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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Domenica 27 dicembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La XII Commissione,

   premesso che:

    i disturbi dell'alimentazione (DA) sono patologie complesse determinate da condizioni di disagio psicologico ed emotivo che portano a vivere con una ossessiva attenzione al proprio peso, al proprio corpo e a una eccessiva necessità di stabilire un controllo su di esso;

    dagli anni '90, la notevole accelerazione della globalizzazione di modelli e stereotipi sociali, favorita dai nuovi mezzi di comunicazione digitale, le trasformazioni culturali delle abitudini familiari e sociali del mangiare e della convivialità, hanno portato ad un aumento vertiginoso dei disturbi alimentari con una vera e propria «epidemia sociale»;

    tra i disturbi più frequenti si annoverano l'anoressia nervosa e la bulimia nervosa; la prima è caratterizzata essenzialmente da una restrizione dell'assunzione di calorie in relazione al fabbisogno che porta a un peso corporeo significativamente basso in relazione all'età, al sesso nonché da una intensa paura di aumentare di peso;

    l'incidenza dell'anoressia nervosa è di almeno 8-9 nuovi casi per 100 mila persone in un anno tra le donne, mentre per gli uomini è compresa fra 0,02 e 1,4 nuovi casi;

    la bulimia nervosa, invece, è caratterizzata da ricorrenti episodi di abbuffata e dall'assunzione smodata di cibo attraverso ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie volte a prevenire l'aumento di peso;

    per quanto riguarda la bulimia nervosa, ogni anno, si registrano 12 nuovi casi per 100 mila persone tra le donne e circa 0,8 nuovi casi per 100 mila persone in un anno tra gli uomini;

    tali disturbi del comportamento alimentare hanno assunto, ormai, una particolare gravità soprattutto nei soggetti in età adolescenziale e necessitano di un intervento per indirizzare le famiglie, la scuola e gli operatori sanitari verso azioni che consentano alla persona di guarire dalla sua patologia e di essere meno vulnerabile;

    secondo la Federazione italiana medici pediatri, il rischio dell'anoressia sta crescendo in misura esponenziale in Italia poiché tra le ragazze delle scuole secondarie di primo grado (11-13 anni) il 60,4 per cento vorrebbe essere più magro, il 24 per cento ha già sperimentato una dieta e il 32 per cento si è rivolto a un medico per la prescrizione di un regime alimentare ipocalorico, il 34 per cento è ricorso a una dieta «fai-da-te», il 30 per cento ha seguito consigli di amici, di riviste o della rete internet. L'età dei soggetti affetti da disturbi del comportamento alimentare, sia maschi che femmine, è tra i 12 e i 25 anni e in Italia si calcola che essi siano circa 2.000.000;

    le indagini epidemiologiche dimostrano che molti bambini già in età prescolare e scolare incorrono in errori nutrizionali qualitativi e quantitativi che certamente non dipendono dalla loro volontà. La cultura della corretta alimentazione inizia dalla famiglia, ma purtroppo i genitori spesso tendono a sottostimare lo stato ponderale dei propri figli e ciò trova conferma dai dati del 2016 da cui emerge che, tra le madri di bambini in sovrappeso od obesi, il 37 per cento riteneva che il proprio figlio fosse sotto-normopeso e solo il 30 per cento pensava che la quantità di cibo assunta fosse eccessiva;

    anoressia e bulimia, patologie sempre più diffuse anche tra i soggetti di sesso maschile, determinano anche un effetto al quale bisogna prestare molta attenzione, ossia l'isolamento sociale che spinge chi ne soffre ad evitare momenti conviviali;

    grande influenza hanno purtroppo i modelli sociali, immagini di bellezza quasi sempre legate alla magrezza e alla forma fisica, nonché altre ragioni ben più complesse che generano queste patologie, in particolare legate alla competitività, nella scuola, nel lavoro, nello sport e in altre attività legate a performance figurative;

    c'è infine un ultimo aspetto che necessità di una adeguata attenzione e che riguarda i disturbi alimentari legati all'emergenza Covid;

    emerge, infatti, che con la pandemia da coronavirus sono aumentati del 30 per cento i disturbi dell'alimentazione; il cibo è diventato una scappatoia per affrontare i cambiamenti traumatici che questa emergenza comporta;

    sulla questione, psicoterapeuti e professionisti sanitari stanno attuando nuove strategie per essere al fianco dei pazienti perché i disturbi alimentari non permettono di stare bene con sé stessi e causano disagio nei rapporti interpersonali e nel contesto lavorativo e scolastico, abbassando così la qualità di vita;

    secondo il Ministero della salute, in Italia, più di tre milioni di persone soffrono di questa problematica, ma si stima possano essere di più dal momento che circa il 40 per cento non chiede aiuto o non riceve una diagnosi. Per far fronte alle restrizioni e ai limiti imposti dalla pandemia, i professionisti sanitari hanno incrementato la terapia online, valida alternativa all'incontro vis a vis;

    alla luce di quanto esposto ne deriva che il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare presuppone una rete di intervento completa in tutti i vari livelli di assistenza in grado di garantire un percorso di cura appropriato; la terapia deve essere concepita in termini interdisciplinari ed integrati, adottando un approccio bio-psico-sociale, attraverso una presa in carico appropriata e funzionale e deve avvenire in strutture di cura in cui le diverse figure professionali (internisti, psicoterapeuti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici, dietisti) collaborano privilegiando, senza mai escludere l'altro, il versante somatico o psichico a seconda delle fasi della malattia,

impegna il Governo:

   ad implementare progetti di divulgazione e di sensibilizzazione nelle scuole per la promozione di un sano rapporto con il cibo, sviluppando una necessaria consapevolezza critica verso messaggi mediatici sbagliati che associano bellezza e magrezza e che possono favorire l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare, nonché a prevedere la figura dello psicologo in ottica di prevenzione e di educazione alimentare;

   ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo scolastico all'interno della scuola, proprio come forma di prevenzione ed educazione;

   ad adottare iniziative per prevedere la figura dello psicologo di base negli studi dei medici di medicina generale che possono svolgere la funzione di supporto proprio perché spesso è in quei luoghi che si può individuare la presenza di un disturbo del comportamento alimentare;

   ad adottare iniziative per disciplinare attraverso normative di dettaglio le attività di agenzie, società e federazioni di moda che devono avvalersi solo di modelle e modelli in possesso di un certificato medico attestante una sana e robusta costituzione e un valore dell'indice di massa corporea (BMI) superiore a 18,5 e prevedendo un sistema sanzionatorio commisurato alla gravità dell'inosservanza delle regole;

   ad adottare, alla luce del preoccupante aumento dei casi di disturbi alimentari legato all'emergenza Covid, iniziative, per quanto di competenza, volte ad implementare sensibilmente le strutture e la rete di intervento completa in tutti i vari livelli assistenza, ambulatorio, day-hospital, ricovero ospedaliero e residenzialità extra-ospedaliera, al fine di garantire l'appropriatezza dell'assistenza, con particolare riguardo alla presa in carico globale del paziente e dei suoi familiari in tutte le varie fasi del trattamento.
(7-00594) «D'Arrando, Elisa Tripodi, Cancelleri, Spadoni, Grippa, Lorefice, Casa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   BELLUCCI, GEMMATO, FOTI, BIGNAMI, MOLLICONE e FRASSINETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sta facendo discutere la notizia del bando per l'acquisto di 150 milioni di siringhe «ad avvitamento» che serviranno per la prossima campagna vaccinale nazionale, ordinate dal commissario Domenico Arcuri e che rischiano di arrivare tra due o tre mesi;

   secondo gli addetti ai lavori, infatti, i dispositivi richiesti differiscono per l'aggancio dell'ago, costano circa 5-6 volte di più della normale tubercolina e hanno bisogno di stampi dedicati per la produzione;

   Pentaferte, una delle aziende italiane produttrici di siringhe, che ha partecipato all'offerta di acquisto, continua a criticare le scelte fatte da Arcuri nel bando di approvvigionamento: «La luer lock non è affatto più precisa rispetto alla luer lip, comunemente conosciuta come “tubercolina”, di produzione standard. La precisione della dose iniettata è la medesima. Se dobbiamo parlare di precisione, l'unica che la garantisce maggiormente è la “residuo zero”, ma parliamo di una siringa che non si utilizza per i vaccini perché l'ago è fisso nel corpo cilindro. Perciò è una cavolata definire più precisa la luer lock, più costosa e meno reperibile sul mercato»;

   l'ufficio stampa di Arcuri, in una nota inviata alla redazione di Tagadà, che ha ricostruito la vicenda e denunciato per prima l'anomalia, giustifica la scelta delle siringhe luer lock per volontà degli esperti a lavoro sulla vaccinazione straordinaria: «Le siringhe in questione hanno la caratteristica di avere l'ago bloccato, mentre alle standard l'ago si sfila. Questo può comportare che la dose di pochi millimetri non sia precisa nell'operazione di aspirazione o peggio venga dispersa con conseguenze sull'efficacia del vaccino sulla sua dispersione. Tali formulazioni sono formulate dal Cts-Iss, in collaborazione con l'azienda produttrice (Pfizer) e sono molto importanti, considerando che la differenza di costi è di pochissimi centesimi e non di sei volte maggiore»;

   il Comitato tecnico-scientifico, l'Istituto superiore di sanità e Pfizer, però, hanno smentito le dichiarazioni di Arcuri, sostenendo di non essere mai state interpellate «nella definizione delle specifiche tecniche sulle siringhe da acquistare»;

   in attesa, forse, di un bando europeo, che secondo Arcuri prevede il rifornimento proprio delle siringhe luer lock, «Regno Unito, Francia, Germania e Spagna acquistano siringhe standard», secondo i vertici di Pentaferte;

   nonostante gli errori e le discutibili scelte di questi mesi, dai ritardi sulle mascherine, alle consulenze milionarie ai banchi a rotelle, Arcuri continua ad avere la fiducia del Governo e ricoprire un ruolo tanto delicato, quanto centrale, nella gestione dell'emergenza sanitaria da Covid-19 –:

   accertata la veridicità e gravità dei fatti di cui in premessa, quali siano le motivazioni che hanno portato ad ordinare siringhe che costano il doppio rispetto a quelle che la stessa azienda produttrice Pfizer valuta necessarie e che rischiano di arrivare in ritardo rispetto all'arrivo del vaccino;

   come sia emerso l'orientamento che ha portato il commissario Arcuri all'acquisto di siringhe luer lock per la campagna vaccinale nazionale.
(4-07903)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato è stato in visita a Doha, in Qatar, nei giorni 20 e 21 dicembre 2020 per la firma di un importante memorandum d'intesa;

   nel corso della missione diplomatica il Ministro Di Maio ha avuto colloqui con il Primo Ministro e Ministro dell'interno, Sheikh Khalid bin Khalifa Bin Abdulaziz Al-Thani, e con il Vice Emiro, Sheikh Abdullah Bin Hamad Al-Thani ed ha incontrato anche la presidente di Qatar Foundation for Development, Education & Research, Sheikh Moza bint Nasser, e il segretario generale del Supreme Committee for Delivery & Legacy, Hassan Al-Thawadi;

   l'interpellante auspica che il Ministro interrogato abbia portato su tavoli diplomatici di così alto livello la vicenda della Forall;

   la Forall è un'azienda nata nel 1970 a Quinto Vicentino, (VI) specializzata nell'abbigliamento formale in serie, da cerimonia e su misura;

   negli anni novanta, con il proprio storico marchio Pal Zileri, è stata sponsor del Vicenza Calcio e nel 1994 ha vestito anche la nazionale;

   nel 2016 è stata acquistata al 100 per cento dal Fondo del Qatar Mayhoola, proprietario anche di Valentino Spa;

   il 9 dicembre 2020 la proprietà ha convocato i sindacati per comunicare la totale cessazione dell'attività;

   ad oggi, fra Milano e Vicenza, sono impiegate più di 400 persone, senza considerare i lavoratori dell'indotto;

   i licenziamenti avrebbero un impatto devastante sul piano sociale per un territorio già provato dalla crisi economica generata dall'emergenza sanitaria;

   l'azienda ha invece bisogno di investimenti e di un credibile piano strategico –:

   se il Ministro interrogato, nel corso della recente missione in Qatar, abbia portato all'attenzione delle autorità locali la vicenda della Forall di Quinto Vicentino, di proprietà del Fondo Mayhoola;

   se il Governo intenda porre in essere ulteriori iniziative diplomatiche per sensibilizzare le autorità del Qatar sulla sorte dei lavoratori della Forall che stanno rischiando il licenziamento.
(2-01056) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la decisione, secondo l'interrogante scellerata, di sospendere con effetto immediato i voli di rientro da Londra, assunta in fretta e furia dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio e dal Ministro della salute Roberto Speranza, ha gettato nel panico e nello sconforto centinaia di italiani residenti a Londra;

   il Governo italiano, a differenza di quelli di altre nazioni evidentemente molto più attente alle esigenze dei propri connazionali nel bilanciamento degli interessi in gioco, non ha tenuto minimamente conto delle condizioni igienico-sanitarie effettive in cui sarebbero stati effettuati i viaggi;

   l'incertezza, da un lato ha generato situazioni paradossali in cui alcune compagnie hanno comunque eseguito i voli in attesa di comunicazioni ufficiali, mentre altre no, dall'altro, ha vanificato lo sforzo economico sostenuto da chi ha assunto le massime precauzioni, come quella di eseguire il tampone direttamente negli aeroporti prima di imbarcarsi;

   ad oggi si può senza dubbio affermare che molti voli cancellati dalla fretta dei Ministri interrogati erano Covid-free, perché composti da italiani con tampone recente e negativo;

   inoltre, molti italiani fiduciosi di partire sono adesso rimasti senza alloggio nel Regno Unito o perché gli hotel sono chiusi o perché hanno disdetto i contratti di affitto in vista di una lunga permanenza in Italia;

   quello che lascia ancor più basiti è la totale mancanza, prima di assumere una decisione così drastica, di un piano alternativo per l'assistenza per i cittadini italiani e per la gestione della crisi, circostanza ribadita anche dalle autorità consolari italiane a Londra ai diretti malcapitati;

   ancora una volta il Governo secondo gli interroganti ha dimostrato di non ponderare le conseguenze delle proprie scelte discrezionali, di preferire le risposte date di fretta a quelle razionali e ponderate. Ha scaricato sulle spalle della rete consolare la responsabilità del contatto con il pubblico, evidentemente adirato, senza fornire alcuna risposta certa;

   l'approccio a dir poco irrazionale del Governo ha portato ad una sola certezza, ossia che fino al 6 gennaio 2021 gli italiani nel Regno Unito saranno abbandonati a sé stessi. Infatti, appare evidente come gli uffici consolari non possano dare alcuna risposta se non quella di aspettare, in assenza di indicazioni alternative che per l'interrogante colpevolmente non sono state fornite dal Governo;

   l'interrogante, durante la crisi dovuta alla pandemia, ha più volte proposto interrogazioni e risoluzioni per chiedere e facilitare il rimpatrio degli italiani bloccati all'estero;

   sarebbe stato opportuno predisporre preventivamente un piano alternativo di rientri, utilizzando i fondi del Meccanismo europeo di protezione civile, che coprono fino al 75 per cento dei costi dei voli;

   sarebbe stato opportuno predisporre, prima della chiusura totale, piani di rientro scaglionato mediante Alitalia, da scorporare dal prestito ponte;

   sarebbe stato forse molto più semplice non farsi prendere dall'isteria e valutare, caso per caso, quali voli far partire in condizioni di sicurezza con i passeggeri muniti di tampone –:

   quali siano gli intendimenti del Governo per consentire, con assoluta urgenza, il rimpatrio degli italiani bloccati nel Regno Unito.
(5-05225)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORMENTINI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 17 dicembre 2020 ha avuto luogo un webinar italo-iraniano nel contesto delle manifestazioni promosse in occasione della Settimana iraniana della ricerca e tecnologia (Iranian Research and Technology Week);

   al panel on line italo-iraniano, moderato dal dottor Malekpour, ed aperto dagli interventi del Viceministro iraniano Hossein Salar Amoli, dell'ambasciatore iraniano in Italia, Hamid Bayat, e dell'ambasciatore d'Italia a Teheran, Giuseppe Perrone, hanno preso parte, per il nostro Paese, il professor Carlo Cereti, il dottor Vincenzo Lipardi e il professor Giorgio Ventre;

   l'evento è stato organizzato per promuovere iniziative congiunte, coinvolgendo università e realtà attive nella ricerca e nell'innovazione tecnologica;

   l'Iran concentra le proprie eccellenze intellettuali in settori strategici come quelli legati alla manutenzione aeronautica, alla produzione dell'acciaio, alla farmaceutica, agli equipaggiamenti medici ed all'energia, in cui non sono rari i beni di natura duale, ovvero pensati per impieghi civili ma suscettibili di applicazioni anche in campo militare;

   è opportuno distinguere la collaborazione culturale – per esempio nel campo della valorizzazione del patrimonio archeologico reciproco – o medica, da quella che può dischiudere le porte a vere e proprie forme di cooperazione in settori di natura intrinsecamente duale, come la manutenzione aeronautica e la siderurgia;

   occorre soprattutto scongiurare il rischio che l'Italia possa apparire dedita ad attività propedeutiche all'aggiramento delle sanzioni imposte contro la Repubblica islamica dell'Iran, proprio nel momento in cui sembra accentuarsi con esecuzioni capitali la repressione attuata dal regime che la governa –:

   quali obiettivi, contenuti e risultati abbia avuto il webinar italo-iraniano descritto in premessa.
(4-07902)


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dopo oltre cento giorni di prigionia i diciotto pescatori, di cui otto italiani, dei pescherecci «Antartide» e «Medinea», sequestrati a suo tempo dalle milizie del generale Khalifa Haftar, sono stati liberati e hanno fatto ritorno in Italia;

   da organi di stampa si apprendono le prime dichiarazioni dei familiari e delle vittime di tale orribile e illecita carcerazione da cui emergono fatti raccapriccianti, vere e proprie torture commesse nei confronti dei pescatori sequestrati;

   in particolare, Bernardo Salvo, uno dei diciotto pescatori, ha raccontato il suo dramma nel corso di un'intervista in collegamento con il programma televisivo «Non è l'Arena» del 20 dicembre 2020, dichiarando quanto segue: «Siamo stati trattati malissimo, ci hanno costretto a stare in piedi nudi per settimane. Siamo stati trattati come bestie, anzi peggio... Nel primo carcere, perché ne abbiamo cambiati diversi, non ci facevano mangiare... Ci hanno picchiato più volte e la mattina del 2 settembre abbiamo subito violenza fisica, erano incazzati neri, ci hanno dato ginocchiate, schiaffi sulla schiena a farci male, siamo stati sballottati da un carcere a un altro, nessuno ci dava informazioni»;

   sempre in data 20 dicembre 2020 la testata giornalista Il Giornale ha pubblicato un articolo contenente le dichiarazioni della signora Marika Calandrino, moglie di Giacomo Giacalone, secondo cui i pescatori sarebbero stati riempiti di legnate, pestati a sangue, colpiti con i calci dei fucili in volto;

   nei trasferimenti da un carcere ad un altro li avrebbero fatti camminare nudi per umiliarli e soggiogarli, e, ancora, i miliziani si sarebbero impossessati anche della fede nuziale del marito;

   vengono riportate altresì le dichiarazioni della signora Cristina Amabilino, moglie di Bernardo Salvo che conferma i pestaggi, visibili anche dalle prime foto in cui il marito appariva con il viso gonfio e un braccio nero;

   tali fatti convalidati anche nel corso delle dichiarazioni rese innanzi ai carabinieri del Ros di Mazara del Vallo, nell'ambito dell'inchiesta sul sequestro condotta dalla procura di Roma, dimostrerebbero la condizione di tortura ed umiliazione a cui sono stati sottoposti i nostri connazionali nelle carceri libiche in spregio al massimo diritto universalmente riconosciuto di tutela della vita umana;

   è paradossale se non perfino sconcertante notare come i rappresentanti del Governo italiano, tra cui anche esponenti del Partito democratico, che era stato tanto favorevole all'introduzione del reato di tortura nell'ordinamento italiano, oggetto della legge n. 110 del 2017, in applicazione della quale è possibile perseguire le forze dell'ordine nazionali per tale reato, siano rimasti a lungo inermi dinanzi all'avvenuto sequestro e alle illegittime pretese avanzate dalle milizie di Haftar, pur consapevoli dell'elevata probabilità che i nostri connazionali si sarebbero trovati in uno stato di prigionia disumana, come di fatto sarebbe stato confermato;

   a ciò si aggiunga la polemica divampata sulla possibilità che il Governo italiano, come riferito da diversi organi di stampa, si sia presumibilmente sottomesso alle richieste del generale Haftar, concedendo la liberazione di quattro scafisti, condannati in Italia per gravi reati, in cambio della liberazione dei pescatori;

   del resto, le modalità della missione in Libia del Presidente del Consiglio dei ministri Conte e del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio lascerebbero prefigurare un preventivo accordo intervenuto con il generale Haftar che porrebbe seri dubbi sulle reali ragioni che hanno condotto al buon esito della trattativa –:

   se i Ministri interrogati possano confermare i gravissimi fatti riportati in premessa e se intendono fornire ulteriori chiarimenti circa la posizione tenuta dal Governo italiano;

   se, per quanto di competenza, risultino avviate indagini da parte della procura di Roma in relazione alle condotte di tortura denunciate, oltre all'inchiesta già avviata per il sequestro e se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per fornire il massimo ausilio all'autorità giudiziaria affinché si accertino rapidamente i fatti descritti.
(4-07906)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   POTENTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito di indagine penale sviluppatasi sulle presunte condotte di maltrattamento commesse da un imprenditore in Étroubles, località valdostana, l'associazione «Horse Angels» otteneva la custodia giudiziaria di oltre 128 equini che venivano smistati alle cure e spese di oltre 50 famiglie in tutta Italia;

   due mesi dall'avvio dell'inchiesta e della misura cautelare, a seguito di una pronuncia del tribunale del riesame in Aosta, il proprietario otteneva il dissequestro con conseguente obbligo di restituzione da parte delle famiglie affidatarie dei singoli animali;

   il 20 dicembre 2020 la rivista specializzata «Cavallo Magazine», che aveva seguito con vari servizi tutta la vicenda, riporta la notizia dell'ingente quantificazione delle rilevanti spese veterinarie sia per intervento medico sanitario che per medicinali resesi necessarie per ripristinare lo stato di salute degli animali fortemente debilitati, circostanza che aveva appunto motivato il ricorso alla custodia da parte di una importante associazione come «Horse Angels»;

   l'attuale normativa in materia di sequestro, allorché riguardi gli animali, trascura trattarsi di misure afferenti soggetti diversi da una semplice cosa mobile. Non per niente il Titolo IX-bis del Libro secondo del codice penale è intitolato «Dei delitti contro il sentimento per gli animali». Per l'effetto, in attesa dell'applicazione della misura, della confisca e di cui all'articolo 544-sexies del codice penale, vi è il rischio che i possibili passaggi della custodia, tra soggetti diversi, degli animali possa procurare effetti deleteri sulla salute psicofisica delle specie interessate –:

   se, impregiudicato ogni esito del percorso giudiziario in corso, si intendano porre in essere iniziative di competenza per garantire un monitoraggio sul mantenimento in salute di questi animali;

   se e quali iniziative di competenza, in specie di carattere normativo, si intendano assumere per tutelare in ogni modo la salute di animali che si trovino in situazioni come quella segnalata in premessa, evitando in particolare il rischio che gli animali sottoposti a sequestro per reati di maltrattamento od altri sgravi reati possano medio tempore tornare nelle disponibilità dei presunti autori di reato.
(5-05223)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni numerose segnalazioni stanno denunciando il vergognoso stato in cui versa l'Alveo Comune Nocerino, canale artificiale in cui confluiscono le acque dei torrenti Cavaiola e Solofrana che a Scafati si immette nel fiume Sarno;

   il bacino del fiume Sarno occupa una superficie complessiva di oltre 600 chilometri quadrati ed interessa 38 comuni per una popolazione complessiva di 720.000 abitanti; mentre un tempo costituiva un corso d'acqua importante sia per le attività agricole che commerciali, era navigabile, ricco di flora e pescoso; oggi è divenuto il fiume più inquinato di Italia e di Europa, soprattutto a causa dei suoi affluenti, provocando gravi danni all'ambiente, alla salute umana, alla vivibilità, al decoro e all'immagine delle aree circostanti;

   il canale dell'Alveo Comune Nocerino, oggetto di segnalazioni, sarebbe diventato una discarica a cielo aperto in cui vengono riversati reflui urbani e industriali, soprattutto, provenienti dalle concerie site nella zona di Solofra in cui, sebbene da anni sia stato realizzato un depuratore centralizzato, i risultati del rapporto di prova relativi ai campionamenti d'acqua effettuati nel 2019 e pubblicati sul sito web dell'Arpa Campania, comprovano la presenza di scarichi abusivi e la contaminazione della acque da ricondurre al persistere di sversamenti anomali di reflui di natura conciaria non depurati nel corpo idrico superficiale;

   recenti immagini relative all'Alveo Comune Nocerino denunciano il degrado del canale in particolare la formazione di una occlusione dello stesso in località Ponte via Marconi nel comune di San Marzano Sul Sarno (SA) costituita da vegetazione mista a rifiuti quali plastica e altri materiali di varia natura che hanno causato un vero e proprio tappo lungo il corso dell'acqua;

   vi è il rischio che l'innalzamento del livello dell'acqua causato dalle intense piogge verificatesi nella zona, unitamente alla suddetta occlusione, possa provocare lo straripamento del torrente con gravi e irreparabili danni per le aree limitrofe, per il settore agricolo, ma altresì per le stesse abitazioni;

   siffatta situazione ha provocato inevitabilmente nuova indignazione e ulteriori preoccupazioni dei cittadini che nonostante le innumerevoli segnalazioni sono costretti da anni a vivere in condizioni disagiate con gravi rischi di carattere igienico-sanitario, di inquinamento e idraulico;

   l'eventuale esondazione del corso d'acqua dell'Alveo Comune Nocerino costituirebbe un ulteriore evento che si aggiunge a tanti altri avvenuti negli anni di cui l'ultimo nel mese di ottobre 2020, quando decine di private abitazioni e terreni agricoli vennero invasi dalle putride acque del torrente, generando desolazione, paura e senso di abbandono tra la popolazione;

   negli ultimi decenni, il bacino del fiume Sarno è stato oggetto di numerosi finanziamenti finalizzati a mitigare il rischio idrogeologico, ma gli interventi sino ad oggi attuati dalla regione Campania si sono rivelati inidonei rispetto alla sua effettiva riqualificazione ambientale e fluviale;

   la gravità della situazione descritta si tramanda da anni e richiede azioni urgenti accompagnate da risposte concrete e progetti effettivamente realizzati, e in ragione della acclarata inefficienza e inadeguatezza dell'azione regionale, sarebbe opportuno un intervento diretto del Ministro interrogato al fine di salvaguardare la salute dei cittadini, mitigare se non eliminare radicalmente i danni ambientali e attribuire la giusta e legittima vivibilità ai territori interessati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di promuovere, per quanto di competenza, operazioni di rimozione dei rifiuti presenti in località Ponte via Marconi nel comune di San Marzano Sul Sarno per evitare ulteriori esondazioni delle acque e danni per la popolazione e se non intenda prevedere iniziative di competenza affinché abbiano luogo effettivi interventi di risanamento idrico e ambientale del fiume Sarno, al fine di tutelare il territorio e la salute dei cittadini.
(4-07899)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazioni a risposta scritta:


   ILARIA FONTANA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 dicembre 2019 è stato pubblicato nel registro degli iter amministrativi riguardo agli impianti di gestione dei rifiuti della regione Lazio, il progetto avente titolo «Costruzione e messa in esercizio impianto produzione biometano da RSU in V. Antonello da Messina, 2 – Frosinone»;

   tale impianto è stato assoggettato a Valutazione di impatto ambientale e il procedimento autorizzativo è attualmente in corso così come riportato nella cartella Box online della regione Lazio «VIA-111-2019» accessibile dal registro progetti di cui sopra e contenente tutti gli elaborati progettuali, le note trasmesse dagli enti e le integrazioni del proponente;

   con nota acquisita dalla regione Lazio, al prot. n. 0940514 del 3 novembre 2020, il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo – direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio – Soprintendenza archeologica per le province di Rieti, Latina e Frosinone, ha richiesto integrazioni al progetto (prot. n. 14175 del 3 novembre 2020) ai sensi dell'articolo 25 del decreto legislativo n. 50 del 2016 nella fattispecie di ulteriori indagini geofisiche;

   le risultanze di tali indagini ad integrazione della Valutazione di impatto archeologico (Viarch) elaborata dal proponente potrebbero comportare, come si legge nella nota, eventuali verifiche archeologiche come scavi, carotaggi o studi estensivi;

   nell'indagine geofisica trasmessa dal proponente il 18 dicembre 2020 circa eventuali resti archeologici presenti nell'area, si legge che «il settore orientale dell'area di ricognizione è certamente quello che restituisce elementi localizzati (tracce di aratura e di coltivazione di cava – Scheda di Sito archeologico n. 5), sebbene emergano in maniera discontinua e non siano chiaramente inquadrabili dal punto di vista cronologico. In particolare, le indagini elettromagnetiche e gli approfondimenti mediante tomografia elettrica 2D, condotte nel mese di dicembre 2020, hanno consentito di supportare ulteriormente quanto precedentemente ipotizzato, circa la presenza di tracce diffuse riconducibili ad attività di escavazione (Livello Potenziale Archeologico = 7/ Rischio medio-alto)»;

   in detto aggiornamento della carta del potenziale archeologico, le aree interessate da un potenziale medio-alto, oppure indiziate da ritrovamenti, costituiscono una porzione cospicua dell'intera area di progetto;

   l'area di progetto è limitrofa ai percorsi e agli itinerari di pregio storico indicati dal Museo archeologico comunale di Frosinone;

   la Soprintendenza sarà chiamata ad esprimere parere in relazione a tali indagini all'interno della conferenza dei servizi, la cui prima riunione è stata convocata per il prossimo 29 dicembre 2020 alle ore 10:30, così come stabilito dalla regione Lazio nella nota prot. u.1070018 del 9 dicembre 2020 –:

   se le ulteriori analisi trasmesse dal proponente siano meritevoli di studi estensivi nell'area, anche al di fuori dell'area di progetto, al fine di procedere ad una corretta indagine archeologica sul sito.
(4-07900)


   TORTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   da notizie emerse sulla stampa locale, sembrerebbe che il comune di Atri abbia eseguito i lavori sulla fontana della villa comunale senza l'autorizzazione della Soprintendenza archeologica competente;

   diversi consiglieri comunali di Atri e associazioni di cittadini hanno segnalato pubblicamente tale problematica –:

   se la notizia apparsa sulla stampa corrisponda al vero e quali siano più specificamente i profili di eventuale violazione del codice dei beni culturali da parte del comune di Atri;

   quali siano le iniziative di competenza che il Ministro interrogato ha predisposto nei confronti dell'amministrazione comunale di Atri in merito all'assenza di autorizzazione.
(4-07901)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI e SARLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza 97/2020 depositata il 22 maggio 2020, la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale il divieto legislativo di scambiare oggetti di modico valore, come generi alimentari o per l'igiene personale e della cella, per i detenuti sottoposti al regime previsto dall'articolo 41-bis della legge 354 del 1975 appartenenti allo stesso «gruppo di socialità»;

   secondo i giudici costituzionali, gli appartenenti al medesimo gruppo di socialità trascorrono insieme alcune ore della giornata dentro il carcere e tra loro possono comunicare, verbalmente e con gesti, e dunque hanno svariate occasioni di scambiare messaggi, non necessariamente ascoltati o conosciuti dalle autorità penitenziarie;

   per tali ragioni, la Corte ha rilevato che, se è ben comprensibile prevedere il divieto di comunicare e scambiare oggetti tra detenuti assegnati a gruppi di socialità diversi, risulta invece irragionevole l'estensione indiscriminata del divieto anche ai componenti del medesimo gruppo, i quali, potendo già agevolmente comunicare in varie occasioni, non hanno di regola la necessità di ricorrere a forme nascoste o criptiche di comunicazione, come lo scambio di oggetti cui sia assegnato convenzionalmente un certo significato, da trasmettere successivamente all'esterno attraverso i colloqui con i familiari;

   in altre parole, i giudici hanno ritenuto che, da una parte, il divieto non serve ad accrescere le esigenze di sicurezza pubblica e, dall'altra, impedisce una sia pur minima modalità di socializzazione, finendo per essere irragionevole, in contrasto con l'articolo 3 della Costituzione, e inutilmente afflittiva, in contrasto con l'articolo 27, terzo comma, della Carta;

   la Corte ha precisato, infine, che a risultare costituzionalmente illegittimo è l'applicazione necessaria del divieto per previsione di legge: ne risulta che, anche dopo la sentenza, l'amministrazione penitenziaria potrà disciplinare le modalità degli scambi tra detenuti appartenenti al medesimo gruppo, nonché predeterminare le condizioni per introdurre eventuali limitazioni in determinati e peculiari casi; l'applicazione di queste limitazioni dovrà così risultare giustificata da precise esigenze, espressamente motivate, e sotto questi profili potrà essere eventualmente controllata, in relazione al caso concreto, dal magistrato di sorveglianza;

   tuttavia, anche a seguito di questa sentenza, risulta che il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia emanato una circolare generica che delega alle singole direzioni la disciplina dei «passaggi», senza delineare una definizione uniforme e chiara degli oggetti di modico valore, che possa trovare applicazione su tutto il territorio nazionale, andando quindi a creare un pericoloso vulnus all'efficacia preventiva del regime differenziato ed anche una difforme applicazione in concreto nei vari reparti 41-bis, disciplinata, allo stato, da singoli ordini di servizio delle direzioni dell'istituto, né risultano predeterminate le condizioni per disporre limitazioni dei passaggi in determinate e peculiari situazioni, secondo il dictum della Corte –:

   se intenda adottare iniziative al fine di dettare una definizione e una disciplina dei passaggi degli oggetti di modico valore uniformemente applicabili su tutto il territorio nazionale, per i soggetti sottoposti al regime carceraria speciale di cui all'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario, oggetto della recente sentenza della Corte costituzionale n. 97 del 2020, nonché se intenda predeterminare ed individuare le condizioni per introdurre delle limitazioni ai «passaggi» in determinate e peculiari situazioni.
(3-01980)


   ASCARI e DEL SESTO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Gruppo operativo mobile (Gom) è un reparto mobile (specializzato) del corpo di polizia penitenziaria che risponde direttamente al capo del dipartimento amministrazione penitenziaria, presso il Ministero della giustizia, il quale può disporne direttamente l'impiego per fronteggiare situazioni di emergenza e particolare pericolo;

   venne creato nel 1997 con provvedimento dall'allora direttore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e istituito formalmente nel 1999 con decreto ministeriale;

   l'organico si compone di circa 600 unità, comprensive di ufficiali del disciolto corpo degli agenti di custodia personale del corpo di polizia penitenziaria dei vari ruoli e personale amministrativo; il Gom svolge compiti relativi alla custodia, dei detenuti sottoposti a regime di detenzione speciale previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario (o.p.) così come dei detenuti collaboratori della giustizia, curandone altresì il servizio di traduzione e piantonamento; inoltre, gestisce i detenuti ristretti per reati di terrorismo, anche internazionale, nonostante siano sottoposti a regimi diversi da quello previsto all'articolo 41-bis o.p.;

   il personale del corpo impiegato nei reparti operativi periferici viene spostato circa ogni quattro mesi, per motivi di sicurezza legati all'indice di pericolosità dei detenuti;

   questo reparto d'élite svolge un ruolo particolarmente delicato e fondamentale, dovendo occuparsi dei detenuti più pericolosi nel nostro Paese;

   tuttavia, secondo quanto risulta all'interrogante, la formazione e l'addestramento dei nuovi appartenenti a questo reparto, nonché i corsi di aggiornamento per coloro che già ne sono membri, forse complice anche l'attuale emergenza epidemiologica, non vengono effettuati con adeguata frequenza, rischiando, tra l'altro, di disperdere anche le importanti esperienze acquisite sul campo, visti i prossimi pensionamenti che priveranno l'organico della polizia penitenziaria dei suoi membri più esperti;

   inoltre, risulterebbe che, a differenza dell'arma dei Carabinieri che, al momento dell'arruolamento, svolge un controllo sull'interessato aspirante vincitore del concorso e sui suoi familiari, tale procedura non sia espletata con riguardo ai partecipanti all'interpello di reclutamento per il Gom, in particolar modo in relazione a eventuali rapporti di parentela e/o di frequentazione tra i futuri membri del Gom e i soggetti sottoposti al regime di 41-bis ovvero soggetti a loro collegati da vincoli di parentela o di appartenenza alla stessa consorteria criminale o loro familiari, o con soggetti comunque sottoposti al controllo di questo reparto speciale –:

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di garantire una formazione iniziale e di aggiornamento adeguata e puntuale agli appartenenti e alle nuove reclute dei reparti del Gruppo operativo mobile (Gom) del corpo di polizia penitenziaria;

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di garantire che coloro che accedono ai reparti del Gruppo operativo mobile del corpo di polizia penitenziaria siano controllati anche con riguardo ad eventuali parentele e/o frequentazioni loro e dei loro familiari con soggetti sottoposti al loro controllo.
(3-01983)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale esame di abilitazione all'esercizio della professione forense, che è composto da 3 prove scritte della durata di 8 ore da svolgersi con carta e penna con il solo ausilio dei codici annotati con la giurisprudenza, e da una prova orale, e che è bandito una volta all'anno, è stato più volte e da molti considerato anacronistico. Difatti, le modalità d'esame non rispecchiano la realtà e l'attività effettivamente svolta negli studi legali, in cui le ricerche legali sono condotte attraverso la consultazione di banche dati e l'utilizzo di un personal computer;

   l'emergenza pandemica causata dal Covid-19 ha avuto un impatto sugli esami di abilitazione alle professioni che, per motivi di sicurezza, sono stati sospesi. Per evitare il blocco totale dell'accesso alle professioni regolamentate si è provveduto a cercare delle vie alternative per permettere lo svolgimento delle prove concorsuali in totale sicurezza, quali ad esempio lo svolgimento delle prove in via telematica o di un'unica prova orale, o, in taluni casi, si è proceduto a rendere il titolo di laurea abilitante alla professione;

   tuttavia, nonostante le altre professioni per cui le modalità alternative sono state ritenute adeguate ricoprano una funzione sociale di pari importanza rispetto alla professione forense, tali soluzioni non sono state adottate anche per l'abilitazione alla professione forense, riservando a quest'ultima categoria una ingiusta disparità di trattamento;

   di conseguenza, non potendo svolgere le prove concorsuali nelle modalità attualmente previste a causa della crisi pandemica, l'esame programmato per l'anno 2020 (che si sarebbe dovuto svolgere nei giorni del 15, 16 e 17 dicembre 2020, è stato inizialmente rinviato sine die, costringendo i praticanti che attendono di sostenere l'esame da un anno in uno stato di incertezza e bloccando ogni possibilità di accesso alla professione. Solo in un secondo momento le date sono state fissate nei giorni del 13, 14 e 15 aprile 2021 –:

   se il Ministro interrogato possa chiarire le iniziative che saranno adottate nel caso in cui l'emergenza pandemica dovesse persistere nel mese di aprile 2021, e se, in particolare, in tal caso, l'esame per l'abilitazione alla professione forense sarà nuovamente rinviato oppure si valuteranno differenti modalità per permettere ai praticanti di sostenere la prova concorsuale in totale sicurezza;

   se saranno assicurati brevi tempi di correzione delle prove scritte e se le prove orali saranno organizzate in tempi utili tali da consentire agli aspiranti avvocati di valutare se partecipare o meno all'esame di abilitazione previsto per il 2021, che altrimenti dovrà essere preso in considerazione in via cautelativa.
(5-05221)

INTERNO

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI e SARLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 7 dicembre 2020 i carabinieri hanno effettuato una vasta operazione, denominata «Accoglienza», nelle province di Massa-Carrara e Lucca nell'ambito di un'indagine anticorruzione, coordinata dalla procura di Massa;

   i reati contestati, a vario titolo, sono corruzione e traffico di influenze illecite e coinvolgono funzionari pubblici, di enti locali e gestori di una cooperativa;

   sono stati sottoposti agli arresti domiciliari: Filippo Abramo Bellesi, sindaco di Villafranca in Lunigiana; Paola Giusti, responsabile del Centro affidi dei servizi sociali per il comune di Massa; Rosanna Vallelonga, responsabile della commissione multidisciplinare Asl distretto della Lunigiana, nonché direttore della Società della salute della Lunigiana; Mauro Marcelli, all'epoca dei fatti responsabile dell'ufficio Suap unificato per i comuni della Lunigiana; Rosa Russo, all'epoca dei fatti giudice onorario presso il tribunale per i minori di Firenze; Marino Petracci, consigliere comunale di Montignoso; Alessio Zoppi, Enrico Benassi e Tamara Pucciarelli, gestori della cooperativa Serinper che gestisce strutture protette per l'accoglienza di minori e nuclei familiari disagiati;

   secondo gli inquirenti, i soggetti coinvolti avrebbero lucrato con la gestione di strutture protette per minori e case di accoglienza per famiglie disagiate, creando un «sistema corruttivo», posto in essere dai dirigenti della cooperativa Serinper, basato «sulla metodica assunzione di parenti e amici di funzionari pubblici, tra cui quelli addetti al controllo del settore, e di coloro che, per qualche ragione, erano reputati “utili alla causa”»;

   questo sistema corruttivo ha permesso ai dirigenti della Serinper di ottenere «innumerevoli vantaggi, quali l'accumulo di ingenti profitti economici massimizzati dall'inserimento di utenti all'interno delle strutture in numero notevolmente superiore a quello consentito per legge, e dalla sistematica elusione dell'osservanza degli obblighi contrattuali stipulati con i vari enti della pubblica amministrazione», in particolare, i ricavi della cooperativa sono aumentati di 13 volte, passando dai 200 mila euro del 2011 a 2,74 milioni di euro del 2017;

   sono emerse «gravissime violazioni degli standard minimi richiesti», quali la somministrazione di cibo di scarsa qualità e in quantità insufficienti, la mancanza di condizioni igienico-sanitarie adeguate e di personale qualificato;

   i minori venivano fatti dormire in giacigli di fortuna ed erano vessati con continue minacce e sottoposti a manovre di costrizione fisica;

   dalle denunce da parte di alcuni ex dipendenti, emerge un quadro agghiacciante: «Un bimbo era stato imbottito di calmanti perché non desse più problemi. A Natale? Poverini, si erano vestiti bene, pensavano di fare festa: nel piatto del cenone però hanno trovato soltanto insalata e un surgelato»; «I vicini delle strutture di Aulla non hanno mai visto i bimbi fuori a giocare. [...] il frigorifero era quasi sempre vuoto, facevano la spesa una volta la settimana e molte volte capitava che i bimbi dovessero dividersi i pasti. Mi ricordo un adolescente particolarmente agitato: lo hanno imbottito di tranquillanti perché si calmasse e non desse più problemi»;

   i fatti finora descritti, se confermati, dipingono un sistema vergognoso e inaccettabile di diffusa corruzione a danno di una categoria particolarmente fragile che, invece, avrebbe diritto a maggiori tutele da parte dello Stato –:

   quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, al fine di quanto esposto in premessa, inclusa la possibilità di attivare servizi ispettivi presso le strutture coinvolte, nonché un'istruttoria ai fini dell'eventuale adozione di iniziative di cui al comma 1, lettera a), dell'articolo 141 del testo unico enti locali, in relazione agli enti locali coinvolti.
(3-01981)


   ASCARI e DEL SESTO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la carenza degli organici delle forze dell'ordine sta assumendo grande rilievo negli ultimi mesi, anche in relazione alle importanti funzioni che le donne e gli uomini delle nostre forze di polizia stanno svolgendo nel pieno dell'emergenza epidemiologica ancora drammaticamente in corso; le attuali carenze dovevano essere compensate attraverso procedure concorsuali che, stante il perdurare dell'emergenza, sono state rallentate o sospese;

   secondo il sindacato Siulp, ci saranno circa 18mila pensionamenti da qui al 2023, soprattutto di personale del ruolo dei sovrintendenti e degli ispettori, ruolo, quest'ultimo, che rappresenta l'anello di congiunzione tra l'area dirigenziale e quella operativa per la corretta ed efficace esecuzione dei servizi a garanzia della sicurezza pubblica;

   se non si dovesse intervenire in maniera rapida e immediata non si sarà in grado di sopperire alle carenze dell'organico complessivo e dei ruoli intermedi, con un rallentamento di un turn-over che, già prima dell'inizio dell'emergenza, era approssimato per difetto, compromettendo l'operatività dell'amministrazione della pubblica sicurezza, con forti ripercussioni sulla funzionalità e la stessa tenuta del sistema sicurezza;

   tale carenza quantitativa assurge ad emergenza se la si considera per l'aspetto qualitativo considerato che le persone che andranno in pensione hanno tutti un know how che non potrà essere trasferito ai nuovi assunti a causa del blocco delle assunzioni e dei gravi ritardi che le norme anti Covid-19 impongono alle procedure concorsuali e alle procedure formative all'interno della polizia di Stato;

   tra le soluzioni prospettate dal suddetto sindacato vi sarebbe la possibilità, su base volontaria, di prolungare di uno o due anni la permanenza in servizio oltre il limite di età ordinamentale, come già fatto, per ragioni meno contingenti, a metà degli anni '80, evitando di perdere preziose esperienze professionali, e consentendo di superare la sospensione delle procedure concorsuali; il differimento delle procedure concorsuali interne per la progressione di carriera rischia di impedire ad un considerevole numero di poliziotti, prossimi alla pensione, di poter godere degli effetti che deriverebbero nel caso in cui questi dovessero risultare utilmente collocati nella graduatoria dei vincitori, e quindi assurgere alla qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria che, a situazione invariata, sarebbe proprio la qualifica che maggiormente risentirebbe del normale turn over;

   nondimeno, si produrrebbero risparmi di spesa derivanti da un ritardato accesso al trattamento di quiescenza;

   un'altra soluzione riguarda il concorso interno per 501 vice ispettori, che ha visto completare l'ultimo ciclo dell'XI corso, e per il quale si auspica l'assunzione degli ultimi 154 vincitori attraverso lo scorrimento della graduatoria;

   atteso che il generale differimento delle procedure concorsuali potrebbe non vedere l'indizione di concorsi per l'assunzione di vice ispettori esterni, e che seppure questo dovesse avvenire, i tempi necessari allo svolgimento delle procedure concorsuali da un lato, la ridotta disponibilità di posti negli istituti di formazione dall'altra, non potrebbe che innestare solo poche centinaia di nuovi operatori, una soluzione potrebbe essere quella di semplificare ed avviare le procedure concorsuali interne, ampliando al contempo il numero dei relativi posti disponibili;

   in tale ottica si potrebbero avviare al corso tutti gli idonei delle procedure del concorso per 263 e 614 vice ispettori e/o ampliare i posti messi a disposizione per i concorsi interni banditi e da bandire –:

   se intenda adottare iniziative al fine di prevedere la possibilità, su base volontaria, di prolungare di uno o due anni la permanenza in servizio oltre il limite di età ordinamentale;

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di garantire la celere ripresa dei bandi per l'assunzione di personale per rafforzare gli organici delle forze dell'ordine;

   quali iniziative di propria competenza intenda intraprendere al fine di valorizzare maggiormente l'assunzione di personale con concorsi riservati al personale interno delle forze dell'ordine.
(3-01982)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il comma 185 dell'articolo 1 della legge di bilancio per il 2020 individua i beneficiari del credito d'imposta nelle imprese che, a decorrere dal 1° gennaio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, ovvero entro il 30 giugno 2021 – in tale ultimo caso se entro il 31 dicembre 2020 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione – effettuano investimenti in beni strumentali nuovi, destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato. Esso è riconosciuto nelle condizioni e nelle misure stabilite ex lege, in relazione alle diverse tipologie di beni agevolabili. Ai sensi del comma 186 dell'articolo 1 della medesima legge possono accedere al credito d'imposta tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, ivi incluse le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito;

   in una nota del 17 novembre 2020 la direzione generale dell'agricoltura e dello sviluppo rurale (Dg Agri) della Commissione europea esprime un parere sulla cumulabilità del credito d'imposta, di cui ai suddetti commi della legge di bilancio per il 2020, affermando che le agevolazioni possano essere cumulate con le agevolazioni del programma di sviluppo rurale (PSR) ma solo entro le aliquote di sostegno previste dall'allegato II del regolamento (UE) 11305/2013, pur riconoscendo che le norme statali introducono misure che non costituiscono «aiuto di Stato»;

   la nota della Dg Agri lascia comunque dei dubbi, e se anche la si volesse considerare solo una questione meramente tecnica, questa però impedirebbe alle regioni, responsabili dei Psr e agli imprenditori agricoli italiani, che investono e vogliono innovare per essere competitivi a livello europeo e internazionale, di poter usufruire delle disposizioni fiscali generali che, in questo momento di crisi economica, derivante dall'emergenza sanitaria legata alla pandemia, sarebbero di fondamentale aiuto;

   a parere dell'interrogante la nota della Dg Agri ha alcune criticità e incongruenze quali: la Commissione stessa nella nota ammette che i crediti di imposta previsti dalla legge di bilancio per il 2020 non possono essere qualificati come «aiuti di Stato»; il suddetto credito d'imposta dovrebbe essere considerato come disposizione emanata nell'ambito dell'autonomia fiscale dello Stato membro e pertanto, visto che non costituisce un «aiuto di Stato», non essere considerato influente sul livello di contribuzione disposto dal regolamento (UE)1305/2013, in quanto non esenta le imprese da una parte del normale onere fiscale, ma costituisce, seppur temporaneamente, l'onere fiscale a cui sono sottoposte le imprese nell'ambito dell'autonomia fiscale dello Stato italiano; l'interpretazione e la conseguente applicazione data dalla Dg Agri, a parere dell'interrogante, vessa esclusivamente lo sviluppo rurale, ma appare motivata da una interpretazione che entra nel merito del generale sistema fiscale italiano e che quindi dovrebbe riverberare su tutti i settori economici e sui rispettivi regimi di aiuto sostenuti da tutti i fondi europei;

   questa interpretazione della Dg Agri allarma le regioni, gli imprenditori agricoli e l'interrogante sugli effetti devastanti che potrebbero generarsi se la medesima interpretazione venisse pedissequamente applicata dallo Stato italiano nel settore agricolo e agroalimentare –:

   se non intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, presso le opportune sedi europee affinché l'interpretazione data dalla Dg Agri sia sottoposta agli opportuni approfondimenti, al fine di meglio chiarire la questione esposta in premessa;

   se l'interpretazione della Dg Agri venisse confermata, ad adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché questa venga puntualmente applicata in tutti gli Stati membri.
(5-05226)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, il Piano di azione nazionale (PAN) per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è prossimo all'adozione;

   in tal senso numerose realtà associative, tra cui l'associazione dei comuni del Moscato, sodalizio che raggruppa i 51 comuni facenti parte dell'areale di produzione dell'Asti e dei Moscati d'Asti Docg, hanno esposto le proprie criticità in merito all'uso dei cannoni irroratori;

   dopo un anno dall'entrata in vigore del Pan è infatti previsto, ai sensi della sua ultima versione, l'uso del cannone esclusivamente per trattamenti fitosanitari su colture alboree ad alto fusto e colture in serra o tunnel;

   tale azione è destinata a limitare l'utilizzo dei cannoni irroratori, in quanto questi sono insostituibili in termini di efficacia nel trattamento fitosanitario e di tutela della salute dell'operatore, dimostrandosi anche un sostituto ai trattamenti con irroratori manuali (a spalla o a gomma);

   al netto della bontà delle normative proposte nel Pan sin qui delineato, i cannoni irroratori sono un presidio essenziale nei versanti di collina coltivati a vigneto ed a noccioleto, particolarmente diffusi nel territorio delle province di Alessandria, Asti e Cuneo;

   la limitazione del ricorso ai cannoni irroratori potrebbe quindi portare ad un abbandono delle colture, causando l'instabilità idrogeologica di interi versanti collinari, senza contare il rischio della proliferazione di malattie come la Flavescenza Dorata sui versanti abbandonati;

   senza l'utilizzo dei cannoni, altre operazioni meccanizzate sui versanti ripidi rischiano di esporre i lavoratori al rischio di ribaltamento, ed il ricorso ad altri strumenti più «manuali» li espone, invece, all'azione dei prodotti chimici impiegati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre, per quanto di competenza, per salvaguardare l'utilizzo dei cannoni irroratori in agricoltura, con particolare riguardo alle esigenze di copertura areale e di sicurezza di cui in premessa, preferendo piuttosto incrementare le azioni di vigilanza sul loro utilizzo.
(4-07904)


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, l'Associazione nazionale allevatori della razza Frisona e Jersey italiana (ANAFIJ) ha deciso di estendere il proprio campo di azione anche alla razza Bruna, nonostante l'associazione non si sia mai occupata in precedenza di attività per la razza Bruna;

   la sua base associativa è formata per statuto da allevatori di razza Frisona o Jersey, al punto che le decisioni prese da Anafij, anche a detta di numerosi associati stessi, non corrispondono alla volontà e scopi originari dell'associazione; l'associazione non può decidere per allevatori di un'altra razza non suoi soci. Quella assunta appare piuttosto, a quanto consta all'interrogante, una decisione unilaterale di Anafij, anche in contrasto con i principi base del regolamento europeo 1012/2016. In particolare, non si ravvedono soddisfatte le condizioni per il riconoscimento di cui all'allegato 1, parte 1, e, specificamente, per quanto attiene ai punti A.4, B.1 lettera a, e B.1. lettera b;

   è evidente che, se così fosse, qualsiasi ente selezionatore potrebbe estendere – procedendo in tal modo – la propria attività a due o più razze o specie, costituendo evidenti discrasie e confusioni organizzative e logistiche, a detrimento degli interi comparti operanti nel settore;

   è ragionevole considerare, ai sensi di quanto sopra esposto, violati i principi di rappresentatività territoriale e democraticità dell'Anafij –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda predisporre per fare chiarezza sulla scelta di Anafij e quale sia il suo orientamento, per quanto di competenza, in merito alla legittimità della scelta presa dall'associazione, alla luce anche delle evidenze esposte.
(4-07905)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TUZI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   sarebbero emerse di recente presunte criticità e/o anomalie nella gestione della Fijlkam (Federazione italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali);

   in particolare, per quanto consta all'interrogante, il presidente eletto dalla Fijlkam, risulta inquadrato come dirigente della stessa Federazione da lui rappresentata e di cui, sembrerebbe essere, allo stesso tempo, responsabile per le risorse umane: dunque il datore di lavoro di sé stesso con profili di evidente incompatibilità; inoltre, sembrerebbero essere intervenuti rimborsi non in linea con le regole generali, in quanto non sarebbero consentiti anche alla luce del fatto che, come avviene nei contratti delle pubbliche amministrazioni (e la Fijlkam è compresa nell'elenco delle pubbliche amministrazioni), il compenso dei dipendenti è da considerarsi omnicomprensivo;

   l'elezione del presidente federale appare essere avvenuta in palese violazione delle norme stesse della Fijlkam e precisamente dell'articolo 14 dello statuto, che, al comma 3, prevede non possano candidarsi coloro che abbiano come fonte primaria e prevalente di reddito, un'attività commerciale e/o imprenditoriale, svolta in nome proprio e/o in nome altrui, direttamente collegata alla gestione della stessa. Ebbene, gli emolumenti che il presidente federale percepisce sembrano essere la sua unica e primaria fonte di reddito. Il successivo articolo 15, comma 5, prevede, inoltre, che siano considerati incompatibili con la carica che rivestono e debbano essere dichiarati decaduti coloro che vengono a trovarsi in situazione di permanente conflitto di interessi, anche per ragioni economiche, con l'organo nel quale sono stati eletti o nominati. Infine, ai sensi dell'articolo 17, comma 3, il presidente federale esercita il controllo e la vigilanza su tutti gli organi ed uffici, ad eccezione degli organi federali di giustizia e del collegio dei revisori dei conti. Sembrerebbe dunque configurarsi una condizione di conflitto di interesse che non avrebbe dovuto dar luogo all'elezione del presidente federale e ne dovrebbe, pertanto, comportare l'immediata decadenza. Tra l'altro, il presidente federale attuale dovrebbe ricoprire l'incarico in maniera gratuita, così come sostenuto dalla deliberazione della Corte dei conti n. 11 del 2017 che riconferma il principio di gratuità di tutti gli incarichi conferiti dalle pubbliche amministrazioni ai titolari di cariche elettive, ex articolo 5, comma 5, del decreto-legge n. 78 del 2010. Detto principio si applica anche nelle ipotesi in cui l'assunzione della titolarità della carica elettiva sia successiva al conferimento dell'incarico e, in mancanza di una specifica distinzione normativa, anche per gli «incarichi» di cui all'articolo 90 del Tuel –:

   di quali elementi disponga su quanto riportato in premessa, in particolare se risultino avviate o in corso di adozione iniziative da parte del Coni, e se eventualmente intenda adottare iniziative di carattere normativo affinché, anche nel contesto in questione, siano rigorosamente evitate situazioni di incompatibilità e di sostanziale conflitto di interessi.
(5-05224)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   MONTARULI. — Al Ministro della salute, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   va preso atto dei provvedimenti limitativi delle libertà individuali, di incontro, di movimenti, di partecipazione ai momenti aggregativi, al fine di contrastare la pandemia da Covid-19, altresì comprensivi delle restrizioni alle attività sportive e alla frequentazione ordinaria delle scuole;

   vanno considerate le ripercussioni di tali provvedimenti sulle fasce più giovani della popolazione;

   secondo uno studio pubblicato da Il Sole 24 ore emerge che nella fascia di età tra i 18 e i 34 anni si riscontra la quota più alta – il 32 per cento – di chi dichiara di «soffrire spesso» di solitudine. Un livello che scende al 21 per cento tra chi ha invece più di 55 anni;

   la situazione sarebbe ancor più preoccupante tra i minorenni;

   secondo il rapporto 2020 «La salute mentale dei bambini e dei giovani in Inghilterra» a cura dell'Università di Cambridge la percentuale di ragazzi inglesi tra i 5 e 16 anni con disturbo mentale in concomitanza della pandemia e nel 2020 sarebbe aumentata del +5,3 per cento nei maschi e del +4,9 per cento nelle femmine rispetto all'anno 2017; secondo il medesimo studio, nel 2020, in Inghilterra, in riferimento alla fascia d'età 17-22 il 27,2 per cento delle giovani donne e il 13,3 per cento dei giovani uomini è stato identificato come affetto da un probabile disturbo mentale;

   in Italia sono stati condotti due studi del gruppo «ReMind the Body» coordinati dal professor Lorys Castelli del dipartimento di psicologia dell'Università degli studi di Torino che hanno evidenziato un aumento del sintomi di ansia e depressione clinicamente rilevanti;

   da uno studio dell'Istituto pediatrico Gaslini di Genova, su un campione di 6800 soggetti in tutta Italia, nel 65 per cento dei casi di bambini al di sotto degli anni 6 e nel 75 per cento dei casi dei bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni si sono registrate problematiche comportamentali e sintomi di regressione con frequenti disturbi d'ansia e del sonno;

   in un'intervista al Messaggero Umbria della dottoressa Laura Dalla Ragione, direttore del Centro disturbi del comportamento alimentare di Todi, risulta che, nel centro, si sia registrato un aumento del 30 per cento dei disturbi alimentari con conseguente incremento della mortalità –:

   quale risulti essere tra i minori e nei giovani adulti, il numero di casi riscontrati di patologie psichiche o legate ai disturbi alimentari divisi per tipologia di malattia, età, sesso e regione di appartenenza;

   in assenza di tali dati, se non intenda avviare un'indagine coordinata al fine di avere un quadro reale e complessivo della situazione denunciata in premessa;

   quali iniziative si siano adottate nel 2020 per contrastare le suddette patologie e supportare i più giovani riguardo alle conseguenze drammatiche delle restrizioni sul piano finisco e mentale e quali si intendano adottare in futuro.
(3-01978)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA e ROSPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le immunoglobuline e, in generale, il tema dei plasmaderivati sono al centro di dibattiti e discussioni in cui entrano in gioco fattori sanitari, etici ed economici;

   il Covid-19 ha provocato una forte riduzione a livello mondiale nella raccolta e nel frazionamento del plasma nell'ordine di circa il 20 per cento;

   in Italia, la strategia di raccolta del plasma va nella direzione di un'autonomia negli approvvigionamenti basata su di un sistema di raccolta solidale e non remunerato, che riesce a coprire però soltanto il 75 per cento del fabbisogno;

   per il restante 25 per cento, lo Stato ricorre ad accordi con le imprese del farmaco che provvedono a commercializzare prodotti derivati da plasma raccolto all'estero;

   il frazionamento del plasma è assicurato grazie a dei contratti, basati su appalti di gara, fra regioni ed imprese del farmaco;

   in un momento in cui si assiste – proprio a causa del Covid – ad una significativa contrazione delle donazioni e, a livello mondiale, della raccolta, spesso, è il mercato il fattore che guida la disponibilità del prodotto e ciò innesca dinamiche competitive fra i Paesi;

   secondo le statistiche pubblicate, l'impiego mondiale delle immunoglobuline è cresciuto di circa nove volte nel periodo 2008-2017;

   alla fine del mese di settembre 2020, il sito internet «donatorih24.it» diffondeva i dati di raccolta nazionali e regionali del plasma che – nel corso dell'emergenza Covid – registrava un calo a livello nazionale del 6,1 per cento, con numerose e rilevanti disparità regionali che pure erano presenti prima della pandemia;

   i principali portatori di interesse dal Centro nazionale sangue, all'Avis, alle associazioni pazienti, ai rappresentanti delle imprese produttrici, hanno manifestato preoccupazioni in merito alla situazione e il Ministero della salute – attraverso l'Agenzia italiana del farmaco – ha istituito un tavolo di lavoro in cui ha voluto includere anche i rappresentanti dell'industria;

   le immunoglobuline sono registrate quale terapia per numerose patologie fra cui alcune forme di leucemie, la sindrome da Hiv, le immunodeficienze primitive, la sindrome di Kawasaki, la sindrome di Guillain-Barré;

   ci sono poi numerosi esempi di uso off-label delle immunoglobuline. Esse si stanno dimostrando particolarmente efficaci nella cura delle polimiositi, malattie rare di origine autoimmune caratterizzate da infiammazione muscolare grave. Queste patologie colpiscono principalmente le donne;

   è ancora aperto infine il dibattito sull'impiego del plasma iperimmune nel trattamento dei pazienti affetti dal Covid-19;

   secondo il parere di numerosi ricercatori – anche italiani – la strategia di gestione della scarsità di immunoglobuline è molto importante sia dal punto di vista sanitario, che dal punto di vista dei modelli organizzativi e spesso, a fronte della disponibilità della materia prima, mancano siti di lavorazione e di stoccaggio;

   emerge quindi la necessità di dotarsi presto – come è stato fatto in Canada – di uno specifico piano di resilienza per l'approvvigionamento del plasma e dei plasmaderivati da accompagnare ad una strategia di appropriatezza di utilizzo e di identificazione di potenziali alternative terapeutiche per le patologie –:

   se il Ministro interrogato intenda assicurare una relazione periodica rispetto ai lavori del tavolo dedicato al tema degli approvvigionamenti di plasma e il coinvolgimento delle società scientifiche e se intenda adottare iniziative per attivare un piano strategico al fine di stabilire le priorità in tema di appropriatezza nell'impiego di questi prodotti sulle patologie, identificando le possibili alternative terapeutiche efficaci e disponibili, seguendo un modello di crisis management attraverso cui organizzare il consenso fra società scientifiche, clinici, decisori e associazioni di pazienti.
(5-05222)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   TORTO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi del decreto-legge 9 febbraio 2012, n. 5 la società Seastock Srl, in data 4 giugno 2014, ha chiesto di essere autorizzata alla costruzione e all'esercizio di un deposito costiero di ricezione, travaso di Gpl, per uno stoccaggio complessivo di mc 25.000, da realizzarsi all'interno dell'area portuale di Ortona (CH) attraverso l'installazione di n. 5 serbatoi metallici della capacità di 5.000 mc ciascuno;

   nell'ambito del procedimento di autorizzazione il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, direzione generale per le valutazioni ambientali, ha reso noto di non rilevare aspetti di propria competenza in materia di V.i.a., comunicando altresì che il progetto necessita di una preventiva procedura di verifica di assoggettabilità di competenza della regione Abruzzo. Il parere del Comitato di coordinamento regionale per la valutazione d'impatto ambientale dell'Abruzzo si è dichiarato favorevole all'esclusione dalla procedura di V.i.a. con giudizio del 12 febbraio 2015 indicando inoltre che il parere non assorbe l'iter tecnico amministrativo della realizzazione del progetto di colmata, che è oggetto di autonoma procedura di valutazione e di autorizzazione;

   il consiglio comunale del 16 giugno 2016 prende atto della contrarietà della città di Ortona approvando all'unanimità una mozione che si esprime contrariamente all'impianto Gpl proposto dalla società Seastock Srl;

   con nota del 5 ottobre 2017 sembrerebbe che l'Autorità di Sistema portuale del Mare Adriatico Centrale abbia trasmesso la deliberazione n. 28 del 27 settembre 2017 contenente le valutazioni del Comitato di gestione con la quale è stato espresso parere sfavorevole in ordine alla valutazione dell'istanza presentata dalla società Seastock S.r.l.;

   numerose associazioni ambientaliste proprio in questi giorni si sono nuovamente espresse in senso contrario al progetto di stoccaggio gpl nel porto di Ortona;

   con dichiarazioni al Tgr Abruzzo del 18 dicembre 2020, edizione delle ore 19.30, Luca Tosto conferma che c'è l'interesse sullo stoccaggio di gas;

   a distanza di anni, il procedimento risulta ancora aperto;

   ad avviso dell'interrogante tale procedimento avrebbe già dovuto avviarsi verso la conclusione, considerando che sono trascorsi oltre 6 anni dall'istanza presentata dalla società Seastock Srl –:

   se siano state avviate o siano in programma nuove attività amministrative che riguardano l'iter autorizzatorio;

   quali atti formali siano stati depositati dal richiedente negli ultimi 2 anni in merito all'iter autorizzatorio;

   quale sia la ricostruzione integrale dell'iter amministrativo riguardante la richiesta di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di un deposito di Gpl oggetto dell'interrogazione;

   se e quali atti formali siano stati prodotti dal Ministero competente successivamente al parere sfavorevole dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Centrale in merito al procedimento oggetto dell'interrogazione;

   per quale motivo a distanza di anni l'iter autorizzatorio non risulti ancora concluso;

   quando verrà concluso l'iter autorizzatorio.
(3-01979)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Voss Fluid S.r.l. è stata fondata nel 1954 ad Osnago, in provincia di Lecco, con il nome di Larga e dal 2016 fa parte del gruppo tedesco Voss. Nello stabilimento vengo progettati e prodotti numerosi tipi di componenti per impianti, veicoli e attrezzature idrauliche e oleodinamiche, in particolare raccordi per tubi e rigidi e flessibili. Da trentacinque anni, l'azienda opera con successo anche sui mercati internazionali;

   gli amministratori della azienda, inaspettatamente e in maniera del tutto unilaterale, alcuni giorni fa hanno comunicato ai dipendenti la volontà di cessare l'attività produttiva dello stabilimento di Osnago, preannunciando così il prossimo licenziamento di 70 persone. Di queste, 32 sono donne dotate di modesta specializzazione professionale e quindi, eventualmente, ancora più difficilmente ricollocabili sul mercato del lavoro;

   dal 14 dicembre 2020 i dipendenti sono in presidio permanente davanti ai cancelli dello stabilimento, dal momento che la proprietà ha già avviato i lavori per lo smontaggio ed il trasferimento in Germania dei macchinari dell'azienda, azione che è però stata bloccata dai dipendenti stessi impedendo, di fatto, l'uscita dei camion con il carico di macchinari. L'impoverimento degli impianti e delle attrezzature del sito produttivo pregiudicherebbe infatti la possibilità di mantenere produzione e lavoro nello stabilimento di Osnago;

   nella giornata del 17 dicembre 2020, il prefetto di Lecco ha convocato le organizzazioni sindacali e l'azienda per tentare di aprire una fase di negoziazione che, a oggi, non è ancora iniziata dal momento che la dirigenza della Voss Fluid S.r.l. ha palesemente rifiutato di prendere parte all'incontro. Un secondo incontro è stato quindi organizzato per la giornata di mercoledì 23 dicembre 2020 ma, anche in questo caso, l'azienda ha comunque confermato la volontà di non retrocedere dalla propria decisione, manifestando l'obbiettivo di liberare lo stabile entro il 31 dicembre 2020 –:

   se i Ministri interrogati non ritengano di dover promuovere, con la massima urgenza, un tavolo di concertazione istituzionale tra la proprietà della azienda Voss Fluid S.r.l., le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali;

   quali strumenti ritengano di poter adottare per garantire la salvaguardia del posto di lavoro per i dipendenti coinvolti ed evitare l'avvio di una procedura di licenziamento collettivo per decine di lavoratori difficilmente ricollocabili sul mercato del lavoro, alla luce della crisi economica che il nostro territorio sta vivendo – e vivrà – nei prossimi mesi.
(5-05220)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza Bellucci n. 2-01036, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Mantovani e altri n. 4-07844, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BIGNAMI e BUTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale 14 gennaio 2020 veniva assegnato un contributo dell'importo di 11.597,90 euro a favore dei comuni italiani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, di cui all'allegato A) per il potenziamento di investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche per l'anno 2020 (articolo 30, comma 14-ter del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58);

   con decreto del Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del 14 gennaio 2020 venivano attribuiti ai comuni contributi per investimenti destinati ad opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile per l'anno 2020 (comma 29 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160), in base alla quota stabilita per fascia di popolazione, negli importi indicati negli allegati da A) a G) al decreto stesso;

   i comuni beneficiari dei contributi dovevano, nel primo caso, iniziare l'esecuzione dei lavori entro il 15 settembre 2020, nel secondo caso entro il 15 maggio 2020 (termine prima prorogato al 15 luglio e poi al 15 settembre);

   il monitoraggio delle opere finanziate in base ad entrambi i decreti è effettuato attraverso il sistema di «monitoraggio delle opere pubbliche - MOP» della «banca dati delle pubbliche amministrazioni BDAP» ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229. Il controllo sull'inizio dell'esecuzione dei lavori è attuato tramite il sistema di cui al comma 1, attraverso le informazioni correlate al relativo codice identificativo di gara (Cig) per lavori;

   dal 2011 l'Anac ha reso disponibili alcune semplificazioni per gli appalti di lavori con importo inferiore ai 40.000 euro (Smart Cig) che i comuni hanno utilizzato per l'avvio delle procedure d'appalto di cui sopra;

   da quanto noto all'interrogante in data 10 settembre 2020 il Ministero inviava ai comuni una comunicazione con la quale si chiedeva, al fine di garantire l'effettività del monitoraggio ed evitare la revoca del contributo, di acquisire il Cig lavori;

   tale comunicazione risulterebbe essere stata inviata anche in riferimento ai lavori avviati entro le scadenze di maggio e di luglio, pertanto già appaltati, per le quali era stato utilizzato lo Smart Cig ritenuto precedentemente legittimo;

   la richiesta del Ministero a ridosso della scadenza per evitare la revoca del contributo, nonché riferita anche ai lavori già appaltati e inseriti nel sistema, ha creato seri problemi ai comuni che hanno segnalato la grande difficoltà, e per molti l'impossibilità, di sostituire lo Smart CIG con il Cig lavori in tempi così brevi;

   ulteriori problemi, a quanto consta all'interrogante, sono stati riscontrati dai comuni al momento dell'inserimento dei dati per numerosi errori creati dal sistema, in alcuni casi, per la mancata accettazione dello stesso Cig, che avrebbero impedito l'inserimento in Bdap entro la scadenza del termine e l'impossibilità di accedere al sistema, in quanto non funzionante, dalle ore 19,00 alle ore 8,00 e nei giorni di sabato e domenica –:

   se trovi conferma che la richiesta concernente l'inserimento del Cig lavori e non dello Smart Cig sia stata inviata ai comuni solo in data 10 settembre 2020 comprendendo anche i lavori già inseriti relativi alle precedenti scadenze di maggio e luglio 2020;

   in caso di risposta affermativa, quali siano le ragioni sottese a tale richiesta e per quali motivazioni sia stata inviata così tardivamente interessando anche le domande già presentate;

   se intenda attivarsi al fine di verificare quanto segnalato e, in caso di riscontro affermativo, se non ritenga necessario adottare iniziative per posticipare la scadenza del 15 settembre 2020 per l'inoltro delle domande in questione;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di ovviare alle problematiche sopra esposte.
(4-06897)

  Risposta. — Nell'atto di sindacato ispettivo in esame si fa riferimento a due decreti in materia di finanza locale emanati entrambi il 14 gennaio 2020.
  Il primo è il decreta del Ministro dell'interno recante «Assegnazione ai comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti dei contributo per il potenziamento di investimenti per fa messa in sicurezza di scuote, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche, per l'anno 2020», con il quale è stato assegnato un contributo dell'importo di 11.597,90 euro a favore di ciascuno dei 1.940 comuni italiani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, ai sensi dell'articolo 30, comma 14-
ter del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58.
  Il secondo è il decreto del capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del Ministero dell'interno recante: «Attribuzione ai comuni dei contributi per investimenti destinati ad opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile per l'anno 2020», adottato ai sensi dell'articolo 1, comma 29 della legge 27 dicembre 2019, n. 160 – legge di bilancio 2020, che ha assegnato a 7.904 comuni finanziamenti in base alle quote stabilite per fascia di popolazione residente, negli importi indicati – da 50 mila a 250 mila euro – negli allegati da A) a G) al decreto stesso.
  Per i comuni beneficiari dei contributi è stato previsto l'obbligo di iniziare l'esecuzione dei lavori, nel primo caso, entro il 15 maggio 2020 (termine prorogato dapprima ai 15 luglio e poi al 15 settembre 2020) e, nel secondo, entro il 15 settembre 2020; in entrambi i casi le opere finanziate dovevano essere seguite attraverso il sistema di «monitoraggio delle opere pubbliche» (Mop) della «banca dati delle pubbliche amministrazioni» (Bdap), ai sensi dei decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229.
  Il controllo sull'inizio dell'esecuzione dei lavori viene attuato attraverso le informazioni correlate al codice identificativo di gara per lavori (Cig) che, dal 2011, l'Anac ha reso disponibile con alcune semplificazioni per gli appalti di lavori con importo inferiore a 40.000 euro (cosiddetto
Smart Cig), modalità che i comuni hanno utilizzato per l'avvio delle procedure d'appalto.
  Si evidenzia, inoltre, che il citato decreto del capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali ha stabilito rassegnazione ai comuni di contributi per l'anno 2020, negli importi da 50 mila a 250 mila euro indicati per le diverse fasce di popolazione residente per un importo complessivo pari a 497.220.000 euro.
  L'assegnazione dei citati contributi è finalizzata alla realizzazione di investimenti destinati a opere pubbliche in materia di efficientamento energetico (ivi compresi interventi volti all'efficientamento dell'illuminazione pubblica, al risparmio energetico degli edifici di proprietà pubblica e di edilizia residenziale pubblica, nonché all'installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili) e di sviluppo territoriale sostenibile (ivi compresi interventi in materia di mobilità sostenibile, nonché interventi per l'adeguamento e la messa in sicurezza di scuole, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche).
  I predetti contributi sono erogati dal Ministero dell'interno, in una prima quota, pari al 50 per cento, previa verifica dell'avvenuto inizio dell'esecuzione dei lavori attraverso il sistema di monitoraggio delle opere pubbliche (Mop) della banca dati delle pubbliche amministrazioni (Bdap).

  Come già evidenziato, il comma 32 della citata legge n. 169 del 2019 ha previsto che il comune beneficiario del contributo di cui al comma 29 è tenuto a iniziare l'esecuzione dei lavori entro il 15 settembre 2020. In caso di mancato rispetto del predetto termine di inizio dell'esecuzione dei lavori, ovvero di parziale utilizzo dello stesso contributo, come previsto dal comma 34, l'assegnazione è revocata, in tutto o in parte, con successivo decreto ministeriale da adottarsi entro il 31 ottobre di ciascun anno.
  Proprio in vista della scadenza dei termini per l'avvio dei lavori, in data 10 settembre 2020 è stata inviata apposita segnalazione, ai soli comuni che non risultavano ancora aver avviato i lavori entro la data del 15 settembre 2020, al fine di ricordare agli enti la scadenza del 15 settembre 2020; con l'occasione è stata anche chiesta l'acquisizione di un apposito Cig ordinario, per gli enti che non l'avessero già fatto.
  Infatti, nel caso di acquisizione sul sistema Simog dell'Anac di appositi Cig ordinari, la data di aggiudicazione dei lavori, che rappresenta la data con la quale si verifica l'effettivo inizio dei lavori entro i termini stabiliti, trasmigra automaticamente dal citato sistema Simog alla predetta Banca dati (Bdap).
  Diversamente, nel caso dello
smart Cig, non potendo l'operatore dell'ente perfezionare il citato Cig sul predetto sistema, si rende necessario inserire manualmente nella Bdap i dati necessari alla verifica dei termini previsti, con tutti i possibili conseguenti errori che ne potrebbero derivare. Il mancato utilizzo del Cig ordinario, dunque, non comporta la revoca del contributo ma determina la necessità di effettuare un supplemento di operazioni da parte dell'ente.
  Si evidenzia, infine, che – a seguito di apposita iniziativa del Ministero dell'interno e proprio in considerazione di quanto rappresentato nell'interrogazione – la legge 13 ottobre 2020, n. 126, di conversione del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, prevede che per l'anno 2020 il termine per l'inizio dell'esecuzione dei lavori di cui all'articolo 1, comma 32, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, è stato prorogato al 15 novembre 2020 e conseguentemente, il termine per l'eventuale revoca dei finanziamenti concessi, in caso di mancato rispetto del predetto termine ovvero di parziale utilizzo del contributo stesso, di cui al comma 34 del citato articolo 1, è stato altresì prorogato al 15 dicembre 2020.
  Per quanto riguarda, invece, il decreto relativo all'«Assegnazione ai comuni con popolazione inferiore a 1.000 abitanti del contributo per il potenziamento di investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche, per l'anno 2020» rimangono fermi i termini del 15 settembre 2020 previsto per l'inizio dell'esecuzione dei lavori e del 15 ottobre per l'eventuale revoca dei benefici concessi.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   CAPITANIO, CENTEMERO, ANDREA CRIPPA e GRIMOLDI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   presso l'istituto comprensivo di Bellusco e Mezzago in provincia di Monza Brianza purtroppo mercoledì 23 settembre 2020 non è stato possibile riprendere l'attività didattica dopo la sospensione dovuta alle consultazioni elettorali e referendarie del 20 e 21 settembre 2020;

   le lezioni sarebbero dovute riprendere mercoledì 23 settembre, invece i ragazzi della scuola secondaria, la mattina del giorno stesso, sono stati bloccati all'ingresso dalla dirigente scolastica, impossibilitata a riaprire la scuola a causa della mancata pulizia e sanificazione dei locali adibiti a seggio elettorale da parte del comune di Bellusco;

   il decreto-legge 11 settembre 2020, n. 117, recante «Disposizioni urgenti per la pulizia e la disinfezione dei locali adibiti a seggio elettorale e per il regolare svolgimento dei servizi educativi e scolastici gestiti dai comuni» è intervenuto proprio al fine di stanziare ulteriori risorse economiche da destinare specificamente a interventi di sanificazione dei locali sedi di seggio elettorale in occasione delle consultazioni elettorali e referendarie del mese di settembre 2020, in considerazione del livello di esposizione al rischio di contagio da Covid-19 connesso allo svolgimento dei compiti istituzionali, istituendo un apposito fondo presso il Ministero dell'interno che è stato finanziato con 39 milioni di euro;

   la dirigente scolastica, dopo aver effettuato un sopralluogo nel pomeriggio di martedì 22 settembre, ha constatato la mancata pulizia trovando i bagni sporchi e, soprattutto, i cestini pieni di mascherine usate, quindi potenzialmente infette, e ha sollecitato immediatamente l'intervento del comune, che aveva dato assicurazioni sulla sanificazione dei locali; tuttavia mercoledì mattina, al momento dell'apertura della scuola, la situazione purtroppo non era cambiata e ha dovuto mandare a casa, suo malgrado, circa 250 alunni;

   il comune di Bellusco, dal canto suo, ha replicato con una nota nella quale conferma che la sanificazione degli ambienti è stata fatta nei tempi previsti e di possedere le necessarie attestazioni con l'apposito rapportino anche sulle schede tecniche e la sicurezza dei prodotti utilizzati –:

   se, per quanto di competenza, siano state fatte verifiche o ispezioni in merito ai fatti illustrati in premessa e ad altri fatti analoghi registrati nel Paese e se si intenda chiarire quanto realmente accaduto presso l'istituto comprensivo di Bellusco e Mezzago, fornendo i dati dei contributi messi a disposizione dal comune di Bellusco per la sanificazione del plesso scolastico.
(4-06919)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il 23 settembre 2020, il dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Bellusco e Mezzago – individuato come sede di seggio elettorale in occasione della consultazione referendaria del 20 e 21 settembre 2020 – ha comunicato alla prefettura di Monza e della Brianza di aver disposto la chiusura del plesso scolastico a seguito di asserite mancanze nelle procedure di pulizia e sanificazione degli ambienti utilizzati per l'attività elettorale.
  La prefettura ha, quindi, immediatamente avviato un'interlocuzione con il comune di Bellusco, in qualità di ente proprietario dell'immobile. Secondo quanto dichiarato dal sindaco, dopo l'effettuazione di apposito sopralluogo, non sarebbero state ravvisate situazioni pregiudizievoli ad una normale ripresa delle attività scolastiche, attesa anche l'effettuazione nella giornata del 22 settembre 2020 delle previste attività di sanificazione della parte di plesso scolastico che ha ospitato le sezioni elettorali.
  In particolare, il sindaco ha evidenziato che l'ufficio elettorale ha provveduto a incaricare apposita ditta per l'espletamento delle pulizie e sanificazione degli ambienti da utilizzarsi come sede elettorale, secondo quanto disciplinato dal protocollo sottoscritto dal Ministero della salute e dal Ministero dell'interno in data 7 agosto 2020. Le suddette operazioni di sanificazione sono state analiticamente dettagliate nel rapporto di esecuzione sottoscritto dalla ditta incaricata, al fine di comprovare l'effettiva igienizzazione degli ambienti ed hanno comportato un primo intervento il venerdì 18 settembre 2020, immediatamente dopo l'allestimento delle sezioni elettorali, e poi uno successivo il 22 settembre 2020, una volta conclusa l'attività elettorale. Il sindaco ha precisato che il 23 settembre 2020 il responsabile dell'ufficio elettorale e il responsabile dell'ufficio tecnico hanno effettuato un sopralluogo presso la struttura ed hanno constatato che gli alunni non erano stati fatti entrare, in forza di una comunicazione inviata ai genitori alle ore 8:00 mediante registro elettronico.
  Lo stesso giorno la prefettura di Monza e della Brianza ha promosso un confronto tra l'ufficio scolastico territoriale di Monza Brianza e il dirigente scolastico, nell'ambito del quale quest'ultimo ha comunicato il superamento delle criticità che sarebbero state registrate all'interno dell'edificio, ed ha informato che le lezioni sarebbero riprese regolarmente il successivo 24 settembre 2020.
  Infine, in merito alle disposizioni urgenti per la pulizia e la disinfezione dei locali adibiti a seggio elettorale e per il regolare svolgimento dei servizi educativi e scolastici gestiti dai comuni, previste nel decreto-legge 11 settembre 2020, n. 117, si rappresenta che, come indicato dalle circolari del Ministero dell'interno n. 15 del 24 luglio 2020 e n. 17 del 12 settembre 2020, la pulizia dei seggi è compito esclusivo del comune che deve predisporre un adeguato servizio di pulizia dopo le consultazioni; le spese relative a tale servizio devono essere inserite nel rendiconto globale delle spese sostenute per l'organizzazione delle stesse consultazioni e, pertanto, rientrano nella relativa assegnazione di fondi da parte dello Stato.
  Con la predetta circolare n. 17 del 2020 e con circolare n. 18 del 18 settembre 2020, sono state, inoltre, diramate ai comuni puntuali disposizioni rispettivamente sulle modalità di effettuazione degli interventi prima e dopo le operazioni di seggio e sulle modalità di rimborso dei costi sostenuti.
  La disposizione richiamata nell'interrogazione è stata ora riproposta nell'articolo 34-
bis del citato decreto-legge n. 126 del 2020, e conferma l'istituzione nello stato di previsione del Ministero dell'interno di un fondo di 39 milioni di euro per l'anno 2020, destinato a interventi di sanificazione dei locali adibiti a sedi di seggio elettorale in occasione delle consultazioni elettorali e referendarie nel mese di settembre 2020. Tale fondo dovrà essere ripartito con criteri e modalità da stabilire con apposito decreto del Ministro dell'interno, di concerto del Ministro dell'economia e delle finanze, che attualmente è ancora in fase di predisposizione.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le misure di contrasto varate dalle autorità locali, a poco meno di due mesi dallo scoppio del primo focolaio di Peste suina africana (Psa) registrato nel Land del Brandeburgo, in Germania, anche il Land della Sassonia ha segnalato la diffusione della malattia, che colpisce in modo analogo maiali e cinghiali, i quali si fanno vettore particolarmente invasivo della Psa;

   il rischio dovuto a tale diffusione geografica del fenomeno è che questo si propaghi in modo esponenziale nei principali partner economici e Paesi confinanti ed in prossimità, tra cui – nel caso di specie – l'Italia;

   la diffusione della Psa rischia non solo di pregiudicare l'esistenza e l'economia di interi allevamenti, ma di richiedere l'adozione di misure di contenimento estremamente rigide per il comparto ed alcune aree italiane dove la malattia ha trovato diffusione endemica, come in Sardegna; qui solo innumerevoli sforzi della regione ne hanno permesso, faticosamente, il contenimento –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

    a) scongiurare la diffusione della malattia, anche prevedendo ampie semplificazioni normative in materia di piani di gestione della fauna selvatica;

    b) studiare ed approfondire eventuali impatti della Peste suina africana sull'uomo e su altre specie animali, anche alla luce delle evidenze di cui in premessa.
(4-07380)

  Risposta. — Si fa riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, rivolto al nostro Dicastero, al Ministero della salute e a quello dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
  Al riguardo, per quanto di nostra competenza, si informa che, tenuto conto della gravità della situazione che si sta diffondendo in tutta Europa a seguito del progressivo avvicinamento ai confini nazionali di focolai di peste suina africana (Psa) e del grande rischio di diffusione nel nostro Paese a causa dell'eccessiva proliferazione di cinghiali, unanimemente riconosciuto come principale vettore della malattia, questo Ministero si è fatto promotore di un'iniziativa, condivisa con il Ministero della salute, competente in materia, finalizzata all'adozione di un decreto-legge, i cui punti salienti vengono di seguito riassunti.
  La citata bozza legislativa prevede l'adozione di un piano regionale di gestione e controllo della specie cinghiale, che dovrà acquisire il parere obbligatorio del centro di referenza nazionale per la Psa, del Ministero della salute che, ai sensi dell'articolo 18 del decreto legislativo n. 54 del 2004, assicura il coordinamento degli
standard e dei metodi diagnostici.
  L'adozione del predetto piano regionale di gestione e controllo delle popolazioni di cinghiali, adempimento in capo alle regioni e province autonome, è d'altronde già prevista dall'articolo 16 del decreto legislativo 20 febbraio 2004, n. 54, ai sensi del quale, in combinato con l'articolo 12 del regolamento UE n. 652/2014 (regolamento che ha sostituito le precedenti direttive), il Ministero della salute deve presentare annualmente alla Commissione europea, con aggiornamenti semestrali, il piano nazionale di eradicazione della Psa, costituito dalla sommatoria dei piani regionali.
  Tale adempimento è obbligatorio per l'Italia, essendo il nostro Paese interessato dalla diffusione della Psa dal 1978 (anche se limitata alla regione Sardegna) e, come tale, fortemente a rischio di diffusione della malattia sulla restante parte del territorio nazionale.
  Inoltre, trattandosi di piano di emergenza sanitaria, per sua natura non può essere sottoposto a valutazione ambientale strategica e a valutazione di incidenza ambientale.
  La norma prevede inoltre attività di ispezione e controllo igienico sanitario da effettuare sugli esemplari di cinghiali oggetto di prelievo, indipendentemente dall'età e dall'utilizzazione, avvalendosi dei servizi veterinari regionali supportati, se necessario, dai veterinari convenzionati con le Asl.
  I dati dei piani regionali confluiranno in un piano nazionale, la cui attuazione viene costantemente monitorata dal Ministero della salute, coadiuvato, in tale funzione, da un comitato di coordinamento interministeriale composto da rappresentanti del Ministero della salute, del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e delle regioni; il comitato di coordinamento è chiamato anche a valutare l'efficacia dei piani regionali.
  Tenuto conto, infine, che le diverse popolazioni di suini selvatici possono essere utilizzati anche come indicatori di qualità ambientale nei diversi territori, si prevede che il piano di monitoraggio della Psa venga integrato da ulteriori informazioni strategiche, quali quelle relative alla ricerca di larve di
Trichinella spp. e alla presenza di altri inquinanti ambientali, quali i residui di fitofarmaci e di metalli pesanti.
  In continuità con lo spirito di contenimento dell'emergenza epidemiologica, viene quindi istituito un sistema di raccolta dati sulle popolazioni di cinghiali, la loro densità, il numero degli animali abbattuti, tutte le informazioni di carattere epidemiologico in conformità all'approccio «
One Health». La salute degli animali, infatti, è in stretta connessione con la salute umana, sotto diversi profili: l'investimento in sorveglianza e biosicurezza è idoneo sia a combattere la Psa, sia per ottenere prodotti migliori e aumentare il livello di benessere dei suini allevati, sia per il monitoraggio dei rapporti tra detto stato di salute e l'ecosistema.
  La proposta legislativa, pertanto, non introduce nuove forme di contenimento ma la semplice applicazione, in via preventiva, delle disposizioni già esistenti, con l'obiettivo di ridurre il rischio contagio, difficile da gestire considerata anche la particolare conformazione del nostro territorio.
  La norma dispone nuove procedure organizzative per rendere più efficaci e tempestive azioni di controllo del territorio già previste da norme precedenti, finalizzate alla prevenzione della diffusione della peste suina africana, con indubbi vantaggi per il settore agricolo, sottoposto a minori danni e quindi a minori richieste di risarcimento.
  Specifiche disposizioni nazionali hanno inoltre determinato un'intensificazione dei controlli sulle carni di cinghiale provenienti dalla Germania, come da tutto il territorio dei Paesi membri interessati da focolai di Psa.
  I controlli attivati derivano dalle misure restrittive stabilite dalla Unione europea per i Paesi membri inclusi nell'allegato alla decisione di esecuzione della Commissione 2014/709/UE del 9 ottobre 2014, recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri.
  Detta normativa prevede il divieto di spedizione di suini vivi, sperma, ovuli ed embrioni di suini, carni suine, preparati e prodotti a base di carni suine e di tutti gli altri prodotti contenenti carni suine, nonché di partite di sottoprodotti di origine suina, dalle zone a rischio elencate nell'allegato alla decisione ora citata.
  Da ultimo, quanto alle iniziative governative volte alla eliminazione delle restrizioni commerciali imposte alla Sardegna, si segnala quanto segue.
  Il Ministero della salute continua a supportare la regione Sardegna nella richiesta verso l'Unione europea di riconsiderare le misure di restrizione applicate al territorio isolano. Ciononostante, le difficoltà conseguenti alla pandemia e la revisione dell'unità di progetto per la peste suina africana in Sardegna hanno determinato un rallentamento del percorso che è stato riavviato solo recentemente a seguito dell'approvazione da parte della giunta regionale della nuova composizione dell'unità di progetto per la peste suina africana. Non appena sarà inviata da parte della regione Sardegna la relazione aggiornata sulla situazione epidemiologica saranno attivati i necessari contatti con la Commissione europea al fine di sollecitare la revisione della classificazione e quindi anche le restrizioni alla commercializzazione.
  Si ritiene infine opportuno sottolineare che il nostro Ministero ha, nel tempo, più volte evidenziato l'importanza della prevenzione e dei rischi, anche economici, collegati alla diffusione della Psa che, se introdotta in Italia, rischia di mettere a rischio l'allevamento suinicolo e le produzioni alimentari derivate, in particolare insaccati e prosciutti vanto del nostro
made in Italy, le quali risultano di pregio e di fondamentale importanza per la nostra stessa economia.
Il Sottosegretario di Stato per le politiche agricole alimentari e forestali: Giuseppe L'Abbate.


   CECCANTI, SIANI, CRITELLI, ANDREA ROMANO, CIAMPI, BOLDRINI, BRUNO BOSSIO, PINI, CENNI, DI GIORGI, CARLA CANTONE. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra il 10 e l'11 gennaio 2020 ad Altopascio (Lucca) un diciannovenne residente a Santa Croce sull'Arno (Pisa) sarebbe stato aggredito in quanto omosessuale e, a seguito di tale evento, gli aggressori avrebbero colpito anche una ragazza amica dell'aggredito;

   al di là del lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura in tale caso specifico su cui si attendono solleciti sviluppi, come auspicato anche dai sindaci coinvolti, queste vicende non appaiono affatto isolate in questa fase storica ed evidenziano irrisolti problemi anzitutto culturali e, quindi, anche normativi –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo sia dal punto di vista culturale ed educativo, in particolare attraverso la scuola e l'università, per favorire una cultura del rispetto della dignità di ogni persona, sia dal punto di vista dell'applicazione delle leggi già vigenti, sia, in collaborazione con tutte le forze politiche e tenendo conto delle proposte già presentate, sul piano dell'aggiornamento della normativa, in particolare penale, per disporre di deterrenti più efficaci, ferma restando la più ampia garanzia per la libertà di opinione, contro tutte le forme di discriminazione e istigazione all'odio e alla violenza transomofobica.
(4-04510)

  Risposta. — Gli interroganti chiedono di conoscere con la risposta alla presente interrogazione quali iniziative il Governo intenda assumere per favorire anche attraverso la scuola e l'università una cultura del rispetto della dignità di ogni persona e per disporre di deterrenti più efficaci contro tutte le forme di discriminazione e istigazione all'odio e alla violenza transomofobica, mantenendo ampie garanzie per la libertà di opinione.
  I fatti di cronaca degli ultimi anni dimostrano in modo inequivocabile che la violenza omotransfobica è un fenomeno in costante aumento per numero di casi e per violenza, che induce a parlare di
escalation dei crimini d'odio legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere. L'omofobia si riferisce alla paura e a tutti i sentimenti che la paura della diversità è capace di generare, arrivando a estendersi a un ampio spettro di reazioni possibili come il disgusto, la rabbia, la violenza fisica, quella psicologica, quella verbale che ad esempio dilaga in rete. Occorre continuare a promuovere con forza nuovi percorsi socioculturali capaci di contrastare i fenomeni discriminatori basati sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere.
  La contrarietà nei confronti delle persone Lgbt nasce da un pregiudizio socialmente costruito, sostenuto da pratiche sociali e rafforzato dall'assenza di strumenti di contrasto adeguati. La psicologia sociale ha individuato i meccanismi capaci di innescare processi culturali che creano rappresentazioni negative delle identità Lgbt a cui sono strettamente collegati comportamenti sociali connotati il più delle volte dall'indifferenza, per cui in presenza di atti di violenza omotransfobica, coloro che si trovano ad assistere non si oppongono e in alcuni casi prendono parte all'aggressione. Tali comportamenti producono l'effetto di amplificare la portata del fenomeno discriminatorio.
  Una delle linee strategiche dell'azione di governo per l'affermazione delle pari opportunità e la tutela dei diritti riguarda proprio la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. La direttiva generale per l'azione amministrativa e la gestione del dipartimento pari opportunità 2020 prevede specificamente che l'Unar, istituito con decreto legislativo n. 215 del 2003, in attuazione della direttiva comunitaria n. 43/2000, in qualità di
Equality Body, prosegua le attività di contrasto alle discriminazioni nei confronti delle persone Lgbt. Tra le iniziative concrete messe in campo dall'Unar, è l'avvio di un confronto stabile con le associazioni Lgbt, mediante la costituzione del tavolo di consultazione permanente per la tutela dei diritti delle persone Lgbt. Tale tavolo Lgbt è stato istituito con decreto del Ministro del 13 maggio 2020 e integrato con decreto del 20 maggio 2020 per poi insediarsi il 26 maggio 2020, sotto la presidenza del Ministro per le pari opportunità e la famiglia e con la partecipazione di 66 associazioni che svolgono attività, inerenti la promozione dei diritti e la tutela delle persone Lgbt. L'obiettivo del Tavolo Lgbt è quello di costruire mediante un percorso condiviso un piano strategico nazionale di azioni concretamente realizzabili, per innalzare il grado di tutela dei diritti delle persone Lgbt. In particolare, si è inteso concentrare le azioni antidiscriminatorie negli ambiti del lavoro, della salute, della sicurezza e del trattamento carcerario, della formazione del personale della pubblica amministrazione e della comunicazione.
  Il 4 novembre 2020 è stata approvata, in prima lettura, presso la Camera dei deputati una proposta di legge in materia di violenza o discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere. In particolare, il testo estende la precedente normativa, introducendo l'aggravante per l'istigazione all'odio nei casi predetti oppure se contro disabili. Sono espressamente fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le «condotte legittime conducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a terminare il concreto pericolo» del compimento di atti discriminatori o violenti.
  Il fenomeno delle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere in ambito lavorativo è, inoltre, oggetto di una specifica indagine condotta dall'ISTAT e finanziata con i fondi del Pon inclusione. Il progetto di ricerca si concentra su «Accesso al lavoro, condizioni di lavoro e discriminazioni sul lavoro delle persone LGBT e sulle
diversity policies attuate presso le imprese» e si sta realizzando attraverso la raccolta di dati e informazioni presso le persone Lgbt, le imprese e gli stakeholder. Il progetto vede la partecipazione di associazioni di categoria, sindacati, associazioni Lgbt e network di dipendenti Lgbt, al fine di avere un quadro esaustivo della situazione italiana per poter attivare politiche efficaci.
  In conclusione, si evidenzia la piena consapevolezza del ruolo svolto dalla scuola, che è il luogo privilegiato per la promozione e per la realizzazione di attività finalizzate al contrasto di ogni forma di violenza e di discriminazione, dove figure di prossimità di grande importanza come gli insegnanti possono, non solo stimolare le nuove generazioni a una cultura del rispetto reciproco, ma soprattutto possono favorire il manifestarsi della violenza subita e assistita, riconoscendo i segnali di disagio e attivando percorsi di sostegno e di aiuto. In questo ambito, anche il Ministero dell'istruzione svolge molteplici attività e si segnala che la vigente normativa (articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015) prevede che il «Piano triennale dell'offerta formativa» assicuri l'attuazione dei principi di pari opportunità, promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza maschile contro le donne e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dal Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, previsto dall'articolo 5 del decreto-legge n. 93 del 2013.
  

La Ministra per le pari opportunità e la famiglia: Elena Bonetti.


   CIABURRO, DEIDDA, CARETTA e BUTTI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in Italia sono oltre 1.200 i comuni nei quali si registrano difficoltà nella ricezione di segnale di rete, e dove, con almeno uno o più operatori effettuare telefonate, inviare messaggi di testo o connettersi ad internet mediante uno smartphone risulta difficoltoso se non impossibile;

   le misure di contenimento dell'emergenza da COVID-19 predisposte dal Governo hanno messo in luce tutte le inadeguatezze delle infrastrutture di rete digitale sul territorio nazionale, con interi territori rimasti impossibilitati dall'usufruire dei vari servizi messi a disposizione della cittadinanza in forma digitale;

   sono circa 3 milioni gli studenti tra i 6 ed i 17 anni che, per carenza di strumenti informatici in famiglia o per inadeguatezze infrastrutturali, sono stati esclusi dalla didattica a distanza; il 13 per cento degli studenti italiani non ha potuto usufruire della didattica a distanza;

   sono numerosi i comuni dove la velocità di connessione alla rete internet è totalmente inadeguata per far fronte alle sopravvenute necessità di connettività e di lavoro da remoto, o di banale accesso a moderni servizi per privati o della pubblica amministrazione;

   nonostante i vari obblighi di adozione ed utilizzo di strumenti digitali a carico di enti pubblici, imprese, artigiani e cittadini, solo il 40 per cento delle imprese italiane, secondo l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), può contare su una connessione a banda ultralarga stabilmente utilizzata;

   nel 2015 il Governo ha predisposto il piano banda ultra larga (Bul) per colmare il divario digitale che divide le aree periferiche da quelle centrali in tutta Italia, ma ad oggi, nel 2020, la presente situazione di divario digitale persiste, colpendo in modo determinante più di 1.000 comuni italiani;

   nel solo Piemonte sono tuttavia 8 i comuni che si sono trovati esclusi dal piano nazionale Bul: Argentera, Bruino, Castelspina, Moiola, Molino dei Torti, Pietraporzio, Sambuco e Susa;

   secondo comunicazioni della regione Piemonte e Infratel, sulla base della revisione del programma Bul, recentemente redatta da OpenFiber, risulterebbe infatti che i predetti comuni siano stati esclusi in quanto «si è rivelato che la copertura dei privati nelle aree più densamente abitate superi il 95 per cento delle unità immobiliari in tali aree»;

   come evidenziato dall'Unione nazionale comuni comunità enti montani (Uncem), la situazione descritta non corrisponde alla realtà, trattandosi anzi di aree particolarmente afflitte dal fenomeno del cosiddetto digital divide;

   la motivazione dell'esclusione è da ricondursi al fatto che tali aree siano considerate coperte da privati anche quando questi non hanno portato a termine la costruzione di alcuna infrastruttura di rete, con il risultato che questi comuni si trovano esclusi sia dalla copertura richiesta dal piano Bul che da quella che dovrebbe essere garantita dai privati;

   secondo il rapporto sullo stato di avanzamento del Piano Bul redatto dal Comitato Bul, in Italia sarebbero, ad oggi, 293 i comuni esclusi, poiché già coperti, numero che include anche i predetti casi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda predisporre per:

    a) utilizzare il Piano Bul per raggiungere con tempi certi tutte le abitazioni sul territorio nazionale, inclusi i rifugi alpini, attraverso segnali su fibra o wireless entro il 2022;

    b) fornire il numero di comuni esclusi per motivazioni analoghe a quelle già esposte in premessa e favorire tutte le iniziative utili a garantire la totale copertura in termini di infrastrutture di rete, anche in quelle aree teoricamente coperte da operatori privati, in tempo utile;

    c) fornire tutti i dettagli relativi alle tempistiche di attuazione del Piano Bul, della costruzione delle infrastrutture di rete a banda larga ed, in generale, per garantire una piena attuazione del Piano entro il 2023, con misure sanzionatorie verso gli operatori inadempienti.
(4-06522)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Gli interroganti fanno riferimento alle inadeguatezze delle infrastrutture di rete digitale sul territorio nazionale e all'utilizzo del piano banda ultralarga al fine di colmare i divari ancora esistenti in alcune aree del Paese.
  A riguardo, occorre premettere che le criticità di ricezione del segnale di rete sono indubbiamente più estese in quei territori morfologicamente svantaggiati, come i comuni montani, dove sono ubicati i rifugi alpini.
  L'autorità per le garanzie nelle comunicazioni, sentita sul punto, ha riferito di essersi attivata nei confronti degli operatori di telefonia mobile sin dal luglio 2018, inoltrando agli stessi le segnalazioni dell'unione nazionale comuni, comunità ed enti montani (Uncem). L'analisi effettuata – in effetti – ha mostrato, in ragione della morfologia e scarsa densità abitativa di tali aree, un'inferiore copertura del territorio nei piccoli comuni,
in primis, montani, compresa tra il 77 e l'80 per cento circa, sebbene la copertura della popolazione risulti mediamente del 97-98 per cento. Un fattivo riscontro è stato fornito a Uncem a fine 2019, in relazione a segnalazioni che hanno interessato 531 comuni, di cui 498 sotto i 20.000 abitanti. A tale riguardo, l'autorità ha avviato uno specifico focus richiedendo agli operatori mobili dati aggiornati sulla copertura dei comuni più critici in termini di connettività e sui siti pianificati.
  In particolare, con delibera n. 231/18/CONS, l'Agcom ha inteso indirizzare la copertura con servizi mobili in tecnologia 5G verso una serie di aree a cosiddetto
deep digital divide, ovvero generalmente prive di servizi di comunicazione a larga banda e contemporaneamente prive di copertura mobile con tecnologie di tipo 4G. A tal fine, gli aggiudicatari delle licenze per l'utilizzo delle suddette frequenze devono includere, all'interno della popolazione coperta nell'ambito degli obblighi connessi alle licenze, almeno il 90 per cento della popolazione che risiede in ciascuno degli specifici comuni identificati sulla base di un'analisi condotta mediante l'impiego della broadband map realizzata dall'autorità. Tra i 120 comuni individuati, circa 30 sono in Piemonte e, tra questi, risulta anche il comune di Sambuco.
  La medesima delibera Agcom prevede, inoltre, obblighi di copertura in capo agli aggiudicatari dei diritti d'uso nella banda 3600-3800 MHz, garantendo la fornitura dei servizi ai richiedenti che risiedono in aree anche remote o disagiate, non ancora raggiunte dalla copertura BUL.
  Con riferimento, in particolare, al
digital divide, le aree del territorio nazionale non raggiunte neanche dalla banda larga, Adsl o Fwa, in termini di indirizzi civici, hanno un'incidenza prossima all'1,5 per cento. A tale riguardo, l'Agcom ha realizzato un censimento dei comuni italiani interessati dai suddetti indirizzi senza banda larga mettendolo a disposizioni delle istituzioni governative che stanno valutando azioni per contribuire a colmare tale divario. Si rappresenta, inoltre, che nell'ambito del progetto Bul, anche per raggiungere con tempi certi tutte le abitazioni sul territorio nazionale, la scelta tecnologica adottata in sede di offerta tecnica per talune aree del territorio prevede tecnologie wireless Fwa, che coprono circa il 20 per cento dell'intero piano tecnico.
  Gli interroganti hanno, comunque, evidenziato una fragilità nello sviluppo delle infrastrutture di rete digitale che tocca alcune aree considerate coperte da operatori privati, pur non avendo questi portato a termine la costruzione di alcuna infrastruttura di rete, con il risultato che i comuni coinvolti si trovano esclusi anche dalla copertura del piano Bul.
  A tal proposito, occorre rilevare che la società Infratel Italia, soggetto attuatore del piano Bul, aggiorna periodicamente la mappatura delle aree cosiddette «bianche» – ossia quelle dove non arriva l'intervento privato – proprio al fine di tarare l'intervento pubblico, focalizzandolo di volta in volta ove si rende necessario.
  Sentita riguardo alle criticità espresse, Infratel Italia ha riferito che tutti i comuni richiamati dagli interroganti non sono più oggetto di intervento pubblico a banda ultralarga, in quanto alcuni operatori hanno dichiarato copertura con interventi privati per oltre il 95 per cento dei civici comunali.
  Tuttavia, in riscontro a tale dichiarazione, nella consultazione completata a luglio 2020 da Infratel, risulterebbe che in alcuni dei suddetti comuni piemontesi – Molino dei Torti (Alessandria), Argentera, Moiola, Pietra Porzio e Sambuco (Cuneo) – quanto dichiarato dagli operatori non sia stato realizzato nel corso del 2019 e che gli stessi comuni non siano interessati da interventi privati entro la fine del 2020. Alla luce di ciò, si potrà procedere, per i comuni indicati, alla revisione del piano Bul e alla loro integrazione.
  Come giustamente evidenziato dagli interroganti, la necessità di copertura in banda ultralarga in tutto il territorio nazionale è diventata ancor più evidente, a seguito dell'emergenza Covid-19 e delle misure restrittive che l'intera popolazione ha dovuto affrontare prima con il
lockdown e per fronteggiare la seconda ondata della pandemia.
  Misure di isolamento che hanno portato, tra l'altro, a un balzo immediato dello
smart working e della didattica a distanza, rendendo essenziali gli interventi infrastrutturali volti a rendere il Paese resiliente a emergenze come quella attuale, nei suoi settori più strategici.
  In tale direzione, proprio al fine di assecondare lo sviluppo e la diffusione della banda ultralarga, si evidenzia che in ambito CoBul, si è dato il via libera a una rimodulazione del piano Bul per favorire la connettività di imprese, famiglie e scuole, in considerazione del fatto che i collegamenti internet a banda ultralarga costituiscano il presupposto per l'esercizio di diritti essenziali, costituzionalmente garantiti, come i diritti allo studio e al lavoro.
  In particolare, il piano di incentivi per la domanda (Piano
Voucher), approvato il 5 maggio 2020, prevede un totale di 1.146 milioni di euro per consentire a famiglie (546 milioni) e imprese (600 milioni) di beneficiare di un contributo per l'acquisto di servizi di connettività. Per le famiglie meno abbienti (reddito Isee inferiore ai 20.000 euro), il contributo è di 500 euro, oltre alla connettività è infatti previsto un Tablet o PC. Si stima che ne potranno beneficiare a livello nazionale oltre 2 milioni di famiglie (circa il 16 per cento delle famiglie in Italia). La Commissione europea ha autorizzato in data 4 agosto 2020 l'intervento per le famiglie meno abbienti e i decreti del Ministro dello sviluppo economico recanti rispettivamente «Piano voucher sulle famiglie a basso reddito» e «Piano Scuola» – firmati in data 7 agosto 2020 – sono stati pubblicati entrambi sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana n. 243 del 1° ottobre 2020, in seguito alla loro avvenuta registrazione da parte dell'organo controllante (Corte dei conti).
  Sin dalla data del 7 agosto 2020, il Ministero dello sviluppo economico si è attivato per la realizzazione dei piani in parola, in cooperazione con la società Infratel Italia. Dal 9 novembre 2020 sono disponibili le diverse offerte messe a disposizione dagli operatori di telecomunicazione e i consumatori possono riscattare i
voucher. Nei prossimi mesi i voucher per la connettività saranno estesi alle famiglie con Isee fino a 50.000 euro e alle micro, piccole e medie imprese.
  Oltre al Piano
voucher, nel contesto emergenziale attuale, altri incentivi e agevolazioni sono stati destinati a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni per sostenere esigenze specifiche, quali la mobilità sostenibile e la didattica a distanza.
  In considerazione delle risorse disponibili, alcune regioni hanno stabilito – nell'adozione di tale misura – di dare priorità all'abbattimento del
digital divide nelle zone rurali e montane, limitando l'erogazione dei voucher ai soli comuni montani o ad aree interne caratterizzate da una bassa densità di abbonamenti ai servizi di connettività e di digitalizzazione.
  Riguardo alla trasparenza sullo stato di avanzamento del piano Bul, da giugno 2020 il Ministero dello sviluppo economico ed Infratel Italia hanno reso operativa una piattaforma
online completamente rinnovata (http://bandaultralarga.italia.it), attraverso la quale è possibile verificare in tempo reale lo stato di avanzamento dei cantieri e consultare tutta la documentazione relativa al piano Bul, in un'ottica di piena trasparenza e apertura nei confronti dei cittadini e delle tante comunità locali coinvolte nel progetto. Dal 15 novembre 2020, la mappa interattiva consente di visualizzare le sezioni sub-comunali delle città italiane più grandi, per una precisa individuazione delle aree interessate dall'intervento pubblico e i tracciati, la posizione delle tratte fibra e le unità immobiliari da collegare, per i comuni con progetto esecutivo consegnato al concessionario. Per verificare l'evolversi del Piano Bul, è online una sezione del sito dedicata, in cui sono illustrati i risultati conseguiti e gli obiettivi di completamento del piano. Sul sito Bul è anche disponibile la relazione mensile sullo stato di avanzamento del piano Bul. Attraverso la nuova pagina web l'utente ha la possibilità di effettuare una ricerca sulla copertura dei servizi a banda ultra larga per ciascun numero civico, attuando così un controllo diffuso e capillare sull'azione del concessionario e del concedente.
  In conclusione, rappresento che il Ministero dello sviluppo economico continuerà a vigilare sulla società Infratel e sull'avanzamento del piano Bul nonché a monitorare costantemente le fasi attuative poste in essere dal concessionario
Open Fiber in tutto il Paese, compresi i territori in argomento. Il Governo, infatti, sente fortemente la necessità di giungere in tempi rapidi alla creazione di una infrastruttura digitale nazionale in grado di assicurare al sistema Paese di superare i divari tecnologici esistenti e raggiungere l'obiettivo europeo di una società digitale pienamente inclusiva.
Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Gian Paolo Manzella.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il venerdì 11 settembre 2020 nel carcere di Biella si è consumata l'ultima aggressione, solo in ordine di tempo, ai danni del personale del Corpo di polizia penitenziaria;

   un detenuto di origini sudamericane ha aggredito, senza nessun motivo apparente, un poliziotto penitenziario durante l'espletamento del proprio dovere;

   il poliziotto si trovava da solo sul posto di servizio ed è stato soccorso prima da un altro detenuto, che ha cercato di placare l'ira furente del recluso, e poi dai colleghi allertati subito dopo, che hanno provveduto ad accompagnarlo in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un trauma facciale giudicato guaribile in 7 giorni;

   è da tempo che le condizioni alla casa circondariale biellese sono precarie: di 400 detenuti sarebbe la capienza massima del carcere a fronte degli attuali 500 detenuti; i livelli di sicurezza previsti sarebbero ormai ridotti al minimo dalla carenza di personale di almeno 40 unità cui si aggiunge il lavoro continuato per giorni senza un riposo adeguato;

   la sorveglianza dinamica, che prevede tra l'altro che i detenuti restino a cella aperta, non garantisce la giusta sicurezza al personale di polizia penitenziaria. I livelli di sicurezza previsti, come detto, sono ormai ridotti al minimo e del tutto, insufficienti in relazione al sovraffollamento delle carceri italiane. Inoltre, la circolare del Dap, che prevede il trasferimento del detenuto con effetto immediato in caso di aggressione, viene ripetutamente disattesa;

   data la drammatica situazione di sotto organico, il Recovery Fund potrebbe essere usato anche per assunzioni di personale utile a garantire la sicurezza nei nostri istituti penitenziari –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito agli interventi da effettuare in materia carceraria nell'ambito del Recovery Fund.
(4-06837)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, partendo dal caso di un'aggressione in danno di personale della polizia penitenziaria, occorsa nel carcere di Biella, e ritenuto poter individuare tra le cause i fattori della cronica carenza dell'organico della polizia penitenziaria nonché del cosiddetto regime della sorveglianza dinamica, solleva quesiti circa gli intendimenti che si vogliono adottare, anche con riferimento all'utilizzo dei fondi provenienti dal recovery fund in tema di edilizia penitenziaria.
  Orbene, come più volte ribadito, è indubbio che l'opera della polizia penitenziaria sia di primaria importanza, per la sicurezza interna così come per quella esterna, di cui costituiscono primo baluardo, ma altresì per l'alto contributo che forniscono nell'attività di rieducazione e reinserimento dei condannati nel consorzio sociale.
  Il Ministero, pertanto, pone forte attenzione alle esigenze di garantire un efficace
turn over del personale, risultando indubbie le criticità evidenziate e derivanti da organici ridotti o comunque fortemente limitati.
  Ciò premesso, con riguardo al l'aggressione richiamata dall'interrogante ed occorsa in data 11 settembre 2020 in danno un agente del corpo della polizia penitenziaria, questa è riferibile a detenuto con evidenti problemi psichiatrici, peraltro già riconosciuto responsabile, in passato, di numerose violazioni disciplinari, alcune delle quali anche di rilevanza penale.
  L'agente aggredito è stato prontamente visitato dal medico di turno che gli ha consigliato di recarsi presso il locale nosocomio per ulteriori e più approfonditi accertamenti, all'esito dei quali sono stati riconosciuti sette giorni di prognosi per le lesioni ricevute.
  L'autore dell'aggressione, poi deferito alla locale procura della Repubblica, è stato accompagnato nell'infermeria dell'istituto al fine di certificarne l'idoneità a sostenere il regime di isolamento; nell'immediatezza del fatto, la direzione disponeva nei confronti dell'aggressore i provvedimenti previsti dall'articolo 78, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 239 del 2000 ed intraprendeva l'azione disciplinare, conclusasi in data 18 settembre con irrogazione della sanzione di 15 giorni di esclusione dalle attività in comune.
  Già in data 17 settembre 2020, su richiesta del locale provveditorato, ne veniva disposto il trasferimento presso il carcere di Vigevano, ove veniva collocato in isolamento e sottoposto a grande sorveglianza.
  Ciò riferito, quanto alle aggressioni fisiche perpetrate dai detenuti in danno al personale del corpo operante presso la casa circondariale di Biella, ne risultano 8 nel 2019, e 9 nel corrente anno.
  Sul piano generale, invece, va evidenziato come, al fine di determinare un concreto ridimensionamento, anche numerico, degli eventi critici che si verificano all'interno degli istituti penitenziari, è stata diramata la circolare 22 luglio 2020, n. 3689/6139, a firma congiunta del capo e del vice-capo Dap recante: «Aggressioni al personale – linee di intervento».
  Nello specifico, si è stabilito che nei casi di aggressioni consumate ai danni del personale che, in considerazione delle modalità di esecuzione, dell'eventuale esistenza di precedenti specifici, del comportamento complessivo del detenuto e di altri fattori valutati caso per caso, appaiano rilevanti sotto il profilo della sicurezza, la direzione dell'istituto penitenziario procederà tempestivamente a trasmettere richiesta di trasferimento al provveditorato competente, per motivi di sicurezza ai sensi dell'articolo 42 dell'ordinamento penitenziario, dei detenuti coinvolti, inoltrando, altresì, la richiesta alla direzione generale dei detenuti e del trattamento per i provvedimenti di competenza.
  La necessità di disporre il trasferimento del detenuto discende dall'esigenza di evitare problemi di incompatibilità ambientale che molto spesso rappresentano la conseguenza di gravi eventi critici.
  Inoltre, nei casi da considerarsi di particolare rilevanza, le direzioni degli istituti valuteranno di avanzare proposta di attivazione della procedura volta all'applicazione del regime di sorveglianza particolare
ex articolo 14-bis dell'ordinamento penitenziario.
  In ogni caso, anche di iniziativa, ai sensi dell'articolo 33, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 2000, n. 230, la direzione generale dei detenuti e del trattamento, ove ritenga ricorrenti i presupposti per l'attivazione della procedura in argomento, richiederà tempestivamente al direttore dell'istituto la convocazione del consiglio di disciplina in composizione integrata, affinché esprima parere nel termine di dieci giorni.
  Il regime di sorveglianza particolare, nel rispetto dei presupposti applicativi previsti dall'articolo 14-
bis, comma 1, dell'ordinamento penitenziario, è strumento che consente una ferma e decisa risposta dell'amministrazione a comportamenti spesso connotati dalla compromissione della sicurezza o dalla turbativa dell'ordine degli istituti, nonché dalla inclinazione alla violenza e alla sopraffazione nella vita penitenziaria.
  Ancora, con nota del 16 ottobre 2020, n. 365549, il capo del Dap ha nuovamente ribadito a tutti i provveditori regionali, direttori penitenziari e comandanti di reparto ad assumere ogni necessaria iniziativa a tutela dell'ordine e delle sicurezza all'interno degli istituti di pena del Paese, sensibilizzandoli ulteriormente a una scrupolosa e doverosa osservanza delle disposizioni contenute nella citata circolare.
  Tornando all'annosa problematica delle carenza di personale di polizia penitenziaria, si rappresenta che la dotazione organica complessiva, riferita a tutti i ruoli del corpo, come da ultimo rimodulata dal decreto legislativo 27 dicembre 2019, n. 172, è così riassumibile: a fronte di una dotazione organica complessiva a 41.667 unità ne risultano effettivamente presenti 37.654, con scopertura pari al 9,63 per cento.
  Con specifico riguardo all'organico della casa circondariale di Biella, risulta un contingente di 196 unità di forza amministrata a fronte delle 207 tabellarmente previste, con presenza in concreto di 187 unità, tenuto conto delle 6 unità distaccate in entrate e di 15 in uscita.
  La carenza maggiore si riferisce ai ruoli apicali e intermedi, peraltro comune alla generalità degli istituti presenti sul territorio nazionale, per via delle riduzioni di organico occorse nel tempo.
  Peraltro, per quel che concerne il ruolo dei sovrintendenti, si rappresenta che si sono recentemente concluse le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica iniziale di vice sovrintendente del ruolo maschile e femminile del corpo, in ossequio a quanto disposto dal decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 95, in materia di revisione dei ruoli delle forze di polizia.
  I corsi di formazione tecnico-professionale sono stati suddivisi, in relazione alla decorrenza della nomina, in tre periodi. L'avvio dell'ultimo corso è fissato per il prossimo mese di novembre.
  Relativamente alla carenza nel ruolo degli ispettori, invece, si segnala che è stato indetto un concorso interno, per titoli, a complessivi n. 691 posti (606 uomini e 85 donne) per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo degli ispettori del corpo; pertanto, all'esito della relativa procedura concorsuale, questa amministrazione terrà nella massima considerazione la situazione di relativa carenza di personale che connota il penitenziario di Biella, attraverso l'assegnazione di un congruo numero di unità del corpo.
  Si segnala, inoltre, che l'organico dell'istituto in argomento è stato incrementato di n. 20 unità maschili del ruolo agenti/assistenti, in occasione delle assegnazioni del 175°, 176° e 177° corso allievi agenti, avvenute nei mesi di marzo e aprile 2020.
  Si comunica, altresì, che è in via di conclusione il concorso pubblico per il reclutamento di complessivi n. 754 posti di allievo agente del corpo di polizia penitenziaria, indetto con provvedimento del direttore generale 11 febbraio 2019.
  L'assunzione avverrà entro il mese di dicembre 2020. Infine, merita rammentare che ai sensi dell'articolo 259-
bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19» convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, è stata altresì prevista l'assunzione di 650 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria (488 uomini e 162 donne), in via prioritaria, mediante scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso pubblico a 302 posti, elevati a 376, di allievo agente del corpo di polizia penitenziaria maschile e femminile, indetto con provvedimento del direttore generale 11 febbraio 2019, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, 4a serie speciale, n. 18, del 5 marzo 2019, e, per la parte residua, mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta del medesimo concorso.
  Ancora, risulta in fase di definizione il bando del concorso pubblico per circa 970 allievi agenti, riservato ai sensi dell'articolo 703, comma 1, lettera
d), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, a valere sulle cessazioni (turn over) anno 2019 e sulle assunzioni straordinarie autorizzate ai sensi dell'articolo 1, comma 236, lettera c), della legge n. 205 del 2017 e dell'articolo 1, comma 381, lettera b), della legge n. 145 del 2018.
  Inoltre, l'articolo 259 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 introduce peraltro una serie di misure in materia di procedure concorsuali per la funzionalità delle forze armate e di polizia, con la possibilità di disporre, anche in deroga alla normativa di settore, modalità semplificate di svolgimento delle procedure in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica. La stessa norma autorizza, inoltre, il rinvio delle assunzioni previste per l'anno 2020 entro il 31 dicembre 2021.
  Infine, con riferimento alla situazione di affollamento dell'istituto biellese, si evidenzia che, alla data del 21 ottobre 2020, si registra la presenza di n. 504 detenuti, di cui 239 stranieri, rispetto a una capienza regolamentare pari a complessivi n. 393 posti disponibili, quindi con un indice percentuale medio di affollamento pari al 128,57 per cento.
  È doveroso evidenziare che nonostante l'esubero di presenze, risultano comunque rispettati i parametri minimi indicati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, posto che tutti i detenuti risultano avere a disposizione spazi di vivibilità superiori ai 4 metri quadri.
  Infine, quanto alle risorse finanziarie destinate agli interventi di edilizia penitenziaria, queste sono considerevolmente aumentate a decorrere dall'anno 2018, grazie in particolare alla ripartizione dei fondi previsti dalle ultime leggi di bilancio finalizzati allo sviluppo infrastrutturale delle pubbliche amministrazioni, ad altre specifiche leggi di spesa, nonché attraverso la destinazione di quota parte delle risorse del fondo di giustizia.
  Complessivamente, e anche alla luce dell'ammontare delle risorse in via di assegnazione in attuazione della legge n. 160 del 2019 e della prossima legge di bilancio 2021, l'ammontare degli stanziamenti aggiuntivi di bilancio destinati ad interventi di edilizia penitenziaria, saranno pari, su base pluriennale, ad euro 671.981.033.
  Il quadro così rappresentato non tiene conto delle ulteriori risorse che saranno rese disponibili in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del
Recovery Fund, ancora non precisate nel loro esatto ammontare.
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   DI LAURO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a Sant'Agnello, città metropolitana di Napoli, è in corso un intervento di housing sociale, per la realizzazione di 52 appartamenti;

   come segnalato dalle associazioni Italia Nostra e WWF Terre del Tirreno, l'intervento appariva non conforme al Piano urbanistico territoriale, tanto da essere stato rilevato anche dall'amministrazione provinciale di Napoli che invitava il comune a chiedere al proprio legale un parere, il quale, il 15 febbraio 2015, asseriva che seppure dovesse ritenersi l'intervento di housing sociale possibile per effetto dell'articolo 12-bis della legge regionale Campania n. 19 del 2009 in deroga ai vincoli imposti dalla legge regionale Campania n. 35 del 1987, sarebbe stato opportuno attendere gli esiti del procedimento pendente innanzi alla Corte Costituzionale relativo all'accertamento di costituzionalità della legge regionale n. 15 del 2001: anche se la Corte Costituzionale non giudicava la costituzionalità del suddetto articolo 12-bis, avrebbe chiarito se una legge regionale successiva potesse derogare o meno al piano urbanistico territoriale (Put);

   nonostante quanto sopra il 15 aprile 2015 il tecnico comunale affermava, erroneamente, nella relazione che il legale comunale «si era espresso favorevolmente all'intervento ritenendo “che con l'introduzione del comma 4 all'articolo 12-bis della legge regionale n. 19/2009 era stato formalmente superato il problema della mancata previsione, nella suddetta legge, di una deroga espressa al P.U.T. [...] la deroga appare quindi ormai chiara”»; e la giunta comunale deliberava conformante alla proposta del tecnico;

   la sentenza n. 11 del 2016 della Corte costituzionale ha escluso che la legislazione urbanistica regionale potesse deroghe al piano urbanistico territoriale, ciononostante il tecnico comunale ha rilasciato il 23 febbraio 2016 l'autorizzazione paesaggistica e il 13 dicembre 2016 il permesso a costruire;

   anche la giustizia amministrativa è intervenuta sulla questione, in particolare la sentenza TAR Campania 3318/2015, che sanciva che la legge regionale n. 19 del 2009 non potesse derogare ai vincoli del PUT;

   il 5 dicembre 2018 è stato arrestato Adolfo Greco nell'ambito dell'inchiesta «Olimpo», in quanto imprenditore contiguo alla Camorra; Greco in passato era stato raggiunto da un provvedimento di cattura perché affiliato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, poi condannato per favoreggiamento per l'intestazione fittizia del Castello Mediceo di Ottaviano, infine riabilitato;

   l'imprenditore era attivo anche nel settore edile: sembrerebbe che il progettista del progetto di housing sociale delle imprese di Greco a Castellammare di Stabia sia il medesimo del progetto di housing sociale a Sant'Agnello, nonché di Sorrento e Piano di Sorrento;

   nel comune di Sorrento, è stato annullato intervento di housing sociale dal TAR Campania con sentenza 6699/2018 in quanto nelle aree destinate dal PUT a soddisfare le esigenze abitative ai sensi dell'articolo 9 della legge regionale n. 35 del 1987, non sono compatibili interventi di housing sociale, peraltro non compatibili neppure ai sensi della legge regionale n. 19 del 2009 perché non attuati su aree urbane degradate e ivi possibili proprio al fine di consentirne il recupero urbano –:

   se il Governo intenda valutare se sussistano i presupposti per promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica della Ragioneria generale dello Stato anche al fine di verificare, per quanto di competenza la regolarità amministrativo-contabile dell'operato del comune di Sant'Agnello;

   se le società operanti nella progettazione ed esecuzione dei progetti di housing sociale richiamati in premessa siano regolarmente iscritte nelle white list antimafia;

   se risultino avviate indagini in relazione alle vicende descritte in premessa.
(4-01948)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-01948, relativa a varie problematiche di tipo urbanistico-edilizio e, nello specifico, ad una vicenda verificatasi nel comune di Sant'Agnello e riferita ad un intervento di «housing sociale» per la realizzazione di 52 appartamenti. Su tale questione e sui relativi risvolti si richiede una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.FI.P).
  Al riguardo e si evidenzia preliminarmente che il controllo di legittimità di singoli atti non rientra nei compiti dei Sifip, né i citati servizi rispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  Si precisa, altresì, che i Sifip provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sulla finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Ai fini di una compiuta risposta all'interrogazione è stato chiesto anche il contributo del Ministero dell'interno, che ha fornito le notizie esposte di seguito. Le ditte SHS srl, con sede in Castellammare di Stabia e S.A.E.C. srl, con sede in Sorrento, non risultano censite dalla prefettura di Napoli. La società New Electra srl, con sede in Sorrento, risulta destinataria di informazione antimafia liberatoria rilasciata ai sensi dell'articolo 91 del decreto legislativo n. 159 del 2011 in data 16 maggio 2018.
  In merito agli aspetti investigativi della vicenda, il Ministero dell'interno riferisce – sulla base delle informazioni fornite dalle forze dell'ordine – che il 13 dicembre 2016 il comune di Sant'Agnello ha rilasciato il permesso a costruire n. 19/2016 in favore della citata «SHS S.r.l.» per la realizzazione di 53 alloggi di edilizia residenziale sociale (cosiddetta «
housing sociale») in via Monsignor Bonaventura Gargiulo, i cui lavori risultano attualmente in fase di avanzata esecuzione. Gli amministratori della «SHS S.r.l.» risultano essere i ignori Antonio Elefante e Massimiliano Zurlono.
  Negli anni 2017 e 2018 la compagnia carabinieri di Sorrento ha svolto accertamenti in ordine a esposti e deleghe di indagine, dal contenuto analogo a quello dell'atto di sindacato ispettivo in argomento, i cui esiti sono stati trasmessi alla procura della Repubblica di Torre Annunziata, confluendo nei procedimenti penali n. 488/17 Mod. 46, n. 598/17 Mod. 45, n. 1090/ 2018 Mod. 45 e n. 659/2018 Mod. 46.
  Tutto ciò premesso, per quanto di competenza di questo Ministero, si ritiene che, al momento, non sussistano i presupposti per disporre una verifica amministrativo contabile da parte dei S.i.fi.p. Tuttavia, per dare riscontro alle segnalazioni contenute nell'interrogazione, si valuterà comunque la possibilità di inserire l'ente nelle prossime programmazioni.
  

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 18 novembre 2016 è stato indetto dal Ministero della giustizia un concorso pubblico per 800 posti a tempo indeterminato per il profilo professionale di assistente giudiziario, area funzionale II, fascia economica F2;

   la conclusione della procedura selettiva ha portato alla formazione di una graduatoria composta da 4.915 idonei;

   su 4.915 idonei totali, negli anni hanno preso servizio 4.078 candidati;

   rimangono quindi 838 idonei in attesa di chiamata, tutti in possesso di un notevole bagaglio di esperienze lavorative e professionali, molti dei quali laureati in discipline giuridico-economiche e abilitati all'esercizio della professione forense;

   la suddetta graduatoria è stata interamente autorizzata e finanziata, in quanto il piano triennale del fabbisogno di personale predisposto dal Ministero della giustizia del 13 giugno 2019 per gli anni 2019/21 e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 giugno 2019 sulle assunzioni nella pubblica amministrazione ne prevedono l'integrale scorrimento;

   il Ministero della giustizia ha preso l'impegno di esaurire la graduatoria entro ottobre 2020;

   le modalità di realizzazione di tale progetto assunzionale e di scorrimento della graduatoria rimangono però incerte, in quanto gli ultimi 838 idonei dovranno attendere i prossimi pensionamenti, nonostante la necessità di nuovo organico;

   occorre prendere in considerazione i gravi vuoti di organico registrati negli uffici giudiziari e i numerosi pensionamenti che stanno interessando l'amministrazione, in modo da permettere lo scorrimento totale della graduatoria in tempi brevi;

   alla luce della progressiva digitalizzazione della giustizia e della carenza di organico e personale amministrativo negli uffici giudiziari è necessario procedere alle nuove assunzioni;

   in assenza di nuove assunzioni di personale, si perderebbero notevoli risorse in grado di interagire con i sistemi digitali, modernizzare e velocizzare la macchina della giustizia;

   il profilo di assistente giudiziario è tra quelli con maggiore scopertura negli organici dell'amministrazione, ed è essenziale per il funzionamento degli uffici giudiziari e per l'assistenza ai magistrati sia nei tribunali che nelle procure;

   il Ministero della giustizia ha annunciato la predisposizione di un decreto ministeriale per la revisione della pianta organica degli assistenti giudiziari;

   è auspicabile che tale decreto contenga la previsione dell'assunzione in un unico blocco degli 838 idonei in attesa di chiamata;

   occorre altresì valorizzare l'impegno e le aspettative di centinaia di giovani idonei preparati, aggiornati e utilmente collocati nella graduatoria –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per permettere un celere scorrimento della graduatoria del concorso pubblico indetto il 18 novembre 2016 per il profilo professionale di assistente giudiziario, così da permettere la rapida assunzione in un unico blocco degli 838 idonei in attesa di chiamata e colmare il vuoto di organico di personale nelle amministrazioni.
(4-07549)

  Risposta. — Con riferimento all'atto parlamentare in esame si rappresenta che con provvedimento del direttore generale del 16 luglio 2020 è stata disposta l'assunzione a tempo indeterminato con ultimo scorrimento e definitivo esaurimento della graduatoria dei residui 837 candidati risultati idonei nel concorso ad 800 posti di assistente giudiziario area II, fascia economica F2, nei ruoli del personale del Ministero della giustizia-amministrazione giudiziaria, indetto nel novembre 2016.
  Tale scorrimento è stato articolato in una prima fase che si è conclusa il 7 agosto 2020 ed ha avuto ad oggetto i 500 idonei (ivi compresi i titolari di preferenza o prescelta ex lege), e in una seconda fase, dopo la sospensione feriale, per i restanti 337.
  In osservanza delle disposizioni sanitarie connesse all'emergenza Covid-19 la scelta della sede è avvenuta con modalità da remoto nelle giornate ricomprese tra il 27 luglio e il 7 agosto 2020, mediante videochiamata o collegamento telefonico o telematico; con tali modalità sono state scelte 453 sedi di uffici giudiziari dislocate nell'intero territorio nazionale sulle 500 messe a disposizione.
  La sottoscrizione del contratto e la conseguente immissione in possesso dei neoassunti avverranno presso gli uffici di destinazione, il giorno della presa di possesso.
  Sulla base dei nuovi orientamenti politico-amministrativi che hanno determinato la conclusione, da tempo auspicata, di un lungo periodo contrassegnato dal blocco del
turn over e dei concorsi pubblici ed in controtendenza rispetto al passato, le linee di azione intraprese in materia di gestione del personale sono state dunque dirette a riavviare un forte ricambio anche generazionale della forza lavoro del settore giustizia.
  In questa prospettiva il concorso per assistente giudiziario ha rappresentato un passaggio epocale per l'amministrazione, non soltanto per l'elevato numero di posti, ma anche per le innovative modalità di svolgimento delle prove.
  Avuto riguardo all'utilità strategica dello specifico profilo professionale, già sottolineata dal l'interrogante, l'integrale scorrimento della graduatoria è stato un impegno assunto e onorato con forza da questa amministrazione (si consideri che la graduatoria degli idonei ha complessivamente ricompreso 4.915 soggetti giudicati idonei dopo le prove scritte ed orali, a fronte di 800 posti inizialmente previsti).
  Fino ad oggi si è proceduto in varie
tranches allo scorrimento di 4.078 posizioni (2.151 delle quali dopo il mio insediamento, a cui devono aggiungersi le ulteriori 837 posizioni sopra indicate).
  L'intera procedura sarà pertanto interamente definita in poco più di tre anni dallo svolgimento delle preselezioni.
  Con decreto ministeriale del 20 luglio 2020, coerentemente con le circostanze e le considerazioni sopra svolte, si è inoltre proceduto, nell'ambito della dotazione organica del personale non dirigenziale dell'amministrazione giudiziaria, ad incrementare di 194 unità il ruolo dell'assistente giudiziario, con redistribuzione di 272 unità complessive di tale profilo, con un'operazione di riequilibrio delle varie qualifiche professionali, tenendo altresì conto dei mutati flussi di lavoro di molti uffici giudiziari.
  Sono altresì attualmente in corso le procedure di reclutamento per:

   616 operatori giudiziari, mediante avviamento dei lavoratori indicati dai Centri per l'impiego (le prime assunzioni sono state formalizzate il 20 luglio 2020, presso il distretto di Ancona);

   2.242 funzionari giudiziari (sono state espletate le prove preselettive; le prove scritte non hanno potuto svolgersi a causa della sospensione ex articolo 87 del decreto-legge n. 18 del 2002 e saranno ricalendarizzate a breve);

   8 funzionari giudiziari nel circondario di Aosta, in ossequio alla normativa propria della regione a statuto speciale;

   109 conducenti di autoveicoli, mediante avviamento dei lavoratori indicati dai centri per l'impiego (in attesa di indicazione dei nominativi da parte dell'autorità regionali o delle loro articolazioni territoriali);

   97 ausiliari (nell'ambito delle categorie titolari di riserva ex lege, con chiamata diretta dai centri per l'impiego; le prime assunzioni sono già state formalizzate).

  È stato altresì richiesto al dipartimento della funzione pubblica un concorso unico per 137 posti da assistente tecnico (geometra), estensibili sino a 237 unità; analogamente si procederà per ulteriori 361 unità di funzionari tecnici (edili/strutturisti, informatici, statistici, contabili).
  Le disposizioni di cui all'articolo 252 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito con modifiche dalla legge 19 luglio 2020, n. 77 consentiranno altresì l'imminente pubblicazione di tre bandi – con procedure semplificate, per titoli e prova orale, idonee a garantire la celerità del reclutamento, l'accuratezza della selezione e nel contempo, il rispetto della normativa anti-Covid – per 400 direttori, 2.700 cancellieri e 150 funzionari giudiziari (per i soli distretti di Torino, Milano, Brescia, Venezia e Bologna, in considerazione delle gravissime scoperture di organico e della fortissima incidenza della pandemia Covid-19).
  Con decreto dirigenziale del 15 settembre 2020 pubblicato nella
Gazzetta ufficiale – 4a serie speciale concorsi ed esami n. 72 del 15 settembre 2020 è stato inoltre adottato il bando relativo alla procedura concorsuale per l'assunzione a tempo determinato di n. 1.000 unità di personale amministrativo non dirigenziale di area II/F1, con contratto di lavoro a tempo determinato della durata di ventiquattro mesi anche in sovrannumero rispetto all'attuale dotazione organica, per il profilo di operatore giudiziario, da inquadrare nell'area funzionale II, fascia economica F1, nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria (ad eccezione della regione Valle d'Aosta); tale procedura si svolgerà mediante colloquio di idoneità e valutazione dei titoli.
  Tale procedura, prevista dall'articolo 255 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 e concepita col fine precipuo di dare attuazione ad un programma di misure straordinarie per la celere definizione dei giudizi pendenti e per l'avvio del processo di digitalizzazione del processo penale, si presenta come particolarmente innovativa per le modalità di reclutamento e per essere espressamente destinata a coloro che hanno già svolto positivamente attività di formazione e tirocinio presso l'amministrazione giudiziaria, ferma restando la riserva di legge prevista dal codice dell'ordinamento militare: prevede infatti l'invio della domanda di ammissione esclusivamente per via telematica, attraverso la compilazione del modulo
on line sul sito del Ministero della giustizia entro il termine perentorio di trenta giorni decorrenti dal giorno della pubblicazione del presente bando nella Gazzetta ufficiale.
  Con provvedimento del direttore generale 29 settembre 2020 la direzione generale del personale e della formazione ha nominato la commissione esaminatrice, competente per l'espletamento di tutte le fasi del concorso; per esigenze di funzionalità e celerità della procedura concorsuale si è comunque riservata la nomina di sottocommissioni per la fase di espletamento del colloquio di idoneità.
  Dopo quasi vent'anni di blocco delle assunzioni, l'amministrazione della giustizia, a partire dal concorso per assistenti giudiziari, ha dunque posto in essere un poderoso piano assunzionale, rinforzato dalle recenti disposizioni del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito con modifiche dalla legge 19 luglio 2020, n. 77, che porterà a breve migliaia di nuovi reclutamenti in tutte le aree professionali e su tutto il territorio nazionale.
  Si evidenzia infine che, a fronte di questo massiccio ingresso di nuove risorse, per garantire una piena mobilità (di fatto congelata da anni), in data 15 luglio 2020 è stato sottoscritto con le organizzazioni sindacali il nuovo accordo per la mobilità, al fine di garantire fluidi movimenti di personale sul territorio, anche con adeguata ponderazione dell'anzianità di servizio.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   FERRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Ministra Bellanova ha annunciato la firma del decreto che attua la decontribuzione per le filiere agroalimentari prevista dal cosiddetto decreto «Rilancio», che ha destinato 426 milioni di euro per finanziare l'esonero dal versamento dei contributi per i primi sei mesi del 2020;

   in particolare, si legge nella bozza di provvedimento, «in attuazione dell'articolo 222, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, convertito con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, a favore delle imprese appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole nonché dell'allevamento, dell'ippicoltura, della pesca e dell'acquacoltura, è riconosciuto l'esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, dovuti per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020»;

   l'allegato 1 del medesimo decreto, che specifica l'elenco delle attività che potranno accedere al beneficio, inspiegabilmente non riporta i codici Ateco relativi alle aziende agrumicole ed olivicole, nonostante le stesse rappresentino circa l'80 per cento della filiera agricola;

   tutti i comparti danneggiati da questa emergenza sanitaria, sociale ed economica senza precedenti devono poter usufruire di un sostegno essenziale per restituire sicurezza finanziaria alle imprese –:

   per quali motivazioni i codici Ateco relativi alle aziende agrumicole ed olivicole siano stati esclusi dall'esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e se non si ritenga di dover integrare il testo del decreto di cui in premessa in tal senso.
(4-06829)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il comma 1 dell'articolo 222 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Decreto rilancio», convertito con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, consente l'esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, dovuti per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020, ferma restando l'aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche a favore delle imprese appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole, con una dotazione di 426,1 milioni di euro per l'anno 2020 subordinata all'autorizzazione della Commissione europea.
  Il Governo ha effettuato la scelta di legare la decontribuzione ai fondi disponibili: sono state, quindi, selezionate le attività maggiormente colpite da
lockdown (per esempio, per quanto riguarda il comparto olivicolo il report prodotto da Ismea sul Covid evidenzia che il calo del prezzo dell'olio extravergine di oliva non era collegato alla pandemia ma alle dinamiche di mercato).
  Comunque il medesimo «Decreto Rilancio» prevede all'articolo 25 «un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti esercenti attività d'impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario».
  Inoltre le imprese del settore agrumicolo e olivicolo possono accedere alle misure a favore delle PMI contenute nel «Decreto rilancio», per un totale di 4 miliardi per finanziare ulteriormente il fondo di garanzia per le PMI, che si aggiungono alle risorse già stanziate nei decreti Cura Italia e Liquidità per arrivare ad un ammontare complessivo di circa 7 miliardi.
  Per venire incontro alle difficoltà delle aziende agricole e della pesca che hanno subito una forte crisi di liquidità, l'ISMEA dispone del fondo di 30 milioni di euro per erogare mutui di importo massimo pari ad euro 30.000,00, a tasso zero e con durata di cinque anni (di cui i primi due di preammortamento).
  La misura va a sommarsi alle altre misure straordinarie di competenza dell'istituto tra cui la sospensione delle rate dei mutui, l'estensione dell'operatività delle garanzie e l'allungamento dei termini per la partecipazione alla banca della terra. La condizione necessaria per poter accedere a tale misura, è che le piccole e medie imprese agricole non si trovino nella situazione di «difficoltà finanziaria» al 31 dicembre 2019. La domanda potrà essere presentata, tramite il portale dell'ISMEA, direttamente dall'impresa, allegando i documenti necessari.
  Altre possibilità di sostegno alle imprese agricole del settore agrumicolo e olivicolo risiede, infine nelle misure in via di adozione per utilizzare le risorse del
Recovery Fund allo studio del Governo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali: Stanislao Di Piazza.


   FICARA e GIARRIZZO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   anche quest'anno nelle campagne di Cassibile, frazione del comune di Siracusa è iniziata la raccolta degli ortaggi, che vede impiegati soprattutto lavoratori extracomunitari per pochi euro al giorno e in condizioni igienico-sanitarie al limite della decenza, situazione che, purtroppo, si trascina da anni;

   nel maggio dello scorso anno il comune di Siracusa avrebbe siglato un protocollo d'intesa con la prefettura, secondo il quale quest'ultima si sarebbe impegnata a cedere in comodato gratuito al comune 17 unità abitative da installare nei pressi del dismesso impianto di depurazione di Cassibile, la cui gestione avrebbe dovuto essere affidata ad enti del privato sociale o organizzazioni di volontariato che si sarebbero occupati della verifica dei contratti di lavoro dei braccianti, oltre che della custodia e pulizia dell'area;

   a novembre 2019, inoltre, è stata firmata in prefettura alla presenza del Sottosegretario per l'interno la «Convenzione di cooperazione per il contrasto al caporalato e al lavoro sommerso irregolare in agricoltura» a seguito della quale si sarebbe istituito uno sportello mobile multifunzionale con specifica missione di supporto ed assistenza sanitaria, legale, psicologica a tutte le persone che arrivano o che si trovano già in Italia e vogliono lavorare in regola;

   da notizie di stampa locale si apprende, tuttavia, che, purtroppo, ad oggi la situazione non sembra migliorata, anzi, se si considera l'emergenza coronavirus, assume connotazioni di gran lunga più gravi, considerando che non sussistono le condizioni igienico-sanitarie per ospitare i lavoratori e che gli stessi non rispettano le distanze di sicurezza e non indossano dispositivi di protezione delle vie respiratorie;

   la situazione, pertanto, è diventata insostenibile per la sicurezza e la salute non solo dei lavoratori ma anche dei residenti, preoccupati anche dagli assembramenti che spesso si creano innanzi ai supermercati o agli uffici, con la conseguente difficoltà nel contenimento del rischio di contagio del coronavirus –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra riportato e quali urgenti iniziative intendano porre in essere, per quanto di competenza, al fine di garantire la sicurezza e la tutela del diritto alla salute dei lavoratori e di tutti i residenti nella frazione di Cassibile, verificando anche il rispetto del protocollo tra il comune di Siracusa e la prefettura.
(4-05587)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Nel territorio di Cassibile, frazione dei comune di Siracusa, si assiste da diversi anni al fenomeno dell'allestimento di temporanei e precari agglomerati abitativi, in aree pubbliche o private rimaste incustodite, ad opera di lavoratori extracomunitari impiegati in lavori stagionali in agricoltura.
  Sin dal maggio del 2019 la prefettura di Siracusa, al fine, di pervenire ad una soluzione definitiva della questione, ha consegnato all'amministrazione comunale di Siracusa, a titolo gratuito, n. 17 unità abitative composte da moduli prefabbricati che tuttavia sono rimasti inutilizzati anche in ragione del fatto che fa predetta amministrazione non era riuscita a reperire un'area idonea alla loro sistemazione.
  Ai primi di marzo di quest'anno diverse decine di lavoratori stagionali hanno nuovamente occupato un'area privata, sottoposta a sequestro giudiziario, allestendo improvvisate baracche. Col sopraggiungere dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica svoltosi presso la prefettura, si è ritenuto di evitare ogni intervento di sgombero delle zone interessate per scongiurare l'aggravarsi delle criticità di ordine sanitario.
  In tale contesto è stato altresì ritenuto prioritario sensibilizzare l'amministrazione comunale che ha posto in essere alcune iniziative nell'ottica di migliorare le condizioni igienico sanitarie dell'area occupata. Nel contempo l'assessorato regionale della famiglia delle politiche sociali e del lavoro ha affidato all'organizzazione Intersos organizzazione umanitaria Onlus, il servizio di unità mobile di assistenza presso l'insediamento, quale presidio di salute, alfabetizzazione sanitaria nonché di prevenzione, le cui attività sono iniziate lo scorso 27 maggio 2020.
  Tale iniziativa si colloca peraltro nell'ambito delle finalità del protocollo per il contrasto del caporalato sottoscritto presso la prefettura di Siracusa il 26 novembre 2019, cui si fa riferimento nell'atto di sindacato ispettivo.
  La prefettura di Siracusa ha proseguito il proprio l'impegno volto all'individuazione di una soluzione definitiva alla problematica, in modo da evitare che venga nuovamente ricostituito l'insediamento spontaneo in occasione della prossima raccolta stagionale della primavera 2021.
  In tale ottica, il Ministero dell'interno ha accolto la richiesta di finanziamento dei «Progetto di attrezzamento campo lavoratori stagionali nella frazione di Cassibile» trasmesso dal comune di Siracusa alla prefettura ad agosto 2020, relativo alle unità abitative concesse in comodato gratuito all'ente locale.
  Per la concreta attuazione del progetto, lo scorso 9 ottobre 2020 è stata sottoscritta, tra la prefettura e il sindaco del comune capoluogo, la convenzione che disciplina le modalità di attuazione dell'intervento a cura dell'ente locale, riservando alla prefettura compiti di controllo e di pagamento degli stati di avanzamento dei lavori. L'iniziativa è stata resa pubblica nella stessa giornata, nel corso di un incontro con la stampa locale che ne ha dato ampio e positivo risalto.
  Infine, per effetto di tutte le precedenti iniziative, la prefettura di Siracusa ha assicurato che il percorso avviato contribuirà al superamento delle criticità che da tempo interessano l'area di Cassibile, grazie anche alla sinergia posta in essere tra le Istituzioni e le parti sociali del territorio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   FIORINI, GUIDESI, CAVANDOLI, CESTARI, MURELLI, PIASTRA, TOMASI, TOMBOLATO, VINCI, BINELLI, ANDREUZZA, BAZZARO, COLLA, DARA, DI MURO, PETTAZZI, GOLINELLI e MORRONE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   già con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020 il Governo ha purtroppo introdotto il divieto di sagre, fiere di comunità e congressi con enormi danni per l'intero indotto che conta attualmente un giro d'affari di 60 miliardi e rappresenta il 50 per cento dell'export Made in Italy;

   fino al 26 ottobre 2020 venivano tuttavia consentite perlomeno le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale, previa adozione dei prescritti protocolli e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro. Ciò perché l'intero comparto ha sempre osservato rigidissimi protocolli di sicurezza anti COVID, organizzando nella stragrande maggioranza dei casi eventi in aree molto ampie e controllabili;

   in virtù di tale previsione normativa i quartieri hanno continuato a lavorare: si pensi ad esempio che a Modena, con il solo evento Skipass dal 29 ottobre al 1° novembre 2020 – ora annullato – erano stati coinvolti 250 espositori. Parma, invece, aveva organizzato, dal 29 al 31 ottobre 2020 Mecspe, la fiera di riferimento per l'industria manifatturiera, con mille aziende partecipanti e gli stand già pronti, mentre Rimini ha già programmato la manifestazione Ecomondo, con 600-700 imprese presenti;

   il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in vigore da lunedì 26 ottobre 2020 ha introdotto la chiusura immediata di tutte le manifestazioni fieristiche determinando, a detta dell'Aefi – Associazione esposizioni e fiere Italiane «uno shock gravissimo per il settore fieristico»: solo in Emilia-Romagna, si calcola una perdita di 40 milioni di euro di fatturato;

   il Governo aveva garantito che una eventuale stretta sarebbe stata programmata e concordata con gli addetti ai lavori, mentre questa sospensione immediata non solo causa ulteriori ingenti danni a un settore già messo in ginocchio dalla chiusura forzata da marzo al primo settembre 2020, con una perdita di oltre il 70 per cento del fatturato, ma rappresenta una ulteriore stangata economica per i quartieri che avevano già avviato gli allestimenti per le manifestazioni programmate nei prossimi giorni;

   le fiere, d'altronde, vivono di programmazione e investimenti e richiedono tempi lunghi di organizzazione per chi le realizza, per gli espositori e per le società che contribuiscono alla loro preparazione. Pertanto, non si può pensare di chiudere l'intero settore da un giorno all'altro;

   dallo scorso lockdown il sistema fiere ha avuto solo la possibilità di indebitarsi grazie al cosiddetto «decreto liquidità» senza alcun significativo ristoro delle perdite subite a causa dell'emergenza epidemiologica;

   si pensi che a Bologna, a fronte di 150 milioni di euro di fatturato perduti, sono stati elargiti solo 300.000 euro a fondo perduto;

   con l'adozione di un nuovo improvviso divieto dalla scorsa settimana ad oggi, il sistema fieristico ha bruciato decine di milioni di euro e chiede un serio ed immediato intervento economico per far sopravvivere questo strategico comparto –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per riconoscere agli operatori del settore fieristico indennizzi immediati per le ingenti perdite causate dagli ultimi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i cui divieti ancora una volta non sono stati programmati con gli addetti ai lavori e mettono inevitabilmente a rischio la sopravvivenza di un comparto fondamentale per il Paese sia sul piano produttivo che su quello occupazionale.
(4-07305)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Gli interroganti fanno riferimento alla crisi del comparto delle sagre, delle fiere di comunità e dei congressi, conseguente alle misure di contenimento della pandemia da Sars-Cov-2 adottate dal Governo, e chiedono indennizzi immediati per gli operatori del settore.
  Infatti, oltre alle limitazioni imposte dal
lockdown, il settore ha sofferto le limitazioni imposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 17 maggio 2020, il quale aveva disposto: «restano comunque sospese le attività che abbiano luogo in sale da ballo e discoteche e locali assimilati, all'aperto o al chiuso, le fiere e i congressi».
  Con successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto 2020, eventi e attività fieristiche erano potute ripartire, ma poi sono state nuovamente chiuse con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, il quale ha espressamente stabilito quanto segue: «Sono vietate le sagre, le fiere di qualunque genere e gli altri analoghi eventi» (articolo 1, comma 9, lettera
n)).
  Orbene, al momento della ripartenza, il Ministero dello sviluppo economico sarà pronto, per quanto di competenza e come successo in occasione della precedente riapertura, a fornire tutto il supporto necessario nella predisposizione dei protocolli per garantire l'apertura in sicurezza delle manifestazioni fieristiche.
  In questa direzione si dovranno muovere, come già accaduto a seguito della prima ondata, anche le linee guida della Conferenza delle regioni, contenenti le regole da rispettare per il contenimento dei rischi legati alla diffusione del contagio da Sars-Cov-2 nelle varie attività, ivi comprese le attività relative a fiere e congressi.
  A tal ultimo riguardo, infatti, si ricorda che lo stesso decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 agosto 2020, ha demandato l'attuazione e la normazione secondaria agli enti territoriali i quali, nel rispetto dei principi e della disciplina generale, devono declinare la stessa in base alla situazione specifica del territorio amministrato.
  Per quello che attiene ai contributi di natura finanziaria, si segnala quanto disciplinato dal decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19» (decreto Rilancio), convertito con legge 17 luglio 2020, n. 77. In particolare, l'articolo 82 del citato decreto ha previsto il riconoscimento di un reddito di emergenza in favore dei nuclei familiari in possesso degli specifici requisiti ivi elencati.
  In materia di esenzione dagli oneri fiscali, si richiama l'articolo 181, comma 1-
bis, dello stesso decreto Rilancio, introdotto in fase di conversione, il quale, proprio in considerazione dell'emergenza epidemiologica, esonera – dal 1° marzo 2020 al 30 aprile 2020 – «i titolari di concessioni o di autorizzazioni concernenti l'utilizzazione del suolo pubblico per l'esercizio del commercio su aree pubbliche, di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114 [...] dal pagamento della tassa per l'occupazione temporanea di spazi ed aree pubbliche (Tosap), di cui all'articolo 45 del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e del canone per l'occupazione temporanea di spazi ed aree pubbliche (Cosap), di cui all'articolo 63 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446». Dunque, il settore delle attività di commercio ambulante su area pubblica è stato destinatario di una specifica misura di esonero dal versamento della Tosap e del Cosap, in considerazione della circostanza che, nel periodo considerato dalla norma, vi era l'impossibilità oggettiva di svolgere tali attività nelle strade e nelle piazze in conseguenza dell'adozione delle rigorose misure di contenimento della pandemia.
  Più in generale, si ricordano anche le numerose misure adottate a sostegno del settore fieristico.
  Fondamentale, inoltre, è la misura del «credito di imposta per la partecipazione di PMI a fiere internazionali», introdotta dall'articolo 49 del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 recante «Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi» (decreto Crescita), convertito con modificazioni dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, che prevedeva inizialmente uno stanziamento di 5 milioni di euro. Successivamente, la legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio 2020) ha incrementato lo stanziamento del 2020 da 5 a 10 milioni di euro, estendendo la misura all'anno 2021 con ulteriori 5 milioni di euro.
  Per offrire un ulteriore ausilio al settore fieristico, è stato rifinanziato il fondo rotativo Simest di cui al decreto-legge 28 maggio 1981, n. 251 recante «Provvedimenti per il sostegno delle esportazioni italiane», convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 1981, n. 394.
  Si ricorda, peraltro, che l'operatività del fondo in parola è stata recentemente estesa dall'articolo 18-
bis del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34 recante «Misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi» (decreto Crescita), convertito con modificazioni dalla legge 28 giugno 2019, n. 58, il quale ha previsto che le iniziative delle imprese italiane dirette alla loro promozione, sviluppo e consolidamento sui mercati possano fruire di specifiche agevolazioni finanziarie, in conformità con la normativa europea in materia di aiuti di Stato.
  L'articolo 72 del decreto Cura Italia ha inoltre istituito il «Fondo per la promozione integrata», con una dotazione iniziale di 400 milioni di euro per l'anno 2020. Tra le altre cose, tale fondo è finalizzato anche alla concessione di cofinanziamenti a fondo perduto fino al cinquanta per cento dei finanziamenti concessi ai sensi del fondo rotativo Simest di cui si è detto in precedenza.
  Si segnala inoltre che, in sede di conversione del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 recante «Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali» (decreto Liquidità), è stato garantito un rimborso per mancata partecipazione a fiere in forma di credito d'imposta, con particolare riferimento a quelle all'estero (articolo 12-
bis).
  Infine si ricorda che il decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, cosiddetto «decreto Ristori 1», dedica al settore il suo articolo 6 «Misure urgenti di sostegno all'
export e al sistema delle fiere internazionali» e destina 400 milioni di euro per il sostegno al settore; e ha anche introdotto la possibilità, nel rispetto delle vigenti disposizioni in materia di aiuti di Stato, di concedere, sempre per il tramite di Simest, contributi a fondo perduto commisurati ai costi fissi sostenuti dal 1° marzo 2020 e non coperti da utili, oltre che ulteriori misure di sostegno.
  Infine, si vogliono ricordare le misure finanziarie urgenti di ristoro connesse all'emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2 promosse dal Governo con i decreti-legge 9 novembre 2020, n. 149 (cosiddetto «decreto Ristori
bis») e 9 novembre 2020, n. 149 (cosiddetto «decreto Ristori ter»), che hanno interessato tutti i settori produttivi, ivi compresa la categoria del commercio ambulante.
  Per far fronte al quadro emergenziale che ha costretto il sistema fieristico a riprogrammare quasi tutti gli eventi, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha previsto, in seno al «Patto per l'
Export» recentemente firmato dal Ministro degli affari esteri onorevole Luigi Di Maio, ulteriori strumenti promozionali finalizzati a sostenere la ripartenza del settore fieristico e del relativo indotto, quali:

   la creazione della piattaforma digitale «Fiera Smart» a disposizione di tutte le fiere, associazioni, consorzi e aziende per l'organizzazione di manifestazioni fieristiche, missioni e incontri virtuali;

   un programma straordinario di incoming alle manifestazioni fieristiche italiane;

   una campagna di comunicazione dedicata ai calendari fieristici italiani su tutti i principali mercati esteri, privilegiando canali di comunicazione on-line e supporti audiovisivi 3D;

   eventi promozionali di filiera in collaborazione con i principali organizzatori italiani di fiere specializzate;

   finanziamenti agevolati per la partecipazione ad eventi fieristici in Italia.

  Infine, l'«Ice-Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane» ha previsto un pacchetto di misure per gli eventi all'estero, con l'obiettivo di rafforzare il processo di l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese (Pmi). Esso prevede:

   servizi gratuiti di assistenza e consulenza per imprese sino a 100 dipendenti;

   rimborso forfettario delle spese già sostenute per la partecipazione a fiere, seminari, workshop realizzati dall'Ice-Agenzia a partire da febbraio 2020;

   partecipazione a titolo gratuito e fornitura di un modulo espositivo per tutte le manifestazioni organizzate dall'Ice-Agenzia che si svolgeranno nel periodo marzo 2020-marzo 2021.

  In conclusione, fermo restando le misure attuate dal Governo, alla luce della grande attenzione al settore fieristico e del commercio (ivi compreso quello ambulante), ci si rimette al dibattito parlamentare per la presentazione di ulteriori proposte anche tenuto conto delle valutazioni di natura finanziaria che verranno fornite dal competente Ministero dell'economia e delle finanze.
Il Viceministro dello sviluppo economico: Stefano Buffagni.


   FOSCOLO e DI MURO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura del carcere «Sant'Agostino» di Savona è avvenuta con decreto del Ministro della giustizia, il 28 dicembre 2015; il carcere è stato poi totalmente dismesso il 3 giugno 2016;

   lo smistamento dei detenuti, con i conseguenti problemi sia di sovraffollamento che di sicurezza, è avvenuto mediante trasferimenti nelle case circondariali di Marassi a Genova (istituto di per sé problematico e in costante emergenza per il sovraffollamento carcerario), Sanremo-Imperia o della Toscana; il personale di polizia penitenziaria è stato destinato ad altre sedi dove tuttora permane in attesa di conoscere la definitiva assegnazione;

   già in data 30 maggio 2016, l'allora Ministro della giustizia, firmatario del decreto di chiusura sulla base della circostanza che si trattasse di un penitenziario «indegno» per i diritti umani dichiarava: «Stiamo portando avanti un progetto dell'istituto penitenziario che superi la vecchia struttura fatiscente e che dia una risposta che il comprensorio attende da tempo.»;

   la prima firmataria del presente atto, nel mese di ottobre 2019, accompagnata dal segretario nazionale Sappe per la Liguria, ha visitato il carcere di Pontedecimo, raccogliendo le testimonianze dirette di chi ogni giorno presta servizio nella struttura, e ha verificato di persona questioni urgenti che devono essere affrontate quanto prima: c'è un problema di sovraffollamento, con 152 detenuti totali nonostante la capienza di 96, di cui oltre la metà psichiatrici e il 54 per cento stranieri. Una situazione resa ancor più difficile dalla preoccupante carenza di personale, pari al 40 per cento, e dalla necessità di opere di manutenzione, nonostante si tratti di un carcere piuttosto recente;

   è necessario fornire alla polizia penitenziaria ed al personale che ivi lavora risposte concrete e porre rimedio alla situazione di difficoltà, più volte denunciata dal sindacato, in cui versa il carcere;

   ad oggi non risulta avviato alcun progetto di costruzione del nuovo istituto penitenziario savonese, anche se i comuni della provincia, (Cairo Montenotte e Cengio) hanno dato piena disponibilità ad ospitare il carcere nei loro territori;

   occorre portare avanti progetti, con la collaborazione degli enti locali, per la realizzazione di una nuova struttura, sicura e all'avanguardia sul territorio della provincia di Savona, unica provincia senza carceri in Liguria, dopo la chiusura del Sant'Agostino –:

   quali saranno le iniziative del Ministro interrogato per risolvere le problematiche esposte in premessa, con riferimento ai modi e ai tempi di costruzione e apertura del nuovo carcere di Savona e a tutela del personale di polizia penitenziaria di Savona.
(4-04218)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, gli interroganti riferiscono della chiusura del carcere di Savona e delle conseguenti criticità, anche in termini di sovraffollamento e sproporzione tra numero di detenuti ed operatori penitenziari, delle carceri viciniori, quindi delle sorti del progetto di realizzazione del nuovo istituto penitenziario sostituivo, sollevando quesiti circa ulteriori notizie tese alla risoluzione delle problematiche evidenziate.
  Orbene, come riferito in sede di risposta a recentissima interpellanza, mi pregio ribadire quanto segue.
  Va preliminarmente evidenziato che il Ministero ben conosce le conseguenze materiali derivanti dalla soppressione di un carcere, ed intento perseguito è, certamente, quello di limitare al massimo le criticità e le difficoltà incontrate dagli operatori penitenziari e giudiziari, magistrati, quindi avvocati ed in primis congiunti dei reclusi; difficoltà certamente dovute all'assenza di un carcere di «prossimità» vicino ai luoghi ove si opera e vicino ai famigliari dei reclusi.
  Ciò premesso vanno rammentate le ragioni dell'occorsa soppressione del carcere di Savona e quanto sinora effettuato per giungere alla realizzazione di un nuovo istituto penitenziario sostituivo.
  La casa circondariale di Savona, avente sede nell'antico convento di Sant'Agostino in centro urbano, è stata soppressa in data 28 dicembre 2015, poiché ritenuta inadeguata alle esigenze funzionali e istituzionali di un moderno complesso carcerario, nonché anti economica, attesa la modesta capacità ricettiva regolamentare, pari a 49 posti, compresa la sezione per i semiliberi.
  I detenuti presenti sono stati distribuiti sulle altre sedi del distretto, quindi presso la casa circondariale di Genova «Marassi», la casa di reclusione di Sanremo e la casa circondariale di La Spezia.
  Quanto alla costruzione di un nuovo complesso sostitutivo, invero già dal 2003 sussisteva un progetto poi non andato a buon fine.
  Successivamente, nel 2015 l'intervento di realizzazione del nuovo complesso venne inserito nella proposta di variazione del piano carceri, con un finanziamento per un importo di 25 milioni di euro.
  Nel marzo 2016 gli uffici tecnici del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria evidenziarono l'esigenza di un nuovo progetto, in linea con le moderne indicazioni sull'edilizia penitenziaria, conformata ai nuovi modelli trattamentali; progetto non andato a buon fine tanto che nel luglio 2016 il comitato paritetico deliberava di procedere alla valutazione di idonee alternative, ancora oggi tuttavia senza concreto esito positivo, rispetto alle ricerche di aree con adeguate caratteristiche presso i comuni di Savona, Albisola, Cengio, Cairo Montenotte e Albenga.
  L'amministrazione penitenziaria, nell'ambito della specifica competenza attribuita dal comma 2, dell'articolo 7 del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, anche in materia di individuazione di siti per la realizzazione di nuovi istituti penitenziari, sta continuando l'attività di ricerca di cespiti demaniali riconvertibili in istituto penitenziario.
  Tale attività di verifica, tuttavia, non è risultata agevole relativamente al circondario di Savona, soprattutto a causa della particolare conformazione orografica e stradale del territorio provinciale.
  Per completezza, si riferisce che l'ufficio tecnico del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha elaborato uno studio di prefattibilità per la realizzazione di un complesso penitenziario per 140 posti detentivi regolamentari nell'area libera di circa 1,8 ettari compresa tra il palazzo di giustizia e il torrente Letimbro.
  Tale soluzione, qualora fosse approvata, potrebbe essere poi proposta agli organi competenti in materia urbanistica e di tutela paesaggistica e ambientale.
  Questa l'analitica ricostruzione degli eventi.
  Quanto alla riferita condizione di affollamento del carcere di Genova Pontedecimo ed in generale degli istituti penitenziari liguri, alla data del 12 novembre 2020, si riferisce di un indice di affollamento, pari al 170,83 per cento registrato presso la casa circondariale di Genova «Pontedecimo», vista la presenza di n. 164 detenuti rispetto ai 96 previsti.
  Per quanto concerne le riferite problematiche di disagio mentale, senza dubbio, si sono riscontrati e si riscontrano situazioni individuali di disadattamento al contesto penitenziario da affrontarsi con adeguati servizi di consulenza psichiatrica e con appropriati interventi di supporto psicologico.
  Tuttavia, su tale versante, si segnalano alcune persistenti criticità, atteso che si tratta di servizi riconducibili alla sfera di competenza e organizzazione degli enti sanitari.
  Allo stato, il dipartimento di salute mentale di Genova ha reso disponibile un contingente composto da un consulente in psichiatria e uno psicologo, assegnando a ciascuna professionalità due accessi settimanali, senza, purtroppo, prevedere standardizzati meccanismi di sostituzione per tutti i casi di assenza delle unità incaricate, nonostante le reiteriate richieste della direzione dell'istituto.
  Parimenti vani sono stati i numerosi interventi promossi, negli anni, nei confronti dell'Asl 3 genovese per ottenere, in conformità, peraltro, al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 aprile 2008, prestazioni di assistenza psicologica per il servizio di accoglienza dei detenuti nuovi giunti e per il sostegno alle situazioni di fragilità.
  Tali interlocuzioni, invero, si sono verificate del tutto improduttive, atteso che nessun consulente è stato reso disponibile dalla Asl 3 genovese, adducendo la riconducibilità del servizio al dipartimento di salute mentale.
  L'autorità dirigente dell'istituto ha comunque impartito disposizioni all'area del trattamento finalizzate all'immediata segnalazione dei detenuti nuovi giunti e delle situazioni di sostegno alle professionalità del dipartimento di salute mentale.
  Inoltre, si evidenzia come da tempo sia attivo il collegio di riesame delle misure custodiali della grande sorveglianza, con sedute settimanali, durante le quali trovano disamina e trattazione, in un'ottica di approccio multiprofessionale, anche gli ingressi della settimana.
  Presso il carcere di Sanremo risulta la presenza di n. 276 detenuti, rispetto alla capienza regolamentare di 240 posti, quindi con un indice percentuale di affollamento pari al 115 per cento.
  Presso il carcere di Genova «Marassi» risulta invece la presenza di n. 710 detenuti, rispetto a una capienza regolamentare pari a 521 posti, con indice percentuale di affollamento pari al 136,28 per cento.
  La casa circondariale di Imperia registra un indice di affollamento pari al 142,55 per cento in ragione della presenza di n. 67 detenuti rispetto ai 60 previsti, di cui 13 non disponibili a vario titolo.
  Infine, presso la casa circondariale della Spezia risultano presenti 175 detenuti rispetto ai 151 posti disponibili, così registrando un indice di affollamento pari al 115,89 per cento.
  Si evidenzia comunque il pieno rispetto dei parametri spaziali indicati dalla Corte Edu.
  Ciò riferito, come più volte ribadito, è indubbio che l'opera della polizia penitenziaria sia di primaria importanza, per la sicurezza interna così come per quella esterna, di cui costituiscono primo baluardo, ma altresì per l'alto contributo che forniscono nell'attività di rieducazione e reinserimento dei condannati nel consorzio sociale.
  Il Ministero, pertanto, pone forte attenzione alle esigenze di garantire un efficace
turn over del personale, risultando indubbie le criticità evidenziate e ricollegabili altresì ad organici ridotti o comunque fortemente limitati.
  Sul piano generale va evidenziato come, al fine di determinare un concreto ridimensionamento, anche numerico, degli eventi critici che si verificano all'interno degli istituti penitenziari, e ferma la costante attenzione nel tempo da parte dell'amministrazione, da ultimo è stata diramata la circolare 22 luglio 2020, n. 3689/6139, a firma congiunta del capo e del vice-capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria recante: «Aggressioni al personale - linee di intervento».
  Nello specifico, si è stabilito che nei casi di aggressioni consumate ai danni del personale, valutati tutti gli elementi, la direzione dell'istituto penitenziario procederà tempestivamente a trasmettere richiesta di trasferimento al Provveditorato competente, per motivi di sicurezza ai sensi dell'articolo 42 O.p., dei detenuti coinvolti.
  Inoltre, nei casi da considerarsi di particolare rilevanza, le direzioni degli istituti valuteranno di avanzare proposta di attivazione della procedura volta all'applicazione del regime di sorveglianza particolare ex articolo 14-
bis O.p., strumento che consente una ferma e decisa risposta dell'amministrazione a comportamenti spesso connotati dalla compromissione della sicurezza o dalla turbativa dell'ordine degli istituti, nonché dalla inclinazione alla violenza e alla sopraffazione nella vita penitenziaria.
  Ancora, con nota del 16 ottobre 2020, n. 365549, il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha nuovamente ribadito a tutti i provveditori regionali, direttori penitenziari e comandanti di reparto ad assumere ogni necessaria iniziativa a tutela dell'ordine e della sicurezza all'interno degli istituti di pena del Paese, sensibilizzandoli ulteriormente a una scrupolosa e doverosa osservanza delle disposizioni contenute nella citata circolare.
  Passando all'annosa problematica della carenza di personale di polizia penitenziaria, si rappresenta che la dotazione organica complessiva, riferita a tutti i ruoli del corpo, come da ultimo rimodulata dal decreto legislativo 27 dicembre 2019, n. 172, è così riassumibile: a fronte di una dotazione organica complessiva a 41.667 unità ne risultano effettivamente presenti 37.654, con scopertura pari al 9,63 per cento.
  Con specifico riguardo all'organico della casa di reclusione di Genova Pontedecimo, di recente incrementata di 3 unità, allo stato risulta un contingente di 133 unità di forza amministrata a fronte delle 142 tabellarmente previste, con presenza in concreto di 124 operatori, tenuto conto del personale distaccato in entrata ed in uscita.
  La carenza maggiore si riferisce ai ruoli apicali e intermedi, peraltro comune alla generalità degli istituti presenti sul territorio nazionale, per via delle riduzioni di organico occorse nel tempo.
  Va segnalato che recentemente si sono concluse le procedure per il concorso interno a complessivi n. 2.851 posti per la nomina alla qualifica iniziale di vice sovrintendente, i cui corsi di formazione tecnico-professionale sono già stati avviati.
  Relativamente alla carenza nel ruolo degli ispettori, invece, si segnala che è stato indetto un concorso interno, per titoli, a complessivi n. 691 posti.
  Si comunica, altresì, che è in via di conclusione il concorso pubblico per il reclutamento di complessivi n. 754 posti di allievo agente del corpo di polizia penitenziaria, le cui assunzioni avverranno entro il mese di dicembre 2020.
  Infine, merita rammentare che ai sensi dell'articolo 259
-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, è stata altresì prevista l'assunzione di 650 allievi agenti del corpo di polizia penitenziaria, in via prioritaria, mediante scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso pubblico a 302 posti, elevati a 376, di allievo agente del corpo di polizia penitenziaria.
  Ancora, risulta in fase di definizione il bando del concorso pubblico per circa 970 allievi agenti, riservato ai sensi dell'articolo 703, comma 1, lettera
d), del codice dell'ordinamento militare, di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, a valere sulle cessazioni (turn over) anno 2019 e sulle assunzioni straordinarie autorizzate ai sensi dell'articolo 1, comma 236, lettera c), della legge n. 205 del 2017 e dell'articolo 1, comma 381, lettera b), della legge n. 145 del 2018.
  Inoltre, l'articolo 259 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 introduce peraltro una serie di misure in materia di procedure concorsuali per la funzionalità delle forze annate e di polizia, con la possibilità di disporre, anche in deroga alla normativa di settore, modalità semplificate di svolgimento delle procedure in considerazione della situazione di emergenza epidemiologica. La stessa norma autorizza, inoltre, il rinvio delle assunzioni previste per l'anno 2020 entro il 31 dicembre 2021.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   da alcuni articoli pubblicati su Il Resto del Carlino e la Repubblica Bologna nei mesi di maggio e giugno 2020 si apprende di un articolato progetto di riqualificazione dell'area di proprietà di Cassa depositi e prestiti dell'ex caserma Mazzoni di Bologna, che prevede la realizzazione di un nuovo quartiere della città;

   tale progetto, portato avanti negli anni dal comune di Bologna e da Cassa depositi e prestiti risale al 2007-2008 quando fu siglato un accordo tra il demanio e il comune di Bologna, ha suscitato parecchie critiche da parte dei cittadini che lamentano un mancato confronto rispetto al tipo opere da realizzare per rigenerare tale patrimonio pubblico e il pericolo di una possibile operazione di speculazione edilizia;

   al momento, esiste una proposta progettuale preliminare da parte di Cassa depositi e prestiti immobiliare per un'area di circa 4 ettari e mezzo che prevede la realizzazione di un ettaro di parco pubblico, edifici residenziali – 195 appartamenti per 7 edifici, 20 alloggi in co-housing –, due scuole e strutture commerciali, strade, piste ciclabili;

   su change.org esiste una petizione che ha raccolto più di 1.300 firme al mese di luglio e si oppone al «progetto speculativo» dell'ex caserma Mazzoni individuando nel progetto di riqualificazione un modello di sviluppo non sostenibile che porterebbe ad un aumento del numero delle auto in transito per le strade del quartiere oltre alla realizzazione di sette edifici e conseguenti 195 appartamenti che porterebbero altra cementificazione non necessaria, visto che i dati di Confabitare dimostrano che a Bologna ci sono circa 7 mila abitazioni sfitte;

   secondo i comitati dei cittadini «Ex Caserma Mazzoni bene Comune» e «Nuova caserma Mazzoni» solo il 20 per cento del progetto sarebbe destinato a verde pubblico, il resto dell'area verrebbe occupata dal cemento ed è previsto il taglio di oltre trecento alberi;

   a parere dell'interrogante sarebbe opportuno che progetti di riqualificazione di tale portata venissero integralmente discussi con i cittadini attraverso un reale percorso partecipativo che ponga al centro del confronto una nuova idea di riqualificazione delle città e di un modello di sviluppo che sia davvero sostenibile a partire da una minore densità abitativa e un aumento di verde, parchi e spazi pubblici che non lascino spazio a nuove opere di cementificazione e all'inquinamento dovuto all'aumento del traffico veicolare –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché Cassa depositi e prestiti, società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze e proprietaria dell'area dell'ex caserma Mazzoni di Bologna, oggetto del progetto di riqualificazione esposto in premessa, apra un reale e proficuo confronto con i cittadini sul futuro dell'area dell'ex caserma Mazzoni, viste anche le evidenti e forti contrarietà al progetto da parte di numerosi residenti della zona interessata dalla riqualificazione.
(4-06432)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-06432, relativa alla ex Caserma Mazzoni ed alla valorizzazione e destinazione dell'immobile.
  Al riguardo, si fa presente preliminarmente che l'immobile è stato acquisito dal comparto extra del fondo investimenti per la valorizzazione (Fiv), fondo immobiliare chiuso gestito da Cdp investimenti SGR (Cdpi Sgr), in data 27 dicembre 2013 per un prezzo di vendita pari ad euro 8.044.522,56, nell'ambito della prima di una serie di acquisizioni di portafogli di immobili pubblici non utilizzati, effettuate da Cdpi Sgr ai sensi dell'articolo 11-
quinquies del decreto-legge n. 203 del 2005.
  Si precisa inoltre che, da quella data, l'immobile è divenuto di proprietà privata del fondo gestito da Cdp investimenti Sgr.
  In base alle recenti informazioni acquisite, l'ipotesi di valorizzazione attualmente allo studio da parte della proprietà è conforme a quanto indicato nel piano operativo comunale (Poc), per il quale l'uso principale previsto è di tipo residenziale; sono inoltre previsti usi complementari quali pubblici servizi, spazi commerciali, uffici, nonché un polo scolastico.
  Cassa depositi e prestiti (Cdp), interpellata per un contributo alla risposta, ha comunicato che, al momento dell'acquisizione Cdpi Sgr ha ereditato una serie di accordi e protocolli d'intesa sottoscritti dal comune di Bologna, demanio e Ministero dell'economia e delle finanze, fin dal 2007, al fine di avviare ed attuare il programma unitario di valorizzazione (Puv) di immobili pubblici siti nel territorio comunale di Bologna. Nel portafoglio immobiliare oggetto del Puv era compresa anche l'ex caserma Mazzoni.
  Nel 2016 gli accordi precedentemente sottoscritti tra comune, demanio e Ministero dell'economia e delle finanze sono stati recepiti nel nuovo piano operativo comunale (Poc), strumento urbanistico tuttora vigente, che detta la normativa e i carichi insediativi previsti per il compendio in oggetto.
  Il Poc prevede per la ex caserma Mazzoni la realizzazione di circa 29.430 metri quadri di superficie utile lorda (Sul), compresa una scuola primaria ed una scuola dell'infanzia (per 2.850 metri quadri), una quota di edilizia residenziale sociale (Ers) pari al 10 per cento della superficie residenziale, nuovi percorsi ciclo pedonali oltre alla realizzazione delle altre dotazioni territoriali (strade, verde, sottoservizi ed altro) previste dalla normativa urbanistica. La Sul privata realizzabile è articolata per il 70 per cento in uso residenziale, e per il 30 per cento in funzioni complementari.

  L'attuazione dell'intervento è prevista tramite piano urbanistico attuativo (Pua).
  In attuazione delle prescrizioni urbanistiche comunali e dei carichi insediativi assegnati alla caserma, Cassa depositi e prestiti ha elaborato una proposta di progetto urbanistico preliminare che è stata presentata il 19 febbraio 2020 al comune.
  Il progetto preliminare presentato prevede il recepimento degli usi e delle quantità definite nel Poc oltre alla realizzazione e cessione al pubblico di aree per 32.459 metri quadri pari a circa il 70 per cento della superficie territoriale (46.090 metri quadri) di cui 9.920 metri quadri di verde, pari a circa il 30 per cento delle aree cedute al pubblico. Solo il 30 per cento della superficie territoriale è pertanto a vocazione privata.
  Il progetto prevede inoltre il rimpianto di 352 nuove alberature, in luogo di 347 esistenti che non presentano valenze di pregio in quanto composti in maniera predominante da vegetazione infestante, per un numero totale di 357 alberi di progetto.
  Per quanto riguarda in particolare il quesito posto nell'interrogazione, Cdp specifica che il percorso partecipativo con i cittadini è stato promosso dall'amministrazione comunale e che Cdpi Sgr ha partecipato, su invito del comune, a due commissioni di quartiere, in data 17 aprile 2020 e 28 maggio 2020 e ad una commissione consiliare territorio e ambiente convocata dal comune di Bologna in data 22 maggio 2020.
  Ha sottolineato, infine, di essersi resa sempre disponibile a partecipare a tutti gli inviti ricevuti e alla condivisione del progetto con i cittadini e di restare comunque disponibile anche per il futuro, qualora fosse nuovamente coinvolta dall'amministrazione comunale nell'ambito di percorsi di cittadinanza partecipativa.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   GALANTINO, FERRO, ROTELLI e PRISCO. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, la diffusione del Covid-19 ha assunto dimensioni preoccupanti in Italia e nel mondo tanto da essere stata qualificata come «pandemia»;

   al fine di far fronte alla gravissima situazione, il Governo ha emanato una serie di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, finalizzati al contenimento della diffusione del virus;

   sta di fatto che tali provvedimenti nulla prevedono a tutela dei militari impegnati nell'operazione «Strade Sicure», militari che non si sentono tutelati nemmeno dai loro comandanti;

   gli interroganti hanno appreso da diverse fonti che, a Napoli, i militari:

    sono sprovvisti di mascherine;

    dormono nelle stanze in compagnia di 10/12 persone con uno spazio limitato che non rispetta la così detta «distanza di sicurezza minima»;

    vengono mandati a casa quando si ammalano con febbre e difficoltà respiratorie per timore di contagi e al fine di evitare le quarantene e non avverrebbero, a quanto consta agli interroganti, approfondimenti dei casi;

    viaggiano sui mezzi per recarsi sul posto di lavoro in otto/nove persone. Un giorno, venivano fermati dai carabinieri che giustamente li ammonivano al fine di fare adottare le norme di sicurezza: tuttavia, tali ammonimenti rimanevano privi di riscontro, dato che i comandanti non avrebbero preso nessun provvedimento;

    nei «day off», sono bloccati nelle loro stanze privi della possibilità di recarsi a casa dalle loro famiglie, e addirittura sarebbero minacciati dal comandante del grave reato di diserzione;

   tali condizioni, pertanto, li espongono fortemente al rischio di contagio e a ulteriori rischi di diffusione del coronavirus, oltre a condizioni di stress psico-emotivo che in queste settimane sono già precarie –:

   se i fatti sopra riportati che riguardano Napoli si replichino nelle altre città italiane e quali urgenti iniziative intendano adottare a tutela dei militari impiegati nell'operazione «Strade sicure».
(4-04993)

  Risposta. — Per la tutela della salute del personale militare impegnato nell'operazione «Strade Sicure» sono in atto specifiche misure di prevenzione e protezione che riflettono le prescrizioni e i protocolli elaborati dalle competenti autorità sanitarie e condivisi con i comandi dipendenti.
  In particolare, si è provveduto a distribuire al personale i dispositivi di protezione individuale (Dpi), il cui approvvigionamento viene richiesto agli organi competenti ogni qualvolta necessario; inoltre, sono state diramate appropriate linee guida in merito alla limitazione della circolazione delle persone – al fine di non incrementare la diffusione dell'epidemia – così come disposizioni ad hoc per il diradamento del personale nelle infrastrutture militari.
  Al fine di integrare le preesistenti misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica, sono stati altresì resi disponibili, a favore sia di infrastrutture militari, sia di strutture civili, 71 nuclei dotati di apparati di bonifica grande capacità.
  Per quanto attiene specificamente all'area di Napoli, gli approfondimenti esperiti attestano che i militari disimpegnano il servizio dotati di mascherina e di guanti monouso – al seguito, se operanti ai limiti delle aree focolaio, ovvero indossati, qualora all'interno delle stesse – e che sono tuttora in corso acquisizioni di ulteriori Dpi.
  L'impiego della mascherina, peraltro, è sancito anche durante i trasporti per raggiungere i siti oggetto dello svolgimento del servizio, quale misura di mitigazione dei rischi aggiuntiva al diradamento già in atto a bordo dei mezzi.
  A tal riguardo rappresento, infatti, che l'aumento dell'efficienza del parco veicoli ha consentito di diradare ulteriormente il personale, distribuendolo su un numero più consistente di automezzi.
  Aggiungo, su questo specifico tema, che, anche a seguito degli approfondimenti effettuati, non si hanno evidenze di interventi effettuati da parte di pattuglie dei carabinieri nei confronti di personale impiegato nell'operazione.
  Quanto all'aspetto infrastrutturale, va innanzitutto sottolineato come i locali – che sono oggetto di regolari attività di pulizia e di sanificazione – abbiano una capienza già adeguata agli standard di prevenzione della diffusione dell'epidemia; inoltre, quale ulteriore cautela, le turnazioni del personale nei servizi sono pianificate in modo da limitare al massimo grado il congestionamento.
  Al fine di ridurre ulteriormente la densità abitativa, è stato altresì elaborato ed implementato un piano di «diradamento» presso la caserma Calò e presso l'aeroporto di Capodichino, infrastrutture nelle quali gravita una parte consistente del personale impiegato nell'area di Napoli.
  Sul tema, va inoltre evidenziato che in Campania sono programmati specifici interventi di natura manutentiva per 382.000 euro sulle installazioni che ospitano il personale di «Strade Sicure», in maniera da poter ulteriormente incrementare il livello di benessere assicurando, al contempo, adeguate condizioni igieniche.
  Per quanto attiene al personale a riposo giornaliero, le disposizioni diramate, in linea con quelle governative, sono mirate a limitarne i movimenti, in un'ottica di tutela sia dei singoli, sia delle relative famiglie, sia dei restanti militari impiegati ad assicurare la continuità del servizio.
  Sotto l'aspetto medico, va evidenziato che i dirigenti del servizio sanitario (Dss), come prescritto dalle direttive interne, effettuano un costante monitoraggio sui militari impiegati in operazione attraverso l'effettuazione di visite mediche sia preventive all'impiego, sia su base periodica.
  In particolare, il personale affetto da sintomi parainfluenzali – nello specifico, sono stati registrati casi isolati, di febbre e di dissenteria, mai coesistenti con difficoltà respiratorie – è sempre stato visitato dai Dss dei reparti ospitanti, che hanno posto in essere le procedure previste dalle direttive emanate dal Ministero della salute e dagli organi logistici di Forza armata, sottoponendo il personale ad isolamento cautelativo ovvero, qualora ritenuto necessario, all'invio presso il proprio domicilio.
  

Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   GIANNONE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano specializzato Sanitasalento.net riporta una vicenda dai contenuti poco chiari riguardante un ingegnere della Asl che, nonostante sia andato in pensione il 31 dicembre 2019 continua a firmare atti dell'Asl e a circolare negli uffici dell'area tecnica dell'azienda sanitaria leccese;

   nell'articolo pubblicato si parla dell'ingegnere Fiorenzo Pisanello, direttore dell'area tecnica dell'ente per circa quarant'anni e responsabile, nell'ultimo anno e mezzo, dell'unità operativa di programmazione delle risorse strutturali e tecnologiche sempre dell'Asl salentina;

   a settembre di due anni fa, l'ingegnere venne indagato dalla procura, ricevendo un, avviso di garanzia dal magistrato che all'epoca indagava sui finanziamenti europei destinati al poliambulatorio di Martano. Proprio l'interrogante, infatti, depositò un esposto all'Autorità nazionale anticorruzione (Anac), per segnalare una malagestione dei fondi Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale). Nel settembre 2018 la procura di Lecce, grazie all'indagine partita da quell'esposto, notificò un avviso di garanzia all'ingegnere Pisanello e all'ingegnere Leo, per la gestione dei fondi Fesr;

   «nonostante, si apprende dal racconto di un testimone riportato dall'articolo di stampa, l'inchiesta sia ancora aperta e l'ingegnere resti tutt'ora indagato, entra regolarmente negli uffici dove per anni ha prestato servizio, lì dove si parla di preventivi, dove si incontrano i rappresentanti di aziende, dove si trovano progetti di opere da realizzare o in corso. L'ingegnere Pisanello entra ed esce liberamente e a questo punto viene il dubbio che possa anche accedere ai computer e nei vari fascicoli presenti sulle scrivanie degli uffici, compreso proprio quello di Martano, per il quale l'ingegnere è sotto indagine». Se così fosse, sarebbe grave, a meno che l'Asl non abbia stipulato con il professionista una qualche convenzione;

   «Nessuna convenzione – risponde il professionista raggiunto telefonicamente dal giornalista. È possibile che qualcuno mi abbia visto nell'area tecnica, ma ero lì per una cortesia, mi sono recato negli uffici per qualche pendenza, c'era una qualche perizia che dovevo vistare. Una delle perizie la ricordo – continua l'ingegnere – si tratta di un atto che feci con il geometra Ciccarese e per il quale dovevamo mandare copia al genio civile e mi hanno quindi pregato di vistarla. Quella copia doveva essere fatta tanto tempo fa»;

   «nel momento in cui un direttore dei lavori – continua Pisanello – mi dice che serve un'altra copia di una data progettazione firmata, io non ho problemi a porre la mia firma»;

   c'erano dei rifiuti, ma secondo me – continua l'ingegnere – nel momento in cui va via una persona da un ufficio, chi la sostituisce deve prendere il testimone e assumere quel ruolo. Sono cose normali, ma evidentemente la normalità non è più di casa;

   l'ingegnere Pisanello, si legge, è colui che ha diretto anche i cantieri della ristrutturazione di sette sale operatorie del «Vito Fazzi» che conta ancora un paio di queste incomplete, ed è stato quello che ha ricoperto il ruolo di responsabile unico di procedimento nel nuovo plesso del poliambulatorio di Martano, che ha visto la perdita di fondi europei destinati alla sua realizzazione. Pisanello appare anche nel cantiere a Campi, dove da oltre tre anni si attende il completamento della palazzina nuova e dove collocare gli uffici amministrativi e fare spazio alla lungodegenza, cosa che non avviene ancora, perché l'edificio è rimasto rustico –:

   se i Ministri siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non intendano avviare, per quanto di competenza, le opportune verifiche, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica e dell'ispettorato per la funzione pubblica, circa l'operato dell'area tecnica della Asl di Lecce di cui in premessa.
(4-05606)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-05606, relativa ad una vicenda riguardante una Asl di Lecce, per la quale si chiede l'intervento di una verifica ispettiva da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.Fi.P.) della Ragioneria generale dello Stato.
  Al riguardo, si segnala che non risultano agli atti di stretta competenza del Ministero dell'economia e delle finanze elementi utili per la risposta ai quesiti dell'interrogante.
  Ciò nondimeno, una volta pervenuto il testo dell'interrogazione, sono state acquisite per il tramite del rappresentante Mef in seno al collegio sindacale della Asl di cui trattasi le notizie al medesimo fornite dal responsabile dell'area tecnica, il quale attesta quanto segue:

   tutte le firme sui documenti e sugli atti sono stati posti dall'ex dipendente prima del suo collocamento a riposo avvenuto il 31 dicembre 2019;

   l'interessato non ha partecipato a riunioni o ispezioni e/o collaudi dopo tale data;

   l'interazione dell'interessato con il personale interno all'area ha riguardato esclusivamente lo sgombero dei suoi effetti personali dalla sua ex stanza, per la qual cosa era stato più volte sollecitato dalla attuale direzione di area.

  Dette circostanze sarebbero state confermate anche da una indagine conoscitiva che il medesimo direttore di area f.f. ha effettuato tra i propri collaboratori della sede centrale e delle sedi periferiche circa l'interazione che l'interessato ha avuto col personale interno all'area dopo il suo collocamento a riposo.
  Relativamente, poi, alla richiesta di una eventuale verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.Fi.P.) si precisa che i servizi ispettivi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sul complesso della finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  La situazione denunciata dall'interrogante, quindi, non risulta presentare i connotati necessari per intraprendere una verifica ispettiva di detti servizi.
  Ciò non esclude, al fine di corrispondere comunque alla richiesta formulata, che sia valutata la possibilità di inserire l'ente in discorso in uno dei prossimi programmi annuali, sempre in coerenza con la direttiva del signor Ministro.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   GUIDESI e BELOTTI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   al fine di coordinare la scelta dell'amministratore delegato del Comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026, lunedì 7 ottobre 2019 si è svolta una riunione a Verona in cui, oltre al Ministro per le politiche giovanili e lo sport Vincenzo Spadafora e al Presidente del Coni Giovanni Malagò, erano presenti anche i governatori della Lombardia e del Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, e i sindaci di Milano e di Cortina, Giuseppe Sala e Gianpietro Ghedina;

   la rosa tra cui scegliere il futuro amministratore delegato del Comitato Milano-Cortina 2026 vede in corsa l'ex amministratore delegato di Sky Tom Mockridge, l'ex amministratore delegato di Rinascente e Grandi stazioni, Alberto Baldan e l'ex amministratore delegato della compagnia telefonica «3» Vincenzo Novari;

   sempre secondo quanto riportato da organi di stampa, il compito di seguire il processo che porta alla selezione del futuro amministratore delegato del Comitato organizzatore di Milano-Cortina 2026, sarebbe stato affidato alla società di «cacciatori di teste» Spencer Stuart, anche se non esiste nessuna specifica lettera d'incarico e non è chiaro con quale procedura il compito sia stato affidato. L'unico documento esistente è la proposta della società Spencer Stuart, datata 24 settembre 2019 avanzata al Coni e inoltrata da quest'ultimo alla società Sport e Salute il 4 ottobre 2019. Nella proposta viene indicata la parcella richiesta per la consulenza pari a 10.000 euro (+ Iva), aumentata del 30 per cento dello stipendio del Ceo che verrà selezionato (circa 500.000 euro/anno);

   in conclusione un appalto di circa 160.000 euro sarebbe stato assegnato, di fatto, senza gara e senza la minima documentazione che attesti le modalità di scelta della società Spencer Stuart –:

   se quanto narrato in premessa corrisponda al vero e, se confermato, quali siano le intenzioni del Ministro interrogato in merito a questa procedura irrituale e poco trasparente che rischia di gettare, fin da subito, un'ombra di illegittimità sulla gestione delle Olimpiadi invernali del 2026.
(4-03865)

  Risposta. — Con riferimento all'interrogazione in esame, comunico quanto segue.
  La società Sport e Salute S.p.a. (già Coni Servizi S.p.a.), ai sensi e per gli effetti dell'articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2002 convertito con legge n. 178 del 2002 e successive modifiche (articoli 629 e seguenti, legge n. 145 del 2018), agisce in nome e per conto del Comitato olimpico nazionale italiano, che, nelle more della costituzione del Comitato organizzatore dei giochi, ha assunto il ruolo di «Soggetto Attuatore» del Comitato esecutivo di coordinamento di Milano-Cortina 2026.
  Per tali ragioni il Coni ha richiesto alla società di effettuare, tramite qualificata società del settore, una selezione di profili idonei a ricoprire la carica di amministratore delegato del Comitato organizzatore dei giochi olimpici invernali Milano-Cortina 2026.
  Con nota elettronica in data 2 ottobre 2019, il Coni ha trasmesso a «Sport e Salute S.p.a.» la proposta di
Spencer Stuart, datata 24 settembre 2019, per «l'assistenza per la ricerca e selezione del CEO/direttore generale dell'Organizing Committee for the Olympic Games di Milano-Cortina 2026, e della prima linea di management», il cui termine ultimo per l'esecuzione delle prestazioni era stabilito per il 7 ottobre 2019.
  La proposta della Spencer Stuart per il cosiddetto onorario professionale, «al fine di minimizzare i costi per Milano-Cortina 2026 della nostra attività professionale, in deroga alle nostre condizioni standard», prevedeva le seguenti condizioni:
retainer fee pari a 10.000 euro, importo che verrà fatturato a Sport e salute S.p.a. in nome e per conto di Coni/Milano-Cortina 2026, in due rate di uguale ammontare alla firma del presente contratto e a 30 giorni; saldo dato dalla differenza tra il 30 per cento della retribuzione annua lorda fissa e il Retainer fee, da fatturare al Comitato organizzatore dei giochi olimpici e paralimpici, alla firma del contratto di assunzione da parte del candidato prescelto.
  Gli uffici della società Sport e salute S.p.a. hanno chiesto elementi al Coni sulla natura ed entità dell'impegno economico complessivo, al fine di precisare i limiti dell'impegno e le modalità di attribuzione dell'incarico.
  Con successiva nota elettronica in data 4 ottobre 2019, il Coni ha trasmesso alla società «Sport e salute S.p.a.» una seconda proposta da parte di Spencer Stuart (sempre datata 24 settembre 2019), recante modifiche nella parte relativa al cosiddetto onorario professionale, specificando le seguenti condizioni: «l'onorario professionale per lo svolgimento della ricerca del CEO/direttore generale del comitato organizzatore ammonterà a 10.000 euro come
Retainer fee, importo che verrà fatturato a Sport e salute S.p.a. in nome e per conto di Coni, in due rate di uguale ammontare alla firma del presente contratto e a 30 giorni. Un ulteriore 30 per cento della retribuzione annua lorda fissa concordata per il primo anno con il candidato prescelto sarà riconosciuto quale componente variabile a Spencer Stuart e sarà fatturato al costituendo comitato organizzatore dei giochi olimpici e paralimpici invernali 2026, alla firma del contratto di assunzione del candidato prescelto laddove risulti uno dei soggetti selezionati da Spencer Stuart. Il futuro Comitato Organizzatore sarà chiamato a saldare in tal caso la sola differenza tra il 30 per cento della Retribuzione Annua Lorda fissa e il Retainer fee pagato da Sport e salute S.p.a.».
  La società Sport e salute S.p.a. risulta aver richiesto al Coni ulteriori approfondimenti.
  In data 14 ottobre 2019, la società, dopo ripetuta corrispondenza con il Coni, ha ricevuto un'ulteriore proposta, in linea con gli accordi intervenuti tra il comitato di indirizzo, il comitato esecutivo di coordinamento e il Coni, che prevedeva il pagamento, da parte della società, di un corrispettivo di 10.000 euro oltre Iva. La suddetta proposta prevedeva un corrispettivo variabile del 30 per cento sulla retribuzione annuale lorda del Ceo che avrebbe dovuto essere negoziata eventualmente direttamente con il comitato organizzatore, soggetto giuridico autonomo rispetto agli enti fondatori, alla firma del contratto di assunzione del Ceo laddove quest'ultimo fosse uno dei candidati selezionati da Spencer Stuart.
  La società di
head hunting incaricata dava atto che «Sport e salute S.p.a.» e gli enti coinvolti nella fase transitoria, fino alla costituzione del comitato organizzatore, non avrebbero assunto alcun obbligo in relazione al pagamento della componente variabile di cui sopra.
  A seguito degli ulteriori approfondimenti, la Spencer Stuart ha deciso di svolgere l'incarico
pro bono e, pertanto, in data 22 ottobre 2019, il presidente e amministratore delegato di Sport e Salute ha sottoscritto la lettera per l'assistenza nella ricerca e selezione del Ceo/direttore generale Comitato organizzatore dei giochi di Milano-Cortina 2026.
  Con lettera in data 22 ottobre 2019 della società è espressamente previsto che ogni precedente intesa tra il Comitato di indirizzo di Milano-Cortina 2026 e le altre parti sono superate e che «nessun impegno e obbligo è assunto dalla società Sport e salute S.p.a. in proprio e/o per conto di terzi (e segnatamente per conto degli enti coinvolti nella fase transitoria e/o costituendo comitato organizzatore) nei confronti di Spencer Stuart in relazione all'attività oggetto del presente affidamento; eventuali ulteriori impegni saranno, se del caso, oggetto di separati accordi con i soggetti interessati».
  Come noto, in data 9 dicembre 2019, con la registrazione dell'atto costitutivo della fondazione, il dottor Francesco Novari è stato nominato presidente del Comitato di gestione con la qualifica di amministratore delegato della fondazione «Comitato organizzatore dei XXV Giochi invernali 2026 e Giochi Paralimpici».
  Nel ringraziare per l'attenzione, colgo l'occasione per inviare cordiali saluti.

Il Ministro per le politiche giovanili e lo sport: Vincenzo Spadafora.


   LEGNAIOLI, BELOTTI, POTENTI, LOLINI e BILLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente su diversi social media, è apparso un video in cui si assiste ad una scena raccapricciante, ripresa con il cellulare da un passante all'alba nei pressi della stazione di Campiglia Marittima (Livorno), di un uomo che si sarebbe acceso una brace di fortuna in strada per arrostire un gattino appena catturato;

   nel video, infatti, sono riconoscibili una cassetta di plastica posata in terra, molto probabilmente servita per trasportare il povero gatto, accanto delle assi di legno, il fumo del fuoco, un gatto arrostito ed un uomo che con un rasoio o un coltello lo spella;

   nello stesso video si vede, altresì, una passante che, sconvolta, con urla disperate cerca di fermare l'uomo il quale, del tutto incurante delle reazioni inorridite della signora e degli altri passanti, cerca piuttosto di allontanarla per continuare imperterrito, anche mentre viene filmato, ad abbrustolire e spellare sul fuoco il povero animale;

   secondo quanto si è appreso, i carabinieri, intervenuti sul posto dopo le numerose segnalazioni dei cittadini sconvolti e scioccati da quanto stava accadendo in strada sotto i loro occhi, hanno poi identificato l'autore del macabro gesto in un ventunenne straniero, di origini africane e, pare, irregolare;

   difatti, sebbene la sua posizione sia ancora in fase di accertamento, da quanto emerso lo stesso risulterebbe privo di un permesso di soggiorno;

   sempre secondo quanto riportato dagli organi di informazione, l'immigrato verrà denunciato per il reato di uccisione di animali, di cui all'articolo 544-bis del codice penale;

   è di tutta evidenza che atti di così efferata crudeltà e inciviltà non possano essere comunque tollerati e che, a parere degli interroganti, siano frutto di politiche migratorie fallimentari che stanno consentendo l'ingresso in Italia di migliaia di stranieri irregolari senza alcuna prospettiva, vista anche la grave crisi economica che sta colpendo il nostro Paese, di integrazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, abbia adottato o intenda adottare in merito e, in particolare, nei confronti dell'immigrato irregolare che si è macchiato di un reato così crudele ed efferato anche ai fini della sua immediata espulsione dal territorio nazionale.
(4-06212)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  La mattina del 30 giugno 2020, alcuni passanti hanno segnalato un giovane extracomunitario intento ad arrostire un gatto su una brace improvvisata, nei pressi della stazione ferroviaria di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno.
  Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Piombino, che hanno identificato il responsabile e lo hanno successivamente deferito all'autorità giudiziaria per uccisione di animali, ai sensi dell'articolo 554-
bis del codice penale.
  Lo straniero, nato in Costa d'Avorio, risulta entrato in Italia come richiedente protezione internazionale ed è quindi in possesso di un permesso di soggiorno per richiesta di asilo.
  Tale richiesta è stata rigettata dalla commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Firenze, sezione di Livorno, in data 3 ottobre 2018.
  Tuttavia, l'istante ha presentato ricorso avverso la suddetta decisione, chiedendo al contempo la sospensione dell'efficacia esecutiva del provvedimento impugnato. In virtù di tale ricorso, tuttora pendente, egli è quindi autorizzato a permanere sul territorio nazionale.
  Si evidenzia al riguardo che il predetto cittadino straniero è stato ospite del centro di accoglienza straordinaria «La Caravella» di Piombino, gestito dalla Croce rossa Italiana, fino al 31 gennaio 2020, quando gli è stato notificato un decreto di revoca delle misure di accoglienza, emesso dalla prefettura di Livorno, per essersi allontanato senza autorizzazione dal predetto centro.
  Tale provvedimento, peraltro, fa cessare solo le misure predisposte per favorire l'accoglienza del richiedente, ma non incide sul diritto di soggiornare nel territorio dello Stato, sul quale potrà incidere solo la pronuncia del tribunale di Firenze, dinanzi al quale pende il ricorso sopra citato.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   MANZATO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   ha destato enorme preoccupazione tra i cittadini la notizia apparsa sulla stampa il 29 settembre 2020 in merito all'esito dei tamponi di screening eseguiti dalla Ulss 2 a Oderzo, in provincia di Treviso, presso l'ex caserma Zanusso, recentemente convertita a centro di accoglienza straordinaria;

   tali timori appaiono più che giustificati considerato anche il rifiuto opposto, nei giorni scorsi, da settanta richiedenti asilo ospiti del centro di sottoporsi al tampone per la verifica di eventuali casi di positività al Covid-19;

   all'esito dei test rapidi eseguiti, secondo quanto noto, sarebbero ben sessantuno i positivi accertati al Covid-19, di cui cinquantotto immigrati ospiti della struttura e tre operatori del centro;

   secondo le prescrizioni disposte dalla Ulss 2, tutti gli ospiti della struttura dovranno ora rimanere in quarantena; le positività confermate dal test molecolare saranno sottoposte a nuovo tampone dopo quattordici giorni, mentre per i soggetti risultati negativi al virus il prossimo screening è stato fissato per l'8 ottobre 2020;

   a seguito della notizia, in prefettura è stata convocata con urgenza una riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica alla quale erano presenti, oltre ai rappresentanti di vertice delle forze di polizia, il sindaco del comune di Oderzo, i vertici della locale azienda sanitaria e il rappresentante legale della cooperativa che gestisce i servizi di accoglienza all'interno della struttura;

   già precedentemente si è verificato un caso analogo a quello sopra citato e precisamente presso il centro di accoglienza «Serena», a conferma, a giudizio dell'interrogante, che la scelta dell'attuale maggioranza di Governo di non attivare misure di contrasto ai flussi migratori irregolari verso il nostro Paese anche in un periodo di dichiarata emergenza sanitaria ed anzi di procedere ad attivare modelli di accoglienza diffusa sul territorio nazionale sta esponendo a ingiustificati e gravissimi rischi la sicurezza e la salute della popolazione –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato con riguardo in particolare a quanto accaduto presso l'ex caserma Zanusso come esposto in premessa e se non ritenga opportuno procedere dunque all'immediata chiusura del centro di accoglienza straordinaria anche a tutela della sicurezza e salute dei cittadini di Oderzo.
(4-06962)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante chiede quali misure il Governo intenda adottare per controllare il flusso di migranti, anche al fine di prevenire la diffusione del virus Covid-19, con particolare riferimento agli episodi intervenuti presso l'ex caserma Zanusso, sita ad Oderzo (Treviso), adibita a centro di accoglienza straordinario.
  Il 25 settembre 2020, a seguito della positività riscontrata in alcuni richiedenti asilo ospitati nel predetto centro di accoglienza, la locale azienda sanitaria ha programmato, per lo stesso giorno, uno
screening sanitario con l'effettuazione di 70 tamponi agli ospiti della struttura.
  L'iniziativa ha tuttavia incontrato l'ostruzionismo da parte di un gruppo di circa 10 persone che ha determinato il rinvio delle operazioni ad opera del personale sanitario.
  Per garantire la massima tutela della salute pubblica è stata, quindi, disposta la quarantena obbligatoria per tutti gli ospiti della struttura sino al 9 ottobre 2020; nel contempo è stato previsto un presidio continuativo da parte delle forze di polizia per assicurare il rispetto del provvedimento.
  Successivamente, il 29 settembre 2020, l'azienda sanitaria ha sottoposto tutti gli ospiti della struttura a tampone, in esito al quale delle 63 persone sono risultate positive: 58 sono ospiti del centro e 5 operatori dell'ente gestore.
  A seguito della ripetizione del tampone, avvenuto il successivo 8 ottobre, i positivi al test molecolare sono risultati 6, di cui 1 operatore dell'ente gestore e 5 ospiti su 110 testati.
  Su disposizioni dell'azienda sanitaria si è, pertanto, avviato l'isolamento dei nuovi casi positivi, la prosecuzione della quarantena per tutti i soggetti della struttura e la ripetizione del tampone ai soggetti risultati negativi.
  Successivamente il 14 ottobre 2020 la Asl ha eseguito i tamponi molecolari sui richiedenti asilo ospitati presso il centro i quali hanno dato tutti esito negativo, con consequenziale revoca della misura della quarantena disposta per gli ospiti presenti nella struttura.
  Solo due degli operatori dell'ente gestore sono risultati positivi e, pertanto, sono stati posti in isolamento fino alla data del 21 ottobre 2020.
  In conclusione, si assicura che resta costante ed elevata l'attenzione del Ministero dell'interno sui fenomeni in esame, anche al fine di garantire, in questa particolare contingenza, con assoluto rigore, la tutela della salute della collettività, attraverso la predisposizione di ogni misura volta a prevenire la diffusione del contagio.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   MISITI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 43, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il quale recita: «i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificatamente determinati dalla legge». L'articolo 8, comma 1, lettera a), del regolamento per l'accesso agli atti, notizie ed informazioni da parte dei consiglieri comunali del comune di Praia a Mare, approvato con delibera di consiglio comunale n. 25 del 6 settembre 2010 e successive modificazioni e integrazioni, dispone che: a) la visione, o l'accesso informale è disposta nell'immediatezza e comunque, per motivate esigenze d'ufficio, non oltre la settimana successiva a quella della richiesta;

   con ordinanza del Capo dipartimento di Protezione civile n. 658 del 29 marzo 2020 recante «Ulteriori interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili», in relazione alla situazione economica determinatasi per effetto dell'emergenza Covid-19, sono state previste risorse destinate a misure urgenti di solidarietà alimentare da ripartire ai comuni per l'acquisizione e la successiva erogazione ai cittadini di buoni spesa per l'acquisto di generi alimentari o direttamente di generi di prima necessità;

   al comune di Praia a Mare è stata destinata una somma pari a euro 55.960,00. L'ufficio dei servizi sociali del comune di Praia a Mare, al fine di individuare la platea dei beneficiari, ha predisposto dei moduli per la richiesta di assegnazione del contributo ponendo come termine per la presentazione della stessa il giorno 8 aprile 2020, ore 18;

   ai sensi del regolamento sull'accesso agli atti da parte dei consiglieri, e a norma di quanto previsto dall'articolo 43, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000, la consigliera comunale, Maria Pia Malvarosa, in data 9 aprile 2020, richiedeva la visione delle domande presentate per l'assegnazione del contributo alimentare di cui all'ordinanza n. 658 del 29 marzo 2020 e, qualora già predisposto, dell'elenco dei soggetti beneficiari e dei relativi contributi;

   in data 24 aprile 2020, pur trascorsi 15 giorni e non pervenuta alcuna risposta, alla richiedente consigliera Malvarosa, recatasi presso la casa comunale di Praia a Mare, non è stato permesso accedere agli atti richiesti senza spiegarne la motivazione del diniego. A tal riguardo, sempre nella medesima giornata, la consigliera comunale informava tramite missiva, il prefetto di Cosenza, dottoressa Cinzia Guercio, la dottoressa Francesca Pezone, dirigente area 2, raccordo con enti locali, il referente per la trasparenza e per la prevenzione della corruzione viceprefetto vicario dottoressa Franca Tancredi e per conoscenza il dipartimento per gli affari interni e territoriali, direzione centrale uffici territoriali del Governo e per le autonomie locali, nonché il procuratore della procura della Repubblica di Paola dottor Pierpaolo Bruni;

   in data 28 aprile, il prefetto di Cosenza, dottoressa Guercio rispondeva alla consigliera comunale e al sindaco di Praia a Mare, riportando il diritto del consigliere comunale ad ottenere dall'ente tutte le informazioni utili all'espletamento del mandato;

   alla luce di quanto su indicato, la consigliera Malvarosa, sollecitava il comune nuovamente in data 5 maggio 2020;

   in data 7 maggio 2020, il comune rispondeva nella persona del responsabile area amministrazione generale, dottoressa Rosa Grisolia, evidenziando che la richiesta pervenuta non poteva essere espletata nei tempi previsti a causa del diffondersi del Covid-19, allegando comunque parte della documentazione richiesta;

   dopo successive missive, inviate con relativa messa in mora da parte della consigliera comunale, il comune sempre nella persona della dottoressa Grisolia, dichiarava evasa la richiesta e asseriva che un controllo generalizzato di tipo ispettivo non sarebbe ammissibile trattandosi di dati potenzialmente sensibili e in quanto tale, soggetti a riservatezza –:

   di quali elementi disponga il Governo e se e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza e anche per il tramite della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi di cui alla legge n. 241 del 1990, in relazione ai fatti esposti, alla luce dell'esigenza di garantire il diritto di ottenere tutti i documenti necessari all'espletamento delle funzioni di consigliere comunale.
(4-07157)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  Occorre preliminarmente osservare che l'articolo 13, comma 4, dello statuto del comune di Praia a Mare prevede, tra l'altro, che «i consiglieri comunali hanno diritto di ottenere dagli uffici del comune nonché dalle aziende, istituzioni o enti dipendenti, tutte le notizie o informazioni utili all'espletamento del proprio mandato, su tutte le competenze previste dall'articolo 42 del decreto legislativo n. 267 del 2000».
  Il regolamento sul «diritto di accesso» agli atti dei consiglieri di Praia a Mare, conformemente alla previsione di cui all'articolo 43, comma 2, del decreto legislativo n. 267 del 2000 (T.u.o.e.l.) riconosce il diritto dei consiglieri comunali ad acquisire tutte le informazioni e gli atti e documenti amministrativi in capo all'amministrazione comunale, richiamando il rispetto del «diritto di riservatezza» dei terzi eventualmente interessati. Lo stesso regolamento prevede che l'accesso informale e la visione sono consentiti entro la settimana successiva alla richiesta, mentre l'estrazione di copia degli atti è effettuata entro 30 giorni.
  Ciò posto, si rileva che il diritto dei consiglieri comunali è strettamente funzionale all'esercizio delle loro funzioni, alla verifica e al controllo del comportamento degli organi istituzionali decisionali dell'ente locale ai fini della tutela degli interessi pubblici, piuttosto che di quelli privati e personali, configurandosi come peculiare espressione del principio democratico dell'autonomia locale e della rappresentanza esponenziale della collettività (cfr. Consiglio di Stato, sez. V, 5 settembre 2014, n. 4525). Pertanto, al consigliere comunale, in ragione del particolare
munus dallo stesso espletato, viene riconosciuto un diritto dai confini più ampi rispetto al «diritto di accesso» riservato ai semplici cittadini dall'articolo 10 del T.u.o.e.l., definito dalla giurisprudenza del Consiglio di Stato quale «incondizionato diritto di accesso» a tutti gli atti che possano essere d'utilità all'espletamento delle sue funzioni.
  Il «diritto di accesso» non può essere compromesso neppure per esigenze di tutela di riservatezza dei terzi, con riferimento ai dati sensibili eventualmente contenuti nei documenti oggetto di istanza, in quanto il consigliere stesso è tenuto al segreto nei casi specificatamente determinati dalla legge.
  Per quanto concerne il caso specifico oggetto dell'interrogazione, relativo alla richiesta di rilascio di un elenco nominativo di tutte le istanze di assistenza economica, è da ritenersi, anche alla luce delle risoluzioni della Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, che i consiglieri comunali, abbiano diritto alla visione e all'eventuale rilascio delle copie di atti detenuti da qualsiasi ufficio dell'amministrazione, fermo restando gli obblighi di tutela del segreto e i divieti di divulgazione di dati personali previsti dalla normativa sulla riservatezza.
  La prefettura di Cosenza ha riferito in proposito che, a seguito di un esposto dei consiglieri di minoranza pervenuto il 24 aprile 2020, ha invitato il comune di Praia a Mare a ottemperare alle disposizioni normative sopra richiamate.
  Su un piano più generale, va rilevato che i poteri sostitutivi e di controllo del prefetto sugli enti locali sono tassativamente disciplinati dal T.u.o.e.l.; tra questi non rientra né il controllo sugli atti degli stessi né la possibilità di svolgere, in via sostitutiva, attività che rientrano nelle competenze e nei diritti attribuiti dalla legge ai singoli consiglieri; pertanto eventuali profili di illegittimità dell'azione amministrativa potranno essere fatti rilevare in via giurisdizionale o giustiziale innanzi agli organi competenti.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   Terlizzi è un comune di 26.958 abitanti della città metropolitana di Bari, in Puglia;

   nel febbraio 2019 – alla luce dell'interdizione dai pubblici uffici, disposta dal Tribunale di Trani, della dirigente dei servizi finanziari e personale, dott.ssa Francesca Panzini – alcuni consiglieri comunali di Terlizzi intervennero per segnalare che in sostituzione della medesima, sospesa dal servizio, il sindaco ebbe ad affidare l'incarico delle finanze «ad interim» al comandante/dirigente della polizia municipale, avente, peraltro, rapporto di lavoro a tempo parziale con il comune di Terlizzi, con completamento di servizio nel comune di Molfetta;

   negli scorsi mesi l'incarico «ad interim» delle finanze e personale è stato affidato dal sindaco al dirigente, architetto Francesco Gianferrini, dell'ufficio Tecnico del comune di Trani (in servizio a far data dal 1° settembre 2018), che svolge – in convenzione – il servizio «part-time» con il comune di Terlizzi;

   il segretario generale del comune di Terlizzi, nonché responsabile della trasparenza e della prevenzione della corruzione da alcuni mesi, svolge servizio – in convenzione – anche nel comune di Minervino;

   a far data dal 1° aprile 2020 il comandante/dirigente della polizia municipale sarà in quiescenza e nel periodo precedente dovrà fruire dei «congedi ordinari»;

   dal 21 gennaio 2020 il dirigente dell'Utc, architetto F. Gianferrini, ha cessato definitivamente ogni rapporto professionale con il comune di Terlizzi;

   da alcuni giorni, il sindaco ha affidato «ad interim» tutti i restanti settori del comune di Terlizzi (agricoltura-floricoltura-mercato florovivaistico e ortofrutta, servizi sociali, cultura, biblioteca, pinacoteca, istruzione, Suap, sviluppo economico, tributi, finanze, personale, affari generali, e altro nonché evidentemente anche la polizia municipale) all'unico neo dirigente dell'ufficio tecnico comunale, ingegnere Felice Piscitelli, il quale, assunto soltanto il 30 settembre 2019, risulta essere ancora nel periodo di «prova semestrale», motivo per cui è ragionevole desumere non abbia ancora maturato le competenze professionali, né l'esperienza necessaria per dirigere un settore altamente specialistico, quale le finanze locali, in prossimità dell'esame del bilancio di previsione 2020 e del bilancio consuntivo 2019;

   sebbene il comune di Terlizzi abbia 4 dirigenze in «pianta organica», attualmente una soltanto è effettivamente operativa e i relativi carichi di lavoro e responsabilità risultano essere di gran lunga superiori all'ordinario;

   quanto rappresentato è stato oggetto, in data 6 febbraio 2020, di informativa urgente sottoscritta da alcuni consiglieri comunali di Terlizzi e indirizzata al Ministro dell'interno, al prefetto di Bari, all'Autorità nazionale anti Corruzione, alla Corte dei conti di Puglia, al collegio dei revisori dei conti del comune - Terlizzi –:

   se intenda, alla luce di quanto rappresentato in premessa, promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica in sinergia con l'ispettorato per la funzione pubblica presso il comune di Terlizzi, alla luce degli effetti sul piano della gestione amministrativa e finanziaria del cumulo di incarichi.
(4-04743)

  Risposta. — Si riscontra l'interrogazione n. 4-04743, relativa alla richiesta di una verifica ispettiva dei servizi ispettivi di finanza della Ragioneria generale dello Stato presso il comune di Terlizzi, in provincia di Bari, su una situazione di disagio conseguente alla sospensione della dirigente del servizio finanziario.
  Al riguardo si precisa, preliminarmente, che, «in relazione alle esigenze di controllo e di monitoraggio degli andamenti della finanza pubblica...» il dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, tramite i servizi ispettivi, effettua verifiche sulla regolarità della gestione amministrativo-contabile delle amministrazioni pubbliche.
  I servizi ispettivi predispongono un programma annuale redatto valutando le tematiche da approfondire, secondo l'incidenza delle stesse sul complesso della finanza pubblica e selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate anche a tal fine.
  Non rientra nei compiti dei servizi ispettivi di finanza il controllo di singoli atti, né sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  Al fine di fornire una risposta quanto più possibile esauriente, è stato interpellato anche il Ministero dell'interno che, nello specifico, per il tramite della prefettura di Bari, ha rappresentato che il segretario generale del comune di Terlizzi ha comunicato la situazione degli incarichi in cui sono organizzati gli uffici ed i servizi.
  Su tale base, continua il Ministero, allo stato risultano effettivamente attribuite ad un unico dirigente le funzioni di tre settori, con titolarità del settore secondo ed interim del primo e del terzo.
  La prefettura riferisce di aver sollecitato sull'argomento il sindaco ed il segretario generale, sottolineando che compete agli organi di governo locale, ai sensi del Tuoel, provvedere alla rideterminazione delle proprie dotazioni organiche nonché all'organizzazione e gestione del personale nell'ambito della propria autonomia organizzativa e normativa.
  Tutto ciò premesso, per quanto di competenza di questo Ministero, al momento non si ritiene opportuno disporre una specifica verifica ispettiva mirata alla problematica evidenziata, ma in riscontro, comunque, alla richiesta dell'interrogante, si valuterà la possibilità di inserire il comune di Terlizzi in un prossimo programma annuale.

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   PARENTELA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in una lettera al Ministro dell'interno a firma dei consiglieri comunali di Borgia (Cz) Giovanni Maiuolo e Marta Cristofaro, si segnalano diverse questioni in merito alla trasparenza amministrativa dell'ente comune di Borgia, alla condizione di edifici scolastici del luogo, a dubbi affidamenti di lavori di adeguamento con risorse stanziate dal Ministero dell'interno, al dichiarato mancato rispetto delle norme per la convocazione del consiglio comunale, a interrogazioni consiliari rimaste senza risposta, a inchieste giudiziarie relative a un contestato incremento dell'organico della polizia locale (e di cui può leggersi partitamente, per esempio, in un articolo del 7 giugno 2019 apparso sulla testata giornalistica on line Calabria 7), a problemi di cronologia di pubblicazione di atti municipali ed anche di lamentata inesistenza di taluni, ad annotazioni del revisore del rendiconto in relazione a marcate criticità riguardanti il mantenimento dell'equilibrio di bilancio e ad altri aspetti di gestione;

   nella XVII legislatura con l'interrogazione a risposta scritta n. 4/10344 del 14 settembre 2015, l'interrogante aveva già rappresentato al Ministro dell'economia e delle finanze un problema di lamentato mancato rispetto delle procedure, con riferimento all'approvazione del bilancio previsionale del comune di Borgia relativo all'anno 2015;

   all'interrogante non è noto se il comune di Borgia sia al momento ente strutturalmente deficitario;

   l'articolo 155 del decreto legislativo n. 267 del 2000 e successive modificazioni e integrazioni in relazione ai compiti della commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali operante presso il Ministero dell'interno, contempla al comma 1), lettera a), che alla medesima spetti il «controllo centrale, da esercitare prioritariamente in relazione alla verifica della compatibilità finanziaria, sulle dotazioni organiche e sui provvedimenti di assunzione di personale degli enti dissestati e degli enti strutturalmente deficitari, ai sensi dell'articolo 243»;

   i servizi ispettivi di finanza pubblica svolgono verifiche amministrativo-contabili presso tutte le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, e all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere al riguardo, in particolare promuovendo una verifica dei servizi ispettivi di finanza pubblica, in merito alla gestione amministrativo-contabile del comune di Borgia, in particolare per quanto concerne la stabilità finanziaria dell'ente.
(4-03071)

  Risposta. — Si riscontra l'interrogazione n. 4-03071, relativa ad alcune vicende che hanno interessato il comune di Borgia (CZ), attinenti ad atti e provvedimenti gestionali del comune, quali le procedure di approvazione del rendiconto dell'esercizio finanziario 2015, nonché ad inchieste giudiziarie avviate a seguito di «un contestato incremento dell'organico della polizia locale». Si chiede quindi un intervento dei servizi ispettivi di finanza pubblica (Sifip).
  Al riguardo, relativamente alla richiesta della verifica ispettiva, si precisa, preliminarmente, che non rientra nei compiti dei Sifip il controllo di legittimità di singoli atti, né i citati servizi ispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  I Sifip provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto valutando sia le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sul complesso della finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Sulle richiamate vicende è stato interessato anche il Ministero dell'interno che ha riferito che, avendo il comune di Borgia deliberato il ricorso alla procedura di riequilibrio
ex articolo 243-bis del Tuoel, con richiesta di accesso al fondo di rotazione, è stato sottoposto ai controlli della commissione di stabilità finanziaria degli enti locali sulle dotazioni organiche e le assunzioni di personale.
  Il Ministero dell'interno ha sollecitato il comune ad inviare la documentazione integrativa riguardante la deliberazione di giunta comunale del 16 febbraio 2017, di approvazione della dotazione organica.
  La citata commissione, ricevuta la documentazione integrativa, ha esaminato la situazione del comune ed ha approvato, con decisione del 7 agosto 2020, le delibere del 1° febbraio 2018 con oggetto «modifica della dotazione organica» e del 24 settembre 2018 con oggetto «fabbisogno triennale 2019/2021 dotazione organica».
  Dalla documentazione inoltrata, continua il Ministero dell'interno, è risultato infatti che:

   il certificato relativo al pareggio di bilancio anno 2018 è stato trasmesso al Ministero dell'economia e delle finanze il primo aprile 2019;

   con delibera consiliare n. 11 del 2 aprile 2019 è stato approvato il bilancio 2019/2021 e i relativi dati sono stati trasmessi alla banca dati amministrazioni pubbliche il 23 aprile 2019;

   con delibera consiliare n. 13 del 23 maggio 2019 è stato approvato il rendiconto 2018 e i relativi dati sono stati trasmessi alla banca dati amministrazioni pubbliche il 23 maggio 2019;

   l'ente risulta in regola con gli obblighi in materia di reclutamento del personale disabile ex lege n. 68 del 1999;

   con delibera della giunta comunale n. 169/2018 è stato approvato il piano delle azioni positive per il triennio 2019/2021 (articolo 48, comma 1, decreto legislativo n. 198 del 2006);

   il piano delle performance è stato approvato con delibera della giunta comunale n. 83 del 13 maggio 2019;

   il responsabile del servizio finanziario ha certificato che la programmazione rispetta la compatibilità finanziaria con il piano di riequilibrio e la sostenibilità in termini di competenza e di cassa;

   l'organo di revisione ha espresso parere favorevole sulla programmazione 2019/2021.

  Pertanto, la dotazione organica è stata rideterminata in 27 posti a tempo pieno e sono state autorizzate, per l'anno 2019, 4 assunzioni di personale a tempo indeterminato.
  Tale decisione fu comunicata all'ente interessato il 9 agosto 2019.
  Tutto ciò premesso, comunque, per quanto di competenza di questo Ministero, in riscontro alle segnalazioni dell'onorevole interrogante ed alla luce delle criticità evidenziate, si assicura che sarà valutato un eventuale inserimento di una verifica ispettiva nelle future programmazioni.
  

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   PATELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco volontari, circa 5.000 unità in tutto il territorio nazionale con 259 sedi per la maggior parte nelle regioni del Nord, sono impegnati presso i distaccamenti volontari o presso le strutture dei comandi provinciali, anche con richiami temporanei in servizio, in occasione di sopravvenute esigenze di potenziamento dei dispositivi di soccorso;

   i cittadini che intendono arruolarsi nei quadri volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco devono essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge (età, titolo di studio e idoneità psicofisiche ed attitudinali), oltre alle qualità morali e di condotta e a non incorrere nei casi di incompatibilità di cui all'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004 e devono frequentare periodici corsi di addestramento pratico presso i comandi provinciali di residenza e, con il decreto di nomina, hanno anche gli stessi obblighi dei vigili permanenti;

   i tempi per i procedimenti relativi all'inserimento nei quadri «volontari» dei cittadini che ne fanno richiesta e sono in possesso dei requisiti necessari all'espletamento delle mansioni, sono spesso lunghi e complessi, e non sempre esenti da ostacoli;

   i vigili del fuoco volontari lavorano in propri distaccamenti dotati di mezzi antincendi e partecipano alle operazioni di soccorso con proprie squadre di intervento al pari dei vigili permanenti, ma nei comandi dove non esistono dei distaccamenti volontari, i vigili volontari in servizio vengono inseriti nelle squadre di soccorso dei vigili permanenti, ed in occasione di pubbliche calamità o catastrofi, il personale volontario può essere chiamato in servizio temporaneo e destinato in qualsiasi località e, in caso di particolari necessità, può essere inoltre chiamato in servizio temporaneo;

   i datori di lavoro per i quali i volontari lavorano stabilmente hanno l'obbligo di lasciare disponibili questi dipendenti, ai quali deve essere conservato il posto occupato;

   gli standard europei di sicurezza prevedono un vigile del fuoco ogni 1000 abitanti, mentre in Italia ne è garantito uno ogni 1600 abitanti, con forte prevalenza dei permanenti ma anche attraverso squadre volontarie in caso di necessità;

   con il decreto del 17 luglio 2020 il Ministero dell'interno ha previsto un «periodico monitoraggio, anche al fine di razionalizzare l'impiego delle risorse disponibili, all'esito del quale i distaccamenti volontari che, alla data del 31 dicembre 2021, non risulteranno attivi» o meno operativi, saranno soppressi;

   attualmente, in base all'Allegato A, parte II, secondo il Ministero non risulterebbero attive decine di sedi; in Piemonte, per esempio, ci sarebbero 13 sedi, tra cui i distaccamenti volontari di Valenza Po (AL), Santo Stefano Belbo (CN), Salbeltrand e Sauze d'Oulx (TO), mentre, secondo altre informazioni risultanti all'interrogante, esse sono pienamente operative e impegnate in centinaia di interventi;

   in alcune zone d'Italia, dalla richiesta di soccorso all'arrivo sul posto trascorrono anche 30 minuti e, se si riesce a ridurre i tempi, lo si fa grazie all'intervento delle sedi volontarie, tanto che si ritiene utile, in molte regioni, attivare iniziative per la formazione di nuovi aspiranti volontari che, in molti casi, stentano a decollare pur avendo la disponibilità delle risorse, per mancanza di istruttori professionali, di iniziative formative in carico allo stesso Ministero o disinteresse alla formazione delle stesse strutture interessate –:

   se, alla luce di quanto illustrato in premessa, intenda adottare le opportune iniziative per implementare e valorizzare la componente volontaria del Corpo nazionale dei vigili del fuoco invece di pensare alla soppressione, considerando che i volontari svolgono un ruolo fondamentale e strategico in molte parti d'Italia dove è necessario garantire un intervento più tempestivo.
(4-06854)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Va preliminarmente rilevato che il decreto legislativo 29 maggio 2017, n. 97, attuativo del progetto di riordino del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, recato dalla legge delega 7 agosto 2015, n. 124, ha inciso profondamente sul quadro normativo che disciplina i volontari dei Corpo nazionale. Il citato decreto ha inteso valorizzare le attività dei distaccamenti volontari e, a tal fine, ha previsto l'istituzione, presso ciascun comando dei vigili del fuoco, di due elenchi di personale volontario, rispettivamente per le necessità dei distaccamenti volontari e per le necessità delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale.
  Recentemente è stata effettuata una specifica ricognizione della situazione dei distaccamenti volontari presenti sul territorio, sulla scorta della quale è stato emanato il decreto del Ministro dell'interno 20 luglio 2020, riportante un elenco, ordinato ed aggiornato, dei distaccamenti volontari.
  Tale elenco, suddiviso in due parti, riporta, nella parte I, i distaccamenti volontari che risultano operativi, ivi compresi quelli di recente istituzione, nella parte II, quelli risultanti al momento non operativi.
  L'adozione di un unico decreto; sostitutivo dei singoli decreti; istitutivi sino ad oggi adottati, consente di avere, in analogia a quanto previsto per i distaccamenti permanenti, uno strumento aggiornato di facile consultazione nonché di ausilio per favorire interventi di razionalizzazione ed impiego delle risorse disponibili per le attività collegate (operatività, formazione, logistica).
  Va precisato che il citato decreto ha innanzitutto una valenza ricognitiva e, pertanto, con esso non viene «abrogato» nessun distaccamento, nel contempo lo stesso può costituire un mezzo per stimolare eventuali interventi volti al ripristino di situazioni di non operatività.
  Va anche evidenziato che alla fine dei periodo di monitoraggio, previsto per il 31 dicembre 2021, sarà effettuata un'ulteriore valutazione che si concluderà con l'aggiornamento dell'elenco dei distaccamenti effettivamente attivi.
  Per quanto riguarda i distaccamenti volontari richiamati nell'interrogazione, si fa presente che il distaccamento di Valenza Po risulta inserito nel citato decreto in entrambi gli elenchi; quindi si provvederà alla correzione del decreto con l'inserimento del distaccamento nella sola parte I, relativa ai distaccamenti attivi. Analogamente si provvederà al corretto inserimento nella parte I anche del distaccamento di Santo Stefano Belbo, operativo in provincia di Cuneo. Invece i distaccamenti di Salbertrand e Sauze d'Oulx, in provincia di Torino, risultano da tempo non operativi. Al riguardo, la direzione regionale dei vigili del fuoco del Piemonte ha evidenziato che i volontari dei predetti distaccamenti concorrono all'attività di quello volontario di Oulx, sempre in provincia di Torino.
  Va anche evidenziato che in Piemonte, nel biennio 2018-2019, il Corpo nazionale ha effettuato 28 corsi in favore del personale volontario, inerenti la formazione iniziale e le abilitazioni al conseguimento di patenti di guida per autoveicoli dei vigili del fuoco, per complessive 489 unità formate, Recentemente, inoltre, la direzione regionale del Piemonte ha autorizzato l'effettuazione di ulteriori 15 corsi in favore del personale volontario, per ulteriori 230 unità.
  Per completezza di informazione, si soggiunge che a livello nazionale è stata avviata nei 2018 una procedura selettiva per 788 posti di capi squadra volontari, che ha permesso di formare – nel giugno 2019 – 608 nuovi capi squadra volontari, impiegati in 202 sedi di distaccamenti volontari, inoltre tra il dicembre 2018 e il dicembre 2019, sono stati formati 21 funzionari tecnici antincendi volontari.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   POLIDORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   pochi giorni or sono le competenti autorità hanno inviato da Agrigento 25 migranti tunisini presso il centro «Il Rotolone», ubicato nel comune di Gualdo Cattaneo, in Umbria;

   qui avrebbero dovuto trascorrere il periodo di quarantena anti-Covid;

   la prefettura di Perugia avrebbe assicurato che i migranti accolti nel piccolo comune umbro sarebbero risultati tutti negativi ai test sierologici: tuttavia, tanto l'Organizzazione mondiale della sanità quanto l'Istituto superiore di sanità riconoscono che il solo test sierologico, ove non supportato da successivo tampone, non garantisce l'assenza di contagio dal virus Sars-Cov19;

   in violazione dell'obbligo di quarantena, il 18 luglio 2020, 23 dei 25 migranti tunisini, ospiti del centro il Rotolone, sono fuggiti: 21 di questi sono tutt'ora irreperibili, i 4 rimasti, 2 dei quali catturati dalle forze dell'ordine, saranno trasferiti altrove e, a trasferimento avvenuto, il sindaco di Gualdo Cattaneo ha annunciato la chiusura della struttura per un lasso di tempo non precisato;

   è da evidenziare la gravità dell'attuale stato di irreperibilità dei 21 tunisini fuggiti, atteso che permane l'assoluta incertezza sulle loro condizioni sanitarie, unitamente alle possibili, gravi, conseguenti ricadute sulla già precaria salute pubblica, non solo dei cittadini umbri, ma dell'intera Nazione;

   Arci Solidarietà Ora d'Aria, associazione «impegnata a difendere ed allargare la sfera dei diritti umani e civili di tutti i cittadini» e a evitare «l'insorgere e lo svilupparsi di qualsiasi forma di intolleranza e razzismo» gestisce il centro di accoglienza il Rotolone;

   l'immobile è stato acquistato nel 2018 all'asta e, da allora, secondo quanto affermato dal sindaco Valentini, il centro «è sempre stato aperto»;

   come spiegato dal primo cittadino di Gualdo Cattaneo, l'Arci ha aderito a un programma della prefettura per la manifestazione di interesse ad accogliere flussi programmati di migranti: ad esempio, nel settembre del 2019, sono stati accolti 8 migranti per un percorso di inserimento, senza che alcuno si sia opposto;

   oggi il contesto è drasticamente mutato per l'epidemia da Covid-19 che, gravemente, colpisce ancor oggi il nostro Paese;

   in relazione al bando per l'acquisto dell'immobile del 2018, da un'inchiesta condotta dal quotidiano on-line, IlGiornale.it, è emerso che «Ora d'Aria» risulta tra i partecipanti, insieme ad altre associazioni, ad una procedura aperta dell'importo di 23,9 milioni di euro, di cui 22 milioni risultano liquidati, in assenza delle relative specifiche finalizzazioni;

   nel sito web dell'Arci sono reperibili ulteriori informazioni: da questo si evince che, nell'anno 2019, «Ora d'Aria» ha partecipato a numerosi programmi finanziati da regione, prefettura e comuni vari. Solo per gli Sprar tra Gubbio, Perugia, Panicale e Foligno ha incassato 1,4 milioni di euro, mentre per il progetto Free Life sulle vittime di tratta ha ottenuto 164 mila euro dalla regione;

   una pioggia di risorse pubbliche alle quali si sommano gli oltre 11,1 milioni di euro per una «convenzione» con la prefettura di Perugia. Visto il committente e la natura dell'associazione, probabilmente si tratta proprio dei fondi destinati all'accoglienza;

   la situazione sin qui descritta necessita di urgenti chiarimenti sia in ordine alle responsabilità della fuga dei 21 cittadini extracomunitari, sia in relazione al concreto impiego delle ingenti risorse pubbliche utilizzate dall'Arci in Umbria e, nello specifico, dall'associazione «Ora d'Aria Onlus» di Perugia –:

   se e quali tempestive e concrete iniziative di competenza il Governo intenda adottare:

    a) per contribuire ad accertare le effettive responsabilità in ordine alla fuga dei 21 tunisini, adottando, per quanto di competenza, i conseguenti provvedimenti;

    b) per rafforzare il sistema dei controlli sulla sicurezza dei centri di accoglienza, prevenendo il reiterarsi di episodi analoghi a quello di Gualdo Cattaneo, al fine di tutelare la salute pubblica;

    c) per accertare l'effettiva utilizzazione delle risorse pubbliche destinate, all'Arci Umbria ed all'associazione «Ora d'Aria Onlus» di Perugia.
(4-06482)

  Risposta. — Con riferimento alla vicenda segnalata dall'interrogante si rappresenta quanto segue.
  In data 16 luglio 2020 il Ministero dell'interno, a seguito degli sbarchi a Lampedusa, disponeva il trasferimento di 50 migranti nelle strutture di accoglienza dell'Umbria e, sulla base delle disponibilità esistenti, valutate dalle prefetture interessate, gli stessi venivano destinati per la metà in provincia di Terni e per l'altra metà nella provincia di Perugia.
  Per quanto riguarda questi ultimi, tutti muniti di certificazione sanitaria rilasciata dalle strutture sanitarie della provincia di Agrigento, sono stati presi in carico dall'Arcisolidarietà «Ora d'Aria» di Perugia e alloggiati presso il centro di accoglienza ubicato comune di Gualdo Cattaneo.
  La struttura, dotata di una disponibilità di 28 posti, era già stata utilizzata in precedenza per le esigenze di accoglienza degli stranieri e, poiché in quel momento era priva di ospiti, è stata considerata idonea a garantire l'isolamento richiesto per il prescritto periodo di sorveglianza fiduciaria.
  La prefettura di Perugia prima dell'arrivo dei migranti ha informato il comune e tutti gli uffici ed enti interessati, al fine di consentire la predisposizione di tutte le misure organizzative, logistiche e di controllo necessarie.
  Il gestore del centro Arcisolidarietà «Ora d'Aria» ha intrapreso le necessarie intese con i competenti uffici della USL, al fine di poter effettuare nei giorni seguenti, secondo un'opportuna programmazione, i dovuti controlli e i test connessi alla prevenzione della diffusione del virus Covid-19.
  La questura di Perugia, con apposite ordinanze ha disposto i servizi di vigilanza presso il centro di accoglienza, prevedendo passaggi e soste degli equipaggi, da impegnare nel controllo del territorio per tutto il periodo di quarantena; ulteriori controlli presso la struttura sono stati effettuati anche dalla compagnia dei carabinieri di Todi.
  A seguito della segnalazione di allontanamento dal centro di 23 dei 25 migranti ospitati le forze dell'ordine sono immediatamente intervenute e, a seguito delle ricerche attivate in tutta la provincia, il personale del commissariato di pubblica sicurezza di Foligno ha rintracciato 2 degli stranieri in questione.
  La situazione è stata anche oggetto di una riunione tecnica di coordinamento tenutasi presso la prefettura di Perugia con la partecipazione dei vertici provinciali delle forze di polizia e degli stessi gestori del centro i quali hanno evidenziato che le condizioni di salute dei migranti erano state monitorate e nessuno presentava sintomi di malattia. Nella circostanza veniva disposta un'ulteriore intensificazione delle attività di ricerca e di controllo del territorio.
  Per quanto attiene, più in particolare, alla posizione del gestore Arcisolidarietà «Ora d'Aria», con sede legale a Perugia, si richiamano, di seguito, i principali passaggi tecnico-amministrativi connessi con le procedure seguite dalla Prefettura locale per la scelta dei soggetti economici a cui affidare i servizi previsti per i cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale.
  Com'è noto, con decreto del Ministro dell'interno datato 20 novembre 2018, è stato approvato il nuovo schema di capitolato di gara di appalto per la fornitura di beni e servizi relativi alla gestione e al funzionamento dei centri di accoglienza per richiedenti protezione internazionale.
  Secondo quanto previsto dal citato schema di capitolato, la prefettura di Perugia ha dato avvio alla procedura di gara per la conclusione di un accordo quadro con più operatori economici per l'accoglienza ed assistenza in favore di stranieri richiedenti protezione internazionale in centri collettivi, con capacità ricettiva massima di 50 posti, ovvero con capacità compresa tra 51 e 300 posti.
  Espletate le conseguenti procedure di legge, in conformità alla normativa vigente sulla materia dei contratti pubblici, sono stati individuati due operatori, tra cui il citato gestore.
  Con apposite convenzioni sono stati regolati, in conformità alle disposizioni normative e ministeriali vigenti, i conseguenti rapporti contrattuali ed è stato definito l'oggetto delle prestazioni e dei servizi da espletare nei centri di assistenza straordinaria.
  Allo stato, l'Arcisolidarietà Ora d'Aria gestisce 7 centri straordinari di assistenza, dislocati nell'intera provincia, per un totale di 257 stranieri assistiti alla data del 30 ottobre 2020.
  In merito ai controlli effettuati nelle predette strutture, la prefettura di Perugia ha assicurato che, anche nell'attuale contesto emergenziale, sono state espletate accurate visite di monitoraggio a distanza, secondo le modalità indicate a suo tempo da questa amministrazione, per verificare l'adeguatezza degli standard dei servizi di assistenza forniti agli ospiti delle strutture.
  Anche nello scorso mese di ottobre sono stati effettuati mirati servizi ispettivi in presenza, con l'ausilio del personale della locale Asl e del comando provinciale dei vigili del fuoco, in alcune strutture gestite dall'associazione in parola.
  Per quel che concerne le verifiche contabili, invece, si evidenzia che mensilmente, prima di procedere al pagamento delle competenze spettanti, viene svolto il controllo rendicontale delle singole voci di spesa sostenute anche dalla predetta associazione, in conformità al decreto del Ministero dell'interno di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze del 18 ottobre 2017, emanato in attuazione dell'articolo 13-
ter del decreto-legge n. 50 del 2017.
  

Il Viceministro dell'interno: Vito Claudio Crimi.


   RIBOLLA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto 7 agosto 2020 del Ministero dello sviluppo economico, recante «piano voucher sulle famiglie a basso reddito», ha introdotto una misura di sostegno alla domanda di connettività a banda ultra larga destinata alle famiglie con Isee inferiore ai 20.000 euro, nella forma di un voucher di 500 euro utilizzabile per attivare servizi di connessione a banda ultra larga e l'acquisizione di un tablet o personal computer; di prossima introduzione è invece una misura che destina analoghi voucher alle famiglie con reddito Isee fino a 50.000 euro e alle imprese;

   il voucher di 500 euro, oltre che per servizi di connettività, può essere destinato anche ad elementi hardware, ossia i tablet o personal computer, purché forniti dal medesimo operatore che ha offerto il servizio e vincolati all'offerta di servizi di connettività;

   riservare il voucher per gli strumenti hardware unicamente agli operatori di telecomunicazioni limita la libera scelta del consumatore ed esclude indebitamente gran parte degli operatori economici attivi sul mercato della produzione, dell'importazione e della distribuzione di tali prodotti, creando effetti distorsivi del mercato a danno dei consumatori;

   secondo quanto riferito all'interrogante da più fonti, alcune compagnie telefoniche avrebbero, infatti, messo in vendita device ad un prezzo che sommato al valore del voucher supererebbe di gran lunga quelli di mercato. A questa già di per sé incresciosa circostanza, si aggiunge anche l'impossibilità di acquistare i tablet su internet con l'ulteriore inconveniente per l'utente di doversi recare personalmente presso un negozio;

   si rappresenta, infine, che a queste pratiche di dubbia legittimità si aggiunge anche quella della pubblicizzazione di offerte che restano in vigore solo per poche ore, ingenerando così nei cittadini una falsa aspettativa;

   come noto, la misura, introdotta grazie alla Lega – che con la risoluzione in Commissione n. 8-00057 approvata il 4 dicembre 2019 ha impegnato il Governo «ad adottare iniziative (...) per introdurre quanto prima degli incentivi – nella forma di voucher destinati ai clienti finali o di sconto sul prezzo di acquisto o attivazione o, comunque, nella forma economicamente più idonea ed efficiente – per l'attivazione di servizi di connessione alla rete internet ad almeno 100 Mbps in download» – è stata ad oggi del tutto disattesa da parte del Governo –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di garantire un corretto utilizzo della misura di sostegno alla domanda di connettività destinata alle famiglie.
(4-07519)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento al sistema di
voucher, in due fasi, introdotto dal Governo per aiutare le famiglie a superare l'attuale «divario digitale» e individua profili di illegittimità nel decreto recante «Piano voucher sulle famiglie a basso reddito», ritenendolo lesivo dei principi della concorrenza.
  Il piano strategico banda ultra larga e la sua accelerazione rivestono grande rilevanza politica per il Governo. In questi mesi, i Ministri interessati, il comitato banda ultra larga (CoBul) e le regioni hanno operato in sinergia per dare attuazione alla strategia nazionale, accelerando le attività nelle aree bianche e attivando le parti ancora mancanti della strategia medesima, ossia gli incentivi alla domanda (
voucher) e i progetti nelle aree cosiddette «grigie».
  In particolare, il piano di incentivi per la domanda (Piano
voucher) trova esecuzione nel contesto dell'emergenza epidemiologica da Sars-Cov-2, durante la quale è emerso come i collegamenti internet a banda ultralarga costituiscano il presupposto per l'esercizio di diritti essenziali, costituzionalmente garantiti, come i diritti allo studio e al lavoro.
  Oltre al piano
voucher, nel contesto emergenziale attuale, altri incentivi e agevolazioni sono stati destinati a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni per sostenere esigenze specifiche, quali la mobilità sostenibile e la didattica a distanza. Ad esempio, le scuole italiane beneficeranno di 85 milioni di euro per la didattica digitale integrata, che potranno impiegare anche per la formazione dei docenti e del personale scolastico.
  Il comitato banda ultra larga si è riunito in data 5 maggio 2020 e ha varato un piano di contributi alla connettività per scuole, famiglie e piccole e medie imprese.
  Il piano
voucher si articola in due fasi: la fase 1, dedicata ai voucher per le famiglie con reddito Isee fino a 20.000 euro; la fase 2, dedicata ai voucher per le imprese e per le famiglie con reddito Isee fino a 50.000 euro. Per quanto riguarda la fase 1 la misura per le famiglie con reddito Isee fino a 20 mila euro ha ottenuto la necessaria autorizzazione della Commissione europea il 4 agosto 2020. Il relativo decreto del Ministro dello sviluppo economico recante «Piano voucher sulle famiglie a basso reddito», firmato il 7 agosto 2020, è stato così pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 243 del 1° ottobre 2020, in seguito alla avvenuta registrazione da parte dell'organo controllante (Corte dei conti).
  Il piano
voucher di Fase 1 è un intervento di sostegno alla domanda di servizi di connessione internet a banda ultralarga. In tale contesto, al fine di garantire non solo l'accesso, ma anche l'uso efficiente delle risorse e degli applicativi della rete, si intende offrire alle famiglie meno abbienti, oltre ai servizi di connettività, anche i dispositivi necessari per fruire di tali servizi.
  Infatti, l'articolo 3 del decreto 7 agosto 2020 riconosce alle famiglie con Isee inferiore ai 20.000 euro un contributo del valore massimo di 500 euro, sotto forma di sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione a internet in banda ultralarga per un periodo di almeno dodici mesi e, ove presenti, dei relativi servizi di attivazione, nonché per la fornitura dei relativi dispositivi elettronici (Cpe) e di un
tablet o un personal computer. Il contributo è erogato, nel rispetto del principio di neutralità tecnologica, per la fornitura di servizi di connettività ad almeno 30 Mbit/s in download alle famiglie che non detengono alcun contratto di connettività, ovvero che detengono un contratto di connettività a banda larga di base, da intendersi come inferiore a 30Mbit/s in download. Il valore del voucher è quindi fissato dal decreto sopra richiamato e il manuale operativo del piano Fase I, pubblicato sul sito istituzionale del Ministero, specifica che «Il Piano prevede l'erogazione, per le famiglie meno abbienti, di un contributo massimo di 500 euro, che comprende la connettività ad almeno 30 Mbit/s (per una somma non inferiore a 200 euro), dei relativi dispositivi elettronici (CPE) e un tablet o un personal computer fornito dall'Operatore (per una somma non inferiore a 100 euro e non superiore a 300 euro)». Per quanto sopra il voucher è a copertura di tutto o di parte del valore del terminale, che viene scelto da ciascun operatore nel quadro delle specifiche tecniche determinate dal soggetto attuatore tra una molteplicità di terminali disponibili sul mercato. L'eventuale differenza di valore tra la quota del voucher destinato ai terminali ed il costo per l'operatore che formula l'offerta è riconducibile unicamente alle logiche commerciali proprie del settore privato interessato dalla formulazione delle offerte.
  Sin dalla firma del decreto 7 agosto 2020, il Ministero dello sviluppo economico si è attivato per la realizzazione del piano in parola, in cooperazione con la società Infratel Italia, soggetto attuatore della strategia Bul. Di seguito si riporta il dettaglio dei passaggi attuativi:
  

   a) nel mese di settembre si sono concluse le consultazioni pubbliche per la raccolta dei contributi da parte dei soggetti interessati, in ottemperanza ai punti 64 e 78, lettera b) della comunicazione della Commissione europea recante «Orientamenti dell'Unione europea per l'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato in relazione allo sviluppo rapido di reti a banda larga» (2013/C 25/01);
   

   b) in data 5 ottobre 2020 Infratel Italia ha pubblicato il regolamento per l'erogazione dei voucher di Fase 1;

   c) dall'8 ottobre è online – all'indirizzo https://voucherbul.infratelitalia.it/ – la piattaforma di Infratel Italia per l'accreditamento degli operatori di telecomunicazioni interessati ad offrire ai consumatori i voucher di Fase 1 secondo quanto previsto dal relativo decreto 7 agosto 2020. Il manuale operativo del piano Voucher Fase 1 e la documentazione afferente alla procedura di accreditamento degli operatori sono pubblicati sul sito istituzionale del Ministero dello sviluppo economico, sul sito istituzionale di Infratel e sito bandaultralarga.italia.it.
   Possono partecipare al piano voucher, con offerte commerciali in abbinamento al contributo, tutti gli operatori che forniscono servizi internet su reti a banda larga ad almeno 30 Mbit/s in download. Gli operatori devono essere quindi in possesso dell'autorizzazione prevista dall'articolo 25 «Autorizzazione generale per le reti e i servizi di comunicazione elettronica» del decreto legislativo 1° agosto 2003, n. 259 recante «Codice delle comunicazioni elettroniche».
   Per l'adesione al piano
voucher, gli operatori devono accreditarsi sulla piattaforma Infratel Italia, caricando le offerte commerciali dedicate alle famiglie meno abbienti, da proporre in abbinamento ai voucher;

   d) a partire dal 19 ottobre 2020 gli operatori accreditati possono caricare sulla piattaforma le offerte commerciali al pubblico;

   e) a partire dal 4 novembre 2020, dopo un confronto con gli stakeholders relativo alle procedure per l'attuazione della misura, gli operatori hanno iniziato le registrazioni sulla piattaforma di Infratel Italia sopra menzionata;

   f) dal 9 novembre 2020 i consumatori possono accedere alle offerte presentate dagli operatori e riscattare il voucher;

   g) al 30 novembre 2020 risultano autorizzate 420 offerte relative a 64 operatori. Infratel Italia proseguirà la valutazione delle ulteriori offerte presentate dagli operatori accreditati e fornirà aggiornamenti quotidiani sui propri siti istituzionali.

  L'erogazione dei voucher per la connettività di Fase 1 è dunque partita a poco più di un mese dalla pubblicazione del decreto ministeriale e nei tempi stabiliti dal Comitato banda ultralarga. Si stima che ne potranno beneficiare a livello nazionale oltre 2 milioni di famiglie (circa il 16 per cento). Il rispetto dei tempi stabiliti dal Comitato banda ultralarga è stato possibile grazie ad una collaborazione sinergica tra il Ministero dello sviluppo economico, la conferenza delle regioni, il COBUL, l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), la fondazione Ugo Bordoni e Infratel Italia. Tra il 9 e il 30 novembre 2020 sono state presentate oltre 54.800 richieste di prenotazione voucher e risultano attivati oltre 3.100 voucher.
  Per quanto riguarda la misura dei
voucher di Fase 2, a seguito della consultazione pubblica che ha consentito di rivedere in alcune parti il piano per tenere conto delle osservazioni di una molteplicità di stakeholders, la versione aggiornata della misura è stata inviata alla Commissione europea con richiesta formale di una valutazione urgente.
  La misura del piano relativa alle imprese, in particolare, prevede un contributo differenziato (da 300 a 2.500 euro), definito in base alle caratteristiche della connettività e alla durata dei contratti, come richiesto dagli stakeholders in esito alla consultazione pubblica e dalla Commissione europea nel corso di interlocuzioni informali.
  La misura del piano di Fase 2 relativa alle famiglie è indirizzata alle famiglie con reddito ISEE inferiore ai 50 mila euro e prevede una riserva per le famiglie con reddito Isee inferiore ai 20.000 euro. Il contributo, pari a 200 euro, sarà erogato per collegamenti alla migliore velocità disponibile all'unità immobiliare.
  Per quanto attiene alle osservazioni sollevate dall'interrogante relative ai presunti danni derivabili ai consumatori dal fatto che, nella fase I, il Ministero ha abbinato l'offerta di servizi di connessione alle apparecchiature necessarie per fruire di tali servizi (pc o tablet), prevedendo che gli utenti accedano a tale offerta abbinata rivolgendosi ad un interlocutore unico (l'operatore di servizi di connettività) e alla dubbia legittimità di tali disposizioni attuative, si rappresenta quanto segue. È l'ordinanza del Tar del Lazio dello scorso 23 novembre 2020 – che ha rigettato la richiesta promossa da alcuni rappresentanti di rivenditori di
device, di sospensione dell'efficacia del decreto ministeriale che disciplina la fase I – a dare un primo chiarimento alla questione, affrontandola non solo dal punto di vista del danno lamentato, ma entrando nel merito della vicenda, assumendo una posizione chiara ed inequivocabile.
  L'ordinanza su citata specifica tra l'altro che:

   1) la finalità del contributo è quella di sostenere la domanda di connessione ad internet per le famiglie meno abbienti nel momento di emergenza sanitaria per l'accesso ai servizi educativi e al lavoro;

   2) il decreto non impone l'utilizzo di un particolare dispositivo per la connessione;

   3) la fase emergenziale giustifica la misura, volta ad assicurare in tempi celeri diritti costituzionalmente garantiti;

   4) la vastità degli operatori di rete e la possibilità per gli stessi di sottoscrivere accordi commerciali con i distributori all'ingrosso e al dettaglio di device costituiscono circostanze sufficienti ad escludere che possa verificarsi il presupposto della limitazione della libertà del consumatore nella scelta del dispositivo per la fruizione del servizio di accesso ad internet.

  In particolare, si legge nell'ordinanza che «la finalità del contributo non è tanto quella di acquistare i dispositivi, ma quella di sostenere la domanda di connessione ad internet per le famiglie meno abbienti e (articolo 1 del decreto ministeriale) nel momento di emergenza sanitaria per l'accesso ai servizi educativi e al lavoro». Il giudice amministrativo ha anche evidenziato che «la fornitura del solo terminale non realizza l'interesse pubblico perseguito ed è per questo che è stata imposta l'erogazione del contributo tramite l'operatore di rete attraverso la necessaria sottoscrizione di un contratto di connessione a internet». In ogni caso, il decreto non impone l'utilizzo di un particolare dispositivo per la connessione, salvo il rispetto delle caratteristiche minime indicate nel manuale operativo Infratel a garanzia della qualità del device, né affida all'operatore di rete la scelta di un determinato apparato. La numerosità degli operatori di rete aderenti all'iniziativa, unitamente alla possibilità per gli stessi di sottoscrivere accordi commerciali con i distributori e i venditori al dettaglio dei tablet e dei personal computer, con conseguente variabilità dei dispositivi offerti – disposizione, quest'ultima, riportata nel manuale operativo di Fase 1, e specificamente, l'articolo 2, paragrafo 1, punto VI del manuale – costituiscono, ad avviso del Tar del Lazio, circostanze sufficienti ad escludere che possa verificarsi il presupposto della limitazione della libertà del consumatore nella scelta del dispositivo per la fruizione del servizio di accesso ad internet. Sulla base di queste premesse, il giudice ha quindi affermato che «la mancata previsione di due passaggi distinti, uno presso il rivenditore di dispositivi elettronici e l'altro presso l'operatore di rete, appare in linea con la natura emergenziale della misura, finalizzata ad assicurare, in modo celere, attraverso una procedura semplificata diritti costituzionalmente garantiti (allo studio e al lavoro) nella fase emergenziale».
  

Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico: Gian Paolo Manzella.


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 03710/2018 del 16 maggio 2018, pubblicata il 5 giugno 2018 il Tribunale amministrativo regionale della Campania, ha accolto il ricorso di un ricorrente consigliere comunale di San Giorgio a Cremano, per l'annullamento della delibera n. 83 del 28 febbraio 2013 con cui è stato approvato il rendiconto della gestione dell'esercizio finanziario 2011 dell'ente locale e gli ulteriori atti conseguenti;

   dagli atti di causa emerge che il collegio dei revisori aveva emesso parere non favorevole su quel rendiconto, presentando la propria relazione in data 26 febbraio 2013, quindi 2 giorni prima della seduta consiliare e confermando un precedente parere non favorevole già espresso nel 2012. Il Tribunale ha accolto la tesi del ricorrente, secondo la quale l'omesso deposito del rendiconto entro il termine specificatamente prescritto si è tradotto in un impedimento al corretto esercizio delle proprie funzioni istituzionali di consigliere comunale (lesione del «ius ad ufficium» dei consiglieri comunali);

   inoltre, ha censurato il fatto che il consiglio comunale non ha tenuto conto della relazione dei revisori in sede di approvazione della proposta del rendiconto;

   la principale critica sollevata dal collegio dei revisori, in sede di approvazione di quel rendiconto, consisteva nella modalità di trattamento del debito accumulato dalla istituzione del Premio Troisi. Tale questione, in sede di approvazione del rendiconto citato è stata affrontata dall'assessore al bilancio secondo modalità di dubbia correttezza e, cioè, affermando che il suddetto debito sarebbe stato quantificato e valutato in consiglio come debito fuori bilancio;

   un debito fuori bilancio mai approvato. Infatti, ogniqualvolta che il provvedimento giungeva all'esame del consiglio i consiglieri comunali di maggioranza, gli stessi che avevano votato quel bilancio consuntivo, puntualmente abbandonavano l'aula, facendo così venire meno il numero legale;

   tale debito, a quanto risulta all'interrogante, è stato riconosciuto e sanato dal commissario prefettizio nel 2015 –:

   di quali elementi disponga il Governo in relazione a quanto esposto in premessa e se non intenda promuovere una verifica da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica in ordine alle criticità sopra richiamate riconducibili alle responsabilità dell'amministrazione comunale pro tempore, con particolare riferimento agli effetti che tale evidente grave inottemperanza può produrre sui bilanci degli anni successivi.
(4-02635)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-02635, con la quale si riferiscono alcune vicende che hanno interessato il comune di San Giorgio a Cremano con la richiesta di una verifica ispettiva da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.Fi.P) della Ragioneria generale dello Stato.
  Al riguardo è doveroso precisare, preliminarmente, che le questioni salienti oggetto dell'interrogazione, quali il mancato rispetto dei termini di deposito delle relazioni dei revisori o la carenza di adeguate procedure di riconoscimento di debito, esulano dagli specifici compiti dei servizi ispettivi di finanza che, peraltro, non sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  Detti servizi provvedono all'esecuzione di verifiche amministrativo-contabili sulla base di un programma annuale, redatto sia valutando le tematiche da approfondire secondo l'incidenza delle stesse sulla finanza pubblica, sia selezionando gli enti con parametri oggettivi, estrapolati dalle banche dati utilizzate dal dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.
  Il Ministero dell'interno, peraltro, premettendo l'estraneità della propria competenza al controllo sugli atti di specie di pertinenza degli enti locali, aveva già comunicato che, in relazione alla definizione dell'approvazione del rendiconto 2011, sulla quale era stato aperto un contenzioso presso il Tar Campania, come richiamato dall'interrogante, il consiglio comunale, nella seduta del 3 giugno 2019, ha proceduto alla riapprovazione e conferma, sanatoria e convalida del rendiconto in questione, assolvendo agli adempimenti contabili posti dal legislatore.
  Tutto ciò premesso, comunque, in riscontro alle richieste dell'onorevole interrogante, prendendo atto delle criticità rappresentate, per quanto di stretta competenza di questo Ministero, si assicura che sarà valutato un eventuale inserimento di una ispezione da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica nell'ambito delle future programmazioni.
  

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 13 marzo 2019 si è concluso il processo penale al tribunale militare di Napoli nei riguardi del Caporal Maggiore Capo Scelto Qualifica Scelta Girolamo Foti, delegato nazionale del Cocer eletto dai propri colleghi per tre mandati consecutivi, presidente e cofondatore del primo sindacato della storia dell'Esercito italiano «Libera rappresentanza militare» che ha vissuto buona parte della sua carriera in teatro operativo;

   Foti è stato imputato per diffamazione pluriaggravata (articolo 227, comma 2, Cpmp; articolo 47 n. 2 Cpmp) e, secondo quanto riportato dalle registrazioni del processo Foti, pubblicate il 13 dicembre 2018 e nel mese di marzo 2019 da «Radio Radicale», tutto ebbe inizio con il monitoraggio del profilo Facebook, provvedimenti disciplinari continui, un processo di rigore per attività connesse con l'associazione libera rappresentanza (secondo l'accusa) con abbassamento repentino delle note caratteristiche da «eccellente» a «nella media»;

   la vicenda ha avuto inizio dal reparto di appartenenza di Palermo, mentre il delegato Foti era in servizio isolato e continuativo su Roma per svolgere il suo regolare mandato nell'organo centrale della rappresentanza militare: il Cocer comparto difesa ha votato ad unanimità la delibera n. 42 «tutela del delegato» per chiedere all'autorità affiancata di verificare se gli episodi segnalati da Foti avrebbero limitato il suo regolare mandato;

   il colonnello Marco Piacentini, all'epoca comandante del 46° reggimento trasmissioni di Palermo, segnalò alla procura militare di Napoli un post del Foti che ringraziava il Cocer comparto difesa per aver votato ad unanimità la delibera;

   a parere dell'interrogante il colonnello Piacentini non aveva la competenza per segnalare la delibera in questione, atto di competenza e responsabilità del Capo di Stato Maggiore della Difesa; oltretutto non si comprende come mai il Foti sia stato oggetto di tale processo, in quanto la delibera nella sua interezza, passò al vaglio del Comitato di presidenza e venne trattata, dibattuta e votata dall'intero consiglio, con annessi suoi eventuali allegati, nel rispetto del diritto di critica;

   Foti difeso dagli avvocati Zanghì e Giallombardo verrà poi assolto con la nota conclusiva «il fatto non costituisce reato»;

   Foti, per confermare la sua innocenza, si è dovuto accollare tutte le spese giudiziarie che l'amministrazione non rimborserà per intero; oltretutto, ha ricevuto un grave danno d'immagine dovuto alle indagini subite in tutto il territorio nazionale; non per ultimo Foti, a quanto consta all'interrogante, è stato escluso dal recente concorso per titoli speciale ex 958 in quanto all'epoca del concorso era stato rinviato a giudizio –:

   se il Governo sia a conoscenza del processo relativo a Girolamo Foti, dei costi sostenuti dall'amministrazione giudiziaria e dai contribuenti italiani e se non ritenga di dover inoltrare una opportuna segnalazione alla Corte dei conti in relazione all'operato dell'autorità militari coinvolte nella vicenda e valutare la sussistenza dei presupposti per avviare una verifica interna al fine di accertare eventuali responsabilità amministrative e disciplinari alla luce delle anomalie sopra evidenziate;

   quali iniziative intendano adottare al fine di tutelare l'attività dei militari impegnati nelle attività del Cocer ed evitare che possano ripetersi casi analoghi in futuro;

   se il Ministro interrogato non ritenga che, attraverso la segnalazione della delibera n. 42 del Cocer comparto difesa ad opera di un comandante di unità periferica, siano state violate le competenze attribuite al Capo di Stato Maggiore, responsabile dell'andamento, dei deliberati e della funzionalità della rappresentanza militare nonché di eventuali segnalazioni per azioni disciplinari e penali alle autorità di competenza.
(4-03870)

  Risposta. — A premessa della risposta, corre l'obbligo di segnalare l'inesistenza di organi adibiti, a qualsiasi titolo, al controllo sistematico e aprioristico dei profili Facebook del personale delle Forze armate. Solamente in presenza di specifiche, formali segnalazioni o doglianze da parte di soggetti che lamentano lesioni alla propria sfera personale e/o giuridica, in conseguenza di pubblicazioni su siti internet e/o social network, vengono – ovviamente – svolte da parte dei competenti organi di polizia giudiziaria le necessarie verifiche volte ad accertare la fondatezza della segnalazione e la ricorrenza di eventuali profili di reità da segnalare alla competente Autorità giudiziaria.
  Venendo specificatamente all'atto di sindacato in esame si rappresenta che, a mente dell'articolo 301 dei codice penale militare di pace, per i reati sottoposti alla giurisdizione militare, i comandanti di corpo delle varie Forze armate esercitano le funzioni di polizia giudiziaria, sotto la direzione della competente procura militare.
  Orbene, nel caso oggetto della presente interrogazione, il colonnello Piacentini non si connotava come un mero «Comandante di unità periferica», ma svolgeva le funzioni di comandante di corpo del soggetto interessato e, in tale veste, ha – doverosamente – segnalato alla procura militare fatti che presentavano possibili riflessi di rilevanza penale.
  Va notato come la configurata ipotesi di «diffamazione militare aggravata» – di cui al comma 2 dell'articolo 227 c.p.m.p. – rendeva il reato procedibile d'ufficio, sottraendolo, dunque, alla condizione di procedibilità della «richiesta» di cui all'articolo 260 del predetto codice.
  Come stabilito per legge, l'autorità giudiziaria che acquisisce dagli organi di polizia giudiziaria la cosiddetta
notitia criminis, deve, a sua volta, procedere, in virtù della «obbligatorietà delibazione penale», all'accertamento dei fatti che possono portare o a un proscioglimento o ad una richiesta di rinvio a giudizio.
  La verifica attenta di ogni profilo penale, disciplinare, amministrativo e contabile ascrivibile alla notizia – in ossequio alla vigente ripartizione dei poteri prevista dalla Carta costituzionale – risale alla competente autorità e, in ragione di ciò, non si ha alcun titolo a esprimere valutazioni di sorta su atti posti in essere dall'autorità giudiziaria.
  Una volta acquisito il giudicato penale, l'amministrazione non può che prendere atto del pronunciamento del giudice e adottare ogni conseguente azione prevista dalla legge, tra cui l'obbligo,
ex articolo 1392 del decreto legislativo n. 66 del 2010, di esaminare gli eventuali profili disciplinarmente rilevanti delle condotte emergenti dallo stesso giudicato.
  In tale quadro, i procedimenti amministrativi al momento posti in essere dall'amministrazione militare e i conseguenti provvedimenti non paiono inficiati da profili di illegittimità/illiceità.

Il Ministro della difesa: Lorenzo Guerini.


   SERRITELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 17 febbraio 1992, n. 179, all'articolo 2, comma 2, sono stati finanziati i programmi di riqualificazione urbana (P.Ri.U.). Successivamente, è intervenuto il decreto ministeriale del 21 dicembre 1994 recante «Programmi di Riqualificazione Urbana a valere sui finanziamenti di cui all'articolo 2, comma 2 della legge 17 febbraio 1992, n. 179»;

   nell'arco del 1998 sono stati siglati gli accordi di programma, aventi una durata variabile da 3 anni a 10 anni;

   l'articolo 34 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, «Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali», ha stabilito le norme di attuazione dei P.Ri.U. In seguito, mediante il decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti n. 1585/A del 22 maggio 2007, sono stati prorogati tutti i termini dei P.Ri.U. fino al 31 dicembre 2011;

   successivamente, è intervenuta la legge 30 dicembre 2018, n. 145, articolo 1, comma 100, che ha esteso i termini per l'anno finanziario 2019 e del bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021;

   il comune di Torino ha attivato, oltre ai finanziamenti per il festeggiamento del 150° anniversario dell'unità d'Italia, diversi P.Ri.U.;

   nel 1999 sono state aperte due contabilità speciale. A quanto consta all'interrogante la prima è la n. 2788, nella quale sono confluiti i finanziamenti dei P.Ri.U. Piazza Madama Cristina, Spina 3, Spina 4, Spina 1, Cascina la Grangia, Isolato S. Croce, E27-E29, Mercato dell'abbigliamento III, Elli Zerboni, Casino Barolo, finanziamenti per i festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. La seconda, la n. 1478, nella quale sono confluiti i finanziamenti del P.Ri.U. Superga;

   queste due contabilità ammontano, sempre a quanto consta all'interrogante, un totale di euro 56.587.723,93, di cui a oggi sono stati spesi euro 50.003.100,59;

   il comune di Torino, mediante P.Ri.U., ha previsto interventi a piazza Madama Cristina per un ammontare di euro 82.276,79, a Cascina la Grangia di euro 7.709,94, per la E27-E29 di euro 69.974,27, per il Mercato dell'abbigliamento III di euro 559,02, a Elli Zerboni di euro 106.012,03, a Casino Barolo di euro 113.385,28, per i finanziamenti per i festeggiamenti del 150° anniversario dell'Unità d'Italia di euro 760,40 e per Superga di euro 5.082.03. Questi sono stati ultimati e le economie accertate sono state restituite allo Stato;

   sempre il comune di Torino, ha un programma di riqualificazione urbana Isolato S. Croce, che è in corso di modifica;

   in altri P.Ri.U., Spina 1, Spina 3 e Spina 4, sono in corso di ultimazione le opere previste nel piano finanziario approvato con l'accordo di programma;

   per questi ultimi P.Ri.U. i termini di ultimazione sono stati prorogati in sede dei collegi di vigilanza –:

   per Spina 1 fino al 31 dicembre 2021, con risorse disponibili pari ad euro 1.024.487,32, tra cui risultano economie già accertate per euro 801.574,59;

   per Spina 3 fino al 31 dicembre 2021, con risorse disponibili pari a euro 334.992,64;

   per Spina 4 fino al 31 dicembre 2021, con risorse disponibili pari ad euro 1.789.176,84, tra cui risultano economie già accertate per euro 996.750,00 –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda intraprendere per prorogare i termini di ultimazione dei programmi di riqualificazione urbana Spina 1, Spina 3 e Spina 4, al fine di completare l'ultimazione delle opere previste nel piano finanziario approvato con l'accordo di programma.
(4-04906)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sulla base delle informazioni della direzione generale per lo sviluppo del territorio, la programmazione ed i progetti internazionali, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
  In ordine alla proroga della durata dei programmi di riqualificazione urbana (P.Ri.U.), si ricorda che il decreto ministeriale del 9 settembre 2015 attribuisce ai collegi di vigilanza dei rispettivi P.Ri.U. la competenza sulla proroga del cronoprogramma afferente al singolo programma.
  In particolare, sui P.Ri.U. Spina 1, Spina 3 e Spina 4, in applicazione del citato decreto ministeriale del 9 settembre 2015, il termine di ultimazione, a seguito della proroga concessa dai rispettivi collegi di vigilanza, è fissato per i programmi «Spina 1» e «Spina 3» al 31 dicembre 2021, per il programma «Spina 4» al 31 dicembre 2020.
  Per completezza di informazione si evidenzia che l'ammontare complessivo del finanziamento ministeriale per i n. 11 P.Ri.U. sottoscritti dal comune di Torino è pari ad euro 56.438.409,93.
  In particolare:

   per i 7 programmi conclusi (Elli Zerboni, Superga, Mercato Abbigliamento, Piazza Madama Cristina, Cascina La Grangia, Casino Barolo, E27-E29) il finanziamento è stato di euro 9.690.280,80;

   per il programma «Santa Croce», per cui è in corso l'istruttoria per la modifica e la sottoscrizione del relativo accordo di programma, il finanziamento è pari a euro 3.049.677,99;

   per i programmi in corso di esecuzione denominati «Spina 1», «Spina 3» e «Spina 4» i finanziamenti sono, rispettivamente, di euro 12.861.842,61, euro 25.186.570,05 ed euro 5.650.038,48, mentre i residui ministeriali, alla data dell'ultimo monitoraggio effettuato, sono pari, rispettivamente, ad euro 1.241.376,42, euro 350.587,32 ed euro 1.875.952,07.

  I dati economici in riferimento agli ultimi tre programmi descritti sono, comunque, provvisori in quanto i lavori, come già rappresentato, non sono ancora conclusi e, quindi, le eventuali economie potranno essere quantificate esclusivamente a fine lavori.
La Ministra delle infrastrutture e dei trasporti: Paola De Micheli.


   ZAN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da organi di stampa si apprende che nella gestione del comune di Cittadella (Padova) si sono verificate numerose anomalie, che, se confermate dalle competenti sedi giudiziarie, determinerebbero, a parere dell'interrogante, uno scenario di diffusa illegalità nella gestione della macchina amministrativa comunale;

   nel 2013 ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze hanno rivelato alcune irregolarità nella retribuzione di dirigenti del comune, irregolarità che hanno portato alla condanna definitiva di tre dirigenti con la sentenza n. 298 del 2019 della Corte dei Conti. La Corte, condannando dirigenti che si sono susseguiti tra il 2007 e il 2010, stima in 385.528 euro il danno erariale complessivo e specifica nella sentenza che «Su tale somma va calcolata una prima quota da imputare in via virtuale (non essendo stati citati in giudizio) al sindaco e ai componenti della giunta che adottarono la delibera del 2006 sugli aumenti di stipendio pari al 60 per cento»;

   tale condanna non è stata ancora seguita da un'azione da parte del comune di Cittadella di recupero del danno erariale nei confronti delle persone condannate;

   da una seconda relazione degli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, depositata nel 2017, che ha analizzato la gestione del quadriennio 2013-2016 si evince che, la Corte dei Conti di Venezia ha aperto ulteriori inchieste che indagano, da un lato, su un meccanismo di elargizione di stipendi gonfiati per dirigenti comunali (inchiesta simile a quella che ha portato alla sentenza di condanna di cui sopra), dall'altro, contratti di extra dotazione organica conferiti a due dirigenti, rispettivamente a comandante della polizia locale e a capo del terzo settore (urbanistica, lavori pubblici ed edilizia privata) e del quarto settore (manutenzione, ambiente, sport e biblioteca) del comune di Cittadella, contratti che, secondo gli ispettori del Ministero dell'economia e delle finanze, sarebbero nulli;

   l'Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha aperto un procedimento contro l'amministrazione comunale di Cittadella e contro il comandante della polizia locale del comune relativa agli incarichi di ausiliari del traffico affidati ai dipendenti di Aps Holding di Padova per l'accertamento delle violazioni in materia di sosta per il periodo dicembre 2018-giugno 2019;

   a parere dell'interrogante il concorso per l'individuazione del comandante della polizia locale di Cittadella mostra alcune anomalie e irregolarità: si sono, infatti, seguiti, nel tempo tre rinvii delle date delle prove: la prima, nell'ottobre 2019, rinviata al 4 novembre 2019, e anche questa rinviata al 25 novembre 2019, che ancora è stata rinviata al 20 dicembre 2019 tramite delibera. I rinvii sono stati dovuti alle dimissioni dei commissari d'esame, dopo l'esposto e la diffida dell'ex comandante della polizia locale del comune Paolocci agli stessi commissari e all'Anac. In tale diffida si sostiene che sono avvenute una serie di violazioni in relazione alla composizione e alla scelta dei commissari e si chiede «un'accurata verifica in merito alle dichiarazioni circa la sussistenza dei requisiti professionali posseduti dal candidato Samuele Grandin», già condannato dalla Corte dei Conti, sezione Friuli Venezia Giulia (sentenza n. 70 del 2017), che ha ritenuto illegittimo un incarico dirigenziale a tempo conferito a Grandin in assenza di selezione pubblica e di carenza di requisiti e titoli professionali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti e se intendano promuovere, per quanto di competenza, un'ulteriore verifica per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, anche in sinergia con l'ispettorato della funzione pubblica, in relazione alle irregolarità sopra evidenziate nell'amministrazione e nella gestione del comune di Cittadella.
(4-04168)

  Risposta. — Si risponde all'interrogazione n. 4-04168 relativa a talune problematiche denunciate dall'interrogante, connesse a nomine e conferimenti di incarichi effettuati dal comune di Cittadella (PD).
  Per la verifica dei fatti si richiede, tra l'altro, un intervento dei servizi ispettivi di finanza pubblica (S.I.Fi.P) della Ragioneria generale dello Stato.
  Preliminarmente, per quanto di competenza di questo Ministero, si evidenzia che non rientra nei compiti dei servizi ispettivi di finanza pubblica il controllo di legittimità di singoli atti, né i citati servizi ispettivi sono titolari di poteri sanzionatori che consentano di imporre l'esecuzione di specifiche attività.
  In ogni caso, come riferito nell'interrogazione, i servizi ispettivi hanno eseguito due verifiche amministrativo contabili (anno 2013 e anno 2016) da cui sono emerse diverse criticità sia in materia di bilancio, sia nella gestione del personale e, in particolare, nella determinazione ed erogazione dei fondi per il trattamento accessorio del personale.
  Tali criticità sono state segnalate, come di rito, all'attenzione della procura della Corte dei conti.
  Considerato quanto sopra non si ritiene opportuno, al momento, disporre una nuova verifica amministrativo contabile da parte dei servizi ispettivi di finanza pubblica presso il comune di Cittadella.
  Ciò non preclude, preso atto delle segnalazioni dell'onorevole interrogante, un eventuale inserimento del comune nei futuri programmi annuali.
  

La Viceministra dell'economia e delle finanze: Laura Castelli.


   ZOFFILI, LOCATELLI, SUTTO, FOSCOLO, LAZZARINI e TIRAMANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   già con interrogazione a risposta orale a firma del sottoscritto rivolta al Ministro interrogato (n. 3-01179, annunciata nella seduta n. 272 del 5 dicembre 2019 e tuttora senza risposta) veniva chiesto quali provvedimenti di propria competenza il Ministro intendesse adottare per la tutela dei minori che vivono all'interno degli accampamenti Rom;

   in particolare, l'interrogazione venne presentata all'indomani dell'ennesima e tragica morte di un minore all'interno di tali insediamenti; in particolare, trattava allora di una bimba di soli cinque mesi, che il 27 novembre fu colta improvvisamente da un malore nel box 26 nell'accampamento in via Luigi Candoni, a Roma e poco dopo, nonostante l'intervento di un'autoambulanza, venne dichiarata deceduta;

   secondo quanto riportato dalla stampa, al loro arrivo gli operatori del servizio 118 si resero immediatamente conto della situazione ormai disperata: il corpo della bambina, molto più piccolo rispetto alla media della sua età, presentava evidenti segni di disidratazione, malnutrizione e cattiva igiene e ogni manovra per tentare di rianimarla si rivelarono, pertanto, del tutto vane;

   sempre allora, secondo i primi riscontri e sebbene le circostanze della morte fossero ancora tutte da chiarire con l'autopsia, venne pertanto appurato che la bimba viveva in condizioni di assoluto degrado e abbandono, tanto che, secondo il rapporto del 118, sarebbe morta per malnutrizione e i genitori vennero subito indagati per maltrattamenti in famiglia;

   secondo quanto riportato dalla stampa si apprende ora che la consulenza autoptica disposta dal pubblico ministero avrebbe confermato le ipotesi allora avanzate: la morte della neonata per polmonite sarebbe da imputare proprio alla carenza di cure e assistenza, anche di carattere sanitario, da parte dei genitori, i quali, pertanto, rimangono indagati per i reati di maltrattamenti in famiglia ed ora anche per morte come conseguenza di altro delitto;

   la coppia, un uomo di origine serba di 30 anni e già con precedenti penali e una donna di 24 anni nata a Berlino, ha altri quattro figli che, dopo la morte della sorellina, vennero affidati ai volontari di una casa d'accoglienza fino alla decisione del giudice del tribunale dei minorenni sul loro affidamento;

   secondo quanto allora riportato da il Corriere della Sera, gli altri figli della coppia avrebbero potuto anche essere affidati ad altri parenti, sempre nello stesso campo Rom;

   la tragica situazione di incuria, anche familiare, in cui versano i bambini rom per le condizioni di assoluto degrado, abbandono e sporcizia in cui sono costretti a vivere quotidianamente è stata più volte già segnalata nei mesi scorsi dal sottoscritto anche con altre diverse interrogazioni (interrogazione a risposta orale n. 3-00467, interrogazione a risposta scritta 4-02532, interrogazione a risposta scritta 4-02288, interrogazione a risposta orale 3-00858) su altrettanti casi analoghi accaduti in altri accampamenti di altre città, come la tragica morte di Esperanza a Cagliari, tutte ancora senza risposta –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano assumere nell'immediato in merito alle problematiche esposte in premessa relative agli accampamenti Rom, con particolare riguardo alla tutela dei minori che vivono all'interno degli stessi.
(4-05494)

  Risposta. — Con riferimento al quesito posto dall'interrogante, relativo all'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  In relazione al decesso della neonata nell'insediamento di via Luigi Candoni a Roma, il personale della compagnia carabinieri Roma Eur ha svolto le indagini di polizia giudiziaria sottoponendo a sequestro probatorio il
container occupato dal nucleo familiare della piccola e deferito i genitori in stato di libertà alla procura della Repubblica presso il tribunale di Roma, per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi in concorso. Su disposizione del pubblico ministero di turno presso il tribunale per i minorenni di Roma, gli altri quattro figli della coppia sono stati collocati in una struttura protetta per l'accoglienza dei minori in condizioni di grave pericolo per l'integrità psico-fisica.
  Più in generale, con riferimento alla situazione degli insediamenti di comunità Rom, Sinte e Caminanti, si evidenzia che nell'area della città metropolitana di Roma insistono diversi insediamenti sui quali la prefettura di Roma, su disposizione del Ministro dell'interno, effettua un costante monitoraggio.
  Peraltro, in relazione all'esigenza di realizzare una mirata attività di prevenzione, contrasto e vigilanza e un più articolato sistema di ricognizione degli insediamenti in argomento, questi ultimi sono stati oggetto di diverse riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nonché di tavoli tematici con rappresentanti dell'amministrazione capitolina.
  In tali sedi, sono state adottate misure condivise sia per affrontare le criticità strutturali con ripercussioni igienico-sanitarie e ambientali, sia per contrastare le attività illecite con ricadute sull'ordine e la sicurezza pubblica.
  In particolare, l'accampamento di via Candoni viene presidiato nell'arco delle 24 ore da una pattuglia della polizia locale, con il compito di controllare gli accessi e impedire l'ingresso alle persone non autorizzate.
  Inoltre, specifiche risorse finanziarie per la realizzazione di sistemi di videosorveglianza su 6 campi Rom, compreso quello di via Candoni, sono state stanziate in favore del comune di Roma grazie al patto per la sicurezza urbana di Roma Capitale – sottoscritto nell'aprile 2019 dal prefetto di Roma, dal presidente della regione Lazio e dalla sindaca di Roma Capitale – al fine di vigilare sull'introduzione all'interno dei campi di rifiuti e materiali che spesso vengono dati alle fiamme per estrarre materiale pregiato. Lo stesso patto prevede poi il monitoraggio a cura della prefettura nonché progetti di inclusione delle popolazioni Rom, Sinte e Caminanti, mentre la questura svolge specifiche attività di vigilanza e controllo di persone e veicoli in sinergia con la polizia locale.
  È altresì utile porre in evidenza che l'ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti del dipartimento per le politiche sociali di Roma Capitale, in collaborazione con i servizi sociali municipali, garantisce una costante attenzione alle problematiche dei campi e dei villaggi della solidarietà, con particolare attenzione ai minori.
  Oltre alla presenza di assistenti sociali all'interno dei campi e dei villaggi, il predetto ufficio dispone di un servizio di sportello dedicato all'accoglienza, all'inclusione sociale, alla mediazione linguistico culturale, nonché all'orientamento ai servizi e alla raccolta delle richieste degli utenti, tramite il quale vengono attivate le risorse disponibili e valutati eventuali percorsi di sostegno e aiuto, soprattutto in presenza di minori, per le situazioni di fragilità o criticità.
  L'amministrazione capitolina, inoltre, ha da tempo avviato forme di collaborazione con le Asl, al fine di garantire assistenza socio-sanitaria e favorire misure di prevenzione igienico-sanitaria a favore dei nuclei familiari presenti nei campi. Ad esempio, nell'anno in corso è stata realizzata una campagna vaccinale e di sensibilizzazione sul corretto stile di vita, con la collaborazione delle Asl, dell'Istituto nazionale per la salute delle popolazioni migranti e dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù.
  Numerose sono anche le iniziative predisposte dall'amministrazione comunale per favorire i processi di scolarizzazione e garantire il sostegno e l'assistenza ai minori ospiti dei campi, come l'azione di contrasto alla dispersione scolastica, fenomeno diffuso con incidenza diversa nei campi e nei villaggi.
  In seguito ai fatti citati nell'interrogazione, il citato ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti ha condotto una mappatura sociale di tutte le persone presenti all'interno del campo di via Candoni, al fine di effettuare una valutazione della complessiva condizione dei minori presenti, mentre il servizio sociale del municipio competente ha predisposto un'indagine socio-ambientale i cui esiti saranno trasmessi all'autorità giudiziaria.
  Più in generale, nell'ambito della tutela delle minoranze di competenza del Ministero dell'interno, l'attenzione nei confronti delle comunità Rom, Sinte è Caminanti passa attraverso l'attuazione della Strategia nazionale di inclusione, che opera lungo quattro assi di intervento: salute, abitazione, scuola, lavoro.
  Nel 2019, è stato avviato il V ciclo di monitoraggio sulla convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali e, nel rapporto per l'Italia che ne è scaturito, è stato incluso lo stato dei lavori inerenti i suindicati ambiti di intervento, a tutela sia delle minoranze storiche, sia delle comunità Rom, Sinte e Caminanti.
  Il V rapporto dell'Italia per l'Unione europea restituisce gli esiti del monitoraggio effettuato – a partire dal 2009 – su tutto il territorio italiano, tramite le prefetture. Tale mappatura ha evidenziato criticità e virtuosismi nell'affrontare la problematica dell'inclusione dei Rom e ha consentito di acquisire dati sui citati quattro ambiti di interesse.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.