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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Lunedì 19 ottobre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal 2014 risultano ancora fermi gli stabilimenti di Portovesme (ex Alcoa) in cui si realizzava la produzione, unica in Italia, di alluminio primario;

   i lavoratori attendono la conclusione della vertenza e oramai sono costretti a sopravvivere con una indennità di molto inferiore al reddito di cittadinanza;

   tutti i soggetti, Sider Alloys, Enel, Invitalia, impegnati per la ripartenza dello stabilimento di Portovesme, si dichiarano pronti a fare la loro parte per concludere il procedimento anche grazie al lavoro meritorio condotto dai rappresentanti dei lavoratori, dalla regione Sardegna, dai rappresentanti istituzionali del territorio e dal Ministero dello sviluppo economico che, negli ultimi mesi, ha promosso e favorito le interlocuzioni fra le parti e, di fatto, costruito le condizioni per la conclusione positiva dell'accordo;

   Enel si è dichiarata disponibile a riconoscere a Sider Alloys un contratto di fornitura dell'energia a un prezzo pari a circa la metà delle quotazioni di mercato (il prezzo dell'energia in questo momento risulta particolarmente favorevole) e a ridimensionare considerevolmente l'entità della garanzia fideiussoria a carico dell'azienda;

   Invitalia e Sace si faranno carico di parte della fideiussione richiesta alla Sider Alloys a garanzia di possibili inadempienze –:

   quali siano, considerato quanto riportato in premessa, gli ulteriori ostacoli alla chiusura dell'accordo fra le parti, affinché, a Portovesme, possa ripartire la produzione di alluminio;

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative per un'accelerazione dei tempi di definizione dell'accordo, anche in considerazione della pesante crisi sanitaria che, a seguito della pandemia da coronavirus, rischia di accentuare ulteriormente quella sociale ed economica che da anni interessa il Sulcis-Iglesiente.
(4-07160)


   CARETTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza pandemica da Covid-19, il Governo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 ottobre 2020 ha disposto — ulteriormente ritoccando misure già previste il 13 ottobre 2020 — la chiusura di tutte le attività di ristorazione (ristoranti, pub, bistrot e affini) sul territorio nazionale a partire dalle ore 24,00, prevedendo la sospensione di consumazione nelle adiacenze dei locali a partire dalle ore 18,00;

   il settore della ristorazione, e in generale dell'industria alimentare, è convalescente, ancora ad oggi colpito dalla crisi da Covid-19, e secondo i dati tendenziali dell'ultimo trimestre sta navigando tra il -2 per cento ed il -5 per cento con vendite alimentari domestiche che faticano a raggiungere la parità, in termini di volume, con i livelli dell'anno scorso;

   secondo dati delle associazioni di categoria, ad oggi, il settore dei pubblici esercizi ha registrato un calo del fatturato in media del 60 per cento rispetto al 2019, dato che rischia di aggravarsi alla luce delle recenti restrizioni, senza misure compensative, con un ulteriore danno stimato del -25 per cento –:

   se il Governo sia a conoscenza dei dati esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per fornire misure di ristoro e di compensazione per tutti i settori colpiti dalle misure di contenimento disposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di cui in premessa.
(4-07172)


   MURELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI, ZIELLO, DARA e CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   già con precedenti atti di sindacato ispettivo, gli interroganti richiedevano informazioni in merito allo stato di avanzamento delle sperimentazioni relative ai medicinali e ai trattamenti potenzialmente utili nella lotta contro il virus Sars-Cov-2;

   in particolare, si richiedevano aggiornamenti sui trattamenti a base di idrossiclorochina, sperimentata con successo, tra gli altri, presso l'ospedale di Piacenza, nonché sui trattamenti a base di plasma iperimmune, alla luce dei risultati ottenuti presso il policlinico San Matteo di Pavia e l'ospedale Carlo Poma di Mantova;

   nelle ultime settimane, gli organi di stampa hanno evidenziato alcune problematiche di carattere burocratico che starebbero ostacolando i predetti protocolli e che – ad avviso degli interroganti – meriterebbero di essere prese in carico urgentemente da parte delle autorità competenti;

   con riguardo all'idrossiclorochina, in particolare, risulta che l'Aifa ne abbia sospeso l'autorizzazione all'uso per il trattamento dell'infezione da Sars-Cov-2, con decorrenza 26 maggio 2020, sulla base di uno studio pubblicato pochi giorni prima sulla rivista The Lancet;

   peccato – aggiungono gli interroganti – che in data 5 giugno 2020 quello stesso studio sia stato ritirato dalla medesima rivista che l'ha pubblicato, a fronte delle segnalazioni inviate da centinaia di ricercatori di tutto il mondo che ne hanno contestato radicalmente la validità;

   peraltro, nel corso della prima ondata dell'epidemia, sono stati già curati centinaia e centinaia di pazienti con idrossiclorochina, in particolare nella realtà di Piacenza, ma anche in altre aree del Paese e, di recente, sono stati pubblicati nuovi studi sull'efficacia del medicinale, tra cui un lavoro italiano, pubblicato da «European journal of medicine», ove si conferma che l'utilizzo precoce di tale farmaco abbassa notevolmente i tassi di mortalità dal 16 per cento al 9 per cento circa;

   l'idrossiclorochina è, poi, un farmaco molto economico (una confezione costa appena 4 euro) e il suo utilizzo nel trattamento domiciliare dell'infezione da Sars-Cov-2 può evitare il ricovero ospedaliero, oltre che ridurre – a quanto consta – il tasso di mortalità; anche la durata della terapia è molto breve, avendo una durata di 7 giorni, peraltro a dosi non elevate;

   non si comprende, allora, perché si debba impedire l'utilizzo di tale medicinale che, tra l'altro, è estremamente noto e viene impiegato già decenni per la cura delle malattie autoimmuni; non è chiaro, ancora, per quale ragione l'Aifa sia stata così celere nel bloccare l'impiego del farmaco e rimanga, invece, immobile adesso che bisogna rettificare la decisione presa. Sono questi gli interrogativi fondamentali;

   con riguardo, poi, al plasma iperimmune si riportano le dichiarazioni del professor Menichetti dell'azienda ospedaliero-universitaria di Pisa – in prima linea nello studio Tsunami, assieme agli ospedali di Mantova e Pavia – secondo cui il protocollo avrebbe subito una battuta d'arresto a causa di «una mancata semplificazione delle procedure che hanno determinato ritardi burocratici e amministrativi indegni perché per firmare un contratto con Aifa e Iss ogni singola azienda deve seguire una procedura diversa»;

   a parere degli interroganti, tra uno scenario catastrofico e l'altro, tra una proroga dell'emergenza e l'altra, sarebbe opportuno che il Governo si attivasse per affiancare la ricerca scientifica e dare soluzione ai problemi da questa sollevati –:

   se non ritengano opportuno promuovere un riesame della decisione presa con riguardo al principio attivo idrossiclorochina, alla luce delle evidenze scientifiche disponibili e delle richieste all'uopo avanzate dai medici prescrittori;

   quale sia lo stato di avanzamento dello studio Tsunami, quali siano le criticità che hanno determinato una frenata sulla tabella di marcia e quali iniziative di competenza intendano adottare per superarle;

   quali siano gli ulteriori programmi in sperimentazione e quali tra questi stiano dando i risultati più promettenti nel trattamento dell'infezione.
(4-07174)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 ottobre 2020 la Conferenza episcopale venezuelana si è nuovamente pronunciata «sulla drammatica situazione sociale, economica, morale e politica» in cui versano i venezuelani;

   nel documento, i vescovi evidenziano come sia «immorale» tenere elezioni parlamentari il prossimo 6 dicembre perché «non c'è trasparenza» e chiariscono che, nelle attuali «condizioni illegittime» del regime, non farebbero che aggravare la crisi democratica del Venezuela. Per i vescovi «non basta la semplice astensione» proposta dalle opposizioni, «bisogna accompagnare la protesta pacifica, civica e sociale»;

   «le angosce e le carenze subite dal popolo venezuelano sono già note, dalla scarsità e carenza di cibo, all'inefficienza dei servizi pubblici, perfino il mancato rispetto dei loro diritti più elementari»; il regime comunista di Nicolas Maduro mantiene il Paese in lockdown dal 17 marzo 2020;

   il Venezuela è il quarto Paese con la peggiore crisi alimentare al mondo. Inoltre, il 91,2 per cento della popolazione soffre di interruzioni del servizio elettrico, il 95 per cento dei venezuelani non riceve l'acqua a casa; solo il 20 per cento delle famiglie riesce a procurarsi il gas in bombola per cucinare;

   alla Faes (Forza di azioni speciali), braccio armato di Maduro, sono attribuite oltre 7.000 uccisioni di persone dalla sua creazione nel 2016 ad oggi. Nel solo 2020, si pensa che abbia ucciso più di 2.000 venezuelani;

   secondo i dati dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr), al 5 ottobre 2020, sono 5,4 milioni i venezuelani fuggiti dalla dittatura di Nicolas Maduro, di cui più di 4 milioni vivono attualmente in un altro Paese dell'America Latina. È il più grande esodo mai vissuto nella regione;

   «Questo problema è stato aggravato dall'arrivo della pandemia di Covid-19, che sta lasciando la sua scia di dolore e morte in tutti gli angoli della nostra geografia. Sono tanti che si sentono angosciati e indifesi, senza la possibilità di affrontare una crisi che li porta a situazioni estreme di insicurezza e precarietà personale e familiare», prosegue il documento;

   Nicolas Maduro «ha dimostrato la sua incapacità di rispondere ai grandi problemi nazionali e le sue azioni tendono ad aggravarli», perché «il suo unico obiettivo è rimanere al potere a tutti i costi, non importa quanta sofferenza questo porti al popolo venezuelano. Inoltre, i settori dell'opposizione sono divisi e non rappresentano una reale alternativa di cambiamento»;

   di fronte a questa situazione, «il popolo venezuelano esige la libertà di rivendicare i propri diritti costituzionali», per questo esercita «ovunque, quasi spontaneamente e con un'organizzazione locale, il diritto costituzionale alla protesta pacifica»;

   l'Osservatorio venezuelano sui conflitti sociali ha registrato 1.193 proteste solo nel settembre 2020, pari a una media di 40 al giorno, e il 90 per cento sono in rifiuto del crollo dei servizi di base, per la crisi del carburante, per la domanda di lavoro, salute e cibo;

   secondo i vescovi non va dimenticato che «le elezioni presidenziali devono ancora tenersi, poiché quelle del 2018 sono state segnate da condizioni illegittime che hanno lasciato l'attuale regime, agli occhi del Venezuela e di molte nazioni, come un potere di fatto». Confermano che «la volontà maggioritaria del popolo venezuelano è di chiarire il proprio futuro politico attraverso il percorso elettorale», ma con «elezioni parlamentari autentiche ed elezioni presidenziali in condizioni di libertà e uguaglianza per tutti i partecipanti» –:

   se il Governo intenda adottare iniziative nelle sedi internazionali competenti, per avanzare una richiesta affinché sotto il regime comunista di Maduro non si svolga la competizione elettorale del 6 dicembre 2020 al fine di permettere nuove elezioni parlamentari e presidenziali effettivamente in condizioni di libertà e uguaglianza per tipi i partecipanti.
(5-04808)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 443 del 2001, conosciuta anche come legge Obiettivo, è il provvedimento di programmazione dell'opera di ammodernamento delle infrastrutture nazionali, con lo scopo di definire a livello normativo, finanziario ed operativo la realizzazione per il decennio dal 2002 al 2013 delle opere pubbliche definite strategiche e di preminente interesse nazionale. Tra queste, è previsto anche il raddoppio della linea Adriatica Bologna-Bari e, in particolare, il secondo e terzo lotto del tratto Termoli-Ripalta, per la cui realizzazione sono già stati destinati 700 milioni di euro di fondi Cip;

   l'infrastruttura consentirebbe il superamento del binario unico lungo 27 chilometri che impedisce il raddoppio della linea ferroviaria nel tratto tra Pescara-Bari;

   l'opera è stata di recente inserita fra le 130 infrastrutture strategiche individuate dal «Decreto semplificazioni», ossia quelle che avranno la priorità e un iter accelerato;

   nel mese di luglio 2020, però, come riportato da alcuni organi di stampa, la commissione Valutazione di impatto ambientale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dato parere negativo alla compatibilità ambientale al progetto Rfi dell'opera. Tra i motivi addotti, «la presenza di rumori di cantiere che potrebbero arrecare danni all'avifauna» e, in particolare, «alla specie protetta dell'uccello fratino» e alla ghiandaia marina;

   per superare tali impedimenti, sarebbe stata necessaria, secondi gli esperti della tutela faunistica in seno alla citata commissione, una nuova riprogrammazione dell'infrastruttura, con opere di rinaturalizzazione di nuove aree e di interventi utili a ridurre il rumore e contenere ogni impatto sull'avifauna, con l'aggravio inevitabile di costi aggiuntivi e tempi più lunghi di realizzazione;

   l'interrogante apprende da diversi organi di stampa che la Sottocommissione Via-Vas del Ministero, dopo la bocciatura del progetto di raddoppio Termoli-Lesina, ha richiesto ad Rfi alternative progettuali del tracciato che risultino meno impattanti sul territorio e verso la popolazione locale;

   in merito, il gruppo di lavoro ministeriale ha specificato che: «è opportuno che Rfi ponga in essere ulteriori opzioni risolutive innovative in grado di intervenire direttamente sulla fonte dinamica generatrice del rumore, sugli aspetti legati ai ricettori e non esclusivamente sul suo abbattimento attraverso metodi inadeguati e non più proponibili»;

   questa serie di stop rallenta la realizzazione di un'opera fondamentale per la connessione ad alta velocità e alta capacità tra Sud e Nord del Paese, sia in termini di trasporto merci che di mobilità delle persone –:

   se siano in possesso di informazioni utili a confermare o smentire quanto rappresentato in premessa;

   se si intendano fornire chiarimenti sugli elementi oggettivi di natura tecnica sulla base dei quali la citata commissione ha espresso nuovamente parere negativo;

   se non si ritenga, stante la priorità strategica dell'opera, di intraprendere le iniziative di competenza necessarie a modificare il parere espresso sull'opera.
(5-04803)


   RIZZETTO e RAMPELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 17 ottobre 2020, in una operazione congiunta con il comune di Roma, la polizia provinciale ha abbattuto una mamma con 6 cuccioli di cinghiale, che circolavano in un quartiere della capitale (zona Gregorio VII). Gli animali avevano trovato riparo all'interno di uno dei giardini di Roma nord «Mario Moderni», dove sono stati rinchiusi, narcotizzati e poi uccisi;

   la soppressione dei cinghiali è avvenuta nonostante vi fossero valide soluzioni alternative, che avrebbero evitato questo gesto crudele e inutile, frutto di una decisione scellerata, che, vede un rimbalzo di responsabilità tra la regione Lazio e il comune di Roma, che si accusano a vicenda;

   l'assessora alle politiche agricole della regione Lazio riferisce che la decisione della telenarcosi e della eutanasia, previste dalla legge nazionale a salvaguardia della tutela e incolumità pubblica che spetta al sindaco della città, è stata assunta in sede di tavolo tecnico composto da Asl, regione Lazio, Roma Natura e Roma Capitale. Tale scelta è stata poi comunicata dal direttore della direzione «Promozione Tutela Ambiente e Benessere degli Animali» del comune di Roma, Marcello Visca, in una nota del 16 ottobre 2020 per predisporre gli atti amministrativi;

   sembra che il problema centrale fosse l'indisponibilità di gabbie del comune di Roma per il trasporto degli animali in altro luogo, che ne avrebbe escluso l'uccisione. Al riguardo, l'assessora alle politiche agricole afferma che la regione aveva manifestato la disponibilità a dare in comodato d'uso le gabbie dei parchi del Lazio al comune, per permettere il prelievo degli animali, ma poi si è appreso che gli animali erano stati già uccisi;

   a ciò si aggiunge che, a quanto risulta agli interroganti, il dirigente del dipartimento ambiente del comune di Roma, Marcello Visca, non avrebbe voluto prendere atto delle ipotesi alternative che anche allo stesso sarebbero state, direttamente, prospettate per salvaguardare gli animali;

   si tratta di una vicenda gravissima rispetto alla quale vanno individuate le responsabilità, anche per evitare che fatti del genere si ripetano in futuro;

   tra l'altro, l'uccisione dei cinghiali è avvenuta nonostante le proteste dei cittadini e delle associazioni animaliste, che volevano la famiglia salva in una riserva protetta in cui gli animali avrebbero potuto essere trasferiti una volta anestetizzati. Invece, le istituzioni hanno preferito la soluzione finale, che appare agli interroganti di più che dubbia legittimità considerando che, in base alla normativa in materia, dovevano essere privilegiate altre scelte, possibili e meno teatrali e crudeli –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Governo intenda assumere, urgentemente, affinché l'emergenza relativa alla gestione della presenza di cinghiali, anche nelle città, sia affrontata dalle istituzioni attraverso buone pratiche, che escludano l'esecuzione di interi nuclei di animali selvatici.
(5-04811)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TESTAMENTO e DEL SESTO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la biblioteca «Pasquale Albino» di Campobasso è stata istituita il 24 settembre 1861. La sua dotazione libraria è riconducibile alle donazioni di Pasquale Albino, avvocato, giornalista e bibliofilo molisano. Attualmente la biblioteca possiede circa 130.000 volumi, 2.400 periodici, 1.000 volumi musicali e 250 cartoline con ritratti di musicisti famosi. La biblioteca è chiusa al pubblico dal 1o settembre 2016;

   la biblioteca è stata di proprietà della provincia di Campobasso. Successivamente l'intero compendio è stato acquisito dal segretariato regionale del Molise e assegnato al Polo museale del Molise, quindi di fatto sotto la competenza della direzione generale musei del Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo;

   in questi anni il segretariato regionale del Molise è stato incaricato di pianificare i lavori per la riapertura;

   con nota del 30 maggio 2019, prot. n. 10492, la direzione generale Biblioteche e istituti culturali informava che erano state effettuate verifiche tanto della idoneità della sede della biblioteca quanto dello stato conservativo del patrimonio bibliografico e che gli interventi manutentivi dovevano essere finanziati e programmati;

   con successivo decreto ministeriale 4 giugno 2019 è stato approvato il finanziamento di circa 421.730 euro per i lavori di adeguamento della sede della biblioteca alle norme di sicurezza antincendio, finanziamento che, a seguito di una riunione di coordinamento convocata dalla direzione generale biblioteche e istituti culturali e su suggerimento dell'istituto centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario, è stato necessario rimodulare, come da nota ricevuta il 12 novembre 2019, prot. 19800, destinando prioritariamente le risorse a interventi di recupero del patrimonio librario e risanamento della sede: inventariazione del patrimonio bibliografico, disinfestazione dei volumi, sanificazione dei locali, sistemazione degli infissi. Contestualmente a questa rimodulazione, risulta agli interroganti che a fine 2019 siano stati assegnati al segretariato regionale del Molise ulteriori 420.000 euro proprio per gli interventi di messa in sicurezza dell'edificio e adeguamento alle norme antincendio;

   risulta, inoltre, agli interroganti che nell'ottica di garantire una futura, adeguata prospettiva gestionale alla biblioteca, sia stato deciso il passaggio della biblioteca dalla direzione generale musei alla direzione generale biblioteche e istituti culturali –:

   quali lavori di recupero dell'edificio e del patrimonio librario siano già stati effettuati;

   quali siano il cronoprogramma dettagliato degli interventi finalizzati a rendere nuovamente fruibile la biblioteca al pubblico, nonché le motivazioni che sottendono al ritardo delle tempistiche per la sua riapertura.
(5-04807)

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   indubbiamente l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha fortemente colpito il settore culturale e dello spettacolo dal vivo, in considerazione dell'annullamento di manifestazioni già programmate e con relative spese già sostenute per effetto del contenimento della diffusione del virus e del distanziamento sociale;

   tra le attività penalizzate rientrano certamente i carnevali storici che rappresentano un importante patrimonio culturale del Paese e sono un settore dell'industria culturale e turistica che contribuisce in maniera significativa all'economia nazionale, sia in termini di fatturato, che in termini occupazionali;

   le attività e le manifestazioni del carnevale, oltre ad avere un importante valore storico e culturale nella tradizione italiana, sono un fondamentale veicolo per lo sviluppo turistico dei territori; ciò vale non soltanto per le città maggiormente conosciute come Venezia o di Viareggio, ma anche per altri territori, come Cantù, ove il Carnevale canturino è diventato un evento storico di successo, manifestazione tradizionale apprezzata a livello nazionale;

   in proposito, il Governo, con l'articolo 89 del cosiddetto decreto Cura Italia (decreto-legge n. 18 del 2020 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2020) e l'istituzione di due appositi fondi nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, ha previsto uno stanziamento di cinque milioni di euro a sostegno dello spettacolo viaggiante, per il quale il Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, in data 28 maggio 2020, ha emanato il bando per l'accesso ai contribuiti;

   tuttavia, non tutte le manifestazioni carnevalesche son riuscite ad accedervi; il Carnevale canturino, ad esempio, è rimasto escluso da tali contributi sia per ragioni temporali (sono esclusi gli spettacoli annullati dei mesi di gennaio e febbraio 2020) e sia per la connotazione di Aps (associazione di promozione sociale) –:

   se e quali iniziative urgenti il Governo intenda adottare per tutelare e salvaguardare tutte le realtà dello spettacolo viaggiante, settore particolarmente fragile e a rischio di azzeramento per le difficoltà e la crisi generate dalla pandemia;

   se vi sia l'intenzione di adottare iniziative per includere nel piano di finanziamento 2021-2024 dei carnevali storici anche le manifestazioni avviate dalle Aps-Associazioni di promozione sociale.
(4-07164)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   LABRIOLA. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a Taranto da circa 16 anni la divisione navale della Marina militare è stata trasferita presso stazione navale sita in Mar Grande, lasciando libera la «banchina torpedinieri» sita in Mar piccolo che da anni è inutilizzata. Al riguardo il Cis ha sviluppato un progetto affinché la stessa transiti sotto il controllo dell'autorità portuale per l'uso turistico e diportistico;

   all'ingresso di tale area è presente un immobile dove vi erano gli uffici della divisione navale ristrutturato da qualche anno per essere adibito a circolo ricreativo per graduati della Marina, ma mai attivato;

   al contempo, la sede centrale della Capitaneria di porto di Taranto è situata nella storica città vecchia;

   da notizie assunte dall'interrogante sono circa dieci anni che per la suddetta sede centrale sarebbe versato in favore di un soggetto privato un consistente affitto mensile;

   l'altra sede del comando della Capitaneria è sita all'interno del porto industriale che è area S.i.n. (sito di interesse nazionale). Per questa collocazione più volte le rappresentanze militari a tutti i livelli hanno evidenziato il timore per i riflessi sulla salute del personale che è fortemente esposto sia ai fumi derivanti dai tanti camini presenti nei dintorni, sia ai minerali e alla polvere di carbone che si volatilizza per via di movimentazione che avviene «a cielo aperto» dalle navi per i parchi minerali passando per i nastri trasportatori non sigillati;

   da sempre le rappresentanze militari chiedono l'allontanamento del maggior numero di personale dalla sede porto in quanto, come si può vedere ad occhio nudo, nella zona vi è molta polvere rossa sui davanzali, sulle automobili ed anche negli uffici;

   il Co.Ce.R. della Marina, facendo proprie le delibere degli organismi di base sull'argomento, con propria delibera n. 31/XII ha chiesto di cambiare la destinazione d'uso del summenzionato circolo dei graduati (ex sede della Divisione navale) per destinarla alla Capitaneria di porto di Taranto, evitando spese per affitto e allontanando la maggior parte del personale dalla zona del porto industriale che è anche area S.i.n. Ciò, conseguentemente, incoraggerebbe lo sviluppo del molo come presidio di sicurezza;

   da quanto si apprenderebbe informalmente la sede storica verrebbe restituita ai proprietari con spese contestuali per ristrutturazioni prima della consegna;

   a quanto consta all'interrogante ci sarebbe l'ipotesi di un trasferimento presso una vecchia struttura in stato di abbandono situata nel quartiere Tamburi. Quartiere noto perché adiacente alla fabbrica e particolarmente inquinato –:

   se vi sia la disponibilità dell'amministrazione della difesa di concedere la struttura della ex divisione navale alla Capitaneria di porto di Taranto e, qualora sia insufficiente, gli immobili adiacenti attualmente vuoti sempre con affaccio sul Mar Piccolo, allontanando dalla area S.i.n., di almeno un paio di chilometri, il personale, la mensa e i corsisti;

   quanto sia costato ristrutturare la vecchia divisione navale per adibirla a circolo graduati;

   se trovi conferma che ci sia un eventuale orientamento della Capitaneria di porto di trasferirsi nel quartiere Tamburi e di quale struttura si tratti, se vi sia un progetto e quali siano i relativi costi, in considerazione del fatto che gli immobili nel quartiere sono praticamente invendibili vista l'incompatibilità tra inquinamento e salute umana;

   quali siano, per l'immobile storico della capitaneria di Taranto, le spese fino ad ora sostenute e i termini del contratto;

   nell'eventualità, se ci sia stata qualche altra valutazione circa l'ipotesi di trasferire la sede Capitaneria allontanandola dal porto industriale e quindi dalla area S.i.n., nonché dallo stesso quartiere Tamburi.
(4-07166)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il sottosegretario per l'economia e le finanze Alessio Villarosa il 16 ottobre 2020 ha dichiarato alle agenzie di stampa «Non ho più le deleghe legate al sistema bancario per scelta non motivata di Gualtieri»;

   tuttavia, il decreto del 7 agosto 2020, con cui il Ministro ha determinato i compiti delegati al sottosegretario, non contemplava alcuna delega in materia bancaria;

   non appare quindi chiaro a cosa intendesse alludere il sottosegretario Villarosa nella sua recente dichiarazione –:

   se e quando il sottosegretario Villarosa sia stato titolare delle deleghe legate al sistema bancario.
(3-01820)

Interrogazione a risposta scritta:


   TIRAMANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto «rilancio»), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, ha introdotto, all'articolo 124, una disciplina Iva agevolata per l'acquisto di taluni beni considerati necessari per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   tra i beni menzionati dalla norma in esame, ai quali è applicabile la disciplina Iva agevolata, non vi è traccia – inspiegabilmente – dei saturimetri, i quali, com'è noto, sono degli strumenti che possono essere utilizzati ovunque, anche a domicilio, per la misurazione del ritmo cardiaco e del livello di saturazione di ossigeno nel sangue;

   la mancata menzione di tali strumenti tra i beni ammessi alla disciplina Iva agevolata ha generato una situazione di grave confusione nei rapporti tra le relative imprese produttrici, i rivenditori e gli utenti finali;

   a quanto consta, infatti, solamente alcune aziende avrebbero applicato l'aliquota Iva agevolata alle cessioni dei suddetti dispositivi, in assenza della loro esplicita menzione nell'articolo 124 sopra citato;

   la maggior parte delle aziende, invece, ha mantenuto un approccio cautelativo e ha continuato ad applicare ai beni in oggetto l'aliquota Iva ordinaria, a fronte del carattere estremamente lacunoso dell'articolo 124 del decreto-legge «Rilancio», della totale assenza di chiarimenti sul punto da parte dell'Agenzia delle entrate e, evidentemente, anche per il timore di non incorrere nell'applicazione di sanzioni da parte di quest'ultima;

   nonostante una precedente nota del Ministero della salute, l'Agenzia delle entrate si è pronunciata ufficialmente sulla questione solamente in data 15 ottobre 2020, chiarendo in una circolare che i saturimetri (pulsossimetri e ossimetri) sono da considerare ammessi alla disciplina Iva agevolata e ricompresi tra la «strumentazione per diagnostica per COVID-19 ... in quanto sono dispositivi medici che permettono di diagnosticare una sofferenza a carico dell'apparato respiratorio di cui è responsabile COVID-19»;

   il chiarimento dell'Agenzia delle entrate è arrivato con un ritardo di circa cinque mesi rispetto all'entrata in vigore della disposizione alla quale si riferisce –:

   se e quali iniziative intendano adottare per ristorare le migliaia di cittadini che, in questi mesi, per l'acquisto di un saturimetro, si sono visti applicare un'aliquota Iva superiore a quella dovuta a causa dell'«oscurità» della norma in esame e del ritardo accumulato dall'Agenzia delle entrate nel rendere un chiarimento in merito alla sua effettiva portata.
(4-07171)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ogni anno, più di 25.000 praticanti avvocati partecipano alle prove scritte dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione forense, quest'anno previste per i prossimi 15, 16 e 17 dicembre;

   i candidati affrontano un lungo periodo di pratica, spesso non retribuito e investono notevoli energie, tempo e denaro per prepararsi al meglio alle prove;

   ad oggi, migliaia di candidati che si troveranno ad affrontare l'esame non hanno ancora certezze in merito alle modalità di svolgimento dello stesso;

   l'articolo 8 del bando contenuto nel decreto 14 settembre 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 15 settembre 2020, prevede infatti che un successivo decreto ministeriale, che sarà pubblicato, nella Gazzetta Ufficiale del 27 novembre 2020, individuerà misure disciplinanti l'accesso e la permanenza alle sedi concorsuali, al fine di garantire il rispetto delle disposizioni volte a prevenire il contagio da Covid-19;

   le prove scritte vengono svolte nel corso di tre giorni consecutivi e prevedono la presenza di migliaia di ragazzi in banchi ravvicinati tra loro, per sette ore al giorno;

   gli inevitabili assembramenti che si verificheranno nei padiglioni presso cui verrà svolto l'esame rischiano di causare una crescita dei contagi;

   vi sarà una notevole difficoltà nel trovare i locali adatti a far rispettare distanze di sicurezza e norme igieniche;

   il Governo non ha ad oggi chiarito come concretamente intende garantire le norme sanitarie all'interno dei padiglioni e che cosa accadrà qualora un candidato dovesse risultare positivo al Covid-19 durante i giorni delle prove scritte;

   molte professioni, a causa dell'emergenza dovuta al Covid-19, hanno effettuato i relativi esami svolgendo esclusivamente la prova orale;

   con il decreto ministeriale n. 661 del 24 settembre 2020 il Ministero dell'università e della ricerca ha infatti confermato che gli esami di abilitazione per le professioni di dottore agronomo e dottore forestale, architetto, assistente sociale, attuario, biologo, chimico, geologo, ingegnere, psicologo, odontoiatra, farmacista, veterinario, tecnologo alimentare, dottore commercialista, esperto contabile e revisore legale si svolgeranno in modalità orale a distanza;

   tale modalità sembra essere la più idonea, anche per l'esame di avvocato, a garantire lo svolgimento certo della sessione in sicurezza e tempi celeri;

   l'orale abilitante, per sopperire all'assenza di prova scritta e assicurare la selettività dell'esame, potrebbe prevedere quali obbligatorie le materie di diritto civile e diritto penale, più una tra procedura civile e procedura penale, deontologia e due materie a scelta;

   i numeri dei contagi da Covid-19 hanno toccato la quota di 10.000 al giorno e sono in costante ed esponenziale aumento;

   il Governo sta varando forti restrizioni per l'esercizio delle attività commerciali e di ristorazione e non ha escluso un futuro lockdown generalizzato;

   occorre dunque tutelare il diritto alla salute di migliaia di candidati e commissari:

   occorre altresì a parere dell'interrogante evitare una disparità di trattamento tra gli aspiranti avvocati e gli aspiranti alle altre categorie di ordini professionali, che svolgono i relativi esami di abilitazione con prove da eseguirsi in modalità telematica;

   è quindi necessario, anche per l'esame da avvocato, procedere direttamente alla prova orale tramite modalità in video streaming o secondo le forme più idonee in relazione alla situazione di emergenza;

   i candidati meritano oggi di avere certezze in merito alle modalità di svolgimento delle prove –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per prevedere una modalità alternativa con la quale espletare l'esame da avvocato 2020/2021, in particolare attraverso l'eliminazione delle prove scritte e l'introduzione di una prova orale abilitante che preveda le materie di diritto civile, diritto penale, una procedura, deontologia e due materie a scelta, da svolgersi anche in modalità telematica.
(5-04805)

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI e MASCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   quello che, purtroppo, si temeva si è concretizzato: un giudice onorario in servizio presso il tribunale di Palermo, risultato positivo al Covid-19, è stato ricoverato in terapia intensiva a seguito dell'improvviso aggravarsi delle condizioni di salute;

   non si tratta di un caso isolato, perché, dall'inizio del diffondersi del Covid-19, sono diversi i magistrati onorari già risultati positivi al tampone, o posti in quarantena per contagi verificatisi nell'ufficio giudiziario ove prestano attività;

   da tempo vengono denunciate le inaccettabili condizioni in cui la categoria dei giudici onorari, in particolare, opera e, nello specifico, l'annosa e mai risolta problematica che la pandemia ha riproposto in tutta la sua drammaticità: i magistrati onorari, pur essendo qualificati come lavoratori dalla nota sentenza «UX» dalla Corte di giustizia europea, continuano ed essere esclusi da qualsiasi tutela in caso di malattia o di sospensione dell'attività dei tribunali;

   chi, come il giudice onorario di Palermo, è costretto ad affrontare una malattia, infatti, oltre a dover combattere contro il male, viene abbandonato dallo Stato e privato di ogni sostegno economico per sé e per la propria famiglia e lo stesso accade in caso di sospensione dell'attività dei tribunali, come recentemente successo in periodo di lockdown, o di semplice rallentamento con riduzione delle udienze, uniche attività retribuite con l'assurdo sistema a cottimo;

   vieppiù, la gestione dei contagi all'interno dei tribunali viene per lo più affidata al buon senso dei singoli e all'organizzazione degli Ordini degli avvocati e delle presidenze di tribunali e corti di appello senza, tuttavia, che il Governo abbia destinato risorse specifiche alla necessaria sanificazione degli ambienti ove hanno svolto la propria attività soggetti poi risultati positivi al Covid-19, con ciò determinando il rischio che tutti i tribunali d'Italia diventino dei cluster;

   è in corso di esame presso la Commissione giustizia del Senato della Repubblica, la riforma della magistratura onoraria e, recentemente, è stata adottata come testo base la proposta di testo unificato avanzato dalle relatrici, non recependo – di fatto – nessuna delle proposte pervenute dalle opposizioni nel corso del confronto interno al comitato ristretto all'uopo costituito;

   nel citato testo base, non si tiene in alcun conto, tra l'altro – nonostante il permanere dell'emergenza che già il Governo ha prorogato al 31 gennaio 2021, con ciò confermando la gravità della situazione in atto – l'aspetto delle tutele in caso di malattia –:

   se e quali immediate iniziative di competenza intenda adottare il Governo per garantire, nelle more di una riforma organica della magistratura onoraria, la necessaria tutela in caso di malattia e il riconoscimento del diritto alla corresponsione dell'indennità in misura fissa anche in caso di sospensione obbligata, totale e parziale, dell'attività dei tribunali;

   se non ritenga di dover adottare iniziative per stanziare adottare iniziative per idonee ed ulteriori risorse per la sanificazione dei locali in cui gli operatori della giustizia operano quotidianamente.
(4-07175)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in riferimento al ponte stradale di attraversamento del fiume Po tra i comuni di Borgomantovano e Ostiglia, in provincia di Mantova collocato sulla strada statale n. 12 «dell'Abetone e del Brennero», nell'ambito del Patto per la regione Lombardia del 2016 tra regione e Presidenza del Consiglio dei ministri, erano sono stati individuati 20 milioni di euro a valere su risorse Fsc 2014-2020 per l'adattamento a ponte stradale del ponte ferroviario sul Po a Ostiglia (dismesso nel luglio 2009), in modo da permettere la separazione dei flussi di marcia del traffico stradale nelle due direzioni nord-sud;

   successivamente, il provveditorato interregionale per la Lombardia e l'Emilia-Romagna ha rigettato l'istanza di deroga ai sensi dell'articolo 3 del decreto ministeriale 5 novembre 2011 finalizzata alla riconversione del ponte ferroviario in ponte stradale;

   ciò comporta la necessità da parte di Anas di avviare una progettazione ex novo con realizzazione di un manufatto a soletta unica e possibile riutilizzo delle fondazioni esistenti, il cui costo stimato da Anas sarebbe presumibilmente dell'ordine di 50 milioni di euro;

   nell'aggiornamento del contratto di programma 2016-2020 fra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Anas relativo al 2018-2019, nella Sezione A1.1 «elenco degli interventi per i quali vengono finalizzate prioritariamente le risorse destinate ad attività di progettazione per investimenti da inserire nei successivi aggiornamenti contrattuali ovvero nel prossimo Contratto di Programma» viene riportato l'intervento relativo alla realizzazione di un nuovo impalcato stradale in sostituzione di quelli esistenti (ferroviario e stradale) sul Po ad Ostiglia e Revere;

   attualmente la competenza sull'infrastruttura è ripartita tra Anas, per il tratto stradale, ed Rfi per quanto riguarda il sedime ferroviario dismesso;

   si rende necessaria la sottoscrizione di una Convenzione tra i due enti sopra richiamati per il trasferimento del sedime ferroviario ad Anas –:

   se il Ministro interrogato abbia aggiornamenti sull'iter della Convenzione tra i due enti e quali siano gli ultimi sviluppi in merito.
(5-04804)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANICHELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto di Parma «Giuseppe Verdi» nasce nel primo dopoguerra, alle porte della città di allora, come campo volo di 800 metri di lunghezza. Ora, a distanza di oltre 70 anni, l'attuale pista è quasi inglobata nel tessuto urbano cittadino, con migliaia di edifici nelle immediate vicinanze e decine di migliaia di residenti;

   secondo il progetto presentato dalla società incaricata della gestione, è previsto l'allungamento della pista dagli attuali 2.124 metri (misura da verificare, è tuttora aperto un esposto presso la Procura della Repubblica di Parma) fino a 2.880 metri nonché la realizzazione di un terminal cargo in zona sud e hangar per aerei privati a fianco dell'attuale aerostazione;

   attualmente, il problema non è percepito dalla popolazione in quanto l'attività dell'aeroporto è pressoché inesistente (dopo perdite di oltre 44 milioni di euro negli ultimi 11 anni di esercizio, molti dei quali costituiti da denaro pubblico), la differenza di impatto con la configurazione aeroportuale di domani, se verrà allungata la pista e implementato il terminal cargo, sarà principalmente dovuta alle diverse tipologie di velivoli ed alla frequenza dei loro movimenti nella zona;

   appare altresì evidente che, al raddoppio dell'apertura alare, corrisponda invece un impatto in termini di inquinamento acustico ed ambientale, di otto-dieci volte superiore in funzione delle maggiori potenze dei motori e dei relativi consumi di carburante;

   il 17 aprile 2020 la precedente Commissione Via in proroga ha dato parere favorevole al Piano di sviluppo aeroportuale presentato da Enac relativo all'aeroporto di Parma, che prevede tra le altre cose l'allungamento della pista dagli attuali 2.124 metri a 2.880 metri;

   in data 25 maggio 2020 si è insediata la nuova commissione Via Vas che sostituisce la precedente, rimasta in carica per oltre dodici anni in proroga;

   la pista di Parma è attualmente classificata in codice ICAO 4 C e il progetto prevede di portarla addirittura a livello 4 E, traffico di aerei di grosse dimensioni, con inevitabile rischio aeronautico;

   è evidente che il progetto di un piano di sviluppo aeroportuale, che preveda modifiche in ampliamento delle attuali infrastrutture aeroportuali anche di volo debba, già nel suo stato, risultare conforme alle prescrizioni aeronautiche regolamentari vigenti al momento della presentazione e che invece l'attuale aeroporto di Parma continua ad avere un piano di rischio emesso in violazione delle cogenti prescrizioni dettate da Enac e risulta ancor oggi non compatibile per le aree di tutela;

   il piano di rischio di Parma presenta, sin dal 2012, evidenti carenze riguardo la predisposizione delle fasce di rispetto laterali C e D;

   il fatto che la precedente Commissione Via abbia tratto le proprie conclusioni, non solo in mancanza di un piano di rischi aeroportuale conforme alle prescrizioni di legge del vigente regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti, ma addirittura in presenza di una conclamata valutazione negativa di Enac circa le soluzioni di panificazione urbanistica adottate nelle zone soggette a tutela aeronautica, costituisce per l'interrogante un chiaro «vulnus» alla legittimità del parere stesso, oltre che all'incolumità delle persone che vivono nelle adiacenze dell'aeroporto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche in autotutela;

   se il Ministro interrogato ritenga che si sia tenuto conto dei vincoli e delle zone di tutela previste dal vigente regolamento per la costruzione e l'esercizio degli aeroporti.
(4-07173)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Massa, in data 6 agosto 2020, ha pubblicato un bando per «concorso pubblico per esami per l'assunzione a tempo indeterminato di n. 2 unità di personale con il profilo professionale di specialista di polizia municipale-ufficiale di p.m. categoria d»;

   all'articolo 2 del bando vengono elencati i requisiti per l'ammissione: il punto «6» esclude dalla partecipazione coloro non hanno «prestato servizio civile ai sensi della legge 8 luglio 1998 n. 230 essendo vietato, a coloro che sono stati ammessi a prestare servizio civile, di partecipare ai concorsi per impieghi che comportino l'uso delle armi ai sensi dell'articolo 15, comma 7, della stessa legge n. 230 del 1998»;

   tale limitazione si pone palesemente in contrasto con la giurisprudenza vigente e le stesse indicazioni del Ministero dell'interno;

   secondo infatti la sentenza n. 8 del 15 gennaio 2007 del Tar della Toscana gli obiettori di coscienza, che hanno prestato servizio civile, possono legittimamente partecipare ai concorsi di polizia municipale e svolgerne le relative funzioni, in quanto le stesse non rientrano tra quelle che comportano l'uso di armi; il citato l'articolo 5 della legge 8 luglio 1998 n. 230, in materia di obiezione di coscienza, vietava a coloro che hanno prestato il servizio civile (gli obiettori) «partecipare ai concorsi per l'arruolamento nelle forze armate, nell'arma dei Carabinieri, nel Corpo della Guardia di Finanza, nella Polizia di Stato nel Corpo di Polizia penitenziaria o per qualsiasi altro impiego che comporti l'uso delle armi»;

   per il Tar quindi la suddetta preclusione «non risulta applicabile anche ai concorsi di assunzione nella polizia municipale comunale, poiché, ai sensi della legge quadro sull'ordinamento della polizia municipale 7 marzo 1986 n. 65, articolo 5, il personale di polizia municipale è abilitato a svolgere anche funzioni ausiliari di pubblica sicurezza — e, pertanto ammesso all'uso delle armi — soltanto previo conferimento da parte del competente Prefetto della qualità di agente di pubblica sicurezza»; conferimento subordinato all'accertamento del possesso di specifici requisiti;

   pertanto, sottolinea il Tar, costituendo lo status di agente di pubblica sicurezza una prerogativa accessoria ed eventuale, l'arma non è in ordinaria «dotazione obbligatoria» a tutti gli agenti di polizia municipale, ma solo di quelli in possesso della qualità suddetta, e dunque gli obiettori di coscienza potranno legittimamente concorrere ai bandi nel Corpo della polizia municipale, potendo effettuare i numerosi e diversificati servizi ordinari che non comportano l'uso delle armi;

   stessa interpretazione è stata data anche dal Ministero dell'interno (Dipartimento per gli affari interni e territoriali — territorio e autonomie locali) che in un parere espresso su tale tematica (pubblicato anche sul sito internet del Ministero) precisa «che l'aver dichiarato lo stato di obiettore di coscienza non è di per sé causa ostativa all'assunzione o alla permanenza nel corpo o servizio di polizia municipale. (...) Ciò trova ulteriore conforto nel disposto dell'articolo 17, comma 134 della legge 15 maggio 1997, n. 127 che innovando la legge n. 65 del 1986, ha così statuito: “Al comma 5 dell'articolo 5 della legge 7 marzo 1986, n. 65 la parola ‘portano’ è sostituita dalle seguenti ‘possono, previa deliberazione in tal senso del consiglio comunale, portare’”. Tale novellazione del testo originario, che prevedeva una correlazione necessaria ed imprescindibile tra qualità di agente di pubblica sicurezza degli agenti addetti alla polizia municipale e porto dell'arma senza licenza, rafforza ulteriormente la discrezionalità dell'ente in materia e conferma l'orientamento sopra esposto secondo cui per gli obiettori di coscienza la preclusione normativa opera esclusivamente in relazione all'espletamento di servizi armati» –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti anche di carattere normativo, intenda assumere al fine di permettere, in maniera univoca, agli obiettori di coscienza che hanno prestato servizio civile di partecipare a concorsi pubblici quali quello di polizia municipale del comune di Massa
(5-04809)

Interrogazione a risposta scritta:


   BELOTTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   le gare dei campionati di calcio professionistico, in base alle disposizioni anti-Covid, si stanno svolgendo con un pubblico limitato – al massimo – a mille spettatori;

   per le partite non vengono messi in vendita biglietti e il pubblico accede allo stadio solo su invito della società sportiva;

   secondo i dati dell'Osservatorio delle manifestazioni sportive (dicembre 2018) in Italia figurano in vigore quasi 7.000 provvedimenti di «daspo»;

   la maggior parte di questi provvedimenti prevede l'obbligo di firma, prima, durante e dopo la partita, presso la questura o una stazione dei carabinieri;

   trattandosi di partite «a porte semichiuse», senza la presenza di tifosi ospiti, viene meno il principio di deterrenza e di controllo alla base dell'obbligo di triplice firma per il supporter «daspato»;

   i provvedimenti «anticovid» prevedono il distanziamento e cercano di evitare inutili assembramenti che, in questo caso, si potrebbero verificare presso le questure;

   tra partite di campionato e di coppa, molte gare si giocano anche in giorni feriali;

   la Corte di Cassazione, ma ancor prima la legge n. 401 del 1989 (articolo 6, comma 2), ha stabilito che il questore debba inevitabilmente tenere in considerazione le esigenze lavorative dei prevenuti che non devono essere ostacolate o compresse dall'obbligo di presentazione;

   nei mesi scorsi il Gip di Brescia, dopo istanza di un soggetto sottoposto a «daspo», ha esonerato dall'obbligo di firma per le partite a porte chiuse;

   prima dell'interruzione dello scorso campionato diverse questure, tra cui Brescia, Catania, Verona, Livorno, avevano sospeso temporaneamente l'obbligo di firma proprio in ragione dell'emergenza COVID-19 nonché in relazione dell'assenza di pericolo anche solo potenziale per l'ordine pubblico;

   il sottoscritto aveva già presentato un'interrogazione al riguardo il 12 giugno 2020 (n. 4/05989) rimasta ad oggi ancora priva di risposta –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché i soggetti sottoposti a «Daspo» vengano esonerati dall'obbligo di firma in occasione delle partite della propria squadra a porte chiuse, al fine di evitare una palese contraddizione con le norme «anticovid», considerata l'inutilità del deterrente della firma in questura per i tifosi diffidati.
(4-07165)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ZIELLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a poco più di un mese dalla ripresa dell'anno scolastico i problemi della scuola sono tutt'altro che risolti;

   un'intera scuola primaria dell'Istituto comprensivo Toniolo di Pisa è stata posta in quarantena dal 1° ottobre 2020 e, dal 5 ottobre, analoga situazione si è determinata per 2 classi di una scuola media inferiore, docenti inclusi;

   i docenti in quarantena sono considerati in malattia e quindi impossibilitati a svolgere la didattica a distanza, ancorché in attesa di tampone oppure con tampone negativo, come stabilito dall'articolo 26, comma 1, della legge n. 27 del 2020;

   in tal caso, la didattica a distanza dovrebbe essere affidata a ipotetici supplenti, qualora venissero trovati e che si troverebbero a gestire bambini sconosciuti dall'altra parte dello schermo. E già questo sarebbe grave, ma vi è di più;

   nel corso del consiglio di istituto del 9 ottobre 2020 è stata data informazione dell'impossibilità di reperire supplenti per la scuola primaria e analoga comunicazione potrebbe arrivare ai genitori degli alunni della secondaria di primo grado;

   di conseguenza, ad oggi, nei fatti, la didattica a distanza non è assicurata ai bambini e ai ragazzi che si trovano in quarantena, in isolamento fiduciario;

   inoltre, la connessione a internet dell'istituto non è sufficiente per garantire la funzionalità del collegamento di più computer;

   tale situazione mette a serio rischio il diritto allo studio di molti studenti;

   oggi, 19 ottobre 2020, riprendono le lezioni in presenza e ancora non ci sono specifiche indicazioni su come verrà svolta la didattica a distanza –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire e consentire la continuità dell'anno scolastico e soprattutto salvaguardare il diritto allo studio degli alunni.
(4-07170)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia da Covid-19 ha messo in luce le criticità del sistema socio-assistenziale nazionale e ha acceso i riflettori sul mondo degli anziani e dei fragili;

   la lunga aspettativa di vita, in Italia, ha come contraltare una popolazione affetta da malattie croniche e complesse;

   le situazioni di fragilità che possono essere accudite nei rispettivi domicili – quelle delle persone con disabilità e degli anziani – trovano oggi tre risposte fondamentali, spesso inadeguate, ossia nell'ordine: quella delle famiglie stesse, quella del mercato privato della cura (badanti, ma non solo) e quella del servizio pubblico (Ad e Sad);

   il Rapporto annuale sul lavoro domestico 2019 dell'Associazione nazionale famiglie datori di lavoro domestico (Domina), in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa, ha incrociato i dati dell'Inps 2018 circa i lavoratori regolarmente assunti (circa 865 mila) con il tasso di irregolarità Istat 2017 pari al 58 per cento: si stima quindi che, considerando il lavoro sommerso, oggi in Italia siano presenti oltre 2 milioni di lavoratori domestici. Peraltro, nella maggior parte dei casi, il fenomeno riguarda lavoratrici donne, irregolari e straniere;

   l'11 ottobre 2020 sono scaduti i termini degli adempimenti Inps per le domande di regolarizzazione dei rapporti di lavoro ai sensi del «decreto Rilancio», ovvero la sanatoria per colf, badanti e braccianti. A stabilirlo è l'Inps con la circolare n. 101 del 2020 con cui l'Istituto ha definito le operazioni cui sono tenuti i datori di lavoro che hanno presentato istanza di emersione, riguardante i periodi di paga decorrenti dal 19 maggio 2020, data di entrata in vigore del «decreto Rilancio»;

   l'impiego di assistenti familiari comporta ingenti spese e costi per le famiglie, costi spesso non sostenibili che possono comportare la rinuncia al proprio lavoro dei familiari per diventare caregiver familiare al fine di assistere continuativamente il malato o l'anziano;

   dal 1° ottobre 2020 è in vigore il nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro per gli assistenti familiari (colf e badanti) con l'obiettivo di far acquisire alla professione più dignità e tutela, oltre che di tutelare le famiglie che usufruiscono del servizio. L'articolo 34, comma 7, del contratto collettivo prevede una indennità per il lavoratore in possesso della certificazione di qualità di cui alla norma tecnica Uni 11766:2019 in corso di validità: trattasi della possibilità di richiedere a un organismo accreditato la certificazione della propria competenza;

   ciononostante l'assistenza necessaria è tanto più complessa e specifica quanto più complesso è il quadro generale degli assistiti e, quindi, tale facoltativa certificazione può non essere sufficiente a garantire standard minimi di qualità di assistenza;

   è necessario, quindi, promuovere soluzioni che, organizzando e coordinando i servizi pubblici e privati sui territori, riescano ad adattarsi in modo flessibile e personalizzato alle diverse e mutevoli esigenze di assistenza delle persone non autonome con una attenzione alla sostenibilità economica –:

   se e quali ulteriori iniziative i Ministri interrogati intendano intraprendere, di concerto con le regioni e le province autonome, al fine di creare una rete socio-assistenziale strutturata che da un lato consenta l'emersione del lavoro irregolare, attraverso sgravi in materia fiscale e una maggiore deducibilità delle retribuzioni per le famiglie che assumono assistenti familiari, e dall'altro punti a una obbligatoria e capillare formazione dei lavoratori, omogenea nelle regioni e rispondente a standard nazionali definiti e comuni.
(5-04806)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo elaborazioni redatte da associazioni di categoria a partire dai rapporti dell'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e del Ministero della salute sui residui dei prodotti fitosanitari in Europa, è emerso come siano numerosi i prodotti alimentari di provenienza extraeuropea, importati in Italia, recanti elevati livelli di irregolarità legati ad un uso intenso di pesticidi ed altri prodotti chimici;

   secondo quanto emerso da questi dati, prodotti come peperoncini piccanti provenienti da Repubblica Dominicana ed India, le bacche di Goji provenienti dalla Cina, il riso proveniente dal Pakistan, i melograni di origine turca, il tè cinese, il dragon fruit proveniente dall'Indonesia, i fagioli secchi del Brasile ed i peperoni dolci e le olive da tavola dell'Egitto sono tra i prodotti recanti i più alti livelli di campioni irregolari per la presenza di residui chimici, spesso neanche più ammessi dalla legislazione nazionale ed europea;

   nel caso particolare delle olive da tavola egiziane, inoltre, nonostante siano tra i prodotti caratterizzati dai maggiori tassi di irregolarità, godono di un regime agevolato a dazio zero da parte dell'Unione europea;

   secondo i predetti dati diramati dall'Efasa, i prodotti alimentari importati in Italia sono mediamente tre volte più pericolosi dei prodotti di origine nazionale;

   in assenza di un sistema di etichettatura d'origine obbligatoria recante la provenienza della materia prima è impossibile che i consumatori italiani effettuino una scelta alimentare consapevole ed informata –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per:

    a) prevedere sistemi di etichettatura e tracciabilità delle materie prime di ogni prodotto alimentare venduto in Italia, a tutela della scelta dei consumatori;

    b) garantire l'applicazione delle normative fitosanitarie vigenti in Italia anche per i prodotti di importazione straniera, sulla base di quanto riportato in premessa.
(4-07169)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   PROVENZA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la Fonderia Pisano (Salerno, Fratte), classificata come industria insalubre di prima classe, secondo il testo unico delle leggi sanitarie, regio decreto n. 1265 del 1934, produce manufatti di ghisa attraverso due differenti procedimenti. Uno dei due opera mediante fusione di scarti e rottami di materiali ferrosi, bruciati in un forno alimentato a carbon coke o pet coke; quest'ultimo emette fumi in atmosfera, pericolosi per salute e ambiente. L'impianto, risalente agli anni '60, non è mai stato sottoposto ad adeguamenti ed ammodernamenti significativi;

   da decenni la popolazione che vive nelle zone limitrofe alla fonderia lamenta emissioni moleste e significativi depositi di polveri nere metalliche;

   l'area comprende i tre diversi comuni di Salerno, Pellezzano e Baronissi; in base al piano regolatore generale (Puc piano urbanistico comunale) 2006, l'area su cui la Fonderia insiste non è più di tipo industriale bensì edificabile. Ciò rende l'impianto di fatto incompatibile con l'area. Ad oggi non è stata attivata né la delocalizzazione dell'impresa, né il monitoraggio costante;

   nel 2016 la regione ha sospeso le attività della Fonderia sulla base della relazione dell'Arpac che aveva riscontrato gravi criticità. Successivamente è stata disposta la riapertura dell'impianto ed è stata richiesta la revisione dell'autorizzazione integrata ambientale (Aia). Tuttavia, è intervenuto il sequestro preventivo da parte della procura;

   nel 2018 il competente ufficio regionale con appositi decreti ha espresso parere sfavorevole di Via e Vi sul progetto Pisano, ha disposto l'archiviazione del procedimento di riesame dell'Aia rilasciata nel 2012 ed ha definitivamente revocato la stessa. Successivamente il Tar di Salerno ha accolto la sospensiva dei predetti decreti della regione Campania e le Fonderie Pisano hanno ripreso l'attività;

   i decreti in questione sono stati oggetto di vicende giudiziarie; sono, inoltre, da segnalare, tre procedimenti penali che hanno interessato la Fonderia dal 2004 al 2015. Tutti, seppur riguardanti gravi reati, si sono conclusi con il patteggiamento e con il pagamento di ammende irrisorie. Attualmente, è in corso un procedimento per altri reati ambientali commessi dal 2014, un altro processo a carico di funzionari Arpac che avrebbero falsificato controlli ed è in corso un'indagine per stabilire il nesso di causalità tra le numerosi morti nella valle dell'Irno e l'attività delle fonderie Pisano;

   nell'area interessata si riscontra, tra l'altro, un'incidenza anomala di tumori (alcuni definiti rari) e di malattie respiratorie. Nel 2016 l'Asl competente ha comunicato l'avvio di uno studio epidemiologico per monitorare lo stato di salute della popolazione. È partito anche lo studio Spes-Valle dell'Irno per indagare sullo stato di salute degli abitanti e del territorio dell'area Salerno nord; la prima relazione ha dimostrato che aria, suolo e acqua, sono tutte interessate dalla condotta della proprietà Pisano che per anni ha operato in totale spregio delle norme ambientali;

   i risultati definitivi dello studio Spes-Valle dell'Irno sono stati di recente consegnati alla regione Campania da parte dell'istituto zooprofilattico e ad oggi non sono stati resi pubblici;

   nell'ambito di tale studio vi è un accordo con l'istituto superiore di sanità con l'obiettivo di verificare le analisi effettuate e l'elaborazione dei dati per stabilire l'impatto delle sorgenti di contaminazione sugli abitanti potenzialmente esposti;

   in pieno lockdown, con decreto dirigenziale n. 85 del 20 aprile 2020 a prima firma del dirigente Antonello Barretta, la regione Campania ha rinnovato l'autorizzazione integrata ambientale (Aia) con validità di 12 anni, nonostante dati preliminari sospetti per forte accumulo di metalli pesanti ritrovati nell'organismo degli abitanti delle zone circostanti la fonderia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali iniziative intenda porre in essere per verificare, anche con l'ausilio dell'istituto superiore di sanità, gli impatti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini connessi alle attività della Fonderia e se, pertanto, intenda avviare, tramite l'istituto superiore di sanità, apposite verifiche, finalizzate alla pubblicazione dei dati definitivi dello studio Spes-Valle dell'Irno nell'esclusiva tutela del diritto alla salute dell'intera comunità.
(4-07167)


   GIACOMONI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la situazione Coronavirus in Italia è migliore di altri Paesi, ma, come evidenziato recentemente dal Ministro interrogato, bisogna «tenere alta la soglia di attenzione e non bisogna farsi illusioni»;

   recentemente la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione di maggioranza con la quale in sostanza si ritiene opportuna la proroga dello stato d'emergenza sino al 31 gennaio 2021 e il varo di successivi provvedimenti di contenimento di diffusione del contagio da Coronavirus;

   come evidenziato dalla stampa nazionale e locale, purtroppo, l'onda dei contagi sta continuando progressivamente la sua scalata con i ritmi della fase di emergenza di sei mesi fa, interessando molte regioni italiane meno preparate dal punto di vista della tenuta delle strutture ospedaliere;

   ad essere monitorati con grande attenzione in questo momento sono i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive, questi ultimi ancora bassi rispetto ai circa 9.300 posti disponibili che possono arrivare a 11.000 con la trasformazione della metà dei reparti di terapia sub-intensiva; è, infatti, a quota 1.000 che sembrerebbe scattare il campanello d'allarme. In tale quadro, preoccupa peraltro la prossima ondata influenzale e il ritardo nella distribuzione dei medicinali;

   altro problema di particolare rilievo attiene alla tutela degli operatori sanitari, medici e infermieri, in prima linea negli ospedali a combattere il virus Covid-19;

   recentemente è stato pubblicato sulla testata www.cblive.it un interessante articolo dal titolo: «Sopravvivere alla Covid-19: il casco respiratorio CPAP» ove si legge che: «la mascherina chirurgica è il simbolo indiscusso dell'anno 2020; per gli operatori sanitari però il protagonista di questa pandemia è il casco respiratorio presidio che la Società Italiana di Pnemoulogia ha identificato come scelta terapeutica ideale da posizionare alla maggior parte dei pazienti con grave sindrome respiratoria da Covid 19» e ancora: «rispetto alle maschere facciali, il casco permette una minore dispersione nell'aria delle goccioline "droplets" contenute nel fiato del paziente, questo riduce il rischio di contaminazione degli operatori sanitari»;

   per quanto risulta all'interrogante e come peraltro riportato nell'articolo citato, questi presidi sanitari, oltre ad essere particolarmente importanti per consentire ai pazienti di sopravvivere all'insufficienza respiratoria acuta provocata dalla polmonite da Covid-19, risultano strategici per la tutela degli operatori sanitari, tanto è vero che la loro adozione in alcune aree del Paese, particolarmente colpite, come la città di Bergamo, hanno consentito di ridurre la mortalità dal 50 a 5 per cento;

   purtuttavia, lo scorso inverno sembrerebbe che tali presidi non fossero molto diffusi su tutta la rete ospedaliera nazionale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere, nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio per destinare congrue risorse che facilitino la disponibilità e l'utilizzo dei suddetti presidi sanitari in tutta la rete ospedaliera nazionale;

   se, in tale quadro (data l'urgenza di intervenire sul piano della medicina territoriale puntando su un'allocazione di fondi mirata al rafforzamento del sistema sanitario, sia in chiave di cura che di prevenzione) il Governo non intenda attivare la richiesta di Pandemic Crisis Support (PCS), previsto dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes).
(4-07168)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   DE MENECH. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni è aumentata la preoccupazione tra i lavoratori della Safilo per il futuro dello stabilimento produttivo di Longarone;

   si sono svolte le assemblee sindacali con i dipendenti, i sindacati hanno illustrato l'incontro svoltosi alcune settimane fa a Padova con l'amministratore delegato. Incontro in cui l'amministratore delegato ha comunicato che si concluderà il 31 dicembre 2020 il contratto di fornitura con Kering di occhiali a marchio Gucci, produzione che per il 2019 si attesta sul milione e mezzo di pezzi. Sempre nella stessa data cesserà anche la licenza con Dior, che pesa sul fatturato di Safilo per il 13 per cento;

   in autunno si conosceranno le strategie che la società metterà in campo per superare questa situazione, quando è prevista la presentazione del cosiddetto piano Safilo;

   oggi resta alto il timore che i risvolti possano essere pesanti per l'occupazione. La situazione è quindi in divenire; è chiaro a tutti che non è possibile aspettare di conoscere questo piano per iniziare una riflessione seria sulla trasformazione del settore dell'occhialeria;

   si è quindi di fronte a una trasformazione che deve essere governata per poter difendere i posti di lavoro e le competenze acquisite dai lavoratori in tutti questi anni per tutto ciò è necessaria una forte sinergia fra aziende, sindacato e politica;

   la preoccupazione dei lavoratori per il loro futuro è sposata anche dagli amministratori locali come i sindaci di Longarone e Ponte nelle Alpi. Occorre trovare una soluzione per blindare l'occupazione –:

   se intenda occuparsi della delicata situazione della Safilo e convocare un tavolo di confronto con tutti gli attori protagonisti al fine di salvaguardare i mille posti di lavoro, preservare la localizzazione e dare futuro alle produzioni.
(4-07161)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI e ANZALDI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'università e della ricerca è stato costretto a causa dell'ingente numero di ricorsi a sospendere la pubblicazione della graduatoria ufficiale del concorso per le specializzazioni in medicina 2020;

   come pubblicato sul sito ufficiale del Ministero, non è momentaneamente possibile procedere alla pubblicazione dei punteggi definitivi per le specializzazioni in medicina 2020 ed è la prima volta che la graduatoria ufficiale non viene pubblicata nella data stabilita;

   il concorso indetto per l'assegnazione delle borse di specializzazione in medicina si è tenuto il 22 settembre 2020, nonostante le numerose complicazioni organizzative dovute allo stato di emergenza causato dal virus Covid-19;

   il numero delle borse da assegnare, in accordo tra il Ministero della salute e quello dell'università e della ricerca, era stato aumentato da 8.776 a 14.395, così da permettere a un numero più alto di medici di specializzarsi, scelta dettata da due principali necessità: garantire maggiori occupati nel settore sanitario in caso di una seconda nuova ondata di Coronavirus e far fronte all'annosa questione della mancanza di specialisti nel servizio sanitario nazionale;

   al fine di evitare il fenomeno migratorio di persone già iscritte nelle scuole di specializzazione, ma decise a rinunciare alla borsa di studio vinta per una più gradita, si era pervenuti ad alcune specifiche disposizioni dirette a garantire l'accesso ai corsi di specializzazione a un maggiori numero di laureati, senza tuttavia valutare un eventuale ingente numero di ricorsi;

   tra le disposizioni adottate, finalizzate a scongiurare la suddetta migrazione, rientrano quella volta a impedire, a coloro che frequentano il secondo o il terzo anno di medicina generale, di essere ammessi alla prova selettiva per l'anno 2020, a meno che non vi sia una rinuncia al posto già occupato, e la disposizione volta a non far valere il punteggio del curriculum vitae a chi fosse già in possesso di uno stipendio da specializzando o da corsista, un diploma di specializzazione o di medicina generale o un contratto presso una struttura sanitaria accreditata;

   contro le suddette disposizioni sono stati presentati diversi ricorsi, accolti dal Tar, che hanno impedito la pubblicazione della graduatoria, causando una situazione di stallo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere per consentire la pubblicazione della graduatoria definitiva.
(5-04810)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica è istituito dall'articolo 43 del decreto legislativo n. 368 del 17 agosto 1999;

   tale organo è composto da tre rappresentanti del Ministero della salute, tre rappresentanti del Ministero dell'università e della ricerca, tre presidi della facoltà di medicina, tre rappresentanti delle regioni e tre rappresentanti dei medici di formazione specialistica;

   lo scopo dell'istituzione è quello di definire i criteri di accreditamento per le strutture universitarie e ospedaliere e verificare, delle stesse, l'idoneità a formare i medici specializzandi;

   ad oggi, tuttavia, non sono stati nominati i componenti dell'Osservatorio per la valutazione dei criteri di accreditamento delle strutture ospedaliere per la formazione degli specializzandi e non è nota con ufficialità la data in cui i medici abilitati potranno sostenere il concorso per l'accesso alle scuole di specializzazione;

   tenendo presente, al riguardo, che i tempi di costituzione dell'Osservatorio non sono brevi e che le procedure di accreditamento hanno bisogno di essere svolte con serietà e molta attenzione, tutto fa pensare che il concorso verrà svolto dopo l'estate oppure sarà svolto a luglio 2020 con il pericolo che la rete formativa da utilizzare sarebbe quella utilizzata lo scorso anno;

   sostenere nuovi test e quindi iniziare un nuovo percorso di formazione specialistica senza un nuovo Osservatorio equivale a far formare nuovi medici in strutture che lo scorso anno soddisfacevano determinati criteri, ma non è detto che lo facciano anche quest'anno;

   in tal modo ne risentirebbe la qualità formativa dei medici specialisti;

   la formazione specialistica dei medici neo-laureati investe fortemente la società, perché da essa dipende la qualità della salute futura di tutti noi, oltreché l'inserimento nel mondo del lavoro di molti giovani medici;

   negli ultimi tempi si parla di una carenza di medici specialisti in molte discipline, e l'impegno dello Stato nella formazione diventa cruciale, anche al fine di realizzare un adeguato e qualificato ricambio generazionale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere riguardo alla certezza della data dell'esame di Stato e quali tempistiche si prevedano per la costituzione dell'Osservatorio nazionale della formazione medica specialistica.
(4-07162)


   LA MARCA e SCHIRÒ. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il programma «Rita Levi Montalcini» si è dimostrato uno degli strumenti più efficaci per consentire a giovani ricercatori che lavorano all'estero di tornare a fare ricerca in Italia presso università statali in base a progetti presentati dagli stessi ricercatori;

   abitualmente, entro il mese di settembre viene emesso il bando di concorso relativo all'anno precedente, per raccogliere le domande di partecipazione e compiere la selezione e gli altri adempimenti entro l'anno successivo, mentre ad oggi non risulta ancora emanato il bando per il 2019;

   per lo svolgimento del colloquio preliminare, previsto dall'articolo 24, comma 2, sui ricercatori a tempo determinato della legge 30 dicembre 2010, n. 240, ai candidati selezionati viene dato normalmente un preavviso di qualche settimana, spesso insufficiente per la concessione dei permessi da parte degli istituti esteri presso i quali i candidati prestano il loro lavoro e non sempre adeguato per le prenotazioni dei voli aerei a prezzi sostenibili;

   la forte decurtazione dei voli a causa della pandemia da Coronavirus ha reso di fatto impossibile questa tempistica, che in ogni caso poco si adatta alla situazione concreta di quanti sono interessati alle misure previste dal programma «Levi Montalcini»;

   in molti casi, le modalità di contatto diretto e di colloquio sono state sostituite con collegamenti telematici a distanza, che si sono rivelati adeguati a soddisfare le esigenze di valutazione contenute nei regolamenti e nei bandi –:

   in quali tempi il bando per il 2019 sarà emanato o se vi siano orientamenti diversi in merito all'uso delle risorse previste per il finanziamento di tale annualità;

   se non ritenga di adottare iniziative per prevedere l'opzione del colloquio a distanza come soluzione ordinaria e permanente, non solo emergenziale, per il completamento delle procedure previste dai bandi di concorso.
(4-07163)

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interpellanza Provenza n. 2-00899 del 4 agosto 2020.

Trasformazione di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati così trasformati su richiesta dei presentatori:

  interrogazione a risposta in Commissione De Menech n. 5-02584 del 24 luglio 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07161.

  interrogazione a risposta orale Mura n. 3-01457 del 15 aprile 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07160.

  interrogazione a risposta orale Toccalini n. 3-01544 del 19 maggio 2020 in interrogazione a risposta scritta n. 4-07162.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Mulè n. 4-07136 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 409 del 15 ottobre 2020. Alla pagina 15364, prima colonna, dalla riga quarta alla riga sesta deve leggersi: «vigore della legge di conversione del decreto in esame sono stabiliti i criteri per il», e non come stampato.