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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 30 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    fin dal 2011 l'associazione Cpi (Cantori professionisti d'Italia) si è fatta promotrice della candidatura dell'opera lirica italiana come bene immateriale dell'umanità presso l'Unesco, verificando presso i referenti politici e istituzionali (Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, Commissione nazionale italiana Unesco) la reale possibilità di proporre tale candidatura;

    dopo una campagna di adesione e di raccolta di firme tra personalità del mondo della cultura italiana (registi, compositori, direttori d'orchestra, musicologi) e presso diversi conservatori, accademie, scuole di musica e circoli lirici, il dossier ufficiale della candidatura «Opera Lirica Italiana: dalle origini ad un percorso europeo» è stato proposto alla Commissione nazionale italiana Unesco il 31 marzo 2015 e, pur ottenendo un punteggio molto alto in riferimento alla preparazione tecnica del dossier, non ha visto la candidatura andare a buon fine;

    con dichiarazioni di supporto di nuove realtà e l'apertura di nuovi tavoli ministeriali, in questi anni si è lavorato al miglioramento del dossier;

    il 3 giugno 2020 il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi ha dichiarato: «Adesso più che mai dobbiamo concentrarci sul brand dell'Italia nel mondo, per promuovere l'incomparabile patrimonio artistico e naturale che possediamo»;

    l'8 giugno 2020, come riportato da Askanews, il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, nel suo intervento in occasione della sottoscrizione del Patto per l'export alla Farnesina ha dichiarato che «ogni prodotto dell'industria italiana che si esporta nel mondo ha dentro secoli di saperi, conoscenze e bellezza (...) Per questo motivo abbiamo bisogno di investire nel patrimonio culturale e nella riqualificazione della nostra offerta turistica»;

    tra le linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), approvato nei suoi contenuti essenziali dal Comitato interministeriale per gli affari europei (Ciae) il 9 settembre 2020, in coordinamento con tutti i Ministeri e le rappresentanze delle regioni e degli enti locali, si indica tra le «missioni» prioritarie del nostro Paese quella di «riconoscere il valore del Made in Italy e delle filiere della cultura e del turismo quali leve di sviluppo, (...) attraverso il potenziamento e la promozione dell'industria culturale e del turismo»;

    parimenti, tra le premesse del piano si reputa necessario «investire nella bellezza dell'Italia, quel capillare intreccio di storia, arte, cultura e paesaggio, che costituisce il tessuto connettivo del Paese. A tal fine è necessario rafforzare la tutela dell'immenso patrimonio artistico, culturale e naturale e nello stesso tempo promuoverne la funzione, consolidandone la potenzialità e la capacità di attrazione dei flussi turistici»;

    l'opera lirica e il melodramma sono asset strategici per lo sviluppo del nostro Paese e per la diffusione della lingua e della cultura italiana nel mondo;

    Verdi, Rossini, Bellini, Puccini, Donizetti, i compositori della gloriosa scuola napoletana, il teatro musicale da Monteverdi in poi, hanno fatto sì che l'Italia fosse universalmente riconosciuta come la patria della musica per il suo valore culturale e per gli esiti artistici raggiunti;

    nei prossimi mesi sarà fondamentale che i teatri italiani siano posti nella condizione di riprendere a pieno regime le proprie attività, e il riconoscimento del valore universale del melodramma italiano potrebbe senza dubbio contribuire al rilancio della loro immagine nel mondo e alla riaffermazione del ruolo determinante dell'Italia nella diffusione dell'arte e della cultura musicale;

    i teatri non sono solo luoghi d'arte e cultura, ma anche di socialità. Non è difficile constatare come l'emergenza sanitaria abbia determinato un lungo periodo di crisi per questi luoghi così importanti per la vita socio-culturale delle nostre città e del nostro Paese;

    i teatri veicolano un preziosissimo patrimonio immateriale che ha reso celebre l'Italia e ha contribuito in modo determinante alla diffusione della lingua italiana nel mondo;

    il progetto Creative Europe Opera Out of Opera, coordinato dal conservatorio Santa Cecilia di Roma in collaborazione con l'Association Européenne des Conservatoires e altre istituzioni europee, ha realizzato con successo un ciclo d'incontri dedicati alla divulgazione dell'Opera lirica presso il pubblico giovanile, lanciando contestualmente l'App Opera Out of Opera per smartphone, che ha assicurato l'interazione digitale dal vivo con il pubblico durante le esibizioni e ora rimarrà attiva e disponibile per il download;

    il 2 agosto 2021 saranno trascorsi 100 anni dalla morte del celebre tenore napoletano Enrico Caruso e il 25 febbraio del 2023 ricorreranno i 150 anni dalla sua nascita; tra il 2021 (centenario della morte) e il 2023 (centocinquantesimo anniversario della nascita) sarà, dunque, fondamentale omaggiare il celebre tenore, grande artista ancora oggi tra i più noti e ascoltati in tutto il mondo, con programmi, eventi ed iniziative prestigiose che ne ricordino la figura e rilancino la centralità della cultura italiana nel mondo;

    il ricordo di questo grande artista che ha dato lustro al nostro Paese può indiscutibilmente conferire all'Italia un ruolo privilegiato e primario all'interno del panorama culturale internazionale (a partire dalla comunità italiana a New York particolarmente affezionata a Caruso) e contribuire alla candidatura Unesco dell'opera lirica italiana;

    viste le difficoltà economico-finanziarie esplose a seguito delle prescrizioni imposte a causa dell'emergenza Covid-19 a tutti i teatri e ai luoghi dello spettacolo, la candidatura dell'opera lirica italiana come bene immateriale dell'umanità presso l'Unesco può divenire il simbolo della rinascita del settore e dell'intero Paese, proprio come avvenne nel 1943, quando il teatro alla Scala di Milano, sventrato da un bombardamento, fu restaurato a tempo record,

impegna il Governo:

   a porre in essere tutte le iniziative utili a completare l'iter di candidatura dell'opera lirica italiana come bene immateriale dell'umanità presso l'Unesco;

   a mettere in atto tutte le iniziative pubbliche per valorizzare la figura del tenore Enrico Caruso in occasione delle imminenti ricorrenze, conferendo così ulteriore centralità e rilievo alla candidatura Unesco dell'opera lirica italiana.
(7-00568) «Nitti, Lattanzio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   TARTAGLIONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella mattina di giovedì 29 ottobre 2020, intorno alle 9, la cattedrale Notre Dame nel centro di Nizza, è stata presa d'assalto: tre persone sono state uccise e l'attentatore è stato arrestato. Ma nel corso della mattinata almeno altre tre circostanze hanno fatto scattare l'allarme terrorismo: ad Avignone un uomo armato di coltello è stato ucciso mentre urla «Allah akbar», a Gedda un uomo è stato assalito all'interno del consolato francese. Un arresto è avvenuto anche in una località dell'Ile de France. Tutti episodi di sangue arrivano al culmine di una escalation di tensioni tra la Francia e il mondo islamico;

   sembra certo che il killer che ha colpito nella chiesa di Nizza sia sbarcato a Lampedusa assieme ad altri migranti. La conferma delle modalità con cui il tunisino è entrato in Europa arriva da fonti degli apparati di sicurezza secondo le quali nell'isola c'è stata la prima registrazione dell'uomo;

   da quanto si apprende da fonti degli inquirenti, l'attentatore è il tunisino Brahim Aoussaoui, di 21 anni; dopo essere sbarcato a Lampedusa il 20 settembre, sarebbe arrivato in Francia ad inizio ottobre. Quel giorno arrivarono a Lampedusa una ventina di barconi con a bordo soprattutto tunisini, tra cui appunto il terrorista;

   il primo a riferire che il killer di Nizza, era «arrivato da pochissimo tempo da Lampedusa» è stato il deputato della regione di Nizza, Eric Ciotti che ha subito affermato di aver chiesto ad Emmanuel Macron, in una riunione sul luogo dell'attentato, di «sospendere qualsiasi flusso migratorio e qualsiasi procedura di asilo, in particolare alla frontiera italiana»;

   si tratta di un episodio gravissimo che pone più di una riflessione in merito all'efficacia del nostro sistema di accoglienza, fortemente indebolito in particolare nel corso dell'ultimo anno; su questo fronte l'azione del Governo, ad avviso dell'interrogante, si sta rivelando assolutamente inefficace, e il fenomeno migratorio, aggravato dall'emergenza coronavirus, sembra essere completamente fuori controllo –:

   se siano state effettuate, anche in collaborazione con le autorità francesi, opportune verifiche volte a ricostruire i vari spostamenti del tunisino accusato di essere l'attentatore di Nizza, e quali risultati abbiano prodotto;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per controllare il fenomeno migratorio e se non consideri necessario rivedere la strategia di accoglienza.
(3-01851)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, dispone all'articolo 1, comma 1, quanto segue: «1. Al fine di sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive introdotte con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 24 ottobre 2020 per contenere la diffusione dell'epidemia "Covid-19", è riconosciuto un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti che, alla data del 25 ottobre 2020, hanno la partita IVA attiva e, ai sensi dell'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n. 633, dichiarano di svolgere come attività prevalente una di quelle riferite ai codici Ateco riportati nell'Allegato 1 al presente decreto. Il contributo non spetta ai soggetti che hanno attivato la partita IVA a partire dal 25 ottobre 2020»;

   nel predetto Allegato 1 si rilevano una serie di codici Ateco afferenti ad attività sportive diverse e in particolar modo si evidenzia quella relativa ad attività svolte da club e strutture per fitness e culturismo (body-building) il cui codice è 93.13;

   al riguardo, si rileva, altresì, la mancanza dal predetto elenco del codice Ateco 85.51 relativo ad attività di istruzione sportiva da parte di insegnanti o allenatori individuali ovvero i cosiddetti personal trainer che si svolgono prevalentemente e proprio nell'ambito delle attività previste dal codice 93.13 ovvero all'interno delle palestre le cui attività sono attualmente interessate dalle disposizioni di sospensione previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020;

   appare evidente, dunque, che le predette attività di istruzione sportiva da parte di insegnanti o allenatori individuali sono per la maggior parte precluse, proprio perché gli stessi non possono svolgere il proprio lavoro adeguatamente se non in queste strutture i cui spazi e le cui attrezzature assicurano agli atleti lo svolgimento della prestazione sportiva nelle migliori condizioni possibili e in totale sicurezza;

   il decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, inoltre, dispone all'articolo 1, comma 2, quanto segue: «2. Ai soli fini del presente articolo, nel limite di spesa di 50 milioni di euro per l'anno 2020, con uno o più decreti del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, possono essere individuati ulteriori codici Ateco riferiti a settori economici aventi diritto al contributo, ulteriori rispetto a quelli riportati nell'Allegato 1 al presente decreto, a condizione che tali settori siano stati direttamente pregiudicati dalle misure restrittive introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020»;

   al riguardo appare, dunque, evidente che il settore economico relativo all'attività di istruzione sportiva da parte di insegnanti o allenatori individuali risulta, anche se indirettamente, palesemente pregiudicato dalle misure restrittive introdotte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, poiché tali attività risultano per la maggior parte sospese a seguito della sospensione delle palestre ovvero delle strutture che prevalentemente le ospitano –:

   se intenda porre in essere iniziative normative di competenza volte all'inserimento, nell'elenco dei codici Ateco previsti dall'Allegato 1, al decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, del codice 85.51 relativo ad attività di istruzione sportiva da parte di insegnanti o allenatori individuali.
(5-04916)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   PIGNATONE, ALAIMO, D'ORSO e GIARRIZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   una delle risorse minerarie maggiormente sfruttate in Sicilia, nel passato, è stata lo zolfo. L'area interessata dai grandi giacimenti era quella centrale dell'isola, comprensiva delle province di Caltanissetta, Enna ed Agrigento, dove fino alla fine degli anni '80, periodo di chiusura, vi erano importanti impianti che fornivano occupazione a migliaia di persone;

   ad oggi, molti di tali siti minerari sono stati dismessi e le strutture ivi insistenti lasciate in totale abbandono e alla mercé di tutti. In particolare, nel sito di Bosco-Palo nel comune di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta, vi sono capannoni e altri fabbricati con coperture cementizie di amianto in stato di avanzato degrado che sono divenute nel tempo, a causa anche di crolli strutturali, vere e proprie discariche a cielo aperto. A partire dal 1999 la responsabilità del mantenimento del sito è ricaduta sotto l'egida della regione, la quale, purtroppo, non ha approntato gli adeguati e necessari interventi. L'elevato stato di inquinamento ha portato, così, all'apertura di indagini da parte della magistratura competente facendo emergere la presenza di più di 8 mila metri quadrati di eternit. Ciò ha determinato, nel 2014, la sottoposizione a sequestro da parte della procura della Repubblica di Caltanissetta di tutta l'area in questione e l'obbligo da parte della regione di bonifica del sito. La situazione anzi descritta è, oggi, al centro di un procedimento, pendente presso il tribunale di Caltanissetta, inerente all'illecito smaltimento di rifiuti pericolosi e nocivi ed alla mancata bonifica ambientale. Procedimento che vede coinvolti anche dirigenti della regione Siciliana, responsabili, secondo quanto emerso dalle indagini, dei reati di gestione non autorizzata e disastro colposo con pericolo per la pubblica incolumità;

   questa premessa appare doverosa alla luce del preoccupante scenario che si sta prospettando e che vede come protagonisti la regione Sicilia e in particolare l'assessorato all'ambiente. Ed invero, con la decretazione del piano regionale dell'amianto, sono state individuate le località degli impianti di stoccaggio e di smaltimento di amianto in quattro aree della Sicilia, due delle quali ricadenti nel territorio della provincia di Caltanissetta ed, in particolare, nel sito della miniera di Bosco-Palo a San Cataldo, nel quale dovrà essere realizzato un impianto di trattamento e nella miniera di Milena, nel quale dovrà essere ubicata una discarica, entrambe a servizio dell'intera regione;

   il piano prevede, inoltre, un ulteriore sito di stoccaggio individuato nella miniera di Pasquasia, nella provincia di Enna, a poca distanza dalle altre due aree, con la conseguenza che, nel raggio di poche decine di chilometri, si avrà una altissima concentrazione di siffatti siti;

   a ciò aggiungasi la prospettazione di un piano di riorganizzazione delle strutture provinciali dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) ed, in particolare, di quella del capoluogo nisseno, con un depotenziamento degli uffici e dei laboratori di analisi ed il conseguente rischio, in un territorio con le criticità sopra evidenziate, in particolare per la presenza dei Sin (Siti di interesse nazionale), di verifiche ambientali poco incisive e non puntuali;

   appare chiaro, dunque, secondo l'interrogante, come la regione Sicilia, anziché fornire possibilità di sviluppo a questi territori intenda, al contrario, sfruttarli per raccogliere altri rifiuti tossici, mettendo così a rischio la salute dei suoi cittadini;

   in un contesto di criticità e di emergenza ambientale particolarmente delicato come quello che si sta vivendo, si auspica l'adozione di misure ed azioni urgenti, necessarie al completamento delle attività processuali, delle attività di verifica ambientale, della messa in sicurezza e della bonifica delle aree in questione, ma soprattutto della tutela dell'incolumità pubblica e della salvaguardia del diritto alla salute della popolazione –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per quanto di competenza, con riferimento alla situazione descritta.
(4-07343)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25 del cosiddetto «decreto rilancio» (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77) prevede contributi a fondo perduto per le imprese che abbiano accertato una riduzione del fatturato nel mese di aprile 2020 rispetto al 2019;

   tale provvedimento non consente di fruire del contributo se, al momento della richiesta, la partita Iva risulta chiusa ovvero se la partita Iva è stata aperta dopo il 30 aprile 2020;

   il diniego al contributo, tuttavia, sussiste anche nel caso di conferimento, ad esempio, di una ditta individuale in società di capitali qualora tale operazione sia avvenuta dopo il 30 aprile 2020;

   la circolare 15/e dell'Agenzia delle entrate (Chiarimenti ai fini della fruizione del contributo a fondo perduto di cui all'articolo 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19»), infatti, disciplina solo le riorganizzazioni avvenute entro il 30 aprile 2020;

   tuttavia, va rilevato che l'operazione di conferimento è, per legge, in continuità giuridica: pertanto, se il contributo spettava alla ditta individuale, questo dovrebbe essere «ereditato» dalla società conferitaria secondo il «principio successorio e di continuità giuridica» –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per superare le criticità di cui in premessa;

   se intenda adottare le iniziative di competenza affinché dall'Agenzia delle entrate sia chiarito, con circolare specifica, che le ditte individuali sussistenti al 30 aprile 2020 e conferite in società di capitali dopo tale data, abbiano diritto al contributo in virtù del principio successorio e di continuità giuridica.
(4-07339)


   GUSMEROLI, CESTARI, GAVA, CAVANDOLI, COVOLO, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI, BITONCI, CANTALAMESSA, GERARDI, GUIDESI, ANDREUZZA, BAZZARO, COLLA, DARA, FIORINI, PIASTRA, SALTAMARTINI, CENTEMERO, BINELLI e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, ha previsto, tra l'altro, anche la chiusura delle palestre ed il fermo delle attività sportive, fatte salve le attività motorie e di sport svolte all'aperto ed in forma individuale;

   per i titolari di attività con codice Ateco 85.51.00 si è verificato, oltre al danno, anche la beffa: in quanto gestiscono corsi sportivi e ricreativi sono infatti soggetti alla chiusura di cui al predetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ma poiché in qualità di insegnanti sono inquadrati in altro settore sono rimasti esclusi dalle misure contemplate nel cosiddetto «Decreto ristori»;

   la loro vicenda è alquanto contraddittoria: secondo anche quanto chiarito a mezzo faq sul sito del Ministro per le politiche giovanili e lo sport (faq 19) gli studi di personal training one to one potranno continuare solo quelle attività che possano fungere da presidio sanitario obbligatorio (fisioterapia o riabilitazione) o erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, come disciplinato dall'articolo 1, comma 9, lettera f) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, oppure i personal training svolti all'aperto, mantenendo le distanze di sicurezza; quanto alle attività di yoga e pilates (faq 21), come ogni altra attività motoria, possono essere svolte esclusivamente in centri o circoli sportivi all'aperto;

   ne consegue per queste tipologie di attività one to one svolte al chiuso il paradosso per cui la chiusura o meno della propria attività non dipende già dal rispetto dei protocolli di sicurezza e dall'adozione delle prescritte misure di distanziamento sociale e di prevenzione da contagio da Covid-19, bensì esclusivamente dal fatto se il cliente benefici, di allenamento terapeutico o soltanto sportivo;

   a tale controsenso, che finisce per l'appunto con il colpire irrazionalmente un intero settore economico, deve aggiungersi, anche l'assurdità di estromettere i suddetti operatori, per categoria, dal diritto al ristoro –:

   se e quali tempestive iniziative il Governo intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa e, nello specifico, alla possibilità di riconoscere anche alle attività rientranti nel codice Ateco 85.51.00 il diritto al ristoro per le chiusure imposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020;

   se e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare nei confronti di tutte le attività il cui codice Ateco le esclude dal decreto-legge «ristori» ma che sono comunque riconducibili a fattispecie settoriali obbligate a chiudere.
(4-07346)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il tribunale civile di Nocera Inferiore, in data 11 novembre 2019, emetteva sentenza di separazione definitiva tra il signor M.B. e la coniuge, disponendo l'affidamento congiunto del piccolo A., bambino di sei anni affetto da un disturbo dello spettro autistico;

   il signor M.A. si è visto, però, negare ad oltranza, dalla madre, il diritto di incontrare il figlio e senza valide motivazioni;

   dopo ricorsi e la richiesta di adozione di provvedimenti urgenti circa il ripristino del diritto di frequentazione padre-figlio, ma che nei fatti non assumevano decisioni esecutive, il signor M.A. è riuscito a rivedere il figlio solo una volta, grazie agli assistenti sociali, ma il piccolo Alessandro dopo tanti mesi non ha più riconosciuto il papà;

   a circa un anno di distanza dalla sentenza di separazione e dall'ostentato rifiuto della madre del bambino di far incontrare lo stesso con il padre, risulta all'interrogante che il signor M.A. abbia avanzato la richiesta di collocazione temporanea del minore, unitamente alla madre, in una comunità educativa di tipo familiare, risultando evidente il bisogno di un ricongiungimento o addirittura di un nuovo riconoscimento della figura paterna;

   nella XIV legislatura, si ricorda, il Parlamento ha approvato a larghissima maggioranza la legge 8 febbraio 2006, n. 54, recante disposizioni in materia di separazione dei genitori e affidamento condiviso dei figli;

   la portata di questo testo risiede nel riconoscere che, anche in caso di separazione personale dei genitori, il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno di essi, di ricevere cura, educazione e istruzione da padre e madre e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale;

   dalla vicenda, invece, emerge un'asimmetria giuridica e pedagogica che sta portando il minore a perdere progressivamente ogni significativo rapporto con il genitore non affidatario –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda assumere e in particolare affinché sia data piena applicazione alla legge n. 54 del 2006, in modo tale che i diritti del padre e del figlio possano essere realmente tutelati.
(4-07350)


   GIACHETTI e VITIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 18 giugno 2019 veniva notificato al signor A.P.Z. un provvedimento di cumulo emesso dalla procura generale di Bari con ordine di esecuzione per una pena complessiva di anni sette e giorni sei; la notifica avveniva presso il dipartimento di salute mentale dell'Ospedale della Murgia in cui si trovava ricoverato a seguito di tentato comportamento auto-lesivo; nello stesso giorno veniva condotto nella casa circondariale di Bari e allocato nel reparto detenuti del Policlinico;

   i suoi difensori presentavano una prima istanza di rinvio o sospensione della pena o, in subordine, di detenzione domiciliare o in luogo di cura, depositando consulenza tecnica a firma di un consulente psichiatra che diagnosticava un disturbo depressivo grave in fase acuta con ideazione suicidiaria, incompatibile con il regime detentivo ospedaliero e con l'imminente carcerazione;

   dopo l'inserimento nella casa circondariale di Bari, il detenuto tentava il suicidio; quindi i sanitari incaricati dalla difesa diagnosticavano «depressione maggiore, episodio depressivo grave in fase di acuzie psicopatologica con manifestazioni psicotiche e spiccato rischio suicidiario», evidenziando i rischi di ulteriore aggravamento della patologia e ribadendo l'incompatibilità con il regime carcerario;

   il magistrato di sorveglianza di Bari, con ordinanza del 18 settembre 2019, disponeva che ai fini dell'adozione del provvedimento ex articolo 47-ter, comma 1-ter dell'ordinamento penitenziario si procedesse presso un'Atsm ad un periodo di osservazione psichiatrica;

   dopo altri due ulteriori tentativi di suicidio e altrettanti solleciti operati dai legali, l'11 gennaio 2020 il Dap disponeva il suo trasferimento all'Atsm di Spoleto dove è giunto solo il 18 giugno 2020, ben nove mesi dopo il provvedimento del magistrato;

   a seguito della richiesta presentata ai sensi dell'articolo 39 del Regolamento della Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu), il 28 agosto 2020 la Corte Edu stabiliva che fosse applicata al ricorrente una misura provvisoria, con la quale veniva imposto allo Stato italiano «di fornire al richiedente, fino a quando non sia emessa una decisione nel merito dal Tribunale di controllo, la necessaria sorveglianza e cure psichiatriche»;

   il 3 settembre 2020 il detenuto veniva trasferito presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, in cui attualmente si trova; in contrasto con quanto stabilito dall'osservazione psichiatrica, viene quindi collocato a notevole distanza fisica dalla propria famiglia e solo saltuariamente gli viene concesso un colloquio con uno psicologo;

   in data 28 settembre 2020 i difensori comunicavano alla Corte europea dei diritti dell'uomo un nuovo tentativo di suicidio, il quinto dall'esecuzione della detenzione e il settimo in poco più di un anno;

   inoltre, dall'ordinanza del 26 ottobre 2020 del tribunale di sorveglianza emerge che il Dap non abbia fatto pervenire tutta la documentazione richiesta e sollecitata, tra cui la nota nella quale la direzione sanitaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere doveva riferire se il detenuto fosse attualmente ristretto in una sezione «ordinaria» o in Atsm e il programma trattamentale nei confronti del detenuto;

   in data 28 ottobre 2020, A.P.Z. si è nuovamente rivolto alla Corte europea dei diritti dell'uomo e depositerà atto di denuncia-querela nei confronti del Dap per rifiuto e omissione d'atti d'ufficio;

   appare evidente la necessità di tutelare con assoluta urgenza la vita e la salute del detenuto, stanti le gravissime problematiche di salute e l'elevato rischio di condotte anticonservative –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se intenda avviare, in via cautelativa, una indagine amministrativa interna al fine di verificare le condotte di tutte le amministrazioni coinvolte nella vicenda;

   se, considerata la gravità dei fatti esposti, non si intendano assumere iniziative, per provvedere, nel più breve tempo possibile, ad attuare quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell'uomo e, di conseguenza, le raccomandazioni formulate all'esito della osservazione psichiatrica.
(4-07351)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il ponte della Veggia, che scavalca il fiume Secchia, è un'importante opera della rete stradale e ferroviaria che collega i territori modenesi con quelli reggiani. La strada comunale che percorre il ponte, ex strada statale 467 denominata delle Radici, collega Sassuolo e Casalgrande;

   il ponte della Veggia è composto da 11 campate di luce ciascuna di circa 20 metri, ad arco in calcestruzzo armato, per una lunghezza di 220 metri più il tratto lungo i muri andatori delle spalle di altri circa 9,80 metri per il lato di Casalgrande e 15,80 metri per il lato Sassuolo;

   attualmente, il ponte presenta problemi sulle strutture ammalorate che necessitano di interventi urgenti per garantirne un adeguamento ai carichi statici;

   la giunta del comune di Sassuolo ha approvato, nella seduta di martedì 6 ottobre 2020, in mera linea tecnica lo studio di fattibilità denominato «Ponte Veggia» – studio di fattibilità dei comuni di Sassuolo e Casalgrande, che prevede una spesa complessiva per complessivi 6.180.626 euro compresa IVA e spese accessorie, di competenza del comune di Sassuolo per il 50 per cento; sono stati considerati e valutati separatamente due interventi:

    lotto 1: intervento sul ponte Veggia che comprende i lavori di messa in sicurezza per i carichi statici e la riparazione locale (comprensivo di marciapiede di servizio);

    lotto 2: prolungamento camminamento tecnico lato Casalgrande sul ponte provinciale che prevede la realizzazione del marciapiede di servizio per garantire l'accesso tecnico in sicurezza; da considerarsi interventi aggiuntivi a quello base, sono altresì stati valutati progettualmente e conseguentemente quantificati economicamente, ulteriori opere di messa in sicurezza, dal punto di vista sismico, quali il rinforzo delle pile di sostegno e delle opere di fondazione, opere appunto che sarebbero finalizzate ad ottenere un miglioramento sismico del ponte ritenuto struttura particolarmente vulnerabile dal punto di vista della sicurezza sismica; tale rinforzo deve coinvolgere l'opera in questione in maniera simmetrica e, quindi, riguardare sia l'impalcato stradale che quello ferroviario, che corre a nord parallelamente al ponte stradale;

   il ponte, situato nella fascia pedemontana tra le province di Modena e Reggio Emilia, collega il distretto ceramico che è il principale polo produttivo mondiale per la produzione di piastrelle per pavimenti e rivestimenti in materiale ceramico; si tratta di 300 aziende con un'occupazione di 18.000 risorse umane;

   sul ponte della Veggia ogni giorno transitano dai 20 ai 25 mila veicoli; peraltro, il secondo ponte più a nord, che attraversa il fiume Secchia, è più distante dai centri, è concepito esclusivamente per il traffico commerciale ed è privo completamente di attraversamento pedonale e ciclabile;

   per gli interventi di sistemazione del ponte della Veggia, risulta che, ai sensi della normativa vigente, sia stato richiesto un contributo finanziario al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e che si sia in attesa dell'esito della relativa procedura –:

   se si sia concluso l'iter procedurale di cui in premessa per l'assegnazione di un contributo finanziario statale per la messa in sicurezza del ponte della Veggia e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza e visto il contesto urbano densamente produttivo, al fine di garantire la sicurezza delle infrastrutture stradali di collegamento tra i comuni di Sassuolo e Casalgrande, fra le due sponde del fiume Secchia all'altezza della frazione di Veggia.
(4-07344)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 ha previsto che nelle scuole superiori la didattica a distanza vada a coprire almeno il 75 per cento dell'orario di lezione;

   dal 28 ottobre 2020 in tutte le scuole superiori della provincia di Belluno era presente solo il 25 per cento degli studenti; il restante 75 per cento ha seguito le lezioni da casa;

   il progetto avviato dai Governi Renzi e Gentiloni per ridurre il digital divide, doveva concludersi entro il 2020 e prevedeva che tutta la popolazione avesse accesso a servizi di rete con velocità non inferiori a 30 Mb/s e che almeno la metà possa usufruire di velocità intorno al 100 Mb/s;

   secondo un report dell'Unione europea delle cooperative (Uecoop), che ha rielaborato i dati Istat, in Italia 1 famiglia su 4 (25,3 per cento) non dispone di un accesso internet a banda larga in grado di supportare senza problemi massicci flussi di dati e collegamenti audio video necessari alla didattica on line;

   un'indagine dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) sullo stato della connettività internet delle scuole italiane indicava a giugno che su 75.361 edifici scolastici censiti il 42 per cento risulta coperto da servizi a banda ultralarga, con prestazioni teoriche superiori ai 100 Mbps (megabit al secondo). La connettività internet delle scuole italiane presenta ancora enormi criticità ed eterogeneità territoriale;

   per le infrastrutture di banda larga nella provincia di Belluno sono stati stanziati 33 milioni 458 mila 348 euro. Il fabbisogno di banda larga e ultralarga nel Bellunese tocca una popolazione di 117 mila persone, oltre 80 mila abitazioni e un totale di quasi 50 mila edifici;

   negli anni moltissimi istituti hanno investito e tuttora stanno investendo nel potenziamento delle risorse digitali: pc, videoproiettori e connessione internet in tutte le aule; l'assenza di una connettività idonea vanifica e limita quanto fatto fin qui;

   a luglio 2020 i licei Renier di Belluno hanno fatto richiesta alla compagnia Telecom per l'attivazione di una linea da 200 megabyte. La risposta della compagnia garantiva l'attivazione entro il 14 settembre. Ad oggi invece, a quanto consta all'interrogante, ancora non c'è e l'istituto, con cadenza settimanale, continua a sollecitare per poter garantire la didattica a distanza;

   per evitare problemi di sovraccarico della rete la scuola ha invitato gli insegnanti ad essere fisicamente a scuola per il tempo strettamente necessario –:

   quali iniziative intendano adottare, anche attraverso la sollecitazione agli operatori di telecomunicazione, al fine di fornire servizi che garantiscano una connessione idonea anche e soprattutto agli istituti scolastici che già utilizzano la didattica a distanza e cosa intenda fare per incentivare la connettività e ridurre ulteriormente il digital divide.
(5-04914)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo la legislazione vigente (articolo 1, comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 91) è italiano chi è figlio di cittadino italiano. La circolare K 28.1 dell'8 aprile 1991 del Ministero dell'interno aveva, in particolare, formalizzato le modalità di riconoscimento dello status civitatis ai cittadini stranieri di ceppo italiano, sottolineando la possibilità che i discendenti dei nostri emigrati, senza alcun limite di generazioni, potessero essere investiti della cittadinanza italiana; al riguardo, giova evidenziare come sia fondato giuridicamente il riconoscimento della cittadinanza anche ai discendenti di un soggetto emigrato da uno degli Stati preunitari prima della proclamazione del Regno d'Italia, a condizione che fosse vivente alla data del 17 marzo 1861 (proclamazione del Regno);

   il riconoscimento del possesso dello status civitatis italiano è tuttavia subordinato al verificarsi di determinate condizioni, e all'accertamento di alcune circostanze: in primo luogo, è necessario dimostrare che la discendenza abbia avuto inizio da un avo italiano; in secondo luogo, si deve provare l'assenza di interruzioni nella trasmissione della cittadinanza; i cittadini stranieri che possano dimostrare, presentando l'opportuna documentazione, di avere nel loro albero genealogico un lontanissimo avo italiano, possono ottenere quindi la cittadinanza; e ciò, nonostante le loro famiglie vivano all'estero da generazioni;

   ad oggi, i discendenti degli italiani nel mondo – gli oriundi – sono stimati essere tra i sessanta e gli ottanta milioni di persone; potenzialmente, se tutte queste persone volessero e riuscissero a dimostrare le loro ascendenze italiane, il numero degli italiani nel mondo potrebbe aumentare considerevolmente in pochi anni. Le richieste, da parte degli oriundi, della cittadinanza italiana, sembra siano così numerose in alcuni Paesi da compromettere addirittura l'operatività dei servizi consolari; ciò accade in particolare nei Paesi sudamericani, nei quali maggiore è la richiesta di cittadinanza iure sanguinis;

   soltanto tra il 1998 e il 2010, secondo un recente articolo (The Economist, The Problem of the EU's «Golden Passports», 26 settembre 2020; la traduzione è disponibile su Internazionale, Un passaporto dell'Unione europea vale oro, 1° ottobre 2020), un milione di persone ha ottenuto un passaporto italiano in questo modo;

   dal Rapporto degli italiani nel mondo 2018, si evince come, al 1° gennaio 2018, oltre 2,6 milioni (il 51,9 per cento) degli appartenenti all'Aire abbiano indicato come motivazione dell'iscrizione l'espatrio e/o la residenza all'estero, mentre sono circa 2 milioni (pari al 39,5 per cento del totale) gli iscritti per nascita. Sempre nel rapporto si sottolinea come nel 2018 le motivazioni di iscrizione per nascita e per acquisizione di cittadinanza abbiano registrato aumenti più significativi rispetto all'espatrio e/o alla residenza all'estero;

   anche guardando ai dati riguardanti l'acquisto della cittadinanza dei residenti stranieri in Italia, si ottengono informazioni meritevoli di riflessione. Nel report Istat Cittadini non comunitari: presenza, nuovi ingressi e acquisizioni di cittadinanza, pubblicato il 14 novembre 2018, vengono analizzati i dati degli stranieri non comunitari residenti in Italia divenuti italiani iure sanguinis. Il rapporto mostra come sia un collettivo in crescita: nel 2016 erano circa 7 mila individui, saliti a 8.211 nel 2017 (circa il 6,1 per cento di tutte le acquisizioni di cittadini non comunitari residenti in Italia);

   occorre quindi evidenziare come diverse inchieste e indagini abbiano fatto luce, in questi anni, sul business illegale finalizzato a far acquisire in tempi brevi la cittadinanza italiana a stranieri, truffa che si sostanzia nella creazione di falsi documenti attestanti un'ascendenza italiana –:

   quanti provvedimenti di riconoscimento di cittadinanza iure sanguinis siano stati emessi negli ultimi dieci anni, in Italia e all'estero, per avi oltre la seconda generazione, e quali siano i dati ufficiali per quel che concerne il numero di pratiche aperte vertenti sul riconoscimento di cittadinanze iure sanguinis.
(4-07338)


   LATTANZIO, MURONI, QUARTAPELLE PROCOPIO, FUSACCHIA, PALAZZOTTO e BOLDRINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte tra sabato 24 e domenica 25 ottobre 2020, militanti di Forza Nuova si sono riuniti a Roma, in Piazza del Popolo, per protestare contro la «dittatura sanitaria» e il coprifuoco deciso dalla regione Lazio. La manifestazione, tutt'altro che pacifica, si è trasformata in una guerriglia urbana. L'intento degli attivisti di Forza Nuova era proprio quello di provocare un'azione violenta, emulando quanto accaduto la notte prima a Napoli all'interno, probabilmente, di una strategia ben più ampia di disordini e tensioni. Il segretario nazionale, Roberto Fiore, attraverso un tweet aveva proprio evidenziato la presenza, anche negli scontri avvenuti nella città partenopea, di militanti appartenenti al gruppo. Scontri violenti si sono ripetuti a Roma anche nella serata del 27 ottobre 2020. Tali atti portano nuovamente l'attenzione sulla preoccupante presenza di forze estremiste di destra nel nostro panorama politico, che, in questa fase, strumentalizzano con azioni violente quelle che sono legittime manifestazioni;

   oltre a Forza Nuova, in Italia, perdura la presenza di CasaPound: entrambe rappresentano due presidi di attivismo politico di chiaro stampo neofascista. Negli anni, sono stati molteplici gli episodi che hanno portato l'opinione pubblica a chiedere lo scioglimento di queste realtà, poiché considerate in contrasto con le disposizioni della Costituzione e della cosiddetta Legge Scelba che determina il reato di apologia del fascismo;

   il 12 ottobre 2020 – rinviato poi al 21 dicembre 2020 – sarebbe dovuto iniziare a Bari il processo contro 28 esponenti di CasaPound accusati proprio di riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista, in relazione all'aggressione nei confronti di alcune persone che il 21 settembre 2018 manifestavano contro l'allora Ministro dell'interno, Matteo Salvini. Al processo, il comune di Bari e la regione Puglia hanno evidenziato la volontà di costituirsi parte civile;

   risale al 7 ottobre 2020 la sentenza con cui la corte penale di Atene ha messo al bando il partito greco di estrema destra Alba Dorata, definendolo una organizzazione criminale, ponendo così fine all'esperienza di un gruppo nazifascista riuscito addirittura ad arrivare al Parlamento europeo, grazie ad una retorica basata sul nazionalismo, l'antipolitica e la caccia all'immigrato, che tanto assomiglia alle narrazioni reiterate proprio da Forza Nuova e Casapound;

   in Italia sono storicamente tre i precedenti di messa al bando di partiti politici in virtù della legge Scelba: si ricordano i casi del movimento politico Ordine Nuovo, disciolto nel 1973, quello di Avanguardia Nazionale, disciolta nel 1976 e quello più recente del Fronte nazionale, disciolto nel 2000;

   va preso atto della gravità delle provocazioni e delle azioni poste sempre più frequentemente in essere dai gruppi Forza Nuova e CasaPound – in considerazione anche dell'evidente matrice violenta di tali azioni – e, soprattutto, va tenuta presente la dichiarata natura fascista apertamente rivendicata, che potrebbe, a parere degli interroganti giustificarne lo scioglimento –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare, per quanto di competenza, per monitorare e prevenire le azioni che possono degenerare in violenze dei due gruppi politici sopra richiamati, che a parere degli interroganti si pongono al di fuori della cornice costituzionale.
(4-07347)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nell'ottobre 2019 nove giornaliste della rivista Viveresaniebelli, edita da Didieffe del gruppo Universo, hanno ricevuto una comunicazione da parte di Universo stesso. Il gruppo intimava la loro messa in part-time al 50 per cento da subito (applicato su stipendi già ai minimi sindacali), producendo però gli stessi contenuti con le stesse scadenze. In caso di rifiuto, la testata sarebbe stata venduta al più presto. Così è stato dopo i mesi di blocco per Covid: Didieffe è stata ceduta da Universo a Viessebi Prodotti Editoriali Srl il 25 settembre 2020. Cessione che ha comportato il trasferimento immediato delle giornaliste in diversa sede. La redazione di Viveresaniebelli risulterebbe essere, a quanto consta all'interrogante, l'unica sindacalizzata del gruppo Universo;

   nei mesi di lockdown la redazione ha continuato a lavorare per la casa editrice in modalità work from home, impiegando mezzi propri per garantire la continuità e pubblicazione della rivista. A metà luglio 2020 l'azienda ha revocato lo smart working, chiedendo un contributo alle lavoratrici per le spese della sede;

   nel mese di settembre 2020, a seguito della cessione, le giornaliste sono state trasferite, con un giorno lavorativo di preavviso, dalla loro sede di Milano ad un capannone industriale su strada provinciale priva di mezzi pubblici a San Giorgio su Legnano. Il trasferimento comporta difficoltà nel raggiungere il luogo di lavoro e disagi in sede, assolutamente non idonea ad ospitare una redazione (connessione pressoché assente, difficile mantenimento norme sicurezza Covid), nonché complicazioni dovute al quasi assente preavviso;

   per il sindacato Associazione lombarda Giornalisti (Alg) la doppia operazione strutturata da Universo contiene vizi di forma e sostanza ed è già stata portata all'attenzione dei legali, Alg ha annunciato che avrebbe depositato questa settimana un ricorso ex articolo 28 dello statuto dei lavoratori contro Universo. L'operazione di Universo è solo il termine di un lungo periodo di pressanti richieste dell'azienda sulle giornaliste per tentare, imponendo un pesante part-time, di spingerle alle dimissioni;

   il gruppo Universo ha avuto più occasioni di trovare un compromesso con le lavoratrici, Alg ha più volte tentato di aprire un tavolo sindacale sugli ammortizzatori sociali, esclusi però a priori dall'azienda, che ha invece continuato con ricatti e informazioni contraddittorie. La scelta della casa editrice di procedere con la cessione e il trasferimento è, a detta di Alg, un licenziamento mascherato, data l'evidente impossibilità delle condizioni di lavoro. La federazione nazionale stampa italiana è stata poi audita sui fatti in data 12 ottobre 2020 dal Ministero del lavoro e dalla regione in data 15 ottobre;

   in un momento in cui il Governo ha messo a disposizione gli aiuti della cassa integrazione Covid, e la collettività cerca di tutelare il lavoro dove possibile, le lavoratrici, tutte donne, si trovano nell'impossibilità di accettare il lavoro. I sindacati denunciano sia le modalità e vizi dell'operazione di Universo, sia la totale mancanza di sicurezza e accessibilità della nuova sede a San Giorgio –:

   se il Ministro interrogato disponga di elementi in ordine alle modalità con cui è avvenuta l'operazione e se, al momento, preveda di adottare iniziative, per quanto di competenza, di tutela per le 9 lavoratrici.
(5-04917)

PARI OPPORTUNITÀ E FAMIGLIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NAPPI, DEL SESTO, IANARO, MARTINCIGLIO, VILLANI e MAMMÌ. — Al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   i «giochi» o sfide della morte sono fenomeni nati in Russia, ma diffusi velocemente in Francia, Gran Bretagna, Brasile ed in Italia;

   praticati ancor prima dell'avvento della rete, oggi per ottenere «like», popolarità ed approvazione ci si espone e si rischia la propria vita;

   un «curatore» della sfida, adesca le proprie «vittime» invitandole a partecipare al «gioco», attraverso l'utilizzo di uno Smartphone o un Pc, fissa macabre e terribili regole che includono incisioni fisiche profonde, punizioni, visualizzazioni di video di suicidi, di morti violente, sfida alle altezze ed infine indica una data, la data della morte del giocatore;

   la morte non come un terribile effetto collaterale di un gioco pericoloso online ma il suo scopo ultimo;

   chi arriva alla fine viene celebrato dagli altri membri della comunità come un eroe;

   chi partecipa al «gioco» non deve dire nulla ai genitori, né lasciare tracce in giro;

   il sistema è finalizzato a condizionare le menti e la morte è l'unica soluzione per porre fine al gioco che nel frattempo si è trasformato in un incubo;

   queste sfide, come testimoniano fatti di cronaca recente, sono sempre più diffuse, ed hanno mietuto numerose vittime anche in Italia, e coinvolgono giovani tra i 9 e i 17 anni;

   i social network hanno amplificato i rischi che questi «giochi» provocano nei giovani che sono sempre alla ricerca di approvazione da parte dei coetanei;

   spesso i ragazzi che fanno ricorso a queste pratiche estreme, cercano una fuga dalla realtà, per evitare di andare a scuola, sfuggire ai litigi con i propri compagni e alle incomprensioni con i genitori, tutte situazioni che possono suscitare in loro ansia, paura e angoscia, senza rendersi conto dei drammatici esiti;

   per limitare la diffusione del fenomeno, che ha già causato troppe giovani vittime, bisogna mettere in campo delle regole rigide e ferme quali:

    1) il gestore del social media e delle varie applicazioni di messaggistica multi-piattaforma, per l'iscrizione ai propri siti da parte di soggetti minorenni, sia tenuto ad acquisire telematicamente il documento d'identità e il codice fiscale del minore e del genitore o soggetto esercente la responsabilità del minore;

    2) lo stesso debba altresì garantire:

     a) che non sia possibile inviare alcuna messaggistica in forma anonima ovvero senza che sia possibile individuare l'autore del messaggio;

     b) il blocco di avvisi pubblicitari con contenuti non appropriati per i soggetti minorenni e la diffusione di parental control;

     c) che sia sempre possibile bloccare immediatamente una persona che non esercita un comportamento corretto, ancorché punibile all'interno delle varie applicazioni che consentono il dialogo tra soggetti quali ad esempio Instagram, Facebook, Linkedin, Twitter, YouTube, Pinterest, Snapchat, Tik Tok ed altri ancora (Abuse Control);

   gli adolescenti sono molto più suscettibili a questo tipo di sollecitazioni esterne, e dunque obbligano a non sottovalutare la pericolosità di questi fenomeni –:

   quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano adottare sia in ottica preventiva, che repressiva, per la tutela delle giovani generazioni.
(5-04913)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come noto, con decreto del Presidente del consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, il Governo ha disposto la chiusura anticipata di tutte le attività di ristorazione alle ore 18,00, disponendo di fatto la chiusura di un gran numero di attività di ristorazione su tutto il territorio nazionale, già fortemente provate dall'emergenza socio-economica conseguente alla diffusione della pandemia da Covid-19;

   la chiusura disposta con il predetto atto amministrativo ha provocato di fatto la quasi totale chiusura del canale «HoReCa», con strascichi molto pesanti per il settore agricolo, che rifornisce il mondo della ristorazione con prodotti di eccellenza come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma o San Daniele, pollame, carni bovine, vini ed ortofrutta, senza considerare poi le ripercussioni su altri settori facenti parte dell'indotto come florovivaismo ed agriturismi;

   la chiusura del canale «HoReCa», nel breve periodo, comporterà una rimodulazione dell'offerta verso la grande distribuzione, con conseguenti riduzioni di valore delle derrate agricole e rischi di speculazioni all'interno delle filiere come già è stato osservato nel corso del periodo di applicazione delle misure di lockdown disposte durante la cosiddetta Fase 1 dell'emergenza pandemica;

   in tal senso, sono prevedibili importanti riduzioni di reddito e risorse ai danni al comparto agricolo, non a caso – secondo dati Ismea – nel 2020 si prevede una contrazione di almeno 34 miliardi di euro nei consumi alimentari extradomestici, nel 2019 ammontanti a 85 miliardi di euro –:

   sei Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intendano intraprendere per disporre misure di ristoro economico immediato per tutto l'indotto legato al canale «HoReCa» a seguito delle misure di contenimento di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, prevedendo inoltre misure settoriali a tutela del comparto agricolo, agrituristico e florovivaistico.
(4-07342)


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel supermercato «Famila Superstore» di Creazzo (VI) è possibile trovare carne denominata come «italiana» e di «suino italiano», ma in realtà proveniente, come indicato dalla stessa etichettatura alimentare, dall'Austria o altri Paesi europei;

   in vari supermercati e negozi legati alla grande distribuzione organizzata è possibile trovare alcuni prodotti con etichettature fuorvianti, in quanto recano, da un lato, l'origine italiana del prodotto e, dall'altro, l'origine straniera dello stesso;

   nonostante dal 15 novembre 2020 entri in vigore l'obbligo di indicazione d'origine mediante etichettatura per le carni suine trasformate, le pratiche commerciali «Italian sounding», in particolar modo legate al mercato delle carni, non sembrano cessare –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere per tutelare i prodotti alimentari di origine italiana, in modo particolare legati al comparto suinicolo, contrastando il fenomeno dell'italian sounding e modalità di etichettatura fuorvianti quale quella richiamata in premessa.
(4-07345)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dall'intesa sancita il 14 settembre 2020 tra il Governo, le regioni e le province autonome, è stato approvato il documento recante «Vaccinazione anti-influenzale: distribuzione di una quota di vaccini anti-influenzali, disponibile per ogni singola regione, attraverso il sistema territoriale delle farmacie», elaborato dal Ministero della salute;

   nel predetto documento, così come già ribadito nella circolare 0019214-04/06/2020-DGPRE-MDS-P, il Ministero, nell'evidenziare che nella stagione influenzale 2020/2021 non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2, così come infatti sta avvenendo, rilevava l'importanza della vaccinazione antinfluenzale per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili e, dunque, sovrapponibili tra le malattie Covid-19 e l'influenza;

   per questi motivi, il Ministero della salute ha previsto, al fine di assicurare quanto più possibile la copertura vaccinale anti influenzale soprattutto per i soggetti più fragili, l'impegno per ogni regione di rispettare una soglia minima dell'1,5 per cento di vaccini acquistati da redistribuire alle farmacie e sulla base della loro autonomia le stesse potranno limitarsi a tale soglia ovvero aumentarla sulla base dell'andamento della campagna vaccinale;

   appare evidente che la ratio che sottende tale intesa è quella di consentire alle farmacie dislocate su tutto il territorio nazionale di contribuire in maniera determinante alla campagna vaccinale raccomandata dal Ministero della salute tramite la circolare 0019214-04/06/2020-DGPRE-MDS-P «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021», e quindi alla distribuzione dei vaccini alla popolazione attiva;

   secondo quanto si evince dalla circolare emessa dalla Federfarma Brindisi, contrariamente a quanto stabilito dalla predetta intesa Stato-regioni, la regione Puglia ha disposto che l'intera quota di vaccini acquistati dalla struttura pubblica, ovvero 2 milioni e 200 mila dosi, saranno distribuiti ai cittadini solo per il tramite dei medici di medicina generale ovvero dei pediatri di libera scelta a causa di problemi di natura organizzativa;

   appare evidente, dunque, che la determinazione della regione Puglia non solo disattende quanto previsto dal documento del Ministero, ma è causa di disagi ai pazienti;

   nello specifico, la mancata distribuzione dei vaccini alle farmacie comporta l'impossibilità per i pazienti di usufruire della capillare rete delle 19 mila farmacie dislocate sul territorio e di reperire più comodamente e rapidamente il farmaco nonché l'impossibilità di reperire il vaccino a qualunque ora beneficiando di farmacie aperte al pubblico anche 24 ore su 24 (compreso il sabato e la domenica). Inoltre, il paziente acquisterebbe il vaccino in farmacia con la consapevolezza che è sempre conservato nel rispetto delle condizioni previste dalla legge che ne garantiscono la sicurezza, l'efficacia e la inalterabilità –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire a tutti i cittadini il livello di prevenzione collettiva previsto dai Lea tramite la prestazione relativa alla copertura vaccinale anti influenzale ed, in particolar modo, assicurando la rapida distribuzione dei vaccini per la stagione 2020-2021 anche per il tramite delle farmacie pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale e garantendo così come sancito nell'Intesa del 14 settembre 2020 tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, il rispetto da parte delle regioni della soglia minima dell'1,5 per cento di vaccini acquistati dalla struttura pubblica da redistribuire alle farmacie;

   se intenda porre in essere le iniziative normative di competenza volte a consentire ai farmacisti di inoculare i vaccini anti influenzali direttamente nelle farmacie pubbliche e private convenzionate con il Servizio sanitario nazionale distribuite sul territorio nazionale, al fine di permettere alle stesse di contribuire in maniera determinante alla campagna vaccinale raccomandata dal Ministero della salute tramite la circolare 0019214-04/06/2020-DGPRE-MDS-P.
(5-04915)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI, RAMPELLI, ROTELLI, BIGNAMI, VARCHI e LUCASELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con determina n. 998 dell'8 ottobre 2020, l'Agenzia italiana del farmaco ha eliminato l'obbligo della prescrizione medica per dispensare anche alle minorenni l'ulipistral acetatodato (EllaOne), la pillola dei «5 giorni dopo» utilizzata per la contraccezione di emergenza fino a cinque giorni dopo il rapporto;

   erroneamente spacciata per anticoncezionale d'emergenza, EllaOne sarà un nuovo rimedio per impedire una gravidanza indesiderata entro 120 ore da un rapporto sessuale potenzialmente fertile: nella fisiologia della riproduzione, infatti, l'embrione a cinque giorni dal concepimento è già in utero per annidarsi;

   la linea di demarcazione tra farmaco anticoncezionale e abortivo non è solo terminologica, ma di natura morale, etica e culturale, come denunciato dal professor Giuseppe Noia, ginecologo, docente di medicina prenatale e responsabile dell'Hospice perinatale del Policlinico Gemelli, secondo il quale «Questa decisione dell'Aifa continua in maniera imperterrita a rilanciare un messaggio di futilità e di irresponsabilità, proponendo un tipo di soluzione al possibile concepimento che non può essere definito contraccettivo, ma è abortivo, perché i dati scientifici ci dicono che 5 giorni dopo il concepimento è già embrione di 7-10 cellule. È una banalizzazione della sessualità e della fecondità, pensando che ciò che è piccolo non ha nessuna percezione. Ma sempre di aborto si tratta»;

   a tali parole fanno eco le parole del professor Antonio G. Spagnolo, docente di bioetica dell'Università Cattolica del Sacro Cuore: «Nella delibera dell'Aifa c'è scritto che all'atto della vendita del farmaco ci saranno anche le istruzioni per spiegare il significato della contraccezione informata ed efficace ed evitare un uso inappropriato: ma chi aiuterà le adolescenti a capire quale è l'uso appropriato e se sarà efficace? E soprattutto saranno informate anche di tutti i meccanismi con cui agisce il farmaco, e cioè non solo il blocco dell'ovulazione per impedire la fecondazione ma anche il possibile meccanismo microabortivo quando si assume il farmaco quando l'ovulazione è già avvenuta? Purtroppo, come per l'Ru486 anche qui c'è l'orientamento da parte della società di lasciare sole le donne in momenti molto delicati come quelli che possono seguire ad un rapporto sessuale magari occasionale»;

   la decisione di eliminare l'obbligo di ricetta per la contraccezione di emergenza per le minorenni si pone, ad avviso degli interroganti, nel solco di una deriva etica e sociale, insieme alle recenti linee guida sull'aborto del Ministero che ha abolito il ricovero obbligatorio per l'assunzione della RU486, contestate anche da alcune regioni, come il Piemonte, che ha stabilito il divieto di aborto farmacologico nei consultori e la valutazione della necessità di ricovero dal medico e dalla direzione sanitaria;

   si è, di fatto, di fronte alla scelta di una società che abbandona le nuove generazioni ad assumere responsabilità enormi in momenti di estrema vulnerabilità, senza la possibilità di un percorso educativo agli effetti e alla vita di relazione e senza la necessità di un confronto con la famiglia, esclusa dal percorso di cura e crescita dei figli;

   l'accesso diretto alla pillola abortiva, peraltro, oltre all'elevato rischio di abuso farmacologico potrebbe spingere le adolescenti in un'area grigia dove eventuali condizioni di abuso, di sfruttamento sessuale, potrebbero restare completamente sommerse –:

   se il Governo non ritenga necessario adottare iniziative affinché sia rivalutata la scelta dell'Aifa di rendere commerciabile senza prescrizione anche a ragazze minorenni un medicinale che potrebbe comportare rischi ed effetti collaterali sulla salute.
(4-07341)


   FORMENTINI, PANIZZUT, ZOFFILI, GIGLIO VIGNA, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LATINI, LAZZARINI, LOCATELLI, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   stando a statistiche recentemente pubblicate dall'Organizzazione mondiale della sanità concernenti la pandemia da Sars-CoV-2, le percentuali di contagiati e deceduti registratesi nei Paesi coinvolti non mostrerebbero significativi scostamenti tra loro, come evidenziato in un proprio commento pubblicato a mezzo stampa dalla dottoressa Maria Rita Gismondo, direttrice della microbiologia Clinica e Virologia dell'ospedale Sacco di Milano;

   in particolare, almeno il 10 per cento della popolazione mondiale sarebbe già entrato in contatto con il Sars-CoV-2;

   secondo l'Imperial College di Londra, la letalità dell'infezione sarebbe ovunque compresa tra lo 0,6 per cento e lo 0,9 per cento, mentre l'università di Oxford la stima pari all'1,4 per cento;

   le percentuali stimate non si riscontrerebbero però in Cina, Paese abitato da più di un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, dove i casi totali riportati sono soltanto 91.621 e i decessi risultano pari a 4.746;

   in Italia, di contro, a fronte di poco più di 60 milioni di abitanti abbiamo già registrato quasi 600 mila contagi ed oltre 38 mila morti;

   esisterebbero, peraltro, altre statistiche non ufficiali, alcune delle quali riconducibili all'Università nazionale di Scienza e Tecnologia dell'Esercito di Liberazione Popolare, secondo le quali, anche in Cina, i contagi sarebbero stati superiori alle 640 mila unità, peraltro comunque pochi in rapporto alla consistenza demografica della popolazione cinese –:

   se il Governo ritenga affidabili le statistiche raccolte e pubblicate dall'Organizzazione mondiale della sanità, in generale e con specifico riferimento alla situazione epidemiologica della Repubblica polare cinese;

   qualora giudichi non credibili i dati provenienti dalla Repubblica popolare cinese, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere nei confronti dell'Organizzazione mondiale della sanità che, pubblicandoli, li valida.
(4-07348)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ORSO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a causa della grave emergenza epidemiologica che sta vivendo il nostro Paese, gli uffici postali consentono l'ingresso di un flusso ridotto di persone come prescritto dalle misure di contenimento del contagio da Covid-19;

   nei mesi scorsi, viste le lunghe attese davanti agli uffici postali, la gestione dell'ingresso ordinato degli utenti in alcune filiali della città di Palermo e della provincia è stata affidata a degli istituti di vigilanza che ha messo il proprio personale di vigilanti a disposizione delle Poste, al fine di contenere le lamentele dei cittadini e ridurre il rischio per l'incolumità degli stessi e di quella dei lavoratori, quest'ultimi spesso anche oggetto di improperi da parte degli utenti innervositi dalle code;

   da recenti notizie di stampa (https://www.palermotoday.it); (https://livesicilia.it), si apprende che Poste Italiane avrebbe deciso di sopprimere tale servizio di vigilanza (non rinnovando il relativo contratto) negli uffici postali della città di Palermo e della sua provincia, nonostante tale servizio pare avesse garantito risultati positivi nella gestione ordinata delle lunghe code a cui sono costretti i cittadini;

   in un momento di gravi tensioni sociali, tale decisione dell'azienda rischia di aggravare la situazione di disagio in cui versano gli utenti, nonché lo stato di agitazione e di preoccupazione in cui si trova il personale degli uffici postali, già in sofferenza a causa della riduzione del numero dei dipendenti addetti agli sportelli al pubblico per i tagli al personale e l'aumento graduale, giorno dopo giorno, del numero dei contagi tra gli stessi lavoratori;

   tutto ciò potrebbe aumentare il malcontento dell'utenza siciliana che potrebbe riversarsi, giocoforza, sulla responsabilità dei direttori delle varie filiali degli uffici postali, nonché dei singoli lavoratori con possibili rischi anche per la loro incolumità personale;

   da qui l'esigenza non solo di mantenere, ma anzi di rafforzare, il servizio di vigilanza per evitare che l'esasperazione per le lunghe attese della clientela, la chiusura di uffici postali per i contagi da Covid-19 e la carenza di operatori, possa sfociare in un ulteriore problema sociale e di ordine pubblico viste le continue tensioni tra gli utenti e tra i lavoratori;

   la questione è oggetto di attenzione anche da parte dei sindacati siciliani di categoria Slp Cisl, Failp e Confsal che, in un comunicato indirizzato a Poste italiane, auspicano in tempi rapidi un incontro con le istituzioni interessate e l'azienda, al fine di attivare tutti gli strumenti utili per garantire lo svolgimento del servizio e dell'attività lavorativa in piena serenità e sicurezza, attraverso il ripristino del servizio di vigilanza e l'immissione di nuove risorse;

   Poste Italiane è una società partecipata per il 29,3 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze, per il 35 per cento da Cassa depositi e prestiti, a sua volta controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze;

   la gestione finanziaria di Poste Italiane è sottoposta al controllo della Corte dei conti, ai sensi della legge 21 marzo 1958 n. 259;

   il fornitore del servizio postale universale è individuato attraverso una designazione operata dal Ministero dello sviluppo economico, i cui rapporti sono disciplinati dal contratto programma 2020-2024 del 15 maggio 2020 con il quale la società assicura la fornitura su tutto il territorio nazionale delle prestazioni comprese nel servizio universale, come definite ai sensi del decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, nel rispetto degli obiettivi di qualità e di efficienza della gestione;

   il rispetto dell'esecuzione del contratto di programma è sottoposto alla vigilanza dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni che, ai sensi dell'articolo 12, comma 4, del decreto legislativo n. 261 del 1999, effettua verifiche periodiche su base campionaria sulle prestazioni rese dalla società –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative, ciascuno nel rispettivo ambito di propria competenza, ritengano opportuno adottare per addivenire al più presto ad una soluzione che possa comportare il ripristino del servizio di vigilanza di cui in premessa laddove è stato soppresso e garantire uno svolgimento del servizio postale universale da parte di Poste italiane e dell'attività lavorativa in piena serenità e sicurezza.
(4-07340)


   PATASSINI, D'ERAMO, BELLACHIOMA, BASINI, CAPARVI, DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI, LATINI, MARCHETTI, PAOLINI, SALTAMARTINI e ZICCHIERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 48, comma 2, del decreto-legge n. 189 del 2016 convertito dalla (legge n. 229 del 2016), ha previsto la sospensione temporanea dei termini di pagamento delle fatture delle utenze dell'energia elettrica, dell'acqua e del gas, e per i settori delle assicurazioni e della telefonia, per i territori dei comuni colpiti dal sisma del Centro Italia, come elencati negli allegati 1, 2 e 2-bis del medesimo decreto autorizzando le autorità di regolazione a disciplinare, con propri provvedimenti, le modalità di rateizzazione delle fatture i cui pagamenti sono stati sospesi e a introdurre agevolazioni anche di natura tariffaria;

   il decreto-legge n. 148 del 2017 convertito dalla (legge n. 172 del 2017), ha previsto la possibilità di rateizzazione degli importi delle fatture per un periodo non inferiore a 36 mesi;

   successivamente, il decreto-legge n. 123 del 2019 (legge n. 156 del 2019), all'articolo 8, comma 1-ter, ha disposto la proroga, fino al 31 dicembre 2020, dell'agevolazione ma esclusivamente per i fabbricati dichiarati inagibili e non per quelli con danni lievi;

   con delibera 54/2020/R/COM del 3 marzo 2020, Arera ha aggiornato il quadro regolatorio relativo ai pagamenti delle bollette nelle aree interessate dagli eventi sismici 2016-2017, prorogando al 31 dicembre 2020 le agevolazioni tariffarie già introdotte, con riferimento ai soli fabbricati inagibili, nonché il termine per la sospensione delle fatture, e spostando al 31 marzo 2021 l'emissione della relativa fattura di conguaglio;

   è lampante che l'importo di tutte le utenze sospese sarà troppo alto da pagare per le famiglie, le imprese e i professionisti, ancora in crisi da un'economia tormentata dalla ricostruzione che ancora stenta a partire, e che gli importi della rateizzazione di 36 mesi, si dimostrerebbero insostenibili per il proprio reddito;

   il 24 luglio 2020, in risposta all'interrogazione 4-04942, il Ministro interrogato alla luce della situazione emergenziale da COVID-19, ha manifestato la propria intenzione di adottare ogni utile iniziativa, anche normativa, «al fine di rendere meno difficoltosa la corresponsione delle fatture sospese in parola, al fine di garantire una piena e rapida ripresa della situazione economica delle famiglie e imprese colpite dal sisma del 2016»;

   con l'articolo 57, comma 18, del decreto-legge n. 104 del 2020 (legge n. 126 del 2020), che modifica il decreto-legge n. 123 del 2019, è stata prevista la proroga dell'agevolazione al 31 dicembre 2020 per tutte le utenze e non solo per quelle relative a fabbricati inagibili, prevedendo anche la possibilità di proroga oltre il termine del 31 dicembre 2020 per i titolari di utenze relative ad immobili inagibili che, entro il 31 ottobre 2020, dichiarino, agli uffici dell'Agenzia delle entrate e dell'Inps, l'inagibilità del fabbricato o la permanenza dello stato di inagibilità già dichiarato;

   tale norma, che mette in discussione il diritto della proroga dell'agevolazione anche per le utenze già dichiarate inagibili, prevede un termine estremamente ravvicinato, di soli 18 giorni, dalla data della conversione in legge del decreto, anche tenendo conto delle condizioni in cui vivono i cittadini interessati e la grave pandemia sanitaria ancora in atto;

   risulta all'interrogante che, alla scadenza del termine del 31 ottobre 2020, non si riscontrano adesioni da parte dei cittadini, probabilmente, anche per la mancata pubblicizzazione della possibilità di opzione o per il mancato avviso da parte dei gestori dei servizi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le opportune iniziative di competenza, sul piano normativo, affinché sia prevista una data maggiormente congrua per la dichiarazione dello stato di inagibilità dei fabbricati, relativamente alle utenze dei servizi di energia elettrica, acqua e gas, relative ai fabbricati ricadenti nei territori dei comuni terremotati del Centro Italia, i cui pagamenti sono stati sospesi ai sensi del decreto-legge n. 189 del 2016 e successive modificazioni, affinché Arera possa disciplinare con propri provvedimenti l'ulteriore proroga dell'agevolazione, oltre il 31 dicembre 2020, anche prevedendo la possibilità di una rateizzazione più lunga, per un minimo di 60 mensilità.
(4-07349)

Apposizione di firme ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Bergamini e altri n. 7-00540, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 08 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Porchietto, Zangrillo.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta D'Orso e altri n. 4-07282, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Martinciglio.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Boldrini e altri n. 5-04905, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 29 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Frate, Gagnarli, Sportiello, Muroni, Deiana, Elisa Tripodi, Schirò, Cenni, Bruno Bossio, Serracchiani, Carnevali, Gribaudo, Rotta, Pezzopane, Bonomo, Ciampi.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Bologna n. 5-04552 del 1° settembre 2020.