Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 10 settembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'indice Desi (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società) è lo strumento mediante cui la Commissione europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015. L'insieme di relazioni si compone di profili nazionali e di capitoli tematici;

    le relazioni nazionali Desi raccolgono prove quantitative derivanti dagli indicatori Desi sotto i cinque aspetti dell'indice, con approfondimenti specifici per Paese riguardanti le politiche e le migliori prassi. Un capitolo di approfondimento in materia di telecomunicazioni è allegato alla relazione di ciascuno Stato membro;

    l'indice Desi è strutturato su 5 fattori quali: 1) la connettività; 2) il capitale umano; 3) l'uso di servizi web; 4) l'integrazione con le tecnologie digitali; 5) i servizi pubblici digitali;

    il livello di accesso ad internet tramite banda larga e ultra larga, il grado di competenze digitali, il numero di attività che vengono svolte in via informatica e digitale, in sintesi il livello di innovazione tecnologica, costituisce un indicatore indispensabile per valutare le potenzialità di sviluppo e di crescita economica di un Paese, soprattutto durante la quarta rivoluzione industriale;

    appare quanto mai opportuno, anche ai fini della predisposizione della manovra di finanza pubblica, dotarsi di un indice interno equivalente all'indice Desi, in modo non dissimile da quanto fatto durante la scorsa legislatura con il Bes (Indice sul benessere equo e sostenibile), introdotto dalla legge n. 163 del 2016,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative normative per prevedere l'integrazione del documento di economia e finanza con appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice Desi), sulla base dei dati forniti dall'Istat, al fine di monitorare l'andamento dello sviluppo tecnologico nell'arco di un triennio, nonché le previsioni sull'evoluzione dello stesso nel periodo di riferimento, anche sulla base degli obiettivi di politica economica e dei contenuti dello schema del programma nazionale di riforma.
(1-00377) «Invidia, Currò, Manzo, Carabetta, Zanichelli, Raduzzi, Giuliodori, Sodano, Barzotti, Ehm, Suriano».


   La Camera,

   premesso che:

    nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 è stato ucciso Willy Monteiro Duarte, un ragazzo di appena ventun anni di età, picchiato a morte da alcuni ragazzi altrettanto giovani;

    dalla ricostruzione dei fatti è emerso che Willy è rimasto vittima dell'aggressione perché poco prima, nell'ambito di una banale discussione con gli stessi ragazzi che lo hanno poi picchiato, aveva difeso un suo amico;

    l'immotivata violenza degli aggressori è trascesa al punto da causare la morte del ragazzo per le ferite riportate;

    Willy ha perso la vita per il suo alto senso civico e per opporsi istintivamente alla violenza, con una reazione non comune a tutti, né giovani della sua età né adulti;

    la legge 2 gennaio 1958, n. 13, reca le «Norme per la concessione di ricompense al valore civile», volte a «premiare atti di eccezionale coraggio che manifestano preclara virtù civica e segnalarne gli autori come degni di pubblico onore»;

    tali ricompense sono conferite con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro dell'interno a cittadini che abbiano esposto la propria vita a manifesto pericolo per, tra l'altro, salvare persone esposte ad imminente e grave pericolo, esattamente quello che ha fatto Willy Monteiro intervenendo per difendere il proprio amico dall'aggressione dei giovani violenti,

impegna il Governo

1) ad intraprendere con immediatezza ogni iniziativa di competenza secondo quanto previsto dalla legge 2 gennaio 1958, n. 13, per pervenire al conferimento della medaglia d'oro al valor civile, in memoria di Willy Monteiro Duarte, rendendo così un omaggio alla sua persona e al suo coraggio.
(1-00378) «Meloni, Molinari, Gelmini, Boschi, Fornaro, Lupi, Lollobrigida».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno per sapere – premesso che:

   risultano in corso iniziative che vedono alcune direzioni regionali dei vigili del fuoco offrire a pagamento servizi di sorveglianza e prevenzione incendi ai Gestori di tratte autostradali sui cui insistono gallerie non conformi ai requisiti di sicurezza prescritti dal decreto legislativo n. 264 del 2006 e per le quali la Commissione permanente per le gallerie, istituita dal medesimo decreto legislativo ha dettato misure compensative per la mitigazione del relativo rischio;

   sarebbe in fase di stipula la Convenzione tra la direzione regionale dei vigili del fuoco della Liguria e Autostrade per l'Italia s.p.a. (Aspi), avente a oggetto l'«impiego di risorse umane e strumentali VVF in orario straordinario per la costituzione di presidi continuativi per la sorveglianza antincendio delle gallerie autostradali con lunghezza superiore ai 500 metri, nelle tratte del A7, A10, A12, A26 nelle province di Genova e Savona», con durata biennale e importo presunto pari a euro 6.254.560,00;

   ed ancora, risulta una convenzione stipulata tra il Consorzio per le autostrade siciliane e la direzione regionale dei vigili del fuoco della Sicilia «per l'istituzione di presidi antincendio lungo le autostrade A18 e A20» con durata dal 27 aprile 2020 al giugno 2020 per un importo di euro 931.392,00;

   le predette iniziative fanno leva, in modo fuorviato, su una nota del presidente della Commissione permanente per le gallerie, che, quantunque senza esplicitarlo in modo chiaro, prospetta quale ipotesi di estrema ratio la possibilità di fare ricorso ai vigili del fuoco, per il servizio di sorveglianza antincendio, ovviamente sul presupposto che siano rispettate le normative sull'attività svolta dai vigili del fuoco in materia di affidamento di servizi pubblici e le prescrizioni della stessa Commissione permanente;

   invece, si sta verificando che, con una lettura strumentale ed erronea, della citata nota, i gestori intendano far ricorso al servizio di vigilanza antincendio dei vigili del fuoco: in via ordinaria e continuativa, anziché in via di eccezionale urgenza, al di fuori dei casi tassativamente previsti dalla normativa in materia; richiamando impropriamente l'articolo 1, comma 439, della legge n. 296 del 2006 che è inapplicabile ai predetti casi e presuppone un'intesa con la regione o l'ente locale e non con una società privata o con un ente pubblico non economico; ad avviso dell'interpellante ciò avverrebbe in violazione delle norme e dei principi dell'evidenza pubblica, oltre che senza il rispetto di contratti già stipulati con operatori economici privati, sovrapponendosi la convenzione, tra Aspi e la direzione dei vigili del fuoco Liguria, al rapporto in essere con un operatore economico- privato, che impiega oggi per la stessa attività 300 lavoratori circa e che era stato selezionato mediante procedura a evidenza pubblica; determinando, un esborso maggiore per il gestore autostradale rispetto al ricorso al mercato del settore, anche considerando che i vigili del fuoco intenderebbero applicare prezzi maggiori rispetto a quelli degli operatori economici privati e secondo l'interrogante integrando anche un danno erariale, considerato che i vigili del fuoco applicano prezzi inferiori rispetto a quelli previsti dalle tariffe ministeriali; questa soluzione sarebbe in contrasto con i «requisiti minimi di sicurezza per le gallerie della rete stradale transeuropea», posto che le misure cosiddette compensative vengono affidate propria ai vigili del fuoco che sarebbero istituzionalmente deputati a verificare il conseguimento dell'obiettivo (S.c.i.a.), venendosi a creare, nelle convenzioni, un'unificazione tra controllante e controllato; ciò, ad avviso dell'interpellante, sarebbe in violazione delle prescrizioni della Commissione permanente per le gallerie, in quanto, i vigili del fuoco resterebbero prevalentemente dislocati presso le loro sedi di servizio, mentre è imposta la loro presenza continuativa quali operatori antincendio nell'immediata prossimità dell'ingresso di tutte le gallerie stradali con lunghezza superiore a 3000 metri prive dell'adeguamento richiesto dal decreto legislativo n. 264 del 2006, con obblighi di intervento in tempi stringenti;

   inoltre, per espletare il servizio antincendio, verrebbero impiegati vigili del fuoco in lavoro straordinario, a discapito del personale costituito dai vigili cosiddetti «discontinui», che non solo continuano a subire il danno della mancata stabilizzazione, ma rischiano ora di trovarsi senza lavoro, rimpiazzati da colleghi stabilizzati che godranno delle maggiorazioni per lavoro straordinario –:

   se il Governo non ritenga che con le predette convenzioni verrebbero violate le prescrizioni disposte dalla Commissione permanente per le gallerie, oltre a ulteriori disposizioni di legge, come espresso in premessa;

   se e quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire la sicurezza antincendio delle gallerie nelle more della loro messa a norma, escludendo indebite unificazioni, tra la figura del controllore e quella del controllato;

   se il Governo ritenga che le richiamate convenzioni, se non illegittime, siano opportune e remunerative per l'erario;

   se e quali conseguenze sul piano economico finanziario di Aspi e quindi sulle tariffe pagate dai cittadini-utenti, derivino dal maggior esborso che Aspi paga rispetto al servizio già prestato dall'operatore economico-privato;

   se e come si intenda tutelare la posizione dei 300 lavoratori di tale operatore privato, che rischiano di perdere il lavoro, in piena emergenza da COVID-19, a vantaggio di vigili del fuoco operanti in regime di lavoro straordinario.
(2-00931) «Rizzetto».


   La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   prestando «ospitalità» di dati senza proporre attività di elaborazione dei dati, la quasi totalità dei social network eroga online un servizio gratuito mediante il quale gli utenti possono entrare in contatto condividendo e scambiando informazioni, contenuti ed immagini. La gratuità dei servizi in questione se, da un lato, ha contribuito a rendere i social network l'ambiente virtuale più frequentato in ogni parte del globo terrestre, dall'altro ha generato negli utenti il falso convincimento di avere a disposizione una «zona franca» in cui poter esprimere qualsiasi tipo di opinione o giudizio. L'uso distorto di tale possibilità ha determinato, con il tempo, eccessi sfociati nella violazione dell'altrui sfera giuridica fino al punto da provocare la lesione di diritti personalissimi, fra cui il diritto all'onore, alla reputazione, all'identità personale, all'immagine o alla riservatezza;

   nel corso degli anni, la cosiddetta «piazza virtuale», caratterizzata da una sempre più accentuata «coscienza social» e dall'uso di linguaggi sin troppo disinvolti, ha visto mutata in parte la sua originaria funzione: non più spazio di confronto, informazione, esperienze e comunicazione, ma pericoloso veicolo di messaggi d'odio e diffamatori che «disumanizzano» e colpiscono chiunque, dagli artisti, come la cantante Emma Marrone, alle vittime di efferati delitti, il riferimento è a Willy Monteiro, il povero ragazzo di Colleferro picchiato a morte nel corso di un'assurda rissa;

   la preoccupante escalation di questo fenomeno purtroppo non sembra fermarsi. Anzi, ha raggiunto un livello il cui controllo sta diventando sempre più difficile da esercitare nonostante siano intervenuti (ed intervengano di frequente) provvedimenti giudiziari tesi a sanzionare affermazioni e commenti integranti gli estremi di reato;

   vale la pena ricordare che risalire con certezza all'autore delle condotte illecite consumate attraverso l'uso dei social network non è sempre possibile (essere titolare dell'account da cui è partito l'attacco diffamatorio non basta come prova) e che l'hosting provider, risponde, ai sensi del decreto legislativo n. 70 del 2003, qualora non abbia tempestivamente rimosso i contenuti illeciti comunicati al pubblico tramite i propri servizi o abbia continuato a pubblicarli, se ricorrono congiuntamente determinate condizioni (ad esempio, se sia a conoscenza legale dell'illecito, anche a causa della comunicazione del titolare dei diritti);

   va considerato che l'accertamento delle responsabilità in presenza di commenti offensivi dell'altrui reputazione, diffusi attraverso social network, siti internet, blog ed altri canali telematici, risulta estremamente complesso –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Governo per frenare il fenomeno caratterizzato dalla propagazione di messaggi d'odio e diffamatori mediante l'utilizzo del web e se sia allo studio l'individuazione di nuove formule di tutela, più snelle e che abbiano un impatto minore sulle risorse del sistema giudiziario, per coloro che risultano destinatari di attacchi e commenti denigratori online.
(2-00932) «De Giorgi».

Interrogazione a risposta orale:


   BITONCI, CANTALAMESSA, CAVANDOLI, CENTEMERO, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, TARANTINO, BELOTTI, DE ANGELIS, DURIGON, SALTAMARTINI, SASSO, ZICCHIERI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con l'atto di sindacato ispettivo n. 3-01740, ancora privo di risposta, gli interroganti evidenziavano le criticità in merito all'assegnazione della commessa del valore di oltre 44milioni di euro per la fornitura dei banchi alla Nexus Made srl, società con 4mila euro di capitale, 400mila di fatturato nel 2019;

   a seguito dell'interrogazione, oggetto anche di approfondimento giornalistico da parte del quotidiano La Verità e di manifestazioni di riprovazione sui social, gli interroganti apprendevano, sempre a mezzo stampa, da una nota di Invitalia, che il contratto «è stato, comunque, già ritirato dal commissario straordinario per l'emergenza Covid-19»;

   il citato contratto recava la data del 26 agosto 2020 e il predetto atto di sindacato ispettivo del 3 settembre 2020;

   il contratto, peraltro, prevedeva la consegna di 20.000 banchi entro il 12 settembre e di 160.000 entro il 31 ottobre, al costo cadauno di circa 250,00 euro –:

   in quale data sia avvenuto il ritiro del contratto o comunque il suo scioglimento;

   se ci stata una verifica tecnica sul prototipo di banco oggetto del predetto contratto;

   in quale modo si intenda ora agire per garantire la consegna dei 180mila banchi entro i termini indicati, in specie i 20mila previsti entro il 12 settembre 2020, stante l'imminente riapertura delle scuole;

   se il Governo, alla luce di quanto accaduto con la Nexus, non ritenga doveroso, per ragioni di trasparenza sull'utilizzo di risorse pubbliche, rendere manifesti tutti gli operatori economici incaricati — anche in esito alla procedura ristretta — della fornitura dei banchi e per quale valore di commessa e quanti banchi siano stati complessivamente oggetto di suddette forniture.
(3-01747)

Interrogazioni a risposta scritta:


   COVOLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   si sono concluse le celebrazioni per il centenario della Grande Guerra ma non sono ancora iniziati i lavori di ristrutturazione dei sacrari militari gestiti, anzi, che avrebbe dovuto gestire la struttura di missione per anniversari di interesse nazionale istituita presso la Presidenza del Consiglio;

   l'interrogante ricorda che con la legge di bilancio 2015, la regione Veneto ha trasferito cospicue risorse proprio a questa struttura per celebrare gli anniversari di interesse nazionale;

   tuttavia, ad oggi non si ha notizia alcuna circa l'inizio dei lavori di ristrutturazione;

   tale incomprensibile ritardo, da un lato, impone una doverosa riflessione sull'importanza dei sacrari militari, quali luoghi di preghiera e di memoria, dall'altro porta a considerare il fatto che è giunto il momento di chiedere la restituzione di quanto stanziato dalla regione Veneto nella legge di bilancio 2015 per la struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di giungere in tempi rapidi alla continuazione e all'ultimazione dei lavori di ristrutturazione dei sacrari militari, ove necessario prevedendo un commissario ad acta.
(4-06801)


   PENNA, MARTINCIGLIO, LOVECCHIO e VILLANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   a quanto risulta all'interrogante, con determina a contrarre del 18 dicembre 2019, Consip S.p.a. ha bandito una gara per l'affidamento di un accordo quadro per la fornitura di servizi informatici alle pubbliche amministrazioni, con scadenza originaria il 2 marzo 2020, pubblicato sulla G.u.u.e. serie n. S-248 del 24 dicembre 2019 e sulla G.u.r.i. n. 152 del 30 dicembre 2019;

   tale bando di gara è stato suddiviso in 11 lotti per un valore complessivo di euro 550.000.000,00: il maxi-lotto 1, dedicato alla «Fornitura Servizi Public cloud IaaS e PaaS» del valore di euro 390.000.000,00, e i successivi lotti di diversi importi minori dedicati, invece, a servizi tecnologici di supporto al servizio Cloud;

   la documentazione di gara ha subito numerose modifiche al capitolato d'oneri (le ultime non ancora rese note) e proroghe della scadenza per le offerte, per cui oggi il termine ultimo è il 13 ottobre 2020;

   tale gara, nei mesi scorsi, aveva già sollevato questioni sulla sua legittimità, i cui aspetti sono stati esaminati processo simulato organizzato dallo studio legale Giurdanella&Partners il 13 luglio 2020 e commentato da numerosi esperti del settore informatico e amministrativo;

   infatti, oltre alle perplessità derivanti dalla suddivisione in lotti (il lotto 1 rappresenta più del 70 per cento dell'intero bando), è stata evidenziata la particolarità del metodo di calcolo per il punteggio tecnico: con specifico riferimento al lotto 1, la procedura di gara a monte è stata strutturata come multivendor, dovendo condurre alla stipula dell'accordo quadro con diversi aggiudicatari;

   successivamente, gli aggiudicatari competeranno tra di loro nella procedura di gara a valle, sulla base dello specifico fabbisogno individuato dalle singole stazioni appaltanti e del cosiddetto Configuratore, un algoritmo che calcolerà il punteggio definitivo di ogni partecipante, riproporzionandolo al punteggio massimo ottenibile per le categorie selezionate;

   tuttavia, applicando il meccanismo del Configuratore questo assegnerà gli ordini quasi esclusivamente al primo Cloud Service Provider aggiudicatario quindi, a qualsiasi condizione, il risultato sarà quello di affidare quasi la totalità delle forniture del lotto al primo aggiudicatario;

   inoltre, la competizione effettiva sussiste solo rispetto ai punteggi tecnici, mentre quella sui punteggi economici è, secondo gli interroganti, del tutto apparente. Infatti, a differenza degli altri lotti in cui punteggio economico è di 30 punti su 100, il punteggio economico massimo del lotto 1 è fissato a 20 punti su 100, rendendo in ogni caso ogni offerta a ribasso poco influente sul punteggio totale;

   dal punto di vista economico, la creazione di un monopolio di fatto nel mercato del Cloud pubblico nei prossimi tre anni, unita ai corrispettivi fuori dalle logiche di mercato, potrebbe avere degli effetti di lunga durata, perché inciderebbe sulla stessa conformazione futura del mercato de quo, proprio nella fase di «decollo» di tale mercato –:

   se e quali iniziative assumerà il Governo per accelerare la procedura di pubblicazione del capitolato d'oneri modificato da parte di Consip S.p.a. data la prossima scadenza del termine per la presentazione delle offerte;

   se e quali iniziative assumerà il Governo per far sì che Consip S.p.a. effettui le eventuali correzioni al bando necessarie a favorire il principio di libera concorrenza e partecipazione alla gara da parte delle aziende interessate (anche di dimensioni più piccole), e a garantire il servizio con il miglior rapporto qualità/prezzo alle pubbliche amministrazioni, a maggior ragione in un periodo storico come questo in cui il lavoro da remoto e la digitalizzazione dei servizi pubblici sono aspetti caratterizzati dalla massima urgenza ed importanza.
(4-06805)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BRUNO BOSSIO, ROTTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, SCHIRÒ, GRIBAUDO, BOLDRINI, LORENZIN, MADIA, CENNI, SERRACCHIANI, CIAMPI, LA MARCA, INCERTI, PEZZOPANE, CANTINI, CARNEVALI e PRESTIPINO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da organi di stampa dell'uccisione di una donna, nel comune di San Gallo nella Svizzera tedesca avvenuto alcuni giorni fa;

   pare che la donna sia stata uccisa per opera di un giovane di 22 anni e che l'uomo, successivamente, sia stato colpito a morte dalla polizia;

   Teresa Scavelli, questo il suo nome, di 46 anni originaria di Cotronei in Calabria e veronese d'adozione, aveva lasciato per lavoro il marito e i tre figli a Oppeano, nel veronese, per fare la babysitter in una famiglia nell'omonimo cantone di San Gallo;

   secondo quanto ricostruito dalla polizia Svizzera, il 22 enne, che soffriva di problemi psichici, sarebbe entrato nella casa in cui la donna prestava servizio. Pare che la donna abbia cercato di difendere i bambini a lei affidati affrontando con coraggio l'omicida per evitare che si accanisse sui piccoli e che per questo sia stata colpita con particolare violenza riportando numerose ferite che hanno poi causato la morte;

   da quel che è emerso anche dalle dichiarazioni del sindaco di Cotronei e della comunità veronese di Palù dove ancora risiede la famiglia, la storia di Teresa Scavelli racconta dell'impegno e della dedizione di una donna esemplare e coraggiosa che ha lasciato la sua casa e suoi affetti per rimboccarsi le maniche in un Paese straniero e contribuire al sostentamento della sua famiglia, a cui oggi resta solo il grande dolore per una morte così atroce –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere, anche attraverso contatti diretti con l'ambasciata svizzera in Italia, per seguire con attenzione l'evolversi delle indagini, perché sia fatta chiarezza su questo caso di femminicidio commesso in Svizzera per rendere giustizia a questa donna e, in particolare, alla sua famiglia.
(5-04595)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   notizie di stampa rivelano quella che sarebbe la vera causa del mancato dissequestro dei due motopesca «Antartide» e «Medinea» e il rilascio dei 18 pescatori trattenuti a Bengasi un giorno dopo il viaggio a Tripoli del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio;

   in cambio del rilascio dei marittimi nelle mani delle forze militari fedeli al generale della Cirenaica Khalifa Haftar, l'autoproclamato Esercito nazionale libico (Lna) avrebbe chiesto l'estradizione di quattro scafisti, detenuti in Italia perché condannati per la cosiddetta «Strage di Ferragosto» che nell'estate del 2015 portò alla morte di 49 persone;

   la richiesta di scambio riguarderebbe Joma Tarek Laamami, di 24 anni, Abdel-Monsef, di 23 anni, Mohannad Jarkess, di 25 anni, Abd Arahman Abd Al Monsiff di 23 anni, condannati a 30 anni dalla Corte d'Assise di Catania per la morte dei migranti, alla quale avrebbero contribuito con «calci, bastonate e cinghiate». Già in altre occasioni l'ambasciata libica in Italia avrebbe chiesto l'estradizione dei quattro in Libia;

   la notizia è stata commentata sui social e su alcuni account legati alla gerarchia di Haftar e rilanciata dalla marineria di Mazara del Vallo, ma non c'è alcuna conferma dalla Farnesina. In una nota a tarda sera del 7 settembre 2020, dalla Farnesina è stato reso noto che si «sta seguendo con massima attenzione la vicenda dei pescherecci sequestrati in Libia», lamentando anche «che ci sia qualcuno tra le opposizioni pronto ad attaccare» il Governo e chiedendo il massimo riserbo sulla vicenda. A seguito di quanto emerso si capisce quello che all'interrogante appare il nervosismo tradito dal Ministero nei confronti delle opposizioni;

   l'Italia non riconosce l'esercito di Haftar e, pertanto, il fatto che le sue milizie trattino i nostri pescatori come ostaggi dovrebbe essere equiparato secondo l'interrogante ad un'azione terroristica che nessuno in Italia dovrebbe accettare e tollerare. Davanti a questi metodi il Governo non dovrebbe concedere alcun margine per qualsiasi tipo di trattativa e dovrebbe pretendere il rilascio immediato dei nostri cittadini;

   il sequestro dei due pescherecci risale alla scorsa settimana, all'indomani di un viaggio in Libia del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Luigi Di Maio, per dare il proprio sostegno all'accordo tra il premier libico, Fayez al-Sarraj, riconosciuto dall'Onu, e il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh. L'agguato è avvenuto nel corso di un pattugliamento, durante il quale la Marina libica aveva segnalato la presenza di nove pescherecci in «acque libiche», che dal 2005 vengono estese da 12 miglia ad oltre 74, in base all'adozione, unilateralmente, della convenzione di Montego Bay del 1982 da parte del Governo libico pro tempore –:

   se il Governo confermi quanto indicato in premessa e quali siano i suoi intendimenti in merito allo «scambio di prigionieri» chiesto dalle milizie del Generale Haftar.
(5-04597)

Interrogazione a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i cittadini italiani residenti all'estero iscritti all'Aire (Anagrafe italiani residenti all'estero) voteranno per il referendum che si terrà nei giorni di domenica 20 e lunedì 21 settembre 2020: il corpo elettorale supera i 4 milioni di elettori, ovvero oltre l'8 per cento dell'intero corpo elettorale nazionale, e vota normalmente per corrispondenza;

   molti cittadini iscritti all'Aire lamentano di non avere notizia dei plichi referendari contenenti il materiale elettorale che dovrebbe essere stampato, spedito agli elettori per via postale, consegnato agli oltre 4 milioni di elettori nel mondo, e rispedito, sempre per via postale, dagli stessi elettori, al fine di essere consegnato dalle poste locali agli uffici consolari entro la data del 15 settembre 2020, con quali modalità si sia previsto l'invio postale, in modo da garantire la consegna agli elettori in tempi tali da assicurare anche la restituzione delle schede votate nei termini previsti e perché non tutti i consolati le abbiano preaffrancate come posta celere –:

   per quale motivo non si sia provveduto ad anticipare l'invio dei plichi elettorali presso i domicili degli italiani residenti all'estero, considerato che gli eventuali ritardi nell'esercizio del diritto di voto equivarrebbero alla negazione di tale diritto ai concittadini italiani iscritti all'Aire.
(4-06803)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FIANO, QUARTAPELLE PROCOPIO e POLLASTRINI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che nel comune di Peschiera Borromeo (Milano) un gruppo di cittadine e cittadini ha lanciato una petizione per salvare 240 pioppi cipressini per i quali l'amministrazione comunale ha deciso l'abbattimento;

   tali filari si trovano in viale Galvani del medesimo comune il quale, al posto dei pioppi, avrebbe intenzione di piantare da un lato 163 frassini di un metro e mezzo e, dall'altro, una siepe composta da 700 piantine di carpino alta un metro e venti, una soluzione non paragonabile, ad avviso dell'interrogante, ad un viale ad oggi composto da alberi di 20/25 metri;

   inizialmente la giustificazione dell'abbattimento è stata imputata al fatto che le radici di questi pioppi hanno rovinato la pista ciclabile che corre a lato di un filare. Successivamente, a seguito di una perizia commissionata dal comune ad un agronomo, è stato deliberato l'abbattimento degli stessi per problemi di sicurezza;

   tale perizia, effettuata con prove strumentali su soli 4 alberi, ha evidenziato «che la terra non è adatta alle radici» e le prove di trazione, effettuate a circa 120 chilometri l'ora, hanno stabilito la pericolosità degli alberi. Da qui la decisione di abbatterli tutti e 240;

   a seguito della mobilitazione di un gruppo di cittadine a difesa dei filari è stata effettuata una controperizia, sulle medesime piante, da parte di un altro agronomo che ha confermato che i pioppi sono vigorosi e in generale buona salute e che con un intervento di manutenzione/potatura personalizzato sono riportabili entro valori di assoluta sicurezza per cittadini e cose;

   risulta inoltre all'interrogante che altri illustri esperti del settore si sono espressi a favore di quanto affermato nella controperizia illustrando le motivazioni durante una seduta della commissione tecnica del comune;

   purtroppo, nonostante le motivazioni portate a sostegno del mantenimento degli alberi, il sindaco ha nuovamente dichiarato di voler procedere all'abbattimento;

   la legge n. 10 del 2013, oltre a dettare norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani potenzia anche il preesistente quadro normativo in materia di tutela e valorizzazione degli alberi monumentali;

   in particolare, l'articolo 7 della legge n. 10 citata, oltre ad introdurre una definizione univoca di «albero monumentale» (che le regioni dovranno recepire a livello legislativo), estesa anche alle formazioni vegetali costituite in filare o gruppi, ne vieta l'abbattimento nonché le modifiche dei relativi apparati, limitando gli interventi di tale tipo solo a casi motivati e improcrastinabili e a fronte di autorizzazione comunale, previo parere obbligatorio e vincolante dell'ex Corpo forestale dello Stato –:

   se siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza abbiano assunto o intendano assumere per tutelare il patrimonio arboreo citato, anche con riferimento alla legge che tutela gli alberi monumentali, e per favorire rimedi o ripiantumazioni ambientalmente e paesaggisticamente sostenibili.
(5-04592)


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha nominato, con proprio decreto, la nuova direttrice del Parco nazionale del Gargano: si tratta della dottoressa Maria Villani. Tale scelta è stata fatta, tra una terna di nomi, dal consiglio direttivo dell'ente parco;

   al momento dell'insediamento il presidente del Parco nazionale del Gargano aveva dichiarato: «A nome mio personale e del Consiglio Direttivo, certo di interpretare anche il sentimento dell'intera Comunità dei sindaci, porgo i migliori auguri di buon lavoro alla Direttrice Maria Villani, nella certezza di avere davanti un orizzonte utile per fare del Parco un laboratorio di esperienze e progetti per lo sviluppo sostenibile del territorio locale dove la tutela dell'ambiente è presupposto fondante della sua valorizzazione economica...»;

   oggi si apprende che, rispetto al termine ultimo del periodo di prova di sei mesi, propedeutico alla conferma dell'incarico per i successivi quattro anni e ad appena 100 giorni dal contratto di lavoro sottoscritto nel maggio 2020, il presidente del Parco nazionale del Gargano a mezzo Pec del 7 settembre 2020 ha rimosso dall'incarico la Villani;

   la motivazione addotta dal presidente del Parco nazionale del Gargano sarebbe che la Villani non avrebbe superato il periodo di prova;

   in parole povere il presidente dell'ente parco, con un atto monocratico, ha sostanzialmente destituito il direttore. L'unico organo di vertice amministrativo;

   tale decisione è ancora più grave se venisse confermata la notizia che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia stato informato solo a fatto compiuto;

   se questo fosse confermato si sarebbe violato il potere di controllo del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   con la nomina della Villani si pensava che si sarebbe finalmente avviato un percorso rinascita del parco. Oggi, con questa decisione si rischia che questo virtuoso percorso possa essere bruscamente interrotto. L'interrogante auspica che questa decisione non sia stata dettata da una volontà di bloccare ogni tentativo di cambiamento;

   si ricorda, a tal proposito, che la Villani, oltre ad essere competente, è una delle poche donne ai vertici amministrativi di un parco italiano. Una vicenda triste che conferma una drammatica realtà: l'Italia non e un Paese per donne;

   la decisione di rimuovere la direttrice secondo l'interrogante potrebbe essere anche di natura politica –:

   se il Ministro sia a conoscenza di quanto avvenuto e nel caso se non intenda immediatamente adottare iniziative di competenza affinché sia ripristinato l'incarico alla dottoressa Maria Villani;

   se non intenda valutare se sussistono i presupposti, dopo le opportune verifiche, per avviare la procedura di commissariamento dell'ente Parco nazionale del Gargano.
(5-04598)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZUCCONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   al fine di incrementare la risorsa idrica dell'isola d'Elba, è stato progettato un impianto di dissalazione presso il comune di Capoliveri, nell'area immediatamente confinante con la zona umida di Mola (SIR/ZPS) ed inserita nella Rete Natura 2000;

   si tratterebbe di un impianto di dissalazione da 80 litri/secondo, ad osmosi inversa, di 1910 metri quadri coperti ed un'altezza di circa 9 metri sul piano di campagna, ed il cui costo ammonterebbe a circa 15 milioni di euro iniziali;

   il problema dell'approvvigionamento dell'acqua è molto sentito nell'isola, ma ad opinione dell'interrogante e di molti cittadini e comitati, nati spontanei a seguito della notizia del progetto del dissalatore di Mola, dovrebbe essere affrontato con maggiore responsabilità e con altri strumenti;

   il dissalatore è una soluzione del tutto inadatta. Una tale opera rappresenterebbe la migliore strategia per aree desertiche e fortemente popolate, non di certo per l'isola d'Elba. Quest'ultima è dotata per natura di consistenti accumuli idrici, mai presi in considerazione, che se invece utilizzati potrebbero rendere l'Elba autonoma dal punto di vista idropotabile. Oltretutto le strutture idriche sotterranee già presenti sono condizionate da perdite, che sarebbero stimate dalla stessa Azienda servizi ambientali (Asa) – che ne è il gestore unico – intorno al 40/50 per cento;

   la realizzazione di questo ecomostro avrebbe un impatto notevole anche sull'ecosistema marino a causa del riversare in mare – come da progetto – della salamoia residua e di ipoclorito di sodio (varichina), acido solforico, cloridrico e altri detergenti necessari all'impianto di dissalazione. Si avrebbe un meccanismo molto più virtuoso se il sale venisse recuperato, impacchettato e venduto;

   tale costruzione comporterebbe danni anche a livello turistico in quanto la stazione di pompaggio sarebbe collocata sulla spiaggia di Capoliveri, una delle zone più belle e frequentate dell'isola, oltre a problemi geologici per via di possibili allagamenti dell'area ed acustici. Per quanto riguarda questi ultimi, infatti, il progetto prevedrebbe la realizzazione di un capannone nel centro della pianura alluvionale di Mola ed ospiterebbe diverse attrezzature elettro-meccaniche che, secondo la perizia fornita dalla stessa committente Asa, comporterebbero, a quanto consta all'interrogante, l'emissione di 73 decibel;

   il progetto del dissalatore di Mola sembrerebbe essere contraddistinto anche da un problema importante di risultato. Tale ecomostro, che avrà costi enormi, produrrebbe solo la metà dell'acqua che già arriva dal continente e dunque non renderebbe indipendente l'isola da un punto di vista idropotabile. La produzione di acqua volta a regime sarebbe solo di circa 80 litri/secondo. L'Elba, ad oggi, è alimentata per circa metà del suo fabbisogno da una condotta sottomarina, realizzata negli anni '80, che porta acqua dalla Toscana continentale, precisamente dalla Val di Cornia, per circa 140/160 litri/secondo –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se, per le motivazioni evidenziate, ritengano di adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione all'impatto della realizzazione dell'impianto di dissalazione presso il comune di Capoliveri, promuovendo altresì, in raccordo con gli enti territoriali competenti, la risoluzione dell'approvvigionamento dell'acqua sull'isola d'Elba mediante altri strumenti.
(4-06790)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI e BELLUCCI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   dal 20 novembre 2019 il minore Diego D. nato a Prato il 5 agosto 2010, è in affidamento ai servizi sociali di Prato e collocato presso la casa famiglia «Via XXIV Maggio» dell'Opera Santa Rita di Prato, avvenuto al momento della dimissione del bambino dal reparto di neuropsichiatria infantile di Villa Ulivella, ove era stato ricoverato a seguito di episodi di aggressività e di agitazione psicomotoria. Prima di questo provvedimento viveva esclusivamente con la madre, dopo la separazione dei genitori avvenuta prima ancora della nascita. Il padre lo ha incontrato solo in sporadici incontri, per lo più protetti. Tuttavia, se detto collocamento è nato per essere mirato alla necessità di monitorare la terapia farmacologica, ad oggi, detta misura suscita importanti perplessità. Tutte le motivazioni che sono state via via addotte alla madre Simona Melani, sia dal personale medico, che dagli assistenti sociali, sono progressivamente venute meno, come si è sottolineato nelle istanze periodicamente presentate al tribunale dei minorenni per chiedere la revoca del provvedimento. Lo stesso medico che aveva in cura Diego rappresentò alla madre che detta misura sarebbe stata necessaria ed opportuna per un periodo di massimo due mesi. Il tutto è stato aggravato dall'emergenza Covid-19. Il percorso psicologico\terapeutico che Diego avrebbe dovuto seguire, con il lockdown è stato completamente interrotto. Nonostante le raccomandazioni fornite dal tribunale dei minorenni, la comunità ove è collocato Diego non ha effettuato collegamenti telefonici attraverso sistemi audio-video. La signora Melani da quel momento non ha più visto il figlio, neppure tramite video chiamata ed è riuscita a sentirlo soltanto telefonicamente senza, peraltro, riuscire ad interloquirvi, visto che Diego ha risposto soltanto a monosillabi: «si» «no» «va bene». Nella struttura sarebbero stati scarsamente rispettati i protocolli anticontagio e anche successivamente alla donna è stato impedito un contatto costante, consentendole prevalentemente incontri protetti e rari casi di incontri autonomi. È anche stata tenuta all'oscuro dell'allentamento delle restrizioni previste dalla regione Toscana in data 9 giugno 2020 e per questo lo ha rivisto a casa soltanto un mese dopo. Al bambino, secondo quanto riferito nel ricorso della madre, in casa famiglia sarebbe stato inoltre impedito di svolgere attività fisica, non gli sarebbe stato inoltre garantito un regime alimentare adeguato nonostante le certificazioni mediche prodotte: il bambino sarebbe ingrassato notevolmente ed attualmente risulta in stato di obesità (a 10 anni pesa oltre 40 chili). Inoltre, nell'istituto la sua igiene personale sarebbe notevolmente peggiorata. La struttura non sarebbe riuscita a garantire a Diego la partecipazione alle lezioni on-line organizzate dalla scuola. Nonostante le continue rimostranze ad assistenti sociali e psicologhe e al tribunale dei minorenni, Diego è ancora affidato al servizio sociale e collocato nella suddetta struttura;

   va considerato che la legge prevede che il provvedimento di affidamento dei minori debba essere assunto, al fine di ottenere un reale miglioramento della vita del minore, situazione che, nel caso in questione non sembra prefigurarsi –:

   se sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e se disponga di elementi in ordine a eventuali casi analoghi sul territorio nazionale;

   se non ritenga alla luce dei fatti, di valutare la sussistenza dei presupposti per adottare iniziative ispettive presso gli uffici giudiziari coinvolti.
(3-01748)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SUT. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la casa circondariale di Pordenone è ubicata nell'antico castello cittadino, una fortezza adibita a struttura di detenzione a partire dalla fine del XIX secolo;

   il penitenziario ha una capienza di 38 posti, a fronte di un'effettiva presenza di detenuti che si avvicina spesso al doppio della sua capacità di contenimento;

   il sovraffollamento della casa circondariale di Pordenone è stato a più riprese portato all'attenzione del Ministero della giustizia e dei parlamentari eletti nel territorio;

   risale al gennaio del corrente anno l'appello del sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) al Ministero della giustizia, in cui si segnalava la presenza di 64 detenuti all'interno della struttura e dell'urgente necessità di rinforzo della pianta organica relativa agli agenti di polizia penitenziaria operanti al suo interno;

   nell'ambito del cosiddetto «Piano carceri», inserito nella legge 13 dicembre 2010, n. 220, e al fine di sopperire al sopracitato sovraffollamento della casa circondariale di Pordenone, il Comitato di indirizzo e controllo del Ministero della giustizia approvava la realizzazioni di un nuovo penitenziario da 300 posti, nell'ex caserma Dall'Armi situata nel vicino comune di San Vito al Tagliamento (Pn);

   come fedelmente ricostruito nella risposta del Ministero alla richiesta di sollecite notizie (prot. n. 21246), inoltrata dall'interrogante nel settembre dello scorso anno alla segreteria del Ministro interrogato (risposta elaborata dal dipartimento dell'amministrazione penitenziaria – direzione generale del personale e delle risorse sulla base anche degli elementi acquisiti dal competente provveditorato interregionale per le opere pubbliche) l'esecuzione dei lavori di costruzione del nuovo penitenziario è stata interrotta dal ricorso, presentato con richiesta di sospensiva dall'impresa Pizzarotti & C spa, risultata seconda classificata in sede di gara, indetta dal provveditorato interregionale per le opere pubbliche, contro l'aggiudicataria provvisoria C.o.v.e.c.o scpa, ora Kostruttiva soc. coop. in associazione con Riccesi spa, poi divenuta aggiudicataria definitiva con determina del R.d.P. n. 38347 del 18 novembre 2015;

   i successivi passaggi della vicenda giudiziaria in questione sono stati debitamente illustrati nella suddetta nota del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

   tra di essi, particolare riferimento va posto al subentro dell'impresa Pizzarotti & C spa, disposto dal Consiglio di Stato con la sentenza n. 5753/2018, con conseguente riforma della precedente pronunzia del Tar del Friuli Venezia Giulia n. 87/2016;

   la predetta pronuncia del Consiglio di Stato ha annullato gli atti con cui era stata disposta l'ammissione alla gara per la società Kostruttiva s.c.p.a, dichiarando l'inefficacia del contratto di appalto per la costruzione del nuovo penitenziario, stipulato dalla Kostruttiva s.c.p.a a seguito, dell'aggiudicazione definitiva;

   il subentro dell'impresa Pizzarotti alla prima aggiudicataria Kostruttiva è stato di recente confermato dalla sentenza della Corte di Cassazione del 20 gennaio 2020;

   attualmente, i lavori del cantiere per il nuovo carcere di San Vito al Tagliamento sono interrotti, in attesa della pronunzia dell'Avvocatura di Stato, finalizzata ad accertare le condizioni economiche di subentro dell'impresa Pizzarotti alla prima aggiudicataria Kostruttiva –:

   se sia a conoscenza di ulteriori elementi di natura amministrativa, utili a completare il quadro generale della vicenda esposta in premessa, in funzione di una sua quanto più celere risoluzione e a vantaggio della ripresa dei lavori per la realizzazione del penitenziario di San Vito al Tagliamento (Pn).
(4-06793)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 16 luglio 2020, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha pronunciato una importante sentenza nella causa C-658/18 contro il Governo italiano, relativa all'inquadramento giuridico dell'attività del giudice di pace, e al corrispondente trattamento economico;

   la causa poneva al giudice europeo la spinosa domanda sulla discriminazione del trattamento retributivo del giudice di pace rispetto ai giudici ordinari, in particolare in relazione al diritto di godere di ferie retribuite;

   l'esame della sentenza europea appare interessante, perché fissa dei principi rilevanti a tutela del lavoro della magistratura onoraria, destinati ad accrescere il dibattito già accesso in seguito alla «riforma Orlando»;

   la Corte ha affrontato poi la questione dell'applicabilità all'attività del giudice di pace, della direttiva 2003/88 sul lavoro subordinato, dando risposta affermativa al quesito sollevato;

   circa il rapporto di subordinazione, l'organizzazione del lavoro dei giudici di pace prevede il rispetto di tabelle per l'assegnazione dei fascicoli e la distribuzione delle date e degli orari di udienza;

   i giudici di pace, poi, sono tenuti ad osservare gli ordini del capo dell'ufficio e i provvedimenti organizzativi del Consiglio superiore della magistratura;

   inoltre, i giudici di pace devono essere costantemente reperibili e hanno obblighi disciplinari simili a quelli dei magistrati ordinari;

   i giudici europei rilevano che un giudice di pace potrebbe rientrare nella nozione di «lavoratore a tempo determinato» se nominato per un periodo limitato e se svolge, nell'ambito delle sue funzioni, prestazioni reali ed effettive, non puramente marginali né accessorie, per le quali percepisce indennità aventi carattere remunerativo, circostanze che il giudice nazionale dovrà verificare;

   la Corte di giustizia dell'Unione europea, con la sentenza C-658/18, ha dichiarato che spetta al giudice nazionale stabilire, in concreto, se un giudice di pace si trovi in una situazione paragonabile a quella di un magistrato ordinario, tale, quindi, da poter beneficiare del periodo di ferie annuali retribuito;

   sarebbe opportuno procedere all'adeguamento dell'ordinamento con una definitiva risoluzione della controversia, parificando e stabilizzando la magistratura onoraria. Alla data odierna, l'interrogante non è conoscenza di idonee iniziative legislative da parte del Governo in merito a quanto indicato dalla Corte di giustizia dell'Unione europea –:

   quali siano gli intendimenti del Governo in merito ai rilievi evidenziati dalla Corte di giustizia dell'Unione europea sullo status e sui diritti della magistratura onoraria.
(4-06794)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   risulta in fase di stipula una convenzione tra la direzione regionale dei vigili del fuoco della Liguria e Autostrade per l'Italia s.p.a. (Aspi), avente a oggetto l'«impiego di risorse umane e strumentali VVF in orario straordinario per la costituzione di presidi continuativi per la sorveglianza antincendio delle gallerie autostradali con lunghezza superiore ai 500 metri, nelle tratte del A7, A10, A12, A26 nelle province di Genova e Savona», avente durata biennale e importo presunto pari a euro 6.254.560,00;

   tale convenzione, ad avviso dell'interpellante, si sovrappone al rapporto in essere con un operatore economico-privato, che impiega oggi nella specifica identica attività 300 lavoratori circa, di recente aggiudicato da Aspi mediante procedura a evidenza pubblica, e inteso come misura compensativa all'inosservanza della normativa di cui al decreto legislativo n. 264/2006 delle gallerie stesse appartenenti alla rete Tern;

   il fondamento giuridico alla base della stipula della convenzione (articolo 1, comma 439 della legge n. 296/2006) non parrebbe applicabile per molteplici ragioni, e anche sotto il profilo soggettivo della norma legittima a stipulare le convenzioni ivi previste (diverse da quella di cui trattasi) solo ed esclusivamente «...con le regioni e gli enti locali», e non già e non anche con una società privata come il gestore autostradale;

   il prezzo del servizio (essendo la convenzione non gratuita per Aspi) parrebbe inoltre, da un lato, notevolmente superiore a quello spuntato in sede di procedura a evidenza pubblica con l'attuale prestatore privato del servizio; dall'altro lato, comunque non remunerativo per l'amministrazione, tanto che con circolare prot. 14011 del 26 ottobre 2011, il capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco si è espresso in senso fortemente contrario alla stipula di tali atti, essendo la vigilanza antincendio da parte dei vigili del fuoco obbligatoriamente da limitarsi ai soli casi previsti dalla legge (luoghi di spettacolo, intrattenimento e aeroporti), mentre in tutti gli altri casi richieste del genere «potranno trovare accoglimento solo in via eccezionale e previa autorizzazione da parte della Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica», a valle di istanza debitamente motivata;

   parrebbe inoltre che le modalità di svolgimento del servizio stesso da parte dei vigili del fuoco non consentano in alcun modo l'osservanza delle prescrizioni dettate dalla Commissione permanente per le gallerie istituita ex articolo 4 del decreto legislativo n. 264/2006: a quanto consta agli interpellanti, infatti, e tra l'altro, stando alla stipulanda convenzione, i vigili del fuoco resterebbero prevalentemente dislocati presso le loro sedi di servizio (quindi in stand by a Genova e Savona), con facoltà di intervenire «nell'intorno dei 10 minuti dall'allertamento dei presidi», laddove la predetta Commissione permanente ha invece imposto la presenza continuativa (h24) di operatori antincendio nell'immediata prossimità dell'ingresso di tutte le gallerie stradali (imbocchi ed uscite) aventi lunghezza superiore a 3.000 metri prive dell'adeguamento richiesto dal richiamato decreto legislativo n. 264/2006, in aggiunta ad altre squadre antincendio che, dislocate sempre in prossimità di altre gallerie devono intervenire obbligatoriamente entro 5 minuti esatti per alcune tipologie di queste o, al massimo, entro 10 minuti esatti per altre tipologie;

   i vigili del fuoco, infine, svolgono quale attività istituzionale anche quella ispettiva, diretta cioè alla verifica dell'osservanza da parte del gestore autostradale del rispetto delle misure compensative volte a mitigare anche il rischio di incendio nelle gallerie, nelle more della loro messa a norma, e nello specifico, tra l'altro, proprio il rispetto dei tempi di intervento succitati –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere affinché: a) sia garantita la sicurezza antincendio delle gallerie nelle more dell'attuazione delle disposizioni sopra citate da parte del gestore autostradale; b) sia assicurata la doverosa terzietà tra controllore e controllato, tanto più considerata la specifica situazione di Aspi e le problematiche già insorte a diversi livelli in ordine al rispetto delle norme e standard manutentivi e di sicurezza della rete autostradale in concessione, con particolare riguardo alle autostrade liguri; c) sia verificata la convenienza della predetta convenzione per l'erario, e la necessità che gli addetti dei vigili del fuoco dislocati a Genova e Savona non siano distolti comunque dall'attività istituzionale che svolgono nell'interesse generale; d) siano verificate le conseguenze sul Piano economico-finanziario (Pef) di Aspi – e quindi sulle tariffe pagate dai cittadini-utenti – scaturenti dal maggior esborso che Aspi paga rispetto al servizio già prestato dall'operatore privato; e) sia tutelata la posizione dei 300 lavoratori di tale operatore, che rischiano di perdere il lavoro in una situazione ligure già molto complessa a causa delle ricadute occupazionali determinate dalla pandemia.
(2-00930) «Cassinelli, Bagnasco».

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   LOMBARDO e MAGLIONE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   stando a quanto riportato dall'agenzia media/stampa locale Telejato servizi e dal blog Balestratesi.it, esisterebbe un «filo robusto che collega l'attività finanziaria del Comune di Balestrate e gli amministratori»; a far scattare l'allarme sono state le intercettazioni dei Carabinieri di Monreale che, partendo da talune dichiarazioni di un esponente della famiglia mafiosa di Balestrate, poi arrestato, il quale sembrava convinto di potersi liberamente aggiudicare la gestione della villetta comunale dopo che il figlio aveva lasciato il progetto, hanno «portato a galla» diverse anomalie nell'assegnazione delle gare d'appalto;

   sempre secondo quanto riportato dalla stampa, dalla verifica delle ultime gare e delle connesse assunzioni da parte delle ditte aggiudicatarie, emergerebbe un quadro estremamente allarmante: sembrerebbe che chi ottiene qualcosa spesso è vicino al partito politico del sindaco o è parente di qualche amministratore o, ancora, un grande sostenitore elettorale della maggioranza; la ditta che si aggiudica una commessa a Balestrate sembrerebbe spesso assumere il personale di cui ha bisogno pescando nel mondo della politica. E non sembrano essere più casi sporadici, ma un meccanismo ben consolidato caratterizzato da circostanze che negli ultimi tempi si ripetono sistematicamente;

   secondo i giornalisti, la presunta parentopoli negli appalti del territorio comunale aprirebbe scenari inquietanti i cui protagonisti potrebbero essere figure di collegamento fra il mandamento mafioso di Partinico e quelli del Trapanese, come accertato dal tenente colonnello, Luigi De Simone, comandante del gruppo dei carabinieri di Monreale, in alcune sue dichiarazioni. La famiglia dell'esponente mafioso di Balestrate si era aggiudicata la gestione della villetta comunale, denominata «ex conchiglia», come unica ditta in gara, riuscendo a realizzare eventi più grossi rispetto a quanto previsto dal bando con una società appena nata;

   risale, inoltre, a qualche giorno fa la notizia delle dimissioni dell'assessore all'ambiente, che si occupa di rifiuti del comune di Balestrate: la decisione arriva contestualmente al caos per la presunta parentopoli negli appalti del territorio comunale;

   secondo quanto riportato dai giornali, sarebbero numerose le assunzioni di parenti in molti appalti, dal porto ai rifiuti, evidenziando una sorta di sistema in cui puntualmente ogni assunto sembrerebbe legato politicamente al partito degli amministratori, abbia parenti in giunta o in consiglio –:

   se il Ministro interrogato, alla luce delle numerose anomalie sopracitate che interessano il comune di Balestrate, intenda valutare se sussistono i presupposti per promuovere l'invio di un'apposita commissione d'indagine prefettizia presso l'ente comunale ai sensi dell'articolo 143 del testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al decreto legislativo n. 267 del 2000.
(4-06789)


   MAGI e ORFINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   con missiva datata 2 luglio 2020, l'ufficio Rom Sinti e Camminanti di Roma Capitale notificava alle 28 famiglie (87 persone) dell'area F del Villaggio di Castel Romano che «Per motivi igienico sanitari e quindi a tutela della salute del suo nucleo e della collettività circostante anche in considerazione dei recenti incendi che hanno colpito l'area, l'Amministrazione Capitolina non potrà ulteriormente permettere la sosta in quell'area [...]. Pertanto, la S. V. dovrà lasciare il modulo abitativo che attualmente occupa libero da cose e persone entro e non oltre il 10 settembre 2020»;

   a pochi giorni di distanza la giunta capitolina approvava Memoria n. 38 del 9 luglio 2020 in cui dava atto della pianificazione dello sgombero le cui attività risultavano rallentate in funzione dell'emergenza sanitaria da Covid-19 «la cui normativa – si legge nel testo – ha introdotto all'articolo 103 comma 6 del decreto-legge 17 marzo 2020 il blocco degli sgomberi fino al 30 giugno 2020, termine successivamente prorogato, in sede di conversione, al 1° settembre 2020»;

   a tale scopo la giunta capitolina dava mandato all'ufficio Rom, Sinti e Camminanti di «procedere, con tempestività, decorsi i termini della moratoria per gli sgomberi, alla liberazione da persone e cose del campo F, secondo un programma di ricollocazione delle fragilità»; l'amministrazione, infatti, avrebbe l'onere, secondo i disposti normativi di cui al decreto-legge n. 14 del 2017 e decreto-legge n. 113 del 2018, della ricollocazione delle persone in condizioni di fragilità socio-economica, ma, ad oggi, si deve ancora attivare un piano di supporto ad hoc;

   successivamente con l'articolo 17-bis del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 è stata stabilita la proroga della sospensione dell'esecuzione degli sfratti sino al 31 dicembre 2020;

   tuttavia dell'intenzione di procedere allo sgombero si ha un'ulteriore conferma dalle dichiarazioni rese dalla funzionaria dell'ufficio speciale Rom, Sinti e Caminanti di Roma Capitale, la dottoressa Valeria Neri la quale il 26 agosto 2020, in audizione presso la commissione politiche sociali di Roma Capitale ha dichiarato: «riteniamo che entro settembre questa cosa dovrà essere fatta»;

   qualora l'amministrazione capitolina dovesse procedere prima del 31 dicembre 2020 allo sgombero, a parere degli interroganti questo sarebbe eseguito non solo in contrasto con la legge, ma potrebbe configurare un comportamento discriminatorio, in quanto sembrerebbe basato sull'origine etnica, non avendo alla data odierna notizie di avvenuti o programmati sgomberi in altri ambiti –:

   se il Governo non ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, in relazione alle criticità sopra evidenziate con riguardo al prospettato sgombero, e quali ulteriori iniziative di competenza intenda adottare per tutelare persone in condizioni di fragilità economico-sociale, come nel caso sopra descritto.
(4-06791)


   DE CARLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi mesi la regione Friuli Venezia Giulia è stata interessata da nuovi arrivi di migranti provenienti dalla cosiddetta rotta balcanica. La pandemia da Covid-19 non ha fermato, ma solo rallentato, l'ingresso di nuovi individui, molti, in viaggio da mesi o settimane e privi, per la maggiore, dei necessari controlli sanitari;

   negli ultimi mesi la regione, come più volte segnalato ai Ministri competenti, ha dovuto fare i conti con una complicata gestione del flusso in entrata, resa ancor più difficile dalle nuove misure contenitive e di prevenzione dal Covid-19 rivolte nel complesso alla cittadinanza locale nonché da nuove e obbligatorie misure di quarantena poste in essere dai sindaci dei comuni interessati dai flussi e autenticamente indirizzate ai centri di accoglienza per stranieri;

   al riguardo, si ricordi il caso di Udine poco più di un mese fa per cui il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, dopo un nuovo caso di contagio all'interno della struttura dell'ex-caserma Cavarzerani, prorogò le misure di quarantena predisposte all'interno per tutti gli individui presenti e stabilmente residenti. L'ordinanza causò peraltro, non pochi problemi di ordine pubblico;

   considerati i recenti sviluppi, da un articolo di giornale del quotidiano «La Verità» in uscita il 9 settembre 2020, che riprende un servizio della trasmissione televisiva «Fuori dal Coro», parrebbe che in Friuli Venezia Giulia e in particolare nella già citata città di Udine presso «Casa Immacolata» centro per soli minori stranieri non accompagnati, su 60 ospiti minori, solo venti lo sarebbero realmente. La trasmissione «Fuori dal coro», in onda l'8 settembre 2020, riportando le parole di un ragazzo afgano di anni 25, evidenzia come all'interno della struttura sono tuttora presenti ragazzi non minori e come gli stessi operatori, a conoscenza delle dinamiche del centro, non abbiano denunciato alle autorità competenti e ai responsabili il suddetto fatto;

   dallo stesso articolo di giornale, parrebbe che in regione tra luglio e agosto ci sarebbe stato un considerevole incremento di minori non accompagnati. Le cause di queste false dichiarazioni sono da rilevare tutte nella legge del 2017 cosiddetta legge Zampa ovvero; se un minore straniero non accompagnato viene identificato in Italia, ha diritto a tutta una serie di misure a tutela della minore età dell'individuo che in nessun modo potrà essere respinto e, al contrario, a compimento della maggiore età potrà usufruire della conversione automatica del permesso di soggiorno;

   considerando la sopracitata legge, supponendo che il/la ragazzo/a si dichiari minorenne, all'individuo non potrà essere accertata l'età anagrafica se non previa autorizzazione di un giudice e inoltre, nella specifica circostanza, gli accertamenti socio-sanitari dovranno essere eseguiti con tecniche poco invasive, dove per invasivo, è dà intendersi una radiografia delle ossa dell'avambraccio;

   in base all'accordo con la Slovenia, se entro la giornata del rintracciamento, non venga effettuata la riammissione, il migrante avrà diritto di restare all'interno del nostro territorio –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare per consentire una più rapida procedura di verifica dell'età degli irregolari in entrata, adottando le tutele sostanziali introdotte dalla «legge Zampa» per i soli minori stranieri non accompagnati, veri destinatari della legge, permettendo agevolmente riammissioni entro gli orari e le modalità concordate con il Paese di confine per chi, rilasciando false dichiarazioni in merito all'età, permanga in Italia.
(4-06796)


   CIRIELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da una segnalazione pervenuta da un privato cittadino di una presumibile mancata applicazione di alcune delibere Anac (n. 215 del 26 marzo 2019 e n. 345 del 22 aprile 2020) sull'anticorruzione nel comune di Senise (Potenza) ed afferenti la rotazione obbligatoria dei dipendenti pubblici in caso di avviso di conclusione delle indagini preliminari per procedimenti penali e conseguente rinvio a giudizio per reati commessi contro la Pubblica amministrazione nell'esercizio delle loro funzioni pubbliche;

   la vicenda in parola avrebbe avuto origine a seguito di una querela presentata nell'anno 2015 dall'autrice della predetta segnalazione che presentava formale richiesta di istanza punitiva nei confronti del responsabile del settore tecnico del comune di Senise e del responsabile del S.u.a.p., per il mancato rilascio del certificato di agibilità relativamente alla scuola materna cattolica gestita dall'associazione «Sacro Cuore» su incarico dell'Opera Nazionale per il Mezzogiorno di Italia;

   a seguito della querela e delle indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Lagonegro, i predetti dirigenti venivano rinviati a giudizio per i delitti di abuso d'ufficio e di omissione di atti d'ufficio (articolo 110, articolo 81 c.p.v, articoli 323 e 328 del c.p.);

   sembrerebbe che, a seguito della ricezione da parte dei dirigenti della notifica dell'avviso di conclusione delle indagini prima, e poi della richiesta di rinvio a giudizio, del decreto che disponeva il giudizio emesso dal Giudice udienza preliminare del tribunale di Lagonegro, mai nessun provvedimento sia stato adottato dall'ente locale in questione;

   l'autrice della segnalazione lamenterebbe che, a partire dal 2015, i vari sindaci che si sono succeduti alla guida del comune di Senise – pur resi edotti della vicenda processuale nell'ambito della quale erano coinvolti i dirigenti – non avrebbero avviato alcun procedimento disciplinare, né avrebbero adottato alcun provvedimento di rotazione della dirigenza, finanche dopo il decreto che disponeva il rinvio a giudizio, ed, infine, non avrebbero disposto neanche un provvedimento di rimozione dei predetti dall'incarico di gestione della pratica che aveva determinato il rinvio a giudizio; e ciò non senza dire che, secondo la segnalante, i due dirigenti prima indagati e poi imputati non avrebbero effettuato alcuna comunicazione di «incompatibilità» al responsabile dell'anticorruzione del comune di Senise;

   tale situazione, di inerzia, secondo l'autrice della segnalazione, non avrebbe avuto alcuna soluzione di continuità neanche con l'avvento del commissario prefettizio, a seguito dello scioglimento del consiglio comunale avvenuto il 13 marzo 2019;

   sembrerebbe, infatti, che anche il commissario prefettizio, nonostante fosse stato informato della situazione giudiziaria, si sarebbe uniformato al comportamento amministrativo seguito dai precedenti sindaci dell'ente locale in questione, non assumendo alcun provvedimento di quelli sopraindicati, a parere dell'interrogante accettando quindi in sostanza, presumibilmente, come veritiere le dichiarazioni rese dai due dirigenti circa l'assenza di situazioni rilevanti ai sensi delle richiamate delibere Anac;

   secondo la querelante, quindi, i fatti sopra descritti sarebbero rappresentativi di plurime violazioni delle delibere sopra riportate e vanificherebbero i programmi anticorruzione a cui tutti gli enti locali dovrebbero uniformare la loro organizzazione ed attività, e costituirebbero, altresì, una violazione dei principi del buon andamento e di imparzialità che dovrebbero ispirare l'azione amministrativa sempre e soprattutto nei confronti dei cittadini –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, svolti gli accertamenti del caso, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare a fronte della situazione rappresentata in premessa, che appare all'interrogante in contrasto, oltre che con le richiamate delibere Anac, con l'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e che peraltro rischia di inficiare, come già detto, il buon andamento e l'imparzialità, oltre che la credibilità istituzionale, dell'«agire» del predetto ente locale.
(4-06798)


   BARTOLOZZI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il degrado in cui sta sprofondando Roma, Capitale d'Italia, ha raggiunto livelli mai conosciuti prima, soprattutto in riferimento al fenomeno della prostituzione che si è sviluppato in modo particolare negli ultimi mesi nonostante i rischi collegati all'emergenza sanitaria in corso;

   le strade di Roma, dalla Marconi alla Colombo, sono luogo di accampamento per molte ragazze di etnie diverse che quotidianamente, in tutti gli orari della giornata, sono disposte ad offrire prestazioni sessuali;

   come testimoniato da un'inchiesta di Leggo nonché da molti residenti la situazione appena riportata è ormai fuori controllo;

   a tal proposito, il sindaco della Capitale d'Italia, Virginia Raggi, è ad avviso dell'interrogante totalmente assente di fronte ad una situazione che sta palesemente coinvolgendo tutti i cittadini della città di Roma, costretti a dover assistere alla visione di decine di prostitute che vendono il proprio corpo sul ciglio delle strade romane;

   oltre al dilagante, quanto imbarazzante, fenomeno della prostituzione, la città di Roma, versa in uno stato di profondo degrado, dove sono sempre più frequenti episodi di criminalità, in quella che l'interrogante giudica la completa inerzia del sindaco assolutamente inadeguato nell'approntare una concreta soluzione ad una vera e propria emergenza;

   ad avviso dell'interrogante, è quanto mai necessario ed urgente intraprendere le opportune iniziative sul tema della sicurezza, prevedendo una maggiore presenza delle forze dell'ordine sul territorio, implementando il personale e fornendo agli stessi i mezzi opportuni per poter lavorare serenamente –:

   se il Ministro interrogato non intenda promuovere, le opportune iniziative di competenza, volte ad individuare immediate soluzioni finalizzate a contrastare il forte degrado di Roma Capitale nonché a contrastare efficacemente il dilagante fenomeno della prostituzione.
(4-06799)


   FOTI e BIGNAMI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   giuste le notizie pubblicate dalle testate nazionali, nella giornata del 5 settembre 2020, nel comune di Salsomaggiore Terme (PR), un minore di origine magrebina è entrato nell'abitazione di una donna di 90 anni e avrebbe posto in essere un'orribile violenza, anche sessuale, ai danni della stessa;

   detto atto di violenza, commesso per di più a danno di una donna debole e dall'età avanzata, pare essere accaduto nel momento in cui l'anziana, rientrando nella propria abitazione, avrebbe sorpreso il 17 enne nell'intento di rubare. Da lì l'orrore: lei lo coglie sul fatto, quindi grida spaventata e lui le si accanisce contro con ferocia;

   pare che l'esecutore sia già noto alle forze dell'ordine per reati parimenti rientranti tra quelli di natura sessuale, seppur di minore gravità rispetto a quelli odierni; se confermato, è evidente che la rete sociale di attivazione di controlli, di prevenzione e rieducazione del minore non ha funzionato e che, nel lassismo delle istituzioni del territorio, si sia consumata una violenza che poteva essere, forse, evitata;

   al di là di questioni di carattere giuridico e processuale – su di una materia che impone risolutezza, anche quando i fatti siano commessi da minori – non vi possono essere tentennamenti di natura politica, essendo la tutela dei cittadini e la sicurezza degli stessi una priorità –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente dei fatti sopra esposti e se intendano adottare ogni utile iniziativa di competenza per il contrasto, il monitoraggio e la prevenzione di reati efferati, quali quello di cui in premessa;

   quale sia lo status del minore e se sia già noto alle forze dell'ordine;

   se siano allo studio iniziative adeguate ad una situazione non altrimenti tollerabile che impongono al riguardo un intervento fermo e risolutivo, anche in materia minorile.
(4-06804)


   D'ALESSANDRO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Molina Aterno, nella regione Abruzzo, chiamato al rinnovo del consiglio comunale, un raggruppamento civico, «Progresso e Libertà», ha presentato una lista di soli uomini, senza alcuna donna;

   l'esclusione di un genere appare in contrasto con lo spirito delle attuali norme vigenti nazionali e regionali relativamente alla formazione delle liste elettorali;

   una decisione che non deve e non può costituire un precedente e che necessita di una presa di posizione decisa al fine di evitare in futuro il ripetersi di tale circostanza anche nei piccoli comuni –:

   se intenda adottare iniziative normative volte a stabilire una disciplina più stringente per scongiurare il ripetersi di una decisione che comporti l'esclusione delle donne dalle liste elettorali, anche nei piccoli comuni.
(4-06806)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   MOLTENI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a pochissimi giorni dall'avvio dell'anno scolastico aleggiano ancora troppi dubbi ed incertezze per una ripresa in sicurezza delle lezioni in presenza e, in particolare, ancora una volta a farne maggiormente le spese sembra essere la formazione professionale, considerata troppo spesso subalterna nel panorama scolastico nazionale;

   gli istituti di istruzione e formazione professionale, infatti, attendono ancora risposte dal Ministero dell'istruzione e dal commissario straordinario per l'emergenza Covid-19 in merito ai chiarimenti richiesti e di sapere se gli studenti iscritti a tali percorsi di istruzione e formazione professionale saranno esclusi o meno dalla distribuzione di mascherine e gel igienizzanti;

   tale indecoroso silenzio ha portato l'Enaip, l'Ente nazionale di istruzione professionale, a provvedere a proprie spese all'acquisto di visiere protettive da distribuire ai ragazzi, considerato che l'acquisto di mascherine chirurgiche ogni giorno rappresenterebbe una spesa non per tutti sostenibile;

   a sollevare la questione, denunciandola anche a mezzo stampa (si veda La Provincia 5 settembre 2020), sono state l'assessore regionale lombardo all'istruzione, formazione e lavoro, Melania Rizzoli, e la direttrice di Enaip Cantù, Ilenia Brenna, evidenziando come purtroppo la formazione professionale sia sempre stata vista «come di serie B» nonostante la valenza che ricopre in alcune regioni, come in Lombardia e Veneto;

   deve, invero, ricordarsi il duplice vantaggio che i corsi di formazione professionale rivestono: da un lato, forniscono una risposta adeguata alle esigenze delle aziende e, dall'altro, consentono ai lavoratori di acquisire competenze al passo con le richieste del mercato del lavoro, favorendo l'incontro tra domanda ed offerta di lavoro –:

   se il Governo non ritenga doveroso fornire tempestivamente un'adeguata risposta agli istituti professionali in merito a quanto esposto in premessa e se e quali ulteriori iniziative di propria competenza intenda adottare a sostegno del valore e dell'importanza dell'istruzione e formazione professionale.
(4-06800)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta orale:


   DONZELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   facendo seguito alle interrogazioni a risposta orale n. 3-01690, n. 3-00320 e n. 3-01263 (ancora senza risposta) e n. 3-00320 (svolta il 15 gennaio 2019), si evidenzia che dal 31 ottobre 2020 Cft, cooperativa fiorentina della logistica da tempo in grave crisi e già sottoposta a commissariamento giudiziale, perderà il suo più grosso appalto, quello del centro freschi Unicoop di Pontedera, commessa che rappresenta oltre il 30 per cento di fatturato complessivo dell'azienda, già decimato negli ultimi anni. Insieme ad altre perdite di lavoro si tratta di un colpo devastante per un'azienda che ha raggiunto oltre 100 milioni di debito, fra cui 14 con l'Erario, e che renderà inapplicabile il già precario piano di ristrutturazione del debito scaturito dalla gestione commissariale e sottoscritto dal tribunale fallimentare e dai creditori a fine 2019. La cooperativa, che ha già operato nei mesi precedenti numerosi licenziamenti, conta oltre 2.000 addetti fra soci e interinali, che vengono messi a rischio da questa situazione. Nel frattempo le forze politiche di sinistra hanno continuato a conferire incarichi negli anni a dirigenti incapaci con stipendi d'oro che hanno portato al disastro Cft, non ultima la nomina a presidente dell'ex parlamentare Pd e già sindaco di Siena nel periodo del disastro Mps Franco Ceccuzzi. La regione Toscana ha chiuso gli occhi sulla gestione, senza trovare soluzioni. L'interrogante ha già inviato al tribunale di Firenze e all'autorità anticorruzione i documenti ufficiali che denunciavano un conflitto di interessi durante il commissariamento fra il liquidatore e l'attestatore, come già rilevato in una precedente interrogazione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa;

   se il Governo non intenda, alla luce delle anomalie emerse e delle gravi difficoltà economiche, di procedere ad ispezioni per valutare se sussistono i presupposti per il commissariamento governativo della cooperativa, a tutela dei soci e dei lavoratori interinali e dell'indotto;

   se il Governo non intenda convocare urgentemente un tavolo di crisi riguardante la sorte dei 2.000 lavoratori della cooperativa Cft di Firenze.
(3-01746)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRISCO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'Inps nelle Marche è una realtà strutturata su 16 presidi territoriali: 1 direzione regionale, 5 direzioni provinciali e 10 agenzie territoriali;

   a fine 2019 i dipendenti erano 741 (728 a fine 2020), fortemente sottodimensionati rispetto alla domanda crescente, conseguenza delle accresciute competenze che la legge ha riconosciuto all'istituto previdenziale;

   l'aspetto più preoccupante è l'elevata età media del personale, 54,7 anni. In particolare, 403 unità (54,3 per cento) hanno un'età compresa tra i 50 e 59 anni, 205 unità oltre i 60 anni (27,7 per cento e 87 unità hanno un'età compresa tra i 40 e i 49 anni (11,7 per cento), mentre solo 22 dipendenti hanno un'età inferiore ai 40 anni e solo 11 inferiore ai 30 anni;

   i prodotti gestiti, tra previdenza e assistenza, sono oltre 500;

   nella seconda metà del 2020 andranno in pensione ulteriori 22 unità, mentre il prossimo anno ne andranno in pensione 49. In un anno e mezzo l'istituto regionale perderà 71 unità, ossia il 10 per cento della forza lavoro complessiva;

   ne conseguirà una grande perdita in termini di competenze e know-how che non potranno essere trasferite ai nuovi assunti, il rischio di collasso dei servizi previdenziali e assistenziali, nonché il default organizzativo in un tempo previsto di circa tre anni, con la chiusura delle agenzie territoriali, a cominciare da Urbino, Camerino, Tolentino e Fabriano, per poi arrivare a Fano;

   la situazione attuale è conseguenza anche delle scelte effettuate dai vertici dell'istituto che, nelle precedenti assegnazioni di personale vincitore di concorso pubblico (2019), hanno assegnato alle Marche solo 23 unità su oltre 3.500 neo-assunti, senza tenere conto che negli ultimi 5 anni sono andati in pensione 100 dipendenti (196 dal 2013), mentre, a mero titolo di esempio, in Veneto alla sede di Rovigo sono stati assegnati ben 50 nuovi assunti;

   nel caso dell'emergenza COVID-19, nonostante le grosse difficoltà organizzative, le Marche sono risultate tra le regioni più virtuose in termini di efficacia nell'erogazione delle prestazioni. Su una popolazione di 1.518.400 abitanti, l'Inps gestisce direttamente o indirettamente il rapporto con il 98 per cento della popolazione: dal «bonus bebé» alla pensione, chiunque ha richieste da inoltrare alle sedi Inps –:

   se non intenda adottare le iniziative necessarie per colmare le carenze di organico delle sedi Inps della regione Marche, onde evitare il collasso dell'intero sistema regionale.
(4-06795)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più frequenti le proteste a seguito del «concorsone» indetto per 2.664 posti per operatori socio-sanitari negli ospedali e nelle Asl pugliesi che denunciano graduatorie in scorrimento differenziato nelle diverse province;

   il 1° settembre 2020 Asl e Policlinico di Foggia hanno dato il via libera alla prima tornata di assunzioni, mentre nelle altre province la situazione non sembrerebbe altrettanto fluida;

   a fronte dell'annuncio dato dal Policlinico di Bari della chiamata di 346 operatori socio sanitari, nelle altre province gli aventi diritto restano ancora in attesa, nonostante siano vincitori di concorso;

   ad alimentare lo scontro è stato il rinnovo fatto, oltre la scadenza del contratto a tempo determinato per i precari in servizio nelle Asl di Lecce e Taranto, di circa 2.200 persone assunte a seguito dell'emergenza Covid. I contratti, si legge, sarebbero stati rinnovati nonostante l'entrata in vigore della graduatoria del «concorsone» il 17 giugno 2020;

   non si ritengono equi, né omogenei i criteri applicati nel rinnovo dei contratti, quando sarebbe stato possibile attingere dalla graduatoria vigente, considerata anche la giurisprudenza amministrativa dell'articolo 35, comma 5-ter, del Tupi secondo la quale «Le graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche rimangono vigenti per un termine di due anni dalla data di approvazione» e la graduatoria del concorso è appena entrata in vigore;

   in alcune provincie sembrerebbero essere fatti rinnovi di personale precario fino a marzo 2021, avvenuti già in presenza della graduatoria del «concorsone»;

   per contro, a Foggia il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli organizzatore del concorso a livello regionale, applicando la legge ha dato luogo alle assunzioni attingendo direttamente dalla graduatoria dei vincitori del concorso indetto –:

   se non ritenga necessario adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché sia applicata correttamente e omogeneamente su tutto il territorio nazionale la legislazione vigente in materia di utilizzo di graduatorie concorsuali, attingendo dalle graduatorie aperte e non rinnovando contratti in scadenza.
(3-01745)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MENECH. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in uno stabilimento di trasformazione alimentare di Vazzola, in provincia di Treviso è in corso un focolaio di Covid-19, che ha interessato finora quasi 200 dipendenti sui 675 attualmente impiegati;

   l'infezione nello stabilimento era stata individuata a metà del mese scorso. Dopo i 3 positivi accertati la settimana di Ferragosto la crescita è stata esponenziale: i contagi hanno raggiunto il numero di 225 nella giornata di sabato 5 settembre. Ai lavoratori infetti bisogna aggiungere i familiari, a cui si sono sommati via via altri fino ad oggi;

   dopo i primi casi, al termine di un vertice convocato dalla prefettura di Treviso con organizzazioni sindacali, autorità sanitarie e municipali di Vazzola per la gestione del cluster il 25 agosto 2020, si era deciso di introdurre alcune misure di sicurezza, come la diminuzione della produzione del 50 per cento distanziamento fra le postazioni operative e diminuzione del numero di lavoratori per turno. Al momento il presidente della regione Veneto Luca Zaia ha dichiarato che lo stabilimento non verrà chiuso, nonostante l'appello del Partito Democratico di Treviso che invece ne chiede la chiusura, così come il sindacato Fiom Cgil di Treviso;

   a Trento, uno stabilimento di lavorazioni carni, la Furiani Carni, è stata chiusa dopo lo scoppio di un focolaio Covid-19 che ha colpito attualmente circa 72 dipendenti;

   il settore industriale della macellazione delle carni è un settore molto sensibile per lo svilupparsi di focolai Covid-19, e sono stati considerati da Unione europea e Ministero della salute luoghi a rischio, poiché, con le temperature basse a cui si lavora, l'umidità degli spazi e la ridotta ventilazione, il virus ha più facilità di circolazione;

   il prefetto di Treviso, Maria Rosaria Laganà, ha deciso di non trasformare la fabbrica in «zona rossa», poiché, – ha dichiarato – «l'interruzione dell'attività di macellazione comporterebbe l'abbattimento di 1,5 milioni di capi di pollame, evento che avrebbe ripercussioni sul fronte igienico sanitario»;

   proprio per scongiurare l'eventuale chiusura dell'intero comparto, la regione Emilia-Romagna, ha deciso che il Servizio sanitario regionale si farà carico di effettuare il tampone naso-faringeo per tutti i lavoratori della logistica e della lavorazione carni (inclusi anche tutti gli operatori che dipendono da altre aziende in appalto), con particolare riferimento alla macellazione. L'obiettivo è individuare eventuali soggetti asintomatici in quei settori in cui si sono sviluppati di recente focolai di infezione che hanno coinvolto un numero rilevante di lavoratori. Le aziende sanitarie applicheranno la misura insieme al rafforzamento della vigilanza sul rispetto delle precauzioni per il contrasto e il contenimento del virus, nell'ambito dei tavoli istituzionali territoriali –:

   di quali elementi disponga circa le misure intraprese o in corso di adozione da parte delle autorità sanitarie locali per monitorare e controllare il cluster dello stabilimento di Vazzola e, più ampiamente, quali iniziative di competenza intenda mettere in campo, in raccordo con la regione Veneto, per contenere il diffondersi del virus nelle realtà industriali, in particolare di quelle della filiera alimentare.
(5-04590)

Interrogazione a risposta scritta:


   SAPIA. — Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:

   il 31 luglio 2020 il dottor Massimariano Bisignani, direttore dell'unità operativa complessa di ortopedia e traumatologia dell'ospedale di Castrovillari, nell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza, ha rassegnato le proprie irrevocabili dimissioni dall'incarico;

   le dimissioni scaturiscono, secondo quanto traspare da notizie stampa, da condizioni ostative, per il precitato professionista, al raggiungimento degli obiettivi professionali previsti dal contratto individuale di lavoro, stipulato con l'Asp suddetta, ai sensi dell'articolo 13 del contratto collettivo nazionale di lavoro della dirigenza medica e veterinaria dell'8 giugno 2000;

   il raggiungimento degli obiettivi di performance organizzativa e gestionale è strettamente connesso all'obbligazione di mezzi, strutture e dotazione organica, che l'azienda sanitaria, all'atto della stipula del contratto con il professionista, nella fattispecie con il direttore dell'unità operativa complessa si impegna a mettere a disposizione;

   la precitata articolazione assistenziale è stata costretta a operare, escluso il direttore, con un solo dirigente medico di ex I Livello, e con solo 2 (due) posti letto a fronte dei 20 formalmente previsti dal Dca n. 64/2016, dal Dca 117/2017 e dal Dca 57/2000;

   in tale lasso di tempo, il Dr. Massimariano Bisignani, per spiccato senso etico, si è dovuto limitare, in ragione del configurato impedimento all'esercizio delle proprie prerogative professionali e contrattuali, allo svolgimento, in via prevalente e surrettizia, dell'attività di specialistica ambulatoriale, azzerando, per come rilevabile dai dati di report, le liste di attesa –:

   se non si ritenga urgente, sulla scorta dei fatti esposti, verificare, per il tramite del Commissario straordinario dell'Asp di Cosenza la situazione riassunta in premessa.
(4-06792)

SUD E COESIONE TERRITORIALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CENNI e INCERTI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali — Per sapere – premesso che:

   il lavoro irregolare in agricoltura, cui è associato il caporalato, ma che vede anche altre forme di irregolarità contrattuale e retributiva, ha registrato una crescita costante negli ultimi 10 anni. Ancora oggi, infatti, si registrano continue situazioni di irregolarità, nonostante le iniziative che in alcuni contesti le istituzioni hanno svolto per chiudere «ghetti» e campi per lo più controllati dalla criminalità organizzata;

   con la legge 29 ottobre 2016, n. 199, recante «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero, dello sfruttamento del lavoro in agricoltura e di riallineamento retributivo nel settore agricolo» sono state introdotte norme per garantire una maggiore efficacia all'azione di prevenzione e contrasto, con significative modifiche al quadro vigente, prevedendo la repressione penale del caporalato e la tutela delle vittime e dei lavoratori agricoli;

   nonostante tale impianto normativo, continuano comunque ad essere riscontrati periodicamente nel nostro Paese episodi di caporalato e di sfruttamento del lavoro nero in agricoltura. Secondo i dati dell'Osservatorio Placido Rizzotto (Opr), sono circa 430.000 i lavoratori agricoli a rischio di caporalato in Italia. Di questi, oltre 132.000 si trovano in condizione di grave vulnerabilità sociale e sofferenza occupazionale, risultando ancora più proni a varie forme di sfruttamento ed irregolarità. Il tasso di irregolarità in agricoltura è, infatti, estremamente alto, raggiungendo picchi del 39 per cento secondo l'Opr;

   un grave caso registrato riguarderebbe un bracciante di nazionalità indiana di 32 anni, in provincia di Latina, di nome Amrinder Singh, che lavorava nelle campagne pontine per AgriLatina, una delle aziende a produzione biodinamica e a chilometro zero più importanti d'Italia. Secondo quando si apprende dai media Amrinder Singh, il 22 agosto 2020, sprovvisto di qualunque dispositivo di sicurezza, sarebbe caduto da una serra (ad una altezza di circa quattro metri), causandosi la rottura di alcuni anelli della colonna vertebrale oltre a varie contusioni. Sempre secondo i media i responsabili dell'azienda, invece di trasportarlo subito in ospedale, lo avrebbero lasciato agonizzante a terra a pochi chilometri dall'incidente. Soltanto l'intervento tempestivo dei connazionali e parenti del giovane avrebbe poi evitato il peggio;

   un altro gravissimo episodio riguarda poi un cittadino indiano Singh Guriant di 26 anni rimasto ucciso il 7 settembre 2020 mentre lavorava in un'azienda di San Felice Circeo. Anche in questo caso, secondo quanto denunciato dalle associazioni sindacali, i soccorsi non sarebbero stati tempestivi e non sarebbero state applicate le norme di sicurezza vigenti. I media riportano infatti che «il suo datore di lavoro non avrebbe chiamato immediatamente il 118, secondo quanto affermato dal sindacato, scegliendo, invece, di trasportarlo in macchina in ospedale, a Terracina, dove sarebbe poi effettivamente deceduto dopo alcune ore, a causa delle gravi lesioni riportate a seguito della caduta»;

   qualora fossero confermati i fatti sopracitati, si tratterebbe di episodi gravissimi che dimostrano come alcune aziende, anche di rilevanza nazionale, non solo sfruttano i lavoratori ma sono pronti anche a sacrificare le loro vite, pur di aumentare i profitti ed evitare ogni conseguenza sul piano legale;

   una interrogazione relativa a gravissimi episodi di caporalato presentata dall'interrogante (interrogazione a risposta orale 3-01602) giace da mesi in Parlamento senza risposta –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere al fine di rafforzare l'attuale quadro normativo per contrastare il lavoro nero e il caporalato e per salvaguardare la salute e la sicurezza dei braccianti agricoli.
(5-04591)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARNEVALI, MARTINA, TERMINI, BELOTTI, INVERNIZZI, FRASSINI, BOLOGNA, RIBOLLA, DORI, SORTE e BENIGNI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'azienda Sematic produce componenti per ascensori (porte e cabine), è un'attività storica nata nel 1959 a Osio Sotto grazie alla famiglia Zappa ed è passata nel 2013 ad un Fondo di investimento che a sua volta, dopo un anno, l'ha rivenduta al Fondo che detiene la proprietà del gruppo Wittur con sede in Baviera;

   ad aprile 2019 la direzione ha comunicato la volontà del gruppo di delocalizzare alcune linee di prodotto nello stabilimento Wittur in Ungheria, con la conseguenza di determinare 60 lavoratori in esubero rispetto ai 365 dipendenti;

   grazie alla mobilitazione di lavoratori e sindacati ed all'interessamento di tutte le istituzioni territoriali dal sindaco di Osio Sotto a quelle provinciali, regionali e nazionali, l'azienda ha modificato in parte la sua decisione, mantenendo ad Osio Sotto buona parte dei prodotti che si intendeva delocalizzare in Ungheria;

   nel 2019, utilizzando fuoriuscite volontarie con incentivi all'esodo (pre-pensionamenti e non solo) e dimissioni di lavoratori che, vedendo la situazione incerta, avevano trovato altre collocazioni, la forza lavoro è scesa a 297 dipendenti;

   il 3 settembre 2020, in un incontro presso la Confindustria di Bergamo convocato per discutere del rinnovo del contratto integrativo aziendale, la direzione di gruppo ha comunicato due decisioni già assunte: il trasferimento di circa cento impiegati di varie funzioni presso il nuovo centro di ricerca e sviluppo Wittur sito in Seriate (BG) e il trasferimento del 65/70 per cento della produzione nello stabilimento sito in Ungheria;

   al momento l'esubero di personale verrebbe gestito utilizzando la cassa integrazione per emergenza Covid-19, aperta con comunicazione del 4 settembre 2020 per 211 dipendenti, con utilizzo a partire dal 9 settembre e per una durata iniziale di nove settimane ed eventuale rinnovo di altre nove;

   stante il timore che, esaurita la cassa integrazione, l'azienda possa procedere con i licenziamenti, i lavoratori, sostenuti dalle rappresentanze sindacali, hanno chiesto alla direzione di rivedere tale scelta, che comporterebbe un impatto sociale disastroso;

   a seguito dell'incontro del 3 settembre è iniziata la mobilitazione dei lavoratori con sciopero a oltranza e presidio davanti ai cancelli fino al 7 settembre, data dell'incontro presso la provincia di Bergamo con associazioni sindacali e rappresentanti regionali e parlamentari;

   la Sematic mantiene comunque bilanci positivi, seppur con calo del fatturato negli ultimi 3 anni, calo motivato non solo da condizioni di mercato generali ma anche da strategie industriali della nuova gestione del gruppo, quali, per esempio, l'allocazione di produzioni e di commesse in stabilimenti a più basso costo del lavoro con margini di profitto più alti –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, compresa l'apertura di un tavolo di crisi dopo il confronto tra le parti in sede di regione Lombardia, rispetto alla decisione del gruppo aziendale Sematic di trasferire in Ungheria gran parte della produzione, con conseguenze drammatiche per 211 lavoratori e con il rischio di mettere in seria difficoltà la sopravvivenza stessa del sito produttivo di Osio Sotto.
(5-04593)


   DE MENECH. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in un sistema idroelettrico come quello Bellunese, fatto di vallate e torrenti, la presenza sul territorio di persone preparate e capaci di controllare il sistema diventa fondamentale nella prevenzione dei possibili rischi;

   in occasione dell'uragano Vaia, che ha colpito la provincia di Belluno domenica 28 e martedì 30 ottobre 2018 causando danni ingenti a tutto il territorio provinciale, il controllo diretto dei tecnici del gruppo Enel si è rivelato fondamentale per garantire la sicurezza e limitare i danni a valle;

   in questi ultimi anni l'organico in tutte le unità organizzative venete di E-Distribuzione, Enel Produzione e Enel Green Power, del gruppo Enel si è ridotto in maniera significativa. Un esempio è l'organico di E-Distribuzione che si è ridotto del 10 per cento circa dal 2014 ad oggi. L'azienda negli ultimi anni ha scelto di utilizzare, per lunghi periodi, strumenti come l'interim o l'esternalizzazione dei servizi. In questi anni a fronte della diminuzione delle risorse è aumentato il carico di lavoro, conseguenza anche delle molte novità messe in campo in questo periodo. Si è inoltre proceduto all'esternalizzazione del controllo di alcune dighe, elemento di forte preoccupazione soprattutto per il bellunese, un territorio con un importante numero e che stato interessato dal disastro del Vajont. Si rischia così la perdita del presidio del territorio, il peggioramento della qualità del servizio e dell'organizzazione –:

   se il Governo intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per promuovere un piano per il potenziamento dell'organico di E-Distribuzione, Enel Produzione e Enel Green Power in Veneto, al fine di garantire sicurezza e qualità del servizio, mantenendo stabilmente un presidio fisico in una zona delicata come la provincia di Belluno.
(5-04594)


   BENAMATI, NARDI, BONOMO, LACARRA, GAVINO MANCA, SOVERINI e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto dell'acciaio è un settore strategico per la manifattura nazionale, e la siderurgia italiana è la seconda siderurgia europea, prima nell'uso del forno elettrico e nel recupero del rottame, con oltre 200.000 dipendenti diretti e indiretti e 40 miliardi di euro di fatturato di cui oltre un terzo diretto alle esportazioni;

   lo sforzo che Governo e Parlamento hanno posto in essere, sia prima dell'epidemia da Covid-19 sia adesso, con l'impegno di forti risorse per assicurare continuità a occupazione e produzione, e con una serie di provvedimenti (disciplina sugli energivori, interconnettori, interrompibilità, ammortizzatori sociali), è risultato determinante ma ancora non risolutivo per il sostegno e rilancio del settore dell'acciaio e per la ripresa della produzione dell'impianto ArcelorMittal di Taranto, il più grande stabilimento siderurgico d'Europa, asset fondamentale per il settore e per le filiere italiane che fanno uso dell'acciaio, come l'industria elettrotecnica e la meccanica di precisione: sin dal commissariamento dello stabilimento ex-Ilva ci si è battuti per far sì che la produzione rimanesse in loco, convinti che si può produrre rispettando l'ambiente e la salute delle persone e garantire all'Italia una produzione siderurgica che non sia solo legata a prodotti di base, ma anche a quelli ad alto valore aggiunto raggiungendo altresì una graduale decarbonizzazione della produzione stessa;

   rimane ancora incerta la disponibilità di risorse che ArcelorMittal intende investire per l'ammodernamento impiantistico e l'ambientalizzazione dello stabilimento; la produzione si trova ai minimi livelli ed alcune organizzazioni sindacali lamentano decisioni unilaterali riguardo alla gestione dell'organizzazione del lavoro, con l'utilizzo degli straordinari in presenza di migliaia di lavoratori in cassa integrazione guadagni e un aumento degli incidenti;

   la situazione dell'indotto è allarmante, visto che risulterebbero, solo per quanto riguarda l'indotto locale, 38 milioni di euro scaduti a luglio e relativi a forniture fatte da 76 imprese iscritte a Confindustria Taranto ad ArcelorMittal, forniture non ancora pagate a cui si devono aggiungere quelle in scadenza: imprese che oltre a subire la crisi scatenata dall'epidemia da Covid-19 con le relative difficoltà di pagamento per dipendenti e fornitori, rischiano di essere costrette a portare i libri in tribunale per la dichiarazione di auto-fallimento se i crediti vantati non fossero onorati con urgenza –:

   quali siano gli intendimenti del Governo, per quanto di competenza, per assicurare il rilancio della produzione dello stabilimento ArcelorMittal di Taranto ed accelerare il pagamento dei crediti vantati dalle imprese dell'indotto.
(5-04596)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORINI, GOLINELLI, ANDREUZZA, BINELLI, GALLI, GUIDESI, PETTAZZI, PIASTRA e SALTAMARTINI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   organi di stampa hanno riportato che, dal 4 settembre 2020, gli operai della Goldoni di Migliarina di Carpi (Modena) sono in presidio permanente davanti all'Arbos Goldoni;

   l'azienda produttrice di macchine agricole con circa 220 dipendenti, che dal 2015 è controllata dalla multinazionale cinese Lovol, a febbraio 2020 ha depositato al tribunale di Modena una domanda di concordato con termine al 14 settembre per la presentazione del piano di concordato;

   una parte della produzione avviene nello stabilimento carpigiano e l'altra in Cina, dove i trattori vengono costruiti nelle parti principali per essere poi assemblati in Italia; una parte del personale sta lavorando, il restante è in cassa integrazione Covid-19;

   la mobilitazione dei dipendenti è giustificata dalla paura di un annunciato fallimento e di una delocalizzazione, perché si dubita che i proprietari, dopo aver acquisito le competenze, possano spostare il marchio in Paesi dove i costi sono inferiori;

   se questo si avverasse, enormi danni si ripercuoterebbero anche nell'indotto delle piccole imprese, modenesi e reggiane, legate alla filiera della meccanica agricola pesantemente coinvolta dal precedente concordato;

   le istituzioni locali, la regione e i sindacati hanno chiesto in un tavolo regionale di salvaguardia occupazionale alla Lovol di attendere la convocazione del tavolo con il Governo prima di prendere decisioni sul futuro dell'azienda per salvaguardare l'occupazione e la produzione;

   pare, che la società abbia manifestato l'intenzione di non presentare alcuna proposta al tribunale, mancando le risorse per un concordato liquidatorio;

   questa fase di uscita di know how era già iniziata nel 2012 quando Lovol aveva fondato un centro engineering a Calderara di Reno per disegnare una nuova linea per poi produrla in Cina ed elevare il proprio livello tecnico in Europa. Con l'acquisizione di Goldoni aveva concretizzato in Italia una parte del know how che aveva sviluppato tramite i tecnici del centro engineering allargando la gamma di trattori e aumentando le potenzialità dell'azienda ex Goldoni;

   in una situazione di mercato stabile per il settore (novembre 2019) a seguito del cambio della presidenza della società, decide, a giudizio degli interroganti, arbitrariamente, di fermare la produzione senza alcun preavviso mettendo in difficoltà la filiera di fornitura, vendita e i dipendenti per poi decidere di avviare una procedura per la società produttiva Goldoni e non per la parte di engineering Arbos;

   questo non è l'atteggiamento di un gruppo che ha voluto investire nel nostro Paese. Un ciclo imprenditoriale di questo tipo non può durare 5 anni: sembra agli interroganti più l'atteggiamento di chi si è insediato per sfilare esclusivamente know how a una zona che lo ha costruito in più di 50 anni;

   ulteriore notizia è che in Lovol è entrato, con circa il 20 per cento il gruppo Weichai, player mondiale nella costruzione di motori, con una disponibilità economica che rende, secondo l'interrogante, totalmente arbitraria questa decisione di fallimento. Non potranno certo dire che non hanno linee di credito o disponibilità economiche per sostenere questa avventura imprenditoriale in Italia;

   l'interrogante aveva evidenziato queste problematiche in un'interrogazione (n. 5-03629) nella cui risposta il Governo confermava la disponibilità a attivarsi per tutelare la produzione a l'occupazione, ma qualcosa non ha funzionato considerando la situazione attuale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   se non si ritenga opportuno convocare con la massima celerità un tavolo istituzionale di crisi aziendale sulla vertenza dell'Arbos Goldoni;

   se e quali iniziative urgenti si intendano assumere per accertare e valutare per quanto di competenza, quella che appare agli interroganti come la delocalizzazione di un'impresa potenzialmente in attivo, portando via un importantissimo know how nazionale, e depauperando il territorio di un'eccellenza riconosciuta a livello mondiale per la qualità dei prodotti.
(4-06802)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Südtirol Heute è un programma televisivo della televisione di Stato austriaca Orf diffuso sul territorio italiano dell'Alto Adige dalla Ras, la rete capillare di trasmettitori e ripetitori dell'azienda radiotelevisiva dell'Alto Adige (di proprietà della Provincia autonoma). Il programma copre notizie dall'Alto Adige e dal Tirolo;

   il programma risulta fattivamente sostenuto e finanziato dalla provincia di Bolzano che eroga contributi pubblici per la realizzazione e la diffusione di contenuti di attualità e spazi informativi. In sostanza, si tratta di veri e propri telegiornali, spazi di comunicazione quotidiana «acquistati», o se si preferisce, «appaltati» da una istituzione politica quale la giunta provinciale ad un servizio radiotelevisivo pubblico, ma estero, quello austriaco, la Orf appunto;

   nei giorni scorsi, in concomitanza con la visita a Bolzano dell'onorevole Giorgia Meloni, la medesima testata in un proprio servizio di particolare delicatezza (1° settembre 2020 ore 18,30), riguardando la campagna elettorale in corso, ha definito ripetutamente, con un linguaggio da anni Settanta, «postfascista» la forza politica di cui la stessa è presidente arrivando a sostenere che «La città si deve difendere più che dalla sua rovina (che Fratelli d'Italia denunciava con forza, prendendo a titolo d'esempio un luogo del degrado, ndr) da quella dei neofascisti», riferendosi ai cittadini intervenuti alla manifestazione politica. E ciò prima di dare la parola al sindaco della città Caramaschi (Centrosinistra) che galvanizzato da tanta premessa si è sentito in diritto di rincarare la dose sostenendo (riferendosi sempre a Fratelli d'Italia, così nella esplicita consecutio temporum del servizio di Südtirol Heute) che «sono nostalgici del fascismo, sempre contro l'autonomia della nostra terra» –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione di cui in premessa e se non ritenga utile adottare iniziative di competenza atte a riconsiderare forme di finanziamento da parte di istituzioni italiane a emittenti televisive di Stato estere per la produzione di programmi quotidiani di informazione (telegiornali) sottratti ai vincoli ordinari di controllo e rispetto vigenti per le trasmissioni pubbliche italiane;

   se non si ritenga che all'interno di spazi pesantemente co-finanziati dalla provincia di Bolzano, ovvero anche da contribuenti italiani, debba essere garantito, anche d'intesa con la provincia autonoma interessata, il fondamentale diritto del rispetto di ogni forza politica rappresentata in Parlamento, nel Consiglio provinciale di Bolzano e regionale del Trentino Alto Adige e nelle istituzioni repubblicane dettate dalla Costituzione della Repubblica italiana anche attraverso l'uso di un linguaggio compatibile con il medesimo rispetto e non attingendo a stantii vocabolari ideologici che possono offendere in maniera discrezionale in piena campagna elettorale interi corpi elettorali impegnati in libere e democratiche manifestazioni politiche pubbliche.
(4-06807)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il numero consistente di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri emanati dal Governo che riguardano la pandemia da Covid-19 non ha affrontato la problematica dei test di ammissione a medicina da parte di studenti positivi, asintomatici o in quarantena per Covid-19;

   dopo la chiusura dell'anno accademico, non sono state previste né date alternative, né sessioni straordinarie e nemmeno la possibilità di svolgere il test on line;

   si è appreso dalla stampa che alcune università hanno escluso dalla partecipazione al test di medicina gli studenti positivi al Covid e che tra le università che hanno vietato i test d'ingresso da remoto vi sono l'Università di medicina e chirurgia di Firenze e l'Università della Basilicata;

   si è appreso che gli studenti esclusi dal test faranno ricorso al Tar in quanto gli è stato negato il diritto allo studio e il diritto di accedere ad un concorso pubblico;

   altre università, ad esempio la facoltà di economia dell'Università di Pisa, a quanto consta all'interrogante, avrebbero invece consentito agli studenti di effettuare i test on line –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare in ordine all'opportunità di individuare una nuova data per consentire agli studenti esclusi di effettuare on line il test di ammissione all'università, al fine di garantire il diritto allo studio e la possibilità di accedere a un concorso pubblico da remoto.
(4-06797)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Ascari n. 4-06713, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata: Testamento.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Giacometto n. 3-01739 del 3 settembre 2020.