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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 26 novembre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da diversi articoli della stampa e dai mass media sardi che il liceo «De Castro» di Oristano avrebbe ricevuto dei banchi monoposto in plastica, nel numero di 700 esemplari;

   negli articoli vengono riportate le dichiarazioni del dirigente scolastico dell'istituto che mostra e presenta i sopracitati banchi, lamentandosi che questi non corrispondano alle misure e alle caratteristiche segnalate e richieste durante l'estate;

   è stato annunciato che sarà inoltrata la richiesta di sostituzione del suddetto mobilio scolastico, inutile per il mantenimento del distanziamento e di dubbia resistenza;

   la ditta fornitrice dei banchi è la Nautilus sa, azienda portoghese che ha partecipato ai bandi pubblicati dalla Protezione civile, rientrante tra le 11 aziende che si erano aggiudicate la fornitura «per i lotti A e B, alla data del 12 agosto 2020»;

   è pacifico ritenere che non solo il liceo «De Castro» di Oristano abbia ricevuto questo mobilio che non corrisponde a quanto richiesto e presumibilmente, con la prossima apertura delle scuole, non sarà utilizzato dagli stessi istituti scolastici –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e del costo della fornitura del mobilio scolastico;

   quali iniziative intenda adottare per quanto riguarda la verifica del materiale consegnato al liceo De Castro di Oristano e in generale della fornitura della Azienda Nautilus Sa.
(3-01943)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo un articolo del quotidiano Il Riformista del 26 novembre 2020 «la Casaleggio Associati ha incassato da Philip Morris Italia la maxi somma di euro 1.950.166,74» in un periodo compreso fra settembre 2017 e ottobre 2020. Il rapporto con l'agenzia legata al Movimento 5 Stelle, secondo quanto riportato, è stato «continuo» perché «le fatture non sono riferite ad un evento specifico ma regolarmente cadenzate nel tempo». Sono 49 i pagamenti che sarebbero stati effettuati da Philip Morris alla Casaleggio, la maggior parte dei quali per cifre da 50 mila euro. Il quotidiano spiega che quando le sigarette elettroniche entrarono sul mercato italiano, nel 2014, beneficiarono di uno sconto del 50 per cento sulle accise. Con l'arrivo del I Governo Conte, nel giugno del 2018, è stato introdotto uno sconto di un ulteriore 25 per cento. Grazie a questa agevolazione il margine netto a favore dell'industria del tabacco e della Philip Morris in particolare, è cresciuto a dismisura –:

   quali siano i numeri delle vendite delle sigarette elettroniche in Italia e quanto sia il gettito annuo per lo Stato derivante dalla vendita di tali prodotti (e relative ricariche) nei vari anni, a partire dall'ingresso sul mercato dei suddetti prodotti;

   a quanto ammonti il gettito derivante dalla vendita del prodotto di riscaldamento del tabacco Iqos e in generale dai prodotti commercializzati dalla Philip Morris.
(3-01944)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARATTO, MARTINO, PORCHIETTO, CATTANEO e GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la normativa vigente qualifica come rilevante ai fini dell'impatto sul merito creditizio di un'impresa l'arretrato che sia maggiore del 5 per cento dei seguenti valori: i) media delle quote scadute o sconfinanti sull'intera esposizione rilevante su base giornaliera nell'ultimo, trimestre precedente; ii) quota scaduta o sconfinante sull'intera esposizione riferita alla data della segnalazione. Ammette inoltre la compensazione tra le diverse esposizioni del debitore nei confronti della banca;

   al 1° gennaio 2021 è prevista l'entrata in vigore del regolamento (UE) 171/2017 recante «[...] norme tecniche di regolamentazione relative alla soglia di rilevanza delle obbligazioni creditizie in arretrato». Tale norma, direttamente ed immediatamente applicabile, prevede: i) una soglia di rilevanza dell'arretrato ad euro 500,00 che rappresenti almeno l'1 per cento dell'esposizione complessiva per le imprese di grandi dimensioni; ii) per quel che riguarda le piccole e medie imprese con esposizioni inferiori ad un milione di euro, la soglia di rilevanza dell'arretrato, in componente assoluta viene posta ad euro 100,00, fermo il raggiungimento almeno della soglia dell'1 per cento dell'esposizione complessiva; iii) non è ammessa compensazione;

   questa riforma ha suscitato allarme tra le associazioni di categoria e tra gli stessi istituti di credito, stante la rigidità di criteri che mal si conciliano con il sistema del credito italiano e con l'attuale situazione economica, caratterizzata da una generale contrazione della liquidità, dall'aggravamento delle esposizioni debitorie e da un progressivo aumento degli insoluti e del contenzioso;

   da gennaio 2021, infatti, sarà sufficiente per qualificare un'impresa inadempiente che questa presenti un arretrato da oltre 90 giorni il cui importo risulti superiore ad euro 100,00 ed all'1 per cento del totale delle esposizioni verso il gruppo bancario. Sulla scorta di tali criteri, le stime fornite dagli stessi istituti di credito hanno definito a rischio di default con le nuove regole oltre 42.000 imprese, con l'evidente rischio di un effetto «contagio», la cui entità non può essere prevista;

   l'entrata in vigore del regolamento in questione, contestualmente all'aggravamento della situazione economico-finanziaria seguita alla seconda ondata epidemica, rappresenta un concreto rischio per la stabilità del sistema economico nazionale e per la sopravvivenza stessa di miglia di imprese –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, anche a livello comunitario, per la sospensione dell'applicazione del regolamento n. 171 del 2017, ovvero la mitigazione dei suoi effetti sul sistema del credito, anche alla luce dell'attuale situazione emergenziale.
(5-05084)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   ASCARI, MARTINCIGLIO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'imprenditore trapanese Michele Mazzara, quando nel 1997 venne arrestato per la prima volta, era stato intercettato mentre cercava finanziamenti e appoggi politici per realizzare un documentario su Trapani, al fine di negare l'esistenza stessa della mafia;

   è stato condannato in passato assieme alla moglie per favoreggiamento della latitanza di importanti boss mafiosi, incluso Matteo Messina Denaro, e più recentemente è stato condannato per avere messo a disposizione la propria abitazione per incontri di appartenenti a Cosa nostra;

   secondo le ricostruzioni dei magistrati, Mazzara era «la classica figura dell'uomo ponte, tra la mafia e la politica» e grazie a questi rapporti è riuscito a fare «una incredibile scalata imprenditoriale nel settore soprattutto edilizio e anche dell'attività agricola»; tra le sue mani «sono passate decisioni di natura politica, candidature da decidersi alle elezioni»;

   da ciò che emerge dalle vicende giudiziarie, Michele Mazzara è uomo vicino a politici di Forza Italia (tanto da essere denominato «Berlusconi di Dattilo»), e da semplice agricoltore divenne mente economica del clan mafioso trapanese nel corso di un trentennio cruciale;

   nonostante le acclarate vicende criminali che lo hanno visto protagonista e la contiguità con Cosa Nostra, un vizio di forma avrebbe causato l'annullamento del procedimento di confisca di alcune sue imprese a Dattilo: la Cassazione avrebbe infatti ritenuto fondato il ricorso della difesa di Mazzara, in quanto i giudici della corte d'appello, nel corso del giudizio sulla confisca decisa dal tribunale delle misure di prevenzione di Trapani, hanno violato il termine entro il quale deve essere pronunciata la sentenza, causando la decadenza del provvedimento;

   il procuratore generale della Cassazione si era opposto alla richiesta della difesa, ma i giudici del collegio giudicante hanno osservato che, durante il giudizio di appello, la corte di Palermo ha concesso una sospensione dei termini errata: la decisione doveva arrivare entro settembre 2019, ma è stata depositata tre mesi dopo;

   a causa di ciò, è stata annullata la confisca gravante su un patrimonio di imprese, società, terreni e fabbricati valutato nell'ordine dei 25 milioni di euro, restituiti a Michele Mazzara, ritenuto dalla stessa Cassazione socialmente pericoloso e per questo ancora sottoposto alla misura della sorveglianza speciale;

   secondo quanto riporta il quotidiano on line «La Via Libera», Mazzara non avrebbe «perso tempo nel presentarsi davanti ai lavoratori delle cooperative – la “Pio La Torre” e la “Placido Rizzotto” – che in questi ultimi cinque anni hanno gestito i terreni che gli erano stati sequestrati e poi confiscati. Pretendeva che loro sgomberassero dai suoi possedimenti»;

   secondo Libera: «il riuso sociale in fase di sequestro è oggi uno strumento a disposizione di tutti, permettendo una maggiore concretizzazione del senso risarcitorio del riuso sociale per il territorio e le comunità. Questa restituzione di beni in confisca di secondo grado a causa di vizi formali, come sancito dalla sentenza della Cassazione, ha un impatto devastante per l'immagine dello Stato sul territorio [...]. In un periodo delicato come quello che stiamo vivendo, il riuso sociale dei beni confiscati può e deve essere una chiave importante per lo sviluppo del Paese, partendo dai territori» –:

   quali iniziative di competenza intenda attivare, anche di tipo normativo, al fine di assicurare il rispetto dei termini decadenziali relativi alle misure di prevenzione patrimoniali di cui al codice delle leggi antimafia.
(4-07641)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   PATERNOSTER, COMENCINI, FOGLIANI, PAOLIN, MANZATO, LORENZO FONTANA, PRETTO, ANDREUZZA, BISA, RACCHELLA, COIN, COVOLO, VALLOTTO, FANTUZ, LAZZARINI, GIACOMETTI, ZORDAN, BADOLE, BITONCI, COLMELLERE, TURRI, STEFANI, BAZZARO e VALBUSA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   Enav Spa, nel piano industriale 2022-2027, ha previsto il consolidamento a regime dei centri di controllo (Acc) di Roma e Milano, e la relativa trasformazione dei centri di Brindisi e Abano Terme (PD) in hub per la gestione da remoto di diversi aeroporti;

   i lavoratori attualmente impiegati nell'Area Central Center (Acc) di Abano Terme (PD) – secondo quanto dichiarato dalla stessa Enav Spa – saranno trasferiti nel centro di Milano;

   il medesimo piano industriale di Enav Spa prevede la soppressione dell'Approach Control Service (App) dell'aeroporto «Valerio Catullo» di Verona, con il conseguente trasferimento all'Acc Milano del servizio di controllo del traffico aereo per voli in arrivo o in partenza;

   il servizio di controllo di avvicinamento di Verona riveste particolare importanza nello spazio aereo nord-orientale, caratterizzato da elevata complessità per la presenza dei voli in arrivo o in partenza dall'aeroporto scaligero e anche da quelli di Brescia-Montichiari (hub logistico di riferimento dell'area) e dalla vicina base militare di Ghedi; a ciò si aggiunge, inoltre, il traffico aereo, perlopiù turistico, che insiste sull'area del Lago di Garda;

   in seno al centro di controllo (Acc) di Abano Terme (PD) e quello di controllo di avvicinamento (App) di Verona si sono sviluppati, negli anni, dei peculiari expertise in tema di controllo del traffico aereo, che rischiano di andare perduti con il trasferimento delle rispettive funzioni al centro di Milano;

   accorpare due centri in uno elimina la ridondanza dei sistemi e annienta la resilienza in caso di evento critico o attentato terroristico: infatti, se uno dei due centri venisse meno per un guasto tecnico o per un atto criminale, gli altri centri fungerebbero da back-up e potrebbero garantire un servizio minimo nel momento più critico (come già accaduto in molte occasioni in un recente passato);

   con l'emergenza sanitaria da COVID-19 si è potuta sperimentare concretamente la grande resilienza che l'attuale suddivisione dei centri di controllo sul territorio nazionale riesce a garantire: durante le prime fasi, infatti, quando alcuni controllori operativi sono risultati positivi al virus, il centro di controllo (Acc) di Milano è stato temporaneamente chiuso per la santificazione degli ambienti, e così parte del traffico aereo – non potendo volare su Lombardia e Piemonte – ha circumnavigato l'area ed è stato assistito dal centro di Abano Terme (PD);

   più realisticamente, il centro di controllo (Acc) di Abano Terme (PD) potrebbe servire da polo di assistenza al volo nel nord-est, ospitando gli avvicinamenti di Verona, Venezia, Bologna e Trieste, fungendo da facilitatore per tutto il trasporto aereo nella regione Veneto;

   il centro di controllo (Acc) di Abano Terme, a differenza di Milano, risulta essere interamente di proprietà di Enav S.p.a. e, pertanto, rappresenta un'alternativa ideale per ampliamento e potenziamento dei servizi già esistenti, anziché prevedere la loro soppressione e trasferimento –:

   se non ritenga più opportuno assumere iniziative di competenza per il consolidamento o il potenziamento del centro di controllo di avvicinamento (App) di Verona e di quello di controllo (Acc) di Abano Terme (PD), valorizzando le competenze sviluppatesi e tutelando i posti di lavoro di alta specializzazione.
(4-07644)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel novembre 2019 fece grande scalpore la notizia dell'ingiusta sospensione di Arianna Virgolino dal Corpo di polizia a causa di un tatuaggio che aveva rimosso ancor prima delle visite mediche concorsuali;

   secondo quanto noto, la giovane donna, dopo aver superato il concorso nel 2018, al quale aveva partecipato insieme ad altri 89.000 candidati, ed essere arrivata tra i primi, e dopo essere stata immessa in servizio, al secondo accertamento medico, venne esclusa per la cicatrice sul polso dovuta alla rimozione del tatuaggio;

   la poliziotta fece allora ricorso al Tar, che le diede ragione, e iniziò a lavorare nella sottosezione della stradale di Guardamiglio, finché il 7 novembre 2019, poche ore dopo aver ricevuto un encomio dal questore di Lodi per aver sedato una violenta rissa a Casalpusterlengo mentre era fuori servizio, arrivò la sentenza del Consiglio di Stato che la escluse definitivamente per «demeriti estetici»;

   come detto la notizia allora suscitò grande indignazione anche per il fatto che non fosse stata minimamente considerata la dedizione e la professionalità della giovane poliziotta, che ancora oggi chiede di poter tornare ad indossare e onorare la divisa che è stata obbligata a lasciare in virtù di una interpretazione di una norma, a giudizio dell'interrogante, irragionevole e anacronistica, ossia il decreto del Ministero dell'interno n. 198 del 2003;

   oltre al fatto che la donna avesse già rimosso il tatuaggio, a confermare come tale norma sia del tutto anacronistica vi è la recente designazione a vice capo della polizia del prefetto Maria Luisa Pellizzari, nominata dal Consiglio dei ministri, su indicazione del Ministro dell'interno Luciana Lamorgese e del capo della polizia Franco Gabrielli;

   tale nomina è avvenuta a distanza di un anno esatto dall'espulsione dell'agente Virgolino e dimostra che la presenza di un tatuaggio non costituisce nocumento all'immagine della polizia di Stato, avendone proprio il vice capo della polizia uno visibile sul polso destro;

   la vicenda dell'agente Virgolino non è purtroppo un caso isolato, essendo numerosi altri i poliziotti penalizzati ingiustamente da una interpretazione anacronistica di tale normativa –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di procedere ad una rivisitazione della normativa in questione, anche al fine di evitare casi come quello segnalato, che vede agenti ingiustamente penalizzati.
(4-07642)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BITONCI, POTENTI e GUSMEROLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il documento unico di regolarità contributiva (DURC) è l'attestazione della regolarità dei pagamenti agli enti Inps, Inail e Cassa edile. Tale documento è finalizzato alla repressione del lavoro nero e delle irregolarità assicurative e contributive;

   a seguito della soppressione dell'articolo 81, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, operata dalla legge di conversione del 17 luglio 2020, n. 77, i Durc con scadenza compresa tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020 hanno conservato la loro validità fino al 29 ottobre 2020. Tuttavia, il protrarsi della situazione di emergenza sanitaria richiede un ulteriore provvedimento di proroga dello stato di validità delle attestazioni di durata corrispondente a quella della proroga dello stato di emergenza –:

   se e quali iniziative intenda assumere per garantire un'ulteriore proroga della validità dei Dure in scadenza considerando la delicata situazione di difficoltà economica conseguente all'emergenza sanitaria Covid-19 ed il rinvio dei molti adempimenti connessi.
(5-05085)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAILIS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si apprende, da organi di stampa, che la società Eni Rewind nonostante i significativi investimenti fatti nel recente passato per rilanciare le attività relative alla produzione del cloro soda nel sito della società controllata Ing. Luigi Conti Vecchi spa di Macchiareddu, uno dei più importanti agglomerati industriali della Sardegna meridionale, situato nei territori comunali di Assemini, intende abbandonare il territorio e cedere l'attività a privati, disperdendo potenzialità positive di progresso per la regione e abbandonando al proprio destino le persone occupate e le loro famiglie;

   le produzioni del sito sopra indicato costituiscono un elemento essenziale per l'intero comparto industriale isolano e per le attività di potabilizzazione delle acque pubbliche, garantendo sul territorio la disponibilità dei prodotti certificati;

   il 27 maggio 2020, la sentenza del Tar Sardegna, indica l'Eni e le sue società quale soggetto responsabile del disastro ambientale dell'area industriale di Porto Torres;

   il 22 ottobre 2020, il sito industriale si è fermato per lo sciopero organizzato da alcune sigle sindacali: una forma di protesta per la mancata attuazione del programma di investimenti sulla chimica verdi e le bonifiche a Porto Torres che avrebbero dovuto rilanciare l'area industriale del nord Sardegna;

   l'Eni, già in passato, avrebbe assunto analoghe decisioni in merito ad altri poli industriali dislocati in Sardegna, salvaguardando le produzioni esistenti nel resto della penisola. Ancora una volta la suddetta società pare stia tentando di proseguire la silenziosa opera di smantellamento dei suoi presidi industriali nell'isola, smentendo le promesse declamate dai suoi dirigenti di realizzare, investimenti innovativi nell'ammodernamento degli impianti e nella bonifica e riconversione delle produzioni, attraverso attività avanzate di economia circolare e ambientalmente sostenibili;

   appare opportuno, a questo punto, capire quali siano le reali intenzioni di Eni riguardo gli impegni precedentemente assunti con questo territorio e garantire gli investimenti necessari per traguardare la sostenibilità economica ed ambientale delle produzioni clorosodiche con lo scopo di valorizzare le opportunità offerte dal territorio sardo ed al fine di evitare ripercussioni sul sistema lagunare, oltreché sull'indotto lavorativo –:

   quali iniziative concrete il Governo, alla luce dei fatti esposti in premessa, per quanto di competenza, intenda adottare per evitare la chiusura di un altro stabilimento che comprometterebbe non solo le opere di bonifica connesse al progetto della chimica verde, ma soprattutto al fine di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali in questo territorio in un momento storico così complicato per il nostro Paese.
(5-05086)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAVA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stato pubblicato uno studio internazionale secondo cui già entro il 2030 il mercato dell'auto elettrica potrebbe incrementarsi esponenzialmente, con riduzioni della domanda di carburanti tradizionali a dir poco marcate in Europa e nei Paesi più industrializzati;

   da un lato questa prospettiva appare auspicabile ma, dall'altro, apre inquietanti interrogativi sulla tenuta dell'attuale rete nazionale ed europea di fronte ad un massivo spostamento della richiesta dei consumatori dalle fonti fossili a quelle elettriche;

   viste le oggettive e delicate implicazioni connesse al tema (coordinamento delle varie produzioni, armonizzazione delle fonti rinnovabili con quelle tradizionali, gestione delle punte di domanda massima), appare indispensabile che il nostro Paese si attivi senza indugio con le aziende del settore e con la stessa Unione europea per una ricognizione dello stato della rete e per determinare sin d'ora quali investimenti risultino necessari;

   nel Friuli-Venezia Giulia, ad esempio, esistono vallate alpine che, da anni, lamentano problemi alla rete elettrica spesso obsoleta, con micro-interruzioni e veri e propri guasti tali da cagionare disguidi alle aziende ivi insediate –:

   se ritenga di assumere iniziative presso le competenti sedi europee e in raccordo con le regioni, il Gestore della rete e le aziende del settore energetico al fine di individuare sin d'ora le eventuali criticità del sistema di trasmissione elettrica a fronte delle prospettive del prossimo decennio, mettendo con urgenza in opera i relativi investimenti infrastrutturali.
(4-07643)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Baratto n. 5-05081 del 25 novembre 2020.