Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 13 gennaio 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    in risposta alla crisi generata dalla pandemia da Covid-19, il Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 ha concordato di aggiungere, alle risorse del Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell'Unione europea 2021-2027, un ulteriore ingente quantitativo di risorse con il programma Next Generation EU, il nuovo strumento dell'Unione europea che raccoglierà fondi sui mercati e li canalizzerà verso i programmi destinati a favorire la ripresa economica e sociale;

    con riferimento a Next Generation EU, il Governo indica in circa 208 miliardi di euro (il 28 per cento del totale delle risorse messe a disposizione dall'Unione) l'ammontare delle risorse che confluirebbero verso il nostro Paese a vario titolo. In particolare, i prestiti ammonterebbero a circa 127 miliardi di euro a fronte di sovvenzioni a fondo perduto per circa 81 miliardi di euro;

    l'entità dei finanziamenti stanziati a beneficio del nostro Paese si presenta assai significativa, anche tenendo conto, comparativamente, delle risorse accordate agli altri principali Stati membri;

    la quantificazione in parola, come noto, è stata operata sulla base di una serie di fattori ed elementi, in parte legati agli effetti negativi determinati direttamente dalla pandemia e dalla conseguente crisi economica; in parte parametrati, invece, sulla fragilità del tessuto socio-economico dei singoli territori;

    l'impiego congiunto di questa doppia tipologia di criteri è funzionale a realizzare due fondamentali obiettivi del dispositivo predisposto: non solo venire in soccorso dei Paesi colpiti dal Covid-19, ristorando i gravi danni patiti, ma anche dare nuovo slancio al percorso d'integrazione europea, riprendendo il cammino interrotto dopo la crisi del 2008 e indirizzandolo verso la costruzione di un'Unione più coesa, solidale, giusta;

    l'obiettivo di assicurare la «coesione economica, sociale e territoriale, e la solidarietà tra gli Stati membri», sancito dall'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea, è declinato con particolare attenzione sia negli atti con i quali Next Generation EU è stato approvato, sia nelle linee guida predisposte dalla Commissione europea in vista della predisposizione del Recovery Plan, da parte di ciascun Paese;

    nelle linee guida citate, peraltro, la destinazione delle risorse e la funzionalizzazione dei progetti alle politiche di coesione economica, sociale e territoriale è richiamata al primo posto, ed è corredata dall'obbligo, per lo Stato richiedente, di illustrare i risvolti positivi, sotto tali profili, che i progetti candidati al finanziamento sono suscettibili di produrre;

   in conformità al quadro politico e giuridico nitidamente delineato in sede europea, s'impone la ineludibile necessità, a livello nazionale, di adottare criteri di riparto, nel rispetto degli asset predefiniti che tengano conto, oltre che del dato demografico – necessario, ma da solo certo non sufficiente –, anche di ulteriori indicatori, quali il reddito e la spesa pro-capite, il tasso di disoccupazione, il livello di scolarizzazione, la disponibilità di infrastrutture e servizi delle aree destinatarie degli interventi, la presenza impattante di siti industriali. Ciò, del resto, in coerenza con i parametri definiti in sede europea non solo per il piano Next Generation EU, ma anche per il Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, i quali, nell'ottica di garantire una reale perequazione della spesa, valorizzano non solo parametri quantitativi, ma anche fattori qualitativi strettamente legati agli obiettivi della coesione economico-sociale;

    l'ancoraggio al mero criterio demografico, all'evidenza, finirebbe per discriminare in modo irragionevole e arbitrario soprattutto le aree del Meridione: ove, infatti, si adottasse in via prevalente questo parametro, al Sud sarebbero allocate circa il 34 per cento delle risorse; percentuale, questa, sproporzionatamente esigua, se commisurata alle reali esigenze che il dispositivo europeo è volto a soddisfare, alla assoluta centralità delle istanze di coesione, solidarietà e giustizia, alle valutazioni che, a monte, hanno condotto le stesse istituzioni dell'Unione a stanziare risorse così cospicue a beneficio dell'Italia;

    il principio che, in coerenza con gli obiettivi dell'Unione europea e ancor prima con la nostra Costituzione, deve presiedere al riparto delle risorse, deve essere quello di assicurare alle aree più svantaggiate del Paese ciò che è necessario per garantire in maniera effettiva ai cittadini la tutela dei propri diritti fondamentali e delle prestazioni che ad essi accedono, in condizioni di uguaglianza sostanziale e parità di chances: dalla sanità all'istruzione, dai trasporti al lavoro, dall'inclusione dei soggetti vulnerabili alla parità di genere, dalla legalità alla dignità;

    entro la cornice appena richiamata, si pone innanzitutto la necessità di definire adeguate linee d'intervento per garantire alle regioni del Mezzogiorno un proprio efficiente tessuto infrastrutturale, così da invertire la tendenza al declino della relativa spesa in queste aree, che nel periodo 1970-2019 è stata pari a 1,9 per cento a livello nazionale, ma con un calo del -4,5 per cento nel Mezzogiorno, a fronte di appena il -0,8 per cento nel Centro-Nord;

    con particolare riguardo alle infrastrutture ferroviarie, è prioritario implementare un significativo potenziamento della rete ferroviaria, investendo altresì sul miglioramento del trasporto pubblico locale e sul sostegno alle filiere logistiche territoriali, specie rispetto all'intermodalità delle merci in uscita e in entrata dai porti e alle infrastrutture di «ultimo miglio». L'alta velocità e l'alta capacità ferroviaria sono necessarie per la competitività e lo sviluppo delle regioni meridionali, oltre a contribuire alla riduzione del divario in termini di infrastrutture e servizi tra il nord e il sud del Paese e a completare il corridoio europeo fino a Palermo e Siracusa;

    in linea con l'indicazione europea di privilegiare il finanziamento dei progetti già cantierabili o comunque definiti, occorre realizzare il collegamento fra la Sicilia e il continente, mediante la realizzazione del Ponte sullo Stretto; la realtà è che il Ponte sullo Stretto può rappresentare una grandissima occasione di sviluppo per l'Italia e non solo per la Calabria e la Sicilia, permettendo tra l'altro di intercettare il traffico merci che, dal canale di Suez, oggi si dirige verso Gibilterra per puntare sui porti del Nord Europa, quando invece la Sicilia con il porto «core» di Augusta, collegato all'Alta velocità, potrebbe rappresentare un hub strategico nel Mediterraneo e quindi per uno sviluppo di quei territori, del Mezzogiorno e per il Paese;

    è necessario rafforzare la rete di porti e interporti, anche con riferimento alla logistica retroportuale, così da valorizzare e realizzare la naturale vocazione del Sud a configurarsi quale hub di riferimento nel Mediterraneo;

    occorre poi programmare, come previsto dagli obiettivi delle politiche di coesione europee, interventi sulle infrastrutture e i servizi sanitari, volti a incrementare le performance relative ai Livelli essenziali di assistenza e la disponibilità dei posti letto, a partire dalle regioni meridionali, che registrano attualmente i livelli più bassi anche in ragione del sistematico taglio della spesa pubblica degli ultimi anni e delle misure imposte dai piani di rientro;

    centrale è, poi, l'esigenza di realizzare una rete di infrastrutture e servizi per l'infanzia, anche al fine di assicurare la conciliazione fra vita e lavoro per le donne, colmando così il divario apertosi nel tempo fra Nord e Sud: i posti autorizzati per asili nido ed altri servizi rispetto alla popolazione di riferimento sono il 13,5 per cento nel Mezzogiorno ed il 32 per cento nel resto del Paese. La spesa pro capite dei comuni per i servizi socio-educativi per bambini da 0 a 2 anni è pari a 1468 euro nelle regioni del Centro, a 1255 euro nel Nord-Est per poi crollare ad appena 277 euro nel Sud. Per quanto riguarda le scuole dell'infanzia e primarie, nel Centro-Nord, nell'anno scolastico 2017-18, è stato garantito il tempo pieno al 46 per cento dei bambini, con valori che raggiungono il 50,6 per cento in Piemonte e Lombardia; nel Mezzogiorno in media solo al 16 per cento, in Sicilia la percentuale scende ad appena il 7 per cento;

    occorre garantire misure di potenziamento dell'offerta formativa, tese, da un lato, a ridurre l'elevato tasso di dispersione scolastica e, dall'altro lato, a compensare il deficit di competenze, specie nei settori scientifici, tecnologici e matematici, degli studenti e della forza lavoro del Meridione; a tal fine, dovrebbe essere assicurata nel Sud la creazione di poli d'eccellenza della ricerca scientifica applicata, sul modello dell'agenzia tedesca Fraunhofer, che fungano da volano per lo sviluppo del territorio;

    è necessario rafforzare la competitività delle imprese agroalimentari nel Mezzogiorno, che rappresentano un fattore di eccellenza assoluta, favorendone l'apertura all'internazionalizzazione, anche attraverso l'integrazione in filiere, il rafforzamento dimensionale e della struttura organizzativa, l'accesso alla tecnologia per l'ammodernamento delle tecniche impiegate ai processi produttivi, i tempi di trasporto e l'intermodalità delle merci;

    è indispensabile investire nella manutenzione e nell'efficientamento delle reti idriche, in ragione della immediata connessione fra queste, le esigenze di sostenibilità ambientale delle attività umane e produttive, la tutela del bene scarso dell'acqua; tali interventi si presentano con caratteri d'indifferibilità e urgenza al Sud, dove le perdite nella rete si aggirano intorno al 45 per cento, a fronte del 26 per cento rilevato al Nord; in particolare, gli interventi sull'Acquedotto pugliese, il più grande acquedotto d'Europa, rivestirebbero carattere sistemico per l'intera economia nazionale; particolare attenzione deve poi essere dedicata ai sistemi di micro-invasi, di importanza strategica per l'agricoltura;

    si devono apprestare interventi significativi con riguardo all'economia circolare e al ciclo dei rifiuti, considerando che il 37 per cento delle risorse di Next Generation EU sarà destinato ad obiettivi coerenti con il Green New Deal; fra tali interventi, quelli più urgenti per il Mezzogiorno sono la gestione dei rifiuti e la riconversione ambientale delle produzioni industriali a maggiore impatto, chiudendo il ciclo dei rifiuti da un punto di vista impiantistico, sviluppando le potenzialità del biotech, l'efficienza energetica e l'innovazione nella filiera agroalimentare, riqualificando i siti industriali dismessi e assicurando la decarbonizzazione delle aree;

    occorre sviluppare, anche alla luce delle osservazioni formulate nel rapporto Svimez 2020, il progetto del quadrilatero Zes Napoli-Bari-Brindisi/Taranto-Gioia Tauro, da estendersi alla Sicilia, così da creare, con modalità di gestione integrata, un ambiente economico e amministrativo favorevole all'insediamento e allo sviluppo di attività produttive e servizi, e tanto nel traffico di deep sea (contenitori) quanto in quello in cui il Meridione potrebbe essere più attrattivo di short sea (ro/pax, ro/ro, combo ro/ro);

    è necessario realizzare la «transizione digitale» nelle aree del Sud, per un verso, potenziando le infrastrutture e i servizi digitali e la connettività, per altro verso, assicurando l'acquisizione delle competenze per riuscire a fruirne;

    tutte le iniziative sopra richiamate si impongono a maggior ragione, se si considera che l'epocale diffusione dello smart-working innescata dal Covid sta già determinando fenomeni di ricollocazione territoriale delle persone che, non più costrette a risiedere in prossimità dei luoghi di lavoro, tendono ad affluire, o riaffluire, verso aree più salubri, con maggiori spazi, più vivibili anche dal punto di vista climatico; in questa prospettiva, occorre realizzare quello che è stato definito il «South working», cioè un Meridione attraente, competitivo e in grado di assicurare diritti e servizi a tutti coloro che vogliano risiedervi offrendo bellezze artistiche ed architettoniche di impareggiabile bellezza, dieta mediterranea che è stile di vita prima che profilo nutrizionale e salubrità ambientale,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per prevedere criteri di riparto e distribuzione territoriale delle risorse di cui in premessa ad ampio spettro, che, oltre al dato demografico, considerino con misura prevalente ulteriori indicatori, quali il reddito e la spesa pro-capite, il tasso di disoccupazione, il livello di scolarizzazione, la disponibilità di infrastrutture e servizi delle aree destinatarie degli interventi;

2) ad adottare iniziative per definire adeguate linee d'intervento per garantire alle regioni del Meridione un proprio efficiente tessuto infrastrutturale, volto ad assicurare mobilità, attraverso un piano di investimenti per il potenziamento e l'ammodernamento delle infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali, per avvicinare l'Appennino alle coste e alla Capitale, rilanciare i collegamenti tra il Mar Adriatico, il Mar Tirreno e il Mar Ionio e rafforzare le connessioni sulla dorsale appenninica, e assicurare continuità territoriale con le Isole, considerato che è necessario, altresì, prevedere un intervento organico di manutenzione stradale e infrastrutturale volto ad agevolare la sicurezza e la viabilità, utilizzando un bacino più ampio di risorse;

3) con particolare riguardo alle infrastrutture ferroviarie, ad adottare iniziative per implementare un significativo potenziamento della rete ferroviaria, investendo altresì sul miglioramento del trasporto pubblico locale e sul sostegno alle filiere logistiche territoriali, specie rispetto all'intermodalità delle merci in uscita e in entrata dai porti e alle infrastrutture di «ultimo miglio», in raccordo con il programma delle reti Trans European Network (TEN-T), prevedendo altresì il completamento dell'alta velocità sulla dorsale tirrenica, in modo che arrivi fino in Sicilia;

4) a procedere alla realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, che consentirebbe di estendere l'alta velocità ferroviaria anche in Sicilia, fino a Messina, Palermo e Siracusa;

5) a rafforzare le strutture di porti e interporti, prevedendo e favorendo lo sviluppo di infrastrutture fisiche (banchine, terminal, servizi di «bunkeraggio» con carburanti di transizione) e digitali (dematerializzazione di tutte le procedure amministrative e integrazione di reti, IOT e altro);

6) a programmare, come previsto dagli obiettivi delle politiche di coesione europee, interventi sulle infrastrutture e i servizi sanitari, adottando iniziative di competenza per la realizzazione di nuovi complessi ospedalieri nelle regioni del Mezzogiorno, nonché per l'ammodernamento delle strutture esistenti, incrementando altresì le performance relative ai Lea e la disponibilità dei posti letto, a partire dalle regioni meridionali;

7) ad investire su progetti e misure volte a favorire l'occupazione e l'imprenditorialità femminile, combinate a disposizioni volte a promuovere e garantire una migliore e più efficace conciliazione delle esigenze di vita professionale e vita privata, realizzando in particolare una rete di infrastrutture e promuovendo, per quanto di competenza, servizi per l'infanzia;

8) ad adottare iniziative per prevedere, attraverso specifiche interlocuzioni con l'Unione europea, misure di «fiscalità di vantaggio» nel Mezzogiorno, e quindi un irrobustimento delle misure di agevolative di decontribuzione in favore dei datori di lavoro già previste per alcune aree del territorio nazionale dall'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 14 agosto 2020, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del meccanismo React-Eu, di cui 15,1 miliardi di euro saranno destinati all'Italia;

9) a promuovere e rafforzare il settore della ricerca scientifica, incrementando le risorse destinate alla ricerca biomedica e sanitaria, agli Irccs e agli istituti di ricerca pubblici e privati, anche attraverso la promozione dei fondi di equity, favorendo e facilitando il trasferimento tecnologico del Paese;

10) a garantire misure di potenziamento dell'offerta formativa, tese da un lato a ridurre l'elevato tasso di dispersione scolastica e dall'altro lato a compensare il deficit di competenze, specie nei settori scientifici, tecnologici e matematici, degli studenti e della forza lavoro del Meridione;

11) ad adottare iniziative per rafforzare la competitività delle imprese agroalimentari nel Mezzogiorno;

12) ad investire nella manutenzione e nell'efficientamento delle reti idriche;

13) a promuovere interventi significativi con riguardo all'economia circolare e al ciclo dei rifiuti, realizzando gli impianti per il trattamento, sviluppando le potenzialità del biotech, l'efficienza energetica e l'innovazione nella filiera agroalimentare, riqualificando i siti industriali dismessi e assicurando la decarbonizzazione delle aree;

14) a sviluppare il progetto del quadrilatero Zes Napoli-Bari-Brindisi/Taranto-Gioia Tauro, da estendersi alla Sicilia;

15) a realizzare la «transizione digitale» nelle aree del Sud;

16) ad individuare, attraverso analisi di impatto macroregionale, la potenziale incidenza delle misure da adottare e target definiti da raggiungere nel tempo datoci, al fine di misurare la spesa nella sua efficienza e nella capacità di ingenerare sviluppo e lavoro.
(1-00416) «Gelmini, Paolo Russo, Occhiuto, Prestigiacomo, D'Attis, Tartaglione, Casino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2021 le banche devono adeguarsi alla disciplina per lo più derivante dall'European Bank Authority (Eba), che introduce criteri più stringenti sui requisiti di capitale;

   in particolare, il correntista in rosso rischia di essere segnalato se la sua esposizione è un «non performing loan»;

   secondo quanto precisato dalla Banca d'Italia, sono rilevanti gli sconfinamenti oltre la «soglia di rilevanza»: cioè superiori ad una soglia assoluta (100 o 500 euro, se si è privato nel primo caso, se si è impresa nel secondo) e ad una relativa (1 per cento dell'esposizione totale) e protratti per oltre 90 giorni consecutivi;

   il correntista che si trovasse nelle condizioni di cui sopra potrebbe subire il blocco degli addebiti automatici sui conti correnti che non siano coperti da una sufficiente liquidità e, come estrema conseguenza, anche la classificazione di soggetto «a sofferenza» nella Centrale dei rischi;

   ciò avviene nel mezzo di una gravissima crisi economica derivante dalla pandemia e delle conseguenze del «lockdown» sul tessuto imprenditoriale italiano;

   uno stop ai pagamenti di utenze, stipendi, contributi previdenziali, rate di finanziamenti è un'autentica manovra strangolatoria, letale per tutte le imprese che, oltre alla mancanza di liquidità, subirebbero una restrizione dell'accesso al credito, e la paralisi della propria attività –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda porre in essere al fine di scongiurare gli effetti devastanti della nuova disciplina sulle aziende, sull'economia e sul tessuto sociale del nostro Paese.
(2-01073) «Cappellacci, Giacometto, Porchietto, Martino, Giacomoni, Baratto».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   in un articolo comparso il 9 gennaio 2021 sul quotidiano La Verità, si racconta che i giornalisti hanno inviato alcune domande sulle mascherine FFP3 all'ufficio stampa di Invitalia e, invece dei chiarimenti ai quesiti richiesti, sia stata recapitata una risposta dallo studio legale Volo, già scelto da Arcuri per fare causa al medesimo giornale;

   gli avvocati hanno fatto sapere che non sarebbe stata fornita loro nessuna delle informazioni richieste poiché tra il giornale e il commissario vi è una causa in corso;

   tra i vari motivi che hanno indotto il commissario a citare la testata in giudizio c'è lo scoop giornalistico che ha portato la procura di Roma ad avviare un'inchiesta sulla mega fornitura cinese di mascherine e che conta almeno otto indagati, di cui sei per traffico illecito di influenze;

   tali soggetti sono accusati di aver sfruttato per il proprio business la conoscenza personale con Arcuri;

   si tratterebbe di una fornitura da 801 milioni di mascherine pagate dallo Stato 1,25 miliardi di euro. Questi dispositivi sono arrivati in Italia attraverso una ben retribuita intermediazione;

   Arcuri per approvvigionarsi di mascherine FFP3, non avrebbe acquistato protezioni tra le più quotate al mondo, bensì quelle portate in Italia da due piccole società cinesi di cui non si conoscono i produttori, una di queste nata cinque giorni prima della firma dei contratti: la Wenzhou light industrial products art & crafts import export co. Ltd e la Luokai trade co. Ltd;

   attraverso tre diverse forniture, le due opache aziende cinesi avrebbero garantito 231.617.647 di pezzi (al prezzo di 787,5 milioni di euro) su un totale di 238.717.647 di FFP3 giunte nel nostro Paese, ovvero l'incredibile percentuale del 97,03 per cento. Il restante numero di mascherine (7,1 milioni) sono state fornite dall'italiana Gvs Spa attraverso tre diversi accordi, siglati ad aprile, maggio e settembre (l'ultimo prevedeva due milioni di pezzi);

   le mascherine cinesi sono costate 3,4 euro l'una, le italiane tra i 4,85 e i 4,61 euro per un totale di 33,6 milioni di euro (il 4,09 per cento della spesa complessiva);

   intanto, un servizio trasmesso nella rubrica «Tutto il bello che c'è» andato in onda nella serata di giovedì 7 gennaio 2021 e nell'edizione delle 13 del Tg2 dell'8 gennaio 2021 su Rai 2, l'amministratore della Dandy srl, un'azienda materana che aveva raccolto l'invito del Governo a riconvertire parte della produzione in mascherine, denuncia che gran parte della produzione resta nei magazzini in quanto il Governo acquista mascherine dalla Cina, causando un danno economico alle aziende italiane come Dandy srl, che hanno investito in materia prima e impianti totalmente made in Italy;

   l'azienda, in un momento di crisi, ha investito circa 400 mila euro di fondi propri per creare una produzione di 2 milioni di pezzi al mese in un'area del Sud Italia;

   dal sito internet della Protezione civile, i giornalisti hanno rilevato che, a fronte di una spesa di quasi 800 milioni di euro, le mascherine sono ancora quasi tutte in deposito;

   dal cruscotto con i dati del materiale, nel 2020, risultano consegnate 64.843.951 di mascherine FFP3;

   l'atteggiamento del Commissario costituirebbe un gravissimo precedente qualora passasse inosservato, soprattutto in un momento storico in cui regna sovrana l'incertezza ed il dubbio attanaglia milioni e milioni di italiani, dalle categorie produttive agli studenti, dagli operatori sanitari alle famiglie;

   il Commissario, libero di non concedere interviste, non può confondere la sua persona fisica con la funzione pubblica nella scelta di comunicare eventuali dati richiesti, che sono di sicuro interesse pubblico e non patrimonio personale del commissario o della sua struttura;

   per trasparenza, si ritiene necessario un chiarimento in merito alle seguenti domande –:

   delle oltre 230 milioni di mascherine FFP3 provenienti dalle due ditte cinesi indicate in premessa, quante siano state già sdoganate o svincolate e quante siano ancora trattenute in dogana;

   delle oltre 64 milioni di mascherine FFP3 già consegnate, quante provengano da forniture delle due ditte cinesi indicate in premessa e a chi siano state consegnate, e quante siano ancora nei depositi della struttura commissariale;

   se il Commissario intenda rendere pubblica una copia delle certificazioni delle mascherine FFP3 delle due ditte cinesi indicate in premessa;

   quali siano le ragioni che hanno spinto il Commissario a concentrare il 97 per cento degli ordinativi nell'ambito di due soli fornitori, riconducibili allo stesso intermediario, invece di spalmare il rischio di inadempienza su più possibili fornitori, come quelli italiani che hanno accolto l'invito a riconvertire parte della produzione per fronteggiare il fabbisogno nazionale e che, ad oggi, vedono giacere in magazzino i propri prodotti;

   se lo studio Volo agisca su iniziativa della Presidenza del Consiglio dei ministri, della struttura commissariale o del signor Arcuri e se i costi legali nella causa civile e/o penale in corso con La Verità saranno sopportati dalla pubblica amministrazione o dal signor Arcuri.
(2-01074) «Delmastro Delle Vedove».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   in seguito al nulla osta ricevuto dai Ministeri interpellati, la società Sogin S.p.a. il 5 gennaio 2021 ha emanato la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito nazionale (Cnapi), documento con il quale sono state individuate le aree idonee ad ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi;

   il deposito unico dovrà contenere circa 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi derivanti dallo smantellamento degli impianti nucleari italiani e dalla ricerca, dalla medicina nucleare e dall'industria. Nel deposito, inoltre, verranno stoccati temporaneamente anche 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività e circa 400 metri cubi di rifiuti altamente pericolosi costituiti da combustibile non riprocessabile o già riprocessati in Francia e Gran Bretagna che si esauriscono in migliaia di anni;

   secondo l'inventario predisposto dall'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, ad oggi, i rifiuti radioattivi prodotti in Italia sono stoccati in depositi temporanei sparsi sul territorio nazionale, principalmente in Piemonte e Lombardia, e in minima parte in altri centri come il centro Enea di Rotondella in provincia di Matera in Basilicata;

   nella Cnapi sono state individuate 67 aree sull'interno territorio nazionale che dovrebbero soddisfare i 28 criteri elaborati dall'Ispra nella Guida tecnica n. 29, in linea con gli standard della Iaea (International Atomic Energy Agency), che rappresentano un insieme di requisiti fondamentali e di elementi di valutazione per arrivare all'individuazione delle aree potenzialmente idonee a ospitare il Deposito Nazionale;

   tra i 28 criteri utilizzati per le individuazioni delle aree idonee ci sono 15 criteri di esclusione, al fine di escludere le aree del territorio nazionale le cui caratteristiche non permettono di garantire piena rispondenza ai requisiti di sicurezza e 13 criteri di approfondimento;

   nella Cnapi rientrano in 5 macrozone suddivise tra Piemonte, in cui sono state individuate 8 aree, Toscana e Lazio con 24 aree, Basilicata e Puglia con 17 aree, Sardegna con 14 aree e la Sicilia con 4 aree;

   persistono numerosi dubbi sulle reali capacità della Sogin S.p.a. sia nell'individuazione delle aree, sia nel condurre in porto la realizzazione dell'opera, a causa dei ritardi che la società ha accumulato nella messa in sicurezza e nello smantellamento degli impianti esistenti;

   alcuni territori, quale quello lucano già in passato sono stati individuati erroneamente come possibili siti idonei per la realizzazione del deposito unico. Nel 2003 venne indicato il comune di Scanzano jonico, in provincia di Matera, come area conforme alla realizzazione dell'opera, territorio inadatto alla realizzazione del sito e che portò ad una contestazione pacifica e civile da parte dell'intera comunità che provocò il ritiro del decreto con il quale era stato individuato il comune di Scanzano quale area idonea per la realizzazione del deposito unico;

   in seguito ad un'attenta analisi, molte delle aree individuate non risulterebbero idonee ad ospitare il deposito unico, in quanto presentano criticità previste dai criteri di esclusione, pertanto è incomprensibile la scelta approssimativa effettuata da Sogin S.p.a. e dai Ministeri interpellati nell'individuazione delle aree idonee comprese nella Cnapi –:

   quali siano state le valutazioni effettuate da Sogin S.p.a. e dai Ministeri interpellati in merito all'individuazione delle aree idonee inserite nella Cnapi, al fine di individuare il deposito unico, visto che, tra le aree individuate, sono presenti diversi territori sismici, a rischio di dissesto idrogeologico, alluvioni e frane e quindi inidonee ad ospitare un deposito unico;

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di escludere dalle aree individuate le parti di territorio già interessate da altre attività ad alto rischio ambientale, come le attività di prospezione, coltivazione e trasformazione di idrocarburi liquidi e gassosi e i Siti di interesse nazionale (Sin) al fine di evitare rischi di interferenza tra attività ad elevato rischio ambientale e sicurezza nazionale che potrebbero essere amplificate nelle parti di territorio caratterizzate dalla presenza di esigue infrastrutture e prive di collegamenti veloci con porti, aeroporti e stazioni ferroviarie;

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine escludere dalle aree già individuate nella Cnapi le aree naturali protette nazionali e regionali e i siti Patrimonio Unesco;

   quali iniziative di competenza intendano assumere al fine di prevedere, vista l'importanza del tema trattato, una tempistica maggiore rispetto a quella già prevista per l'invio delle osservazioni e delle proposte previste dalla consultazione pubblica per l'avvio della procedura per la localizzazione, costruzione ed esercizio del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e Parco Tecnologico;

   se intendano considerare, tra i criteri fondamentali per la localizzazione del sito unico per il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, l'isolamento del deposito da risorse naturali del sottosuolo quali falde acquifere;

   se intendano considerare quali criteri di esclusione, nell'individuazione finale del sito unico, tutti i criteri previsti all'interno delle raccomandazioni della International Atomic Energy Agency (Iaea), con particolare attenzione agli «EVENTS RESULTING FROM HUMAN ACTIVITIES», in particolare i criteri: II.24, II.25, II.26 e II.27 stabiliti nella guida della Agenzia Iaea «Safety Standard SSG-29», questi ultimi relativi ai trasporti di rifiuti.
(2-01075) «Rospi, Bologna».

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la puntata di Report andata in onda l'11 gennaio 2021 ha posto in luce alcuni aspetti delle procedure di acquisto di mascherine attuate dalla struttura commissariale per l'emergenza Coronavirus;

   come noto, dall'inizio della pandemia gli appalti per l'acquisto di dispositivi di protezione sono stati affidati quasi sempre senza gara, anche per grandi importi;

   tuttavia, l'inchiesta giornalistica pone interrogativi, che meritano una immediata risposta dal Governo, in ordine ai prezzi di acquisto delle mascherine, alla qualità dei prodotti acquistati e a potenziali conflitti di interesse dei fornitori –:

   se corrisponda a verità che nel luglio dell'anno scorso la struttura commissariale ha importato dalla Cina 500 milioni di mascherine al prezzo di 297 euro al chilogrammo, mentre il prezzo medio di mercato era di 28 euro, e comunque ad un prezzo più elevato di altri Governi europei;

   se corrisponda a verità che, mentre la struttura commissariale acquistava mascherine ad un prezzo compreso tra euro 2,16 a 3,40, non è stata presa in considerazione la proposta di vendita di mascherine FFP2 prodotte in Corea al prezzo di 70 centesimi avanzata nel marzo 2020 dal signor Pier Luigi Stefani attraverso Assolombarda, la regione Toscana ed il senatore Mallegni;

   se corrisponda a verità che la ditta Marobe, di cui è socia temporanea nell'appalto la Triboo Spa, che si occupa di digitale, vende alla struttura commissariale mascherine a prezzo di poco inferiore ai 50 centesimi, contro i 37 centesimi di prezzo medio indicato dal commissario Arcuri in conferenza stampa.
(3-02014)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, BERLINGHIERI, PICCOLI NARDELLI, FRAILIS, VERINI, FASSINO, PEZZOPANE, CARNEVALI, SCHIRÒ, GRIBAUDO, CENNI, SERRACCHIANI, BENAMATI, CECCANTI, BRUNO BOSSIO, SANI, INCERTI, SOVERINI, FIANO, BOLDRINI, CIAMPI, BURATTI, VISCOMI, ZARDINI e LA MARCA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi due anni, da quando la rotta per le migrazioni del Mediterraneo occidentale è stata contenuta, la «rotta balcanica» è diventata la principale via di accesso in Europa, a seguito dell'apertura dei confini da parte dell'Unione europea e degli Stati balcanici e proprio tra questi, la Bosnia-Erzegovina ne è una tappa obbligata. Le stime dell'Onu parlano di oltre 40.000 migranti transitati in Bosnia dall'inizio del 2018, anche se nessuno di loro è realmente intenzionato a rimanervi:

   in Bosnia si è quindi venuta a creare una specie di esternalizzazione delle frontiere europee: a pochi chilometri dai confini con la Croazia, sorgono accampamenti di profughi che attendono il momento giusto per tentare l'attraversamento; con le forze dell'ordine croate che ogni giorno respingono illegalmente e violentemente molti di essi;

   i Balcani sono un passaggio obbligato nella rotta migratoria che dalla Turchia e dalla Grecia porta all'Europa settentrionale e occidentale e purtroppo oggi sono teatro di fatti gravissimi documentati dalla stampa europea e dalle principali organizzazioni umanitarie. Secondo l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Iom), circa ventiduemila richiedenti asilo e migranti si trovano bloccati nei Balcani e questo sta determinando una situazione al (Rilasso che rischia di divenire una catastrofe umanitaria, come ha dichiarato l'Oim stessa;

   nella sola Bosnia ci sarebbero circa 10 mila migranti e richiedenti asilo: nel cantone di Una-Sana, al confine con la Croazia, e in altre parti del Paese un numero compreso tra le duemila e le 3.500 persone dormono all'aperto o in edifici abbandonati; altre 6.770 persone (dati aggiornati ad ottobre 2020) si trovano invece nel sistema di accoglienza dove la situazione non è necessariamente migliore. Nella tendopoli di emergenza «le condizioni di vita sono gravemente inferiori agli standard umanitari», mancando l'elettricità e l'acqua corrente;

   il 7 dicembre 2020 la Commissaria europea per i diritti umani Dunja Mijatović ha scritto una durissima lettera al Presidente del Consiglio bosniaco Zoran Tegeltija e al Ministro della sicurezza Selmo Cikotić, in cui scriveva: «Vorrei richiamare la vostra attenzione su una serie di questioni relative alla migrazione e al diritto di asilo in Bosnia ed Erzegovina che devono essere affrontate con urgenza. Se la pandemia da COVID-19 ha aggravato le sfide per il sistema di accoglienza, credo che esse possano essere affrontate nel rispetto dei diritti umani, risolvendo alcune carenze strutturali nel trattamento dei migranti e dei richiedenti asilo e migliorando la collaborazione tra le diverse autorità del Paese»;

   già in precedenza, però, di fronte alle preoccupazioni di molti osservatori internazionali, le autorità bosniache affermavano la loro incapacità economica in merito alla gestione delle migliaia di persone presenti in Bosnia-Erzegovina - lo Stato bosniaco, secondo Eurostat è tra i più poveri del continente europeo;

   anche i parlamentari europei eletti nelle liste del Partito Democratico – Gruppo SeD, hanno denunciato ciò che sta accadendo lungo la cosiddetta «rotta balcanica» e in particolare in Bosnia, chiedendo di non «chiudere gli occhi» e, in particolare, al Parlamento europeo di discutere su una strategia politica sull'immigrazione molto più coraggiosa rispetto a quanto accaduto in tutti questi anni;

   i canali umanitari e le vie legali di ingresso restano soluzioni strutturali e prioritarie per la gestione controllata e sicura degli ingressi di migranti in Europa sia riservati ai richiedenti protezione internazionale, che a coloro che migrano per lavoro, ma deve anche essere necessaria e garantita la protezione delle persone in viaggio, soprattutto quella dei più vulnerabili –:

   se intenda chiarire quali siano i prossimi passi che l'Unione europea intende affrontare per gestire al meglio e in maniera comune la drammatica situazione dei migranti che affrontano la cosiddetta rotta balcanica.
(5-05258)


   PRISCO e TRANCASSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 è stato istituito, per volontà del Governo, il Comitato di esperti in materia economica e sociale, con la finalità di elaborare proposte e iniziative per condurre il sistema Paese fuori dalla crisi sanitaria Covid-19 e dalla conseguente emergenza economica;

   presidente del Comitato è il dirigente d'azienda dottor Vittorio Colao, componenti di diritto del Comitato sono il Commissario straordinario del Governo per l'attuazione ed il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento ed il contrasto dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, Domenico Arcuri, e il Capo del dipartimento della Protezione civile, dottor Angelo Borrelli;

   in una prima fase il Comitato ha sviluppato un insieme di raccomandazioni in merito alla metodologia da seguire, e le condizioni circa le riaperture produttive del mese di maggio 2021;

   successivamente, il Comitato ha concentrato le proprie attività sull'elaborazione delle raccomandazioni relative a iniziative atte a facilitare e a rafforzare la fase di rilancio post epidemia Covid-19;

   per elaborare le proprie proposte il Comitato ha condotto una serrata attività di consultazione e confronto con ben oltre duecento esponenti del mondo economico e sociale, nonché con rappresentanti della Commissione europea e di numerosi Ministeri, ricevendo e analizzando oltre cinquecento contributi scritti;

   il documento redatto dalla commissione, il cosiddetto Piano Colao, tocca i seguenti settori: imprese e lavoro; infrastrutture e ambiente; turismo, arte e cultura; pubblica amministrazione; istruzione, ricerche e competenze; individui e famiglie;

   il 6 gennaio 2021 proprio il dottor Colao ha dichiarato, a mezzo stampa e con riferimento all'elaborazione del Recovery Plan, che «al di là di telefonate con i vari Ministri, chiacchiere informali, non c'è stato un follow-up ufficiale tra la nostra commissione e il Governo», lasciando intendere che né lui, né i componenti del Comitato sono stati ufficialmente consultati per l'elaborazione del Recovery e che nessuna continuità di intenti e programmazione sussista rispetto all'enorme lavoro fatto con il «Piano Colao» dal Comitato appositamente costituito e composto da chi si sta materialmente occupando dell'emergenza sanitaria ed economica dall'inizio della pandemia –:

   se corrisponda al vero che il piano prodotto dal Comitato di esperti in materia economica e sociale istituito con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 10 aprile 2020 non sia stato utilizzato per il Recovery Plan, e che il suo artefice, come i componenti del Comitato medesimo, non siano stati nemmeno consultati.
(5-05268)


   BUTTI, SILVESTRONI e ROTELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 7 gennaio 2021 il quotidiano Il Messaggero pubblicava a firma Rosario Dimito, un articolo recante il titolo «Conte a Vivendi: pace in TIM e Mediaset» nel quale si dava conto di un colloquio, avvenuto a Palazzo Chigi, tra il presidente Giuseppe Conte e Arnaldo de Puyfontaine, Ceo di Vivendi;

   secondo Il Messaggero, Giuseppe Conte «...avrebbe avanzato suggerimenti finalizzati a una convivenza societaria funzionale alla crescita dei business nel rispetto degli interessi... l'emissario di Vincerti Bollorè avrebbe avuto colloqui anche al Tesoro, ricevendone più o meno le stesse considerazioni...»;

   l'articolo prosegue con un passaggio inquietante «...in poche parole, in TIM, dove Vivendi è dal 2015 primo azionista con il 23,9 per cento, il governo gradirebbe che sia il CdA uscente a preparare una lista per il rinnovo del board, come avviene in molte public company, su cui potrebbe convergere la CDP... e il governo avrebbe suggerito a Vivendi, che nel consiglio attuale esprime 5 membri, di sostenere questa procedura, contribuendo alla formazione della lista attraverso le proposte di una head hunter»;

   Il Messaggero conclude «... Quindi il primo socio dovrebbe rinunciare a una presa manu militari del gruppo, perché il governo considera TIM una public company, non una società a controllo francese come asseverato dalla CONSOB...»;

   le affermazioni, riprese dal quotidiano romano, sono gravi soprattutto perché non risultano essere state smentite dal Governo;

   innanzitutto Tim non è una public company, è quotata in borsa ed ha un primo azionista come Vivendi, che detiene il 23,9 per cento delle azioni ordinarie;

   di fatto Il Messaggero accusa il Governo di interferire nei rinnovo del consiglio di amministrazione di una società privata e quotata in borsa, arrivando a indicare metodi attraversai quali determinare la composizione del consiglio stesso –:

   se corrisponda al vero quanto riportato da Il Messaggero o, in caso contrario, perché non vi sia stata una smentita da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri e del Ministero dell'economia e delle finanze sulle intromissioni indebite in affari interni di società quotate, denunciate dal quotidiano romano;

   se sia davvero possibile considerare Tim una public company, come sembrerebbe essere nelle convinzioni del Governo e se sia ritenuta prassi, da parte del Governo, visti anche i precedenti, intervenire con disinvoltura negli affari di società private e quotate in Borsa rischiando di alterare le regole di mercato;

   se, stando all'articolo, non si prefiguri il tentativo da parte del Governo di sottrarre l'eventuale fusione tra Tim e Open Fiber al controllo dell'antitrust europeo;

   se non ritenga opportuno informare d'ufficio la Consob perché eserciti le competenze che gli sono proprie a tutela del risparmio degli italiani.
(5-05269)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO, DELMASTRO DELLE VEDOVE e GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ha destato sconcerto e sconforto la notizia del suicidio di Umberto Sbrescia, titolare di uno dei più noti negozi di attrezzature fotografiche di Napoli;

   secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la difficile situazione economica della sua attività professionale lo ha consumato fino a fargli perdere ogni speranza nel futuro, come spiegato nel biglietto indirizzato ai familiari che ha scritto prima di chiudersi nel negozio e impiccarsi, in cui parla dei suoi troppi debiti accumulati sia con il fisco che con interlocutori privati, probabilmente fornitori con i quali aveva preso impegni che temeva di non poter onorare;

   la sua attività, iniziata con il padre nel 1958, aveva subito gravi danni a causa della crisi economica innescata dalle misure di contenimento dei contagi da COVID-19: rarissimi i set da allestire e i matrimoni da immortalare, pochissimi i professionisti della fotografia in grado di rinnovare le attrezzature; la stessa Accademia di belle arti, di cui era fornitore abituale, aveva ridotto sensibilmente le richieste per mancanza di attività «sul campo»;

   Sbrescia era, peraltro, noto per la sua generosità: spesso rateizzava le vendite, per venire incontro ai clienti, e forniva gratuitamente delle macchine da «muletto», nei casi di guasti o riparazioni;

   il caso di Napoli è solo l'ultimo, in ordine di tempo, di una scia di vittime silenziose di cui si parla poco e il cui picco, molto probabilmente, deve ancora arrivare: l'allarme lanciato dall'Osservatorio suicidi per motivazioni economiche riporta 42 decessi, di cui 25 nelle settimane del lockdown forzato e 16 nel solo mese di aprile 2020, ai quali si aggiungono 36 tentati suicidi, 21 dei quali nelle settimane di isolamento forzato: più della metà delle vittime è costituita da imprenditori;

   ad essere particolarmente colpite dall'attuale crisi sono state le piccole e medie imprese, che rappresentano la linfa vitale del tessuto economico italiano e che rischiano di essere spazzate via definitivamente;

   lo scetticismo rispetto al futuro, il timore di perdere la propria occupazione e la stabilità economica, la fatica di affrontare il forte momento di emergenza e la disperazione data dai contraccolpi della peggior crisi economica degli ultimi anni sono le principali preoccupazioni che attanagliano oggi i lavoratori italiani;

   a parere dell'interrogante, nessuno ha mai pensato di sottrarsi alle scelte politiche assunte per salvare delle vite umane, laddove sono state strettamente necessarie, ma le stesse istituzioni sono chiamate a valutarne anche i costi-benefici –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali immediate ed efficaci iniziative di competenza intenda assumere per sostenere economicamente e concretamente le attività produttive in difficoltà;

   se e quali iniziative intenda assumere per offrire assistenza alle persone, in tutte le sue dimensioni, anche psicologiche, che trovi una risposta strutturata all'interno del nostro servizio sanitario nazionale.
(4-07991)


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito delle attività previste dal Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di essere umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana – firmato a Roma il 2 febbraio 2017, ratificato in forma semplificata e quindi senza il coinvolgimento delle Camere – tra le iniziative di cooperazione con le istituzioni di sicurezza e militari libiche finalizzate ad arginare i flussi migratori sono incluse attività di sostegno, finanziamento e formazione del personale libico;

   il 5 dicembre 2020 è stato pubblicato sulla pagina Facebook della General Administration For Coastal Security (Gacs) un post in cui veniva pubblicizzata la prosecuzione di un programma di formazione destinato agli operatori libici della Gacs, tenuto in Italia dalla Guardia di finanza;

   in un servizio del 31 dicembre 2020 su Radio Radicale il corrispondente Sergio Scandura ha rivelato che dal 19 dicembre 2020 risulterebbe irreperibile uno dei ventiquattro guardacoste libici che avrebbero preso parte al corso di addestramento tenuto alla base della Guardia di Finanza a Gaeta. L'autorità italiana avrebbe appreso la notizia della scomparsa del soggetto soltanto alla base navale della Guardia di finanza, dopo avere già prelevato gli altri dall'hotel che li ospitava, prima di trasferirli all'aeroporto di Napoli per il rientro a Tripoli. Dalla stessa fonte si apprenderebbe che il soggetto scomparso godrebbe di una significativa autonomia finanziaria;

   da diverse fonti giornalistiche e rapporti di organizzazioni non governative internazionali impegnate nella difesa dei diritti umani – tra cui Amnesty International – la Gacs risulterebbe essere un corpo di miliziani non dipendente dalla Marina militare e dal Ministero della difesa libici, ma appartenente all'organico del Ministro dell'interno Fathi Bashaga, ovvero l'uomo a capo delle milizie di Misurata. Secondo le stesse fonti i miliziani della Gacs sarebbero soliti effettuare interventi particolarmente violenti e condurre i migranti che tentano la partenza in centri di detenzione libici non ufficiali –:

   se si ritenga che la Gacs e le milizie che ne fanno parte siano interlocutori adeguati con cui dare applicazione alle disposizioni contemplate dal Memorandum;

   in base a quale procedura siano stati selezionati o da chi siano stati indicati i soggetti libici a cui era rivolto il corso di addestramento;

   con quale status giuridico i soggetti libici destinatari dall'addestramento siano stati ospitati in Italia;

   se la notizia della scomparsa del soggetto diffusa da Radio Radicale corrisponda al vero;

   se il Governo disponga di elementi in ordine al rischio che la presunta fuga possa essere collegata ad attività di terrorismo, fondamentalismo o criminalità organizzata, considerate anche le eventuali significative disponibilità finanziarie di cui potrebbe godere il soggetto, e se e quali iniziative di competenza abbia messo in atto per contribuire a rintracciare il soggetto scomparso.
(4-07998)


   MELONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo il Piano strategico sulle vaccinazioni Covid-19 approvato dal Parlamento il 2 dicembre 2020 le categorie prioritarie individuate per ricevere il vaccino sarebbero infermieri, medici e operatori sanitari, poi gli ospiti delle Rsa e gli anziani sopra gli ottanta anni, e poi, finita la prima fase, potranno essere vaccinate le persone tra i 60 e i 79 anni e coloro che hanno almeno una patologia cronica;

   il 27 dicembre 2020, il cosiddetto «Vaccine-day», sono giunte in Italia le prime 9.750 dosi del farmaco, che sono state distribuite tra le regioni, con la Lombardia che ha ricevuto il maggior numero di dosi, pari a 1.620, seguita dall'Emilia Romagna che ha ricevuto 975 dosi, dal Lazio con 955, il Piemonte con 910, il Veneto con 875 dosi, e così via;

   alla regione Campania, a fronte di una popolazione di quasi sei milioni di abitanti, sono state assegnate in prima battuta 720 dosi, una delle quali è stata inoculata il primissimo giorno delle vaccinazioni al presidente della medesima regione, Vincenzo De Luca;

   in base alle categorie individuate dal piano, il presidente De Luca non aveva diritto a essere vaccinato in questa prima fase e, quindi, non appare chiaro per quale motivo sia stato vaccinato non solo con priorità rispetto agli altri cittadini, ma addirittura il primo giorno;

   altrettanto poco chiaro appare in quale categoria tra quelle elencate nei report pubblicati giornalmente dal Governo sui vaccini effettuati – un'iniziativa fortemente sostenuta proprio da Fratelli d'Italia – possa essere stato inserito il presidente De Luca;

   pochi giorni dopo aver ricevuto il vaccino, il presidente De Luca ha dichiarato che il suo gesto è stato «semplicemente simbolico per dare coraggio, fiducia, soprattutto alle persone anziane, per dimostrare che il vaccino era sicuro», scagliandosi contro chi aveva osato criticarlo e tralasciando del tutto sia il fatto che la dose somministrata a lui è stata, evidentemente, sottratta a qualcuno che ne aveva certamente più diritto, sia i chiarimenti che pure gli erano stati pubblicamente chiesti in ordine ai motivi della sua vaccinazione a discapito delle regole –:

   per quali motivi un presidente di regione abbia avuto la possibilità di ricevere una dose di vaccino in una fase nella quale la priorità è stata assegnata alle categorie più a rischio, e chi abbia assunto la relativa decisione;

   come si intenda garantire la piena attuazione del Piano vaccinale approvato, evitando che altri processi decisionali, sconosciuti ai più, concorrano a creare precedenti, pericolosi agli occhi dell'opinione pubblica, e discriminanti per tutti i cittadini;

   in quale delle categorie sia stato inserito il presidente De Luca ai fini della pubblicazione dei dati relativi alle vaccinazioni effettuate il 27 dicembre 2020.
(4-08000)


   D'IPPOLITO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Calabria è commissariata per il rientro dal disavanzo sanitario e l'Asp di Catanzaro a seguito di scioglimento per infiltrazioni mafiose;

   con il decreto del Commissario ad acta n. 91 del 18 giugno 2020 è stato approvato il documento di riordino della rete ospedaliera in emergenza Covid;

   ivi, nell'ospedale di Lamezia Terme si prevede «un incremento strutturale di numero 6 pl (...) in area critica di cui 1 pl di Terapia Intensiva pediatrica, con l'obiettivo di fronteggiare situazioni in emergenza e, nel contempo, far in modo che tali posti letto assumano in fase post-COVID le caratteristiche di Terapia Intensiva polivalente»;

   ivi si specifica, poi, che «i posti aggiuntivi saranno allocati al primo piano di un edificio dedicato che sarà ristrutturato e messo a norma»;

   ivi si prevede, nell'ospedale lametino, «la realizzazione di un'area ad elevata intensità di cura con 8 pl di terapia semi-intensiva di cui 4 pl immediatamente convertibili in pl di Terapia Intensiva»;

   invece, nell'ordinanza del presidente della regione Calabria n. 82 del 29 ottobre 2020, si dispone, in manifesta difformità rispetto al documento di riordino approvato con il succitato Dca, che «i presidi delle aziende ospedaliere regionali trasferiscano, presso i Presidi Ospedalieri Territoriali direttamente gestiti dalle Aziende Sanitarie Provinciali, i pazienti COVID-19 ricoverati, stabilizzati e non ancora dimissibili al proprio domicilio, previa intesa tra le Direzioni Sanitarie delle Strutture», con il che, in sostanza, si è imposta la rapida attivazione di reparti Covid, tra cui quello dell'ospedale di Lamezia Terme, ignorando il contenuto del richiamato documento di riordino, che invece doveva essere attuato dall'Asp di Catanzaro per la parte di competenza;

   a tale ordinanza presidenziale ha fatto seguito la successiva, n. 85 del 10 novembre 2020, in cui si dà atto dell'intervenuta delega ai commissari delle aziende del Servizio sanitario regionale calabrese per l'attuazione degli interventi sanitari nell'emergenza Covid e perfino si prende atto che la regione Calabria è «stata di fatto esautorata dalla gestione»;

   ciononostante, nella stessa ordinanza, firmata appena dopo le dimissioni del Commissario ad acta Cotticelli, si conferma che, in tema di programmazione sanitaria circa l'emergenza in atto, il presidente della regione ha scavalcato la struttura commissariale, ivi pur avendone formalmente riconosciuto le prerogative in materia;

   in una nota di Felice Lentidoro pubblicata su Settimionews.it si rende conto, a proposito del contagio di 8 sanitari dell'ospedale lametino, di una recente riunione tra la commissaria dell'Asp di Catanzaro, Luisa Latella, alcuni dirigenti aziendali e l'interrogante, lo stesso Lentidoro in rappresentanza di Cittadinanza attiva e Nadia Donato per l'associazione Senza nodi;

   secondo la nota, nella riunione, l'interrogante ha evidenziato pesanti criticità nell'attivazione del reparto Covid nell'ospedale lametino e, sulla base di specifiche disposizioni di servizio dell'Asp, ha dimostrato la mancanza, nel reparto, di personale dedicato, da cui potrebbero essere derivati i riferiti contagi;

   in un articolo del 7 gennaio 2021 pubblicato da www.lametino.it, il dottor Gerardo Mancuso ha giustificato il blocco dei ricoveri nel reparto Covid in parola e il trasferimento di pazienti a Catanzaro;

   in un articolo di Emiliano Morrone pubblicato il 9 gennaio 2021 sulla testata on line La Voce di Fiore si virgoletta il contenuto di messaggi vocali di infermieri da cui emergerebbero, nel riferito reparto Covid, ricoveri non idonei e l'avvenuto utilizzo di caschi senza filtri, il che potrebbe aver procurato i contagi in questione fino a rappresentare «una bomba di virus» –:

   se non si intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare i fatti di cui in premessa anche con iniziative di carattere ispettivo e se, di conseguenza, non si intenda valutare la sostituzione dei componenti della commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro.
(4-08003)


   D'ATTIS e SISTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32 della Costituzione riconosce la salute come un diritto fondamentale;

   in considerazione della pandemia in corso, il vaccino anti-Covid rappresenta una straordinaria opportunità per tutta l'umanità per uscire dal tunnel della pandemia;

   a tal proposito il Governo ha varato un Piano strategico nazionale per la vaccinazione, che è stato recepito dalle regioni;

   la regione Puglia, nel recepire il piano citato, ha organizzato un sistema di intervento, istituendo una cabina di regia regionale e nuclei operativi aziendali per «assicurare un supporto tecnico-scientifico, pianificare le azioni e monitorare l'andamento della campagna», come si legge sul sito istituzionale della regione stessa;

   la prima fase, iniziata il 31 dicembre 2020, prevede che le vaccinazioni siano riservate al personale che opera in ambito sanitario e sociosanitario di strutture pubbliche e private e agli ospiti delle Rsa;

   tale indicazione, contenuta con chiarezza all'interno del Piano strategico nazionale, è dovuta alle attuali disponibilità di dosi di vaccino;

   purtroppo, dalla stampa e dai social network emerge come in Puglia si stia procedendo con criteri talvolta «diversi», somministrando il vaccino anche a coloro che non rientrano nelle categorie tassativamente indicate per la prima fase della campagna vaccinale;

   se ciò corrispondesse al vero – e ad avviso dell'interrogante ci sono più motivi per ritenerlo, oltre che prove fotografiche diffuse dagli interessati sui social network – sarebbe a dir poco grave e difficile da giustificare soprattutto ai cittadini pugliesi che attendono la somministrazione del vaccino per poter ambire a riprendere la conduzione di una vita «normale» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti citati in premessa e se corrisponda al vero il fatto che ad alcuni cittadini della regione Puglia sia stato somministrato il vaccino anti-Covid, nonostante non appartenessero alle categorie previste per la prima fase della campagna vaccinale;

   se il Governo in caso positivo, non intenda approfondire e chiarire, per quanto di competenza, come si sia potuto verificare il fatto che sia stato somministrato il vaccino anti-Covid in violazione di quanto previsto dal Piano strategico nazionale per la vaccinazione;

   se il Governo, alla luce delle notizie apparse sulla stampa in merito alla somministrazione del vaccino anti-Covid a soggetti che non rientrano nella categoria prevista per la prima fase della campagna vaccinale, non intenda adottare le opportune iniziative, per quanto di competenza, nei confronti dei soggetti a cui è attribuito l'obbligo di vigilare sul rispetto di quanto previsto dal Piano citato e di monitorare tempi, soggetti e modalità della somministrazione vaccinale.
(4-08005)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   FORMENTINI, ZOFFILI, PANIZZUT, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità sta conducendo un'indagine internazionale sulle origini della pandemia da Sars-CoV-2;

   tale indagine ha comportato, tra le altre cose, incontri tra gli esperti dell'organizzazione e le rispettive controparti competenti della Repubblica Popolare Cinese, l'acquisizione e l'analisi di dati e campioni forniti dai ricercatori e scienziati cinesi, nonché la programmazione di una missione in Cina;

   peraltro, a quanto si è appreso dalla stampa, la prevista missione dell'Oms nella Repubblica Popolare ha incontrato impreviste difficoltà «burocratiche», mentre gli accessi a luoghi e dati di dichiarato interesse per l'indagine non sono ancora garantite;

   nulla si sa a proposito della partecipazione di personale italiano all'indagine che sta svolgendo l'Oms né dal punto di vista delle personalità eventualmente coinvolte, né sotto il profilo del loro specifico contributo ai lavori –:

   se risulti che personale italiano abbia contribuito finora, in che modo e con quali esiti, all'indagine internazionale sulle origini della pandemia da Sars-CoV-2 promossa dall'Oms;

   se personale italiano sia stato inserito nella delegazione dell'Oms diretta in Cina ed abbia effettivamente potuto recarsi nella Repubblica Popolare Cinese.
(3-02011)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPPELLACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

  già nel maggio del 2009 la regione autonoma della Sardegna, insieme alle altre, si oppose in sede di Conferenza delle regioni alle disposizioni contenute nella legge n. 99 del 2009 relative alla localizzazione nel territorio di impianti di produzione di energia elettrica nucleare, di impianti di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi, nonché dei sistemi per il deposito definitivo di materiali e rifiuti radioattivi, ritenendo inaccettabile che in materia di nucleare il Governo assumesse le decisioni semplicemente sentendo le regioni;

   la regione ribadì tale posizione il 27 gennaio 2010, quando la Conferenza delle regioni ha espresso parere negativo, a maggioranza, sullo schema di decreto legislativo recante: «Localizzazione ed esercizio di impianti di produzione elettrica e nucleare, di fabbricazione del combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio, nonché misure compensative e campagne informative»;

   la sentenza della Corte costituzionale n. 33 del 2011 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31 «nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all'intesa con la Conferenza unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio degli impianti nucleari»;

   i sardi hanno democraticamente espresso la netta opposizione sia alle centrali nucleari che ai depositi di scorie con il referendum del 2011, rispondendo «Sì» con percentuali che arrivano al 97,13 per cento al quesito «Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?»;

   qualsiasi decisione calata dall'alto sarebbe una profanazione della nostra terra, un atto di violenza verso l'autonomia e l'autodeterminazione del popolo sardo;

   all'inizio del 2021 la SOGIN ha pubblicato la mappa dei siti che potrebbero essere scelti per la realizzazione del deposito nazionale delle scorie radioattive;

   tale documento include, tra le altre anche 14 località della Sardegna;

   l'8 gennaio il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha rilasciato le seguenti dichiarazioni: «Non è iniziata nessuna costruzione» del deposito nazionale nucleare «proprio perché prima verranno ascoltati i territori», con «la più grande consultazione pubblica degli ultimi anni: un processo che durerà almeno 44 mesi, circa tre anni e mezzo e che con estrema trasparenza coinvolgerà amministratori, università, associazioni di categoria e tutti i cittadini»;

   per quanto riguarda la Sardegna, tale affermazione non tiene conto che il popolo sardo si è pronunciato tramite una consultazione popolare referendaria, democratica e diretta e non può esistere un pronunciamento più forte della volontà espressa del corpo elettorale;

   il Ministro interrogato e il Governo non possono non prendere in considerazione e tantomeno sovvertire la volontà di un interno popolo, espressa democraticamente;

   alla luce delle sue stesse considerazioni, il Ministro deve limitarsi a riconoscere che la Sardegna ha già opposto un netto diniego alla realizzazione del deposito nell'isola –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative prendendo subito atto della consultazione già avvenuta e del risultato inequivocabilmente contrario alla realizzazione del deposito delle scorie radioattive in Sardegna.
(4-07992)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   7 febbraio 2017 l'Associazione culturale «Unione Forestali Carabinieri e Diritti – Unforced», costituita il 23 dicembre 2016, Notaio dottor Giulio Majo, Roma, rep. n. 28.093 racc. n. 8.285 e registrata presso l'Agenzia delle entrate, CF n. 97916740588 – natura giuridica: associazioni non riconosciute e comitati – attività di organizzazioni con fini culturali e ricreativi, ha richiesto al gabinetto del Ministro della difesa l'autorizzazione a svolgere e a pubblicizzare le attività culturali del sodalizio nell'ambito dell'Arma dei Carabinieri, ben specificando la natura culturale dell'Associazione ed evidenziando il divieto di svolgere attività sindacale;

   4 settembre 2017, il Ministero della difesa nega l'assenso alla costituzione – peraltro mai richiesta – dell'associazione culturale – Unforced;

   l'associazione ha presentato ricorso (numero rg 11186 del 2017) al Tar del Lazio;

   13 dicembre 2017 il citato Tar Lazio, sezione Prima Bis, accoglie il ricorso (13 gennaio 2018, n. 409) e annulla il provvedimento di diniego impugnato, condannando il Ministero della difesa a rifondere le spese di giudizio; il Tar afferma testualmente che «Il Ministero resistente ha negato l'autorizzazione travisando la natura dell'associazione costituita dai ricorrenti e pertanto il provvedimento va annullato perché l'Amministrazione possa procedere ad esaminare nuovamente la domanda di autorizzazione alla luce dei criteri indicati in sentenza.», e che «Nessuna di dette finalità consente di classificare l'associazione come rientrante in un'associazione di tipo sindacale vietata dall'art. 1475, comma 2, D.lgs. 66/2010»; peraltro, nello stesso articolo 3 dello Statuto si precisa che «L'associazione non ha altresì carattere sindacale ed è fatto divieto assoluto agli organi nazionali e/o territoriali dell'associazione ai soci di porre in essere comportamenti configurabili come sindacali.», infine «Sono proprio queste considerazioni che dimostrano il travisamento delle caratteristiche dell'associazione da parte di chi aveva il compito di valutarne la compatibilità con l'ordinamento.»;

   il Ministero della difesa, con ricorso n.r.g. 3417 del 2018, appella al Consiglio di Stato;

   il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale (Sezione Quarta), 7 giugno 2019, respinge il ricorso di appello del Ministero della difesa confermando la sentenza del Tar Lazio, riaffermando l'onere dell'Amministrazione di riesaminare la domanda di autorizzazione; afferma «Nel merito, il Ministero insiste sulla tesi che Unforced avrebbe innegabile natura sindacale e il suo statuto conterrebbe disposizioni in contrasto con i limiti posti all'associazionismo sindacale militare dalla ricordata decisione di accoglimento parziale resa dalla Corte costituzionale. Ciò fa anche con argomenti ulteriori rispetto alla motivazione del diniego impugnato e nuovi rispetto ai motivi prospettati nell'appello (apertura dell'associazione a tutti i cittadini e ad altre associazioni di analogo tenore; interventi non consentiti in settore di carattere operativo, come apparirebbe da vari comunicati stampa; disposizioni dello statuto in contrasto con l'esigenza di trasparenza del sistema di finanziamento; violazione dell'obbligo di sottoporre previamente i propri atti fondativi al vaglio dell'Amministrazione); argomenti come tali inammissibili.»;

   al riavvio dell'istruttoria, ove Unforced conferma la natura culturale, il 13 ottobre 2020 viene notificato all'associazione culturale Unforced il decreto del Ministro della difesa 22 settembre 2020, con il quale si respinge la originaria istanza del 7 settembre 2017 e si comunica di non aver accolto l'istanza di assenso alla costituzione di associazione tra militari;

   l'insistenza degli uffici sopra citati di considerare erroneamente l'associazione Unforced un sodalizio tra militari avente natura sindacale, e dunque di rispondere negativamente ad altra istanza, ha creato danni all'immagine dell'associazione, ma anche alla credibilità ed alla «terzietà» del Ministero della difesa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno intervenire personalmente per chiarire in via definitiva la situazione.
(5-05270)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con gli articoli 2 e 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020 sono state introdotte espresse misure restrittive per le regioni collocate – secondo le indicazioni di cui alle emanande ordinanze del Ministro della salute – rispettivamente, in uno «scenario di tipo 3» con un livello di rischio «alto», e in uno «scenario di tipo 4», parimenti con un livello di rischio «alto»;

   le suddette misure, com'è noto, hanno avuto significativa incidenza su diverse categorie produttive e, in particolare sulle attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), che, infatti: a) per lo scenario di tipo 4, sono state limitate alla sola consegna a domicilio; b) per lo scenario di tipo 3, anche all'asporto; c) infine, comunque, per le meno restrittivi zone gialle, con l'imposizione dell'orario di chiusura al pubblico alle ore 18.00;

   con decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, le misure di cui al citato articolo 3, vale a dire quelle connesse ad uno scenario di tipo 4, sono state applicate sull'intero territorio nazionale, per tutto il periodo compreso tra il 24 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021, fatta eccezione per le giornate del 28, 29 e 30 dicembre, nonché del 4 gennaio, durante le quali si è imposta l'applicazione delle misure di cui all'articolo 2 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   l'articolo 2 del citato decreto-legge n. 172 del 2020, al fine di sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive introdotte col medesimo decreto-legge, ha previsto l'erogazione di un contributo a fondo perduto, con riferimento ai soggetti che alla data di entrata in vigore del medesimo decreto fossero titolari di attività riferibili ai codici Ateco riportati nella tabella allegata;

   le durature e stringenti limitazioni imposte al settore delle attività di ristorazione, incidono, in modo grave anche sulle attività connesse direttamente e indirettamente con lo stesso settore, come, ad esempio, quella dei microbirrifici artigianali, i quali, infatti, vedono il proprio principale mercato di sbocco nei pub e ristoranti e, solo in termini minimali, nella grande distribuzione;

   pur essendo pacifico ed evidente che le restrizioni imposte alle attività di ristorazione si riflettano inevitabilmente anche sui citati microbirrifici, il Governo non li ha inclusi tra le attività meritevoli di accedere ai contributi di cui al citato articolo 2 del medesimo decreto –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative normative intendano assumere al fine di prevedere idonei benefici anche in favore degli operatori economici la cui attività risulta indiscutibilmente connessa con quella dei servizi di ristorazione e, in particolare, in favore dei microbirrifici.
(3-02013)


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo indiscrezioni rese note dall'agenzia Reuters, per agevolare il matrimonio con il Montepaschi, il Ministero dell'economia e delle finanze sta studiando di rilevare attraverso Amco (100 per cento controllata dal Tesoro) circa 14 miliardi di crediti deteriorati di Unicredit;

   come già è stato segnalato nel corso di un'audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario del 24 novembre 2020, Amco starebbe falsando il mercato degli Npl, praticando prezzi non giustificati;

   in tale occasione l'audito citò ad esempio l'acquisto di crediti deteriorati di Credit Agricole ad un sovrapprezzo del 20 per cento;

   da tempo Amco è attesa di essere audita in sede di Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, ma finora l'audizione non ha avuto luogo, sembra, per continue richieste di rinvio da parte dell'amministratore delegato –:

   se le indiscrezioni dell'agenzia Reuters trovino conferma, ed, in caso di risposta positiva, se l'eventuale acquisto di crediti deteriorati UniCredit avrà luogo a prezzo di mercato o di favore.
(3-02016)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 30 dicembre 2020, n. 178, recante la legge di bilancio 2021, all'articolo 1, commi da 1051 a 1063 e al comma 1065, prevede, nell'ambito di un più ampio rafforzamento del programma «Transizione 4.0», l'estensione fino al 31 dicembre 2022 della disciplina del credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi, potenziando e diversificando le aliquote agevolative, incrementando le spese ammissibili e ampliandone l'ambito applicativo;

   secondo la citata normativa, possono accedere al credito d'imposta tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, ivi incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito;

   viene altresì anticipata la decorrenza dell'innovata disciplina al 16 novembre 2020 ed è prevista una estensione fino al 30 giugno 2023, qualora entro il 31 dicembre 2022 risulti accettato dal venditore il relativo ordine e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione;

   l'articolo 1, comma 1052, della citata legge di bilancio prevede l'esclusione dall'accesso al beneficio: a) per le imprese in stato di crisi (in liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale ovvero altra procedura concorsuale prevista dalla legge fallimentare, dal codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza, o da altre leggi speciali o che abbiano in corso un procedimento per la dichiarazione di una di tali situazioni); b) per le imprese destinatarie di sanzioni interdittive derivanti dalla violazione delle norme sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche espressamente indicate dall'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, ovvero: a) l'interdizione dall'esercizio dell'attività; b) la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell'illecito; c) il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio; d) l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l'eventuale revoca di quelli già concessi; e) il divieto di pubblicizzare beni o servizi –:

   quale sia la corretta interpretazione della norma, da ultimo novellata dalla legge di bilancio 2021, in merito alla possibilità di accesso al credito d'imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi da parte delle imprese destinatarie di sanzioni interdittive in particolare se intenda chiarire se l'applicazione della sanzione interdittiva escluda in generale la possibilità di accesso al beneficio, ovvero se l'esclusione operi per il solo periodo di interdizione o per l'intero anno fiscale durante il quale l'interdizione produce effetti.
(5-05261)


   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica stanno avendo degli effetti sociali ed economici che hanno delle conseguenze su svariati settori produttivi;

   tra gli effetti meno auspicabili risulta esserci la rivitalizzazione dell'offerta di gioco illegale e, conseguentemente, del fenomeno della ludopatia, resa più evidente durante il periodo di lockdown come dimostrato dalla crescita del numero di chiamate al numero verde dell'Istituto superiore di sanità. In tal senso, si segnalano le parole di Marcello Minenna, direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei Monopoli, nella trasmissione «Uno Mattina» a Rai Uno: «Il lockdown ha determinato una riduzione del 25/30% dalla chiusura del gioco legale, facendo riscontrare però un aumento del gioco illegale. Numerosi sono stati gli interventi del Copregi (Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale) di repressione in più di 50 capoluoghi di provincia, controllando 250 sale illegali e comminando sanzioni per oltre 1 milione di euro»;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020 e la successiva direttiva n. 82295/RU dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli hanno disposto la chiusura delle sale scommesse, slot, bingo e le postazioni videolottery nei bar, ristoranti e tabaccherie. È stata poi disposta la loro riapertura con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020, salvo poi stabilirne la chiusura anticipata alle ore 21 e l'adeguamento alle misure di sicurezza anti-Covid con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020. Infine, questi punti di gioco sono stati poi definitivamente sospesi e chiusi con il decreto del Presidente del Consiglio del 3 novembre 2020 che ha suddiviso le regioni italiane nelle zone: «gialla», «arancione» e «rossa»;

   la situazione del settore è critica e a rischio ci sono 150.000 posti di lavoro, tra dipendenti dei concessionari e lavoratori dell'indotto, appena terminerà il blocco dei licenziamenti, mentre il rischio occupazionale potrà interessare più di 30.000 addetti impiegati nella distribuzione fisica del gioco;

   nonostante questi dati poco confortanti per la tenuta della rete del gioco pubblico, l'articolo 69 del decreto-legge «Cura Italia» n. 18 del 2020 ha sancito soltanto la proroga del versamento del prelievo erariale unico e del canone accessorio sugli apparecchi cosiddetti Amusement With Prizes (AWP o new slot) e Video Lottery Terminal (VLT), del canone per la concessione della raccolta del bingo, nonché la proroga dei termini per l'indizione, da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, di una gara per una serie di concessioni in materia di apparecchi da divertimento e intrattenimento e gioco a distanza, la proroga dei termini per l'indizione di gare per le scommesse e il bingo, del termine per la sostituzione degli apparecchi da gioco e per l'entrata in vigore del registro unico degli operatori del gioco pubblico;

   recentemente, l'articolo 13-novies del decreto «Ristori» ha previsto che il versamento del saldo del prelievo erariale unico (Preu) sugli apparecchi da intrattenimento e del canone concessorio relativo al quinto bimestre 2020, con scadenza al 18 dicembre 2020, sia versato nella misura del 20 per cento;

   la legge di bilancio 2021 ha introdotto infine ulteriori modifiche alla disciplina del gioco legale in Italia –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per mettere al sicuro un settore già in precedenza vessato enormemente e soggetto ad una serrata che dura da 190 giorni, coinvolge 150 mila lavoratori e tremila aziende, specializzate, che contribuiscono in maniera determinante al bilancio dello Stato;

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, per arginare il fenomeno del gioco illegale che danneggia ulteriormente gli operatori del gioco pubblico e minaccia la salute pubblica.
(5-05262)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con gli articoli 2 e 3 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2020 sono state introdotte espresse misure restrittive per le regioni collocate – secondo le indicazioni di cui alle emanande ordinanze del Ministro della salute – rispettivamente, in uno «scenario di tipo 3» con un livello di rischio «alto», e in uno «scenario di tipo 4», parimenti con un livello di rischio «alto»;

   le suddette misure, com'è noto, hanno avuto significativa incidenza su diverse categorie produttive e, in particolare sulle attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie), che, infatti: a) per lo scenario di tipo 4, sono state limitate alla sola consegna a domicilio; b) per lo scenario di tipo 3, anche all'asporto; c) infine, comunque, per le meno restrittive zone gialle, con l'imposizione dell'orario di chiusura al pubblico alle ore 18.00;

   con decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, le misure di cui al citato articolo 3, vale a dire quelle connesse ad uno scenario di tipo 4, sono state applicate sull'intero territorio nazionale, per tutto il periodo compreso tra il 24 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021, fatta eccezione per le giornate del 28, 29 e 30 dicembre, nonché del 4 gennaio, durante le quali si è imposta l'applicazione delle misure di cui all'articolo 2 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   l'articolo 2 del citato decreto-legge n. 172 del 2020, al fine di sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive introdotte col medesimo decreto-legge, ha previsto l'erogazione di un contributo a fondo perduto, con riferimento ai soggetti che alla data di entrata in vigore del medesimo decreto fossero titolari di attività riferibili ai codici Ateco riportati nella tabella allegata;

   le durature e stringenti limitazioni imposte al settore delle attività di ristorazione, incidono, in modo grave anche sulle attività connesse direttamente e indirettamente con lo stesso settore, come, ad esempio, quella dei fornitori diretti delle medesime attività, i quali, infatti, nel fornire la merce direttamente alle attività di ristorazione, allo stato, hanno subito una notevole, pressoché totale, contrazione delle relative attività;

   pur essendo pacifico ed evidente che le restrizioni imposte alle attività di ristorazione si riflettano inevitabilmente anche sui citati fornitori, il Governo non li ha inclusi tra le attività meritevoli di accedere ai contributi di cui al citato articolo 2 del medesimo decreto –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative normative intendano assumere al fine di prevedere idonei benefici anche in favore degli operatori economici la cui attività risulta indiscutibilmente connessa con quella dei servizi di ristorazione e, in particolare, in favore dei fornitori diretti delle attività di ristorazione.
(4-07999)


   BELOTTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 4, comma 1, del decreto-legge n. 119 del 2018, promosso dal Governo pro tempore, di cui la Lega faceva parte, ha previsto, nell'ottica di una pacificazione fiscale contribuente-Stato, l'annullamento automatico dei debiti relativi a carichi affidati agli agenti della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2010 che, alla data di entrata in vigore del decreto (14 ottobre 2018), presentavano un importo residuo fino a 1.000 euro;

   nei giorni scorsi la direzione centrale amministrazione finanza e controllo – settore coordinamento amministrazione regionale – dell'Agenzia delle entrate e riscossione a inviato, a quanto consta all'interrogante, al comune di Telgate (Bg) una nota in cui si chiede il «rimborso del complessivo ammontare di euro 2.466,93 riferito alle spese di notifica afferenti ai carichi affidati da codesto Enti agli agenti della riscossione dal 1° dicembre 2000 al 31 dicembre 2010 e successivamente annullati per effetto delle previsione normative di cui all'articolo 4 comma 1 del decreto-legge n. 119 del 2018»;

   tale anomala richiesta viene motivata, nelle premesse, perché, secondo la scrivente Direzione centrale dell'Agenzia delle entrate, si sarebbe determinata «l'inesigibilità ex lege delle quote relative ai debiti in parola con conseguente applicazione delle disposizioni che pongono a carico dell'ente creditore, in caso di inesigibilità, le spese sostenute dall'agente della riscossione per le procedure esecutive effettuate nei confronti del debitore e per la notifica della cartella di pagamento»;

   nella medesima nota, l'Agenzia delle entrate evidenzia che «l'articolo 4 del decreto-legge n. 119 del 2018 non contiene una specifica disciplina per le modalità di rimborso delle spese di notifica delle cartelle di pagamento relative ai debiti oggetto di annullamento automatico, ne deriva che, trovando applicazione la previsione normativa dell'articolo 17 comma 4 del decreto legislativo n. 112 del 1999, l'ente creditore deve rimborsare tali ultime spese in unica soluzione, a ricezione della relativa istanza» –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente dell'interpretazione di cui in premessa da parte della direzione centrale amministrazione finanza e controllo – settore coordinamento amministrazione regionale – dell'Agenzia delle entrate e riscossione in merito al rimborso delle spese di esecuzione;

   quante siano le richieste di rimborso finora inviate alle amministrazioni comunali;

   se non ritenga oltremodo inopportuno richiedere ai comuni, nell'attuale contesto di grande difficoltà dovuto anche alle conseguenze della situazione emergenziale epidemiologica, le spese di riscossione di crediti che sono stati stralciati;

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare a tutela delle amministrazioni comunali.
(4-08002)


   OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   appare evidente all'interrogante come il Governo abbia dimenticato alcune categorie produttive fortemente colpite dalle misure restrittive adottate dal Governo a seguito dell'emergenza epidemiologica da Covid-19. In particolare, il settore del gioco pubblico ha subito un crollo impressionante del proprio fatturato annuo a seguito dei diversi provvedimenti anti-Covid adottati dal Governo. Stando ad un articolo del quotidiano La Stampa del 5 gennaio 2021, è stato registrato un drammatico calo dei ricavi per gli operatori del gioco fisico (-43 per cento complessivo e -60 per cento per il settore retail). Tale situazione ha determinato un enorme diminuzione delle entrate erariali: considerando la chiusura dei punti gioco per quasi 6 mesi, nel corso del 2020, la stima dei ricavi fiscali per lo Stato (complessivo per i due canali fisico ed online) sarà inferiore a 7 miliardi di euro (circa 4,5 miliardi di euro in meno rispetto al 2019). Tale calo di circa l'80 per cento è imputabile alla perdita di gettito registrata dal canale retail (sale gioco, agenzie di scommesse e Bingo);

   ad avviso dell'interrogante, il Governo non ha per nulla tutelato gli oltre 150 mila posti di lavoro, tra dipendenti dei concessionari e lavoratori dell'indotto, che gravitano attorno al settore del gioco pubblico. Il rischio di veder scomparire tutti questi posti di lavoro, dopo la fine del blocco dei licenziamenti e l'inizio delle chiusure di sale scommesse, sale giochi, bar e tabaccheria è enorme;

   i punti di gioco sono stati chiusi sin dall'inizio della pandemia con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020 e la successiva direttiva n. 82295/RU dell'Agenzia delle dogane e monopoli che hanno stabilito la chiusura delle sale scommesse, slot, bingo e le postazioni videolottery nei bar, ristoranti e tabaccherie;

   ad ulteriore testimonianza dell'andamento incerto ed ondivago del Governo, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 giugno 2020 ha riaperto tali esercizi pubblici, salvo poi stabilirne la chiusura anticipata alle ore 21 e l'adeguamento alle misure di sicurezza anti-Covid, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020;

   alla fine, questi punti di gioco sono stati definitivamente sospesi e chiusi, tra zone gialle, arancioni e rosse, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020;

   stando poi all'Istituto superiore di sanità, durante il periodo di lockdown, è notevolmente aumentato il totale mensile di chiamate al numero verde preposto a sostenere i soggetti affetti da ludopatia, i quali, tra le mura di casa, hanno dato sfogo alla loro dipendenza attraverso il gioco illegale ed il gioco online;

   in tal senso si riportano le parole del direttore generale dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna, alla trasmissione televisiva «Uno Mattina»: «Il lockdown ha determinato una riduzione del 25/30 per cento dalla chiusura del gioco legale, facendo riscontrare però un aumento del gioco illegale. Numerosi sono stati gli interventi del Copregi (Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale) di repressione in più di 50 capoluoghi di provincia, controllando 250 sale illegali e comminando sanzioni per oltre 1 milione di euro»;

   stando alla ricostruzione dei fatti, a giudizio dell'interrogante, non solo il Governo ha fortemente penalizzato un settore fondamentale come quello del gioco pubblico, ma ha anche indirettamente rivitalizzato l'offerta di gioco illegale minacciando, conseguentemente, la stessa salute pubblica che mirava a tutelare attraverso le misure anti-Covid –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per tutelare i lavoratori del settore gioco pubblico e garantire, quanto prima, la riapertura dei luoghi adibiti al gioco legale, posto che è dimostrato che il virus non si diffonde in tali luoghi, assicurando tutte le misure necessarie di protezione per la salute.
(4-08004)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da tempo è stata denunciata la grave condizione in cui versano gli istituti penitenziari e i centri di reclusione della Sardegna, conseguente, in particolare, alle carenze strutturali degli organici e delle strumentazioni affidate agli operatori della polizia penitenziaria;

   nonostante le ripetute denunce, anche provenienti da diverse sigle sindacali, allo stato non risulta che siano stati programmati interventi tali da superare tutte le problematiche suindicate, ma unicamente misure temporanee, rivelatesi, come prevedibile, assolutamente insufficienti;

   recentissimamente, le sigle Sappe, Osapp, Uil-Pa polizia penitenziaria, PP, Sinappe, Cisl, Cnpp e Cgil hanno inviato una nota al capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Bernardo Petralia e al provveditore della Sardegna, Maurizio Veneziano, lamentando un gravissimo ritardo nella spedizione del vestiario assegnato al personale della polizia penitenziaria impiegato in Sardegna che, infatti, risulterebbe inspiegabilmente ancora in giacenza presso il Sadav;

   anche per effetto del predetto ritardo, allo stato un numero sempre più rilevante di personale è stato costretto ad utilizzare tute operative e divise logore, con conseguente grave nocumento per l'immagine stessa del Corpo di polizia;

   ancora una volta, appare necessario denunciare il grave trattamento riservato agli operatori della polizia penitenziaria, peraltro, com'è noto, già costretti ad operare in condizioni di lavoro complesse, anche in ragione della strutturale carenza d'organico –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di consentire l'immediata consegna del vestiario in questione al personale del Corpo di polizia penitenziaria impiegato negli istituti penitenziari della Sardegna.
(3-02012)

Interrogazione a risposta scritta:


   GASTALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il comunicato del sindacato Osapp rende noto che, il 9 gennaio 2021, presso il carcere Cerialdo di Cuneo, si sia verificata una rissa tra detenuti stranieri in seguito alla quale è stato anche devastato l'ufficio del piano detentivo;

   il personale della polizia penitenziaria intervenuto in forze per bloccare e calmare il detenuto ha visto uno degli agenti dover ricorrere alle cure al pronto soccorso con 7 giorni di prognosi;

   il sindacato aveva segnalato alcuni giorni fa un «tentativo di rivolta» avvenuto il 27 dicembre 2020 su cui l'interrogante ha presentato un'interrogazione parlamentare, chiedendo chiarezza e provvedimenti concreti perché tra i detenuti fomentatori della tentata ribellione c'era lo stesso protagonista della rivolta nel carcere di Modena avvenuta a marzo, un episodio efferato che portò a marzo alla morte di 7 detenuti;

   il sindacato Osapp parla di «eccessivo buonismo nella gestione di penitenziari problematici come quello di Cuneo» e spiega che «la situazione del Cerialdo è davvero preoccupante anche perché dal 9 gennaio l'Istituto è senza un direttore titolare, ma solo un nuovo reggente, titolare del carcere di Imperia». Il sindacato denuncia che Cuneo è «l'ennesimo carcere del Piemonte e della Valle d'Aosta senza direttore titolare dopo Ivrea, Aosta, Verbania, Novara» –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, per la sicurezza di uomini e donne in divisa che ogni giorno rischiano la vita, un'opportuna e celere iniziativa finalizzata a colmare i posti vacanti di comandanti e direttori titolari, che al momento non sono presenti, in molte delle carceri del Nord-ovest.
(4-07994)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   CANTINI, CECCANTI, CENNI, CIAMPI, DI GIORGI, GARIGLIO, BRUNO BOSSIO e ANDREA ROMANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   tra i tanti effetti che la pandemia sta causando si registrano gravissime perdite economiche in tutto il comparto del trasporto aeroportuale con pesantissime ripercussioni sull'indotto. Infatti, il settore aeroportuale nazionale ha registrato tra settembre 2019 e settembre 2020 un crollo del numero di passeggeri pari al 70 per cento. Ciò ha comportato un aumento del numero di lavoratori aeroportuali messi in cassa integrazione che ad oggi risultano essere più di 10.000 in tutta Italia;

   la Toscana con gli scali di Firenze e Pisa ha registrato nel 1° semestre 2020, secondo quanto descritto dall'amministratore delegato di Toscana Aeroporti, un calo di oltre 9 milioni di fatturato e un calo del 70 per cento di passeggeri rispetto all'esercizio precedente;

   i dati degli scali Toscani hanno obbligato «Toscana Aeroporti» a mettere in cassa integrazione circa 900 dipendenti al netto dei dipendenti che fanno riferimento alle aziende sub-concessionarie come bar, negozi e ristoranti;

   il settore aeroportuale a causa del COVID-19 registrerà pesantissime perdite anche in termini di traffico turistico oltre che commerciale; infatti, a soffrire di questa situazione non saranno solo le realtà minori ma anche quelle che con il traffico turistico fanno i maggiori volumi di trasporto passeggeri. Il protrarsi di questa situazione genererà conseguenze occupazionali gravissime che avranno ripercussioni in tutta Europa oltre che in Italia;

   per alleggerire la situazione «nell'ambito del programma Garanzia Italia destinato al sostegno delle imprese italiane colpite dall'emergenza COVID-19», misura ricompresa nel «Decreto Liquidità», la Sace ha concesso a Toscana Aeroporti un finanziamento pari a 85 milioni di euro. Il finanziamento consentirà alla Società di rafforzare i livelli di liquidità necessari per le attività aziendali e sostenere gli investimenti previsti nei siti aeroportuali di Firenze e Pisa. Si tratta di risorse significative ma sicuramente non sufficienti per sostenere la piena operatività degli scali di Firenze e Pisa e sostenere anche gli attuali livelli occupazionali –:

   quali iniziative il Ministro, per quanto di competenza e alla luce dei fatti sopra esposti intenda assumere al fine di sostenere e rilanciare il settore aeroportuale nazionale ed in particolare gli aeroporti toscani, predisponendo interventi affinché gli stessi possano tornare presto alla piena operatività.
(5-05263)


   ROTELLI e SILVESTRONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da recenti dichiarazioni del presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti si apprende l'intenzione di realizzare una fermata dell'alta velocità anche ad Orte come a Cassino e Frosinone;

   si tratta di un'opera infrastrutturale richiesta da più parti da diversi anni la cui realizzazione rappresenterebbe il rilancio dei territori della Tuscia, del Reatino e dell'Umbria;

   da anni, si chiede trasversalmente di aprire una trattativa anche con Italo per far transitare a Orte la partenza al mattino e l'arrivo alla sera del treno ad alta velocità;

   è riconosciuto che Orte rappresenti un punto di riferimento per il centro-nord, con tutte le caratteristiche per accogliere una fermata dell'alta velocità;

   sulla tratta Roma-Orte della linea ferroviaria alta velocità transitano diversi treni che servono l'entroterra dell'Alto Lazio, incluso il comune di Viterbo, l'Umbria, l'entroterra toscano, e il comprensorio del Reatino;

   la fermata dell'alta velocità ad Orte consentirebbe una consistente riduzione dei tempi di percorrenza a vantaggio di un incremento del traffico; commerciale sulla linea alta velocità;

   nel mese di agosto 2020 hanno avuto inizio i lavori di potenziamento e manutenzione fra Orte e Roma, sulla linea direttissima Roma-Firenze. Gli interventi consentiranno a Rete ferroviaria italiana (Gruppo Ferrovie dello Stato italiane) di rinnovare i deviatoi e risanare la massicciata di una delle linee più trafficate d'Italia; tuttavia, ancora non si hanno notizie certe sui lavori in merito alla fermata dell'alta velocità –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per garantire la realizzazione della fermata dell'alta velocità a Orte.
(5-05264)


   MULÈ e SOZZANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 19 maggio 1956 venne sottoscritta a Ginevra da parte di 9 Stati la «Convention relative au contrat de transport international de Marchandises par Route (CMR)», ad oggi ratificata da 55 Stati, e che l'Italia ha ratificato con la legge n. 1621 del 6 dicembre 1960;

   la convenzione ha regolato i contratti di trasporto merci su strada e la relativa documentazione che deve accompagnare la merce trasportata;

   in data 20 febbraio 2008 è stato sottoscritto un protocollo aggiuntivo alla convenzione del 1956 che ha introdotto l'utilizzo del documento Cmr (lettera di vettura) in formato esclusivamente digitale (e-Cmr);

   l'Italia è, ad oggi, tra i pochi Paesi europei che non hanno sottoscritto il protocollo aggiuntivo del 20 febbraio 2008, con la conseguenza di rendere impossibile l'utilizzo dell'e-Cmr in Italia;

   la possibilità di utilizzare l'e-Cmr è fortemente richiesta dal soggetti operanti nel settore del trasporto merci in Italia per i molteplici benefìci ad essa connessi, tra cui, solo per citarne alcuni a titolo esemplificativo e non esaustivo: semplificazione amministrativa, implementazione della digitalizzazione, sostenibilità ambientale legata alla riduzione della stampa cartacea dei documenti, ottimizzazione dei flussi finanziari legata all'emissione delle fatture dei servizi di trasporto e del relativo pagamento, accessibilità in tempo reale delle informazioni sul trasporto a favore sia delle imprese sia degli organi preposti ai controlli, riduzione dei costi di gestione –:

   se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere iniziative volte a consentire l'introduzione in Italia dell'utilizzo dell'e-Cmr.
(5-05265)


   RIXI, MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nelle prime bozze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) erano presenti importanti misure per le navi e del trasporto marittimo, giustamente riconosciuti come infrastruttura logistica fondamentale per il Paese e destinatari di risorse per circa 2 miliardi di euro, perlopiù finalizzati alla sostituzione o al refitting della flotta circolante per renderla più efficiente, sicura e rispettosa dell'ambiente;

   nel testo del Piano approvato dal Consiglio dei ministri il 12 gennaio 2021, tuttavia, la quota di risorse destinata al trasporto marittimo è stata inspiegabilmente ridotta da 2.000 a 670 milioni di euro, con un contestuale allargamento dell'ambito soggettivo di applicazione, rendendo così insufficiente ed inefficace lo stanziamento;

   in tale testo, tra gli interventi della componente denominata «Intermodalità e logistica integrata» sono del tutto scomparsi quelli precedentemente previsti a beneficio del trasporto marittimo di merci e passeggeri, settore che quindi non beneficerà di alcun tipo di provvidenza dal cosiddetto recovery fund;

   in Italia il settore del trasporto marittimo ha subito gravemente l'impatto del Covid-19, pur rimanendo sempre operativo e garantendo, nel caso dello shipping, anche l'approvvigionamento di diversi beni; in particolare, nel primo semestre 2020, l'import-export via mare ha registrato un calo in valore del 21 per cento e un calo in tonnellate dell'11 per cento circa;

   analoghe considerazioni valgono per il settore crocieristico, che nel 2020 ha registrato una contrazione pari addirittura al 93,5 per cento e nel succitato Piano non risulta destinatario di alcun tipo di intervento economico;

   le regole europee sulla transizione energetica – peraltro sostenute anche dal Governo italiano – impongono la sostituzione della maggior parte delle unità in esercizio con unità caratterizzate da un minor impatto ambientale e da una maggiore efficienza operativa; il sistema non è in grado di assecondare da solo un epocale programma di investimenti che rischia di non poter soddisfare le esigenze di mobilità locale e insulare alle condizioni che oramai si considerano assodate; ecco, dunque, la necessità dell'intervento statale;

   il mancato rinnovo della flotta potrebbe portare, nel breve periodo, molte società di navigazione italiane a non poter ottemperare alle politiche internazionali ed unionali in materia di sicurezza e protezione dell'ambiente, non potendo così mantenere la propria posizione nel mercato –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare a beneficio del trasporto marittimo, vista l'esclusione di quest'ultimo dalle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
(5-05266)


   LUCIANO CANTONE, SCAGLIUSI, BARBUTO, CARINELLI, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, all'articolo 14-ter, dispone una proroga dei termini per gli adempimenti tecnici e amministrativi relativi agli impianti a fune in servizio pubblico;

   in particolare, al fine di garantire la continuità del servizio di trasporto pubblico le scadenze relative alle revisioni generali e speciali quinquennali nonché quelle relative agli scorrimenti e alle sostituzioni delle funi e al rifacimento dei loro attacchi di estremità, sono prorogate di dodici mesi;

   al comma 4 del medesimo articolo è previsto, inoltre, che le procedure per l'attuazione siano stabilite mediante regolamento adottato con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del precorre decreto-legge;

   il decreto-legge è stato convertito con la legge n. 40 del 5 giugno 2020, mentre con riferimento al decreto ministeriale succitato si segnala che sono spirati i termini previsti per l'adozione e l'atto non risulta ancora emanato;

   il settore degli impianti a fune ha subito gli effetti negativi delle misure di contenimento del contagio da Covid-19. La stagione turistica invernale nelle regioni interessate in particolar modo dal turismo montano inizia ufficialmente l'8 dicembre e va avanti fino ai primi di aprile;

   i lavoratori coinvolti sono molteplici, e non solo coloro che sono direttamente impiegati nel trasporto di persone ma anche coloro che sono impiegati nell'indotto, quali i maestri di sci, le guide alpine, tutta la filiera della ristorazione e dell'accoglienza. Nella regione alpina e appenninica i lavoratori del settore sono circa quindicimila per un fatturato medio 1,1 miliardi di euro annui;

   con la risoluzione n. 8-00095 del 18 novembre 2020 si è impegnato il Governo a dare attuazione al decreto citato in premessa –:

   se il Ministro non ritenga opportuno adottare ogni iniziativa di competenza per consentire che, per gli impianti che sono giunti a scadenza di fine vita tecnica, siano prorogati i termini per l'esecuzione degli adempimenti di cui al paragrafo 2.5 dell'allegato tecnico A al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 1° dicembre 2015, n. 203, di dodici mesi a decorrere dal termine dello stato di emergenza, che, nelle more dell'esecuzione degli adempimenti sia sospeso l'esercizio al pubblico dei suddetti impianti e che, durante il periodo di sospensione, gli esercenti degli impianti interessati possano procedere alla predisposizione delle attività necessarie alla realizzazione degli interventi.
(5-05267)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 6 al 22 febbraio 2026 si terranno i XXV Giochi olimpici invernali e, dal 6 al 15 marzo 2026, i XIV Giochi paralimpici invernali. Le città assegnatarie delle manifestazioni, in forma congiunta, sono Milano e Cortina d'Ampezzo, da cui il nome dell'evento «Milano-Cortina 2026». Le gare si svolgeranno in Valtellina (SO), in Val di Fiemme (TN), a Baselga di Piné (TN) e a Rasun Anterselva (BZ), a Milano e a Cortina d'Ampezzo;

   dal 6 al 22 febbraio 2026 si terranno i XXV Giochi olimpici invernali e, dal 6 al 15 marzo 2026, i XIV Giochi paralimpici invernali. Le città assegnatarie delle manifestazioni, in forma congiunta, sono Milano e Cortina d'Ampezzo, da cui il nome dell'evento «Milano-Cortina 2026»;

   grazie ai Giochi olimpici, i territori interessati beneficeranno di una eccezionale visibilità in tutto il mondo e ciò, naturalmente, rappresenterà una straordinaria occasione di promozione tanto per le località quanto per le imprese coinvolte nell'importante manifestazione;

   in tale contesto, risulta determinante procedere alla realizzazione di tutta una serie di opere infrastrutturali che possano garantire la piena sostenibilità delle Olimpiadi invernali di «Milano-Cortina 2026». Si tratterà di opere stradali e ferroviarie che consentiranno di migliorare l'accessibilità, i collegamenti e la dotazione infrastrutturale dei territori della regione Lombardia, della regione Veneto e delle province autonome di Trento e di Bolzano interessate dall'evento sportivo. Le opere finanziate, realizzate nel segno della piena sostenibilità ambientale, manterranno tutta la propria utilità anche a Olimpiadi concluse;

   con il decreto-legge 11 marzo 2020, n. 16, sono stati definiti i termini relativi alla creazione di una apposita società pubblica, denominata «Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 S.p.a.», che sarà destinata ad occuparsi della realizzazione e della gestione delle opere infrastrutturali sopra citate;

   il 12 giugno 2020, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e le regioni e province autonome hanno siglato un accordo per la costituzione della società pubblica «Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 S.p.a.» e per l'assegnazione delle risorse necessarie alla realizzazione delle opere previste;

   l'11 agosto 2020, in occasione di un incontro per la firma dell'accordo sull'Alta Velocità tra Verona e Padova, la Ministra interrogata ha indicato nel mese di settembre 2020 una possibile data per la nascita della nuova società;

   in data 13 ottobre 2020, la giunta di regione Lombardia ha adottato la deliberazione di giunta regionale n. XI/3674 ed espresso quindi parere favorevole, con osservazioni, alla proposta di intesa con il Governo prevista dall'articolo 1, comma 20, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, per l'emanazione del decreto interministeriale del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, di individuazione delle opere infrastrutturali e di assegnazione delle relative risorse per le Olimpiadi invernali «Milano-Cortina 2026»;

   il 4 dicembre 2020 si è concluso l'iter di adozione del sopra citato decreto interministeriale Ministero delle infrastrutture e dei trasporti-Ministero dell'economia e delle finanze attraverso il quale è stato destinato un miliardo di euro alla realizzazione delle opere infrastrutturali «Milano-Cortina 2026»;

   nonostante quanto fin qui stabilito, tuttavia, ad oggi la società «Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 S.p.A.» non è ancora stata costituita;

   il rispetto delle tempistiche, per la realizzazione delle opere in programma risulta essere una delle tappe fondamentali del percorso che potrà garantire il pieno successo delle Olimpiadi invernali «Milano-Cortina 2026» –:

   quale sarà la tempistica effettiva e quali siano le problematiche riscontrate per la costituzione della società pubblica «Infrastrutture Milano-Cortina 2020-2026 S.p.a.» e se saranno previste opere infrastrutturali di altro tipo rispetto a quanto specificato nel decreto interministeriale già emanato.
(5-05271)

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione autonoma della Sardegna, con la deliberazione della giunta regionale n. 33/20 del 5 settembre 2007, ha individuato gli studi di fattibilità da finanziare con le risorse di cui alla delibera del Cipe n. 3/2006, tra cui anche il «Completamento della maglia viaria di secondo livello regionale – Studio di fattibilità dell'itinerario S.S. 387 - Ballao - Dolianova»;

   lo studio di fattibilità, finalizzato al superamento dell'isolamento del Gerrei e delle criticità nel tratto di avvicinamento a Cagliari, è stato a suo tempo affidato all'ex provincia di Cagliari che ha consegnato i relativi elaborati all'assessorato regionale dei lavori pubblici già nel mese di febbraio 2010;

   la strada statale n. 387, pur costituendo la bretella principale di collegamento del territorio del Gerrei con l'area metropolitana di Cagliari, è caratterizzata da un percorso tortuoso, con sezione delle corsie in alcuni tratti ridotte a metri 3, nonché da alcune serie di curve a basso raggio che incidono sulla sicurezza della circolazione, condizionando negativamente i tempi di percorrenza;

   con il progetto consegnato all'amministrazione regionale, l'allora provincia di Cagliari aveva individuato anche i seguenti due interventi: a) miglioramento dei primi nove chilometri della strada provinciale 14, da San Nicolò Gerrei fino alla zona «Baccanali-Lacunedda»; b) realizzazione di un nuovo tracciato tra la zona «Baccanali-Lacunedda» e un'intersezione a rotatoria di nuova realizzazione nella Strada Statale 387, Località Sa Grutta, in prossimità della zona industriale di Donori;

   allo stato, gli interventi in questione non sono stati realizzati, nonostante le criticità tecniche sopraesposte risultino ulteriormente aggravate dai successivi tagli dei servizi nei presidi periferici, i quali, di fatto, hanno determinato un netto aumento del traffico sull'arteria in questione;

   nel luglio 2019 si è tenuta una riunione presso l'assessorato regionale dei lavori pubblici, con gli enti e i soggetti interessati, finalizzata ad individuare sia interventi e soluzioni per la risoluzione delle problematiche suindicate; sia i lavori necessari per aumentare la sicurezza, e il comune di San Basilio ha approvato recentissimamente, quale comune capofila insieme alle altre amministrazioni civiche del Gerrei, una mozione per sollecitarne la realizzazione;

   appare assolutamente doveroso procedere all'avvio dei lavori in questione, al fine di consentire la messa in sicurezza dell'arteria in esame, con conseguente miglioramento della sicurezza, nonché riduzione dei tempi di percorrenza da e per l'area metropolitana di Cagliari –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, fine di avviare, nel più breve tempo possibile, i lavori di completamento dell'itinerario Strada Statale 387 Ballao-Dolianova, consentendo il superamento dell'isolamento del Gerrei e la riduzione dei tempi di percorrenza da e verso l'area metropolitana di Cagliari.
(4-07996)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI, MOLTENI, LOCATELLI, CLAUDIO BORGHI e FERRARI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la sera del 10 dicembre 2020, i Carabinieri della stazione di Erba (Como) sono stati chiamati per sedare una presunta rissa tra nordafricani in piazza Padania di fronte alla stazione di Erba. Arrivati sul posto, due degli individui presenti, hanno iniziato a sputare e inveire contro gli agenti, opponendo resistenza fisica a un tentativo di controllo, finché sono stati immobilizzati grazie all'arrivo di un'altra pattuglia dell'Arma dei Carabinieri e una della polizia locale;

   purtroppo, l'episodio ha causato lievi lesioni ai due militari aggrediti a causa degli spintoni e degli strattonamenti e uno dei fermati, un marocchino, oltre a essere sanzionato alla luce delle normative anti-Covid, sarebbe risultato essere già conosciuto alle forze dell'ordine e destinatario di un decreto di espulsione ma, nonostante questo, sembrerebbe ancora presente sul territorio nazionale;

   l'episodio dimostra, ancora una volta, la necessità di politiche sulla sicurezza più stringenti, soprattutto con riguardo al fenomeno dell'immigrazione clandestina, mentre l'attuale Governo, con lo smantellamento dei «decreti Salvini», è andato esattamente nella direzione opposta. Peraltro, la situazione di questa zona di Erba è nota ai Ministri interrogati dal momento che l'interrogante segnala ormai da tempo la necessità di un adeguato potenziamento dei controlli delle forze dell'ordine, attraverso un supporto di rinforzo organico ed extra organico ai militari della locale stazione dei Carabinieri e che possano comprendere, in modo più capillare, il restante territorio della città di Erba e dei comuni limitrofi anche contro i reati predatori nelle abitazioni, in particolare nelle zone particolarmente sensibili agli atti di criminalità -:

   se, alla luce degli ennesimi fatti illustrati in premessa, e facendo seguito ai numerosi altri atti di sindacato ispettivo già presentati sull'argomento che riguardano Erba e la provincia di Como, il Governo intenda inviare contingenti di personale e mezzi adeguati alle situazioni che periodicamente si manifestano, valutando l'ipotesi di predisporre un presidio fisso quotidiano davanti alla stazione ferroviaria di Erba (operativo almeno fino alle ore 22) delle forze dell'ordine e/o dei militari dell'«operazione strade sicure» dell'Esercito Italiano, trattandosi di presenza fondamentale per contenere e fermare questi pericolosi e incresciosi episodi a danno dei nostri territori, dei nostri concittadini perbene e in questo caso dei valorosi uomini della locale stazione dell'Arma dei Carabinieri che meriterebbero encomi, non aggressioni oltraggiose da parte di delinquenti.
(3-02015)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nella campagna 2018/19 la produzione di agrumi ha superato di poco 2,6 milioni di tonnellate ed è composta prevalentemente da arance (61 per cento), seguite da mandarini e clementine (22 per cento) e limoni (16 per cento). Nel 2018, il valore della produzione agrumicola italiana è stato stimato in 925 milioni di euro, costituenti circa il 2 per cento del valore della produzione agricola nazionale a prezzi base che ammonta a 52.175 milioni di euro;

   la coltivazione di agrumi in Italia è diffusa quasi esclusivamente nelle regioni meridionali e insulari. Infatti, il 99,9 per cento della produzione in valore è imputabile alle regioni del Mezzogiorno;

   le clementine sono la seconda specie di agrumi più coltivata in Italia. La superficie in produzione nel periodo è rimasta stabile a circa 25.700 ettari che corrispondono al 18 per cento della superficie agrumetata nazionale. La produzione media di clementine riferita alle 5 campagne produttive tra il 2014/2015 e il 2018/2019 è stata di 550.000 tonnellate circa;

   nel mese di novembre 2020 BMTI/Italmercati ha rilevato che nei mercati all'ingrosso appartenenti alla Rete di Imprese Italmercati si è evidenziato un calo dei prezzi all'ingrosso del 25,33 per cento rispetto al 2019 per le clementine nazionali comuni di calibro minore (0,59 euro/chilo), del 26,17 per cento per le clementine nazionali comuni di calibro medio (0,79 euro/chilo) e dell'11,72 per cento per le clementine nazionali di calibro maggiore (1,28 euro/chilo);

   a causa dell'emergenza sanitaria i consumatori sono stati meno orientati all'acquisto di prodotti ad alto contenuto di vitamina C e questo ha portato ad una diminuzione della richiesta di agrumi, sia rispetto allo scorso aprile (momento critico della pandemia) sia rispetto all'inizio di campagna delle clementine;

   il calo della domanda si è aggravato, inoltre, per la chiusura del canale «Horeca» nelle zone «rosse» e «arancioni», per le alte temperature autunnali e di inizio inverno che non hanno invogliato i consumatori all'acquisto di un prodotto tipicamente consumato in periodi più freddi;

   tra i motivi di questa crisi, rientrano le avversità climatiche con le grandinate e le intense e frequenti piogge degli ultimi mesi, ma si aggiunge anche l'arrivo di ingenti volumi di merce estera, venduta a prezzi concorrenziali nelle catene della Grande distribuzione organizzata –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di superare la situazione di criticità che investe il settore agrumicolo.
(5-05260)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 27 dicembre 2020 si è tenuto il Vaccine day, l'avvio «simbolico» della campagna di vaccinazione anti Covid-19, con la consegna di 9.750 dosi del vaccino Pfizer-Biontech all'ospedale Spallanzani di Roma e, da qui poi distribuite nelle altre regioni;

   le successive dosi di vaccino provenienti dalla Pfizer, 470 mila dosi ogni settimana, così come previsto dal Piano Vaccini, saranno consegnate direttamente dalla casa farmaceutica ai 300 siti di somministrazione individuati dalla Struttura commissariale in accordo con le regioni;

   ad oggi, la Commissione europea ha siglato accordi con 6 case farmaceutiche (a cui potrebbero aggiungersene altre) per oltre 1,3 miliardi di dosi garantite dei vaccini autorizzati, che salgono a quasi 2 miliardi se si contano gli acquisti opzionali;

   il Ministro della salute, nel corso del suo intervento il 2 dicembre 2020, ha illustrato le linee guida del Piano strategico vaccinazione anti-Sars-Cov-2/COVID-19 sottolineando come l'attuazione dello stesso sia affidata al Commissario straordinario, l'acquisto dei vaccini sarà centralizzato e la somministrazione degli stessi avverrà gratuitamente;

   nell'ambito di tale Piano sono stati individuati gli operatori sanitari e sociosanitari quali soggetti ad alta priorità, con un elevato rischio di essere esposti all'infezione da Sars-CoV-2 e di trasmetterla pazienti suscettibili e vulnerabili in contesti sanitari e sociali. La vaccinazione dei professionisti impegnati in prima linea aiuta, come sottolinea il Piano vaccini, inoltre a mantenere la resilienza del servizio sanitario;

   tale motivazione, però, non risulta essere applicata anche ai medici, pediatri, odontoiatri, farmacisti, biologi e comunque a tutti gli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie di cui alla legge 11 gennaio 2018, n. 3 anche privati non convenzionati e liberi professionisti che svolgono un'importante azione di medicina territoriale in tutti i settori della sanità e che, al pari dei loro assistenti e personale di studio, sono quotidianamente a stretto contatto con i pazienti –:

   se non ritenga urgente prevedere che nella categoria individuata da vaccinare in via prioritaria del personale sanitario e sociosanitario siano inclusi anche gli esercenti delle professioni sanitarie e sociosanitarie di cui in premessa, tra i quali liberi professionisti e privati non convenzionati, che svolgono un'importante azione di assistenza territoriale.
(5-05259)

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIETINA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 2 dicembre 2020 il Ministro della salute ha dettato le linee guida per la campagna di vaccinazione contro il Covid-19; il documento, al punto 2, identifica, nelle categorie da vaccinare con priorità, gli operatori sanitari e sociosanitari, i residenti e il personale delle Rsa per anziani;

   secondo il portale del Governo, quasi 590 mila italiani, ad oggi, sono stati vaccinati e 80 mila le dosi somministrate;

   la campagna vaccinale deve essere la priorità di tutte le regioni nei prossimi mesi per auspicare il ritorno ad una normalità, ma, oltre alla campagna vaccinale, bisogna promuovere ogni sforzo per abbassare il numero dei contagi;

   la situazione, tuttavia, permane molto critica per l'intero Paese e la tanto auspicata riapertura di tutte le scuole in presenza non è avvenuta; hanno riaperto solo le scuole elementari e secondarie di primo grado, senza aver risolto i problemi che l'affliggevano prima del periodo di vacanze natalizie (alunni presenti, insegnanti malati e a casa, classi in quarantena), mentre agli studenti delle scuole superiori non è stata data la possibilità neanche di rientrare, slittando di settimana in settimana, con ogni conseguenza che ciò comporta per tutti i ragazzi e, in particolare, per le prime classi ancora non integrate in un nuovo contesto e le quinte alle porte degli esami di maturità;

   la didattica dovrebbe essere svolta in presenza per tutti gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, ma non basta tenere le scuole aperte; è indispensabile agire per la tutela della salute dei docenti e di tutto il personale scolastico;

   in base al piano di vaccinazione attualmente in corso, gli insegnanti finiranno di vaccinarsi a luglio agosto, quando anche l'anno scolastico in corso, sarà terminato; non ci sarà una svolta positiva, ma il persistere delle problematiche evidenziate, con l'ulteriore penalizzazione dei nostri ragazzi deprivati di una crescita normale anche sotto il profilo didattico;

   è fondamentale, per garantire la riapertura delle scuole e la didattica in presenza degli alunni indipendentemente dall'età e dalla classe frequentata, che tutto il personale della scuola, docente e non, rientri al più presto nella campagna vaccinale anti-Covid, ricevendo la somministrazione delle dosi necessarie immediatamente con l'inizio della fase che segue quella attuale, riservata al personale sanitario agli operatori e ai degenti delle Rsa, proprio per garantire le condizioni di massima sicurezza;

   l'Italia è il Paese della burocrazia: non si deve creare una struttura che vaccini, ma organizzare le risorse a nostra disposizione per velocizzare le operazioni –:

   se e in che tempi il Governo intenda inserire il personale scolastico in un programma prioritario di vaccinazione anti-Covid, al pari di medici e infermieri, per garantire la riapertura in sicurezza di tutte le scuole;

   se si intenda intensificare e velocizzare le operazioni delle vaccinazioni, onde evitare di trascorrere un altro anno senza aver vaccinato tutta la popolazione.
(4-07993)


   GAGLIARDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 il Ministero della salute, di concerto con l'Istituto superiore di sanità e l'Aifa, ha elaborato nel mese di dicembre 2020 un piano strategico per l'inizio della procedura su tutto il territorio nazionale;

   come noto, nel piano sono state identificate le categorie di soggetti da sottoporre a vaccinazione in via prioritaria, sulla base dei criteri di maggiore esposizione al rischio di contrarre il virus nel proprio ambiente professionale e di maggiore cagionevolezza ed incapacità di contrastare la malattia;

   sono così attualmente già in corso le vaccinazioni degli operatori sanitari e sociosanitari, degli ospiti e del personale delle R.s.a. oltre che delle persone di età più avanzata;

   terminata la prima fase di vaccinazione delle categorie indicate, la progressiva disponibilità di dosi di vaccino consentirà di estendere il piano di prevenzione ad altre categorie professionali, nell'identificazione delle quali dovrà essere data priorità ai soggetti prestatori di servizi essenziali;

   tra coloro che forniscono un'attività imprescindibile, devono rientrare tutti gli operatori di giustizia. All'interno di questa categoria, i professionisti più esposti a rischio e che devono ricevere prioritariamente la vaccinazione sono certamente gli avvocati;

   questi ultimi, infatti, per le concrete modalità di esercizio della propria attività professionale che si svolge in moltissimi ambienti, tra cui aule di tribunale, studi privati, uffici pubblici ed istituti detentivi, devono necessariamente e quotidianamente avere rapporti con una pluralità di persone;

   proprio per questi motivi, nello scorso inverno, uno degli ambienti che ha visto proprio il maggior numero di casi di diffusione del virus è stato il tribunale, con l'esplosione di molteplici focolai nei palazzi di giustizia italiani e casi di contagio tra gli avvocati;

   oltre alla necessità di arginare il concreto rischio di diffusione del virus, la vaccinazione degli avvocati consentirebbe di accelerare la ripresa della giustizia, da doversi considerare una priorità nazionale. Tutto il settore, che ha subito un anno di parziale paralisi, deve riprendere la ordinaria attività il prima possibile e la profilassi sanitaria applicata agli avvocati eviterebbe il proseguire della criticità data dal quotidiano rinvio delle udienze per impedimenti dovuti all'emergenza sanitaria –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire alla categoria degli avvocati, quali soggetti prestatori di un servizio essenziale, una vaccinazione di massa e prioritaria, non appena esaurita quella iniziale prevista dall'attuale piano strategico.
(4-07995)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Le sottoscritte chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   la società Corneliani spa, azienda del settore della moda e dell'abbigliamento maschile di lusso con sedi a Mantova e Milano e filiali negli Usa e in Cina, si trova tuttora in una situazione di grande difficoltà;

   nel 2019 l'azienda ha visto un riassetto ai vertici e ha avviato un piano di riorganizzazione, ivi compresa una drastica riduzione del personale volto a restituire competitività al brand italiano, con l'obiettivo di aumentare le vendite. Purtroppo, l'obiettivo della crescita non è stato ancora raggiunto e la situazione di difficoltà dell'azienda è stata ulteriormente aggravata dalle conseguenze economico-finanziarie derivanti dalla crisi pandemica da COVID-19;

   nel mese di luglio 2020 il commissario giudiziale e il tribunale di Mantova hanno concesso il riavvio dell'attività industriale in forza di un accordo siglato in prefettura a Mantova alla presenza tra gli altri dei sottosegretari per lo sviluppo economico;

   tra le misure previste dal «decreto Rilancio» (n. 34 del 2020) a sostegno delle aziende, è stato istituito il «Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività d'impresa»;

   regolato dall'articolo 43 del decreto, il Fondo ha l'obiettivo di proteggere le imprese titolari di marchi storici di interesse nazionale e le società di capitali e consente a Invitalia, per il tempo massimo di 5 anni, di entrare nel capitale di imprese in difficoltà, nel limite di 10 milioni di euro, a fronte della indispensabile presenza di un piano industriale di rilancio da parte della compagine societaria. Piano la cui presentazione era prevista per il 15 gennaio 2021;

   dal 28 dicembre 2020 i lavoratori della Corneliani sono in picchetto davanti all'azienda per chiedere sicurezze sulla produzione dell'azienda e sulla tenuta dei posti di lavoro: l'obiettivo è quello di uscire dallo stallo per l'accordo sul futuro dell'azienda;

   il 7 gennaio il consiglio di amministrazione della Corneliani ha deliberato di presentare una richiesta di proroga per la scadenza del 15 gennaio 2021 relativa al deposito del piano concordatario. L'udienza del tribunale per l'assenso alla proroga di 90 giorni è prevista per il 15 gennaio;

   dalla stampa del 12 gennaio si apprende che l'offerta formalizzata al Ministero dello sviluppo economico, da un fondo inglese, è stata ritirata e che per il futuro della azienda ora resta solo l'interessamento di Basic-Net, gruppo torinese che gestisce anche marchi quali Robe di Kappa, Superga e K-Way;

   secondo Basic-Net i margini per il rilancio ci sarebbero, ma c'è bisogno di tempo per una due diligence approfondita che consenta un impegno industriale con il controllo operativo dell'azienda, ripetendo operazioni di rilancio realizzate con successo in passato;

   proprio in forza dell'inaffidabilità dell'assetto proposto dai precedenti competitor il Ministero non ha ancora sbloccato i 10 milioni di euro per entrare nel capitale, pur confermando l'intenzione di utilizzare le risorse del Fondo di cui all'articolo 43 del decreto n. 34 del 2020, per il rilancio dell'azienda –:

   quale sia la posizione del Ministro interpellato in merito alla vicenda esposta in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare per il buon fine della vicenda e se non ritenga opportuno confermare la disponibilità, tramite Invitalia, ad entrare nel capitale della Corneliani, al fine del pieno rilancio di questa importante realtà del made in Italy.
(2-01072) «Anna Lisa Baroni, Gelmini».

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI, MOLTENI, LOCATELLI, CLAUDIO BORGHI e FERRARI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di maggio 2020 lo sportello dell'Ufficio postale di Pusiano (Como) è aperto solo tre giorni alla settimana (lunedì, mercoledì e venerdì) con un solo addetto, situazione che crea notevoli disagi all'utenza, costretta a lunghe attese all'aperto, con code e assembramenti che sarebbe opportuno evitare anche alla luce dell'emergenza sanitaria in atto;

   il sindaco di Pusiano, dottor Andrea Maspero, ha inviato alla direzione provinciale di Como di Poste Italiane una lettera, il 21 maggio 2020, segnalando la situazione e chiedendo di intervenire, ma a questa missiva non è mai stata data risposta, mentre le esigenze dei cittadini continuano ad essere disattese;

   il sindaco ha inviato in data 7 gennaio 2021 una seconda lettera alla direzione provinciale di Como di Poste Italiane, sollecitando un intervento e ipotizzando tre possibili soluzioni: 1) il ritorno alla situazione pre-Covid, ovvero l'apertura dello sportello dal lunedì al sabato, 2) l'affiancamento di un secondo addetto, così da rafforzare il front office e smaltire i carichi di lavoro nei momenti di maggior afflusso, 3) il prolungamento fino alle 16 dell'orario di apertura –:

   se, alla luce della situazione illustrata in premessa, intenda provvedere a quanto di competenza affinché l'ufficio postale di Pusiano possa tornare alla piena operatività.
(3-02017)

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI, LEGNAIOLI, LOLINI, ZIELLO, BILLI, PICCHI e CARRARA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 181 del 1989 promuove iniziative imprenditoriali, costituite da programma di investimento ed occupazionale, realizzate da società di capitale, anche cooperative, di piccola, media e grande dimensione tramite concessione di contributo in conto impianti e finanziamento agevolato. Con la circolare ministeriale del 12 ottobre 2015 n. 75996 è stato emanato l'avviso di legge per la presentazione delle domande a valere sulla legge n. 181 del 1989 per l'area di Piombino, i cui dati aggiornati risalgono al febbraio 2020;

   l'azione di cui alla legge n. 181 del 1989 si colloca nell'ambito del progetto di riconversione e riqualificazione industriale (Prri) del Polo industriale di Piombino approvato il 7 maggio 2015, punto di arrivo dell'accordo di programma (schema approvato con delibera n. 345 del 28 aprile 2014, schema adozione Prri approvato con delibera n. 457 del 7 aprile 2015) che, il 24 aprile 2014, hanno stipulato la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero della difesa, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'Agenzia del demanio, la regione Toscana, la provincia di Livorno, il comune di Piombino, l'autorità portuale di Piombino, l'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa spa (Invitalia);

   nonostante il traguardo del Prri, primo passaggio per realizzare nell'area di crisi industriale complessa dei comuni di Piombino, Campiglia Marittima, San Vincenzo e Suvereto (Sistema locale del lavoro – Sll) la dotazione di 20 milioni di euro, risorse dello Stato, dedicata alle iniziative imprenditoriali nei comuni ricadenti nell'area di crisi industriale di Piombino per interventi, tanto attesi, di messa in sicurezza, riconversione e riqualificazione industriale non è ancora stata utilizzata, pur a fronte della delibera di giunta n. 983 del 19 ottobre 2015 della regione Toscana con cui pare se ne sia definita la ripartizione, e non se ne conoscono l'attuale stato di giacenza ed i tempi di destinazione –:

   se e quali iniziative il Ministero interrogato intenda assumere per accelerare l'uso delle risorse di cui alla circolare n. 75996 del 12 ottobre 2015 relativa all'avviso emesso ai sensi della legge n. 181 del 1989 per l'area di Piombino:

   se intenda confermare la destinazione della dotazione di 20 milioni di euro dedicata alle iniziative imprenditoriali nei comuni ricadenti nell'area di crisi industriale di Piombino.
(4-07997)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   GIACHETTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 dicembre 2020 in un articolo su liberoquotidiano.it la collaboratrice del giornale Giulia Sorrentino dava notizia che all'Università europea di Roma, facoltà di psicologia, esame filosofia della vita e bioetica, corso presieduto dalla docente Claudia Navarini, si utilizzava come unico testo obbligatorio d'esame il «Manuale di Bioetica» (Vol. 1 – Fondamenti ed etica biomedica, Vita e Pensiero, Milano 2012) del Monsignor Elio Sgreccia;

   all'interno del manuale, in riferimento all'omosessualità, si afferma che «anche il delicato problema dell'omosessualità si può configurare ad un certo stadio di esercizio più come una malattia da trattare (peraltro oramai con incoraggianti risultati) attraverso la psicoterapia, che come un vizio deliberato»;

   l'Oms, il 17 maggio 1990, eliminava l'omosessualità dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Dsm), manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Al contrario, il manuale di bioetica in questione afferma che l'omosessualità «va ritenuta un'anomalia da prevenire e da curare e correggere, perché la sessualità ha un orientamento oggettivo eterosessuale»;

   nel Manuale suddetto sono stati anche trattati il tema della fecondazione artificiale affermando che «la fecondazione artificiale eterologa è contraria all'unità del matrimonio, alla dignità degli sposi, alla vocazione propria dei genitori ed al diritto al figlio ad essere concepito e messo al mondo nel matrimonio ed al matrimonio (...)» e quello dell'aborto asserendo: «in quanto uomo il medico non può compiere un'azione di soppressione della vita di un individuo umano seppure in formazione; in quanto medico è chiamato dalla professione e dalla propria deontologia a curare e sostenere la vita e ad essere rispettato nella propria autonomia»;

   il 29 dicembre 2020 l'avvocato Anna Maria Bernardini De Pace riprende la notizia di Giulia Sorrentino sulla prima pagina de La Stampa commentando l'assurdità di quanto contenuto nel manuale;

   il 4 gennaio 2021, dopo che numerosi siti online avevano ripreso la notizia, la notizia veniva approfondita sull'emittente Radio Radicale, con un'intervista di Cristiana Pugliese a Giulia Sorrentino e all'avvocato Bernardini De Pace –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se si ritenga compatibile la formazione di futuri psicologi dello Stato italiano con quanto affermato nel suddetto manuale circa l'omosessualità come malattia;

   se l'Università Europea di Roma si avvalga o meno di fondi pubblici.
(4-08001)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Ferrari n. 7-00598, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Pretto, Boniardi, Gobbato, Fantuz, Piccolo, Lorenzo Fontana, Castiello, Zicchieri.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Centemero n. 4-07965, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 gennaio 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Billi.

Modifica dell'ordine dei firmatari ad una risoluzione.

  Alla risoluzione D'Arrando ed altri n. 7-00594, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 dicembre 2020, l'ordine delle firme deve intendersi così modificato: «D'Arrando, Cancelleri, Lorefice, Elisa Tripodi, Spadoni, Grippa, Casa».

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Meloni n. 1-00382, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 397 del 22 settembre 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana S.p.A. è la società che si occupa della gestione del mercato azionario italiano e comprende anche Mts, lo strategico Mercato telematico dei titoli di Stato, rappresentando così un importantissimo asset per il nostro Paese;

    si evidenzia, inoltre, che Borsa Italiana S.p.A. gestisce anche una rete di dati sensibili relativi a titoli di Stato, nonché delle imprese quotate e delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Élite di Borsa Italiana S.p.A., per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro;

    il 23 giugno 2007, con un'offerta di 1,6 miliardi di euro, è avvenuta l'acquisizione di Borsa Italiana S.p.A. da parte di London Stock Exchange Plc (la Borsa di Londra), andando a creare il London Stock Exchange Group, società holding che detiene la totalità delle partecipazioni azionarie di Borsa Italiana S.p.A. e di London Stock Exchange;

    a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea è mutato il contesto geopolitico di riferimento, dal momento che l'hub finanziario londinese non è più realtà comunitaria con riflessi anche dal punto di vista economico-finanziario;

    pertanto, con riferimento agli sviluppi sul futuro di Borsa Italiana S.p.A., occorre considerare che l'acquisizione operata dal London Stock Exchange Group del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv, il ramo d'azienda che si occupava di finanza e risk business all'interno di Thomson Reuters Corporation, multinazionale canadese operativa nel settore dei mass media e dell'informazione, ha determinato incertezze rispetto al destino del mercato azionario italiano, data l'evidente probabilità che il core business del London Stock Exchange si sarebbe spostato da quello della gestione dei mercati borsistici a quello dei dati;

    risulta, dunque, necessaria un'azione tempestiva con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana S.p.A. considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

    occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa italiana sono state avanzate da SIX Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana S.p.A., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Élite;

    il 9 ottobre 2020 è divenuta ufficiale la notizia della conclusione dell'accordo tra il consorzio franco-olandese con sede a Parigi Euronext, il cui principale azionista è la Cassa depositi e prestiti francese e che già possiede la Borsa di Parigi, e London Stock Exchange, per l'acquisto della Borsa italiana per circa 4,3 miliardi di euro, un prezzo molto più alto di quanto ipotizzato inizialmente – circa 3/3.5 miliardi di euro – e che quindi aumenterebbe il rischio che l'acquirente, per giustificare il prezzo pagato ai suoi azionisti (si ricorda che il capitale di Euronext, società quotata, è in mano per oltre il 50 per cento a grandi fondi di investimento anglosassoni), decida di attuare una politica di taglio dei costi ancora più aggressiva e tipicamente a svantaggio del mercato non domestico; il progetto prevede l'ingresso in Euronext di CDP Equity e Intesa San Paolo con un successivo aumento di capitale con un impegno per la sola Cassa depositi e prestiti di quasi un miliardo di euro;

    come riportato da un quotidiano «se la cessione della Borsa italiana fosse avvenuta tramite un'asta competitiva, con la partecipazione della borsa svizzera e di quella tedesca, la valutazione sarebbe salita a 5 miliardi. Dovremmo quindi concludere, sempre ammesso che ci fossero dubbi, che la scelta di vendere a Euronext e non ad altri è tutta politica. D'altronde come potremmo anche solo immaginare che una decisione di questo tipo, per quanto subita dalle valutazioni di London Stock Exchange, possa avvenire senza un accordo del Governo italiano o in modo ostile»;

    in merito vale la pena rilevare come il comportamento del Ministero dell'economia e delle finanze nell'applicare i poteri di indirizzo previsti dalla legge sia apparso non del tutto in linea con i principi di trasparenza dell'analisi di integrità funzionale dei mercati, economicità dei servizi per intermediari e risparmiatori e di reale possibilità di sviluppo e di attrazione di investimenti nelle strutture italiane nell'ambito dei mercati finanziari europei, soprattutto per un'apparente propensione pregiudiziale in favore dell'offerta francese, emersa sin dalle prime fasi della trattativa, e maturata in assenza di qualsiasi approfondimento dei contenuti delle altre offerte in via di elaborazione;

    inoltre, occorre rilevare come rispetto alla vendita di una società ritenuta strategica per l'interesse nazionale quale, appunto, Borsa italiana, il Governo non abbia ritenuto in alcun modo di informare il Parlamento;

    la vendita di Borsa italiana a Euronext, nonostante la presenza di altre offerte e in gran silenzio, infatti, non solo conferma l'interesse della Francia verso tali asset finanziari, ma, anzi, suscita preoccupazione in merito alla loro permanenza in mano italiana;

    a questo proposito uno dei temi da attenzionare è certamente la futura vendita di Monte dei Paschi di Siena da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, rispetto alla quale «Il Sole 24 Ore» ha ipotizzato un'opera di moral suasion dello Stato per indirizzare Monte dei Paschi di Siena, che rimane la quinta banca italiana per dimensioni, nonostante le problematiche degli ultimi anni, verso Unicredit, ma ora sembra emergere anche un crescente interesse della finanza francese per l'acquisto di Monte dei Paschi di Siena;

    in particolare, secondo un autorevole quotidiano, già nel mese di giugno 2020 un Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze avrebbe avuto contatti con rappresentanti dei gruppi di Bnp Paribas e Credit Agricole per discutere della questione Monte Paschi;

    quello dei servizi bancari e assicurativi è il settore in cui gli investitori francesi sono maggiormente presenti in Italia e la presenza delle due big è notevole: Bnp Paribas controlla Banca Nazionale del Lavoro, che risulta essere il settimo istituto per dimensione, mentre all'ottavo posto c'è proprio Credit Agricole Italia, che ha operato una strategia d'inserimento prendendo il controllo di Cariparma, Friuladria e Carispezia;

    Bnp-Paribas e CreditAgricole sono anche tra i principali attori italiani del credito al consumo, rispettivamente con Findomestic e Agos Ducato, e hanno una pervasiva presenza nel nostro debito pubblico del quale detengono Bnp Paribas 143,2 miliardi di euro, e Credit Agricole 97,2 miliardi di euro;

    in questo quadro, acquisire il controllo di Monte Paschi di Siena consentirebbe grande spazio alla finanza francese, ad esempio anche attraverso un rafforzamento della partnership con Mediobanca, che è anche advisor finanziario di Mps, all'interno del quale l'asse con gli istituti già in mano ai francesi sarebbe il viatico principale per la creazione di un terzo polo bancario;

    di nazionalità francese è anche l'amministratore delegato di Unicredit, istituto per il quale è appena stato cooptato nel consiglio di amministrazione e designato come futuro presidente un ex Ministro dell'economia e delle finanze del partito Democratico, decisione avvenuta mentre all'interno dell'azienda è in corso il dibattito sull'ipotesi della separazione dei rami italiano ed europeo di Unicredit, prevedendo per il secondo la quotazione alla borsa di Francoforte;

    il fatto che detto ex Ministro sia stato eletto a Siena e abbia seguito da Ministro la «ricapitalizzazione precauzionale» di Monte Paschi, ad avviso dei firmatari del presente atto, sembra preannunciare un futuro avvicinamento di Unicredit verso Mps, una notizia che se unita a quella della creazione della subholding non quotata, dove far confluire gli asset italiani che sono soggetti alla volatilità dello spread, tornata a circolare proprio recentemente, desta non poca preoccupazione;

    anche Mediobanca S.p.A., terzo gruppo bancario italiano per capitalizzazione, già oggi controllata per il 14 per cento del capitale da investitori istituzionali di origine francese, rappresenta oggi una «preda» ambita, perché dà accesso al controllo di Generali, e perché, rispetto alla quotazione massima del 10 novembre 2019, anche a causa dell'emergenza Covid-19, vale oggi poco più della metà;

    per l'intero sistema assicurativo e finanziario italiano l'indipendenza e la presenza in Italia di un soggetto di primo piano a livello internazionale come Generali, prima compagnia assicurativa italiana e terza in Europa, con 500 miliardi di euro di attività investite di cui circa 60 in titoli del tesoro italiani, appare fondamentale;

    la grande finanza francese ha già detto di essere interessata al patrimonio economico italiano e l'Italia, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, non ha risposto adeguatamente in difesa degli interessi nazionali, nonostante il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, cosiddetto decreto liquidità, abbia fornito al Governo tutti gli strumenti necessari per un concreto intervento a difesa della sicurezza dei nostri asset strategici;

    il decreto-legge ha, infatti, modificato la disciplina dei poteri speciali del Governo, la cosiddetta golden power, estendendola all'acquisto a qualsiasi titolo di partecipazioni in società che detengono beni e rapporti relativi ai fattori critici di cui al regolamento (UE) 2019/452, inclusi gli acquisti di partecipazioni nel settore finanziario, quello creditizio e assicurativo, e a prescindere dal fatto che ciò avvenga a favore di un soggetto esterno all'Unione europea;

    l'articolo 8 della bozza del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri attuativo delle nuove disposizioni disciplina l'esercizio dei poteri speciali per i «beni e rapporti nel settore finanziario», quali, appunto, credito, finanza, assicurazioni, piattaforme e infrastrutture operative come Borsa spa, ma anche i software, i servizi di pagamento, e la gestione di investimenti;

    il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha definito apprezzabili ma «insufficienti» le nuove norme previste dal «decreto liquidità» sul golden power, proprio per il timore di un ingresso scorretto da parte di un istituto bancario francese o anche tedesco nel nostro sistema finanziario, attraverso l'acquisto di quote azionarie decisive nell'ambito delle operazioni in corso;

    alla fine di dicembre 2019 circa il 33 per cento del debito italiano era in mano a soggetti stranieri e, come riportato nel report Foreign investors in italian government debt di Unicredit, il «primo paese investitore è la Francia al 21 per cento», i cui istituti di credito detengono una quota di 285,5 miliardi di euro di debito pubblico italiano;

    proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque, ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e attuare un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali;

    come inoltre sollevato dall'Associazione Intermediari Mercati Finanziari (ASSOSIM) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano «Il Sole 24 Ore», in data 26 settembre 2020, tale rischio determinerebbe un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa Italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle PMI»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i Pir alternativi e gli Eltif;

    sul sistema bancario italiano grava ulteriormente il rischio segnalato da Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, nel corso di un'audizione innanzi alla Commissione parlamentare sul sistema bancario, in cui ha messo in luce i rischi delle nuove normative europee sui crediti deteriorati per il nostro sistema bancario;

    il 1° gennaio 2021 sono entrate in vigore le nuove norme in materia di inadempienza bancaria dettate dall'EBA – European Banking Authority – l'Autorità bancaria europea (EBA/GL/2016/07 e EBA/RTS/2016/06), che introduce soglie più restrittive ed accentua la prociclicità, accrescendo i crediti deteriorati;

    le nuove regole europee sul credito si risolveranno in un ulteriore aggravio della condizione patrimoniale di cittadini e imprese, già duramente colpiti dalla pandemia e, in ultima analisi, incideranno in maniera molto negativa sulla stabilità dell'intero sistema economico nazionale;

    in tale quadro occorre da un lato proteggere gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria del Paese alla crescita delle nostre imprese. Dall'altro, bisogna costruire un mosaico organico di riforme, avviato con l'istituzione dei Piani individuali di risparmio (Pir) ordinari, proseguiti con i Pir alternativi, con patrimonio destinato e che va completato attraverso l'istituzione di un Fondo sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private. Un fondo sovrano, gestito da Cassa depositi e prestiti con il coinvolgimento delle società di gestione del risparmio italiane e delle altre istituzioni finanziarie, in cui oltre al risparmio privato, alle risorse pubbliche e alla garanzia offerta dagli immobili pubblici e dal patrimonio artistico e culturale del Paese, possano confluire anche parte delle risorse che l'Unione europea metterà a disposizione dell'Italia con il Recovery Fund, configurandosi come un investimento paziente di lungo termine;

    quanto precede, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, rappresenterebbe il vero salto di qualità perché con la piena operatività del suddetto fondo, formato da risorse pubbliche, private e anche da una parte dei fondi del Recovery Fund, sarebbe possibile sostenere la patrimonializzazione delle imprese, per consentire loro di essere più resilienti alle sfide e conquistare i mercati internazionali;

    è in corso da tempo sui mercati una ridenominazione dei target di investimento per cui le aziende hanno bisogni di tempo e di investitori di lungo termine pazienti ed attivi per intercettare il nuovo ciclo economico e ciò comporta che la forma di finanziamento della crescita più adatta alle piccole e medie imprese, le nostre in particolare, sia quella equity e non debito; l'interazione dei private markets con i public markets sarà sempre più forte. In questo scenario Borsa Italiana Spa può diventare lo strumento per veicolare alle imprese risorse private alternative al debito pubblico e la nuova cinghia di trasmissione delle risorse finanziarie per il Paese;

    nell'ambito di tale contesto, la mancanza di ricerche indipendenti sulle piccole e medie imprese quotate è stato indicato dagli investitori istituzionali tra i primi correttivi necessari per migliorare il mercato «Alternative Investment Market» (Aim); dopo l'introduzione dei Pir da parte del Governo, che ha posto le basi per migliorare il mercato sul fronte della liquidità, è necessario lo sviluppo di una ricerca indipendente sulle aziende di piccola dimensione, per offrire informazioni qualitative e quantitative che migliorino la conoscenza del business model da parte degli investitori, generino una maggiore liquidità dei titoli più sottili e migliorino la formazione dei prezzi; gli obiettivi del coverage sono legati all'esigenza di generare maggiore liquidità dei titoli e migliorare la formazione dei prezzi o strumento di valutazione dei titoli quotati, per i fondi Pir specializzati sulle small-cap;

    il credito di imposta sul 50 per cento dei costi di consulenza sostenuti per la quotazione in borsa delle piccole e medie imprese ha agevolato l'accesso delle imprese al mercato dei capitali, attraverso lo stanziamento di 80 milioni di euro per le ammissioni del triennio 2018-2020, prevedendo un importo massimo di 500.000 euro ad azienda, destinato a piccole e medie imprese italiane secondo la definizione dell'Unione europea, che si quotano sui mercati regolamentati e non regolamentati in Italia e in Europa;

    alla luce di quanto precede appare quanto mai necessario aumentare la capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana, come dimostra il confronto con le altre borse estere dove, a fronte di una capitalizzazione complessiva di Borsa Italiana di 630 miliardi di euro, la Borsa francese supera i 2.500 miliardi di euro, la Borsa tedesca i 2.100 miliardi di euro e quella spagnola i 710 miliardi di euro. La leva fiscale è stata decisiva per far decollare le borse negli altri Paesi, a dimostrazione che in un momento di incertezza come questo, con tassi pari a zero e pressoché negativi, solo il vantaggio fiscale può far muovere i risparmi indirizzandoli, attraverso la borsa, verso le imprese; per questo i firmatari del presente atto di indirizzo ribadiscono con forza il proprio «no» alla patrimoniale, e l'importanza, invece, di utilizzare la leva fiscale per incentivare i risparmi ad andare nell'economia reale,

impegna il Governo:

1) alla luce della vicenda della vendita di Borsa Italiana e delle criticità rappresentate in premessa, ad assumere tutte le iniziative di competenza necessarie a garantire la stabilità finanziaria dell'Italia e dei nostri titoli pubblici, evitando attacchi speculativi, e la sicurezza degli asset strategici, anche attraverso il corretto e tempestivo utilizzo delle norme sulla golden power;

2) a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa Italiana S.p.A., nonché l'autonomia della medesima, affinché sia possibile attuare i seguenti impegni:

   a) previsione di un'adeguata strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica, che possa essere di maggior beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso rispetto ad ipotesi e sinergie che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente;

   b) garanzia della valorizzazione e della trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

   c) attuazione di un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, nonché sviluppando un programma come Élite e, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali, evitando che i servizi del detto programma possano sovrapporsi a quelli già forniti dagli intermediari finanziari;

   d) rafforzamento del Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosidetto «price equity» – fondamentali per un'efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi;

   e) garantire che in questa fase di transizione ci sia un presidio delle funzioni anche a livello operativo garantendo la partecipazione degli intermediari locali ai diversi tavoli di discussione che si terranno nei prossimi mesi;

   f) valutazione dei progetti di crescita e degli investimenti per le società del gruppo;

   g) individuazione di come potranno crescere e svilupparsi le funzioni di business di Borsa Italiana, posto che ad oggi si parla solo delle funzioni di staff, il finance e la gestione del data center, funzioni che non rappresentano elementi chiave per la crescita di Borsa Italiana e lo sviluppo dell'indotto;

   h) evitare che i tagli e razionalizzazioni vadano a danneggiare l'Italia;

   i) garantire agli azionisti una non uscita da Euronext, stante le indiscrezioni a mezzo stampa secondo cui le fondazioni valuterebbero un progressivo disimpegno, nei prossimi anni, di Cassa depositi e prestiti dai nuovi investimenti attualmente in corso, onde evitare quanto avvenuto nel 2011 con gli investitori italiani che uscirono da Lseg;

3) considerato che il quadro sopra descritto, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, fa emergere un approccio assai discutibile dal punto di vista della trasparenza e della tutela degli asset finanziari e creditizi nazionali, che non sembra favorire gli interessi di risparmiatori ed imprese, ad adottare con urgenza iniziative, per quanto di competenza, nelle opportune sedi europee, al fine di dare al più presto soluzione alla questione delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati, che rappresenta un dramma sociale e produttivo, consentendo a cittadini e imprese il riscatto del proprio debito, anche al fine di scongiurare che finiscano preda degli usurai, sostenendo altresì, per quanto di competenza, il flusso creditizio dalle banche alle imprese, particolarmente importante in un periodo di crisi economica come quello attuale scaturito dalla pandemia da SARS-Cov-2;

4) a riferire in Parlamento le ragioni della scelta di schierare Cassa depositi e prestiti in prima battuta e relativamente a un'offerta senza conoscere le proposte di Six e Deutsche Börse, considerato che Cassa depositi e prestiti investirà nell'operazione quasi un miliardo di euro e che con un impegno del genere è fondamentale conoscere le logiche che hanno portato alla scelta di Euronext;

5) a presentare in Parlamento il piano di investimenti di Euronext per l'Italia, dettagliando quali richieste ha fatto il Governo e in che modo, per citare le parole del Presidente del Consiglio dei ministri Conte, grazie all'operazione Milano potrà diventare la capitale finanziaria del continente europeo;

6) ad adottare iniziative di competenza, anche normative, per tutelare gli asset strategici nazionali che legano l'infrastruttura finanziaria di Borsa Italia S.p.A alla patrimonializzazione delle imprese, per l'istituzione di un Fondo sovrano pubblico-privato italiano, o Fondo dei fondi, che operi con logiche privatistiche di investimento, al pari di quelle applicate alle società di gestione del risparmio private, emanando con la massima sollecitudine il decreto attuativo del comma 18-ter dell'articolo 27 del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto «Rilancio») che costituisce la base normativa di riferimento per l'evoluzione del patrimonio destinato in un fondo finalizzato a sostenere la crescita economica del Paese, in conformità agli atti di indirizzo approvati dal Parlamento sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund grazie al potenziamento di nuove forme di incentivazione fiscale del risparmio, in analogia con quanto già previsto per i Piani individuali di risparmio (Pir) per favorire la patrimonializzazione delle aziende, abbattere il debito pubblico, ridurre la pressione fiscale, promuovere l'occupazione, tutelare i beni culturali, proteggere e diffondere il made in Italy e, infine, evitare l'imposta patrimoniale;

7) a porre in essere ogni iniziativa di competenza, anche normativa, finalizzata a valorizzare l'assetto strategico di Borsa Italiana S.p.A., favorendo la crescita delle imprese italiane attraverso la creazione di un vero e proprio campione europeo nel mercato dei capitali che, di riflesso, rafforzi il ruolo dell'Italia a livello europeo e internazionale rendendola più forte e attrattiva anche dal punto di vista degli investimenti esteri sul piano economico e reputazionale con il trasferimento a Milano della capitale finanziaria del continente europeo;

8) nell'ottica di incentivare il ricorso al capitale equity, ad adottare ogni iniziativa normativa finalizzata alla proroga permanente del cosiddetto «Bonus Quotazione» introdotto dalla legge n. 205 del 2017, prevedendone l'estensione a tutte le imprese che accedono al mercato dei capitali e non solo alle società che presentino i requisiti di piccole e medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione europea del 6 maggio 2003, nonché alle società oggetto della Business Combination per le operazioni condotte dalle Special Purpose Acquisition Company (Spac);

9) ad adottare ogni iniziativa, anche normativa, finalizzata a promuovere e diffondere la cultura del mercato dei capitali al fine di permettere una canalizzazione efficace della liquidità dei fondi, anche Pir, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle imprese italiane.
(1-00382) (Ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Centemero, Giacomoni, Lollobrigida, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi, Molinari, Bitonci, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Tarantino, Gelmini, Occhiuto, Brunetta, Porchietto, Pella, D'Ettore, Polidori, Baldini, Torromino, Della Frera, Versace, Saccani Jotti, Pittalis, Nevi, Mazzetti, Orsini, Pettarin, Giacometto, Maria Tripodi, Bergamini, Marin, Cannatelli, Dall'Osso, Palmieri, Rotondi, Tartaglione, Bagnasco, Labriola, Zangrillo, Vietina, Musella».

Ritiro di documenti di indirizzo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   mozione Centemero n. 1-00383 del 30 settembre 2020;

   mozione Giacomoni n. 1-00411 del 7 gennaio 2021;

ERRATA CORRIGE

  Testo riformulato dell'interrogazione a risposta in commissione Quartapelle Procopio e Miceli n. 5-05221 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 449 del 12 gennaio 2020:

   alla pagina 16977, seconda colonna, alla riga trentacinquesima sostituire la cifra «8» con «7»;

   alla pagina 16978, prima colonna, dalla riga dodicesima alla riga tredicesima devono intendersi soppresse le parole «delle prove concorsuali»;

   alla riga ventottesima deve intendersi soppressa la parola «concorsuali».