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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 27 ottobre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta immediata:


   DELRIO, ROTTA, GRIBAUDO, BORDO, ENRICO BORGHI, DI GIORGI, FIANO, LEPRI, PEZZOPANE, POLLASTRINI, VISCOMI e DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 prevede misure di contenimento del contagio da COVID-19 per far fronte alla recente impennata di casi; la seconda ondata, da Nord a Sud, sta mettendo sotto stress le strutture sanitarie, vengono riaperti o allargati i «reparti-COVID», si saturano le terapie intensive, sono bloccati gli interventi medici di routine e in difficoltà le strutture di pronto soccorso;

   in particolare, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede la chiusura anticipata alle ore 18 degli esercizi di somministrazione, quali bar, pasticcerie e ristoranti, salvo consentire il servizio di vendita da asporto e a domicilio fino alle ore 24; prevede lo stop alle attività di palestre, piscine, centri benessere, centri termali, centri ricreativi e culturali; blocca gran parte delle attività e delle competizioni sportive; determina la chiusura di cinema, teatri e di altre strutture adibite allo spettacolo dal vivo;

   tali attività sono fra quelle già più danneggiate dalla pandemia, colpite immediatamente dalle restrizioni della prima ondata e solo parzialmente risollevate dalle riaperture del periodo estivo;

   alcuni di questi lavoratori denunciano ancora la mancata erogazione della cassa integrazione di maggio 2020; discrasie normative o contributive hanno impedito spesso l'erogazione del sostegno ai lavoratori a chiamata ed alle figure precarie ed atipiche che caratterizzano questi settori;

   contestualmente all'emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, il Governo ha annunciato nuove misure economiche di emergenza, per un importo fra i 4 e i 5 miliardi di euro, quali: il ristoro a fondo perduto degli operatori economici attraverso bonifico diretto tramite l'Agenzia delle entrate; sei settimane di cassa integrazione per i dipendenti delle aziende costrette a fermare o ridurre le loro attività; replica delle misure una tantum per alcune categorie di lavoratori (spettacolo, stagionali del turismo, sport); prolungamento del reddito di emergenza;

   lunedì 26 ottobre 2020 si sono tenute in varie città italiane manifestazioni di protesta contro gli orari di attività previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, in particolare da parte delle categorie dei ristoratori e dei vari esercizi aperti al pubblico; a seguire sono avvenuti gravi episodi di violenza da parte di altri manifestanti che spesso hanno danneggiato gli stessi esercenti;

   la celerità nel predisporre ed erogare tali misure di sostegno è indispensabile per la tenuta sociale del Paese –:

   in che tempi e con quali modalità sia prevista l'erogazione dei contributi a fondo perduto, della cassa integrazione e delle indennità specifiche per le aziende e i lavoratori la cui attività è stata ridotta o fermata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020.
(3-01839)


   GELMINI, VALENTINI, OCCHIUTO, BALDELLI, MUGNAI, POLIDORI, ROTONDI, VITO, MULÈ, ANGELUCCI, APREA, BAGNASCO, BALDINI, BARATTO, BARELLI, ANNA LISA BARONI, BARTOLOZZI, BATTILOCCHIO, BERGAMINI, BIANCOFIORE, BOND, BRAMBILLA, BRUNETTA, CALABRIA, CANNATELLI, CANNIZZARO, CAON, CAPPELLACCI, CARFAGNA, CARRARA, CASCIELLO, CASINO, CASSINELLI, CATTANEO, CORTELAZZO, CRISTINA, DALL'OSSO, D'ATTIS, DELLA FRERA, D'ETTORE, FASANO, FASCINA, FATUZZO, FERRAIOLI, GREGORIO FONTANA, GIACOMETTO, GIACOMONI, LABRIOLA, MANDELLI, MARIN, MARROCCO, MARTINO, MAZZETTI, MILANATO, MUSELLA, NAPOLI, NEVI, FITZGERALD NISSOLI, NOVELLI, ORSINI, PALMIERI, PELLA, PENTANGELO, PEREGO DI CREMNAGO, PETTARIN, PITTALIS, POLVERINI, PORCHIETTO, PRESTIGIACOMO, RAVETTO, RIPANI, ROSSELLO, ROSSO, RUFFINO, RUGGIERI, PAOLO RUSSO, SACCANI JOTTI, SARRO, SANDRA SAVINO, ELVIRA SAVINO, SIBILIA, SIRACUSANO, SISTO, SOZZANI, SPENA, SQUERI, TARTAGLIONE, TORROMINO, MARIA TRIPODI, VERSACE, VIETINA, ZANELLA, ZANETTIN e ZANGRILLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, recante misure urgenti per fronteggiare e contenere la diffusione del virus COVID-19, dispone che fino al 24 novembre 2020, siano sospese le attività di ristorazione dalle ore 18 alle ore 5, fatta eccezione per le consegne a domicilio e la ristorazione con asporto fino alle ore 24; le attività di palestre, piscine, centri benessere e termali, fatta eccezione per le prestazioni rientranti nei Lea; gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, cinematografiche e da concerto e in altri spazi anche all'aperto; ogni forma di attività convegnistica in presenza;

   tali attività, insieme a quelle indirettamente coinvolte, hanno già subito ingenti perdite economiche durante il lockdown primaverile, a cui si sono aggiunti gli investimenti per mettere in sicurezza i locali, investimenti di cui gli operatori si sono fatti carico, seguendo le indicazioni dei protocolli perché condizione per la riapertura dell'attività in costanza di pandemia. D'altra parte secondo gli interroganti la risposta dello Stato è stata tardiva, insufficiente, burocratica e priva di un piano definito quantomeno sui tre temi fondamentali per il contenimento della diffusione del contagio: sanità, scuola e trasporti;

   inoltre, se è vero che le risorse stanziate per interventi specifici, bonus frammentati e nuovi fondi non hanno assicurato né un adeguato ristoro per i danni subiti dalle attività economiche né le condizioni per un rilancio effettivo del Paese, è altresì vero che tali risorse non sono state interamente utilizzate. Questo perché tra decreti-legge privi di provvedimenti attuativi, misure poco chiare, stime sbagliate e adempimenti burocratici complessi, non si è riusciti a impiegare tutti i finanziamenti disponibili;

   durante la conferenza stampa di domenica 25 ottobre 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato di assumersi l'impegno a garantire indennizzi per gestori ed esercenti penalizzati dalle nuove limitazioni –:

   quali siano l'esatta quantificazione delle risorse rivenienti dagli scostamenti di bilancio approvati dal Parlamento e non ancora utilizzate, le modalità di ripartizione ed assegnazione e la reale tempistica di erogazione per l'annunciato ristoro dei danni conseguenti alla chiusura ed alle limitazioni di orario imposte con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, con particolare riferimento a contributi a fondo perduto, credito di imposta per le locazioni, differimento e/o cancellazione di scadenze fiscali e tributarie, interventi sui costi di utenze e tariffe, e se il Governo intenda attingere alle risorse non ancora spese rispetto a quelle di maggior indebitamento autorizzate dal Parlamento.
(3-01840)


   DAVIDE CRIPPA, RICCIARDI, MARINO, SALAFIA, ILARIA FONTANA, SCERRA, ALEMANNO, FEDERICO, PROVENZA e FRANCESCO SILVESTRI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   da marzo si sono rese necessarie misure di contenimento della pandemia globale da COVID-19 tali per cui il Governo, nel complesso (decreti-legge cosiddetti «Cura Italia», «Liquidità», «Rilancio», «Agosto»), ha previsto misure di sostengo all'economia pari a 100 miliardi di euro;

   stante ciò, nei primi due trimestri dell'anno l'attività economica si è ridotta complessivamente di circa il 18 per cento, a fronte di contrazioni diffuse in tutti i maggiori settori;

   a risentirne negativamente sono stati il settore manifatturiero, i servizi ed il terziario, soprattutto nel caso di attività svolte necessariamente in presenza (come il turismo, la ristorazione, gli eventi sportivi e culturali, nonché il commercio al dettaglio) che hanno registrato forti perdite di fatturato;

   le prospettive dell'economia italiana nello scorcio finale dell'anno dipendono fortemente dall'evoluzione dell'epidemia e dagli interventi che si renderanno necessari per contrastarla;

   nelle ultime settimane il COVID-19 ha ricominciato a diffondersi in maniera massiccia in Italia;

   sebbene l'Ufficio parlamentare di bilancio precisi di aver elaborato ipotesi forti e da considerare come indicative dei possibili ordini di grandezza degli effetti della nuova ondata, combinando i modelli previsivi di breve termine sul Pil con scenari epidemiologici costruiti sulla base dell'esperienza della primavera scorsa, nella nota sulla congiuntura di ottobre 2020, l'Upb ha stimato, per il trimestre in corso, che una seconda ondata impatterebbe negativamente sul Pil per 3,5 (caso meno sfavorevole), 5,0 (caso intermedio) e 8,0 (caso più sfavorevole) punti percentuali;

   alla luce dell'impennata dei contagi e della pressione sul sistema sanitario, il Presidente Conte ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, contenente nuove misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e, al contempo, ha annunciato l'adozione di un ulteriore decreto-legge – cosiddetto «decreto ristori» – al fine di prevedere sia misure a sostegno delle attività economiche più colpite dalle nuove restrizioni (come il turismo, la ristorazione, gli eventi sportivi e culturali, il commercio al dettaglio), sia misure a sostegno dell'occupazione;

   secondo notizie di stampa, lo sforzo economico ammonterebbe a circa 5 miliardi di euro –:

   quale sia l'apporto economico-finanziario, la modalità e la relativa tempistica che il Governo sta ipotizzando di prevedere nel cosiddetto «decreto ristori», al fine di sostenere le attività che sono maggiormente colpite direttamente e indirettamente dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri citato in premessa.
(3-01841)


   ROSPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   dal mese di febbraio 2020 su tutto il pianeta si è diffuso il COVID-19, un virus che in breve tempo si è trasformato in una pandemia globale che ha causato oltre 43 milioni di contagi e più di 1 milione di decessi nel mondo;

   purtroppo, il nostro Paese è quello che ha registrato il maggior numero di decessi in Europa rispetto al numero di contagi, infatti, ad oggi sono state contagiate circa 600 mila persone con oltre 37 mila decessi, in continuo aumento nelle ultime settimane;

   a partire dal mese di marzo 2020 al fine di arrestare il diffondersi del virus, sono state adottate una serie di misure contenitive e restrittive attraverso l'emanazione di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri che hanno portato ad un primo lockdown a livello nazionale;

   da alcune settimane, con la seconda ondata di contagi, la curva epidemiologica ha ripreso a salire vertiginosamente arrivando a circa 20 mila casi al giorno. Per fronteggiare la seconda ondata il Presidente del consiglio dei ministri ha emanato tre successivi decreti, il primo il 13 ottobre 2020, il secondo il 18 ottobre 2020 e l'ultimo il 24 ottobre 2020 attraverso i quali sono state adottate misure restrittive che hanno portato tra gli altri alla chiusura di cinema, teatri, ristoranti, bar, gelaterie, pasticcerie, palestre, piscine e centri termali;

   l'ennesima chiusura delle attività commerciali porterà ad un ulteriore perdita di prodotto interno lordo nel quarto trimestre, oltre a quella del 10 per cento già stimata dai principali osservatori economici, colpendo settori strategici per l'Italia quali cultura, accoglienza e ristorazione, che sono il fiore all'occhiello del nostro Paese e che rappresentano una parte rilevante del prodotto interno lordo;

   il Governo, chiudendo le attività culturali, rischia di colpire un settore che per l'Italia rappresenta uno dei più virtuosi biglietti da visita del Paese ed è considerato principio fondante del nostro sistema democratico;

   con l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri intere categorie economiche rischiano la chiusura definitiva delle loro attività in quanto già duramente colpite dal primo lockdown, non possono far fronte ad una ulteriore chiusura;

   questa situazione di emergenza si sta trasformando da emergenza sanitaria in emergenza socio-economica e ne sono conseguenza le tante manifestazioni che in queste ultime ore stanno animando diverse piazze italiane –:

   quali siano il valore reale dell'indennizzo, le tempistiche entro le quali imprenditori e famiglie coinvolte nelle ultime misure restrittive verranno risarcite e se il Governo intenda cambiare la propria posizione in merito alla chiusura delle attività culturali quali cinema e teatri.
(3-01842)


   FORNARO, BERSANI, CONTE, EPIFANI, FASSINA, FRATOIANNI, MURONI, PALAZZOTTO, PASTORINO e STUMPO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il 22 ottobre 2020, nel corso di un incontro al Ministero dello sviluppo economico tra rappresentanti del Governo, della Whirlpool e dei sindacati, l'azienda ha confermato che dismetterà il sito di Napoli, come annunciato un anno fa;

   l'accordo del 25 ottobre 2018 firmato da parti sociali e Governo prevedeva nel sito di Napoli investimenti per il triennio 2019-2021 di circa 17 milioni di euro tra prodotto, processo, ricerca e sviluppo, confermando l'intenzione di Whirlpool di mantenere una presenza di alta qualità a Napoli, a fronte dell'utilizzo di ammortizzatori sociali e di sovvenzioni da parte delle istituzioni. Dopo circa 7 mesi dalla firma al Ministero dello sviluppo economico, Whirlpool ha annunciato, invece, la dismissione e la vendita dello stabilimento di Napoli a terzi a causa di una contrazione del mercato e di varie congiunture aziendali e internazionali;

   nell'impianto di Napoli si producono elettrodomestici di gamma alta, il modello di lavatrici Omnia, la cui domanda globale, a detta dell'azienda, sarebbe crollata drasticamente. Ma, in realtà, i conti finanziari della multinazionale stanno migliorando e salgono i profitti. Il mercato degli elettrodomestici, inoltre, offre dati incoraggianti;

   la cessazione della produzione comporterebbe la cancellazione di quasi mille posti di lavoro tra diretti e indiretti, con il dramma che ne deriva per i lavoratori e le loro famiglie, e la perdita di un sito importante per tutto il territorio, nonché una delle poche realtà produttive rimaste nel sud del Paese;

   è necessario dare una risposta concreta ai lavoratori con un nuovo e diretto impegno del management della Whirlpool al tavolo per offrire solide prospettive di occupazione produttiva;

   i sindacati, che hanno annunciato lo sciopero generale dell'intera area metropolitana di Napoli per giovedì 5 novembre, chiedono che il tavolo ministeriale resti permanentemente aperto e di incontrare il Presidente del Consiglio per spiegare il punto di vista dei lavoratori;

   la vertenza Whirlpool è esemplare dal punto di vista delle politiche di contrasto alla delocalizzazione e al dumping sociale e, collocandosi nell'incertezza economica e sociale causata dall'emergenza da COVID-19, è esemplare per i rischi di ridimensionamento e perdita di produttività e occupazione –:

   se non ritenga utile e necessario convocare al più presto, in accordo con il Ministero dello sviluppo economico, un tavolo a Palazzo Chigi con l'azienda e i rappresentanti dei lavoratori per scongiurare la chiusura del sito Whirlpool di Napoli e salvaguardare i livelli occupazionali.
(3-01843)


   GUIDESI, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   le chiusure disposte dall'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono il frutto secondo gli interroganti della totale incapacità del Governo nella gestione della situazione epidemiologica e dei ritardi accumulati dallo stesso nell'attuazione delle misure di potenziamento della scuola, dei trasporti pubblici e della sanità che avrebbero dovuto essere adottate, mesi fa, per scongiurare il rischio di un nuovo lockdown;

   il Governo e i tecnici da esso nominati, con un approccio a parere degli interroganti tutt'altro che lungimirante, hanno «cestinato» le proposte delle opposizioni e hanno pensato di risolvere i problemi della scuola con l'acquisto dei banchi a rotelle, di potenziare il trasporto pubblico locale, non con l'utilizzo dei bus turistici attualmente fermi, bensì con il bonus monopattini e, ancora, sul fronte della sanità, di bloccare i protocolli di sperimentazione più promettenti nella lotta contro il COVID-19 adottando provvedimenti di «sospensione», come nel caso dell'idrossiclorochina, ovvero architettando procedure astruse e complesse, come nel caso della terapia con il plasma;

   i risultati di questa gestione sono sotto gli occhi di tutti: lavoratori e imprenditori sono scesi in piazza a manifestare la propria disperazione, interi settori dell'economia saranno distrutti (ristorazione, cinema, teatri, sport, palestre e piscine, solo per citarne alcuni), miliardi di nuovo debito pubblico verranno generati, senza peraltro che vi sia stato un preventivo confronto parlamentare;

   allo stesso modo, il Governo non ha dato ascolto alle regioni, alle categorie produttive e, a quanto consta, è andato avanti in maniera autoreferenziale contro il volere dei suoi stessi alleati che pure si sarebbero accorti dell'irragionevolezza delle misure adottate;

   peraltro, nel disporre le chiusure, il Governo non ha dato conto dei criteri tecnico scientifici che si pongono alla base di esse; non ha comunicato il numero dei contagi che si sarebbero effettivamente verificati all'interno dei cinema, dei teatri, delle palestre e dei ristoranti che hanno rispettato le regole e che oggi vengono improvvisamente chiusi, mentre i mezzi pubblici sono affollati come non mai. Non c'è alcun dato, numero, percentuale, nulla, il che rende le chiusure non solo drammatiche per le realtà colpite, ma del tutto arbitrarie, quasi casuali e potenzialmente inutili ai fini del contenimento dell'epidemia –:

   quali dati scientifici supportino la scelta di arginare la crescita dei contagi attraverso le chiusure, che appaiono agli interroganti arbitrarie, dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e per quali motivi il Governo non abbia invece recepito le proposte che da tempo vengono avanzate dalle opposizioni in materia di scuola, sanità e trasporti pubblici.
(3-01844)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato lo scorso 24 ottobre ha disposto la sospensione per un mese delle attività di palestre, piscine e di tutta l'attività sportiva dilettantistica di base, la chiusura di cinema e centri culturali come anche di centri benessere, centri termali, centri sociali e centri ricreativi, nonché delle competizioni e degli eventi sportivi degli sport individuali e di squadra svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato;

   il medesimo decreto ha altresì disposto la chiusura di tutti i servizi di ristorazione, tra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, alle ore 18, sempre fino al 24 novembre;

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre segue di appena sei giorni il precedente decreto del Governo sulle misure di contenimento della pandemia da coronavirus, che pur con delle limitazioni aveva garantito l'apertura di cinema, teatri, palestre e piscine e aveva ribadito la possibilità per i servizi di ristorazione di rimanere aperti fino alle 24;

   il 22 ottobre, inoltre, il Dipartimento dello sport aveva approvato il Nuovo protocollo attuativo delle «Linee Guida per l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere», per l'attuazione del quale i centri sportivi, a detta del Presidente del Consiglio, avrebbero avuto a disposizione sette giorni, ma solo due giorni dopo ne è stata, invece, decretata la chiusura totale;

   non è chiaro come sia stato possibile un simile repentino cambio di atteggiamento da parte del Governo, soprattutto perché a parere degli interroganti le nuove restrizioni imposte non poggiano su alcuna evidenza scientifica della presenza di contagi o focolai di infezione in alcuno dei luoghi più duramente colpiti;

   tutti i settori interessati dalle chiusure negli scorsi mesi si sono impegnati al massimo nel rispetto dei protocolli di sicurezza, a tal fine anche effettuando cospicui investimenti economici, pur di poter continuare a svolgere la propria attività scongiurandone la chiusura dopo le pesanti perdite economiche subite durante il lockdown –:

   sulla base di quali dati scientifici il Governo abbia deliberato le misure di cui in premessa, contenute nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, atteso che non sono stati resi pubblici i verbali n. 119 e n. 120 delle sedute del 18 e 24 ottobre del Comitato tecnico-scientifico citati in premessa al medesimo decreto.
(3-01845)


   NOBILI, PAITA, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la cosiddetta seconda ondata della pandemia da COVID-19 ha posto ancora una volta con forza il problema del trasporto pubblico, in particolare quello locale, utilizzato soprattutto nelle ore di punta da studenti e lavoratori;

   i mezzi di trasporto, infatti, sono percepiti tra le cause sulle quali maggiormente grava la responsabilità dell'innalzamento del numero dei contagi che si registra negli ultimi giorni;

   e mentre si stabiliscono nuove regole, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre, per il contenimento del virus in ogni ambito – dalla scuola al lavoro, dai ristoranti agli impianti sportivi – sul trasporto pubblico locale si registrano centinaia di casi di assembramento inaccettabile ed incompatibile con un corretto comportamento: le testimonianze video e foto, infatti, evidenziano come non vengano mantenute le distanze di sicurezza e ci mostrano autobus, metropolitane e treni in cui i passeggeri sono costretti a viaggiare uno accanto all'altro con l'impossibilità di rispettare alcuna forma di distanziamento prevista dalla legislazione vigente anti COVID-19;

   una soluzione rapida e a basso costo al problema dell'affollamento è stata proposta da Italia Viva nell'utilizzo di parte della flotta del trasporto commerciale, di taxi e Ncc, ora inutilizzata a causa della contrazione dei flussi turistici. Con il loro affitto, oltre a dare un sollievo al settore, si potrebbero aumentare le corse del trasporto pubblico locale per garantire la salute e la sicurezza di coloro viaggiano sui mezzi pubblici;

   si pone comunque con forza la necessità non solo di avanzare delle proposte immediate, quale quella rappresentata dall'utilizzo della flotta turistica, ma soprattutto di elaborare una svolta strutturale per il futuro del settore con il potenziamento delle risorse destinate al trasporto pubblico locale, da investire sia nel potenziamento della flotta dei mezzi di trasporto, che nella formazione del personale destinato a condurlo;

   dall'inizio della pandemia a fronte di oltre 100 miliardi messi in campo con i provvedimenti del Governo ancora troppo esigua è la quota destinata al trasporto pubblico locale. Il piano Next Generation EU rappresenta, dunque, un'occasione importante per finanziare una riforma di sistema –:

   se non ritenga che l'utilizzo della flotta commerciale possa rappresentare una soluzione immediata per ovviare al problema degli assembramenti e del sovraffollamento dei trasporti e quali iniziative intenda adottare e in quali tempi, per una riforma di sistema strutturale e di ampio respiro del trasporto pubblico accompagnata da un adeguato trasferimento di risorse già nei prossimi provvedimenti utili.
(3-01846)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO e LACARRA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   i precari storici di Anpal Servizi s.p.a., operatori fra i 10 e i 15 anni di esperienza, che nel tempo hanno superato almeno 6 selezioni, costituiscono un patrimonio di competenze irrinunciabile per la rete delle politiche attive nel nostro Paese;

   il 13 febbraio 2020, in applicazione del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 novembre 2019, n. 128 Anpal Servizi ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali un accordo per la stabilizzazione dell'intera platea di precari storici presenti in Anpal Servizi, sia quelli contrattualizzati come collaboratori che con contratto a tempo determinato;

   il 26 marzo, con delibera del Consiglio di amministrazione di Anpal, sono state avviate le stabilizzazioni dei 140 contratti a tempo determinato individuati dal predetto accordo; tale procedura si è conclusa nel mese di settembre 2020, mentre a oggi non sono ancora iniziate specifiche procedure finalizzate alla stabilizzazione dei 528 collaboratori, nonostante lo stesso accordo sindacale avesse previsto la contestualità delle due procedure;

   il 30 luglio, nel corso di un'audizione alla Camera, il presidente Parisi risulta essersi impegnato per l'ennesima volta a fornire chiarimenti e documentazione circa la spiacevole vicenda delle note spesa per circa 160.000 euro nel solo 2019 e che riguardano, così come riportati dagli organi di stampa, rimborsi per voli business class per gli Usa (71.000 euro), noleggio con conducente (55.000 euro) e l'appartamento in affitto a Roma (32.400 euro);

   il 12 ottobre, è stata pubblicata sul portale di Anpal Servizi una «Indagine di mercato per l'affidamento del Servizio di selezione riservata per le assunzioni a tempo indeterminato di collaboratori di ANPAL Servizi», nella quale si specifica che i relativi avvisi di selezione riguarderanno «circa n. 520 posizioni, per le assunzioni a tempo indeterminato riservate ai collaboratori» nell'ambito delle stabilizzazioni e che sono individuati 30 temi/argomenti che saranno oggetto di selezione;

   il 13 ottobre 2020, Anpal Servizi avrebbe pubblicato sul proprio sito, secondo alcuni quotidiani on-line, un avviso per la ricerca di un «assistente legale dell'amministratore unico», un avvocato che «dovrà altresì supportare l'Amministratore Unico sulle tematiche relative ai rapporti con gli organi di controllo e vigilanza della Società» –:

   se non si ritenga necessario adottare iniziative per assicurare che le stabilizzazioni riguardino l'intera platea dei precari storici, garantendo ai collaboratori il mantenimento dei correnti inquadramenti e dell'attuale sede di lavoro;

   quali iniziative il Governo intenda assumere per garantire che tali procedure selettive si possano avviare entro il 1° dicembre 2020, superando l'attuale e ormai ingiustificabile ritardo;

   se non si ritenga necessario individuare per la stabilizzazione dei collaboratori, in considerazione dell'attuale emergenza sanitaria, procedure selettive semplificate, come previsto all'articolo 249 del «decreto Rilancio», con selezioni per titoli e colloquio anziché una prova scritta e una orale, addirittura con trenta ambiti/argomenti oggetto di esame;

   se non si ritenga inopportuno che Anpal; decida di spendere ulteriori risorse pubbliche per affidare ad una società esterna le procedure di stabilizzazione, quando l'Agenzia è in possesso di tutte le competenze necessarie per gestirle, e quale sarà il costo di tale iniziativa;

   se sia vero che la realizzazione della nota applicazione di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, mai realizzata dal presidente Parisi, sia stata affidata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione o ad altri Ministri;

   se non si ritenga necessario assicurare la massima trasparenza sulle note spesa sull'incompatibilità di Parisi nel ruolo di presidente di Anpal, anche al fine di tutelare l'immagine e rilanciare il ruolo delle Agenzie, indispensabili per affrontare l'emergenza occupazionale legata all'emergenza Covid-19, e quali iniziative si intendano assumere in tal senso.
(5-04850)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, all'articolo 1, comma 9, lettere e) e f), dispone la sospensione delle competizioni e degli eventi sportivi degli sport individuali e di squadra svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, e la sospensione delle attività di «palestre, piscine, centri natatori, centri benessere, centri termali (...) nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi»;

   alla successiva lettera g) il medesimo decreto dispone che lo svolgimento degli sport di contatto con le riserve di cui al decreto, è sospeso: «sono altresì sospese l'attività sportiva dilettantistica di base le scuole e l'attività formativa di avviamento relative agli sport di contatto nonché tutte le gare, le competizioni e le attività connesse agli sport di contatto, anche se aventi carattere ludico-amatoriale»;

   alla lettera ee) il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stabilisce che «le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5:00 fino alle 18:00»;

   il decreto prevede la durata di tali restrizioni fino al 24 novembre 2020, salvo ulteriori decisioni in merito:

   a poche ore dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sono state innumerevoli e da ogni parte d'Italia le reazioni di rabbia, sconforto e disperazione delle categorie colpite ingiustamente dallo stesso, in particolar modo i titolari e/o gestori di bar, pub, ristoranti, pasticcerie, gelaterie, nonché i titolari e/o gestori di palestre, piscine, centri sportivi e ricreativi, centri benessere, centri culturali e centri sociali, che lamentano la contrazione del loro diritto al lavoro totalmente immotivata;

   da quando esiste l'emergenza epidemiologica tali luoghi hanno sempre non solo puntualmente osservato tutte le norme regolamentari previste dai protocolli in materia COVID-19, ma anche investito ulteriori risorse economiche nella sicurezza e nella salvaguardia sia delle persone che dei rispettivi luoghi di lavoro, tanto che in tutta Italia nessuno dei luoghi sopraindicati è stato oggetto di nuovi contagi o addirittura focolai;

   risulta del tutto contraddittoria la previsione di chiusura degli esercizi alle ore 18:00, come a prevedere un'incidenza meramente «oraria» del virus, senza piuttosto indicare magari ulteriori misure di controllo atte alla dovuta vigilanza, ma prolungando il normale orario di lavoro almeno fino alle ore 24:00;

   le misure adottate con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri emanato non appaiono suffragate da fondate motivazioni, lasciando intravedere, a parere dell'interrogante, il concretizzarsi che di un abuso nei confronti delle citate categorie, non trovando fondamento in obiettive ragioni di pericolo;

   le citate disposizioni, ad avviso dell'interrogante, si risolveranno, in maniera del tutto ingiustificata, in un pesantissimo danno economico alle categorie interessate e il rischio di definitiva chiusura delle attività o ancor peggio pericolose infiltrazioni di frange criminali nella gestione delle stesse, oltre che in un'inammissibile contrazione del diritto al lavoro degli operatori –:

   se intendano indicare i motivi specifici che hanno condotto alle prescrizioni di cui in premessa e se non ritengano, alla luce dei fatti richiamati e dell'allarme sociale che gli stessi stanno destando in tutto il Paese, di apportare alle stesse urgenti modifiche.
(4-07283)


   RIPANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri firmato il 24 ottobre 2020, recante misure urgenti per fronteggiare e contenere la diffusione del virus Covid-19, dispone che, a decorrere dal 26 ottobre e fino al 24 novembre 2020:

    1) sono sospese le attività di palestre, piscine, centri natatori, centri benessere e centri termali, fatta eccezione per l'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali e ricreativi;

    2) sono sospese le attività di ristorazione (pub, bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) dalle ore 18:00 alle ore 5:00, fatta eccezione per le consegne a domicilio e la ristorazione con asporto fino alle ore 24:00, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze;

    3) sono sospesi gli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi anche all'aperto;

   le attività sopramenzionate hanno già subito una lunga battuta d'arresto durante il lockdown primaverile riscontrando ingenti perdite economiche, a cui si aggiungono gli investimenti per mettere in sicurezza i locali, ricevendo di contro dallo Stato aiuti tardivi ed inadeguati. Tali attività, con speranza e sacrificio, hanno riaperto i battenti, applicando alla lettera i protocolli sanitari imposti al fine di contenere la diffusione del contagio, risultando luoghi sicuri per operatori ed utenti;

   a margine del penultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 18 ottobre 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri Conte ha lanciato «un ultimatum» di sette giorni a palestre, piscine e centri sportivi per mettersi in regola con le normative anti-Covid.

   durante la conferenza stampa di domenica 25 ottobre 2020 a Palazzo Chigi, il Presidente Conte, a fronte dell'adozione del nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri con ulteriori misure restrittive per le attività menzionate in premessa, ha dichiarato di assumersi l'impegno a garantire indennizzi per gestori ed esercenti penalizzati dalle nuove limitazioni –:

   quali siano i dati in possesso del Comitato tecnico scientifico e le evidenze scientifiche che giustificano la chiusura mirata di piscine, palestre, centri benessere, cinema e teatri, scuole di danza e attività di ristorazione, nonché la percentuale dei contagi registrati nelle medesime attività;

   quali siano le risorse a disposizione del Governo, le modalità di ripartizione e la tempistica di erogazione per provvedere con urgenza all'annunciato ristoro dei danni conseguenti alla chiusura ed alle limitazioni di orario imposte con l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;

   se il Governo non intenda attingere nell'immediato alle risorse che risultano non ancora spese dei 100 miliardi di euro di maggior indebitamento autorizzati dal Parlamento dall'inizio della fase dell'emergenza (pari a circa 23 miliardi di euro, come documentato dal Centro studi di Confindustria nel rapporto di autunno) per adottare interventi urgenti a sostegno e ristoro delle attività economiche danneggiate dalle nuove restrizioni nell'ambito delle misure di contenimento del contagio.
(4-07287)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nell'anno 2001 con l'entrata in vigore della legge n. 443 del 2001 e con la successiva approvazione della delibera Cipe del 21 dicembre 2001, n. 121, il raddoppio della tratta «Termoli-Lesina» della linea Pescara-Bari venne inserito fra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale e, pertanto, soggetto alle disposizioni della cosiddetta «Legge Obiettivo»;

   il progetto di velocizzazione della linea adriatica è stato pianificato e interamente finanziato nel contratto di programma 2017-2021 per un totale di 617 milioni di euro con l'obiettivo di raggiungere, su oltre il 60 per cento dei circa 750 chilometri, una velocità superiore ai 200 chilometri all'ora, che può consentire la riduzione dei tempi di spostamento di oltre un'ora da Bologna e Lecce;

   con specifico riguardo al raddoppio del tratto ferroviario Termoli-Lesina, l'intervento è stato di recente inserito nel piano «Italia Veloce» a un costo specifico di 700 milioni di euro ed è interamente finanziato;

   nel mese di maggio 2020, la commissione tecnica per la verifica dell'impatto ambientale – Via e Vas, esaminato il progetto definitivo corridoio plurimodale Adriatico Asse ferroviario Bologna-Bari-Lecce-Taranto; Linea ferroviaria Pescara-Bari; Tratta Termoli-Lesina, ha espresso parere negativo, evidenziando la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti sulle potenziali interazioni tra la linea in questione, così come modificata nel tratto, e la componente biodiversità, con particolare riferimento alla componente vegetazionale, faunistica ed ecosistemica;

   la società Rete ferroviaria italiana S.p.a. ha prodotto integrazioni dello studio di impatto ambientale, anche per quanto attiene all'espletamento della Valutazione d'incidenza ambientale (V. Inc. A);

   la commissione tecnica per la Verifica dell'impatto ambientale – Via e Vas ha ravvisato la necessità di proseguire il percorso valutativo decisionale, richiedendo anche una «Valutazione Appropriata» di Livello II della V. Inc. A. e la definizione di eventuali opere di compensazione;

   nell'ambito del procedimento di riesame, in data 25 settembre il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha richiesto a società Rete ferroviaria italiana S.p.a. ulteriori integrazioni documentali e di analisi per diverse componenti ambientali necessaria per il completamento del supplemento istruttorio, anche ai fini della formulazione delle più opportune misure di mitigazione e compensazione, come previsto dall'articolo 185, comma 2 e successive modificazioni e integrazioni del decreto legislativo n. 163 del 2006 e dall'articolo 24, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006, e dal decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 2007 –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza delle criticità emerse e quali iniziative intenda porre in essere, per quanto di competenza, al fine di addivenire ad una definizione del procedimento che, tenuto conto dei ripetuti approfondimenti istruttori sotto il profilo della tutela delle componenti ecosistemiche, consenta la conclusione dell'opera in tempi certi.
(2-00977) «Federico, Deiana, Ilaria Fontana, Alberto Manca, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Misiti, Buompane, Raduzzi, Donno, Faro, Flati, Gubitosa, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Manzo, Torto, Trizzino, Cancelleri, Caso, Scerra».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MAZZETTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   entro il 2035 i volumi di rifiuti urbani conferiti in discarica non dovranno superare la soglia dei 10 per cento. È uno dei principali obiettivi fissati dall'Unione europea. La crescita dell'economia circolare è ormai riconosciuta quale uno degli strumenti principali per consentire lo sviluppo sostenibile dell'economia di un Paese. Sotto questo aspetto è tra l'altro indispensabile accelerare sia la realizzazione della dotazione impiantistica, che l'emanazione dei numerosi decreti del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che ancora devono essere predisposti e che consentono di individuare per ogni categoria merceologica il momento in cui il rifiuto cessa di essere tale (cosiddetto End of waste);

   uno dei settori che sicuramente beneficerebbe di una crescita dell'economia circolare è certamente quello tessile;

   si ricorda che l'Italia è tra i primissimi Paesi (se non il primo) produttore di moda e beni di lusso al mondo ma, non avendo materie prime, è costretto ad importarle (a caro prezzo) da altri Paesi;

   basta considerare che solamente il distretto del tessile e dell'abbigliamento, comprendente i comuni della provincia di Prato e alcuni comuni limitrofi (Agliana, Quarrata e Montale in provincia di Pistoia, Campi Bisenzio e Calenzano in provincia di Firenze), raccoglie oltre 6.500 unità locali, con più di 33.000 addetti complessivi, tra tessile ed abbigliamento, e un fatturato stimato vicino ai 5 miliardi di euro, di cui circa la metà da esportazioni;

   il peso del citato distretto pratese sull'export italiano del settore nel 2016 è stato del 17 per cento. Se il distretto tessile pratese fosse una nazione, sarebbe al 7° posto in Europa per numero di imprese tessili. Questa economia si basa ancora, in buona parte, sul recupero di materiali tessili sia da pre che da post consumo che vengono lavorati per alimentare il ciclo produttivo sia locale che internazionale;

   nonostante quanto suesposto, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non ha ancora provveduto a predisporre il necessario regolamento «end of waste» per il settore tessile, creando non pochi ostacoli a tutto il settore –:

   se il Ministro interrogato non ritenga non più procrastinabile provvedere all'emanazione del regolamento sull'End of Waste e quindi il passaggio da rifiuto a materia prima secondaria dei rifiuti tessili, definendo in modo inequivocabile il momento in cui un rifiuto cessa di essere tale, al fine di favorire finalmente il riutilizzo industriale di tali materiali e dare garanzie all'attività della filiera del tessile, composta soprattutto da piccole e piccolissime imprese.
(5-04846)


   TERZONI e PARISSE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la raffineria Api di Falconara Marittima è stata più volte al centro delle cronache per incidenti e per le emissioni in atmosfera, compreso il grave episodio dell'incidente al serbatoio TK61 dell'11 aprile 2018;

   è un impianto a rischio di incidente rilevante che ricade in un Sito Nazionale per le Bonifiche;

   l'esasperazione dei cittadini circa condizioni insopportabili in relazione alle emissioni nell'area e ai ritardi nelle bonifiche è tale da aver portato, oltre a reiterate proteste organizzate da comitati ed associazioni locali, al deposito spontaneo di centinaia di esposti in occasione dell'evento dell'11 aprile;

   diverse sono le inchieste della magistratura in corso condotte assieme ai NOE;

   il giornale Il Fatto Quotidiano il 27 agosto 2020 nell'articolo «Fumi neri a Falconara, l'ex sindaco e l'Amministratore di API “I cittadini sono teste di cazzo”» a firma di Maria Cristina Fraddosio (https://www.ilfattoquotidiano.it) riportava passaggi inequivocabili circa i risparmi per l'azienda dal mancato rispetto del piano di contenimento delle emissioni, nonché dell'applicazione del decreto legislativo n. 105 del 2015 sulla prevenzione del rischio di incidente rilevante;

   al Ministero dell'ambiente spettano a) la procedura di A.I.A., rilasciata con decreto ministeriale n. 171 dell'11 maggio 2018 e i relativi controlli; b) la verifica delle ottemperanze riguardanti le 7 procedure di Via nazionale realizzate nei decenni dall'Api (codici 1432, 29, 375, 1833, 2673, 3000 e 899); c) la verifica, sulla base dell'articolo 28 del decreto legislativo n. 152 del 2006, dell'eventuale sussistenza di impatti superiori o non adeguatamente; d) l'applicazione dell'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006 su eventuali difformità esecutive rispetto ai progetti approvati in V.a.-V.i.a.; e) l'attuazione dei procedimenti per la bonifica nel Sin; f) il coordinamento sull'applicazione del decreto legislativo n. 105 del 2015, nonché le verifiche e le notifiche sugli incidenti in base agli articoli 4, 5 e 11 del decreto –:

   se intenda riesaminare l'autorizzazione integrata ambientale al fine di applicare misure più stringenti sulle emissioni e sulla gestione dell'impianto;

   quali controlli siano stati effettuati sull'applicazione dell'A.i.a. esistente;

   quali attività siano state poste in essere per l'applicazione dell'articolo 28, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006, per a) la verifica di ottemperanza per i diversi procedimenti di V.i.a.; b) la verifica della sussistenza di impatti imprevisti o maggiori di quelli già valutati;

   se sia stato applicato quanto previsto dall'articolo 29, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006;

   quali iniziative di competenza siano state assunte per quanto riguarda la gestione dell'incidente dell'11 aprile 2018, per quanto riguarda il rispetto del decreto legislativo n. 105 del 2015, nonché quali iniziative siano state messe in atto per l'applicazione del decreto stesso sulla base delle competenze del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
(5-04848)


   TERZONI, DEIANA, BARBUTO e EMILIOZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'orso bruno è specie protetta prioritaria a livello comunitario dalla direttiva 43/92/CE;

   la legge n. 189 del 2004 ha introdotto nel codice penale alcune fattispecie di reato relative al maltrattamento degli animali, con particolare riferimento anche alla prevenzione e alla repressione di iniziative che costringano gli animali «a comportamenti insopportabili per le sue caratteristiche etologiche»;

   l'articolo 6 affida a diversi Ministeri il compito di vigilare sulla concreta attuazione di queste norme per quanto riguarda la prevenzione;

   in Trentino-Alto Adige è in corso da anni un'attività di reintroduzione/restocking della specie finanziata da fondi comunitari che in alcuni casi ha comportato l'insorgere di problemi di convivenza tra fauna selvatica e popolazione, molti dei quali però facilmente risolvibili con tecniche incruente – vedi rimborsi, educazione delle persone, gestione corretta dei rifiuti – e lasciando gli animali in libertà;

   il presidente della provincia autonoma di Trento ha invece emesso numerose ordinanze, sia per l'abbattimento di esemplari, sia per la cattura e il successivo mantenimento in cattività presso una struttura a Casteller di diversi individui di orso. Attualmente, è stato dato seguito a tre di esse per cui nel recinto sono stabulati gli orsi denominati M49, M57 e DJ3;

   le associazioni riconosciute hanno promosso vari ricorsi e depositato esposti;

   come riportato ampiamente dalla stampa a seguito dei risultati di un'ispezione promossa dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare presso la struttura di Casteller, che ha rilevato gravissime inadempienze e modalità di gestione degli orsi non conformi alla legislazione vigente, diverse associazioni hanno denunciato anche la potenziale violazione delle norme relative al maltrattamento animale. Lo stesso ordine dei veterinari della provincia di Trento ha evidenziato le criticità della situazione chiedendo la costituzione di un Comitato Etico per la gestione della vicenda. La procura di Trento ha aperto una nuova inchiesta –:

   ferma restando l'autonomia della magistratura per l'accertamento di eventuali reati, quali attività intendano promuovere, in raccordo con le altre amministrazioni competenti, per la prevenzione rispetto al maltrattamento degli animali e, soprattutto, per gestire gli orsi mantenendoli in libertà, anche attraverso il controllo da remoto (telemetria satellitare e similari) in determinati casi della loro posizione e comportamento;

   se si intendano costituirsi nelle cause civili, amministrative e penali a supporto delle richieste delle associazioni;

   quali iniziative si intendano adottare per favorire l'uso di metodi incruenti di prevenzione e risoluzione delle problematiche di convivenza con la popolazione, sull'esempio dell'Abruzzo.
(5-04869)

Interrogazione a risposta scritta:


   CAVANDOLI e VINCI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'ente Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, istituito con decreto del Presidente della Repubblica in data 21 maggio 2001, tutela una consistente superficie di 26.149 ettari, a cavallo tra le regioni Toscana ed Emilia Romagna e comprende le porzioni di crinale appenninico delle province di Lucca, Massa Carrara, Parma e Reggio Emilia tra le valli del Dolo, dell'Asta, del Secchia, dell'Enza, del Cedra, del Bratica e del Parma sul versante emiliano e per la Toscana tra le valli del Taverone e del Rosaro;

   si tratta di un ambito importantissimo per la presenza di notevoli concentrazioni di biodiversità, favorita dalla contiguità delle zone climatiche europea e mediterranea;

   purtroppo, la valorizzazione di tale patrimonio naturale e la promozione sociale ed economica del territorio risentono momentaneamente del periodo di stallo che sta attraversando il completamento delle nomine degli organi istituzionali dell'ente Parco;

   infatti, da quanto risulta anche dal sito istituzionale del parco, il consiglio direttivo è stato nominato con il decreto ministeriale n. 214 del 29 dicembre 2014 ed è decaduto per decorrenza dei termini il 29 dicembre 2019; attualmente il parco opera in assenza del suo consiglio direttivo;

   con il decreto ministeriale n. 164 del 27 giugno 2017 è stato nominato il presidente del Parco che attualmente esercita anche le funzioni del consiglio direttivo in attesa della relativa costituzione;

   ai sensi del comma 4 dell'articolo 9, della legge n. 394 del 1991, il consiglio direttivo è formato dal presidente e da otto esperti, particolarmente qualificati in materia di aree, protette e biodiversità, nominati con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare entro 30 giorni dalla comunicazione della rispettiva designazione, sentite le regioni interessate; la designazione dei componenti del consiglio direttivo è effettuata nel seguente modo: quattro membri dalla comunità del parco, uno dalle associazioni di protezione ambientale, uno dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, uno dall'Ispra e uno dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   da notizie in possesso degli interroganti, sembrerebbe che tutti gli enti abbiano già effettuato la designazione degli esperti ai fini della nomina da parte del Ministro interrogato, al di fuori del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare –:

   se le notizie appena richiamate corrispondano a verità e, in caso affermativo, quali siano le ragioni che hanno impedito la designazione di un esperto qualificato da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ai fini della conclusione del procedimento di nomina del nuovo consiglio direttivo dell'ente Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano e del completamento degli organi istituzionali dell'ente per poter lavorare a pieno regime per la valorizzazione del patrimonio naturale e la promozione sociale ed economica del territorio.
(4-07288)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI, MURONI, LATTANZIO e ORFINI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo pubblicato il 18 ottobre 2020 sul sito de Il Sole 24 Ore, si apprende che il demanio della regione Puglia con una nota del 7 ottobre 2020 ha richiesto, entro il 9 novembre, il rilascio dell'immobile della stazione ferroviaria di Gagliano Leuca, nel Salento, ormai noto a livello nazionale agli operatori dell'arte con il nome di «Lastation»;

   la stazione ferroviaria di Gagliano Leuca, la più a sud-est d'Italia, oggi ospita l'associazione «Ramdom» che, da cinque anni, ha fatto di «Lastation» un polo di riferimento per il territorio, attraendo artisti, curatori e ricercatori provenienti da tutto il mondo;

   Ramdom, dal 2015, ha intrapreso un'intensa attività culturale, configurandosi come una delle migliori realtà artistiche della regione Puglia;

   l'associazione Ramdom è inserita nei circuiti nazionali dedicati agli spazi di rilevanza culturale quali luoghi del contemporaneo del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, The Independent del MAXXI, e i network di residenze internazionali Art in Residence e Res Artis;

   nonostante la proficua attività portata avanti in cinque anni, «Lastation-Ramdom» attualmente non avrà prorogato il contratto di affitto dalla regione Puglia perché il demanio ha richiesto i locali per esigenze dichiarate di pubblica utilità da parte delle Ferrovie del Sud Est;

   i locali della stazione, inutilizzati da quasi 30 anni, erano stati concessi a Ramdom nel 2013, dopo che l'associazione si era aggiudicata il bando «Mente locale» promosso dall'assessorato alle infrastrutture strategiche e mobilità della regione Puglia in collaborazione con Ferrovie Appulo Lucane e Ferrovie del Sud Est, che prevedeva «il recupero e la riconversione dei beni immobili a servizio del trasporto pubblico locale sottoutilizzati e/o non più utilizzati, per scopi sociali, ambientali, turistico-culturali, di promozione del territorio e della mobilità sostenibile»;

   il suddetto bando era stato vinto da diverse realtà associative che perseguono scopi sociali, turistico-culturali, di promozione del territorio e della mobilità sostenibile, oltre a Ramdom; la stessa tipologia di immobili sono stati affidati ad associazioni come Naturalmente a Sud, Manduria, OIKOS, Otranto, Murgiamadre/Ra-Dici, Pescariello, La Ciclofficina, Noci, che potrebbero trovarsi presto nelle stesse condizioni di «Lastation»;

   occorre sottolineare che le associazioni hanno investito diverse migliaia di euro per ripristinare gli immobili un tempo disastrati e per ottenere i necessari permessi;

   a parere degli interroganti risulta paradossale che, mentre a livello nazionale ci si pone il tema della riqualificazione del patrimonio dismesso, laddove esistono delle realtà funzionanti, queste vengano smantellate con estrema facilità;

   spostare «Lastation» in altri luoghi significherebbe perdere inevitabilmente il racconto identitario del progetto, basato sul tema della stazione come ultima d'Italia, con cui proprio «Ramdom», in diverse occasioni, si è visto riconoscere dalle istituzioni locali e nazionali premi in denaro a sostegno della propria progettualità;

   va considerata l'importanza che rivestono realtà come «Ramdom-Lastation», centri di produzione culturale di elevata qualità progettuale, che, in questi anni, hanno recuperato immobili dal degrado e dall'abbandono, restituendoli alla collettività e rendendoli spazi fruibili e luoghi di aggregazione spesso in zone periferiche ad elevata marginalità sociale –:

   se il Ministro interrogato, per quanto di competenza, non intenda avviare le necessarie interlocuzioni con la regione Puglia, al fine di individuare le migliori soluzioni a tutela dell'interesse pubblico e delle attività di rilevanza sociale portate avanti dall'associazione «Ramdom/Lastation»;

   quali iniziative abbia intrapreso o intenderà intraprendere il Ministro interrogato, per i profili di propria competenza, in relazione al tema della rigenerazione urbana e della riqualificazione delle periferie e, più in generale, delle aeree in stato di abbandono o di marginalità e quali tipologie di supporto intenda fornire alle tante realtà impegnate in questo settore.
(4-07286)

DIFESA

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:

IV Commissione:


   FERRARI, BONIARDI, GOBBATO, PRETTO, FANTUZ, CASTIELLO, LORENZO FONTANA, PICCOLO e ZICCHIERI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   stando ad alcune indiscrezioni raccolte dalla stampa, agli inizi di settembre 2020 risultavano essersi verificati almeno sei casi di positività tra gli allievi della Scuola finanzieri di Bari, circostanza che aveva determinato l'isolamento di 423 giovani, corrispondenti a tre compagnie;

   i ragazzi sarebbero successivamente rientrati, per frequentare corsi e sostenere esami, malgrado disposizioni adottate dal Governo permettano di farlo da remoto, in modalità online;

   si è altresì avuta notizia di un focolaio emerso alla Scuola di applicazioni dell'Esercito di Torino, dove i casi sarebbero già cinque, mentre gli altri corsisti si troverebbero in autoisolamento nei propri alloggiamenti, all'interno del medesimo istituto di formazione, da dove continuerebbero a seguire le attività didattiche in videoconferenza;

   la diffusione dei contagi da SARS-CoV-2 nelle scuole italiane è motivo di preoccupazione anche in relazione agli istituti di formazione militari, che iniziano ad esserne interessati;

   quanto sta accadendo è motivo di preoccupazione anche per le famiglie di allievi e cadetti;

   è pertanto importante conoscere la situazione e sapere come si stiano al momento regolando le autorità militari nella gestione del COVID-19 all'interno degli istituti di formazione militare, specialmente in relazione al ricorso più o meno esteso alla didattica da remoto –:

   quale sia la situazione attuale, nei singoli istituti di formazione delle Forze armate e delle Forze di polizia ad ordinamento militare, dal punto di vista della diffusione del contagio da SARS-CoV-2 e sotto il profilo dei criteri adottati dalle autorità militari in merito alla gestione della didattica.
(5-04857)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   FRAGOMELI, ROTTA, BURATTI, LACARRA, MURA, SANI e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le mutue di auto gestione, cosiddette Mag, società cooperative finanziarie a mutualità prevalente che operano nell'ambito della finanza etica con l'obiettivo di agevolare l'inclusione finanziaria, svolgono un ruolo importante per le collettività, stabilendo stringenti criteri di valutazione etica, sociale e ambientale come base per le istruttorie di finanziamento;

   alla luce delle modifiche apportate all'articolo 111 del Testo unico bancario dall'articolo 13, comma 9, del decreto-legge n. 23 del 2020, convertito dalla legge n. 40 del 2020, l'importo massimo delle operazioni di microcredito, rivolte ad attività d'impresa, prive di garanzie reali, è fissato a euro 40 mila (prima 25 mila) e viene demandato al Ministero dell'economia e delle finanze l'adeguamento del decreto ministeriale n. 176 del 2014, attuativo dell'articolo 111 del Tub alle nuove citate disposizioni;

   l'articolo 16, comma 2, del citato decreto n. 176 del 2014 ha previsto un riconoscimento della finanza mutualistica e solidale elevando gli importi concedibili per i finanziamenti ai propri soci fino ad un ammontare massimo di euro 75 mila e per una durata massima di dieci anni senza però modificare i limiti dimensionali dei soggetti finanziabili previsti dall'articolo 1, comma 2, lettera d), del citato regolamento;

   i citati limiti escludono infatti le imprese che, al momento della richiesta, presentino, anche disgiuntamente, requisiti dimensionali superiori a 200 mila euro di fatturato e 300 mila euro di attivo patrimoniale ed un indebitamento superiore a 100 mila euro;

   tali limiti non consentirebbero il finanziamento a imprese in grado di sostenere un prestito di 75 mila euro e risultano eccessivamente restrittivi se comparati alla raccomandazione dell'Unione europea in materia di microimpresa del 2003, recepita nel 2005, che prevede un fatturato di 2 milioni di euro e 10 occupati;

   nonostante i recenti decreti cosiddetti «Cura-Italia» e «Liquidità» abbiano riconosciuto gli operatori di microcredito come parte integrante del sistema finanziario, sancendo il legame tra microcredito e microimpresa, così come previsto a livello comunitario, tuttavia i citati limiti dimensionali non sono stati modificati;

   nel contesto emergenziale legato al Covid, caratterizzato dall'acuirsi del rischio credit crunch, si ritiene necessario implementare canali alternativi di accesso al credito rafforzando le esperienze solidaristiche –:

   se non ritenga utile, alla luce delle considerazioni espresse in premessa, adottare iniziative per modificare il decreto ministeriale n. 176 del 2014, al fine di prevedere per le Mag la deroga ai limiti dimensionali dettati dall'articolo 1, comma 2, lettera d), del suddetto decreto valutando anche l'opportunità di assumere iniziative per innalzare l'importo massimo di credito concedibile, rispetto agli attuali 75 mila euro.
(5-04858)


   GIACOMONI, MARTINO, CATTANEO, BARATTO, PORCHIETTO e GIACOMETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 25 ottobre 2020 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020. In virtù di tale provvedimento, sulle attività commerciali in primis, ma a cascata su tutto il settore produttivo e dei servizi, sono state introdotte limitazioni giustificate dall'emergenza sanitaria in atto sia alla libertà di circolazione delle persone, sia all'esercizio di attività economiche che già risentivano gravemente degli effetti della crisi provocata dalla diffusione del coronavirus nei mesi scorsi;

   in tale quadro appare quanto mai urgente adottare ogni iniziativa utile volta a prevedere una moratoria sulle scadenze fiscali e sulle rateizzazioni in corso;

   in particolare, i pagamenti attualmente in scadenza potrebbero essere rinviati al 31 gennaio 2021, consentendo al contribuente di pagare in un'unica soluzione, entro il primo semestre 2021, con applicazione di uno sconto sull'importo complessivo calcolato pari al 40 per cento; oppure mediante rateizzazione mensile entro i successivi cinque anni, con applicazione di uno sconto pari al 20 per cento e un tasso di interesse del 3 per cento; oppure ancora mediante rateizzazione mensile entro i successivi venti anni, con applicazione di un tasso del 2 per cento di interesse. La moratoria dei pagamenti al gennaio 2021 non genera oneri eccessivi per il bilancio dello Stato, se non un costo per interessi nella dilazione, in quanto rimanda solo il proprio incasso, e soprattutto dà sollievo economico e morale ai cittadini che si sentono schiacciati da una situazione che li vede costretti a subire scadenze fiscali continue;

   appare di fondamentale importanza disinnescare la doppia «mina» delle prossime scadenze fiscali e delle cartelle esattoriali che i contribuenti potrebbero ricevere dal prossimo 1° gennaio 2021 –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Governo, alla luce di quanto evidenziato in premessa, nell'ambito della prossima manovra di bilancio 2021, al fine di prevedere una moratoria delle scadenze fiscali al prossimo anno e la realizzazione di una vera pace fiscale come peraltro da sempre proposto dal gruppo Forza Italia, specie in un momento particolarmente delicato come quello che si sta vivendo a causa della recrudescenza del fenomeno del coronavirus.
(5-04859)


   BITONCI, CENTEMERO, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo lo studio dell'«International tax competitiveness index 2020» (l'indice internazionale di competitività fiscale per il 2020) redatto dalla Tax foundation (organizzazione indipendente che si occupa di politica fiscale dal 1937), l'Italia ha il sistema fiscale meno competitivo tra i Paesi dell'Ocse;

   il report fiscale elaborato dal Centro studi Epicenter conferma, inoltre, che l'Italia ha il livello di tassazione sull'impresa più alta tra i Paesi europei, dovuta essenzialmente al pesante carico amministrativo e del sistema impositivo sulle persone fisiche; in particolare, viene stimato che sono necessarie circa 169 ore per adempiere a tutti gli obblighi fiscali e l'imposta sui consumi copre meno del 40 per cento dei consumi finali, rivelando quindi lacune sia nelle politiche che nell'applicazione;

   ad aggravare la situazione è la coesistenza nel sistema fiscale italiano di una tassa sul patrimonio, una tassa sulle operazioni finanziarie e una tassa sulla successione, oltre che un alto indice del sistema fiscale individuale; ne conviene che imprese e cittadini fanno fatica a confrontarsi con il carico fiscale richiesto attualmente dallo Stato –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per colmare questo deficit di competitività con gli altri Paesi europei e se non ritenga necessario adottare iniziative per rivedere l'attuale sistema impositivo al fine di ridurre la già gravosa e complessiva pressione fiscale a carico di cittadini e imprese.
(5-04860)


   PASTORINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le disposizioni del Governo – da ultimi il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 e il decreto-legge 20 ottobre 2020, n. 129 – adottate per affrontare l'ondata di contagi in crescita del Covid-19 rappresentano misure necessarie quanto drammatiche per molte piccole attività che costituiscono la struttura portante del tessuto produttivo del nostro Paese;

   la pandemia ha avuto un enorme impatto sull'economia reale, facendo riemergere la piaga delle disuguaglianze sociali: mentre i negozi al dettaglio serrano i battenti e in Italia raddoppiano i «nuovi poveri», al mondo alcuni milionari moltiplicano i loro patrimoni, come evidenziato dal Bloomberg Billionaires Index;

   infatti, le conseguenze non sono state le medesime per tutti, ma alcuni soggetti produttivi hanno beneficiato, in termini economici, della pandemia. Specificatamente, i cambiamenti nelle abitudini di vita hanno avuto ovvie ripercussioni su acquisti e consumi, spingendo al rialzo i settori gestiti dalle multinazionali del web: colossi con fatturati miliardari che nel nostro Paese pagano solo pochi milioni di tasse l'anno;

   dunque, la crescita già esponenziale dei fatturati delle cosiddette websoft (Software & Web Companies) è divenuta vertiginosa, un esempio per tutti è Amazon con ricavi aumentati del 40 per cento, mentre i piccoli esercizi commerciali sono stati letteralmente strozzati dall'emergenza in corso da ormai 9 mesi e nuovamente acutizzatasi;

   la questione di una tassazione dei servizi digitali viene discussa da anni, in sede internazionale, ma anche europea e nazionale, con l'obiettivo di colmare il divario di tassazione fra i ricavi tradizionali e quelli digitali;

   nel nostro Paese alcuni passi avanti sono stati fatti con l'adozione della digital tax, con aliquota al 3 per cento (introdotta dalla legge di bilancio 2020), tuttavia, alla luce dell'attuale situazione, appare necessario intervenire ulteriormente al fine di sanare almeno in parte le disparità che stanno tragicamente aumentando;

   ciò sarebbe possibile mediante l'istituzione di una tassa di scopo sui ricavati delle multinazionali del web in Italia, indirizzando le risorse raccolte a favore delle piccole e medie imprese e dei piccoli esercizi al dettaglio –:

   se intenda valutare, anche in vista della discussione del disegno di legge di bilancio per il 2021, l'adozione di iniziative per l'introduzione di un tributo sui ricavi ottenuti in Italia dalle Web Soft Companies, fortemente favorite dalla pandemia, esplicitamente finalizzato e collegato all'obiettivo di ristorare le piccole attività tragicamente colpite dalle conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19 e delle necessarie misure di contenimento adottate al fine di contrastarne la diffusione.
(5-04861)


   APRILE e TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 13 del decreto-legge 6 dicembre 2011 n. 201, convertito dalla legge 22 dicembre 2011 n. 214 è stata istituita l'imposta municipale propria da applicare a tutti i comuni del territorio nazionale;

   il comma 3, del detto articolo, stabilendo i criteri per il calcolo della base imponibile dell'imposta, indica i casi in cui la stessa è ridotta del 50 per cento;

   alla lettera b) del citato comma 3 tale riduzione è prevista «...per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati, limitatamente al periodo dell'anno durante il quale sussistono dette condizioni. L'inagibilità o inabitabilità è accertata dall'ufficio tecnico comunale con perizia a carico dei proprietario, che allega idonea documentazione alla dichiarazione ...»;

   è evidente come tale incombente imposto a carico del proprietario si risolva in un ulteriore aggravio, anche di spese, per lo stesso;

   in sede di approvazione della proposta di legge di bilancio dei 23 dicembre 2019, è stato accolto l'ordine del giorno a firma della prima firmataria del presente atto, volto a snellire la richiamata procedura, con l'impegno del Governo di valutare l'opportunità di prevedere che l'inagibilità dei fabbricati, per l'applicazione della riduzione del 50 per cento venga accertata direttamente dall'ufficio tecnico comunale, in considerazione dei periodo di crisi economica in cui versa il Paese, anche a causa delle evidenti problematiche derivate dalla nota pandemia, risulta di tutta evidenza l'attualità della problematica e la necessità di un intervento che agevoli i cittadini in difficoltà –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere affinché si possa addivenire all'abolizione anche di questo iniquo ed inutile incombente a carico del proprietario stabilendo che l'inagibilità dei fabbricati, per l'applicazione della riduzione del 50 per cento, venga accertata direttamente dall'ufficio tecnico comunale.
(5-04862)


   RADUZZI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per garantire la ripresa economica, compromessa dalla pandemia COVID-19, il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito dalla legge n. 77 del 2020, ha previsto ampliamento dei benefici fiscali in settori strategici per la nostra economia. Tra essi rivestono importanza rilevante quelli relativi al settore edilizio, con una detrazione fiscale pari al 110 per cento, a norma dell'articolo 119 del decreto, per interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza degli edifici in chiave antisismica;

   le misure previste dall'articolo 119 si sviluppano poi nell'articolo 121 del citato decreto-legge n. 34, dedicato alla definizione dell'opzione per la cessione o per lo sconto in luogo delle stesse detrazioni fiscali. L'articolo 121 prevede, al comma 1, la possibilità di cedere una serie di detrazioni fiscali per i soggetti che sostengono negli anni 2020 e 2021 le relative spese, attribuendo ai soggetti beneficiari la possibilità «di optare per la cessione, anche parziale, degli stessi ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari»;

   successivamente, in data 8 agosto 2020 l'Agenzia delle entrate, tramite la circolare n. 24/E avente in oggetto: «la Detrazione per interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico degli edifici, nonché opzione per la cessione o per lo sconto in luogo della detrazione previste dagli articoli 119 e 121 del decreto-legge n. 34 del 2020 convertito con modificazione dalla legge n. 77 del 2020», ha definito i soggetti cessionari del credito d'imposta includendo tra gli stessi, fra gli altri, le «società ed enti»;

   ai sensi delle disposizioni della legge 30 luglio 1990, n. 218, della legge 23 dicembre 1998, n. 461 e del successivo decreto legislativo 17 maggio 1999, n. 153 le fondazioni di origine bancaria sono definite quali «persone giuridiche private senza fine di lucro, dotate di piena autonomia statutaria e gestionale», volte a perseguire fini di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, operando nel rispetto del principio di economicità, nonché rivestendo una comprovata incidenza nello sviluppo all'interno dei territori –:

   se, in considerazione delle premesse sopra enunciate, i suddetti enti rientrino a pieno titolo fra i potenziali cessionari del credito d'imposta di cui all'articolo 121, comma 1, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 convertito dalla legge 17 luglio 2020, n. 77.
(5-04863)

Interrogazione a risposta scritta:


   GAGLIARDI, BENIGNI, PEDRAZZINI, SILLI e SORTE. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le società cooperative sono onerate del versamento di una quota degli utili annuali, pari al 3 per cento a favore dei fondi mutualistici per la promozione e lo sviluppo della cooperazione;

   le cooperative aderenti alle associazioni nazionali riconosciute, destinano direttamente i versamenti all'incremento di ciascun fondo costituito dalle associazioni cui aderiscono. Diversa, invece, la disciplina normativa per le cooperative non aderenti alle associazioni riconosciute, o aderenti ad associazioni che non abbiano costituito il fondo, che assolvono all'obbligo contributivo del versamento del 3 per cento degli utili mediante versamento della quota direttamente allo Stato;

   i versamenti delle cooperative non aderenti sono disciplinati dall'articolo 11, comma 6, della legge n. 59 del 1992, sulla base del quale, con rinvio all'articolo 20 del medesimo testo normativo, viene stabilito che il Ministero del lavoro e della previdenza sociale debba utilizzare tali fondi per le spese relative alle ispezioni e revisioni, comprese quelle per la formazione di personale qualificato per l'esecuzione delle attività di controllo;

   questa quota di utili andava ad integrare la quota che le società cooperative erano già tenute a versare, in relazione al numero dei soci ed al capitale versato, per le spese relative alle ispezioni, ai sensi dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 1577 del 1947;

   nel corso degli anni, poi, l'attività di revisione ed ispezione straordinaria delle cooperative è stata affidata al Ministero dello sviluppo economico, a meno che non abbia ad oggetto cooperative iscritte ad associazioni giuridicamente riconosciute, che sono tenute ad occuparsi direttamente delle ispezioni dei propri associati;

   con la legge di stabilità del 2014, come denunciato nel 2016 dalla dottoressa Moleti, ex direttrice generale della direzione per la vigilanza sugli enti del Ministero dello sviluppo economico durante l'audizione davanti alla commissione industria del Senato, sono stati operati ingentissimi tagli al fondo per le ispezioni, per fornire copertura economica a provvedimenti legislativi non attinenti alla cooperazione, con la conseguenza che, negli ultimi anni, le revisioni ed ispezioni sono gradualmente diminuite;

   è perciò necessario conoscere quale sia stata la concreta destinazione, dopo i tagli indicati, delle somme versate dalle cooperative per le operazioni di vigilanza ed a quali capitoli di bilancio siano stati imputati tali importi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti di cui in premessa e come abbiano impegnato le somme versate nell'ultimo triennio dalle cooperative, ai sensi dell'articolo 11, comma 6, della legge n. 59 del 1992.
(4-07284)

GIUSTIZIA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la sospensione delle esecuzioni degli sfratti disposta fino al 31 dicembre 2020 dal decreto «Rilancio» penalizza i cittadini che hanno investito i loro risparmi nell'immobiliare e hanno posto sul mercato delle locazioni i loro beni;

   in sede di esame del disegno di legge di conversione, il Governo, esprimendo parere favorevole all'ordine del giorno 9/2500-AR/305, si è impegnato a «valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine, nell'ambito dei prossimi provvedimenti di carattere normativo, di rivedere l'articolo 17-bis del decreto in esame che prevede la proroga della sospensione dell'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo, anche bilanciando con appositi indennizzi le perdite subite dai proprietari degli immobili che non possono entrare in possesso della loro proprietà privata, per non penalizzare i proprietari immobiliari i quali non sono una categoria di “privilegiati” ma hanno fatto investimenti con sacrifici»;

   il blocco degli sfratti, infatti, comporta che tutti i provvedimenti già avviati in precedenza ed ora in corso sono sospesi nella loro attuazione; di conseguenza, neanche l'ufficiale giudiziario, già incaricato in precedenza dello sgombero, può accedere all'immobile per liberarlo, né può iniziare le procedure preliminari presso gli Uffici Nep (Ufficio unico notificazioni esecuzioni e protesti) come, ad esempio, i depositi e le registrazioni di cui al decreto del presidente della Repubblica n. 1229 del 1959; ne consegue, verosimilmente, che a legislazione vigente l'esecuzione di un eventuale sfratto avverrà solo a partire dall'estate 2021;

   a parere degli interpellanti si tratta di una misura la cui portata è stata sottovalutata, oltreché approssimativa, che di fatto compromette il diritto di proprietà e il funzionamento dell'intero sistema delle locazioni; sarebbe stata, pertanto, necessaria, in contemporanea alla sospensione degli sfratti, anche qualche misura di sostegno ai proprietari di abitazioni affittate che hanno perso quella che il più delle volte era l'unica fonte di reddito –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interpellati intendano assumere per assicurare le dovute procedure che permettano agli ufficiali giudiziari di calendarizzare gli sfratti già a partire dal 1° gennaio 2021, nonché garantire le procedure preliminari presso gli Uffici Nep e quindi iniziare con regolarità la fase di deposito e registrazione delle legittime istanze legali.
(2-00979) «Bianchi, Molinari, Cavandoli, Gusmeroli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ORSO, BARBUTO e SAITTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con legge n. 31 del 12 aprile 2019 sono stati introdotti i titoli V-bis delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile, e VIII-bis del libro quarto del codice di procedura civile in materia di azione di classe. Un intervento normativo che, trasfondendo la disciplina dell'azione di classe, attualmente contenuta nel decreto legislativo n. 206 del 2005 (cosiddetto codice del consumo), all'interno del codice di procedura civile, ha ampliato l'ambito d'applicazione soggettivo e oggettivo dell'azione di classe divenuto così strumento di tutela a portata generale che sarà esperibile da tutti coloro che avanzino pretese risarcitorie nei confronti di un'impresa in relazione alla lesione di diritti individuali omogenei, e non solo dai consumatori;

   la data di entrata in vigore della nuova disciplina è stata differita al 19 novembre 2020 (come stabilito dall'articolo 7 della legge sopracitata e modificato dall'articolo 8, comma 5, del decreto cosiddetto «Milleproroghe» – decreto-legge n. 162 del 2019, convertito dalla legge n. 8 del 2020) «al fine di consentire al Ministero della giustizia di predisporre le necessarie modifiche dei sistemi informativi per permettere il compimento delle attività processuali con modalità telematiche...»;

   ai fini dell'applicazione concreta della riforma normativa, le nuove norme prevedono l'emanazione di quattro decreti attuativi di cui uno opzionale. In particolare: a) ai sensi del nuovo articolo 840-septies, comma quarto, codice di procedure civile, la domanda di adesione all'azione di classe deve essere presentata su un modulo conforme al modello approvato con decreto del Ministro della giustizia che stabilisce anche le istruzioni per la sua compilazione; b) ai sensi del nuovo articolo 840-octies, ultimo comma, del codice di procedura civile si stabilisce che il compenso dovuto a favore del difensore di cui l'aderente si sia avvalso è determinato con decreto del Ministro della giustizia, adottato a norma dell'articolo 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 247; c) ai sensi del nuovo articolo 840-novies, comma 2, codice di procedura civile, si prescrive che le percentuali dell'importo che il resistente dovrà corrispondere direttamente al rappresentante comune degli aderenti alla class action potranno essere modificate sempre con decreto del Ministro della giustizia; d) infine, ai sensi del nuovo articolo 196-ter delle disposizioni di attuazioni del codice di procedura civile, comma secondo, si dispone che entro centottanta giorni dalla data di pubblicazione della nuova legge sulla class action, deve essere adottato un ulteriore decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, previo parere delle commissioni parlamentari competenti, con il quale sono stabiliti i requisiti per l'iscrizione nell'elenco di cui all'articolo 840-bis, secondo comma, del codice, i criteri per la sospensione e la cancellazione delle organizzazioni e associazioni iscritte, nonché il contributo dovuto ai fini dell'iscrizione e del mantenimento della stessa e le modalità di aggiornamento dell'elenco;

   la nuova class action si candida ad essere un valido strumento di tutela dei diritti individuali omogenei e ad essere, in futuro, largamente utilizzata non solo per l'ampliamento dell'ambito oggettivo e soggettivo di operatività, ma anche grazie agli evidenti vantaggi processuali che offre rispetto all'azione giudiziaria tradizionale;

   l'operatività delle nuove norme che entreranno in vigore il 16 novembre 2020 non potrà prescindere dall'emanazione dei decreti attuativi citati in premessa –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti, e quali iniziative di propria competenza ritenga di adottare per garantire la tempestiva emanazione dei decreti attuativi di cui in premessa.
(4-07282)


   VARCHI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   dopo la drammatica vicenda di Bibbiano, anomale procedure di sottrazione di minori ai genitori sono state denunciate anche in Abruzzo, dove la procura di Campobasso ha deciso di aprire un'indagine per abuso d'ufficio e rifiuto di atti d'ufficio;

   l'ultimo caso in ordine di tempo riguarda una coppia di coniugi di S. Giovanni Teatino, che da 7 anni non hanno notizie dei loro due figli, allontanati sulla base di un disegno mal interpretato dagli assistenti sociali, che avrebbero successivamente ritrattato;

   ad Avezzano un bambino di 8 anni, conteso dai genitori separati, è stato prelevato dagli zii all'uscita della scuola, contro la sua volontà, davanti agli occhi di compagni, insegnanti e degli altri genitori, «sconvolti dai modi brutali, violenti e aggressivi»: il padre, al quale era stata tolta la patria potestà, ha chiesto una nuova perizia e il giudice del tribunale per i minorenni de L'Aquila, con provvedimento provvisorio, ha tolto la responsabilità genitoriale anche alla madre, con la quale il bambino viveva, affidando il bambino agli zii paterni, in attesa di perizie;

   a Tortoreto, un ragazzo di 14 anni, su disposizione del tribunale dei minori de L'Aquila, è stato allontanato dal padre, che oggi, secondo i giudici minorili, non sarebbe più un buon padre tanto da «sospendere la responsabilità genitoriale» e restituirla invece alla madre, alla quale quella responsabilità era stata tolta nel 2016 dal tribunale dei minori di Ancona;

   in una lettera al giudice, il ragazzo ha scritto: «Gentile giudice, chiedo gentilmente di essere ascoltato in merito alle vicende verificatisi in questi giorni, visto che ho già confermato alla vigilessa che mi voleva portare via con la forza, io le ho detto più e più volte di voler restare a casa con mio padre, che mi trovo bene con mio padre e che non lascerò questa casa. Voglio restare con mio padre»;

   i legali del padre hanno denunciato «le anomalie del procedimento, tra cui il tentativo di porre in esecuzione, in due occasioni, il decreto prima che venisse pubblicato e notificato alle parti. Solo il diniego del minore di seguire l'assistente sociale, intervenuta presso l'abitazione paterna con l'ausilio della forza pubblica, ha impedito il suo prelievo. Il decreto è stato pronunciato dal tribunale de L'Aquila senza che sia stato preventivamente convocato il minore e senza che il padre abbia avuto la possibilità di esercitare il proprio diritto di difesa in considerazione che è stato sospeso dalla responsabilità genitoriale»;

   almeno altri due sono i casi segnalati: un cittadino che, dopo un periodo di affido condiviso, avrebbe ricevuto la sospensione della responsabilità genitoriale con divieto di contatti liberi, apparentemente senza motivo alcuno ed esclusivamente sulla base delle relazioni dei servizi sociali;

   mentre a Roseto degli Abruzzi, un padre avrebbe perso la responsabilità genitoriale malgrado come consta all'interrogante una relazione del centro salute mentale di Giulianova e un parere del procuratore della procura minorile avessero dato giudizio favorevole alla ripresa dei contatti con il minore che non vedeva da un anno –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per fare chiarezza sulla vicenda di cui in premessa;

   se non ritenga divenuto improcrastinabile adottare iniziative normative per una riforma del sistema degli affidi, a garanzia del preminente interesse del minore, anche attraverso l'attivazione di adeguati strumenti di controllo e vigilanza per evitare abusi e provvedimenti illegittimi da parte dei servizi sociali.
(4-07285)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   per far fronte all'emergenza Covid-19 sono state introdotte misure di sostegno al trasporto pubblico locale sia per i gestori del servizio, che per gli enti locali e gli utenti;

   il decreto-legge n. 34 del 2020 ha previsto disposizioni in materia di trasporto pubblico locale. Istituisce un Fondo per compensare gli operatori di servizio di trasporto pubblico regionale e locale passeggeri oggetto di obbligo di servizio pubblico, degli effetti negativi in termini di riduzione dei ricavi nel periodo dal 23 febbraio 2020 al 31 dicembre 2020 a seguito dell'epidemia del Covid-19, di importo pari a 500 milioni di euro per l'anno 2020;

   l'importo del fondo istituito dal decreto-legge n. 34 del 2020 è stato aumentato di ulteriori 400 milioni di euro dal decreto-legge n. 104 del 2020 e può essere utilizzato, nel limite di 300 milioni di euro, anche per il finanziamento ai servizi aggiuntivi di trasporto pubblico locale e regionale, destinato anche a studenti, occorrenti per fronteggiare le esigenze trasportistiche conseguenti all'attuazione delle misure di contenimento derivanti dall'applicazione delle Linee guida per l'informazione agli utenti e le modalità organizzative per il contenimento della diffusione del Covid-19 in materia di trasporto pubblico e le Linee Guida per il trasporto scolastico dedicato;

   con il decreto-legge n. 104 del 2020 sono stati inoltre assegnati 150 milioni di euro ai comuni per la predisposizione di servizi aggiuntivi di trasporto scolastico;

   dei 300 milioni di euro stanziati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per affrontare l'emergenza trasporti in vista delle riaperture delle scuole, risulta da articoli di stampa, che le regioni, ad oggi, hanno impegnato meno della metà dello stanziamento pari a 120 milioni;

   a partire dal 14 settembre 2020 sono stati mobilitati in tutto poco più di 1.600 mezzi tra bus rimessi in servizio, bus turistici o ncc presi a noleggio;

   dai dati emersi, risulta che l'Emilia-Romagna ha attivato 206 bus, il Veneto 184 bus turistici, le Marche 151 bus di cui 118 turistici, la Toscana 200 e la Campania 350 (290 già in esercizio), la Lombardia ha aggiunto 80 bus turistici e prevede di impegnare 11 milioni di euro sino al 31 dicembre 2020, il Lazio ha aggiunto 130 bus e stanziato 10 milioni di euro, mentre risulta che la regione Piemonte non ha fornito al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti il numero dei mezzi, ma quello delle corse aggiuntive svolte da settembre 2020 ad oggi: 3.042 sui collegamenti extraurbani in tutta la regione (1.214 con mezzi a noleggio), e 2.941 corse in più (806 a noleggio) nella città di Torino;

   si apprende, inoltre che le altre regioni non hanno avanzato richieste e la Liguria ha precisato di non aver registrato particolari criticità riguardo all'affollamento dei mezzi di trasporto;

   dati Istat riportati in uno studio dell'Inail agli atti del Comitato tecnico-scientifico rilevano che circa 30 milioni di persone si spostano per raggiungere il luogo di studio (18,5 per cento) o di lavoro (35,5 per cento). Un pendolare su quattro si muove da casa prima delle 7 di mattina e oltre la metà tra le 7.30 e le 8, orario entro il quale più dell'80 per cento delle persone che vanno a scuola o a lavoro ha già intrapreso il viaggio. Chi si reca al lavoro esce di casa mediamente prima degli studenti: risulta che un quarto dei maschi occupati, in particolare esce prima delle 6.30, una quota più che doppia rispetto agli studenti per i quali l'orario di punta al mattino si concentra attorno alle 7.30;

   la scorsa settimana, la Ministra interpellata in risposta a più atti di sindacato ispettivo sul medesimo tema ha dichiarato che, in sede di legge di bilancio, saranno stanziate ulteriori risorse per il sostegno del settore trasporto pubblico locale, verificando la possibilità di incrementare l'offerta del servizio, anche attraverso il coinvolgimento di operatori del settore del trasporto di persone non soggetti ad obbligo di servizio;

   ha precisato, inoltre, che erano in corso riunioni con le associazioni delle aziende del trasporto pubblico locale, i rappresentanti della Conferenza delle regioni, di Anci e di Upi, oltre ai colleghi del Ministero dell'istruzione e del Ministero per gli affari regionali e le autonomie, sulle misure di contenimento dei contagi sui mezzi pubblici, per un confronto relativo alla modalità attraverso cui assicurare il pieno rispetto delle misure di contenimento e, quindi, la tutela della salute degli utenti e delle comunità nell'erogazione del servizio;

   ha inoltre specificato che, attualmente, rispetto ai 16 milioni di viaggi effettuati giornalmente durante il periodo pre COVID, il monitoraggio eseguito alla fine del mese di settembre a seguito della riapertura delle scuole, ha rilevato che l'utilizzo dei mezzi di trasporto si attesta a meno 50 per cento rispetto allo stesso periodo del 2019 e che, generalmente, viene rispettata, anche durante le ore di punta mattutine e pomeridiane, la percentuale di riempimento dell'80 per cento, che consente di soddisfare l'intera domanda di trasporto. Tale autorizzazione è stata oggetto di un lungo approfondimento, anche scientifico, e si fonda su solide basi, anche rispetto ai tempi di percorrenza degli utenti sul trasporto pubblico locale;

   ancora oggi, da notizie di stampa, emerge che i controlli sono pressoché inesistenti e le circostanze di assembramento persistono soprattutto durante l'ora di punta. Molte regioni, pur avendo ricevuto stanziamenti per gestire e arginare il problema del trasporto pubblico locale in questi mesi di emergenza, non sono riuscite a programmare soluzioni adeguate –:

   se il Ministro interpellato intenda, per quanto di competenza, fare chiarezza sul mancato utilizzo delle ingenti risorse economiche da parte delle regioni per il trasporto pubblico locale;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per addivenire ad una soluzione condivisa tra Governo ed enti locali e assicurare un controllo capillare dell'offerta di trasporto pubblico messo in atto dalle regioni;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere al fine di verificare se la percentuale di riempimento dell'80 cento prevista dalle linee guida attualmente in vigore siano adeguate ai nuovi dati relativi all'incremento del contagio.
(2-00980) «Luciano Cantone, Scagliusi, De Lorenzis, Ficara, Barbuto, Carinelli, De Girolamo, Grippa, Marino, Raffa, Serritella, Spessotto, Termini, Berardini, Bilotti, Bruno, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Carabetta, Carelli, Cassese, Cataldi, Chiazzese, Cillis, D'Uva, Fantinati, Frusone, Gagnarli, Galizia».

Interrogazione a risposta scritta:


   LUCASELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   particolarmente preoccupante è la situazione in cui versano le aziende terminaliste che hanno concessioni portuali funzionali ai servizi crocieristici;

   l'industria crocieristica, che vale 150 miliardi di dollari, è, infatti, tra le più colpite dall'epidemia con viaggi cancellati e titoli a picco in Borsa: secondo la Clia, l'associazione internazionale dell'industria crocieristica, nel 2020 dovevano raggiungere la quota record di 32 milioni, su un totale di 278 imbarcazioni, 19 in più dell'anno prima, ma, seppure sia difficile dire quale sarà il consuntivo dell'anno, secondo quanto emerso all'incontro presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l'emergenza sanitaria da Covid-19 avrebbe comportato finora un crollo delle prenotazioni del 50 per cento;

   mentre il mercato del cabotaggio, ossia i traghetti impiegati in traffici di linea nazionali e/o internazionali, ha registrato con la stagione estiva una, seppur lieve, ripresa, il settore crocieristico, di fatto, non è mai ripartito e la recrudescenza della pandemia sta ulteriormente diminuendo le già poche prenotazioni effettuate;

   secondo le drammatiche rilevazioni dell'associazione di categoria Assiterminal, che ha lanciato un vero e proprio allarme, la contrazione dei traffici delle crociere rispetto al 2019 sarà superiore al 90 per cento con aumento di costi per le poche aziende operative dovuti alle misure di sicurezza intraprese; nonostante ciò, il settore dei terminal, presso i quali transitano i passeggeri, sembra essere stato del tutto dimenticato dai provvedimenti governativi che hanno stanziato indennizzi di vario genere e misura ai vari settori del tessuto produttivo nazionale colpiti dalla crisi;

   le crociere significano sviluppo e qualificazione del turismo, significano una prospettiva di occupazione stabile, anche in aree già complesse che stanno subendo in maniera pesantissima il tracollo nei flussi turistici internazionali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per sanare la grave situazione in cui versa il comparto crocieristico nazionale, anche attraverso l'istituzione di un apposito fondo per le stazioni marittime che hanno perso traffico passeggeri, al fine di riequilibrare il piano economico finanziario dei concessionari e poter riprendere le relative attività in completa sicurezza, anche favorendo gli investimenti di carattere sanitario all'interno dei terminali;

   se non ritenga opportuno aprire un tavolo di confronto con le categorie maggiormente rappresentative del settore crocieristico, anche al fine di adottare un protocollo nazionale condiviso per l'adozione di adeguate misure in grado di garantire la sicurezza e la salute di passeggeri e marittimi in ogni fase operativa della crociera.
(4-07280)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   FORNARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da tempo le cronache segnalano la presenza di gruppi dell'estrema destra e neofascisti in scontri e violenze. Il 23 ottobre 2020, uno di questi, Forza Nuova, ha rivendicato la sua presenza in azioni vandaliche e di intimidazione verso i giornalisti a Napoli e Roma;

   i movimenti di estrema destra si organizzano sul web, in particolare sui social, per infiltrarsi nelle manifestazioni organizzate dalle categorie colpite dalla crisi Covid;

   su Telegram è presente la «Rete dei patrioti», movimento di estrema destra che raggruppa diversi movimenti e circoli locali, ispirati al neofascismo, razzismo e nazionalismo. Hanno aderito ventinove sigle, presenti in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. Il loro manifesto è diviso in otto punti: dalla creazione dello «Stato nuovo», fino alle «Forze armate, baluardo della Patria e dell'interesse nazionale». Titoli in pieno stile anni '70. Il legame con l'esperienza neofascista degli anni di piombo è diventato evidente la scorsa estate, quando il movimento ha organizzato le manifestazioni «per la verità» il 2 agosto, anniversario della strage di Bologna, in diverse piazze italiane, dove militanti si sono presentati insieme ai più noti esponenti del mondo neofascista con lo slogan «Nessuno di noi era a Bologna». A Roma parteciparono, tra gli altri, Luigi Ciarvardini, condannato in via definitiva per la strage di quaranta anni fa, e Andrea Insabato, condannato per la bomba al Manifesto;

   a Roma l'estrema destra sta tentando di porsi a capo del movimento no-mask. Durante il lockdown una decina di militanti di Forza nuova hanno cercato di forzare il divieto di movimento, presentandosi a piazza Santa Maria Maggiore, dove sono stati fermati dalla Digos. Negli ultimi mesi i movimenti dell'estrema destra e del neofascismo sono stati presenti alle manifestazioni organizzate dai gruppi contrari alle misure di contenimento della pandemia;

   appare evidente una strategia di questi movimenti per alimentare la tensione sociale e favorire atti di violenza e vandalismo oltre a infrangere le norme in atto per il contenimento della pandemia;

   va ricordato che in passato è stato possibile pervenire allo scioglimento di organizzazioni che a parere dell'interrogante presentano analogie con i movimenti in questione, come Ordine nuovo (nel 1973) e Avanguardia Nazionale (nel 1976) –:

   quali iniziative la Ministra interrogata, intenda adottare per quanto di competenza, per monitorare con la massima attenzione e prevenire le azioni di questi gruppi le cui azioni e ideologia li pongono al di fuori dei princìpi costituzionali.
(5-04851)


   SISTO e VIETINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 ottobre 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ha firmato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulle ulteriori misure per il contrasto e il contenimento dell'emergenza COVID-19;

   tra le varie misure intraprese, l'articolo 1 comma 9, lettera o), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020 stabilisce che «nell'ambito delle pubbliche amministrazioni le riunioni si svolgano in modalità a distanza, salvo la sussistenza di motivate ragioni; è fortemente raccomandato svolgere anche le riunioni private in modalità a distanza»;

   sul punto, stante l'assenza di linee guida e di chiarimenti in merito, si sta generando una notevole confusione nelle amministrazioni comunali circa le modalità di svolgimento dei consigli comunali, delle giunte e delle commissioni;

   al riguardo, come noto, il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge del 24 aprile 2020, n. 24, all'articolo 73, comma 1, prevede che i consigli comunali, che non abbiano regolamentato modalità di svolgimento delle sedute in videoconferenza, possono riunirsi secondo tali modalità, nel rispetto di criteri di trasparenza e tracciabilità previamente fissati dal Presidente del consiglio, [...] purché siano individuati sistemi che consentano di identificare con certezza i partecipanti;

   il Ministero dell'interno, Dipartimento per gli affari interni e territoriali, con parere dell'11 giugno 2020 ha precisato che «se è vero che il legislatore non ha imposto alcun obbligo ai consigli comunali di riunirsi in modalità da remoto, è altresì vero che è data la facoltà ad essi di decidere se riunirsi in tale modalità per tutta la durata dell'emergenza pandemica. Pertanto, spetta all'autonomia dei consigli stessi decidere in ordine alla opportunità di tornare a riunirsi in presenza prima della cessazione dello stato di emergenza e fermo restando il rispetto del distanziamento sociale previsto dalle normative emergenziali attualmente vigenti» –:

   se il Ministro interrogato, ha considerazione di quanto riportato in premessa, non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito alle modalità di svolgimento dei consigli comunali, delle giunte e delle commissioni.
(5-04852)


   IEZZI, BORDONALI, FOGLIANI, INVERNIZZI, MATURI, STEFANI, TONELLI, VINCI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   presso lo stabile sito in via Ricciarelli n. 43 a Milano, ormai da alcuni mesi, un locale che si trova nel piano seminterrato del fabbricato, viene utilizzato da persone estranee al condominio come «scuola araba» e «luogo di culto islamico»;

   come riferito dettagliatamente in uno dei tanti esposti dei condomini, inviati, tra gli altri, anche al prefetto di Milano, alla fine del mese di giugno 2020, da un giorno all'altro, gli stessi hanno cominciato a notare nel locale seminterrato persone estranee allo stabile che comunicavano tra loro in lingua araba, intenti a sistemare il locale seminterrato con la posa di tappeti, i quali riferivano dell'intento di aprire al suo interno una «scuola araba per bambini» e dell'avvenuta locazione del locale a tale scopo;

   qualche giorno dopo, nonostante i richiami dell'amministrazione sul mancato rispetto del regolamento condominiale, venne dato inizio ad attività all'interno del locale e da allora è cominciato il via vai continuo di estranei, sia adulti sia bambini, tutti i giorni e ad ogni ora, mentre in serata con l'uso di tendaggi a limitazione della vista si sentono ancora oggi distintamente cori in lingua araba e capita di intravedere raggruppamenti consistenti di uomini in preghiera;

   secondo la normativa in vigore il locale in questione non ha i requisiti costruttivi per essere adibito a «scuola» o «luogo di culto» ed anzi, in quanto locale seminterrato, è fatto espressamente divieto di destinarlo a tali usi;

   sotto il profilo della sicurezza è evidente che l'ingresso e la circolazione incessante di estranei nel cortile condominiale ad ogni ora del giorno e della notte espone i condomini residenti a rischi per la propria incolumità e per la propria salute, stante i continui assembramenti all'interno e nelle immediate vicinanze del locale, in palese contrasto con le disposizioni dettate per il contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19;

   nonostante le numerose segnalazioni su quanto sopra, ancora oggi, viene consentito l'uso di tale locale a luogo di culto e scuola islamica, palesemente in contrasto con la normativa vigente –:

   quali iniziative abbia già avviato o intenda assumere il Ministro interrogato nell'immediato, per quanto di competenza, al fine di risolvere la situazione venutasi a creare all'interno dello stabile di via Ricciarelli a Milano con particolare riguardo al ripristino dello stato dei luoghi e al rispetto della normativa vigente, nonché per la verifica dell'assenza di collegamenti con organizzazioni di estremismo e integralismo islamico.
(5-04853)


   CECCANTI, DE MARIA, FIANO, MICELI, POLLASTRINI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   le misure restrittive adottate con l'obbiettivo di contenere la curva di aumento dei contagi da Sars-Cov-2, il cui andamento è molto preoccupante in Italia e in tutti i Paesi europei, stanno provocando ovunque difficili conseguenze di ordine economico e sociale;

   nel nostro Paese tali misure sono sempre state accompagnate da provvedimenti di sostegno e, anche per quanto riguarda l'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020, il Governo garantirà, ai settori colpiti, aiuti diretti e immediati sui conti correnti;

   tuttavia, è evidente e comprensibile la sofferenza di chi deve chiudere la propria attività, di chi ha paura per il proprio lavoro, di chi non riesce più ad arrivare alla fine del mese e ha il diritto a rappresentare pacificamente il proprio dissenso:

   contestualmente all'annuncio delle nuove misure, si sono svolte in varie piazze d'Italia, a cominciare da Napoli, ma anche in altre città, da Torino a Roma, Salerno e Catania, manifestazioni che spesso sono sfociate nella violenza;

   già nell'ultimo rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia era stato evidenziato che «le organizzazioni criminali hanno tutto l'interesse a fomentare episodi di intolleranza urbana, strumentalizzando la situazione di disagio economico per trasformarla in protesta sociale, specie al Sud. Parallelamente, le organizzazioni si stanno proponendo come welfare alternativo a quello statale, offrendo generi di prima necessità e sussidi di carattere economico»;

   nel corso delle varie manifestazioni sfociate in violenza, parrebbe che le bande che hanno attaccato le forze dell'ordine non siano state un elemento della protesta, bensì l'azione di gruppi infiltrati che fanno capo ad organizzazioni criminali o a frange estremiste di ultras e di gruppi politici dell'estrema destra:

   si evidenzierebbe, quindi, la volontà di cavalcare e sfruttare, anche in modo organizzato, tali legittime manifestazioni di protesta, da parte di gruppi che invitano a violare le leggi e a sovvertire lo Stato di diritto;

   lo Stato deve impedire il caos e difendere il diritto di chi vuole manifestare in piazza pacificamente senza che vi siano infiltrazioni da parte di chi vuole strumentalmente cavalcare la disperazione con scopi eversivi –:

   quali siano gli elementi conoscitivi che intende fornire circa gli scontri avvenuti nelle piazze all'indomani dell'adozione delle misure restrittive e quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché le legittime manifestazioni di dissenso non diventino ostaggio della criminalità organizzata, di frange di ultras e gruppi di estrema destra finalizzati a far degenerare l'emergenza sociale in un problema di ordine e sicurezza pubblica.
(5-04854)


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della presentazione del «Piano di razionalizzazione della specialità» e da seguenti notizie di stampa, risulta che i distaccamenti di polizia stradale di Rocca San Casciano e Lugo sarebbero prossimi alla chiusura;

   la decisione sarebbe apparentemente motivata, nel caso di Lugo, dal fatto che il distaccamento risulterebbe ubicato «in aree in cui la viabilità non riveste più interesse strategico per la Polizia Stradale»;

   il distaccamento di Rocca San Casciano, è collocato in un'importante arteria come la strada statale 67 che collega la Romagna con Firenze: in questo tratto stradale, i dati sull'incidentalità non sono da sottovalutare e la soppressione di tale reparto sarebbe un grave danno per la prevenzione e la sicurezza stradale in tutta la Vallata del Montone;

   già nel 2016 il Dipartimento aveva proposto la chiusura del distaccamento, in quanto era necessario trovare una nuova sede per il reparto il comune di Rocca San Casciano ha sistemato un immobile di sua proprietà, concedendolo in comodato gratuito per l'allocazione del distaccamento della polizia statale e nel giugno del 2019 il reparto si è trasferito nei locali, a costo zero per il Ministero dell'interno;

   in data 19 febbraio 2020 la Camera ha approvato all'unanimità degli ordini del giorno che impegnano il Governo a valutare l'opportunità di differire l'adozione definitiva del già citato piano di riorganizzazione;

   in data 4 marzo 2020 il Ministero dell'interno, rispondendo a varie interrogazioni in commissione, ha assicurato che starebbe valutando di continuare a mantenere, nei presìdi sopra nominati, un'operatività che consenta alle questure competenti per territorio di poter disporre di un punto di riferimento ove raccogliere le istanze in materia di polizia amministrativa e di immigrazione;

   durante l'emergenza pandemica, entrambi i presìdi citati hanno svolto una fondamentale funzione di riferimento per tantissimi cittadini e pertanto si ritiene che debbano mantenere lo stato di distaccamento;

   la chiusura di tali presidi rappresenterebbe un ulteriore indebolimento per un territorio che, ad oggi, resiste a fatica contro problematiche di varia natura;

   a difesa dei presìdi si sono espressi in maniera unitaria e trasversale tutte le forze politiche e istituzionali del territorio interessato –:

   se il Ministro interrogato intenda mantenere i presìdi di polizia stradale di Rocca San Casciano e quello di Lugo di Romagna, per la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico dei territori interessati.
(5-04855)


   PRISCO, DONZELLI e MELONI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultime settimane giungono notizie di aggressioni a poliziotti nel centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto, a Crotone, dove, tra l'altro, è da registrarsi una carenza di organica imbarazzante: un solo poliziotto a vigilare su oltre 80 migranti presenti nella struttura; la scorsa settimana il poliziotto di turno è stato travolto e ferito dalla fuga di massa organizzata dagli immigrati;

   stessa cosa è avvenuta nel centro di Siculiana, in provincia di Agrigento, con un poliziotto ferito e portato in ospedale a seguito di una rissa tra migranti tunisini e il loro contestuale tentativo di fuga;

   desta preoccupazione anche la situazione nelle carceri, dove gli immigrati detenuti creano gli stessi problemi, che vanno ad aggiungersi a quelli già presenti per sovraffollamento e carenza di organico addetto al controllo: continue aggressioni vengono infatti perpetrate a danno degli agenti di polizia penitenziaria;

   è necessario proteggere gli agenti di pubblica sicurezza e di polizia penitenziaria, messi in pericolo da un'immigrazione senza controllo ancora più inaccettabile per l'emergenza Covid-19, e fare in modo che possano fronteggiare le aggressioni attraverso efficienti dotazioni; è, inoltre, utile prendere consapevolezza della necessità di impiegare più risorse per il comparto e più personale, adeguandoli al numero sempre crescente dei migranti ammassati nelle strutture –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per tutelare gli agenti, consentendo loro di svolgere il loro lavoro in sicurezza e mediante il potenziamento delle dotazioni strumentali e regole d'ingaggio più efficaci.
(5-04856)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBUTO, GRIPPA, VILLANI, VIANELLO e PARENTELA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'articolo pubblicato sul Quotidiano del Sud dell'11 ottobre 2020, dal titolo «Sprechi in Calabria: una nuova caserma dei carabinieri? A Crotone è pronta da 10 anni, bella e inutilizzata» sottotitolo: «Il costruttore ha portato in giudizio lo Stato: poco affidabile nel contratto», si legge che si trascina ormai da sette anni il contenzioso fra l'impresa San Paolo Immobiliare e il Ministero dell'interno, mentre lo stabile da adibire a nuova sede del comando provinciale dei carabinieri, pressoché ultimato, è soggetto a deterioramento ed esposto alle intemperie e all'azione di vandali ed è finito più volte nel mirino dei ladri, che nel corso degli anni hanno fatto razzia di lavandini, materiale elettrico e cavi in rame per danni stimati fino a centinaia di migliaia di euro dai proprietari, ovvero i titolari dell'impresa di costruzioni;

   attualmente, la caserma del comando provinciale dell'arma dei carabinieri di Crotone è allocata in un edificio di proprietà della provincia di Crotone e, per come riportato nell'articolo citato, viene corrisposto dal Ministero dell'interno un affitto di 75.000 euro l'anno, per un immobile che ad ogni acquazzone si allagherebbe e che a detta dei vari comandanti che si sono succeduti negli anni, presenterebbe criticità dal punto di vista logistico, mentre le forze dell'ordine vengono alloggiate in alberghi convenzionati;

   il giornalista riferisce, altresì, che della nuova sede del comando provinciale si cominciò a parlare sin dal '92, allorché venne istituito l'ente intermedio crotonese e a conclusione di una conferenza di servizi tenutasi nel 2004, venne concordato dalle parti un aumento di metratura di 4.000 metri quadrati e l'impresa assunse l'onere di costruire un hotel foresteria ad uso delle forze di sicurezza e, in particolare, i carabinieri;

   secondo sempre quanto riportato nell'articolo, i lavori di costruzione iniziati nel 2008, a seguito del permesso di costruire rilasciato dal comune di Crotone, sono stati ultimati nel 2011, nel corso delle trattative tra le parti, che si sono protratte dal 2002 al 2010, l'originario canone di locazione, pattuito inizialmente nella somma di euro 567.973.000, in ragione della sopravvenuta normativa sull'invarianza di spesa e della spending review è stato ridotto dapprima ad euro 251.674.000 ed infine ad euro 188.268.000;

   detta riduzione, sarebbe stata ritenuta sproporzionata rispetto alle spese sostenute per la realizzazione dell'opera e avrebbe indotto la società immobiliare a rifiutare la proposta contrattuale e a contestare all'amministrazione di aver ingenerato il legittimo affidamento in ordine alla conclusione del contratto, incorrendo nella responsabilità precontrattuale, con un danno di quasi 300 milioni di euro;

   aldilà della vertenza in corso, della quale si sta occupando la magistratura, occorre che il Ministero dell'interno si adoperi per ricercare una rapida soluzione che consenta il trasferimento del comando provinciale dell'arma dei carabinieri di Crotone in una struttura adeguata alle sue esigenze;

   infatti, è appena il caso di ricordarlo, il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Crotone ha competenza sull'intera provincia, caratterizzata, tra l'altro, dalla presenza di un elevato numero di consorterie malavitose facenti capo alla 'ndrangheta e deve essere posta in grado di operare avendo a disposizione locali che ne assicurino la piena funzionalità –:

   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione sopra descritta e quali iniziative intenda adottare affinché il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Crotone venga trasferito al più presto in una struttura che assicuri una caserma con degli uffici e degli alloggi idonei all'espletamento dei compiti demandati all'Arma sull'intero territorio provinciale.
(5-04867)

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIBOLLA e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 20 ottobre 2020 è partito un volo charter per il rimpatrio di circa 45 cittadini tunisini ospitati nei C.P.R. di Gorizia e di Roma dall'aeroporto di Ronchi dei Legionari ha fatto scalo a Roma e a Palermo per poi giungere ad Hammamet;

   il dispositivo prevedeva l'impiego, complessivamente, di 102 operatori provenienti da diversi uffici di polizia del territorio nazionale e la circolare di riferimento prevedeva che «gli stranieri dovranno essere muniti di certificazione sanitaria attestante la negatività al SARS-COV-2 risultante da tampone», pertanto tutti i soggetti trasportati, prima della partenza, sono stati sottoposti ai predetti test;

   i risultati dei test, tuttavia, sono arrivati solo dopo la partenza del volo e la questura di Gorizia ha comunicato l'esito del tampone positivo al Covid-19 di uno dei cittadini tunisini rimpatriati, a bordo del volo, dal centro di Gradisca di Isonzo;

   la conseguenza inevitabile è stata che tutti gli agenti della polizia di Stato, ben 100, provenienti dai diversi uffici del territorio nazionale che hanno partecipato all'operazione di rimpatrio sono stati posti in quarantena in attesa della mappatura dei contatti stretti del cittadino extracomunitario risultato positivo e, solo dopo, sono state adottate misure di isolamento soltanto nei confronti degli operatori che hanno avuto contatti stretti con il medesimo;

   il Sap ha giustamente denunciato l'accaduto al capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli, in quanto è evidentemente inaccettabile che il volo di rimpatrio sia partito prima di conoscere l'esito dei tamponi, mettendo in pericolo la salute degli operatori di polizia e con il rischio di aprire una catena del contagio che arrivasse fino alle famiglie degli agenti;

   l'ennesimo episodio dimostra come la gestione dell'emergenza sia sempre più insufficiente e carente e metta in pericolo tutti coloro, che stanno cercando di dare il proprio contributo, dagli operatori sanitari fino ad arrivare alle forze dell'ordine e il caso del rimpatrio degli immigrati tunisini è uno degli esempi;

   ogni ulteriore commento appare del tutto superfluo se si contestualizza l'accaduto con la nuova impennata dei contagi da Covid-19 che ha fatto tornare il Paese in un regime di semi-chiusura con tutte le importantissime ricadute economiche e sociali che ciò comporterà –:

   alla luce di quanto illustrato in premessa, come sia stato possibile far partire il volo per il rimpatrio degli immigrati tunisini senza attendere l'esito dei tamponi effettuati agli interessati, mettendo così in serio pericolo gli agenti di polizia che erano occupati nell'operazione, parte dei quali sono quindi finiti in quarantena, e come intenda procedere affinché episodi similari non debbano più ripetersi.
(4-07279)


   LUCIANO CANTONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la realtà in cui operano i vigili del fuoco in Sicilia è tra le più complesse in Italia per la presenza di insediamenti industriali di terziario avanzato, di aeroporti di varie categorie, di diversi porti, con un consistente traffico di passeggeri e merci, degli impianti petrolchimici, ovvero il polo siracusano, ed infine gli impianti di lavorazione e stoccaggio di Gela e di Milazzo che costituiscono rischi non indifferenti;

   il territorio siciliano è ad alto rischio idrogeologico e ciò emerge dai rapporti annuali della Protezione civile regionale sul rischio idraulico dell'isola; infatti, le stime sugli eventi e i danni registrano continui aumenti; di contro dei fondi messi a disposizione dalla Unione europea per gli interventi di manutenzione del territorio siciliano ne sono stati utilizzati solo il 20 per cento nonostante gli innumerevoli eventi catastrofici;

   la Sicilia, oltre ad avere sul territorio il vulcano Etna, attivo 12 mesi l'anno, ha anche lo Stromboli e vulcani sottomarini, come il vulcano Empedocle a sud nel mar di Sicilia, e il vulcano Marsili a nord nel mar Tirreno potenzialmente pericolosi;

   le attività vulcaniche sono strettamente collegate e provocano attività sismiche anche di importanza rilevante;

   in Sicilia vi è la presenza di isole minori, non sempre facilmente raggiungibili, tra cui Lampedusa, la quale risulta la più problematica ma di importanza strategica per l'Europa;

   le campagne estive e boschive si distinguono per la presenza di incendi di sterpaglie il cui picco si concentra nei mesi estivi, ogni anno si contano 82.000 interventi circa; questa pesante realtà, aggiunta agli ordinari interventi, mette in crisi il sistema di soccorso a causa della carenza dell'organico dei vigili del fuoco;

   in Sicilia vi è una cronica carenza di personale operativo ed amministrativo dei vigili del fuoco per più di 300 unità; infatti, esistono piante organiche datate da un ventennio, mentre il corretto svolgimento delle mansioni assegnate necessiterebbe di un aumento di cinquecento unità in diversi profili per tutta la Sicilia ed isole minori;

   il nucleo sommozzatori di Catania ha subito continui spostamenti di sede e registra un organico carente di 14 unità, un nucleo che copre un'area con oltre due milioni di abitanti, tra i primi in Italia come interventi ed estensione di territorio; il 40 per cento di carenze, è nella città metropolitana catanese;

   la media europea di presenza di unità di vigili del fuoco per abitanti è di 1 ogni 1.500, contro 1 ogni 15.000 in Italia; a ciò va aggiunta la considerazione che negli anni, i vari settori, a causa dei pensionamenti hanno avuto un vuoto di organico non indifferente;

   si registrano gravi carenze sugli automezzi di soccorso dovuti alla continua manutenzione; infatti, gli interventi che debbono essere attuati nel territorio siciliano sono innumerevoli ed, inoltre, questi mezzi sono in gran parte vetusti o, se nuovi, privi di attrezzatura;

   vi è la necessità di avere delle attrezzature speciali, come carro Uama o moduli di supporto logistico;

   la carenza degli automezzi investe anche i nuclei portuali che risultano carenti di imbarcazioni, anche leggere, e non vi sono mezzi idonei ad intervenire in zone alluvionate;

   le condizioni delle sedi sono fatiscenti, le costruzioni non rispettano i criteri ambientali o di efficientamento energetico;

   la rete delle sedi dislocate sul territorio regionale sovente non collega i luoghi di propria competenza in 20 minuti, tempi stabiliti per legge a causa della particolare morfologia territoriale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quali interventi di competenza intenda intraprendere per eliminare le criticità presenti su automezzi e sedi e se non ritenga di dovere valutare di adottare iniziative per le assunzioni di precari ed idonei ai concorsi per colmare le carenze di organico.
(4-07281)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   con la sospensione delle attività di palestre e piscine disposta dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 ottobre 2020, contenente le nuove misure per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da Covid-19, si ripropone l'importanza di prevedere un adeguato sostegno economico per tutte quelle figure lavorative che svolgono attività rese nell'ambito delle finalità istituzionali dell'associazione/società sportiva dilettantistica, il cui lavoro viene disciplinato ricorrendo a variegate forme, dalla partita Iva al contratto subordinato. Ma, in particolare, in Italia, risulta che un folto numero di questi lavoratori venga impiegato con contratti di collaborazione sportiva stipulati ai sensi dell'articolo 2222 c.c. e dell'articolo 67, comma 1, lettera m), del Testo unico delle imposte sui redditi. Si tratta di tecnici, allenatori, istruttori, giudici di gara, commissari speciali, dirigenti e collaboratori amministrativi;

   rispetto a dette forme contrattuali, la sospensione delle attività sportive potrebbe costituire una fattispecie di temporanea impossibilità della prestazione tale da comportare una riduzione della retribuzione ai sensi dell'articolo 1464 c.c., oppure portare ad una risoluzione degli stessi contratti, per eccessiva onerosità ai sensi dell'articolo 1467 c.c.;

   ciò dipende dalle prestazioni inserite nell'oggetto dei contratti con i collaboratori sportivi, verificando se siano strettamente vincolate o meno ad una presenza presso gli impianti sportivi. Pertanto, se le prestazioni sono divenute ineseguibili, come nel caso, ad esempio, degli istruttori sportivi di base, dei responsabili di sala attrezzi, degli assistenti ai bagnanti e altro, in caso di chiusura delle sedi sportive per l'emergenza sanitaria, i lavoratori sono esposti al rischio di vedersi ridotti o sospesi i corrispettivi;

   quindi, si ritiene necessario individuare, a seconda dei casi, delle giuste forme di integrazione o sostituzione della retribuzione a tutela dei collaboratori sportivi, per il periodo di chiusura dei centri;

   è vero che, nella prima fase della pandemia, questi lavoratori hanno potuto beneficiare del bonus di 600 euro, ma tale contributo non risulta di certo sufficiente per coloro che necessitano di un'indennità sostitutiva e non integrativa della retribuzione –:

   se e quali iniziative intenda assumere il Governo a tutela dei collaboratori sportivi, alla luce dei fatti esposti in premessa, affinché, con la chiusura dei centri sportivi presso i quali lavorano, non restino senza un adeguato sostegno economico.
(5-04868)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS, MANZATO e PATASSINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 62 del decreto-legge 20 gennaio 2012, n. 1, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 marzo 2012, n. 27, disciplina le relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e agroalimentari;

   il comma 3 del suddetto articolo 62 prevede che per i contratti che hanno ad oggetto la cessione dei prodotti agricoli e alimentari, ad eccezione di quelli conclusi con il consumatore finale, il pagamento del corrispettivo deve essere effettuato per le merci deteriorabili entro il termine legale di trenta giorni e per tutte le altre merci entro il termine di sessanta giorni e che il termine decorre dall'ultimo giorno del mese di ricevimento della fattura;

   il decreto ministeriale 19 ottobre 2012, n. 199 relativo al «Regolamento di attuazione dell'articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, recante disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività» all'articolo 1, comma 3, prevede che non costituiscono cessioni ai sensi del suddetto articolo 62 del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1 i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori, alle cooperative se gli imprenditori risultano soci delle cooperative stesse; i conferimenti di prodotti agricoli e alimentari operati dagli imprenditori alle organizzazioni di produttori, se gli imprenditori risultano soci delle organizzazioni di produttori stesse; i conferimenti di prodotti ittici operati tra imprenditori ittici;

   accade che alcune cooperative e organizzazioni di produttori effettuino il pagamento ai produttori, in particolare ai piccoli imprenditori — per fare un esempio relativamente olio di oliva — addirittura nei mesi di luglio/agosto ed alcune volte addirittura a dicembre dell'anno successivo per olio conferito a novembre, dunque oltre 13/14 mesi dopo;

   questo comporta gravi problemi di liquidità per i produttori, in un contesto come quello attuale in cui il comparto agroalimentare è fortemente penalizzato dall'emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, e con un prezzo di liquidazione all'ingrosso a sottocosto;

   è necessario, a parere degli interroganti, dare ai produttori tempi certi entro i quali le cooperative e le organizzazioni di produttori effettuano il pagamento dei prodotti agricoli e alimentari nei termini stabiliti dalle norme vigenti o quantomeno in tempi più ragionevoli –:

   quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda adottare affinché i conferimenti di cui sopra rientrino nel termine di pagamento a 60 giorni.
(5-04845)


   CENNI e INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   i danni causati alla zootecnia da lupi, da ibridi e da cani inselvatichiti hanno assunto dimensioni allarmanti, con gravi ripercussioni che incidono inevitabilmente sulla sicurezza pubblica, oltre che sui bilanci economici delle aziende agricole, compromettendo in vaste aree l'equilibrata ed integrata coesistenza sostenibile tra attività umane e specie animali;

   si registrano da tempo in tutta Italia attacchi di lupi e di ibridi ad aziende, con particolare frequenza in Toscana. Negli ultimi mesi, si sono verificati gravi episodi in provincia di Siena dove i predatori hanno fatto strage di pecore in diversi allevamenti;

   a causa degli attacchi, gli allevatori subiscono perdite economiche ingentissime aggravate dalle spese per lo smaltimento delle carcasse e dai danni indiretti (in seguito alle aggressioni molte pecore abortiscono e cessano di produrre latte, rendendo impossibile per le aziende il mantenimento degli impegni assunti con i fornitori) e soprattutto dai lunghi tempi di attesa dei rimborsi da parte dello Stato;

   l'incremento della frequenza di attacchi da parte di lupi o canidi agli allevamenti sta assumendo i connotati di una vera e propria emergenza, che ha sollecitato da tempo l'avvio urgente di iniziative da parte delle istituzioni pubbliche, volte a prevedere un sistema adeguato di misure preventive e di contrasto;

   recentemente il presidente nazionale dell'Uncem ha segnalato la preoccupazione dei sindaci chiedendo misure atte a ristabilire un giusto equilibrio tra la presenza del lupo e quella degli allevatori, soprattutto pastori, che tramite la loro attività conservano e valorizzano le aree di montagna e le sue tradizioni ed ha sollecitato un coinvolgimento delle associazioni di categoria agricole a un tavolo congiunto tra i Ministeri interessati;

   la stessa Ministra Bellanova ha più volte segnalato l'esigenza di una proposta normativa tesa a fronteggiare l'emergenza degli animali selvatici;

   la regione Toscana sta mettendo in campo misure e risorse per ricercare un equilibrio tra le esigenze delle attività degli allevatori, che sono parte costitutiva dell'economia e dell'identità territoriale, e la tutela della biodiversità;

   il nuovo Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia, fermo da mesi presso la Conferenza Stato-regioni, è stato criticato dalle principali organizzazioni agricole considerato fortemente peggiorativo rispetto al precedente e non equilibrato rispetto alle esigenze e ai valori delle diverse componenti della società e dei territori. Il punto in questione è la possibilità, come previsto dalla Direttiva Habitat e riconosciuto in tutti i Paesi europei, di attivare misure controllate di contenimento nel caso di conclamati rischi per la salute pubblica o per prevenire seri danni alle attività agricole e zootecniche;

   molte regioni italiane hanno adottato misure che prevedono l'assegnazione di contributi a favore degli allevatori che subiscono una perdita del patrimonio zootecnico per un evento predatorio causato dal lupo o da canidi –:

   se il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali abbia attivato, per quanto di competenza, strumenti di monitoraggio e di valutazione dei danni causati alla zootecnica dell'emergenza lupi e quali iniziative urgenti siano state ad oggi assunte o si intendano intraprendere al fine di prevenire e contrastare gli attacchi di lupi e di ibridi agli allevamenti e per risarcire adeguatamente, di concerto con le regioni, i danni a carico degli allevatori.
(5-04864)


   INCERTI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   le quotazioni della soia italiana, secondo i dati della Borsa Merci della Camera di commercio di Bologna, segnalano da tempo evidenti anomalie, La forbice del prezzo della soia avvantaggia quella transgenetica di importazione rispetto alla produzione nazionale Ogm free. Da quando infatti si è iniziato a quotare la soia italiana, il prezzo è stato tendenzialmente inferiore anche di 10 euro a tonnellata rispetto a quella transgenica proveniente dall'estero;

   una situazione inaccettabile, come denunciato dagli agricoltori Italiani dell'Emilia Romagna, che svilisce l'attività di molte aziende le quali, da anni, nonostante la concorrenza sleale, sono impegnate a produrre un prodotto certificato, libero da Omg, con un tasso di proteine superiore alla soia comune –:

   quali iniziative si intendano porre in essere per tutelare economicamente i produttori di soia italiani e se non ritenga utile istituire un tavolo tecnico con tutti gli operatori della filiera produttiva della soia per sostenere lo sviluppo di una strategia comune.
(5-04865)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'articolo 4-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cosiddetto Cura Italia) istituisce le utilità speciali di continuità assistenziale (di seguito anche U.s.c.a.);

   più in particolare, al fine di consentire al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta o al medico di continuità assistenziale di garantire l'attività assistenziale ordinaria, le regioni e le province autonome istituiscono, entro dieci giorni dalla data del 10 marzo 2020, presso una sede di continuità assistenziale già esistente, una U.s.c.a. ogni 50.000 abitanti per la gestione domiciliare dei pazienti Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero;

   l'U.s.c.a. è costituita da un numero di medici pari a quelli già presenti nella sede di continuità assistenziale prescelta e possono farne parte: i medici titolari o supplenti di continuità assistenziale; i medici che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale; in via residuale, i laureati in medicina e chirurgia abilitati e iscritti all'ordine di competenza; l'U.s.c.a. è attiva sette giorni su sette, dalle ore 8,00 alle 20,00;

   il citato decreto-legge disciplina diversificate misure a carattere straordinario per l'assunzione del personale sanitario necessario per far fronte all'emergenza Covid-19;

   più in particolare, al fine di far fronte alle esigenze derivanti dalla diffusione del Covid-19 e di garantire i livelli essenziali di assistenza nonché per assicurare sull'intero territorio nazionale un incremento dei posti letto per la terapia intensiva e sub-intensiva, le aziende e gli enti del Ssn, possono procedere al reclutamento del personale sanitario e socio-sanitario, nonché di medici specializzandi, conferendo incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa; inoltre, le medesime aziende ed enti, verificata l'impossibilità di assumere personale, anche facendo ricorso agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, possono conferire incarichi di lavoro autonomo, a dirigenti medici, veterinari e sanitari nonché al personale del ruolo sanitario del comparto sanità, collocati in quiescenza ovvero conferire incarichi individuali a tempo determinato, previo avviso pubblico, al personale delle professioni sanitarie e agli operatori socio-sanitari;

   quanto al reclutamento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, il medesimo decreto-legge prevede che ai medici iscritti al corso di formazione in medicina generale è consentita l'instaurazione di un rapporto convenzionale a tempo determinato con il Ssn; inoltre, i laureati in medicina e chirurgia abilitati possono assumere incarichi provvisori o di sostituzione di medici di medicina generale convenzionati con il Ssn analogamente, anche i medici iscritti al corso di specializzazione in pediatria possono assumere incarichi provvisori o di sostituzione di pediatri di libera scelta convenzionati con il Ssn;

   le disposizioni suindicate, relative all'istituzione dell'U.s.c.a. e all'assunzione straordinaria di personale medico, sanitario e sociosanitario, hanno efficacia limitatamente alla durata dello stato di emergenza epidemiologica, attualmente prorogato fino al 31 gennaio 2021;

   il decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto «decreto rilancio», ha inoltre introdotto l'infermiere di famiglia o di comunità, al fine di rafforzare i servizi infermieristici, per potenziare la presa in carico sul territorio dei soggetti affetti da Covid-19, anche coadiuvando le unità speciali di continuità assistenziale e i servizi offerti dalle cure primarie, in relazione ai modelli organizzativi regionali; tali infermieri possono essere impiegati mediante forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, con decorrenza dal 15 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, mentre dal 1° gennaio 2021, è possibile procedere al loro reclutamento fino ad 8 unità ogni 50.000 abitanti attraverso assunzioni a tempo indeterminato;

   le U.s.c.a. sono state istituite per monitorare la situazione clinica di chi è positivo al Covid-19 in isolamento e somministrare le terapie ai malati al proprio domicilio, alleggerendo la pressione sugli ospedali e sui medici di base;

   il quadro epidemiologico attuale è caratterizzato da una crescita esponenziale dei contagi e molte regioni sono in manifesta sofferenza tanto da adottare ordinanze che riportano la limitazione agli spostamenti;

   le U.s.c.a. attualmente dovrebbero essere circa 1.200 in tutta Italia;

   il delicato equilibrio istituzionale dei diversi decreti emanati dal Governo, in ossequio al riparto delle competenze tra lo Stato e le regioni e della massima collaborazione istituzionale, ha comportato il trasferimento di notevoli risorse alle regioni e finanche il trasferimento di importanti deleghe gestionali dell'emergenza –:

   se il Ministero interpellato sia in possesso e intenda fornire i dati, per ogni singola regione e provincia autonoma, relativi:

    1) all'effettiva attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale di cui all'articolo 4-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, e quale sia l'effettivo compito svolto da tali unità nell'ambito della rete dell'assistenza territoriale;

    2) alle effettive assunzioni di personale medico, sanitario e sociosanitario, anche con riguardo al reclutamento dell'infermiere di famiglia, nonché del personale addetto al contact tracing.
(2-00978) «Menga, Sportiello, Nappi, Provenza, Ruggiero, Sapia, Sarli, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Nesci, Davide Aiello, Amitrano, Ciprini, Cominardi, Costanzo, Cubeddu, Salafia, Invidia, Pallini, Segneri, Tripiedi, Tucci, Villani, Adelizzi, Alemanno, Aresta».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, nonché dal verbale della guardia di finanza – Tenenza di Bitonto, sembrerebbe che, nell'ambito delle operazioni di controllo finalizzate al contrasto di qualsiasi fenomenologia che possa avere correlazione con l'emergenza epidemiologica da COVID-19, i militari, in data 12 marzo 2020, abbiano rilevato irregolarità nel trasporto di farmaci effettuato dalla ditta che «... per conto della Asl di Bari consegnava i medicinali a tutte le postazioni 118, ai distretti socio sanitari e alle carceri di Bari e Turi»...;

   in particolare, nel corso del controllo avvenuto nel cortile dell'ospedale di Bitonto, i militari avrebbero rilevato che il furgone usato dalla ditta per il trasporto dei medicinali, benché il relativo libretto di circolazione prevedesse esclusivamente il trasporto di «...derrate alimentari in regime di temperatura controllata con cassa isotermica e gruppo frigorifero...», contenesse sia farmaci che altri prodotti non alimentari;

   e infatti, i militari avrebbero rilevato all'interno del mezzo la presenza di «...dispositivi medici di vario tipo (siringhe, sodio, plasil, ventoline, omeprazolo cc.) e altro materiale di vario tipo (tra i quali varechina, disinfettante Lisoform)...»;

   le linee direttrici in materia di buona pratica di distribuzione dei medicinali per uso umano, stabilite dal decreto ministeriale 6 luglio 1999, prevedono che il trasporto dei farmaci può avvenire solo in condizioni e tramite mezzi particolarmente attrezzati per garantire l'inalterabilità delle caratteristiche dei medicinali e la sicurezza e l'efficacia degli stessi;

   pertanto, nel verbale è stata contestata la violazione dei disposti del medesimo decreto ministeriale 6 luglio 1999 ovvero sia l'irregolarità del trasporto dei farmaci all'interno di un furgone non conforme alla normativa vigente in materia, sia il trasporto promiscuo degli stessi farmaci unitamente ad altri prodotti;

   e infatti, le predette linee direttrici prescrivono quanto segue:

    4.5. È vietato il trasporto promiscuo con prodotti che possano, in qualsiasi modo, rappresentare un pericolo per la sicurezza o per l'efficacia dei farmaci;

    4.6. Tutti i mezzi impiegati per il trasporto dei medicinali devono essere dotati, nel vano di trasporto, di impianti idonei a garantire una temperatura alla quale, in linea con le indicazioni europee sulle prove di stabilità, le caratteristiche dei prodotti non vengano alterate. Tali mezzi devono essere provvisti anche di adeguata coibentazione, fatti salvi casi eccezionali e documentati di trasporti in situazioni di urgenza o di necessità, purché, da essi non derivino rischi di deterioramento dei medicinali. I medicinali per i quali è necessaria una temperatura di conservazione controllata, così come previsto dai decreti di autorizzazione all'immissione in commercio, vanno quindi trasportati con mezzi speciali e idonei, attraverso tutti i punti della catena distributiva. A tale scopo devono essere impiegati mezzi refrigerati o confezionamenti separati in colli idonei al mantenimento della temperatura in rapporto ai tempi di consegna;

   la vicenda appena descritta mette in evidenza ancora una volta la precarietà del sistema della cosiddetta «distribuzione diretta del farmaco», per il tramite delle strutture sanitarie pubbliche e questa volta la disfunzione risulta afferente al trasporto dei medicinali ai diversi destinatari il cui meccanismo evidentemente sembra non essere in grado di garantire né la sicurezza e l'efficacia del farmaco, né la conseguente tutela della salute dei pazienti che lo usano –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché sia garantito il rispetto di norme e meccanismi di distribuzione dei farmaci che assicurino la sicurezza e l'efficacia dei farmaci a seguito di trasporto, nonché la tutela della salute dei pazienti che li assumono;

   se il problema afferente alla distribuzione dei farmaci citato in premessa interessi anche l'attuale distribuzione dei vaccini anti influenzali ai medici di medicina generale.
(5-04847)


   ROSTAN. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a decorrere dal 1° gennaio 2017, al fine di garantire l'accesso ai farmaci innovativi, la legge n. 232 del 2016 (articolo 1, commi 400 e 401) ha istituito presso lo stato di previsione del Ministero della salute due fondi vincolati, della dotazione annua di 500 milioni di euro;

   tali fondi sono finalizzati a rimborsare le regioni per l'acquisto rispettivamente di medicinali innovativi e di medicinali oncologici innovativi;

   il requisito dell'innovatività, per espressa previsione normativa (articolo 1, comma 403, legge n. 232 del 2016) permane per un periodo massimo di 36 mesi. Decorso tale termine, il farmaco non ha più accesso alle risorse vincolate di cui ai fondi sopra richiamati, ma viene rimborsato tramite i fondi regionali di spesa corrente;

   il nuovo contesto delineato dall'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha dimostrato quanto siano importanti, in termini di salute pubblica, la ricerca e l'innovazione farmaceutica;

   appare quanto mai urgente superare il sistema duale sopra citato in favore dell'istituzione di un fondo unico in cui confluiscano le somme stanziate per il rimborso dei farmaci innovativi e dei farmaci oncologici innovativi;

   l'unificazione è finalizzata a garantire un più ampio accesso alle cure innovative, ovviando alle eventuali criticità che potrebbero derivare dall'eventuale incapienza di uno dei due fondi, che comporterebbe, nonostante la parziale utilizzazione dell'altro fondo, la perdita dei benefici;

   l'emergenza pandemica ha messo in luce anche le criticità legate alla durata temporanea del requisito dell'innovatività;

   il lockdown ha comportato, come noto, un blocco degli screening oncologici, durante l'emergenza, le diagnosi e le biopsie sono state dimezzate, si sono registrati ritardi negli interventi chirurgici e sono diminuite del 57 per cento le visite dei pazienti oncologici;

   il ritardo diagnostico comporta, a sua volta, un ritardo nell'accesso alle cure, che, in alcuni casi, può determinare conseguenze ancora più gravi, come nell'ipotesi in cui un determinato farmaco salvavita abbia perso i benefici legati all'accesso al Fondo dedicato ai farmaci oncologici innovativi e non esista una alternativa terapeutica di efficacia superiore;

   il tema peraltro è stato già sottoposto all'attenzione del Governo che, in forza dell'accoglimento di due distinti ordini del giorno (9/2305/28 e 9/2325-AR/41) si è impegnato a valutare l'ipotesi di una eventuale proroga dell'innovatività per i farmaci dell'epatite C;

   ad oggi, il Governo non ha fornito alcun riscontro in merito alle valutazioni conseguenti ai suddetti ordini del giorno;

   gli organi di stampa hanno riportato l'allarme lanciato dai rappresentanti del mondo clinico che denuncia come la pandemia abbia rallentato in maniera significativa la diagnosi e la cura delle infezioni da HCV;

   i ritardi accumulati sul fronte diagnostico, uniti alla perdita dei benefici sul lato terapeutico a causa dell'uscita dei farmaci anti HCV dal fondo vincolato, rischiano di vanificare in modo significativo gli investimenti e le iniziative adottate nel nostro Paese per l'eliminazione dell'epatite C, con indubbie conseguenze negative a carico dei pazienti –:

   se non ritenga necessario ed urgente provvedere ad adottare iniziative volte a istituire un Fondo unico per l'innovazione farmaceutica, superando il sistema duale previsto dalla normativa vigente; ad adottare ogni iniziativa di competenza utile al fine di colmare i ritardi diagnostici e terapeutici maturati a causa dell'emergenza da Covid-19, garantendo un più ampio accesso a tutti i farmaci innovativi, adottando iniziative normative per estendere la durata del termine di cui all'articolo 1, comma 403, della legge 11 dicembre 2016, n. 232, qualora non siano presenti alternative terapeutiche di efficacia superiore, al fine di garantire ai pazienti l'accesso ai farmaci per la cura di gravi patologie.
(5-04849)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da notizie di stampa, in data 8 ottobre 2020, sarebbe iniziata in Puglia la distribuzione dei vaccini antinfluenzali da parte delle Asl ai medici di medicina generale per la conseguente inoculazione ai pazienti;

   la stampa riferiva che, entro i successivi 5 giorni, tutti i medici avrebbero avuto la loro «quota» di dosi e l'obiettivo sarebbe stato quello di riuscire a rendere disponibile il vaccino entro il 15 ottobre 2020;

   la regione Puglia, per il tramite della stazione unica appaltante Asl di Bari, avrebbe acquistato 2,1 milioni di dosi;

   alla data del 26 ottobre 2020, a quanto consta all'interrogante i medici di medicina generale in provincia di Bari, dopo 18 giorni, non sarebbero ancora in possesso delle necessarie dosi di vaccino utili a coprire il fabbisogno e pare che, in queste ore, i medici sarebbero costretti a rimandare a casa i pazienti che hanno fatto richiesta di vaccino;

   lo stato dei fatti sembra configurare una situazione di grave pericolo per la salute dei cittadini poiché pare che, per molto tempo ancora, sussisterà l'alta possibilità di essere contagiati sia da Covid-19, che da influenza stagionale, fatto che, come noto, risulterebbe altamente rischioso per i cittadini poiché si verificherebbe un alto e negativo impatto sulle strutture sanitarie pubbliche che potrebbero essere costrette a ricevere troppi pazienti in gravi condizioni (e con sintomi relativi alle due malattie sovrapponibili e che potrebbero causare ritardi e lunghe operazioni per le diagnosi differenziali) così da saturare in breve tempo i posti disponibili per le cure relative alle due patologie;

   infatti, al ritardo afferente alla distribuzione delle dosi vaccinali anti influenzali ai medici di medicina generale sarebbe da aggiungere il lungo tempo occorrente per la somministrazione del farmaco ai pazienti e per consentire agli stessi di produrre anticorpi (generalmente stimata in 15 giorni), nonché il tempo necessario alla copertura vaccinale di almeno il 75 per cento della popolazione regionale;

   sembra dunque probabile che, allo stato attuale, la campagna vaccinale anti influenzale non potrà conseguire risultati apprezzabili prima della fine di novembre 2020, tempo che appare troppo lungo per contenere con efficacia la propagazione dei virus senza rischi rilevanti per la salute dei cittadini pugliesi –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare il Ministro interrogato al fine di garantire a tutti i cittadini il livello di prevenzione collettiva previsto dai Livelli essenziali di assistenza, tramite la prestazione relativa alla copertura vaccinale anti influenzale ed, in particolar modo, affinché sia assicurata la rapida distribuzione dei vaccini per la stagione 2020-2021 anche ai medici di medicina generale in provincia di Bari.
(5-04866)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   al fine di agevolare la ripartenza del Paese è necessario partire prioritariamente dalle università e dalla ricerca del Sud dell'Italia. Per troppi anni gli atenei italiani si sono trasformati da fattori di mobilità sociale ad amplificatori delle disuguaglianze e dei divari. Questo a causa di un lungo processo che ha portato i Governi precedenti a tagliare gli stanziamenti per il fondo ordinario e a redistribuirlo in parti diseguali tra gli atenei, penalizzando quelli del Mezzogiorno;

   con le ultime due leggi di bilancio, il Governo ha cercato di invertire la tendenza per quanto riguarda il finanziamento, ma continuano a rimanere quei criteri di distribuzione delle somme e dei punti organico che penalizzano le università del Sud;

   nel rapporto 2019 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, diffuso dal consorzio interuniversitario AlmaLaurea, anche se il 45,9 per cento dei laureati ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma di scuola superiore, il 37 per cento dei laureati magistrali biennali ha studiato in un territorio diverso da quello di origine. In particolare, il 26,4 per cento dei diplomati del Sud e delle isole ha conseguito la laurea in università del Centro e del Nord. Anche il 90 per cento dei laureati provenienti dall'estero, ha scelto un ateneo del Centro-Nord. Per motivi di studio – si legge nel rapporto AlmaLaurea – il Sud perde, al netto dei pochissimi laureati del Centro-Nord che scelgono un ateneo meridionale, quasi un quarto dei diplomati del proprio territorio. Secondo il rapporto 2020 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, poi, dopo il calo vistoso perdurato fino all'anno accademico 2013/14, dall'anno accademico 2014/15 si è osservata una ripresa delle immatricolazioni, confermata anche negli anni successivi, che sono arrivate nel 2018/19 a +11,2 per cento rispetto al 2013/14. Nonostante ciò, dal 2003/04 al 2018/19, le università hanno perso oltre 37 mila matricole, registrando una contrazione dell'11,2 per cento. Il calo delle immatricolazioni risulta più accentuato nelle aree meridionali (-23,6 per cento), tra i diplomati tecnici e professionali e tra coloro che provengono dai contesti familiari meno favoriti, con evidenti rischi di polarizzazione. Secondo lo stesso rapporto AlmaLaurea, infatti, il contesto familiare ha un forte impatto sulle opportunità di completare il percorso di istruzione universitaria: fra i laureati, infatti, si rileva una sovra-rappresentazione dei giovani provenienti da ambienti familiari favoriti dal punto di vista socio-culturale. In particolare, si osserva che chi proviene da famiglie più svantaggiate, non solo in termini economici, ma anche a livello di istruzione dei genitori, studia per meno anni e anche quando arriva a iscriversi all'università sceglie corsi di laurea più brevi;

   in questo scenario, caratterizzato da un protagonista inatteso, il coronavirus, è sempre il contesto a lasciare il segno e cresce la possibilità che le asimmetrie e le disuguaglianze si amplifichino;

   a partire dal 2012 si è deciso, per motivi di bilancio, di ridurre il turn-over degli atenei: consentire cioè un nuovo reclutamento inferiore ai pensionamenti che a mano a mano maturavano. Questione decisiva: con meno docenti si riduce il contributo delle università (fatto di didattica, ricerca e rapporti con il territorio) alle aree di insediamento. Avere molte università meridionali con una possibilità di reclutamento inferiore alle persone che hanno cessato servizio e avere, invece, gran parte degli atenei settentrionali in grado di ampliare offerta didattica e qualità della ricerca non fa bene all'intero sistema Paese;

   le università del Meridione continuano a perdere più di 100 professori ogni anno. Come rilevato anche dalla Svimez, al Centro Nord, per un docente che esce, ne entrano fino a cinque, al Sud meno di uno. Le scarse possibilità di rinnovare il parco docenti, i corsi di laurea, l'offerta generale da parte di quasi tutti gli atenei del Sud, figlia com'è dei conti ancora sofferenti degli stessi, è una scelta suicida per il Paese. Svimez ha sempre sottolineato, nei suoi rapporti, come il saldo migratorio universitario dal Meridione al Settentrione sia restato in costante aumento in tutti questi anni e come questo pesi sul piano economico e, quindi, sociale. È necessario evitare che un numero rilevante di insegnamenti universitari possa migrare da atenei che hanno minore capacità di fare buona ricerca e, quindi, di attrarre finanziamenti d'eccellenza, per evitare che un'intera area geografica, il Sud, possa morire, con il progressivo dileguamento della formazione, della cultura, della capacità di fare innovazione;

   una delle problematiche su cui intervenire è, dunque, la distribuzione dei punti organico, assegnati in base alla valutazione dell'università. Questi punti organico hanno dei criteri di valutazione tali da penalizzare le università del Sud, secondo calcoli che tengono conto dell'impatto delle spese ordinarie (spese del personale, oneri, fitti) sulle entrate fisse che sono rappresentate dal fondo di finanziamento statale e dalle tasse degli studenti – dato che, ovviamente, è migliore negli atenei settentrionali, dove si incassa di più perché maggiore è il gettito fiscale. La conseguenza è un rallentamento delle assunzioni per i ricercatori e professori del Sud;

   ma è tutto il sistema di attribuzione dei punti organico ad essere farraginoso e a necessitare di una revisione. Con il decreto ministeriale 10 agosto 2020, n. 441 sono stati assegnati 1.961,03 punti organico, ma sono ben 4.000 i punti organico ancora inutilizzati dalle università, per mancanza di cassa, con cui retribuire i nuovi professori oppure, per la paura di sforare la soglia dell'80 per cento di spese di personale, circostanza che può portare al default, anche solo per poterli conservare per il futuro –:

   se il Ministro interpellato, alla luce di quanto riportato in premessa, intenda modificare gli indicatori per la distribuzione delle risorse con una diversa attribuzione dei punti organico assegnati con i relativi decreti ministeriali riguardanti i criteri e il contingente assunzionale delle università.
(2-00981) «Melicchio, Vacca, Casa, Bella, Carbonaro, Cimino, Del Sesto, Iorio, Mariani, Ricciardi, Testamento, Tuzi, Valente, Alaimo, Baldino, Berti, Brescia, Maurizio Cattoi, Corneli, D'Ambrosio, De Carlo, Dieni, Macina, Parisse, Francesco Silvestri, Suriano, Elisa Tripodi, Del Grosso, Ehm, Emiliozzi».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in commissione Schirò n. 5-04550, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Viscomi.

  L'interrogazione a risposta orale Prestipino e Frailis n. 3-01833, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Pezzopane.

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Invidia Niccolò n. 1-00377, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 396 del 10 settembre 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    l'indice Desi (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) è lo strumento mediante cui la Commissione europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. L'insieme di relazioni si compone di profili nazionali e di capitoli tematici;

    le relazioni nazionali Desi raccolgono prove quantitative derivanti dagli indicatori Desi sotto i cinque aspetti dell'indice, con approfondimenti specifici per Paese riguardanti le politiche e le migliori prassi. Un capitolo di approfondimento in materia di telecomunicazioni è allegato alla relazione di ciascuno Stato membro;

    l'indice Desi è strutturato su 5 fattori, quali: 1) la connettività; 2) il capitale umano; 3) l'uso di servizi web; 4) l'integrazione con le tecnologie digitali; 5) i servizi pubblici digitali;

    il livello di accesso ad internet tramite banda larga e ultra larga, il grado di competenze digitali, il numero di attività che vengono svolte in via informatica e digitale, in sintesi il livello di innovazione tecnologica, costituisce un indicatore indispensabile per valutare le potenzialità di sviluppo e di crescita economica di un Paese, soprattutto durante la quarta rivoluzione industriale;

    appare quanto mai opportuno, anche ai fini della predisposizione della manovra di finanza pubblica, dotarsi di un indice interno equivalente all'indice Desi, in modo non dissimile da quanto fatto durante la scorsa legislatura con il Bes (Indice del benessere equo e sostenibile), introdotto dalla legge n. 163 del 2016,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative normative per prevedere, a decorrere dall'anno 2021, l'integrazione del Documento di economia e finanza, in coerenza con il Programma nazionale di ripresa e resilienza, con un allegato che illustri:

  a) l'andamento dell'indice di digitalizzazione e innovazione (Desi), delle sue componenti e sotto-indicatori in base ai dati forniti dall'Istat, al fine di analizzare l'andamento recente dello sviluppo tecnologico e digitale del Paese e valutare gli impatti delle politiche attuate dal Governo;

  b) gli obiettivi del Governo relativamente all'indicatore Desi e alle sue componenti per il triennio successivo, anche alla luce delle politiche digitali dell'Unione europea e degli andamenti negli Stati membri evidenziati dalle statistiche Desi dell'Eurostat, e l'indicazione della strategia che intende perseguire per raggiungere tali obiettivi.
(1-00377) (Ulteriore nuova formulazione) «Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo, Currò, Madia, Paita, Manzo, Gariglio, Carabetta, Zanichelli, Raduzzi, Giuliodori, Sodano, Barzotti, Ehm, Suriano».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Boldi n. 5-04514 del 5 agosto 2020;

   interrogazione a risposta orale Aprile n. 3-01807 del 12 ottobre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Iezzi n. 4-07085 del 12 ottobre 2020;

   interpellanza Bianchi n. 2-00974 del 22 ottobre 2020.

Trasformazione di un documento del Sindacato Ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Golinelli e altri n. 4-07204 del 21 ottobre 2020 in interrogazione a risposta in commissione n. 5-04845.