Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 4 novembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    la sua posizione geografica consente all'Italia di ricoprire il ruolo strategico di piattaforma logistica al centro del Mediterraneo, rappresentando una vera e propria cerniera tra Europa, Africa e Asia;

    nel Mezzogiorno, la rete autostradale si estende per 2,149 chilometri e rappresenta circa il 31 per cento di quella nazionale, mentre la rete ferroviaria, a fronte dei 16.788 chilometri complessivi distribuiti nell'intero territorio del Paese, è di 5.730 chilometri, di cui poco più del 50 per cento a doppio binario ed elettrificata;

   nel Piano per il Sud del Governo Conte II le azioni per rilanciare gli investimenti nelle regioni meridionali nel triennio 2020-22, a parità di risorse disponibili e senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, garantiranno una capacità di spesa in conto capitale media per anno di circa 7 miliardi di euro, corrispondenti all'1,8 per cento del prodotto interno lordo del Mezzogiorno e pari a complessivamente 21 miliardi di euro;

   nelle more del negoziato sul Quadro finanziario pluriennale 2021-27, il Governo nel Piano per il Sud ha stimato in maniera prudenziale in oltre 123 miliardi di euro l'ammontare delle risorse a disposizione dell'Italia per il nuovo ciclo di programmazione nelle regioni meno sviluppate;

   prendendo atto che per sviluppare le infrastrutture al Sud è necessario un piano di investimenti che preveda almeno il 34 per cento delle risorse in conto capitale, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 310, della legge n. 160 del 27 dicembre 2019;

   il quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea è stato rivisto per fronteggiare l'emergenza da Covid-19 e rilanciare gli investimenti in Europa attraverso l'utilizzo delle risorse del Recovery Fund;

   il rapido sviluppo economico, infrastrutturale e tecnologico del Mezzogiorno costituisce, nell'ambito delle iniziative governative finalizzate a favorire la ripresa del «sistema Paese» post emergenza Covid-19, un obbiettivo primario e non più rinviabile;

   con il decreto-legge n. 104 del 2020 (cosiddetto decreto-legge semplificazioni) sono state introdotte specifiche misure dirette a ridurre in modo consistente i tempi di realizzazione delle opere pubbliche;

   occorre assicurare un più razionale ed efficace utilizzo di tutte le risorse pubbliche, mediante una puntuale ricognizione dei fabbisogni e verifica delle modalità e dei tempi di intervento;

   in tale contesto, si inserisce l'iniziativa del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di costituire una specifica Commissione di alto profilo, con il compito di esaminare le diverse soluzioni finalizzate al rafforzamento dei collegamenti tra la Calabria e la Sicilia,

impegna il Governo:

1) ad avviare con il Parlamento una specifica interlocuzione sulle modalità attraverso cui ammodernare le infrastrutture del Mezzogiorno, allineandole a quelle delle altre zone geografiche d'Italia e dell'Europa, fermo restando il rispetto e la salvaguardia dell'ambiente;

2) ad assicurare la conclusione entro il 31 dicembre 2020 dell'attività della Commissione in cui in premessa nominata dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, integrata con esperti ambientali concordati con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la pubblicazione dei lavori della stessa e la loro tempestiva trasmissione al Parlamento;

3) ad individuare, all'esito del confronto con il Parlamento e con le altre istituzioni anche locali, la soluzione che possa meglio rispondere alla domanda di mobilità da e per la Sicilia, coerentemente all'atto di indirizzo approvato dalla Camera nell'ambito della discussione della relazione della V Commissione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund, con la finalità di realizzare un collegamento stabile e veloce dello Stretto di Messina mediante la realizzazione di opere adeguate e la previsione di mezzi idonei e sostenibili, in modo da porre definitivamente fine all'isolamento della rete dei trasporti siciliani da quella del resto del Paese, estendendo, così, l'alta velocità fino a Palermo e Siracusa.
(1-00399) «Nobili, Pezzopane, Luciano Cantone, Stumpo, Plangger, Fregolent, Bruno Bossio, Deiana, Scoma, Navarra, Paita, Occhionero, Cappellani, Annibali, Miceli, D'Alessandro, Di Giorgi».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    in data 2 novembre 2020 muore uno dei più grandi ed eclettici artisti italiani proprio il giorno del suo ottantesimo compleanno: Gigi Proietti;

    attore, drammaturgo e regista è stato un vero mattatore, un artista capace di passare dalla musica leggera a Shakespeare senza alcuna apparente difficoltà;

    eclettico come nessun altro, ha calcato le scene dei più importanti teatri italiani, ha una carriera ricca e lunghissima, talento unico arricchito dalla sua inconfondibile autoironia;

    romano di origini ma aperto al mondo e alla cultura, fu sua la decisione di costruire un Globe Theatre shakespeariano nel 2003 all'interno dei giardini di Villa Borghese, «per commuovere il pubblico più largo possibile con la poesia e la tragedia del Bardo», soleva dire;

    il suo primo intento nell'avviare al successo l'attività del Globe Theatre è stato quello di dare spazio a giovani compagnie d'attori che si cimentavano con i grandi testi shakespeariani;

    «Era l'espressione genuina dello spirito romanesco», come sottolineato da più parti e in vari messaggi di cordoglio, tra i numerosissimi giunti alla famiglia e che testimoniano il grande affetto che gli italiani nutrono nei suoi confronti;

    è stato docente di recitazione teatrale e cinematografica, formando più generazioni di attori e protagonisti dello spettacolo italiano;

    è per quanto fin qui esposto che si ritiene opportuno mantenere vivo il ricordo di uno dei più grandi artisti nazionali, da qualcuno definito «l'ultimo dei grandi»,

impegna il Governo:

   a porre in essere le più opportune iniziative volte, per quanto di competenza, a promuovere il ricordo di Gigi Proietti, anche attraverso l'istituzione di una borsa di studio intitolata a suo nome presso una Accademia d'arte drammatica, destinata a giovani talentuosi che vogliano intraprendere tale, non sempre facile, percorso;

   a sostenere iniziative ed attività dedicate alla memoria di Gigi Proietti, che possano concretizzarsi in riconoscimenti destinati agli studenti più meritevoli oltre che nella denominazione in suo onore di aule o sale destinate alle attività teatrale, affinché, proprio all'interno di tale attività, i giovani possano prendere coscienza del proprio mondo interiore, imparando ad esercitare un controllo sulle proprie emozioni e superando difficoltà ed insicurezze, essendo altresì spronati a potenziare le capacità creative, così come incitava a fare proprio l'eterno Gigi Proietti.
(7-00570) «Casa, Carbonaro, Del Sesto, Testamento, Tuzi, Melicchio, Vacca, Cimino».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CAPARVI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato il 3 novembre 2020 in deroga all'obbligo di chiusura anticipata alle ore 18 degli esercizi di somministrazione di cibi e bevande, di cui all'articolo 1, comma 9, lettera hh), e in deroga alla chiusura totale, salvo asporto fino alle 22,00, degli stessi esercizi prevista dall'articolo 2, comma 4, lettera c) e articolo 3, comma 4, lettera c) si individuano come uniche eccezioni le aree di servizio poste lungo il sedime autostradale della rete nazionale;

   nei fatti, ciò significa penalizzare fortemente vaste aree del Paese non raggiunte dalla rete autostradale, per l'impossibilità di ristorare gli autisti di veicoli adibiti al trasporto delle merci, prevalentemente durante il loro lavoro notturno, senza contare che la chiusura di questi esercizi comporta, nella stragrande maggioranza dei casi, anche la chiusura dei servizi igienici, delle docce e quant'altro presente e realizzato per una sosta ristoratrice;

   nello specifico, per quanto riguarda la rete infrastrutturale dell'Umbria che è attraversata dal tracciato della strada europea E45 per circa 160 chilometri, utilizzando il percorso della strada statale 3-bis, la strada statale 3 (Flaminia), il raccordo Orte Terni e la strada statale Foligno/Collestrada tutte le aree di ristorazione comprese in questo tragitto sono obbligate a chiudere alle ore 18, o addirittura di restare chiuse per gli scenari di elevata o massima gravità e a rischio alto per effetto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sopra citato;

   per le principali infrastrutture di scambio delle merci e di sosta dei conducenti dei veicoli industriali, lungo il suddetto tragitto, si assisterebbe quindi al paradosso che, proprio laddove i conducenti per obbligo normativo debbono trascorrere lunghe ore di ristoro tra un'attività di guida e l'altra, si finirebbe per determinare condizioni più prossime ad un vero e proprio «luogo di confino» piuttosto che ad aree volte a consentire il ristoro e lo scarico dello stress derivanti da un'attività faticosa e continua, cui i trasportatori sono impegnati e vogliono continuare ad essere impegnati al servizio del Paese, trasportando costantemente beni di prima necessità –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda mettere in atto, per quanto di competenza, per applicare la disciplina di orario prevista per gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante situati lungo le autostrade anche agli stessi esercizi siti nelle aree di servizio e rifornimento carburante che insistono su arterie stradali come la strada statale 3-bis, la strada statale 3 (Flaminia), il raccordo Orte Terni e la strada statale Foligno/Collestrada.
(5-04951)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con la presente, l'interrogante intende ritornare sulle azioni esperibili a tutela delle coppie binazionali nel mondo, ancora separate dai divieti di viaggio scattati con il lockdown;

   grazie alle sollecitazioni precedentemente effettuate, con il decreto del 13 ottobre 2020 sono stati fatti alcuni timidi passi avanti, seppur insufficienti, che consentono la possibilità di ingresso in Italia per i cittadini provenienti dai Paesi dell'Elenco E dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con una stabile relazione affettiva con cittadini italiani, o con persone legalmente residenti in Italia;

   restano, però, tantissime le coppie che rimangono ancora separate per via della presenza, nella lista, dell'elenco F. Per le Nazioni in questa lista è vietato qualsiasi spostamento;

   tale divieto è motivato da ragioni di natura sanitaria. I Paesi dell'Elenco F hanno, infatti, una situazione epidemiologica, relativa alla diffusione del coronavirus, considerata dal Governo italiano ancora in fase acuta, nonostante alcune nazioni abbiano un numero giornaliero di nuovi contagi inferiore a quello italiano;

   in assenza di un quadro comune europeo, la risposta parziale data dal Governo ha generato una pratica decisamente elusiva del divieto, che finisce addirittura per alimentare l'economia turistica di altri Paesi. È pratica diffusa, a quanto consta all'interrogante, per chi vive in un Paese in Elenco F ed intende entrare in Italia, di procedere a «triangolazioni» mediante il soggiorno, per i 14 giorni prima dell'ingresso in Italia, in un Paese non rientrante nell'Elenco F;

   alla luce di quanto sopra esposto, appare illogico continuare a prevedere limitazioni agli spostamenti in assenza di un quadro europeo. In particolare, per le coppie binazionali con partner in un Paese dell'Elenco F possono essere adottate le stesse precauzioni e procedure già previste per le coppie binazionali con partner in Elenco E –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per abolire l'Elenco F menzionato in premessa ed estendere le procedure già previste per le coppie binazionali anche a tutte quelle con partner nel medesimo Elenco F.
(4-07384)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2020 con toni trionfalistici, il Ministro dell'istruzione Azzolina ha diramato una nota con la quale si fornivano chiarimenti in merito alla fornitura di mascherine alle scuole italiane da parte del Commissario per l'emergenza Arcuri;

   «L'Italia è l'unico Paese a fornire mascherine e gel gratuitamente al personale scolastico, agli studenti e alle studentesse», ha dichiarato con evidente orgoglio il Ministro dell'istruzione Azzolina, se non fosse che, secondo l'interrogante, l'intervento messo in campo dal ministro pentastellato si sta tramutando in una sesquipedale autorete;

   secondo quanto previsto dall'articolo 8, comma 8 del decreto-legge n. 76 del 2020, a partire dai giorni 27 e 28 agosto 2020, la struttura del commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 ha avviato la distribuzione di mascherine monouso di tipo chirurgico, gel igienizzante e arredi presso le istituzioni scolastiche;

   nello specifico vengono consegnate nelle scuole una media giornaliera di oltre 9 milioni di mascherine per adulti e oltre 1 milione e 700 mila mascherine per bambini. Sono circa 18 mila gli istituti scolastici serviti ed i numeri sono stati messi online;

   «Tutti i cittadini potranno da oggi verificare l'esatta situazione nei singoli istituti, mettendo finalmente fine alle informazioni frammentarie, e qualche volta strumentalmente inesatte, che sono state diffuse nei giorni scorsi», spiega Domenico Arcuri;

   in generale, la durata della protezione dipende dall'utilizzo, varia da un minimo di tre a un massimo di otto ore, ed è sistematicamente indicata dal produttore. Le mascherine più economiche offrono generalmente una durata di protezione inferiore;

   sulla confezione di alcune mascherine di Tipo II marca «Chiros» inviate per i docenti, la durata prevista per uso continuo indicata dal produttore è inferiore ai 60 minuti. La riconversione della Chiros di Portogruaro alla produzione di mascherine è stata anche qui annunciata come un grande trionfo del Governo e vi è ampia pubblicità dell'operazione sul sito di Invitalia;

   questa scarsa durata della protezione mette a serio rischio l'incolumità di chi vive e opera nella scuola, che crede erroneamente di essere protetto per l'intera durata della giornata di lezione. La protezione frammentaria degli insegnanti, oltre a costituire un fattore di responsabilità in capo al datore di lavoro, rischia di aggravare la situazione dei contagi nella misura in cui una mascherina «vecchia» non contiene la diffusione del virus nelle classi frequentate dal docente;

   se la sciagurata soluzione di usare queste mascherine poteva essere tollerata quando non erano obbligatorie al banco, oggi sempre più scuole optano per farle indossare per tutta la durata delle lezioni. Con questa durata massima non c'è il livello di protezione e di sicurezza necessario, smentendo la narrazione del Ministro Azzolina che vuole la scuola come il posto più sicuro che ci sia;

   il Governo di Giuseppe Conte ad avviso dell'interrogante, ha già preparato la strada verso un nuovo lockdown. Secondo quanto rivelato da «Il Tempo», il commissario Arcuri, avendo verosimilmente realizzato che quanto fatto non è servito a contenere il contagio forse anche per l'inadeguatezza delle mascherine fornite alle scuole, ha inviato la disdetta dei contratti ad alcune aziende fornitrici dei materiali sanitari di protezione della scuola. La disdetta è già arrivata «formalmente alle aziende che fornivano il gel igienizzante, ma sono state avvisate anche quelle che producono le mascherine per alunni, docenti e personale non docente, in primis Fca che ne aveva quasi il monopolio» –:

   se sia vero che sono state inviate lettere di disdetta delle forniture, per quali tipologie e per quali motivi;

   se il Governo sapeva che la durata continuativa delle mascherine inviate a scuola è inferiore ai 60 minuti e quali siano i motivi di questa scelta;

   quante mascherine con durata continuativa inferiore ai 60 minuti siano state inviate alle scuole e quanto siano costate.
(4-07385)


   SASSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo comparso sul quotidiano «La Verità» del 24 ottobre 2020, si apprende che esisterebbe un file audio inviato sull'applicazione di messaggistica «Telegram» di un gruppo collegato al sindacato Dirigenti scuola, nel quale un dirigente di questo sindacato spiegherebbe quanto sta accadendo nella camera di consiglio della sesta sezione del Consiglio di Stato in merito ai ricorsi presentati da alcuni partecipanti al concorso per dirigenti scolastici 2017, per presunte irregolarità in 440 elaborati di vincitori;

   nel 2019 il Tar aveva annullato il concorso, ordinando la pubblicità di migliaia di elaborati dei vincitori, ma il Ministero dell'istruzione si era rifiutato e aveva avanzato opposizione all'annullamento al Consiglio di Stato che, nel luglio 2019, aveva sospeso gli effetti della sentenza del Tar rinviando al 15 ottobre 2020 l'udienza per decidere sul merito della questione;

   l'attenzione sulla vicenda si è amplificata visto che al concorso ha partecipato anche la Ministra Azzolina, al tempo deputata e componente della VII Commissione permanente (Cultura, scienza e istruzione) della Camera dei deputati, oggi Ministro dell'istruzione in carica, la quale ha svolto il concorso in Sardegna e risulta tra i vincitori. Da quasi un anno il Ministero dell'istruzione ad avviso dell'interrogante, nega ogni trasparenza su questo concorso;

   la partecipazione a questo concorso di un candidato divenuto poi Ministro, attualmente in carica, rende, ad avviso dell'interrogante, ancora più inquietante la citata fuga di notizie dalla camera di consiglio del Consiglio di Stato, che sta decidendo in merito ai ricorsi presentati dagli esclusi proprio al medesimo concorso; camera di consiglio che, per legge, dovrebbe essere segreta per assicurare equilibrio nella decisione, scevra da qualsiasi condizionamento esterno;

   al contrario, secondo quanto riportato dal quotidiano, l'informatore avvertirebbe il gruppo con le seguenti parole: «messaggi che io ricevo e che chiaramente sono in via riservata e non li posso dire», specificando che lui non parla «con l'ultimo arrivato, eh?» e che le sue fonti sarebbero «il capo dipartimento» e «l'avvocato che segue il ricorso da parte dell'Avvocatura»; insomma i vertici della pubblica amministrazione e l'avvocato dello Stato, i diretti avversari dei ricorrenti, «loro vedono la cosa in senso positivo: hanno avuto segnali di fumo...»; l'informatore suggerisce prudenza, ma avverte che «i segnali sono positivi», invitando tutti alla riservatezza, «perché ci sono un sacco di nemici», ma spiega che «al Ministero stanno tranquilli. Chiaro? Non posso andare oltre, mi sono già spinto molto soltanto per tranquillizzarvi»;

   se queste dichiarazioni dovessero corrispondere al vero, costituirebbero un'incredibile fuga di notizie. Proprio la sesta sezione del Consiglio di Stato, nel luglio 2016 (sentenza n. 3303), ha stabilito che «il principio di segretezza esclude che le parti abbiano il diritto di essere informate non solo del contenuto, ma anche delle modalità di svolgimento della decisione, sotto il profilo temporale o del numero delle camere di consiglio che si rendono necessarie per completare la deliberazione» e che «la segretezza evidentemente vale non solo nei confronti del pubblico, ma soprattutto nei confronti delle parti, al fine di assicurare la libertà della decisione»;

   l'atteggiamento poco collaborativo del Ministro dell'istruzione in specie riguardo all'accesso agli atti di una procedura concorsuale cui lei stessa ha partecipato, a parere dell'interrogante, evidenzia un sostanziale conflitto di interessi, ledendo il principio della buona amministrazione e danneggiando l'intera politica governativa sulla scuola –:

   di quali elementi disponga il Governo in ordine a quanto segnalato in premessa e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere, alla luce del principio del «buon andamento e imparzialità dell'amministrazione», tutelato dell'articolo 97 della Costituzione.
(4-07393)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con una nota stampa, il Sindacato Unsa Esteri ha denunciato l'assenza di un protocollo di sicurezza chiaro ed univoco delle sedi fuori dai confini nazionali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   il sindacato denuncia come, nel pieno di una pandemia planetaria e dinanzi ad una gestione lacunosa e confusionaria dell'emergenza nelle nostre sedi oltre confine, viene ribadita la priorità dell'autonomia finanziaria e gestionale delle singole sedi ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 54 del 2010 e la responsabilità del capo missione riguarda alla sicurezza del personale rispetto all'esigenza di uniformità, «una lavata di mani con l'arroganza di farla in punta di diritto» dichiarano;

   il decreto del Presidente della Repubblica n. 54 del 2010 non contempla il modus operandi amministrativo da adottare in piena emergenza sanitaria internazionale e le iniziative definite dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non sono state recepite allo stesso modo dalle singole sedi;

   «Mole di lavoro triplicata, assenza di personale sia per conclamate vacanze sia per contagi da COVID-19, unitamente al moltiplicarsi di sedi chiuse e alla mancanza di specifiche linee guida sull'attuazione del lavoro agile stanno complicando enormemente il lavoro del personale all'estero senza chi vi sia stata un'indicazione chiara dalla sede centrale, che ha affidato al buon cuore e alla responsabilità dei singoli lavoratori le sorti di intere comunità – si legge nella nota – Tutto questo è inaccettabile»;

   «Al di là delle favole che ci sono state narrate dal MAECI circa l'ottimale dematerializzazione e digitalizzazione dei servizi e delle operazioni amministrative e dell'efficienza operativa oltre confine – continua – ci troviamo dinanzi a casi di impiegati costretti ad esporsi a notevoli rischi in ragione dell'assenza di una corretta e programmata organizzazione del lavoro e delle priorità. Alla vigilia di uno dei momenti più bui dell'emergenza sanitaria invochiamo una maggiore responsabilizzazione di Roma nella gestione operativa delle sedi, in deroga alle più volte ribadita autonomia delle sedi, in ragione del carattere straordinario della contingenza sanitaria, sociale ed economica attuale» –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare protocolli di sicurezza univoci per tutte le sedi all'estero per non lasciare al capo missione l'onere e la responsabilità della sicurezza del personale.
(5-04940)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 148 del 31 ottobre 2020, il presidente della regione Veneto emana «Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da virus Covid-19»;

   l'ordinanza riporta che è stata emessa ai sensi dell'articolo 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833, in materia di igiene e sanità pubblica;

   l'articolo 32 della predetta legge disciplina i poteri di ordinanza di carattere contingibile e urgente, in materia di igiene e sanità pubblica del Ministro della salute e a seguire dei presidenti di regione e dei sindaci;

   al comma 2 si dice che la legge regionale stabilisce norme per l'esercizio delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, di vigilanza sulle farmacie e di polizia veterinaria, ivi comprese quelle già esercitate dagli uffici del medico provinciale e del veterinario provinciale e dagli ufficiali sanitari e veterinari comunali o consortili, e disciplina il trasferimento dei beni e del personale relativi;

   al comma 3 della predetta legge si dice: «Nelle medesime materie [di cui al comma 2, ndr] sono emesse dal presidente della giunta regionale o dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale»;

   nelle premesse dell'ordinanza non si fa riferimento alla legge regionale di cui al comma 2 della legge n. 833 del 1978;

   l'ordinanza cita altresì l'articolo 117 del decreto legislativo n. 112 del 1998, e articolo 50 del Tuel, i quali però trattano rispettivamente di «emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale» e di poteri del sindaco e del presidente della provincia;

   a parere dell'interrogante l'ordinanza regionale non può derogare alla legge dello Stato in materia di obbligatorietà di trattamenti sanitari, laddove obbliga i medici di medicina generale operanti nella regione del Veneto ad applicare obbligatoriamente ai loro pazienti le disposizioni dell'allegato 1 dell'ordinanza, tra cui l'applicazione dei tamponi rapidi;

   l'interrogante ha già denunciato l'inaffidabilità e le problematiche relative ai tamponi RT-PCR e la pericolosità degli stessi con numerose interrogazioni, tra cui l'interrogazione n. 4-07040, che prende in considerazione anche quelle relativi al tampone rapido;

   con l'ordinanza, all'allegato 1, si prevede infatti che sia il medico di base a disporre, per i soggetti con esito positivo al test per Covid-19 e per i contatti stretti di caso confermato di Covid-19 da loro individuati, quando necessario, il periodo di inizio e fine isolamento con relativo provvedimento contumaciale, al posto dell'autorità sanitaria, come previsto tra l'altro dall'articolo 1, comma 6 e 7, del decreto-legge n. 33 del 2020;

   il presidente Zaia, inoltre, ha dichiarato a mezzo Facebook che con tale ordinanza «Il medico di base diventa ufficiale di sanità pubblica» e che non sarà concessa l'obiezione di coscienza e che saranno previste sanzioni nei confronti di chi si esime;

   è opinione dell'interrogante che il medico debba sempre avere diritto all'obiezione di coscienza e che il compenso economico previsto pari a 18 euro a tampone e ad un aumento dell'indennità infermieristica prevista di 2 euro a paziente, possa configurarsi in sostanza, come una sorta di tentativo di corruzione, mascherato da incentivo, per svolgere un'attività che appare all'interrogante illegittima;

   a parere dell'interrogante, infatti, per le ragioni sopra elencate, l'ordinanza emanata del presidente Zaia, eccede le sue competenze quale presidente della giunta della regione Veneto e sconfina prepotentemente nel potere legislativo dell'assemblea regionale e dello Stato, rendendo pertanto illegittimo e incostituzionale l'intero dispositivo –:

   se non intenda adottare iniziative in ogni sede e competenza e nei limiti dei suoi poteri, per impugnare l'ordinanza di cui in premessa, anche al fine di contenere lo sconfinamento dall'ambito di competenza degli organi regionali.
(4-07391)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO, GALANTINO, DEIDDA, TRANCASSINI, FRASSINETTI e ALBANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le rassicurazioni del Governo di non voler ricorrere al click day, puntualmente il click day per il bonus bici 2020 è partito formalmente alle 9 di martedì mattina, 3 novembre, ma a pochi minuti dall'avvio la piattaforma www.buonomobilita.it, creata appositamente dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per erogare il rimborso fino a 500 euro era già in tilt: «Impossibile raggiungere il sito», è l'ormai famosa schermata di accesso;

   l'incentivo per la mobilità sostenibile prevede un rimborso pari al 60 per cento sugli acquisti di bici, monopattini e altri mezzi dolci (o condivisi) effettuati dal 4 maggio in poi, entro un limite di 500 euro o, in alternativa, per chi non avesse ancora effettuato l'acquisto, la possibilità di ricevere un voucher che consentirà di ricevere lo sconto direttamente dai negozianti aderenti, che a loro volta si faranno rimborsare dal ministero;

   sin dalle prime ore, come riportato sui maggiori quotidiani di stampa, sono emersi i problemi legati al boom di accessi: la pagina si carica con difficoltà; funziona a singhiozzo e dopo i primi tentativi a vuoto il sistema si aggiorna con un messaggio che indica la creazione di una «sala d'attesa» per accedere al sito, avvisando che ci saranno 20 minuti a disposizione per espletare la procedura una volta ottenuto il «via libera»;

   alcuni utenti hanno segnalato di avere visualizzato anche il numero di persone in coda davanti a loro, ma non tutti lo vedono: poco dopo le dieci del mattino erano già a quasi 245 mila persone in attesa;

   tra i «fortunati» che sono riusciti a scalare la lunga lista di attesa, molti hanno lamentato problemi anche con l'autenticazione Spid, l'identità digitale del cittadino necessaria per inoltrare la richiesta e completare la procedura e ricevere il rimborso;

   il contributo potrà essere erogato fino ad esaurimento dei fondi disponibili, ma grossi dubbi sono stati avanzati circa la possibilità di accontentare tutte le richieste: la Confindustria di settore calcola circa 600 mila domande possibili;

   sembra un film già visto con il famoso click day di Invitalia per l'operazione «Impresa sicura», il rimborso al 100 per cento delle spese sostenute per mettere in sicurezza le aziende e i lavoratori (mascherine, guanti, detergenti, rilevatori di temperatura, camici o dispositivi per la protezione degli occhi), che aveva affidato la gestione dei contributi pubblici a un sistema casuale, insieme a una miopia burocratica che, anche in quel caso, aveva messo al primo posto la dotazione tecnologica e la fortuna;

   l'incentivo in sé potrebbe anche essere condivisibile, ma ripercorrendo com'è nata l'idea di questo bonus, mentre l'Italia rischia di andare verso un nuovo lockdown, rivela il suo aspetto più assurdo: quello di un Governo, ad avviso dell'interrogante, non in grado di agire tempestivamente, che stanzia 215 milioni di euro, pensando di poter ricorrere alla mobilità sostenibile per alleviare i problemi del trasporto pubblico, mentre i comuni sarebbero in attesa di ricevere i primi 150 milioni dei 300 stanziati per aumentare le corse di bus e metro –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare per fare chiarezza su quanto accaduto;

   se e quali tempestive e adeguate iniziative intendano assumere per affrontare i problemi del trasporto pubblico, attingendo agli autobus privati e ai taxi con prezzi calmierati, soprattutto per le fasce più deboli e a rischio di contagio della popolazione.
(4-07389)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   PATELLI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   dal 28 febbraio 2020 le fondazioni lirico sinfoniche, i teatri di tradizione, le istituzioni concertistiche sono state chiuse per il contenimento della diffusione del virus denominato Covid-19;

   attraverso alcuni decreti, sono stati deliberati aiuti ai lavoratori intermittenti dello spettacolo che hanno subito ingenti danni causati dall'impossibilità di lavorare e di produrre reddito;

   i «bonus» previsti ammontano dai 600 ai 1000 euro; sono erogati però, ad avviso dell'interrogante, senza alcun criterio e molti operatori non li hanno mai ricevuti pur avendone fatto richiesta;

   con decreto del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo del 10 agosto 2020, recapito dalla direzione generale per lo spettacolo dal vivo, è stato deliberato un contributo a fondo perduto con soglia minima di euro 10.000 per i lavoratori dello spettacolo e per le aziende di supporto;

   il bando di adesione richiedeva, tuttavia, adempimenti burocratici molto complessi, in alcuni casi irricevibili da parte di molti soggetti;

   passati oltre 40 giorni dalla scadenza coloro che sono riusciti a inoltrare la richiesta non hanno ancora potuto beneficiare dell'erogazione di tale contribuzione;

   i decreti del Presidente del Consiglio emanati nel mese di ottobre 2020 hanno ulteriormente ristretto le possibilità di una «normale» attività lavorativa delle istituzioni musicali e dello spettacolo dal vivo, inibendo pertanto ogni possibilità di esercizio della professione per tutti coloro che non godono del privilegio di un contratto a tempo indeterminato e sindacalmente garantito anche in tema di ammortizzatori sociali;

   i lavoratori intermittenti dello spettacolo dal vivo sono giunti oramai ad uno stato di frustrazione lavorativa e personale al limite dell'umana sostenibilità, nonostante gli annunci del Presidente del Consiglio dei ministri e del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo che hanno più volte dichiarato che i contributi a fondo perduto e i bonus già deliberati sarebbero stato erogati a tempo di record –:

   quali siano i tempi e le modalità con le quali tali contribuzioni verranno effettivamente versate a coloro che ne hanno fatto richiesta;

   se si intendano adottare iniziative affinché tali erogazioni siano sburocratizzate al fine di accelerare i tempi per favorire le succitate categorie di lavoratori che da ben nove mesi non percepiscono alcun reddito e, in molti casi, alcun sostegno al reddito;

   quali ulteriori iniziative si intendano adottare in previsione di un periodo di assenza di lavoro che durerà ancora per parecchio tempo, facendo sì che non prevedano solamente contributi a pioggia;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, a fronte della situazione, di quelle istituzioni che per opportunismo e/o per sanare i propri bilanci che presentano importanti deficit strutturali, hanno ritenuto di sospendere definitivamente ogni attività, pur avendo la possibilità di continuare a realizzare il prodotto «spettacolo», favorendo come via eccezionale la fruibilità da remoto degli spettacoli.
(4-07388)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI, BITONCI, CANTALAMESSA, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, TARANTINO, VALLOTTO, PATASSINI, LUCCHINI, VALBUSA, RAFFAELLI, BENVENUTO, GAVA, PATERNOSTER, BINELLI, ANDREUZZA, BAZZARO, COLLA, FIORINI, GALLI, PETTAZZI, PIASTRA, MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO, ZORDAN, TATEO, EVA LORENZONI, MOSCHIONI, MURELLI, CAPARVI, CAFFARATTO, GIACCONE, LEGNAIOLI e MINARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 229 del decreto Rilancio (decreto-legge n. 34 del 2020) ha previsto uno stanziamento di 210 milioni di euro per l'acquisto di «biciclette, anche a pedalata assistita, nonché di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica» consistenti in un buono pari al 60 per cento della spesa effettuati nel periodo dal 4 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020;

   negli ultimi mesi, l'attuale maggioranza di Governo ha dato particolare enfasi e promozione a suddetta misura, quale panacea per la ripresa delle vendite in settori colpiti dalla crisi economica derivante dall'emergenza da COVID-19;

   la presente beffa applicativa era già rinvenibile nel decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 14 agosto 2020 laddove si prevedeva, quale presupposto per accedere, la registrazione dell'avente diritto mediante una web app e l'attribuzione del bonus secondo l'ordine di arrivo delle istanze, fino ad esaurimento delle risorse disponibili, nonché, per l'autenticazione, delle credenziali Spid (sistema pubblico di identità digitale);

   lo spettro di un nuovo «click day» si è poi concretizzato il 3 settembre 2020 nelle dichiarazioni del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Sergio Costa e, già nelle prime ore del 4 novembre 2020, si sono riscontrate le prime prevedibili criticità: alle 10:30, erano circa 278.461 i richiedenti in coda d'attesa, e alle 12:00 erano circa 540.863. Alle 13:00, invece, si contavano 589.000 gli utenti in attesa, 31.575 gli utenti registrati, 7.613 i buoni generati, 21.179 le richieste di rimborso e solo 57 buoni ottenuti;

   numerose sono state le segnalazioni degli utenti, sia sui social network che ai call center del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, lamentando giustamente i lunghi tempi di attesa e la carenza tecnico-burocratica dell'intera procedura; in particolare, in molti hanno in seguito lamentato problemi con lo Spid dopo 2-3 ore di attesa, peraltro in una giornata feriale lavorativa, dovendo poi ripetere dal principio la medesima procedura;

   a giudizio degli interroganti rimane incomprensibile e ingiustificata l'ambiguità operativa nel prevedere un «click day» quale modalità di istruttoria delle domande, con il rischio – ormai concreto – di poter soddisfare solo determinate persone che hanno avuto i mezzi, le possibilità e, in questo caso, anche il tempo di aspettare; inoltre, è da stigmatizzare un sistema così inefficace, insicuro, e discriminatorio circa la possibilità di accedere ad un bonus governativo –:

   se le ragioni sottese alla scelta di procedere con modalità «click day» siano di natura economica, nel senso di minor risorse disponibili rispetto alle promesse, ovvero, in caso contrario, per quali motivi non si sia preferito prevedere la possibilità di detrarre la spesa sostenuta all'atto della successiva dichiarazione dei redditi utilizzando il modello 730.
(4-07386)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con più di un atto di sindacato ispettivo a firma dell'onorevole Ivan Catalano, presentati alla Camera dei deputati, nella 17a legislatura, si era denunciata, al Governo pro tempore, la vicenda denominata «Lost pay», nella quale la Servizi Postali di Nunzio Giangrande, sede a Monreale, Palermo, aveva cominciato illegalmente a offrire anche servizi di pagamento, e di cui l'ispettore Carollo ha scoperto il sistema;

   la vicenda merita attenzione anche in questa legislatura in quanto il procedimento giudiziario non si è concluso e le vicende legate all'ispettore Carollo, che era al tempo ispettore all'interno della struttura di fraud management non sono terminate. L'ispettore aveva dato un contributo significativo all'inchiesta «Lost pay», come descritto nell'interrogazione n. 4-01963 del 2013;

   l'ispettore aveva subito diversi atti di rivalsa nei suoi confronti, sia da parte di Poste Italiane, con l'estromissione dalla funzione ispettiva, con la sottrazione anche delle chiavi di sicurezza dell'armadio blindato contenenti i documenti riservati dell'attività ispettiva, sia da parte di colleghi dirigenti dell'azienda. Si ricorda la vicenda dei contrasti con il dirigente della filiale di Palermo 1, denunciata nell'interrogazione n. 4-02295 del 2013, risolta il 29 settembre 2020 con la vittoria in giudizio dell'ispettore;

   i Governi di allora non diedero molte risposte alle interrogazioni presentate;

   nel maggio del 2017 durante una puntata di Report dal titolo «Poste futuro certo» è stata riepilogata la truffa del caso «Lost pay»; nella puntata si dà un aggiornamento della vicenda, comunicando che a Poste Italiane è stata comminata una sanzione dalla Guardia di finanza da centinaia di migliaia di euro, perché i suoi direttori di ufficio non hanno mai segnalato all'antiriciclaggio il denaro proveniente dalle attività di Nunzio Giangrande;

   il 4 ottobre 2020 su «Il settimanale di Bagheria» n. 897, alla pagina 17, si leggono alcuni ulteriori aggiornamenti riguardo alla vicenda «Lost pay», riassunti dal redattore dell'articolo, dove si evince che l'ispettore Carollo abbia denunciato Nunzio Giangrande per diffamazione, chiedendo al questore di Palermo un atto di ammonimento. Per tale procedimento penale, il 15 ottobre 2020, l'ispettore è stato chiamato a testimoniare in tribunale;

   sempre dal settimanale del 4 ottobre 2020 si apprende che alcuni dei compartecipi di Nunzio Giangrande, tali A.G.U. e M.F. siano stati licenziati dopo oltre un anno il completamento degli accertamenti condotti, su delega, dall'ispettore Carollo. La tardività di questi licenziamenti avrebbe portato alla condanna di Poste Italiane, in Cassazione, a risarcimenti;

   l'interrogante con l'interrogazione n. 4-06471 ha portato all'attenzione del Governo alcune problematiche legate all'attività di Poste Italiane, tra cui anche le attività dell'ispettore Carollo per le quali è stata richiesta la riassegnazione del dispositivo di vigilanza e garanzia, già istituito nel 2016;

   l'attività dell'ispettore è stata altresì ripresa nell'interrogazione n. 4-06901 –:

   se il Governo disponga di aggiornamenti in merito alla vicenda «Lost pay».
(4-07392)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   MASCHIO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è ancora vivido il ricordo delle sommosse che hanno travolto gli istituti penitenziari ed ecco che è stato approvato un nuovo «pacchetto carceri» per affrontare gli aspetti più critici dell'emergenza sanitaria o, sarebbe meglio dire, carceraria;

   tra le nuove disposizioni sembra esserci anche una replica, seppure edulcorata, dello «svuotacarceri», che solo pochi mesi fa ha aperto la strada alla scarcerazione di pericolosi boss mafiosi detenuti in regime di alta sicurezza;

   ai condannati ammessi al regime di semilibertà e a quelli ammessi al lavoro esterno potranno essere concesse licenze con durata superiore a 15 giorni, con esclusione dei condannati per terrorismo, mafia, corruzione, voto di scambio, violenza sessuale, maltrattamenti e stalking e di chi viene sottoposto a contestazioni disciplinari per disordini, rivolte e sommosse. Per chi deve scontare una pena non superiore a 18 mesi potrà essere concessa la detenzione domiciliare con l'ausilio del braccialetto elettronico, sempre con esclusione dei soggetti condannati per i delitti più gravi;

   secondo la denuncia del segretario generale del Sap: «Fonti ufficiose parlano di altre 15-16 mila carcerati che torneranno presto a casa. È inaccettabile che ogni sei mesi si debba assistere ad uno svuota carceri a cui viene data sempre una giustificazione che nulla ha a che vedere con la sicurezza del Paese. Ancora una volta, tanta fatica per nulla. L'incertezza della pena non farà altro che dare un ulteriore vantaggio a chi delinque»;

   a supporto delle nuove misure, vengono citati, peraltro, numeri e sforzi compiuti dal Dap che non convincono: si parla di circa 7.500 detenuti scarcerati, tra cui boss mafiosi di primissimo piano, a fronte di un totale di 568 persone contagiate tra febbraio e agosto 2020;

   pur condividendo, ovviamente, la necessità di rallentare la curva dei contagi all'interno degli istituti penitenziari, non si comprende per quale motivo, ancora una volta, si sia ricorso ai ripari con misure di alleggerimento dell'affollamento carcerario e di esecuzione della pena all'esterno, nonostante la seconda ondata fosse stata annunciata da mesi;

   è indispensabile monitorare la situazione e predisporre, peraltro, ogni utile intervento a tutela degli agenti di polizia penitenziaria e di tutti gli operatori penitenziari –:

   per quali motivazioni non siano state adottate iniziative tempestive per mettere in sicurezza gli istituti penitenziari, tutelando tutta la popolazione carceraria, e garantire l'esecuzione della pena all'interno degli stessi, contemperando le esigenze di certezza della pena con il diritto alla salute della popolazione carceraria.
(5-04950)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRAIOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i viaggiatori sono obbligati a ricorrere a due distinti mezzi di trasporto e all'acquisto di due distinti titoli di viaggio sulla tratta Battipaglia/Lagonegro gestita da Trenitalia, a mezzo autobus;

   il biglietto ferroviario può essere prelevato solo presso biglietterie automatiche, spesso collocate ad eccessiva distanza dai piazzali di sosta degli autobus: una difficoltà non da poco soprattutto per gli utenti con «capacità di deambulazione impedita o sensibilmente ridotta», perché ancora si aspetta la riattivazione di una linea ferroviaria che si attende da oltre 33 anni;

   in attesa della agognata riattivazione, chi viaggia sulla tratta Battipaglia, Sicignano, Lagonegro non può non utilizzare autobus gestiti (dalla società Bus Italia Rail Service e da altre imprese di trasporto subappaltatrici) per conto di Trenitalia;

   i viaggiatori sono obbligati ad un primo tragitto in autobus e ad un secondo tragitto in treno che, per di più, non prevede un «unico titolo di viaggio»: gli autisti degli autobus non sono legittimati a gestire né la vendita di un biglietto unico né la vendita di un biglietto ferroviario;

   questa situazione complica ulteriormente la vita di persone che viaggiano su distinti mezzi di trasporto con distinti documenti di viaggio;

   questa gestione causa l'ulteriore disagio di doversi munire del titolo di viaggio per l'accesso al treno, nei tempi brevi del cambio da autobus a treno e della ricerca delle biglietterie automatiche, peraltro esistenti solo a Battipaglia e Sicignano e non collocate a breve distanza dai piazzali di sosta degli autobus –:

   se si intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di farsi carico delle esigenze di ogni viaggiatore e non ignorare i problemi dei portatori di disabilità; risolvendo in particolare la inadeguatezza del servizio sostitutivo di Trenitalia con autobus (che va limitato alla relazione Battipaglia-Lagonegro), prendendo atto delle difficoltà delle persone affette da disabilità e, soprattutto, assicurando la tutela dei «disabili nella vista», come tutelati dalla concessione speciale III per biglietti ferroviari e dal regolamento (CE) n. 1371/2007, con l'assistenza a bordo di personale d'accompagnamento (capotreno).
(4-07382)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   TOMASI e CESTARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   alla fine del mese di ottobre 2020 si è svolta un'importante operazione di polizia, condotta dalla competente direzione distrettuale antimafia di Bologna con il coordinamento dello Sco che ha visto coinvolte le squadre mobili di Torino e Ferrara, avente ad oggetto lo smantellamento di un sodalizio criminale nigeriano operante nello spaccio di droga e nello sfruttamento della prostituzione;

   la parte di mafia nigeriana, oggetto della citata operazione «Signal» è risultata essere quella dei «Supreme Viking Arobaga», collegata ad un network internazionale, ed è stata da anni oggetto di denunce da parte dei cittadini e della politica locale, in particolare per quanto riguarda i rapporti che alcuni esponenti della comunità nigeriana intrattenevano con il comune; in particolare risulterebbe che Emmanuel Okenwa, detto «dj Boogye», al vertice di tale sodalizio criminale, avesse preso parte ad iniziative organizzate e/o partecipate dal comune di Ferrara;

   all'interrogante appare opportuno che gli enti locali siano informati, anche per il tramite delle locali prefetture, senza ovviamente compromettere l'esito delle indagini, al fine di evitare di coinvolgere esponenti di così alto livello criminale in iniziative pubbliche che rischiano di compromettere, deteriorando, l'immagine delle istituzioni –:

   di quali ulteriori elementi il Ministro interrogato sia a conoscenza sui fatti esposti in premessa e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda assumere, per quanto di competenza, al fine di implementare gli strumenti operativi e informativi, per il contrasto dei fenomeni criminosi legati all'immigrazione in Italia.
(3-01869)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   COLLETTI, BERARDINI, EHM, GIULIODORI, SURIANO, SIRAGUSA, TERZONI, SARLI, PASTORINO e EMILIOZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 21 luglio 2001 si era chiuso il summit del G8 a Genova, dopo tre giorni di manifestazioni, in gran parte pacifiche, durante le quali, tuttavia, si registrarono anche momenti di forte tensione e duri scontri tra polizia e alcune frange di manifestanti;

   alcuni manifestanti quella notte si erano fermati a dormire nel complesso scolastico Armando Diaz, dove la polizia avrebbe eseguito una perquisizione, in assenza di autorizzazione del magistrato, portando a termine un'operazione ingiustificabile: 60 persone rimasero ferite e 28 furono ricoverate negli ospedali della città con fratture multiple, 5 in pericolo di vita;

   secondo Amnesty International ci furono gravissime violazioni dei diritti umani per le quali c'è stata «una vergognosa mancanza di assunzione di responsabilità», circostanza confermata da processi, testimonianze e immagini relative a quel drammatico evento;

   la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per il comportamento tenuto dalle forze dell'ordine durante quella violenta irruzione, per violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo sul «divieto di tortura e di trattamenti disumani o degradanti»;

   la Corte di Cassazione ha confermato, in via definitiva, l'impianto accusatorio della Corte d'appello che aveva determinato le condanne per i fatti di Genova, con motivazioni durissime, definendo irruzione alla scuola Diaz un «puro esercizio di violenza», caratterizzato da un «massacro ingiustificabile da parte degli operatori di polizia» che ha gettato «discredito sull'Italia agli occhi del mondo intero», facendo riferimento ad una «condotta cinica e sadica degli operatori di polizia», a «un massacro ingiustificabile», esprimendo un pesante giudizio sul comportamento delle forze dell'ordine, che avrebbero usato violenza su persone «all'evidenza inermi, alcune dormienti, altre già in atteggiamento di sottomissione con le mani alzate e, spesso, con la loro posizione seduta, in manifesta attesa di disposizioni, così da potersi dire che si era trattato di violenza non giustificata e punitiva, vendicativa e diretta all'umiliazione e alla sofferenza fisica e mentale delle vittime»;

   alcuni dei condannati, peraltro, all'epoca dei fatti ricoprivano ruoli di rilievo nell'ambito delle forze dell'ordine italiane, che hanno dovuto abbandonare per via della pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici;

   in seguito a notizie pubblicate nei giorni scorsi sugli organi di stampa si è appreso che il 28 ottobre, per «decisione» della Ministra dell'interno e del Capo della polizia, sarebbero stati promossi alla carica di vicequestore due funzionari di polizia condannati, in via definitiva, a tre anni e otto mesi più anni di interdizione dai pubblici uffici per i fatti di Genova del 2001: Pietro Troiani, «condannato per aver introdotto due bombe molotov all'interno della scuola Diaz», e Salvatore Gava, «per averne falsamente attestato il rinvenimento, affinché tale scenario potesse costituire una giustificazione per la sanguinosa irruzione nell'edificio e una ricostruzione da fornire ai mezzi d'informazione» –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tutti i fatti esposti in premessa e di altri casi analoghi di promozioni riguardanti rappresentanti delle forze dell'ordine condannati per i fatti di Genova e se intenda promuovere iniziative di competenza, a tutela del pubblico interesse, per verificare se quanto evidenziato corrisponda al vero e, in caso di riscontro di tali circostanze, conseguentemente, valutare l'opportunità di adottare iniziative per provvedere, con urgenza, all'annullamento/revoca delle suddette promozioni, accertando le eventuali responsabilità e rendendo noto chi, pur ricoprendo posizioni di vertice all'epoca dei fatti, decise di non avviare la procedura di destituzione.
(5-04952)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le ultime disposizioni legate all'emergenza sanitaria ed indirizzate al contenimento dei contagi indicano un ritorno per molte studentesse e studenti alla didattica a distanza;

   in Puglia le scuole di ogni ordine e grado – fatta eccezione per nidi e scuole dell'infanzia – sono chiuse, obbligando bambine e bambini, ragazze e ragazzi a seguire le lezioni da casa, alterando nuovamente i già delicati equilibri familiari nel rapporto vita privata e lavoro, soprattutto nel caso dei più piccoli, che non possono essere lasciati da soli a casa, implicando che uno dei genitori si assenti dall'impiego, o comportando anche sacrifici economici per il pagamento di una babysitter o di un centro educativo;

   a questo elemento si aggiunge quello ancora più grave delle disparità socio-economica fra gli studenti: in un articolo apparso il 3 novembre 2020 su La Gazzetta del Mezzogiorno, e da molteplici segnalazioni ricevute, vengono individuati numerosi casi in cui le connessioni non hanno funzionato, gli studenti non hanno a disposizione i dispositivi adatti alla didattica online o devono condividerli con i fratelli, oppure non hanno a disposizione adeguati spazi per studiare nelle proprie abitazioni;

   è opportuno evidenziare che l'accesso ad una connessione gratuita e garantita deve essere un diritto prioritario, al fine di arginare una ulteriore crescita del divario sociale e del rischio di povertà educativa;

   tutte queste disfunzioni, a più di 8 mesi dall'inizio della pandemia, rappresentano un elemento di grande preoccupazione, insieme alla cronica assenza da parte del Ministero di una pianificazione adeguata relativa proprio al ritorno alla didattica a distanza, questione più volte rilevata dall'interrogante. Sono le istituzioni, per prime, a dover garantire il diritto allo studio per le studentesse e gli studenti di ogni età, condizione socio-economica e su tutto il territorio nazionale, anche alla luce dei circa 800 mila studenti che durante la prima fase di didattica a distanza non hanno avuto la possibilità di accedervi in maniera adeguata;

   nei mesi scorsi la pianificazione del ritorno a scuola è apparsa incentrata su temi oggettivamente marginali, quali ad esempio i banchi con le rotelle – Italia Oggi, il 4 novembre 2020, pubblica la notizia dell'arrivo di circa 1.200 banchi in Piemonte, dove attualmente gli studenti sono a casa in didattica a distanza – piuttosto che sull'organizzazione più funzionale della didattica a distanza, in previsione della tanto attesa seconda ondata;

   il Piano Scuola 2020-2021 definito dal Ministero dell'istruzione contiene la specifica indicazione per cui, nell'eventualità di un ritorno alla didattica a distanza, «ogni istituzione scolastica integra il PTOF con il Piano scolastico per la Didattica digitale integrata, che tiene conto delle potenzialità digitali della comunità scolastica emerse nel corso della sospensione delle attività in presenza nel 2020. Ogni scuola individua le modalità per riprogettare l'attività didattica», definendo di fatto l'assenza di una strategia unitaria a livello istituzionale –:

   se il Ministro interrogato, preso atto della situazione caotica che caratterizza molte scuole e dell'allarme ricevuto sulla disorganizzazione pedagogica ed organizzativa, intenda adottare iniziative per il rafforzamento della didattica a distanza e del diritto alla connessione universale, a garanzia del diritto allo studio per tutte le studentesse e gli studenti sul territorio nazionale.
(4-07390)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   LACARRA, VISCOMI, SERRACCHIANI, GRIBAUDO, MURA e CARLA CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Mercatone Uno è stata una importante catena italiana della grande distribuzione nata nel 1978, che ha contato circa 80 punti vendita e circa 3.700 dipendenti nel momento di massimo sviluppo;

   la crisi di Mercatone Uno iniziò nel 2012, quando furono dichiarati 900 esuberi;

   all'epoca la procedura si chiuse con un accordo di licenziamento collettivo (su disponibilità volontaria) e la conseguente presentazione di un piano di riorganizzazione con attivazione di un contratto di solidarietà, da maggio 2012 a maggio 2015, mentre in alcuni punti vendita il contratto di solidarietà era già attivo dal 2011;

   tra il 2014 e il 2015 fu avviato un accordo di ristrutturazione del debito, e nel 2015 viene depositata un'istanza di fallimento per tre società del gruppo: Tre Stelle; M-75 e M-73;

   nel 2015 fu avviato il concordato in bianco al tribunale di Bologna e furono ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato di insolvenza tutte le società appartenenti al gruppo Mercatone Uno, con nomina di 3 commissari straordinari. Di seguito fu emanato un decreto per la cassa integrazione guadagni straordinaria, cui segui nel luglio 2016 la procedura di licenziamento collettivo per 3.212 dipendenti;

   i primi due bandi d'acquisto non andarono a buon fine e a luglio 2017 il Ministero dello sviluppo economico autorizzò i commissari ad avviare la procedura di vendita a trattativa privata;

   a maggio 2018, la «Cosmo» (marchio Globo) ha rilevato 13 punti vendita, mentre «Shernon Holding» srl 55 punti vendita;

   nell'aprile 2019 la Shernon ha presentato al tribunale di Milano richiesta di concordato in continuità, ma secondo il giudice delegato del tribunale di Milano la mancanza di un piano credibile e sostenibile avrebbe determinato l'impossibilità di concedere il concordato, anche in considerazione dell'indebitamento pari a 90 milioni di euro;

   il 23 maggio 2019 il tribunale di Milano ha dichiarato il fallimento della Shernon Holding srl: 1.842 lavoratori, il 24 maggio 2019, sono stati sospesi da qualsiasi attività lavorativa e informati dell'accaduto tramite messaggio Whatsapp;

   il 23 novembre 2020 i lavoratori vedranno scadere la cassa integrazione straordinaria e negli stessi giorni scadrà il mandato dei commissari –:

   se e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per tutelare i lavoratori dell'ex gruppo Mercatone Uno, anche prevedendo la proroga della cassa integrazione straordinaria fino al termine dell'emergenza pandemica, in vista dell'auspicata implementazione di un piano di rilancio e vendita del marchio.
(5-04944)


   RIZZETTO e BUCALO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la società Blue Panorama, nata nel 1998, opera nel settore del trasporto aereo italiano, nel 2005 costituisce la divisione blu-express, nel 2012 entra nel concordato preventivo in continuità con licenza dell'Enac e, a marzo del 2014, con l'arrivo del commissario, inizia un piano di ristrutturazione;

   oggi Blue Panorama viene acquistata dalla Uvet, apre un nuovo Coa di Trasporto Aereo presso Malta, si appresta a trasferire la base operativa in Polonia;

   si teme che il paventato trasferimento di attività all'estero, ovvero presso la base in Polonia, possa mettere a rischio il rispetto delle tutele normative riconosciute in Italia ai lavoratori, come quelle previste in questa fase di emergenza sanitaria dall'impianto normativo nazionale del settore come regolamentato dall'articolo 203 del decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge n. 77 del 2020;

   detta legge ha sancito l'obbligo per le compagnie aeree che operano sul territorio nazionale di applicare la vigente normativa contrattuale nazionale di settore;

   alla luce di quanto esposto, inoltre, si rischia di avere in futuro domanda di lavoro solo rispetto a personale non italiano –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere affinché si garantisca continuità occupazionale ai lavoratori italiani nel rispetto della normativa nazionale del settore, visti i fatti esposti in premessa.
(5-04945)


   AMITRANO e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   di recente, nell'organizzazione delle pubbliche amministrazioni e delle aziende private, si sono affermati nuovi modelli organizzativi volti alla realizzazione di un ambiente di lavoro più aperto ed inclusivo attraverso un aggiornamento delle politiche di gestione del personale, in un'ottica in cui si coniughino l'efficienza e la produttività dei dipendenti, in considerazione anche delle esigenze di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro;

   con l'emergenza sanitaria da COVID-19 ed il susseguirsi delle misure adottate per riorganizzare il lavoro in ambito sia pubblico che privato, le pubbliche amministrazioni e le aziende, hanno disposto per il proprio personale l'impiego delle formule di lavoro agile o smart-working, peraltro già disciplinate dalla legge n. 81 del 2017;

   la diffusione del COVID-19 impone di modificare i nostri stili di vita per tutelare noi stessi e gli altri e in questa fase è auspicabile che i lavoratori possano svolgere le proprie attività in sicurezza, accedendo al lavoro agile da casa, anche alla luce delle disposizioni governative sull'emergenza da COVID-19;

   con l'emergenza sanitaria nazionale, si è rafforzato ulteriormente il ricorso allo smart working, prevedendo che questa diventi una nuova forma organizzativa, poiché il lavoro agile costituisce la modalità ordinaria di svolgimento della prestazione attraverso soluzioni digitali e non in presenza negli uffici fino alla cessazione dello stato di emergenza;

   lo svolgimento del lavoro in tale modalità comporta numerosi vantaggi sia per i lavoratori e le lavoratrici che avrebbero la possibilità di conciliare tempi di vita e di lavoro che per le pubbliche amministrazioni e le imprese, benefici che possono valorizzare le risorse umane, ridurre le forme di assenteismo soprattutto nel pubblico impiego, produrre risparmi nei consumi elettrici all'interno degli uffici, favorendo altresì la programmazione del lavoro, la collaborazione, la produttività ed efficienza dei dipendenti ed il conseguimento dei risultati;

   l'emergenza sanitaria e l'adozione delle misure di distanziamento sociale hanno fatto rivalutare la modalità di lavoro agile, senza che ciò abbia avuto ricadute negative sulla produttività e sull'organizzazione del lavoro sia pubblico che privato –:

   se il Ministro interrogato intenda promuovere un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali finalizzato all'individuazione di un piano unitario e condiviso per la regolamentazione dello smart working, al fine di tutelare i lavoratori e le lavoratrici che se ne avvalgono, da eventuali penalizzazioni o nuove forme di sfruttamento.
(5-04946)


   FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Governo è intervenuto con misure importanti per tutelare e salvaguardare tutti i settori economici del Paese cercando di superare la grave crisi economico-sociale derivante dal diffondersi della pandemia da Covid-19. In particolare, il Governo ha tutelato i lavoratori stagionali (impiegati per un periodo di tempo determinato) che sono quelli più esposti, come detto, alla drammatica crisi economico-sociale che ha determinato una contrazione del prodotto interno lordo in settori come il turismo e le attività produttive collegate a quest'ultimo, che costituiscono uno dei pilastri fondamentali dell'economia italiana soprattutto del Mezzogiorno;

   pertanto, diventa fondamentale sostenere con misure economiche adeguate tutti i settori produttivi collegati al lavoro stagionale e soprattutto garantire indistintamente e senza condizioni a tutti i lavoratori stagionali risorse economiche adeguate per poter superare le gravi difficoltà economiche derivanti dal diffondersi della pandemia da Covid-19;

   quindi è necessario un intervento urgente per sostenere in modo adeguato tutti i lavoratori stagionali senza alcuna esclusione e senza condizioni normative che possano limitare l'erogazione di risorse economiche agli stessi (ad esempio, condizioni collegate proprio allo svolgimento della loro attività) –:

   se non sia necessario adottare iniziative di sostegno economico senza condizioni e indistintamente per tutti i lavoratori stagionali, affinché i medesimi possano superare la drammatica crisi economico-sociale che sta interessando il nostro Paese.
(5-04947)


   ZANGRILLO e MULÈ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 103-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77 (cosiddetto decreto Rilancio), introdotto nel corso dei lavori alla Camera dei deputati a seguito dell'approvazione di un emendamento di Forza Italia, autorizza la spesa di 6 milioni di euro per l'anno 2020 in favore dei lavoratori frontalieri residenti in Italia, che svolgono la propria attività nei Paesi confinanti o limitrofi ai confini nazionali ovvero operanti nei Paesi confinanti o limitrofi extra-UE;

   la disposizione si rende necessaria, poiché si riferisce a lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, lavoratori subordinati, ovvero titolari di partita Iva che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro frontaliere a far data del 23 febbraio 2020 e che pertanto necessitano di misure di sostegno al lavoro a seguito dei notevoli disagi legati all'emergenza sanitaria da Covid-19;

   l'articolo 103-bis del cosiddetto decreto Rilancio prevede altresì che, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, d'intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto in esame sono stabiliti i criteri per il riconoscimento del beneficio nel rispetto del limite di spesa ivi previsto;

   nonostante siano trascorsi i trenta giorni previsti dalla norma, il decreto attuativo citato non è stato ancora emanato continuando a provocare notevoli disagi ad una categoria di lavoratori – quella dei frontalieri – in un momento di così grande incertezza e difficoltà economica –:

   con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda emanare il decreto previsto dall'articolo 103-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, al fine di fornire l'adeguato sostegno economico alla categoria dei lavoratori frontalieri.
(5-04948)


   DURIGON, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la proroga dello stato d'emergenza e la perdurante crisi pandemica hanno condotto inevitabilmente alla proroga della cassa integrazione «Covid-19» per altre 6 settimane entro dicembre 2020 e 12 settimane da utilizzare entro maggio 2021;

   tuttavia, ad oggi ancora numerosi sono gli aventi diritto in attesa del pagamento dei mesi arretrati; si stimano alla data del 23 ottobre 2020 17.134 lavoratori ancora in attesa;

   secondo le cifre riportate a mezzo stampa da La Repubblica del 3 novembre 2020, per l'Inps i lavoratori in attesa le domande già autorizzate e che hanno concluso l'iter si collocano tra un totale di 267.645 beneficiari ufficiali e 402 mila ufficiosi, corrispondente a circa 100 mila domande;

   tale scostamento di dati sembra scaturisca dal fatto che l'Inps non depura il dato dai doppioni, per cui il numero di 267.645 trattamenti risulta più ampio del numero dei lavoratori destinatari dei pagamenti;

   ad ogni modo, ciò che risulta comunque sconcertante è l'elevato numero di giacenza di «vecchie» cassa integrazione guadagni per il Covid-19, i cui dati, al lordo del mese di ottobre, rivelano 170 mila istanze per quasi 1,2 milioni di lavoratori, portando il totale a 270 mila domande;

   il numero è ancora più ingente con riguardo alle attese per la Cassa integrazione guadagni in deroga per Covid-19: ad attendere di essere esaminate sono ancora 27 mila domande – corrispondenti a circa 95 mila lavoratori – riferite al primo decreto di natura economica, il cosiddetto decreto-legge Cura Italia, cui devono aggiungersi le giacenze relative ai successivi decreti, cosiddetto Rilancio e Agosto, le quali portano ad un totale di 67 mila domande in attesa, equivalenti a 229 mila beneficiari –:

   se i dati riportati a mezzo stampa di cui in premessa trovino conferma ovvero quale sia l'esatto e reale numero delle domande di cassa integrazione guadagni (Cig) e cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) Covid-19 ancora in attesa e dei beneficiari che ancora non hanno percepito il trattamento spettante e se alla luce di tali criticità e ritardi non ritenga necessario promuovere interventi di snellimento nelle procedure relative alla richiesta ed alla concessione dell'ammortizzatore sociale in questione.
(5-04949)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta scritta:


   VANESSA CATTOI, LORENZO FONTANA, LOCATELLI, COLMELLERE, PANIZZUT e BAZZARO. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19, tra le altre gravi conseguenze, ha segnato un duro colpo per le adozioni internazionali, per le famiglie coinvolte e per i moltissimi bambini in stato di abbandono che, dopo un percorso tortuoso, si potrebbe dire ad ostacoli, si trovano bloccati nei rispettivi Paesi di origine tra restrizioni, visti e altre problematiche alle quali andrebbe posto urgente rimedio;

   invero, già nell'anno 2019, le adozioni internazionali avevano registrato un calo, significativo, del 14 per cento rispetto al 2018, scendendo al di sotto della soglia delle mille adozioni annuali e, segnatamente, al numero di 969, come si evince dall'ultimo report pubblicato dalla Cai – Commissione per le adozioni internazionali (per dare un termine di paragone, nel 2010, l'anno dell'apice, le adozioni internazionali toccarono quota 4.130);

   nell'anno in corso, si attende – come detto – una nuova contrazione e si pone, quindi, l'esigenza di un intervento forte e sinergico da parte dei Ministri interrogati, con la collaborazione di tutti gli attori del sistema adozione (Cai, tribunali per i minorenni, servizi, enti autorizzati e famiglie);

   innanzitutto, occorre dare soluzione, con la massima urgenza, alle problematiche legate alla pandemia da Covid-19, recependo le istanze avanzate dalle famiglie che, a procedura conclusa, attendono, ancora oggi, di poter intraprendere il viaggio che li separa dai bambini adottati;

   secondo fonti stampa, le procedure di adozione che si troverebbero in stallo a causa della pandemia da Covid-19 e che vedono coinvolti bambini di tutto il mondo, anche con problemi di salute o disabilità (bambini con bisogni speciali), sarebbero oltre cinquecento;

   le famiglie adottive hanno richiesto un maggiore impegno da parte dei Ministri coinvolti, prospettando diverse soluzioni che vanno dalla creazione di un corridoio umanitario, che possa ricomporre i nuclei familiari in condizioni di sicurezza, sino all'introduzione di visti speciali, considerato che gli attuali visti per i genitori adottivi sono turistici e, ovviamente, non consentono gli spostamenti in tempo di pandemia;

   ad oltre nove mesi dall'avvento della pandemia, tuttavia, tali criticità non sono ancora state rimosse e, solo nella giornata di ieri, a quanto consta agli interroganti, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia avrebbe tenuto un incontro con i rappresentati delle famiglie coinvolte. Sono di tutta evidenza i pregiudizi per genitori e bambini, la cui situazione, estremamente delicata e, perciò, prioritaria e meritevole di tutela, è stata messa, secondo gli interroganti, in secondo piano dal Governo;

   a parere degli interroganti, alla luce dei dati di cui si è dato conto, i Ministri interrogati dovrebbero iscrivere il tema delle adozioni internazionali tra le priorità dell'agenda di Governo, risolvendo in primis la questione delle procedure bloccate a causa delle misure di contenimento e affrontando, in secondo luogo, le criticità di carattere strutturale del sistema, per il cui superamento il Gruppo Lega ha, peraltro, presentato una proposta di legge, a prima firma dell'On. Panizzut, assegnata alla II Commissione (Atto Camera 1944) –:

   quali iniziative intendano adottare al fine di recuperare il ritardo accumulato e risolvere, nell'immediato e con la massima urgenza, le criticità determinate dalla pandemia da Covid-19 con riguardo alle procedure di adozione internazionale;

   se non ritengano opportuno individuare soluzioni concrete e condivise rispetto alle criticità strutturali che già avevano determinato un significativo calo delle adozioni negli ultimi anni.
(4-07387)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   è iniziato al Parlamento europeo il dibattito sulla modifica dell'attuale disciplina che regolamenta la denominazione di «carne»; quest'ultima, qualora dovesse essere approvata la proposta della maggioranza, verrebbe così impiegata anche sui prodotti di origine vegetale o sintetica;

   la proposta di abrogazione del divieto di denominare «carne» prodotti vegetali o sintetici permetterebbe di chiamare ad esempio «hamburger» una polpetta di soia, un prodotto di sintesi, ingannando i consumatori, che non sarebbero più nelle condizioni di effettuare scelte consapevoli;

   il mercato delle carni sintetiche è in espansione ed è governato da importanti multinazionali dell'industria alimentare, le quali da tempo stanno indirizzando verso questo segmento parte dei loro investimenti;

   nel 2019 in Europa le vendite di carne sintetica hanno sfiorato il miliardo di euro, con 208 milioni di pezzi; rispetto agli ultimi due anni precedenti il mercato è cresciuto del 38 per cento;

   i consumatori sono ignari del fatto che la maggior parte di questi cibi di origine non animale è prodotta in laboratorio e non ha nulla a che fare con l'agricoltura, ed anzi, essendo prodotti assolutamente diversi da quelli agricoli, ma che richiamano ad essi, rischiano di arrecare un grave danno alla salute dei consumatori, inficiando la qualità e genuinità stessa dell'agroalimentare made in Italy;

   questi orientamenti contrastano, infatti, con le politiche di tutela del made in Italy, e tentano di mettere in cattiva luce il sistema degli allevamenti italiani, che è fra i più sicuri e sostenibili a livello mondiale; qualora gli stessi dovessero venire confermati, potrebbero inoltre condizionare la posizione del Parlamento europeo nel negoziato con il Consiglio e la Commissione sull'assegnazione delle nuove risorse della

   una pronuncia della Corte di giustizia dell'Unione europea, nella causa C-422/16, tra Verband Sozialer Wettbewerb e V contro TofuTown.com GmbH, ha intanto stabilito «che la denominazione "latte" e le denominazioni riservate unicamente ai prodotti lattiera-caseari» non possono essere legittimamente impiegate per designare un prodotto puramente vegetale;

   è necessaria l'adozione di una strategia che valorizzi l'agroalimentare italiano attraverso l'adozione di un modello prestazionale che risponda a più alti livelli di qualità, a garanzia della sussistenza del nesso tra la provenienza e la qualità degli alimenti quale livello di eccellenza, anche in ragione degli effetti positivi per la salute, quale alternativa a sistemi di etichettatura nutrizionale «a semaforo» fuorvianti e discriminatori, che finiscono per escludere paradossalmente dalla dieta elementi sani e naturali e promuovere cibi spazzatura, a danno del made in Italy e della salute dei consumatori –:

   se intenda adoperarsi, in tutte le sedi di competenza, affinché venga accolta, a livello europeo, una posizione che coincida con la necessità di tutelare le denominazioni, confermando il divieto di estenderne l'impiego ai prodotti che abbiano natura vegetale o sintetica;

   se il Governo, in seno al Consiglio dell'Unione europea, abbia costruito una posizione concordata con altri Paesi per, eventualmente, «controbilanciare» una possibile apertura del Parlamento europeo sull'utilizzo delle denominazioni;

   se intenda adottare, in sede di attuazione della strategia «Farm to fork», iniziative per il riconoscimento delle eccellenze agroalimentari italiane, attraverso la valutazione e la certificazione volontaria degli operatori, al fine di assicurare alti livelli di conformità accertati dalle autorità competenti in materia di sicurezza alimentare in tutte le fasi della filiera, necessari a determinare prodotti di eccellenza basati sul nesso comprovato tra l'origine, la provenienza e la qualità, anche in ragione degli effetti positivi per la salute.
(5-04943)

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA e CIABURRO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le misure di contrasto varate dalle autorità locali, a poco meno di due mesi dallo scoppio del primo focolaio di Peste suina africana (Psa) registrato nel Land del Brandeburgo, in Germania, anche il Land della Sassonia ha segnalato la diffusione della malattia, che colpisce in modo analogo maiali e cinghiali, i quali si fanno vettore particolarmente invasivo della Psa;

   il rischio dovuto a tale diffusione geografica del fenomeno è che questo si propaghi in modo esponenziale nei principali partner economici e Paesi confinanti ed in prossimità, tra cui – nel caso di specie – l'Italia;

   la diffusione della Psa rischia non solo di pregiudicare l'esistenza e l'economia di interi allevamenti, ma di richiedere l'adozione di misure di contenimento estremamente rigide per il comparto ed alcune aree italiane dove la malattia ha trovato diffusione endemica, come in Sardegna; qui solo innumerevoli sforzi della regione ne hanno permesso, faticosamente, il contenimento –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

    a) scongiurare la diffusione della malattia, anche prevedendo ampie semplificazioni normative in materia di piani di gestione della fauna selvatica;

    b) studiare ed approfondire eventuali impatti della Peste suina africana sull'uomo e su altre specie animali, anche alla luce delle evidenze di cui in premessa.
(4-07380)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dal video pubblicato dal quotidiano Repubblica in data 3 novembre 2020, / nella serata di lunedì 2 novembre 2020 alcune ambulanze con a bordo sospetti pazienti positivi al virus SARS-COV-2 sono rimaste bloccate in fila davanti al pronto soccorso del Policlinico Riuniti di Foggia per diverse ore;

   nonostante il direttore generale del Policlinico Riuniti di Foggia abbia giustamente lodato l'impegno degli operatori sanitari che sono riusciti a gestire magistralmente la situazione di emergenza, appare evidente che, non solo, la fila di ambulanze con sospetti pazienti positivi in attesa davanti al pronto soccorso risulta intollerabile, ma denoterebbe, con ogni probabilità, la mancanza di posti all'interno della struttura sanitaria pubblica che non sono, evidentemente, sufficienti a coprire il fabbisogno in fase di emergenza;

   il problema della mancanza di posti sufficienti a coprire il fabbisogno all'interno del Policlinico Riuniti di Foggia fu già ampiamente evidenziato nell'interrogazione al Ministro della salute n. 5-04812, pubblicata in data 20 ottobre 2020, nella quale si denunciò l'esaurimento dei posti letto afferenti al reparto di rianimazione nonché il fatto che la struttura sanitaria fu costretta ad indirizzare alcuni pazienti verso altre strutture ospedaliere della provincia per le relative cure;

   in particolare, nel testo della predetta interrogazione, si evidenziò che il capo dell'unità operativa di terapia intensiva del Policlinico Riuniti di Foggia avrebbe rilevato che i posti aggiuntivi che avrebbero dovuto rendersi disponibili a seguito dei provvedimenti del Governo volti al potenziamento delle strutture sanitarie non sarebbero mai stati attivati. Il motivo sarebbe da ascriversi, secondo quanto dichiarato dal medico, al fatto che «...a giugno, quando abbiamo dimesso gli ultimi pazienti COVID della prima ondata, le rianimazioni COVID aperte in più per affrontare l'emergenza sono state di nuovo riconvertite in reparti ordinari, per cui da luglio siamo tornati ad avere esattamente lo stesso numero di posti letto che avevamo prima dell'emergenza COVID, con le uniche differenze del I Policlinico di Bari, dove sono rimasti dieci posti letto in più allestiti e dell'ospedale Perrino di Brindisi. Quanto a infettivi e pneumologia, mi risulta che in gran parte siano stati trasformati in reparti normali e non sarebbero state avviate unità sub-intensive pneumologiche...»;

   a seguito della problematica descritta, pare che la soluzione adottata sia stata quella di «...riconvertire di nuovo i posti letto di terapia intensiva normali, assegnandone alcuni ai pazienti COVID...» con il risultato che «...adesso i posti letto di terapia intensiva totali sono rimasti gli stessi, ma sono stati divisi: metà ai pazienti COVID e l'altra metà ai No COVID...». Appare evidente che la fila di ambulanze con pazienti sospetti COVID in attesa è la diretta conseguenza di questa situazione;

   il primario avrebbe poi evidenziato anche un problema afferente alla mancanza di formazione, di medici specialisti e di regole univoche di trattamento dei pazienti affetti da COVID-19, tutti elementi fondamentali per gestire pazienti di questo tipo –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, se tutte le strutture sanitarie pubbliche che si occupano di gestire e curare pazienti contagiati dal virus SARS-COV-2 e i casi sospetti siano concretamente dotate di mezzi e personale sanitario a tutti i livelli per svolgere adeguatamente il proprio lavoro;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché, nel corso dell'emergenza sanitaria in atto, siano garantiti sufficienti posti letto in tutti i reparti di terapia intensiva delle strutture sanitarie pubbliche nonché un numero sufficiente di mezzi, di medici specialisti e di operatori sanitari formati adeguatamente per le cure dei pazienti affetti da COVID-19.
(5-04941)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la legge cosiddetta Quota 100 sono andati in pensione 38.883 dipendenti del Servizio sanitario nazionale (medici, infermieri, tecnici sanitari, operatori sanitari, impiegati). È stato il più grande esodo anticipato dalla sanità italiana;

   la riforma della legge Fornero era stata oggetto già in precedenza di numerosi aggiustamenti per alleviare i punti più ingiusti e dolorosi (basti pensare alle vicende degli esodati). Ma con quota 100 si è intervenuti non solo per anticipare la pensione ad alcune centinaia di migliaia di anziani lavoratori ma anche per favorire la loro sostituzione con giovani disoccupati;

   ora, a distanza di due anni dalla sua introduzione, è necessario, specialmente per quanto riguarda il comparto sanità colmare le carenze di organico che si sono venute a creare;

   la necessita di cambiare la legge Fornero era più che valida ma e altrettanto necessario gestire i problemi derivanti dall'esodo di 38.883 lavoratori della Sanità;

   in questo periodo di grave emergenza, il concorso medico per specializzandi (quindi medici che hanno abilitazione generica, che si iscrivono per la specializzazione) fatto a settembre 2020, con graduatoria da pubblicare a inizio ottobre, è stato fino a pochi giorni fa bloccato per alcuni ricorsi al Tar;

   solo ora è stata pubblicata la graduatoria –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per ovviare alla carenza cronica di personale nel comparto sanitario.
(4-07381)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già in precedenti atti di sindacato ispettivo si sono sollevate perplessità in merito ai nuovi vaccini anti-influenzali sul mercato, al rischio di aggravamento di pazienti affetti da Covid-19 se sottoposti alla vaccinazione anti-influenzale; alla possibilità che conseguenze dell'epidemia denominata Covid-19 potessero essere riconducibili ad altre problematiche;

   il 30 settembre 2020 su lifesitenews.com è stata pubblicata l'intervista al dottor Alberto Rossi, medico militare in pensione che ha assistito pazienti Covid, il quale ha dichiarato che i suoi pazienti, sopra i settant'anni affetti da molteplici patologie, avevano fatto la vaccinazione contro l'influenza;

   nel 2005 con lo studio dal titolo «Impatto della vaccinazione antinfluenzale sulla mortalità stagionale nella popolazione anziana degli Stati Uniti» si è dimostrato come la mortalità correlata all'influenza stimata era probabilmente molto vicina a quanto sarebbe accaduto se non fosse stato disponibile un vaccino;

   nel 2012 con lo studio randomizzato e controllato con placebo nei bambini di Hong Kong, dal titolo «Aumento del rischio di infezioni da virus respiratorio non influenzali associato alla ricezione di vaccino influenzale inattivato» si è scoperto che i vaccini antinfluenzali hanno aumentato di quasi cinque volte il rischio di malattie da virus respiratori non influenzali, generando una mancanza di un'immunità temporanea non specifica verso altri virus respiratori;

   il 5 aprile 2018 con lo studio finanziato dal Cdc Americano dal titolo «Valutazione della malattia respiratoria acuta temporalmente correlata a seguito della vaccinazione antinfluenzale», ha mostrato che nei bambini che hanno ricevuto il vaccino anti-influenzale c'è stato un aumento del rischio di malattie respiratorie acute, causato da patogeni respiratori non influenzali, rispetto ai bambini non vaccinati durante lo stesso periodo;

   nell'aprile del 2020 con lo studio dal titolo «L'effetto della vaccinazione antinfluenzale per gli anziani sul ricovero e sulla mortalità» si è dimostrato come la strategia di vaccinazione sia del tutto inutile, in quanto dopo aver fatto uno studio osservazionale con 170 milioni di episodi di cura e 7,6 milioni di morti, nessuna prova ha indicato che la vaccinazione abbia ridotto i ricoveri o la mortalità tra le persone anziane;

   nel 2014 in Italia ci fu il caso del Fluad che causò 3 vittime e conseguentemente Aifa sospese il lotto del farmaco in commercio;

   attualmente la situazione riporta casi internazionali di morte a seguito della vaccinazione; in Sudcorea si è passati da 25 casi del 22 ottobre 2020, a 59 pochi giorni dopo;

   il 29 ottobre 2020 il Ministero della salute della Malesia ha consigliato ai medici del Paese di sospendere temporaneamente l'uso di due vaccini antinfluenzali, ovvero SKYCellflu Quadrivalent e Vaxigrip Tetra, a seguito delle segnalazioni di casi di morte legati ai due prodotti in Corea del Sud;

   il vaccino Vaxigrip Tetra è attualmente in uso nella regione Piemonte;

   in un articolo del dailymail.co.uk del 24 ottobre 2020 gli esperti pongono la questione di come i casi di influenza siano in picchiata del 98 per cento in tutto il mondo; e quindi che il Covid-19 abbia fatto scomparire l'influenza;

   negli anni passati, invece, la stampa aveva più volte riportato la gravità dell'epidemia influenzale stagionale e di come le terapie intensive fossero al collasso con gli episodi più gravi di influenza;

   gli esperti preannunciano una terza ondata di Covid-19;

   l'interrogante ha già chiesto, con l'interrogazione n. 4-05154, come ha verificato che quella da Covid-19 fosse una nuova pandemia o se invece si trattasse di altre patologie, compresa l'influenza –:

   se il Governo abbia verificato che questa pandemia denominata Covid-19, causata probabilmente dall'agente patogeno denominato Sars-Cov-2, non sia una pandemia influenzale da coronavirus più grave rispetto alle precedenti;

   se il Governo non ritenga di dover rivedere anche la raccomandazione della vaccinazione anti influenzale.
(4-07383)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da fonti giornalistiche si apprende della richiesta per la convocazione di un nuovo tavolo al Ministero dello sviluppo economico sulla vertenza della «Betafence» di Tortoreto, in provincia di Teramo;

   la convocazione, in ritardo rispetto agli impegni assunti in precedenza, ingenera dubbi e interrogativi da parte delle organizzazioni sindacali Fim Cisl e Fiom Cgil provinciali e delle stesse maestranze. Quel che in particolare preoccupa le organizzazioni sindacali è l'interlocuzione tra il Ministero dello sviluppo economico e l'azienda «Presidiad» e il dilungarsi a favore della stessa che aveva chiesto un rinvio di 6 settimane, e il rischio di trovarsi in un tavolo senza la «Carlyle» non a conoscenza di strategie ritenute non costruttive;

   della condizione di detti lavoratori si occupò lo stesso Presidente del Consiglio, che intese esprimere la propria vicinanza ai lavoratori e l'impegno di convocazione del tavolo per dare continuità all'occupazione;

   le organizzazioni sindacali, rappresentando l'esasperazione dei lavoratori, hanno avanzato una proposta dirompente per lo stallo che si è venuto a determinare, ipotizzando anche la vendita della società «Betafence» da parte della «Presidiad», coinvolgendo acquirenti più affidabili che potranno assicurare maggiore credibilità ai clienti che sino ad oggi hanno puntato sulla qualità dell'impianto di Tortoreto e le sue maestranze –:

   quali urgenti iniziative intendano adottare al fine di accelerare le procedure di confronto nelle sedi istituzionali per la soluzione della vertenza «Betafence» e garantire la continuità produttiva ed occupazionale dell'impianto di Tortoreto.
(5-04942)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Ianaro e altri n. 1-00395, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lombardo.

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Versace e altri n. 2-00989, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Labriola.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Bellucci e altri n. 4-07275, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Lucaselli n. 4-07280, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta e altri n. 4-07342, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta e altri n. 4-07345, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 30 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Benedetti e altri n. 4-07378, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 novembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Trano.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Mulè n. 4-07136 del 15 ottobre 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta immediata in assemblea Plangger e altri n. 3-01864 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 421 del 3 novembre 2020. Alla pagina 15799, seconda colonna, dalla riga venticinquesima alla riga ventottesima deve leggersi: «PLANGGER, GEBHARD, EMANUELA ROSSINI e SCHULLIAN. – Al Ministro dell'interno. – Per sapere – premesso che:» e non come stampato.