Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 29 settembre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come riportano fonti di stampa, a seguito di un'ispezione condotta dalle competenti autorità sanitarie nella scuola primaria Giuseppe Garibaldi di Fiumicello Villa Vicentina, in provincia di Udine, per la riscontrata positività al Covid-19 di un alunno, sarebbe emerso che il gel igienizzante presente nella scuola non fosse a norma e non contenesse gli ingredienti necessari a prevenire la diffusione del virus;

   la dirigente scolastica Alessia Cicconi ha affermato in un post sui social network riportato dalla stampa locale: «A seguito di un caso di Covid nella mia scuola ho ricevuto un sopralluogo del Dipartimento di prevenzione che mi ha verbalizzato che il gel non ha attività virucida e quindi non ha nessuna azione anti Covid, peccato che sia il gel che mi ha inviato il commissario Arcuri»;

   l'Italia è l'unico Paese a fornire gratuitamente gel igienizzante alle scuole, peccato che, come emerso dal caso di Fiumicello Villa Vicentina, in alcuni casi pare che il gel non sia in grado di uccidere il virus;

   è urgente che il Governo faccia immediatamente chiarezza su quanto avvenuto anche per verificare che tale prodotto non sia stato inviato anche ad altri istituti –:

   quale sia il prodotto igienizzante fornito alla scuola primaria Giuseppe Garibaldi di Fiumicello Villa Vicentina;

   se tale prodotto sia stato fornito anche ad altri istituti e se tali scuole siano state avvertite della necessità di sostituirlo;

   come si sia e giunti a selezionare tale prodotto e perché non sia stata rilevata la non adeguatezza dello stesso al contrasto della diffusione del Covid-19.
(4-06937)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il bacino idrografico del Sarca-Garda-Mincio contiene il 40 per cento delle riserve idriche nazionali;

   lo studio Alplakes nel 2006 ha studiato i fattori di pressione antropica: il carico di nitrati del settore civile (17,8 per cento) e del settore agrozootecnico (80 per cento);

   nel basso lago sono stati individuati centinaia di scarichi maggiori;

   da anni si discute di rinnovamento del sistema di depurazione della parte sud del lago, oggi costituito in maggioranza dal depuratore di Peschiera, con scarico idrico nel fiume Mincio;

   lo studio preliminare «Analisi di siti alternativi per la ubicazione dell'impianto di depurazione a servizio della sponda bresciana del lago di Garda, ai fini della presentazione della VIA», commissionato da Acque Bresciane a febbraio 2018 e realizzato dall'università di Brescia a luglio dello stesso anno a cura del professor ingegnere Giorgio Bertanza ha portato Acque Bresciane, a settembre 2018, a presentare istanza all'Ato per la modifica della pianificazione: un nuovo impianto di depurazione per l'alto Garda a Muscoline (o Gavardo) da 100.000 A.E. (abitanti equivalenti) ed un nuovo schema per il basso lago con ampliamento fino a 140.000 A.E., del depuratore di Montichiari entrambi sul bacino del Chiese (indipendente dal bacino del Garda);

   in generale, lo studio dell'università di Brescia aveva l'obiettivo di valutare l'efficacia di 6 alternative progettuali, tenendo in considerazione anche i costi di progetto e gestione, utilizzando una metodologia di valutazione integrata elaborata dal team di universitari, ed applicata per la prima volta. La metodologia è, in breve, basata sull'attribuzione di punteggi, con un criterio soggettivo, che lascia spazio a scelte ampiamente discrezionali;

   come strumento di verifica dei risultati ottenuti con la metodologia elaborata, il gruppo di lavoro avrebbe dovuto utilizzare almeno un metodo alternativo, scegliendo tra quelli consolidati in letteratura e nella prassi di valutazione delle alternative progettuali: analisi costi/benefici, utilizzando le linee guida della Commissione europea, e altro. In particolare, la soluzione Peschiera è penalizzata a causa dei maggiori costi, anche se dà la migliore qualità ambientale. Non è stata applicata l'analisi Dap (disponibilità a pagare) che dovrebbe permettere di capire se i cittadini sono disponibili a sostenere i costi della alternativa più costosa, a fronte del più contenuto impatto ambientale (preservando il Chiese). Il solo utilizzo di Lim (parametro inquinanti depuratore) e non di indicatori sulla qualità delle acque in termini biologici potrebbe essere riduttivo e limitare la bontà dell'analisi degli impatti ambientali. I dati di costi di investimento per A.E., e di gestione ripresi da progetto preliminare e stimati, ma non si comprende come siano stati stimati (pagina 59);

   presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è attivo un tavolo di confronto sulla depurazione delle acque del lago di Garda. Da questo tavolo, in data 2 settembre 2020, è emerso che la scelta di costruire depuratori a Gavardo e Montichiari per i reflui della sponda Gardesana bresciana è adeguata, perché il recettore (fiume Chiese) è compatibile. La valutazione del recettore è di competenza ministeriale;

   le associazioni ambientaliste, i comitati e i comuni di Gavardo e Montichiari hanno preparato un dossier sugli aspetti ambientali. Il corso del Chiese è asciutto in alcuni tratti nella stagione estiva, non è certo paragonabile al Mincio per capacità di diluizione, 80-160 metri cubi al secondo contro 30-80 del Chiese (il Mincio riceve da 35 anni i reflui dei comuni gardesani dopo la depurazione a Peschiera senza particolari criticità), mentre i fenomeni di piena nei periodi piovosi sconsigliano aggiunte di reflui depurati di altra provenienza;

   l'acqua del Chiese, da alcuni anni, viene sempre derivata al massimo in tutte le stagioni (esclusi ovviamente i momenti di grande piena per piogge eccezionali) e finisce nei fossi;

   questa inversione di tendenza nella gestione dell'acqua del fiume Chiese potrebbe essere correlata alla derivazione idroelettrica o alla diluizione degli abbondanti scarichi fognari;

   il Chiese resta anche il principale indiziato per gli oltre mille casi di polmonite verificatisi due anni fa lungo il suo corso. L'anomala Legionella sierotipo 2, la stessa individuata in molti malati, è stata trovata nelle acque del fiume e nelle falde limitrofe;

   «il Chiese soffre per i ripetuti sversamenti da industrie e allevamenti e per il cattivo funzionamento di piccoli depuratori in infrazione europea». Va inoltre rilevato che si trovano lungo l'asta del Chiese numerose discariche;

   oltre a ciò, si segnala che il fiume Chiese è inquinato anche dal Pfas che hanno oltrepassato la soglia massima di 0,65 ng/l a Montichiari nel corso dei prelievi del 2019;

   sono segnalati 40 episodi fra sversamenti, morie, abbandoni di rifiuti fra il 1° gennaio 2019 e il giugno 2020 sull'asta del Chiese;

   la dottoressa Viviane Iacone, dirigente dell'unità organizzativa prevenzione rischi naturali e risorse idriche regionale, nella Cabina di regia, il 27 febbraio 2020, (si veda il verbale della seduta) ha di fatto rilevato che Bedizzole, Calvisano, Gambara, Montirone e Pralboino sono aree che presentano discariche o situazioni particolari a livello ambientale;

   non sono noti al momento dati epidemiologici puntuali e in merito alle malformazioni congenite nei comuni di Gavardo e Montichiari –:

   se intenda pubblicare eventuali dati in merito allo stato chimico ed ecologico del fiume Chiese, recettore dei reflui della sponda Gardesana bresciana;

   se intenda chiarire la situazione della portata del fiume Chiese anche in relazione a possibili speculazioni a fini di captazione, per ottenere incentivi per la produzione di energia idroelettrica e di eccessivo utilizzo a fini di depurazione industriale delle acque fluviali, e quali iniziative intenda mettere in campo, per quanto di competenza, per tutelare il bacino del fiume Chiese già interessato da impressionanti pressioni ambientali e sanitarie, affinché sia anche rivalutata l'iniziativa di portare reflui civili da altri bacini;

   se intenda promuovere un nuovo studio delle fonti di pressione del lago di Garda per valutare le attuali pressioni antropiche sul lago e comprendere come migliorare in prospettiva lo stato ecologico e chimico del lago, la biodiversità e la fruizione sostenibile anche a fini turistici.
(2-00944) «Zolezzi, Deiana, Ilaria Fontana, Alberto Manca, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Federico, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, D'Uva, Emiliozzi, Fantinati, Faro, Flati, Frusone, Gagnarli, Gallo, Giarrizzo, Giuliano, Giuliodori, Grande, Grimaldi, Gubitosa, Invidia, Iorio, Iovino, Lombardo, Gabriele Lorenzoni, Lovecchio, Macina, Maglione, Manzo, Mariani, Martinciglio, Marzana, Melicchio, Migliorino, Misiti, Olgiati».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 16 luglio 2020 si è tenuta la riunione dell'Osservatorio permanente per il monitoraggio dell'attuazione del Piano ambientale di cui all'articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017 per lo stabilimento siderurgico di interesse strategico nazionale di Taranto Arcelor Mittal Italia Spa. (ex Ilva Spa in A.S), nella quale è stato affrontato l'approfondimento documentale sui cantieri che devono essere aperti e/o conclusi entro il 31 dicembre 2020 e la presentazione dello stato di avanzamento delle attività previste nei cronoprogrammi (nota DIR 325 del 2020 del 14 luglio 2020);

   nella suindicata riunione, il rappresentante della Arcelor Mittal Italia Spa, in riferimento allo stato d'avanzamento dei lavori, ha comunicato la ripresa delle attività di cantiere relative soltanto all'intervento di chiusura dei nastri trasportatori (prescrizione n. 6) e agli interventi di realizzazione degli impianti di trattamento dei reflui di cokeria e degli altoforni (punti 1 e 2 della prescrizione n. UA11), interventi per i quali i commissari straordinari avevano presentato istanza di differimento dei termini di realizzazione;

   al riguardo, non risultano ancora pervenuti i documenti indispensabili alla valutazione delle istanze di proroga oggetto della succitata nota dei commissari straordinari del 21 aprile 2020 e, in particolare le istanze relative agli interventi sulle batterie 7-8 e alle prescrizioni UP2 e UP3, tutti con scadenza 31 dicembre 2020;

   a tutt'oggi, il gestore non ha fornito ai commissari straordinari la documentazione che si renderebbe necessaria ad una conferenza di servizi al fine di acquisire le relative determinazioni circa le proroghe citate o tese all'approvazione delle modifiche dei cronoprogrammi relativi all'attuazione di alcune prescrizioni del Piano ambientale a seguito dei ritardi rilevati;

   l'Ispra ha informato dei sopralluoghi realizzati dal 13 al 15 luglio 2020 utili a verificare la compiuta osservanza dei cronoprogrammi relativi allo svolgimento delle attività del Piano ambientale de quo (nota di sintesi del primo semestre 2020);

   in base all'articolo 6, comma 6,del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 settembre 2017, entro dodici mesi dalla data di subentro nella gestione del sito, anche come affittuario, Arcelor Mittal avrebbe dovuto trasmettere all'autorità competente e all'autorità di controllo, il cronoprogramma di dettaglio degli interventi di cui al comma 5, del medesimo decreto;

   ancor più, dal verbale sottoscritto il 16 luglio 2020 emerge che Arcelor Mittal ha fornito soltanto un parziale aggiornamento della relazione di riferimento del 2017; pertanto, dovrà presentare, alla data della prossima riunione dell'Osservatorio prevista per la fine del mese di ottobre 2020, una relazione sulle attività realizzate e in corso di realizzazione –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero;

   se il Ministro interrogato intenda intraprendere iniziative di competenza al fine di conoscere se siano stati riavviati i cantieri per la realizzazione degli interventi previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 25 settembre 2017 e quali garanzie possono essere addotte affinché il Gestore possa mettere in atto le dovute azioni tese a garantire il rispetto delle prescrizioni e le relative scadenze previste nel decreto suindicato.
(5-04692)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   alla fine di dicembre 2019, in una cerimonia nel comune di Sesto Fiorentino, si è celebrato l'accordo tra regione, comune e Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo sul «nuovo museo della porcellana Richard Ginori», un'operazione che ha comportato una spesa pari a più di sei milioni di euro;

   il comune di Sesto Fiorentino ha bisogno anche di turismo e di qualità e la situazione attuale del museo sopra citato, che è rimasto chiuso dal 2014, è purtroppo ancora lontana dal permette l'organizzazione delle visite dei primi turisti;

   i lavori del museo avrebbero dovuto essere partiti ma non risultano attualmente presenti sul luogo né gli operai, né l'organizzazione di un cantiere e la struttura risulta lasciata in uno stato di abbandono;

   per quanto concerne la Fondazione che dovrebbe occuparsi della gestione del museo della porcellana, ne è stata annunciata l'istituzione alla fine del 2019, ma non è stato ancora nominato il consiglio d'amministrazione della stessa, in particolare, non risulta la nomina dei tre componenti designati dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   è fondamentale che le risorse stanziate dal Governo vengano impiegate per valorizzare il patrimonio delle opere d'arte della Richard Ginori che potranno essere nuovamente ammirate, incrementando il turismo nell'intera area fiorentina, risorsa importante per consentire, soprattutto in questo momento, la ripresa della nostra economia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione descritta in premessa e, in caso, positivo, se possa trasmettere un quadro sul reale stato dei lavori e della tempistica, relativi al nuovo museo della porcellana Richard Ginori.
(5-04666)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOJA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il 29 luglio 2020, in occasione del 120° anniversario del regicidio di Umberto I, si è svolta presso la cappella espiatoria sita a Monza una cerimonia pubblica promossa dall'assessorato per la cultura con il diretto coinvolgimento di alcune associazioni di chiaro orientamento monarchico che risultavano indicate nella locandina ufficiale del comune;

   durante tale manifestazione è stata esposta, per la prima volta, la bandiera del Regno d'Italia;

   a ciò si aggiunga che, a quanto consta all'interrogante, molte altre bandiere e vessilli – sempre riconducibili ad associazioni monarchiche – sono stati posati sul monumento in questione per tutta la durata della commemorazione;

   la cappella espiatoria è un monumento nazionale gestito dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo tramite la direzione regionale musei Lombardia;

   l'evento di cui sopra risulta patrocinato dalla direzione regionale musei Lombardia come, del resto, si evince dalla locandina con cui è stata promossa la commemorazione;

   l'articolo 20 del codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, definisce gli «Interventi vietati» e, in tal senso, prevede che: «I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione»;

   l'articolo 49, comma 1, del medesimo codice stabilisce che: «è vietato collocare o affiggere cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelati come beni culturali. Il collocamento o l'affissione possono essere autorizzati dal soprintendente qualora non danneggino l'aspetto, il decoro o la pubblica fruizione di detti immobili. L'autorizzazione è trasmessa, a cura degli interessati, agli altri enti competenti all'eventuale emanazione degli ulteriori atti abilitativi.». E ancora: «In relazione ai beni indicati al comma 1 il soprintendente, valutatane la compatibilità con il loro carattere artistico o storico, rilascia o nega il nulla osta o l'assenso» –:

   se sia a conoscenza di tale fatto e, in particolare, se il direttore regionale musei Lombardia fosse stato messo al corrente che, durante la predetta commemorazione, sarebbero stati esposti la bandiera monarchica ed altri vessilli appoggiati al monumento, in contrasto con il dettato delle norme previste dal codice dei beni culturali e del paesaggio.
(4-06939)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   UNGARO e DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 119 e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto Rilancio), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, prevedono la detrazione per interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico, nonché l'opzione per la cessione o per lo sconto in luogo della detrazione;

   in data 8 agosto 2020, con propria circolare n. 24/E, l'Agenzia delle entrate forniva i primi chiarimenti relativi alle modalità e alle condizioni poste per poter usufruire della detrazione;

   a pagina 14 della citata circolare si definiscono edificio unifamiliare e unità immobiliare funzionalmente indipendente;

   sempre a pagina 14 della circolare n. 24/E, si definisce anche il concetto di ingresso autonomo, precisando che «La presenza, inoltre, di un “accesso autonomo dall'esterno”», presuppone, ad esempio, che «l'unità immobiliare disponga di un accesso indipendente non comune ad altre unità immobiliari chiuso da cancello o portone d'ingresso che consenta l'accesso dalla strada o da cortile o giardino di proprietà esclusiva»;

   il presupposto che viene citato ad esempio pone agli operatori, ai tecnici e ai contribuenti che vogliano usufruire del credito d'imposta, un grave dubbio interpretativo, ovvero se gli edifici unifamiliari che accedano a strade private multiproprietarie o a terreni di utilizzo comune, ma non esclusivo, come i pascoli vengano in tal modo ricompresi o esclusi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per chiarire in maniera definitiva se pascoli e strade private che fungano da accesso o su cui si apra l'accesso ad edifici unifamiliari possano considerarsi rientranti nella definizione di «accesso autonomo» e, conseguentemente, costituiscano elemento ostativo ai fini dell'applicabilità di quanto disposto dalla circolare medesima.
(5-04686)


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della riscossione delle entrate degli enti locali, disposta dall'articolo 1, commi da 784 a 815, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha fissato al comma 807 nuove misure minime di capitale e, al successivo comma 808 ha richiesto, entro il 31 dicembre 2020, l'adeguamento alle condizioni e alle misure minime di cui al citato comma 807;

   per l'iscrizione nell'Albo per l'accertamento e riscossione delle entrate degli enti locali, o nella sezione separata del medesimo albo, sono richieste le seguenti misure minime di capitale interamente versato in denaro o tramite polizza assicurativa o fideiussione bancaria:

   2.500.000 euro per l'effettuazione, anche disgiuntamente, delle attività di accertamento dei tributi e di quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate nei comuni con popolazione fino a 200.000 abitanti;

   5 milioni di euro per l'effettuazione, anche disgiuntamente, delle attività di accertamento dei tributi e di quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate nelle province e nei comuni con popolazione superiore a 200.000 abitanti;

   500.000 euro per lo svolgimento delle funzioni e delle attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate locali, nei comuni con popolazione fino a 200.000 abitanti;

   un milione di euro per lo svolgimento delle funzioni e delle attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate locali, nelle province e nei comuni con popolazione superiore a 200.000 abitanti;

   la riscossione coattiva delle entrate è stata sospesa ai sensi dell'articolo 68 del decreto-legge «Cura Italia» e delle successive proroghe che fissano ad oggi la sospensione fino al 15 ottobre 2020 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative di natura normativa al fine di consentire, dato il lungo periodo di inattività dei concessionari della riscossione di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che disciplina l'albo nazionale dei soggetti abilitati alla riscossione dei tributi locali, di prorogare il termine dell'adeguamento alle misure minime di capitale sociale fino al 31 dicembre 2022.
(5-04687)


   FRAGOMELI, BENAMATI, ENRICO BORGHI, BURATTI, LACARRA, MURA e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 119, del decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto decreto Rilancio), convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, introduce un superbonus fiscale corrispondente alla detrazione del 110 per cento delle spese relative a specifici interventi in ambito di efficienza energetica, di interventi antisismici, di installazione di impianti fotovoltaici nonché delle infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici;

   il comma 9 del citato articolo 119, nel disciplinare l'ambito soggettivo di applicazione, specifica, alla lettera c), la possibilità di accesso al beneficio anche per gli istituti autonomi case popolari (Acp) comunque denominati nonché dagli enti aventi le stesse finalità sociali dei predetti istituti, nella forma di società che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di «in house providing» per interventi realizzati su immobili, di loro proprietà ovvero gestiti per conto dei comuni, adibiti ad edilizia residenziale pubblica;

   nonostante gli interventi chiarificatori della circolare 8 agosto 2020, n. 24/E, dell'Agenzia delle entrate vi sarebbero ancora dubbi interpretativi per l'applicazione;

   sarebbe auspicabile pertanto un chiarimento sulla definizione enti diversi dagli (Iacp), perché da questo dipende la possibilità di promuovere e realizzare il recupero e il risanamento di importanti comparti urbani a rischio di degrado specificando in particolare se possono essere ricompresi in questa definizione le aziende di servizi alla persona (Asp) che possiedono immobili a uso abitativo e le fondazioni, anche di tipo religioso, che gestiscono patrimoni immobiliari riconvertiti, in sicurezza e nel rispetto delle norme di efficientamento energetico, all'uso abitativo;

   sempre in relazione alla citata circolare non appare sufficientemente chiaro se sia possibile applicare il superbonus anche agli edifici unifamiliari che dispongono di accessi comuni dall'esterno condivisi con altri edifici unifamiliari, non definiti condomini ai sensi della normativa vigente, per i lavori effettuati da un singolo proprietario;

   sarebbe utile inoltre chiarire la fattispecie dei condomini minimi in cui, ad esempio, una unità immobiliare risulti di proprietà di un soggetto il quale possieda anche la nuda proprietà di altre unità abitate dagli usufruttuari, dal momento che la norma prevede che i contribuenti persone fisiche possono beneficiare del superbonus relativamente alle spese sostenute per interventi realizzati su massimo due unità immobiliari;

   il superbonus rappresenta una straordinaria occasione per rilanciare l'economia e l'occupazione grazie all'importante effetto moltiplicatore che il settore delle costruzioni e dell'edilizia ha sul prodotto interno lordo; per questo è necessario attivare tutti i canali per migliorarne la comunicazione, al fine di darne massima diffusione anche fornendo ulteriori chiarimenti –:

   quale sia l'ambito di applicazione del superbonus fiscale sulla base delle considerazioni espresse in premessa.
(5-04688)


   CATTANEO e MARTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   una interpretazione restrittiva della circolare applicativa 24/E/Entrate del bonus del 110 per cento per interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico di cui all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020, nonché della guida «superbonus» dell'Agenzia delle entrate appare impedire l'esecuzione di tali lavori su talune tipologie di unità immobiliari;

   le disposizioni applicative, infatti, prevedono che sono escluse le unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali A1 (Abitazioni di tipo signorile): «Nel caso in cui siano effettuati interventi su edifici che rientrano in una delle categorie catastali sopra indicate, il contribuente potrà, comunque, beneficiare delle altre detrazioni spettanti per tali interventi, in presenza dei requisiti e degli adempimenti necessari a tal fine»;

   inoltre, si prevede che i titolari di reddito d'impresa o professionale rientrano tra i beneficiari nella sola ipotesi di partecipazione alle spese per interventi trainanti effettuati dal condominio sulle parti comuni;

   la restrittiva applicazione di queste disposizioni ha immobilizzato la partenza dei cantieri sia negli immobili misti in termini di categoria catastale (abitazioni tipologia A1 assieme ad abitazioni di altra categoria catastale), sia in termini di destinazione d'uso (abitativo e produttivo). Inoltre, i lavori vengono fermati in presenza di piccoli abusi edilizi qualora non sia stata presentata domanda di regolarizzazione –:

   se non si ritenga opportuno adottare iniziative per emanare disposizioni esplicative volte a semplificare l'applicazione del bonus del 110 per cento di cui all'articolo 119 del decreto-legge n. 34 del 2020 in relazione alle situazioni individuate in premessa, al fine di dare certezza ai cittadini e agli operatori di settore.
(5-04689)


   OSNATO, BIGNAMI, GEMMATO e GALANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il sistema bancario italiano negli scorsi anni ha affrontato molte difficoltà di carattere economico anche derivanti dalla commistione tra politica e istituti di credito stessi;

   tra le banche andate maggiormente in crisi c'è la Banca Popolare di Bari che è stata protagonista di inchieste relative a malversazioni e mala-gestione;

   lo Stato ha contribuito con uno stanziamento fino a 900 milioni di euro, tramite mediocredito centrale, per il rilancio dell'istituto stesso e per trasformarlo in una banca di investimento per lo sviluppo del Sud;

   sono state consegnate le liste per gli azionisti con i candidati al consiglio di amministrazione e tra questi sono presenti l'Avvocato Capano e l'Avvocato Bartolomeo Cozzoli. La prima è una ex parlamentare del Partito democratico ed ex assessore della Giunta comunale di Bari di centrosinistra; il secondo, da fonti giornalistiche è considerato uomo «vicino al Ministro per gli affari regionali on. Boccia», anche egli pugliese –:

   se il Governo, per quanto di competenza, non ritenga di discostarsi dalla prassi, dimostratasi catastrofica, di nominare esponenti politici, o riferimenti di essi, negli organi apicali delle banche, in particolar modo territoriali, e se non ritenga che, anche a fronte dell'importante contributo pubblico, non fosse più opportuno selezionare una classe dirigente per la Banca Popolare di Bari meno legata alle dinamiche politiche della maggioranza di Governo nazionale e regionale.
(5-04690)


   GUSMEROLI, BISA, CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   stante gli articoli 119-122 del decreto-legge n. 34 del 2020 per l'esercizio delle opzioni relative alle detrazioni fiscali del 110 per cento l'Agenzia delle entrate ha emanato la circolare 8 agosto 2020, n. 24/E, ed il provvedimento dell'8 agosto 2020, n. 283847; in allegato a quest'ultimo, l'Agenzia ha pubblicato il modello «Comunicazione dell'opzione relativa agli interventi di recupero del patrimonio edilizio, efficienza energetica, rischio sismico, impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica», che definisce i termini per beneficiare del contributo anticipato sotto forma di sconto dai fornitori o, in alternativa, della cessione del credito corrispondente alla detrazione spettante;

   con riferimento alla cessione del credito, l'Agenzia, nella Guida all'utilizzo della procedura «Comunicazione opzione crediti e detrazioni» precisa che «le operazioni (...) non costituiscono gli atti di cessione dei crediti (...) ma rappresentano le comunicazioni delle cessioni e delle transazioni già avvenute, affinché le stesse siano efficaci (...) e i crediti possano essere utilizzati dal cessionario in compensazione tramite modello F24, oppure ulteriormente ceduti ad altri soggetti»;

   il provvedimento dell'Agenzia delle entrate dell'8 agosto 2020, n. 283847/2020, §4, dispone che «con successivo provvedimento saranno definite le specifiche tecniche per la trasmissione dei dati all'Agenzia delle entrate. Eventuali aggiornamenti delle specifiche tecniche saranno pubblicati nell'apposita sezione del sito internet dell'Agenzia delle entrate e ne sarà data relativa comunicazione»;

   rimangono dubbi interpretativi, sopratutto da parte dei soggetti cedenti circa le responsabilità statuite dall'articolo 122, comma 4, del decreto-legge citato;

   sempre nella citata Guida, si legge che «I dati dei crediti ceduti (...) saranno resi disponibili per l'accettazione da parte dei cessionari, da comunicare esclusivamente attraverso la Piattaforma cessione crediti», non specificando se gli obblighi contrattuali di quest'ultimo siano ottemperati prima della cessione del credito;

   ciò implicherebbe, di conseguenza, non soltanto potenziali ostacoli burocratici nella fruizione stessa dell'agevolazione, ma anche l'erronea imputazione di sanzioni e interessi in capo a coloro che invece hanno correttamente eseguito le prescrizioni di legge;

   occorre, pertanto, chiarire il perimetro applicativo delle suddette disposizioni, anche al fine di non compromettere i legittimi rimborsi del credito fiscale, ovvero nella cessione del credito, evitando il rischio di una beffa come sta emergendo con il bonus mobilità/monopattini (cfr. Il Messaggero, 7 settembre 2020) –:

   se non ritenga doverosa un'iniziativa risolutiva per fornire chiarimenti rispetto a quanto esposto in premessa, anche al fine di esonerare il cessionario da irregolarità pregresse ad esso non imputabili e delimitare anche la responsabilità del committente.
(5-04691)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2020 l'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha irrogato a Poste Italiane una sanzione di 5 milioni di euro «per aver adottato una pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo, consistente nella promozione, risultata ingannevole, di caratteristiche del servizio di recapito delle raccomandate e del servizio di Ritiro Digitale delle raccomandate»;

   l'Autorità Antitrust, nell'ambito di un procedimento a carico di Poste Italiane, è riuscita a misurare questo fenomeno e a ricostruire, acquisendo documenti interni della società, il fatto che i suoi dirigenti sono ben consapevoli del disservizio e che le performance di consegna lasciano a desiderare;

   a parere dell'interrogante la sanzione è irrisoria dato che il fatturato della società nel 2019 ammonta a 3,492 miliardi di euro;

   Poste Italiane spa, in risposta all'Autorità, dichiara che: «In merito alla sanzione irrogata dall'Agcm per una presunta violazione del Codice del Consumo, per aver adottato una politica commerciale scorretta per il servizio di recapito delle raccomandate, Poste Italiane respinge gli addebiti contenuti nel documento e ribadisce, con fermezza, che le proprie condotte commerciali sono improntate a principi di correttezza e trasparenza per la piena tutela dei clienti, dei consumatori e del sistema Paese»;

   risulta all'interrogante che non è la prima volta che i disservizi sulle raccomandate vengono denunciate in Parlamento; infatti, nella passata legislatura l'attività dell'onorevole Catalano aveva portato ad interessare l'allora Governo dei disservizi;

   sulla questione dei disservizi sulla raccomandata digitale, sempre l'onorevole Catalano aveva inviato all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) un esposto in merito alla gestione del PosteID e non dello SPID, per l'invio delle raccomandate digitali, discriminando i clienti e quindi gli utenti del servizio universale –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo, in particolare in qualità di azionista, nei confronti della società Poste Italiane spa, al fine di risolvere i problemi della società in merito alle consegne delle raccomandate, anche con riguardo agli appalti che la società sottoscrive con aziende terze per il recapito;

   quali iniziative, nell'ambito della sua competenza, il Governo ritenga di adottare al fine di modificare la norma in merito al calcolo delle sanzioni, che le autorità garanti possono comminare, per fare in modo che siano più proporzionate al fatturato.
(4-06934)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per sapere – premesso che:

   la tutela dell'ambiente e la lotta al cambiamento climatico sono le principali sfide che le nostre società devono affrontare nei prossimi decenni in materia di sostenibilità;

   la strategia «Europa 2020» ha definito chiaramente il contributo che gli Stati membri devono fornire per una crescita sostenibile, basata su un'economia a basse emissioni di CO2 e sull'ammodernamento e sulla decarbonizzazione della mobilità pubblica e privata in ambito urbano;

   analogamente, la strategia Trasporti 2050 si propone l'obiettivo di dimezzare l'uso di auto «ad alimentazione convenzionale» nel trasporto urbano entro il 2030, di escluderle gradualmente dalle città entro il 2050 e di ottenere entro il 2030 un trasporto delle merci privò di emissioni di CO2 e di inquinanti locali;

   l'aggiornamento del Piano nazionale di infrastrutturazione per la Ricarica dei veicoli elettrici (Pnire), redatto in ottemperanza al comma 2 dell'articolo 17-septies dal decreto-legge n. 83 del 2012 convertito dalla legge 134 del 2012, prevede al 2030, sulla base del target di 6 milioni di auto elettriche previsto dal Pniec, 1.850 colonnine di ricarica veloci per le aree di servizio autostradali, 10 mila in area extraurbana, e 30.650 in area urbana (divise tra 19.650 veloci e 78,600 lente);

   in particolare, con riguardo allo sviluppo della rete infrastrutturale viene ribadita la facoltà degli enti locali di predisporre un Piano della mobilità elettrica ad hoc anche se in linea con il piano nazionale; facoltà questa che favorisce però indirizzi e velocità di sviluppo non omogenei;

   inoltre, a regioni e comuni, ma anche ai privati, è assegnato il compito di fornire le informazioni per la Piattaforma unica nazionale (Pun), ideata con l'obiettivo di garantire, a livello nazionale, uniformità e omogeneità delle informazioni afferenti alle reti di ricarica pubblica e privata con accesso al pubblico, piattaforma ad oggi non ancora resa pubblica;

   il suddetto Piano poi non contiene indicazioni circa l'interoperabilità, ovvero la possibilità per l'utente di essere svincolato dalle infrastrutture di ricarica della sua città o del suo distributore e di accedere a tutte le stazioni di ricarica in Italia, a prescindere da quale sia l'operatore con cui ha l'abbonamento, senza costi aggiuntivi o difficoltà burocratiche;

   la mobilità elettrica presenta grandi potenzialità in termini di riduzione dell'inquinamento sia atmosferico che acustico ed offre la possibilità di numerose applicazioni a livello territoriale;

   condizione necessaria per un adeguato sviluppo della mobilità elettrica è l'installazione di infrastrutture di ricarica innovative e superveloci distribuite e localizzate, sia in sede pubblica che privata, di concerto con gli enti locali, con i gestori delle stazioni ferroviarie, i concessionari di autostrade e superstrade e i distributori di energia elettrica;

   da quanto risulta dalla stessa bozza del Piano, i Fondi precedentemente destinati al cofinanziamento dei progetti di installazione delle infrastrutture di ricarica a pubblico accesso nei comuni risultano in gran parte non spesi;

   l'unico obiettivo minimo obbligatorio per i comuni sulle infrastrutture di ricarica è quello indicato nell'articolo 57 del decreto-legge «semplificazioni» che non riporta tuttavia né premialità né penalità per il mancato rispetto dello stesso;

   affidare ai comuni la proprietà degli asset di ricarica, unico modello di business scelto per accedere ai fondi del Pnire anche nella sua ultima declinazione, si scontra con la realtà di mercato: oggi infatti, nella quasi totalità dei casi, operatori privati offrono ai comuni gratuitamente l'acquisto, l'installazione, la connessione e la gestione delle infrastrutture di ricarica lente e rapide (7, 11 e 22 kW fino ai 50 kW) a fronte unicamente di una concessione di occupazione di suolo;

   la rete italiana delle infrastrutture di ricarica è carente nei piccoli comuni, soprattutto in quelli non a vocazione turistica, nonché nell'installazione di infrastrutture di ricarica «ultra veloci» (oltre i 100 kW) lungo le autostrade, le strade a scorrimento veloce e in contesti urbani di compromesso fra i flussi di traffico e la disponibilità di potenza delle reti di distribuzione elettrica;

   la bozza del Pnire che è stata presentata in Conferenza Stato-regioni non prevede l'installazione di ricariche sopra i 50 kW di potenza;

   l'erogazione di cofinanziamenti agli operatori, per la copertura capillare dei comuni piccoli e medi con ricariche a bassa e media potenza (dai 7 ai 22 kW) e ad alta potenza (veloci 50 kW, ultraveloci oltre i 50 kW), si scontra con le regole sugli aiuti di Stato dell'Unione europea, alle quali altri Stati membri hanno richiesto e ottenuto una deroga proprio per la realizzazione dei Piani nazionali delle infrastrutture di ricarica (ad esempio Germania, Romania);

   i concessionari autostradali dovrebbero aver presentato i propri piani per l'infrastrutturazione per la ricarica dei veicoli elettrici delle aree di servizio ricadenti nei propri perimetri di concessione –:

   se, per quanto di competenza, il Ministro interpellato non ritenga opportuno adottare iniziative per utilizzare i fondi a disposizione del Piano per lo sviluppo di infrastrutture ultra veloci (oltre 100 kW) sia in ambito autostradale, extraurbano e urbano al fine di aumentare la qualità e la distribuzione degli impianti collocati sul territorio nazionale e per la copertura di quei comuni non appetibili per gli operatori economici;

   se non ritenga opportuno aprire una concertazione con gli altri Ministeri interessati e un confronto proficuo con il Parlamento sul testo del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (Pnire), in particolare sulle modalità di erogazione dei fondi e sull'oggetto di spesa degli stessi;

   se, per quanto di competenza, non ritenga opportuno preparare una notifica alla Commissione europea inerente alle norme in materia di aiuti di Stato, come già fatto da Germania e Romania;

   quali siano le ragioni, a tutt'oggi, della mancata pubblicazione della Piattaforma unica nazionale (Pun), cruciale per il controllo ed il monitoraggio delle infrastrutture di ricarica pubbliche nonché per le politiche di mobilità sostenibile da sviluppare a livello locale e nazionale;

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rendere pubblici alcuni dati, utili alla cittadinanza e agli operatori di mercato, dei piani di installazione di infrastrutture di ricarica nelle aree di servizio in ambito autostradale, al fine di verificarne l'efficacia e facilitare gli investimenti necessari alla realizzazione in tempi contenuti di una rete di ricarica capillare ed efficiente.
(2-00940) «Chiazzese, Sut, Scagliusi, Barbuto, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Grippa, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Serritella, Spessotto, Termini, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, D'Ambrosio, Ehm, De Carlo, De Lorenzo, Del Grosso, Del Monaco, Del Sesto, Di Sarno, Di Stasio, Dieni, Donno, Dori, D'Orso».

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   MULÈ, ZANELLA, SOZZANI, ROSSO, BERGAMINI e PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   diverse fonti di stampa hanno riportato la notizia che Alitalia dal 1° ottobre 2020 abbandonerà l'aeroporto di Malpensa;

   al momento, come riferiscono gli organi di stampa, la fonte della notizia, che ancora non è stata confermata, è individuata in non meglio precisati «ambienti aeroportuali»;

   se l'abbandono di Malpensa da parte di Alitalia dovesse essere vero sarebbe estremamente grave per diversi motivi;

   verrebbe completamente abbandonato un aeroporto che nel 1998 aveva realizzato un apposito terminal che avrebbe dovuto Fungere da base per i voli internazionali della compagnia di bandiera;

   tale scelta, che formalmente non può essere adottata che dall'attuale amministrazione straordinaria, può influire in maniera rilevante sulle future strategie della compagnia aerea che, come previsto dalla legge, seppure con tutte le incertezze e le inefficienze che, secondo gli interroganti, il Governo sta mostrando nella fase attuativa, sarà oggetto di acquisizione da parte di una «Newco» completamente pubblica –:

   quali siano le motivazioni dell'abbandono di Malpensa da parte di Alitalia, qualora la notizia corrisponda al vero, e se tale decisione sia stata concordata, o almeno sia stata comunicata, da parte dell'amministratore straordinario al presidente e all'amministratore delegato designati della costituenda «Newco» pubblica e al Governo.
(5-04681)


   MORELLI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MACCANTI, TOMBOLATO, RIXI, ZORDAN, BIANCHI e GRIMOLDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa la società Alitalia dal 1° ottobre 2020 interromperà i propri voli presso l'aeroporto di Malpensa;

   negli ultimi anni Alitalia ha progressivamente diminuito la sua presenza nell'aeroporto di Milano Malpensa, mantenendo soltanto alcuni collegamenti domestici e poche tratte intercontinentali, nonostante gli elevati coefficienti di riempimento registrati su tutti i collegamenti operati nelle tratte servite;

   Alitalia operava da 70 anni presso lo scalo varesino e, pertanto, la decisione di lasciare lo scalo ha destato più di qualche perplessità;

   a questa già discutibile scelta si aggiunga l'ulteriore incomprensibile decisione della compagnia di gestire internamente i servizi di terra, non appoggiandosi più alla società Airport Handling. I servizi di terra, come noto, sono il check in, gli imbarchi e la rampa. Attualmente Airport Handling è detenuta da Sea con una quota minoritaria, mentre la maggioranza del capitale appartiene al gruppo internazionale Dnata. Secondo parte dei sindacati, Alitalia gestirà questi servizi «non solo utilizzando il proprio personale già in forza a Linate, ma anche assumendo personale precario e sottopagato»;

   oggi Alitalia gestisce in proprio il 70-75 per cento delle attività e senza un ripensamento il personale di Airport Handling finirebbe inevitabilmente in esubero con inevitabile ricorso alla cassa integrazione che causerebbe un aggravio per le finanze statali. Non a caso in tutta Europa non c'è più una singola compagnia che gestisca in proprio i servizi di terra nei vari aeroporti, perché è più economico lasciare queste attività a società attrezzate e specializzate;

   l'handling è un servizio pubblico essenziale soggetto alle disposizioni della legge n. 146 del 1990, strettamente legato al trasporto aereo erogato dalle compagnie aeree; come tutto il settore del trasporto aereo, anche l'handling è stato fortemente colpito dalla crisi prodotta dall'epidemia da COVID-19, che ha abbattuto ed in alcuni casi completamente azzerato il volume di affari delle imprese operanti nel settore; le imprese dei servizi a terra a seguito dei cospicui danni subiti rischiano di dover ricorrere a numerosi licenziamenti di personale con gravi ricadute in ambito sociale qualora non siano adottate misure specifiche a sostegno del settore –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo a quanto esposto in premessa, anche nell'ottica della salvaguardia dei livelli occupazionali negli scali aeroportuali della Lombardia.
(5-04682)


   ROTELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'applicazione dell'articolo 136 del decreto legislativo n. 285 del 1992 (Nuovo codice della strada) e della circolare Ministero delle infrastrutture e dei trasporti prot. n. 47905/23.18.01 del 28 maggio 2010 sancisce che un cittadino extracomunitario titolare di patente conseguita presso il suo Paese d'origine può circolare liberamente senza alcuna verifica per un anno dalla data di acquisizione della prima residenza, in territorio nazionale allegando semplicemente alla patente una traduzione della stessa;

   spesso accade che la prima residenza viene richiesta o rilasciata anche dopo svariati anni di permanenza sul nostro territorio dando la possibilità al cittadino extracomunitario di circolare liberamente senza nessuna verifica delle sue capacità di guida e dei requisiti psicofisici;

   trascorso il primo periodo di permanenza, spesso di alcuni anni, il cittadino extracomunitario che acquisisce la residenza si trova di fronte a due possibilità: a) entro i primi 4 anni di residenza può convertire la patente straniera con quella italiana purché vi sta un trattato di reciprocità con lo stato estero di provenienza; b) se invece il cittadino extracomunitario dopo il primo anno di residenza e provenendo da paesi quali Usa, India, Cina, e altri privi di trattati di reciprocità, perde il diritto di circolare, pertanto dovrà procedere con il conseguimento della patente di guida italiana;

   accade che l'extracomunitario che nel frattempo si sta integrando, con famiglia e figli a seguito da dover portare a scuola, per gli spostamenti non potrà più usare la macchina, oppure agirà in alternativa non rispettando la legge, anche attraverso organizzazioni criminali che garantiscono il superamento dell'esame di teoria mediante l'utilizzo di microspie o sostituzione di persona, come è stato possibile verificare per mezzo degli uffici della motorizzazione civile di tutta Italia –:

   se non ritenga urgente adottare iniziative per apportare le modifiche normative necessarie a convertire la patente di guida del cittadino extracomunitario, prescindendo dalla data del conseguimento della patente, ma solo dopo che lo stesso si sia sottoposto ad un periodo di formazione pratica presso le autoscuole e abbia sostenuto il solo esame di guida, allegando altresì un certificato medico attestante i requisiti psichico/fisici.
(5-04683)


   GARIGLIO e PELLICANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   desta grande preoccupazione il progetto di collegamento ferroviario alta velocità tra la linea Venezia-Trieste e l'aeroporto Marco Polo, proposto da Rfi e Save e presentato alla regione Veneto per la valutazione di impatto ambientale;

   il tracciato, di circa 8 chilometri (di cui 3,5 in galleria) in prossimità dell'aeroporto diventa a binario singolo sotterraneo con conformazione «a cappio» anziché «di testa», come previsto in origine, con un alto impatto ambientale e costi elevati, superiori ai 500 milioni di euro;

   il progetto Rfi prevede l'impiego di treni a lunga percorrenza della linea Venezia-Trieste, che da Mestre giungono all'aeroporto. Quindi, non potendo fare «retromarcia», iniziano un girotondo sotterraneo per ricollegarsi alla bretella per ritornare a Mestre. Così è nato il «cappio» sotterraneo, fattore devastante per il territorio; tale progetto pare inoltre in palese contrasto con gli obiettivi di «Italia Veloce», che anziché velocizzare, rallenterà la linea ferroviaria per Trieste;

   la realizzazione del «cappio» comporta una galleria che corre a 12 metri di profondità e prevede due paratie di contenimento, in cemento armato, gettate entro terra a una profondità di 25/30 metri, creando così una diga sotterranea che potrebbe portare alterazioni ambientali irreversibili; inoltre, è previsto che le acque di emungimento estratte durante i lavori, ricche di arsenico, siano sversate nella laguna, con conseguente danno alle falde acquifere di una zona pre-lagunare sito Unesco;

   a tal proposito, sono state presentate molte osservazioni dal comune di Venezia e dai privati, per evidenziare le criticità del progetto, che avrà un forte impatto anche sugli insediamenti residenziali e produttivi, mettendo a rischio anche la permanenza stessa di Venezia e della sua laguna nella lista del patrimonio mondiale;

   infine, la soluzione «a cappio» prevede un consistente scavo e un successivo ricollocamento di 1,4 milioni di metri quadri di terreno che dovrebbe essere gestito da Rfi in accordo con Save. In tal senso nel dossier progettuale trasmesso alla regione, a quanto consta agli interroganti, manca il protocollo di intesa tra Rfi, Enac e Save stipulato nel 2017 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato, alla luce dei fatti sopra esposti, intenda intraprendere, considerata l'importanza strategica dell'infrastruttura, per non mettere a rischio la città e la sua laguna, patrimonio Unesco, al fine di rendere noti in tempi brevi i termini del protocollo di intesa del 2017, valutando ipotesi progettuali alternative per un collegamento ferroviario adeguato con l'aeroporto Marco Polo.
(5-04684)


   TASSO e DE GIORGI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica del 17 settembre 2015, n. 201, in applicazione dei criteri fissati dall'articolo 698 del codice della navigazione, ha individuato l'aeroporto di Taranto-Grottaglie «Marcello Arlotta» come rientrante fra gli aeroporti civili di «interesse nazionale» inserendolo, con gli scali aeroportuali di Bari e Brindisi, nel Bacino di traffico Mediterraneo-Adriatico;

   il decreto del 2015 sembrava porre le basi per il definitivo rilancio dello scalo aeroportuale tarantino, ma così non è stato;

   una flebile speranza di veder attivati i voli di linea per passeggeri dall'aeroporto «Marcello Arlotta» ha cominciato ad essere alimentata il 16 maggio del 2019, quando sulla pista dello scalo tarantino sono atterrati da Praga e da Bratislava due distinti voli charter, con a bordo complessivamente 300 persone;

   a pochi giorni dall'atterraggio dei voli charter, è stata tenuta la Conferenza internazionale «Grottaglie Spaceport for Europe» per presentare il progetto che ruota attorno ai cosiddetti «voli suborbitali», voli sicuramente suggestivi, ma riservati ad un costosissimo turismo prossimo venturo che punta diritto a scoprire bellezze terrestri o marine dallo spazio. In quella circostanza è stato sostenuto che per dare vita a questi voli speciali ci sarebbe voluto almeno un altro anno, cioè l'attuale, il 2020;

   nel giugno 2020, aeroporti di Puglia e Delta AeroTaxi hanno siglato un accordo per l'istituzione di una base operativa dell'aviazione generale nell'aeroporto di Taranto-Grottaglie per riequilibrare l'utilizzo delle quattro infrastrutture aeroportuali pugliesi;

   il «Marcello Arlotta» attualmente è teatro di interventi infrastrutturali per circa 21 milioni di euro. Si tratta di risorse finalizzate a potenziare la capacità aeroportuale di uno scalo che, allo stato, può tranquillamente garantire voli per il traffico passeggeri;

   vista la grande considerazione che si nutre verso l'aeroporto di Taranto-Grottaglie, tenuto in debito conto che è pur sempre un aeroporto di «interesse nazionale» e preso atto dei progetti che la stessa Regione Puglia ed il gestore aeroportuale unico degli scali pugliesi hanno illustrato per un futuro che sembra ancora troppo lontano, non si può non evidenziare la disparità di trattamento rispetto agli proporti di Bari e Brindisi –:

   quali siano i motivi che ad oggi impediscono di attivare presso l'aeroporto di Taranto-Grottaglie «Marcello Arlotta» i voli per il traffico passeggeri pur essendo riconosciuta allo stesso la Continuità territoriale.
(5-04685)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MACCANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 10-bis del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, ha novellato la disciplina in materia di autoservizi pubblici non di linea (ovverosia taxi e Ncc), di cui alla legge-quadro 15 gennaio 1992, n. 21;

   l'articolo 11, comma 4, della legge-quadro n. 21 del 1992, per come modificato dal surrichiamato articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018, ha introdotto l'obbligo – per il solo servizio di noleggio con conducente – di compilazione e tenuta da parte del conducente di un foglio di servizio in formato elettronico, demandando la definizione delle specifiche al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti con proprio decreto, entro il 30 giugno 2019, giusta previsione del comma 2 del medesimo articolo 10-bis, nelle more dell'adozione del quale decreto, «il foglio di servizio elettronico è sostituito da una versione cartacea dello stesso»;

   il comma 3 del citato articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 ha previsto l'istituzione – presso il Centro elaborazione dati del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – di un registro informatico pubblico nazionale delle imprese titolari di licenza per il servizio taxi e di quelle di autorizzazione per il servizio di noleggio con conducente, demandando ad un decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti l'individuazione delle specifiche tecniche di attuazione e delle modalità di iscrizione al registro da parte delle imprese;

   il comma 8 del citato articolo 10-bis del decreto-legge n. 135 del 2018 ha altresì demandato ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del Ministro dello sviluppo economico, la disciplina dell'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione che intermediano tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea;

   a distanza di oltre 18 mesi dall'entrata in vigore delle disposizioni fin qui richiamate nessuno dei provvedimenti attuativi è stato adottato, lasciando gli operatori degli autoservizi pubblici non di linea in un regime di totale incertezza normativa;

   per quanto concerne, in particolare, il termine – ancorché ordinatorio – per la definizione da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti delle specifiche tecniche del foglio di servizio elettronico, esso è decorso inutilmente –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire informazioni in ordine all'adozione, non più procrastinabile, dei decreti attuativi previsti dai commi 2, 3 e 8 dell'articolo 10-bis del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.
(4-06931)


   MACCANTI, CAPITANIO, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 49, comma 5-sexies, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, ha disposto l'abrogazione del decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 1999, n. 250, recante Regolamento recante norme per l'autorizzazione alla installazione e all'esercizio di impianti per la rilevazione degli accessi di veicoli ai centri storici e alle zone a traffico limitato, subordinatamente all'entrata in vigore del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti da adottare ai sensi dell'articolo 201, comma 1-bis, lettera g), del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, giusta novella introdotta dal medesimo articolo 49 del decreto n. 76 del 2020;

   all'interrogante giungono segnalazioni da parte di numerosi comuni che – prima dell'entrata in vigore della novella – hanno avviato le procedure per l'installazione di impianti per la rilevazione degli accessi di veicoli in zona a traffico limitato, secondo quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 giugno 1999, n. 250 –:

   quali siano i tempi di adozione del decreto ministeriale da adottare ai sensi dell'articolo 201, comma 1-bis, lettera g), del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, così da superare ogni incertezza normativa in ordine alle procedure da seguire per l'installazione di impianti per la rilevazione degli accessi di veicoli in zona a traffico limitato.
(4-06932)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   MARCO DI MAIO e NOJA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 7 maggio 2020, il Governo italiano e la Conferenza, episcopale italiana hanno concluso un protocollo per «la ripresa delle celebrazioni con il popolo», a seguito del quale, a partire dal 18 maggio 2020, è possibile celebrare le funzioni religiose con la partecipazione dei fedeli;

   come per tutte le altre ripartenze di attività sospese a causa del lockdown, anche per l'accesso ai luoghi di culto sono stati stabiliti obblighi e norme di sicurezza esplicitati nel suddetto protocollo;

   tra essi, il paragrafo 1.8 recita testualmente: «si favorisca, per quanto possibile, l'accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente»;

   il 15 giugno 2020, Ledha, associazione lombarda impegnata nell'azione di tutela delle persone con disabilità da oltre 40 anni, ha scritto ai rappresentanti del Governo e alla Cei contestando il predetto paragrafo;

   in particolare, nella propria lettera, Ledha ha sottolineato il carattere potenzialmente discriminatorio del protocollo in parola nei confronti dei diritti delle persone con disabilità sotto due profili: da un lato, in quanto esso prevede solo per le persone con disabilità la possibilità eventuale (e non il diritto, come per tutti gli altri cittadini e fedeli) di assistere alle celebrazioni, contrariamente a quanto stabilito dagli articoli 9 e 19 della convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità; dall'altro lato, in quanto si stabilisce di disporre, solo per le persone con disabilità, «luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni», con conseguente loro esclusione dal resto della comunità dei fedeli, senza peraltro che emergano le ragioni di sicurezza sanitaria che sarebbero legate a questa previsione;

   ad oggi, non risulta che il Governo abbia dato riscontro alle contestazioni sollevate da Ledha;

   la previsione in esame lede la dignità delle persone con disabilità, che sono cittadini e membri a pieno titolo della comunità ecclesiale, e potrebbe configurare una discriminazione collettiva fondata sulla disabilità vietata dalla legge n. 67 del 2006, così come deve essere interpretata alla luce della convenzione, Onu sopra citata –:

   quali iniziative si intendano assumere per porre rimedio alla potenziale discriminazione, in relazione all'esercizio della libertà di culto, ai danni delle persone con disabilità e, in particolare, se non si ritenga di assumere le iniziative di competenza, d'intesa con l'altra Parte contraente, volte alla modifica della previsione contenuta nel paragrafo 1.8 del protocollo del 7 maggio 2020.
(5-04669)


   GEBHARD, MAGI e ORFINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con missiva del 2 luglio 2020 l'ufficio Rom, Sinti e Caminanti di Roma Capitale notificava alle 28 famiglie (87 persone) dell'area F del Villaggio di Castel Romano che «Per motivi igienico sanitari e quindi a tutela della salute [...], l'Amministrazione Capitolina non potrà ulteriormente permettere la sosta in quell'area [...]. Pertanto, la S.V. dovrà lasciare il modulo abitativo che attualmente occupa libero da cose e persone entro e non oltre il 10 settembre 2020»;

   il 9 luglio 2020 la giunta capitolina approvava la memoria n. 38 in cui dava atto della pianificazione dello sgombero, le cui attività risultavano rallentate dall'emergenza sanitaria da Covid-19 «la cui normativa – si legge nel testo – ha introdotto, all'articolo 103, comma 6, del decreto-legge 17 marzo 2020 il blocco degli sgomberi fino al 30 giugno 2020, termine successivamente prorogato, in sede di conversione, al 1° settembre 2020»;

   a tale scopo la giunta capitolina dava mandato all'ufficio Rom, Sinti e Caminanti di «procedere, con tempestività, decorsi i termini della moratoria per gli sgomberi, alla liberazione da persone e cose del campo F, secondo un programma di ricollocazione delle fragilità»; l'amministrazione, infatti, avrebbe l'onere, secondo i disposti normativi di cui al decreto-legge n. 14 del 2017 e decreto-legge n. 113 del 2018, della ricollocazione delle persone in condizioni di fragilità socio-economica, ma, ad oggi, si deve ancora attivare un piano di supporto ad hoc;

   successivamente con l'articolo 17-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stata stabilita la proroga della sospensione del rilascio degli immobili sino al 31 dicembre 2020;

   tuttavia, dell'intenzione di procedere allo sgombero entro settembre 2020 si ha un'ulteriore conferma dalle dichiarazioni rese il 26 agosto 2020 dalla funzionaria dell'ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti di Roma Capitale, la dottoressa Valeria Neri, in audizione presso la Commissione politiche sociali di Roma Capitale;

   qualora l'amministrazione capitolina dovesse procedere prima del 31 dicembre 2020 allo sgombero, a parere degli interroganti questo sarebbe eseguito non solo in contrasto con la legge, ma potrebbe configurare un comportamento discriminatorio, in quanto sembrerebbe basato sull'origine etnica, non avendo alla data odierna notizie di avvenuti o programmati sgomberi in altri ambiti –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione alle criticità sopra evidenziate con riguardo al prospettato sgombero, anche al fine di tutelare persone in condizioni di fragilità economico-sociale come nel caso sopra descritto.
(5-04670)


   IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, FOGLIANI, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI, VINCI, ZOFFILI e FORMENTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'autorizzazione allo sbarco ad Olbia, in Sardegna, dei centoventicinque immigrati a bordo della nave Alan Kurdi, di proprietà della Ong tedesca Sea Eye e diretta verso il porto di Marsiglia in Francia, rappresenta un caso emblematico della mancanza di una decisa e rigorosa politica dell'attuale Governo di contrasto ai flussi migratori irregolari, nonché della totale assenza, nonostante i proclami, di una condivisa responsabilità tra i Paesi europei in tale materia;

   secondo la stampa, l'imbarcazione, che si stava dirigendo in Francia dopo il precedente diniego da parte di Italia e Malta di un porto sicuro, a seguito dell'indisponibilità del Governo francese ad accogliere gli immigrati che si trovavano a bordo, avrebbe quindi ottenuto dal Ministro interrogato prima un «punto di fonda» vicino all'Isolotto d'Ogliastra, poi l'autorizzazione all'approdo presso Arbatax ed infine l'effettivo sbarco degli immigrati presso il porto industriale di Olbia;

   il susseguirsi delle notizie che venivano riportate di ora in ora in merito alle diverse decisioni nel frattempo assunte dal Ministro interrogato ha dunque destato enorme preoccupazione tra la popolazione e i rappresentati delle istituzioni sarde, considerata anche l'emergenza in atto nell'isola per l'aumento esponenziale in questi mesi degli arrivi di immigrati irregolari, soprattutto dall'Algeria;

   nonostante quanto sopra, si ha notizia che sia stato consentito, non senza difficoltà, l'ingresso al molo del porto di Olbia solo all'onorevole Eugenio Zoffili e all'assessore regionale dei Trasporti, Giorgio Todde, mentre ad altri consiglieri regionali che si erano recati sul posto per verificare cosa stesse effettivamente accadendo, sarebbe stato impedito di entrare nell'area e dunque di esercitare le proprie prerogative;

   nonostante l'evidente indisponibilità degli altri Paesi europei dimostrata in tale vicenda, secondo una nota del Viminale l'80 per cento degli immigrati sbarcati dalla nave Alan Kurdi «verrà trasferito» in altri Stati;

   a seguito dei controlli sanitari, dei centoventicinque immigrati sbarcati ad Olbia dieci sarebbero risultati positivi al Covid-19, tutti asintomatici –:

   se intenda chiarire i fatti oggetto dell'interrogazione, fornendo anche precisazioni sulle strutture di alloggio degli immigrati sbarcati e relative misure di sicurezza e sanitarie adottate, sul numero e sulla tempistica di quanti saranno trasferiti in altri paesi europei e sulle ragioni che hanno portato al divieto per i consiglieri regionali di accedere al molo del porto di Olbia.
(5-04671)


   CECCANTI, POLLASTRINI, DE MARIA, FIANO, MICELI, RACITI e VISCOMI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione attribuisce alle regioni a statuto ordinario la potestà legislativa in materia elettorale nei «limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica» (articolo 122 della Costituzione);

   la legge nazionale non si limita a prevedere tra i princìpi fondamentali ai quali le regioni devono attenersi nel disciplinare il proprio sistema elettorale, la promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell'accesso alle cariche elettive, ma indica anche le specifiche misure da adottare, articolandole sulla base dei diversi sistemi elettorali per la scelta della rappresentanza dei consigli regionali, a seconda che si tratti di liste con preferenze, liste «bloccate» o di collegi uninominali;

   l'esigenza di dare attuazione al principio dell'equilibrio tra i sessi trova il suo fondamento nella Costituzione agli articoli 3, 51 e 117 e, a livello sovranazionale, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea;

   il mancato adeguamento delle leggi elettorali regionali alla legge statale n. 20 del 2016 sulla parità di genere costituisce un vulnus degli articoli 3, 51, primo comma, 117, settimo comma, e 122, primo comma, della Costituzione;

   lo Stato è intervenuto, da ultimo, con il decreto-legge n. 86 del 2020 che ha inserito la doppia preferenza di genere per la regione Puglia, rimuovendo un'inadempienza del legislatore regionale;

   tuttavia, l'intervento sarebbe tanto più efficace quanto più la legge di principi prevedesse la sanzione forte della inammissibilità della lista per il mancato rispetto dell'ulteriore principio del tetto massimo del sessanta per cento dei candidati dello stesso genere anziché lasciare la modulazione delle sanzioni ai legislatori regionali;

   nel corso dell'esame parlamentare del disegno di legge di conversione del suddetto decreto è stato accolto un ordine del giorno con il quale il Governo si è impegnato ad intervenire anche nei confronti delle altre regioni inadempienti e più in generale a rivedere la normativa vigente, in modo che le disposizioni di principio previste siano rafforzate anche sotto il profilo dei rimedi da introdurre in caso di inottemperanza, compresa la eventuale inammissibilità delle liste –:

   quali siano i dati in possesso circa la quota di donne elette nei consigli regionali in occasione dell'ultima tornata elettorale, se ritenga le normative elettorali vigenti adeguate a garantire il rispetto del principio della parità di genere e, nel caso non le ritenga adeguate, quali iniziative di competenza intenda assumere.
(5-04672)


   DONZELLI, MELONI, PRISCO, RAMPELLI, LOLLOBRIGIDA e TRANCASSINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   durante un'intervista pubblicata il 12 maggio 2020 dal quotidiano online IlGiornale.it e mandata in onda il 14 maggio 2020 durante la trasmissione «Dritto e Rovescio» su Rete 4, nei pressi della moschea di via della Marranella, nel quartiere romano di Tor Pignattara, a Roma, un uomo identificato da Il Giornale come «Batchu», «un musulmano sulla settantina», ma che secondo quanto appreso si farebbe chiamare «Mohamed» e sarebbe molto influente all'interno della comunità islamica, ha dichiarato riferendosi a Silvia Romano, rapita in Kenya il 20 novembre 2018 e liberata e rientrata in Italia: «Lei stando lì ha capito, ha preso l'educazione con la prigionia. L'hanno educata, ha studiato. Quando le rapiamo noi non le violentiamo, non gli facciamo le porcherie. Noi gli insegniamo, le educhiamo. Vedi come l'hanno trattata? Come una signora. Hai visto com'è arrivata? Felice. La prima cosa che arriva è il cuore, la felicità, perché arriva la luce nel cuore»;

   alla domanda della giornalista «Ma quelli che l'hanno rapita sono terroristi?», l'imam ha risposto: «Ma quali terroristi, quelle sono persone che fanno la preghiera. I terroristi siete voi che buttate le bombe sopra i bambini, insieme agli americani. Ma quale Al Shabaab. Tutte le religioni parlano di pace. Per chi l'ha rapita è sua sorella. Loro muoiono per lei»;

   in seguito alle sopracitate dichiarazioni, il primo firmatario del presente atto ha presentato, in data 15 maggio 2020, un esposto alla stazione dei carabinieri di Prato, chiedendo se le autorità competenti intendessero prendere provvedimenti in merito a sopraddette dichiarazioni, di evidente istigazione all'odio e alla violenza, e se fossero a conoscenza dei fatti esposti in premessa –:

   quali siano, per quanto di competenza, le disposizioni del Ministero dell'interno rispetto alle modalità di azione riguardanti il pericolo di terrorismo, quali e quanti provvedimenti siano stati assunti a tali fini e se abbia verificato, per quanto di competenza, se la moschea di Tor Pignattara sia un luogo dove si diffondano idee in contrasto con le leggi e la Costituzione italiana.
(5-04673)


   SISTO e D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il prefetto di Brindisi, Umberto Guidato, in carica dal 16 maggio 2019, termina il suo incarico il 30 settembre 2020 per raggiungimento dell'età pensionabile;

   l'articolo 11 del decreto legislativo 19 maggio 2000, n. 139, stabilisce che «tutti gli incarichi di funzione sono conferiti tenendo conto della natura e delle caratteristiche dei programmi da realizzare, nonché delle attitudini e delle capacità professionali del funzionario»;

   quotidianamente a Brindisi si susseguono crisi amministrative, tensioni sociali e problemi di ordine pubblico, in ultimo, la spinosa vicenda riguardante lo storico esponente della Sacra Corona Unita;

   nello specifico, Giovanni Donatiello, entrato in carcere a 24 anni, nel 1986, è tornato in libertà agli inizi del 2018 e l'accusa mossa nei suoi confronti nell'operazione «Old Generation» è quella di non aver mai smesso di essere un capo del clan che gestisce gli «affari sporchi» a Brindisi e nei comuni limitrofi;

   in linea generale il centro degli interessi del clan dei «tuturanesi» sarebbero state estorsioni ad imprenditori e commercianti: oltre che alla gestione del business dei parcheggi abusivi nei pressi dell'ospedale, è stato scoperto un giro d'affari da 80 euro al giorno in epoca pre-covid, dimezzato durante il lockdown, secondo quanto risulta agli investigatori della squadra mobile di Brindisi;

   in considerazione del fatto che la sicurezza dei cittadini nella città di Brindisi sembra essere a repentaglio, ad avviso degli interroganti, è necessario garantire un rappresentante dello Stato nel territorio pugliese –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di provvedere tempestivamente alla nomina del prefetto di Brindisi, stante l'imminente vacanza del posto, per il congedo per raggiungimento dell'età pensionabile dell'attuale titolare.
(5-04674)


   BRESCIA e BALDINO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la qualità, la trasparenza e la fruibilità dei dati rappresentano uno strumento imprescindibile per la comprensione di un fenomeno complesso come l'immigrazione;

   nel corso delle audizioni nell'ambito dell'indagine conoscitiva in materia di immigrazione e asilo in corso presso questa Commissione, i promotori di alcune meritorie iniziative di monitoraggio civico hanno evidenziato il modello positivo in termini di informazione e rendicontazione dell'ex Sprar, oggi Siproimi; diverse criticità sono emerse invece in relazione alla gestione dei Centri di accoglienza straordinaria, anche a causa di risposte non omogenee date dalle prefetture a seguito di richieste avvenute mediante la procedura di accesso generalizzato agli atti;

   il dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Ministero dell'interno ha sviluppato il Sistema informatico di gestione dell'accoglienza (Sga), uno strumento utile per un monitoraggio sulle presenze dei migranti in accoglienza e sulla gestione dei centri;

   a fine aprile 2020, con sentenza 4381/2020, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato da Openpolis contro il Ministero dell'interno in relazione a una richiesta di accesso civico generalizzato relativa a dati contenuti nello Sga;

   il Tar ha infatti ravvisato la strumentalità rispetto all'interesse pubblico delle seguenti informazioni: denominazione, indirizzo, tipologia e capienza della struttura, denominazione dell'ente gestore, numero delle presenze con specifica indicazione del numero di donne, uomini, minori accompagnati e non e nuclei familiari, disciplina seguita per l'affidamento della gestione del contratto in essere, costi maturati a carico dell'ente appaltante per la gestione di ogni singolo centro;

   a parere degli interroganti andrebbero dunque individuate forme di pubblicità dei dati presenti all'interno dello Sga capaci di fornire informazioni per ogni singolo centro e con frequenza almeno mensile, anche integrando la reportistica del cruscotto statistico del Viminale;

   si potrebbe valutare la pubblicità anche di dati riguardanti la data di stipula e scadenza della convenzione, anche se eventualmente prorogata, o il codice identificativo di gara in virtù del quale è stata attivata ed è attiva la convenzione;

   andrebbe inoltre garantita la fruibilità in formato elettronico e aperto dei dati contenuti nelle relazioni al Parlamento sul sistema di accoglienza;

   si segnala che non è ancora stata trasmessa al Parlamento la relazione dell'anno 2019 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, prima che si giunga all'approvazione di un decreto-legge in materia di immigrazione, per garantire una più completa trasparenza dei dati sul sistema di accoglienza sulla base di quanto esposto in premessa.
(5-04675)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno con nota n. 555/RS/01/58/0137 del 6 febbraio 2020, comunicava a tutti i sindacati nazionali della polizia di Stato per una informazione preventiva, prevista dall'articolo 25 comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica n. 164 del 2002, un incontro per il giorno 11 febbraio 2020 avente a oggetto la «Riorganizzazione della Polizia Stradale»;

   l'11 febbraio 2020 si è tenuta presso il dipartimento della pubblica sicurezza la programmata riunione in relazione al progetto di riorganizzazione della polizia stradale. L'incontro è stato presieduto dal responsabile della struttura di missione per la riorganizzazione delle articolazioni periferiche dell'amministrazione della pubblica sicurezza, prefetto dottor Luigi Savina, dal direttore centrale delle specialità dottor Armando Forgione e dal direttore del servizio centrale polizia stradale dottor Giovanni Busacca;

   il progetto, molto ampio e articolato, prevede per il territorio murgiano l'istituzione di una nuova «sezione di polizia stradale denominata Bat» (Barletta, Andria e Trani), da effettuarsi con l'accorpamento dei distaccamenti di Spinazzola e di Ruvo di Puglia;

   a Spinazzola fu istituito un distaccamento di polizia stradale per l'interesse strategico del posizionamento del comune come cerniera tra la regione Puglia e la regione Basilicata attraversato: 1) 0B7 dalla strada statale 655 Bradanica, che da Foggia porta a Matera, interessata da un notevolissimo e imponente traffico determinato dall'insediamento Sata di S. Nicola di Melfi, e relativo traffico per l'imbocco a Candela dell'autostrada per Napoli-Roma; 2) 0B7 dalla strada SP3 (ex R6) che da Canosa-Minervino Murge-Spinazzola si interseca con la viabilità ordinaria di tutto il restante territorio murgiano;

   la soppressione del distaccamento produrrebbe un danno incalcolabile al territorio e alle sue popolazioni, in termini economici, per quanto attiene alla legalità e alla sicurezza, in relazione soprattutto alla prevenzione e alla repressione dei fenomeni malavitosi. Si produrrebbe così una ulteriore ingiustificata aggressione all'Alta Murgia, già duramente colpita dalla grave crisi economica e dallo spopolamento progressivo dei piccoli comuni. Il carico di traffico sulle citate arterie stradali è aumentato richiedendo sempre più un maggiore impegno del personale adibito alla sicurezza stradale;

   le strade extraurbane, statali e provinciali, sono quelle con il maggior numero di incidenti mortali e appare inopportuno favorire, come sostenuto dalle organizzazioni sindacali di categoria, la presenza degli agenti sulle autostrade a scapito delle strade testé citate. L'istituzione di una nuova sezione di polizia stradale nella provincia non può e non deve essere assicurata con la soppressione del distaccamento di polizia stradale di Spinazzola;

   il comune di Spinazzola ha fornito proposte alternative per l'individuazione di un immobile da adibire a sede in loco del distaccamento, da mettere gratuitamente a disposizione della polizia stradale, facendo venir meno le ragioni a sostegno degli ipotizzati recuperi di efficienza –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di riesaminare la prospettata decisione volta alla soppressione del distaccamento di polizia stradale di Spinazzola, dopo avere doverosamente ascoltato le popolazioni interessate, anche per il tramite dei propri rappresentanti istituzionali a tutti i livelli, ivi compresi quelli regionali appena eletti.
(4-06933)


   DEL BASSO DE CARO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   sabato 12 settembre 2020, verso ore 9 e 30, il senatore Matteo Salvini si è recato a fare campagna elettorale ad Ariano Irpino (Avellino) dove si vota per il comune e la regione;

   il senatore Salvini si è recato prima al carcere per fare propaganda elettorale con le guardie carcerarie, poi ha raggiunto piazza Plebiscito dove ha tenuto un comizio a pochi Arianesi e, a parere dell'interrogante, ai molti militanti reclutati nella provincia;

   già da venerdì 11 settembre è stato disposto l'impiego di un nutrito contingente di forze dell'ordine, compreso un elicottero che ha controllato Ariano Irpino dall'alto;

   già prima del comizio erano presenti in piazza circa 20 automezzi tra blindati, autovetture e persino un'unità cinofila e il vice-questore di Ariano Irpino, dottoressa Felicia Salerno;

   in piazza Duomo a decine di giovani arianesi è stato impedito di recarsi in piazza Plebiscito, al comizio di Salvini; a quanto consta all'interrogante diversi cittadini sarebbero stati identificati dalle forze dell'ordine e ad altri sarebbe stato impedito di entrare nella piazza dove si teneva il comizio, perché considerati non favorevoli alla Lega –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali ulteriori elementi di conoscenza intenda fornire, in particolare, in merito alla visita presso il carcere da parte del senatore Salvini, anche con riferimento alla normativa anti-Covid;
(4-06944)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   TOCCAFONDI, ANZALDI, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'anno scolastico è iniziato il 1° settembre con un numero imprecisato di cattedre non coperte da personale di ruolo che le stime più affidabili quantificano in almeno 150.000 supplenti;

   questa situazione dipende anche dal fatto che il Ministero non ha svolto i concorsi previsti dal decreto legislativo n. 59 del 2017, facendo saltare la necessaria programmazione;

   i concorsi indetti con ritardo sono stati più volte rimandati e comunque saranno in grado di coprire solo una parte delle cattedre libere;

   a tal riguardo, desta particolare preoccupazione la situazione delle regioni del centro-nord;

   ancora più preoccupante appare la situazione delle cattedre di sostegno che saranno coperte in gran parte da docenti precari, molto spesso non specializzati;

   la procedura di assegnazione delle supplenze sconta numerosi ritardi e in tutta Italia vengono denunciati errori, rettifiche, personale assegnato a scuole per un solo giorno e poi cambiato di sede e altri episodi altrettanto gravi;

   il Presidente Conte sabato scorso ha affermato a Trento che 40.000 supplenze sono già state assegnate e altre 40.000 lo saranno a ottobre, ma se ciò fosse vero vorrebbe dire che a due mesi dall'inizio della scuola resterebbero da coprire almeno 70.000 cattedre;

   questa situazione penalizza i precari, ma anche i docenti di ruolo e le scuole che non possono programmare adeguatamente le proprie attività, né organizzare l'orario definitivo;

   non di meno sono penalizzati gli studenti, già colpiti dalle incertezze e dalle difficoltà connesse a una didattica che dopo 200 giorni di sospensione delle lezioni stenta a ripartire, sia in presenza, che nella modalità integrata prevista in seguito all'emergenza sanitaria;

   il decreto-legge che istituisce le graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) è stato convertito a dicembre 2019, fornendo al Ministero il tempo di definire e collaudare una procedura adeguata, ma la stampa riferisce di possibili errori nell'algoritmo;

   questa modalità di assegnazione delle supplenze si dimostra evidentemente non del tutto adeguata, mentre sarebbe molto più efficace affidare a ciascuna scuola autonomia nell'individuazione dei propri docenti –:

   quali iniziative intenda adottare e in quali tempi, in riferimento a quanto espresso in premessa, per garantire la totale copertura di tutte le cattedre ed il regolare svolgimento dell'attività didattica, sia per le supplenze annuali che per quelle fino al termine dell'anno scolastico.
(3-01783)


   SASSO, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   tra banchi monoposto non consegnati, gestione alunni Covid e compagni di classe scaricata su Presidi e Asl e – da ultimo – fornitura di gel non igienizzanti, la riapertura delle scuole ha presentato gravissime criticità in tutto il territorio nazionale, in danno agli studenti, alle loro famiglie e agli insegnanti;

   ovunque sono ancora migliaia le cattedre scoperte, con orari di lezione ridotti e diritto allo studio negato, a causa dei ritardi nelle nomine dalle Gps, spesso sbagliate e piene di errori nella valutazione dei punteggi;

   inoltre, per gli scarsi interventi di edilizia scolastica, molte scuole non hanno mai riaperto, altre, per garantire le misure di contenimento anti-contagio, hanno dovuto ricorrere alle lezioni alternate tra presenza e didattica a distanza (in alcune scuole addirittura la garanzia di sole due ore al giorno di lezione), altre ancora non riescono a garantire la didattica a distanza, il tutto a scapito dei ragazzi e del loro diritto all'apprendimento;

   a tutto questo si aggiunga la scelta del «concorsone» per il 22 ottobre 2020, rivolto al personale precario che già lavora da anni nelle nostre scuole e che prevede la partecipazione di 64.000 lavoratori, ma escludendo «chi ha semplice sintomatologia respiratoria e chi è in quarantena», i quali non potranno, quindi, partecipare ad alcuna prova, né il 22 ottobre né successivamente, con evidente perdita della chance favorevole e della propria stabilizzazione professionale;

   a riprova del caos e del disagio la manifestazione di protesta da parte di studenti, docenti, genitori e sindacati, con delegazioni provenienti da oltre 30 città, svoltasi il 26 settembre 2020 a Roma, in Piazza del Popolo;

   «una scuola sana non può esistere con 25-30 studenti e un ruotare continuo di docenti. La formazione non si compra ma si acquisisce; il precario non può continuare a vivere nei tribunali per esercitare il proprio lavoro. (...). L'anno scolastico inizia con 200 mila precari, quindi 200 mila famiglie precarie. La scuola è iniziata senza docenti a causa del Ministero che ha messo in piedi graduatorie zeppe di errori. Il Ministero non ha voluto ascoltare né cambiare rotta», sono le parole del coordinamento nazionale precari della scuola –:

   se non ritenga urgente rivedere le scelte inefficaci sulle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps), assicurando, altresì, una tempestiva copertura degli organici dei docenti mediante l'immissione in ruolo dei precari ed il rinvio, ad emergenza epidemiologica conclusa, del concorso straordinario, a garanzia della partecipazione di tutti.
(3-01784)


   VACCA, CASA, BELLA, CARBONARO, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MARIANI, MELICCHIO, RICCIARDI, TESTAMENTO, TUZI e VALENTE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il settore scolastico è uno degli ambiti della pubblica amministrazione in cui il fenomeno del precariato è maggiormente consistente e profondamente radicato nel tempo;

   ad aprile 2020 sono stati finalmente banditi quattro concorsi, ordinari e straordinari, relativi all'assunzione di circa 76.000 docenti all'interno delle strutture scolastiche italiane di tutti gli ordini e gradi, considerata, oltretutto, la carenza di personale e la sempre crescente richiesta di docenti specializzati nel sostegno;

   di questi, circa 32.000 cattedre sono state destinate al concorso straordinario per il personale docente che abbia già svolto tre anni di servizio negli istituti scolastici, al fine di immettere in ruolo i cosiddetti precari storici;

   tuttavia, a seguito delle problematiche logistiche e sanitarie legate alla diffusione del Covid-19 oltre che per nuove determinazioni sullo svolgimento del concorso decise in Parlamento, le date concorsuali sono state posticipate di qualche mese e di conseguenza non è stato possibile immettere in ruolo fin dal corrente anno scolastico il personale docente interessato dal concorso straordinario;

   si apprende oggi da organi di stampa che è stata individuata la data del 22 ottobre 2020 per dare il via alla tornata concorsuale straordinaria da terminare entro il 9 novembre 2020 –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere al fine di definire le modalità e i tempi di svolgimento del concorso straordinario per l'immissione in ruolo dei docenti precari che abbiano già maturato tre annualità di servizio, secondo quanto bandito ad aprile 2020, così come esposto in premessa, considerata la necessità di dare risposte sempre più concrete alle molteplici istanze del mondo dell'istruzione.
(3-01785)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSPI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   dal 14 settembre 2020 sono riaperti gli istituti scolastici di ogni ordine e grado dopo la chiusura prevista dal lockdown nazionale a causa della pandemia da Covid-19;

   ad oggi nonostante la riapertura permangono diversi problemi irrisolti quali, ad esempio, la mancanza di spazi adeguati, l'adeguamento della gran parte degli istituti alla normativa anti-Covid, le difficoltà nel gestire i momenti più concitati, quali entrata e uscita da scuola, la mancanza di docenti, la mancata consegna dei banchi monoposto e dei dispositivi di protezione individuale, quali mascherine, guanti e gel igienizzanti;

   il Ministro interrogato più volte per mezzo della stampa ha confermato che entro ottobre 2020 sarebbero stati risolti tutti i problemi sopra citati, in particolare per ciò che riguarda la dotazione nelle scuole dei banchi monoposto e l'adeguamento delle aule, al fine di permettere il giusto distanziamento sociale previsto dalle direttive anti-Covid;

   purtroppo a quasi un mese dall'apertura degli istituti scolastici tutte le promesse fatte dal Ministero non hanno avuto seguito e docenti e alunni si trovano costretti a fare lezione in una situazione di disagio perenne;

   dalla riapertura sono già circa 94 gli istituti scolastici costretti a chiudere su tutto il territorio nazionale e oltre 500 quelli con almeno un contagio tra insegnanti, alunni e operatori scolastici;

   tra gli istituti più colpiti dalla pandemia vi sono le scuole paritarie, dall'infanzia alle superiori, alle quale ancora non è pervenuto lo stanziamento di circa 300 milioni di euro previsto dal decreto «Rilancio»;

   secondo un recente studio, nell'anno scolastico 2020/2021 circa quattro mila istituti paritari saranno costretti a chiudere non potendo più sostenere i costi di gestione a causa delle mancate entrate e saranno costretti a scaricare sugli istituti statali la maggior parte dei loro iscritti;

   gli istituti paritari sono parte integrante del sistema nazionale di istruzione e svolgono un servizio pubblico fondamentale rappresentando una risorsa importante per il Paese –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle problematiche esposte e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di rispettare gli impegni assunti;

   quali siano le tempistiche previste per la consegna dei banchi monoposto agli istituti scolastici di ogni ordine e grado, al fine di consentire un'adeguata prosecuzione in sicurezza dell'anno scolastico, nonché quelle relative al materiale di protezione individuale (quali mascherine e gel igienizzante);

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di accelerare l'erogazione dei fondi, già stanziati, destinati agli istituti paritari in modo da consentire la sopravvivenza di questi, garantendo al contempo il diritto allo studio.
(4-06936)


   FASSINA e FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da decenni il terzo settore in ambito musicale collabora con la scuola, in particolare con la scuola dell'obbligo e nella fascia 0/6, attraverso numerosissime attività formative nel campo delle arti performative e con progetti sull'integrazione della disabilità. Tali attività sono spesso ospitate negli edifici scolastici, negli spazi inutilizzati;

   per mettere in pratica queste attività sono necessarie più competenze contemporaneamente: quelle pedagogiche (con una specifica specializzazione sulla precisa fascia d'età di intervento) e quelle tecnico-musicali;

   durante il lockdown queste collaborazioni sono state ovviamente interrotte. Le misure di sicurezza anti-Covid adottate nelle scuole per il riavvio dell'anno scolastico hanno determinato una contrazione delle disponibilità di spazi nelle scuole. Questo ha generato e genera una sottrazione di apprendimenti e ha privato di esperienze educative fondamentali ragazze e ragazzi, bambine e bambini. Ci sono rare realtà scolastiche che sono riuscite a mantenere queste attività con esperienze di didattica a distanza, o più propriamente didattiche a destinazione;

   gli interroganti sono convinti — come ribadito anche dal Forum per l'educazione musicale — che la scuola non sia solo il luogo dell'apprendimento e che per la formazione degli allievi sia fondamentale continuare ad inserire attività formative più ampie. Le attività che sviluppano la creatività sono altrettanto importanti (la musica, ad esempio, è un elemento che fa superare la dimensione della paura e un elemento fondamentale dell'espressione del sé) e per molti aspetti non possono prescindere dall'apporto di competenze del terzo settore. A maggior ragione per tutto quello che riguarda le nuove generazioni con bisogni educativi speciali;

   l'eliminazione di queste attività ha determinato, inoltre, la perdita di migliaia di posti di lavoro di musicisti specializzati didatticamente (circa 30mila) per le agenzie formative del territorio accreditate;

   è importante che le istituzioni diano un segnale ai giovani e meno giovani musicisti (ma anche attori, danzatori e altri) che stanno spendendo la loro vita specializzandosi in didattiche mirate alle diverse fasce di età. Ciò significa, in un periodo di crisi, utilizzare tutte le sinergie tra insegnanti di frontiera e associazioni del terzo settore anche attraverso l'immediato utilizzo dello strumento dei patti educativi di comunità –:

   quali iniziative urgenti intenda porre in essere per ripristinare nelle scuole le attività richiamate in premessa.
(4-06938)


   PATELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   alla data del 22 settembre 2020 risultano vacanti ancora 2310 posti da Dsga, direttore dei servizi generali e amministrativi, sull'intero territorio nazionale;

   al 1o settembre 2020 a Roma, mancava la copertura per 70 posti da direttore dei servizi generali e amministrativi, a Milano un centinaio, a Bologna 60, solo per fare alcuni esempi di una situazione diffusa in tutta Italia come evidenziato anche dalle organizzazioni sindacali nella riunione svoltasi al Ministero dell'istruzione il 18 settembre 2020;

   la scuola, senza Dsga non parte o parte con enormi disagi oltre a quelli a cui è andata incontro per mancanza di aule e banchi;

   i direttori amministrativi coadiuvano i dirigenti scolastici negli acquisti, gestiscono il personale Ata curano gli archivi, i bilanci e tutti i pagamenti;

   i vincitori del concorso si sono trovati in mare aperto, senza supporto né corsi preparatori all'incarico e che sono già molti ad aver rinunciato all'incarico;

   negli anni passati si è ricorsi agli assistenti amministrativi facenti funzione esattamente come sta accadendo ora e che molti di loro sono fuori regione poiché gli elenchi provinciali delle utilizzazioni di cui all'articolo 14 del Ccnl sono in moltissimi casi esauriti;

   gli stessi funzionari amministrativi facenti funzione, sono stati esclusi dal concorso perché senza titolo di studio previsto nonostante abbiano svolto il ruolo da direttore dei servizi generali e amministrativi per molti anni;

   prima dell'anno 2000 i responsabili amministrativi entravano in ruolo grazie a un corso-concorso;

   l'immissione al ruolo di personale che svolge funzioni di direttore dei servizi generali e amministrativi da anni nulla toglie ai diritti dei vincitori del Concorso data la mancanza cronica della copertura dei posti vacanti;

   è un dato di fatto che il Ministero dell'istruzione non può fare a meno della figura professionale e dell'esperienza dei funzionari amministrativi facenti funzione come direttore dei servizi generali e amministrativi;

   basterebbe una iniziativa, anche di tipo legislativo, riservata ai facenti funzione che consenta il riconoscimento del lavoro svolto dei facenti funzione come direttore dei servizi generali e amministrativi con almeno tre anni di servizio, anche se sprovvisti di titolo di studio specifico –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere in merito alla situazione, vista la cronica carenza di direttori dei servizi generali e amministrativi e l'esigenza di sanare definitivamente la situazione di decine e decine di funzionari amministrativi facenti funzione.
(4-06943)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   Inarcassa è la Cassa nazionale di previdenza e assistenza per gli ingegneri e architetti liberi professionisti;

   Inarcassa ha un patrimonio complessivo pari a 9 miliardi di euro e gli iscritti ad oggi risultano essere circa 168.000, di cui il 35 per cento ha meno di 40 anni di età, mentre i pensionati sono oltre 28.000, e l'iscrizione costituisce un obbligo che insorge al verificarsi di condizioni oggettive, date dal possesso di requisiti specifici;

   sulla Gazzetta Ufficiale 5a serie speciale – contratti pubblici n. 27 dell'8 marzo 2010 è stato pubblicato un avviso di avvenuta aggiudicazione del bando pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 89 del 31 luglio 2009, avente per oggetto la selezione di una «SGR» per la istituzione, costituzione e gestione di un fondo comune di investimento immobiliare, riservato a investitori qualificati di cui all'articolo 1, comma 1, Gap 65/09 con il criterio di aggiudicazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa dove risultava aggiudicataria Fabrica Immobiliare Sgr s.p.a.;

   in riferimento a ciò, con atto rep. n. 196389 rogito n. 70194 del 31 gennaio 2014, Inarcassa trasferiva il diritto di proprietà degli «immobili» costituenti l'«apporto in natura» per un valore complessivo quale attestato nella «relazione» pari a euro 490,600.000 e la somma di euro 400.000 a titolo di «apporto in denaro» a conguaglio del conferimento degli «immobili»;

   a fronte dell'apporto degli «immobili» Inarcassa sottoscrive complessivamente n. 982 «quote dei Comparto Due» per un ammontare complessivo di euro 491.000,000;

   la mozione detta «fiume» contenuta nel verbale del Comitato nazionale dei delegati (Cnd) del 29 e 30 novembre 2012 aveva per oggetto la gestione del patrimonio immobiliare di Inarcassa e non il conferimento del diritto di proprietà degli «immobili»;

   in data 6 agosto 2015 è stata pubblicata la sentenza n. 10707/2015 del Tar Lazio nel giudizio promosso dall'architetto Gianluca Valle per richiedere l'accesso ai documenti afferenti al conferimento al Fondo di investimento immobiliare di una parte del patrimonio immobiliare di Inarcassa;

   in data 16 gennaio 2017 è stata pubblicata la sentenza n. 113 del 2017 del Consiglio di Stato sempre in riferimento all'accesso agli atti;

   nei giudizi Inarcassa è stata giudicata soccombente e condannata al pagamento di 4.000 euro di spese legali;

   con email Pec del 17 gennaio 2017 l'architetto Gianluca Valle, delegato di Inarcassa architetti Roma chiedeva al direttore generale per le politiche previdenziali e assicurative, dottoressa Concetta Ferrari di svolgere la funzione di vigilanza, ex articolo 3 del decreto legislativo n. 509 del 1994, inerente al conferimento immobiliare avvenuto da Inarcassa al Fondo InarcassaRE gestito da Fabrica Immobiliare Sgr spa, per verificare la procedura di conferimento immobiliare a partire dalla delibera del Cnd e le autorizzazioni necessarie, per tale conferimento, dei Ministeri competenti;

   con nota protocollo 26/DG/2017 del 13 febbraio 2017 a firma del direttore generale di Inarcassa nella trasmissione dei documenti, all'architetto Gianluca Valle, inerenti al conferimento del patrimonio immobiliare di Inarcassa al Fondo Inarcassa Re Comparto Due, precisava che «non esistono in proposito altri atti e documenti da poter esibire»;

   nel verbale del 27 e 28 marzo 2014 del Comitato nazionale dei delegati di Inarcassa, il presidente di Inarcassa dichiarava che la mozione «fiume» era quella utilizzata per il conferimento degli immobili e che il patrimonio restava al 100 per cento di proprietà Inarcassa –:

   se sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere al fine di verificare la effettiva correttezza delle procedure di conferimento del patrimonio immobiliare da Inarcassa al Fondo InarcassaRE, gestito da Fabrica Immobiliare Sgr spa, nonché l'intero processo autorizzativo e quali iniziative di competenza intenda eventualmente assumere qualora risultassero esservi state violazioni, lesive per l'istituto e i propri assicurati.
(2-00941) «Fiano».

Interrogazione a risposta immediata:


   TORROMINO e MARIA TRIPODI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   prosegue la battaglia per la corretta applicazione della clausola sociale ai fini del mantenimento del posto e delle condizioni di lavoro acquisite da parte dei 107 lavoratori della Abramo Customer Care, impiegati nell'attività di call center, alla luce della cessazione dell'attività prevista dalla commessa «Roma Capitale»;

   il 10 settembre, rispondendo a una interpellanza urgente concernente le modalità mediante le quali il nuovo aggiudicatario della commessa del comune di Roma, il Consorzio Leonardo, intendesse applicare la «clausola sociale», il Governo affermava di avere «ben presente la situazione relativa alla crisi aziendale in oggetto e assicureremo, quindi, la massima disponibilità per favorire il raggiungimento delle migliori soluzioni possibili a tutela dei lavoratori interessati»;

   il principio su cui si basa la norma sulla «clausola sociale» di cui all'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016 è garantire continuità occupazionale ai lavoratori in caso di cambio di appalto, all'interno di un medesimo comprensorio territoriale. Il decreto direttoriale n. 77 del 2018 ha fissato i principi sul costo del lavoro e i connessi diritti per il personale di imprese aggiudicatarie di servizi di call center, calcolato in base al contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni;

   il 24 settembre, in concomitanza con le manifestazioni svoltesi a Crotone ed a Roma a sostegno dei 107 lavoratori – che hanno registrato una massiccia adesione – si è svolta tra i rappresentanti delle organizzazioni sindacali ed il direttore generale del Ministero del lavoro una riunione volta a comprendere se ci fossero i presupposti per una proroga dei servizi per un mese, tempo necessario per poter incontrare i committenti e l'azienda subentrante attraverso un tavolo ministeriale per costruire un percorso volto a risolvere le problematiche;

   si sono registrati passi in avanti: il nuovo fornitore del servizio, il Consorzio Leonardo, tramite la consorziata Acapo, ha garantito la piena occupazione per tutti i lavoratori in entrambe le sedi di Crotone e di Roma. Tuttavia sono state inviate ai lavoratori lettere di assunzione i cui contenuti non possono considerarsi aderenti al pieno rispetto dei contenuti della «clausola sociale» come sopra delineati;

   è necessario che la committenza dia una soluzione positiva della vertenza, per questo sono in programma altre manifestazioni lunedì 28 e martedì 29 settembre 2020 –:

   quali ulteriori iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per la sollecita definizione della vertenza in premessa, nei termini di una piena adesione ai contenuti di legge relativi all'applicazione della clausola sociale e se non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per l'annullamento del contratto Consip per la mancata applicazione della clausola sociale.
(3-01781)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XI Commissione:


   TRIPIEDI e INVIDIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'ultimo studio dell'Osservatorio Ance sulle costruzioni, viene specificato che nel settore dell'edilizia «dall'inizio della crisi sono 620.000 i posti di lavoro persi» e che «l'emorragia non si arresta». Viene inoltre specificato che anche per l'anno 2018 «le Casse edili evidenziano una diminuzione dello 0,3 per cento dei lavoratori iscritti e dello 0,9 per cento del numero di ore lavorate». Lo studio, inoltre, evidenzia che dal 2008 le imprese del settore che hanno chiuso sono 120.000;

   l'articolo 14 del decreto-legge n. 4 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, più nota come «quota 100», reca disposizioni in materia di accesso al trattamento pensionistico con almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi;

   diversi esperti del settore edile hanno espresso perplessità sul provvedimento, sottolineando che 38 anni di contributi e 62 anni di età per accedere all'uscita a «quota 100» nei prossimi tre anni, così come trentasei anni di contributi per accedere all'Ape Social, sono traguardi irraggiungibili per il 99 per cento degli operai edili italiani;

   un operaio edile con 65 anni di età risulta avere mediamente tra i 27 e i 31 anni di contributi e, oltre a svolgere suo malgrado «lavoro a nero» deve spesso lavorare su impalcature, mettendo a rischio la propria vita fino a quasi 67 anni di età, allo stato attuale, senza futuri interventi normativi specifici;

   a giudizio degli interroganti, per poter affrontare correttamente e in maniera esaustiva le esigenze di questo settore lavorativo, risulta necessario applicare modifiche alle norme esistenti che vadano nella direzione di ottenere maggiori tutele per gli specifici casi dei lavoratori sopraindicati –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanti siano stati gli operai edili, suddivisi per regione, che hanno presentato domanda di accesso alla pensione attraverso «quota 100» e di quante risultino essere le domande accolte e quelle respinte, nonché di quante operaie e quanti operai edili abbiano utilizzato nel 2017 e nel 2018 i 2 canali di «ape» sociale con 28 anni di contributi, se donne con 2 figli, e 30 anni di contributi, se uomini, e 34 anni di contributi, se donne con 2 figli, e 36 anni di contributi, se uomini.
(5-04676)


   ZANGRILLO, POLVERINI, CANNATELLI e MUSELLA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a diciotto mesi dall'avvio dell'istituto del reddito di cittadinanza, periodo al termine del quale la legge prevede una sospensione dell'erogazione del beneficio in attesa di una nuova erogazione a seguito di domanda dei beneficiari, i numeri forniti da Anpal sui risultati ottenuti delineano uno scenario fortemente negativo;

   a fine luglio 2020, su una platea di circa 1,23 milioni di percettori maggiorenni del reddito di cittadinanza, i patti per il lavoro sottoscritti sono stati soltanto 318,221, mentre la maggioranza dei percettori del beneficio, circa il 57,8 per cento del totale, avevano appena ricevuto la convocazione presso i centri per l'impiego. Le offerte di lavoro e le opportunità formative proposte dai così detti navigator ai beneficiari del reddito di cittadinanza sono state, inevitabilmente, ancora inferiori, pari 220.048;

   all'ormai acclarato mancato funzionamento dell'istituto nella parte relativa al reinserimento nel mondo del lavoro, si aggiungono distorsioni, criticità ed effetti perversi, in parte già noti e di recente descritti puntualmente in un'inchiesta del Corriere della Sera;

   nell'inchiesta sopra citata si riportano numerose testimonianze di imprenditori che denunciano il fatto di non riuscire a trovare manodopera perché sovente i percettori di reddito di cittadinanza o rifiutano offerte di lavoro, oppure propongono di svolgere la propria attività in nero per cumulare il salario al sussidio percepito;

   anche sul fronte dei controlli e delle verifiche dell'effettivo possesso dei requisiti per l'accesso al reddito di cittadinanza si sono registrate numerose e preoccupanti carenze che hanno consentito l'accesso al sussidio a persone affiliate ad organizzazioni criminali, a numerose persone in stato di detenzione, o, come emerso a seguito di un tragico fatto di cronaca che ha visto la morte del giovane Willy Duarte, a persone che possiedono cespiti e redditi non compatibili con l'accesso al reddito di cittadinanza;

   a fronte di dette criticità, in una recente intervista, anche un Ministro del Governo, il Ministro delle politiche agricole Teresa Bellanova ha denunciato il fallimento del reddito di cittadinanza sia sotto il profilo dei controlli che sotto il profilo dell'avviamento al lavoro –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative volte a riformare radicalmente l'istituto del reddito di cittadinanza al fine di liberare risorse da investire in una riforma organica del settore delle politiche attive del lavoro, della formazione e degli ammortizzatori sociali.
(5-04677)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Governo precedente presieduto dall'attuale Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, con decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, ha istituito l'accesso al trattamento pensionistico cosiddetto «Quota 100»;

   annunciata dall'Esecutivo come misura volta a contrastare gli effetti della «Riforma Fornero» del 2011, «Quota 100» consente di andare anticipatamente in pensione a coloro che vantano almeno 38 anni di contributi, con un'età anagrafica minima di 62 anni, senza alcuna penalizzazione sull'assegno;

   tale riforma, operativa dal 2019, è prevista per una fase sperimentale, fino a dicembre 2021;

   il 26 settembre 2020, il presidente Conte ha annunciato che Quota 100 non sarà prorogata alla scadenza, affermando: «Quota 100 è un progetto triennale di riforma che veniva a supplire a un disagio sociale. Non è all'ordine del giorno il rinnovo»;

   non si comprende tale scelta, poiché le esigenze sociali che hanno condotto all'istituzione di tale meccanismo, per accedere anticipatamente all'assegno pensionistico, sussistono ancora, anzi, attualmente, sono ancora più forti con l'avvento della pandemia Covid-19;

   in questa fase storica, oltre a venire incontro a coloro che hanno necessità di accedere all'assegno pensionistico in anticipo per motivi di salute o perché impossibilitati a coniugare il lavoro e le esigenze del nucleo familiare, la finestra d'uscita dal lavoro di «Quota 100» può fungere anche da ammortizzatore sociale passivo, per quelle imprese che, a causa della crisi economica dovuta all'emergenza sanitaria, si trovano con lavoratori in esubero, consentendo di far andare in pensione quelli che hanno i requisiti previsti dall'istituto in questione;

   pertanto, «Quota 100» non solo non ha esaurito il fine che ha portato alla sua istituzione, ma nei prossimi anni sarà più efficace perché funzionale alla situazione determinata dall'emergenza sanitaria;

   non si può di certo giustificare l'eventuale mancata proroga, con la motivazione che «Quota 100» sia intervenuta per risolvere il problema degli esodati, poiché ci sono ancora circa 6.000 esodati che non hanno i requisiti per accedere a «Quota 100» e che attendono una salvaguardia dal Governo;

   va da sé, che, in presenza di validi presupposti per prorogare tale regime, la scelta del Presidente Conte di eliminarlo, appare ingiustificata e determinerebbe un grave costo sociale. Trattandosi di una misura sperimentale, la mancata proroga sembrerebbe all'interrogante più un pentimento nell'aver varato «Quota 100», che la constatazione che abbia esaurito il suo scopo –:

   se il Ministro interrogato confermi che il regime previsto da «Quota 100» non verrà prorogato allo scadere del triennio.
(5-04678)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 68 del 1999, recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», prevede, all'articolo 21, che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali presenti ogni due anni, entro il 30 giugno, una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge stessa. L'ultima relazione presentata riguarda gli anni 2014 e 2015 ed è stata trasmessa nel febbraio 2018;

   il decreto legislativo n. 151 del 2015 ha apportato alcune modifiche alla legge n. 68 del 1999; in particolare la norma introduce il principio base per cui le aziende private possono assumere i lavoratori disabili mediante la richiesta nominativa. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di computare, nella quota di riserva, i lavoratori già disabili prima dell'assunzione (con una riduzione della capacità professionale superiore al 60 per cento o del 45 per cento nel caso di persone con disabilità intellettiva e psichica) anche se non assunti attraverso il collocamento mirato;

   ai datori di lavoro si permette di assumere, in una loro unità produttiva, un numero di aventi diritto al collocamento obbligatorio superiore a quello prescritto, portando le eccedenze a compenso del minor numero di lavoratori assunti in altre unità produttive della medesima regione;

   il decreto ha rafforzato, infine, gli incentivi per le aziende, con una durata più lunga in caso di assunzione di persone con disabilità intellettiva e psichica, e ha istituito una «Banca dati del collocamento mirato» che raccoglie le informazioni concernenti i datori di lavoro pubblici e privati obbligati e i lavoratori interessati;

   inoltre, si sono modificati i bonus introdotti con la legge n. 68 del 1999 al fine di favorire l'inserimento lavorativo. L'agevolazione riguarda i rapporti di lavoro con decorrenza dal 2016 e varia in base alla tipologia di disabilità, mentre si è stabilito che i datori interessati devono inviare una domanda preventiva all'Inps per la verifica della disponibilità dei fondi;

   a tutt'oggi, non risulta emanato il decreto attuativo relativo alla banca dati citata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 151 del 2015 –:

   quando il Ministro interrogato intenda presentare la nona relazione sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999, anche al fine di verificare le dinamiche di collocamento dei lavoratori disabili in seguito all'applicazione del decreto legislativo n. 151 del 2015, e se sia stato riscontrato un miglioramento nell'occupazione delle persone con disabilità e nella loro tipologia contrattuale, anche rispetto ai numeri delle precedenti relazioni e in virtù degli incentivi di cui sopra.
(5-04679)


   GIACCONE, DURIGON, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI e MURELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'accordo firmato da Assodelivery e l'Ugl per la tutela dei riders rappresenta, senza alcun dubbio, una svolta epocale, costituendo il primo in Europa di questo tipo;

   l'accordo prevede che i rider restino lavoratori autonomi, ma avranno un compenso minimo orario di euro 10 per ogni ora di effettivo lavoro ed un'indennità tra il 10 per cento ed il 20 per cento per lavoro notturno, festività, maltempo; inoltre è riconosciuto un premio di risultato una tantum pari a euro 600 ogni 2 mila consegne effettuate, nonché formazione gratuita e fornitura del materiale di sicurezza, come giacche ad alta visibilità e caschi protettivi;

   la straordinarietà dell'accordo consiste nel fatto che la contrattazione collettiva è riuscita a raggiungere i lavoratori autonomi, coniugando le tutele tipiche del lavoro dipendente alla flessibilità tipica del lavoro autonomo, senza snaturarlo;

   si ricorda, peraltro, che molti dei riders stessi, anche durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 101 del 2019, hanno rivendicato l'attribuzione di lavoratore autonomo;

   ciononostante, l'accordo ha suscitato ingenti polemiche da parte di Cgil, Cisl e Uil, innescando, peraltro, un acceso scontro;

   l'ufficio legislativo del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – nel silenzio del Ministro – ha prodotto un'inedita nota contro il Ccnl (peraltro inviata unicamente ad Assodelivery e non alla controparte sindacale sottoscrittrice), sebbene il Ministero non abbia competenze sul merito della contrattazione collettiva liberamente conclusa dalle parti sociali;

   in questo clima, la mattina del 21 settembre 2020 un gruppo di sedicenti riders della «Riders Union Bologna» ha compiuto un raid squadrista contro la sede della Ugl di Bologna, imbrattando i muri della sede con scritte ingiuriose e minacciando i presenti. Il blitz è stato poi ufficialmente rivendicato da parte della RUB come ritorsione contro quello che definiscono un «accordo pirata»; un secondo attacco intimidatorio alla sede regionale Ugl a Torino è avvenuto il 26 settembre 2020;

   sconcertante è il silenzio del Ministro interrogato, che non ha manifestato parole di condanna all'attacco alla sede dell'Ugl, limitandosi a convocare per il 24 settembre 2020 unicamente Cgil, Cisl e Uil.;

   altrettanto improprio è che il capo segreteria tecnica del Ministro, Michele Forlivesi, abbia partecipato solo pochi giorni prima, proprio a Bologna, ad una iniziativa della RUB responsabile del blitz –:

   se intenda aprire un tavolo di confronto concreto sul contratto di cui in premessa con la partecipazione non solo della triplice sindacale, ma anche dei soggetti firmatari dell'intesa, per approfondirne i contenuti ed analizzare in maniera seria ed imparziale gli istituti legali e regolatori in esso contenuti alla luce della legislazione vigente in tema di collaborazioni rese attraverso le piattaforme digitali.
(5-04680)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 settembre 2020 i sindacati metalmeccanici Fiom, Fim, Uilm e Usb hanno informato il prefetto e la procura di Taranto delle gravi e persistenti criticità del sistema impiantistico della Arcelor Mittal Italy spa e della graduale e continua riduzione di personale nei reparti di manutenzione e di esercizio dello stabilimento, sollecitando una soluzione con il Governo;

   da fonti di stampa de Il Fatto Quotidiano del 20 settembre 2020 si è appreso della chiusura di ben tre reparti e la prossima chiusura di altri, tra cui i laminatoi a freddo, oltre che la riduzione ulteriore di personale di manutenzione e di esercizio dello stabilimento, tenuto conto di un numero già elevato di lavoratori in cassa integrazione (circa 4.000);

   il 5 settembre 2020 a causa dell'assenza di manutenzione sia ordinaria che straordinaria, il reparto acciaieria 2 dello stabilimento siderurgico Arcelor Mittal ha subito il crollo di due carri siluro e il 18 dello stesso mese ha ceduto il nastro trasportatore D/26 dell'agglomerato, determinando un grave rischio per i lavoratori in termini di sicurezza delle condizioni di lavoro;

   a tutt'oggi permangono i gravi problemi della manutenzione sia ordinaria che straordinaria dell'impiantistica, per assenza di programmazione;

   si profila la possibilità che, nei prossimi mesi, la società decida di abbandonare gli stabilimenti in Italia e pagando una penale, lasciando irrisolte le problematiche occupazionali, dato che il nuovo contratto prevede l'ingresso nel capitale sociale, tramite un aumento di capitale, di investitori pubblici e privati;

   in caso contrario, per Arcelor Mittal sarà possibile esercitare il recesso entro il 31 dicembre 2020, nel caso in cui non sia stato sottoscritto il nuovo contratto di investimento entro il 30 novembre;

   alla persistente incertezza sulle prospettive industriali e occupazionali del gruppo si associa una totale incognita sulla volontà dei soggetti investitori, a partire da Arcelor Mittal, riguardo il loro impegno finanziario nella nuova compagine societaria –:

   quali iniziative utili intenda adottare il Governo in caso di uscita di Arcelor Mittal per garantire il reddito dei lavoratori, data la perdurante precarietà e pericolosità delle condizioni in cui versano i lavoratori della società.
(5-04693)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   INCERTI, CENNI, CAPPELLANI, CRITELLI, DAL MORO, FRAILIS, MARTINA, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il settore ortofrutticolo rappresenta un segmento fondamentale dell'agricoltura italiana, non solo dal punto di vista della diffusione territoriale delle imprese agricole attive nella produzione di frutta e ortaggi, ma anche e soprattutto per i valori produttivi ed economici che caratterizzano il comparto;

   gli andamenti produttivi degli ultimi mesi hanno subito gli effetti negativi derivanti da eventi di rilevante gravità a cominciare dai danni subiti dalla cimice asiatica, per arrivare alla grave perdita di fatturato subita dai frutticoltori per gli estremi eventi climatici e per le misure di lockdown scaturite dall'emergenza da Covid-19;

   secondo l'Osservatorio di mercato di Cso Italy i consumi di ortofrutta fresca sono in caduta libera. Il comparto della frutta primaverile ed estiva ha subito una diminuzione significativa della produzione di albicocche, pesche nettarine, pesche a pelo e susine;

   il crollo della produzione ha comportato una diminuzione altrettanto significativa del personale impiegato nelle aziende agricole per tutte le operazioni inerenti la frutticoltura. Identici effetti si sono riscontrati per le strutture cooperative e private operanti sul territorio per il ritiro, la lavorazione, la conservazione e la commercializzazione della frutta, con stabilimenti chiusi o sottoutilizzati;

   l'intero comparto ortofrutticolo chiede interventi immediati e straordinari finalizzati a favorire l'avvio di nuovi mercati internazionali, a ridurre il costo del lavoro e a prevedere un allungamento dei tempi di sospensione delle rate dei mutui;

   l'esigenza di un piano strategico nazionale per il settore frutticolo oltre che l'adeguamento del sistema assicurativo e del fondo di solidarietà nazionale per le aziende colpite da calamità naturali rimangono una priorità improrogabile;

   nei giorni scorsi il Ministro interrogato dichiarava che «Il percorso per affrontare le problematiche dell'ortofrutta e individuare le soluzioni migliori alle criticità indicate dalle aziende è in evoluzione continua e prevede il coinvolgimento costante di tutti i rappresentanti del mondo produttivo» e aggiungeva che il Ministero stava avviando un confronto a livello tecnico con le associazioni del settore e le regioni finalizzato ad una revisione della Strategia nazionale sull'ortofrutta –:

   quali immediate iniziative siano state individuate al Tavolo Ortofrutticolo per favorire il superamento delle criticità economiche, organizzative e occupazionali dell'intero comparto.
(3-01786)


   FORNARO e MURONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   si ritiene giusto interrogarsi su quali saranno gli obiettivi della nuova politica agricola comune (Pac) e in che misura l'agricoltura italiana sarà capace di interpretarvi un ruolo da protagonista attuando le strategie del Green Deal per il sistema agroalimentare, presentate dalla Commissione a guida von der Leyen. Crediamo che l'Italia debba partecipare ai tavoli europei con la visione chiara che il futuro del proprio sistema agroalimentare deve rispondere ai target del Green Deal, per essere campione nella lotta alla crisi climatica e nella progressiva riconversione ecologica della propria agricoltura e zootecnia;

   il Green Deal deve essere un concerto di politiche orientate ad un obiettivo comune e l'attuazione italiana della politica agricola comune deve mettere in campo risorse per concorrervi, come sistema Paese. Il comparto agricolo può e deve fare un balzo verso la sostenibilità, come chiede una parte crescente dei consumatori che acquistano sempre di più prodotti biologici anche nell'attuale e difficile frangente economico;

   la politica agricola comune sarà un provvedimento che mobiliterà, a livello europeo, 400 miliardi di euro, ai quali si uniranno le risorse del Recovery Fund; come sottolineato sia dall'appello di oltre 3.600 scienziati che dalla recente presa di posizione dell'ex Commissario all'ambiente dell'Unione europea Potocnik con 200 imprenditori e autorevoli rappresentanti politici e del mondo associativo, occorre che la politica agricola comune ponga l'agroecologia al centro dei percorsi di ristrutturazione del settore;

   la nuova politica agricola comune, sulle cui basi l'Italia dovrà impostare il proprio Piano Strategico, deve affrontare le svolte necessarie per superare una troppo lunga stagione di sussidi basati solo sul possesso della terra, legando invece i sostegni alle imprese ai risultati che esse sapranno conseguire in prestazioni climatico-ambientali e di salvaguardia della biodiversità –:

   se si intenda condividere l'impostazione, già espressa dalla maggior parte dei Paesi membri, di un sistema di eco-schemi obbligatori, inquadrando almeno il 40 per cento delle risorse nel perseguimento di target climatico-ambientali in modo da sostenere l'attuazione nei Piani nazionali delle strategie «Farm to fork» e «Biodiversità», prevedendo, in particolare, una percentuale minima del 10 per cento di superficie agricola destinata ad habitat naturali, un processo chiaro per il dimezzamento dell'impiego di pesticidi tossici in agricoltura e di antimicrobici in zootecnia, il dimezzamento delle perdite di nutrienti e la riduzione del 20 per cento nel consumo di fertilizzanti minerali in modo da perseguire per l'Italia l'obiettivo al 2030 del 40 per cento delle superfici agricole dedicate alla coltivazione biologica, apripista del modello futuro.
(3-01787)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   lo scorso 15 agosto si è conclusa la procedura di regolarizzazione dei rapporti di lavoro, introdotta dal «decreto rilancio» e avviata il 1° giugno, per agricoltura, lavoro domestico e assistenza alla persona;

   il «report finale» pubblicato sul sito del Ministero dell'interno mostra come delle 207.542 regolarizzazioni avvenute, l'85 per cento abbia riguardato i settori del lavoro domestico e dell'assistenza alla persona, mentre appena il 15 per cento ha coinvolto lavoratori subordinati, dimostrando che la procedura non ha riguardato il principale ambito per cui era stata ideata, cioè l'agricoltura, il settore dove soprattutto al Sud è più ampio lo sfruttamento dei migranti irregolari;

   stando alle dichiarazioni rilasciate all'epoca da esponenti di Governo, e, in primo luogo, dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, la misura avrebbe dovuto risolvere la carenza di braccianti causata dall'epidemia e dal conseguente blocco delle frontiere, e solo in un secondo momento era stata prevista la possibilità di accedere alla sanatoria anche per colf e badanti;

   «da oggi vince lo Stato perché è più forte della criminalità e del caporalato», aveva dichiarato il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, annunciando un provvedimento che avrebbe dovuto incidere soprattutto sul lavoro nero dei campi, un'affermazione che ad oggi è stata tristemente smentita dai fatti;

   la bassissima percentuale di adesione nel settore agricolo è, infatti, solo l'aspetto più evidente di un sistema che non ha funzionato e che, al contrario, come denunciato da numerose associazioni, «ha innescato nuove forme di sfruttamento»;

   risulta, infatti, che dopo l'entrata in vigore del decreto si sia creato un meccanismo criminoso per cui i datori di lavoro hanno preteso dai lavoratori irregolari non solo di essere rimborsati dei 500 euro necessari per la pratica, ma addirittura di migliaia di euro per avviarla, fatto ribadito anche da un articolo pubblicato su «Il Manifesto», nel quale si legge che dopo l'approvazione del decreto «sono arrivati gli usurai a offrire i soldi a strozzo ai migranti per comprare contratti falsi per provare a ottenere un permesso che li regolarizza per soli sei mesi. Un orrore che rischia di spingerli in una spirale di sfruttamento ancora maggiore» –:

   se non ritenga fallimentare la sanatoria per quanto riguarda il settore agricolo e se intenda rivedere la propria posizione sui voucher che il mondo agricolo continua a proporre.
(3-01788)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta immediata:


   FUSACCHIA. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la trasformazione digitale della pubblica amministrazione, al fine di assicurare ulteriormente l'efficacia, l'efficienza, l'economicità e la produttività delle amministrazioni e la trasparenza dell'azione amministrativa, la qualità dei servizi ai cittadini e alle imprese, resta un obiettivo centrale e ancora più strategico alla luce dell'impatto della pandemia da Covid-19 e delle sue conseguenze, non solo di breve periodo;

   come indicato nella strategia «Italia 2025», uno degli assi di intervento di Repubblica Digitale, l'iniziativa strategica nazionale volta a combattere il divario digitale di carattere culturale presente nella popolazione italiana, è prioritario «il potenziamento e lo sviluppo delle competenze digitali della forza lavoro, sia nel settore privato che nel settore pubblico, incluse le competenze per l'e-leadership, con il coordinamento del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero per la pubblica amministrazione»;

   il lavoro agile (smart working) è una modalità sempre più rilevante che non smetterà di essere usata e valorizzata neppure con la fine della pandemia e potrebbe anzi diventare prezioso per costruire la pubblica amministrazione del futuro e aumentare la qualità del lavoro – e di vita – di chi ci lavora;

   è necessario potenziare capacità e competenze di chi lavora nei comuni, a partire da dirigenti e funzionari, per offrire servizi pubblici a livello locale all'altezza delle sfide moderne, così come per aumentare la capacità di adattamento a contesti e situazioni inattese come quelli sperimentati negli ultimi mesi, che consentano di mantenere in maniera tempestiva ed efficace il rapporto con i cittadini senza soluzione di continuità –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per fornire alle lavoratrici e ai lavoratori della pubblica amministrazione locale e decentralizzata una formazione sulla cultura e sulle competenze digitali.
(3-01782)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il sito d'informazione Nano Tv, il 23 giugno 2020, riporta la notizia riferita all'inaugurazione ad Arzano, in provincia di Napoli, di una residenza psichiatrica pubblica intitolata «Casa Impresa Benessere»;

   nell'articolo si scrive che ai quaranta ospiti della struttura saranno offerti percorsi di cura e di apprendimento volti a migliorare la propria condizione di salute, anche attraverso l'utilizzo di tecniche di sartoria e lavorazioni artigianali, in collaborazione con alcune delle aziende presenti nella zona industriale di Arzano. In particolare, l'azienda Kiton, ha già dato la propria disponibilità ad avviare un percorso di collaborazione con «Casa impresa benessere», inviando un proprio maestro di sartoria finalizzato a produrre una linea di cravatte a marchio Kiton, realizzata dai pazienti;

   la struttura è articolata su tre piani per un totale di 2000 metri quadrati;

   l'accordo in Conferenza unificata del 17 ottobre 2013 in merito alle strutture residenziali psichiatriche al punto 2 «Indicazioni sull'assetto organizzativo» prevede che le strutture residenziali psichiatriche, nell'ambito delle direttive regionali e aziendali, operino sulla base di linee guida clinico-assistenziali, validate dalla comunità scientifica nazionale e internazionale;

   la prassi scientifica nazionale e quella internazionale prevedono che le strutture residenziali psichiatriche siano sempre composte da piccole unità abitative, rendendo possibile un modello esistenziale/riabilitativo dove possa esprimersi nei migliori dei modi la relazione personale;

   la notevole metratura della struttura nasce e si propone in stridente contrasto con le consolidate esperienze maturate in tutto il Paese in questo delicato settore che hanno dimostrato che la presa in carico della persona in difficoltà passa attraverso un percorso personalizzato, fatto di ascolto, di progettazione condivisa in luoghi di piccole dimensioni, dove possa esprimersi al meglio la relazione interpersonale;

   mentre ad Arzano si rinchiudono, di nuovo, i malati psichiatrici, molte regioni, tra cui la Campania, hanno deliberato l'adozione di progetti terapeutico riabilitativi individuali regionali sostenuti con il budget di salute;

   la proposta di legge relativa al budget di salute (A.C. 1752), in linea con la cosiddetta legge Basaglia, contrasta la disuguaglianza nell'accesso ai livelli essenziali di assistenza sociosanitari e valorizza le persone riducendo le conseguenti disabilità sociali. Le protegge, costruendo intorno a loro un gruppo di valutazione multidisciplinare che si prende in carico la persona vulnerabile che può e deve partecipare alle decisioni sul suo futuro. Questo gruppo è formato dai servizi sanitari specifici delle aziende sanitarie locali (Asl), servizi sociali degli enti locali, soggetti del terzo settore, famiglie;

   il budget di salute è un «piano finanziario per il benessere» costruito sulla persona che prevede quante e quali risorse umane, tecnico-professionali ed economico-finanziarie, e per quanto tempo, si devono investire per realizzare progetti terapeutici riabilitativi individualizzati con una probabilità di recupero alta e basata sulla valutazione di ipotesi soggettive e finalità condivise (casa, lavoro, socialità);

   promuove la partecipazione diretta dell'utente nella definizione dei propri bisogni prioritari, per programmare interventi personalizzati, in base alle risorse esistenti e si fonda sul superamento delle strutture protette, dei ricoveri ripetuti e protratti, dell'assistenzialismo passivizzante e dell'abbandono;

   è un percorso che parte sempre dalle persone che altrimenti, senza averlo scelto, abitano indefinitamente in strutture di lunga assistenza, ancorché accreditate, senza alcuna prospettiva evolutiva e terapeutica, come avviene ad Arzano –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere, anche valutando se sussistono i presupposti per una eventuale attività ispettiva, al fine di verificare la compatibilità della residenza psichiatrica pubblica «Casa impresa benessere» con le norme previste dalla legge n. 180 del 1978, di prevenzione, cura e riabilitazione di pazienti con disturbi mentali, nonché di elaborare nuove linee guida nazionali in merito ai requisiti di accreditamento regionale delle strutture residenziali e semiresidenziali e accertare la tipologia di rapporto di lavoro con la quale saranno contrattualizzati i pazienti semiresidenziali che lavoreranno per l'azienda Kiton.
(2-00943) «D'Arrando, Sarli, Nesci, Nappi, Penna, Massimo Enrico Baroni, Ianaro, Lapia, Mammì, Menga, Provenza, Ruggiero, Sapia, Sportiello, Pallini, Parentela, Parisse, Paxia, Perconti, Pignatone, Raduzzi, Ricciardi, Romaniello, Roberto Rossini, Giovanni Russo, Saitta, Salafia, Sarti, Scutellà, Segneri, Francesco Silvestri, Siragusa, Sodano, Suriano».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BALDINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   seppure i dati siano oscillanti, emerge che l'età media dei nuovi contagiati (30-40 anni) si è comunque fortemente ridotta rispetto ai mesi peggiori e più drammatici della pandemia che colpiva maggiormente le persone in età avanzata. Un dato, questo, che accomuna l'Italia ad altri Paesi europei;

   questi dati sono indicativi di un diverso comportamento da parte dei più giovani, che chiaramente hanno una vita sociale più attiva, momenti di aggregazione più frequenti e quindi un maggior numero giornaliero di contatti, e troppo spesso finiscono con l'essere meno scrupolosi e trascurare le necessarie misure di prevenzione;

   peraltro, ad oggi non è ancora possibile valutare l'impatto che l'apertura delle scuole avrà sull'andamento dell'epidemia. Si ritiene che questo aspetto sarà valutabile a partire dalle prossime 2-3 settimane. Il rischio è di poterci trovarti nelle prossime settimane ad un ulteriore incremento di casi di positività tra i giovani;

   se il Sars-Cov-2 nelle generazioni più giovani può essere meno pericoloso rispetto a chi è più avanti con l'età, è comunque vero che l'aumento dei soggetti positivi tra i giovani, comporta maggiori e più gravi rischi per i genitori e i nonni;

   nel nostro Paese si è forse dato un messaggio di invulnerabilità ai giovani; sta di fatto che questa falsa immunità comporta dei rischi non solo per le loro famiglie e gli anziani, ma anche per gli stessi giovani facendoli illudere di essere al riparo dalla malattia;

   è quindi fondamentale che tutti i cittadini, ma ancora di più le nuove generazioni, conservino piena consapevolezza circa la situazione epidemiologica in atto, e sull'importanza di dover rispettare in modo rigoroso tutte le misure necessarie a ridurre il più possibile il rischio di trasmissione del virus –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare al fine di limitare il rischio di trasmissione del virus, con particolare riguardo alla fascia di età più giovane.
(5-04667)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'Italia è uno Stato laico, nel senso che, come affermato dalla giurisprudenza (si veda fra tutti la sentenza della Corte di cassazione penale n. 439/2000), le leggi ordinarie, i regolamenti e tutta l'attività della pubblica amministrazione devono conformarsi al principio di laicità che costituisce uno dei profili della forma di Stato così come delineato dalla Carta costituzionale. Tale principio, pur non formalmente espresso, viene presupposto e si ricava in via interpretativa dall'analisi di numerosi articoli della Costituzione (cfr. articoli 2, 3, 7, 8, 19 e 20) e dall'orientamento che la giurisprudenza, soprattutto quella costituzionale, ha espresso quando è stata chiamata a pronunciarsi in merito;

   l'articolo 7 della Costituzione dispone che «lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani»;

   la Corte Costituzionale ha individuato alcuni corollari al principio di laicità, tra cui quello relativo alla distinzione degli ordini, che caratterizza il fondamentale o «supremo» principio costituzionale di laicità o non confessionalità dello Stato il quale in sostanza significa che la religione e gli obblighi morali che ne derivano non possono essere imposti come mezzo al fine dello Stato (sentenza n. 334/1996), nonché quello della equidistanza e imparzialità della legislazione rispetto a tutte le confessioni religiose (sentenza n. 508/2000);

   il Ministro della salute ha istituito, con apposito decreto, una commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana;

   Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Vincenzo Paglia, in quanto arcivescovo, cofondatore della Comunità di Sant'Egidio, Gran cancelliere del Pontificio Istituto teologico per le scienze del matrimonio e della famiglia nonché dal 15 agosto 2016 presidente della Pontificia accademia per la vita, ne è stato nominato presidente;

   la nomina, al netto delle competenze in possesso dell'ecclesiastico, pone, secondo l'interrogante, grosse questioni in merito alla laicità dello Stato e di evidente inopportunità, in quanto il presidente della commissione è colui che indica l'orientamento generale, sintetizza la pluralità degli apporti, ha una funzione cruciale nel renderli operativi e gli incarichi che ha avuto e ha ne fanno, in termini secolari, uno dei più importanti Ministri del governo del Papa, facendo emergere un grande, ad avviso degli interroganti, conflitto di interessi;

   il 31 luglio 2017, sotto la sua guida, la Pontificia Accademia per la vita, l'Ufficio per la Pastorale della salute della Cei e l'Associazione dei medici cattolici italiani, hanno diffuso una nota congiunta per fare chiarezza sulla posizione della Chiesa riguardo all'uso dei vaccini obbligatori, in seguito dell'approvazione del decreto-legge n. 73 del 2017, conformandosi alla posizione dell'istituto Superiore di sanità e dell'allora Ministro Lorenzin;

   nella nota si apprende come per l'Accademia la questione legata all'uso delle linee cellulari derivate dai feti abortiti per realizzare i vaccini, sia un argomento eticamente superate;

   la nota inoltre afferma che esiste un «non meno urgente [...] obbligo morale di garantire la copertura vaccinale necessaria per la sicurezza altrui, soprattutto di quei soggetti deboli e vulnerabili come le donne in gravidanza e i soggetti colpiti da immunodeficienza che non possono direttamente vaccinarsi contro queste patologie»;

   posizione in netto contrasto con quella della stessa Accademia nel 2005, che affermava come fosse «dovere morale di continuare a lottare e di usare ogni mezzo lecito per rendere difficile la vita alle industrie farmaceutiche che agiscono senza scrupoli etici»;

   è inoltre nota la posizione politica del Mons. Paglia in merito al fine vita altro tema delicato e di attualità di cui il Ministero deve occuparsi con la campagna informativa sul testamento biologico –:

   per quale motivo il Ministro della salute della Repubblica Italiana, la cui laicità è una precondizione irrinunciabile, abbia nominato un «ministro» del Papa alla guida di una commissione particolarmente importante, visto che essa dovrà dar vita alla riforma dell'assistenza alla vecchiaia.
(4-06935)


   RIBOLLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la legge 11 gennaio 2018, n. 3, nel riformare il sistema ordinistico delle professioni sanitarie, ha stabilito che, «per l'esercizio di ciascuna delle professioni sanitarie, in qualunque forma giuridica svolto, è necessaria l'iscrizione al rispettivo albo»;

   l'entrata in vigore della citata legge ha generato alcune criticità in sede applicativa, in specie nei riguardi dei professionisti sanitari che non possedevano i requisiti per l'iscrizione agli albi, i quali hanno rischiato di essere considerati improvvisamente come abusivi, con tutto ciò che ne consegue sul piano civile e penale;

   al fine di porre rimedio alle descritte criticità, l'articolo 1, comma 537, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, come modificato dal decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, ha previsto che: i professionisti sanitari «che abbiano svolto un'attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo, per un periodo minimo di trentasei mesi negli ultimi dieci anni, possono continuare a svolgere le attività previste dal profilo della professione di riferimento, purché si iscrivano entro il 30 giugno 2020, negli elenchi speciali ad esaurimento istituiti presso gli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione»;

   tale ultima norma, attraverso l'istituzione degli elenchi speciali ad esaurimento, ha tutelato debitamente la posizione dei professionisti sanitari in possesso del requisito dei 36 mesi di attività lavorativa maturati negli ultimi dieci anni;

   è rimasta priva di tutele, invece, la posizione dei professionisti, in particolare massofisioterapisti, che hanno avviato un corso di formazione a ridosso dell'entrata in vigore della predetta legge 11 gennaio 2018, n. 3, e che, di conseguenza, non hanno avuto a disposizione il tempo materiale per maturare il requisito dei 36 mesi di attività lavorativa richiesto ai fini dell'iscrizione negli elenchi speciali;

   risulta, tra l'altro, che i predetti professionisti abbiano impugnato in parte qua i decreti attuativi delle citate disposizioni normative e che, nonostante la sospensiva concessa dal Tar del Lazio, i sistemi di accettazione automatica predisposti dagli ordini professionali stiano processando negativamente le domande di iscrizione da essi presentate, arrecando ulteriori pregiudizi alla loro posizione –:

   quali iniziative di propria competenza intenda adottare, anche sul piano normativo, per risolvere le problematiche esposte in premessa e tutelare adeguatamente la posizione dei professionisti, in specie massofisioterapisti, che hanno avviato un corso di formazione per il conseguimento del titolo abilitante in epoca recente e che, di conseguenza, non hanno avuto a disposizione il tempo necessario per maturare il requisito dell'esperienza lavorativa di 36 mesi, richiesto ai fini dell'iscrizione negli elenchi speciali.
(4-06942)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORNARO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   sul sito del Ministro per il sud e la coesione territoriale, in data 16 settembre 2020, è stato pubblicato un comunicato che informa che verranno ripartite, attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, le risorse del «fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali dei comuni delle aree interne», per un totale di euro 210 milioni nel triennio 2020-2022;

   la determinazione del contributo sarebbe stata effettuata in base ai seguenti criteri di riparto:

    la perifericità e la minore dimensione demografica;

    la dimensione demografica è stata articolata in due fasce: fino a 3.000 abitanti e fino a 5.000 abitanti;

   la platea di riferimento sarebbe composta da:

    tutti i comuni identificati come intermedi, periferici e ultra-periferici dall'accordo di partenariato 2014-2020, fino a 3.000 abitanti;

    tutti i comuni identificati come periferici e ultra-periferici dall'accordo di partenariato 2014-2020, fino a 5.000 abitanti;

   applicando tali parametri risulterebbero beneficiari 3.101 i comuni, con popolazione complessiva di 4.171.667 abitanti, che beneficeranno ciascuno di circa 12.000 euro per il 2020 e di circa 8.000 euro per le annualità 2021 e 2022;

   il criterio utilizzato, in base all'accordo di partenariato 2014-2020 Unione europea-Italia, identificherebbe un comune «centro di offerta servizi», a partire da quale verrebbero classificati gli altri comuni, tra i quali quelli di «cintura», collocati a meno di venti minuti di percorrenza dal «centro»;

   i sindaci dei comuni di Belforte Monferrato, Castelletto d'Orba, Cremolino, Montaldo Bormida, Tagliolo Monferrato e Trisobbio, in provincia di Alessandria, hanno segnalato all'interrogante che tali comuni sono stati esclusi dal riparto senza motivazioni plausibili;

   i comuni indicati fanno parte, insieme ad altri dieci enti, dell'area omogenea dell'Alto Monferrato Ovadese, territorio collinare e montano i cui deficitari parametri economico sociali sono noti;

   fa così specie che, all'interno di un'area interna complessivamente depressa, la classificazione predisposta inserisca alcuni dei comuni dell'area tra i beneficiari dei fondi, mentre ne escluda altri con caratteristiche demografiche, economiche e sociali assolutamente simili;

   gli effetti di questa classificazione hanno prodotto l'esclusione dal riparto del Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali di comuni quanto mai bisognosi di interventi, specie in questa fase di emergenza sanitaria, così come sarebbe indicato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri stesso e dall'articolo 243 del decreto-legge n. 34 del 2020 con cui sono state incrementate le risorse destinate al suddetto Fondo;

   le conseguenze di tale esclusione produrranno un pericoloso pregiudizio per le già deboli attività economiche di quei territori, che si troveranno a competere con le attività presenti nei comuni che invece beneficeranno degli aiuti;

   gli effetti di tale classificazione si determineranno anche per gli anni 2021 e 2022, dato che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in questione definisce la platea dei beneficiari per l'intero triennio;

   appare evidente come l'uso di una classificazione erronea produca delle distorsioni con gravi effetti per il territorio e i cittadini di aree già pesantemente in difficoltà –:

   se il Ministro, per quanto di competenza, intenda assumere ogni iniziativa urgente utile ad ovviare all'ingiusta esclusione dalla ripartizione del Fondo di questi comuni e di altri in territori con situazioni analoghe, anche attraverso la revisione della classificazione che consenta una più equa e corretta ripartizione dei fondi.
(4-06940)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 137 del 2019 ha autorizzato un finanziamento, sotto forma di prestito, di 400 milioni di euro a favore di Alitalia-Società area Spa e Alitalia Cityliner spa, entrambe in amministrazione straordinaria, al fine di assicurare la continuità del servizio svolto;

   il finanziamento, che si andava ad aggiungere a ulteriori 900 milioni di euro già erogati in passato, sempre sotto forma di prestito, avrebbe dovuto essere restituito entro sei mesi dall'erogazione, dunque entro giugno 2020;

   il citato decreto-legge dava inoltre mandato al commissario di espletare, entro il 31 maggio 2020, tutte le procedure propedeutiche alla cessione delle società;

   il percorso di cessione di Alitalia-Società area Spa e Alitalia Cityliner spa delineato dal decreto-legge n. 137 del 2019 viene completamente stravolto, anche a seguito dell'esplosione della pandemia da Covid-19, con il decreto-legge n. 18 del 2020, comunemente detto «Cura Italia». L'articolo 79 del decreto ha previsto, infatti, la costituzione di una società interamente controllata dallo Stato alla quale avrebbero dovuto essere trasferite le società in amministrazione straordinaria;

   detto articolo è stato più volte novellato, anche in maniera estremamente rilevante, da successivi provvedimenti normativi, quali il decreto-legge n. 34 del 2020, con l'articolo 202, il decreto-legge n. 104 del 2020, con l'articolo 87;

   la norma attualmente vigente ha previsto la costituzione di una società a controllo interamente o prevalentemente pubblico che eserciti attività di impresa nel settore aereo, la stessa disposizione autorizza questa nuova società ad acquistare o prendere in affitto rami d'azienda di imprese titolari di licenza di trasporto aereo rilasciata dall'Enac «anche in amministrazione straordinaria». In parole semplici e comprensibili la disposizione autorizza all'acquisto di Alitalia. Inoltre, il Ministero dell'economia e delle finanze è stato autorizzato a partecipare al capitale sociale della costituenda «new.co» pubblica con un apporto complessivo di 3 miliardi di euro;

   sempre l'articolo 79 del decreto-legge n. 18 del 2020 ha previsto che la nuova società pubblica che dovrà procedere all'acquisto di Alitalia, sia costituita con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Lo stesso decreto, in sede di prima applicazione, dovrebbe autorizzare la costituenda società pubblica all'elaborazione del piano industriale;

   a diversi mesi di distanza dall'entrata in vigore di una disposizione che, essendo contenuta in un decreto-legge, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, avrebbe dovuto rivestire carattere di necessità e urgenza, del decreto interministeriale non si hanno notizie ufficiali, se non alcune dichiarazioni rilasciate dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, anche in sede di audizione parlamentare, nelle quali si riferiva che il decreto «fosse alla firma» dei vai Ministri dei quali è richiesto il concerto ai fini dell'adozione;

   il trascorrere dei mesi pone la rilevante questione relativa al fatto se Alitalia-Società area Spa e Alitalia Cityliner spa, nelle more della loro acquisizione, potranno continuare a garantire il servizio svolto senza ricorrere ad ulteriori finanziamenti pubblici;

   tale situazione di incertezza è pesantemente aggravata dalla condotta del commissario, avvocato Leogrande, che ormai da tempo si è reso di fatto indisponibile allo svolgimento di un'audizione, più volte sollecitata, presso la Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati, audizione che sarebbe opportuno svolgere quanto prima;

   nel frattempo il termine di restituzione dei 400 milioni di euro erogati a dicembre 2019 è stato differito al 31 dicembre 2020 dall'articolo 45 del decreto-legge n. 76 del 2020 –:

   se, nelle more della costituzione della società a partecipazione pubblica di cui all'articolo 79 del decreto-legge n. 18 del 2020, l'amministrazione straordinaria di Alitalia-Società aerea spa e Alitalia Cityliner spa sia in grado di continuare ad assicurare i servizi svolti dalle società, senza la necessità di dover ricorrere ad un ulteriore finanziamento pubblico, alla luce del miliardo e trecento milioni di euro già stanziati sotto tale forma dal 2017 ad oggi e ancora non restituiti;

   se i Ministri interpellati abbiano proceduto alla firma del decreto interministeriale e, in caso contrario, quali siano i motivi ostativi in relazione alle rispettive parti di competenza, che stanno impedendo l'espressione del rispettivo concerto.
(2-00942) «Zanella, Gelmini».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GABRIELE LORENZONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Solsonica s.p.a. era un produttore italiano di celle di silicio e moduli fotovoltaici;

   con nota del 21 novembre 2014, in riferimento alla situazione di crisi della Solsonica di Rieti, il Ministero dello sviluppo economico precisa che tre soggetti economici manifestano interesse all'acquisto della suddetta società. Segue un'offerta vincolante cui una delle tre aziende interessate, Gala S.p.A., viene ritenuta in grado, dai vertici di Solsonica e dal giudice fallimentare, di acquisire e portare a termine il concordato riguardante Solsonica;

   a fine 2014 Gala si aggiudica tutti i lotti della convenzione «Energia Elettrica 12» (EE12), attraverso un bando Consip, per un valore di circa 1 miliardo di euro;

   il 10 aprile 2015 i lavoratori Solsonica e l'azienda subentrante Gala raggiungono un accordo volto a portare al riassorbimento di tutti i dipendenti in regime di continuità aziendale, in un'ottica di rilancio del sito Solsonica. Tale accordo prevede, inoltre, l'impegno da parte di Gala ad effettuare entro il 30 aprile 2015 la graduale ripresa delle attività produttive. Nell'agosto 2015 Gala annuncia la sottoscrizione di un contratto annuale del valore di 27 milioni di euro tra Gala Tech s.r.l. (controllata da Gala e costituita per l'acquisizione di Solsonica) con Recom-Solar, per una produzione da avviarsi in ciclo continuo a settembre dello stesso anno;

   in data 11 febbraio 2016 si è tenuta una riunione riguardante la situazione di Solsonica al Ministero dello sviluppo economico, in cui nel verbale viene scritto che «se la trattativa a livello locale non dovesse dare gli esiti sperati, si darà la disponibilità a riaprire il tavolo di vertenza livello nazionale»;

   la produzione termina nel marzo 2016, con il licenziamento collettivo di tutti i lavoratori Solsonica, in coincidenza della mancata concessione della cassa integrazione guadagni straordinaria da parte del giudice fallimentare;

   il 13 novembre 2017 Gala deposita al tribunale di Roma la domanda di ammissione alla procedura di concordato liquidatorio e il 31 agosto 2018 la stessa Gala comunica il non luogo a provvedere in ordine alla stessa. Il periodo procedurale di concordato ha fatto sì che GalaTech non riassorbisse i 124 lavoratori ex-Solsonica entro dicembre 2017, come da accordo sottoscritto il 30 maggio 2016 presso il Ministero dello sviluppo economico, ed ha, inoltre, portato al licenziamento di tutti i 23 dipendenti in forzai a GalaTech;

   il 18 giugno 2020, l'assemblea straordinaria degli azionisti di Gala s.p.a. in liquidazione ha approvato l'operazione di fusione mediante incorporazione delle società correlate Gala Power s.p.a., Gala Tech s.r.l. in liquidazione e Proxhima s.r.l., già interamente partecipate dalla stessa e soggette alla relativa attività di direzione e coordinamento. A tal proposito, il presidente Filippo Tortoriello ha dichiarato: «Questa operazione consentirà il recupero della piena operatività del compendio industriale di Cittaducale, in provincia di Rieti, attualmente di proprietà di GALA: uno stabilimento di grandi dimensioni allocato in un'area che, negli ultimi anni, ha risentito più di molte altre della crisi economica, con evidenti ripercussioni sul tessuto sociale locale»;

   il sito produttivo ex Solsonica è un asset fondamentale per lo sviluppo e l'occupazione della provincia di Rieti, un'area di crisi industriale complessa che l'articolo 63 della legge n. 448 del 1998 permetterebbe di recuperare ed assegnare ad altre attività produttive, essendo passati oltre tre anni dalla chiusura dello stabilimento;

   ad oggi i 147 dipendenti dell'ex Solsonica risultano licenziati ed il capannone di proprietà di Gala pare riscuota ancora i proventi dell'impianto fotovoltaico sopra ubicato –:

   se il Ministro interrogato intenda, a seguito della recente fusione societaria che determina la revoca dello stato di liquidazione, convocare i vertici di Gala s.p.a. per la riapertura del tavola di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico.
(5-04668)

Interrogazione a risposta scritta:


   PATELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il settore italiano del tessile, moda e accessori è costituito da 66mila aziende che occupano 580mila addetti a cui si aggiungono quelli della distribuzione commerciale e dell'indotto turistico, il fatturato globale è di 96 miliardi di euro di cui 65,9 derivanti dall'export e il comparto della moda Made in Italy costituisce il quarto settore per valore aggiunto industriale e il secondo per manodopera;

   le associazioni di categoria Confindustria Moda, Sistema Moda Italia, Assocalzaturifici, Assopellettieri, Uni e le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil hanno redatto, sottoscritto e presentato un documento al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri interrogati per presentate proposte a tutela e ripresa dell'industria della moda;

   in particolare, gli addetti ai lavori hanno avanzato richieste nel campo della sicurezza sul lavoro sollecitando un sostegno alle imprese nell'applicazione dei protocolli da attuare a garanzia della salvaguardia della salute dei dipendenti e per il contenimento del contagio del coronavirus;

   è stata altresì richiesta la riduzione del cuneo fiscale, dato che il costo del lavoro incide per il 30 per cento sui costi di produzione, creando delocalizzazione e problemi di competitività sul mercato nazionale ed internazionale, e si è proposta l'estensione degli ammortizzatori sociali straordinari a tutto il 2021, visto il perdurare dello stato di emergenza sanitaria nazionale;

   da ultimo, le associazioni di categoria hanno chiesto l'intervento dello Stato a tutela dei pericoli derivanti dalla concorrenza sleale e del dumping contrattuale e maggiore sostegno alle fiere di settore, strumento fondamentale per le piccole e medie imprese e per la commercializzazione del Made in Italy, fortemente penalizzata dall'emergenza epidemiologica;

   serve maggiore attenzione verso i giovani e la loro formazione tecnica e professionale per dare qualità alle competenze nell'era dell'Industria 4.0;

   servono maggiore impegno e fondi per le grandi opere, per le infrastrutture e i trasporti delle merci, specie da quei distretti industriali conosciuti in tutto il mondo ma letteralmente abbandonati e isolati in Italia come ad esempio quello di Biella, totalmente privo di strade di collegamento veloci (superstrada, autostrada e ferrovia) verso Torino e Milano –:

   se i Ministri interrogati abbiano intenzione di aprire un tavolo di trattative con le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali del settore della moda italiana per discutere di tutte le proposte presentate nel documento di cui in premessa e avviare una vera stagione di rilancio per un comparto così importante per l'economia nazionale;

   se intendano adottare iniziative per introdurre misure più incisive a tutela del made in Italy, definendolo strategico per il nostro Paese e soprattutto evitando che le storiche aziende nazionali vengano acquisite da gruppi o holding straniere;

   se intendano sostenere e incentivare la formazione tecnica e professionale, scolastica e universitaria, per il settore del tessile, della moda, del design, del calzaturiero e della pelletteria che grandi successi raccoglie nel mondo come Made in Italy;

   se intendano adottare iniziative per investire nella realizzazione di quelle infrastrutture necessarie per una più agevole circolazione dei prodotti Made in Italy.
(4-06941)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Locatelli e altri n. 4-06925, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Cecchetti.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   Interrogazione a risposta scritta Fiano n. 4-01834 del 10 dicembre 2018;

   Interrogazione a risposta in Commissione Tripiedi n. 5-01965 del 17 aprile 2019;

   Interrogazione a risposta orale Donzelli n. 3-01556 del 20 maggio 2020;

   Interrogazione a risposta scritta De Giorgi n. 4-06305 del 13 luglio 2020;

   Interpellanza D'Arrando n. 2-00865 del 20 luglio 2020;

   Interrogazione a risposta scritta Fusacchia n. 4-06769 del 9 settembre 2020;

   Interrogazione a risposta scritta Cancelleri n. 4-06821 del 22 settembre 2020;

   Interrogazione a risposta in Commissione Del Barba n. 5-04605 del 22 settembre 2020;

   Interpellanza Zanella n. 2-00938 del 28 settembre 2020;

   Interrogazione a risposta scritta Morelli n. 4-06918 del 28 settembre 2020;

   Interrogazione a risposta in Commissione Incerti n. 5-04656 del 28 settembre 2020.