Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 18 novembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    nella notte tra il 3 e il 4 novembre 2020, il Primo ministro etiope Abiy Ahmed ha annunciato l'inizio di una offensiva militare nella regione settentrionale dell'Etiopia come risposta ad attentati contro avamposti militari e in particolare ad un presunto attacco avvenuto il 3 novembre 2020 dal Fronte popolare di liberazione del Tigrai (Tplf – collegato al partito al governo nel Tigrai) contro la base dell'esercito federale a Macallè, capitale del Tigrai;

    come conseguenza dell'annuncio, già dalla mattina del 4 novembre si sono verificati scontri in prossimità del confine tra Tigrai e Amara che hanno coinvolto le forze armate tigrine e quelle del Governo Federale;

    il Governo Federale ha quindi dichiarato uno stato di emergenza per la regione del Tigrai della validità di sei mesi. Le comunicazioni telefoniche e internet nella regione del Tigrai sono state interrotte. Anche il traffico aereo da e per il Tigrai e l'Amara nord è stato sospeso;

    il 6 novembre 2020 Abiy Ahmed ha annunciato la fine di un primo round di operazioni, che hanno preso la forma di attacchi aerei contro bersagli come depositi di «razzi e altre armi pesanti». Il 7 novembre il parlamento etiope ha conferito al Primo ministro etiope i poteri necessari a sostituire il governo del Tigrai, accusato di detenere il potere illegalmente, mentre l'11 novembre Abiy ha annunciato che l'esercito nazionale ha riportato una «vittoria totale» sulle forze tigrine;

    Amnesty international ha riportato che nella notte tra il 9 e il 10 novembre 2020 centinaia di civili sarebbero stati uccisi con coltelli e machete nella località di May Kadra, nella regione del Tigrai. Testimoni hanno affermato che l'attacco è stato effettuato da forze alleate del Tplf e che le vittime non apparterrebbero all'etnia locale, ma ad altre etnie etiopi, le quali sarebbero state uccise dai miliziani tigrini per vendetta. Tuttavia Amnesty, anche se in possesso di foto e video che confermerebbero la strage, ha dichiarato di non essere in grado di confermare chi sia stato il responsabile delle uccisioni;

    la recrudescenza del conflitto ha già prodotto centinaia di vittime civili e militari, mentre circa 25.000 civili in fuga dalla regione autonoma hanno trovato riparo nel vicino Sudan, secondo quanto riportato dall'agenzia sudanese Suna sabato 14 novembre;

    sempre il 14 novembre sono stati lanciati razzi dalla regione settentrionale etiope che sono caduti su Asmara, nella zona dell'aeroporto. La mattina del 15 novembre il lancio dei missili è stato confermato dallo stesso presidente dello Stato regionale etiope del Tigrai, destituito dal Governo federale, Debretsion Gebremichael, il quale ha rivendicato l'intenzionalità dell'attacco contro la capitale dell'Eritrea, aggiungendo che sono stati colpiti l'aeroporto internazionale, il Ministero dell'informazione e un'area residenziale nel nord-ovest di Asmara;

    lo stesso presidente destituito ha più volte fatto riferimento a un coinvolgimento del governo eritreo nell'operazione militare nel Tigrè, affermando che l'esercito di Asmara ha dispiegato 16 divisioni lungo il confine con l'Etiopia e che le forze del Tigrai stanno contrastando da giorni le forze armate eritree;

    il Primo ministro etiope Abiy Ahmed ha ricevuto in queste settimane l'appoggio di tutti gli altri Stati regionali etiopi per l'azione militare nel Tigrai, e ha ricevuto anche l'approvazione dell'Eritrea, con la quale l'Etiopia ha firmato uno storico accordo due anni fa che aveva posto fine ad anni di guerra e per il quale Abiy era stato insignito, nel 2019, del premio Nobel per la pace;

    l'attacco missilistico ai danni dell'aeroporto di Asmara, segue di poche ore quello sferrato contro gli aeroporti di Gondar e Bahir Dar, nella regione Amara, nel probabile tentativo, da parte delle forze tigrine, di regionalizzare e internazionalizzare il conflitto;

    le forze armate federali sono impegnate in pesanti bombardamenti aerei in diverse aree del Tigrai, mentre sul terreno sarebbero riportati attacchi e contrattacchi con il coinvolgimento di civili in diverse aree;

    secondo l'International crisis group, il Tplf può contare su almeno 250 mila combattenti, tra paramilitari e milizie alleate, mentre il Governo dell'Etiopia, secondo quanto riportato da diverse fonti, avrebbe richiamato migliaia di truppe finora impegnate in Somalia a fronteggiare la minaccia jihadista per impiegarle nel conflitto interno con il Tigrai;

    secondo quanto denunciato dalle Nazioni Unite, la situazione umanitaria in Tigrai è già fragile e potrebbe diventare presto una catastrofe umanitaria, perché in quella regione vivono 600 mila persone che hanno bisogno di aiuti umanitari e un altro milione che dipende da altre fonti di sostegno;

    i razzi da ultimo lanciati contro l'Eritrea sono un preoccupante segnale che lo scontro interno tra Governo federale e autorità del Tigrai possa finire per coinvolgere i Paesi vicini in una escalation militare;

    le Nazioni Unite e l'Unione africana hanno più volte fatto appelli alla de-escalation ed espresso il timore che il conflitto possa allargarsi in altre zone dell'Etiopia e destabilizzare l'intera regione del Corno d'Africa,

impegna il Governo:

   a chiedere, in tutte le sedi competenti, l'immediato cessate il fuoco e l'interruzione di ogni iniziativa militare in atto in Etiopia e nella regione del Corno d'Africa, al fine di attivare contatti e negoziati necessari a dare soluzioni condivise ai contenziosi che hanno provocato la crisi e per il ristabilimento della pace;

   ad avviare, con gli altri partner internazionali e in particolare con l'Unione europea e nell'ambito delle Nazioni Unite, una azione umanitaria immediata per alleviare le sofferenze della popolazione nelle regioni colpite dal conflitto.
(7-00585) «Emiliozzi, Suriano, Cabras, Carelli, Colletti, De Carlo, Del Grosso, Di Stasio, Ehm, Fantinati, Grande, Olgiati, Romaniello, Siragusa».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   GAVA e PANIZZUT. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo aver gettato nel caos un intero Paese con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 novembre 2020, con il quale il Governo sembra agli interroganti, aver giocato «una partita a Risiko con le Regioni», continua quella che appare, sempre agli interroganti, una gestione irrazionale e scombinata dell'emergenza epidemiologica;

   la scelta del Governo di procedere con iniziative estemporanee, in proporzione all'aumento dei contagi, prive di alcuna razionale tempistica e di qualunque piano strategico che consenta a cittadini, famiglie, lavoratori e imprese di organizzarsi, è la dimostrazione della totale incapacità ed inefficienza di codesta maggioranza a guidare una situazione emergenziale di siffatta portata;

   a dir poco vergognoso, a parere degli interroganti, è che i presidenti delle regioni interessate dal provvedimento – e cittadini tutti – apprendano con un post su Facebook del 13 novembre 2020 che il Ministro della salute ha firmato un'ordinanza che istituisce due nuove zone rosse (Campania e Toscana) e tre nuove arancioni (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche) e non abbiano ancora – nella mattinata del 14 novembre 2020 – il testo dell'ordinanza medesima;

   ancor più grave è apprendere dai social – e non dalla lettura ufficiale di un testo – che le nuove misure correlate al colore delle zone entreranno in vigore da domenica 15 novembre 2020, senza, per l'appunto, dare alcuna possibilità a bar, ristoranti, pasticcerie, negozi, e altro di pianificare eventi e consegne programmate;

   ignobile, peraltro, per gli interroganti, è apprendere tale notizia, quando a quanto consta agli interroganti, nulla sarebbe emerso nella riunione con i presidenti di regione e, specificatamente con riguardo al Friuli Venezia Giulia, considerato che l'indice RT risultava essere in calo rispetto alla settimana precedente;

   questo continuo modo di procedere, che lede, secondo gli interroganti, ogni basilare principio costituzionale, che «azzera» dall'oggi al domani le attività di intere categorie produttive, va ben oltre la necessità di agire tempestivamente e con urgenza –:

   se non ritenga doveroso, per ragioni di trasparenza nei confronti di cittadini e presidenti delle regioni, rendere noti i dati della cabina di regia, istituita tra Ministero della salute e Istituto superiore di sanità e chiarire i parametri adottati alla base delle decisioni di cui in premessa e se non ritenga altrettanto imperativo utilizzare tutti i canali istituzionali, prima ancora che i social, incluse le aule parlamentari, per informare e comunicare al Paese le decisioni, sia pure, secondo gli interroganti, assurde, che stravolgono di colpo la vita e l'attività lavorativa di centinaia di migliaia di cittadini.
(3-01924)


   MULÈ. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 20 febbraio 2020 la procura di Civitavecchia ha notificato agli indagati, nell'ambito del procedimento penale relativo al fallimento di Alitalia, l'avviso di conclusione indagini, chiedendo il rinvio a giudizio per il reato di concorso in bancarotta fraudolenta;

   tra i 22 indagati figurano anche alcuni manager della compagnia Etihad che deteneva il 49 per cento del capitale di Alitalia;

   a seguito dell'ammissione all'amministrazione straordinaria di Alitalia, il Governo italiano ad oggi ha speso a vario titolo, 1,3 miliardi di euro al fine di garantire la continuità del servizio alla compagnia di bandiera; il totale delle somme impegnate aumenta a 4,3 miliardi se si considerano gli ulteriori 3 miliardi stanziati al fine di costituire il capitale della nuova compagnia pubblica, Italia Trasporto Aereo Spa, che dovrà acquisire Alitalia;

   fonti di stampa riferiscono che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale avrebbe assunto un impegno con il governo degli Emirati Arabi Uniti in merito al fatto che il Governo italiano non si costituirà parte civile nel futuro processo penale. Fonte di tale notizia è un documento diplomatico di cui la Farnesina ha confermato l'esistenza e il contenuto, anche se ha chiarito che tale contenuto sarebbe la conseguenza di un'errata interpretazione dell'estensore, che è l'ambasciatore italiano ad Abu Dhabi;

   il fallimento di Alitalia ha comportato danni sotto forma di oneri alle finanze pubbliche ed ha aperto una crisi occupazionale per i lavoratori della compagnia –:

   se il Governo intenda costituirsi parte civile nel processo penale relativo al fallimento di Alitalia.
(3-01926)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SENSI, QUARTAPELLE PROCOPIO e MAGI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i profili social di Maria Edgarda Marcucci, detta Eddi, ex combattente delle Ypj, le milizie di difesa femminili del Rojava curdo che combattevano lo Stato Islamico in Siria, sono stati oscurati;

   rientrata in Italia, il 17 marzo 2020, il Tribunale di Torino ha comminato ad Eddi la sorveglianza speciale. La misura, valida due anni, si basa sulla presunta pericolosità di un soggetto in assenza di reato. Questa misura proibisce la partecipazione a riunioni pubbliche e stabilisce l'obbligo di dimora tra le 21 e le 7, il divieto di sostare nei pressi di locali pubblici dopo le 18 e l'obbligo di comunicare i propri spostamenti alla polizia, nonché il divieto d'espatrio e sequestro di passaporto e patente;

   negli ultimi mesi, i profili social di Eddi, avevano continuato a fare informazione sulla Rivoluzione Confederale in Siria del nord-est e a far conoscere la drammatica realtà in cui migliaia di donne vivono attualmente nei territori siriani;

   non sono state fornite alla titolare dei profili informazioni specifiche dalle piattaforme interessate sulle motivazioni dell'oscuramento dei suoi canali social –:

   quali informazioni abbia il Governo in merito alla vicenda dell'oscuramento delle piattaforme social di Maria Edgarda Marcucci.
(5-05033)


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, il presidente della regione Puglia dichiarava, in data 16 ottobre 2020, che le strutture sanitarie pugliesi, a causa del forte incremento di contagi da Sars-COV-2, non erano più in grado di tracciare i soggetti positivi nell'ambito dei processi di contact tracing;

   in data 24 ottobre 2020, il capo del Dipartimento della Protezione civile, con ordinanza n. 709 e al fine garantire l'operatività del sistema di ricerca e gestione dei contatti dei casi di COVID-19 (contact tracing) disponeva il reperimento su base regionale di:

    1.500 unità di operatori sanitari individuati tra: medici abilitati non specializzati, infermieri, assistenti sanitari, tecnici della prevenzione nell'ambiente e nei luoghi di lavoro, anche in quiescenza, in possesso dei relativi titoli abilitativi e regolarmente iscritti agli ordini professionali o albi professionali, nonché studenti iscritti al terzo anno dei corsi di laurea triennali delle suddette professioni sanitarie ed in regola con i crediti formativi universitari previsti dal relativo piano di studi;

    500 unità di addetti ad attività amministrativa di età tra i 18 e i 30 anni, in possesso di diploma di scuola secondaria di secondo grado e di patente europea ECDL, con preferenza per i soggetti di età minore e, a parità di età, con prole, da destinare a supporto delle strutture sanitarie regionali;

   l'ordinanza disponeva che «Ciascuna Regione e Provincia autonoma interessata ... provvede a conferire ai soggetti ricompresi nell'elenco del Dipartimento della protezione civile, residenti o dimoranti nella medesima Regione e Provincia autonoma, previa verifica dei requisiti, appositi incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa... i predetti incarichi sono conferiti in deroga ai vincoli previsti dalla legislazione vigente in materia di spesa di personale...»;

   inoltre, l'ordinanza evidenziava e disponeva la facoltà per ciascuna regione e provincia autonoma, in cui emerga l'esigenza di utilizzare unità di operatori, «... di attingere all'elenco di altre Regioni o Province autonome che abbiano già soddisfatto il fabbisogno di risorse umane e che non abbiano utilizzato tutte le unità assegnate in base al comma 2...»;

   infine, l'ordinanza disponeva che, agli oneri derivanti dall'ordinanza, si provvedeva, «... nel limite massimo complessivo di 25,725 milioni di euro, a valere sulle somme stanziate per l'emergenza... Le risorse ... sono trasferite sulle contabilità speciali intestate ai Presidenti di Regione e Provincia Autonoma – Soggetti attuatori ai sensi dell'articolo 1 dell'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020, sulla base degli incarichi effettivamente conferiti...»;

   secondo quanto si evince dalla nota prot. n. DPC/COVID/0058509, inviata dal capo del dipartimento della Protezione civile ai presidenti delle regioni, molte regioni, alla data del 6 novembre 2020, non avevano «ancora formalizzato i necessari contratti» per definire gli incarichi di cui all'ordinanza n. 709 del 24 ottobre 2020;

   in particolare, il capo del Dipartimento della Protezione civile evidenziava nella sua nota che «...Rispetto alle 1.500 unità di personale sanitario previste dall'ordinanza... risultavano formalizzati solo 243 contratti, mentre a fronte di 500 unità di personale amministrativo ne risultavano ingaggiate solo 47...»;

   nella tabella allegata alla nota, il capo del Dipartimento della Protezione civile evidenziava il dettaglio dei singoli contratti formalizzati alla data del 6 novembre 2020; dalla predetta tabella, si rileva, in particolare e tra gli altri, il dato riferito alla regione Puglia che, a quella data, aveva formalizzato un numero di contratti pari a zero –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo al fine di favorire l'accelerazione delle assunzioni previste dall'ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile e se intenda fornire il dato aggiornato relativo ai contratti attualmente formalizzati regione per regione.
(5-05044)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della giustizia — Per sapere – premesso che:

   sui social network come Facebook ci si imbatte in inserzioni di ogni genere, ma può capitare anche di leggere annunci per la ricerca di famiglie per minori in affido, come quello pubblicato il 22 luglio 2019 della SER.CO.P.: «Nadia ha 13 anni e frequenterà la terza media a settembre. Desidera essere accolta da una famiglia che si prenda cura di lei e che le consenta di rimanere nella sua scuola attuale. [...] Stiamo cercando una famiglia nel territorio rhodense o in zone limitrofe disponibile ad accoglierla, dall'autunno e per tutto l'anno scolastico. [...]»;

   SER.CO.P. è una azienda speciale consortile creata dai 9 comuni del Rhodense quale strumento di gestione associata per i servizi sociali;

   da anni, infatti, molti comuni hanno affidato la gestione dei servizi sociali ad aziende consortili, con risultati purtroppo non sempre ottimali, sia dal punto di vista dei conti pubblici, che degli interventi rivolti a minori, disabili e anziani;

   è il caso, ad esempio, del fallimento delle scelte operate nei confronti di tre minori, in carico all'Uonpia da anni, nonostante le segnalazioni di gravi episodi di disagio e malessere manifestati dai ragazzi, culminato nel tentativo di suicidio di una di loro;

   come denunciato nell'istanza alla corte di appello di Milano: «le gravi incongruenze in ordine alle diverse versioni delle diagnosi di X e Y evidenziate anche dalla dott.ssa Appoggetti imponevano e impongono l'esperimento di una CTU volta ad accertare la condizione dei ragazzi, a cominciare dalle differenti conclusioni in ordine al Q.I. che spaziano dalla demenza ad indici superiori alla media (con conseguenze sia sulla considerazione dei ragazzi, sia sulla concessione di eventuali indennità e sostegni anche economici al genitore affidatario del minore con deficienze psichiche che rientri nei parametri della legge 104)»;

   in alcuni passaggi della relazione della dottoressa Appoggetti si legge: «Il contenuto di ciascuna relazione [clinica prodotta dalla Uonpia (NPI) relativamente a X] risulta poco consequenziale e presenta incongruità ed incoerenze nelle diagnosi sia categoriali, che funzionali che non trovano alcun sostegno nei dati clinici riportati e nei punteggi dei test effettuati. [...] Anche nel caso di Y [...] la revisione del materiale clinico e delle relazioni (SerCop, Uonpia) ha messo in luce importanti contraddizioni e difformità tra dati che rendono la valutazione confusiva e il percorso diagnostico scarsamente attendibile, fin nelle sue conclusioni. Anche in questo caso si deve ricordare come una valutazione incoerente, carica di difformità nei risultati riportati, ha una elevata probabilità di condurre ad una conclusione diagnostica inattendibile i cui esiti e le cui conseguenze possono essere, su una minore in piena fase evolutiva – assolutamente determinanti. [...] vista l'entità delle incoerenze e delle contraddizioni su più livelli e le ricadute sulla diagnosi finale – esse non possono essere classificate o giustificate come "refusi".» –:

   accertata la gravità dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per fare luce sull'operato della Ser.Co.P. e Uonpia e, in generale, delle aziende consortili a cui i comuni hanno affidato la gestione dei servizi sociali, analizzando alcuni indicatori, come, ad esempio la percentuale: di abbandono scolastico; di minori che hanno compiuto atti di autolesionismo; di minori seguiti dopo il compimento della maggiore età; di minori con disabilità;

   di quanti elementi disponga il Governo circa la spesa per la presa incarico di un minore dei suddetti comuni e se risulti vi sia stato un aumento di spesa negli ultimi dieci anni;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per verificare se le gravi criticità riscontrate nel caso giudiziario esposto in premessa si siano ripetute in analoghi casi di affido di minori o siano state oggetto di segnalazioni/esposti giudiziari.
(4-07564)


   PAOLIN, LOCATELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, SUTTO e TIRAMANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   lunedì 9 novembre 2020 è apparso un articolo sul Corriere della sera dal titolo: «Emergenza contagi nelle RSA, il Ministero mette in allerta i Nas»;

   nell'articolo citato, si dà conto della decisione del Ministero della salute di allertare i Nas, i nuclei dei carabinieri specializzati sui, temi della sanità, al fine di verificare il rispetto presso le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) delle linee guida per la prevenzione e il controllo dell'infezione da Sars-CoV-2, diramate dall'Istituto superiore della sanità, e delle numerose regole e prescrizioni ivi previste, in tutto circa ottanta;

   a parere degli interroganti, in un momento obiettivamente delicato com'è quello attuale, in cui le Rsa si trovano – non certo per loro colpa – in una situazione di difficoltà, il Ministero della salute avrebbe dovuto fornire un supporto concreto alle strutture stesse, sia in termini di dotazioni che di personale, anziché limitarsi a inviare presso di esse i nuclei dei carabinieri specializzati;

   piuttosto e, comunque, prima di allertare i Nas, il Ministero della salute e gli organi nazionali preposti alla gestione dell'emergenza avrebbero dovuto fare la loro parte, rimediando ai ritardi accumulati nelle prime fasi e garantendo alle strutture in questione la fornitura, «con massima priorità», di ogni dispositivo o strumento utile ai fini della prevenzione e del controllo dell'infezione da Sars-CoV-2, nel rispetto di quanto previsto – tra l'altro – dall'articolo 1-ter, comma 3, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77;

   in tale prospettiva, sarebbe stato utile l'invio di tamponi rapidi presso le strutture in questione, da far effettuare settimanalmente al personale e, ogni venti giorni, agli anziani residenti, al fine di intercettare tempestivamente eventuali soggetti positivi asintomatici, evitando l'insorgenza di focolai. Quanto sopra, del resto, è già stato applicato, con ottimi risultati, presso le Rsa del Veneto su precisa disposizione della regione, che fornisce gratuitamente i tamponi alle strutture –:

   se in un momento di emergenza, in cui le Rsa hanno grande difficoltà nell'evitare che i propri residenti, per la maggior parte non autosufficienti, vengano contagiati dal COVID-19, il Governo non ritenga più utile adottare iniziative, volte ad inviare degli aiuti concreti alle strutture in questione, sia in termini di materiale che di personale, anziché i controlli dei Nas;

   per quale motivo non abbiano dotato le Rsa di tamponi rapidi da far effettuare al personale e ai residenti, al fine di intercettare eventuali soggetti positivi asintomatici, estendendo su scala nazionale le misure in questo senso applicate nella regione Veneto;

   se non ritengano opportuno, nell'attuale momento di emergenza, adottare iniziative volte a promuovere l'invio, per alcuni mesi, presso le Rsa, degli studenti, iscritti al terzo anno del corso di laurea in infermieristica, quale supporto per far fronte alla grave carenza di personale, una questione, questa, già sollevata con l'interrogazione n. 4-07215 del 21 ottobre 2020);

   per quale motivo, a fronte degli ingenti costi straordinari sostenuti dalle Rsa, dovuti al COVID-19, non si sia ritenuto di adottare iniziative per stanziare neppure un euro per sostenere tali strutture, limitandosi ad elargire quella che appare all'interrogante come un'elemosina, con il credito di imposta sull'acquisto dei dispositivi di protezione individuale, in base al quale su una spesa riconosciuta di 60.000 euro, il credito d'imposta ammonta a 2.000 euro.
(4-07566)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in ossequio alle disposizioni dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms)(regolamentazione sanitaria internazionale) e della Unione europea (decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013) ogni nazione deve dotarsi di un piano pandemico nazionale; l'Italia si è dotata di un piano pandemico nel 2006, successivamente confermato, ma mai aggiornato in contravvenzione con le prescrizioni Oms;

   il mancato aggiornamento ha comportato conseguenze rilevanti, evidenziate anche dallo stesso comitato tecnico-scientifico (Cts) in cui siedono soggetti che pur avrebbero dovuto dar corso all'aggiornamento del piano in questione, tanto che in data 4 marzo 2020, come riscontrabile dai verbali del Cts medesimo, «il flusso informativo dei dati dal territorio continua a presentare forti criticità che impediscono e rallentano la corretta analisi epidemiologica e di conseguenza le azioni di risposta ai bisogni urgenti delle strutture sanitarie locali»;

   tale situazione si è così aggiunta alla conclamata mancanza di dispositivi di protezione individuale, cui si è unita la carenza del sistema di sorveglianza come prescritto dalle prescrizioni dell'Oms secondo il quale un sistema di sorveglianza efficiente sarebbe dovuto essere testato con le opportune esercitazioni previste dall'implementazione di un piano pandemico. Considerazioni confermate dal consulente del Governo Ricciardi e sulla base delle quali si sarebbe poi deciso dichiarare un lockdown nazionale come risulta da un articolo sulla prestigiosa rivista della Associazione dei medici americani, Jama Network, firmato anche da Ricciardi e secondo il quale «In assenza di dati [...] è difficile predire gli effetti di specifiche decisioni di politica sanitaria, come i lockdown, nel mezzo di una pandemia. [...] in Italia, sia il contact tracing sia i test di laboratorio erano molto limitati, ed il lockdown ebbe da usarsi come ultima, misura cieca di disperazione»;

   questa situazione, plasticamente descritta dal consulente del Governo Ricciardi, avrebbe dovuto infatti trovare una risposta operativa nel piano pandemico nazionale che difatti, nelle premesse dell'elaborato risalente al 2006, affronta tali aspetti, salvo poi dimostrarsi privo di utilità in ragione della vetustà e del non aggiornamento dei dati tanto da portare il Cts a verbalizzare il 12 febbraio 2020 che viene «dato mandato ad un gruppo interno del Cts di produrre, entro una settimana, una prima ipotesi di piano operativo di preparazione e risposta ai diversi scenari di possibile sviluppo di una epidemia» acclarando così l'inesistenza di un piano pandemico nazionale adeguato e comunque conforme alle prescrizioni dell'Oms e dell'Unione europea –:

   quali conseguenze abbia avuto l'assenza di un piano pandemico nazionale aggiornato;

   per quale motivo l'Italia non fosse dotata di un piano pandemico nazionale aggiornato ed utile;

   quali iniziative siano state intraprese nei confronti dei soggetti che erano incaricati della questione;

   per quale motivo alcuni dei soggetti incaricati dell'aggiornamento del Piano siano stati poi coinvolti nella gestione della pandemia mediante la chiamata nel Comitato tecnico-scientifico.
(4-07572)


   BIGNAMI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 gennaio 2020 il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza con apposita deliberazione;

   il 5 febbraio con ordinanza del Capo dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 recante «Primi interventi urgenti di protezione civile in relazione all'emergenza relativa al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivante da agenti virali trasmissibili» è stato istituito il Comitato tecnico scientifico;

   nel verbale del Cts del 10 febbraio 2020 si legge: «Per i piani strategici di gestione dell'eventuale scenario pandemico sul territorio nazionale viene costituito un gruppo di esperti a supporto del Cts con il compito di effettuare una ricognizione delle strutture, attrezzature e staff ad oggi disponibile presso il servizio sanitario nazionale per produrre modelli di risposta ai diversi scenari possibili che costituiscono la base per qualsiasi attività di programmazione»;

   come da verbale del Cts solo il 12 febbraio 2020 viene «dato mandato ad un gruppo interno del Cts di produrre, entro una settimana, una prima ipotesi di piano operativo di preparazione e risposta ai diversi scenari di possibile sviluppo di una epidemia» sulla base del lavoro del matematico Stefano Merler, parlando espressamente di «ipotesi di piano operativo» che sarebbe stata ridiscussa il 17 febbraio;

   pertanto, mentre in Italia si costituiva questo gruppo di esperti per conoscere le risorse sanitarie disponibili sul territorio, in Germania già il 16 gennaio 2020 esistevano protocolli per la valutazione del rischio e linee guida per testare, tracciare e gestire il contagio;

   in realtà, la capacità di Stati esteri di predisporre in tempi rapidi piani di risposta alla pandemia deriva dal rispetto delle prescrizioni dell'Oms (regolamentazione sanitaria internazionale) e dell'Unione europea (decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013 in cui si legge: «L'RSI impone già agli Stati membri di sviluppare, rafforzare e mantenere la capacità di individuare, valutare, comunicare e rispondere alle emergenze di sanità pubblica di portata internazionale. Sono necessarie consultazioni finalizzate al coordinamento tra gli Stati membri per promuovere l'interoperabilità della pianificazione nazionale di preparazione, alla luce delle norme internazionali e nel rispetto delle competenze degli Stati membri in materia di organizzazione dei rispettivi sistemi sanitari»);

   in effetti, l'Italia si era dotata dal 2006 di un piano pandemico nazionale in realtà mai aggiornato, in contrasto con le prescrizioni sopra citate e che pertanto si è rivelato del tutto inadeguato nelle funzioni chiave per le quali esso fu predisposto;

   al riguardo lo stesso Stefano Merler evidenziò come l'assenza di un piano pandemico abbia comportato gravi conseguenze in termini di decessi e di conseguenze economiche, arrivando a dire che «abbiamo pagato un prezzo altissimo per non aver aggiornato il piano pandemico per dodici anni» –:

   per quale motivo non si sia provveduto ad adeguare il piano pandemico come prescritto dalle fonti normative e internazionali sopra citate;

   quali iniziative siano state assunte nei confronti dei soggetti tenuti alla predisposizione e all'aggiornamento del piano che hanno mancato in questo compito.
(4-07573)


   MARINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   l'11 agosto 2020 il consiglio regionale della Sardegna, convocato per discutere sulla riforma della sanità, ha affrontato il tema relativo all'apertura delle discoteche nell'isola. Pochi giorni prima, il 7 agosto 2020, il Governo aveva decretato lo stop e la chiusura di tutte le discoteche, lasciando però alle regioni la possibilità di decidere diversamente;

   in Sardegna, dove già erano stati riscontrati contagi diffusi, in particolare nelle località di Carloforte e Porto Rotondo, le discoteche continuavano a restare aperte a seguito di una precedente decisione assunta dal presidente della regione, Christian Solinas, attraverso un'ordinanza che consentiva l'apertura delle sale da ballo fino alla fine del mese di luglio 2020. A scadenza dell'ordinanza non viene assunto un provvedimento contrario e le discoteche restano aperte;

   l'11 agosto 2020 la regione Sardegna decide di tenere aperte le discoteche. Una libertà maturata anche a seguito di un parere che parrebbe essere stato espresso dal Comitato tecnico scientifico (Cts) che supporta la regione dall'inizio della pandemia. Parere che, però, non è mal stato reso pubblico;

   da una serie di dichiarazioni rilasciate da alcuni consiglieri regionali della Sardegna agli inviati della trasmissione televisiva Report si deduce che la decisione dell'amministrazione Solinas fosse motivata soprattutto dalle pressioni che gli stessi ricevettero, da parte di alcuni imprenditori del settore interessato, in merito alla necessità di tenere aperte le discoteche per evitare contraccolpi di carattere economico, nonostante un aumento importante del numero dei contagi;

   l'importanza di rendere pubblico il parere del Cts che avrebbe supportato tale decisione è stata ribadita in più sedi, attraverso atti di sindacato ispettivo specifici e domande dei cronisti. Tutti rimasti senza risposta;

   la gestione complessiva della pandemia in Sardegna, al di là del caso specifico, presenta numerose lacune e le misure assunte dalla regione non appaiono congrue a fronteggiare l'avanzare dei contagi che – nel corso delle ultime due settimane – hanno causato allarme e difficoltà estreme nei principali presidi ospedalieri dell'isola –:

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, chiedere l'acquisizione del parere del comitato tecnico scientifico che viene citato nelle premesse dell'ordinanza n. 38 emanata l'11 agosto 2011 dal presidente della regione Sardegna;

   se il Governo non ritenga di approfondire gli aspetti generali della gestione della fase due della pandemia nell'isola, al fine di chiarire se sussistano le condizioni per il commissariamento della sanità nella regione Sardegna.
(4-07576)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE e DONZELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data 31 luglio 2020, all'indomani di una raffica di sbarchi di clandestini di origini tunisina sulle nostre coste, con inconsueto, ma non per questo meno apprezzato, atteggiamento muscolare, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale annunciava «urbi et orbi» la strategia del «pugno duro» nei confronti della Tunisia, colpevole di non collaborare nel contenimento dei flussi migratori;

   in particolare, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, sorprendendo l'interrogante per la postura determinata e ultimativa, annunciava lo «stop ai fondi per la cooperazione allo sviluppo fino a quando la Tunisia non dimostrerà maggiore collaborazione nel contrasto alle partenze dalle sue coste»;

   manifestando a giudizio degli interroganti inusitati decisionismo e tempismo, il Ministro Di Maio convocava, a stretto giro di posta, alla Farnesina l'ambasciatore tunisino pretendendo maggiori controlli da parte del Governo tunisino e ribadendo, con cipiglio stentoreo, la determinazione a non erogare la somma di 6,5 milioni di euro per lo sviluppo alla cooperazione alla Tunisia per la denegata ipotesi che non avesse assunto un atteggiamento più collaborativo nel contrasto alle partenze di clandestini;

   al fine di dimostrare la assoluta determinazione nel pretendere un cambio di passo da parte del governo tunisino, il Ministro Di Maio, secondo quanto riportato trionfalisticamente da Il Fatto quotidiano, con articolo del 31 luglio 2020 in sede di comitato congiunto per la cooperazione per lo sviluppo, chiedeva la sospensione dello stanziamento di 6,5 milioni di euro alla Tunisia con tono lapidario: «Vi chiedo di sospendere questo stanziamento da 6,5 milioni di euro in attesa di un piano integrato più ampio proposto dalla Viceministra Del Re e di un risvolto nella collaborazione che abbiamo chiesto alle autorità tunisine in materia migratoria»;

   ormai calatosi nella inedita parte di difensore dei confini, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale chiedeva di «lavorare subito ad un accordo con le autorità tunisine affinché sequestrino in loco e mettano fuori uso barchini e gommoni utilizzati per le traversate, perché le imbarcazioni che stanno arrivando sono di questo tipo qui, cosiddette fantasma, spesso sfuggono ai radar»;

   i contenuti del sedicente accordo con la Tunisia non sono stati resi noti;

   al di là della trionfalistica narrazione del Governo, i numeri fotografano, in termini impietosi, tutt'altra realtà: alla data del 13 novembre 2020 sono sbarcati in Italia 31.214 immigrati di cui 12.430 di nazionalità tunisina, corrispondenti circa al 40 per cento;

   ma v'è di più, sempre, secondo i dati diffusi dal Ministero dell'interno in data 31 luglio 2020, allorquando il Ministro Di Maio decideva il suo intervento ultimativo verso la Tunisia, erano sbarcati in 7 mesi 5.357 tunisini;

   successivamente all'intervento del Ministro Di Maio, in soli tre mesi, sono sbarcati 7.037 tunisini con ciò dimostrando l'evidente fallimento del presunto accordo;

   nonostante quanto sopra, in data 9 novembre 2020 il comitato per la cooperazione internazionale allo sviluppo, presente il Viceministro degli esteri Del Re, ha puntualmente erogato i 6,5 milioni di euro alla Tunisia –:

   quale sia il contenuto del presunto accordo con la Tunisia, quale sia il numero degli sbarchi dei tunisini nei mesi di agosto, settembre e ottobre 2020, quale sia la percentuale nel medesimo periodo di sbarchi di tunisini rispetto al totale degli sbarchi;

   se il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sia stato avvisato dell'intervenuta erogazione del contributo di 6,5 milioni di euro della cooperazione internazionale alla Tunisia e se lo abbia approvato e, in tale ultima ipotesi, per quale motivo abbia autorizzato l'erogazione.
(3-01927)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale si assiste ad un'emergenza amministrativa causata dalla penuria di personale, con conseguente compromissione della qualità dei servizi erogati a sostegno dell'internazionalizzazione;

   in occasione degli ultimi bandi per il trasferimento di personale risulta assegnata meno della metà dei posti a disposizione, con una persistente carenza di organico che rischia di minare seriamente le progettualità in fieri, anche alla luce del protrarsi dell'emergenza epidemiologica e dell'incidenza dei contagi tra i dipendenti della rete estera, con la chiusura di circa 20 sedi, a fronte di un carico di lavoro talvolta triplicato;

   nella prospettiva di rilanciare il Made in Italy, sono stati previsti importanti strumenti a sostegno dell'internazionalizzazione per consentire la ripresa e la promozione delle nostre eccellenze anche all'estero – mediante il cosiddetto decreto-legge «Cura Italia» – e tuttavia, tali sforzi rischiano di essere vanificati e gli obiettivi proposti non raggiunti, in assenza di un'adeguata rete operativa presso le nostre reti estere;

   nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale in corso presso la III Commissione della Camera, sebbene sia stato sottolineato il livello altissimo delle risposte delle nostre istituzioni diplomatiche oltre confine, è emersa la consapevolezza di un rallentamento tecnico delle strutture operative del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, anche in ragione della chiusura delle sedi diplomatico-consolari all'estero e del protrarsi della pandemia; dunque, l'opportunità di investire sul fronte delle expertise e dei servizi a sostegno del business internazionale;

   per far fronte alle esigenze delle nostre aziende che guardano ai mercati esteri per risollevarsi dall'impasse pandemica, appare prioritario investire sulle risorse umane, attraverso un maggiore coinvolgimento degli impiegati a contratto, eventualmente da integrare con concorsi ad hoc nei ruoli organici, riconoscendo loro l'indiscutibile expertise ed esperienza;

   è necessario rivedere le regole di ingaggio in termini contrattuali e operativi e definire, a livello centralizzato, i protocolli di sicurezza e di prevenzione, al momento frammentati e disorganici nelle singole sedi, e al contempo, favorire strumenti per il lavoro agile anche per gli impiegati delle reti estere, analogamente a quanto già previsto per gli impiegati della pubblica amministrazione sul territorio nazionale –:

   quali programmi intenda predisporre al fine di rafforzare le potenzialità della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per migliorare i servizi ai connazionali e per sostenere l'internazionalizzazione, incrementando le risorse umane, sia di ruolo che a contratto, valorizzandone l'operatività in sicurezza.
(5-05045)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in data 9 novembre 2020 si è svolta la quarta seduta annuale del comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, presieduta dal vice Ministro, Emanuela Del Re;

   nel corso della seduta è stato approvato un pacchetto d'iniziative di cooperazione internazionale per il complessivo valore di 50 milioni di euro;

   quale sia l'importo complessivo delle iniziative, a titolo di dono e prestito, per la cooperazione approvate nel 2020 al fine di valutare se non sia opportuno azzerare le risorse per destinarle alle necessità italiane per fronteggiare la pandemia.
(5-05046)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, BOLDRINI, FASSINO, ANDREA ROMANO e SCHIRÒ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Mohammed Basheer, direttore amministrativo dell'Iniziativa egiziana per i diritti della persona (Eipr), storica e prestigiosa Ong con la quale anche Patrick Zaki aveva collaborato, è stato arrestato la scorsa settimana con l'accusa di associazione terroristica, nell'ambito della nuova maxi-inchiesta «855/2020», con la quale la Procura speciale per la sicurezza dello Stato indaga sull'adesione consapevole a un gruppo terroristico, il finanziamento dello stesso e la diffusione di notizie false allo scopo di minacciare la sicurezza nazionale;

   l'inchiesta sta coinvolgendo alcuni dei più noti attivisti dei diritti umani e della società civile, e – parrebbe – moltissimi dei 114 mila detenuti politici egiziani;

   l'Eipr ha difatti evidenziato come «la detenzione di Mohammed Basheer è solo l'ultimo episodio della repressione in corso che mira a intimidire e spaventare i professionisti legali e dei diritti umani, nonché gli attivisti»;

   Basheer è stato interrogato, senza avvocato, a proposito di una visita effettuata presso la sede dell'Eipr il 3 novembre 2020 da una delegazione di diplomatici stranieri di 11 Paesi, tra cui l'ambasciatore italiano al Cairo;

   si teme che l'arresto di Basheer possa avere ripercussioni negative anche sull'imminente udienza di Patrick Zaki, per il lavoro svolto dallo stesso presso l'Eipr prima di partire per l'Italia;

   il 21 novembre 2020, infatti, ci sarà una nuova udienza per il riesame della custodia cautelare di Patrick Zaki, dopo l'ennesimo rinnovo di 45 giorni deciso il 7 ottobre 2020;

   da più parti, si considerano le proroghe continue della carcerazione preventiva da parte dell'Egitto come un tentativo di far dimenticare il caso;

   inoltre, quest'ultima ingerenza dell'Egitto nei confronti del dialogo della società civile con le rappresentanze straniere, aggrava moltissimo il quadro della repressione messa in atto da Al Sisi negli ultimi anni;

   a tal proposito, Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia, ha dichiarato che «le circostanze che Basheer sia stato arrestato dopo l'incontro dell'Eipr con una delegazione di ambasciatori, tra cui quello italiano, e che su tale incontro sia stato interrogato rendono particolarmente urgente e necessario un intervento della Farnesina presso le autorità egiziane affinché egli sia immediatamente scarcerato e le accuse nei suoi confronti siano ritirate» –:

   quali notizie abbia il Ministro interrogato in merito all'arresto di Mohammed Basheer e alle possibilità che una delegazione italiana possa essere presente all'udienza del 21 novembre 2020 per la scarcerazione di Patrick Zaki.
(5-05047)


   OLGIATI, SURIANO, CABRAS, CARELLI, COLLETTI, DE CARLO, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, FANTINATI, GRANDE, ROMANIELLO e SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da quasi trent'anni, la Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (Rasd) è stata riconosciuta come Stato da ottantasei Paesi nel mondo, è membro fondatore dall'Unione africana e coabita con il Marocco nell'organizzazione africana;

   il casus belli alla base dell'improvvisa esplosione di violenze degli ultimi giorni tra i Sahrawi e il Marocco sembra essere l'ultima decisione della Minurso (missione delle Nazioni Unite per un referendum nel Sahara Occidentale), iniziata nel 1991 e che si poneva come obiettivo quello di realizzare il referendum di autodeterminazione in cui i saharawi del Sahara occidentale avrebbero scelto tra l'integrazione col Marocco o l'indipendenza. Il 31 ottobre 2020, infatti, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha deciso di allargare il mandato della missione Minurso fino a ottobre 2021, provocando nel Fronte Polisario e nel popolo saharawi, un nuovo moto di frustrazione;

   venerdì 13 novembre 2020, l'esercito marocchino è entrato nella zona cuscinetto di Guerguerat, per porre fine al blocco di una strada iniziato il 21 ottobre dei manifestanti pacifici saharawi, che rivendicavano il loro diritto di bloccare lo spoglio illegale delle risorse naturali del Sahara Occidentale, come ribadito nelle 4 sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo e dall'Onu stessa;

   nella stessa data, il Ministero degli affari esteri marocchino ha rilasciato una dichiarazione in cui si sosteneva che non ci fosse altra alternativa «all'assumersi le proprie responsabilità» per ripristinare la libera circolazione civile e commerciale;

   secondo il comunicato del suddetto Ministero, il Marocco avrebbe regolarmente informato il Segretario Generale dell'Onu, António Guterres, di questi eventi «gravissimi», concedendo tutto il tempo necessario per far uscire il Fronte Polisario dalla zona del Guerguerat. Tuttavia, non avendo avuto riscontro, il Marocco ha deciso di agire in perfetto accordo con il diritto internazionale;

   come conseguenza, Mohamed Salem Ould Salek, Ministro degli esteri della Repubblica Araba Democratica Saharawi (Sadr), ha dichiarato da Algeri quanto segue: «La guerra è iniziata. Il Marocco ha posto fine al cessate il fuoco firmato nel 1991» –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per sostenere e rilanciare i negoziati tra il Regno del Marocco e il Fronte Polisario, sotto l'egida delle Nazioni Unite, al fine di realizzare al più presto il referendum di autodeterminazione, come previsto dal piano di pace delle Nazioni Unite, anche ribadendo l'urgenza di nominare un nuovo inviato Onu, che sappia dare un nuovo impulso al processo di pace.
(5-05048)


   FORMENTINI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'East-Med è il progetto di un gasdotto che dovrebbe permettere il trasporto di ingenti risorse di gas dal Mediterraneo orientale verso l'Europa e preludere al consolidamento delle relazioni tra gli Stati che vi parteciperanno;

   il progetto di conduttura vede coinvolti Israele, Grecia, Cipro e Italia e prevede una lunghezza di quasi duemila chilometri, con una capacità di base – che potrebbe potenzialmente raddoppiare – di 10 miliardi di metri cubi l'anno;

   il punto di partenza sarà vicino alla costa meridionale di Cipro, poi passerà per Creta, in seguito proseguirà sul territorio greco e, infine, tramite il futuro gasdotto Poseidon, giungerà a Otranto;

   prima dello scoppio della pandemia da Sars-CoV-2, il 21 dicembre 2018, in una conferenza stampa congiunta, i Primi ministri di Grecia, Cipro e Israele avevano manifestato il reciproco accordo e la ferma intenzione di portare avanti il progetto, mentre manca tuttora una presa di posizione ufficiale italiana al riguardo –:

   quali siano le intenzioni del Governo in relazione alla partecipazione alla realizzazione di un progetto di elevata valenza strategica e geopolitica come quello dell'EastMed.
(5-05049)


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   dal 1997 Hong Kong è una Regione amministrativa speciale cinese, fa parte della Cina, ma possiede un sistema amministrativo autonomo sulla base del principio «un Paese, due sistemi»;

   dal 2019 le crescenti ingerenze di Pechino sugli equilibri politici di Hong Kong, prima con la proposta di modifica della legge sull'estradizione e poi con l'approvazione della nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata il 30 giugno 2020, hanno provocato numerosi arresti e violente manifestazioni;

   l'11 novembre 2020 il Comitato permanente dell'Assemblea nazionale del popolo cinese ha approvato una risoluzione che applica la nuova legge sulla sicurezza anche ai parlamentari di Hong Kong, contro coloro che sostengono l'indipendenza della Regione amministrativa speciale;

   dopo l'entrata in vigore del provvedimento di Pechino vengono espulsi dal LegCo (il parlamento di Hong Kong) i deputati pro-democrazia Alvin Yeung, Dennis Kwok, Kwok Ka-ki e Kenneth Leung con l'accusa di mettere a rischio la sicurezza nazionale;

   lo stesso giorno, 15 parlamentari dell'opposizione pro-democrazia rimasti nel LegCo dichiarano di dimettersi dopo l'espulsione dei quattro deputati;

   il 12 novembre 2020 l'Alto Rappresentante dell'Unione europee per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, con una dichiarazione ha chiesto «l'immediata revoca di tale decisione da parte delle autorità di Pechino e del governo di Hong Kong e l'immediata reintegrazione dei membri del Consiglio legislativo»;

   il 17 novembre 2020 viene arrestato il consigliere distrettuale filo-democratico Raymond Li con l'accusa di una partecipazione a una protesta contro la nuova legge sulla sicurezza; dopo i parlamentari ora rischiano l'estromissione anche i rappresentanti distrettuale anti-establishment che alle scorse elezioni hanno vinto il 90 per cento dei seggi;

   va considerato che l'Italia è impegnata in un partenariato strategico con la Cina –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto, in tutte le sedi internazionali, per fare (rispettare l'autonomia politica di Hong Kong, in riferimento alla dichiarazione dall'Alto Rappresentante dell'Unione europea, e per una riconsiderazione complessiva delle relazioni con la Cina popolare.
(5-05050)

Interrogazione a risposta scritta:


   ENRICO BORGHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo de Il Fatto Quotidiano, pubblicato il 17 novembre 2020, Giovanni Tartaglia Polcini, consulente giuridico del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ha paventato il rischio d'infiltrazione della criminalità nella produzione e distribuzione su larga scala del vaccino per il Covid-19;

   in particolare, secondo il consulente giuridico del Ministro, si profila nei prossimi mesi uno scenario di corsa a procurarsi il vaccino in cui aumenta il rischio di fenomeni corruttivi e condotte illecite, in un settore di per sé ad alto rischio come quello della sanità: dalla contraffazione del farmaco alle infiltrazioni nella catena di fornitura, trasporto e stoccaggio, dalla corruzione nelle gare di appalto, alla speculazione sui prezzi e alla scalata illecita delle liste d'attesa attraverso tangenti –:

   se al Ministro interrogato risulti che il suo consulente giuridico sia a conoscenza di qualche rischio di infiltrazione della criminalità nella distribuzione in Italia del vaccino Covid-19 e, in caso affermativo se non intenda comunicarlo immediatamente al Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 e al Capo della Protezione Civile.
(4-07567)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   PATELLI, GAVA, MOLINARI, TIRAMANI, LIUNI, BOLDI, GUSMEROLI, GIGLIO VIGNA, PETTAZZI, GASTALDI, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, PAROLO, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   dopo quattro giorni di sforamento dei limiti di guardia delle polveri nell'aria, è scattato il semaforo arancione, frutto dell'accordo del bacino padano per la qualità dell'aria; si sono bloccate 800 mila auto, nonostante la pandemia, il lockdown e l'utilizzo o meno delle autovetture;

   dal 17 novembre 2020 e fino al giovedì successivo, quando ci sarà la nuova valutazione, è scattato il semaforo arancione con blocco del traffico per i diesel più inquinanti nel capoluogo del Piemonte e in altri 26 comuni piemontesi;

   tale misura straordinaria, che scatta dopo quattro giorni di superamento del valore di Pm10 (polveri sottili), fissato a 50 microgrammi per metro cubo, riguarda, per la provincia di Torino, oltre al capoluogo, i comuni di Beinasco, Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro Torinese, Settimo Torinese, Venaria, Caselle Torinese, Chivasso, Leini, Mappano, Pianezza, Volpiano e Chieri. Semaforo arancione anche per Alessandria e, in provincia, Casale Monferrato, Novi Ligure e Tortona. Misura straordinaria da domani anche per Asti, Novara, Trecate (No) e Vercelli;

   si prevede lo stop per tutti i giorni, festivi compresi, dalle 8.30 alle 18.30, degli autoveicoli per trasporto persone, fino ad Euro 5 diesel (e veicoli a benzina Euro 1, solo per i comuni della città metropolitana di Torino, come stabilito dalle rispettive ordinanze) e per tutti i veicoli adibiti al trasporto merci, fino ad euro 4 diesel;

   la giunta regionale del Piemonte, attraverso l'assessore all'ambiente Matteo Marnati, ha sostenuto che tali blocchi non siano una soluzione: «hanno sbagliato tutto. Chi non ci credeva ora lo vede con i suoi occhi. A Torino la circolazione ha subito una contrazione di quasi il 50 per cento, eppure le concentrazioni di Pm10 continuano a salire. Ora sappiamo che le polveri sottili non dipendono dal traffico veicolare. Sono legate in parte al riscaldamento, all'agricoltura e fattori climatici esterni»;

   l'Assessore Marnati ha indicato che la giunta sta studiando una soluzione diversa da proporre al bacino padano e al Ministro interrogato in quanto il blocco delle auto e una soluzione anacronistica, e occorre misurare le concentrazioni di NOx e non le Pm10;

   anche il direttore di Arpa Piemonte ha dichiarato che l'inquinamento è determinato da molti fattori e che è in corso, con regione Piemonte, la valutazione dell'idea di incrementare i dati da prendere in considerazione per la misurazione dello smog;

   anche il presidente della regione Piemonte, Alberto Cirio, ha evidenziato che da un mese, insieme alle altre regioni del Bacino Padano, si sollecita il Governo con urgenza di acquisire un'intesa sulla possibilità di derogare alle misure minime ritenendo assurdo un blocco del traffico in mezzo ad un lockdown, che impone ai cittadini, non potendo usare la macchina per andare a lavorare, di sovraccaricare i mezzi pubblici che sono tra i luoghi più a rischio di contagio. Si tratta di un ulteriore disagio in una situazione già difficile per tutti;

   nell'attuale situazione sociale del Piemonte – una delle prime zone rosse, con già forti limiti agli spostamenti – il blocco dei mezzi di trasporto privati, rappresenta un ulteriore provvedimento penalizzante per le attività industriali e lavorative dei cittadini piemontesi –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere iniziative urgenti di competenza dirette a rinviare al 1° gennaio 2021 almeno lo stop ai diesel Euro 4, evitando la stretta per il 2021-2021, come proposto dall'assessore all'ambiente del Piemonte, ritenendo intempestivo l'utilizzo del semaforo ambientale in piena pandemia e fortemente penalizzate per cittadini e imprese piemontesi già esausti dalle restrizioni per Covid-19, e se ritenga che la misurazione delle PM10 sia ancora un indicatore utile per misurare il grado di inquinamento delle città della Pianura Padana o se non riscontri la possibilità di inserire anche altri indicatori.
(4-07565)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   DE ANGELIS e DURIGON. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il Municipio di Roma X conta circa 240.000 abitanti, i quali per muoversi usano le tre direttrici di mobilità verso il centro città, essendo questo territorio distaccato dalla Capitale;

   una di queste direttrici, meglio nota come Cristoforo Colombo, presenta una intersezione con via Malafede, unica via di uscita del quartiere;

   tale intersezione è regolata da un impianto semaforico che provoca però lunghe code soprattutto in uscita;

   con ordinanza n. 2 del 12 ottobre 2006, il sindaco di Roma, in veste di commissario delegato per la mobilità al comune di Roma, inseriva la realizzazione di un sottopasso, proprio sulla Cristoforo Colombo incrocio con Via Malafede, e finanziato interamente con fondi pubblici;

   il progetto definitivo di tale opera è stato approvato con ordinanza del sindaco di Roma nel 2010 alla fine dei lavori della conferenza dei servizi, durante la quale veniva anche acquisito il parere della Soprintendenza per i beni archeologici di Ostia, relativo alla presenza di reperti archeologici nell'area interessata dai lavori per il sottopasso;

   la stessa Soprintendenza, con nota n. 0007110 del 2008 ha ulteriormente precisato la dinamica degli interventi di scavo da eseguire e le aree interessate da questi ultimi;

   nonostante l'avvio, da parte del comune di Roma, in qualità di ente preposto per la realizzazione dell'opera, delle procedure per l'impiego dei fondi, l'avvio delle procedure di gara, e l'affidamento dei lavori alla ditta appaltatrice, ad oggi la campagna degli scavi archeologici, autorizzata dalla Soprintendenza nel 2017, è stata avviata solo parzialmente –:

   se il Ministro interrogato, non intenda adottare le iniziative di competenza per procedere sollecitamente alla campagna di scavi per l'individuazione dei reperti archeologici al fine del proseguimento dei lavori relativi alla costruzione dell'opera viaria che molti cittadini aspettano da anni.
(4-07559)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   TONDO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, con interrogazione n. 5-03086 ha chiesto al Ministero della difesa se non intendesse rendere noti i protocolli della documentazione sanitaria riferita a Francesco Rinaldelli, deceduto nel 2008;

   in risposta, il Sottosegretario Tofalo ha affermato che la domanda non poteva essere accolta in quanto tutta la documentazione sanitaria, ovunque esistente presso strutture pubbliche e private, è stata sottoposta a decreto di sequestro, aggiungendo che erano attesi sviluppi della vicenda sui quali sviluppare una positiva interlocuzione;

   l'interrogante, con interrogazione n. 5-03349, chiedeva se il Ministero della difesa fosse in possesso della documentazione prima del sequestro;

   in risposta il Ministero ha affermato che la documentazione era disponibile presso gli uffici del Centro documentale (ex Distretto militare) di Ancona;

   con Pec datata 18 febbraio 2020, Andrea Rinaldelli, padre di Francesco Rinaldelli, ha fatto relativa domanda di accesso a tale documentazione;

   con nota di protocollo n. 2452 del 17 aprile 2020 del CME Marche, veniva consegnata la totalità della documentazione sanitaria disponibile relativa a Francesco Rinaldelli, ad Andrea Rinaldelli, per il tramite del suo avvocato;

   l'8 gennaio 2004 Francesco Rinaldelli aveva eseguito un esame emocromocitometrico completo, nel quale si evidenzia una lieve leucocitosi neutrofila e lievemente ancora presente anche negli esami pre-chemio del 15 novembre 2004;

   nel parere medico-legale dello Stato Maggiore della Difesa n. 0101401 in data 11 agosto 2017, viene ribadito che :«[...] non risulta che il Rinaldelli abbia allegato in sede di visita di incorporamento e né successivamente tale esame» e «Né in sede di incorporamento è previsto che vengano effettuati accertamenti ematochimici»;

   all'interrogante risulta che nei bandi di concorso per l'arruolamento per 2004, pubblicati nel corso del 2003, con i quali Francesco Rinaldelli è stato arruolato, venivano disposti accertamenti fisio-psico-attitudinali, da parte del Ministero della difesa, tra i quali un emocromo completo, ed anche che tale documentazione non sia stata formalmente richiesta al momento della convocazione per la visita medica propedeutica all'arruolamento;

   l'interrogante, nel confrontare la documentazione consegnata ad Andrea Rinaldelli, con quanto richiesto nell'interrogazione e quanto di sequestrato dalla procura, non riscontra la presenza di documentazione medico-sanitaria inerente ad un emocromo completo o comunque ad esami ematochimici;

   Andrea Rinaldelli ha provato a chiedere un incontro ufficiale al Sottosegretario Tofalo con esito negativo –:

   per quali motivazioni non sia stato disposto nei riguardi di Francesco Rinaldelli, come illustrato in premessa, l'emocromo completo come previsto dai bandi di concorso, dal personale addetto incaricato, al momento dell'arruolamento e se non intenda alla luce di questo e di tutto quanto rappresentato in premessa, adottare iniziative, per quanto di competenza, in particolare incontrando ufficialmente Andrea Rinaldelli.
(4-07561)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, ALBANO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato oggi su Il Tempo, viene riportato che un amico di lunga data del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio sarebbe stato assunto dalla Techno Sky, la società di logistica e manutenzione di Enav che assicura la piena efficienza operativa e la completa disponibilità degli impianti, dei sistemi e dei software utilizzati per il controllo del traffico aereo in Italia;

   Napolitano è già balzato agli onori della cronaca nel mese di febbraio 2020 quando, amico di lunga data di Luigi Di Maio, ha vinto le contestatissime parlamentarie sulla piattaforma Rousseau, parlamentarie che hanno riservato forti strascichi di contestazioni nella base grillina che Napolitano non ha mai chiarito;

   sui social network la base grillina bolla Napolitano come uno dei «Pomigliano Boys», vale a dire la ristretta cerchia di amicizie di Di Maio. Sono diverse le assunzioni ministeriali già finite nel mirino delle cronache;

   tra queste figurano le nomine di:

    Dario De Falco a capo segreteria di Di Maio a Palazzo Chigi all'epoca del Governo Conte I, successivamente consulente del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro;

    Assia Montanino, segretaria particolare di Di Maio al Ministero dello sviluppo economico;

    Enrico Esposito, vice capo ufficio legislativo del Ministero dello sviluppo economico;

    Luigi Falco al Ministero del lavoro e delle politiche sociali come capo ufficio stampa;

   l'unica differenza con le nomine all'epoca «contestate» consiste nel fatto che queste rientravano, quantomeno, nell'ambito degli incarichi fiduciari di natura politica;

   secondo la ricostruzione data da Il Tempo, Napolitano sarebbe stato «ripescato» dall'amico Ministro a seguito dell'insuccesso elettorale ottenuto prima alle europee e poi alle suppletive;

   di particolare rilevanza nella vicenda dei «Pomigliano Boys» è anche la nomina di Carmine America, altro ex compagno di scuola dell'ex «capo politico» del M5S, nel consiglio di amministrazione di Leonardo, il colosso dell'industria di Stato delle armi e aerospazio;

   America opera al fianco di Alessandro Profumo, amministratore delegato dell'azienda, condannato a sei anni di reclusione e a una multa di 2,5 milioni e mezzo di euro per le accuse di aggiotaggio e false comunicazioni sociali nella vicenda di Mps;

   ai fini di garantire la parità di trattamento tra tutti i cittadini, è necessario fare chiarezza sul tipo di incarico assunto da Napolitano in Techno Sky Enav –:

   quale sia la tipologia di incarico assunto da Luigi Napolitano in Techno Sky, quali le tempistiche della procedura di assunzione dall'apertura della posizione in avanti e se vi fossero altri concorrenti per la posizione attualmente ricoperta.
(3-01925)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Sose (Soluzioni per il sistema economico), è una società con 160 dipendenti controllata interamente dal Ministero dell'economia e delle finanze (88 per cento) e dalla Banca d'Italia (12 per cento), che si occupa di analisi strategica dei dati in materia tributaria (come lo sviluppo degli Indici sintetici di affidabilità che hanno sostituito gli Studi di settore o la determinazione dei fabbisogni standard) e fattura il 100 per cento (21,1 milioni di euro nel 2019) per il Ministero dell'economia e delle finanze;

   come si apprende da articoli di giornale del 24 ottobre 2020, nel dicembre 2018, l'allora Ministro del Ministero dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, fino a pochi mesi prima docente di economia a Tor Vergata, sceglie in accordo con il direttore generale, Fabrizia Lapecorella, il collega Vincenzo Atella, come amministratore delegato della Sose, anche lui professore di economia a Tor Vergata; il compenso pattuito ammonta a 99 mila euro di fisso e 35 mila variabile;

   ebbene, appare con tutta evidenza singolare e di dubbia legittimità che il nuovo amministratore delegato, successivamente, sia stato nominato dal Consiglio di amministrazione, di cui fa parte, anche direttore generale, ottenendo una vera e propria assunzione pubblica;

   Vincenzo Atella rinuncia agli emolumenti da amministratore delegato, non alla carica, ma, come direttore generale, viene assunto a tempo indeterminato a 190 mila euro annui, ossia quasi il triplo dello stipendio (66 mila euro circa) da docente universitario; con il nuovo ruolo, Atella, gerarchicamente, si trova, quindi, ad essere il diretto superiore di se stesso;

   l'interrogante, nel caso di specie, eccepisce, innanzitutto, tutte le criticità degli incarichi effettuati per via fiduciaria che privilegiano coloro che sono nella cerchia di conoscenze di chi deve procedere alla nomina e non la meritocrazia;

   è evidente poi che, nella vicenda in questione, c'è un'ulteriore aggravante, poiché l'amministratore delegato scelto dal Ministro pro tempore Giovanni Tria su base fiduciaria, essendo parte del consiglio di amministrazione, si è poi, di fatto, «autonominato», con l'accordo degli altri due membri del consiglio di amministrazione, direttore generale, acquisendo un'assunzione a tempo indeterminato lautamente retribuita;

   come se non bastasse, a quanto è dato sapere, da Sose è stato disposto l'acquisto di quadri per arredare la stanza dell'amministratore delegato-direttore generale Atella per una spesa di 9.700 euro. A parere dell'interrogante, anche questa iniziativa appare evidentemente quantomeno di dubbia legittimità, poiché, come noto, la Sose è una società pubblica e, di certo, non può prendere decisioni di spesa come se fosse un'azienda privata, soprattutto se si tratta, come nel caso in questione, di esborsi onerosi per l'acquisto di beni di lusso;

   a quanto è dato sapere, il Ministro interrogato non avrebbe assunto alcun provvedimento per censurare sia il riconoscimento dell'incarico di direttore generale assunto da Vincenzo Atella, che in pratica, come si è già detto, si sarebbe per l'interrogante, «auto nominato», sia l'ingente spesa sostenuta da Sose, per arredare l'ufficio di Atella –:

   quali siano gli orientamenti sui fatti esposti in premessa e se intenda procedere a maggiori controlli sugli incarichi che vengono assunti negli enti di cui ha la vigilanza;

   se e quali iniziative, di competenza, intenda assumere urgentemente sull'incarico da direttore generale di Vincenzo Atella che appare all'interrogante illegittimo;

   se e quali iniziative intenda porre in essere per controllare le spese sostenute da Sose e assumere i conseguenti provvedimenti rispetto a quelle che appaiono quantomeno di dubbia legittimità, come l'acquisto di quadri, di cui in premessa.
(5-05034)

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un gruppo di 26 lavoratori è in attesa, dal 2017, che venga liquidato un risarcimento di 3.000 euro a testa per una causa, vinta e passata in giudicato, nei confronti del Ministero della giustizia;

   il risarcimento è stato disposto dalla Corte d'appello di Roma con decreto 5172 del 2016 del 24 giugno 2016;

   il risarcimento è stato riconosciuto ai sensi della cosiddetta «legge Pinto», che disciplina il diritto di richiedere un'equa riparazione per il danno, patrimoniale o non patrimoniale, subito per l'irragionevole durata di un processo;

   nel dicembre 2017, Banca d'Italia ha notificato agli interessati la richiesta di far pervenire i dati per la liquidazione delle somme dovute;

   Banca d'Italia, nella comunicazione, segnalava che l'articolo 5-sexies, comma 5, della novellata legge 89 del 2001 prevede un termine di 180 giorni per il pagamento e che tale termine decorre dalla ricezione della documentazione richiesta;

   gli interessati hanno riferito all'interrogante di aver adempiuto alla procedura indicata da Banca d'Italia;

   i ritardi nei pagamenti provenienti dallo Stato verso imprese e privati cittadini, già di per sé inaccettabili in condizioni di normalità, lo sono ancora meno nello stato in cui versa l'economia attuale, duramente provata dal Coronavirus;

   mentre il Governo è impegnato a rifinanziare con 4 miliardi di euro il reddito di cittadinanza e con 100 milioni di euro il bonus per l'acquisto di monopattini, non riesce a trovare meno di centomila euro per indennizzare le vittime della giustizia lenta –:

   quale siano lo stato del risarcimento indicato in premessa e quali siano state le ragioni del ritardo.
(4-07578)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 18 novembre 2016 è stato indetto dal Ministero della giustizia un concorso pubblico per 800 posti a tempo indeterminato per il profilo professionale di assistente giudiziario, area funzionale II, fascia economica F2;

   la conclusione della procedura selettiva ha portato alla formazione di una graduatoria composta da 4.915 idonei;

   su 4.915 idonei totali, negli anni hanno preso servizio 4.078 candidati;

   rimangono quindi 838 idonei in attesa di chiamata, tutti in possesso di un notevole bagaglio di esperienze lavorative e professionali, molti dei quali laureati in discipline giuridico-economiche e abilitati all'esercizio della professione forense;

   la suddetta graduatoria è stata interamente autorizzata e finanziata, in quanto il piano triennale del fabbisogno di personale predisposto dal Ministero della giustizia del 13 giugno 2019 per gli anni 2019/21 e il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 giugno 2019 sulle assunzioni nella pubblica amministrazione ne prevedono l'integrale scorrimento;

   il Ministero della giustizia ha preso l'impegno di esaurire la graduatoria entro ottobre 2020;

   le modalità di realizzazione di tale progetto assunzionale e di scorrimento della graduatoria rimangono però incerte, in quanto gli ultimi 838 idonei dovranno attendere i prossimi pensionamenti, nonostante la necessità di nuovo organico;

   occorre prendere in considerazione i gravi vuoti di organico registrati negli uffici giudiziari e i numerosi pensionamenti che stanno interessando l'amministrazione, in modo da permettere lo scorrimento totale della graduatoria in tempi brevi;

   alla luce della progressiva digitalizzazione della giustizia e della carenza di organico e personale amministrativo negli uffici giudiziari è necessario procedere alle nuove assunzioni;

   in assenza di nuove assunzioni di personale, si perderebbero notevoli risorse in grado di interagire con i sistemi digitali, modernizzare e velocizzare la macchina della giustizia;

   il profilo di assistente giudiziario è tra quelli con maggiore scopertura negli organici dell'amministrazione, ed è essenziale per il funzionamento degli uffici giudiziari e per l'assistenza ai magistrati sia nei tribunali che nelle procure;

   il Ministero della giustizia ha annunciato la predisposizione di un decreto ministeriale per la revisione della pianta organica degli assistenti giudiziari;

   è auspicabile che tale decreto contenga la previsione dell'assunzione in un unico blocco degli 838 idonei in attesa di chiamata;

   occorre altresì valorizzare l'impegno e le aspettative di centinaia di giovani idonei preparati, aggiornati e utilmente collocati nella graduatoria –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per permettere un celere scorrimento della graduatoria del concorso pubblico indetto il 18 novembre 2016 per il profilo professionale di assistente giudiziario, così da permettere la rapida assunzione in un unico blocco degli 838 idonei in attesa di chiamata e colmare il vuoto di organico di personale nelle amministrazioni.
(4-07549)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il segretario generale dell'Osapp, Leo Beneduci, ha denunciato, con una nota stampa, la paradossale vicenda in cui versano molte carceri del Piemonte e della Valle d'Aosta;

   molti istituti penitenziari sono privi di continuità in quanto i rispettivi direttori e comandanti di reparto si recano in alcune sedi solo una volta o due a settimana, in servizio di missione ovvero a spese dello Stato;

   gli istituti penitenziari si reggono solo grazie all'alto senso di responsabilità delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria, anch'essi in gravissima penuria di organico e chiamati a svolgere turni massacranti che talvolta superano anche le tredici ore al giorno;

   più in particolare, rileva l'Osapp il carcere di Aosta Brissogne si trova senza direttore e senza comandante titolari oramai da circa 6 anni; il carcere di Ivrea è anch'esso senza direttore e comandante titolari; il carcere di Cuneo a giorni rimarrà senza direttore titolare; il carcere di Novara è senza direttore titolare; il carcere di Saluzzo è senza comandante titolare; il carcere minorile «F. Aporti» di Torino è senza direttore titolare e il servizio viene assicurato, per due volte a settimana, da un funzionario in missione proveniente dalla Puglia;

   la situazione, anche a fronte dell'emergenza Covid, è davvero preoccupante se si considera anche che sono ingenti le spese economiche per fronteggiare a questo disastro determinato dalla assenza di figure quali direttori e funzionari/dirigenti della polizia penitenziaria;

   mai come in questo periodo, la polizia penitenziaria vive in un drammatico momento di completo stato di abbandono e si trova sempre più sola a risolvere le criticità che si presentano nel quotidiano, con grave penuria di personale, senza strumenti e mezzi;

   la precarietà dell'organizzazione e del funzionamento del sistema penitenziario danneggia oltre modo gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria, sulle cui spalle gravano i disagi e l'insicurezza attuali –:

   se il Ministero della giustizia intenda procedere immediatamente alle nomine per le posizioni vacanti, anche per affrontare con cipiglio determinato la pandemia senza scaricare tutto sul senso di responsabilità della polizia penitenziaria.
(4-07552)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, il Ministero della Giustizia ha annunciato l'interruzione temporanea dei servizi del portale Pst Giustizia, dalle ore 18,00 del 10 novembre 2020 a data da destinarsi;

   l'interruzione, si dice, è motivata dalla necessità di indifferibili attività manutentive presso la sala server nazionale di Napoli;

   nella giornata del 16 novembre 2020 il Ministero dava notizia del ripristino dei servizi;

   alla data odierna, numerosi colleghi avvocati segnalano che il portale non è ancora raggiungibile e sul sito del Ministero non è stata annunciata alcuna prosecuzione dei servizi;

   al fine di non lasciare la giustizia italiana nell'incertezza, appare necessaria una risposta immediata da parte del Ministro al fine di dare precise garanzie sulla normale prosecuzione del servizio –:

   quali siano le ragioni del mancato funzionamento del portale pst.giustizia.it, nonostante il Ministero abbia annunciato la ripresa del regolare servizio il 17 novembre 2020.
(4-07554)


   ROSPI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 novembre 2020 da un servizio andato in onda nella trasmissione «Le Iene» si apprende la particolare situazione del signor Carlo Gilardi, un professore in pensione di novanta anni che dal 27 ottobre 2020 risulterebbe confinato su disposizione del Tribunale di Lecco e su richiesta della sua amministratrice di sostegno in una residenza sanitaria assistenziale (Rsa) ad oggi sconosciuta;

   Carlo Gilardi, membro di una famiglia decisamente benestante, senza moglie o eredi, da sempre ha utilizzato la sua ricchezza per aiutare chi ne aveva bisogno e per molti anni è stato pilastro e benefattore della comunità di Airuno, in provincia di Lecco, diventando un personaggio estremamente noto nel piccolo Paese per la sua generosità e disponibilità nell'aiutare i più bisognosi;

   proprio la sua generosità e il trasferimento di ingenti somme di denaro dai conti correnti di Carlo, hanno portato circa tre anni fa la sorella (unica parente ancora in vita del Gilardi) a segnalare la situazione alle autorità competenti, le quali su disposizione del Tribunale di Lecco hanno nominato un amministratore di sostegno che affiancasse il Gilardi nella gestione del suo patrimonio. Questa scelta molto probabilmente è stata dettata dal timore che qualcuno, considerata la sua grande generosità potesse approfittarsi di lui;

   al signor Carlo nel corso degli ultimi tre anni sarebbe stato negato da parte dell'ex amministratrice di sostegno l'accesso ai propri fondi anche per le esigenze primarie e per le attività inerenti alla propria passione;

   il signor Gilardi, come si evince dal video andato in onda, ha più volte espresso la propria contrarietà nei confronti della nomina di un amministratore di sostegno, tanto da decidere di sottoporsi spontaneamente nel giugno 2020 ad una perizia psichiatrica dalla quale è emerso che non vi sono anomalie o segni di patologia e che il pensiero è privo di alterazioni e non vi è nessun segno di deterioramento mentale o cognitivo;

   il signor Gilardi tramite il suo legale il 10 settembre 2020 ha fatto un esposto nei confronti della sua ex amministratrice di sostegno accusandola di manovre non congrue al suo incarico che avrebbero avuto lo scopo di dichiararlo incapace di intendere e volere, forse, per interessi legati alla gestione del patrimonio;

   il 27 ottobre 2020, su richiesta della nuova amministratrice di sostegno, nominata in sostituzione della precedente, il signor Carlo viene trasferito contro il suo volere in una Rsa;

   durante il servizio è stato trasmesso un audio riguardante i momenti in cui è stato prelevato dal suo domicilio dove si sente la voce del signor Carlo il quale, sembrerebbe nel pieno delle proprie facoltà psico-fisiche, esprimere la propria contrarietà nei confronti del prelievo forzoso e nella reclusione presso la Rsa;

   ad oggi ancora non si conosce presso quale Rsa sia stato confinato il signor Carlo e a nessuna persona a lui cara viene data la possibilità di vederlo e avere sue notizie; inoltre, non viene permesso ai suoi legali né di vederlo e né di accedere ai fascicoli sul caso depositati presso il tribunale di Lecco –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica esposta e se si intendano promuovere iniziative ispettive presso il Tribunale di Lecco;

   se intendano promuovere, per quanto di competenza, iniziative ispettive presso la Rsa in cui è ospitato il Carlo Gilardi al fine di verificare le sue condizioni psico-fisiche.
(4-07563)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FOTI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   risulta incomprensibile, oltre che inaccettabile, il fatto che la società Rfi proceda a chiudere per lavori, nei prossimi mesi estivi, la ferrovia Porrettana nel tratto Pistoia-Porretta, in concomitanza proprio con l'avvenuta interruzione della strada Statale a causa di una recente frana nella frazione di Pavana, principale arteria di collegamento tra il pistoiese e l'Alto Reno;

   il tessuto economico dei due territori interessati (l'Alta Valle del Reno nel bolognese, da una parte, ed il comune di Sambuca Pistoiese, dall'altro) ha già subito ingenti danni in tutti questi mesi di chiusura forzata della strada Porrettana (le associazioni di categoria denunciano un vertiginoso calo delle entrate per le attività commerciali), e l'annunciata sospensione anche del collegamento ferroviario tra i due territori non farebbe altro che determinare la definitiva emarginazione degli stessi;

   l'Anas, pur con deplorevole ritardo, sta procedendo all'esecuzione dei lavori per la sistemazione della sede stradale, che tuttavia non vedranno un parziale ripristino della viabilità se non dopo l'estate. È quindi necessario che a fronte di questo eccezionale evento la società Rfi riveda la propria programmazione dei lavori di manutenzione alla ferrovia, affinché gli uni non si sommino agli altri, privando così di fatto i suddetti territori dell'unico collegamento oggi percorribile;

   le attività economiche negli Appennini, così come il tessuto dei territori periferici in generale, possono sopravvivere solamente se le istituzioni sono in grado di garantire quantomeno le condizioni minime di vivibilità, a partire proprio dalle infrastrutture di collegamento, attese le quotidiane necessità di mobilità di cittadini, aziende, lavoratori, turisti –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato affinché l'Anas proceda all'esecuzione dei summenzionati lavori nel più breve tempo possibile (quantomeno con l'introduzione del senso unico alternato) e la società Rfi rinvi la manutenzione della tratta Pistoia-Porretta a quando la viabilità stradale sarà definitivamente ripristinata.
(4-07556)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo 2018 si teneva un incontro tra i rappresentanti dell'amministrazione provinciale di Piacenza e quelli di Autovia Padana spa, nuova società concessionaria dell'Autostrada A21 Piacenza-Cremona-Brescia, che dal 1° marzo 2018 era subentrata alla precedente concessionaria Autostrade Centro Padane spa;

   giusta la convenzione in essere con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, veniva posta a carico di Autovia Padana Spa la completa realizzazione della variante su nuova sede alla Strada provinciale 6 di Carpaneto Piacentino, nel tratto tra la località Crocetta (comune di Podenzano) e l'abitato di Pozzo Pagano (comune di San Giorgio Piacentino), comprendente, come opera principale, il nuovo ponte sul torrente Nure;

   al termine dei lavori, e ad avvenuta approvazione del relativo collaudo, veniva previsto che il nuovo tratto stradale sarebbe stato di competenza della amministrazione provinciale di Piacenza, mentre quello attuale sarebbe stato trasferito, pro quota, ai due comuni territorialmente competenti;

   veniva prevista l'apertura per stralci degli interventi funzionali di volta in volta realizzati, previo collaudo degli stessi da parte del Ministero delle infrastrutture, così da consentirne l'utilizzo in tempi più brevi di quelli che avrebbe determinato la realizzazione di un unico collaudo dell'opera, tenendo conto degli innumerevoli anni di attesa che ne hanno caratterizzato prima l'avvio e, quindi, l'auspicata conclusione –:

   se e quali urgenti iniziative intenda assumere presso gli uffici competenti del Ministero affinché gli stessi, per quanto di competenza, provvedano ad assumere gli atti necessari, ivi compresi i parziali collaudi delle opere, così da consentire l'utilizzazione dei tratti funzionali dell'opera ad oggi già ultimati.
(4-07557)


   ZIELLO, ZOFFILI, CECCHETTI, LUCCHINI, BADOLE, BENVENUTO, D'ERAMO, PATASSINI, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il tratto della strada statale n. 125-133-bis Olbia-Palau, di competenza dell'Anas, fa parte dell'itinerario Nuoro-S.Teresa di Gallura e rappresenta un percorso stradale di importanza strategica per l'intero assetto viario del settore nord-orientale della Sardegna;

   tale tratto, oltre a soddisfare le necessità di collegamento fra il principale agglomerato urbano della zona di Olbia e i centri minori di Golfo Aranci, Arzachena, Palau, S. Teresa Gallura, La Maddalena, si inserisce nell'importante contesto viario dei collegamenti nazionali e internazionali, con la Corsica con l'isola di La Maddalena, dove hanno sede le basi militari della Marina italiana ed ex Usa;

   per i comuni limitrofi della Gallura è molto importante il raggiungimento della città di Olbia, ove sono localizzati i principali presidi ospedalieri, le ferrovie dello Stato, l'aeroporto e il porto passeggeri per il raggiungimento della penisola e destinazioni internazionali;

   il tronco stradale costituisce il tratto conclusivo dell'itinerario regionale Cagliari-Oristano-Nuoro-Olbia-Arzachena-Palau-S.Teresa Gallura, asse fondamentale per lo sviluppo socio-economico dell'isola, a sostegno dei sistemi produttivi, turistici ed insediativi;

   le difficoltà originate da assetti territoriali e caratteristiche dell'assetto viario sono una delle principali cause di disagio degli utenti, in quanto sono ostacolati da un sistema di trasporto non adatto a sostenere lo sviluppo socio-economico del territorio;

   l'asse viario è ad alta intensità di traffico, utilizzato spesso da mezzi pesanti, che comportano forti rallentamenti e code talvolta chilometriche, determinando criticità sia dal punto di vista della congestione e percorribilità, che dell'incidentalità;

   inoltre, l'asse viario è sottodimensionato rispetto ai flussi turistici, con particolare riferimento ai periodi estivi, in considerazione della presenza del porto turistico di Olbia, nonché alle esigenze legate all'esistenza e allo sviluppo delle attività produttive dell'area, determinando notevoli fenomeni di pendolarità e spostamenti da e verso Olbia;

   i rallentamenti e le code sono la causa principale degli incidenti stradali, spesso mortali; in taluni casi, inoltre, i turisti hanno perso la nave in partenza dal porto di Olbia, con conseguenti disagi e ripercussioni sull'industria turistica;

   è stato approvato un progetto per lavori di ammodernamento della strada, quale asse principale a servizio della Gallura costiera, in sostituzione del collegamento esistente che si presenta totalmente insufficiente, tortuoso in ampi tratti ed inadeguato ad accogliere il notevole movimento veicolare soprattutto della stagione estiva;

   il tratto Arzachena-Olbia, della lunghezza di circa 25 chilometri, dovrebbe essere percorso, in condizioni normali e di sicurezza, in circa venticinque minuti;

   l'opera è stata inserita nel «primo programma delle infrastrutture strategiche» approvato dal Cipe il 21 dicembre 2001; l'impostazione progettuale prevede la costruzione di una strada con sezione tipo B (a quattro corsie) da Olbia a Palau;

   tuttavia, a tutt'oggi, l'opera di ammodernamento della tratta, a seguito di rinvii e contrattempi risulta ancora non completata, anche per problematiche progettuali, connesse sia ad aspetti geologici e geotecnici, derivanti dalla progettazione delle gallerie e viadotti, sia a problemi economico-finanziari;

   l'esecuzione dei lavori e la messa in esercizio dell'opera nei tempi più brevi possibili è di massima importanza per il rilancio e la competitività del territorio, non ultimo da un punto di vista della sicurezza stradale, e, pertanto, occorre dare risposte concrete a coloro che ogni giorno devono percorrere la strada nel timore di incorrere in pericolosi incidenti stradali –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle gravi problematiche di sicurezza e disagio dei cittadini nel percorrere il tracciato Olbia-Palau;

   quale sia lo stato di avanzamento dei lavori di adeguamento del tratto della strada statale n. 125-133-bis Olbia-Palau, e quali siano i tempi stimati per la conclusione degli stessi e la messa in esercizio dell'opera.
(4-07558)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   in Italia il Coronavirus ha innescato una «digitalizzazione forzata» della popolazione, avvicinando alla tecnologia anche quelle fasce sociali poco avvezze all'utilizzo di strumenti informatici. E se il forte aumento di consumi digitali è un dato positivo, l'aspetto negativo è che buona parte di questi consumi digitali audiovisivi sono avvenuti per vie illegali;

   in tal senso, si apprende dalla stampa che nella giornata del 10 novembre 2020 gli uomini del reparto speciale Nstpft della Guardia di finanza (Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche), in sinergia con un'aliquota di personale altamente specializzato appartenente al servizio di polizia postale e delle telecomunicazioni della polizia di Stato, nell'ambito del procedimento penale 11226/17 in essere presso la procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Napoli, avrebbero portato a termine una importante operazione di contrasto al fenomeno della pirateria audiovisiva attraverso la trasmissione non autorizzata su rete internet, la cosiddetta «IPTV» – Internet Protocol Television, denominata «The Perfect Storm»;

   la complessità dell'indagine e le preliminari attività hanno consentito il sequestro e l'oscuramento di oltre 5.500 risorse informatiche tra server di trasmissione, piattaforme di gestione, siti vetrina e siti di live streaming, oltre a 350 canali del servizio di messaggistica istantanea e broadcasting Telegram. Ai quali si sarebbero aggiunti ulteriori 350 siti vetrina e 370 canali Telegram sequestrati a seguito di ulteriori disposizioni della procura, che avrebbero di fatto azzerato ogni residua possibilità in capo all'organizzazione di riprodurre contenuti video in violazione delle norme poste a tutela del diritto d'autore. Le indagini sono state condotte mediante innovativi strumenti tecnologici tra i quali un sofisticato software di intelligenza artificiale per l'analisi dei big data;

   durante il webminar «Dopo il lockdown: ripartire insieme dalla legalità» organizzato di recente dalla Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) in collaborazione con Mia (mercato internazionale audiovisivo) sarebbero stato mostrato come durante il bimestre di quarantena si siano consumati 243 milioni di atti di pirateria, contro i 69 milioni che si consumavano in media in un bimestre normale del 2019, e come l'incidenza della pirateria sulla popolazione sia passata dal 37 per cento al 40 per cento. Sarebbe in crescita anche l'utilizzo delle Iptv Pirata, dal 10 per cento del 2019 si è passati al 19 per cento nel bimestre «nero» del 2020;

   tali dati sono a parere degli interroganti abbastanza preoccupanti e danneggiano in modo importante il settore. A sostegno di ciò, secondo l'ultimo rapporto Fapav/Ipsos, la visione illegale causa una perdita economica di 591 milioni di euro specificatamente per il settore audiovisivo che arriva a 11 miliardi di euro se si considera l'indotto, oltre alla perdita di 5.900 posti di lavoro;

   quanto descritto sarebbe riconducibile ad un vero e proprio fenomeno criminale, ramificato sul territorio nazionale e organizzato e connesso a livello internazionale, in cui uno dei più frequenti problemi che le autorità competenti si trovano ad affrontare, nelle fasi di indagine, è costituito dall'anonimato sul web, che rende più difficile individuare e localizzare i responsabili delle varie condotte criminali –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa se essi trovino riscontro e se non ritengano che la tutela dei contenuti audiovisivi sul web rappresenti una vera e propria battaglia culturale da svolgere anche e soprattutto sul piano della comunicazione;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per rafforzare il quadro normativo di riferimento e gli strumenti di enforcement, che consentirebbero di creare le migliori condizioni per lo sviluppo di un mercato legale digitale realmente competitivo.
(5-05037)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   hanno destato profondo sconcerto e indignazione le immagini pubblicate da ilGiornale.it relative ad un servizio a cui sono stati chiamati giovedì 12 novembre 2020 90 agenti del reparto mobile di Roma;

   secondo quanto riferito, gli agenti sarebbero stati costretti a lavorare quasi 20 ore consecutive senza sosta, senza pasti adeguati e soprattutto sarebbero stati esposti a gravissimi rischi sanitari per l'emergenza da Covid-19 in corso, in sintesi, come riportato dalla stampa, costretti dal Viminale a subire un trattamento «indegno» e «disumano»;

   le immagini dell'interno dell'aereo sovraccarico di immigrati e poliziotti, tutti assembrati e in spregio ad ogni misura anti-contagio e di distanziamento interpersonale, hanno fatto immediatamente il giro del web, suscitando enorme scalpore e rabbia per l'indegno trattamento riservato agli agenti delle forze dell'ordine, da sempre in prima linea anche in questo momento di emergenza;

   stando al racconto pubblicato sui quotidiani, ad aggravare la situazione è stata anche l'impossibilità per gli agenti di poter consumare dei pasti decenti durante il lunghissimo servizio di 20 ore, costretti infatti a stare sulla pista di atterraggio, senza poter bere un caffè o accedere a un distributore automatico di bevande o a mangiare sull'«asfalto» un pranzo al sacco, ormai freddo e a orari impossibili;

   il vergognoso trattamento a cui sono stati costretti agli agenti del reparto mobile di Roma non solo ha messo a gravissimo rischio la salute degli stessi e dei loro familiari, ma ha dato un'immagine disonorevole delle istituzioni che rappresentano e che dovrebbero invece tutelarli –:

   quali siano i motivi per i quali gli agenti del reparto mobile della questura di Roma siano stati costretti a svolgere il proprio servizio nelle indegne condizioni di cui in premessa, come riportato dalla stampa, e se siano state individuate eventuali responsabilità;

   quali immediate iniziative intenda attivare affinché non si verifichino più analoghi episodi e affinché gli agenti siano maggiormente tutelati a fronte dei gravissimi rischi, anche sanitari, a cui sono esposti quotidianamente.
(4-07550)


   CANTALAMESSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il 17 novembre 2020, verso le 19,00, i carabinieri della stazione di Massa Lubrense hanno trovato 16 persone (14 uomini e 2 donne) sbarcate sulla spiaggia di Marina del Cantone;

   stando alle dichiarazioni del primo cittadino, sono giovani, ben vestiti e in buona salute, non ancora identificati, probabilmente di nazionalità irachena e afgana; sarebbero scesi da due barconi eppure nessuna traccia dei mezzi di trasporto è stata rinvenuta secondo le ricostruzioni istituzionali;

   raggiunta la spiaggia, il gruppo di immigrati si è fermato, in un anomalo e vietato assembramento, nell'abitato dove la proprietaria di una salumeria ha aperto il negozio esclusivamente per rifocillarli in strada e, solo a quel punto, quando le immagini dello stato delle cose sono diventate virali sui social network, le forze dell'ordine sarebbero state allertate;

   i carabinieri hanno coordinato le operazioni di assistenza ed eseguito le procedure di emergenza e quelle sanitarie;

   resta inspiegabile come i migranti siano giunti in Campania, un approdo insolito;

   tali comportamenti rischiano seriamente di compromettere la sicurezza nazionale, oltre che la salute di tutti, e vanificare gli sforzi che gli italiani stanno facendo ormai da mesi –:

   se, a fronte di quanto esposto in premessa, il Governo intenda fornire elementi in maniera dettagliata in merito alle suddette vicende, chiarendo, in particolare, se si sia proceduto ad identificare il gruppo di immigrati; quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di ricostruire la rotta seguita dagli immigrati; quali opportune iniziative di competenza intenda assumere sia relativamente al rispetto delle restrizioni previste per contrastare l'emergenza sanitaria in atto sia per il trattenimento degli stessi stranieri ai fini del rimpatrio.
(4-07560)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, FIANO e POLLASTRINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la società Alitalia ha comunicato nei mesi scorsi l'intenzione di gestire in proprio tutti i servizi relativi alla partenza e all'arrivo dei passeggeri, ivi compresi quelli di check in, imbarco e rampa, nell'ambito dell'aeroporto di Milano Linate, lasciando alla società Airport Handling spa la gestione, in tale scalo aeroportuale, del solo servizio di carico e scarico dei bagagli;

   la Airport Handling spa, controllata al 70 per cento dalla società Dnata e partecipata dal comune di Milano, ha garantito la prestazione di tutti i suddetti servizi negli scali aeroportuali di Milano Malpensa e Milano Linate a partire dal 1° settembre 2014, occupando per tali finalità oltre 1.600 dipendenti;

   la decisione di Alitalia spa, seppure di natura temporanea secondo quanto dichiarato dalla stessa società, ha immediatamente sollevato forte preoccupazione per le conseguenze occupazionali su centinaia di lavoratori della Airport Handling spa e per le ricadute su altrettante famiglie che vedrebbero perdere la fonte di sostentamento economico in una fase di criticità connessa alla profonda crisi del settore, a seguito della pandemia Covid-19;

   secondo quanto sostenuto dai sindacati, la società Airport Handling spa, in conseguenza della decisione di Alitalia spa, sarà costretta a ricorrere alla cassa integrazione per numerosi lavoratori, in aggiunta a quelli che già da marzo 2020 lo sono, a seguito della quale, in assenza di novità sostanziali, si troverà costretta a procedere al licenziamento dei dipendenti in esubero;

   i sindacati, oltre a contestare la scelta, hanno recentemente evidenziato che la stessa Alitalia è stata costretta ad assicurare i suddetti servizi facendo ricorso all'assunzione di personale precario, nonché all'impiego di personale con base a Roma Fiumicino, in ragione del numero non sufficiente di personale già in servizio nello scalo aeroportuale di Milano Linate;

   la decisione assunta da Alitalia spa per la gestione in proprio dei servizi relativi alla partenza e all'arrivo dei passeggeri presso l'aeroporto di Linate risulta in netta controtendenza rispetto a quanto avviene nel resto del continente europeo, dove nessuna compagnia aerea gestisce in proprio negli scali aeroportuali tali servizi, e in particolare quelli di terra, che al contrario risultano affidati, non solo per ragioni economiche, a società specializzate –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano attivare al fine di tutelare i lavoratori di Airport Handling spa, che rischiano il licenziamento in conseguenza della decisione di Alitalia spa di gestire in proprio tutti i servizi relativi alla partenza e all'arrivo dei passeggeri, ivi compresi quelli di check in, imbarco e rampa, nell'ambito dello scalo aeroportuale di Milano Linate;

   quali iniziative intendano assumere per garantire una maggiore tutela degli interessi di tutti i lavoratori degli aeroporti di Milano Linate e Malpensa, in vista della costituzione e dell'avvio operativo della nuova società Alitalia;

   se intendano istituire un apposito tavolo di confronto, con la partecipazione dei rappresentanti del comune di Milano, della regione Lombardia, di Alitalia spa, di Airport Handling spa e dei sindacati, finalizzato a trovare una soluzione condivisa alle problematiche esposte e per la definizione di un complessivo piano strategico per il rilancio del sistema aeroportuale di Milano.
(3-01923)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIRACUSANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Messina ha deliberato una misura a sostegno delle imprese i cui codici Ateco sono indicati nel decreto-legge n. 149 del 2020 denominato «Ristori-bis»;

   l'impresa beneficiaria, all'atto della domanda di partecipazione all'avviso per l'ottenimento del contributo, può autocertificare di essere in regola con gli obblighi previdenziali e assistenziali;

   la possibilità di autocertificare tale situazione era consentita anche in passato ed è stata ribadita dall'articolo 264 del decreto-legge n. 34 del 2020, che ha anche inasprito le sanzioni penali in caso di dichiarazioni non veritiere;

   in relazione ai successivi controlli che l'amministrazione dovrà eseguire sulla regolarità del Durc dei beneficiari, il decreto-legge 9 novembre 2020, n. 149, ha previsto, all'articolo 11, una temporanea esenzione dal versamento dei contributi previdenziali per alcune imprese, aventi codice Ateco indicato nella norma e sede in zona «rossa» o «arancione», per il periodo di novembre 2020;

   sarà dunque l'amministrazione comunale a dover verificare il Durc del beneficiario nella fase di istruttoria dell'avviso;

   qualora l'impresa «legittimamente» non abbia effettuato i versamenti all'Inps – in quanto esonerata dalla legge e rientrante in tutti i parametri – la stessa potrà considerarsi in regola;

   l'Amministrazione, in altri termini, dovrà valutare la posizione dell'impresa caso per caso, a seconda del codice Ateco, della sede, nonché alla luce di eventuali nuovi provvedimenti che potrebbero essere presi in sede di conversione del decreto-legge;

   la circolare dell'Inps del 13 novembre 2020, n. 129, chiarisce la portata della norma, in relazione alla sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali, a causa dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, introdotta dal decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (decreto Ristori) e dal decreto-legge 9 novembre 2020, n. 149 (decreto Ristori-bis);

   a seguito delle disposizioni normative sopracitate non è chiaro quale sia allo stato il termine di validità del documento unico di regolarità contributiva (Durc) anche alla luce delle ultime istruzioni operative pubblicate da Inail alla data del 3 agosto 2020 che specificano che i Durc in scadenza tra il 31 gennaio 2020 e il 31 luglio 2020 sono prorogati alla data del 29 ottobre 2020 –:

   se, alla luce del quadro normativo riportato in premessa, il Governo non intenda adottare iniziative per chiarire, anche tramite norme interpretative, che la validità del Durc è prorogata fino alla cessazione dello stato di emergenza nazionale dichiarato a seguito della pandemia da COVID-19.
(5-05038)

Interrogazioni a risposta scritta:


   AMITRANO e DEL SESTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la povertà economica è anche legata alla condizione di povertà educativa, un fenomeno complesso soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria da Covid-19 che coinvolge quei bambini e adolescenti che vivono in contesti sociali svantaggiati, caratterizzati da disagio familiare, precarietà occupazionale e deprivazione materiale;

   contrastare la povertà nella fascia più giovane della popolazione significa offrire a tutti i bambini e gli adolescenti, a prescindere dal reddito dei genitori, uguali opportunità educative;

   dai dati emersi nel Rapporto «Osservatorio povertà educativa minorile» pubblicato di recente da OpenPolis, si evince come la povertà economica e povertà educativa si alimentino a vicenda, perché la carenza di mezzi culturali e di reti sociali riduce anche le opportunità di accesso alle risorse culturali ed educative a causa delle ristrettezze economiche familiari, costituendo un ostacolo oggettivo per i bambini e i ragazzi;

   con la chiusura delle scuole si è aperta la possibilità di effettuare la didattica a distanza (Dad) per tutti gli studenti e alunni con la potenzialità delle nuove tecnologie, ma allo stesso tempo, emerge, altresì, un divario differenziale tra chi possiede tali strumenti, nell'utilizzo e nella capacità di padroneggiare le tecnologie, e chi invece, non ha possibilità di svolgere lezioni a distanza, differenze che, spesso, si innestano sui divari sociali ed educativi preesistenti;

   dal report emerge altresì che il divario digitale, soprattutto con la chiusura delle scuole in molte regioni italiane, rappresenta oggi, un ulteriore dimensione della povertà educativa, e in questi mesi circa il 5,3 per cento delle famiglie con un figlio ha dichiarato di non potersi permettere l'acquisto di un pc e ciò influisce negativamente sulla vita del minore, poiché una famiglia con difficoltà economiche, potrà offrire ai suoi figli un orizzonte di possibilità minime o addirittura nessuna;

   di fronte a disparità che sono così strettamente collegate all'origine familiare, diventa cruciale il ruolo della scuola, poiché i ragazzi svantaggiati, attraverso la scuola hanno la possibilità di accesso ai servizi, di cui non dispongono a casa;

   dai dati pubblicati, risulta che le percentuali di famiglie con maggiore disagio economico risultano essere a Napoli (9,5 per cento), Catania (7,8 per cento), Palermo (7,3 per cento) e Crotone (7 per cento); seguono, tutti attorno al 6 per cento tre capoluoghi della provincia di Barletta-Andria-Trani; sono al di sopra del 5 per cento Messina, Taranto e Reggio Calabria;

   gli ostacoli legati al costo relativo agli strumenti necessari per connettersi vengono segnalati con più frequenza in Campania (il 17,5 per cento delle famiglie senza internet a casa), Lazio (13,3 per cento), Sicilia (12,7 per cento), Puglia (10,4 per cento) e Sardegna (9,3 per cento); la questione è quindi fortemente territoriale;

   la grave situazione innescata dall'emergenza sanitaria da Covid-19 potrebbe generare anche il rischio di un aumento dell'abbandono scolastico a causa delle chiusure delle scuole, per l'impossibilità di partecipazione di molti minori alle cosiddette lezioni a distanza;

   dal report emerge che la Dad ha acutizzato le diseguaglianze nei diversi contesti sociali, familiari ed economici di alunni e studenti, poiché il rischio di deprivazione educativa e culturale si manifesta nei minori che vivono in famiglie in condizioni di svantaggio socio-economico; ciò comporta un concreto aumento della povertà educativa attraverso il manifestarsi della dispersione scolastica e, di conseguenza, anche un ulteriore accrescimento dei Neet, questi ultimi fuori sia dagli ambiti educativi sia lavorativi –:

   quali ulteriori iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per prevenire l'emergenza della povertà educativa, al fine di evitare l'abbandono scolastico di minori che vivono in particolari contesti territoriali e familiari con maggiori difficoltà socio-economiche, facilmente esposti a condizioni di esclusione sociale.
(4-07551)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 risulta che le pensioni pagate all'estero sono state 388 mila, di cui 35.015 negli Stati Uniti, un numero elevato di pensionati, frutto anche della rilevante migrazione italiana all'estero avvenuta nel secolo scorso;

   con riferimento agli Stati uniti, i pensionati che ricevono la pensione Inps in regime di accordo internazionale pagano le trattenute di imposta in Italia l'Inps trattiene automaticamente alla fonte tale somma e le tasse sulla pensione previste negli Usa, ossia nello Stato di residenza fiscale;

   in virtù dell'accordo tra Usa e Italia che evita la doppia tassazione, il pensionato trasferito all'estero ha facoltà di chiedere all'Inps l'applicazione delle convenzioni per evitare le doppie imposizioni fiscali in vigore; tuttavia, tale facoltà comporta la necessità di esplicare due richieste, una all'Inps e l'altra all'Agenzia delle entrate per recuperare le tasse già pagate alla fonte; un iter che richiede spesso disagi e molto tempo, che non può essere giustificabile con l'età avanzata di molti pensionati;

   occorrerebbe dotarsi di procedure semplificate e più snelle da applicare per le pensioni in regime internazionale, in favore di un sistema esentasse al momento della prima erogazione, tenendo conto che, ai fini della procedura stessa di erogazione, vi è la certezza che il pensionato beneficiario vive e risiede all'estero –:

   se il Governo non ritenga di dover adottare iniziative per introdurre una semplificazione delle pratiche in materia di pensioni in regime internazionale, al fine di snellire l'applicazione delle procedure a carico dei pensionati volte a ottenere la defiscalizzazione della pensione italiana e il trattamento fiscale più favorevole previsto dalle convenzioni internazionali vigenti in materia, venendo incontro alle richieste dei pensionati italiani all'estero, molti dei quali hanno un'età molto avanzata.
(4-07555)


   FERRO e RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si fa sempre più incerto il futuro dell'azienda di call center Abramo Customer Care e, in particolare, dei suoi oltre 3 mila lavoratori e delle loro famiglie che attendono di conoscere i contenuti e le caratteristiche dell'accordo;

   il 31 ottobre 2020 l'azienda calabrese ha, infatti, presentato istanza di concordato preventivo con l'obiettivo dichiarato di preservare la continuità aziendale, garantendo nel frattempo la regolarità del pagamento delle retribuzioni per tutti i dipendenti, ma lo scenario che si sta aprendo ha i contorni del tutto incerti e, se non si risolverà, rischia di avere gravi e irrimediabili ripercussioni sul tessuto economico ed occupazionale della regione Calabria;

   nonostante le rassicurazioni del management aziendale, i lavoratori lamentano ritardi nel pagamento degli stipendi, visto che a settembre avrebbero ricevuto il 30 per cento in meno di quanto dovuto e non sarebbe stata ancora pagata la mensilità di ottobre, come confermato dai sindacati: «Lo scenario in cui l'Azienda versa a distanza di un mese circa dalla presentazione del Piano Industriale avvenuto il 29 settembre sembra essere tutto stravolto. Abramo Customer Care riconduce tutte le responsabilità di questa rocambolesco cambiamento ad un dietro-front da parte delle banche e della finanza che hanno, a suo dire, abbandonato il progetto nelle ultime settimane. Questa notizia che porta con sé fortissime preoccupazioni si aggiunge all'impossibilità palesata la settimana scorsa da parte di ABRAMO Customer Care di pagare le spettanze relative alle competenze di Settembre entro i tempi dovuti, effettuando il pagamento del 70 per cento dello stipendio. L'avvio della istanza di concordato rappresenta il culmine di un insieme di incertezze sul futuro, che a partire da gennaio scorso, hanno visto generare forti preoccupazioni tra i lavoratori. La situazione rischia di prendere una piega non prevedibile»;

   il caso della Abramo Customer Care negli ultimi anni si è fatto sempre più complesso, tra continue crisi e un ridimensionamento occupazionale continuo, e dopo il «caso» Lamezia scoppiato poco più di un anno fa e la definitiva chiusura della sede dell'area industriale ex-Sir, a settembre 2020 è stato il mancato rinnovo della commessa «060606» a mettere in discussione l'impiego di 107 lavoratori dell'azienda, come denunciato con atto di sindacato ispettivo n. 4-06719, rimasto ad oggi senza risposta:

   pur nel rispetto delle dinamiche di mercato, le istituzioni devono fare ogni sforzo possibile per proteggere le attività capaci di restituire dignità al lavoro in territori delicati come quello calabrese, che vivono da tempo una grave situazione economica e sociale, aggravata dall'emergenza da Covid-19, e sono state finora relegate ad una mera politica assistenziale, se solo si considera che dall'ultimo rapporto della Banca d'Italia è emerso come oltre 92 mila famiglie calabresi usufruiscono di reddito o pensione di cittadinanza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda intraprendere per attenzionare la crisi che da tempo ha investito la Abramo Customer Care, al fine di assicurare la continuità occupazionale, anche attraverso l'apertura di un tavolo di crisi che metta in sicurezza il tessuto produttivo territoriale.
(4-07562)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   GAVA, BUBISUTTI, PANIZZUT e MOSCHIONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   pare esista un piano che prevede l'incorporazione del Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia in una o più società di carattere nazionale che già annoverano tra i partecipanti le Bonifiche Ferraresi e le realtà di Emilia Romagna, Adriatico, Tirreno e Centro-Sud;

   il Consorzio Agrario del Friuli Venezia Giulia con oltre 2.000 soci e 18.000 clienti, risulta in una condizione di solidità patrimoniale, negli ultimi anni è risultato sempre in utile, nel 2019 ha realizzato 120 milioni di euro di fatturato, nell'ultimo bilancio ha registrato un utile di 500.000,00 euro e, negli ultimi 9 anni, l'incremento del patrimonio netto ha superato i 5 milioni di euro;

   l'operazione apparentemente prospettata potrebbe prevedere il conferimento di tutto il patrimonio immobiliare del Consorzio Agrario del Friuli Venezia Giulia in una società nazionale ed il conferimento, in altra società, dell'attività commerciale da parte di numerosi consorzi operanti sul territorio nazionale;

   la mutualità prevalente del consorzio agrario, costituito in società cooperativa, è riconosciuta ex lege senza obbligo di verifica in conseguenza del particolare servizio anche mutualistico reso al comparto agricolo sul territorio;

   va considerata l'esperienza passata di sistemi federativi consortili;

   ad oggi, pare che nessuna documentazione a supporto del progetto sia disponibile nemmeno ai componenti degli organi collegiali del consorzio stesso e che si narra che vi sia una inusitata pressione sugli stessi al fine di aderire ad una proposta «al buio»;

   l'operazione ipotizzata ha carattere nazionale e non è legata ad una singola regione;

   l'allontanamento dei centri decisionali rispetto ai territori risulta spesso inefficace rispetto alle esigenze dei territori stessi –:

   di quali elementi i Ministri interrogati siano a conoscenza in riferimento al progetto di incorporazione descritto in premessa;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano porre in essere a tutela delle aziende socie del Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia, dell'autonomia operativa e decisionale del consorzio stesso, nonché a salvaguardia delle entrate fiscali versate alla regione Friuli Venezia Giulia dal Consorzio e dai suoi dipendenti;

   se corrisponda al vero che Cassa depositi e prestiti si sarebbe impegnata in favore della nuova società.
(4-07569)

SALUTE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, con cui sono stati definiti i nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), tutte le prestazioni necessarie nelle diverse fasi del percorso di procreazione medicalmente assistita, sia omologa che eterologa, sono state inserite nel nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale;

   si rileva l'accoglimento da parte del Governo dell'ordine del giorno presentato dalla interrogante nell'ambito della discussione per la conversione in legge del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, relativo alla necessaria implementazione e applicazione dei nuovi Lea nella Procreazione medicalmente assistita (Pma) di cui al su citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché l'altrettanto necessaria riduzione del ricorso alla mobilità passiva interregionale per usufruire delle prestazioni ambulatoriali specialistiche di Pma;

   il calo del tasso di natalità e di fertilità verificatosi in Italia negli ultimi anni è stato mitigato grazie ai trattamenti di Pma, che hanno concorso ad aumentare il numero dei bambini nati e pertanto si rende urgente che i Lea relativi alla Pma trovino prima possibile applicazione su tutto il territorio nazionale;

   tuttavia, l'introduzione dei nuovi Lea è tuttora inattuabile, per via della mancata pubblicazione di apposito decreto del Ministero della salute (di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze), secondo quanto stabilito dall'articolo 64, comma 2, del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con cui dovrebbero essere definite le tariffe specifiche del settore;

   la mancata applicazione dei Lea nella Pma sul territorio nazionale determina diversi fenomeni dagli effetti negativi sui cittadini, sia in merito alla loro salute riproduttiva, sia sui costi dei trattamenti, creando una esclusione di fatto dall'accesso delle prestazioni. Si produce un ulteriore impatto negativo per le regioni, specie in quelle con dei piani di rientro costrette alla compensazione interregionale con presenza di modalità diverse di tariffazione;

   a ciò si aggiunga che il rimborso della tariffa di circa 2.000 euro per ciascun trattamento, previsto nei Lea per le tecniche di Pma, appare insufficiente per consentire alle strutture pubbliche di garantire qualità e sicurezza delle prestazioni, atteso che il risultato di un trattamento di fecondazione in vitro è strettamente connesso allo standard tecnologico delle strutture e dei laboratori e richiede una competenza elevata nel personale;

   da ciò discende la necessità di rendere l'offerta delle prestazioni di Pma uniformi sull'intero territorio nazionale, con un investimento congruo e adeguato che consenta di eliminare le difficoltà di accesso e ridurre la mobilità passiva interregionale;

   ottimizzare le procedure di laboratorio e consentire un'adeguata formazione degli embriologi (biologi esperti nella riproduzione umana);

   il fenomeno della mobilità passiva regionale in ambito di Pma comporta spese e difficoltà per accedere alle prestazioni, anche in termini di impiego di tempo, permessi di lavoro e costi di trasferimento;

   ad oggi, soprattutto in molte regioni, le strutture pubbliche non soddisfano il fabbisogno necessario e, tra queste, vi sono sicuramente quelle del Sud Italia;

   pertanto, al fine di ridurre la mobilità passiva, l'interrogante propone di consentire in tutte le regioni il convenzionamento dei centri di Pma privati con il Servizio sanitario nazionale, sottoponendo gli stessi a criteri di accreditamento rigorosi, come previsto anche in altri settori, con verifiche periodiche –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro interrogato intenda assumere per implementare e rendere operativi ed effettivi i Lea relativi alla procreazione medicalmente assistita, come definiti nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, al fine di garantire un'omogenea erogazione delle prestazioni sul territorio nazionale;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere per l'accreditamento con il Servizio sanitario nazionale delle strutture private di procreazione medicalmente assistita e ridurre la mobilità sanitaria regionale passiva per la fruizione di prestazioni sanitarie all'interno dei Centri di procreazione medicalmente assistita.
(2-01015) «Mammì».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   PEDRAZZINI e BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il numero dei positivi al Covid-19 sta raggiungendo il suo picco con un aumento di pazienti ricoverati in terapia intensiva e di decessi che non si registrava da maggio 2020;

   il 23 luglio 2020 l'Istituto superiore di sanità (Iss), in collaborazione con l'Inail, ha pubblicato il dossier «Focus on: utilizzo professionale dell'ozono anche in riferimento a Covid-19», che riconosce la potenziale rilevanza dell'ozono nel contrasto al Covid e a virus e batteri, sia sui pazienti, sia negli ambienti chiusi e all'aperto, senza rischi per la popolazione, in attesa di ricevere dati definitivi;

   il 3 giugno 2020 la Società scientifica di ossigeno-ozono-terapia ha presentato i dati relativi a 100 pazienti affetti da Covid-19 trattati con l'ossigeno-ozono-terapia in 15 ospedali italiani, comunicandoli a settembre dall'Iss;

   sull'efficacia dell'ossigeno-ozono-terapia sono stati pubblicati diversi lavori su riviste scientifiche internazionali, tra cui: «Oxygen-ozone (O2-O3) immunoceutical therapy for patients with Covid-19. Preliminary evidence reported», pubblicato sull'International Immunopharmacology Journal, dove i professori Franzini, Valdenassi, Ricevuti, Chirumbolo, Depfenhart, Bertossi e Tirelli descrivono l'effetto terapeutico di 4 cicli di ossigeno-ozono su 50 ospedalizzati Covid-19 affetti da sindrome respiratoria acuta (ARDS). Un lavoro sull'efficacia dell'ozonoterapia – a firma di Zheng, Dong e Hu – è stato pubblicato anche sul «Journal of Medical Virology»;

   in relazione alla disinfezione degli ambienti, sono stati pubblicati gli esperimenti di due università giapponesi: uno realizzato da ricercatori della Facoltà di medicina di Nara, prof. T.Yano e K.Kasahara – esperti in malattie infettive e patogene. L'esperimento – ripetuto più volte — ha dimostrato che l'ozono è in grado di disattivare e distruggere definitivamente il Covid-19;

   il secondo esperimento, dei medici ricercatori della Fujita Health University, ha evidenziato che l'ozono è in grado di disattivare il Coronavirus anche a basse concentrazioni innocue per l'uomo. Il dato sorprendente è che riduce del 90 per cento la carica virale;

   il Fujita Medical University Hospital ha installato generatori di ozono nelle sale d'attesa e nelle stanze di ricovero dei pazienti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga urgente adottare iniziative per inserire, viste le evidenze scientifiche, in attesa della disponibilità del vaccino, le terapie di ossigeno-ozono tra quelle autorizzate dal Comitato etico dello Spallanzani, utilizzandolo sia per la cura dei pazienti, sia per sanificare gli ambienti, per contenere i focolai ed evitare il contagio.
(5-05039)


   CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, PINI e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo il report redatto dalla Fondazione Aiom «I Numeri del Cancro in Italia 2020», il tumore del polmone rappresenta una delle più frequenti neoplasie riscontrate nella popolazione italiana;

   si stima che nel 2020 verranno diagnosticati 27.554 nuovi casi tra gli uomini (14,1 per cento delle diagnosi di tumore maschili) e 13.328 tra le donne (7,3 per cento delle diagnosi di tumori femminili), rendendolo questa la terza neoplasia più frequentemente diagnosticata;

   il tumore al polmone è tra le patologie oncologiche con la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi tra le più basse (15 per cento negli uomini e 19 per cento nelle donne) e un terzo delle persone a cui viene diagnosticato sopravvive meno di due anni dalla diagnosi;

   secondo i dati registrati in Italia nel 2017 ha rappresentato la prima causa di morte oncologica per gli uomini e la seconda per le donne e, secondo l'Istituto superiore di sanità (Iss) nel 2020 sarà causa di morte per circa 23.400 uomini e 10.600 donne;

   i risultati di uno studio europeo pubblicato su The New England Journal of Medicine, che ha coinvolto più di quattordicimila soggetti ad alto rischio tra i 50 e i 74 anni sottoposti a screening polmonare con TC a basso dosaggio di radiazioni (Ldct), hanno evidenziato un'importante riduzione della mortalità dei soggetti sottoposti a screening rispetto al gruppo di controllo;

   anche i risultati dello studio italiano Multicentric Italian Lung Detection, hanno mostrato una riduzione del 39 per cento della mortalità per cancro al polmone a 10 anni nei pazienti sottoposti a Ldct rispetto al gruppo di controllo ed una riduzione del 20 per cento della mortalità complessiva;

   la diagnosi precoce risulta quindi essere un elemento fondamentale per ridurre il tasso di mortalità attraverso l'intervento in uno stadio ancora controllato della neoplasia;

   tuttavia, allo stato attuale, non sono previsti programmi nazionali di screening oncologici e rimborsati dal Servizio sanitario nazionale, come accade per il tumore del colon-retto, della mammella e del collo dell'utero, garantiti nei livelli essenziali di assistenza;

   l'emergenza sanitaria da COVID-19 ha inoltre avuto un ulteriore impatto negativo sulle attività oncologiche, causando sia la sospensione che ritardi nelle attività diagnostiche e di follow-up –:

   quali iniziative intenda adottare al fine di implementare un programma nazionale di screening polmonare con Ldct nei soggetti ad alto rischio, che possa coinvolgere le eccellenze presenti sul nostro territorio già attive in iniziative e progetti di contrasto al cancro al polmone tramite progetti di prevenzione secondaria.
(5-05040)


   BELLUCCI e MELONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   anche la seconda ondata di contagi ha travolto le strutture che ospitano la parte più vulnerabile della popolazione, gli anziani;

   una strage testimoniata da numeri: a Concorezzo, nella Rsa Terruzzi, sono 17 le vittime decedute e da ottobre sono risultati positivi 38 ospiti su 42, oltre a metà del personale; a Bollate, nella Rsa «Giovanni Paolo II» sono risultati positivi 53 ospiti su 55 e 23 operatori su 64; a Sesto Fiorentino nella Rsa di San Giuseppe sono 12 gli anziani deceduti e oltre 70 i positivi; a Rieti nella Rsa San Raffaele 52 ospiti su 55, più 15 operatori, sono positivi; ad Avezzano nella Rsa di Don Orione sono 85 i positivi su 120 ospiti insieme a 17 operatori sanitari, 15 gli anziani deceduti; a Foggia nella Rsa della «Fondazione Palena» che ospita 70 anziani sono risultati tutti positivi insieme a 28 operatori, tre gli anziani deceduti; a Volturara positivi 72 ospiti su 82; nella Rsa «Vittorio Emanuele II» di Fabriano si sono registrati 13 decessi in pochi giorni;

   si tratta di numeri destinati a un costante aumento se non si interviene immediatamente, ponendo rimedio a quanto non è stato sufficientemente fatto finora, perché la risposta a questa strage, che riguarda tutti noi, non può essere solo l'isolamento dell'anziano, privato anche degli affetti più cari, o l'attività di screening tramite i tamponi, peraltro nemmeno prevista in modo sistematico e omogeneo;

   al riguardo, l'ex Ministro Sirchia ha invocato un «cordone sanitario» che ponga fine a tale sconcertante situazione e chiesto che le Rsa siano collegate sul territorio alle case della salute e, quindi, al Servizio sanitario nazionale: «Nelle residenze sanitarie assistenziali i medici non visitano frequentemente gli ospiti e il personale infermieristico è presente a rotazione. Si tratta spesso di cooperative di paramedici. Ciò non garantisce un livello di assistenza e di cura adeguato a persone in condizioni di conclamata necessità. In sostanza le Rsa sono luoghi delicatissimi, eppure, inspiegabilmente, sono lasciati ai margini del servizio sanitario nazionale. [...]»;

   l'emergenza ha messo in luce tutte le debolezze di un modello da rivedere, sia dal punto di vista del sostegno pubblico sia del reclutamento degli operatori-sociosanitari –:

   quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per attuare un piano straordinario per la protezione degli anziani ricoverati nelle residenze sanitarie assistenziali, prevedendo che tali strutture siano al più presto collegate sul territorio alle case della salute, in stretta ed effettiva sinergia con il servizio sanitario nazionale.
(5-05041)


   SPORTIELLO, LOREFICE, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO, LAPIA, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, RUGGIERO, SAPIA e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in considerazione dell'evoluzione della situazione epidemiologica da Covid-19, delle nuove evidenze scientifiche, delle indicazioni provenienti da alcuni organismi internazionali (Oms ed Ecdc) e del parere formulato in data 11 ottobre 2020 dal Comitato tecnico scientifico, il 12 ottobre 2020 è stata pubblicata la circolare del Ministero della salute contenente indicazioni per la durata ed il termine dell'isolamento e della quarantena;

   l'isolamento dei casi di documentata infezione da Sars-Cov-2 si riferisce alla separazione delle persone infette dal resto della comunità per la durata del periodo di contagiosità, in ambiente e condizioni tali da prevenire la trasmissione dell'infezione, mentre la quarantena si riferisce alla restrizione dei movimenti di persone sane per la durata del periodo di incubazione, ma che potrebbero essere state esposte ad un agente infettivo o ad una malattia contagiosa, con l'obiettivo di monitorare l'eventuale comparsa di sintomi e identificare tempestivamente nuovi casi;

   nella citata circolare, in riferimento ai casi positivi a lungo termine, cioè alle persone che, pur non presentando più sintomi, continuano a risultare positive al test molecolare per Sars-Cov-2, si legge testualmente: «in caso di assenza di sintomatologia da almeno una settimana, potranno interrompere l'isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi. Questo criterio potrà essere modulato dalle autorità sanitarie d'intesa con esperti clinici e microbiologi/virologi, tenendo conto dello stato immunitario delle persone interessate (nei pazienti immunodepressi il periodo di contagiosità può essere prolungato)»;

   sarebbe auspicabile precisare che, per i casi a lungo termine, la valutazione dell'eventuale prolungamento o meno dell'isolamento possa essere effettuata anche dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta, anche al fine di ridurre i tempi di attesa e di uniformare la procedura su tutto il territorio nazionale, in quanto al momento le regioni operano con criteri difformi –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per precisare che, in riferimento ai casi positivi al Covid-19 a lungo termine, la valutazione sull'eventuale prolungamento o meno dell'isolamento, possa essere effettuata anche dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta.
(5-05042)


   NOVELLI, BAGNASCO, BOND, MUGNAI, VERSACE e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia in atto ha causato una forte carenza di bombole d'ossigeno. La richiesta di bombole di ossigeno domiciliari è infatti inevitabilmente aumentata con la diffusione di Covid-19, e da tempo vengono denunciate gravi difficoltà nell'approvvigionamento di dispositivi per l'ossigenoterapia domiciliare, e molte persone esasperate iniziano a minacciare esposti;

   ad aggravare la situazione, contribuisce un malcostume diffuso: quello di non riconsegnare le bombole vuote, che riempite potrebbero essere riutilizzate e salvare delle vite umane;

   la carenza di questi strumenti si fa sentire in diverse aree del Paese, come denunciato dalle associazioni dei farmacisti, e se vi sono diverse regioni, compreso il Friuli-Venezia Giulia, che non hanno finora registrato queste criticità, ve ne sono altre dove da tempo si segnalano con allarme queste carenze. Addirittura si è assistito a casi, come quelli di Pozzuoli, dove dei «Centri sub» della zona flegrea hanno consegnato le loro bombole d'ossigeno alla Capitaneria di porto per essere portate alla Protezione civile e successivamente distribuite a chi ne ha bisogno;

   mancano le bombole e le richieste sono tante, e come denunciava giorni fa uno dei tanti farmacisti, «noi dovremmo sempre avere delle bombole di scorta ma non riusciamo ad avere neanche più la fornitura obbligatoria», appellandosi infine ai cittadini affinché chi le ha utilizzate le restituisca, in modo che possano essere utili ad altri pazienti che necessitano di un supporto per l'ossigeno;

   vista la gravissima situazione sanitaria in atto e visto che l'ossigeno è vitale per tantissimi pazienti, si poteva prevedere un aumento di forniture, e organizzare il tutto con anticipo senza ritrovarsi ancora una volta impreparati. Emerge disorganizzazione: non si ha un quadro complessivo delle forniture, non si conoscono le prescrizioni di ossigeno da parte dei medici di famiglia, non si conoscono gli approvvigionamenti e delle esigenze delle tantissime farmacie;

   nelle ultime settimane ci sono stati diversi appelli da Aifa, Federfarma e Assogastecnici per il reperimento di bombole di ossigeno medicale: il punto centrale è la capacità del sistema di ritirare le bombole e in tempi brevi reimmetterle nel mercato e va cambiato il modello organizzativo chiedendo un intervento del commissario Arcuri –:

   quali immediate iniziative di competenza si intendano adottare al fine di dare soluzione alla grave carenza di bombole d'ossigeno per l'ossigenoterapia e rispondere positivamente alla legittima esasperazione di tantissimi pazienti che non riescono ad avere gli indispensabili dispositivi per l'ossigenoterapia domiciliare.
(5-05043)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA e ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento Alimentare (Sisdca), sono circa 2 milioni solo in Italia le persone che soffrono di disturbi alimentari, con un aumento di circa 8500 casi l'anno;

   la prevalenza di casi di anoressia nervosa è di circa un caso ogni 2-300 persone (0,3-0,5 per cento di casi sulla popolazione femminile), mentre per le adolescenti e le giovani adulte i numeri aumentano drasticamente, con una prevalenza del 2 per cento. Per quanto riguarda la bulimia ne soffre circa il 4 per cento delle ragazze di età 15-25 anni e sono in aumento i casi in età precoci (intorno agli 8-9 anni) o tardivi (oltre i 40 anni) sia per bulimia che anoressia;

   9 donne su 100.000 si ammalano ogni anno di anoressia e 12 di bulimia e nel 95,9 per cento dei casi i disturbi del comportamento alimentare riguardano la popolazione femminile;

   tra gli uomini i nuovi casi ogni anno di anoressia sono 0,02-1,4 ogni 100.000 persone e i casi di bulimia sono circa 0,8; rappresentano in Italia il 5-10 per cento di tutti i casi di anoressia nervosa, il 10-15 per cento dei casi di bulimia nervosa e il 30-40 per cento dei casi di (Binge eating disorder);

   si è verificato un aumento della popolazione maschile tra coloro che soffrono dei suddetti disturbi tale che nel 2012 sono stati modificati i criteri diagnostici dell'anoressia, quali l'amenorrea (mancanza di mestruazioni) che non rappresenta un criterio di diagnosi della patologia nell'uomo;

   secondo la National Association of Anorexia Nervosa inoltre, gli uomini gay sono 7 volte più a rischio di soffrire di binge eating rispetto agli uomini eterosessuali e i transgender che soffrono di disturbi alimentari sono circa 4 volte tanto quelle cisgender;

   nell'attuale situazione di emergenza sanitaria, dovuta alla diffusione del virus Covid-19, i disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, si sono esacerbati. Lo suggerisce uno studio pubblicato sull'International Journal of Eating Disorders condotto su oltre 1000 pazienti tra Olanda e Stati Uniti, mentre un altro lavoro sulla rivista Nature Reviews Endocrinology di esperti delle Università di Copenaghen e Aarhus University mostra che la sedentarietà derivante dalla quarantena può incrementare obesità;

   fondamentale è garantire la prevenzione dei disturbi dell'alimentazione cercando di intercettare questa patologia in tempo per fornire soluzioni efficaci per evitare, nei casi più gravi, la morte del malato;

   i disturbi della nutrizione e dell'alimentazione sono un problema di sanità pubblica di crescente importanza per la loro diffusione e l'eziologia multifattoriale complessa, dal momento che mancano nei territori le strutture adeguate, quali i diurni e gli ambulatori, e si fa sempre più forte l'esigenza di comprendere la patologia da disturbi del comportamento alimentare nei livelli essenziali di assistenza (Lea);

   la carenza di strutture pubbliche e private convenzionate in Italia e i tempi di attesa lunghissimi per i ragazzi che soffrono di tali patologie, rappresentano un problema grave, mancando anche un supporto per i loro genitori che vengono lasciati soli ad affrontare il disagio dei loro figli;

   affinché le persone affette da disturbi alimentari non siano più invisibili è importante, in previsione di un ritorno alla regolarità delle attività assistenziali, un aggiornamento della mappatura delle strutture pubbliche e convenzionate e delle associazioni dedicate ai disturbi alimentari, al fine di garantire ai cittadini affetti da tali patologie, alle loro famiglie e agli operatori sanitari a cui tali soggetti afferiscono i migliori livelli di accesso e appropriatezza dell'intervento –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per un'azione più incisiva, in termini di prevenzione e trattamento, dei disturbi di cui in premessa e se non ritenga di valutare l'adozione delle iniziative di competenza per l'inserimento degli stessi nei livelli essenziali di assistenza.
(5-05035)


   NOVELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2020, con decreto ministeriale, sono stati individuati 21 indicatori funzionali alla determinazione dello stato di emergenza di una regione in relazione al livello di pericolo della pandemia da coronavirus sul relativo territorio;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020, agli articoli 2 e 3, indica le misure di contenimento della pandemia da adottarsi nelle regioni che si collocano negli scenari di tipo 3 o 4;

   il 12 novembre 2020 le regioni Emilia-Romagna, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, d'intesa con il Ministro della salute, hanno adottato la medesima ordinanza, specifica per regioni collocate in scenario di tipo 2, finalizzata a contenere la diffusione del virus;

   il 13 novembre 2020 con ordinanza del Ministro della salute, è stata disposta la classificazione delle regioni Toscana e Campania in uno scenario di tipo 4 e delle regioni Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche in uno scenario di tipo 3, mentre per la regione Veneto è stato confermato lo scenario di tipo 2;

   nell'arco di 24 ore, il Ministro della salute ha quindi avallato la scelta di tre regioni classificate in uno scenario di tipo 2 di adottare una ordinanza con i medesimi contenuti, per poi classificare in uno scenario di tipo 3 due di queste regioni;

   al fine di migliorare l'interlocuzione tra regioni e Governo e di far comprendere ai cittadini delle regioni coinvolte come il Ministro della salute giunga a disporre la classificazione delle regioni in scenari di diverso tipo, è necessario che venga chiarito il meccanismo di funzionamento dei 21 indicatori e che venga reso noto quali di questi indicatori sono decisivi nell'assunzione delle decisioni –:

   se tutti gli indicatori individuati il 30 aprile 2020 abbiano la stessa rilevanza nella definizione del livello di rischio, e quali siano quelli che hanno portato alla classificazione della regione Friuli-Venezia Giulia in uno scenario di tipo 3.
(5-05036)


   MATURI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i cani randagi del comune di Palermo, a seguito di una gara ad evidenza pubblica – CIG 715505835 del 27 ottobre 2017 – da alcuni anni vengono trasferiti in due canili privati in provincia di Caserta;

   il bando di gara, che non considera i cani esseri senzienti ma come merci, è tuttora oggetto di contestazioni da parte delle associazioni di protezione degli animali;

   la legge quadro per la tutela degli animali d'affezione 14 agosto 1991 n. 281 prevede l'obbligo per i comuni di ristrutturare i canili sanitari e realizzare rifugi per i randagi, nei quali devono essere assicurati il benessere animale e le adozioni;

   la legge regionale Sicilia n. 15 del 2000 stabilisce altresì che i comuni possono incaricare della custodia dei cani catturati le associazioni animaliste, iscritte nell'albo regionale;

   il Ministero della sanità, con la circolare 14 maggio 2001, n. 5 in ottemperanza alla sentenza del Consiglio di Stato NRG 5022/1999 (che sancisce l'impossibilità dell'esclusività per le associazioni animaliste nelle convenzioni di gestione dei canili), ha chiarito che, nella concessione della gestione dei canili da parte dei comuni, deve essere preso in considerazione il criterio dell'economicità, inteso non solamente come minori costi di gestione ma anche in relazione al benessere animale (adeguate condizioni di vita, adozioni e controlli);

   la Corte di Cassazione (sentenza n. 37859) ha sancito che tenere custoditi animali in condizioni di eccessivo sovraffollamento integra il reato di cui all'articolo 727, comma 2 del codice penale in quanto costituisce una scelta imprenditoriale diretta a sacrificare il benessere degli animali alle logiche del profitto;

   il comune di Palermo nel 2017 ha aggiudicato il servizio di gestione dei cani al ribasso all'unica società partecipante Dog's Town S.r.L. costituita in Ati con il canile Pet's Boarding House, entrambi della provincia di Caserta, prevedendo, dopo 6 mesi, la voltura all'affidatario del 50 per cento dei cani non adottati e il rientro al canile di Palermo per l'altra metà, senza tenere conto delle ulteriori sofferenze patite dagli animali;

   la provincia di Caserta è nota per la grave criticità «randagismo»; in tale contesto è lecito dubitare della capacità di far adottare in pochi mesi la metà dei cani appaltati;

   nel 2018 il servizio veterinario della Asp di Palermo, a seguito di un controllo, rilasciava parere negativo al trasferimento anche per la saturazione del Dog's Town che già ospitava 750 cani;

   in data 22 ottobre 2020 dalla visura dell'anagrafe canina il Dog's Town risultava in «blocco in ingresso per superamento recettività numero di cani»;

   il 13 ottobre 2020 due volontarie palermitane, a seguito di una visita presso i canili, hanno divulgato alcuni video che evidenziano le pessime condizioni dei cani trasferiti dal Dog's Town al Pet's Boarding House e hanno appurato che, di molti animali trasferiti non si hanno più notizie –:

   se il Governo, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche di carattere ispettivo, affinché siano accertate le eventuali irregolarità relative al bando di gara, alle condizioni di mantenimento, ricovero e cura dei cani provenienti dal canile di Palermo detenuti presso il Dog's Town di Pignataro Maggiore e il Pet's Boarding House di Pontelatone;

   se, per quanto di competenza, intenda promuovere iniziative finalizzate alla verifica delle condizioni di benessere e tracciabilità degli animali detenuti presso i suddetti canili e/o in eventuali canili satellite, nonché delle relative schede riportanti tutti i controlli e gli interventi sanitari eseguiti sugli animali.
(5-05051)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FEDERICO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da un punto di vista sanitario la regione Molise sta affrontando l'emergenza COVID-19 con particolare difficoltà dovute ad una serie di fattori che possono essere riassunti con il fatto che è in piano di rientro dai debiti della sanità dal luglio del 2009;

   con decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 7 dicembre 2018 sono stati nominati come Commissario e Sub Commissario rispettivamente il dottor Angelo Giustini e la dottoressa Ida Grossi;

   con decreto del presidente della giunta regionale del Molise n. 11 del 8 febbraio 2020 è stato nominato direttore generale dell'Azienda sanitaria regionale per il Molise il dottor Oreste Florenzano;

   con decreto del Commissario ad acta n. 48 del 14 luglio 2020 è stato approvato il «Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera per emergenza COVID-19, ai sensi del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020»;

   l'unico centro per la cura dei pazienti affetti da COVID-19 è l'ospedale Cardarelli di Campobasso, centro Hub di riferimento per la cura anche di altre patologie;

   in una recente nota ufficiale, il sindaco della città di Campobasso, avvocato Roberto Gravina, ha segnalato proprio al Ministero della salute che «l'evolversi della situazione epidemiologica ed il conseguente sovraccarico di pazienti in cura sta creando allarmismo nella popolazione, soprattutto per il diffondersi di notizie circa l'organizzazione dei reparti maggiormente interessati ovvero le malattie infettive e la terapia intensiva. Da un lato si registra, infatti, un numero elevato di decessi nel reparto di malattie infettive, peraltro solo di recente ampliato nella capienza; dall'altro, la situazione del numero di pazienti in terapia intensiva e la possibilità di garantire l'accesso anche ai pazienti non Covid pone interrogativi circa il funzionamento degli altri reparti e prestazioni connesse»;

   la cronaca delle ultime ore ci racconta di un altro decesso di un settantenne ricoverato nel reparto di malattie infettive del nosocomio del capoluogo di regione, accompagnata dalla testimonianza del figlio che racconta in prima persona le difficoltà che si vivono in reparto a causa della mancanza di personale, cronica in Molise, ma che oggi ha una ricaduta ancora più drammatica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle criticità presso l'ospedale Cardarelli di Campobasso, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere in ordine alle reali condizioni organizzative e operative dei reparti maggiormente coinvolti nel fronteggiare la pandemia e agli strumenti, ordinari e straordinari, da mettere in campo per risolvere la situazione di carenza di personale.
(4-07553)


   MANZO, DEL SESTO, VILLANI, NAPPI, ADELIZZI, DEL MONACO e BUOMPANE. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

    la recrudescenza dei contagi da COVID-19, verificatasi nelle ultime settimane nella regione Campania, ha sottoposto a fortissimo stress le strutture dell'intero sistema sanitario regionale; il considerevole aumento dei pazienti affetti da COVID-19 ha provocato una rapida saturazione dei posti letto disponibili;

   a questa situazione, già di per sé difficile, si aggiunge un sovraffollamento delle strutture di pronto soccorso dove le persone si riversano in, massa sia a seguito di sintomatologie che potrebbero essere simili a quelle prodotte dal COVID-19, sia per trovare assistenza per tutte le altre patologie; il gran numero di utenti che chiede assistenza alle strutture di pronto soccorso e un contingente di personale sanitario numericamente non sufficiente a far fronte all'emergenza prodotta dalla pandemia ha portato alcune strutture sanitarie ad adottare scelte estremamente difficili:

   la Asl Na3 Sud ha disposto la chiusura del pronto soccorso dell'ospedale «De Luca e Rossano di Vico Equense» al fine di poter trasferire il personale sanitario ivi operante al «Covid Hospital di Boscotrecase»;

   il pronto soccorso «dell'ospedale di Sorrento» è stato invece chiuso per il gran numero di pazienti con sintomatologia - o sospetta sintomatologia - COVID-19 che vi si sono rivolti, saturando tutti i posti disponibili e rendendo impossibile l'assistenza di pazienti con sintomatologie diverse;

   conseguenza di tale chiusura è stato un immediato aumento della pressione nei confronti del pronto soccorso dell'ospedale «San Leonardo di Castellammare di Stabia», divenuto unico punto di riferimento di un bacino di utenza che va da Sorrento a Pompei, con tutte le conseguenze che tale stato di cose comporta, con enormi disagi per la popolazione e pazienti costretti ad attendere per ore nelle ambulanze;

   le denunce relative alle difficili condizioni in cui versa il nosocomio stabiese – dove mancherebbero ossigeno e posti letto – sono all'ordine del giorno, mentre il numero di contagi aumenta vertiginosamente sia in città che nei comuni limitrofi. È di queste ore l'allarme lanciato da primario del reparto di pronto soccorso dell'ospedale stabiese, dottor Pietro Di Cicco;

   da quanto fin qui esposto appare evidente il rischio di un collasso della rete ospedaliera anti-Covid campana, con la pressione sugli ospedali che ha raggiunto livelli allarmanti, il personale allo stremo, la popolazione atterrita dalle continue notizie di persone costrette ad aspettare per ore nelle ambulanze in processione all'esterno delle strutture ospedaliere, di pazienti costretti ad un doloroso calvario. Un allarme rilanciato anche dai medici ed esperti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendono assumere i Ministri interrogati al fine di garantire e tutelare il diritto alla salute dei cittadini campani alla luce delle criticità rappresentate in premessa, e se – sempre per quanto di competenza – si intendano avviare iniziative al fine di verificare se vi siano riscontrate irregolarità e inefficienze nella gestione delle strutture sanitarie afferenti al servizio sanitario nazionale in Campania e chiarire le ragioni di alcune scelte fatte dall'attuale amministrazione, tra cui quella di non attivare i policlinici per la gestione dell'emergenza.
(4-07568)


   VILLANI, MANZO, NAPPI, ADELIZZI, BUOMPANE, BARBUTO e DEL MONACO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto della giunta regionale della Campania n. 373 del 6 agosto 2019, il dottor M. Iervolino veniva nominato direttore generale dell'Asl di Salerno;

   con deliberazioni n. 2 e n. 3 del 9 agosto 2019, il direttore generale dell'Asl di Salerno conferiva, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 502 del 1992, l'incarico di direttore amministrativo dell'Asl di Salerno alla dottoressa Palumbo e l'incarico di direttore sanitario al dottor Primiano;

   l'impennata dei contagi dal mese di settembre 2020 ad oggi ha stigmatizzato la cosiddetta seconda ondata di epidemia da Covid-19 che ha, in tutta Italia ed in Campania, messo in grave difficoltà le strutture ospedaliere, molte volte al collasso;

   in questo disastroso quanto complesso scenario, il direttore generale dell'Asl di Salerno, Iervolino, si è assentato dal lavoro, per problemi di salute;

   con decreto del Presidente di giunta della regione Campania n. 131 del 23 ottobre 2020 il presidente della Campania ha decretato di affidare al dottor D'Amato, direttore generale dell'Auo S. Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona di Salerno, l'esercizio temporaneo delle funzioni di direzione dell'A.S.L. di Salerno «...fino alla cessazione delle cause ostative all'espletamento delle relative funzioni da parte del Direttore Generale titolare dell'incarico, e comunque per un periodo non superiore a sessanta giorni», ciò per assicurare «nell'attuale contesto di criticità connesso all'emergenza COVID-19... continuità da parte dell'ASL Salerno nell'attività di coordinamento presso l'unità di crisi regionale cui partecipano tutti i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie», giustificando quindi la sua decisione con il Solo presupposto di «dover provvedere con somma urgenza» tenuto conto anche della necessità di «coordinamento delle relative attività con l'Unità di crisi regionale per l'emergenza COVID-19»;

   la scelta da parte del presidente della regione è in contrasto con quanto disposto dall'articolo 3, comma 6, dal decreto legislativo n. 502 del 1992 che recita testualmente che: «... in caso di vacanza dell'ufficio o nei casi di assenza o impedimento del direttore generale, le relative funzioni sono svolte dal direttore amministrativo o dal direttore sanitario su delega del direttore generale o, in mancanza di delega, dal direttore più anziano per età. Ove l'assenza o l'impedimento si protraggano oltre i sei mesi si procede alla sostituzione»;

   l'articolo 3 del decreto legislativo n. 502 del 1992 rimane l'unico strumento legislativo utilizzabile in caso di assenza del direttore generale e pertanto, secondo l'interrogante, si doveva procedere ad applicare le citate disposizioni affidando le relative funzioni al direttore amministrativo o al direttore sanitario su sua delega o, in mancanza, al direttore più anziano d'età;

   il decreto del presidente della giunta regionale, che nomina il dott. D'Amato a direttore generale pro tempore, in quanto adottato in difformità della disciplina richiamata, appare di dubbia legittimità e tale da determinare il rischio di inficiare la validità stessa degli atti adottati dal suddetto direttore –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza volte a chiarire il quadro normativo vigente in relazione alla particolare situazione di cui in premessa e alle criticità sopra richiamate, valutando altresì se sussistano i presupposti per promuovere una verifica da parte dell'ispettorato della funzione pubblica.
(4-07570)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) (regolamentazione sanitaria internazionale) e l'Unione europea (decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013) hanno prescritto l'importanza dell'adozione e dell'aggiornamento di un piano pandemico nazionale;

   in termini pratici il piano pandemico aggiornato consente di affrontare aspetti centrali come, a titolo di esempio e come riscontrabile nel piano pandemico nazionale risalente al 2006: cosa si deve fare per tenere una pandemia fuori dall'Italia; se non si riesce a contenere la pandemia come si deve organizzare il sistema per isolare ed eliminare gli eventuali focolai; cosa va previsto che accada se una pandemia prende piede e non si è in grado di contenerla; cosa si può fare per aumentare la resilienza del sistema sanitario; per quanto tempo potrà protrarsi l'onda pandemica; quante scorte di dispositivi di protezione per i sanitari si devono accantonare basandosi sulla durata prevista della fase pandemica; quale è la percentuale della popolazione che si ammalerà; quanto alto potrebbe essere il picco dei contagiati e dei ricoverati; quanti letti di pneumologia e terapia intensiva sono necessari in questo scenario; quali misure si possono prendere per abbassare il picco epidemico; quali potrebbero essere le conseguenze economiche; cosa si deve fare per attenuarle;

   appare evidente che le questioni affrontate nel piano pandemico risultano le medesime su cui si è dibattuto durante la prima fase della pandemia ed anche nelle fasi successive, a dimostrazione dell'importanza di questi dati;

   pertanto la disponibilità di dati precisi ed aggiornati avrebbe consentito di dare risposte attuali a scenari prefigurabili e in effetti prefigurati nel piano pandemico predisposto in ossequio alle disposizioni dell'Oms;

   è evidente altresì che, se l'Oms richiede ai singoli Stati di avere un piano pandemico aggiornato, la pandemia non può qualificarsi come un «cigno nero» del tutto inatteso e inaccettato;

   d'altronde, in questi anni sono state trasmesse diverse comunicazioni inerenti a potenziali pandemie quali, a titolo di esempio, la comunicazione della Commissione europea per fronteggiare una pandemia in data 28 novembre 2005. Tra queste: le linee guida dell'Oms sulla preparazione per affrontare una pandemia anche nei settori non sanitari nel luglio 2009; le linee guida provvisorie dell'Oms sulla gestione del rischio pandemico nel 2013; la decisione dei Parlamento europeo sulle gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliera in data 22 novembre 2013; le linee guida definitive dell'Oms sulla gestione del rischio pandemico a livello nazionale e internazionale nel maggio 2017; le linee guida del Centro europeo per il controllo delle malattie sulla revisione dei piani pandemici nazionali nel novembre 2017; le linee guida dell'Oms con dettagliate liste di controllo per la gestione del rischio pandemico nel gennaio 2019; le linee guida dell'Oms sui passi da seguire per elaborare o aggiornare i piani pandemici nazionali nel marzo 2018; le linee guida dell'Oms sul come condurre esercitazioni di simulazione per convalidare i piani pandemici nazionali nel settembre 2018;

   risulta quindi chiaro che la progettazione di uno scenario pandemico ha formato oggetto di una pluralità di interventi da parte delle organizzazioni quali Oms e Unione europea che avrebbero dovuto trovare ricezione e accoglimento adeguato nel quadro disciplinare italiano;

   come noto il piano pandemico nazionale è stato formulato nel 2006, ma non è mai stato aggiornato –:

   in quale modo si sia dato riscontro alle plurime comunicazioni provenienti da Oms e Unione europea inerenti al rischio pandemico come sopra richiamate;

   chi fosse deputato a dare corso alla ricezione di queste linee guida e comunicazioni;

   per quale motivo non si sia proceduto ad un aggiornamento puntuale del piano pandemico che avrebbe consentito di dare una risposta cogente e attuale alla pandemia in atto.
(4-07571)


   BIGNAMI, PRISCO, ROTELLI, DONZELLI e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è consultabile sul sito del Ministero della salute il «Piano Nazionale di preparazione e risposta ad una pandemia influenzale» elaborato nel 2006. In tale piano si afferma che fin dal 2003, a seguito della comparsa del virus A/H5N1 «l'OMS ha raccomandato a tutti i Paesi di mettere a punto un Piano Pandemico e di aggiornarlo costantemente seguendo le linee guida concordate», fissando gli obiettivi e le azioni chiave da realizzare per fronteggiare una situazione di pandemia;

   ma nel 2005 la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dà vita alla regolamentazione sanitaria internazionale, ripresa anche dalla decisione n. 1082/2013/UE del Parlamento europeo e del consiglio del 22 ottobre 2013 in cui si legge: «L'RSI impone già agli Stati membri di sviluppare, rafforzare e mantenere la capacità di individuare, valutare, comunicare e rispondere alle emergenze di sanità pubblica di portata internazionale. Sono necessarie consultazioni finalizzate al coordinamento tra gli Stati membri per promuovere l'interoperabilità della pianificazione nazionale di preparazione, alla luce delle norme internazionali e nel rispetto delle competenze degli Stati membri in materia di organizzazione dei rispettivi sistemi sanitari»;

   nel piano pandemico del 2006 si apprende: «Una pandemia influenzale costituisce una minaccia per la sicurezza dello Stato: il coordinamento condiviso fra Stato e Regioni e la gestione coordinata costituiscono garanzia di armonizzazione delle misure con quelle che, raccomandate dall'OMS, verranno intraprese da altri Paesi. Inoltre, considerando le ricadute che un rischio sanitario determina sui diversi settori della vita sociale, le misure sanitarie vanno armonizzate con quelle intraprese da altri soggetti istituzionali non sanitari». Pertanto, «il Piano individua le azioni chiave per le Autorità sanitarie nazionali e regionali e per gli altri Attori coinvolti ed elenca le misure che devono essere adottate per ogni fase»;

   infatti, «L'OMS raccomanda a tutti i Paesi di mettere a punto un Piano Pandemico e di aggiornarlo costantemente seguendo le linee guida concordate». Compete al Ministero della salute di farsi «carico di concordare con le Regioni le attività sanitarie e con i Dicasteri coinvolti le attività extrasanitarie necessarie per la preparazione e la risposta ad una pandemia nonché gli aspetti etici, legali ed internazionali, ivi compresi gli eventuali accordi bilaterali che si dovessero rendere necessari con altri Paesi, a supporto delle attività»;

   tuttavia, nel documento dell'Oms «An Unprecedented challenge – Italy first response to COVID-19» citato anche in trasmissioni Rai si legge: «Nel 2006, dopo la prima epidemia di sindrome respiratoria acuta grave (SARS), il Ministero della Salute italiano e le regioni hanno approvato un piano nazionale di preparazione e risposta all'influenza pandemica, riconfermato nel 2017, con linee guida per i piani regionali. Il piano nazionale di prevenzione 2014-2018, il quadro guida per la pianificazione e il finanziamento strategico della sanità pubblica, richiedeva pertanto una maggiore preparazione alle pandemie». Pertanto, diversamente da quanto richiesto dall'Oms non si è dato corso ad alcun «aggiornamento», limitandosi a mere riconferme del piano per quasi tre lustri, con conseguente inattualità di parametri ritenuti significativi (operatori sanitari, posti letto, e altro). Difatti, come si legge nel documento dell'Oms «La pianificazione, tuttavia, è rimasta più teorica che pratica»;

   tali circostanze sono confermate dalle dichiarazioni del coordinatore del Comitato tecnico-scientifico (Cts) Miozzo secondo cui sono stati fatti «sforzi ciclopici per fare entrare la conoscenza scientifica in questioni» di cui nessuno si era mai occupato –:

   per quale motivo non si sia proceduto ad alcun aggiornamento del piano, limitandosi a mere riconferme, come affermato dall'Oms;

   per quale motivo si sia ritenuto di coinvolgere nella risposta scientifica della pandemia funzionari e dirigenti ministeriali che avrebbero dovuto predisporre quei documenti richiesti dalla stessa Oms per fronteggiare la pandemia.
(4-07574)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 17 gennaio 2020 si è tenuta, secondo quanto riferito dal quotidiano «The Guardian», una riunione convocata dal Centro europeo di prevenzione e controllo per le malattie infettive con i rappresentanti dei Ministeri della salute di tutti i Paesi europei finalizzato alla redazione di un piano comune di misure preventive per contenere la diffusione dei coronavirus nel continente europeo, con focus particolare sulla gestione degli aeroporti;

   dalla lettura dell'articolo risulta che il rappresentante del Ministero della salute italiano individuato nella figura del direttore dell'ufficio prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionali dello stesso Ministero, non si sarebbe presentato in quanto non avrebbe letto la mail di convocazione;

   secondo quanto riferito dal quotidiano «Il Fatto Quotidiano» che conferma dette circostanze, il rappresentante nominato dal Ministero della salute sarebbe il dottor Francesco Maraglino;

   il direttore dell'ufficio prevenzione, nonostante questa rilevante e grave mancanza, risulta essere componente del comitato tecnico-scientifico –:

   se sia a conoscenza della circostanza inerente all'assenza del rappresentante italiano a questa riunione;

   quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione a questa assenza;

   se ritenga importante la partecipazione italiana a questi incontri sovranazionali;

   se si ritenga opportuno confermare il direttore dell'ufficio prevenzione delle malattie trasmissibili e profilassi internazionali dello stesso Ministero nel proprio incarico.
(4-07575)


   QUARTAPELLE PROCOPIO e GRIBAUDO. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'attuale crisi da Covid-19 richiede l'impiego di risorse medico sanitarie straordinarie, come i mesi che si stanno vivendo. È evidente che occorre mobilitare tutto il personale medico sanitario possibile; ogni regione deve utilizzare i mezzi a disposizione per garantire alla comunità un supporto sicuro e completo;

   esistono attualmente risorse nel settore che non vengono però attivate e impiegate, un'occasione che in questo momento non si può lasciare da parte. L'articolo 13 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, già consente l'esercizio temporaneo di qualifiche professionali sanitarie ai professionisti che intendono esercitare sul territorio nazionale una professione sanitaria conseguita all'estero regolata da specifiche direttive dell'Unione europea. Inoltre, l'esercizio di queste qualifiche si estende in deroga all'articolo 38 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, a tutti i cittadini di Paesi non appartenenti all'Unione europea, titolari di un permesso di soggiorno che consente di lavorare, fermo ogni altro limite di legge;

   molte organizzazioni di ospedali e Asl stanno ignorando la disposizione dell'articolo 13 del suddetto decreto-legge, e continuano a bandire concorsi che richiedono per i medici il requisito della «cittadinanza italiana o di paesi dell'Unione Europea» e per il restante personale sanitario prevedono i requisiti previsti dall'articolo 38 del Testo unico del pubblico impiego, escludendo pertanto i cittadini extra Unione europea che non siano soggiornanti di lungo periodo. Situazioni di questo tipo si sono riscontrate in particolare in Lombardia, Lazio, Piemonte, Basilicata, Molise, Sicilia e Calabria;

   l'associazione medici stranieri in Italia sottolinea che nel Paese sono presenti circa 77.500 persone aventi cittadinanza straniera con qualifiche sanitarie necessarie. Di questi 22 mila medici, 38 mila infermieri e altri professionisti della sanità. Di questi appena il 10 per cento accede ad un posto di lavoro nella sanità pubblica –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo, per quanto di competenza, per assicurare una omogenea e corretta applicazione della legge n. 27 del 2020, così da garantire ai cittadini e al Paese le risorse di cui hanno bisogno in questo momento, e a chi ne ha diritto la possibilità di esercitare la propria professione.
(4-07577)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDELLI e BERGAMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il così detto piano voucher per le famiglie prevede l'attribuzione di un contributo di 500 euro ai nuclei familiari con reddito Isee inferiore a 20.000 euro, che può essere utilizzato in parte per attivare una nuova connessione internet da almeno 30 Mbit/s in download, e in parte per l'acquisto di un pc o tablet;

   le condizioni per usufruire del contributo impongono che il pc o tablet debba essere fornito esclusivamente dall'operatore con cui viene stipulato il contratto per la connessione, e vietano di utilizzare il contributo esclusivamente per l'acquisto di un device;

   tali condizioni, come denunciato dalle associazioni consumeristiche, impediscono ai consumatori di scegliere autonomamente il tablet o il pc da utilizzare, con ricadute sulla qualità dei dispositivi forniti dagli operatori e danneggiano gli esercizi commerciali che vendono dispositivi elettronici –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative urgenti per rimuovere le criticità segnalate in premessa e tutelare il diritto dei consumatori.
(5-05032)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Pettarin n. 4-07220, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Tondo.

  L'interrogazione a risposta orale Baldelli e altri n. 3-01904, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 17 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bergamini.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Meloni n. 4-07524 del 17 novembre 2020.

Ritiro di firme da una interpellanza.

  Interpellanza Berardini e altri n. 2-01011, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 novembre 2020: sono state ritirate le firme dei deputati: Manzo, Nappi.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Foti e Zucconi n. 5-02334 del 24 giugno 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07556;

   interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-04543 del 31 agosto 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07557;

   interrogazione a risposta orale Ferri n. 3-01900 del 17 novembre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07549.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in Commissione Schullian e Sangregorio n. 5-05003 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 428 del 17 novembre 2020. Alla pagina 16118, prima colonna, alla riga quarantaquattresima, deve leggersi: «SANGREGORIO e SCHULLIAN. — Al», e non come stampato.