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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 23 settembre 2020

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   MANIERO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della giustizia, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dal 2013 il Mo.S.E di Venezia, sistema di paratie mobili progettato per salvare Venezia dall'acqua alta – costato finora oltre 5 miliardi di euro ma non ancora funzionante –, è stato al centro di uno dei casi di corruzione più eclatanti degli ultimi anni, paragonabile a Tangentopoli;

   oltre all'ex presidente della regione Veneto, Giancarlo Galan, al centro della maxi inchiesta, sono stati indagati e condannati i professionisti che hanno architettato la fuga di capitali all'estero per il riciclaggio di oltre 250 milioni di euro;

   la vicenda si è estesa a un ampio giro di evasione e riciclaggio in cui sono stati coinvolti commercialisti, imprenditori e società off-shore che operavano all'estero, portando alla luce una centrale più grande del riciclaggio di fondi neri, con decine di rogatorie internazionali;

   un'inchiesta giornalistica pubblicata su L'Espresso del 15 agosto 2020 («Bello il Veneto. Lo trasferisco a Malta») ha svelato che, a partire dall'ottobre del 2013, professionisti storicamente vicini alla politica e alle istituzioni della regione Veneto abbiano trasferito a Malta ingenti patrimoni e società finanziare;

   la Repubblica di Malta offre tasse bassissime alle società finanziarie, sebbene queste continuino a investire e operare in Italia;

   il decreto legislativo 27 novembre 2007, n. 231 «Attuazione della direttiva 2005/60/CE concernente la prevenzione dell'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo nonché della direttiva 2006/70/CE che ne reca misure di esecuzione», dispone i criteri per la determinazione della titolarità effettiva di clienti diversi dalle persone fisiche, nonché la particolare disciplina cui sono sottoposte le persone «politicamente esposte»;

   in base al suddetto decreto legislativo n. 231 del 2007 vengono periodicamente diffuse le informazioni statistiche relative alle Segnalazioni di operazioni sospette (Ss.oo.ss.) complessivamente inviate alla Banca d'Italia – Unità di informazione finanziaria, da cui dati diffusi è possibile ricavare quante segnalazioni sono state operate con riferimento ad ogni regione e ad ogni categoria professionale;

   tuttavia, dai dati diffusi, non è possibile ricavare quante siano le Ss.oo.ss effettuate dalla pubblica amministrazione e quante abbiano ad oggetto persone politicamente esposte, così come definite dal medesimo decreto;

   con riferimento al Veneto, in particolare, i suddetti fenomeni di corruzione emersi nell'ambito del Mo.S.E., in esito al clamore mediatico sui soggetti coinvolti, non possono non aver generato una mole di segnalazioni di operazioni sospette adeguata all'ampiezza del fenomeno corruttivo che ha visto coinvolte anche persone politicamente esposte e gradi apicali degli organi di controllo, quali Guardia di finanza e Corte dei Conti;

   in nessun modo è dato sapere quali siano i risultati conseguiti con l'approfondimento delle Ss.oo.ss., né totali né relativi alle sole persone politicamente esposte, ovvero se vi siano state problematiche relative agli approfondimenti di quelle relative agli appartenenti agli stessi organi di controllo –:

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa quante siano state le Ss.oo.ss. relative a persone politicamente esposte inoltrate nell'ultimo decennio, sia nell'intero territorio nazionale che nella sola regione Veneto, nonché quelle rientranti nell'ambito del Mo.S.E.;

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa le criticità rilevate nell'approfondimento delle Ss.oo.ss. relative a persone politicamente esposte, con particolare riferimento a quelle relative ai gradi apicali degli stessi organi di controllo;

   di quali elementi disponga il Governo, per quanto di competenza, circa quanti pubblici dipendenti siano stati segnalati alle competenti procure della Corte dei Conti per le condotte omissive atteso che, con il mancato rispetto dei termini di legge, hanno determinato la mancata attuazione di norme fiscali ed i conseguenti mancati introiti a carico di contribuenti certi, con un generale disservizio peraltro lesivo dell'immagine della pubblica amministrazione.
(3-01774)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAPARVI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   già con precedente atto di sindacato ispettivo n. 4-06757, l'interrogante ha chiesto chiarimenti in merito alla mancata emissione di ordinativi di fornitura nei riguardi delle aziende italiane che, in questi mesi, hanno investito nella produzione di mascherine e dispositivi di protezione individuale (Dpi), anche accedendo alle agevolazioni previste dall'articolo 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cosiddetto decreto-legge «Cura Italia»), convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27;

   in seguito alla presentazione dell'interrogazione, l'interrogante ha potuto verificare come molte delle predette imprese, almeno 50, risultino in possesso di valida autorizzazione alla produzione e alla commercializzazione di mascherine facciali ad uso medico, rilasciata dall'Istituto superiore di sanità, ai sensi dell'articolo 15, comma 2, del medesimo decreto-legge n. 18 del 2020;

   per avere conferma del dato in questione è sufficiente, secondo l'interrogante, operare un raffronto tra i nominativi delle aziende che hanno avuto accesso alle agevolazioni statali, pubblicati nel sito internet dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa (Invitalia), e i nominativi delle aziende autorizzate alla produzione di mascherine ad uso medico in deroga, pubblicati nel sito internet dell'Istituto superiore di sanità;

   ad avviso dell'interrogante, il possesso di tali autorizzazioni rende inspiegabili le decisioni prese dal commissario straordinario per la gestione dell'emergenza Covid-19 in sede di approvvigionamento di mascherine e altri Dpi;

   per soddisfare il fabbisogno in questione, nei mesi passati, si è fatto un ricorso eccessivo all'importazione, in specie dalla Cina, acquistandosi prodotti di dubbia qualità, anche per le scuole, mentre sono state tagliate fuori le aziende italiane che hanno investito ingenti somme nei progetti di ampliamento e di riconversione degli stabilimenti e che possiedono i requisiti per produrre mascherine di elevata qualità, a prezzi concorrenziali;

   è fondamentale che tali aziende siano coinvolte attivamente nei processi di approvvigionamento, inclusi quelli relativi alla copertura del fabbisogno scolastico, per evitare che si disperdano le agevolazioni statali e gli investimenti privati sostenuti, con grandi sacrifici, dai singoli imprenditori –:

   per quale ragione non siano stati emessi ordinativi di fornitura nei riguardi delle oltre 50 aziende italiane che hanno avuto accesso alle agevolazioni previste dall'articolo 5 del decreto-legge «Cura Italia» e che risultano in possesso delle autorizzazioni necessarie per la produzione, la commercializzazione e l'utilizzo di mascherine facciali ad uso medico.
(4-06882)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nella notte fra l'8 e il 9 settembre 2020, sull'isola greca di Lesbo, un vasto incendio ha devastato il campo profughi di Moria, il principale centro per migranti del Paese;

   con questo tragico incendio il campo di Moria termina il suo lockdown durato oltre 6 mesi;

   l'hotspot di Moria era stato costruito in un'ex caserma militare nel 2015 per volere dell'Unione europea nell'ambito dell'Agenda europea sulle migrazioni che prevedeva che, nel centro, le persone arrivate dalla Turchia via mare rimanessero solo per pochi giorni, per essere identificate prima di essere trasferite sulla terraferma e in altri Paesi dell'Unione europea attraverso i ricollocamenti. Nel 2017, tuttavia, il programma di reinsediamento dalla Grecia e dall'Italia è stato sospeso e le isole greche si sono trasformate in carceri a cielo aperto;

   per superficie occupata avrebbe dovuto contenere 3 mila richiedenti asilo ma, al momento dell'incendio, la struttura accoglieva 12.700 richiedenti asilo (quattro volte la sua capienza teorica);

   da anni le organizzazioni non governative denunciano situazioni squallide e drammatiche nel campo di Moria;

   il presidente della Croce rossa italiana, Francesco Rocca, si è detto «preoccupato per la grave crisi umanitaria molto vicina all'Italia», aggiungendo che «il campo di Moria in Grecia non è adatto agli esseri umani e che i migranti e i rifugiati che vi soggiornano devono essere trasferiti immediatamente in un posto sicuro». Circa 13 mila persone, secondo la Cri, sono senza cibo, acqua e riparo dopo i devastanti incendi di martedì e mercoledì 8 e 9 settembre 2020;

   il 10 settembre il portavoce del Governo greco Stelios Petsas ha annunciato che gli sfollati di Moria non saranno trasferiti sulla terraferma: «Alcune persone non rispettano il paese che le sta ospitando, sembra che non vogliano ottenere un passaporto, né una vita migliore». Il 9 settembre, 400 minori non accompagnati sono stati trasferiti sulla terraferma, ma il Governo ha annunciato che tutti gli altri sfollati rimarranno sull'isola, nonostante il campo sia stato distrutto e che saranno alloggiati temporaneamente a bordo di tre navi: due militari e un traghetto, che tuttavia non sono ancora arrivate a Lesbo;

   negli ultimi due giorni, più di seimila persone sono state portate nel campo di Kara Tepe. Qui è impedito l'accesso alle organizzazioni non governative come Medici Senza Frontiere, così come ai giornalisti che vengono fortemente osteggiati. Nel frattempo, anche a fronte di pacifiche proteste dei migranti e delle migranti, l'isola si sta militarizzando: trecento poliziotti si preparano a presidiare permanentemente il nuovo campo;

   il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha affermato che «la Commissione è pronta ad assistere direttamente la Grecia su tutti i livelli in questi tempi difficili»;

   la commissaria europea per gli affari interni, Ylva Johansson ha dichiarato: «Ho già accettato di finanziare il trasferimento immediato e l'alloggio sulla terraferma dei restanti 400 bambini e adolescenti non accompagnati. La sicurezza e il riparo di tutte le persone a Moria sono la priorità» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti;

   se il Governo sia a conoscenza dell'entità del sostegno finanziario che riceve la Grecia dall'Unione europea per la gestione delle frontiere e l'accoglienza/detenzione dei richiedenti asilo e di altri migranti, e nel quadro di quali strumenti;

   se e come il Governo intenda agire nel merito dei fatti sopraesposti e delle loro possibili evoluzioni, per garantire che siano rispettati i diritti umani fondamentali e se e quali iniziative di competenza intenda assumere per facilitare la necessaria evacuazioni delle persone intrappolate sull'isola di Lesbo e su tutte le isole hotspot dell'Egeo orientale favorendone il transito verso i Paesi dell'Unione europea.
(4-06893)


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 settembre 2020 alcuni organi di stampa, in particolare il quotidiano La Nuova Sardegna, ha riportato la testimonianza di una famiglia, proveniente dalla Sardegna, che in visita al Bio Parco di Roma, è stata bloccata all'ingresso con la sola motivazione della provenienza geografica;

   in particolare, il dipendente del Bioparco, che avrebbe impedito l'ingresso alla famiglia sopracitata, avrebbe motivato la decisione con il divieto di far entrare chiunque abbia transitato, nei 14 giorni antecedenti, in Spagna, Grecia, Malta e Sardegna;

   nei quotidiani viene riportata che tale decisione sarebbe supportata da disposizioni della regione Lazio, che nelle settimane passate, avrebbero sostanzialmente indicato la regione Sardegna quale luogo di contagio di molti residenti in quella regione;

   è innegabile il numero di contagi registrati, ma non è assolutamente provato che il contagio sia avvenuto in Sardegna, considerato che sino ai primi di agosto la Sardegna sia stata considerata regione Covid Free e con uno dei più bassi indici RT;

   il presidente della regione autonoma della Sardegna, alla vigilia della riapertura dei trasferimenti tra le regioni, aveva chiesto al Governo – al fine di mantenere al minimo l'incidenza dell'epidemia in atto nel territorio regionale sardo, nonché tenuto conto della peculiarità del territorio regionale, degli annosi problemi di collegamento con il resto della nazione e, quindi, della difficoltà di ricorrere, eventualmente, allo spostamento in altre regioni di soggetti risultati positivi – di essere autorizzato a richiedere ai soggetti che intendessero far accesso al territorio in questione di sottoporsi ad apposito test, nei giorni immediatamente antecedenti all'arrivo in Sardegna o in apposite strutture da allestire negli scali portuali e aeroportuali;

   il Governo si oppose a tale richiesta e, in ragione del flusso turistico nella stagione estiva e, quindi, a fronte dell'arrivo di un numero rilevante di soggetti dalle altre regioni, la Sardegna è stata interessata da un aumento dei soggetti positivi al virus in questione: cosa che avrebbe potuto certamente essere evitata qualora fosse stata accolta positivamente la suindicata richiesta avanzata, a suo tempo, dal presidente della regione;

   rappresentanti del Governo, seguiti da altri soggetti istituzionali, hanno ribadito sulla stampa l'anti costituzionalità con evidenti caratteri di discriminazione tra cittadini residenti nelle diverse regioni italiane, del provvedimento della regione sarda;

   è evidente che quanto accaduto nel Bio Parco di Roma, i cui vertici si sono scusati pubblicamente per l'equivoco con la famiglia sarda, per altro dopo il grande risalto mediatico nazionale che la vicenda ha avuto, sia deprecabile e bisogna impedire che in futuro avvengano fatti analoghi –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intenda adottare affinché nessun cittadino italiano, che sia residente o sia transitato in Sardegna, subisca alcun tipo di discriminazione.
(4-06899)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'attività di sindacato ispettivo dell'On. Ivan Catalano della XVII legislatura, ha denunciato il caso «Lost Pay» e le condizioni di lavoro sofferte dell'ispettore, di Poste Italiane, Alessandro Cardio;

   risulta all'interrogante che, ad oggi, l'ispettore continua a collaborare, con formali provvedimenti, in favore delle autorità, senza avere supporto dall'azienda;

   l'interrogante con una precedente interrogazione, n. 4/06471, ha segnalato la necessità per l'ispettore di vedersi assegnato un dispositivo di scorta e che l'unico approccio di collaborazione aziendale è stata l'audizione il 5 settembre presso il comitato whistleblowing aziendale, il quale non ha fornito alcun supporto all'attività ispettiva;

   a parere dell'interrogante risulta anche alquanto strana l'affermazione che Poste Italiane fa nella lettera di risposta, sempre citata nell'interrogazione di cui sopra, secondo la quale l'azienda avrebbe deciso di non procedere contro l'ispettore Carollo per un accesso non autorizzato al sistema informatico nel 2013 utilizzando la tessera ispettiva in donazione presso l'ufficio postale di Bagheria succursale 1 durante il periodo di sospensione dall'attività ispettiva. La gravità dell'atto presuppone che si debba in ogni caso procedere anche se i fatti susseguiti avessero condotto alla risoluzione di un fatto grave. Non avendolo perseguito, è stata riconosciuta la bontà dell'operato. Ne consegue che ciò non può venire citato come atto a sfavore dell'ispettore, ma semmai dovrebbe portare a un encomio per il suo operato;

   all'interrogante risulta che alcune segnalazioni effettuate dall'ispettore Carollo vengano ignorate dall'azienda, pregiudicando la tutela del risparmio, garantita per legge da parte dell'istituto, nonché la fiducia nell'istituzione postale;

   ad esempio, un ruolo significativo assume la rapina compiuta presso l'ufficio postale di Pietraperzia (EN), assurta alle cronache per il considerevole importo di euro 40.000,00 circa, in merito alla quale, risulta all'interrogante che le indagine tecniche, condotte in autonomia dall'ispettore Carollo, hanno attestato gravi responsabilità;

   altro evento significativo segnalato dall'ispettore, e che risulta all'interrogante mai oggetto di verifica, è il caso di frode consumatasi nell'ufficio postale di Bagheria per oltre 200.000,00 euro. Il fatto consisterebbe nell'occultamento di una denuncia inoltrata dall'Inpdap in data 31 gennaio 2011 e indirizzata a Poste Italiane, in copia conoscenza alla procura di Palermo, per il mancato recupero di ratei di pensione, di una pensionata deceduta, pari a circa 222.000 euro. L'Inpdap aveva effettuato più di una segnalazione a Poste Italiane, di cui una anche nel 2009;

   risulta altresì all'interrogante che l'ispettore sia stato oggetto di una presunta diffamazione da un congiunto di un parlamentare del M5S siciliano;

   a parere dell'interrogante alcune truffe ai danni dei risparmiatori/clienti di Poste Italiane sono possibili al verificarsi della collaborazione di dipendenti, dirigenti e in alcuni casi anche di rappresentanti sindacali, pronti alla copertura dell'azione di tali truffatori. In alcuni casi si potrebbe ipotizzare anche la condotta di reato di cui ex articolo 416 c.p. –:

   come il Governo intenda adoperarsi, per quanto di competenza, assicurando, al più presto, il rafforzamento del dispositivo di protezione in favore dell'ispettore e della famiglia per garantire il ripristino anche di quella serenità personale e professionale dell'ispettore lesa oltre ogni misura;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per affrontare la situazione gravissima all'interno di Poste Italiane, anche ipotizzando la costituzione di un organismo ad hoc con funzioni ispettive.
(4-06901)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, BOLDRINI, ENRICO BORGHI, FIANO, LA MARCA e PAGANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la società cinese Zhenhua Data gestisce da due anni un archivio con informazioni su migliaia di cittadini stranieri. Il database, che comprende oltre 2,4 milioni di nomi è stato sottratto all'azienda e trasmesso a una società di intelligence australiana, che a sua volta l'ha girato a un consorzio di giornali internazionali. Nella sezione dedicata all'Italia ci sono 4544 nomi fra politici, personaggi pubblici è perfino criminali;

   per costruire il proprio database, Zhenhua ha usato la modalità «Open Source intelligence», cioè l'attività di raccolta di informazioni attraverso fonti di pubblico accesso. Le persone e le istituzioni che compaiono nel database non hanno necessariamente contatti diretti con la Cina, ma, dal punto di vista della Cina potrebbero essere d'interesse o utili per aumentare l'influenza di Pechino nel paese target;

   il valore della profilazione delle persone dà l'opportunità ai player, aziendali o politici, di creare un database con tutte le loro preferenze e soprattutto nel terreno politico, può indirizzare le scelte;

   da tempo, l'intelligence europea e quella statunitense sono preoccupate della gestione dei dati dei cittadini stranieri da parte cinese, vista la poca trasparenza mostrata dalle società cinesi in materia di protezione dei dati in loro possesso;

   non è possibile stabilire al momento, quali siano i rapporti tra il Governo cinese e la società Zhenhua Data. Qualora fosse confermato che questo lavoro di sorveglianza sia stato svolto per fornire alla Cina gli strumenti per rafforzare la sua influenza sulla discussione pubblica internazionale, si tratterebbe di una vicenda pericolosa per la sicurezza nazionale dei Paesi coinvolti, nonché un'azione contraria ad ogni tipo di regolamento europeo vigente in materia di protezione dei dati;

   difatti, in Italia fare raccolta di informazioni, anche se liberamente accessibili, per conto di soggetti terzi costituisce un reato, qualora non si sia autorizzati a norma dell'articolo 134 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps);

   sarebbe opportuna ed auspicabile una dichiarazione ufficiale del Governo di Pechino atta a fugare qualsiasi sospetto di connessioni ira il proprio operato e la società Zhenhua Data –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, nei rapporti sia bilaterali con la Repubblica Popolare Cinese, sia internazionali con gli altri Paesi coinvolti nella profilazione dei propri cittadini da parte di Zhenhua Data per chiedere spiegazioni esaustive su questa sistematica attività di osservazione a cui sono sottoposti cittadini italiani e garantire il diritto alla protezione dei loro dati così come previsto dalla legislazione italiana ed europea.
(5-04649)


   PALAZZOTTO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la sera del 1° settembre 2020 due pescherecci della marineria di Mazara del Vallo, l'Antartide e il Medinea, sono stati sequestrati dalle autorità libiche a circa 35 miglia a nord di Bengasi, mentre altri due pescherecci, che navigavano nelle vicinanze, sono riusciti a sfuggire alla cattura;

   i 18 pescatori portati a Bengasi da militari libici, dopo il sequestro dei due pescherecci, sono i componenti degli equipaggi dei due natanti sequestrati e i comandanti dei due pescherecci che sono riusciti a fuggire;

   il sequestro dell'Antartide e del Medinea è avvenuto da parte di autorità che fanno capo al generale Khalifa Haftar e all'autoproclamato Governo dell'est della Libia che, secondo alcuni quotidiani, starebbe utilizzando la sorte dei 18 marittimi siciliani per proporre uno «scambio di prigionieri». Il generale Haftar, infatti, avrebbe fatto sapere che i pescatori non verranno rilasciati se non in cambio della liberazione di quattro cittadini libici, condannati in Italia a 30 anni di carcere e tuttora detenuti con l'accusa di essere tra gli scafisti della cosiddetta «Strage di Ferragosto» del 17 agosto 2015 in cui morirono 49 migranti, in asfissia nella stiva di un'imbarcazione;

   in un primo momento l'unica contestazione avanzata agli armatori era quella della presenza dei loro pescherecci all'interno delle 72 miglia che la Libia dal 2005 rivendica unilateralmente come acque territoriali, in virtù della Convenzione di Montego Bay che dà facoltà di estendere la propria competenza fino a 200 miglia. A quella contestazione, nelle ultime ore si sarebbe aggiunta l'accusa di traffico di droga, perché secondo fonti libiche, nel corso di una ulteriore perquisizione a bordo sarebbero stati ritrovati dei panetti di sostanze stupefacenti. A tale proposito si sottolinea come i pescherecci siano rimasti incustoditi sin dai primi giorni e la contestazione sarebbe avvenuta soltanto successivamente;

   a parere dell'interrogante il nostro Paese non può in alcun modo permettersi che propri concittadini restino nelle mani di autorità non riconosciute e alla mercé di milizie spesso in conflitto tra loro –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Ministro interrogato affinché i pescatori possano rientrare a Mazara del Vallo, dalle loro famiglie chiarendo al contempo le verosimili tempistiche per il loro rientro, riaffermando così la dignità e la credibilità del nostro Paese nel Mediterraneo.
(5-04650)


   FORMENTINI, VIVIANI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 1° settembre 2020 due pescherecci basati a Mazara del Vallo, l'Antartide e il Medinea, sono stati sequestrati da due motovedette libiche, mentre altrettanti, l'Anna Madre e il Natalino, quest'ultimo di Pozzallo, sono sfuggiti alla cattura, lasciando però nelle mani dei sequestratori i rispettivi comandanti;

   il fermo dei quattro pescherecci e la successiva cattura dell'Antartide e del Medinea si sono verificati in acque c situate a 38 miglia a nord della città libica di Bengasi;

   i fatti si sono svolti mentre aveva luogo in Libia una visita del Ministro interrogato;

   da allora 18 marittimi italiani risultano nelle mani delle autorità libiche di Bengasi, che non intendono permetterne il rimpatrio se non verranno soddisfatte alcune condizioni, in particolare l'estradizione, richiesta dall'autoproclamato Esercito nazionale libico, di quattro scafisti, detenuti in Italia perché condannati per la cosiddetta «Strage di Ferragosto» che nell'estate del 2015 portò alla morte di 49 persone –:

   quali iniziative il Governo stia mettendo in campo per assistere i marittimi italiani tradotti in Libia, ottenerne il rilascio e pervenire al recupero dei pescherecci ormeggiati nel porto di Bengasi.
(5-04651)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la diffusione del Coronavirus in Italia ha determinato effetti devastanti sul già debole sistema economico nazionale;

   come noto, per prevenire il contagio da Covid-19 è d'obbligo l'utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e la massima igiene per le mani;

   le mascherine usa e getta non sono riciclabili e troppo spesso vengono disperse nell'ambiente;

   anche gli operatori scolastici hanno l'obbligo di indossare le mascherine usa e getta durante l'orario scolastico che, una volta utilizzate, comporterebbero una quantità enorme di rifiuti ed uno sforzo economico e organizzativo che potrebbe essere evitato o ridotto con mascherine riutilizzabili certificate, equivalenti a quelle monouso;

   la salute di tutti dipende soprattutto dalla salubrità dell'ambiente in cui viviamo e un'eccessiva produzione di rifiuti ha conseguenze disastrose sull'ambiente e sul benessere di tutti –:

   quali iniziative il Governo intenda porre in essere per garantire la fornitura alle scuole di ogni ordine e grado di mascherine certificate sanificabili e riutilizzabili per tutti gli operatori della scuola, evitando in tal modo la produzione di ulteriori rifiuti indifferenziati, garantendo la salute di tutti, oltre a una migliore vivibilità dell'ambiente;

   quali iniziative si intendano adottare per sostenere ed incentivare l'uso delle mascherine certificate sanificabili e riutilizzabili;

   quali iniziative si intendano adottare per garantire lo smaltimento dei rifiuti prodotti da dispositivi di Protezione individuale.
(5-04646)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da più di venti anni i cittadini della contrada Giardinetto in comune di Troia (FG) aspettano la bonifica del sito industriale I.A.O. S.r.l., ubicato in località Montecalvello, ove in passato sorgeva uno stabilimento di produzione di laterizi da argilla;

   nel 1998 la IAO ha avviato un programma di recupero di rifiuti da inerti e, già nel luglio 1999, l'amministrazione provinciale, a seguito di sopralluogo tecnico, ha diffidato e intimato la società di adeguare le attrezzature e le infrastrutture presenti al fine di preservare l'ambiente esterno da eventuali contaminazioni dei rifiuti stoccati nel sito;

   successivamente, l'area è stata posta sotto sequestro dai Carabinieri del Noe di Bari, sino alla sentenza del febbraio 2007 che ha dichiarato l'estinzione dei reati per intervenuta prescrizione; nel 2009 l'area è stata sottoposta a nuovo sequestro, a seguito ad indagini effettuate della Guardia di finanza su una superficie di 70 ettari che hanno rilevato l'esistenza di circa 300.000 tonnellate di rifiuti tossici, in superficie e interrati;

   si segnala, inoltre, la richiesta al comune di Troia, da parte di Arpa Puglia, di un aggiornamento del piano di caratterizzazione già redatto nel 2009 e l'invito all'amministrazione comunale ad eseguire le attività investigative ambientali, da parte della regione Puglia, nel 2017;

   dopo 20 anni, finalmente, nel febbraio 2018, è stato redatto il piano di caratterizzazione e il 2 agosto 2018 la giunta della regione Puglia ha adottato la proposta di piano regionale di bonifiche delle aree inquinate, che non risulta ancora approvata dal consiglio regionale;

   tuttavia, nonostante la caratterizzazione effettuata e nonostante i rilievi del Noe e della Guardia di finanza, che hanno accertato l'esistenza di rifiuti tossici, il sito opificio I.A.O. in località «Montecalvello-Giardinetto», del comune di Troia, risulta ancora inserito nella tabella 2.2 – Siti «potenzialmente contaminati», degli allegati alla relazione di tale piano, per abbandono/deposito incontrollato di rifiuti industriali;

   peraltro, nella conferenza stampa di illustrazione degli interventi programmati, il sindaco di Troia ha illustrato le linee di intervento previste dal progetto esecutivo di «Messa In Sicurezza d'Emergenza» della grande discarica di rifiuti tossici di Giardinetto e non ha fatto riferimento ad una bonifica vera e propria del sito, nonostante l'assessore al bilancio della regione Puglia, Raffaele Piemontese, abbia erroneamente parlato di un progetto di bonifica. Infatti, il documento siglato tra comune e regione sembra faccia riferimento ad un contributo finanziario a valere sul P.o.r. Puglia 2014-2020, asse 6 – per la realizzazione dell'intervento di cui alla tipologia A, «Messa In Sicurezza d'Emergenza ex discarica I.A.O. s.r.l. in località Giardinetto»;

   i cittadini pugliesi sono preoccupati per gli ingiustificabili ritardi registrati dalla giunta regionale e si sentono anche «beffati», poiché, dopo anni di attesa e di inerzia da parte della regione, rischiano ora di vedere stoccati nello stesso sito i rifiuti tossici con una semplice messa in sicurezza dell'area –:

   se il Ministro intenda adottare iniziative di competenza con riferimento al caso di contaminazione da rifiuti tossici abbandonati nel sito opificio I.A.O. in località «Montecalvello-Giardinetto», presso il comune di Troia, promuovendo apposite ispezioni, anche per il tramite del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente e l'Ispra, allo scopo di rendere chiara ai residenti locali interessati la situazione in atto e le concrete attività programmate su tale area, in particolare chiarendo se si tratti di bonifica effettiva del sottosuolo e della falda oppure di attività di messa in sicurezza di emergenza.
(4-06880)


   GAVA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto «Antonio Canova» di Treviso fa parte del «Sistema Aeroportuale Venezia» che detiene il terzo posto tra i poli aeroportuali italiani, dopo quelli di Roma e Milano;

   l'andamento incrementale del numero passeggeri registrato negli ultimi anni, ha portato Enac insieme a Save e AerTre a progettare, nel 2017, interventi di sviluppo e potenziamento dello scalo di Treviso per adeguarlo al traffico aereo in costante aumento con il progetto «Aeroporto di Treviso – Strumento di pianificazione e ottimizzazione al 2030»;

   si apprende dal sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che il progetto è stato valutato dalla Commissione tecnica Via e Vas, ricevendo un primo parere positivo con prescrizioni, n. 2978 del 29 marzo 2019, che è stato revisionato nelle prescrizioni, a seguito del parere della regione Veneto, con un secondo parere positivo con prescrizioni della Commissione Via e Vas n. 3096 del 2 agosto 2019; il progetto ha ricevuto, inoltre, il parere favorevole con prescrizione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo acquisito al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare con protocollo Dva Registro ufficiale.I.0024980 del 2 ottobre 2019; recentemente, a seguito di una specifica richiesta del suddetto Ministero, la Commissione tecnica Via e Vas ha esaminato le segnalazioni di criticità relative sia al progetto, sia ai contenuti dei sopra citati pareri, del Comitato per la riduzione dell'impatto ambientale dell'aeroporto di Treviso, riconfermando, con parere n. 3392 dell'8 maggio 2020, i pareri positivi n. 3096 del 2 agosto 2019 e n. 2978 del 29 marzo 2019, precedentemente espressi;

   nonostante tutti i citati pareri, lo stato della procedura risulta ancora in istruttoria tecnica da parte della Commissione Via; non è chiaro perché il Ministro interrogato non emani ancora il decreto di Via di conclusione del procedimento;

   l'aeroporto di Treviso, che risulta chiuso dal mese di marzo 2020, necessita di strutture accessorie migliorative, anche in termini di sicurezza, pertanto l'approvazione del suddetto progetto ne diventa indispensabile per la gestione; la chiusura per il lockdown, ha prodotto effetti negativi ingenti per tutto il settore aeroportuale e una situazione di perdurante blocco dei voli per l'aeroporto di Treviso non sarebbe sostenibile, provocando il rischio di una chiusura permanente dell'infrastruttura;

   tale eventualità rappresenterebbe un danno economico enorme per tutti i lavoratori che, a vario titolo, ruotano intorno all'aeroporto e un grave danno per lo sviluppo del territorio, incluso il settore turistico dell'intera provincia;

   i lavoratori hanno manifestato a più riprese le proprie preoccupazioni, anche consegnando al sindaco e al vicesindaco 550 firme in rappresentanza di oltre mille addetti che operano a vario titolo in 30 diverse aziende e società al servizio dello scalo, per «chiedere alla politica di difendere lo sviluppo futuro dell'aeroporto»;

   il periodo è particolarmente delicato anche alla luce degli importanti eventi internazionali che interesseranno il Veneto nel prossimo futuro, uno tra tutti le Olimpiadi invernali, e che rappresenteranno un importante contributo al rilancio economico di tutto il Paese;

   a parere dell'interrogante i continui ritardi e i ripetuti passaggi dalla Commissione Via e Vas rappresentano un ingiustificato eccesso di burocrazia o di rigida ideologia che mina lo sviluppo del territorio e mette migliaia di lavoratori, tra quelli diretti e quelli dell'indotto, in gravi difficoltà economiche –:

   per quali motivi il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche alla luce dell'ultimo parere della Commissione Via e Vas, non abbia ancora proceduto con la firma del decreto di Via e quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di assicurare l'approvazione in tempi strettissimi del progetto per l'aeroporto Canova di Treviso, strategico per il territorio, per scongiurare conseguenze estremamente pesanti per l'occupazione e il rilancio del turismo, già allo stremo per l'emergenza Covid-19, e per l'economia in generale.
(4-06883)


   VARCHI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la linea ferroviaria Trapani-Palermo, che passa da Milo, è interrotta dal 2013 e da allora chi dalla provincia di Trapani deve raggiungere Palermo è costretto a un viaggio di 4 ore e mezza, passando da Castelvetrano, per una distanza tra le due città che sulla carta è di circa 100 chilometri;

   il 25 febbraio 2013 la circolazione tra le stazioni di Alcamo diramazione e Trapani fu sospesa, a tempo indeterminato, a causa di alcuni smottamenti di terreno che interessarono anche la massicciata ferroviaria;

   le Ferrovie dello Stato italiane comunicarono da subito l'intenzione di ripristinare il collegamento «quanto prima», ma da allora i lavori non sono mai cominciati, nonostante gli annunci e le promesse;

   il progetto complessivo per il ripristino della rete vale 144 milioni di euro e da circa un anno la regione siciliana attende dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare il parere sulla verifica di assoggettabilità a Via, passaggio obbligatorio senza il quale il progetto non può andare in gara d'appalto, come denunciato dall'assessore regionale alle infrastrutture, Marco Falcone: «Nel frattempo, un'infrastruttura strategica giace immobile ormai da quasi un decennio, pur essendo già disponibili fondi e progetto per il ripristino della tratta. Sino a ieri mattina abbiamo manifestato tutto il nostro disappunto e chiesto una rapida svolta. Se così non sarà, dovremo prenderne atto e il prossimo 24 settembre, allora, festeggeremo amaramente questo anno di attesa del parere. Andremo in piazza al fianco del territorio trapanese, penalizzato da una burocrazia sorda e dall'assenza di una linea ferroviaria all'altezza»;

   la perdita di tale linea, dal 2013 chiusa e abbandonata, è una perdita infrastrutturale ed economica che ha causato grandi disagi all'intera Sicilia occidentale;

   la storia della linea Trapani-Palermo è solo una delle tante che confermano la triste realtà in cui versano le infrastrutture ferroviarie siciliane, abbandonate a sé stesse, senza nessuna innovazione e senza investimenti per l'ammodernamento e la sicurezza –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e per quali motivazioni, a distanza di un anno, non sia stato ancora rilasciato il parere sulla verifica di assoggettabilità a valutazione di impatto ambientale e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per sbloccare i lavori di ripristino della tratta ferroviaria Trapani-Palermo.
(4-06892)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   si può definire pilota di aeromobile chi è il titolare di una licenza aeronautica che consente di pilotare velivoli in base alle qualifiche di cui è in possesso (abilitazioni). Esistono diverse tipologie di licenza: pilota privato (Ppl), pilota commerciale (Cpl) pilota di linea (Atpl). In considerazione della licenza conseguita è possibile svolgere l'attività di pilota come professione (licenza di pilota di linea di velivolo o elicottero, licenza di pilota commerciale di velivolo o elicottero) o a scopo ricreativo/sportivo (licenza di pilota privato di velivolo o elicottero, licenza di aliante, licenza di aerostato);

   in mancanza di una delle licenze riportate al punto precedente nessun individuo è autorizzato al pilotaggio di aeromobili sul territorio nazionale e tantomeno in voli transfrontalieri;

   l'Aeronautica militare riconosce, grazie ad un accordo tecnico stipulato con Enac (Ente nazionale per l'aviazione civile) sulla base di quanto previsto dall'articolo 10 del regolamento (UE) 1178/2011, la licenza di pilota commerciale (Cpl) a tutti i piloti appartenenti alla propria Forza armata, con il duplice risultato di autorizzare il proprio personale ad effettuare i voli interni ed esterni ai confini nazionali e permettere il conseguimento della licenza Atpl con una integrazione di addestramento teorico nel caso in cui i suddetti piloti fossero congedati per vari motivi;

   in base alle disposizioni relative al citato regolamento (UE) 1178/2011, la Marina militare ha raggiunto un accordo, alla stessa stregua dell'Aeronautica militare, che prevede l'attribuzione di crediti per il riconoscimento in ambito civile delle licenze di volo dei propri piloti da parte dell'Enac;

   quanto descritto per le Forze armate Marina e Aeronautica non trova soluzione paritetica per l'Esercito Italiano, facendo de facto volare i piloti dell'aviazione dell'Esercito (Aves) senza un vero e proprio riconoscimento da parte dell'Enac e per questo secondo l'interrogante in modo irregolare –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione relativa a quanto descritto in premessa e se non ritenga opportuno porre in essere le iniziative necessarie a colmare l'insussistenza del riconoscimento formale delle licenze autorizzative al volo per i piloti dell'Esercito Italiano, così come già in essere per i paritetici colleghi delle altre Forze armate.
(4-06890)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   come riportato dalla stampa, parlando del Fondo di indennizzo risparmiatori il 16 settembre 2020 il Ministro D'Incà ha dichiarato che, fino ad oggi, la Commissione tecnica ha validato solo 780 pratiche sulle 38.000 lavorate da Consap;

   il Ministro ha riconosciuto che in questi mesi la Commissione tecnica si è riunita poche volte e che all'interno di essa ci sono opinioni divergenti;

   queste sarebbero, a suo dire, le cause che rallentano gli indennizzi;

   il Ministro ha aggiunto che sarebbe opportuno un cambio di strategia da parte di alcuni membri della Commissione tecnica;

   a tale proposito, l'interpellante rammenta che i componenti della Commissione tecnica sono professionisti indipendenti, nominati dallo stesso Governo, ed in quanto tali sono tenuti al rigoroso rispetto della normativa vigente e soggetti alle conseguenti responsabilità;

   il Ministro ha concluso affermando che si «dovranno risolvere al più presto le divergenze di alcuni membri della Commissione» –:

   quale sia il numero delle sedute in cui la Commissione tecnica si è riunita dal suo insediamento;

   su quali questioni siano sorte «divergenze»;

   in che modo il Governo intende «risolvere» le citate «divergenze».
(2-00935) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENTEMERO, BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1, lettera i), del decreto legislativo 3 agosto 2017, n. 129, attuativo della direttiva 2014/65/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 maggio 2014, modificando l'articolo 1, comma 1, lettera w-ter), del decreto legislativo n. 58 del 1998, qualifica come «mercato regolamentato» un «sistema multilaterale amministrato e/o gestito da un gestore del mercato, che consente o facilita l'incontro, al suo interno e in base a regole non discrezionali, di interessi multipli di acquisto e di vendita di terzi relativi a strumenti finanziari, in modo da dare luogo a contratti relativi a strumenti finanziari ammessi alla negoziazione conformemente alle sue regole e/o ai suoi sistemi, e che è autorizzato e funziona regolarmente e conformemente alla parte III»;

   con delibera Consob n. 20218-bis del 13 dicembre 2017 è stata disposta la registrazione, ai sensi dell'articolo 69, comma 1, del Tuf, del sistema multilaterale di negoziazione AIM Italia/Mercato alternativo del capitale, gestito da Borsa Italiana S.p.a., come mercato di crescita per le piccole e medie imprese, con effetti dal 3 gennaio 2018;

   la qualifica di «SME Growth Market» così attribuita ad AIM Italia pone il rischio per le piccole e medie imprese quotate in questo mercato di non poter più usufruire degli incentivi fiscali previsti per le piccole e medie imprese, come quello da ultimo definito dall'articolo 38, comma 8, del cosiddetto decreto-legge «Rilancio», cui accedono, invece, le società quotate su mercati non regolamentati, come definite dall'articolo 4, comma 1, lettera c), del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3, convertito, con modificazioni, nella legge 24 marzo 2015, n. 33;

   inoltre, l'avvenuta riconduzione del suddetto sistema multilaterale di negoziazione ad un mercato regolamentato implicherebbe l'impossibilità di procedere alla rideterminazione del valore delle azioni in esso negoziate per i soci azionisti, essendo tale fattispecie prevista esclusivamente per i titoli, le quote e i diritti non negoziati in mercati regolamentati, come previsto dall'articolo 5 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, con effetti penalizzanti sotto il profilo fiscale anche sulla determinazione di eventuali plusvalenze realizzate in caso di cessione di partecipazioni –:

   quali iniziative di competenza, in specie di carattere normativo, intenda adottare affinché le società quotate in AIM/Italia non perdano, di fatto, lo «status» di piccola e media impresa innovativa, non potendo così accedere agli incentivi fiscali di cui in premessa, conseguendone un ostacolo alla crescita delle società e della cultura del mercato dei capitali, con importanti riflessi sul rilancio del nostro Paese e sulla crescita economica, oltre che sulla qualità della struttura finanziaria delle piccole e medie imprese italiane.
(5-04652)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GIACOMONI e GELMINI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 settembre 2020 la Consob (Commissione nazionale per la società e la borsa) ha ordinato l'oscuramento di undici nuovi siti web, che offrono abusivamente servizi finanziari, avvalendosi dei poteri derivanti dal decreto-legge n. 34 del 2019, convertito dalla legge n. 58 del 28 giugno 2019 (articolo 36, comma 2-terdecies), in base ai quali può ordinare ai fornitori di servizi di connettività a Internet di inibire l'accesso dall'Italia ai siti web tramite cui vengono offerti servizi finanziari senza la dovuta autorizzazione;

   i siti per i quali la Consob ha disposto l'oscuramento in data 4 settembre 2020 sono Dinengo Partners LTD; Jean Pierre Technologies LTD; KBS Capital Markets LTD; NorthfintechFX Trading Services Ltd; Wallwood Broker; 247 First Invest; Uptos Ltd; Equalizer Ltd; Inter Media Ltd; Acquantum AG; Matrix banco;

   tale intervento fa seguito ad un precedente ordine di oscuramento della Consob del 31 luglio 2020, che ha coinvolto altri 7 nuovi siti web che offrivano abusivamente servizi finanziari e segnatamente i seguenti: DirectaFx Limited; Gntfin LTD; Maxi Services Ltd; Platiniumfund Ltd; Digital Exchange Limited e Securex Plus Solutions EOOD; «ProConsultingInvest»; «Tfx25»;

   ad oggi, per quanto risulta, sono 279 i siti complessivamente oscurati dalla Consob a partire da luglio 2019; inoltre, sarebbero attualmente in corso altre attività di oscuramento dei siti da parte dei fornitori di connettività a internet che operano sul territorio italiano;

   va considerato che si registrano numerose segnalazioni su azioni continue di sollecitazioni anomale che, in queste ultime settimane, si sono perpetrate nei confronti del mondo del risparmio, con situazioni assurde di risparmiatori ed investitori sprofondati nella disperazione più totale a causa di ingenti perdite truffaldine da contabilizzare;

   si tratta, in particolare, di comunicazioni provenienti da piattaforme di trading che invitano ad utilizzare le loro strutture operative per «guadagnare» tutto il guadagnabile possibile: veri e propri specchietti per le allodole in grado di rovinare persone, famiglie e attività imprenditoriali in un momento delicato di crisi economica come quello che si stia vivendo oggi. L'ultimo caso è stato pubblicato sul sito internet www.wallstreetitalia.com con un articolo dal titolo «risparmi traditi la storia di Carla persi 16 milioni di euro»;

   nonostante la Consob, sul sito www.consob.it, disponga di una homepage con la sezione «Occhio alle truffe!», dove sono disponibili informazioni utili a mettere in guardia l'investitore contro le iniziative finanziarie abusive, risparmiatori e investitori appaiono comunque ancora troppo indifesi dal fenomeno in sconcertante crescita dell'abusivismo finanziario, di cui peraltro la stampa e le televisioni non parlano;

   la rivista Wall Street Italia sta conducendo una indagine sulle criticità sollevate dal fenomeno dell'abusivismo finanziario che meriterebbe maggiore attenzione da parte dei media nazionali –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza, anche normative, intenda assumere con urgenza, ferme restando le competenze dell'autorità italiana di vigilanza dei mercati finanziari, al fine di assicurare la massima salvaguardia dei risparmiatori nelle scelte di investimento;

   se il Governo, alla luce di quanto suesposto, non intenda adottare ogni utile iniziativa di competenza volta ad assicurare maggiore attenzione e coinvolgimento della polizia postale ai fini della verifica dei siti internet che offrono servizi finanziari;

   se il Governo non intenda favorire una campagna mediatica sul fenomeno dell'abusivismo finanziario per assicurare maggior tutela nel mondo del risparmio in un momento storico particolarmente delicato dal punto di vista economico nel Paese;

   se il Governo non intenda adottare iniziative normative per vietare, considerata la complessità della materia, il trading on line.
(4-06879)


   CUNIAL. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nel 1997, a seguito di un processo di privatizzazione, l'ente Poste Italiane si è trasformato in Poste Italiane spa;

   Poste Italiane spa è un'azienda quotata alla borsa di Milano dal 2015;

   il 65 per cento delle azioni è poi ripartito tra Ministero dell'economia e delle finanze, che ne detiene una quota del 29,26 per cento, e da Cassa depositi e prestiti che possiede una quota del 35 per cento;

   recentemente Poste Italiane spa ha avviato una alienazione del proprio patrimonio immobiliare, consistente in alloggi residenziali, acquisito nel tempo, durante il periodo antecedente alla privatizzazione dell'ente, ai sensi della legge n. 560 del 1993;

   all'articolo 1, comma 5, della predetta legge si dice che: «L'alienazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica è consentita esclusivamente per la realizzazione di programmi finalizzati allo sviluppo di tale settore» e, al comma 13, che: «i proventi delle alienazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e di quelle di cui ai commi da 15 a 19, nonché i proventi dell'estinzione del diritto di prelazione richiamato al comma 25, destinati alle finalità indicate al comma 5, rimangono nella disponibilità degli enti proprietari»;

   benché il prezzo di tali immobili sia stabilito dalla legge, risulta all'interrogante essere troppo basso rispetto alle zone ove sono posizionati e al pregio degli stessi;

   all'attenzione dell'interrogante sono pervenute segnalazioni che attribuirebbero alcuni immobili a persone che ruotano attorno al management dell'azienda e della politica italiana –:

   se il Governo, in qualità di azionista, sia al corrente di quali siano i progetti che Poste Italiane ha approvato per lo sviluppo del settore, mediante l'utilizzo dell'alienazione delle unità abitative;

   se l'Agenzia delle entrate abbia avviato una valutazione, ai sensi dell'articolo 1, comma 11, della legge n. 560 del 1993 o abbia provveduto ad una rivalutazione della rendita catastale prima dell'alienazione;

   se il Governo, data l'alienazione delle unità abitative, acquisite da Poste Italiane prima della privatizzazione, quindi con risorse provenienti dal bilancio pubblico, non intenda adottare iniziative per prevedere un vincolo di destinazione d'uso o un ritorno del patrimonio pubblico investito con i ricavi dall'alienazione;

   se il Governo stia monitorando la vendita di tali alloggi al fine di assicurare che vengano assegnati in modo trasparente, anche alla luce di quanto segnalato in premessa.
(4-06902)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   POTENTI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel pomeriggio del 17 settembre 2020 in un parcheggio nei pressi del tribunale di Firenze un detenuto tunisino in attesa di essere scortato verso il carcere di Sollicciano ha aggredito violentemente un agente della polizia penitenziaria e si è dato alla fuga con tanto di manette ancora saldamente ai polsi successivamente abbandonate all'interno di un mezzo di trasporto pubblico;

   l'evaso, su cui pendeva un mandato di cattura internazionale nell'ambito di un'indagine della polizia di Lipsia per tentato omicidio, era stato arrestato il 23 luglio 2020 a Firenze dopo che già nella città tedesca si era reso protagonista di una probabile fuga dal balcone del suo appartamento;

   Aymen Abidi – questo il nome del latitante – avrebbe strattonato e fatto cadere l'assistente capo della polizia penitenziaria che si stava occupando del servizio di traduzione verso il carcere, provocandogli ferite al mento e al gomito per le quali gli sono stati dati dieci giorni di prognosi –:

   se e quali iniziative si intendano assumere per rafforzare la sicurezza degli agenti della polizia penitenziaria impegnati nelle attività di trasferimento dei detenuti da e verso l'istituto di pena;

   se non si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per un potenziamento delle sale interne ai penitenziari per consentire, ove possibile, di far partecipare i detenuti di particolare pericolosità sociale alle udienze mediante videoconferenze o con collegamenti da remoto.
(4-06889)


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 19 della Convenzione sui diritti del fanciullo (fatta a New York nel 1989 e ratificata in Italia con la legge 27 maggio 1991, n. 176) le autorità nazionali hanno l'obbligo di adottare «ogni misura legislativa, amministrativa, sociale ed educativa per tutelare il fanciullo contro ogni forma di violenza, di oltraggio o di brutalità fisiche o mentali, di abbandono o di negligenza, di maltrattamenti o di sfruttamento, compresa la violenza sessuale, per tutto il tempo in cui è affidato all'uno o all'altro, o a entrambi, i genitori, al suo tutore legale (o tutori legali), oppure a ogni altra persona che abbia il suo affidamento»;

   il decreto n. 2/2020 della Corte d'appello di Roma, che ricalca i principi stabiliti dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 13274 del 16 maggio 2019, stabilisce che la bigenitorialità, desunta dalla legge sull'affido condiviso, n. 54 del 2006, non è un principio astratto e normativo, ma è un valore posto nell'interesse del minore, che deve essere adeguato ai tempi e al benessere del minore stesso;

   la redazione di Dire Donne ha pubblicato un'intervista di un «nonno coraggio» della provincia di Lecce che ha raccontato la storia di suo nipote, Paolo (nome di fantasia), un bimbo di 6 anni al quale il Tribunale di Lecce ha imposto di «vedere un padre che, denuncia il nonno, è un uomo che ha tentato il suicidio nel 2017 con una intossicazione di sostanze»;

   le cartelle cliniche sul padre del giugno 2017 presso l'ospedale di Galatina – dichiara – non sono mai state chieste dalle assistenti sociali e non risulta che la Ctu le abbia visionate. Anche se i medici gli consigliarono visite psichiatriche e Sert;

   giorni e diritti di visita sono stati stabiliti dai giudici che hanno decretato un affido congiunto. Il nonno afferma che il piccolo «è costretto a vederlo ogni fine settimana, dal giovedì al lunedì mattina. Le assistenti sociali del comune di Galatina lo hanno deciso insieme alla Ctu, 3 anni fa, senza alcuna gradualità», soprattutto definendo sua figlia morbosa e troppo attenta, ed equiparando i due «genitori come fragili»;

   «il bambino – ha raccontato il nonno – viene lasciato dal padre a casa dei nonni paterni, e quando fa ritorno da noi è quasi sempre emaciato, ha malessere, impellenza di andare in bagno, di mangiare e bere e racconta delle liti che ci sono tra nonna paterna e padre. Un conflitto che spesso sfocia in litigi violenti a cui lui assiste e che racconta»;

   la consulente del caso cita nella relazione la Ctu Malagoli Togliatti a proposito di madri protettive: «Ci sono donne che hanno avuto madri iperprotettive, dalle quali hanno “ereditato” un modello di comportamento “totalizzante”, le quali si ritengono le uniche in grado di capire il bambino, le uniche destinate al dialogo con lui, le uniche destinate a “salvarlo” dai pericoli del mondo. Se queste donne “esagerano” a lungo in tali comportamenti possono inibire nel figlio la possibilità “di esplorare il mondo ovvero i rapporti sociali”. Questo, conclude, è l'orizzonte teorico in cui ci si muove anche in questo caso»;

   la Cassazione civile, con sentenza n. 13274/2019, ha stabilito: «qualora la consulenza tecnica presenti devianze dalla scienza medica ufficiale (...) non essendovi certezze nell'ambito scientifico al riguardo, il giudice del merito (...) è comunque tenuto a verificarne il fondamento», utilizzando i comuni mezzi di prova (tra cui, l'ascolto del minore), incluse le presunzioni, ed a motivare adeguatamente;

   il caso sinteticamente sopra esposto è purtroppo solo uno dei molteplici che ad avviso dell'interrogante fanno emergere una problematica molto vasta e di estrema gravità –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e se non intenda promuovere iniziative normative per affrontare in maniera risolutiva la grave problematica segnalata in premessa.
(4-06904)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   MOLINARI, MACCANTI, BENVENUTO, BOLDI, CAFFARATTO, GASTALDI, GIACCONE, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, LIUNI, PATELLI, PETTAZZI e TIRAMANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come appreso da fonti di stampa la società Alitalia ha deciso di mantenere operativi solamente due coppie di voli al giorno sulla tratta Torino Caselle - Roma Fiumicino;

   secondo quanto riportato dalla Sagat – società di gestione dello scalo torinese – durante l'estate si è registrato un calo del traffico domestico del 20 per cento circa, proprio a causa dell'inspiegabile decisione di Alitalia di mantenere solo due collegamenti tra Torino e Roma su sette, con una riduzione quindi del 60 per cento in media dei passeggeri;

   la situazione è destinata a peggiorare con l'autunno;

   dopo l'abbandono di Malpensa è del tutto evidente il disinteresse del Governo verso il Nord-ovest, e Torino in particolare;

   lo scalo di Caselle serve la terza area metropolitana del Paese, è un centro nodale per la mobilità del Piemonte e del Nord-ovest, oltre che un punto di riferimento per il turismo e l'industria. L'aeroporto è anche sede di due stabilimenti di Leonardo (stabilimenti Nord e Sud): questi siti sono specializzati nell'assemblaggio e fase finale della produzione, manutenzione, test al suolo e prove in volo di prototipi e velivoli militari e civili. In particolare, vengono prodotti velivoli quali: Amx-Acol, Atr 42 Mp, Atr 72 Mp, C-27J, Eurofighter, Tornado Mlu e Sky-X;

   secondo i dati raccolti da Assoaeroporti, il sistema aeroportuale nazionale ha registrato, nel mese di giugno, 1,1 milioni di passeggeri, con un incremento di 885 mila unità rispetto a maggio 2020. La stessa tendenza si è osservata per i movimenti aerei che a giugno raddoppiano attestandosi a circa 28.400, ovvero a 14.400 in più rispetto al mese precedente;

   un importante passo in avanti, dopo il sostanziale azzeramento registrato nel primo periodo della pandemia, che però non rende il quadro meno critico: rispetto al 2019 il traffico passeggeri ha registrato una contrazione del 99,3 per cento ad aprile, del 98,7 per cento a maggio e del 94,2 per cento a giugno 2020;

   prospettive per gli scali italiani restano negative. Sebbene le proiezioni del mese di luglio 2020 confermino il trend di graduale ripresa (+1,2 milioni di passeggeri nelle prime tre settimane rispetto a giugno 2020), anche per effetto del riavvio di numerosi collegamenti nazionali ed europei, le stime per il 2020, in costante aggiornamento, continuano ad essere riviste al ribasso. Ad oggi si prevede, infatti, che l'anno possa chiudersi con un volume di traffico complessivo pari a circa 67 milioni di passeggeri, ovvero con un calo del 65 per cento sul 2019 e una perdita di quasi 130 milioni di passeggeri rispetto ai 200 milioni previsti prima della pandemia;

   l'Associazione dei gestori aeroportuali europei, ha recentemente dichiarato che i livelli di passeggeri registrati nel 2019 in Europa saranno nuovamente raggiunti non prima del 2024 e la situazione finanziaria degli aeroporti, nonostante i deboli segnali di crescita del traffico aereo, continua pertanto ad essere allarmante;

   alla luce delle risorse pubbliche versate a favore di Alitalia nel corso degli anni e, da ultimo, dell'ulteriore stanziamento di tre miliardi di euro, il disimpegno della compagnia sull'aeroporto è del tutto inaccettabile. In un momento in cui l'intero Paese ha bisogno di investimenti, Alitalia dovrebbe garantire un livello accettabile di servizio pubblico –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere con Alitalia affinché siano incrementati i collegamenti con l'aeroporto di Torino Caselle.
(4-06881)


   FURGIUELE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   a fronte di una differenza di distanza chilometrica tra Roma-Milano e Roma-Reggio Calabria di poco più di 100 chilometri i treni alta velocità impiegano il doppio di orario (poco più di 3 ore un Frecciarossa Roma-Milano; oltre 6 ore un Freccia Rossa Roma-Reggio Calabria);

   tale «lentezza» è dovuta ad un duplice fattore: le esigenze aziendali di Trenitalia di assicurare fermate intermedie tra le principali stazioni del Sud al fine di ridurre il numero dei treni e la mancanza di una reale rete Alta Velocità dopo Salerno;

   riguardo il primo, è accaduto, infatti, che, dopo il lockdown, i collegamenti Roma-Reggio Calabria e viceversa hanno subito una penalizzazione ed una regressione sia in termini qualitativi che quantitativi, cancellando il Freccia argento che permetteva il raggiungimento della Capitale da Reggio Calabria in quasi 5 ore e sostituendolo con il Freccia rossa del Sole che ne impiega circa 6;

   per quanto concerne il secondo fattore, è noto a tutti che la tratta ferroviaria da Salerno a Reggio Calabria è una rete «normale» sulla quale, nonostante gli interventi di sicurezza e potenziamento effettuati negli anni, la velocità massima è quella di sempre;

   la stessa Federalberghi, in una nota, ha parlato di una Calabria «sempre più distante e sempre meno veloce»;

   indubbiamente l'allungamento dei tempi di percorrenza in combinato con la soppressione di alcune corse penalizza fortemente i viaggiatori calabresi, compromettendo fortemente il loro diritto alla mobilità;

   peraltro, nonostante le Frecce di Trenitalia non siano realmente ad alta velocità sulla tratta per Reggio Calabria, il costo dei biglietti è identico a quello di un Frecciarossa per Milano;

   i Ministri interrogati hanno dichiarato che l'impegno del Governo «non è un semplice ammodernamento di quella tratta, ma una vera e propria revisione per trasformarla in tratta ad alta velocità di rete e per assicurare un servizio adeguato agli standard del 2020» e che «sono anni che si decide se fare o non fare l'alta velocità tra Reggio Calabria e Salerno, noi abbiamo deciso di farla» –:

   se i Ministri interrogati confermino la volontà di procedere con la rete Alta Velocità al Sud ed entro quali tempi prevedano di attuarla;

   se, per quanto di competenza, non intendano adottare iniziative per promuovere da parte di Trenitalia una revisione al ribasso del costo dei biglietti, atteso che il viaggiatore paga per un servizio di alta velocità non erogato.
(4-06887)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO, GIARRIZZO, D'ORSO, MARTINCIGLIO e CASA. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'obbligo per la pubblica amministrazione di formare i propri documenti in formato digitale deriva dall'articolo 40, comma 1, del codice dell'amministrazione digitale (Cad) di cui al decreto legislativo n. 82 del 2005;

   il documento nativo digitale è quel documento informatico che nasce digitale ovvero ottenuto attraverso software di videoscrittura (Word, Pages, OpenOffice e altro) e trasformato direttamente in formato Pdf o altra tipologia di formato prevista dal Cad, senza effettuare la scansione del documento cartaceo;

   l'obbligo di formazione nativa dei documenti amministrativi in formato digitale è in grado di assicurare una riduzione se non l'eliminazione dei documenti cartacei associati ai procedimenti amministrativi, con conseguenti vantaggi in termini di risparmio di tempo rispetto allo svolgimento delle procedure di stampa, scansione e trasmissione del documento ma anche di costi per l'acquisto di carta, toner/cartucce inchiostro e per la manutenzione delle stampanti;

   al fine di realizzare il processo di trasformazione digitale della pubblica amministrazione è necessario procedere all'adeguamento dei procedimenti amministrativi attraverso una revisione dei processi in chiave digitale, volti alla semplificazione, all'efficienza e alla trasparenza dell'azione amministrativa, a partire dalla formazione nativa del documento amministrativo in formato digitale;

   la creazione dei documenti amministrativi avviene di fatto attraverso l'utilizzo di strumenti informatici, software ed hardware;

   la gestione del documento informatico in formato nativo digitale velocizzerebbe la durata dei procedimenti amministrativi, semplificherebbe il lavoro dei dipendenti e faciliterebbe il controllo e l'analisi da parte dei cittadini delle informazioni contenute nei documenti amministrativi, soprattutto in quelli composti da numerose pagine (si pensi, ad esempio, a bandi, contratti, decreti, bilanci economici, rendiconti di gestione);

   tale obbligo di formazione nativa dei documenti amministrativi in formato digitale, a cui le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto ottemperare entro il 12 agosto 2016, secondo l'articolo 17 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 novembre 2014, viene spesso eluso dalle pubbliche amministrazioni senza particolari conseguenze per le stesse vista l'assenza di una norma sanzionatoria in caso di inadempimento, comportando, al contrario, forti limitazioni alla fruibilità e disponibilità delle informazioni a danno dei cittadini e delle imprese, nonché degli enti preposti alla vigilanza e al controllo –:

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di consolidare l'obbligo di formazione nativa del documento amministrativo in formato digitale e realizzare definitivamente lo switch-off dal cartaceo al digitale nelle pubbliche amministrazioni italiane.
(4-06891)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   diversi quotidiani hanno riportato la notizia di un gravissimo episodio di molestie sessuali avvenuto mercoledì 2 settembre 2020 sul treno per Iglesias, in Sardegna, ai danni di una ragazzina di soli diciassette anni;

   secondo la ricostruzione dei fatti, resa dalla stampa, la ragazzina dapprima sarebbe stata avvicinata da tre immigrati e successivamente uno di loro avrebbe cominciato a molestarla;

   all'arrivo alla stazione di Villaspeciosa, la ragazza, nonostante lo stato di shock, è riuscita a chiamare il 112 e a denunciare l'accaduto alle forze dell'ordine;

   i tre immigrati sono stati fermati immediatamente e l'autore delle molestie, un ventiquattrenne di nazionalità algerina, è stato denunciato dai carabinieri di Iglesias per violenza sessuale;

   a rendere ancora più grave quanto accaduto, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, è il fatto che i tre immigrati, nonostante fossero già destinatari di un decreto di espulsione, si trovavano invece ancora in Italia, ed anziché trattenuti in un centro di permanenza per il rimpatrio, risultavano liberi di circolare e ospiti in un centro di accoglienza a Villaspeciosa, dove appunto stavano facendo rientro in treno –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza del gravissimo episodio esposto in premessa, se quanto riportato dalla stampa corrisponda al vero, quali iniziative di competenza siano state adottate al fine del rimpatrio immediato dell'immigrato accusato del reato di violenza sessuale nonché degli altri fermati con lui ed ospiti, nonostante i decreti di espulsione disposti nei loro confronti, del centro di accoglienza di Villaspeciosa.
(3-01772)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SIRAGUSA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   la legge del 27 dicembre 2019, n. 160 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il triennio 2020-2022) all'articolo 1, comma 627, ha istituito – nello stato di previsione del Ministero dell'interno – un fondo, volto a introdurre, in via sperimentale, modalità innovative di espressione del voto in via digitale. Lo stanziamento disposto, per l'anno corrente, è di un milione di euro: cifra da destinarsi all'implementazione del voto elettronico nelle elezioni politiche nazionali ed europee;

   il medesimo provvedimento, al comma successivo, ha previsto inoltre che le modalità attuative del Fondo citato fossero delegate a un decreto del Ministero dell'interno, decreto da concertarsi insieme al Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Tale atto amministrativo, sempre secondo il testo, avrebbe dovuto essere adottato entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge stessa;

   dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge di bilancio 2020 sono ormai trascorsi quasi nove mesi e ciò senza che il citato decreto interministeriale sia stato ancora adottato;

   nel mese di maggio 2020 il Sottosegretario di Stato per l'interno, rispondendo a un'interrogazione sull'argomento, riferiva che «[...] il Governo si è impegnato all'adozione di linee guida per la sperimentazione del voto elettronico. Tale attività è da ritenersi pregiudiziale all'adozione del decreto interministeriale in considerazione della ponderata valutazione dei diversi profili di rilevante complessità [...] e dell'individuazione delle possibili soluzioni, con particolare riferimento agli aspetti tecnici e di sicurezza informatica. Lo svolgimento di tali approfondimenti sarà demandato ad un'apposita Commissione costituita da tutti gli attori interessati [...]»;

   già nel 2012, un decreto-legge (il n. 67) introduceva forme di sperimentazione del voto elettronico, sebbene limitate soltanto al rinnovo dei membri facenti parte degli organismi di rappresentanza degli italiani all'estero, i Comites. Non è forse inopportuno qui ricordare come le consultazioni del 2015 si svolsero, tuttavia, ancora per corrispondenza; inoltre, a distanza di otto anni dal menzionato decreto-legge non risulta siano state intraprese iniziative volte a introdurre la modalità digitale per le prossime elezioni (che dovrebbero tenersi entro il dicembre 2021);

   l'emergenza sanitaria attuale, con il rinvio delle previste consultazioni elettorali che ha portato con sé, ha ribadito e messo in evidenza la necessità, per il nostro Paese, di dotarsi di modalità inedite di esercizio del diritto al voto: ciò, per sveltire e rendere più agili le procedure attuali, anche prevedendo forme di votazione in remoto;

   le risapute problematiche del voto per corrispondenza – modalità attraverso la quale vengono eletti i rappresentanti della circoscrizione estera del nostro Parlamento – ci porta a considerare non più rinviabile l'inizio della sperimentazione del voto in via digitale –:

   quando i Ministri interrogati intendano emanare il decreto attuativo previsto dal comma 628 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 27 dicembre 2019, al fine di far partire la sperimentazione del voto elettronico, rendendo così possibile l'utilizzo delle risorse devolute a questo scopo.
(5-04643)


   GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, CANTINI, MICELI, PIZZETTI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Costituzione italiana condanna ogni forma di razzismo, sancendo all'articolo 3 che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua di religione di opinioni politiche di condizioni personali e sociali»;

   il nostro ordinamento punisce la discriminazione razziale a partire dalla ratifica della Convenzione di New York del 7 marzo 1966, intervenuta con la legge n. 654 del 1975, mediante la quale, con gli altri Stati firmatari, si prese anche l'impegno politico di eliminare ogni forma di razzismo;

   secondo quando si apprende dai media nei giorni scorsi, alcuni esponenti della Lega di Serdina, comune in provincia di Bergamo, hanno chiesto che i «richiedenti asilo» prendano i mezzi pubblici a un orario differente da quello in cui sono utilizzati dagli altri studenti e cittadini. I rappresentanti leghisti avrebbero avanzato istituzionalmente tale richiesta al prefetto Enrico Ricci, in un incontro che ha visto la partecipazione di due parlamentari della Lega. Secondo quanto spiegato su Facebook da Enrico Galizzi, dirigente della Lega locale, «vista la loro stazza» i migranti impedirebbero ai cittadini di utilizzare gli autobus soprattutto agli studenti con la concomitante ripresa delle attività scolastiche;

   appare evidente come alcune forze politiche continuino ad utilizzare la pandemia da Covid per veicolare messaggi razzisti. I leader nazionali delle forze politiche che hanno avanzato la proposta di autobus differenti fra italiani e migranti in provincia di Bergamo, hanno infatti ripetuto per mesi come il coronavirus fosse importato in Italia proprio da cittadini extracomunitari;

   Bergamo ed il suo territorio non si meritano che il Covid venga strumentalizzato per fini elettorali anche perché l'istituto superiore di sanità ha certificato che il peso dei migranti sull'aumento dei contagi è minimale. Per evitare affollamenti, anche negli autobus, vanno ampliate le corse e rafforzati i servizi e non invocate norme razziali anacronistiche e nostalgiche –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intendano assumere, per quanto di competenza, al fine di assicurare che, su tutto il territorio nazionale, vengano rispettati i diritti di migranti e richiedenti asilo, anche con riguardo alla fruizione del trasporto pubblico locale, e contrastata ogni iniziativa discriminatoria razziale.
(5-04653)

Interrogazioni a risposta scritta:


   TRANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'ente «Provincia di Latina» dispone di 4 sedi, di cui tre nel capoluogo di provincia ed una a Formia;

   tali sedi sono aperte al pubblico e, a titolo esemplificativo, da quanto indicato sul sito web istituzionale dell'ente, l'Urp osserva i seguenti orari di apertura: dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 13,00; il martedì e il giovedì anche dalle ore 15,30 alle ore 17,30; con determina n. 759 del 25 agosto 2020 il servizio di «custodia e portineria» è stato affidato alla società Auxilia Net srl, per un importo di 36.706,00 euro oltre Iva, per una durata prorogabile di tre mesi, indicando «le finalità del contratto: garantire la sicurezza delle sedi e degli ambienti di lavoro della Provincia»;

   è incluso il presidio degli accessi, la gestione dell'afflusso del personale con identificazione e registrazione degli estranei, compiti che il legislatore attribuisce esclusivamente alle guardie giurate, soprattutto se il lavoro deve essere svolto in un pubblico ufficio; stesso discorso per buona parte delle altre mansioni richieste, come previsto dal decreto ministeriale n. 269 del 2010, presso le strutture e gli enti indicati all'allegato «D», al punto 3.b.1, Servizi di piantonamento – «Definizione di obiettivi sensibili e speciali esigenze di sicurezza», tra cui rientrano «siti contenenti banche dati sensibili o il cui accesso è riservato solo a persone autorizzate (ad esempio strutture pubbliche munite di centri elaborazione dati e/o a forte affluenza di pubblico, sedi di Regioni, Province, INPS...)»;

   nel vademecum operativo redatto dal dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno, si stabilisce, per i servizi al punto 3.b.1, l'obbligatorietà del ricorso a guardie giurate – escludendo la possibilità di affidare i servizi, ad esempio, ad agenzie di portierato e che «la disposizione sottrae all'ambito locale la valutazione delle speciali esigenze di sicurezza (articolo 256-bis, comma 3, del regolamento d'esecuzione TULPS)», individuando tra i siti anche le province;

   parimenti l'Anac con la determinazione n. 9/2015 e la delibera 23 maggio 2018, censura l'affidamento, di servizi di portierato o global service in luogo del servizio di vigilanza privata, nei casi in cui la disciplina di settore impone il ricorso a quest'ultimo servizio, come «nei casi indicati dall'articolo 256-bis del Regolamento e dal decreto ministeriale n. 269 del 2010», poiché il necessario ricorso alla vigilanza privata garantisce la necessità di eseguire peculiari prestazioni a tutela di specifiche esigenze di sicurezza e specifica che «La linea scelta dal decreto, peraltro, appare coerente con il consolidato orientamento della giurisprudenza che già faceva distinzione tra la mera vigilanza passiva – che può essere espletata da personale diverso dalle guardie giurate» – ed «i ...compiti di vigilanza attiva – che possono comportare l'uso delle armi, la prevenzione e l'immediata repressione dei reati in concorso con le forze dell'ordine, che ricadono nel regime di controllo e di autorizzazione previsto dagli articoli 133 e seguenti del Tulps» (si vedano le sentenze di Cassazione Penale, sezione I n. 14258/2006; (Consiglio di Stato, sezione VI, n. 654/2007; Tar Lombardia, sezione III, n. 1674/2010) –:

   se, alla luce della normativa vigente e degli orientamenti giurisprudenziali, attività di portierato come quelle affidate dall'ente provincia di Latina possano essere esercitate da società che utilizzano dipendenti sprovvisti della qualifica di «guardia giurata»;

   se si intendano verificare, per quanto di competenza, le licenze e le autorizzazioni in possesso della società aggiudicataria dell'appalto e le qualifiche del personale impiegato e se si intenda promuovere un monitoraggio sul corretto esercizio dei servizi di vigilanza e custodia nell'ambito delle pubbliche amministrazioni, quando i servizi in questione non siano svolti direttamente dalle forze dell'ordine.
(4-06896)


   BIGNAMI e BUTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

  con decreto ministeriale 14 gennaio 2020 veniva assegnato un contributo dell'importo di 11.597,90 euro a favore dei comuni italiani con popolazione inferiore a 1.000 abitanti, di cui all'allegato A) per il potenziamento di investimenti per la messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche per l'anno 2020 (articolo 30, comma 14-ter del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 giugno 2019, n. 58);

   con decreto del Capo del dipartimento per gli affari interni e territoriali del 14 gennaio 2020 venivano attribuiti ai comuni contributi per investimenti destinati ad opere pubbliche in materia di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile per l'anno 2020 (comma 29 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2019, n. 160), in base alla quota stabilita per fascia di popolazione, negli importi indicati negli allegati da A) a G) al decreto stesso;

   i comuni beneficiari dei contributi dovevano, nel primo caso, iniziare l'esecuzione dei lavori entro il 15 settembre 2020, nel secondo caso entro il 15 maggio 2020 (termine prima prorogato al 15 luglio e poi al 15 settembre);

   il monitoraggio delle opere finanziate in base ad entrambi i decreti è effettuato attraverso il sistema di «monitoraggio delle opere pubbliche - MOP» della «banca dati delle pubbliche amministrazioni BDAP» ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre 2011, n. 229. Il controllo sull'inizio dell'esecuzione dei lavori è attuato tramite il sistema di cui al comma 1, attraverso le informazioni correlate al relativo codice identificativo di gara (Cig) per lavori;

   dal 2011 l'Anac ha reso disponibili alcune semplificazioni per gli appalti di lavori con importo inferiore ai 40.000 euro (Smart Cig) che i comuni hanno utilizzato per l'avvio delle procedure d'appalto di cui sopra;

   da quanto noto all'interrogante in data 10 settembre 2020 il Ministero inviava ai comuni una comunicazione con la quale si chiedeva, al fine di garantire l'effettività del monitoraggio ed evitare la revoca del contributo, di acquisire il Cig lavori;

   tale comunicazione risulterebbe essere stata inviata anche in riferimento ai lavori avviati entro le scadenze di maggio e di luglio, pertanto già appaltati, per le quali era stato utilizzato lo Smart Cig ritenuto precedentemente legittimo;

   la richiesta del Ministero a ridosso della scadenza per evitare la revoca del contributo, nonché riferita anche ai lavori già appaltati e inseriti nel sistema, ha creato seri problemi ai comuni che hanno segnalato la grande difficoltà, e per molti l'impossibilità, di sostituire lo Smart CIG con il Cig lavori in tempi così brevi;

   ulteriori problemi, a quanto consta all'interrogante, sono stati riscontrati dai comuni al momento dell'inserimento dei dati per numerosi errori creati dal sistema, in alcuni casi, per la mancata accettazione dello stesso Cig, che avrebbero impedito l'inserimento in Bdap entro la scadenza del termine e l'impossibilità di accedere al sistema, in quanto non funzionante, dalle ore 19,00 alle ore 8,00 e nei giorni di sabato e domenica –:

   se trovi conferma che la richiesta concernente l'inserimento del Cig lavori e non dello Smart Cig sia stata inviata ai comuni solo in data 10 settembre 2020 comprendendo anche i lavori già inseriti relativi alle precedenti scadenze di maggio e luglio 2020;

   in caso di risposta affermativa, quali siano le ragioni sottese a tale richiesta e per quali motivazioni sia stata inviata così tardivamente interessando anche le domande già presentate;

   se intenda attivarsi al fine di verificare quanto segnalato e, in caso di riscontro affermativo, se non ritenga necessario adottare iniziative per posticipare la scadenza del 15 settembre 2020 per l'inoltro delle domande in questione;

   quali iniziative intenda porre in essere al fine di ovviare alle problematiche sopra esposte.
(4-06897)


   VARCHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da fonti di stampa, il prefetto ha revocato la sospensione dalla carica di sindaco a Giovanni Di Giacinto, originariamente disposta a seguito del suo arresto avvenuto nel dicembre 2019 nell'ambito dell'inchiesta sul caso tangentopoli di Casteldaccia, in provincia di Palermo, il secondo provvedimento prefettizio giunge dopo la revoca degli arresti domiciliari, anche se per il giudice persistono, comunque, i gravi indizi di colpevolezza, poiché, come si legge nel provvedimento di scarcerazione, «allo stato, pur immutato il quadro indiziario, le esigenze cautelari possano ritenersi cessate»;

   la revoca della misura cautelare sarebbe stata disposta sia per ragioni contingenti legate all'emergenza sanitaria da Covid-19, sia per l'impossibilità, posta a fondamento dell'istanza dei legali del sindaco, di potersi ingerire nelle vicende comunali e, quindi, reiterare i reati a lui provvisoriamente ascritti proprio in virtù dell'avvenuta nomina di un Commissario straordinario; tra le accuse a Di Giacinto, c'è anche quella di avere siglato un accordo con una cooperativa che gestiva i servizi sociali e in cambio avrebbe impiegato alcuni giovani per lo svolgimento del servizio civile. Grazie all'accordo, la cooperativa avrebbe ottenuto «la sottoscrizione di un accordo di partenariato, teso alla realizzazione di progetti per la prevenzione ed il contrasto della violenza maschile sulle donne ed i minorenni». Il sindaco avrebbe anche favorito con delle assegnazioni dirette senza gara una ditta che si occupa di raccolta differenziata di rifiuti in cambio dell'assunzione di persone da lui segnalate;

   la revoca è stata disposta dal prefetto, a quanto consta all'interrogante, in applicazione dell'articolo 11, comma 6, del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, ai sensi del quale «La sospensione cessa nel caso in cui nei confronti dell'interessato venga meno l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1, ovvero venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento o di assoluzione o provvedimento di revoca della misura di prevenzione o sentenza di annullamento ancorché con rinvio. In tal caso la sentenza o il provvedimento di revoca devono essere pubblicati nell'albo pretorio e comunicati alla prima adunanza dell'organo che ha proceduto all'elezione, alla convalida dell'elezione o alla nomina»;

   dalla lettura della norma si evince chiaramente che la cessazione della sospensione opera solo qualora venga meno l'efficacia della misura coercitiva di cui al comma 1 del medesimo articolo o di revoca della misura di prevenzione; fattispecie diversa, però, dal caso in esame, dove, invece, è stata disposta la revoca di una misura cautelare, richiamata, invece, al successivo comma 2 del medesimo decreto legislativo;

   le misure di prevenzione, infatti, non sono accostabili alle misure cautelari esistendo «differenze strutturali tali da escludere, di regola, la comunicabilità tra le due discipline» (Sentenza Corte Costituzionale n. 193 del 1997);

   ai sensi del comma 4 del medesimo articolo 11, peraltro, «La sospensione cessa di diritto di produrre effetti decorsi diciotto mesi» –:

   se il Governo, accertata la veridicità di quanto esposto in premessa, non ritenga di adottare iniziative per l'immediata revoca del secondo provvedimento prefettizio e se non ritenga vi sia un vulnus nella normativa nazionale, per cui il presupposto della sospensione o revoca delle misure di prevenzione o cautelari diventa automaticamente il presupposto della revoca della sospensione dalla carica istituzionale e se intenda adottare conseguenti iniziative di competenza al riguardo.
(4-06906)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta orale:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con la nota n. 1376 del 5 agosto 2020, il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione, in seguito a svariate segnalazioni concernenti il diniego di iscrizione cosiddetta «tardiva» ad alunni in diritto/dovere o addirittura in obbligo di istruzione, affermava che «le istituzioni scolastiche accettano le iscrizioni anche tardive, in tutti i casi nei quali un rifiuto comporterebbe la negazione del diritto all'istruzione, ad esempio nel caso in cui la famiglia si sia trasferita o nel caso di passaggi dalle scuole paritarie alle istituzioni scolastiche statali, motivati per lo più da difficoltà economiche. Nel caso di impossibilità ad accogliere le iscrizioni tardive per incapienza delle classi, si invitano le istituzioni scolastiche a farsi parte attiva nell'aiutare la famiglia a trovare un'altra sistemazione consona anche attraverso il supporto degli Ambiti Territoriali degli Uffici Scolastici Regionali, come peraltro esplicitato nella nota AOODGOSV 13 novembre 2019 n. 22994, concernente le iscrizioni per l'anno scolastico 2020/2021»;

   tale situazione veniva peraltro paventata dagli organi di stampa, fin dal mese di agosto 2020, e dunque già 30 giorni prima della data fissata per l'inizio del nuovo anno scolastico;

   tuttora, numerose scuole respingono le iscrizioni cosiddette tardive, facendo sì che innumerevoli famiglie, vedendosi rifiutata la richiesta di iscrizione tardiva per carenza di spazio, non abbiano ancora potuto individuare o scegliere un istituto scolastico in cui iscrivere i propri figli;

   tale problematica concreta evidentemente la lesione del diritto allo studio, di rilevanza costituzionale, e pertanto appare opportuno intervenire in tempi brevissimi, onde evitare, per tali famiglie, uno slittamento dell'inizio dell'anno scolastico, garantendo al contempo, la possibilità di iscrizione in istituti prossimi al luogo di residenza o dimora –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di garantire il diritto allo studio, assicurando a tutte le famiglie coinvolte il pieno godimento del diritto all'istruzione, nel rispetto delle linee guida dettate dal Ministero.
(3-01770)


   MARROCCO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la circolare interministeriale n. 1585 dell'11 settembre 2020, recante indicazioni operative relative alle procedure di competenza del dirigente scolastico riguardo ai lavoratori fragili con contratto a tempo indeterminato e determinato, ha previsto che il docente lavoratore fragile possa essere sottoposto a sorveglianza sanitaria su sua richiesta e che, se dal relativo procedimento risulti inidoneo temporaneamente alla mansione, questo sarà collocato in malattia fino al termine indicato dal giudizio di inidoneità temporanea, ai sensi delle disposizioni contrattuali vigenti;

   il contratto del personale docente assunto a tempo determinato per l'intero anno scolastico ovvero fino al termine delle attività didattiche, in caso di malattia, prevede la conservazione del posto di lavoro per un periodo di 9 mesi in un triennio scolastico, retribuzione intera per il primo mese di assenza, retribuzione ridotta del 50 per cento nel secondo e terzo mese e conservazione del posto senza assegni con interruzione dell'anzianità di servizio per il restante periodo di assenza;

   tale condizioni sono estremamente punitive per i docenti assunti a tempo determinato che si trovino in condizione di fragilità fisica. Inoltre, la circolare utilizza uno strumento normativo pensato per i casi dei lavoratori inidonei alla funzione che male si adatta alla situazione nuova introdotta della pandemia. Infatti, i lavoratori in questo caso sono perfettamente idonei a svolgere le loro mansioni: sono in grado di fare l'insegnante o di svolgere il lavoro di collaboratore scolastico;

   nel caso dei lavoratori fragili non c'è inidoneità alla funzione. Inidoneo è l'ambiente di lavoro, per la tutela e la sicurezza sanitaria in particolare dei lavoratori cosiddetti fragili, idoneità che deve essere garantita dal datore di lavoro –:

   se, alla luce delle criticità riportate in premessa, il Governo intenda adottare le opportune iniziative normative al fine di garantire al personale della scuola che sia in condizione di fragilità, ed in particolare ai lavoratori a tempo determinato, di poter svolgere il proprio lavoro in sicurezza e senza dover ricorrere allo stato di malattia.
(3-01771)


   MARROCCO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con la nota n. 1585 dell'11 settembre 2020, relativa alla Circolare interministeriale del Ministero della salute e del Ministero del lavoro e delle politiche sociali del 4 settembre 2020, n. 13, recante indicazioni operative relative alle procedure di competenza del dirigente scolastico riguardo ai lavoratori fragili con contratto a tempo indeterminato e determinato, il Ministero dell'istruzione ha previsto che il docente lavoratore fragile possa essere sottoposto a sorveglianza sanitaria su sua richiesta e che, se dal relativo procedimento risulti inidoneo temporaneamente alla mansione, questo sarà collocato in malattia fino al termine indicato dal giudizio di inidoneità temporanea, ai sensi delle disposizioni contrattuali vigenti;

   il contratto del personale docente assunto a tempo determinato per l'intero anno scolastico ovvero fino al termine delle attività didattiche, in caso di malattia, prevede la conservazione del posto di lavoro per un periodo di 9 mesi in un triennio scolastico, la retribuzione intera per il primo mese di assenza, la retribuzione ridotta del 50 per cento nel secondo e terzo mese e la conservazione del posto senza assegni, con interruzione dell'anzianità di servizio per il restante periodo di assenza;

   tali condizioni sono estremamente punitive per i docenti assunti a tempo determinato che si trovino in condizione di fragilità fisica. Inoltre, la nota relativa alla suddetta circolare utilizza uno strumento normativo pensato per i casi dei lavoratori inidonei alla funzione che male si adatta alla situazione nuova introdotta della pandemia. Infatti, i lavoratori in questo caso sono perfettamente idonei a svolgere le loro mansioni: sono in grado di fare l'insegnante o di svolgere il lavoro di collaboratore scolastico;

   nel caso dei lavoratori fragili non c'è inidoneità alla funzione. Inidoneo è l'ambiente di lavoro, per la tutela e la sicurezza sanitaria in particolare del lavoratori cosiddetti fragili; un'idoneità che deve essere garantita dal datore di lavoro –:

   se alla luce delle criticità riportate in premessa, il Governo intenda adottare le opportune iniziative normative, al fine di garantire al personale della scuola che sia in condizione di fragilità, ed in particolare ai lavoratori a tempo determinato, di poter svolgere il proprio lavoro in sicurezza e senza dover ricorrere all'istituto dell'assenza per malattia.
(3-01773)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GOLINELLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2020, è stata emanata la nota n. 16495 del Ministero dell'istruzione avente a oggetto le richieste di chiarimento riguardo alle procedure di sicurezza da applicare durante le lezioni di canto, di musica e di danza nelle scuole, nel periodo di pandemia;

   il Comitato tecnico-scientifico, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, in merito all'attività didattica corale e strumentale, ha fornito le seguenti specifiche indicazioni:

    «nei locali scolastici destinati alla didattica ivi comprese aula magna, laboratori, teatro, rispetto alla numerosità degli studenti, deve essere considerato "un indice di affollamento tale da garantire il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro [...] le attività didattiche che prevedano l'utilizzo di strumenti a fiato o attività corali dovranno essere effettuate garantendo un aumento significativo del distanziamento interpersonale". Verbale n. 82 del 28 maggio 2020;

    nell'ambito della scuola primaria, per favorire l'apprendimento e lo sviluppo relazionale, la mascherina può essere rimossa in condizione di staticità con il rispetto della distanza di almeno un metro e l'assenza di situazioni che prevedano la possibilità di aerosolizzazione (es. canto). Verbale n. 104 del 31 agosto 2020;

    agli studenti si raccomanda di evitare il contatto fisico, l'uso promiscuo di ogni ausilio (microfono, leggìo, spartito, plettro, etc..) e lo scambio degli strumenti musicali che, al termine di ogni lezione, dovranno, come di consueto, essere accuratamente puliti e riposti nelle apposite custodie»;

   emerge, dunque, dalle prescrizioni del un rafforzamento delle misure di contenimento, per queste specifiche attività. Le istituzioni scolastiche, nella predisposizione delle misure organizzative, devono assicurare, quindi, nello svolgimento delle lezioni di canto e degli strumenti a fiato, oltre che le ordinarie misure igieniche (igiene delle mani, igiene quotidiana dei locali della scuola e aerazione frequente secondo le indicazioni previste nella circolare del Ministero della salute), un aumento significativo del distanziamento interpersonale affinché l'attività didattica possa svolgersi in sicurezza;

   da decenni il terzo settore in ambito musicale collabora con la scuola dell'obbligo e nella fascia 0/6 anni, attraverso numerosissime attività formative nel campo delle arti performative e su progetti sull'integrazione della disabilità, con l'apporto di esperti esterni che affiancano l'attività quotidiana degli insegnanti «generalisti»;

   per la formazione degli allievi, è fondamentale continuare ad inserire attività formative che sviluppano la creatività e che sono altrettanto importanti e perciò da tenere nella giusta considerazione;

   si valuta che siano circa trentamila i lavoratori delle arti performative specializzati didatticamente, che hanno operato in orario curricolare fino al lockdown negli asili nido, nelle scuole di infanzia e primarie pubbliche, ma che, attualmente, sono ancora esclusi dai programmi didattici delle scuole –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di competenza per far partire, al più presto, i patti educativi di comunità con il territorio, previsti nelle linee guida di cui al Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative per l'anno scolastico 2020/2021 affinché, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, non vengano privati bambine e bambine di tutte quelle opportunità relative al mondo della creatività e venga istituito un fondo per i lavoratori del settore.
(4-06886)


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   presso la scuola regionale istituto Marco Polo di Colico è presente il corso Tai (Tecnico automatizzazione industriale) della durata di 4 anni;

   gli iscritti al corso per poter iscriversi al percorso universitario devono frequentare la quinta classe Mat (Manutentore assistenza tecnica);

   presso l'istituto di Morbegno Saraceno-Romegialli sarebbe stato possibile istituire due classi Mat, ma l'ufficio scolastico territoriale di Sondrio, a quanto consta all'interrogante, non ha dato la disponibilità per mancanza di risorse;

   presso l'istituto Marco Polo di Colico sono presenti gli spazi idonei per l'istituzione della quinta classe Mat (Manutentore assistenza tecnica) –:

   se l'ufficio scolastico territoriale intenda adottare iniziative per attivare le procedure in deroga e per individuare le risorse necessarie per consentire l'avvio della quinta classe Mat per gli studenti del territorio in attesa di iscrizione.
(4-06888)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   COSTANZO e MARTINCIGLIO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle conseguenze dell'emergenza sanitaria, come riportato dal sito pambianconews.com in data 10 aprile 2020, la nota catena Scarpe&Scarpe ha presentato il 4 aprile 2020 istanza di concordato preventivo al tribunale fallimentare di Torino, città dove l'azienda ha la sede principale. Come appurato da una nota riportata dal sito pambianconews.com, «già dalla fine del mese di febbraio si sono registrate flessioni negli ingressi dei punti vendita e un deciso calo delle vendite nell'ordine dell'80 per cento. La chiusura dei 154 negozi della catena in tutta Italia a partire dall'8 marzo, e pertanto l'azzeramento degli ingressi da parte dei clienti, ha inevitabilmente portato ad un conseguente azzeramento del fatturato e dei flussi di cassa». È così sorta la necessità di mettere in sicurezza l'azienda con lo scopo di progettare un piano di rilancio industriale, al fine di garantire la prosecuzione dell'attività e le prospettive di lavoro. Nella seconda metà di luglio, secondo quanto riportato dalle organizzazioni sindacali e riportato dal sito laconceria.it, Scarpe&Scarpe aveva annunciato la possibile chiusura di 16 vetrine con cui sarebbe partita la procedura di licenziamento collettivo per circa 120 dipendenti, ma nel contesto dell'emergenza Covid-19, il Governo ha bloccato i licenziamenti. Come riportato in data 9 settembre 2020 dal sito laconceria.it, in un incontro avvenuto con i sindacati lunedì 7 settembre, l'azienda ha comunicato la chiusura di 11 store con un centinaio di dipendenti coinvolti. I punti vendita in chiusura sono situati a Calenzano (FI), Cornaredo (MI), Genova, Latina, Marcon (VE), Milazzo (ME), Quartu (CA), Vanzaghello (MI), e a Roma. Come riportato dal quotidiano La Voce, in data 15 settembre 2020, per i lavoratori è previsto l'accesso agli ammortizzatori sociali; la preoccupazione, secondo il quotidiano La Voce, è per il punto vendita di Borgaro, dal momento che l'azienda ha preannunciato alcuni esuberi proprio nella sede principale che non dovrebbero tuttavia coinvolgere il personale deputato alla vendita delle scarpe stesse. «Si tratta di una decisione difficile, ma obbligata, indispensabile per salvaguardare gli altri negozi distribuiti nelle 19 regioni in cui Scarpe&Scarpe è presente», ha dichiarato Alessandra Miriello, direttrice generale e chief financial officer della società torinese. «I dati di vendita degli ultimi mesi post-lockdown confermano le nostre previsioni e una situazione di difficoltà che riguarda tutta la distribuzione commerciale, non solo nazionale». Come riportato dal sito laconceria.it, Scarpe&Scarpe ha inoltre annunciato che per altri 3 negozi è in corso una trattativa con le controparti e che nei prossimi mesi saranno gestiti alcuni esuberi tra il personale impiegato nel quartier generale di Borgaro Torinese. La società – si legge nel comunicato – sta lavorando con i propri consulenti ad un piano industriale e finanziario che ha l'obiettivo primario di tutelare il numero massimo di posti di lavoro –:

   se intenda monitorare, per quanto di competenza, la situazione dell'azienda Scarpe&Scarpe, con particolare riferimento all'eventuale chiusura di nuovi punti vendita e all'accesso agli ammortizzatori sociali da parte dei dipendenti;

   se non intenda convocare i vertici dell'azienda Scarpe&Scarpe al fine di scongiurare altre chiusure, valutando con i sindacati nuove soluzioni per ridurre al minimo l'impatto sui lavoratori delle chiusure medesime.
(5-04647)


   DURIGON, GIACCONE, CAFFARATTO, CAPARVI, LEGNAIOLI, EVA LORENZONI, MINARDO, MOSCHIONI, MURELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'interno — Per sapere – premesso che:

   la sanatoria dei migranti irregolari presenti in Italia, di cui all'articolo 103 del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto Decreto rilancio, si è rivelata, secondo l'interrogante, un vero e proprio flop;

   l'intervento, promosso dal Governo «giallorosso» tra le lacrime e le minacce di dimissioni del Ministro Bellanova, era stato caldeggiato – in piena crisi epidemiologica da COVID-19 e conseguente lockdown – come la panacea del grosso male che investe il settore agricolo: il lavoro nero ed il caporalato;

   secondo i dati del Ministero dell'interno, l'85 per cento delle domande di sanatoria ha riguardato il lavoro domestico e l'assistenza alla persona, e soltanto il 15 per cento ha interessato il rapporto di lavoro in agricoltura;

   ad usufruire del provvedimento, dunque, sono stati per lo più colf e badanti e solo in minima parte i braccianti agricoli, rendendo la regolarizzazione un vero e proprio buco nell'acqua per il fabbisogno di manodopera agricola stagionale;

   ancora una volta trova conferma quanto già accaduto nelle precedenti sanatorie, ovvero il lavoro domestico quale canale privilegiato per l'assunzione di stranieri irregolari della stessa etnia, al solo scopo di regolarizzare rapporti di lavoro fittizi che sfoceranno nell'ottenimento del permesso di soggiorno;

   a «bocciare» la sanatoria voluta dal Governo «giallorosso» anche le rilevazioni dell'Istat del mese di giugno 2020, in base alle quali sono stati registrati 750 mila occupati in meno rispetto all'anno precedente, 600 mila dei quali dovuti alla mancata attivazione dei nuovi rapporti di lavoro stagionali e a termine ed il 20 per cento di questi riguardano i lavoratori stranieri;

   il mondo agricolo necessita di interventi diretti ed immediati, in primis la rivisitazione e semplificazione dello strumento del voucher, in modo tale da ampliarne l'utilizzo, primariamente finalizzato all'assorbimento di tutta la forza lavoro interna –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali siano le reali ragioni, che hanno portato il Governo a promuovere la voluta sanatoria e per quali motivi il Governo abbia programmato nuovi flussi di ingresso di lavoratori immigrati;

   quale sia il numero degli immigrati regolarizzati attualmente occupati e quanti di coloro che hanno ricevuto il permesso di soggiorno risultino disoccupati;

   se i Ministri interrogati intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere, la ridefinizione degli aspetti correlati al lavoro occasionale in agricoltura, anche rivedendo la normativa sui voucher, atteso che il fallimento della regolarizzazione rischia di andare ad alimentare, anziché contrastare, il mercato illegale dello sfruttamento e la tratta degli esseri umani.
(5-04648)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMOLDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza (RdC), introdotto con decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, quale strumento di contrasto alla povertà, doveva assumere nell'intento del legislatore la connotazione di sostegno economico finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro e all'inclusione sociale;

   molti, invece, sono stati – e continuano ad essere – i casi di cronaca che registrano una percezione indebita della predetta misura;

   il decreto attuativo 19 aprile 2019 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel dettare le modalità di utilizzo della Card per il reddito di cittadinanza, destinato ai consumi di primaria necessità, elenca espressamente all'articolo 2 le spese vietate (tra cui giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità), precisando l'inibizione, da parte del gestore del servizio, dell'uso della carta per il reddito di cittadinanza in esercizi prevalentemente o significativamente adibiti alla vendita dei beni e servizi vietati;

   risulta, invero, all'interrogante che molte sale scommesse di Torino, dotate di sistema Pos, accettino per il pagamento delle scommesse la tessera delle Poste italiane di colore giallo data in dotazione ai percettori del reddito di cittadinanza –:

   se il Ministro, per quanto di competenza, non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per verificare l'utilizzo improprio della carta per il reddito di cittadinanza nelle sale scommesse di Torino e, ove ciò trovasse conferma, procedere alla revoca della misura nei confronti del beneficiario.
(4-06884)


   PLANGGER. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Inail, in questi ultimi anni, si è organizzata facendo confluire in un'unica direzione centrale sia le funzioni informatiche, che quelle organizzative (Dcod – direzione centrale per l'organizzazione digitale);

   questo ha fatto sì che tale direzione assumesse una importanza sempre più strategica nello scenario dell'istituto;

   a capo di tale direzione, oramai da 9 anni e con tre rinnovi di contratto consecutivi, si trova il dottor Stefano Tamasini, in comando dal Mef dal 2011;

   il 15 ottobre 2020 scadrà il terzo mandato e sulla base dei requisiti richiesti, nella comunicazione di disponibilità degli incarichi di livello generale del 6 agosto 2020, sembrerebbe fortemente candidato a ricoprire un ulteriore quarto mandato;

   in questi nove anni sono stati spesi circa 2 miliardi di euro con risultati altalenanti, positivi sul fronte Ced e servizi ad altre amministrazioni, meno su quello interno. Su questo aspetto, un caso su tutti, la débâcle del nuovo sistema contabile che ha gravemente compromesso funzionalità e immagine dell'istituto;

   l'articolo 1, comma 5, lettera b) della legge n. 190 del 2012, prevede che le pubbliche amministrazioni devono definire procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione, prevedendo negli stessi settori, la rotazione di dirigenti e funzionari;

   la rotazione andrebbe correlata all'esigenza di assicurare il buon andamento e la continuità dell'azione amministrativa al fine di garantire la qualità delle competenze professionali necessari per lo svolgimento di talune attività specifiche con particolare riguardo a quelle con elevato contenuto tecnico;

   il Governo in questa legislatura, conscio del problema ha presentato un proprio disegno di legge (atto Senato 1122), in corso di esame al Senato, per la selezione nella pubblica amministrazione del personale con funzioni dirigenziali;

   in ogni caso, considerando la rilevanza del ruolo di responsabile della Dcod – direzione centrale per l'organizzazione digitale – e l'elevata quantità di appalti gestiti da tale struttura, si riterrebbe opportuno, qualora fosse già presente una figura idonea, nella logica della rotazione degli incarichi dirigenziali così come «consigliato» anche dall'Anac, un cambio di rotta nell'assegnazione del prossimo incarico cercando, magari modificando e ampliando i requisiti previsti, una persona con uno skill culturale e con competenze tecniche più specifiche al settore tecnologico dell'Information Technology e comunque con una buona conoscenza delle dinamiche dell'istituto –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti in premessa e quali siano le loro valutazioni;

   se il Ministro del lavoro e delle politiche sociali non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché l'assegnazione del prossimo incarico di responsabile della Dcod – direzione centrale per l'organizzazione digitale dell'Inail avvenga nel pieno rispetto dei principi di cui alla legge n. 190 del 2012, e in linea con i contenuti del disegno di legge del Governo.
(4-06898)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da oltre un secolo è presente a Trieste la «Colombin Italia SpA», azienda specializzata nella (produzione di tappi di sughero, che conta quasi una ottantina di dipendenti nel sito triestino, a cui si aggiungono le consociate Colombin Deutschland in Germania, Colombin China in Cina, Colombin/ Australia in Australia e Colombin Maroc in Marocco;

   nel corso degli ultimi 10 anni l'azienda ha riscontrato problemi economici, anche in concomitanza con la morte del figlio del fondatore, che ha comportato un cambio nella componente azionaria, che è passata nelle mani dell'imprenditore marocchino Rahal – che riforniva anche di materia prima – al finanziere italiano Tuttolomondo; dal 7 gennaio 2020 è subentrata una nuova proprietà dalla doppia firma Ge.co srl Roma Fingroup, che ha riconfermato presidente il senatore Andrea Causin;

   nel mese di febbraio 2020 i sindacati avevano denunciato i mancati pagamenti della tredicesima, delle premialità e della mensilità di dicembre 2019 a tutti i dipendenti dello stabilimento triestino. In tale occasione avevano inoltre lamentato la mancanza di un piano industriale da parte della nuova, proprietà, che, a novembre 2020, dovrà fare i conti con la fine degli ammortizzatori sociali previsti;

   nel corso degli ultimi mesi, l'ex componente del consiglio di amministrazione avvocato Giordano Pasquale (sfiduciato in data 17 marzo 2020) ha depositato una denuncia di 20 pagine, con 45 documenti alla procura della Repubblica di Trieste in cui segnalerebbe un imbroglio immobiliare, a cui hanno fatto seguito gli accertamenti finanziari, la richiesta di fallimento e infine il recente sequestro dell'azienda;

   come dichiarato dall'avvocato Giordano (La Nuova 6 settembre 2020) «l'azienda ha debiti per 14 milioni di euro, dall'altra ha crediti per 7,5 milioni verso l'estero, solo che il cda precedente non aveva fatto nulla per recuperare il denaro. La Colombin ha pure terreni a Trieste per un valore di circa 13 milioni, più un terreno in Spagna da 30 milioni». Sempre secondo la ricostruzione dell'avvocato Giordano, Salvatore Tuttolomondo (diventato con la Ge.co srl il nuovo azionista di maggioranza) sarebbe «il deus ex machina di tutta questa storia, che doveva portare a una fideiussione per acquistare i terreni sul porto» e «il Presidente, Andrea Causin, non avrebbe fatto nulla per fermare questo imbroglio» (La Nuova 6 settembre 2020);

   alla richiesta di fallimento disposta dal pubblico ministero Frezza, ha fatto seguito il sequestro della Colombin Italia Spa di Trieste, per «Fideiussioni false. Consulenze sospette» e «rilevanti anomalie contenute nel contratto preliminare di compravendita immobiliare del 2 marzo 2020» (Il Piccolo 6 settembre 2020) e, in data odierna, si terrà l'udienza per discutere il procedimento e fare luce sul preliminare contratto di compravendita immobiliare in favore della Gepro in cui compare una banca di Cipro del Nord, che negli atti si è rivelata falsa, e per definire il futuro dei 72 dipendenti impiegati del sito triestino –:

   di quali elementi disponga in ordine ai gravi fatti segnalati in premessa;

   quali siano le iniziative di competenza che intendono intraprendere al fine di scongiurare la chiusura di un importante sito produttivo e salvaguardare l'occupazione dei lavoratori ivi impiegati.
(4-06900)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   EVA LORENZONI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo luglio-agosto 2019 in Lombardia, nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona, C.M. Milano, Lodi e Pavia, si sono abbattuti eventi atmosferici eccezionali quali trombe d'aria e venti impetuosi che hanno comportato ingenti danni alle strutture e infrastrutture aziendali agricole; la regione Lombardia ha, a suo tempo, effettuato i necessari accertamenti dai quali risulta che tali eventi hanno assunto il carattere di eccezionalità, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 102 del 2004, recante interventi del Fondo di solidarietà nazionale a sostegno delle imprese agricole danneggiate da calamità naturali e da eventi climatici avversi; l'articolo 6 del decreto legislativo 102 del 2004 individua le procedure e le modalità per l'attivazione degli interventi di soccorso su richiesta della regione interessata, demandando al Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali la dichiarazione del carattere di eccezionalità degli eventi avversi, la individuazione dei territori danneggiati e le provvidenze concedibili, nonché la ripartizione periodica delle risorse finanziarie del Fondo di solidarietà nazionale per consentire alle regioni la erogazione degli aiuti; per tali avversità sono state deliberate le delimitazioni delle aree interessate e le relative richieste al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali per gli interventi compensativi previsti dal suddetto decreto legislativo n. 102 del 2004;

   con decreto ministeriale n. 680 del 23 gennaio 2020, pubblicato sulla del 3 febbraio 2020, n. 27, il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali ha dichiarato l'eccezionalità degli eventi occorsi in Lombardia dal 9 luglio al 12 agosto 2019 ritenendo ammissibili gli interventi compensativi alle aziende agricole ed enti ricadenti nelle province suddette per i comuni delimitati; a decorrere dalla data di pubblicazione, i soggetti interessati potevano presentare domanda di risarcimento entro 45 giorni dalla data di pubblicazione in Gazzetta;

   complessivamente, per le province suddette colpite dagli eventi eccezionali, a quanto consta all'interrogante sono stati richiesti al Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali 58.458.073 di euro per danni alle strutture di aziende agricole nonché per danni alle infrastrutture a servizio dell'agricoltura, gestite da Enti (articolo 5, commi 3 e 6 del decreto legislativo n. 102 del 2004);

   i beneficiari interessati hanno presentato domanda, nei termini previsti, alle Strutture Agricoltura, foreste, caccia e pesca (Afcp) territorialmente competenti: sono pervenute circa 140 domande di risarcimento, le cui istruttorie sono in fase di ultimazione;

   il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali deve eseguire il riparto sulla base dell'importo complessivo derivante dalla somma dei danni desunti dalle delibere di giunta regionale di delimitazione trasmesse a suo tempo ossia su complessivi euro 58.458.073;

   la regione Lombardia, ad oggi, è in attesa delle risorse economiche ministeriali per provvedere agli impegni contabili in favore degli aventi diritto sulla base degli esiti istruttori –:

   se intenda adottare le iniziative di competenza per provvedere, nel più breve tempo possibile, alla ripartizione delle risorse occorrenti a far fronte agli ingenti danni provocati dalle straordinarie avversità atmosferiche di luglio-agosto 2019 che hanno colpito le strutture e le infrastrutture aziendali agricole nella regione Lombardia.
(5-04644)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con sentenza n. 74/2020, pubblicata il 24 gennaio 2020, il tribunale di Locri ha condannato l'Asp di Reggio Calabria, peraltro ancora commissariata a seguito di scioglimento per infiltrazioni mafiose, a risarcire N. R. e i propri familiari – padre e amministratore di sostegno, madre e sorella – a causa dei danni invalidanti prodotti dalla somministrazione di un vaccino trivalente in violazione della circolare dell'8 febbraio 1999, con la quale il Ministero della salute aveva comunicato alla regione Calabria – dal 2010 commissariata per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario e per diversi anni, a partire dal dicembre 2007, in emergenza sanitaria a causa, tra l'altro, di prassi gestionali evidenziate nella relazione, dell'anno 2008, della commissione ministeriale di inchiesta cosiddetta «Serra-Riccio» – l'immediato ritiro del vaccino somministrato nel 1999 all'allora minore;

   con Pec del 24 giugno 2020, i legali della famiglia danneggiata inviavano all'Asp di Reggio Calabria formale diffida ad adempiere ai fini della liquidazione della somma dedotta dal tribunale di Locri, in quanto la sentenza in predicato era stata notificata in data 14 febbraio 2020 ed erano dunque decorsi i 120 giorni previsti eguale termine di legge per la liquidazione dell'inteso titolo esecutivo –:

   di quali notizie disponga il Governo in ordine alla liquidazione di cui in premessa;

   se non ritengano di adottare le iniziative di competenza, per il tramite della struttura commissariale preposta all'attuazione del suddetto piano di rientro e del prefetto territorialmente competente, al fine di scongiurare l'eventuale protrarsi di una situazione di inadempimento, in ordine alla succitata sentenza, che peraltro, ad avviso dell'interrogante, confliggerebbe con l'impegno, finora profuso dallo Stato, a favore della legalità nella gestione delle aziende del servizio sanitario regionale della Calabria.
(4-06894)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   basta visitare il sito di Trenitalia per accorgersi che le Frecce di Trenitalia hanno inspiegabilmente allungato i tempi di percorrenza delle loro corse e se fino a domenica 20 settembre 2020 da Reggio Calabria a Roma Termini (e viceversa) si impiegava poco più 5 ore, da lunedì il Freccia Argento scomparirà e sarà sostituito dal Freccia Rossa che impiegherà 6 ore e 15 minuti;

   la denuncia è partita da Federalberghi, che in una nota ha denunciato «Ci potremmo infilare in facilissimi commenti sull'Alta velocità, sulla distanza, sui tempi, sulle frecce senza Wi-Fi e senza servizi, sui costi ma non lo facciamo, sperando che il collegamento veloce della Calabria con la Capitale e con il resto d'Italia sia un diritto da garantire per un intero territorio. Le Frecce erano oramai parte integrante degli spostamenti dei calabresi. Lo dimostra il fatto che erano sempre piene»;

   paradossalmente, solo pochi giorni fa il Ministro Provenzano aveva affrontato il tema dell'alta velocità proprio a Reggio Calabria, chiedendo un'accelerazione per spingere il progetto sulla linea Salerno-Reggio, precisando che «l'impegno del Governo non è un semplice ammodernamento di quella tratta, ma una vera e propria revisione per trasformarla in tratta ad alta velocità di rete e per assicurare un servizio adeguato agli standard del 2020. Su questo bisogna accelerare, di molto» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza degli stessi, per quali motivazioni Trenitalia abbia deciso di sostituire i treni ad alta velocità che collegavano Reggio Calabria a Roma, soprattutto in considerazione dell'assenza di un'offerta di mobilità alternativa «adeguata agli standard del 2020», per usare le parole del Ministro per il sud e la coesione territoriale.
(4-06885)


   PIGNATONE, DEL SESTO, CANCELLERI e MARAIA. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   la Strategia nazionale per le aree interne (Snai), la cui costituzione è stata avviata nel 2012, attua la politica nazionale operante nello sviluppo delle aree interne del Paese, identificate per essere caratterizzate dalla presenza di piccoli comuni lontani dai centri di offerta di servizi essenziali (scuola, sanità e mobilità) e per aver subìto un processo di marginalizzazione e de-antropizzazione. La Strategia nazionale per le aree interne opera dal 2014 in 72 aree selezionate per consentire, nel lungo periodo, l'inversione delle attuali dinamiche demografiche con un approccio territoriale e nuove modalità di governance multilivello, attraverso interventi volti all'adeguamento della quantità e qualità dei servizi essenziali, finanziati con risorse nazionali ed alla promozione di progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio di queste aree per le quali le regioni hanno destinato i fondi comunitari (Fesr, Fse, Feasr, Feamp) 2014-2020. Le aree interne della regione Sicilia, cinque in totale, per la loro distribuzione geografica di fatto escludono tutti i comuni dell'area interna del libero consorzio comunale di Caltanissetta, benché, molti di questi, possiedano le caratteristiche per essere selezionate quali aree strategiche, rischiando, se non ricompresi, in particolare a seguito della grave crisi sanitaria, di subire un ulteriore aggravio della già disagiata situazione in cui versano –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere al fine di pervenire ad un eventuale ampliamento in Sicilia delle aree interne già oggetto della richiamata «Strategia nazionale» con particolare riferimento ai comuni nisseni e alla costituzione delle aree interne del Libero consorzio comunale di Caltanissetta.
(4-06903)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta scritta:


   VIANELLO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (A.r.e.r.a.) ha avviato procedimenti sanzionatori nei confronti della Taranto Energia srl (delibere n. 631/2014/S/EFR del 18 dicembre 2014, n. 358/2019/S/EFR del 30 luglio 2019, n. 360/2019/S/EFR del 30 luglio 2019) e di Ilva spa (delibera n. 359/2019/S/EFR del 30 luglio 2019) per l'accertamento della violazione dell'obbligo di acquisto di certificati verdi relativi agli anni di produzione 2012, 2013 e 2014;

   le relative sanzioni amministrative pecuniarie, disposte dall'Autorità – ai sensi dell'articolo 2, comma 20, lettera c), legge n. 481 del 1995 e dell'articolo 4, comma 2, del decreto legislativo n. 387 del 2003 – afferiscono alla produzione di energia elettrica della società Taranto Energia (già acquisita da Ilva spa il 30 settembre 2011) – attraverso i propri impianti termoelettrici situati all'interno dello stabilimento siderurgico Ilva – per n. 283.853 certificati verdi nell'anno 2012, n. 142.101 certificati verdi nell'anno 2013 e n. 88.768 nell'anno 2014, nonché alla produzione di energia elettrica di Ilva spa per n. 85 certificati verdi relativi nell'anno di produzione 2014;

   l'inadempimento addebitabile alle suindicate società deriva dall'obbligo di immettere, nell'anno successivo a quello di produzione, una quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (articolo 11, comma 1, del decreto legislativo n. 79 del 1999), oppure ad acquistare, in tutto o in parte, l'equivalente quota o i relativi diritti da altri produttori nel sistema elettrico nazionale o dal Gestore della rete di trasmissione nazionale (ossia ad acquistare «certificati verdi», come definiti dall'articolo 2, comma 1, lettera o), del decreto n. 387 del 2003);

   ciò ai fini della tutela di un interesse pubblico rilevante quale la protezione dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, mediante la promozione dello sfruttamento dell'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (decreto legislativo n. 387 del 2003 recante attuazione della direttiva 2001/77/CE);

   da fonti stampa del Corriere di Taranto dell'8 agosto 2019 si evince che le sanzioni amministrative pecuniarie derivanti dagli inadempimenti suesposti addebitabili a Taranto Energia ammontano a euro 55.130.000 (articolo «Ex Ilva, multa da 55 milioni per Taranto Energia», a firma di Gianmario Leone);

   da fonti di stampa del Taranto Oggi dell'aprile del 2011 è emerso che la Edison aveva ceduto all'Ilva spa, controllata dal gruppo Riva Fire, le centrali termoelettriche di Taranto Energia srl, società nella quale Edison conferì il ramo d'azienda costituito dalle centrali termoelettriche CET2 e CET3, situate all'interno del gruppo siderurgico;

   le citate fonti di stampa hanno evidenziato peraltro che, come da sito ufficiale della Banca europea per gli investimenti (Bei), nel 2010 il Gruppo Riva ottenne un prestito di 400 milioni di euro da destinare alla realizzazione di un programma di investimenti al fine del miglioramento delle strutture di produzione, della produttività dell'azienda e per facilitare, nel contempo, l'efficienza energetica e la riduzione dell'impatto ambientale –:

   quali iniziative di competenza, sulla base di quanto suesposto, i Ministri interrogati intendano intraprendere ai fini del recupero tempestivo delle somme dovute e quale sia il soggetto tenuto a corrisponderle, tenuto conto altresì che le somme versate in esecuzione del provvedimento di cui in premessa, in base a quanto disposto dall'articolo 11-bis, del decreto-legge n. 35 del 2005, potranno essere destinate a progetti volti alla riduzione degli oneri tariffari a carico dei consumatori per l'incentivazione delle fonti rinnovabili.
(4-06895)


   RAMPELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il passaggio delle saline pugliesi di Margherita di Savoia al gruppo francese Salins, l'Italia ha perso il controllo di un altro pezzo rilevante del suo sistema agroalimentare;

   le saline in provincia di Barletta-Andria-Trani, con i loro 4 mila ettari di estensione e circa 700 mila tonnellate di produzione annua, sono le più grandi d'Europa e le seconde nel mondo;

   il passaggio a Salins non è avvenuto tramite una semplice cessione, ma attraverso l'acquisizione di un debito, garantito da azioni, che Atisale, l'azienda controllata da Sapiasale che ha ottenuto dal demanio la concessione delle saline fino al 2029, ha maturato nei confronti del Monte dei Paschi di Siena: l'azienda è finita in concordato preventivo, i prestiti sono diventati sofferenze e la banca ha indetto una gara per cedere quei crediti con relative garanzie;

   come precisato da Il Sole24Ore, con un'offerta di 5,4 milioni di euro i francesi, che in Italia erano già presenti con Cis (Compagnia Italiana Sali), che importa sale dall'Europa e dall'Atlantico e lo lavora nello stabilimento di Porto Viro (Rovigo), si sono aggiudicati il controllo dei pacchetti azionari e, a ricaduta, delle saline pugliesi, nonostante Monte dei Paschi di Siena, una banca salvata dal Governo italiano con soldi pubblici, avesse ricevuto un'offerta di valore superiore (si parla di 5,6 milioni di euro), arrivata dalla stessa Salapia in cordata con imprenditori locali;

   tale vicenda non è solo l'ennesima svendita a multinazionali straniere di imprese italiane, strategiche ed importanti per il tessuto produttivo nazionale, ma è, di riflesso, un serio problema di ordine sociale ed occupazionale che interessa e preoccupa, in particolare, i 120 dipendenti dello stabilimento pugliese;

   l'obiettivo della multinazionale francese, infatti, potrebbe essere quello di garantirsi l'approvvigionamento del prodotto da lavorare in altri stabilimenti, con la conseguenza di un drastico ridimensionamento del prestigioso stabilimento salinaro che, con una produzione annua di circa 5.500.000 quintali di sale, rappresenta oggi l'indotto principale sul quale l'intera città pugliese si alimenta;

   già in passato, il gruppo Salins aveva investito in quel territorio con risultati fallimentari, posto che, in qualità di proprietario della Cis che si occupava della lavorazione e del confezionamento del sale, nonostante i bilanci positivi, 15 anni fa ha deciso di chiudere lo stabilimento di Margherita di Savoia, con conseguenze disastrose per l'occupazione e per l'economia locale;

   ma non solo, il mercato italiano del sale marino, nel caso di acquisizione del credito e delle società collegate a questa vendita, risulterebbe un monopolio del Groupe Salins, in contrasto con la normativa nazionale e comunitaria in materia di concorrenza;

   la stessa Atisale-Salapia, seppur in concordato preventivo per il debito contratto con Mps, che non ha mai eseguito l'incasso delle garanzie e delle fidejussioni personali portate dai proprietari, ha lamentato diverse incongruenze e stranezze nella gestione dell'asta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, accertata la fondatezza e gravità degli stessi, se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per fare chiarezza sulla vicenda, con particolare riguardo ai criteri che hanno portato Monte dei Paschi di Siena a cedere il credito vantato ad una società estera e se ritenga che tale scelta sia stata la migliore dal punto di vista economico, industriale ed occupazionale;

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere a tutela della problematica di ordine sociale ed occupazionale dei lavoratori della Salina pugliese, nonché a salvaguardia della «italianità» del sale margheritano e del suo territorio.
(4-06905)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SURIANO e PENNA. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la Procura di Catania ha chiesto il rinvio a giudizio di dieci docenti coinvolti nell'inchiesta «Università bandita». I capi di imputazione sono appunto l'associazione a delinquere, la turbata libertà di scelta del contraente, l'abuso d'ufficio, l'induzione indebita a promettere o dare utilità, la corruzione per atti contrari ai propri doveri e il falso ideologico e materiale;

   nell'inchiesta sono coinvolte personalità di spicco dell'ateneo catanese, come i due ex rettori Francesco Basile e Giacomo Pignataro (accusati di essere a capo della presunta associazione a delinquere e definiti dalla stessa procura, relativamente, «capo» e «promotore», dell'associazione), un prorettore e ben sette direttori di dipartimento;

   secondo la procura, i reati contestati sarebbero stati commessi per «garantire la nomina come docenti, ricercatori, dottorandi e personale amministrativo, di soggetti preventivamente individuati dagli stessi associati», perfino in assenza dei requisiti;

   accanto al filone principale dell'inchiesta, esiste anche un secondo filone per il quale ad inizio agosto 2020 sono stati notificati ben 54 avvisi di chiusura delle indagini preliminari. Tra gli indagati, oltre a diversi docenti del capoluogo etneo, spiccano i nomi di docenti di altre facoltà italiane, dell'ex procuratore di Catania Vincenzo D'Agata e di sua figlia docente universitaria, dell'ex sindaco di Catania Enzo Bianco e dell'ex assessore comunale, nonché professore universitario, Orazio Licandro;

   secondo la testata onlineLiveUniCT, l'università degli studi di Catania è stata teatro in queste settimane di presunte irregolarità nello svolgimento dei test di ammissione alla facoltà di medicina. Almeno due testimonianze raccontano di plichi arrivati già aperti e di gravi ritardi nell'inizio della prova e di un presidente di commissione che pare si sia rifiutato di far mettere a verbale tali irregolarità, come gli stessi studenti chiedevano-:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti relativi alle prove di ammissione alla facoltà di medicina;

   come il Ministero dell'università e della ricerca stia monitorando la ripresa dell'anno accademico dell'università etnea e quali siano le iniziative messe in campo, per quanto di competenza, per tutelare e aumentare il prestigio dell'ateneo;

   se intenda adottare iniziative normative per assicurare il pieno rispetto dei principi di trasparenza e meritocrazia sia nelle pratiche ordinarie che nelle procedure concorsuali nelle università italiane, anche alla luce delle indagini di cui in premessa e al fine di prevenire casi simili ed evitare nuovi contraccolpi per una città come Catania già martoriata da numerose inchieste.
(5-04645)

Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Gelmini e altri n. 1-00349, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lupi. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Gelmini, Molinari, Lollobrigida, Lupi, Mandelli, Bagnasco, Baldini, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli, Saccani Jotti, Versace, Boldi, Locatelli, Gemmato, Bellucci».

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Meloni e altri n. 1-00376, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 2 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Molinari, Gelmini, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Durigon, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Garavaglia, Gastaldi, Gava, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Giorgetti, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Guidesi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Latini, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Locatelli, Lolini, Loss, Lucchini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Minardo, Molteni, Morelli, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ribolla, Rixi, Saltamartini, Sasso, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Vinci, Viviani, Raffaele Volpe, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Gagnarli e altri n. 4-06830, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gallinella.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Ilaria Fontana n. 5-04566 del 4 settembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo n. 5-04574 dell'8 settembre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Formentini n. 4-06748 dell'8 settembre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Quartapelle Procopio n. 4-06860 del 22 settembre 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Centemero n. 4-06842 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 397 del 22 settembre 2020. Alla pagina 14766, seconda colonna, dalla riga dodicesima alla riga quindicesima deve leggersi: «CENTEMERO e FORMENTINI. – Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:», e non come stampato.