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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 settembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'influenza è un problema di sanità pubblica con un considerevole impatto dal punto di vista epidemiologico, clinico ed economico. Ciò è riconducibile a più fattori: l'ubiquità e la contagiosità della malattia, la variabilità antigenica dei virus, l'andamento epidemico (e periodicamente pandemico) e stagionale, la possibilità di complicanze gravi in alcune categorie di soggetti (bambini con malattie croniche, anziani, persone con comorbidità e malattie croniche), i costi di gestione in caso di complicanze e i costi sociali (giorni lavorativi persi, perdita di produttività e altro);

    l'influenza è una malattia respiratoria acuta causata da virus influenzali. È una malattia stagionale che, nell'emisfero occidentale, si presenta durante il periodo invernale. Il primo isolamento nell'uomo risale al 1933 in Inghilterra (ma in precedenza erano già stati isolati virus influenzali sia nei polli che nei suini). Da allora, ne sono stati identificati quattro tipi differenti, tutti appartenenti alla famiglia Orthomixoviridae: i tipi A e i B, responsabili della sintomatologia influenzale classica; il tipo C, di scarsa rilevanza clinica (generalmente asintomatico); il tipo D, la cui possibilità di infettare l'uomo non è ancora chiara. I virus dell'influenza A sono ulteriormente suddivisi in sottotipi sulla base di differenze molecolari nelle due glicoproteine di superficie emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA);

    la frequenza con cui insorgono casi di influenza, pur essendo assai diversa da stagione a stagione, si aggira mediamente in Italia intorno al 9 per cento (range: 4-15 per cento) della popolazione generale, ogni anno, mentre nella fascia d'età 0-14 anni, che è quella più colpita, l'incidenza, mediamente, è pari a circa il 26 per cento (12-40 per cento);

    l'influenza è contraddistinta da un repentino manifestarsi di sintomi generali e respiratori, dopo un'incubazione in genere abbastanza breve (circa 1-2 giorni) e che durano solitamente per 3-4 giorni, potendo tuttavia prolungarsi per una/due settimane: febbre, che si manifesta bruscamente, accompagnata da brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa, grave malessere generale, astenia, mialgia, mal di gola, raffreddore, tosse non catarrale e congiuntivite;

    la vera sindrome influenzale è caratterizzata dalla febbre, da sintomi delle vie respiratorie, che sono sempre interessate, e da manifestazioni generali, a carico dell'intero organismo. In particolare, la febbre si presenta improvvisamente ed è in genere alta superiore ai 38°C, nei bambini con puntate anche fino a 39-40°C, accompagnata da tosse (di solito secca), dolori ossei e muscolari diffusi, mal di testa, grave malessere (spossatezza), mal di gola e naso che cola. La tosse può essere grave e molto fastidiosa, può durare 2 o più settimane. Possono essere presenti altri sintomi come fotofobia (eccessiva sensibilità e intolleranza alla luce) e inappetenza. Non sono comuni sintomi a carico del tratto gastrointestinale, quali nausea, vomito, diarrea, poiché di solito sono provocati da virus simil-influenzali, ma possono presentarsi soprattutto nei bambini;

    la diagnosi di influenza si basa comunemente sui sintomi clinici, ma la certezza può essere raggiunta solo con l'isolamento del virus influenzale che, però, non viene effettuato se non nell'ambito di studi scientifici;

    la maggior parte delle persone guarisce entro una settimana senza richiedere particolari cure mediche e nel soggetto sano l'influenza raramente dà luogo a complicazioni. Tuttavia, in alcuni casi possono verificarsi complicanze gravi o la morte nelle persone ad alto rischio, fra cui: donne in gravidanza, bambini fra i 6 mesi e i 5 anni, anziani, pazienti con malattie croniche o sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario, obesi gravi, personale sanitario;

    la complicanza più comune è la sovrapposizione di un'infezione batterica a carico dell'apparato respiratorio (che può quindi portare a bronchite, ed aggravarsi fino a sviluppare una polmonite) e dell'orecchio (otite, sinusite, soprattutto nei bambini), ma anche complicanze a carico dell'apparato cardiovascolare (miocardite) e del sistema nervoso, oltre che l'aggravamento di malattie preesistenti. Più della metà dei casi complicati si registrano nei soggetti di età superiore ai 65 anni;

    nel caso in cui si contragga durante la gravidanza, può insorgere un travaglio prematuro (prima della 37° settimana di gravidanza), o un basso peso alla nascita del bambino. Occasionalmente può causare aborto spontaneo o parto prematuro;

    vaccinarsi permette di prevenire e combattere l'influenza, sia perché aumenta notevolmente la probabilità di non contrarre la malattia sia perché, in caso di sviluppo di sintomi influenzali, questi sono molto meno gravi e, generalmente, non seguiti da ulteriori complicanze. Inoltre, la vaccinazione antinfluenzale rappresenta un'importante misura di protezione non solo per sé stessi ma anche per chi ci sta intorno, riduce la probabilità di complicanze e riduce il carico dell'assistenza sanitaria (pronto soccorso, ambulatori medici), nei periodi di maggiore affluenza;

    il vaccino antinfluenzale è indicato per la protezione di tutti i soggetti che non abbiano specifiche controindicazioni alla sua somministrazione. In particolare, la vaccinazione è fortemente raccomandata ed effettuata gratuitamente dal medico curante o dal centro vaccinale della Asl in particolari condizioni quali: alle persone di età pari o superiore a 60 anni e a coloro che sono in stretto contatto con anziani, a tutte le persone a rischio di complicazioni che hanno patologie croniche, le donne al secondo e terzo trimestre di gravidanza e il personale sanitario;

    il periodo più indicato per vaccinarsi va da metà ottobre a fine dicembre e l'immunità indotta dal vaccino inizia circa due settimane dopo la somministrazione e declina nell'arco di 6-8 mesi e, quindi, si potrebbe rischiare di essere solo parzialmente protetti nel periodo più rischioso (ottobre-febbraio). Per questi motivi e anche perché i virus influenzali possono variare da stagione a stagione, è necessario vaccinarsi ad ogni inizio di stagione influenzale;

    secondo l'ultimo rapporto, pubblicato l'8 maggio 2020 da InfluNet, sistema di sorveglianza che si basa su una rete di medici sentinella costituita da medici di medicina generale (Mmg) e di pediatri di libera scelta (Pls), reclutati dalle regioni, che segnalano i casi di sindrome simil influenzale (Ili) osservati tra i loro assistiti con cui è terminata per la stagione 2019-2020 la sorveglianza epidemiologica delle sindromi influenzali a cura dell'Istituto superiore di sanità (Iss), quest'anno l'influenza ha contagiato in Italia 7,6 milioni di persone in Italia;

    secondo i dati forniti da FluNews-Italia i casi gravi alla 9a settimana della sorveglianza erano 169 di cui 35 deceduti, la mortalità totale durante la 17a settimana del 2020 (indicatore ricavato dal sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (Sismg), basato sulla rilevazione in 19 città campione italiane che raccolgono quotidianamente il numero di decessi per gli ultra65enni per tutte le cause, non solo per influenza. Tale numero viene confrontato con quello atteso costituito dalla media dei decessi registrati nei cinque anni precedenti) quindi non solo influenzale è stata superiore al dato atteso, con una media giornaliera di 255 decessi rispetto ai 191 attesi;

    secondo InfluWeb durante la 15a settimana del 2020, circa il 66 per cento dei casi di sindrome simil-influenzale riferisce di non essere stato visitato da un medico del servizio sanitario nazionale ma di aver avuto una sindrome simil-influenzale e, secondo InfluNet-Epi nella 17a settimana del 2020 l'incidenza totale è pari a circa il 0,42 casi per mille assistiti, mentre per InfluNet-Vir, durante l'ultima settimana di sorveglianza dell'influenza (settimana 17/2020) per la stagione 2019/2020, nessun campione è risultato positivo all'influenza. Nel complesso, dall'inizio della stagione ad oggi, i ceppi di tipo A hanno rappresentato la maggioranza (67 per cento), con prevalenza del sottotipo A(H3N2) (60 per cento dei ceppi A sottotipizzati);

    Oms Europa ed Ecdc hanno evidenziato un calo delle coperture vaccinali contro l'influenza tra i gruppi ad alto rischio, in grado di compromettere la possibilità di proteggere la popolazione durante le epidemie stagionali o un'eventuale futura pandemia;

    da uno studio effettuato in 49 dei 53 Stati membri emerge che in circa la metà dei Paesi oggetto dell'analisi è vaccinato meno di un terzo degli anziani e che in quasi tutti non è stato raggiunto l'obiettivo minimo di copertura del 75 per cento (mentre per una copertura ottimale tale percentuale dovrebbe salire fino al 95 per cento) nelle categorie per cui la vaccinazione è raccomandata e, poiché la vaccinazione è la misura più efficace per prevenire le forme gravi e complicate di influenza, l'Oms Europa e l'Ecdc sollecitano azioni mirate a incrementare le coperture;

    alla luce di tale situazione, ogni anno il Ministero della salute predispone una circolare contenente indicazioni per la prevenzione e il controllo dell'influenza stagionale: sorveglianza epidemiologica e virologica, prevenzione dell'influenza attraverso la vaccinazione e le misure di igiene e protezione individuale. Nella circolare sono indicate anche le categorie di persone per le quali è raccomandata e offerta gratuitamente la vaccinazione;

    se si considerano le coperture vaccinali della stagione 2018/2019, aggiornate al 15 luglio 2019, si evince che la copertura rispetto alla popolazione generale è stata pari a 15,8 per cento (stabile rispetto alla stagione precedente che era 15,3 per cento) ma con una riduzione rispetto al 19,6 per cento degli anni 2009/2010, mentre se si considera la popolazione sopra i 65 anni di età la copertura sale di media al 53,1 per cento (dati 2018-2019) con punte massime oltre il 60 per cento in Basilicata, Umbria e Campania e punte minime sotto la soglia del 50 per cento in ben 4 regioni Piemonte, Lombardia, Valle d'Aosta, Sardegna più la provincia autonoma di Bolzano;

    secondo uno studio della società italiana di pneumologia la spesa diretta ed indiretta a carico dello Stato e delle famiglie è stimata in circa 10,7 miliardi di cui 8,6 miliardi di euro a carico delle famiglie e 2,1 miliardi allo Stato;

    secondo l'accordo Stato regioni del 1° agosto 2019 «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020» è necessario raggiungere coperture elevate nei gruppi di popolazione target della vaccinazione, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età e le regioni, per assicurare che la copertura vaccinale sia più alta possibile, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta che devono attivare, nei confronti delle persone idonee alla vaccinazione azioni di offerta attiva di provata efficacia. Si richiede, inoltre lo svolgimento di iniziative volte a promuovere fortemente la vaccinazione antinfluenzale di tutti gli operatori sanitari, in tutte le occasioni possibili, di comunicare i benefici del vaccino tra tutti i gruppi raccomandati e di renderla accessibile il più facilmente possibile;

    l'Oms – in un documento del 7 marzo 2020 «Coronavirus disease2019 (COVID-19) Situation Report – 46–» mettendo a confronto il virus dell'influenza con quello del COVID-19 fornisce chiarimenti sulle differenze tra i due virus, precisando che, seppur appartenenti a tipologie differenti, essi si manifestano con sintomi a carico dell'apparato respiratorio assai simili e con una medesima modalità di trasmissione;

    lo stesso Ministero della salute ha evidenziato che nella prossima stagione influenzale 2020/2021, non è esclusa una co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2; pertanto, si rende necessario ribadire l'importanza della vaccinazione antinfluenzale, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età, per semplificare la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Coronavirus e l'influenza. Vaccinando contro l'influenza, inoltre, si riducono le complicanze da influenza nei soggetti a rischio e gli accessi al pronto soccorso;

    a tale proposito, il Ministro della salute raccomanda di «rafforzare la partecipazione alla sorveglianza virologica da parte dei MMG e PLS partecipanti alla sorveglianza epidemiologica di tutte le regioni» al fine di «stimare l'impatto dell'influenza confermata e l'efficacia vaccinale sul campo dei vaccini antinfluenzali, nei soggetti di tutte le età non ospedalizzati» ed invita le regioni ad attivarsi per «lo svolgimento di iniziative volte a promuovere fortemente la vaccinazione antinfluenzale di tutti gli operatori sanitari, in tutte le occasioni possibili» nonché ad avviare le gare per l'approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali entro il mese di maggio sulla base di stime effettuate sulla reale popolazione eleggibile e non sulle coperture delle stagioni precedenti;

    si stima che ogni anno in Italia vi siano mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze;

    secondo il rapporto congiunto Istat e Iss – Istituto superiore di sanità – pubblicato il 4 maggio relativo all'impatto dell'epidemia da Covid-19 sulla mortalità della popolazione residente nel primo trimestre 2020 e riguardante 6.866 comuni (87 per cento dei 7.904 complessivi) i casi mortali di Covid sono stati 14.324, decessi registrati al 31 marzo in persone diagnosticate con Covid-19 e, considerando il mese di marzo, si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4 per cento dei decessi per il complesso delle cause. Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al sistema di sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L'eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54 per cento è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710);

    a causa della forte concentrazione del fenomeno in alcune aree del Paese, i dati riferiti a livello medio nazionale «appiattiscono» la dimensione dell'impatto della epidemia di Covid-19 sulla mortalità totale; il 91 per cento dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020 si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia: 3.271 comuni, 37 province del Nord più Pesaro e Urbino. Nell'insieme di queste province, i decessi per il complesso delle cause sono più che raddoppiati rispetto alla media 2015-2019 del mese di marzo. Se si considera il periodo dal 20 febbraio al 31 marzo, i decessi sono passati da 26.218 a 49.351 (+ 23,133); poco più della metà di questo aumento (52 per cento) è costituita dai morti riportati al Sistema di sorveglianza integrata Covid-19 (12.156). All'interno di questo raggruppamento le province più colpite dall'epidemia hanno pagato un prezzo altissimo in vite umane, con incrementi percentuali dei decessi nel mese di marzo 2020, rispetto al marzo 2015-2019, a tre cifre: Bergamo (568 per cento), Cremona (391 per cento), Lodi (371 per cento), Brescia (291 per cento), Piacenza (264 per cento), Parma (208 per cento), Lecco (174 per cento), Pavia (133 per cento), Mantova (122 per cento), Pesaro e Urbino (120 per cento);

    confrontando i decessi, totali e Covid-19, del 2020 con i decessi per causa del mese di marzo 2017 si nota che, fin dall'inizio di marzo, nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia, il numero di morti di Covid-19 con diagnosi confermata è superiore a quello registrato nel 2017 per altre malattie come il diabete, le demenze e la malattia di Alzheimer. A metà dello stesso mese il numero di morti Covid-19 supera i decessi causati dall'insieme delle malattie respiratorie e dei tumori; in poco più di venti giorni i decessi quotidiani riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 arrivano a sorpassare il numero giornaliero di morti per tutte le cause del mese di marzo 2017. L'analisi di tutte le cause di morte del 2020 consentirà di valutare quanto l'eccesso di mortalità osservata nel 2020 sia attribuibile anche ai decessi di persone non sottoposte al test ma certificate dai medici sulla base di una diagnosi clinica di Covid-19 (che al momento non sono conteggiate nella sorveglianza) e quanto agli effetti indiretti correlati o non all'epidemia;

    alla luce di questi dati diventa importante all'arrivo del prossimo autunno, quando il virus dell'influenza e quello del Covid-19 saranno entrambi presenti arrivare ad avere una copertura vaccinale contro l'influenza con percentuali più ampie rispetto a quelle attuali, specialmente tra i soggetti a rischio, non solo per proteggere le persone dal rischio di sviluppare forme gravi di influenza, riducendo così il rischio di esposizione alle complicanze del virus influenzale ma anche per facilitare la distinzione tra influenza e Covid-19, al fine di poter immediatamente individuare i possibili casi Covid per una loro rapida presa in carico ed evitare in ultima analisi un sovraccarico del sistema sanitario nazionale con un impatto benefico sulla salute di cittadini ed operatori sanitari,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative opportune mediante specifici atti di indirizzo, affinché le regioni e le province autonome, nell'ambito delle rispettive competenze, assicurino, anche attraverso una disciplina omogenea, l'approvvigionamento dei vaccini antiinfluenzali, per medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e per le farmacie al fine di iniziare la campagna vaccinale in tempi utili e per assicurare la possibilità di raggiungere gli obiettivi di copertura vaccinale indicati all'impegno successivo;

2) ad intraprendere tutte le iniziative di competenza necessarie affinché sia effettivamente garantito in ogni regione italiana, attraverso l'intesa in Conferenza Stato-regioni, il possibile raggiungimento in concreto degli obbiettivi di copertura vaccinale antinfluenzale indicati dall'Oms e dal piano nazionale vaccinale 2017-2019 pari al 75 per cento come obbiettivo minimo perseguibile e il 95 per cento come copertura ottimale nell'ambito di ogni singola categoria a rischio;

3) a valorizzare l'offerta attiva tramite medici di medicina generale e pediatri di libera scelta come strumento essenziale per il raggiungimento del maggior reclutamento degli assistiti delle categorie a rischio, valorizzando il loro operato, promuovendone fortemente l'attivazione per la realizzazione degli obiettivi di copertura vaccinali indicati al precedente impegno, implementando i sistemi di sorveglianza per testare l'incidenza dell'influenza sulla popolazione;

4) ad assumere le iniziative necessarie a promuovere la copertura vaccinale di tutta la popolazione accolta nelle Residenze sanitarie assistite e nei servizi residenziali e semiresidenziali per persone con disabilità, nonché di tutto il personale di tali strutture e servizi che possa venire a contatto con la predetta popolazione, salvo i casi in cui vi sia controindicazione alla vaccinazione;

5) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per estendere la gratuità della profilassi vaccinale con l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza per l'anno 2020 in relazione alle preoccupazioni della concomitanza di una recrudescenza dell'epidemia da Covid-19 con l'epidemia influenzale;

6) a raccomandare fortemente alle aziende sanitarie locali e alle aziende ospedaliere ed ai servizi o strutture accreditate, convenzionate e contrattualizzate l'obiettivo del 95 per cento di copertura vaccinale della popolazione che vi opera, richiedendo ad esse la forte attivazione per la realizzazione di tale obiettivo, nonché anche coinvolgendo gli ordini professionali rispetto agli obblighi deontologici, al fine di individuare le misure necessarie per il raggiungimento di tale obiettivo;

7) a promuovere, nel rispetto dell'autonomia regionale, il rafforzamento degli standard organizzativi e strutturali dei centri e dei servizi preposti alle vaccinazioni, implementandone gli organici, anche rafforzando forme di collaborazione attiva con la rete della medicina territoriale, al fine di individuare nuovi spazi e ambienti per la pratica vaccinale antinfluenzale;

8) tenuto conto dei rischi connessi ad un'eventuale concomitanza di una recrudescenza dell'epidemia da Covid-19 con l'epidemia influenzale, ad assumere iniziative, nell'ambito dell'attuale contesto emergenziale, finalizzate a garantire alle farmacie un'adeguata disponibilità dei vaccini antinfluenzali, ampliandone la dotazione, al fine di consentire l'aumento della copertura vaccinale antinfluenzale sulla base dell'andamento della campagna vaccinale in corso;

9) ad adottare iniziative volte a sostenere la ricerca clinica, scientifica e farmacologica con adeguati processi autorizzativi e risorse finanziarie;

10) ad assicurare una tempestiva e completa informazione sullo stato della copertura vaccinale, mediante pubblicazione sul sito istituzionale del Ministero della salute dei dati epidemiologici, e sull'impatto sanitario ed economico della patologia influenzale, nonché a presentare al Parlamento una relazione con cadenza annuale sullo stato della copertura vaccinale e sul l'impatto sanitario ed economico della patologia influenzale.
(1-00379) «Carnevali, De Filippo, Sportiello, Stumpo, Lorefice, Campana, Pini, Rizzo Nervo, Schirò, Siani, Noja, Rostan».


   La Camera,

   premesso che:

    in data 10 dicembre 2018 è stato presentato presso il Ministero della salute il documento in materia di governance del farmaco. In esso sono previsti, tra gli altri, gli obiettivi relativi alla riduzione della compartecipazione alla spesa farmaceutica da parte dei cittadini, nonché l'aggiornamento del prontuario farmaceutico nazionale;

    il decreto-legge 30 aprile 2019, n. 35, «Misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria», convertito con modificazioni dalla legge 25 giugno 2019, n. 60, prevede, all'articolo 13, al fine di prevenire e limitare gli stati di carenza di farmaci, la possibilità in capo all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) di pubblicare un provvedimento di blocco temporaneo delle esportazioni;

    il decreto del Ministero della salute 2 agosto 2019 – pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 185 del 24 luglio 2020 – determina i criteri e le modalità con cui l'Agenzia italiana del farmaco determina, mediante negoziazione, i prezzi dei farmaci rimborsati dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), e sostituisce i precedenti criteri e modalità previsti nella delibera Cipe datata 1° febbraio 2001;

    in data 18 dicembre 2019 – Rep. Att. n. 209/CSR – è stata siglata l'Intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano inerente il Patto della salute per gli anni 2019-2021. Quest'ultimo prevede, alla scheda n. 6, «Governance farmaceutica e dei dispositivi medici», come al fine di tutelare la sostenibilità del Ssn e la responsabilità di tutti gli attori coinvolti nel sistema a vario titolo, si conviene di sviluppare i documenti di governance del farmaco;

    la delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, prevede, per sei mesi, lo stato di emergenza sul territorio nazionale relativo al rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili; con la delibera del Consiglio dei ministri del 29 luglio 2020 il medesimo stato di emergenza è stato prorogato fino al 15 ottobre 2020;

    il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, «Misure urgenti in materia di accesso al credito e di adempimenti fiscali per le imprese, di poteri speciali nei settori strategici, nonché interventi in materia di salute e lavoro, di proroga di termini amministrativi e processuali», convertito dalla legge 5 giugno 2020 n. 40, all'articolo 15, ha previsto l'ampliamento della casistica per le quali è necessaria la notifica alla Presidenza del Consiglio dei ministri per l'acquisto a qualsiasi titolo da parte di un soggetto esterno all'Unione europea di partecipazioni in società che detengono gli attivi individuati come strategici, includendo anche «qualsiasi titolo di partecipazioni in società che detengono beni e rapporti nei settori di cui all'articolo 4, paragrafo 1, lettere a), b), c), d) ed e) [...] del regolamento (UE) 2019/452 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 marzo 2019» e dunque anche la salute;

    il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, «Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19», convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020 n. 77, all'articolo 27, autorizza Cassa depositi e prestiti alla costituzione di un patrimonio destinato denominato «Patrimonio Rilancio», le cui risorse sono impiegate per il sostegno e il rilancio del sistema economico produttivo italiano;

    il decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, «Misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia» prevede:

     all'articolo 34, che 80 milioni di euro per il 2020 e 300 milioni di euro per il 2021 siano destinati: «alla ricerca e sviluppo e all'acquisto di vaccini e anticorpi monoclonali prodotti da industrie del settore, anche attraverso l'acquisizione di quote di capitale a condizioni di mercato. Con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute e il Ministro dello sviluppo economico, su proposta del Commissario straordinario, nominato ai sensi dell'articolo 122 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, sono individuati e disciplinati gli interventi di acquisizione di quote di capitale di cui al precedente periodo»;

     all'articolo 64, il rifinanziamento del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e interventi anche per operazioni finalizzate «ad iniziative strategiche da realizzarsi mediante operazioni finanziarie, inclusa la partecipazione diretta o indiretta al capitale, a sostegno delle imprese e dell'occupazione, anche nel Mezzogiorno»;

    il presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) audito in data 28 luglio 2020 presso le Commissioni bilancio di Camera e Senato, in merito al Programma nazionale di riforma per l'anno 2020, ha indicato come – nel 2020 – il rapporto tra debito e prodotto interno lordo (Pil) potrebbe essere superiore al 160 per cento del Pil;

    la Banca d'Italia nel rapporto «Finanza pubblica: fabbisogno e debito» del 14 agosto 2020 ha rilevato un nuovo record negativo per il debito pubblico che, a fine giugno 2020, ha raggiunto la cifra di 2.530,6 miliardi di euro, 20,5 miliardi in più rispetto a maggio 2020;

    i principi attivi e i prodotti intermedi per il settore del farmaco devono rispondere a livelli di qualità e di affidabilità nel rispetto delle norme di buona fabbricazione – Good Manufacturing Practice –;

    le imprese italiane del settore dei principi attivi in Italia si caratterizzano per una dimensione tipica delle piccole e medie imprese;

    come rilevato nella puntata del programma Report del 28 ottobre 2019 «Principi cattivi», il sistema di approvvigionamento italiano presenta:

     primarie aziende produttrici di farmaci che effettuano i loro approvvigionamenti di principi attivi da produttori cinesi e indiani in percentuali ben superiori al 50 per cento;

     una difficoltà nell'attività di controllo di buona fabbricazione, soprattutto nel caso delle produzioni di farmaci e principi attivi da parte di Paesi extra europei;

    l'azienda Kodak, famosa nel mondo per la presenza nel settore della fotografia su pellicola e digitale, ha deciso una riconversione industriale nel settore della farmaceutica ed in particolare nella produzione di componenti medicinali. L'operazione, finanziata da un prestito del Governo americano di circa 765 milioni di dollari, si pone l'obiettivo – tra gli altri – di ridurre la dipendenza dalla produzione di farmaci provenienti da Paesi terzi,

impegna il Governo

1) ad individuare urgenti politiche per l'implementazione di un sistema produttivo nazionale di farmaci, principi attivi e relativi semilavorati che limiti la dipendenza da Paesi terzi e, in particolare da Paesi extra europei.
(1-00380) «Grillo, Penna, Suriano, Martinciglio, Nappi, Casa, Davide Aiello, Cancelleri, Paxia, Nesci, Lorefice, Sodano, Sapia, Lapia».


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da Covid 19 che ha investito l'Italia, l'Europa e il mondo intero nel corso di quest'anno, ha messo in luce la necessità che i sistemi sanitari in ambito nazionale e sovranazionale riescano ad affrontare con efficacia simili situazioni di emergenza e sappiano reagire con tempestività nell'approntare approcci terapeutici di cura e, sul lungo periodo, di prevenzione;

    seppure diverso per la sua notevolissima estensione territoriale, che ha coinvolto quasi tutto il pianeta, la diffusione del virus SARS-CoV-2 è, in realtà, solo l'ultimo dei drammatici fenomeni epidemiologici che con sempre maggiore frequenza affliggono il mondo, tra i quali figurano negli ultimi anni sia il virus Ebola, sia il primo coronavirus che diede origine all'epidemia della SARS;

    il 16 settembre 2020, nell'ambito del suo discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo, il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato che nel 2021 sarà organizzato in Italia il Global health summit, un vertice globale sulla sanità, e che la priorità per l'Esecutivo europeo è la realizzazione di un'Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzato biomedico come strumento per la gestione delle minacce, le crisi sanitarie e per reagire alla pandemia in atto, oltre che per essere più preparati a future pandemie;

    l'Italia è protagonista del mercato europeo dei farmaci grazie a una produzione che in valore sfiora i 33 miliardi di euro l'anno, e il 43 per cento dell'export parte proprio dal Lazio;

    in particolare, la città di Roma, che nel settore dei farmaci vanta un comparto con oltre ventiduemila addetti, trecento imprese e un giro d'affari di otto miliardi di euro l'anno di vendite all'estero sarebbe una sede ideale per ospitare l'Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzato biomedico;

    nella regione Lazio, inoltre, hanno sede numerosi centri di eccellenza nel medesimo campo della ricerca biomedica, come ribadito anche dal presidente di Unindustria che nel suo intervento in merito alla possibilità che Roma possa ospitare la sede dell'Agenzia ha citato «centri di assoluta eccellenza mondiale come lo Spallanzani, il Centro di Ricerca IRBM di Pomezia, all'avanguardia per lo studio del vaccino anti Covid-19, e ovviamente i Poli Universitari pubblici e privati di assoluto valore internazionale, dalla Sapienza al Campus Bio Medico. Senza tralasciare le sinergie che si potrebbero creare con la FAO la cui sede è a Roma e che svolge un ruolo essenziale nel controllo delle epidemie virali e delle nuove minacce che riguardano contemporaneamente uomini, animali ed ecosistemi»;

    Roma e il Lazio hanno tutti i requisiti necessari per ospitare l'Agenzia europea per la ricerca biomedica, e la Capitale merita questa candidatura per prestigio, autorevolezza e competenza, e ne trarrebbe un sicuro giovamento sotto il profilo dell'innovazione e di sviluppo e occupazione,

impegna il Governo:

1) a proporre la candidatura della città di Roma quale sede per ospitare l'Agenzia europea per la ricerca e lo sviluppo avanzato biomedico, e ad assumere ogni iniziativa necessaria, in ambito nazionale e in ambito europeo, per promuoverla e sostenerla.
(1-00381) «Meloni, Lollobrigida, Trancassini».


   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana, la società che gestisce il mercato azionario italiano, nata con la privatizzazione del 1998, ha acquistato nel 2002 le società Monte Titoli S.p.a. e Cassa di compensazione S.p.a. e, nel 2007, l'intera filiera delle infrastrutture del mercato finanziario italiano;

    dal 2007, a seguito della fusione con la Borsa di Londra (London Stock Exchange Plc), è parte del London Stock Exchange Group, holding che controlla il 100 per cento di Borsa Italiana s.p.a. e il 100 per cento di London Stock Exchange;

    Mts – società per il mercato dei titoli di Stato s.p.a. – detenuta a sua volta da Borsa Italiana, è una delle principali piattaforme elettroniche per la trattazione all'ingrosso di titoli obbligazionari europei, e in particolare di titoli di Stato nazionali e di emittenti sovranazionali e che, dal 1988 al 2007, aveva già esteso i propri servizi di gestione del debito pubblico a tutti i Paesi dell'area euro, estendendoli anche in Asia, Africa e negli Stati Uniti;

    con la Brexit, il London Stock Exchange Group (Lse), che controlla il 100 per cento di Borsa Italiana, è divenuto realtà societaria extra-comunitaria;

    dopo numerosi tentativi di acquisizione falliti (Toronto Stock Exchange nel 2015 e Deutsche Börse nel 2018), il gruppo London Stock Exchange ha chiuso un accordo per l'acquisizione del gruppo di diffusione di dati finanziari «Refinitiv», per una cifra intorno ai 27 miliardi di dollari nel 2019;

    tale piano di acquisto del gruppo Refinitiv da parte di Lse è stato oggetto di rilievi da parte dell'autorità europea per la concorrenza, che ha, tra l'altro, espresso timori sulla quota di mercato in Europa, che risulterebbe dalla combinazione tra Mts e Tradeweb, analoga piattaforma posseduta da Refinitiv, e fissato la scadenza al 16 dicembre 2020 per la decisione sull'acquisizione;

    sulla base di tale premessa il gruppo Lse ha deciso di mettere in vendita tutto il blocco delle infrastrutture finanziarie italiane posseduto (Borsa Italiana, Mts), Monte Titoli, CC&G), per il quale sono arrivate offerte da parte delle borse francese (Euronext), svizzera (SIX) e tedesca (Deutsche Börse);

    dopo la fusione con Londra, si è progressivamente ridotta, per quello che apparirebbe il disimpegno degli azionisti, la rappresentanza italiana nel consiglio di amministrazione di Lse, e questo dovrebbe costituire un precedente per impedire che possa ripetersi analogamente, soprattutto a fronte dei diversi interessi nazionali con alcuni dei potenziali nuovi partner, preso atto di quanto importante sia Borsa Italiana sia per la gestione dei titoli pubblici, sia per la crescita delle piccole e medie imprese italiane;

    il comportamento del Ministero dell'economia e delle finanze nell'applicare i poteri di indirizzo previsti dalla legge, in particolare è apparso fin ora ai firmatari del presente atto di indirizzo non del tutto in linea con i principi di trasparenza dell'analisi di integrità funzionale dei mercati, di economicità dei servizi per intermediari e risparmiatori e di reale possibilità di sviluppo e di attrazione di investimenti nelle strutture italiane, nell'ambito dei mercati finanziari europei, soprattutto per quella che risulta ai firmatari del presente atto come un'apparente propensione pregiudiziale in favore dell'offerta francese, maturata in assenza di qualsiasi approfondimento dei contenuti delle altre offerte in via di elaborazione;

    a conferma di questa sensazione, rilevata anche in diversi articoli apparsi sulla stampa internazionale specializzata, i vertici di Cassa depositi e prestiti (Cdp) hanno partecipato il 26 agosto 2020 ad una conference call per presentare una manifestazione di interesse per l'acquisizione di MTS, insieme all'amministratore delegato di Euronext, Stéphane Boujina, e a London Stock Exchange;

    nei giorni scorsi Cdp ha anche annunciato l'imminente presentazione di un'offerta non vincolante per l'acquisto di Borsa Italiana congiuntamente al gruppo Euronext;

    indiscrezioni apparse sulla stampa nazionale, e non smentite da Cdp, parlano anche di un accordo tra Cdp ed Euronext relativo ai futuri equilibri di Euronext, dopo l'acquisizione di Borsa Italiana, con una partecipazione paritaria nel capitale Euronext delle Casse depositi e prestiti italiana e francese e con la presenza, nei ruoli apicali, di un manager indicato da Cdp;

    tali indiscrezioni, che pure sembrano prospettare uno scenario favorevole per l'interesse nazionale italiano, rimangono prive di conferme, mentre mancano gli essenziali elementi di valutazione dei dettagli dell'offerta francese che avrebbero indotto Cdp, il cui azionista di riferimento è il Ministero dell'economia e delle finanze, ad uno schieramento che appare ai firmatari del presente atto, così precipitoso e tempestivo in favore della cordata francese;

    le esternazioni del Ministro Gualtieri in favore di una soluzione che privilegi la collocazione strategica di Borsa italiana all'interno dell'Eurozona, sono parse inutilmente sbilanciate contro l'offerta svizzera, anche in considerazione della teorica possibilità di avvalersi del Golden power per esprimere un veto ad una cessione dell'azienda ritenuta contraria all'interesse nazionale, ben difficilmente concretizzabile qualora prevalesse l'offerta elvetica;

    le perplessità rispetto alla temeraria sortita giornalistica del Ministro dell'economia e delle finanze sono rafforzate dalle anticipazioni diffuse dall'agenzia Reuters nella giornata del 14 settembre 2020, secondo la quale sarebbe stata proprio la cordata svizzera a presentare l'offerta economicamente più vantaggiosa per l'acquisto di Borsa italiana;

    allo stato non risulta che le decisioni di Cdp – che, pur avendo una propria autonomia, si sta adoperando per l'acquisizione di una società ritenuta strategica per l'interesse nazionale, ed è, pertanto, inverosimile che lo stia facendo senza relazionarsi con l'azionista di riferimento – siano state oggetto di un'informativa al Consiglio dei ministri;

    analogamente, nulla è stato fin qui riferito al Parlamento dal Governo su questa materia;

    neppure la Consob ha ricevuto comunicazioni di alcun genere, né dalle società che stanno presentando le offerte di acquisto non vincolanti, né dal London stock Exchange, nonostante la lettera del comma 4 dell'articolo 75 del recentissimo decreto-legge n. 104 del 2020,

impegna il Governo

1) a fornire tempestivamente chiarimenti sulle circostanze richiamate in premessa, e in particolare in ordine a come si sia svolta l'interlocuzione tra il vertice di Cdp e l'azionista di riferimento che ha determinato l'alleanza con Euronext prima ancora di avere una seppur vaga nozione dei contenuti delle altre offerte in campo, e in ordine al modo con cui si stiano perseguendo, in questo passaggio di Borsa italiana verso un nuovo assetto proprietario, la ricerca di nuovi investimenti, la tutela dell'interesse nazionale, dell'autonomia della società e della capacità di monitoraggio e controllo dei nostri titoli di debito sui mercati secondari da parte di Mts.
(1-00382) «Meloni, Lollobrigida, Acquaroli, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Foti, Frassinetti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

Risoluzioni in Commissione:


   La III Commissione,

   premesso che:

    le elezioni per il rinnovo dei Comitati degli italiani all'estero (Comites) e le conseguenti elezioni di secondo grado del Consiglio generale degli italiani all'estero (Cgie) sono state rinviate rispetto alla scadenza prevista del 17 aprile 2020, determinata dal combinato disposto dell'articolo 8 della legge n. 286 del 2003 e dell'articolo 1, comma 323, della legge n. 190 del 2014;

    il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8 recante disposizioni urgenti in materia di proroga di termini legislativi, di organizzazione delle pubbliche amministrazioni, nonché di innovazione tecnologica – il decreto-legge cosiddetto Milleproroghe – ha stabilito, all'articolo 14, comma 3, il rinvio della data per lo svolgimento delle suddette elezioni, indicando un arco temporale talmente ampio (tra il 15 aprile e il 31 dicembre 2021) tale da produrre un'ingiustificabile incertezza sui tempi e un'eccessiva discrezionalità, in relazione all'indicazione di un termine che richiederebbe invece una chiara e circoscritta determinazione legislativa;

    il voto per il rinnovo dei Comitati, come precisato dalla risposta del Governo del 12 dicembre 2019 in Commissione affari esteri (in risposta all'interrogazione della firmataria del presente atto n. 5-03147) «avverrà per corrispondenza e l'avente diritto che intenda votare dovrà esprimere anticipatamente la propria volontà in tal senso presentando un'opzione (cosiddetta "opzione inversa")»;

    in ragione delle stesse indicazioni fornite dal Governo sul punto, è vieppiù necessario che venga fissato con precisione e con urgenza un appuntamento elettorale particolarmente importante per le nostre numerose comunità all'estero, assicurando comunque che venga rispettato il termine ultimo del 31 dicembre 2021;

    i Comites, organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero istituiti nel 1985 e disciplinati da ultimo dalla citata legge 23 ottobre 2003, n. 286, ed eletti in maniera diretta dai connazionali residenti nella circoscrizione consolare competente (con almeno tremila iscritti nel registro Aire), svolgono un importante ruolo di raccordo tra la comunità italiana e il consolato, sia sotto il profilo della tutela dei diritti dei cittadini italiani che della promozione di attività utili alla vita sociale e culturale della collettività italiana di riferimento;

    l'impegno del Governo ad intervenire con provvedimenti anche di natura attuativa per fissare una data certa per lo svolgimento delle elezioni dei Comites è stato confermato mediante l'accoglimento di un ordine del giorno della firmataria del presente atto (n. 9/2325-AR/111) in sede di approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge Milleproroghe, il 20 febbraio 2020,

impegna il Governo

ad adottare iniziative per definire con urgenza una data certa per lo svolgimento delle elezioni dei Comites, nel rispetto dei tempi legislativamente indicati, al fine di sensibilizzare per tempo le nostre numerose collettività all'estero e accrescere la loro partecipazione al voto, scongiurando l'ipotesi che possa essere ulteriormente procrastinato un appuntamento democraticamente così rilevante ed atteso dai nostri connazionali all'estero.
(7-00544) «Fitzgerald Nissoli».


   La VI Commissione,

   premesso che:

    le nuove tecnologie digitali stanno cambiando il modo di lavorare, migliorando efficienza e produttività delle aziende anche di minori dimensioni;

    l'evoluzione delle tecnologie digitali sta coinvolgendo anche i processi della pubblica amministrazione e in particolare quelli legati alla digitalizzazione del sistema tributario per il rafforzamento dell'attività conoscitiva e di controllo;

    la tracciabilità dei pagamenti è considerata dal legislatore uno strumento chiave nella lotta ai fenomeni criminali e all'evasione fiscale;

    anche l'Ocse, al fine di incrementare il contrasto all'evasione che indebolisce gli incentivi al lavoro e favorisce le irregolarità, nelle raccomandazioni all'Italia invita a migliorare l'efficienza e l'equità della struttura fiscale combattendo l'evasione attraverso maggiori investimenti in sistemi «IT»;

    il cosiddetto decreto fiscale (decreto-legge n. 124 del 2019) e la legge di bilancio 2020 (legge n. 160 del 2019), contengono alcune disposizioni innovative volte a contrastare e ridurre l'evasione e le frodi fiscali, soprattutto attraverso l'interoperabilità dei dati e le modifiche agli adempimenti fiscali;

    tra le più impattanti, in termini di semplificazione per i contribuenti e di rafforzamento al contrasto dell'evasione attraverso l'utilizzo delle nuove tecnologie si denota l'introduzione dello scontrino digitale e l'istituzione di un credito d'imposta per gli esercizi commerciali, con ricavi e compensi inferiori ai 400.000 euro, nella misura del 30 per cento delle commissioni addebitate per transazioni effettuate con carte di pagamento e mediante altri strumenti di pagamento elettronici tracciabili;

    con provvedimento del 29 aprile 2020 sono state definite le modalità per la comunicazione dei dati delle commissioni applicate, registrate a decorrere dal 1° luglio 2020, su cui calcolare il credito d'imposta spettante all'esercente;

   le norme fiscali che hanno disposto l'obbligo della memorizzazione elettronica dei corrispettivi con emissione del documento commerciale e della successiva trasmissione telematica, hanno previsto per l'esercente la possibilità di avvalersi della cosiddetta fase transitoria, che consente di avere a disposizione ulteriori sei mesi di tempo per dotarsi degli strumenti che consentono di adempiere; per gli esercenti che scelgono di avvalersi della fase transitoria, in tale periodo resta obbligatoria l'emissione di ricevute e scontrini ed è previsto l'invio telematico dei corrispettivi giornalieri entro la fine del mese successivo alle operazioni di vendita;

   mentre per quanto riguarda gli esercenti con volume d'affari superiore ai 400.000 euro, la fase transitoria si è conclusa il 31 dicembre 2019, per gli esercenti con volume d'affari inferiore ai 400.000 euro, la fase transitoria è cominciata il 1° gennaio 2020 ed era in corso quando si è verificata l'emergenza Coronavirus. Date le condizioni di obiettiva difficoltà che gli esercenti ed i distributori di registratori telematici si sono trovati ad affrontare, il decreto «Rilancio» (decreto-legge n. 34 del 2020) differisce al 1° gennaio 2021 la conclusione della fase transitoria per gli esercenti con volume d'affari inferiore ai 400.000 euro che potranno quindi ancora emettere scontrini e ricevute fino a fine 2020, avendo come solo obbligo la trasmissione mensile dei corrispettivi giornalieri;

   la moneta elettronica e l'uso di carte di credito e debito sono un crocevia fondamentale della lotta all'evasione, ma rischiano di aggravare gli adempimenti degli esercenti tenuti ad accettare tali forme di incasso;

   l'esercente, all'atto del pagamento elettronico, è infatti obbligato ora ad attivare due distinte attività di digitalizzazione del corrispettivo: deve memorizzare nell'apposito misuratore fiscale i dati relativi all'incasso del corrispettivo, emettendo il documento commerciale cartaceo che consegna al cliente e al contempo, per consentire l'utilizzo della carta di credito o debito, deve digitare l'importo della transazione nel sistema d'incasso elettronico a sua disposizione e consegnare al cliente la stampa della relativa ricevuta; l'importo incassato è quindi memorizzato e stampato due volte, la prima a fini fiscali e la seconda per necessità bancaria;

   tale duplicazione oltre ad aggravare gli esercizi in cui sono effettuate transazioni frequentissime, ciascuna per importi minimi, comporta una ulteriore complicazione per la comunicazione dei dati delle commissioni applicate su cui calcolare il citato credito d'imposta del 30 per cento spettante all'esercente sulle commissioni addebitate per transazioni effettuate con mezzi di pagamento elettronici;

   è auspicabile che l'Agenzia delle entrate nella fase di ripresa economica successiva alla crisi legata al Coronavirus possa diventare vera e propria protagonista in qualità di Agenzia del contribuente e delle imprese, attraverso la quale erogare in tempi brevissimi i crediti d'imposta, i rimborsi e le risorse necessarie ad immettere liquidità nel sistema e, più in particolare, nelle imprese che vogliono investire nella ripresa economica,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per rendere subito operativo un sistema automatico di liquidazione con periodicità mensile/trimestrale, da parte dell'Agenzia delle entrate, del credito di imposta del 30 per cento spettante all'esercente sulle commissioni addebitate per transazioni effettuate con mezzi elettronici, dietro comunicazione, attraverso il canale telematico collegato al cassetto fiscale dell'esercente, delle condizioni contrattuali applicate dalla banca;

   a promuovere un accordo con l'Associazione bancaria italiana – ABI al fine di rendere concorrenziale il mercato dei dispositivi di pagamento elettronici – Dpe individuando i requisiti funzionali minimi necessari a garantire l'interoperabilità e la portabilità di tali dispositivi utilizzati per il pagamento anche nel caso di variazione dell'istituto di credito, rimuovendo in tal modo anche il costo del noleggio che spesso è addebitato agli esercenti da parte delle banche;

   ad adottare iniziative per semplificare gli adempimenti a commercianti ed esercenti accentrando in un solo obbligo consistente nell'emissione dello scontrino unico sia la certificazione fiscale, sia la tracciabilità bancaria, attraverso i nuovi dispositivi di pagamento elettronici – Dpe integrati nei registratori di cassa telematici;

   ad adottare iniziative per implementare un servizio supplementare da parte dell'Agenzia delle entrate sulla base dei dati delle fatturazioni elettroniche, con l'adesione volontaria del contribuente, volto a ridurre nei rapporti «B2B» la dipendenza delle imprese manifatturiere e commerciali dalle esigenze di credito bancario attraverso la compensazione multilaterale dei crediti e dei debiti derivanti da transazioni commerciali;

   ad adottare iniziative per implementare, grazie alla banca dati della fatturazione elettronica, nell'ottica di una radicale semplificazione degli adempimenti Irpef e Iva, un sistema di liquidazione mensile volto a superare il sistema del prelievo sugli incassi presunti che genera l'attuale meccanismo di acconto e saldo e l'inevitabile formazione dei crediti fiscali con la conseguente attesa dei contribuenti per i rimborsi, passando in questo modo da un sistema per competenza ad un sistema per cassa.
(7-00541) «Fragomeli, Enrico Borghi, Buratti, Mura, Topo».


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il 4 settembre 2020 è stato aperto al traffico il traforo ferroviario del monte Ceneri situato in Svizzera nel Canton Ticino;

    la conclusione dell'opera rappresenta un tassello fondamentale del progetto Alptransit che consiste nella realizzazione di una ferrovia di pianura attraverso le Alpi, che a sua volta è parte del più ampio e strategico progetto del corridoio ferroviario nord-sud Rotterdam/Zeebrugge-Genova;

    il corridoio Reno-Alpi rappresenta il più importante collegamento ferroviario europeo lungo la direttrice nord-sud;

    costeggiando il fiume Reno il corridoio passa attraverso l'area di maggior industrializzazione d'Europa, collegando importanti centri come Rotterdam, Amsterdam, Anversa, Duisburgh, Colonia, Francoforte, Mannheim, Basilea, Zurigo, Milano e Genova. Rappresenta la linea ferroviaria con il maggior volume di merci trasportate in Europa;

    l'Unione europea considera le opere di ampliamento afferenti alla realizzazione del corridoio una priorità ed è per questo che saranno destinati circa 30 miliardi di euro al finanziamento dei progetti principali;

    in territorio italiano l'infrastruttura ferroviaria direttamente connessa con l'apertura del traforo del Ceneri è la Chiasso-Como-Monza. Allo stato, il progetto di potenziamento della ferrovia a doppio binario, nell'ambito della realizzazione del corridoio nord-sud, consiste in un adeguamento tecnologico delle sagome e dei moduli della linea Chiasso-Seregno-Monza-Milano. L'avvio dei lavori è avvenuto nel 2016 e la conclusione è prevista per l'anno 2020;

    il progetto di quadruplicamento della linea Chiasso-Seregno, costituita da una nuova linea lunga circa 37 chilometri di cui 15 in variante, 14 in affrancamento e 8 di interconnessioni, allo stato risulta privo di finanziamenti per il completamento della progettazione definitiva, il cui costo stimato è di circa 40 milioni di euro, e per la fase realizzativa, il cui costo stimato è di circa 1.410 milioni di euro;

    il volume di traffico ferroviario proveniente dalla Svizzera, tramite il traforo del Ceneri, in direzione Milano è stimato per il 2025 in 98 treni pendolari giornalieri, contro i 37 del 2015 e in 170 convogli merci giornalieri a fronte dei 44 del 2015. Se a questo si aggiunge il volume di traffico ferroviario che, una volta ultimato il tunnel del Terzo valico del Giovi, la cui realizzazione definitiva è prevista per il 2023, partito da Genova attraverserà la pianura padana fino a Corno, il rischio che si verifichi un così detto «effetto imbuto» prodotto dall'inadeguatezza della ferrovia Chiasso-Como-Monza è concreto;

    il rischio – in considerazione del fatto che alla luce di una dichiarazione di intenti stipulata tra Italia e Svizzera il 18 settembre 2014, in base alla quale si è ritenuto che le modifiche esclusivamente di natura tecnologica alla ferrovia Monza-Chiasso sarebbero stati sufficienti fino al 2030 ad assorbire i nuovi volumi di traffico prodotti dall'apertura del corridoio Genova-Rotterdam – è che l'Italia non sia in grado di utilizzare adeguatamente le opportunità logistiche e commerciali che la nuova direttrice metterà a disposizione;

    anche alla luce delle risorse che si potrebbero rendere disponibili grazie al Recovery Fund sarebbe opportuno rivedere le previsioni effettuate in passato in ordine alla realizzazione di tutte quelle opere, tra cui il potenziamento della linea Chiasso-Milano, necessarie a decongestionare l'area metropolitana milanese e a garantire la piena operatività del corridoio Genova-Rotterdam,

impegna il Governo:

   alla luce di una nuova valutazione dell'adeguatezza delle precedenti previsioni in ordine alla capacità della linea ferroviaria Chiasso-Como-Monza di assorbire in maniera efficiente i nuovi volumi di traffico ferroviario conseguenti all'apertura del traforo del monte Ceneri, in ragione degli adeguamenti in corso di realizzazione, ad avviare il completamento della realizzazione del raddoppio della ferrovia;

   ad assumere iniziative per individuare le risorse necessarie alla realizzazione di tutte quelle opere che occorrono per garantire la piena operatività del corridoio ferroviario Genova-Rotterdam.
(7-00543) «Mulè, Sozzani, Zanella, Rosso, Bergamini».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    il Papillomavirus umano (Hpv, Human Papillomavirus) è un virus a prevalente trasmissione sessuale. L'infezione da Hpv può causare lesioni benigne, come verruche cutanee e condilomi genitali, oppure sviluppare lesioni pre-invasive (displasie) e invasive, quali i tumori della cervice uterina, dell'ano, della vagina, della vulva, del pene, della cavità orale, della faringe e della laringe;

    essendo quella da Papillomavirus la più frequente infezione sessualmente trasmessa (secondo le stime, circa l'80 per cento della popolazione sessualmente attiva la contrae almeno una volta nel corso della vita), il virus è stato classificato come il secondo agente patogeno responsabile di cancro nel mondo;

    la comunità scientifica internazionale e le autorità sanitarie di tutto il mondo sono impegnate per ridurre il burden delle patologie Hpv correlate, grazie alla prevenzione primaria tramite la vaccinazione anti-Hpv, alla prevenzione secondaria tramite i test per lo screening per il tumore del collo dell'utero e alla possibilità di trattare le patologie tumorali se identificate tempestivamente e gestite efficacemente;

    l'implementazione di una strategia basata su questi tre pilastri può portare, grazie al raggiungimento di target di prevenzione primaria, secondaria e trattamento (90 per cento di copertura della vaccinazione da Hpv, negli adolescenti, 70 per cento di copertura degli screening e 90 per cento dei casi di cancro cervicale trattati), all'eliminazione dei cancri da Hpv, obiettivo indicato dalla call to action lanciata il 19 maggio 2018 dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità;

    alcuni Paesi hanno già risposto alla chiamata dell'Oms adottando specifici programmi di prevenzione sulla vaccinazione e gli screening: in particolare, secondo le proiezioni, l'Australia renderà il cancro cervicale un tumore raro per il 2022 (6 casi su 100 mila), per diventare a tutti gli effetti il primo Paese a eliminarlo entro il 2035 (4 casi su 100 mila); seguirà il Canada, che prevede di eliminarlo per il 2040;

    tale obiettivo si inserisce anche nel Piano europeo per sconfiggere il cancro, presentato dalla Commissione europea nel febbraio 2020. Nella conferenza di lancio, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ricordato che nel caso del tumore alla cervice uterina una diagnosi precoce e la vaccinazione possono salvare milioni di vite, e che la prevenzione di tutto ciò che è prevenibile è un obiettivo straordinario da perseguire per tutta l'Unione europea;

    la crisi sanitaria globale causata dalla pandemia da COVID-19 ha mostrato la complessità di contrastare fenomeni imprevedibili, evidenziando ancor di più la necessità di una programmazione tempestiva e adeguata a contrastare ciò che è prevenibile con gli strumenti già a disposizione;

    la risoluzione approvata dall'European CanCer Organization (ECCO) il 12 settembre 2019 nell'ambito dell'European Cancer Summit, ha sottolineato, tra le altre cose, l'importanza di azioni per aumentare la comprensione e la consapevolezza del pubblico, dei pazienti e degli operatori sanitari sull'Hpv, oltre che piani di comunicazione e di contrasto alle fake news, azioni ribadite nel paper pubblicato nel luglio 2020 dal titolo «Viral Protection: Achieving the Possible – A Four Step Plan For Eliminating HPV Cancers in Europe»;

    in Italia, l'incidenza di patologie Hpv-correlate è rilevante sia per la popolazione femminile che per quella maschile: quasi 4.500 casi di tumore ogni anno sono attribuiti a infezioni croniche di ceppi oncogeni dell'Hpv, di cui 2.300 i casi stimati, nel 2017, di cancro della cervice uterina. A causa di questo cancro, in Italia muoiono ogni anno 1.500 donne;

    il nostro Paese parte da una posizione di vantaggio per quanto concerne le politiche di prevenzione: il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 raccomanda la vaccinazione degli undicenni di entrambi i sessi – tramite l'offerta attiva e gratuita, garantita nei livelli essenziali di assistenza – e il raggiungimento di una copertura del 95 per cento entro il 2019; l'Hpv-Dna test è stato introdotto in tutte le regioni dal 2018 ed è indicato tra gli screening da offrire nel piano di prevenzione nazionale; nella circolare del 12 novembre 2019, il Ministero della salute ha ribadito l'opportunità, in linea con lo stesso Piano nazionale di prevenzione vaccinale della vaccinazione delle donne di venticinque anni di età, anche utilizzando l'occasione opportuna della chiamata al primo screening per la citologia cervicale (Pap-test), oltre alla raccomandazione di utilizzo della vaccinazione secondo gli indirizzi delle regioni (gratuità o regime di co-pagamento) per tutte le fasce d'età superiori ai dodici anni;

    tuttavia, i dati sulle coperture vaccinali degli adolescenti per l'Hpv al 31 dicembre 2018, diffusi dal Ministero della salute il 2 luglio 2020, hanno evidenziato un'ampia variabilità delle coperture vaccinali tra le regioni e le province autonome per tutte le coorti, sia nelle femmine che nei maschi;

    la copertura vaccinale media per Hpv nelle ragazze è discreta se si confrontano i dati con altre nazioni europee, ma ben al di sotto della soglia ottimale prevista dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 (95 per cento) e nessuna regione raggiunge l'obiettivo di copertura in nessuna delle coorti prese in esame; la copertura vaccinale media per Hpv nei ragazzi è molto lontana dagli obiettivi previsti dal piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019, che identifica una soglia graduale del 60 per cento per il 2017, fino al 95 per cento nel 2019;

    nel commento alle coperture vaccinali al 31 dicembre 2018, la direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute ha evidenziato che «interventi mirati sarebbero necessari in specifici contesti geografici tenendo presente che la vaccinazione anti-HPV, pur non rientrando tra quelle obbligatorie secondo la legge n. 119 del 2017, è un Livello Essenziale di Assistenza»;

    nel corso del ciclo di audizioni informali del 14 luglio 2020 presso la XII Commissione permanente affari sociali sulla situazione dei pazienti affetti da patologie oncologiche durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19, i presidenti dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt) e di Salute Donna Onlus hanno sottolineato i problemi causati dalla sospensione dei follow-up e degli screening oncologici, per un totale di 230 mila persone che hanno dovuto ritardare gli accertamenti o rinviare a data da destinarsi le verifiche, con potenziali conseguenze terapeutiche;

    le raccomandazioni dell'Osservatorio nazionale screening per la riapertura dei programmi di screening hanno evidenziato l'importanza che le regioni e le province autonome prevedano un piano di comunicazione affinché la popolazione sia informata della ripresa delle attività,

impegna il Governo:

   ad adottare le iniziative di competenza affinché l'Italia sia il primo Paese europeo a porsi l'obiettivo, in linea con la call to action lanciata dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità il 19 maggio 2018, di eliminazione delle forme di tumore causate dal Papillomavirus, individuando le strategie necessarie per conseguirlo;

   ad adottare iniziative per prevedere un potenziamento delle attività svolte nell'ambito della prevenzione, promuovendo l'adesione della popolazione ai programmi di screening oncologici garantiti dai livelli essenziali di assistenza;

   a promuovere una corretta informazione alle famiglie in merito al vaccino Hpv, alle tempistiche e alle modalità della somministrazione, al fine di una buona prevenzione, prevedendo informazioni sull'efficacia del vaccino e sulle sue eventuali controindicazioni;

   ad assumere iniziative per richiamare tutti coloro, le cosiddette «generazioni perdute» della pandemia, che non hanno potuto sottoporsi a screening e vaccinazioni negli ultimi mesi, durante i quali i programmi di prevenzione primaria e secondaria sono stati bloccati;

   a promuovere campagne di informazione e sensibilizzazione sul Papillomavirus e sulle opportunità di prevenzione dei tumori Hpv-correlati, sulla base di quanto sottolineato dall'Europan CanCer Organization e in linea con le politiche di sostegno all'educazione delle figlie e dei figli previste dal Governo, valutando anche la possibilità di favorire l'inserimento tra gli indirizzi della programmazione annuale delle scuole secondarie di I e II grado dei progetti volti a una più adeguata formazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e sulla prevenzione dei tumori Hpv-correlati.
(7-00542) «Ianaro, Sarli, Nesci, Nappi, Massimo Enrico Baroni, Del Sesto, Galizia, Spadoni, Martinciglio».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2020 le scuole italiane hanno riaperto nel caos e nella disorganizzazione;

   in tutto il Paese si segnalano gravi carenze di personale e strutture;

   particolarmente grave appare la dotazione degli arredi scolastici;

   ha avuto grande risalto mediatico la foto dei bambini di una scuola elementare di Genova inginocchiati a terra a scrivere sulle sedie, perché le sedie c'erano, ma mancavano i banchi. A Roma, al liceo classico Pilo Albertelli, i ragazzi sono stati invitati ad acquistare quaderni rigidi per poter scrivere più agevolmente sulle gambe;

   secondo la Cgil i banchi monoposto, in grado di garantire il distanziamento sociale, oggi disponibili nelle scuole italiane sono circa 200.000, a fronte di un fabbisogno nazionale di 2.400.000 banchi;

   il Ministro interrogato ed il commissario Arcuri, dal canto loro, continuano ad assicurare di aver già stipulato contratti per la fornitura di tutti i nuovi banchi, che saranno disponibili però soltanto alla fine del mese di ottobre 2020;

   dubbi sono sorti anche sulla qualità ed i costi, in particolare dei banchi con le rotelle, che a giudizio di alcuni attenti osservatori sarebbero identici, a taluni prodotti, realizzati in Cina e venduti sulle piattaforme on line a costi decisamente inferiori a quelli ipotizzati dal Ministero dell'istruzione –:

   quali siano i costi, per unità di prodotto, dei banchi monoposto, con e senza rotelle, che verranno acquistati dal nostro Paese;

   quanti di questi arredi siano realizzati in Italia, o in Europa, e quanti invece in Cina o nel sud est asiatico;

   quali siano i tempi di consegna previsti;

   come il Governo pensi di smaltire i vecchi banchi che ora giacciono accatastati in tanti cortili italiani.
(3-01750)


   DONZELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato dalla stampa il gruppo Synlab, specializzato nella diagnostica medica in Italia e Europa, risulta coinvolto nell'inchiesta della procura di Firenze che vede indagati due dirigenti dello stesso gruppo per una presunta frode in pubbliche forniture per l'impiego, nei tamponi per il Covid, effettuati in un laboratorio del fiorentino, di un reagente non autorizzato poiché privo del marchio «Ce». Secondo quanto emerso, Synlab ha fornito alla regione Toscana duemila tamponi al giorno per circa due mesi e mezzo: migliaia di persone potrebbero aver subito test sballati, con gravi conseguenze sulla loro salute e dei loro familiari e conoscenti. A controllare la regolarità dei suddetti tamponi per la regione sarebbe stato Massimo Quercioli, finito sotto inchiesta, che era stato nominato nel 2018 dal Presidente della regione Enrico Rossi responsabile del Centro regionale di riferimento per la verifica esterna di qualità. Quercioli, al tempo stesso, era direttore del laboratorio di Synlab. Un fatto che risulta ancor più anomalo alla luce del fatto che negli ospedali toscani ci sono i laboratori per produrre i tamponi nella sanità pubblica. Circostanze che i sindacati conoscevano e che hanno denunciato nei mesi scorsi, provocando le dimissioni dello stesso Quercioli dal ruolo di controllore, arrivate però solo dopo che aveva dato il via libera su quei test-:

   di quali elementi disponga il Governo circa il numero dei tamponi realizzati con reagenti non a norma ed effettuati in Toscana;

   se non intenda, alla luce dei fatti, valutare la sussistenza dei presupposti per adottare le iniziative di competenza volte a commissariare la gestione della sanità Toscana per i gravi rischi provocati alla salute pubblica in un contesto già emergenziale.
(3-01755)


   NAPOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si rileva la vicenda dell'esponente politico russo, Alexej Navalny, ricoverato in un ospedale tedesco a seguito di un tentativo di avvelenamento subito all'aeroporto siberiano di Omsk;

   è noto l'interessamento del Governo tedesco e specificamente del cancelliere Angela Merkel per la salute di Alexej Navalny, giudicato oggi fuori pericolo dal personale medico che lo assiste;

   si evidenzia che il Parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, una risoluzione con cui ha sollecitato la Russia e il suo leader Vladimir Putin a cooperare per garantire un'indagine internazionale per accertare l'esatto svolgimento dei fatti;

   le forze politiche che sostengono l'attuale Governo in Italia hanno votato in maniera difforme al Parlamento europeo, con il partito che esprime il Ministro degli esteri che ha scelto di astenersi sulla risoluzione che chiede un inasprimento delle sanzioni alla Russia –:

   quale sia l'esatta posizione del Governo in relazione alla gravissima vicenda di Alexej Navalny, ultimo tragico capitolo, almeno così tutti si augurano, di una lunga scia di morti oscure e misteriose che hanno colpito oppositori politici, imprenditori e giornalisti in un regime molto lontano dai parametri grazie ai quali è possibile distinguere un sistema democratico da un sistema autoritario.
(3-01756)


   MOLLICONE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 13 settembre 2020 Il Foglio, assieme a un consorzio giornalistico internazionale, ha pubblicato uno scoop relativo al database della società cinese «Zhenhua» in cui dal 2006 sarebbero state raccolte informazioni dettagliate su più di 4 mila italiani, tra i quali l'ex premier Silvio Berlusconi, l'ex ministro Adriana Poli Bortone, l'ex segretario del Partito democratico Walter Veltroni, Enrico Letta, Laura Boldrini, Lia Quartapelle, Giulio Tremonti, e personaggi che ruotano attorno i settori strategici della difesa e delle infrastrutture;

   in particolare, nella seconda categoria del dabatase, sono contenuti 1.012 nomi più strettamente legati agli obiettivi di interesse della Cina, fra i quali i nomi dell'intera famiglia Berlusconi, della famiglia Merloni e della famiglia Ferrero. Una mappa che comprende non solo i famigliari, ma anche i partner dei leader di partiti politici, fratelli imprenditori di parlamentari, parenti di ex ambasciatori che sono diventati manager di società pubbliche; fra i clienti della società cinese «Zhenhua» è presente il Partito comunista cinese;

   non è chiaro l'utilizzo dei dati raccolti dalla società ma, come scritto da Christopher Balding della Fulbright University, è plausibile siano utilizzati al fine di influenzare le politiche degli Stati stranieri in senso favorevole alla Cina; in caso di conferma dei dati raccolti dal consorzio giornalistico e da Il Foglio, sarebbe un caso eclatante di spionaggio che rappresenterebbe una violazione delle norme internazionali e un attacco alla sovranità nazionale e alla sovranità digitale italiana;

   la Repubblica Popolare Cinese ha assunto negli anni un'assertività spregiudicata, spesso in violazione del diritto e delle regole internazionali –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative di competenza intenda adottare nei confronti della Repubblica Popolare Cinese e comunque al fine di tutelare la sovranità nazionale e la sovranità digitale italiana.
(3-01759)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 17 luglio 2020, con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-06381, l'interrogante ha sollecitato il Governo in merito alla questione della bonifica e messa in sicurezza della cosiddetta «terra dei fuochi», evidenziando, tra l'altro, l'increscioso atteggiamento delle istituzioni regionali e del Governo che si scambiano reciproche accuse in merito alle responsabilità senza preoccuparsi in alcun modo della risoluzione del problema e, quindi, della salute dei cittadini campani;

   in merito alla citata interrogazione non è pervenuta alcuna risposta da parte del Governo;

   la problematica della bonifica e messa in sicurezza di una vastissima area abitata rappresenta un'urgenza per la quale non è ammissibile alcun rinvio o indecisione, atteso che è in gioco la salute dei cittadini;

   in questi mesi di immobilismo, la criminalità organizzata sta riprendendo il controllo dell'area e protraendo quelle attività, quali lo sversamento illecito di rifiuti e lo smaltimento attraverso i cosiddetti «roghi tossici» che hanno portato all'attuale disastro ambientale;

   i cittadini delle aree di Giugliano in Campania denunciano ogni giorno la presenza di roghi tossici –:

   in relazione a quanto esposto in premessa, se il Governo non ritenga opportuno adottare al più presto, ogni iniziativa di competenza per impedire lo smaltimento illecito di rifiuti nell'area di Giugliano in Campania e affinché si prosegua attivamente nella opera di bonifica e messa in sicurezza.
(4-06811)


   LUCASELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari europei, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come ben si sa, il cosiddetto Recovery fund sarà disponibile a partire dal secondo trimestre del 2021 e potrà essere utilizzato per finanziare progetti già avviati nel febbraio 2020, ma per poter accedere sia ai sussidi che ai prestiti, gli Stati entro il prossimo autunno dovranno presentare alla Commissione europea il proprio, piano nazionale di riforme in cui dovranno figurare interventi a favore della green economy e della trasformazione digitale e, in genere, provvedimenti di tipo strutturale in materia di pensioni, lavoro, giustizia, pubblica amministrazione, istruzione e sanità in base alle raccomandazioni stilate dalla Commissione per il biennio 2019-2020;

   all'Italia dovrebbero spettare circa 209 miliardi di euro, di cui 82 in sussidi e 127 in prestiti e, secondo quanto riportato da fonti di stampa, sarebbero 557 i progetti candidati ad entrare nel piano europeo per un valore di ben 677 miliardi di euro, più del triplo rispetto allo stanziamento deciso in sede di Consiglio europeo: ci sono scuola, sanità, i voucher per la connessione, diverse misure per lo smart working e i pagamenti elettronici, la detassazione sul lavoro e la Tav, ma anche un vasto numero di voci «varie ed eventuali», che, seppur provvisorie, denotano, ancora una volta, secondo l'interrogante, l'assenza di una strategia di fondo del Governo;

   il documento con la lista dei progetti, se confermato, tratteggia i contorni di un «assalto alla diligenza» inaccettabile, un fallimento per le aspettative degli italiani, partendo dalle imprese, che chiedono iniziative di sistema e di ampio respiro;

   solo per riportare alcuni esempi, il Mistero della difesa avrebbe chiesto 79,8 milioni di euro per la mobilità green all'interno delle caserme, mentre il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio avrebbe chiesto 13 milioni per «la creazione di un sistema domotico per la gestione coordinata di tutti gli impianti del palazzo», in modo «da raggiungere la cosiddetta building automation e avere un edificio intelligente», 300 mila euro per «dotare di wifi circa 60 stanze assegnate ai vertici dell'amministrazione centrale» e ulteriori 14 milioni per il «rifacimento della pavimentazione in marmo del piazzale esterno del palazzo della Farnesina, sede del Maeci, incorporando nella pavimentazione dei generatori piezoelettrici, in grado di trasformare l'energia cinetica dovuta al passaggio di persone e veicoli in energia elettrica»;

   stando così le cose, il Governo italiano, a differenza di quello francese e tedesco, ha una lunga lista di piccoli e grandi progetti, ma non ha ancora una visione organica per capire quali interventi scegliere affinché l'Italia del 2030 sia più verde, digitale e competitiva;

   secondo le ultime dichiarazioni del Ministro Amendola la lista dei progetti risalirebbe «a uno stadio iniziale dei lavori con ipotesi e proposte già ampiamente superate. La presentazione ufficiale del progetto avverrà a gennaio 2021 e sarà a cura della Presidenza del Consiglio dei ministri», precisando che «nel frattempo la stesura del Piano di rilancio segue il cronoprogramma indicato, in costante confronto con Parlamento, enti locali e Regioni sulle linee guida, in attesa delle comunicazioni della Commissione europea»;

   l'Italia ha bisogno di mettere in campo pochi investimenti coerenti che abbiano il pregio di far fare un salto di qualità alla nostra economia, e, in modo diretto o indiretto, diminuire il nostro pesante rapporto debito pubblico/Prodotto interno lordo arrivato al 160 per cento –:

   se il Governo non ritenga di dover fare chiarezza su quanto esposto in premessa, dipanando ogni dubbio sui progetti italiani che potrebbero essere finanziati con le risorse del Recovery fund.
(4-06820)


   UNGARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione «Chiesa d'Inghilterra» nasce per riunire tutte le chiese e tutti coloro che in Italia professano la Comunione Anglicana di fede cristiana, cattolica e apostolica, ed in particolare quelli che appartengono alla «Church of England», il cui Difensore della fede e Governatore supremo è il Sovrano del Regno Unito, Sua Maestà Regina Elisabetta II, e primate di tutta l'Inghilterra, ossia la massima autorità ecclesiale della Church of England, l'Arcivescovo di Canterbury, The Most Reverend and Rt Hon. Justin Welby;

   gli anglicani della «Church of England» vivono, lavorano e professano la loro fede in Italia sin dall'inizio del 1600;

   nel 2014 il Ministero dell'interno, dopo aver effettuato l'istruttoria di rito, ai sensi della legge 24 giugno 1929, n. 1159 e del regio decreto 28 febbraio 1930, n. 289, aveva proceduto a predisporre il testo del decreto del Presidente della Repubblica di riconoscimento della personalità giuridica all'associazione «Chiesa d'Inghilterra» che in Italia rappresenta ufficialmente la confessione anglicana della «Church of England»;

   il 17 luglio 2014, tramite decreto del Presidente della Repubblica, l'associazione «Chiesa d'Inghilterra» è stata eretta in ente morale;

   il 30 luglio 2019, a Palazzo Chigi e ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione, è stata firmata l'intesa tra l'associazione «Chiesa d'Inghilterra» e la Repubblica Italiana, rispettivamente dalla presidente dell'associazione, la Reverenda Vickie Lela Sims, e dal Presidente del Consiglio dei ministri, professor avvocato Giuseppe Conte, che si è impegnato a presentare in Parlamento il disegno di legge di approvazione dell'intesa –:

   quando il Governo intenda presentare al Parlamento il disegno di legge di cui in premessa relativo all'intesa tra l'associazione «Chiesa d'Inghilterra» e la Repubblica Italiana.
(4-06844)


   BENIGNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'inizio del nuovo anno scolastico segna un passo importante nell'auspicato ritorno alla normalità in seguito alle misure per il contenimento del contagio da Covid-19 che, a partire dal mese di marzo 2020 hanno comportato la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado;

   l'istruzione rappresenta senza dubbio un ambito essenziale per la ripresa, rappresentando un importante servizio per le famiglie ed un imprescindibile strumento per la formazione e la crescita dei cittadini di domani;

   è tuttavia necessario che la ripresa dell'attività didattica venga condotta nel rispetto delle norme di cautela e sicurezza volte ad evitare un nuovo proliferare di contagi;

   in tale contesto, la fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale agli studenti ed al personale scolastico costituisce requisito irrinunciabile;

   proprio per tale ragione, il Commissario straordinario per l'emergenza sanitaria ha previsto, tra l'altro, la fornitura e la distribuzione di mascherine monouso di tipo chirurgico a tutte le istituzioni scolastiche ed a beneficio di tutti gli studenti e tutto il personale;

   il Ministero dell'istruzione ha fornito rassicurazioni circa il continuo approvvigionamento di quantitativi sufficienti a coprire il fabbisogno giornaliero di ciascun alunno e di tutto il personale;

   con l'apertura delle scuole, sono giunte molte segnalazioni, anche di dirigenti scolastici, relativa all'insufficienza, qualitativa e quantitativa, delle mascherine consegnate;

   sono stati sollevati dubbi circa la natura delle mascherine consegnate, che non sembrano, almeno all'apparenza, essere «di tipo chirurgico»;

   inoltre, viene riportato che talune confezioni indicano addirittura una data di scadenza già trascorsa da molti mesi;

   ciò ha generato una comprensibile grave preoccupazione nel personale scolastico, negli studenti e nelle famiglie;

   tale situazione complica una realtà già difficile, con i noti ritardi nella fornitura degli arredi –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità da più parti evidenziate in relazione alla fornitura agli istituti scolastici dei dispositivi di protezione individuale, con particolare riferimento alle mascherine;

   quali iniziative urgenti si intenda adottare, per porre rimedio a tali criticità e consentire il regolare e sicuro svolgimento della ripresa attività didattica, scongiurando il rischio di nuove chiusure.
(4-06847)


   CATTANEO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   tra il 19 e il 21 ottobre 2019 diversi territori della regione Lombardia sono stati interessati da intensi eventi meteorologici;

   in particolare nella giornata del 21 ottobre, alcuni territori della provincia di Pavia sono stati interessati da eccezionali fenomeni atmosferici, con abnormi precipitazioni piovose e vento forte, che in particolare nel comune di Casteggio hanno causato ingenti danni alle strade, agli edifici pubblici e privati;

   l'intensità delle precipitazioni ha causato numerosi cedimenti alle sedi stradali, smottamenti, allagamenti, molti edifici e strutture pubbliche e privati hanno subito danni, quali allagamenti, danni alle centrali termiche, e altro;

   diverse zone del comune di Casteggio sono state interessate da interruzioni dell'energia elettrica e della fornitura di acqua potabile e, in molte parti del territorio comunale, si sono verificate cadute di piante di alto fusto;

   la suddetta grave situazione, sopravvenuta all'emergenza alluvionale, ha reso necessaria la chiusura cautelativa di alcune strade comunali, ha comportato diversi interventi di salvataggio di persone in difficoltà, e diversi interventi volti al ripristino della viabilità e di messa in sicurezza di edifici pubblici e privati, a seguito di allagamenti;

   in conseguenza di ciò, il 6 novembre 2019 la regione Lombardia ha chiesto alla Presidenza dei Consiglio dei ministri la deliberazione dello stato di emergenza al sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2018. La richiesta è stata respinta;

   a distanza di alcuni mesi dagli eventi alluvionali si conferma che per gli interventi di ripristino e messa in sicurezza a seguito dei danni provocati alle infrastrutture e al sistema viario, occorrono risorse e interventi straordinari –:

   se non si ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per garantire, di concerto con gli enti territoriali interessati, il ristoro per i danni alle strutture private e la cantierizzazione dei lavori per il ripristino e la messa in sicurezza delle infrastrutture e del territorio colpiti dai fenomeni atmosferici di cui in premessa.
(4-06852)


   RAMPELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la scuola è iniziata ma i problemi per la riapertura in sicurezza si moltiplicano e ancora una volta a far discutere è la questione dei nuovi banchi: qualcosa, infatti, non torna nel super-appalto da 45 milioni di euro indetto per la fornitura dei banchi scolastici che, peraltro, nonostante le promesse del Commissario straordinario e del Ministro Azzolina, non sono arrivati in tempo;

   come riportato dal quotidiano La Verità, il commissario Arcuri non ha rivelato i nomi delle undici società vincitrici della gara d'appalto per la fornitura dei banchi, ma ne è spuntata una non idonea tanto che, assicura Invitalia, «il contratto con la Nexus made Srl per la fornitura dei banchi ad altezza variabile non è stato mai perfezionato»;

   la Nexus Made Srl è una delle undici società vincitrici, sebbene abbia un capitale sociale di appena 4mila euro e un fatturato annuo di 400 mila euro e si occuperebbe, come riporta il citato quotidiano, di «diffusione, promozione, organizzazione e gestione di manifestazioni, eventi, fiere e congressi»;

   dalla visura camerale della società risulterebbe che la Nexus ha per oggetto sociale attività che spaziano dalla gestione di eventi e di stand, all'installazione di impianti di riscaldamento, inclusa la «prestazione di servizi di consulenza informatica» e «allestimenti scenografici, soggetti per vetrine»: si occuperebbe, quindi, di tutto, tranne che della realizzazione di banchi o qualunque altro tipo di arredamento scolastico;

   la Nexus non ha nemmeno un sito internet dal quale si possa vedere l'attività, visionare le «forniture di prodotti analoghi effettuate negli ultimi tre anni», come richiesto dalle procedure di gara per aggiudicarsi l'appalto pubblico, pena l'esclusione, ma nemmeno si possono vedere tipologie di allestimenti fieristici, che sarebbero l'attività principale;

   nonostante tali premesse, però, è riuscita ad impegnarsi per fornire 180 mila banchi al costo di 247,80 euro l'uno aggiudicandosi un super-appalto di quasi 45 milioni di euro;

   dubbi solleverebbe anche l'omonimia tra l'amministratore delegato della società, Fabio Aubry, e lo stesso soggetto che, con un'altra società, ha ottenuto diverse commesse governative, addirittura per il G7 di Taormina e Ischia a maggio e ottobre del 2017;

   per garantirsi le produzioni mancanti in tempo utile, sempre secondo il quotidiano, Arcuri starebbe portando avanti «trattative private, post bando» –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e, considerata la gravità degli stessi, se e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per fare immediata chiarezza sulla vicenda dell'appalto per la fornitura dei banchi alle scuole italiane, dai soggetti partecipanti al bando ai criteri di selezione che hanno portato la società Nexus Made Srl ad aggiudicarsi la fornitura;

   come il Governo intenda reperire i 180mila banchi che la società Nexus Made Srl avrebbe dovuto fornire entro la fine del mese, posto che il contratto con l'azienda di Ostia è stato sciolto;

   se non ritenga che la cifra di 247,80 euro per ciascun banco monoposto risulti eccessiva, come denunciato dagli operatori del settore.
(4-06862)


   CUNIAL. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a causa della cosiddetta emergenza coronavirus, nonostante l'assenza di incontrovertibili evidenze scientifiche, l'Italia ha per prima chiuso gli istituti scolastici e, oggi, per ultima, li ha riaperti in condizioni allarmanti, costringendo bambini e ragazzi a continue deprivazioni di stimoli sociali e cognitivi;

   i bambini e gli adolescenti rappresentano l'1/5 per cento dei casi diagnosticati di Covid-19 e almeno il 90 per cento ha una malattia asintomatica o lieve ed è raramente responsabile del contagio di persone adulte;

   il Comitato tecnico-scientifico ha evidenziato che «l'infezione da SARS-CoV-2 in Italia, nell'età evolutiva (0-18 anni), è stata a oggi, documentata in circa 4.000 casi: il 7 per cento ha richiesto il ricovero ospedaliero e 4 decessi (tutti in pazienti con gravi patologie preesistenti). Nei bambini e nei ragazzi le forme cliniche sono prevalentemente paucisintomatiche, lievi e/o moderate, eccezionalmente si sono avuti 3 casi gravi che hanno necessitato di cure intensive»;

   i bambini esprimono poco il recettore ACE2, quello che il virus SARS-CoV-2 usa per infettare le cellule che rivestono la mucosa del naso. Il fatto di avere pochi recettori in quella che è la porta di ingresso delle infezioni respiratorie giustificherebbe la minore suscettibilità dei bambini all'infezione. I bambini si infetterebbero e ammalerebbero di meno e sarebbero anche meno contagiosi rispetto agli adulti;

   uno studio inglese su bambini e adolescenti ricoverati in 183 ospedali britannici pubblicato il 27 agosto sul British Medical Journal, informa che questi rappresentano solo l'1/2 per cento dei casi di ricovero per Covid-19, hanno un minore rischio di infezione rispetto agli adulti, nella stragrande maggioranza dei casi blanda o asintomatica, con pochissimi casi di morte (meno dell'1 per cento), tutti con gravissime patologie preesistenti. Questo dato emergeva già in Cina a gennaio-febbraio;

   diversi studi affermano che all'interno delle scuole vi sia scarsa propensione al contagio, in quanto i bambini positivi sono quasi sempre asintomatici e quindi producono molte meno goccioline di flügge con colpi di tosse e starnuti. La quantità di particelle virali liberate in ambiente dai bambini (elemento in stretta correlazione con la trasmissione dell'infezione) è pertanto molto bassa;

   l'immunologo statunitense, dottor Anthony Fauci, membro della task force per il Coronavirus, ha dichiarato in una conferenza stampa ufficiale che «l'unica cosa di cui storicamente le persone devono rendersi conto è che, anche se c'è una trasmissione asintomatica, in tutta la storia dei virus respiratori di qualsiasi tipo la trasmissione asintomatica non è mai stata la causa dei focolai. Il responsabile dei focolai è sempre una persona sintomatica. Anche se c'è un raro caso di persona asintomatica che potrebbe trasmettere, un'epidemia non è determinata dai portatori asintomatici»;

   oltre 700 psicologi e psichiatri hanno lanciato un allarme sugli effetti di tale gestione: disturbi di adattamento, ansia, sintomi depressivi, perdita di motivazione, senso di affaticamento fisico e cognitivo, sentimenti di autosvalutazione, tristezza, rabbia, paura e colpa, aumento della violenza e dell'aggressività, sospettosità paranoide, suicidio;

   il malessere psicologico ha effetti negativi sulla salute fisica, perché indebolisce le difese immunitarie, proprio in un momento in cui la protezione della propria salute generale mediante uno stile di vita sano sarebbe indispensabile per affrontare con successo una malattia virale –:

   se e quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per mettere fine alle ripetute situazioni pregiudizievoli che bambini e ragazzi italiani devono subire all'interno delle aule scolastiche;

   se e quali elementi il Governo intenda fornire circa la scientificità e l'efficacia della normativa in atto;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per evitare il rischio di causare in bambini e ragazzi patologie psichiche gravi o gravissime, a fronte di un basso o bassissimo rischio sanitario.
(4-06867)


   MURONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   una garanzia finanziaria da 1 miliardo di dollari. Soldi dei cittadini italiani che potrebbero essere usati, attraverso la Sace, per cercare gas sotto i ghiacci dell'Artico, in territorio russo. Una delle zone più delicate per il Pianeta, che ha già subito più di altre gli effetti del cambiamento climatico;

   la notizia lanciata dall'agenzia di stampa Reuters è contenuta in un documento confidenziale che «Ilfattoquotidiano.it» ha potuto leggere. Il progetto si chiama Arctic LNG 2 e vale in tutto 21,3 miliardi di dollari di investimenti. Capofila del consorzio di aziende che vogliono estrarre gas nella zona è la russa Novatek, in società con la francese Total, le cinesi Cnooc e Cnpc e le giapponesi Mitsui e Jogmec. La capacità di produzione prevista è di 20 milioni di tonnellate di gas all'anno. Unita a quella del progetto gemello, Yamal LNG, già avviato nel 2017 sempre nella stessa zona con una capacità produttiva di 16,5 milioni di tonnellate annue;

   il progetto Arctic LNG 2 è stato ufficialmente avviato dal Governo russo e dal numero uno di Novatek, Leonid Mikhelson, nel settembre dell'anno scorso e dovrebbe entrare in produzione nel 2023. Finora si sapeva che, per l'Italia, potrebbe partecipare all'affare in qualità di fornitore Saipem e come finanziatore Intesa Sanpaolo. La controllata di Eni specializzata in progetti ingegneristici si è infatti aggiudicata una commessa per realizzare piattaforme e treni di liquefazione, mentre Intesa Sanpaolo ha fatto sapere per bocca del suo principale rappresentante russo, Antonio Fallico, di voler valutare un finanziamento parziale dei lavori;

   il documento inedito analizzato da «Ilfattoquotidiano.it» contiene diverse novità sull'opera, in particolare su chi dovrebbe garantire i finanziamenti, cioè chi sarà il prestatore di ultima istanza. Come capita quasi sempre in questo tipo di progetti molto costosi, infatti, a fonte di finanziamenti concessi da banche private c'è una società pubblica che li garantisce. In altri termini, le banche prestano i soldi alle imprese che devono realizzare i lavori, ma se queste per qualche motivo – ad esempio un crollo del prezzo del gas sui mercati internazionali – non dovessero essere in grado di restituire le risorse, è l'azienda pubblica che li mette, cioè i cittadini di quella nazione. Risponde proprio a questa esigenza il coinvolgimento di Sace, società partecipata al 100 per cento da Cassa depositi e prestiti, a sua volta controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze italiano. Insomma, una società che fa capo al Governo;

   il documento è stato redatto il 10 giugno del 2020 dalla Bpi France, la Sace francese, anch'essa coinvolta nell'operazione Arctic LNG 2 come possibile garante dei crediti. Si tratta di un verbale interno alla Bpi France redatto per valutare una possibile garanzia da 700 milioni di dollari richiesta dalla Total. È così che emerge il ruolo di Sace nel mega-progetto, notizia finora inedita. Dalla società italiana, si legge in una tabella, Bpi France si aspetta garanzie per 1 miliardo di dollari. Coinvolte nell'assicurazione dei crediti, per un totale di 11 miliardi, ci sono diverse altre società del settore: la giapponese Jbic (2,5 miliardi), la Russian Bank Facility (1,5 miliardi), la cinese CDB (5 miliardi), la francese Euler Hermes (700 milioni). Il closing, si legge, dovrebbe arrivare entro la fine di quest'anno –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto e, nel caso, quale sarà il coinvolgimento di Sace in questo progetto e a quanto ammontino i fondi pubblici che saranno messi a disposizione dalla Sace a garanzia di questa operazione che mette a rischio non solo fondi pubblici ma anche un'area come quella Artica già colpita in modo devastante dalla crisi climatica.
(4-06876)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   EHM, CASA, DEL SESTO e PERANTONI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Patrick George Zaky, 29 anni, studente egiziano dell'università di Bologna, è in carcere da sette mesi con diverse accuse, tra cui propaganda sovversiva e istigazione alla violenza;

   Zaky è stato fermato la mattina del 7 febbraio 2020, in base a quanto riferito dai suoi avvocati, dagli agenti dell'Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) egiziana che lo hanno tenuto bendato e ammanettato per 17 ore durante il suo interrogatorio all'aeroporto del Cairo;

   il 18 febbraio, la Commissione diritti umani del Senato, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani vigenti in Italia e nella realtà internazionale, ha svolto l'audizione di rappresentanti di Amnesty International, sul caso di Patrick Zaky;

   il 5 marzo, Zaky è stato trasferito nella prigione di Tora, al Cairo e per mesi gli è stata negata ogni visita esterna, compresa quella del proprio avvocato;

   il fermo è stato poi trasformato in arresto e via via prorogato, l'ultima volta a fine luglio 2020, senza che sia ancora stata fissata una scadenza per la detenzione;

   il 27 luglio la Farnesina ha espresso forte preoccupazione per la decisione delle autorità egiziane di prolungare la detenzione in carcere. L'ambasciatore d'Italia in Egitto, in costante raccordo con la Farnesina, ha effettuato, anche di recente, numerosissime azioni di sensibilizzazione presso le competenti istanze egiziane, sollecitando il rilascio di Patrick Zaky per motivi umanitari e di salute. Il mondo dei diritti umani si è schierato per la liberazione di Zaky e per il diritto di ricevere visite e di essere assistito dal punto di vista sanitario;

   Zaky ha incontrato recentemente la madre per la prima volta, dopo 5 mesi e mezzo di detenzione;

   l'Italia ha risposto all'appello di Amnesty International garantendo di fare tutto il possibile per lo studente egiziano –:

   quali siano gli aggiornamenti al riguardo e quali iniziative intenda intraprendere il Ministero interrogato per la liberazione di Patrick Zaky.
(5-04612)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Nudem Durak, una cantante curda nata in Turchia, è stata arrestata nel 2015 e successivamente condannata dalla giustizia turca a 19 anni di reclusione per aver insegnato a dei bambini canti popolari curdi;

   cantare in curdo è un'attività proibita in Turchia da una legge del 1990 che ha perfino abolito il termine Kurdu dalla lingua turca. L'aver contravvenuto pubblicamente a questo divieto ha fatto sì che l'artista sia stata condannata a quindici anni di prigione, pena arbitrariamente estesa a diciannove anni nel 2016. Il reato contestatole è stato aver favorito la «propaganda curda», ma in nessuna maniera l'accusa è riuscita a dimostrare la sua appartenenza a formazioni combattenti come il Kck o il Pkk;

   per ottenere la sua liberazione, in Francia è stata avviata una campagna internazionale alla quale partecipano artisti – tra cui Noam Chomsky, Demba Moussa Dembélé, Pinar Selek, Zehra Doğan, Elsa Dorlin, Peter Gabriel – e intellettuali da Gran Bretagna, Usa, Svezia, Senegal, Marocco, Algeria, Tunisia, Guadalupe e altri Paesi;

   inoltre, recentemente il Gruppo di amicizia curda, del Parlamento europeo ha inviato all'Alto Commissario per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, Borrell, una lettera aperta nella quale lo si invita a una presa di posizione netta nei confronti della Turchia, proprio in riferimento al caso – esplicitamente citato – di Nûdem Durak e in generale di tutti i prigionieri politici nelle carceri turche;

   l'attuale repressione di ogni voce critica e di opposizione, accusata di minare la sicurezza nazionale, operata dal Governo turco sta destando molte preoccupazioni in tutto il mondo occidentale; inoltre, il Governo controlla già il 90 per cento dei canali di informazione, e attualmente i media «imbavagliati» in Turchia sono 121: 53 giornali, 20 riviste, 18 emittenti televisive, 24 stazioni radiofoniche e 6 agenzie di stampa –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, nei consessi bilaterali con la Turchia e internazionali ed europei, per pervenire all'immediato rilascio di Nudem Durak e di tutti i dissidenti del Governo ingiustamente incarcerati e condannati in Turchia.
(5-04614)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa hanno reso noto che la società cinese Zhenhua, con base a Shenzhen, avrebbe sviluppato un algoritmo che ha portato alla creazione e alla profilazione di oltre 2,4 milioni di cittadini di tutto il mondo;

   tra le persone profilate ci sarebbero 4.544 italiani, tra questi figurano personaggi della politica, come Matteo Renzi, Walter Veltroni e Silvio Berlusconi, industriali, alti ufficiali dell'esercito e cittadini condannati per reati gravi dal terrorismo alla criminalità organizzata;

   nel caso degli italiani, i nomi sono divisi in tre categorie «Persone politicamente esposte», tra cui sono elencati parlamentari ed ex parlamentari come Laura Boldrini, Enrico Letta e Giulio Tremonti, ma anche imprenditori come l'ex vicepresidente di Confindustria Lisa Ferrarini e scienziati come Carlo Doglioni, presidente dell'istituto nazionale di geofisica. La seconda parte è dedicata a «parenti e collaboratori». La terza, invece, riguarda le «persone di interesse speciale», cioè circa 3 mila nomi di cittadini a processo o indagati per reati gravi;

   lo scopo dei dossier non è chiaro. Il database è stato chiamato Okidb (Oversea key information database) e sfrutta un algoritmo che va a caccia di materiale online, ad esempio articoli di giornale e profili pubblici sui social network, per poi mettere insieme tutte le informazioni e creare un fascicolo per ogni personalità di ciascun Paese. I dati raccolti comprendono data di nascita, indirizzo, stato civile, educazione, fotografia, profili social, affiliazione politica, precedenti penali e altri dettagli. Di alcune persone, per esempio Renzi e Berlusconi, è ricostruita anche la rete di relazioni familiari, con nomi e dati dei parenti più stretti;

   gli analisti citati dalle testate Guardian e Washington Post sono concordi sul fatto che la raccolta globale di dati di massa, condotta da aziende private e intelligence di tutto il mondo, offre «una miriade di opportunità» a chi la sfrutta;

   in questa chiave emergono dubbi sui veri scopi dell'attività della Zhenhua, basata nel distretto tecnologico della Cina. Ex funzionari statunitensi e ricercatori del settore citati dal Post sostengono che il database trapelato in queste ore è coerente con la spinta del Governo cinese di «espandere la capacità del Paese nella raccolta dei dati per scopi strategici, anche se i dati di per sé non sono immediatamente rivelatori»;

   un concetto ribadito anche da Samantha Hoffman, ricercatrice presso il Cyber center dell'Australian strategic policy institute «Sappiamo che il Partito comunista cinese cerca di promuovere la raccolta dei dati di massa, posto che la capacità di elaborarli e utilizzarli arriverà in futuro»;

   questo atteggiamento predatorio cinese è sintomatico delle conseguenze che potrebbero derivare dalla sciagurata ipotesi che le infrastrutture strategiche nazionali finiscano in mani cinesi, come potrebbe accadere secondo quanto previsto dal Memorandum della Nuova Via della Seta –:

   se il Governo intenda revocare la sottoscrizione dell'Italia al Memorandum della «Nuova Via della Seta» con la Cina al fine di tutelare le infrastrutture strategiche nazionali dai rischi connessi ad un'eventuale gestione cinese.
(5-04638)

Interrogazioni a risposta scritta:


   GERMANÀ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   permane lo stato di sequestro dei due pescherecci siciliani, l'Antartide e la Medinea di Mazara del Vallo con a bordo 18 lavoratori avvenuto il 2 settembre 2020 a 45 miglia dalle coste libiche;

   l'accusa è la violazione delle acque libiche durante una battuta di pesca, ma la realtà trasforma il fermo in un ricatto;

   sembra che Haftar chieda che quattro libici arrestati nel 2015 a Catania, processati in Corte di assise e in Cassazione, condannati a 30 anni come trafficanti di migranti e assassini, rientrino in Libia in cambio dei diciotto pescatori;

   per gli «amici» libici invece quei quattro sono soltanto calciatori che viaggiavano insieme alle vittime diretti in Germania;

   il 12 marzo 2019 Federpesca, nel tentativo di regolamentare in sicurezza l'attività dei pescherecci di fronte alle coste libiche, aveva firmato con la Libyan investment authority di Bengasi un accordo per consentire a un numero di pescherecci italiani, di stanza a Mazara del Vallo, di operare in acque libiche. L'accordo è un semplice contratto di concessione tra un'autorità pubblica e un privato;

   la Libyan investment authority di Bengasi si trova sotto l'autorità del Governo di Tobruk, che fa capo al generale Khalifa Haftar;

   l'accordo di pesca, ovviamente a titolo oneroso, è diventato esecutivo il 15 luglio 2019, ma nei giorni scorsi ne è stata sospesa l'operatività;

   la Libia da tempo considera il Golfo della Sirte come baia storica, rivendicandone la completa sovranità. Pretesa contestata non solo dagli Stati Uniti, ma anche dall'Italia e dagli altri Paesi membri dell'Unione europea;

   nel 2009, la Libia aveva proclamato una zona economica esclusiva (Zee), che consente allo Stato costiero l'esclusivo sfruttamento delle risorse naturali, incluse quelle ittiche. L'estensione della zona non è delimitata, rinviando la legge istitutiva al diritto consuetudinario e a eventuali accordi con Stati adiacenti e frontisti. Poiché in linea di principio la Zee ha un'estensione di 200 miglia, si dovrà provvedere con un accordo di delimitazione con l'Italia;

   la Libia non ha mai ratificato la Convenzione delle Nazioni unite sui diritto del mare, e quindi fa riferimento solo al diritto consuetudinario;

   la pesca in acque incluse nella zona di pesca/Zee libica sarebbe illegittima, tranne che vi sia il consenso dello Stato costiero;

   i pescatori siciliani possono rivendicare titoli storici, per il fatto che da tempo immemore hanno gettato le reti in acque ora divenute parte della zona di pesca/Zee libica;

   sarebbe opportuna la stipulazione di un trattato nelle dovute forme invece di un accordo privatistico, ma la delimitazione dei confini marittimi è materia degli Stati membri dell'Unione europea, e la stipulazione di accordi di pesca ricade sotto la competenza dell'Unione. Proprio l'anno scorso era stata presentata una mozione al Parlamento europeo per l'adozione di una risoluzione volta a chiedere la conclusione di un siffatto accordo, che dovrebbe riconoscere i diritti storici dei pescatori siciliani;

   per il resto, e in attesa di una pacificazione generale, si potrebbe procedere con iniziative di carattere «privatistico» con chi controlla effettivamente il territorio –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano adottare per porre fine alle ripetute aggressioni ai pescatori italiani, riportando a casa gli ultimi ostaggi;

   se non ritengano di avviare un'azione concordata a livello di Unione europea per armonizzare gli accordi sui confini marittimi tra i Paesi del Mediterraneo per giungere ad un vero piano di sviluppo condiviso per la pesca, volto al superamento anche del contenzioso relativo alle zone esclusive di pesca istituite da diversi Paesi rivieraschi per permettere a tutti i pescherecci europei di operare legalmente e in sicurezza.
(4-06836)


   CENTEMERO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   in Egeo è ormai in atto una crisi pericolosa che contrappone Grecia e Turchia in merito allo sfruttamento delle risorse economiche marine e sottomarine locali;

   all'origine della crisi c'è la richiesta turca di una correzione della Zona economica esclusiva greca, che viene sostenuta con ampio dispiegamento di mezzi militari e provocazioni politiche di varia natura;

   una nave turca per le prospezioni è stata inviata dalla Turchia verso le aree di mare rivendicate, determinando la reazione greca e l'attivazione di un complesso ciclo di mosse e contromosse, il cui tratto saliente è lo svolgimento di frequenti esercitazioni aeromarittime, anche a fuoco, e il dispiegamento di unità delle forze terrestri delle due parti in prossimità dei confini;

   l'atteggiamento italiano nel frangente non è stato finora fra i più chiari, dal momento che, nell'area marittima principalmente interessata, tra l'isola di Creta e la Repubblica di Cipro, è stato inviato il cacciatorpediniere De La Penne, che si è esercitato in rapida successione sia con la Marina turca, che con la Marina greca; in quest'ultimo caso insieme ad asset aeronavali forniti anche da Francia ed Emirati Arabi Uniti;

   le manovre con la Turchia sarebbero state di breve durata e si sarebbero svolte nella cornice della Nato, mentre quelle con greci, francesi ed emiratini sarebbero state più lunghe e complesse, in un arco temporale di tre giorni;

   nel 2018, la Marina militare turca indusse la Saipem 12000, che operava al largo di Cipro nel quadro dell'esercizio di una legittima concessione, ad allontanarsi dalle acque in cui si trovava, senza che si verificasse alcun intervento navale italiano che ne tutelasse i diritti;

   il contenzioso greco-turco si è recentemente aggravato in conseguenza delle dichiarazioni di alcuni esponenti politici turchi, secondo i quali alla Turchia andrebbero restituite le isole del Dodecaneso, assegnate alla Grecia dal Trattato di pace di Parigi nel 1947 –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, anche a tutela degli interessi economici nazionali nell'area, per concorrere al contenimento delle iniziative politico-militari intraprese unilateralmente dalla Turchia per sostenere la rivendicazione del proprio diritto ad una Zona economica esclusiva più ampia.
(4-06842)


   NAPOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   dopo più di un mese di serrate comunicazioni congiunte effettuate dalla camera di commercio italiana in Bulgaria, da Confindustria Bulgaria, da Confindustria Romania e, indirizzate al Ministro della salute italiano, al Comitato tecnico scientifico e, per conoscenza, al Dipartimento per le malattie infettive Iss di Roma, è rimasto ancora irrisolto il problema della movimentazione di imprenditori, manager e tecnici tra l'Italia e i due Paesi, Bulgaria e Romania;

   il nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 settembre 2020 (7 settembre-7 ottobre) conferma quanto previsto dall'ordinanza del Ministero della salute del 12 agosto 2020;

   quella che l'interrogante giudica la recidiva sordità di questo Governo nei confronti di una richiesta sensata e documentata dalla suddetta camera di commercio italiana in Bulgaria e da Confindustria Bulgaria e da Confindustria Romania, per costruire un dialogo su una tematica così importante per il mondo del lavoro, è una mancanza di sensibilità e di competenze che preoccupa e che pone i due Paesi dell'Unione europea in evidenti condizioni discriminatorie;

   il Ministero della salute ha dimostrato, secondo l'interrogante, una incomprensibile mancanza di attenzione verso un territorio strategico dell'Est Europa, dove molti dei nostri importanti investimenti corrispondono ad un patrimonio produttivo indispensabile per contribuire ad accogliere, insieme all'Italia, il prossimo reshoring dei mercati asiatici;

   la Commissione europea ha recentemente inviato una lettera a tutti gli Stati membri dell'Unione europea per chiedere un maggiore coordinamento sulle «zone rosse» e cercando di non basare la loro analisi solo sul numero di casi, ma di considerare in particolare le politiche di screening esistenti e il numero di casi positivi;

   la suddetta lettera dell'Unione europea indica anche di non discriminare gli Stati comunitari e chiede di applicare regole più convenienti con un Paese confinante rispetto a quelle per i viaggi da un altro Stato membro con la stessa situazione epidemiologica (il riferimento è all'Italia con la Francia), oppure di preferire la quarantena e/o i test obbligatori ai soli divieti di viaggio;

   nonostante gli oltre 125,5 nuovi casi in Francia su 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni (parametro adottato dalla stessa Commissione europea) si arriva in Italia tranquillamente, senza alcun controllo, senza richiesta di tampone o di un regime di quarantena, prassi testimoniata anche dai vari servizi televisivi alle stazioni ferroviarie di Torino e di Milano;

   il Governo francese, pur nel rispetto della salute pubblica, è concentrato nel favorire la ripartenza economica e produttiva, quella vitale per il Paese. Il consiglio scientifico francese ha dato il «via libera» alla riduzione da quattordici a sette giorni della durata dell'isolamento per le persone risultate positive al coronavirus come annunciato dal Ministro della salute francese;

   in Romania, con 85,3 casi su 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni e in Bulgaria con 25,1 (inferiore anche al dato italiano di 30,6 e tra i 10 migliori Paesi dell'Unione europea in termini di performance del parametro adottato dalla Commissione europea su dati dell'Ecdc) rimane fermo l'obbligo della quarantena fiduciaria all'ingresso in Italia;

   il Governo italiano, autonomamente, senza confronto con le parti interessate, ha deciso invece di procedere per quello che appaiono all'interrogante proprie convenienze e proprie logiche politiche e non con la dovuta responsabilità verso l'industria le l'impresa, accelerando l'estensione dell'epidemia sanitaria anche all'epidemia economica –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo affinché vengano stabiliti, sia per la Bulgaria sia per la Romania, gli stessi trattamenti di chi proviene da altri Paesi dell'Unione europea dove si registra un numero maggiore di contagi, ovvero il tampone preventivo nelle 72 ore prima dell'ingresso in Italia e controllo dei sintomi all'arrivo o il test tampone rapido in aeroporto con risposta in 15 minuti, in modo da non doversi sottoporre al regime di quarantena fiduciaria.
(4-06843)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   sul giornale La Verità del 19 settembre 2020, viene riportata l'ennesima disperata richiesta di intervento da parte di Marco Marrone, armatore del Medinea, uno dei due pescherecci italiani che il 2 settembre 2020 sono stati sequestrati dalla marina libica fedele al generale Haftar;

   «I 18 italiani si trovano in carcere, l'altro giorno, per la prima volta dopo 16 giorni, abbiamo ricevuto una telefonata, ci hanno detto che stavano bene ma imploravano aiuto»;

   l'armatore ha dichiarato che «Di Maio ci ha promesso che li porterà a casa, gli chiediamo di fare più in fretta possibile perché la situazione è disperata. E ci dispiace che il presidente Conte non ci abbia dato nessuna risposta anche tramite i media»;

   qualche giorno prima, aveva dichiarato: «Abbiamo appena parlato con il Ministro degli Esteri Di Maio. Ci ha rassicurati sull'impegno del Governo, della Farnesina e dell'intera intelligence. Ha preso un grande impegno: portare a casa al più presto l'equipaggio e i pescherecci. Le trattative sono in corso e il Ministro ci ha molto rassicurati»;

   uno dei 18 marittimi dei due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati dice: «ci accusano che hanno trovato droga a bordo». I due motopesca Antartide e Medinea sono tuttora sotto sequestro in Libia, nel porto di Bengasi, mentre i pescatori sono stati trasferiti nel carcere di El Kuefia, in stato di arresto;

   secondo fonti libiche, nel corso di una perquisizione, gli ufficiali di Haftar avrebbero trovato dei panetti di sostanze stupefacenti, poi schierati sul molo e fotografati come una tradizionale operazione antidroga. «Ci vogliono incastrare, non so di cos'altro ci vorranno accusare», dice l'armatore Marco Marrone. In effetti i pescherecci sarebbero rimasti incustoditi sin dai primi giorni e la contestazione sarebbe saltata fuori soltanto durante ulteriori accertamenti. La circostanza non viene confermata dalla Farnesina;

   indirettamente, ha trovato conferma la proposta di uno «scambio di prigionieri». L'ipotesi avanzata dagli uomini di Haftar riguarda quattro libici, condannati a 30 anni dal tribunale di Catania e detenuti in Italia, accusati di essere tra gli scafisti della cosiddetta Strage di Ferragosto in cui morirono 49 migranti. In Libia, lunedì 14 settembre, i loro familiari hanno manifestato per chiedere di bloccare la liberazione dei pescatori per ottenere l'estradizione dei quattro –:

   se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;

   cosa stia facendo il Governo per la liberazione degli ostaggi.
(4-06848)


   MULÈ e ORSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2020, alla presenza del Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, i Governi di Israele, Emirati Arabi Uniti e del Bahrein hanno sottoscritto gli «Accordi di Abramo» dimostrando l'esistenza di un'altra via diplomatica;

   al tempo stesso l'ambasciatore Nathan Sales, capo dell'antiterrorismo al dipartimento di Stato americano, ha rivelato al mondo la presenza di depositi di armi dell'organizzazione sciita libanese filoiraniana, Hezbollah, tra cui importanti depositi di nitrato di ammonio in Francia, in Italia e in Grecia;

   la notizia appena riportata conferma la pericolosità di un'organizzazione che, ad avviso degli interroganti, ha poco di politico e molto di terroristico: Hezbollah è un'organizzazione finanziata dall'Iran e rappresenta una seria minaccia per il mondo occidentale;

   in questo quadro di insieme desta, ad avviso degli interroganti, non poche perplessità la posizione dell'Italia in politica estera, grande assente ai tavoli che contano, scalzata nel Mediterraneo, ambigua nelle alleanze internazionali, succube di Turchia e Cina;

   a tal proposito, nel mese di luglio 2020 il primo firmatario del presente atto aveva sottoscritto una «dichiarazione transatlantica» per chiedere all'Unione europea di dichiarare Hezbollah nel suo insieme quale organizzazione terroristica;

   per le ragioni sopra menzionate, il Governo italiano deve definitivamente scegliere da che parte stare, se vuole tener fede ai valori del patto Atlantico, se vuole schierarsi contro dittature e terroristi, se vuole difendere la propria integrità diplomatica o diventare «Stato cuscinetto» di potenze islamiche pronte a compiere attentati;

   l'Italia deve ritornare ad essere potenza del G7 e soprattutto rilanciare un'azione di diplomazia europea determinante ed equilibrata: è necessario ribaltare il paradigma ricostruendo alleanze atlantiche e aprendo al mondo arabo filo occidentale responsabilizzando gli attori locali, in primis Israele (proprio come fatto da Trump e richiesto dallo stesso alla Nato);

   ad avviso degli interroganti, il nuovo ordine geopolitico mediorientale disegnato da questa amministrazione americana deve imperativamente avere l'Europa tra i principali attori protagonisti visto che il dialogo tra Israele e l'area sunnita moderata (a cui nei prossimi mesi si aggiungeranno Paesi come Marocco, Sudan, Oman e ovviamente Arabia Saudita) può essere letto anche in chiave anti-terrorismo –:

   quale sia la posizione del Governo rispetto alla possibilità di includere Hezbollah nel suo insieme nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea;

   se il Governo intenda promuovere un'iniziativa atta a discutere l'azione di Hezbollah e in definitiva, una volta verificatene le responsabilità, finalizzata a introdurlo nella lista delle organizzazioni terroristiche dell'Unione europea.
(4-06858)


   QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, BOLDRINI, FIANO, ENRICO BORGHI e LA MARCA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la società cinese Zhenhua Data gestisce da circa due anni un archivio con informazioni su migliaia di cittadini stranieri. Il database, che in totale comprende oltre 2,4 milioni di nomi di cittadini di tutto il mondo, è stato sottratto all'azienda e trasmesso a una società di intelligence australiana, che a sua volta l'ha girato a un consorzio di giornali internazionali. Nella sezione dedicata all'Italia ci sono 4.544 nomi fra politici, personaggi pubblici, imprenditori e perfino criminali;

   per costruire il proprio database, Zhenhua Data ha usato la modalità «Open Source Intelligence», cioè l'attività di raccolta d'informazioni attraverso fonti di pubblico accesso. Le persone e le istituzioni che compaiono nel database non hanno necessariamente contatti diretti con la Cina, ma, dal punto di vista della Cina, potrebbero essere d'interesse o utili per aumentare l'influenza di Pechino nel Paese target. Difatti, proprio nel sito della società, si legge che la loro mission è quella di «integrare le fonti open source disponibili in rete per contribuire alla rinascita nazionale»;

   il valore della profilazione delle persone, dà l'opportunità ai player, aziendali o politici, di creare un database con tutte le loro preferenze e, soprattutto nel terreno politico, può indirizzare le scelte evitando l'incertezza sulla previsione di comportamenti mai osservati prima;

   da tempo, l'intelligence europea e quella statunitense sono preoccupate della gestione dei dati dei cittadini stranieri dà parte cinese, vista la poca trasparenza mostrata dalle società cinesi in materia di protezione dei dati in loro possesso;

   non è possibile stabilire, al momento, quali siano i rapporti tra il Governo cinese e la società di Zhenhua. Qualora fosse confermato che questo lavoro di sorveglianza sia stato svolto per fornire alla Repubblica popolare cinese gli strumenti per rafforzare la sua influenza sulla discussione pubblica internazionale, si tratterebbe di una vicenda molto pericolosa per la sicurezza nazionale dei Paesi coinvolti, nonché un'azione contraria ad ogni tipo di regolamento europeo vigente in materia di protezione dei dati;

   difatti, in Italia, e in altri Paesi europei, fare raccolta di informazioni, anche se liberamente accessibili, per conto di soggetti terzi costituisce un reato, qualora non si sia autorizzati a norma dell'articolo 134 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza (Tulps);

   sarebbe opportuna ed auspicabile una dichiarazione ufficiale del Governo di Pechino atta a fugare qualsiasi sospetto di connessioni fra il proprio operato e la società di Zhenhua –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, nei rapporti sia bilaterali con la Repubblica popolare cinese, sia internazionali con gli altri Paesi coinvolti nella profilazione dei propri cittadini da parte di Zhenhua, per chiedere spiegazioni esaustive su questa sistematica attività di osservazione a cui sono sottoposti cittadini italiani, e garantire il diritto alla protezione dei loro dati, così come previsto dalla legislazione italiana e europea.
(4-06860)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   fin dagli inizi dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha celermente definito le misure a tutela dei lavoratori operativi presso la sede centrale di Roma, mentre ciò non è avvenuto con la medesima celerità e l'auspicata chiarezza e organicità a tutela dei lavoratori impiegati presso le rappresentanze oltre confine, segnatamente in quei Paesi ove l'incidenza virale è stata particolarmente elevata;

   fino al 10 marzo 2020 la rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale non ha avuto indicazioni operative dalla sede centrale, malgrado l'esposizione dei lavoratori ed il crescente numero di contagi in determinate aree con significative ripercussioni sull'incolumità dei lavoratori e sulla conseguente certezza dei servizi erogati dalle strutture medesime;

   già in data 5 febbraio 2020 la sigla sindacale maggiormente rappresentativa degli impiegati a contratto della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, accogliendo i segnali d'allarme provenienti dalla Cina, sollecitava l'intervento dell'Amministrazione e proponeva forme di tutela per la salute del personale;

   soltanto in data 10 marzo 2020, a seguito dei molteplici solleciti da parte delle sigle sindacali, la direzione generale per le risorse e l'innovazione (Dgri) aveva diramato una nota nella quale, nell'ambito delle modalità operative definite, prevedeva anche l'ipotesi di «lavoro da remoto» – sebbene tale modalità operativa non sia stata assimilata a quella di «lavoro agile» per il quale la stessa amministrazione fornisce la strumentazione atta a garantirne l'espletamento delle funzioni, così come previsto dalla Circolare n. 1 del Ministro della pubblica amministrazione del 4 marzo 2020, aggravando in tal modo la già vistosa sperequazione tra i diritti dei lavoratori della medesima amministrazione;

   risulta all'interrogante che, al momento, siano circa 64 i casi di contagi di nostri dipendenti sulla Rete oltre confine, su 300 sedi: il continuo confronto con il pubblico, l'assenza di specifici protocolli operativi atti a contenere il distanziamento e l'incremento della richiesta di presenza in sede da parte dell'Amministrazione per far fronte ai servizi correlati ai prossimi appuntamenti elettorali che coinvolgono anche i connazionali all'estero, rischiano di amplificare l'esposizione ad un rischio che dovrebbe invece essere contenuto;

   con riferimento all'espletamento del voto nella Ripartizione estero, risulta all'interrogante che alcune sedi estere abbiano chiuso gli uffici, con conseguente blocco dell'accesso degli utenti in seguito ai casi di contagio; malgrado ciò, molte sedi sui portali invitano i connazionali a recarsi di persona per ritirare certificati e schede elettorali, favorendo in tal modo assembramenti indisciplinati;

   inoltre, risulta all'interrogante che, in ragione dell'introduzione di misure di contenimento epidemiologico in diversi Paesi, gli impiegati a contratto non sono stati legittimamente accreditati presso le autorità competenti dei Paesi ospitanti, con il risultato paradossale che il personale operativo sia stato sanzionato per violazione delle norme in materia di circolazione, nonostante dovesse recarsi presso le sedi diplomatico-consolari straniere –:

   quali siano le misure attualmente adottate presso la rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale atte a tutelare la sicurezza e l'incolumità del personale e degli utenti delle strutture medesime;

   quali siano le ragioni ostative all'attuazione del diritto al lavoro agile per gli impiegati della rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, alle medesime condizioni disciplinate dalla suindicata circolare del 4 marzo 2020;

   quali siano le ragioni ostative all'accreditamento degli impiegati a contratto presso le autorità locali al fine di renderli destinatari delle deroghe previste circa le misure restrittive per la libera circolazione attualmente vigenti sul territorio di alcuni Paesi ospitanti in ragione dell'emergenza epidemiologica ancora in atto;

   se non si ritenga necessario accelerare le procedure di dematerializzazione e digitalizzazione dei servizi consolari, al fine di ridurre le presenze in loco e le conseguenze degli assembramenti.
(4-06866)


   VARCHI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, sono ancora bloccati in Libia i 18 membri dell'equipaggio dei due pescherecci di Mazara del Vallo, Antartide e Medinea, sequestrati la sera del 1° settembre 2020 dai militari del generale Khalifa Haftar;

   nonostante le costanti rassicurazioni da parte della Farnesina, da giorni i familiari non riescono a stabilire un contatto con i marittimi che dopo essere stati interrogati sono stati trasferiti nel carcere di El Kuefia, in stato di arresto;

   agli armatori viene contestata la presenza dei loro pescherecci all'interno delle 72 miglia (sessanta in più delle tradizionali 12 miglia), che la Libia dal 2005 rivendica unilateralmente come acque nazionali, in virtù della convenzione di Montego Bay che dà facoltà di estendere la propria competenza fino a 200 miglia;

   secondo fonti libiche, nel corso di una perquisizione, gli ufficiali di Haftar avrebbero trovato dei panetti di sostanze stupefacenti, ma i pescherecci sono rimasti incustoditi sin dai primi giorni e la contestazione sarebbe saltata fuori soltanto durante gli ulteriori accertamenti;

   in molti hanno letto il sequestro come una possibile ritorsione, alimentata dalla richiesta di estradizione avanzata dai militari dell'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna): uno «scambio di prigionieri», tra i 18 pescatori italiani e quattro scafisti libici, appartenenti a importanti clan locali, detenuti in Italia e condannati a 30 anni di carcere dalla Corte d'Appello di Catania per la «Strage di Ferragosto» che nel 2015 portò alla morte di 49 migranti che viaggiavano a bordo di uno dei tanti barconi partiti dalle coste libiche;

   la vicenda resta fumosa, l'unica cosa che appare chiara è la prova di forza del generale Haftar, l'escluso dal congelamento della guerra imposto da Mosca, Ankara e Washington, nei confronti di Roma;

   in particolare, il sequestro dei pescherecci siciliani si incastona nel conflitto libico e in un panorama politico confuso e questa vicenda, che in altri momenti si sarebbe potuta risolvere in maniera più semplice, oggi diventa più complessa e preoccupante –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano a vero e quali iniziative di competenza stia assumendo il Governo per garantire l'immediato rilascio dei motopesca Antartide e Medinea, oltre che dei 18 membri dell'equipaggio tuttora trattenuti a Bengasi;

   se e quali iniziative di competenza, il Governo intenda adottare per garantire l'incolumità dei pescherecci italiani e sanare la situazione del riconoscimento unilaterale delle acque internazionali come territorio proprio da parte della Libia o di altri Paesi.
(4-06877)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta orale:


   CAON. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   a seguito delle iniziative intraprese da Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna nel 2017, è stato intrapreso un percorso per il riconoscimento di maggiori forme di autonomia alle regioni a statuto ordinario, ai sensi dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione;

   dopo aver sottoscritto tre accordi preliminari con il Governo a febbraio 2018, il negoziato è proseguito ampliando l'esame delle domande di autonomia differenziata che a giugno 2018 sono state estese ad ulteriori materie da trasferire rispetto a quelle previste nelle preintese;

   a seguito delle dimissioni del Governo Conte I, il nuovo Ministro per gli affari regionali, nel corso dell'audizione sulle linee programmatiche del 17 ottobre 2019, aveva evidenziato l'intenzione del Governo di ripartire dal lavoro svolto in precedenza, preannunciando la presentazione in Parlamento di un'iniziativa legislativa volta a definire una cornice normativa unitaria per gli interventi di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione;

   sul sito del dipartimento si legge che in data 3 dicembre 2019 è stata istituita una nuova commissione di studio (composta da costituzionalisti ed economisti con compiti di studio, supporto, consulenza ed analisi sui temi dell'autonomia differenziata, ai fini dell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione) dopo quella che già aveva lavorato con il precedente Governo, ma non c'è traccia del lavoro della commissione, né tanto meno è stato presentato un lavoro preliminare sull'iniziativa legislativa che dovrebbe essere presentata in Parlamento;

   nei primi giorni di settembre 2020 il Ministro interrogato ha definito il disegno di legge quadro sull'autonomia differenziata «pronto», aggiungendo: «penso che a metà ottobre può essere trasmesso al Parlamento. È finito, non devo aggiungere null'altro»;

   è evidente però come ad oggi il progetto sull'autonomia, chiesta con il referendum in Lombardia e Veneto e negoziata in Emilia-Romagna, sia ancora sostanzialmente fermo, e come non vi sia alcuna certezza in merito ai contenuti e ai tempi del percorso per il raggiungimento dell'autonomia differenziata per le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna;

   il regionalismo differenziato è previsto dall'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, e deve «esplicitamente» essere inserito in un programma di riforma nazionale, in attuazione dei principi costituzionali di sussidiarietà, adeguatezza e leale collaborazione. Il regionalismo differenziato non è una scelta governativa, ma una previsione costituzionale che deve essere garantita a tutte le regioni che ne facciano istanza;

   i maggiori spazi di autonomia delle singole regioni si accompagnano ad un aumento di responsabilizzazione della politica locale e controllo dell'azione amministrativa da parte dei cittadini, avvicinando così il potere amministrativo e politico alla cittadinanza –:

   quali siano i contenuti del disegno di legge quadro annunciato dal Ministro interrogato, quali siano i tempi effettivi di presentazione al Parlamento e quale tempistica si preveda, per quanto di competenza, in merito al percorso per il raggiungimento dell'autonomia differenziata per le regioni Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
(3-01758)

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza n. 70 dell'8 settembre 2020, il presidente della regione Campania emana ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19;

   l'ordinanza afferma di essere stata emessa ai sensi dell'articolo 32, comma 3, della legge 23 dicembre 1978, n. 833, in materia di igiene e sanità pubblica, e dell'articolo 3 del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19;

   l'articolo 32 della predetta legge disciplina i poteri di ordinanza di carattere contingibile e urgente, in materia di igiene e sanità pubblica del Ministro della salute e a seguire dei presidenti di regione e dei sindaci;

   al comma 2 si dice che la legge regionale stabilisce norme per l'esercizio delle funzioni in materia di igiene e sanità pubblica, di vigilanza sulle farmacie e di polizia veterinaria, ivi comprese quelle già esercitate dagli uffici del medico provinciale e del veterinario provinciale e dagli ufficiali sanitari e veterinari comunali o consortili, e disciplina il trasferimento dei beni e del personale relativi;

   al comma 3 della predetta legge si dice: «Nelle medesime materie [di cui al comma 2, ndr] sono emesse dal presidente della giunta regionale o dal sindaco ordinanze di carattere contingibile ed urgente, con efficacia estesa rispettivamente alla regione o a parte del suo territorio comprendente più comuni e al territorio comunale»;

   nelle premesse dell'ordinanza non si fa riferimento alla legge regionale di cui al comma 2 della legge n. 833 del 1978;

   l'ordinanza non può derogare alla legge dello Stato in materia di obbligatorietà in ambito di norme per la tutela del lavoro né all'articolo 32, secondo comma, della Costituzione, che demanda alla legge di disporre obblighi sanitari;

   a parere dell'interrogante l'ordinanza sopra citata eccede le competenze del presidente della regione Campania –:

   se il Governo non intenda adottare iniziative in ogni sede competente, per impugnare l'ordinanza emessa dal presidente della regione Campania, nonché in relazione ad altre iniziative simili provenienti dalle altre regioni.
(4-06878)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   LABRIOLA, CORTELAZZO, CASINO, GELMINI, MAZZETTI e RUFFINO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in Italia circa 6 milioni di persone, il 10 per cento della popolazione, vive in aree contaminate. Tra queste, quelle a maggior rischio ambientale e sanitario sono i siti di interesse nazionale (Sin). Sono principalmente aree industriali sia dismesse che in attività, o che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici, o aree in cui sono stati ammassati o interrati rifiuti pericolosi;

   finora la somma dei finanziamenti destinati alle bonifiche è di poco superiore ai 3 miliardi di euro, laddove sarebbero necessari almeno 10 miliardi. A fronte di questa spesa, emerge l'estrema lentezza, se non l'immobilità, delle necessarie procedure di bonifica;

   se le opere partissero subito, in 5 anni, si creerebbero 200 mila posti di lavoro con un aumento della produzione di oltre 20 miliardi di euro;

   il recente «decreto semplificazioni» ha introdotto misure volte a semplificare alcune procedure di bonifica dei siti di interesse nazionale, ma sono comunque insufficienti e poco efficaci ad accelerare realmente dette procedure;

   nell'ambito delle necessarie procedure di bonifica, particolare urgenza sanitaria e ambientale riguarda la bonifica da amianto;

   nel nostro Paese ci sono ancora 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto, e questa situazione sta provocando un fenomeno epidemico con 6.000 decessi ogni anno di mesotelioma (1.900), asbestosi (600), e tumori polmonari (3.600). Questo lo stato dell'arte sull'amianto nel nostro Paese, illustrato nei mesi scorsi dall'Osservatorio nazionale amianto (Ona) e dal Comitato nazionale italiano Fair play;

   nel solo comparto della Marina militare, risultano 136 le unità navali «contaminate» ancora in servizio. Amianto utilizzato nelle unità navali e nelle basi a terra della Marina militare italiana. E una delle più interessate è la Marina di Taranto. Delle suddette unità navali, 45 si trovano infatti a Taranto –:

   se non si ritenga indispensabile adottare iniziative per destinare quota parte delle risorse europee del recovery fund e degli altri fondi dell'Unione europea destinati all'ambiente, per accelerare e portare a compimento le bonifiche e in particolare quelle relative all'amianto.
(5-04621)


   ILARIA FONTANA, DEIANA, ALBERTO MANCA, DAGA, D'IPPOLITO, DI LAURO, FEDERICO, LICATINI, MARAIA, MICILLO, TERZONI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la riapertura delle scuole ha comportato la definizione di procedure atte a garantire la mitigazione del rischio di contagio da Covid-19;

   è notizia recente l'approvvigionamento di 11 milioni di mascherine monouso al giorno per gli studenti, in distribuzione gratuita nei plessi scolastici;

   l'uso delle mascherine di comunità è stato ritenuto inadeguato dal Comitato tecnico-scientifico che ha espresso il parere sulle linee guida da attuare per lo svolgimento delle lezioni in sicurezza;

   le mascherine di comunità, come definite dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, sono divenute obbligatorie negli spazi confinati o all'aperto in cui non è possibile o garantita la possibilità di mantenere il distanziamento fisico;

   le mascherine chirurgiche certificate UniEN 14683 limitano invece la trasmissione di agenti infettivi da parte di chi le indossa nell'ambiente circostante e sono utilizzate in ambiente ospedaliero;

   le mascherine chirurgiche monouso possono essere assimilate ai rifiuti urbani soltanto quando non contaminate, altrimenti devono essere classificate come CER 180103 ossia rifiuti sanitari infettivi. In tale eventualità, i rifiuti devono essere smaltiti per mezzo della termodistruzione presso impianti espressamente autorizzati, con costi elevati;

   l'uso di mascherine chirurgiche monouso nelle scuole può generare fino a 110 tonnellate di rifiuti al giorno e oltre le 10.000 tonnellate entro la fine del 2020;

   la relazione della Commissione «ecomafie» sulla gestione dell'emergenza da Covid-19, ha stimato in circa 100.000 tonnellate la produzione di rifiuti derivanti dall'utilizzo di mascherine a fine 2020;

   l'articolo 229-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 prevede la predisposizione di specifiche modalità di raccolta anche presso le pubbliche amministrazioni;

   il citato articolo 229-bis prevede altresì la predisposizione di un programma sperimentale per la prevenzione, il riuso e il riciclo delle mascherine e l'emanazione di un decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che definisca i criteri ambientali minimi (Cam) relativi ai dispositivi di protezione individuale o alle mascherine di comunità;

   è necessario adottare ogni iniziativa utile per promuovere l'uso di mascherine riutilizzabili o con materiali idonei al riciclo e/o biodegradabili all'interno-;

   se, al fine di dare sollecita attuazione al programma sperimentale nonché all'emanazione del citato decreto sui criteri ambientali minimi di cui in premessa, sia stato avviato un tavolo di confronto permanente con il Ministero della salute, anche al fine di giungere alla progressiva adozione di soluzioni alternative rispetto all'uso delle mascherine chirurgiche monouso, segnatamente negli istituti scolastici, in grado di garantire analoghi standard di sicurezza nel contemperamento degli interessi alla salute e alla tutela dell'ecosistema.
(5-04622)


   PEZZOPANE, BRAGA, BURATTI, MORGONI, ORLANDO e PELLICANI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con la sentenza pubblicata il 6 aprile 2020, il Consiglio di Stato ha definitivamente sancito la responsabilità della multinazionale dell'energia Edison dell'inquinamento ambientale e di conseguenza della bonifica delle aree inquinate 2A e 2B e zone limitrofe della mega discarica Montedison di Bussi sul Tirino;

   la società Edison ha presentato una serie di ricorsi contro tale pronuncia per evitare di dover pagare la bonifica della suddetta discarica dichiarando di non avere alcuna responsabilità o obbligo rispetto alle aree 2A e 2B e limitrofe del Sin di Bussi;

   la situazione è precipitata quando lo scorso maggio, dopo un mese dalla storica sentenza, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha annullato la gara d'appalto (da 38 milioni di euro) aggiudicata nel lontano febbraio 2018 per la bonifica delle due aree, sulla base solo di un parere interlocutorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici che ha ravvisato uno scarso grado di approfondimento dei contenuti progettuali iniziali posti a base di gara;

   infatti, serpeggia un timore tra i cittadini e le istituzioni abruzzesi che tale decisione possa essere il volano su cui la Edison può agganciare il proprio interesse a non fare la bonifica con la rimozione integrale dei rifiuti (prevista dal commissario straordinario) ma una tombatura che costa molto meno ma che lascia le sostanze tossiche sul territorio;

   il sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare ha rassicurato sul fatto che Edison dovrà ottemperare (dando seguito alla sentenza definitiva del Consiglio di Stato) alla bonifica e che le risorse pubbliche già destinate alla bonifica per 50 milioni di euro e attribuite alla «contabilità speciale» e che dovevano servire a finanziare l'intervento a spese dello Stato, torneranno a breve nella disponibilità del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e potranno essere utilizzate, d'intesa con la regione Abruzzo, per altri interventi di bonifica all'interno dello stesso Sin;

   le comunità di questi territori stanno pagando un prezzo elevatissimo per i danni legati all'inquinamento dei richiamati siti e attendono ora con urgenza risposte concrete da parte delle istituzioni preposte –:

   quali siano i tempi previsti per la bonifica ad opera della Edison e quali iniziative intenda adottare per velocizzare l'erogazione dei fondi e gli interventi di bonifica dei richiamati siti, superare l'attuale fase di stallo e fornire risposte concrete alle comunità locali.
(5-04623)


   OCCHIONERO e FREGOLENT. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la riserva naturale Montedimezzo è un'area naturale protetta situata nel comune di Vastogirardi, in provincia di Isernia. Istituita nel 1977, occupa una superficie di circa 300 ettari, ed è stata classificata come riserva di importanza strategica inserita nel programma internazionale dell'Unesco Mab - Man and Biosphere (uomo e biosfera); l'area, poi estesasi, comprende altri 7 comuni, fra i quali San Pietro Avellana;

   da quanto risulta, di recente l'area picnic, che copre una superficie di circa un ettaro, attrezzata con tavoli, panche, punti fuoco e servizi igienici, è stata affidata in concessione a un privato per 6 anni;

   molte segnalazioni sono subito pervenute dagli utenti e dai camperisti, che hanno lamentato tariffe esose e uno stato dei servizi non soddisfacenti;

   il comune di San Pietro Avellana, in persona del suo sindaco, si è attivato per verificare le problematiche segnalate;

   anche alla luce del fatto che, sul sito della stazione appaltante (il Raggruppamento carabinieri biodiversità – reparto carabinieri biodiversità di Isernia), non risultano pubblicati gli atti e gli esiti della gara, fatta eccezione per il bando e per i modelli di domanda, il comune ha indirizzato una missiva, oltreché alla stazione appaltante, anche ai Ministri competenti, al fine di ottenere chiarimenti su una serie di profili che appaiono centrali;

   vale a dire: si chiede perché la sola area picnic di Montedimezzo è stata oggetto di procedura di privatizzazione totale e non anche il nucleo di Collemeluccio; nel caso di affidamento a privati, se gli stessi hanno le competenze e l'esperienza per garantire i servizi adeguati; nel caso di affidamento a privati, se la stessa sarà gratuita o a pagamento; nel caso di affidamento a privati, se sarà oggetto di immediato adeguamento infrastrutturale con segnaletica e dispositivi di monitoraggio, controllo e distanziamento sociale per ottemperare alle linee guida di contrasto al Covid-19. Inoltre, considerato che all'interno della riserva si trova il primo percorso per disabili motori e sensoriali inaugurato in un bosco in Italia, è necessario accertare che siano state previste le opportune misure inclusive e garantiti i posti a sedere;

   a tali domande il comune di San Pietro Avellana non ha avuto risposta;

   l'area in questione è sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale –:

   di quali elementi disponga in ordine alla vicenda esposta in premessa, in particolare con riferimento alla scelta di affidamento in concessione a privati, e quali eventuali iniziative di competenza intenda assumere a tutela dell'area.
(5-04624)


   LUCCHINI, BORDONALI, BENVENUTO, BADOLE, D'ERAMO, GOBBATO, PAROLO, RAFFAELLI, VALBUSA e VALLOTTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   stante il «Giornale di Brescia» del 31 agosto 2020, ai fini della ripartizione delle risorse previste per le bonifiche a livello nazionale, dal fondo per il finanziamento degli investimenti della Idb 2017, la prefettura di Brescia ha prodotto, lo scorso anno, un dossier chiedendo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 9 milioni di euro per la messa in sicurezza di 9 siti bresciani classificati «a bassa radioattività»;

   da un confronto con l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il 27 novembre 2019, ha disposto lo stanziamento di 5.125.830 euro per sei siti, dei comuni di: Brescia, per i siti Area Cagimetal (Cava Piccinelli) e Alfa Acciai SpA, Montirone, per Raffineria metalli Capra, Mazzano, per Service Metal Company, Odolo per I.R.O. Industrie Riunite Odolesi, e Castel Mella, per Raffineria metalli Capra, assegnando 125.830 euro per Service Metal Company e 1 milione di euro per ciascuna delle restanti aree;

   tuttavia, i finanziamenti non arrivano a destinazione; nonostante il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare abbia assegnato i finanziamenti alla prefettura di Brescia, in mancanza di un apposito capitolo di spesa, le risorse non possono essere erogate; il prefetto ha proposto di conferire i finanziamenti direttamente ai comuni per specifici siti, da spendere solo dopo il placet della stessa prefettura; la vicenda resta tuttora irrisolta, nella speranza di trovare una soluzione nella riunione convocata in videoconferenza, tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e prefettura, per il 17 settembre 2020;

   necessita di soluzione anche la situazione di Capriano del Colle; manca ancora il finanziamento del sito della Raffineria metalli Capra a Capriano del Colle, indicato dall'Isin come secondo nella lista delle criticità bresciane subito dopo l'area della ex cava Piccinelli, con un potenziale radioattivo da oltre 1000 Giga-becquerel, pari a centomila volte sopra i limiti di legge, considerata la discarica più grande d'Italia con 82.500 tonnellate di materiale intriso di Cesio 137;

   tale sito è oggetto di una nuova richiesta di contributo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da parte della prefettura di Brescia, per almeno 1 milione di euro, insufficiente in quanto il progetto vale 6,5 milioni di euro, ma permetterebbe l'avvio delle operazioni di bonifica a tutela dei residenti che convivono con il pericolo radioattivo; il progetto prevede di schermare e «blindare» l'area ormai avvelenata da una radioattività;

   sono rimasti, inoltre, esclusi dal finanziamento i siti di Rivadossi Srl (ora C.D.M. Srl) a Lumezzane e di Acciaierie Venete spa a Sarezzo –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare per sciogliere il groviglio burocratico che ha di fatto congelato l'iter per la messa in sicurezza dei sei siti contaminati da rifiuti radioattivi nella provincia di Brescia.
(5-04625)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SARLI, VILLANI, TERMINI, NAPPI, GALLO, SIRAGUSA, BARZOTTI, PERANTONI, SURIANO, SPORTIELLO, LAPIA, CORDA, DI LAURO, CASA e DE LORENZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la vicenda degli orsi in Trentino, della loro cattura, delle modalità con le quali sono custoditi nella struttura del Casteller, della possibilità di essere abbattuti, a seguito delle leggi della provincia autonoma, ha suscitato, nel corso di questi ultimi mesi, una viva apprensione nell'opinione pubblica per la possibilità che sia danneggiato il patrimonio faunistico del Paese;

   il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa e le associazioni animaliste, sulla gestione degli orsi e della fauna selvatica del Trentino, si sono opposti all'eventuale abbattimento degli animali;

   in tutti gli articoli pubblicati da giornali riguardanti vicende dell'orso M49 da un anno a questa parte, si scrive che l'orso (sia dopo la prima cattura, che dopo la seconda) è stato ospitato in un'area attrezzata, con 8 ettari a disposizione al Casteller. La verità sarebbe un'altra: gli orsi presenti presso il Casteller erano due; M49 scappato dalla struttura e un'altra orsa reclusa da anni, la DJ3. Entrambi gli animali hanno avuto a disposizione meno di dieci volte lo spazio dichiarato dalla provincia autonoma di Trento;

   il sito d'informazione, L'Adige.it, il 19 agosto 2020 scrive che l'orso M49 non era custodito in un ampio recinto verde di 8 ettari, come asserisce la provincia autonoma di Trento, ma in una gabbia di acciaio, angusta e grande a malapena lo spazio per consentire di stare in piedi e girarsi su sé stesso;

   la vicenda sopra descritta e riferita alle modalità di reclusione dell'orso è stata scoperta dagli ambientalisti dell'associazione Oipa che avevano girato un video con un drone dall'alto della struttura;

   il sito d'informazione, la Voce del Trentino, del 23 agosto 2020 scrive di una nuova cattura di un orso (M57), un esemplare di due anni mezzo e del suo trasporto da parte dei forestali al Centro Casteller;

   il sito on line de Il Messaggero riporta la notizia del 7 settembre 2020 riguardante la cattura dell'orso M49. L'orso è stato portato nell'area del Casteller dentro la trappola servita per catturarlo come documentano le immagini diffuse dalla provincia di Trento. Risultano, così, essere tre gli orsi custoditi nella struttura del Casteller;

   fino ad oggi, i finanziamenti europei ricevuti dalla provincia autonoma di Trento, per iniziative volte a favorire la conservazione e la gestione dell'orso sul proprio territorio, sono stati assegnati per il progetto Life Arctos, al quale la provincia ha partecipato con vari partner dal 2011. Life Arctos, poi, è stato sostituito all'analogo progetto europeo Dinalp Bear che è durato fino al 2019;

   il decreto 21 maggio, 2010, n. 123 stabilisce che l'istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (l'Ispra) ha il compito di controllare, valutare gli interventi faunistici operati dalle regioni e dalle province autonome, di esprimere i pareri tecnico-scientifici richiesti dallo Stato, dalle regioni e dalle province autonome –:

   se non valuti di adottare ogni utile iniziativa di competenza, anche avvalendosi dell'Ispra, finalizzata ad appurare l'idoneità ricettiva delle strutture, come il Centro Casteller, delle sue gabbie e dei suoi recinti, dedicati alla custodia degli orsi;

   se non valuti d'intraprendere iniziative, per quanto di competenza, idonee per preservare il benessere degli animali selvatici e degli orsi che vivono nel territorio alpino;

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, affinché siano tutelati gli orsi e gli animali selvatici che vivono nel territorio del Trentino da ogni iniziativa di abbattimento;

   di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa l'entità complessiva dei finanziamenti europei usufruiti dalla provincia autonoma di Trento per iniziative volte a favorire la conservazione e la gestione dell'orso sul proprio territorio.
(5-04603)


   COSTANZO e D'ARRANDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   fin dai primi anni '80 il territorio del comune di Torrazza Piemonte è caratterizzato da un notevole carico ambientale dovuto alla presenza di attività di cava e di discarica che, in decenni di sfruttamento, hanno contribuito ad un aumento della vulnerabilità dei sistemi acquiferi sottostanti. La discarica è costituita attualmente da 8 celle di cui 7 sono in post-gestione e contengono rifiuti industriali speciali e tossico-nocivi, mentre l'ottava, autorizzata per rifiuti non pericolosi, è tuttora in fase operativa;

   di questa situazione di degrado si era fatto carico, nel 1996, con Dec. Via 2392, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che aveva decretato, nell'ambito della procedura di impatto ambientale relativa all'istruttoria della cella n. 8, di dimezzare i quantitativi di rifiuti richiesti in istanza e stabilito che la cella 8 sarebbe stata l'ultima a Torrazza;

   come riportato dal quotidiano La Stampa il 9 giugno 2020, la società «La Torrazza srl» ha presentato in data 21 aprile 2017 istanza per la realizzazione della «Cella 9»;

   a seguito di tale istanza, nella delibera del 4 giugno 2020 della città metropolitana di Torino si è affermato che «Il nuovo progetto rappresenta inequivocabilmente un impatto negativo aggiuntivo su un contesto ambientale e insediativo già fortemente compromesso», come valutato nel 1996, ed esprimendo giudizio negativo di compatibilità ambientale;

   il comune di Torrazza risulta coinvolto nel progetto di realizzazione del tunnel di base della Nltl (Nuova Linea Torino-Lione) come sito di deposito definitivo delle terre e rocce da scavo derivanti dalla realizzazione del tunnel di base, come previsto dal progetto definitivo dell'opera e dalla delibera Cipe 19/2015;

   il progetto definitivo della Nltl è stato approvato dalla delibera Cipe n. 9/2015, che ha poi subìto una serie di varianti approvate con le delibere Cipe 30/2018 e 39/2018;

   con nota di protocollo 182/Telt del 18 settembre 2019, Telt ha presentato al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e alla Commissione tecnica una nuova proposta tecnica di deposito dello smarino nel sito di Torrazza Piemonte che prevede lo spostamento del sito di deposito da ovest a est nell'area di cava; il mantenimento del fascio di binari di presa in consegna in affiancamento della linea ferroviaria Torino-Milano; un sistema di trasferimento delle terre e rocce da scavo dai convogli ai nostri trasportatori; il trasferimento delle terre e rocce da scavo al sito di deposito attraverso il nastro trasportatore in sostituzione del raccordo ferroviario;

   il parere della commissione tecnica emesso il 22 novembre 2019 sul nuovo progetto di Telt è positivo, ma vincolato a una serie di verifiche, tra cui quella di non compromissione delle matrici ambientali coinvolte;

   il comune di Torrazza, negli anni, attraverso delibere ed atti politici condivisi, ha sempre espresso parere negativo all'arrivo dello smarino in loco;

   con delibera n. 54 del 27 dicembre 2019 il comune ha invece espresso parere favorevole alla nuova soluzione progettuale proposta dalla società Tunnel Euralpin Lyon TurinSAS;

   tale delibera ha determinato presso la cittadinanza ed esponenti del consiglio comunale di Torrazza Piemonte forti dubbi in merito all'impatto ambientale del nuovo progetto, confermati da città metropolitana tramite il parere negativo sull'ampliamento della nona cella –:

   se non ritenga opportuno, in un contesto ambientale e insediativo già fortemente compromesso, come certificato dalla delibera della città metropolitana di Torino citata in premessa, tenere conto di tali nuove acquisizioni al fine di valutare nuovamente l'impatto del deposito di smarino sul territorio;

   se non intenda accertare se il nuovo progetto preveda le medesime volumetrie di deposito nel sito di Torrazza riportate nel progetto definitivo (Cipe n. 19/2015) e se il nuovo progetto, che peraltro comporta costi aggiuntivi all'intera opera, preveda gli stessi impatti su Torrazza, se non addirittura aggiuntivi.
(5-04613)


   COSTANZO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nel parere di espressione di compatibilità ambientale n. 2647 del 16 febbraio 2018 della commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale – Via e Vas (Ctvia), in merito al progetto di variante in ottemperanza alla prescrizione n. 235 della delibera Cipe n. 19 del 2015 del Nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, viene effettuata una dettagliata verifica di ottemperanza alle prescrizioni contenute della delibera Cipe n. 19/2015; a pagina 113 del documento sopraccitato, la Commissione tecnica sottolinea che «Per quanto riguarda le prescrizioni della Delibera CIPE n. 19/2015 dalla numero 71 alla 233 non sono state valutate all'interno del presente parere in quanto non di competenza del MATTM.»;

   le prescrizioni imposte dalla regione Piemonte vanno dalla n. 71 alla n. 184 dell'allegato 1 della delibera Cipe n. 19/2015 inerente l'approvazione del progetto definitivo; le stesse prescrizioni della regione Piemonte derivano da quelle espresse nella delibera di giunta regionale 29 settembre 2014, n. 12-358, il cui parere positivo di compatibilità ambientale era «condizionato all'attuazione di tutti gli approfondimenti e le prescrizioni dettagliati in premessa»;

   nella risposta all'interrogazione n. 315 presentata dalla consigliera regionale Francesca Frediani il 29 giugno 2020, avente ad oggetto la «verifica del rispetto delle prescrizioni regionali della Delibera CIPE n. 19/2015, Nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione.», l'assessore regionale alla domanda se sia la regione Piemonte titolare della verifica di quelle prescrizioni, ha risposto negativamente, specificando come «la Regione abbia richiesto quelle prescrizioni, ma nel procedimento della Commissione tecnica nazionale, pur avendo un ruolo, non è mai stata delegata alla verifica dal Ministero dell'Ambiente»;

   l'assessore ha proseguito affermando che «quelle prescrizioni sono in capo al MATTM, che potrebbe o dovrebbe attivare la Regione se volesse avvalersi della Regione. Ma che questo passaggio non l'ha mai fatto»;

   il ruolo dell'autorità competente non può intendersi esaurito con l'emanazione dell'atto finale di compatibilità e delle eventuali prescrizioni, ma deve necessariamente intendersi esteso alla successiva fase inerente la verifica di ottemperanza alle prescrizioni impartite;

   nei provvedimenti sottoposti alle procedure la presenza delle prescrizioni nell'atto autorizzativo finale risulta determinante per assicurare la compatibilità ambientale dell'opera, in termini sia realizzativi sia gestionali;

   sarebbe molto grave se nessun ente abbia opportunamente verificato l'ottemperanza delle prescrizioni della delibera Cipe n. 19/2015 dalla n. 71 alla n. 233, prima del giudizio positivo di compatibilità ambientale del progetto di variante in ottemperanza alla prescrizione n. 235 della delibera Cipe n. 19 del 2015 –:

   quale sia l'autorità competente alla verifica del rispetto delle prescrizioni dalla n. 71 alla n. 233 contenute nella delibera Cipe n. 19 del 2015;

   se, nel caso in cui nessun ente abbia opportunamente verificato attraverso un documento pubblico l'ottemperanza alle prescrizioni della delibera Cipe n. 19 del 2015, dalla n. 71 alla n. 233, non ritenga opportuno di rivedere il giudizio positivo di compatibilità ambientale del progetto di variante in ottemperanza alla prescrizione n. 235 della delibera Cipe n. 19 del 2015 del Nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione, fino all'avvenuta verifica.
(5-04635)

Interrogazione a risposta scritta:


   BARZOTTI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   è notizia di cronaca quella per cui nell'area industriale dove sorgeva l'industria chimica Saronio nel paese di Riozzo – frazione di Cerro al Lambro (Milano), sarebbero imminenti le operazioni di abbattimento dei vecchi fabbricati industriali da parte dell'Esercito e del demanio militare del Ministero della difesa che sono proprietari dell'area a far data dal dopoguerra,

   il sedime utilizzato fino al 2001 quale area addestrativa, è stato infatti oggetto, fino al 1943, di produzione di aggressivi chimici a seguito della stipula di tre successivi contratti che prevedevano la costruzione di impianti per la produzione della sostanza «P» (un composto a prevalenza proteica scoperto nel 1931 e, verosimilmente, utilizzato come sostanza psicoattiva in funzione del dosaggio), di sostanze chimiche e di liquido nebbiogeno. Attualmente, il sito risulta dismesso da diversi anni e versa in condizioni di abbandono e degrado con potenziale rischio per l'ambiente e la salute dei cittadini;

   sul punto anche il Sottosegretario di Stato per l'istruzione l'università e la ricerca pro tempore Giuliano Salvatore, rispondendo in data 16 luglio 2019 ad una interrogazione a risposta orale (n. 3-00554) presentata dall'interrogante, evidenziava come per il sito ex Saronio a Riozzo, fosse in corso il procedimento per la prevenzione di contaminazioni e la bonifica di siti contaminati, ex articolo 6 del decreto del Ministro della difesa 22 ottobre 2009, recante disposizioni sulla «Gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti e delle infrastrutture direttamente destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale»;

   è emerso inoltre che in occasione della conferenza di servizi tenutasi il 18 febbraio 2019 è stato concordato che l'Esercito avrebbe proceduto ad effettuare una stima dei costi di demolizione dei fabbricati, in modo da consentire, con oneri a carico della regione Lombardia, di procedere ad una caratterizzazione estensiva che riguardi anche le aree oggi occupate dai fabbricati;

   da articoli di giornale, sembrerebbe che le demolizioni o stabilizzazioni delle ex unità produttive dell'industria chimica Saronio, attese per la fine del mese di settembre 2020 e comunque entro la fine dell'anno, abbiano lo scopo di permettere una nuova verifica ambientale sui suoli e terreni della fabbrica e che siano volte ad un approfondimento sui residui inquinanti ancora presenti nel terreno. Peraltro, parrebbe che non sia possibile estendere tali opere all'intera area, in quanto per poter prelevare campioni di suoli da alcuni ambiti, sarebbe necessario procedere ad un disboscamento e diradamento della vegetazione spontanea, nonché alla messa in posa di sostegni per alcuni capannoni e alla demolizione vera e propria di altri –:

   alla luce di quanto sopra esposto, quando avranno effettivamente luogo le demolizioni delle unità produttive dell'area ex Saronio e se si intenda promuovere, per quanto di competenza, una bonifica integrale dell'area industriale dismessa, adoperandosi affinché sia interessata anche da successivi progetti di recupero.
(4-06850)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   nel corso del telegiornale di Tva Vicenza del 17 settembre 2020 è stato annunciato che il 29 settembre 2020 saranno posti all'asta a Firenze alcuni quadri ottocenteschi, già conservati nella pinacoteca di Palazzo Thiene, sede storica della Banca Popolare di Vicenza, ora posta in liquidazione coatta amministrativa;

   la casa d'aste Pandolfini metterà all'incanto, tra l'altro, con la dicitura «dipinti da una proprietà veneta», vedute del capoluogo toscano, la penisola di Sirmione sul lago di Garda di Achille Beltrame, una veduta di Chioggia di Eugenio Bonivento, una fanciullina detta anche «l'Alienata» di Noè Bordignon, altri due ritratti di fanciulle e soprattutto, il pezzo pregiato, una Giulietta di Pietro Roi, pittore vicentino, che anticipa il capolavoro dello stesso autore conservato a Palazzo Chiericati, che raffigura Romeo e Giulietta;

   per molto tempo ai cittadini vicentini era stato promesso che il patrimonio artistico della ex Popolare non sarebbe stato disperso, in quanto legato da un vincolo di pertinenza a Palazzo Thiene;

   quanto sta accadendo pare dimostrare che invece non sarà così –:

   per quale motivo i quadri sopra descritti non siano legati da vincolo di pertinenza a Palazzo Thiene;

   se altri dipinti già ospitati nella pinacoteca di Palazzo Thiene potranno in futuro seguire la stessa sorte ed essere venduti all'asta;

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per evitare la vendita all'incanto dei quadri sopra citati, vincolandoli indissolubilmente al luogo in cui sono stati conservati per molti anni.
(2-00933) «Zanettin».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TARTAGLIONE. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la biblioteca provinciale «P. Albino» di Campobasso, la più importante biblioteca della regione Molise, con i suoi oltre centoventimila volumi, è chiusa da quattro anni e non potrà essere riaperta neanche a seguito del recente stanziamento di fondi da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   al Molise, infatti, sono stati assegnati soltanto 112.000 euro a favore delle biblioteche molisane, di cui solo una minima parte destinata al capoluogo di regione. È evidente che fondi così esigui non potrebbero in alcun modo essere sufficienti a garantire gli indispensabili interventi di adeguamento sismico dell'immobile e dunque la riapertura della biblioteca al pubblico;

   la suddetta biblioteca è un monumento storico per la città di Campobasso e per l'intera regione, contenente numerosissimi e preziosi volumi, da sempre consultati da studiosi, cittadini e studenti. È inoltre naturale luogo di aggregazione e simbolo di una città e di una comunità che vede custodita tra quegli scaffali la sua storia;

   appena un anno e mezzo fa venne annunciato lo stanziamento di circa 420 mila euro per la sua sistemazione. Il finanziamento era stato disposto sulla scorta di un progetto redatto dall'ufficio tecnico della struttura periferica regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Successivamente alla comunicazione della disponibilità delle somme veniva conferito l'incarico per la progettazione esecutiva dell'intervento di messa in sicurezza degli impianti;

   nella redazione del progetto, a quanto consta all'interrogante, ci si sarebbe dimenticato di prevedere che, per realizzare gli interventi sugli impianti, bisognava spostare centonovantamila libri con i relativi scaffali. Conseguentemente, il responsabile unico del procedimento non rilasciava la sua validazione e il progetto veniva congelato;

   ad oggi, non si ha più alcuna notizia certa sul suddetto finanziamento o, più in generale, sulle sorti della biblioteca –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare, per quanto di competenza, per dare soluzione alla situazione di cui in premessa, e per garantire la riapertura della biblioteca storica «P. Albino» di Campobasso.
(5-04599)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NITTI, LATTANZIO, ANGIOLA e DE GIORGI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la cooperativa «Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento - OLES» ha avviato la sua attività nel 2017, grazie a un finanziamento della regione Puglia per il rilancio complessivo della produzione e distribuzione della musica classica in ambito regionale, con l'obiettivo di salvaguardare, potenziare e modernizzare l'importante patrimonio musicale costituito da quarant'anni di attività concertistica e operistica dell'Orchestra leccese (già Orchestra sinfonica della provincia di Lecce e Orchestra sinfonica «Tito Schipa»);

   l'Orchestra sinfonica della provincia di Lecce e Orchestra sinfonica «Tito Schipa» era in possesso della qualifica di istituzione concertistico orchestrale riconosciuta ai sensi dell'articolo 28, comma 4, della legge 14 agosto 1967 n. 800;

   a seguito della ridefinizione della struttura istituzionale e della governance delle province attuata con la legge n. 56 del 2014 (cosiddetta «Legge Delrio»), la provincia di Lecce, socia di maggioranza assoluta dell'orchestra sinfonica «Tito Schipa», non ha più conferito i fondi necessari alla sua sopravvivenza, determinando peraltro la perdita del contributo proveniente dal Fondo unico per lo spettacolo;

   la cooperativa «Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento - OLES» si è posta in continuità con le attività dell'ex Fondazione Ico «Tito Schipa» di Lecce, attualmente in liquidazione, incorporando tutti i professori d'orchestra e il personale;

   il 22 gennaio 2018 l'Orchestra sinfonica di Lecce e del Salento, Oles, società cooperativa ha presentato al Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo istanza di nuova decretazione della qualifica di istituzione concertistica orchestrale;

   in data 29 gennaio 2018 il Ministero ha inoltrato l'istanza di Oles alla commissione consultiva per la musica, la quale, con verbale del 23 marzo 2018, ha stabilito di rinviare l'esame di tutte le istanze di riconoscimento Ico alla fine del triennio 2018-2020;

   con l'interrogazione a risposta scritta numero 4/01153, presentata dall'interrogante, si richiedeva al Ministro interrogato «quali iniziative intendesse assumere per il rilancio dell'attività della Cooperativa "Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento - OLES"»;

   il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, in risposta all'interrogazione, ha dichiarato che il Ministero «ha tenuto in debita considerazione le richieste formulate dalla "Cooperativa Oles"» e di voler «salvaguardare l'importante patrimonio musicale costituito da quarant'anni di attività concertistica e operistica della ex Orchestra Sinfonica "Tito Schipa", costituita da una produzione artistica ed una tradizione culturale di indiscussa qualità»;

   al fine di salvaguardare l'inestimabile patrimonio culturale rappresentato da una delle principali orchestre attive nel Meridione, la regione Puglia ha, nel frattempo, messo in campo tutta una serie di azioni di rilancio, investendo ingenti risorse, per il tramite del Teatro pubblico pugliese, che hanno consentito ad Oles di portare a compimento un'intensa attività concertistica, partecipando a grandi eventi a carattere regionale e nazionale, fra cui la giornata inaugurale delle celebrazioni nazionali per il centenario della nascita di Federico Fellini a Rimini, di produrre nuove rassegne musicali, di valorizzare talenti e affidare commissioni di nuove opere;

   attraverso il riconoscimento dello status di Ico si porrebbe fine ad un periodo di costante incertezza sul futuro dei professori dell'Orchestra sinfonica di Lecce e del Salento - Oles, e, al contempo, sarebbe assicurato il sostegno degli altri enti territoriali che si sono già espressi favorevolmente in merito al progetto di rilancio dell'orchestra –:

   se, in considerazione dell'imminente conclusione del triennio 2018-2020, il Ministro interrogato intenda convocare la commissione consultiva per la musica, avvalendosi della facoltà che ai sensi dell'articolo 28 della legge n. 800 del 1967 consente di riconoscere la qualifica di «Istituzione Concertistica Orchestrale» all'organismo in argomento, di cui è stata già ampiamente segnalata la produzione artistica di indiscussa qualità, una realtà viva e concretamente utile alla crescita culturale del territorio.
(4-06809)


   VIANELLO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 94 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), dispone che gli oggetti archeologici e storici rinvenuti nei fondali della zona di mare estesa dodici miglia marine a partire dal limite esterno del mare territoriale sono tutelati ai sensi delle «Regole relative agli interventi sul patrimonio culturale subacqueo» allegate alla Convenzione Unesco sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo (adottata a Parigi il 2 novembre 2001);

   con il regolamento di organizzazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance (decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 dicembre 2019, n. 169) è stata istituita la Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo con sede centrale a Taranto e due dislocazioni operative a Napoli e a Venezia;

   il Ministro interrogato, con nota pubblicata sul sito ministeriale del 3 dicembre 2019, ha presentato il suddetto regolamento istitutivo e ha dichiarato che la riorganizzazione messa in atto potenzia l'intera rete della tutela del patrimonio culturale sul territorio nazionale attraverso la creazione di dieci nuove soprintendenze e che l'articolazione periferica del Ministero viene rafforzata riequilibrando il rapporto tra centro e periferia, aumentando le strutture e i presidi territoriali in base a parametri demografici e a dati amministrativi, al fine di garantire un servizio efficace ed efficiente;

   a tutt'oggi non si hanno notizie concernenti sede, personale, attività e tempi di apertura della istituita Soprintendenza –:

   se il Ministro interrogato intenda sollecitamente adottare tutte le iniziative necessarie a garantire la piena e pronta operatività della sede e i tempi attesi per la nomina del soprintendente della Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo nella città di Taranto.
(4-06828)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DEL BARBA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   gli articoli 119 e 121 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto Rilancio), convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, prevedono la detrazione per interventi di efficientamento energetico e di riduzione del rischio sismico, nonché l'opzione per la cessione o per lo sconto in luogo della detrazione;

   in data 8 agosto 2020, con propria circolare n. 24/E, l'Agenzia delle entrate forniva i primi chiarimenti relativi alle modalità e condizioni poste per poter ususfruire della detrazione;

   a pagina 14 della citata circolare si definiscono edificio unifamiliare e unità immobiliare funzionalmente indipendente;

   sempre a pagina 14 della circolare n. 24/E, si definisce anche il concetto di ingresso autonomo, precisando che «La presenza, inoltre, di un "accesso autonomo dall'esterno"», presuppone, ad esempio, che «l'unità immobiliare disponga di un accesso indipendente non comune ad altre unità immobiliari chiuso da cancello o portone d'ingresso che consenta l'accesso dalla strada o da cortile o giardino di proprietà esclusiva»;

   il presupposto che viene citato ad esempio pone agli operatori, ai tecnici e ai contribuenti che vogliano usufruire del credito d'imposta, un grave dubbio interpretativo, ovvero se gli edifici unifamiliari che accedano a strade private multiproprietarie o a terreni di utilizzo comune, ma non esclusivo, come i pascoli vengano in tal modo ricompresi o esclusi –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per chiarire in maniera definitiva se pascoli e strade private che fungano da accesso o su cui si apra l'accesso ad edifici unifamiliari possano considerarsi rientranti nella definizione di «accesso autonomo» e, conseguentemente, costituiscano elemento ostativo ai fini dell'applicabilità di quanto disposto dalla circolare medesima.
(5-04605)


   NOJA e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore dello stesso e fino al 31 dicembre 2021, i soggetti beneficiari dei crediti d'imposta riconosciuti da provvedimenti emanati per fronteggiare l'emergenza da COVID-19, tra i quali rientra il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda, possono, in luogo dell'utilizzo diretto, optare per la cessione, anche parziale, degli stessi ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari;

   con provvedimento del 1° luglio 2020, l'Agenzia delle entrate ha disposto che la comunicazione dell'avvenuta cessione dei crediti d'imposta è effettuata dal 13 luglio 2020 al 31 dicembre 2021, direttamente dai soggetti cedenti che hanno maturato i crediti stessi, utilizzando esclusivamente le funzionalità rese disponibili nell'area riservata del sito internet dell'Agenzia delle entrate, a pena d'inammissibilità;

   con lo stesso provvedimento si specifica che, con successivo intervento dell'Agenzia della entrate, «saranno definite le modalità per consentire l'invio della comunicazione anche avvalendosi di un intermediario di cui di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322 e successive modificazioni»;

   tale ulteriore provvedimento, indispensabile per consentire la comunicazione della suddetta cessione del credito tramite intermediario, tuttavia, non è stato ancora emanato:

   quali iniziative si intendano adottare per completare tempestivamente la definizione e la pubblicazione delle linee guida di cui in premessa, al fine di consentire la comunicazione dell'avvenuta cessione del credito anche tramite intermediario di cui di cui all'articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322 e successive modificazioni.
(5-04608)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CANCELLERI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della riscossione delle entrate degli enti locali, disposta dall'articolo 1, commi da 784 a 815, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha fissato al comma 807 nuove misure minime di capitale e al successivo comma 808 ha richiesto, entro il 31 dicembre 2020, l'adeguamento alle condizioni e alle misure minime di cui al citato comma 807;

   per l'iscrizione nell'Albo per l'accertamento e riscossione delle entrate degli enti locali, o nella sezione separata del medesimo albo, sono richieste le seguenti misure minime di capitale interamente versato in denaro o tramite polizza assicurativa o fideiussione bancaria:

    2.500.000 euro per l'effettuazione, anche disgiuntamente, delle attività di accertamento dei tributi e di quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate nei comuni con popolazione fino a 200.000 abitanti;

    5 milioni di euro per l'effettuazione, anche disgiuntamente, delle attività di accertamento dei tributi e di quelle di riscossione dei tributi e di altre entrate nelle province e nei comuni con popolazione superiore a 200.000 abitanti;

    500.000 euro per lo svolgimento delle funzioni e delle attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate locali, nei comuni con popolazione fino a 200.000 abitanti;

   un milione di euro per lo svolgimento delle funzioni e delle attività di supporto propedeutiche all'accertamento e alla riscossione delle entrate locali, nelle province e nei comuni con popolazione superiore a 200.000 abitanti;

    la riscossione coattiva delle entrate è stata sospesa ai sensi dell'articolo 68 del decreto-legge «Cura Italia» e delle successive proroghe che fissano ad oggi la sospensione fino al 15 ottobre 2020 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative di natura normativa al fine di consentire dato il lungo periodo di inattività dei concessionari della riscossione di cui all'articolo 53, comma 1, del decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, che disciplina l'albo nazionale dei soggetti abilitati alla riscossione dei tributi locali, di prorogare il termine dell'adeguamento alle misure minime di capitale sociale fino al 31 dicembre 2022.
(4-06821)


   COVOLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 34 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, ha incrementato al 110 per cento l'aliquota della detrazione spettante per le spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 31 dicembre 2021 per la realizzazione di specifici interventi di riqualificazione energetica, riduzione del rischio sismico, installazione di impianti fotovoltaici e di infrastrutture per la ricarica dei veicoli elettrici (cosiddetto Superbonus);

   i decreti del Ministero dello sviluppo economico del 3 agosto 2020 e del 6 agosto 2020 definiscono la trasmissione dell'asseverazione agli organi competenti, ovvero gli interventi che rientrano nelle agevolazioni superbonus del 110 per cento nonché i costi massimali per singola tipologia di intervento;

   la circolare dell'Agenzia delle entrate n. 24/E dell'8 agosto 2020 definisce, inoltre, l'ambito dei soggetti beneficiari, gli interventi agevolati e, in generale, gli adempimenti a carico degli operatori;

   in particolare, chiarisce come «un'unità immobiliare può ritenersi “funzionalmente indipendente” qualora sia dotata di installazioni o manufatti di qualunque genere, quali impianti per l'acqua, per il gas, per l'energia elettrica, per il riscaldamento di proprietà esclusiva. La presenza, inoltre, di un “accesso autonomo dall'esterno”, presuppone, ad esempio, che “l'unità immobiliare disponga di un accesso indipendente non comune ad altre unità immobiliari chiuso da cancello o portone d'ingresso che consenta l'accesso dalla strada o da cortile o giardino di proprietà esclusiva”»;

   a parere dell'interrogante, la contestuale sussistenza del requisito della «indipendenza funzionale» e dell'«accesso autonomo dall'esterno» risulta poco chiara – oltreché fuorviante – prestandosi a diverse interpretazioni circa l'accesso diretto alla proprietà privata dell'eventuale beneficiario, oppure nell'ipotesi di entrata da altre proprietà (pubblica o privata, anche in comune con altri);

   tale aspetto risulta dirimente per l'intervento di riqualificazione; va chiarito quindi se può essere riferito alla singola abitazione (unità immobiliare) o a tutte le unità che utilizzano tale accesso, alla stregua di un condominio –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per chiarire quali siano i criteri per la definizione di «accesso autonomo dall'esterno», in particolare nel caso di accessi condivisi e/o interessati da altre proprietà, anche pubblica oppure privata.
(4-06853)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta immediata:


   MORRONE, MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   risulta da giustizia newsonline, il quotidiano web del Ministero, che il Ministro interrogato avrebbe avviato il primo corso per religiosi islamici della storia dei penitenziari italiani, «Corso per imam e ministri di culto musulmani operanti nel contesto penitenziario», con la finalità di dare assistenza spirituale in carcere ai sempre più numerosi detenuti islamici a rischio radicalizzazione grazie alla presenza in cella di estremisti;

   il primo appuntamento si è tenuto sabato scorso all'Università degli studi di Padova;

   si apprende anche che l'accordo per la realizzazione di questi corsi sia stato sottoscritto ancora una volta con l'Ucoii, l'Unione delle comunità islamiche d'Italia, che, secondo numerose autorevoli fonti giornalistiche e di esperti assunte nel corso di diversi anni, non darebbe sufficienti garanzie di contrasto al radicalismo;

   l'accordo, sottoscritto nel giugno 2020 da Bernardo Petralia, capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, e da Yassine Lafram, presidente dell'Unione delle comunità islamiche d'Italia, ha rinnovato il precedente siglato nel 2015, a dimostrazione della cooperazione che ormai da anni caratterizza i rapporti fra Ministero della giustizia-Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e Ucoii, ma che non è chiarito da alcuna fonte, né provato da dati inconfutabili se, in questi cinque anni di collaborazione con l'Ucoii, abbia portato risultati tangibili e misurabili in tema di contrasto al radicalismo in carcere, fenomeno in crescita denunciato da più fonti;

   esponenti dell'Ucoii nel corso degli anni hanno espresso posizioni e dichiarazioni tutt'altro che finalizzate all'integrazione dei fedeli di religione islamica nella nostra società, puntando al contrario, nella miriade di centri culturali insediati in territorio italiano, all'indottrinamento e alla penetrazione sempre più capillare nella comunità, anche attraverso alleanze strumentali con forze politiche e sociali della sinistra utilizzate come passepartout per entrare nelle istituzioni;

   poche settimane fa, secondo fonti stampa, il segretario nazionale dell'Ucoii avrebbe dichiarato in una conversazione su Facebook che ebraismo e cristianesimo sono «eresie» e uno «storpiamento del messaggio originario». Frasi che a parere degli interroganti la dicono lunga sui veri obiettivi dell'Ucoii e che sarebbero state condannate perfino da altri ambienti dell'islam in Italia –:

   quali siano le motivazioni per le quali l'accordo è stato sottoscritto con l'Ucoii e non con altre associazioni islamiche più moderate presenti in Italia.
(3-01760)

Interrogazioni a risposta scritta:


   D'ORSO, DORI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dall'estratto dal verbale dell'adunanza del 3 settembre 2020 del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma si evince che l'ordine forense capitolino avrebbe messo – già prima dell'emergenza Coronavirus – proprio personale a disposizione dell'ufficio della Corte di appello di Roma (in forza di una convenzione stipulata tra gli stessi) deputato alla lavorazione delle pratiche amministrative di liquidazione dei compensi dovuti agli avvocati difensori delle parti ammesse al patrocinio a spese dello Stato per accelerarne il pagamento. Ciò dimostrerebbe come persistano ancora delle disfunzioni organizzative e carenze di organici presso gli uffici giudiziari competenti (come quello romano) deputati alla lavorazione delle pratiche interessate;

   nei precedenti mesi, molti avvocati hanno lamentato gravi ritardi nella procedura di liquidazione dei compensi degli avvocati nei procedimenti civili e penali per i quali vi è stata l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato, anche in considerazione della carenza di organico in molte corti di appello su tutto il territorio nazionale per lavorare le pratiche interessate;

   il patrocinio a spese dello Stato in favore dei soggetti non abbienti è posto a tutela del principio costituzionale in base al quale il diritto di difesa e la possibilità di far valere in giudizio i propri diritti e interessi legittimi devono essere riconosciuti a tutti, indipendentemente dalle condizioni personali, così come assicurato dal combinato disposto degli articoli 2, 3 e 24 terzo comma, della Costituzione, oltre che dall'articolo 6, comma 3, lettera c), della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Cedu) e dall'articolo 47, comma 3, della Carta europea dei diritti fondamentali. Tale principio rappresenta una priorità di cui le istituzioni devono farsi carico, anche rendendo più celere il pagamento delle parcelle dei difensori per consentire loro di svolgere, pienamente, il proprio ruolo –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare per addivenire al più presto a una efficace soluzione del problema, intervenendo – attraverso un maggiore potenziamento del personale amministrativo – sulle eventuali criticità o disfunzioni organizzative sussistenti presso gli uffici giudiziari competenti deputati a la lavorazione delle pratiche interessate, tutto ciò affinché siano garantiti tempi più rapidi per la funzione dell'avvocato, oltre che nell'interesse di un servizio efficiente e di qualità nei confronti dei cittadini.
(4-06815)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il venerdì 11 settembre 2020 nel carcere di Biella si è consumata l'ultima aggressione, solo in ordine di tempo, ai danni del personale del Corpo di polizia penitenziaria;

   un detenuto di origini sudamericane ha aggredito, senza nessun motivo apparente, un poliziotto penitenziario durante l'espletamento del proprio dovere;

   il poliziotto si trovava da solo sul posto di servizio ed è stato soccorso prima da un altro detenuto, che ha cercato di placare l'ira furente del recluso, e poi dai colleghi allertati subito dopo, che hanno provveduto ad accompagnarlo in ospedale, dove gli è stato diagnosticato un trauma facciale giudicato guaribile in 7 giorni;

   è da tempo che le condizioni alla casa circondariale biellese sono precarie: di 400 detenuti sarebbe la capienza massima del carcere a fronte degli attuali 500 detenuti; i livelli di sicurezza previsti sarebbero ormai ridotti al minimo dalla carenza di personale di almeno 40 unità cui si aggiunge il lavoro continuato per giorni senza un riposo adeguato;

   la sorveglianza dinamica, che prevede tra l'altro che i detenuti restino a cella aperta, non garantisce la giusta sicurezza al personale di polizia penitenziaria. I livelli di sicurezza previsti, come detto, sono ormai ridotti al minimo e del tutto, insufficienti in relazione al sovraffollamento delle carceri italiane. Inoltre, la circolare del Dap, che prevede il trasferimento del detenuto con effetto immediato in caso di aggressione, viene ripetutamente disattesa;

   data la drammatica situazione di sotto organico, il Recovery Fund potrebbe essere usato anche per assunzioni di personale utile a garantire la sicurezza nei nostri istituti penitenziari –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito agli interventi da effettuare in materia carceraria nell'ambito del Recovery Fund.
(4-06837)


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   è destinata a far discutere l'ultima decisione del Ministro interrogato, che ha pensato bene di riaprire i termini del bando di un concorso sostanzialmente perché, come ipotizzato su Il Giornale, «nessuno dei candidati che aveva presentato domanda era “gradito” a Bonafede, visto anche il carattere fiduciario dell'incarico»;

   in particolare, nel mese di luglio 2020 il Ministero aveva pubblicato un bando per la scelta nel nuovo direttore generale dei detenuti e del trattamento del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria al quale, secondo quanto si legge sul quotidiano nazionale, avrebbero partecipato poco più di una mezza dozzina di candidati con curriculum, titoli ed esperienze di tutto rispetto; nonostante ciò, e nonostante il numero di partecipanti non fosse affatto esiguo, è di pochi giorni fa la notizia che i termini del bando sono stati riaperti per due settimane, fino al 28 settembre, con una motivazione che farebbe sorridere, per quanto surreale, se non fosse tragicamente vera: «Tenuto conto che il precedente interpello è stato pubblicato a ridosso del periodo feriale e tale situazione, unitamente allo stato emergenziale determinato dalla pandemia, può aver verosimilmente contribuito alla presenza di un numero ridotto di candidati, si ritiene necessario riaprire i termini per la presentazione (...) in modo da consentire una scelta più oculata»; il rischio che il concorso venga impugnato è altissimo, e, come denunciato da una fonte interna, «Se dovesse vincere qualcuno che ha fatto domanda dopo la riapertura del bando, l'intero concorso potrebbe essere a rischio perché in ogni caso la procedura è irrimediabilmente viziata, e un giudice amministrativo, se adito, non potrà non rilevarlo»; non è la prima volta che il Ministro incorre in scivoloni giuridici, dalla legge «Spazzacorrotti» dichiarata parzialmente incostituzionale dalla Consulta e, secondo Cantone, «scritta così male che rischia di alimentare la corruzione», alla presunta riforma della prescrizione definita «uno strabismo legislativo» da Gherardo Colombo –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e per quali motivazioni si è deciso di riaprire i termini del bando di cui si discute, esponendo inutilmente l'Amministrazione interessata al rischio di annullare l'intera procedura.
(4-06859)


   SAITTA, SURIANO, ALAIMO, RIZZO, PENNA e FICARA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in relazione a quanto si apprende dagli organi di stampa, il tribunale di Catania ha recentemente emesso provvedimento, eseguito dai finanzieri del comando provinciale di Catania, in collaborazione con il servizio centrale investigazione criminalità organizzata (S.c.i.c.o.), per il sequestro di fabbricati, terreni, beni mobili registrati e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di circa 30 milioni di euro alle società «Leonhouse Immobiliare» ed «Età Service» di Catania;

   in particolare, le società «Leonhouse Immobiliare» ed «Età Service» sono società riconducibili ai fratelli Antonino e Salvatore Leonardi, arrestati nel giugno 2020 nell'operazione «Mazzetta sicula», scaturita da una inchiesta sulla discarica di Lentini (Siracusa);

   tra i beni sottoposti ad amministrazione giudiziaria, vi sono anche quarantotto immobili di pregio situati nel catanese, cinque rapporti finanziari e venti veicoli commerciali, intestati alle due società le cui quote sono state anch'esse sottoposte a sequestro;

   tra gli immobili interessati dal provvedimento, ai civici 25/27 di via Guardia della Carvana in Catania, sono collocati gli uffici e le aule della sezione lavoro del tribunale di Catania;

   stando ai dati diffusi, a inizio 2020, dall'Organismo congressuale forense (O.c.f.), per l'uso di una parte dei locali situati in via Guardia della Carvana 25/27, l'importo complessivo dell'affitto a carico del Ministero della giustizia supera i 740 mila euro annui (di cui oltre 426 mila euro versati alla Leonhouse Immobiliare);

   occorre precisare che, tra i proprietari dell'immobile di Via Guardia della Carvana, risultano altre società (non sequestrate) sempre riconducibili ai fratelli Leonardi;

   la notizia, apparsa sulle principali testate giornalistiche locali e nazionali, riporta l'attenzione sul tema dell'uso delle locazioni di immobili privati nel settore giustizia a Catania;

   un tema che era stato già attenzionato e denunciato dall'Organismo congressuale forense il quale, presentando i risultati di un'indagine conoscitiva sullo stato dell'arte del distretto catanese, nel gennaio del 2020, ha evidenziato come risulta «impressionante la cifra che spende l'Amministrazione della giustizia in canoni di locazione degli uffici: la cifra supera ampiamente 1 milione 600 mila euro l'anno», oltre ad avere rilevato «carenze strutturali per quanto riguarda sicurezza e la salubrità degli ambienti» –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di risolvere le problematiche di cui in premessa, provvedendo a sospendere i relativi contratti di affitto per l'immobile sito in Catania, Via Guardia della Carvana 25/27 e al fine di accertare che, nel capoluogo etneo, non vi siano situazioni similari a quella segnalata.
(4-06865)


   DORI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 19 dicembre 2017 è stato stipulato un protocollo d'Intesa tra il comune di Bergamo, l'Agenzia del Demanio – direzione regionale Lombardia e l'ufficio interdistrettuale di esecuzione penale esterna della Lombardia – Ministero della giustizia, che prevedeva il trasferimento dell'ufficio dell'esecuzione penale esterna (Uepe) in un immobile di proprietà del comune di Bergamo denominato «ex Convento della Maddalena», sito in via Borfuro angolo via Sant'Alessandro in Bergamo e la contestuale concessione gratuita da parte dell'Agenzia del Demanio al comune di Bergamo degli spazi posti al piano terra dell'immobile denominato «Casa della Libertà», sito in Piazza della Libertà n. 7 in Bergamo, utilizzati dall'Uepe e per la restante parte della prefettura di Bergamo;

   il tribunale di Bergamo ha però più volte evidenziato la necessità di incrementare gli spazi attualmente in uso, rivolgendo all'amministrazione comunale la richiesta di poter entrare in possesso dei locali dell'ex Maddalena in via Borfuro oggetto del citato protocollo;

   analoga richiesta è stata avanzata più volte dall'avvocatura bergamasca in ragione di una migliore organizzazione degli spazi e delle attività;

   in conseguenza di tale esigenza il comune di Bergamo, nel richiedere all'Agenzia del Demanio – direzione regionale Lombardia in data 18 dicembre 2019 il rinnovo del protocollo, ha manifestato la disponibilità ad individuare, grazie alla collaborazione anche della provincia di Bergamo, spazi alternativi da destinarsi all'Uepe, previo accordo e condivisione dello stesso ufficio e della prefettura di Bergamo, rendendo di fatto nuovamente disponibili per il tribunale di Bergamo gli spazi dell'ex Maddalena;

   gli uffici giudiziari del tribunale di Bergamo risultano attualmente collocati in più edifici tra loro non attigui;

   in particolare, l'Ufficio notificazioni esecuzioni e protesti (Unep) del tribunale di Bergamo e il giudice di pace di Bergamo sono ubicati in un immobile sito in via Sant'Alessandro 45/47, mentre la sede principale del tribunale di Bergamo si trova in via Borfuro 11/A;

   l'accorpamento degli uffici giudiziari del tribunale permetterebbe la realizzazione a Bergamo di una «Cittadella della Giustizia», ottimizzando così gli spazi ed evitando disagi e difficoltà organizzative per il personale amministrativo, per l'avvocatura, per la magistratura e per i cittadini;

   per queste ragioni, gli uffici giudiziari dell'Unep e del giudice di pace di Bergamo attualmente collocati nell'edificio di Sant'Alessandro potrebbero trovare nuova sistemazione all'interno dei locali dell'ex convento della Maddalena in via Borfuro;

   contemporaneamente, l'Uepe potrebbe trovare collocazione all'interno di locali, siti in via Borgo Palazzo in Bergamo, di proprietà della provincia di Bergamo messi a disposizione dell'Uepe dal comune di Bergamo –:

   se il Ministro della giustizia intenda promuovere tra il comune di Bergamo, l'Agenzia del Demanio – direzione regionale Lombardia, la provincia di Bergamo e la prefettura di Bergamo, un confronto finalizzato a individuare le condizioni per la sottoscrizione di un nuovo protocollo d'intesa, che preveda lo spostamento dell'Unep del tribunale di Bergamo e del giudice di pace di Bergamo all'interno dell'immobile di proprietà del comune di Bergamo denominato «ex Convento della Maddalena» sito in via Borfuro;

   se il Governo intenda adottare iniziative per la concessione gratuita da parte dell'Agenzia del Demanio al comune di Bergamo dei locali del piano terra dell'edificio denominato «Casa della Libertà», con contestuale spostamento degli uffici dell'Uepe all'interno di un immobile di proprietà della provincia di Bergamo sito in via Borgo Palazzo in Bergamo.
(4-06872)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAPIRO, D'ORSO, SURIANO, FICARA, CASA e DEL SESTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 19 gennaio 2017 è stato definito, tra Trenitalia e i Ministeri competenti, il nuovo contratto di servizio 2017-2026, di durata decennale, per il trasporto passeggeri di interesse nazionale che è sottoposto a regime di obbligo di servizio pubblico per garantire il diritto costituzionale alla mobilità;

   considerato il periodo di emergenza, le giuste misure anticovid, che prevedono tra l'altro l'opportuno distanziamento sociale, hanno determinato una forte contrazione di posti disponibili a bordo dei treni intercity giorno e notte, servizio sottoposto a contratto con lo Stato e svolto dal gestore con oneri di servizio pubblico;

   la ripresa del lavoro in sede di molte categorie lavorative, che a causa delle misure cautelari operavano in smart working, tra cui quella scolastica, ha messo in evidenza un problema legato alla mobilità del personale pendolare che si sposta sui treni a lunga percorrenza, soprattutto dal meridione verso il centro e il nord Italia;

   ad oggi, ad esempio, sugli intercity notte, in una cabina da 4 cuccette, il più delle volte, viene messo in vendita solo un posto;

   questo fa comprendere come di fatto la capienza è stata oggetto di una riduzione che va ben oltre il 50 per cento;

   il primo campanello d'allarme è stato dato in questi mesi;

   tra turisti che rientravano nei loro territori, e pendolari che riprendevano la loro attività lavorativa, vi è stato il tutto esaurito già dai primi mesi di agosto 2020, con la conseguenza dell'impossibilità di prenotare posti e dover trovare mobilità alternativa, anche a costi onerosi;

   nel rispetto delle misure di contenimento e di contrasto alla propagazione del virus, appare urgente intervenire per aumentare la portata dei trasporti, anche predisponendo specifiche liste d'attesa e determinare l'aggiunta di vagoni al gestore;

   una recente esperienza, ovvero l'aumento dell'offerta delle Frecce al Sud nei mesi estivi, ha dimostrato che presentando all'utenza un servizio di qualità adeguata, si è determinata facilmente una corrispondente domanda anche nel Meridione;

   in fondo, con i recenti decreti, il Governo ha riconosciuto per intero il canone previsto da contratto, anche se durante il lockdown i treni a lunga percorrenza sono rimasti quasi totalmente fermi in stazione;

   pur nella consapevolezza dell'intensificazione delle attività di sanificazione, non può essere giustificata una così drastica riduzione del servizio e probabilmente un grave disservizio ai danni dei pendolari della lunga percorrenza, poiché, spesso, sono gli stessi treni che effettuano il viaggio di andata ad eseguire quello di ritorno il giorno successivo (in passato probabilmente erano le stesse vetture a effettuare il viaggio di ritorno terminato quello di andata) –:

   se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza affinché il gestore, Trenitalia fornisca gli opportuni chiarimenti e metta in atto uno sforzo strutturale e logistico finalizzato ad aumentare il materiale rotabile a disposizione e, di conseguenza, i posti disponibili, mantenendo e garantendo la sicurezza dei viaggiatori;

   se non si ritenga necessario chiedere al gestore di porre in essere tutte le necessarie misure per garantire un pubblico servizio essenziale, evitando che il personale pendolare, soprattutto della scuola, che si sposta sui treni a lunga percorrenza, venga pesantemente penalizzato.
(5-04602)


   MULÈ, ROSSO e PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   attualmente i treni a lunga percorrenza alta velocità e gli intercity sono gli unici mezzi di trasporto pubblico per i quali sia prevista una capienza di passeggeri pari al 50 per cento dei posti disponibili, a fronte di una capienza del 100 per cento degli aeromobili prevista per il trasporto aereo e di una capienza dell'80 per cento consentita ai mezzi del trasporto pubblico locale;

   il limite di capienza previsto per i treni ad alta velocità è difficilmente giustificabile sotto il profilo strettamente tecnico alla luce delle misure anti contagio che sono già state adottate dalle compagnie ferroviarie e di quelle ulteriori che potrebbero assumere;

   allo stesso tempo, il perdurare del divieto di riempimento delle vetture al di sopra del 50 per cento dei posti disponibili, anche alla luce delle gravi predite subite nel periodo di lockdown, produrrà inevitabilmente una drastica riduzione dei collegamenti ferroviari giornalieri, a tutto danno degli utenti;

   come riportato da notizie di stampa, il Comitato tecnico scientifico ha ancora una volta ribadito la sua contrarietà ad una modifica dell'attuale limite di riempimento dei treni ad alta velocità, a fronte di una richiesta avanzata dalla compagnia Italo-Ntv, la quale ora non esclude, sempre come riportato da fonti di stampa, di essere costretta a dover sospendere la propria attività ai fini di un contenimento dei costi di gestione –:

   se il Governo intenda assumere iniziative volte a rivedere, in tempi brevi, l'attuale limite di capienza dei treni ad alta velocità, anche alla luce dei diversi limiti consentiti ad altre forme di trasporto pubblico.
(5-04611)


   NARDI, CIAMPI e CENNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'aeroporto intercontinentale di Pisa-San Giusto, conosciuto con il nome commerciale di Galileo Galilei, è il principale scalo della Toscana ed uno dei maggiori del Paese (nel 2018 è stato l'undicesimo aeroporto italiano per traffico passeggeri);

   l'infrastruttura rappresenta quindi un volano straordinario per sostenere il settore turistico, culturale, ricettivo ed occupazionale dell'intera regione e la sua collocazione strategica, tra i capoluoghi di Livorno e Lucca e vicinissima alla costa tirrenica, rappresenta da sempre un punto di snodo di rilevante impatto economico-sociale per un vasto territorio;

   da mesi, anche a seguito dell'emergenza da Covid-19, Alitalia ha deciso di ridurre alcune tratte, sopprimendo però dal mese di luglio il percorso «Pisa-Roma» e dirottando una parte del traffico passeggeri sull'aeroporto fiorentino di Peretola;

   se tale decisione poteva essere comprensibile durante il lockdown appare oggi estremamente penalizzante per un vasto bacino d'utenza. I trasporti ferroviari tra Pisa e Firenze non sono infatti funzionali e soprattutto non utilizzano con frequenza i treni ad alta velocità;

   con il decreto n. 18 del 2020 (denominato «Cura Italia»), convertito dalla legge n. 27 del 2020, sono state introdotte numerose norme e consistenti finanziamenti a sostegno della compagnia aerea Alitalia;

   Alitalia, anche in virtù degli ingenti investimenti pubblici presenti nell'azienda di trasporto aereo, dovrebbe infatti avere maggiore attenzione nella scelta delle tratte da potenziare o sopprimere coinvolgendo i territori interessati;

   ad oggi, nonostante indiscrezioni di stampa relative ad una prossima riattivazione della tratta «Pisa-Roma» non vi è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte di Alitalia –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritengano opportuno assumere iniziative urgenti, per quanto di competenza, al fine di promuovere un rapido ripristino del collegamento aereo di Alitalia nella tratta «Pisa-Roma».
(5-04619)


   GRIPPA, PENNA e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   a pochi giorni dalla registrazione presso la Corte dei conti del decreto 9 giugno 2020 firmato dal Ministro per il Sud e la coesione territoriale Giuseppe Provenzano per l'istituzione della Zes Abruzzo, la zona economica speciale che garantirà per sette anni (più altri eventuali sette anni su richiesta della regione) incentivi in forma di credito di imposta per le aziende presenti e per quelle che vorranno insediarsi, sta per nascere una stagione nuova per l'economia della regione Abruzzo tenuto conto degli investimenti e del relativo sviluppo che potranno rappresentare. Un'opportunità questa che deve suggerire di procedere con scrupolo per ottenere risultati di lungo termine;

   è noto che tale strumento potrà attrarre investimenti in settori come la logistica, i trasporti ed il commercio, e accompagnare la transizione ecologica degli insediamenti produttivi, attraverso una drastica semplificazione amministrativa e sgravi fiscali con l'adozione di procedure di semplificazione in grado di accorciare i tempi e ridurre gli oneri burocratici per le imprese;

   tuttavia le Zes sono solo una parte delle misure necessarie per far decollare i settori produttivi del Mezzogiorno e potranno risultare un contesto di sviluppo anche se in parallelo si miri alla realizzazione rapida ed efficace di un sistema logistico-trasportistico meridionale da inquadrare nel contesto del piano nazionale dei trasporti, anche orientando le risorse dei fondi europei e di quelli nazionali ad una programmazione ed in particolare ad una attuazione concreta, attenta e mirata. Tale sistema di inquadramento nazionale potrebbe risultare utile a creare messa a sistema, complementarietà e valorizzazione dei siti portuali, sfruttandone le peculiarità ed evitando che i programmi strategici perdano di consistenza sovraregionale e vengano concepiti con i limiti di un'ottica troppo locale;

   da ciò deriva in maniera naturale che l'istituzione delle predette zone siano accompagnate da una serie di progetti infrastrutturali volti a potenziare gli scali marittimi e migliorare i collegamenti con le aree interne alla zone portuali. Inoltre, risulterebbero opportune attività come l'adeguamento dei fondali con aumento della profondità, le bonifiche da ordigni e il recupero dei beni archeologici, la delocalizzazione dei terminal petroli, l'adeguamento delle infrastrutture di ormeggio e stoccaggio delle aree delle merci inutilizzate, la razionalizzazione delle infrastrutture destinate alla cantieristica navale, il riordino della viabilità interna con potenziamento dei collegamenti con la rete ferroviaria e autostradale;

   il coordinamento di tali attività sarebbe un ulteriore progetto di ampio respiro anche per le aree interne della regione e metterebbe in connessione con queste un prospetto concreto ed efficiente del «sistema trasporto», oltre ad orientare positivamente l'analisi «swot» delle aziende che vorranno investire nella Zes abruzzese –:

   quali iniziative si intendano adottare o siano già in valutazione al fine di sostenere dal punto di vista strategico-infrastrutturale e trasportistico la neo istituita zona speciale, al fine di mettere a disposizione ulteriori opportunità in grado di favorire l'avvio di un percorso nuovo, virtuoso, in termini di ripresa e di sviluppo economico per l'intera regione.
(5-04620)


   MULÈ, ROSSO, ZANELLA, SOZZANI, BERGAMINI e PENTANGELO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   diverse fonti di stampa hanno riportato la notizia che Alitalia dal prossimo 1° ottobre 2020 abbandonerà l'aeroporto di Malpensa;

   al momento, come riferiscono gli organi di stampa, la fonte della notizia, che ancora non è stata confermata, è individuata in non meglio precisati «ambienti aeroportuali»;

   se l'abbandono di Malpensa da parte di Alitalia dovesse essere vero sarebbe estremamente grave per diversi motivi;

   verrebbe completamente abbandonato un aeroporto che, nel 1998, aveva realizzato un apposito terminal che avrebbe dovuto fungere da base per i voli internazionali della compagnia di bandiera;

   tale scelta, che formalmente non può essere adottata che dall'attuale amministrazione straordinaria, può influire in maniera rilevante sulle future strategie della compagnia aerea che, come previsto dalla legge, seppure con tutte le incertezze e le inefficienze che il Governo sta mostrando nella fase attuativa, sarà oggetto di acquisizione da parte di una Newco completamente pubblica –:

   se la notizia corrisponda al vero e, in caso affermativo, quali siano le motivazioni dell'abbandono di Malpensa da parte di Alitalia, e se tale decisione sia stata concordata, o almeno se sia stata comunicata, da parte dell'amministratore straordinario al presidente e all'amministratore delegato incaricati della costituenda Newco pubblica e al Governo.
(5-04639)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CECCHETTI e MACCANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   la legge 17 luglio 2020, n. 77 (conversione, con modificazioni, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19) consente a compagnie aeree, tour operator e albergatori di erogare un voucher al posto di un rimborso in denaro per tutti quei voli, viaggi e soggiorni non usufruiti per le disposizioni contro il Coronavirus;

   la Commissione europea, l'Autorità antitrust e l'Enac hanno già affermato che i consumatori hanno diritto al rimborso monetario mentre l'opzione del voucher (alternativa) deve essere rimessa ad una loro scelta;

   tuttavia, tale opzione non sarebbe sempre resa possibile per i viaggi cancellati, nello specifico nel caso di servizio di trasporto reso dalle compagnie aeree;

   secondo alcune riviste di settore «... le attuali cancellazioni dei voli non possono essere ricondotte a cause determinate dal Covid-19 ma a scelte arbitrarie delle compagnie stesse ...»;

   in una recente raccomandazione della Commissione europea (n. 648 del 13 maggio 2020) viene ricordato che la direttiva (UE) n. 2015/2302 garantisce ai consumatori il diritto a ottenere il rimborso in denaro in prima istanza (concetto ripreso anche nei considerando 9 e 10 nella parte in cui si precisa che il professionista può offrire un voucher «a condizione che i viaggiatori non siano privati del diritto al rimborso in denaro»);

   si ricordano, qui da considerarsi integralmente richiamati, anche i regolamenti (CE) n. 261/2004, (CE) n. 1371/2007, (UE) n. 1177/2010 e (UE) n. 181/2011;

   allo stato, la possibilità di un rimborso è prevista solo al termine della validità del voucher stesso:

   se da un lato, con questi provvedimenti normativi, si garantisce la «liquidità di cassa» degli operatori, occorre tuttavia garantire tutti i consumatori e verificare puntualmente che le ragioni dell'emissione del voucher siano state effettivamente determinate dal Covid-19 e non da scelte arbitrarie delle società coinvolte, garantendo in ogni caso la possibilità e la libertà di scelta del consumatore –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario promuovere ulteriori misure di sostegno dei consumatori e adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione a tutti i casi di scelte arbitrarie, delle compagnie stesse, nell'erogazione di voucher non determinate dal Covid-19.
(4-06823)


   TOMBOLATO e CAVANDOLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come diffusamente riportato dalla stampa locale la cancellazione di due treni della linea Fidenza-Cremona ha creato notevoli disagi alla cittadinanza locale ed in particolare agli studenti. I treni sono stati sostituiti con degli autobus sui quali i passeggeri, prevalentemente studenti di Busseto e di altri paesi della bassa tra Parma e Piacenza, stavano ammassati senza possibilità di rispettare i limiti imposti dalle normative anti contagio;

   molti studenti hanno preferito scendere dai mezzi sovraffollati e organizzarsi con mezzi propri con inevitabile disagio anche per le famiglie di appartenenza. Si tratta di un'odissea senza fine che, ormai da anni, sono costretti a vivere in particolare studenti e lavoratori pendolari che usufruiscono quotidianamente della tratta ferroviaria Cremona-Fidenza;

   i genitori dei ragazzi hanno giustamente espresso malumori e forte preoccupazione non escludendo azioni giudiziarie nei confronti dell'ente gestore della ferrovia qualora venissero registrati casi di contagio tra gli studenti. Anche le autorità locali, quali l'assessore alla scuola ed alla sicurezza del comune di Busseto, hanno espresso il loro forte disappunto circa la gestione dei trasporti ferroviari regionali;

   le famiglie hanno sottoscritto abbonamenti da circa 400 euro e il servizio è insufficiente, se non inesistente. In svariate circostanze i genitori si sono dovuti organizzare autonomamente per accompagnare e riprendere i propri figli agli istituti scolastici a causa dell'assenza di un adeguato servizio ferroviario. Questa situazione si protrae da diversi anni. Il malfunzionamento della linea Fidenza-Cremona è lo specchio di un Paese che non è in grado di offrire servizi adeguati;

   la ferrovia Cremona-Fidenza è la linea ferroviaria che unisce la città di Fidenza, in Emilia-Romagna, e Cremona, in Lombardia. La ferrovia è servita da treni regionali gestiti da Trenitalia Tper nell'ambito del contratto di servizio sottoscritto con la regione Emilia-Romagna, integrati da alcune coppie di autocorse sostitutive;

   la linea ferroviaria è da tempo vittima di frequenti disagi e problemi che si ripercuotono su lavoratori pendolari e studenti che quotidianamente utilizzano la linea per recarsi al lavoro e a scuola;

   negli ultimi anni l'amministrazione di Busseto ha più volte sollecitato le Ferrovie dello Stato italiane, la regione Emilia Romagna e il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti affinché la linea Fidenza-Cremona potesse essere migliorata e il servizio potesse essere efficiente. I treni sulla linea sono spesso in ritardo, talvolta soppressi a causa di guasti o per motivi non specificati senza nemmeno mettere a disposizione un pullman sostitutivo;

   Rete Ferroviaria Italiana esattamente nel settembre del 2019 aveva dichiarato che gli interventi infrastrutturali e il rinnovo del parco mezzi avrebbe aumentato la regolarità e l'affidabilità della linea Fidenza-Cremona, ma nonostante i molteplici interventi strutturali realizzati per efficientare la detta linea – interventi che avrebbero dovuto ovviare ai disagi in precedenza verificatisi – poco è cambiato rispetto al passato, con conseguenti legittime e negative reazioni da parte dei pendolari interessati e delle associazioni dei consumatori;

   a parere degli interroganti quanto accaduto è gravissimo e non solo perché non si è stati capaci di evitare disagi che flagellano quella ferrovia, nonostante tanti lavori anche recenti su di essa e la delicatezza del momento che si sta vivendo per l'epidemia da Covid-19 soprattutto con la riapertura delle scuole. Non si è infatti nemmeno stati in grado di intervenire sull'emergenza proponendo ai passeggeri soluzioni sostitutive pericolose per la salute loro e di tutti, considerato cosa vuole dire favorire la diffusione del Sars-Cov2 –:

   quali urgenti iniziative il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, affinché Rete ferroviaria italiana e Trenitalia intervengano tempestivamente sulla linea ferroviaria Cremona-Fidenza per evitare che i disagi e i ritardi di cui in premessa si ripetano.
(4-06825)


   CIABURRO e CARETTA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, tra il 14 e il 16 settembre 2020, a Milano, sono stati rilevati almeno 8 incidenti stradali che hanno visto coinvolto un monopattino elettrico;

   sono stati infatti numerosi gli incidenti che hanno visto il conducente di un monopattino elettrico perdere il controllo del proprio mezzo o per problemi tecnici o per il manto stradale sconnesso, mettendo a rischio la propria incolumità così come quella degli altri conducenti;

   dal 1° giugno 2020 a oggi sono infatti 130 gli incidenti che hanno coinvolto monopattini elettrici avvenuti nel solo territorio di Milano;

   a seguito di questi incidenti, il comune di Milano ha deciso di intensificare i controlli ed il rispetto delle regole di utilizzo dei monopattini elettrici;

   nel solo periodo compreso tra l'11 ed il 14 settembre, a Milano sono state rilevate circa 420 infrazioni legate all'utilizzo dei monopattini elettrici, tra cui un utilizzo del mezzo da parte di più persone, guida sul marciapiede o contromano o parcheggi irregolari;

   con il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, e con la circolare esplicativa del servizio della polizia stradale del 9 marzo 2020 è stato fornito un primo quadro normativo per l'utilizzo dei monopattini elettrici, equiparati ai velocipedi;

   data la crescente pericolosità e il tasso di incidenza dei sinistri stradali legati all'utilizzo dei monopattini elettrici, l'esigenza di stabilire un quadro normativo di sicurezza chiaro e preventivo non è più procrastinabile –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative intenda intraprendere, anche con apposito intervento normativo, per prevedere idonee ed adeguate misure di sicurezza circa l'utilizzo dei monopattini elettrici sul territorio nazionale, anche ripensando i meccanismi di controllo e sanzionatori vigenti.
(4-06827)


   CECCHETTI e MACCANTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'estate appena trascorsa ha messo in evidenza, ancora di più, le criticità del sistema di viabilità autostradale italiano;

   sulla rete autostradale italiana, quest'anno, risultavano circa mille cantieri attivi, dove il 74 per cento degli appalti pubblici è stato destinato alla manutenzione, di cui il 53 per cento alle infrastrutture stradali;

   si potevano trovare cantieri su ogni tratta: rete di Autostrade per l'Italia, rete di Astm e rete Anas;

   appare evidente, e i fatti di cronaca di questi ultimi mesi lo dimostrano, che la situazione sopra ricordata ha determinato, e continua a determinare, evidenti rallentamenti, code, disagi e minore sicurezza su strade che dovrebbero, invece, essere sicure e garantire una percorribilità fluida;

   accanto all'esigenza, sempre costante, di assicurare una efficace ed efficiente manutenzione occorre anche tutelare i diritti degli utenti di fronte ai disagi patiti e ancora in corso, evitando di lasciare cantieri aperti e continui lavori, dove spesso non si intravede la fine, che incidono anche sulla sicurezza stradale, benché destinati proprio a migliorarla;

   è evidente che in tutti questi casi i gestori devono sospendere il pagamento dei pedaggi (come nel caso dei disagi del mese di luglio relativi al tratto autostradale che attiene alla regione Liguria), poiché le criticità riguardano, purtroppo, l'intero sistema di viabilità autostradale e tutti i cittadini italiani e non (turisti, lavoratori e ogni utente che viaggia –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario promuovere ogni ulteriore utile iniziativa di competenza per verificare e garantire la sicurezza sulla rete autostradale italiana, monitorando i cantieri attivi, garantendo tempi certi per la fine degli interventi e adottando conseguentemente misure di «compensazione» (ad esempio, sospensione dei pedaggi) per gli utenti che percorrono le tratte interessate dai cantieri e che subiscono, conseguentemente, i disagi illustrati.
(4-06831)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 15 settembre 2020 è stata un'altra data infausta per gli utenti del servizio ferroviario lungo le tratte Fidenza-Parma e Fidenza-Cremona;

   nonostante le reiterate assicurazioni fornite all'interrogante a seguito di specifici atti di sindacato ispettivo, infatti, le problematiche mai risolte sulle dette tratte ferroviarie si ripetono periodicamente, con conseguenti gravissimi problemi per studenti e pendolari, nella maggiore parte provenienti da Busseto;

   nel caso del 15 settembre, i predetti utenti hanno dovuto fare i conti – prima – con l'annuncio del ritardo del treno, in seguito cancellato, diretto a Parma con fermata a Fidenza e – poi – con la soppressione della corsa del treno diretto verso Cremona;

   molti genitori, comprensibilmente indignati per il fatto di vedere i propri figli impediti dal raggiungere la sede degli studi in ragione del mal funzionamento del servizio ferroviario, hanno denunciato la situazione verificatasi agli amministratori del comune di Busseto (PR) che, da tempo e a più riprese, sollecitano interventi risolutivi sulle tratte che qui interessano sia al gestore del servizio sia alla regione Emilia-Romagna –:

   se i fatti di cui sopra siano noti al Ministro interrogato e quali iniziative di competenza intenda assumere per l'accertamento delle cause e delle eventuali connesse responsabilità in merito;

   se non ritenga di dovere con urgenza adottare iniziative, per quanto di competenza e in raccordo con la regione, al fine di garantire, agli utenti delle sopra dette tratte ferroviarie, un servizio funzionante, dopo anni di inaccettabile immobilismo da parte del gestore e anche della regione Emilia-Romagna cui in più occasioni, e a vari livelli istituzionali, è stato richiesto di attivarsi per garantire la mobilità di studenti e pendolari che, a tutt'oggi, sono costretti ad arrivare in stazione con il patema e l'incognita di non potere fruire del servizio ferroviario di trasporto pubblico e, conseguentemente, di dovere poi trovare nell'immediato soluzioni alternative per giungere a destinazione.
(4-06841)


   PITTALIS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la regione Sardegna, da svariati lustri, è interessata dai lavori di realizzazione della infrastruttura viaria denominata «Nuova Orientale Sarda», finalizzata al potenziamento dei collegamenti stradali lungo la dorsale orientale della stessa regione, in luogo della viabilità tortuosa della strada statale n. 125 che, per quanto suggestivo il suo percorso, ha mantenuto ed in parte ancora mantiene, soprattutto le popolazioni residenti nelle zone dell'Ogliastra in uno stato di isolamento rispetto alla città di Cagliari, capoluogo di regione;

   i sindaci dell'Ogliastra hanno più volte mobilitato le comunità locali, al fine di denunciare con forza l'annoso blocco dei lavori relativi al quarto lotto, secondo stralcio della «Nuova orientale sarda» e per chiedere all'Anas in qualità di gestore, l'immediata riapertura dei cantieri e portare a compimento l'importantissima arteria viaria –:

   quale sia lo stato dei lavori dell'intera arteria viaria «Nuova orientale sarda»;

   quali siano le criticità afferenti ai lavori nei lotti non ancora ultimati e consegnati, con particolare riferimento al lotto IV, II stralcio;

   quali iniziative intenda porre in essere per superare la perdurante fase del blocco dei cantieri e giungere al necessario completamento dei lavori.
(4-06849)


   FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con delibera n. 6 del 15 giugno 2016, pubblicata il 21 giugno 2016, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Comitato centrale per l'albo nazionale delle persone fisiche e giuridiche che esercitano l'autotrasporto di cose per conto terzi – fissava i criteri, le modalità e i termini di presentazione delle domande rivolte all'ottenimento del beneficio delle riduzioni compensate dei pedaggi autostradali pagati dalle imprese comunitarie di autotrasporti nell'anno 2015;

   al termine fissato per la presentazione delle domande si registrava una diminuzione delle stesse nella misura del 28 per cento rispetto a quelle presentate per la riduzione compensata dei pedaggi autostradali per i transiti effettuati nel 2014;

   in ragione di detta diminuzione, i termini previsti – a pena di esclusione – per la prenotazione delle domande (scaduti da 9 giorni) venivano riaperti (con delibera n. 7), estendendo quindi i termini per la presentazione delle stesse;

   con altre delibere del Comitato sopracitato – la n. 8 e la n. 9 – risultano ulteriormente prorogati i termini, sempre fissati a pena di esclusione, del procedimento;

   appare evidente all'interrogante che i termini di perentorietà stabiliti con la summenzionata delibera n. 6 risultano prorogati in ragione di valutazioni del tutto discrezionali;

   alla luce dei fatti esposti, i termini perentori fissati nelle delibere, proprio perché continuamente derogati, appaiono assumere natura ordinatoria –:

   se, anziché resistere in numerosi contenziosi pendenti in sede amministrativa e derivanti dalla caotica successione dei termini di cui alle delibere in premessa citate, il Ministro interrogato – in sede di autotutela – intenda adottare iniziative per ammettere tutte le domande presentate per la riduzione compensata dei pedaggi autostradali per i transiti effettuati nel 2015, purché le stesse risultino in regola e documentate e ciò indipendentemente dal rispetto dei termini, in più occasioni modificati, entro cui le stesse dovevano essere presentate.
(4-06851)


   POTENTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 32 del 2019 (decreto cosiddetto «sblocca cantieri») convertito dalla legge n. 55 del 2019, si è apportata modifica all'articolo 59 del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 introducendo una nuova lettera c-bis del comma 2) per l'istituzione di uno specifico regime autorizzatorio del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per i laboratori specializzati su materiali da costruzione e su strutture esistenti;

   con la successiva approvazione delle «Linee Guida per la classificazione e gestione del rischio, la valutazione della sicurezza ed il monitoraggio dei ponti esistenti» di cui all'assemblea del Consiglio superiore dei lavori pubblici del 14 aprile 2020, per la prima volta si stabilisce, al paragrafo 1.8, che gli ingegneri liberi professionisti certificati in diagnostica non potranno più eseguire alcun tipo di indagine e prova, anche e soprattutto non-distruttiva, sui ponti esistenti;

   è del tutto evidente che attraverso i medesimi criteri tale esclusione verrà estesa, nel prossimo futuro, anche alle altre tipologie strutturali come l'edilizia pubblica e quella infrastrutturale, nonché quella privata, e altro, e che, in ogni caso, questo primo provvedimento è stato percepito dai tecnici come frutto di un atteggiamento di sfiducia verso le professioni che non può in alcun modo essere accettato. Questa scelta normativa pone inoltre il rischio evidente di creare un accentramento nel mercato della diagnostica con lesione della libera concorrenza, con vantaggio per coloro che riusciranno, in via esclusiva, ad ottenere l'autorizzazione dal servizio tecnico centrale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti –:

   se e quali iniziative intenda assumere sullo specifico punto per limitare e/o rimediare al rischio del grave danno derivante alle categorie professionali, già colpite dalle conseguenze del pesante arresto del settore dell'edilizia ed ulteriormente dalla pandemia Covid-19.
(4-06875)

INNOVAZIONE TECNOLOGICA E DIGITALIZZAZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZANELLA, MULÈ, SOZZANI, BERGAMINI e ROSSO. — Al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   l'App Immuni è uno strumento di «contact tracing» che dovrebbe essere in grado di individuare le persone che entrano in contatto con soggetti risultati positivi al Covid-19 e di avvertirli dell'avvenuto contatto al fine di consentire loro di adottare tutte le misure di prevenzione sanitaria necessarie per evitare di propagare ulteriormente la catena dei contagi;

   il Governo, ed in particolare la Ministra interrogata, nei mesi precedenti il lancio della App aveva rilasciato numerose dichiarazioni pubbliche in cui si sosteneva che il nuovo strumento avrebbe avuto un ruolo e un'importanza fondamentali nel prevenire e nell'impedire la diffusione dei contagi;

   quando poi la App Immuni è stata posta in uso, cosa che è avvenuta con grave ritardo in piena fase due, quando cioè la curva dei contagi era sensibilmente scesa, è calato, ad avviso degli interroganti, una sorta di silenzio da parte del Governo, sia in merito all'utilizzo effettivo dello strumento, sia in merito ai concreti risultati prodotti;

   come tutti gli strumenti di «contact tracing» Immuni svolge una funzione effettivamente utile nel prevenire la diffusione dei contagio solo se è scaricata e utilizzata da una determinata percentuale della popolazione che gli esperti hanno individuato nel 60 per cento;

   nonostante il dispendio di risorse ed energie investite per la realizzazione dell'App e la campagna pubblicitaria volta a diffonderne l'utilizzo, la diffusione di Immuni è molto al di sotto delle aspettative, al punto che, almeno per il momento, si può parlare, secondo gli interroganti, di fallimento dell'iniziativa –:

   quanti siano i download effettuati e quanti siano stati ad oggi i casi di successo di tracciamento grazie alla App;

   se, alla luce dell'aggiornamento settimanale inviato da Google e Apple agli utenti di Immuni che segnala di non aver avuto contatti con persone positive al Covid-19 ed in considerazione del fatto che i dati dovrebbero permanere esclusivamente sul telefono dell'utente, visto che il tracciamento opera tramite connessione bluetooth, tali dati siano protetti da un'eventuale acquisizione e utilizzo non consentiti, al fine di tutelare la privacy degli utenti, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 6, comma 3, del decreto-legge n. 28 del 2020.
(5-04606)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   le cronache locali registrano il proscioglimento da parte dei Tribunale di Vicenza di Isaiah Ogboe, nigeriano di 32 anni, senza occupazione e senza dimora fissa, che in data 30 maggio 2019 aveva cercato di violentare la conducente di un bus di Svt;

   il tribunale ha riconosciuto che l'imputato era incapace di intendere e volere al momento del fatto, stabilendo che dovrà trascorrere due anni in una Rems;

   alla luce della evidente pericolosità sociale del soggetto sarebbe opportuna la sua espulsione dal territorio nazionale –:

   se intenda verificare la sussistenza dei presupposti per avviare l'iter per l'espulsione dal territorio dello Stato italiano del citato Isaiah Ogboe.
(2-00934) «Zanettin».

Interrogazioni a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stamane si è appreso con indignazione e dolore del tragico omicidio a Como di don Roberto Malgesini, «prete degli ultimi»;

   dalle prime frammentarie ricostruzioni, il responsabile sarebbe uno straniero con numerosi precedenti penali, destinatario di più di un decreto di espulsione dall'Italia, che dormiva nei posti letto della parrocchia –:

   se corrisponda al vero che l'omicida di cui in premessa fosse destinatario di provvedimenti di espulsione dall'Italia e per quale motivo tali provvedimenti non siano stati eseguiti.
(3-01749)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza degli sbarchi di immigrati irregolari in Sardegna continua senza sosta, tanto che, nel giro di poche ore, nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 settembre 2020, si è registrato l'arrivo sulle coste del Sulcis di ben trenta clandestini;

   la prima segnalazione è giunta intorno alle 19 di venerdì sera quando un barchino lungo sei metri con a bordo otto immigrati è stato avvistato al largo di Capo Teulada: fermati dai carabinieri al loro arrivo in spiaggia, cinque risultano di nazionalità algerina, mentre due sono originari della Nigeria e uno del Mali;

   dopo poche ore, nel cuore della notte, una motovedetta delle Fiamme Gialle ha intercettato un altro barchino al largo della costa di Sant'Antioco, con a bordo undici immigrati, tutti adulti e di nazionalità algerina, e ancora verso le 14 di sabato sono sbarcati altri undici algerini;

   tutti gli immigrati sono stati rintracciati e poi condotti al centro di accoglienza di Monastir, di cui sono noti da tempo i problemi di sicurezza, teatro più recentemente di violente rivolte al suo interno a causa ormai del sovraffollamento;

   a destare ulteriore preoccupazione ora è l'arrivo di immigrati irregolari di nazionalità non più solo algerina, ma provenienti anche dalla Nigeria e ciò per il conseguente rischio di possibili infiltrazioni nel territorio sardo e nei gangli della criminalità locale di elementi legati alla nota «mafia nigeriana», che, grazie ai flussi migratori illegali, si è conquistata un posto di livello internazionale nel mondo del crimine;

   è infatti risaputo che la mafia nigeriana ha evidenziato, negli ultimi anni, una costante evoluzione nel nostro Paese, risultando estremamente versatile e penetrante in diverse regioni, e ha soprattutto concentrato i proprio interessi nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nel favoreggiamento dell'immigrazione irregolare e nella tratta degli esseri umani finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero;

   già con precedenti atti di sindacato ispettivo (nn. 4-06178, 4-06030, n. 4-06373, n. 3-01736), l'interrogante ha più volte evidenziato la gravità, di quanto sta accadendo in Sardegna e sollecitato l'intervento urgente dei Ministri interrogati –:

   quali iniziative intendano adottare nell'immediato, per quanto di competenza, per fermare i flussi migratori illegali verso la Sardegna e se non ritengano opportuno promuovere specifiche iniziative per scongiurare il pericolo di infiltrazioni in territorio sardo di elementi legati ad organizzazioni criminali straniere, tra cui in particolare la mafia nigeriana, e potenziare la presenza delle forze dell'ordine e delle articolazioni interne al Servizio centrale operativo del dipartimento della pubblica sicurezza e alle squadre mobili delle questure dedicate alle indagini su tali fenomeni criminosi.
(3-01751)


   MOLTENI, LOCATELLI, ZOFFILI e CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'omicidio di Don Roberto Malgesini a Como, accoltellato da un immigrato clandestino la mattina di martedì 15 settembre 2020, ha suscitato profondo cordoglio e sgomento in tutto il Paese e non solo nella comunità comasca;

   secondo quanto riportato dalla stampa, a ferire a morte il parroco con una serie di coltellate, tra cui una letale al collo, è stato un immigrato tunisino, senza fissa dimora e senza permesso di soggiorno, il quale si è poi costituito;

   l'immigrato avrebbe aspettato il sacerdote nel piccolo parcheggio davanti alla parrocchia di San Rocco, dove ogni mattina quest'ultimo caricava l'auto per fare il suo giro di colazioni ai senzatetto, e qui lo avrebbe accoltellato senza motivo e con brutale violenza, fino a lasciarlo poi a terra in fin di vita non lontano dalla chiesa;

   quanto accaduto è di assoluta gravità non solo per le modalità con cui il parroco è stato ucciso ma anche perché, sempre secondo quanto riportato dalla stampa, il cittadino tunisino, condannato in passato per maltrattamenti in famiglia ed estorsione, non avrebbe avuto diritto a stare nel nostro Paese già dal 2014 in quanto privo di permesso di soggiorno e già destinatario di un decreto di espulsione;

   nonostante quanto sopra, nei confronti dell'immigrato non era stato adottato alcun provvedimento di trattenimento amministrativo né si era provveduto al suo effettivo rimpatrio, nonostante anche i più recenti proclami del Ministro interrogato circa gli accordi con la Tunisia per le riammissioni dei cittadini irregolari in Italia, provvedimenti che avrebbero comunque potuto scongiurare la commissione del brutale omicidio –:

   quale sia il numero effettivo degli immigrati irregolari presenti nella provincia di Como e quanti siano destinatari di un decreto di espulsione non eseguito; quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di assicurare il trattenimento e l'effettivo rimpatrio degli stessi, al fine di scongiurare il verificarsi di altri gravissimi episodi analoghi a quello accaduto davanti alla parrocchia di San Rocco a Como.
(3-01753)


   ZOFFILI e DE MARTINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nonostante le ripetute denunce e l'allarme più volte lanciato dai sindacati di polizia anche nei mesi scorsi, la situazione all'interno del centro di accoglienza di Monastir è sempre più grave sia sotto il profilo sanitario, che della sicurezza e ormai completamente fuori controllo;

   a causa dei continui arrivi nel centro per effetto del moltiplicarsi degli sbarchi illegali sulle coste meridionali della Sardegna, la struttura è ormai satura e i 195 immigrati clandestini, di cui 33 al momento risultati affetti dal Covid-19, e i 37 richiedenti asilo ospitati al suo interno sono tutti costretti a vivere in condizioni di totale promiscuità per l'impossibilità di isolare i soggetti infetti e garantire lo stato di quarantena;

   come riportato sempre più frequentemente dalla stampa, il centro è dunque spesso teatro di violente risse e aggressioni, anche contro gli agenti di polizia, vittime delle contrapposizioni molto aspre che si sono create tra i positivi e i negativi al virus che temono di essere contagiati in quanto costretti a condividere gli stessi spazi;

   recentemente, dopo l'arrivo nella struttura di altri trenta immigrati sbarcati negli ultimi giorni in Sardegna, nel centro di accoglienza di Monastir è scoppiata una nuova violenta rissa e uno degli ospiti della struttura ha addirittura riportato ferite da taglio;

   dopo questa ennesima rivolta, il centro è stato perquisito e l'ispezione ha permesso di sequestrare numerose spranghe e oggetti pericolosi che erano detenuti al suo interno dagli ospiti, senza però che sia stata rinvenuta l'arma da taglio utilizzata per il ferimento dell'immigrato;

   tale situazione sta mettendo ingiustificatamente a rischio non solo la sicurezza, ma anche la salute, degli operatori di polizia, che hanno il compito di vigilare la struttura e che sono esposti in prima persona al contatto con i clandestini positivi, nonché conseguentemente la salute dei familiari degli agenti;

   il focolaio all'interno del centro di Monastir rischia di essere molto grave poiché, oltre a quanto sopra, come già denunciato mesi fa con atto di sindacato ispettivo n. 4-06362, è noto altresì che gli immigrati ospitati al suo interno, dei quali non si conosce con certezza la condizione sanitaria, riescono a fuggire dalla struttura e vagano per le zone circostanti, mettendo così a rischio la popolazione locale sia sotto il profilo sanitario che della sicurezza –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare nell'immediato al fine di garantire condizioni di sicurezza e legalità all'interno del centro di accoglienza di Monastir, nonché a tutela della salute degli agenti delle forze dell'ordine che vi operano e se non ritengano opportuno, per presidiare il centro, l'invio urgente di militari impiegati nell'operazione «Strade sicure».
(3-01754)


   ASCARI e BARBUTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nel marzo del 2020 la questura di Reggio Emilia e la procura della direzione distrettuale antimafia di Bologna hanno chiesto l'applicazione della misura di prevenzione patrimoniale dell'amministrazione giudiziaria ai sensi dell'articolo 34 del decreto legislativo n. 159 del 2011, ovvero, solo in subordine, del controllo giudiziario di cui all'articolo 34-bis del medesimo decreto, in relazione alla società LG Costruzioni S.r.l., riconducibili alla famiglia di Ignazio Salvo, storico appartenente a Cosa Nostra, famoso per essere stato negli anni Settanta e Ottanta uno degli uomini più potenti e ricchi della Sicilia grazie alla gestione in appalto dell'esazione delle tasse in Sicilia;

   nella società sarebbero coinvolti come soci il figlio Luigi e la vedova, Puma Giuseppa, mentre la figlia Maria siederebbe nel consiglio di amministrazione;

   dai controlli effettuati dalla prefettura e dalle forze dell'ordine, emergerebbe un concreto pericolo che l'impresa possa esercitare attività illegali, sia per il contesto famigliare di provenienza dei Salvo, sia per i contatti che la società ha intessuto, nella realizzazione dei suoi cantieri immobiliari, con altre imprese e società riconducibili a persone affiliate ai clan della 'ndrangheta impiantatisi nel territorio emiliano;

   per tale ragione, la società è stata eliminata dalla white list della prefettura di Reggio Emilia;

   nel maggio del 2020 la società avanzava essa stessa un'autonoma istanza di ammissione al controllo giudiziario ex articolo 34-bis, comma 6, del decreto legislativo n. 159 del 2011, si tratta di una misura molto meno invasiva rispetto al sequestro e alla conseguente amministrazione giudiziaria, che consentirebbe ai Salvo di continuare a detenere e a dirigere la propria società;

   purtuttavia, la prefettura e la questura di Reggio Emilia hanno insistito affinché venisse applicato il sequestro e l'amministrazione giudiziaria, a seguito di una più approfondita valutazione e ritenuto che l'elemento dell'agevolazione non fosse eminentemente occasionale;

   ciononostante, il tribunale di Bologna ha emesso un provvedimento di controllo giudiziario, come sollecitato dalla LG Costruzioni S.r.l.;

   tale provvedimento, della durata di un anno, comporta la nomina di un giudice delegato e di un amministratore giudiziario e consente, immediatamente, la sospensione del provvedimento di diniego di iscrizione alle white list e la ripresa delle attività della società, nonostante i verificati elementi di pericolosità –:

   di quali informazioni disponga in merito alla vicenda trattata in premessa;

   se, a seguito del provvedimento del controllo giudiziario a carico della società LG Costruzioni S.r.l., intenda fornire, per quanto di competenza, informazioni circa nuovi eventuali elementi relativi alla posizione della società medesima, tenuto conto anche di quanto espresso dalla prefettura e dalla questura di Reggio Emilia e riportato in premessa.
(3-01768)


   ASCARI, SPADONI, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   si sono recentemente chiuse le indagini a Reggio Emilia a carico di 26 soggetti tra i quali sei dirigenti comunali, l'ex assessore alle infrastrutture Mirko Tutino, il presidente dell'Azienda di servizi ad anziani, minori e disabili, il presidente dell'istituzione scuole e nidi dell'infanzia, oltre a professionisti e altri soggetti privati, accusati a vario titolo di corruzione, turbativa d'asta, falsità in atto pubblico, rivelazione di segreti d'ufficio;

   dall'indagine emerge un sistema di corruzione fatto di versamenti di denaro o favori elargiti da società verso dirigenti compiacenti, che in alcuni casi costruivano bandi ad hoc per consorzi locali, o escludevano i vincitori delle gare tramite una forzatura sui bandi;

   si tratta di reati commessi tra il 2015 e il 2017, durante il primo mandato dell'attuale sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi: tuttavia, tre dirigenti indagati sarebbero ancora oggi, nel secondo mandato del sindaco, in servizio al comune, con i medesimi incarichi ricoperti al momento dei fatti oggetto di indagine;

   una prima fase delle indagini era stata chiusa nel luglio 2017, poi riaperta nel 2019 con perquisizioni e sequestro di materiali in comune effettuati nel giugno dello scorso anno;

   l'inchiesta prende spunto da precedenti indagini su presunte corruzioni poste in essere dal dirigente comunale Santo Gnoni, responsabile dell'ufficio Legale, e membro della commissione tributaria provinciale: in quest'ultima veste avrebbe favorito alcuni soggetti chiedendo in cambio denaro e lavori gratuiti di sistemazione della propria vettura;

   sono numerosi i bandi di gara finiti sotto indagini, il cui valore complessivo è superiore ai 27 milioni di euro, che hanno coinvolto l'affidamento di alcuni importanti servizi comunali, quali: incarichi di servizi legali, gestione delle soste a pagamento, controllo delle zone Ztl, servizio di bike-sharing, gestione di un asilo nido, servizio di ripristino e di sicurezza stradale, nomina del direttore dell'Asp che si occupa di servizi a soggetti deboli;

   nonostante quanto emerso dalle indagini, alcuni soggetti indagati continuano a svolgere regolarmente il proprio lavoro nei medesimi uffici pubblici e con le medesime mansioni che svolgevano all'epoca dei fatti incriminati;

   a questi fatti si aggiunge un'altra inchiesta che nel febbraio 2019 vedeva coinvolti 18 dirigenti del comune indagati per falso ideologico e abuso d'ufficio, tra i quali figuravano anche Maria Sergio, moglie del sindaco, già sentita come persona informata sui fatti nel processo Aemilia contro la 'ndrangheta, dirigente di urbanistica nel 2008 e attuale dirigente nel comune di Modena;

   gli incarichi oggetto dell'inchiesta sarebbero stati fatti secondo un regolamento che, già nel 2008, la Corte dei Conti aveva definito irregolare e, per questo, da modificare, fatto che è avvenuto solo nel 2015 dopo l'ennesimo rilievo dei magistrati contabili;

   sembrerebbe che con il suddetto regolamento irregolare siano stati affidati più di 12 milioni di euro di incarichi esterni, e, dal 2012 al 2015, non sarebbero stati effettuati i controlli successivi di regolarità: in questo modo sono risultati assenti i controlli dovuti a termine di legge sugli atti emanati dall'amministrazione comunale;

   l'articolo 97 della Costituzione stabilisce che «I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione» –:

   se si intendano attivare i servizi ispettivi di finanza pubblica presso la Ragioneria generale dello Stato e l'Ispettorato per la funzione pubblica presso il dipartimento per la funzione pubblica, al fine di verificare la regolarità della situazione amministrativo-contabile presso il comune di Reggio Emilia;

   se il Governo non ritenga di valutare se sussistano, con riferimento al comune di Reggio Emilia, i presupposti per assumere le iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, alla luce dei fatti esposti in premessa.
(3-01769)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SAITTA e RIZZO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di organico dei vigili del fuoco nel territorio della provincia di Catania, da sempre evidenziata dalle sigle sindacali di categoria, non ha ad oggi permesso l'apertura del distaccamento permanente di Palagonia, né il potenziamento del nucleo sommozzatori di Catania;

   per quanto riguarda la dotazione organica, gli interventi portati avanti dal Governo per l'assunzione del personale sono volti, in particolare, a consentire l'apertura di nuove sedi di servizio sul territorio, già concordate nel progetto di graduale potenziamento delle strutture centrali e periferiche del Comando nazionale dei vigili del fuoco;

   tra le nuove sedi di servizio sul territorio regionale siciliano è contemplata, in provincia di Catania, quella del distaccamento permanente di Palagonia, ritenuta una sede di particolare importanza strategica ai fini della copertura del servizio di soccorso tecnico urgente nell'ambito della provincia di Catania;

   il distaccamento di Palagonia assicurerebbe la copertura operativa di un territorio significativamente esteso ed urbanizzato, attualmente sprovvisto di presidi antincendio, oltre ad apportare un incremento significativo al dispositivo di soccorso, nella parte sud-occidentale della città metropolitana di Catania;

   a livello nazionale, le recenti procedure di mobilità di personale permanente e qualificato avrebbero dovuto garantire la copertura organica e consentire, pertanto, l'apertura del relativo distaccamento di Palagonia entro i primi mesi del 2020, ma così non è stato;

   tale criticità, insieme alla già fisiologica carenza di personale nella provincia dovuta a trasferimenti di personale in attuazione di leggi speciali e per l'utilizzo dei permessi previsti della legge n. 104 del 1992, sta creando problemi inerenti il mantenimento giornaliero del dispositivo di soccorso del comando nazionale dei vigili del fuoco di Catania;

   le associazioni sindacali rappresentative di categoria hanno, da tempo, segnalato alle istituzioni le criticità causate della mancata apertura del distaccamento di Palagonia, senza tuttavia avere alcuna risposta in merito. In un territorio vastissimo, quale quello siciliano, gli aspetti operativi legati al fattore tempo sono fondamentali ai fini di una maggiore efficacia ed efficienza di intervento;

   in tale contesto, i sindacati hanno più volte evidenziato altresì la necessità di un incremento degli organici del nucleo sommozzatori di Catania;

   la direzione centrale per l'emergenza, il soccorso tecnico urgente e antincendio boschivo ha già evidenziato la necessità di un potenziamento della relativa unità, in relazione alle statistiche degli interventi del relativo nucleo, al numero di operativi e al fine di poter anche effettuare il servizio al reparto volo dei vigili del fuoco di Catania;

   la delicatezza del servizio svolto dai sommozzatori, la necessaria professionalità qualificata e le complesse procedure a cui il sommozzatore deve scrupolosamente attenersi comportano la necessità che vi sia una pianta organica adeguata al numero di interventi e all'attività svolta al fine di garantire un adeguato servizio di soccorso e, soprattutto, di assicurare l'incolumità del personale sommozzatore;

   ad oggi, tuttavia, il nucleo sommozzatori di Catania non è stato interessato dai relativi interventi di potenziamento –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di risolvere le problematiche di cui in premessa, per assicurare la copertura degli organici dei vigili del fuoco per la provincia di Catania, così da garantire l'apertura del distaccamento di Palagonia e per il potenziamento del nucleo sommozzatori di Catania, considerata la particolare importanza strategica del servizio.
(5-04601)


   SAITTA, RIZZO e ALAIMO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la carenza di organico dei vigili del fuoco nel territorio della provincia di Catania, da sempre evidenziata dalle sigle sindacali di categoria, non ha ad oggi permesso l'apertura del distaccamento permanente di Palagonia né il potenziamento del nucleo sommozzatori di Catania;

   per quanto riguarda la dotazione organica, gli interventi portati avanti dal Governo per l'assunzione del personale sono volti, in particolare, a consentire l'apertura di nuove sedi di servizio sul territorio, già concordate nel progetto di graduale potenziamento delle strutture centrali e periferiche del Corpo nazionale dei vigili del fuoco;

   tra le nuove sedi di servizio sul territorio regionale siciliano è contemplata, in provincia di Catania, quella del distaccamento permanente di Palagonia, ritenuta una sede di particolare importanza strategica ai fini della copertura del servizio di soccorso tecnico urgente nell'ambito della provincia di Catania;

   il distaccamento di Palagonia assicurerebbe la copertura operativa di un territorio significativamente esteso ed urbanizzato attualmente sprovvisto di presidi antincendio, oltre ad apportare un incremento significativo al dispositivo di soccorso nella parte sud-occidentale della città metropolitana di Catania;

   a livello nazionale le recenti procedure di mobilità di personale permanente e qualificato avrebbero dovuto garantire la copertura organica e consentire, pertanto, l'apertura del relativo distaccamento di Palagonia entro i primi mesi del 2020, ma così non è stato;

   tale criticità, insieme alla già fisiologica carenza di personale nella provincia dovuta a trasferimenti di personale per leggi speciali e per l'utilizzo dei permessi previsti della legge n. 104 del 1992, sta creando problemi inerenti al mantenimento giornaliero del dispositivo di soccorso del comando dei vigili del fuoco di Catania;

   le associazioni sindacali rappresentative di categoria hanno da tempo segnalato alle istituzioni le criticità causate della mancata apertura del distaccamento di Palagonia, senza tuttavia avere alcuna risposta in merito. In un territorio vastissimo, quale quello siciliano, gli aspetti operativi legati al fattore tempo sono fondamentali ai fini di una maggiore efficacia ed efficienza di intervento;

   in tale contesto i sindacati hanno più volte evidenziato altresì la necessità di un incremento degli organici del nucleo sommozzatori di Catania;

   la direzione centrale per l'emergenza, il soccorso tecnico urgente e antincendio boschivo ha già evidenziato la necessità di un potenziamento della relativa unità in relazione alle statistiche degli interventi del relativo nucleo e al numero di operativi e al fine di poter anche effettuare il servizio al reparto volo dei vigili del fuoco di Catania;

   la delicatezza del servizio svolto dai sommozzatori, la necessaria professionalità qualificata e le complesse procedure a cui il sommozzatore deve scrupolosamente attenersi comportano la necessità che vi sia una pianta organica adeguata al numero di interventi e all'attività svolta, al fine di garantire un adeguato servizio di soccorso e, soprattutto, di assicurare l'incolumità del personale sommozzatore;

   ad oggi, tuttavia, il nucleo sommozzatori di Catania non è stato interessato dai relativi interventi di potenziamento –:

   se e quali urgenti iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di risolvere le problematiche di cui in premessa, per assicurare la copertura degli organici per la provincia di Catania, così da garantire l'apertura del distaccamento di Palagonia e il potenziamento del nucleo sommozzatori di Catania, considerata la particolare importanza strategica del servizio.
(5-04607)


   GEMMATO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dalle parole scritte in un post pubblicato su Facebook da una cittadina residente a Bari e affetta da malattia oncologica, sembrerebbe che, Sabrina Merolla e Pier Luigi Lopalco, due candidati al consiglio regionale della Puglia alle prossime elezioni del 20 e 21 settembre 2020 appartenenti alla lista denominata «Con Emiliano», abbiano ottenuto i suoi dati personali da ignoti e senza suo esplicito consenso e l'abbiano invitata, tramite lettera inviata per posta ordinaria, a partecipare ad un convegno avente ad oggetto proprio le malattie oncologiche (dal titolo «Covid 19 pandemia e tumori. Scenario presente e futuro nel nostro territorio») includendo nelle missive pubblicità a scopo elettorale a proprio nome;

   inoltre, sembra che la cittadina barese voglia ipotizzare che i due predetti candidati abbiano ottenuto da ignoti e illegittimamente anche i dati sensibili di altre persone malate e abbiano poi invitato tutti a partecipare al convegno al solo scopo di pubblicizzare la loro candidatura e di ottenere voti;

   il trattamento dei dati sulla salute è consentito solo in presenza di taluni requisiti specifici individuati all'articolo 9 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016 (si veda il considerando n. 51), il quale ha previsto, in questo ambito, la possibilità per gli Stati membri di mantenere o introdurre ulteriori condizioni, comprese limitazioni, con riferimento al predetto trattamento (si veda articolo 9, paragrafo 4);

   secondo quanto si evince dai «Chiarimenti sull'applicazione della disciplina per il trattamento dei dati relativi alla salute in ambito sanitario - 7 marzo 2019 [9091942]», il Garante per la protezione dei dati personali ha evidenziato che: «Con riferimento ai trattamenti in ambito sanitario che non rientrano nelle ipotesi sopra descritte e, quindi, richiedono il consenso esplicito dell'interessato (articolo 9, paragrafo 2, lettera a) si individuano, a titolo esemplificativo, le seguenti categorie: d. trattamenti effettuati da professionisti sanitari per finalità commerciali o elettorali» (cfr. provv. del 6 marzo 2014, doc. web n. 3013267);

   nel predetto provvedimento generale in materia di propaganda elettorale del 6 marzo 2014, il Garante chiarì che «i dati personali raccolti nell'ambito dell'attività di tutela della salute da parte di esercenti la professione sanitaria e di organismi sanitari non sono utilizzabili per fini di propaganda elettorale e connessa comunicazione politica. Tale finalità non è infatti riconducibile agli scopi legittimi per i quali i dati sono stati raccolti» –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se trovino conferma;

   se, a fronte dei fatti segnalati in premessa, che potrebbero configurare a parere dell'interrogante anche una violazione della richiamata normativa comunitaria in materia su cui si fonda il codice in materia di protezione dei dati personali, non intenda adottare ogni iniziativa di competenza, in specie di carattere normativo, al fine di garantire la massima tutela della riservatezza dei dati personali di tutti i pazienti italiani, a maggior ragione in occasione di competizioni elettorali.
(5-04636)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BRESCIA, ALAIMO, BALDINO, CARABETTA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, DE CARLO, FORCINITI, BERTI, GIARRIZZO, D'ORSO e ELISA TRIPODI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i commi 627 e 628 dell'articolo 1 della legge di bilancio 2020 hanno stanziato 1 milione di euro per la sperimentazione del voto elettronico nel nostro Paese e hanno affidato la relativa attuazione ad un decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione;

   tale sperimentazione riguarda anche le consultazioni referendarie di cui all'articolo 138 della Costituzione, con uno specifico focus su modelli di voto che garantiscano il concreto esercizio del diritto di voto degli italiani all'estero e degli elettori per diversi motivi lontani dal luogo di residenza;

   il termine per l'adozione del decreto interministeriale è scaduto a fine gennaio e il decreto non è stato ancora adottato;

   con l'interrogazione n. 5-04056 a risposta immediata in Commissione Affari costituzionali alla Camera a fine maggio 2020, il gruppo del Movimento 5 Stelle aveva sollecitato l'adozione di tale decreto in tempo utile per sperimentare il voto elettronico in occasione del referendum costituzionale in programma domenica 20 e lunedì 21 settembre;

   il rinvio delle elezioni ha infatti dato più tempo all'amministrazione per approntare la sperimentazione;

   l'emergenza sanitaria ha messo in evidenza la necessità di dotarsi di modalità inedite e innovative di esercizio del diritto al voto, già urgenti dopo le risapute problematiche del voto postale, con cui si eleggono anche i rappresentanti della circoscrizione estera in Parlamento;

   accogliendo l'ordine del giorno n. 9/02471-A/008 al decreto-legge «elezioni», il Governo si era impegnato «ad adottare tempestivamente un'iniziativa normativa volta a garantire agli elettori fuori sede per motivi di studio, cura e lavoro la possibilità di votare»;

   l'articolo 3, comma 1, del decreto-legge n. 103 del 2020 ha previsto l'ammissione al voto presso il proprio domicilio per gli elettori sottoposti a trattamento domiciliare o in condizioni di quarantena o di isolamento fiduciario per COVID-19;

   alcuni cittadini che hanno scoperto di dover stare in isolamento fiduciario o in quarantena a ridosso del voto non hanno potuto esercitare il loro diritto costituzionalmente garantito anche a causa della difficoltà di reperire facilmente le attestazioni sanitarie;

   anche le difficoltà – seppur superate – di reperire scrutatori dovrebbero spingere verso il voto elettronico, grazie al quale si avrebbe bisogno di minor personale nei seggi;

   è evidente che, alla luce di tali criticità, le norme che consentono l'esercizio del diritto di voto debbano essere profondamente ripensate e aggiornate;

   questa richiesta di cambiamento viene anche da alcune associazioni di cittadini come il Comitato lo Voto Fuorisede che ha già raccolto più di 12 mila firme –:

   quando intenda adottare il decreto attuativo al fine di avviare la sperimentazione del voto elettronico;

   quali iniziative normative intenda promuovere con urgenza per facilitare l'esercizio del diritto di voto.
(4-06833)


   BAZZARO e TONELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la segreteria provinciale di Venezia del sindacato Fsp di polizia lamenta le molteplici difficoltà che stanno scaturendo dall'applicazione del progetto di riorganizzazione dei nuclei per i servizi di vigilanza fissa, soprattutto con riguardo all'impiego del personale contro ogni logica di autotutela e garanzia del servizio e per il fatto che è rimasto scoperto il servizio di vigilanza programmata al Lido di Venezia;

   era prevedibile che nell'attuazione del nuovo progetto in un contesto di insufficienze strutturali, personale trasferito o aggregato o ritrasferito, si sarebbero create tutte le condizioni per far venire meno la sicurezza delle strutture e l'incolumità degli operatori e le loro esigenze personali;

   nel I quadrante di domenica 16 agosto 2020, la notte di ferragosto, la vigilanza dell'isola del Lido di Venezia era affidata, quindi di competenza della polizia di Stato, ma non era programmata la famosa volante «Lido 22», per cui non è chiaro chi sarebbe dovuto intervenire in caso di emergenza e, infatti, è intervenuta la volante 1 (volante lagunare) che ha dovuto abbandonare la vigilanza su Venezia e si è trasferita al Lido;

   prima di poter intervenire, a quanto consta agli interroganti, la volante lagunare è dovuta arrivare sul posto; un operatore è rimasto a bordo del natante ormeggiato, mentre gli altri tre, a piedi ed in fretta e furia, hanno raggiunto la sede del posto di polizia per prendere un'autovettura con colori d'istituto e, solo allora, effettuare i ben quattro interventi nei luoghi dove erano stati richiesti;

   ebbene il nuovo progetto, alla prova concreta, quella notte ha messo in evidenza chiaramente che la decisione assunta e pianificata dal Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica non ha assicurato la vigilanza e non ha garantito la sicurezza al lido di Venezia, data la macchinosità della procedura voluta con l'intervento della volante lagunare 1;

   in precedenza, invece, il personale assegnato in sede disagiata veniva impiegato per questi servizi e copriva i turni e rispettava gli accordi per le vigilanze;

   della questione è già stato investito il questore di Venezia al quale l'organizzazione sindacale ha scritto lamentando che la riorganizzazione sta di fatto seriamente compromettendo la sicurezza dei cittadini di Venezia, di Mestre e del Lido di Venezia –:

   se intenda adottare iniziative per ripristinare un'organizzazione efficiente dei servizi di vigilanza fissa a Venezia in modo da garantire adeguati livelli di sicurezza ai cittadini di Venezia, di Mestre e del Lido di Venezia.
(4-06838)


   PATELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i vigili del fuoco volontari, circa 5.000 unità in tutto il territorio nazionale con 259 sedi per la maggior parte nelle regioni del Nord, sono impegnati presso i distaccamenti volontari o presso le strutture dei comandi provinciali, anche con richiami temporanei in servizio, in occasione di sopravvenute esigenze di potenziamento dei dispositivi di soccorso;

   i cittadini che intendono arruolarsi nei quadri volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco devono essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge (età, titolo di studio e idoneità psicofisiche ed attitudinali), oltre alle qualità morali e di condotta e a non incorrere nei casi di incompatibilità di cui all'articolo 8 del decreto del Presidente della Repubblica n. 76 del 2004 e devono frequentare periodici corsi di addestramento pratico presso i comandi provinciali di residenza e, con il decreto di nomina, hanno anche gli stessi obblighi dei vigili permanenti;

   i tempi per i procedimenti relativi all'inserimento nei quadri «volontari» dei cittadini che ne fanno richiesta e sono in possesso dei requisiti necessari all'espletamento delle mansioni, sono spesso lunghi e complessi, e non sempre esenti da ostacoli;

   i vigili del fuoco volontari lavorano in propri distaccamenti dotati di mezzi antincendi e partecipano alle operazioni di soccorso con proprie squadre di intervento al pari dei vigili permanenti, ma nei comandi dove non esistono dei distaccamenti volontari, i vigili volontari in servizio vengono inseriti nelle squadre di soccorso dei vigili permanenti, ed in occasione di pubbliche calamità o catastrofi, il personale volontario può essere chiamato in servizio temporaneo e destinato in qualsiasi località e, in caso di particolari necessità, può essere inoltre chiamato in servizio temporaneo;

   i datori di lavoro per i quali i volontari lavorano stabilmente hanno l'obbligo di lasciare disponibili questi dipendenti, ai quali deve essere conservato il posto occupato;

   gli standard europei di sicurezza prevedono un vigile del fuoco ogni 1000 abitanti, mentre in Italia ne è garantito uno ogni 1600 abitanti, con forte prevalenza dei permanenti ma anche attraverso squadre volontarie in caso di necessità;

   con il decreto del 17 luglio 2020 il Ministero dell'interno ha previsto un «periodico monitoraggio, anche al fine di razionalizzare l'impiego delle risorse disponibili, all'esito del quale i distaccamenti volontari che, alla data del 31 dicembre 2021, non risulteranno attivi» o meno operativi, saranno soppressi;

   attualmente, in base all'Allegato A, parte II, secondo il Ministero non risulterebbero attive decine di sedi; in Piemonte, per esempio, ci sarebbero 13 sedi, tra cui i distaccamenti volontari di Valenza Po (AL), Santo Stefano Belbo (CN), Salbeltrand e Sauze d'Oulx (TO), mentre, secondo altre informazioni risultanti all'interrogante, esse sono pienamente operative e impegnate in centinaia di interventi;

   in alcune zone d'Italia, dalla richiesta di soccorso all'arrivo sul posto trascorrono anche 30 minuti e, se si riesce a ridurre i tempi, lo si fa grazie all'intervento delle sedi volontarie, tanto che si ritiene utile, in molte regioni, attivare iniziative per la formazione di nuovi aspiranti volontari che, in molti casi, stentano a decollare pur avendo la disponibilità delle risorse, per mancanza di istruttori professionali, di iniziative formative in carico allo stesso Ministero o disinteresse alla formazione delle stesse strutture interessate –:

   se, alla luce di quanto illustrato in premessa, intenda adottare le opportune iniziative per implementare e valorizzare la componente volontaria del Corpo nazionale dei vigili del fuoco invece di pensare alla soppressione, considerando che i volontari svolgono un ruolo fondamentale e strategico in molte parti d'Italia dove è necessario garantire un intervento più tempestivo.
(4-06854)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa riportano la notizia dell'ennesimo episodio di violenza commesso nei confronti del leader della Lega, Matteo Salvini, duramente contestato durante un intervento a Torre del Greco in provincia di Napoli, nell'ambito del tour elettorale che sta tenendo in vista delle prossime regionali del 20 e 21 settembre 2020;

   come documentato dai video girati dai cittadini presenti, il leader della Lega si è visto costretto ad interrompere il suo comizio elettorale, durato poco più di 5 minuti, a causa delle violente contestazioni di numerosi facinorosi, che, con cori, fischi e addirittura lanci di pomodori, impedivano la regolare prosecuzione della manifestazione politica;

   fatti di violenza come quelli sopra riportati non sono nuovi alla cronaca, ed infatti, a titolo meramente esemplificativo, già in data 26 agosto 2020, il senatore Matteo Salvini, durante un incontro elettorale tenutosi a Cava de’ Tirreni (Sa), diventava bersaglio di violenti ed analoghe contestazioni, già oggetto di una precedente interrogazione presentata dal firmatario del presente atto;

   la sistematicità con cui si ripetono le deplorevoli condotte sopra riportate a parere all'interrogante rischia di alterare il corretto svolgimento delle competizione elettorale in Campania e di limitare non solo il diritto costituzionalmente garantito di manifestare il proprio pensiero, ma anche quello dei cittadini di elaborare un libero convincimento politico e di essere, quindi, informati;

   secondo l'interrogante vicende come quelle in parola, fuoriuscendo dall'alveo della pacifica e lecita manifestazione del dissenso politico ed impedendo di fatto il confronto dialettico tra partiti ed idee contrapposte, comprimono le fondamenta stesse della democrazia liberale ed alimentano, al contempo, un pericoloso clima di odio e di violenza nei confronti di chi persegue ideologie politiche differenti;

   è doveroso pertanto che tutte le istituzioni intervengano con fermezza per arginare ogni forma di violenza e intolleranza al fine di preservare la democrazia della nostra Nazione e garantire il diritto di ciascuno di esprimere pacificamente le proprie opinioni e di fare propaganda politica;

   è altresì doveroso impedire che i predetti comportamenti violenti ed antidemocratici inficino il corretto svolgimento della imminente competizione elettorale in Campania ed il libero formarsi della volontà politica dei cittadini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di prevenire per il futuro il verificarsi di analoghe e più gravi condotte e garantire il corretto svolgimento delle competizioni elettorali, oltre che il diritto di voto consapevole ed informato dei cittadini.
(4-06857)


   RAMPELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   con il passare delle settimane, scandite dalle testimonianze di chi conosceva bene Mario Pincarelli e Francesco Belleggia e soprattutto i fratelli Bianchi, il brutale omicidio di Willy Monteiro, il giovane che ha pagato con la vita la sua generosità nel tentativo di sedare una lite, diventa sempre più insopportabile e, ancora una volta, come troppo spesso accade, la vicenda acquista i contorni di una tragedia che si poteva e doveva evitare;

   Marco e Gabriele Bianchi, due dei quattro ragazzi arrestati a Colleferro, con l'accusa di aver ucciso a calci e pugni il 21enne romano, sono indagati per omicidio volontario aggravato dai futili motivi e, come riportato da fonti di stampa, si trattava di persone violente, già autori di diverse risse;

   gli elementi per ritenere che i «gemelli» Bianchi potessero rappresentare un problema per la sicurezza e l'ordine pubblico c'erano tutti; eppure, le denunce a loro carico, ben dieci, e i processi non li hanno fermati: Marco Bianchi era stato arrestato per una rissa in un locale a Velletri nel maggio 2018 e poi scarcerato; altre due denunce erano arrivate poco dopo per lesioni, spaccio di droghe pesanti e violazione amministrativa; mentre il fratello Gabriele vanterebbe quattro precedenti tra minacce, lesioni, spaccio e porto abusivo di un coltello;

   è di poche ore fa la notizia che la guardia di finanza, in seguito ad accertamenti svolti sul reddito di cittadinanza percepito dai nuclei familiari degli indagati, ha chiesto ai magistrati un sequestro di beni per 27mila euro;

   l'elevato tenore di vita dei due ragazzi, fra vacanze di lusso, orologi d'oro, vestiti firmati e auto costose, è balzato agli occhi degli inquirenti sin dalle prime ore successive all'omicidio;

   anche l'indagine sul reddito di cittadinanza, secondo quanto riportato da fonti di stampa, sarebbe legata alle numerose denunce per lesioni collezionate negli ultimi due anni dagli indagati;

   gli inquirenti sospettano, infatti, che i ragazzi svolgessero la «professione» di esattori per i pusher locali e che passassero le serate a recuperare i «crediti», spesso ricorrendo alla violenza, posto che il solo sussidio dell'Inps percepito dal padre non sarebbe, da solo, sufficiente a giustificare uno stile di vita tanto elevato;

   se i fatti fossero confermati, non rimane che domandarci cosa non abbia funzionato nella società, nella scuola dell'obbligo, gravida di assistenti sociali, psicologi, centri d'ascolto, perché nessuno di questi soggetti ha trovato lo spazio per intervenire, cosa sia mancato per poterli fermare prima;

   è proprio in quell'assenza di Stato che va cercata, innanzitutto, la ragione di un dramma troppo assurdo per essere accettato senza farsi domande –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, valutata la fondatezza e gravità degli stessi, di quali elementi disponga, per quanto di competenza, circa i motivi per cui quella banda così violenta fosse libera di operare, nonostante i precedenti penali, e se e quali immediate iniziative di competenza intenda assumere per scongiurare il rischio che nuovi «casi Willy» si ripetano;

   cosa non abbia funzionato nel sistema dei controlli preventivi per l'assegnazione del reddito di cittadinanza e quali iniziative di competenza intenda adottare per rivedere e/o implementare gli attuali meccanismi di controllo sull'erogazione del sussidio pubblico agli aventi diritto.
(4-06871)


   FERRO e DEIDDA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso da notizie di stampa che si è svolto al palazzo del Governo di Reggio Calabria il Comitato per l'ordine e la sicurezza;

   il sindaco avrebbe chiesto l'intervento dei militari nelle zone nevralgiche di Mortara, Ciccarello, Rione Marconi e Arghillà per fronteggiare l'emergenza dei rifiuti;

   sempre dalla stampa si sono apprese le dichiarazioni del sindaco di Reggio Calabria che conferma la richiesta avvalorata, a suo dire, dal sostegno del prefetto;

   recentemente il Ministro della difesa, proprio a Reggio Calabria, e in occasione di un comizio elettorale per il rinnovo della carica di sindaco e del consiglio comunale, a sostegno proprio del sindaco uscente e richiedente l'intervento dell'Esercito, ha confermato e dato il proprio assenso all'utilizzo delle nostre Forze Armate per l'istituzione di presidi in zone sensibili del problema rifiuti;

   il Ministro della difesa, in occasione di un comizio elettorale nella città calabrese, ha inoltre dichiarato che l'Esercito entrerà in azione tramite l'operazione «Strade Sicure»;

   in tutte le grandi città o aree metropolitane si registrano difficoltà nella gestione dei rifiuti, ma nessuno o quasi ha chiesto l'intervento delle Forze Armate;

   in passato tale intervento c'è stato, ma in zone in cui esistevano problemi legati alla criminalità organizzata e al business dei rifiuti;

   è evidente che esistono grosse difficoltà nel sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti ed è evidente che gli amministratori locali necessitano di un aiuto da parte dello Stato, ma dal punto di vista degli investimenti e della semplificazione burocratica e fiscale;

   è altrettanto evidente come a pochi giorni dalla scadenza del mandato, dopo 5 anni, all'interrogante appare puramente propagandistico dichiarare di voler utilizzare l'Esercito senza aver utilizzato altri strumenti come la videosorveglianza o la polizia locale;

   più volte l'opposizione ha denunciato l'immobilismo dell'amministrazione comunale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se esistano legami tra il problema rifiuti e la criminalità organizzata nel comune di Reggio Calabria tanto da dover utilizzare l'Esercito, con l'operazione Strade Sicure e su quali basi e procedimenti sia stato autorizzato il cambiamento degli obiettivi sensibili.
(4-06873)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   VIZZINI e APRILE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 3 agosto 2020 il Ministero dell'istruzione ha pubblicato, dopo il via libera in Conferenza Unificata, le linee guida per la riapertura delle strutture scolastiche dedicate alla fascia 0-6 anni. Il testo fornisce indicazioni organizzative specifiche per la fascia 0-6 affinché si possa garantire la ripresa e lo svolgimento in sicurezza dei servizi educativi e delle scuole dell'infanzia in presenza, assicurando sia i consueti tempi di erogazione, sia l'accesso per lo stesso numero di bambini secondo le normali capienze;

   riguardo all'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale le stesse linee guida utilizzano una formula generica che lascia ampio spazio all'interpretazione: «Tutto il personale è tenuto all'utilizzo corretto dei dispositivi di protezione individuale. Per il personale, oltre alla consueta mascherina chirurgica, potrà essere previsto l'utilizzo di ulteriori dispositivi (ad esempio guanti in nitrile e dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose) nelle varie attività, incluso il cambio dei pannolini»;

   le linee guida salvaguardano alcune caratteristiche irrinunciabili di questa particolare fascia d'età. In particolare è sottolineato come la corporeità, la socialità, la relazione, l'esplorazione e il movimento siano aspetti non derogabili dell'esperienza di vita e di crescita dei bambini;

   gli ultimi dati Istat presentano un quadro estremamente parcellizzato sulla gestione della scuola dell'infanzia. In Italia circa il 65 per cento delle scuole dell'infanzia sono pubbliche, gestite sia dallo Stato che dai comuni. La restante parte dell'offerta formativa è costituita da strutture private. Queste percentuali tra l'altro presentano differenze molto importanti da regione a regione, tanto che, in Lombardia, l'offerta pubblica e quella privata sono quasi in condizione di parità;

   la fornitura di dispositivi di protezione individuale alle scuole per l'infanzia fa capo a chi ha la gestione delle stesse, sia esso lo Stato, il comune o i privati, determinando così differenze importanti da struttura a struttura;

   la necessità del contatto fisico tra bambini e operatori rende necessario l'utilizzo di dispositivi di protezione individuale che garantiscano standard di sicurezza maggiori rispetto alle normali mascherine chirurgiche che possono essere efficaci alle scuole primarie e secondarie dove il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro tra docenti e studenti può essere maggiormente garantito –:

   se il Ministro intenda richiedere al Comitato tecnico scientifico un parere in vista di un aggiornamento delle linee guida per la fascia 0-6 anni teso a valutare l'opportunità – per gli insegnanti della scuola dell'infanzia – di utilizzo di mascherine filtranti FFp2 come strumento di maggior protezione, data l'impossibilità di mantenere la distanza interpersonale di sicurezza con bambini della suddetta fascia di età;

   se il Ministro interrogato abbia avviato delle verifiche, per quanto di competenza, per controllare che tutte le strutture dell'infanzia sul territorio nazionale abbiano fornito agli insegnanti tutti i dispositivi di protezione individuale prescritti nelle linee guida.
(5-04604)


   PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con decreto direttoriale del 20 dicembre 2018, n. 2015, è stato bandito, su base regionale, il concorso per 2004 posti di direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga) nelle istituzioni scolastiche ed educative, per la copertura dei posti vacanti negli anni scolastici 2018-2019, 2019-2020, 2020-2021;

   nelle scorse settimane le relative procedure si sono concluse in quasi tutte le regioni e si è proceduto con l'assunzione dei vincitori;

   in Campania, dovendosi comunque tener conto dell'emergenza da Sars-Cov-2, la procedura si è conclusa il giorno 11 settembre 2020 con soli sette giorni oltre il termine «ordinatorio» del 31 agosto, previsto dal Ministero dell'istruzione come data ultima per la conclusione della prova orale. È dunque evidente che, trattandosi di pochi giorni oltre la data specificata, ad avviso dell'interrogante ben avrebbero potuto:

    la commissione concorsuale procedere con una calendarizzazione priva delle lunghe interruzioni decise dalla stessa, così da garantire la conclusione della procedura nei termini previsti;

    l'Ufficio scolastico regionale della Campania procedere secondo le indicazioni ministeriali che raccomandano la copertura dei posti vacanti e disponibili dei direttori Sga attraverso l'utilizzo della graduatoria di merito del sopra citato concorso;

   nonostante la semplicità della soluzione da adottare nel rispetto dei principi costituzionali di efficienza, efficacia e buon andamento della pubblica amministrazione, l'Usr per la Campania:

    in data 8 settembre 2020, a 3 giorni dalla conclusione della procedura concorsuale, ha inviato ai dirigenti scolastici delle scuole di ogni ordine e grado l'ordine di procedere con urgenza entro il 10 settembre (un solo giorno prima della conclusione del concorso) all'individuazione e alla verifica della disponibilità dell'assistente amministrativo interno ad assumere l'incarico di Dsga per l'anno scolastico 2020-2021;

    in data 9 settembre 2020, inoltrava alle organizzazioni sindacali la comunicazione che le nomine in ruolo dei Dsga individuati con concorso non sarebbero state effettuate sull'anno scolastico 2020-2021 e che i posti disponibili sarebbero stati coperti da personale supplente a decorrere dall'11 settembre 2020 (il giorno di conclusione del concorso stesso);

   tale indirizzo da parte dell'Usr Campania appare all'interrogante vieppiù pretestuoso (e in sostanza beffardo per i vincitori di concorso) considerando che la nomina dei facenti funzione, avvenuta nel medesimo giorno di conclusione della procedura concorsuale, esclude i vincitori medesimi dalla possibilità di accedere agli incarichi per i quali sono stati esaminati e ritenuti idonei dopo un durissimo percorso fatto da due anni di prove (test di preselezione, 2 prove scritte e prova orale);

   i posti che spetterebbero ai vincitori di concorso, cioè agli unici aventi diritto ai sensi della Costituzione e delle leggi dello Stato, verranno coperti da personale supplente con contratti annuali con scadenza al 31 agosto 2021 assunto anche in assenza dei requisiti specifici richiesti dall'incarico;

   in un contesto scolastico caratterizzato dal ricorso continuo al precariato, dopo anni di assenza di concorsi per la figura di Dsga, l'operato dell'Usr Campania appare all'interrogante illogico, contraddittorio e potenzialmente illegittimo, in quanto:

    ricorre a figure supplenti laddove sono già disponibili risorse competenti e qualificate reclutate attraverso una procedura altamente selettiva;

    si pone in contrasto con l'indirizzo politico del Ministro dell'istruzione, che ha dichiarato di voler «seppellire» il ricordo delle «graduatorie morte» attraverso l'utilizzo di modalità di reclutamento più snelle dei direttori Sga;

    pone in essere un'evidente disparità di trattamento dei concorsisti campani rispetto ai colleghi partecipanti in altre regioni –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare la Ministra interrogata affinché venga riconosciuto ai vincitori del concorso per direttore dei servizi generali e amministrativi che hanno partecipato alle procedure per la regione Campania, il diritto a essere immessi in ruolo sull'anno scolastico 2020-2021, così come sta accadendo nelle altre regioni italiane.
(5-04615)


   MELICCHIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da quanto risulta all'interrogante, in vista dell'avvio dell'anno scolastico 2020/ 2021, sarebbero ancora da assegnare ad istituti scolastici dell'ambito territoriale provinciale di Cosenza più di 500 cattedre comuni e di sostegno, evidenziandosi problemi all'interno sia dell'organico di diritto sia dell'organico di fatto, tra i posti disponibili e quelli effettivamente assegnati. Risultano gravi errori di organico sui posti comuni (che nei fatti riducono il numero complessivo di posti organico assegnati dal Ministero dell'istruzione) con un maggior numero di classi inserite a sistema che hanno prodotto uno sforamento dell'organico rientrato poi con taglio delle ore residue, ma che produce come conseguenza – in diversi istituti – un insufficiente numero di docenti per classe; manca la pubblicazione dell'organico di fatto; non vengono pubblicate le ore residue che servono a formare altre cattedre; non sono stati effettuati i miglioramenti cattedre (come prevede il contratto integrativo regionale) per i docenti titolari che generano disponibilità diverse; sull'organico di sostegno, i posti richiesti risultano in numero minore del fabbisogno: in data 21 agosto 2020 con prot. n. 0012317 venivano decretati su richiesta dell'ambito territoriale di Cosenza, n. 515 posti di sostegno. In data 31 agosto 2020 l'ambito territoriale di Cosenza pubblicava ulteriori posti in deroga, citando il decreto dell'ufficio scolastico regionale Calabria prot. 13082 del 31 agosto 2020, per ulteriori 403 posti. In totale 918 posti in deroga non sufficienti per coprire tutte le esigenze degli alunni disabili e mancanti completamente dei posti di alcune scuole. A titolo d'esempio: l'Istituto Istruzione Superiore (ISS) San Marco Argentano ha chiesto 11 posti, l'Iss Cassano 25, l'Iss Cetraro 17, l'Iss San Giovanni in Fiore ITI 25, l'Iss Corigliano «Green» 22, l'Iss Rossano «Maiorana» 25, l'Istituto comprensivo (Ic) Rose 2, l'Ic San Cerisano 6. Tutti hanno ottenuto però zero posti;

   in data 29 agosto 2020 venivano pubblicate, per la scuola dell'infanzia, primaria, secondaria di I grado e secondaria di II grado, le utilizzazioni e assegnazioni provvisorie provinciali. Questa pubblicazione non è stata preceduta in nessun modo, né dalla pubblicazione dell'organico di fatto, né dalle disponibilità dei posti cattedre e delle ore residue disponibili su cui effettuare la mobilità. La disponibilità dei posti veniva pubblicata il giorno dopo, 30 agosto 2020, comunque mancante delle ore residue. La pubblicazione delle graduatorie definitive delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie è, secondo le sigle sindacali, viziata da numerosi errori: ci sono docenti senza titolo che precedono docenti con titolo (alcuni docenti senza titolo, con assegnazione fuori provincia, risultano addirittura inseriti in testa ad alcune graduatorie); non vengono distinti i docenti di sostegno che chiedono l'utilizzazione sul sostegno ma vengono accomunati insieme a quelli di posto comune, pur trattandosi di graduatorie diverse;

   altre segnalazioni arrivano in merito a docenti in sovrannumero titolari su provincia per la classe concorso A046 che, a quanto consta all'interrogante, non ottengono la sede, mentre verrebbe data assegnazione provvisoria sulla loro stessa classe di concorso a docenti di altre classi di concorso e a docenti di fuori provincia con grave danno all'erario;

   in ultimo, alcuni docenti vengono assegnati su scuole dove la loro classe di concorso non si insegna –:

   se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative ispettive per verificare il funzionamento dell'Ufficio scolastico regionale della Calabria, ufficio V ambito territoriale di Cosenza;

   se le iniziative assunte dal suddetto ufficio siano conformi alle disposizioni vigenti in materia di determinazione degli organici e di regolare avvio delle attività didattiche e, in caso negativo, quali iniziative intenda assumere al fine di garantire il diritto allo studio degli alunni e il regolare avvio dell'anno scolastico 2020/2021 nel territorio di competenza dell'ambito territoriale provinciale di Cosenza.
(5-04640)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARFAGNA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, recante «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti», cosiddetta «Buona scuola», all'articolo 1, comma 181, lettera c), individua tra i principi e criteri direttivi per l'adozione dei conseguenti decreti legislativi quello della promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità e il riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione attraverso, in particolare, «la revisione dei criteri di inserimento nei ruoli per il sostegno didattico, al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l'intero ordine o grado di istruzione»;

   tale principio di delega risulta ad oggi sostanzialmente inattuato;

   in base a quanto riportato nei dossier elaborati negli anni da testate specializzate, come Tuttoscuola, nonostante l'aumento più che proporzionale del numero degli insegnanti di sostegno rispetto all'incremento del numero di alunni con disabilità – dai 59 mila del 1997-98 ai 173 mila del 2019-20, il 190 per cento in più – e nonostante il forte investimento statale nel comparto, pari a 6 miliardi e 250 milioni di euro l'anno, e i 44 miliardi di euro spesi solo per gli stipendi nell'ultimo decennio, il 42 per cento dei docenti, circa 73 mila, è precario. E si stima che per quest'anno la percentuale aumenterà al 45 per cento;

   la più grave conseguenza della situazione sopra descritta è che gli studenti disabili della scuola italiana non solo non potranno godere della continuità di un progetto di inclusione, obiettivo che le istituzioni scolastiche mirano a garantire nonostante il mutamento continuo degli organici e l'avvicendamento degli insegnanti, ma non potranno fruire della continuità del rapporto con gli insegnanti di sostegno ai quali erano legati, con pesanti conseguenze emotive in un momento delicato come quello dell'emergenza Covid;

   nell'anticipazione dell'ultimo dossier elaborato dalla citata testata giornalistica (http://www.tuttoscuola.com) compaiono stime allarmanti: proprio quest'anno, nella più totale indifferenza per le particolari esigenze dei giovani e giovanissimi più fragili, si potrebbe registrare un record negativo, un numero pari a 170 mila alunni con disabilità (il 59 per cento del totale), all'apertura della scuola, per effetto delle regole di reclutamento vigenti, non troveranno più nelle aule di scuola il docente di sostegno che li seguiva lo scorso anno. Nello stesso dossier, inoltre, si evidenzia che in molti casi ne cambieranno nei prossimi mesi anche più di uno –:

   quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per evitare la cosiddetta «girandola» degli incarichi ed assicurare agli alunni disabili la necessaria continuità didattica.
(4-06808)


   D'ETTORE e MUGNAI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le graduatorie provinciali di Arezzo relative alla maggior parte delle classi di concorso sono state annullate, ad eccezione di quelle del sostegno e di poche altre, con la conseguenza che alla data del 14 settembre 2020, data di apertura delle attività scolastiche, risulteranno scoperte molte classi dalla scuola dell'infanzia alle superiori;

   il caos era stato annunciato dagli errori e dalla confusione che nei giorni scorsi si sono registrati in merito alla gestione delle graduatorie provinciali dei supplenti, su tutto il territorio nazionale;

   sono stati considerevoli i ritardi nelle pubblicazioni delle graduatorie per cui i presidi, per avere i supplenti in cattedra sin dal primo giorno, hanno dato il via alle procedure di chiamata dei supplenti dalle graduatorie di istituto con la conseguenza che si assisterà al consueto «balletto» dei docenti che si susseguono fino a quando non potrà essere chiamato il docente avente diritto;

   per quanto riguarda la provincia di Arezzo, molti docenti hanno denunciato incongruità e contraddizioni tra i contenuti delle istruzioni per la compilazione dei moduli per l'iscrizione alle graduatorie provinciali per le supplenze e le concrete possibilità di metterle in atto;

   di fatto, i docenti di sostegno, in quanto docenti di classe, saranno costretti a sostituire i docenti curriculari, dove mancanti, quanto meno nel compito di sorveglianza della classe, con la conseguenza che la loro attività verso l'alunna/o disabile, con cui avrebbero dovuto cominciare a costruire un percorso sin dal primo giorno di scuola, sarà procrastinata e ritardata;

   i docenti della provincia aretina denunciano il fatto che, nelle procedure di iscrizione alle graduatorie provinciali, non è stato possibile esprimere la preferenza tra l'assegnazione di una supplenza fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) e l'assegnazione di una supplenza annuale (31 agosto) così come, a coloro ai quali è stata conferita una supplenza sulla materia, non è stata data la possibilità di scegliere uno spezzone orario anziché una cattedra intera;

   la quasi totalità delle cattedre curricolari saranno convocate a partire dal 15 settembre 2020 in seguito all'annullamento delle precedenti convocazioni a causa di problemi derivanti dal malfunzionamento del server dell'ufficio scolastico provinciale –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere la Ministra interrogata al fine di garantire un avvio delle attività scolastiche tale da evitare agli alunni e agli studenti delle scuole italiane, soprattutto per questo anno scolastico che presenta già numerose incognite e complessità, il ricambio' continuo dei supplenti in seguito alla mancanza di coordinamento e di efficienza degli uffici provinciali;

   se non ritenga di dover adottare iniziative volte al riconoscimento della professionalità dei docenti;

   quali iniziative intenda adottare per garantire agli studenti che hanno diritto al sostegno un servizio che tenga conto sin dai primi giorni delle loro specifiche esigenze e della loro maggiore fragilità, tanto più dopo la chiusura delle scuole per l'emergenza da Covid-19 che ha rappresentato e determinato per loro e per le famiglie, più che per altri, una condizione di estrema difficoltà e disagio.
(4-06816)


   ZIELLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2020, dopo il lockdown, è finalmente ripreso l'anno scolastico;

   tuttavia, le uniche certezze di tale ripresa restano i ritardi nell'assegnazione delle cattedre e il ruolo primario del personale precario, chiamato anche stavolta ad assicurare il regolare svolgimento delle lezioni, per poi essere di nuovo relegato nel limbo delle incertezze professionali;

   la campanella è ormai suonata, ma mancano all'appello oltre 2.500 docenti;

   a Pisa il 40 per cento delle cattedre resterà vacante almeno fino alla prossima settimana quando è previsto il termine delle procedure per le nomine del personale supplente e per l'assegnazione dei posti ancora scoperti;

   800 sono gli insegnanti senza alcuna specializzazione, ai quali andranno incarichi su cattedre per il sostegno, 11.000 sono gli aspiranti supplenti che quest'anno cercano lavoro nella scuola costretti a subire i ritardi dovuti alle rettifiche delle cosiddette graduatorie provinciali per le supplenze;

   tutto ciò avrà ricadute molto pesanti sulla qualità dell'insegnamento e di conseguenza sul diritto allo studio dei nostri ragazzi –:

   quali siano le ragioni per cui non si è cercato di prevenire una tale situazione e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere al fine di rimediare a quello che appare all'interrogante un vero e proprio disastro.
(4-06817)


   AMITRANO, DEL SESTO e PERANTONI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a partire dagli anni Ottanta, la medicina scolastica ha subito a livello regionale un drastico ridimensionamento e, sebbene alcune aziende sanitarie regionali abbiano mantenuto il medico scolastico, questi si deve occupare in media di 5 mila studenti;

   tutti i bambini e i giovani hanno diritto ad essere educati in una scuola che promuove la salute; è infatti dimostrato che i determinanti dell'educazione e della salute sono inseparabilmente collegati;

   l'articolo 3 della Convenzione internazionale sui diritti per l'infanzia del 1989 impegna gli Stati ad «assicurare al fanciullo la protezione e le cure necessarie al suo benessere» e a vigilare «affinché il funzionamento delle istituzioni, servizi e istituti che hanno la responsabilità dei fanciulli e che provvedono alla loro protezione sia conforme alle norme stabilite dalle autorità competenti in particolare nell'ambito della sicurezza e della salute»;

   la pandemia da Covid-19 ha posto il problema del ritorno a scuola in condizioni di massima sicurezza attraverso l'introduzione di misure e azioni di carattere eccezionale per sostenere e migliorare le condizioni di salute, intese nel loro senso più ampio, di tutto il personale scolastico poiché la tutela e la difesa della salute coincidono con la creazione di condizioni favorevoli alla crescita ed allo sviluppo della persona, non solo prevenendo ed anticipando gli eventi nocivi per la salute, ma soprattutto promuovendo azioni utili affinché i ragazzi apprendano le giuste modalità per far fronte ai propri bisogni di salute;

   la scuola non solo garantisce la didattica, ma è anche ambito di apprendimento della socialità e della convivenza, luogo dove con bambini e adolescenti devono lavorare in sicurezza educatori, insegnanti e personale attraverso un doveroso senso di responsabilità da parte di tutti; in questo senso il recente dibattito sul rientro a scuola ha posto l'accento sulla opportunità di ripristinare la figura del medico scolastico, affinché nelle scuole non debbano essere gli stessi insegnanti i referenti per la vigilanza sull'andamento del Coronavirus;

   il 26 giugno 2020 sono state pubblicate le linee guida per il ritorno a scuola nel mese di settembre (Piano scuola 2020-2021 - 26 giugno 2020) ove si afferma la necessità di «Raccordi tra gli Istituti scolastici e i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali, anche tramite la previsione di uno specifico referente medico per le attività scolastiche»;

   molte iniziative sono state adottate dal Governo e dalle regioni per contenere la diffusione del Covid-19 e, a parere dell'interrogante, ad oggi c'è la necessità di potenziare la medicina sul territorio per le politiche di prevenzione, poiché mancano da molti anni i cosiddetti «medici dei servizi» cioè quei professionisti che si dovrebbero occupare della prevenzione scolastica, delle vaccinazioni, dell'epidemiologia, anche di coordinare i cosiddetti test sierologici, e si scarica invece ancora tutto sugli ospedali, sul 118, sul pronto soccorso e sugli ambulatori dei medici di famiglia, lasciando ai dipartimenti di prevenzione delle Asl ogni decisione in caso di contagi a scuola –:

   se i Ministri interrogati intendano adottare ulteriori iniziative di revisione del decreto legislativo n. 502 del 1992, volte ad individuare come referenti scolastici per gli aspetti concernenti il Coronavirus, in ogni sede di struttura scolastica e nei servizi educativi dell'infanzia, esclusivamente personale sanitario, in quanto sono queste le figure che hanno le competenze per svolgere la vigilanza sanitaria e, allo stesso tempo, possono interfacciarsi positivamente con i dipartimenti di igiene e prevenzione sanitaria delle Asl al fine di assicurare agli studenti la massima sicurezza per evitare, prevenire o diagnosticare precocemente l'infezione da Covid-19 o altre patologie infettive.
(4-06818)


   VILLANI, MANZO, NAPPI, MARTINCIGLIO, MAGLIONE, BARBUTO e DEL MONACO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza del Ministero dell'istruzione n. 60 del 10 luglio 2020 si è entrati nella pratica attuazione delle Gps, acronimo di graduatorie provinciali per le supplenze, da utilizzare in via sussidiaria rispetto a quelle ad esaurimento, per l'assegnazione delle supplenze sino alla fine delle attività didattiche o dell'anno scolastico;

   le Gps prevedevano un solo modo di partecipazione a mezzo di predisposizione ed invio di domanda telematica;

   l'articolo 9 della su citata ordinanza stabilisce al comma 2, la possibilità di ricorrere avverso le graduatorie, come pubblicate sui siti degli ex provveditorati agli studi, o tramite ricorso al Tar o tramite ricorso al Presidente della Repubblica;

   orbene, non essendo stato altresì previsto, un periodo transitorio per eventuali integrazioni o ricorsi avverso punteggi troppo bassi o troppo alti di eventuali concorrenti, i candidati possono solo chiedere al Csa in autotutela d'intervenire per l'eventuale correzione, cosa improponibile ad un addetto ai lavori viste le graduatorie divenute già definitive, mancando il suddetto periodo provvisorio per poter intervenire;

   inoltre, la detta procedura vede un tempo di almeno 30 giorni prima di un eventuale riscontro da parte del Csa e nelle more, le supplenze verrebbero assegnate con conseguente caos per sopravvenute revisioni;

   diverse sigle sindacali hanno chiesto al Ministero una finestra di almeno 3 giorni in cui dare la possibilità a chi ha necessità d'integrare la domanda di poterlo fare oppure di segnalare anomalie o richieste di verifica su eventuali punteggi assegnati in automatico dal sistema sulla base di un'autocertificazione, evitando così anche la necessità di dover andare davanti al Tar, in un periodo in cui anche adire le vie giudiziarie è complicato a causa della pandemia da virus Covid-19;

   le graduatorie, qualunque esse siano, hanno lo scopo di far emergere, sulla base dei titoli dichiarati o delle prove superate, la qualità di chi ne fa parte;

   sarebbe profondamente ingiusto, andando a falsare la stessa creazione della Gps, vedersi superati perché si è omesso di dichiarare i propri titoli, come quelli di servizio già noti al Ministero, per un proprio errore od a causa del sistema informatico, che può non averli registrati, oppure per un'errata interpretazione del decreto ministeriale, o per non aver potuto ricorrere contro un altro concorrente che ha autocertificato male in buona o cattiva fede, circostanza che lo porta a scavalcare ingiustamente un'altra posizione;

   intanto, restano in vigore le graduatorie d'istituto, per le quali non si è proceduto più al loro aggiornamento, previsto inizialmente per la primavera-estate del 2020 e poi rinviato sine die;

   nel frattempo, è stata data la possibilità a quanti chiedevano l'inserimento nelle Gps, di essere inseriti nelle graduatorie d'istituto individuando sino a 20 istituti scolastici per classe di concorso;

   sembra intendersi, dalla lettura della suddetta ordinanza, che le graduatorie d'istituto saranno articolate in 3 fasce, tanto si legge nell'articolo 11; la prima è quella determinata ai sensi dell'articolo 9-bis del decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 374 del 2019; si prevedeva altresì la possibilità, all'articolo 9 comma 1, di poter presentare domanda di permanenza-aggiornamento per il triennio 2020/2021, 2021/2022 e 2022/2023;

   tuttavia, non risulta ad oggi mai attuata la suddetta possibilità;

   la situazione si considera urgente nella misura in cui saranno congelate le graduatorie d'istituto alle quali si attingerà in prima fascia per i docenti già presenti in esse e poi per tutti gli altri, presenti nella seconda e terza fascia, nate successivamente con l'ordinanza per le Gps –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza ritenga di adottare al fine di prevedere, dando un chiaro segno di disponibilità verso il corpo docente e di rispetto per l'istituzione scolastica lato sensu, la riapertura delle stesse graduatorie, andando ad attingere, se necessario, da quelle d'istituto per coprire le cattedre vacanti almeno sino a quando non siano correttamente cristallizzate le graduatorie provinciali per le supplenze, ipotesi anche questa indicata da molti sindacati del settore scolastico.
(4-06819)


   CIABURRO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, la riapertura degli istituti scolastici su tutto il territorio nazionale non è stata esente da problemi, in larga prevalenza legati ad una gestione logistica del tutto insufficiente al contesto affrontato dagli studenti italiani, così come dai dirigenti scolastici e dai sindaci, i quali costituiscono presidio fondamentale nell'identificazione di spazi utili per lo svolgimento delle attività scolastiche a seguito delle nuove necessità in materia di distanziamento sociale;

   sono infatti circa 100.000-150.000 le cattedre ad oggi ancora vacanti e circa 200.000 le cattedre, su tutto il territorio nazionale, da dare in supplenza, 50.000 in più rispetto all'anno scolastico 2019/2020, dato che indica come l'intero comparto dell'istruzione si trovi in realtà sotto organico su tutto il territorio nazionale, anche a causa di lungaggini burocratiche legate alle graduatorie, nonché alla malagestione dei concorsi ed al negligente impiego delle risorse qualificate disponibili;

   mancano in modo particolare insegnanti di sostegno, visto che delle 20.000 assunzioni previste per l'anno scolastico 2020/2021 ad oggi se ne sono manifestate soltanto 2.000, impedendo a numerosi studenti disabili di partecipare alle attività scolastiche: sono infatti oltre 100.000 gli studenti con disabilità, su un totale di circa 280.000, che non possono contare stabilmente su un docente specializzato;

   ad oggi sono inoltre 400.000 i banchi monoposto consegnati dal Ministero dell'istruzione alle scuole, a fronte dei 2,4 milioni di banchi necessari per consentire le più basilari attività all'interno degli edifici scolastici, con la conseguenza che, ad oggi, numerosi studenti sono costretti a operare con soluzioni di fortuna;

   vi sono poi numerosi studenti lavoratori i quali, soprattutto nei piccoli comuni, svolgono professionalità che costituiscono veri e propri presidi per le comunità e che si trovano a frequentare corsi serali in condizioni di insicurezza, con il rischio di contrarre il COVID-19, essere sottoposti a quarantena e di conseguenza cessare la propria attività, con tutte le conseguenti ricadute sul loro status economico e sulla comunità stessa;

   nel caso delle scuole serali, infatti, non sono attualmente previste modalità di formazione ed istruzione mediante didattica a distanza, tali da rendere compatibili le attività di formazione con le esigenze di sicurezza degli studenti lavoratori –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere per:

    a) permettere tempestivamente l'adeguata ripresa dell'anno scolastico in corso, in particolar modo garantendo le necessarie forniture di banchi entro il più breve tempo possibile anche alla luce delle evidenze di cui in premessa;

    b) rispondere alle criticità in materia di personale docente e di insegnanti di sostegno, garantendo una tempestiva assunzione del personale necessario per consentire la ripresa delle attività scolastiche per tutti gli studenti entro il mese di ottobre 2020, attingendo in particolar modo a tutte quelle professionalità utilizzabili di cui in premessa;

    c) fornire alle scuole serali ed ai loro studenti tutte le strumentazioni necessarie per poter seguire le lezioni con modalità di didattica a distanza, garantendo la sicurezza per gli studenti lavoratori ed il più alto contenimento possibile dei contagi.
(4-06824)


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   non sfugge come la riapertura delle scuole rappresenti uno dei passaggi più delicati ed importanti per la graduale ripresa della normalità a seguito della crisi pandemica, e come essa porti con sé forti elementi di rischio: l'elevata età media del personale scolastico, la grande popolazione scolastica, la presenza di personale e studenti con fragilità;

   in questo quadro, il fattore chiave del successo della ripresa delle attività scolastiche sarà naturalmente la sorveglianza dei possibili focolai di COVID-19, da attuarsi, come previsto dalle linee guida emanate dal Ministero dell'istruzione, per mezzo di un attento monitoraggio epidemiologico in caso di studenti o personale scolastico che presentino sintomi COVID-compatibili o che abbiano avuto contatti con persone affette da COVID-19;

   qualora uno studente o un lavoratore siano positivi, o qualora siano un contatto di una persona risultata positiva al COVID-19 o qualora essi presentino sintomi COVID-compatibili, le linee guida prevedono pertanto numerose prescrizioni di minimizzazione del rischio, quali ad esempio la quarantena precauzionale, la somministrazione di test diagnostici o il certificato di avvenuta guarigione da COVID-19 a seguito di due tamponi negativi;

   nel caso però di uno studente assente da scuola per malattia, ma che non sia però dovuta a COVID-19, il processo di reammissione a scuola presenta alcune complessità;

   al fine del rientro presso gli istituti scolastici in seguito ad assenze per malattia superiori ai 5 giorni, agli studenti a partire dal 1967 è richiesto di presentare un certificato prodotto dal medico curante, al fine di attestare la propria avvenuta guarigione. Gradualmente però molte regioni sono intervenute sul tema, talvolta revocando l'obbligo della certificazione di avvenuta guarigione, talvolta modificandone i termini e dando quindi luogo ad una notevole disomogeneità legislativa;

   ad oggi in alcune regioni, quali Liguria, Veneto e Piemonte, è sufficiente un'autocertificazione dei genitori, mentre in altre non è necessaria alcuna certificazione. In altre regioni, quali Sardegna, Toscana, Lazio, Puglia, è richiesta la certificazione del medico dopo 5 giorni di assenza per malattia, mentre in Sicilia essa è necessaria solo dopo 10 giorni di assenza;

   a questo quadro complesso si somma che nell'impossibilità di escludere che alcune delle assenze per malattia ordinarie non siano casi di COVID-19 non diagnosticato, dai mezzi di stampa risulta che alcune scuole stiano negando il rientro degli studenti a seguito di assenze per malattia ordinaria, qualora non presentino un referto di tampone negativo o una certificazione del medico curante. Ciò costituisce, secondo l'interrogante, un eccesso di cautela rispetto a quanto previsto dalla normativa, e rischia di penalizzare ingiustamente gli studenti –:

   se il Ministro interrogato intenda valutare l'opportunità di adottare le iniziative di competenza per uniformare la normativa nazionale in merito ai certificati di rientro a scuola in seguito a periodi di malattia superiori a cinque giorni, e integrare le linee guida già pubblicate, inserendo riferimenti relativi a questa specifica casistica, al fine di limitare l'arbitrarietà nell'applicazione della normativa e semplificare le procedure di rientro a scuola degli studenti.
(4-06832)


   RAMPELLI, FRASSINETTI, BUCALO, RIZZETTO e MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni i docenti stanno ricevendo la seguente comunicazione: «Gentile docente si sono rese disponibili presso la nostra scuola (...) n. 1 supplenza classe di concorso A022 – ore 18 – a tempo determinato fino all'8 giugno 2021 resa disponibile da Organico Covid. In base all'O.M. 60 del 10 luglio 2020 C.M. 26481 del 5 settembre 2020 il contratto prevede la risoluzione dello stesso in caso e per giusta causa senza diritto ad alcun indennizzo nel caso di sospensione delle attività didattiche»;

   tale comunicazione è, purtroppo, il risultato atteso di quella che gli interroganti giudicano una scellerata previsione normativa contenuta nel cosiddetto decreto Rilancio, in cui si legge: «1. Al fine di consentire l'avvio e lo svolgimento dell'anno scolastico 2020/2021 net rispetto delle misure di contenimento dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, con ordinanza del Ministro dell'istruzione, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, sono adottate, anche in deroga alle disposizioni vigenti, misure volte ad autorizzare i dirigenti degli uffici scolastici regionali, nei limiti delle risorse di cui al comma 2, a: [...] b) attivare ulteriori posti di incarichi temporanei di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) a tempo determinato dalla data di inizio delle lezioni o dalla presa di servizio fino al termine delle lezioni, non disponibili per le assegnazioni e le utilizzazioni di durata temporanea. In caso di sospensione dell'attività in presenza, i relativi contratti di lavoro si intendono risolti per giusta causa, senza diritto ad alcun indennizzo; [...]»;

   secondo quanto riportato da fonti di stampa, oltre 50mila precari, se possibile, saranno più precari di quelli che finora hanno consentito di tenere in piedi il sistema scolastico italiano;

   ci fregiamo di essere uno Stato di diritto, ma la norma in questione, di fatto, consente che i supplenti possano essere licenziati nel caso di un nuovo lockdown, non possano proseguire la loro attività in caso di didattica a distanza e non abbiano diritto nemmeno all'indennità di disoccupazione percepita da tutti i precari in servizio nella scuola, quando scade la supplenza, in attesa di una nuova chiamata con la ripresa dell'anno scolastico;

   non solo il Governo non rimedia in alcun modo ai tagli strutturali delle cattedre e non stabilizza i precari in servizio da più di tre anni, ma sta creando un nuovo organico precario per le esigenze imposte dal contenimento dei contagi da Covid-19;

   in un post su Facebook del 15 luglio 2020, anche il sottosegretario per l'istruzione De Cristofaro aveva parlato di «un'evidente ingiustizia e disparità e un aspetto punitivo nei confronti di professori e collaboratori» e aveva sostanzialmente chiesto la modifica della sconcertante norma che, al momento, non sembra essere stata realizzata;

   la precarietà dei docenti non metterà certamente in discussione l'impegno profuso, ma tale disposizione di legge rappresenta, in ogni caso, uno strumento «usa e getta» che offende la dignità di tantissimi docenti e personale Ata precari;

   non va dimenticato, peraltro, che da sempre i docenti precari rappresentano una risorsa indispensabile all'interno del contesto scolastico e lo saranno ancora di più in questo particolare anno scolastico appena iniziato;

   quello del personale scolastico precario è un altro grave tassello che si aggiunge a una situazione già drammatica, con l'assenza di banchi, spazi adeguati, mascherine e insegnanti, alunni e famiglie penalizzati da orari allucinanti, doppi turni e oltre 280mila studenti disabili, il 3,3 per cento della popolazione scolastica, costretti a casa perché mancano insegnanti di sostegno –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per modificare la previsione normativa in esame e, in particolare, sanare la drammatica situazione in cui versa il sistema scolastico italiano.
(4-06855)


   DE ANGELIS, DURIGON, GERARDI e ZICCHIERI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a neanche una settimana dalla riapertura delle scuole, gli istituti nel Lazio sono nel caos sia per la mancanza di organizzazione nella didattica che per la gestione di alunni positivi al Covid-19 e dei compagni di classe;

   dinanzi al plesso Belli, facente parte dell'istituto comprensivo Parco della Vittoria, frequentato anche dal figlio del Presidente del Consiglio Conte, i genitori hanno tenuto un sit-in di protesta per gli orari ridottissimi, le turnazioni delle presenze e la mancanza di didattica a distanza;

   alla scuola materna Isacco Artom, in zona Monteverde, invece, in controtendenza al divieto di assembramenti e «classi pollaio», sono state trasferite quattro aule della vicina scuola Girolami, chiusa da aprile 2019 a seguito del crollo di un controsoffitto;

   l'istituto comprensivo Espazia, scuola media di Monterotondo, a seguito di un caso positivo di un alunno al terzo giorno di riapertura, ha posto in quarantena l'intera classe;

   presso l'Highlands Institute di via della Scultura a Roma, un bambino di una classe primaria è risultato positivo al Covid-19 e l'intera classe frequentata dall'alunno è stata posta in quarantena dall'Asl di competenza, ma i fratelli dei bambini coinvolti non sono stati interessati da analoghe misure di sicurezza, rendendo alto il rischio di contagiare altri studenti, altre classi e altri contesti scolastici;

   l'istituto Marymount International, su indicazione dell'Asl Rm1, ha posto in quarantena, oltre al soggetto risultato positivo al Covid-19, anche 9 alunni ritenuti «contatti stretti», richiedendo per essi l'esito negativo del doppio tampone prima della riammissione in classe, valutando e trattando, quindi, gli alunni in isolamento fiduciario in quanto contatti stretti di un caso di Covid come se fossero essi stessi positivi;

   il paradosso di questa gestione incoerente è che compagni di classe ritenuti «contatti stretti», con esito negativo al tampone effettuato dopo il periodo medio di incubazione (5-6 giorni dall'ultimo contatto), si ritrovano ad essere «socialmente» liberi di circolare ovunque tranne che a scuola, mentre fratelli e sorelle «contatti stretti» non sono valutati soggetti a rischio tali da indurre la disposizione di isolamento fiduciario per essi e per il relativo contesto scolastico –:

   se e quali urgenti iniziative, nell'ambito delle rispettive competenze, i Ministri interrogati intendano adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa, al fine di garantire la massima presenza a scuola dei ragazzi, pur nel rispetto del distanziamento sociale, e l'omogeneità ed univocità di trattamento degli alunni positivi al Covid-19 e dei compagni individuati quali «contatti stretti».
(4-06869)


   GUIDESI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a Somaglia, nel lodigiano, l'istituto comprensivo Borsa rimanda il tempo pieno al 30 novembre per garantire le lezioni anche in caso di malattia dei docenti e abituare gli allievi alla staticità prolungata, «puntando sulla qualità rispetto alla quantità»;

   tale decisione ha immediatamente sollevato le proteste delle famiglie, che, non avendo ricevuto risposta dai rappresentanti scolastici, sono state costrette a rivolgersi al provveditorato e al prefetto di Lodi;

   l'assenza del tempo pieno è stata infatti comunicata solo il 2 settembre 2020, determinando sulle famiglie una difficoltà di organizzazione familiare e lavorativa non da poco, perché il tempo pieno non ha solo una valenza formativa per gli alunni che se ne avvalgono, ma rappresenta, al tempo stesso, una risorsa sociale per i genitori impegnati nel lavoro o alla ricerca di una occupazione;

   la sospensione delle attività didattiche in presenza ha richiesto il ripensamento della didattica e la ridefinizione delle modalità di insegnamento-apprendimento da remoto;

   l'istituto Borsa ha dovuto affrontare spesso anche la carenza di docenti, e per questa ragione le famiglie chiedono insistentemente di poter organizzare in tempi rapidi la didattica a distanza per chi sarà costretto a rimanere a casa –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di garantire agli alunni dell'istituto citato in premessa e alle loro famiglie il tempo pieno e la didattica a distanza in tempi congrui.
(4-06874)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta orale:


   ASCARI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel magazzino logistico della Centrale Adriatica Società Cooperativa di Anzola Emilia, che gestisce la logistica per i negozi a marchio Coop nel nord Italia, sono impiegati oltre 300 lavoratori, tra lavoratori diretti e i lavoratori in appalto delle società Ellepi Service Srl;

   il 7 settembre 2020, Centrale Adriatica ha comunicato ai sindacati l'avvio di un progetto di ristrutturazione del suddetto magazzino di durata biennale, al fine di ammodernare e rendere efficiente la struttura, a partire dal prossimo autunno, con il conseguente dirottamento dei volumi di merce sugli altri magazzini della rete logistica del nord (Parma, Cesena e San Vito al Tagliamento), determinando la totale sospensione dell'attività di tutti i lavoratori diretti e in appalto ivi impiegati;

   per tale ragione, Centrale Adriatica ha comunicato ai sindacati la rescissione del contratto di appalto, a partire da inizio ottobre 2020, con la società Ellepi Service Srl che, attualmente, sembrerebbe non essere impegnata in altri appalti;

   conseguentemente, vi sarebbe il rischio di licenziamento collettivo per cessazione dell'attività per i quasi 200 lavoratori dell'impresa;

   negli ultimi giorni si sono tenuti alcuni incontri, nell'ambito del tavolo metropolitano di salvaguardia del patrimonio produttivo, tra sindacati, società coinvolte, città metropolitana di Bologna, regione Emilia-Romagna, sindaco di Anzola Emilia e Agenzia regionale per il lavoro, a seguito dei quali è stata ventilata l'ipotesi di concedere ai lavoratori in appalto il Trattamento straordinario di integrazione salariale di cui all'articolo 44 del decreto «Genova» (decreto-legge n. 109 del 2018);

   tale trattamento può essere «autorizzato sino ad un massimo di dodici mesi complessivi, previo accordo stipulato in sede governativa presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali [...] qualora l'azienda abbia cessato o cessi l'attività produttiva e sussistano concrete prospettive di cessione dell'attività con conseguente riassorbimento occupazionale»;

   appare evidente la disparità di trattamento tra lavoratori diretti, ai quali sarebbe garantita la cassa integrazione straordinaria per 24 mesi, e quelli in appalto che la percepirebbero per soli 12 mesi;

   si chiede l'interrogante come, da un giorno all'altro, possano le quasi 200 famiglie provvedere al proprio sostentamento, con una cassa integrazione pro-capite mensile che, stando ad alcuni calcoli, non arriverebbe a 1.000 euro netti, dopo diversi anni di lavoro nei magazzini Coop;

   un'alternativa, nelle more del termine dei lavori di ristrutturazione, sarebbe il temporaneo assorbimento, su base volontaria, dei lavoratori presso gli altri magazzini del nord Italia presso i quali saranno dirottati i flussi di merci e che, inevitabilmente, dovranno far fronte ad un maggiore carico di lavoro, con una presumibile necessità di ulteriore forza lavoro;

   nessuna garanzia è stata fornita in merito al futuro riassorbimento delle forze lavoro dirette e in appalto, all'interno del magazzino di Anzola Emilia, una volta terminati i lavori –:

   se, con riferimento alle vicende descritte in premessa, sia stato avviato l'iter per l'accordo relativo alla concessione del trattamento straordinario di integrazione salariale per le imprese in crisi, ai sensi dell'articolo 44 del decreto-legge n. 109 del 2018, e se non intenda subordinare la conclusione dell'accordo medesimo alla previa concessione di solide e concrete garanzie, da parte delle società coinvolte, per il completo riassorbimento della forza lavoro diretta e in appalto attualmente impiegata nel magazzino di Anzola Emilia;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, anche partecipando al tavolo metropolitano di cui in premessa ovvero promuovendo l'istituzione di un tavolo di crisi, per sostenere l'immediato assorbimento, su base volontaria, della forza lavoro attualmente impiegata nel magazzino di Anzola Emilia nei magazzini del nord Italia che gestiranno gli ulteriori flussi di merci dovuti ai lavori di ristrutturazione.
(3-01752)


   DEIDDA, ROTELLI, GALANTINO e FERRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 prevede per il personale militare che «la pensione spettante al militare che abbia maturato almeno quindici anni e non più di venti anni di servizio utile è pari al 44 per cento della base pensionabile»;

   l'Inps, al contrario, ha calcolato l'importo della pensione applicando un'aliquota inferiore e meno favorevole facendo riferimento, anziché all'articolo 54, all'articolo 44, che riguarda esclusivamente il personale civile;

   l'Inps ha da sempre respinto le istanze e ha costretto i ricorrenti, ingiustamente penalizzati, ad attivare diverse azioni di contenzioso che le diverse sezioni regionali della Corte dei conti hanno accolto riconoscendo il diritto alla riliquidazione delle pensioni;

   a seguito delle numerosissime sentenze favorevoli conseguite, si è consolidato un orientamento giurisprudenziale secondo cui l'articolo 44 citato non può trovare applicazione al personale militare in quanto ricompreso nel capo I del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 già richiamato riservato al personale civile. Diversamente, ai sensi del combinato disposto di cui agli articoli 54 del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 e 1, comma 12, della legge n. 335 del 1995, è stato riconosciuto che i militari che hanno maturato al 31 dicembre 1995 una anzianità contributiva compresa tra i 15 e i 20 anni hanno diritto all'applicazione dell'aliquota del 44 per cento per la determinazione della quota retributiva del proprio trattamento pensionistico (Corte dei conti, Sez. I Giur. Centrale d'Appello 5 giugno 2019, n. 197; Corte dei conti, Sez. giur. reg. Calabria, 17 settembre 2018, n. 206; Corte dei conti, Sez. I Giur. Centrale d'Appello, 8 novembre 2018, n. 422);

   l'Inps, contro tali decisioni, ha proposto ricorso in appello presso le sezioni centrali ma anche in questa occasione l'Ente previdenziale ha avuto nuovamente torto;

   la Corte dei conti, con la sentenza sopra citata, ha respinto l'appello dell'istituto ed ha riconosciuto, in favore del pensionato ricorrente, l'applicazione dell'aliquota di rendimento del 44 per cento, prevista per i militari dall'articolo 54, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973;

   nella formulazione delle conclusioni la Corte dei conti ha confermato la sentenza di 1° grado e ha dichiarato che, nei confronti del ricorrente, trova applicazione l'aliquota di rendimento del 44 per cento prevista per i militari dall'articolo 54 , comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica n. 1092 del 1973 –:

   se i Ministri interrogati, per quanto di competenza, siano informati di quanto riportato in premessa e quali iniziative intentano adottare al fine di rispettare quanto sancito dalla varie sentenze della Corte dei conti, riconoscendo la giusta applicazione del ricalcolo delle pensioni degli appartenenti alle Forze armate e delle Forze dell'ordine.
(3-01757)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 30 giugno 2020, diciassette lavoratori somministrati, assunti a tempo indeterminato dalla agenzia per il lavoro Adecco e impegnati presso Poste Italiane spa, hanno visto interrompere la loro missione lavorativa. La decisione di Poste Italiane di chiudere questi contratti deriva da un'interpretazione, a parere dell'interrogante non condivisibile, che considera il limite dei 24 mesi, previsto per i lavoratori a tempo determinato, applicabile anche a questi lavoratori;

   si tratta, invece, di lavoratori somministrati, che non hanno un contratto temporaneo, ma sono stati assunti a tempo indeterminato dall'agenzia per il lavoro Adecco. Al riguardo, la circolare n. 17 del 31 ottobre 2018 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali esplicita che nessuna limitazione temporale è prevista per i somministrati assunti a tempo indeterminato, inviati in una missione temporanea;

   quanto successo a questi lavoratori si sta progressivamente verificando anche per gli oltre 200 somministrati che, con scadenze differenti, sono impegnati presso Poste Italiane spa;

   in questi mesi si stanno, dunque, svolgendo delle manifestazioni di protesta dei lavoratori in somministrazione di Adecco, in missione presso Poste Italiane spa sostenuti dalle organizzazioni sindacali del settore della somministrazione di lavoro, Felsa, Cisl, Nidil, Cgil, Uiltemp;

   sembra che Poste Italiane spa intenda sostituire i lavoratori somministrati, professionalmente formati, tutelati dai contratti collettivi nazionali di lavoro e garantiti nella parità di trattamento rispetto ai dipendenti diretti della società, con altri lavoratori, gestiti da appaltatori, che, a quanto consta all'interrogante, si troverebbero con meno tutele e con salari molto più contenuti, abbattendo in questo modo il costo del lavoro e la qualità del servizio;

   a fronte di mobilitazioni, il Ministero dello sviluppo economico nel corso di un incontro del 4 agosto 2020, aveva offerto rassicurazioni circa l'apertura di un tavolo di confronto con Poste Italiane, per tutelare questi lavoratori. Tuttavia, ad oggi, la società non ha mostrato alcuna volontà di un concreto confronto, insistendo su un'errata interpretazione della normativa sul lavoro in somministrazione a discapito dei lavoratori. Con ciò anche ponendosi, secondo l'interrogante, in contrasto con le deroghe, volte a garantire la continuità occupazionale, previste dalla normativa introdotta per l'emergenza sanitaria Covid-19;

   pertanto, i lavoratori somministrati di Adecco in missione presso Poste Italiane spa stanno vivendo una drammatica situazione di incertezza, poiché la società non dà alcun reale segno di voler cambiare posizione per salvaguardare i posti di lavoro in questione, superando positivamente l'erroneo blocco posto sull'utilizzo della somministrazione a tempo indeterminato oltre i 24 mesi ed evitando i licenziamenti;

   si tratta di una situazione inaccettabile che a parere dell'interrogante vede la violazione dei diritti di questi lavoratori in somministrazione anche a causa di un'arbitraria applicazione della legge in materia –:

   quali siano gli orientamenti dei Ministri interrogati per quanto di competenza alla questione;

   se e quali iniziative di competenza intendano adottare per aprire un tavolo di confronto con Poste Italiane spa, nel rispetto di quanto deciso nell'incontro presso il Ministero dello sviluppo economico del 4 agosto 2020 sulla vertenza esposta in premessa;

   se e quali iniziative intendano adottare affinché, nel caso esposto, i contratti di somministrazione non vengano interrotti e si sospenda il processo di esternalizzazione, fino a quando non vi sia un accordo che tuteli in modo definitivo i lavoratori in somministrazione;

   se e quali iniziative di competenza intendano porre in essere affinché, nel rispetto della normativa in materia, Poste Italiane garantisca continuità occupazionale ai lavoratori in somministrazione a cui fa ricorso.
(5-04600)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il reddito di cittadinanza va urgentemente riformato, alla luce delle analisi di tutti i dati disponibili sull'andamento di questo strumento che dimostrano come sia stato del tutto snaturato, in fase di attuazione della relativa normativa;

   innanzitutto, il reddito di cittadinanza risulta essere stato concesso senza adeguate verifiche preventive sul reale stato patrimoniale dei richiedenti, dando luogo a molteplici abusi e al conseguente danno economico per le casse dello Stato;

   in base alle stime dell'Inps, con l'incrocio di dati amministrativi e campionari, nonché risultati di modelli di micro-simulazione, è verosimile che il reddito di cittadinanza venga erogato a 1,5 milioni di evasori fiscali; oltre ad essere stato riconosciuto a molte persone che poi, di fatto, non hanno i requisiti per ricevere il sussidio, tale istituto non si sta neanche dimostrando valido per il contrasto alla povertà. Al riguardo, i dati Istat del 2019 riferiscono che dopo l'introduzione del reddito di cittadinanza la povertà ha subito solo una minima flessione;

   alle criticità derivanti dalla sua applicazione si aggiungono quelle che dipendono dai criteri errati che ne hanno individuato il quantum, considerando che il sussidio risulta insufficiente per le famiglie e troppo alto per i single;

   ed ancora, dagli ultimi dati acquisiti risulta che meno del 2 per cento dei beneficiari del reddito di cittadinanza sia riuscito ad ottenere un contratto di lavoro, pertanto, si può affermare, ad avviso dell'interrogante, che il reddito di cittadinanza è stato un fallimento anche come misura di politica attiva del lavoro. Tra l'altro, manca un sistema trasparente di raccolta dei dati da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, poiché non è dato conoscere il reale impatto sul lavoro del reddito di cittadinanza nella cosiddetta fase 2 della sua applicazione, anche per comprendere quanto e se i navigator stiano incidendo, per inserire nel mondo del lavoro coloro che percepiscono il sussidio. Ad ogni modo, bisogna prendere atto che così come concepito il reddito di cittadinanza invece di essere una misura di politica attiva, risulta al contrario un sussidio che disincentiva il lavoro. Sul punto, i beneficiari sono portati a rinunciare ad offerte di lavoro, perché risulta più conveniente mantenere il sussidio;

   il Governo non può continuare a trascurare le gravi criticità che sono emerse nell'applicazione del reddito di cittadinanza che, innanzitutto, dovrebbe essere riconosciuto a chi realmente ne ha bisogno. Pertanto, andrebbe erogato solo previ controlli dell'Isee unito all'incrocio delle banche dati sui patrimoni –:

   se e quali iniziative intenda urgentemente assumere per riformare il reddito di cittadinanza, prendendo in considerazione i dati, ad oggi, raccolti che ne comprovano tutte le criticità e che privano l'Italia di un'adeguata misura di contrasto alla povertà dal carattere universale, condizionata alla valutazione della condizione economica.
(5-04642)

Interrogazioni a risposta scritta:


   NOVELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la sede Inps di Cividale del Friuli è chiusa al pubblico, come comunica un cartello apposto all'ingresso dell'ufficio, al fine di evitare assembramenti, come previsto da apposite disposizioni ministeriali;

   sempre lo stesso avviso informa che per tutte le informazioni necessarie al pubblico è stata attivata un'apposita linea telefonica rispondente al numero 0432 596500, che può essere contattata dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30;

   se si contatta il numero telefonico indicato nella comunicazione, però, a quanto consta all'interrogante, risponde un messaggio registrato che comunica che il servizio telefonico non è attivo a seguito della riapertura dell'ufficio Inps dove sarà possibile accedere solo su appuntamento. A differenza di quanto viene comunicato, però, l'ufficio Inps di Cividale del Friuli risulta totalmente chiuso;

   tale situazione in cui non si riesce a fornire all'utenza quanto meno un'informazione univoca sulla sospensione del servizio di un ufficio pubblico, oltre ad essere indecorosa, crea numerosi disagi per i cittadini di Cividale del Friuli, essendo loro materialmente impedito di fruire dei servizi e delle eventuali informazioni della sede Inps di zona in un momento in cui, in aggiunta alle attività ordinarie in materia di lavoro e pensioni, sono state poste in capo ad Inps anche una lunga serie di servizi legati all'emergenza Covid –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione riportata in premessa e quali iniziative di competenza urgenti intenda assumere al fine di porvi rimedio.
(4-06810)


   FERRO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   la Ministra Bellanova ha annunciato la firma del decreto che attua la decontribuzione per le filiere agroalimentari prevista dal cosiddetto decreto «Rilancio», che ha destinato 426 milioni di euro per finanziare l'esonero dal versamento dei contributi per i primi sei mesi del 2020;

   in particolare, si legge nella bozza di provvedimento, «in attuazione dell'articolo 222, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19, convertito con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, al fine di favorire il rilancio produttivo e occupazionale delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, a favore delle imprese appartenenti alle filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole nonché dell'allevamento, dell'ippicoltura, della pesca e dell'acquacoltura, è riconosciuto l'esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro, dovuti per il periodo dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020»;

   l'allegato 1 del medesimo decreto, che specifica l'elenco delle attività che potranno accedere al beneficio, inspiegabilmente non riporta i codici ateco relativi alle aziende agrumicole ed olivicole, nonostante le stesse rappresentino circa l'80 per cento della filiera agricola;

   tutti i comparti danneggiati da questa emergenza sanitaria, sociale ed economica senza precedenti devono poter usufruire di un sostegno essenziale per restituire sicurezza finanziaria alle imprese –:

   per quali motivazioni i codici Ateco relativi alle aziende agrumicole ed olivicole siano stati esclusi dall'esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali e se non si ritenga di dover integrare il testo del decreto di cui in premessa in tal senso.
(4-06829)


   GAGNARLI, DEL SESTO, CILLIS, GALIZIA, MARZANA, CADEDDU e MAGLIONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 222, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha previsto l'esonero straordinario dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali dal 1° gennaio 2020 al 30 giugno 2020 per le imprese che appartengono alla filiera agrituristica, apistica, brassicola, cerealicola, florovivaistica, vitivinicola e dell'allevamento, nonché alle imprese del comparto ippico, ittico e dell'acquacoltura;

   la medesima disposizione ha rinviato ad un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, da emanarsi di concerto con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali e con il Ministro dell'economia e delle finanze la definizione dei criteri e delle modalità attuative;

   in data 15 settembre 2020 la Ministra delle politiche agricole alimentari e forestali ha annunciato la firma del decreto in questione avendo ottenuto l'assenso della Commissione europea al regime di aiuto in esame (decisione (C(2020)4977 final del 15 luglio 2020);

   il testo del decreto ministeriale, non ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale, sembra individuare come imprese beneficiare quelle che svolgono le attività individuate dai codici Ateco individuati nell'Allegato 1;

   l'Alleanza delle Cooperative Italiane, verificato il contenuto del decreto ministeriale, ha lamentato, tramite dichiarazioni alla stampa, che il rinvio a tali codici comporterebbe l'esclusione delle cooperative di conferimento e di trasformazione dall'esonero contributivo, nonostante esse godano, pacificamente, del medesimo status giuridico delle imprese agricole (si veda l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228);

   il legislatore non fa alcun riferimento ai codici Ateco, mentre il decreto condiziona ad essi la spettanza del diritto al beneficio, discostandosi obiettivamente, in questo modo, dall'impostazione del legislatore;

   inoltre, il legislatore attribuisce il diritto al beneficio sulla base della semplice appartenenza ad una certa filiera di impresa agricola, della pesca e dell'acquacoltura, ciò al fine di semplificare al massimo l'attribuzione del beneficio medesimo, entro l'anno in corso, onde evitare rischi di disimpegno delle risorse perché non spese al 31 dicembre 2020, prevedendo invece il decreto un procedimento a domanda con possibili rallentamenti burocratici –:

   se i Ministri interrogati intendano chiarire gli aspetti di cui in premessa, verificare la necessità di apportare modifiche immediate al testo del decreto e assumere le iniziative di competenza affinché comunque nessuna interpretazione difforme dall'intento del legislatore possa essere adottata in sede di applicazione della norma.
(4-06830)


   AMITRANO, DEL SESTO, MARTINCIGLIO e PENNA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del dilagare nel nostro Paese dell'epidemia causata dalla malattia SARS- COV-2, nell'ambito del mondo del lavoro si è posta la problematica della tutela dei lavoratori cosiddetti «fragili», ovvero dipendenti, pubblici e privati, appartenenti a due distinte grandi categorie: da una parte, coloro i quali sono in possesso della certificazione di handicap con connotazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, dall'altra tutti i lavoratori in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della medesima legge n. 104 del 1992;

   questi lavoratori, a causa della condizione fisica di fragilità derivante da disabilità o da immunodepressione, a cui si aggiunge spesso anche l'età, sono da considerarsi maggiormente esposti al rischio di contagio sul posto di lavoro, nonché in caso dello stesso, a un esito grave e potenzialmente infausto del decorso della malattia SARS- COV-2 e quindi meritevoli di apposita disciplina normativa volta a riconoscere una tutela specifica in relazione alla pandemia in atto;

   il ricorso allo smart-working durante la pandemia ha rappresentato una modalità organizzativa che ha permesso di continuare il lavoro senza pregiudizio per la salute dei dipendenti, anche nel caso di «fragilità», vera o presunta; tuttavia non tutte le categorie di lavoratori, possono usufruire dello smart-working, soprattutto nel caso delle piccole e medie imprese del settore industriale e commerciale, dove è praticamente impossibile ricorrere allo smart-working, nonché nel caso di tutte le professioni a stretto contatto con il pubblico; peraltro, il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto decreto Rilancio, prevede espressamente che il diritto allo svolgimento delle prestazioni di lavoro in modalità agile è riconosciuto sulla base della valutazione del medico competente, anche ai lavoratori fragili, a condizione che tale modalità sia compatibile con le caratteristiche della prestazione lavorativa del prestatore di salute cagionevole;

   l'articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, e successive modificazioni ed integrazioni, ha istituito una specifica tutela per i lavoratori in questione, prevedendo che ai lavoratori con certificazione di handicap o con patologie che comportano immunodepressione, i medici di assistenza primaria che hanno in carico il paziente possono riconoscere un adeguato periodo di astensione dal lavoro che viene equiparato a ricovero ospedaliero; pertanto, molti dei lavoratori interessati spesso impegnati in attività essenziali o addirittura, nell'ambito sociosanitario, fino al 30 luglio 2020 avevano la possibilità di essere esentati dal lavoro in caso di rischio senza poter intaccare i giorni di malattia «ordinaria»;

   va rilevato inoltre che, questa misura di sostegno non è stata prorogata, pertanto dal 1o agosto 2020 questi lavoratori hanno visto venir meno l'equiparazione delle assenze allo stato di ricovero ospedaliero e l'estensione dei permessi lavorativi ex legge n. 104 del 1992, e si sono ritrovati nella condizione di dover ricorrere, per coprire la dichiarazione di inidoneità temporanea al servizio prolungata dai medici competenti fino al 15 ottobre, alle ferie, al recupero ore o alla malattia ordinaria che va ad inficiare nel computo della retribuzione, con gravi conseguenze; la stessa mancata proroga di queste misure di tutela per i lavoratori fragili rischia non solo di esporre questi soggetti fragili al contagio, ma anche di mettere in crisi interi comparti lavorativi –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della problematica in questione e quali iniziative intendano adottare al fine di tutelare la condizione dei lavoratori fragili esposti al rischio di contrarre il Covid-19.
(4-06839)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   alcuni organi di stampa hanno riportato la notizia che i quattro arrestati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte beneficerebbero del reddito di cittadinanza, peraltro ingiustamente;

   sempre secondo fonti di stampa le indagini patrimoniali condotte a loro carico dalle autorità competenti subito dopo la loro carcerazione avrebbero stabilito, infatti, che non avrebbero diritto a tale sussidio;

   se è vero che i giovani in questione erano già segnalati alle forze dell'ordine avendo già numerosi precedenti per aggressioni e spaccio di stupefacenti, ci si chiede come sia possibile che fosse loro corrisposto il reddito di cittadinanza;

   si ripropone, quindi, l'annosa questione di un sussidio che a parere dell'interrogante è assegnato ed erogato senza alcun controllo da parte delle autorità preposte dallo Stato, già sollevata in numerose occasioni e a fronte delle frequenti notizie di cronaca che riportano che il beneficio sarebbe stato riconosciuto in favore di soggetti che non ne avevano diritto;

   in questo quadro non vanno dimenticati i casi in cui il reddito di cittadinanza è stato riconosciuto a ex-brigatisti, mafiosi e criminali di ogni genere; pratica deplorevole e superficiale, non solo da un punto di vista di giustizia sociale, ma anche da quello morale: si pensi ad esempio ai parenti delle vittime, oltre che a tutti i cittadini onesti e disoccupati che magari non riescono a beneficiarne;

   gli uffici e le istituzioni che dovrebbero vigilare sulla corretta applicazione della misura non sembrano essere in grado di assolvere a tale obbligo –:

   se corrisponda al vero quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per procedere in tempi rapidi alla revoca del beneficio e affinché i soggetti citati provvedano alla restituzione di quanto ingiustamente percepito;

   se non ritenga di adottare iniziative per garantire meccanismi più efficaci di controllo sull'erogazione del reddito di cittadinanza.
(4-06856)


   UBALDO PAGANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nei mesi di luglio ed agosto 2020 la Slc Cgil di Taranto ha denunciato alcuni call center operanti per conto di Tim in diversi comuni tarantini, tra cui Massafra e Crispiano;

   le condizioni di lavoro in cui operavano i dipendenti dei call center erano evidentemente fuori norma, sia in termini di sicurezza (il luogo di lavoro era un garage, i cui spazi rendevano impossibile il rispetto delle norme anti-Covid), sia in termini retributivi, giacché la retribuzione ammontava a circa la metà rispetto all'accordo nazionale sottoscritto tra Asstel con Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil;

   in data 26 luglio 2020, è stato sottoscritto protocollo tra organizzazioni sindacali confederali e provincia di Taranto, il primo in Italia, per monitorare le condizioni di sicurezza e contrattuali delle aziende del settore rispetto alla legge ed ai contratti, con l'intento di disincentivare i contratti pirata;

   Tim, dopo alcune verifiche, ha proceduto a recedere dal contratto di appalto con le aziende coinvolte, causando il licenziamento di diverse decine di persone;

   la stessa Tim non ha mai dato riscontro alle richieste di Slc Cgil per organizzare un incontro al fine di definire, avendo attestato l'illegalità per cui quelle aziende producevano guadagni per conto di Tim, come salvaguardare la posizione di chi aveva perso il posto di lavoro –:

   se intenda, per quanto di competenza, coinvolgere Tim in un tavolo di confronto con le parti sociali al fine di ristabilire nei medesimi territori le condizioni occupazionali precedenti alla chiusura dei call center, assicurando dignità e sicurezza ai lavoratori;

   se intenda intraprendere iniziative volte ad elaborare un percorso condiviso con forze dell'ordine, uffici comunali competenti in materia di autorizzazione di nuove attività produttive (Suap) ed ispettorati del lavoro, al fine di rafforzare la rete di sicurezza dei luoghi di lavoro sul territorio;

   se intenda riattivare un tavolo nazionale di settore per impedire il proliferare di queste situazioni di vero e proprio sfruttamento, specie in un momento tanto complesso per l'economia ed il lavoro della nostra società.
(4-06863)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GASTALDI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha firmato il decreto ministeriale per l'esonero straordinario dai versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali a carico dei datori di lavoro dovuti per il periodo dal 1° gennaio al 30 giugno 2020, ai sensi dell'articolo 222, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34;

   dell'intervento, che stanzia risorse per 426 milioni di euro per l'anno 2020, beneficeranno le filiere agrituristiche, apistiche, brassicole, cerealicole, florovivaistiche, vitivinicole, nonché dell'allevamento, dell'ippicoltura, della pesca e dell'acquacoltura, al fine del loro rilancio produttivo e occupazionale;

   l'unico settore inspiegabilmente escluso dai benefici è l'ortofrutticolo, che fino ad ora è stato fra quelli più penalizzati negli interventi di sostegno messi in atto dal Governo con i decreti legge adottati per fronteggiare l'emergenza, dal «Cura Italia» all'ultimo decreto «Agosto»;

   se pure e stata opportuna la deroga alla legge n. 102 del 2004 per consentire alle aziende agricole colpite dalle gelate di accedere al Fondo di solidarietà nazionale, tuttavia le risorse fino ad oggi stanziate a favore del settore ortofrutticolo risultano assolutamente esigue rispetto alle perdite subite a causa del Covid-19;

   gli effetti scaturiti dall'emergenza hanno infatti provocato tensioni e deprezzamenti sul mercato, determinando il tracollo di un settore che produce circa 2,5 miliardi di euro all'anno ed è l'ottavo esportatore al mondo di frutta fresca;

   soltanto i danni causati dalla cimice asiatica, che nel 2019 ammontano a circa 600 milioni di euro, sono stati liquidati con una cifra di sostegno assolutamente esigua, pari ad 80 milioni di euro, peraltro non ancora liquidata ai produttori ortofrutticoli –:

   se il Governo intenda adottare immediate iniziative per il riconoscimento di un sostegno diretto alla filiera ortofrutticola italiana che, al pari delle altre filiere sovvenzionate, è stata duramente colpita dagli effetti dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.
(5-04610)


   BUBISUTTI, VIVIANI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Bostrico tipografo (Ips typographus) o dell'abete rosso, è un coleottero lignivoro che scava gallerie nella corteccia delle conifere ed è il più importante parassita forestale d'Europa; questo insetto sta causando la morte di vaste aree boscate del Triveneto, colpendo in particolare le foreste alpine delle Dolomiti, popolate dall'abete rosso, con pesantissime ripercussioni ambientali, economiche e paesaggistiche;

   il Bostrico tipografo, ai sensi della nuova normativa fitosanitaria dell'Unione europea, Regolamento (UE) 2016/2031 e Regolamento (UE) 2019/2072, è individuato come organismo nocivo da quarantena Rilevante per le sole zone protette di Irlanda e Regno Unito. Per i suddetti regolamenti, l'adozione di misure fitosanitarie è indirizzata prioritariamente o a evitare l'introduzione o a procedere all'eradicazione degli organismi nocivi da quarantena;

   in Italia il Bostrico è un organismo oramai endemico dell'area alpina e dunque l'adozione di misure fitosanitarie non è un criterio adeguato, in quanto non risulta ipotizzabile la sua eradicazione;

   in Friuli-Venezia Giulia le popolazioni di bostrico tipografo, dal 2004, sono da considerare complessivamente in aumento con picchi sempre più elevati e frequenti sia per numero di focolai che per quantificazione dei danni. A seguito della tempesta Vaia di fine 2018, nel 2019 si sono avuti generalizzati aumenti della popolazioni di bostrico in molte aree del Triveneto, come emerso dal monitoraggio e dalla sorveglianza del territorio, tenuto conto anche dell'elevato numero di alberi abbattuti, un ottimo ambiente di riproduzione per questo insetto che predilige, per la sua alimentazione e riproduzione, le parti deperienti delle piante e che è in grado di passare dal legno a terra alle piante in piedi scavando reti di gallerie sotto la corteccia e indebolendole;

   il monitoraggio delle popolazioni negli ultimi mesi mostra un'ulteriore crescita delle popolazioni, con livelli di catture che in alcune località del Friuli-Venezia Giulia hanno superato i 15.000 individui quando nell'arco dell'intero 2019 erano state mediamente di 8.100 esemplari per trappola; ad oggi si sfiorano i 25.000 esemplari di media regionale con picchi di oltre 100.000 per trappola in alcune località. Da considerare che catture superiori agli 8.000 esemplari per trappola sono considerate come un indicatore di rischio elevato per le foreste circostanti;

   la gestione del fenomeno e l'attivazione di azioni di lotta e contenimento del Bostrico sono estremamente problematiche perché variano da zona a zona e hanno notevoli costi di difficile quantificazione; il fenomeno dell'invasione del Bostrico aumenta considerevolmente con l'aumentare del numero di piante deboli, a causa ad esempio del cambiamento climatico, del forte impatto antropico o di un evento traumatico, come quello della tempesta Vaia;

   per il contrasto alla processionaria del pino (Traumatocampa pityocampa) un lepidottero che attacca pini ma anche larici e abeti, in Italia è stato emanato un decreto ministeriale (decreto ministeriale 30 ottobre 2007) che stabilisce che la lotta risulta obbligatoria e individua le strutture regionali competenti, i destinatari di eventuali prescrizioni, nonché il regime sanzionatorio per gli inadempienti;

   al pari del Bostrico, la processionaria del pino, ai sensi dei suddetti regolamenti europei, è individuata come organismo nocivo da quarantena e, sempre come il Bostrico, risulta endemica in Italia –:

   se il Governo ritenga opportuna l'adozione di specifiche iniziative, anche di natura economica, per la lotta ed il contrasto a livello nazionale del Bostrico tipografo, al pari di quanto già fatto per la processionaria del pino – con il decreto ministeriale 30 ottobre 2007 – nonché sempre a livello economico al pari di quanto previsto per il contrasto alla Xylella fastidiosa, al fine di eliminare o perlomeno ridurre la diffusione del suddetto coleottero e di altre patologie del bosco.
(5-04641)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA e ROTELLI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, in data 11 settembre 2020, con comunicato congiunto dell'Agenzia delle dogane e del Ministero dell'agricoltura della Repubblica popolare cinese, sono state vietate importazioni dalla Germania di carni suine e prodotti derivati;

   tale blocco, che segue una misura equivalente già assunta dalla Corea del Sud, è stato motivato dal ritrovamento nel Brandeburgo, al confine con la Polonia, di suini infetti da peste suina africana (PSA);

   a livello europeo la Germania è il primo Paese produttore di carni suine, con un'incidenza di oltre il 20 per cento sul totale dell'Unione europea;

   l'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), a seguito della progressiva diffusione di casi di peste suina africana in tutto l'est Europa, ha evidenziato come l'emergenza sia crescente e da non sottovalutare –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, se del caso, intenda intraprendere per:

    a) garantire i più alti standard di prevenzione e contenimento della peste suina africana sul territorio nazionale, al netto del pericolo costituito dalla importazione di carne suina straniera, come nei casi di cui in premessa;

    b) incentivare il piazzamento sui mercati internazionali dei prodotti suinicoli italiani in seguito alla contrazione causata dalla chiusura dei mercati asiatici nei confronti dei prodotti tedeschi.
(4-06826)


   LOLINI, VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il parere del Consiglio di Stato, Sezione I, del 30 giugno 2020, n. 1233 ha espresso un accoglimento parziale al ricorso presentato dalle associazioni ambientaliste Italia Nostra, L.a.c., Wwf, avverso il piano di prevenzione antincendio (AIB) per le pinete costiere nei comuni di Grosseto e di Castiglion della Pescaia, la Pineta del Tombolo (deliberazioni giunta regionale n. 355 del 18 marzo 2019, n. 456 del 1° aprile 2019, n. 564 del 23 aprile 2019);

   il parere del Consiglio di Stato impone l'autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza per il taglio del bosco nelle zone Sic (Siti di importanza comunitaria), ora denominate Zsc (Zone speciali di conservazione);

   l'area è tutelata con vincolo paesaggistico di tipo provvedimentale (articoli 136 e seguenti del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, in base a sei decreti ministeriali nel periodo 1958-1967), è inserita nel piano di indirizzo territoriale (P.i.t.) con valenza di piano paesaggistico della regione Toscana, nonché ricade nella rete ecologica europea «Natura 2000» (Zsc/Zps Tombolo da Marina di Grosseto a Castiglione della Pescaia, codice IT51A0012, Zsc/Zps Diaccia Botrona, codice IT51A0011 e Zsc Punta Ala e Isolotto dello Sparviero, codice IT51A0007);

   il piano antincendio prevede «il taglio di circa il 70 per cento dei pini esistenti e di circa l'80 per cento della vegetazione arbustiva del sottobosco» eppure «qualifica espressamente gli interventi previsti come “non soggetti ad autorizzazione paesaggistica”, ai sensi dell'articolo 149 del citato decreto legislativo n. 42 del 2004, la cui lettera b) del comma 1 esclude la necessità dell'autorizzazione paesaggistica per gli ‘interventi inerenti l'esercizio dell'attività agro-silvo-pastorale che non comportino alterazione permanente dello stato dei luoghi con costruzioni edilizie ed altre opere civili, e sempre che si tratti di attività ed opere che non alterino l'aspetto idrogeologico del territorio»;

   il decreto legislativo n. 34 del 2018, recante il nuovo testo unico forestale al quale si riferisce il piano antincendio, si richiama esplicitamente a valori e contenuti del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni) e del codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni);

   il Consiglio di Stato ritiene che il piano di prevenzione antincendio possa essere analogo al piano di gestione forestale, escluso dall'applicazione dell'obbligo di sottoposizione preventiva alla procedura di valutazione ambientale strategica (V.a.s.);

   viene, così, consolidata la linea interpretativa che ritiene necessaria l'autorizzazione paesaggistica per gli interventi in aree boscate determinati da finalità non strettamente di gestione naturalistica, così come indicato dalla giurisprudenza in materia;

   per ovviare alle riscontrate illegittimità la regione Toscana dovrà provvedere a rielaborare correttamente il piano antincendio entro il termine perentorio di 180 giorni dalla formale comunicazione del provvedimento di accoglimento del ricorso;

   sono previste cinque autorizzazioni, oltre a quella regionale, dell'unione dei comuni, del comune e della provincia; in questo modo si sono allungati i tempi per la realizzazione del piano, con le aziende che, dal 15 settembre 2020, dovranno attendere almeno altri due mesi. Il tutto ha un aumento di costi di 700-1.000 euro. Un problema che riguarda 150 aziende in provincia più l'indotto –:

   se e quali iniziative intendano adottare i Ministri interrogati, per quanto di competenza, a tutela delle aziende che operano nel settore, anche a fronte del provvedimento del Consiglio di Stato di cui in premessa.
(4-06868)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta immediata:


   NOBILI, PAITA, TOCCAFONDI, ANZALDI, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   domenica 20 settembre 2020 hanno riaperto gli stadi della serie A: mille tifosi per partita possono assistere ad alcune competizioni. Un primo, parziale, risultato frutto dell'accordo tra le regioni, il Governo e le associazioni di categoria;

   dopo la riapertura al pubblico dei mondiali di tennis, era attesa la decisione, da parte delle regioni, di riaprire gli stadi – che avrebbero potuto stabilirne la riapertura con propria ordinanza – ma soprattutto da parte del Governo, non solo come atto simbolico di ripartenza del sistema sportivo italiano, ma anche come strumento per consentire la partecipazione di tifosi e appassionati e insieme garantire risorse ad un mondo colpito da una profonda crisi legata agli effetti della pandemia. La decisione, però, è al momento limitata solo alla Lega Serie A con tutte le precauzioni del caso: termoscanner per rilevare la temperatura al momento dell'accesso, obbligo di mascherina, distanziamento tra i seggiolini per i «non congiunti»;

   la possibilità di consentire la presenza alle partite fino ad un massimo di mille persone era prevista già nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 agosto 2020. Il prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sarà l'occasione per l'eliminazione delle eventuali disparità tra regione e regione, tra squadra e squadra, tra professionisti e dilettanti, da disciplina sportiva a disciplina sportiva, estendendo, per quanto riguarda il calcio, la possibilità di presenza di pubblico anche per le serie inferiori e per i dilettanti, ma soprattutto prevedendo che la presenza del pubblico sia autorizzata su base percentuale in rapporto alla capienza degli impianti per tutte le discipline sportive;

   il mondo dello sport, sia a livello professionale che dilettantistico, oggi ha bisogno di certezze, affinché la pratica sportiva così come la presenza degli spettatori possa tornare alla normalità dopo mesi di lockdown e assenza totale di attività;

   l'obiettivo rimane quello di consentire la partecipazione del pubblico per tutti gli sport e per tutte le categorie, definendo un protocollo unico, che preveda una percentuale in base alla capienza reale degli impianti –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare per poter riportare il mondo dello sport alla normalità, fornendo certezze ai praticanti e agli spettatori, tenendo conto delle considerazioni espresse in premessa sia per quanto riguarda l'estensione della riapertura degli stadi alle serie inferiori e ai dilettanti, sia per allargare la previsione della presenza di pubblico a tutte le discipline sportive calcolata in base alla capienza degli impianti, nel pieno rispetto delle regole per limitare la diffusione del virus COVID-19.
(3-01762)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRESTIPINO e ROSSI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   le linee guida per la ripresa delle attività in presenza dei servizi educativi e delle scuole dell'infanzia prevedono l'utilizzo delle palestre per attività differenti dall'educazione fisica, attività curricolare sacrificata data la carenza di spazi all'interno degli edifici scolastici;

   non solo sono noti i relativi benefici psicofisici, ma è doveroso ricordare che le palestre sono anche il luogo dove operano tante associazioni e società sportive in orario pomeridiano che per l'85 per cento non hanno sedi proprie;

   durante l'audizione in 7a Commissione al Senato la Ministra dell'istruzione ha affermato che: «resta ferma e garantita la competenza degli Enti locali nella concessione delle palestre scolastiche alle società sportive che facciano richiesta di utilizzarle al di fuori dell'orario delle lezioni, come è sempre avvenuto»;

   stante tale asserzione, la realtà è ben diversa, in quanto molti dirigenti scolastici hanno disposto l'uso esclusivo di tali spazi scolastici;

   alla carenza di un protocollo unico per la ripresa si aggiunge quindi l'indisponibilità delle palestre che aggrava la difficile situazione economica e sociale dello sport di base, motore di ogni movimento sportivo nel nostro Paese;

   con la chiusura di società e associazioni è oggettivo il rischio del venir meno di un servizio sociale a favore dei territori con gravi ripercussioni principalmente nel settore giovanile;

   lo sport non è unicamente professionismo e grandi eventi, ma è composto anche da tutte quelle piccole realtà che costituiscono un luogo di aggregazione;

   già diverse federazioni italiane hanno chiesto che le palestre scolastiche non siano adibite ad aule o predisposte per attività diverse da quelle sportive –:

   quali iniziative di competenza intendano adottare per impedire che tantissime associazioni e società sportive continuino ad essere sfrattate dalle scuole per paura del contagio e per un'eccessiva burocrazia nonché per garantire altresì il diritto allo sport per tutti.
(4-06835)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CASCIELLO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il corso-concorso Ripam regione Campania, è ripartito a giugno scorso dopo una sospensione dovuta all'emergenza Covid-19, sedici i profili previsti, divisi in due categorie (diplomati e laureati), per l'assunzione di 2.285 posti in regione e in 166 enti locali;

   il corso-concorso, gestito dal Formez-Ripam prevede una prova preselettiva, una prova scritta, una fase di formazione e rafforzamento della durata di dieci mesi e, solo a seguito del superamento del percorso formativo, ulteriori due prove, una seconda prova scritta e una orale. Il positivo esito delle predette prove consentirà ai vincitori di essere inseriti in apposite graduatorie valide per un periodo di due anni;

   alla fase di formazione e rafforzamento, propedeutica alla conclusione del concorso, accedono i candidati «che abbiano riportato una votazione minima di 21/30 (ventuno/trentesimi), nel numero massimo pari al numero dei posti da ricoprire, maggiorato del venti per cento o superiore in caso di candidati collocatisi ex aequo all'ultimo posto utile in ordine di graduatoria, nei limiti delle risorse finanziarie disponibili» (articolo 7);

   è precisato, inoltre, all'articolo 8 che le graduatorie infra-concorsuali, dalle quali attingere, dopo l'avvio dell'attività di formazione, per eventuali subentri, avranno validità per soli due mesi dall'avvio della predetta attività (prossime, dunque, alla scadenza considerato che le attività sono partite a fine luglio);

   all'esito delle prove scritte sono risultate idonee circa 2.500 persone, delle quali circa 500 non proseguiranno l'iter concorsuale;

   considerato che il piano lavoro della regione Campania prevede l'assunzione di 10.000 unità, attraverso una serie di bandi, i 500 idonei ad oggi esclusi, chiedono di riconsiderare la loro posizione poiché si sprecherebbe un'opportunità essendo stati selezionati a seguito di due impegnative prove concorsuali su oltre 100.000 partecipanti e considerato altresì che erano state previste dal bando circa 2.700 posizioni;

   sono stati spesi 6 milioni e mezzo di euro per questa procedura, senza aver coperto i posti banditi;

   sono molteplici i ricorsi pendenti dinnanzi al Tar, le cui pronunce interverranno in data successiva alla scadenza della validità della graduatoria provvisoria di merito, pregiudicando dunque, qualora queste ultime fossero sfavorevoli per i ricorrenti, la possibilità di subentro ad altri idonei;

   vi sono risorse finanziarie sufficienti a consentire l'assorbimento di tutti gli idonei momentaneamente esclusi che, se non utilizzate, dovranno essere restituite all'Unione europea;

   è di tutta evidenza che il rispetto dei criteri di economicità ed efficienza a cui deve assolutamente ispirarsi la pubblica amministrazione, debba portare ad esaurire una corposa graduatoria già disponibile prima di procedere ad indire nuovi concorsi;

   agire diversamente sarebbe paradossale a fronte del crescente fabbisogno di personale nelle pubbliche amministrazioni campane, come si evince dalle richieste di assunzioni di nuove professionalità sollecitate da Anci Campania ed a cui difficilmente si potrà rispondere con efficacia, soprattutto nel contesto dell'emergenza epidemiologica che sicuramente ostacolerà l'organizzazione delle nuove procedure concorsuali;

   procedere a nuovi concorsi senza esaurire la presente graduatoria, comporterebbe un aggravio di risorse pubbliche –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per tutelare la posizione dei circa 500 idonei selezionati che hanno già superato ben due prove, attraverso l'adozione di provvedimenti d'urgenza, data l'imminente scadenza della graduatoria provvisoria di merito, per evitare che gli stessi vengano ingiustamente penalizzati.
(4-06840)

SALUTE

Interrogazioni a risposta immediata:


   BOLOGNA e ROSPI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la pandemia COVID-19 ha evidenziato la necessità di utilizzare al meglio la tecnologia in ambito sanitario per migliorare l'assistenza soprattutto della popolazione più fragile;

   la telemedicina, ossia l'insieme di tecniche mediche e informatiche che permettono la gestione di un paziente a distanza o in generale l'erogazione di servizi sanitari a distanza, potrebbe semplificare la gestione dei pazienti cronici e delle persone con disabilità, proprio per agevolare le persone disabili e le loro famiglie. La telemedicina inoltre è importante per superare le future emergenze sanitarie e supportare la medicina sanitaria ordinaria;

   è necessario delineare, nell'ambito di tutti i percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali, anche ai fini del monitoraggio degli esiti e della rimborsabilità, quali prestazioni possano essere erogate in regime di telemedicina;

   nel comparto delle apparecchiature di diagnostica per immagini da molti anni si rileva una riduzione di investimenti in tecnologia e innovazione: un gran numero di apparecchiature ha superato i limiti dell'obsolescenza tecnologica e non è più in grado di soddisfare gli standard di utilizzo;

   erogare sanità con tecnologia obsoleta è limitante nel risultato clinico, è a volte rischioso per il paziente e per gli stessi operatori sanitari ed è più oneroso in termini di manutenzione e costi di gestione: le nuove tecnologie consentono il dimezzamento di tempi e dosi, capacità diagnostiche superiori, notevole riduzione del numero di esami da ripetere, costi di manutenzione e di archiviazione ridotti;

   tra le raccomandazioni del Consiglio europeo al Paese, in vista dell'utilizzo dei fondi del cosiddetto Recovery fund, c'è quella di rafforzare la resilienza e la capacità del sistema sanitario per quanto riguarda gli operatori sanitari, i prodotti medici essenziali e le infrastrutture –:

   quali strategie il Governo intenda promuovere, su tutto il territorio nazionale e nell'ambito del Recovery plan, sul tema dell'innovazione tecnologica sanitaria per superare l'obsolescenza del parco tecnologico sanitario al fine di migliorarne l'efficienza, valutando anche tipologie innovative di investimento e finanziamento, insieme a un'accelerazione della cultura digitale attraverso l'adozione di una piattaforma e di un protocollo uniforme per la telemedicina, per la presa in carico e per la gestione dei pazienti, in un'ottica di fornitura di beni e servizi più che di prodotti, monitorando puntualmente esiti, rimborsabilità e prestazioni erogate.
(3-01765)


   CARNEVALI, CAMPANA, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con la riapertura delle scuole la lotta per arginare SARS-CoV-2 e le sue conseguenze, in attesa di una terapia e di un vaccino efficaci e sicuri, passa anche necessariamente per la diagnosi veloce che distingua i casi di positività rispetto ai casi influenzali;

   è quindi necessario individuare soluzioni concrete che riducano il fattore tempo nella verifica dei contagi, con il conseguente vantaggio di non compromettere pesantemente le attività formative delle classi coinvolte e di contenere le inevitabili ripercussioni sullo stato psicologico, emotivo, relazionale degli studenti, specialmente quelli più piccoli, nonché quelle organizzative delle famiglie;

   al momento, secondo le «Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell'infanzia», nel caso in cui un alunno presenti un aumento della temperatura corporea al di sopra di 37,5 gradi o un sintomo compatibile con COVID-19 in ambito scolastico, una volta riportato il figlio/a a casa i genitori devono contattare il pediatra di libera scelta o il medico di medicina generale, che, dopo avere valutato la situazione, decide se è necessario contattare il dipartimento di prevenzione per l'esecuzione del tampone e, qualora il tampone naso-orofaringeo fosse negativo in paziente sospetto per infezione da SARS-CoV-2, a giudizio del pediatra o medico curante, ripete il test a distanza di 2-3 giorni. Il soggetto deve comunque restare a casa fino a guarigione clinica e a conferma negativa del secondo test;

   un'ipotesi di test veloce, oltre ad essere meno invasivo, risulta essere quello salivare che si attua prendendo un campione di saliva con un cotton-fioc, applicato sul tampone, e grazie all'utilizzo congiunto di tre reagenti è in grado di rivelare in soli 3 minuti se si è positivi o meno al SARS-CoV-2;

   la rapidità e la minore invasività rispetto al tampone orofaringeo di questo test consentirebbe, inoltre, la sua utilizzazione anche per eventuali test a campione o screening sugli studenti –:

   a che punto siano gli studi su questo tipo di test e quando ritenga possano essere distribuiti, specialmente in ambito scolastico, anche al fine di poter eseguire uno screening completo sugli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
(3-01766)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   alcuni organi di stampa hanno riportato la notizia che l'azienda incaricata di fornire le mascherine alla regione Lazio durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19 sarebbe sospettata di avere legami con la criminalità organizzata e oggetto di un'indagine antimafia;

   la ditta di Taranto Internazionale Biolife aveva siglato a marzo 2020 un contratto con la regione Lazio, sotto la guida del commissario Nicola Zingaretti, per la fornitura delle mascherine per un valore pari a 27 milioni di euro, quasi cinque dei quali già incassati prima che il contratto fosse rescisso da parte della stessa regione a causa della mancata consegna di buona parte del materiale ordinato;

   inoltre, la Internazionale Biolife avrebbe dovuto consegnare anche una fornitura di quasi due milioni di euro per camici e tute isolanti, proveniente dalla Turchia e destinata in parte alla regione Lazio, mai giunta a destinazione perché sequestrata dalla procura di Taranto e dalla Guardia di finanza per il sospetto che la merce non fosse a norma;

   stando alle notizie giornalistiche, l'azienda avrebbe rapporti con affiliati a camorra, Cosa nostra e gruppi di narcotrafficanti e, in particolare, uno dei soci sarebbe stato protagonista di frequenti incontri con pregiudicati per gravi reati di traffico internazionale di droga ed economico-finanziari;

   secondo il quotidiano Domani tra le tante connessioni della Internazionale Biolife con la criminalità organizzata ci sarebbe anche quella con il gruppo che fa capo al camorrista Michele Senese, che era emerso anche nella vicenda riguardante la polizza assicurativa fornita dalla società Ecotech, anch'essa aggiudicataria di un contratto di 14 milioni di euro con la regione Lazio per la fornitura di dispositivi di protezione individuale, mai consegnati;

   in particolare, sembrerebbe che la regione Lazio si sia rivolta a Internazionale Biolife proprio dopo che la Ecotech non era riuscita a rispettare le scadenze, come intermediario proprio per adempiere ai contratti sottoscritti da Ecotech –:

   di quali elementi disponga in ordine a quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di garantire da parte di tutti i soggetti istituzionali responsabili il più rigoroso rispetto delle normative vigenti per la tutela della salute dei cittadini.
(3-01767)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la sospensione delle attività sanitarie programmate e dei ricoveri per fare posto ai pazienti positivi al Covid-19 ha allungato esponenzialmente le liste di attesa per le prestazioni ritenute differibili e non urgenti;

   a questa mole si aggiungono le prestazioni accumulate durante la pausa estiva e quelle ordinariamente in corso di prenotazione, in un contesto di esacerbazione dei contagi;

   il Centro di ricerca in economia e management in sanità (Crems) dell'università Cattaneo, il 23 giugno 2020, ha stimato per Dataroom-Corriere della Sera di quanto, in assenza di provvedimenti urgenti e mirati, potrebbero allungarsi le liste di attesa: in una proiezione a dicembre 2020 rischiano di saltare complessivamente quasi 51 milioni di prestazioni;

   secondo Altroconsumo i tempi medi di attesa prima della pandemia erano già più lunghi (circa 60 giorni) di quanto previsto. Ora, secondo i calcoli del Crems, sempre in assenza di provvedimenti mirati, il tempo necessario per ottenere una prestazione è destinato a raddoppiare;

   il 21 febbraio 2019 è stata siglata l'intesa tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sul piano nazionale di Governo delle liste di attesa (Pngla) 2019-2021;

   per la piena attuazione del Pngla è istituito l'Osservatorio nazionale sulle liste di attesa insediatosi il 9 luglio 2019;

   è essenziale fare subito chiarezza sui numeri, attraverso il monitoraggio nazionale del fenomeno delle prestazioni sospese durante il lockdown e degli attuali tempi di attesa, garantendone massima trasparenza;

   il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato che si procederà secondo una ricognizione puntuale, in collaborazione con tutte le regioni, per capire quale sia il fabbisogno in parola, mettendo in campo nuove risorse per un vero e proprio piano straordinario di nuovi investimenti per recuperare queste liste di attesa;

   sembra che solo alcune regioni abbiano individuato e comunicato un termine entro il quale recuperare le liste d'attesa, assumendo scelte diversificate sulle risorse da stanziare per finanziare il potenziamento del servizi sanitari regionali funzionali al recupero –:

   quali ulteriori iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire il diritto dei cittadini al recupero di tempi certi di diagnosi e cura, anche attraverso il monitoraggio e la rivalutazione di strategie, azioni, risorse economiche e tempistiche da applicare al sistema sanitario in maniera uniforme, in accordo con regioni e province autonome, al fine di evitare che aumentino le disuguaglianze tra i sistemi sanitari regionali e risolvere in modo sistematico il recupero delle liste d'attesa.
(5-04626)


   BAGNASCO, BOND, MUGNAI, VERSACE, NOVELLI e BRAMBILLA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, all'articolo 2-quinquies, comma 3, ha integrato il decreto del Ministero della salute 7 marzo 2006, in materia di formazione specifica in medicina generale e relative incompatibilità;

   in virtù delle modifiche apportate dal citato decreto, come denunciato anche dal responsabile nazionali settore emergenza 118 del Sindacato medici italiani (Smi), alcuni medici dell'emergenza territoriale 118, risultati idonei ad accedere in extra borsa al corso di formazione in medicina generale senza retribuzione economica, si trovano costretti a dare le dimissioni dal servizio;

   si tratta di medici con una decennale esperienza, che non possono accedere al corso a causa della modifica all'articolo 11 del suddetto decreto ministeriale 7 marzo 2006, e che sancisce l'incompatibilità tra il corso di formazione specifica e qualsiasi attività convenzionale. Come ha dichiarato al «Quotidiasnosanità.it» del 16 settembre 2020, il presidente del Smi, Maurizio Borgese, «numerosi colleghi, pur non percependo alcuna retribuzione dalla borsa di studio, dovranno rassegnare le dimissioni entro la data dell'inizio del corso di MMG, che sarà il 30 settembre 2020 (...)». «Molte regioni si troveranno indiscutibilmente in difficoltà, visto anche le innumerevoli carenze di personale. Non si riesce, così, a coprire il servizio di emergenza territoriale EST 118, privando il cittadino di servizi sanitari fondamentali» –:

   quali iniziative urgenti si intendano adottare per dare soluzione alle gravi criticità esposte in premessa e garantire anche ai medici dell'emergenza territoriale 118 di poter frequentare al pari degli altri medici, i corsi di medicina generale (MMG).
(5-04627)


   TIRAMANI, PANIZZUT, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, MOLTENI e SUTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   i dispositivi medici e i dispositivi di protezione individuale, validati e certificati in base alla normativa vigente, costituiscono uno strumento indispensabile nell'attuale fase epidemiologica per limitare la diffusione del virus SARS-CoV-2 e agevolare la ripresa in sicurezza delle attività in ambito produttivo, lavorativo e scolastico;

   l'importanza che i suddetti dispositivi e, in particolare, i termoscanner medicali possono avere ai fini della ripresa delle attività, anche in ambito scolastico, è stata riconosciuta di recente dal Tribunale amministrativo regionale per il Piemonte, il quale ha confermato la legittimità del provvedimento che ha raccomandato alle scuole piemontesi «di procedere alla misurazione della temperatura agli studenti prima dell'inizio dell'attività didattica», rigettando l'istanza di tutela cautelare monocratica proposta dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per la sospensione del provvedimento medesimo;

   con la maggiore diffusione e l'aumentato fabbisogno di tali dispositivi aumentano, tuttavia, anche le situazioni poco trasparenti che riguardano la loro vendita, distribuzione e certificazione;

   le segnalazioni che riguardano dispositivi contraffatti, di dubbia provenienza, oppure semplicemente non certificati, che vengono presentati e venduti come dispositivi medici, sono ormai all'ordine del giorno;

   la crescente diffusione di questo fenomeno, oltre che pregiudizievole per i singoli acquirenti, rischia di divenire alquanto rischiosa per il personale delle aziende private e delle pubbliche amministrazioni che risulta preposto all'approvvigionamento e alla verifica del corretto utilizzo di tali dispositivi, il quale, in caso di incidente (esempio errata diagnosi o contagi tra persone) si troverebbe esposto a pesanti conseguenze sul piano civile, amministrativo e penale –:

   se, nelle more di un rafforzamento dei controlli sui dispositivi medici e sui dispositivi di protezione individuale, non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per chiarire, se del caso anche attraverso una circolare, i requisiti e le certificazioni che gli stessi devono possedere per essere utilizzati nel contenimento dell'epidemia da COVID-19.
(5-04628)


   CARNEVALI, SIANI, RIZZO NERVO, PINI e SCHIRÒ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il virus dell'epatite C è una delle principali cause di morbilità e mortalità epatica e causa circa 71 milioni di infezioni a livello globale e circa 400 mila morti l'anno (l'Italia è il Paese europeo con il più alto tasso di mortalità per epatite C);

   l'emergenza sanitaria provocata dalla pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova il servizio sanitario nazionale lasciando in secondo piano altri virus come quello dell'epatite C, che ha segnato un decremento del 90 per cento circa dei trattamenti rispetto a prima della pandemia;

   i dati di registro divulgati da Aifa mostrano un quadro preoccupante, con un passaggio da circa 4600 pazienti trattati mensilmente nel 2018 a circa 3000 trattati nel 2019 a poco più di 300 nella fase di lockdown e di poco oltre i mille pazienti nei mesi post lockdown;

   il rallentamento avvenuto nel 2019 aveva già determinato un ritardo di oltre sette anni nel raggiungimento degli obiettivi indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità: diagnosticare almeno il 90 per cento degli infetti e trattare almeno l'80 per cento dei diagnosticati entro il 2030;

   con il decreto-legge 30 dicembre 2019, n. 162, convertito dalla legge 28 febbraio 2020, n. 8, all'articolo 25-sexies, è stato predisposto, per prevenire, eliminare ed eradicare il virus Hcv, in via sperimentale per gli anni 2020 e 2021, uno screening nazionale gratuito destinato ai nati negli anni dal 1969 al 1989, ai soggetti seguiti dai SerT nonché ai soggetti detenuti in carcere;

   per l'attuazione dello screening per cui sono stati finalizzati 30 milioni di euro per il 2020 e 41,4 milioni per il 2021 è stato previsto un decreto del Ministro della salute, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, previa intesa con la Conferenza Stato-regioni e province autonome da emanarsi entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione;

   si è a conoscenza della costituzione di un tavolo tecnico per la predisposizione del decreto attuativo e il definitivo passaggio in Conferenza Stato-regioni;

   va considerata la preoccupazione delle realtà associative e delle società scientifiche essendo ravvicinata la fine dell'anno e i tempi di predisposizione della nuova legge di bilancio –:

   quando il decreto attuativo sarà inviato alla Conferenza Stato-regioni per la successiva definitiva adozione, al fine di dare avvio allo screening sul virus Hcv evitando anche così il rischio di non vedere impegnate le risorse già stanziate per anno 2020.
(5-04629)


   BELLUCCI, GEMMATO, RAMPELLI, MOLLICONE, DEIDDA e FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro interrogato ha annunciato la pubblicazione delle nuove linee guida sull'aborto farmacologico, che annullano l'obbligo di ricovero dall'assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza;

   nella circolare ministeriale del 12 agosto 2020 si legge: «tenuto conto della raccomandazione formulata dall'organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in ordine alla somministrazione di mifepristone e misoprostolo per la donna fino alla 9a settimana di gestazione, delle più aggiornate evidenze scientifiche sull'uso di tali farmaci, [...] la scrivente Direzione generale ha predisposto le Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine»;

   le nuove linee guida raccomandano l'aborto farmacologico in day hospital, ma, di fatto, dal testo si evincerebbe qualcosa di più grave: la donna potrà abortire al di fuori di una struttura sanitaria, con tutto quello che ne consegue, sia in termini di sicurezza sanitaria per la donna stessa, sia in termini di visione culturale e valoriale;

   con le nuove indicazioni ministeriali, l'aborto farmacologico diventa un esclusivo problema della donna, che intaccherebbe il servizio sanitario nazionale solo se la situazione precipita dal punto di vista clinico: le due pillole usate per interrompere la gravidanza in atto, la prima per far morire l'embrione, la seconda per indurre le contrazioni espulsive, potranno essere, infatti, somministrate senza ricorrere al ricovero ospedaliero, ritenuto necessario da tre precedenti pareri del Consiglio superiore di sanità (2004, 2005 e 2010);

   l'ultimo diverso parere avrebbe, invece, dato via libera al day hospital e alla somministrazione anche in ambulatori e consultori;

   l'utilizzo della pillola abortiva senza alcun ricovero obbligatorio e l'allungamento del periodo di somministrazione, apre la strada a un sistema di interruzione della gravidanza «fai da te», contravvenendo a uno dei principi della legge n. 194 del 1978, qual è la tutela della salute delle donne;

   introdurre, sostenere e diffondere la RU486 significa promuovere una procedura che lascia sola la donna costringendola ad affrontare un evento doloroso, dal punto di vista sia fisico che psicologico, senza ricevere il doveroso aiuto e supporto da parte delle istituzioni, incentivando l'idea della estraneità della società dal dramma dell'aborto –:

   sulla base di quali evidenze scientifiche siano state emanate le linee guida di cui in premessa che rischiano di contravvenire al diritto alla salute e alla scelta consapevole delle donne, garantito dalla legge n. 194 del 1978.
(5-04630)


   MENGA, SPORTIELLO, NESCI, NAPPI, PROVENZA, RUGGIERO, SAPIA, SARLI, MAMMÌ, MASSIMO ENRICO BARONI, D'ARRANDO, IANARO e LAPIA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con decreto ministeriale 8 settembre 2020 il Ministro della salute ha istituito una commissione per la riforma dell'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, con il compito di coordinare l'attività del Ministero in relazione all'assistenza, in particolare con riferimento all'assistenza domiciliare;

   l'istituzione della Commissione consegue al fatto che la pandemia da Covid-19 ha colpito prevalentemente gli anziani e, in modo particolarmente severo, gli assistiti in Rsa che, secondo stime prudenziali, costituiscono circa il 50 per cento di tutte le vittime della pandemia; la letteratura scientifica concorda che l'importante fattore di rischio emerso nella pandemia conferma le fragilità intrinseche delle Rsa e che, pertanto, s'impone un cambio di paradigma nell'assistenza agli anziani;

   la Commissione ha il compito di proporre la riorganizzazione del modello sanitario e socio-sanitario al fine di favorire una transizione dalla residenzialità a servizi erogati sul territorio e di ridefinire la continuità assistenziale, suggerendo servizi, modalità, strumenti innovativi e digitali nonché proposte per l'efficientamento dei percorsi diagnostici e terapeutici del paziente cronico, per la qualità dell'assistenza e l'accessibilità delle prestazioni diagnostiche, terapeutiche e riabilitative;

   la legge 23 dicembre 1978, n. 833, all'articolo 1, enuncia i principi che sostengono la tutela della salute e l'istituzione del servizio sanitario nazionale e, tra detti principi, si afferma che l'attuazione del servizio sanitario nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini, pur assicurando il collegamento ed il coordinamento con le attività e con gli interventi di tutti gli altri organi, centri, istituzioni e servizi, che svolgono nel settore sociale attività comunque incidenti sullo stato di salute degli individui e della collettività. Le associazioni di volontariato possono concorrere ai fini istituzionali del servizio sanitario nazionale nei modi e nelle forme stabiliti dalla legge;

   il coordinamento con altre istituzioni e il concorso delle istituzioni di volontariato, incluse le organizzazioni ecclesiastiche, è dunque previsto nel servizio sanitario nazionale, ferma restando la competenza laica e pubblica per l'attuazione del servizio sanitario nazionale insita nel nostro ordinamento;

   la commissione è presieduta dal Mons. Vincenzo Paglia, Gran Cancelliere del Pontificio Istituto teleologico per le scienze del matrimonio e della famiglia –:

   quali siano i criteri e le valutazioni che abbiano condotto il Ministro interrogato ad individuare una figura ecclesiastica come presidente della Commissione istituita per riformare l'assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana nell'ambito del servizio sanitario nazionale.
(5-04631)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SURIANO, GRILLO, GIARRIZZO e PENNA. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in Italia si stima che ci siano 155.000 persone con una diagnosi di melanoma e molti sono costretti a recarsi fuori dalla propria regione periodicamente per i controlli, come nel caso della Sicilia;

   addirittura in caso di metastasi in organi vitali la periodicità di tali controlli è di una volta a settimana;

   a quanto risulta all'interrogante, la situazione già complessa di un paziente siciliano, la cui diagnosi è del 2017, si è ulteriormente aggravata a causa della chiusura della pandemia, per cui è dovuto rimanere insieme alla moglie a Milano, dal 16 marzo al 5 giugno 2020, poiché era impossibile spostarsi e non era prevedibile alcuna interruzione della terapia;

   pur avendo attivato la pratica di rimborso spese per chi si cura fuori regione, ad oggi il paziente non ha avuto notizie in merito. Inoltre, nonostante il riconoscimento dell'invalidità civile al 100 per cento, purtroppo non rientra nei parametri per ricevere l'indennità a causa del reddito (pari a 17.000 euro circa);

   attualmente il paziente si reca insieme alla moglie a Milano ogni 2 settimane per continuare le cure, con tutte le difficoltà del periodo e a volte viaggiando in treno e senza aver diritto ad alcuna agevolazione;

   anche la visita per avere l'indennità di accompagnamento ha avuto parere negativo, poiché le terapie sperimentali non sono equiparate a terapie quali chemioterapia e radioterapia pur avendo effetti collaterali devastanti –:

   se il Governo sia a conoscenza di situazioni similari;

   se non si ritenga di adottare iniziative per prevedere degli aiuti legati al periodo di chiusura per il Covid-19, che ha costretto chi era in cura fuori dalla propria regione a dover permanere anche al di là del periodo necessario sostenendo ulteriori spese;

   se non ritenga di adottare iniziative per svincolare dal reddito l'indennità di accompagnamento del paziente, posto che esso è, non solo legato ad una questione di necessità ma anche di conforto psicologico non sostituibile.
(5-04609)


   BOLOGNA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'infezione da Hpv (Human Papilloma Virus) è molto diffusa ed è trasmessa prevalentemente per via sessuale;

   il virus ha effetti diversi a seconda del tipo e della famiglia a cui appartiene il ceppo virale con cui si entra in contatto e, sebbene nella maggior parte dei casi l'infezione sia transitoria e priva di sintomi, talvolta può determinare l'insorgenza di forme tumorali;

   secondo un articolo dell'«International journal of cancer» del 2017 l'infezione da Hpv causa il 4,5 per cento di tutti i tumori nelle donne e negli uomini;

   il virus è implicato, oltre che nell'insorgenza del tumore alla cervice uterina (oggi unica forma di neoplasia riconosciuta come totalmente riconducibile a un'infezione), anche nella patogenesi di altri tumori in sede genitale ed extragenitale;

   la strategia internazionale per combatterlo è fondata sui tre pilastri della prevenzione primaria (vaccinazione), della prevenzione secondaria (screening) e della terapia per gestione clinica e cura delle patologie Hpv correlate;

   il Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019 (Pnpv), approvato in Conferenza Stato-regioni il 19 gennaio 2017 (Gazzetta Ufficiale 18 febbraio 2017), è il documento di riferimento in cui si riconosce come priorità di sanità pubblica la riduzione o l'eliminazione del carico delle malattie infettive prevenibili da vaccino attraverso l'individuazione di strategie efficaci e omogenee da implementare sul territorio nazionale;

   il Ministero della salute ha reso noti i dati, al 31 dicembre 2018, di copertura, nazionali e regionali, per la vaccinazione anti-Hpv nella popolazione femminile, per le coorti di nascita 1997-2006, e nella popolazione maschile, limitatamente alle coorti di nascita 1994-2006;

   i dati diffusi dal Ministero, tuttavia dicono che l'Italia è ben lontana dal raggiungere gli obiettivi minimi fissati nel Piano di prevenzione vaccinale 2017-2019, e oggetto di interventi specifici, quali l'offerta gratuita nell'ambito dei Lea: nessuna regione raggiunge infatti il 95 per cento di copertura vaccinale da Hpv in nessuna delle coorti prese in esame e pochissime arrivano al 75 per cento, con un'ampia variabilità sul territorio;

   la pandemia da Covid-19 ha inevitabilmente avuto un forte impatto sulle campagne vaccinali e sui programmi di screening;

   il 7 agosto 2020 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha adottato la strategia globale per accelerare l'eliminazione del cancro al collo dell'utero come problema di salute pubblica. Questa strategia si basa sugli obiettivi di prevenzione primaria, secondaria e trattamento, accompagnati da un solido sistema di monitoraggio, compresi i registri tumori, per tenere traccia dei progressi ed effettuare interventi specifici. L'Oms ha sottolineato, inoltre, l'impatto positivo, dal punto di vista economico e sociale, che potrebbe avere il raggiungimento dell'obiettivo dell'eliminazione dei tumori Hpv-correlati, nonché l'importanza di assicurare l'accesso a trattamenti salvavita anche durante la pandemia da Covid-19;

   l'Organizzazione europea contro il cancro (Ecco) ha diffuso delle raccomandazioni in cui chiede un impegno ai governi nazionali per eliminare i tumori e le malattie Hpv-correlate attraverso il raggiungimento di quattro obiettivi: vaccinazione universale per adolescenti maschi e femmine; organizzazione di programmi di screening del cancro con il test Hpv; offerta di trattamenti per il cancro in modo coerente ed equo, in linea con le linee guida delle migliori pratiche e con un'assistenza e un supporto che massimizzino la qualità della vita dei pazienti; azioni per migliorare la consapevolezza e l'educazione dei cittadini e degli operatori sanitari sull'Hpv al fine di migliorare la copertura vaccinale e l'adesione agli screening –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere, anche durante questo periodo di pandemia da Covid-19, per raggiungere gli obiettivi esposti in premessa di prevenzione primaria (vaccinazione), prevenzione secondaria (screening) e terapia per la gestione clinica e cura delle patologie Hpv correlate.
(5-04616)


   TORROMINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Calabria esiste un problema che riguarda i malati oncologici. I centri accreditati non sono più in grado di supportare il peso di dover fare trattamenti, seppur di tipo oncologico grave;

   le strutture che erogano prestazioni di radioterapia sui territori sono in difficoltà, e molti malati, per curarsi, sono costretti ad affrontare tutti i giorni trasferimenti lunghi molti chilometri;

   come riportato anche dal sito «quotidianodelsud.it», a Crotone il reparto di radioterapia del Marrelli hospital ha cessato i trattamenti, perché, al 31 agosto 2020, ha terminato il relativo budget assegnato dalla regione. La conseguenza concreta, essendo questa l'unica struttura che eroga prestazioni del genere in provincia, è che un malato di cancro di Crotone e del territorio, per curarsi, deve affrontare tutti i giorni un viaggio di oltre 120 chilometri (tra andata e ritorno) per arrivare a Catanzaro. Nel capoluogo regionale, tra l'altro, oltre al viaggio i pazienti crotonesi devono fare i conti con grandi file, con la possibilità, talvolta, di dover ritornare indietro a vuoto, se il macchinario non funziona;

   la struttura sanitaria crotonese ha reso noto che in otto mesi, dal 1° gennaio al 31 agosto 2020, sono stati trattati 266 pazienti oncologici e che ci sono ancora 38 pazienti che non hanno ancora finito il ciclo della terapia ed altri ancora che le avevano prenotate e dovevano iniziarle a breve;

   la protesta cresce, tanto che alcuni pazienti stanno sollecitando, con delle e-mail, il prefetto di Crotone ad intervenire, chiedendo un incontro urgente tra l'Asp di Crotone e il Commissario straordinario alla sanità Saverio Cotticelli. Facendo i conti, il budget che era stato predisposto per il reparto di radioterapia del Marrelli Hospital era di 1,5 milioni di euro ed è finito. Considerato che, come sottolinea l'azienda, «nell'anno del Covid i pazienti che hanno avuto necessità di prestazioni radioterapiche hanno raggiunto un numero alto: 266. Significa praticamente che per coprire le spese fino al 31 dicembre sono necessari ulteriori 700 mila euro»;

   dalla proprietà dello stesso Marrelli hospital, si evidenzia che «questo è un problema che riguarda i malati di cancro di Crotone e non solo; pazienti che hanno urgente bisogno di fare un trattamento di radioterapia e non possono andare in altri centri, dove le liste di attesa sono sempre troppo lunghe» –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Governo intenda adottare, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari della regione Calabria, al fine di dare soluzione alle fortissime criticità di cui in premessa, e garantire così l'indispensabile continuità assistenziale da parte delle strutture che erogano prestazioni di radioterapia.
(5-04617)


   GOLINELLI, VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro della salute, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la Peste suina africana (Psa) è una malattia virale dei suini e dei cinghiali selvatici, solitamente letale e, nonostante sia una forma influenzale altamente virulenta, è innocua per l'uomo ed il virus non è trasmissibile attraverso le carni macellate e lavorate;

   la Psa è inserita nella lista delle malattie denunciabili dell'Organizzazione mondiale della sanità animale. È una malattia transfrontaliera, con un vasto potenziale di diffusione a livello internazionale, con pesanti conseguenze per la salute animale, per il patrimonio zootecnico e l'economia, per i risvolti sul commercio internazionale di animali vivi e dei loro prodotti. Questa malattia, infatti, ha gravi conseguenze socio-economiche nei Paesi in cui è diffusa;

   il 9 settembre 2020 il Ministero dell'agricoltura tedesco ha reso noto il rilevamento di un caso di peste suina africana nella carcassa di un cinghiale nei pressi del confine polacco, nel sud del Brandeburgo. La Germania ha già circoscritto le zone interessate e sono state ordinate misure restrittive, quali restrizioni del traffico passeggeri e veicoli, divieto di caccia, divieto dell'uso di terreni agricoli; la Germania è il primo Paese produttore di carni suine in Europa, con quasi un quarto di carne prodotta sul totale;

   purtroppo, la malattia prosegue la sua diffusione mettendo drammaticamente a rischio gli allevamenti europei, pur non essendoci alcun rischio per i consumatori;

   l'Italia da inizio 2020 ha attivato un piano di sorveglianza e prevenzione della Psa, approvato dalla Commissione europea, che le regioni stanno gradualmente implementando e che va applicato quanto prima con massimo rigore, anche contenendo le specie selvatiche, in particolare curando l'abbattimento dei cinghiali e creando zone «cuscinetto»;

   il rischio non è solo quello di un'emergenza sanitaria, che potrebbe mettere in stallo la filiera dei suini, nonché le pregiate produzioni Dop della salumeria nazionale, ma anche che la diffusione della Psa potrebbe avere pesanti conseguenze anche a livello dei mercati;

   questa notizia, infatti, comporterà inevitabili conseguenze sul mercato ed è quindi necessario monitorare la situazione; potrebbe accadere che molti Paesi terzi blocchino le esportazioni di carni suine dalla Germania comportando una notevole pressione sui prezzi dei prodotti suinicoli nel mercato tedesco e portando a deprimere le quotazioni in tutta Europa, un'eventualità che va assolutamente scongiurata;

   l'eventuale diffusione della Peste suina africana in Italia significherebbe la fine di un comparto essenziale del nostro agroalimentare; il settore suinicolo in Italia vanta un fatturato di circa 3 miliardi di euro per la fase agricola e di circa 8 miliardi di euro per quella industriale, incidendo per il 5,8 per cento sul totale agricolo e agroindustriale nazionale. Operano nel comparto circa 25.000 aziende agricole, che gestiscono 8,3 milioni di capi, e circa 3.500 aziende di trasformazione. La produzione di carne si aggira intorno a 1,45 milioni di tonnellate. L'Italia è il settimo Paese produttore nella Unione europea;

   è fondamentale prevenire l'arrivo della Psa nel nostro Paese, in quanto questa sarebbe un danno enorme per la suinicoltura italiana, già alle prese con difficoltà economiche;

   è necessario porre particolare attenzione alle possibili conseguenze nel nostro Paese, in quanto la Psa comporterebbe il blocco delle esportazioni di prosciutti e più in generale dei prodotti suinicoli;

   la comparsa in Germania della Peste suina africana costituisce un allarme che deve richiedere un rafforzamento delle misure di controllo e contenimento di questa pericolosa malattia animale –:

   quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, per evitare una ulteriore diffusione sul territorio nazionale della Peste suina africana nonché per effettuare uno stretto controllo sulle importazioni di carne dalla Germania e, inoltre, quali iniziative di competenza intendano mettere in atto per scongiurare la volatilità dei prezzi a danno dei suinicoltori italiani.
(5-04618)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la regione Puglia, con determina n. 130 del 1° giugno 2020 e a seguito di quanto evidenziato nella relazione di monitoraggio delle attività della struttura dal direttore generale della Asl-BT, ha avviato il procedimento di revoca dell'autorizzazione al funzionamento della Rssa Opere Pie Riunite «Bilanzuoli-Corsi Falconi-Ciani» di Minervino Murge e, nel contempo, di chiusura della stessa per «gravi e reiterate inadempienze comportanti situazioni di pericolo per la salute dei cittadini», avendo registrato numeri elevati di pazienti e dipendenti positivi al Covid-19 (ben 54 casi, di cui 8 persone hanno perso la vita), nonché rilevando la condizione critica in cui erano tenuti i pazienti giunti presso la Rssa evidenziando che «n. 19 pazienti giunti al P.O. di Bisceglie non erano accompagnati da cartella clinica ed erano interessati da disidratazione mucocutanea e malnutrizione e n. 1 con ulcere da pressione calcaneali»;

   il direttore delle Asl BT ha rilevato che «i fatti avvenuti nella struttura fossero idonei a costituire una causa viziante e caducante del rapporto fiduciario posto a base del contratto di convenzionamento», nonché del requisito di accreditabilità oltre che di autorizzazione al funzionamento, per apparente mala gestio assistenziale correlata all'emergenza stessa, a causa della quale alcuna misura preventiva di sicurezza e di potenziamento organizzativo della stessa è stato posto in essere;

   ulteriore aggravio è derivato dalla mancata consegna delle cartelle cliniche degli ospiti della Rssa «che non ha consentito l'immediata identificazione del quadro clinico dei pazienti prima della presa in carico da parte della ASL, e che si è potuto accertare soltanto all'atto del ricovero nelle strutture ASL. È nella fase del ricovero in ospedale che i sanitari hanno potuto accertare le condizioni di vera e propria negletta assistenza, con il rischio imminente di aggravamento delle condizioni di salute, del quale neanche il coordinatore sanitario (della RSSA) aveva consapevolezza»;

   dalla determina si evince ancora che «... La condizione clinica degli utenti non autosufficienti, con presenza di piaghe da decubito, denutrizione, assenza di igiene fisica, stato catatonico, l'assenza delle cartelle cliniche ed anche la carenza di figure professionali che ha determinato per un verso la perdita del requisito organizzativo e, come conseguenza, ha contribuito all'aggravamento delle loro condizioni già critiche in epoca antecedente al Covid-19, denotano che la struttura non ha dimostrato di essere in grado di gestire efficacemente la particolare e fragile utenza quale è quella dei soggetti anziani non autosufficienti...»;

   la chiusura della struttura sanitaria e la conseguente interruzione dei servizi erogati pone in essere due gravi ordini di problemi, ovvero la diminuzione dei livelli essenziali di assistenza riferiti alle prestazioni di assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale per persone non autosufficienti e, al contempo, un forte impatto negativo sui livelli occupazionali afferenti alla struttura stessa;

   appare evidente che l'interruzione dei servizi erogati dalla struttura ha un impatto fortemente negativo innanzitutto sulla vita dei pazienti e, conseguentemente, sulla vita delle famiglie di Minervino Murge poiché non possono più affidare alla Rssa i propri cari che sono tutte persone evidentemente non autosufficienti, affette da malattie croniche, che si trovano in condizioni di fragilità e che non hanno la possibilità di curarsi a domicilio;

   appare altresì evidente che gli operatori sanitari che lavorano da anni nella struttura si trovano in questo momento costretti ad affrontare un grave periodo di crisi occupazionale –:

   quali iniziative per quanto di propria competenza, intenda adottare il Governo affinché siano garantiti ai cittadini di Minervino Murge, nell'ambito del rispetto dei livelli essenziali di assistenza, i medesimi servizi di assistenza sociosanitaria residenziale e semiresidenziale per persone non autosufficienti, i medesimi livelli delle prestazioni originariamente dovuti, salvaguardando al contempo i livelli occupazionali della struttura sanitaria convenzionata.
(5-04637)

Interrogazioni a risposta scritta:


   APRILE. — Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   durante il periodo in cui si è verificato il picco della crisi epidemiologica è emersa di tutta evidenza la carenza di personale medico sanitario delle strutture ospedaliere e la necessità di rafforzare l'offerta formativa sanitaria per poter fronteggiare l'emergenza epidemiologica;

   in sede di approvazione della legge di conversione del cosiddetto decreto «rilancio», è stato accolto dal Governo l'ordine del giorno a firma dell'interrogante, volto alla stabilizzazione del personale precario del comparto della sanità (personale sanitario tecnico professionale infermieristico e medico), con l'impegno del Governo di «valutare l'opportunità di prorogare i termini di cui all'articolo 20, comma 11-bis, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, e di prevedere che le amministrazioni del Servizio Sanitario Nazionale assumano a tempo indeterminato il personale medico, tecnico professionale e infermieristico dirigenziale e non, che abbia maturato al 31 dicembre 2021, alle dipendenze delle medesime amministrazioni del Servizio Sanitario Nazionale, almeno tre anni di servizio, anche non continuativo, negli ultimi otto anni, e il personale medico, tecnico-professionale e infermieristico che abbia maturato, alla data del 31 dicembre 2021, almeno tre anni di contratto – anche non continuativi nel corso degli ultimi otto anni – presso l'amministrazione che bandisce il concorso»;

   durante i tre mesi di crisi sanitaria acuta anche l'Istituto superiore di sanità aveva evidenziato che le numerose misure messe in atto per fronteggiare la grave carenza di personale del Servizio sanitario nazionale sono, comunque, risultate insufficienti di fronte all'evolversi del quadro emergenziale derivante dal carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia da Covid-19;

   nel frattempo si sono riscritte le regole per l'accesso del personale sanitario nel Servizio sanitario nazionale con riferimento alle modalità di assunzione a tempo indeterminato da parte di enti e aziende del Ssn;

   la prestigiosa rivista «Nature» ha pubblicato recentemente diversi pareri di famosi epidemiologici di tutto il mondo, i quali paventano nel prossimo futuro che eventi di quarantena ad intermittenza potrebbero diventare la nuova normalità, qualora la popolazione mondiale dovesse trovarsi a convivere a lungo con il coronavirus –:

   quali iniziative urgenti i Ministri interrogati intendano assumere, per quanto di competenza, affinché si possa addivenire alla auspicata stabilizzazione del personale precario operante presso enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale.
(4-06812)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'acufene è una patologia piuttosto diffusa dell'udito e che può essere altamente fastidiosa se non addirittura invalidante. L'acufene consiste infatti nella percezione di un rumore, intermittente o continuo, (come ronzii o fischi) senza che vi siano stimoli dall'esterno. Si stima che ne soffrano circa 10 milioni di italiani;

   a lungo andare tale patologia rischia di portare a una riduzione dell'udito, ma anche di generare ansia e depressione, oltre che incidere profondamente sulla vita sociale di chi ne è affetto. Ad oggi, la ricerca ha dimostrato che la psicoterapia può essere parte integrante della terapia che il paziente deve seguire per migliorare la propria situazione. Tuttavia, la causa della patologia non risulta ancora chiara;

   allo stato attuale infatti non esistono rimedi e cure realmente efficaci per l'acufene. Ad oggi, si procede prevalentemente individuando il livello di gravità, gestendo la patologia e riducendone i fastidi;

   nei casi più gravi l'acufene può diventare invalidante dal punto di vista professionale, legittimando chi ne soffre ad avanzare all'Inps domanda di invalidità civile;

   l'acufene, in effetti, rientra tra le patologie previste dalla legge ai fini del riconoscimento dell'invalidità civile nelle apposite tabelle ministeriali. L'unico riferimento tuttavia è agli «acufeni permanenti e subcontinui di forte intensità ed insorti da più di tre anni», con riconoscimento di una invalidità di appena il 2 per cento. Una percentuale davvero irrilevante se non associata ad altri tipi di patologie;

   da tempo l'associazione «Tinnitus-acufene», che conta oltre 2 mila iscritti, si occupa di sensibilizzare le istituzioni nei confronti dei danni e dei disagi provocati dalla patologia;

   in realtà, proprio la mancanza di studi approfonditi non ha permesso, ad oggi, di mettere a punto farmaci specifici per poter curare l'acufene, e ciò comporta un grave senso di frustrazione per chi ne è affetto –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative affinché siano avviati approfondimenti scientifici su tale patologia con la precisa finalità di inserirla tra le malattie croniche e invalidanti, ai sensi del decreto ministeriale n. 329 del 1999, ai fini dell'applicazione della disciplina sui livelli essenziali di assistenza di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502;

   quali ulteriori iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per il potenziamento delle strutture che si occupano di somministrare cure per tale patologia;

   se si intenda valutare di adottare iniziative per l'aumento della percentuale di invalidità per chi soffre di acufene, percentuale che, ad oggi, risulta davvero irrilevante, pari ad appena il 2 per cento.
(4-06813)


   LAPIA, LOVECCHIO e NESCI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il giornale Nuova Sardegna del 2 settembre 2020 riporta una notizia in merito a disservizi verificatesi all'ufficio di igiene pubblica di Siniscola (Nuoro);

   il giorno prima alcune mamme si erano presentate a tali uffici sanitari portando con sé i propri figli al fine di vaccinarli; la stessa interrogante, presente sul posto, ha potuto verificare di persona diverse criticità nell'erogazione del servizio di vaccinazioni;

   erano presenti mamme e bambini neonati in fila dalle ore otto del mattino e con regolare appuntamento, ma il medico incaricato non si è presentato;

   l'Asl di Nuoro ha disposto la sospensione delle sedute vaccinali fino al 12 settembre 2020;

   il disservizio è causato dal fatto che l'azienda per la tutela della salute della Sardegna e l'Assl di Nuoro non trovano in loco un medico vaccinatore; quindi questo professionista sanitario deve arrivare da Nuoro;

   il giornale Nuova Sardegna riporta la notizia il 9 settembre 2020 che il poliambulatorio di Orosei ha chiuso le attività vaccinali e, di conseguenza, diversi genitori, provenienti anche da paesi limitrofi, non hanno potuto vaccinare i propri figli in tenera età;

   la stessa situazione di disservizio interessa la città di Nuoro; sul sito istituzionale dell'Ats Azienda salute igiene pubblica – Assl Nuoro è presente il seguente avviso «Considerata la recrudescenza del Covid-19 si comunica che le attività ambulatoriali in capo al Servizio igiene e salute pubblica non urgenti/differibili, sono temporaneamente sospese fino al 12 settembre 2020»;

   risulta all'interrogante che questa situazione sta causando ritardi da molti mesi nella somministrazione delle vaccinazioni per molti bambini della zona;

   è stato sospeso, inoltre, il servizio nel comune Oliena a causa dell'inagibilità dei locali, malgrado il comune abbia messo a disposizione dell'Assl di Nuoro un locale perfettamente agibile ed utilizzabile;

   la legge 31 luglio 2017, n. 119, conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 giugno 2017, n. 73, recante disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale, prevede le seguenti vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici anni e per i minori stranieri non accompagnati: anti-poliomielitica; anti-difterica; anti-tetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti-Haemophilus influenzale tipo B; anti-morbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella;

   il piano vaccinale 2017-2019 prevede, nei principi guida, al punto 4 dei «principi guida», che «i programmi di vaccinazione devono essere oggetto di attenta programmazione, organizzazione e gestione da parte delle strutture sanitarie, (...) al fine di assicurare la massima protezione nei confronti delle fasce di popolazione più fragili (pazienti, bambini, anziani)»;

   le vaccinazioni obbligatorie previste per i minori di età compresa tra zero e sedici anni e per i minori stranieri non accompagnati sono comprese nei livelli essenziali di assistenza –:

   se non ritenga di assumere tutte le iniziative di competenza, in raccordo con la regione Sardegna, per appurare quali siano le cause per cui nei comuni di Siniscola, Orosei e Nuoro si verifica un blocco delle attività sanitarie afferenti alla somministrazione delle vaccinazioni obbligatorie per i bambini da 0 a 16 anni;

   quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire che sia assicurata l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza in merito alle vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici anni e per i minori stranieri non accompagnati in tutta la provincia di Nuoro.
(4-06814)


   COSTA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   è essenziale – pur nel rispetto delle competenze delle regioni – che il Ministero della salute svolga un'adeguata programmazione delle azioni necessarie al contrasto della diffusione epidemica, qualora si registrasse una progressione del numero dei positivi;

   si ritiene opportuno, a tal fine, che il Governo svolga – anche ai fini del coordinamento – il monitoraggio delle unità di personale che le singole regioni impiegano regolarmente ai vari livelli e nelle diverse funzioni, per far fronte all'emergenza da Covid-19;

   risulta all'interrogante che il Ministero della salute abbia inoltrato alle regioni un questionario per conoscere il numero di professionisti – e dei relativi costi – dedicati nelle singole aziende locali, nelle diverse funzioni e forme contrattuali, ad affrontare l'emergenza da Covid-19, ai fini di una possibile rendicontazione della stessa a valere sul Pon governance e capacità istituzionali;

   al fine di svolgere un efficace ruolo di coordinamento e di garantire l'omogeneità e l'adeguatezza della prevenzione, della cura e della tutela della salute su tutto il territorio nazionale, è fondamentale conoscere e confrontare le azioni delle diverse regioni, evidenziando le eventuali discrepanze e differenze in termini di risposta, con particolare riferimento al numero di personale impiegato in relazione agli abitanti ed alla diffusione del Covid-19 sul loro territorio;

   è essenziale conoscere i dati aggregati, valutati e parametrati rispetto alla diffusione del virus, ed eventuali anomalie che emergessero da una lettura analitica di questi dati, non solo sotto il profilo della spesa. Tali esiti potranno senza dubbio essere utili al fine di correggere eventuali errori nella gestione dell'emergenza nell'ipotesi di incremento dei contagi nei mesi invernali;

   il Ministero della salute, a seguito del monitoraggio sui dati regionali sopra evidenziato, è a conoscenza delle risorse e delle unità di personale impiegate – e della loro distribuzione territoriale – per il contrasto alla diffusione del Covid-19 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati emersi dal monitoraggio sia su base aziendale, sia su base regionale, sia su base nazionale e del numero di persone impiegate nei dipartimenti di prevenzione dei servizi sanitari regionali con il dettaglio dei medici competenti del lavoro e di medicina generale attivi sul territorio, nonché delle informazioni sul numero potenziale di stanze per l'isolamento fiduciario disponibili in ogni regione, nonché delle informazioni sulla capacità massima di analisi di tamponi disponibili nei laboratori di ogni regione;

   se tutte le regioni abbiano dato riscontro al questionario inviato dal Ministero della salute richiamato in premessa.
(4-06861)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante con l'interrogazione n. 4-05185 ha evidenziato l'incostituzionalità della sperimentazione del vaccino anti SARS-COV-2;

   l'interrogante con l'interrogazione n. 4-05226 ha chiesto che non venisse autorizzata la sperimentazione del vaccino su esseri umani sani;

   l'interrogante con le interrogazioni n. 4-06462 e n. 4-06461 ha illustrato la pericolosità del vaccino e i dubbi riguardo ad Astrazeneca;

   il vaccino ChAdOx1-nCov19, utilizza la tecnologia della Vaccitech Ltd, controllata dal Fondo Osi (Oxford Sciences Innovation) per un 46 per cento e dal 10 per cento dai ricercatori del programma del vaccino nonché fondatori della società (Adrian Hill e Sarah Gilbert). Il fondo a sua volta ha nel suo capitale la stessa università di Oxford, con il 5 per cento, Google-Alphabet con il 3 per cento e, con quote più piccole, diversi azionisti cinesi, tra cui Huawei, allo 0,7 per cento e il Fondo Braavos al 20 per cento (fondo creato appositamente da Andre Crawford-Brunt, ex trader di Deutsche Bank);

   attualmente sono in corso la fase di sperimentazione 1/2, condotta su due fronti: il primo con una sperimentazione iniziata il 23 giugno 2020 e che si concluderà entro il 30 dicembre 2021, con codice PACTR202006922165132 condotta in Africa, la quale prevede diverse analisi pre-vaccinali. Lo studio è stato finanziato dal Comitato per la ricerca medica sudafricana e della Fondazione Bill e Melinda Gates. Quanto al secondo studio con codice NCT04324606, il cui termine è previsto per maggio 2021, i cui risultati preliminari sono stati riassunti in un articolo pubblicato su Lancet (da una serie di autori in pieno conflitto di interessi). Lo studio afferma che non è stato definito ancora un correlato di protezione tra gli anticorpi neutralizzanti che il vaccino stimola e la malattia da COVID-19. Le reazioni avverse più comuni sono state: stanchezza, mal di testa e fatica, dolori muscolari, malessere, brividi sensazione di febbre, nonché febbre tra 38 e 39°C;

   la fase 2 è partita il 4 maggio 2020 e senza data di termine, con il codice 2020-001228-32, escludendo coloro i quali hanno uno stato immunosoppressivo o di immunodeficienza confermato o sospetto;

   per la fase 3 ci sono 2 studi: il primo è quello con codice ISRCTN89951424, iniziato il 1° maggio 2020 e con previsione di conclusione il 31 ottobre 2021, il secondo è quello con codice NCT04516746, sponsorizzato direttamente da Astrazeneca, la cui data di inizio è stata il 17 agosto 2020 e la cui data di fine sarà 2 dicembre 2020;

   l'8 settembre 2020 Astrazeneca ha sospeso le sperimentazioni di fase 3 per motivi di sicurezza a causa di un partecipante nel Regno Unito che ha riscontrato la mielite trasversa;

   la mielite acuta trasversa ha tra le sue cause le malattie infiammatorie autoimmuni ed è segnalata come malattia neurologica secondaria nei pazienti con diagnosi di SARS-CoV2;

   è scientificamente provato da diversi studi come «Dalle risposte immunitarie anti-SARS-CoV-2 a COVID-19 tramite mimetismo molecolare» e «Condizioni autoinfiammatorie e autoimmuni all'incrocio di COVID-19» che una reazione autoimmune, il mimetismo molecolare e il potenziamento dipendente dagli anticorpi (ADE) siano alla base della gravità della malattia COVID-19;

   si apprende da una interrogazione al Parlamento europeo, depositata dall'eurodeputato greco Ioannis Lagos (NI) che Astrazeneca abbia ottenuto immunità legale da alcuni Paesi europei;

   la commissaria europea alla salute, Stella Kyriakides ha dichiarato che «se vengono rilevati gravi effetti collaterali, il vaccino non sarà reso disponibile per l'uso nell'UE»;

   l'interrogante, con l'interrogazione n. 4-06280, segnala come si possa accertare direttamente la responsabilità del produttore di un vaccino per danno derivante da un asserito difetto di quest'ultimo –:

   se il Governo abbia offerto garanzie ad Astrazeneca;

   se il Governo non intenda interrompere ogni sforzo, anche economico, atto a risolvere la pandemia mediante soluzione vaccinale.
(4-06864)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 20 luglio 2020 il Corrieredellasera.it titolava: «L'infermiere: “Io prigioniero di Covid e regole. Vivo da 50 giorni in quarantena”»;

   il 21 luglio 2020 Huffingtonpost.it titolava: «Bimba prigioniera del virus a Milano: Tamponi positivi da 4 mesi. Ha stress e incubi»;

   il 30 agosto 2020, da fonti giornalistiche, pare che il Governo abbia chiesto al professor Crisanti un «piano tamponi», con il quale si potrebbe prevedere di quadruplicare i test, fino a 300.000 al giorno;

   anche Mario Draghi, il 1° settembre 2020, è intervenuto durante il convegno dei cardiologi, sostenendo che «per rilanciare economia servono test e tracciamento»;

   l'interrogante ha già denunciato l'inaffidabilità e le problematiche relative ai tamponi RT-PCR con l'interrogazione n. 4-05154, nonché i costi e di come la rilevazione stia portando ad un abbassamento della contagiosità relativa, con l'interrogazione n. 4-06704;

   il Ministero della Salute australiano, il 3 marzo 2020 era al corrente che «i test PCR non sono in grado di distinguere tra virus “vivo” e RNA non infettivo»;

   il 23 agosto 2020 Roberto Rigoli, primario del reparto di microbiologia a Treviso dichiara che: «abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus; e probabilmente non erano infettivi»;

   il 25 agosto 2020 in Svezia a circa 3.700 persone è stato detto per errore di avere il coronavirus a causa di un guasto in un kit di test COVID-19 dalla Cina. L'azienda è la BGI Group cinese, che il 20 aprile 2020 ha triplicato la capacità di produzione giornaliera per soddisfare gli ordini anche dell'Italia;

   in un articolo del 29 agosto 2020 il NYT titolava: «Il tuo test per il coronavirus è positivo. Forse non dovrebbe essere». Nell'articolo viene preso in considerazione come la soluzione del RT-PCR sia altamente legata alla sensibilità della rilevazione, rilevando anche casi positivi in persone non contagiose e con carica virale bassa;

   il 3 settembre 2020, in una intervista, Beda M. Stadler, former director dell'istituto di immunologia dell'università di Berna, dichiara che: «La PCR non permette di sapere se il virus è ancora vivo e se la persona è contagiosa»;

   il 5 settembre 2020 l'Adnkronos, ripresa dalla BBC titola: «Coronavirus, possibile sovrastima dei casi: i test rilevano anche virus morto», nel cui articolo spiega come le rilevazioni dei tamponi non corrispondano alla realtà clinica in Gran Bretagna, in quanto il test principale utilizzato per diagnosticare il coronavirus è così sensibile che potrebbe rilevare anche frammenti di virus morto legato a vecchie infezioni;

   il Ministero della salute, sul suo sito internet, inoltre, afferma come anche il test della rilevazione degli anticorpi potrebbe portare ad errori in quanto «pur essendo risultato negativo al test sierologico, risulti contagioso. Inoltre, per ragioni di possibile cross-reattività con altri patogeni simili (come altri coronavirus della stessa famiglia), il rilevamento degli anticorpi potrebbe non essere specifico per SARS-CoV-2, quindi persone che in realtà hanno avuto altri tipi di infezioni e non COVID-19 potrebbero risultare positive alla ricerca degli anticorpi per SARS-CoV-2»;

   anche il Cdc americano il 30 giugno 2020, riguardo ai test anticorpali, lascia aperto un dubbio, scrivendo che: «esiste la possibilità che un risultato positivo indichi la presenza di anticorpi da un'infezione con un virus diverso della stessa famiglia di virus (chiamati coronavirus)» anche se poi in nota riporta che: «altri coronavirus non possono produrre un risultato positivo su un test virale per SARS-CoV-2» –:

   di quali informazioni disponga il Governo relativamente ai fatti esposti in premessa;

   se non sia il caso di riconsiderare la strategia dei tamponi che appare all'interrogante fallimentare e di ritornare alla gestione ordinaria della situazione sanitaria nazionale.
(4-06870)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   EPIFANI e FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Italtel ha avuto un ruolo da protagonista nella realizzazione dell'infrastruttura di telecomunicazione elettronica negli anni '80 e nell'introduzione, primi anni 2000, del Voip (Voice over ip);

   la società ha rischiato per due volte il fallimento, nel 2012 e nel 2017. L'ultimo decennio si è caratterizzato per un uso costante di ammortizzatori sociali e per accordi fra Italtel e sindacati volti a ridurre il personale delle tre sedi di Carini, Roma e Settimo Milanese, dai circa 2.300 addetti nel 2010 agli attuali 1.059;

   nel 2017 Exprivia ha acquisito l'81 per cento del capitale di Italtel, mentre il restante 19 per cento è in mano alla multinazionale Cisco;

   il bilancio del 2019 ha segnato una forte contrazione del fatturato e una svalutazione consistente del patrimonio aziendale. Italtel si è vista costretta a indire due assemblee dei soci per tentare una ricapitalizzazione: tentativi falliti;

   Italtel ha depositato presso il tribunale di Milano una prenotativa di concordato preventivo, al termine della quale o si giunge a un accordo di ristrutturazione del debito o si entra nel concordato vero e proprio, con un quasi inevitabile fallimento della società;

   il 23 giugno 2020 si è svolto un incontro tra il Ministero dello sviluppo economico, le direzioni di Italtel ed Exprivia, le rappresentanze sindacali e i rappresentanti delle regioni Lombardia, Lazio e Sicilia. Nell'incontro l'azienda ha comunicato che una società del gruppo finanziario Pillarstone ha acquistato la quota di debito di Italtel da Unicredit;

   il 7 settembre 2020 è scaduto il termine per le offerte vincolanti di acquisto. Il consiglio d'amministrazione ha accettato l'offerta di Psc partecipazioni, che entro il 7 novembre 2020 dovrà presentare il piano industriale al tribunale di Milano;

   Italtel rappresenta per l'Italia un'azienda strategica, le cui lavoratrici e lavoratori hanno competenze e know how che non devono essere dispersi. Non va escluso un intervento pubblico, anche attraverso Cassa depositi e prestiti, e dei Ministeri di competenza per salvaguardare e rilanciare l'azienda nella sua integrità e per scongiurare spacchettamenti che avrebbero ripercussioni estremamente negative sui lavoratori –:

   quali iniziative intenda perseguire per garantire la continuità produttiva del gruppo e la salvaguardia dei livelli occupazionali.
(3-01763)


   PORCHIETTO, GELMINI, SOZZANI, GIACOMETTO, ROSSO, BARELLI, CARRARA, POLIDORI e SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   all'annuncio della fusione tra Fca e Psa Forza Italia aveva osservato che lo sbilanciamento in termini di quota di controllo del nuovo gruppo automobilistico, Stellantis, avrebbe avuto conseguenze per la filiera automotive italiana;

   il 4 agosto 2020 dalla stampa si è appreso che Fca avrebbe inviato una lettera a circa 1.000 fornitori italiani, chiedendo di interrompere tutte le attività di ricerca e sviluppo sulle auto di segmento B (utilitarie), che, secondo la missiva, «saranno costruite su piattaforma Psa_Cmp»; questa decisione potrebbe creare un vantaggio per gli attuali fornitori Peugeot;

   a inizio settembre 2020 la stampa ha reso noto che la nuova Punto sarà costruita in Polonia su piattaforma Psa_Cmp. È prevista anche la progressiva uscita di Fca dal segmento A (citycar), dichiarata dallo stesso amministratore delegato, Manley;

   Fca occupa in Italia 53 mila addetti in 16 stabilimenti. La filiera automotive italiana conta oltre 260 mila lavoratori, rappresenta più del 7 per cento degli occupati del settore manifatturiero, ha un fatturato di quasi 106 miliardi di euro, pari all'11 per cento della manifattura e al 6,2 per cento del prodotto interno lordo. Se si aggiungono anche gli indiretti impiegati nei servizi si arriva a oltre 1,2 milioni di persone occupate nel comparto;

   dal 1999 al 2018, la produzione di auto in Italia si è ridotta dai 10,2 milioni del periodo 1999-2008 ai 5,6 milioni nel periodo 2009-2018. Quest'anno solo 8 mila vetture sono state prodotte a Mirafiori;

   a fronte del disimpegno nei segmenti A e B, che per la Fiat erano centrali, il recente prestito di 6,3 miliardi di euro garantito Sace, destinato, secondo Fca, ad assicurare la prosecuzione dell'operatività delle filiere italiane, appare povero di connotati strategici;

   nel giugno 2020 la Commissione europea ha autonomamente aperto un'indagine sulla fusione Fca_Psa, interessandone l'Antitrust europeo, che dovrebbe rispondere entro ottobre 2020;

   in merito all'iniziativa dell'Unione europea, i due gruppi hanno ribadito che la fusione prosegue, contrariamente a quanto accaduto per i cantieri Stx, rispetto ai quali la Commissione europea aveva aperto un dossier Antitrust a gennaio 2019, su richiesta franco-tedesca, bloccando, di fatto, l'acquisizione di Fincantieri;

   tramite BpiFrance, società pubblica al 100 per cento, lo Stato francese detiene il 12,7 per cento di Psa –:

   se non ritenga di dover avviare, a tutela della strategica filiera automotive nazionale, interventi più decisi, nonché iniziative, anche a livello di Unione europea, volte a scongiurare i possibili impatti negativi del processo di fusione sui livelli produttivi e occupazionali in Italia.
(3-01764)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   BENAMATI, CARNEVALI, MARTINA, TERMINI, BELOTTI, INVERNIZZI, FRASSINI, BOLOGNA, RIBOLLA, DORI, SORTE e BENIGNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Sematic, azienda storica nata nel 1959 a Osio Sotto grazie alla famiglia Zappa, produce componenti per ascensori, ed è passata nel 2013 ad un fondo di investimento che dopo un anno l'ha rivenduta al Fondo che detiene la proprietà del gruppo Wittur con sede in Baviera;

   ad aprile 2019 la direzione ha comunicato la volontà del gruppo di delocalizzare alcune linee di prodotto nello stabilimento Wittur in Ungheria, con la conseguenza di determinare 60 lavoratori in esubero rispetto ai 365 dipendenti;

   grazie alla mobilitazione di lavoratori e sindacati ed all'interessamento di tutte le istituzioni territoriali dal sindaco di Osio Sotto a quelle provinciali, regionali e nazionali, l'azienda ha modificato in parte la sua decisione, mantenendo ad Osio Sotto parte dei prodotti che si intendeva delocalizzare in Ungheria;

   nel 2019 la forza lavoro è scesa a 297 dipendenti. Il 3 settembre 2020, in un incontro presso la Confindustria di Bergamo convocato per discutere del rinnovo del contratto integrativo aziendale, la direzione del gruppo ha comunicato due decisioni già assunte: il trasferimento di circa cento impiegati di varie funzioni presso il nuovo centro di ricerca e sviluppo Wittur sito in Seriate (Bergamo) e il trasferimento del 65/70 per cento della produzione nello stabilimento sito in Ungheria;

   al momento, l'esubero di personale verrebbe gestito utilizzando la cassa integrazione per emergenza Covid-19, aperta con comunicazione del 4 settembre 2020 per 211 dipendenti, con utilizzo a partire dal 9 settembre e per una durata iniziale di nove settimane ed eventuale rinnovo di altre nove;

   stante il timore che, esaurita la cassa integrazione, l'azienda possa procedere con i licenziamenti, i lavoratori, sostenuti dalle rappresentanze sindacali, hanno chiesto alla direzione di rivedere tale scelta, che comporterebbe un impatto sociale disastroso ed hanno iniziato una mobilitazione con 25 ore di sciopero e presidi davanti ai cancelli;

   la Sematic mantiene comunque bilanci positivi, seppur con calo del fatturato negli ultimi 3 anni, calo motivato non solo da condizioni di mercato generali ma anche da strategie industriali della nuova gestione del gruppo, quali, per esempio, l'allocazione di produzioni e di commesse in stabilimenti a più basso costo del lavoro con margini di profitto più alti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo rispetto alla decisione di Sematic di trasferire in Ungheria gran parte della produzione che rischia di mettere in seria difficoltà la sopravvivenza stessa del sito produttivo di Osio Sotto.
(5-04632)


   SQUERI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 14 settembre 2020 si è appreso dal sito del Gestore dei mercati energetici che alle ore 20 del 15 settembre 2020, quindi dopo il tramonto del sole, quando dovranno entrare in funzione gli impianti termoelettrici per sostituire il fotovoltaico, il prezzo unico nazionale dell'energia elettrica (Pun), sul mercato del giorno prima (Mpg), sarebbe salito a livelli di picco mai visti prima 162,7 euro a MWh rispetto al Pun di 71,32 (che pure incorpora i valori di picco) di poche ore prima. Un balzo di 90 euro;

   il Pun rappresenta il prezzo di riferimento dell'energia elettrica rilevato sulla borsa elettrica italiana. Il Mpg, identifica la sede ove hanno luogo le negoziazioni delle offerte di acquisto e vendita di energia elettrica nel mercato libero italiano;

   pur considerando la scarsa elasticità con cui gli impianti tradizionali sostituiscono la produzione da fotovoltaico e il rilevante prelievo dovuto ai condizionatori dell'aria in quei giorni afosi, giova considerare che alle 20 la gran parte attività produttive sono chiuse e che il tramonto del sole non può essere considerato un elemento di sorpresa;

   il grafico Gme mostra un'anomalia e, cioè, che le quantità trattate dopo il tramonto sono superiori di quelle in orario di lavoro. Trattandosi del Mpg, che negozia in anticipo le quantità da vendere, non può trattarsi di un incidente;

   i siti specializzati hanno segnalato una fiammata in apertura della settimana 14-20 settembre per i prezzi dell'elettricità all'ingrosso. Staffettaonline ha scritto che «(...) il PUN si è attestato a 71,32 euro, un valore che non si vedeva da gennaio 2019 (...). Un massimo orario di 162,57 euro è stato toccato per le ore 20 (...)» di martedì 15 settembre;

   Staffetta ha affermato che ci si sarebbe ritrovati «in un contesto di significativa contrazione dell'offerta e di volumi scambiati in ripresa (...)». Ma il più che raddoppio del prezzo lascia intravedere ipotesi preoccupanti, quale può essere, ad esempio, l'indisponibilità contemporanea di molti impianti termoelettrici –:

   a fronte della necessità di un rafforzamento delle capacità di controllo e di intervento degli enti regolatori, quali spiegazioni sia in grado di fornire il Ministro interrogato, per quanto di competenza, sulla questione esposta in premessa, anche considerando la necessità, al momento del prossimo passaggio al libero mercato, di garantire ai consumatori una offerta a prezzi non soggetti a sbalzi repentini o a tensioni speculative.
(5-04633)


   SUT, TERZONI, ALEMANNO, BERARDINI, CARABETTA, CHIAZZESE, GIARRIZZO, MASI, PAPIRO, PAXIA, PERCONTI, SCANU e VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   gli interventi di efficientamento e ristrutturazione del parco edilizio esistente costituiscono un'assoluta priorità sia per diminuire l'impatto ambientale del semplice abitare, sia per ridurre significativamente la bolletta energetica delle famiglie;

   il dossier del 2019 redatto dal Servizio studi della Camera dei deputati, in collaborazione con Cresme, evidenzia come il patrimonio residenziale italiano sia costituito da 12,2 milioni di edifici, di cui oltre la metà risalente – quanto a edificazione – a prima del 1970 (il 17,6 per cento ha invece più di un secolo di storia alle spalle);

   nei primi anni 2000 gli investimenti in rinnovo e riqualificazione per cui sono previste le agevolazioni fiscali erano pari al 16 per cento del totale (circa 5 miliardi di euro all'anno), nel 2013 si è avuto il boom grazie all'incremento delle aliquote (con un'incidenza che è passata dal 43 per cento del totale di investimenti del 2012 al 61 per cento del 2013), per poi registrare un assestamento sul 55,7 per cento nel 2017 e 2018 (con investimenti annui di 28 miliardi di euro circa);

   a tale risultato si è giunti grazie alle detrazioni fiscali introdotte per la prima volta con la legge 27 dicembre 2006, n. 296 (articolo 1, commi da 344 a 349), alla quale sono seguite successive proroghe, fin da ultimo nella legge di bilancio per il 2020 (legge n. 160 del 2019, articolo 1, commi 175 e seguenti) che le ha prorogate fino al 31 dicembre 2020;

   l'articolo 121, comma 2, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, ha introdotto la possibilità per i contribuenti di optare per la cessione o per lo sconto in luogo delle detrazioni proprio per alcuni dei su citati interventi, quali in particolare quelli di efficienza energetica (articolo 14 del decreto-legge n. 63 del 2013);

   la mancata proroga delle su citate misure non consentirebbe la fruizione del beneficio, con grave danno per le imprese del settore edilizio –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per prorogare le misure finalizzate a favorire l'efficientamento energetico degli edifici, anche ai fini del rilancio delle imprese del comparto.
(5-04634)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRASSINI, CECCHETTI e GUIDESI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 25-bis del decreto-legge n. 34 del 2020, cosiddetto decreto rilancio, ha disposto l'erogazione di contributi a fondo perduto, nel limite di spesa complessivo di 5 milioni di euro, per le imprese operanti nei settori ricreativo e dell'intrattenimento, nonché dell'organizzazione di feste e cerimonie;

   la norma, introdotta con emendamento voluto dalla Lega – Salvini Premier, si inserisce nell'ottica di mitigare la crisi economica derivante dall'emergenza epidemiologica da Covid-19, al fine di dare un sostegno a tali settori che, a causa del lockdown, hanno avuto un arresto dell'attività e, di conseguenza, un rilevante calo del fatturato;

   il comma 2 del citato articolo 25-bis demandava l'attuazione della disposizione ad un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto col Ministero dello sviluppo economico, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione, ovvero entro il 18 agosto 2020, essendo stata pubblicata la legge n. 77 del 2020 sulla Gazzetta Ufficiale n. 180 del 18 luglio 2020;

   ai sensi del successivo comma 4 l'efficacia delle disposizioni è subordinata all'autorizzazione della Commissione europea, ai sensi dell'articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, in materia di aiuti di Stato;

   ad oggi il decreto attuativo non risulta ancora emanato e molti degli eventuali beneficiari del fondo rischiano il fallimento, essendosi ritrovati comunque a dover pagare tasse, contributi e fornitori vari –:

   quali siano le ragioni della mancata emanazione ad oggi del decreto ministeriale di cui in premessa, se il Governo abbia avviato la procedura di autorizzazione ai sensi del succitato comma 4 dell'articolo 25-bis del decreto-legge n. 34 del 2020 e quali siano i reali tempi previsti per l'attuazione della disposizione oggetto del presente atto.
(4-06822)


   CATTANEO. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in occasione della pandemia da Covid-19 diversi servizi pubblici e privati hanno limitato notevolmente il personale impiegatizio e di conseguenza ridotto l'apertura in presenza al pubblico; in particolare, Poste Italiane ha chiuso diverse filiali su tutto il territorio italiano, sia nelle periferie che nei centri cittadini, situazione che perdura attualmente;

   gli uffici postali svolgono un'importantissima funzione di servizio nonché una funzione sociale soprattutto in molte realtà più piccole o periferiche;

   la chiusura di queste sedi comporta inevitabilmente gravi disagi per i cittadini residenti in quelle realtà, e soprattutto per le persone anziane che si recano alle Poste per riscuotere la pensione e che, in caso di chiusura dell'ufficio postale, si vedono costrette ad affrontare spostamenti e maggiori code;

   peraltro, i suddetti disagi alla popolazione con aumento degli assembramenti e delle code agli ingressi degli uffici postali aperti, comportano in diversi casi problematiche sanitarie per la popolazione più anziana legate al rischio da Covid-19. Si segnalano altresì diversi ritardi nei pagamenti di imposte dovute proprio alle code alcune volte interminabili, davanti agli uffici postali;

   uno dei tanti uffici postali a rischio di chiusura è l'ufficio «Valenza1» nel comune di Valenza, in provincia di Alessandria, che serve le utenze del centro storico, dove le persone anziane sono particolarmente numerose –:

   quali iniziative si intendano adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di assicurare un'adeguata ed efficiente copertura del servizio sull'intero territorio nazionale, in particolare evitando che al piano di riorganizzazione territoriale di Poste Italiane consegua la chiusura dell'ufficio postale «Valenza1» di cui in premessa.
(4-06845)


   CECCHETTI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dalla cronaca di questi ultimi mesi, nonché dalle continue segnalazioni, risulta che i cittadini della frazione Rhodense di Lucernate (provincia di Milano), stanno subendo forti disagi a causa del locale ufficio postale chiuso – ininterrottamente – ormai dal 2 marzo 2020, cioè da quando è iniziata l'emergenza da Covid-19;

   a fronte delle legittime richieste di chiarimenti, e di notizie, da parte dei residenti nei confronti di Poste Italiane spa, ormai si è a fine settembre 2020 nel momento in cui si scrive, i dirigenti di Poste Italiane hanno continuamente fornito rassicurazioni, e promesse di prossima apertura, tuttavia fino ad oggi tutte disattese;

   le difficoltà sono ormai enormi: ritardi nel poter ritirare raccomandate e corrispondenza ordinaria, che giace negli scaffali degli uffici postali chiusi; impossibilità di utilizzare documenti ufficiali necessari per il vivere quotidiano (si pensi, ad esempio, al caso delle patenti rinnovate il cui nuovo documento è «fermo» degli uffici in parola) e in generale una serie di disservizi che colpiscono, soprattutto, i più anziani come quello – particolarmente grave – dell'impossibilità di ritirare (allo sportello) la propria pensione accreditata in questi uffici, in assenza di altre modalità o possibilità di prelievo;

   occorre ricordare che gli uffici postali rappresentano preziosi presidi del territorio e svolgono, da sempre, prestazioni di servizio pubblico universale stante la loro vocazione «di servizio alla collettività»;

   vi è il timore, quindi, di una riorganizzazione o razionalizzazione, non ancora dichiarata da Poste Italiane spa, che preveda la chiusura definitiva dell'ufficio di Lucernate che determinerebbe una serie di grosse problematiche per il territorio interessato –:

   se i Ministri interrogati non ritengano necessario promuovere ogni utile iniziativa, per quanto di competenza, per eliminare i disservizi illustrati, di cui subiscono le conseguenze i cittadini, al fine di ripristinare sul territorio un servizio d'interesse generale, ricordando che Poste Italiane spa annovera tra i propri compiti l'erogazione di un servizio a vocazione universale e quindi anche di rilevanza pubblica.
(4-06846)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta immediata:


   MELICCHIO, CASA, VACCA, BELLA, CARBONARO, CIMINO, DEL SESTO, IORIO, MARIANI, RICCIARDI, TESTAMENTO, TUZI e VALENTE. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a seguito della situazione emergenziale sanitaria nel Paese, causata dalla diffusione del COVID-19, il Governo ha già opportunamente previsto, con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020 n. 27 – cosiddetto «Cura Italia» – all'articolo 102, di ovviare alle particolari condizioni di difficoltà in cui versa il Servizio sanitario nazionale, disponendo tempestivamente che il conseguimento della laurea magistrale a ciclo unico in medicina e chirurgia (classe LM/41) abilita all'esercizio della professione di medico-chirurgo, previa acquisizione del giudizio di idoneità;

   tale disposizione ha consentito e consentirà di introdurre, nell'immediato, all'interno del sistema sanitario un maggior numero di personale medico fondamentale al fine di risolvere le diverse difficoltà legate alla crescente richiesta di aiuto sanitario e alle carenze che lamenta il nostro Paese, soprattutto in casi di emergenza come quello che si sta affrontando;

   in diverse occasioni il Ministro interrogato ha annunciato un disegno di legge finalizzato ad introdurre nuove lauree abilitanti all'esercizio della professione;

   riformare l'intero percorso di abilitazione professionale post-universitario appare, ad oggi, necessario per ragioni che vanno ben oltre l'emergenza COVID-19. Esso rappresenta spesso un ostacolo improduttivo sia per quanto riguarda i tempi di ingresso nel mercato del lavoro, sia per quanto attiene alla reale efficienza nella preparazione pratica e all'energia psichica dei nostri giovani laureati;

   diverse lauree già prevedono all'interno del percorso di studio una componente pratica da considerare sicuramente valida quale tirocinio professionalizzante, che potrebbe essere, oltretutto, rafforzata;

   una riforma più ampia del settore universitario che preveda lauree abilitanti arricchirebbe le competenze dei nostri laureati, inglobando nel percorso di laurea, dove ancora manca, anche l'esperienza tirocinante «sul campo» e consentirebbe un adeguamento positivo alle diverse esigenze di una società che cambia –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per riformare l'impianto universitario, rendendo abilitanti nuove lauree e semplificando il sistema attuale di abilitazione, così da consentire ai giovani laureati un accesso immediato all'esercizio delle professioni.
(3-01761)

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLLICONE. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   con decreto interministeriale Ministero dell'università e della ricerca/Ministero per i beni e le attività culturali n. 941 del 22 dicembre 2015 veniva sancita la possibilità di ottenere l'equipollenza del percorso di formazione per artista di circo contemporaneo, riconosciuto dalla regione Piemonte (direttiva pluriennale sulla formazione professionale finalizzata alla lotta contro la disoccupazione MdL) e dal Ministero per i beni e le attività culturali (decreto ministeriale 27 luglio 2017, articolo 41), a cui si accede con il possesso di diploma di istruzione secondaria di secondo grado, rispetto alla laurea in Dams – discipline delle arti figurative, della musica, dello spettacolo e della moda, classe L03;

   in coerenza con quanto disposto dall'articolo 2 del decreto interministeriale Ministero dell'università e della ricerca/Ministero per i beni e le attività culturali n. 941 del 22 dicembre 2015 nel giugno 2017 l'allora Ministra Fedeli con decreto n. 457 nomina la commissione tecnico-consultiva;

   alcuni operatori di rilevanza nazionale (tra cui, la Fondazione Cirko Vertigo in data 13 novembre 2019) hanno presentato, a quanto consta all'interrogante, regolare istanza. Tale istanza è stata ricevuta e comunicata alla commissione con nota prot. n. 3107 del 12 dicembre 2019;

   ad oggi la commissione risulta non ricostituita e, pertanto, il Ministero competente risulta inadempiente nel fornire risposte nei tempi di legge;

   molti studenti che hanno frequentato o frequentano il corso di formazione professionale per artista di circo contemporaneo in ambito culturale si trovano in una situazione difficile dovuta al fatto che il titolo rilasciato al termine degli studi non trova riconoscimento in tutte le regioni italiane;

   questo fatto determina che i giovani che possiedono l'attestato di specializzazione, pur avendo effettuato un percorso formativo di carattere professionale, rischiano di non trovare occupazione a favore di eventuali operatori che, pur non avendo conseguito un titolo riconosciuto, concorrono a soddisfare le esigenze in termini occupazionali –:

   se non si ritenga di dover adottare ogni iniziativa di competenza per la piena ricostituzione della commissione di cui al citato decreto interministeriale, affinché sia consentito alle organizzazioni che ne hanno titolo di ottenere l'equipollenza, consentendo pertanto agli studenti di conseguire un titolo spendibile nel mondo del lavoro e senza discriminazioni territoriali, dando luogo altresì a un adeguamento dei percorsi in atto in coerenza con la soluzione che sarà scelta.
(4-06834)

Apposizione di una firma ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.

  Mozione Meloni e altri n. 1-00378, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 10 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Delrio. Contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato «Meloni, Molinari, Gelmini, Delrio, Boschi, Fornaro, Lupi, Lollobrigida».

Apposizione di una firma ad una mozione.

  La mozione Gelmini e altri n. 1-00349, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 maggio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gregorio Fontana.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Donzelli n. 4-04978, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 18 marzo 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Meloni.

Pubblicazione di un testo riformulato, apposizione di firme e cambio ordine firmatari.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Gelmini n. 1-00349, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 340 del 14 maggio 2020.

   La Camera,

   premesso che:

    l'influenza è una malattia respiratoria causata da virus influenzali del genere Orthomixovirus, che si trovano nella saliva e nel muco delle vie respiratorie e penetrano nell'organismo attraverso le mucose (bocca, occhi, naso), infettando le vie aeree (naso, gola, polmoni);

    l'influenza è una malattia molto contagiosa, perché la trasmissione per via aerea da persona a persona avviene facilmente in maniera diretta, attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie di un soggetto infetto che tossisce o starnutisce o con un colloquio a distanza molto ravvicinata o indiretta mediante dispersione delle goccioline (droplet) e contatto con secrezioni su oggetti e superfici; gli individui adulti affetti da influenza possono diffondere il virus ad altri soggetti da un giorno prima dell'inizio dei sintomi a circa cinque giorni dopo l'inizio della sintomatologia; i bambini e le persone con un sistema immunitario indebolito possono essere più contagiosi e diffondere il virus per periodi più lunghi;

    l'esordio dell'influenza generalmente si manifesta con l'insorgenza improvvisa di febbre alta, tosse e dolori muscolari; altri sintomi comuni includono mal di testa, brividi, perdita di appetito, affaticamento e mal di gola, ma possono verificarsi anche nausea, vomito e diarrea, specialmente nei bambini;

    la maggior parte delle persone guarisce nell'arco di una settimana o dieci giorni, ma i bambini molto piccoli, le donne in gravidanza, gli anziani e chi soffre di patologie croniche sono a maggior rischio di sviluppare complicanze più gravi che vanno dalle polmoniti batteriche, alla disidratazione, al peggioramento di malattie preesistenti (quali, ad esempio, il diabete, le malattie immunitarie o cardiovascolari e respiratorie croniche), alle sinusiti e alle otiti (queste ultime soprattutto nei bambini);

    l'influenza è una malattia stagionale che in Italia si manifesta durante l'autunno e raggiunge generalmente il picco nei mesi invernali (prevalentemente da dicembre a marzo), per ridursi poi in primavera e in estate e, come nel resto d'Europa, si presenta con epidemie influenzali annuali associate a morbosità e mortalità elevate;

    secondo i dati più aggiornati di InfluNet (il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell'influenza, coordinato dal Ministero della salute con la collaborazione dell'Istituto superiore di sanità), da ottobre 2019 al 26 aprile 2020, il numero di casi stimati di sindrome simil-influenzale è pari a circa 7 milioni e 595 mila casi;

    l'influenza colpisce mediamente ogni anno il 9 per cento della popolazione italiana – con un minimo del 4 per cento registrato nella stagione 2005-2006 e un massimo del 15 per cento per la stagione 2017-2018 – e presenta una curva epidemica che generalmente raggiunge il picco all'inizio del mese di febbraio, colpendo soprattutto la popolazione in età pediatrica (0-4 e 5-14 anni), con un'incidenza cumulativa che decresce all'aumentare dell'età;

    in Italia, l'influenza è una delle 10 principali cause di morte; i dati di mortalità specifici per influenza che l'Istat fornisce ogni anno in Italia, stimano in circa 400 il numero di decessi direttamente imputabili all'influenza. Tuttavia, tenuto conto che il virus influenzale aggrava le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie (per esempio, respiratorie o cardiovascolari) fino a provocarne il decesso, la stessa Istat stima in circa 8.000 il numero dei decessi, registrati ogni anno in Italia, per influenza e per le correlate complicanze;

    dai dati relativi all'impatto dell'influenza in Unione europea, elaborati dal Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), si stima che in media circa 40 mila persone muoiano prematuramente ogni anno a causa dell'influenza e che il 90 per cento dei decessi si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni, specialmente tra quelli affetti da patologie croniche (ad esempio, ipertesi, diabetici, broncopneumopatici, immunodepressi);

    la spesa diretta e indiretta sostenuta a causa della patologia influenzale e delle sindromi simil-influenzali, secondo quanto emerge dal primo studio italiano presentato al 19esimo Congresso nazionale della Società italiana di pneumologia nel 2018, pesa sulle famiglie e sullo Stato quasi quanto una manovra economica; ogni anno, infatti, i costi complessivi ammontano a circa 10,7 miliardi di euro, di cui 8,6 miliardi di euro a carico delle famiglie e 2,1 miliardi a carico dello Stato: annualmente, dunque, ogni famiglia spenderebbe in media 250 euro, mentre il Servizio sanitario nazionale circa 62 euro per malato;

    nel rapporto «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020», il Ministero della salute evidenzia che «l'influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica e una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per la gestione dei casi e delle complicanze della malattia e l'attuazione delle misure di controllo»; diventa, quindi, indispensabile proporre interventi di sanità pubblica che possano determinare una svolta migliorativa nella lotta all'influenza che è, di fatto, tra le poche malattie infettive che ogni uomo sperimenta più volte nel corso della propria esistenza;

    la vaccinazione è la forma più efficace di prevenzione dell'influenza ed è ricompresa nel calendario vaccinale nazionale tra le quelle previste nei livelli essenziali di assistenza; la vaccinazione antinfluenzale, in accordo con gli obiettivi della pianificazione sanitaria nazionale e con il perseguimento degli obiettivi specifici del programma di immunizzazione contro l'influenza, viene offerta attivamente e gratuitamente alle persone che, per le loro condizioni personali, corrono un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano l'influenza;

    per la sostenibilità economica, secondo quanto previsto dal piano nazionale della prevenzione vaccinale (2017-2019), in base al principio del partenariato pubblico-privato di rilevante contenuto sociale e in piena trasparenza, si sostiene che potrebbero essere individuati meccanismi negoziali con i produttori che permettano, ad esempio, di diminuire il costo unitario del vaccino in proporzione al raggiungimento di tassi di copertura progressivamente più elevati;

    secondo quanto stabilito dalla circolare «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2019-2020», predisposta dal Ministero della salute (accordo Stato-regioni 1° agosto 2019), la vaccinazione antinfluenzale è raccomandata ed offerta attivamente e gratuitamente a: soggetti che per le loro condizioni personali nel caso contraggano l'influenza corrono un alto rischio di complicanze o ricovero correlato all'influenza (soggetti di età pari o superiore a 65 anni; soggetti dai 6 mesi ai 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza; bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di sindrome di Reye in caso di infezione influenzale; donne che all'inizio della stagione epidemica si trovino in stato di gravidanza; individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti; familiari e contatti di soggetti ad alto rischio di complicanze); soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori (medici e personale sanitario di assistenza in strutture che, attraverso le loro attività, sono in grado di trasmettere l'influenza a chi è ad alto rischio di complicanze influenzali; forze di polizia; vigili del fuoco; altre categorie socialmente utili nello svolgimento della loro attività lavorativa individuati dalle regioni/pubbliche amministrazioni); personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani;

    in aggiunta alle predette categorie, la più recente circolare «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021», tenuto conto dell'emergenza COVID-19, ha previsto la possibilità che la vaccinazione antinfluenzale sia offerta gratuitamente anche nella fascia d'età 60-64 anni e che la stessa sia fortemente raccomandata nei riguardi degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie che operano a contatto con i pazienti e gli anziani istituzionalizzati in strutture residenziali o di lungo degenza. Per tutti i soggetti della popolazione generale, non appartenenti alle citate categorie a rischio, invece, il vaccino continua a rimanere escluso dalla rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale e deve essere prescritto dal medico;

    ogni regione e provincia autonoma stabilisce le strutture deputate alla vaccinazione, individuate prioritariamente nei servizi di vaccinazione dei dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali e negli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, a cui appare opportuno aggiungere anche le farmacie di comunità che, nella funzione di presidi sanitari polifunzionali del territorio, nell'ambito del progetto di «farmacia dei servizi», possono essere siti vaccinali permanenti, previa disponibilità di spazi idonei sotto il profilo igienico-sanitario e con la presenza di medici eventualmente assistiti da infermieri o personale sanitario idoneo, secondo modalità e specifici accordi da stabilire con apposita disciplina; tale previsione ridurrebbe significativamente i tempi necessari alla somministrazione del vaccino e consentirebbe una più estesa e agevole copertura vaccinale della popolazione, grazie anche alla capillare distribuzione delle farmacie sull'intero territorio nazionale, ivi comprese le aree rurali e periferiche che sono prevalentemente sguarnite di presidi sanitari;

    l'Organizzazione mondiale della sanità e il Piano nazionale prevenzione vaccinale 2017-2019 riportano, tra gli obiettivi di copertura per la vaccinazione antinfluenzale, il 75 per cento come obiettivo minimo perseguibile e il 95 per cento come obiettivo ottimale negli ultrasessantacinquenni e nei gruppi a rischio, ma nella stagione 2017-2018, in analoga tendenza con le stagioni precedenti, vi hanno fatto ricorso solo il 15,3 per cento della popolazione generale e il 57,2 per cento delle persone con età superiore ai 65 anni;

    l'Organizzazione mondiale della sanità – in un documento del 7 marzo 2020 – ha fornito chiarimenti sul virus dell'influenza e su COVID-19, precisando che, seppur appartenenti a tipologie differenti, essi si manifestano con sintomi a carico dell'apparato respiratorio assai simili e con una medesima modalità di trasmissione; sul tema anche il Ministero della salute ha precisato che il vaccino contro l'influenza stagionale non protegge da COVID-19 e risulta indispensabile raccomandare fortemente la vaccinazione anti-influenzale anche per consentire la diagnosi differenziale e facilitare la distinzione tra le due malattie; inoltre, è necessario evidenziare che la percentuale ancora troppo bassa di soggetti vaccinati, rispetto a quella minima perseguibile auspicata dalle competenti autorità, determina una condizione di potenziale rischio per la tutela della salute pubblica;

    dal rapporto del 4 maggio 2020 relativo all'«impatto dell'epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo trimestre 2020», prodotto congiuntamente dall'Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall'Istituto superiore di sanità, dai dati riferiti a 6.866 comuni (87 per cento dei 7.904 complessivi) e relativi all'86 per cento della popolazione residente in Italia, è emerso che dal 20 febbraio 2020, data di inizio della pandemia in atto, fino al 28 aprile 2020 sono stati segnalati al sistema di sorveglianza nazionale integrata 199.740 casi positivi di COVID-19 diagnosticati dai laboratori di riferimento regionale, di cui 113.312 fino al 31 marzo 2020 (periodo di riferimento del rapporto), dei quali: il 52,7 per cento dei casi (104.861) è di sesso femminile; l'età mediana è di 62 anni (range 0-100); nelle fasce di età 0-9 anni, 60-69 e 70-79 anni si osserva un numero maggiore di casi tra gli uomini rispetto alle donne; nella fascia di età >90 anni, le donne sono più del triplo degli uomini, probabilmente a causa della netta prevalenza femminile in questa fascia di età;

    il vigente sistema di «sorveglianza integrata», deputato anche alla raccolta dei dati sui decessi, a partire dal 20 febbraio 2020 e fino al 31 marzo 2020 ha registrato 14.324 decessi di persone notificate come positive al COVID-19; la mortalità «diretta» attribuibile a COVID-19 in individui con diagnosi confermata, nel primo trimestre 2020, è stata di circa 13.700 decessi (dati riferiti a 6.866 comuni esaminati come emerso nel rapporto Istat del 4 maggio 2020); esiste una quota ulteriore di circa altri 11.600 decessi per la quale si possono ipotizzare tre possibili cause: un'ulteriore mortalità associata a COVID-19 (decessi in cui non è stato eseguito il tampone), una mortalità indiretta correlata a COVID-19 (decessi da disfunzioni di organi quali cuore o reni, probabili conseguenze della malattia scatenata dal virus in persone non testate, come accade per analogia con l'aumento della mortalità da cause cardiorespiratorie in corso di influenza) e una quota di mortalità indiretta non correlata al virus, ma causata dalle difficoltà del sistema ospedaliero – soprattutto nelle zone del territorio nazionale più colpite dalla pandemia – e dal timore di recarsi in ospedale per scongiurare il rischio di contagio;

    soprattutto nei mesi di gennaio e febbraio 2020 – quando sono stati riscontrati i primi casi di contagio da COVID-19 – in Italia si registrava il picco dell'influenza stagionale e, pertanto, una più estesa copertura vaccinale contro l'influenza avrebbe ridotto sensibilmente il numero dei soggetti ammalati e una maggiore certezza nella diagnosi di patologia da COVID-19; su tali presupposti e per conseguire una più estesa copertura vaccinale con l'obiettivo di raggiungere il 75 per cento come traguardo minimo perseguibile, molte regioni stanno valutando l'opportunità di svolgere più corpose campagne sociali di informazione sui benefici derivanti dalla profilassi vaccinale, nell'ottica che la «fase 2» e la «fase 3» necessitino anche di misure per agevolare la diagnosi differenziata per ridurre la pressione sul Servizio sanitario nazionale;

    la concomitante circolazione sul territorio nazionale del virus influenzale e del COVID-19, il rischio di una recrudescenza epidemiologica nel contagio da COVID-19 nel prossimo periodo autunnale e la conseguente sovrapposizione dell'epidemia influenzale alla pandemia da COVID-19 potranno determinare un forte impatto sui livelli di efficienza del Servizio sanitario nazionale, un ricorso incontrollato e inappropriato ai servizi di pronto soccorso, un sensibile aumento delle ospedalizzazioni e una congestione dei servizi sanitari territoriali, con conseguente pregiudizio per la garanzia dei livelli essenziali di assistenza e possibili tensioni anche di natura sociale;

    al fine di contenere la diffusione del virus influenzale e di ridurre il numero dei soggetti che si ammalano, si ritiene necessario raccomandare la vaccinazione antinfluenzale attraverso un ampliamento delle categorie a rischio e delle fasce di età, come oggi indicate nel documento «Prevenzione e controllo dell'influenza: raccomandazioni per la stagione 2020-2021» predisposto dal Ministero della salute;

    da tempo anche il board delle società scientifiche Sip-Siti-Fimp-Fimmg sostiene un allargamento delle indicazioni alla vaccinazione, che vada oltre le tradizionali categorie a rischio e abbassi progressivamente a 50 anni l'età di offerta attiva e gratuita della vaccinazione;

    un'inversione di tendenza nella percezione dell'importanza delle vaccinazioni sarebbe utile per ampliare la platea di popolazione vaccinata e sana e per ridurre complicanze, ospedalizzazioni e morti dovute a tale infezione, ma richiede la necessità di trovare nuove modalità organizzative per l'offerta vaccinale dei prossimi anni in Italia, anche al fine di rispondere ai bisogni dei cittadini e dei territori;

    come già premesso, l'Istituto superiore di sanità, con il sostegno del Ministero della salute, coordina InfluNet ovvero il sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell'influenza. L'attività svolta si articola nella sorveglianza epidemiologica (che ha l'obiettivo di determinare l'inizio, la durata e l'intensità dell'epidemia stagionale) e nella sorveglianza virologica (che ha come obiettivo il monitoraggio della circolazione dei diversi tipi, nonché sottotipi, di virus influenzali);

    i report elaborati dall'Istituto superiore di sanità sulla base dei dati raccolti nell'ambito dell'attività di sorveglianza epidemiologica e virologica sono fondamentali per avere un quadro sempre aggiornato e definito delle malattie e dei virus, tali da poter costituire adeguate basi per razionali profilassi e terapie delle malattie e conseguentemente per lo studio e l'elaborazione di farmaci e vaccini;

    appare evidente e ragionevole, dunque, che, proprio nel periodo in cui il Paese sta affrontando un'emergenza derivante dall'improvvisa e rilevante diffusione della COVID-19, includere la sorveglianza della malattia e del nuovo virus SARS-CoV-2 nell'ambito delle attività di sorveglianza epidemiologica e virologica di InfluNet si potrebbe rivelare determinante per acquisire nuovi dati e contribuire non solo al monitoraggio della malattia e del virus nella loro evoluzione, ma anche al loro contrasto e all'elaborazione di adeguate profilassi, terapie, farmaci e vaccini;

    la strategia principale dei programmi di immunizzazione in Europa è proteggere direttamente gli individui più vulnerabili. La protezione diretta implica l'immunizzazione di persone appartenenti ai gruppi a rischio ovvero di quegli individui che hanno maggiori probabilità di sviluppare una malattia grave se sono infettati da virus influenzali;

    non può tuttavia ignorarsi l'importanza di poter immunizzare anche coloro che sono a stretto contatto con le persone nei gruppi a rischio,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per assicurare che, nel rispetto dei principi costituzionali e della libertà di scelta individuale, la copertura vaccinale sia la più alta possibile, in specie nei riguardi delle categorie per le quali essa è oggi raccomandata o, comunque, offerta gratuitamente, puntando sull'informazione, sulla chiamata attiva dei destinatari e sul coinvolgimento effettivo delle figure chiave nella campagna vaccinale e, tra queste, dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici specialisti ospedalieri, dei medici competenti, dei farmacisti e delle associazioni dei malati;

2) ad adottare iniziative per raccomandare fortemente la vaccinazione nei riguardi degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie che operano a contatto con i pazienti, tenuto conto della co-circolazione di virus influenzali e SARS-CoV-2 e dell'accentuato rischio di contrarre l'infezione al quale gli stessi sono esposti rispetto alla popolazione generale;

3) a prevedere che, per la stagione 2020-2021, la vaccinazione nei riguardi dei soggetti di età 60-64 anni sia raccomandata attivamente, oltre che offerta a titolo gratuito;

4) ad attuare, con urgenza, quanto previsto dal Piano nazionale delle vaccinazioni, prevedendo la collaborazione di tutti gli operatori sanitari, delle istituzioni scolastiche, delle università e dei mass media, anche per favorire e promuovere la cultura vaccinale, mediante l'organizzazione con cadenza ciclica di incontri con i genitori, convegni tematici, interventi mirati da svolgersi nelle scuole e nei luoghi di lavoro, finalizzati a una più estesa informazione sulle vaccinazioni, da conseguirsi anche tramite la consegna professionalmente assistita ai cittadini di materiale informativo tramite i farmacisti;

5) ad investire risorse per migliorare i servizi di prevenzione sanitaria e di promozione dei programmi vaccinali;

6) a promuovere l'adozione, nel rispetto dei principi costituzionali dell'autonomia delle regioni e della libertà di scelta individuale, di provvedimenti legislativi per ripristinare un livello accettabile di sicurezza sanitaria, mediante il mantenimento di elevate coperture vaccinali, per garantire una copertura vaccinale uniforme in tutto il territorio nazionale;

7) ad adottare iniziative per destinare le risorse economiche necessarie a sostenere e potenziare la ricerca scientifica;

8) ad assumere iniziative per utilizzare a tale scopo le farmacie di comunità che, nella funzione di presidi sanitari polifunzionali del territorio, nell'ambito nel progetto della «Sperimentazione della farmacia dei servizi», possono essere siti vaccinali permanenti, previa disponibilità di spazi idonei sotto il profilo igienico-sanitario e con la presenza di medici eventualmente assistiti da infermieri o da personale sanitario idoneo, secondo modalità e specifici accordi da stabilire con apposita disciplina, per ridurre i tempi necessari alla somministrazione e consentire una più estesa copertura vaccinale della popolazione;

9) a promuovere presso le regioni e le province autonome, per quanto di competenza, una disciplina omogenea circa il tempestivo approvvigionamento dei vaccini da parte dei medici, mediante appositi accordi da stipulare con le rappresentanze sindacali dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, nonché ad assicurare anche ai farmacisti delle farmacie di comunità un adeguato rifornimento per garantire la più ampia copertura vaccinale della popolazione attiva che non rientra nelle fasce protette;

10) a presentare al Parlamento una relazione, con cadenza annuale, sullo stato della copertura vaccinale, sui dati epidemiologici e sull'impatto sanitario ed economico della patologia influenzale;

11) ad autorizzare l'Istituto superiore di sanità ad effettuare, nell'ambito delle procedure afferenti al sistema InfluNet e anche nelle settimane di monitoraggio non previste dal sistema stesso e fino alla fine dell'epidemia da COVID-19, la sorveglianza epidemiologica della malattia COVID-19 e virologica del virus SARS-CoV-2 nonché a individuare adeguate risorse economiche destinate alla predetta e nuova attività di sorveglianza, al fine di fornire utili elementi alla ricerca in materia che possa consentire lo sviluppo di vaccini sempre più efficaci e il loro relativo aggiornamento in base alla continua mutazione del virus sorvegliato;

12) ad adottare iniziative di competenza volte a raccomandare e offrire, nell'ambito dei provvedimenti in materia di immunizzazione e vaccinazione e ferma restando la volontarietà di adesione, la vaccinazione gratuita per tutti coloro che sono a stretto contatto con le persone appartenenti ai risk groups.
(1-00349) (Nuova formulazione) «Gelmini, Molinari, Lollobrigida, Mandelli, Bagnasco, Baldini, Bond, Brambilla, Gregorio Fontana, Mugnai, Novelli, Saccani Jotti, Versace, Boldi, Locatelli, Gemmato, Bellucci».

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in Commissione Occhionero n. 5-04493 del 31 luglio 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Gribaudo n. 5-04544 del 31 agosto 2020;

   interrogazione a risposta scritta Testamento n. 4-06638 del 31 agosto 2020;

   interrogazione a risposta scritta Dori n. 4-06641 del 31 agosto 2020;

   interrogazione a risposta scritta Scanu n. 4-06642 del 31 agosto 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Bologna n. 5-04555 del 2 settembre 2020;

   interrogazione a risposta scritta Bellucci n. 4-06743 dell'8 settembre 2020;

   interrogazione a risposta in Commissione Carnevali n. 5-04593 del 10 settembre 2020.

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta orale Bitonci n. 3-01747 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della Seduta n. 396 del 10 settembre 2020. Alla pagina 14708, seconda colonna, dalla riga sesta alla riga settima deve leggersi: «BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, TARANTINO, BELOTTI, DE ANGELIS, DURIGON, SALTAMARTINI, SASSO e ZICCHIERI. – Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. –» e non come stampato.