Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 9 dicembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il decreto del Ministero della salute n. 98 del 28 aprile 2007 riconosce l'efficacia terapeutica del THC (il principale principio attivo della cannabis) e autorizza l'utilizzo di medicinali derivati dalla cannabis, indicati nella terapia farmacologica;

    l'accordo tra Ministero della salute e della difesa del 18 ottobre 2014 affida la produzione nazionale di sostanze e preparazioni di origine vegetale a base di cannabis allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM);

    due decreti del Ministero della salute successivi (decreto 9 novembre 2015, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 279 del 2015 e decreto del 25 giugno 2018, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 160 del 2018) confermano la centralità dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (SCFM) di Firenze nella produzione e disciplinano la trasformazione della cannabis per uso terapeutico o di ricerca, la rimborsabilità delle relative preparazioni magistrali, nonché la formazione professionale concernente i relativi usi terapeutici;

    con l'entrata in vigore del decreto ministeriale 9 novembre 2015, l'ufficio centrale stupefacenti Ucs della direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute svolge anche le funzioni di Organismo statale per la cannabis, la cui istituzione è resa obbligatoria dalle convenzioni delle Nazioni Unite;

    il decreto-legge n. 148 del 2017, stabilisce che il medico (qualsiasi medico, specialista o di medicina generale) può prescrivere le preparazioni magistrali a base di cannabis a carico del Servizio sanitario nazionale, se prescritte per la terapia del dolore e per sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale, dolore neurogeno, effetti da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv, perdita dell'appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell'anoressia nervosa, e per glaucoma e sindrome di Gilles de la Tourette. Inoltre, il medico può prescrivere tali preparazioni anche per altri impieghi, ma al di fuori del regime di rimborsabilità;

    la disponibilità di cannabis terapeutica è assicurata attraverso: la produzione nazionale affidata allo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (Scfm); l'importazione del prodotto, da conferire allo Scfm per la successiva trasformazione; l'eventuale produzione nazionale, da parte di altri soggetti autorizzati dal Ministero della salute (al momento non ve ne sono);

    ogni anno, un decreto dell'ufficio centrale stupefacenti fissa le quantità di sostanze stupefacenti e psicotrope che possono essere fabbricate e messe in vendita. Il decreto ministeriale dell'11 novembre 2019 ha fissato in 500 chilogrammi la quantità massima di cannabis terapeutica da produrre, individuando quale unico soggetto autorizzato alla produzione lo Scfm di Firenze;

    secondo il report «Estimated World Requirements of Narcotic Drugs 2020» dell'International Narcotics Control Board, l'Italia ha un fabbisogno di 1950 chilogrammi all'anno di cannabis medica. A fronte di tale domanda, sulla base di quanto pubblicato sul sito del Ministero della salute, lo Scfm di Firenze, nel 2019, ha distribuito alle farmacie cannabis per soli 157 chilogrammi, con un totale di vendite ammontante a 860 chilogrammi di cui 252 chilogrammi di prodotti importati dall'Olanda;

    insufficiente disponibilità (tra importazione e produzione) di cannabis medica, problemi di produzione o di consegna, code di attesa, ridotto numero di farmacie che fanno preparazioni galeniche, inaccuratezza delle quote annuali di cannabis stimate dalle regioni, rappresentano ostacoli quotidiani che impediscono a migliaia di pazienti di ottenere la terapia o di ottenere una continuità terapeutica;

    le difficoltà connesse al reperimento dei prodotti a base di cannabis spingono i pazienti a rivolgersi al mercato nero pur di alleviare le proprie sofferenze e trovare un po' di sollievo, oppure, nel migliore dei casi, all'autoproduzione che fornisce delle garanzie in più sulla qualità, ma lascia privi di tutela giuridica chi ne fa uso;

    recenti disposizioni sono intervenute a peggiorare il quadro, aggiungendo limitazioni o creando ulteriore confusione. In particolare, una comunicazione della direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del Ministero della salute del 23 settembre 2020 ha vietato – in piena emergenza Covid – la consegna a domicilio di medicinali a base di cannabis. Inoltre, grande disorientamento ha creato un decreto del 28 ottobre 2020 del Ministero della salute, (attualmente sospeso) che inseriva il Cbd (cannabidiolo, molecola non psicotropa della cannabis) all'interno della sezione B della tabella dei medicinali derivanti da sostanze stupefacenti;

    l'Organizzazione mondiale della sanità ha inviato all'Onu delle raccomandazioni che dovranno essere votate nella prossima sessione detta Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (Cnd) del 3-4 dicembre 2020, sulla ricollocazione della cannabis all'interno della suddivisione delle sostanze sotto controllo. In particolare l'Oms invita alla rimozione della cannabis dalla tabella IV della convenzione del 1961, ovvero quella che contiene le sostanze «particolarmente dannose e di valore medico o terapeutico estremamente ridotto». Inoltre, l'Oms invita alla rimozione del Thc dalla convenzione del 1971. Infine l'Oms, esplicita che le preparazioni di cannabidiolo puro (Cbd), con meno dello 0,2 per cento di Thc, non devono essere sotto controllo internazionale;

    la Corte di giustizia europea, con sentenza del 19 novembre 2020 ha stabilito che uno Stato membro non può vietare la commercializzazione del cannabidiolo (Cbd) legalmente prodotto in un altro Stato membro quando è estratto dalla pianta di cannabis sativa nella sua interezza e non esclusivamente dalle sue fibre e semi. Tale divieto può, tuttavia, essere giustificato dall'obiettivo di tutelare la salute pubblica, ma non deve andare al di là di quanto necessario per il suo conseguimento. In particolare, per la corte, il Cbd non può rientrare nel novero delle sostanze stupefacenti oggetto di controllo da parte delle convenzioni internazionali del 1961 e 1971,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per rimuovere gli ostacoli per l'approvvigionamento e la continuità terapeutica, aumentando la produzione nazionale con maggiori autorizzazioni a enti pubblici e privati, con maggiori importazioni dall'estero;

2) ad adottare iniziative normative volte a introdurre eccezioni alla configurabilità del reato di coltivazione di stupefacenti, quando le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante, il modestissimo quantitativo di prodotto ricavabile, la mancanza di ulteriori indici di un loro inserimento nell'ambito del mercato degli stupefacenti, siano destinate in via esclusiva all'uso personale del paziente/coltivatore, rendendo tale pratica legale, in conformità con la recente giurisprudenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione (sentenza del 16 aprile 2020, n. 12348);

3) ad adottare iniziative per promuovere e aumentare la ricerca scientifica e l'informazione sulla cannabis medica, anche rendendo autonomo l'Organismo statale per la cannabis dall'Ufficio centrale degli stupefacenti;

4) a votare a favore delle raccomandazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità per la ricollocazione della cannabis, nell'ambito della prossima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (Cnd) del 3-4 dicembre 2020;

5) a revocare il decreto del Ministero della salute del 1° Ottobre 2020 sulla collocazione del Cbd nella sezione B della tabella dei medicinali derivati da stupefacenti, attualmente sospeso in attesa del parere dell'Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità;

6) a ritirare la circolare del Ministero della salute del 23 settembre 2020 che vieta la consegna a domicilio di medicinali a base di cannabis;

7) ad applicare le disposizioni definite dalle ordinanze della Protezione civile, concernenti la ricetta dematerializzata, di cui al decreto del Ministero della salute 2 novembre 2011, richiamate dall'articolo 3 del decreto del Ministero dell'economia e delle finanze del 25 marzo 2020, anche ai medicinali a base di cannabis;

8) a convocare la Conferenza nazionale sulle droghe per affrontare il tema della gestione del fenomeno del consumo vendita e produzione stupefacenti in maniera più approfondita e organica, così come previsto articolo 1, comma 15, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, che obbliga il Presidente del Consiglio dei ministri a convocare la Conferenza nazionale ogni tre anni, mentre l'ultima in Italia si è svolta nel marzo del 2009 a Trieste.
(1-00406) «Licatini, Magi, Sarli, Sodano, Ruggiero, Rizzo, Scanu, Perconti, Terzoni, Chiazzese, Misiti, Vianello, Papiro, Del Monaco, Giachetti, Occhionero, Fregolent, Ungaro, Mor, Cimino, Deiana, Masi, Cadeddu, Del Sesto, Pignatone, Galizia, Cassese, Sut, Parentela, Cillis, Forciniti, Corneli, Alaimo, Elisa Tripodi, Baldino, Donno, Bilotti, Polverini, D'Ippolito, Alberto Manca, Marzana, Berardini, Maglione, Migliore, Gribaudo, Ficara, Scagliusi, Maraia, Caso, Vazio, Romaniello, Migliorino, Gubitosa, De Lorenzis, Casa, Lotti, Buratti, Cappellani, Andrea Romano, Raciti, Siani, Bruno Bossio, Pini, Fratoianni, Barzotti, Lovecchio, Paxia, Rizzone, Colletti, Piera Aiello, Ermellino, Lombardo, Braga, De Girolamo, Grippa, Critelli, Cancelleri, Martinciglio, Mammì, Giuliodori, Carabetta, Raffa, Invidia, Serritella, Suriano, Ehm, Boldrini, Davide Aiello, Aprile, Benedetti, Cunial, De Giorgi, Acunzo».

Risoluzioni in Commissione:


   Le Commissioni III e X,

   premesso che:

    il tema dell'esplorazione spaziale sta attraversando una nuova fase in cui molti Paesi si stanno attrezzando con interventi normativi e notevoli sforzi economici per rispondere a una variazione degli equilibri geopolitici senza precedenti;

    nella corsa allo spazio l'Italia è riuscita a far sentire la propria voce fin dagli albori, grazie soprattutto alla capacità scientifica e diplomatica del professore Luigi Broglio che fece dell'Italia il terzo Paese al mondo a coordinare un team di lancio per mandare un satellite in orbita (il San Marco 1 nel 1964), dopo Unione Sovietica e Stati Uniti, e a fondare nel 1966 una base di lancio che usufruiva di piattaforme di lancio oceaniche a Malindi in Kenya (Centro Spaziale Luigi Broglio); da allora l'Italia ha sempre avuto un ruolo di primo piano con molti successi in campo internazionale, ma mai con una politica nazionale strutturata e coordinata come negli ultimi anni;

    la legge 11 gennaio 2018, n. 7, istituisce il Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e all'aerospazio (Comint) affidandogli lo scopo di organo decisionale nazionale e il conseguente decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 dicembre 2018 lo dota di una struttura di coordinamento come organo operativo;

    in campo internazionale si assiste alla nascita di numerose agenzie spaziali nazionali e alla costituzione della neonata direzione generale Defis in seno alla Commissione europea, fortemente voluta dal Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, Thierry Breton;

    l'Italia presenta sul proprio territorio aziende di punta nel settore spaziale, annoverando fra di esse alcune delle aziende con la tecnologia più avanzata del mondo, come nel caso, ad esempio, di lanciatori e moduli abitativi. Il comparto aerospazio e difesa occupa oltre 50.000 addetti, che salgono a 200.000, considerando l'intero indotto, e ha un fatturato medio annuo di oltre 15 miliardi di euro (quasi 5,8 miliardi di euro di export). Se si valuta soltanto il settore spaziale, le imprese totali sono 250 (con una percentuale dell'80 per cento di piccole e medie imprese e con un trend di crescita delle start-up del +74 per cento negli ultimi 5 anni) e 2 miliardi di euro di valore industriale annuo. Ciò garantisce all'Italia il settimo posto al mondo nel settore aerospaziale;

    a livello mondiale, la space economy è destinata a crescere significativamente, con un impatto interessante in termini di ricadute in molti settori collegati e sulle principali industrie. In termini di valore economico generato dall'uso combinato di tecnologie spaziali e digitali si passerà, secondo recenti stime, dai 360 miliardi di dollari del 2018 a 2.700 miliardi nel 2045;

    come detto, l'80 per cento sono piccole e medie imprese ed enorme è stata la spinta propulsiva privata in questo settore, anche se non del tutto al passo con i ratei di crescita di altri Paesi leader. Inoltre, alla crescente rete di start-up innovative spaziali non è affiancato un piano di crescita collettivo e di vero sostegno sia in Italia che all'estero. Allo stato attuale, il settore si avvale di due soli addetti spaziali, a Washington e Bruxelles, con il compito di assicurare efficaci contatti con le agenzie e le istituzioni omologhe e rafforzare l'azione dell'Italia e la cooperazione internazionale nel settore dello spazio;

    negli ultimi anni, di pari passo all'aumento dell'offerta dei servizi di lancio, è sempre più forte l'interesse e la capacità economica e tecnologica in campo spaziale di nuovi attori internazionali, quali ad esempio in primis la Cina e il Giappone; analogamente, si registra un notevole aumento delle commesse commerciali di Paesi del sud-est asiatico o di alcuni governi africani;

    l'Italia, nel Consiglio ministeriale dell'European Space Agency (Esa) a Siviglia, ha dato segnali importanti e ha strategicamente rafforzato considerevolmente il proprio peso nei programmi triennali dell'Agenzia spaziale europea, consolidandosi come terzo, contribuente e investendo la cifra record di 2,3 miliardi di euro su un totale di 14,4 miliardi di euro (quindi il 16 per cento del budget complessivo è italiano). In precedenza l'investimento dell'Italia era di 1,3 miliardi di euro. L'investimento italiano punta a consolidare la leadership italiana in settori come il trasporto spaziale e l'osservazione della Terra;

    proprio relativamente all'osservazione della Terra, l'Italia ha sviluppato altissime tecnologie e ha un ruolo di primo piano nel progetto nazionale COSMO-SkyMed e nel programma Copernicus della Commissione europea (attraverso la costellazione di satelliti Sentinel dell'Esa). Si è così in grado di mappare il territorio e presidiarlo costantemente all'interno di programmi di sostenibilità ambientale e sociale, con altissima precisione e basso margine di errore;

    la centralità dello spazio nel prossimo futuro è sottolineata anche dalla creazione della United States Space Force negli Stati Uniti, del Comandement de l'espace in Francia e del nostro progetto di Comando operazioni spaziali. Sono tutti programmi volti, in prima istanza, a spostare il controllo delle operazioni e comunicazioni satellitari direttamente in orbita, blindando il rischio di «hackeraggio» delle trasmissioni via terra;

    i Paesi del nord Africa stanno accelerando la fase di ammodernamento dei propri servizi di telecomunicazioni e osservazione della Terra e, nel 2017, prima il Marocco e poi la vicina Algeria hanno lanciato in orbita rispettivamente «Mohammed VI-A» (con il nostro lanciatore Vega) e «Alcom Sat 1». Il loro obiettivo principale è, teoricamente, quello di migliorare l'accesso a internet, consentendo la copertura di aree remote, e potenziare i livelli di sicurezza. Infatti, la tecnologia duale dei satelliti in questione indica l'inizio di una competizione militare anche per i Paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo. Inoltre, la Tunisia ha appena lanciato il suo primo satellite all'interno di un programma spaziale che prevede il lancio di 30 satelliti e darà impulso a un nuovo settore, con la creazione di posti di lavoro e possibilità di crescita. Anche il lancio del satellite marocchino, «Mohammed VI-B», rientra nella logica della missione ufficiale di osservare la Terra e accelerare lo sviluppo economico e sociale del Regno del Marocco. Ciò significa che i nuovi modelli di cooperazione allo sviluppo e risoluzione di conflitti interni, come ad esempio in Libia, non possono prescindere dal discorso spaziale;

    anche l'Unione Africana, a partire dalla strategia dell'Agenda 2063, ha sviluppato una intensa iniziativa di cooperazione spaziale tra i vari Stati membri, avviando addirittura delle trattative per una strategia e agenzia spaziale comuni, e tale pilastro di sviluppo di collaborazione inter-africana apre spazi interessanti anche per il nostro Paese;

    a inizio di ottobre 2020 Messico e Argentina hanno siglato uno storico accordo per la creazione di un'Agenzia spaziale latinoamericana e dei Paesi caraibici (l'Alce). Per i Paesi del Sud America la nostra agenzia spaziale è da sempre un punto di riferimento importante e uno dei primi partner, motivo per cui sarà indispensabile il nostro supporto per avviare il progetto dell'Alce;

    negli ultimi anni sta crescendo l'interesse della Commissione affari esteri e comunitari della Camera per le tematiche spaziali ai fini di un corretto studio della posizione italiana nello scenario geopolitico,

impegnano il Governo:

   ad adottare iniziative per rivedere il sistema degli addetti per le questioni spaziali per rimodulare l'internazionalizzazione e dare sostegno attivo e di programmazione alle piccole e medie imprese e alle start-up che vogliono investire all'estero, anche attraverso l'aumento del numero di addetti e il loro utilizzo in aree di emergente e futuro interesse per il Sistema Paese (come il sud-est asiatico, l'Africa e il Sud America) ai fini dell'avvio di programmi di cooperazione pacifica, rafforzando l'area strategica prevista al punto 11 del Documento di visione strategica 2020-2029 dell'Asi e in accordo con il documento strategico di politica spaziale nazionale (Dspsn) approvato dal Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e dell'aerospazio;

   ad adottare iniziative per potenziare la space diplomacy, razionalizzando gli uffici competenti sul tema presso la direzione generale per la promozione del sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale in modo da rispondere alle richieste della nuova sfida per la corsa allo spazio e mettendole al passo con le strutture operative già messe in campo da diversi Paesi, fornendo maggiore sostegno attraverso la rete diplomatica all'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e start-up innovative e incrementando le relazioni dirette del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale con le organizzazioni internazionali in tema di spazio;

   ad attivare un piano strategico triennale di cooperazione spaziale, elaborato presso la «Struttura di Coordinamento», attraverso il Gruppo di Lavoro sul rafforzamento della cooperazione spaziale, e approvato dal COMINT;

   a informare periodicamente le competenti commissioni parlamentari sui programmi della cooperazione spaziale e i suoi sviluppi.
(7-00591) «Suriano, Sut, Di Stasio, Ehm».


   La III Commissione,

   premesso che:

    la globalizzazione e i cambiamenti sociali ad essa connessi richiedono un adeguamento delle convenzioni internazionali di sicurezza sociale con i Paesi terzi ove rilevata un'obsolescenza che non garantisce un'adeguata tutela previdenziale;

    un fatto di cui ha preso atto anche il Parlamento, nella XVII legislatura, quando fu approvata, dall'assemblea di Montecitorio, il 19 marzo 2015, la mozione sulla previdenza sociale, a prima firma Fitzgerald Nissoli, presentata il 30 aprile 2014 e che impegnava il Governo pro tempore ad aggiornare le convenzioni internazionali di sicurezza sociale con i Paesi terzi che risultassero obsolete in seguito ai cambiamenti intercorsi, a garanzia di una più adeguata ed ampia tutela previdenziale;

    in quest'ottica, risulta di particolare importanza aggiornare l'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti del 1973, per ricomprendervi una categoria più ampia di lavoratori che con il passare del tempo sono presenti fuori dal territorio nazionale. Una necessità che è stata rilevata dalla stessa Inps in occasione di incontri pubblici con la comunità italiana negli Usa;

    nell'aggiornare la convenzione sopra richiamata del 1973, è di rilevante importanza includere nuove figure professionali che si sono spostate dall'Italia negli Usa e, in particolare, gli iscritti all'ex-Inpdap, ora gestita dall'Inps, in maniera da eliminare la disparità di trattamento tra lavoratori pubblici e privati. Infatti, i lavoratori privati usufruiscono di un accordo bilaterale tra Italia e Usa (Social Security Administration statunitense - SSA), mentre i lavoratori pubblici non ne beneficiano;

    la disciplina della Convenzione in parola, date le mutate condizioni del mondo del lavoro, allo stato attuale, si pone in netto contrasto con l'articolo 3 della Costituzione italiana che sancisce l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Non a caso, la Corte costituzionale, nella sentenza n. 369 del 19 dicembre 1985, richiamava la necessità di emanare norme in grado di garantire ai lavoratori italiani all'estero la stessa tutela previdenziale prevista per i lavoratori occupati in Italia;

    nella XVII legislatura la firmataria della presente risoluzione ha avuto ripetute interlocuzioni con l'allora Governo in carica, nelle quali è stata ribadita l'importanza, riconosciuta dal medesimo Esecutivo, di avviare il negoziato per la modifica dell'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti. Tanto che l'allora Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Gentiloni, il 5 maggio 2016, in risposta ad una mia lettera, affermava che «la revisione dell'Accordo rientra tra quelli considerati prioritari dal Governo». Inoltre, in occasione dello svolgimento dell'interrogazione presentata dalla firmataria della presente risoluzione al Ministro del lavoro e delle politiche sociali pro tempore Poletti del 22 febbraio 2017, il Governo confermava l'impegno ad avviare il negoziato per la modifica dell'Accordo bilaterale di sicurezza sociale Italia-Stati Uniti;

    nel corso della XVIII legislatura, il Governo, rispondendo all'interrogazione a risposta immediata in commissione (n. 5-00126), presentata dalla prima firmataria del presente atto, ha confermato la volontà «di avviare al più presto il negoziato con gli Stati Uniti d'America»;

    pur tenendo conto della crisi pandemica nel frattempo intervenuta, sarebbe auspicabile ed opportuno non procrastinare ulteriormente l'avvio di una trattativa tanto attesa dai nostri connazionali in Usa, anche attraverso la promozione di iniziative propedeutiche atte ad avviare le trattative per l'aggiornamento di tale Accordo bilaterale,

impegna il Governo

ad intraprendere, entro giugno 2021, tutte le iniziative a livello bilaterale utili ad avviare il negoziato per l'aggiornamento dell'Accordo di sicurezza sociale Italia-USA, al fine di venire incontro alle necessità dei lavoratori italiani negli Usa che ad oggi non vedono ancora pienamente tutelati i loro diritti previdenziali.
(7-00592) «Fitzgerald Nissoli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI e DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 1o dicembre 2020, sulle pagine del quotidiano La Verità e sul sito di Dagospia, sono apparsi due articoli che riferiscono di un episodio che sarebbe accaduto la sera del 31 ottobre 2020, nel centro di Roma, e avrebbe visto come protagonisti il Presidente del Consiglio dei ministri e la sua attuale compagna;

   secondo queste indiscrezioni, una testimone oculare avrebbe visto intorno alle ore 20.30 una Audi grigia e alcuni agenti in borghese presidiare l'ingresso del ristorante Enoteca Achilli, in via dei Prefetti, mentre all'interno si trovava la compagna del Presidente del Consiglio;

   non è chiaro se anche il Presidente accompagnasse la signora, visto che la testimone in questione sarebbe stata bruscamente allontanata da un agente dopo essere entrata nell'enoteca per chiedere ai proprietari chi altro fosse presente oltre la signora Paladini;

   la curiosità della testimone era giustificata dal fatto che il 31 ottobre 2020 era già in vigore, da cinque giorni, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 con le disposizioni anti Covid, recante «Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2020, n. 35 recante “Misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19...”» sull'intero territorio nazionale, che obbligava alla chiusura, per le ore 18,00, tutti i ristoranti;

   era pertanto incredibile che proprio il Presidente del Consiglio e/o la sua compagna violassero in maniera così plateale le misure previste dal decreto, recandosi a cena presso l'enoteca Achilli;

   ancora più incredibile che il tutto avvenisse sotto la protezione degli agenti del servizio scorte, che nella loro qualità di pubblici ufficiali di polizia avrebbero dovuto rilevare la violazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e sanzionarla – o farla sanzionare dai loro colleghi, richiedendo l'intervento di altri operatori – come carabinieri, polizia e polizia locale, in quello stesso momento, stavano facendo in tutta Roma, intervenendo nei confronti dei gestori di bar e ristoranti inadempienti alle prescrizioni per il contenimento della pandemia volute dal Governo, in applicazione dell'articolo 11 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020;

   sempre nella giornata del 1o dicembre 2020, dal sito di Dagospia, è stata diffusa una registrazione audio di un'amica della testimone che descrive minuziosamente l'accaduto, successivamente ripresa dalla testata radiofonica La Zanzara di Radio 24;

   nella tarda serata del 1o dicembre 2020, Palazzo Chigi ha diffuso una nota in cui ha smentito la presenza del Premier e delle sua scorta nell'enoteca Achilli la sera del 31 ottobre –:

   se risulti la presenza di agenti del servizio scorte o comunque di agenti di polizia nei pressi dell'enoteca Achilli la sera del 31 ottobre 2020;

   se si intenda chiarire dove si trovava la scorta del Presidente del Consiglio dei ministri la sera del 31 ottobre 2020, tra le ore 20 e le ore 21;

   se risulti al Ministro interrogato che un agente del servizio scorte o comunque un agente di polizia abbia quella sera allontanato la testimone dall'enoteca, accompagnandola fuori dal locale;

   se risulti al Ministro interrogato che un agente del servizio scorte o comunque un agente di polizia abbia quella sera allontanato la testimone dall'enoteca, accompagnandola fuori dal locale;

   nel caso venisse confermata la presenza di agenti del servizio scorte nelle circostanze richiamate in premessa, per quali ragioni gli agenti non abbiano infine segnalato, al più vicino commissariato di polizia, che la sera del 31 ottobre 2020, in violazione alle disposizioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, il ristorante in questione fosse aperto solo per ospiti certamente prestigiosi, ma non dotati, a legislazione vigente, di speciali immunità o guarentigie rispetto alle disposizioni sanitarie emanate da Palazzo Chigi;

   se la sera del 31 ottobre 2020, nel ristorante Enoteca Achilli, fosse o meno presente, in veste di commensale o a qualunque altro titolo, anche il Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-07731)


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come noto, in data 8 dicembre 2020, a fronte di un'alta marea di 138 centimetri, il Modulo sperimentale elettromeccanico (Mose) non è stato attivato, comportando l'allagamento del centro storico di Venezia, dei suoi esercizi commerciali, residenze, e palazzi di valore storico;

   nella notte del 4 dicembre 2020, a fronte di previsioni di acqua alta tra i 120 ed i 130 centimetri, il sistema Mose è stato attivato, salvaguardando regolarmente tutto il territorio veneziano;

   come riportato dal provveditore delle opere pubbliche del Nord Est, il Mose non è stato attivato poiché le previsioni operative avevano individuato un'alta marea di massimo 130 centimetri, soglia – secondo il protocollo operativo adottato – entro la quale non è necessaria l'attivazione dell'Opera;

   responsabile dell'opera sono un Commissario straordinario che, ai sensi dell'articolo 4, comma 6-bis, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, è nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, e – in modo più ampio – il Presidente dell'autorità della Laguna di Venezia, carica istituita ai sensi dell'articolo 95 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, ed anche la nomina del suddetto Presidente è effettuata con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti;

   come dimostrato plasticamente dagli avvenimenti dell'8 dicembre 2020, che hanno mortificato la manifesta utilità del Mose ed umiliato l'intero territorio veneziano, i protocolli operativi stabiliti sulla base della gestione romana dell'opera sono per l'interrogante inadeguati alle effettive necessità del territorio;

   tale situazione di mala gestio deriva dall'affidamento della gestione dell'opera ad individui che, secondo l'interrogante, non hanno alcuna conoscenza teorica, e men che meno pratica, del contesto idrogeologico tipico della Laguna Veneziana, con la conseguenza che l'attivazione del Mose è affidata a previsioni effettuate senza una reale accortezza della realtà effettiva della Laguna e a enti completamente slegati dalle autorità territoriali con più competenze, come la regione Veneto e la città di Venezia;

   è evidente che la soglia dei 130 centimetri per l'attivazione dell'opera è del tutto inadeguata a bloccare l'invasione dell'alta marea nel centro di Venezia, che inizia ad allagarsi già con 110 centimetri –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, anche normative, per modificare la soglia di attivazione minima del Mose a 110 centimetri di alta marea e per attribuire la gestione del Mose e della Laguna in capo alla città di Venezia ed alla regione Veneto.
(4-07736)


   BATTILOCCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con provvedimento del 23 aprile 2020, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha deciso di dare conoscenza al Governo italiano del ricorso presentato nel marzo 2017, da alcuni agenti del Corpo, forestale dello Stato, soppresso dal decreto legislativo n. 177 del 2016 in esecuzione della cosiddetta legge Madia, legge n. 124 del 7 agosto 2015, invitandolo, in via preliminare, a esplorare la possibilità di una regolamentazione amichevole;

   entro il 19 novembre 2020, il Governo italiano avrebbe dovuto far pervenire alla cancelleria della Cedu le proposte di soluzione amichevole, in relazione all'ipotesi di violazione della convenzione europea individuata dalla stessa, riguardante la privazione di alcuni diritti fondamentali del personale del soppresso Corpo forestale dello Stato transitato all'Arma dei Carabinieri e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, quali quello di una piena libertà di partecipare ad associazioni sindacali e di scioperare;

   l'Unione generale lavoratori – Federazione nazionale corpo forestale dello Stato (Ugl-Cfs) e il sindacato autonomo polizia ambientale forestale (Sapaf) hanno presentato al Comitato europeo per i diritti sociali – Ceds, il reclamo n. 143 del 2017 inerente la violazione degli articoli 1§2, 5 e 6§2 della Carta sociale europea (rivista), alla luce dell'articolo G e dell'articolo E letto in combinato disposto con gli articoli 5 e 6§2 della stessa Carta, a seguito della mutato status da civile a militare del personale del Corpo forestale transitato nell'Arma dei Carabinieri per effetto del succitato decreto legislativo;

   il 26 novembre 2019 veniva pubblicata dal Ceds, la decisione sul merito del reclamo n. 143/2017 nelle cui conclusioni viene riportato: «Per queste ragioni, il Comitato conclude: – Con nove voti contro cinque, che l'articolo 1§2 della Carta non è applicabile; – Con dodici voti contro due, che c'è una violazione dell'articolo 5 della Carta; - Con tredici voti contro uno, che c'è una violazione dell'articolo 6§2 della Carta.»;

   l'articolo 5 (diritti sindacali) della Carta sociale europea riporta: «Per garantire o promuovere la libertà dei lavoratori e dei datori di lavoro di costituire organizzazioni locali, nazionali o internazionali per la protezione dei loro interessi economici e sociali ed aderire a queste organizzazioni, le Parti s’ impegnano affinché la legislazione nazionale non pregiudichi questa libertà né sia applicata in modo da pregiudicarla. La misura in cui le garanzie previste nel presente articolo si applicheranno alla polizia sarà determinata dalla legislazione o dalla regolamentazione nazionale. Il principio dell'applicazione di queste garanzie ai membri delle forze armate e la misura in cui sonno 11 applicate a questa categoria di persone è parimenti determinata dalla legislazione o dalla regolamentazione nazionale.»;

   all'articolo 6 (diritto di negoziazione collettiva), si legge: «Per garantire l'effettivo esercizio del diritto di negoziazione collettiva, le Parti s'impegnano: 2. a promuovere, qualora ciò sia necessario ed utile, le procedure di negoziazione volontaria tra i datori di lavoro e le organizzazioni di datori di lavoro da un lato e le organizzazioni di lavoratori d'altro lato, per disciplinare con convenzioni collettive le condizioni di lavoro» –:

   quali siano le proposte di soluzione amichevole che il Governo italiano intenda far pervenire alla Cedu e le tempistiche per la loro trasmissione;

   con quali modalità e tempistiche il governo darà seguito alle conclusioni del Ceds pubblicate il 26 novembre 2019 sul merito del reclamo n. 143/2017.
(4-07738)


   DEIDDA e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'intera filiera italiana di produzione della birra, in particolare quella dei birrifici artigianali, sta subendo un pesantissimo contraccolpo a causa della crisi epidemiologica in corso: ciò anche perché le recenti, ulteriori restrizioni hanno quasi azzerato le occasioni di consumo fuori dall'abitazione;

   tali condizioni stanno mettendo seriamente a rischio la produzione in questione, stimata in 5,7 miliardi di euro, con serie e gravi ripercussioni anche per i 144.000 operatori impiegati nel settore, tenuto conto che, nell'ultimo anno, sono stati distribuiti, avuto riguardo anche dell'indotto, 2.698 milioni di euro di salari, con un aumento del +18 per cento della capacità occupazionale rispetto al 2017;

   nel 2019, la produzione in Italia del settore in questione ha sfiorato i 10 miliardi di euro, equivalente a mezzo punto percentuale del Pil ed al 72 per cento del valore alla produzione del settore delle bevande alcoliche; e, tra produzione e vendita, il settore della birra ha contributo alle casse erariali per un totale di 4.552 milioni di euro tra Iva, imposte e contributi sul reddito e sul lavoro, con una crescita dell'8 per cento, rispetto al triennio precedente;

   con l'arrivo del virus, in particolare tra marzo e giugno 2020, la produzione ha subito un crollo del 22 per cento con picchi, tra marzo e maggio 2020, del -30 per cento: conseguentemente, anche il valore della produzione, nel primo semestre 2020, è drasticamente diminuito del 22,7 per cento rispetto al primo semestre 2019, nonché del 34,2 per cento rispetto al potenziale stimato per l'anno in corso;

   a fronte di ciò, circa il 15 per cento delle aziende sarà stata costretta a licenziare, e secondo un sondaggio promosso tra gli operatori della categoria, gli aiuti previsti nei vari provvedimenti governativi non sono risultati adeguati in alcun modo, tenuto conto che, nei cosiddetti decreti ristori, non è stato incluso il codice Ateco dei microbirrifici il quale, essendo lo stesso delle multinazionali, determina l'accostamento di due categorie per vocazione molto diverse, danneggiando l'intera filiera;

   a differenza della produzione industriale, la birra artigianale vede i| proprio mercato di sbocco nei pub e ristoranti e, solo in termini minimali, nella grande distribuzione e, pertanto, le restrizioni imposte alle attività di somministrazione si ripercuotono inevitabilmente e gravemente sul settore in esame che, tra l'altro, è caratterizzato da prodotti ad elevata deperibilità –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative intenda assumere al fine di salvaguardare la filiera della produzione della birra, in particolare quella legata ai microbirrifici, se del caso adottando iniziative normative per una progressiva defiscalizzazione, la previsione di un apposito codice Ateco per le imprese in questione e l'erogazione di un apposito contributo e/o il riconoscimento di un credito d'imposta a favore della filiera in questione, in particolare sulla birra alla spina.
(4-07739)


   PARENTELA, CADEDDU, DEL SESTO e CILLIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio catanzarese ricadente tra i comuni di Squillace e Borgia, sono stati presentati 2 progetti di parchi eolici: uno denominato «Bolina», della potenza complessiva di 60 Mw con 12 aerogeneratori, l'altro «Parco eolico di Borgia e Squillace», proposti da «Ese Borgia S.r.l.» – ed ancora in attesa del completamento delle procedure autorizzative, per le quali mancano ancora integrazioni e alcuni nulla osta – con potenza totale prevista di 22,4 Mw, con 5,6 Mw per turbina;

   insistono nei pressi 2 aree Sic (Oasi di Scolacium e Fondali di Stalettì), un Sito di interesse regionale (Sugherete di Squillace) e un vincolo paesaggistico;

   l'installazione di turbine, prevista nell'area di Ceraso, si colloca quasi centralmente in un territorio dalla forte impronta storico-paesaggistica: con, a ovest, il centro storico di Squillace, noto per le ricchezze architettoniche e urbanistiche e la storica attività dei ceramisti; a nord, il parco archeologico di Scolacium, sede del segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo Calabria, con i resti della colonia romana (foro, teatro, terme, anfiteatro) e gli imponenti ruderi della chiesa abbaziale normanna di Santa Maria della Roccella; a sud la Coscia di Stalettì, che termina nella punta di Copanello, con i resti della chiesa di San Martino e le vasche del Vivarium di Cassiodoro, Il Castrum e la chiesa di Santa Maria del Mare, la Grotta di San Gregorio. Peraltro, lungo il corso dell'Alessi, che lambisce le terre di Ceraso, insistono altre preziose testimonianze storico-archeologiche;

   l'area manifesta il suo interesse archeologico, non solo per la presenza di resti fittili che riconducono a presenze romane e tardo-antiche, ma soprattutto per il rinvenimento di una importante epigrafe, ora murata nel municipio di Squillace, che venne rinvenuta nel 1958, proprio nel fondo Ceraso, nel corso di lavori agricoli. La presenza dell'iscrizione e l'attestazione della necropoli rimandano evidentemente alla presenza, nell'area di Ceraso, di un insediamento in villa successivamente frequentato con la realizzazione, probabilmente, di un edificio di culto. Nel primo medioevo, del resto, tutte queste ricche terre fecero parte integrante dei grandi possedimenti di Cassiodoro, che proprio a Squillace aveva trovato i natali;

   la notizia della possibile costruzione di nuovi parchi eolici desta molta preoccupazione nella popolazione residente e si presenta in stridente contrasto con le attuali politiche locali tendenti a propugnare un tipo di sviluppo che faccia perno sulle principali vocazioni del territorio quali il paesaggio, l'ambiente, le tradizioni, la cultura, l'enogastronomia e il turismo di qualità;

   sarebbe opportuno valutare se la costruzione di altri parchi eolici in provincia di Catanzaro, dove già sono presenti centinaia di pale eoliche, rispetti quanto sancito dalle linee guida relative alla realizzazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili, atteso che la regione Calabria non ha un piano energetico aggiornato ed appositi strumenti normativi di tutela –:

   se il Governo sia a conoscenza dei problemi ambientali, paesaggistici e delle forti ripercussioni che potrebbero avere nuovi parchi eolici sul territorio in questione e sulle attività economiche e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda promuovere per tutelare il territorio;

   se il Ministro dell'ambiente e tutela del territorio e del mare abbia acquisito elementi in merito ai rischi, determinati dalla realizzazione dei suddetti parchi eolici, per le aree limitrofe ricadenti nella Rete natura 2000 e ai rischi idrogeologici;

   quali iniziative intenda assumere il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo al fine di salvaguardare le aree di elevato valore storico e paesaggistico interessate dall'installazione delle suddette pale eoliche.
(4-07740)


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 31 gennaio 2020 è stato decretato, senza restrizioni, lo stato di emergenza e il giorno 9 marzo 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri ha sottoscritto un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che ha dato inizio al lockdown generale, conclusosi definitivamente il 3 giugno 2020 con l'apertura agli spostamenti tra regioni;

   l'emergenza pandemica da Covid-19 attanaglia il nostro Paese ormai da mesi e le misure di contenimento adottate hanno spesso recato pregiudizio ai cittadini che si sono visti privare di molti servizi, tra i quali l'accesso agli uffici postali;

   tali uffici hanno ridotto le prestazioni rese attraverso l'emanazione di regolamenti recanti misure restrittive, per il contenimento della diffusione del virus, che hanno provocato un rallentamento generalizzato nella fornitura dei servizi;

   si è trattato, quindi, di un rallentamento previsto e atteso che ha coinvolto il servizio di recapito ma, diversamente da quanto accaduto per le cartelle esattoriali, numerosi altri enti pubblici hanno deciso di non posticipare – di 180 o 270 giorni – le spedizioni e da tale decisione sono derivati numerosi disservizi con ricadute negative sugli utenti;

   in particolare, la scorsa settimana, proprio a ridosso della Giornata internazionale dei diritti delle persone disabili, è stata raccontata dai quotidiani la storia di una famiglia di Bari: la madre attendeva la raccomandata recante la convocazione per la cosiddetta «revisione», una visita periodica necessaria per la conferma dell'invalidità del figlio, un ragazzo con tratti autistici affetto da un grave ritardo;

   la lettera inviata dall'Inps non veniva consegnata perché il postino, a causa del nuovo regolamento adottato da Poste Italiane spa, non aveva citofonato. Ciononostante, nel mese di novembre 2020, l'istituto ha inviato una seconda raccomandata – quest'ultima pervenuta – nella quale si comunicava che la signora, non essendosi presentata con il figlio, il giorno 31 agosto 2020, alla visita di controllo, dovrà restituire i 3.500 euro fino al quel momento regolarmente versati a suo favore;

   si tratta di una richiesta che mette a dura prova, sia economicamente che psicologicamente, una famiglia che, come tante, è vittima del malfunzionamento di un servizio –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'accaduto e se intenda adottare iniziative al fine di prorogare al 30 giugno 2021 i termini previsti per le richieste dell'Inps, dell'Agenzia delle entrate e del servizio di riscossione in modo da garantire a tutti i soggetti vittime di disservizi dovuti alle misure di contenimento dell'epidemia Covid-19 di potere sopperire alle loro mancanze.
(4-07742)


   FORMENTINI e BIANCHI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 4 luglio 2020, l'Agenzia spaziale italiana ha emesso l'«Avviso di Indagine di Mercato ASI per l'affidamento delle attività industriali relative allo studio di fattibilità di una missione applicativa per l'Osservazione della Terra successiva alla missione nazionale PRISMA»;

   la prima fase della missione nazionale Prisma si è conclusa con successo, con il lancio del satellite omonimo nel marzo del 2019 ad opera di un raggruppamento temporaneo di imprese formato dalla società Ohb Italia S.p.A., in qualità di mandataria e responsabile del satellite, e dalla società Selex S.p.a. (oggi Leonardo S.p.a.) in qualità di mandante e responsabile dello strumento iperspettrale alloggiato nel satellite stesso;

   secondo il suddetto avviso, «la missione dovrà capitalizzare le innovazioni e gli sviluppi tecnologici pregressi effettuati dall'ASI nell'ambito della strumentazione elettro-ottica iperspettrale»;

   l'unica società nazionale che ha effettuato sviluppi di questo tipo è Leonardo S.p.a., grazie alla missione Prisma appena conclusasi ed al programma Shalom, anche questo dell'Asi;

   sempre nell'indagine di mercato viene affermato che «ciascun soggetto che si candidi in forma singola o associata potrà comparire singolarmente ovvero in forma associata in una sola ed esclusiva candidatura, pena l'esclusione da tutte le candidature coinvolte»;

   in conseguenza di ciò Leonardo S.p.a. si è trovata de facto arbitra degli esiti dell'indagine di mercato;

   malgrado le aperture negoziali fatte dalla summenzionata Ohb Italia S.p.a. a Leonardo S.p.a., onde riproporre la stessa, compagine industriale che aveva appena concluso con successo la prima missione Prisma, Leonardo S.p.a. ha deciso invece di rispondere all'avviso insieme a Thales Alenia Space S.p.a. società di cui è anche azionista;

   per Ohb Italia S.p.a. non vi è stata quindi alcuna possibilità di candidatura, nonostante il ruolo cardine da essa avuto e il fondamentale contributo fornito nella prima missione Prisma;

   come ricordato sopra, nel marzo del 2019 il satellite è stato lanciato con successo e pertanto il satellite realizzato da Ohb Italia S.p.a. risulta già qualificato come punto di partenza per gli sviluppi successivi della missione Prisma –:

   quali siano gli orientamenti del Governo in relazione alla vicenda in premessa, considerato che, per l'interrogante, la presenza di Leonardo S.p.a. in un raggruppamento industriale preclude qualsiasi altra partecipazione industriale;

   se non ritenga che sussista inoltre il concreto rischio di un danno erariale per l'amministrazione, ai sensi dell'articolo 1, quarto comma, della legge n. 20 del 1994 e dell'articolo 1223 del codice civile, giacché la rinuncia alle specifiche competenze pregresse di Ohb Italia S.p.a., maturate a partire dal 2007, durante il lungo e complesso sviluppo della prima missione Prisma potrebbe comportare spese maggiori e tempi più lunghi qualora si affidasse la nuova fase del progetto ad un raggruppamento che la vedesse esclusa a favore invece di soggetti nuovi, con inevitabile dispendio e perdita di pubbliche risorse, dal momento che il patrimonio tecnologico qualificato afferente al satellite realizzato da Ohb Italia S.p.a. con spesa pubblica, verrebbe ad esser del tutto inutilizzato;

   e se non si ravvisi il rischio che, affidandosi ad un raggruppamento industriale di cui sia parte la società Thales Alenia Space S.p.a., che è controllata dal gruppo francese Thales (67 per cento) l'intero patrimonio tecnologico afferente la missione Prisma (satellite più strumento iperspettrale), la quale peraltro è la prima missione iperspettrale europea, sia trasferito in mani estere, annullando così il primato italiano relativamente ad una tecnologia passibile anche di utilizzi inerenti alla difesa nazionale.
(4-07747)


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Monte Echia è uno spuntone roccioso, interamente in tufo giallo, ubicato nella zona di Pizzofalcone, nel quartiere San Ferdinando di Napoli: il sito archeologico di Monte Echia, caratterizzato da alcuni resti della grande Villa di Licinio Lucullo, offre il belvedere che è una delle vedute più caratteristiche del Golfo di Napoli;

   il belvedere è attualmente in fase di ristrutturazione, e, nell'ambito dei lavori, si sta realizzando, dal 2005, l'ascensore di Santa Lucia che vorrebbe permettere un rapido collegamento coi sottostanti Borgo Santa Lucia e Borgo Marinari, oggi è costituito dalle rampe di Pizzofalcone;

   il comitato di Portosalvo e altre associazioni ambientaliste napoletane muovono da tempo numerose obiezioni circa la realizzazione dell'impianto di elevazione, in cemento armato, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico, archeologico e culturale, il Monte Echia appunto, dal quale prende origine tutta la storia della città;

   l'enorme ascensore pubblico in costruzione altera – come sostiene il professor Giulio Pane, architetto e storico dell'architettura – il panorama e ignora le principali prescrizioni stabilite dal codice dei beni culturali e del paesaggio; inoltre si tiene inutilizzato lo storico ascensore adiacente al medesimo impianto in costruzione, che, con gli stessi finanziamenti europei, poteva essere recuperato al medesimo uso senza provocare danni al sito culturale;

   l'ascensore di Pizzofalcone taglia la visuale panoramica per una lunghezza di dodici metri, è costato circa 1 milione e 200 mila euro finanziati con il «Patto per Napoli», dopo una gestazione ultraventennale, dovrebbe entrare in funzione agli inizi del 2021, ospitando anche un bar;

   è già previsto che, solo dopo che il suddetto ascensore sarà entrato in funzione, inizieranno dei lavori di consolidamento del costone tufaceo di Monte Echia, finanziati con il ricorso a fondi derivanti dal Piano strategico per la città pari a circa 1 milione di euro;

   secondo quanto sostiene il geologo Riccardo Caniparoli i danni e i crolli alla Galleria Vittoria a Napoli, sono stati causati dai dissesti del Monte Echia – legati anche a progetti poco idonei per la linea 5 del metrò;

   risulta all'interrogante che i cittadini attendono dalle istituzioni il rispetto delle norme e l'autorizzazione per l'ascensore di Monte Echia ha creato non poca indignazione nella capacità di disattendere i provvedimenti che tutelano il territorio metropolitano e impediscono le modifiche che recano pregiudizio al paesaggio –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, in ordine al progetto in questione, anche in considerazione dei cospicui fondi statali citati;

   se non ritenga opportuno chiarire, per quanto di competenza, la vicenda in maniera definitiva, in modo da pare una risposta ai tanti cittadini che aspettano un segnale da parte delle istituzioni, e indicare il modo in cui si intenda riprendere l'attività di ripristino dello status quo come prescritto dal codice dei beni culturali e del paesaggio, anche noto come codice Urbani.
(4-07748)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 3 dicembre 2020, gli Stati Uniti hanno dichiarato che proibiranno l'ingresso nel proprio territorio al cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps, della regione autonoma del Xinjiang in Cina, e ai prodotti con esso realizzati, in quanto ritengono che la loro produzione sia avvenuta sfruttando i lavori forzati;

   il provvedimento mira a colpire, oltre alla produzione di cotone del Xinjiang, anche coloro che utilizzano il prodotto cinese in qualsiasi altro luogo;

   in base alle nuove misure, per i prodotti in ingresso contenenti cotone prodotto nei Xinjiang Production and Construction Corps sarà richiesta la fornitura di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati;

   gli Usa, così come altri Paesi per lo più occidentali, accusano la Cina di aver perpetrato danni ai diritti umani della minoranza turcofona e musulmana degli uiguri, e non solo, nella regione del Xinjiang, adottando politiche di repressione nei loro confronti che prevedono anche i lavori forzati;

   la portavoce del Ministero affari esteri cinese Hua Chunying ha affermato che si tratterebbe di politiche su base volontaristica per aiutare le persone di qualsiasi etnia ad avere un impiego stabile;

   la portavoce del Ministero affari esteri cinese ha ribadito che gli appartenenti a qualsiasi etnia del Xinjiang scelgono liberamente la propria occupazione e che tutti i livelli del Governo nel Xinjiang rispettano la volontà delle minoranze etniche a trovare un'occupazione e forniscono formazione per lavoratori che si registrino volontariamente per migliorare le proprie capacità;

   le osservazioni statunitensi trovano conferma anche nelle stime di Human Rights Watch (Hrw), per le quali Pechino avrebbe rinchiuso almeno un milione di uiguri in campi rieducativi, avrebbe causato scomparse, torturato gli uiguri in custodia delle proprie autorità e portato avanti processi poi conclusi in sentenze di morte. Alcuni gruppi di attivisti hanno affermato che Pechino stia cercando di indottrinare gli uiguri con l'ideologia comunista, facendoli rinunciare alle tradizioni islamiche, per cancellarne la cultura e l'identità;

   il Governo di Pechino ha sempre negato qualsiasi forma di oppressione nei confronti degli uiguri e ha giustificato l'istituzione dei cosiddetti «campi di educazione e addestramento» nel Xinjiang sostenendo che servano a frenare e arginare movimenti separatisti, violenti ed estremisti compiuti da alcuni membri della minoranza turcofona uigura nel Xinjiang;

   tale provvedimento costringerà molte aziende statunitensi a cambiare la propria catena di approvvigionamento. La produzione di cotone da parte di persone ai lavori forzati costituisce una violazione dei diritti umani e un comportamento anticoncorrenziale perché altera il naturale meccanismo dei prezzi;

   dal provvedimento ci si aspetta, oltre a una produzione mondiale più etica attraverso la mancata vendita di quel tipo di prodotti, anche un recupero di quote di mercato per le produzioni nazionali;

   il Xinjiang è uno tra i maggior centri di produzione di cotone in tutta la Cina e nei Xinjiang Production and Construction Corps viene prodotto 1/3 del cotone realizzato nel Paese, che è strettamente collegato alla catena di produzione tessile cinese e non solo;

   la produzione di materia prima da persone in schiavitù potrebbe essere alla base del basso costo di produzione delle materie prime cinesi –:

   se anche il Governo italiano intenda adottare iniziative per introdurre misure che vietino la commercializzazione di prodotti provenienti dagli Xinjiang Production and Construction Corps in assenza di prove rispetto al fatto che i prodotti non siano stati realizzati utilizzando persone ai lavori forzati.
(5-05144)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   la riparazione dei beni è un'attività inquadrata dall'articolo 183 del decreto legislativo n. 152 del 2006 (Testo unico ambientale, Tua) come «preparazione per il riutilizzo», ossia tra quelle operazioni come anche il controllo, la pulizia e lo smontaggio «attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento»;

   la definizione di preparazione per il riutilizzo si distingue dalla definizione di «riutilizzo», sempre normata nel citato articolo 183, in quanto, nel riutilizzo, i prodotti non sono ancora diventati rifiuti e sono «reimpiegati per la stessa finalità per la quale erano stati concepiti»;

   da dette definizioni deriva che la preparazione per il riutilizzo riguarda rifiuti, mentre il riuso riguarda beni non ancora diventati rifiuto, comportando, di conseguenza, che le attività di riparazione necessitino di autorizzazione ambientale a differenza di quanto accade per la gestione di beni usati;

   con il recente decreto legislativo n. 116 del 2020 sono state recepite alcune direttive facenti parte del pacchetto dell'Unione europea in materia di economia circolare, come la direttiva (UE) 2018/851 circa la gestione dei rifiuti e la direttiva (UE) 2018/852 sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio;

   detto decreto legislativo n. 116 del 2020 ha modificato il Testo unico ambientale, inserendo l'articolo 214-ter, che consente lo svolgimento delle operazioni di preparazione per il riutilizzo in forma semplificata, «mediante segnalazione certificata di inizio di attività ai sensi dell'articolo 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241»;

   il medesimo decreto legislativo n. 116 del 2020 ha inoltre inserito, sempre nel Tua, l'articolo 198-bis che disciplina il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti. Tale articolo prevede, al comma 2, che detto Programma contenga «la ricognizione impiantistica nazionale, per tipologia di impianti e per regione», nonché inoltre «l'adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore concernenti specifiche tipologie di rifiuti, incluse quelle derivanti dal riciclo e dal recupero dei rifiuti stessi, finalizzati alla riduzione, il riciclaggio, il recupero e l'ottimizzazione dei flussi stessi»;

   il programma nazionale per la gestione dei rifiuti può contenere, secondo quanto dettato dal comma 4, lettera a), del citato articolo 198-bis, anche «l'indicazione delle misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti» –:

   quali iniziative intenda adottare all'interno del Programma nazionale per la gestione dei rifiuti a sostegno dei centri di riparazione e riuso;

   se tra le misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti siano prese in considerazione anche indicazioni per semplificare l'accesso dei gestori dei centri di riparazione e riuso nei centri di raccolta comunali.
(2-01031) «Ilaria Fontana, Maraia».

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZENNARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   quello dell'erosione costiera in Abruzzo è un fenomeno particolarmente evidente ed incisivo, nonostante a partire dagli anni Cinquanta si sia intervenuto con un sistema di opere di difesa realizzato a più riprese, costituito da pennelli e da tre allineamenti di scogliere parallele alla costa;

   gli interventi realizzati lungo la fascia costiera dal 1997 ad oggi hanno causato una profonda alterazione dei sistemi dunali e una interruzione del flusso detritico litoraneo, con conseguenti variazioni negative del profilo della spiaggia emersa e sommersa; nonostante negli ultimi 15 anni si sia speso, per questo tipo di opera, svariati milioni di euro, la crisi erosiva continua ad estendersi a tutto il litorale con le aree costiere di Alba Adriatica e Martinsicuro a nord, quelle di Montesilvano al centro e la Costa dei Trabocchi e Casalbordino a sud, tra i tratti maggiormente colpiti, determinando frequenti problemi per le strutture balneari e le viabilità cittadine, oltre che un ingente danno per l'economia turistica;

   in particolare, il litorale della costa della provincia di Teramo, nel tratto che va dal comune di Martinsicuro, passando per quello di Alba Adriatica, ma con danni anche nei comuni di Pineto e Silvi, è stato devastato negli ultimi anni da sempre più frequenti mareggiate, cancellando quasi totalmente ciò che rimane dell'arenile, arrivando fin sotto le fondamenta degli stabilimenti balneari, con strutture devastate e a rischio crollo; l'ultimo allarmante episodio si è verificato nei giorni scorsi, il 5 e 6 dicembre 2020 –:

   quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per arginare il fenomeno in relazione alla tutela ambientale e agli operatori del settore balneare;

   se il Governo intenda adottare iniziative per utilizzare parte delle risorse previste dal Recovery Fund, destinandole a grandi opere e interventi strutturali e definitivi a largo raggio su tutto il litorale abruzzese.
(4-07727)


   POTENTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di un sopralluogo dell'interrogante in Sicilia in data 1o ottobre 2020, unitamente alla stampa locale, si è potuto appurare che nella zona industriale del comune di Giarre (Catania), all'interno di un piazzale prossimo a capannoni ed abitazioni, già utilizzato quale attuale area di parcheggio, si è creata una discarica abusiva di rifiuti speciali, anche pericolosi, comprendente lamine di amianto, prodotti di laboratori medici, batterie, plastiche, fusti di miscele diluenti, il tutto scaricato continuativamente in un piazzale aperto e completamente esposto agli agenti atmosferici; inoltre, risulta all'interrogante che a Giarre (Catania), in data 15 ottobre 2020, nel tratto terminale del torrente Macchia in corrispondenza dell'abitato di Santa Maria la Strada, i carabinieri della locale sezione sono intervenuti per un sopralluogo, dal quale è stata appurata l'esistenza di condotte che immettono liquami nel fiume e che possono creare pericoli di inquinamento incidendo sulla salute pubblica;

   tra le competenze del Ministro interrogato vi sono quelle relative alle procedure di infrazione alle direttive comunitarie nel settore dei rifiuti, così come recepite nell'ordinamento giuridico nazionale, e, pertanto, anche l'attivazione di azioni di prevenzione del fenomeno dell'abbandono di rifiuti, volte ad evitare l'apertura di ulteriori procedure d'infrazione per discariche abusive, garantendo il rispetto delle direttive europee di settore –:

   se il Ministro interrogato intenda svolgere verifiche sui gravi episodi segnalati dall'interrogante, attraverso apposite ispezioni del nucleo operativo ecologico dell'Arma dei carabinieri e dell'Ispra, allo scopo di garantire che quella che l'interrogante considera l'inerzia degli enti locali interessati non determini l'instaurarsi di nuove infrazioni comunitarie o il permanere dei rischi connessi all'inquinamento dell'ambiente del pregiudizio per la salute umana.
(4-07730)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   ERMELLINO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   la Commissione difesa della Camera ha approvato il Programma pluriennale di ammodernamento e rinnovamento (A/R) n. SMD 06/2020 relativo al completamento di progettazione e qualifica del Nuovo elicottero da esplorazione e scorta (N.E.E.S.);

   il programma, avviato nel 2016, prevede l'acquisizione fino a 48 esemplari al fine di dotare l'Esercito italiano di mezzi più moderni ed efficienti rispetto agli attuali Agusta Westland AW-129, giunti oramai a fine vita operativa;

   gli esemplari verranno forniti da Leonardo, ma i motori saranno prodotti da altre aziende, una componente la cui commessa vale da sola centinaia di milioni di euro. All'epoca del primo Governo Conte, il Ministro della difesa pro tempore Elisabetta Trenta, per evitare probabilmente di creare problemi di natura geopolitica o erariale, chiese un approfondimento tecnico per dirimere la controversia sulla scelta tra il motore Safran e quello Avio, sulla base di una valutazione dei motori candidati per specifiche tecniche operative, eventuale aggravio di costi, possibilità di accedere alle risorse europee;

   nella scheda inviata alle commissioni competenti per l'espressione del parere, non vi è menzione della scelta effettuata, né si fa cenno alle valutazioni o evidenze che hanno portato all'eventuale preferenza –:

   se il Ministro interrogato ritenga di mettere a disposizione delle commissioni parlamentari competenti il materiale tecnico relativo al programma in parola, e le valutazioni effettuate che hanno condotto alla scelta del produttore della componente motoristica;

   se ritenga di comunicare alle commissioni parlamentari competenti eventuali aggravi di costi e se vi sia o meno la possibilità di accedere alle risorse europee;

   se ritenga per il futuro, in casi rilevanti come questo, di trasmettere delle schede con un livello di dettaglio superiore, per dare la possibilità ai commissari di compiere gli approfondimenti che ritengono necessari e poter così esprimere un parere obiettivo sugli atti del Governo sottoposti a parere.
(4-07743)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   CURRÒ. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le misure di contenimento della pandemia da COVID-19 dei provvedimenti approvati in corso d'anno prevedono proroga dei termini per i versamenti tributari e contributivi per i soggetti esercenti attività d'impresa, arte o professione, che hanno il domicilio fiscale, la sede legale o la sede operativa nel territorio dello Stato;

   poiché, in alcuni casi, alla data di entrata in vigore delle disposizioni che rinviano il termine per i suddetti versamenti, molti dei soggetti beneficiari della proroga risultano aver già pagato le cifre loro spettanti, si determinano non di rado minori oneri per l'Erario, relativi a tali disposizioni, che possono essere stimati talora pari a centinaia di milioni di euro;

   stante la perdurante crisi scatenata dalle misure di contenimento della pandemia COVID-19, si ritiene fondamentale «salvare» il differenziale di risorse (cosiddetto savings), iscritte a copertura di tali provvedimenti, rafforzando le misure di ristoro e di riduzione del carico fiscale per i contribuenti –:

   se il Ministro interrogato, a conoscenza dei fatti esposti in premessa e dopo una valutazione in merito, non ritenga necessario e urgente assumere le iniziative di competenza affinché il differenziale di risorse citato in premessa sia salvaguardato e destinato ad ulteriori misure di riduzione degli oneri fiscali.
(5-05133)


   TARANTINO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI e ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per effetto della emergenza epidemiologica, il Governo è intervenuto a più riprese sull'applicazione dell'imposta municipale propria (Imu) per l'anno d'imposta 2020; in particolare, l'articolo 177 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 ha previsto l'esenzione dal versamento dell'acconto 2020 per stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali, stabilimenti termali, immobili rientranti nella categoria D/2, nonché immobili in uso da parte di imprese esercenti attività nell'ambito di eventi fieristici;

   successivamente, l'articolo 78 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104 ha stabilito che non è dovuto il saldo Imu 2020 per gli immobili rientranti nella categoria catastale D/2 (alberghi e pensioni con fine di lucro) e relative pertinenze, immobili degli agriturismi, delle case e appartamenti per vacanze e dei B&B, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività esercitate;

   in ragione dell'aggravarsi della crisi sanitaria, sono state poi emanate le ordinanze del Ministro della salute adottate ai sensi dell'articolo 3 e 4 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 che hanno individuato le aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di elevata (o massima) gravità e da un livello di rischio alto;

   tali misure hanno così determinato, inevitabilmente, ripercussioni sulle categorie economiche e imprenditoriali, prevedendo la cancellazione dell'Imu per quelle operative e ubicate in zone con scenario di massima gravità e un livello di rischio alto (cosiddette zone rosse);

   l'andamento cromatico dei territori indicati nelle diverse ordinanze, nonché la successiva degradazione dello scenario di rischio degli stessi (da rossa ad arancione, in particolare), ha originato dubbi interpretativi circa i requisiti temporali ex lege per poter beneficiare dell'esenzione fiscale ivi prevista;

   il paventato rischio è che regioni inizialmente in zona rossa, successivamente transitate verso uno scenario a rischio basso, potrebbero perdere il diritto al differimento dei termini –:

   se possa chiarire quali siano le regioni – e di conseguenza i soggetti e le categorie economiche interessate – in cui si applica l'esenzione di cui in premessa.
(5-05134)


   UNGARO e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la Banca Popolare di Bari ha varato, nel periodo del commissariamento, un piano industriale volto a ricondurre a condizioni di efficienza ed economicità la gestione dell'importante istituto bancario operante nel Mezzogiorno del Paese;

   il piano industriale prevede la chiusura di diversi sportelli, in particolare in Abruzzo, con una conseguente evidente contrazione dei servizi bancari;

   Banca Popolare di Bari è presente in Abruzzo, in prevalenza nella provincia di Teramo, per effetto dell'acquisizione della storica banca del territorio, la banca Tercas;

   il piano industriale, varato precedentemente alla nomina del nuovo consiglio di amministrazione, appare non ispirato ad una verifica puntuale del rapporto tra raccolta sul territorio e chiusura degli sportelli;

   a partire dall'11 dicembre 2020 la filiale della Banca Popolare di Bari di Piazza Aldo Moro (Campo a Mare) verrà soppressa ed accorpata con la filiale di Roseto centro. Si sta parlando di un comune di 58 chilometri quadrati e la presenza di due sportelli appare necessaria per coprire l'intera popolazione. Del resto, la filiale che si intende sopprimere conta 1.400 conti correnti, 30 milioni di raccolta, 18 milioni di impieghi;

   il consiglio comunale di Roseto, nella seduta del 5 novembre 2020 ha approvato, con voti unanimi, apposita risoluzione per scongiurare una simile e definitiva scelta;

   inopinatamente, nel nuovo consiglio di amministrazione, autorevolmente guidato dal presidente De Gennaro, si è ritenuto di escludere la presenza di una professionalità abruzzese che rispettasse il territorio dal quale proviene una importante raccolta per Banca Popolare di Bari –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, in relazione a quanto esposto in premessa, per salvaguardare i presidi territoriali della Banca Popolare di Bari e i conseguenti livelli occupazionali in Abruzzo.
(5-05135)


   CATTANEO, MARTINO, GIACOMONI, PORCHIETTO, BARATTO e GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il programma cashback è uno degli strumenti ideati dal Governo per incentivare l'utilizzo di strumenti di pagamento elettronici e consiste in un rimborso in denaro fino a 150 euro a fronte degli acquisti di beni e servizi effettuati con mezzi di pagamento elettronici da persone fisiche residenti in Italia;

   il Fondo «cashback» dispone 1.750 milioni da utilizzare nel 2021 e di 3.000 milioni per il 2022;

   a fronte della piena operatività prevista per il gennaio 2021, l'8 dicembre 2020 è stata avviata la sperimentazione (extra cashback di Natale) con l'app IO, scaricabile dal 7 dicembre, dell'applicazione dei servizi pubblici, che è stata scaricata da oltre 6 milioni di persone, in possesso di Spid o di carta identità elettronica;

   in alternativa all'app IO, si possono attivare i sistemi messi a disposizione da banche o società che emettono carte di pagamento (Satispay, l'app dei pagamenti con smartphone o le app del circuito Nexi);

   tuttavia, dal giorno in cui si sono aperte le iscrizioni, l'app IO è andata in sovraccarico e la gran parte dei potenziali utenti non ha potuto accedere al servizio, né registrarsi attraverso l'applicazione. Il traffico elevato rende difficile registrare le carte da usare per i pagamenti e l'Iban per il rimborso;

   la piattaforma PagoPa non è riuscita garantire la piena funzionalità dell'App IO. La situazione è tale che le associazioni dei consumatori hanno annunciato diverse iniziative, tra le quali esposti nelle varie procure in cui si ipotizza il reato di interruzione di pubblico servizio;

   chi ha già registrato le proprie carte potrà aderire al programma e accedere ai rimborsi a differenza di chi, a causa dei disservizi, non riesce ad accedere all'app IO;

   viene segnalata anche mancata integrazione del cashback nei servizi bancari e nei loro Atm;

   in questo ambito, va anche rilevata la evidente stortura in base alla quale il cashback premia chi spende di più, di fatto avvantaggiando i più abbienti –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per sospendere l'operatività dei programma cashback, rivedendone altresì contenuti, al fine di evitare il rischio che si crei una disparità di trattamento tra i cittadini che possono accedere al servizio e coloro che ne sono esclusi, in particolare gli anziani, per i quali una integrazione dei propri redditi sarebbe quanto mai opportuna, a causa dei fisiologici ritardi che questa fascia di popolazione si trova ad avere rispetto alla digitalizzazione della pubblica amministrazione.
(5-05136)


   ALBANO, OSNATO e BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'8 dicembre 2020 è partito un nuovo modello di profilazione dati e di controllo dei cittadini denominata cashback; l'esordio, come per le altre App utilizzate per accedere ai servizi della pubblica amministrazione, è stato drammatico, con difficoltà ed attese per i cittadini di diverse ore;

   l'App che ha creato problemi questa volta è stata IO, sulla quale sembra che ancora oggi non sia possibile registrare le carte di credito ed inserire l'Iban per procedere ai pagamenti al fine ottenere gli «sconti di Stato» previsti dal Governo;

   dai dati in possesso, l'app ha ottenuto finora 7,1 milioni di download, 2,1 solo negli ultimi giorni, quelli subito precedenti all'inizio del programma cashback che promette un rimborso del 10 per cento degli acquisti fatti;

   il piano cashback era noto da settimane, la data di inizio era stata ufficializzata da tempo e il Governo si è scusato per il disservizio generato –:

   quali siano le cause della ripetuta impossibilità ad utilizzare le piattaforme digitali di cui in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per risolvere il problema, al fine di garantire l'attuazione del programma del cosiddetto «cashback» ed evitare nuovi disservizi ai cittadini.
(5-05137)


   FRAGOMELI, BURATTI, LACARRA, MURA, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto «decreto Rilancio», di cui al decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto, sulla base delle indicazioni proposte dal gruppo Pd in commissione, importanti novità nelle procedure di erogazione dei contributi a fondo perduto agli operatori economici colpiti dalla crisi economica legata all'emergenza epidemiologica da Covid-19 che hanno semplificato la richiesta e accelerato l'erogazione – mediamente entro 10 giorni lavorativi dalla presentazione dell'istanza – di circa 6,12 miliardi di euro stanziati dal Governo;

   a seguito della ripresa dei contagi in autunno, il Governo ha emanato due ulteriori provvedimenti, tra fine ottobre e inizio novembre 2020, per ristorare gli operatori delle attività economiche interessate, direttamente o indirettamente, dalle restrizioni disposte a tutela della salute;

   in particolare il decreto-legge, n. 137 del 28 ottobre 2020, cosiddetto «decreto Ristori», il decreto-legge, n. 149 del 9 novembre 2020, «Ristori-bis», il decreto-legge n. 154 del 23 novembre 2020, «Ristori-ter» e il decreto-legge n. 157 del 30 novembre 2020, «Ristori-quater» intervengono con uno stanziamento complessivo superiore a 13,5 miliardi di euro per l'erogazione di ulteriori contributi a fondo perduto;

   le imprese dei settori oggetto delle nuove restrizioni riceveranno i contributi a fondo perduto con la stessa procedura già utilizzata dall'Agenzia delle entrate per quelli disposti dal citato «decreto Rilancio» ed è prevista l'erogazione automatica sul conto corrente, entro il 15 novembre 2020, per chi aveva già inoltrato domanda in precedenza, mentre, per gli altri, è necessario che presentino, esclusivamente in via telematica, una istanza all'Agenzia con l'indicazione della sussistenza dei requisiti;

   l'importo del beneficio varierà dal 100 al 400 per cento di quanto previsto dal «decreto Rilancio», in funzione del settore di attività, aumentato di un ulteriore 50 per cento per gli operatori nelle zone arancioni e rosse; è prevista inoltre l'erogazione di contributi per le attività nei centri commerciali e per le industrie alimentari e l'istituzione di un fondo per nuovi contributi automatici nelle regioni che potrebbero venire interessate da future misure restrittive;

   l'Agenzia delle entrate, attraverso la piattaforma telematica di Sogei, ha iniziato ad erogare le citate risorse, importanti per la liquidità e il sostentamento alle imprese –:

   quali siano i risultati al 7 dicembre 2020 dell'erogazione del contributo a fondo perduto con particolare riferimento ai tempi medi di erogazione e al dettaglio dei beneficiari suddivisi per tipologia di attività e territorio provinciale (o regionale) di appartenenza.
(5-05138)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI, BITONCI, CANTALAMESSA, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministero dell'economia e delle finanze 24 novembre 2020, n. 156, stabilisce le condizioni, i casi e i criteri per l'attribuzione di un rimborso in denaro per le persone fisiche maggiorenni residenti nel territorio dello Stato che, fuori dall'esercizio di attività d'impresa, arte o professione, effettuano abitualmente acquisti tramite strumenti di pagamento elettronici;

   la modalità di adesione al programma prevede per i soggetti aderenti la registrazione nell'app IO o nei sistemi messi a disposizione da un issuer convenzionato;

   tuttavia, a seguito dell'apertura delle iscrizioni al piano cosiddetto «Cashback», prevista a partire dal 7 dicembre 2020, si è da subito registrato un malfunzionamento dell'app IO, che ha determinato l'impossibilità per i cittadini di accedere al servizio, nonché di effettuare l'iscrizione;

   sebbene la Presidenza del Consiglio dei ministri si sia affrettata a confermare che chi ha potuto completare tutte le operazioni richieste dall'app IO al momento della convalida, dall'8 dicembre 2020 può accumulare il rimborso del 10 per cento per ogni transazione, di fatto è accaduto che molti utenti con metodo di pagamento già registrato non lo abbiamo più visto disponibile;

   secondo quanto riportato dal Codacons, che ha addirittura presentato un esposto in procura per interruzione di pubblico servizio, numerose sono state le segnalazioni di utenti che hanno riscontrato rallentamenti e malfunzionamenti dell'app IO, con l'impossibilità di accedere alla sezione «Portafoglio» e registrare le proprie carte di credito da utilizzare per i pagamenti ai fini del suddetto rimborso: un'iniziale richiesta di attendere il caricamento della pagina di riferimento è seguita da un avviso, dopo diversi minuti di attesa, recante la momentanea impossibilità di caricare alcun metodo di pagamento, con l'invito a riprovare in un momento successivo;

   tale caso segue analoghi precedenti, come ad esempio l'accesso alla procedura per richiedere i contributi a fondo perduto previsti dal cosiddetto «decreto-legge rilancio» ovvero il noto «click day» riferito al buono mobilità, denotando una forte carenza tecnico-burocratica a scapito dei cittadini – a parere degli interroganti – non più tollerabile –:

   se intenda chiarire le criticità che hanno provocato il malfunzionamento del sistema operativo e se e quali iniziative di competenza abbia adottato o intenda adottare perché simili disagi per gli utenti non si verifichino più in futuro.
(4-07733)


   POTENTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante «Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia», ha introdotto al suo articolo 100 nuove disposizioni in tema di concessioni del demanio marittimo, lacuale e fluviale ed ha previsto, al suo quarto comma, che dal «1° gennaio 2021 l'importo annuo del canone dovuto quale corrispettivo dell'utilizzazione di aree e pertinenze demaniali marittime con qualunque finalità non può, comunque, essere inferiore a euro 2.500»;

   il provvedimento del Governo, senza previa mappatura delle singole consistenze concessorie, ha aumentato indiscriminatamente, per oltre 21.000 concessioni, la soglia minima dei canoni demaniali marittimi a 2.500 euro all'anno e sta creando dei grossi problemi previsionali ai titolari di micro e piccole concessioni non commerciali, ed ancor più gravemente colpisce le società sportive iscritte al registro Coni, nonché le concessioni per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto;

   la misura è stata motivata come misura di compensazione economica per la revisione degli spropositati valori Omi (quelli dei cosiddetti «balneari pertinenziali»), mettendo fine a un'ingiustizia che durava da tredici anni e che aveva portato decine di imprese balneari sull'orlo del fallimento, ma lo stesso provvedimento aveva appunto anche stabilito l'aumento dei canoni minimi da 362,90 a 2.500 euro all'anno: ciò significa che tutti i titolari, che ad oggi pagano meno di 2.500 euro all'anno, dal 1° gennaio 2021 subiranno l'aumento per un ricavato stimato, al netto, di 39 milioni di euro;

   il balzello è stato imposto ai titolari di micro e piccole concessioni sul demanio marittimo come ormeggi, gavitelli, cartelloni pubblicitari, edicole, chioschi, campi da gioco di associazioni sportive dilettantistiche, eccetera. Per queste realtà, di tipo non imprenditoriale, oppure con un giro d'affari molto ridotto, l'aumento del canone da 362,90 a 2.500 euro all'anno è un salasso e in assenza di immediate soluzioni, molte dovranno rinunciare alla concessione e chiudere la propria attività –:

   se ed in che forma intenda eseguire una mappatura completa del demanio marittimo italiano che impedisce di differenziare il calcolo del canone a seconda della tipologia di attività che vi insiste;

   se il Governo intenda adottare iniziative per introdurre un correttivo per far fronte alle difficoltà economiche che si verificheranno a carico di molti piccoli concessionari.
(4-07744)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ROSPI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 novembre 2020, a seguito di un servizio giornalistico realizzato dalla trasmissione «Le Iene», si è venuti a conoscenza di una storia preoccupante e triste con al centro una persona, il professor Carlo Gilardi, novantenne lucidissimo e pienamente attivo, che sembrerebbe essere stato confinato in una Rsa contro la sua volontà su disposizione del giudice tutelare e dell'amministratore di sostegno, al fine di «tutelarlo»;

   dal primo servizio giornalistico venivano fuori diverse – pesanti – presunte criticità nella gestione della vicenda, legata peraltro a parallele inchieste giudiziarie che, seppur avendo una visione limitata ad una sola parte, inducevano l'interrogante, il giorno successivo, a presentare l'interrogazione n. 4-07563 ai Ministri oggi nuovamente interrogati con la quale si chiedeva quali iniziative volessero assumere al fine di verificare la situazione, anche mediante iniziative ispettive, del signor Gilardi e del relativo stato di salute. Ad oggi però non e ancora pervenuta alcuna risposta;

   nei giorni scorsi, l'interrogante ha personalmente contattato le varie autorità competenti per chiedere di verificare di persona e in modo assolutamente riservato le condizioni psicofisiche del professor Gilardi, ma non gli è stato concesso di incontrarlo;

   rispetto all'interrogazione presentata in data 18 novembre 2020 vi sarebbero delle novità inerenti alla situazione del professor Gilardi, che qualora venissero effettivamente confermate, sarebbero di una gravità inaudita e meriterebbero la massima attenzione in ogni sede. Tra queste novità vi sarebbero alcune immagini e dei testimoni che dimostrerebbero la manipolazione – postuma al servizio delle Iene – della cartella clinica del professor Gilardi, dalla quale sarebbe stato fatto sparire ogni riferimento ad un presunto trattamento sanitario obbligatorio (Tso) praticatogli per trasferirlo, coattivamente, dalla propria abitazione alla Rsa;

   il professor Gilardi è uomo mite e apparentemente in grado di intendere e volere, come sembrerebbe attestato anche dalla perizia medica di parte mostrata durante la trasmissione, pertanto l'utilizzo di un Tso sarebbe stato difficilmente comprensibile;

   affrontare vicende del genere sarebbe pesante, emotivamente e psicologicamente, per chiunque affrontarle avendo 90 anni, indifeso, strappato alla propria vita e alle proprie abitudini, è un dramma e un danno irreparabile, per il quale nessuno e in alcun modo potrà più ripagare il professor Gilardi. Da quasi un mese il professor Gilardi è rinchiuso in Rsa e, da due settimane, decine di migliaia di cittadini sono in apprensione e vorrebbero una risposta chiara e certa dalle istituzioni –:

   se i Ministri interrogati intendano immediatamente valutare la possibilità di avviare le ispezioni ministeriali (ove non già disposte) di competenza ed ogni altra iniziativa atta a chiarire, con urgenza, una vicenda che presenta opacità e che sta provocando enorme dolore al professor Carlo Gilardi, nell'interesse primario del professor Carlo, che ha il diritto di tornare a vivere in libertà, ma anche a garanzia dei soggetti istituzionali che gestiscono il caso – sulla cui correttezza di operato non si dubita – per spazzare via ogni minima ombra di dubbio sul lavoro finora svolto.
(3-01963)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIPPA e VILLANI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la funzione rieducativa della pena trova il suo riconoscimento nella Costituzione che, all'articolo 27, sancisce che «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato»;

   l'ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975), così come rinnovellato dal nuovo decreto legislativo n. 124 del 2 ottobre 2018, al comma 1 dell'articolo 20 dispone che «negli Istituti penitenziari debbano essere favorite, in ogni modo, la destinazione dei detenuti e degli internati al lavoro e la loro partecipazione a corsi di formazione professionale. A tal fine, possono essere organizzati e gestiti, all'interno e all'esterno dell'istituto, lavorazioni e servizi attraverso l'impiego di prestazioni lavorative dei detenuti e degli internati. Possono, altresì, essere istituite lavorazioni organizzate e gestite direttamente da enti pubblici o privati e corsi di formazione professionale organizzati e svolti da enti pubblici o privati»;

   al comma 3 dell'articolo 20 si precisa che «l'organizzazione e i metodi del lavoro penitenziario devono riflettere quelli del lavoro nella società libera al fine di far acquisire ai soggetti una preparazione professionale adeguata alle normali condizioni lavorative per agevolare il reinserimento sociale»;

   da un articolo pubblicato sulla pagine web «ilmattino.it» il 3 dicembre 2018, si apprende che presso la casa circondariale di Napoli Secondigliano, alla presenza del Ministro della giustizia Alfonso Bonafede sarebbero stati firmati due protocolli per favorire il lavoro dei detenuti. Nel testo del medesimo articolo si legge che: «Il secondo Protocollo d'intesa coinvolgerà i Ministeri della Giustizia e delle Infrastrutture e dei Trasporti e permetterà di aprire nell'istituto penitenziario di Secondigliano un Centro autorizzato per le revisioni di autovetture e veicoli stradali fino a 3,5 tonnellate, nel quale saranno impiegati i detenuti, previa adeguata formazione da parte di operatori del Mit»;

   a parere dell'interrogante, la lodevole iniziativa risulterebbe senza dubbio utilissima nell'ambito di un contributo reale all'incremento del livello di sicurezza nell'ambito della circolazione stradale, nonché della tutela ambientale con l'istituzione di un sistema integrato di controlli, informazione, formazione e addestramento. Tali attività sono propedeutiche all'acquisizione di una consapevolezza per una nuova cultura della legalità come conoscenza della sicurezza stradale, che conduca ad un comportamento consapevole nell'uso del veicolo, anche per quanto riguarda il rispetto dell'ambiente;

   sostenere la realizzazione di attività rieducativo-formative finalizzate a sviluppare competenze tecniche utili ad ampliare le opportunità di inclusione sociale e/o occupazionale dei detenuti al termine dell'espiazione della pena e, contestualmente, fornire anche occasioni durature di lavoro durante la stessa espiazione, sono attività che danno un contenuto al dettato costituzionale di cui all'articolo 27 sopra richiamato. In tal guisa, sarebbe oltremodo opportuno che protocolli simili si riuscissero a proporre anche presso gli altri istituti di pena che presentano al loro interne strutture, attrezzature e competenze per avviare ulteriori percorsi formativi –:

   quale sia lo stato dell'iter burocratico per rendere attuabili i protocolli richiamati in premessa e quali siano le iniziative che i Ministri interrogati, nell'ambito delle rispettive competenze, intendano adottare anche per garantire, di concerto con le amministrazioni coinvolte, l'attuazione del protocollo sopra richiamato;

   se siano stati individuati ulteriori istituti penitenziari sul territorio italiano che abbiano gli elementi per costruire percorsi strutturati di inclusione al lavoro per i detenuti che possano avere un prosieguo anche dopo la fine dell'espiazione delle pena.
(5-05131)


   BISA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si sta perpetrando una grave ingiustizia per i numerosi aspiranti avvocati che hanno maturato/matureranno i requisiti per partecipare all'esame di Stato a partire dall'11 novembre 2020;

   il 5 novembre 2020 è stato reso noto che le prove scritte, originariamente fissate per il 15,16 e 17 dicembre 2020, sono state rinviate a causa dell'emergenza sanitaria e il decreto pubblicato il 10 novembre 2020 ha stabilito che il rinvio dell'esame scritto avrebbe comportato anche una proroga dei termini per la presentazione della domanda (la cui scadenza originaria era l'11 novembre 2020), senza precisare se la proroga riguardasse anche la maturazione dei requisiti (la cui scadenza era il 10 novembre 2020);

   una nota del Ministero della giustizia, datata 10 novembre 2020 e diffusa il 12, ha precisato che la proroga riguarda solo la domanda: il termine per la maturazione dei requisiti è rimasto quello originario;

   tale decisione ha creato una situazione di palese ingiustizia nei confronti di molti aspiranti avvocati che, pur avendo maturato i requisiti, non potranno partecipare all'esame di Stato, ora fissato per la primavera 2021, perdendo di fatto un anno;

   si tratta di una decisione priva di motivazioni: non si capisce quale sia il senso di una proroga unicamente per la domanda. Tutti gli interessati, come di consueto, si erano già affrettati a depositarla e non esisteva il problema dell'impossibilità a presentarla da parte dei residenti nelle zone rosse, dal momento che la presentazione era già in origine prevista telematicamente. Quindi, da questo punto di vista, la riapertura dei termini è pressoché inutile. L'utilità avrebbe potuto esistere per tutti coloro che si trovano nel «limbo» tra il 10 novembre 2020 e l'11 febbraio 2020, quanto alla maturazione dei requisiti: si tratta di 25/30enni che, da quasi o 18 mesi stanno svolgendo un tirocinio non retribuito (o solo parzialmente retribuito) che, se qualche mese fa, consci della «perdita» della possibilità di sostenere l'esame 2020, o potevano confidare nei concorsi pubblici, ora si trovano confinati in casa a studiare senza una meta sine die;

   infatti, com'è noto, gli ultimi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri hanno disposto la sospensione di tutti i concorsi pubblici, con poche eccezioni. I pochi che sono stati indetti presuppongono, a monte, il titolo di avvocato, anni di professione forense o alcuni anni di esperienza lavorativa nel settore della pubblica amministrazione escludendo di fatto giovani freschi di laurea e tirocini;

   in termini pratici, significa che moltissimi giovani che fino a ieri confidavano di accedere al mondo del lavoro a breve, hanno davanti un ulteriore anno di disoccupazione. Va ricordato che il titolo di avvocato è esso stesso requisito per la partecipazione ad alcuni concorsi, primo fra tutti quello in magistratura, nonché per l'accesso ad alcune posizioni lavorative diverse dalla libera professione. Trattandosi di un esame di abilitazione e non di un concorso, non essendo quindi in gioco un numero delimitato di posti disponibili, l'aumento dei candidati non avrebbe comportato una perdita di chance per coloro che hanno già maturato i requisiti a far data dal 10 novembre 2020;

   l'idea di «perdere» l'esame del 2020, comunque rinviato alla primavera 2021 per soli tre mesi, con il rischio dunque, in caso di sovrapposizione, di non fare l'esame nemmeno nel dicembre 2021, appare francamente inaccettabile –:

   se il Ministro interrogato non reputi necessario ed equo riaprire i termini di maturazione dei requisiti di cui in premessa che dovranno essere prorogati, come di consueto, ad una data a ridosso della prevista prova scritta, andando a coincidere con il termine di scadenza per la domanda.
(5-05132)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PITTALIS. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si apprende da fonti giornalistiche il ministro interrogato, con riferimento alla critica situazione in cui versa la magistratura onoraria, avrebbe reso una dichiarazione quantomeno discutibile, affermando come essa abbia la finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della Magistratura professionale;

   questa dichiarazione, purtroppo, manifesta, con le parole, una disattenzione, se non anche una sorta di disfavore, già ampiamente radicato nelle azioni del Governo. Sia consentito all'interrogante osservare peraltro — a margine — che il prestigio della magistratura professionale non si ottiene, certamente, relegando in una posizione di minorità o discredito la magistratura onoraria, bensì con un impianto organico di riforme, riguardanti, fra l'altro, il rapporto fra magistratura e politica da un lato, e fra magistratura e media dall'altro;

   i magistrati onorari rappresentano una categoria di lavoratori precari costantemente dimenticati dalle riforme degli ultimi anni: immessi nelle funzioni con concorso a titoli e poi prorogati con mandati a termine, pagati in gran parte esclusivamente a cottimo per udienza svolta o procedimento definito, senza previdenza e diritto alla pensione, senza tutele per maternità, malattia o infortuni, i magistrati onorari sono stati destinatari di una normativa a singhiozzo, largamente incompleta sotto il versante dei riconoscimenti e delle tutele. E ciò nonostante il rilievo ordinamentale sempre più significativo assunto dai magistrati onorari, sui quali, nel corso del tempo, le disfunzioni del sistema giustizia sono venute a scaricarsi a mo' di parafulmini;

   la situazione appena descritta, già assai gravosa, è stata ulteriormente peggiorata dalla pandemia: in questo contesto, infatti, l'endemica assenza di tutele e garanzie si è rivelata in tutta la sua drammatica portata. Da questo punto di vista, la denuncia presentata dalla Consulta dei magistrati onorari merita di trovare una eco in quest'aula e nelle nostre coscienze, e una risposta nelle nostre azioni concrete;

   non è superfluo ricordare come molti magistrati onorari siano rimasti negli uffici a garantire i servizi indifferibili e urgenti, le turnazioni di reperibilità e l'evasione del lavoro già preso in carico, svolgendo compiti che l'odierno sistema di pagamento a cottimo, ancorato quasi esclusivamente allo svolgimento delle udienze, non riconosce come remunerabili. Persino il contributo di solidarietà di 600 euro, previsto per tre mensilità, è stato, in moltissimi uffici, negato per la fase successiva all'11 maggio 2020 o decurtato delle misere indennità percepite per i pochi giorni di attività prestata, quasi a punire il magistrato virtuoso;

   nel corso di questa lunga crisi, sono stati presentati numerosi emendamenti, ordini del giorno e interrogazioni su questo tema: ma il Governo, a parte pochi riconoscimenti di contorno, non ha mai ritenuto di dar seguito alle istanze giunte dal Parlamento e dalle realtà del settore;

   il Governo non ha finora neppure ritenuto di dar seguito alla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea, che a luglio 2020 ha riconosciuto ai magistrati onorari il diritto a godere delle ferie retribuite, in modo analogo ai magistrati togati, così aprendo la via all'assimilazione fra le tutele dei lavoratori, pur tenendo ferma la differenza fra le due categorie;

   di fronte a questa chiusura, la magistratura onoraria ha annunciato il prossimo ingresso in stato di agitazione permanente, se il Governo non aprirà un confronto serio sul merito;

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per fronteggiare le difficoltà connesse al regime giuridico e al trattamento economico della magistratura onoraria con particolare riguardo ai magistrati onorari già in servizio.
(4-07732)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Claudio Loffredo, titolare di società operante nel settore dei trasporti, noleggi e servizi, vanta un credito dei confronti della società Sace Srl in liquidazione per servizi erogati;

   gli annosi e ripetuti dissesti finanziari del comune di Caserta hanno impedito il regolare pagamento alla società Sace Srl, determinando lo stato di liquidazione dal quale dipende che il pagamento ai fornitori possa avvenire esclusivamente dopo il pagamento da parte del debitore principale: in questo caso il comune di Caserta;

   il debito del comune risale all'anno 2008, da allora, l'Osl – Organo straordinario di liquidazione degli enti locali – si è reso protagonista di un comportamento omissivo;

   i dipendenti vantano un credito a titolo di spettanze lavorative e trattamento di fine rapporto mai liquidato dalla società Sace Srl, la quale è creditrice del comune di Caserta per svariati milioni di euro, mentre il credito di tutti gli operai non supera forse neanche un milione di euro, motivo per il quale era doveroso procedere alla liquidazione del dovuto fin dalla prima fase del dissesto comunale;

   nonostante fosse tenuta al pagamento entro il termine massimo di 24 mesi ai sensi dell'articolo 256 del Tuel, l'Osl ha superato tale termine, con ulteriore danno dei lavoratori ed anche per lo stesso ente in relazione alla responsabilità personale di cui all'articolo 21 della legge n. 120 del 2020;

   i dipendenti della suddetta azienda versano in condizioni economiche disastrose a causa delle inadempienze della Osl, che, superando ogni termine previsto dalla legge per provvedere al pagamento dei debiti del comune, ha creato danni economici che hanno finito con l'aggravarsi drammaticamente anche in relazione alla grave crisi economica causata dall'emergenza sanitaria da COVID-19;

   i debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese sono un dramma e il dissesto finanziario sta mandando al macello creditori in attesa da oltre dodici anni, e le imprese con centinaia di dipendenti che oggi licenziano per pagare gli avvocati;

   il presidente dell'Osl non ha mostrato alcun rispetto per la grave situazione che danneggia tutti i creditori del comune, sostenendo di avere altro di cui occuparsi –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere e in particolare affinché sia data piena applicazione agli articoli 256 del Tuel e articolo 21 della legge n. 120 del 2020 in modo tale che i diritti dei creditori possano essere realmente tutelati.
(4-07745)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   BAGNASCO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nei primi gironi di dicembre 2020, si è assistito a un intensificarsi del maltempo in tutto il Paese a causa di un'intensa perturbazione;

   il 4 dicembre in particolare, il maltempo e la forte nevicata hanno creato forti disagi alla circolazione sull'Appennino ligure piemontese. Nel tratto Altare-Savona, l'autostrada A4 è stata chiusa al transito di tutti i veicoli per pioggia ghiacciata. Si è arrivati al blocco della circolazione a Savona in direzione Torino e ai mezzi pesanti diretti verso la Liguria e bloccati a Carmagnola (Torino) e ai caselli successivi;

   la forte nevicata ha interessato in particolar modo l'A7 tra Busalla e Genova Bolzaneto, con relativo blocco di mezzi pesanti e auto. La Protezione civile, intervenuta sul posto, ha portato coperte, bevande calde e cibo agli automobilisti e ai camionisti in difficoltà;

   dal tardo pomeriggio del 4 dicembre 2020 fino a notte inoltrata erano rimasti ancora bloccati al gelo circa 50 tir e 13 auto, e solamente il 6 dicembre mattina si è riusciti a riaprire l'autostrada Genova-Milano, rimasta chiusa per la neve, con camionisti e automobilisti bloccati dal pomeriggio;

   è stato necessario un lungo intervento notturno di mezzi e risorse per poter ripristinare la normale percorribilità autostradale, dove, tra Busalla e il valico autostradale, erano caduti circa 40 centimetri di neve;

   va peraltro evidenziato come una giornata di fortissimo maltempo su quei territori come quella che si è poi effettivamente verificata era stata ampiamente prevista con 24 ore di anticipo, e ne era a conoscenza anche la stessa concessionaria autostradale;

   come ha dichiarato il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, «la paralisi delle autostrade, per un fenomeno che era ampiamente previsto, non è giustificabile (...). Se c'è stata una paralisi che ha tenuto bloccato un pezzo di Liguria con riverberi sulla città di Genova e sul porto, evidentemente c'è stata una sottovalutazione del problema» –:

   se non si intenda verificare se vi siano delle responsabilità da parte del concessionario nella gestione dell'emergenza maltempo esposta in premessa;

   se non si ritenga di dare finalmente delle risposte definitive al tema della gestione delle tratte autostradali.
(4-07729)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   SCAGLIUSI, GIARRIZZO, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha avviato da tempo un processo di trasformazione e innovazione dei servizi della pubblica amministrazione attraverso l'utilizzo di tecnologie digitali, spesso fornite da operatori terzi i quali, mettendo a disposizione le loro infrastrutture, diventano indirettamente detentori di dati e informazioni di esclusivo appannaggio delle amministrazioni interessate;

   uno degli aspetti più complessi della trasformazione digitale della pubblica amministrazione è rappresentato dalla gestione della vasta mole di dati che le pubbliche amministrazioni raccolgono e detengono;

   tali dati possono essere definiti come un «patrimonio informativo pubblico», composto da diverse tipologie di informazioni che necessitano di essere collocate all'interno di una strategia complessiva mirata alla loro condivisione tra le amministrazioni pubbliche, siano esse centrali o periferiche;

   è necessario che si ceda il passo nella pubblica amministrazione al progresso delle Information and Communication Technologies (Ict), al fine di rendere più efficiente l'attività della pubblica amministrazione e l'interscambio di dati tra le sue articolazioni;

   è indispensabile la creazione di un sistema di infrastrutture di/in cloud computing per la raccolta e gestione centralizzata dei dati delle pubbliche amministrazioni che consenta di raccogliere, archiviare e trasmettere i dati in possesso delle stesse, mediante l'implementazione delle più moderne tecnologie nel settore pubblico e nel rispetto dei principi della trasparenza e tutela dei dati personali;

   il cloud computing rappresenta il prerequisito per la fruizione efficiente di attività come l'archiviazione e la trasmissione di dati, mediante la presenza di servizi diversificati e integrati tra loro, quali i cosiddetti IaaS (Infrastructure as a Service), PaaS (Platform as a Service) e SaaS (Service as a Service), ove la disponibilità dei dati è fornita on demand attraverso la rete telematica Internet;

   ad avviso degli interroganti, solo mediante la creazione di un sistema infrastrutturale cloud di proprietà totalmente pubblica sarà possibile far sì che le amministrazioni pubbliche non siano costrette ad avvalersi di fornitori privati per la fruizione di servizi di cloud storaging, consentendo di innescare sinergie virtuose capaci di coniugare una maggiore efficienza dell'azione pubblica con elevati standard di sicurezza e protezione dei dati pubblici –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere affinché venga creato un sistema unico ed esclusivo di raccolta, conservazione e scambio dei dati della pubblica amministrazione, mediante lo sviluppo di infrastrutture e sistemi di cloud computing, valutando di affidarne la gestione ad un ente pubblico e/o un'azienda pubblica o a controllo pubblico che ne garantisca la sicurezza, l'affidabilità e l'efficienza.
(5-05139)


   CAPITANIO, MACCANTI, DONINA, GIACOMETTI, FURGIUELE, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO, ZANELLA e ZORDAN. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il Governo, nel 2015, ha approvato la Strategia italiana per la banda ultra larga, con l'obiettivo di ridurre il gap infrastrutturale e di mercato in relazione alle infrastrutture digitali. La prima fase di attuazione della Strategia riguardava interventi nelle aree bianche a fallimento di mercato;

   per il tramite della società del Ministero dello sviluppo economico Infratel Italia S.p.a., interamente controllata da Invitalia S.p.a., sono state indette tre gare per l'aggiudicazione della realizzazione dell'infrastruttura e il relativo mantenimento della stessa rete; tutte le gare sono state aggiudicate alla società Open Fiber S.p.a.;

   nelle recenti riunioni del Comitato banda ultralarga (Cobul) sono emerse numerose criticità nella realizzazione del progetto banda ultra-larga nelle aree bianche, così come comunicato da Infratel Italia S.p.a.;

   dalla stampa si è appresa la notizia dell'invio di una «diffida» da parte di Infratel alla concessionaria il cui contenuto, veicolato su giornali, non è stato reso del tutto noto;

   Open Fiber ha risposto con una nota di essere «pienamente in linea con il piano di realizzazione della rete in fibra ottica formalmente condiviso con Infratel e ciò nonostante il perdurare dell'emergenza sanitaria». Ha anche confermato «l'obiettivo del completamento» del 92 per cento delle unità immobiliari del piano Banda ultra-larga in 16 regioni su 20 «entro il 2022 e non nel 2023»;

   da quanto trapelato dalla stampa Infratel avrebbe minacciato anche la revoca delle concessioni ad Open Fiber;

   nel corso dell'anno, a fronte delle sempre più incalzanti richieste, anche dell'opposizione, circa i cronici ritardi del concessionario, il Governo ha sempre confermato la propria fiducia a Open Fiber e anche le richieste dell'opposizione di revisione dei termini delle concessioni o dell'allargamento del perimetro delle stesse alla tecnologia Fwa sono sempre state puntualmente respinte da parte dell'Esecutivo;

   a parere dell'interrogante, l'unico elemento di novità è rappresentato dalla costituzione della rete unica che il Governo si ostina ad affrontare solamente dalla parte della governance, senza minimamente porsi il problema della realtà industriale;

   tra la caotica gestione dei voucher e i macroscopici ritardi nella realizzazione della banda ultra larga, il Paese continua ad essere afflitto da un divario digitale che rappresenta il vero freno ad una stabile ripresa economica e che impedisce didattica a distanza, smart working e telemedicina –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministero interrogato per accelerare la realizzazione del Piano anche a fronte dell'attuale emergenza pandemica.
(5-05140)


   MULÈ, ROSSO, SOZZANI, BERGAMINI, BALDELLI e PENTANGELO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   dall'8 dicembre 2020 è attivo il cosiddetto programma «cashback» che prevede la possibilità di ottenere un rimborso fino ad un massimo di 150 euro a sessione per acquisti effettuati con carte e app di pagamento;

   la finalità di tale progetto, oltre a quella di natura fiscale di rendere tracciabili il maggior numero di transazioni commerciali, è quella di diffondere il più possibile la cultura della digitalizzazione e il ricorso a strumenti digitali da parte dei cittadini;

   nel corso della giornata del 7 dicembre 2020, come riportato da organi di stampa e come ammesso da Pago Pa spa, società che gestisce la app Io, si sono registrati notevoli problemi per la registrazione delle carte di pagamento sulla app messa a disposizione per effettuare la procedura prevista;

   a seguito dell'alto numero di richieste di accesso in un lasso di tempo relativamente ristretto, si è verificato un blocco del funzionamento della App Io che ha impedito ad un gran numero di persone di registrare le proprie carte di pagamento;

   non è la prima volta che si registrano stalli nel funzionamento di applicazioni e misure digitali richieste per l'accesso a misure di vantaggio ampiamente pubblicizzate dal Governo e, conseguentemente, molto attese dai cittadini, come si è verificato nel caso delle registrazioni informatiche per accedere al cosiddetto bonus biciclette, oppure nel caso del sito Inps per l'accesso alle indennità da seicento euro;

   i continui e ripetuti malfunzionamenti delle piattaforme digitali per l'accesso a misure che impongono una registrazione rischiano di produrre una dannosa sfiducia da parte dei cittadini nei confronti della diffusione della digitalizzazione che invece il Governo, anche con la nomina di un ministro ad hoc, vuole diffondere;

   l'elevato numero di accessi che si registrano in tali occasioni non può essere considerata una giustificazione, sia perché l'ampiezza della platea è ampiamente preventivabile, sia perché, come nel caso dell'app IO è stata creata un'apposita società pubblica come Pago Pa Spa –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato al fine di garantire l'efficiente funzionamento degli strumenti digitali con i quali i cittadini debbono interfacciarsi per accedere a misure e servizi messi a disposizione dal Governo, eliminando i disservizi che si sono verificati da ultimo con la app IO, e quali iniziative specifiche intenda assumere in materia di digitalizzazione nel settore specifico dei trasporti.
(5-05141)


   BRUNO BOSSIO, GARIGLIO, PIZZETTI, ANDREA ROMANO, CANTINI e DEL BASSO DE CARO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato Banda ultra larga (Cobul) ha stabilito che, da novembre 2020, le famiglie che hanno diritto potranno usufruire dei voucher per dotarsi di un connettività internet veloce e di un personal computer o un tablet;

   utenti e associazioni dei consumatori vorrebbero che fosse permesso l'acquisto del computer o del tablet liberamente, con parte del voucher in qualsiasi negozio e senza bisogno di un acquisto contestuale di offerte banda ultra larga, per avere maggiore libertà di scelta del prodotto, senza essere vincolati a un operatore e poter accedere allo sconto dispositivo anche se si è in una zona priva di connessione banda ultra larga;

   l'associazione comuni montani (Uncem), a tal proposito, evidenzia una doppia discriminazione perché chi non è raggiunto da almeno 30 megabit perde automaticamente i fondi pubblici per il voucher;

   l'erogazione dei voucher rientra in un progetto che offrirà a famiglie con reddito Isee superiore a 20 mila euro e a imprese la possibilità di beneficiarne invece per famiglie con Isee inferiore ai 20 mila euro è previsto contributo massimo di 500 euro;

   a tal proposito, sarebbe opportuno, prevedere un voucher di emergenza per chi, con Isee inferiore ai 20 mila euro, risiede nei comuni esclusi dalla misura e non raggiunti da banda ultra larga per consentire l'acquisto di un dispositivo e una connessione banda larga o 4G;

   inoltre, sarebbe opportuno prevedere modalità semplificate e dirette, permettendo all'utente di richiedere il voucher allo Stato, auto-certificando i requisiti, e, di poterlo spendere direttamente con operatori e in un qualsiasi negozio accreditato alla misura;

   per i fondi da utilizzare al nuovo voucher, si possono destinare parte di quelli della fase 2 o nuove risorse da individuare, una volta stimata la parte della popolazione esclusa dal voucher di fase 1 e rientrante nei requisiti di reddito. In fine, sarebbe opportuno individuare le muove risorse attraverso un intervento normativo urgente che colmi le lacune dell'attuale voucher, al fine di rivedere le regole di funzionamento per la fase due –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti in premessa, intenda adottare, per quanto di competenza, con il fine di soddisfare le fasce di popolazione svantaggiate che, in tempi di pandemia, si trovano impossibilitate a dotarsi degli strumenti di accesso a internet necessari e basilari.
(5-05142)


   SILVESTRONI, ROTELLI, BUTTI e MOLLICONE. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dagli organi di stampa degli ultimi giorni in merito al Piano nazionale di ripresa e resilienza all'esame del Consiglio dei ministri, nello schema di divisione dei fondi del Recovery plan sarebbero previsti 48,7 miliardi di euro per digitalizzazione distribuiti in 13 progetti;

   in particolare 10,1 miliardi di euro sarebbero destinati a digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella pubblica amministrazione; 35,5 miliardi all'innovazione, competitività, digitalizzazione 4.0 e all'internazionalizzazione; 3,1 miliardi per cultura e turismo;

   nella bozza manca la definizione puntuale dei progetti e soprattutto chi li ha sviluppati, informazione quanto meno necessaria considerata la distribuzione puntuale dei miliardi destinati alla loro realizzazione;

   per contro, all'area sanità saranno destinati circa 9 miliardi di euro, di cui 4,8 al cluster «Assistenza di prossimità e telemedicina» e 4,2 ai progetti per innovazione, ricerca e digitalizzazione dell'assistenza sanitaria;

   a fronte della cifra destinata all'area della digitalizzazione e dell'innovazione appare quanto meno doveroso, a parere degli interroganti, indicare da chi sono stati sviluppati i progetti previsti –:

   quali siano nello specifico i progetti a cui sono destinati i fondi dei Recovery plan previsti per digitalizzazione, innovazione e sicurezza e soprattutto chi li abbia sviluppati.
(5-05143)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   l'Avvenire nella edizione del 4 dicembre 2020, in un articolo a firma di Nello Scavo, racconta la storia di un padre di nazionalità tunisina attualmente ospitato nell'hotspot di Pozzallo, insieme al figlio di sette anni, flagellato dalla meningite;

   da giorni il bambino, che secondo alcuni certificati medici in possesso del padre sarebbe affetto da tetraparesi spastica, starebbe immobilizzato su un materasso di gommapiuma;

   sbarcato a Lampedusa il 5 novembre 2020, trasferito a Pozzallo il 25, «Il minore necessita di essere immediatamente trasferito presso una struttura adeguata ove medici specialisti possano occuparsi di ogni sua esigenza», secondo quanto scrive il legale che segue il caso;

   «Attesa la minore età, la grave invalidità fisica e mentale del minore, egli necessita quanto prima — insiste l'avvocato — che siano attivate in suo favore tutte le misure di “tutela maggiorata”, previste dalle norme italiane e che non fanno distinzione tra bimbi italiani e stranieri» –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative per garantire al minore adeguate cure mediche.
(2-01027) «Zanettin».

Interrogazione a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nonostante l'impegno profuso dalle forze di polizia, anche con le scarse risorse umane ed economiche a disposizione, per prevenire e reprimere i reati (come dimostrano i dati relativi al calo dei reati di natura predatoria e non solo), gli ultimi gravi avvenimenti delittuosi verificatisi a Brindisi hanno destato forti preoccupazioni tra i cittadini e messo in evidenza la necessità di interventi immediati per implementare il personale addetto alla tutela e sicurezza del territorio;

   la presenza a Brindisi di uno dei pochi Centri di permanenza per il rimpatrio sul territorio nazionale, la cui gestione richiede un considerevole numero di personale, nonché le nuove e ulteriori incombenze istituzionali conseguenti ai controlli svolti per verificare il rispetto delle prescrizioni anti-Covid, stanno ponendo le forze dell'ordine, già in cronica carenza organica, in una condizione di estrema difficoltà nonostante l'impegno profuso quotidianamente;

   questa gravissima situazione è stata anche denunciata dal Sap (Sindacato autonomo di polizia), in un recente comunicato stampa, nel quale è stata sollecitata ancora una volta l'attenzione delle istituzioni competenti ad attivarsi nel più breve tempo per potenziare la dotazione organica delle forze dell'ordine che operano sul territorio brindisino;

   nonostante quanto sopra, ed il fatto che la situazione sia, oltre che gravissima, anche insostenibile, ancora oggi non risulta sia stato adottato alcuno specifico intervento da parte del Governo –:

   quali iniziative urgenti e specifiche intenda adottare per potenziare la dotazione organica e strumentale della questura e dei commissariati distaccati di Brindisi e delle specialità di polizia di frontiera, stradale, ferroviaria e postale del medesimo territorio.
(4-07737)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   da diverse settimane la trasmissione televisiva di Italia 1, «Le Iene», si sta occupando della vicenda che ha interessato il signor Carlo Gilardi, un anziano e generoso professore, ormai in pensione, che ha trascorso la sua vita ad Airuno, un paesino in provincia di Lecco;

   il signor Carlo era da tre anni sottoposto ad amministrazione di sostegno: una condizione alla quale ha sempre cercato di ribellarsi, scrivendo alla giudice che si occupava del suo caso e lamentando uno stato di «depressione morale», causato dall'atteggiamento ostile che l'amministratrice nominata aveva nei suoi confronti;

   quest'ultima, accusata di aver gestito il patrimonio del suo assistito in modo poco chiaro, è stata sostituita dall'avvocato Barra che, nonostante, secondo quanto riportato dalla giornalista, non disponesse degli elementi necessari al fine di compiere una tale scelta, ha deciso, il giorno 27 ottobre 2020, di procedere affinché il suo assistito fosse trasferito in una Rsa (senza comunicare quale);

   a seguito dell'avvenuto trasferimento del signor Carlo, non si sono avute più notizie, se non a seguito delle segnalazioni anonime di alcuni dipendenti della struttura nella quale si trova;

   inoltre, dalle dichiarazioni rilasciate dagli stessi, sembrerebbe che sulla cartella clinica dell'interessato si parlasse di ricovero definitivo con paziente contrario a seguito di un Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) del quale neppure i suoi parenti erano a conoscenza;

   dal momento della messa in onda del servizio, sembrerebbe che i dati riportati nella cartella clinica del signor Carlo abbiano subito più volte modificazioni: dapprima, il ricovero definitivo era stato trasformato dal Trattamento sanitario obbligatorio in ricovero breve in Servizio psichiatrico di diagnosi e cura (Spdc); poi il ricovero è stato trasformato in ricovero breve in Spdc per effettuare uno screening da Covid-19;

   laddove tali modificazioni fossero comprovate si tratterebbe di falso in atto pubblico –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per rompere il silenzio «istituzionale» che ha circondando la vicenda e per fare chiarezza sull'accaduto.
(2-01030) «Labriola».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Primo governo Conte ha istituito il reddito di cittadinanza introducendo norme per l'interrogante inadeguate, pertanto, ad oggi, tale sussidio non raggiunge chi ne ha davvero bisogno e si presta a svariati abusi. A ciò si aggiunge l'assenza di politiche attive finalizzate alla ricollocazione dei beneficiari del reddito, tanto che molti tra i percettori sono indotti a non attivarsi nella ricerca di un'occupazione;

   tra le molteplici criticità, si mette in evidenza che, a quasi due anni dall'istituzione dei reddito di cittadinanza, la relativa legge non è ancora applicata rispetto ad una parte fondamentale, ossia il regime dei controlli, onde evitare frodi;

   eppure, negli annunci della misura in questione, il Primo governo Conte, e soprattutto il gruppo Movimento 5 Stelle, avevano assicurato che ci sarebbero stati controlli estremamente rigorosi;

   sul punto, la legge sul reddito di cittadinanza prevede che l'Inps verifichi, entro 5 giorni dalla domanda, il possesso dei requisiti, acquisendo «dall'Anagrafe tributaria, dal Pubblico registro automobilistico e dalle altre amministrazioni pubbliche detentrici dei dati, le informazioni necessarie»; ed ancora, «Con provvedimento dell'Inps, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, sono definite la tipologia dei dati, le modalità di acquisizione e le misure a tutela degli interessati»;

   tuttavia, la medesima legge prevede che, anche senza aver espletato tutte le verifiche necessarie, il riconoscimento da parte dell'Inps avvenga entro la fine del mese successivo alla trasmissione della domanda;

   ebbene, dunque, sino ad oggi, l'erogazione del reddito è avvenuta in assenza di tutti i controlli previsti per legge;

   al riguardo, l'Inps, con grave ritardo, ha presentato, solo recentemente, il 20 novembre 2020, al Garante della privacy, il provvedimento sulla acquisizione dei dati da altre amministrazioni, per ottenere l'autorizzazione all'accesso ai dati;

   tuttavia, l'iter per accedere ai dati non si è esaurito con il successivo via libera del Garante, arrivato il 26 novembre 2020. L'Inps dovrà accordare singole convenzioni per lo scambio dati con ciascuna delle amministrazioni: col Pubblico registro automobilistico (Pra), verificare il possesso di veicoli; con l'anagrafe tributaria per i controlli su case e depositi bancari; col casellario giudiziario per i carichi penali; con regioni e comuni per vedere eventuali altre prestazioni e i requisiti anagrafici. Solo dopo questi ulteriori passaggi, l'Inps potrà effettivamente fare tutti i controlli previsti dalla legge prima di attribuire il pagamento del reddito di cittadinanza;

   è per questo che, ad oggi, accade che molti percettori del reddito ne stiano beneficiando abusivamente, in danno alla spesa pubblica, dichiarando dati falsi o omettendo informazioni necessarie, pur di incassare il sussidio;

   è una situazione che vede responsabili l'esecutivo e l'Inps –:

   per quali motivi l'Inps con grave ritardo abbia proceduto a presentare il provvedimento all'Autorità Garante per la protezione dei dati personali, per l'accesso ai dati, come esposto in premessa e se e quali iniziative abbia adottato il Ministro interrogato in merito all'inadempimento protrattosi per mesi;

   entro quali tempi saranno accordate le convenzioni necessarie con l'Anagrafe tributaria, il Pubblico registro automobilistico e le altre amministrazioni pubbliche detentrici dei dati, per poter procedere ai controlli ai fini del riconoscimento del reddito di cittadinanza.
(5-05145)


   EVA LORENZONI, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato sulla stampa locale il 3 dicembre 2020 (Il Giornale di Brescia) ad alcuni lavoratori sarebbe stata negata la possibilità di accesso all'assegno pensionistico per un problema «formale-burocratico» relativo al codice aziendale non riconosciuto dall'Inps;

   nello specifico, si tratterebbe di ex dipendenti del gruppo Stefana di Montirone e Ospitaletto, lavoratori siderurgici, che non riuscirebbero a percepire il trattamento pensionistico anticipato a causa di un codice che, depositato numerosi anni fa dall'azienda, ad oggi corrisponde al codice di una fonderia e non più di una acciaieria;

   sembrerebbe che l'Inps, non trovando il codice dell'azienda di seconda fusione, l'acciaieria per l'appunto, non faccia rientrare questi lavoratori nella casistica del diritto a pensione precoce;

   l'azienda è oramai chiusa, per cui non c'è alcuna persona preposta che possa sistemare le cose; quanto al sindacato e ai patronati, neanche loro sono in grado di superare tale criticità; occorre ravvisare, invece, la presenza di numerose persone in grado di testimoniare come gli impianti di Montirone e Ospitaletto fossero siderurgici; nonostante ciò, per l'Inps, le testimonianze non sarebbero sufficienti in quanto l'unica azione utile sarebbe il cambio codice;

   stando a quanto riferito dalla camera del lavoro bresciana, parrebbe che il problema riguardi diverse aziende che, avendo iniziato l'attività diverse decine di anni orsono si ritroverebbero con un codice diverso da quello siderurgico attuale, indispensabile per l'accesso alla lista aggiornata dei lavori gravosi che consentono l'accesso alla pensione anticipata;

   il caso Stefana è certamente più complicato degli altri, trattandosi di un'azienda non più esistente; tuttavia, il problema, per le altre realtà, sembrerebbe esser dettato anche dalla ritrosia delle aziende stesse a cambiare il codice Istat, proprio per il timore di incorrere in altri problemi formali e in altri intoppi burocratici, incluso il rischio di vedersi comminare multe per dichiarazioni mendaci relative ai documenti emessi negli anni precedenti –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa, al fine di semplificare tutte le procedure burocratiche in capo alle aziende e, al contempo, tutelare i singoli lavoratori nei propri diritti pensionistici.
(5-05146)

Interrogazione a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia ha in essere svariati accordi bilaterali che sanciscono il riconoscimento dei contributi lavorativi versati da cittadini stranieri in Italia e da cittadini italiani in Paesi esteri;

   tra questi, però, non figura ancora alcuna convenzione con l'Albania, la cui mancanza comporta una doppia imposizione fiscale e notevoli disagi, tanto per i lavoratori e pensionati italiani residenti in Albania, quanto per i lavoratori e pensionati albanesi residenti in Italia;

   attualmente sono oltre 440.000 i lavoratori albanesi residenti in Italia, a cui si aggiungono circa 200.000 cittadini che hanno ottenuto la cittadinanza italiana, operanti in oltre 32.000 imprese sul territorio nazionale. Dall'altra parte, sono più di 2500 le imprese italiane con sede in Albania presso cui lavorano migliaia di cittadini italiani;

   inoltre, alla pari di altre convenzioni già sottoscritte dall'Italia, anche una convenzione con l'Albania consentirebbe un naturale e corretto riequilibrio dei contributi versati da ciascun lavoratore, sulla scorta del modello standard convenzionale Ocse, secondo cui «le pensioni e le altre remunerazioni analoghe pagate ad un residente di uno Stato contraente in relazione ad un cessato impiego, sono imponibili soltanto in questo Stato»;

   giova inoltre ricordare che la sottoscrizione di una convenzione bilaterale tra Paesi rappresenterebbe uno stimolo al lavoro regolare –:

   se, alla luce di quanto sopraesposto, i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione riguardante i lavoratori albanesi residenti in Italia e i lavoratori italiani residenti in Albania;

   se siano già state poste in essere iniziative che possano condurre quanto prima alla stesura di una convenzione bilaterale Italia-Albania, al fine di consentire un giusto riequilibrio delle imposizioni fiscali versate dai lavoratori in ciascun Paese.
(4-07724)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI e TOMBOLATO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale assetto della giunta comunale di Langhirano, in provincia di Parma, non rispetta il principio di pari opportunità tra donne e uomini, sancito dalla legge n. 54 del 2014;

   la situazione è stata oggetto di diffida al sindaco Giordano Bricoli da parte della consigliera di parità della provincia di Parma, Mariantonietta Calasso, pubblico ufficiale con il compito proprio di promuovere e controllare l'attuazione dei principi di uguaglianza, di opportunità e non discriminazione per donne e uomini nel lavoro, poi inviata anche alla prefettura, non avendo ricevuto risposta;

   al momento, infatti, la giunta è composta da tre uomini e una sola donna, in conseguenza alle dimissioni dell'ex assessore, Federica Di Martino, che ha rinunciato all'incarico ormai il 27 marzo 2020, senza essere ancora sostituita, nonostante la normativa sull'equilibrio tra i generi in carica;

   nonostante il sindaco Giordano Bricoli abbia dichiarato la sua sensibilità sul tema delle pari opportunità e nonostante l'amministrazione abbia organizzato tante iniziative negli ultimi anni, nonché la composizione paritaria della sua lista elettorale, ad oggi, la sua giunta agisce da oltre otto mesi in violazione delle quote di genere;

   questa è la dimostrazione che una legge che imponga le quote di genere non è sufficiente e che, invece, occorre un profondo cambiamento culturale nella società se un sindaco tarda così tanto nel ripristinare la parità di genere nella sua giunta –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, a fronte della situazione di disparità nella giunta comunale di Langhirano, che permane nonostante sia già intervenuta anche la consigliera di parità della provincia di Parma, e se si intenda procedere con opportune ulteriori iniziative, anche di carattere normativo, che rendano più efficaci le attuali norme sulle pari opportunità tra donne e uomini, alla luce dei fatti illustrati in premessa.
(4-07746)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 141 del 2015 ha introdotto nell'ordinamento la definizione giuridica, il ruolo e le pratiche dell'agricoltura sociale e ha individuato nell'attività agricola una efficace misura di inclusione, di recupero sociale verso le diverse forme di disagio nonché di educazione per le nuove generazioni;

   l'agricoltura sociale ha dimostrato di poter essere un grande laboratorio per un welfare di comunità capace di favorire l'inclusione socio-lavorativa delle fasce più fragili della popolazione ed è un esempio virtuoso del ruolo multifunzionale dell'impresa agricola, chiamata a fornire servizi sociosanitari nelle aree rurali, dando in tal modo applicazione all'articolo 117 della Costituzione che garantisce su tutto il territorio nazionale livelli essenziali di prestazioni concernenti diritti civili e sociali;

   il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, con proprio decreto, ha nominato il 24 gennaio 2017 i componenti dell'Osservatorio nazionale sull'agricoltura sociale previsti dalla legge; successivamente con decreto ministeriale n. 12550 del 21 dicembre 2018 è stata predisposta la «Definizione dei requisiti minimi e delle modalità relative alle attività di agricoltura sociale»;

   il ruolo dell'osservatorio è fondamentale in quanto ha il compito di fornire (come disposto dall'articolo 7, comma 1, lettera a) della legge stessa), la definizione di «linee guida per l'attività delle istituzioni pubbliche in materia di agricoltura sociale, con particolare riferimento a criteri omogenei per il riconoscimento delle imprese e per il monitoraggio e la valutazione delle attività di agricoltura sociale, alla semplificazione delle procedure amministrative, alla predisposizione di strumenti di assistenza tecnica, di formazione e di sostegno per le imprese, alla definizione di percorsi formativi riconosciuti, all'inquadramento di modelli efficaci, alla messa a punto di contratti tipo tra imprese e pubblica amministrazione»;

   da quanto si apprende dai media, il Forum nazionale agricoltura sociale (rappresentato all'interno dello stesso Osservatorio) ha espresso tutto il suo «disappunto e amarezza» per una legge varata 5 anni fa, ma che ha visto l'emanazione dei decreti ministeriali in forte ritardo e che, come è rilevato, «a fine 2020 non ha ancora le linee guida. (...) Dopo 5 anni e diversi Governi che si sono succeduti siamo ancora nello stallo più totale con un'attenzione crescente verso il settore, che necessita di linee guida chiare anche per evitare scempi come quelli che si sentono ormai circolare come l'agri-ospizio. La legge n. 141 avrebbe dovuto dare dignità e riconoscimento all'agricoltura sociale, che è molto di più di mera multifunzionalità o welfare locale, è una pratica assolutamente nuova che da oltre 40 anni, da risposte concrete a fenomeni epocali come le migrazioni, le disuguaglianze l'esclusione sociale delle persone fragili e lo fa attraverso l'agricoltura e si inserisce a pieno titolo nell'economia civile»;

   appare infatti evidente che senza l'emanazione delle linee guida, la legge sull'agricoltura sociale non potrà essere completamente e correttamente applicata;

   si tratta di un provvedimento necessario, anche in relazione all'attuale pandemia che ha palesato l'importanza di presidi diffusi di comunità: l'agricoltura sociale, in questo contesto, può offrire una risposta efficace e concreta alle persone fragili anche in momenti complessi come il lockdown –:

   per quali motivi non siano state ancora emanate e quando verranno ufficializzate le linee guida previste dall'articolo 7, comma 1, lettera a) della legge n. 141 del 2015.
(5-05147)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   come riportato a mezzo stampa, dal 2001 al 2020, quarantuno segherie hanno cessato la propria attività nel nord-est italiano, sia per l'eccessivo frazionamento del mercato e dell'assenza di vere e proprie strategie centralizzate di gestione del legno, sia per la crescente preferenza verso legname straniero che ha reso sempre meno economicamente sostenibile la permanenza di produzioni italiane;

   conseguentemente alla progressiva riduzione delle segherie italiane, sono accresciute le quote di mercato a beneficio della concorrenza straniera, in particolar modo delle segherie austriache, anche in virtù degli 800.000 metri cubi di legname lavorato ogni anno contro la capacità produttiva mediamente di 8.000 metri cubi l'anno da parte italiana, che, nel caso dei produttori di maggiori dimensioni, raggiunge solo i 60.000 metri cubi;

   una bassa capacità di assorbimento e lavorazione del legno configura ulteriori problematiche in capo al settore in prospettiva di eventi alluvionali e di maltempo, quali ad esempio il ciclone Vaia, che ha abbattuto un quantitativo di legname di dieci volte superiore al quantitativo gestito dalla filiera, con il rischio di venire sprecato o venduto sottocosto – come spesso accade – a speculatori e produttori stranieri, che poi ne rivendono i semilavorati a prezzo pieno, come avviene in particolar modo con le aziende austriache;

   questa profonda disparità produttiva ha configurato la paradossale situazione in cui dall'Italia, ed in particolar modo dal nordest, partono carichi di pregiati tronchi italiani, processati e lavorati in Carinzia e Tirolo (Austria) per essere infine riacquistati come semilavorati da parte italiana, arrivando quindi il nostro Paese a pagare sia il trasporto del legname che la sua lavorazione alle aziende austriache le quali, di fatto, rivendono all'Italia la sua stessa legna;

   secondo le stime settoriali, in dieci anni, è stato perso oltre un miliardo di euro di giro d'affari –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, se del caso, sia per rilanciare le politiche forestali ed il settore lignicolo, anche con apposite strategie ed incentivi alle imprese del settore, considerate anche le difficoltà di gestione e sopravvivenza sul mercato, sia per elaborare politiche di rilancio e sostegno economico del legno prodotto in Italia, anche integrando una strategia di gestione del legno in capo al Piano nazionale di ripresa e resilienza, prevedendo incentivi per le costruzioni in legno e promuovendo una preferenza per la produzione nazionale.
(4-07726)


   BIGNAMI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale n. 1384 del 28 ottobre 2019 il Ministro alle politiche agricole alimentari e forestali ha nominato quale direttore di Agea il dottor Gabriele Papa Pagliardini, per un periodo di tre anni;

   Agea è il maggiore organismo pagatore ed ha competenze per l'erogazione di aiuti, contributi, premi ed interventi comunitari. In quanto assimilabile ad amministrazione pubblica, ha il dovere di rispettare gli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione delle informazioni, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 33 del 14 marzo 2013;

   dal 3 dicembre 2019 Gabriele Papa Pagliardini, che riveste attualmente il ruolo di direttore di Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) risulta essere azionista di Agrirevi Spa, una società di revisione e certificazione di bilancio riconducibile direttamente a Coldiretti. Il suo presidente, infatti, Raffaele Grandolini, è consigliere delegato del Centro assistenza agricola (Caa) Coldiretti;

   tra le iniziative di Agea che hanno fatto più discutere c'è quella legata alla ripresentazione della stessa bozza di accordo con i centri di assistenza agricola (Caa), già presentata nel gennaio 2020, che sta sollevando notevoli perplessità tra i liberi professionisti;

   già la scorsa primavera, infatti, tale bozza era stata aspramente contestata poiché la stessa prevede che, a partire dal 31 marzo 2021, tutti gli operatori dei Caa e chiunque acceda ai sistemi informativi dell'Agenzia, siano inquadrati come dipendenti dei Caa o delle società con essi convenzionate, vale a dire quelle dei sindacati agricoli. Una decisione contro la quale sono insorti agronomi, periti agrari, agrotecnici: circa 2.000 liberi professionisti che rischiano di restare senza lavoro presso i Caa;

   la disposizione di cui sopra avrebbe dunque, come effetto, la messa in liquidazione dei Caa dei liberi professionisti, insieme all'obbligo di interrompere ogni rapporto di lavoro e di collaborazione tra i Caa e i liberi professionisti. Nello specifico, il problema riguarda le regioni che non hanno soggetti pagatori propri –:

   se il Ministro interrogato intenda avviare verifiche di competenza rispetto alla sussistenza di eventuali conflitti di interesse che riguardano il direttore di Agea, e in relazione al suo ruolo di socio azionista della società AgriRevi;

   nel caso in cui fosse effettivamente accertata la sussistenza di un conflitto di interessi, se si intendano avviare iniziative di competenza per la rimozione dall'incarico del dottor Papa Pagliardini e per la sospensione degli atti da lui avallati, tra cui quelli relativi alla scelta di ripresentare la medesima bozza di accordo con i centri di assistenza agricola di cui in premessa.
(4-07735)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in relazione al Covid-19, i dati ufficiali resi noti dal Ministero della salute evidenziano come in Italia, alla data del 6 dicembre 2020, si contino in totale 755.306 positivi, 913.494 guariti e 60.078 decessi; la variazione di tali dati è conosciuto attraverso la pubblicazione giornaliera del numero di nuovi positivi, di nuovi guariti e nuovi decessi, attraverso cui è ricavato l'andamento complessivo della pandemia (la cosiddetta curva) e il suo impatto su tutto il territorio nazionale;

   l'accuratezza dei dati e la loro tempestiva conoscibilità è criterio minimo di ogni scenario statistico e assume carattere ancor più fondamentale laddove riferito a uno scenario pandemico come quello che il Paese è chiamato ad affrontare in questo periodo storico;

   avere piena contezza dell'andamento della curva, infatti, non rappresenta un mero esercizio di pedanteria statistica, ma risponde all'urgente esigenza di garantire la pronta verifica degli sviluppi della pandemia e il grado di efficacia delle misure di contenimento predisposte;

   in relazione al numero di decessi giornalieri, in particolare, nel contesto attuale appare indispensabile avere dati certi e sicuri, sia per l'impatto profondo che questo numero ha su tutti i cittadini, sia perché esso vale anche a descrivere lo stato e la tenuta complessiva del sistema sanitario nazionale;

   sotto questo profilo, appare degno di ulteriori approfondimenti quanto avvenuto il 3 dicembre 2020, quando i dati ufficiali registravano 993 decessi in un solo giorno, ricomprendendovi tuttavia i 361 decessi comunicati dalle regioni Lombardia e Friuli-Venezia Giulia quel giorno, ma avutisi nei giorni precedenti e fino a più di settimana prima;

   a quanto appreso, un simile ritardo nella comunicazione e imputazione dei decessi non rappresenta una casualità, ma sarebbe congenito alla modalità di trasmissione dei dati; il fatto che non sia attualmente possibile conoscere il numero effettivo di decessi da imputare a uno specifico giorno rende assai difficoltoso ogni approccio scientifico alla pandemia, in quanto costringe lo stesso a fare affidamento su informazioni parziali e approssimative;

   tale parzialità e approssimazione, inoltre, appare del tutto censurabile non solo perché rischia di compromettere la risposta delle istituzioni alla pandemia, ma anche perché è riferita a persone che per essa hanno perso la vita –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle modalità di trasmissione delle informazioni relative ai decessi da Covid-19 su tutto il territorio nazionale e se, in relazione a tale dato, sia a conoscenza del fatto che i dati ufficiali pubblicati con cadenza giornaliera non garantiscono l'effettiva imputazione del decesso a quel determinato giorno;

   se del caso, quali iniziative intenda assumere il Governo affinché il dato giornaliero sui decessi da Covid-19 sia reso pubblico, garantendone l'affidabilità e l'accuratezza e senza che vi siano ricompresi decessi non riferiti a quel determinato giorno.
(2-01028) «Marattin, Annibali, Anzaldi, Bendinelli, Cattaneo, Colaninno, D'Alessandro, De Filippo, Del Barba, Marco Di Maio, Ferri, Fregolent, Fusacchia, Gadda, Giachetti, Librandi, Lupi, Migliore, Mor, Moretto, Nobili, Noja, Occhionero, Paita, Perego Di Cremnago, Portas, Rostan, Ruggieri, Scoma, Siracusano, Toccafondi, Ungaro, Vitiello».

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   in caso di trapianto di midollo osseo i protocolli internazionali non prevedono procedure specifiche nel caso in cui il midollo pervenuto al donatore risultasse, qualitativamente e/o quantitativamente, insufficiente, anche se tale giudizio è espresso dai medici, così che si procede forzatamente alla infusione di midollo osseo;

   in base all'organizzazione internazionale che gestisce la rete di donatori di midollo osseo, il controllo di qualità della donazione non avviene al centro trasfusionale dove avviene la donazione, ma esclusivamente nel centro dove si pratica l'infusione nel ricevente;

   sempre in base a quanto disposto con protocolli internazionali per le donazioni di midollo osseo, nei giorni precedenti alla trasfusione il paziente ricevente è oggetto di un condizionamento (chemioterapia) finalizzato a ridurre le possibilità di rigetto;

   tale condizionamento pone il paziente nella condizione di non poter rimanere per troppo tempo senza l'infusione del materiale del donatore che gli viene quindi praticata, a prescindere dalla sua qualità;

   di norma, per ridurre anche le possibilità di rigetto, le donazioni di midollo osseo vengono ripulite dai globuli rossi prima della reinfusione nel ricevente, con una conseguente riduzione di cellule utili per il paziente che riceve il midollo; appare evidente che, nel caso di materiale del donatore quantitativamente e/o qualitativamente insufficiente, tale pulizia rende maggiormente a rischio il trapianto di midollo;

   i casi specifici riconducibili al verificarsi di una simile situazione, in cui ci si ritrova con midollo osseo praticamente inutilizzabile, si presentano raramente, ma ad oggi non è previsto che si predisponga in anticipo un piano alternativo nel caso in cui si presenti questa eventualità;

   l'assenza di un cosiddetto piano B in tutti i casi riferibili a trapianti di midollo osseo appare una lacuna che perde di vista l'obiettivo principale del salvare vite umane e garantire ai cittadini cure adeguate e sicure;

   prevedere un piano B anche per casi che si possono presentare raramente, quale il fallimento della prima donazione individuata, potrebbe voler dire semplicemente considerare la possibilità di allertare un donatore alternativo, per quanto anche con qualche «mismatch» negli Hla minore di 10/10, che potrebbe apparire una soluzione praticabile in casi in cui l'alternativa è la riuscita dell'operazione;

   attualmente, nei protocolli internazionali, in alcuni casi si prevede una seconda donazione da parte del soggetto donatore, il che, ovviamente, non può avvenire in tempi stretti –:

   al fine di salvare vite umane e di garantire ai pazienti adeguate cure, se non ritenga urgente e doveroso adottare nel più breve tempo possibile tutte le necessarie iniziative volte a introdurre nel protocollo relativo ai trapianti di midollo osseo la previsione di piani di intervento alternativi in caso di complicazioni derivanti dalle caratteristiche e dalle quantità di midollo osseo da inoculare nel ricevente;

   se esista una valutazione basata sui dati reali in merito alla percentuale di casi in cui viene praticato trapianto di midollo osseo di qualità non sufficiente dal punto di vista qualitativo e quantitativo in cui detta circostanza è fonte di complicazione post trapianto, di non riuscita del trapianto, fino ad arrivare al decesso del paziente ricevente.
(2-01029) «Saccani Jotti».

Interrogazioni a risposta scritta:


   COSTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   un monitoraggio dell'effettività della spesa e delle modalità di utilizzo delle ingenti risorse stanziate è decisivo per comprendere discrepanze e differenze in termini di risposta e, laddove si tratti di risorse destinate alle regioni, di preparazione dei diversi territori ad affrontare le successive ondate del virus. È determinante conoscere se le somme stanziate sono state tutte erogate; e, laddove le risorse assegnate non siano state spese, quali siano state le ragioni, e come si intenda rimediare;

   occorre sapere se il Ministero della salute ha monitorato l'utilizzo delle risorse per l'emergenza da parte delle regioni e se emergano inerzie o difficoltà;

   è essenziale — nel rispetto delle competenze delle regioni — garantire un'adeguata programmazione delle azioni necessarie al contrasto della diffusione epidemica;

   si ritiene opportuno che il Ministero della salute svolga il monitoraggio delle unità di personale che le singole regioni impiegano regolarmente ai vari livelli e nelle diverse funzioni, per far fronte all'emergenza Covid-19;

   per svolgere il coordinamento e garantire l'omogeneità e l'adeguatezza della prevenzione, della cura e della tutela della salute su tutto il territorio nazionale, è fondamentale conoscere e confrontare le azioni delle diverse regioni, evidenziando le eventuali discrepanze in termini di risposta, con particolare riferimento al numero di unità del personale impiegato in relazione agli abitanti e alla diffusione del Covid-19 sul loro territorio, nonché i dati aggregati, valutati e parametrati rispetto alla diffusione del virus, ed eventuali anomalie che emergessero da una lettera analitica di questi dati, non solo sotto il profilo della spesa;

   il Governo ha stanziato 9,5 miliardi di euro sulla sanità nel contesto dell'emergenza Covid-19, così ripartiti:

    a) nel decreto-legge cosiddetto «Cura Italia», 3,2 miliardi di euro, per:

     rifinanziamento Fondo emergenze nazionali (1,65 miliardi di euro);

     aumento posti letto con concorso di strutture private (400 milioni di euro);

     straordinari personale sanitario (250 milioni di euro);

     possibilità per i prefetti di requisire alberghi o altri immobili per ospitare le persone in sorveglianza sanitaria (150 milioni di euro);

     assunzioni Inail e Istituto superiore di sanità (68 milioni di euro)

     finanziamenti agevolati e a fondo perduto per produttori di dispositivi medici e Dispositivi di protezione individuale (50 milioni di euro);

    b) nel decreto-legge cosiddetto «Rilancio», 4,1 miliardi di euro, per:

     rifinanziamento Fondo emergenze nazionali (1,5 miliardi di euro);

     riordino rete ospedaliera (1,4 miliardi di euro);

     potenziamento assistenza territoriale (1,2 miliardi di euro);

     borse per specializzandi (105 milioni di euro p.a. per 2020-21 e 109 milioni di euro p.a. per 2022-24);

     servizi sanitari militari (89 milioni di euro);

     operazione «Strade Sicure» ( 5 milioni di euro);

    c) in altri decreti-legge, 2,2 miliardi di euro, per:

     Fondo emergenze nazionali (580 milioni di euro);

     prestazioni aggiuntive del personale medico (500 milioni di euro);

   il Ministero della salute risulta all'interrogante aver inoltrato alle regioni un questionario per conoscere il numero di professionisti e i relativi costi — nelle singole aziende locali — dedicati ad affrontare l'emergenza Covid-19, ai fini di una possibile rendicontazione della stessa a valere sul Pon Governance e Capacità istituzionali –:

   quali siano i dati relativi alla spesa dei circa 9,5 miliardi di euro stanziati dal Governo per la sanità nell'ambito della crisi Covid, le eventuali somme non spese, con riferimento alle singole misure, ai soggetti cui compete la gestione delle risorse; se intenda chiarire, per quanto di competenza, le ragioni della mancata erogazione, con il dettaglio delle risorse attualmente non ancora spese dalle singole regioni e dei motivi degli eventuali ritardi nel porre in essere le azioni previste dai decreti citati in premessa;

   quali siano i dati riferiti al numero di persone impiegate nei dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali, con il dettaglio dei medici competenti del lavoro e di medicina generale attivi sul territorio, nonché di quali elementi disponga sul numero di stanze per l'isolamento fiduciario disponibili in ogni regione, nonché sulla capacità massima di analisi di tamponi disponibili nei laboratori di ogni regione.
(4-07721)


   SAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo, che contiene apposita lettera aperta — pubblicato il 6 dicembre 2020 dalla testata on lineCorriere della Calabria e a firma del giornalista Emiliano Morrone — indirizzata a Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, e a Guido Longo, commissario per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario della Calabria, si riassumono ritardi e poca chiarezza circa i dati Covid della regione, in particolare quelli relativi ai comuni della provincia di Cosenza;

   come riporta l'articolista, «in provincia di Cosenza i dati relativi al Covid non sono chiari né puntuali. Ai cittadini non è dato sapere quanti siano i casi ancora attivi nei rispettivi comuni. Infatti l'Azienda sanitaria provinciale pubblica i dati complessivi quando può e quando vuole; talvolta in maniera del tutto parziale e incompleta. Da diversi giorni, poi, l'Asp carica sul proprio sito Internet, e a fasi alterne, soltanto quelli relativi ai nuovi positivi registrati nella stessa giornata in ogni singolo Comune, perfino non di rado disattivando il link alle specifiche tabelle»;

   «ad oggi, però, — come ancora riportato nell'articolo — non si conoscono le ragioni di tale comportamento, che di certo non contribuisce a creare tranquillità e fiducia nelle comunità locali, preoccupate dall'elevato numero dei decessi, dalla rapida diffusione del virus, dai conseguenti effetti economici e dalla presenza di numerosi anziani e soggetti più fragili, che nel bisogno non possono contare su un'assistenza ospedaliera e territoriale adeguata, alla luce delle carenze croniche del Servizio sanitario calabrese e del generale, mancato potenziamento, dal marzo scorso, degli organici, della capacità di processazione dei tamponi, dei posti letto e dei vari strumenti di tutela della salute nell'intero territorio regionale»;

   «le comunità territoriali — sempre secondo il citato articolo — non sono messe nelle condizioni di conoscere i dati dei nuovi casi e dei guariti nei singoli comuni, molti dei quali risultano “zona arancione” e sono quindi soggetti a minori limitazioni. Nel contesto riassunto, appare crescere ogni giorno il dubbio che esistano anomalie nella ricostruzione statistica del preciso andamento del contagio»;

   per citare un esempio, Rosaria Succurro, sindaca di San Giovanni in Fiore, intervistata riguardo ai 339 casi attivi nel comune secondo i dati dell'Asp di Cosenza, rivolgendosi al giornalista Marco Innocente Furina della tg Rai regionale (Tgr del 6 dicembre 2020, edizione delle ore 19,30), ha dichiarato che «non sono gli attuali positivi ma sono i contagiati da inizio pandemia, voglio dire da metà ottobre»;

   all'osservazione di Furina che quindi l'Asp di Cosenza abbia fornito dati non aggiornati, la stessa sindaca ha replicato che l'azienda medesima avrebbe a suo avviso dato «dei dati non completi», perché, come ha fatto intendere il presidente del consiglio comunale di San Giovanni in Fiore e responsabile locale della stessa Asp, il tracciamento sarebbe saltato

   se sia informato della vicenda e quali iniziative intenda assumere, anche per il tramite del commissario per l'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario della regione Calabria, al fine di verificare con precisione i dati di cui in premessa allo scopo di tutelare la salute pubblica.
(4-07723)


   BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   quando è scoppiata l'emergenza sanitaria da Covid-19, l'Italia non aveva un piano pandemico aggiornato ed è, forse, il motivo per cui la risposta del Governo e del sistema sanitario nazionale è apparsa confusa, improvvisata ed inadeguata;

   è quanto drammaticamente emerso dall'inchiesta di Report, andata in onda su Rai3, che ha aperto inquietanti ricostruzioni sulla gestione dell'emergenza sanitaria da Covid-19;

   in particolare, è stata rivelata l'esistenza del rapporto «Una sfida senza precedenti: la prima risposta al Covid-19», che fotografava la risposta italiana alla pandemia con alcuni passaggi piuttosto critici nei confronti del nostro Governo, inizialmente pubblicato sul sito dell'Oms, e che è stato subito dopo inspiegabilmente ritirato: dal documento emergeva che l'Italia aveva un piano pandemico inadeguato risalente addirittura al 2006 e mai aggiornato, ma solo «riconfermato» nel 2017, nonostante le normative europee ed internazionali;

   il documento scomparso, secondo la ricostruzione di Report, «imbarazzava il pesce grosso» Ranieri Guerra, direttore generale per la Prevenzione del Ministero della salute italiano dal 2014 al 2017 e, pertanto, all'epoca dei fatti, responsabile dell'aggiornamento del piano pandemico nazionale, e oggi direttore aggiunto dell'Oms, nonché membro del Comitato tecnico scientifico;

   il 5 novembre 2020 la procura di Bergamo ha convocato Guerra, che, sempre secondo quanto documentato da Report, avrebbe fatto pressione per correggere il citato documento prima della pubblicazione;

   ma non è tutto, perché il direttore aggiunto dell'Oms ha tirato in ballo anche il Ministro Roberto Speranza, come si legge in una sua comunicazione e-mail: «Uno degli atout di Speranza è stato sempre il poter riferirsi a Oms come consapevole figlia (si suppone intendesse “foglia”, ndr) di fico per certe decisioni impopolari e criticate (...). Se anche Oms si mette in veste critica non concordata con la sensibilità politica del ministro (...) non credo che facciamo un buon servizio al Paese»;

   la procura avrebbe voluto sentire anche i ricercatori autori del documento ritirato per sapere se con un piano pandemico aggiornato si sarebbe, di fatto, potuta evitare l'ecatombe di marzo 2020, ma l'Oms ha invocato l'immunità diplomatica, impedendo loro di testimoniare di fronte ai magistrati;

   secondo quanto ricostruito da Report, infatti, l'Organizzazione mondiale della sanità avrebbe inviato due note al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e a quello della salute affinché adottassero «ogni misura necessaria per assicurare che l'immunità dell'Oms e dei suoi ufficiali sia pienamente rispettata» –:

   se il Governo non ritenga di dover chiarire nel merito, per quanto di competenza, i gravi fatti di cui in premessa, anche consentendo la pubblicazione di tutti i documenti relativi alla gestione della pandemia e, in particolare, se corrisponda al vero che il piano pandemico italiano non sia mai stato aggiornato dal 2006;

   se e quali immediate iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in ordine alle gravi responsabilità di chi avrebbe dovuto aggiornare il piano pandemico nazionale, consentendo un'adeguata e tempestiva risposta del sistema sanitario nazionale all'emergenza da Covid-19 che avrebbe potuto salvare migliaia di vite.
(4-07728)


   VIANELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per come e quanto riportato dal sito internet di Repubblica del 4 dicembre 2020 appaiono gravissimi i fatti accaduti nell'ospedale Moscati di Taranto che si riferiscono ad almeno sette episodi di decesso di pazienti ricoverati affetti da COVID-19 a cui sono mancate condizioni adeguate di assistenza, oltre che ad episodi di maltrattamento e furto ai danni degli stessi degenti;

   in particolare l'articolo giornalistico, come anche titolato, riporta la gravissima dichiarazione di un medico nei confronti di un paziente ricoverato in fin di vita: «Tra dieci minuti muori»;

   a conferma di una situazione critica della sanità tarantina emergono indiscrezioni sul numero ridotto del personale ospedaliero che, nell'attuale periodo emergenziale, non può che destare ulteriori preoccupazioni;

   sui fatti è in corso un'indagine della procura della Repubblica e un'inchiesta dell'Asl della città ionica;

   da fonte giornalistica de La Gazzetta del Mezzogiorno del 4 dicembre 2020 si evince che, dopo la pubblicazione sui quotidiani locali delle notizie relative alle denunce, la direzione generale dell'Asl ha dichiarato che «nelle singole unità operative coinvolte nei percorsi assistenziali sono custoditi e repertati numerosi piccoli oggetti di valore ed altri effetti personali», gli oggetti preziosi sono custoditi nella cassaforte allocata nel punto di primo intervento del 118 del presidio ospedaliero San Giuseppe Moscati, mentre altri effetti personali sono conservati in aree dedicate del reparto;

   dalla medesima fonte di stampa si è appreso che, dalle denunce dei familiari dei ricoverati, alcuni cellulari restituiti risultavano manomessi essendone stata cancellata la memoria, circostanza in base alla quale si avanzano ipotesi di presunti maltrattamenti a danno dei ricoverati –:

   di quali elementi disponga in ordine a quanto riportato in premessa;

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno disporre ispezioni ministeriali tese a far piena luce sui gravi fatti accaduti e, nell'ipotesi confermativa, quali siano le iniziative che intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di tutelare il diritto alla salute dei cittadini tarantini così come previsto all'articolo 32 della Costituzione.
(4-07741)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE, PALLINI e MARAIA. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   allo scopo di accelerare la realizzazione degli interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali e di assicurare la qualità della spesa pubblica, l'articolo 6 del decreto legislativo n. 88 del 2011 ha introdotto nell'ordinamento, in sostituzione del previgente istituto dell'intesa istituzionale di programma, il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis);

   il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) è lo strumento individuato dal Governo per accelerare la realizzazione di progetti strategici, tra loro funzionalmente connessi, di valorizzazione di quei territori della penisola deficitari sul versante della dotazione infrastrutturale e delle dinamiche dello sviluppo e si sostanzia in un intervento normativo che moltiplica e rende convergenti le esigenze della domanda del territorio con l'offerta di sviluppo;

   la crisi pandemica al Sud Italia, come emerge dall'ultimo rapporto Svimez, si è estesa con maggiore drammaticità, avendo incrociato fragilità strutturali, un tessuto produttivo più debole, che sconta inevitabilmente la precedente lunga crisi, prima recessiva, poi di sostanziale stagnazione, dalla quale non è mai riuscito a uscire del tutto;

   nei territori dell'Irpinia e del Sannio, che furono duramente colpiti dal sisma del 1980, l'attivazione delle procedure per l'istituzione di un Contratto istituzionale di sviluppo consentirebbe di promuovere sul territorio uno sviluppo espressione delle vocazioni e delle potenzialità locali, attraverso un programma di progetti strategici tra loro funzionalmente connessi in relazione a obiettivi e risultati, e consentirebbe, inoltre, di accelerare la realizzazione di opere infrastrutturali funzionali alla coesione territoriale, concretizzabili attraverso la leva dei fondi europei –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare l'attivazione delle procedure per l'istituzione di un Contratto istituzionale di sviluppo nei territori summenzionati.
(4-07734)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «Decreto Rilancio», convertito con modificazioni dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, all'articolo 119, ha istituito il cosiddetto «Superbonus 110%», recante incentivi per lavori di efficientamento energetico, nella misura di un credito d'imposta equivalente al 110 per cento dell'importo dei lavori;

   il provvedimento ha trovato attuazione con circolare 24/E dell'8 agosto 2020 dell'Agenzia delle entrate;

   come rilevato da numerose associazioni di categoria, tale circolare attuativa ha assunto una funzione interpretativa eccessivamente restrittiva nei confronti dell'articolato del decreto-legge n. 34 del 2020; in modo particolare è stato evidenziato come la predetta circolare 24/E preveda la non applicazione del superbonus «agli interventi realizzati sulle parti comuni a due o più unità immobiliari distintamente accatastate di un edificio interamente posseduto da un unico proprietario o in comproprietà fra più soggetti»;

   tale interpretazione offerta dall'Agenzia delle entrate pare derivare dal comma 9 dell'articolo 119 del sopramenzionato decreto-legge n. 34 del 2020, salvo che poi la norma stessa non esclude in modo puntuale alcun tipo di parte comune di edifici, identificati genericamente come «parti comuni di edifici» o «parti comuni dell'edificio»;

   la predetta circolare ha, inoltre, escluso l'applicazione del «sismabonus 110%» alle unità produttive e agli edifici prevalentemente non-residenziali, sebbene espressivamente inclusi nella norma vigente, anche nei casi compatibili con i commi 9 e 10 dell'articolo 119 del già citato decreto-legge n. 34 del 2020;

   al più, la circolare dell'Agenzia delle entrate sembra pretendere di escludere dall'applicazione della suddetta normativa le unità immobiliari con accesso diretto ed indipendente, ma da aree esterne di proprietà condominiale, limitazione tuttavia assente nel suddetto articolo 119; secondo tale interpretazione, non si comprende inoltre se, a parere dell'Agenzia delle entrate, le unità immobiliari con accesso da aree esterne di proprietà comune a più unità immobiliari, ma non condominiali, sarebbero ammesse alla detrazione, così come se lo sarebbero quelle con accesso da aree di proprietà esclusiva a loro volta accessibili da aree di proprietà condominiale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative abbia intrapreso per chiarire l'ambito applicativo del «superbonus 110%» alla luce delle evidenze di cui in premessa e quali iniziative intenda intraprendere – se del caso – per garantire l'applicazione dell'incentivo nonostante quelle che appaiono le fuorvianti interpretazioni offerte dall'Agenzia delle entrate.
(4-07722)


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con comunicazione del 13 novembre 2020, il direttore generale della direzione generale per i servizi di comunicazione elettronica, di radiodiffusione e postali — divisione V — del Ministero dello sviluppo economico ha chiarito le modalità di erogazione dei contributi di cui al decreto-legge n. 34 del 2020 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, pubblicata nella Gazzetta ufficiale del 18 luglio 2020, n. 180, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», con particolare riferimento all'articolo 195 relativo al «Fondo per emergenze relative alle emittenti locali»;

   l'articolo 195 prevede: «Al fine di consentire alle emittenti radiotelevisive locali di continuare a svolgere il servizio di interesse generale informativo sui territori, attraverso la quotidiana produzione e trasmissione di approfondita informazione locale a beneficio dei cittadini, è stanziato nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico l'importo di 50 milioni di euro per l'anno 2020, che costituisce tetto di spesa, per l'erogazione di un contributo straordinario per i servizi informativi connessi alla diffusione del contagio da COVID-19. Le emittenti radiotelevisive locali beneficiarie si impegnano a trasmettere i messaggi di comunicazione istituzionale relativi all'emergenza sanitaria all'interno dei propri spazi informativi. Il contributo è erogato secondo i criteri previsti con decreti del Ministro dello sviluppo economico, contenenti le modalità di verifica dell'effettivo adempimento degli oneri informativi, in base alle graduatorie per l'anno 2019 approvate ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 23 agosto 2017, n. 146»;

   nella suddetta comunicazione inoltre si specifica che «possono presentare la domanda di ammissione al beneficio solo le emittenti radiotelevisive elencate nell'Allegato A (emittenti televisive commerciali), nell'Allegato B (emittenti televisive comunitarie), nell'Allegato C (emittenti radiofoniche commerciali) e nell'Allegato D (emittenti radiofoniche comunitarie) secondo le avvertenze riportate nelle medesime graduatorie»; .

   pertanto, è da intendersi che solo le emittenti già inserite in graduatoria per l'anno 2019 possano accedere ai menzionati benefici, con esclusione dunque di quelle che non erano state inserite precedentemente in graduatoria per non aver fatto richiesta di contribuzione. Ciò potrebbe apparire discriminatorio in quanto le emittenti che non avevano presentato domanda per l'inserimento in graduatoria nel 2019, e che dunque non hanno gravato in alcun modo sulle casse pubbliche per l'esercizio della loro attività, potrebbero comunque essersi ritrovate in difficoltà a causa dell'emergenza sanitaria da COVID-19 –:

   se intenda adottare iniziative, dal punto di vista normativo, per consentire l'accesso ai contributi per le emittenti radiotelevisive di cui al decreto-legge n. 34 del 2020 convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 18 luglio 2020, n. 180, anche a quelle emittenti che non sono inserite nella graduatoria per l'anno 2019.
(4-07725)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Gelmini e altri n. 1-00404, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Labriola.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Locatelli e altri n. 4-07588, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Cavandoli.

  L'interrogazione a risposta scritta Albano e Galantino n. 4-07659, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro e Trancassini n. 4-07673, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Rampelli n. 4-07680, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 dicembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Perego Di Cremnago n. 7-00518, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 374 del 17 luglio 2020.

   La IV Commissione,

   premesso che:

    l'Esercito italiano, la Marina militare, l'Aeronautica militare e l'Arma dei carabinieri dispongono, ciascuna, di un proprio corpo speciale;

    in merito al trattamento economico, la legge 23 marzo 1983, n. 78, ha riformato in maniera organica tutto il sistema delle indennità operative, elemento cardine del trattamento accessorio, e trova la sua ratio proprio nella volontà del legislatore di configurare una specifica componente accessoria che abbia la caratteristica di comprendere tutte le diverse peculiarità di un modello di Forze armate complesso ed in continua evoluzione;

    in tal senso, la filosofia di fondo della legge citata prevede un'indennità d'impiego operativo «di base» (articolo 2, comma 1), comune a tutto il personale militare indipendentemente dalla situazione di impiego, comunque caratterizzato da condizioni operative ben superiori a quelle del restante personale del pubblico impiego, ed altre indennità operative fondamentali, il cui valore è calcolato secondo una maggiorazione percentuale della prima (che è pari al 100 per cento), aventi lo scopo di compensare le specializzazioni del personale che sia qualificato ed impiegato in settori di maggiore rischio, disagio e logorio psico-fisico;

    il decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007 ha precisato che il personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, in possesso del brevetto di incursore, mantiene il trattamento economico di cui all'articolo 9, comma 2, della legge n. 78 del 1983 anche se impiegato «per finalità delle Forze speciali» ed in operazioni/esercitazioni che richiedano l'espletamento delle attività tipiche del personale incursore, presso altri comandi ed unità operative delle Forze armate nonché presso altre Amministrazioni in misura del 180 per cento dell'indennità operativa di base;

    la citata indennità, appunto definita supplementare, ha la funzione di compensare particolari posizioni o condizioni, anche occasionali, in cui versa il personale impiegato in una particolare attività operativa e ha carattere sussidiario rispetto a quelle cosiddette «fondamentali» le quali, invece, sono fisse e continuative per l'intero periodo di destinazione a un determinato corpo o reparto;

    il decreto citato ha, inoltre, disposto che al personale dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica in possesso del brevetto militare di incursore ed in servizio presso i reparti, le strutture di comando e le posizioni organiche di Forze speciali, individuati con apposite determinazioni del Capo di Stato Maggiore della Difesa, oltre all'indennità supplementare mensile di cui all'articolo 9, comma 2, della legge n. 78 del 1983, compete un'«Indennità supplementare mensile per operatore di forze speciali» nella misura lorda di euro 120,00 (articolo 6, comma 5), cumulabile con le indennità di impiego operativo fondamentali e supplementari previste dalla legge n. 78 del 1983 e successive modificazioni (articolo 6, comma 7);

    tra l'altro, a differenza di quelle fondamentali, per alcune indennità supplementari, tra le quali quella incursori, non è previsto il meccanismo del cosiddetto «trascinamento», il quale attribuisce al personale – in caso di cambio di destinazione/inidoneità/cessazione dal servizio una percentuale della precedente indennità al fine di compensare i disagi sostenuti nello svolgimento di una attività usurante e rischiosa per cui tale supplementare era stata concessa;

    è dunque evidente che tali problematiche debbano essere risolte, al fine di prevedere in favore del personale impegnato in tali attività, spesso ad alto rischio, nonché sottoposto a cicli addestrativi che per la finalità di impiego risultano nel tempo logoranti delle capacità fisiche e di numerosi invii in missione nei Teatri operativi ad alto rischio per i quali risultano impiegabili esclusivamente le Forze Speciali (per via anche del numero ridotto di personale in forza che riesce a completare il difficile iter di conseguimento del brevetto da incursore), la giusta remunerazione;

    a ciò si aggiunga che il decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2009, n. 52, ha disposto che a decorrere dal 1° gennaio 2009 agli ufficiali, sottufficiali e volontari di truppa in servizio permanente dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, in possesso delle qualifiche di «Acquisitore obiettivi» o di «ranger», rispettivamente in servizio presso il 185° reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi (RAO) «Folgore» ed il 4° reggimento alp. paracadutisti («Ranger»), compete un'indennità supplementare mensile nella misura del 20 per cento dell'«Indennità di impiego operativo di base»;

    sul punto la direttiva per il potenziamento del comparto OS (operazioni speciali), approvata dal Capo di Stato Maggiore della Difesa il 26 aprile 2018, ha sancito l'estensione capacitiva al cosiddetto «full spectrum» dei compiti (DA, MA, SR) previsti dalla dottrina per le Nato Sof – fino a quel momento attribuiti al solo personale dei reparti FS «incursori», ovvero: 9° reggimento d'ass. paracadutisti «Col Moschin», GOI, 17° Stormo e GIS – anche al 185° reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi (RAO) «Folgore» e al 4° reggimento alp. paracadutisti, determinandone l'elevazione al «rango» di forze speciali;

    il Capo di Stato Maggiore della Difesa – nel provvedimento appena citato – ha poi evidenziato l'esigenza di individuare strategie incentivanti l'arruolamento per il comparto OS – rideterminazione delle «Indennità supplementari» in primis – al fine di preservare l'output operativo della Difesa, ovvero la capacità di assicurare assetti di Forze speciali (FS) per le crescenti esigenze di sicurezza, anche in virtù dell'elevazione di 4° e 185° reggimento quali reparti Fs;

    esiste una eccessiva diversità di trattamento economico tra il personale in possesso del brevetto di Incursore ed il personale in possesso della qualifica di Ranger e di Acquisitore,

impegna il Governo:

   ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, al fine di elevare al 180 per cento l'indennità supplementare rispetto all'indennità di impiego operativo per gli operatori delle forze speciali in servizio presso il 185° reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi (RAO) «Folgore» ed il 4° reggimento alp. paracadutisti «Ranger»;

   ad adottare le opportune iniziative, anche di carattere normativo, al fine di rimodulare al 220 per cento l'indennità supplementare percepita dal personale militare dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica in possesso di brevetto militare di incursore od operatore subacqueo e in servizio presso reparti incursori e subacquei;

   a prevedere, attraverso gli opportuni interventi normativi, il cosiddetto meccanismo del «trascinamento» per il personale in possesso del brevetto da incursore od operatore subacqueo e in servizio presso reparti incursori e subacquei e per il personale del 185° reggimento paracadutisti ricognizione acquisizione obiettivi (RAO) «Folgore» ed il 4° reggimento alp. paracadutisti «Ranger» ed in possesso delle relative qualifiche da Acquisitore e da Ranger;

   ad incrementare sensibilmente l'indennità supplementare mensile per operatore di forze speciali, attualmente fissata nella misura lorda di euro 120,00.
(7-00518) «Perego Di Cremnago, Maria Tripodi».

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Bisa n. 4-07712 del 4 dicembre 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-05132.

ERRATA CORRIGE

  Nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 dicembre 2020, alla pagina XXXVII, seconda colonna, dalla riga ottava alla riga decima deve leggersi: «Il Viceministro dello sviluppo economico: Stefano Buffagni.», e non come stampato.