 2-01080 del 20 gennaio 2021.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta scritta Cunial n. 4-08292 del 17 febbraio 2021 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05383.