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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 8 settembre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, all'articolo 14-ter, ha disposto una proroga dei termini per gli adempimenti tecnici e amministrativi relativi agli impianti a fune in servizio pubblico;

    nello specifico il comma 1 prevede che al fine di garantire la continuità del servizio di pubblico trasporto mediante impianti a fune, le scadenze relative alle revisioni generali e speciali quinquennali nonché quelle relative agli scorrimenti e alle sostituzioni delle funi e al rifacimento dei loro attacchi di estremità sono prorogate di dodici mesi, qualora sia trasmessa prima delle suddette scadenze all'Autorità di sorveglianza, da parte del direttore o del responsabile dell'esercizio, una dettagliata e completa relazione in merito ai controlli effettuati, ai provvedimenti adottati e all'esito delle verifiche e delle prove eseguite, contenente l'attestazione della sussistenza delle condizioni di sicurezza per l'esercizio pubblico;

    l'attuazione di tale disposizione è demandata dal comma 4 del medesimo articolo ad un decreto ministeriale che avrebbe dovuto essere adottato entro due mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge;

    ad oggi, nonostante siano spirati i termini previsti per l'adozione, l'atto non risulta ancora emanato e, conseguentemente, non può considerarsi applicabile la proroga dei termini prevista dalla norma in oggetto;

    la mancata attuazione dell'articolo 14-ter sta creando incertezza e preoccupazione tra gli operatori del settore. Tra le questioni che destano maggiore incertezza c'è il tema delle revisioni generali previste per il proseguimento dell'esercizio dell'impianto dopo la scadenza della vita tecnica di cui agli articoli 6 e 7 del decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e trasporti del 7 gennaio 2016;

    poiché il sopra citato decreto per il prolungamento della vita tecnica richiede le revisioni generali di cui al punto 2.5 dell'allegato al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 1o dicembre 2015, i termini di tali revisioni sono oggetto della proroga di cui al comma 1 dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020 e sarebbe opportuno, secondo i firmatari del presente atto che il decreto attuativo del sopracitato articolo specificasse che la proroga si applica anche ai termini per le revisioni generali richieste per il prolungamento della vita tecnica degli impianti,

impegna il Governo:

   a procedere quanto prima all'adozione del decreto ministeriale attuativo dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020;

   ad adottare iniziative volte a prevedere l'applicazione della proroga di cui al comma 1 dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020 anche per le revisioni generali previste per il prolungamento della vita tecnica degli impianti di cui agli articoli 6 e 7 del decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 7 gennaio 2016.
(7-00540) «Bergamini, Baldelli, Zanella, Sozzani, Pentangelo, Rosso, Mulè».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    gli interventi assistiti con gli animali (Iaa), genericamente indicati con il termine pet therapy, ricomprendono al loro interno una vasta gamma di attività e progetti, complementari alle forme di terapia tradizionali, che si basano sugli effetti positivi derivanti dalla vicinanza di un animale per migliorare lo stato di salute e il benessere psico-fisico delle persone;

    gli Iaa ove correttamente attuati, possono garantire ai pazienti importanti benefici quali, tra gli altri, la riduzione dei livelli di ansia, la riduzione del battito cardiaco e l'aumento della quantità di ormoni e neurotrasmettitori che generano le endorfine e la dopamina, esercitando nel complesso un effetto calmante e rassicurante che stimola pensieri positivi, la socializzazione e il rapporto con gli altri;

    le caratteristiche e i numerosi effetti benefici della pet therapy ne rendono molto ampio il potenziale campo di applicazione; gli interventi sono rivolti principalmente a persone con disturbi della sfera fisica, neuromotoria, mentale e psichica, dipendenti da qualunque causa, ma possono essere indirizzati anche a individui sani;

    alcuni studi, ad esempio, hanno rilevato importanti benefici nei pazienti affetti da Alzheimer, in specie quelli ricoverati in struttura sanitaria, per i quali l'animale può fungere da «stimolo sensoriale», «supporto emozionale» e «catalizzatore sociale» e, di conseguenza, migliorare nel breve termine la collaborazione dell'individuo con gli operatori della struttura (Bernabei e altri 2013; Filan e altri 2006);

    la pet therapy si è dimostrata efficace anche come terapia di supporto nel trattamento delle persone affette da disturbi dello spettro autistico, le quali, a causa della loro patologia, incontrano notevoli difficoltà nella comunicazione e nella socializzazione con gli altri;

    in tali ambiti, in particolare, le ricerche condotte hanno rilevato netti miglioramenti sul piano della concentrazione e della frequenza delle interazioni sociali dei pazienti con contemporanea diminuzione dei disturbi comportamentali e di quei movimenti ripetuti e involontari che spesso caratterizzano il disturbo in questione;

    il crescente interesse verso la pet therapy ha portato, nel 2003, al suo riconoscimento come cura ufficiale nel nostro Paese, ai sensi di quanto previsto dall'accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 6 febbraio 2003;

    al riconoscimento formale della pet therapy ha dato seguito, più di recente, l'elaborazione delle «Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA)», approvate con accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 25 marzo 2015, le quali costituiscono ancora oggi il documento di riferimento in materia;

    le citate Linee guida hanno operato una classificazione degli interventi assistiti con gli animali (Iaa) che possono essere ricompresi nel concetto di pet therapy, suddividendoli in differenti categorie a seconda degli approcci utilizzati e delle componenti in essi prevalenti;

    in particolare, il documento ha ripartito gli Iaa nell'ambito di tre principali gruppi: (i) «terapie assistite con gli animali» (Taa), ossia gli interventi finalizzati alla cura della sfera fisica, neuromotoria, psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale, in cui la componente terapeutica risulta prevalente; (ii) «educazione assistita con gli animali» (Eaa), finalizzati a promuovere, attivare e sostenere le potenzialità di crescita, di relazione e di inserimento sociale delle persone in difficoltà;

    (iii) «attività assistite con gli animali» Aaa, ossia gli interventi con finalità ludico-ricreativa attraverso i quali si promuove il miglioramento della qualità della vita dell'utente e la corretta interazione uomo animale;

    l'articolo 4 delle medesime Linee guida ha, poi, posto l'accento sull'importanza che il coinvolgimento di un'équipe multidisciplinare può avere ai fini della corretta attuazione degli interventi assistiti con gli animali, sottolineando che «la scelta dell'équipe multidisciplinare rappresenta un momento fondamentale, in quanto deve essere diversificata in base agli ambiti e obiettivi di intervento, alle specifiche esigenze del paziente/utente e dell'animale impiegato»;

    nel dettaglio, le Linee guida richiedono la presenza all'interno delle équipe multidisciplinari, tra le altre, delle seguenti figure: (i) il responsabile di progetto, il quale coordina l'équipe nella definizione degli obiettivi. È di norma un medico specialista o uno psicologo-psicoterapeuta nelle Taa, oppure un pedagogista, educatore professionale, psicologo o psicoterapeuta nelle Eaa (ii) il referente di intervento, che prende in carico la persona durante la seduta ai fini del raggiungimento degli obiettivi del progetto. È un professionista sanitario nelle Taa ovvero una figura professionale in possesso di diploma di laurea triennale in ambito socio sanitario, psicologico o educativo nelle Eaa (iii) il medico veterinario, il quale collabora con il responsabile di progetto, valuta i requisiti sanitari e comportamentali dell'animale impiegato e indirizza alla corretta gestione dello stesso, assumendosene la responsabilità; (iv) il coadiutore dell'animale, il quale prende in carico l'animale durante le sedute e ne monitora lo stato di salute e benessere secondo i criteri e gli indirizzi stabiliti dal medico veterinario;

    a cinque anni dall'approvazione delle Linee guida, sarebbe opportuno avviare un processo di aggiornamento del relativo testo, per superare talune delle criticità emerse in sede applicativa, in coerenza con quanto richiesto dalle associazioni del settore e in attuazione di quanto previsto dall'articolo 8, comma 3, del sopra citato accordo del 25 marzo 2015, ai sensi del quale il «Ministero della salute, in collaborazione con il Centro di Referenza Nazionale per gli Iaa, l'Istituto Superiore di Sanità e i Rappresentanti delle Regioni e Province autonome, anche avvalendosi di esperti in materia e rappresentanti delle Associazioni del settore di rilevanza nazionale, valuta i dati forniti con la relazione e propone eventuali revisioni alle linee guida»;

impegna il Governo:

   a promuovere l'aggiornamento delle Linee guida nazionali per gli interventi assistiti con gli animali (IAA), approvate con accordo tra il Governo, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano del 25 marzo 2015, dando concreta attuazione a quanto previsto dall'articolo 8, comma 3, dell'accordo medesimo;

   ad adottare iniziative volte a garantire, anche nell'ambito del futuro aggiornamento delle Linee guida, che gli interventi assistiti con gli animali siano attuati con il coinvolgimento di équipe multidisciplinari, con composizione ampia e diversificata a seconda degli ambiti di intervento, degli obiettivi da conseguire, nonché delle specifiche esigenze dell'utente/paziente;

   ad adottare iniziative per avviare un processo di perfezionamento, revisione e standardizzazione dei programmi formativi attualmente disciplinati dalle Linee guida, al fine di rendere gli stessi maggiormente uniformi nel territorio e rispondenti alle esigenze di tutela dei pazienti e degli animali utilizzati;

   ad adottare iniziative per quanto di competenza, volte ad incentivare con adeguate misure l'attivazione di nuove strutture e di nuovi centri autorizzati all'erogazione degli interventi assistiti con gli animali, in maniera tale da incrementarne il relativo numero nel territorio e agevolare la diffusione degli Iaa in tutte le regioni italiane;

   a promuovere la ricerca scientifica sulle terapie assistite con gli animali, individuando standard condivisi per la raccolta dei dati e per la realizzazione di progetti di ricerca che consentano di incrementare la quantità e la qualità della letteratura scientifica in materia;

   ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere, anche alla luce dei risultati della ricerca scientifica, l'inserimento di talune terapie assistite con gli animali tra le prestazioni ricomprese nei livelli essenziali di assistenza, con costi a carico del Servizio sanitario nazionale, a condizione che esse siano erogate da équipe multidisciplinari, presso strutture e centri autorizzati, nel rispetto di tutti i requisiti di qualità e sicurezza previsti dalla normativa vigente;

   ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per prevedere un potenziamento delle attività di controllo e di monitoraggio degli interventi assistiti con gli animali da parte delle istituzioni preposte, mettendo a disposizione delle regioni e degli enti locali gli strumenti e le risorse necessari per poter intervenire in tal senso.
(7-00539) «Locatelli, Panizzut, Boldi, De Martini, Foscolo, Lazzarini, Sutto, Tiramani, Ziello».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari europei, per sapere – premesso che:

   la Commissione europea ha pubblicato, nel mese di luglio 2020, il quadro di valutazione del mercato interno 2020, il cosiddetto Single Market Scoreboard, relativo all'analisi delle performance degli Stati membri in aree specifiche del mercato interno, incluse l'integrazione commerciale e l'apertura del mercato;

   il quadro di valutazione fornisce annualmente una panoramica dettagliata sull'applicazione delle norme del mercato unico dell'Unione europea nello Spazio economico europeo (See) rispetto all'anno di riferimento, valutando i risultati degli Stati membri per quanto riguarda l'apertura dei mercati, gli strumenti di governance, nonché settori strategici specifici, sulla base di una serie di indicatori selezionati;

   i risultati dello scoreboard vengono presentati sotto forma di una rappresentazione «a semaforo», in cui vengono assegnati cartellini di colore rosso (risultati al di sotto della media), giallo (risultati nella media) e verde (risultati al di sopra della media);

   dall'ultimo quadro europeo di valutazione, sono emerse, per quanto riguarda l'Italia, alcune criticità in merito alle percentuali fatte registrare dal nostro Paese relativamente all'integrazione degli scambi nel settore dei servizi: nonostante alcuni passi avanti, l'Italia soffre ancora di un deficit di competitività in materia di integrazione negli scambi, soprattutto per quanto riguarda il settore dei servizi, anche quelli professionali di riconoscimento delle qualifiche;

   risultati positivi sono stati invece fatti registrare dall'Italia per quanto riguarda i flussi degli investimenti diretti all'estero, notevolmente aumentati e indice di una significativa apertura del mercato da parte del nostro Paese;

   il mercato unico rappresenta uno dei maggiori risultati raggiunti dall'Unione europea: è al centro del progetto europeo, ha alimentato la crescita economica negli ultimi decenni e ha reso più semplice la vita dei consumatori e delle imprese in Europa. Questo strumento, affiancato ad un quadro di governance efficace che delinei le politiche principali, definisca le priorità e le conseguenti strategie, appare di primaria importanza per raggiungere gli obiettivi dell'Unione. Pertanto, proprio in questa fase in cui in quadro di governance dell'Unione europea è in fase di ripensamento per essere migliorato appare rilevante riuscire ad affinare gli strumenti a supporto;

   per questo motivo, il corretto funzionamento del mercato unico costituisce una delle priorità della Commissione europea e si inserisce nel quadro strategico per una rinnovata politica industriale europea, finalizzata a: migliorare l'integrazione e il funzionamento del mercato unico, promuovendo la crescita complessiva delle economie dell'Unione europea; sostenere l'industria nel suo processo di trasformazione «verde» e digitale, pur rimanendo competitiva sulla scena mondiale; aiutare le piccole e medie imprese, rispetto alla transizione verso un'economia sostenibile e digitalizzata, tra l'altro riducendo l'onere normativo cui sono sottoposte ed agevolandone l'accesso al finanziamento;

   a tal fine, la Commissione europea ha recentemente adottato un piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione e applicazione delle norme del mercato unico allo scopo di massimizzare il rispetto e l'applicazione della normativa in tutta l'Unione europea. Una delle azioni intraprese è stata l'istituzione della task force per l'applicazione delle norme sul mercato unico (Smet), composta da Stati membri e Commissione. La Smet tiene riunioni periodiche per valutare lo stato di conformità della legislazione nazionale alle norme del mercato unico, dare priorità agli ostacoli più urgenti, affrontare i casi di «sovraregolamentazione» ingiustificata, discutere questioni orizzontali in materia di applicazione della normativa e seguire l'attuazione del piano d'azione;

   numerose sono infatti, per gli Stati membri, le conseguenze negative dovute a una mancata o non corretta attuazione delle norme a tutela del mercato unico europeo: i cittadini e le imprese non possono beneficiare appieno dei loro diritti di libera circolazione, le imprese non possono realizzare le economie di scala che il mercato unico può offrire, i consumatori sono esposti ai rischi derivanti da prodotti non conformi o beneficiano di una minore scelta, la sicurezza dell'approvvigionamento energetico è compromessa e diventa più difficile raggiungere gli obiettivi ambientali e climatici;

   il miglioramento dell'integrazione e del funzionamento del mercato unico potrebbe generare un'ulteriore crescita in molti settori, stimolando gli scambi e la concorrenza e migliorando l'efficienza;

   la libera circolazione di beni e servizi nel mercato interno rappresenta, altresì, uno strumento fondamentale per garantire agli Stati membri la ripresa nella fase post-emergenziale da Covid-19: come emerso chiaramente durante la crisi del coronavirus, un mercato unico che funziona correttamente è fondamentale per garantire la libera circolazione di prodotti e servizi in tutta l'Unione europea e la rapida ripresa dell'economia degli Stati membri e di tutta l'Unione –:

   alla luce dei dati evidenziati nel quadro di valutazione europeo 2020 relativamente al tema all'approfondimento del mercato interno, quali iniziative il Governo intenda intraprendere, in particolare presso le competenti istituzioni dell'Unione europea, per migliorare le performance e la competitività del nostro Paese nella specifica area dell'integrazione del mercato unico, a garanzia del rispetto delle norme europee di settore e a tutela della competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese;

   nell'ambito del piano per la ripresa dell'Unione europea e della definizione del piano per la ripresa e la resilienza (Pnrr), quali siano gli strumenti a disposizione e le priorità individuate dal nostro Paese per contribuire a mantenere l'integrità del mercato unico, sanare i possibili squilibri e concorrere, in tal modo, a rilanciare e promuovere il potenziale di crescita dell'economia italiana, nel periodo successivo alla crisi dovuta al Covid-19.
(2-00927) «Galizia, Berti, Bruno, Giordano, Grillo, Ianaro, Palmisano, Papiro, Penna, Scerra, Spadoni, Vignaroli, Leda Volpi, Adelizzi, Davide Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Massimo Enrico Baroni, Bella, Berardini, Bilotti, Buompane, Businarolo, Cadeddu, Cancelleri».

Interrogazioni a risposta scritta:


   VINCI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a norma dell'articolo 13-ter del vigente decreto-legge n. 179 del 2012, lo Stato riconosce l'importanza del superamento del divario digitale, in particolare nelle aree depresse del Paese, per la libera diffusione della conoscenza fra la cittadinanza, l'accesso pieno e aperto alle fonti di informazione e agli strumenti di produzione del sapere. A tal fine, promuove una «Carta dei diritti», nella quale sono definiti i principi e i criteri volti a garantire l'accesso universale della cittadinanza alla rete internet senza alcuna discriminazione o forma di censura;

   purtroppo, il divario digitale, specialmente nelle aree interne montane è oggi ancora assai presente. È il caso del comune di Civago (RE), cittadina apprezzata per le meravigliose montagne, per i servizi turistici sempre attenti all'ospite, per i suoi rifugi montani, San Leonardo, Segheria e CAI Battisti, per le vertiginose vie ferrate;

   da anni l'unico operatore telefonico mobile ad offrire servizi di telefonia cellulare a Civago, è Vodafone;

   dalla fine di giugno 2020 si registrano gravi disservizi di rete nel comune e continuamente cittadini residenti, villeggianti e turisti denunciano inascoltati una situazione insostenibile: il ripetitore locale di Vodafone smette spesso di funzionare isolando letteralmente la bella località appenninica, che d'estate attira anche numerosi smart-workers, che a causa dei disservizi nelle telecomunicazioni si trovano a non poter svolgere il proprio lavoro;

   per svariati giorni, chi transitava o soggiornava a Civago non ha potuto chiamare i numeri di emergenza 118 e 112, in caso di bisogno del Soccorso alpino o di una più semplice ambulanza, anche per un banale soccorso stradale;

   dal 2019, Civago è inserita dall'Uncem, Unione nazionale comuni comunità enti montani, nelle 1.220 località italiane dove telefonare, mandare un messaggio Sms, navigare in Internet con il proprio smartphone è impossibile o quasi;

   lo sviluppo delle aree interne dell'Appennino, specialmente dell'Appennino reggiano, passa indiscutibilmente dalla possibilità per i turisti ed i visitatori di non essere isolati con le telecomunicazioni e soprattutto dai canali internet;

   anche per fare fronte alle misure di distanziamento sociale ed alle conseguenti possibilità di adottare le forme del lavoro agile e dell'istruzione a distanza, è inderogabile avere l'accesso garantito alla rete internet e lo Stato dovrebbe rimuovere gli ostacoli che lo pregiudicano –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda intraprendere per fare in modo che soprattutto nelle aree montane, segnatamente dell'Appennino reggiano, sia, assicurato il superamento del divario digitale;

   se non si intendano adottare le iniziative di competenza affinché nel comune di Civago sia garantita la piena ed efficace continuità dei servizi di telecomunicazioni e della telefonia mobile.
(4-06744)


   VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   la figura dell'insegnante di sostegno è tra le più richieste attualmente nelle scuole italiane;

   il docente di sostegno deve seguire e sostenere nell'apprendimento, alunni con bisogni educativi speciali che rientrano nella fascia di ragazzi o bambini con disturbi o deficit nell'apprendimento a seguito di opportuni esami medici;

   con l'approvazione dell'ultima legge di bilancio 2019 sono cambiati i requisiti e la procedura per diventare insegnante di sostegno;

   tra i titoli di accesso necessari, oltre alla laurea, è richiesta l'abilitazione specifica al sostegno;

   fino all'anno scolastico 2024-2025 anche gli insegnanti tecnico-pratici potranno accedere ai corsi di specializzazione sul sostegno;

   tutti gli specializzati possono prestare la loro opera in qualità di insegnanti di sostegno in ogni ordine di scuola superiore;

   i docenti provenienti dal settore tecnico-pratico, ma con laurea magistrale ed in possesso di abilitazione specifica sul sostegno non sono inquadrati al settimo livello perché non in possesso di altra abilitazione di fascia A;

   non si comprendono le ragioni per le quali chi proviene dal settore tecnico-pratico, avendo laurea e abilitazione specifica al sostegno, non debba usufruire del settimo livello e si debba creare un dislivello tra docenti che hanno lo stesso titolo di studio e svolgono il medesimo lavoro –:

   se, in che tempi e con quali modalità il Governo intenda adottare iniziative per riconoscere ai docenti di sostegno, in possesso dei requisiti previsti – laurea e abilitazione sul sostegno – la qualifica di docenti di settimo livello anche se provenienti da settori tecnico-pratici.
(4-06751)


   VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   i docenti di accompagnamento pianistico sono gli unici titolari del settore Codi-25;

   il settore disciplinare concerne l'acquisizione delle competenze tecniche musicali, culturali ed interpretative finalizzate ad una piena conoscenza dei repertori dell'accompagnamento e della collaborazione pianistica, oltre che delle prassi esecutive negli ambiti della musica vocale e strumentale dei diversi stili ed epoche;

   i docenti di accompagnamento pianistico sono gli unici titolari di cattedra ad essere ancora inquadrati come docenti di seconda fascia, in assenza di una prima fascia di docenza per lo stesso insegnamento;

   la selezione degli attuali docenti di accompagnamento pianistico avviene in base agli stessi criteri di valutazione dei titoli di studio, didattici e artistici degli altri docenti;

   gli insegnanti danno prova sul campo di conoscere approfonditamente i contenuti delle discipline che oggi insegnano, al pari di ogni altro collega di prima fascia;

   i docenti di accompagnamento pianistico svolgono le stesse funzioni didattiche di produzione e ricerca dei colleghi di prima fascia con pari competenze professionali;

   risulta evidente la discriminazione alla quale questa categoria di docenti è sottoposta anche sul piano retributivo –:

   se e in che tempi il Governo intenda adottare iniziative per riconoscere gli insegnanti di accompagnamento pianistico come docenti di prima fascia.
(4-06752)


   VIETINA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   si è ad una settimana dalla riapertura delle scuole, chiuse da sei mesi a causa del lockdown per il contenimento dell'emergenza sanitaria;

   per evitare la trasmissione del contagio sono stati adottati vari provvedimenti e quello cardine resta sicuramente l'utilizzo delle mascherine per i bambini di età superiore ai sei anni e il distanziamento nelle aule e nelle palestre;

   il rientro, tuttavia, resta problematico e tanti nodi risultano ancora irrisolti;

   la mancanza di spazi sufficienti, l'adeguamento dei singoli istituti alla normativa anti-Covid, le difficoltà di gestire momenti tipici di assembramento, quali l'entrata e l'uscita da scuola, la mancanza di docenti, la situazione dei lavoratori fragili sono solo alcune delle questioni che non trovano adeguate risposte;

   è necessario che gli studenti possano vivere l'inizio del nuovo anno scolastico in serenità e sicurezza per la loro salute;

   le prime settimane di riapertura saranno le più delicate e le scuole sentono la necessità di avere dei supporti per presidiare gli ingressi dei bambini e dei ragazzi distribuendo gel disinfettante e controllando l'utilizzo corretto delle mascherine;

   gli istituti chiedono volontari almeno per le prime due settimane di inizio scuola e almeno al momento dell'entrata;

   la presenza di risorse aggiuntive, anche volontarie, appare assolutamente indispensabile a garantire una maggiore tranquillità per lo svolgimento corretto di attività propedeutiche all'inizio delle lezioni –:

   se il Governo sia a conoscenza delle molteplici questioni irrisolte inerenti alla prossima riapertura delle scuole e in che tempi intenda dare risposte chiare sulla sicurezza degli studenti e dei docenti;

   se intenda adottare iniziative volte a prevedere la figura di volontari per presidiare l'ingresso delle scuole;

   se e quali iniziative il Governo intenda assumere per prevedere una copertura assicurativa ed un eventuale rimborso spese per i volontari.
(4-06753)


   CAPARVI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27 (cosiddetto decreto-legge «cura Italia»), ha autorizzato l'erogazione di finanziamenti, per l'importo complessivo di 50 milioni di euro, al fine di incrementare la disponibilità nel territorio nazionale di dispositivi medici e di dispositivi di protezione individuale;

   con ordinanza n. 4 del 2020, il commissario straordinario per il contrasto all'emergenza COVID-19 ha dato attuazione alla norma sopra citata, stabilendo che sono ammissibili alle agevolazioni da essa previste «i programmi di investimento volti all'incremento della disponibilità nel territorio nazionale di dispositivi medici e di dispositivi di protezione individuale attraverso: a) l'ampliamento della capacità di una unità produttiva esistente già adibita alla produzione di dispositivi medici e/o di dispositivi di protezione individuale; b) la riconversione di una unità produttiva esistente finalizzata alla produzione di dispositivi medici e/o di dispositivi di protezione individuale»;

   secondo i dati pubblicati nel sito internet dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo di impresa (Invitalia), i finanziamenti previsti dall'articolo 5 del decreto-legge «cura Italia» sono stati erogati, in totale, nei riguardi di 133 imprese italiane, per un volume complessivo di investimenti generato pari a 64 milioni di euro, di cui 48 milioni di euro relativi ad agevolazioni concesse dallo Stato;

   dai medesimi comunicati pubblicati nel sito internet di Invitalia sembrerebbe che, sul totale delle 133 imprese italiane che hanno avuto accesso ai finanziamenti, solamente due imprese, la M. e la P., avrebbero ricevuto, in questi mesi, ordinativi di fornitura da parte dello Stato;

   non si hanno notizie, invece, in merito all'emissione di ordinativi di fornitura nei riguardi delle altre 131 imprese che pure hanno ottenuto finanziamenti pubblici e ciò nonostante sia dato presumere che le stesse – anche grazie agli aiuti ottenuti – si trovino nelle condizioni di fornire Dpi a prezzi concorrenziali, eventualmente anche inferiori a quelli applicati nei contratti sottoscritti dal commissario straordinario (si cfr., tra gli altri, l'ordinativo di 660 milioni di mascherine al costo di 0,38 euro l'una, annunciato dello stesso commissario in data 27 aprile 2020);

   la mancata emissione di ordinativi di fornitura nei riguardi delle predette imprese potrebbe determinare, con il calo della domanda, il blocco dei relativi impianti produttivi e il collocamento dei lavoratori in cassa integrazione, disperdendo le risorse pubbliche e, con esse, gli investimenti sostenuti dagli imprenditori privati con l'obiettivo di ampliare la produzione italiana di Dpi e dispositivi medici;

   la questione appare attuale anche alla luce dell'ormai imminente ripresa dell'anno scolastico che, a detta dello stesso commissario straordinario, genererà un fabbisogno di oltre 11 milioni di mascherine al giorno;

   sarebbe paradossale se, dopo gli sforzi fatti, si tornasse nuovamente ad acquistare i Dpi dall'estero per soddisfare il fabbisogno in questione –:

   in base a quali criteri, a quali condizioni e in favore di quali soggetti siano stati emessi gli ordinativi di fornitura dei dispositivi medici e dei dispositivi di protezione individuale utilizzati nell'ambito dell'emergenza COVID-19;

   quante siano le aziende che, dopo l'accesso ai finanziamenti previsti dal decreto-legge «cura Italia», non hanno ricevuto ordinativi di fornitura da parte dello Stato e delle amministrazioni pubbliche e per quale ragione detti ordinativi non siano stati ripartiti tra di esse;

   in base a quali criteri e in favore di quali soggetti saranno emessi gli ordinativi necessari alla copertura del fabbisogno di Dpi in ambito scolastico.
(4-06757)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FORMENTINI, VIVIANI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 1° settembre 2020 due pescherecci basati a Mazara del Vallo, l'Antartide e il Medinea, sono stati sequestrati da due motovedette libiche, mentre altrettanti, l'Anna Madre e il Natalino, quest'ultimo di Pozzallo, sono sfuggiti alla cattura, lasciando però nelle mani dei sequestratori i rispettivi comandanti;

   il fermo dei quattro pescherecci e la successiva cattura dell'Antartide e del Medinea si sono verificati in acque situate a 38 miglia a nord della città libica di Bengasi;

   risultano attualmente nelle mani delle autorità libiche di Bengasi 18 marittimi italiani;

   i fatti si sono svolti mentre aveva luogo in Libia una visita del Ministro interrogato –:

   quali iniziative di competenza il Governo stia mettendo in campo per assistere i marittimi italiani tradotti in Libia, ottenerne il rilascio e pervenire al recupero dei pescherecci ormeggiati nel porto di Bengasi.
(4-06748)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   nell'area della cartiera Villa Lagarina in via Poggio Reale a Mantova sono stoccate all'aperto oltre 100.000 tonnellate di rifiuti. Da un video effettuato dalla Guardia di finanza nel 2019, nell'ambito di indagini della procura circondariale di Mantova e da fotografie effettuate nel mese di agosto 2020, si evince come tali rifiuti siano in avanzato stato di deterioramento e siano stati deliberatamente depositati in quantità superiori a quelle autorizzate e su aree non impermeabilizzate, come confermato anche dall'ordinanza sindacale PS 50/98/2019 pubblicata il 15 aprile 2019. Anche per i rifiuti depositati sul piazzale esiste la possibilità che non vi siano pozzetti di raccolta e canali di convogliamento del percolato, e che dunque il piazzale non sia un luogo idoneo allo stoccaggio, data la presenza di pozze e ristagni d'acqua;

   nonostante alcune fonti di stampa affermino che i rifiuti sono stati coperti, (Gazzetta di Mantova del 7 agosto 2020), basta effettuare un sopralluogo dell'area per verificare che, ad oggi, la stragrande maggioranza dei cumuli di carta da macero è ancora scoperta;

   l'articolo 183, comma 1, lettera aa) del decreto legislativo n. 152 del 2006 definisce stoccaggio anche le attività di recupero consistenti nelle operazioni di messa in riserva di rifiuti di cui al punto R13 dell'allegato C alla parte quarta;

   da fonti di stampa risulta che, ad oggi, la cartiera è rimasta inattiva per oltre un anno, l'attività del 2018 e 2019 doveva essere solo sperimentale. In ogni caso, i rifiuti non erano presenti nelle immagini di Google earth 2018 e sono rimasti esposti alle intemperie ben oltre il limite massimo previsto dalla normativa vigente per la messa in riserva;

   l'American Recycling Services ( Ars. eco Inc. ) è una società di trading di carta e cartone da riciclare, fondata in California nel 2017 da Alessandra Zago, figlia di Bruno e sorella di Francesco. Secondo fonti di stampa, nella carta da riciclo domestico negli Stati Uniti si ammette una percentuale più alta di impurità. Almeno una parte delle balle stoccate in cartiera (35.000 tonnellate), a quanto consta all'interpellante, arriva proprio dalla raccolta domestica statunitense;

   tali impurità possono presentare al loro interno anche materiali organici o altro che possono conferire caratteristiche critiche, anche con riferimento a molestie olfattive, direttamente o in fase di depurazione dei reflui;

   il 25 giugno 2019, l'interpellante ha inviato esposto sulla questione alla direzione distrettuale antimafia di Milano –:

   se intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a verificare, anche attraverso il Comando Carabinieri tutela ambientale se vi sia un rischio attuale di danno ambientale connesso al percolamento ovvero se sia già stato riscontrato il percolamento di acque contaminate in falda o nel vicino fiume Mincio;

   se, vista la grave situazione e considerata quella che appare all'interpellante come un'inerzia degli enti locali, e visto che potrebbe prefigurarsi il rischio di danno ambientale, intenda adottare iniziative di carattere inibitorio nell'esercizio dei poteri sostitutivi ai sensi dell'articolo 8, comma 3, della legge 8 luglio 1986, n. 349;

   se intenda adottare iniziative normative al fine di coordinare la disciplina prevista dall'articolo 8, comma 3, della legge 8 luglio 1986, n. 349 con le disposizioni contenute nella Parte seconda del Testo unico ambientale (decreto legislativo n. 152 del 2006), in caso di pericolo o di danno ambientale imputabile all'inerzia delle autorità competenti nell'adozione di provvedimenti di carattere inibitorio;

   se il Ministro interpellato intenda chiarire, per quanto di competenza, se esistono accordi per il trattamento a livello nazionale di rifiuti differenziati provenienti dagli Usa da parte di ditte italiane;

   quali siano gli orientamenti del Ministro interpellato in relazione a tale situazione, in particolare, in merito alla natura dei rifiuti o del materiale giunto dagli Usa a Mantova.
(2-00928) «Zolezzi».

Interrogazioni a risposta scritta:


   BORDONALI, DONINA, FORMENTINI, EVA LORENZONI e RAFFAELE VOLPI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da quando si apprende dal «Giornale di Brescia» del 31 agosto 2020, ai fini della ripartizione delle risorse previste per le bonifiche a livello nazionale, dal fondo per il finanziamento degli investimenti della legge di bilancio 2017, la prefettura di Brescia ha prodotto, lo scorso anno, un dossier di documentazione chiedendo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 9 milioni di euro per la messa in sicurezza di nove siti bresciani classificati «a bassa radioattività»;

   in seguito ad un confronto con l'Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il 27 novembre del 2019, ha disposto lo stanziamento di 5.125.830 euro per sei siti, dei comuni di: Brescia, per i siti Area Cagimetal (Cava Piccinelli) e Alfa Acciai SpA, Montirone, per Raffineria metalli Capra, Mazzano, per Service Metal Company, Odolo per I.R.O. Industrie Riunite Odolesi, e Castel Mella, per Raffineria metalli Capra, assegnando 125.830 euro per Service Metal Company e 1 milioni per ciascuna delle restanti aree;

   tuttavia, a causa di una situazione paradossale che si è creata, i finanziamenti non riescono ad arrivare a destinazione; infatti, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha assegnato inizialmente i finanziamenti alla prefettura di Brescia, che l'anno scorso ha avviato tutta la procedura, ma, non avendo la prefettura un capitolo di spesa apposito, le risorse non possono essere ancora erogate; il prefetto ha proposto di conferire i finanziamenti direttamente ai comuni per i specifici siti, da spendere solo dopo il placet della stessa prefettura, anche perché i comuni e i soggetti competenti si sono già impegnati per la redazione dei progetti; la vicenda resta tuttora irrisolta, nella speranza di trovare una soluzione nella riunione convocata in videoconferenza, tra Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e prefettura, per il 17 settembre 2020;

   in tale occasione sperano tutti di risolvere anche la situazione di Capriano del Colle; infatti, è rimasto in attesa di finanziamento il sito della Raffineria metalli Capra a Capriano del Colle, indicato dall'Isin come secondo nella lista delle criticità bresciane subito dopo l'area della ex cava Piccinelli, con un potenziale radioattivo da oltre mille Giga-becquerel, pari a centomila volte sopra i limiti di legge, considerata la discarica più grande d'Italia con 82.500 tonnellate di materiale intriso di Cesio 137;

   tale sito è oggetto di una nuova richiesta di contributo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da parte della prefettura di Brescia, per almeno un milione di euro che, certamente, non potrebbe risolvere la situazione in quanto il progetto vale 6,5 milioni, ma permetterebbe l'avvio delle operazioni di bonifica a tutela dei residenti che convivono con il pericolo radioattivo; il progetto prevede di schermare e «blindare» l'area ormai avvelenata da una radioattività che – secondo quanto riportato dall'Isin – in assenza di interventi potrebbe essere «cancellata» solo in oltre due secoli;

   sono rimasti, inoltre, esclusi dal finanziamento i siti di Rivadossi Srl (ora C.D.M. Srl) a Lumezzane e di Acciaierie Venete spa a Sarezzo –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, con urgenza, tutte le opportune iniziative di competenza per sciogliere il groviglio burocratico che, dopo mesi e mesi di carteggi, ha di fatto congelato l'iter che dovrebbe e potrebbe portare alla messa in sicurezza dei sei siti contaminati da rifiuti radioattivi nella provincia di Brescia, aiutando i comuni, attraverso il finanziamento diretto, ad avviare immediatamente i risanamenti ambientali dei siti inquinati già ammessi a finanziamento, e prevedere, nel contempo, la possibilità di finanziamento dei siti bresciani ancora in attesa di contributi, con particolare riferimento al sito della Raffineria metalli Capra a Capriano del Colle di alto potenziale radioattivo che rappresenta un gigantesco e continuo pericolo per gli abitanti locali.
(4-06756)


   NOBILI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della determinazione n. 4886/Det/161 la Ras – Regione autonoma della Sardegna autorizza la concessione demaniale per 15 anni che prevede la nascita di un allevamento di mitili e ostriche nello specchio acqueo di 48.000 metri quadri ubicato tra l'isola di Figarolo e il Porto di Golfo Aranci, nella parte di costa denominata «Baracconi»;

   la zona è ritenuta di notevole interesse paesaggistico e ambientale in quanto attigua alla zona di protezione speciale e all'area Sic di Capo Figari e Figarolo ed è stata individuata dal comune di Golfo Aranci come area di pregio per uno sviluppo turistico sostenibile;

   la cittadinanza e la società civile risultano fortemente preoccupati per la realizzazione di tale allevamento di mitili e ostriche, in quanto esso comporterebbe un permanente e irreparabile danno alla bellezza e all'ambiente del territorio;

   eppure, nelle note riportate dalla regione Sardegna si asserisce testualmente: «vista la nota prot. n. 28738 del 18 luglio 2018 con la quale il Servizio tutela del paesaggio e vigilanza delle province di Sassari-Olbia Tempio ha comunicato che gli interventi non comportano alcun impatto apprezzabile sul bene tutelato e pertanto non rileva alcuna criticità sotto il profilo strettamente paesaggistico»;

   invero, la relazione tecnico-scientifica del biologo marino dottor Benedetto Cristo rafforza le ragioni dei cittadini preoccupati per il danno ambientale – contrariamente a quanto asserito dalla regione – e invita testualmente «a procedere con la ricerca di un'area meno sensibile di quello già richiesto e di effettuare uno studio prudenziale di valutazione che sia in grado stimare tutte le azioni di disturbo. Quando l'ambiente viene aggredito esso restituisce l'aggressione e il risultato è uno sbilanciamento del rapporto verso una condizione ancor più pericolosa per l'uomo stesso»;

   il comitato spontaneo «Salviamo la costa di Golfo Aranci» ha lanciato una raccolta di firme online che in pochi giorni ha raccolto oltre quarantamila, sottoscrizioni; a ciò è seguita una richiesta al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare tramite posta elettronica certificata da parte di quattro consiglieri comunali al fine di ottenere delucidazioni sui fatti in premessa;

   risulta che il Ministero abbia formalmente richiamato le autorità locali al rispetto della normativa comunitaria in materia –:

   se intenda assumere ogni iniziativa di competenza al fine di scongiurare un grave danno ambientale collegato alla realizzazione di tale allevamento di mitili e ostriche nello specchio acqueo di 48.000 metri quadri ubicato tra l'isola di Figarolo e il Porto di Golfo Aranci.
(4-06767)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, per sapere – premesso che:

   dal 2008 è iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'Unesco il sito Mantova e Sabbioneta per la gestione del quale è attivo un piano di gestione con l'obiettivo di mantenere nel tempo la conservazione dei valori che hanno reso possibile tale iscrizione;

   a tal fine, presso l'ufficio Unesco di Mantova e Sabbioneta, è stato avviato un progetto Unesco, finanziato con fondi pubblici, che ha portato all'approvazione dello studio per le «Linee guida per la progettazione dello spazio pubblico» diventato esecutivo nel 2014;

   sulla base di questo progetto un gruppo di lavoro formato da studiosi, storici dell'arte, architetti ed esperti agronomi, con il sostegno del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, ha condotto ricerche, acquisito dati e immagini, eseguito rilievi, con il proposito di approfondire la conoscenza e l'analisi sui monumenti compresi in tali siti con l'obiettivo di preservarli e tutelarli;

   i risultati di tali ricerche, contenuti in tre volumi la cui pubblicazione, nel 2018, è stata coordinata dagli architetti Paula Eugenia Falini e Patrizia Pulcini, espongono alla città le linee guida per il progetto di completa risistemazione, «recupero, e valorizzazione della insularità dell'impianto unitario di Palazzo Te, dell'intero sistema delle sue parti costitutive che tiene conto di: il palazzo e le sue aree di pertinenza storica e morfologica quali giardini e spazi agricoli – assi principali di connessione urbana [...]»;

   uno dei volumi su citati riguarda specificamente «I giardini di Palazzo Te. Un progetto guida per i giardini dell'isola»;

   il sindaco di Mantova ha recentemente annunciato alla stampa locale che il progetto urbanistico di totale revisione dell'area adiacente a Palazzo Te, il progetto di parco urbano di Palazzo Te il cui costo complessivo è stato stimato intorno ai 12 milioni di euro, sarà finanziato con 5 milioni di euro del Ministero, in quanto è stato inserito nel piano strategico «Grandi progetti beni culturali»;

   risulta agli interpellanti che le su citate linee guida di progetto, che hanno avuto tra i suoi collaboratori eminenti studiosi, riconosciuti a livello internazionale e il patrocinio del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e dell'Unesco tra gli altri, con esborso di denaro pubblico, non siano state tenute in considerazione dal sindaco di Mantova e conseguentemente dagli architetti dallo stesso incaricato per il progetto sottoposto al Ministero per il finanziamento nello scorso gennaio 2020;

   il Ministro interpellato, nel mese di ottobre 2015, nell'annunciare che la capitale italiana della Cultura 2016 sarebbe stata Mantova, comunicava che tale designazione avrebbe previsto per la città un finanziamento di 1 milione di euro come premio e che le spese per investimenti necessari per realizzare i progetti sarebbero state escluse peraltro dal patto di stabilità;

   risulta agli interpellanti che il progetto in virtù del quale l'attuale sindaco di Mantova si aggiudicò il detto premio, totalmente mutuato da quello presentato dal precedente sindaco di Mantova, Nicola Sodano, come evidenziato da organi di stampa locali (La Voce di Mantova in data 13 ottobre 2016), non sia stato attuato che in parte;

   risulta inoltre agli interpellanti che il milione di euro, dotazione da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per l'attribuzione a Mantova del titolo di capitale italiana della cultura 2016, non sia mai stato versato al comune di Mantova –:

   se il Ministro sia a conoscenza del progetto Unesco finanziato del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per l'area adiacente al palazzo Te in Mantova;

   quale sia stato l'esborso di pubblico denaro per la redazione delle linee guida per la progettazione dei Giardini di Palazzo Te, patrocinato tra gli altri dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   sulla base di quali motivazioni il Ministero abbia valutato di finanziare un progetto di sistemazione dell'area dell'isola del Te, senza che questo tenesse minimamente conto delle linee guida recentemente approvate nel 2018;

   se sia conoscenza del mancato versamento nelle casse del comune di Mantova del milione annunciato in fase di designazione della città quale capitale italiana della cultura nel 2016 e, se corrisponda al vero, quali ragioni abbiano indotto il Ministero a non disporre tale finanziamento;

   se e quali iniziative intenda adottare il Ministro interpellato a tutela del patrimonio artistico e culturale della città di Mantova.
(2-00926) «Anna Lisa Baroni, Aprea, Bagnasco, Battilocchio, Brambilla, Cannatelli, Casciello, Cassinelli, Cattaneo, Cristina, Della Frera, Fatuzzo, Gregorio Fontana, Gelmini, Mandelli, Marin, Musella, Orsini, Palmieri, Pella, Pettarin, Ravetto, Rossello, Rotondi, Saccani Jotti, Sarro, Siracusano, Squeri, Vietina, Zanella».

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il progetto per la riqualificazione di piazza Malatesta, a Rimini, interessa un'area di oltre 11.000 metri quadri e prevede numerosi interventi, tra nuove pavimentazioni, nuova illuminazione e arredi fissi. Si prevede inoltre uno spazio urbano, per installazioni a tema felliniano;

   l'impianto urbano della nuova piazza dovrebbe essere basato su tre distinte aree. La prima, nell'ingresso del centro antico, attraverso l'asse di via Marecchiese e dai Bastioni occidentali, dove saranno ambientate le scene rurali della campagna e che richiamano le scene di «Amarcord». La seconda, è lo spazio che unisce Castello e Teatro Galli, dove saranno realizzate fontane con una lama d'acqua di circa 1000 metri quadri per evocare il passaggio del Rex. La terza, a fianco del Teatro che confluisce dalla piazza Cavour e da via Verdi, via D'Azeglio e via Agostino di Duccio, ospiterà le ambientazioni del teatro e del set cinematografico del film capolavoro «8 e 1/2»;

   nel corso dei lavori, si sono verificati numerosi ritrovamenti archeologici tra cui l'antemurale o «controscarpa» del fossato (ovvero la prima linea difensiva del Castello). In consiglio comunale il capogruppo di Fratelli d'Italia, Gioenzo Renzi, ha chiesto infatti la revisione totale del progetto esecutivo «Museo Fellini» di piazza Malatesta;

   in consiglio comunale la giunta ha ribadito che il progetto ha il «via libera» della Soprintendenza. Tuttavia, nei rilievi della Soprintendenza si legge:

    «in corrispondenza del vano tecnico della fontana nel fossato della Rocca sarà necessario verificare la presenza di strutture archeologiche, in quanto si ritiene possibile che le attività in progetto intercettino i “battiponte” di accesso alla Rocca»;

    «Il sondaggio eseguito ha evidenziato la presenza di strutture archeologiche, in corrispondenza della predisposizione del vano tecnico della fontana nel fossato. Di conseguenza, sarà necessario ampliare e approfondire l'indagine archeologica in modo da individuare congiuntamente una soluzione progettuale che possa tutelare e conservare le strutture archeologiche individuate, sia relativamente alla predisposizione del vano, sia per le relative condutture» –:

   come si giustifichi un parere favorevole della Soprintendenza sul progetto esecutivo di cui in premessa sulla base dei suddetti rilievi e su un'area interamente tutelata da vincolo archeologico;

   quali iniziative di competenza si intendano attuare per fare piena luce sulle presenze archeologiche diffuse su tutta piazza Malatesta, sottoposta al vincolo di inedificabilità assoluta e alla norme condizionanti del piano strutturale comunale (Psc);

   se, alla luce di quanto esposto, si intendano adottare le iniziative di competenza affinché la Soprintendenza riveda complessivamente il parere favorevole espresso sul suddetto progetto.
(4-06746)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MISITI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il bando di gara 1501/1/10-2018, autorizzato con determinazione n. 860 R.U.A. in data 29 novembre 2018 (in www.carabinieri.it), è stata affidata la fornitura di 16 motovedette d'altura per il rinnovo della flotta navale in dotazione ai principali siti navali dell'Arma dei carabinieri. Lo stesso appare all'interrogante in contrasto, con quanto disposto dal decreto legislativo 19 agosto 2016 n. 177 (Gazzetta Ufficiale serie generale n. 213 del 12 settembre 2016);

   ai sensi della legge 7 agosto 2015, n. 124 (cosiddetta legge Madia), per la razionalizzazione delle funzioni di polizia, il decreto legislativo di cui sopra ha previsto il passaggio delle funzioni di sicurezza in mare alla Guardia di finanza (articolo 2) e la conseguente chiusura delle squadre nautiche della polizia di Stato e dei siti navali dell'Arma dei carabinieri, fatto salvo il mantenimento delle moto d'acqua per la vigilanza dei litorali e delle unità navali impiegate nella laguna di Venezia, nelle acque interne e nelle isole minori (articoli 4);

   in particolare, l'articolo 2 prevede che: «La Polizia di Stato, l'Arma dei carabinieri e il Corpo della guardia di finanza esercitano, in via preminente o esclusiva, secondo le modalità stabilite con decreto del Ministro dell'interno ai sensi dell'articolo 1 della legge 1° aprile 1981, n. 121, compiti nei seguenti rispettivi comparti di specialità, ferme restando le funzioni rispettivamente attribuite dalla, normativa vigente a ciascuna Forza di polizia, nonché le disposizioni di cui alla medesima legge»;

   l'articolo 4 prevede, al comma 1, la soppressione delle squadre nautiche della polizia di Stato e i siti navali dell'Arma dei carabinieri, fatto salvo il mantenimento delle moto d'acqua per la vigilanza dei litorali e delle unità navali impiegate nella laguna di Venezia, nelle acque interne e nelle isole minori ove per esigenze di ordine e sicurezza pubblica è già dislocata una unità navale;

   il comma 5, infine, stabilisce che per l'adattamento dei mezzi di cui al comma 2 alle esigenze d'impiego del Corpo della guardia di finanza, nonché per la relativa manutenzione e gestione, è autorizzata la spesa di euro 708.502 per l'anno 2017 e di euro 568.202 a decorrere dall'anno 2018. Sebbene il suddetto articolo 4 disponesse anche la soppressione dei siti navali dell'Arma dei carabinieri, il comando generale di detta Forza ha emanato un bando di gara avente ad oggetto la «fornitura di n. 16 motovedette d'altura classe “N800”, per il rinnovo della flotta navale in dotazione ai principali 16 siti navali dell'Arma, con valore stimato, IVA esente, di Euro 16.000.000,00», aggiudicata con decreto del 5 luglio 2019;

   come risulta dal capitolo tecnico del bando di gara, le motovedette vengono acquistate allo scopo di essere utilizzate «in missioni di ordine e sicurezza pubblica su disposizione della Prefettura» precisando che esse devono avere la «capacità di operare in acque costiere così come in mare aperto (...) un raggio di almeno 150 miglia dalle linee di base». Ma detta acquisizione appare dissonante con le previsioni del decreto legislativo n. 177 del 2016, laddove l'ambito di sicurezza in mare, in relazione ai compiti di polizia, è affidato al Corpo della Guardia di finanza, con annesso trasferimento delle unità navali già nella disponibilità dell'Arma dei carabinieri (e non mediante acquisto di ulteriore unità), salve le attribuzioni già assegnate alla capitanerie di porto – guardia costiera; all'Arma dei carabinieri è consentita la vigilanza dei litorali e delle unità navali impiegate nella laguna di Venezia, nelle acque interne e nelle isole minori, peraltro con l'utilizzo di sole moto d'acqua –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto;

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per garantire il contenimento della spesa e una migliore gestione delle risorse, nonché il rispetto della legge n. 124 del 2015 e del decreto legislativo 19 agosto 2016 n. 177.
(5-04575)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a seguito dell'emergenza sanitaria da Covid-19 il «decreto Cura Italia» (decreto-legge n. 18 del 2020) ha previsto per i titolari di un mutuo contratto per l'acquisto della prima casa, che siano in situazioni di temporanea difficoltà, o che hanno subito la riduzione dell'orario o la sospensione dal lavoro, di beneficiare della sospensione del pagamento delle rate del mutuo fino a 18 mesi;

   la sospensione delle rate del mutuo era già prevista dal «Fondo di solidarietà» istituito con la legge n. 244 del 2007, cosiddetto «Fondo Gasparrini», diretto alle famiglie e ai soggetti titolari di un mutuo prima casa che si trovano in situazioni di temporanea difficoltà economica per cessazione del rapporto di lavoro, sospensione o riduzione dell'orario di lavoro, per decesso o grave infortunio, con riferimento soltanto al pagamento della quota capitale e non agli interessi;

   la misura prevista dal decreto «Cura Italia» rappresenta un importante strumento diretto ad assicurare sostegni economici ai soggetti maggiormente colpiti dalla diffusione del Covid-19, ma, allo stato attuale, sussistono alcune criticità che riguardano specifiche categorie lavorative, nonostante l'ampliamento della platea di beneficiari prevista successivamente dal cosiddetto «Decreto liquidità» (decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23);

   l'articolo 4 del decreto attuativo del Ministero dell'economia e delle finanze del 25 marzo 2020, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 28 marzo 2020, ammetteva infatti ai benefici del Fondo sopracitato soltanto le attività indicate dall'articolo 1 della legge 22 maggio 2017, n. 8, definendo così il lavoratore autonomo: «si intende il soggetto la cui attività è ricompresa nell'ambito dell'articolo 1 della legge 22 maggio 2017, n. 81». Le definizioni poste dall'articolo si riferivano alle attività non imprenditoriali e ai liberi professionisti iscritti agli Albi, escludendo di fatto piccoli imprenditori commercianti ed artigiani che, soltanto con l'intervento del «decreto liquidità» hanno potuto accedere alla sospensione delle rate del mutuo;

   ad oggi, resta esclusa da tale benefici una specifica categoria di lavoratori, ovvero i soci di società anche unipersonale o s.a.s, con partita Iva non corrispondente alla persona fisica, come in un caso segnalato all'interrogante relativo al diniego da parte di un istituto bancario circa la sospensione delle rate del mutuo per l'acquisto della prima casa, nei confronti di soggetto socio di società unipersonale, motivato dalla mancata corrispondenza tra la partita Iva di cui lo stesso era titolare e la persona fisica;

   sarebbe opportuno riconsiderare i requisiti per l'accesso al Fondo al fine di ampliare la platea di beneficiari, consentendo anche alle categorie di lavoratori rimaste escluse di accedere alle misure previste dal Governo a seguito della recente emergenza sanitaria –:

   alla luce di quanto esposto in premessa quali iniziative, anche di carattere normativo, i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano porre in essere al fine di consentire, alle categorie di lavoratori escluse, di beneficiare della possibilità di richiedere la sospensione delle rate del mutuo, posto che tali lavoratori sono penalizzati, al pari delle altre categorie ammesse, dalla diffusione del Covid-19.
(5-04571)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIABURRO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 14 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, cosiddetto «decreto Rilancio» ha disposto, all'articolo 119, un rafforzamento delle agevolazioni «ecobonus» e «sismabonus», con una detrazione pari al 110 per cento dell'importo relativo agli interventi effettuati, misura ulteriormente ampliata in sede di conversione;

   ad integrazione del predetto decreto, l'Agenzia delle entrate ha emanato la circolare 24/E dell'8 agosto 2020, interpretativa delle disposizioni inerenti alle predette agevolazioni;

   come specificato dalla circolare, l'agevolazione al 110 per cento «non si applica agli interventi realizzati sulle parti comuni a due o più unità immobiliari distintamente accatastate di un edificio interamente posseduto da un unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti»;

   da questa interpretazione dell'articolo 119 consegue quindi l'esclusione di una grandissima pluralità di edifici plurifamiliari se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà, in quanto non costituiscono condominio;

   in tal senso, sono numerosissimi gli edifici plurifamiliari con parti comuni, di proprietà di famiglie, di costruzione prevalentemente risalente agli anni '60, '70 e '80, che si troverebbero esclusi dall'applicazione dell'agevolazione al 110 per cento, considerando che – essendo proprietà familiari – presentano, seppure solo di fatto, le stesse condizioni che di fatto caratterizzano un condominio;

   essendo tale esclusione frutto di un atto interpretativo e non della disposizione di cui all'articolo 119 del «decreto Rilancio», non se ne ravvisa la ratio –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per permettere la piena applicabilità del bonus 110 per cento previsto dal «decreto Rilancio» anche alle parti comuni degli edifici plurifamiliari posseduti da un unico proprietario o in comproprietà tra più soggetti.
(4-06754)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Consiglio superiore della magistratura, con parere del 30 luglio 2020 sullo schema del decreto ministeriale di attuazione dell'articolo 1, comma 379, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, ha proposto per la Corte di appello di Venezia l'incremento dell'organico di 13 unita, anziché di 10 unità come proposto dal Ministero della giustizia;

   il Consiglio superiore della magistratura giustifica tale incremento con la seguente motivazione: «l'attribuzione di una unità si rende infatti necessaria per riallineare le iscrizioni pro capite al dato medio nazionale, mentre l'attribuzione di altre due unità si reputa necessaria per riequilibrare il rapporto tra primo e secondo grado alla luce degli aumenti previsti in primo grado»;

   in realtà, come rilevato dalla presidente della Corte di appello di Venezia dottoressa Ines Marini, nella nota inviata al Ministro della giustizia in data 2 settembre 2020, per riallineare «le iscrizioni pro capite al dato medio nazionale», quale risultante dagli incrementi proposti, sarebbero necessarie alla Corte di appello di Venezia, 16 unità in più rispetto all'attuale pianta organica di 51 magistrati, mentre per riequilibrare il rapporto tra il primo ed il secondo grado sarebbero necessarie addirittura 20 unità in più;

   come risulta da tutte le statistiche, l'organico della Corte di appello di Venezia, nonostante gli incrementi degli ultimi anni, rimane del tutto inadeguato, se confrontato con quello di distretti di analoghe dimensioni e soprattutto rispetto alla Corte di appello di Milano, che ha un contenzioso qualitativamente sovrapponibile;

   per riequilibrare questa storica disparità, è auspicabile che il Ministero recepisca almeno la richiesta di un aumento della pianta organica della Corte di appello di 16 unità proposta dalla presidente dottoressa Marini;

   va peraltro sottolineato che l'avvocatura veneta e l'intera società civile locale sono da sempre al fianco dei capi degli uffici giudiziari, ritenendo l'efficienza dell'amministrazione della giustizia un essenziale fattore di competitività economica –:

   se il Ministro interrogato intenda accogliere, per quanto di competenza, la richiesta di aumento dell'organico di almeno 16 unità per la Corte di appello di Venezia, così come proposto dalla sua presidenza con il sostegno di tutta l'avvocatura veneta.
(3-01743)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUSINAROLO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   si apprende da notizie di stampa recenti (www.latribuna.it del 13 agosto 2020) dello studio redatto da Confartigianato imprese Marca Trevigiana sullo stato della giustizia in provincia che ha evidenziato dati preoccupanti che confermano la posizione di fanalino di coda per Treviso rispetto ad altre province venete per numero di imprese per giudice;

   in particolare, secondo il report, ciascun giudice trevigiano deve farsi carico di 1.836 realtà produttive (+26 rispetto al 2019), evidenziando un dato assolutamente negativo, considerando il rapporto giudici/abitanti, che è di 18.496 (18.111 lo scorso anno), a fronte di una media veneta pari a 13.482 e una nazionale di 8.932. A Treviso, nello specifico, c'è un giudice civile ogni 23.363 abitanti, un rapporto superiore al 55,7 per cento rispetto alla media nazionale e ogni 2,319 imprese (+53,25) rispetto alla media nazionale;

   si è di fronte ad una situazione allarmante, come ribadito dal presidente di Confartigianato imprese Marca Trevigiana, Vendemiano Sartor, resa ancora più grave dalla situazione di crisi legata alla diffusione del Covid-19, che penalizza l'economia di un territorio che si basa principalmente sul settore manifatturiero e sulle esportazioni e per la cui ripartenza occorre anche una riforma della giustizia, attraverso prassi e modelli organizzativi, tra cui la digitalizzazione del processo e la riduzione dei tempi, che ad oggi incidono negativamente sulla vita dei cittadini e sulla competitività delle imprese;

   riguardo alla necessità di una riforma della giustizia è intervenuto anche il presidente del tribunale di Treviso, Antonello Fabbro, che ha auspicato un intervento radicale, con la limitazione della possibilità di presentare ricorsi in appello, al fine di intervenire su una situazione già difficile, caratterizzata da una scopertura di organico, sia per quanto riguarda i magistrati che gli amministrativi rispetto alla pianta organica (a Treviso sono presenti 36 giudici togati sui 40 previsti e 5 giudici onorari mancanti rispetto ai 17 previsti e 90 amministrativi rispetto ai 120 previsti) e per cui risulta molto complicato lo smaltimento regolare dell'ingente mole di cause –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere al fine di intervenire, nel quadro più generale della riforma del processo civile, per contrastare il prolungamento del tasso di scopertura di magistrati ed amministrativi che, come nel caso specifico della provincia di Treviso, costituisce una delle maggiori note dolenti del sistema giudiziario italiano.
(5-04577)

Interrogazione a risposta scritta:


   FERRO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   desta sconcerto e rabbia la notizia dell'ennesima evasione di Giuseppe Mastini, ergastolano, meglio noto come Johnny lo Zingaro;

   Mastini era in permesso premio e doveva fare rientro in carcere a Bancali in giornata, ma di lui si sono perse le tracce a mezzogiorno;

   si tratta della seconda evasione, dopo quella avvenuta il 30 giugno 2017 dal penitenziario di Fossano (Cuneo) e anche in quella occasione era riuscito a evadere approfittando del regime di semilibertà;

   secondo le dichiarazioni rilasciate dal segretario generale di Es Polizia, di commento alla notizia, «Autore di numerose rapine a mano armata, coinvolto nel processo per l'omicidio di Pierpaolo Pasolini condannato per altri due omicidi, tra cui quello dell'agente Michele Giraldi del commissariato romano X Tuscolano, oggi Giuseppe Andrea Mastini, detto Johnny lo Zingaro ancora una volta non è rientrato da un permesso premio. Eppure questo ergastolano durante un permesso premio nel 2014 si era già reso responsabile di irregolarità e nel 2017 aveva fatto esattamente la stessa cosa», riconoscendo come la normativa che consente di uscire dal carcere anche a persone che palesemente non dovrebbero poter circolare andrebbe assolutamente cambiata, «non solo per evitare che i familiari delle vittime ogni volta che accadono certe cose avvertano di nuovo lo stesso dolore, ma anche perché la sensazione di impunità che c'è nel nostro Paese mina profondamente la credibilità dello Stato»;

   della stessa idea anche il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria S.Pp., Aldo Di Giacomo: «Il caso dell'evasione di Johnny lo Zingaro mette in evidenza come il sistema delle premialità per i detenuti vada urgentemente rivisto. Fa specie che a un detenuto condannato all'ergastolo per due omicidi, tra cui quello di un poliziotto, e per numerose rapine a mano armata e precedentemente evaso da un permesso premio nel 2014 e nuovamente nel 2017, possa essere concesso di evadere ancora per la terza volta. Il voler rieducare a tutti i costi evidentemente non paga e si mette i detenuti nella condizione di prendersi gioco dello Stato e dei familiari delle vittime. Il tasso di recidiva, di chi evade o commette reati durante i permessi premio o le diverse premialità, è negli ultimi anni raddoppiato. Questo rende ancora più sconcertante la volontà di ampliamento di detti permessi anche per i detenuti di alta sicurezza che non collaborano con la giustizia»;

   sempre secondo Di Giacomo sarebbero 4000 i detenuti di alta sicurezza che per norma e disposizione del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dovrebbero scontare la pena con un sistema di celle chiuse e, invece, hanno usufruito di un sistema di celle aperte;

   dura anche la denuncia di Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), secondo il quale l'evasione dal carcere di Sassari di Giuseppe Mastini, è, altresì, il risultato tangibile dello «smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della polizia penitenziaria, che ha 7 mila agenti in meno» –:

   se non ritenga improcrastinabile l'apertura di un tavolo tecnico-politico per l'attuazione di una profonda revisione del sistema dei «permessi premio» e delle altre misure premiali, nel senso di una maggior rigidità, soprattutto nei confronti di quei soggetti che si sono macchiati di reati di grave pericolosità sociale, in grado di rispondere in maniera più incisiva alle esigenze di sicurezza degli istituti penitenziari e del territorio e restituire credibilità allo Stato, ma ancor di più dignità alle vittime ed ai loro familiari;

   quali siano i dati aggiornati sul tasso di recidiva, di evasione e commissione di reati durante i «permessi premio» o la concessione delle altre misure premiali.
(4-06760)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BERGAMINI, SOZZANI, PENTANGELO, ROSSO e MULÈ. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, all'articolo 14-ter, ha disposto una proroga dei termini per gli adempimenti tecnici e amministrativi relativi agli impianti a fune in servizio pubblico;

   nello specifico, il comma 1 prevede che al fine di garantire la continuità del servizio di pubblico trasporto mediante impianti a fune, le scadenze relative alle revisioni generali e speciali quinquennali nonché quelle relative agli scorrimenti e alle sostituzioni delle funi e al rifacimento dei loro attacchi di estremità sono prorogate di dodici mesi, qualora sia trasmessa prima delle suddette scadenze all'autorità di sorveglianza, da parte del direttore o del responsabile dell'esercizio, una dettagliata e completa relazione in merito ai controlli effettuati, ai provvedimenti adottati e all'esito delle verifiche e delle prove eseguite, contenente l'attestazione della sussistenza delle condizioni di sicurezza per l'esercizio pubblico;

   l'attuazione di tale disposizione è demandata dal comma 4 del medesimo articolo ad un decreto ministeriale che avrebbe dovuto essere adottato entro due mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge;

   ad oggi l'atto non risulta ancora emanato e, conseguentemente, non può considerarsi applicabile la proroga dei termini prevista dalla norma;

   la mancata attuazione dell'articolo 14-ter sta creando incertezza e preoccupazione tra gli operatori del settore –:

   quando il Ministro interrogato intenda procedere all'adozione del decreto ministeriale attuativo dell'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020;

   se la proroga dei termini prevista per le revisioni generali e speciali quinquennali si applichi anche alle revisioni generali previste per il prolungamento della vita tecnica degli impianti di cui agli articoli 6 e 7 del decreto direttoriale del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 7 gennaio 2016.
(5-04576)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, BILLI, COIN, COMENCINI, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA, ZOFFILI, IEZZI, BORDONALI, FOGLIANI, INVERNIZZI, MATURI, STEFANI, TONELLI, VINCI e ZIELLO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Brasile, per la continua diffusione della pandemia da Covid-19, originata in Cina, i sindacati dei servizi postali hanno indetto uno sciopero che sta mettendo in serio pericolo la possibilità per i cittadini italiani di votare per il referendum del 20 settembre 2020;

   in alcune circoscrizioni elettorali dell'America latina, il plico contenente il materiale elettorale risulterebbe arrivato il 21 agosto 2020, con largo anticipo rispetto alle scadenze ordinarie;

   in concreto, però, la partecipazione di centinaia di migliaia di cittadini italiani all'estero è seriamente compromessa dall'acuirsi della pandemia e dalla conseguente indizione dello sciopero a tempo indeterminato dei servizi postali in Paesi come il Brasile –:

   se il Governo abbia avviato tutte le procedure necessarie affinché la consultazione referendaria possa essere svolta regolarmente e affinché ogni nostro connazionale, anche all'estero, sia messo nella condizione di esprimere il proprio voto;

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza delle forti difficoltà di alcuni Paesi, tra i quali il Brasile, nel quale i nostri 500 mila connazionali potrebbero non esercitare il diritto di voto a causa della pandemia da Covid-19 e del conseguente sciopero a tempo indeterminato del servizio postale del Paese.
(4-06745)


   TOCCALINI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi i gestori dei locali situati sui Navigli, a Milano, hanno lamentato pubblicamente la totale mancanza di sicurezza nella zona, soprattutto la sera quando la Darsena viene presa d'assalto da gruppi di ragazzini minorenni, spesso di origini straniere, delle vere e proprie baby gang dedite ad atti di vandalismo, risse e aggressioni;

   una situazione insostenibile che pregiudica anche economicamente i commercianti della zona oltre a determinare paura sociale che viene avvertita dai commercianti e dai clienti, tanto che i commercianti hanno assunto, a loro spese, personale per svolgere in sicurezza le loro attività, lamentando l'assenza, ormai da anni, dell'amministrazione comunale;

   in alcuni casi gli episodi di guerriglia urbana sono arrivati al ferimento di persone letteralmente prese a bottigliate e alle vetrine sfondate;

   in periodi di pandemia, in cui i territori andrebbero maggiormente presidiati anche per garantire la sicurezza sanitaria, non è tollerabile che i commercianti, già così vessati dalla crisi economica che si è determinata in conseguenza alla chiusura totale dell'Italia a causa dell'epidemia da Covid-19, debbano preoccuparsi anche di garantire la sicurezza ai loro clienti quando dovrebbe esserci lo Stato a presidiare il territorio;

   del resto è notizia di cronaca, che si intensifica nel fine settimana, ma che in estate è stata quasi una costante quotidiana, che nelle zone in cui si concentra la movida, non solo a Milano sui Navigli, ma un po' ovunque, si verifichino atti vandalici, violenze e aggressioni;

   quanto accade era peraltro facilmente prevedibile dal momento che il dipartimento di pubblica sicurezza, quest'anno, ha deciso di non aprire i presidi estivi di polizia, nemmeno nelle località a maggior vocazione turistica, per carenza di uomini e mezzi –:

   se si intenda garantire un adeguato presidio di sicurezza nella zona dei Navigli a tutela dei clienti, dei commercianti e dei residenti della zona alla luce di quanto illustrato in premessa.
(4-06747)


   CARETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come riportato da alcune organizzazioni di rappresentanza del comparto, sono state registrate crescenti difficoltà nel pagamento degli straordinari per i servizi di ordine pubblico svolti dagli agenti della polizia di Stato, intensificatisi anche a seguito dell'emergenza Coronavirus, i quali, ad oggi, non sono stati ancora interamente pagati;

   come noto e come riportato sempre dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, la remunerazione degli agenti delle forze di polizia non è adeguatamente proporzionata ai rischi che vengono quotidianamente affrontati dagli agenti;

   come riportato dal direttore generale della pubblica sicurezza, Franco Gabrielli, in aggiunta al ritardo dei pagamenti, sussiste anche il tema dell'entità degli straordinari, attualmente fissati a 4 euro l'ora, e considerati completamente sproporzionati ed incoerenti rispetto al costo della vita attuale in Italia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per:

    a) adeguare la remunerazione, nonché l'entità degli straordinari degli agenti della polizia di Stato al costo della vita ed ai rischi collegati all'attività di pubblica sicurezza;

    b) scongiurare in modo definitivo i sistemici ritardi nel pagamento degli straordinari agli agenti di polizia.
(4-06749)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   in data odierna, il Ministro interrogato si è recata a Trieste per parlare dei flussi migratori provenienti dalla rotta balcanica, delle misure per arginare i flussi e dei rinforzi da inviare sulla frontiera orientale;

   in questi giorni, l'interrogante ha avuto modo di raccogliere la testimonianza di alcuni lavoratori italiani in Macedonia, originari del Friuli, i quali hanno raccontato che negli ultimi anni hanno sempre assistito, nel corso dei viaggi verso l'Italia per le ferie, a gruppi di profughi che camminano sulle autostrade serbe, a fughe da centri di accoglienza limitrofi alle autostrade da vistosi buchi nelle reti;

   questi lavoratori hanno raccontato che la polizia non ferma questi profughi sulle autostrade, mentre eserciterebbe un controllo molto attento sulle macchine italiane al fine di comminare multe;

   il flusso di clandestini a piedi sull'autostrada si interromperebbe in Croazia. Qui è stata segnalato un allentamento dei controlli al confine, con i bagagliai che non verrebbero quasi più ispezionati;

   questo fornisce l'immagine del «colabrodo» in cui versa la rotta balcanica, in cui la complicità lassista di alcuni Stati membri o partner strategici dell'Unione europea porta all'eccessiva pressione dei flussi migratori sull'Italia, in primis sul Friuli Venezia Giulia –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto indicato in premessa;

   quali siano gli intendimenti per fronteggiare l'immigrazione proveniente dalla rotta balcanica.
(4-06759)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, un'inchiesta del quotidiano Repubblica ha reso noto che il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, è indagato dalla procura di Napoli per falso e truffa;

   il presidente del Pd, attualmente in campagna elettorale per la riconferma, è accusato di aver favorito i suoi quattro autisti in una inchiesta aperta «a ridosso» del lockdown e tenuta segreta fino a oggi;

   i quattro autisti di De Luca, è l'ipotesi dei pm, sarebbero passati da Salerno, dove l'attuale governatore campano era sindaco, alla regione con aumento di qualifica e stipendio. Da vigili urbani sarebbero stati promossi a esperti, scrive il quotidiano, membri dello staff delle relazioni istituzionali pur essendo privi del curriculum e delle specializzazioni necessarie;

   i quattro vigili al momento non sono indagati;

   le indagini sarebbe scaturite dopo un piccolo incidente in auto quando, il 15 settembre 2017, la macchina guidata da uno degli autisti del governatore, che era a bordo, si schiantò contromano a Salerno contro lo scooter di una ragazza che fortunatamente ne uscì senza conseguenze;

   De Luca si sarebbe difeso dicendo di non aver mai violato la legge né di aver sperperato fondi pubblici, nonostante la segnalazione alla Corte dei conti sulla vicenda;

   la gestione della regione Campania è già al centro di altre indagini collegate all'uso di fondi pubblici. Un consigliere regionale e dirigenti vicini a De Luca sarebbero indagati per i 18 milioni di euro spesi per tre ospedali Covid mai entrati in funzione, e per i quali la procura della Repubblica ipotizza gravissimi reati di turbativa d'asta e frode in pubbliche forniture;

   la regione Campania sarebbe al centro di un'inchiesta della Corte dei conti anche per 20 milioni di euro che la stessa regione guidata da De Luca ha erogato alla sanità privata campana per prestazioni sanitarie mai ricevute. Adesso De Luca è indagato per falso e truffa –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per estendere l'attuale disciplina della cosiddetta legge Severino n. 190 del 2012 anche alle fattispecie indicate in premessa e non rientranti nella normativa in vigore.
(4-06762)


   CARETTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come emerso a mezzo stampa, domenica 6 settembre 2020, durante la Sagra degli Osei di Sacile (PN), il giudice di gara è stato offeso, aggredito, percosso e spintonato da un manifestante animalista; dopo un primo controllo al pronto soccorso, al giudice sono stati dati dieci giorni di prognosi dovuti alle lesioni ricevute;

   non è il primo caso di grave aggressione portato avanti da esponenti di associazioni animaliste di matrice integralista contestualmente allo svolgimento di manifestazioni rurali e territoriali ed, anzi, costituisce l'ennesima provocazione da parte di gruppi ormai recidivi;

   le sagre sono manifestazioni popolari che costituiscono occasione di unione ed armonia tra i cittadini ed il territorio, un presidio di cultura, tradizioni e tutela del territorio, e non luoghi di violenza e prevaricazione –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda intraprendere, per quanto di competenza, per disporre adeguate misure a contrasto delle aggressioni portate avanti dagli esponenti delle associazioni animaliste, con particolare riguardo alle casistiche di cui in premessa.
(4-06764)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BUCALO e FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinanza n. 60 del 10 luglio 2020 del Ministero dell'istruzione ha introdotto nuove procedure per la creazione delle graduatorie provinciali e di istituto che permettono di ottenere incarichi di supplenze per il personale docente ed educativo, per gli anni scolastici 2020/2021 e 2021/2022;

   l'inserimento delle domande è avvenuto unicamente per via telematica, mediante l'uso della piattaforma Polis Istanze OnLine, procedura destinata a migliorare di gran lunga il meccanismo delle nomine dei supplenti e che, invece, si è rivelata da subito inefficiente con blocchi del server, impossibilità a procedere, cancellazione e altro;

   a seguito della pubblicazione delle graduatorie online, si sono riscontrati numerosi errori, candidati assenti nelle graduatorie, valutazioni dei titoli sbagliate, difformità di punteggi, voti sul servizio errati, punteggi completamente inventati su diverse classi di concorso, errori talmente gravi, con il «rischio altissimo» che tutto ciò «scateni un contenzioso molto consistente e diffuso», con inevitabili ripercussioni sulle operazioni di nomina dei supplenti;

   a tal riguardo, sarebbe auspicabile, per evitare innumerevoli ricorsi e garantire un regolare avvio dell'anno scolastico, non adottare alcun provvedimento sulla base delle nuove graduatorie, considerare le stesse provvisorie e prevedere che gli interessati possano presentare on line reclamo avverso i punteggi attribuiti, stabilendo una nuova data per la pubblicazione delle graduatorie provinciali definitive di prima e seconda fascia –:

   se sia a conoscenza di quanto esposto e quale iniziative di competenza intenda urgentemente adottare per attivare tutte le procedure atte ad evitare innumerevoli ricorsi e garantire un regolare avvio dell'anno scolastico.
(5-04570)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FIORAMONTI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   come si apprende da organi di stampa, la confusione creatasi a seguito degli errori emersi dalla compilazione delle graduatorie provinciali per le supplenze (Gps) in corso di pubblicazione da parte degli uffici scolastici, potrebbe derivare da uno scorretto funzionamento del sistema predisposto dal Ministero;

   le sigle sindacali Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda hanno riscontrato la presenza di tali irregolarità del sistema nella valutazione delle 750.000 domande presentate e validate online dalle scuole polo in 4/5 giorni;

   tra gli errori configurati emergono, per esempio, il riconoscimento di esperienze decennali sul sostegno a docenti che non avevano maturato esperienza alcuna sul posto, o il caso di professori che si sono ritrovati di ruolo su cattedre diverse da quelle di propria competenza e per cui avevano fatto domanda;

   tale situazione, come denunciato dalle sigle sindacali, potrebbe comportare tutta una serie di contenziosi che andrebbero a ripercuotersi sulle operazioni di nomina dei supplenti, nonché sulla regolarità della didattica. Da ciò deriverebbe il pericolo di avere cattedre scoperte o coperte in maniera inadeguata per la riapertura a metà settembre;

   pertanto, le sigle sindacali, il 2 settembre 2020, per prevenire tale situazione, hanno richiesto al Ministero, con un documento a firme congiunte, di non utilizzare le graduatorie provinciali per le assunzioni a tempo determinato, lasciando invece invariato l'utilizzo delle graduatorie d'istituto precedentemente utilizzate, mediante l'adozione dei provvedimenti necessari a confermarne la vigenza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza delle irregolarità sopra menzionate e quali iniziative di competenza intenda attuare al fine di sanare tale situazione a garanzia dell'impiego di processi più snelli e tempestivi, affinché le scuole possano disporre del personale necessario senza essere esposte al pericolo di dover affrontare ricorsi e ridefinire nomine ad attività avviate.
(4-06750)


   MELONI, BELLUCCI, FRASSINETTI e MOLLICONE. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il piano educativo individualizzato (Pei), introdotto dalla legge n. 104 del 1992, è lo strumento con cui il consiglio di classe disegna un percorso didattico inclusivo per gli alunni con disabilità, fissando gli obiettivi e le attività che si faranno durante l'anno scolastico e costruendo un tessuto di collaborazione tra scuola e famiglia;

   il P.e.i. viene elaborato dal Gruppo di lavoro per l'inclusione (G.l.o.) costituito, ai sensi del recente decreto legislativo 7 agosto 2019, n. 96, da tutti gli insegnanti della classe in cui è iscritto l'alunno con disabilità, dai genitori dell'alunno con disabilità, dagli operatori sanitari individuati dall'Asl e da personale addetto all'autonomia e alla comunicazione;

   sconforto e preoccupazione tra i genitori di figli con disabilità sta creando la pubblicazione del documento della Federazione italiana per il superamento dell'handicap (Fish) in merito alla «Bozza di linee guida per la compilazione del PEI» e al comunicato stampa del Coordinamento italiano insegnanti di sostegno (Ciis) che la analizza;

   secondo quanto emergerebbe dai citati documenti, infatti, il G.l.o, ovvero il gruppo incaricato dell'elaborazione e della stesura del P.e.i., quale strumento che realizza l'inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità nella scuola italiana, sarà trasformato in organo collegiale e, in quanto tale, regolato dall'articolo 37 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e, per la prima volta in assoluto, sarà chiamato ad «approvare» il P.e.i. tramite votazione;

   il «nuovo» P.e.i., dunque, non sarà più frutto di «elaborazione congiunta», come stabilito dal decreto del Presidente della Repubblica 24 febbraio 1994, applicativo della legge n. 104 del 1992, ma sarà sottoposto ad approvazione mediante votazione a maggioranza;

   se le nuove regole del G.l.o. venissero confermate, come anche denunciato dall'associazione Steadfast, i genitori, anche qualora partecipassero alla votazione, sarebbero inevitabilmente in minoranza numerica e perciò, di fatto, esclusi dal processo decisionale riguardante le scelte educative per il proprio figlio;

   e ancora, come riportato nel documento della F.i.s.h., ai docenti è attribuita «competenza esclusiva» nell'individuazione degli obiettivi educativi e didattici: ciò significa violare il diritto-dovere dei genitori ai quali l'articolo 30 della Costituzione affida l'educazione dei figli;

   preoccupa, poi, l'introduzione «dell'esonero da alcune materie o attività esterna alla classe»: oltre ad escludere l'unicità della persona con disabilità, non prevedendone più la piena partecipazione alla vita della classe, tale scelta rischia di ricostituire «gruppi di alunni» assimilabili alle classi differenziali soppresse dalla legge 4 agosto 1977, n. 517, e, come ricorda la Fish, con questo nuovo sistema «la famiglia non può rifiutare in nessun modo il tipo di programmazione decisa dai docenti!! il rischio è che alle superiori, per semplificarsi la vita, i docenti propongano molto più spesso di quanto sia realmente necessario una programmazione differenziata!! E la famiglia non potrebbe dire più nulla»;

   garantire l'effettiva partecipazione alla vita scolastica è per l'alunno con disabilità un elemento fondamentale per il processo formativo e di inclusione –:

   se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e se non ritenga che le nuove regole del gruppo di lavoro operativo per l'inclusione si palesino come una evidente discriminazione nei confronti degli alunni e delle alunne con disabilità (legge n. 67 del 2006);

   se non ritenga di dover adottare iniziative per garantire che l'educazione dei nostri figli sia il frutto del lavoro condiviso tra scuola e famiglia, quale protagonista attiva dell'intera società.
(4-06766)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   la Abramo Customer Care spa è un'azienda operante nella fornitura di servizi esternalizzati per processi aziendali quali il rapporto diretto col cliente. Nella sede di Crotone, nella quale operano circa 1.600 addetti, l'azienda gestisce una importante attività di call center;

   con lettera del 1° settembre 2020, dando seguito a quanto già paventato a luglio 2020 dalle associazioni sindacali di categoria, la Abramo Customer Care ha informato i Ministeri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, la regione Calabria, il comune di Roma e i sindacati, dell'avvio di un procedimento di licenziamento collettivo di 107 lavoratori, tutti impiegati a tempo indeterminato all'interno del sito industriale di Crotone, alla luce della cessazione dell'attività, dal 1o ottobre 2020, sulla commessa «Roma Capitale», nell'impossibilità di poterli reimpiegare su altra commessa. L'azienda, allo stato, si dichiara non in grado di garantire misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale della riduzione del personale;

   il 22 luglio 2020 i sindacati avevano inviato una richiesta di incontro ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico, alla Consip che ha curato il bando di gara, al comune di Roma e al consorzio Leonardo, vincitore della commessa, al fine di poter discutere degli effetti derivanti dalle non corrette modalità di applicazione della «clausola sociale» relativa ai servizi di contact center legati al servizio 060606 — comune di Roma;

   il principio su cui si basa la norma sulla «clausola sociale» per i call center è di garantire continuità occupazionale ai lavoratori in caso di cambio di appalto, all'interno di un medesimo comprensorio territoriale;

   per questi lavoratori, l'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016 stabilisce che in caso di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente pubblico, il rapporto di lavoro continua con l'appaltatore subentrante, secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento;

   occorre comprendere come il nuovo aggiudicatario della commessa del comune di Roma, il Consorzio Leonardo, intenda applicare la «clausola sociale». Al momento sta offrendo il mantenimento occupazionale su Roma, senza tener conto del vincolo territoriale. Sul sito di Crotone i lavoratori licenziati per la gran parte lavorano con part-time a 20 ore settimanali: dinanzi ad un trasferimento a 600 chilometri di distanza si troverebbero costretti a rinunciare al posto di lavoro;

   l'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016, codice degli appalti pubblici, come rafforzato dall'articolo 33 del decreto legislativo n. 56 del 2017, prevede che i bandi di gara relativi a servizi nei quali il costo della manodopera è superiore al 50 per cento dell'importo totale del contratto (per i call center il costo del lavoro supera l'80 per cento debbano contenere «specifiche clausole volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato»;

   con il decreto direttoriale n. 77 del 1° ottobre 2018, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fissato il costo del lavoro medio per il personale dipendente da imprese aggiudicatarie di servizi di call center, calcolato sulla base del contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni. Secondo i sindacati di categoria, dall'analisi dei contratti collettivi nazionali applicati dalle aziende subentranti, che sono diversi dal suddetto contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni, il nuovo trattamento economico complessivo dei lavoratori, risulta inferiore a quello avuto con il precedente appaltatore. Questo comporterebbe, oltre che un danno al lavoratore, anche un dumping che permette l'aggiudicazione delle gare al di sotto del costo fissato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali;

   a precisare il contenuto della legge sono intervenute le linee guida dell'Anac, delibera n. 114 del 13 febbraio 2019 nelle quali si afferma che «Allo scopo di consentire ai concorrenti di conoscere i dati del personale da assorbire, la stazione appaltante indica gli elementi rilevanti per la formulazione dell'offerta nel rispetto della clausola sociale (...)», in particolare personale utilizzato, contratto collettivo nazionale di lavoro, applicato e sede di lavoro;

   va negativamente rimarcato il fatto che la Consip, un ente controllato dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel bando per l'assegnazione del servizio di call center per il comune di Roma, non abbia adeguatamente esplicitato i criteri minimi necessari a dare effettiva consistenza a quanto stabilito in materia di «clausola sociale» da leggi e contratti collettivi, a tutela dei lavoratori dei call center;

   al di là delle ricorrenti crisi occupazionali della società Abramo Customer Care, la provincia di Crotone è in preda a una crisi economica e sociale le cui radici affondano nello smantellamento del polo industriale negli anni '90. Le difficoltà derivanti dalla pandemia hanno inasprito una situazione già difficile, a cominciare dalle immense difficoltà che affliggono il sistema trasportistico, stradale e ferroviario, per la cui soluzione occorreranno ancora 5-10 anni;

   nella classifica sulla vivibilità delle 107 province italiane, Crotone è collocata regolarmente agli ultimi posti: 106o in termini di saldo migratorio interno (in particolare, per la fuga dei giovani), 107o per il numero di anni di studio della popolazione, 107o per il tasso di disoccupazione (96o per il tasso di disoccupazione giovanile), 107o per il reddito medio e per la spesa delle famiglie, 104o per l'offerta di trasporto pubblico, 103o per la spesa sociale degli enti locali; 105o in termini di offerta culturale;

   un percorso diverso è possibile: nell'ottobre 2019, dopo intensa trattativa, i lavoratori impegnati sulla commessa Enel mercato libero nel call center di Casarano in Puglia, hanno mantenuto il mantenimento del posto di lavoro grazie all'applicazione della clausola di salvaguardia sociale. Si ha notizia che, in casi analoghi, i contratti precedenti sono stati prorogati proprio per risolvere la questione della territorialità –:

   se non ritengano opportuno intervenire con assoluta urgenza a tutela dei lavoratori della Abramo Customer Care spa di Crotone, per i quali è in corso una procedura di licenziamento collettivo, in considerazione del fatto che la soluzione di assorbimento per essi prospettata ad avviso degli interpellanti di fatto aggira le disposizioni sulla «clausola sociale» in favore dei lavoratori dei call center;

   se non si ritenga che il bando di gara Consip che ha dato origine alla vicenda esposta in premessa fosse privo degli elementi necessari alla corretta applicazione della «clausola sociale».
(2-00923) «Torromino, Occhiuto».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LEPRI, MURA e VISCOMI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la legge n. 68 del 1999, recante «Norme per il diritto al lavoro dei disabili», prevede, all'articolo 21, che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali presenti ogni due anni, entro il 30 giugno, una relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge stessa;

   l'ottava relazione sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999, riguardante gli anni 2014 e 2015, è stata trasmessa alla Presidenza della Camera in data 28 febbraio 2018;

   il decreto legislativo n. 151 del 14 settembre 2015, al Capo I, ha apportato alcune modifiche alla legge n. 68 del 1999; in particolare la norma introduce il principio base per cui le aziende private possono assumere i lavoratori disabili mediante la richiesta nominativa. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di computare, nella quota di riserva, i lavoratori già disabili prima dell'assunzione (con una riduzione della capacità professionale superiore al 60 per cento o del 45 per cento nel caso di persone con disabilità intellettiva e psichica) anche se non assunti attraverso il collocamento mirato;

   ai datori di lavoro si permette di assumere in una loro unità produttiva un numero di aventi diritto al collocamento obbligatorio superiore a quello prescritto, portando le eccedenze a compenso del minor numero di lavoratori assunti in altre unità produttive della medesima regione;

   il decreto ha rafforzato, infine, gli incentivi per le aziende, con una durata più lunga in caso di assunzione di persone con disabilità intellettiva e psichica, e ha istituito una «Banca dati del collocamento mirato» che raccoglie le informazioni concernenti i datori di lavoro pubblici e privati obbligati e i lavoratori interessati;

   con la circolare 99/2016, l'Inps ha fornito le indicazioni operative a cui ci si deve attenere per chiedere gli incentivi previsti dal Jobs act per l'assunzione dei lavori disabili;

   l'articolo 10 del decreto legislativo n. 151 del 2015 ha modificato i bonus introdotti con la legge n. 68 del 1999 al fine di favorire l'inserimento lavorativo. L'agevolazione riguarda i rapporti di lavoro con decorrenza dal 2016 e varia in base alla tipologia di disabilità;

   i datori interessati hanno dovuto inviare una domanda preventiva all'Inps che ha verificato la disponibilità dei fondi messi a disposizione per la copertura finanziaria dell'incentivo;

   rispetto alla previsione di cui all'articolo 8 del decreto legislativo n. 151 del 2015, inerente alla banca dati citata, risulta non essere stato ancora emanato il relativo decreto attuativo;

   la nona relazione sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999, riguardante gli anni 2016 e 2017, non risulta essere ancora pervenuta all'attenzione del Parlamento e delle Commissioni competenti, pur essendo ormai scaduto il termine previsto per legge del 30 giugno (in questo caso, relativo all'anno 2018) –:

   quando il Ministro interrogato intenda presentare la nona relazione sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999;

   se il Ministro abbia effettuato un monitoraggio delle dinamiche di collocamento dei lavoratori disabili in seguito all'applicazione del decreto legislativo n. 151 del 2015 e se sia stato riscontrato in questo senso un miglioramento nell'occupazione delle persone con disabilità e nella loro tipologia contrattuale, anche rispetto ai numeri della ottava relazione e in virtù degli incentivi di cui sopra.
(5-04574)

Interrogazione a risposta scritta:


   FASSINA e EPIFANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 17 marzo 2020 è stato emanato il decreto-legge n. 18 (Misure di potenziamento del Servizio sanitario nazionale e di sostegno economico per famiglie, lavoratori e imprese connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19);

   l'articolo 26, comma 2, del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, così come prorogato dall'articolo 74 del decreto-legge 19 maggio 2020 n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 74, riguarda la tutela dei lavoratori fragili attraverso la disciplina dell'assenza dal servizio di lavoratori pubblici e privati in relazione ad alcune condizioni di disabilità o di rischio per la salute;

   in particolare, il comma 2 dell'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020, così prorogato dall'articolo 74 del decreto-legge n. 34 del 2020, prevede fino al 31 luglio 2020 che per i lavoratori dipendenti pubblici e privati per cui non sia possibile svolgere la propria attività in modalità agile e che siano in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell'articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, nonché per i lavoratori in possesso di certificazione rilasciata dai competenti organi medico-legali, attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti da patologie oncologiche o dallo svolgimento di relative terapie salvavita, ai sensi dell'articolo 3, comma 1, della medesima legge n. 104 del 1992, il periodo di assenza dal servizio sia equiparato al ricovero ospedaliero;

   il 30 luglio 2020 è stato emanato il decreto-legge n. 83, recante «misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020», all'interno del quale non vengono prorogate le misure di tutela della salute dei lavoratori cosiddetti fragili. Il decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, però, estende fino al 15 ottobre 2020 lo stato di emergenza dichiarato il 31 gennaio 2020;

   a partire dal 1° agosto 2020 un lavoratore fragile per il quale non è possibile prestare la propria attività in smartworking o in altra modalità di lavoro a distanza, deve rientrare sul luogo di lavoro, con il rischio di contrarre il virus e aggravare la sua già difficile condizione di salute –:

   quali siano le motivazioni all'origine della mancata proroga, almeno fino al 15 ottobre 2020, contestualmente al termine ultimo previsto per l'emergenza sanitaria, della tutela prevista dal decreto n. 18 del 2020 per i lavoratori fragili;

   come si intendano tutelare i lavoratori fragili nel caso in cui i datori di lavoro non possano predisporre per le loro attività lo smartworking o altra modalità di lavoro a distanza.
(4-06765)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il riccio di mare Paracentrotus lividus è uno dei principali erbivori delle zone costiere superficiali del Mediterraneo e attraverso la sua attività di grazing, praticando quindi un'attività di pascolo del manto algale, contribuisce a definire la struttura della comunità bentonica infralitorale, costituita dagli organismi acquatici che vivono in stretto contatto con il fondo o fissati al substrato solido;

   da diversi anni, in Sardegna, così come in Puglia e in Sicilia, ovvero nelle regioni in cui la pesca dei ricci è una consolidata tradizione, il prelievo intensivo sta riducendo drasticamente la presenza del Paracentrotus lividus;

   in particolare, nell'isola, infatti, lo sfruttamento degli stock risulta considerevole a causa del continuo aumento della domanda e di evidenti difficoltà nella gestione e nel controllo di tutto il processo di filiera. Questo ha portato a casi di sovrasfruttamento (overfishing) imputabili al prelievo da parte dei pescatori autorizzati ma anche da parte di chi pratica la pesca illegale o a fini ricreativi;

   il prelievo incontrollato di questa specie incide prevalentemente sulle classi di taglia che superano i 50 mm (taglia commerciale minima) e il decremento della popolazione, come conseguenza della pesca, può originare numerosi effetti indiretti alterando i processi ecologici che caratterizzano gli habitat costieri;

   nello specifico, la rimozione sistematica dei ricci di mare più grandi, quindi più produttivi in termini di gonadi, riduce il numero di individui fertili che rilasciano gameti nell'ambiente circostante, producendo un effetto a cascata di riduzione delle popolazioni naturali. La riduzione della densità degli adulti, inoltre, ha un effetto negativo sul reclutamento degli individui giovani che utilizzano gli adulti per nascondersi e proteggersi dai predatori naturali. La riduzione della densità, dell'abbondanza e della dimensione media dei ricci adulti ha conseguenze drammatiche sia dal punto di vista ecologico, a causa delle modifiche degli equilibri dell'intera comunità bentonica, sia da quello socio-economico, a causa delle ricadute su tutta la filiera della produzione del prodotto riccio di mare (pescatori, distributori, ristoratori);

   l'area marina protetta Capo Caccia - Isola Piana ha realizzato, in collaborazione con l'Università di Sassari e il Consorzio nazionale interuniversitario per le scienze del mare (Conisma), quattro campagne di studio negli anni 2006, 2007, 2018 e 2019, con lo scopo di acquisire dati e informazioni relativi alla presenza, distribuzione, abbondanza e struttura demografica di Paracentrotus lividus all'interno della stessa area marina protetta;

   i dati raccolti nel corso dell'indagine evidenziano che, rispetto alla precedente campagna di monitoraggio (2018), i risultati del 2019 hanno mostrato un ulteriore decremento della popolazione totale di Paracentrotus lividus e, considerando tutti i dati pregressi raccolti per quest'area per la batimetria 5m, si può affermare che la popolazione totale dal 2006 si è ridotta drasticamente con percentuali molto spesso superiori all'85 per cento;

   la pesca incontrollata, la minaccia dell'alterazione degli habitat e la possibile scomparsa della specie hanno già portato il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali a vietare la pesca delle oloturie, echinodermi comunemente noti come «cetrioli di mare», presenti nel Mar Mediterraneo;

   risulta pertanto evidente che il Paracentrotus lividus si trovi oggi in uno stato di grave depauperamento e che si renda necessaria l'adozione di misure volte alla tutela della specie –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di tutelare il Paracentrotus lividus, impedendone il rischio di estinzione, e se intenda promuovere campagne di comunicazione finalizzate ad accrescere la consapevolezza ambientale, favorendo, contestualmente, una maggior cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti.
(2-00924) «Deiana, Cadeddu, Alberto Manca, Ilaria Fontana, Daga, D'Ippolito, Di Lauro, Federico, Licatini, Maraia, Micillo, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi, Cabras, Luciano Cantone, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Cominardi».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIVIANI, BUBISUTTI, CECCHETTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 18 del 2020 cosiddetto «Cura Italia», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2020, al comma 2 dell'articolo 78, così come modificato dall'articolo 222, comma 7, del decreto-legge n. 34 del 2020 cosiddetto «Rilancio», convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, prevede che per far fronte ai danni diretti e indiretti subiti dalle imprese della pesca e dell'acquacoltura a causa dell'emergenza da COVID-19, nello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali è istituito un fondo con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno 2020 per la sospensione dell'attività economica delle imprese del settore della pesca e dell'acquacoltura; con il decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 17 luglio 2020 sono definiti i criteri e le modalità di attuazione della sopracitata disposizione;

   gli articoli 7, 8 e 9 del suddetto decreto ministeriale prevedono le procedure per la concessione ed erogazione dei contributi nonché la ripartizione delle risorse;

   i suddetti articoli prevedono che, ai fini della concessione del contributo, le imprese interessate presentano al Ministero la relativa richiesta, nelle modalità ed entro i termini definiti in un successivo provvedimento di attuazione del decreto;

   all'interrogante ad oggi non risulta, a circa due mesi di distanza dall'emanazione del decreto ministeriale del 17 luglio 2020, che sia stato ancora emanato il provvedimento di attuazione dei predetti articoli;

   non si conoscono, quindi, i tempi entro i quali i soggetti interessati potranno presentare domanda e oltretutto, una volta presentata, la domanda dovrà seguire un ulteriore iter come previsto dal decreto ministeriale;

   quindi, a distanza di più di quattro mesi dall'approvazione del decreto «Cura Italia» e di circa due mesi dall'emanazione del decreto ministeriale le imprese della pesca e dell'acquacoltura ancora non sanno quando potranno accedere a queste risorse, che seppur esigue, inadeguate ed estemporanee, generate più per tamponare l'emergenza che per una vera e propria strategia per il futuro del comparto della pesca, sono però importanti per la ripresa economica delle imprese;

   le imprese della pesca nel periodo del lockdown, a causa dell'emergenza dovuta al COVID-19, sono state costrette a sospendere o ridurre significativamente le loro attività sia per i prezzi bassi al mercato che per la forte riduzione della domanda nei canali della distribuzione tradizionale (mercati rionali, pescherie), ed anche per il quasi totale invenduto, dovuto al crollo della domanda –:

   a che punto sia l'iter per l'emanazione dei provvedimenti di attuazione del decreto ministeriale del 17 luglio 2020 al fine di assicurare la salvaguardia dell'occupazione della gente di mare e per dare ossigeno e la necessaria liquidità ad uno dei settori più colpiti dalla crisi epidemiologica da COVID-19.
(5-04572)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazioni a risposta scritta:


   PATELLI e RACCHELLA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   è consentito svolgere attività sportiva o attività motoria all'aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici, ove accessibili, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l'attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività, salvo che non sia necessaria la presenza di un accompagnatore per i minori o le persone non completamente autosufficienti;

   gli eventi e le competizioni sportive – riconosciuti di interesse nazionale e regionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni); dal Comitato italiano paralimpico (Cip) e dalle rispettive federazioni, ovvero organizzati da organismi sportivi internazionali – sono consentiti a porte chiuse ovvero all'aperto senza la presenza di pubblico, nel rispetto dei protocolli emanati dalle rispettive Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate ed enti di promozione sportiva, al fine di prevenire o ridurre il rischio di diffusione del virus Covid-19 tra gli atleti, i tecnici, i dirigenti e tutti gli accompagnatori che vi partecipano; anche le sessioni di allenamento degli atleti, professionisti e non professionisti, degli sport individuali e di squadra, sono consentite a porte chiuse, nel rispetto dei protocolli;

   l'attività sportiva di base e l'attività motoria in genere, svolte presso palestre, piscine, centri e circoli sportivi, pubblici e privati, ovvero presso altre strutture ove si svolgono attività dirette al benessere dell'individuo attraverso l'esercizio fisico, sono consentite nel rispetto delle norme di distanziamento sociale e senza alcun assembramento, in conformità con le linee guida emanate dall'Ufficio per lo sport, sentita la Federazione medico sportiva italiana (Fmsi), fatti salvi gli ulteriori indirizzi operativi emanati dalle regioni e dalle province autonome;

   è consentito lo svolgimento anche degli sport di contatto nelle regioni e province autonome che abbiano preventivamente accertato la compatibilità delle suddette attività con l'andamento della situazione epidemiologica nei rispettivi territori e che individuino i protocolli o le linee guida idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in settori analoghi. Detti protocolli o linee guida sono adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome;

   ogni Federazione sportiva afferente al Coni fa riferimento alle linee guida per gli allenamenti degli sport di squadra dell'Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri, sia per gli allenamenti per gli sport singoli che di squadra e di contatto;

   per le società sportive che hanno ripreso l'attività agonistica con incontri ufficiali sono previsti tamponi di controllo atti a constatare la non presenza di atleti colpiti da virus Covid-19, anche in forma asintomatica;

   i tamponi sono a totale carico delle società sportive che siano esse di sport professionistici (calcio, ciclismo, golf e pallacanestro), non professionistici, oltre che dilettantistici (Asd, Ssd o Asd a rl), con ulteriore aggravio dei costi gestionali delle stesse –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere al fine di evitare enormi spese alle società sportive non professionistiche e/o dilettantistiche, e degli atleti che partecipano ai giochi sportivi studenteschi, a fronte dei numerosi test che dovranno sostenere durante i rispettivi campionati nazionali, regionali e/o provinciali;

   se intenda adottare iniziative normative volte a creare un fondo ad hoc al quale le società sportive possano accedere, evitando così la chiusura di numerose realtà dilettantistiche già duramente colpite nelle loro attività sociali durante il lockdown;

   se il Governo preveda altresì di promuovere, per quanto di competenza, delle convenzioni con le Asl locali, per l'erogazione di prestazioni con costo a carico del Servizio sanitario nazionale, o con il pagamento di un ticket forfettario annuale, per lo svolgimento delle eventuali operazioni di esecuzione del tampone degli atleti e degli staff al loro seguito durante lo svolgimento di tutto il periodo dei campionati e quindi delle gare ufficiali.
(4-06761)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo statuto della Federcalcio demanda l'organizzazione del campionato di calcio alla Lega calcio di serie A, un'associazione privata non riconosciuta della quale fanno parte in forma privatistica le società affiliate alla F.i.g.c. che partecipano al campionato di serie A;

   la Lega calcio serie A, quale organizzatore del campionato, è contitolare – assieme alle società sportive, in quanto organizzatori dei singoli eventi – dei relativi diritti audiovisivi ed esercita il diritto di commercializzazione di tali diritti, mediante procedure competitive di assegnazione, organizzate e gestite secondo i criteri di trasparenza ed efficienza;

   in questi giorni è in corso la relativa procedura di assegnazione, e da notizie di stampa si apprende che sarebbero pervenute alla Lega calcio due tipologie di offerte:

    a) seguendo un modello tradizionale, due operatori specializzati (Wanda e Mediapro) si sono rivolti direttamente ai club proponendo una partnership per realizzare un canale della Lega;

    b) seguendo un modello di natura finanziaria e speculativa, invece, sei fondi di investimento internazionali hanno proposto offerte vincolanti per entrare in una media company che commercializzerebbe i diritti tv;

   questo secondo modello proposto, di natura prettamente speculativa, non appare, tuttavia, all'interrogante affatto compatibile con il valore sociale del gioco del calcio e con la conseguente valenza pubblicistica dell'attività di organizzazione dei campionati, cui è inscindibilmente connesso lo sfruttamento dei diritti audiovisivi;

   al contrario, affidare stabilmente a fondi speculativi la gestione ed il controllo della governance della più importante risorsa del calcio italiano, rappresentata dai diritti televisivi, costituirebbe un fattore di contaminazione penetrante che andrebbe a condizionare l'autonomia e le scelte operative;

   infatti, diversamente dall'opzione tradizionale, in cui l'operatore specializzato resta un semplice strumento degli enti preposti al governo del calcio, l'ipotizzato trasferimento della gestione e la governance della newco nell'ambito della quale saranno gestiti i diritti televisivi a fondi speculativi, comporterebbe l'attribuzione ai fondi stessi di un potere di condizionamento ben più penetrante ed incisivo in tutto e per tutto contrastante con quei principi costituzionali che riservano allo Stato e agli organi pubblici di governo del calcio le funzioni di governo ed indirizzo di questo sensibile settore;

   il richiamato contrasto si mostra ancor più insidioso e pericoloso per il sistema se si considera l'incontrollabile e mutevole assetto proprietario dei fondi e la spirale di opacità che ne avvolge le decisioni, aspetti certamente inconciliabili con l'esigenza basilare di trasparenza che deve caratterizzare qualsiasi attività che presenti rilevanza sul piano del pubblico interesse;

   tale cessione di quote ai fondi speculativi internazionali, se attuata, concreterebbe, peraltro, una spogliazione definitiva di prerogative e competenze tassativamente fissate dalla legge;

   inoltre si porrebbe in contrasto con la temporaneità della delega che la Federazione attribuisce per l'organizzazione dei campionati;

   il tutto, infine, avviene con fretta sospetta, a maggior ragione se si considera che, nella bozza di Testo unico dello sport, si stavano dettando disposizioni volte a garantire la trasparenza e l'efficienza del mercato dei diritti audiovisivi, e a disciplinare la ripartizione delle risorse economiche e finanziarie assicurate dalla commercializzazione in forma centralizzata di tali diritti –:

   se il Governo sia informato di quanto esposto in premessa;

   quali iniziative di competenza intendano adottare per scongiurare il rischio che fondi speculativi internazionali si approprino della gestione dei diritti televisivi, acquisendo la capacità di influenzare, con le proprie logiche di profitto, il campionato di calcio italiano di serie A e la sua organizzazione, a detrimento dell'intero sistema sportivo italiano.
(4-06763)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2020, all'articolo 1, comma 1, lettera bb), prevede che l'accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (Rsa), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, è limitata ai soli casi indicati dalla direzione sanitaria della struttura, che è tenuta ad adottare le misure necessarie a prevenire possibili trasmissioni di infezione;

   tale disposizione, già prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2020, è stata protratta fino al 31 luglio 2020 dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 luglio 2020;

   come segnalato dall'Utim (Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva), le famiglie con figli ospiti nelle comunità terapeutiche assistite chiedono l'allentamento delle succitate misure restrittive messe in atto nel fase acuta dell'emergenza sanitaria da Covid-19 e la ripresa, da parte dei ragazzi, delle terapie riabilitative che includono anche lo svolgimento di attività esterne finalizzate al loro reinserimento sociale;

   nelle comunità alloggio, aventi piccole dimensioni (8/10 utenti), vivono prevalentemente persone giovani/adulte con caratteristiche ed esigenze diverse da quelle degli anziani ospitati nelle Rsa, spesso non autosufficienti o con multi-morbilità;

   buona parte di dette persone, pur avendo problematiche varie (per esempio, sindrome di Down, insufficienza mentale, esiti da encefaliti, impossibilità a deambulare e altro), non hanno in genere patologie in atto e vivono nelle comunità terapeutiche residenziali soprattutto per il fatto di non poter più contare su di un ambito domiciliare familiare idoneo;

   gli ospiti di dette realtà hanno la primaria necessità di riprendere le normali attività nel territorio urbano in cui sono inseriti, in base alle loro autonomie, la periodica frequentazione dei familiari, il ritorno a casa laddove possibile, la partecipazione alla vita sociale nel rispetto della necessità e del diritto all'integrazione, peraltro secondo il loro progetto educativo individuale –:

   se il Governo sia a conoscenza delle criticità esposte in premessa e quali iniziative intenda adottare per favorire la ripresa delle attività e delle relazioni familiari degli ospiti delle comunità terapeutiche residenziali.
(2-00922) «D'Arrando, Massimo Enrico Baroni, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Ruggiero, Sapia, Sarli, Sportiello».

Interrogazione a risposta orale:


   SARRO, GELMINI, CASCIELLO, FASANO, PENTANGELO e PAOLO RUSSO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   per fronteggiare la crisi epidemica che il settore zootecnico bufalino della provincia di Caserta sta attraversando, la regione Campania ha varato, con delibera n. 207 del 2019, un piano di contrasto che, ad avviso degli interroganti, si sta rivelando assolutamente inadeguato;

   gli allevatori sono stati costretti ad abbattere migliaia di capi di bufali che, dalle analisi effettuate post mortem, sono risultati come «falsi positivi» alla brucellosi. Le rilevazioni operate dal Ministero della salute evidenziano che i capi abbattuti sono stati 6.500 nell'anno 2018, 10.127 nell'anno 2019 e 13.534 nei primi 8 mesi dell'anno 2020, con una proiezione di 20.000 capi abbattuti per la fine dell'anno;

   agli allevatori è stato impedito di praticare il vaccino contro la brucellosi, contrariamente alla prassi autorizzata dalle competenti autorità negli anni precedenti e raccomandata dalla Commissione dell'Unione europea;

   il piano della regione Campania, inoltre, ad avviso degli interroganti contrasta con il regolamento (UE) 2017/625 che sancisce il diritto degli allevatori a partecipare attivamente agli accertamenti condotti dalle autorità nazionali, al fine di evitare eventuali errori procedurali durante i controlli e le attività di profilassi per le malattie infettive del bestiame;

   il Commissario europeo per la salute, Kyriakides, rispondendo ad una interrogazione in merito, non ha mancato di esprimere forti riserve sulla efficacia del piano della regione Campania, evidenziando che i risultati raggiunti sono ben al di sotto degli obiettivi concordati in sede comunitaria. Sulla questione nel 2019 l'Unione europea ha applicato all'Italia specifiche sanzioni pecuniarie;

   la strage dei bufali in Campania è amplificata anche dall'abbattimento dei capi sospetti di aver contatto la Tbc Bovis, sulla base di accertamenti condotti dall'Istituto zooprofilattico di Portici (NA) con l'uso di un kit diagnostico (il «bovigam»), a quanto consta agli interroganti non registrato per simili finalità;

   la legge n. 292 del 2002 stabilisce che la bufala mediterranea italiana è patrimonio zootecnico nazionale e che per il risanamento dalle malattie infettive che lo colpiscono, le regioni interessate, in concorso con il Ministero della salute, adottano piani straordinari di intervento, utilizzando anche le vaccinazioni come metodo profilattico –:

   in considerazione di quelle che agli interroganti appaiono gravi responsabilità della regione Campania esposte in premessa, se non ritenga opportuno adottare, con urgenza, ogni iniziativa di competenza in relazione alla profilassi del bestiame bufalino in provincia di Caserta, anche eventualmente mediante la nomina di un commissario governativo, al fine di individuare piani di profilassi rispettosi delle disposizioni previste dai regolamenti dell'Unione europea, in particolare consentendo agli allevatori di esercitare il diritto al contraddittorio durante le procedure.
(3-01742)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BELLUCCI, GEMMATO, RAMPELLI, MOLLICONE, DEIDDA e FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in linea con quella che gli interroganti giudicano la politica degli annunci a cui questo Governo ha abituato i cittadini, il Ministro interrogato con un tweet, rapido e sintetico, senza bisogno di argomentare la nuova decisione, ha annunciato la pubblicazione delle nuove linee guida sull'aborto farmacologico, che annullano l'obbligo di ricovero dall'assunzione della pillola Ru486 fino alla fine del percorso assistenziale e allungano il periodo in cui si può ricorrere al farmaco fino alla nona settimana di gravidanza;

   in particolare, nella circolare ministeriale del 12 agosto 2020 si legge: «tenuto conto della raccomandazione formulata dall'organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in ordine alla somministrazione di mifepristone e misoprostolo per la donna fino alla 9° settimana di gestazione, delle più aggiornate evidenze scientifiche sull'uso di tali farmaci, nonché del ricorso nella gran parte degli altri Paesi Europei al metodo farmacologico di interruzione della gravidanza in regime di day hospital e ambulatoriale, la scrivente Direzione generale ha predisposto le Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine»;

   le nuove linee guida, di cui, peraltro, non sembra esserci evidenza sul sito del Ministero della salute, raccomandano l'aborto farmacologico in day hospital, ma, di fatto, dal testo si evincerebbe qualcosa di diverso e più grave: la donna potrà abortire a casa, o comunque al di fuori di una struttura sanitaria, con tutto quello che ne consegue, sia in termini di sicurezza sanitaria per la donna stessa, sia in termini di visione culturale e valoriale;

   con le nuove indicazioni ministeriali, l'aborto farmacologico diventa un esclusivo problema della donna, che intaccherebbe il Servizio sanitario nazionale solo se la situazione precipita dal punto di vista clinico: le due pillole usate per interrompere la gravidanza in atto, la prima per far morire l'embrione, la seconda dopo due giorni per indurre le contrazioni espulsive, potranno essere, infatti, somministrate senza ricorrere al ricovero ospedaliero, ritenuto necessario finora da tre precedenti pareri del Consiglio superiore di sanità (2004, 2005 e 2010);

   l'ultimo diverso parere avrebbe, invece, dato via libera al day hospital e alla somministrazione anche in ambulatori e consultori;

   la previsione dell'utilizzo della pillola abortiva Ru486 senza alcun ricovero obbligatorio e l'allungamento del periodo di somministrazione, oltre ad essere pericoloso e irresponsabile, a parere della interrogante, apre sempre di più la strada a un sistema di interruzione della gravidanza «fai da te», contravvenendo a uno dei principi della legge n. 194 del 1978, qual è la tutela della salute delle donne;

   introdurre, sostenere e diffondere la RU486 significa promuovere una procedura che lascia sola la donna costringendola ad affrontare un evento doloroso, dal punto di vista sia fisico che psicologico, senza ricevere il doveroso aiuto e supporto da parte delle istituzioni, incentivando l'idea della estraneità della società dal dramma dell'aborto;

   come denunciato da Massimo Gandolfini, leader del Family Day, «Assumere la Ru486 senza ricovero è un attentato alla vita e alla salute della donna, alla quale viene indicata una soluzione che banalizza l'aborto e che la lascia sempre più sola in una decisione drammatica. Facilitare e promuovere l'aborto fai da te significa infatti allontanare le ragazze che stanno vivendo una gravidanza difficile dai consultori e dai Centri di Aiuto alla Vita, dove possono ricevere sicuramente un sostegno concreto per poter scegliere per la vita e non per la morte» –:

   sulla base di quali evidenze scientifiche siano state emanate le linee guida di cui in premessa e se non ritenga che le stesse contravvengano al diritto alla salute e alla scelta consapevole delle donne, garantito dalla legge n. 194 del 1978.
(4-06743)


   GIANNONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia esiste dal 2010 uno specifico piano nazionale di governo delle liste d'attesa (Pngla), secondo il quale devono essere rispettati dei tempi massimi di attesa per alcune prestazioni mediche, 58 tra visite specialistiche, esami diagnostici e interventi chirurgici. In base a questo piano, si può andare dal privato pagando il solo ticket previsto nel pubblico se entro 60 giorni non è stato fissato un appuntamento nel sistema sanitario nazionale;

   tuttavia, secondo quanto denunciato dal Cobas di Lecce in un comunicato stampa, turisti e pazienti con richieste di prestazioni mediche urgenti, contrassegnate con «U», vengono invitati a farle in «Alpi» (attività intramoenia) a pagamento, perché le agende sono bloccate e ad oggi per fare una ecografia o una mammografia bisogna attendere due anni. Questo secondo Cobas Lecce è ciò che accade nei Cup o nei servizi sanitari, come la cittadella della salute dell'ex Vito Fazzi;

   secondo la normativa nazionale, continua il sindacato, un paziente che non può effettuare una prestazione urgente, perché non c'è posto, dovrebbe essere inviato direttamente presso l'attività intramoenia senza pagare la visita, ma solo il ticket. Una legge, conclude, che non sembra valere in Puglia e nella provincia di Lecce –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda intraprendere affinché venga garantita parità di accesso alle cure a tutti i cittadini in rapporto a uguali bisogni di salute, senza nessuna distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche.
(4-06755)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:


   CAPITANIO, MACCANTI, DONINA, FURGIUELE, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro dello sviluppo economico ha firmato i decreti attuativi per gli interventi previsti dal piano scuola e piano voucher per famiglie, nell'ambito della strategia della banda ultralarga, per i quali sono disponibili complessivamente 600 milioni di euro. Il decreto su piano scuola destina 400 milioni di euro per l'attivazione di servizi in banda ultralarga in oltre 32.000 plessi scolastici mentre il decreto relativo al piano famiglie – che ha ottenuto il «via libera» della Commissione europea – consente di sostenere con 200 milioni la connessione a internet di circa 2,2 milioni di famiglie con Isee sotto i 20 mila euro, attraverso un voucher da 500 euro per l'acquisto della connessione e di un tablet o pc. Gli interventi saranno gestiti da Infratel, società «in house» del Ministero dello sviluppo economico e soggetto attuatore della strategia italiana per la banda ultralarga;

   il Comitato banda ultra larga, Cobul, riunitosi il 5 maggio 2020 ha varato un piano di contributi alla connettività in favore di famiglie, piccole e medie imprese, scuole, in tutte le aree del Paese, e il Ministero dello sviluppo economico ha affidato ad Infratel Italia le risorse di cui alla delibera 65/2016 e 71/2017 per avviare la realizzazione e l'attivazione di un piano scuole e di un piano voucher. Infatti, la strategia nazionale del piano banda ultralarga, oltre ad incentivare le infrastrutture nelle cosiddette «aree bianche», prevede anche misure di sostegno alla domanda di servizi ultraveloci;

   gli interventi in esame sono finanziati a valere sulle risorse Fsc relative al periodo di programmazione 2014-2020 di cui alla delibera Cipe 7 agosto 2017, n. 71 e alla delibera Cipe 6 agosto 2015, n. 65, nell'ambito delle risorse stanziate per il piano scuole nel suo complesso che ammontano, in totale, a 400.430.898 euro;

   nella segreteria tecnica del Cobul del 15 luglio 2020 è stato comunicato che il cronoprogramma stabilito per l'attuazione di tali misure non poteva più essere rispettato, in quanto la Commissione europea avrebbe chiesto al Ministero dello sviluppo economico supplementi di informazioni e di consultazioni tra gli operatori economici del settore;

   a causa dei ritardi del Ministero dello sviluppo economico nell'attivare le necessarie interlocuzioni con la Commissione europea si corre il rischio di vanificare l'intera operazione o, nel migliore dei casi, di arrivare tardi nell'offrire le indispensabili infrastrutture e i necessari servizi digitali a famiglie e imprese;

   a parere degli interroganti l'unica certezza, al momento, è che le scuole a cui erano destinati 400 milioni di euro riceveranno la metà e soprattutto non saranno connesse per l'inizio dell'anno scolastico. Il Ministero dello sviluppo economico ha avuto il tempo di vagliare gli interventi più idonei ai fini del raggiungimento dell'obiettivo come indicato nella risoluzione in Commissione n. 8-00057 approvata il 4 dicembre 2019 con la quale la Lega impegnava il Governo «ad adottare iniziative (...) per introdurre quanto prima degli incentivi – nella forma di voucher destinati ai clienti finali o di sconto sul prezzo di acquisto o attivazione o, comunque, nella forma economicamente più idonea ed efficiente – per l'attivazione di servizi di connessione alla rete internet ad almeno 100 Mbps in download» –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda porre in essere al fine di velocizzare gli interventi previsti dal piano scuola e piano voucher per famiglie ed in particolare per la connessione dei complessi scolastici.
(4-06758)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, il Ministro per le pari opportunità e la famiglia, per sapere – premesso che:

   come è noto dalle cronache recenti, il professor Marco Gervasoni, docente di storia contemporanea presso l'Unimolise, il 5 settembre 2020 ha pubblicato sul proprio accountTwitter la foto della copertina dell'ultimo numero dell'Espresso che ritraeva la vicepresidente della regione Emilia-Romagna, Elly Schlein, accompagnandola con un commento sulla sua estetica nel quale si domandava se si trattasse di un uomo anziché di una donna;

   è un commento che esprime un evidente sessismo e un atteggiamento chiaramente misogino;

   il professore, inoltre, ha espresso di frequente commenti denigratori e violenti nei confronti di esponenti politici e della società civile;

   tra questi vi sono i seguenti, riportati in un articolo di «La Repubblica» il 7 settembre: «gli interlocutori di sinistra vanno spazzati via: sono al di fuori dell'umanità»; Ilaria Cucchi definita «Segre dei poveri»; «zecche rosse»; per una sindaca che revoca la cittadinanza onoraria a Mussolini per conferirla a Liliana Segre il commento è che «la madre delle coglionazze ignoranti è sempre incinta»; e poi «5 Stelle vermi»; Repubblica «merde»; Nicola Zingaretti «unico uomo al mondo che in ogni foto appare con la faccia da cojone»;

   inoltre, un suo commento in particolare gli e addirittura costato il posto di docente presso la Luiss di Roma: nel mese di luglio 2019, infatti, scrisse che la nave Sea Watch «va affondata quindi Sea Watch bum bum», e a seguito di queste parole la Luiss nel settembre 2019 non gli ha rinnovato l'incarico;

   il codice etico dell'Università del Molise dove il professor Gervasoni è di ruolo parla dei «fondamentali doveri», da parte di studenti e docenti, di «rispetto della dignità umana» e di «rifiuto di ogni discriminazione». La comunità universitaria del Molise afferma anche l'impegno a «ripudiare ogni discriminazione originata da differenze di orientamenti religiosi, politici, culturali o sessuali» e, nello statuto dell'Ateneo, si enuncia una «comunità solidale che promuove al suo interno, ad ogni livello ed in ogni suo ambito, un clima di rispetto e di riconoscimento del valore dell'altro nel rifiuto di ogni forma di discriminazione relativa al genere, all'età, all'origine etnica, al credo religioso, all'orientamento sessuale, alla disabilità, alle condizioni di salute fisica e psichica» –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo, visti i fatti sopra menzionati, per tutelare la dignità dell'ateneo molisano e dell'università italiana;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare ai fini di prevenire e contrastare il proliferare di un linguaggio offensivo e discriminatorio nelle comunicazioni sui social media.
(2-00925) «Boldrini, Aprile, Ascari, Barbuto, Benamati, Benedetti, Bologna, Bonomo, Bruno Bossio, Carla Cantone, Carnevali, Cenni, Ciampi, De Luca, Ehm, Fassino, Frate, Gribaudo, Lacarra, La Marca, Losacco, Madia, Gavino Manca, Martinciglio, Melilli, Muroni, Orfini, Papiro, Pezzopane, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rossi, Sarli, Serracchiani, Soverini, Elisa Tripodi, Viscomi, Zan, Cancelleri, Casa, Villani».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MELICCHIO e TESTAMENTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   il decreto interministeriale del 2 marzo 2011, riguardante la «Definizione della classe di laurea magistrale a ciclo unico in conservazione e restauro dei beni culturali – LMR/02», definisce 6 percorsi formativi che prevedono l'utilizzo di laboratori e cantieri di restauro dotati di specifiche strumentazioni per le indispensabili attività pratiche di laboratorio;

   l'accreditamento del corso di laurea magistrale a ciclo unico in conservazione e restauro dei beni culturali segue un iter più complesso rispetto agli altri corsi di studio. Oltre alla valutazione da parte dell'Anvur, il corso di studi deve superare il vaglio da parte della commissione tecnica del Mibact-Miur. Quest'ultima si esprime anche sull'adeguatezza degli spazi disponibili che, per i laboratori, è tipicamente espressa in 5 metri quadrati per ciascun allievo;

   la commissione Mibact-Miur richiede, inoltre, la dichiarazione da parte del direttore del dipartimento a cui afferisce il corso circa il rispetto del rapporto docenti/studenti previsto dal decreto-legge n. 87 del 2009, all'articolo 2, comma 4, che dice: «Le attività tecnico-didattiche di conservazione e restaurò si svolgono in laboratori presso la struttura formativa del corso e in cantieri-scuola in consegna all'istituzione formativa, sotto la responsabilità didattica e professionale dei docenti del corso. Il numero di allievi è stabilito in relazione agli spazi disponibili e deve comunque garantire un numero di allievi per docente non superiore a cinque.»;

   in merito alla numerosità di studenti iscritti al primo anno per l'accreditamento, l'allegato D «Numerosità di riferimento e massime di studenti e relativi raggruppamenti» del decreto ministeriale n. 6 del 2019 «Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento Iniziale e Periodico delle Sedi e dei Corsi di Studio» inserisce il corso di studio LMR/02 nell'area scientifico-tecnologica «B» (insieme al corso di studio in «Farmacia e farmacia industriale» e al corso di studio in «Architettura e ingegneria edile-architettura»): num. di riferimento 75 e num. max 100. Inoltre, la tabella 2 del decreto ministeriale n. 585 dell'8 agosto 2018 «Costo standard per studente in corso 2018-2020» prevede per il corso di studio LMR/02 come numero di studenti in corso per accreditamento: num. di riferimento 375 e num. massima 500;

   il dato riferito alla numerosità degli studenti, ad avviso dell'interrogante, entra, così, in conflitto con il resto della normativa (decreto-legge n. 87 del 2009, articolo 2 comma 4) e con la disponibilità di spazi che devono essere garantiti per lo svolgimento delle attività laboratoriali previsto dal decreto-legge n. 87 del 2009, all'articolo 2, comma 4;

   per quando riguarda la numerosità programmata dagli atenei italiani che prevedono il corso di studio LMR/02 nell'anno accademico 2019/2020, si hanno i seguenti dati: Bari, 2 percorsi, n. 5 studenti per percorso; Bologna, 2 percorsi, n. 5 studenti per percorso; Palermo, 4 percorsi, n. 5 studenti per percorso; Pavia, 1 percorso, n. 5 studenti; Roma «Tor Vergata», 1 percorso, n. 10 studenti; Torino, 5 percorsi, n. 5 studenti per percorso; Università della Calabria, 1 percorso, n. 5 studenti per percorso; Università degli studi Suor Orsola Benincasa – Napoli, 3 percorsi, n. 5 studenti per 2 percorsi, n. 10 studenti per 1 percorso; Università della Tuscia, 2 percorsi, n. 5 studenti per percorso; Urbino, 1 percorso, n. 10 studenti –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti descritti e se intendano adottare iniziative per riallineare la numerosità degli studenti richiesti per l'accreditamento in virtù della particolarità del corso di laurea magistrale a ciclo unico in conservazione e restauro dei beni culturali che prevede un imprescindibile utilizzo di laboratori e cantieri di restauro con numero di allievi stabilito, per legge, in relazione agli spazi disponibili e un numero per docente non superiore a cinque.
(5-04573)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Caretta n. 4-06721, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 3 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

  L'interrogazione a risposta scritta Ferro e altri n. 4-06740, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 settembre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Ciaburro.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interpellanza Deiana n. 2-00904 del 7 agosto 2020;

   interpellanza Torromino n. 2-00918 del 2 settembre 2020;

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta scritta Misiti n. 4-03944 del 28 ottobre 2019 in interrogazione a risposta in Commissione n. 5-04575.