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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 1 dicembre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   sul sito della polizia di Stato è possibile reperire le informazioni in merito alla procedura aperta per l'affidamento di un servizio di monitoraggio di soggetti con l'utilizzo di strumenti di sorveglianza elettronici-cosiddetto «Braccialetto elettronico»;

   sul medesimo sito internet si ottengono tutti i documenti via via postati in ordine cronologico, che sono i seguenti: i documenti relativi alla gara d'appalto, ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 18 aprile 2016, con procedura aperta (articolo 60, comma 1), per l'affidamento di un servizio di monitoraggio di soggetti con l'utilizzo di strumenti di sorveglianza elettronici - cosiddetto «Braccialetto elettronico»;

   il bando Guue che è stato trasmesso con ID n. 2016-155063 (2 dicembre 2016);

   le risposte ai chiarimenti (11 gennaio 2017);

   una precisazione alla risposta al chiarimento n. 147 (13 gennaio 2017);

   il verbale della seduta pubblica per l'esame della documentazione amministrativa (16 febbraio 2017);

   il verbale relativo alla valutazione della documentazione integrativa prodotta dal RTI Engineering (28 febbraio 2017);

   il decreto di nomina della Commissione giudicatrice deputata alla valutazione tecnico/economica delle offerte pervenute (3 aprile 2017);

   il decreto di aggiudicazione definitiva (2 agosto 2017) a Fastweb S.p.A./Vistrociset S.p.a.;

   il decreto di approvazione del verbale di collaudo positivo relativo alla fase 1 (17 dicembre 2018);

   nel sopracitato sito internet al 30 novembre 2020 non risulta ancora pubblicato il decreto di approvazione del verbale di collaudo positivo relativo alla fase 2;

   il «piano di collaudo della fase 2» rappresenta la base di tutte le attività di verifica di conformità della fornitura e deve essere sottoposto a valutazione e approvazione da parte dall'Amministrazione;

   l'interpellante si è già rivolto al Ministro della giustizia con l'interrogazione a risposta scritta n. 4/04994 del 24 marzo 2020: la questione è stata richiamata a causa della mancata risposta alla suddetta interrogazione;

   il 2 novembre 2020 nell'interrogazione n. 5/04922, interrogazione quest'ultima che, pur essendo trascorsi i 20 giorni previsti, non ha ancora trovato risposta;

   secondo quanto riportato da un articolo de «Il Dubbio» pubblicato il 18 marzo 2020, dalla relazione tecnica allegata al decreto-legge «Cura Italia», emerge che, al momento, e fino al 15 maggio 2020 siano disponibili solo 2.600 braccialetti, sebbene il contratto con Fastweb (che decorreva dal 31 dicembre 2018) prevedeva la fornitura di 1000-1200 braccialetti mensili per un totale, ad oggi, di 23 mila braccialetti;

   in un articolo pubblicato da corrierecomunicazioni.it del 14 aprile 2020 si dà notizia che Domenico Arcuri, Commissario Straordinario per l'emergenza coronavirus, ha affidato la fornitura di ulteriori 4.700 braccialetti e la gestione del relativo servizio a Fastweb, la stessa società con cui il Ministero dell'interno ha già siglato un contratto per la fornitura dei dispositivi;

   il braccialetto elettronico rappresenta uno strumento indispensabile per ridurre il sovraffollamento carcerario ed è previsto sia nel cosiddetto «decreto ristori» che nella legislazione precedente;

   notizie di stampa riferiscono costantemente dell'indisponibilità dei braccialetti elettronici, come denunciato dal Garante regionale della Campania Samuele Ciambriello l'8 novembre 2020 –:

   se si stata effettuata, come previsto, la fase 2 del collaudo e, in caso affermativo, il motivo per il quale non sia stato reso pubblico il relativo atto;

   quanti siano, ad oggi, i braccialetti elettronici effettivamente prodotti, disponibili e operativi sul territorio nazionale;

   se corrisponda al vero che il Commissario Straordinario per l'emergenza coronavirus, abbia affidato a Fastweb la fornitura di ulteriori 4.700 braccialetti;

   quale sia il motivo per il quale ci sia stata l'esigenza di produrre ulteriori 4.700 braccialetti se alla data di aprile 2020 Fastweb avrebbe già dovuto consegnarne e rendere operativi tra i 13.000 e i 16.000.
(2-01022) «Giachetti, Boschi, Annibali, Vitiello, Ferri».

Interpellanza:


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si è appresa la notizia che la Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L'Aquila abbia avviato delle indagini interne, chiamando gli operatori sanitari a rispondere in merito ad alcuni servizi, apparsi in questi giorni sui media, riguardanti le inefficienze di sistema nella gestione Covid;

   in particolare, si fa riferimento ad alcuni video, accompagnati da una serie di brevi interviste raccolte fra gli operatori ed i pazienti dell'ospedale di Avezzano, che sono stati messi in onda nel corso del programma televisivo «Le Iene». Appare chiara a tutti la situazione di confusione organizzativa e le difficoltà di risposta nella gestione dell'emergenza anche dal punto di vista della tutela di salute degli operatori;

   la denuncia arriva dai segretari Cgil e Fp Cgil della provincia dell'Aquila;

   la carenza dei dispositivi di sicurezza, la mancata esecuzione di tamponi periodici, l'assenza di protocolli operativi per la gestione dei percorsi «sporco/pulito», le gravose condizioni di lavoro a cui sono costretti i lavoratori e le lavoratrici, la mancanza di posti letto, la cronica carenza di personale, l'incapacità di coordinare operazioni per la gestione della situazione emergenziale hanno determinato gravissime ripercussioni sugli utenti, sul personale e sulle prestazioni sanitarie. Tutto ciò è stato oggetto di molteplici denunce, esposti, segnalazioni e richiesta di interventi ispettivi, già a partire dal mese di marzo 2020, da parte delle organizzazioni sindacali nonché oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo presentati dall'interrogante per segnalare le gravi omissioni e carenze nella gestione dell'emergenza;

   di contro, nulla è pervenuto dai vertici della Asl e da quelli dell'amministrazione regionale e territoriale e, oggi, si scopre che l'interesse della Asl è quello di fare una vera e propria «caccia alle streghe», come se il reale problema non fossero le drammatiche condizioni a tutti note, ma che le stesse siano ormai di dominio pubblico;

   se lo scopo di queste indagine, è finalizzato a «mettere il bavaglio» a lavoratrici e lavoratori, che altro non fanno, anche per il tramite di parlamentari che presentato atti di sindacato ispettivo, che rappresentare una verità nota a tutti, si ricorda che il dipendente pubblico ha il dovere di denunciare situazioni di palese illegittimità e non può essere punito perché lotta per il diritto alla salute suo e dei pazienti a cui presta cure ed assistenza. Tra i dipendenti pubblici che hanno questo dovere, in primis devono starci i dirigenti apicali di questa Asl. Chi pensa di annullare decenni di battaglie per la difesa della dignità sul posto di lavoro con l'arroganza del potere va ridimensionato nel ruolo e nelle intenzioni;

   il nervosismo che i livelli istituzionali della Asl hanno mostrato nei confronti dei giornalisti conferma una difficoltà a negare le presunte iniziative a danno dei lavoratori. Ora dovranno spiegare cosa sia effettivamente accaduto, chiudendo immediatamente qualsiasi ipotesi di inchieste interne che si ritengono pregiudizievoli nei confronti dei diritti dei lavoratori e lavoratrici. La Cgil chiederà, pertanto, l'apertura di una commissione di indagine regionale o anche nazionale su quanto sta accadendo nei principali nosocomi della provincia de L'Aquila perché vengano definite eventuali responsabilità ed inadempienze da ricondurre nell'ambito del dettato delle leggi e della nostra Carta costituzionale. Chi si schiera contro le lavoratrici ed i lavoratori, contro cittadini e cittadine e contro i pazienti e l'utenza, si schiera contro il diritto alla salute, alla democrazia ed alla giustizia –:

   se il Governo non ritenga doveroso, adottare iniziative di competenza con urgenza, anche attraverso l'invio di una ispezione ministeriale che accerti le condizioni con cui si lavora all'interno dell'Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L'Aquila, nonché se non ritenga, di adottare ulteriori iniziative, per quanto di competenza, per garantire il diritto alla salute di lavoratori e pazienti nelle strutture sanitarie in Abruzzo.
(2-01021) «Pezzopane».

Interrogazione a risposta orale:


   FOTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con riferimento alla gara bandita da Consip per l'erogazione dei servizi di gestione integrata della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro presso le pubbliche amministrazioni (cosiddetto SIC4) del valore di circa 100 milioni di euro, la stessa stazione appaltante ha segnalato alla Agcm una potenziale intesa restrittiva della concorrenza finalizzata alla spartizione dei vari lotti di cui si componeva l'affidamento;

   pur in pendenza dell'attività istruttoria da parte della Agcm (procedimento istruttorio n. I822), la Consip ha comunque proceduto ad aggiudicare la gara alle medesime società oggetto di segnalazione e di indagine, venendo per questo gravemente censurata dal Consiglio di Stato ed essendo costretta a revocare le stesse aggiudicazioni;

   l'Agcm all'esito del procedimento istruttorio ha sanzionato (provvedimento n. 27908 del 2 ottobre 2019) dette società indicate da Consip, poiché avevano effettivamente posto in essere un'intesa restrittiva della concorrenza contraria all'articolo 101 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), avente la finalità di condizionare gli esiti della Gara Consip;

   le società oggetto di provvedimento sanzionatorio, attraverso la presentazione di «offerte a scacchiera» o concorrendo in Rti tra di loro, sono sostanzialmente monopoliste del mercato di riferimento da oltre 10 anni, essendo risultate aggiudicatarie di tutte le precedenti edizioni della medesima gara bandita da Consip (cosiddetto SIC1, SIC2 e SIC3) oltre che delle gare bandite da alcuni Ministeri, grandi enti e più in generale dalla pubblica amministrazione (Mibact, Tim, Enel, Inps);

   nel corso degli anni, diversi organi di informazione si sono occupati di tale vicenda definendo le società in questione «asso pigliatutto»;

   Agcm, nel citato provvedimento, ha evidenziando che l'intesa attuata nella gara SIC4 non era altro che la naturale prosecuzione di un rapporto di collaborazione anticoncorrenziale, che ad avviso dell'interrogante affondava le proprie radici nei rapporti che si sarebbero consolidati tra le tre società anche precedentemente la gara SIC4;

   a seguito del ricorso promosso da una delle imprese sanzionate dall'Agcm, il Tar Lazio, Sez. I con sentenza n. 8780 del 27 luglio 2020 ha disposto l'annullamento del provvedimento n. 27908, e pertanto Consip ha aggiudicato nuovamente la gara ai medesimi soggetti;

   Agcm nonostante le conclusioni cui è giunta dopo oltre due anni di istruttoria e l'ingente impiego di risorse, anche finanziarie, ha deciso di non appellare la sentenza del Tar con cui è stato annullato il provvedimento dalla stessa assunto –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per procedere ad una rivisitazione del ruolo di Consip, anche al fine di evitare casi come quello segnalato, che vedono appalti da centinaia di milioni di euro aggiudicati da anni sempre alle medesime società.
(3-01957)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PITTALIS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i nubifragi che hanno interessato nei giorni scorsi la Sardegna hanno ancora una volta ricordato la drammatica fragilità del territorio regionale e più in generale del territorio di gran parte del nostro Paese;

   una forte perturbazione si è abbattuta il 24 novembre 2020 sul Nuorese, con una potenza tre volte superiore a quella del ciclone Cleopatra che aveva colpito parte dell'isola nel 2013;

   in particolare, un'onda di alcuni metri si è abbattuta nel centro cittadino di Bitti a causa delle fortissime piogge che si sono concentrate in sei ore, provocando un'inondazione costata la vita a tre persone. Fin da subito si è lavorato per sgombrare le strade invase dal fango e alberi, e per riattivare i servizi primari come l'erogazione dell'acqua potabile, il funzionamento delle fogne, la corrente elettrica, le linee telefoniche;

   peraltro il comune Bitti è lo stesso comune dove un altro evento meteo estremo, 7 anni fa, aveva già provocato enormi danni. Dopo il comune di Bitti, anche la diocesi di Nuoro ha aperto una raccolta fondi per la comunità colpita. Per avviare i primi aiuti la stessa diocesi ha versato un contributo di 20 mila euro;

   poco dopo questi eventi, la giunta regionale della Sardegna ha dichiarato lo stato di emergenza, in base alla legge regionale 3 del 1989;

   come ha ricordato il presidente della regione Sardegna, Christian Solinas, troppa burocrazia ha impedito di mettere in sicurezza i territori, nonostante lo stanziamento di risorse nel 2013, dopo il ciclone Cleopatra;

   dopo il nubifragio che ha devastato il nuorese, provocando morti, l'emergenza maltempo si è spostata in Gallura. Per diverso tempo è stata chiusa dalla polizia stradale la strada tra Nuoro e Lanusei, in Ogliastra, per via di smottamenti, e forti disagi hanno interessato anche Orosei, sempre sulla costa orientale –:

   se non si intenda quanto prima adottare iniziative di competenza volte a garantire, di concerto con gli enti territoriali interessati, risorse come contributo per il ristoro dei danni, la cantierizzazione dei lavori per il ripristino e la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture interessate dai gravi fenomeni atmosferici esposti in premessa.
(4-07667)


   MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dopo le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020, proteste di massa, comprendenti tanti segmenti diversi della società, sono scoppiate in tutta la Bielorussia contro le frodi elettorali riconosciute anche che dall'Unione europea e dagli Stati Uniti, che, insieme a molti altri Paesi, non hanno riconosciuto Lukashenko come legittimo presidente;

   la violenta repressione delle proteste da parte delle autorità bielorusse e dei servizi di sicurezza hanno comportato una serie di gravissime violazioni dei diritti umani, inclusa la tortura dei manifestanti arrestati, che hanno indotto l'Unione europea e gli Stati Uniti a imporre sanzioni;

   il 16 novembre 2020 il vicario generale dell'arcidiocesi di Minsk, monsignor Yurij Kasabucki ha denunciato i numerosi casi «di violenza, torture e disprezzo della dignità personale»;

   secondo alcuni osservatori, i dipendenti del Ministero dell'interno bielorusso marchiano le persone arrestate con diversi colori per definire il tipo di tortura e di maltrattamento a cui saranno sottoposte, comprese le mutilazioni;

   alla fine di novembre 2020 si contavano oltre 25.000 persone imprigionate dalla polizia durante le varie manifestazioni di protesta e 144 prigionieri politici;

   secondo la Commissione internazionale per le indagini sulle torture in Bielorussia, le azioni delle forze dell'ordine hanno portato alla morte di almeno quattro persone, ma altri osservatori parlano di almeno 9 morti, inclusa quella dell'artista trentunenne Roman Bondarenko;

   di solito, dopo alcuni giorni di prigionia e torture, i manifestanti vengono rilasciati in cambio di una dichiarazione di rinuncia «a partecipare alle attività eversive», ma ci sono anche casi in cui i corpi vengono ritrovati nei boschi o sembrano spariti nel nulla;

   dopo oltre 100 giorni di proteste sempre più profughi bielorussi cercano rifugio;

   secondo lo stesso Ministero degli interni bielorusso, dall'inizio dell'autunno 2020, nonostante la chiusura delle frontiere a causa del Coronavirus, circa 10.000 bielorussi si sono trasferiti in Polonia, 3.000 in Ucraina e 500 in Lituania e Lettonia;

   confrontando questi dati con i dati Belstat sulla migrazione internazionale, si scopre che, in circa due mesi, sono andate all'estero molte più persone rispetto all'intero 2019;

   docenti e discenti sono tra i gruppi più colpiti dal regime: più di 47 docenti e ricercatori sono stati licenziati, oltre 347 studenti sono stati arrestati e almeno 110 sono stati esclusi dalle Università, mentre circa 191 studenti stanno cercando di lasciare il Paese per continuare a studiare;

   di fronte a violazioni così gravi dei diritti umani appare dunque doveroso, oltre che improcrastinabile, un intervento concreto del Governo che, senza ulteriori attese, metta in atto tutte le azioni utili per sostenere la popolazione bielorussa –:

   se il Governo non intenda adottare le iniziative di competenza per l'urgente rilascio di un numero di visti di ingresso con validità territoriale limitata (VTL) per motivi umanitari, finalizzati all'ottenimento del permesso di soggiorno per protezione speciale, con garanzia del sostegno al percorso d'integrazione.
(4-07670)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   UNGARO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge 11 marzo 2015, n. 35, è stato ratificato l'accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Turchia in materia di previdenza sociale, che ha sostituito la convenzione europea di sicurezza sociale ratificata da entrambi gli Stati;

   l'accordo si applica ai lavoratori dipendenti, autonomi, dipendenti pubblici e agli iscritti alla «gestione separata», e modifica le disposizioni in materia di legislazione applicabile e distacchi; in base all'articolo 3, l'accordo si applica, a prescindere dalla loro cittadinanza, alle persone che siano o siano state soggette alla legislazione di una o di entrambe le parti contraenti, nonché ai familiari e superstiti di tali persone;

   l'articolo 4 prevede che le persone residenti nel territorio di una delle parti contraenti godano degli stessi diritti e siano soggette ai medesimi obblighi previsti dalla legislazione dello Stato contraente nel cui territorio risiedono, come se fossero cittadini di tale Stato;

   nonostante quanto stabilito dall'articolo 4, risulta all'interrogante che ai lavoratori italiani distaccati in Turchia al seguito di imprese italiane e ai loro familiari (che rientrano nel campo di applicazione soggettivo dell'accordo in base all'articolo 7), non verrebbe garantita la parità di trattamento in materia di assistenza sanitaria e che tali lavoratori sarebbero costretti a contrarre assicurazioni private per non rischiare di restare senza le cure necessarie in caso di malattia od infortunio;

   risulta inoltre all'interrogante che le competenti autorità turche giustifichino tale grave violazione dell'accordo sulla base della mancata stipula tra le parti contraenti dell'accordo amministrativo che normalmente esplica le modalità di attuazione dell'accordo di base;

   con la risposta all'atto di sindacato ispettivo presentato al n. 4-00289 dell'11 gennaio 2019, il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale confermava l'acquisita disponibilità del Ministero del lavoro e delle politiche sociali a riprendere il negoziato, di cui però non si conosce esito –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interrogati ciascuno secondo le proprie competenze, intendano assumere, a 5 anni dall'entrata in vigore dell'accordo sulla sicurezza sociale tra Italia e Turchia, al fine di garantire la sollecita stipula degli accordi amministrativi necessari ai fini dell'applicazione dell'accordo in tutti i suoi contenuti; quali iniziative nelle more della definizione di tali accordi amministrativi, intendano adottare al fine di garantire ai lavoratori italiani distaccati in Turchia e alle loro famiglie la copertura sanitaria garantita dall'accordo di base.
(4-07665)


   LUCASELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   è di pochi giorni fa la notizia che tre giovani dissidenti di Hong Kong, tra cui Joshua Wong, sono stati incarcerati, dopo essersi dichiarati colpevoli di aver incitato a una manifestazione durante le proteste a favore della democrazia del 2019, proprio mentre la repressione su chi manifesta contro Pechino avanza;

   la misura di restrizione della libertà è stata decisa in attesa della sentenza, prevista il 2 dicembre 2020 le accuse sono di assemblea non autorizzata durante le manifestazioni del 5 ottobre del 2019, e di violazione della legge sulle maschere per coprire il volto varata dall'amministrazione guidata da Carrie Lam, successivamente dichiarata incostituzionale dall'Alta Corte di Hong Kong;

   come denunciato dallo stesso Wong, che potrebbe essere condannato da uno a cinque anni di reclusione, l'arresto subito la settimana scorsa cela una «persecuzione politica. È chiaramente volto a intimidire le persone di Hong Kong in vista del 1° ottobre, festa nazionale di Pechino. Se mi verrà negata la cauzione, spero sinceramente che il mondo continui a prestare attenzione ai dodici attivisti e allo sviluppo di Hong Kong»;

   il riferimento ai dodici attivisti riguarda le persone arrestate il mese scorso dalla polizia cinese, con l'accusa di essere entrate illegalmente in acque cinesi, mentre erano diretti a Taiwan a bordo di un motoscafo, oggi in stato di detenzione a Shenzhen;

   gli attivisti arrestati erano tutti già stati accusati di reati relativi alle proteste pro-democrazia del 2019, e uno di loro è stato arrestato per violazione della controversa legge sulla sicurezza nazionale nella città, imposta da Pechino a fine giugno 2020;

   la detenzione di Joshua Wong chiama la comunità internazionale ad un impegno corale in favore della libertà, a cominciare dal Governo italiano che ha il dovere di pronunciarsi ufficialmente a tutela di un valore connaturato alla nostra Nazione;

   il silenzio di fronte al continuo «smontaggio» della democrazia perpetrato dal regime di Pechino appare all'interrogante come una prova di colpevole omertà che rasenta l'adesione ideologica –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per manifestare presso le opportune sedi europee ed internazionali la posizione italiana in merito alla vicenda di cui in premessa, a tutela della libertà individuale e contro misure restrittive giustificate da ragioni esclusivamente politiche.
(4-07669)

AFFARI EUROPEI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FORNARO e DE LORENZO. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   i Governi dei Paesi dell'Unione europea dovranno inviare alla Commissione europea i Piani di ripresa e di resilienza entro fine aprile 2021 (Recovery fund);

   il Governo italiano ha anticipato che l'obiettivo è quello di inviarlo prima di quella scadenza, all'inizio del 2021;

   si tratta di circa 209 miliardi di euro, ripartiti in 81,4 miliardi di euro in sussidi e 127,4 miliardi di euro in prestiti;

   sono risorse fondamentali per il rilancio del Paese che è stato gravemente colpito dall'emergenza COVID, il quale ha provocato ingenti danni al nostro sistema economico e al tessuto sociale, aggravando le disparità sociali, territoriali e generazionali;

   tali risorse andranno impegnate per intervenire in modo radicale, al fine di affrontare e superare i ritardi del nostro sistema economico e sociale, puntando su un forte potenziamento degli interventi sociali, rafforzando il nostro sistema produttivo e infrastrutturale e intraprendendo una svolta fondata sull'innovazione tecnologica e sull'ambiente;

   gli organi di informazione, in questi giorni, indicano che a gestire il piano vi dovrebbe essere un comitato interministeriale per gli affari europei, guidato dal Ministro interrogato, a stretto contatto con il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze e quello dello sviluppo economico;

   a questa struttura politica si affiancherebbe una di carattere tecnico, composta da sei manager responsabili delle differenti aree di intervento: digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità; istruzione, formazione, ricerca e cultura; equità sociale di genere e territoriale; salute;

   si tratta di una sfida straordinaria per il presente e per il futuro del nostro Paese, nella quale vanno certamente coinvolte le migliori intelligenze e le migliori risorse umane, in modo che i fondi europei servano per aiutare imprese e cittadini ad affrontare la rivoluzione digitale, la rivoluzione ambientale e il superamento delle troppe diseguaglianze economiche e sociali, evitando così di disperdere le risorse in mille rivoli;

   la guida di questo grande intervento è, e deve rimanere, politica con il coinvolgimento pieno del Parlamento –:

   se non intenda chiarire, per quanto di competenza, quale percorso il Governo intenda adottare affinché il piano del Recovery fund veda il più ampio coinvolgimento delle forze parlamentari e una piena condivisione da parte del Parlamento delle scelte che nelle diverse fasi porteranno all'elaborazione del piano e, successivamente, alla sua gestione.
(3-01950)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. – Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   sabato 28 novembre 2020 a Palazzo Chigi si è svolto un vertice convocato dal Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, con i capi delegazione delle forze di maggioranza, il Ministro dell'economia e delle finanze, Roberto Gualtieri, il Ministro interrogato e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Riccardo Fraccaro;

   dal vertice sarebbe emersa l'intenzione del Governo di istituire una cabina di regia tecnico-politica per definire il piano che dovrà poi portare alla ripartizione delle risorse del Recovery fund;

   secondo la strategia elaborata la questione sarà gestita direttamente dal Presidenza del Consiglio dei ministri assieme ai Ministeri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico, con il Ministro interrogato che dovrebbe fare da tramite con l'Unione europea, mentre sembra non essere ancora definito se e quale ruolo avrà il Comitato interministeriale per gli affari europei;

   della cabina di regia dovrebbero anche fare parte sei manager, uno per ciascuno degli ambiti d'intervento definiti dal Governo nelle linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ciascuno dei quali potrà a sua volta dotarsi di un proprio staff, fino ad arrivare a un totale di trecento persone impiegate nella definizione delle voci di spesa dei 209 miliardi di euro del piano;

   in tutti i più recenti provvedimenti del Governo sono già state previste assunzioni di personale nelle amministrazioni pubbliche per la futura gestione dei fondi del Recovery fund;

   si tratta ad avviso degli interroganti dell'ennesimo «carrozzone» scaturito da ragioni di opportunità politica della maggioranza, che in piena pandemia sembra essere maggiormente interessata al rimpasto di Governo e a consolidare il potere nel «palazzo»;

   mancano le risorse per famiglie e imprese, tuttavia si realizzano investimenti in task force e i soldi per gestirle si trovano immediatamente –:

   se, quando e in che modo il Governo intenda coinvolgere il Parlamento, unica sede deputata a decidere insieme all'Esecutivo la strategia per la gestione delle risorse del Recovery fund.
(3-01951)


   COSTA, MAGI, ANGIOLA e FRATE. – Al Ministro per gli affari europei. – Per sapere – premesso che:

   in data 25 novembre 2020 il Parlamento europeo ha approvato con larga maggioranza la relazione «Su una nuova strategia industriale per l'Europa», con 486 voti favorevoli, 109 contrari e 102 astenuti. Ha ottenuto un supporto bipartisan con il voto favorevole sia dei gruppi più sensibili alla dimensione ecologica delle politiche che quello dei gruppi che tradizionalmente hanno come priorità la produzione e la competitività industriale Europea;

   un allineamento della politica industriale nazionale con la strategia europea è di fondamentale importanza, particolarmente in questa fase di crisi, considerando che da più di 15 anni l'Unione europea non adotta una strategia industriale onnicomprensiva e poi che l'aggiornamento annunciato dalla Commissione europea del dossier di strategia industriale, pubblicato a marzo 2020, avrà come base la posizione del Parlamento europeo così come espressa nella relazione;

   la relazione è stata formulata nel pieno della pandemia da COVID-19 e contiene dunque importanti linee guida per l'utilizzo dei fondi del programma Next generation EU, in particolar modo misure essenziali per la ricapitalizzazione delle imprese e per la gestione del livello di debito in cui il settore privato incorrerà con l'utilizzo dei prestiti del Next generation EU, soprattutto per quanto riguarda i settori più colpiti dal COVID-19;

   dopo il rientro dalla crisi e la ripresa del tessuto produttivo ci si appresta ad affrontare una delle trasformazioni industriali più imponenti degli ultimi anni: la doppia transizione verde e digitale. La relazione delinea gli obiettivi di politica industriale di lungo periodo per portare a compimento la doppia transizione e propone gli strumenti concreti per raggiungerli, come una revisione dei regolamenti sulla concorrenza e sugli aiuti di Stato per i settori strategici, un atteggiamento più assertivo nelle relazioni esterne e misure a protezione dell'occupazione;

   sono presenti, infine, strumenti che già in passato si sono dimostrati particolarmente efficaci per l'Italia, come, ad esempio, schemi di credito di imposta cofinanziati con i fondi europei per gli investimenti verdi e digitali, soprattutto per favorire una piena partecipazione delle piccole e medie imprese alla doppia transizione –:

   quali aspetti della relazione «Su una nuova strategia industriale per l'Europa» il Governo intenda adottare e inserire nel Piano di riforma nazionale per implementare il programma Next generation EU.
(3-01952)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   OCCHIONERO e FREGOLENT. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il lago di Occhito è un grande invaso artificiale, fra i maggiori d'Europa, realizzato con uno sbarramento sul fiume Fortore;

   l'invaso fornisce acqua del Molise alla Puglia, ha una lunghezza di circa 12 chilometri e appartiene per metà alla provincia di Campobasso e per metà alla provincia di Foggia. I comuni che si affacciano sul lago sono Sant'Elia a Pianisi, Macchia Valfortore, Pietracatella, Gambatesa e Tufara per la provincia di Campobasso; Carlantino, Celenza Valfortore e San Marco la Catola per la provincia di Foggia;

   l'infrastruttura in questione sta attraversando in questo periodo delle gravissime criticità, che stanno mettendo a serio repentaglio l'approvvigionamento idrico delle zone circostanti, e del Basso Molise in modo particolare;

   dalle ultime rilevazioni effettuate il 6 novembre 2020 dal Consorzio per la bonifica della Capitanata, risulta ridotta la disponibilità dell'acqua a 39.546.780 metri cubi, al di sotto della soglia critica del cosiddetto «volume morto» (stimato in 40.000.000 di metri cubi), che rappresenta la quantità necessaria a soddisfare il fabbisogno idrico della zona;

   lo scorso anno la disponibilità di metri cubi era pari a 100.084.000, e la situazione allarmante era stata già denunciata sin dalla fine di ottobre, con ampio risalto sugli organi d'informazione e stampa locali e nazionali documentata da un corposo materiale fotografico, reperibile anche in rete;

   la riduzione della disponibilità d'acqua secondo le indagini in corso, deriva sia da fattori contingenti, legati alle scarse piogge, sia da fattori di più lungo periodo, a cominciare dalla sedimentazione di detriti sul fondo, che richiede interventi di manutenzione;

   si pone la necessità di chiarimento anche relativamente alla governance dell'infrastruttura, ripartita fra la Regione Puglia e la Regione Molise, e all'asimmetrica distribuzione delle risorse che comporta una situazione più svantaggiosa per il Basso Molise;

   si sono prodotti gravi danni rispetto agli usi civili, agricoli e industriali dell'area e più gravi saranno quelli che si produrranno, qualora non venissero adottate misure urgenti e adeguate, col rischio di generare un disastro ambientale –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, per promuovere, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente, una verifica sulle cause della situazione di emergenza idrica dell'invaso di Occhito e per contrastarne gli effetti.
(5-05101)


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, da fonti stampa, che la situazione delle acque sotterranee abruzzesi, in particolare quella della Piana del Pescara «risulta essere a elevato rischio»;

   in Italia, il recepimento delle norme europee in materia di acque rappresentate dalla direttiva quadro 2000/60/CE (WFD) e dalla direttiva 2006/118/CE (GWD) si è concretizzato con l'emanazione del decreto legislativo 30 del 2009 che ha recepito la direttiva 2006/118/CE dedicata alle acque sotterranee e del decreto legislativo n. 260 del 2010 che ha colmato alcune lacune tecniche del decreto legislativo n. 152 del 2006 per la completa attuazione delle direttive comunitarie sopra citate;

   la direttiva n. 60/2000/CE aveva stabilito che, entro il 2015, tutti i fiumi e tutte le acque sotterranee avrebbero dovuto raggiungere lo stato ambientale definito «buono». Un traguardo che, per ora, in Abruzzo non è mai stato raggiunto;

   dai rilievi del 2018 dell'Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente della regione Abruzzo, sulle acque sotterranee della Piana del Pescara, è emersa la presenza di un acquifero notevolmente contaminato ed è stato evidenziato che il problema acque a rischio non è solo della Piana del Pescara, ma si estende dalla Val Vibrata alla Piana di Sulmona e dal Sangro al Tronto, tutti siti, a rischio che necessitano uno stretto controllo chimico-ambientale;

   le fonti di inquinamento sono legate, innanzitutto, a un'attività agricola sicuramente non sostenibile che spiegherebbe un'importante presenza di nitrati e di ione di ammonio; a un forte inquinamento industriale, che spiegherebbe la presenza di metalli pesanti come cadmio e piombo e di solventi clorurati, prodotti chimici, che si diffondono rapidamente nell'aria e nelle acque sotterranee. Altra sostanza presente in valori altissimi è il cloruro di vinile usato per la produzione delle tubazioni in Pvc negli acquedotti, da qui la probabile migrazione nell'acqua potabile;

   nel quinto rapporto di Sentieri del 2019, viene presa in esame l'area di Bussi e i risultati evidenziano, i residenti, eccessi di mortalità per patologie a carico dell'apparato respiratorio per le quali l'esposizione a contaminanti presenti nelle acque potabili può aver giocato un ruolo concausale –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative con urgenza, per quanto di competenza, tenuto conto dei gravi elementi riportati in premessa per la salvaguardia delle acque nei siti a rischio, con il fine di tutelare l'ambiente e la salute di coloro che vivono in questo territorio.
(5-05102)


   ALBERTO MANCA, DEIANA, ILARIA FONTANA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, MARAIA, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi giorni, il territorio della Sardegna è stato investito da un evento alluvionale senza precedenti caratterizzato da una quantità d'acqua ben quattro volte superiore a quella registrata dal passaggio del ciclone «Cleopatra» nel 2013;

   ad essere maggiormente colpito è stato nuovamente il nord della Sardegna, in particolare la piccola comunità di Bitti, in provincia di Nuoro che, a distanza di pochi anni, si trova ad assistere inerme agli ingenti danni causati dalla furia delle acque e a piangere le proprie vittime;

   Bitti appare oggi come un paese distrutto: le strade del centro abitato cancellate, le cantine allagate, le auto trascinate dall'acqua e inghiottite dalle frane, le case di campagna, le strade rurali e i ponti spazzati via;

   le colonne mobili della Protezione civile, del Corpo forestale e di vigilanza ambientale, dei vigili del fuoco e dell'Esercito hanno lavorato senza sosta per ripulire e rendere agibili le strade e allestire strutture di accoglienza per le persone costrette a passare la notte fuori dalle proprie abitazioni, ma numerose sono ancora le strade investite da piccole frane o allagamenti intorno a Nuoro, determinando notevoli difficoltà per gli interventi di soccorso;

   si vivono ore di apprensione anche a Galtelli, nella Valle del Cedrino, e a Torpè, in prossimità delle dighe di Preda Othoni e di Maccheronis, che riescono a stento a trattenere l'enorme quantità di acqua;

   a distanza di sette anni, nonostante siano stati stanziati fondi per il dissesto idrogeologico, nessuna opera è stata avviata a tutela di questi territori. Basti pensare che solo il 3 settembre 2020 è stato pubblicato il bando «Interventi di mitigazione del rischio idrogeologico nel comune di Bitti» per la gara di progettazione europea, curato dalla Sogesid, per un costo di euro 442.417,23, che richiederà un iter amministrativo ancora molto lungo prima che si arrivi alla fase esecutiva, senza considerare che l'alluvione di questi giorni è stata di portata certamente superiore rispetto a quella del 2013 e che pertanto gli interventi progettati potrebbero essere del tutto inadeguati a contrastare eventi calamitosi di tale entità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative abbia intrapreso e intenda intraprendere per affrontare la grave situazione di dissesto idrogeologico delle zone colpite dall'alluvione, con particolare riferimento al comune di Bitti, chiarendo quale sia lo stato di avanzamento degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico e se non sia opportuno prevedere ulteriori stanziamenti che consentano di adeguare la progettazione originariamente prevista per far fronte alla maggiore intensità degli eventi alluvionali.
(5-05103)


   LUCCHINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la ditta «Voghera Green Energy Società Agricola srl» in data 4 marzo 2020 ha presentato alla provincia di Pavia la richiesta di Autorizzazione unica ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 557 del 2003, per la realizzazione di un impianto per la produzione di biometano, in area collocata nella zona industriale di Campoferro a Voghera;

   l'ubicazione prevista per l'impianto in questione risulta oggettivamente inaccettabile, stante la prossimità del sito prescelto con le civili abitazioni della frazione Campoferro e la promiscuità dell'impianto con la zona industriale di strada Braide;

   la configurazione dell'impianto, che non prevede alcun presidio di abbattimento delle emissioni, prefigura il verificarsi, in corso di funzionamento, di un grave degrado dell'ambiente circostante e un forte impatto negativo sulla qualità della vita e sulla salute della popolazione residente nelle strette vicinanze;

   la valutazione previsionale dell'impatto dell'impianto proposto sulla qualità dell'aria, rinvenibile dall'esame dei documenti di volta in volta presentati dal proponente, risulta non adeguata a simulare il reale impatto indotto dall'impianto, con conseguente sottostima dell'emissione olfattiva, secondo quanto prescritto dalla deliberazione della giunta regione Lombardia, n. IX/3018 del 15 febbraio 2012, che ha approvato le Linee guida per la caratterizzazione e l'autorizzazione delle emissioni in atmosfera delle attività ad impatto odorigeno;

   i soggetti rappresentativi del territorio (associazioni di cittadini, agricole, ambientaliste, attività produttive) hanno espresso unanime e forte opposizione al rilascio dell'autorizzazione da parte dell'amministrazione provinciale e conseguentemente alla realizzazione ed al funzionamento dell'impianto;

   l'amministrazione comunale di Voghera ha espresso fermo parere contrario al rilascio dell'autorizzazione dell'impianto in argomento, motivato da inconfutabili ragioni tecniche oggettive, a tutela della salute, dell'ambiente e del paesaggio;

   in relazione all'entità dell'attività svolta dall'impianto ed alle situazioni ambientali e territoriali manifestate dai cittadini, l'impianto deve essere necessariamente assoggettato a valutazione d'impatto ambientale in quanto trattasi di impianti che possono avere notevoli ripercussioni negative sull'ambiente, ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n. 152 del 2006 –:

   se il Ministro non intenda adottare iniziative di competenza per verificare lo stato dei luoghi, attraverso apposite ispezioni da parte del comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e Noe e Ispra allo scopo di verificare se il territorio con tutti gli impianti inquinanti limitrofi già esistenti sia in grado di sopportare un ulteriore impianto che genererà impatti aggiuntivi significativi, allo scopo di garantire l'effettiva tutela ambientale e, conseguentemente, della salute dei cittadini in un tale contesto territoriale.
(5-05104)


   MAZZETTI, CORTELAZZO, CASINO, LABRIOLA, GELMINI, RUFFINO e CAPPELLACCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   i nubifragi che hanno interessato nei giorni scorsi la Sardegna hanno ancora una volta ricordato la drammatica fragilità del territorio regionale e più in generale del territorio di gran parte del nostro Paese. Eventi calamitosi che sempre più spesso interessano i nostri territori, con gravi conseguenze in termini di perdite di vite umane, e di danni economici;

   a fronte di ingenti risorse stanziate per fronteggiare ogni volta i danni prodotti, è evidente l'assoluta necessità di maggiori investimenti in termini di prevenzione. L'eccessivo consumo di suolo, la cementificazione degli alvei e il disboscamento dei versanti collinari e montuosi contribuiscono, infatti, maniera determinante a sconvolgere l'assetto idraulico del territorio, determinando un'amplificazione del rischio che interessa praticamente tutto il territorio nazionale;

   la maggior parte dei fiumi è stata oggetto in questi anni di un'aggressione che ne ha modificato radicalmente assetti e dinamiche. I corsi d'acqua sono stati molti casi trasformati in canali, ignorando che si tratti di ecosistemi naturali regolati non solo dalle leggi dell'idraulica. Ci si è, così, adoperati a «canalizzare» i fiumi con l'idea di poter contenere le acque in alvei sempre più stretti e consentire un rapido deflusso delle acque verso valle nei periodi di piena;

   a causa di una sempre più spinta «impermeabilizzazione» e della perdita di capacità di ritenzione del territorio, l'acqua meteorica raggiunge sempre più velocemente i corsi d'acqua principali che registrano altrettanto velocemente colmi di piena pericolosi. Se a questo si aggiunge l'escavazione selvaggia che si è avuta fino agli anni '70, gli sbarramenti trasversali, la riduzione delle aree di esondazione naturale, la distruzione degli ambienti ripariali, l'inquinamento delle acque, ci si rende conto dell'urgenza di affrontare seriamente questi problemi;

   alla luce di tale, ormai continua, emergenza, risulta sempre più urgente un aggiornamento degli strumenti di governo, da quelli a scala territoriale, piani di bacino o piani di assetto idrogeologico per esempio, fino al livello locale, piani regolatori generali e regolamenti edilizi, innescando interventi puntuali nelle aree più vulnerabili, da realizzare in tempi brevi tenendo conto della nuova geografia del rischio –:

   con quali strumenti e con quali/quante risorse di cassa il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, intenda intervenire e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di accelerare le procedure per attuare le misure necessarie alla messa in sicurezza del territorio, e favorire la delocalizzazione di immobili insistenti in siti ad alto rischio idrogeologico, programmando la revisione di strumenti di pianificazione ambientale ed urbanistica.
(5-05105)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   durante il periodo dell'emergenza sanitaria, cominciato a marzo 2020, numerosi provvedimenti hanno previsto il divieto di spostamento nelle seconde case. Pertanto, per gran parte del 2020, ai cittadini italiani è stato di fatto impedito di usufruire della seconda abitazione;

   a tal proposito sarebbe auspicabile quantomeno una riduzione di Imu e Tari riferite alle seconde case, proprio in considerazione del fatto che, per contenere la pandemia, la maggior parte degli spostamenti sono stati bloccati;

   peraltro si rammenta che le tariffe Imu e Tari riferite alle seconde case sono molto maggiorate rispetto a quelle previste per le prime case –:

   se intenda adottare iniziative normative, al fine di commisurare il versamento di Imu e Tari, riferite alle seconde case, al tempo in cui, nel corso del 2020, tali abitazioni sono state effettivamente raggiungibili, applicando una riduzione adeguata al periodo in cui gli spostamenti sono risultati di fatto bloccati.
(4-07666)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   MORELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di questi giorni quella dell'indagine da parte della procura di Roma nei confronti del Presidente del Consiglio dei ministri sull'ipotesi di abuso d'ufficio;

   causa dell'indagine è la vicenda risalente a fine ottobre 2020 che ha visto protagonista la compagna del Presidente del Consiglio dei ministri Conte, la quale avrebbe utilizzato per fini personali la scorta personale del Presidente;

   nello specifico, trattasi dell'episodio accaduto il 26 ottobre 2020, allorquando la signora Olivia Paladino, mentre era sotto casa, è stata raggiunta dall'inviato de Le Iene, Filippo Roma, ascoltato anch'esso dalla procura come persona informata dei fatti, che cercava da lei delle risposte sui presunti guai con il fisco del padre, proprietario del noto Hotel Plaza di Roma, e, per sfuggire alle domande, la compagna del Presidente del Consiglio dei ministri si è rifugiata in un supermercato e proprio lì, dopo pochi minuti, sono arrivati alcuni agenti della scorta del Presidente del Consiglio dei ministri a «metterla in salvo»;

   la vicenda è stata, quindi, oggetto di un esposto e ora il Presidente del Consiglio dei ministri risulta indagato e, nei prossimi giorni, la procura di Roma invierà le carte al Tribunale dei ministri che deciderà se procedere o archiviare l'indagine;

   secondo notizie di stampa, sarebbe agli atti una relazione di servizio inviata al Ministero dell'interno in cui si preciserebbe che gli uomini della scorta del Presidente del Consiglio dei ministri erano in servizio «di osservazione e controllo al di sotto dell'abitazione della compagna del Presidente del Consiglio dei ministri perché lui era nell'appartamento» e che si sarebbero recati al supermercato di fronte all'abitazione del Presidente del Consiglio dei ministri Conte dopo aver notato della confusione, chiamati da un commesso per il soccorso ad una donna in difficoltà, poi rivelatasi la compagna del Presidente del Consiglio dei ministri;

   sembrerebbe, inoltre, che la compagna del Presidente del Consiglio dei ministri sia stata vista mentre consegnava un borsone ad uno degli uomini della scorta, al quale avrebbe chiesto «Te la lascio, mi serve domani. Portala via»;

   secondo quanto emerso a mezzo stampa, a non tornare, nelle ricostruzioni ufficiali, è cosa o chi avrebbe spinto la scorta del Presidente del Consiglio dei ministri Conte ad intervenire in difesa della Paladino. Per l'inviato de Le iene è improbabile la versione contenuta nell'informativa, dato che – come spiegato a Non è l'Arena – «siamo stati davanti all'abitazione dalle 7 alle 11, non c'era nessuna scorta. E alle 11.30 Conte era a lavoro a Palazzo Chigi» –:

   se, pur nel rispetto delle indagini della magistratura, possa far luce, per quanto di competenza, sui fatti di cui in premessa e sull'eventuale utilizzo improprio di macchina di servizio e agenti di scorta per fini che esulano dalle necessità strettamente istituzionali.
(3-01953)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO, DEIDDA, ALBANO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   manifesti che inneggiano alla lotta, alla rivolta, alla libertà da raggiungere attraverso la violenza sono stati affissi durante la notte in diverse parti di Vibo Valentia;

   la segnalazione e pervenuta alla Digos di Vibo che ha proceduto a verificare e farli immediatamente rimuovere: volantini e manifesti anarchici realizzati da persone sulle quali sarebbero in corso indagini da parte della procura di Vibo;

   diversi sarebbero i temi trattati dai volantini: in uno, ad esempio, si fa riferimento alla carcerazione di Leonardo Landi, noto militante anarco-insurrezionalista, detenuto da gennaio 2020 nell'istituto penitenziario vibonese dopo essere stato arrestato, al termine della sua latitanza, con le pesanti accuse di associazione con finalità di terrorismo e rapina in un ufficio postale a Lucca. Nel volantino affisso si parla di «trasferimento punitivo» (dal carcere di Lucca a Vibo), e di «censura» e del fatto che Landi «è stato ingiustamente accusato di trovarsi in possesso di istruzioni per confezionare esplosivi rudimentali»;

   in un altro sono state riportate le istruzioni su come prepararsi a una rivolta popolare, con tanto di accorgimenti per non essere riconosciuti dalle forze dell'ordine, dalla copertura del volto, al non impiego di telecamere e le modalità da utilizzare per reagire agli attacchi: un vero e proprio vademecum per una rivoluzione armata e anonima;

   e ancora, in un alto volantino si ricorda che dal 9 al 24 novembre 2020 vi sono state due settimane di mobilitazione in solidarietà agli anarchici sotto processo e contro la differenziazione e l'isolamento carcerario per ricordare i morti nei penitenziari e per rispondere ai nuovi confinamenti e al coprifuoco;

   in un momento storico come quello che si sta vivendo, dove l'emergenza sanitaria si fonde con crisi economica e tensione sociale, messaggi che inneggiano alla violenza, come i volantini affissi a Vibo, diventano ancora più pericolosi e rischiano di far esplodere una emergenza sociale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti esposti in premessa e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere al riguardo per far rispettare la legalità ed evitare che possano ripetersi in futuro episodi come quelli sopra richiamati in cui si predicano l'odio e la violenza, agendo in contrasto con i princìpi e le leggi del nostro ordinamento.
(4-07668)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO, GRIPPA e PENNA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 22 giugno 2020 sono state emanate le Linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica nelle scuole, a seguito della legge 20 agosto 2019, n. 92. Tra le tematiche ricomprese vi sono l'educazione ambientale e lo sviluppo ecosostenibile sulla scia degli obiettivi fissati dall'agenda 2030 dell'Onu. L'obiettivo è formare una cittadinanza futura consapevole dei cambiamenti climatici in atto e capace di mettere in pratica comportamenti che riducano l'impatto ambientale delle attività antropiche;

   a inizio 2020 un articolo de ilfattoquotidiano.it (22 gennaio 2020) dava notizia di una convenzione tra Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (Anp) e Eni per l'organizzazione di cicli di seminari riguardanti la formazione dei docenti sui temi della tutela e sostenibilità ambientale. Tale notizia, già allora, generò la forte e giusta protesta delle associazioni ambientaliste visto che Eni primeggia per esplorazioni e trivellazioni di fonti fossili in 67 Paesi al mondo e, secondo i dati contenuti nel rapporto 2018 di Legambiente «Enemy of the planet», investe solo l'1,8 per cento del proprio fatturato in progetti per l'energia rinnovabile;

   sono diverse le vertenze giudiziarie riguardanti impianti di Eni presenti in Italia, come quello di Viggiano, sede nel 2017 di un grave incidente che causò la contaminazione della falda idrica e dei terreni circostanti. Inoltre, secondo quanto si apprende da un recentissimo articolo di stampa on line (www.iltaccoditalia.info – 26 novembre 2020) 12.550,37 tonnellate di rifiuti provenienti proprio dall'impianto di Viggiano sarebbero state illecitamente e inappropriatamente smaltite come rifiuti non pericolosi presso l'impianto Ecolio 2, non autorizzato, sito a Presicce, in provincia di Lecce;

   Eni è stata recentemente multata dall'Antitrust per pubblicità ingannevole sul diesel green ed è al centro di un caso di corruzione internazionale, Opl245, per una presunta maxi tangente da 1 miliardo e 92 milioni di dollari versata alle autorità politico-istituzionali nigeriane per aggiudicarsi la licenza esplorativa di uno dei giacimenti di petrolio più promettenti del paese centro-africano –:

   se il ciclo di seminari di cui sopra sia stato completato e se il Ministro interrogato non ritenga doveroso adottare iniziative per evitare in futuro che società svolgenti attività altamente impattanti per l'ambiente, come Eni, formino il corpo docente e, di riflesso, «educhino» i nostri studenti su tematiche di carattere ambientale;

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per avviare un serio programma nazionale di educazione ambientale nelle scuole di ogni ordine e grado, avvalendosi dell'autorevole e disinteressato contributo di esperti super partes e associazioni e organizzazioni non governative con comprovata esperienza nel settore.
(5-05096)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta immediata:


   FITZGERALD NISSOLI, ZANGRILLO, CANNATELLI e MUSELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps affida il servizio di pagamento delle prestazioni all'estero a istituti bancari, attualmente Citibank che effettua annualmente la verifica dell'esistenza in vita di tutti i pensionati all'estero;

   attualmente, sono previste due fasi cronologicamente distinte a seconda dell'area geografica: una prevista da ottobre 2020 a febbraio 2021 per pensionati residenti in Sud America, Centro America, Nord America, Asia, Estremo Oriente, Paesi scandinavi, gli Stati dell'Est Europa e Paesi limitrofi; una seconda tra la fine di gennaio 2021 a giugno 2021 per pensionati residenti in Europa, Africa e Oceania;

   il pensionato dovrà compilare un modulo di esistenza in vita, con valido documento d'identità e foto da riconsegnare a Citibank, controfirmato da un «testimone accettabile»: un funzionario del consolato italiano/ambasciata italiana, un operatore di patronato o, in alternativa, da un pubblico ufficiale riconosciuto dalla legislazione del Paese di residenza;

   stante la situazione di pandemia ancora persistente a livello mondiale, ciò comporta elevati rischi di contrarre il COVID-19 per persone di età avanzata, quali generalmente sono i pensionati, a causa degli spostamenti richiesti per recarsi negli uffici preposti alla certificazione;

   d'altra parte, alcuni di questi uffici sono chiusi e ciò determina l'impossibilità o rende molto complicato per i pensionati assolvere all'adempimento entro il termine fissato, con la conseguenza che l'Inps potrebbe essere indotta a sospendere ingiustamente il pagamento della pensione a titolari viventi;

   sarebbe, quindi, auspicabile disporre la sospensione della verifica di esistenza in vita o permettere l'utilizzo dell'autocertificazione senza convalida di «testimone accettabile», o quanto meno prevedere, in via eccezionale, forme alternative semplificate, anche avvalendosi delle nuove tecnologie on line;

   per evitare ingiustificate sospensioni dei pagamenti, sarebbe opportuno effettuare una verifica del numero delle certificazioni di esistenza in vita pervenute a Citibank fino al mese di dicembre 2020 e, tenuto conto dei dati consolidati dell'andamento delle verifiche degli scorsi anni, nel caso in cui si riscontri un'anomala diminuzione del numero delle certificazioni pervenute, programmare un rinvio del termine finale della verifica per consentire a tutti i pensionati di far pervenire la certificazione –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per venire incontro alle esigenze dei pensionati italiani all'estero salvaguardando il loro diritto alla salute, in un contesto di pandemia, e il diritto a ricevere senza interruzioni il trattamento pensionistico maturato.
(3-01949)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   GRIBAUDO, VISCOMI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA e SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo 2019 Giuseppe Nucci, ex generale del Carabinieri, veniva prima nominato direttore della direzione centrale pianificazione strategica, organizzazione, tecnologie e innovazione e, successivamente, ad interim di direttore della direzione centrale controlli, trasparenza e comunicazioni dell'ispettorato nazionale del lavoro, incarichi conferiti dal direttore del medesimo istituto Leonardo Alestra;

   il 19 giugno 2020, Giuseppe Nucci è stato posto agli arresti domiciliari con l'accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità e subappalto illecito. Secondo i magistrati, Giuseppe Nucci avrebbe chiesto e ottenuto da Ibm, società incaricata della realizzazione di un piano di informatizzazione dell'Inl, l'assunzione come consulente, con un compenso di 200.000 euro di Paolo Montali, da lui direttamente indicato; della detta cifra Giuseppe Nucci avrebbe poi dovuto percepire una tangente;

   l'inchiesta, iniziata grazie a segnalazioni interne all'Inl aveva portato a marzo 2020 alle dimissioni di Giuseppe Nucci da direttore centrale di due direzioni dell'Inl; in data 31 marzo 2020, il direttore dell'Inl ha emesso un comunicato di solidarietà nei confronti dello stesso Nucci, pubblicato sul sito intranet dell'ispettorato nazionale del lavoro e anche un tweet sul profilo istituzionale dell'ente, nel quale si legge che «L'Ispettorato Nazionale del Lavoro e il suo Direttore ringraziano vivamente, Giuseppe Nucci, che cessa oggi dalla sua funzione di Direttore Centrale, per il generoso e prezioso contributo recato alla evoluzione dell'Agenzia»);

   il direttore generale dell'Inl Leonardo Alestra avrebbe inoltre inviato a Nucci una lettera di «vivo riconoscimento» per il lavoro svolto, dovuta alla richiesta di Nucci «di avere un minimo di dignità nell'uscita» e all'aver concordato quindi una «nota di ringraziamento»;

   in data 21 ottobre 2020, secondo fonti di stampa, l'Alestra avrebbe ricevuto una comunicazione di conclusione delle indagini a suo carico per i reati di abuso d'ufficio e falso. Secondo l'ipotesi accusatoria, il direttore dell'Inl avrebbe commesso tali reati nel conferire il primo incarico dirigenziale al dottor Nucci, in quanto quest'ultimo non avrebbe avuto i requisiti per poter essere nominato dirigente dell'ente;

   la situazione delle piattaforme informatiche degli enti ispettivi in materia di lavoro continua a essere fortemente disomogenea e frammentata, compromettendone l'operatività –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare con riferimento ai fatti esposti in premessa, nonché per accertare lo stato di avanzamento della realizzazione della nuova struttura informatica dell'Inl, anche alla luce dell'inchiesta in corso, in vista dell'auspicata omogeneizzazione e condivisione delle attuali banche dati.
(5-05097)


   COSTANZO e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 13 novembre 2020 i lavoratori e le lavoratrici dei servizi in appalto di pulizia e sanificazione dei presidi sanitari hanno indetto uno sciopero nazionale per denunciare il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto oramai da sette anni e mezzo;

   come riportato dal sito Ivg.it, sono oltre 600 mila in Italia gli addetti del comparto delle imprese di pulizia, servizi integrati e multiservizi;

   in Piemonte, come riportato dal sito Torino Today, ha aderito allo sciopero l'80 per cento degli addetti del comparto;

   lo sciopero del 13 novembre 2020 è risultato articolato, con presidi e mobilitazioni in tutta Italia;

   come riportato dal sito Ivg.it, lo sciopero generale di settore, indetto dai sindacati di categoria Filcams Cgil Fisascat Cisl e Uiltrasporti a livello nazionale, è «la risposta all'indisponibilità delle associazioni datoriali Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi, Agci Servizi e delle imprese del settore a rinnovare il contratto collettivo nazionale»;

   le lavoratrici e i lavoratori dei servizi in appalto di pulizia e sanificazione svolgono un ruolo essenziale per il contenimento del contagio nei presidi ospedalieri, nelle Rsa, nelle case di cura, nelle scuole, nelle università, nei tribunali, nelle fabbriche e negli uffici pubblici e privati, esponendosi in prima linea per garantire l'accessibilità dei luoghi;

   il segretario generale Filcams Cgil Piemonte, come riportato dal sito Torino Today, ha affermato che nonostante la pandemia, questi lavoratori sono invisibili. Li si cita solo quando dicono che sono eroi, ma guadagnano 5 euro e 30 centesimi l'ora. Persino i rider adesso arrivano a 10 euro l'ora lordi. Spesso si tratta di contratti part time, per un totale di non più di 500 o 660 euro al mese;

   nonostante molte imprese di pulizie e sanificazione, durante la pandemia, abbiano incrementato in modo consistente lavoro e fatturato, anche grazie alla professionalità e alla dedizione di centinaia di migliaia di lavoratori, per la gran parte donne, le retribuzioni e le condizioni contrattuali restano ferme a sette anni fa –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di favorire il rinnovo del Contratto collettivo nazionale di lavoro Multiservizi, scaduto da 7 anni e mezzo, e per garantire in ogni caso un aumento salariale congruo e dignitoso per lavoratori e lavoratrici la cui professionalità è risultata determinante durante la pandemia.
(5-05098)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il 22 luglio 2020 in risposta ad un atto di sindacato ispettivo dell'interrogante, che chiedeva l'istituzione di una salvaguardia per tutti gli esodati ancora senza tutele, rispondeva: «il periodo emergenziale scaturito dalla diffusione del COVID-19, ha aggravato la già difficile situazione di questi ex lavoratori che, ancora, allo stato attuale, si trovano a non avere più, né uno stipendio né una pensione. Questa emergenza rende ancora più stringente la valutazione delle loro posizioni (...); sono allo studio alcuni provvedimenti che, nell'ambito di una più complessa rivisitazione del sistema pensionistico, possano offrire una tutela a coloro che sono rimasti in questo limbo, senza poter esercitare i loro diritti costituzionalmente garantiti ad una esistenza libera e dignitosa. Assicuro dunque il massimo impegno dell'Amministrazione che rappresento per una definizione quanto più rapida delle delicate questioni di cui trattiamo»:

   sono passati quattro mesi dal predetto impegno e queste persone che si sono viste negare il diritto alla pensione, con l'improvviso inasprimento dei requisiti per accedervi dovuto alla cosiddetta «Legge Fornero», sono ancora in quel «limbo» di disperazione, anche perché ulteriormente tradite dalle promesse non mantenute del suddetto Ministero;

   sono mesi che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali afferma di concertare con le principali sigle sindacali e l'Inps, per individuare una soluzione a questa situazione indegna, che vede questo esecutivo palesemente inadempiente;

   è necessario un urgente intervento normativo che riconosca il diritto alla pensione alla platea di esodati rimasti, anche prevedendo i blocchi degli adeguamenti alla speranza di vita media;

   non c'è più tempo per le promesse di impegno, si vuole sapere, nel dettaglio, in che tempi e con quali misure, questo Ministero intenda disporre la definitiva salvaguardia degli esodati rimasti –:

   se e quali iniziative intenda adottare urgentemente per riconoscere il diritto alla pensione agli esodati esclusi dalle precedenti salvaguardie.
(5-05099)


   GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, DURIGON, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di aprile 2020, in pieno lockdown, era stata decisa la cassa integrazione in deroga per 1745 lavoratori di Conbipel;

   l'azienda, nata a Cocconato nel 1958, ha iniziato la sua storia vendendo principalmente capi di pelle di alta qualità, per poi allargarsi nel corso degli anni alla produzione del tessile; poi la crisi e la presentazione di domanda per il concordato in bianco;

   il 1o aprile 2020 aveva sottoscritto il verbale di accordo per la cassa integrazione di emergenza da Covid-19, in virtù della quale si riconosceva il trattamento per 1.745 lavoratori, di cui 200 tra Cocconato ed Asti;

   i lavoratori sembra abbiano ottenuto il pagamento delle prime 9 settimane e poi null'altro; la domanda all'Inps è stata fatta per il pagamento della cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) per unità produttiva, ma sono ancora in attesa dell'autorizzazione, per poi poter inviare gli appositi modelli SR41 e ottenere il pagamento;

   i lavoratori e le lavoratrici di Conbipel rientrano nel quadro drammatico di una situazione oramai insostenibile, con molte aziende già in difficoltà per le quali l'emergenza epidemiologica ha rappresentato il colpo di grazia e migliaia di lavoratori sono in attesa dell'integrazione salariale che non arriva;

   per la Conbipel, peraltro, stando alle ultime notizie riportate a mezzo stampa, il 23 ottobre 2020, sussiste lo spettro dell'amministrazione straordinaria –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda tempestivamente adottare per accelerare i pagamenti ai lavoratori di cui in premessa e quali ulteriori iniziative, sempre nell'ambito delle proprie competenze, intenda adottare, anche mediante la convocazione di un tavolo istituzionale, per salvaguardare per il futuro occupazionale di migliaia di dipendenti dell'azienda.
(5-05100)

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da un comunicato pubblicato il 26 novembre 2020 sul sito della Cgil di Parma, si apprende che, a nove mesi dall'inizio della crisi sanitaria, alcune domande di «Bonus Covid», riguardanti i lavoratori stagionali, intermittenti e dello spettacolo, risultano da quest'estate ancora «in attesa di esito»;

   si tratterebbe di casistiche bloccate dall'Inps nazionale per incongruenze nelle dichiarazioni del datore di lavoro o per altri motivi amministrativi. Tuttavia, anche ottenuti i chiarimenti necessari, ai patronati e ai cittadini non sarebbe reso possibile procedere con le richieste di riesame a causa del blocco nei sistemi informatici;

   il decreto-legge n. 137 del 2020 «Ristori», ha prorogato alcuni di questi bonus al 30 novembre 2020 e, come spiegato dall'Inps in una circolare del 26 novembre 2020; il termine per presentare la domanda è stato ulteriormente prorogato al 18 dicembre 2020;

   a parere dell'interrogante il paradosso davanti al quale ci si trova è che ancora non sembrerebbe possibile richiedere tali bonus dal sito Inps per i problemi sopra indicati;

   non è più tollerabile che, dopo svariati mesi, ci siano ancora tali ostacoli nell'erogazione dei bonus, i quali non dipendono dai lavoratori interessati, ma sono causati da problemi burocratici e di malfunzionamento di sistemi informatici ai quali occorre porre rimedio urgentemente –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per porre rimedio alle difficoltà incontrate da alcune lavoratrici e alcuni lavoratori ad accedere ai «bonus Covid» rivolti alle categorie dei lavoratori stagionali, intermittenti e dello spettacolo che sembrerebbero dipendere da un malfunzionamento dei sistemi informatici dell'Inps.
(4-07664)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FRAILIS, INCERTI, CAPPELLANI, CENNI, CRITELLI, MARTINA, MURA, GAVINO MANCA, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   un violento nubifragio di eccezionale intensità si è abbattuto il 27 e il 28 novembre 2020 sulla Sardegna, causando la morte di tre persone, tra cui un allevatore travolto da un'ondata di acqua e fango, e devastando interi comuni e aree rurali;

   da un primo bilancio dei danni provocati dal maltempo particolarmente colpiti risultano i territori dei comuni di Bitti, Lula, Dorgali, Oliena, Valle del Cedrino, oltre a Torpè, Siniscola e Posada. La furia dell'acqua ha inondato i campi, dalla Baronia al basso Oristanese, dal Medio Campidano all'Ogliastra e Sarrabus;

   l'agricoltura paga un tributo pesante in termini di perdite e disagi. Molte strade rurali sono state cancellate dalle valanghe di acqua e fango. Le aziende agricole hanno riportato danni incalcolabili, con interi terreni finiti sott'acqua, stalle con gli animali allagate e coltivazioni appena seminate completamente distrutte. Molti allevatori risultano ancora isolati per via di ponti e strade cancellati dalla furia dell'acqua;

   l'evento atmosferico ha inferto un ulteriore colpo ad un settore quale quello zootecnico e agricolo, già provato da eventi calamitosi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere per fronteggiare l'attuale stato di emergenza in cui versa tutto il territorio interessato dal nubifragio del 27 e 28 novembre 2020 e per sostenere la compromessa economia agropastorale.
(3-01954)


   GADDA, FREGOLENT, MORETTO, SCOMA e UNGARO. – Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. – Per sapere – premesso che:

   il protrarsi dell'emergenza dovuta alla diffusione del virus COVID-19 sta comportando effetti drammatici nel settore della pesca italiana, che già da anni lotta per garantire una dignitosa redditività agli operatori e mantenere la qualità e la sicurezza di un prodotto protagonista dell'offerta agroalimentare nazionale, così apprezzato dentro e fuori il nostro Paese;

   da anni la piccola pesca italiana fatica ad essere riconosciuta nelle sue peculiarità;

   in particolare, la sospensione del canale ho.re.ca, che rappresenta uno dei maggiori sbocchi del mercato ittico, ha causato perdite di oltre il 70 per cento del fatturato del comparto;

   le misure fin qui adottate dal Governo hanno consentito di attenuare la portata delle gravi problematicità emerse in questi mesi, ma è necessario intraprendere ulteriori iniziative al fine di sostenere un settore che, anche prima della deflagrazione dell'emergenza, stava affrontando una crisi di tipo strutturale;

   accanto alle necessarie misure d'urgenza va sicuramente sostenuta la capacità del settore di strutturarsi rispetto alle sfide della sostenibilità, dei cambiamenti climatici e della qualità del lavoro degli operatori. Questo al fine di promuovere progettualità e politiche di aggregazione, mirate alla crescita economica, tramite lo sviluppo dell'innovazione e la conservazione delle risorse e della biodiversità, e di rafforzare la realizzazione di programmi di sviluppo, anche nel campo della formazione, dell'informazione e della qualificazione professionale;

   l'adozione delle predette misure, accompagnate a quelle atte a garantire la salvaguardia reddituale dei lavoratori e degli operatori del settore ed una semplificazione burocratica, possono rappresentare un importante sostegno al comparto;

   il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nel periodo emergenziale ha operato con la consapevolezza di quanto sopra affermato nei diversi interventi attuati e, da ultimo, con l'articolo 21 del decreto-legge 30 novembre 2020, n. 157, con il quale provvede a includere gli ittiturismo, particolarmente penalizzati dagli eventi degli ultimi mesi, tra i beneficiari del contributo previsto dal «bonus ristorazione»;

   tale misura, finalizzata a coniugare il sostegno ai ristoratori e ai produttori agricoli e della pesca, pur prevedendo la possibilità di beneficiare del contributo anche mediante l'acquisto di prodotti ittici, non ricomprendeva finora i pescatori impegnati nelle attività di offerta di servizi di ristorazione;

   l'esame del disegno di legge di bilancio per il 2021 e la progettualità che si sta elaborando nell'ambito del Recovery plan sono l'occasione per continuare a sostenere il settore, mediante l'attivazione di ogni iniziativa utile a garantire la tenuta reddituale e occupazionale degli imprenditori e dei lavoratori, nonché a rafforzarne la capacità progettuale per il futuro –:

   quali iniziative abbia adottato e intenda adottare a sostegno del settore della pesca.
(3-01955)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAILIS, MURA e GAVINO MANCA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   un violento nubifragio di eccezionale intensità si è abbattuto il 27 e il 28 novembre 2020 sulla Sardegna, causando la morte di tre persone, tra cui un allevatore travolto da una ondata di acqua e fango e devastando interi comuni e aree rurali;

   l'agricoltura paga un tributo pesante in termini di perdite e disagi. Da un primo bilancio dei danni provocati dal maltempo, particolarmente colpiti risultano i territori dei comuni di Bitti, Lula, Dorgali, Oliena, Valle del Cedrino, oltre a Torpè, Siniscola e Posada. La furia dell'acqua ha inondato i campi dalla Baronia al basso Oristanese, dal Medio Campidano all'Ogliastra e Sarrabus;

   l'onda di fango ha sommerso campi di grano già seminati e macchinari agricoli, ha distrutto strade rurali e ponti, ha invaso stalle e fienili isolando gli ovili. In molte aziende è stata interrotta la corrente elettrica, rendendo inservibili i pozzi d'acqua e le mungitrici;

   l'evento atmosferico ha inferto un ulteriore colpo ad un settore quale quello zootecnico e agricolo già provato da eventi calamitosi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda adottare al fine di tutelare le attività produttive e gli agricoltori sardi coinvolti dal nubifragio esposto in premessa e se, al riguardo, non ritenga opportuno valutare, a seguito degli ingenti danni verificatisi con l'evento meteorologico, di adottare le iniziative di competenza per deliberare lo stato di calamità naturale in favore dei territori della regione Sardegna.
(5-05106)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta immediata:


   GALIZIA, BUOMPANE, ADELIZZI, BERTI, BRUNO, CASO, DEIANA, DEL MONACO, DEL SESTO, FARO, FLATI, GALLO, GIORDANO, GRILLO, IANARO, INVIDIA, IOVINO, LOVECCHIO, MANZO, MARAIA, PALMISANO, PAPIRO, PENNA, GIOVANNI RUSSO, SCERRA, SODANO, TORTO, TRIZZINO, VIGNAROLI, VILLANI e LEDA VOLPI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   secondo i recenti dati certificati dalla Commissione europea, la media del totale della spesa dei fondi europei della programmazione 2014-2020 da parte del nostro Paese si attesterebbe attualmente al 40 per cento, non lontana da quella europea del 46 per cento;

   inoltre, secondo i dati di spesa al 31 dicembre 2019, comunicati dall'Agenzia per la coesione territoriale, l'Italia, destinataria, per il periodo 2014-2020, di circa 53 miliardi di euro per il Fondo europeo di sviluppo regionale e per il Fondo sociale europeo (compresa la quota di cofinanziamento nazionale), ha speso 15,187 miliardi di euro, poco più del 29 per cento dell'importo complessivamente programmato, restando da spendere altri 38 miliardi di euro, da cui andrebbero detratti i circa 31 miliardi di somme già impegnate;

   l'emergenza sanitaria ed economica ha reso necessario un intervento dell'Unione europea, anche attraverso la riprogrammazione dei programmi operativi cofinanziati dai fondi europei, nell'ambito dei pacchetti Crii e Crii plus, con i quali la Commissione europea ha previsto un uso più flessibile delle risorse della politica di coesione in chiave anti-Covid;

   con le nuove regole sono state introdotte procedure semplificate per trasferire le risorse all'interno dei programmi operativi relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo sociale europeo o da un fondo all'altro e per modificare i programmi operativi nazionali e i programmi operativi regionali, anche superando i vincoli di concentrazione tematica, oltre a prevedere il cofinanziamento al 100 per cento da parte dei fondi dell'Unione europea;

   attraverso la riprogrammazione dei programmi operativi nazionali e dei programmi operativi regionali, il Governo ha quindi indirizzato i finanziamenti del Fondo europeo di sviluppo regionale e del Fondo sociale europeo su una serie di interventi urgenti, riprogrammando la mole più grande di risorse a livello europeo: 10,4 miliardi di euro, di cui 5,4 miliardi a valere sui programmi operativi nazionali e 5 miliardi dai programmi operativi regionali, per finanziare misure di contrasto all'emergenza (tra cui l'acquisto di dispositivi medici e sanitari di protezione, l'aiuto alle imprese a far fronte agli shock finanziari a breve termine, il sostegno temporaneo ai regimi nazionali di lavoro a orario ridotto) –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di completare il monitoraggio delle risorse derivanti dai fondi europei ancora disponibili per la riprogrammazione, migliorando in concomitanza con la conclusione dell'attuale ciclo di programmazione, l'efficacia e la qualità degli investimenti delle politiche di coesione, con particolare riguardo all'iter di riprogrammazione delle risorse assegnate all'Italia derivanti dai fondi europei ancora disponibili, a valere sui programmi operativi relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo sociale europeo 2014-2020, al fine di incidere positivamente, anche attraverso una necessaria semplificazione delle procedure, sullo sviluppo del sistema Paese.
(3-01956)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Call & Call è stato fondato nel novembre del 2001, con l'obiettivo di offrire servizi in outsourcing di call e contact center, customer service, indagini di mercato e telemarketing;

   si tratta di uno dei principali operatori italiani di Bpo (business process outsourcing) focalizzato sui processi di marketing, customer care e vendita ed è presente con una sede alla Spezia dal settembre dell'anno 2002;

   nel corso degli anni, l'azienda si è sempre distinta come una tra le più importanti realtà del territorio, favorendo l'occupazione e rimanendo sempre al passo con la modernizzazione dei servizi sia per i clienti, sia per i lavoratori;

   per alcuni mesi la Call & Call ha dovuto affrontare pesanti difficoltà finanziarie e ha cercato ogni soluzione possibile per tutelare i lavoratori, fino a settembre 2020, mese in cui è approdata alla vendita degli asset al gruppo Aqr di seguito quindi denominata Cds (customer digital service) s.r.l.;

   con l'acquisizione di Call&Call, la Aqr è entrata a far parte del mondo di Bpo con un investimento di circa tre milioni di euro, con il presupposto di consolidare un patrimonio umano ed economico di rilievo;

   con il suddetto accordo, è stato possibile garantire la continuità occupazionale, a parità di contratti di lavoro e stipendio, a più di cinquecento lavoratori;

   la Call&Call di La Spezia è stata incorporata nella sua totalità avendo in atto, al momento dell'acquisizione, le commesse con tre clienti: Findomestic (Gruppo Bnp Paribas), Coopvoce e Enel e quasi la metà dei lavoratori è attualmente impiegata sulla commessa Findomestic il cui rapporto con la Call&Call dura da circa quindici anni;

   il call center di La Spezia si è sempre distinto per gli ottimi risultati ottenuti e per un investimento sulla qualità del servizio e la formazione dei suoi operatori;

   durante tutta la fase di lockdown l'azienda ha investito per mantenere fede all'impegno con i clienti apportando le necessarie modifiche normative alle attività quotidiane e promuovendo per molti operatori lo smart-working, garantendo così sicurezza, continuità e professionalità;

   il contratto con Findomestic scadrà il 31 dicembre 2020 e, in data venerdì 27 novembre 2020 i lavoratori e i sindacati sono stati messi a conoscenza dall'azienda stessa che Findomestic non rinnoverà dal 1° gennaio 2021 la commessa a ex-Call&call-Aqr;

   è necessario tener presente che sulle campagne di vendita e promozione di Findomestic sono impiegati 238 lavoratori e, vista la ravvicinata scadenza del contratto, potrebbe non essere possibile procedere ad una ricollocazione dei dipendenti all'interno dell'attuale gruppo Aqr;

   la perdita del suddetto ingente numero di posti di lavoro, considerato il momento economico di grave difficoltà per il Paese, comporterebbe per la provincia di La Spezia un aggravio per l'economia del territorio e per gli stessi lavoratori, che negli anni hanno acquisito professionalità e competenze e che rischiano di trovarsi tra un mese senza occupazione –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda promuovere, anche a livello territoriale per evitare la dispersione dell'apporto produttivo e occupazionale derivante dalla Call&Call.
(5-05094)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le prime imprese alimentari domestiche Iad sono nate in Italia nel 2014, in mancanza però di una definizione appropriata e comprensiva. Il regolamento (CE) 178/2002 stabilisce i principi nel campo della legislazione alimentare, e il successivo regolamento (CE) 852/2004 riconosce il valore delle produzioni alimentari domestiche, da qui l'uso convenzionale di questo termine (Imprese alimentari domestiche) per un insieme di attività che prevedono generalmente la preparazione di prodotti alimentari nella propria abitazione per destinarli alla vendita. Dal 2014 ad oggi (dati di luglio 2020) le Iad attive sono 173, molte di queste si trovano in Lombardia (circa il 30 per cento tante altre in Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna);

   oltre il 97 per cento delle sono gestite da donne. Una buona parte delle stesse tra i 20 e i 35 anni, spesso con figli in età scolare dell'obbligo, un'altra parte va oltre i 40, e comprende persone che spesso hanno perso o lasciato il lavoro. In un contesto in cui l'occupazione femminile è bassa e il divario salariale uomo-donna è tra i più alti d'Europa, in cui sempre più neomamme lasciano il lavoro, in cui i giovani faticano a trovare sbocchi occupazionali, le Iad sono una risorsa;

   le Iad sono uno strumento fondamentale di imprenditoria (soprattutto) femminile, di laboratorio d'impresa, di occupazione e opportunità per i giovani. Una Iad funziona, nella sua gestione, come qualsiasi attività economica organizzata, crea occupazione e sviluppa competenze;

   una Iad è un'attività che rispetta precisi obblighi e divieti, fiscali e sanitari, come stabilito dall'ultimo regolamento europeo che le disciplina. Le Iad sono iscritte alla Cciaa implementano un piano di controllo (Haccp), garantiscono dovute indicazioni su allergeni e tracciabilità, hanno divieto di somministrazione e di avere una vetrina, con la libertà però di vendere a privati ed esercizi pubblici. Le indicazioni del regolamento (CE)85/2004 forniscono forti tutele per consumatore e imprenditrici, consentendo l'emersione di attività altrimenti «in nero». Poche regioni, però, riconoscono e disciplinano in modo appropriato queste realtà; in mancanza di uniformità e chiarezza, chi intende aprire una Iad incontra molte difficoltà;

   al momento dell'apertura, emergono problemi per mancanza di conoscenza e competenza da parte delle amministrazioni locali. Le amministrazioni godono di grande discrezionalità, ma si muovono in modo confuso: lamentano spesso l'inesistenza della categoria, chiedono il cambio di destinazione d'uso dell'immobile, sono disinformate rispetto alle categorie Home Food e impresa alimentare domestica. Questo disincentiva chi vuole aprire un'attività; questa carenza informativa e normativa deve essere colmata;

   le Iad dovrebbero avere in Italia pieno riconoscimento e una precisa disciplina, come da regolamento europeo 825 del 2004. Anche considerate le condizioni occupazionali femminili e giovanili, sono uno strumento che deve essere necessariamente valorizzato –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato per valorizzare e riconoscere queste attività, e dare indicazioni omogenee sul territorio per la loro disciplina, considerando in particolare il loro valore per l'occupazione femminile.
(5-05095)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta orale Ascari n. 3-01948, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: D'Orso, Boldrini, Sarli, Cancelleri, Gagnarli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Gribaudo n. 4-07547 del 17 novembre 2020.