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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 8 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    quest'anno, il 20 ottobre 2020, ricorre il settantaseiesimo anniversario della strage dei piccoli martiri di Gorla;

    nel quartiere milanese di Gorla il 20 ottobre 1944, durante un bombardamento alleato, un ordigno centrava la scuola elementare «Francesco Crispi» mietendo oltre 200 vittime tra scolari e insegnanti;

   la mattina di quel tragico 20 ottobre decollavano dall'aeroporto pugliese di Castelluccio, nei pressi di Foggia, i bombardieri americani «B-24» con l'obiettivo di bombardare alcune installazioni nell'area nord di Milano. A causa di un errore di calcolo, l'obiettivo veniva mancato ma si decideva ugualmente di sganciare l'intero carico di bombe ormai innescate, 342 ordigni da 500 libbre, facendole cadere sul centro abitato sottostante dei quartieri milanesi di Gorla e Precotto che furono investiti da ottanta tonnellate di bombe, provocando la morte di oltre 600 civili. Uno degli ordigni centrò il vano scale della scuola elementare «Francesco Crispi», raggiungendo il rifugio antiaereo sotterraneo dell'edificio e causando la morte di circa 184 bambini e dell'intero corpo docente di 19 insegnanti;

   il «fuoco dal cielo» fece il maggior numero di vittime durante la seconda guerra mondiale e la memoria dei bombardamenti è sicuramente rimasta in secondo piano; eppure, sotto i bombardamenti morivano soprattutto bambini, donne, anziani, le persone cioè più indifese che subivano, oltre all'attacco alla loro incolumità fisica, anche la perdita delle loro case e dei loro beni. La tragedia e il dolore furono talmente immani da creare, nonostante l'intera collettività fosse ormai quasi assuefatta alle numerose atrocità della guerra, uno sconcerto generale e una condanna unanime da parte dell'intera opinione pubblica tali da far ritenere inaccettabile qualsiasi tentativo di scusante da parte delle Forze alleate;

   a rievocare quanto accaduto, nel luogo in cui sorgeva la scuola è stato eretto un monumento ossario in commemorazione del sacrificio dei piccoli martiri di Gorla, vittime innocenti della guerra. Ogni anno, il 20 ottobre davanti al monumento celebrativo, le massime autorità civili e militari (sindaco di Milano, rappresentanti della regione Lombardia, associazioni di quartiere), oltre ai bambini della scuola elementare che è sorta al posto di quella bombardata, partecipano alla messa ed alla cerimonia commemorativa;

   la scelta di indicare il giorno dell'anniversario della strage di Gorla per poter ricordare e riflettere su questa tragedia incredibilmente dimenticata è anche un modo per riparare a tanti anni di oblio durante i quali questa drammatica vicenda è stata relegata nel dimenticatoio, nonostante le oltre duecento vittime tra alunni e insegnanti, che ne hanno fatto con ogni probabilità, la più grave tragedia che abbia mai investito il mondo della scuola nell'ultimo secolo. Le rievocazioni nelle scuole della giornata del ricordo del 20 ottobre contribuiranno a rafforzare una più sentita consapevolezza degli orrori della guerra, oltre a diffondere una maggiore conoscenza storica di avvenimenti che, ancora oggi, sono poco conosciuti e divulgati. Un evento di tale gravità e rilevanza storica meriterebbero certamente una più solenne celebrazione anche a livello nazionale,

impegna il Governo

ad adoperarsi affinché vengano organizzati nelle scuole di ogni ordine e grado, il 20 ottobre, iniziative (manifestazioni, convegni, studi) e momenti comuni di ricordo dei fatti e di riflessione su quanto accaduto quel giorno senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica .
(7-00551) «Frassinetti, Deidda, Ferro, Ciaburro, Osnato, Mollicone».


   La VII Commissione,

   premesso che:

    la digitalizzazione consiste «nella trasformazione di un suono, di un'immagine, o, più in generale, di un documento in formato digitale (una sequenza di zero e di uno) interpretabile da un computer e, quindi, con possibilità infinite di riproduzione e di circolazione»;

    dal punto di vista giuridico, il problema che si pone è quello di individuare il soggetto cui spetta il diritto sull'opera d'arte che si intende sottoporre a processo di digitalizzazione;

    a questo fine si può distinguere tra opere protette tramite codice dei beni culturali (decreto legislativo n. 42 del 22 gennaio 2004 e successive modifiche) e opere protette tramite legge sulla protezione del diritto d'autore (legge n. 633 del 22 aprile 1941 e successive modifiche);

    in linea generale, si possono definire culturali quei beni che presentano un «interesse culturale», che può essere «artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico», a esclusione delle opere di autore vivente o la cui esecuzione non risalga a oltre settanta anni (la nozione di «bene culturale» la si ricava dagli articoli 2, comma 2, 10 e 11, del codice dei beni culturali);

    solo fino a qualche anno fa, affiancare parole come beni culturali e innovazione digitale sembrava un azzardo, un salto verso un futuro affascinante e ineluttabile, ma ancora troppo lontano. E invece quel futuro è già adesso, e anzi diventa anche rapidamente passato;

    questo perché il progresso tecnologico corre molto veloce, alimentando una rivoluzione digitale sempre più pervasiva, che sta determinando profondi e repentini cambiamenti in tutti i settori del nostro vivere quotidiano, con un impatto notevole anche nei beni culturali;

    così, se una volta la digitalizzazione del patrimonio si riduceva in via quasi esclusiva a un'attività di catalogazione complessa e costosa, utile soprattutto a una platea sostanzialmente ristretta di addetti ai lavori, ricercatori e studiosi, ma incapace di arrivare al grande pubblico, oggi, strumenti tecnologici avanzati offrono opportunità straordinarie, sia sul piano della produzione e della distribuzione di contenuti innovativi, che su quello della valorizzazione del patrimonio culturale;

    la riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169, prevede la costituzione dell'istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale – Digital Library – che cura il coordinamento e promuove programmi di digitalizzazione del patrimonio culturale di competenza del Ministero, elaborando, a tal fine, il Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale e curandone l'attuazione;

    la direttiva 29/2001/CE, all'articolo 5, lettera h), prevede già la facoltà per gli Stati membri di porre eccezioni al diritto di riproduzione quando si utilizzino opere, quali opere di architettura o di scultura, realizzate per essere collocate stabilmente in luoghi pubblici, ma il carattere facoltativo di tale eccezione non ha favorito, come in altri settori, l'armonizzazione sul territorio del mercato unico digitale, ma è stato il frutto di incertezza del diritto in una materia così sensibile all'osservanza della libertà costituzionalmente garantita di accesso alla cultura;

    è necessario un coordinamento di tale norma con l'articolo 108 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali, che presenta tuttora una limitazione al riuso per fini commerciali di riproduzioni di beni culturali seppure, in pubblico dominio;

    la possibilità di divulgare riproduzioni di beni culturali pubblici e di pubblico dominio, attraverso il web, rappresenta uno strumento rafforzare le politiche di valorizzazione e tutela territoriale e per la promozione dell'immagine dell'Italia all'estero, anche in chiave turistica;

    tale divulgazione risulta ancora scarsa e inefficace se rapportata al potenziale delle bellezze artistiche, storiche e architettoniche del nostro Paese,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative al fine di dare attuazione alle disposizioni della direttiva europea 2019/790/EU, che mirano alla rimozione dei cosiddetti diritti connessi, nel caso di riproduzione di opere delle arti visive di pubblico dominio, non aventi carattere originale;

   ad adottare iniziative volte a riconoscere, formalmente, la facoltà dei singoli direttori di istituti centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo di concedere l'utilizzo di immagini in rete, attraverso licenze Creative Commons di libero riuso, anche commerciale, le quali costituiscono, a tutti gli effetti, l'autorizzazione preventiva all'uso delle stesse già prevista dagli articoli 107 e 108 del codice dei beni culturali;

   ad adottare iniziative per costituire un gruppo di lavoro, composto da esperti nominati dall'Istituto centrale per la digitalizzazione del patrimonio culturale, incaricato di valutare l'impatto culturale ed economico sotteso all'applicazione delle licenze Creative Commons nella digitalizzazione e condivisione del patrimonio culturale e di fornire consulenza e supporto informativo agli istituti centrali e periferici del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, in materia di riproduzioni digitali del patrimonio culturale.
(7-00552) «Belotti, Basini, Colmellere, De Angelis, Latini, Patelli, Racchella, Sasso, Toccalini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in data 2-3 ottobre 2020 una fortissima calamità e un evento alluvionale di eccezionale gravità hanno colpito la Liguria ed il Piemonte, dove, in appena 24 ore, le precipitazioni hanno superato le cifre raggiunte nel 1958;

   le precipitazioni sono state eccezionali, con punte di particolare intensità nelle province di Biella, Verbano-Cusio-Ossola e Cuneo, producendo estese e diffuse esondazioni dei corsi d'acqua, erosioni spondali, crollo di alcuni ponti, frane che hanno colpito beni immobili pubblici e privati, spesso pregiudicando anche servizi essenziali;

   nel biellese, in particolar modo, è stata flagellata l'Alta Valle Cervo e segnatamente i comuni di Piedicavallo, Rosazza e Campiglia Cervo, oltre alla Valsessera e il biellese tutto in generale;

   in caso sono più di 108 comuni piemontesi fortemente colpiti e tanto basta per rappresentare la gravità dell'evento e la criticità della situazione;

   il presidente della regione Piemonte Cirio ha già precisato che, raccolta la massa degli interventi di urgenza, chiederà la dichiarazione dello stato di emergenza;

   la dichiarazione dello stato di emergenza e il reperimento delle risorse sono certamente il primo ed ineludibile passaggio per la ricostruzione;

   i catastrofici danni provocati dagli eventi alluvionali, con strade e infrastrutture ormai inagibili, ponti crollati, aziende sommerse dall'acqua, impongono una risposta repentina nella ricostruzione che non può essere assicurata solo dal reperimento delle risorse;

   al fine della celere ricostruzione appare necessario, sulla scorta del felice «Modello Genova», nominare senza indugi un commissario straordinario con poteri speciali che abbia la possibilità di accelerare la ricostruzione, superando i limiti della burocrazia italiana;

   il ritardo nella ricostruzione sarebbe esiziale e le briglie della burocrazia italiana potrebbero costituire il secondo e più prolungato evento catastrofale per le zone interessate dalla alluvione per le zone colpite –:

   se il Governo sia a conoscenza della gravità dei fatti esposti e se intenda intraprendere iniziative volte alla deliberazione dello stato di emergenza e alla nomina di un commissario straordinario con poteri speciali per la ricostruzione delle zone colpite dagli eventi alluvionali del 2 e 3 ottobre 2020.
(4-07060)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   RIBOLLA, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   al primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo sono arrivate varie segnalazioni riguardanti disservizi che si sono verificati nei consolati italiani all'estero durante l'estate scorsa, imputabili solo in parte alla pandemia da Covid-19;

   segnalazioni particolari sono pervenute dal consolato di Ginevra, dove il coronavirus ha pesantemente colpito questo Cantone, richiedendo l'implementazione di misure sanitarie urgenti che hanno comportato anche la chiusura del consolato stesso;

   in Svizzera risiedono circa 600.000 connazionali, che necessitano di servizi consolari efficienti, in particolare in questo periodo di grave crisi economico-sanitaria –:

   quali iniziative intenda mettere in atto il Governo al fine di rendere più efficienti le pratiche di disbrigo burocratico per il rinnovo dei documenti di identità dei nostri connazionali e assicurare così la più ampia attuazione dell'articolo 16 della Costituzione in merito alla libertà di circolazione e movimento.
(4-07051)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO e ROTELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della giustizia . — Per sapere – premesso che:

   destano preoccupazione gli episodi incendiari che hanno interessato alcuni impianti di trattamento o stoccaggio di rifiuti in Calabria a Siderno, Motta San Giovanni. San Gregorio d'Ippona, San Giovanni in Fiore, Corigliano-Rossano e Squillace, che fanno pensare a un disegno criminale;

   come denunciato dal direttore generale dell'Arpacal, dottor Domenico Pappaterra: «È fin troppo evidente che la Calabria in queste settimane sia sotto un vero e proprio attacco criminale-ambientale al quale dobbiamo necessariamente, tutti insieme, rispondere nella maniera più opportuna facendo squadra. I diversi incendi che hanno interessato gli impianti di trattamento o stoccaggio di rifiuti, a Siderno come a Motta San Giovanni, a San Gregorio d'Ippona come a San Giovanni in Fiore, a Corigliano-Rossano così come quello di ieri a Squillace, non possono essere considerati una mera casualità»;

   a Siderno, un incendio di vaste proporzioni, le cui cause non sono state ancora accertate, ha gravemente danneggiato due capannoni dell'impianto di raccolta e smaltimento dei rifiuti, situato nella contrada San Leo, posta a monte della cittadina costiera, in cui confluiscono tutti i rifiuti di natura «indifferenziata» raccolti nei centri del comprensorio della Locride (42 comuni della provincia di Reggio Calabria), causando ingenti danni materiali e mandando in tilt l'intero sistema di raccolta;

   riguardo l'ultimo, nonché sesto nell'arco di poche settimane, incendio scoppiato a Squillace, in provincia di Catanzaro, si tratta di uno stabilimento autorizzato da marzo del 2016 come piattaforma di trattamento rifiuti tra cui carta, cartone, plastica, vetro e alluminio e, secondo le informazioni acquisite dall'amministratore unico della società titolare dello stabilimento, al momento dello scoppio dell'incendio, vi sarebbero stati stoccati/depositati circa 900 tonnellate di rifiuti –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, di quali informazioni disponga in merito alla matrice degli episodi incendiari in esame e se non ritenga di avvalersi dell'impiego delle Forze armate, in operazioni di sicurezza e di controllo, per la prevenzione dei delitti di criminalità ambientale, al fine di tutelare le popolazioni residenti e l'integrità ambientale;

   quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nella gestione del ciclo dei rifiuti sul territorio nazionale e, in particolare, calabrese.
(4-07054)


   SCANU, DEIANA, CADEDDU, MARINO, ALBERTO MANCA, PERANTONI e CABRAS. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   il lago Omodeo, situato in Sardegna, nella provincia di Oristano, è uno dei bacini artificiali più grandi d'Italia;

   il bacino fornisce risorse idriche ad un territorio vastissimo della zona centrale e centro-meridionale della regione;

   l'invaso è situato in un'area importante sia da|(un punto di vista florofaunistico che archeologico;

   in particolare l'area è caratterizzata dalla presenza di specie arboree di pregio, da una fauna ricca di biodiversità e da nuraghi affioranti nel periodo autunnale quando il lago in parte si prosciuga;

   il lago Omodeo fa parte del Sic (sito di interesse comunitario) della Media Valle del Tirso e Altopiano di Abbasanta - Rio Siddu in cui sono presenti numerosi habitat e specie di interesse conservazionistico;

   nel territorio di Abbasanta si trova il Caip (Centro di addestramento e istruzione professionale della Polizia di Stato), sito attrezzato con un poligono da tiro;

   inizialmente l'attività di tiro era ubicata nel comune di Bidoni per poi essere dislocata in quello ai Soddì, pertanto gli effetti dell'attività ad esso connessa hanno interessato più porzioni dell'area Sic in questione;

   nell'area si svolgono periodicamente delle esercitazioni e vige una servitù disciplinata da ordinanze prefettizie che impongono per tutto il periodo delle esercitazioni lo sgombero di uomini e animali. Risulta che l'area nel corso degli anni sia stata interessata da esercitazioni diverse dal tiro con armi convenzionali, prevedendo l'impegno di altre forze armate diverse dagli agenti del Caip (carabinieri, polizie municipali, compagnie barracellari, il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, Esercito e Marina) e di conseguenza anche con l'uso di armi di vario genere (non convenzionali);

   l'Arpas (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Sardegna) nel dicembre 2014 rilevò all'interno del corpo idrico una presenza decisamente importante di vecchi proiettili e bengala di tipo militare;

   i comuni del Guilcier e del Barigadu hanno più volte sollecitato le Autorità competenti ad effettuare la bonifica della zona al fine di garantire lo sviluppo sostenibile dell'area e una regolamentazione più puntuale delle attività del poligono;

   a gennaio del 2015 si inaugurava presso il lago la sede del Comitato di (bestione dell'Area Sic che aveva iniziato a prevedere controlli sulla qualità dell'acqua e a verificare l'eventuale possibilità di spostare il poligono di tiro;

   nel 2016 l'area fu anche oggetto di esame da parte della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'utilizzo dell'uranio impoverito;

   attualmente non ci sono garanzie sulla minimizzazione del rischio di disseminazione di proiettili e bossoli nell'area esterna a tale infrastruttura;

   associazioni e cittadini hanno segnalato più volte la necessità di effettuare attività di bonifica tenuto conto della segnalazione sulle sponde del lago di migliaia di ogive e bossoli –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per salvaguardare l'ambiente dell'area in questione, che costituisce un importante sito di interesse comunitario.
(4-07059)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'economia e delle finanze è azionista di Enel;

   nell'interrogazione a risposta scritta n. 4-03083, l'interrogante riassumeva una vicenda, segnalata, relativa alla manutenzione di linee elettriche di media tensione da parte dell'allora gestore Enel;

   ne|suddetto atto parlamentare si riassume che, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-02124 del 10 ottobre 2013 presentata nella XVII legislatura, la deputata Dalila Nesci ha rappresentato che il 15 luglio 2013, il signor Giovanni Foglia, già dipendente Enel, presentò una denuncia alla procura della Repubblica di Cosenza nella quale, con riferimento alla gestione di un contratto triennale per il taglio di piante lungo le linee di media tensione della provincia di Cosenza, contratto n. 8400003490 del 9 luglio 2007, esponeva il pagamento — da parte di Enel — di circa 120 mila euro per lavori mai fatti e inesistenti;

   ivi si precisa che, in data 22 agosto 2013, per e-mail lo stesso ex dipendente Enel segnalò il grave fatto sopra riassunto anche al dottor Francesco Parlato, capo della direzione VII del dipartimento del tesoro, e al comando generale della Guardia di finanza;

   ivi si aggiunge che esposti analoghi il signor Foglia indirizzava per conoscenza, nel 2012, alla stazione dei carabinieri di San Giovanni in Fiore (Cosenza);

   ivi si rammenta che, in una lettera del 2 gennaio 2015, indirizzata ai responsabili per il codice etico dell'Enel e anche ai carabinieri della locale stazione di San Giovanni in Fiore (Cosenza), lo stesso signor Foglia lamentava che, a fronte delle proprie segnalazioni in ordine al presunto illecito sulle indicate linee di media tensione, il medesimo segnalatore diventava destinatario di azioni legali dell'azienda, mentre i dirigenti interessati non fornivano affatto risposte, ai sensi del codice etico adottato da Enel, in relazione ai gravi fatti già rappresentati alle autorità di competenza;

   ivi si racconta che, con note del 1o aprile, del 10 aprile, del 15 aprile e del 23 aprile 2019, lo stesso signor Foglia tornava a segnalare la questione del presunto, suddetto illecito, al riguardo interessando a mezzo Pec i responsabili di Enel codice etico, i vertici della stessa azienda e finanche la procura e la corte d'appello di Catanzaro, anche lamentando — con toni decisi e ripetuti richiami al rispetto delle leggi da parte di ogni individuo — d'aver subito ripercussioni legali, pur avendo agito in qualità di segnalatore, all'epoca dei fatti dipendente di Enel e, ad oggi, investitore della medesima società;

   con Pec del 22 settembre 2020, il signor Foglia ha precisato i fatti oggetto delle sue segnalazioni e fornito, a sostegno della propria versione, precisi elementi documentali mediante relazione accompagnata da immagini dello stato dei luoghi relativo all'epoca della consumazione della vicenda sopra richiamata, peraltro lamentando nei propri riguardi un atteggiamento ostativo da parte di Enel –:

  se e quali verifiche, per quanto di competenza, siano state effettuate dal dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze, a fronte delle segnalazioni di cui in premessa e degli ulteriori elementi recentemente emersi.
(4-07062)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGGIONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 5 ottobre 2020, notizie di stampa, riportano l'ennesima aggressione avvenuta ai danni della polizia penitenziaria da parte di detenuti tanto che si tratta ormai di un inaccettabile cronologico ed incontrollato fenomeno;

   l'episodio, accaduto nell'istituto penitenziario della frazione Piccolini di Vigevano, ha visto un detenuto ventiduenne, di origini marocchine, incendiare un materasso e aggredire, con lamette da barba, calci e pugni, due agenti intervenuti per spegnere le fiamme;

   gli agenti sono dovuti ricorrere alle cure dell'ospedale, dove i referti descrivono per uno di questi, la frattura scomposta di un osso della mano e diverse ecchimosi guaribili in 25 giorni; per l'altro agente i medici hanno stilato la prognosi di cinque giorni per una distorsione al rachide cervicale; inoltre, entrambi hanno avuto bisogno dell'ossigeno a causa del fumo inalato nel tentativo di spegnere l'incendio nella cella;

   risulta anche che lo stesso detenuto, anche nei giorni precedenti, si è reso responsabile di diversi reati quali: resistenza, minacce aggravate, danneggiamenti e lesioni aggravate ai danni degli agenti –:

   considerato il pesante numero di aggressioni in tutte le carceri italiane, se il Ministro non ritenga indifferibile ed urgente dover adottare iniziative normative volte all'inasprimento delle pene per chi si macchi di reati violenti contro la polizia penitenziaria all'interno delle carceri.
(4-07050)


   FIORINI, MORRONE e CAVANDOLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da vari organi di stampa, la scorsa settimana, davanti al carcere di Reggio Emilia, si è tenuto un sit-in di protesta, organizzato dei sindacati Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns Cisl, Cnpp, Cgil e Uspp, per denunciare le gravi condizioni in cui versa l'istituto carcerario;

   solo nei primi sei mesi del 2020, nella casa circondariale si sono verificate 100 aggressioni al personale e tra detenuti, il numero più alto tra tutte le carceri dell'Emilia-Romagna, oltre a 76 atti di autolesionismo in cella e 16 tentativi di suicidi. Su 4000 aggressioni a livello nazionale, 400 si distribuiscono negli istituti della regione;

   secondo i sindacati, tutto ciò è causato dalla mancanza di sicurezza all'interno degli istituti penitenziari, dall'assenza di una sala regia per monitorare la sorveglianza fino a dispositivi di protezione obsoleti quali caschi, manganelli e giubbotti antiproiettile;

   i sindacati hanno redatto un documento che hanno inviato al Ministro della giustizia e al capo dipartimento Petralia in cui viene chiesta la rimozione del comandante del carcere di Reggio Emilia, in carica da circa 2 anni, che potrebbe non essere in grado di farsi carico delle problematiche vista la realtà;

   nel documento, come spiegano le sigle sindacali, le criticità da risolvere nella struttura non sono più rinviabili e si rende anche necessario recuperare un clima lavorativo compromesso per un'organizzazione del lavoro che determina un altissimo stress per gli operatori;

   nella lista delle priorità ci sono: la revisione della pianta organica della polizia penitenziaria a cui mancano 50 agenti (10 hanno cessato il servizio a gennaio). Gli effettivi previsti dovrebbero essere 240, invece gli uomini impiegati nel carcere sono 190, un dato che affiancato a quello del sovraffollamento dei detenuti (oltre 400 a fronte del limite di 259) rende la situazione insostenibile; va inoltre considerato, continuano i rappresentanti dei lavoratori, che dopo la chiusura dell'ospedale psichiatrico giudiziario, il numero degli agenti è rimasto immutato, ma sono aumentate le sezioni da gestire, con tipologie variegate e spesso problematiche di detenuti, senza considerare gli stranieri;

   inoltre, mancano anche una serie di figure essenziali per l'assistenza ai carcerati con esigenze particolari: operatori giuridico-pedagogici e sanitari per le valutazioni psichiatriche e di riabilitazione;

   le conseguenze di questa situazione sono pesanti anche per i lavoratori costretti, di conseguenza, a turni estenuanti, mancanza di riposi e compressione delle ferie;

   l'interrogante ha già presentato in merito alcuni atti di sindacato ispettivo proprio perché i sindacati, gli operatori e la comunità locale sono preoccupati della situazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per chiarire e risolvere, con la massima urgenza, le criticità evidenziate, considerando anche l'emergenza che si è aggiunta in questi mesi legata alla pandemia da Covid-19;

   se si ritenga opportuno adottare iniziative per ripristinare i livelli di sicurezza nelle strutture sanitarie esterne agli istituti penitenziari per ricoveri con piantonamento dei detenuti al fine di evitare eventuali tentativi di evasione.
(4-07064)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FORMENTINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 2019 le corse veloci tra Desenzano e Milano/Venezia si sono ridotte di un terzo – da 36 a 24 – e la situazione è destinata a peggiorare, perché, dal 2026, verrà inaugurata la nuova linea Tav Brescia-Verona e le Frecce scompariranno quasi del tutto dalla linea storica;

   la linea ferroviaria Milano-Venezia costituisce parte della direttrice est-ovest Torino-Trieste e fa parte della rete fondamentale gestita da Rfi. La linea attraversa la Lombardia, collegando Milano con Brescia e gli abitati della zona centrale ed orientale della regione;

   attualmente ogni mattina è disponibile solo un treno Frecciarossa con destinazione Milano e a un orario incongruo per i pendolari che siano essi lavoratori o studenti, perché parte alle 9,23. Prima di questo sono disponibili solo treni regionali, spesso in ritardo, sovraffollati e lenti. Questa situazione si è determinata nonostante gli investimenti effettuati ammontanti ad oltre un milione di euro per lavori di rifacimento del locale fabbricato viaggiatori e in vista di una probabile (e ulteriore) riduzione dei treni a lunga percorrenza quando sarà operativa la Tav, che non prevede fermate sul Garda. Al momento fra pandemia e orario estivo, si è verificata una contrazione delle corse che non sono state ripristinate neanche con la riapertura delle scuole;

   la questione ha anche importanti risvolti economici per gli utenti, infatti attualmente il prezzo di un abbonamento per Milano è di 180 euro al mese, il che significa 9 euro al giorno; si tratta quindi di un mezzo economico e veloce. Una riduzione del traffico ferroviario comporterebbe inevitabilmente un maggior utilizzo delle autovetture con un impatto negativo sull'ambiente e la qualità dell'aria;

   ad oggi sono solamente 24 i treni veloci che si fermano a Desenzano da e per Milano e Venezia, prima erano ben 36 e come dianzi esposto la nuova Tav non prevede una fermata sul Garda. Attualmente, con la percorrenza di treni veloci Desenzano rientrava a pieno diritto nel cuore dell'Europa, mentre nel caso fosse confermata la sua esclusione ritornerebbe in periferia;

   secondo il rapporto di Bem Research sull'e-tourism 2019, nel 2018 il flusso di turisti esteri che hanno scelto come meta l'Italia continua ad evidenziare un trend crescente. Nel Nord la regione preferita dagli stranieri nel 2018 è ancora una volta la Lombardia. Il 30 per cento dei turisti stranieri ha scelto una località di questa regione per trascorrere le proprie vacanze. Nel complesso, la Lombardia, con 23,3 milioni di turisti, è la regione più visitata dagli stranieri secondo le statistiche relative al 2018 (100 mila visitatori in più rispetto all'anno precedente);

   Desenzano del Garda è il comune più popoloso del lago di Garda e il secondo della provincia di Brescia. Lo scorso anno è stato visitato da 890 mila turisti che hanno contribuito a rendere la Lombardia una delle principali mete in Italia. Il turismo rappresenta, inoltre, un'importante opportunità per oltre 32 mila imprese artigiane lombarde a vocazione turistica;

   la Gardesana non può e non deve essere tagliata fuori da collegamenti ferroviari efficaci, efficienti e sostenibili verso le principali città del Paese; Desenzano deve quindi necessariamente continuare ad essere attraversata dall'alta velocità e diventare l'hub del Garda –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adoperarsi, per quanto di competenza, nei confronti di Trenitalia, al fine di rivedere la decisione assunta di sopprimere i treni Frecciarossa Desenzano-Milano in modo da non penalizzare, in questa prospettiva, la provincia di Brescia.
(5-04737)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   COVOLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i continui e ripetuti episodi di microcriminalità ai danni di esercenti e le vere e proprie «rese dei conti» di rara violenza tra gruppi di etnia diversa, di origine slava e africana, da cui sono vessati i cittadini di Thiene e di Schio, nell'Alto Vicentino, hanno fatto tornare di grande attualità l'esigenza di istituire un apposito commissariato di polizia di Stato con sede a Schio, competente proprio per il territorio dell'Alto Vicentino;

   nei giorni scorsi, infatti, il sindaco di Thiene ha dovuto emettere un'ordinanza, che si aggiunge ad una serie di altre misure adottate negli ultimi anni al fine di dare attuazione ad un piano di sicurezza pubblica in mancanza di un'adeguata presenza sul territorio di forze dell'ordine e che consistono in un servizio di pattugliamento notturno della polizia locale — fino a mezzanotte durante la settimana e fino alle 3 del mattino il venerdì e il sabato — la collaborazione con volontari e con l'Associazione nazionale carabinieri e l'utilizzo di una rete innovativa di sorveglianza e di varchi elettronici;

   a giugno il sindaco di Thiene è stato ricevuto dal prefetto di Vicenza insieme ai 36 sindaci dell'Alto Vicentino, compresi quelli di alcuni comuni della zona della Valle dell'Agno, tra cui Valdagno, insieme ai quali aveva già avanzato la richiesta al Ministero dell'istituzione di un commissariato, avallata anche dalle associazioni di categoria, rimasta purtroppo ancora senza una risposta ad oggi;

   al prefetto sono state rappresentate le priorità dei territori, riguardanti in particolar modo l'esigenza che la denuncia per reati gravi di cittadini non residenti nel territorio cittadino fosse accompagnata anche da un foglio di via, che la denuncia per fatti gravi riguardanti stranieri minorenni fosse comunicata al comune di residenza al fine di avere elementi sufficienti a non concedere la cittadinanza italiana automatica al compimento della maggiore età e, infine che vi fosse un maggior presidio del territorio di Thiene, anche interforze, almeno nei punti da considerarsi sensibili;

   la presenza del presidio della polizia di Stato, infatti, sarebbe fondamentale, perché il commissariato ha competenze esclusive nei controlli dei permessi di soggiorno e sull'applicazione delle misure di prevenzione, come l'emanazione di provvedimenti di allontanamento dal territorio fino alla durata di tre anni –:

   se intenda chiarire quali siano gli intendimenti con riguardo alla richiesta avanzata dai sindaci dell'Alto Vicentino, e in particolare dal sindaco di Thiene, di istituire un apposito commissariato della polizia di Stato a Schio o, in alternativa, quali iniziative di competenza intenda adottare per garantire livelli adeguati di sicurezza nei territori di Schio e Thiene, soprattutto con riguardo alla necessità di interrompere la guerra tra bande rivali di etnia diversa.
(4-07055)


   ZOFFILI e FERRARI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   grazie all'efficiente attività investigativa degli agenti della polizia ferroviaria di Lecco è stato identificato il responsabile dell'aggressione avvenuta la scorsa estate ai danni di un capotreno della Società Trenord su un convoglio della linea Lecco-Milano;

   secondo quanto riportato dalla stampa, l'autore sarebbe uno straniero di nazionalità gambiana di trent'anni che, nella circostanza, avrebbe prima brutalmente percosso il capotreno tentando successivamente di rapinarlo del telefono cellulare;

   a seguito della denuncia sporta dal ferroviere, gli agenti sarebbero riusciti ad individuare l'aggressore grazie alle informazioni fornite ed una capillare ricerca presso i centri di accoglienza presenti nel capoluogo lariano, reperendo le generalità presso uno di questi, dove lo straniero aveva svolto attività lavorativa;

   dopo il riconoscimento da parte del capotreno, lo straniero gambiano sarebbe stato denunciato all'autorità giudiziaria per tentata rapina;

   quanto accaduto rappresenta solo uno dei tantissimi casi di aggressione a danno degli operatori dei servizi e del trasporto pubblico, sempre più spesso vittime della violenza di stranieri, riportati dalla stampa negli ultimi mesi e testimonia la totale mancanza di adeguate misure a loro tutela, un gravissimo problema inasprito ancora di più dalla recente approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto-legge volto a rivedere i decreti cosiddetti Sicurezza voluti dal precedente Ministro dell'interno Salvini;

   tale decisione, così come la modifica dell'articolo 588 del codice penale prevista dal recente decreto-legge, peggiorerà ancor di più la situazione in termini di sicurezza dei cittadini e ordine pubblico nei territori –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto esposto in premessa, se lo straniero di nazionalità gambiana arrestato fosse in possesso di regolare permesso di soggiorno e a che titolo e in quali centri di accoglienza abbia prestato attività lavorativa; se e quali iniziative di competenza intenda adottare anche per il rimpatrio dello stesso e se non ritenga opportuno assumere immediate iniziative al fine di garantire maggiori e adeguate tutele per la sicurezza degli operatori dei servizi e del trasporto pubblico.
(4-07065)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante «Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, nonché in materia di procedure concorsuali e di abilitazione e per la continuità della gestione accademica», convertito, con modificazioni, dalla legge 6 giugno 2020, n. 41, e in particolare l'articolo 2, comma 1, lettera d-bis il quale prevede che «con una o più ordinanze del Ministro dell'istruzione, sentiti il Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro per la pubblica amministrazione, per l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2020/2021, sono adottate, anche in deroga alle disposizioni vigenti, misure volte (...) a tenere conto delle necessità degli studenti con patologie gravi o immunodepressi, in possesso di certificati rilasciati dalle competenti autorità sanitarie, nonché dal medico di assistenza primaria che ha in carico il paziente, tali da consentire loro di poter seguire la programmazione scolastica avvalendosi anche eventualmente della didattica a distanza»;

   nel parere approvato nella seduta plenaria n. 47 del 15 settembre 2020 sullo schema di «Ordinanza relativa agli alunni con fragilità ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera d-bis) del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22», il Consiglio superiore della pubblica istruzione suggerisce all'amministrazione «... di prendere in considerazione anche il caso di alunni che convivono con soggetti affetti da gravi patologie o immunodepressi, evidenziando la necessità del coinvolgimento del Dipartimento di Prevenzione ...»;

   appare evidente e probabile, che, in questo periodo di emergenza sanitaria, molte persone affette da gravi patologie o immunodepresse siano quotidianamente esposte al rischio di poter contrarre la malattia Covid-19, con conseguente e grave pericolo per la loro salute e incolumità, nel caso in cui convivano con alunni che frequentano la scuola. Queste persone, per ovviare al problema, sono costrette in molti casi a far studiare in casa i predetti alunni optando per l'istruzione parentale che molte volte, a causa di incapacità tecniche all'insegnamento, si traduce nel pagamento di un insegnante con costi rilevanti a carico del soggetto fragile –:

   se il Governo intenda disporre, nell'ambito delle ordinanze previste dal decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, e per il periodo di emergenza sanitaria, la possibilità di consentire agli alunni che convivono con soggetti affetti da gravi patologie o immunodepressi, in possesso di certificati rilasciati dalle competenti autorità sanitarie, di beneficiare, su espressa richiesta, della didattica a distanza.
(5-04736)

Interrogazione a risposta scritta:


   CECCHETTI e SASSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   è nota la posizione del Ministero dell'istruzione circa la volontà di non rinviare il prossimo concorso ordinario per titoli ed esami finalizzato al reclutamento del personale docente della scuola secondaria, e si registra, ad avviso degli interroganti, la mancata attenzione del Ministro verso soluzioni alternative in favore dei docenti precari;

   in questi giorni, comunque, giungono continue segnalazioni proprio da parte dei docenti precari che chiedono di «... intervenire per la salvaguardia della popolazione studentesca e delle famiglie ... per bloccare l'espletamento delle prove concorsuali ...»;

   in generale, sono state rinviate al 2021 tutte le procedure concorsuali dei diversi comparti, ma il Ministro interrogato continua, ad avviso degli interroganti, a non prestare attenzione ai bisogni dei professori e, in generale, degli studenti e delle loro famiglie;

   il Ministro, peraltro, afferma — in una recente intervista — che «... nella pubblica amministrazione si entra per concorso ...» dimenticando, secondo gli interroganti, a livello costituzionale, l'articolo 97, quarto comma, che stabilisce che «agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge». Tale disposizione introduce nel nostro ordinamento la regola generale del pubblico concorso, derogabile soltanto nei casi previsti dalla legge, nel rispetto di criteri di proporzionalità e ragionevolezza;

   peraltro, la Corte Costituzionale ha sancito che «la facoltà del legislatore di introdurre deroghe al principio del concorso pubblico deve essere delimitata [effettivamente] in modo rigoroso», (tuttavia, si noti bene, potendo tali deroghe essere considerate «legittime solo quando siano funzionali esse stesse alle esigenze di buon andamento dell'amministrazione e ove ricorrano “peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico idonee a giustificarle”»;

   appare evidente che — sia sotto il profilo giuridico, sia per ragioni di opportunità nonché di ragionevolezza ricorrendo peculiari e straordinarie esigenze di interesse pubblico, cioè la salvaguardia dei precari e degli studenti nonché ricorrendo possibili esigenze sanitarie e rischi di ritardi nell'attività didattica — l'unica soluzione è — nel breve periodo — il rinvio al fine di adottare tutti gli strumenti per la stabilizzazione dei precari –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario promuovere ogni utile iniziativa di competenza per la tutela di tutti i docenti precari, rinviando con urgenza il concorso in itinere, adottando ogni strumento per tutelare gli studenti e le loro famiglie, salvaguardando l'attività didattica e le professionalità oggi esistenti nel mondo della scuola.
(4-07057)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PAITA, MARCO DI MAIO e D'ALESSANDRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione italiana donatori di organi (Aido) e l'Associazione volontari italiani del sangue (Avis), nel 2015 hanno siglato un protocollo d'intesa per formalizzare il loro rapporto di cooperazione al fine di incrementare l'educazione dei cittadini alla donazione e alla solidarietà e avviare politiche coordinate sulle tematiche formative dei cittadini dirette anche alla promozione della salute;

   le suddette associazioni si articolano in svariati gruppi comunali sul territorio nazionale che, a causa delle emergenze sanitarie, non hanno potuto svolgere le regolari assemblee per l'approvazione delle nuove norme statutarie e pertanto non sono in grado di rispettare il termine del 31 ottobre 2020, per la registrazione presso le locali Agenzia delle entrate degli statuti adeguati alle nuove norme del terzo settore suindicato;

   il protrarsi dello stato emergenziale, peraltro, si riversa in modo del tutto pregiudizievole sulle associazioni rette da soli volontari, molti in età avanzata che a causa delle varie restrizioni di mobilità e dei divieti di assembramento non sono stati posti in grado di provvedere a quanto sopra riferito;

   sarebbe preferibile una proroga ulteriore del termine per la registrazione degli statuti, dal momento che molte realtà associative periferiche di Aido e Avis contano su poche persone, mezzi limitati e quasi nessun supporto informatico e sono le uniche associazioni dotate di un'intensa ramificazione periferica che, a differenza di altre realtà associative, rimarrebbe penalizzata –:

   se il Governo intenda adottare le iniziative di competenza per una proroga del termine già fissato per la data del 31 ottobre 2020, per la registrazione presso le locali Agenzia delle entrate degli statuti adeguati alle nuove norme del terzo settore, almeno al 31 gennaio 2021, termine dello stato d'emergenza.
(5-04739)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO e MOLLICONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in data 2-3 ottobre 2020 una fortissima ondata di maltempo ha colpito la Liguria ed il Piemonte, dove in appena 24 ore le precipitazioni hanno superato le cifre raggiunte nel 1958;

   le precipitazioni sono state straordinarie, con punte di particolare intensità nelle provincie di Verbano-Cusio-Ossola, Biella e Cuneo, producendo estese e diffuse esondazioni dei corsi d'acqua, erosioni spondali, e crollo di alcuni ponti;

   nel cuneese l'esondazione del fiume Tanaro ha provocato danni ingenti nell'area compresa tra i comuni di Ceva ed Ormea; sempre nel cuneese anche i comuni di Limone Piemonte e Garessio non sono stati risparmiati dalle esondazioni degli ultimi giorni;

   proprio a Limone Piemonte le esondazioni del 2 ottobre hanno completamente divelto la strada oltre il tunnel di Tenda e reso inagibile la galleria stessa, isolando l'intero comune dal territorio circostante;

   sono più di 108 i comuni piemontesi, e 1.360 circa i volontari attivi per il ripristino delle opere danneggiate;

   data la vastità del disastro, tra Piemonte e Liguria, sussiste, in modo particolare per gli amministratori locali, la necessità di usufruire del maggior numero di personale volontario possibile per rispondere prontamente all'emergenza in corso;

   il decreto del 22 ottobre 2019 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che dà attuazione al decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, ha sancito come i percettori di reddito di cittadinanza debbano offrire la disponibilità a partecipare a progetti a titolarità dei comuni, utili alla collettività, da svolgere presso il comune di residenza, ma non che possano essere precettati in casi di emergenza come quelli sopra indicati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, se del caso, per statuire l'obbligo da parte dei percettori di reddito di cittadinanza di prestare la propria opera come personale di primo impiego in risposta a disastri come quello di cui in premessa.
(4-07061)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROSTAN e DE FILIPPO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'epatite C è una malattia clinicamente rilevante dalle gravi conseguenze a livello epatico e che, per la sua alta capacità di contagio, è, purtroppo, ancora oggi, un problema di salute pubblica e lo sarà fino alla sua completa debellazione;

   la rilevanza del fenomeno patologico ha portato l'Organizzazione mondiale della sanità a indirizzare, a partire da maggio 2016, la politica sanitaria globale verso la riduzione della mortalità dell'infezione del 65 per cento con l'ambizioso obiettivo della completa eradicazione;

   perché questo avvenga, la strategia approvata dall'Oms prevede di diagnosticare almeno il 90 per cento degli infetti e di trattare almeno l'80 per cento dei diagnosticati entro il 2030;

   a partire da marzo 2017, la lotta all'epatite C ha raggiunto in Italia un punto di svolta; è stato infatti riconosciuto a tutti i pazienti il diritto a ricevere il trattamento per l'epatite C, attraverso la costituzione di un fondo ad hoc per i farmaci innovativi, prevedendo la rimborsabilità dei trattamenti di nuova generazione per l'epatite C, nell'ambito del Sistema sanitario nazionale (Ssn);

   il piano di eliminazione dell'epatite C, attualmente in fase di revisione, poggia essenzialmente sull'interruzione della catena del contagio e sulla terapia con farmaci antivirali diretti (DAAs), caratterizzati da altissima efficacia e ottimo profilo di tollerabilità;

   in questo processo di eradicazione, l'Italia vantava, nel 2018, risultati più che soddisfacenti, classificandosi tra i 12 Paesi rispettosi dei target stabiliti dall'Organizzazione mondiale della sanità;

   analizzando i dati del 2019, si registra, purtroppo, un decremento notevole e non giustificato di pazienti avviati a trattamento: il calo ammonta a circa il 35 per cento, causando così un possibile ritardo di 7 anni nel raggiungimento degli obiettivi sanitari prefissati;

   se a ciò si sommano gli effetti della situazione assolutamente straordinaria per la pandemia Sars-Cov2, il calo del numero dei trattamenti dell'infezione da Hcv potrebbe essere addirittura superiore al 65 per cento rispetto al 2019;

   l'investimento sostenuto sino ad oggi dal Ssn per il trattamento di pazienti trattati dal 2015 al 2018 verrà recuperato interamente entro 5-6 anni, con un risparmio in oltre 800 eventi clinici infausti, portando ad un risparmio di oltre 52 milioni di euro a 20 anni per 1.000 pazienti trattati;

   appare dunque evidente che l'investimento sin qui realizzato rischia di tramutarsi in un costo ulteriore per il Ssn, oltre ad essere una sconfitta a livello umano;

   la commissione affari sociali della Camera dei deputati a conclusione di un'approfondita indagine conoscitiva sulle politiche di prevenzione ed eliminazione dell'epatite C, ha approvato all'unanimità (in data 11 giugno 2020) un documento in cui si valuta come necessaria la costituzione di un Fondo per il contrasto dell'Hcv, anche finalizzato a coprire i costi delle attività previste dal Piano nazionale di eliminazione aggiornato e condiviso, con l'istituzione di una «cabina di regia nazionale» che coordini il piano nazionale e monitori i piani regionali –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario accelerare l'iter di adozione del decreto attuativo relativo alle attività di screening di Hcv di cui al decreto-legge n. 162 del 2019, convertito dalla legge n. 8 del 2020 e se non ritenga altresì necessario adottare iniziative per accelerare la revisione del Piano nazionale eliminazione epatiti (Pnev) e per la susseguente condivisione con la Conferenza Stato-regioni per la sua piena attuazione; se intenda adottare le iniziative di competenza per istituire, e con quali tempistiche, il Fondo ad hoc per il trattamento dell'epatite nell'ambito del relativo Piano nazionale per la prevenzione e il trattamento, integrato da piani regionali di eliminazione, che potrebbe rendere così nuovamente raggiungibile l'obiettivo dell'Oms per l'eliminazione dell'Hcv entro il 2030.
(5-04738)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI e BOLDI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la pandemia da Covid-19 e le ormai ricorrenti proroghe dello stato di emergenza annunciate e deliberate dal Consiglio dei ministri, i provvedimenti in materia sanitaria sono catalizzati esclusivamente sul virus SARS-Cov-2, a scapito della trattazione delle molte altre patologie esistenti e dell'attenzione verso i soggetti affetti dalle medesime;

   in proposito, si richiama la Pandas acronimo di «Pediatric Autoimmune NeuropsychiatricDisorder associated with A Streptococci» (in italiano, «disordine pediatrico autoimmune associato allo streptococco beta-emolitico di gruppo A»), la quale è una malattia pediatrica rara non ancora ufficialmente riconosciuta come tale — tant'è che si parla di sindrome — che colpisce in maniera silenziosa numerosi bambini, insorgendo dai 3 anni all'età prepubere, con un picco massimo intorno ai 5-7 anni;

   i genitori dei bambini colpiti da questa patologia si ritrovano improvvisamente in un incubo, in attesa di un riconoscimento della stessa, di una nuova terapia, di un nuovo trattamento risolutivo, posto che, al momento, la sola cura è la benzilpenicillina benzatinica come soluzione iniettabile per uso intramuscolare, la quale, tuttavia, è difficile e dolorosa da somministrare, soprattutto per i bambini che devono ripeterne l'uso almeno ogni 21 giorni;

   sul mercato estero, per il trattamento della patologia di cui si discute, è disponibile un medicinale più diluito e di somministrazione meno dolorosa, a base del medesimo principio attivo, denominato «Lentocilin S» che viene utilizzato da tutti i malati che se ne approvvigionano soprattutto nelle farmacie della Repubblica di San Marino e dello Stato della Città del Vaticano –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per il riconoscimento della «P.A.N.D.A.S.» come malattia rara e per garantire un più facile reperimento della benzilpenicillina benzatinica con forma farmaceutica più diluita e di somministrazione meno dolorosa, assicurando una disponibilità del suddetto farmaco in tutte le farmacie pubbliche e private convenzionate italiane.
(4-07053)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, FRASSINETTI, DEIDDA, FERRO, PRISCO, DONZELLI e CIABURRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in questi ultimi giorni, da più parti è stata sollevata la questione del ritardo sulla fornitura dei vaccini antinfluenzali;

   in generale, il ciclo produttivo del vaccino anti-influenzale dura circa 6 mesi, ma per far arrivare i quantitativi necessari serve una programmazione tempestiva, che in Italia è invece più tardiva rispetto ad altri Paesi europei;

   secondo quanto detto all'Ansa da Mario Merlo, general manager di Sanofi Pasteur Italia, quest'anno, anche se le regioni si sono mosse con un leggero anticipo rispetto agli anni scorsi, le gare con quantitativi maggiori degli anni scorsi sono state bandite quando ormai era tardi per aggiustare la produzione industriale;

   per l'emisfero boreale, tutti gli anni l'Organizzazione mondiale della sanità pubblica a febbraio la composizione dei ceppi virali da includere nel vaccino, ad aprile inizia la produzione, a maggio l'infialamento, a luglio il packaging. Da metà settembre-ottobre inizia la distribuzione, prima ai Paesi nordeuropei e poi agli altri;

   Mario Merlo spiega che, mentre negli altri Paesi europei, le gare si pianificano a gennaio-febbraio, in Italia le gare regionali vengono programmate a maggio-giugno, alcune volte persino luglio, quando il processo produttivo è già avanti. La pandemia ha variato il fabbisogno di vaccino, tanto che in media in Europa l'aumento della richiesta quest'anno è stato del 30-35 per cento;

   in una dichiarazione resa in data odierna, il Sottosegretario Zampa ha dichiarato che: «non è vero che non ci sono i vaccini antinfluenzali, ne sono stati comprati circa 18 milioni»;

   secondo Merlo, ci potrebbe essere il rischio che nell'autunno-inverno, mentre la vaccinazione antinfluenzale è consigliata da più parti a tutti i cittadini, le farmacie italiane restino senza dosi vaccinali da vendere alle fasce di popolazione non considerate a rischio, e quindi non incluse nell'offerta gratuita delle campagne istituzionali;

   secondo i dati diffusi dal Ministero della salute, il quantitativo richiesto in più è di circa 4 milioni di dosi rispetto agli anni scorsi;

   secondo la presidente di Federfarma Brescia Clara Mottinelli, il vaccino sarà ordinabile solamente dopo il 26 ottobre e quindi la vaccinazione avverrà dopo metà novembre. Inoltre, le regioni hanno promesso alle farmacie solo l'1,5 per cento del quantitativo acquistato, ben al di sotto del 7 per cento auspicato da Federfarma;

   appaiono del tutto evidenti le anomalie nella programmazione delle campagne antinfluenzali da parte del Governo. Nonostante alcune aziende abbiano aumentato automaticamente la produzione, perché quest'anno un incremento delle richieste era abbastanza prevedibile, la richiesta italiana di oggi è molto maggiore rispetto all'offerta e ciò rappresenta un problema per il mercato privato delle farmacie, perché le aziende hanno dovuto dare la priorità alle regioni che chiedono i vaccini per le categorie fragili;

   il Governo, ad avviso dell'interrogante, dovrebbe finalmente imparare dai propri errori e ripensare completamente il processo di vaccinazione, il che non significa semplicemente anticipare le gare regionali ma cambiare l'organizzazione della dispensazione del vaccino attraverso tutti gli attori della sanità pubblica, prevedendo la possibilità di vaccinare anche in farmacia –:

   come il Governo stia programmando, per quanto di competenza, la campagna di vaccinazione per l'inverno;

   se le dosi acquistate siano almeno pari al fabbisogno stimato.
(4-07056)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   SCANU, CADEDDU, ALBERTO MANCA e PERANTONI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con deliberazione n. 57/17 del 21 novembre 2018 la regione autonoma della Sardegna approvava il piano di sviluppo strategico della Zes in attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge del 26 giugno 2017, n. 91, recante «Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno finalizzato alla istituzione della Zona Economica Speciale della Sardegna»;

   la proposta della Zes è stata pensata come una rete portuale su tutto il perimetro costiero integrata con le zone franche doganali già in attivazione come stabilito dall'articolo 1 del decreto legislativo 75 del 1998 e in base a quanto stabilito dalle deliberazioni della giunta regionale n. 21/3 e n. 21/5 del 15 aprile 2018;

   in base alle suindicate deliberazioni le zone franche doganali sono state già zonizzate ricomprendendo i porti di Cagliari, Portovesme, Oristano, Porto Torres, Olbia e Arbatax. La proposta dicano di sviluppo strategico è stata elaborata grazie al fattivo contributo dell'Autorità di sistema portuale del Mar di Sardegna in collaborazione con le amministrazioni locali;

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 gennaio 2018, n. 12, sono stati alla regione assegnati 2.770 ettari;

   con la deliberazione n. 57/17 del 21 novembre 2018 veniva individuato nel Comitato di indirizzo della Zes di cui all'articolo 4, del decreto-legge del 20 giugno 2019, n. 91 composto dal presidente dell'Autorità portuale, da un rappresentante della regione, da un rappresentante del Consiglio dei ministri e un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti;

   come dichiarato dal Ministro per il Sud e la coesione territoriale mancherebbe per la sua istituzione solo il parere del Ministero dell'economia e delle finanze –:

   quali urgenti iniziative si intendano adottare per consentire alla zona economica speciale della Sardegna di essere effettivamente istituita.
(4-07058)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   per promuovere ed espandere l'accesso alla banda ultra larga in Italia, il Governo ha previsto l'introduzione di un sistema di voucher al fine di aiutare le famiglie a basso reddito a superare l'attuale divario digitale. La misura è stata concepita come uno schema di voucher in due fasi, la prima volta a disciplinare gli incentivi per scuole e famiglie con Isee sotto i 20.000 euro annui, la seconda per imprese e famiglie con redditi Iseef fino a 50.000 euro all'anno;

   nella Gazzetta ufficiale n. 243 del 1° ottobre 2020 è stato pubblicato il decreto del Ministero dello sviluppo economico, attuativo della cosiddetta fase 1, recante il Piano voucher sulle famiglie a basso reddito, il quale stabilisce che alle famiglie a basso reddito (Isee minore di 20.000 euro) sia destinato un voucher di 500 euro che, oltre che essere utilizzato per servizi di connettività, possa essere destinato anche all'acquisto di elementi hardware, ossia i tablet o pc, purché forniti dal medesimo operatore che ha offerto il servizio;

   secondo quanto stabilito nel decreto, il Governo ha quindi ritenuto opportuno riservare il voucher per l'acquisto degli strumenti hardware, rivolgendosi unicamente agli operatori di telecomunicazioni, limitando la libera scelta del consumatore ed escludendo indebitamente la gran parte degli operatori economici attivi sul mercato della produzione, dell'importazione e della distribuzione di tali prodotti –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative intenda adottare per revisionare questa scelta che potrebbe comportare gravi effetti in relazione alla concorrenza tra operatori e alla tutela del consumatore che verrebbe indebitamente limitato nella scelta, oltre ad essere potenzialmente posto, una volta cessato il voucher, in una potenziale condizione di sudditanza economica verso gli operatori fornitori di servizio e hardware.
(4-07052)


   CIABURRO e GALANTINO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dei processi di liberalizzazione economica del mercato energetico avviati con il decreto-legge 16 marzo 1999, n. 79, cosiddetto «decreto Bersani», culminati con il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, cosiddetto «Milleproroghe» la data di fine del regime di maggior tutela energetica, mercato in cui i prezzi sono definiti dall'Autorità di regolazione per l'energia, reti e ambiente (Arera), è stata rinviata dal 1° luglio 2020 al 1° gennaio 2022, prevedendo un'uscita differenziata, che dia la precedenza alle piccole e medie imprese rispetto ai piccoli consumatori;

   entro il 1° gennaio 2021, quindi, almeno 2,5 milioni di piccole imprese, legate al mercato elettrico tutelato, dove i prezzi sono definiti da Arera dovranno transitare al libero mercato, mentre per gli oltre 14 milioni di clienti domestici, ancora in questo regime di tutela, la transizione avverrà nel gennaio 2022;

   la scelta dell'azienda fornitrice di utenze elettriche al di fuori del regime tutelato andrebbe presa in modo informato, poiché i vari meccanismi tariffari ad oggi in vigore sono di una complessità tale che soggetti particolarmente fragili e disinformati, come ad esempio gli anziani, possono divenire facile preda di trattamenti contrattuali onerosi e svantaggiosi: non a caso le famiglie, nel 2019, hanno pagato il 26 per cento in più sul mercato libero, come affermato dallo stesso presidente di Arera;

   la transizione da mercato tutelato a libero mercato necessita quindi di un processo consapevole ed informato, anche per capire quali sono gli elementi da cui si ricavano i prezzi dell'elettricità, le aziende abilitate alla vendita, e le conseguenze per coloro che non hanno sottoscritto alcuna offerta;

   in tal senso, è attesa l'emanazione delle direttive di dettaglio per l'attuazione della transizione da mercato tutelato a libero, da parte del Ministro dello sviluppo economico, attese da lungo tempo, da cittadini ed imprese;

   in questo clima di incertezza sono numerose le imprese che, come importanti società quotate in borsa, non hanno previsto l'uscita dal mercato tutelato nei propri piani industriali –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   se non ritenga opportuno adottare, nel più breve tempo possibile, il decreto ministeriale di cui all'articolo 1, comma 60-bis, della legge n. 124 del 2017, recante modalità e criteri per un ingresso consapevole dei clienti finali nel mercato, in modo da permettere un'agevole transizione dal mercato tutelato al libero mercato;

   se intenda adottare iniziative normative per tutelare i consumatori in fase di transizione verso il libero mercato da forme contrattuali inutilmente onerose.
(4-07063)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rizzetto e Rotelli n. 5-04343, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 13 luglio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Galantino.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Durigon e altri n. 5-04534, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 agosto 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Viviani.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Rotta e altri n. 5-04560, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Carla Cantone.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 5-04564, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Varchi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 5-04597, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Varchi.

  L''interrogazione a risposta scritta Delmastro Delle Vedove n. 4-06848, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Varchi.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Delmastro Delle Vedove n. 5-04735, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 7 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Varchi.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Polverini n. 7-00538, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 392 del 3 settembre 2020.

   La XI Commissione,

   premesso che:

    la Abramo Customer Care spa è un'azienda operante nella fornitura di servizi esternalizzati (Bpo – Business Process Outsourcing) relativi ai processi aziendali quali il rapporto diretto col cliente. Nella sede di Crotone, nella quale operano circa 1.600 addetti, l'azienda gestisce una importante attività di call center;

    molti dei lavoratori della Abramo Costumer Care Spa sono assunti con contratto di lavoro a tempo determinato;

    con lettera del 1° settembre 2020, dando seguito a quanto già paventato a luglio dalle associazioni sindacali di categoria, la Abramo Customer Care ha informato i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, la regione Calabria, il comune di Roma e i sindacati, dell'avvio di un procedimento di licenziamento collettivo di 107 lavoratori, tutti impiegati a tempo indeterminato all'interno del sito industriale di Crotone, alla luce della cessazione dell'attività, dal 1° ottobre 2020, sulla commessa «Roma Capitale», nell'impossibilità di poterli reimpiegare su altra commessa;

    nel periodo dal 6 aprile 2020 e fino al 12 luglio 2020 l'azienda, a quanto consta ai firmatari del presente atto, ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali speciali, ai sensi della normativa di carattere emergenziale legata al Covid-19, ma, allo stato, si dichiara non in grado di garantire misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale della riduzione del personale;

    il 22 luglio 2020 i sindacati avevano inviato una richiesta di incontro ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, alla Consip, che ha curato il bando di gara, al comune di Roma e al Consorzio Leonardo, vincitore della commessa, al fine di poter discutere degli effetti derivanti dalle non corrette modalità di applicazione della «clausola sociale» relativa ai servizi di Contact Center legati al servizio 060606 – comune di Roma;

    il 10 settembre, rispondendo a una interpellanza urgente concernente le modalità mediante le quali il nuovo aggiudicatario della commessa del comune di Roma, il Consorzio Leonardo, intendesse applicare la «clausola sociale», il Governo affermava di avere «ben presente la situazione relativa alla crisi aziendale in oggetto e assicureremo, quindi, la massima disponibilità per favorire il raggiungimento delle migliori soluzioni possibili a tutela dei lavoratori interessati»;

    il 24 settembre, in concomitanza con le manifestazioni svoltesi a Crotone ed a Roma a sostegno dei 107 lavoratori – che hanno registrato una massiccia adesione – si è svolta tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali ed il direttore generale del Ministero del lavoro una riunione volta a comprendere se ci fossero i presupposti per una proroga dei servizi per un mese, tempo necessario per poter incontrare i committenti e l'azienda subentrante attraverso un tavolo ministeriale per costruire un percorso volto a risolvere le problematiche;

    si sono registrati passi in avanti: il nuovo fornitore del servizio, il Consorzio Leonardo, tramite la consorziata Acapo, ha garantito la piena occupazione per tutti i lavoratori in entrambe le sedi di Crotone e di Roma. Tuttavia sono state inviate ai lavoratori lettere di assunzione i cui contenuti non possono considerarsi aderenti al pieno rispetto dei contenuti della «clausola sociale», in quanto il contratto offerto dall'aggiudicatario fa riferimento alla contrattazione collettiva delle cooperative sociali, anziché a quella del comparto telecomunicazioni;

    per questi lavoratori, l'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016 stabilisce che in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente pubblico, il rapporto di lavoro continua con l'appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento;

    l'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016, codice degli appalti pubblici, prevede che i bandi di gara per i servizi nei quali il costo della manodopera è superiore al 50 per cento dell'importo totale del contratto (per i call center il costo del lavoro supera l'80 per cento), debbano contenere «specifiche clausole volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato». Il principio su cui si basa la norma sulla «clausola sociale» di cui all'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016 è garantire continuità occupazionale ai lavoratori in caso di cambio di appalto, all'interno di un medesimo comprensorio territoriale;

    con il decreto direttoriale n. 77 del 1° ottobre 2018, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fissato il costo del lavoro medio per il personale dipendente da imprese aggiudicatarie di servizi di call center, calcolato sulla base del contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni;

    secondo i sindacati di categoria, dall'analisi dei contratti collettivi nazionali di lavoro applicati dalle aziende subentranti, che sono diversi dal suddetto contratto collettivo nazionale di lavoro delle telecomunicazioni, il nuovo trattamento economico complessivo dei lavoratori, risulta inferiore a quello avuto con il precedente appaltatore;

    se l'analisi dei sindacati corrispondesse a verità, questo comporterebbe, oltre che un danno al lavoratore, anche un dumping che permette l'aggiudicazione delle gare al di sotto del costo fissato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Con riferimento al caso in questione, nell'offerta tecnica risultata vincente in sede di gara Consip si fa riferimento alla contrattazione collettiva delle cooperative sociali;

    va negativamente rimarcato il fatto che la Consip, un ente controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel bando per l'assegnazione del servizio di call center per il comune di Roma, non abbia espressamente menzionato la necessità di rispettare quanto stabilito in materia di «clausola sociale» da leggi e contratti collettivi, a tutela dei lavoratori dei call center;

    nel rispondere in merito al possibile annullamento del bando Consip, il Ministro del lavoro ha affermato che «ogni eventuale iniziativa in tal senso competa esclusivamente a Consip, sulla base delle necessarie valutazioni che dovranno essere effettuate in merito al rispetto delle condizioni di gara»;

    un percorso diverso è possibile: nell'ottobre 2019, a seguito di una intensa trattativa tra le parti sociali, i lavoratori impegnati sulla commessa Enel Mercato Libero nel call center di Casarano in Puglia, nel passaggio da un aggiudicatario all'altro, hanno mantenuto la collocazione territoriale del posto di lavoro e i diritti già conseguiti, grazie alla corretta applicazione della clausola di salvaguardia sociale;

    al di là delle ricorrenti crisi occupazionali della società Abramo Customer Care, la provincia di Crotone è in preda a una crisi economica e sociale le cui radici affondano nello smantellamento del polo industriale negli anni '90. Le difficoltà derivanti dalla pandemia hanno inasprito una situazione già difficile, a cominciare dalle immense difficoltà che affliggono il sistema trasportistico, stradale e ferroviario, per la cui soluzione occorreranno ancora 5-10 anni;

    nella classifica sulla vivibilità delle 107 province italiane, Crotone è collocata regolarmente agli ultimi posti: 106° in termini di saldo migratorio interno (in particolare per la fuga dei giovani), 107° per il numero di anni di studio della popolazione, 107° per il tasso di disoccupazione (96° per il tasso di disoccupazione giovanile), 107° per il reddito medio e per la spesa delle famiglie, 104° per l'offerta di trasporto pubblico, 103° per la spesa sociale degli enti locali, 105° in termini di offerta culturale,

impegna il Governo:

   a porre in essere con assoluta urgenza ogni iniziativa di competenza al fine di tutelare i lavoratori della Abramo Customer Care spa di Crotone e di garantire la corretta applicazione delle norme di tutela dei lavoratori dei call center esposte in premessa;

   ad adottare le iniziative di competenza affinché Consip proceda alla riconsiderazione del bando e degli esiti della gara per il servizio di contact center svolta per il comune di Roma, di cui in premessa, per la mancata o non corretta applicazione della clausola sociale, anche ai fini dell'annullamento delle procedure sin qui svolte; a valutare l'adozione di iniziative per la definizione di norme interpretative o di altre norme volte ad escludere ogni possibilità di aggiramento delle disposizioni sulla «clausola sociale»;

   a porre in essere iniziative normative al fine di contrastare gli effetti pregiudizievoli conseguenti all'applicazione della nuova normativa in materia di contratti a tempo determinato, prevista dal cosiddetto «decreto dignità», decreto-legge n. 87 del 2018, almeno introducendo degli incentivi a sostegno delle aziende per la trasformazione degli stessi in contratti a tempo indeterminato.
(7-00538) (Nuova formulazione) «Polverini, Torromino».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta immediata in Commissione Zucconi n. 5-04728 del 6 ottobre 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta in Commissione Foti n. 5-04708 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 403 del 6 ottobre 2020. Alla pagina 15077, prima colonna, alla riga ventiseiesima deve leggersi: «l'Assemblea regionale dell'Emilia Romagna», e non come stampato. Nella medesima pagina, seconda colonna, dalla riga ottava alla riga decima deve leggersi: «ad un sistema di votazione che garantirebbe ai consorziati – per il Consorzio di bonifica di Piacenza le elezioni risultano», e non come stampato.