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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 18 gennaio 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   DARA, GUIDESI, ANDREUZZA, BINELLI, COLLA, FIORINI, GALLI, PETTAZZI, PIASTRA e SALTAMARTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri entrato in vigore il 16 gennaio 2021 vieta espressamente, alla lettera gg) del comma 10 dell'articolo 1, la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica ed analcolica da parte di tutti i negozi specializzati con codici Ateco 47.25 dalle ore 18,00, lasciando, invece, la libertà di vendere gli stessi prodotti a tutti gli altri negozi commerciali;

   il medesimo divieto riguarda anche le attività con codice Ateco 56.3;

   tale espresso divieto appare agli interroganti discriminatorio e privo di alcuna ratio ai fini delle misure atte a contrastare e contenere il diffondersi del virus Covid-19;

   se, infatti, come ovvio supporre, la norma è volta non già a contrastare la vendita di bevande alcoliche, bensì a evitare assembramenti e uscite per acquisti, risulta incomprensibile la scelta di vietare a centinaia di enoteche sparse per il territorio nazionale di continuare a lavorare nel rispetto dei protocolli di sicurezza igienico-sanitari e di distanziamento interpersonale prescritti, consentendolo invece alla grande distribuzione;

   come denunciato in una lettera aperta del presidente di Vinarius, l'Associazione delle enoteche italiane, pur comprendendo «il momento di forte difficoltà che sta attraversando il nostro Paese a causa della pandemia e il carattere di urgenza con cui vengono prese le relative decisioni incorrendo in possibili errori nella redazione dei codici ATECO,» tale norma discrimina «attività e operatori professionali appartenenti al settore del commercio di bevande alcoliche» preoccupato dal fatto che «inibire l'apertura dopo le 18 toglie all'enoteca il 30% del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati» –:

   quali siano le ragioni sottese alla scelta di vietare per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25 l'asporto dopo le 18 e se il Governo non ritenga di rivedere tale decisione eliminando detto divieto, a giudizio degli interroganti, fortemente discriminatorio.
(3-02024)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   tra i primi fornitori di mascherine FFP2, FFP3 e chirurgiche nei confronti dell'Italia vi sono state le due società cinesi Wenzhou Light Industrial Products Arts & Crafts Import Export CQ LTD e la Luokai Trade CO. LTD;

   in particolare, la Luokai è stata aggiudicataria delle gare con identificativo Cig 827463901F e 8274638F47, entrambe assegnate con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando, per un totale di oltre 571 milioni di pezzi ad un prezzo di poco inferiore ai 634 milioni di euro;

   la Wenzhou Light Industrial Products è stata aggiudicataria delle gare con identificativo Cig 8275123ED, 82611325C9, 826853314A, 8257472974 (quest'ultima affidata alla Wenzhou Moon Ray Import & Export Co) alcune assegnate con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando e altre mediante affidamento diretto, per un totale di 230 milioni di pezzi ad un prezzo di 617,5 milioni;

   le due società sono state più volte oggetto di inchieste giornalistiche da parte del quotidiano La Verità e i fatti relativi alle forniture cinesi sono attualmente al vaglio degli inquirenti, con lo scopo di capire se via siano stati reati nell'ambito dell'intermediazione ad opera di vari personaggi coinvolti nell'operazione e già oggetto di precedenti interrogazioni;

   sono numerose le domande poste da La Verità e rimaste inevase in quanto gli avvocati personali del commissario straordinario Arcuri, rappresentato dallo studio legale Volo, hanno negato le informazioni richieste dal giornale facendo pervenire – a giudizio dell'interrogante sostituendosi non si sa in virtù di quale titolo alle strutture amministrative competenti – mail contenenti il rifiuto a fornire i dati richiesti;

   recenti inchieste giornalistiche, come quelle condotte da «Striscia la Notizia», hanno portato in rilievo il fatto che numerose mascherine non forniscono gli standard di protezione richiesti dalle norme di qualità vigenti. Dopo alcuni test di laboratorio sulle reali capacità di filtraggio, sono emerse notevoli discrepanze tra quanto certificato e quanto effettivamente riscontrato;

   data la mole del quantitativo di mascherine importate dalle due aziende cinesi, appare necessario verificare sia il rispetto degli standard qualitativi richiesti dalla normativa sia il rispetto dei requisiti oggettivi e soggettivi delle due aziende attenzionate necessari, ai sensi della normativa vigente, per perfezionare l'aggiudicazione delle procedure di fornitura –:

   se il Governo abbia effettuato le verifiche amministrative sul possesso dei requisiti oggettivi e soggettivi necessari per contrarre con la pubblica amministrazione in capo alla Wenzhou Light Industrial Products e alla Luokai Trade;

   se il Governo intenda pubblicare le certificazioni di qualità delle mascherine fornite dalla Wenzhou Light Industrial Products e dalla Luokai Trade.
(3-02025)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ANZALDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   giovedì 14 gennaio 2021 è comparsa sul profilo personale e ufficiale del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, un'immagine di odio contro il senatore Matteo Renzi, con il rimando ad una pagina intitolata «Conte premier, Renzi a casa!»;

   la Presidenza del Consiglio dei ministri, con un comunicato ufficiale, ha affermato che la pubblicazione dell'immagine non era stata autorizzata né da Conte, né dal responsabile editoriale web e social media del Presidente del Consiglio dei ministri, Dario Adamo. Nel comunicato ufficiale la Presidenza del Consiglio ha aggiunto di non escludere «l'ipotesi di un tentativo di hackeraggio»;

   alla richiesta del quotidiano La Stampa di commentare l'ipotesi di hackeraggio, ventilata senza alcuna prova o preventiva verifica da Palazzo Chigi, Facebook ha risposto: «Dall'esame del caso non ci risultano per il momento evidenze di hackeraggio della pagina Facebook di Conte»;

   non risulta che la Presidenza del Consiglio dei ministri abbia presentato denuncia alla polizia postale, sebbene l'eventuale hackeraggio del profilo del Presidente del Consiglio configuri evidenti profili di pesante gravità anche per la sicurezza nazionale, considerando che il premier è anche titolare della delega sui servizi segreti;

   secondo quanto riportato dal sito Formiche.net, il gruppo Facebook «Conte premier, Renzi a casa!» è stato creato oggi e amministrato da Infopolitica, «una pagina che condivideva post a favore del Movimento 5 stelle», collegata «a un sito, informazionevera.it, non più attivo, che era finito sotto la lente d'ingrandimento della procura di Roma come uno dei punti di riferimento della “tweet-storm” a sostegno delle richieste del Movimento 5 stelle per l'impeachment al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella primavera del 2018»;

   secondo quanto scrive il sito «Tpi.it», «il responsabile di InformazioneVera.it era tale Piergiorgio, alias “Pierre” Cantagallo, militante 5 stelle con un grande seguito su Facebook: oltre 270 mila seguaci oggi». Cantagallo, secondo un lancio del 13 novembre 2018 dell'agenzia di stampa «Adnkronos», risulterebbe essere tra i collaboratori assunti dal Gruppo M5s alla Camera dei deputati per occuparsi di social media e moderazione di gruppi Facebook –:

   se, alla luce dell'ipotesi di hackeraggio del profilo del Presidente del Consiglio dei ministri avanzata da Palazzo Chigi, non si reputi doveroso avviare immediatamente attraverso la polizia postale le dovute verifiche, affinché sia fatta chiarezza su una vicenda opaca e grave, anche per il coinvolgimento di una pagina Facebook collegata alle campagne di odio informatiche richiamate in premessa.
(5-05283)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MULÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   durante l'attuale emergenza sanitaria appaiono quotidianamente nei servizi in onda nei telegiornali Rai, ed in modo particolare al Tg1, immagini, solo talvolta modificate e aggiornate, che mostrano il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, nei suoi uffici di Palazzo Chigi;

   è, dunque, del tutto evidente che le immagini riprodotte nei telegiornali non si riferiscono ad un evento in particolare, ma sono le medesime immagini che di fatto corredano i servizi del Presidente del Consiglio dei ministri per diverse settimane;

   a tal proposito, la Rai, in merito alla risposta fornita al quesito n. 1538/ComRai in merito al meccanismo di produzione delle riprese, afferma che «...a causa della pandemia, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha disposto che, per motivi di sicurezza sanitaria, non sia opportuno che operatori esterni lavorino negli ambienti del Palazzo Chigi per produrre servizi televisivi e, pertanto, tutte le immagini del Presidente del Consiglio vengono realizzate direttamente dagli uffici della Presidenza stessa»;

   la risposta fornita dall'azienda pubblica, ad avviso dell'interrogante, è a dir poco surreale poiché è incomprensibile come operatori di una struttura diversa – peraltro pagata con i soldi dei contribuenti italiani – siano immuni dal Covid-19 rispetto agli operatori del servizio pubblico che sono comunque soggetti a profilassi sanitaria anti-Covid-19;

   peraltro, la Rai che può contare su un apparato produttivo di circa 6 mila tecnici, ai quali si aggiungono innumerevoli appalti esterni, avrebbe dovuto occuparsi, nel rispetto dell'autonomia giornalistica del servizio pubblico, anche delle riprese del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte;

   quella che poteva considerarsi una situazione eccezionale nelle prime settimane della pandemia, quando ancora non erano a disposizione mascherine e dispositivi di sicurezza, è con tutta evidenza diventata una distorsione permanente dell'informazione che non si verifica per nessun esponente politico o delle istituzioni, ad eccezione del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte;

   a parere dell'interrogante il meccanismo attualmente adottato per la produzione delle riprese che riguardano il Presidente del Consiglio dei ministri rappresenta una evidente violazione delle prerogative di indipendenza e deontologia professionale delle testate giornalistiche della Rai e più in generale dell'autonomia giornalistica del servizio pubblico –:

   se il Governo non intenda chiarire tempestivamente quali siano le modalità e le procedure impiegate per la realizzazione delle immagini citate in premessa e, soprattutto, come siano state selezionate, a quali testate giornalistiche siano state inviate e con quali criteri siano state scelte le testate a cui inviare le immagini stesse;

   se non intenda fornire una indicazione temporale entro la quale si prevede ragionevolmente di ripristinare un ordinario meccanismo di produzione delle riprese che riguardano il Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-08050)


   LUPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dai dati (Istat e Ministero del lavoro e delle politiche sociali) si evince che, ogni anno, le persone disabili disoccupate, iscritte nelle liste di cui all'articolo 8 della legge n. 68 del 1999, sono circa 800.000 e che, di queste persone iscritte, gli avviamenti al lavoro sono mediamente il 3,4 per cento (circa 20-30.000 persone): questa percentuale è molto bassa e pone l'Italia in una delle ultime posizioni in Europa;

   per il 2019 e il 2020 si stima che il numero degli iscritti si sia stato di oltre 800.000, ma quando avrà termine la sospensione dei licenziamenti dovuta al Covid, nel 2021, è facile immaginare che si arriverà al milione;

   il sistema pubblico di collocamento delle persone disabili non riuscirà ad inserire che una minima parte di questo milione di persone, poiché i soggetti più deboli si vedranno scavalcati da ex lavoratori licenziati. Infatti, tutta la filiera del collocamento mirato avviata nel 1999 con la suddetta legge n. 68 è inceppata, da anni, anche se nessuno ne parla;

   questa filiera presenta gravi carenze (oneri burocratici, troppo differenziate le prassi amministrative degli uffici sul territorio e altro) e deve riferirsi a sistemi normativi differenziati a seconda del territorio regionale, alle differenze enormi di tessuti produttivi, alle sperequazioni nelle risorse disponibili;

   tutti gli operatori del settore riferiscono che è praticamente impossibile che il sistema pubblico di collocamento riesca davvero ad inserire nei posti di lavoro determinate categorie di disabili – psichici, intellettivi, malati rari, persone con disturbi relazionali;

   in data 13 novembre 2020, il Sottosegretario Puglisi che rispondeva ad una interpellanza urgente ha fornito al Parlamento un dato sorprendente: le domande delle aziende per accedere agli incentivi di cui all'articolo 13 della legge n. 68 del 1999 sono state, per il 2019, 1.141 (di cui 259 si riferiscono a persone affette da disabilità intellettiva e psichica) e per il 2020, 1.231 (di cui 316 riferite a persone affette da disabilità intellettiva e psichica);

   per chiunque conosca l'appetibilità per le imprese dell'incentivo di cui all'articolo 13, che arriva – per i disabili psichici e intellettivi – fino al 70 per cento degli oneri contributivi per ogni assunto, prolungato per ben cinque anni, questo dato è la più eclatante dimostrazione dello stato di agonia del sistema di collocamento pubblico e della sua completa inutilità per le centinaia di migliaia di disabili più complessi (intellettivi, psichici, persone con disturbi relazionali e malati rari);

   ci si aspettava di vedere traccia di questa strategia nel Piano di ripresa e resilienza poiché si è proprio nell'ambito che l'Europa indica agli Stati membri come via maestra per l'uscita dalla pandemia grazie ad una maggiore coesione continentale;

   il Governo italiano, invece, ha letteralmente «dimenticato» il riferimento del collocamento delle persone disabili nel Pnrr –:

   se il Governo intenda impegnarsi a inserire una voce specifica del Piano dedicata alla «occupazione delle persone con disabilità», basando questo intervento su «percorsi individualizzati di valutazione, formazione preparatoria al lavoro, orientamento, inserimento e accompagnamento» (l'unica modalità per l'inserimento effettivo delle persone con disabilità) e se si intenda prevedere – per questa voce – una linea di finanziamento ad hoc e indicare le linee generali di questo intervento straordinario che non potrà che basarsi sulla collaborazione fra un soggetto nazionale (ANPAL) e le imprese e associazioni ed agenzie del Terzo Settore, depositarie di esperienza e competenza indispensabili a questa delicata funzione, secondo i princìpi della sussidiarietà.
(4-08051)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con l'interrogazione n. 4-07541 si è esposta la pericolosità del vaccino Pfizer;

   con l'interrogazione n. 4-07842 si è chiesto al Governo di subordinare l'avvio della vaccinazione Pfizer, alla ricezione dei dati originali provvisori del trial per le pubblicazioni indipendenti;

   con l'interrogazione n. 4-07990 si è chiesto di interrompere la somministrazione di Comirnaty fino a quando il Governo non fosse riuscito a garantire al cittadino il diritto e la possibilità di dichiarare in modo veritiero e corretto le ipersensibilità ai componenti del farmaco;

   il consigliere regionale Davide Barillari in una interrogazione all'assessore alla sanità della regione Lazio, ha illustrato, correttamente ed esaurientemente, a giudizio dell'interrogante, il motivo per il quale il vaccino Pfizer trova la sua cornice normativa nella legislazione sui farmaci sperimentali;

   con un articolo dal titolo «Peter Doshi: I vaccini Pfizer e Moderna “efficaci al 95 per cento” abbiamo bisogno di maggiori dettagli e dati grezzi», Peter Doshi, editore associato di The BMJs, ha riesaminato i dati ufficiali in merito alla sperimentazione Pfizer in possesso della Fda americana ed afferma che una stima approssimativa dell'efficacia del vaccino contro lo sviluppo di sintomi di Covid-19, con o senza un risultato positivo del test Pcr dà una riduzione del rischio del 19 per cento, molto al di sotto della soglia di efficacia del 50 per cento per l'autorizzazione stabilita dalle autorità di regolamentazione americana e che anche dopo la rimozione dei casi verificatisi entro 7 giorni dalla vaccinazione (409 sul vaccino Pfizer vs 287 sul placebo), che dovrebbe includere la maggior parte dei sintomi dovuti alla reattogenicità del vaccino a breve termine, l'efficacia del vaccino rimane bassa: 29 per cento;

   è notizia recente della morte di 23 persone in Norvegia a seguito della vaccinazione Pfizer e a seguito di ciò gli esperti sanitari cinesi hanno invitato la Norvegia e altri Paesi a sospendere l'uso di vaccini Covid-19 basati su mRNA prodotti da aziende come Pfizer, in particolare tra gli anziani, a causa delle incertezze di sicurezza dei vaccini a seguito della morte di 23 anziani norvegesi che hanno ricevuto il vaccino;

   in Italia si stanno verificando preoccupanti casi di focolaio post vaccinazione, come ad esempio quello della Rsa Santa Caterina di via San Vincenzo a Prato, dove 97 su 102 anziani sono risultati positivi dopo la vaccinazione –:

   se il Governo non intenda interrompere la somministrazione del vaccino Pfizer immediatamente.
(4-08055)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

  il Ministro interrogato nei giorni scorsi, si è recato in Giordania ed ha incontrato il Ministro per la Cooperazione Internazionale, Nasser Shraideh;

   secondo le agenzie di stampa locali, i due avrebbero discusso del nuovo piano di aiuti da parte dell'Italia a favore del Regno di Giordania per il triennio 2021-2023;

   Italia e Giordania sarebbero al lavoro per finalizzare i termini del programma che dovranno essere approvati nelle prossime settimane nell'ambito di un accordo quadro;

   secondo quanto diffuso in un comunicato del Ministro giordano, i due Ministri hanno concordato sulla necessità di indirizzare i fondi italiani, che ammonterebbero a 235 milioni di euro nel triennio, al sostegno della ripresa economica, dell'occupazione e della creazione di ulteriori posti di lavoro nel settore privato, in particolare contribuendo al programma «Estidama» (Sostenibilità);

   il Governo giordano dice che l'ammontare delle risorse dell'aiuto italiano riflette una grande comprensione della situazione corrente e delle sfide che il Regno di Giordania sta affrontando, sottolineando gli sforzi compiuti dal Governo giordano a sostegno dei settori economici maggiormente colpiti dal COVID-19;

   ancora una volta il Governo italiano per l'interrogante resta sordo alle richieste dei suoi cittadini, girando il mondo e facendo solidarietà con la cassa degli italiani, mentre si accinge a chiedere nuovo debito per sostenere la Patria;

   ancora una volta, si assiste al fatto che 235 milioni di euro che sarebbe stato più opportuno spendere in Patria, per curare le ferite economiche della Nazione, sono stati destinati altrove. Basti pensare che per le partite iva da ristorare nel decreto-legge n. 172 del 2020 (decreto «Natale»), sono stati assegnati solo 645 milioni. Avrebbero potuto essere 880 milioni di euro;

   235 milioni di euro che potevano essere destinati a garantire il ritorno in aula in sicurezza per tutti o per ridurre il divario digitale tra le famiglie italiane, che oggi assurge ad essere una delle più pericolose fonti di sperequazione;

   a giudizio dell'interrogante, non occorre andare oltre i confini per fare solidarietà in quanto la condizione degli italiani, come certificato da Banca d'Italia nella «Nota COVID-19» rilasciata di recente, che fotografa la situazione economica e finanziaria di una Nazione sfigurata dalla crisi sanitaria;

   il reddito disponibile degli italiani, nel primo semestre del 2020, si è ridotto dell'8,8 per cento rispetto al primo semestre del 2019, che fa registrare una contrazione decisamente più ampia di quelle registrate nelle fasi più acute della crisi finanziaria del 2008-2009, quando la contrazione fu del -5,2 per cento rispetto alla crisi dei debiti sovrani del 2011, che fu del -3,4 per cento;

   i redditi da lavoro dipendente sono scesi dell'8,7 per cento mentre i redditi da lavoro e i profitti delle famiglie produttrici si sono ridotti del 7,4 per cento. Tutti gli altri redditi hanno vissuto un calo ben più drammatico del 13 per cento nei primi sei mesi del 2020, mentre i consumi sono calati del -9,8 per cento;

   il COVID ha gravato pesantemente su debito pubblico e redditi degli italiani, facendo registrare i dati peggiori degli ultimi 20 anni –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per sospendere ogni erogazione a valere sui fondi per la cooperazione internazionale per destinare le relative risorse a politiche per sostenere l'economia italiana;

   quali siano le ragioni per cui dalle comunicazioni ufficiali della Farnesina non risultino le somme indicate dal Governo giordano.
(5-05286)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 gennaio 2021 il quotidiano on-line Il Dolomiti, ha pubblicato un articolo che denunciava il comportamento di un automobilista che, sul Passo Tre Croci in direzione di Auronzo di Cadore, a bordo della sua macchina ha inseguito alla velocità di 50 chilometri orari quattro lupi costringendoli a correre senza tregua per non essere uccisi;

   l'articolo è corredato da un video con audio, girato dallo stesso automobilista che, suonando più volte il clacson per terrorizzare i lupi ulteriormente, commenta il crudele inseguimento con frasi di sfida e violente come «adesso li scanno, voglio vedere», «...sono ormai due chilometri che le bestie stanno correndo»;

   nonostante i lupi siano riusciti miracolosamente a salvarsi dall'inseguitore, è probabile che, visto il periodo di pieno inverno e le temperature particolarmente rigide del periodo, non riescano a sopravvivere per l'enorme e spropositato dispendio di energie;

   il video sta facendo il giro del web allo scopo di rintracciare l'uomo per poterlo perseguire per l'atto compiuto che è reato, ma rischia anche di riscuotere consensi e diventare esempio da emulare tra coloro che criminalizzano il lupo e ne auspicano l'abbattimento controllato;

   il lupo è una specie protetta e tutelata dalla legge n. 157 del 1992 e considerato patrimonio indisponibile dello Stato;

   l'inseguimento dei quattro lupi è da considerarsi reato ai sensi dell'articolo 544-ter del codice penale che tra l'altro stabilisce che «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale»;

   il lupo è tutelato dall'articolo 12, paragrafo 1, della direttiva 92/43 (direttiva «Habitat»), relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche;

   nella sentenza dell'11 giugno 2020, la Corte di giustizia europea si è espressa sull'ambito di applicazione territoriale del regime di rigorosa tutela di talune specie animali previsto dalla suddetta direttiva. A tale riguardo, la Corte ha confermato che tale regime di rigorosa tutela previsto per le specie elencate all'allegato IV, punto a), della citata direttiva, come il lupo, si applica anche a esemplari che lasciano il loro habitat naturale e si ritrovano in zone popolate dall'uomo –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza intenda adottare affinché siano espressamente vietati e perseguiti comportamenti analoghi, violenti e crudeli, nei confronti dei lupi o di qualsiasi altro animale;

   se il Governo non ritenga opportuno acquisire elementi sulla vicenda e quali iniziative, per quanto di competenza, siano state messe in campo affinché non si ripetano tali comportamenti e non ne sia data ampia diffusione attraverso i social media.
(4-08058)


   GRIPPA, NESCI e BARBUTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 21 dicembre 2020 presso il sito della società «Esplodenti Sabino» a Casalbordino, in provincia di Chieti, si è verificata una violenta esplosione che ha fatto purtroppo registrare anche tre vittime;

   come si legge sul sito della società, l'azienda si occupa di demilitarizzare «tutti i tipi di munizionamento convenzionale, bombe di aereo, sistemi d'arma, razzi, mine navali». Il «95 per cento dei materiali recuperati» dalla demilitarizzazione «viene riutilizzato in campo civile»;

   per consentire l'intervento dei vigili del fuoco e mettere in sicurezza la zona, la strada statale 16 è stata interrotta e anche il traffico sulla ferrovia adriatica tra Fossacesia e il porto di Vasto veniva immediatamente sospeso. In merito all'accertamento delle cause dell'esplosione, è stato aperto un procedimento presso la sede della procura della Repubblica di Vasto. Come primo provvedimento adottato dalla prefettura di Chieti, si appreso della sospensione della licenza di esercizio per la Esplodenti Sabino;

   la direzione generale per le valutazioni ambientali, divisione IV, rischio rilevante e autorizzazione integrata ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in collaborazione con il Servizio rischio industriale di Ispra, ha aggiornato al 30 settembre 2020 l'inventario nazionale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante, di cui originariamente al decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334;

   l'azienda sopra riportata è sottoposta agli obblighi di cui al decreto legislativo del 26 giugno 2015 n. 105 che prevede l'attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose - direttiva Seveso. L'elenco degli stabilimenti a rischio in ogni regione è pubblico e disponibile sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; in Abruzzo, risulta che gli impianti classificati sono attualmente 23;

   in tali impianti sono obbligatori, ai sensi delle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 105 del 2015 (prima del 2015 tali obblighi erano previsti nel decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 poi abrogato), il Rapporto di sicurezza, il Piano di emergenza interno e il Piano di Emergenza esterno (aggiornato almeno ogni tre anni e approvato dalla prefettura). Gli ultimi due documenti devono essere elaborati in collaborazione, rispettivamente, del personale delle aziende e dei cittadini. Nel caso di Casalbordino, da una prima verifica sul sito istituzionale, non risulta consultabile all'interrogante, né rintracciabile alcun Piano di emergenza esterno;

   con l'ultimo incidente, si ripropongono le criticità inerenti ai mancati adempimenti previsti dall'applicazione della direttiva Seveso, indi del citato decreto legislativo n. 105 del 2015. Adempimenti che solo di recente sono stati compiuti; come nel caso dei laboratori di fisica del Gran Sasso e, nel chietino, di quelli dello stoccaggio Stogit di Cupello, vicino a Vasto, per i quali i Piani di emergenza esterni sono stati predisposti dalle prefetture solo dopo gli esposti delle associazioni e dopo anni di vulnus. Nel passato, in Abruzzo, si sono verificati altri incidenti che hanno coinvolto siti «Seveso» –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e se questo risulti veritiero;

   se siano in possesso di un quadro completo ed esaustivo inerente alla documentazione dei siti abruzzesi prevista dalla normativa in vigore e in caso affermativo, se intenda fornire i dati a riguardo;

   in caso negativo quali iniziative di competenza intendano adottare in raccordo con la regione Abruzzo, affinché tali dati siano pubblici e ne sia garantita la consultazione;

   se siano a conoscenza dei dati relativi agli incidenti verificatesi nei siti in Abruzzo, contestualmente al relativo aggiornamento degli elenchi nazionali e quali siano il numero di ispezioni svolte negli ultimi dieci in anni sui siti in questione; se intendano fornire i dati inseriti nella banca dati sugli esiti di valutazione dei rapporti di sicurezza e dei sistemi di gestione della sicurezza previsti dapprima dall'articolo 15, comma 4, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 334 e quindi dal decreto legislativo n. 105 del 2015;

   se i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, non intendano adottare le opportune iniziative, al fine di verificare se i soggetti (e gli enti locali) preposti si siano adeguati al rispetto e alla tenuta trasparente della documentazione di sicurezza prevista dalla normativa nazionale, e in caso di inadempienza, quali iniziative di competenza intenda adottare.
(4-08061)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   FARO, MARTINCIGLIO, SCANU, DI LAURO, NAPPI e MASI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   già a partire dal primo decreto cosiddetto «Rilancio» sono stati introdotti diversi sostegni economici per le realtà imprenditoriali e per i singoli lavoratori colpiti dalle restrizioni decise dal Governo per frenare i contagi da coronavirus;

   il comparto relativo alle agenzie viaggi e i tour operator, circa 10 mila soggetti presenti su tutto il territorio nazionale, ha subito ad oggi una perdita di fatturato in media pari al 90 per cento. Secondo i dati forniti dagli organismi rappresentativi del settore, infatti, nei mesi fra marzo e luglio 2020, il settore ha perso ben 5,8 miliardi di euro;

   per questo motivo il decreto Ristori ha previsto un incremento delle risorse per il sostegno agli operatori turistici, dalle agenzie di viaggio e i tour operator alle guide e gli accompagnatori turistici. La dotazione aggiuntiva ammonta a 400 milioni di euro in aggiunta ai 200 milioni già previsti con il decreto Rilancio;

   per la ripartizione, tra i requisiti per accedere al contributo, nel decreto ministeriale del 12 agosto 2020 all'articolo 2, lettera f), si prevede che il beneficiario deve essere in regola con gli obblighi in materia previdenziale, fiscale, assicurativa;

   tale requisito, che nei provvedimenti precedenti e per altre categorie non è stato previsto, ha determinato una disparità di trattamento per questi soggetti che, a seguito dell'emergenza e del conseguente crollo del fatturato, non si sono trovate in regola con i versamenti previdenziali, fiscali e assicurativi, tra l'altro sospesi a livello nazionale;

   mentre ai fini del calcolo del contributo, secondo quanto indicato dall'articolo 3 del medesimo decreto ministeriale, la direzione generale del turismo tiene conto:

    a) della «differenza tra l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi dal 23 febbraio 2020 al 31 luglio 2020 e l'ammontare del fatturato e dei corrispettivi del corrispondente periodo del 2019»;

    b) dei «ricavi riferiti al periodo d'imposta precedente a quello in corso alla data di entrata adozione del presente decreto»;

    c) dell'«importo del contributo a fondo perduto eventualmente percepito ai sensi dell'articolo 25 del decreto-legge n. 34 del 2020»;

   l'ammontare del contributo è poi determinato applicando una percentuale alla differenza tra il fatturato e i corrispettivi dal 1° febbraio 2020 al 31 luglio 2020 e il fatturato e i corrispettivi del corrispondente periodo del 2019;

   ma, sul punto, va tenuto conto della differenza tra le attività di organizzazione e le attività di intermediazione da cui consegue una sostanziale differenza nella tipologia della fatturazione;

   il 9 ottobre 2020 è scaduto il termine per la presentazione delle istanze e sono state presentate 7.124, sebbene come sopra accennato il territorio nazionale conta circa 10.000 operatori nel settore delle agenzie di viaggio e tour operator; infatti, numerosi operatori non sono riusciti a presentare la domanda di ristoro entro la scadenza prevista;

   tali criticità hanno di fatto ridotto la portata sociale ed economica dei ristori previsti per uno dei comparti più colpiti dalla crisi pandemica –:

   quali motivi abbiano determinato il requisito della regolarità verso gli obblighi previdenziali, fiscali e assicurativi di cui all'articolo 2, lettera f), del decreto ministeriale del 12 agosto 2020;

   se sia intenzione del Ministro interrogato rivedere i parametri per la determinazione dei contributi in favore delle agenzie di viaggio e tour operator, anche in ragione delle diverse tipologie di fatturazione dovute alla differenza tra agenzie organizzatrici e agenzie intermediarie;

   se il Ministro interrogato abbia previsto l'eventuale riapertura dei termini scaduti il 9 ottobre 2020 per ampliare la platea dei beneficiari della misura, oggetto della presente interrogazione;

   se saranno previsti ulteriori ristori per le agenzie di viaggio e tour operator aperte nel 2019.
(4-08044)


   MORELLI, CAPITANIO, COIN, MACCANTI, PATELLI, COLMELLERE, DE ANGELIS, RACCHELLA e TOCCALINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 183, comma 10, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (decreto «rilancio»), prevede che, al fine di sostenere la ripresa delle attività culturali, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo realizzi una piattaforma digitale per la fruizione del patrimonio culturale e di spettacoli, anche mediante la partecipazione di Cassa depositi e prestiti S.p.a. (in qualità di istituto nazionale di promozione), con la possibilità di coinvolgere altri soggetti pubblici e privati. L'autorizzazione spesa per tale misura è stabilita in 10 milioni di euro per l'anno 2020;

   con comunicazione del 3 dicembre 2020 la Cassa Depositi e Prestiti S.p.a. ha annunciato la nascita della nuova piattaforma per gli spettacoli on demand degli artisti e degli enti culturali italiani;

   per la realizzazione e la gestione della piattaforma il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e Cassa Depositi e Prestiti S.p.a. hanno avviato un'interlocuzione con i principali operatori presenti nel mercato italiano, all'esito della quale è stata indetta una procedura competitiva aperta per l'individuazione del partner industriale. All'esito è stata selezionata Chili per «la sua esperienza internazionale nel settore, l'innovativa infrastruttura tecnologica utilizzata e il know-how strategico-commerciale utile all'espansione della piattaforma. Per la gestione della piattaforma è stata costituita una nuova società controllata al 51% da CDP e al 49% da CHILI Spa»;

   Chili S.p.a. è un'azienda italiana operante nella distribuzione via internet di film e di serie TV, fondata a Milano nel giugno del 2012. Trasmette film a pagamento su internet, ma non produce nulla a differenza dei concorrenti. Nell'ultimo triennio ha accumulato perdite per oltre 42 milioni di euro;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la cosiddetta «Netflix» della cultura italiana consentirebbe, a tutti gli utenti abbonati alla piattaforma, di partecipare «virtualmente» e da qualsiasi parte del mondo ai grandi eventi dell'arte e della cultura che si tengono in Italia: prime teatrali, concerti, mostre, fiere. Inoltre, la piattaforma metterebbe a disposizione contenuti sul patrimonio artistico del Paese, per diffondere e promuovere la conoscenza della cultura italiana nel mondo;

   iniziativa certamente lodevole, non fosse che già esisteva un'alternativa, tra l'altro gratuita: la Rai con i suoi archivi e le sue potenzialità tecnologiche, è già la più grande azienda culturale italiana, e alla stessa è già affidata la responsabilità di svolgere quel servizio pubblico che il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo vorrebbe affidare a una piattaforma a pagamento. Peraltro, lo sviluppo di Raiplay ha reso più fruibili i contenuti della tv di Stato: impiegare risorse pubbliche per fare concorrenza alla propria televisione non parrebbe un'operazione di largo respiro;

   a parere degli interroganti, è assolutamente determinante chiarire a quale titolo vengano utilizzati fondi pubblici. Un'eventuale partecipazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo alla nuova realtà dovrebbe, infatti, essere subordinata al rispetto dell'articolo 5 del decreto legislativo del 19 agosto 2016, n. 175, in materia di oneri di motivazione analitica, mentre nel caso in cui il Ministero non partecipasse alla compagine societaria, sarebbe comunque indispensabile un chiarimento circa il rispetto dell'articolo 183, comma 10, del decreto «rilancio» il quale prevede che sia il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo a realizzare, in qualità di soggetto attivo, la piattaforma digitale –:

   se il Governo non ritenga necessario verificare l'appropriatezza ed adeguatezza dell'iniziativa di cui in premessa anche con riferimento a possibili profili di danno erariale, nonché chiarire il motivo per il quale per la realizzazione della piattaforma non sia stata utilizzata Rai Play.
(4-08057)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ALBANO, CARETTA e OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione del gravoso impatto operativo che l'amministrazione doganale nazionale ha subito dal 1° gennaio 2021 a seguito della definitiva implementazione della Brexit, con l'uscita del Regno Unito dall'Unione doganale e il conseguente incremento atteso del 20 per cento delle operazioni di import-export dichiarate ai competenti uffici con i conseguenti controlli documentali e visite merci da svolgersi immediatamente da parte dei funzionari preposti, si ribadisce quanto già richiesto nel 2019 con l'interrogazione n. 5-01954, presentata alla Camera dal gruppo di Fratelli d'Italia, sul depauperamento della struttura organizzativa doganale nell'intero Paese e nelle Marche in particolare derivante dall'introduzione della nuova organizzazione doganale prevista dalla legge di bilancio 2018;

   tale riforma istituiva 218 P.o.e.r. (posizioni organizzative di elevata responsabilità) in luogo delle 117 P.o.t. (posizioni organizzative temporanee) previgenti creando 2 ordini di problemi;

   anzitutto, in ben 22 uffici di 4° livello, in tutto il territorio nazionale, tali posizioni sono totalmente assenti e quindi il Governo dovrebbe chiarire se intenda ripristinarle per fare fronte anche all'incremento di attività operativa derivante dalla Brexit;

   In secondo luogo, non essendo più previsto – come in precedenza per le P.o.t. – che le attuali P.o.e.r. venissero istituite solo nelle sedi ove mancasse un dirigente in servizio e coperte ad interim, si è generato il paradosso che numerosi uffici ove è presente un dirigente in sede sia fornito anche di P.o.e.r., mentre, ad esempio, un ufficio retto ad interim come quello di Civitanova Marche – di rilevante importanza per il distretto manifatturiero delle Marche centromeridionali – risulti privo di P.o.e.r. con la conseguenza di depotenziare ulteriormente la struttura doganale sul territorio marchigiano già carente nella sede cruciale di Ancona;

   si rimarca, inoltre, come la distribuzione di tali P.o.e.r. risulti fortemente sbilanciata a favore delle strutture organizzative centrali ed interregionali, a scapito degli uffici operativi, provocando in tal modo diversi risultati paradossali, come quelli generati ad esempio nella direzione interregionale di Bologna dove, a fronte di 14 posizioni organizzative doganali previste, ben 13 sono localizzate in Emilia-Romagna e solo 1 nelle Marche –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per garantire un adeguato servizio della struttura doganale delle Marche.
(5-05284)

Interrogazione a risposta scritta:


   BADOLE, BISA, PATELLI, RACCHELLA, TOMBOLATO, GIACOMETTI, COIN e VALLOTTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'apertura degli impianti e dei comprensori sciistici per l'inizio della stagione invernale 2020-2021 è attualmente sospesa, ed anche la prospettata data di riapertura del 18 gennaio 2021 è stata disattesa. Questa situazione comporta di fratto la perdita di tutta la stagione invernale per la montagna, perdita che significa la fine per moltissime aziende del territorio che vivono di turismo, con relative ripercussioni sull'indotto e sullo stato economico-occupazionale che sostiene e sviluppa la sopravvivenza di interi territori montani;

   turismo montano (sopratutto invernale) vuol dire sopravvivenza per le persone che ci vivono ed è un fattore determinare per contrastare il fenomeno devastante dello spopolamento delle aree montane. Spopolamento vuol dire perdita del controllo del territorio, che comporta una moltitudine di problematiche conseguenti che non riguardano solamente la parte montana ma l'intero paese. (si cita, a puro esempio, la mancata manutenzione del territorio con i conseguenti problemi idrogeologici e tutte le possibili conseguenze anche alle zone pianeggianti sottostanti;

   gli appelli delle associazioni di categoria, dei vari addetti del settore, dei commercianti, degli impiantisti, dei maestri di sci, di tutti gli operatori della montagna non hanno a tutt'oggi avuto alcun riscontro e risultano evidenti le responsabilità di un Governo che è andato ad imporre delle restrizioni, ad un'attività all'aria aperta, che tutto poteva fare tranne creare assembramento tra le persone;

   quantitativamente si sta parlando di una ricaduta sull'economia del nord d'Italia di oltre 10 miliardi di euro, con un interessamento di addetti, tra diretti ed indiretti, di oltre 40.000 unità –:

   se il Governo intenda chiarire quando e quanti ristori sono previsti come compensazione a tutte queste attività danneggiate, nonché quando sia prevista una data certa per l'apertura degli impianti sciistici.
(4-08052)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO, LOLINI, RIXI, LEGNAIOLI e POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada Tirrenica, da Rosignano a Civitavecchia, è parte integrante del «corridoio tirrenico», un'infrastruttura plurimodale, cioè composta da più sistemi di comunicazione e di trasporto (gomma, ferrovia, mare);

   da fonti di stampa si apprende che l'autostrada Tirrenica non rientrerebbe tra le opere che il Governo intende realizzare prossimamente, non figurando in alcun provvedimento in materia, né nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) da ultimo approvato nella seduta del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2021;

   trattandosi di un'infrastruttura strategica di interesse europeo, nazionale e regionale, attesa da oltre quarant'anni e assolutamente prioritaria per lo sviluppo della viabilità nelle aree interessate (dalla Liguria al Lazio), non è più ammissibile alcun rinvio per la sua realizzazione, che richiede risorse ingenti e possibilmente un commissario straordinario per velocizzare le relative procedure –:

   se e quali iniziative di competenza intenda attivare per procedere alla realizzazione dell'autostrada Tirrenica.
(4-08047)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sono numerosissimi i contribuenti che lamentano di ricevere l'intimazione al pagamento di sanzioni amministrative, pur avendo per tempo assolto lo stesso (anche in forma ridotta), riferite a violazioni del codice della strada contestate della polizia locale dell'Unione Bassa Valtrebbia e Valluretta, in provincia di Piacenza;

   in ragione delle legittime proteste conseguenti l'intimazione ai pagamenti di cui sopra, come si evince anche da quanto riportato da un quotidiano locale, in data 15 gennaio 2021, si è registrato l'intervento del comandante della predetta polizia locale, Paolo Costa, volto a cercare di contenere le stesse, legittimamente elevate da parte di coloro che, consci di avere assolto i propri doveri, si vedono costretti a ricerche faticose per dimostrare ciò che nei fatti doveva essere ben noto e facilmente verificabile;

   tra l'altro, le sanzioni elevate si riferiscono in gran parte alla violazione del limite di velocità rilevato da un autovelox collocato a Vallarsa, in comune di Gragnano, oggetto – già in passato – di contestazioni davanti la Prefettura di Piacenza, tant'è che risultano essere state annullati ben 12 atti con cui veniva contestato l'eccesso di velocità, avendo contestato, il ricorrente, la non conformità alle norme vigenti della segnaletica stradale;

   sempre nell'articolo del citato quotidiano, il comandante Costa spiega come le richieste di nuovo assolvimento delle sanzioni pecuniarie possano essere contestate, mentre per quanto riguarda le relative cause vengono fatte risalire a modalità di pagamento elettronico;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, se per quanto di competenza, intendano assumere ogni utile iniziativa volta a chiarire e risolvere la questione.
(4-08062)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   un vero e proprio allarme Covid-19 si è registrato al campo nomadi di Selargius: su 79 componenti della comunità rom selargina, i primi tamponi a tappeto hanno censito 12 casi positivi;

   dopo i primi casi di positività al virus comunicati dall'Azienda per la tutela della salute al comune, con la collaborazione anche dell'Assessorato alle politiche sociali, della polizia locale e delle forze dell'ordine, si è proceduto da subito allo screening per cercare di limitare il più possibile i contagi, partendo con la somministrazione dei tamponi molecolari dalle famiglie dove risultava già qualche contagio e procedendo poi anche con gli altri che hanno deciso di sottoporsi al test;

   dei 12 casi individuati, alla data di sabato 16 gennaio 2021, nessuno sembra aver manifestato sintomi gravi e, stando a quanto dichiarato dall'Ats regionale, tutti sembra rispettino le regole dell'isolamento;

   A preoccupare l'interrogante, tuttavia, è che l'intera comunità rom, residente nel campo allestito nella campagna del paese, come si apprende dalla stampa locale, sarebbe composta per quasi la metà da minori –:

   quale sia l'esatto numero dei minori residenti nel campo citato in premessa e quale la loro fascia di età anagrafica;

   se i predetti minori siano regolarmente iscritti a scuola e frequentanti e quali siano, a prescindere dal virus Covid-19, le reali condizioni igienico-sanitarie e di salute degli stessi.
(4-08048)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARTOLOZZI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 14 agosto 2020 riconosce ai datori di lavoro privati, la cui sede di lavoro sia situata in regioni cosiddette svantaggiate, un esonero dal versamento dei contributi (cosiddetta «decontribuzione Sud»), pari al 30 per cento dei complessivi contributi previdenziali dovuti dai medesimi, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all'Inail, per il periodo dal 1° ottobre 2020 al 31 dicembre 2020;

   in merito è poi intervenuta la nota Inps 11 gennaio 2021, n. 72, circa il calcolo dell'esonero contributivo cosiddetta «decontribuzione Sud» sulla tredicesima mensilità a mente della quale in considerazione dell'espresso riferimento ad uno specifico e delimitato periodo temporale di fruizione dell'esonero (ottobre 2020-dicembre 2020), la decontribuzione può trovare applicazione anche sulla contribuzione relativa alla tredicesima mensilità erogata a dicembre 2020, ma esclusivamente con riferimento ai ratei maturati nel suddetto trimestre;

   i datori di lavoro interessati, che avessero già calcolato ed esposto l'esonero in argomento sull'intera tredicesima mensilità, procederanno alla rideterminazione dell'importo spettante alla luce delle precisazioni sopra esposte;

   la maggior somma, riferita ai ratei dei mesi da gennaio a settembre, potrà essere restituita nelle denunce di competenza gennaio 2021;

   ma anche tale «concessione» di differire il recupero alla denuncia di competenza di gennaio 2021 appare un errore tecnico, perché, a giudizio dell'interrogante, violerebbe la delibera del consiglio di amministrazione Inps n. 5 del 26 marzo 1993, approvata con decreto ministeriale 7 ottobre 1993, che differisce al terzo mese successivo, senza aggravio di sanzioni ed interessi, il termine per regolarizzare differenze contributive scaturenti da novità normative o amministrative;

   ciò premesso, risulta evidente, ed assai grave per il Sud, l'errore di impostazione della nota Inps e probabilmente, ancor prima, del provvedimento normativo –:

   se non ritenga di dover adottare iniziative per prevedere, come base di calcolo della suesposta decontribuzione Sud da applicare alla tredicesima mensilità, l'intera annualità 2020, in luogo del trimestre ottobre/dicembre 2020;

   se il Governo non ritenga, anche alla luce della difficile situazione economica, di adottare iniziative per differire il recupero della maggior somma da versare a marzo 2021 in luogo di gennaio 2021, al fine di consentire ai datori di lavoro di adempiere all'obbligo del versamento a loro carico.
(5-05285)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MANZO, SCANU e NAPPI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 104 del 2020, all'articolo 5, ha disposto la proroga di due mesi per i trattamenti «Naspi» e «Discoli» in scadenza nel periodo intercorrente tra il 1° maggio e il 30 giugno 2020;

   la grave crisi economica prodotta dalla pandemia da Covid-19, se non ha prodotto la perdita di posti lavoro a tempo indeterminato grazie alle misure normative adottate dal Governo in merito al divieto di licenziamenti, ha visto però un gran numero di contratti di lavoro a termine e di collaborazioni non rinnovate alla data di scadenza, con la conseguenza di un gran numero di lavoratori rimasti disoccupati nel corso del 2020;

   allo stesso tempo la crisi economica ha impedito di procedere a nuove assunzioni sia di lavoratori in cerca di prima occupazione, sia di lavoratori disoccupati che percepiscono i trattamenti di «Naspi» e «Discoli»;

   in tale situazione sarebbe quanto mai opportuno prevedere un prolungamento dei suddetti trattamenti oltre la scadenza naturale prevista per legge, al fine di non aggravare ulteriormente la già difficile condizione in cui versano numerose famiglie, trovatesi nella difficile situazione di aver esaurito l'indennità di disoccupazione senza la possibilità di rientrare nel mondo del lavoro, né di richiedere e beneficiare delle altre misure di sostegno al reddito già previste dal Governo per far fronte alla crisi economica causata dal protrarsi dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   il prolungamento dei trattamenti Naspi e Discoli – anche alla luce della decisione di prolungare lo stato di emergenza sanitaria fino al 30 aprile 2021 – sarebbe quanto mai da auspicarsi per garantire ad una così ampia fetta di lavoratori italiani e alle loro famiglie la serenità necessaria per affrontare le prevedibili ricadute dello stato di emergenza sul piano economico e lavorativo –:

   se il Governo non intenda prevedere un prolungamento della durata dei trattamenti «Naspi» e «Discoli» in una delle future iniziative normative.
(4-08054)


   GIACOMONI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

l'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, ha riconosciuto ai datori di lavoro privati, per ciascun rapporto di lavoro subordinato la cui sede di lavoro sia situata in regioni connotate da un grave svantaggio economico, un esonero contributivo cosiddetto «Decontribuzione Sud» pari al 30 per cento dei contributi a carico datoriale, con esclusione dei premi e dei contributi spettanti all'Inail;

   l'Inps, con il Messaggio n. 72 del 12 gennaio 2021, nello stabilire le modalità operative dell'esonero alla somministrazione di lavoro ha specificato, su indicazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che «il beneficio in esame non è riconoscibile quando il lavoratore in somministrazione, pur svolgendo la propria attività lavorativa in unità operative dell'azienda utilizzatrice ubicate nelle aree svantaggiate, sia formalmente incardinato presso un'Agenzia di somministrazione situata in una regione diversa da quelle ammesse ad usufruire dello sgravio, in quanto, ai fini del legittimo riconoscimento della decontribuzione, rileva la sede di lavoro del datore di lavoro e non dell'utilizzatore»;

   tale orientamento si discosta diametralmente dai princìpi da sempre affermati in materia, sia dallo stesso Inps, che dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, (si vedano le risposte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali nn. 23/2016 e 3/2018, le Circolari Inps nn. 99/2016, 40/2018, 57-124/2020) in virtù dei quali le Agenzie per il lavoro (ApL) non beneficiano mai «direttamente» delle misure di incentivo economico/contributivo, ma sono tenute per legge a trasferire tali benefici alle aziende utilizzatrici in capo alle quali va pertanto opportunamente valutato il requisito connesso alla sede di lavoro;

   i lavoratori in somministrazione sono assunti dall'ApL con contratto di lavoro subordinato e da questa inviati in missione presso l'azienda utilizzatrice la quale dispone pienamente dell'attività lavorativa da quest'ultimi prestata;

   il principio consacrato nella legislazione è che l'incentivo/esonero/sgravio venga solo formalmente richiesto dall'ApL in qualità di datore lavoro, ma che ne benefici sempre e solo l'azienda utilizzatrice che effettivamente fruisce della prestazione lavorativa (articolo 31 del decreto legislativo n. 150 del 2015 e articolo 33, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2015);

   considerato che l'interpretazione di cui al Messaggio Inps n. 72 del 2021 sta generando confusione e discriminazioni in un difficile mercato del lavoro poiché:

    a) nell'applicazione della misura viene obliterato il criterio del luogo di effettivo svolgimento della prestazione (che non può non essere che quello dell'utilizzatore), determinando dunque ipotesi in cui i lavoratori sono «formalmente» assunti da un'agenzia (con sedi al Sud) ma svolgeranno poi l'attività lavorativa in altre aree del Paese, svuotando così di ogni significato la norma di legge;
    b) i lavoratori somministrati che prestino l'attività lavorativa in aziende collocate nelle regioni ammesse al beneficio ma dipendenti di agenzie senza sedi nelle aree cosiddette «svantaggiate», non godranno dello sgravio a differenza dei dipendenti «diretti» assunti dalla stessa azienda;
    c) si sta configurando il paradosso per il quale presso la medesima azienda utilizzatrice potranno coesistere lavoratori somministrati da diverse ApL alcune delle quali ammesse a beneficiare dello sgravio ed altre no –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per correggere quanto prima l'orientamento espresso dall'Inps con il Messaggio n. 72/2021 al fine di evitare inaccettabili distorsioni nell'applicazione dell'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, con la conseguenza che, ad esempio, tutti i lavoratori somministrati assunti da Agenzie per il lavoro con sede nel Centro-nord, che svolgono la propria attività professionale in aziende ubicate nelle regioni per cui è prevista la decontribuzione, e segnatamente le regioni del Mezzogiorno, non beneficerebbero dello sgravio fiscale.
(4-08059)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il combinato disposto degli articoli 18 e 19, comma 11, del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997 ha disciplinato la procedura di mobilità volontaria dei segretari comunali o provinciali verso le pubbliche amministrazioni diverse da quelle di provenienza;

   l'articolo 3-ter del decreto-legge 28 maggio 2004, n. 136, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 luglio 2004, n. 186, ha abrogato l'articolo 18 del decreto del Presidente della Repubblica n. 465 del 1997, prevedendo conseguentemente l'applicazione in materia della disciplina di cui all'articolo 30 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;

   l'articolo 1, commi 48 e 49, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, ha apportato ulteriori modifiche alla disciplina della mobilità volontaria dei segretari comunali e provinciali;

   in particolare, l'articolo 1, comma 49, della legge n. 311 del 2004 ha previsto che: «Nell'ambito del processo di mobilità di cui al comma 48, i soggetti che abbiano prestato servizio effettivo di ruolo come segretari comunali o provinciali per almeno tre anni e che si siano avvalsi della facoltà di cui all'articolo 18 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 4 dicembre 1997, n. 465, sono inquadrati, nei limiti del contingente di cui al comma 96, nei ruoli unici delle amministrazioni in cui prestano servizio alla data di entrata in vigore della presente legge, ovvero di altre amministrazioni in cui si riscontrano carenze di organico, previo consenso dell'interessato, ai sensi ed agli effetti delle disposizioni in materia di mobilità e delle condizioni del contratto collettivo vigenti per la categoria»;

   la predetta norma ha previsto la possibilità, al sussistere di determinate condizioni, del reinquadramento e dell'accesso alla qualifica dirigenziale del personale transitato verso altra pubblica amministrazione;

   per effetto di tale norma gli ex segretari comunali transitati in mobilità volontaria presso il Ministero della giustizia sono stati inquadrati in via provvisoria nel ruolo dirigenziale del Ministero della giustizia;

   nel 2016 la Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la pronuncia n. 786/2016, ha stabilito che l'articolo 1, comma 49, della legge n. 311 del 2004 non si applica ai segretari comunali o provinciali trasferiti per effetto di procedure di mobilità già esaurite alla data di entrata in vigore della citata legge. La disposizione normativa si applica, invece, ai soli processi di mobilità in essere all'entrata in vigore della legge n. 311 del 2004, in quanto una diversa interpretazione sarebbe lesiva del principio costituzionale dell'accesso alla pubblica amministrazione mediante concorso pubblico, applicabile anche alla dirigenza. Quindi, l'ipotesi riguarda i casi in cui tale mobilità sia in corso ovvero sia stata disposta successivamente all'entrata in vigore della legge e non i casi in cui la stessa si fosse già conclusa all'atto dell'entrata in vigore della legge;

   a seguito di tale pronuncia, quindi, il personale la cui mobilità era in corso all'entrata in vigore della legge n. 311 del 2004 avrebbe il diritto a rivendicare l'inquadramento nella qualifica dirigenziale, alla maturazione di un triennio nel servizio;

   si potrebbero quindi configurare questioni di disparità di trattamento nei confronti del personale che, malgrado avesse maturato i requisiti richiesti dalla legge, avesse già concluso il transito –:

   se i Ministri interrogati intendano porre in essere iniziative volte a bandire procedure selettive per l'assunzione di personale con funzioni dirigenziali e a prevedere che una quota di posti a concorso sia riservata a coloro che hanno svolto per almeno tre anni funzioni dirigenziali ai sensi dell'articolo 1, comma 49, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, e che hanno ricoperto per almeno dieci anni la qualifica di direttore, al fine di valorizzare la loro esperienza professionale.
(4-08046)


   IEZZI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 maggio 2019, lo scrivente depositava un'interrogazione n. 4-02932, poi trasformata nell'interrogazione n. 3-01277, in relazione al conferimento dell'incarico di comandante della polizia locale del comune di Milano a Marco Ciacci (avvenuto nell'agosto 2017), al fine di promuovere le verifiche di competenza con riguardo alla sussistenza dei requisiti professionali e culturali previsti dal regolamento del comune di Milano per tutti i dirigenti apicali provenienti dall'esterno;

   il Ministro Dadone rispondeva in aula il 4 febbraio 2020 e dichiarava di aver acquisito una nota a firma del presidente dell'Anac (prot. n. 4468 del 16 gennaio 2018) nella quale non si rilevavano impedimenti all'applicazione dell'articolo 23-bis del decreto legislativo n. 165 del 2001 relativamente alla collocazione in altro incarico del precedente comandante della polizia locale, e che il comune di Milano aveva regolarmente proceduto all'affidamento a Marco Ciacci dell'incarico mediante l'istituto della cosiddetta assegnazione temporanea, di cui al combinato disposto degli articoli 56 del decreto del Presidente della Repubblica 10 gennaio 1957, n. 3, e 30, comma 2-sexies, del decreto legislativo n. 165 del 2001;

   innanzitutto la nota Anac n. 4468 non fa alcun riferimento alle procedure di conferimento dell'incarico a Marco Ciacci ma piuttosto alla possibilità di spostare l'ex comandante Antonio Barbato ad altro incarico nel comune di Milano;

   indipendentemente dall'istituto utilizzato dal comune, l'amministrazione prima di affidare tale incarico aveva l'obbligo, non la facoltà, di effettuare una ricognizione interna per verificare che vi fossero figure interne idonee che potessero ricoprire tale incarico, che pare esistessero e fossero state segnalate direttamente all'amministrazione dall'Anci nazionale da gennaio 2017, ma a quanto consta all'interrogante, ignorate dal comune;

   la persona scelta avrebbe dovuto comunque possedere i requisiti d'ingresso previsti dal regolamento degli uffici e dei servizi del comune di Milano che, nel caso di Marco Ciacci, sulla delibera di affidamento dell'incarico a firma del sindaco, risultano celati da omissis, trattandosi invece di dati trasparenti che, se non posseduti, permetterebbero di effettuare ricorsi alle autorità competenti;

   Marco Ciacci è stato il capo della polizia giudiziaria della procura di Milano, durante le indagini a carico del sindaco di Milano su l'affaire Expo e, la scelta di conferirgli un incarico di tal genere, se risultasse non essere stata effettuata una ricognizione interna, appare all'interrogante quantomeno inopportuna richiedendosi invece assoluta trasparenza nelle procedure;

   il comune di Milano ha raddoppiato lo stipendio di Marco Ciacci, mentre, come riferito dal Ministro Dadone, avrebbe dovuto ricevere solo il trattamento economico fondamentale dell'assegnazione temporanea;

   l'incarico di Marco Ciacci scadeva nel settembre 2020, ma, con determinazione dirigenziale, a quanto risulta all'interrogante, è stato prorogato di un anno, oltre il mandato elettorale del sindaco, così che i tre anni previsti dalla norma a cui ha fatto riferimento il Ministro Dadone nella risposta diventassero quattro, con il relativo ulteriore aggravio di spese per il comune di Milano;

   nel 2020 l'Anac, dopo aver esaminato, per quanto di competenza, taluni profili della vicenda, avrebbe trasmesso la documentazione alla procura di Brescia in relazione alla possibilità di eventuali ipotesi di reato anche a carico di alcuni magistrati della procura di Milano con riferimento a presunti scambi di favori che sarebbero emersi nella segnalazione alla stessa Anac –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, in relazione alle anomalie descritte in premessa e se, in particolare, sussistano i presupposti per promuovere, per quanto di competenza, una ulteriore verifica in ordine alle procedure per il conferimento dell'incarico di comandante del Corpo di Polizia locale di Milano a Marco Ciacci.
(4-08060)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con comunicato pubblicato sul bollettino della regione Emilia Romagna n. 395 dell'11 novembre 2020 l'Arpae-Sac Bologna, per conto dell'autorità competente, regione Emilia-Romagna-servizio valutazione impatto e promozione sostenibilità ambientale, ha avvisato che la Società Unirecuperi S.r.l. ha presentato istanza di provvedimento autorizzatorio unico regionale comprensivo di valutazione di impatto ambientale, per il progetto denominato «Parco tecnologico per la gestione dei rifiuti contenenti amianto», in località Castello di Serravalle nel comune di Valsamoggia (Bologna);

   l'intervento di maggior rilievo che verrà realizzato nell'ambito di tale progetto è rappresentato dalla discarica per lo smaltimento di rifiuti contenenti amianto;

   da quanto si legge nel comunicato citato, il progetto appartiene, inoltre, alla seguente tipologia progettuale, di cui all'allegato VIII del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni, 5.4 «Discariche che ricevono più di 10 tonnellate al giorno o con una capacità totale di oltre 25.000 tonnellate, ad esclusione delle discariche per inerti». La discarica proposta avrà una capacità complessiva di 852.800 metri cubi, che equivale ad una quantità massima di rifiuti abbancabili pari a circa 1.330.368 tonnellate, avendo assunto un peso specifico dei rifiuti pari a 1,56 tonnellate per metro cubo. Essa verrà suddivisa in n. 5 lotti funzionali e in n. 13 livelli (o strati) di abbancamento di altezza pari a 5 metri cadauno;

   il progetto verrebbe realizzato a ridosso delle frazioni di Garofano e Formica del comune di Savignano sul Panaro e a uguale distanza dall'abitato di Vignola, vale a dire all'interno della zona di produzione della Ciliegia di Vignola IGP: una delle zone frutticole più rinomate dell'Emilia-Romagna e un'area che si estende tra le province di Modena e Bologna, comprendendo, oltre a Vignola, 28 altri comuni delle zone pedecollinari. Un'area che dovrebbe essere destinata, pertanto, a terreno agricolo, anziché allo smaltimento dei rifiuti speciali;

   in un documento (del 9 gennaio 2021) contenente le osservazioni fatte dall'Osservatorio nazionale amianto su tale progetto si legge che: «la denominazione Parco Tecnologico per la gestione dei rifiuti contenenti amianto, futurista ed accattivante, cela in realtà la denominazione più impattante e realistica di discarica per rifiuti pericolosi e contenenti amianto»;

   numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato la cancerogenicità di tali sostanze di amianto con concreto pericolo di gravi danni alla salute in caso di esposizione prolungata per inalazione;

   lo smaltimento dei rifiuti costituisce una delicata fase residuale della gestione degli stessi, specie nel caso di materiale di tal genere;

   tale progetto potrebbe costituire un evidente pericolo per la salute dei cittadini e per la tutela dell'ambiente;

   ai sensi della legge n. 93 del 2001 e del relativo decreto ministeriale n. 101 del 2003, è stata posta in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la competenza a realizzare, di concerto con le regioni, la mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale. A tal fine, le regioni e le province autonome hanno l'obbligo di trasmettere allo stesso Ministero i dati relativi alla presenza di amianto entro il 30 giugno di ogni anno;

   il 14 marzo 2013 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con cui invita gli Stati membri a portare avanti la progressiva eliminazione dell'amianto nel minor tempo possibile, e raccomanda «per quanto riguarda la gestione dei rifiuti di amianto, l'adozione di misure – con il consenso dei cittadini interessati – volte a promuovere e sostenere tanto la ricerca nell'ambito delle alternative ecocompatibili quanto le tecnologie che se ne avvalgono, nonché a garantire procedimenti quali l'inertizzazione dei rifiuti contenenti amianto, ai fini dell'inattivazione delle fibre di amianto attive e della loro conversione in materiali che non mettono a repentaglio la salute pubblica»;

   nel Marzo 2013 è stato adottato il piano nazionale amianto che ha la funzione di fotografare la situazione attuale sul territorio italiano e di fissare gli obiettivi a breve e lungo termine da perseguire –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative, per quanto di competenza, ritengano opportuno adottare affinché i rifiuti derivanti dalle pericolose sostanze di amianto di cui in premessa vengano smaltiti in condizioni di sicurezza nel rispetto della normativa vigente in materia (anche favorendo, in accordo con le regioni, l'individuazione di un'area diversa da quella interessata dal progetto di cui in premessa) al fine di evitare eventuali e gravi conseguenze negative per l'ambiente e la salute pubblica.
(3-02026)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'adenosina è un nucleoside composto da una molecola di adenina legata a un ribosio (o desossiribosio) attraverso un legame β-N9-glicosidico. Ha dunque una funzione estremamente importante nella costituzione di Dna e Rna e riveste un ruolo fondamentale anche nei processi biochimici, come ad esempio nel trasferimento di energia (nel passaggio da Atp ad Adp) e nella trasduzione del segnale, attraverso il cAMP;

   nello scorso anno, a maggio, sul Tgr Calabria, la Rai intervista il dottor Pierpaolo Correale, direttore del reparto oncologia medica al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria (Gom). Nell'intervista si illustrano i pregi della molecola per spegnere l'infiammazione da Covid-19. Tale terapia ha ridotto i tempi di trattamento a 7 giorni e la relativa mortalità. Il dottore ha annunciato che se si supera la fase 3 l'adenosina potrebbe essere una valida alternativa terapeutica;

   il 5 giugno 2020 è stato depositato il brevetto sulla modalità di somministrazione dell'adenosina per via aerosolica, sviluppata dal primario della rianimazione, Sebastiano Macheda del Gom;

   il 21 settembre 2020, Correale e Macheda ed altri, pubblicano un articolo scientifico dal titolo «L'adenosina può combattere la sindrome da distress respiratorio acuto COVID-19?» nel quale descrivono il protocollo terapeutico utilizzato, per un uomo di 58 anni, che prevede la somministrazione nebulizzata ed erogata da un controller Usb Aerogen collegato a un dispositivo ad alto flusso con 21 per cento FiO 2, un flusso di 60 L/min in 5 min. La dose di 9 milligrammi è stata somministrata ogni 12 ore nelle prime 24 ore e successivamente ogni 24 ore per 4 giorni consecutivi. Nei test di test di provocazione la dose massima è di 40 milligrammi. In 5 giorni, è stato possibile osservare la negatività del rilevamento della SARS-CoV-2 e la risoluzione dell'insufficienza respiratoria e del quadro radiologico;

   nell'articolo scientifico pubblicato a giugno 2020, dal titolo «Targeting della via adenosinergica e della segnalazione del recettore dell'adenosina A 2A per il trattamento di COVID-19: un'ipotesi» Mohamed A. Abouelkhair del dipartimento di scienze biomediche e diagnostiche, università del Tennessee College of Veterinary Medicine, ha concluso che tramite adenosina si prevede che il potenziamento dell'Atp cellulare, mirando al CD39, rafforzi la risposta immunitaria innata contro SARS-CoV-2. Questa ipotesi servirà da catalizzatore per ulteriori ricerche su questo problema;

   il 13 novembre 2020 il dottor Macheda ha dichiarato che: «Abbiamo visto, dai dati osservazionali di marzo-aprile, che avevamo un miglioramento del quadro clinico dei pazienti, anche per quanto riguarda i pazienti ventilati, riusciamo a estubarli anche prima, per cui abbiamo chiesto nuovamente, in questa seconda ondata di Covid, che ci aspettavamo sì e no di avere, di poter ripetere la somministrazione di questa molecola»;

   intanto, l'Università della Florida ha iniziato lo studio di fase 2 n. NCT04588441 per testare l'efficacia dell'adenosina per la down-regolazione dell'infiammazione da Covid-19 nei polmoni, somministrando la medesima dose sperimentata dal dottor Correale;

   il 14 gennaio 2021 il dottor Correale dichiara che Aifa ha bloccato la sperimentazione: «abbiamo inviato i nostri risultati all'Aifa, non siamo però riusciti ad avere un confronto con loro cosa che sarebbe stata molto importante. [...] È stata bloccata senza delle motivazioni comprensibili e senza la possibilità di un confronto per il quale eravamo a disposizione». La risposta di Aifa pare sia stata che: «in considerazione di un rapporto rischio/beneficio non definibile; si ritiene che a fronte dell'attuale disponibilità di alcune opzioni terapeutiche di provata efficacia lo studio proposto non possa essere autorizzato»;

   l'Aifa ha già autorizzato l'uso compassionevole di un farmaco analogo all'adenosina trifosfato, ovvero il Remdesivir;

   l'interrogante ha già fatto presente al Governo il caso dell'idrossiclorochina con l'interrogazione n. 4-07886 –:

   di quali informazioni disponga il Governo al riguardo.
(4-08056)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   ancora oggi, nonostante le numerose emergenze scaturite dalla pandemia in corso, i fondi destinati all'area di crisi industriale di Gela sono in fase di rideterminazione senza alcuna certezza in merito all'eventualità di un rafforzamento del quadro finanziario per la medesima città;

   nello specifico, i venticinque milioni di euro attivati nel 2019 per i territori dell'area di crisi industriale complessa di Gela per interventi volti a promuovere iniziative imprenditoriali, proposte da piccole e medie imprese, finalizzate al rafforzamento del tessuto produttivo locale e all'attrazione di nuovi investimenti, sono di fatto rimasti del tutto inutilizzati, senza progetti potenzialmente in grado di assorbirli;

   a ciò si aggiunga che, come riportato da fonti di stampa, neanche l'intervento di Invitalia ha consentito di far giungere a destinazione finanziamenti, comunque già rivolti solo a progetti di aziende con dotazioni di capitali piuttosto elevate;

   peraltro, dal 15 dicembre 2020, è pubblicato sul sito del Ministero dello sviluppo economico, il bando per la selezione di iniziative imprenditoriali per il rilancio dell'area industriale di Venezia, comprendente l'intero territorio del comune di Venezia, mentre per il comune di Gela è ancora tutto bloccato probabilmente in attesa di una riprogrammazione dei fondi;

   ad avviso dell'interpellante, in un momento storico così critico come quello che si sta attraversando nel quale c'è la concreta necessità di sostenere concretamente le azioni di rilancio industriale delle aziende, è necessario realizzare piani di investimento che siano in grado di fronteggiare i nuovi scenari economici e sociali che si stanno configurando;

   l'area di crisi di Gela è complessa e un nuovo bando da parte del Ministero dello sviluppo economico darebbe un'opportunità maggiore alle imprese garantendo prospettive di sviluppo, sostenendo processi di reindustrializzazione, promuovendo la realizzazione di una o più iniziative imprenditoriali nell'area di crisi complessa di Gela con l'obiettivo di rafforzare il tessuto produttivo locale e attrarre nuovi investimenti, destinati anche a salvaguardare i livelli occupazionali, stimolando la ripresa del tessuto produttivo in settori strategici;

   per la città di Gela è necessario predisporre interventi volti a prevedere la presentazione delle domande di contributo per le unità produttive presenti nell'area di crisi industriale e, in particolare, per le micro, piccole e medie imprese in forma singola o associata;

   per rilanciare un'area, come quella gelese, che negli ultimi anni ha subito la perdita di numerosi posti di lavoro per effetto della chiusura del gruppo industriale, bisogna intervenire tempestivamente con azioni concrete per rilanciare il territorio attraverso la promozione di nuovi investimenti produttivi, la riqualificazione di attività economiche esistenti, la rioccupazione di personale espulso dal mercato del lavoro –:

   se il Ministro interpellato intenda fornire indicazioni precise circa le modalità e le tempistiche necessarie volte a predisporre la pubblicazione del bando per i territori dell'area di crisi industriale complessa di Gela, al fine di garantire nuovi processi di sviluppo economico e occupazionale per contrastare il gap di un territorio colpito fortemente dalla crisi economica e sanitaria.
(2-01079) «Bartolozzi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOFFILI, MOLTENI, LOCATELLI e CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale gli uffici postali di Olgiate Comasco e Ronago, a seguito dell'emergenza sanitaria Covid-19 hanno ridotto gli orari di apertura, riducendo i giorni di sportello del 50 per cento, nonché il personale addetto;

   la situazione ha creato un indubbio disagio nei mesi estivi in cui il caldo ha scoraggiato gli anziani ad attendere sotto il sole; disagio amplificato ancor di più adesso con i mesi invernali, con gli utenti costretti a fare la coda al freddo e con il maltempo. Il perdurare di questa situazione non è più sostenibile;

   i sindaci di ben ventidue comuni della provincia hanno quindi indirizzato una missiva alla direzione generale di Poste, chiedendo di intervenire per ripristinare gli orari di apertura;

   i servizi di prossimità, quali quelli svolti dagli uffici postali, rappresentano un aspetto fondamentale per la qualità della vita nelle comunità locali, in quanto svolgono anche una funzione di presidio sociale territoriale, soprattutto in un'area caratterizzata da una particolare situazione orografica quale quella di Olgiate Comasco e Ronago;

   i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

   fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane S.p.a. fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024, firmato il 30 dicembre 2019 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane S.p.a. nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché l'azienda proceda a rivedere il piano di riorganizzazione territoriale venga disposta nel più breve tempo possibile l'immediata riapertura negli orari originari degli uffici postali di Olgiate Comasco e di Ronago, comune che richiede inoltre l'urgente installazione di uno sportello di prelievo automatico Postamat.
(5-05287)

Interrogazioni a risposta scritta:


   EPIFANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la MeridBulloni è una storica azienda che è presente sul territorio di Castellammare di Stabia (Napoli) dai primi anni '70 ed è specializzata nello stampaggio di viti e bulloni;

   nel 1986 è stata ceduta dal gruppo Falk all'imprenditore brianzolo Fontana per una cifra simbolica;

   il gruppo Fontana attualmente conta 19 stabilimenti dislocati in 4 continenti con 1 miliardo di euro di fatturato circa;

   nel corso degli anni è diventata il fornitore principale del gruppo francese Psa e delle altre maggiori case automobilistiche europee, come Volkswagen e Fca, grazie anche ad alcune produzioni su cui è specializzata, tra cui la produzione di viti con rondella imperdibile;

   nei decenni scorsi l'azienda è arrivata ad occupare fino a 120 addetti, poi nel corso del tempo, a causa di pensionamenti e dismissioni di macchine e impianti si è scesi agli attuali 81 dipendenti. I Fontana nel corso degli anni hanno rafforzato la loro leadership nel settore della bulloneria, diventando un player mondiale e hanno costituito il gruppo Fontana di cui la Meb è parte integrante, insieme alla I.b.s. Srl di Ferriera (To), la Lobo spa di Cornaredo (Mi) e la Fontana Luigi spa di Veduggio con Colzano (MB);

   attualmente l'azienda è in piena salute, risultando sempre in utile, in particolare negli ultimi sei anni, nei quali da parte dell'azienda sono stati raggiunti livelli eccezionali;

   il 18 dicembre 2020, i dipendenti sono stati convocati dall'azienda presso l'Unione degli industriali con all'ordine del giorno il piano industriale per 2021;

   in quella sede senza alcun preavviso e senza nessuna motivazione che giustificasse una tale scelta, è stata comunicata la decisione della chiusura del sito di Castellammare di Stabia;

   i vertici aziendali – in quella sede – comunicavano di voler attivare una procedura ex articolo 47 e cioè fusione per incorporazione con un'altra consociata del gruppo ovvero la I.b.s. Srl sita in provincia di Torino;

   tale procedura dovrebbe esaurirsi in base ai tempi di legge entro il 1° febbraio 2021. L'azienda ha provveduto ad inviare le lettere individuali a tutti i lavoratori prefigurando il trasferimento nella sede in provincia di Torino o in alternativa il licenziamento, gettando quasi 100 famiglie nell'incertezza in un anno già gravato dalla grave crisi a causa del Covid-19;

   dopo il 18 dicembre 2020 i lavoratori hanno ottenuto un tavolo in prefettura il giorno 23 dicembre, dove l'azienda ha confermato la sua posizione adducendo la motivazione che per il 2021 vi è la previsione di un calo delle commesse del mercato francese di riferimento del -20 per cento;

   nei giorni scorsi era previsto un incontro alla regione Campania presso la terza commissione attività produttive, ma l'azienda non si è presentata inviando una mail un'ora prima della riunione;

   il giorno 14 gennaio 2021 si è tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico un incontro al quale hanno preso parte i vertici aziendali e la regione Campania, nelle vesti dell'assessore all'attività produttive;

   anche questo incontro non ha dato esisti favorevoli e i titolari dell'azienda non hanno dato una valida spiegazione alla chiusura del sito di Castellammare di Stabia;

   in questo incontro la regione Campania ha ribadito la sua disponibilità ad acquistare il sito produttivo –:

   quali ulteriori iniziative il Governo ritenga di dover intraprendere al fine di evitare la chiusura dello stabilimento produttivo di Castellammare di Stabia affinché si eviti che ottantuno famiglie siano costrette ad accettare il trasferimento nella provincia di Torino o, in alternativa, il licenziamento che andrebbe anche a gravare sulla già fragile condizione industriale della provincia di Napoli.
(4-08045)


   FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'ufficio postale di Vignale Monferrato, in provincia di Alessandria, è aperto solo tre giorni alla settimana. La riduzione del servizio comporta inevitabilmente il formarsi di code fuori dall'ufficio da parte delle persone in attesa;

   gli utenti serviti dall'ufficio postale sono in larga parte anziani che, pur appartenendo ad una categoria fragile e bisognosa di protezione in questa fase emergenziale, sono costretti a lunghe attese in piedi e al freddo;

   l'assenza di un Postamat acuisce ulteriormente il disservizio ed è difficile pensare che la soluzione possa essere utilizzare i servizi online –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della grave situazione generata dal protrarsi della riduzione di orario e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per superare questa situazione che sta arrecando notevoli disagi alla comunità di Vignale Monferrato.
(4-08049)


   MURELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da diverse settimane, come diffusamente riportato dalla stampa locale, vengono segnalate perduranti interruzioni della linea telefonica fissa nel territorio del comune di Gropparello e in quelli limitrofi di Carpaneto e Castellarquato nonché a Valtrebbia;

   in alcune zone la linea telefonica è guasta addirittura dalla fine del mese di dicembre 2020 creando una situazione di gravissimo disagio a tutta la popolazione, in particolare a quella anziana, più fragile e maggiormente bisognosa, in questo periodo, di usufruire della linea telefonica;

   tale situazione crea gravi disagi ai cittadini e alle imprese, che non possono usufruire di un servizio fondamentale per lo svolgimento di un'attività di lavoro o per comunicazioni urgenti con familiari e conoscenti, andando ad incidere sullo sviluppo della qualità della vita dei soggetti coinvolti;

   la società Telecom è incaricata, ai sensi dell'articolo 58, comma 3, del decreto legislativo n. 259 del 2003, recante «codice delle comunicazioni elettroniche», di fornire il servizio universale telefonico su tutto il territorio nazionale. Il contenuto del servizio universale è esaminato periodicamente dalla Commissione europea nell'ambito del Comitato delle comunicazioni;

   ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del codice, nell'ambito della direttiva per la qualità e le carte dei servizi di telefonia vocale fissa e per il servizio universale (delibera n. 479/17/CONS del 5 dicembre 2017), l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha fissato i valori obiettivo, ossia gli standard generali degli indicatori di qualità del servizio universale per la telefonia vocale fissa, che Telecom Italia si deve impegnare a raggiungere. Tali tempi mediamente non devono superare le 48 ore;

   la società Telecom Italia, ai sensi dell'articolo 14-bis della legge n. 223 del 2006, ha presentato all'Autorità degli impegni in cui indica, fra gli obiettivi, quello di soddisfare i clienti finali attraverso concreti interventi per lo sviluppo e il miglioramento della qualità della rete e dei servizi;

   la società concessionaria non è nuova a disattendere i propri obblighi di servizio universale: con la delibera n. 479/17/CONS – l'Autorità ha emanato un'ordinanza di ingiunzione nei confronti della società Telecom per il mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità del servizio universale per l'anno 2018 fissati ai sensi dell'articolo 61, comma 4, del decreto legislativo 10 agosto 2003, n. 259 (contestazione n. 8/19/DTC);

   l'attuale emergenza da Covid-19 ha reso immediatamente tangibile, per l'intera popolazione, la drammatica realtà di una rete di comunicazione immateriale del tutto inadeguata in alcune aree del Paese. Una rete di telecomunicazioni cui è stata sostanzialmente appesa, pressoché per intero, I’ esigenza di socialità che il contenimento del contagio chiedeva di distanziare ma che proprio per questo doveva assolutamente essere consentita e favorita da nuove modalità di comunicazione;

   sono numerosi i comuni dell'Appennino dove la copertura telefonica è totalmente inadeguata, se non addirittura assente; pertanto, è del tutto inaccettabile che neanche in quelle zone abitualmente raggiunte dal segnale sia garantito il servizio o almeno si provveda a ripristinarlo nei termini previsti dal contratto per il servizio universale –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda adottare al fine di garantire la copertura di rete telefonica mobile, nonché la copertura internet Adsl e fibra, nei territori di Gropparello, Carpaneto, Castellarquato nonché della provincia di Valtrebbia.
(4-08053)


   ZOFFILI, MOLTENI, LOCATELLI e CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa locale il comune di Schignano, in provincia di Como, è stato costretto ad installare a proprie spese due gazebo riscaldati all'esterno del locale ufficio postale, considerato che, a causa delle norme anti-COVID e dell'apertura a singhiozzo dello sportello i cittadini sono costretti a lunghe code all'aperto e che, in virtù dell'orografia del territorio comunale, le temperature durante la mattina sono scese negli scorsi giorni ampiamente sotto lo zero toccando i meno 8 alle 8.30 quando gli utenti erano già in coda;

   come lamentato dal sindaco, Ferruccio Rigola, da sei mesi il comune di Schignano sta attendendo, a seguito di dettagliata richiesta, che Poste Italiane esegua un sopralluogo operativo per l'installazione di un Postamat, che potrebbe contribuire in modo significativo alla riduzione delle code che invece si verificano, causando assembramenti che andrebbero invece evitati stante l'emergenza sanitaria in atto;

   i disagi sono comuni a moltissimi uffici postali della provincia di Como, come già evidenziato in precedenti atti di sindacato ispettivo e confermato dalla missiva alla direzione generale di poste da parte dei sindaci di 22 comuni, e chiedendo di intervenire per ripristinare gli orari di apertura dal momento che, in seguito all'emergenza sanitaria, sono stati ridotti i giorni di sportello del 50 per cento, nonché il personale addetto;

   i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/UE del 15 dicembre 1997 (cosiddetta «prima direttiva postale»), come successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 (cosiddetta «seconda direttiva postale») e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008 (cosiddetta «terza direttiva postale»). La direttiva stabilisce che il servizio universale corrisponde a un'offerta di servizi postali di qualità determinata, forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti. Il servizio postale universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali;

   fornitore del servizio universale è riconosciuta ex lege la società Poste italiane Spa per un periodo di quindici anni a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo n. 58 del 2011 (e quindi fino al 30 aprile 2026);

   il servizio postale universale è affidato a Poste Italiane Spa fino al 30 aprile 2026, sulla base del contratto di programma 2020-2024, firmato il 30 dicembre 2019 che «regola i rapporti tra lo Stato e la società per la fornitura del servizio postale universale, Poste Italiane Spa, nel perseguimento di obiettivi di coesione sociale ed economica, che prevedono la fornitura di servizi utili al cittadino, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni mediante l'utilizzo della rete postale della Società»;

   a fronte del contributo che la società riceve per l'onere pubblico, pari a 262,4 milioni di euro all'anno, non sembra corrispondere un servizio di qualità, nonostante sulla «Carta dei servizi postali», pubblicata il 10 ottobre 2017, si legga che «grazie alla presenza capillare su tutto il territorio nazionale, ai forti investimenti in ambito tecnologico e al patrimonio di conoscenze rappresentato dai suoi oltre 140 mila dipendenti, Poste Italiane ha assunto un ruolo centrale nel processo di crescita e modernizzazione del Paese» –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché l'azienda proceda a rivedere il piano di riorganizzazione territoriale, affinché venga disposta nel più breve tempo possibile la piena operatività dell'ufficio postale di Schignano, e affinché venga accolta la richiesta dell'amministrazione comunale di Schignano relativa all'installazione di un Postamat.
(4-08063)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gemmato altri n. 5-05246, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Galantino n. 5-05249, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro e altri n. 4-07991, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Deidda e altri n. 4-08028, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Eva Lorenzoni e altri n. 4-08034, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Donina.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Gemmato n. 5-05279, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lollobrigida.

Apposizione di una firma ad una interrogazione e indicazione dell'ordine dei firmatari.

  L'interrogazione a risposta scritta Bellucci e altri n. 4-08038, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata: Meloni. Pertanto, con il consenso degli altri sottoscrittori, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «Bellucci, Meloni, Gemmato, Deidda, Ferro, Maschio, Rampelli, Albano e Ciaburro».

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta orale Formentini e altri n. 3-02023 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 452 del 15 gennaio 2021, alla pagina 17079, seconda colonna, alla riga quarta, aggiungere il nome «COMENCINI,» dopo «COIN,».