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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 29 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    dall'inizio della pandemia da COVID-19 ad oggi si sono registrati 36.616 decessi in Italia e 1.113.750 nel mondo; a questi numeri andrebbero aggiunti anche i decessi per altre patologie correlati al COVID-19, quale conseguenza diretta della complessità emergenziale determinatasi;

    secondo gli indicatori demografici Istat, nel 2019 sono morte in Italia 647.000 persone, ossia l'1,07 per cento circa della popolazione residente che al 1° gennaio 2019 si stimava essere pari a 60.391.000. Nei primi 5 mesi del 2020 si stimano 36.445 decessi in eccesso rispetto allo stesso periodo del 2015-2019;

    con dura brutalità è emerso che buona parte di queste morti avviene in solitudine e nel contesto di una disattenzione colpevole nei confronti della complessità dei sintomi e delle problematiche sociali, psicologiche e spirituali che compaiono nelle ultime fasi e soprattutto nelle ultime ore di vita; toccare, ascoltare, parlare, guardare, prendersi cura sono quegli atti mancati nei rapporti con la persona morente e di cui tutti dobbiamo sentirci responsabili;

    si è sostenuto che i sistemi ospedalieri durante l'emergenza pandemica da COVID-19 non sono stati in grado di gestire numeri così elevati di pazienti con problematiche cliniche talmente gravi e che la medicina territoriale non è stata pronta ad affrontare la complessità assistenziale di tutti coloro che non sono riusciti a trovare spazio all'interno degli ospedali e delle rianimazioni;

    sono numerose le segnalazioni che pervengono dalla nostra comunità circa l'impossibilità per i familiari di comunicare con i pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie, sia nei dipartimenti dell'emergenza-urgenza e nei pronto soccorso sia nei reparti di degenza, soprattutto con quei pazienti che per condizioni patologiche e di fragilità non sono in condizioni di poter utilizzare gli apparecchi di telefonia mobile;

    sono altresì numerose le segnalazioni circa la difficoltà, per i familiari, di avere informazioni scadenzate o quotidiane sullo stato di salute dei pazienti ricoverati;

    uno degli aspetti più dolorosi che caratterizza questa pandemia è l'isolamento umano di tutte le persone più fragili, sia con patologia COVID-19 sia con altre patologie; l'interruzione traumatica dei contatti umani e familiari, per le persone più fragili, è stata ed è lacerante dal punto di vista affettivo e psicologico, fino ad essere essa stessa causa di aggravamento della patologia e, non di rado, di exitus per i pazienti più fragili;

    la solitudine per i pazienti più fragili e anziani causa disorientamento cognitivo e sofferenza psicologica percepita con vissuti di inutilità e di abbandono e genera depressione, inappetenza e altri disturbi dell'umore che possono aggravare le patologie esistenti;

    nel fine vita la solitudine è un dolore insostenibile e l'assenza dei familiari rende ancora più traumatico il distacco per tutti i soggetti coinvolti, il paziente e i familiari;

    tali considerazioni preliminari sono alla base anche del documento «Le Cure palliative durante una pandemia» elaborato, nel mese di ottobre 2020, dalla Società italiana di cure palliative (Sicp) e dalla Federazione italiana cure palliative (Fedcp); il documento fornisce un utile strumento di lavoro per elaborare politiche sanitarie finalizzate a dare risposte adeguate ai bisogni di cure palliative ed alle necessità assistenziali di chi affronta l'ultimo tratto della propria vita nel contesto dell'emergenza pandemica;

    il documento «Le cure palliative durante una pandemia» si pone l'obiettivo di analizzare brevemente il ruolo svolto dalle cure palliative, fornendo alcuni spunti di riflessione derivati dalle esperienze italiana e internazionale acquisite nei mesi della cosiddetta «fase 1» della pandemia e, al contempo, delineare alcune linee di indirizzo finalizzate ad una integrazione delle cure palliative nel più ampio piano pandemico nazionale;

    gli autori del citato documento, già nel 2017, denunciavano «la carenza di una presenza organica delle cure palliative nei piani e nelle strategie di soccorso nei confronti delle crisi umanitarie», com'è ad esempio una pandemia, che complicano in modo sostanziale alcuni elementi che identificano e definiscono i bisogni di cure palliative della popolazione colpita, a partire dalla individuazione dei pazienti vulnerabili e a rischio di morte, tra i quali sono incluse le «persone che prima della pandemia erano altamente dipendenti da trattamenti intensivi (e.g.: ventilazione, dialisi), a persone affette da patologie croniche la cui salute si deteriora a causa delle restrizioni e delle misure di isolamento (riduzione degli accessi ospedalieri o ambulatoriali per visite ed esami di controllo) ma soprattutto anche a persone precedentemente sane le quali a causa dell'infezione vengono sottoposte a trattamenti di supporto vitale ma necessitano di un adeguato controllo sintomatologico o, ancora, a pazienti non suscettibili di tali trattamenti o che non possono accedervi per scarsità di risorse o loro stesso rifiuto»;

    è condivisibile l'assunto – riportato sempre nel documento – che «la risposta dinamica a un evento catastrofico come una pandemia dovrebbe, dunque, essere non solo orientata a “massimizzare il numero di vite salvate” ma anche a “minimizzare la sofferenza di coloro che potrebbero non sopravvivere” e l'esperienza italiana della Fase 1 del COVID-19 ha dimostrato che “nonostante le difficoltà, laddove la Rete di Cure Palliative era sufficientemente organizzata prima dell'inizio della pandemia, il sistema di cure palliative ha retto alla pressione delle nuove sfide emergenziali”»;

    «nella fase emergenziale le équipe specialistiche di cure palliative – si legge nel documento – sono, infatti, state coinvolte con diverse modalità (...) la pandemia, d'altra parte, ha inevitabilmente modificato il lavoro delle Reti di Cure Palliative, le attività di assistenza domiciliare sono state spesso caratterizzate da visite brevi, talora sostituite da contatti telefonici, barriere indotte dalla necessità di utilizzo dei DPI, distanziamento sociale, ridimensionamento del concorso dei volontari. Allo stesso modo le attività di ricovero presso gli Hospice hanno dovuto subire processi di triage complessi, divieto o drastiche limitazioni all'ingresso dei congiunti, ricoveri molto brevi per terminalità avanzata spesso lontani dagli usuali standard di cura»;

    anche l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha rappresentato che: «nelle epidemie causate da infezioni potenzialmente letali, come in altre emergenze e crisi umanitarie, la sofferenza delle vittime e gli sforzi per alleviarla spesso vengono trascurati nella fretta di salvare vite»;

    sempre l'Oms definisce le cure palliative come «un approccio che migliora la qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problematiche associate a malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un'identificazione precoce e di un ottimale trattamento del dolore e di altre problematiche di natura fisica, psicologica, sociale e spirituale»;

    secondo quanto si evince dal documento citato, le misure di isolamento e le limitazioni per i visitatori «portano ad un forte senso di separazione da parte dei pazienti che si avvicinano alla fine della vita e delle loro famiglie. Questo aspetto è stato sottolineato anche nel corso dell'epidemia da SARS-CoV-1 del 2003; da allora, i progressi tecnologici hanno reso maggiormente diffuse le forme di comunicazione a distanza come le videochiamate, che dovrebbero essere adottate per alleviare il senso di isolamento. È stato suggerito che le strutture sanitarie dovrebbero dotarsi di smartphone, tablet o laptop e connessioni Internet da mettere a disposizione dei pazienti. Tuttavia, alcuni pazienti potrebbero non essere in grado di utilizzare le videochiamate a causa delle loro condizioni cliniche: gli operatori sanitari, sociali e gli assistenti spirituali dovrebbero, quindi, organizzarsi per fornire un supporto al fine di favorire, comunque, la comunicazione, tra i pazienti e i loro familiari (talora essi stessi in isolamento obbligatorio). Allo stesso modo, viene suggerito che venga consentita la possibilità di visita da parte dei membri della famiglia con l'uso dei DPI necessari, laddove il contesto di cura lo permetta»;

    l'11 agosto 2020 il Ministero della salute ha emanato la circolare «Elementi di preparazione e risposta a COVID-19 nella stagione autunno-invernale», predisposta dall'Istituto superiore di sanità in collaborazione con il Coordinamento delle regioni e province autonome, che descrive le principali azioni attuate dal sistema sanitario nazionale in risposta alla pandemia. La circolare riporta alcuni elementi di criticità affrontate nelle prime fasi della crisi da considerare in un'ottica di preparedness ma – come evidenziano gli autori del documento citato – le cure palliative sono genericamente citate una sola volta nell'ambito della Sezione 3 Area territoriale, che prevede: «Incremento delle azioni terapeutiche e assistenziali a livello domiciliare, per rafforzare i servizi di assistenza domiciliare integrata per i soggetti affetti da malattie croniche, disabili, con disturbi mentali, con dipendenze patologiche, non autosufficienti, con bisogni di cure palliative, di terapia del dolore, e in generale per le situazioni di fragilità, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 34 del 2020, come convertito nella legge n. 77 del 2020»;

    il documento «Le cure palliative durante una pandemia» reca dunque importanti indicazioni concrete per implementare ulteriormente l'integrazione delle cure palliative tra i servizi sanitari offerti in corso di pandemia, sviluppare connessioni e integrazioni con le branche specialistiche ospedaliere, rafforzare i modelli di rete e il ruolo operativo dei dipartimenti di cure palliative, fornire risorse e indicazioni operative alle strutture operative nei diversi setting assistenziali, secondo il modello stuff-staff-space-systems;

    l'articolo 8 della legge n. 38 del 2010 statuisce che l'esistenza di specifici percorsi formativi universitari in materia di cure palliative rappresenti la condizione necessaria affinché il sistema delle cure palliative sia perfettamente funzionale ed il fabbisogno nazionale di medici esperti in cure palliative e il relativo ricambio generazionale siano adeguatamente garantiti;

    il diffondersi del COVID-19 ha evidenziato, in maniera più marcata, la carenza di personale sanitario con competenze specialistiche per gestire la sofferenza dei pazienti, in maniera appropriata in tutti i setting assistenziali, nonché la necessità di fornire risposte adeguate ai bisogni di una popolazione crescente di malati sempre più anziani, affetti da patologie cronico-degenerative in fase avanzata o terminale, in condizioni cliniche di estrema fragilità e di grave sofferenza, oltre che fornire una risposta alla complessità assistenziale dei bambini affetti da malattie inguaribili;

    è giusto che siano specialisti in cure palliative ad accompagnare con la necessaria competenza e formazione universitaria la fine della vita di ogni persona e questo va fatto all'interno di un percorso di cura che comprende numerosi attori. Il medico di medicina generale rimane punto di riferimento insostituibile e con esso la figura dell'infermiere che rappresenta il cardine intorno a cui si sviluppa l'assistenza. Psicologi, fisioterapisti, assistenti sociali, volontari ed assistenti spirituali compongono l'équipe assistenziale ed ognuno con le proprie competenze e specifiche formazioni curriculari;

    con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto «decreto rilancio», a decorrere dall'anno accademico 2021/2022, si istituisce la scuola di specialità in «medicina e cure palliative» per i laureati in medicina e chirurgia e si introduce «il corso di cure palliative pediatriche nell'ambito dei corsi obbligatori della Scuola di specializzazione in Pediatria»;

    il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, come successivamente prorogato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020, allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 sull'intero territorio nazionale, al comma 6, dell'articolo 1, lettere aa) e bb), prevede che:

     è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale di attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso (Dea/Ps), salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto;

     l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (Rsa), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitato ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione;

    anche i recenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 e del 24 ottobre 2020 hanno reiterato le suddette misure;

    tali decreti del Presidente del Consiglio dei ministri citati prevedono, inoltre, ulteriori disposizioni specifiche per la disabilità, specificando che le attività sociali e socio-sanitarie erogate dietro autorizzazione o in convenzione, comprese quelle erogate all'interno o da parte di centri semiresidenziali per persone con disabilità, qualunque sia la loro denominazione, a carattere socio-assistenziale, socio-educativo, polifunzionale, socio-occupazionale, sanitario e socio-sanitario vengono svolte secondo piani territoriali, adottati dalle regioni, assicurando attraverso eventuali specifici protocolli il rispetto delle disposizioni per la prevenzione dal contagio e la tutela della salute degli utenti e degli operatori;

    il 24 agosto 2020 l'istituto superiore di sanità, ha aggiornato le «Indicazioni ad interim per la prevenzione e il controllo dell'infezione da SARS-CoV-2 in strutture residenziali sociosanitarie e socioassistenziali», indicazioni elaborate dal gruppo di lavoro dell'Istituto superiore di sanità prevenzione e controllo delle infezioni ed aggiornate con lo scopo principale di riprendere in sicurezza le attività a regime delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali e creare le condizioni per rivedere in sicurezza parenti e amici;

    «Il benessere degli anziani e delle persone fragili, di coloro che vivono lontani dai nuclei familiari per motivi di non autosufficienza, è intimamente collegato anche alla loro sfera emotiva – spiega Paolo D'Ancona, ricercatore dell'Iss e coordinatore del gruppo di lavoro multidisciplinare che ha realizzato il rapporto –. La possibilità di poter incontrare i propri cari e di alimentare la loro vita relazionale non è ininfluente sul loro stato di salute, e perciò, oggi che la situazione epidemiologica lo permette, dopo gli sforzi fatti per frenare i contagi, è necessario imboccare una strada che riporti gradualmente alla normalità»;

    in considerazione dell'elevato fabbisogno assistenziale dell'anziano fragile, il citato rapporto dell'Iss fornisce quindi delle indicazioni per permettere alle strutture residenziali e socio-assistenziali di fornire il servizio di assistenza, riducendo il rischio di COVID-19 negli ospiti e negli operatori;

    il rapporto dell'Iss pur riferendosi principalmente ai soggetti fragili ricoverati nelle strutture residenziali sociosanitarie, è sussumibile anche per i medesimi soggetti fragili ricoverati nelle strutture ospedaliere la cui permanenza, non di rado, può prolungarsi anche per periodi di tempo non brevi;

    sulla base delle disposizioni presenti nei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri citati, nell'ambito delle strutture sanitarie ospedaliere, le direzioni generali dispongono diversamente in riferimento a ciascuna struttura e risulta che, ad esempio, anche in una medesima regione, alcune strutture sanitarie abbiano disposto il divieto di accesso generalizzato da parte dei famigliari/visitatori sia nelle strutture di pronto soccorso sia nei reparti di degenza dei pazienti dei famigliari, mentre in altre viene consentito l'accesso di un visitatore per ciascun paziente, nel rispetto di diversificati protocolli di sicurezza, come ad esempio la diversificazione degli orari di accesso;

    è auspicabile, invece, quanto meno per i pazienti che non siano affetti da COVID-19, assicurare ambienti dedicati che, in condizioni di sicurezza, siano adibiti all'accesso di almeno un familiare, così come appare auspicabile ripensare, anche in termini organizzativi e strutturali, le relazioni di cura che siano inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e finalizzate a recuperare il processo di umanizzazione delle cure, soprattutto per i pazienti più fragile e anziani, che oltre alla sicurezza sanitaria tenga conto anche della loro dignità;

    tutte le strutture sanitarie, nell'ambito di ciascun dipartimento, dovrebbero adottare un protocollo uniforme sull'intero territorio nazionale, recante misure volte a:

     a) mantenere le comunicazioni con operatori e familiari, garantendo a questi ultimi la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare attraverso una figura appositamente designata, all'interno di reparto di degenza, ivi incluso il pronto soccorso;

     b) definire un protocollo per le visite con regole prestabilite che possa essere consultato dai familiari che richiedano le visite e assicurarsi che sia correttamente recepito e applicato;

     c) prevedere, in subordine o in caso di impossibilità oggettiva di effettuare la visita o come opportunità aggiuntiva, strumenti alternativi alla visita in presenza, come ad esempio videochiamate organizzate dalla struttura sanitaria;

    il protocollo citato dovrebbe contenere misure efficaci per sensibilizzare e formare adeguatamente i visitatori/famigliari nella prevenzione e nel controllo dei casi di COVID-19 e per la predisposizione di tutte le procedure ottimali per una visita in sicurezza dei pazienti da parte dei famigliari/visitatori;

    diverse strutture sanitarie, a seguito della pandemia, hanno coraggiosamente adottato sistemi di comunicazione avanzati per garantire stabilmente le comunicazioni tra staff medici, pazienti e familiari; a riguardo anche il Garante per la protezione dei dati personali, proprio in considerazione della normativa d'urgenza adottata per il COVID-19, è intervenuto affermando che le strutture sanitarie che intendono avvalersi di strumenti (App), volti a fornire servizi diversi dalla telemedicina o comunque non strettamente necessari alla cura (App divulgative; App per la raccolta di informazioni sullo stato di salute della popolazione di un dato territorio), che comportino il trattamento di dati personali, possono essere utilizzabili, in linea generale, previo consenso libero, specifico, esplicito e informato dell'interessato;

    la risoluzione di maggioranza sulla Nota di aggiornamento del Def 2020, approvata alla Camera il 14 ottobre 2020, all'8° capoverso del dispositivo impegna il Governo a «potenziare il sistema sanitario nazionale, incluse la domiciliarità e la medicina territoriale ivi comprese le cure palliative, rafforzando la governance dei distretti sanitari e promuovendo una rinnovata rete sanitaria territoriale attraverso nuovi modelli organizzativi integrati»,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative di competenza finalizzate:

   a) nell'ambito della predisposizione di tutte le attività volte a minimizzare i rischi posti dalle malattie infettive ed a mitigare il loro impatto durante l'emergenza di sanità pubblica, a tener conto delle indicazioni del documento «Le cure palliative durante una pandemia», citato in premessa, volte ad implementare ulteriormente l'integrazione delle cure palliative tra i servizi sanitari offerti in corso di pandemia, sviluppare connessioni e integrazioni con le branche specialistiche ospedaliere, rafforzare i modelli di rete ed i percorsi assistenziali di cure palliative, fornire risorse e indicazioni operative alle strutture operative nei diversi setting assistenziali, secondo il modello stuff-staff-space-systems, ripensare, anche in termini organizzativi e strutturali, le relazioni di cura che devono essere inclusive delle famiglie dei pazienti e di tutto il personale sanitario e socio-assistenziale coinvolto e che devono essere finalizzate a recuperare il processo di umanizzazione delle cure, soprattutto per i pazienti più fragili ed anziani e che, oltre alla sicurezza sanitaria, devono tenere conto anche della dignità dei malati;

   b) ad adeguare le dotazioni organiche delle unità di cure palliative al fine di rispondere ai bisogni dei malati COVID-19 e non COVID-19, in attuazione di quanto previsto nell'ambito del documento ministeriale dell'11 agosto 2020, citato in premessa, con riferimento alla Sezione 3 area territoriale, circa il rafforzamento dei servizi di assistenza domiciliare per i soggetti con bisogni di cure palliative, assicurando che i piani di intervento, a livello regionale e locale, prevedano l'integrazione delle cure palliative specialistiche nei contesti ospedalieri e territoriale, per i malati COVID-19 e per l'utenza ordinaria;

   c) ad assicurare la disponibilità per le équipe di cure palliative di strumentazioni tecnologiche, cliniche e di telecomunicazione adeguate alla gestione delle situazioni cliniche e relazionali determinate dalla pandemia da COVID-19 e l'expertise necessario per utilizzarle;

   d) a programmare interventi di formazione in cure palliative rivolti al personale sanitario che opera in ambito ospedaliero, della residenzialità extraospedaliera e territoriale, al fine di assicurare tempestivi interventi palliativi di «base» e l'integrazione con il livello specialistico della rete di cure palliative per i malati COVID-19;

   e) ad attivarsi per l'identificazione, in base alle specificità locali e alla gravità della epidemia, di aree dedicate di ricovero per pazienti affetti da COVID-19 in fase di fine vita (da patologia COVID-19 o da patologie pregresse) nettamente distinte dalle aree di degenza COVID-19 free, anche attraverso la riconversione di reparti ospedalieri (o extraospedalieri) o attraverso la riconversione di hospice, al fine di rispondere ai bisogni di cure palliative anche per i pazienti affetti da patologie cronico-degenerative, non affetti da COVID-19 e non assistibili a domicilio;

   f) a consolidare lo sviluppo delle unità di cure palliative domiciliari (Ucp dom), attraverso la loro progressiva estensione alla presa in carica di malati in condizioni di cronicità complesse e avanzate;

   g) a garantire un servizio di cure palliative (ambulatoriali e di consulenza) per ogni ospedale di base, un hospice ospedaliero per ogni presidio ospedaliero di primo livello o Irccs, garantendo nell'azienda sanitaria Territoriale standard di rapporto tra posti letto hospice e residenti;

   h) a implementare il coordinamento delle reti locali di cure palliative, attraverso il loro finanziamento, al fine di garantire attivazione e operatività delle reti locali di cure palliative, così come previsto dall'Accordo della Conferenza Stato-regioni del 27 luglio 2020;

   i) a prevedere il contributo di professionisti esperti con competenze in cure palliative nelle unità di crisi e nei diversi organismi di programmazione e gestione, dell'emergenza sanitaria a livello nazionale, regionale e locale, anche con lo scopo di adottare un set di indicatori in grado di misurare, in particolare, la disponibilità di risorse tecnologiche e di presìdi (stuff) per gli operatori delle cure palliative e l'implementazione delle attività assistenziali e formative (staff), in relazione ai livelli di gravità dell'epidemia e di diffusione del virus;

   l) ad adottare un protocollo uniforme sul territorio nazionale che, nell'ambito della riorganizzazione della rete ospedaliera correlata al COVID-19, assicuri:

    aa) il mantenimento delle comunicazioni tra operatori e familiari, garantendo a questi ultimi la possibilità di ricevere informazioni sullo stato di salute del proprio familiare attraverso una figura appositamente designata, all'interno dell'unità operativa di degenza, ivi incluso il pronto soccorso;

    bb) lo svolgimento delle visite da parte dei familiari, secondo regole prestabilite consultabili dai familiari ovvero, in subordine o in caso di impossibilità oggettiva di effettuare la visita o come opportunità aggiuntiva, l'adozione di strumenti alternativi alla visita in presenza, come ad esempio videochiamate organizzate dalla struttura sanitaria;

    cc) individuazione, quanto meno per i pazienti che non siano affetti da COVID-19, di ambienti dedicati che, in condizioni di sicurezza, siano adibiti all'accesso di almeno un familiare;

   m) ad assicurare, all'interno della rete ospedaliera e territoriale, la disponibilità di personale dedicato all'assistenza psicologica, sociale e spirituale con preparazione idonea a gestire le esigenze psicosociali e spirituali dei pazienti COVID-19 e delle loro famiglie.
(1-00397) «Trizzino, Bella, Mammì, Nappi, Lapia, Villani, Misiti, Nesci, Ianaro, Martinciglio, Saitta, Perantoni, Grimaldi, Papiro, Davide Aiello, Suriano, Giarrizzo, Alaimo, Manzo, Lombardo, Brescia, Sarli, Lorefice, Colletti, Maurizio Cattoi, Ehm, Licatini, Sodano, Faro, D'Uva, Leda Volpi, Cancelleri, Galizia, Tripiedi, Melicchio, Cubeddu, Iorio, Ficara, Roberto Rossini, Menga, Chiazzese, Pignatone, Grillo, Cabras, Casa, Zolezzi, Penna, Cataldi, Torto, Aresta, Flati, Spadoni, Costanzo, D'Orso, Ascari, Paxia, Gallo, Emiliozzi, Macina, Adelizzi, Varrica».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la pratica musicale amatoriale è universalmente riconosciuta come un fattore determinante di aggregazione e integrazione, di sviluppo della creatività e di attivazione di dinamiche sociali capaci di incidere positivamente sul benessere nello svolgimento di attività lavorative e sullo sviluppo delle capacità intellettive, relazionali e di apprendimento;

    in Italia, secondo l'Associazione italiana musica amatoriale (Aima), le orchestre sinfoniche amatoriali, con almeno 40 musicisti stabili, risultano essere appena cinque (la Verdi per Tutti a Milano, L'Orchestra Carisch di Milano, l'OSAI a Cuneo, l'Orchestra Sinfonica Santa Croce a Roma e ContrArco, l'orchestra di Aima, a Milano);

    oltre alle citate orchestre amatoriali, risultano attivi nel nostro Paese circa 2.000 cori e 2.300 bande (dato Feniarco);

    tali cifre, se considerate alla luce della gloriosa tradizione musicale del nostro Paese e se raffrontate con quelle di altri Paesi europei, risultano decisamente basse;

    come riportato dalla stessa Aima, in Germania, agiscono 1.500 orchestre sinfoniche amatoriali, 21.300 cori, 18.440 bande di ottoni, 720 orchestre a plettro; nella sola Parigi, ci sono 30 orchestre amatoriali. In altri Paesi come la Svizzera, il Belgio, l'Olanda o la Norvegia, il divario numerico con l'Italia in fatto di musica amatoriale risulta notevole: in Norvegia, uno Stato con circa 5 milioni e mezzo di abitanti, operano 59 orchestre amatoriali di adulti, mentre in Olanda se ne contano 235;

    nel nostro Paese, la funzione educativa e socio-culturale della pratica musicale non risulta ancora congruamente riconosciuta, nonostante la musica praticata attivamente con l'utilizzo di uno strumento, ricopra un ruolo di fondamentale rilevanza nell'educazione e nella formazione culturale della persona e del cittadino;

    nell'ottica di una necessaria e concreta presa di coscienza circa la funzione educativa e sociale della pratica musicale e alla luce dei dati relativi alla scarsa diffusione della musica amatoriale nel nostro Paese, risulta fondamentale che il Governo incentivi la pratica musicale amatoriale attraverso iniziative di carattere normativo;

    già in un sondaggio svolto nel 1998 dall'istituto per gli studi sulla pubblica opinione, realizzato con l'obiettivo di analizzare l'atteggiamento dei cittadini italiani nei confronti della pratica musicale con particolare riferimento a chi non si era mai avvicinato ad uno strumento o lo aveva abbandonato, emergevano alcuni dati interessanti: gli adolescenti tra i 10 e i 17 anni praticavano la musica in una percentuale pari al 40 per cento mentre la stessa percentuale scendeva di oltre 30 punti (10 per cento del totale) nel sottocampione degli ultraquarantenni;

    appare evidente come, nel corso dell'esperienza scolastica dell'obbligo, la pratica e la conoscenza musicale siano ancora molto marginali, così come, nei livelli di istruzione superiore, la pressoché totale assenza non solo di percorsi di pratica strumentale, ma perfino della conoscenza storico-critica dei fenomeni e degli eventi legati alla musica, rappresenti una delle principali ragioni dell'analfabetismo musicale dilagante nel nostro Paese;

    in un intervento del 5 aprile 2019 al convegno «More Music More Life» organizzato da Aima e Ute, il pianista e docente di Conservatorio Sergio Lattes ha sottolineato come ci sia «una relazione fra scarsa diffusione in Italia della pratica musicale amatoriale e organizzazione dell'istruzione musicale. Su circa 80 Conservatori e assimilati solo 4 hanno dichiarato attività rivolte agli amatori»;

    il contributo dei Conservatori alla diffusione della pratica musicale amatoriale potrebbe essere più attivo, ma come ha sottolineato Antonio Ligios, presidente della Conferenza dei direttori dei Conservatori, in un intervento raccolto su aasp.it «purtroppo l'atteggiamento prevalente è lo scarso interesse. Nell'ambito della formazione musicale permanente si potrebbe dar luogo a iniziative di questo tipo, anche destinate agli adulti. Sarebbero preziose per tener vivo un vivaio del pubblico. Ed è un terreno su cui in Italia si fa poco. Anche fra le Fondazioni lirico-sinfoniche solo alcune sono impegnate su questo tema. E non mi riferisco ovviamente alle matinées per le scuole, ma a iniziative specifiche per la formazione del pubblico, che aiutino a “leggere” la musica, lo spettacolo teatrale e così via»;

    come teorizzato già nel 1953 dal volume «La musica nell'educazione», che ha raccolto gli atti della conferenza internazionale dell'Unesco sul ruolo della musica nell'educazione dei giovani e degli adulti tenutasi a Bruxelles tra il 29 giugno e il 9 luglio del 1953, Dragotin Cvbtko, professore dell'Accademia di musica di Ljubljana affermava come «a prima vista, l'idea di democratizzare la formazione musicale specialistica appaia un po' strana. Noi siamo abituati a considerare tutte le categorie di scuole di musica come destinate prima di tutto a formare dei futuri musicisti compositori o esecutori, ma questa concezione appare in effetti troppo ristretta. Le scuole di musica non devono essere riservate solo ad allievi particolarmente dotati: devono aprirsi anche a quelli che, pur senza essere dei virtuosi, dei potenziali professionisti o dei compositori in erba hanno in ogni caso una disposizione tale da poter diventare degli eccellenti musicisti amatoriali e da permetter loro di contribuire alla popolarizzazione dell'arte musicale. (...)»;

    un sostegno da parte dello Stato all'educazione musicale diffusa risulta una scelta capace di innestare una serie di processi virtuosi e impattanti, anche sotto il profilo economico: come afferma Tommaso Napoli in un articolo redatto per il Panel del FIM «più le persone suonano e hanno occasioni di suonare amatorialmente, più le sale da concerto saranno nutrite di pubblico colto, attento e preparato e dunque che pretende artisti di primaria importanza. “Tutti musicisti” significa anche essere spettatori competenti che non solo ascoltano musica classica, ma sono anche in grado – per aver suonato – di comprendere le reali sfumature tecniche di quel che accade»;

    allineare il nostro Paese a quanto avviene da tempo nel contesto europeo e internazionale in tema di apprendimento amatoriale della musica, colmando un gap fortemente penalizzante per i nostri giovani e per qualunque cittadino, significherebbe aprire nuove e positive prospettive anche per quanto riguarda la filiera produttiva dello strumento musicale, attualmente in grave crisi;

    la scarsa diffusione della pratica musicale amatoriale, unita alla mancata valorizzazione della musica come elemento formativo nelle scuole di ogni ordine e grado, ha inevitabilmente inciso sulla diffusione dello strumento musicale, rendendo l'Italia fanalino di coda europeo per quanto concerne il fatturato degli strumenti;

    come riportato dal Corriere della Sera, in data 28 maggio 2020, il fatturato italiano degli strumenti musicali è infatti di 350 milioni di euro, mentre in Inghilterra di 530, in Francia di 680, in Germania di un miliardo circa di euro;

    la liuteria tradizionale cremonese è un'antica forma di artigianato tipica di Cremona, dove si costruiscono strumenti ad arco, e la cultura dei «saperi e saper fare liutario della tradizione cremonese» è stata iscritta il 5 dicembre 2012 nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Unesco durante la VII conferenza di Parigi del Comitato intergovernativo;

    l'artigianato musicale italiano rappresenta un'eccellenza a livello mondiale e i produttori, nei vari distretti, offrono prodotti di alta qualità e contribuiscono all'export apprezzato del Made in Italy;

    come denunciato da Disma musica (l'associazione aderente al Sistema Confcommercio che rappresenta produttori, distributori, editori, rivenditori e artigiani di strumenti musicali) in una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte e all'intero Governo l‘8 aprile 2020, è spiegato che «la rete di rivenditori italiani di strumenti musicali conta circa 1.000 negozi, con circa 2.500 occupati; già provati dalla concorrenza dei siti internazionali di commercio online che si stima, nell'arco di pochi anni, abbiano eroso un terzo dei loro ricavi, con grave perdita di occupazione e di gettito per l'erario». Si evidenza inoltre che i rivenditori sono circa 950, in decrescita costante, che occupano circa 1.700 addetti. In crescita sono i riparatori e gli addetti alla manutenzione, che contano qualche centinaio di unità. Tra import ed export il saldo è positivo. Le vendite sono stimate in 541 milioni di euro ed una buona parte arriva dall'estero con il commercio online. L'indotto della produzione musicale genera miliardi di euro e centinaia di migliaia di occupati, (fonte Cersi – Osservatorio 2018) (EY – Industria Creativa);

    la rete dei rivenditori offre spazi culturali sul territorio, affiancando alla vendita di lezioni di musica, servizi alle band locali, noleggio attrezzature per la musica dal vivo, attività di promozione culturale in collaborazione con le amministrazioni locali, servizi di manutenzione e riparazione per i musicisti;

    la crisi sanitaria tuttora in atto ha, se possibile, aggravato le condizioni economiche dei rivenditori e distributori di strumenti musicali e prodotti associati,

impegna il Governo:

   a riconoscere, promuovere e valorizzare, come patrimonio dell'intera comunità nazionale – conformemente con i principi delle Convenzioni Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e per la protezione e la promozione delle diversità culturali e in attuazione dell'articolo 117 della Costituzione – forme di espressione musicale, di creatività e di pratica performativa svolte da complessi costituiti in associazioni o fondazioni musicali riconosciute a carattere amatoriale;

   ad adottare iniziative per promuovere, con forme di incentivazione e di comunicazione sociale, la pratica musicale amatoriale;

   a valutare l'opportunità di adottare iniziative normative per prevedere forme di agevolazione fiscale per l'iscrizione a corsi di musica e per l'acquisto di uno strumento musicale.
(7-00567) «Nitti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAPIA, D'IPPOLITO e PARENTELA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sulla testata on line Italia Oggi, in un articolo del 23 ottobre 2020 a firma di Carla De Lellis, si legge che dal mese di ottobre 2020 fino al prossimo 31 dicembre, «i datori di lavoro (imprese e professionisti) possono scontare del 30 per cento i contributi Inps a loro carico dovuti sui lavoratori dipendenti in forza e su eventuali nuovi assunti, con sede di lavoro nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia»;

   soprattutto nelle regioni meridionali, l'informazione ha un ruolo essenziale per il contrasto, intanto culturale, della criminalità organizzata sul territorio;

   la fruizione, è ivi precisato, «avviene tramite la denuncia contributiva mensile (Uniemens), come tra l'altro spiegato dalla recente circolare n. 122 dell'Inps»;

   la suddetta misura e stata introdotta dal «decreto Agosto» (decreto-legge n. 104 del 2020) a favore dei datori di lavoro privati, «fatta eccezione – è rammentato nel suddetto articolo – del settore agricolo e dei contratti di lavoro domestico»;

   l'agevolazione in predicato, significa l'articolo, è subordinata all'autorizzazione dell'Unione europea che, spiega l'Inps, «è stata rilasciata il 6 ottobre a condizione, tra l'altro, che l'aiuto sia: d'importo non superiore a 800 mila euro (per impresa e al lordo di qualsiasi imposta o altro onere); concesso a imprese non in difficoltà al 31 dicembre 2019 o che abbiano incontrato difficoltà o si siano trovate in difficoltà successivamente a seguito dell'epidemia da Covid-19; che l'aiuto sia concesso entro il 30 giugno 2021»;

   in quanto ai beneficiari, possono accedere allo sgravio tutti i datori di lavoro privati, anche non imprenditori, «esclusi – ricostruisce l'articolo mentovato – quelli del settore agricolo e quelli di lavoro domestico, in relazione ai lavoratori dipendenti la cui sede di lavoro sia situata nelle predette regioni agevolate»;

   per quanto concerne i lavoratori, l'incentivo di cui si tratta si applica a tutti i rapporti di lavoro di tipo subordinato, sia instaurati che instaurandi, «nella misura del 30 per cento – è riportato dalla fonte in parola – della contribuzione previdenziale a carico del datore di lavoro, con esclusione dei premi Inail, senza tetto d'importo»;

   pertanto, secondo quanto spiegato dall'Inps, lo sgravio si applica al 30 per cento della contribuzione datoriale, ferma restando l'aliquota di computo, ai fini pensionistici, a favore dei lavoratori;

   per quanto riassunto dall'articolo succitato, «il diritto alla fruizione dell'agevolazione è subordinato, ai sensi dell'articolo 1, comma 1175, della legge n. 296 del 2006, al possesso del Durc (documento unico di regolarità contributiva) e alle seguenti ulteriori condizioni: assenza di violazioni delle norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e rispetto degli altri obblighi di legge; rispetto degli accordi e contratti collettivi nazionali, nonché di quelli regionali, territoriali o aziendali, sottoscritti dalle organizzazioni sindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale» –:

   se le agevolazioni di cui in premessa valgano anche per il lavoro giornalistico nelle imprese editoriali e, ove così non fosse, quali urgenti iniziative di competenza intendano assumere al fine di estenderle ai datori di lavoro operanti nel predetto settore e di agevolare, così, un incremento dell'offerta informativa e soprattutto dell'occupazione in questo settore essenziale.
(4-07318)


   VILLANI, BARBUTO, DEL SESTO, DI LAURO, DEL MONACO, NAPPI e ADELIZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2020 numerosi incendi hanno devastato le colline di Sarno, il monte Saretto e Pizzo d'Alvano, territori già interessati dalle drammatiche frane del 1998, incendi che hanno distrutto la vegetazione e compromesso fortemente la stabilità idrogeologica del territorio forestale;

   nelle scorse settimane forti perturbazioni hanno colpito la Penisola con raffiche di vento, piogge intense, trombe d'aria che hanno causato notevoli danni, soprattutto nella provincia di Salerno; in seguito agli smottamenti che hanno portato a valle fango e detriti, a Sarno è scattata l'evacuazione di numerose famiglie con rilevanti disagi per la popolazione residente;

   si sono vissuti momenti di angoscia che hanno riportato alla mente dei cittadini, la tragica alluvione del 5 maggio del 1998 che, nella sola città di Sarno, causò oltre 130 vittime e migliaia di sfollati;

   dopo gli eventi del 27 settembre 2020, sono stati effettuati rilievi tecnici sulle vasche di laminazione costruite al tempo per la messa in sicurezza del territorio e mitigazione del rischio idraulico e dissesto idrogeologico;

   tali rilievi hanno evidenziato che le vasche erano già colme di detriti e rifiuti a causa di scarsa o mancata manutenzione;

   si rappresenta all'uopo che il comune di Sarno con delibera di giunta n. 96 del 6 ottobre 2020 ha formalmente richiesto lo stato di emergenza e calamità naturale per tutti i danni subiti e subendi da parte del comune e dei cittadini privati a causa dei devastanti eventi su richiamati;

   ai sensi del codice di protezione civile, decreto legislativo n. 1/18 lo stato di emergenza può essere dichiarato nell'imminenza di calamità naturali, la cui evidente gravità ed eccezionalità degli eventi atmosferici, determina l'intervento di aiuti sovracomunali mediante richiesta susseguente alla dichiarazione dello stato di calamità naturale;

   oltre al comune di Sarno, ad oggi anche altri comuni hanno comunicato di aver chiesto lo stato di calamità naturale e lo stato di emergenza;

   il comune di Nocera Inferiore con delibera di giunta n. 159 del 5 ottobre 2020 ha chiesto lo stato di calamità naturale, ritenendo sussistenti ed evidenti i presupposti per la dichiarazione dello stesso;

   ad oggi, nonostante i notevoli finanziamenti stanziati nel corso degli anni, la maggior parte dei comuni della regione Campania continua a trovarsi in condizioni a dir poco disagiate ogni qualvolta vi è allerta meteo e si abbatte sulla regione una ondata di mal tempo;

   con specifico riferimento ai finanziamenti statali destinati a progetti di intervento finalizzati a mitigare il rischio idrogeologico in Campania, si evidenzia che nel 2018, con decreto direttoriale 417/18, sono state finanziate le progettazioni fino a livello esecutivo di n. 54 interventi, per un importo complessivo di 12.529.047,67 e che, dal 2010, sono stati finanziati n. 110 interventi, per un importo complessivo di oltre 252 milioni di euro mediante accordi di programma tra il Ministro e la regione, che prevedono il monitoraggio dell'attuazione degli interventi attraverso una relazione annuale dal commissario straordinario sul dissesto idrogeologico;

   con delibera n. 35/19, il Cipe ha altresì approvato il piano stralcio 2019 che finanzia alla regione Campania, 22 interventi per un importo complessivo di 16,3 milioni di euro;

   i fatti descritti evidenziano che, nonostante gli ingenti finanziamenti stanziati in favore della regione Campania nel corso degli ultimi anni, nulla di concreto è stato effettivamente messo in atto per porre rimedio al grave problema legato al rischio idrogeologico –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare per potenziare le risorse al fine di affrontare in maniera efficiente il problema del dissesto idrogeologico e far luce sull'effettivo e corretto utilizzo dei fondi statali erogati alla regione Campania.
(4-07327)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il Covid-19 Vaccine Global Access (Covax) è un pool di acquisti globale creato con l'obiettivo di garantire che le popolazioni prioritarie di tutto il mondo abbiano accesso ai vaccini. Covax è co-guidato da Gavi, la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi) e l'Oms;

   il 15 luglio 2020 l'Oms afferma che «Settantacinque paesi hanno presentato manifestazioni di interesse per proteggere le loro popolazioni e quelle di altre nazioni, aderendo alla COVAX Facility, un meccanismo progettato per garantire un accesso rapido, giusto ed equo ai vaccini COVID-19 in tutto il mondo»; questi 75 Paesi finanzierebbero i vaccini attraverso fondi propri e con donazioni volontarie al COVAX Advance Market Commitment (AMC) di Gavi;

   il 18 settembre 2020 la Commissione europea ha aderito, in un'azione congiunta con i 27 Stati membri dell'Unione europea a un iniziale investimento di 230 milioni di euro in contanti, attraverso un prestito della Banca europea per gli investimenti, assistito dallo stesso importo in garanzie fornite dal bilancio dell'Unione europea. La Commissione europea, a tal fine, ha concluso accordi con Sanofi-GSK e AstraZeneca, dichiarando che altri sono in corso con Johnson & Johnson, CureVac, Moderna e BioNTech;

   il 21 settembre 2020 l'Oms afferma che altre «64 economie a reddito più alto hanno aderito alla COVAX Facility». Queste 64 economie includono impegni di 35 economie e della Commissione europea che procurerà dosi per conto dei 27 Stati membri dell'Unione europea più Norvegia e Islanda;

   l'obiettivo di Covax è di fornire, entro la fine del 2021, due miliardi di dosi di vaccini sicuri ed efficaci che hanno superato l'approvazione normativa e/o la prequalificazione dell'OMS;

   questi vaccini saranno distribuiti equamente a tutti i Paesi partecipanti, proporzionalmente alle loro popolazioni, inizialmente dando la priorità agli operatori sanitari, poi espandendosi fino a coprire il 20 per cento della popolazione dei Paesi partecipanti. Ulteriori dosi saranno quindi rese disponibili in base alle necessità del Paese, alla vulnerabilità e alla minaccia Covid-19;

   lo strumento Covax manterrà anche un buffer di dosi per emergenza e uso umanitario, compreso il trattamento di gravi epidemie prima che vadano fuori controllo;

   obiettivo di Covax è anche la ricostruzione delle economie danneggiate dalla Pandemia;

   lo schema Covax era all'ordine del giorno del primo giorno del vertice sull'impatto dello sviluppo sostenibile del Forum economico mondiale. Intervenendo a una sessione virtuale su Covid-19, Anita Zaidi, direttrice dello sviluppo dei vaccini presso la Bill & Melinda Gates Fundation, ha affermato di essere d'accordo con la stima dell'Oms secondo cui un vaccino sarebbe pronto per essere ampiamente utilizzato entro la metà del prossimo anno;

   l'interrogante con l'interrogazione n. 4-05933, denunciava come, in un periodo di crisi, senza mandato parlamentare, Giuseppe Conte abbia promesso 287 milioni di euro alla Gavi;

   l'obiettivo del Covax Amc è di far fronte a una spesa di 2 miliardi di dollari, ma si calcola che sarà necessario molto di più per soddisfare i circa 1,7 miliardi di dosi di cui si pensa di aver bisogno dal 2021-22 e per le 9 miliardi di dosi che si calcola saranno necessarie dal 2021-26;

   sono 9 i candidati vaccini supportati dal programma Covax con Astrazeneca dell'Università di Oxford e lo statunitense Moderna già in fase 3 di sperimentazione;

   con l'adesione del Brasile, della Cina, con la firma da parte del Ministero degli esteri di Pechino sull'accordo con Gavi, con tanto di plauso della Commissione europea e del Messico, i Paesi non aderenti sono: Bielorussia, Kazakistan, Malesia, Russia, Stati Uniti e cinque piccoli Paesi insulari o micro-Stati –:

   quali siano gli accordi sottoscritti dall'Italia, con riguardo a quanto esposto in premessa, e sulla base di quali ragioni e presupposti siano stati sottoscritti.
(4-07331)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2020 su «La Stampa» nell'articolo «Lavoratori fragili a casa, ma pagati: Così si salvano economia e vite» a firma di Raphael Zanotti, è pubblicato un estratto dello studio del Centro Einaudi: «Esiste un'alternativa a un altro lockdown». In questo studio si analizzano i costi del lockdown di marzo 2020: 4,235 miliardi di euro al giorno tra mancata produzione, mancati consumi, mancato indotto e trascinamento dovuto al crollo del prodotto interno lordo. I 53 giorni di chiusura sono costate 224 miliardi di euro in tutto. Analizzando i dati sui lavoratori a rischio, ovvero circa 1,3 milioni, il Centro ha ipotizzato che indennizzare tutti e far lavorare solo coloro in grado di farlo costerebbe 4,5 miliardi di euro in totale;

   il 7 ottobre 2020 sul quotidiano «La Repubblica» è stato pubblicato un articolo dal titolo: «Covid-19: sintomi depressivi quintuplicati, colpiscono un italiano su tre» con il quale si denuncia il fatto che in Italia si stimano nei prossimi mesi fino a 150.000 casi di depressione maggiore in più, dovuti al periodo di lockdown di marzo. Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf) e direttore del dipartimento di salute mentale dell'ospedale Fatebenefratelli – Sacco di Milano, ha denunciato la possibilità di sequele neuropsichiatriche da COVID-19 nei pazienti contagiati. Inoltre, gli studi scientifici, italiani e internazionali, indicano un incremento netto dei sintomi depressivi nella popolazione generale, sostenendo che i sintomi della depressione sono complessivamente quintuplicati nel nostro Paese, quelli moderati sono quasi quadruplicati e i più gravi sono cresciuti di sette volte e mezzo;

   secondo i dati del report Censis-Confcooperative dal titolo «Covid, da acrobati della povertà a nuovi poveri» la metà degli italiani con il lockdown ha perso da un quarto alla metà del reddito, per i giovani la percentuale si alza fino al 60 per cento. Una situazione drammatica che mette a rischio di disoccupazione nei prossimi mesi 830 mila lavoratori. In sintesi, la metà degli italiani (50,8 per cento) ha sperimentato un'improvvisa caduta delle proprie disponibilità economiche, con punte del 60 per cento fra i giovani, del 69,4 per cento fra gli occupati a tempo determinato, del 78,7 per cento fra gli imprenditori e i liberi professionisti;

   a detta del dottor Antonio Magi, presidente dell'Ordine dei medici di Roma, negli ospedali «non si riesce a gestire il flusso di pazienti e persone che vengono per il tampone». In tanti vanno al pronto soccorso «anche se non ci sono motivi importanti». Il presidente denuncia che così però il sistema sanitario rischia di collassare, perché l'assistenza domiciliare per il COVID-19 non funziona;

   su «HuffingtonPost.it» il 27 ottobre 2020, è stato pubblicato un estratto dello studio dell'istituto Mario Negri sulla validazione dei sierologici rapidi di Prima Lab, il quale dimostra come «Essere positivi non significa per forza essere contagiosi e quindi in grado di trasmettere il coronavirus»;

   a detta del David Nabarro, funzionario dell'Organizzazione mondiale della sanità, intervistato da The Spectator il 9 ottobre «Noi dell'organizzazione mondiale della sanità non sosteniamo i lockdown come principale misura di controllo del coronavirus» –:

   se il Governo abbia intenzione di revocare lo stato di emergenza e far ritornare il Paese alla normalità, sciogliendo tutti gli organi costituiti dal 31 gennaio 2020 ed abrogando mediante un'iniziativa d'urgenza, gli atti normativi che sono stati emanati e approvati per fronteggiare l'emergenza;

   se il Governo abbia intenzione di adottare iniziative per revocare l'imposizione di dispositivi di protezione individuale e le politiche di «distanziamento sociale» e nonché di escludere ogni forma di repressione del dissenso, garantito costituzionalmente;

   se e come il Governo intenda garantire il diritto al lavoro, alla salute e a una vita dignitosa, così come sancito dalla Costituzione.
(4-07332)


   ROSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio dei ministri ha deliberato, il 7 ottobre 2020, la proroga dello stato di emergenza sul territorio nazionale fino al 31 gennaio 2021, in conseguenza del rischio sanitario connesso alla diffusione di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, con particolare riferimento al nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 e al Covid-19;

   il 13 ottobre 2020 è stato varato un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che, agli articoli 4 e seguenti, reca disposizioni in tema di spostamenti da/per l'estero, riprendendo e modificando in parte i contenuti dei precedenti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri e delle ordinanze adottate dal Ministro della salute;

   in particolare, con riferimento ad una serie di Paesi si prevedono differenti limitazioni, come elencate nell'allegato 20 al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in parola e che possono essere così riassunte: per gli Stati dell'area dell'Unione europea, nessuna limitazione o la possibilità di spostamento (anche per turismo) subordinata all'obbligo di sottoporsi a test molecolare o antigenico, come previsto per chiunque provenga dagli Stati di cui agli elenchi A, B e C; per i Paesi di cui all'elenco D – Australia, Canada, Georgia, Giappone, Nuova Zelanda, Romania, Ruanda, Repubblica di Corea, Tailandia, Tunisia, Uruguay, sono consentiti gli spostamenti senza necessità di motivazione, quindi anche per turismo; l'elenco E fa riferimento, invece, a tutti gli altri Paesi ed è previsto, in questo caso, che gli spostamenti siano consentiti solo in presenza di precise motivazioni, quali: lavoro, motivi di salute o di studio, assoluta urgenza, rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza;

   tenendo conto che la finalità del provvedimento in parola mira a limitare e a contenere il contagio e il diffondersi dell'epidemia da Covid-19, risulta incomprensibile come in riferimento a Paesi di cui agli elenchi A, B e C, dell'allegato 20 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 ottobre 2020, i quali registrano elevati livelli di contagio, a partire da Spagna e Francia, siano consentiti spostamenti anche per motivi turistici; inoltre, tra Paesi di cui all'elenco D, per i quali sono consentiti spostamenti senza motivazione, rientrano Paesi con elevato numero di contagi, tra cui Canada, Romania, Georgia e Giappone. Mentre, tra i Paesi da e verso i quali non sono consentiti spostamenti, ve ne sono alcuni con numero di contagi inferiori rispetto a quelli di cui agli elenchi B, C e D, di cui al richiamato Allegato 20 del suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   va segnalato che, per alcuni dei Paesi, con contagi inferiori a quelli sopra segnalati, il settore turistico interno ed estero rappresenta un importante comparto economico, particolarmente colpito dalle conseguenze della pandemia in corso;

   anche il turismo italiano è fondamentale per l'economia di tali Paesi, come il Kenya, dove si stima che il turismo rappresenti tra il 10 e il 20 per cento del prodotto interno lordo, considerando l'indotto che genera nella manifattura, nell'agricoltura e nei servizi. Il crollo delle economie di sistemi già deboli quali quelle di Paesi a vocazione turistica rischia di generare un notevole aumento di migranti economici;

   in occasione della Giornata mondiale dell'Africa è stato ricordato anche ai più alti livelli istituzionali come l'Africa, l'Europa e l'Italia siano adesso chiamate a far fronte alle ricadute della pandemia non solo sul piano sanitario, ma anche su quello dell'indispensabile riattivazione del tessuto economico per dare, nel segno della solidarietà, una risposta congiunta alle conseguenze economiche e finanziarie della pandemia –:

   se il Governo non ritenga opportuno rivalutare le specifiche limitazioni in relazione agli spostamenti da e per l'estero, sulla base degli effettivi contagi e il diffondersi della pandemia, superando quelle che appaiono all'interrogante le contraddizioni di cui agli allegati del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020 evidenziate in premessa.
(4-07337)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BOLDRINI, QUARTAPELLE PROCOPIO, ASCARI, CANCELLERI, SARLI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il giorno 22 ottobre 2020 la Corte costituzionale polacca ha dichiarato incostituzionali le interruzioni di gravidanza dovute a difetti congeniti del feto;

   questa sentenza ha suscitato sdegno e pacifiche manifestazioni durante le quali migliaia di donne hanno espresso la propria contrarietà all'ulteriore inasprimento rispetto a quella che era una delle leggi sull'aborto più restrittive d'Europa e che, una volta che avrà effetto, consentirà l'interruzione solo qualora la gravidanza rappresenti una minaccia per la salute della donna o sia il risultato di crimini come lo stupro o l'incesto;

   tali manifestazioni, sebbene pacifiche, sono state oggetto di aggressioni da parte delle forze dell'ordine, che hanno anche utilizzato lo spray al peperoncino e arrestato 15 manifestanti;

   il 27 ottobre 2020 primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha invocato l'intervento dell'esercito contro le manifestanti, prospettando così un'escalation dell'azione repressiva e violenta da parte delle autorità;

   la Polonia è dal 12 maggio 2004 uno Stato membro dell'Unione europea, nella cui Carta fondamentale è scritto che «ogni persona ha diritto alla libertà di espressione » e che «tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera»;

   la tutela delle garanzie democratiche che sono proprie di uno Stato di diritto è una delle ragioni costitutive dell'Unione europea;

   la Polonia è oggetto di una procedura d'infrazione avviata dalla Commissione europea per la legislazione sulla magistratura e di una procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea per violazione dello Stato di diritto –:

   se intendano esprimere disapprovazione nei confronti delle dichiarazioni del primo ministro polacco e di adoperarsi, nell'ambito dei rapporti diplomatici bilaterali e multilaterali e nelle competenti sedi europee, per garantire il pieno rispetto dei diritti fondamentali dell'Unione europea in Polonia.
(5-04905)


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67 (articolo 1, comma 1), convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2012, n. 118, si era disposto un riordino della normativa riguardante le procedure di rinnovo dei membri dei Comites, prevedendo, tra l'altro, la modalità del voto informatico per tale tipologia di elezioni e rinviando a un successivo regolamento l'attuazione della disposizione; tuttavia, a causa della mancata emanazione di tale documento, le ultime elezioni dei Comites, indette nel 2015, si svolsero, come sempre, attraverso il voto per corrispondenza;

   a seguito di un'interrogazione al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in merito alla possibilità di adottare il voto digitale per le prossime elezioni dei Comitati – le quali dovranno tenersi entro il 31 dicembre 2021 – il sottosegretario delegato rispondeva, in data 14 maggio 2020, sostenendo che le eventuali modalità applicative del voto elettronico sarebbero dipese dall'adeguatezza dei fondi disponibili (interrogazione n. 4-04542). Occorre tuttavia evidenziare come l'analisi dell'impatto della regolamentazione, eseguita sul decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67, aveva rilevato che il voto informatico, oltre a rispondere alle esigenze di modernizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione, avrebbe implicato una spesa nettamente inferiore rispetto al voto per corrispondenza;

   inoltre, la legge del 27 dicembre 2019, n. 160 («Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022») ha, al comma 627 dell'articolo 1 istituito – nello stato di previsione del Ministero dell'interno – un fondo, volto a introdurre, in via sperimentale, modalità innovative di espressione del voto in via digitale. Lo stanziamento disposto, per l'anno corrente, è di un milione di euro: cifra da destinarsi all'implementazione del voto elettronico nelle elezioni politiche nazionali ed europee;

   occorre quindi ricordare che l'11 giugno 2020 il Governo aveva accolto l'ordine del giorno n. 9/02471-A/003, a prima firma dell'interrogante, il quale impegnava l'Esecutivo a valutare l'opportunità di estendere la sperimentazione del voto elettronico prevista dall'articolo 1, comma 627, legge n. 160 del 2019, anche alle elezioni per il rinnovo dei Comites;

   l'emergenza sanitaria attuale, con il rinvio delle previste consultazioni elettorali che ha portato con sé, ha ribadito e messo in evidenza la necessità, per il nostro Paese, di dotarsi di modalità inedite di esercizio del diritto al voto: ciò, per sveltire e rendere più agili le procedure attuali, anche prevedendo forme di votazione in remoto;

   le risapute problematiche del voto per corrispondenza – modalità attraverso la quale vengono eletti i rappresentanti della circoscrizione estera del nostro Parlamento – porta a considerare non più rinviabile l'inizio della sperimentazione del voto in via digitale –:

   se vi siano novità concernenti la partenza della sperimentazione del voto elettronico per il rinnovo dei Comites, sperimentazione che potrebbe avere un suo primo ambito di applicazione solo in alcune città «pilota», come avvenuto per la sperimentazione della carta d'identità elettronica (Cie).
(5-04911)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la risposta del Governo all'interrogazione n. 4-05986 in materia dei riverberi attuativi del regolamento (CE)883/2004 relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale – ai sensi del quale il cittadino che esercita un'attività subordinata in uno Stato membro è da considerarsi soggetto alla legislazione in materia di sicurezza sociale di tale Stato, superando quanto previsto dalla previgente normativa europea che prevedeva per il lavoratore il diritto di optare per il sistema di sicurezza sociale maggiormente vantaggioso – ha ribadito che il Governo intende «continuare a fornire a tutto il personale della rete estera il massimo sostegno possibile», non chiarendo le modalità o quanto meno le prospettive attraverso cui verrebbe attuato siffatto sostegno;

   nello specifico si intende evidenziare che dal 1° maggio 2020, l'entrata in vigore dell'articolo 11 del regolamento citato ha attuato una sorta di reformatio in peius per gli impiegati a contratto di nazionalità italiana del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di cui all'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, in ragione del passaggio coatto dal sistema previdenziale retributivo italiano, per il quale gli impiegati a contratto avevano optato, a quello del Paese di residenza: la spettanza pensionistica è decurtata in media di 700 euro mensili e relativamente ai contributi previdenziali locali maggiori rispetto a quelli versati all'Inps, la retribuzione si contrae mensilmente tra i 380 e i 580 euro;

   riguardo al trattamento pensionistico il Governo ha evidenziato che «con l'iscrizione ai sistemi di previdenza locale, il personale a contratto completa il raggiungimento dei requisiti per il collocamento a riposo, nel rispetto delle condizioni previste dalla legge e mediante l'istituto della totalizzazione dei contributi» legittimando il rischio di «limbo previdenziale», a cui l'interrogante faceva menzione nella pregressa interrogazione, poiché attraverso il coatto transito al sistema locale sono applicati inevitabilmente i dettami della normativa locale, con stravolgimento dei diritti acquisiti e grave danno dei diritti maturati e della legittima aspettativa in capo ai lavoratori;

   nella medesima risposta si evidenzia che «in conseguenza all'applicazione del Regolamento, le eventuali perdite nette di capacità di acquisto (...) potranno essere corrette attraverso i meccanismi di revisione stipendiali previsti dall'articolo 157 del DPR 18/67», inquadrando tale aggiustamento come «probabilità» e non come inderogabile dovere amministrativo, rimandando tali correttivi alla disponibilità delle risorse del relativo capitolo del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale notoriamente incapiente, senza adeguata precisazione circa il necessario incremento delle risorse;

   inoltre – diversamente da quanto evidenziato nella citata risposta, posto che la cosiddetta deroga diretta di cui all'articolo 11, paragrafo 3, lettera b), del regolamento (CE)883 riguarda il dipendente pubblico inteso come «persona considerata tale o ad essa assimilata dallo Stato membro al quale appartiene l'amministrazione da cui essa dipende» così come chiaramente specificato dall'articolo 1, paragrafo 1, lettera d), del regolamento medesimo – tale scenario legislativo legittima la discrezionalità in capo all'Amministrazione di individuare la categoria rientrante nella fattispecie in deroga –:

   come si intendano tutelare i diritti previdenziali acquisiti dagli impiegati di nazionalità italiana prossimi al collocamento a riposo, scongiurando che tali diritti vengano stravolti dal passaggio al sistema locale;

   quali siano le ragioni ostative all'assimilazione dello status degli impiegati a contratto di nazionalità italiana allo status di pubblico dipendente, di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera d), del regolamento (CE) n. 883/2004, almeno per quanto attiene alla disciplina previdenziale, in ragione della specificità contrattuale dei dipendenti del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   quale sia l'ammontare delle risorse da autorizzare, nel prossimo disegno di legge di bilancio, per la revisione stipendiale di cui alla risposta del Governo citata in premessa, in ragione dell'incapienza del pertinente capitolo.
(4-07326)


   CIABURRO e GALANTINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la tempesta Alex/Brigitte, che ha investito tutto il territorio del Nordovest italiano e del Sudest francese, con particolare incidenza sulla provincia di Cuneo e sul nizzardo, ha di fatto comportato l'isolamento di numerosi comuni nel cuneese;

   tale scenario, anche alla luce dell'intenzione del sindaco del comune francese di Barcelonette di bloccare il transito dei camion con tonnellaggio pari o superiore a 22 tonnellate dal 1° dicembre 2020, non può che implicare un ulteriore isolamento sociale, economico ed industriale della provincia di Cuneo, in quanto paralizzerebbe non solo il trasporto merci, ma anche di turisti nonché le possibilità di approvvigionamento delle attività commerciali sul territorio;

   la chiusura del valico internazionale dal lato della Route Départementale RD900 in Francia, al netto dei recenti crolli infrastrutturali legati al maltempo in tutto il Piemonte ed in tutta la provincia di Cuneo, comporterebbe un ulteriore e forzato isolamento di tutto il territorio, nonché l'interruzione di un pubblico servizio per i cittadini italiani, i quali si troverebbero a subire una vera e propria discriminazione da parte francese;

   non sarebbe la prima iniziativa legata al blocco di un valico internazionale da parte francese; più volte alcuni amministratori locali d'Oltralpe hanno minacciato la chiusura dei loro valichi di competenza per fermare il traffico proveniente dall'Italia, causando disservizi ed incertezze per tutte le comunità, attività commerciali della provincia di Cuneo, nonché per tutte le aziende che usufruiscono della tratta per esportare le proprie merci in Francia o in Spagna attraverso il Corridoio transeuropeo 3 Mediterraneo Ten-t –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per aprire tavoli di lavoro con le competenti autorità della Repubblica francese e, nelle sedi opportune, in ambito nazionale per scongiurare la chiusura dei valichi internazionali di frontiera, con particolare riguardo al caso di cui in premessa.
(4-07336)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FREGOLENT. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il Nucleo operativo ecologico dei carabinieri (Noe), costituito il 1° dicembre 1986 con decreto dei Ministri dell'Ambiente e della difesa, è posto alla «dipendenza funzionale» del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare «per la vigilanza, la prevenzione e la repressione delle violazioni compiute in danno dell'ambiente»;

   il Noe assolve funzioni di polizia giudiziaria in materia ambientale per i quali si avvale degli organismi pubblici a ciò preposti, in particolare del sistema agenziale (Apat e Arpa), del Servizio sanitario nazionale, oltre che del Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche;

   i settori di intervento del Noe sono i seguenti: l'inquinamento del suolo, idrico, atmosferico ed acustico; salvaguardia del patrimonio naturale; impiego di sostanze pericolose ed attività a rischio di incidente rilevante; utilizzo di materiali strategici radioattivi ed altre sorgenti radioattive; protezione dalla esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici; situazioni di allarme per la diffusione incontrollata di organismi geneticamente modificati (Ogm);

   i Noe territoriali sono 28, ma la maggior parte sono dislocati nelle regioni del Centro-Sud. In Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria e Trentino e Friuli insistono, infatti solo 9 nuclei;

   nelle aree più produttive del Paese quindi, Lombardia ed Emilia in particolare vi è una evidente carenza di polizia ambientale specializzata. I presidi, ancorché sottodimensionati in tutto il Paese, registrano drammatiche vacanze negli organici a Brescia, mancanza assoluta di presidi nel sud della Lombardia, insufficienza a Milano stessa. C'è un unico presidio per l'Emilia-Romagna a Bologna, una dalle realtà industriali più importante d'Italia, mentre in tutte le altre regione sono almeno due;

   il Rapporto Ecomafia 2019 di Legambiente riporta che, solo nel 2018 in Italia, sono stati compiuti 28.137 reati ambientali, ovvero tre ogni ora. Sebbene la maggior parte vengano commessi nelle regioni del Sud, ai primi posti della classifica degli ecoreati si trova comunque la Lombardia (dove in particolare 535 reati ambientali riguardano il ciclo illegale dei rifiuti, pari quasi al 7 per cento del totale nazionale), oltre ad altri territori del nord Italia;

   appare quindi evidente come sia necessario potenziare, sia numericamente che con ulteriori presidi, la presenza dei Noe anche nelle regioni del Nord Italia –:

   se si ritenga opportuno, in relazione a quanto espresso in premessa ed al fine di contrastare la crescita degli ecoreati, adottare iniziative per potenziare la presenza dei Nucleo operativo ecologico dei carabinieri nelle regioni del Nord Italia.
(5-04906)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   a fine luglio 2015, a seguito della bonifica di un fosso adiacente la porta etrusca Diana, è stato ritrovato a Volterra un anfiteatro romano di grande valore storico, come confermato dall'esecuzione di un saggio di accertamento avvenuto nell'ottobre di quello stesso anno grazie al finanziamento della Fondazione e della Cassa di Risparmio di Volterra;

   lo scavo dell'anfiteatro è stato inserito nella top 5 stilata da Discovery News tra i siti archeologici più promettenti al mondo per l'anno 2016, ma, a due anni di distanza, il monumento non risulta ancora essere aperto al pubblico e nonostante appaia «molto probabile che le strutture interrate siano conservate in stato di crollo», i fondi pubblici erogati ad oggi dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo risultano nettamente al di sotto delle previsioni e delle aspettative –:

   se sia nelle intenzioni del Governo promuovere iniziative per un finanziamento straordinario per sopperire alla scarsità di fondi messi a disposizione fino ad oggi dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo al cospetto di un ritrovamento unico nel panorama degli scavi archeologici mondiali; quali iniziative intenda assumere per garantire la prosecuzione degli scavi e la messa in sicurezza dell'anfiteatro e dei materiali restituiti nelle campagne 2019-2020.
(4-07321)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO, POLIDORI, SQUERI, BALDINI, BARELLI e DELLA FRERA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 95 del decreto-legge n. 34 del 2020 (decreto «Rilancio») prevedeva l'erogazione di contributi alle imprese per la riduzione del rischio di contagio nei luoghi di lavoro in attuazione del protocollo per il contrasto della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro, condiviso dal Governo e dalle parti sociali il 14 marzo 2020, a fronte dell'acquisto di strumenti di protezione individuale, apparecchiature per l'isolamento o il distanziamento dei lavoratori e dispositivi elettronici per il distanziamento. Alla misura erano destinati 403 milioni di euro per il 2020;

   per attuare gli interventi di cui al presente articolo, l'Inail avrebbe dovuto provvedere a trasferire ad Invitalia s.p.a. le risorse per l'erogazione dei contributi alle imprese, sulla base degli indirizzi specifici formulati dall'Istituto;

   l'articolo 31, comma 4-quater, del decreto-legge n. 104 del 2020 (decreto «Agosto») ha soppresso il citato articolo 95 destinando le risorse al rifinanziamento del credito d'imposta per la sanificazione e adeguamento degli ambienti di lavoro di cui all'articolo 125 del medesimo decreto-legge;

   le imprese italiane, a fronte dei costi operativi crescenti per l'esercizio dell'attività in sicurezza, hanno accolto con apprezzamento le misure previste dal decreto-legge «Rilancio», sia con riferimento al fondo perduto ex articolo 95, che al credito d'imposta del 60 per cento dei medesimi costi di cui all'articolo 125;

   l'11 maggio 2020 si è tenuto il click-day a valere sul bando di Invitalia «Impresa Sicura», per erogare i fondi destinati all'acquisto di protezioni individuali di cui all'articolo 43 del decreto-legge n. 18 del 2020 (decreto «cura Italia») nel quale sono state effettuate prenotazioni per un ammontare pari a 1,2 miliardi di euro contro una disponibilità finanziaria di soli 50 milioni euro;

   la circolare attuativa n. 20/E del 10 luglio 2020 dell'Agenzia delle entrate ha stabilito che la prenotazione del credito d'imposta ex articolo 125 poteva avvenire solo nella finestra temporale dal 20 luglio al 7 settembre 2020, mentre l'articolo 95 non è stato attuato;

   considerato che le due misure (quelle dell'articolo 95 e quelle dell'articolo 125) non erano cumulabili e che la citata circolare non dava la possibilità, dopo il termine del 7 settembre, di poter rinunciare al credito d'imposta già richiesto, molte imprese hanno rinunciato alla prenotazione dei fondi di cui all'articolo 125, attendendo il bando ex articolo 95;

   con la soppressione dell'articolo 95 le imprese che hanno scelto di non partecipare alle misure di sostegno dell'articolo 125, essendo scaduti i termini di prenotazione, non riceveranno nessun supporto economico per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale;

   quanto sopra illustrato, secondo gli interroganti, dà fondamento all'accusa ricorrente che il Governo abbia volutamente omesso di attuare talune misure previste nei decreti emergenziali da marzo 2020 in poi, al fine di poter riutilizzare le risorse per altre finalità;

   ne sono ulteriore prova la mancata attuazione dell'articolo 59 del decreto «agosto» sul contributo alle attività economiche dei centri storici, o le difficoltà di utilizzare il bonus fitti commerciali di cui all'articolo 28 del decreto «rilancio», che è commisurato al versato, presenta notevoli difficoltà di cessione e deve essere utilizzato entro la dichiarazione dei redditi 2020, pena la decadenza, di fatto impedendone l'utilizzo a molte piccole e medie imprese;

   tali pratiche operative gettano sconcerto nel mondo produttivo –:

   se, a fronte della soppressione dell'articolo 95 del decreto-legge n. 34 del 2020, non ritenga opportuno adottare iniziative per riaprire i termini per la prenotazione delle risorse ex articolo 125 del medesimi decreto-legge, dotando la misura delle somme necessarie a coprire le esigenze delle imprese.
(3-01850)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   si ripropone una grave problematica che concerne il riconoscimento di incarichi dirigenziali illegittimi presso le agenzie fiscali, questione che, nonostante le censure anche della Corte costituzionale, non è stata mai risolta e favorita dal mancato intervento del Ministro dell'economia e delle finanze;

   sul punto, tra i tanti, su un recente articolo di italianioggi.com, si legge «C'è malessere tra i “quadri” delle Agenzie fiscali. Sotto accusa la nomina di dirigenti senza concorso»;

   nello stesso, si denuncia il mancato esercizio da parte del Ministro interrogato di quell'alta vigilanza che l'articolo 60 del decreto legislativo n. 300 del 1999 gli attribuisce sulle agenzie fiscali;

   si omette di intervenire, nonostante il disagio di quei funzionari, che, pur avendo le necessarie competenze, vengono esclusi da ogni progressione di carriera;

   ciò ha provocato, negli anni, un pesante contenzioso dinanzi al Tar e al Consiglio di Stato per ricorrere, poi, alla Corte costituzionale che ha affermato l'illegittimità dei conferimenti di funzioni dirigenziali o di posizioni organizzative a tempo assegnate dalle agenzie, in violazione delle regole del pubblico concorso, a cui le stesse devono attenersi, avendo personalità giuridica di diritti pubblico;

   il Consiglio di Stato ha precisato (sentenza n. 4641/2015), che il Ministero dell'economia e delle finanze non può eccepire l'autonomia delle agenzie, per giustificare il suo mancato intervento. Tesi alla quale non si conforma l'organo tecnico del Ministero dell'economia e delle finanze, il dipartimento delle politiche fiscali, che fa prevalere l'autonomia di gestione in tema di personale. Non fa di certo un buon servigio al Ministro interrogato, secondo l'interrogante, lo stesso ufficio di gabinetto, che avrebbe il dovere di dare parere positivo, a sostegno di un intervento del Ministro a tutela del personale e in conformità alla legge;

   il Consiglio di Stato ribadisce che il Ministero dell'economia e delle finanze non può motivare le proprie omissioni sugli incarichi illegittimi con il ricorso all'autonomia delle agenzie, poiché l'«alta vigilanza» attribuitagli, se non comporta una verifica dei singoli «atti di gestione» (articolo 60, comma 3, del decreto legislativo n. 300 del 1999), assegna certamente all'autorità politica il dovere di intervenire con direttive, di fronte a condotte in aperto contrasto con i princìpi del buon andamento dell'amministrazione, di legalità, imparzialità e trasparenza;

   nella predetta sentenza si legge, infatti che «Il regolamento dell'Agenzia delle Entrate ha violato sia il principio di eguaglianza dei cittadini nell'accesso ai pubblici uffici (nella specie, dirigenziali), espresso dall'art. 51 Cost., sia il principio secondo il quale ai pubblici uffici si accede mediante concorso (ex art. 97 Cost.). Si tratta di una violazione di normativa primaria (d.lgs. n. 165 del 2001), e di princìpi costituzionali (di cui agli artt. 3, 51, 97 Cost.) di estrema gravità, in base alla quale si è proceduto al conferimento di diverse centinaia di incarichi dirigenziali, con ripercussioni evidenti non solo sul princìpio di buon andamento amministrativo, ma anche sulla stessa immagine della Pubblica amministrazione e sulla sua “affidabilità”, per di più nel delicato settore tributario, dove massima dovrebbe essere la legittimità e la trasparenza dell'agire amministrativo»;

   pertanto, il Ministro interrogante deve intervenire affinché non vengano assegnati incarichi illegittimi;

   bisogna fermare l'assegnazione di incarichi «intuitu personae», di chi non ha neppure tentato un concorso dirigenziale, ricorrendo a vari espedienti, compreso quello offerto dall'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, anche con nomine fiduciarie apparentemente esterne. Tale norma, introdotta per fornire alla pubblica amministrazione professionalità non presenti nei ruoli, è stata progressivamente snaturata per riconoscere abusivi inquadramenti in funzioni dirigenziali –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato, nell'esercizio del suo potere di vigilanza, per impedire che le agenzie fiscali continuino ad assegnare incarichi dirigenziali illegittimi, in violazione delle norme in materia e danneggiando coloro che avrebbero titolo per ricoprire le posizioni in questione.
(5-04912)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BITONCI, CAVANDOLI, CANTALAMESSA, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, TARANTINO e MINARDO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 154 del cosiddetto decreto rilancio (decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020), è stato disposto, con riguardo alla disciplina della «rottamazione-ter» e nell'ottica di attenuare i gravi effetti economici derivanti dall'emergenza epidemiologica, che tutti i contribuenti in regola con il pagamento delle rate scadute nell'anno 2019 non avrebbero perso il beneficio dell'agevolazione qualora in ritardo con le rate in scadenza il 31 maggio, 31 luglio e 30 novembre dell'anno in corso, purché avessero provveduto al loro pagamento entro il 10 dicembre 2020;

   tale termine del 10 dicembre prossimo rappresenta la scadenza ultima non solo per chi ha aderito alla «rottamazione-ter», ma anche per coloro che hanno aderito al cosiddetto «saldo e stralcio»;

   il recente decreto-legge di rinvio delle cartelle esattoriali, nel prevedere la proroga della sospensione dei termini di versamento dei carichi affidati all'agente di riscossione, proprio per effetto del perdurare dello stato di emergenza e della conseguente crisi economica e carenza di liquidità dei contribuenti, non è intervenuto sulla predetta scadenza del 10 dicembre 2020, mantenendo fermo il termine quale data ultima per regolarizzare l'arretrato e non perdere il beneficio della definizione agevolata;

   le ulteriori misure restrittive contenute nell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 ottobre 2020, con la chiusura di esercizi commerciali e attività di ristorazione alle 18 ed il fermo di palestre, piscine, teatri, e altro, aggrava ancor di più la posizione di tanti contribuenti titolari di tali attività ai fini del rispetto della scadenza del 10 dicembre 2020, per i quali si prefigurerebbe, oltre al danno, anche la beffa –:

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare con riguardo ad uno slittamento del termine del 10 dicembre 2020 per la regolarizzazione delle rate non pagate della «rottamazione-ter» e del «saldo e stralcio», affinché gli aventi diritto, impossibilitati per evidenti ragioni di crisi di liquidità ad ottemperare alla scadenza prevista, non perdano il beneficio della definizione agevolata.
(4-07320)


   ANZALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 23 luglio 2018 Ferrarini Spa ha depositato presso il tribunale di Reggio Emilia un concordato preventivo con riserva (articolo 161.6 legge fallimentare), quindi è stata ammessa alla procedura il 12 marzo 2019;

   da giugno 2019 a dicembre 2019, Intesa Sanpaolo e la società a totale partecipazione pubblica Amco Spa (100 per cento capitale detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze) hanno richiesto, come creditrici con una quota del passivo superiore al 10 per cento, di accedere ai documenti della procedura e della società, al fine di depositare una proposta concorrente ex articolo 163.4 legge fallimentare. Tali richieste hanno incontrato continui ostacoli;

   il Tribunale di Reggio Emilia il 6-8 maggio 2020 ha:

    (i) accolto, con un primo decreto, la rinuncia di Ferrarini alla proposta concordataria, dichiarando l'improcedibilità del concordato preventivo di Ferrarini;

    (ii) accolto, con un secondo decreto, l'istanza di concordato in bianco ex articolo 161.6 legge fallimentare di Ferrarini, concedendo termine per una nuova proposta;

   i predetti decreti sono stati impugnati da Intesa Sanpaolo e Unicredit avanti alla corte d'Appello di Bologna, evidenziando la loro illegittimità e il difetto di competenza del tribunale di Reggio Emilia;

   nel frattempo, in data 10 agosto 2020, Intesa Sanpaolo e Unicredit come proponenti e quali Partner industriali BONTERRE-Grandi Salumifici Italiani di Modena (66,82 per cento primo produttore italiano salumi e formaggio parmigiano reggiano), OPAS di Carpi di Modena (5,53 per cento primo player italiano nella macellazione suina) e CAI-Happy Pig (27,65 per cento veicolo di Consorzi Agrari d'Italia s.r.l.) hanno presentato avanti al tribunale di Reggio Emilia una proposta concorrente circa Ferrarini S.p.a. Per stesse dichiarazioni sulla stampa dei presentatori, detta proposta, accolta positivamente da tutte le associazioni settoriali, è caratterizzata da una notevole quota di soddisfo già garantita e depositata e, soprattutto, è suscettibile di upgrade e miglioramenti;

   in data 31 agosto 2020 Ferrarini S.p.a. ha ripresentato avanti al tribunale di Reggio Emilia una propria proposta in luogo di quella come sopra ritirata, che vedrà l'azienda passare sotto il controllo del Gruppo Pini (bresaole) e della stessa Amco Spa, che, nel frattempo, non solo è divenuta consocia col 20 per cento del Gruppo Pini nell'iniziativa, ma finanzierà la società controllata da Gruppo Pini, in caso di acquisizione della Ferrarini in sede concordataria, con 12 milioni di euro a medio-lungo. L'intervento di Amco è stato oggetto di critica da parte di numerosi esponenti delle associazioni agricole, preoccupati per il sostegno a Gruppo Pini, che svolge prevalentemente all'estero la sua attività (in specie Spagna e Ungheria);

   si apprende da fonti di stampa che la corte d'appello di Bologna, pronunciandosi sull'impugnativa presentata da Intesa Sanpaolo e Unicredit, ha di fatto azzerato tutto il procedimento, con il venir meno degli effetti di tutti gli atti e le proposte sin qui depositate, compresa la proposta del Gruppo Pini e della società pubblica Amco che, si legge sulla stampa, dovrà essere ripresentata presso il tribunale fallimentare di Bologna –:

   alla luce di quanto sopra, delle notizie e delle inchieste della stampa straniera e italiana che evidenziano gravi imputazioni penali per il Gruppo Pini e – come se non bastasse – del fatto che su Amco pende una denuncia alla Commissione europea per violazione della disciplina sugli aiuti di Stato, se il Governo non intenda valutare l'opportunità di richiedere ad Amco, pure in quanto ente sostanzialmente sottoposto alla direzione e coordinamento del Ministero dell'economia e delle finanze, un «passo indietro», ossia:

    di non prestare nuovamente il proprio consenso ad operazioni pericolose e segnatamente oltre il suo mandato, e che potrebbero, tra l'altro, esporre lo Stato italiano, in sede europea, al rischio di ammenda per infrazione della relativa disciplina sugli aiuti di Stato.
(4-07328)


   COLLETTI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   fonti di stampa hanno recentemente sollevato dubbi circa la genuinità e la trasparenza delle nomine e degli incarichi di vertice della Sose – Soluzioni per il sistema economico – S.p.a., partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze (88 per cento) e dalla Banca d'Italia (12 per cento);

   i fatti risalirebbero al dicembre del 2018, quando l'allora Ministro dell'economia e finanze – Giovanni Tria, scelse il nuovo amministratore delegato nella persona del collega dell'ex Ministro, condividendo con questi, nell'ateneo di Tor Vergata, l'insegnamento della disciplina economica, ossia il professore Vincenzo Atella;

   costituitosi il consiglio di amministrazione, con il dottore Antonio Dorrello – presidente del consiglio di amministrazione, il professore Vincenzo Atella – amministratore delegato e la dottoressa Laura Serlenga – consigliere, si passò alla nomina del direttore generale;

   il Consiglio di amministrazione, mise a verbale, nel febbraio 2019, di voler affidare sempre al professore Atella l'incarico di direttore generale; nomina che si cumulava a quella di amministratore delegato – anche se manchevole dei connessi emolumenti. Fermo restando che, solitamente, i compensi del direttore generale vengono decisi dallo stesso Consiglio di amministrazione, l'idea che la rinunzia ai compensi non sia di natura etica e che potrebbe paventarsi un potenziale conflitto di interessi non apparrebbe peregrina visto che controllore e controllato si fondono nella stessa persona;

   peraltro, stando a quanto affermato dal quotidiano, la funzione apicale che l'Atella è chiamato a rivestire, oltre che essere sine die, si atteggia a vera e propria assunzione all'interno di una società interamente a capitale pubblico, con i vantaggi che il pubblico impiego riserva e con una remunerazione generosa da centonovantamila euro annui;

   invero, la collezione di eccentricità riguardanti la Sose non ha né principio né fine con il professore Atella;

   si narra di consulenze da seicentocinquanta euro al giorno affidate a un ex dipendente della pubblica amministrazione – il dottore Pier Luigi Semiani – oggi in pensione, nonostante le preclusioni della legge 6 novembre 2012, n. 190 (cosiddetta legge Severino) ovvero dell'incarico a membro del Consiglio di amministrazione della dottoressa Laura Serlenga – responsabile della corruzione e della trasparenza – docente presso l'università degli studi di Bari, autorizzata dallo stesso ateneo a svolgere un incarico extra istituzionale della durata di tre anni con un compenso di ottocento euro l'ora;

   di tutto ciò sembra non se ne siano accorti né il presidente, né il consigliere, né il collegio sindacale, formato da Claudio Lenoci, già deputato e sottosegretario, da Marco Cuccagna, beneficiario di una molteplicità di nomine in società pubbliche e Concetta Lo Porto;

   va considerata la natura esclusivamente pubblica della società in questione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative di competenza per porre in essere le opportune verifiche atte a garantire la reale trasparenza delle nomine e degli incarichi societari.
(4-07330)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata di domenica 18 ottobre 2020, presso il carcere di Fuorni (Sa) un detenuto extracomunitario avrebbe appiccato un incendio nella sua cella;

   sembrerebbe, più precisamente, che l'uomo, in segno di protesta, abbia incendiato mobili e suppellettili presenti nella sua stanza e che il fumo avrebbe invaso finanche le aree comuni conquistando l'intero reparto detentivo;

   il recluso, che stava per soffocare a causa delle inalazioni tossiche, sarebbe stato tratto in salvo solo grazie al tempestivo e coraggioso intervento degli agenti della polizia penitenziaria;

   il predetto detenuto extracomunitario, peraltro, già nei giorni precedenti si sarebbe reso protagonista di un episodio di violenta aggressione in ospedale ai danni di diversi poliziotti penitenziari;

   a rendere noto quanto accaduto nel carcere di Salerno sono stati Vincenzo Palmieri e Luigi Castaldo, rispettivamente segretario e vice segretario dell'organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria in Campania;

   il grave episodio sopra riportato, a parere dell'interrogante, è diretta conseguenza di una serie di criticità afferenti al sistema carcerario italiano, tra cui la carenza di personale all'interno degli istituti penitenziari, l'introduzione della sorveglianza dinamica, che contribuirebbe ad aumentare tensioni e aggressioni in danno del personale penitenziario, l'assenza di strumentazione idonea per la tutela degli agenti di polizia penitenziaria ed il sovraffollamento delle case di detenzione;

   tale ultimo fenomeno, relativo alla congestione degli istituti penitenziari, è strettamente connesso anche al considerevole aumento dei flussi migratori, ormai fuori controllo, e alle inevitabili ripercussioni che lo stesso ha avuto sul fronte della criminalità;

   sovente, infatti, immigrati irregolari, talvolta già destinatari di plurimi decreti di espulsione mai eseguiti, si rendono protagonisti di molteplici crimini anche efferati e vengono assoldati dalla criminalità organizzata, andando così ad ingolfare oltremodo gli istituti penitenziari già saturi;

   è notorio, d'altronde, che i detenuti extracomunitari rappresentino una componente importante della popolazione carceraria in Italia e che tale dato incida negativamente ed inevitabilmente sulle condizioni di vita e di lavoro all'interno delle carceri italiane;

   appare, pertanto, doveroso ed improcrastinabile un celere intervento del Governo affinché sia affrontata con risolutezza ed organicità una sequela di emergenze oramai prioritarie quanto interconnesse, quali il controllo dei flussi migratori, il sovraffollamento delle carceri italiane e la sicurezza e l'incolumità del personale penitenziario –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di evitare il ripetersi di fatti analoghi o più gravi di quello riportato;

   se non si intendano adottare iniziative incrementando l'organico della polizia penitenziaria e dotandolo di taser, spray e di ogni altra strumentazione utile, al fine di garantire la sicurezza degli agenti e di quanti altri siano presenti all'interno degli istituti penitenziari;

   se non si intendano adottare iniziative anche sul piano normativo ed internazionale, mediante la stipula di accordi bilaterali, che consentano ai detenuti stranieri, condannati in Italia, di espiare le loro pene nei rispettivi Paesi d'origine, al fine di decongestionare la situazione delle carceri italiane ormai al collasso e rendere meno ostili e più sicure le condizioni di vita e di lavoro al loro interno;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di garantire una efficiente gestione del fenomeno dell'immigrazione, oltre che l'effettiva esecuzione dei provvedimenti di espulsione.
(4-07322)


   D'ORSO, PERANTONI, BARBUTO, SAITTA, PALMISANO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1-bis dell'articolo 63 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, apporta una serie di modifiche all'articolo 66 delle disposizioni di attuazione del codice civile, in materia di svolgimento delle assemblee condominiali;

   la disposizione, aggiungendo un ulteriore comma all'articolo 66 disp. att. del codice civile, stabilisce che: «Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale, previo consenso di tutti i condomini, la partecipazione all'assemblea può avvenire in modalità di videoconferenza. In tal caso, il verbale, redatto dal segretario e sottoscritto dal presidente, è trasmesso all'amministratore e a tutti i condomini con le medesime formalità previste per la convocazione»;

   i provvedimenti normativi emanati durante l'emergenza epidemiologica (si vedano i decreti-legge n. 18 e 34 del 2020) non hanno previsto una specifica disciplina per lo svolgimento delle assemblee di condominio da remoto, lasciando così decidere spesso alla giurisprudenza che ha, in molti casi, sostenuto l'applicabilità della normativa dettata per le società alla materia condominiale, in particolare la disposizione di cui all'articolo 106 del Decreto «Cura Italia». Quest'ultima con specifico riferimento alle società, associazioni, cooperative e fondazioni, ha permesso – seppure per un periodo di tempo limitato – in deroga alle disposizioni statutarie, di prevedere l'intervento in assemblea mediante mezzi di telecomunicazione che garantiscano l'identificazione dei partecipanti, la loro partecipazione e l'esercizio del diritto di voto, senza la necessità che si trovino nel medesimo luogo, ove previsti, il presidente, il segretario o il notaio;

   la statuizione legislativa, introdotta con il comma 1-bis dell'articolo 63, pur avendo il merito di affrontare la questione della possibilità del ricorso – oramai necessario in questo periodo di emergenza epidemiologica – ad una assemblea condominiale virtuale non fornisce una disciplina snella e completa, regolamentando in modo chiaro i vari aspetti della celebrazione dell'assemblea mediante video-collegamento a distanza, ma presenta invece delle criticità che ne rendono difficile la sua applicazione e prima ancora la sua interpretazione;

   l'ambiguità più rilevante è prodotta dall'inciso con cui la norma si apre «Anche ove non espressamente previsto dal regolamento condominiale», il quale lascia intendere che la possibilità e la disciplina delle tele-assemblee possa o, forse meglio, debba essere espressamente prevista nel regolamento condominiale e, solo ove non sia ivi prevista e disciplinata, il ricorso ad essa possa essere adottato previa acquisizione del consenso da parte di tutti i condomini. Ebbene, è evidente come sia più agevole per la vita condominiale l'introduzione di una modifica al regolamento che richiede la maggioranza di cui all'articolo 1136, comma II, codice civile (ovvero la metà degli intervenuti che rappresentino almeno la metà delle quote millesimali) che acquisire l'unanimità, peraltro con modalità non opportunamente precisate nella norma. Tuttavia, tale ultima possibilità presuppone pur sempre la convocazione di un'assemblea in presenza che deliberi sulla modifica del regolamento, in un momento in cui il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 raccomanda «fortemente» di svolgere tutte le riunioni private in modalità a distanza;

   la medesima disposizione di cui al comma 1-bis, inoltre non indica una disciplina specifica per garantire la tutela dei dati personali; né precisa in quali momenti il condomino per considerarsi effettivamente intervenuto debba risultare collegato a distanza;

   la norma non chiarisce, altresì, se sia possibile una celebrazione mista dell'assemblea condominiale che consenta a taluni condomini la partecipazione in presenza e ad altri la partecipazione mediante collegamento da remoto, garantendo la contestualità, un ordinato svolgimento degli interventi e il regolare esercizio del diritto di voto;

   considerata la difficoltà, in tempi di Coronavirus, di organizzare un'assemblea condominiale in presenza, sarebbe stato più opportuno apportare una disciplina normativa snella ma completa che, nell'autorizzare lo svolgimento dell'assemblea condominiale a distanza a prescindere dalla sussistenza di una clausola del regolamento condominiale che la preveda espressamente, regolamentasse i presupposti e requisiti minimi per assicurarne la regolare costituzione e garantire la validità delle deliberazioni assunte in seno alla stessa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di competenza, anche normative ove occorrenti, ritenga opportuno adottare al fine di porre rimedio a tali criticità interpretative e applicative della norma di cui al comma 1-bis dell'articolo 63, perché si possa agevolare lo svolgimento dell'assemblea condominiale anche da remoto, in modo da garantire l'effettività del dibattito e la concreta collegialità del consesso condominiale nell'interesse comune dei partecipanti, evitare inutili contenziosi e soprattutto semplificare l'adozione delle delibere relative agli interventi di cui all'articolo 119 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34.
(4-07334)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO e GALANTINO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la tempesta Alex/Brigitte, che ha investito tutto il territorio del Nordovest italiano e del Sudest francese, con particolare incidenza sulla provincia di Cuneo e sul nizzardo, ha di fatto comportato l'isolamento di numerosi comuni nel cuneese;

   le piogge torrenziali hanno infatti provocato il collasso del valico internazionale del Colle di Tenda, e del ponte romanico sulla RD 6204, tra l'abitato di Tenda e Saint-Dalmas, al confine con l'Italia, provocando un ulteriore isolamento di un'area di confine fortemente collegata con il territorio delle Alpi Marittime francesi;

   tra le infrastrutture maggiormente danneggiate, si rileva anche la tratta ferroviaria Cuneo-Limone-Ventimiglia-Nizza, la riapertura della quale è stata stimata a febbraio 2021;

   dal 1989 – anno in cui Francia e Italia hanno siglato un protocollo d'intesa sul potenziamento delle interconnessioni infrastrutturali tra i due Paesi – ad oggi, numerosi progetti si sono susseguiti nel dibattito politico, senza mai trovare realizzazione;

   tale scenario, anche alla luce dell'intenzione del sindaco del comune francese di Barcelonette di bloccare il transito dei camion con tonnellaggio pari o superiore a 22 tonnellate dal 1° dicembre 2020 non può che implicare un ulteriore isolamento sociale, economico ed industriale della provincia di Cuneo, in quanto paralizzerebbe non solo il trasporto merci, ma anche di turisti nonché le possibilità di approvvigionamento delle attività commerciali sul territorio;

   in tal senso, anche alla luce delle nuove risorse messe a disposizione dall'Unione europea nell'ambito del piano NextGeneration EU, ed alla luce delle necessità strategiche di interconnessione infrastrutturale dovute allo sviluppo del Corridoio transeuropeo 3 Mediterraneo della rete transeuropea dei trasporti (Ten-t), la costruzione di infrastrutture di collegamento tra Piemonte e Provenza costituisce un'opportunità di crescita economica e sociale per l'intero Paese;

   nel 2014 è stato archiviato il progetto dell'opera del traforo del Mercantour, per la costruzione di un'autostrada «Cuneo-Nizza», opera che – sulla falsariga del traforo del Fréjus – avrebbe ridotto il traffico pesante per le valli, i rischi collegati alle frane ed i livelli di inquinamento sul territorio, a vantaggio di una maggiore interconnessione tra provincia di Cuneo e territorio provenzale;

   la costruzione del traforo del Mercantour consentirebbe all'Asti-Cuneo di essere messa a sistema con il potenziamento del porto di Vado Ligure, la Torino-Savona ed il Terzo valico dei Giovi, fornendo al distretto economico-industriale del nordovest, a Piemonte e Liguria, nuove risorse per competere economicamente con la concorrenza europea;

   un più diretto collegamento tra Nizza e la provincia di Cuneo permetterebbe ai cittadini e turisti interessati a visitare il territorio italiano – anche in prospettiva di tutela del turismo invernale – di recarsi nel cuneese in modo agile e diretto, incentivando i flussi turistici –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intendano intraprendere, se del caso, per aprire tavoli di lavoro con le competenti autorità della Repubblica francese e, nelle sedi opportune, in ambito nazionale per recuperare e portare a termine il progetto del traforo del Mercantour ed incrementare i collegamenti infrastrutturali tra la provincia di Cuneo ed il territorio francese.
(4-07335)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CAPITANIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in occasione dell'esame del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, in materia di misure urgenti per il contrasto del COVID-19 nonché di proroga di termini correlati con lo stato di emergenza (AC 2617), l'interrogante ha presentato un ordine del giorno alla Camera, che è stato accolto dal Governo, in merito alla necessità di digitalizzare gli atti anagrafici e di stato civile;

   l'emergenza legata alla pandemia ha reso ancora più stringente l'urgenza di dematerializzazione e digitalizzazione di alcuni documenti che, ancora oggi, nel 2020, vengono elaborati su fogli in formato A3+ con l'utilizzo di stampanti ad aghi, strumento obsoleto, costoso, di complessa gestione e manutenzione;

   questi documenti vanno vidimati e numerati dalla prefettura e poi archiviati in forma cartacea;

   tutte queste problematiche si sarebbero potute superare autorizzando le amministrazioni pubbliche locali ad inviare alle prefetture gli atti di morte direttamente in formato digitale, contribuendo, in tal modo, alla dematerializzazione degli atti anagrafici –:

   se, alla luce dell'approvazione dell'ordine del giorno come indicato in premessa, possa chiarire come stia procedendo per accelerare il processo di digitalizzazione dei suddetti atti anagrafici.
(5-04908)


   FORCINITI e BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 settembre 2013, per effetto del decreto legislativo n. 155 del 2012, recante disposizioni sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie, è stato soppresso il tribunale di Rossano, oggi Corigliano Rossano, compromettendo irrimediabilmente il tessuto economico e sociale del vasto comprensorio ionico-cosentino, comprendente 19 comuni, per una popolazione censita che conta circa 125.321 unità, oltre le diverse migliaia di stranieri, extracomunitari e apolidi (quasi 13.000 unità) non censiti;

   da circa due anni, una escalation di azioni criminali interessa la Sibaritide, e, da ultimo, la stessa Corigliano Rossano;

   nel giugno 2018, è stato ucciso, a colpi di mitra, in pieno giorno, in un locale pubblico, nel comune di Villapiana, Leonardo Portoraro, ritenuto, sin dalla metà degli anni '80, il boss indiscusso di Francavilla Marittima, e considerato dagli inquirenti fra i protagonisti delle dinamiche criminali della Sibaritide;

   nel dicembre 2018, nello specchio d'acqua antistante le coste del porto di Schiavonea a Corigliano Rossano, è stato rinvenuto, segnato da tre colpi di pistola, il corpo di Pietro Longobucco, condannato per associazione mafiosa già nel corso del processo «Set-Up», e indicato come uno dei maggiorenti della 'ndrina coriglianese;

   pochi giorni dopo il rinvenimento a galla del cadavere di Longobucco, dallo specchio acqueo del porto, è stato recuperato, altresì, il veicolo di proprietà del pregiudicato 31enne Antonino Sanfilippo, amico dello stesso boss ucciso e svanito nel nulla, esattamente da quando s'erano perse le tracce del Longobucco, e per il quale gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, secondo quanto riportano organi di stampa, accreditano l'ipotesi di «lupara bianca»;

   il sospetto che possa trattarsi di «lupara bianca» aleggia anche sulla scomparsa, contestuale, del 43enne coriglianese incensurato Cosimo Rosolino Sposato, noto agli ambienti investigativi locali per le proprie frequentazioni di ambienti criminali;

   nel luglio 2019, probabilmente per dinamiche legate ai precedenti omicidi, sono stati rinvenuti, ancora, presso un fondo agricolo di Apollinara in Corigliano Rossano, i corpi del sorvegliato speciale Pietro Greco e dell'imprenditore Francesco Romano, colpiti da 50 colpi sparati da due kalashnikov e una calibro nove;

   nel gennaio 2019, sempre, nel comune di Corigliano Rossano, si è consumato, poi, l'omicidio del giovane Antonio Barbieri, raggiunto da due colpi sparatigli alla testa;

   nel giugno 2020, presso il comune di Cassano Allo Ionio, oltre trenta colpi di kalashnikov hanno raggiunto l'auto su cui viaggiava Francesco Elia, imprenditore agricolo di 40 anni, uccidendolo;

   da ultimo, una sequela di atti incendiari di matrice intimidatoria, legati, secondo alcune ipotesi, al fenomeno estorsivo e a lotte intestine sul bracciantato agricolo, e denunciati casi di violenza sessuale, hanno segnato la comunità di Corigliano Rossano, tanto da indurre, nelle settimane scorse, il Primo cittadino a chiedere, ed ottenere, la convocazione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal prefetto Cinzia Guercio e svoltosi giovedì 1° ottobre 2020 in prefettura a Cosenza;

   lo stesso Primo cittadino di Corigliano Rossano, in occasione del convocato comitato, ha chiesto di rendere concreta ed urgente l'elevazione a primo dirigente del Commissariato di Corigliano Rossano e, con altrettanta urgenza, di riorganizzare come gruppo l'Arma dei Carabinieri –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se e quali iniziative intenda adottare per il potenziamento delle forze di polizia presenti sul territorio di Corigliano Rossano, al fine di porre un argine alla violenta sequela di atti criminali.
(5-04909)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che lunedì 26 ottobre 2020 sette immigrati positivi al Covid-19 sono riusciti a fuggire dal centro di accoglienza del Cottolengo ad Arena Metato, in provincia di Pisa, gestito dalla Croce Rossa, dove erano ospitati e dove avrebbero dovuto restare in isolamento;

   in particolare, gli immigrati avrebbero eluso la sorveglianza e sarebbero usciti approfittando di un varco nella recinzione, per raggiungere probabilmente Pisa, e al loro rientro in serata, rintracciati dai carabinieri, sono stati denunciati per violazione dell'articolo 260 del Testo unico delle leggi sanitarie per aver lasciato il luogo indicato per la quarantena;

   nel centro attualmente si trovano circa 90 immigrati, di cui una trentina positivi al Covid-19 e il focolaio è tenuto sotto stretta osservazione anche dalla Asl Toscana nord-ovest che è in contatto con la prefettura per gestire l'evolversi della difficile situazione sanitaria al suo interno;

   successivamente alla fuga dei sette immigrati, la prefettura avrebbe dunque disposto il rafforzamento della vigilanza esterna al centro di accoglienza, anche con l'impiego della polizia locale e di pattuglie delle altre forze dell'ordine per scongiurare ulteriori fughe;

   tuttavia, l'episodio rimane di assoluta gravità e pericolosità, tanto da avere avuto grande eco sulla stampa nazionale e suscitato enorme preoccupazione tra la popolazione;

   quanto accaduto non rappresenta purtroppo un caso isolato contandosi negli ultimi tempi numerose fughe di immigrati positivi al Covid-19 o in quarantena dai centri di accoglienza sparsi per tutto il Paese, e rivela altresì l'assoluta mancanza di idonee misure di sicurezza, a fronte del continuo arrivo sulle nostre coste di migliaia di immigrati clandestini;

   tali comportamenti rivelano altresì l'assoluta mancanza di rispetto per le leggi e le regole del nostro Paese che invece tutti i cittadini si stanno impegnando ad osservare con grandi sacrifici per contenere la pandemia in corso –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, quali iniziative abbia assunto a tale riguardo e se non ritenga opportuno, data la gravità del comportamento posto in essere dai sette immigrati positivi al Covid-19 fuggiti dal centro di accoglienza, adottare le iniziative di competenza per procedere alla loro immediata espulsione e al loro effettivo rimpatrio.
(4-07319)


   MOLTENI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Borgo Mezzanone un cittadino nigeriano di 25 anni, Evans Nwafor, già con precedenti penali per il reato di lesioni, è stato fermato dalla polizia con l'accusa di aver ucciso al culmine di una lite, la sera del 27 ottobre scorso, un connazionale;

   secondo una prima ricostruzione dei fatti sulla base delle indagini effettuate dalla squadra mobile di Foggia e dal commissariato di polizia di Manfredonia, i due immigrati avrebbero cominciato a litigare in una baracca-ristorante dove lavorava la vittima e dove il suo presunto assassino era andato per mangiare;

   dalla stampa si apprende che l'indagato avrebbe ammesso di aver ucciso il connazionale a seguito di un diverbio legato al cibo, degenerato in una violenta rissa e finito con due coltellate al petto e alla gola della vittima, e dunque risulta ora accusato del reato di omicidio aggravato dai futili motivi;

   l'uccisione è avvenuta nel cosiddetto «ghetto» di Borgo Mezzanone, una baraccopoli abusiva sorta attorno al Cara di Foggia, dove sono accampati e vivono circa 1.500 immigrati clandestini, già noto alle cronache per essere spesso teatro di episodi di violenza e illegalità e per il suo degrado;

   proprio per questo il precedente Ministro dell'interno si era adoperato fin da subito per procedere al progressivo smantellamento dell'insediamento abusivo, che è di particolare vastità e si estende per circa quattro ettari, per arrivare poi entro pochi mesi alla sua definitiva chiusura e alla bonifica dell'area;

   l'allora Ministro Matteo Salvini aveva programmato ed effettuato diversi interventi nei mesi di febbraio, marzo, aprile e luglio 2019 durante i quali furono impiegate centocinquanta unità delle forze dell'ordine per le perquisizioni e la contestuale bonifica dell'area, mentre le operazioni di abbattimento furono condotte dal Genio militare supportato dai vigili del fuoco;

   risulta che il prefetto di Foggia allora firmò, previo nullaosta dell'autorità giudiziaria, «per ragioni di ordine e sicurezza pubblica» il decreto per il suo abbattimento e che, nel corso delle perquisizioni, si rilevarono all'interno delle baracche «attività commerciali illecite e altre illegalità»;

   successivamente al cambio del Governo dello scorso anno, tali attività di ripristino della legalità e di bonifica dell'area paiono però essersi arrestate e ciò sembra confermato anche dell'ultimo caso di cronaca sopra riportato, un episodio che conferma la ripresa e il dilagare della violenza e del degrado all'interno della baraccopoli di Borgo Mezzanone –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative di competenza abbia già assunto o intenda assumere per procedere al definitivo abbattimento dell'accampamento abusivo di Borgo Mezzanone e alla bonifica dell'area interessata.
(4-07333)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il personale statale che doveva essere sostituito da docenti con incarico a tempo determinato per l'anno scolastico 2020/21 ammonta a circa 135.000 unità, ai quali aggiungere i docenti destinati ad altra mansione in quanto fragili e i docenti del cosiddetto organico Covid, per un totale di almeno 200.000 cattedre a tempo determinato, che corrisponde a circa un quarto del totale;

   questa situazione dipende anche dal fatto che il Ministero dell'istruzione non ha fatto nel 2018 e nel 2019 i concorsi previsti dal decreto n. 59 del 2017 e dalla legge n. 107 del 2015, facendo saltare la necessaria programmazione;

   al momento è in corso solo il concorso straordinario e non si sa se i concorsi ordinari termineranno in tempo utile per le immissioni in ruolo del prossimo anno scolastico;

   in particolare mancano, soprattutto nelle regioni del centro nord, ma non solo, docenti di sostegno, della scuola primaria e di discipline come matematica, lettere, inglese; il sostegno inoltre sarà coperto in gran parte da docenti precari, molto spesso non specializzati;

   si apprende da notizie di stampa e dai diretti interessati che, per l'assegnazione delle supplenze in moltissime province, ancora oggi, a più di un mese dall'avvio dell'anno scolastico, non è stato completato l'iter, anche a causa del caos connesso alle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps), introdotte dalla legge n. 159 del 2019;

   notizie di stampa riferiscono di dichiarazioni mendaci nelle Gps, ma anche di errori nel software, nonostante ci sia stato tutto il tempo per collaudarlo efficacemente, dato che la legge risale a 10 mesi fa, con largo anticipo sulle operazioni in corso;

   questa situazione penalizza i precari, ma anche i colleghi di ruolo e le scuole, che, ad esempio, senza organico al completo non possono programmare adeguatamente, in un anno nel quale peraltro si sta ricorrendo alla didattica a distanza in modo massiccio;

   questa situazione penalizza soprattutto gli studenti, già colpiti dalle incertezze e dalle difficoltà connesse a una didattica che dopo 200 giorni di sospensione delle lezioni stenta a ripartire –:

   alla luce delle problematiche evidenziate in premessa, quale sia il numero delle supplenze annuali e di quelle sino al termine delle attività didattiche, distinte per tipologia di posto, provincia e tipologia di scuola, nonché quante di queste fossero coperte al 14 settembre 2020 e quante in data odierna, evidenziando le province più problematiche;

   quale sia il numero di docenti al momento esonerati dall'insegnamento in quanto fragili;

   quale sia il numero e la tipologia di docenti del cosiddetto «organico Covid» già chiamati dalle scuole;

   se corrisponda al vero che le graduatorie provinciali per le supplenze contenevano dichiarazioni mendaci e quali iniziative siano state adottate si intendano adottare in proposito;

   se corrisponda al vero che l'algoritmo per le GPS conteneva errori e quali provvedimenti siano stati eventualmente adottati o si intendano adottare nei confronti del fornitore del servizio;

   come si intenda garantire adeguata formazione sulla didattica integrata e, più in generale, sulle metodologie didattiche innovative, sia per il personale di ruolo, sia per quello impiegato nelle supplenze;

   come si intenda garantire che il prossimo anno scolastico possa cominciare con tutti i docenti in servizio dal 1° settembre 2021 e in particolare se non si ritenga opportuno anticipare le operazioni di mobilità e di immissione in ruolo, nonché assegnare i docenti per coprire le supplenze annuali e di quelle temporanee sino al termine delle attività didattiche per ciascuna scuola autonoma, superando il meccanismo inefficace e inefficiente delle graduatorie.
(5-04910)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   l'articolo 4, comma 2-bis, del decreto-legge n. 101 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2019, prescrive la stabilizzazione dell'intera platea di precari «storici» di Anpal servizi, sia lavoratori con contratto a termine, sia con contratto di collaborazione;

   i precari storici di Anpal Servizi costituiscono un patrimonio strategico di competenze, per la propria agenzia, ma più in generale per il Paese. Soprattutto in questa fase di grave crisi economica ed occupazionale;

   nell'ambito delle misure messe in campo dal Governo per fronteggiare l'emergenza sanitaria e sociale, accanto alla proroga del blocco dei licenziamenti e ad una riforma degli ammortizzatori sociali in termini universalistici, è sempre più necessario un nuovo piano di rilancio delle politiche attive. Per questo gli interpellanti sentono sia urgente procedere con la stabilizzazione di queste risorse professionali, che presentano fino a venti anni di anzianità e, nel tempo, hanno superato in media almeno 5 prove selettive;

   il 26 marzo 2020, il consiglio di amministrazione di Anpal, con la delibera n. 1 ha dato mandato all'amministratore unico di Anpal Servizi di procedere alla assunzione a tempo indeterminato di 140 lavoratori con contratto a tempo determinato, in attuazione della legge n. 128 del 2019. Questa procedura è terminata a settembre 2020. Nonostante l'amministratore unico Parisi abbia dichiarato nelle Commissioni lavoro di Camera e Senato che avrebbe completato le stabilizzazioni entro dicembre 2020, ad oggi non sono partite le assunzioni a tempo indeterminato rivolte ai 528 collaboratori storici;

   nella seduta del 9 luglio 2020 del consiglio di amministrazione di Anpal, dopo ben tre bocciature, è stato approvato il piano, industriale 2020-2022 di Anpal Servizi, con il voto favorevole del presidente di Anpal è con il voto contrario del rappresentante delle regioni;

   nel corso dell'audizione presso la Commissione lavoro della Camera dei deputati del 30 luglio 2020, il presidente Parisi, ancora una volta, si è impegnato a fornire documentazione ufficiale relativamente alla ben nota questione delle spese personali, che corrispondono a circa 160.000 euro nel 2019 e che riguardano i rimborsi in business class per gli Usa (71.000 euro), l'autista personale (55.000 euro) e l'appartamento in affitto a Roma (32.400 euro), così ampiamente documentato da alcuni organi di stampa;

   in data 12 ottobre 2020 è stata pubblicata sul sito di Anpal Servizi l'«indagine di mercato per l'affidamento del servizio di selezione riservata per le assunzioni a tempo indeterminato di collaboratori», dove si annuncia che i sei avvisi di selezione riguarderanno «circa n. 520 posizioni, per le assunzioni a tempo indeterminato riservate ai collaboratori» nell'ambito delle stabilizzazioni e che sono individuati 30 temi/argomenti che saranno oggetto di selezione;

   in data 13 ottobre, Anpal Servizi ha pubblicato sul proprio sito un avviso che scadrà il 27 ottobre 2020 per la ricerca di un «assistente legale dell'amministratore unico», ossia un avvocato che «dovrà altresì supportare l'Amministratore Unico sulle tematiche relative ai rapporti con gli organi di controllo e vigilanza della Società»;

   in data 16 ottobre 2020, la Ministra ha dichiarato quanto segue: «Se prima le politiche passive hanno avuto un ruolo importante per contrastare la crisi, adesso il ruolo centrale lo hanno le politiche attive. L'Anpal è l'agenzia che aiuta a mettere in atto le politiche attive quindi mi aspetto un forte impegno perché diventino centrali. Mi aspetto un cambio di passo e un impegno fortissimo, se questo impegno non ci sarà potrebbero esserci delle conseguenze» –:

   se il Ministro interpellato intenda adottare iniziative urgenti al fine di rimuovere gli ostacoli che rendono conclamata la paralisi di Anpal e Anpal Servizi;

   se ritenga necessario adottare iniziative per assicurare che le stabilizzazioni riguarderanno l'intera platea dei precari storici, come per altro previsto dalla legge 128 del 2019, garantendo anche ai collaboratori il mantenimento dell'attuale sede di lavoro;

   quali iniziative intenda assumere, visto l'enorme ritardo accumulato, al fine di assicurare l'avvio immediato delle stabilizzazioni dei collaboratori, tenendo conto del contesto di profonda crisi occupazionale ed economica in cui le politiche attive dovrebbero essere strategiche per il Paese;

   se non sia necessario individuare per la stabilizzazione dei collaboratori, nel contesto dell'attuale emergenza sanitaria, procedure selettive telematiche e semplificate, coerentemente all'articolo 249 del cosiddetto decreto Rilancio, prevedendo selezioni per titoli e colloquio al fine di assicurare tempestività, trasparenza e sicurezza, anziché procedere, come previsto da servizi, ad una prova scritta e ad una orale, addirittura individuando 30 argomenti che saranno oggetto di esame;

   quali siano le ragioni che hanno portato Anpal Servizi ad affidare la gestione della selezione dei collaboratori ad una società esterna, piuttosto che farlo con le proprie, risorse interne, così come in passato è stato effettuato, producendo in questo caso solo quello che gli interroganti giudicano un inutile spreco di risorse pubbliche, considerato per altro, che l'affidamento alla società esterna del processo di selezione non è assolutamente in attuazione della legge 128 del 2019, come al contrario dichiara Anpal Servizi nel testo del suddetto avviso;

   se non sia il caso di chiarire definitivamente la vicenda delle note spesa della presunta incompatibilità di Parisi, attualmente ancora contrattualizzato con la Mississippi State University.
(2-00984) «Fassina, Epifani, Fratoianni, Fornaro».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi di luglio ed agosto 2020 la Slc Cgil di Taranto ha denunciato alcuni call center operanti per conto di Tim in diversi comuni tarantini, tra cui Massafra e Crispiano;

   le condizioni di lavoro in cui operavano i dipendenti dei call center erano evidentemente fuori norma, sia in termini di sicurezza (il luogo di lavoro era un garage, i cui spazi rendevano impossibile il rispetto delle norme anti-Covid), sia in termini retributivi, giacché la retribuzione ammontava a circa la metà rispetto all'accordo nazionale sottoscritto tra Asstel con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil;

   in data 26 luglio 2020, è stato sottoscritto protocollo tra organizzazioni sindacali confederali e provincia di Taranto, il primo in Italia, per monitorare le condizioni di sicurezza e contrattuali delle aziende del settore rispetto alla legge ed ai contratti, con l'intento di disincentivare i contratti pirata;

   Tim, dopo alcune verifiche, ha proceduto a recedere dal contratto di appalto con le aziende coinvolte, causando il licenziamento di diverse decine di persone;

   la stessa Tim non ha mai dato riscontro alle richieste di Slc Cgil per organizzare un incontro al fine di definire, avendo attestato l'illegalità per cui quelle aziende producevano guadagni per conto di Tim, come salvaguardare la posizione di chi aveva perso il posto di lavoro –:

   se intenda, per quanto di competenza, coinvolgere Tim in un tavolo di confronto con le parti sociali al fine di ristabilire nei medesimi territori le condizioni occupazionali precedenti alla chiusura dei call center, assicurando dignità e sicurezza ai lavoratori;

   se intenda intraprendere iniziative volte ad elaborare un percorso condiviso con forze dell'ordine, uffici comunali competenti in materia di autorizzazione di nuove attività produttive (Suap) ed ispettorati del lavoro, al fine di rafforzare la rete di sicurezza dei luoghi di lavoro sul territorio;

   se intenda riattivare un tavolo nazionale di settore per impedire il proliferare di queste situazioni di vero e proprio sfruttamento, specie in un momento tanto complesso per l'economia ed il lavoro della nostra società.
(5-04901)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBOLLA, BITONCI, GUSMEROLI, CAVANDOLI, COVOLO e CANTALAMESSA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 58 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, istituisce un Fondo, con una dotazione di 600 milioni di euro per il 2020, per aiutare la ripresa dell'attività da parte degli esercizi di ristorazione e per ridurre lo spreco alimentare, attribuendo ad un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, d'intesa con Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, da emanarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore del decreto stesso, la determinazione di criteri, limiti e modalità di erogazione delle risorse suddette;

   il successivo articolo 59 del sopramenzionato decreto, invece, prevede l'erogazione di un contributo a fondo perduto per attività economiche e commerciali nei centri storici, per un ammontare complessivo pari a 500 milioni di euro per l'anno 2020 e senza la necessità di emanare un decreto attuativo;

   stando a quanto si apprende da fonti di stampa nazionale, il suddetto decreto attuativo per il contributo a fondo perduto alla filiera della ristorazione sarebbe stato approvato dalla Conferenza Stato-regioni, ma non ancora pubblicato, il che rende impossibile, ad oggi, avviare la fase di presentazione delle relative domande;

   si evidenzia, dunque, che l'attuale inasprimento delle misure restrittive e di chiusura anticipata di numerosi esercizi commerciali, previsto dal recentissimo, decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, ha determinato un'ormai ingiustificata attesa sul momento in cui potrà concretamente beneficiarsi delle risorse di cui sopra, nonché una situazione, divenuta insostenibile, di incertezza sulla futura sopravvivenza delle medesime attività;

   risulta alquanto paradossale, ad avviso dell'interrogante al limite della beffa, l'emanazione di un «decreto-ristoro» ad hoc, con la promessa di nuove risorse, quando gli aventi diritto non hanno ancora beneficiato delle precedenti risorse già stanziate –:

   quali siano le ragioni del perdurante ritardo nell'adozione del decreto attuativo di cui all'articolo 58 del decreto-legge n. 104 del 2020 citato in premessa, nonché quali iniziative intenda adottare tempestivamente, al fine di garantire agli esercizi di ristorazione l'assegnazione delle risorse già previste dal cosiddetto «decreto Agosto»;

   se intenda fornire i dati relativi all'erogazione del contributo a fondo perduto per attività economiche e commerciali nei centri storici, ai sensi dell'articolo 59 citato in premessa, con specifico riferimento al numero di soggetti che ne abbiano già beneficiato e a quanti ne siano stati esclusi indicando per quali ragioni.
(4-07324)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   i dati raccolti sul virus sono fondamentali per combatterne la diffusione: le statistiche riportate quotidianamente dalla Protezione civile (per regioni e province) e settimanalmente dall'Istituto superiore di sanità su numero di positivi, tamponi effettuati, morti, ricoverati e guariti sono essenziali per dare un quadro della gravità della diffusione. Ma non bastano; sono dati spesso non sufficienti per giustificare le misure adottate dal Governo in fase di emergenza, e molti nella comunità scientifica sottolineano l'incompletezza ed inadeguatezza dei dati a disposizione;

   poche regioni offrono in modalità open, una panoramica completa sui contagi comune per comune. L'Iss afferma però di ricevere quotidianamente, secondo la circolare n. 1997 del 2020, dalle regioni e province autonome, i dati relativi a tutti gli individui con infezione da Sars-CoV-2 confermata in laboratorio. L'Iss dispone quindi di dati disaggregati e dettagli individuali su tutti i casi, compresi i dati demografici, lo stato clinico e le comorbilità. Questi dati, solo parzialmente diffusi, sarebbero invece essenziali. La rielaborazione e impiego dei dati disaggregati da parte della comunità scientifica e dei privati potrebbe rivelarsi a beneficio di tutti;

   lo screening attualmente rintraccia pochi positivi (il 25 per cento nella settimana 19-25 ottobre), quasi un terzo dei casi settimanali non sono associati a catene di trasmissione note, nel 10 per cento dei casi manca la data dell'insorgenza dei primi sintomi, i dati sulle terapie intensive sono incompleti. Il sistema di sorveglianza integrata istituito con circolare ministeriale n. 1997 del 22 gennaio 2020 deve essere rafforzato e integrato. Il report settimanale accessibile dell'Iss e Ministero della salute deve diventare disponibile nella sua interezza;

   il sistema di tracciamento deve essere capillare e il personale addetto rafforzato con l'uso di tracciamento telefonico dei contatti, test rapidi e formulari standardizzati. L'Iss, nell'ambito delle competenze previste dall'articolo 1 dell'Ocdpc n. 640 del 27 febbraio 2020 può individuare personale aggiuntivo per condurre ulteriori indagini per identificare le catene di trasmissione. Gli impiegati nel contract tracing ora sono pochi: meno di uno ogni 20 mila abitanti, e le 500 unità aggiuntive previste dall'Ocdpc n. 709 del 24 ottobre 2020 sono ancora insufficienti. Il loro ruolo del tracciamento è fondamentale per risalire alle catene di contagio e arginare la diffusione del virus; occorre rafforzare queste unità –:

   se sia in programma una piena accessibilità e interoperabilità dei dati relativi al contagio, anche con l'obiettivo di comunicare i dati e consentirne una migliore elaborazione alla comunità scientifica, incluse le modalità attraverso le quali vengono prodotti i dati, nonché quale sia stato il ruolo dello screening e soprattutto del tracing.
(2-00983) «Quartapelle Procopio, Enrico Borghi, Carnevali, Rizzo Nervo, Siani».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   c'è costernazione attorno ai fatti accaduti ad Avezzano e approdati alle cronache nazionali e la più seria preoccupazione per l'emergenza coronavirus nel territorio marsicano, che sconta gravi carenze programmatorie e organizzative relativamente all'assistenza sanitaria;

   diversi sindaci, al fine di far fronte alla nuova ondata di contagi, stanno ricorrendo, con proprie ordinanze, a misure ancora più restrittive di quelle previste dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) del 24 ottobre 2020, a titolo esemplificativo il sindaco di Avezzano ha disposto il commissariamento della R.S.A. Don Orione, dove sono risultati positivi al Covid-19 un cospicuo numero di pazienti e di operatori sanitari (86 ospiti e 17 operatori, compreso il direttore sanitario geriatra) e ha sospeso anche le attività scolastiche in presenza in tutti gli istituti scolastici superiori del territorio comunale, anche con la finalità di alleggerire il carico sul trasporto pubblico locale ed evitare assembramenti;

   altri sindaci del comprensorio marsicano hanno lamentato gravi carenze nel sistema sanitario regionale e hanno denunciato a più riprese, anche pubblicamente, ad esempio, che il tracciamento delle persone contagiate è completamente saltato con gravi conseguenze sul monitoraggio di queste ultime. Un vero e proprio tracollo, a cui si è arrivati giorno dopo giorno, le cui cause dovranno essere chiarite, perché gli effetti sono stati drammatici, al punto da dare alla situazione un rilievo nazionale con il caso del 70enne, peraltro non affetto da Covid-19, morto di fronte all'ospedale, mentre attendeva di essere ricoverato e dopo essere stato già rifiutato da un'altra struttura, e con quello di una ospite 80enne della Rsa Don Orione di Avezzano, spirata in ambulanza di fronte al nosocomio;

   questi casi sono un inequivocabile segno della mancanza di una gestione dell'emergenza concreta e soprattutto condivisa con la filiera regionale, là dove è invece necessaria una strategia che può arrivare solo da parte della regione e che al momento non c'è –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopraesposti nonché della progressiva intensificazione di contagi da Covid-19 sull'intero territorio marsicano, e quali iniziative per quanto di competenza, intenda adottare per affrontare la situazione a tutela della comunità e per dare risposte anche alle richieste di aiuto che arrivano dai sindaci e dalla popolazione residente.
(5-04907)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ATTIS, SISTO, ELVIRA SAVINO e LABRIOLA. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, Danny Sivo il coordinatore in Puglia del Sirgis, il Sistema integrato di gestione della salute e della sicurezza, e braccio destro dell'assessore regionale Lopalco, ha lanciato un allarme sulla gravissima situazione regionale per quanto riguarda il controllo della diffusione del coronavirus, dichiarando: «Se non si chiude tutto a breve i morti per strada»;

   dopo i mesi del lockdown, dopo lo stillicidio di morti e contagi, dopo la propaganda della giunta per la Puglia «Covid free», la realtà è che è iniziata la fortissima ripresa dei contagi e degli ammalati, fino al punto in cui si è ora, con gli ospedali sotto pressione, i posti che mancano, la riattivazione dei reparti Covid non ancora operativi, e il virus che si è insinuato in ogni angolo della società;

   stante la situazione regionale attuale, diventano ancora di più intollerabile le parole rassicuranti pronunciate solo qualche settimana fa anche dal presidente della regione Emiliano, che ha poi cambiato completamente versione –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per verificare quale sia la reale situazione della regione Puglia, anche in rapporto al quadro generale, alla luce di quanto esposto in premessa e considerato che vi sono pesanti segnali di una situazione sanitaria che rischia di andare fuori controllo.
(4-07315)


   IOVINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale Santa Maria della Pietà di Nola rappresenta il presidio ospedaliero dell'Asl Napoli 4 ed eroga prestazioni ambulatoriali specialistiche nonché all'interno dei vari dipartimenti sanitari;

   ad oggi il nosocomio costituisce l'unica struttura di riferimento per l'intera area circostante, raccogliendo una utenza che si aggira intorno a seicentomila cittadini residenti in circa settanta comuni;

   secondo quanto riportato da alcune testate locali, a causa dell'aumento dei contagi da Covid-19 delle ultime settimane, l'ospedale sarebbe al collasso e sarebbe stato chiuso il pronto soccorso generando disservizi tra cui quello avvenuto qualche sera fa quando un paziente giunto in ambulanza affetto da una crisi respiratoria è stato lasciato per ore fuori dall'ospedale;

   tale episodio increscioso, che potrebbe generare delle temute reiterazioni, costituisce una negazione del diritto alla salute e la preoccupante insorgenza in Campania di nuovi casi di Covid-19 sta rendendo gli ospedali saturi;

   l'elemento, tuttavia, che determina parimenti molta preoccupazione è la possibile decisione di adibire l'ospedale nolano alla cura esclusiva dei pazienti affetti da Covid-19 con la conseguente chiusura di tutti i reparti utilizzati per il trattamento e l'assistenza di altre patologie;

   la notizia ha suscitato grande allarme all'interno delle comunità che verrebbero inevitabilmente investite da questo possibile grave disagio;

   la necessità di reperire urgentemente posti letto per i soggetti affetti da Covid-19 non deve andare a scapito di chi soffre di altre patologie o è vittima di traumi imprevisti; sottrarre a un'intera area l'ospedale per destinarlo a «Covid hospital» equivale a svuotare di un presidio sanitario un territorio vastissimo con un alta densità di popolazione;

   sebbene l'ospedale di Nola, anche nel periodo antecedente l'emergenza sanitaria, non disponesse di mezzi e risorse sufficienti, perché notoriamente piccolo e con pochi posti letto, ha sempre costituito un primo punto di contatto e di assistenza sanitaria immediata; di conseguenza, qualora venisse a mancare tale struttura di prima assistenza piccola ma fondamentale per il bacino di utenza a cui si rivolge, sarebbe alquanto dannoso;

   si ritiene opportuno, peraltro, sottolineare che diversi provvedimenti nazionali, tra cui il decreto «Cura Italia» e il «decreto Rilancio», hanno stanziato circa 7 miliardi di euro per la sanità, in particolare quella regionale, individuando ingenti risorse destinate a fronteggiare l'emergenza sanitaria attraverso l'aumento in ogni regione dei posti letto in terapia intensiva e al raddoppio di quelli nei reparti di pneumologia e malattie infettive, al potenziamento dell'assistenza territoriale; pertanto, pervenire, nel caso di specie, alla chiusura di reparti dedicati alle patologie ordinarie si traduce in un mancato intervento da parte della regione che non è stata in grado di utilizzare in maniera virtuosa e razionale le suddette risorse statali e non è stata in grado di adoperarsi in tempo al fine di arginare la temuta seconda ondata di contagi da Covid-19 preferendo così adottare una soluzione tampone a scapito dei cittadini;

   si ritiene, dunque, urgente un potenziamento dell'offerta assistenziale con un'attenta pianificazione di azioni e condizioni sanitarie volte a contrastare questa nuova ondata di contagi, individuando soluzioni alternative alla chiusura dei reparti ordinari del nosocomio –:

   nell'ottica di garantire alla comunità i livelli essenziali di assistenza, se non ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza e in accordo con la regione, al fine di offrire immediate soluzioni alternative atte ad evitare che il nosocomio diventi un presidio esclusivo per la cura del Covid-19 e a scongiurare la chiusura dei reparti ordinari del nosocomio, in modo da ovviare alle inevitabili carenze assistenziali, garantendo parallelamente il diritto dei soggetti affetti da Covid-19 a ricevere adeguate cure nonché il diritto all'assistenza dei soggetti affetti dalle altre patologie.
(4-07316)


   MISITI. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprenderebbe da diverse testate giornalistiche, medici, infermieri e personale sanitario della regione Marche attenderebbero ancora il «premio-coronavirus», annunciato a marzo dalla regione in ottemperanza a quanto disposto dal decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 recante misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   in data 19 luglio 2020, il sindacato regionale della Cisl lamentava l'incapienza del fondo regionale, anche alla luce delle somme spettanti contrattualmente agli operatori come le indennità, i finanziamenti per la remunerazione dei turni di lavoro effettuati in prestazioni aggiuntive altrettanto dovute a chi ha lavorato nei reparti Covid;

   con delibera firmata il 7 agosto 2020 dalla dirigente del Servizio salute della regione Marche, Lucia Di Furia, sarebbero stati autorizzati i pagamenti degli emolumenti extra, in deroga alla contrattazione collettiva del comparto a 82 tra dirigenti e funzionari. Somme che vanno da 4 mila ad oltre 10 mila euro, in quanto in rapporto del 30 per cento rispetto allo stipendio tabellare dei vari ruoli da gennaio a luglio;

   da quanto riportato dalla trasmissione televisiva, «Fuori dal Coro», risulterebbero nella lista dei beneficiari del premio, la stessa dirigente del servizio salute della regione, Lucia Di Furia oltre al dirigente dello sport regionale, che avrebbe lavorato in smart working nei mesi del lockdown, dirigenti del settore turismo, risorse umane, tutela del territorio e il servizio «affari istituzionali e integrità» che comprende alcune figure dell'area comunicazione, nonché un altro dirigente che in quel periodo sarebbe risultato in malattia;

   sempre da notizie giornalistiche, la delibera in questione e tutte le premialità per l'emergenza Covid-19 per gli operatori sanitari impegnati, risulterebbero bloccate dal nuovo presidente della regione subentrato con le elezioni del 20 e 21 settembre 2020 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative si intendano adottare per quanto di competenza e in raccordo con le regioni, al fine di garantire il giusto riconoscimento al personale socio-sanitario, e in definitiva un equo funzionamento dei richiamati meccanismi di premialità, nel quadro emergenziale in atto.
(4-07325)


   RAMPELLI. — Al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il Coronavirus non sta solo ponendo di fronte a un drammatico problema di contagi, ma rischia di esplodere in un problema di vera e propria tenuta del sistema sanitario nazionale, perché, a causa della saturazione dei pronto soccorsi, molti ospedali stanno sospendendo nuovamente tutte le altre prestazioni per dare la priorità ai malati Covid;

   molti dei nuovi ricoverati, peraltro, come spiegato anche dai virologi, potrebbero essere validamente seguiti anche al domicilio, ma vengono ricoverati a causa delle falle della medicina territoriale;

   l'ultimo caso, riportato in un articolo di Flavia Amabile su La Stampa, è quello di una ragazza umbra, Federica, che nel 2018 aveva prenotato una mammografia, posticipata a fine settembre 2020, per essere nuovamente annullata, nonostante i medici le avessero raccomandato di fare controlli annuali;

   oltre il danno, la beffa, perché Federica ha deciso di telefonare allo stesso ospedale chiedendo di effettuare la prestazione in regime di intramoenia: «Mi danno un appuntamento dopo 6 giorni pagando 212 euro. Stesso macchinario e stesso medico perché il reparto era identico»;

   Federica è riuscita ad effettuare la visita perché ha deciso di andare fino in fondo alla questione, denunciando l'accaduto ai carabinieri, ma sono troppe le pazienti della sanità pubblica che, dopo aver aspettato l'esaurimento di infinite liste di attesa, erano pronte ad effettuare la mammografia, uno degli esami più importanti in ambito di prevenzione senologica;

   secondo l'allarme lanciato da Cittadinanza attiva, che fa eco alle parole dei più alti vertici istituzionali durante la cerimonia di celebrazione de «I giorni della ricerca», più di due pazienti su cinque raccontano di visite, esami o interventi cancellati e più di uno su tre ha avuto difficoltà a restare in contatto con gli specialisti e i centri di riferimento per la propria patologia;

   è stato denunciato già da tempo come, dallo scoppio dell'emergenza pandemica, in Italia, si sia creato un problema anche per tutti i malati più fragili, quelli cronici, oncologici e affetti da malattie rare, che, con l'intasamento degli ospedali, faticano ad accedere alle cure come dovrebbero e ad alcuni sarebbero anche arrivate comunicazioni di sospensioni delle terapie; gli stessi che dovrebbero essere curati al pari di un malato Covid, proprio perché le basse difese immunitarie potrebbero avere conseguenze letali, se dovessero contrarre il virus;

   le denunce dei cittadini a cui è stato negato l'accesso alle cure non possono e non devono restare inascoltate;

   se tutte le misure adottate in questi mesi, molte delle quali persino restrittive delle libertà fondamentali, sono volte a tutelare il diritto alla salute dei cittadini, bisogna anche assicurarsi che tale diritto sia garantito effettivamente a tutti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se gli stessi corrispondano al vero, con particolare riguardo al fatto che è stato consentito di prenotare in pochi giorni lo stesso esame di screening, annullato in regime di prestazione pubblica, in regime di intramoenia, secondo l'interrogante in violazione del diritto alla salute costituzionalmente garantito dall'articolo 32;

   se non ritenga di dover convocare immediatamente la Conferenza Stato-regioni affinché si attivi un puntuale monitoraggio delle nuove criticità causate dalla concentrazione delle risorse pubbliche su misure di contenimento del contagio da Covid-19 e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per sanare questa preoccupante situazione al fine di garantire ai cittadini un effettivo accesso alle cure, uniforme su tutto il territorio nazionale, senza distinzioni geografiche;

  quale sia la percentuale di prese in carico di pazienti, da parte del sistema sanitario nazionale per patologie diverse dal Covid e quale il tasso di rinvio.
(4-07329)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANDREA ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, le organizzazioni sindacali dei chimici di Cgil, Cisl, Uil, durante un incontro tenutosi con le amministrazioni comunali di Collesalvetti e Livorno, hanno rappresentato forti timori e preoccupazioni sul futuro dell'impianto Eni di Stagno nate dall'apprendere che, nel confronto aperto tra Eni e Governo sull'utilizzo del Recovery Fund in relazione al tema della transizione energetica, non sarebbero presenti progetti riguardanti lo stabilimento di Stagno;

   le stesse organizzazioni sindacali hanno dato notizia di essere a conoscenza di ipotesi relative ad una diversa organizzazione dell'impianto che potrebbe portare ad una riduzione della dimensione occupazionale e dello stesso ruolo del sito all'interno del gruppo Eni;

   il 21 ottobre 2020 i sindaci di Livorno e Collesalvetti hanno scritto al Ministro dello sviluppo economico e al presidente della regione Toscana, muovendo da queste preoccupazioni delle organizzazioni sindacali e sollecitando Governo e regione all'attivazione di un tavolo congiunto e con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali che sia rivolto al confronto con Eni sui temi summenzionati;

   la presenza di Eni rappresenta per il territorio livornese una realtà fondamentale dal punto di vista occupazionale e produttivo ed è forte la preoccupazione per il futuro di quell'insediamento industriale che occupa circa 400 dipendenti diretti della raffineria e 600 dipendenti dell'indotto;

   risulta all'interrogante che degli oltre 200 miliardi di fondi dell'Unione europea che arriveranno in Italia grazie al Recovery Fund-Next Generation, in Toscana ne sono previsti circa 20, e di questi circa la metà, cioè tra gli 8 e i 10 miliardi di euro dovrebbero essere destinati sulla costa toscana tra le province di Massa Carrara, Lucca, Pisa, Livorno e Grosseto;

   alla luce di tutto ciò, è evidente come sia assolutamente urgente e necessario che si proceda con l'elaborazione di una strategia industriale che collochi strutturalmente l'impianto di Stagno all'interno del percorso di transizione energetica del gruppo, confermandone il valore e mantenendola tra gli impianti primari del gruppo Eni in Italia, attraverso l'elaborazione di un progetto industriale di consolidamento ed espansione degli investimenti e dunque dei livelli occupazionali nella raffineria, e proprio per questo l'occasione del confronto col Governo sul Recovery Fund deve essere pienamente colta, con l'obiettivo di fornire garanzie per il futuro occupazionale ed il mantenimento del ruolo sociale rappresentato dalla raffineria nel nostro territorio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, anche attraverso l'apertura con Eni di un tavolo di confronto congiunto tra Governo, regione ed enti locali, con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, per assicurare alla raffineria Eni di Livorno un percorso di sostenibilità produttiva ed occupazionale;

   se il Ministro interrogato abbia già risposto alla lettera allo stesso inviata il 21 ottobre 2020 dai sindaci di Livorno e Collesalvetti e se e quando sia stato programmato l'incontro sollecitato dagli stessi sindaci con l'obiettivo di attivare un tavolo congiunto e con il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali rivolto al confronto con Eni sui temi summenzionati.
(5-04902)


   BERGAMINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il piano voucher, di cui al decreto del Ministro dello sviluppo economico 7 agosto 2020, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 243 del 1° ottobre 2020, prevede l'attribuzione di un contributo massimo di 500 euro, a favore di famiglie con reddito ISEE inferiore a 20.000 euro, da utilizzare sotto forma di sconto, sul prezzo di vendita dei canoni di connessione ad internet in banda ultra larga per un periodo di almeno dodici mesi e, ove presenti, dei relativi servizi di attivazione, nonché per la fornitura dei relativi dispositivi elettronici (Cpe) e di un tablet o un personal computer;

   in ordine alla misura adottata, Altroconsumo con una lettera aperta ha sottolineato alcune criticità come quella consistente in una grave limitazione della libertà di scelta dei consumatori;

   l'articolo 3, comma 6, del citato decreto ministeriale, lega l'acquisto di un dispositivo, come un tablet o un personal computer alla sottoscrizione di un contratto di connettività con l'operatore che fornisce il servizio, disponendo che «il contributo non può essere concesso per l'attribuzione del solo tablet o personal computer, in assenza della sottoscrizione dei contratti di cui al comma 2.»;

   tale previsione comporta un elevato rischio del verificarsi del fenomeno del così detto «lock-in» che limita la libertà del consumatore nell'eventuale cambiamento di fornitore;

   altra criticità sollevata da Altroconsumo riguarda il fatto che il piano voucher non produce effetti positivi sul livello di penetrazione dei servizi Internet, poiché non riserva i voucher al 40 per cento di famiglie che ancora non hanno adottato una linea fissa, bensì li destina anche al restante 60 per cento ovvero famiglie che già hanno una linea a banda larga, al fine di ottenere una connessione con performance migliori;

   tale approccio non appare giustificato dal momento che già oggi nessun operatore applica, nei casi di cosidetto «upgrade tecnologico», una fee di attivazione né un costo mensile addizionale;

   l'erogazione del voucher in questi termini appare, quindi, non rispondente ai criteri di efficienza ed economicità che devono caratterizzare l'azione della pubblica amministrazione, in quanto si potrebbe trasformare in uno spreco di denaro pubblico che non genera effetti positivi sul sistema –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo in merito alle criticità rappresentate in premessa.
(5-04903)


   MORETTO, BENAMATI e SUT. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, (cosiddetto decreto liquidità), all'articolo 13, comma 1, lettera n-bis), ha introdotto la possibilità per i Confidi di imputare al fondo consortile, al capitale sociale o ad apposita riserva i fondi rischi e gli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi pubblici, con esclusione di quelli derivanti dalle attribuzioni annuali esistenti alla data del 31 dicembre 2019;

   si tratta di una misura straordinaria e temporalmente limitata (fino al 31 dicembre 2020), con la quale si punta al rafforzamento patrimoniale dei Confidi, in un'ottica di valorizzazione del ruolo interpretato dagli stessi sul piano finanziario ed economico, votata all'unanimità nel corso dell'esame in commissione presso la Camera dei deputati;

   in linea con la normativa dell'Unione europea dettata in materia di aiuti di Stato, la disposizione richiamata subordina la sua attuazione alla previa autorizzazione della Commissione europea, ma dopo circa quattro mesi ancora non è dato sapere se e quando arriverà l'autorizzazione della Commissione;

   i Confidi possono rivestire un ruolo fondamentale per le micro e piccole imprese e un loro rafforzamento patrimoniale è cruciale per consentire loro di concedere un maggior numero di garanzie o di erogare credito diretto, assicurando così un'ulteriore canale agevolato di accesso alla liquidità in una fase complicata come quella che vive oggi il sistema economico-finanziario;

   in un momento così delicato per il tessuto economico del Paese, la messa in opera della nuova assume un carattere di estrema urgenza –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di evitare ulteriori ritardi e garantire la pronta attuazione della norma di cui in premessa che, attraverso il consolidamento patrimoniale dei Confidi, permette di liberare ingenti risorse per le imprese private oggi fortemente provate dagli effetti della pandemia.
(5-04904)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI, TOMBOLATO, MURELLI e VINCI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020 ha previsto il divieto di sagre, fiere di comunità e congressi con enormi danni per l'intero indotto che conta un giro d'affari di 60 miliardi di euro e rappresenta il 50 per cento dell'export Made in Italy;

   tale decreto, tuttavia, consentiva le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale, previa adozione dei prescritti protocolli nel rispetto delle misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi, tali da garantire la possibilità di rispettare la distanza interpersonale;

   è bene ricordare che, dopo il lockdown totale della scorsa primavera, il comparto fieristico ha ripreso con molta fatica l'attività, organizzando eventi nel rispetto di rigidissimi protocolli di sicurezza anti Covid ed utilizzando aree molto ampie e controllabili;

   Fiere di Parma s.p.a., dopo aver annullato tutte le fiere da marzo 2020 in poi, compresa la fiera biennale «Cibus», che nell'edizione 2018 ha visto oltre 3 mila espositori e oltre 80 mila visitatori, ha organizzato e realizzato «Cibus forum» il 2 e 3 settembre 2020 in un padiglione appositamente modulato e strutturato per accogliere, in maniera sicura e nel rispetto dei più avanzati standard «safe & security», un numero ristretto di ospiti e key speaker. Un momento di confronto a più voci con l'obiettivo di definire lo stato dell'arte del sistema agroalimentare nel post-Covid e riprogrammare il futuro. Successivamente dal 12 al 20 settembre 2020 è stato allestito il «Salone del Camper» che è la manifestazione di riferimento per tutti gli appassionati del settore e dal 3 all'11 ottobre 2020 si è svolto il tradizionale «Mercanteinfiera Autunno 2020» con oltre mille operatori che proponevano le proprie opere di modernariato, antichità e collezionismo;

   dal 29 ottobre 2020 era prevista la fiera internazionale «Mecspe», il più grande appuntamento dedicato alle innovazioni per l'industria manifatturiera, grazie alla sinergia dei 12 saloni tematici che offrono al visitatore una panoramica completa su materiali, macchine e tecnologie innovative e alle iniziative uniche come «Fabbrica digitale 4.0.», la manifestazione che rappresenta la via italiana per l'industria 4.0: un evento che prevedeva il coinvolgimento di oltre mille operatori;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, in vigore da lunedì 26 ottobre 2020, a sorpresa, ha vietato «le fiere di qualunque genere e gli altri analoghi eventi», determinando, quindi, tout court anche l'annullamento di «Mecspe», senza considerare le conseguenze per le prenotazioni, i macchinari assemblati in fiera, le merci e gli operatori già arrivati in città o in viaggio;

   tutto ciò nonostante il Governo avesse garantito che una eventuale «stretta» sarebbe stata programmata e concordata con i rappresentanti degli addetti ai lavori; invero, la scelta di procedere unilateralmente e repentinamente, senza alcun confronto, causerà in questo settore e anche alle fiere di Parma ingenti danni ulteriori a un comparto già messo in ginocchio dalla chiusura forzata durante il lockdown. Le fiere vivono di programmazione, investimenti e attività che richiedono tempi per chi le realizza, per gli espositori e per le società che contribuiscono alla loro preparazione;

   il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo ha stanziato 20 milioni di euro per ristoro agli eventi fieristici annullati previsti fino al 30 settembre 2020, utilizzando le risorse del «Fondo emergenze imprese e istituzioni culturali» istituito dal «decreto Rilancio», fondo che non può minimamente bastare per soddisfare le domande presentate –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per riconoscere agli operatori del settore fieristico indennizzi immediati e ulteriori per le ingenti perdite causate dagli ultimi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, con riferimento anche agli eventi e ai danni successivi al 30 settembre 2020, onde non mettere a rischio la sopravvivenza di un comparto fondamentale per il Paese, sia sul piano produttivo che su quello occupazionale.
(4-07317)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   BENIGNI, GAGLIARDI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il sistema di alta formazione e specializzazione artistica e musicale («Afam»), è settore soggetto a poteri di programmazione, indirizzo e coordinamento da parte del Ministro dell'università e della ricerca di cui fanno parte le istituzioni formative in ambito artistico e musicale, oggetto della legge di riforma n. 508 del 1999;

   le istituzioni «Afam» sono sedi primarie di alta formazione, di specializzazione e di ricerca nel settore artistico e musicale e svolgono correlate attività di produzione. Sono dotate di personalità giuridica e godono di autonomia statutaria, didattica, scientifica, amministrativa, finanziaria e contabile;

   le istituzioni «Afam» istituiscono e attivano corsi di formazione ai quali si accede con il possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado, nonché corsi di perfezionamento e di specializzazione. Esse rilasciano specifici diplomi accademici di primo e secondo livello, nonché di perfezionamento, di specializzazione e di formazione alla ricerca in campo artistico e musicale;

   l'articolo 11, comma 1, decreto del Presidente della Repubblica n. 212 del 2005 prevede il conferimento ad istituzioni non statali, con decreto ministeriale, dell'autorizzazione al rilascio di titoli di alta formazione artistica;

   tale autorizzazione è concessa previa verifica della conformità dell'ordinamento didattico e dell'adeguatezza delle strutture e del personale alla tipologia dei corsi;

   ogni anno viene aperto un «periodo finestra» in cui è possibile chiedere il riconoscimento di nuovi corsi o master;

   nel 2020 tale periodo, normalmente confinato al mese di marzo, è stato ampliato fino a maggio;

   ad oggi, gli organi competenti non hanno ancora proceduto a comunicazioni, ispezioni o altre attività in relazione alle domande di riconoscimento presentate nel 2020;

   il Cians ente di coordinamento delle istituzioni private Afam, ha già più volte segnalato l'ingiustificato ritardo, sottolineando i gravi problemi che questa situazione di stallo provoca al comparto;

   il ritardo nei riconoscimenti, in particolare, rischia di avere effetti gravissimi sulla promozione dei corsi, pregiudicando altresì la possibilità di iscrizione agli studenti extracomunitari, che devono iniziare le procedure per i visti già nei primi mesi dell'anno;

   le istituzioni Afam sono realtà che meritano attenzione, data la loro ampia popolarità fra gli studenti e la loro capacità di internazionalizzazione, e sinora hanno dimostrato notevole capacità di resistenza a fronte del delicato contesto in cui ci trova –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche segnalate in premessa in riferimento ai ritardi registrati nel riconoscimento di nuovi corsi nell'ambito del sistema di alta formazione e specializzazione artistica e musicale;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di consentire la veloce conclusione dei procedimenti di riconoscimento, evitando i gravi problemi che la situazione di stallo rischia di creare alle istituzioni, pubbliche e private, parte del sistema Afam.
(4-07323)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Bellucci e altri n. 4-07275, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lucaselli.

  L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Gemmato e altri n. 5-04874, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lucaselli.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro n. 4-07311, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Lucaselli.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Plangger n. 4-06898 del 23 settembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Toccafondi n. 5-04742 del 12 ottobre 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Ubaldo Pagano n. 4-06863 del 22 settembre 2020 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04901.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BELLUCCI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   in questo momento così difficile e delicato sembra che non si stia facendo abbastanza per permettere alle famiglie di riprendersi e di ripartire davvero: le regole che ci accompagnano, varate dai numerosi decreti-legge e decreti del Presidente del Consiglio dei ministri a cui si sommano le varie ordinanze regionali, rendono sostanzialmente non realizzabili, o realizzabili per una minoranza di persone e con un abnorme «rischio d'impresa», le attività educative ed animative per le giovani generazioni e, in particolare, per le categorie più a rischio;

   arriva dal gruppo «Genitori H per sostegno» la denuncia sul caos di organizzazione dei campi estivi per gli studenti disabili;

   il periodo di chiusura delle scuole ha pesato notevolmente sulla salute psicofisica dei ragazzi con disabilità e dei loro familiari, rimasti senza terapie ed esclusi dalla didattica a distanza: senza amici, senza stimoli, senza il contatto con gli insegnanti, senza lo sport, i bambini perdono, giorno dopo giorno, quei granelli di autonomia che con tanta fatica hanno conquistato a piccoli passi, con anni di lavoro e di sacrifici, che rischiano di sgretolarsi in pochi mesi;

   dopo questo duro periodo di isolamento sociale, le famiglie tutte speravano in un aumento di ore per le attività estive, invece, come sottolineato dai genitori di Lucca, sono stati addirittura tagliati i fondi e si è complicato tutto: «da due giorni stanno inviando email che informano che il contributo forse sarà di mille euro per tutti e la famiglia dovrà cercarsi da sola l'operatore. Con tale contributo sarà possibile la frequenza ad un centro estivo di una settimana a tempo pieno»;

   secondo quanto denunciato dalle famiglie «Stare con i coetanei è importante, gli altri bambini si potranno vedere per l'intera estate mentre ai nostri figli questa possibilità non viene concessa, proprio loro che ne avrebbero più bisogno. I costi dei vari campi sono troppo alti, per tutte le famiglie, se noi genitori H dobbiamo aggiungere la spesa di un operatore per aumentare le ore, diventa insostenibile. Il Comune ha aperto e chiuso il bando per voucher estivi alle famiglie, prima che fossero note le attività presenti sul territorio. Non potevamo fare richiesta non sapendo se erano adatte ai nostri figli. Un anticipo verrà erogato alla firma del Pap, il resto in seguito, ma non è certo, perché “potrà essere modificato a fronte del maggiore o minore numero di domande pervenute”»;

   i genitori del gruppo «H» rigettano anche l'ipotesi che le ore di assistenza previste in ambito scolastico e non fruite siano utilizzate per le attività estive, in quanto ore destinate alla frequenza scolastica, che non dovrebbero essere utilizzate per altri scopi e che, in caso contrario, genererebbero una deregolamentazione fonte soltanto di confusione;

   peraltro, la situazione di difficoltà denunciata dai genitori di Lucca e dal gruppo «Genitori H per sostegno» non è una situazione straordinaria, ma la testimonianza plastica di molte altre condizioni di disagio su tutto il territorio nazionale che gravano le famiglie e privano migliaia di bambini e ragazzi di ogni tipo di opportunità –:

   se e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere il Governo per adottare un piano condiviso con tutti i livelli istituzionali volto a garantire l'apertura dei centri estivi, con particolare riguardo agli spazi dedicati ai bambini con disabilità, trovando soluzioni autorizzative e di finanziamento ragionevoli e idonee a contemperare sicurezza e realizzabilità.
(4-06188)

  Risposta. — Gli interroganti chiedono di conoscere con la risposta alla presente interrogazione quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire adeguate tutele ai bambini con disabilità, con particolare riferimento all'apertura dei centri estivi e all'individuazione di spazi sicuri.
  Per quanto riguarda gli aspetti più generali sollevati dall'interrogazione circa il peso che ha avuto per le famiglie la chiusura delle scuole e delle altre attività riabilitative, si osserva che alcune delle misure di contenimento assunte sono risultate effettivamente gravose per le persone che usufruivano di determinate prestazioni e sulle famiglie si è addossato un cospicuo peso aggiuntivo. Si è trattato però di misure necessarie per mettere al primo posto la tutela della salute collettiva, cercando al tempo stesso di offrire benefici alternativi, quali l'ampliamento dei giorni di congedo e permesso, e l'offerta di erogare prestazioni assistenziali ed educative, ma vi è naturalmente la consapevolezza che l'enorme tensione a cui sono state sottoposte le amministrazioni territoriali per quanto riguarda i servizi sanitari e socio-assistenziali non ha purtroppo sempre consentito l'organizzazione di servizi altrettanto efficaci.
  Il cosiddetto «Decreto rilancio» (decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», convertito con modificazioni, nella legge 17 luglio 2020, n. 77) ha destinato una quota di risorse aggiuntive – pari a 150 milioni di euro – a valere sul Fondo per le politiche della famiglia della Presidenza del Consiglio dei ministri. In particolare, l'articolo 105, comma 1, lettera
a), prevede che una quota di esse sia destinata ai comuni per finanziare iniziative, anche in collaborazione con enti pubblici e privati, volte a introdurre interventi per il potenziamento dei centri estivi diurni, dei servizi socioeducativi territoriali e dei centri con funzione educativa e ricreativa destinati alle attività di bambini e bambine di età compresa fra zero e 16 anni (fra 3 e 14 anni nel testo originario) per i mesi da giugno a settembre 2020.
  In considerazione dell'importanza e della necessità di garantire, in tempi brevi, l'apertura dei centri estivi – importanza sottolineata, peraltro, anche dagli interroganti – si è provveduto a dare immediata attuazione a quanto contenuto nel citato articolo 105 del decreto-legge n. 34 del 2020, con l'adozione in data 25 giugno 2020 del decreto del Ministro con delega alle politiche familiari con cui sono state ripartite le risorse, previa acquisizione della prescritta intesa in Conferenza unificata in data 18 giugno 2020. Si tratta di tempistiche particolarmente rapide, che hanno consentito al Dipartimento per le politiche familiari di concludere già in data 15 luglio 2020 le procedure di erogazione del finanziamento di 135 milioni di euro in favore dei comuni per interventi di potenziamento dei centri estivi, e alla Banca d'Italia di accreditare le somme nelle casse comunali a decorrere dal 17 luglio 2020.
  Le risorse erogate consentono di realizzare interventi di costruzione, ristrutturazione o riorganizzazione di strutture e spazi dedicati a ospitare i bambini, anche disabili, per le attività estive. È necessario anche evidenziare il contenuto delle Linee guida per la gestione in sicurezza di opportunità organizzate di socialità e gioco per bambini ed adolescenti nella fase 2 dell'emergenza Covid-19, testo contenuto nell'allegato 8 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020, dove, alla luce delle particolari difficoltà che «le misure restrittive di contenimento del contagio hanno comportato per bambini ed adolescenti con disabilità, e della necessità di includerli in una graduale ripresa della socialità», si riconosce che particolare attenzione e cura vadano rivolte «alla definizione di modalità di attività e misure di sicurezza specifiche per coinvolgerli nelle attività estive». In particolare, nel caso di bambini ed adolescenti con disabilità, il rapporto numerico deve essere potenziato «integrando la dotazione di operatori, educatori o animatori nel gruppo dove viene accolto il bambino ed adolescente, portando il rapporto mimetico a 1 operatore, educatore o animatore per 1 bambino o adolescente» e il personale coinvolto «deve essere adeguatamente formato anche a fronte delle diverse modalità di organizzazione delle attività, tenendo anche conto delle difficoltà di mantenere il distanziamento, così come della necessità di accompagnare bambini ed adolescenti con disabilità nel comprendere il senso delle misure di precauzione».
  

La Ministra per le pari opportunità e la famiglia: Elena Bonetti.


   CIRIELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa che un nostro connazionale, Klovis Hitaj 39 anni, albanese di nascita ma salernitano d'adozione, dal 12 febbraio sarebbe bloccato a Bahia in Brasile dove si era recato per far visita alla figlia;

   sembrerebbe che il volo di rientro in Italia previsto per il 14 marzo 2020, a seguito del lockdown, sarebbe stato cancellato; dopo questo una sequenza di altri aerei successivi sarebbero stati prima riprogrammati poi nuovamente cancellati uno dopo l'altro; l'ultimo volo utile per il rimpatrio del nostro connazionale sembrerebbe previsto per la prima settimana di luglio 2020;

   l'uomo, ora ospite a casa della madre della figlia, avrebbe contattato ripetutamente la Farnesina, che gli avrebbe semplicemente fornito delle credenziali per acquistare l'ennesimo biglietto di rientro sul sito di un'agenzia a prezzi decisamente poco convenienti;

   Klovis vorrebbe rientrare in Italia per riprendere il lavoro e non rischiare di essere licenziato a causa della prolungata assenza, ma la grave situazione di disagio economico in cui versa non gli permetterebbe di acquistare un nuovo biglietto;

   quella di Klovis purtroppo non è una vicenda isolata, anche un altro salernitano, Andrea De Leo, a seguito della chiusura dei voli di marzo 2020 sembrerebbe bloccato a Morro di San Paolo, isola di Tinhare, e, come i due salernitani, molti altri connazionali verserebbero nella medesima angosciante condizione, totalmente abbandonati da ambasciate e consolati;

   nella situazione globale di disagio si inserisce oltretutto l'emergenza sanitaria; in Brasile i numeri dei contagi da Covid-19 aumentano quotidianamente ed il sistema sanitario è ormai al collasso; nella totale assenza di assistenza i nostri cittadini sono sempre più sconfortati e questa situazione di incertezza è ormai intollerabile;

   il Governo ha il dovere di non abbandonare i tanti italiani che versano ancora in questa grave condizione di stallo garantendone il rimpatrio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti e tempestive iniziative di competenza intenda adottare per riportare in Italia tutti i nostri connazionali che attualmente sono ancora bloccati all'estero o impossibilitati al rientro in Patria per effetto della esorbitante lievitazione di costi dei biglietti proposti dalle compagnie aeree.
(4-05908)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione n. 4-05908 relativa a connazionali rimasti bloccati all'estero (Brasile) o impossibilitati al rientro per effetto della «esorbitante lievitazione dei costi dei biglietti» durante l'emergenza epidemiologica.
  Nello specifico, l'unica interazione tra il signor Klovis Hitaj e l'ambasciata d'Italia a Brasilia e il consolato a Recife si registrava tra il 4 e il 5 maggio. Il 4 maggio 2020 il signor Hitaj si segnalava all'ambasciata come connazionale con volo cancellato, compilando un modulo messo a disposizione dall'ambasciata stessa nel quale faceva stato della cancellazione del volo per tre volte consecutive a partire dal 15 marzo, data prevista per il rientro in Italia.
  Lo stesso 4 maggio 2020 l'ambasciata dava istruzioni al Consolato a Recife di contattare il signor Hitaj. Il 5 maggio 2020 il consolato dunque inviava all'interessato tutte le indicazioni sul volo commerciale speciale del 14 maggio operato dalla compagnia NEOS. Il connazionale, però, non forniva riscontro alcuno alle indicazioni del consolato. E, ad oggi, non risulta che egli abbia preso il volo del 14 maggio né risulta abbia contattato nuovamente la sede. Il consolato a Recife resta comunque a disposizione per fornire la necessaria assistenza al signor Hitaj, anche economica, qualora ne ricorrano le condizioni di legge.
  Quanto al connazionale Andrea De Leo, non risulta che abbia mai chiesto assistenza al consolato a Recife. L'unica interazione avuta con il connazionale risaliva a marzo, quando il console a Recife aveva chiesto a tutta la rete onoraria dipendente di censire le presenze degli italiani non iscritti in AIRE nella circoscrizione consolare.
  In quell'occasione, il console onorario a Salvador era entrato in contatto con il signor De Leo per conoscere le sue condizioni di salute e la sua eventuale intenzione di rientrare in Italia, Il connazionale comunicava la propria intenzione di non fare rientro in Italia. Da allora non c'è stato più alcun contatto. Il De Leo non risulta essere indigente. Qualora necessiti oggi di assistenza per il rientro in Italia, potrà rivolgersi al consolato a Recife per un prestito con promessa di restituzione, ove ne ricorrano le condizioni di legge.
  I summenzionati connazionali non procedevano neppure alla registrazione del loro viaggio in Brasile sul portale dell'unità di crisi «DoveSiamoNelMondo». Il signor Hitaj risulta iscritto con due utenze sul portale ma non ha alcun viaggio attivo, mentre non ci sono viaggi attivi per l'unico utente che risponde al nome Andrea De Leo (in assenza di dati, anagrafici non è possibile verificare se si tratti di un omonimo). In ogni caso, non avendo registrato il viaggio, qualora non abbiano almeno scaricato l'applicazione Unità di Crisi, attivandone la geolocalizzazione, non hanno ricevuto le varie informative diramate via sms dall'unità di crisi, di concerto con l'ambasciata d'Italia Brasilia.
  Riguardo alla situazione rientri dal Brasile, sull'altro portale dell'unità di crisi, ViaggiareSicuri.it, erano state pubblicate informazioni relative alle misure adottate dalle autorità brasiliane sin dal 25 febbraio. In data 3 marzo, veniva pubblicato un avviso in evidenza relativo all'annuncio della compagnia aerea LATAM della sospensione dei voli diretti da San Paolo a Milano, precisando anche che altre compagnie avrebbero potuto adottare misure analoghe e invitando tutti i connazionali a verificare con la compagnia aerea l'operatività dei propri voli. In data 11 marzo si segnalava la sospensione dei collegamenti della compagnia aerea portoghese TAP con l'Italia, con ricadute anche sul traffico aereo indiretto tra Italia e Brasile.
  Il 22 marzo 2020 su ViaggiareSicuri si segnalava che Alitalia avrebbe operato l'ultimo volo diretto da Rio de Janeiro verso l'Italia il 23 marzo. Il 25 marzo, sempre su ViaggiareSicuri, l'avviso in evidenza per il Brasile segnalava che «ALITALIA ha reso noto che il volo Rio de Janeiro-Roma sarà sospeso fino, al 30 aprile p.v. e che il volo San Paolo-Roma sarà operato nelle giornate del 25, 27, 28, 30 e 31 marzo (...). Per maggiori informazioni contattare direttamente la compagnia aerea o visitare la sezione Notizie e Comunicati Stampa del sito
web dell'Ambasciata d'Italia a Brasilia www.ambbrasilia.esteri.it o l'account. Twitter @ItalyinBrazil».
  I voli Alitalia segnalati sono stati operati regolarmente, pertanto il connazionale Hitaj avrebbe potuto avvalersene per rientrare in Italia.
  L'avviso in evidenza è stato successivamente aggiornato, con cadenza pressoché settimanale e, in ogni caso, ogniqualvolta l'ambasciata d'Italia a Brasilia abbia segnalato novità rilevanti. Si è inoltre inserita nell'avviso in evidenza su ViaggiareSicuri, sin dall'11 aprile 2020, l'indicazione relativa alla presenza di voli ancora operativi di AirFrance e Lufthansa su Parigi e Francoforte, città da cui è possibile raggiungere l'Italia.
  Il 7 maggio è stato pubblicato un avviso specifico per segnalare la disponibilità di un volo commerciale speciale italiano operato dalla compagnia NEOS Air, da San Paolo a Roma e Milano, con partenza il 14 maggio. Sempre il 7 maggio, per raggiungere il maggior numero di connazionali ancora in Brasile, l'unità di crisi ha inoltre inviato un sms ai cellulari e una notifica alle
App degli utenti registrati sul portale «DoveSiamoNelMondo».
  Il volo commerciale speciale operato da NEOS tra 14 e 15 maggio (costo del biglietto da San Paolo a Milano Malpensa 990 euro) ha riportato in Italia 243 connazionali. Negli stessi giorni, è stato operato anche un volo speciale della compagnia locale Azul, che ha riportato 18 connazionali.
  Dal Brasile sono tuttora attivi collegamenti di linea assicurati da AirFrance e Lufthansa. Per quanto riguarda i prezzi elevati dei biglietti, il consolato a Recife può fornire assistenza nella forma di prestiti con promessa di restituzione, se i connazionali dovessero risultare effettivamente non in grado di sostenere le spese del rientro.
  Dal 10 marzo 2020 ad oggi, sono rientrate in Italia, grazie ad oltre 1.178 operazioni di varia natura, promosse o facilitate dalla Farnesina, da 121 Paesi, oltre 111.000 persone.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il coronavirus sta mietendo morti ad una velocità impressionante;

   in Cina sono state accertate 259 morti a causa della contrazione del virus;

   il virus si sta propagando con una velocità anomala: ad oggi, in Cina, sono stati accertati 12.000 contagi;

   la sua rapida diffusione ha indotto le stesse autorità cinesi ad assumere misure draconiane di profilassi con provvedimenti restrittivi nei confronti di decine di milioni di persone;

   al fine di contrastare efficacemente il virus è dirimente conoscerne l'origine effettiva;

   al centro di Wuhan, la megalopoli cinese dove si è registrato il primo caso di coronavirus, da tre anni, è stato installato un gigantesco laboratorio in cui vengono studiati i più letali virus al mondo;

   l'ex ufficiale dell'intelligence militare israeliana, Dany Shoham, esperto di guerra batteriologica, ha rivelato che a Wuhan c'è un laboratorio collegato al programma segreto di armi chimiche portato avanti da Pechino;

   si tratterebbe di un laboratorio destinato allo studio di virus mortali;

   il Washington Times ha riportato che, all'interno di Wuhan, «sono probabilmente utilizzate, in piani di ricerca e sviluppo, armi biologiche»;

   non è un mistero che la Cina, proprio a Wuhan, studiasse virus letali nella corsa alla guerra batteriologica mondiale;

   le autorità cinesi accreditano l'idea che il virus si sarebbe propagato dalla macellazione di animali nel mercato di Wuhan o ancora dal contagio tramite il pipistrello o il serpente;

   la prestigiosa rivista scientifica Nature aveva parlato due anni fa del «piano per costruire tra i cinque e i sette laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL-4) in tutto il continente cinese entro il 2025»;

   ancora la predetta rivista ospitava il 23 febbraio 2017 un articolo che avvertiva sul fatto che «fuori della Cina, alcuni scienziati si preoccupano infatti che gli agenti patogeni possano fuoriuscire dall'impianto, aggiungendo una dimensione biologica alle tensioni geopolitiche tra la Cina e altre nazioni»;

   il predetto articolo veniva rilanciato in Italia da Le Scienze, versione italiana di Scientific American;

   ferme restando le ufficiali rassicurazioni del Governo cinese in ordine alla propagazione del virus alternativamente o dal mercato del pesce di Wuhan o da un serpente o da un pipistrello, è necessario scongiurare con certezza che il virus possa, per errore, essere fuoriuscito dal laboratorio di Wuhan;

   la correlazione fra la struttura batteriologica di Wuhan e la diffusione del virus serpeggia ed è necessario poterla smentire categoricamente;

   ad alimentare i dubbi sulla origine del virus certamente concorrono le misure draconiane assunte dalle stesse autorità cinesi che hanno introdotto controlli di classe A per il contenimento del virus e hanno assunto provvedimenti restrittivi verso decine di milioni di persone, con ciò assumendo misure di profilassi apparentemente spropositate rispetto alle informazioni scientifiche diramate sul virus e sulla sua origine –:

   se i Ministri interrogati abbiano raccolto elementi scientifici per escludere una qualsivoglia correlazione fra la diffusione del cosiddetto coronavirus e il laboratorio batterico di Wuhan;

   se i Ministri interrogati abbiano interloquito con le competenti autorità cinesi per avere le medesime conoscenze scientifiche su origine, capacità e modalità di propagazione del virus ed eventuali risposte in termini antivirali.
(4-04618)

  Risposta. — Fin dall'emergere delle prime notizie sulla diffusione del nuovo coronavirus (nCov-2019), le competenti autorità italiane hanno mantenuto costanti contatti con le autorità cinesi e con l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) al fine di monitorare l'evolversi della situazione e adottare le necessarie, tempestive contromisure.
  In particolare nell'ambito del Comitato di emergenza dell'Oms, un costante ed intenso coordinamento, insieme a scambi di informazioni volti a comprendere l'evoluzione dell'epidemia e la sua fonte, hanno permesso di condividere sistematicamente i dati disponibili su tutti i casi di infezione, intensificare e meglio mirare le azioni di sorveglianza e ricerca di casi su tutto il territorio nazionale, effettuare sistematici controlli negli aeroporti e porti internazionali, con l'obiettivo di individuare tempestivamente i viaggiatori sintomatici.
  L'Italia si è sempre espressa chiaramente in tutte le sedi (Oms, G7 e G20) per la collaborazione solidale e coordinata nella lotta al Covid-19 e per la trasparente condivisione delle relative informazioni scientifiche. Come ricordato dall'Oms è fondamentale assicurare un
reporting accurato e tempestivo per poter continuare ad avere una corretta cognizione delle dimensioni e della letalità della pandemia a livello globale.
  In ambito Oms, in occasione della 73ma Assemblea mondiale della salute, la comunità internazionale ha adottato consensualmente una risoluzione, presentata inizialmente dall'Unione europea, dall'Italia e da tutti gli altri Stati membri e alla fine co-sponsorizzata da più di 140 Paesi. La risoluzione ha inequivocabilmente affermato la necessità di adottare approcci basati sulla cooperazione internazionale, la trasparenza e la responsabilità condivisa. La risoluzione ha inoltre dato indicazione al direttore generale dell'Oms di avviare, non appena possibile, una valutazione indipendente ed imparziale sull'efficacia degli strumenti e protocolli internazionali vigenti e attuati in questa crisi, al fine di elaborare raccomandazioni utili al miglioramento della preparazione e risposta a tali crisi. Questa valutazione riveste rilevanza prioritaria e sarà utile ad individuare aree di miglioramento per il sistema internazionale. Sarà necessario evitare strumentalizzazioni di tale esercizio, che deve essere, come detto, imparziale ed indipendente. Le procedure di costituzione del
Panel indipendente, incaricato di svolgere questa valutazione, sono state attivate in ambito Oms e si prevede, al più presto, l'avvio dei lavori. Sulla base di questo approccio il Governo intende sottolineare l'importanza di concentrarsi sull'accertamento delle origini della pandemia e sul miglioramento del sistema globale di prevenzione e risposta alle crisi. Un'impostazione fatta propria anzitutto dall'Assemblea mondiale della salute, in modo unanime.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Manlio Di Stefano.


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il regolamento (CE) N. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale ha sostituito i previgenti con un nuovo sistema di coordinamento dei regimi nazionali, privilegiando il principio della lex loci laboris;

   l'articolo 11 del citato Regolamento prevede che il cittadino che esercita un'attività subordinata in uno Stato membro sia soggetto alla legislazione in materia di sicurezza sociale di tale Stato, superando quanto previsto dalla previgente normativa europea che prevedeva per il lavoratore il diritto di optare per il sistema di sicurezza sociale maggiormente vantaggioso;

   tale norma, la cui attuazione decorre dal 1° maggio 2020, si configura come una reformatio in peius per gli impiegati a contratto della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di cui all'articolo 152 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967, in ragione del coatto passaggio dal sistema previdenziale retributivo italiano, per il quale gli impiegati a contratto avevano optato, a quello del Paese di residenza: sotto il profilo della spettanza pensionistica questa è decurtata in media di 700 euro mensili e, in ragione dell'onere dei contributi previdenziali locali maggiori rispetto a quelli versati all'Inps la retribuzione subisce una contrazione mensile tra i 380 e i 580 euro;

   l'articolo 16 del citato regolamento ha previsto la possibilità in capo a due o più Stati membri, di accordarsi, nell'interesse di una categoria, su specifiche deroghe, al momento raggiunte per buona parte dei Paesi rientranti negli ambiti applicativi del regolamento medesimo; soltanto in Belgio, Olanda e Danimarca non si è giunti ad un accordo, con il paradosso che i circa 30 impiegati a contratto di nazionalità italiana, operanti nei citati Paesi, sebbene si trovino a pochi anni dall'acquisizione dei requisiti per accedere alla pensione, sono collocati in una sorta di «limbo previdenziale», per il coatto transito al sistema locale, con stravolgimento dei diritti acquisiti e la creazione di una nuova categoria di «esodati», nella completa inerzia della pubblica amministrazione;

   l'assenza di deroghe per i 30 impiegati legittima una sperequazione di trattamento che viola il principio di parità di condizioni in termini assicurativi-contributivi; tale disparità potrebbe essere oggetto di ricorso in sede amministrativa, esponendo l'amministrazione ad oneri significativi sul medio periodo;

   ai sensi dell'articolo 11, il comma 3, lettera b) del citato regolamento, un «pubblico dipendente è soggetto alla legislazione dello Stato membro al quale appartiene l'amministrazione da cui egli dipende»; pertanto, in assenza di un accordo derogatorio bilaterale, l'Amministrazione potrebbe ricorrere a siffatta deroga diretta almeno per quanto attiene la disciplina previdenziale, al fine di colmare l'attuale vulnus per i suddetti esodati amministrativi;

   è auspicabile considerare gli impiegati a contratto di nazionalità italiana come assimilati allo status di pubblico dipendente, di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d) del regolamento (CE) n. 883/2004, almeno per quanto attiene alla disciplina previdenziale prevista dal regolamento, anche in ragione della specificità contrattuale che caratterizza i dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:

   se il Governo non ritenga di intervenire per quanto di competenza e nelle opportune sedi anche nazionali, al fine di prevedere l'assimilazione degli impiegati a contratto di nazionalità italiana allo status di pubblico dipendente, di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d), del regolamento (CE) n. 883/2004, almeno per quanto attiene alla disciplina previdenziale in esso prevista, in ragione della specificità contrattuale dei dipendenti del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;

   quali iniziative, nei limiti delle proprie competenze, il Governo intenda intraprendere per salvaguardare i diritti previdenziali dei trenta impiegati a contratto di cui in premessa, acquisiti e compromessi con effetto retroattivo per scelta, a giudizio dell'interrogante di dubbia legittimità, dall'entrata in vigore del regolamento (CE) n. 883/2004.
(4-05986)

  Risposta. — Come già ricordato nella risposta all'interrogazione n. 4-04666, il Regolamento CE 883/2004 sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale stabilisce che gli impiegati a contratto attualmente iscritti all'INPS in servizio delle nostre rappresentanze diplomatiche negli altri Stati membri dell'Unione europea, nello Spazio economico europeo e in Svizzera debbano transitare al sistema previdenziale locale a partire dal primo maggio 2020.
  L'articolo 16 del Regolamento prevede la possibilità per gli Stati membri di concedere una deroga ulteriore al periodo transitorio decennale, a condizione che venga concluso a riguardo un accordo bilaterale.
  Al fine di tutelare gli interessi dei propri dipendenti che abbiano fatto richiesta di deroga, dal 2014 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha facilitato la conclusione di accordi in deroga con le autorità omologhe dei Paesi dell'Unione europea, dello Spazio economico europeo e con le autorità svizzere. Gli accordi sono stati raggiunti con tutti i Paesi coinvolti entro la scadenza prevista del 30 aprile 2020. In particolare, in relazione ai Paesi cui fa riferimento l'interrogante, sono state raggiunte intese tecniche con i Paesi Bassi e la Danimarca e un accordo in deroga con il Belgio.
  Farnesina e Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con l'intervento della Ministra Catalfo e di concerto con l'INPS, hanno compiuto ogni sforzo per consentire al personale di ricevere un trattamento pensionistico adeguato e soddisfacente, nel rispetto della normativa comunitaria e a garanzia delle tutele previdenziali degli interessati. L'obiettivo principale è stato quello di evitare pregiudizi economici nei confronti del personale a contratto.
  I 29 impiegati a contratto del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di cui si fa menzione nell'interrogazione, sono regolarmente assoggettati ai rispettivi sistemi previdenziali dei Paesi in cui prestano servizio, al pari di tutti i lavoratori europei, in qualità di personale assunto a contratto dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti italiani di cultura (ai sensi del Titolo VI del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967). Con l'iscrizione ai sistemi di previdenza locale, il personale a contratto completa il raggiungimento dei requisiti per il collocamento a riposo, nel rispetto delle condizioni previste dalla legge e mediante l'istituto della totalizzazione dei contributi.
  La mancata inclusione di questi 29 impiegati a contratto all'interno degli accordi in deroga citati in precedenza è frutto delle stringenti condizioni poste da Belgio, Danimarca e Paesi Bassi. Questi Paesi, nonostante gli sforzi diplomatici italiani, non hanno consentito il mantenimento di tutto il personale nel regime previdenziale del nostro Paese.
  Inoltre, non sussistono nel caso in questione i presupposti per una violazione del principio di parità di condizioni di trattamento degli impiegati a contratto, in quanto l'iscrizione ai sistemi di previdenza locale delle 29 unità coinvolte è in linea con quanto disposto dal Regolamento 883/04. La mancata deroga per questi impiegati a contratto operata da Belgio, Danimarca e Paesi Bassi è anch'essa frutto di una decisione sovrana di quegli Stati e prevista dallo stesso Regolamento.
  L'ipotesi di deroga prevista dall'articolo 11, paragrafo 3, lettera
b), del Regolamento 883/04, riguarda i soli dipendenti pubblici. La normativa che regola gli impiegati a contratto della rete diplomatico-consolare, sia a legge locale che a legge italiana, non prevede che essi rientrino in questa categoria. Giurisprudenza civile e amministrativa è unanime nel confermare la netta distinzione, la non equiparabilità, e l'eterogeneità dei dipendenti a contratto rispetto al personale di ruolo della Pubblica amministrazione e al pubblico impiego privatizzato, sotto il profilo giuridico ancor prima che economico.
  Anche il Ministero del lavoro ritiene che non si possa ricorrere all'articolo 11 del Regolamento CE 883/04 (assimilando il personale a contratto ai dipendenti pubblici) per superare i limiti di deroga delineati da Belgio, Danimarca e Paesi Bassi. In conseguenza dell'applicazione del Regolamento, le eventuali perdite nette di capacità d'acquisto dovute all'assoggettamento degli impiegati a contratto ai sistemi di previdenza locale potranno essere corrette attraverso i meccanismi di revisione stipendiale previsti dall'articolo 157 del decreto del Presidente della Repubblica n. 18 del 1967. Farnesina e Ministero del lavoro restano a disposizione anche a questo riguardo per continuare a fornire a tutto il personale della rete estera il massimo sostegno possibile.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ivan Scalfarotto.


   FOGLIANI e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sembra ormai ufficiale che i presidi estivi di polizia quest'anno non ci saranno, stando alle comunicazioni diramate del dipartimento della pubblica sicurezza che ha stabilito di non poter inviare i tradizionali rinforzi estivi sull'intero territorio nazionale;

   proprio quest'anno che sono necessari gli ulteriori controlli anti-assembramenti dovuti al rispetto dei protocolli previsti per il contenimento dell'emergenza sanitaria, il Ministero sembra ritenere, per carenza di organico, di dover lasciare soltanto alla polizia locale dei comuni delle tradizionali località turistiche l'onere di mantenere l'ordine e la sicurezza pubblica e sanitaria;

   si tratta di località turistiche, come quelle della riviera veneta, che nel periodo estivo vedono raddoppiate le presenze sul proprio territorio e che necessitano pertanto di una ulteriore presenza delle forze dell'ordine proprio per le accresciute esigenze di tutela della sicurezza pubblica e di contrasto ai fenomeni criminosi connessi anche all'aumento della popolazione;

   a Caorle, del resto, il presidio estivo non c'è più ormai da due anni, ma ora mancheranno anche quelli di Bibione, Jesolo, Lido di Venezia, Sottomarina e Rosolina Mare;

   tali rinforzi, peraltro, servono ad evitare il collasso del sistema e a garantire che la sicurezza dei cittadini non sia messa a rischio, soprattutto quest'estate in cui bisogna garantire anche la sicurezza dal punto di vista sanitario e, aspetto non meno trascurabile, a consentire agli operatori delle forze dell'ordine di operare in condizioni adeguate all'intervento di polizia di volta in volta richiesto;

   sono già note da tempo le indagini giudiziarie che hanno rilevato la presenza di infiltrazioni mafiose nel litorale del Veneto Orientale e, più in generale, nel territorio veneto e lasciare scoperti i rinforzi dei presidi estivi nelle località turistiche nel periodo in cui sono affollate di turisti rappresenta un pessimo segnale di assenza dello Stato –:

   se intenda confermare la decisione di non inviare i tradizionali rinforzi estivi nelle tradizionali località turistiche, come avvenuto, invece, negli anni passati, e se intenda adottare iniziative per rivedere tale disposizione, alla luce dell'ulteriore fattore derivante dall'emergenza sanitaria da Covid-19, al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza e contribuire, in tal modo, anche al rilancio del settore turistico italiano duramente colpito dalla crisi economica che si è determinata a seguito dell'emergenza sanitaria.
(4-06268)

  Risposta. — In relazione a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  In relazione alle esigenze di intensificazione della vigilanza, dovute al maggior afflusso turistico nell'area lagunare e nelle località balneari della provincia di Venezia, la locale prefettura ha rappresentato che è stata disposta L'aggregazione di alcune aliquote di personale della Polizia di Stato territoriale, di equipaggi del reparto prevenzione crimine di Padova e l'immissione di 18 automezzi e 27 unità, tratte dalle risorse a disposizione del comando legione Carabinieri «Veneto».
  Quest'ultime sono state inviate dall'inizio del mese di luglio presso le stazioni ubicate nelle località turistiche.
  Le attività di controllo del territorio svolte dal comando provinciale dei Carabinieri sono inoltre quotidianamente supportate dalle squadre di intervento operativo del 4o battaglione carabinieri, che operano nei territori della provincia a maggior tasso delinquenziale e in quelli in cui è più alta la presenza turistica.
  Inoltre, al fine di incrementare la proiezione esterna, anche in relazione all'assolvimento dei compiti connessi all'esigenza di contenere il fenomeno epidemiologico in atto, sono stati rimodulati gli orari di apertura al pubblico delle stazioni Carabinieri per ottimizzare le risorse e garantire una maggiore prossimità al cittadino.

Il Viceministro dell'interno: Matteo Mauri.


   FOTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Conapo, sindacato autonomo dei vigili del fuoco, ha indetto una manifestazione davanti a Montecitorio volta a richiedere che sia riservato al personale del Corpo un trattamento economico e pensionistico identico agli altri Corpi dello Stato dipendenti dal Ministero dell'interno;

   per il Conapo, come anche certificato dai dati dell'Istat, i vigili del fuoco percepiscono mediamente circa 7000,00 euro in meno all'anno rispetto agli appartenenti alla polizia di Stato, corrispondente indicativamente al 20 per cento in meno;

   detto divario si riverbera, inevitabilmente, anche sui trattamenti pensionistici;

   l'interrogante ha già denunciato, in precedenti atti ispettivi, le criticità che interessano i vigili del fuoco di Piacenza, con particolare riferimento alle necessità di incrementare l'organico;

   il lavoro dei vigili del fuoco, che quotidianamente mettono a repentaglio la propria incolumità a salvaguardia dei cittadini e al servizio dello Stato, merita pari dignità, anche e soprattutto in riferimento al trattamento economico, rispetto a quanto previsto per gli altri Corpi –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, come più volte promesso, per l'istituzione di un fondo economico dedicato alla eliminazione del divario di trattamento rappresentato in premessa e, in caso affermativo, con quale dotazione finanziaria.
(4-04125)

  Risposta. — Con riferimento a quanto rappresentato nell'atto di sindacato ispettivo in esame, si rappresenta quanto segue.
  Su un piano più generale va rilevato che le attività di soccorso pubblico e di prevenzione incendi, come tutti gli altri compiti assegnati, quali la difesa civile e il concorso come componente fondamentale del Servizio nazionale di protezione civile, sono indicative del rilievo che va riconosciuto alle funzioni svolte dal Corpo nazionale. Attività e funzioni che sono sempre garantite attraverso l'immediata operatività delle strutture e l'elevatissima professionalità degli operatori.
  Sulla base di quanto disposto dall'articolo 1, comma 133, legge 27 dicembre 2019, n. 160 (legge di bilancio per il 2020), nello stato di previsione del Ministero dell'interno è stato istituito un apposito fondo per la valorizzazione del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, nell'ottica di una maggiore armonizzazione del trattamento economico a quello del personale delle Forze di polizia.
  Al fondo è attribuita una dotazione di 65 milioni di euro nell'anno 2020, di 120 milioni di euro nell'anno 2021 e di 165 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2022.
  In attuazione di quanto previsto dal citato articolo 1, comma 133, il decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, all'articolo 20 dispone la ripartizione delle risorse previste dal fondo sulla base dei seguenti criteri:

   incremento progressivo, nel triennio 2020-2022, della misura delle voci retributive fisse e continuative del personale del Corpo (stipendio tabellare, indennità di rischio e mensile, assegno di specificità) mediante parametrazione agli analoghi istituti retributivi delle corrispondenti qualifiche delle forze di polizia, tenendo conto dei rispettivi livelli di responsabilità e di esperienza professionale;

   incremento progressivo nel triennio in parola delle risorse destinate al trattamento economico accessorio;

   incremento progressivo delle risorse destinate al personale che espleta funzioni di soccorso professionalizzato, per ciascuno dei settori in cui si articolano le specialità del Corpo (aeronaviganti, sommozzatori, nautici);

   valorizzazione economica delle funzioni e delle responsabilità afferenti al personale dei ruoli direttivi e dirigenziali dei Corpo nazionale;

   riconoscimento dell'impegno profuso dal Corpo per fronteggiare le eccezionali esigenze del soccorso pubblico, mediante l'istituzione dell'assegno una tantum per il personale operativo di base con elevata anzianità di servizio.

  Tale ripartizione ha comunque visto il coinvolgimento di tutte le rappresentanze sindacali del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con le quali è stato aperto un confronto sulle modalità di distribuzione delle predette risorse.
  Per quanto invece riguarda la dotazione organica del personale operativo attualmente assegnato al comando di Piacenza, si fa presente che la presenza effettiva del personale operativo è costituita da 174 unità (115 vigili del fuoco e 59 capo squadra/capo reparto) su 194 teoriche (125 vigili del fuoco e 69 capo squadra/capo reparto) con uno scostamento negativo fra la pianta organica teorica ed effettiva pari a circa il 10 per cento in linea con la media nazionale.
  Si fa presente, infine, che!a dotazione organica del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sarà progressivamente integrata, in più fasi, come previsto dal recente decreto ministeriale 2 dicembre 2019 che ha aggiornato la ripartizione delle dotazioni organiche nel rispetto dei nuovi aumenti di organico disposti dalla legge di bilancio 30 dicembre 2018, n. 145 e nel quadro di insieme delle priorità di potenziamento rilevate in ambito nazionale.
  In particolare, per il comando di Piacenza il citato decreto ha previsto un aumento progressivo della dotazione organica, da attuarsi in più fasi, che sarà portato a complessive 201 unità (132 vigili del fuoco e 69 capo squadra/capo reparto).

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte del 31 dicembre 2019 in via Emilio Gola, a Milano, una squadra di cinque vigili del fuoco del comando provinciale, intervenuta sul posto su segnalazione di alcuni residenti per spegnere un rogo appiccato in mezzo alla strada tra i rifiuti abbandonati all'angolo con via Pichi, è stata accerchiata e violentemente aggredita da un centinaio di giovani che hanno cominciato a insultare e lanciare bottiglie e altri oggetti sia contro i pompieri che contro il loro automezzo;

   durante la brutale aggressione, vista anche la disparità numerica dei pompieri, in cinque, rispetto al numero degli assalitori, alcuni ragazzi sono poi riusciti a sottrarre addirittura le chiavi dell'autopompa, con ciò impedendo ai Vigili di poter attivare l'impianto idraulico e spegnere l'incendio, che poteva quindi allargarsi fino agli stabili limitrofi e alle macchine parcheggiate e provocare ulteriori e gravissimi danni anche a persone;

   a testimonianza del gravissimo episodio, che ha avuto ampia eco anche sulla stampa nazionale, vi sarebbero perfino dei video girati con gli smartphone e poi fatti circolare in rete dagli stessi partecipanti all'aggressione che mostrano i ragazzi nell'atto di assalire e insultare i cinque vigili del fuoco;

   per sedare la violenta aggressione e consentire ai pompieri di spegnere l'incendio ed evitare così ulteriori danni, è stato addirittura necessario l'intervento delle forze dell'ordine che sono immediatamente accorse sul posto con tre volanti;

   secondo quanto riportato dalla stampa, la procura di Milano sta già indagando su quanto accaduto e la polizia, intervenuta in supporto dei vigili del fuoco la sera stessa dell'aggressione, starebbe identificando i responsabili, in parte volti già noti alle forze dell'ordine, ai quali potrebbero essere contestati, i reati di resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e porto di armi improprie, dato che dai video emergerebbe che alcuni appartenenti al gruppo degli aggressori avrebbero sparato addirittura colpi di pistola a salve;

   la zona di via Gola, nel cuore del quartiere Navigli di Milano, non è nuova ad episodi di vandalismo e microcriminalità, tanto che già tre anni fa si verificò un episodio analogo, ed i residenti ormai esasperati dal degrado chiedono l'immediato ripristino della legalità nel quartiere;

   sempre secondo quanto riportato dalla stampa, alcuni degli aggressori sarebbero membri di un centro sociale abusivo molto attivo nella zona, «Cuore in Gola», di cui è stato già chiesto l'immediato sgombero –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza abbia già assunto o intenda assumere relativamente alla gravissima aggressione avvenuta ai danni dei vigili del fuoco in via Emilio Gola a Milano la notte del 31 dicembre 2019 e se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per procedere allo sgombero immediato dell'immobile occupato abusivamente dal centro sociale Cuore in Gola.
(4-04417)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame si fa presente quanto segue.
  La notte del 31 dicembre 2019, una squadra del comando dei vigili del fuoco di Milano, composta da cinque operatori, è intervenuta per spegnere un incendio di rifiuti e materiali vari sulla sede stradale all'incrocio tra via Emilio Gola e via Mario Pichi a Milano, zona Navigli.
  Il personale operativo giunto sul posto è stato circondato da alcune persone che hanno cercato di ostacolare l'estinzione dell'incendio. Nonostante il lancio di bottiglie, petardi e oggetti vari, anche dai piani degli stabili, la squadra ha iniziato le operazioni di spegnimento, nella consapevolezza del pericolo derivante dall'incendio, determinato dalla prossimità di persone, abitazioni e veicoli all'area.
  Dopo alcuni minuti, tuttavia, le operazioni sono state interrotte a causa del furto, da parte di ignoti, delle chiavi del veicolo antincendio, che a motore spento non è in grado di erogare acqua e quindi di svolgere la sua funzione. Di conseguenza, il comando dei vigili del fuoco ha inviato un'altra autobotte per ultimare le operazioni di spegnimento e, nel frattempo, sono state recuperate le chiavi di scorta del primo veicolo. Contestualmente, sono intervenute anche le forze dell'ordine e l'intervento è terminato senza infortuni per il personale operante.
  Le indagini condotte dalla locale Questura hanno consentito di individuare diversi presunti responsabili dei disordini sopra descritti. Al riguardo, si evidenzia che il successivo 16 gennaio le forze di polizia sono intervenute negli appartamenti occupati abusivamente presso il complesso Aler di via Gola e via Pichi, per dare esecuzione a sette decreti di perquisizione personale e locale, disposti dalla locale autorità giudiziaria. Gli indagati, tra cui tre minori, sono stati accompagnati in questura per essere sottoposti ai rilievi foto-dattiloscopici e sono stati denunciati all'autorità giudiziaria per vari reati; uno di loro, risultato non in regola sul territorio, è stato espulso con accompagnamento alla frontiera. In quest'occasione sono stati liberati tre alloggi, occupati abusivamente dai nuclei familiari degli indagati.
  Attualmente sono in corso indagini per l'identificazione di eventuali ulteriori responsabili dei fatti in argomento.
  Per quanto riguarda più in generale la situazione delle occupazioni abusive degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, la prefettura di Milano ha riferito che da un totale di 4,487 occupazioni censite al 1° gennaio 2019, si è passati a 3.943 alloggi occupati al 1° gennaio di quest'anno. Il dato è comprensivo degli immobili di entrambi i soggetti gestori nel territorio della Città metropolitana di Milano, ovvero azienda Lombardia edilizia residenziale (Aler) e Metropolitana milanese.
  Anche con riferimento ai reati di invasione di terreni o edifici (articolo 633 del codice penale), i dati statistici relativi al Comune di Milano registrano un andamento decrescente: in particolare, nel 2019 ci sono stati 698 casi rispetto ai 743 del 2018 e ai 902 del 2017.
  In merito alle persone denunciate/arrestate per i citati delitti, nell'anno 2019 il numero complessivo delle segnalazioni ammonta a 801, rispetto alle 800 del 2018 e alle 1.173 dei 2017.
  Per quanto concerne la situazione di via Gola, va evidenziato che la problematica delle occupazioni abusive è stata esaminata più volte in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica coordinata dal Prefetto di Milano.
  In particolare, nella riunione del 22 gennaio 2020, è emersa la concorde volontà, anche da parte dell'amministrazione comunale di Milano, e della regione Lombardia, di avviare una decisa azione di contrasto alle occupazioni abusive nel quartiere interessato dalla vicenda sopra descritta. In tale direzione sono state tracciate le linee strategiche essenziali, che prevedono la pianificazione di sgomberi in alcuni stabili, al fine di massimizzare l'efficacia delle operazioni.
  In quella sede, inoltre, si è convenuto che l'ente gestore definisca il censimento degli occupanti abusivi che sarà portato in sede di tavolo tecnico per individuare le modalità operative dell'intervento, assicurando la compattezza e la contiguità delle porzioni immobiliari da liberare.
  Il comune di Milano, anche con le risorse rese disponibili a tal fine dal Ministero dell'interno, garantirà l'accoglienza di breve periodo, con percorsi di accompagnamento all'autonomia, per i soggetti fragili e i nuclei familiari che dovranno liberare gli alloggi.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per gli affari europei, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 5 marzo 2020 ha avuto luogo a Parigi la riunione della Commissione permanente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa;

   il presidente della delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea si è visto negare la possibilità di partecipare ai lavori da un provvedimento preso dal Parlamento francese sulla base delle nuove disposizioni adottate in Francia relative alla limitazione della circolazione delle persone che provengono da zone ad alto rischio di contagio da coronavirus;

   risulta evidente che, negando l'ingresso al Presidente della delegazione italiana, si impedisce alla nostra Nazione la possibilità di partecipare ai lavori, violando i più elementari principi di partecipazione democratica;

   l'esclusione del presidente della delegazione italiana appare all'interrogante un atto del tutto arbitrario, posto che lo stesso né proveniva dalla zona rossa, né presentava alcun sintomo della malattia –:

   quali opportune iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, nei rapporti con la Francia in relazione a quanto esposto in premessa;

   se non ritenga di adottare iniziative affinché, in Europa e in ambito internazionale, siano adottati protocolli uniformi per quanto attiene alla prevenzione della diffusione del coronavirus e affinché gli stessi protocolli siano applicati in modo indifferenziato.
(4-04925)

  Risposta. — Il 5 marzo si è svolta in video conferenza la riunione del Joint Committee del Consiglio d'Europa, che riunisce i rappresentanti al Comitato dei Ministri (CM), riuniti nella sede del Consiglio d'Europa a Strasburgo e i membri del Bureau dell'Assemblea parlamentare (Pace), riuniti presso l'Assemblea nazionale francese. La riunione ha avuto come oggetto la consultazione tra i due organi del Consiglio d'Europa in merito all'elezione del vicesegretario generale dell'organizzazione. Nella stessa giornata si è anche riunito il Bureau della Pace, sempre presso l'Assemblea nazionale francese.
  Con brevissimo preavviso rispetto agli inizi dalla riunione del
Joint Committee e della riunione del Bureau, il deputato Alvise Maniero, presidente della delegazione italiana presso la Pace, che aveva partecipato alla vigilia, sempre a Parigi, ad una riunione del Comitato per il regolamento del Consiglio d'Europa, ha ricevuto l'indicazione che non sarebbe stato ammesso nei locali dell'Assemblea nazionale francese a seguito di una decisione che, a quanto appreso, sarebbe stata presa d'intesa tra il Presidente dell'Assemblea nazionale francese ed il Presidente dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, Tale decisione, nella versione fornita dal Consiglio d'Europa, troverebbe fondamento nelle indicazioni delle autorità sanitarie francesi sulle aree a rischio, soprattutto in quel momento in rapida evoluzione.
  In apertura della riunione del
Joint Committee, il Rappresentante permanente d'Italia presso il Consiglio d'Europa e membro del CM, ambasciatore Giacomelli, ha preso la parola per esprimere profondo rincrescimento e protestare per il fatto che al capo della delegazione italiana fosse stato impedito di partecipare alla riunione, sollevando dubbi sulla legittimità della riunione stessa e per chiedere chiarezza sulle misure restrittive che sarebbero state applicate dal Consiglio d'Europa in occasione di future riunioni.
  Il giorno successivo, il 6 marzo 2020, l'ambasciatore Giacomelli ha inviato una lettera alla segretario generale del Consiglio d'Europa Buric per lamentare il trattamento ricevuto dall'onorevole Maniero, chiedere delucidazioni sulle basi della decisione presa, nonché chiedere di verificare la legittimità delle due riunioni svoltesi senza che uno Stato membro fosse rappresentato. L'Ambasciatore ha anche evidenziato come, in questo delicato momento, sia fondamentale ricevere istruzioni chiare che permettano di evitare qualsivoglia tipo di discriminazioni tra Stati membri del Consiglio d'Europa.
  A questa lettera la segretaria Generale Buric ha risposto il 9 marzo 2020 attribuendo la competenza alla Pace.
  Anche l'Ambasciata d'Italia a Parigi ha profuso il massimo sforzo per fare luce sulla vicenda, prendendo contatto con tutti gli organi francesi interessati. Da quanto ricostruito, nei giorni precedenti la riunione erano intercorsi vari contatti tra gli uffici dell'Assemblea nazionale e quelli della Pace per definire le modalità di accesso alla riunione. In particolare, martedì 25 febbraio l'Ufficio di Presidenza dell'Assemblea nazionale francese avrebbe comunicato alla Pace alcune misure precauzionali concernenti le restrizioni per l'accesso dei parlamentari provenienti dai Paesi e dalle regioni a rischio. A tali misure fa riferimento anche il Presidente dell'Assemblea nazionale francese, Richard Ferrand, in una lettera indirizzata il 6 marzo 2020 al Presidente della Camera Fico, in risposta alla lettera con cui quest'ultimo segnalava la vicenda dell'onorevole Maniero al Presidente Ferrand. Le predette misure precauzionali sarebbero state confermate da un accordo tra il Presidente dell'Assemblea nazionale Ferrand e il Presidente della Pace Daems solo il 5 marzo 2020 in mattinata, con conseguente tardiva comunicazione al deputato Maniero.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ivan Scalfarotto.


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso mercoledì 15 luglio 2020, è stato ritrovato nella sua casa, a Villa Ferro, località San Vicente del Caguan, nel dipartimento meridionale colombiano di Caquetà, il corpo senza vita di Carmine Mario Paciolla, giovane napoletano di 33 anni, collaboratore delle Nazioni Unite in Colombia;

   da quanto si apprende da articoli di stampa la polizia dipartimentale colombiana avrebbe lasciato intendere che si sia trattato di suicidio, ma ha comunque fatto sapere di aver aperto un'inchiesta per chiarire la tragica vicenda;

   i media locali starebbero, invece, riportando una versione dei fatti molto differente rispetto a quella fornita dalla polizia colombiana e citano la presenza di «ferite da taglio sul corpo» che farebbero pensare ad un omicidio;

   Paciolla aveva alle spalle numerose esperienze di cooperazione per alcune onlus che lo avevano impegnato in tutti i continenti;

   l'ultimo viaggio risale al 27 dicembre 2019, quando da Napoli era partito proprio per la Colombia, dove stava portando avanti un progetto proseguito nonostante le estreme restrizioni del Governo colombiano dovute al lockdown messo in atto per contrastare la pandemia da COVID-19. Il giovane napoletano faceva parte di un team di verifica degli accordi di pace Onu in Colombia;

   secondo le ultime informazioni sembrerebbe che Paciolla avesse accompagnato il governatore di Caquetà e il sindaco di San Vicente a dialogare con le comunità rurali del posto e con le quali avviare processi di allontanamento dal mondo della malavita per ripartire con progetti di rilancio agricolo ed economico, favoriti dal Governo e garantiti dall'Onu;

   i genitori di Carmine Mario Paciolla alla stampa hanno spiegato che il figlio al momento della partenza era di umore tranquillo, mentre negli ultimi giorni era sicuramente molto tormentato, secondo i genitori e gli stessi compagni di lavoro, a causa del luogo in cui si trovava e dei contatti che aveva avuto con persone di cui non aveva fornito dettagli;

   secondo la madre Carmine era letteralmente «terrorizzato» per qualcosa che aveva «visto, capito, intuito» nell'ultima settimana. Aveva spiegato alla madre di aver «parlato chiaro» e che «così si era messo in un pasticcio»;

   l'Onu in Colombia ha come missione di favorire un processo di pacificazione rispetto ad una «guerra» mai dichiarata, seppur lacerante, che va avanti da 50 anni e che sembrava doversi spegnere quando a fine 2016 il presidente colombiano Santos e il generale delle Fare Timochenko hanno firmato un accordo di pace;

   il mondo del narcotraffico ha trovato terreno fertile per aumentare le coltivazioni e allargare il business del traffico di droga e le persone, soprattutto quelle delle aree più disagiate, hanno aderito alle modalità criminali, entrando in conflitto con il Governo centrale che non è riuscito a contrastarle;

   gli stessi ex guerriglieri Farc sono un obiettivo delle bande criminali che fino ad ora, in totale, hanno ucciso 199 persone. La regione di Caquetà, dove operava Paciolla, è al quarto posto per numero di omicidi –:

   quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere il Ministro interrogato affinché il Governo colombiano si assuma l'impegno di compiere ogni sforzo utile a fare chiarezza circa le reali cause del decesso e le circostanze che hanno portato alla morte di Carmine Mario Paciolla, su cosa sia davvero accaduto negli ultimi suoi giorni di vita e, qualora venisse confermata l'ipotesi dell'omicidio, se lo stesso sia riconducibile alle attività che Paciolla svolgeva per conto dell'Onu individuandone i responsabili.
(4-06405)

  Risposta. — Il Sig. Pagella, nato a Napoli il 28 marzo 1987, è stato trovato senza vita il 15 luglio nella sua abitazione a San Vincente del Caguán, in Colombia, dove lavorava come cooperante nella Missione di Verifica ONU dal 20 agosto 2018.
  L'ambasciata a Bogotà — in stretto raccordo con la Farnesina — ha seguito e segue la vicenda con la massima attenzione e si mantiene in costante contatto con i familiari del connazionale per ogni possibile assistenza, La nostra Rappresentanza a Bogotà è inoltre intervenuta a più riprese sulle autorità locali coinvolte (Ministero degli esteri, magistratura e polizia).

  Anche grazie all'attività di sensibilizzazione portata avanti dalla nostra rappresentanza, le controparti colombiane hanno attribuito da subito la massima priorità al caso assegnando il fascicolo a un magistrato di lunga esperienza, il quale opera sotto la diretta supervisione del Procuratore generale della nazione. La squadra inquirente locale è stata inoltre rafforzata con esperti tecnici inviati sul posto da Bogotà.
  Alle indagini colombiane si affianca anche un'inchiesta interna della missione ONU, Numerosi sono stati i passi effettuati dalla nostra rappresentanza permanente presso le Nazioni unite a New York con il dipartimento Onu competente per la missione. Oltre ad esprimere ila ferma aspettativa di una completa collaborazione alle indagini, è stata richiesta e ottenuta la consegna degli effetti personali del connazionale ancora in possesso della citata missione, fatti salvi quelli ritenuti ancora necessari ai fini delle indagini dalla magistratura colombiana.
  La collaborazione tra la procura di Roma, la Magistratura colombiana e l'Ufficio legale delle Nazioni unite è in questa fase molto intensa. L'obiettivo è quello di chiarire tutti gli aspetti controversi.
  Il Ministro Di Maio segue personalmente la vicenda. Nel corso di due telefonate con la sua omologa colombiana, Claudia Blum Capurro De Barberi, il 28 luglio e il 6 agosto 2020, il Ministro ha espresso la ferma aspettativa del Governo italiano e della nostra opinione pubblica a che le indagini condotte dall'autorità giudiziaria colombiana giungano quanto prima e in maniera definitiva a chiarire le cause che hanno condotto al decesso del signor Paciolla. Nel contempo, il Ministro ha auspicato una piena ed effettiva collaborazione degli investigatori colombiani con gli omologhi italiani per giungere alla verità sul tragico evento.
  Il Ministro ha inoltre sollevato il caso in occasione di colloqui telefonici con l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea Josep Borrell, auspicando il sostegno da parte dell'Unione europea, e da ultimo con il segretario generale dell'ONU, Antonio Guterres, per richiedere il pieno e incondizionato appoggio delle Nazioni unite nelle indagini, sia a livello centrale sia attraverso la Missione in Colombia.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   SIRAGUSA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   i Com.it.Es. sono organismi rappresentativi della collettività, eletti direttamente dagli italiani residenti all'estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno 3 mila connazionali;

   i Com.it.Es. sono composti da 12 o 18 membri, a seconda che vengano eletti in Circoscrizioni consolari con un numero minore o maggiore di 100 mila connazionali residenti, come risultano dall'elenco aggiornato utilizzato per eleggere i rappresentanti al Parlamento nazionale;

   con il decreto-legge n. 67 del 2012 si era disposto un riordino della normativa riguardante le procedure di elezione dei membri dei Com.it.Es., prevedendo tra l'altro, la modalità del voto informatico per tale tipologia di elezioni e rinviando un successivo regolamento l'attuazione della disposizione;

   occorre evidenziare che l'analisi dell'impatto della regolamentazione, eseguita su tale decreto, aveva rilevato che il voto informatico, oltre a rispondere alle esigenze di modernizzazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione, avrebbe implicato una spesa nettamente inferiore rispetto al voto per corrispondenza, comportando un costo non superiore a due milioni di euro, ossia un decimo delle somme normalmente impiegate per le operazioni di voto per corrispondenza;

   a causa del mancato regolamento, però, le ultime elezioni per la nomina dei membri dei Com.it.Es., indette nel 2015, si sono svolte attraverso il cosiddetto voto per corrispondenza –:

   quale sia lo stato attuale dello studio di fattibilità sull'applicazione del voto informatico alle consultazioni elettorali all'estero;

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché le prossime elezioni per il rinnovo dei membri dei Com.it.Es., possano svolgersi attraverso il sistema di voto informatico.
(4-04542)

  Risposta. — Con legge n. 160 del 2019, articolo 1, comma 628, è stata disposta la creazione di un fondo volto alla sperimentazione del voto elettronico per gli italiani residenti all'estero (nonché in Italia per gli elettori temporaneamente fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cure mediche). Per quanto di competenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, si ritiene che la sperimentazione debba tener conto dell'accessibilità di Internet e delle correlate garanzie di sicurezza. Potrebbe essere pertanto limitata, in toto o in parte, alle circoscrizioni europea e nordamericana.
  Riguardo al sistema del voto elettronico da utilizzare, in particolare, per le elezioni dei Comites, il decreto-legge 30 maggio 2012, n. 67 (articolo 1, comma 1), convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2012, n. 118, prevede già tale sistema le cui modalità applicative discenderanno dall'adeguatezza dei fondi disponibili. La sperimentazione di tale modalità di voto dovrà comunque garantire il rispetto dei principi di personalità e segretezza del voto, la sua sicurezza da attacchi deliberati e il funzionamento del voto anche a fronte di inefficienza dei sistemi operativi locali.
  

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   TORTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   Bruno Bonfà è titolare di un'azienda agricola di oltre 50 ettari, nella Vallata del La Verde, tra S. Luca ed Africo, in provincia di Reggio Calabria, la prima esistente in Italia con colture di bergamotto, ereditata dal padre Stefano Bonfà, ucciso il 3 ottobre 1991 in un agguato probabilmente di stampo mafioso;

   l'azienda del Bonfà, fin dalla morte del padre, continua a subire ingenti danni, soprattutto a causa della presenza delle cosiddette «vacche sacre» che, distruggendo letteralmente le colture, le cosche calabresi utilizzano come strumento di pressione, per finalità estorsiva e intimidatoria: un fenomeno che in Calabria va avanti da diversi decenni, simbolo del controllo del territorio da parte della ’ndrangheta;

   ravvedendo seri motivi per la sua incolumità, a Bruno Bonfà viene assegnata una scorta e per i danni subiti e reiterati in questi anni, in base alla legge n. 44 del 1999, l'imprenditore ha ricevuto come indennizzo appena 270 mila euro in più tranche, nonostante una perizia del 2005 certifichi un danno per oltre 10 milioni di euro e nonostante lo Stato possa risarcire fino a un massimo di 3 milioni di euro a richiesta;

   il 18 settembre 2018, l'azienda di Bruno Bonfà subisce l'ennesima devastazione ad opera delle «vacche sacre», con una perdita di ben 230 alberi di ulivo, sotto gli occhi dei carabinieri e degli uomini della scorta;

   come riportato dalla stampa nel febbraio 2019, in seguito a un ulteriore raid della «mafia dei pascoli», costato all'azienda di Bonfà la perdita di 1.500 alberi, per un danno stimato intorno al milione di euro, «le sue denunce sono state accolte dalla procura nazionale antimafia»;

   in seguito all'archiviazione dell'ennesimo procedimento, Bruno Bonfà ha chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla vicenda mafiosa-criminale che ha colpito la sua famiglia e l'azienda;

   secondo il Bonfà, la presenza delle «vacche sacre» metterebbe in pericolo un sito archeologico, riconducibile al periodo greco, scoperto dallo stesso imprenditore, poiché le mucche calpesterebbero il suolo del sito compromettendolo inesorabilmente;

   il fenomeno delle «vacche sacre» è strettamente collegato alla macellazione clandestina, che vede l'immissione sul mercato di carne animale allevata senza alcuna forma di controllo sanitario e di registrazione degli animali stessi –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per dare il giusto riconoscimento dei danni subìti e sostenere la ripresa dell'attività produttiva ex legge n. 44 del 1999, anche alla luce degli ultimi eventi del 18 settembre 2018 e del mese di febbraio 2019;

   se si intenda continuare a garantire a Bonfà il servizio di scorta, date le continue vessazioni a danno dell'imprenditore stesso, e rafforzare, nella vallata de «La Verde», la presenza delle forze dell'ordine, in modo adeguato alle problematiche richiamate;

   se il Governo sia a conoscenza dei rischi per il sito archeologico sopra richiamato, a causa del calpestio delle «vacche sacre», e quali iniziative di competenza si intendano adottare nel merito;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare con riferimento alla macellazione clandestina delle «vacche sacre», che, se immesse sul mercato, potrebbero comportare un serio rischio per la salute dei consumatori.
(4-04730)

  Risposta. — Con riferimento alle questioni poste dall'interrogante, relative all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame, si rappresenta quanto segue.
  Il signor Bruno Bonfà, titolare di un'impresa agricola in provincia di Reggio Calabria, ha, nel tempo, presentato numerose denunce per atti di «vandalismo», «furto», «danneggiamento», «pascolo abusivo di animali allo stato brado e privi di contrassegni identificativi», compiuti per danneggiare la sua azienda e indurlo alla vendita. Tali tentativi di coercizione sarebbero stati effettuati ricorrendo all'utilizzo delle cosiddette «vacche sacre», animali privi di contrassegno identificativo, gestiti dalla criminalità organizzata locale al fine di distruggere i raccolti dei suoi terreni, nell'ambito di attività di minacce o di intimidazione rivolte ai proprietari degli stessi.
  Si evidenzia che, a seguito delle ricordate denunce, le autorità giudiziarie ordinaria e distrettuale hanno conferito alle Forze dell'ordine articolate deleghe di indagini, per accertare la veridicità dei fatti denunziati, con particolare riferimento alla presenza delle citate «vacche sacre» nei terreni di proprietà del signor Bonfà, anche al fine di verificare i denunciati danneggiamenti, nonché per chiarirne la matrice.
  In tali attività è stato impegnato personale del commissariato di Polizia di Stato di Bovalino, dei Carabinieri di Caraffa del Bianco, di Sarno, di Bianco, dei Carabinieri forestali. Da ultimo, è stata redatta un'informativa riepilogativa da parte di un gruppo interforze composto da personale della questura (commissariato di Cittanova) dei Carabinieri (compagnia di Bianco) e della Guardia di finanza (compagnia Melito Porto Salvo).
  Complessivamente, nel corso degli anni, in particolare dal 2013 in poi, sono stati svolti dalle Forze di polizia numerosi sopralluoghi e specifici accessi presso l'azienda agricola in discorso, anche su richiesta dell'interessato o d'iniziativa.
  Dai dati acquisiti, sono emersi limitati e sporadici elementi di riscontro circa il passaggio di animali sui terreni dell'azienda; comunque in zone incolte e distanti dalle aree coltivate; in alcuni di tali casi, gli animali erano marchiati e riconducibili a vicine aziende zootecniche.
  In numerosi casi, al contrario, non è emerso alcun riscontro di tali passaggi.
  Rileva in particolare che, per quanto concerne la denuncia sporta dall'imprenditore nel settembre del 2018, richiamata nell'interrogazione e relativa al danneggiamento di circa 230 piante di ulivo in un terreno di cui era entrato in possesso il giorno precedente, gli accertamenti svolti hanno permesso di escludere eventuali azioni intimidatorie in suo danno.
  Occorre precisare che l'imprenditore risulta essere proprietario di terreni che si estendono per circa 70 ettari, dei quali soltanto 10 risultano coltivati.
  Tra il 2018 e il 2019, il signor Bonfà ha inoltre presentato alcuni esposti alle Stazioni dei carabinieri di Samo e di Roma Aventino, per segnalare altri danneggiamenti analoghi a quelli già denunciati, nonché danni al patrimonio archeologico asseritamente presente nei suoi terreni.
  Sul punto, la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e provincia di Vibo Valentia ha dichiarato che nel comune di Caraffa del Bianco, ove sono ubicati terreni dell'impresa agricola, non risulta la presenza di siti archeologici dichiarati di interesse culturale o aree di interesse archeologico.
  Al contempo, la stessa soprintendenza ha comunicato di aver offerto la disponibilità per un sopralluogo, al fine di effettuare gli opportuni accertamenti, volti a verificare la natura del sito e che l'interessato, mostratosi disponibile, ne avrebbe condizionato lo svolgimento alla concessione di una scorta.
  In relazione al fenomeno della macellazione clandestina di capi di bestiame si evidenzia che i reparti territoriali dell'Arma dei carabinieri svolgono, congiuntamente al gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria e con l'ausilio del servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale, periodici controlli delle aziende zootecniche, al fine di verificare il rispetto della normativa di settore.
  L'interrogante richiede, altresì, elementi conoscitivi in ordine al riconoscimento dei benefici previsti dalla legge n. 44 del 1999, che riguarda il fondo di solidarietà per le vittime delle richieste estorsive e dell'usura.
  Come noto, la predetta legge prevede benefici in favore dei soggetti danneggiati da attività estorsive, nei limiti e in presenza di specifiche condizioni: la legge disciplina anche i casi in cui, in pendenza del giudizio per l'accertamento del delitto posto a base del danno da cui origina la richiesta di benefici, può essere concessa provvisionale, previa acquisizione del parere del pubblico ministero competente.
  Al riguardo, il signor Bonfà, al fine di ottenere i benefici
ex lege n. 44 del 1999, in qualità di imprenditore nel settore agro-zootecnico, ha presentato diverse istanze, a far data dall'anno 2003 e con cadenza quasi annuale.
  A seguito dell'accertamento dei requisiti imposti dalla normativa in materia, e sulla base del parere favorevole espresso dalla procura della Repubblica di Locri, l'imprenditore ha ottenuto il riconoscimento di una prima elargizione, corrisposta nel 2007, confermata, con valutazione equitativa, nel 2015.
  Sul punto relativo assistenza di misure a protezione dell'incolumità del signor Bonfà, si evidenzia che, allo stato, l'imprenditore risulta destinatario di vigilanza generica radiocollegata presso l'abitazione di residenza, nonché presso i terreni di sua proprietà.
  Appare opportuno ribadire come la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nella vallata «La Verde» sia costantemente monitorata dalle Forze dell'ordine.
  Si assicura, infine, che questa Amministrazione continuerà a seguire con la massima attenzione le vicende segnalate, anche in relazione alle provvidenze di legge, eventualmente da corrispondere in presenza dei requisiti previsti dalla normativa vigente.

Il Viceministro dell'interno: Matteo Mauri.


   UNGARO e MANCINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   come ricorda un articolo di Giovanna Potenza sul web, quando il 2 luglio del 1940 la nave da crociera britannica Arandora Star, requisita per esigenze belliche, affondò nell'Atlantico silurata da un sommergibile tedesco, una forte ondata di commozione scosse il nostro Paese, perché gran parte delle vittime, 476 su 865, erano di nazionalità italiana;

   ripercorrere, a distanza di ottanta anni, gli eventi che condussero all'ultima, fatale traversata dell'Arandora Star, equivale a gettar luce su uno degli aspetti meno noti del secondo conflitto mondiale, quello della sorte dei civili italiani nel Regno Unito, dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini alla Francia e alla Gran Bretagna del 3 giugno del 1940;

   generalmente ben integrata, allo scoppio della Seconda guerra mondiale la comunità italiana presente nel Regno Unito soffrì restrizioni e internamenti che colpirono duramente anche coloro che avevano avversato il regime di Mussolini;

   durante il conflitto i civili italiani si trovarono così nella scomoda condizione di essere persone spesso indesiderate nel Paese in cui si erano integrati e in cui avevano, talvolta, figli che militavano nelle forze armate di Sua Maestà. Il paradosso fu che, a differenza dei soldati che, una volta catturati, assunsero lo status di prigionieri di guerra e poterono comunque appellarsi ai diritti riconosciuti dalle Convenzioni internazionali, i civili italiani, privi di norme di tutela, furono internati tra il 1940 e il 1945 in vari Paesi (quali Gran Bretagna, Francia, Grecia, Jugoslavia, Unione Sovietica, Stati Uniti e territori coloniali);

   ridipinta di grigio, la nave non mostrava segni che ne potessero identificare la funzione di trasporto di civili, ad esempio mancava il simbolo della Croce Rossa. Risulta inoltre poco chiara la dinamica di selezione dei deportati; alle vittime non sono mai state accordate cerimonie ufficiali di commemorazione da parte della Repubblica italiana –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda esposta e se, a ottant'anni dalla tragedia dell'Arandora Star, non ritengano necessario adottare le iniziative di competenza, in raccordo con le autorità britanniche, per far luce sugli aspetti più critici della vicenda, ovvero in che modo fu fatta la selezione dei civili a bordo o per quali ragioni non siano state approntate le dovute misure di riconoscimento come nave non belligerante;

   se non sia il caso di adottare iniziative volte a prevedere una commemorazione annuale ufficiale di vittime civili e inermi pur se in tempo di guerra da parte dello Stato italiano.
(4-06231)

  Risposta. — A seguito della dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia e alla Gran Bretagna (10 giugno del 1940) pesanti restrizioni furono imposte ai civili italiani nel Regno Unito che si trovarono spesso così, dopo anni di integrazione, nella scomoda posizione di persone considerate potenzialmente pericolose per la sicurezza del Paese in quanto cittadini di uno Stato in guerra con il Regno Unito. Di qui le decisioni di internare i cittadini italiani considerati pericolosi in tale contesto.
  Su tale tragico sfondo, come ricordato dall'interrogante, viene a collocarsi il dramma della Arandora Star e il numero elevato di vittime italiane nel naufragio. L'Arandora Star salpò il 1o luglio 1940, alcune settimane dopo la dichiarazione di guerra e la risposta di Churchill che ordinava l'arresto e la deportazione di tutti i soggetti pericolosi appartenenti alla comunità italiana. Sulla nave erano imbarcati, a scopo deportazione, soprattutto cittadini italiani, vista anche la maggiore dimensione della comunità italiana rispetto a quella tedesca, che aveva giù subito un ridimensionamento nei mesi precedenti. A quanto risulta, le decisioni che resero possibile la tragedia furono condizionate dalla concitazione delle prime settimane di guerra con l'Italia. La selezione dei prigionieri da deportare fu caotica, non basata su criteri stabiliti, e soprattutto penalizzante per la fascia più giovane della popolazione. Oltre a questa selezione poco sistematica, l'imbarco fu segnato da una grande confusione: alcuni prigionieri si scambiarono i numeri identificativi, altri si nascosero e altri decisero di accompagnare parenti e familiari. La mancata predisposizione delle misure di riconoscimento della nave fu dovuta probabilmente alla mancanza di tempo. Durante le prime settimane di guerra la priorità per le autorità inglesi era quella di allontanare i soggetti che potevano rappresentare una fonte di pericolo per il Paese. L'Arandora Star non fu quindi adeguatamente preparata per il trasporto di prigionieri, compresa la predisposizione della croce rossa, simbolo essenziale di riconoscimento.
  Nel dopoguerra ricordare la tragedia dell'Arandora Star non venne considerata una priorità, né in Italia, né nel Regno Unito. Il primo riconoscimento delle vittime si ebbe nel 1990 da parte del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che concesse a ventuno sopravvissuti l'onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Il ricordo della tragedia è gradualmente riemerso anche nel Regno Unito con targhe commemorative presenti in diverse località quali ad esempio: St Peter's Church in Clerkenwell (Londra) dove ogni seconda domenica di novembre viene celebrata una messa in memoria delle vittime, Liverpool Docks, Cardiff Cathedral, e in Italia, soprattutto nel paese di Bardi e nei centri di Barga e di Picinisco.
  Nel 2009 è stato creato in Scozia un comitato presieduto da Ronnie Convery – diventato in anni più recenti Console onorario d'Italia a Glasgow – per raccogliere fondi e creare occasioni di commemorazione delle vittime. Nel 2011 è stato eretto un monumento commemorativo accanto alla cattedrale di St. Andrew a Glasgow. Nato da un progetto dell'architetto romano, Giulia Chiarini, il monumento è composto di enormi specchi in forma di pietre tombali posizionati in un giardino. Iscritti su ogni specchio ci sono frasi di grandi poeti italiani e brani del vangelo che parlano di naufragio, di acqua ma anche di riconciliazione e pace. Il Giardino contiene una piccola fontana (che ricorda l'acqua, elemento tragico della vicenda) e un ulivo (dono dei comuni della Garfagnana, zona dalla quale, insieme ad altre località dell'Appennino tosco-emiliano, provengono molte delle vittime italiane). Sul muro orientale del giardino c'è una lapide con i nomi delle vittime italo-scozzesi e la frase «Non vi scorderemo mai». Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti il Primo Ministro della Scozia, Alex Salmond, il console generale di Italia, Gabriele Papadia, l'arcivescovo di Glasgow SER Monsignor Mario Conti, l'Ambasciatore del Regno Unito presso la Santa Sede, Nigel Baker, e l'ultimo sopravvissuto della tragedia, cavalier Rando Bertoia. Oggi il Giardino è diventato un punto di riferimento per la comunità italiana in Scozia e rimane il monumento commemorativo più importante della tragedia dell'Arandora Star. Ogni anno viene celebrata dall'arcivescovo di Glasgow una messa di suffragio per i caduti e per la comunità italiana nella cattedrale.
  Conviene ricordare che, a pochi mesi dall'inizio del suo mandato quale Ambasciatore d'Italia nel Regno Unito, Raffaele Trombetta ha completato, tra il 9 e 10 maggio 2018, la sua prima visita istituzionale in Scozia. La missione ha offerto l'opportunità di ricordare le vittime italiane dell'Arandora Star. L'Ambasciatore ha deposto una corona di fiori dinanzi alla lapide commemorativa delle vittime della tragedia nei giardini italiani di Glasgow, dopo un incontro con Eva Bolander, Lord Provost della città presso la sede del Consiglio Comunale.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ivan Scalfarotto.