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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 28 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'Unione europea lavora per raggiungere e sostenere una migliore protezione della salute pubblica ed incoraggia la coooperazione tra gli Stati membri, in conformità con l'articolo 168 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea. La sua azione ha l'obiettivo di integrare le politiche sanitarie nazionali, prevenire le malattie e i rischi per la salute, nonché favorire la ricerca;

    in materia di salute, i Paesi membri europei ricevono attualmente il supporto di due agenzie: il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che valuta e controlla le minacce di malattie emergenti e ne coordina la risposta, e l'Agenzia europea per i medicinali (Ema), che gestisce la valutazione scientifica della qualità, della sicurezza e dell'efficacia dei farmaci;

    l'irrompere dell'emergenza da COVID-19, con le sue gravi ripercussioni in termini economici, sociali e di vite umane, ha scosso l'Europa, mettendo a dura prova i sistemi sanitari e mostrandone le fragilità nell'affrontare crisi emergenziali di vasta portata come quella attuale;

   al fine di supportare la preparazione e la capacità di reazione alle emergenze sanitarie, oltre alla proposta di rafforzare l'Agenzia europea per i medicinali e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, la presidente della Commissione europea ha annunciato di voler creare una nuova agenzia per la ricerca biomedica in fase avanzata, sul modello della statunitense Biomedical Advanced Research and Development Authority – Barda;

   il nuovo ente, oltre ad aumentare le conoscenze scientifiche, consentirebbe di convogliare risorse pubbliche e private e di sostenere la ricerca di soluzioni diagnostiche e terapeutiche per una maggiore rapidità di risposta alle situazioni di crisi. In un'ottica di autosufficienza sanitaria europea, l'Agenzia dovrebbe, inoltre, operare per ridurre la dipendenza del settore farmaceutico dalle supply chain globali, promuovendo la disponibilità di scorte strategiche e la ricerca e la produzione di principi attivi;

   la presidente della Commissione europea Ursula Von Der Leyen, durante il suo discorso sullo Stato dell'Unione del 16 settembre 2020, ha inoltre dichiarato di voler convocare, nel 2021, un Global Health Summit, un vertice globale sulla sanità, indicando l'Italia come sede prescelta;

   nel nostro Paese, il settore farmaceutico (dei vaccini, biotech e tradizionale) conta quasi 700 imprese e quasi 67 mila addetti, con un fatturato complessivo di oltre 33 miliardi di euro. L'Italia, primo produttore di farmaci in Europa, è anche l'unica, tra i mercati europei, ad aver mostrato un trend di crescita positivo costante nel periodo che va dal 2009 al 2018. Le imprese farmaceutiche italiane si caratterizzano, inoltre, per una forte propensione all'export, con un valore pari a 25,9 miliardi di euro ed una crescita positiva del 125 per cento dal 2009. Il settore dei dispositivi medici e collegati conta, invece, circa 4 mila aziende e un fatturato di 11,5 miliardi di euro; in ragione del valore dell'industria farmaceutica e del suo enorme contributo all'economia nazionale, l'Italia potrebbe rappresentare la sede ideale ad ospitare l'Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzati in campo biomedico, anche in considerazione della presenza, sul territorio nazionale, di numerosi centri di eccellenza nel settore della ricerca biomedica. In particolare, la regione Lazio ospita 85 aziende farmaceutiche, responsabili della produzione del 38 per cento dei farmaci prodotti in Italia. Inoltre, sono numerosi i centri all'avanguardia, oltre che i poli universitari, sia pubblici che privati, aventi sede nel territorio laziale, il cui prestigio e la cui eccellenza nel panorama mondiale supporterebbero la candidatura di Roma quale sede in grado di ospitare la nascente Agenzia europea,

impegna il Governo

1) a perseguire, con la massima efficacia, nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia quale sede ospitante della futura Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzati in campo biomedico.
(1-00395) «Ianaro, Galizia, Olgiati, Bruno, De Lorenzo, Villani, De Girolamo, Leda Volpi, Grillo, Scanu, D'Uva, Trizzino».


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19 ha prodotto, e con il suo perdurare continua a produrre, un impatto fortemente negativo sull'intera economia mondiale. Il Fondo monetario internazionale ha recentemente stimato che il danno prodotto all'economia europea è quantificabile in circa tremila miliardi di euro in termini di prodotto interno lordo, che nel 2021, nonostante un rimbalzo del 4,7 per cento, si attesterà ad un livello pari al 6,3 per cento inferiore rispetto alle stime effettuate prima dell'esplosione della pandemia;

    nella nota di aggiornamento al documento di economia e finanza 2020 il Governo prevede un crollo del prodotto interno lordo del 9 per cento per l'anno in corso nell'ipotesi più ottimistica, quella cioè che non prende in considerazione un nuovo ricorso ad un lockdown generalizzato, con un rimbalzo del 5,1 per cento per il 2021 ed un ritorno ai livelli ante COVID stimato solo nel 2023;

    previsioni molto negative lo stesso documento attribuisce all'occupazione con un calo, nell'anno in corso, del 9,5 per cento per quanto riguarda l'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro, e un tasso di disoccupazione che si attesterebbe al 9,5, con un peggioramento stimato per l'anno 2021, in cui il tasso di disoccupazione salirebbe al 10,7 per cento, mentre il recupero previsto per l'occupazione espressa in termini di unità standard di lavoro rimarrebbe inferiore di circa 4 punti percentuali rispetto all'anno 2019;

    i dati in termini reali dei mesi del 2020 hanno registrato risultati altrettanto negativi in termini di posti di lavoro persi, di disoccupazione e di tasso di inattività. Ad agosto 2020 erano quattrocentoventicinquemila i posti di lavoro in meno rispetto allo stesso mese del 2019, mentre da febbraio 2020 ad agosto l'occupazione ha registrato una contrazione di trecentosessantamila unità in meno;

    all'interno di questo scenario risulta in sofferenza soprattutto l'occupazione giovanile, che ad agosto ha registrato un livello di disoccupazione del 32,1 per cento, con un incremento dello 0,3 per cento rispetto al mese precedente;

    la condizione dell'occupazione giovanile è stata ulteriormente influenzata in senso negativo dalla rilevante riduzione di posti di lavoro a tempo determinato e di natura stagionale che si è registrata nel corso dell'anno 2020 a causa degli effetti della pandemia;

    la forte sofferenza riscontrata dall'occupazione a tempo determinato è riconosciuta dallo stesso Governo, sempre nella Nadef quando ascrive proprio alla perdita di questi posti di lavoro il ruolo maggiore prodotto sui livelli dell'occupazione e della disoccupazione per l'anno in corso;

    a fronte di questa presa d'atto non si riscontra un intervento altrettanto deciso tra i provvedimenti adottati per fronteggiare la crisi in corso;

    l'irrigidimento apportato alla normativa in materia di lavoro a tempo determinato dal decreto-legge n. 87 del 2018, comunemente noto come decreto «dignità» si è rivelato un boomerang nella condizione di crisi e di forte incertezza prodotta dalla diffusione della pandemia da COVID-19. I soggetti che il decreto «dignità» voleva tutelare dal fenomeno del così detto precariato, ed in particolare i giovani lavoratori, sono divenuti le principali ed in gran parte uniche vittime della crisi anche a causa di quell'intervento normativo. Mentre i lavoratori con contratti a tempo indeterminato sono stati difesi dal blocco dei licenziamenti previsto per legge, i lavoratori a termine hanno visto arrivare a scadenza i propri contratti senza la trasformazione di questi in contratti a tempo indeterminato;

    su questo fronte, che interessa tanta parte del lavoro giovanile, il Governo, pur consapevole della criticità, si è limitato ad adottare provvedimenti di portata limitata e non sufficienti a risolvere adeguatamente il problema, come ad esempio un'ampia deroga di natura transitoria valida per l'intero anno 2021, alla normativa in materia di contratto a termine risultante dalle modifiche introdotte dal decreto-legge n. 87 del 2018;

    se è evidente e oggettivo che la pandemia da COVID-19 sta producendo un impatto fortemente negativo sul mondo del lavoro, sarebbe un grave errore non considerare che l'occupazione giovanile ha rappresentato una criticità anche nei periodi precedenti quando, seppur in maniera modesta e non sufficiente, i dati dell'occupazione nel suo complesso segnavano dati positivi;

    nel terzo trimestre 2019 ad esempio, quando il COVID-19 non aveva ancora dispiegato i suoi effetti neppure in Cina, la disoccupazione giovanile nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni si attestava al 17,8 per cento, un livello doppio rispetto al dato nazionale, che schizzava al 25,7 per cento se si considera esclusivamente la fascia 15-24 anni;

    allo stesso tempo un rapporto del World Economic Forum pubblicato ad inizio 2020 e riferito al 2019, attestava la presenza in Italia di oltre due milioni di così detti «Neet», cioè giovani compresi nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni che non studiano e non cercano lavoro;

    le politiche adottate dai Governi dall'inizio della legislatura in questo non hanno ottenuto i risultati attesi;

    il reddito di cittadinanza dopo diciotto mesi di funzionamento ha svolto una funzione esclusivamente dal punto di vista dell'assistenza e della lotta alla povertà, si è invece dimostrato carente sul fronte dell'avviamento al lavoro per tutti i suoi beneficiari ed in particolare per i giovani lavoratori. A fine luglio 2020 su una platea di circa 1,23 milioni di percettori maggiorenni del reddito di cittadinanza i patti per il lavoro sottoscritti sono stati soltanto 318.221, mentre la maggioranza dei percettori del beneficio, circa il 57,8 per cento del totale avevano appena ricevuto la convocazione presso i centri per l'impiego. Le offerte di lavoro e le opportunità formative proposte dai così detti navigator ai beneficiari del reddito di cittadinanza sono state, inevitabilmente, ancora inferiori, pari a 220.048;

    in una fase come quella attuale di grande difficoltà sarebbe necessario dare piena attuazione a quanto previsto dall'articolo 4, comma 15, del decreto-legge n. 4 del 2019, in merito alla partecipazione, dei beneficiari del reddito di cittadinanza a progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, da svolgere presso il medesimo comune di residenza, mettendo a disposizione un numero di ore compatibile con le altre attività del beneficiario e comunque non inferiore al numero di otto ore settimanali, aumentabili fino ad un numero massimo di sedici ore complessive settimanali con il consenso di entrambe le parti. Nel dare attuazione a tale disposizione si è registrato prima un ritardo nell'adozione del decreto ministeriale, entrato in vigore solo il 20 gennaio di quest'anno, successivamente si sono riscontrate difficoltà da parte degli enti locali nell'impiegare i beneficiari del reddito di cittadinanza in attività di pubblica utilità anche per carenza di progetti da parte degli enti locali, come si è verificato ad esempio a Roma e Torino;

    anche il provvedimento definito «quota 100» che nelle intenzioni del Governo avrebbe dovuto produrre maggiore occupazione non ha minimamente rispettato le attese sotto tale profilo;

    se si vuole concretamente affrontare il nodo dell'occupazione giovanile al fine di invertirne la tendenza negativa di lungo periodo, è indispensabile avere le capacità e il coraggio di individuare le poche opportunità che la crisi prodotta dalla pandemia ha messo a disposizione. In questo senso le risorse del così detto recovery fund costituiscono un'occasione, forse irripetibile per investire in iniziative e progetti che sarebbero stati di difficile realizzazione nelle fasi precedenti la pandemia e che saranno probabilmente impossibili nelle fasi successive. Parte delle risorse che si renderanno disponibili dovranno essere utilizzate, da un lato, per costituire fondi a sostegno della giovane imprenditorialità e, in parte, per dare vita, con il coinvolgimento delle regioni, ad un grande piano in grado di facilitare le assunzioni di giovani lavoratori sia nel settore privato che in quello pubblico, con un'impostazione simile a quella della legge n. 285 del 1997, aggiornata alle condizioni attuali;

    l'attuale sistema delle politiche attive per il lavoro appare inadeguato alla funzione di ricollocazione dei lavoratori in generale, ma risulta estremamente carente in particolare per i lavoratori delle fasce più giovani, poiché, oltre all'assenza di adeguate risorse e di un'organizzazione razionale ed efficiente, prescinde completamente dall'aspetto della formazione continua ed in particolare sul fronte delle nuove competenze in campo tecnologico;

    appare assolutamente indispensabile interconnettere in maniera attiva ed efficiente il settore delle politiche attive, con gli istituti di formazione, con la scuola, in particolare a livello di istituti tecnici superiori, e le aziende private, al fine di garantire un'offerta formativa composta dall'armonizzazione e l'integrazione dello studio scolastico, della formazione professionale teorica e dello svolgimento dell'attività lavorativa sotto forma di periodi di stage retribuiti;

    è necessario investire nel campo della formazione in due direzioni. La prima riguarda progetti volti ad affiancare all'istruzione universitaria una formazione tecnica superiore fondata sul paradigma integrativo tra teoria e pratica, tra cultura generale e specifica (professionale), tra competenze trasversali e specialistiche, tra formazione umana e formazione professionale, tra studio, imprese e territorio;

    la seconda si riferisce all'apprendistato formativo riconosciuto come la forma di apprendimento più strategica per sostenere la declinazione e la diffusione del paradigma formativo integrativo e non separativo appena menzionato,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per investire risorse in politiche strutturali di lungo periodo volte ad incentivare l'assunzione di giovani lavoratori attraverso una riduzione del costo del lavoro per i nuovi assunti;

2) ad adottare iniziative per prevedere l'attivazione di specifici percorsi di formazione professionale, anche in collaborazione con istituti universitari, al fine di consentire l'acquisizione di competenze specifiche nel settore delle nuove tecnologie digitali per i giovani al di sotto dei trenta anni, incentivando e semplificando il ricorso all'apprendistato professionalizzante;

3) ad adottare iniziative per la realizzazione di ecosistemi territoriali in grado ai realizzare una maggiore interconnessione tra il settore formativo della scuola e quello delle aziende, rafforzando in particolare l'esperienza degli istituti tecnici superiori e valutando la modifica dell'attuale rapporto tra le ore di formazione scolastica e quelle di formazione lavorativa, con un aumento di queste ultime come avviene in altri Paesi europei, quali la Germania;

4) ad adottare iniziative per aumentare i fondi previsti per il programma «Garanzia Giovani», rafforzando ed efficientando in particolare le attività di formazione professionale e garantendone il miglior utilizzo attraverso la promozione di misure finalizzate ad esiti occupazionali;

5) a destinare parte delle risorse che si renderanno disponibili nell'ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza a politiche di sostegno all'imprenditoria giovanile sia nel settore delle attività innovative e tecnologiche, sia nei settori di attività più tradizionali;

6) ad individuare, in collaborazione con regioni e comuni, opportune forme di coinvolgimento dei giovani lavoratori in progetti di pubblica utilità, anche nell'ambito dei percorsi formativi previsti dai servizi per le politiche attive del lavoro;

7) ad assumere iniziative per introdurre l'obbligo per i percettori del reddito di cittadinanza, «Naspi» e «Discol», di età inferiore ai trenta anni, di accettare proposte di stage formativi avanzate dalle aziende per il tramite del sistema di navigator e dei centri per l'impiego;

8) a prevedere, nell'ambito dell'attuale sistema delle politiche attive per il lavoro, specifici interventi mirati a rendere più efficace la ricollocazione al lavoro dei giovani in cerca di occupazione, efficientando e implementando l'attività di incontro tra domanda e offerta di lavoro, nonché ad implementare le risorse umane con adeguati profili di competenza e prevedendo le forme più opportune di coinvolgimento delle agenzie per il lavoro private;

9) ad adottare iniziative per prevedere una deroga per tutto l'anno 2021 alla normativa in materia di contratto di lavoro a tempo determinato, al fine di facilitare il ricorso a questa forma di contratto per i giovani lavoratori di età inferiore ai trenta anni.
(1-00396) «Zangrillo, Polverini, Gelmini, Cannatelli, Musella».

Risoluzione in Commissione:


   La I Commissione,

   premesso che:

    nell'ambito del «Comparto Sicurezza-Difesa e Soccorso pubblico», gli elementi costitutivi fanno riferimento, da sempre, a principi di equiordinazione e armonizzazione dei trattamenti, sia per quanto riguarda lo stato giuridico del personale, che per il trattamento economico;

   in presenza di oggettive e documentate specificità, si è provveduto a riconoscerne la validità con normative di carattere settoriale, compatibili con i principi costitutivi del comparto;

   non sembrano rientrare in questo quadro le disposizioni che regolamentano per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, l'organizzazione ed il funzionamento delle unità cinofile;

   il servizio reso da queste unità si pone in assoluta condizione di parità con quello reso dalle unità cinofile istituite presso gli altri corpi dello Stato e molti e significativi episodi potrebbero addirittura riconoscere loro un valore aggiunto;

   il Ministero dell'interno ha riordinato l'intera materia attraverso una circolare emanata il 26 giugno 2020 dal «Dipartimento dei vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile direzione centrale per l'emergenza, il soccorso tecnico e l'antincendio boschivo ufficio per il contrasto al rischio NBCR e per i servizi specializzati»;

   le nuove disposizioni hanno suscitato dubbi e perplessità da parte di organizzazioni sindacali del Corpo, e i diretti interessati, attraverso un loro coordinamento ne hanno chiesto il ritiro, anche perché hanno riscontrato in quelle disposizioni il permanere di disparità di trattamento, tra le condizioni delle unità cinofile dei vigili del fuoco e quelle degli altri corpi dello Stato;

   si tratta di reazioni giustificate che andrebbero ascoltate e superate, raggiungendo un'intesa con le stesse organizzazioni sindacali del Corpo;

   sono differenze che determinano oggettive difficoltà alle unità cinofile del Corpo, che debbono essere intese come un soggetto composto da un uomo e da un cane, ai quali debbono essere garantiti alcuni diritti fondamentali, al pari delle unità cinofile in servizio presso gli altri corpi dello Stato;

   le discriminazioni più evidenti riguardano lo stato giuridico sia del vigile del fuoco «conduttore», sia del cane, risultando, quest'ultimo, di proprietà dello stesso conduttore con paradossali conseguenze in termini di addestramento, delle garanzie sulle condizioni di salute e del mantenimento di quel rapporto costante tra i due soggetti necessario a garantire gli impegnativi standard richiesti dalle condizioni operative, nonché sul trattamento economico e sulle condizioni di servizio dei vigili del fuoco conduttori,

impegna il Governo

ad adottare, con la massima tempestività, le opportune iniziative, anche di carattere normativo, finalizzate al superamento delle criticità della circolare citata in premessa, mediante la piena equiparazione dal punto di vista organizzativo ed economico della componente cinofila del Corpo nazionale dei vigili del fuoco agli altri corpi dello Stato che fanno riferimento al Comparto sicurezza – difesa e soccorso pubblico.
(7-00566) «Miceli, Carè, Pagani, De Menech, Frailis, Losacco».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il gioco regolamentato in concessione costituisce da oltre 20 anni il principale presidio di controllo da parte delle istituzioni sul mercato dei gambling, rilevante per la tutela dell'ordine pubblico, della pubblica fede, nonché per il controllo del disturbo da gioco d'azzardo e del gioco minorile ed inoltre per la sua importante dimensione economica ed erariale;

   il settore garantisce complessivamente circa 90.000 posti di lavoro diretti ed altrettanti redditi da lavoro nella filiera distributiva e tecnica;

   l'emergenza epidemiologica COVID-19 ha già imposto nel 2020 al settore oltre 100 giorni di totale interruzione delle attività e dei ricavi per i comparti delle scommesse, degli apparecchi da gioco e del bingo, e di forte riduzione per gli altri prodotti e punti vendita; detta riduzione è continuata in questi mesi di «fase 2» per l'inevitabile riduzione della mobilità e dei consumi, ponendo a rischio economico la continuità di molte aziende del gioco regolamentato. Tale dato è riscontrabile anche dalle minori entrate erariali che, solo al mese di agosto, erano inferiori per circa 4,5 miliardi di euro rispetto al 2019, con una riduzione di oltre il 43 per cento;

   nei giorni scorsi, dopo le ulteriori restrizioni al settore già previste con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020 (e le disposizioni specifiche previste anche da provvedimenti regionali, quali l'ordinanza n. 620 del 16 ottobre 2020 del presidente della regione Lombardia), il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, che prevede la sospensione delle attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò fino al 24 novembre 2020;

   tra l'altro va evidenziato che restano permessi, nei bar come nelle tabaccherie/totoricevitorie, il funzionamento delle slot, la vendita di gratta e vinci e lotterie, e la raccolta di scommesse nei corner, che si sviluppano spesso in locali molto piccoli;

   le disposizioni del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, consentivano lo svolgimento di tutte le attività economiche, produttive e sociali «nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome nel rispetto dei princìpi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali»;

   il comparto dei giochi pubblici ha sviluppato specifici protocolli di prevenzione e sicurezza per contrastare il COVID-19, specificamente per le sale bingo e gaming halls e per le sale scommesse, valutati dal Comitato tecnico-scientifico presso il dipartimento della Protezione civile nella seduta dell'8 giugno 2020 e che costituiscono concreta e dettagliata attuazione delle misure di riferimento della Conferenza delle regioni per «Sale Slot, Sale Giochi, Sale Bingo e Sale Scommesse» approvate da ultimo l'8 ottobre 2020 dalla Conferenza delle regioni e province autonome ed allegate al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 13 ottobre 2020;

   questi protocolli di prevenzione e sicurezza prevedono il continuo uso dei dispositivi di protezione individuale nella fruizione dei servizi di gioco e consentono di garantire i distanziamenti tra persone ed evitare assembramenti; risultano applicati costantemente e puntualmente dagli esercizi che offrono giochi pubblici, tanto che non sono registrati significativi dati statistici su sanzioni erogate a questi esercizi per la disapplicazione delle misure di sicurezza;

   negli ultimi anni, numerose amministrazioni comunali sul territorio nazionale ritengono di contrastare il disturbo da gioco d'azzardo con limitazioni orarie dell'offerta di diversi giochi in concessione, arrivando a determinare la sospensione delle attività fino a 12 ore al giorno in taluni casi –:

   quali siano le ragioni specifiche di sicurezza sanitaria riguardanti le attività di cui in premessa o le risultanze scientifiche che, stanti i protocolli richiamati e la loro puntuale applicazione dalle reti distributive dei giochi pubblici, abbiano indotto il Governo a sospendere le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, in modo difforme e più restrittivo rispetto ad altri pubblici esercizi;

   se il Governo intenda adottare iniziative per prevedere adeguati ristori economici per le attività di sale giochi, sale scommesse, sale bingo e casinò, anche tenuto conto che le stesse sono svolte tramite concessioni pubbliche che prevedono la remunerazione degli affidatari in funzione della raccolta effettuata.
(2-00982) «D'Attis, Mulè, Battilocchio, Vietina, Rotondi, Paolo Russo, Maria Tripodi, Ruffino, Mazzetti, Elvira Savino, Pettarin, Novelli».

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI, SARLI, NESCI, TESTAMENTO, LEDA VOLPI e MARTINCIGLIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 19 luglio 2019 è stata approvata la legge n. 69, cosiddetta «Codice rosso», recante norme volte a contrastare la violenza di genere, tra cui il nuovo reato di «Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti» di cui all'articolo 612-ter del codice penale, comunemente noto come «revenge porn», il quale punisce «chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000»;

   il fenomeno del revenge porn è relativamente recente, sviluppatosi soprattutto con l'avanzare della tecnologia digitale: viene perpetrato soprattutto da uomini, di ogni età, in danno soprattutto delle ex partner, anche se, nei canali di diffusione di questi materiali, sono spesso presenti materiali pedopornografici;

   il report di Amnesty International sull'Italia parla chiaramente: almeno una donna su cinque ha subito molestie e minacce online, con un gravissimo impatto psicologico, anche di lunga durata;

   in questi giorni è emersa la notizia che la procura della Repubblica di Napoli sta indagando su questo fenomeno che dilaga su quattro canali Instagram che da anni tengono «ostaggio» alcune giovani ragazze, anche minorenni, in cui vengono ciclicamente pubblicati loro video intimi, con tanto di nomi e cognomi «in chiaro» e addirittura con l'obbligo di «do ut des»: in sostanza se si vogliono visionare altri contenuti scabrosi bisogna ricambiare pubblicandone altri;

   spesso, gli amministratori del gruppo indicano anche «gruppi di riserva» nel quale migrare nel caso in cui il canale venga chiuso da Telegram o a seguito dell'intervento della polizia postale, consentendo di tramandare un'eredità condivisa fatta di foto e video privati;

   nonostante le indagini della procura della Repubblica di Napoli, secondo quanto denunciato dagli avvocati delle vittime, la collaborazione con queste piattaforme social è praticamente assente; non solo: quando una risposta c'è stata «il social ha addirittura risposto che quelle pagine non violano le regole della community», avallando e coprendo di fatto questo fenomeno e la commissione di questi gravissimi reati;

   le conseguenze sociali, umane ed economiche per le vittime del revenge porn nel mondo reale sono a volte anche tragiche, inclusa la morte di qualche innocente vittima;

   Telegram non è l'unico strumento utilizzato per perpetrare il revenge porn ed altre App di messaggistica e social sarebbero coinvolte;

   il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti e tutte le iniziative adottate dalle istituzioni e dai gestori delle piattaforme online si sono rivelati inutili –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, intenda intraprendere il Governo al fine di contrastare il fenomeno del revenge porn, anche tramite l'inasprimento delle pene, la creazione o il rafforzamento di strumenti di tutela psicologica ed economica per le vittime e l'organizzazione di campagne informative;

   se intenda adottare iniziative di competenza al fine di concertare con gli amministratori di Telegram, nonché con altre piattaforme di messaggistica e social, soluzioni al fine di pervenire a una strategia condivisa di contrasto al «revenge porn»;

   se intenda adottare iniziative, anche tramite una normativa ad hoc, al fine di vincolare le piattaforme social e di messaggistica all'immediata rimozione dei contenuti di revenge porn ed impedire ulteriori accessi da parte degli autori o divulgatori di tali contenuti alle medesime piattaforme, prevedendo la possibilità di comminare sanzioni in caso di mancato pronto intervento di rimozione dei contenuti lesivi.
(3-01849)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'applicazione per smartphone di «Immuni» è nata dalla collaborazione tra Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, le regioni e il Commissario straordinario per l'emergenza Covid-19;

   Immuni è stata sviluppata allo scopo di contribuire a contenere e contrastare la diffusione dell'epidemia di Covid-19. L'App, attraverso l'utilizzo della più moderna tecnologia, è in grado di avvertire gli utenti che hanno avuto un'esposizione a rischio contagio, anche se sono asintomatici;

   grazie all'uso della tecnologia Bluetooth Low Energy, ciò avviene senza raccogliere dati sull'identità o la posizione dell'utente, dal momento che non richiede, né è in grado di ottenere, alcun tipo di dato sensibile o elemento di geolocalizzazione;

   per mezzo della funzionalità di contact tracing, nel momento in cui un utente scopre di essere positivo al virus, Immuni consente di allertare, in maniera del tutto anonima, le persone con cui tale utente è stato a stretto contatto e che potrebbe quindi aver contagiato; questo è vero, però, solo nel caso in cui anch'essi abbiano installato l'applicazione Immuni sul proprio smartphone;

   venendo informati tempestivamente – potenzialmente ancor prima di sviluppare i sintomi del Covid-19 – gli utenti possono contattare le strutture sanitarie predisposte e, al contempo, evitare di contagiare altre persone, contribuendo fattivamente a ridurre la diffusione del Coronavirus;

   Immuni è stata resa disponibile in tutta Italia a partire dal 15 giugno 2020; dopo un debutto con 500 mila download nel primo giorno e due milioni in una settimana, ad oggi, il numero di download totale ammonta a 9.280.194, pari ad una media del 12,5 per cento della popolazione italiana tra i 14 e i 75 anni (dati del Ministro della salute, aggiornati al 22 ottobre 2020);

   affinché Immuni possa raggiungere il desiderato livello di efficacia, il Governo ha calcolato che il suo utilizzo debba essere esteso ad almeno il 60 per cento della popolazione italiana;

   a parere dell'interrogante, anche a causa della propaganda sovranista, che ha colpevolmente collegato l'utilizzo di Immuni ad una presunta mancanza di tutela della privacy, tale applicazione non ha raggiunto il livello di implementazione ottimale, soprattutto in considerazione dell'avvento della seconda ondata di Covid-19;

   a parere dell'interrogante, infine, la piattaforma su cui si basa l'applicazione Immuni – per sua stessa natura – può essere ulteriormente e vantaggiosamente sviluppata allo scopo di integrare ancora più servizi che possono ritenersi fondamentali nella gestione quotidiana dell'emergenza Covid da parte dei cittadini –:

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire la più ampia possibilità di utilizzo e diffusione di Immuni, al fine di garantire la massima tracciabilità, nel più assoluto rispetto della privacy;

   se il Governo non ritenga utile sviluppate ulteriormente l'app Immuni, sempre nell'assoluto rispetto della privacy, dotandola di ulteriori funzionalità utili per i cittadini e per le istituzioni preposte al contenimento del contagio quali, ad esempio: strumenti per la semplificazione degli adempimenti digitali e per il superamento dell'autocertificazione cartacea; mappatura degli spostamenti per le necessità scolastiche e lavorative – aggiornabile in tempo reale nel momento in cui si verifichino episodi di contagio – finalizzata all'organizzazione in sicurezza dei mezzi per il trasporto locale; strumenti per la comunicazione diretta dei provvedimenti governativi in materia di lotta alla pandemia e per la divulgazione di informazioni puntuali e tempestive in merito a divieti e nuove regole adottate sui singoli territori.
(5-04896)


   SIANI, LATTANZIO, CASA, DI GIORGI, FUSACCHIA, GRIBAUDO, MURONI, NITTI, PICCOLI NARDELLI, QUARTAPELLE PROCOPIO, RIZZO NERVO, SERRACCHIANI, VISCOMI e CARNEVALI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   quotidianamente il Ministero della salute e la Protezione Civile forniscono insieme i dati relativi all'andamento della epidemia da Covid-19 in Italia, indicando il numero dei tamponi effettuati, i casi positivi, le persone ricoverate in ospedale e quelle in terapia intensiva, nonché il numero dei guariti;

   in un momento così delicato come quello che si sta affrontando è necessario avere anche dei dati disgregati per fascia di età sullo stato dei contagi tra i bambini e gli adolescenti in quanto avere queste informazioni dettagliate significherebbe riuscire a rispondere in maniera più efficace e pronta all'emergenza evitando, ad esempio, la chiusura indiscriminata delle scuole;

   avere a disposizione il dato disaggregato dei contagi nell'infanzia e nella prima adolescenza permetterebbe non solo di avere un quadro della situazione molto più chiaro, ma di formulare proposte politiche che si fondino su di una base scientifica più solida. Sapere quanti siano i bambini contagiati dai 0 ai 6 anni, da 6 a 12 e da 12 a 18 anni permetterebbe di spiegare più facilmente ad un genitore perché sia o meno necessario chiudere una scuola, piuttosto che un'attività destinata all'infanzia;

   questo dato, inoltre, permetterebbe agli ospedali pediatrici una migliore organizzazione in vista dell'ondata di influenza invernale che, come è noto, colpisce prevalentemente i bambini –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti sopraesposti, non ritenga necessario fornire quotidianamente, oltre ai dati sul numero totale delle persone positive al Covid-19, anche i dati disaggregati per fascia di età, indicando quanti bambini e adolescenti siano risultati positivi, fornendo così le basi per una reale politica di prevenzione verso tale fascia;

   se sia a conoscenza di quanti posti letto Covid positivi e di terapia intensiva siano stati attivati nei vari ospedali pediatrici e negli ospedali che ospitano reparti di pediatria.
(5-04900)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COSTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 22 ottobre 2020 il manager Davide Casaleggio ha fatto sapere di avere ricevuto la proposta di andare a ricoprire la carica di Ministro;

   lo stesso Casaleggio e la sua piattaforma Rousseau sono in un aperto contenzioso-trattativa con il Movimento 5 Stelle in relazione alle somme che i parlamentari versano per ricevere servizi dall'associazione stessa –:

   se il Presidente del Consiglio sia a conoscenza di tale proposta e quali elementi di informazione possa fornire al riguardo.
(4-07299)


   BALDINI, BOND e DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'impennata dei contagi che sta facendo registrare questa seconda ondata di COVID evidenzia, quotidianamente, come le famiglie con anziani non autosufficienti, ovvero quelle con minori e genitori impegnati sui luoghi di lavoro, siano tra i soggetti che maggiormente si trovano a dover farsi carico delle conseguenze sanitarie – sovente nefaste – della pandemia Sars-COVID-19;

   in particolare, l'impressionante dilagare dei contagi – peraltro ampiamente preconizzato sin dal periodo del lockdown della primavera scorsa – ha rimarcato l'urgenza di una efficace programmazione di settori, quali, appunto, quelli dell'assistenza e dei servizi alla persona;

   babysitter e badanti sono, infatti, persone, figure professionali che occupandosi di bambini ed anziani, entrano in contatto, quotidianamente, con soggetti «fragili» e, dunque, maggiormente esposti al rischio di contrarre la malattia;

   di frequente, tali lavoratori, in particolare quelli che prestano assistenza agli anziani, provengono da Paesi stranieri e sono persone delle quali ben poco si conosce circa i loro stili di vita. Eppure, in molti casi, essi entrano a stretto contatto con anziani soli ed in periodo notturno e, altrettanto spesso, prestano servizio presso più di una abitazione;

   in assenza di un preciso obbligo di utilizzare idonei presidi sanitari di sicurezza – mascherine e guanti – durante l'orario di lavoro, ovvero di un controllo periodico tramite tampone, quanti prestano assistenza agli anziani, oltre a mettere a repentaglio la propria salute, costituiscono un pericolosissimo veicolo di trasmissione del virus. Del resto, non è incomprensibile come gli stessi siano restii a sottoporsi volontariamente ai tamponi periodici a causa della paura di perdere il lavoro;

   nel susseguirsi, quasi quotidiano, di provvedimenti adottati dal Governo per fronteggiare l'ondata di COVID-19 non vi è traccia alcuna di misure volte a controllare tali categorie di lavoratori mediante la previsione di specifici obblighi - mascherina sui luoghi di lavoro e tampone periodico obbligatorio;

   tra l'altro, è evidente che i costi di questo tipo di prevenzione non possano ulteriormente gravare, così come attualmente gravano, sulle famiglie italiane, già aspramente colpite dalla grave crisi economica seguita alla diffusione della pandemia, ma di cui dovrebbe farsi carico lo Stato –:

   se e quali urgenti iniziative, in ambito sanitario, il Governo intenda adottare per assicurare un efficace e regolare controllo della positività al virus Sars COVID-19 di colf e badanti, al fine di attuare una efficace attività di prevenzione della diffusione della pandemia.
(4-07302)


   DALL'OSSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 ottobre 1962, con un accordo tra il Ministero della salute, il Ministero della difesa e il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, fu istituito il Comando carabinieri per la tutela della salute, un'unità specializzata dell'Arma dei carabinieri: i Nas;

   gli stessi sono posti alle dipendenze funzionali del Ministero della salute con diversi settori d'intervento tra cui il controllo nel settore farmaceutico e sanitario;

   nel mese di maggio 2020 è giunta la notizia positiva e di grande orgoglio che, presso l'azienda socio sanitaria territoriale di Mantova, in collaborazione con l'Ircs san Matteo ai Pavia, sotto la direzione rispettivamente, del dottore Stradoni e del dottore Nicora, i team guidati dai dottori Perotti e Franchini, quest'ultimo con la collaborazione del dottore De Donno della pneumologia della strutture di Mantova, si siano contraddistinti per avere condotto a termine una sperimentazione con siero iperimmune, atto a bloccare il peggioramento evolutivo in pazienti malati di Covid-19;

   tale sperimentazione giunta al termine in quel periodo è stata sottoposta a valutazione specifica al fine di pubblicazione su riviste internazionali;

   il succitato dottore De Donno affermò che, pur senza poter ancora offrire dati ufficiali, i primi riscontri del trattamento furono molto incoraggianti;

   anche il direttore generale dell'Asst di Mantova, Raffaello Stradoni, intervistato sull'utilizzo della terapia sperimentata su una donna in stato interessante, affermò che il trattamento con plasma sia nell'ambito del rigido protocollo sperimentale, sia in altre situazioni in cui venne comunque somministrato con procedure «compassionevoli», si mostrò molto promettente, ribadendo peraltro che l'infusione di plasma costituisce una ulteriore arma tra tutto ciò che può essere utilizzato sia in ambito terapeutico, che in ambito preventivo per la lotta al Covid;

   a Mantova venne creata una «banca del plasma», e in collaborazione tra ospedali ovvero di Pavia e Mantova, si instaurò e si dette avvio a questa sperimentazione;

   al fine di creare una banca del plasma, condicio sine qua non è avere all'attivo un numero cospicuo di donatori, i quali devono essere guariti da Coronavirus e offrire la disponibilità a donare 600 ml di sangue, di cui viene trattenuto il liquido, previo assenso del Comitato etico;

   il plasma ha una considerevole durata conservativa, grazie alla creazione della banca del plasma, Mantova e Pavia sono in grado di aiutare anche altre strutture ospedaliere che ne bisognino;

   è notizia oramai nota di come anche la regione Veneto, sulla scia di quanto accaduto favorevolmente a Mantova e Pavia, abbia posto le basi per la nascita di una «banca del plasma» regionale;

   sempre nei giorni di diffusione della notizia, si è assistito ad un accanimento nei confronti del gruppo operativo dei Nas della Lombardia, a seguito di una presunta e poi smentita presenza degli stessi presso i locali dell'ospedale Poma di Mantova, per una fantomatica acquisizione di informazioni, che ha gettato discredito sull'Arma dei carabinieri e messo in secondo piano la cura sperimentale –:

   quali iniziative siano state adottate dal Governo al fine di contrastare le fake news soprattutto a tutela degli organi dello Stato e dei loro difensori, quali ad esempio l'Arma dei carabinieri;

   se il Governo abbia ipotizzato di dare avvio alla creazione di una «banca del plasma» nazionale al fine di garantire eventuali cure su tutto il territorio vista anche la situazione attuale;

   se non si ritenga di attivarsi in ambito europeo per la creazione di una centrale del plasma europea;

   per quale motivo il Governo non abbia adottato le iniziative di competenza per garantire la continuità delle sperimentazioni sul plasma agli ospedali di Mantova e Pavia.
(4-07306)


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri illustrato dal Presidente del Consiglio dei ministri domenica 24 ottobre 2020 non piace ai sindaci. Secondo la bozza circolata in un primo momento i primi cittadini avrebbero potuto disporre la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, di vie o piazze nei centri urbani dove si possono creare situazioni di assembramento. Poi il riferimento ai sindaci è stato tolto e, all'articolo 1, del decreto si legge che «delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, può essere disposta la chiusura al pubblico dopo le 21». Un carico di responsabilità enorme per i sindaci che si sono sentiti lasciati soli a gestire una situazione poco realizzabile. Si è d'accordo sul fatto che i sindaci vengano delegati per la tutela della salute pubblica, ma prima devono essere dotati dei mezzi e di tutte le informazioni e le linee guida per gestire l'emergenza;

   la successiva precisazione del Viminale non cambia le cose. Viene specificato che, con il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, lo Stato non abbandona i comuni, né li investe di responsabilità improprie: i primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai prefetti, negli appositi comitati provinciali di ordine pubblico. Secondo l'interrogante il problema rimane perché mancano le basi fondamentali: dati, informazioni, forze dell'ordine, strumenti adeguati alla richiesta e soprattutto risorse. I primi cittadini di tutta Italia, privati delle entrate, non potranno mai affrontare anche questo compito: devono aiutare le imprese e le famiglie; il periodo di lockdown ha dimezzato le entrate per gli enti locali che hanno dovuto, come giusto che sia, ridurre tasse e tributi locali. Poche entrate ma le uscite devono essere sostenute ugualmente: trasporto pubblico, l'illuminazione, la raccolta dei rifiuti e altro. Soldi che non bastano con il rischio di non poter fornire servizi ai cittadini –:

   se non sia necessario adottare iniziative volte a stanziare adeguate risorse economiche (fin dal prossimo disegno di legge di bilancio o con iniziative normative urgenti) e dotare dei mezzi opportuni i sindaci perché attivino in modo idoneo e congruo le misure previste dal nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri a tutela della salute dei cittadini.
(4-07307)


   GIACOMONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da alcune settimane, si sta assistendo a un preoccupante trend di rapida crescita dei contagi. Il 27 ottobre 2020 i dati sulla diffusione della pandemia da Coronavirus nel nostro Paese indicavano un incremento rispetto al giorno precedente di quasi 22 mila nuovi casi, con oltre 174 mila tamponi e 221 decessi;

   ci si trova a dover gestire una seconda ondata della pandemia con determinazione ma con troppe armi spuntate nonostante questi ultimi mesi di maggiore tregua epidemica, avrebbero dovuto comportare una migliore organizzazione per attrezzarci al meglio alla temuta, e purtroppo ora arrivata, seconda ondata;

   in tutte le regioni l'indice di contagio Rt è superiore a 1, aumenta il numero dei casi e le risorse non riescono a soddisfare la necessità di tracciamento. Peraltro, la gran parte dell'aumento esponenziale dei casi è composto da soggetti asintomatici o paucisintomatici;

   quando il numero dei contagiati è così alto, il tracciamento diventa praticamente inutile perché è quasi impossibile ricostruire la catena, e si rischia di sprecare soldi ed energie. Quindi il problema principale in questo momento è quello di assistere i sintomatici che sono a rischio per un peggioramento delle condizioni generali;

   al momento, i medici di famiglia non sono in grado di andare a casa perché rischiano di infettarsi. Possono telefonare e dare consigli medici e sanitari. Attualmente, ogni giorno si ricoverano quasi mille persone in più, ed è ormai quasi impossibile proteggere tutti i medici di famiglia con le stesse attrezzature e scafandri che hanno i medici delle terapie intensive;

   queste carenze organizzative fanno sì che sempre più persone impaurite si presentano in ospedale e al pronto soccorso dove poi i medici spesso sono obbligati a ricoverare i pazienti in osservazione –:

   se non si ritenga indispensabile adottare iniziative, per quanto di competenza, per implementare sensibilmente l'assistenza domiciliare soprattutto per i soggetti in isolamento domiciliare che non hanno bisogno di essere ricoverati anche attraverso un potenziamento delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale;

   se non si intenda avviare tutte le iniziative di competenza volte a riattivare, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del Mes sanitario, alcuni degli ospedali e dei presìdi sanitari chiusi a causa della riorganizzazione territoriale imposta dalla normativa vigente, per trasformarli in strutture Covid.
(4-07313)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRAGA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del referendum abrogativo sui controlli ambientali del 1993, l'Italia si è dotata di un sistema di agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente. Da quel tempo, la rete di controlli si è infatti andata strutturando anche se in maniera non omogenea sul territorio nazionale, con alcuni casi di eccellenza e altri con maggiori criticità. Per ovviare a queste ultime il Parlamento ha di recente votato una norma di sistema;

   nel corso della XVII legislatura è stata approvata la legge n. 132 del 2016, che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente, di cui fanno parte l'Istituto per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e le agenzie regionali e delle province autonome di Trento e Bolzano per la protezione dell'ambiente, al fine di assicurare omogeneità ed efficacia all'esercizio dell'azione conoscitiva e di controllo pubblico della qualità dell'ambiente;

   risulta all'interrogante che, nonostante le cogenti previsioni di legge, non siano ancora stati adottati gli adempimenti ex lege n. 132 del 2016, di diretta competenza o di iniziativa del Ministro interrogato, nello specifico inerenti ai seguenti provvedimenti:

    decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adattare entro un anno dall'entrata in vigore della legge (articolo 9, comma 3) per stabilire i Lepta (Livelli essenziali delle prestazioni tecniche ambientali), nonché i criteri di finanziamento per il raggiungimento dei medesimi ed il Catalogo nazionale dei servizi;

    decreto del Presidente della Repubblica da emanare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge (articolo 14) relativo al regolamento che stabilisce le modalità di individuazione del personale incaricato degli interventi ispettivi nell'ambito delle funzioni di controllo svolte del Snpa, il codice etico, le competenze del personale ispettivo e i criteri generali per lo svolgimento delle attività ispettive;

    decreto ministeriale da emanare entro centocinquanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge (articolo 15) relativamente all'approvazione delle tariffe nazionali di definizione delle spese relative al rilascio dei pareri sulle domande di autorizzazione ambientale e allo svolgimento dei successivi controlli programmati, nonché alle convalide delle indagine analitiche prodotte dai soggetti tenuti alle procedure di bonifica e messa in sicurezza di siti inquinati;

    decreto ministeriale da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge inerente le modalità di assegnazione alle agenzie degli introiti conseguenti al rilascio dei pareri, allo svolgimento dei controlli e alle convalide sopra richiamate;

    decreto ministeriale di approvazione dei criteri e delle tariffe nazionali relativi alla liquidazione delle spese strettamente connesse ad attività di indagine delegate dall'autorità giudiziaria;

   quanto sopra descritto rappresenta un ritardo non più tollerabile nell'attuazione delle legge n. 132 del 2016, compromettendo l'efficacia degli strumenti di prevenzione e controllo particolarmente importanti per contrastare fenomeni di illegalità ambientale e fondamentali per consentire il pieno sviluppo di un'economia sostenibile dal punto di vista ambientale –:

   quale sia lo stato di avanzamento della redazione di ciascuno dei provvedimenti sopra elencati di attuazione della legge n. 132 del 2016, di diretta competenza o di iniziativa del Ministro interrogato, e quali siano i tempi previsti per la loro emanazione.
(4-07289)


   FERRO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Calabria, anche per la sua naturale conformazione geologica e geomorfologica, il dissesto idrogeologico è diffuso in modo capillare e rappresenta una problematica di notevole importanza; l'ultimo allarme riguarda Caulonia, nella Locride, che oggi rischia di crollare, nonostante la grave situazione fosse nota già dal 2015;

   già a marzo 2017 il prefetto competente aveva aperto un tavolo per valutare la situazione e per l'adozione di provvedimenti interdittivi delle aree a maggior rischio del comune calabrese per la popolazione e, già in quell'occasione, era emerso che la situazione di diffuso dissesto idrogeologico ed idraulico del territorio della provincia, già duramente colpita dagli eventi alluvionali nel corso dell'anno 2015, si era ulteriormente aggravata;

   dopo quasi quattro anni, la situazione non è cambiata e ciò che non hanno fatto secoli di storia, oggi rischia di farlo la prima pioggia importante, unitamente all'inerzia e all'inettitudine di quanti avrebbero potuto e dovuto intervenire per sanare la fragilità del territorio, tra interventi in ritardo e uno scellerato utilizzo delle risorse;

   la sottovalutazione dei pericoli idrogeologici, le negligenze, gli allarmi inascoltati sulla necessità di investire in opere di difesa, prevenzione e sicurezza hanno il sapore dell'ennesima storia di sprechi e sperpero di denaro pubblico;

   le tragedie degli ultimi anni, che hanno spesso causato la perdita di vite umane e ingenti danni economici, mettono davanti alla necessità di considerare la difesa del territorio come una priorità delle istituzioni, che non dovrebbe essere demandata, come purtroppo troppo spesso accade, ad interventi urgenti ed emergenziali;

   la fase di progettazione, come è noto da tempo, è il punto debole della prevenzione del rischio idrogeologico: nel 2015 è stato istituito il Fondo progettazione da 100 milioni di euro per progettare le opere necessarie a mitigare il rischio; nel 2017, il 90 per cento di tali opere era ancora da progettare e il 31 ottobre 2019 con deliberazione 17/2019/G la Corte dei conti ha segnalato che del Fondo Progettazione era stato speso soltanto il 19,9 per cento;

   i problemi di dissesto riguardano il 79 per cento del territorio nazionale, tanto che lo stesso Ministro interrogato ha istituito una task force, per collaborare costantemente con le regioni e affinché i progetti presentati diventino cantierabili –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza e gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere in merito alla condizione di grave e diffusa emergenza di dissesto idrogeologico del territorio calabrese e, in particolare, di Caulonia;

   quale sia ad oggi, lo stato di cantierabilità dei progetti presentati da tutte le regioni per la prevenzione del rischio idrogeologico;

   se non ritenga necessario adottare iniziative di competenza per velocizzare la progettazione delle opere di prevenzione del rischio idrogeologico e garantire la messa in sicurezza preventiva del territorio, vigilando sulla corretta e tempestiva spesa da parte delle regioni.
(4-07311)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO, GRIPPA, DEL SESTO e LOVECCHIO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   Villa Zappone è una villa storica di fine ottocento – inizi novecento, sita in Larino (Campobasso), avente interni in stile liberty e collocata in un'area archeologica di grande pregio, dove sono presenti terme romane del II secolo d.C. e un anfiteatro di età Flavia di fine I secolo d.C., oltre a «Casina Calvitti», una casina di caccia di metà settecento;

   da inizio settembre fino al 18 ottobre 2020 l'area archeologica è stata aperta al pubblico grazie a una convenzione tra comune di Larino e Soprintendenza archeologica del Molise. Tuttavia, all'apertura dell'area non è corrisposta una intera e reale fruizione di Villa Zappone. Inoltre, la villa di cui sopra e l'annesso parco archeologico sono già stati oggetto di una interrogazione, la n. 4-00329 del 16 giugno 1992, in risposta alla quale si precisava che «il Ministero ha da tempo inserito nei propri programmi la realizzazione di un museo archeologico della zona frentana nella Villa Zappone»;

   nonostante i cospicui fondi Cipe stanziati per il suo recupero, Villa Zappone continua a essere chiusa al pubblico;

   la carenza di personale impedisce la permanente apertura della Villa e dell'intera area archeologica, un problema che, di fatto, interessa molte aree del Paese e condiziona la ininterrotta fruizione del nostro patrimonio culturale. Attualmente, sono in corso due selezioni di personale: una riguarda 1.052 unità per il profilo di assistente alla fruizione, accoglienza e vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, l'altra è quella che concerne la selezione per colloquio di 500 unità a tempo indeterminato con funzioni di custodia, vigilanza e accoglienza, mediante i centri per l'impiego e la pubblicazione di bandi da parte delle regioni. In alcune regioni le selezioni sono già chiuse, in altre sono aperte, in altre ancora, come in Molise, nemmeno avviate –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare le iniziative di competenza, anche per il tramite della competente Soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio, al fine di garantire una effettiva e durevole apertura dell'area archeologica di cui sopra, compresa Villa Zappone, nonché il recupero di «Casina Calvitti»;

   se il progetto museale di esporre reperti della cultura e tradizione basso molisana rientri ancora nella programmazione ministeriale;

   se intenda adottare, per quanto di competenza, ogni iniziativa utile volta a pervenire quanto prima alla pubblicazione dei bandi relativi alle 500 unità di personale destinate a funzioni di custodia, vigilanza e accoglienza da parte delle regioni che non l'hanno ancora fatto.
(5-04899)

Interrogazione a risposta scritta:


   DE ANGELIS e DURIGON. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto ministeriale del 25 ottobre 2010 (pubblicato su Gazzetta Ufficiale n. 25 parte prima del 1° febbraio 2010) il Ministero per i beni e le attività culturali effettua la dichiarazione di notevole interesse pubblico riguardante il comune di Roma – ambito meridionale dell'agro romano compreso tra le vie Laurentina e Ardeatina (Cecchignola, Tor Pagnotta, Castel di Leva, Falcognana, S. Fumia, Solforata) – ai sensi dell'articolo 141, comma 2, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 «Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio» e successive modificazioni ed integrazioni;

   il vincolo riguarda un territorio di 5.400 ettari, situato tra la Riserva di Decima Malafede e il Parco dell'Appia Antica, che ancora conserva, nonostante vari fenomeni sparsi di urbanizzazione, consolidati e in atto, un'alta qualità paesaggistica, riconducibile ai tratti tipici del paesaggio agrario della Campagna Romana, qui particolarmente caratterizzato dall'ampiezza di quadri panoramici, oltre che dalla ricca e stratificata articolazione del sistema insediativo storico, con notevole diffusione tanto di beni archeologici ed architettonici, questi ultimi rappresentati in una vasta gamma che va dagli antichi casali (sorti a partire dai secoli XV-XVI attorno a nuclei fortificati medievali) ai casali più recenti risalenti alle bonifiche realizzate a cavallo tra Otto e Novecento, sovente in stretto rapporto con filari e gruppi arborei di notevole consistenza e di grande rilevanza;

   negli ultimi anni però, proprio nella porzione più rappresentativa di questo territorio, sono sorte in totale dispregio di questo importante vincolo paesaggistico, una serie di discariche (Cava Covalca, Canestrini, Falcognana, Selvotta, Vallerano, Porta Medaglia), sfruttando le tante cave abbandonate di pozzolana e di sanpietrini;

   l'inerzia nel contrasto di questi comportamenti illeciti, è stata considerata una sorta di autorizzazione ad azioni come sversamenti illegali lungo le strade principali (Laurentina e Ardeatina), passaggio di Tir su strade secondarie con divieto, prostituzione, bracconaggio, accampamenti abusivi e roghi, che hanno fortemente compromesso il territorio rurale e agricolo che doveva essere valorizzato dal vincolo;

   quanto predetto si traduce in situazioni di forte disagio per la popolazione, ha comportato la chiusura delle aziende agricole di eccellenza presenti nel territorio, oltre che notevoli danni ambientali –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare a tutela dell'area di interesse pubblico sottoposta a vincolo per contrastare la situazione di degrado ormai diventata insostenibile, al fine di preservarne l'integrità a garanzia dell'incolumità di chi vive e lavora in questa importante realtà territoriale.
(4-07314)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CARNEVALI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   al fine di rilanciare l'economia, in continuità con quanto già avviato con il cosiddetto decreto «Rilancio» di cui al decreto-legge n. 34 del 2020, convertito dalla legge n. 77 del 2020, il cosiddetto decreto «Agosto», di cui al decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 ottobre 2020, n. 126, introduce misure per specifici settori particolarmente colpiti dalla crisi conseguente all'emergenza COVID-19 che più direttamente risentono del calo delle presenze turistiche, prevedendo in particolare l'erogazione a fondo perduto di contributi rispettivamente per la filiera della ristorazione e per attività economiche e commerciali nei centri storici;

   in particolare l'articolo 58, al fine di sostenere le imprese di ristorazione alla riapertura e alla continuità, e di evitare sprechi alimentari istituisce un fondo di 600 milioni di euro per il 2020, finalizzato all'erogazione di un contributo a fondo perduto a favore di tali imprese per l'acquisto di prodotti di filiere agricole e alimentari (anche Dop e Icp, inclusi quelli vitivinicoli), valorizzando la materia prima del territorio, mentre l'articolo 59 garantisce, entro il limite di spesa di 500 milioni di euro per il 2020, contributi a fondo perduto agli esercenti attività economiche e commerciali di vicinato aperte al pubblico e svolte nei centri storici (zona A) di comuni con alto tasso di presenza di turisti stranieri al fine di sostenere economicamente tutti i piccoli esercenti al minuto che hanno avuto in questi mesi perdite di fatturato in seguito alla riduzione dei flussi turistici provenienti dall'estero;

   mentre per quanto riguarda il contributo per i centri storici le disposizioni non prevedono l'emanazione di alcuna norma attuativa, ma rimangono applicabili, per quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 25, commi da 7 a 14, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, (relative al contributo a fondo perduto erogato per ristorare le perdite di aprile 2020 il cui termine ultimo per presentare domanda è scaduto il 13 agosto 2020), che prevedono il coinvolgimento diretto dell'Agenzia delle entrate, sia per la presentazione dell'istanza, sia per l'erogazione con accredito in conto corrente, per quanto riguarda il contributo per la ristorazione, l'articolo 58, comma 10, del decreto-legge n. 104 del 2020 prevede che venga emanato, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto «Agosto», un decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto, con il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, per stabilire i criteri, le modalità e l'ammontare del contributo assicurando il rispetto del limite di spesa;

   per quanto riguarda il contributo per la ristorazione, il citato termine per l'emanazione del decreto attuativo risulterebbe scaduto, mentre per il contributo agli esercenti nei centri storici, ad oggi, a quanto consta all'interrogante, non risulterebbe attiva la procedura telematica per la richiesta del contributo sul sito dell'Agenzia delle entrate –:

   quali siano i tempi per rendere operative le citate disposizioni appositamente emanate per ristorare urgentemente, attraverso l'erogazione a fondo perduto di contributi, la filiera della ristorazione e le attività economiche e commerciali nei centri storici che risultano tra le più colpite dalla crisi conseguente all'emergenza COVID-19.
(5-04884)

Interrogazione a risposta scritta:


   ALESSANDRO PAGANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nell'attuale emergenza derivante dalla pandemia da COVID-19, le imprese operanti nel settore dei servizi essenziali in favore della pubblica amministrazione subiscono ritardi nei pagamenti dei compensi ad esse spettanti;

   al contempo gli enti locali, a seguito di interventi straordinari finalizzati alla gestione dell'emergenza da COVID-19, hanno visto diminuire drasticamente la liquidità delle casse comunali e, com'è noto, si sono trovati nella difficoltà di far fronte ai debiti contratti con le imprese, sebbene vi abbiano sempre adempiuto;

   emerge, dunque, l'esigenza di migliorare la disciplina dei rapporti di credito e di debito con la pubblica amministrazione e di promuovere l'economia su cui si regge il nostro Paese;

   risulta opporlo introdurre la possibilità di compensare i crediti certificati vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni anche con i debiti correnti di natura tributaria e previdenziale, poiché, attualmente, i crediti certificati su piattaforma del Ministero dell'economia e delle finanze non sono compensabili con imposte correnti o avvisi bonari, bensì possono essere utilizzati in compensazione solo con importi già iscritti a ruolo, i quali sono gravati di sanzioni e relativi interessi che determinano un aumento superiore al quaranta per cento del debito dell'impresa o del professionista;

   con riguardo ai crediti certificati compensabili con i debiti tributari già iscritti a ruolo, si evidenzia che il legislatore ha, comunque, subordinato l'operatività del meccanismo della compensazione all'adozione annuale di una specifica norma inserita in un decreto-legge. Dal 2014 al 2019 sono state adottate allo scopo specifiche revisioni contenute in decreti-legge. L'ultima disposizione a riguardo è quella di cui all'articolo 37, comma 1-bis, decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, che ha previsto la compensazione con le modalità di cui al decreto del Ministro dell'economia e delle finanze del 24 settembre 2014, anche per l'anno 2019 e 2020, con riguardo ai carichi affidati agli agenti di riscossione entro il 31 ottobre 2019. Nell'anno in corso, invece, non risulta ancora emanata alcuna norma che estende l'operatività della compensazione per i carichi iscritti a ruolo dal 31 ottobre 2019 ad oggi. Una tale circostanza si tradurrebbe in un danno per le imprese, che, pur vantando crediti certificati, non possono compensarli con cartelle successive alla citata data, imponendosi, pertanto, un intervento urgente a tal fine per venire incontro alle difficoltà economiche delle imprese che vantano crediti nei confronti della pubblica amministrazione, soprattutto nel particolare momento di crisi che si sta vivendo;

   si segnala, inoltre, la necessità di circoscrivere gli effetti della disciplina prevista dall'articolo 8, comma 5, lettera b), del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, in materia di esclusione di operatori economici dagli appalti per irregolarità tributarie non definitivamente accertate: occorrerebbe, infatti, riparametrare la soglia di gravità delle violazioni in considerazione del valore dell'appalto, nonché ricondurre a unità rispetto al sistema tributario l'esclusione per irregolarità non definitive, dando esclusivamente rilevanza ai debiti effettivamente esigibili dall'amministrazione finanziaria ed escludendo, ad esempio, le poste oggetto di sospensione giudiziaria o amministrativa, ovvero quelle rateizzate;

   se intenda adottare le iniziative di cui in premessa, al fine di migliorare la sopramenzionata disciplina dei rapporti di credito e di debito con la pubblica amministrazione, nonché garantire un concreto sostegno a favore delle imprese gravemente colpite dalla crisi economica causata dalla pandemia da COVID-19.
(4-07303)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

II Commissione:


   GIULIANO, ASCARI, BARBUTO, BILOTTI, BUSINAROLO, CATALDI, DI SARNO, D'ORSO, RICCIARDI, SAITTA, SALAFIA, SARTI e SCUTELLÀ. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la situazione attuale, legata all'emergenza da COVID-19, richiede un radicale cambiamento nel sistema giustizia, evitando gli assembramenti nei tribunali, negli uffici giudiziari e anche nelle carceri;

   è quindi necessario aprirsi a nuove modalità essenzialmente telematiche (come già in parte avviene nella Corte di cassazione) che potrebbero rappresentare quella spinta verso l'innovazione tecnologica che deflazionerebbe in maniera tangibile il tanto auspicato snellimento dell'iter burocratico processuale: le udienze da remoto;

   l'informatizzazione e la digitalizzazione favoriscono il rispetto delle norme imposte per evitare il diffondersi ulteriore della pandemia, nonché il risparmio di tempo e risorse; applicate all'apparato giudiziario e al mondo del diritto, permetterebbero di recuperare la fiducia da parte dei cittadini che, sempre più spesso, denunciano una giustizia lenta;

   proprio l'esperienza della prima ondata di contagi ci dimostra quanto siano importanti, e dunque urgenti, misure finalizzate al miglioramento dell'intero sistema, attraverso una serie di interventi in grado di bilanciare le esigenze di giustizia con quelle della salute pubblica;

   la situazione venutasi a creare per l'aumento dei contagi desta preoccupazione tra gli operatori del settore giustizia, che auspicano una implementazione dello smart working per il personale giudiziario e dei relativi dispositivi necessari (anche per la celebrazione delle udienze da remoto), nonché l'ulteriore attivazione delle modalità telematiche per il deposito degli atti;

   nonostante si registri da Milano a Napoli un serio aumento di casi di positività nelle aule di giustizia, nelle cancellerie e nelle strutture penitenziarie, il personale giudiziario, con grande abnegazione, continua ad essere presente e ad assicurare i servizi ordinari, non solo essenziali;

   negli ultimi giorni anche l'andamento del contagio tra i detenuti è quasi raddoppiato (si è passati da 75 a 145 positivi), come anche, in maniera esponenziale, continua a salire fra gli operatori (allo stato attuale, risultano 199 affetti dal virus, rispetto ai precedenti 117) –:

   quali siano i provvedimenti che – anche sulla base delle sollecitazioni provenienti dall'avvocatura e dalla magistratura – il Ministro interrogato intenda adottare in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale al fine di assicurare in piena sicurezza il corretto svolgimento dell'attività giudiziaria, in particolare scongiurando la crescita dei contagi, così da tutelare la salute di tutti gli operatori del settore.
(5-04877)


   MASCHIO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la giustizia stava provando a ripartire, tra lunghe file di attesa, accessi su prenotazione alle cancellerie, udienze affollate e processi rinviati di anni, ma la recrudescenza dei contagi ha fatto ripiombare il mondo della giustizia in stato di agitazione con il miraggio di un pieno ritorno alla normalità;

   in alcuni casi si sta ricorrendo ai ripari, con chiusure strategiche e il tentativo di ridurre al minimo gli accessi ai palazzi, spostando online, quanto più possibile, l'attività: a Milano il procuratore Francesco Greco ha diramato una circolare valida fino al 15 novembre con la quale ha regolamentato la stretta agli accessi, dopo il contagio, in pochi giorni, di cinque magistrati, un ufficiale di polizia giudiziaria, un paio di magistrati ordinari in tirocinio, due tirocinanti e due giudici;

   secondo il presidente del tribunale di Bologna, Caruso: «Abbiamo già una carenza del 30 per cento di personale amministrativo e non abbiamo la possibilità di consentire ai dipendenti amministrativi di connettersi da casa con i registri informatizzati del Tribunale», gravando sugli «oltre 11.000 processi pendenti nel penale», molti dei quali rinviati durante e dopo il lockdown;

   il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria ha confermato la volontà di «non abbandonare il fruttuoso percorso, già avviato, di remotizzazione del processo e del lavoro del personale di magistratura e dipendente»;

   tra le intenzioni del Ministro, come lo schema del «decreto ristori» dimostrerebbe, ci sarebbe quella di consentire il deposito di atti via pec anche in ambito penale, equiparandolo al deposito cartaceo in cancelleria, con la possibilità di aprire nuovamente alle udienze da remoto, nel caso in cui si dovesse tornare ad una chiusura totale;

   secondo l'Unione delle Camere Penali, il principale timore, allo stato attuale, è che si torni a «forme di sospensione o di riduzione dell'attività processuale», un disastro in una situazione già collassata da anni e peggiorata dal recente lockdown;

   temono un blocco anche i giovani avvocati, che a seguito della proroga del periodo emergenziale al 31 gennaio 2021 hanno registrato, da parte di alcuni uffici giudiziari, i primi provvedimenti di rinvio;

   la giustizia non può e non deve fermarsi; rinviare i procedimenti equivale ad una denegata giustizia –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e come si coniughi la necessità di un'immediata applicazione delle nuove regole per la giustizia con la scarsa digitalizzazione del sistema, soprattutto in ambito penale, che renderebbe difficile anche l'applicazione del lavoro agile.
(5-04878)


   ANNIBALI, FERRI e VITIELLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   25.000 praticanti avvocati partecipano alle prove scritte dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione forense, quest'anno previste per i prossimi 15, 16 e 17 dicembre;

   i candidati affrontano un periodo di pratica e investono notevoli energie, tempo e denaro per prepararsi alle prove; allo stato non hanno ancora certezze in merito alle modalità di svolgimento;

   l'articolo 8 del bando di cui al decreto 14 settembre 2020, in Gazzetta Ufficiale 15 settembre 2020, prevede che un successivo decreto ministeriale, pubblicato il 27 novembre 2020, individuerà misure disciplinanti l'accesso e la permanenza alle sedi concorsuali, per garantire il rispetto delle disposizioni volte a prevenire il contagio da Covid-19;

   le prove scritte vengono svolte in tre giorni consecutivi e prevedono la presenza dei candidati per sette ore al giorno;

   gli inevitabili assembramenti rischiano di causare una crescita dei contagi;

   vi sarà una difficoltà nel trovare i locali adatti per far rispettare distanze di sicurezza e norme igieniche;

   il Governo non ha chiarito come intenda garantire le norme sanitarie all'interno dei padiglioni e che cosa accadrà qualora un candidato dovesse risultare positivo al Covid-19 durante i giorni delle prove scritte;

   molte professioni hanno effettuato i relativi esami svolgendo esclusivamente la prova orale;

   con il decreto ministeriale n. 661 del 24 settembre 2020 il Ministero dell'università ha confermato che gli esami di abilitazione per molte professioni tra cui architetto, ingegnere, dottore commercialista, esperto contabile e revisore legale si svolgeranno in modalità orale a distanza;

   tale modalità sembra essere la più idonea, anche per l'esame di avvocato, a garantire lo svolgimento certo della sessione in sicurezza e tempi celeri;

   l'orale abilitante, per sopperire all'assenza di prova scritta e assicurare la selettività dell'esame, potrebbe prevedere quali obbligatorie le materie di diritto civile e diritto penale, più una tra procedura civile e procedura penale, deontologia e due materie a scelta;

   a parere degli interroganti è necessario, anche per l'esame da avvocato, procedere direttamente alla prova orale tramite modalità in video streaming o secondo le forme più idonee in relazione alla situazione di emergenza –:

   se intenda adottare iniziative per prevedere una modalità alternativa con la quale espletare l'esame da avvocato 2020/2021, in particolare attraverso l'eliminazione delle prove scritte e l'introduzione di una prova orale abilitante che preveda le materie di diritto civile, diritto penale, una procedura, deontologia e due materie a scelta, da svolgersi anche in modalità telematica.
(5-04879)


   CONTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del 14 settembre 2020 il Ministro della giustizia ha indetto per l'anno 2020 la sessione dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione forense presso le sedi di Corti di appello;

   all'articolo 2 del bando si legge che l'esame di Stato si articola in tre prove scritte e in una prova orale;

   all'articolo 3 si stabilisce che le prove scritte si svolgeranno dalle ore nove nei giorni seguenti: 15, 16 e 17 dicembre 2020;

   alle prove parteciperanno migliaia di candidati, divisi in sedi concorsuali secondo la Corte di Appello di appartenenza, con una media di 1000/1500 partecipanti per ogni Corte di Appello e nelle corti più grandi (Roma, Napoli, Milano) si arriverà a non meno di 2500/3500 partecipanti ciascuna;

   molti candidati per raggiungere la sede si sposteranno, con relativi pernottamenti, anche da diverse province e città;

   le predette prove scritte si svolgeranno con una durata minima di 7 ore ciascuna, anche se, tra ingresso dei candidati e inizio della provaci tempo di permanenza in aula di ogni candidati sarà di circa 9/10 ore;

   appare evidente che tali procedure non offrano sufficienti garanzie rispetto al contenimento del contagio da Covid-19, il quale com'è noto si trova in una fase di pericolosa e allarmante crescita, e appaiono in contraddizione con la forte raccomandazione contenuta nel recente Dpcm, unitamente a molte misure restrittive, di restare il più possibile presso il proprio domicilio ed evitare occasioni di assembramento;

   tale preoccupazione era già ben nota al Governo all'atto di emanazione del bando tanto che all'articolo 8 si prevede che: «saranno individuate eventuali misure disciplinanti l'accesso e la permanenza alle sedi concorsuali, al fine di garantire il rispetto delle vigenti disposizioni volte a prevenire il contagio da Covid-19»;

   l'eventuale rinvio o annullamento della sessione d'esame 2020/2021 avrebbe un effetto devastante per il futuro di tutti i praticanti avvocato;

   vanno previste modalità di svolgimento della selezione che tengano conto dell'esigenza inderogabile di sicurezza, nelle more dell'esigenza già molte volte rappresentata di una complessiva riforma dell'esame stesso di abilitazione –:

   come intenda il Ministro interrogato garantire la sicurezza rispetto al contenimento del contagio da Covid-19 e il diritto degli iscritti a sostenere l'esame di abilitazione alla professione forense per la sessione 2020/2021.
(5-04880)


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la stampa nazionale sta dando ampio risalto alla notizia di un autentico pestaggio che avrebbe avuto luogo ai danni dei detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere;

   il 6 aprile 2020 circa 300 agenti del Corpo della polizia penitenziaria sarebbero entrati per una perquisizione straordinaria, finita con gravissimi pestaggi e violenze;

   secondo il garante dei detenuti della Campania, Samuele Ciambriello, esisterebbe anche un video già in possesso dell'autorità giudiziaria, che sta indagando sull'accaduto per abuso di potere e tortura –:

   se intenda fornire chiarimenti, per quanto di competenza, con riguardo a quanto denunciato dalla stampa e quali iniziative di competenza intenda assumere per evitare il ripetersi di così gravi atti di violenza ai danni dei detenuti.
(5-04881)


   GIANNONE, GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   tra le categorie professionali più colpite dalle conseguenze dell'emergenza sanitaria in corso rientra quella degli avvocati che, per l'importanza del ruolo svolto all'interno dell'effettivo funzionamento della giustizia, devono portare avanti gli incarichi assunti anche nell'attuale momento di difficoltà;

   la partecipazione dei difensori alle udienze è fondamentale e sta avvenendo nonostante, per lo svolgimento in locali chiusi e frequentati da una moltitudine di persone, sia oggettivamente una delle attività a maggiore rischio contagio;

   è cronaca quotidiana l'aumento dei casi di contagio tra tutti gli operatori del Tribunale. A differenza però di magistrati e pubblici dipendenti (quali i cancellieri), l'Avvocato non ha alcuna copertura e tutela in caso debba affrontare un periodo di quarantena o, ancora peggio, rimanga vittima di contagio;

   attualmente infatti, l'istituto del legittimo impedimento per gli Avvocati è riconosciuto solo in materia penale dall'art. 420-ter codice di procedura penale, che legittima il giudice a rinviare l'udienza quando risulta che l'assenza del difensore, purché precedentemente comunicata, sia dovuta ad assoluta impossibilità a comparire. Questo comporta, per esempio, che un avvocato penalista in isolamento volontario perché entrato in contatto con soggetto positivo al Covid-19, debba fare istanza di rinvio e rimettersi ad una valutazione discrezionale del magistrato, che dovrà decidere se l'impedimento sia o meno assoluto, per ottenere una posticipazione della udienza;

   se possibile, la situazione è ancora peggiore per gli avvocati che non sono penalisti, non tutelati dall'istituto del legittimo impedimento indicato;

   in ogni caso poi, in materia penale, civile o amministrativa, un avvocato in quarantena o malato deve comunque rispettare i termini delle scadenze processuali, per il deposito degli atti fuori udienza;

   è perciò indispensabile, secondo gli interroganti, che venga riconosciuta all'avvocato, che venga a trovarsi nelle situazioni di isolamento, quarantena o contagio, un legittimo impedimento professionale, comprendente la possibilità di non partecipare ad una udienza o di non rispettare una scadenza processuale, in ogni caso ed indipendentemente dalla materia in cui esercita la propria professione –:

   quali iniziative di competenza, in particolare di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda assumere affinché gli avvocati che si trovino in isolamento, quarantena o debbano direttamente affrontare una infezione da Covid-19, possano risultare legittimamente impediti nell'esercizio della professione e, per l'effetto, non essere tenuti a recarsi in udienza ed a rispettare scadenze processuali nel periodo interessato dalla problematica di salute che li vede coinvolti.
(5-04882)


   BISA, DI MURO, MARCHETTI, MORRONE, PAOLINI, POTENTI, TATEO, TOMASI e TURRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si è appreso del concorso in magistratura in cui alcuni candidati avevano superato le prove scritte nonostante gli elaborati fossero pieni di segni di riconoscimento evidentissimi, redatti in un italiano improbabile, con molte «anomalie», ma soprattutto pieni di gravi errori di diritto e strafalcioni giuridici come la citazione di sentenze inesistenti;

   dopo la denunzia di tali irregolarità, ci si sarebbe aspettato un intervento tempestivo del CSM e del Ministro della giustizia, il quale, durante lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata nella seduta del 14 ottobre, si è limitato a dare una risposta a parere degli interroganti burocratica e superficiale, riferendo che «la funzione di alta vigilanza assegnata al Ministro sulla regolarità degli esami si traduce nella costante verifica della regolarità delle operazioni svolte dalla commissione esaminatrice rispetto alle modalità procedurali indicate dalla legge, ma non può in alcun modo includere il sindacato in merito alle singole deliberazioni relative alla valutazione dei candidati, soggette solo al sindacato di legittimità del giudice amministrativo»;

   come il Ministro interrogato ha ricordato alla fine del suo intervento c'è un dovere di alta vigilanza e di fronte a fatti abnormi, come i grossolani errori di diritto che sono stati commessi da parte dei candidati poi promossi all'orale, si reputa che il Ministro non possa tacere per il motivo che l'immissione nell'ordine giudiziario di magistrati ignoranti delegittima l'ordine stesso con riguardo all'effettiva professionalità che deve caratterizzare l'alta e delicata funzione;

   se il Ministro interrogato intenda concretamente attivarsi per fare chiarezza sulla regolarità di un concorso che, conferendo ai vincitori l'altissima funzione di giudicare, non deve dare adito al sia pur minimo sospetto che esso non sia svolto nell'ambito della più rigorosa regolarità e trasparenza, promuovendo eventualmente, per quanto di competenza, ogni ulteriore iniziativa al riguardo.
(5-04883)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella giornata del 26 ottobre 2020, l'ufficio di presidenza del tribunale di Napoli ha emanato un decreto che dispone la fine di fatto dell'ufficio del giudice di pace di Capri;

   il provvedimento, si legge nel decreto n. 292, segue la triste dipartita dell'unico dipendente in servizio stabile e dispone il trasferimento delle udienze presso la sede centrale del tribunale di Napoli fino al 31 dicembre 2020, nelle more di eventuali ulteriori interventi ministeriali;

   in base all'attuale accordo sindacale vigente sulla mobilità, non è possibile destinare nell'immediato ulteriore personale all'ufficio del giudice di pace di Capri, in quanto è in corso di pubblicazione un interpello volontario per trovare personale da destinare all'ufficio dell'isola;

   questo provvedimento danneggia gli abitanti dell'isola e mette a dura prova la necessaria garanzia di giustizia per coloro che sono impossibilitati a raggiungere la terraferma, soprattutto in un momento in cui il Governo invita i cittadini a evitare spostamenti;

   appare illogico e irrazionale, a giudizio dell'interrogante, costringere avvocati e cittadini a recarsi fuori dall'isola, con il rischio di aumentare le occasioni di portare il virus sull'isola stessa;

   in Campania la situazione dei contagi è al limite della gestibilità, anche per via dell'inerzia della giunta regionale. Si rende ancora più necessario, quindi, un intervento immediato del Ministero della giustizia al fine di rimediare ai disagi arrecati agli abitanti dell'isola;

   in un moderno Stato di diritto non è accettabile che ai cittadini non possa essere offerto un servizio fondamentale, perché l'incertezza regna sulla programmazione. Nei prossimi mesi, il Governo è chiamato ad allocare ingenti risorse provenienti dal Recovery Fund e ha individuato nella celerità della giustizia una delle sue principali prerogative –:

   se il Governo intenda destinare immediatamente nuovo personale per incrementare l'organico dell'ufficio del giudice di pace di Capri per evitare la chiusura definitiva dell'ufficio con grande danno per l'isola e gli isolani.
(4-07293)


   SPORTIELLO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il sito d'informazione Napoli Zon, il 15 ottobre 2020, riporta la notizia di un episodio di violenza contro un gabbiano. L'uccello è stato trovato impiccato ad un ponte di Marianella, un quartiere di Napoli. Una scena macabra e insensata, denunciata da un cittadino e ripresa dagli organi d'informazione;

   nei giorni precedenti a Casoria, una città dell'hinterland napoletano, un ragazzino, con un forte calcio ha ucciso un gatto che camminava in strada;

   il maltrattamento di animali è un reato che danneggia l'animale nella sua integrità psicofisica, in quanto essere senziente capace di provare dolore e deteriora la relazione tra umani e animali;

   si sta verificando, in questo periodo, una escalation violenta contro gli animali in diverse aree del Paese;

   l'articolo 544-bis del codice penale prevede che chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni –:

   se i Ministri siano conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di competenza, anche normative ove occorrenti, ritengano, eventualmente, di adottare al fine di rafforzare, anche in chiave sanzionatoria, l'impianto normativo relativo alla tutela degli animali;

   se non valutino di promuovere una campagna di sensibilizzazione nel Paese, al fine d'informare delle conseguenze penali in cui incorre chi compie atti di violenza verso gli animali;

   quali iniziative intendano promuovere, o abbiano già promosso, per sensibilizzare gli studenti alla crescita culturale e alla propensione a tutelare il benessere degli animali.
(4-07309)


   MORRONE, TOCCALINI, BAZZARO, TOMASI, BISA, TATEO, PAOLINI, POTENTI, DI MURO, TURRI e MARCHETTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la crescita esponenziale dei contagi preoccupa molto per lo svolgimento delle prossime prove per l'abilitazione all'esercizio della professione forense che dovrebbero svolgersi il 15, 16 e 17 dicembre 2020. Infatti, circa 25 mila aspiranti legali dovranno cimentarsi con gli esami scritti;

   le prove sono state regolate da un decreto ministeriale del 14 settembre 2020 (Gazzetta Ufficiale 15 ottobre 2020), quando la situazione pandemica, pur in risalita, era ben diversa da quella attuale. Già allora, per garantire la sicurezza, si era previsto che le «misure disciplinanti l'accesso e la permanenza alle sedi concorsuali» sarebbero stata regolate da un successivo decreto ministeriale da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 2020, in modo da poter tenere conto dell'evolversi della situazione sanitaria;

   le prove scritte vengono svolte nel corso di tre giorni consecutivi e prevedono la presenza di migliaia di ragazzi in banchi ravvicinati tra loro, per sette ore al giorno, producendo inevitabili assembramenti nei padiglioni con rischio crescita dei contagi;

   per l'Upa (Associazione praticanti avvocati) si è di fronte «ad una bomba a orologeria». «Chi si prenderà la responsabilità di almeno 4.500 candidati previsti solo nella corte d'appello di Napoli?»;

   nell'ipotesi di eventuali rinvii delle prove, i candidati hanno il diritto di essere avvisati per tempo, e, soprattutto assicurati su come si procederà per evitare e scongiurare gli assembramenti prima e durante le prove –:

   preso atto della situazione pandemica, se e quali siano le modalità alternative con le quali espletare l'esame di abilitazione alla professione di avvocato 2020/2021;

   se si paventi la possibilità di eventuali rinvii delle prove, e come si pensi di procedere con la correzione degli scritti considerati i ritardi subiti per la correzione degli elaborati dello scorso anno.
(4-07312)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BENAMATI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori di realizzazione della variante di Valico, un'opera strategica per il Paese, hanno comportato, ed ancora stanno comportando, infiniti disagi per i territori e i cittadini coinvolti;

   per compensare parzialmente tali disagi, a suo tempo furono concordate con le amministrazioni locali una serie di opere (cosiddette appunto Prevam);

   si tratta di oltre 30 milioni di euro di opere per i Prevam, lotti 6-7 e 8-10-11, interessanti due comuni, Castiglione dei Pepoli e San Benedetto Val di Sambro, nella città metropolitana di Bologna e ricadenti in un territorio appenninico di circa 10 mila abitanti: opere strategiche sulle quali è stato pianificato il futuro del territorio e che consistono:

    per il comune di Castiglione dei Pepoli, nella nuova viabilità denominata VS19 Badia Nuova – Sparvo, con interventi di stabilizzazione puntuale della strada comunale Prediera – Sparvo, realizzazione di un'area di parcheggio in località Badia Nuova, nell'asseguamento dei ponti Malpasso, Cipolli e Ca' di Landino, la realizzazione del nuovo ponte sul Gambellato in località Roncobilaccio, nuova strada che collega Roncobilaccio a Bruscoli (Cerdello), realizzazione di marciapiedi VS 18C (via del casello);

    e per il Comune di San Benedetto Val di Sambro, nella nuova viabilità denominata VS8 Cà Nova - Serrucce, nuova viabilità denominata VS8 Cà Nova - Cà Brusori; la sistemazione di due movimenti franosi denominati rispettivamente MF4 e MF6; la realizzazione di marciapiedi in località Pian del Voglio e realizzazione di un'area di parcheggio e di un'area a parco in località Montefredente;

   la mancata esecuzione di tali opere – che va ricordato in molti casi doveva essere propedeutica all'avvio dei lavori di costruzione della Variante, in altri addirittura mitigarne gli effetti – ha prodotto e sta tuttora producendo un danno ai comuni che sono e saranno costretti a sopportare ancora enormi costi gestionali per la manutenzione e la cura delle infrastrutture e delle aree ricadenti negli ambiti di intervento (o meglio non intervento), costi necessari per la costante ed onerosa necessità di interventi manutentivi che non si sarebbero più dovuti sostenere e che invece continueranno a gravare pesantemente ed ingiustamente sui bilanci comunali e dunque sulla cittadinanza ancora per anni;

   la realizzazione della variante di Valico ha, nel tempo, fatto emergere anche altre ed ulteriori criticità, ossia le problematiche legate al rumore provocato dall'utilizzo dell'infrastruttura e dei conseguenti disagi, la necessità del prolungamento del monitoraggio del movimento franoso della frazione di Ripoli, il problema dello svincolo di Barberino di Mugello che sta creando enormi disagi e problemi economici, sociali e turistici per queste aree montane già in difficoltà –:

   quali siano i tempi di approvazione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti dei progetti inviati da Autostrade per i lotti Prevam 6-7 e 9-10-11;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se intenda adottare iniziative per:

    a) risolvere i problemi legati al rumore in seguito alla messa in esercizio del viadotto;

    b) prolungare il monitoraggio del movimento franoso della frazione di Ripoli;

    c) valutare e proporre una soluzione per il problema legato allo svincolo di Barberino di Mugello in direzione nord.
(5-04885)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DURIGON e ZICCHIERI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalla stampa che, in questi giorni, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sta lavorando per la revisione del progetto dell'Autostrada Roma-Latina con l'obiettivo di ridurre i costi di realizzazione: un nuovo progetto che sarà poi sottoposto, a quanto pare, anche al parere delle istituzioni locali e le cui modifiche sono sostanziali rispetto al progetto originario;

   secondo le indiscrezioni apprese dalla stampa, l'intenzione dei tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che stanno lavorando alle modifiche, è quella di rendere il tracciato della Roma-Latina il più simile possibile a quello dell'attuale Pontina;

   stando a quanto ha riferito nei giorni scorsi l'assessore regionale alla mobilità ai componenti del comitato «No Corridoio» che lo hanno incontrato, l'autostrada Roma-Latina avrà un percorso ridotto con l'eliminazione del tratto complanare alla Roma-Fiumicino dall'A12 e una riduzione delle opere complementari ad essa;

   in quest'ottica, a rimetterci maggiormente potrebbero essere i comuni di Aprilia e Latina, i quali avrebbero ottenuto, con il progetto di finanza originale della regione Lazio, la realizzazione di diverse opere a compensazione, utili a migliorare la viabilità generale delle loro città;

   anche la bretella Cisterna-Valmontone avrà un progetto autonomo, sarà costruita in house, non sarà a pedaggio e, quindi, le due opere saranno realizzate in maniera diversa e staccata, non insieme come era invece previsto dal precedente progetto;

   qualche mese fa, nel corso della presentazione del piano delle infrastrutture da realizzare nel Lazio, «sbloccate» dal decreto Semplificazioni, la regione aveva affermato che la Roma-Latina rientrava a pieno titolo in quelle opere strategiche e prioritarie, anche per il Governo e non restava che procedere rapidamente verso le nomine dei commissari per aprire il prima possibile i cantieri;

   il bando di gara per la realizzazione dell'Autostrada è chiaro e non può essere modificato da ulteriori progetti o varianti, che di fatto lo cambierebbero, riportando l'attuazione del progetto indietro di anni; l'Autostrada Roma-Latina, nel suo progetto originario, è importante non solo per la provincia di Latina, ma per tutta la regione Lazio e non sono ammessi più ulteriori studi e conseguenti ritardi;

   l'asse della Roma-Latina prevede nel progetto originario la realizzazione di un'autostrada di circa 65 chilometri (per parte del tracciato prevista a tre corsie per senso di marcia più corsia d'emergenza) tra l'area est e sud-est della capitale (dall'autostrada A12 «Roma-Civitavecchia» alla Pontina in località Tor de' Cenci) e l'area nord della città di Latina, in località Borgo Piave;

   il collegamento autostradale in argomento è, inoltre, suddiviso in due tratti funzionali: il collegamento A12 – Pontina ed il collegamento Tor de' Cenci – Latina e l'asse di collegamento Cisterna-Valmontone che prevede la realizzazione di un'autostrada che si sviluppa tra lo svincolo con il corridoio intermodale Roma-Latina, in località Campoverde di Aprilia, e l'innesto con l'autostrada A1 «Roma-Napoli», presso Labico, attraversando il territorio dei comuni di Aprilia, Cisterna di Latina, Velletri, Artena, Cori, Lariano, e Valmontone per un'estesa di circa 33 chilometri –:

   quali iniziative urgenti il Ministro intenda mettere in atto, per quanto di competenza, in riferimento alla realizzazione dell'Autostrada Roma-Latina nel suo progetto originario, affinché nel più breve tempo possibile sia nominato il Commissario per consentire l'apertura dei cantieri.
(4-07301)


   AMITRANO e DEL SESTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aumento dei contagi da COVID-19 ad inizio autunno sta preoccupando molti cittadini e in particolar modo coloro che vivono nei grandi centri urbani che, per la mobilità urbana, utilizzano i trasporti pubblici e che attualmente, con l'aumento in corso dei contagi, non si sentono protetti a causa di sovraffollamento e di maggiore contatto con altre persone in cui viene meno il rispetto del distanziamento sociale;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020 ha predisposto le Linee guida per il trasporto pubblico ai sensi del quale il coefficiente di riempimento dei mezzi pubblici non deve essere superiore all'80 per cento dei posti disponibili e stando ai dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, gli autobus e metropolitane al momento registrano in media il 55,60 per cento dei posti occupati;

   a quanto si apprende da notizie stampa e da denunce di migliaia di cittadini, nelle città di Napoli e Roma, si registra un tasso di frequentazione superiore ai limiti dell'80 per cento previsti che annulla altresì qualsiasi distanziamento sociale sia all'interno dei vagoni, all'interno delle metropolitane, sia sugli autobus e, a parere dell'interrogante, appare tuttavia necessario migliorare le condizioni di sicurezza sui mezzi pubblici per alleggerire la capienza;

   in questa seconda ondata di contagi, il settore dei trasporti pubblici non sembra aver tenuto il passo dell'emergenza causata dalla diffusione del COVID-19 poiché, a quanto risulta all'interrogante, le corse non sono state aumentate e questo provoca diversi disagi ai cittadini viaggiatori che denunciano il mancato rispetto del protocollo di distanziamento;

   il sistema di sicurezza anti contagio predisposto per il trasporto pubblico locale attraverso le «Linee guida per l'informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del COVID-19 in materia di trasporto pubblico» appare essere superiore all'80 per cento e nonostante l'obbligo della mascherina sia a bordo dei vagoni della metro, sia all'interno degli autobus, i posti a sedere sono occupati completamente, oltre ad esservi passeggeri in piedi uno di fronte agli altri, senza poter mantenere alcuna distanza a causa di spazi inesistenti;

   il massimo della capienza permessa, pari all'80 per cento, risulta essere superiore e si registra anche il sovraffollamento quotidiano che si verifica particolarmente nelle città metropolitane, anche con foto e video documentate attraverso le stesse denunce dei cittadini, i quali lamentano, altresì, l'assenza di controlli all'interno delle metropolitane, sia in entrata che in uscita, ciò desta una seria preoccupazione sull'eventuale carenza di misure di contenimento del contagio nell'ambito del sistema dei trasporti pubblici che non riesce a garantire il distanziamento e il rispetto dei protocolli anti contagio –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare ulteriori iniziative di competenza, volte ad incrementare sia le corse giornaliere, sia una maggiore vigilanza sui mezzi di trasporto pubblico per poter assicurare quel minimo di distanziamento sociale tra gli utenti al fine di prevenire eventuali focolai e nuovi contagi da COVID-19.
(4-07308)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il numero di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia è aumentato in maniera esponenziale negli ultimi anni: secondo i dati Istat, nel 2002 si registravano 1,34 milioni di stranieri che hanno superato la soglia dei 3 milioni nel 2008, dei 4 milioni nel 2012 e dei 5 milioni nel 2015, arrivando a registrare, nel 2019 oltre 5,3 milioni di unità, rappresentando l'8,8 per cento della popolazione residente complessiva;

   parallelamente, è aumentato anche il carico di lavoro in capo agli uffici delle pubbliche amministrazioni che si occupano di immigrazione a vario titolo, tra cui gli uffici immigrazione delle varie questure dislocate sul territorio italiano, con una conseguente dilatazione dei tempi di trattazione delle pratiche;

   l'articolo 103 «Emersione di rapporti di lavoro» del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, contenente «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», ha previsto una «sanatoria» per alcune specifiche categorie di lavoratori;

   una parte considerevole dell'ulteriore carico di lavoro necessario per sostenere le procedure di cui al suddetto articolo, è stata posta in capo alle questure: in quelle aree, come a Ferrara, dove vi è già una considerevole carenza di organico, la situazione potrebbe rischiare di non essere sostenibile con gravi ricadute sul complesso dei servizi resi dalla polizia di Stato sul territorio;

   al fine di velocizzare le immissioni in ruolo e stante la fisiologica durata delle procedure concorsuali, anche in ragione delle problematiche che potrebbero sorgere in relazione alla gestione dell'attuale crisi epidemiologica, per rispondere in maniera rapida alle esigenze di carenza di organico e immettere rapidamente in servizio nuovo personale, si potrebbe procedere allo scorrimento delle graduatorie dei concorsi in atto e di quelli per i quali residuano idonei non vincitori;

   come denunciato dalle rappresentanze ferraresi dei sindacati confederali, «non è raro, a causa di ritardi ormai insostenibili, vedersi consegnato un permesso già scaduto, in una situazione di continua precarietà esistenziale»;

   la criticità più evidente, segnalano Cgil, Cisl e Uil, riguarda i richiedenti asilo: in questo caso «in fase di rinnovo la Questura non rilascia nemmeno una ricevuta (sebbene previsto), con la conseguenza che i ritardi nei rinnovi determinano gravi pregiudizi, a partire dall'impossibilità di lavorare, pur in presenza di offerte di lavoro presenti in particolare nel settore agricolo» –:

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di assicurare un numero adeguato di personale in servizio presso gli uffici immigrazione, in particolare quelli della questura di Ferrara;

   se intenda attivarsi al fine di garantire lo scorrimento dei concorsi in atto e di quelli per i quali residuano idonei non vincitori, nonché al fine di proporre iniziative normative volte a concedere la possibilità al personale delle forze dell'ordine di rimanere in servizio per ulteriori anni, una volta raggiunto il limite per l'età pensionabile.
(3-01847)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2020 si è verificato un attentato incendiario ai danni delle autovetture di due giornalisti della testata locale di Lecco «Merateonline»;

   ad essere prese di mira sono state le auto di Claudio Brambilla, direttore della testata Merateonline.it e di Luisa Biella, giornalista nel medesimo giornale;

   da quanto riportato da notizie di stampa, l'ipotesi più accreditata dai Carabinieri, al momento, sarebbe quella del gesto volontario;

   l'Associazione lombarda dei giornalisti ha espresso solidarietà ai colleghi oggetto dell'atto vandalico e ha invitato le autorità competenti a fare luce al più presto sull'accaduto, agendo nei confronti degli eventuali responsabili affinché non vengano a ripetersi atti intimidatori nei confronti di chi fa informazione;

   una delle due vittime, il direttore Brambilla, afferma di non aver ricevuto minacce e collega l'accaduto allo svolgimento della professione di giornalista;

   non è la prima volta, tra l'altro, che i giornalisti di Merateonline vengono presi di mira e desta molto preoccupazione tale ultimo episodio che sembra configurarsi come una vera e propria intimidazione –:

   di quali elementi informativi disponga circa i fatti espressi in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per monitorare attentamente la situazione e garantire ai giornalisti Claudio Brambilla e Luisa Biella un'adeguata protezione, a tutela loro e della funzione di libera informazione che svolgono sul territorio.
(5-04894)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAVA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si ha notizia che a Casarsa della Delizia, in provincia di Pordenone, nelle vicinanze della stazione ferroviaria, si è costituito recentemente un centro islamico che fungerebbe anche da moschea;

   secondo le numerose segnalazioni dei cittadini, nel piccolo locale, al piano terra di uno stabile con una grande vetrata, ora oscurata, sono state viste entrare numerose persone, provenienti anche da altre località, le quali, riunendosi in gruppo, lasciano le scarpe all'ingresso, così come avviene in qualsiasi luogo di preghiera islamica;

   tale situazione sta creando inevitabili e pericolosi assembramenti di persone, sia all'interno che nelle immediate vicinanze del locale, e ciò in evidente violazione delle regole prescritte per l'emergenza sanitaria in corso da Covid-19;

   secondo quanto riportato dalla stampa, a seguito di una richiesta di informazioni e di controlli in merito a quanto segnalato dai cittadini, il sindaco avrebbe dichiarato di non averne notizia, di non poter «far niente» per evitare quanto sopra e che «neanche la polizia locale può accedere nei domicili privati»;

   invece, il locale risulta utilizzato per scopi di preghiera e non come domicilio privato;

   pertanto, la segnalazione è stata trasmessa anche alle forze dell'ordine, a partire dalla polizia di Stato, al fine di avviare le opportune e tempestive verifiche di quanto sta accadendo nel locale, non solo si violerebbero le norme per la regolamentazione dei luoghi di culto e le disposizioni assunte per il contenimento della pandemia da Covid-19, ma soprattutto si starebbero esponendo i cittadini a gravissimi rischi sanitari –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza abbia già assunto o intenda avviare per verificare quanto segnalato dai cittadini in merito all'utilizzo del locale del centro islamico quale moschea, in particolare al fine di garantire la tutela degli stessi nell'emergenza sanitaria in corso e il dovuto rispetto delle misure prescritte per il contenimento della pandemia da Covid-19 anche a seguito dell'adozione dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020.
(4-07290)


   TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa si apprende della gravissima situazione in cui, ormai da settimane, versa la caserma Smiraglia della polizia di Stato a Bologna, a causa della mancanza di un numero sufficiente di autovetture e radio mobili che impedisce agli agenti in servizio di poter effettuare la consueta attività di controllo del territorio;

   come denunciato già da tempo anche dal segretario del Sap (Sindacato autonomo di polizia), Tonino Guglielmi, gli agenti di volante sono, dunque, costretti ad attendere l'equipaggio del turno precedente per poter effettuare il più velocemente possibile il cambio sul posto o, ancora peggio, aspettano per diversi minuti, a volte anche ore, l'arrivo dell'equipaggio smontante, lasciando quindi scoperta la propria zona;

   oltre alla mancanza di auto, è ricorrente l'assenza di radio, che, se non presenti sulla vettura disponibile per iniziare il servizio, costringe gli agenti ad attendere nuovamente l'arrivo del turno smontante per poter dotarsi di due radio portatili;

   ormai da settimane, a ogni cambio turno delle volanti che avviene nella zona antistante l'armeria in caserma Smiraglia, anche i cittadini assistono a scene alquanto preoccupanti e denigranti nei confronti degli operatori di volante, dando un messaggio preoccupante circa la gestione del servizio di ordine pubblico;

   tale situazione, già intollerabile di per sé, è ancor più grave visto il preoccupante aumento del numero di proteste e disordini in tantissime città italiane, che vedono in prima linea proprio gli agenti di polizia per garantire, con professionalità e dedizione, l'incolumità di cose e persone ed evitare peggiori conseguenze;

   alla luce di quanto sta accadendo alla caserma Smiraglia, è di tutta evidenza che, se a Bologna dovesse verificarsi un evento di protesta simile a quelli già accaduti in altre città, gli agenti di polizia non sarebbero in grado di intervenire tempestivamente per mancanza delle più elementari dotazioni e ciò a gravissimo rischio per l'ordine e la sicurezza pubblica –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative immediate intenda assumere per colmare le criticità sopra evidenziate e recuperare la piena funzionalità della caserma Smiraglia a Bologna.
(4-07294)


   TERZONI, VIANELLO, DI LAURO, PARENTELA e MAURIZIO CATTOI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'attività venatoria è consentita dalla legge n. 157 del 1992 che prevede (articolo 21, comma 1, lettere a), d), e), f), l) e s); articolo 15, comma 7), alcune norme che la limitano in determinate circostanze in caso di rischi per la pubblica incolumità;

   ciononostante, le cronache periodicamente riportano cifre inaccettabili di morti e feriti, con centinaia di vittime tra morti e feriti, alcune delle quali coinvolte senza essere cacciatori. Nella sola stagione 2019/2020 sono state uccise 27 persone e ferite 67;

   si susseguono notizie di proteste di proprietari di abitazioni o attività economiche che lamentano episodi che potevano sfociare in incidenti gravi, determinando tensione e preoccupazione in tanti cittadini;

   recentemente, nelle Marche, è accaduto un fatto di enorme gravità; secondo quanto riportato dalle cronache alcuni cacciatori hanno sparato verso un nutrito gruppo di turisti intenti ad una visita del Fai ad un monumento (https://www.ilrestodelcarlino.it);

   tali situazioni comportano non solo un inaccettabile impatto sulla salute dei cittadini, ma anche ripercussioni sulle attività economiche che si svolgono nelle aree rurali;

   l'attività di turismo all'aperto, come l'escursionismo, è in forte crescita e ci sono investimenti consistenti nell'attività di promozione, dalla sentieristica alla valorizzazione dei beni culturali;

   è dunque evidente che le restrizioni imposte non sono sufficienti a tutelare l'incolumità pubblica e che i controlli attuali non costituiscono un deterrente adeguato;

   l'articolo 15 della legge n. 157 del 1992 permette ai proprietari di chiedere l'esclusione dei propri fondi dalle aree in cui la caccia è permessa solo al momento del rinnovo del piano faunistico venatorio, cosa che, in molte regioni, spesso avviene ogni decennio, per giunta successivamente all'adozione dello stesso e subordinandolo all'interesse dell'attività venatoria. Tutto ciò determina di fatto un grave vulnus per i proprietari che vogliono, per ragioni di incolumità personale, escludere i propri terreni dalle aree in cui la caccia è permessa –:

   se il Governo intenda fornire i dati sui controlli esercitati dalle forze dell'ordine in termini di sanzioni elevate in relazione a violazioni di cui all'articolo 21, comma 1, lettere a), d), e), f), l) e s) e all'articolo 15, comma 7, della legge n. 157 del 1992 e se intenda avviare un potenziamento di tali controlli;

   se intenda avviare una delimitazione dei beni monumentali secondo quanto previsto dall'articolo 21, comma 1, lettera d), della medesima legge;

   se non ritengano, ai fini della tutela del turismo, di promuovere, in collaborazione con la Conferenza Unificata, iniziative per tutelare la sentieristica turistica e le attività economiche all'aperto, anche attraverso l'elaborazione di linee guida per l'adozione di ordinanze territoriali da parte delle autorità locali.
(4-07304)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SERRACCHIANI, VISCOMI, MURA, CARLA CANTONE e LEPRI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2020 è stato pubblicato sul sito istituzionale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, il decreto ministeriale 9 ottobre 2020 per la «Individuazione dei criteri e delle modalità di applicazione della misura e di utilizzo delle risorse del Fondo Nuove Competenze, istituito presso l'ANPAL ai sensi dell'articolo 88 comma 1 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34»;

   per il conseguimento dell'obiettivo di innalzare il livello del capitale umano nel mercato del lavoro, offrendo ai lavoratori l'opportunità di acquisire nuove o maggiori competenze e di dotarsi degli strumenti utili per adattarsi alle nuove condizioni del mercato del lavoro, il fondo potrà contare su una dotazione finanziaria pari a 430 milioni di euro per l'anno 2020 e di 300 milioni di euro per il 2021;

   tali risorse saranno destinate a finanziare specifiche intese, sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, «di rimodulazione dell'orario di lavoro per mutate esigenze organizzative e produttive dell'impresa ovvero per favorire percorsi di ricollocazione dei lavoratori, con le quali parte dell'orario di lavoro viene finalizzato a percorsi formativi»;

   secondo quanto disposto dall'articolo 3 del citato decreto ministeriale, i suddetti accordi collettivi dovranno essere sottoscritti entro il 31 dicembre 2020 e dovranno «prevedere progetti formativi, il numero dei lavoratori coinvolti nell'intervento e il numero di ore dell'orario di lavoro da destinare a percorsi per lo sviluppo delle competenze nonché, nei casi di erogazione della formazione da parte dell'impresa, la dimostrazione del possesso dei requisiti tecnici, fisici e professionali di capacità formativa per lo svolgimento del progetto stesso»;

   in ogni caso, le imprese, prima di poter presentare l'istanza di accesso al fondo devono attendere la pubblicazione sul sito dell'Anpal dell'avviso che stabilisce termini e modalità per la presentazione delle istanze datoriali e i requisiti per l'ammissione. A tutt'oggi, tale pubblicazione non è avvenuta;

   le richieste di finanziamento del fondo dovranno, in ogni modo, essere autorizzate dall'Anpal e materialmente erogate dall'Inps, ma solo dopo che sia intervenuta una valutazione da parte della regione competente;

   è di tutta evidenza che l'effettiva operatività delle risorse del fondo necessita di una procedura complessa che prevede il coinvolgimento di una pluralità di soggetti pubblici e privati, con il rischio, a parere degli interroganti più che probabile, che non si riesca a completare entro il termine del 31 dicembre 2020;

   qualora non si addivenisse al perfezionamento di tale procedura nel ricordato termine temporale, si rischierebbe di veder vanificato un importante obiettivo, soprattutto in una fase di grave crisi economica e sociale, e diverrebbero inutilizzabili le significative risorse finanziarie approntate –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di scongiurare l'inoperatività del «Fondo Nuove Competenze» e la perdita della disponibilità delle ingenti risorse finanziarie stanziate per tale finalità.
(5-04870)


   SPENA, MARROCCO, ROTONDI e POLVERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 26 del decreto-legge n. 104 del 2020 ha prorogato dal 31 agosto fino al 15 ottobre 2020 la disposizione già prevista dal decreto-legge n. 34 del 2020, che, per i lavoratori immunodepressi, equiparava il periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero per patologie gravi, senza alcun effetto sul computo del periodo di comporto;

   la medesima disposizione normativa ha altresì previsto che dal 16 ottobre fino al 31 dicembre 2020 i lavoratori immunodepressi svolgano di norma la prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto;

   la nuova disciplina applicabile dal 16 ottobre rischia di produrre gravi disagi, in particolare di natura economica ai lavoratori immunodepressi, in particolare in alcuni settori specifici, considerati più a rischio e dove non risulta possibile adibirli allo svolgimento di una mansione diversa rientrante nella medesima categoria o area di inquadramento, come ad esempio nel settore della scuola col rischio di gravi decurtazioni sullo stipendio se l'emergenza sanitaria dovesse protrarsi a lungo;

   come specificato dalla circolare interministeriale 1585 dell'11 settembre 2020, con riferimento ai lavoratori della scuola, il docente che, a seguito di certificazione medica, sia dichiarato inidoneo sarà collocato in malattia fino al termine indicato dal giudizio di inidoneità temporanea, ai sensi delle disposizioni contrattuali vigenti;

   tale condizione, sulla base della normativa vigente, influisce sul reddito percepito e sul computo del periodo di comporto e rischia di essere particolarmente penalizzante per i lavoratori immunodepressi alla luce di una durata della situazione pandemica ad oggi non definibile –:

   se alla luce delle criticità riportate in premessa il Governo intenda adottare iniziative normative per ripristinare la previsione che, per i lavoratori immunodepressi, equiparava il periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero in gravità.
(5-04886)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da fonti sindacali che, negli ultimi 15 giorni, presso l'ex Ilva di Taranto sono state inviate all'indirizzo di alcuni lavoratori contestazioni disciplinari con preavviso di licenziamento. Tra questi lavoratori c'è il delegato sindacale della Fiom Cgil Giuseppe D'Ambrosio;

   secondo Arcelor Mittal, questi lavoratori sono stati sospesi perché hanno provocato problemi di sicurezza, mentre secondo i sindacati si tratta di dipendenti che hanno presentato denunce e segnalato irregolarità proprio per quel che riguarda le misure di sicurezza sul luogo di lavoro;

   lo stato degli impianti del siderurgico dell'ex Ilva di Taranto è ormai al collasso e la mancanza di programmazione di interventi di manutenzione ordinaria sta determinando seri rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori. I rappresentanti dei lavoratori hanno il compito di segnalare questi problemi per garantire la sicurezza di tutti i dipendenti;

   Arcelor Mittal sembra non avere alcuna intenzione di investire su Taranto: lo stato di abbandono della fabbrica, l'utilizzo massiccio della cassa integrazione e i mancati investimenti promessi non fanno che incrementare la preoccupazione dei lavoratori per il loro futuro. A questo si aggiunge il clima di tensione che si respira nella fabbrica e la paura che chi denuncia gravi condizioni di sicurezza sugli impianti rischi la sospensione e, consecutivamente, il licenziamento –:

   se intenda intervenire per accertare quanto accaduto in questi giorni presso l'Arcelor Mittal di Taranto e, qualora i fatti riportati in premessa dovessero essere confermati, quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione all'eventuale comportamento antisindacale dell'azienda.
(4-07291)


   FASSINA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale americana Western Union, l'insegna del trasferimento di denaro attraverso la quale viaggia gran parte delle rimesse degli stranieri presenti in Italia, ha avviato la delocalizzazione delle attività di call-center e back-office e ha attivato la procedura di licenziamento di 91 persone;

   Western Union è presente in Italia attraverso una Srl, che formalmente svolge attività di supporto al servizio di money transfer erogato a sua volta da una società irlandese del gruppo, alla quale fanno capo un numero inferiore di lavoratori italiani;

   il 23 ottobre 2020 i dipendenti della Western Union hanno tenuto uno sciopero in opposizione al progetto di delocalizzazione della multinazionale;

   vista l'alta adesione allo sciopero, l'azienda ha commutato le chiamate della clientela ai call-center della Grecia;

   a parere dell'interrogante, l'atteggiamento dell'azienda sarebbe in palese violazione dell'articolo 28 della legge 20 maggio 1970, n. 300 «Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell'attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento», mettendo in atto un grave comportamento antisindacale –:

   se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione a quella che appare all'interrogante la condotta antisindacale di Western Union.
(4-07297)


   FRATE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il cosiddetto decreto «ristori» nasce con l'intento di intervenire in favore dei settori economici particolarmente sofferenti in seguito alle nuove misure restrittive adoperate dal Governo per far fronte alla crescita significativa dei contagi da Covid-19. Tra questi rientrano i lavoratori stagionali, impiegati per un periodo determinato dell'anno e che oggi, com'è noto, vivono un momento di profonda difficoltà;

   il decreto appena approvato dal Consiglio dei ministri, allo stato non ancora pubblicato, prevede per tale tipologia di lavoratori l'erogazione di un bonus a condizione che non abbiano lavorato questa estate e non abbiano in essere, alla data di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, alcun rapporto lavorativo né erogazione di Naspi (articolo 16);

   tuttavia, il rischio concreto è che nessuno lavoratore possa effettivamente beneficiare del bonus: chi ha cessato le attività ha già presentato domanda di erogazione dell'indennità mensile di disoccupazione; di contro, chi ancora lavora terminerà le attività il 31 ottobre 2020, successivamente all'entrata in vigore del provvedimento;

   pertanto, tale disposizione può compromettere di fatto l'erogazione del bonus escludendo dalle misure di sostegno una categoria nevralgica della nostra economia, con una forte insistenza soprattutto nel Mezzogiorno –:

   quali iniziative normative si intendano adottare al fine di tutelare i lavoratori stagionali che rischiano l'esclusione dal beneficio economico previsto.
(4-07298)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso da un comunicato stampa della segreteria provinciale di Taranto della Fiom Cgil, il delegato Fiom presso Arcelor Mittal, sig. G.D., è stato sospeso dall'azienda «semplicemente perché ha svolto il suo ruolo di rappresentante dei lavoratori denunciando molte criticità di sicurezza presenti a tutt'oggi sugli impianti gestiti da Arcelor Mittal»;

   l'interrogante condivide appieno quanto affermato dalle organizzazioni sindacali nel medesimo comunicato, ossia che «il messaggio lanciato con la sospensione del delegato della Fiom Cgil è chiaro: chi denuncia gravi condizioni di sicurezza sugli impianti rischia il licenziamento»;

   la Fiom di Taranto ha anche annunciato che le motivazioni del provvedimento adottato nei confronti del suo iscritto saranno «oggetto di una attenta valutazione affinché si possa fare chiarezza», stante che «è del tutto evidente che lo stato degli impianti del siderurgico è ormai al collasso e la mancanza di programmazione di interventi di manutenzione ordinaria sta determinando un serio rischio per la salute e la sicurezza dei lavoratori e le rappresentanze dei lavoratori hanno il compito di segnalarle per garantire la sicurezza dei lavoratori»;

   negli scorsi mesi, e comunque per tutta la durata della gestione di Arcelor Mittal, altri lavoratori sono stati sospesi dall'azienda per episodi analoghi –:

   se sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa anche in considerazione dei noti precedenti;

   se e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, in relazione alla sospensione del delegato sindacale e per fare chiarezza sulla gestione degli stabilimenti da parte di Arcelor Mittal, sullo stato degli interventi di manutenzione ordinaria degli impianti e sugli standard di sicurezza degli stessi.
(4-07310)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 62 del decreto legislativo n. 82 del 2005 (codice dell'amministrazione digitale), comma 3, prevede che: l'Associazione nazionale popolazione residente assicura ai comuni la disponibilità dei dati, degli atti e degli strumenti per lo svolgimento delle funzioni di competenza statale attribuite al sindaco ai sensi dell'articolo 54, comma 3, del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e mette a disposizione dei comuni un sistema di controllo, gestione e interscambio, puntuale e massivo, di dati, servizi e transazioni necessario ai sistemi locali per lo svolgimento delle funzioni istituzionali di competenza comunale. Al fine dello svolgimento delle proprie funzioni, il comune può utilizzare i dati anagrafici eventualmente detenuti localmente e costantemente allineati con l'Anpr al fine esclusivo di erogare o usufruire di servizi o funzionalità non fornite dall'Anpr. L'Anpr consente ai comuni la certificazione dei dati anagrafici nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 33 del decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1989, n. 223, anche in modalità telematica. La certificazione dei dati anagrafici in modalità telematica è assicurata dal Ministero dell'interno tramite l'Anpr mediante l'emissione di documenti digitali muniti di sigillo elettronico qualificato, ai sensi del regolamento (UE) n. 910/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 luglio 2014. I comuni, inoltre, possono consentire, anche mediante apposite convenzioni, la fruizione dei dati anagrafici da parte dei soggetti aventi diritto. L'Anpr assicura ai soggetti di cui all'articolo 2, comma 2, lettere a) e b), l'accesso ai dati contenuti nell'Anpr. L'Anpr attribuisce a ciascun cittadino un codice identificativo univoco per garantire la circolarità dei dati anagrafici e l'interoperabilità con le altre banche dati delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici di cui all'articolo 2, comma 2, lettere a) e b);

   la suddetta «circolarità dei dati anagrafici e l'interoperabilità con le altre banche dati delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di servizi pubblici» non risulta ad oggi affatto compiuta, posto che, a mero titolo esemplificativo:

    i comuni non subentrati non possono visualizzare i dati relativi alle residenze per fini di notificazione degli atti, con evidente dispendio di tempo e risorse per la pubblica amministrazione;

   le forze dell'ordine non accedono ai dati delle residenze contenuti in Anpr –:

   con quali tempistiche si intenda giungere al completamento di tali circolarità ed interoperabilità dei dati, affinché tutti i soggetti della pubblica amministrazione possano accedervi compiutamente, ai fini di garantire maggiore celerità e soprattutto efficacia dell'azione amministrativa.
(4-07300)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   NOVELLI, BAGNASCO, BOND, MUGNAI, VERSACE e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo i dati diffusi da Nomisma, durante il periodo di lockdown, in Italia sono stati 410 mila gli interventi chirurgici rimandati e quindi da riprogrammare. Nomisma ha stimato come, nel periodo di sospensione dei ricoveri differibili e non urgenti, siano stati rimandati il 75 per cento dei ricoveri per interventi chirurgici in regime ordinario, con esclusione di quelli oncologici;

   nel dettaglio, sarebbero stati rimandati il 56 per cento dei ricoveri per interventi legati a malattie e disturbi dell'apparato cardiocircolatorio, mentre un terzo degli interventi da riprogrammare, stimati in 135 mila, riguarderebbero l'area ortopedica;

   secondo il presidente della società italiana di chirurgia, dottor Paolo De Paolis: «finita l'emergenza le sale operatorie avrebbero dovuto lavorare al 120 per cento delle loro possibilità, ma i blocchi operatori in questo momento stanno operando solo al 70 per cento con conseguenze facilmente immaginabili in termini di liste d'attesa»;

   secondo l'Associazione italiana di oncologia medica, invece, nei primi 5 mesi del 2020 in Italia sono stati eseguiti circa un milione e quattrocentomila esami di screening per i tumori in meno rispetto allo stesso periodo del 2019: 2.099 diagnosi in meno di tumore della mammella; 611 per il colon-retto, 1.670 lesioni della cervice uterina;

   secondo Carlo Palermo, segretario nazionale degli ospedalieri, Anaao Assomed: «sono state sospese 13 milioni di visite specialistiche e sono 300 mila i ricoveri non effettuati, 500 mila gli interventi chirurgici e ben 4 milioni sono gli screening oncologici rimandati» –:

   quanti interventi o screening anti-tumorali siano stati rimandati in ogni regione a causa della pandemia da Covid-19 e quali iniziative siano state adottate per recuperare le prestazioni non effettuate.
(5-04871)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le principali misure utilizzate per contrastare la pandemia da Covid-19, non esistendo ancora né vaccino né terapia medica specifica, consistono nei metodi di isolamento distanziamento sociale;

   per affrontare la fase di convivenza con il virus, l'articolo 2 del cosiddetto decreto Rilancio (decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020) ha previsto un rafforzamento strutturale della rete ospedaliera del sistema sanitario nazionale, mediante l'adozione di specifici piani regionali di riorganizzazione, in grado di fronteggiare in maniera adeguata le emergenze pandemiche come quella da Covid-19;

   i piani regionali di riorganizzazione delle reti ospedaliere, sottoposti all'approvazione del Ministero della salute, sono recepiti nei programmi operativi regionali per la gestione dell'emergenza Covid-19 (di cui all'articolo) 18 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020);

   la separazione dei percorsi assistenziali di accesso alle strutture sanitarie, alle aziende ospedaliere e agli ambulatori territoriali è uno strumento di contenimento del contagio che tutela sia i pazienti più fragili con patologie oncologiche, ematologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche e patologie croniche, sia gli operatori sanitari che inevitabilmente sono tra i soggetti maggiormente a rischio d'infezione da Sars-Cov-2;

   vista la seconda ondata nella diffusione del virus e l'esacerbazione dei contagi, è necessario valutare a livello nazionale la concreta attuazione delle modalità di differenziazione dei percorsi assistenziali nelle aziende ospedaliere e nei territori per i pazienti sospetti o affetti da Sars-Cov-2 e per i pazienti con patologia cronica:

    a) percorsi assistenziali di accesso alle strutture sanitarie, inclusi i pronto soccorso, differenziati a seconda che siano o meno pazienti sospetti o affetti da Sars-Cov-2;

    b) specifici percorsi assistenziali di accesso nelle aziende ospedaliere per i pazienti con patologie oncologiche, ematologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche, patologie croniche differenziati a seconda che siano o meno pazienti sospetti o affetti da Sars-Cov-2;

    c) specifici percorsi assistenziali di accesso negli ambulatori territoriali sia per le cure primarie, sia per la medicina specialistica ambulatoriale, a seconda che siano o meno pazienti sospetti o affetti da Sars-Cov-2 anche in considerazione della campagna di vaccinazione antinfluenzale –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità di adottare, d'intesa con la Conferenza Unificata, un protocollo di monitoraggio della attuazione dei percorsi assistenziali specifici per garantire una uniformità di presa in carico differenziata per le patologie oncologiche, ematologiche, cardiologiche, neurologiche, pneumologiche, croniche su tutto il territorio nazionale.
(5-04872)


   CARNEVALI, SANI, RIZZO NERVO, PINI e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo la circolare del Ministero della salute «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021», durante i mesi autunnali/invernali, non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2, rendendo necessario ribadire l'importanza della vaccinazione antinfluenzale e anticipare la campagna vaccinale a partire dall'inizio di ottobre coinvolgendo anche i soggetti a partire dai 60 anni;

   a fronte di tali raccomandazioni, a causa di ritardi ed errori nelle gare di acquisto delle dosi di vaccino antinfluenzale, la Lombardia ha un approvvigionamento che non sembra coprire le vaccinazioni delle categorie più fragili fino alla metà novembre visto che una circolare inviata dalla regione ai medici di medicina generale rileva che le prime 30 dosi di vaccino saranno disponibili dal 19 ottobre 2020. Altre 20 tra il 26 e il 31 ottobre e altre 50 dal 2 novembre in poi,

   secondo il piano vaccinale della Lombardia, ad ottobre 2020 dovrebbe iniziare la campagna per i soggetti fragili, per gli ospiti delle Rsa e per gli over 65; nella prima metà di novembre 2020 per i soggetti in età pediatrica fragile, per i bambini dai 6-24 mesi, nonché per i soggetti dai 60-64 anni con priorità per le persone fragili ed infine a metà novembre per i bambini dai 2-6 anni, per gli operatori sanitari e per la popolazione dai 60-64 anni;

   sempre secondo il piano vaccinale il target previsto per la popolazione tra i 60-64 anni sarà pari solo al 50 per cento invece di quello raccomandato dall'Oms del 75 per cento;

   il piano vaccinale della Lombardia sembra, quindi, disattendere la tempistica prevista dalla circolare ministeriale;

   dopo gli ultimi acquisti di dosi vaccinali, secondo i dati pubblicati dalla stessa regione, si dovrebbe avere a disposizione 2.884.000 dosi, di cui 792.000 dovrebbero essere consegnate entro ottobre 2020, e le restanti 2.092.000 a novembre 2020;

   tali dati non sembrano tener conto del fatto che Aifa abbia negato l'autorizzazione al commercio di centomila dosi acquistate dalla ditta cinese «life On» e di 168 mila dosi acquistate da Aria –:

   se il Ministro interrogato ritenga che la consegna delle dosi di vaccino ai medici di medicina generale come indicato dalla Lombardia nonché la pianificazione organizzativa del piano vaccinale come disposta con circolare, possa avvenire in tempi utili affinché non vi sia sovrapposizione tra la circolazione dei due virus e sia assicurata alla popolazione tra i 60-64 anni il raggiungimento della copertura vaccinale prevista dall'Oms del 75 per cento e quali eventuali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere a tal fine.
(5-04873)


   GEMMATO, BUTTI e BELLUCCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero della salute ha fatto pervenire nel mese di maggio 2020 al Garante per la Protezione dei dati personali la valutazione d'impatto relativa alla protezione dei dati personali raccolti attraverso il sistema di allerta meglio noto come la app «Immuni», all'epoca in fase sperimentale, proprio per la necessità di raccogliere il parere vincolante del Garante, anche attraverso le eventuali prescrizioni a cui adeguarsi;

   il Garante per la protezione dei dati personali, con apposito provvedimento del 1o giugno 2020 (9356568) indicava 12 prescrizioni vincolanti, da soddisfare entro il termine perentorio di 30 giorni;

   in particolare, il Garante aveva chiesto, tra le altre, di indicare puntualmente nella valutazione d'impatto, l'algoritmo, basato su criteri epidemiologici di rischio e modelli probabilistici, rendendolo disponibile alla comunità scientifica; di consentire agli utenti dell'app di disattivarla temporaneamente; di precisare la descrizione delle operazioni effettuate con riferimento ai dati personali raccolti in relazione alle diverse categorie di interessati; di dedicare particolare attenzione all'informativa, in considerazione del fatto che il sistema può essere usato anche da parte di minori ultra quattordicenni; di fornire adeguate informazioni agli utenti in relazione alle caratteristiche della fase di sperimentazione; di integrare la valutazione d'impatto e l'informativa in relazione a diversi aspetti;

   ad oggi, non risulta pervenuta alcuna risposta da parte del Ministero della salute, nonostante il termine per dare attuazione a quanto previsto dal provvedimento fosse di 30 giorni e siano trascorsi i mesi di luglio, agosto, settembre e, anche in questo mese di ottobre, nulla è accaduto in merito;

   in considerazione di tale inadempienza, c'è da supporre che la app «Immuni» sia da considerare ancora, a tutti gli effetti, in fase sperimentale, oltre ogni limite di tempo, nonostante sia stata indebitamente considerata come strumento a regime, senza essere, di fatto, mai uscita dalla fase di sperimentazione, non avendo dato seguito alle disposizioni del Garante per la protezione dei dati personali –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e per quale motivo il Governo non abbia dato seguito alle disposizioni del Garante per la protezione dei dati personali in merito al trattamento dei dati, continuando in sostanza ad utilizzare la app «Immuni», che formalmente risulta ancora in fase di sperimentazione, fungendo da strumento di raccolta dei dati dei cittadini sulla piattaforma di Google e Apple, senza alcuna delle tutele previste dalle disposizioni del Garante per la protezione dei Dati Personali espresse nelle citate prescrizioni.
(5-04874)


   SPORTIELLO, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO, LAPIA, MAMMÌ, MENGA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, RUGGIERO, SAPIA e SARLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro della salute del 1° ottobre 2020 «Aggiornamento delle tabelle contenenti l'indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni ed integrazioni. Inserimento nella tabella dei medicinali, sezione B, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis», all'articolo 1, prevede: «1. Nella tabella dei medicinali, sezione B, del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e successive modificazioni, è inserita, secondo l'ordine alfabetico, la seguente categoria di sostanze: composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis. Il presente decreto entra in vigore il quindicesimo giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana»;

   il giornale il Riformista del 18 ottobre 2020 riporta una notizia riguardo al decreto sopra citato e in particolare scrive: «quella del ministero della salute è una scelta illogica che penalizza gravemente tutto il settore della coltivazione della canapa, lasciando così campo aperto ai soli colossi farmaceutici» dicono in una nota gli oltre 70 parlamentari dell'intergruppo per la cannabis legale, che unisce parlamentari di Pd, M5S, Radicali, Italia Viva e lo stesso LeU (...). La decisione è in evidente contrasto con quanto promosso dal Ministero dell'Agricoltura che ha recentemente inserito i prodotti della cannabis tra le varietà officinali, dando il via alle filiere estrattive dei princìpi di questa nobile pianta;

   il Cbd e una delle molecole presenti in percentuale più alta nelle infiorescenze di Cannabis ed è già da anni in uso come integratore alimentare e nell'industria, cosmetica, ma a differenza del The, a questa molecola non è ascrivibile alcun effetto psicoattivo –:

   se il Ministro interrogato, tenuto conto di quanto riportato in premessa, non intenda rivedere la scelta d'inserire le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di Cannabis dalla sezione B del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309.
(5-04875)


   BOLDI, MURELLI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI, ZIELLO, DARA e CAVANDOLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   numerosi articoli di stampa hanno dato conto delle problematiche di carattere amministrativo e burocratico che stanno ostacolando l'impiego delle terapie più promettenti nella lotta contro il Covid-19;

   con riguardo all'idrossiclorochina, in particolare, risulta che l'Aifa ne abbia sospeso l'autorizzazione per il trattamento dell'infezione da Sars-CoV-2, con decorrenza maggio 2020, sulla base di uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet;

   si fa notare, tuttavia, che, in data 5 giugno 2020, quello stesso studio è stato ritirato dalla rivista che l'ha pubblicato, a fronte delle segnalazioni inviate da moltissimi ricercatori che ne hanno contestato la validità;

   peraltro, nel corso della prima ondata dell'epidemia, sono stati curati con successo centinaia e centinaia di pazienti con idrossiclorochina e, di recente, sono stati pubblicati nuovi studi sull'efficacia del medicinale, tra cui un lavoro italiano, pubblicato da «European journal of medicine», ove si conferma che l'utilizzo precoce di tale farmaco abbassa notevolmente i tassi di mortalità dal 16 per cento al 9 per cento circa;

   l'idrossiclorochina è, poi, un farmaco molto economico e il suo utilizzo nel trattamento dell'infezione da Sars-CoV-2 può avvenire anche a livello territoriale, a domicilio, evitando il ricovero negli ospedali, i cui reparti si trovano attualmente in sofferenza;

   non si comprende, allora, per quale ragione si debba impedire l'utilizzo di tale medicinale che, tra l'altro, è estremamente noto e viene impiegato da decenni per la cura delle malattie autoimmuni; non è chiaro, ancora, per quale ragione l'Aifa sia stata così celere nel sospendere l'autorizzazione e rimanga, invece, immobile adesso che bisogna rettificare la decisione presa;

   con riguardo, poi, al plasma iperimmune si riportano le dichiarazioni del professor Menichetti dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa – in prima linea assieme agli ospedali di Mantova e Pavia – secondo cui il protocollo TSUNAMI avrebbe subito una battuta d'arresto a causa della «mancata semplificazione delle procedure che hanno determinato ritardi burocratici e amministrativi indegni perché per firmare un contratto con AIFA e Iss ogni singola azienda deve seguire una procedura diversa»;

   a parere degli interroganti, sarebbe opportuno che il Governo si attivasse per affiancare e non ostacolare la ricerca scientifica, dando rapida soluzione ai problemi da questa sollevati –:

   se non ritenga opportuno promuovere urgentemente un riesame della decisione presa con riguardo al principio attivo idrossiclorochina e adottare iniziative di competenza per risolvere, altrettanto urgentemente, le problematiche di carattere amministrativo che stanno ostacolando la sperimentazione con il plasma.
(5-04876)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le informazioni ricavate dal Sistema informativo salute mentale (Sism) relative all'anno 2016 (Ministero della salute, Rapporto salute mentale, 2018), documentano le seguenti variazioni osservate nel solo triennio 2015-2017 che ha mostrato un forte depauperamento del personale sanitario a fronte di una sempre maggiore richiesta di accessi e cure ai DSm e ai Serd;

   considerando le ultime relazioni al Parlamento sia sulle droghe illegali, sia sull'alcol e prendendo in esame l'applicazione delle numerose intese Stato-regioni e leggi settoriali, si può affermare che il flusso annuo di persone che si rivolgono ai SerD abbia una consistenza numerica complessiva di circa 300.000 persone;

   questo dato è raddoppiato negli ultimi 10 anni, con diminuzione di almeno mille operatori addetti nei SerD (attualmente secondo i dati della Relazione al parlamento 2019 gli operatori sono 6.496 in 568 Servizi e 628 sedi);

   la pandemia da Coronavirus ha interessato un settore già in grave sofferenza;

   l'analisi condotta dalla Società italiana di epidemiologia psichiatrica sul rapporto tra fabbisogno assistenziale espresso dall'utenza in carico ai dipartimenti di salute mentale e la capacità assistenziale necessaria per realizzare tutte le azioni previste da raccomandazioni, linee guida, percorsi e protocolli di cura, ha dimostrato che i dipartimenti di salute mentale sono in grado di rispondere correttamente a solo il 55,6 per cento del fabbisogno assistenziale stimato;

   va considerata la proposta urgente dell'Associazione Luca Coscioni per far fronte all'emergenza COVID-19 di incrementare l'investimento nei settori della salute mentale e delle dipendenze patologiche di almeno il 35 per cento rispetto alla spesa attuale, con un investimento pari a circa 2 miliardi di euro (1.450 milioni per la salute mentale e 550 milioni per le dipendenze;

   va considerato altresì che il Parlamento, nel novembre 2019, ha approvato una risoluzione a prima firma dell'interrogante che impegnava il Ministero della salute, tra l'altro:

    ad adottare, in collaborazione con le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, iniziative per assicurare, nell'ambito della programmazione e dell'organizzazione dei servizi sanitari e sociali, la risposta ai bisogni di cura, di salute e di integrazione sociale attraverso un approccio multisettoriale e intersettoriale, al fine di favorire l'inclusione nelle attività del territorio, promuovendo l'uso del budget di salute come strumento di integrazione sociosanitaria a sostegno dei progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati nei confronti di coloro che si trovino in condizioni di disabilità fisica o psichica tale da rendere necessari gli interventi sociosanitari integrati previsti all'articolo 3-septies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;

    a rafforzare l'azione di coordinamento, monitoraggio e documentazione svolta dal Ministero della salute al fine di superare le drammatiche disuguaglianze nell'accesso ai servizi del Dsm e nei processi di cura, prevedendo che esso riferisca periodicamente alle competenti Commissioni parlamentari sullo stato di attuazione delle politiche relative alla salute mentale, evidenziando le linee di tendenza del sistema di cura e le criticità da superare e ampliando il set di specifici indicatori | inclusi nei principali strumenti di valutazione del SSN, da calcolare sia su base regionale che di ciascun Dsm;

    ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a incrementare, sul territorio nazionale, l'attività dei consultori familiari e dei distretti sanitari, potenziandone gli interventi sociali e di sostegno psicologico a favore delle famiglie –:

   quali iniziative siano state assunte dal Ministero della salute per attuare gli impegni assunti dal Governo con il Parlamento, sopra richiamati;

   quali iniziative intenda il Ministro interrogato attuare, nel brevissimo periodo, per colmare l'enorme divario per l'accesso ai Dsm e Serd, anche a fronte della nuova crisi epidemiologia dovuta al COVID-19 e alle nuove risorse stanziate per il Servizio sanitario nazionale.
(5-04895)


   ZOLEZZI, NAPPI, SARLI, MENGA e TERZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il tumore del pancreas è la settima causa di morte per cancro al mondo. La sopravvivenza a 5 anni è di circa il 9 per cento;

   la tendenza è all'aumento dell'incidenza e della mortalità in tutto il mondo in particolare in Asia (114 per cento secondo Globocan 2018, ma anche in Europa si prevede l'incremento del 29 per cento al 2040. Le cause non sono ancora sufficientemente note, ma sono stati identificati alcuni fattori di rischio come il tabagismo, il diabete, l'obesità e la sedentarietà, la dieta è responsabile dal 30 al 50 per cento dei tumori del pancreas (carni rosse, scarso consumo di frutta, di verdura, di noci), i pesticidi, e altro (Midha S, Chawla S, Garg PK, «Modifiable and non-modifiable risk factors for pancreatic cancer: A review. Cancer», Lett. 2016;381(1):269-277; Maisonneuve P, Lowenfels AB. «Risk factors for pancreatic cancer: a summary review of meta-analytical studies». Int J Epidemiol. 2015;44(1):186-198;

   al momento è difficile eseguire una diagnosi precoce per la paucisintomaticità nelle prime fasi della malattia, secondo Globocan 2018;

   in Italia, l'incidenza è di casi 6,5-8,5X100 mila (f m), la mortalità 5,7X100 mila (f) 7,7 x 100 mila (m);

   secondo il rapporto, «i numeri del cancro» di Airtum, Alop, lap, presentato dall'Istituto superiore di sanità crff53 a inizio ottobre 2020, in Italia, nel 2020, si stimano 14.263 tumori del pancreas (il 3,8 per cento di tutti i tumori), 6847 negli uomini e 7416 nelle donne; è il quarto tumore più frequente fra le donne di età superiore ai 70 anni; l'incidenza è maggiore nel Nord Italia sia nei maschi (24,6X100 mila contro 19,6 e 17,2 al centro e al sud), che nelle femmine (18,4X100 mila al Nord contro 15,8 e 13,2 al centro e al sud);

   dal 2008 al 2016 è stimato da Airtum un incremento di incidenza del 3 per cento nei maschi e del 3,4 per cento nelle femmine, in particolare per l'età superiore a 70 anni; la Fondazione Veronesi stima un incremento del 6 per cento dal 2014 (12.700) al 2019 (13.500). Solo i melanomi sono aumentati in entrambi i sessi mentre altri tumori come quello del polmone e del colon retto sono in calo. Va segnalato che tumori correlati al fumo sono in generale in diminuzione per la riduzione del tabagismo nella popolazione generale in particolare negli uomini. La mortalità secondo l'Istat nel 2017 per i tumori maligni del pancreas è stata di 12.386 (morti/casi circa 86 per cento);

   conclude il rapporto: sarebbe particolare merito nella riduzione dei tassi di mortalità può essere attribuito al perfezionamento delle tecniche diagnostiche e ai progressi terapeutici, questi effetti positivi non si sono registrati per il carcinoma del pancreas, per il quale mancano significativi progressi sia nella diagnosi sia nel trattamento;

   pur essendo ridotto il tabagismo in Italia, l'incidenza di questo tumore sta crescendo dimostrando verosimile effetto prevalente di altri fattori; i trattamenti radicali sono possibili in una percentuale bassa di casi; risulta necessario studiare i fattori di rischio, anche su base territoriale, come potrebbe consentire l'attuazione della legge n. 29 del 2019, con il referto epidemiologico –:

   se il Ministro interrogato abbia ulteriori dati in merito a studi nazionali o meno sull'eziologia del tumore del pancreas e se ne ritenga di promuoverne altri, unitamente a una maggiore informazione e sensibilizzazione in merito a questa neoplasia e ai fattori di rischio noti; se ritenga di promuovere azioni politiche ed economiche per migliorare la dieta, l'attività fisica della popolazione generale, la riduzione dell'utilizzo di pesticidi o di altre sostanze tossiche;

   se il Ministro interrogato intenda migliorare la raccolta dati epidemiologica oncologica al momento solo stimata da Airtum con dilazione temporale, anche tramite l'attuazione della legge n. 29 del 2019 sulla rete registro tumori e referto epidemiologico.
(5-04898)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 giugno 2020 il Ministero della salute pubblicava la «Circolare Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021» con la quale, oltre a fornire informazioni sulla sorveglianza epidemiologica e virologica, forniva raccomandazioni per la prevenzione dell'influenza attraverso la vaccinazione;

   non potendo escludere la possibilità di una co-circolazione di virus para influenzali, influenzale e SARS-Cov-2, il documento sottolineava l'importanza della vaccinazione per tutte le persone sopra 65 anni di età, con o senza patologie con estensione ai pazienti 60-64 anni, per pazienti con patologie croniche di tutte le età, per le categorie a rischio sanitarie e socio-sanitarie, donatori di sangue, familiari a contatto con pazienti fragili ed insegnanti delle scuole dell'obbligo;

   data la situazione epidemiologica relativa alla circolazione del virus SARS-CoV-2, il documento raccomandava di «anticipare la conduzione delle campagne di vaccinazione antinfluenzale a partire dall'inizio di ottobre...». Anche AIFA, in accordo con il Ministero della salute, recepiva tale raccomandazione;

   va preso atto dei notevoli ritardi sulle consegne dei vaccini antinfluenzali che destano serie preoccupazioni riguardo la fattibilità per i medici di medicina generale e per i servizi vaccinali presenti sul territorio di riuscire ad effettuare tutte le vaccinazioni necessarie nel tempo utile indicato, considerato anche che le norme anti-Covid per il distanziamento sociale e l'obbligo di prenotazione determinano già un allungamento dei tempi;

   anche per le prenotazioni in farmacia per l'acquisto dei vaccini da parte di chi non ha diritto alla gratuità vi sono liste d'attesa superiori al mese ed è alquanto improbabile che tutte potranno essere evase;

   alcune regioni, fra cui l'Emilia-Romagna, hanno dichiarato che tali ritardi deriverebbero dall'avvio anticipato della campagna vaccinale e dall'aumento delle richieste da parte dei cittadini che avrebbero comportato difficoltà logistiche da parte delle ditte produttrici;

   la situazione sopra evidenziata era ampiamente prevedibile, data anche l'insistente campagna pro-vaccinazione avviata già da molti mesi dal Governo, e pertanto le giustificazioni addotte a motivazione di tali ritardi non appaiono plausibili;

   si ritiene inoltre che la previsione di una più che probabile recrudescenza del virus Covid-19 durante la stagione autunnale, in concomitanza con l'insorgere di altre forme influenzali e parainfluenzali, avrebbe dovuto indurre il Ministero della salute, in sinergia con l'Aifa e con le regioni ad una più attenta programmazione di tutta la filiera inerente le vaccinazioni a partire dall'anticipazione ed implementazione degli ordini;

   la disponibilità dei vaccini antinfluenzali sul territorio nazionale risulta molto eterogenea e alcune regioni sono più in difficoltà rispetto ad altre: a fine settembre 2020 secondo i dati della Fondazione Gimbe in sette regioni (Abruzzo, Basilicata, Lombardia, Molise, Piemonte, Umbria, Valle d'Aosta) e due province autonome (Trento e Bolzano), mancavano le scorte per proteggere almeno il 75 per cento delle persone rientranti nelle cosiddette categorie a rischio, mentre nel resto del territorio il problema riguardava la situazione in generale, essendo lontani da una disponibilità diffusa per tutti;

   da quanto affermato dal Presidente nazionale Anpas, Fabrizio Pregliasco, questa difformità dipenderebbe da un mancato coordinamento di acquisto nazionale che avrebbe potuto rendere più omogenea la distribuzione fra i territori, che hanno invece stipulato contratti, a seconda delle regioni, attraverso le proprie centrali d'acquisto, le agenzie di servizi, gli Ats o le Asl –:

   a quali cause siano attribuibili gli ingenti ritardi nella distribuzione dei vaccini antinfluenzali e se siano state accertate, per quanto di competenza, eventuali responsabilità per tali ritardi;

   se sia stata effettuata una valutazione rispetto alla necessità di un coordinamento di acquisto nazionale che avrebbe potuto evitare tale situazione, e in caso negativo, per quali ragioni;

   se, data la situazione emergenziale, siano state attivate iniziative urgenti, per quanto di competenza, al fine di ovviare ai ritardi delle consegne dei vaccini e, in caso di risposta affermativa, quali.
(4-07292)


   BOLDI, MURELLI, GERARDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia italiana del farmaco ha elaborato una proposta di nuova nota terapeutica per la prescrizione della terapia inalatoria nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bcpo);

   i criteri previsti dalla nuova nota terapeutica – ove effettivamente approvati – darebbero luogo a gravi criticità, sia per i pazienti affetti da Bpco, sia per i medici che si occupano della gestione degli stessi;

   si ritiene particolarmente critico, in particolare, il criterio individuato ai fini della ripartizione dei pazienti tra medico di medicina generale e specialista pneumologo;

   sul punto, in effetti, la proposta di nota Aifa prevede che: «in presenza di FEV1 <50% la prescrizione del trattamento di mantenimento (superata la eventuale fase acuta) e la rivalutazione periodica del trattamento stesso debbono essere obbligatoriamente effettuate dallo specialista pneumologo mediante la compilazione di una proposta di strategia terapeutica in cartaceo.»;

   così come formulato, il riferimento al valore FEV1 – valore che indica il volume massimo di aria che può essere espirato con uno sforzo massimale in un secondo – determinerebbe l'invio obbligatorio presso gli ambulatori e i reparti specialistici ospedalieri di circa 2 milioni di pazienti affetti da Bpco che risultano attualmente gestiti dai medici di base;

   una tale decisione si ritiene assurda in via generale e, a maggior ragione, si ritiene tale nell'attuale contesto sanitario, nell'ambito del quale i reparti ospedalieri si trovano in situazione di sofferenza a causa dell'epidemia da COVID-19, con molta se non tutta l'offerta specialistica ambulatoriale e di reparto orientata esclusivamente a risposte per situazioni di urgenza e non certo per attività programmabili;

   peraltro, l'approvazione della nota in commento risulterebbe contraddittoria anche rispetto alle misure approvate nell'ultima legge di bilancio (legge n. 160 del 2019), il cui articolo 1, comma 449, ha stanziato oltre 235 milioni di euro allo scopo di «fare fronte al fabbisogno di apparecchiature sanitarie finalizzate a garantire l'espletamento delle prestazioni di competenza dei medici di medicina generale»;

   le risorse in questione, in caso di approvazione della nota, si andrebbero inevitabilmente a disperdere, giacché si trasferirebbe nuovamente la governance delle patologie respiratorie croniche in capo agli ospedali, anziché in capo ai medici di famiglia;

   quanto sopra, rende evidente la necessità di revisionare, sin dal principio, la citata «proposta di nota AIFA BPCO», eliminando i riferimenti legati al valore FEV1 e mantenendo viceversa i criteri che si basano sulle variabili sintomatologiche come la dispnea e le riacutizzazioni, la comorbilità e il profilo di tollerabilità, in linea con le raccomandazioni GOLD –:

   se non ritenga opportuno promuovere un processo urgente di esame della citata «proposta di nota AIFA BPCO» alla luce delle criticità esposte in premessa.
(4-07295)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'ospedale di Nola (Na) Santa Maria della Pietà è un presidio dell'Asl Na 3 Sud che garantisce assistenza sanitaria ad un territorio che conta oltre 600 mila abitanti;

   l'area di riferimento è caratterizzata dalla presenza di importanti arterie autostradali, stradali e di numerosi insediamenti industriali e commerciali: valgano per tutti il distretto Cis-Interporto-Vulcano Buono, la Fiat e l'Alenia di Pomigliano;

   il pronto soccorso di Nola sfiora i 100 mila accessi all'anno;

   nelle ultime settimane, l'attività di emergenza è già stata notevolmente sacrificata per dare spazio ai pazienti affetti da Covid-19 tanto è vero che, più volte è stato necessario chiudere il pronto soccorso per mancanza di spazio, attrezzature e per carenza di personale;

   le chiusure hanno inevitabilmente provocato disagi alla popolazione e gli episodi di pazienti con sintomi da infarto, di vittime di incidenti e perfino di bambini in preda ad attacchi di appendicite che hanno trovato i cancelli sbarrati non si contano;

   si moltiplicheranno le class action a tutela dei cittadini e della salute di ognuno;

   è di ieri la decisione da parte dell'Asl Na 3 Sud di trasformare il presidio di Nola in Covid Hospital e la scelta ha provocato la rivolta dei cittadini che vedono la propria salute messa a rischio non solo dalla pandemia ma anche dalla mancanza di assistenza sanitaria –:

   quali iniziative intenda assumere, per quanto di competenza, per scongiurare il rischio di un vuoto sanitario in un territorio vastissimo i cui abitanti sarebbero costretti a recarsi in caso di urgenza in ospedali molto distanti come l'ospedale del mare a Napoli, il Moscati di Avellino ed il nosocomio di Sarno con grave rischio per la salute.
(4-07296)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Berco è una storica industria metalmeccanica italiana che rappresenta per il ferrarese un punto di riferimento economico, sociale, occupazionale e culturale; nata nel 1918, si è specializzata nella fabbricazione di componenti e sistemi sottocarro per macchine movimento terra cingolate e attrezzature per la revisione e la manutenzione del sottocarro;

   nel corso della seconda metà del '900, l'assetto proprietario è cambiato più volte: nel 1976, il 50 per cento delle quote viene ceduto alla multinazionale tedesca Hoesch che acquisisce il restante 50 per cento nel 1986; nel 1992 Hoesch, e la Berco, vengono incorporate nella multinazionale tedesca Krupp, che nel 1998 si fonderà con Thyssen, dando vita al gruppo ThyssenKrupp;

   nei primi anni 2000, la Berco raggiunge la sua massima espansione aprendo filiali in Germania, Usa, Brasile, Inghilterra, Cina, India, occupando oltre 3 mila dipendenti, in maggioranza nella sede di Copparo;

   tuttavia, anche a causa della globalizzazione, l'azienda entra successivamente in crisi, con gravissime ricadute occupazionali e la chiusura di tutti gli stabilimenti, eccetto quello di Copparo (Ferrara) e di Castelfranco Veneto (Treviso);

   dal 2010, infatti, l'azienda sta ininterrottamente diminuendo la propria forza lavoro: in tre anni 470 lavoratori hanno lasciato l'azienda con incentivi e prepensionamenti;

   nel 2013 è terminata la cassa integrazione per 611 lavoratori che sono entrati in mobilità: solo a seguito di scioperi e mobilitazione operaia, si è trovato un accordo tramite centinaia di uscite volontarie;

   nel 2016 si è aperta un'ulteriore crisi aziendale che ha comportato l'apertura della procedura di mobilità per 365 dipendenti, di cui 331 dello stabilimento di Copparo e 34 di quello di Castelfranco Veneto;

   dopo anni di ristrutturazioni aziendali ed esternalizzazioni di processi produttivi all'esterno, la forza lavoro occupata negli stabilimenti Berco è di circa 1.500 dipendenti;

   nel 2020 si è apertura l'ennesima crisi aziendale, frutto delle scelte del Gruppo ThyssenKrupp che, anziché provvedere ad investire in questa eccellenza italiana per puntare a un suo rilancio, ha deciso di mettere in vendita Berco sin dal 2012, senza tuttavia riuscire a trovare ancora un compratore;

   secondo l'interrogante, il continuo e drastico calo degli occupati, non farà altro che svuotare l'azienda e portarla inevitabilmente alla chiusura, condannando il territorio circostante che sin dal '900 fonda il proprio sviluppo economico e sociale su questa azienda;

   solo a seguito di una forte mobilitazione operaia, sindacale e politica, e dopo oltre 7 giorni di sciopero continuativo, si è giunti, il 2 ottobre 2020 ad un «accordo ponte» tra le organizzazioni sindacali e la direzione di Berco, il quale prevede il mantenimento delle condizioni contrattuali previste nel contratto aziendale siglato nel 2017, fino al 30 settembre 2022, salvo per quanto previsto per il premio di risultato, che, invece, sarà oggetto di ulteriore discussione sindacale;

   la mancanza di una visione strategica e a medio-lungo termine sul futuro dell'azienda, potrebbe comportare inesorabilmente ulteriori ristrutturazioni se non la futura chiusura dell'azienda –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle reali strategie industriali che il gruppo ThyssenKrupp intende adottare sul territorio nazionale, in particolare quale sia la mission affidata all'azienda Berco e al polo copparese e quali siano le intenzioni circa i futuri assetti proprietari del gruppo Berco S.p.a.;

   se il Governo intenda monitorare l'andamento occupazionale ed industriale della Berco S.p.a. e quali iniziative concrete intenda porre in essere al fine di salvaguardarne gli attuali livelli occupazionali;

   quali iniziative intenda intraprendere al fine di fornire incentivi e strumenti atti a rilanciare la Berco S.p.a. sul territorio nazionale.
(3-01848)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VISCOMI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dello sviluppo economico ed il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno da tempo previsto il rifacimento dell'elettrodotto 150 kV Calusia-Catanzaro;

   conseguentemente, Terna spa ha avviato l'iter presso tutti gli enti interessati per l'autorizzazione dei lavori di rifacimento dell'elettrodotto in questione;

   il progetto prevedeva anche una variante in cavi interrati di circa 2 chilometri, in uscita dalla stazione elettrica di Siano, in territorio del comune di Catanzaro, con conseguente demolizione di due degli elettrodotti aerei a 150 kV esistenti;

   il comune di Catanzaro con delibera n. 458 in data 8 agosto 2011 ha approvato lo schema relativo al protocollo d'intesa con Terna concernente il rifacimento degli esistenti elettrodotti 150 w «Catanzaro-Calusia» e «Catanzaro-Mesoraca» ubicati in territorio del comune di Catanzaro;

   nel febbraio e maggio 2018, presso la regione Calabria, si sono tenuti, con i sindaci, specifici tavoli tecnici per la valutazione delle aree interessate (tracciato) dalla realizzazione della nuova linea elettrica;

   Terna, nel febbraio del 2019, ha avviato la fase di concertazione, con gli enti interessati, fase propedeutica alla sottoscrizione del protocollo d'intesa ed ha organizzato, nel mese di marzo 2019, delle giornate informative per la presentazione ai cittadini del tracciato e delle aree interessate dalla realizzazione della nuova linea elettrica a 150 kV. Linea che interessa i territori dei Comuni di Catanzaro, Simeri Crichi, Soveria Simeri, Zagarise, Sellia Marina, Belcastro, Andali, Cerva, Petronà, Sersale, Cropani, Mesoraca, Cotronei, Petilia Policastro e Caccuri;

   Terna, il 16 gennaio 2020, ha presentato istanza con relativo progetto al Mise per l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio, avente efficacia di pubblica utilità, urgenza, indifferibilità, nonché di inamovibilità dell'impianto denominato «Direttrice a 150 kV Calusia-Mesoraca-Belcastro-Catanzaro»;

   Terna, il 29 gennaio 2020, ha presentato al Mise la Comunicazione di avvio procedimento e indizione della conferenza di servizi istruttoria;

   Terna, nel marzo 2020, ha presentato istanza di «Valutazione di Impatto Ambientale» al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ministero dei beni e delle attività culturali e per il territorio;

   il 2 luglio 2020 è stato pubblicato sui quotidiani nazionali, per il nuovo tracciato dell'elettrodotto, l'avviso al pubblico di «Richiesta di Autorizzazione alla Costruzione e all'Esercizio al Ministero dello Sviluppo Economico di Concerto con il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare»;

   il rifacimento degli elettrodotti 150 kV in questione, esistenti nei comuni delle province di Catanzaro e Crotone rientra nel Piano di sviluppo (PdS) della Rete di trasmissione nazionale (RTN) del 2009 ed il progetto risultava finanziato dal Mise con programma del 2008;

   si è preso atto del completamento dell'iter autorizzativo –:

   quale sia la data di inizio dei lavori ed i tempi previsti dal cronoprogramma per la realizzazione dell'opera;

   quali siano le motivazioni di eventuali ritardi/differimenti di date e quali iniziative il Governo intenda adottare nei confronti di Terna per assicurare il rispetto dei tempi in merito all'attuazione di quanto proposto, nonché finanziato, dando così finalmente risposte e legittime richieste della popolazione che da dieci anni è in attesa del risanamento elettromagnetico dell'area interessata dagli elettrodotti «150 kV. Catanzaro-Calusia».
(5-04897)

Interrogazione a risposta scritta:


   FIORINI, GUIDESI, CAVANDOLI, CESTARI, MURELLI, PIASTRA, TOMASI, TOMBOLATO, VINCI, BINELLI, ANDREUZZA, BAZZARO, COLLA, DARA, DI MURO, PETTAZZI, GOLINELLI e MORRONE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   già con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020 il Governo ha purtroppo introdotto il divieto di sagre, fiere di comunità e congressi con enormi danni per l'intero indotto che conta attualmente un giro d'affari di 60 miliardi e rappresenta il 50 per cento dell'export Made in Italy;

   fino al 26 ottobre 2020 venivano tuttavia consentite perlomeno le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale, previa adozione dei prescritti protocolli e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro. Ciò perché l'intero comparto ha sempre osservato rigidissimi protocolli di sicurezza anti COVID, organizzando nella stragrande maggioranza dei casi eventi in aree molto ampie e controllabili;

   in virtù di tale previsione normativa i quartieri hanno continuato a lavorare: si pensi ad esempio che a Modena, con il solo evento Skipass dal 29 ottobre al 1° novembre 2020 – ora annullato – erano stati coinvolti 250 espositori. Parma, invece, aveva organizzato, dal 29 al 31 ottobre 2020 Mecspe, la fiera di riferimento per l'industria manifatturiera, con mille aziende partecipanti e gli stand già pronti, mentre Rimini ha già programmato la manifestazione Ecomondo, con 600-700 imprese presenti;

   il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in vigore da lunedì 26 ottobre 2020 ha introdotto la chiusura immediata di tutte le manifestazioni fieristiche determinando, a detta dell'Aefi – Associazione esposizioni e fiere Italiane «uno shock gravissimo per il settore fieristico»: solo in Emilia-Romagna, si calcola una perdita di 40 milioni di euro di fatturato;

   il Governo aveva garantito che una eventuale stretta sarebbe stata programmata e concordata con gli addetti ai lavori, mentre questa sospensione immediata non solo causa ulteriori ingenti danni a un settore già messo in ginocchio dalla chiusura forzata da marzo al primo settembre 2020, con una perdita di oltre il 70 per cento del fatturato, ma rappresenta una ulteriore stangata economica per i quartieri che avevano già avviato gli allestimenti per le manifestazioni programmate nei prossimi giorni;

   le fiere, d'altronde, vivono di programmazione e investimenti e richiedono tempi lunghi di organizzazione per chi le realizza, per gli espositori e per le società che contribuiscono alla loro preparazione. Pertanto, non si può pensare di chiudere l'intero settore da un giorno all'altro;

   dallo scorso lockdown il sistema fiere ha avuto solo la possibilità di indebitarsi grazie al cosiddetto «decreto liquidità» senza alcun significativo ristoro delle perdite subite a causa dell'emergenza epidemiologica;

   si pensi che a Bologna, a fronte di 150 milioni di euro di fatturato perduti, sono stati elargiti solo 300.000 euro a fondo perduto;

   con l'adozione di un nuovo improvviso divieto dalla scorsa settimana ad oggi, il sistema fieristico ha bruciato decine di milioni di euro e chiede un serio ed immediato intervento economico per far sopravvivere questo strategico comparto –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative per riconoscere agli operatori del settore fieristico indennizzi immediati per le ingenti perdite causate dagli ultimi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, i cui divieti ancora una volta non sono stati programmati con gli addetti ai lavori e mettono inevitabilmente a rischio la sopravvivenza di un comparto fondamentale per il Paese sia sul piano produttivo che su quello occupazionale.
(4-07305)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VII Commissione:


   TOCCAFONDI e ANZALDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'università e della ricerca è stato costretto a causa dell'ingente numero di ricorsi a sospendere la pubblicazione della graduatoria ufficiale del concorso per le specializzazioni medicina 2020;

   come pubblicato sul sito ufficiale del Ministero, non è momentaneamente possibile procedere alla pubblicazione dei punteggi definitivi per le specializzazioni in medicina 2020 ed è la prima volta che la graduatoria ufficiale non viene pubblicata nella data stabilita;

   il concorso indetto per l'assegnazione delle borse di specializzazione in medicina si è tenuto il 22 settembre 2020, nonostante le numerose complicazioni organizzative dovute allo stato di emergenza causato dal virus Covid-19;

   il numero delle borse da assegnare, in accordo tra il Ministero della salute e quello dell'università e della ricerca, era stato aumentato da 8.776 a 14.395, così da permettere a un numero più alto di medici di specializzarsi, scelta dettata da due principali necessità: garantire maggiori occupati nel settore sanitario in caso di una seconda nuova ondata di Coronavirus e far fronte all'annosa questione della mancanza di specialisti nel Sistema sanitario nazionale;

   al fine di evitare il fenomeno migratorio di persone già iscritte nelle scuole di specializzazione, ma decise a rinunciare alla borsa di studio vinta, per una più gradita, si era pervenuti ad alcune specifiche disposizioni dirette a garantire l'accesso ai corsi di specializzazione a un maggior numero di laureati, senza tuttavia valutare un eventuale ingente numero di ricorsi;

   tra le disposizioni adottate, finalizzate a scongiurare la suddetta migrazione, rientrano quella di impedire, a coloro che frequentano il secondo o il terzo anno di medicina generale, di essere ammessi alla prova selettiva per l'anno 2020, a meno che non vi sia una rinuncia al posto già occupato e la disposizione di non far valere il punteggio del curriculum vitae a chi fosse già in possesso di uno stipendio da specializzando, da corsista, di un diploma di specializzazione o di medicina generale o di un contratto presso una struttura sanitaria accreditata;

   contro le suddette disposizioni sono stati presentati diversi ricorsi, accolti dal Tar, che hanno impedito la pubblicazione della graduatoria, causando una situazione di stallo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, in caso positivo, se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per incrementare le borse di studio per gli specializzandi, prevedendo gli stanziamenti necessari nel prossimo disegno di legge di bilancio.
(5-04887)


   FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la trasformazione dei policlinici universitari in ospedali per l'accoglienza dei malati di Covid-19 rischia di avere ripercussioni dannose sulla formazione dei nuovi medici, dei nuovi specialisti e di tutti gli operatori delle professioni sanitarie, oltre che sulla fattibilità di importanti progetti di ricerca: ripercussioni tanto più gravi in questo momento, quando è assolutamente necessario avere giovani medici pronti in prima linea e portare a termine i progetti di ricerca già finanziati o avviati –:

   di quali elementi disponga circa gli effetti che la trasformazione dei policlinici universitari in ospedali Covid-19 sta provocando sulla formazione dei laureandi e degli specializzandi in medicina e nelle altre discipline sanitarie e sulla ricerca svolta nei medesimi policlinici e quali iniziative il Ministro interrogato abbia adottato, per quanto di competenza, per preservare la continuità della formazione dei futuri medici e medici specialisti e degli altri professionisti sanitari.
(5-04888)


   TUZI, VACCA e GRILLO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il concorso per le borse di specializzazione in medicina si è tenuto il 22 settembre 2020 con ben due mesi di ritardo rispetto al consueto periodo a causa dell'emergenza COVID-19;

   il numero dei posti da assegnare è stato incrementato dal Ministero della salute e quello dell'università e della ricerca, passando da 8.776 a 14.395 con l'esplicito obiettivo di innalzare il numero di occupati del settore ed intervenire efficacemente sulla grave carenza di medici specialisti;

   il suddetto fenomeno è stato definito «imbuto formativo» ed è da anni al centro delle preoccupazioni di studenti e professionisti che hanno rilevato in tutte le sedi competenti le criticità del sistema e proposto ipotesi alternative per diminuire la forbice dei cosiddetti «camici grigi»;

   il bando di concorso per le borse di specializzazione in medicina già al momento della sua pubblicazione, ha suscitato molteplici perplessità tanto da essere oggetto di numerose impugnazioni presso gli organi giurisdizionali competenti;

   il Tar del Lazio ha accolto molteplici ricorsi e questo ha creato ulteriore incertezza sul concorso per il quale si teme che vengano innescati ulteriori ricorsi e controricorsi che potrebbero anche mettere a rischio la validità del concorso;

   ad oggi, la graduatoria del concorso 2020 di specializzazione in medicina non è stata ancora pubblicata, generando un clamoroso stallo –:

   quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, in caso di accoglimento dei ricorsi depositati, nei confronti del candidati che non hanno presentato alcun ricorso pur essendo nella medesima condizione dei ricorrenti e che risultino comunque collocati in graduatoria, e se non intenda fornire elementi circa le tempistiche di assegnazione di tutti i restanti contratti di formazione medico specialistica.
(5-04889)


   BELOTTI, TOCCALINI, BASINI, COLMELLERE, DE ANGELIS, LATINI, PATELLI, RACCHELLA e SASSO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria ha interessato anche il mondo universitario costringendo studenti e professori alla scelta di una didattica prevalentemente a distanza;

   fortunatamente, l'impatto negativo sul numero delle immatricolazioni che tutti temevano sembra non esserci;

   le domande di borse di studio per l'anno accademico 2020/2021 registrano, infatti, un aumento del quasi 6 per cento rispetto ad un anno fa e, dai primi dati provenienti dagli atenei, si registra un aumento delle matricole del 5 per cento;

   un contributo a questo trend si ritiene sia dovuto allo stanziamento di 200 milioni di euro, in sede di conversione in legge del «decreto rilancio» grazie all'impegno della Lega, a favore dell'aumento della «no tax area» da 13 mila a 20 mila euro di Isee e per il rifinanziamento di 40 milioni di euro del fondo per il diritto allo studio;

   tali risorse hanno permesso a molti atenei di non registrare il temuto calo di matricole;

   alcune università italiane, come ad esempio quella di Genova, hanno ampliato, con decisione del rettorato, fa «no tax area», includendo in tal modo gli Isee fino a 24 mila euro nella fascia dei beneficiari dell'esonero dal pagamento delle tasse universitarie;

   va considerato l'attuale momento economico e sociale e le conseguenze che tale momento avrà su migliaia di famiglie –:

   se il Ministro interrogato non intenda adottare le iniziative di competenza volte ad ampliare, per il prossimo anno accademico, le soglie di esonero dal pagamento delle tasse universitarie fino ad un esonero totale.
(5-04890)


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, CIAMPI, PRESTIPINO, ROSSI e ORFINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale del Ministero dell'università e della ricerca n. 1177 del 24 luglio 2020 veniva fissata al 30 dicembre 2020 la data di inizio delle attività didattiche per i medici immatricolati nell'anno accademico 2019/2020 alle scuole di specializzazione di area sanitaria;

   il 22 settembre 2020 si è svolto il concorso nazionale per le borse di specializzazione nelle varie scuole delle discipline mediche e chirurgiche, 14.395 mila posti da assegnare per gli oltre 22 mila giovani medici aspiranti;

   a causa di ricorsi giurisdizionali presentati da candidati al concorso già specializzati o già iscritti a scuole di specializzazione sanitarie, il termine di pubblicazione delle graduatorie è slittato, dalla data inizialmente fissata per il 5 ottobre 2020, al 9 novembre 2020;

   l'ingresso dei giovani medici nelle scuole di specializzazione e quindi nel sistema sanitario nazionale era fissato per il 30 dicembre 2020, proprio in un momento in cui, a causa della grave recrudescenza della pandemia da COVID-19, è sempre più urgente che le strutture sanitarie possano disporre delle figure professionali necessarie per affrontare l'emergenza e, in particolare, di molte migliaia di giovani medici, a fronte di una carenza nazionale valutata in oltre 23 mila medici mancanti –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda avviare al fine di garantire l'ingresso dei medici nelle scuole di specializzazione al più presto possibile.
(5-04891)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è necessario rafforzare il ruolo dell'Italia – per quello che riguarda i percorsi di formazione universitaria e le attività di ricerca – in materia d'intelligenza artificiale;

   è importante che questo sviluppo non coinvolga solo gli ambiti più strettamente legati all'intelligenza artificiale, ma tutte le discipline, considerato il grande potenziale di integrare – ad esempio – intelligenza artificiale e salute, o intelligenza artificiale e valorizzazione dei beni e del patrimonio culturale;

   la Strategia nazionale per l'intelligenza artificiale messa in consultazione pubblica dal Ministero dello sviluppo economico il 1° ottobre 2020, fino al 31 ottobre 2020, prevede misure di diretta competenza del Ministero dell'università e della ricerca, compresa la definizione di un Piano per l'assunzione di professori universitari in settori scientifico disciplinari collegati alla progettazione dell'intelligenza artificiale delle sue applicazioni;

   la strategia prevede, tra le altre misure, programmi di mentoring rivolti alle studentesse degli ultimi anni della scuola secondaria, per incoraggiarle a scegliere percorsi universitari e professionali in ambito intelligenza artificiale, nel contesto di un più ampio incoraggiamento a intraprendere percorsi cosiddetti Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics);

   il Ministero dell'università e della ricerca ha costituito presso il Cnr un Comitato per elaborare una strategia unitaria e realizzare un coordinamento nazionale;

   un primo segnale importante ed operativo è stato l'avvio del primo dottorato nazionale di intelligenza artificiale, con la firma della convenzione tra Cnr, La Sapienza Università di Roma, il Politecnico di Torino, l'Università Campus Bio-Medico di Roma, l'Università Federico II di Napoli e l'Università di Pisa –:

   quali tipo di iniziative, e in quali ambiti, il Governo consideri prioritarie e intenda portare avanti per rafforzare il ruolo dell'Italia sul fronte dell'intelligenza artificiale per quanto riguarda l'offerta formativa delle università italiane e le attività di ricerca, anche in sinergia con attori privati e con riguardo anche ad incoraggiare la partecipazione femminile.
(5-04892)


   SACCANI JOTTI, APREA, CASCIELLO, BAGNASCO e CALABRIA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel luglio 2020 il Ministro dell'università e della ricerca ha sottoposto lo schema di regolamento concernente le modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in medicina, al Consiglio di Stato che, nel suo parere, ha evidenziato la necessità di rivederne il testo, segnalando l'ambiguità dal punto di vista legale delle modifiche introdotte al decreto ministeriale n. 130 del 2017;

   il Ministro dell'università e della ricerca ha adottato il regolamento con decreto ministeriale n. 79 del 2020 e con decreto direttoriale n. 1177 del 2020, ha emanato il bando di ammissione alle scuole di specializzazione di area sanitaria 2019/2020;

   il concorso si è tenuto il 22 settembre 2020: ha riguardato oltre 24.000 candidati per un numero di borse dapprima fissato a 8.776 e successivamente aumentato a 14.395, al fine di aumentare il numero di occupati nel settore indispensabili anche per gestire al meglio la pandemia in atto;

   il bando impediva la partecipazione al concorso agli iscritti al corso di medicina generale a meno di rinuncia al posto già occupato e negava ai candidati in possesso di un diploma di scuola di specializzazione universitaria di area sanitaria, di diploma di formazione specifica per medico di medicina generale, di un contratto di formazione medica o di dipendente medico chirurgo di strutture del Servizio sanitario nazionale o di strutture private con esso accreditate, l'attribuzione dei punti aggiuntivi per i titoli posseduti;

   entrambe le decisioni sono state impugnate davanti al Tar del Lazio, il quale ha deciso di accogliere tali contestazioni e si esprimerà nel merito il 26 maggio 2021;

   il 5 ottobre 2020, il Ministero dell'università e della ricerca ha rimandato la pubblicazione delle graduatorie di merito, in conseguenza dei numerosi ricorsi presentati, sentita l'Avvocatura dello Stato, che sono state pubblicate il 26 ottobre 2020 sul sito www.universitaly.it, in versione non definitiva in quanto si tiene conto delle ordinanze del Consiglio di Stato, adottate il 22 ottobre 2020 in accoglimento dell'appello cautelare del Ministero dell'università e della ricerca, che rimandano alla verifica in sede di merito la decisione finale in ragione;

   ad oggi, la situazione risulta ancora bloccata, non risultano certe le posizioni giuridiche dei candidati e rimane l'alea di una pronuncia della giustizia amministrativa che potrebbe rivedere le graduatorie –:

   se non ritenga indispensabile adottare tutte le necessarie iniziative di competenza volte a tutelare i giovani medici dalle conseguenze di quelli che gli interroganti giudicano errori procedurali del Ministero, mettendo il concorso «in sicurezza» rispetto ad azioni legali che possono incidere sulla sua validità, anche ripristinando la disciplina precedente al decreto ministeriale n. 79 del 2020.
(5-04893)

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Trizzino e altri n. 1-00342, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 aprile 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Carelli.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Muroni e altri n. 4-07017, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 6 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Lattanzio, Fusacchia.

  L'interrogazione a risposta scritta Formentini e altri n. 4-07239, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Rixi.

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Rospi n. 3-01842, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 27 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Schullian.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Bergamini n. 7-00540, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 394 dell'8 settembre 2020.

   La IX Commissione,

   premesso che:

    il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, all'articolo 14-ter, ha disposto una proroga dei termini per gli adempimenti tecnici e amministrativi relativi agli impianti a fune in servizio pubblico;

    nello specifico il comma 1 prevede che al fine di garantire la continuità del servizio di pubblico trasporto mediante impianti a fune, le scadenze relative alle revisioni generali e speciali quinquennali nonché quelle relative agli scorrimenti e alle sostituzioni delle funi e al rifacimento dei loro attacchi di estremità sono prorogate di dodici mesi, qualora sia trasmessa prima delle suddette scadenze all'Autorità di sorveglianza, da parte del direttore o del responsabile dell'esercizio, una dettagliata e completa relazione in merito ai controlli effettuati, ai provvedimenti adottati e all'esito delle verifiche e delle prove eseguite, contenente l'attestazione della sussistenza delle condizioni di sicurezza per l'esercizio pubblico;

    l'attuazione di tale disposizione è demandata dal comma 4 del medesimo articolo ad un decreto ministeriale che avrebbe dovuto essere adottato entro due mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge;

    ad oggi, nonostante siano spirati i termini previsti per l'adozione, l'atto non risulta ancora emanato e, conseguentemente, non può considerarsi applicabile la proroga dei termini prevista dalla norma in oggetto;

    la mancata attuazione dell'articolo 14-ter sta creando incertezza e preoccupazione tra gli operatori del settore. Tra le questioni che destano maggiore incertezza c'è il tema delle revisioni generali previste per il proseguimento dell'esercizio dell'impianto dopo la scadenza della vita tecnica di cui agli articoli 6 e 7 del decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e trasporti del 7 gennaio 2016;

    poiché il sopra citato decreto per il prolungamento della vita tecnica richiede le revisioni generali di cui al punto 2.5 dell'allegato al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 1° dicembre 2015, i termini di tali revisioni sono oggetto della proroga di cui al comma 1 dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020 e sarebbe opportuno, secondo i firmatari del presente atto che il decreto attuativo del sopracitato articolo specificasse che la proroga si applica anche ai termini per le revisioni generali richieste per il prolungamento della vita tecnica degli impianti, il settore degli impianti a fune, che impiega a livello nazionale migliaia di dipendenti e genera un fatturato medio di circa 10 miliardi di euro;

    in particolare nella regione alpina e appenninica i lavoratori del settore sono circa quindicimila per un fatturato medio 1.1 miliardi annui;

    il settore degli impianti funiviari è stato tra i più colpiti economicamente dalle misure volte a limitare la diffusione dei contagi da COVID-19, in particolare per quanto riguarda la limitazione della capienza dei singoli mezzi, ulteriormente prorogati dagli ultimi provvedimenti adottati dal Governo;

    il funzionamento degli impianti e i limiti di capienza che saranno previsti produrranno una forte ricaduta economica sia sul settore che sui territori ove è abitualmente praticata l'attività sciistica, in considerazione dell'ormai incipiente avvio della stagione invernale,

impegna il Governo:

   a procedere quanto prima all'adozione del decreto ministeriale attuativo dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020;

   ad adottare iniziative volte a prevedere l'applicazione della proroga di cui al comma 1 dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020 anche per le revisioni generali previste per il prolungamento della vita tecnica degli impianti di cui agli articoli 6 e 7 del decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 7 gennaio 2016;

   a prevedere adeguate misure di sostegno a favore dei lavoratori e delle imprese del settore; ad adottare ogni iniziativa utile a consentire, per la stagione invernale, la massima capienza possibile per gli impianti funiviari, pur nel rispetto dei protocolli sanitari e della sicurezza degli utenti, proporzionalmente equivalente a quella prevista per i mezzi del trasporto pubblico locale.
(7-00540) «Bergamini, Baldelli, Zanella, Sozzani, Pentangelo, Rosso, Mulè».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Zanettin n. 2-00947 del 30 settembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Lombardo n. 5-04793 del 15 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Ferri n. 5-04805 del 19 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Toccafondi n. 5-04810 del 19 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Murelli n. 4-07174 del 19 ottobre 2020;

   interpellanza Sportiello n. 2-00970 del 21 ottobre 2020;

   interpellanza Saccani Jotti n. 2-00972 del 22 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Gagliardi n. 4-07258 del 26 ottobre 2020;

   interpellanza urgente Luciano Cantone n. 2-00980 del 27 ottobre 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore:

   interrogazione a risposta in Commissione Braga n. 5-04841 del 26 ottobre 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07289.